1
998
one
3StO
■sità
ndo
one
nei
esto
i la
l’inîarà
oti0, è
; Aeco
pea
sata
□ne
□ne
ato
ecirdo
itto
al».
pe
ído
tto,
an
un
sui
che
nte
esta
zza
ché
iro
:a
Cl».
ale
uel
ato
iza
me
la
ita
va
3gli
ghi
shé
ni
ito
Pi
ar
as,
to
;ul
or
in
idi
no
tti
m
:isa
go
ni
li)
Anno VI
numero 7
del 13 febbraio 1998
L. 2000
Spedizione in a. p. 45%
art. 2 comma ZOfB legge 662/96
Filiale di Torino
In caso di mancato recapito
si prega restituire al mittente
presso l'Ufficio PT Torino CMP Nord.
L'Edftore si impegna a
corrispondere il diritto di resa.
LA POTENZA
DELL'EVANGELO
«Il Vangelo è la potenza di Dio per la
salvezza di chiunque crede»
Romani 1,16
La frase di Paolo è clamorosa, sbalorditiva. La difficoltà è passare
dalle stelle alle stalle. Dalle stelle del
Vangelo alle stalle della nostra quotidianità. Noi ci poniamo sempre la
stessa domanda: «In che modo incarniamo questo messaggio stellare nelle
nostre scuderie, che più che altro sono
degli ovili, se non dei veri e propri porcili; in che modo, insomma, incarniamo il Vangelo nella nostra vita?». Lasciamo per un momento questa domanda e torniamo all’indicativo del
messaggio cristiano: il Vangelo è la
«dunamis» (potenza, in greco) di Dio.
È la dinamite, l'esplosivo che si fa strada nella roccia dura della nostra esistenza. Il Vangelo è il padrone di casa
che non entra mai nella nuova casa se
prima non la trasforma da capo a piede. Non è un semplice arredatore, non
si accontenta degli ornamenti, abbatte
pareti, crea spazi nuovi, simmetrie diverse. È in questa trasformazione che
ha inizio la sua opera di salvezza. Il
Vangelo è il padrone, la casa,siamo
noi. In questa potenza del Vangelo è
nascosta la risposta all’imbarazzante
domanda che ci siamo posti.
Quali sono i segni del governo di
Dio nella nostra vita? La lettura
attenta dei primi versetti della lettera
ai Romani di Paolo ci mette davanti
ad almeno cinque elementi essenziali:
«Prima di tutto io rendo grazie a Dio
per mezzo di Gesù Cristo», dice Paolo.
Questo è il primo segno. Questo «anzitutto» deve precedere sempre quello
che faremo e diremo e penseremo. Anzitutto dobbiamo essere riconoscenti a
Dio. Per mezzo di Gesù Cristo. Sapremo così che prima di tutto non ci sono
i nostri bisogni. Ma c’è una profonda
gratitudine che chiede di essere espressa attraverso parole e gesti. «La vostra
fede è pubblicata per tutto il mondo»,
scrive Paolo. Questo è il secondo segno.
Una fede che faccia parlare di sé. Una
fede pubblica, proclamata, vissuta
senza limiti. Conclamata, come una
malattia la cui diagnosi è sicura per i
sintomi con i quali si presenta. La fede
non provoca mai una febbriciattola,
nja una febbre alta; la fede non appartiene al regno dei gingilli e dei soprammobili. Non è un digestivo che cura la
pesantezza delle nostre abbuffate. La
ferie è un movimento continuo che suscita in noi e negli altri delle domande,
dubbi, cambiamenti, decisioni.
servo Iddio nello spirito mio»,
annota Paolo. Questo è il terzo
segno. Il Vangelo deve toccare l’intimità più profonda della nostra vita.
Quel centro invisibile di noi stessi che
regola e dirige le nostre azioni. Il mio
spirito è la mia interiorità certe volte
in subbuglio, divisa, frammentata.
Posseduta spesso da mille spiriti malvagi. È in questo intimo luogo nascosto agli occhi indiscreti degli altri che
inizia l’opera di Dio. «Desidero vivamente di vedervi», commenta Paolo.
Questo è il quarto segno. Un desiderio,
una passione, una disposizione della
volontà di vivere insieme agli altri.
Senza passione e senza volontà non si
va da nessuna parte. Certe volte sembriamo prigionieri dell’indifferenza,
della noia, della solitudine. «Io non mi
vergogno del Vangelo», dice Paolo.
Questo è il quinto segno. Paolo non si
vergogna anche se vi sono buoni motivi per farlo. Non dimentichiamo che il
Vangelo è la parola della croce, è la
pazzia, lo scandalo; è quell’annuncio
che suscita avversione e ripugnanza in
molti. Eppure di questo Vangelo Paolo
non si vergogna. E noi, invece?
Raffaele Volpe
settimanale: delle chiese evangeliche battiste, metodiste, valdesi
L'emancipazione civile e politica di 150 anni fa non fu subito libertà religiosa
1848: chiamati a essere liberi
La libertà religiosa, e quindi di coscienza, deve essere iscritta nella norma giuridica ma soprattutto
deve essere radicata nella coscienza civile. Per questo è una libertà sempre da riconquistare
GIORGIO TOURN
IL 17 febbraio 1848 il re Carlo Alberto firmava le Lettere Patenti
con cui concedeva ai sudditi valdesi (professanti la religione riformata) i diritti civili e politici, mettendo così fine alla condizione di minoranza discriminata in cui vivevano da quasi tre secoli. La pubblicazione dell’editto diede luogo a
grandi manifestazioni di gioia da
cui trae origine la festa del XVII
Febbraio che permane tuttora nelle comunità valdesi. Sulla natura di
questo editto si è spesso equivocato parlando di libertà religiosa; si
trattava in realtà di un editto di tolleranza nello stile degli editti del
Settecento. L’articolo dello Statuto
che proclamava la religione cattolica apostolica romana religione di
stato stava a significare che nel regno di Sardegna la professione della fede valdese era ammessa come
scelta personale, ma la sua professione pubblica restava vietata. Nel
testo delle Lettere Patenti veniva
infatti affermato esplicitamente:
«Nulla però è innovato quanto
all’esercizio del loro culto e alle
scuole da essi dirette». Il godimento di una piena libertà religiosa restò problema aperto nella storia
dell’Italia moderna e fu il risultato
di una battaglia durata a lungo.
L’ingresso nella comunità nazionale mutò radicalmente la condizione dei valdesi e li pose di fronte
a una serie di nuovi problemi.
Il rapporto con lo stato
Il nuovo stato piemontese, nato
con la fine deWAncien Régime, della
rivoluzione liberale cercava la sua
identità nel quadro di una monarchia costituzionale, ma non era privo di tendenze giusnaturaliste per
integrare la chiesa nella sua politica.
I valdesi affermavano la loro piena
autonomia e libertà di fronte allo
stato rifiutando sia privilegi che ingerenze. La Tavola valdese, l’organo
direttivo delle comunità, rispondeva infatti al governo nel 1849: «La
società religiosa valdese deve essere
riconosciuta come un corpo morale
Manifestazione a Torino per ie riforme di Carlo Alberto
col nome che si è acquistato nella
storia e che si è dato nella sua costituzione ecclesiastica, quello di
Chiesa evangelica valdese; è questo
un diritto che essa si è acquisito in
secoli di dure prove, che è stato accolto dallo Statuto e dall’editto di
emancipazione, e che gli è indispensabile per la sua esistenza ed il
libero esercizio della sua vita»... «La
Chiesa valdese, essendo tale in virtù
della sua regola di fede e della sua
costituzione, deve amministrarsi in
modo assolutamente indipendente
secondo i suoi principi, nei limiti
del diritto comune; ogni impedimento e riduzione posti dallo stato
alla sua attività e allo sviluppo della
sua vita interna ne falserebbero il
carattere di chiesa e costituirebbero
un tentativo di distruggerla».
A questa visione della chiesa come comunità ecclesiale e di conseguente separatismo tra chiesa e sta
to i valdesi erano preparati dalla loro tradizione religiosa e dai contatti
con il mondo protestante europeo,
in particolare svizzero, dove si stavano organizzando le chiese libere,
gli stessi ambienti che Camillo Benso conte di Cavour aveva frequentato nei suoi soggiorni ginevrini e
da cui aveva tratto il suo concetto
di «Libera chiesa in libero stato».
Il rapporto con la nazione
Il 1848 non fu solo l’anno dello
Statuto, ma della prima guerra di
Indipendenza con cui prendeva
avvio il processo di unità nazionale. Di fronte a questo progetto i
valdesi presero posizione in modo
esplicito con una piena adesione
all’idea risorgimentale di un’Italia
da costruire con il concorso di tutte le forze della nazione. Come comunità religiosa essi ravvisarono
questo apporto in un rinnovamen
to spirituale e morale, in quello
che chiamarono l’evangelizzazione del paese. In accordo con le forze del cattolicesimo liberale del
tempo sentirono infatti la necessità di un profondo rinnovamento,
di un aggiornamento in chiave
evangelica della vita culturale e religiosa della società italiana, e a
questo si impegnarono con le loro
comunità, le scuole, la diffusione
della Sacra Scrittura.
Il rapporto con la società
I valdesi non si accontentarono
della tolleranza concessa dalle Lettere Patenti e rivendicarono il loro
pieno riconoscimento nella prospettiva di uno stato laico e di una
società non confessionale in cui la
libertà religiosa fosse garantita a
tutti i soggetti. Il primo caso di
scontro fra il Piemonte risorgimentale e la comunità valdese si svolse
dopo il 1848 per l’edificazione di un
locale di culto a Torino, rivendicato
dai valdesi e negato dalle autorità
sia cittadine che politiche, anche
per la radicale opposizione del clero. Negazione che si fondava sulla
interpretazione letterale delle Lettere Patenti. Solo grazie all’appoggio delle forze progressiste dell’epoca e delle potenze protestanti accreditate presso lo stato piemontese si realizzò il progetto di un tempio valdese sul «viale del re».
A queste linee programmatiche:
laicità dello stato, impegno di rinnovamento morale e creazione delle condizioni per una piena libertà
religiosa, i valdesi si sono attenuti
nei 150 anni di storia che vanno dal
1848 ad oggi. Da questo lungo periodo hanno tratto anche l’esperienza del fatto che la libertà di coscienza non può mai considerarsi
acquisizione, ma permane problema aperto perché la libertà deve essere perennemente riacquistata. La
vicenda dei valdesi nei 150 anni
della loro vicenda moderna sta a
mostrare che la libertà religiosa non
è garantita dalle norme giuridiche,
ma per essere vitale deve affondare
le sue radici in una coscienza civile
della comunità nazionale.
Il caso di Karla Tucker
I protestanti Usa
contro la pena di morte
L’esecuzione della
condanna a morte di
Karla Tucker ha rilanciato i luoghi comuni dell’opinione pubblica italiana sugli Stati Uniti come paese a cultura protestante e quindi «forcaiolo» e l’Italia contraria alla pena di morte a
causa di un presunto
umanitarismo di stampo
cattolico. La realtà è che,
per secoli, tutte le chiese
hanno sostenuto la liceità della pena di morte, e solo in tempi recenti si è avviato un ripensamento. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, a
parte la corrente evangelica fondamentalista.
un orientamento deciso
delle chiese contro la pena di morte è stato preso
sin dal 1968, con una dichiarazione del Consiglio nazionale delle chiese (Ncc), organismo a cui
aderiscono 33 chiese
protestanti e ortodosse.
La dichiarazione, adottata all’unanimità dai 103
membri del Comitato
generale del Ncc, contiene dieci motivazioni che
portano le chiese a dichiarare la loro opposizione alla pena capitale.
In tutti questi anni il Ncc
ha collaborato attivamente con la Coalizione
nazionale Usa contro la
pena di morte. (nev)
È morto Lessile Newbigin
Una vita spesa per
la missione cristiana
A 88 anni, il 30 gennaio, è morto Lesslie
Newbigin, vescovo della
Chiesa riformata unita
della Gran Bretagna.
«Una perdita inestimabile per il movimento ecumenico - è detto in un
comunicato del Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec) -; con lui
scompare una delle "figure guida” sul cammino dell’unità delle chiese». Newbigin, artefice
dell’ingresso nel Cec del
Consiglio missionario
mondiale (1961), è stato
per lunghi anni direttore
del Dipartimento missione ed evangelizzazione del Consiglio ecume
nico. Dopo essere stato
consacrato pastore nel
1936 fu inviato come
missionario in India.
Esprimendosi correntemente nella lingua tamil, Newbigin ha avuto
un ruolo importante nella formazione, nel 1947,
della Chiesa dell’India
del Sud, che riunisce anglicani, presbiteriani,
metodisti e congregazionalisti e di cui è stato il
primo vescovo. Rientrato
per l’emeritazione in
Gran Bretagna nel 1974,
è autore di numerose
opere sulla missione della chiesa e sulla necessità
della rievangelizzazione
dell’Occidente. (eni)
ifil ipjWTi
CONTRO L'INTERVENTO MILITARE
USA IN IRAQ
Una delegazione del Consiglio ecumenico delie chiese (Cec), composta da leader reiigiosi protestanti e ortodossi, dopo
una recente visita in Iraq, si è espressa con
forza contro un intervento militare neila
zona, raccomandando a tutte le chiese
dei mondo che facciano pressione in tai
senso sui ioro governi, e ha chiesto una
revisione deli'embargo Onu che da 7 anni
affligge il paese. Le condizioni di saiute e
sanitarie deiia popolazione sono critiche
e, soprattutto tra i bambini, è aumentata
drammaticamente ia mortalità a causa
delia mainutrizione e delie malattie. Le
sanzioni non hanno risparmiato la minoranza cristiana del paese. Le chiese cristiane dell'Iraq, secondo il rapporto della delegazione, fanno appello a tutti i cristiani
nel mondo perché si uniscano a loro nelle
preghiere per una soluzione non violenta
dell'attuale crisi. Facevano parte della delegazione del Cec rappresentanti di chiese di Siria, d'Inghilterra, del Kenia, degli
Stati Uniti, della Norvegia, di Cipro, del
Pakistan, e del Libano. Il rapporto della
delegazione verrà presentato al Comitato
esecutivo del Cec che si riunisce a Ginevra
dal 17 al 20 febbraio prossimo, (nev)
2
PAG. 2 RIFORMA
All’A;
venerdì 13 FEBBRAIO 199s VEN
«Sappiate questo,
fratelli miei
carissimi: che
ogni uomo sia
pronto ad
ascoltare, lento
a parlare, lento
all’ira; perché
l’ira dell’uomo
non compie la
giustizia di Dio.
Perciò, deposta
ogni impurità e
residuo di
malizia, ricevete
con dolcezza la
parola che è stata
piantata in voi,
e che può salvare
le anime vostre.
Ma mettete in
pratica la parola
e non ascoltatela
soltanto,
illudendo voi
stessi. Perché, se
uno è ascoltatore
della parola e non
esecutore, è simile
a un uomo che
guarda la sua
faccia naturale
in uno specchio;
e quando si è
guardato se ne va,
e subito dimentica
com’era.
Ma chi guarda
attentamente
nella legge
perfetta, cioè
nella legge della
libertà, e in essa
persevera,
non sarà
un ascoltatore
smemorato ma
uno che la mette
in pratica; egli
sarà felice
nel suo operare.
Se uno pensa
di essere religioso,
ma poi non tiene
a freno la sua
lingua e inganna
se stesso, la sua
religione è vana.
La religione pura
e senza macchia
davanti a Dio e
Padre è questa:
soccorrere gli
orfani e le vedove
nelle loro
ajflizioni
e conservarsi puri
dal mondo»
(Giacomo 1,19-27)
LA LEGGE DELLA LIBERTÀ
Ld nostrd libertà è rodlizzBtd c^u^ndo ci confrontiamo non solo con noi stessi ms
con la Parola che diventa elemento di critica e di rilancio della nostra umanità
GIUSEPPE PLATONE
r OI protestanti ascoltiamo
N'
raramente nelle nostre
chiese predicazioni o studi biblici sulla lettera di Giacomo.
Non è un segreto che a Lutero
questo scritto che definiva una
«lettera di paglia» non piacesse.
Certamente se di mtto il Nuovo
Testamento ci fossero rimaste
soltanto le pagine di Giacomo
sarebbe stato impossibile sostenere la dottrina della giustificazione per grazia mediante la fede. Le parole di Giacomo sulla
fede e le opere vanno realmente
nel senso contrario di quello che
Paolo scrive nella sua lettera ai
Romani. Ma anche qui non bisogna cogliere solamente sterili
contrapposizioni, la nostra lettera può essere vista come un
correttivo alle degenerazioni
della dottrina della giustificazione per fede quando essa scade a
puro individualismo.
Cristo ha compiuto la legge
Giacomo non è sempUce
1 ■ ^ '
_ ' mente un pragmatista. Egli
sembra dire: «Fai le opere che la
tua fede ti ispira, esse parleranno delle tue convinzioni in materia religiosa». Ma non c’è solo
questo, Giacomo dice qualcosa
di più di quello che definiamo
come «testimonianza implicita».
E lo dice in quel preciso contesto che registra, alla fine del primo secolo della nostra era, la
necessità di chiarire l’emergente
Preghiamo
Signore,
non voglio più chiedermi
che cosa ci si aspetti da me,
ma solo più ascoltare che cosa vuoi da me.
Non mi avvince più il prestigio del presente,
10 spirito del mondo, cui dovrei piegarmi.
Tu sei lo Spirito:
11 Uio Spirito mi dona libertà.
identità del cristianesimo nell’ambito giudeo-cristiano. Il
nuovo insegnamento di Cristo,
per Giacomo, è il necessario
completamento della legge mosaica a un punto tale che i termini «parola» (logos) e «legge»
(nomos) diventano intercambiabili perché, nella visione
dell’autore, l’antico insegnamento biblico, dai patriarchi ai
profeti, trova in Cristo il suo definitivo compimento.
Se Paolo aveva parlato della
legge della fede, dello spirito,
dell’amore, della legge di Cristo
Giacomo parla di «legge della libertà» per esprimere, pur in forma paradossale, il rapporto con
l’antica fede biblica. Quest’ultima ha, in modi e tempi diversi,
sostenuto che il credente si realizza osservando la legge: «Beato
l’uomo il cui diletto è nella legge» (Salmo 1,2). Obbedire alla
legge significa conoscere la vera
libertà. Anche per Giacomo, come per Gesù, tutta la legge si
riassume nell’amore del prossimo (2, 8). Ma per viverlo la stoica indifferenza verso il mondo
non aiuta. Ci vuole di più. L’idea
di libertà, che per molti filosofi è
intesa come un assecondare i
propri impulsi alla ricerca di
un’armonia cosmica è un vicolo
cieco. Dall’altra la prospettiva
che Giacomo propone diventa
un cammino impegnativo che
richiede una grande forza spirituale per superare le inevitabili
prove della vita (1, 12).
Ascoltare e fare
Questa differenza qualitativa tra la concezione corren
Non mi lascerò più soggiogare
dalle opinioni degli altri:
per grazia tua
i miei pensieri sono liberi,
le mie decisioni chiare,
il mio amore senza illusioni,
la mia bontà indipendente
dagli sbalzi d’umore.
Signore, non voglio più vivere a metà,
essere libero a metà, buono a metà.
Metti tu fine a questa ùicompiutezza.
Dammi te stesso e sarò libero.
Jörg Zink
(da Come pregare, Claudiana, p. 203)
te della libertà e quella biblica è
ben illustrata dall’immagine dello specchio. Ci specchiamo in
mille situazioni nell’affannosa
ricerca di noi stessi. Ma specchiandoci nei nostri desideri rischiamo di fare la fine di Narciso
che morì del suo proprio innamoramento. Giacomo contrappone al «mordi e fuggi» (così presente come stile di vita nella nostra società dove tutto viene bruciato in fretta per passare a nuove esperienze) Io «scrutare», il riflettere, lo scavare nella «legge
della libertà» ovvero l’Evangelo.
Questa pagina biblica è costruita su due verbi: ascoltare e
fare. Giacomo ci invita prima di
fare ad ascoltare attentamente e
non solo ad agire. Ascoltare è un
compito difficile. Spesso abbiamo sentito solo due parole e già
ci sembra di avere capito tutto
di una persona, di una situazione. Anche quel breve minuto di
confessione di peccato che rispettiamo in chiesa ad alcuni
sembra un enormità perché non
c’è canto, non ci sono parole,
non c’è musica. Quel silenzio ci
mette a disagio perché siamo
abituati a riempire sempre tutto
lo spazio che abbiamo a disposizione. Ma se occupiamo tutti gli
spazi disponibili neppure Dio
troverà posto nella nostra vita.
Non dico di abbracciare il culto
dei quaccheri, realizzato soprattutto nel silenzio, ma certamente bisognerà approdare a una
maggiore calma interiore, a una
disponibilità all’ascolto. Bisogna
tacere perché Dio parli. Bisogna
ascoltare dopo avere posto la
domanda e non dare subito la
risposta semplicemente perché
quella risposta che cerchiamo
tarda ad arrivare. «Scrutare» la
parola del Signore significa vivere in un atteggiamento di ascolto e di ricerca della volontà di
Dio, lasciando il campo libero a
delle possibili scelte. Chi programma tutto ha già chiarito,
anche di fronte a Dio, i limiti
della propria disponibilità. Fin
qui ci arrivo ma fin là non sono
più disponibile. E anche se Dio
mi dicesse di spostare la mia
tenda, di iniziare un nuovo impegno, di imboccare una certa
direzione se non è nel mio programma non ho orecchie per
l’ascolto. E non c’è peggiore sordo di chi non vuole ascoltare.
«Scrutare la legge della libertà»
significa lasciarsi liberare dai
propri condizionamenti e afferrare dalla parola del Signore. In
questa relazione stretta tra ascoltare e fare noi, anche se siamo profondamente convinti che
la salvezza è un dono e non il risultato automatico della nostra
santificazione personale, abbiamo privilegiato il fare. Siamo pochi ma siamo molto produttivi.
Come minoranza facciamo molte cose, forse troppe. Molti pensano che difficile sia il fare;
quante volte abbiamo sentito,
anche nei nostri ambienti ecclesiastici, affermazioni del tipo:
«Tutti parlano, discutono, poi alla fine sono sempre gli stessi che
fanno e che realizzano cose concrete». Sovente la dimensione
della riflessione, dell’ascolto viene squalificato come tempo perso. E a volte lo sarà pure ma
spesso è tempo ben speso. Vorrei fare un esempio: per dieci anni abbiamo discusso nella nostra
chiesa se prendere o meno il famoso otto per mille come finanziamento pubblico.
Qualcuno ha fatto anche il
calcolo delle decine di miliardi a
cui avremmo dato un calcio. In
un’ottica utilitaristica è stato
certamente una perdita di tempo, ma nella prospettiva di una
chiesa che desidera realmente
decidere insieme (nei luoghi
previsti dal nostro ordinamento)
è stato un cammino difficile ma
importante. Non entro nel merito della bontà o meno di questa scelta ma credo che il tempo
che abbiamo dedicato nelTaffrontare questo problema rappresenta in modo adeguato ciò
a cui non vogliamo rinunciare:
avere del tempo per ascoltare,
riflettere e quindi decidere. Faremo meno cose, perderemo
occasioni importanti ma almeno quello che faremo sarà frutto
di una convinzione maturata
comunitariamente senza quella
fretta superficiale che spesso rovina la nostra vita. Ascoltare la
parola del Signore e la ragione
degli altri richiede tempo.
Quanto tempo dedichiamo al
dialogo con Dio? Abbiamo una
vita che prevede (all’inizio o alla
fine o durante la giornata) un
momento di confronto personale con la Parola? A furia di non
trovare tempo per leggere, riflettere, ascoltare, il nostro farè potrà anche diventare frenetico attivismo, ma non ci condurrà a
nulla se non alla bancarotta.
Il confronto con la Parola
La nostra libertà è realizzata
quando ci confrontiamo non
solo con noi stessi ma con la parola di Dio che diventa elemento
di critica e allo stesso tempo di
rilancio della nostra umanità.
Ma questo confronto non deve
rimanere fermo alla dimensione
individuale. Deve muoversi, fare
un passo in più e trovare una dimensione collettiva. Il culto domenicale ha appunto questo
scopo di mettere insieme le varie situazioni individuali e porle
in confronto con la Parola del
Signore. Ascolto, dialogo, confronto, condivisione: il culto può
diventare la nostra palestra di libertà. Occorre vivere la legge
della libertà non solo interiormente ma esteriormente. Non
solo a casa ma in chiesa e quindi
nella società.
(Ultima di una serie di tre
meditazioni sulla libertà)
Note
omiletiche
La lettera di Giacomo ha
un orizzonte ecumenico.
Non è rivolta ad una chiesa
particolare ma al mondo
greco e giudaico. Il termi,
ne Gesù Cristo vi compare
solo due volte ma in entrambi i casi l’affermazione che Cristo è il Signore è
molto chiara. Lo scritto ha
un «taglio» sociale ed enfatizza la dimensione etica, comprensibile in un
momento in cui dalle grandi affermazioni di fede occorre passare a uno stile di
vita che racconti nei fatti
ciò che si crede a parole,
Siamo alla fine del primo
secolo e II problema dell'identità cristiana, anche
sul piano dei comportamenti, è decisivo.
Il nostro testo è introdotto da un richiamo (riscontrabile anche nelle lettere pastorali) a non lasciarsi dominare dalla collera che non può realizzare la giustizia di Dio. Il richiamo si estende anche
all'invito a cambiare atteggiamento e lasciare che la
Parola del Signore si radichi ulteriormente nella coscienza dei credenti. Il
mettere in pratica la Parola è in linea con tutto l'insegnamento dell'Antico
Testamento e di Gesù:
«Non chiunque mi dice Signore, Signore...» (Matteo
7, 21). Il richiamo allo specchio introdotto nel quadro
di una piccola parabola
(«...è simile ad un uomo»:
V. 23) serve per evidenziare
la contrapposizione: guardare superficialmenteguardare attentamente.
L'espressione paradossale
«legge della libertà» (v.
25) è unica in tutto il Nuovo Testamento. Essa indica
10 stesso Evangelo che conduce, come dei resto la
legge mosaica, alla piena
libertà. Giacomo illustrali
fatto che accettare l'Èva»gelo significa anche acattare le prove (v. 12) e non
eluderle nella ricerca illusoria di una vita priva di
difficoltà. Al contrarióla
fede si irrobustisce nel superamento dei conflitti e
accettando le sfide del
proprio tempo (vedi le ve-,
dove e gli orfani del v. 27),
Un accento particolare
cade sulla questione della
perseveranza vista come
necessaria qualità per
giungere al traguardo di
una vita cristiana autentica
e significativa. La battaglia
è durissima, per questo occorre concretamente operare per la vera libertà che
scaturisce dall'intervento
di Dio nella vita del credente. Anche le opere che
11 credente compie sono
originate dall'opera di Dio.
Malgrado le sue opere il
soggetto rimane Dio e il
credente non deve sviluppare una concorrenza tra
la fede e le opere. La fede
è l'opera con la quale il
credente attesta che Dio
sta operando nella sua vita. Siamo dunque salvati
non per le nostre opere
ma per ciò che esse indicano; Gesù Cristo, l'unico che
può giustificare il peccatore. Dunque le opere non
sono di serie B rispetto alla
fede, sono l'espressione
necessaria della fede. Esse
sono compiute in piena libertà perché Dio non rende schiavi ma partecipi di
un progetto che cammina
con le nostre gambe e le
nostre menti. Anche Dio
per esprimere il suo disegno di salvezza nei confronti dell'umanità ha operato nella storia attraverso
Gesù Cristo. Un'attività in;
tensa che ha visto intensi
momenti di riflessione, dibattito, ascolto della «volontà del Padre». L'agii'®
del credente non può fa''®
a meno di confrontarsi cori
l'agire di Cristo trasmessoci
dalle testimonianze bibliche. E dalle loro diversi ac
centuazioni emerge
la
complessità stessa della 1®;
de cristiana che non vive di
schemi precostituiti ma de;
ve rispondere ai problemi
del proprio tempo.
(C
H
Bens
ria» (
cem
con 1
culle
catto
sopr
dove
confi
passi
quell
È\
rim:
della
presi
non
stori'
Imm
TASSI
zie),
gelo
d’api
della
riani,
«spie;
arricc
li, di 1
gì rie
berti
feste
Mari;
agost
14'
Oh
prole
reso I
senza
lancic
se lui
finch
della
della
mon
noci
coni
danti
stifici
Ne)
teolc
punti
munì
ste tr
un cc
dame
la gii
differ
nel li
teolo;
zioni
prens
ne...
Gli
In 0
ficialc
press
russa
scors;
Confe
topee
neato
calo (
alTin
ecum
genn:
Kek, il
lerem
e il se
Kek, il
Se Kei
accol
Chiesi
hiarcc
drale
Cremi
celebr
ligiorg
sio (c
della!
Not
abbo
dav
3
) 1998 \?FNERDÌ 13 FEBBRAIO 1998
Ecumene
PAG. 3 RIFORMA
he
:omo ha
menico.
la chiesa
mondo
Il termicompare
a in en'cmaziognoreè
ritto ha
! ed enane etie in un
le granfede oc) stile di
lei fatti
parole,
I primo
■na del, anche
iporta
: introimo (rielle letnon lailla colealizza¡0. Il rianche
? attegI che la
si radiai la co;nti. Il
a Pa rotto l'inAntico
Gesù:
dice SiMatteo
o specquadro
rabola
jomo»:
anziane
: guarlentenente.
tossale
tà» (v.
il Nuoindica
ie con‘Sto la
piena
jstra il
l'Evüf
acKte non
;a illudva di
ario la
tei sufi itti e
le del
le veV. 27),
colare
! della
come
3 per
"do di
entità
ttagiia
Ito oc! opetà che
vento
il etere che
sono
fi Dio,
•ere il
o e il
vilupza tra
ì fede
ale il
e Dio
ua vialvati
)pere
idicao che
catonon
0 alle
sione
. Esse
na li
1 renipi di
imine
, e le
; Dio
diseconopeverso
tà in;
tensi
e, di«voagire
fare
i con
,ssoci
oiblisi ate le
a fe;
ve di
3 deilertii
I
In risposta all'articolo del pastore Piero Bensi sul culto
Groupe des Dombes», un passo a favore dell
_--BERNARD JAHIER- alcuni dottori della Ghie- cattolici e protestan
BERNARD JAHIER
HO letto con grande interesse l’articolo di Piero
Bensi sul tema «Culto di Maria» (Riforma n. 47 del 12 dicembre) e sono d’accordo
con lui nell’affermare che il
culto di Maria praticato dai
cattolici è spesso esagerato,
soprattutto in alcuni paesi
dove la devozione a Maria
confina con l’adorazione e fa
passare questo culto prima di
quello dovuto a Dio solo.
È vero che il dogma dell’Immacolata concezione
della Vergine Maria non è
presente nei Vangeli («Essi
non forniscono alcuna base
storica per la credenza alla
Immacolata concezione e all’Assunzione», John McKenzie). Tuttavia i dati del Vangelo rimangono dei «punti
d’appoggio» per gli sviluppi
della pietà e dei dogmi mariani, anche se non bastano a
«spiegarne il contenuto che si
arricchirà, nel corso dei secoli, di molteplici titoli e privilegi riconosciuti a Maria» (Hébert Roux). Già nel V secolo si
festeggiava l’Assunzione di
Maria a Gerusalemme il 15
agosto. Tuttavia è anche vero
che alcuni dottori della Ghlesa, come Sant’Agostino, non
pensavano di potere esentare
Maria dal peccato originale,
ponendo quindi un ostacolo
alla concezione immacolata
di Maria. Anche Tommaso
d’Aquino condivideva questa
posizione.
La devozione mariana diventò popolare a partire dal
Medioevo con San Bernardo
e Bonaventura. Nel XVI secolo, dopo la Riforma, con Sant’
Alfonso di Liguori e Grignion
de Montfort fra l’altro, il culto
mariano ebbe un notevole
sviluppo e la riflessione sull’Immacolata concezione
proseguì fino alla proclamazione del dogma nel 1854 e di
quello dell’Assunzione nel
1950. Eppure, il Goncilio Vaticano II tornò ad un più giusto equilibrio con alcuni documenti separati riguardo alla teologia mariana. Deve
dunque la devozione a Maria,
madre di Dio, rimanere una
fonte di discordanza fra cattolici e protestanti? Sembra
che ora si verifichi un’evoluzione, specialmente con il
«Groupe des Dombes», movimento francese fondato nel
1937 che comprende teologi
cattolici e protestanti; un
gruppo che ha già ottenuto
consensi sulTeucarestia, sui
ministeri, sui sacramenti. Ciò
che è stato realizzato dal
gruppo des Dombes su Maria
non è il meno importante.
Non parlo qui del recente
consenso ottenuto in Italia
sul matrimonio.
Certamente qui non si tratta di unificare le opinioni divergenti relative all’Immacolata concezione e all’Assunzione della Vergine. Cattolici
e protestanti restano sulle
proprie posizioni ma nessuna di queste domande giustifica le loro divisioni. Pur riconoscendo da ambo le parti la
«cooperazione» di Maria
all’opera di salvezza, la devozione a Maria praticata dai
cattolici non deve essere considerata un criterio fondamentale di appartenenza alla
fede cristiana.
D’altra parte, i dogmi delrimmacolata concezione e
dell’Assunzione sono stati
proclamati dopo la Riforma e
quindi non possono essere
imposti ai protestanti. «Ciò
che non è stato un problema
di fede ma di opinione teologica nella Chiesa durante di
di Maria
'ecumenismo
ciannove secoli non può, alla
fine del XX secolo, essere
considerato come un punto
di disunione».
Cattolici e protestanti sono
chiamati l’uno di fronte
all’altro a convertirsi ad un
ascolto più fedele della Parola di Dio, nel rispetto di ciò
che lo Spirito dice all’altro e
per l’altro. «I protestanti accettano di considerare i dogmi cattolici come conseguenze libere e legittime della coscienza cattolica sulla
coerenza della fede e ammettono che tali dogmi non hanno nulla di contrario all’annuncio evangelico». I cattolici, da parte loro, non devono
costringere gli altri cristiani
ad accettare questi dogmi
che impegnano soltanto la
Chiesa cattolica romana che
li ha formulati. Questa posizione, presa da tutti i membri
del «Groupe des Dombes» è
l’unica possibilità di uscire
dalle vie cieche dottrinali e,
in questo senso, possiamo dire che è stato compiuto un
grande passo a favore dell’ecumenismo.
(I brani citati sono estratti
dal giornale francese «La
Croix» del 25 gennaio ’98)
Invitano le loro chiese a respingere il testo comune sulla giustificazione
140 teologi tedeschi contro la Dichiarazione cattolico-luterana
Oltre 140 grandi teologi
protestanti tedeschi hanno
reso nota una dichiarazione
senza precedenti nella quale
lanciano un appello alle chiese luterane in Germania affinché respingano il testo
della Dichiarazione comune
della Federazione luterana
mondiale (Firn) e del Vaticano che dovrebbe porre fine al
conflitto dottrinale riguardante la questione della giustificazione per fede.
Nella loro dichiarazione, i
teologi contestano alcuni
punti della Dichiarazione comune, ad esempio che «esiste tra i luterani e i cattolici
un consenso sulle verità fondamentali della dottrina della giustificazione» e che «le
differenze che permangono
nel linguaggio, nelle forme
teologiche e nelle accentuazioni particolari nella comprensione della giustificazione... sono portate da questo
consenso». I teologi sottolineano diverse questioni sulle
quali, a loro parere, non esiste alcun consenso.
La dichiarazione dei teologi tedeschi, resa nota alla fine di gennaio, giunge in un
momento particolarmente
delicato; infatti le 122 chiese
luterane aderenti alla Firn
stanno esaminando il testo
della bozza di Dichiarazione
comune e il presidente della
Firn, Christian Krause, è egli
stesso un vescovo luterano
tedesco. La dottrina della
giustificazione, basata sulla
convinzione di Martin Lutero di una giustificazione
dell’essere umano per sola
fede e non sulla base «della
forza, dei meriti o degli atti»,
è stata per secoli oggetto di
discussioni. Da parte della
Riforma, si considerava la
questione deUa giustificazione come il punto di cristallizzazione di tutte le polemi
che. Le confessioni di fede luterane e il Concilio di Trento,
riunito dal 1545 al 1563, hanno espresso condanne dottrinali tuttora in vigore.
Per alcuni osservatori, ogni
accordo tra le tradizioni luterana e cattolica romana rappresenterebbe un’importante
apertura ecumenica e permetterebbe di facilitare la risoluzione di altre questioni
che dividono tuttora le due
tradizioni ma nella loro dichiarazione i teologi tedeschi
affermano che il fatto di sottoscrivere la Dichiarazione
comune non avrebbe conseguenze pratiche: «Ciò non significherebbe né il riconoscimento delle chiese luterane e
dei loro pastori, né un progresso sulla questione delTintercomunione». D’altra parte,
dicono, la Dichiarazione comune potrebbe anche minacciare le relazioni tra le chiese
luterane e altre chiese prote
stanti di Germania e d’Europa non aderenti alla Firn.
Un portavoce della Firn ha
affermato che la dichiarazione dei teologi tedeschi si colloca nel quadro «del processo
di discussione attualmente in
corso nelle chiese membro
della Firn. Per non influenzare
questo importante processo,
la Firn non prenderà posizione sulle dichiarazioni fatte da
singoli in seno alle chiesemembro». Le chiese membro
della Firn sono state invitate a
dare la loro risposta alla Dichiarazione comune entro il
prossimo 1° maggio. Il Consiglio della Firn, che si riunirà a
giugno, deciderà le tappe da
seguire alla luce delle reazioni
delle chiese membro. Finora,
sulle 13 chiese membro della
Firn in Germania, solo la
Chiesa evangelica luterana
della Baviera ha dato il suo
accordo, mentre le altre devono ancora pronunciarsi, (eni)
Mosca: conclusa la visita dei dirigenti della Kek alla Chiesa ortodossa russa
Gli ortodossi di fronte alla sfida del movimento ecumenico
In occasione della visita ufficiale che hanno effettuato
presso la Chiesa ortodossa
russa dal 23 al 26 gennaio
scorso, i responsabili della
Conferenza delle chiese europee (Kek) hanno sottolineato l’importante ruolo giocato dalle chiese ortodosse
all’interno del movimento
ecumenico. Domenica 25
gennaio il presidente della
pk, il metropolita ortodosso
leremie Caligiorgis (Francia)
e il segretario generale della
*^ek, il pastore battista inglese Keith Clements, sono stati
accolti dal primate della
Illesa ortodossa russa, il pajarea Alessio II, nella cattedrale della Dormizione al
'-remlino. La liturgia è stata
eelebrata dal metropolita Ca■giorgis e dal patriarca Ales'0 (che è stato presidente
deUaKekdal 1987 al 1992).
Notizie evangeliche
agenzia stampa
abbonamento annuo L. 50.000
da versare sul ccp 82441007
intestato a Nev - Roma
Dopo il crollo del comunismo nell’ex Unione Sovietica, parallelamente a un risveglio dell’attività religiosa
è emersa all’interno della
Chiesa ortodossa russa una
certa diffidenza nei confronti
dell’ecumenismo. Sono state
esercitate forti pressioni sui
responsabili del Patriarcato
di Mosca affinché rompessero ogni legame con il movimento ecumenico. Questa
diffidenza nei confronti dell’ecumenismo, che da alcuni
preti ortodossi e da alcuni
militanti laici viene percepito
come un’eresia, è il risultato
di una reazione di fronte
all’afflusso dei valori occidentali e anche di missionari
occidentali, dopo il crollo
dell’Unione Sovietica.
Nel corso di una conferenza stampa, il metropolita Jeremie, che è stato eletto alla
presidenza della Kek nel novembre scorso, ha posto l’accento sull’importanza delle
sue visite alle chiese membro, che gli consentono di «ricevere la benedizione di tutti
i cristiani per assumere la responsabilità di rappresentare
tutte le chiese, protestanti e
ortodosse, neH’ambito della
Kek». Ha quindi ringraziato la
Chiesa ortodossa russa per
avere mantenuto la sua presenza nella Kek fin dalla sua
fondazione nel 1959. Il pastore battista Keith Clements,
nuovo segretario generale
della Kek dal settembre scorso, ha riconosciuto che «non
è un periodo facile per parlare dell’unità cristiana in Europa». La presenza ortodossa
nella Kek è molto importante
perché rappresenta «geograficamente tante regioni d’Europa che diversamente sarebbero poco conosciute in
Occidente» e ha sottolineato
che, d’altra parte, essa permette di mantenere «al primo piano del movimento
ecumenico le questioni teologiche e spirituali».
Il metropolita Jeremie ha
approvato la decisione presa
dal Consiglio dei vescovi della Chiesa ortodossa russa lo
scorso anno di consultare altre chiese ortodosse sulla linea da seguire a proposito
del movimento ecumenico. A
un giornalista che gli chiede
va se, in una prospettiva ortodossa, l’ecumenismo potesse essere considerato come un’eresia, il metropolita
ha risposto che «siccome il
movimento ecumenico non è
una superchiesa e siccome
non parla a nome di tutte le
tradizioni religiose», non vedeva come potesse essere visto come «un’eresia».
In un comunicato del 27
gennaio, la Kek ricorda che
durante incontri privati con i
responsabili della Kek, il patriarca Alessio ha riaffermato
la prosecuzione del proprio
«impegno» e di quello della
Chiesa ortodossa russa alTinterno della Kek. Tra le questioni all’origine delle tensioni, i responsabili della Chiesa
ortodossa russa hanno menzionato l’ordinazione delle
donne, il linguaggio inclusivo e le questioni legate alla
sessualità. In ogni caso, indica la Kek, la Chiesa ortodossa
russa si sforza di «presentare
l’ecumenismo in modo positivo ai fedeli», in particolare
con la pubblicazione di un libro su «L’ortodossia e l’ecumenismo». (eni)
Dal
li Da oltre 30 anni le chiese protestanti
cubane si oppongono all'embargo
L’AVANA— Nel corso della sua visita, il papa ha condannato
l’embargo contro Cuba, voluto dagli Stati Uniti. Cattolici e
protestanti sono quindi uniti nella condanna dell’embargo. La
prima chiesa cubana a prendere ufficialmente posizione è stata infatti la Chiesa presbiteriana, nel lontano 1966. Negli anni
successivi, quasi tutte le chiese protestanti si sono espresse
contro questa misura punitiva. Tùiche altre organizzazioni ecclesiastiche internazionali hanno preso posizioni analoghe.
Nel 1968 il Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), nel corso
della sua assemblea generale, a Uppsala, in Svezia, condannò
l’embargo americano; Tanno seguente anche il Comitato centrale del Cec rinnovò la condanna. In America Latina, sia il
Consiglio latino americano delle chiese (Clai) che la Conferenza delle chiese dei Caraibi, due organismi ecumenici che raccolgono la maggior parte delle chiese protestanti del continente, hanno in più occasioni sollecitato il governo degli Stati Uniti affinché ponesse fine a questa iniqua ritorsione. Nel mese di
settembre del 1996 il Comitato centrale del Cec ha condannato
la cosiddetta «Legge Burton», recentemente approvata dal Parlamento statunitense, che inasprisce le sanzioni contro Cuba.
Contro questa legge si è recentemente espresso anche il Consiglio delle chiese cubane, un organismo ecumenico che raggruppa 25 denominazioni protestanti dell’isola. «Da molti anni
stiamo lottando con tutte le nostre forze contro l’embargo
americano», ha detto Héctor Mendez, pastore della Prima
Chiesa presbiteriana di L’Avana, noto leader protestante cubano e membro del Comitato centrale del Cec. «Lo riteniamo ha dichiarato Mendez - una misura ingiusta, disumana e criminale. Ci siamo sempre opposti, e continuiamo ad opporci
anche oggi, all’uso delle sanzioni economiche come strumento di pressione politica internazionale, perché le sanzioni economiche si ritorcono contro tutta la popolazione, creando
danni e disagi enormi. Anche le chiese cubane soffrono, come
tutti a Cuba, i danni arrecati da questa politica. Il governo degli
Stati Uniti deve rendersi conto che l’embargo è una misura del
tutto ingiustificata, una sanzione completamente priva di senso. Crediamo che l’embargo sia anticristiano e per questo non
cesseremo di lottare per la sua rimozione». (nev)
Nuova legge sull'immigrazione
pericoli di provvedimenti di espulsione
ROMA — «Esiste il concreto pericolo che provvedimenti di
espulsione siano adottati, in esecuzione delle disposizioni
della nuova legge sull’immigrazione, a carico di cittadini stranieri di fatto da lungo tempo inseriti nel tessuto sociale e lavorativo del nostro paese»; così è detto in una lettera aperta indirizzata il 21 gennaio al presidente del Consiglio, Romano
Prodi, da un gruppo di associazioni attive nel campo delle migrazioni, tra le quali la Federazione delle chiese evangeliche e
l’Associazione delle chiese battiste del Napoletano. Per ovviare al pericolo e in vista della stesura del regolamento attuativo
della legge, le organizzazioni chiedono di poter incontrare il
presidente del Consiglio al più presto. (nev)
n II vescovo metodista argentino: i militari
ammettano le loro responsabilità
BUENOS AIRES — Se le Forze armate argentine non riconosceranno il loro coinvolgimento nei tragici avvenimenti
degli TUini 70, ogni tentativo di riconciliazione nazionale sarà
inutile. Così si è espresso il vescovo metodista argentino Aldo
Etchegoyen, che ha anche ricordato i duri anni del «terrorismo di stato» e la tragedia dei «desaparecidos». Commentando la decisione del presidente Menem di erigere un «monumento alla riconciliazione» sulle rovine di quello che fu uno
dei più malfamati centri di detenzione gestito dai militari, il
cardinale Etchegoyen ha dichiarato che «ogni monumento
costruito senza fondamenta di verità e giustizia è destinato a
crollare come un castello di sabbia». (nev/alc)
Iugoslavia: luogo di culto avventista
danneggiato a Novi Sad
NOVI SAD — Nel corso della notte di venerdì 16 gennaio
ignoti hanno attaccato il luogo di culto avventista di Novi
Sad, Vojvodina, in Jugoslavia: i vandali anno rotto le finestre
della chiesa e la bacheca. «Gli avventisti vivono in questa città
da oltre cento anni e la Chiesa avventista è sempre stata riconosciuta ufficialmente dalle autorità locali. Fino ad oggi la
Chiesa non ha mai avuto problemi né con le autorità locali né
con altre denominazioni cristiane, visto che coltiva lo spirito
della tolleranza e della valorizzazione della libertà religiosa e
civile», dice Radivoj Vladisavljevic, presidente della Federazione nord. I membri avventisti di Novi Sad provengono da
varie parti del paese, e vi sono rappresentate tutte le etnie
principali dell’ex Jugoslavia. (Radivoj Vladisavljevic, Eia)
M Bolivia: record di vendite di Bibbie
LA PAZ — Oltre 14 milioni di esemplari distribuiti, tra Bibbie, Nuovi Testamenti ed estratti dai Vangeli: è lo stupefacente record raggiunto nel 1997 dalla Società Biblica della Bolivia. Secondo il pastore Carlos Huaynoca, responsabile nazionale, la cifra raggiunta è dovuta alla grande crescita del movimento pentecostale e al rinnovato interesse per le Sacre
Scritture evidenziato dai cattolici boliviani. (nev/alc)
M Germania: vietato intercettare
avvocati, politici, sacerdoti e pastori
BONN — Singolare decisione del Parlamento tedesco che il
7 gennaio ha stabilito che avvocati, politici, sacerdoti cattolici
e pastori evangelici nelTesercizio delle loro funzioni non potranno essere intercettati dalla polizia nel corso di conversazioni telefoniche. La decisione, frutto di un difficile accordo tra
maggioranza e opposizione, apre la strada ad alcune importanti modifiche costituzionali ancora in discussione. (nev)
4
PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ 13 FEBBRAIO
¡Dalle Valli all'Italia», il nuovo volume della Società di studi valdesi
La grande svolta del 1848
Come nel 1532, col Sinodo di Ch^nior^n, si uscì ddl Medioevo per entrdre neiià
Riforma, così nel 1848 si uscì dalla Controriforma per entrare nell'età liberale
GIORGIO BOUCHARD
Nella sua rapida e densa
introduzione a questo
volume', Giorgio Tourn osserva che il 1848 rappresenta,
nella storia della comunità
valdese, una svolta non meno
radicale di quella del 1532; allora, al Sinodo di Chanforan,
si trattava di uscire dal Medioevo e di entrare nella Riforma; nel 1848 si trattava invece di uscire dai secoli bui
della Controriforma, e di inserirsi nel grande moto liberale che scuoteva l’Italia e
l’Europa. Perciò il sottotitolo
di questo volume esprime bene il suo contenuto: 1 valdesi
nel Risorgimento. In altri termini: i valdesi di fronte alla rivoluzione che ha creato l’Italia moderna, quell’Italia in
cui viviamo {e contiamo di vivere ancora, se Dio ci assiste).
Non a caso gli autori hanno
speso numerose pagine per
descrivere che cos’era il Piemonte prima del Risorgimento; uno stato reazionario e codino, ipocrita e oscurantista.
Daniele Tron e Gian Paolo
Romagnani ci illustrano in
modo scientificamente inoppugnabile qual era la sostanza, quali erano i comportamenti di qneW'Ancien Régime
malamente restaurato dopo
la sconfitta napoleonica; oggi
in Italia c’è molta gente che
idealizza VAncien Régime, e lo
fa mediante libri, film, discorsi politici e anche religiosi.
Bene, queste pagine sono, a
mio modesto avviso, un prezioso antidoto contro siffatte
tentazioni.
II Risorgimento è dunque
stato una vera rivoluzione: qualche volta, noi della sinistra ce recavamo dimenticato; è vero,le pecche (e i
peccati) messi in rilievo da
Gramsci, Gobetti e Dorso
c’erano tutti, e hanno gravato
pesantemente sulla storia
d’Italia: ma ogni tanto è salutare ricordarsi di che cos’era
l’Italia prima del Risorgimento: un insieme di staterelli
privi di libertà e di dignità, tenuti in pugno dalle guarnigioni austriache e dalle encicliche del papa.
Per un insieme di fatti apparentemente casuali, al centro del movimento risorgimentale viene a trovarsi, tra il
1848 e il 1864, lo stato piemontese: e perciò la «questione valdese» assume un’inattesa centralità nel processo
risorgimentale. In Piemonte,
infatti, accanto alla repressa
comunità ebraica, c’è l’unico
nucleo di popolazione protestante che sia riuscita a sopravvivere alle aspre misure
della Controriforma; se si
vuol diventare liberali, è dunque necessario ridare piena
dignità civile a questa «minoranza storica» degli stati sabaudi. All’inizio, le autorità
piemontesi vorrebbero solo
rendere un po’ più agevole la
vita civile dei valdesi, come
stanno facendo per gli ebrei;
trattano i valdesi come l’estate scorsa la grande Cina ha
trattato Hong Kong: una sorta
di inserimento-assorbimento,
indolore e rispettoso.
Ma la Chiesa valdese che
arriva all’appuntamento del
’48 non è più quella che aveva visto tramontare malinconicamente l’astro napoleonico: è una chiesa trasformata.
Bruno Bellion, riprendendo i
suoi accurati studi giovanili,
descrive puntualmente questa trasformazione: da una
parte c’è stato il Risveglio,
che ha influenzato anche uomini di statura europea come Alexis Muston^; dall’altra
c’è stata l’opera tenace e lungimirante del colonnello Bec
kwith: l’uomo che spinge i
valdesi a evangelizzare il Piemonte (e poi l’Italia), ma che
vorrebbe anche un valdismo
meno legnoso, dotato di autorità visibili, di liturgie solenni, di vere e proprie cattedrali. Altrove Bellion ha scritto: «Beckwith ha perso la battaglia, ma ha vinto la guerra»;
credo che abbia ragione. Ma
questo valdismo che inclina
lievemente verso la «via angli
mai secolare di popolo-chiesa: i convertiti sono tanti (e
Cignoni ne dà in chiusura un
elenco impressionante), sono
spesso dei democratici (uno
di loro è stato deputato alla
Repubblica romana del ’49);
ma entrano a far parte di questo popolo, ne sposano i miti
e i riti, a cominciare da quello
del XVII Febbraio.
Condividiamo questo giudizio, ma ci dispiace un po’
però significato al volume.
Esso ci suggerisce anzi delle
riflessioni molto attuali: noi
affrontiamo la crisi morale
del paese ricercando, come i
padri, nella predicazione della parola di Dio la nostra unica risorsa, e non chiediamo a
nessuno di legittimare la nostra presenza: siamo una famiglia di discepoli di Cristo, e
cerchiamo anche di essere
una palestra di discepolato
cristiano; Tullio Vinay e Elena Vigliano ce lo hanno ricordato ancora negli ultimi mesi. Noi andiamo volentieri a
Torre Pellice: ma la nostra
cittadinanza non è lì; «La nostra cittadinanza è nei cieli,
da dove anche aspettiamo
come Salvatore il Signore Gesù Cristo»’’.
Il re Carlo Alberto e il generale Charles Beckwith
cana», è anche una chiesa che
nel 1855 pone un impianto
congregazionalista alla base
della sua struttura ecclesiologica; non esiste la «Chiesa
valdese», esistono le chiese
valdesi, capaci di iniziativa e
di autogoverno, di evangelizzazione e di azione sociale’.
Fra tutte queste iniziative,
la più importante in quegli
anni è sicuramente l’azione
evangelistica; e a questo è dedicato il saggio di Mario Cignoni. Nel giro di pochi anni
(1848-1872) l’intero impianto
della presenza valdese nella
nuova Italia viene solidamente costituito; concorrono a
ciò, in varia misura, gli emigrati delle valli valdesi, i protestanti di origine straniera, e
soprattutto i numerosi convertiti. In questa singolare
evoluzione, il valdismo conferma la sua caratteristica or
che nel volume gli altri evangelici abbiano trovato ben
poco posto. Eppure il XVII
Febbraio è avvenuto anche
per loro, eppure (come Giorgio Spini ha splendidamente
dimostrato^ dal crogiolo risorgimentale è emerso quell’evangelismo italiano di cui
noi valdesi siamo ormai solo
più una piccola parte; e una
parte significativa dell’evangelismo risorgimentale è anche venuta con noi, a costituire quella «Unione delle
chiese valdesi e metodiste»
senza la quale noi rischieremmo continuamente di ridurci
a tribù etnocentrica, popolo
ferito capace di dire più dei
no che dei sì, ridotto «calvinista» dominato da un moralismo paralizzante, sempre
pauroso di un’Italia che pur
vorrebbe evangelizzare.
Questo limite non toglie
(1) B. Beujon, M. Cignoni, G.P.
Romagnani, D. Troni Dalle Valli
all’Italia. 1 valdesi nel Risorgimento. Torino, Claudiana, Collana della Società di studi valdesi,
1998, pp. 144, £23.000.
(2) Alexis Muston, pastore valdese esiliato da Carlo Alberto;
amico di Victor Hugo, di Lamartine e anche dell’anarchico Georg
Hiibner. Celebre per la sua bellissima storia dei valdesi L’Israël
des Alpes (Parigi, 1851).
(3) I recenti studi di italo Pons,
a mio avviso, hanno confermato
la tesi di Bruno Bellion.
(4) Giorgio Spini: Risorgimento
e protestanti. Milano, Il Saggiatore, 1989.
(5) Filippesi 3, 20.
■BRUNO
ÌBELLION
; MARIO
i CIGNONI
ÍG1/W PAOLO
•ROMAGNANI
DALLE
VALLI
ALUITALIA
1848 - 1998
I ¥ahleHl nel Eisorgimento
, Uno spettacolo tratto da un testo di Marguerite Duras
L'attrazione edipica e i conti con l'etica
PAOLO FABBRI
Quel genio delia drammaturgia greca e di ogni
tempo che fu Sofocle, supremo indagatore dell’animo
umano, aveva già capito, col
suo Edipo, che in fondo alla
psiche degli esseri umani si
nasconde quasi sempre la
tendenza a un trasporto affettivo da amante verso qualcuno dei propri congiunti più
stretti. Si tratta a volte del figlio verso la madre o viceversa, della sorella verso il fratello e altro ancora. Di norma
questo trasporto non sboccia
in sentimento, limitandosi a
restare sepolto e incasellato
nello schema di rapporti che
famiglia e la società trasmettono. Talvolta però il concorso delle circostanze e i processi misteriosi della mente
disegnano percorsi ineluttabili che portano questi sentimenti ad emergere. Allora è
conflitto con l’etica, un conflitto sempre lacerante, perché si sovrappongono il sentimento naturale e quello spurio, in un intrecciarsi contorto, che in qualche misura dirompe l’animo.
Con questo tema spinoso si
cimenta la scrittrice francese
Marguerite Duras in Agatha,
messo in scena al teatro Out
Off di Milano, con l’interpretazione di Raffaella Boscolo e
Fabio Sonzogni, sotto la direzione di Antonio Latella. Una
sorella e un fratello, dopo una
lunga separazione, si incontrano presso la villa in cui trascorrevano le vacanze. Villa
Agatha, ed è in quella villa che
è venuto maturando il sentimento nato dalla reciproca
attrazione. I ricordi si intrecciano con i momenti attuali
in uno scivolare continuo della memoria, di cui il terreno
coperto di biglie su cui gli attori recitano a piedi nudi è
chiara metafora, che definisce
un mondo sospeso tra il presente e il passato, fra reale
e irreale, fra desiderio e appagamento. Emergono così le
vicende personali, le amicizie,
la scoperta del proprio corpo,
spiati e vissuti da ciascuno
guardando l’altro con l’attrazione e la ripulsa inevitabili,
prima che le circostanze favoriscano il manifestarsi del
sentimento.
Un sentimento, quello che
si fa strada nelle brume grigie
di questo mondo indefinito,
quasi astratto, reso con estrema delicatezza dal recitare
quasi sempre fermi, senza
mai incontrarsi se non nelle
ombre sul muro. Fino al momento in cui, per un attimo, i
due si sfiorano in un soffio
più forte del sentimento, ma
la ripulsa è immediata; l’etica
riprende il sopravvento ma
non vince il comune, doloroso, tormentato sentire che si
proietta oltre i limiti del tempo e solo la separazione potrà
impedire il suo naturale sviluppo. Noi protestanti siamo
stati spesso accusati di un’etica repressiva, non solo in
campo sessuale ma in generale. In realtà ciò che ci impone di evitare che le inclinazione sorgenti negli animi adolescenti prendano una piega dirompente verso la struttura
dei rapporti familiari, che sono rapporti d’amore o verso
le leggi della natura e della
biologia. È proprio l’etica incisa nell’animo dei due protagonisti che consente loro una
prospettiva di vita accettabile,
anche se dolorosa. Un atteggiamento meno indulgente
da parte della madre, che se
ne sta a guardare tra l’impotente e il compiacente, avrebbe forse contenuta o eliminata la sofferenza.
L’interpretazione di Raffaella Boscolo è intensa,
profonda, riuscendo con la
bella varietà di colori della voce a rendere la complessa varietà degli stati d’animo che
percorre la rappresentazione.
Perfettamente all’altezza è
anche Fabio Sonzogni, sempre misurato senza mai apparire troppo distaccato e freddo o troppo passionale. Molto
ben riuscita la regia di Antonio Latella ottimamente assistito dalla scenografa e costumista Annelisa Zaccheria e
dal fotografo Ralf Hoet che,
con le sue foto, ha fornito
un’importante riferimento.
«litanie», metafora del '900
La nave che affonda mentre
viene suonato un inno
SERGIO N. TURTULICI
TITANIC; 3 ore e 15 minuti di spettacolo, di effetti
speciali, l’ultimo film-evento
del cinema americano. So
che cosa si può sospettare di
un film così: enfasi di kolossal, voglia di sbalordire. Vale
la pena di lasciare per vederlo la piatta normalità della
tv? Ebbene sì, vale la pena,
questo film va visto. Va visto
innanzitutto per la cifra della
sua storia vera, il naufragio
più simbolico del ’900 metafora, oggi possiamo dire,
del secolo che sta finendo.
Già il nome della grande, mitica nave, Titanic, è significativo se questo film che è
spettacolo ma anche apologo lo percepiamo con la valenza di un sermone. Un
transatlantico costruito per
essere inaffondabile affondato nel viaggio inaugurale
per la collisione con un iceberg, storia di una hybris, orgoglio forsennato dell’uomo
che pretende di oltrepassare
i suoi limiti e rubare il fuoco
agli dei.
Era il 1912, l’anno prima si
era celebrata l’Esposizione
universale, i balli parigini
dell’Excelsior avevano salutato le grandi speranze del
nuovo secolo. Secolo del progresso, dell’industria, del lavoro, della tecnica, dell’arte,
della potenza creatrice dell’umanità nella sua classe
egemone, la borghesia delle
imprese e dei traffici, secolo
dell’ingegneria, del trionfo
dell’oggetto meccanico. Sono
bellissime nel film le immagini del fuoco, dell’energia prometeica che muove il grande
meccanismo, il cuore pulsante della nave, le caldaie ribollenti, la sala macchine con le
immense bielle, il volo potente del gigante d’acciaio, la
chiglia che fende il mare più
veloce delle creature del mare che le nuotano accanto e i
due ragazzi che stanno inna
morandosi sono a prua,!
braccia aperte come gabbiai
nella forza del vento. L’orgj
glio del ’900 si chiamava
gresso. Che cos’altro sqji
stati comunismo, fascismi __
nazismo che in successioj
avrebbero di lì a poco marq T A c
to il secolo di violenza e j .LjP®'
morte se non il sogno ideai ® '
stico deviato di costruirei
tempo dell’armonia, del gii, pel
sto, del bello, liberando 1’^ Molti,
mo dal peso della sofferena
della croce, regno escatoloà
co ma senza Cristo, sens®^^^
Dio? Il secolo nostro avreblj ^ ^
messo all’attivo ancora fot ^
midabili conquiste della mj rappre
dernità, successi esaltanti m SP®!’? ®
la «belle époque» svaniva cu
la nave superba, due anni do si.
po sarebbe scoppiata la guei ‘H1^ j’
ra mondiale. scende
Nel film il racconto dell
nettar
rituali
collisione, del tragico affoj
damento del Titanic è ricci
di effetti speciali, di pathos
annoi
questo me lo aspettavo. :
mi aspettavo di poter vedei
ancora al cinema una stori
tata a]
d’amore raccontata con tant
avran
finezza, così forte e delicata f
BobS
Chi ha visto Leonardo Di Ca
invita
noni
prio nell’ultima trascrizion, j
cinematografica stile metro
politane e urlato di Romeo i
Giulietta non se lo perda od q
con Kate Winslet in una vi
cenda di amore e morte eli
Creati
ricorda quella di Shakespeaa
da vicino. Ci sono immagiii ^
del film, nel linguaggio deló “ ^ nema, potentemente suggo
stive. Due sequenze magi ^ p
strali fra tutte. Il fascio di luci
della scialuppa di salvataggi! ®
che nella tenebra notturni j •
scruta in cerca di superstitii ? '
mare e i volti lividi dei ma- :
fraghi e salva la ragazza. E
l’episodio, storicamentei\itentico, degli ultimi orchestrami di bordo che suonai ^ Pg
l’inno 167 che noi cantiaim
nelle nostre chiese valdesi |
mentre la nave che non potè ¡jj
va affondare scende lenta
mente nell’abisso. i
■ ’ Il libro di Alessandro Natta
I cappellani valdesi
fra gli italiani internati
Uni
In due diversi momenti del
suo libro’* dedicato all’internamento dei militari italiani a
opera dei nazisti, Alessandro
Natta, ex segretario del Pei, fa
riferimento alla presenza e
all’opera di cappellania esercitata nei campi di prigionia
dai pastori evangelici. Scrive
per esempio: «Non dimenticherò mai (...) i pastori valdesi che, nel campo di Sandbostel, tenevano conferenze
all’aperto, tra una baracca e
l’altra, e avevano sempre un
uditorio numeroso, e non formato certo dai soli correligionari. È vero che le loro parole
esercitavano un fascino particolare, soprattutto per quanti
(...) non avevano mai avuto
occasione di ascoltare sacerdoti nei quali il senso religioso fosse tanto vivo e tanto
fortemente si unisse al gusto
della libertà» (p. 56).
Certo a noi non piace (e riteniamo erroneo) il termine
«sacerdote», ma occorre tener conto del fatto che il libro risale alla metà degli Anni 50; rifiutato incomprensibilmente dagli Editori riuniti,
che pure erano l’editore del
Pei, per esplicita scelta dell’autore è stato pubblicato
ora tale e quale, e risente
dunque di una terminologia
imprecisa. Tanti sono ancora
ogg' gli errori che leggiamo
sulla stampa nazionale a
proposito dei protestanti, si
può ben concedere a uM
scritto di 40 anni fa (quan*
l’attenzione per i protestanti
stessi era molto più scarsa!
questa imprecisione. In og®
modo più avanti Natta ritof
na sull’argomento: «Ho gii
osservato come fosse politi
camente più impegnata fazione dei piccoli gruppi pf®
testanti, per i quali la rivendicazione della libertàri
fronte al fascismo assuntevi
anche un carattere e un significato di libertà religiosa»
{*) Ai.hs.sanoro Natia: L’alB*
Resistenza. I militari italiani internati in Germania. Torino, Einaudi, 1997.
Librerìe
CLAUDIANA
MILANO;
via Francesco Sforza, 12/A;
tei. 02/76021518
TORINO:
via Principe Tommaso, h
lei. 011/6692458
TORRE PELLICE:
piazza della Libertà, 7;
tel.0121/91422
ROMA:
Libreria di cultura religiot*®
piazza Cavour, 32;
tei. 06/3225493
LAc
Par
nuova
siero. C
tempo
me, fir
mo, eh
con Gi(
loia Tee
mappa
to’, e ni
zioni te
del Poli
questo
semplic
volto a
speciali
uea di i
librette
contras
gioni de
Oologia
’'ormali
«filosof
del Seni
’’tà, ec<
Novecei
.Si trai
titolo, d
’’'primi
fvidem
tioghi (
1®)- piut
® fonde
Minimo
tiaversa
polo che
•n cui vi
d'tei na
%adel
fazione,
he na
®onrpre
ti'anovr
5
MO
-^1/fNERDÌ 13 FEBBRAIO 1998
...........
i
PAG. 5 RIFORMA
Susa ha dato appuntamento nei mesi scorsi a dei concerti di gospel
La Buona Novella messa in musica
Le origini e le motivazioni bibliche del sofferto canto dei
fatti prigionieri e tradotti in catene. I meriti riconosciuti a
lire
‘ Prua.i
! gabbiai
0. L’orgi
nava Pt,
_tro soji
'ascisini
'o mani T A città di Susa ha ospitato
mza e ^
no idJ bre e successivamente a disti-SiCembre, i «The Golden Gos, del
ndo
neri d'America
William Penn
IVO BLANDINO
ADRIANO DORMA
pel Singers» di Harlem (Usa)
Molti, soprattutto giovani,
rfferen?- apprezzano e sono affascina
icatota bda questo genere di musica
0 se/ e canto, ma non conosco, àvrebh ae il giusto valore e il significorafo cato che esso racchiude e
fella mi rappresenta. La parola «Goltanti m spai" tradotta in lingua italiamivactt a® significa «buona novella»:
annidi si riferisce ai testi sacri, quina la gue ^i *“0 valore intimo tra
^ scende daH’esteriore per peno d II aetrare nel campo della «spi'0 aff ritualità». La «Buona Novella»
^ ^ (dal greco: evangelo) viene
1 oath ° armonizzata, musicata e can
tata appunto da questi grup' . “ pi. In occasione del concerto,
na'^^t ^ pubblico è stato attento
® avrà notato come l'animatore
del' t Singleton abbia più volte
Iq qF® ‘ invitato i presenti ad alzarsi
. ’. non solo per danzare, ma per
’ lodare. Lodare il gruppo? No
„ ™ certo, ma per lodare, come
er™°* recita il canto «Amazing
una vi'
« • • • m»
k 1
m *■
orte dii
kespean
Grace» (Stupenda Grazia), il
Creatore. Volutamente il coro
ha lasciato degli spazi di silenzio, come segno tangibile
nrnagii preghiera e di riflessione e
® “ questo è un altro aspetto, poco conosciuto, del Gospel.
Come nasce e si sviluppa il
canto Gospel? Dire che tale
genere è cantato nelle chiese
dei neri d’America è senz’altro sottovalutarne l’importanza perché ci sono molte
cose da chiarire. I fratelli neri
d’America hanno adottato i
tipici canti delle chiese del risveglio inglese. Infatti, nel
XVIII secolo, i padri pellegrini
anglosassoni, trasferendosi
in America, hanno portato
e suggt
e magi'
0 di luci
vataggi'i
otturai
rerstitii
lei Da»;az2i. E
mtera
1 orcheiuonani
mtiaim
valdeii
an potè
3 lenta
Un’immagine dei concerto
con sé questo immenso bagaglio culturale-religioso. Si
sa che questo flusso migratorio dipendeva da seri motivi
di sopravvivenza (non certo
economica) ma spirituale.
Questi padri dovettero abbandonare la loro patria, i
luoghi natii e trasferirsi in un
paese che dapprima sarà
straniero, ma in seguito diverrà la loro patria. Ecco
quindi che i loro canti liturgici varcano l’oceano e approdano nel Nuovo Gontinente.
Durante le lunghe giornate
di aspro e duro lavoro nelle
piantagioni di cotone, i neri
si consolavano cantando
questi cantici, sotto il severo
e arcigno sguardo del «padrone bianco». Questi fratelli,
schiavi della più vergognosa
ingiustizia umana, attingevano la forza per sopravvivere,
nel lodare il loro Signore, come ben recita il canto africano «Kun ha ya» (Stai con me
Signore), oppure «Go down
Moses» (Scendi Mosè). Forse
quest’ultimo canto ricordava
loro la schiavitù del popolo
ebraico nell’ostile terra d’E
gitto e la successiva liberazione attraverso la potenza di
Dio, che si manifestò nella
missione del grande profeta
Mosè. Ecco quindi come il
Gospel adatti fatti e racconti
biblici sia dell’Antico Patto,
sia del Nuovo Testamento.
Come molti sapranno, gli
Stati Uniti erano divisi in due
sulla questione della segregazione: gli stati del Nord erano
per la liberazione degli schiavi, mentre gli stati del Sud
(vedi Carolina, Georgia e soprattutto il Texas) propendevano per una netta separazione tra neri e bianchi. Questi
stati del Sud erano abitati
prevalentemente da uomini e
donne di fede battista. Il Gospel nasce e si sviluppa proprio in seno alle chiese cristiane battiate americane.
Bob Singleton è di fede battista; la grande cantante, regina del Gospel, Mahalia Jackson, figlia di pastore; Martin
Luther King, grande protagonista della lotta per la libertà
civile dei fratelli neri e premio
Nobel per la pace, era figlio di
pastore e lui stesso era pasto
re della Chiesa battista di
Montgomery, nella Georgia.
Ecco in sintesi la cronistoria di come nacque e si sviluppò nel mondo il canto Gospel e Spiritual. W. G. Penn,
fondatore dello stato della
Pennsylvania viene osannato
dai neri, perché gli riconoscono il gran merito di aver creato un’isola felice nella quale
godere una relativa libertà.
Questi neri, prevalentemente
africani, sradicati dalle loro
terre e trasportati con violenza in America, fatti schiavi da
persone senza scrupoli, diffusero il canto Gospel e oggi
questo canto non risuona più
soltanto nei servizi religiosi
delle chiese battiste americane, ma echeggia nei teatri e
nelle arene di tutto il mondo
(come a Susa). Purtroppo da
qualche tempo anche nelle
discoteche si sente musica
Gospel; e nei credenti sinceri
nasce una certa angoscia,
nell’assistere, impotenti, allo
svilimento di una così nobile
«arte» sacra. Un giorno, intervistata da un giornalista dopo
un concerto all’aperto, Mahalia Jackson disse: «Mi rifiuto
di cantare queste lodi al Signore in locali non adatti».
Il canto del Gospel trasmette la forza e la volontà di vivere e comunicare all’altro, al
vicino, al prossimo, la gioia
del cuore; attraverso il fascino
di questa musica coinvolgente, uomini e donne di tutto il
mondo hanno incominciato
ad apprezzare la «spiritualità»
in esso contenuta, come un
nuovo modo di pregare e lodare la Sorgente della Vita.
Termino con le parole del
compositore contemporaneo
di canto Gospel, Hdwin Hawkins che nel suo canto «O
Happy Day» recita: «Sarà giorno felice quando Gesù verrà».
S Un libro che fa parte di una collana destinata ai non specializzati
Una mappa filosofica del '900 secondo Gianni Vattimo
; a uni
quandi'
testani
scarsa!
In ogni
:a ritor<Ho gii
! politi’
ata 12’
ipi prO'
1 riven;
ertà di
¡utneíi
I un si’
glosa»'
L’altn
liani W’
rino, B’
lA
12/A;
-iosa
-------pavide PALMAS________
La casa editrice torinese
Paravia ha dato vita a una
nuova collana: «I fili del pensiero. Collana di filosofia contemporanea». Il primo volutne, firmato da Gianni Vattimo, che cura l’intera serie
con Giovanni Fornero, si intitola Tecnica ed esistenza. Una
^^Ppa filosofica del Novecento , e nasce da una serie di lettoni tenute per gli studenti
ttel Politecnico di Torino. Da
questo fatto deriva l’estrema
Semplicità del linguaggio, ritiolto a un pubblico di non
specialisti e, soprattutto, la linea di fondo che struttura il
libretto, ossia il confrontocontrasto tra «tecnica» (le tastoni della scienza e della tecnologia) ed «esistenza» (temi
uormalmente considerati più
*nlosofici», come la ricerca
senso della vita, della veua, ecc.) nelle filosofie del
■Novecento.
Hm come dice il sottoin .’ u*na mappa, perciò è
. Rninio luogo interessata ad
I '°®Pziare la posizione di
oghi (pensatori, libri, scuola piuttosto che a esplorarli
ondo, valutandone ogni
Olmo aspetto. Vattimo atp in questo modo il sein r • ^ finendo (gli anni
^ ui viviamo ci costringono
s, ji®Curalmente nella mia del riepilogo, della valuc °oe, del giudizio). E lo fa
che - ^cmsueta abilità, an
Qn l'U'Tativa, di rendere
maJp'^onsibili e utilizzabili,
'movrabili, i più diversi au
tori e concetti. Abilità affascinante, ma anche pericolosa,
perché rischia continuamente di ridurre la complessità e
talvolta la contraddizione di
personalità complesse in formule «inscatolate» pronte
all’uso e riuso, all’incastro
e al gioco ermeneutico del
sapiente regista. Non dico
niente di nuovo: è il rischio
istituzionale di chi vuole andare oltre la ricostruzione
storica e filologica del pensiero, di cui l’autore stesso
è ben cosciente, e non ci deve impedire di apprezzare
quanto di utile ci può venire.
Questa cautela pare tuttavia
necessaria per affrontare
buona parte della filosofia
contemporanea.
In questa mappa tutti i protagonisti del secolo (e di quello precedente, in parte, data
l’impossibilità di parlare del
’900 senza affrontare ad esempio Kierkegaard, Bergson,
Dilthey, Marx e Nietzsche),
dalla fine del positivismo alla
postmodernità, passano velocemente sotto i nostri occhi.
Spesso in questa carrellata si
sente l’impronta della mano
dell’autore, ad esempio nella
forte sottolineatura dell’importanza della riflessione
sull’arte, e dell’arte stessa
nella filosofia novecentesca
(penso allo spazio dedicato
allo «spirito delle avanguardie» proposto da Ernst Bloch
oppure al capitolo specifico
sull’estetica), che dimostra la
permanenza dell’interesse
estetico nell’autore, in precedenza docente proprio di
questa materia. Oppure la
centralità della triade della
«scuola del sospetto» (Marx,
Nietzsche, Freud), da un lato,
e quella di Heidegger (che
torna in più capitoli, assumendo un po’ la figura di
protagonista principale del
secolo) dall’altro, che insieme
costituiscono le sue più cospicue parentele ideali. O ancora lo spazio dedicato a Pareyson, maestro di Vattimo,
che torna anch’egli in più di
un capitolo. Più inattese, invece, ma forse anche più interessanti, sono alcune proposte di rivalutazione, come
quella, non esplicitata, di
Lukàcs, che in questo periodo
pare piuttosto dimenticato (e
Vattimo cita volentieri anche
Brecht), oppure quella consapevole di Marcuse: «Probabilmente merita di essere riscoperto, piuttosto che semplicemente archiviato».
Come si sarà capito, allora,
la presentazione di un periodo ampio e complesso in poche e leggibili pagine non implica una ricerca di distacco
oggettivo, o il rifugio nella riduzione all’elenco, ma crea
una rllettura personale mai
immotivata, quasi una testimonianza per il grande giudizio in corso. Anche per questo motivo il libro è veramente da consigliare a chi vuole
avvicinarsi a temi tra i quali è
facile sentirsi dispersi. Per
chi, poi, desidera immediatamente allargare il campo, i titoli seguenti della collana,
anch’essi usciti in questi mesi, costituiscono un buon av
vio di percorso ulteriore. Gli
altri tre volumi, infatti, presentano due analisi di temi
fondamentali del pensiero
contemporaneo, ossia l’epistemologia, che tratta del
rapporto tra scienza e verità;
e la bioetica, che intende valutare le responsabilità morali poste dallo sviluppo di biologia e medicina, ed infine la
trattazione di un’area del
pensiero di questo secolo, la
filosofia analitica, che l’estate
scorsa è tornata potentemente alla ribalta con la querelle
tra Analitici e Continentali,
aperta in qualche modo da
un libro di Franca D’Agostini
[Analitici e Continentali, Cortina 1997), la quale firma anche il libro di Paravia.
Ma soprattutto, considerando la recente frequenza di
incontri diretti tra gruppi o
singoli esponenti della cultura protestante italiana e l’autore del presente volume, e
pensando anche alle abbastanza diffuse incomprensioni e ai rischi di reciproche banalizzazioni, il consiglio che
ci sentiamo di dare è di leggere questo libretto come introduzione ad un’area culturale, e di partire da qui per
arrivare a criticare, eventualmente, il meglio invece del
peggio, come si è talvolta
portati a fare. Che è poi norma di rispetto, dell’interlocutore ma più ancora della nostra intelligenza.
(*) Gianni Vaitimo: Tecnica ed
esistenza. Una mappa filosofica
del Novecento, a cura di Luca
Bagetto. Paravia, Torino, 1997.
Un riconoscimento al pittore
Un quadro dì Bolley sul
biglietto «Gratta e vinci»
Il pittore Eugenio Bolley, '
evangelico residente in vai di
Susa (Torino), già noto, oltre
che per l’attività artistica ampiamente riconosciuta in Italia e all’estero, anche per le
sue mostre presso il Centro
culturale valdese e per la dedizione con cui mette il proprio talento al servizio della
causa dell’Evangelo, ha avuto un riconoscimento del
tutto particolare anche da
parte dello stato. Dopo aver
realizzato il calendario ufficiale per la Rai del 1996, Bolley ha avuto l’incarico da
parte del ministero delle Finanze di fornire un’opera da
utilizzare per un particolare
biglietto di «Gratta e vinci».
Si tratta di una strada per la
quale un artista, da sempre
ospitato nei luoghi canonicamente deputati alla fruizione
dell’arte (gallerie, librerie,
musei), può entrare letteralmente in ogni casa.
Il quadro di Bolley scelto per il biglietto dei concorso
* Un convegno a Napoli
Il problema dell'universalità
PAWEL GAJEWSKI
Nella primavera del 1996
il Dipartimento di Filosofìa ed Etica delTUnesco ha
invitato 12 noti filosofi e teologi, per discutere la possibilità di costruire le basi teoriche per un’etica interculturale e quindi universale. Da
questo invito è nato il progetto «Universal Ethics» fondato
sulla «Dichiarazione universale dei diritti umani» del 10
dicembre 1948. Il progetto
coinvolge attualmente i più
importanti Centri di ricerca
filosofica e teologica in tutto
il mondo.
Dal 1“ al 4 dicembre scorso
30 studiosi partecipanti a
questo progetto sono stati
ospiti dell’Istituto italiano per
gli studi filosofici di Napoli. Il
filo conduttore che univa tutte e sette le sessioni tematiche dell’incontro potrebbe
essere espresso con una semplice domanda: Che cos’è
l’universalità?. I relatori hanno ribadito che l’universalità
non può significare nessuna
forma di imposizione, di predominanza di un sistema
normativo sull’altro. Sono
state presentate anche alcune
proposte molto concrete. Tra
queste la più divulgata in Eu
ropa è la proposta dell’etica
globale di Hans Kùng. Meno
noto ma molto interessante è
il disegno della «Dichiarazione universale dell’etica globale» del prof. Léonard Swidler
della Tempie University di
Philadelphia.
Una tesi molto interessante
è stata sostenuta dal prof.
Jacques Poulain dell’Università di Parigi Vili. Secondo
Poulain le etiche di tipo religioso devono essere superate
o meglio neutralizzate in
quanto spesso cause dei gravi
conflitti. Nella sua visuale la
ricerca dei criteri universali e
validi ugualmente per i credenti e per i non credenti deve soprattutto concentrarsi
sugli aspetti antropologici dei
vari sistemi etici.
Il convegno di Napoli segna soltanto una tappa di un
lungo programma di ricerca e
di riflessione. Per la primavera del 1998 è prevista la pubblicazione di un rapporto
consuntivo che presenterà
proposte normative di principi etici universali con le rispettive giustificazioni scientifiche. Questo rapporto diventerà oggetto di un’ampia
e lunga consultazione tra vari
organismi scientifici, politici
e religiosi.
Advertisement
The Churches’ Commission for Migrants in Europe (CCME), based in Brussels (Belgium), adresses to the member
churches the invitation to present candidates for the post of
General Secretary of the Commission. The contract is for a
period of four years, renewable for an additional four years.
Salary is fixed in accordance to age, qualification and experience, starting with a minimum gross salary of BEE
2.000.000 per year.
The post will be available in the course of 1998. The
working language is English (knowledge of additional languages is useful). Required: University education (preferably Law or social and political studies); experience in
working on migration issues and churches, required also to
reside in Belgium for the duration of the contract.
More information can be obtained from the Refugees and
Migrants Service of the Federation of Protestant churches
in Italy, Via Firenze 38 - 00184 - Roma; Tel. and fax: 06/48
905 105.
The application has to be sent before March 6. 1998 to:
CCME’s Secretariat, 174 Rue Joseph II, B 1000 Brussels (fax
32 - 231 14 13) along with relevant documentation (as title
of study, presentation by the church of affiliation, etc.)
6
PAG. 6
RIFORMA
— Vita Delle Chiese
VENERDÌ 13 FEBBRAIO i%
È uno dei servizi più noti della Federazione delle chiese evangeliche
125 anni della rubrica «Protestantesimo»
Sempre Bttuàli gli obiettivi di presentàre, nei modi propri del In televisione^ /a
Pdroln di Dio, il protestantesimo, ^ecumenismo e in riflessione sul nostro tempo
FULVIO ROCCO
>>"1 ^EDREMO il gabbiano
V volare? Cuba, un paese al bivio. L’azione dei cristiani in un paese che cambia». È il titolo dell’ultimo
numero della rubrica Protestantesimo, andata in onda
domenica 25 gennaio. La data coincide con il viaggio papale nell’isola caraibica, le
cui cronache hanno riempito
pagine e pagine dei nostri
quotidiani e un numero infinito di ore della programmazione televisiva e radiofonica
in tutto il mondo. Per ripercorrere la lunga, complessa e,
per molti aspetti, controversa
storia della presenza degli
evangelici italiani in televisione, è utile partire proprio
da questo esempio di oggi.
Un programma televisivo che
propone al pubblico italiano
l’opinione dei 250.000 evangelici cubani nel momento in
cui si vedono migliaia di immagini e scorre un fiume di
parole riferito a un evento
che riguarda il papa e il mondo cattolico, illustra in modo
evidente una delle funzioni
fondamentali della nostra attività in televisione: quello
dell’informazione alternativa
o, in alcuni casi, della supplenza alle carenze informative altrui sugli eventi e le varie forme di presenza delle
denominazioni cristiane, diverse da quella cattolica.
In questi 25 anni ci siamo
proposti questo obiettivo, accanto a quelli basilari di predicare, nei modi propri della
tv, la Parola di Dio, di presentare la storia, quasi totalmen
te ignorata, dei movimenti
delle chiese protestanti,
essere uno spazio di riflessio
ne e di confronto sull’attualità in tutti i suoi aspetti: sociali, politici, etici del mondo
contemporaneo. Adeguare
gradualmente i nostri programmi alle continue innovazioni tecnologiche che si
sono verificate in questi 25
anni, sperimentare i diversi
modelli e i nuovi linguaggi
espressivi che hanno caratterizzato la tv, sono gli altri due
obiettivi importanti del nostro programma. Ma non c’è
dubbio che il fatto più significativo da registrare sia il pas
Un momento della tavola rotonda alla Facoltà di teologia a Roma
na Giudici, Gianfranco Car
e
di
saggio dall’idea iniziale da
cui si partì nel 1973 (quella di
uno «spazio autonomo» aperto alle minoranze religiose, con la fondazione contemporanea delle rubriche
Protestantesimo e Sorgente di
vita), all’attuale situazione di
componente della linea editoriale e culturale del servizio
pubblico televisivo, regolata
da una convenzione con la
Rai che ci garantisce una
grande autonomia.
L’altro mutamento fu, dopo circa tre anni, il passaggio
dalla dimensione di un quarto d’ora settimanale (nel tardo pomeriggio) a quella di
mezz’ora ogni due settimane
in tarda serata. Questa fu la
svolta più importante concernente formule e contenuti. In questo senso si deve
sottolineare la creatività del
gruppo redazionale (dai primi passi ideativi e organizzativi compiuti da Aldo Comba,
da Roberto Sbaffi, da Giovanni Ribet, da Renato Maiocchi
e dal sottoscritto), fino all’apporto determinante di Gianna Urizio, al consolidamento
dell’équipe e all’affinamento
della professionalità televisiva di ciascuno dei suoi componenti (Marco Davite, Paolo
Naso, Paolo Emilio Landi,
Elisa Bagheri). Rilevante, in
questo quadro, è stato per
molti anni il contributo culturale e professionale dei
componenti la redazione:
Giorgio Girardet, Franca
Long, Giovanni Ribet, Doria
pente, Luigi Sandri, e l’apporto del pensiero teologico
protestante espresso in molte
occasioni da Paolo Ricca,
Giorgio Bouchard, Giorgio
Tourn, Sergio Rostagno e
molti altri. Il lavoro di formazione, tuttora in atto e da sviluppare per conseguire un efficace ricambio generazionale, ha già permesso a alcuni
giovani, come Sergio Spanu,
di mettere a frutto i propri talenti. Alcune borse di studio
per un’adeguata preparazione teorico-pratica di altri giovani, consentiranno di consolidare questa attività.
È il caso di ricordare alcuni
titoli di programmi che ci
hanno consentito di sperimentare la formula della fiction di ispirazione biblica,
come A cena con Gesù, Anna
e Deborah, Il segno della promessa o storica, come Lutero,
un giovane di 500 anni e Bernardino Ochino. Altri esempi
ritardano le inchieste di taglio giornalistico e di contenuti rigorosamente evangelici nei luoghi e nei momenti
«caldi» di questi anni, come
la Palestina, l’Irlanda, il Messico, l’ex Jugoslavia, e alcuni
dibattiti di grande interesse:
la libertà religiosa, la scuola,
la bioetica, l’otto per mille.
Siamo ora entrati nella terza fase, forse più impegnativa: il passaggio dallo spazio
della rubrica alla presenza
diffusa nella programmazione tv (dai culti in eurovisione
Un invito della Federazione delie chiese evangeliche
Vigilanza sui mass media italiani
MARCO ROSTAN
Non c’è bisogno di illustrare quanto l’attuale
informazione religiosa sui
mass media, nonostante gli
elevati discorsi sul pluralismo
e sull’ecumenismo, continui
a essere prodotta con mentalità cattolica, sia nelle parole
che si usano sia nei contenuti. Inoltre abbonda la superficialità, l’ignoranza e la falsificazione. Tra i casi più clamorosi e insopportabili vi è l’uso
del termine chiesa: sia nei titoli dei giornali che nei numerosi talk-show televisivi
sembra del tutto normale
parlare di chiesa o di chiesa
italiana per indicare la Chiesa cattolica, o meglio la gerarchia; ci si rivolge all’immancabile ospite cattolico
per chiedergli, sull’argomento di turno, «che cosa ne pensa la Chiesa?».
Dopo avere scritto inutilmente nimerosee lettere, durante il recente Comitato nazionale del Servizio stampa
radio televisione della Fcei,
ho chiesto al presidente della
Federazione e al segretario
del Servizio di promuovere
un’azione ufficiale nei confronti dei vari direttori di
giornali e di testate televisive: tanto più necessaria in
questo periodo di ostensioni
e giubilei e in un momento
in cui cresce sui mass media
l’informazione sui fatti religiosi. Nei suoi compiti statutari la Fcei ha infatti quello di
vigilare sul rispetto dei diritti
di libertà in tema di religione
per conto delle chiese evangeliche.
Nel documento che ho
presentato ho suggerito varie
azioni concrete: oltre a lettere e incontri con i direttori,
che chiedano l’emanazione
di precise indicazioni per i
redattori, titolisti, ecc., si potrebbero convocare i parlamentari evangelici e studiare
con loro iniziative da assumere in Parlamento. È inoltre importante che l’agenzia
Nev documenti gli svarioni
più clamorosi e chieda rettifiche; occorre investire anche l’Ordine dei giornalisti,
che sta affrontando su altri
versanti le misure da adottare qualora l’informazione
non risponda alla verità: nel
caso continuino gli errori occorrerà chiedere il risarcimento dei danni sotto forma
di multa finanziaria.
Nel corso della discussione
in Comitato è stato anche
proposto di chiedere che i
giornalisti che si devono occupare di questioni religiose
frequentino dei corsi di aggiornamento come avviene in
molti altri casi. Naturalmente
tali eventuali corsi dovrebbero vedere il nostro apporto.
Mi auguro che la Fcei assuma tempestivamente e con
un po’ di determinazione
questa modesta ma essenziale attività: come è stato fatto
a proposito della riforma della scuola, si tratta di un contributo culturale che possiamo offrire al paese, e non vedo chi altri lo possa fare,
stante il silenzio e l’acquiescenza dei tanti laici che,
soggiogati dal «Grande comunicatore» di Roma, sembrano aver perso la lingua e
la dignità.
ai programmi ecumenici).
Tra questi ultimi, da segnalare la recente esperienza di
Graz, il primo esempio di collaborazione stretta tra rubriche cattoliche e Protestantesimo in una lunga «diretta» di
non facile realizzazione. Il risultato è stato significativo,
anche se non sempre c’è stata piena comprensione della
nostra mentalità protestante
da parte cattolica. È comunque un percorso irreversibile
che va, appunto, nella direzione di un «ecumenismo televisivo» che accompagna e
asseconda il processo ecumenico delle chiese, altrettanto irreversibile.
Così pure è altrettanto certo lo sviluppo delle esperienze di coproduzione internazionale che consentono un’
impostazione sempre più europea delle tematiche che
coinvolgono le diverse confessioni cristiane. Tornando
alla storia della nostra rubrica
non si può ignorare il vero e
proprio «tormentone» dell’orario di messa in onda, fissato
teoricamente intorno alle
23,30 di domenica, ma quasi
mai rispettato. Negli ultimi
anni si sono registrate infinite
iniziative della Fcei e del servizio per ottenere una garanzia a tale riguardo che non
hanno dato risultati. Si è tuttavia ottenuta la replica di
ciascun programma il lunedì
mattina della settimana successiva all’edizione serale.
Ciò ha consentito di portare
il numero dei nostri telespettatori a un livello più che
confortante.
Sommando le due edizioni
ci siamo stabilizzati intorno
alle 600.000 persone. Negli
ultimi due anni la nostra scelta, per quanto concerne la
struttura dei singoli programmi, si è orientata verso i numeri composti da tre servizi
di cui uno dedicato a un passo biblico connesso a un’esperienza di vita. La terza fase
è ora da approfondire e da affinare, con il lavoro della redazione e con il sostegno del
nuovo comitato nazionale
destinato a fornire non solo
alla tv, ma a tutti i settori del
servizio stampa, radio e televisione idee e proposte per
proseguire il cammino.
Intervista con Gianna Urizio
Una serie di «finestre»
sulla cultura protestante
ALBERTO CORSAMI
UNA finestra, anzi varie fi
1
nestre come biglietto da
visita. La nuova impostazione
di Protestantesimo passa attraverso una sigla e una grafica che rispondono alla necessità di fare i conti con un mutato quadro televisivo e culturale nell’Italia di oggi e domani. Ne parliamo con Gianna
Urizio, che dal 1993 è caporedattrice della trasmissione.
«Le “finestre” in apertura
di ogni puntata si presentano
come una proposta culturale
protestante fatta di prese di
posizione e di testimonianze
riferite anche al livello mondiale dell’ecumene, in rapporto a un mondo più ampio
del nostro, che contempla
magari ingiustizie e nuove
povertà, rischi ambientali,
zone depresse. Protestantesimo è sempre stato una "finestra”, ma in origine lo era sulla difensiva; oggi più che altro vogliamo far valere la nostra proposta e arricchire
quella serie ininterrotta di
segmenti che è la tv, la cui
sintesi è, in ultima istanza,
fatta dallo spettatore stesso.
Per questo privilegiamo le
puntate con più argomenti;
se il tema è molto importante
realizziamo anche delle trasmissioni monografiche, ma
abbiamo sperimentato che
conviene piuttosto ritornare
varie volte nell’anno su un
determinato argomento».
- Come è organizzato il lavoro redazionale?
«Siamo un’équipe fatta di
persone diverse, ma la tv si
nutre anche di questo. Un
Comitato nazionale (che ora
è esteso al Servizio stampa
radio-televisione della Fcei
nel suo complesso) fornisce
delle linee di programma per
ogni anno (per quest’anno
seguiremo molto l’ecumenismo, l’anniversario del 17
febbraio, la revoca dell’Editto
di Nantes, tenendo sempre
d’occhio il rapporto tra la
scienza e l’etica, i problemi
del lavoro e quello dei giovani); successivamente un comitato più ristretto organizza
un palinsesto più strutturato.
La realizzazione comporta
diverse fasi, dalla ricerca dei
personaggi esperti come interlocutori (che significa anche stare al telefono, leggere,
prepararsi sugli argomenti da
La tavola rotonda del 30 gennaio
Le religioni in televisione
«Dai recinti all’agorà, religioni nella televisione che
cambia», questo il titolo della
tavola rotonda organizzata a
Roma il 30 gennaio, nell’aula
magna della Facoltà valdese
di teologia, dalla rubrica di
Raidue «Protestantesimo»
per ricordare i suoi 25 anni di
vita. Prodotta dal servizio
stampa e radiotelevisione
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei),
la rubrica si concepì all’inizio, lo ha ricordato il pastore
Giorgio Bouchard, come una
finestra degli evangelici nella
grande informazione pubblica dopo gli anni bui delle
ghetto fascista prima e democristiano poi. Oggi la rubrica si è aperta a molti altri
temi (etici, di solidarietà internazionale) e sente la responsabilità di presentare
una visione ecumenica più
ampia, che comprenda gli ortodossi, per esempio.
Gli esponenti della Rai presenti (Mario Marazziti, dirigente di Raidue, Gianrico Panerai, del progetto Giubileo,
Federico Scianò, direttore di
Rai educational) hanno delineato i problemi, i limiti ma
anche le prospettive della
grande rete pubblica italiana;
una Rai più aperta, più ecumenica, di qualità ma senza
rinunciare alle esigenze del
mercato. Una Rai in cui la comunicazione religiosa è presente nelle rubriche più specializzate ma anche nella programmazione più in generale,
dall’informazione all’intrattenimento alla fiction (film e
sceneggiati). Non siamo più al
tempo dei «recinti» delle varie
appartenenze, ma siamo già
neir«agorà», nella piazza (del
mercato) in cui si può incontrare e dialogare con l’altro
testimoniare e fare cultura
sperando di crescere insieme
Insomma, continuare a pro
durre «Protestantesimo» e
programmi speciali (cult
evangelici in eurovisione, trasmissioni su eventi particolarmente importanti con l’Assemblea ecumenica di Graz)
nel grande mercato della televisione italiana moderna, è
una grande sfida che richiede
grandi intelligenze e aperture.
«Set» televisivo al Sinodo
bile. Per fare un esempio re
cente, nella puntata dedica
ta alla manipolazione gene!
ca di prodotti alimentari, li
spettatore è catturato dal
immagine della bambina eli
mangia il gelato: le pároli
dette dopo dagli esperti at
quistano credibilità da quel
immagine».
- In questa direzione va, si
non sbaglio, la rubrica bMm
«Incontri»...
«Esattamente. Noi partiamo come protestanti dall
idea che il nostro rapporti
con la Bibbia è un rapporti
di incontro, questa è la ni
stra lettura, la nostra feé
non è niente se non nella rt
lezione con gli altri. Da quii
nata l’idea di far racconta»'
un episodio collegato a unti
sto biblico (e questo è aneli
ciò che chiediamo alle nost»
chiese: segnalateci delle sti
rie di uomini e donne che»
permettano di introdurli
delle tematiche interessanti
sulla scorta dell’esempio). Í
cuni pastori hanno risposti
molto positivamente e hanni
ben accettato di “scendert
per una volta dal pulpito’i
L’interesse per questa rubril
ca ci consente di arginarci:
calo di ascolti che, data l’oB
tarda, contrassegnava gli ult
mi minuti a nostra disposizione. A questo proposito!;
dati ci parlano di un indicei;
ascolto che risale dopo un#
momentanea crisi dovuta soprattutto all’orario, e sopraf
tutto c’è un bell’incremento
dell’indice della replicad»
lunedì successivo: in total»
abbiamo una media di ascof
to per ogni puntata stimabJ»
sulle 750.000 persone».
- Ci sono strategie niioif
per essere più presenti?
«C’è la possibilità di reali#
zare trasmissioni insieme»
cattolici, come è successo p®
Graz (c’è, in vista del 2O0j
un’ipotesi di lavoro su grant"
personaggi protestanti cb»
hanno fatto la storia: TutaSchweitzer, Dag Hammaf'
skjold), e di essere presenti®
altri spazi "laici” della pf®'
grammazione: momenti eh
proporremo fuori della nostra rubrica come il filnia®
sul XVII Febbraio. E poi ci sono i culti, a partire dal
che ormai sono quattro aj;
l’anno, che ci permettono 0
ben rappresentare il modo ®
cui le nostre comunità vivo”
la fede; insomma tutti al»
menti che ci consentono 0
immettere cultura protesta”
te nella cultura italiana».
Spedizioi
art. 2 cor
In caso (
al miner
L’Editore
trattare), dalle scelte regisj
che vere e proprie, alla redj
zione dei testi e alle ripresi
per finire, ovviamente, conj
fase del montaggio. Ma oc
corre sottolineare il grand
lavoro della segretaria di ptj
duzione, nel nostro caso Elij
Bagheri, che compie le ricei
che dei filmati di repertori)
supporto indispensabile d(
discorso di attualità. Inso®
ma, per ogni trasmissionei
tratta di tradurre in immagir
gli elementi che ci vengom
dalle parole dette e dalla pj
rola scritta, per arrivare a uj
“parola rappresentata”, visi
{
Q
‘S
an:
Questi
apposi
,17 al I
lestito
no tin
alle cl
Centtc
incaric
timbra
per
«Di
I
7
spedizione in a.p
45%
10^^ ari. 2 comma 20/B legge 662/96 - Filiale diTorino
In caso di mancato recapito si prega restituire
Fondato nel 1848
npio re
dedica
genetì'
itari, l
to dal
lina eli
paro!
erti ata quelli
te vù,x
! bìib
paniati dall
ppotti
ippoiti
I la ni
ra fedi
iella re
la quif
conta«
a unti
; aneli
I nosB
Ile sii
; chei
aduni
issanli
lio), il'
sposti
hanni
indere;
Ipito"
rubli)
nate!
ta l’ore
gli ultiisposi;
osito)
dicei
)o unii
uta soioprai-^
menu
,ca dii
totali
ascoi'
mabili
munii
realb;
?me®
¡so p®*
2000;
granii
ti chi
Tutti'
rrnaf'
enti in
3 prodi chi
la noIniat«
ci SO'
1992'
ro al;
di
mo
rdof
dvono
:i elo;
inoli'
astaf'
al mittente presso l’Ufficio PT Torino CMP Nord.
L'Editore si impegna a corrispondere il diritto di resa.
e regis{
lila red}
t fiptesf
te, con|
■ Ma ot
1 granij
a di pti
aso Elis
•e ricer
pertorii
tbile di
• Insoii
>sione¡
Timagii
''engoji
Jalla p)
ire a uit
ta”, visi
^ Al .1-I99g%
1848-1998
ANNULLO POSTALE DEL XVII FEBBRAIO
Questo è l’annullo figurato che potrà essere timbrato sulle
apposite cartoline preparate per il XVII Febbraio. Martedì
17 al Centro culturale valdese, dalle ore 9 alle 15, sarà allestito un apposito ufficio postale presso il quale si potranno timbrare le cartoline. Le stesse sono in vendita davanti
alle chiese al prezzo di 2.000 lire. Chi non può recarsi al
Centro culturale potrà lasciare le sue cartoline scritte a un
incaricato che provvederà a mettere il francobollo e a farle
timbrare, per la somma complessiva di 3.000 lire.
)
<1
À
VENERDÌ 13 FEBBRAIO 1998 ANNO 134 - N. 7 LIRE 2000
Nei prossimi giorni una
grande riunione a Firenze dovrebbe gettare le basi
per costituire, anche in Italia,
una forza politica unita della
sinistra. Si tratterà probabilmente, all’inizio, di una Federazione dei «democratici di
sinistra» perché non si vuol
far nascere un partito a tavolino, ma nel vivo di un processo e di una discussione
sulle cose che si vogliono fare. E importante che anche
sul nostro territorio si esca al
più presto dalla vaghezza di
questa «cosa 2» e si discuta,
non solo nel chiuso dei gruppi dirigenti, e si coinvolgano
i tanti che non si riconoscono
in questo o quel partito ma
non hanno dimenticato passioni e contenuti di sinistra.
DEMOCRATICI DI SINISTRA
QUALE COSA?
MARCO ROSTAN
pur non trovando canali politici in cui esprimerli.
Occorre capire che cosa
vuol dire essere democratici e
di sinistra oggi. Non è possibile qui affrontare tutto il problema, sul quale comunque
mi sembra che siano ancora i
«vecchi» come Vittorio Foa e
Norberto Bobbio ad avere le
idee più chiare. C’è tuttavia
una cosa che dovrebbe fare
subito una forza che ha a cuo
re la democrazia, e la partecipazione dei cittadini: battersi
affinché i Consigli comunali e
i Consigli di Comunità montane siano dei luoghi di vero
dibattito nei quali si formino
le più importanti decisioni che
riguardano il territorio e i suoi
abitanti. Oggi non è così, contano esclusivamente il sindaco e gli assessori. I consiglieri
servono esclusivamente a rendere legali con il loro voto de
cisioni già prese. In tal modo
non si forma più alcuna classe
dirigente di amministratori locali e il governo rischia di essere nelle mani di esperti, di
tecnici neanche tutti conoscitori del posto.
È una fondamentale questione di democrazia. È molto
più facile per un qualsiasi deputato influire personalmente
su una decisione in un’assemblea difficile, di 180 persone,
come il Sinodo valdese, che
per un consigliere che si riunisce una volta al mese con
una decina di persone. La nascente «cosa 2» non può trascurare questi problemi né
quelli della democrazia in
fabbrica, della cui mancanza
si sono avuti echi recenti a
Villar Perosa.
Piemonte
Le strutture
per la cura
«Di Bella»
È stato attivato a livello regionale il programma per la
sperimentazione della cura
«Di Bella» su pazienti oncologici volontari. La Regione
Piemonte ha individuato le
strutture ospedaliere nelle
quali verrà attuata la sperimentazione: San Giovanni
antica sede. Molinette, Mauriziano di Torino e San Luigi di
Orbassano. L’assessore alla
Sanità D’Ambrsio ha inviato
all’inizio della scorsa .settimana alle Ausi del Piemonte i
modelli di domanda per l’inserimento dei singoli utenti
volontari nella citata sperimentazione: qualunque cittadino affetto dalle patologie
oncologiche indicate in un apposito elenco può chiedere di
accedere alla prestazione con
domanda alla «Commissione
per la sperimentazione del
multitrattamento Di Bella»,
corso Regina Margherita 153
bis, 10122 Torino; telefono
011-4322212-4322169, entro
il 20 febbraio ’98 (fa fede la
data del timbro postale).
L’elenco delle patologie
per cui è ammesso il ricorso
alla cura Di Bella è composto, fra l’altro, da Linfoma
non Hodgkin ad alta malignità già trattato con chemioterapia, leucemia linfatica
cronica già trattata con due linee di chemioterapia, carcinoma della mammella metastatico già trattato con cheniio e/o ormonoterapia, carcinoma al polmone non microtijtoma già trattato, carcinoma
" colon-retto metastatico già
trattato con chemioterapia,
t'nrcinoma al pancreas inopetnbile, carcinomi squamosi
nella testa e del collo e delgià trattato. L’Ausl
o ha deciso di attivare pres
A colloquio con Gianni Genre, pastore a Villar Pellice, sulla ricorrenza e sulle sue implicazioni per l'oggi
Il XVII Febbraio tra identità e dialogo con l'esterno
PIERVALDO ROSTAN
dell’ hospital oncologico
I ex Cottolengo un servito di assistenza alla prediPosizione delle domande,
Perto tutti i giorni feriali dalt^^alle 16, tei. 0121-233247.
Siamo alla vigilia della ricorrenza più classica per il
mondo valdese, quel 17 febbraio che segna un momento
particolare misto di festa e
memoria, con un po’ di azzardo si potrebbe dire anche di
consapevolezza e di orgoglio
di appartenenza. Il fatto che
ricorra quest’anno il 150° anniversario ovviamente aggiunge più enfasi all’avvenimento.
«L’orgoglio dell’appartenenza è stato accantonato da
molti dei membri di chiesa
valdesi - commenta il pastore
di Villar Pellice, Gianni Genre, da quest’estate membro
della Tavola valdese forse
anche perché per più di una
generazione abbiamo detto
che tutto quello che è rappresentato dalla tradizione era in
qualche modo negativo. La
tiepidezza che oggi molti
membri di chiesa esprimono
forse dipende anche da questo; sarebbe bello che le grandi occasioni come i 150 anni
potessero diventare stimoli
per riprendere la riflessione
all’interno delle nostre chiese.
Il termine orgoglio ha anche
una valenza positiva, specie
se lo col leghiamo alla voca
zione: l’orgoglio per la memoria storica va sempre collegato al senso della responsabilità che il Signore ci rivolge
e ci affida. La nostra chiesa
ha saputo spesso ben presentarsi all’esterno, parlare col
mondo esterno; dobbiamo ora
ripensare a parlare con quei
membri di chiesa che forse da
molto tempo paiono disinteressati a ciò che accade nella
vita comunitaria».
Forse bisognerebbe che la
chiesa riuscisse a individuare
delle linee progettuali per rinnovare la propria testimonianza... «Le sfide sono molteplici - continua il pastore
Genre - e sicuramente oggi
c’è carenza di progettualità;
la generazione del 1848 sapeva con chiarezza che cosa fare: uscire ed evangelizzare
l’Italia. C’era una carica interiore incredibile. Oggi siamo
più disorientati eppure vedo
proprio in queste valli una serie di sfide: la gestione del
territorio, cioè la consapevolezza che questo territorio deve mantenere una sua caratteristica e che noi, come cittadini italiani ma anche come
credenti, dobbiamo giocare
un ruolo assolutamente importante. Ci vorrebbe nella
gente una grande consapevo
lezza nei confronti della gestione delle opere, così come
per i Consigli comunali.
Vedo poi una sfida più interna. Nel 1948 i membri delle chiese valdesi delle Valli
erano 18.000, oggi sono poco
più di 10.000 di cui una parte
è puro nome sui registri ma
senza alcun collegamento con
la loro chiesa; ecco io vorrei
che negli anni che abbiamo di
fronte lavorassimo per rilanciare con forza il tessuto comunitario. Anche per questo
la Tavola ha deciso di proporre qui alle Valli alcuni incontri con i Concistori per valutare le iniziative da assumere.
Per anni siamo stati quelli che
di fronte alle domande abbiamo risposto “siamo persone in
ricerca”, oppure “la verità va
ricercata ma non si raggiunge
mai”; forse anche per questo
la gente ha creduto che non
avessimo nulla da proporre.
L’Evangelo è certo un percorso di ricerca ma vi sono anche
delle promesse certe, a partire
dalla resurrezione».
Quali sono gli spazi e gli
strumenti che le chiese dovrebbero utilizzare per incontrare la gente, i propri membri
ed anche chi valdese non è
per coinvolgerli nei progetti.
Il timore della ripresa delle antiche oppressioni che in vai Germanasca ha
portato a episodi come quello della guerra di Bovile, ha avuto in vai Pellice connotazioni differenti: il rapimento dei
bambini. La tradizione parla soprattutto
di ragazzine «ereditiere» che avrebbero,
cioè, avuto in eredità case e campi. Questo spiega anche la consuetudine di matrimoni ultraprecoci in modo anche che
l’eredità passasse al marito o alla moglie.
Ce lo conferma il Sinodo del 1801 che
proibisce i matrimoni prima dei 14 anni
per le ragazze e dei 16 per i ragazzi.
Queste paure erano alimentate dalla
presenza in Pinefolo del «Collegio dei
catecumeni» che dal 1743 ospitava (o
imprigionava) nel palazzo Vittone quei
valdesi disposti a cattolicizzarsi. Il fatto
è che la legge considerava i valdesi
maggiorenni le ragazze a 10 anni e i ragazzi a 12 perché potessero abiurare.
IL FILO DEI GIORNI
RAPIMENTI
FRANCO DAVITE
Questo Collegio nel quale vi erano nel
1775 ben 49 persone tra i 6 e i 60 anni,
venne chiuso solo nel 1894.
A questo proposito, nel ramo Charbonnier della mia famiglia esiste una tradizione che risale al 1840. Si ricorda che i
rapimenti dei bambini avvenivano per
mezzo di una carrozza con le tendine abbassate e tirata da due cavalli. Per contrastare questi rapimenti era stato istituito
un posto di guardia a Rio Cros (guarda
un po’: nello stesso posto della battaglia
partigiana del 3 febbraio 1944!). Nei
campi sopra la strada un uomo lavorava
(o fingeva di lavorare) tutti i giorni con
un fucile carico nascosto in un cespuglio.
Un giorno era di guardia un giovanotto:
un Charbonnier della vicina borgatella
dei Geymets. A un tratto vede scendere
dal Villar la sinistra carrozza con le tendine abbassate. Non perde tempo: una
schioppettata fra le gambe dei cavalli per
farli imbizzarrire e fermare la carrozza e
un salto sulla strada con la beidana in
mano: mentre il cocchiere fugge verso il
Pellice, apre la carrozza e trova la sua fidanzata legata e imbavagliata. Come tutte
le tradizioni orali, questo racconto può essere stato arricchito di qualche particolare, ma il poco tempo trascorso (l’episodio
mi è stato raccontato dal nipotino dei protagonisti) non permette dubbi sulla realtà
di questi avvenimenti che hanno giustificato il pessimismo e i timori di molti ancora per alcuni decenni dopo il 1848.
nell’avventura della fede?
«Ho l’impressione - aggiunge
Gianni Genre - che alle Valli
bisogna lavorare per coniugare sempre più fede e cultura;
penso al ruolo e alla funzione
del Centro culturale di Torre
Pellice; i membri di chiesa
non sentono ancora questo
Centro come “loro”, come
uno spazio dove si elabora un
pensiero protestante. E un po’
la stessa sensazione ho rispetto ad Agape.
Penso anche al ruolo e alla
collaborazione che potrebbe
offrire il mondo “intellettuale”; quante persone laureate
vi sono che avvertono la loro
appartenenza al mondo valdese ma sono poi lontane dalla militanza quotidiana come
se la realtà valdese fosse un
dato di fatto. Io ho delle
preoccupazioni vive; se tutti i
fratelli e le sorelle laureati
presenti nelle chiese, e ve ne
sono molti, potessero dare il
loro contributo, anche di critica costruttiva, allora faremmo tutti un grosso passo
avanti». In questo tentativo di
ricostituzione del tessuto comunitario vi sono dei settori,
delle generazioni che particolarmente hanno bisogno della
cura di chi ha un ruolo nelle
chiese?
«Alle Valli forse non riusciamo più a parlare ad esempio alla generazione di quanti
hanno dei figli piccoli: si tratta di persone che vivono i
problemi quotidiani e che talvolta si interrogano sul ruolo
che Dio può avere nella loro
vita o che invece cercano risposte che molte volte non
sappiamo dare. C’è una grande domanda di spiritualità ma
si tratta di atteggiamenti sempre più indefiniti; il new age
trionfa ovunque il che significa che le chiese tradizionali
non sanno rispondere alla domanda che viene dalla nostra
generazione. Probabilmente
se proponessimo dei ritiri spirituali sarebbero molto frequentati da persone che hanno bisogno di riflettere sul
proprio rapporto con Dio».
I
8
PAG. Il
Delle ^lli Yai
venerdì 13 FEBBRAIO Ig» y£NE
La Bibbia ai Collegio dei barba di Pradeitorno
INVERSO PINASCA: LAVORI ALLA PRO LOCO — Fra
i progetti che la vai Chisone chiederà alla Regione di sostenere nell’ambito del cosiddetto Docup per gli interventi turistici ci sarà anche la completa ristrutturazione degli impianti della Pro Loco a Fleccia di Inverso Pinasca; ne ha
parlato recentemente il Consiglio comunale. Il progetto preliminare, redatto dall’ing. Mantelli, prevede un intervento
di circa 240 milioni: sono da adeguare alle norme tutti gli
impianti, i servizi, gli accessi. Sarà rifatto il parcheggio e il
salone dotato di attrezzature per proiezioni audiovisive.
PINASCA: UNA NUOVA SCUOLA MATERNA — Il Consiglio comunale di Pinasca, nella seduta di venerdì 9 febbraio, ha dato il via a due importanti interventi; è stato approvato il progetto preliminare di una nuova scuola materna
(375 imlioni) che dovrà essere realizzata con contributi regionali e con l’accensione di un mutuo, in sostituzione di
quella attuale. Nella stessa serata è stato deciso di intervenire per mgliorare l’accessibilità degli uffici, con l’installazione di un ascensore come risposta ai problemi di barriere
architettoniche. L’Ici, infine, è stata confermata anche per il
1998 al 5,5%c; detrazione per la prima casa: 200.000 lire.
LE RDB CONTRO L’AUSL 10 — Ennesima denuncia da
parte delle rappresentanze sindacali di base dell’Ausl 10
circa «disservizi» dell’azienda. «Proprio mentre a Pinerolo
numerose autorità inauguravano l’ala del Cottolengo recentemente ristrutturata, numerose utenti del consultorio familiare di via Alfieri a Torre Pellice attendevano invano l’arrivo del ginecologo e, dopo aver prenotato da tempo una visita specialistica, hanno dovuto tornarsene a casa: il tutto a
causa di una disfunzione organizzativa!». Un semplice episodio, anche se deprecabile oppure, come sostengono le
Rdb, «una testimonianza di un progressivo abbassamento di
qualità di un servizio caratterizzato da un turn over che non
garantisce alcuna continuità nel rapporto medico-paziente»?
VENERDÌ SCIOPERO SANITÀ: SÌ AI SERVIZI ESSENZIALI — E stato proclamato per venerdì 13 febbraio uno
sciopero nazionale nel settore sanità che riguarda tutte le categorie ad esclusione dei medici e delle dirigenze. La direzione dell’Ausi 10 si è comunque mossa per garantire la salvaguardia dei servizi minimi essenziali; lo scioperò non riguarderà comunque la rianimazione, l’emergenza, l’emodialisi e la cardiologia. Ci potranno viceversa essere alcuni disagi in alcuni settori e in particolare per l’apertura degli
sportelli e per l’esecuzione di visite ed esami già prenotati.
AZIENDE A RISCHIO ALLUVIONE — Sono oltre 100 le
aziende piemontesi, situate a rischio di alluvione, disposte a
spostarsi in zone vicine usufruendo dei contributi previsti
con una legge del ’97. Il provvedimento riguarda 310 Comuni con aree in fasce fluviali; lo stato riconoscerà un finanziamento agevolato con interessi del 3% per dieci anni.
Le imprese dovranno fare domanda presso un istituto di
credito entro il 20 luglio; il campione di 104 aziende che ha
già risposto esprimendo disponibilità comprende nuove
aree per 800.000 mq e una spesa di circa 150 miliardi.
IL 1848 PER LA SCUOLA — Dieci schede di lavoro adatte
a insegnanti e alunni sono state prodotte dal Centro culturale valdese con la collaborazione di Bruno Bellion, Mario
Cignoni, Vito Gardiol, Claudio Pasquet, Gian Paolo Romagnani e Giorgio Tourn. A ogni schèda sono associati testi indicativi; le schede sono incentrate su un personaggio,
facilitando così l’interesse geografico: si va da Napoleone
a Felix Neff, a Gilly, a Beckwith, a Charvaz e Muston, a
Gavazzi: il periodo coperto è il 1814-1870. Si possono ordinare le schede al Centro culturale (tei. e fax 0121932566) con un rimborso di 5.000 lire a copia.
FEBBRAIO 1848 - FEBBRAIO 1998
I VALDESI, LA STORIA, LA LIBERTÀ
Sabato 14 febbraio ore 17,30
Il pastore Paolo RIbet presenta il libro: «Dalle Valli ail’ltalia-l valdesi nel Risorgimento » ed. Claudiana.
Saranno presenti i coautori Bruno Bellion e Daniele Tron.
Sabato 21 febbraio ore 17,30
Presentazione del libro: «Fuochi- L’epopea dei valdesi e un amore
nel Piemonte ducale».
Saranno presenti Renzo Sicco e Marina darre.
Durante il mese di febbraio, promozioni e prezzi speciali sui libri della
editrice Claudiana e del Centro culturale valdese.
Fino ad esaurimento, verranno distribuiti in omaggio fascicoli sulla
Riforma protestante e sulla storia valdese a chi ne farà richiesta.
PINEROLO, CORSO TORINO 44,
Per ulteriori informazioni Tel. 0121-393960
Ingresso libero - Sala primo piano
Una giornata di studio organizzata a Bobbio dal gruppo dei Verdi
Una proposta dì parco in vai Pellice
DAVIDE ROSSO
Un parco naturale regionale che si estenda su tutta
la vai Pellice, articolato in
aree differenziate con da un
lato un parco vero e proprio
(l’attuale oasi del Barant) dove la «protezione» sia più
marcata e dall’altro una vasta
rete di aree di pre-parco, modulate a seconda delle vocazioni delle singole aree, che
interesserebbe tutto il territorio della valle posto al disopra degli 800 metri.
Questa a grandi linee la
proposta di parco che emerge
dal lavoro del Comitato promotore del parco costituitosi
nel ’95 (formato da organizzazioni locali, ambientaliste,
culturali, forze politiche e singoli cittadini) proposta su cui
è stata incentrata la giornata
di studio a Bobbio Pellice
promossa sabato 7 febbraio
dal gruppo dei Verdi e a cui
hanno partecipato tra gli altri
Fon. Giorgio Gardiol, il sindaco di Bobbio Pellice, Aldo
Charbonnier, e l’assessore
provinciale Valter Giuliano.
Nel corso dell’incontro Giovanni Borgarello, del comitato promotore, ha presentato la
proposta di parco che è emersa dal lavoro del Comitato;
oltre ai confini del parco che
vista la posizione geografica
della vai Pellice lo inquadrerebbero in una prospettiva di
parco europeo transfrontaliero
andandosi a ricollegare con il
parco francese del Queyras,
ha voluto evidenziare l’idea di
un parco che si ponga «come
laboratorio di sviluppo sostenibile inserito in un territorio.
Le finalità sono quelle di tute
lare il territorio attraverso la
sua qualificazione; occorre un
rapporto marcato tra popolazione locale e parco. Il parco
deve essere però un progetto
di tutta la gente del territorio
altrimenti non avrà le gambe
per poter proseguire. Giunti a
questo punto basterebbe raccogliere un certo numero di
firme per poter avanzare la
proposta di parco ma vogliamo che l’idea maturi si consolidi, meglio procedere lentamente che male».
Non fare un parco sulla testa della popolazione è stato
uno dei punti fermi emersi
dal dibattito di sabato a Bobbio Pellice insieme alla qualificazione dei luoghi storici e
ambientali che verrebbero
coinvolti nel parco e che ne
sarebbero le caratteristiche
salienti. «La nostra zona - ha
detto Paolo Varese, tecnico
forestale - è ricca dal punto
di vista floristico ed è complementare da questo punto
di vista alla zona francese del
Queyras e quindi va protetta.
Proteggere però non vuol dire
non intervenire. La gestione
deve essere attiva perché proteggere significa mantenere
ma questo spesso vuol dire
intervenire».
La zona interessata dal progetto di parco poi ha caratteristiche notevoli non solo dal
punto di vista naturale ma anche culturale e storico: «L’
ambiente - ha detto Paolo
Gardiol, dei Verdi - è formato anche dalla gente che lo
abita e lo ha abitato. Occorre
studiarlo prima, anche per poterlo “vendere” come turismo
qualificato. Bisogna fornire
servizi culturali per qualifica
Opuscolo del XVII Febbraio
Verso il 1848
MARIELLA TAGLIERÒ
L? opuscolo del 17 febbraio della Società di
studi valdesi non poteva che
essere dedicato, quest'anno,
al 150° anniversario dell’editto di emancipazione: scritto
dal pastore Giorgio Tourn, si
intitola significativamente
All ’origine della libertcì.
Tutti sanno che il 17 febbraio ha a che fare con i valdesi e con la libertà. Secondo
un’interpretazione che potremmo definire tradizionale,
il 17 febbraio è anzi la «festa
dei valdesi, la ricorrenza che
essi celebrano a ricordo della
loro libertà». Le cose in realtà, spiega con grande efficacia e puntualità il pastore
Toum, non stanno proprio in
questi termini.
C’è innanzitutto un problema di contesto; le Lettere Patenti sono un tassello di un
mosaico molto più complesso: l’eclisse dell’Ancien Régime e l’avvio della rivoluzione liberale, con la concessione dello Statuto, l’inizio
delle guerre di indipendenza
e del processo di unità nazionale. In secondo luogo con
l’editto di emancipazione non
si proclama la libertà religiosa ma l’acquisizione dei diritti civili e, per quanto concerne la religione, la concessione
di una tolleranza molto limitata. In altre parole, la libertà
di culto è stata non una conces.sione ma una conquista, il
«frutto di una lunga lotta condotta dagli evangelici in primo luogo, ma anche da larghi
settori della cultura liberale
che ne hanno inteso il senso e
la portata per la crescita della
»3t’.-yFt<i«>iauRN
1848* 1998
ALL’ORKÌINE
DELLA LIBERTÀ
coscienza nazionale». E infine, quale è stato l’impatto di
questo avvenimento sul mondo valdese? 11 17 febbraio rivoluziona infatti non solo una
condizione oggettiva ma anche quella soggettiva; l’uscita
dal «ghetto» comporta una ridefinizione di identità, l’assunzione di nuovi compiti e
responsabilità: «Il momento
della libertà è anche il momento degli interrogativi,
l’emancipazione non è solo
un dono da ricevere ma una
condizione da gestire».
La rilettura fatta dal pastore
Tourn degli avvenimenti che
portano al ’48 e del loro significato, fatta alla luce dei
criteri che abbiamo sommariamente elencato, è molto
ricca e avvincente, condotta
com'è sulla base di una chiave interpretativa unitaria: la
nascita della categoria di cittadinanza in senso moderno.
Per questo ha senso continuare a interrogarsi su questi avvenimenti di 150 anni fa perché sono appunto all'origine
della nostra libertà.
Veduta dell’Oasi del Barant
re il turismo oltre che strutture alberghiere adeguate. Si
può rilanciare un turismo culturale in valle anche attraverso la valorizzazione dei luoghi storici valdesi ma bisogna
investire su di essi, sui sentieri eccetera».
Per'i rappresentanti degli
enti locali presenti all’incontro, il parco rappresenta sicuramente un motivo di interesse, anche se è una scelta che
deve essere presa dalla popolazione anche perché, dice
l’assessore della Comunità
montana vai Pellice Marco
Tuminello, il bilancio tra costi e benefici per alcuni Comuni della valle è una scelta
tutta da verificare. Parlando
dell’aspetto economico l’assessore ha evidenziato come
ci siano già molti progetti che
parlano di gestione del territorio che per ora sono slegati
e ha posto l’interrogativo se
riuscirà un parco ad integrarli. Le intenzioni dei promoto
ri, ha evidenziato Giova»
Borgarello, sono quelle che
parco si ponga in contini
con gli altri progetti sul teit
torio e non in discontinuità.
Per il sindaco di Bobbi
Aldo Charbonnier, il territoi
è l’insieme delle persone d
lo abitano e sono queste a i
ver decidere: «Chiediamoi
essere rappresentati peri
quinto nell’ente di gestioi
del parco. Non si può affi«
tare il problema montagna«
soluzioni tampone. Oggi al
biamo già delle normative t
sogna cominciare ad utiliza
le possibilità di finanziamci
che ci sono». Quella di sabj
è stata una giornata di stai
di approfondimento del pit
getto parco in cui tra l’altro
emerso come fatto salieii
evidenziato da tutti i parteo
panti all’incontro che la vali
rizzazione e la salvaguardial
un territorio non può dimeai
care l’uomo che abitap
territorio e che vi agisce,
Il nuovo fascicolo de «La Beidana»
Perché i falò?
MARCO ROSTAN
Puntuale all’appuntamento
del 17 febbraio, il fascicolo n. 31 de La Beidana,
cultura e .storia nelle valli
valdesi contiene ovviamente
interessanti materiali sul
1848: un articolo di Giorgio
Spini su «Mito e realtà del 17
febbraio» dove, tra l’altro, si
ridimensiona giustamente la
pretesa magnanimità di Carlo
Alberto (in realtà, con l’editto
di emancipazione, il re non
fece altro che adeguarsi ad altri, ad esempio la casa di
Asburgo, che aveva emanato
ben sessant’anni prima, con
Giuseppe 11, la «Patente di
tolleranza»); uno studio di
Gian Paolo Romagnani che
esamina la situazione valde.se
tra Napoleone e Carlo Alberto e una riflessione di Daniele
Tron sui «fuochi di gioia sulle nostre montagne», cioè sui
falò e sulla festa che, forse
molti non Io sanno, avvenne
la prima volta il 24 febbraio e
non il 16 sera; il messaggero
Jean-Jacques Parander, studente in teologia e futuro pastore, partì infatti da Torino
verso la mezzanotte, alle tre
svegliò a Pinerolo il sig.
Monnet perché invias,se messaggi in vai Perosa e San
Martino e arrivato a San Giovanni comunicò al pastore
Bonjour che la Gazzetta Piemontese aveva annunciato, la
sera stessa, di pubblicare il
giorno dopo le Lettere Patenti
dell'emancipazione valdese.
Ma il 1998 è anche l’anniversario dei 150 anni de
L'eco delle valli valdesi: il
giornale nacque infatti nel luglio 1848, poco dopo le Pa
cultura e «Loria nalle valli vaW
tenti, con il sottotitolo «Ferf
le hébdomadaire spéciaW
consacrée aux intéres
riels et spirituels de la fam®
vaudoise». La Beidana rici
da alcuni pezzi della stof*
del L’eco con una cronai
politica del giornale valdc*
dal 1848 al 1861 di August
Comba (dal 1851 il giorni
diventa italiano e si intituj
La Buona Novella e si dedin
largamente airevangcliz**
zione), mentre Alberto Taf
eia, m una ricerca su coniai,
tei»
giornale ha affrontato il
della diaconia, scopre co*
stupore quanto poco intere^
sia stato rivolto nei primi
quant’anni agli istituti diussj
stenza, proprio nel moinef
in cui .sorgevano molte de
opere maggiori.
RADIO beckwith
EVANGELICA
FM 96.500 e 91.200
tei. 0121-954194
And
la ricc
menti
che cc
que, pi
te clas
quest
molte
modo
consue
felli e
membt
giorni
ti alle I
rappor
due an
braio c
platem
s
Lune
ta: per
colare
sione d
cistoro
visibile
giungei
centro i
re dav£
tenza p
al temp
10, cui
parteci
predica
squet, r
tore, G:
anche o
e parlei
tuale di
Italia; ;
munitai
prezzo I
alla rivi
lanot-lV
20.45,
gruppo
senta «
bertà»,
dio Pas(
si giuns
verso a
culto e
nità: re
20.45, 1
ristrutti
per tutti
Beckwii
sizione
fugio Ri
Lun
ne dei
8,30 p
10 culi
retto, a
la Pro
sca, bi
12 feh
26.00C
18.00C
anzian
Serre,
verso,
cartolo
fumerii
gemina
vendita
sarà de
ternarie
nata il
te e un
di Char
lodrami
croc
or
9
^10 195 VENERDÌ 13 FEBBRAIO 1998
ilisiS
—
I
Jiovai
Ile che
ontiniiii
sul ten
inuità.
Bobbi
territoi
sone cl
:ste ad
llamo i
i peri
gestioi
ò affra
agna«
9ggi ai
lativeli
Jtiliza
iziamei
di sabil
li stai
del pn
l’altro;
sallen
parteo
la vi
uardial
dime®
ita pit:
ce,
TU
Delle Yallì ^ldesi--------
Culti, pranzi comunitari, rappresentazioni teatrali e, naturalmente, i tradizionali falò
IL XVII FEBBRAIO NELLE CHIESE VALDESI
PAG. Ili
Anche quest anno le chiese delle Valli si preparano a vivere
la ricorrenza del XVII Febbraio organizzando i consueti momenti di ritrovo popolari, dai falò del 16 ai pranzi comunitari
che coinvolgono nell’organizzazione decine di persone ovunque, perfinire alle recite del 17, talvolta drammi storici, a volte classici del teatro impegnato e qua e là semplici farse. Ma
quest’anno, col 150° anniversario delle Lettere Patenti, in
molte chiese si è deciso di puntare sulla memoria storica in
modo anche più deciso del solito. Sarà, anche qui come di
consueto, un periodo per ricordare in modo particolare i fratelli e le sorelle delle chiese del Rio de la Piata (due loro
membri, Huber Rivero e Brenda Rostan, saranno nei prossimi
giorni in visita alle Valli). Le collette dei culti saranno devoluti alle chiese .sudamericane; a suggellare ancora di più questo
rapporto lo scambio fra il pastore Miguel Angel Cabrerà per
due anni a Pomaretto e Sergio Ribet (che predicherà il 15 febbraio a Colonia nel culto di apertura del Sinodo dell’area rioplatense) e per due anni in servizio a Fray Bentos.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Lunedì 16 alle 19 fiaccolata: per marcare in modo particolare la celebrazione, occasione di libertà civile, il Concistoro propone di rendere più
visibile la fiaccolata per raggiungere il falò passando nel
centro del paese, in particolare davanti al municipio: partenza puntuale alle 19 davanti
al tempio. Martedì 17, alle ore
10, culto nel tempio con la
partecipazione della corale,
predicazione del pastore Pasquet, messaggio del moderatore, Gianni Rostan, che sarà
anche ospite durante il pranzo
e parlerà della situazione attuale della ehiesa valdese in
Italia; alle 12,30 pranzo eomunitario nella sala Albarin,
prezzo lire 30.000, prevendite
alla rivendita di giornali Malanot-Meynet e all’Asilo; alle
20.45, alla sala Albarin, il
gruppo filodrammatico presenta «Il temp(i)o della libertà», pièce scritta da Claudio Pasquet, che rievoca come
si giunse al 17 febbraio attraverso al lotta per la libertà di
culto e di tempio nella eomunità: replica il 1° marzo alle
20.45, offerte a favore della
ristrutturazione del tempio;
per tutta la giornata nella sala
Beckwith sarà allestita l’esposizione sul centenario del Rifugio Re Carlo Alberto.
POMARETTO
Lunedì 16 alle 20 accensione dei falò. Martedì 17 alle
8,30 partenza dei cortei, alle
10 culto nel tempio di Pomaretto, alle 12,30 pranzo presso
la Pro Loco di Inverso Pinasca, biglietti in vendita fino al
12 febbraio al prezzo di lire
26.000 per gli adulti e di lire
18.000 per i bambini presso le
anziane Vilma Long, Nadia
Serre, Marina Ribet, per l’Inverso, a Pomaretto presso le
cartolerie Bert e Beux e profumeria Giaiero di Perosa Argentina; al pranzo saranno in
vendita dei dolci e il ricavato
sarà devoluto a Amnesty International; ospiti della giornata il pastore Giovanni Conte e un gruppo della comunità
di Charenton; serata con la filodrammatica.
croci ugonotte in
oro e argento
tesi
&
delmastro
(gioielli)
via trieste 24
tei. 0121/397550
pinerolo (to)
ANGROGNA
Domenica 15 febbraio, nella
scuola grande, avrà luogo regolarmente il culto alle 10; il
culto in eurovisione che si
svolgerà in concomitanza sarà
registrato e trasmesso durante
le riunioni quartierali del terzo
ciclo. Lunedì 16 alle 20 accensione del falò comunitario
in località Ciava superiore: intorno al falò canti e rievocazione storica. Alle 19,30 partirà una fiaccolata dalle Porte,
dove si consiglia di parcheggiare le automobili. Martedì
17 partenza del tradizionale
corteo alle 9,30 dalla piazza
del capoluogo e dal Serre,
culto al tempio alle 10,30; seguirà agape comunitaria, biglietti al prezzo di lire 20.000
per gli adulti e di lire 10.000
per i bambini al di sotto dei
10 anni presso il pastore o gli
anziani; ospiti della giornata il
pastore Renato Coisson e sua
moglie Marie France Maurin;
alle 21, nella sala unionista, la
filodrammatica presenta un
adattamento della recita storica «La pietra che fu scolpita»:
partecipa la corale.
BOBBIO PELLICE
Lunedì 16 febbraio alle
19,15 fiaccolata con partenza
da piazza Caduti per la libertà; alle 20 accensione dei
falò presso il monumento di
Sibaud. Martedì 17 alle 10,30
culto al tempio con Santa Cena: predicazione del pastore
Alberto Taccia, partecipazione della corale di Bobbio-Villar; alle 12,30 pranzo comunitario: lire 25.000 adulti, lire
18.000 bambini fino alla V
elementare compresa, i biglietti possono essere acquistati alla tabaccheria Pontet e
dal pastore fino al 15 febbraio, dal 15 solo dal pastore;
durante il pranzo informazioni sulla diaconia a cura del
pastore Taccia; alle 21 la filodrammatica presenta una
commedia brillante dal titolo
«Partita a quattro» e una farsa
dal titolo «Carlino e Giovanna», ingresso libero.
RODORETTO-FONTANE
Domenica 15 febbraio, alle
19,30, incontro con diapositive sulla storia valde.se.
Domenica 15 febbraio
La visita del Presidente
Alle ore 10, culto nel tempio di Torre Pellice, trasmesso
in eurovisione su Raidue; al termine del culto il presidente
della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro rivolgerà un saluto
alla comunità. Alle 11,20 il presidente inaugura in forma
privata la mostra «1848-1998. Dalle Valli all'Italia», visita il
Centro culturale e la mostra di quadri e bozzetti dell'emblema della Repubblica di Paolo Paschetto; alle 11,50 alia
Casa valclese è previsto il saluto della Tavola, la presentazione dei convenuti e un intervento sul significato del 17
febbraio. Alle 12,30 il presidente visita l'Ospedale valdese
di Torre Pellice, a cui fa seguito il pranzo tipico del 17 febbraio alla Foresteria valdese. Dopo il pranzo, Scalfaro conclude la giornata alle Valli con la visita al Rifugio Re Carlo
Alberto a Luserna San Giovanni.
La giornata proseguirà alle ore 15 con una visita guidata
alla mostra «1848-1998. Dalle Valli all'Italia» presso il Centro culturale e alle 16 con una conferenza pubblica presso il
cinema Trento: Domenico Maselli parlerà su «Centocinquant'anni di libertà religiosa» e Gusavo Zagrebeisky concluderà con un intervento su «La libertà religiosa in Italia».
VILLAR PELLICE
Venerdì 13 febbraio alle
20,30 nella sala del teatro il
pastore terrà una conversazione ai bambini della scuola domenicale, ai catecumeni e a
tutti gli interessati sulla storia
del XVII Febbraio. Sabato 14
nella mattinata visita alla comunità di una coppia proveniente dalle chiese del Rio della Piata. Domenica 15 febbraio
alle 10,30 culto presieduto da
Dario Tron. Lunedì 16 alle 20
verranno accesi i falò nelle varie borgate, da qui partiranno
le fiaccolate che convergeranno al Ponte delle Ruine dove
alle 21 sarà acceso il falò del
centocinquantenario, interverrà il moderatore, Gianni
Rostan; breve meditazione del
pastore, partecipazione della
corale di Bobbio-Villar. Martedì 17 alle 10 culto con partecipazione dei bambini della
scuola domenicale e predicazione del pastore Giorgio
Tourn, che sarà ospite della
comunità per tutta la giornata;
alle 12,30 pranzo comunitario
nella sala di piazza Jervis, costo lire 22.000, prenotazioni
presso i negozi e l’edicola del
paese entro le 12 di venerdì 13
febbraio; alle 20,45 la filodrammatica presenta il dramma valdese «Le lacrime del
Luberon», con repliche sabato
21 e domenica 22 alle 20,45.
PRAMOLLO
Domenica 15 alle 10 culto
al presbiterio. Lunedì 16 alle
20 falò nelle varie borgate.
Martedì 17 alle 10 corteo con
donne in costume, culto di ringraziamento con la cena del
Signore e la partecipazione
della corale, alle 12 pranzo
comune nella sala, costo lire
26.000 a testa, prenotarsi entro mercoledì 12 presso Elvina
(582946) o Rina (582951), seguirà sottoscrizione a premi;
alle 20 serata valdese con la
corale e la filodrammatica che
presenterà il dramma valdese
«La rinnegata», replica sabato
21 alle 20,30.
GOV\
ARREDA
ESpOSiziONE E UboRATORiO:
' vìa S. SeconcIo, 58 " o 0121/201712
ABBADIA ALPINA - PINEROLO (To)
(di ÍRONTE aUa caserma AlpÌNÌ «BERARdì»)
VeTRÌINA NOVÌTÀ - vicolo CiRAud/pORTÌci VÌA ChÌAppERO
PRAROSTINO
Domenica 15 febbraio culto
alle 10 al tempio di San Bartolomeo; al pomeriggio per
l’Unione femminile visita della predicatrice locale Valeria
Fusetti. Lunedì 16 febbraio,
alle 20 circa, accensione dei
falò nei quartieri e fiaccolata
dei giovani con partenza da
San Bartolomeo e discesa al
Roc, con sosta al falò del Collaretto; seguirà rinfresco alla
cappella del Roc. Martedì 17
febbraio alle 10 culto con
Santa Cena e partecipazione
della corale, presieduto dal vicemoderatore Franco Becchino che sarà ospite della comunità per la giornata; alle 12,30
pranzo comunitario nella sala
delle attività, spesa prevista
tra le 10 e le 15 mila lire (occorre portarsi piatto, posate e
bicchiere); per prenotarsi telefonare entro il 13 febbraio
al pastore (500765) o all’anziano del quartiere.
PINEROLO
Lunedì 16 febbraio alle 20
in piazza d’Armi falò della libertà e fiaccolata verso il tempio; seguirà nel tempio «Riflessioni e canti» con un momento teatrale della compagnia «Nonsoloteatro» tratto
dallo spettacolo «Il nido
dell’orso». Martedì 17 alle 10
culto di ringraziamento al
tempio, alle 19,30 agape fraterna nella sala a pianterreno:
prenotazioni entro il 13 presso
Vera Long, tei. 71597. Lunedì.
16 febbraio, alle 20, alla Casa
comunale di Cantalupa si
terrà un momento di preghiera
e riflessione; alle 20,30, al
campo comunale, falò.
FRALI
Domenica 15, alle 21, nella sala, spettacolo «Il cielo
rosso», un pizzico di storia
tra canti e racconti a cura del
gruppo teatro. Lo spettacolo
sarà replicato a Luserna San
Giovanni il 27 febbraio. Lunedì 16, alle 19,15, momento
di preghiera davanti al tempio; alle 19,30 accensione dei
falò. Martedì 17 febbraio corteo e culto al tempio con predicazione del pastore Aldo
Comba e partecipazione della
corale e del coretto; seguirà
pranzo comunitario (prenotazioni presso ILse Genre Pa.scal); è prevista anche la cena
alle ore 19,30.
VILLAR PEROSA
Lunedì 16 febbraio falò, al
tempio teatro dei ragazzi della
scuola domenicale. Martedì
17 culto alle IO con Santa Cena con la partecipazione della
corale; segue pranzo comunitario al convitto al costo di lire
23.000; alle 21 il gruppo teatro propone tre farse di Franco
Roberto; partecipa l’Unione
giovanile di Inverso Pinasca,
replica il 28 febbraio alle 21.
SAN GERMANO
CHISONE
Lunedì 16 alle 20 accensione dei falò. Martedì 17 alle
8,45 partenza del corteo dal
tempio; alle 10 culto con predicazione del pastore Giorgio
Bouchard, seguirà pranzo comunitario. All’Asilo dei vecchi, dal 13 al 17 febbraio, mostra fotografica su «17 febbraio 1998-1848... I nostri
ospiti raccontano» aperta dalle 14,30 alle 17,30, la mostra
sarà preceduta da due incontri
venerdì 13 e domenica 15
febbraio alle 15 sul tema dei
ricordi.
SAN SECONDO
Lunedì 16 alle 20 falò comunitario presso la famiglia
Ghigo a Miradolo. Martedì 17
culto alle 10 con Santa Cena e
partecipazione della corale seguirà pranzo comunitario (costo lire 25.000, prenotazioni
entro il 12 febbraio presso Elvina Gardiol 500875 o Graziella Bordiga 500282 o il pastore 500132) e dibattito sulla
libertà religiosa condotto da
Gianni Long.
RORÀ
Lunedì 16, ore 20, accensione dei falò. Martedì 17, ore
10, culto con cena del Signore
e partecipazione della corale.
A seguire, nella sala del teatro, pranzo comunitario (costo
£ 25.000, prenotazioni presso
Luciana Morel, 93118). Nel
pomeriggio Daniele Tron,
della Società di studi valdesi,
parlerà sui 150 anni del 1848.
TORRE PELLICE
Domenica 15 febbraio alle
10 nel tempio culto di riconoscenza per il centocinquantenario dell’emancipazione,
con la partecipazione del Presidente Scalfaro. Lunedì 16
febbraio alle 20 falò nei vari
quartieri. Martedì 17 febbraio
alle 10 culto nel tempio del
centro con la partecipazione
della scuola domenicale e del
precatechismi; alle 12,30
pranzo alla Foresteria: le prenotazioni si ricevono dal 6 al
14 febbraio dalle 10 alle 12 e
dalle 15 alle 16,30 alla Foresteria; alle 21, al tempio del
centro, la filodrammatica
dell’Unione giovanile dei
Coppieri presenta «Questa
sera si prova zio Vanja»,
commedia in due atti di Anton Cechov, replica venerdì
20 febbraio alle 21.
yiLLASECCA
Lunedì 16 febbraio alle 20
accensione dei falò. Martedì
17 alle IO partenza dai Chiotti
per Villasecca, seguirà culto
con Cena del Signore, alle
12,30 agape fraterna ai Chiotti, prenotazioni entro il 12 febbraio presso Clodina Balma
Clot e presso il pastore, costo
lire 22.000 per gli adulti e lire
12.000 per i bambini, ospite
della giornata Marcella Giampiccoli, membro della Tavola,
e suo marito Paolo Bogo.
MASSELLO
Martedì 17 febbraio culto
alle 11 presieduto dalla pastora Di Carlo, seguirà aperitivo
presso la famiglia Tron.
PERRERO-MANIGLIA
Lunedì 16 febbraio alle 20
accensione del falò e invito
della corale a tutta la comunità di cantare intorno al falò.
Martedì 17 alle 10,30 culto al
tempio di Penero presieduto
dal pastore Paolo Ribet, che
nel pomeriggio parlerà di
diaconia, pranzo comunitario
al prezzo di lire 22.000 per
gli adulti e di lire 14.000 per
i bambini, prenotazioni entro
il 12 presso i membri del
Concistoro.
"Illv
Nelle
Chiese
Valdesi
RIO DELLA PLATA
— Dal 9 febbraio saranno
in visita alle Valli i coniugi
Huber Rivero e Brenda
Rostan della Chiesa valdese del Rio della Piata. In
particolare saranno presenti il 13, il 15 e il 16 a Torre
Pellice, sabato 14 ad Angrogna e a Villar Pellice.
CASA DELLE DIACONESSE — Giovedì 26
è fissato il trasloco della
Casa delle diaconesse nella
sede ristrutturata di viale
Gilly. Per effettuare le varie operazioni in una sola
giornata c’è bisogno di volontari e volontarie, telefonare per segnalare la propria disponibilità al 91254.
ANGROGNA — Il pastore Taglierò sarà assente
dal 18 febbraio al 3 marzo
per partecipare in Uruguay
ai lavori del comitato esecutivo della Cevaa e visitare alcune chiese valdesi.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Studio biblico;
giovedì 19 alle 20,45 al
presbiterio sul tema «Faraone: il potere non ama un
Dio debole, Es. 5, 1; 6, 1».
MASSELLO — Domenica 15 febbraio alle 11 assemblea di chiesa sulla relazione finanziaria. Riunione quartierale al Roberso giovedì 19 alle 14.
PERRERO-MANIGLIA — Riunione quartierale mercoledì 18 febbraio alle 14 a Grangette.
POMARETTO -
L’Unione femminile dell’Inverso si incontra venerdì 20 febbraio. Riunioni
quartierali: giovedì 12 alle
15 all’Inverso Faiola, mercoledì 18 alle 20,30 alla
Lausa, venerdì 20 alle
20,30 a Perosa. Culto al
Centro anziani venerdì 13
febbraio alle 16.
PRALI — Riunione
quartierale venerdì 13 febbraio alle 20 a Ghigo, si
tratta dell’ultima riunione
fino ad aprile, quando riprenderà un ciclo regolare.
Dal 19 febbraio alla fine di
marzo sono sospese le prove della corale. Giovedì 19
febbraio, alle 21, nella sala, incontro della comunità
con la Tavola valdese. Sabato 21, alle 21, nella sala,
incontro sul significato
storico del 1848 con il pastore Bruno Bellion. Sabato 28 febbraio, alle 21, nella sala, la filodrammatica
valdese di Villar Pellice
proponà il dramma valdese di Hubert Leconte «Le
lacrime del Luberon».
SAN SECONDO —
Giovedì 19 febbraio riunione quartierale alle Combe alle ore 20,30.
TORRE PELLICE —
Riunioni quartierali: venerdì 13 agli Appiotti, lunedì 16 all’Inverso, mercoledì 18 a Bouissa.
VILLASECCA — Riunioni quartierali venerdì 13
alle 14,30 a Trossieri, alle
20 a Morasso, mercoledì
8 alle 20 alla Roccia, venerdì 20 alle 20 a Villasecca. L'Unione femminile si
incontra giovedì 12 febbraio alle 14,30 a Piali, dove saranno presenti i coniugi delle chiese rioplatensi Rostan e Rivero.
SOS ALCOLISMO
Ospedale Pomaretto
Tel: 802811-49 - day ospitai
Si ringrazia l'editore per lo spazio concesso
10
PAG. IV
1E Eco Delle ^lli Iàldesi
VENERDÌ 13 FEBBRAIO 1998
VEN
Due interventi in merito agli articoli del numero scorso sulla crisi di Angrogna
II «progetto turistico», i valdesi, la politica
Non è stato
un golpe
DAVIDE E FRIDA SIMOND
Ci sembra troppo forte la
parola «golpe», utilizzata per motivare il crollo dell’amministrazione comunale
di Angrogna; bisogna ricordarsi che i «golpe» prevedono una cospirazione a scopi
eversivi e sono delle azioni
violente e armate.
Niente di tutto questo è
successo ad Angrogna, dove
casualmente, sono state depositate le dimissioni di 3
consiglieri di maggioranza,
due dei quali con motivazioni strettamente personali,
contestualmente a quelle dei
consiglieri di minoranza. Per
quanto riguarda la nostra posizione (Davide e Frida Simond), vorremmo precisare
che le motivazioni delle dimissioni (di Davide Simond
presentate il 14 gennaio 1998)
riguardano, al di là delle considerazioni sul progetto di
valorizzazione turistica di cui
spiegheremo successivamente, l’intero metodo di gestione amministrativa che si era
instaurato ad Angrogna. Il
confronto da fare non riguarda la scelta tra turismo e fognatura come parrebbe leggendo l’articolo apparso la
settimana scorsa, ma il troppo peso dato alle attività culturali e ai sogni nel cassetto a
discapito di una gestione
oculata e attenta del nostro
piccolo Comune.
Certo sappiamo che l’attenzione verso queste cose non
dà lustro alle amministrazioni
ma consente però ai piccoli
Comuni di dosare le proprie
forze per poter tirare avanti
potendo fare, a piccoli passi,
qualche cosa di tangibile per
la popolazione. Meritava, per
esempio, un occhio di riguardo la cooperazione con la nostra scuola di montagna (sempre a rischio di chiusura) nelle
difficoltà a cui andava incontro quotidianamente, difficoltà più volte manifestate ma
non valutate con l’opportuna
sensibilità. Sarebbe anche stata da verificare a fondo la gestione dell’acquedotto da parte del Consorzio Acea visto
che, da quando è entrato in
funzione il ramo orientale, ci
sono stati non pochi problemi
per quanto riguarda la fornitura di acqua che è venuta a
mancare, in alcune zone, anche per diversi giorni. Ci dispiace dover fare queste considerazioni nei confronti di
una giunta da noi sostenuta,
nonostante le remore sull'adozione dei due assessori
esterni da parte del sindaco
ma, a tempo debito, questi
problemi sono stati esposti
più volte da noi e dalla popolazione senza aver avuto riscontro; certo non abbiamo
fatto delle interpellanze scritte
0 delle richieste formali, poiché pensavamo che una giunta democratica, vicina e attenta ai problemi della popolazione dovesse comunque essere stimolata a intervenire
tempestivamente.
Altro discorso merita poi il
progetto di valorizzazione turistica della vai d’Angrogna,
(il «Progetto Pomo d’oro»
per intenderci); noi non siamo contrari all’apertura di un
bar a San Lorenzo ma questo
era un rifugio escursionistico,
un po’ fuori luogo forse, in
piazza ad Angrogna. La deliberazione programmatica di
adesione al progetto individuava varie possibilità di intervento sul territorio per le
quali, pur non essendo presenti, eravamo favorevoli; si
trattava però di una traccia
iniziale che avrebbe poi dovuto essere approfondita e
valutata.
I dubbi sorgevano invece
quando, nella deliberazione
comunale del 27 ottobre
1997 venivano individuate le
priorità di intervento riguardo
ai progetti del piano sopra
menzionato. Si trattava infatti
di garantire la possibilità di
copertura da parte dell’ente
delle quote eccedenti il contributo regionale. In quel momento il consigliere Simond
Luca Davide, presente a quel
Consiglio, esprimeva perplessità sull’operazione astenendosi dalla votazione poiché le disponibilità di bilancio non consentivano di garantire la copertura finanziaria richiesta.
I dubbi si sono ulteriormente rafforzati quando con la deliberazione comunale del 13
gennaio 1998 veniva approvato un impegno preliminare per
la futura gestione del rifugio
escursionistico in progetto tra
il Comune di Angrogna e un
privato cittadino; ci siamo
chiesti a questo punto se un
ente pubblico poteva stipulare
una convenzione su uno stabile di proprietà privata e inoltre con quale criterio era stata
valutata la cifra di £ 900 milioni necessari per l’intervento e quella di £ 180 milioni
per l’acquisto dell’immobile.
Anche queste domande sono state poste e non hanno ricevuto risposta. Questo non
vuole però dire che non sentiamo la necessità di intervenire sul territorio per incrementare il turismo, riteniamo
Valdesi tra fede
e politica
DAVIDE SIMOND
tuttavia più opportuno intervenire su delle strutture già
esistenti. Siamo inoltre fermamente convinti che ad An
grogna sia necessario uno
sviluppo turistico compatibile
con le esigenze del Comune,
questo consentirebbe di non
distogliere l’attenzione da
quelli che sono i problemi
quotidiani della popolazione.
Sono rimasto sconcertato
da quanto emerge dall’articolo «I valdesi e la politica;
io sono un valdese, certo, ma
come tale e come persona sono convinto che non debba
esistere un connubio tra la
mia fede religiosa e la politica: questo è quello che mi è
sempre stato insegnato. Le accuse e i giudizi formulati da
Marco Rostan speravo non
appartenessero a quello che io
ho sempre considerato come
un modo di vivere, un’etica al
di là della fede, e non certo
una pura e semplice etichetta.
Innanzitutto vorrei fare presente che la maggioranza e la
lista che sosteneva il sindaco
Jean-Louis Sappé non era una
lista valdese ma un insieme di
persone, di confessioni diverse, con dei programmi da
portare avanti per migliorare
le condizioni di vita di tutti i
cittadini di Angrogna. Non è
quindi giusto fare dei moralismi e delle comparazioni di
carattere puramente religioso
su un’amministrazione chiamata a rappresentare, che si
voglia o no, lo stato italiano
in un paese come Angrogna
dove convivono e si intrecciano culture diverse. Lo stare al di sopra delle parti, riuscendo a capire quale è la via
più giusta da seguire ascoltando indistintamente le opinioni dell’una o dell’altra
parte è lo scopo di un’amministrazione comunale.
Se comunque vogliamo fare delle considerazioni al riguardo della nostra fede nei
confronti della politica incominciamo a rilevare lo «scarso rigore morale», e tomo su
questa frase, avuto dall’amministrazione comunale nell’ambito dell’approvazione
del documento di programmazione turistica. Scarso rigore morale non significa accusare qualcuno di furto, ma
significa in questo caso votare a favore di una cosa dalla
dubbia legittimità. Giustamente esistono delle procedure di legge da seguire per poter approvare delle proposte
come quella sopra menzionata. Io, come valdese, nel dubbio ritengo non ci si debba
soffermare .sull’apparenza
delle cose, alla verità presen
Al palazzetto di Torre Pellice
Gare di pattinaggio
Il 14 e 15 febbraio si svolge la seconda prova del Campionato nazionale Uisp di pattinaggio artistico al Palazzetto del
ghiaccio di Torre Pellice; la prima prova si è disputata a Andalo il 28 e 29 novembre 1997 e la terza si effettuerà a Bolzano il
21 e 22 marzo prossimi, dove saranno assegnati i titoli italiani
di categoria. Le società che partecipano al torneo provengono
da diverse regioni d’Italia; gli atleti hanno un’età compresa fra
i 6 e i 18 anni e si esibiranno in prove di artistico, danza singola e a coppie e gruppi folk, sul tema conduttore «il film». Per le
prove di artistico si parte dai piccoli Pulcini di .soli 6-7 anni per
passare agli Orsetti con anno di nascita ’88-89, ai Primavera
’86-87, ai Debuttanti ’84-85, ai Novizi ’82-83 e ai Senior.
tata, ma penso che si debba
andare a scavare a fondo per
trovare la verità effettiva.
A questo punto mi domando se un valdese, dopo che si
è accorto, (e ha più volte
esposto i dubbi in proposito a
chi di dovere), che potevano
esserci i termini per una illegittimità della deliberazione
sul progetto di valorizzazione
turistica, possa, a cuor sereno,
votare a favore di una proposta in merito alla quale anche
il segretario comunale ha
espresso dubbi in proposito.
Non sono poi disposto ad
accettare in primo luogo dei
giudizi di etica e morale valdese da Marco Rostan, il quale innanzitutto non mi conosce a fondo e non può sapere
quante volte in giunta e al sindaco in prima persona ho esposto i miei dubbi sull’andamento dell’amministrazione
in generale e in particolare,
nel caso specifico, sul progetto di valorizzazione turistica.
In secondo luogo, la mia confessione di fede mi insegna
che nessun uomo può giudicare un altro uomo per il suo
operato e mi impone comunque di fermarmi a riflettere se
in primo luogo non sono stato
io a non comportarmi correttamente. Se Rostan si fosse
fermato a riflettere per un momento si sarebbe reso conto
che diverse volte in Consiglio
ha attaccato i presenti con
delle frasi poco piacevoli facendo anche delle considerazioni sulle leggi italiane, in
quel momento tenuto a sostenere, per niente edificanti.
Sono poi molto amareggiato
dalla scarsità di considerazione che sta emergendo nel nostro mondo valdese a riguardo
della libertà di opinione e del
diritto di cronaca, visto che
questo giornale ha pubblicato
solo le eclatanti notizie riguardanti la crisi di Angrogna con
dei commenti scritti solo da
una delle due parti in causa e
permettendo a coloro i quali li
hanno scritti di dare dei giudizi pesanti non conoscendo la
verità a fondo. Ho sempre
pensato che l’essere valdese
volesse dire essere aperto al
dialogo disposto al confronto,
ma anche avere l’umiltà di
porsi il dubbio se effettivamente percorrevamo la giusta
via: questa umiltà non emerge
dall’articolo di Marco Rostan
apparso la scorsa settimana,
emerge anzi uno spiacevolissimo attaccamento al potere
con la convinzione di avere la
verità in tasca.
Cari fratelli e sorelle, secondo me non è questo lo spirito che deve portare un valdese ad amministrare un Comune: un valdese amministratore deve cercare la verità
fino in fondo e non deve essere schiavo del potere e delle
proprie idee, deve saper amministrare secondo coscienza
sapendo dire no quando è il
momento di dire no e sì quando è il momento di dire sì,
cosa che io ritengo di aver
sempre sostenuto e applicato
e che con l’aiuto del nostro
Signore spero di poter continuare ad applicare senza
scendere a compromessi poco
puliti, poiché per me è questo
il modo di vivere la nostra
cultura e fede valdese.
EDGARDO POGGIO S.A.S. ASSICURAZIONI
Agente generale
Maria Luisa POGGIO GÖNNET
Via Raviob, 10/A
Tel. 0121-794596
10064 Pinerolo
FAX 0121-795572
Associazione Amici ospedale valdese
di Torre Penice
Con l’inizio del 1998 l’associazione ha una nuova
cassiera: la rag. Paola Rostan.
Per il pagamento delle quote di associazione o per
qualsiasi comunicazione, rivolgersi a lei. II suo indirizzo è: 10066 Torre Pellice. Via Bouissa 13. Tel.
0121-91653.
Appuntamenti
12 febbraio, giovedì —
STAFFARDA: All’Abbazia
di Staffarda alle 20,45 seconda conferenza a cura del dott.
Paolo Jannuccelli sul tema
«Universo religioso degli
aborigeni australiani».
12 febbraio, giovedì —
CAVOUR: Alla biblioteca
comunale, alle 17, incontro di
aggiornamento sul tema «La
depressione nell’infanzia»,
relatrice Rosita Piovesan.
12 febbraio, giovedì —
TORRE PELLICE: Alla biblioteca della Casa valdese,
alle 15,30 per l’Unitrè, concerto con Gianpaolo Torchio,
pianoforte: musiche di Beethoven, Schumann, Chopin,
Schubert.
13 febbraio, venerdì —
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alla scuola media «De
Amicis» alle 17,15, per il corso di aggiornamento, «Piccole
storie, grandi storie»: incontro
con Bruna Peyrot, autrice di
«Le prigioniere della torre».
13 febbraio, venerdì —
LUSERNA SAN GIOVANNI: All’istituto tecnico «Alberti» alle 18 incontro sul tema «La dieta: fabbisogno calorico. Fabbisogno quotidiano
dei vari principi alimentari.
Abbinamento dei cibi. Come
adattare la dieta alle proprie
esigenze» con la professoressa Donatella Pascal.
14 febbraio, sabato —
TORRE PELLICE: La Società pescatori sportivi valle
Pellice indice l’assemblea generale dei soci nel salone della Società operaia, via Roma
7, alle 14,30; alTodg: relazione attività 1997, programmi e
proposte 1998, tesseramento.
13 febbraio, venerdì — PINEROLO: Al Centro sociale
di via Lequio 36, alle 20,45,
incontro sul tema «Dal Vangelo alla lotta sociale: fra Dolcino, primo comunista rivoluzionario del tardo Medioevo
piemontese»; ingresso libero.
13 febbraio, venerdì —
PEROSA ARGENTINA:
Nella sala conferenze della
Ausi alle 21 secondo incontro
del corso «Le immagini della
pubblicità» sul tema «Strumenti della comunicazione:
immagine coordinata».
14 febbraio, sabato — BIBIANA: Alle 21,15 al teatro
parrocchiale va in scena «L
sindich ‘d Valsomara» con la
compagnia giavenese «Ij camola». Ingresso lire 10.000,
ridotto lire 4.000.
14 febbraio, sabato — PINEROLO: Alla libreria volare alle 17,30 presentazione
del libro «Dalle Valli valdesi
all’Italia», introduce Paolo
Ribet, intervengono Bruno
Bellion e Daniele Tron.
14-15 febbraio — TORINO: Alla Sala Giolitti del
Centro congressi Torino incontra, via Nino Costa 8, dalle 9 alle 19 di sabato e dalle 9
alle 13 di domenica, convegno sul tema «Trasporto merci nelle Alpi».
15 febbraio, domenica —
SALUZZO: Apertura del
carnevale saluzzese con gran
polentata nel pomeriggio a
piazza Cavour.
15 febbraio, domenica —
BAGNOLO: Al teatro Silvio
Pellico alle 16 «Giallo di fiaba», ingresso lire 10.000
adulti, lire 5.000 bambini.
18 febbraio, mercoledì —
PINEROLO: Alla scuola media «Brignone», alle 16,30,
terzo incontro del corso di aggiornamento su «Globalizzazione del mondo» sul tema «Il
fondamentalismo cristiano».
18 febbraio, mercoledì —
PINEROLO: Per il cinefórum, alle 20,45, al cinema
Ritz «Fuga dalla scuola media» di F. Solandz.
19 febbraio, giovedì —
ANGROGNA: Alla biblioteca comunale, alle 21, inizia il
corso di organetto per principianti ed esperti tenuto da Gigi Sapone. Per informazioni e
iscrizioni tei. 0121-91076.
19 febbraio, giovedì —
STAFFARDA: Nella sede
dell’associazione «Ricostruttori», alle 20,45, incontro sul
tema «Viaggio nel mondo dei
morti: lo sciamanismo».
19 febbraio, giovedì —
TORRE PELLICE: Alla biblioteca della Casa valdese,
per rUnitrè, alle 15,30, conferenza sul tema «Hermann
Hesse, Narciso e Boccadoro»
a cura della professoressa
Marita Maglione.
20 febbraio, venerdì —
PINEROLO: Per la stagione
teatrale pinerolese, alle 20,45,
Nino Castelnuovo e Giorgia
Trasselli presentano «Ciò che
vide il maggiordomo di Joe
Olton».
:rvizi
VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENiCA 15 FEBBRAiO
Perosa Argentina: Farmacia
Termini - Via Umberto I, telef.
81205
Ambuianze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 15 FEBBRAIO
Luserna San Giovanni: Farmacia Gribaudo - Via Roma
19 (Airali), tei. 909031
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 2331
TORRE PELLICE — Il
cinema Trento ha in programma, giovedì 12 febbraio
e venerdì 13, ore 21,15, Jerusalem, la terra promessa di
Bilie August; sabato 14, ore
20,10 e 22,10 e domenica 15,
ore 16, 18, 20,10 e 22,10, lunedì 16, ore 21,15, 007 - Il
domani non muore mai.
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma, venerdì 13, Il figlio di Bakunin,
sabato II punto di non ritorno, da domenica (16, 18,30,
21) a giovedì 12, 7 anni in
Tibet. Feriali ore 21.
E
PRIVATO acquista mobili vecchi-antichi e oggetti
vari: tei 0121-40181.
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via del Mille, 1 ■ 10064 Pinerolo
tei. 0121-323422; fax 323831
redazione Torre Pellice
tei. 0121-933290; fax 932409
Sped. In abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. ai sensi di legge Piera Egidi
Stampa: La Ghisleriana Mondovì
Una copia L. 2.000
Ui
pe
Gs
prie I
forze,
mich
con il
porto
trovai
siesp
Cavin
alle d
femn
presii
trova
Uniti,
cappe
Il cc
na fre
frire s
spiriti
minai
Opera
medie
quelli
traum
gravi
cardia
na Ca
équipe
mazio
re la r
contât
nerli, c
loro, Si
le lorc
«Ho p:
tutte le
ho ber
chiunc
vicina
no per
ho ber
risserò
zati, se
mamn
espres
Questa
il più I
mente
Ce
G.
rii
Lit
AA
Lit
Gie
ar
Lit
Mi
Lit
Gie
Lit
Gii
ra,
Lit
Se
1.A
ni
11
>98
* venerdì 13 FEBBRAIO 1998
)tea il
iciGili e
;de
-ut
sul
dei
bi
;se,
an
inn
ro»
5sa
)ne
45,
già
;he
loe
'A^
a;
!54
0
eia
ef.
a:
D
ar
na
90
a:
^ Adriana Gavina negli Stati Uniti
Un corso di cappellania
per aiutare gli ammalati
ELENA GIROLAMI
Guardare dentro se
stessi, conoscere le proprie debolezze e le proprie
forze, capire le nostre dinamiche interne di relazione
con il dolore ci aiuta nel rapporto con le persone che si
trovano nella sofferenza. Così
si esprime la pastora Adriana
Gavina in una lettera inviata
alle donne del Movimento
femminile battista di cui è
presidente. Attualmente si
trova a Phoenix, negli Stati
Uniti, per seguire un corso di
cappellania.
11 corso che la pastora Gavina frequenta la prepara a offrire sostegno psicologico e
spirituale agli ammalati terminali e alle loro famiglie.
Opera in seno a una équipe
medico-infermieristica e a
quella di pronto soccorso
traumatologico: nei casi più
gravi di improvviso arresto
cardiaco o respiratorio Adriana Gavina è presente nell’
équipe specializzata di rianimazione. Quando si deve dare la notizia di un decesso,
contatta i familiari per sostenerli, confortarli, pregare con
loro, sempre nel rispetto delle loro convinzioni di fede.
«Ho pregato con persone di
tutte le fedi - scrive Adriana ho benedetto malati morenti
chiunque fossero, sono stata
vicina alle mamme che hanno perduto i loro piccoli e li
ho benedetti prima che morissero: a volte li ho battezzati, se c’era urgenza, e se la •
mamma, cattolica, aveva
espresso questo desiderio».
Questa testimonianza è forse
il più importante gesto ecumenico: l’amore, la miseri
cordia, il rispetto dell’altro
nel momento del dolore valgono più di molte discussioni
ecumeniche e disquisizioni
teologiche. Nelle azioni concrete di amore per il prossimo si può realizzare veramente l’Unità dei cristiani
La specializzazione che
Adriana Gavina sta acquisendo apre diverse prospettive
per altre vocazioni che potrebbero rispondere alle
nuove istanze delle chiese e
della nostra società. Sarebbe
auspicabile, a questo proposito, che anche le nòstre Facoltà istituissero dei corsi di
studio di questo genere. La
formazione pastorale clinica
può essere uno strumento di
grande importanza per la
preparazione dei giovani pastori che affrontano la cura
pastorale delle comunità:
corsi di questo tipo sono ormai obbligatori in un gran
numero di Unioni battiste
nel mondo. La società in cui
viviamo presenta sempre
nuove sfide per la cura pastorale e richiede la conoscenza
di strumenti tecnici quali solo un corso che unisce metodologia clinica e contenuto
teologico può offrire. La tecnologia medica ha bisogno di
essere accompagnata dalla
sollecitudine per i bisogni
spirituali di chi si trova in situazioni critiche: ma una presenza così ferma è frutto di
molta preparazione e Adriana
vi è preparata con convinzione. Attualmente sta per iniziare un lavoro di supervisione di altri pastori in ospedale
e questa sua esperienza certamente aprirà molte possibilità per le nostre chiese al suo
ritorno in Italia.
1 Vita Delle Chiese
Chiesa battista di Grosseto
Coinvolgere i cittadini
con le serate musicali
PAG. 7 RIFORMA
CLAUDIA ANGELETTI
INSERENDOSI nella tradizione protestante che ha
sempre visto le chiese produrre e offrire musica alle
proprie città, anche a Grosseto nel mese di dicembre la
Ghiesa battista ha invitato la
cittadinanza ad assistere a
due concerti tenutisi nel suo
locale di culto. Gosì chi ha
raccolto l’invito ha potuto
trascorrere una serata (13 dicembre) e un pomeriggio (20
dicembre) veramente piacevoli e sereni, rallegrati da voci
e suoni armoniosi.
Il primo concerto ha avuto
come protagonista la Società
corale «Giacomo Puccini»,
un’istituzione culturale grossetana di vecchia data, che ci
ha presentato un programma
prevalentemente religioso e
natalizio, intervallato da alcuni brani madrigalistici cinquecenteschi sul tema dell’amore «profano» e della bellezza della natura. Molto applaudita l’esecuzione dei coristi, diretti e accompagnati
dal maestro Francesco lannitti Piromallo, e particolarmente apprezzata, accanto ai
canti tradizionali a tutti noti
(Adeste fideles, Joy to thè
World di Fiàndel e Hark/ The
Herald sing di Mendelssohn),
una dolcissima aria spagnola
(El Nascimiento, di un misconosciuto A. Ramírez), che riproduce l’atmosfera delicata
della nascita di un bimbo con
motivi da nenia popolare.
Sempre all’insegna della
valorizzazione di tutte le espressioni musicali e del superamento della divisione tra
musica sacra e profana, nel
secondo concerto Daniele lafrate al pianoforte e Loredana
Birocci con la sua voce di soprano hanno eseguito una serie di spiritual e alcune canzoni di George Gershwin. Gosì, accanto ai sentimenti della
gioiosa certezza della fede, si
sono naturalmente collocati
gli esiti «laici» di una musicalità altrettanto gioiosa scaturente da sentimenti amorosi
profondamente vissuti e restituiti nelle cascate di note di
Gershwin. Magistrali l’interpretazione della cantante,
dotata di ampia estensione di
registri vocali, e l’accompagnamento del pianista, capace sempre di assecondare e
sottolineare il vario succedersi di ritmi e suoni.
iV A
\CHE
Martedì 17 febbraio 1998 - RAIDUE alle ore 24,30
verrà trasmesso uno speciale in occasione del 150° anniversario delle Lettere Patenti
«Stato di grazia» le lettere
patenti ai valdesi del 1848
Regia Giovanni Ribet: consulenza storica di Giorgio
Tourn e Giorgio Bouchard; collaborazione della rubrica
Protestantesimo.
NAPOLI — Dopo il felice esperimento dell’anno scorso, il 6
gennaio i bambini della scuola domenicale della comunità
battista di via Foria hanno riproposto la formula originale
del «musical», regalando un pomeriggio di grande allegria a
tutti. Girca quindici ragazzi e ragazze, tra i 5 e i 14 anni,
hanno dato espressione alle loro capacità recitative e musicali a partire dal famoso racconto inglese Canto di Natale
di Gharles Dickens. La storia, riproposta dalla rivista «La
scuola domenicale», è stata arricchita di canzoni melodiche italiane e straniere degli ultimi 30 anni, i cui testi sono
stati riscritti dalla monitrice Rossana Gocca. Ancora una
volta l’entusiasmo con cui i ragazzi hanno presentato il loro lavoro ha catturato l’attenzione dei genitori e dei numerosi amici intervenuti allo spettacolo, vissuto come un
gioioso momento di comunione fraterna.
TORINO — Martedì 27 gennaio, dopo lunga e dolorosa malattia, il fratello Adamo Micheletto, di 84 anni, ha lasciato
questa vita terrena. I funerali sono stati celebrati il giovedì
successivo nel tempio battista di via Passalacqua, alla presenza di numerose persone, fra amici e parenti. Alla moglie
Guerrina, ai figli Germana e Giovanni, alle nipoti Paola,
Laura, Roberta, Enrica, Elena e alla nuora Piera, la chiesa
battista che si raccoglie in via Passalacqua rinnova la sua
partecipazione al dolore e ricorda le parole del Signore Gesù; «Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre
se non per mezzo di me».
PRAMOLLO — Il culto di domenica 18 gennaio è stato presieduto da Daniele Noffke: lo ringraziamo di cuore per il ricco
messaggio rivoltoci e per la sua disponibilità.
• Un ringraziamento sincero anche alla sorella Rina Ferrerò
che ha lasciato il Goncistoro dopo un servizio svolto sempre con dedizione per 15 anni. Le siamo riconoscenti per
quello che ha fatto per la comunità e anche per la disponibilità a continuare a occuparsi della pulizia e dell’accensione delle stufe nel tempio e nei vari locali.
MONDOVÌ — Il 26 gennaio si sono svolti i funerali di Francesco Sicardi, di 86 anni, padre del nostro fratello e anziano
di chiesa Stefano Sicardi. Francesco Sicardi, figura molto
nota a Mondovì, era stato professore di matematica e per
diversi anni preside dell’Istituto magistrale cittadino. In
questi ultimi anni la sua salute era declinata lentamente e
non gli permetteva più di fare vita attiva. La chiesa evangelica, nell’esprimere il suo affetto e la sua simpatia alla vedova, ai figli, in particolare a Stefano, e a tutti i familiari, li
esorta a rinfrancarsi nella fede in Gristo.
GARBONIA — Il 29 gennaio, all’età di 92 anni, la sorella in Gristo, Maria Tuveri si è addormentata nel Signore. Maria è
stata una delle ultime gioiose risposte al lavoro di testimonianza della comunità battista nel mondo della terza età.
Ricordiamo infatti che Maria ha professato pubblicamente
la sua fede in Gristo solo l’anno scorso. La comunità intera,
dalla breve e intensa testimonianza di questa sorella, ha
tratto l’incoraggiamento a continuare a proclamare la parola di Dio a quanti come lei sono avanti negli anni.
L’OFFERTA E VALIDA FINO AL 31 MARZO 1998^
* salvo esaurimento scorte
I vokimi possono essere ordinati presso la
Clrnuéiima Editrice
via Principe Tommaso 1, 10125 Torino - tei. 011/668.98.04 - fax 011/650.43.94
e-mail: claudiana.editrice@alpcom.it; pagamento in contrassegno (per ordini inferiori a L. 40.000 si addebitano L. 4.500 per diritti postali); oppure possono essere
acquistati direttamente presso le seguenti librerie;
Claudiana di Torino
Via Principe Tommaso 1,
10125 tei. 011/669.24.58.
Claudiana di Milano
Via Francesco Sforza 12a,
20122
tei. e fax 02/76.02.15.18
Claudiana di Torre Pellice
(TO) Piazza Libertà, 10066
tei. e fax 0121/91.422
Libreria di cultura religiosa
Roma
Piazza Cavour 32, 00193
tei. 06/322.54.93
Collana della Società di Studi Valdesi
G. Spini, G. Tourn, G. Bouchard, B. Peyrot, A. de Lange, Il «glorioso
^mpatrio» dei valdesi. Storia - contesto - significato
Lit. 2&mtf - Lit. 14.000
^VV.W., Dall’Europa alle valli valdesi
Lit. 84:000' - Lit. 42.000
Giorgio Rochat, Regime fascista e chiese evangeliche. Direttive e
articolazioni del controllo e della repressione
Lit. AatOOO" - Lit. 21.000
Marie Bonnet, Tradizioni orali delle Valli valdesi del Piemonte
Lit. SOrOOO" - Lit. 25.000
Giorgio Spini, Studi sull’evangelismo italiano tra Otto e Novecento
Lit. 33:000' - Lit. 16.500
Giuseppe La Scala, Diario di guerra di un cappellano metodista durante la prima guerra mondiale
Lit. 35*000' - Lit. 17.500
Serie completa’(sconto 58%) liL 115.000 anziché lit 172.000.
Storia dei valdesi
(in tre volumi)
1* Amedeo Molnar, Dalle origini all’adesione alla Riforma
(1532)
Lit.3&000’- lit 19.000
2. Augusto Armano Hugon, Dal
sinodo di Chanforan atta
emancipazione (1848)
Iit.32i00lT-16.000
3. Valdo ViNAY, Dal movimento
evangelico italiano al movimento ecumenico (1980)
LitASreOlT- 24.000
«Storia del movimento evangelico in Italia nei secoli XIX
e XX >
Giorgio Spini, L’Evangelo e il berretto frigio. Storia della Chiesa Cristiana Libera in Italia (1870-1904)
lAt.JÁ:mÜ - Lit. 12.000
Giovanni Iurato, Pietro Tagliatatela. Dalla filosofia del Gioberti
all’evangelismo anti-papale
Lit._22.00tr - Lit. 11.000
Domenico Maselu, Libertà della Parola. Storia delle chiese cristiane
dei Fratelli in Italia (1886-1946)
LiL^arOOlÌ - Lit. 11.000
Giuseppe De Meo, «Granel di sale». Un secolo di storia della Chiesa
cristiana avventista del 7° giorno in Italia (1864-1964)
Lit.30i000' - Lit. 15.000
Jean-Pierre Viallet, La Chiesa Valdese di fronte allo Stato fascista
(1922-1945)
Lit.AO:OOtr - Lit. 20.000
AA.W., Movimenti evangelici in Italia dall’Unità ad oggi
Lit.JZéiOCKT - Lit. 13.000
Acquistando la serie completa lo sconto sale ulteriormente dal
50% al 58%: Lit. 68.000 anziché 164.000.
Serie completa
(sconto 58 %)
Lit. 50.000
anziché lit 118.000
12
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 13 FEBBRAIO 199R VENI
Molte le iniziative nella Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani
L^aiuto dello Spirito Santo
Aumentano le comunità e le località coinvolte e aumenta la partecipazione degli
ortodossi. L'ecumenismo come occasione di testimonianza e crescita nella fede
Raggruppiamo in questa pagina le notizie che ci sono state
inviate da tutta Italia sulle attività della Settimana di preghiera, scusandoci con tutti per aver dovuto tagliare ferocemente gli
articoli pervenuti: con il materiale raccolto avremmo potuto
riempire la metà del nostro giornale! Poiché, pur avendo sforbiciato senza pietà abbiamo ancora parecchi contributi da pubblicare, proseguiremo la panoramica nel prossimo numero.
Un articolo invece che non abbiamo tagliato è quello del pastore Paolo Spana, sulla destra della pagina. L'argomento, la
costituzione del Consiglio delle chiese cristiane di Milano, ci
pare di tale significato da meritare che la notizia venga pubblicata integralmente.
Due brevissime note, positive, in margine alla «Settimana»
di quest’anno: sono aumentate notevolmente le località e le
comunità coinvolte. Per molti è stata la prima occasione di incontro e non si legge delusione in coloro che ci segnalano
l’esperienza fatta. Il secondo aspetto incoraggiante è la crescente partecipazione delle comunità ortodosse, che cominciano a uscire allo scoperto. L’ecumenismo sta passando da esperimento di pochi, talvolta visto con diffidenza, a fenomeno più
vasto e solido. Sta a tutti noi farlo maturare con serietà ed
equilibrio, spiegando ai membri delle nostre chiese che incontrarsi con i cristiani di altre confessioni può essere un’opportunità preziosa per testimoniare la nostra fede.
Nel Cuneese
Anche quest’anno fratelli
evangelici e cattolici si sono
ritrovati a Cuneo per pregare
per l’unità dei cristiani. L’incontro ha avuto luogo nella
chiesa dei «Tomasini» dove il
pastore Michele Foligno ha
commentato il brano tratto
da Romani 8, 26: «Lo Spirito
Santo viene in aiuto alla nostra debolezza». La celebrazione è stata arricchita dalla
presenza del coro dell’Oftal
che ha eseguito canti cattolici
ed evangelici. Sono intervenuti un sacerdote e un monaco ortodossi facenti capo al
metropolita Gennadios, del
monastero di San Basilio di
Revello (Saluzzo) che hanno
elevato la nostra preghiera
con la lettura di un brano di
Sant’Efrem Siro. In rappresentanza del vescovo, il vicario generale ha commentato
un brano del Vangelo di Giovarmi. (g.m.)
Il 18 gennaio, nella Chiesa
dei Santi Pietro e Paolo di
Breo, a Mondovì, si è svolta
l’annuale celebrazione ecumenica. Hanno predicato il
pastore Michele Foligno, su
Romani 8, 14-27 e il vescovo
di Mondovì, Luciano Pacomio, su Giovanni 16, 5-15.
Nel corso della celebrazione
una toccante testimonianza è
venuta da due famiglie di
credenti, una cattolica (la famiglia Manildo), l’altra evangelica (la famiglia Grando),
che hanno parlato del loro
incontrarsi, pregare insieme,
del crescere della fraternità e
comprensione, della fede
quotidiana.
11 22 gennaio, nella chiesa
del Sacro Cuore, all’Altipiano, il sacerdote Duilio Albarello (membro del Sae) e Stefano Sicardi, anziano della
Chiesa evangelica di Mondovì, hanno parlato, in un
clima di vera fraternità, sul
tema: «Come può e deve una
comunità cristiana vivere con
atteggiamento ecumenico?».
A Bra il 24 gennaio, nella
chiesa di San Giovanni, si è
tenuta una liturgia ecumenica, con la presenza degli evangelici locali: la predicazione, per parte evangelica, è
stata tenuta dal pastore battista Adriano Dorma.
A Alessandria
L’incontro per la Settimana
di preghiera si è svolto in un
clima sereno e proficuo per
impostare il lavoro futuro. 11
vescovo di Alessandria, Fernando Charrier, ha avuto parole di affetto fraterno, semplici e profonde, verso gli
evangelici, toccando il cuore
dei presenti. Da parte evangelica Maurizio Abbà, studente di teologia delle chiese
metodiste di Alessandria e
Bassignana, ha richiamato
l’attenzione verso un ecumenismo non superficiale e saltuario, da vivere invece costantemente.
Importanti i simboli usati
nella liturgia: la Bibbia, posta
davanti all’assemblea affiancata dal candelabro ebraico,
a ricordo del fatto che l’ebraismo resta la nostra radice costitutiva, il pane spezzato e
poi ricomposto come segno
del nostro impegno a rico
menica del 20 gennaio
struire, a Dio piacendo, l’unità dei cristiani, l’acqua, come segno del battesimo che
ci unisce in Cristo risorto.
Un grande segno di speranza è venuto da bambine e
bambini, evangelici e cattolici con le loro preghiere, bambini insieme per un futuro
(prossimo) di relazioni, speriamo ancora più intense e
fruttuose.
Nel Canavese
Domenica 18 gennaio il vescovo di Ivrea, mons. Bettazzi, ha predicato nel corso del
nostro culto sul cap.8 della
lettera ai Romani e parecchi
amici cattolici hanno partecipato al culto. Nella serata del
19 il pastore Plescan ha parlato dello Spirito Santo nel libro
degli Atti durante la «lectio
divina» organizzata dal seminario diocesano e condotta
mensilmente dal vescovo.
Giovedì 22 nella chiesa parrocchiale di Caluso il pastore
Plescan ha tenuto un culto
evangelico con la liturgia consueta e con una predicazione
sul profeta Ezechiele. Sempre
sullo stesso libro Plescan ha
predicato nel corso della messa serale di domenica 25 nel
duomo di Ivrea, sottolineando l’importanza dell’azione
dello Spirito Santo anche nel
contesto attuale, nella società
di oggi a Ivrea e nel Canavese.
A Chivasso la celebrazione ha
avuto luogo nei locali della
Chiesa valdese. 11 pastore è
stato sempre accompagnato
dal vescovo Bettazzi e tutti gli
incontri sono stati seguiti da
piacevoli momenti fraterni e
conviviali, (c.c.)
A Genova
A Genova la Settimana per
l’unità dei cristiani ha vissuto
il momento più importante e
significativo mercoledì 21
gennaio, presso la comunità
parrocchiale di Castelletto.
Coordinato dalle sorelle della
chiesa battista di Genova rincontro, imperniato sul tema
«Lo Spirito viene in aiuto della nostra debolezza» (Romani
8, 26) dopo l’accoglienza effettuata dal parroco mons.
Marino Poggi, ha alternato
canti, preghiere spontanee e
tre riflessioni su altrettanti
passi biblici.
11 pastore Stefano Fontana,
della Chiesa battista di Genova ha commentato il passo di
Isaia 52, 13-15 e il vescovo
ausiliare di Genova mons. Alberto Tanaslni si è soffermato su Romani 8, 14-27 invitando tutti a pregare perché
la speranza di formare una
(foto C. Zibecchi)
unità come vuole il Signore
diventi realtà. Il pastore luterano di Genova, Jurgen Astfalk, prendendo lo spunto da
Giovanni 17, 5-10 ha insistito
sulla necessità di essere uniti
a Cristo, perché solo in questo modo la sua gloria sarà
manifestata in noi.
Giunti alla conclusione
dell’incontro tutti i presenti,
scambiandosi il segno di pace hanno cantato il seguente
significativo inno: «Dolce
sentire come nel mio cuore/
ora umilmente sta nascendo
amore./ Dolce capire che
non son più solo/ ma che son
parte di una immensa vita,/
che generosa splende intorno
a me;/ dono di Lui, del suo
immenso amor», (e.p.)
A Catania
Il 21 gennaio a Sant’Agata
al carcere, una tra le più antiche chiese della città etnea, si
è svolto l’incontro di preghiera per l’unità dei cristiani.
«11 monaco vive fuori dalla
città nel silenzio e nella contemplazione. lo sono venuto
per ultimo tra voi. Chi avrebbe potuto pensare che un
giorno la Chiesa ortodossa,
cacciata da questa terra, sarebbe ritornata nell’isola così
ricca di fede e di storia? Ma,
per Dio, un giorno sono come mille anni. Questa è terra
che vide San Paolo diretto a
Roma, la città dei martiri, tra
i quali Agata, che in questo
luogo trovò la morte, di Leone di Catania, vescovo». Parole lente, pesanti, quelle di
padre Nilo, archimandrita ortodosso del Patriarcato ecumenico, presente per la prima volta a questo appuntamento. Si ricongiungono tradizione e lacerazione, il passato si fa presente per aprirsi
al futuro di Dio.
Il luogo dell’incontro ha
posto interrogativi alla parte
evangelica. Non è facile per il
protestantesimo cogliere tali
sensibilità, anche solo spaziali, artistiche, devozionali:
da parte nostra si impone
però uno sforzo di attenzione
per meglio comprendere coloro con cui interloquiamo.
All’incontro animato da
mons. Luigi Chiovetta, nuovo
rettore della chiesa, docente
di ecumenismo all’Istituto
teologico San Paolo, hanno
partecipato le chiese awentista, battista, luterana, salutista e valdese. Ha predicato,
per la parte evangelica, la pastora Almut Kramm.
L’intervento dell’archimandrita richiamava tra l’altro alla memoria storica la
rappresentanti delle chiese milanesi nel corso della giornata ecu
presenza della Chiesa ortodossa in Sicilia sotto il dominio bizantino dal 535 all’827.
Da qualche tempo la Sicilia
rivive una nuova primavera
ortodossa di gran significato
ecumenico e storico. Dal monastero greco di San Giovanni Theristis, a Vibongi (Re),
dipendente dal Monte Athos,
si irradia oggi sulla Calabria e
sulla Sicilia questo significativo ritorno. Forse si apre una
nuova stagione, non solo di
convivenza pacifica tra fedi
ed etnie diverse ma di confronto e crescita.
A Isola del Uri
A conclusione della settimana di preghiera domenica
25 gennaio a Isola del Liri,
nella sala parrocchiale della
chiesa di San Lorenzo intitolata significativamente «Sala
agape», si è svolto un incontro tra cattolici e battisti, vivace e partecipato come avviene ormai da diversi anni.
Nell’autunno del 1992 il
parroco della chiesa locale,
don Domenico Ferri, accettò
l’invito a partecipare ad un
dibattito sull’antisemitismo:
per la prima volta nella storia
di Isola del Liri un prete cattolico varcava la soglia di una
chiesa evangelica. In seguito
la Settimana di preghiera
fornì l’occasione per un incontro memorabile, sottolineato da un abbraccio, un
lungo applauso, un patto:
quello dell’amore scambievole. La visita venne restituita
nel tempio battista. 11 pastore, indicando la cancellata
costruita attorno al tempio
per difendersi dalle sassaiole
dei cattolici, commentò:
«Questa sera sono cadute le
cancellate ben più alte che
erano nei nostri cuori».
Da allora incontri, studi biblici, ma anche gesti concreti. 11 senso di questa esperienza è stato colto dai Focolarini che ci è hanno proposto raccontare nel duomo di
Palermo il percorso che le
nostre due comunità stanno
compiendo e così il 17 gennaio don Domenico e Sergio
Tattoli sono volati a Palermo.
È stata una manifestazione
imponente: quattromila persone hanno gremito il duomo e altre duemila, fuori sotto la pioggia, hanno seguito
su un mega schermo la celebrazione. Presente anche il
sindaco Leoluca Orlando.
Ben calibrata l’introduzione
di mons. De Giorgi, profondo
il discorso di Chiara Lubich
ebe ha indicato i fondamenti
per una spiritualità ecumenica secondo le indicazioni di
Graz. Sono seguite testimonianze ecumeniche varie, anche di una coppia di musulmani provenienti da Casablanca e di una donna ebrea.
La nostra testimonianza verte sulla ritrovata concordia
tra cattolici e battisti di Isola
Liri dopo oltre ottant’anni di
dissapori e intolleranza, nella
gioia di essere insieme adorando lo stesso Dio. Ma ciò
non significa cadere in un
irenismo superficiale. Siamo
consapevoli ebe la via ecumenica è lunga e non priva di
ostacoli. Una ragione in più
per apprezzare i frutti Che
stanno maturando, (s.t.)
Presentato il 24 gennaio
Il Consiglio delle chiese
cristiane di Milano
PAOLO SPANO
Esiste un’imprevedibile
elemento leggero dell’ecumenismo, che talora gli
permette di osare piccole,
eppur grandi deliberazioni.
Questo elemento può essere
definito anche con il termine
«ingenuità». È questo elemento che dà la forza di tentare l’impossibile, la volontà
di liberarsi delle cautele suggerite dall’esperienza. È la
forza di Davide davanti a Golia, il coraggio di Giosuè, che
si appresta a varcare il Giordano per muovere verso la
terra della promessa. Pensavo a queste cose, all’elemento leggero, sabato sera 24
gennaio, mentre seguivo le
fasi della liturgia di ringraziamento e di benedizione sul
Consiglio delle chiese cristiane di Milano costituitosi di
fatto e di diritto il 13 dello
stesso mese. Debolezza e forza esaltante emergevano dalle preghiere spontanee, dagli
indirizzi di saluto e dalla predicazione a due voci di mons.
Ravasi e del Cardinal Martini.
La debolezza, innanzitutto.
Infatti il Consiglio esibisce,
anche a prima vista, una serie di aspetti deboli. È debole
se si considera la compagine
di chiese che hanno aderito.
Mancano all’appello chiese
vive e vivaci, come quelle
pentecostali, la Chiesa avventista, le chiese dei Fratelli,
la Chiesa armena, mancava
la rappresentanza della Chiesa greco-ortodossa. Ogni assenza denuncia un disagio,
una separazione, una serie di
motivi teologici fortemente
controversi, forieri di giudizi
negativi e anche di condanne. Paradossalmente, una
circostanza gioiosa, numerosa, partecipata come quella
sottolineava ancora di più il
vuoto di quelle assenze. Ma
poi è debole anche la struttura stessa del Consiglio, come
evidenzia anche una lettura
veloce dello Statuto. Si pensi
al fatto che ogni decisione
operativa deve essere presa
all’unanimità dei votanti e
che ogni chiesa ha diritto a
un solo voto (per questo le
chiese battiste hanno trovato
un accordo per esprimere
una sola rappresentanza e
una formula atta a definire di
comune accordo il voto di cui
possono disporre). Abbiamo
voluto questa clausola perché nelle cose dello Spirito o
c’è un pieno accordo delle
parti o è meglio fermarsi, riprendere i colloqui e non affrettare le decisioni controverse. L’esperienza fatta negli
anni passati ci conforta nel
supporre che questa procedura servirà più a dare la forza del consenso alle decisioni
che a creare deliberati blocchi sulla strada del Consiglio.
E poi tante altre debolezze,
che mi limito a elencare: le
discontinuità teologiche che
permangono, la disparità numerica fra le diverse chiese,
le difficoltà linguistiche, i diversi approcci pastorali ai
problemi, la diversa impostazione dell’evangelizzazione,
le complesse contraddizioni
di una città come Milano
infine la vastità delle aree
d’intervento definite dallo
Statuto all’art. 3.
La forza dello Spirito. Ma,
detto tutto quello che c’è da
dire sulle debolezze, se guardiamo a questo evento in
controluce, intendo quella
dell’Evangelo, emergono i segni impalpabili di una forza
tanto reale quanto elusiva: la
forza della fede. Non la fede
in una formula ecumenica di
collaborazione, non la fede
nell’onestà, nell’affidabilità e
nelle qualità spirituali delle
persone coinvolte in questo
processo ecumenico, del che
nessuno deve o ha motivo di
dubitare, ma fede in colui
che ci ha guidati fin qui al nostro Ebenezer.
La fiducia che il Signore ci
ha guidato sino a questo
punto del cammino ecumenico a Milano è anche il filo
tosso che negli anni ha collegato fra loro tante esperienze, delle quali alcune sono
tuttora in atto (incontri ili
preghiera, manifestazioni/«/
la pace, l’Osservatorio inteiconfessionale milanese,il
Sae, ecc.). La fede-fiducla che
ci animava quella sera viveva i
sì del ricordo di tante esperienze ecumeniche, ma guardava alto e ambiva a conseguire risultati tanto luminosi
da dare coraggio a quell’ecumenismo di livello nazionale
ed europeo che, come ci documentava Riforma, attraversa, invece, momenti difficili
o, almeno, di riassetto strategico. Eventi come questo
possono infondere nei cuori
delle persone e nella vita delle chiese locali un germe di
speranza, quel tanto che serve per dare al movimento
ecumenico un segnale e offrire una testimonianza al polo
delle nostre chiese.
Ora siamo tornati ai posti
di lavoro e tutti ci rendiamo
conto che la vita interna delle
assemblee locali non può essere più come prima: none
stata fatta un’aggiunta ai programmi già esistenti, ma si
cercato di cambiare la menta
lità di lavoro. Occorre riprendere il cammino e assumere
responsabilità che tengano
conto di un orizzonte nuovo,
perché più ampio e più stimolante. Davanti a noi stanno le Colonne d’Èrcole: al
tempo stesso limite dell’igno;
to e porta aperta verso mondi
nuovi. Un sogno guidò l’apostolo Paolo in Europa, un sogno può additare alle chiese
di Milano nuove possibilità di
vivere il servizio e la predicazione dell’Evangelo.
S(
Lo «scambio delle preghiere»
fra I rappresentanti delle varie
chiese (foto C. Zibecchi)
ABBONAMENTI 1998
ITALIA
ESTERO
- ordinario
■ ridotto
■ sostenitore
■ semestraie
£ 105.000
£ 85.000
£ 200.000
£ 55.000
- ordinario
- via aerea
- sostenitore
• semestraie
- cumuiativo Riforma -s Confronti £ 145.000 (soio itaiia)
£ 160.000
£ 195.000
£ 250.000
£ 80.000
Per abbonarsi: versare l'importo sul ccp n. 14548101
intestato a Edizioni Protestanti s.r.l., via S. Pio V15 bis, 10125 Torino.
A"
lo SCOI
monia
erediti
testlm
Lagorr
rienza
grandi
al tem
riserva
dieci a
cata d
Torino
in que
Anni 5
i culti (
primi /
Dall’
parsa e
sua caí
amore
e dai n:
la Ghie
(era na
nel 19:
Torino
la Ghie
la più
Timpor
membr
gelica,
«quale»
gli ultin
perso i
esprim
partecij
e alla le
sti e cor
Altra
Letizia 1
nata si
fede affi
di Fran
che fu t
primo ]
bera, fi
Gavazz
1828, f
no dag
artigian
bricant
aver pr
piccolo
Cor
¡IX'
IL Coi
valde
tato mo
febbrai
inancip,
Prograr
inizierà ;
concludi
un impo
cato a J.
fumose c
Il culto,
scrive e i
ll> al qu
autorità
^ regioni
ore 9) pe
vorrà di i
‘1 teatro (
t^omunqi
Ioatro, a
°us, ma
ui Una pr
ut Soli ve
della Toi
^ Carigr
ore 11, si
nianifi
1® dall’A
'ittàcapi
libertà re
'‘‘battito
storico Fi
Pastore e
Caselli e
aente de
^itnità e
¡ell’Uni
Pfof. Rin;
*‘®derà la
I
13
D 199g VENERDÌ 13 FEBBRAIO 1998
¡ghiere«
Ile varie
Zibecchi)
e dallo
ito. Ma,
3 c’è da
ie guarinto in
quella
ino i seia forza
isiva: la
la fede
Jnica di
la fede
ibilità e
ili delle
questo
del che
otivo di
a colui
li al no
¡nore ci
questo
3cumee il filo
a colleperiene sono
ntri di
oni^f
D inteilese.il
icia che
i viveva ;
e espe- j
a guatconseminosi ‘
ell’ecu-.
zionale '
; ci dottraverdifficili
stralequesto
li cuori
ita delrme di
he sermento
e offrial polo
,i posti
idianio
la delle
)uò esnon è
ai prona si è
nentariprenumere
ngano
nuovo,
liù stii stanole: al,
ll’igno; I
mondi
rapoun sochies^
lilità di ;
'edica- i
000
000
000
000
no.
m
Vita Delle Chiese
La sorella Affortunata è scomparsa a Torino dopo lunga infermità
La fede di casa Lagomarsino
Una famiglia segnata dall'impronta di Francesco, che fu protagonista, nella
seconda meta del secolo scorso, delle vicende della Chiesa libera di Gavazzi
PAG. 9 RIFORMA
CESARE MILANESCHI
Affortunata Lagomarsino, deceduta a Torino
lo scorso 21 gennaio, ha testimoniato una fede profonda,
ereditata dalla memoria della
testimonianza di Francesco
Lagomarsino, come un’esperienza personale vissuta con
grande consapevolezza, ma
al tempo stesso con grande
riservatezza. Inferma da oltre
dieci anni, era quasi dimenticata dalla Chiesa valdese di
Torino, sebbene fosse giunta
in questa città alla fine degli
Anni 50 e avesse frequentato
i culti e le altre attività fino ai
primi Anni 80.
Dall’84 fino alla sua scomparsa era rimasta chiusa nella
sua casa, assistita con grande
amore dalla figlia, dal genero
e dai nipoti. Già membro della Chiesa battista di Firenze
(era nata a Sesto Fiorentino
nel 1910), quando giunse a
Torino si mise in contatto con
la Chiesa valdese perché era
la più vicina alla sua casa:
l’importante per lei era essere
membro di una chiesa evangelica, senza sottilizzare su
«quale» scegliere. E anche negli ultimi anni, quando aveva
perso il dono della parola,
esprimeva la sua fede e la
partecipazione alla preghiera
e alla lettura biblica con i gesti e con l’emozione.
Attraverso la zia paterna.
Letizia Lagomarsino, Affortunata si ricollegava nella sua
fede alla militanza evangelica
di Francesco Lagomarsino,
che fu uno dei protagonisti di
primo piano della Chiesa libera, fondata da Alessandro
Gavazzi. Nato a Genova nel
1828, Francesco Lagomarsino da giovane fu un modesto
artigiano, «garzone di un fabbricante di bilance». Dopo
aver preso contatto con un
piccolo gruppo di evangelici
Alcuni membri del Comitato di evangeiizzazione delia Chiesa iibera:
Francesco Lagomarsino è ii terzo da sinistra in piedi
e aver iniziato un’opera di
colportaggio, nel 1856 si trasferì a Alessandria in qualità
di evangelista insieme al collega Camillo Minetti. In questa città i due fondarono una
comunità di operai che si radunava tutte le sere, oltre la
domenica.
Il 5 giugno del 1857 il tribunale di Alessandria condannò
Lagomarsino, il Minetti e Bonaventura Mazzarella a cinque giorni di prigione e all’ammonizione per il «reato
di lesa religione dello Stato».
Nel 1858 Lagomarsino si trasferì a Biella e curò anche un
gruppo minore a Graglia (Ve).
Dal 15 al 20 novembre di
quello stesso anno partecipò a Torino al «Sinodo di tutte le chiese evangeliche d’Italia», dove si dichiarò quale unico articolo di fede «ia
Bibbia e nuU’altro che la Bibbia». Negli anni 1859-60 Lagomarsino, con l’aiuto di Salvatore Teardo, incrementò
notevolmente la comunità di
Milano, che raggiunse i 400500 membri, continuando insieme l’evangelizzazione in
Lombardia e in Emilia. Si distinse anche per l’impegno
culturale e per la ricerca del
dialogo con le altre componenti dell’evangelismo italiano. Nel 1863 ospitò nella sua
chiesa Henry James Piggott,
esponente di rilievo del metodismo wesleyano, e qualche
tempo dopo espresse il proprio disagio per le critiche eccessive che alcuni evangelisti
della Chiesa libera avevano
espresso contro la Chiesa valdese. Sul piano culturale, sebbene autodidatta, Lagomarsino fu in grado di insegnare
nella Scuola per gli evangelisti, che la Chiesa libera aveva
creato a Milano negli anni
1867-1870, e di dirigere il
quindicinale «La Chiesa libera» negli anni 1872-73.
Dopo il 20 settembre 1870,
fu tra i primi predicatori
evangelici che entrarono in
Roma, insieme a Gavazzi, a
Ludovico Conti e a diversi altri. Il consenso ricevuto dalla
popolazione rese possibile
una grande manifestazione,
che si tenne il 17 marzo 1872
con la partecipazione anche
della «Fratellanza artigiana
d’Italia», ciò che provocò la
protesta del pastore valdese
Giovanni Ribetti. Lagomarsino rispose che il Ribetti e altri
come lui «alienano lo spirito
degli italiani e specialmente
della classe operaia» dai vaidesi, i quali purtroppo ostentano «perenne devozione (...)
alla Casa Savoia e al governo
del re». Queste critiche non
impedirono tuttavia a Lagomarsino di impegnarsi per
la collaborazione e l’unità fra
le diverse componenti dell’
evangelismo italiano. Nel
1883 fu tra i promotori del
Comitato intermissionario
che promuoveva l’unità fra gli
evangelici, insieme a Emilio
Comba e Paolo Geymonat.
Air interno della Chiesa libera si adoperò per la creazione e l’incremento di diverse comunità, sia in qualità di
membro del Comitato per
l’evangelizzazione (nel quale entrò nel 1874) sia come
evangelista e pastore nelle
città di Napoli (1876-1881) e
Firenze (1881-1895). Con la
crisi della Chiesa libera, nel
1895 Lagomarsino espresse il
desiderio di entrare nella
Chiesa valdese, da lui ritenuta «la chiesa più italiana».
Tuttavia nel 1904, all’età di 76
anni, entrò nella Chiesa metodista wesleyana.
La chiesa valdese e la città
Come Torino ricorderà
il XVII Febbraio 1848
6IUSEPPE PLATONE______
1^ ??^^*®toro della Chiesa
valdese di Torino ha punsulla domenica 22
ebbraio per ricordare l’eniancipazione dei valdesi. Il
programma della giornata
inizierà alle 9 del mattino e si
concluderà alle 9 di sera con
un importante concerto dedi^uto a J, s. Bach e a due sue
l^ose cantate: la 152 e la 32.
ii culto, presieduto da chi
scrive e del pastore Bernardi'ii- al quale parteciperanno
autorità cittadine, provinciali
® regionali, inizia presto (alle
'ife 9) per permettere a chi lo
ijorrà di raggiungere in corteo
icatro Carignano. È previsto
comunque, tra il tempio e il
Inatto, anche un servizio di
i!®’ rna si tratta in ogni caso
! Una passeggiata non lunga,
“' soli venti minuti nel cuore
AI r risorgimentale.
Carignano, a partire dalle
a 11, si svolgerà una pubblit ^anifestazione organizza„j *"aii’Associazione Torino
lih * ““pitale europea su: «Le
religiose in Italia». Al
„ “Itito parteciperanno: lo
Q Francesco Traniello, il
. tore e deputato Domenico
d ^aiii 6 Tullia Zevi, presiSull’Unione delle codeinf^ ebraiche. Il rettore
Df-r \Jft'versità di Torino,
Bertolino, prela manifestazione alla
quale, si prevede, gli ebrei, i
valdesi, i battisti e gli evangelici in generale saranno particolarmente numerosi. Molti a
Torino sperano in una buona
partecipazione anche dei vaidesi delle "Valli con il loro tradizionale costume.
Per la pausa pranzo la comunità valdese torinese organizza un ricco buffet nel
salone di corso Vittorio per il
quale occorre prenotare telefonando alla segreteria della chiesa (011-6692838). Alle
ore 15, nel tempio, si svolgerà
un pomeriggio comunitario
con canti di bambini delle
scuole domenicali e della corale evangelica diretta dal
maestro Flavio Gatti. Tra un
coro e l’altro Giorgio Tourn,
storico e teologo valdese,
terrà una conversazione sul
1848 nella Torino del re Carlo
Alberto. Infine l’intensa giornata si concluderà con un
concerto con il gruppo «Arion Ensemble» e la corale
evangelica. L’invito a partecipare a questa giornata è stato
esteso a tutte le chiese evangeliche dell’area torinese e al
mondo delle valli valdesi che
rappresenta il retroterra di
una storia e di una presenza
che vuole essere parte attiva
e propositiva della società.
Insieme dunque, con gioia e
riconoscenza al Signore, per
una storia di ottocento anni
che continua.
Chiesa valdese di Milano
Un'installazione luminosa
e una mostra documentaria
In occasione del 150° anniversario della libertà civile
concessa ai valdesi e agli
ebrei, da sabato 14 febbraio
alla chiesa valdese di Milano,
in via Francesco Sforza 12/a,
le chiese evangeliche battiste,
metodista e valdese di Milano
organizzano una manifestazione sul tema «La libertà degli altri: 1848-1998». Tre sono
gli eventi organizzati: innanzitutto sabato 14 febbraio alle
ore 15,30 nella chiesa valdese,
una tavola rotonda su «Storia
delle chiese evangeliche a Milano dopo il 1848», a cui parteciperanno rappresentanti
delle chiese battiste, metodista e valdese. Sempre il 14
febbraio nella chiesa valdese
alle ore 17,30 verrà inaugurata «Luogo parola», un’installazione luminosa dell’artista
Silvio Wolf, realizzata per
l’occasione: interverranno
all’inaugurazione Enrico Cercai, presidente Aem spa, Cesare Stevan, preside della Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, Corrado
Gavinelli e Mirella Loik.
L’esposizione è il primo intervento di un artista nella
chiesa valdese di Milano e
sarà aperta tutti i giorni dalle
ore 18 alle 21 fino al 7 marzo:
al termine del periodo espositivo sarà installato a cura
dell’Aem spa un impianto di
illuminazione notturna permanente della facciata della I
chiesa. Infine è prevista presso la libreria Claudiana, sempre in via Francesco Sforza
12/a, «Luce per la memoria»,
una mostra storico-documentaria sulla presenza evangelica (battista, metodista
e valdese) a Milano, dall’Unità a oggi: la mostra intende offrire ai milanesi un’
occasione per riappropriarsi
di un dimensione poco nota
della storia passata e presente
della città, riportando alla
memoria una vicenda straordinaria e quasi caduta nell’oblio come quella della
chiesa di San Giovanni in
Conca, in piazza Missori, luogo di culto della comunità
valdese dal 1881 al 1948; dopo la demolizione della chiesa, avvenuta nel dopoguerra
per motivi urbanistici, la facciata originale è stata riedificata in via Sforza, dove ha sede l’attuale chiesa valdese,
terminata nel 1952 (la facciata è stata restaurata nell’estate di 1997 con il contributo
del Comune di Milano e della
Fondazione Cariplo) L’inaugurazione si terrà alle 18,30;
la mostra, allestita a cura degli architetti Mirella Loik e
Corrado Gavinelli del Politecnico di Milano, rimarrà aperta fino al 7 marzo, la domenica dalle 18 alle 21, lunedì dalle 15 alle 21, dal martedì al sabato dalle 9,30 alle 12,30 e
dalle 15,30 alle 21.
Agenda
13 febbraio
UDINE — Alle ore. 18, presso la Chiesa metodista (piazzale
D’Annunzio 9), il prof. Giorgio Girardet presenta il proprio
libro: «Protestanti e cattolici. Le differenze».
14 febbraio
BERGAMO —Alle ore 15,30, nei locali dell’Archivio di Stato (via Tasso 84), il Centro culturale protestante e la Comunità cristiana evangelica, con il patrocinio dell’Archivio di
Stato di Bergamo, organizzano una giornata di studio sul
tema: «150 anni di libertà religiosa in Italia. 17 febbraio
1848-1998, l’evento, il contesto storico, il significato oggi».
17 febbraio
ROMA — Alle ore 19, nella chiesa valdese di piazza Cavour, si tiene una pubblica celebrazione dal titolo: «Percorsi di libertà dal Medioevo a oggi» con letture di testi e brani
musicali proposti dal coro Ipharadisi.
18 febbraio
BARI —Alle ore 19, all’Autitorium della Vallisa, si tiene un
concerto organizzato dall’associazione «Il coretto» insieme
alla Chiesa valdese, con musiche su temi protestanti e
ebraici di Bloch, Prokofiev, Mendelssohn eseguite dal violinista A. Perpich e dalla pianista Rosa Lapresentazione.
TERNI — Alle ore 18, presso il Cenacolo di san Marco, il past. Renzo Bertalot tiene una conferenza su: «I valdesi a 150
anni daUa libertà», per l’organizzazione della Chiesa metodista e della Commissione diocesana per l’ecumenismo.
MILANO — Alle ore 18,30, chiesa cristiana protestante (via
De Marchi 9, M. Turati), il prof. Paolo Ricca parla sul tema:
«Ulrich Zwingli, il più pneumatologo dei riformatori».
18-20 febbraio
TORINO —Al teatro Agnelli (via Paolo Sarpi 111) si tengono tre recite, alle ore 21, dello spettacolo «Fuochi», ispirato
al romanzo di Marina Jarre «Ascanio e Margherita», allestito
dall’Assemblea teatro. Informazioni: 011-4376230 - 4376272.
19 febbraio
MESSINA —Alle ore 17,30, nella chiesa valdese (via Laudamo 16), il pastore Bruno Tron parla sul tema della libertà
con particolare riferimento al problema dei profughi. Al
termine avrà luogo un’agape fraterna. Tel. 090/40098.
20 febbraio
TORINO — Per il ciclo di incontri su politica e violenza,
nonviolenza e politica, alle ore 17,30, presso il centro studi
«Sereno Regis» (via Garibaldi 13), Hildegard Goss-Mayr
parla sul tema: «Esperienze di nonviolenza attiva».
CATANIA —Alle ore 19, in via Cantarella 6, Dora Bognandi
Pellegrini, awentista, responsabile italiana dell’Associazione internazionale per la difesa della libertà religiosa, tiene
una conferenza sul tema: «La libertà degli altri».
ROMA — Alle ore 20,45, nella chiesa battista di via Teatro
Valle 27, Loredana Birocci (soprano) e Daniele lafrate (pianoforte) eseguono spiritual e musiche di George Gershwin.
21 febbraio
FIRENZE — Alle ore 21, nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, si tiene un programma musicale di «Innologia protestante», con la direzione di Joan Yakkey; presentazione a cura del pastore Piero Bensi.
22 febbraio
TORINO — Alle ore 21, nel tempio valdese di corso Vittorio
Emanuele 23, l’Arion Ensemble e la corale evangelica di
Torino eseguono le cantate di Johann Sebastian Bach Bwv
32 e Bwv 152 per la serie «Musica e preghiera».
Radio e teleoisione
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul
primo programma radiofonico della Rai, predicazione e
notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di Raidue a cura
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne alle 23,40 circa e, in replica, il
lunedì della settimana seguente alle ore 9,30 circa. Domenica 22 febbraio andrà in onda: «La libertà degli altri: gli
evangelici italiani 150 anni dopo la concessione dei diritti
civili». La replica andrà in onda lunedì 2 marzo.
SPECIALE PROTESTANTESIMO
Culto evangelico
diretta eurovisione - Raidue
domenica 15 febbraio 1998 - dalle ore 10 alle ore 11
dalla chiesa valdese di Torre Pellice (valli valdesi)
presiede il pastore Bruno Rostagno
predica il pastore Giorgio Tourn
corali dirette dal m.o Ferruccio Corsani
regia di Giovanni Ribet
produttrice Gianna Urizio
In occasione del 150“ anniversario delle «Lettere Patenti»
del 17 febbraio 1848 sarà trasmesso in diretta eurovisione
un culto solenne alla presenza del Presidente della Repubblica italiana, on. Oscar Luigi Scalfaro
I
14
PAG. 10 RIFORMA
rrtvj. ■ w mrkjnmrt
LxOMMENTI
VENERDÌ 13 FEBBRAIO 1%
Riforma
La pace dei coraggiosi
Paolo Naso
Come sempre i falchi fanno più rumore delle colombe.
Anche in Irlanda del Nord dove, ancora una volta, sono
state componenti del movimento repubblicano a rompere
la tregua, come già era accaduto nel 1996 quando un attentato a Londra uccise due persone e ne ferì oltre 100. A
fine anno è stata una fazione repubblicana, infatti, a uccidere nei carcere di Maze «Re Ratto», un noto e autorevole
paramilitare unionista. Ne è seguita una catena di attentati da una parte e dall’altra che hanno gettato un cono
d’ombra sulle trattative in corso a Stormont, a poche miglia da Belfast. È lì, in un brutto casteUo bianco, già sede
del Parlamento deH’Ulster disciolto nel 1974, che le sei
contee si stanno giocando il loro futuro polidco.
Al tavolo, faticosamente aperto dopo mille veti incrociati degli unionisti e dei repubblicani, Mo Mowlam, il ministro del governo di Tony Blair per gli affari nordiriandesi;
Gerry Adams, il leader di Sinn Fein che sta provando ad affrancarsi dai rigidi condizionamenti dell’Ira: David Trimble, ii capo del Partito unionista deU’Ulster, la principale
forza politica deiia regione. Insieme a loro i socialdemocratici di David Hume, tradizionalmente moderati e impegnati a trovare una soluzione di compromesso; sul fronte
opposto, ed è un dato di eccezionale rilievo politico, il reverendo Paisley e gli ex paramilitari dell’Ulster Democratic Party, i primi «unionisti radicali» ad aver accettato la
tregua nel settembre del 1994. Mediatore di questo tavolo
negoziale il senatore statunitense Jerry Mitchell che, con
la benedizione della Casa Bianca, dal 1995 sta cercando di
favorire una soluzione stabile e consensuale al conflitto.
GU attentati delle ultime settimane hanno gelato soprattutto le delegazioni di Sinn Fein e degli unionisti più radicali. Il messaggio è stato tanto violento quanto chiaro:
nessuno è in grado di controllare le «schegge» più o meno
impazzite del fronte repubblicano e di quello unioitista.
Anche in Irlanda del Nord, quindi, se pace sarà, sarà la pace dei coraggiosi.
E sarà ora o mai più. Infatti, mai come ora vi sono state
condizioni più favorevoli: mai, da quando nel 1968 gli attentati hanno iniziato a insanguinare le sei contee arrivando a uccidere oltre 3.200 persone. Dall’inizio del conflitto, mai un ministro di Sua Maestà aveva ricevuto a
Downing Street capi di Sinn Fein e senza che l’Ira consegnasse una sola pistola. D’altra parte mai un capo di Sinn
Fein aveva potuto spingersi così in avanti nei preliminari
del negoziato; mai il reverendo Paisley e gli altri unionisti
delle varie bandiere avevano accettato di sedere di fronte
agli odiati «papisti». Mai il governo inglese aveva avanzato
un pacchetto di proposte così preciso e, se non altro, attento alla complessità degli equilibri politici e istituzionali
delle sei contee: esso prevede, infatti, un Parlamento per
le sei contee, una struttura di collegamento tra Irlanda
(del Nord e del Sud), Galles, Scozia e Inghiiterra; una serie
di istituzioni tese a favorire la cooperazione bilaterale tra
Repubblica d’Irlanda e le sei contee dell’Ulster. Insomma
un progetto «complesso», basato su un sistema di pesi e
contrappesi tesi a garantire tutte le comunità. Troppo per
gli unionisti, troppo poco per i repubblicani. Ma intanto si
discute di una proposta concreta.
Mai, infine, i’opinione pubblica nordirlandese era stata
così favorevole a una soluzione negoziale del conflitto e
mai ie chiese, cattoliche e protestanti, si erano trovate così
unite per negoziare la tregua attraverso i propri cappellani
nelle carceri, per favorire il negoziato, per sostenere concrete esperienze di incontro, dialogo e riconciliazione tra le
diverse comunità. Una voce per tutte, quella del moderatore della Chiesa presbiteriana irlandese, il pastore Sam Hutchinson: «L’attuale crisi del negoziato impone un’azione
responsabile. Coloro che hanno influenza sugli attentatori,
devono usarla per fermare queste uccisioni. Se questi attentati servono a distruggere i negoziati, dobbiamo impedire che questa strategia abbia successo». I falchi hanno
avuto paura di tutte queste condizioni favorevoli ed hanno
usato al meglio l’unica arma di cui dispongono; per le colombe è il momento più difficile ma anche quello della verità delle loro intenzioni e della misura della loro determinazione. La gente della strada è con loro, possono farcela.
A
E-Mail (Torino): riforma@alpcom.it
E-Mail (Napoli); riforma.na@mbox.netway.it
Uri: http://www.alpcom.it/riforma
Via S. Pio V, 15 -10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/657542
Via Fona, 93 - 80137 Napoli - tei. 081/291185 - fax 081/291175
Via dei Mille, 1 -10064 Pinerolo - fel. 0121/323422 - fax 0121/323831
DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Corsani. Marta D'Auria. Emmanuele Paschetto, Jean-Jacques Peyronel, Piervaldo Rostan (coordinatore de L'eco delle valli) Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia. Avernino Di
Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Giorgio GardioI, Maurizio
Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Negro,
Luisa Nitti, Nicola Pantaleo. Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE:Stelio Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovi - tei. 0174-42590.
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l.-via S. Pio V, 15 bis -10125Torino.
PfMOmÊwm rntOtrnum bxMb con V£co(mtvia vatíatí:
nimpnòaaammiMàaapmmmm^
Tariffe inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000. Partecipazioni; millimetro/colonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1.000.
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 176 del 1* gennaio 1951. Le modifiche sono state registrate II 5 marzo 1993.
Il numero 6 del 6 febbraio 1998 è stato consegnato per l’inoltro postale all'Ufficio CMP
Nord, via Reiss Remoli 44/11 di Tonno mercoledì 4 febbraio 1998.
Iniziamo un dibattito sul futuro del lavoro
Emergenza disoccupazione
Qualunque tentativo teso a ridurre la percentuale di
disoccupati va fatto in sede europea. Le difficoltà italiane
PAOLO FABBRI
SLAMO nel 1979, il mondo
occidentale è tramortito
sotto il secondo choc petrolifero, il G5, costituito dai cinque maggiori paesi industrializzati del mondo, è riunito a
Tokyo per prendere provvedimenti. Il primo choc petrolifero aveva lasciato un pesante
strascico di elevata inflazione, si vuole ora evitare il ripetersi del fenomeno. È giocoforza orientarsi verso politiche restrittive, di grande rigore finanziario. Nasce così
quella politica cosiddetta di
«disinflazione competitiva»
che caratterizzerà i paesi europei fino ad oggi. Da un lato
contenimento dei costi delle
aziende, dall’altro contenimento della spesa pubblica e
alti tassi di interesse. Le politiche economiche di orientamento keynesiano, basate
sull’intervento pubblico per
stimoltu'e la domanda, vengono di fatto sostituite da politiche monetaristiche. I principali sostenitori di questa nuova linea sono e resteranno gli
enti finanziari internazionali:
Fondo monetario internazionale, Banca Mondiale ecc.
La politica monetaristica
La Germania, da sempre
sostenitrice del rigore finanziario, diventa subito paladina del monetarismo, l’Inghilterra pure si allinea, la Francia segue dopo un paio d’anni, l’Italia si cQlinea a parole,
mentre nei fatti continua nella politica dissennata di sperpero che la porterà all’immane debito pubblico odierno.
Un discorso a parte meritano
gli Usa, che inizialmente attuano il rigore con Paul Volcker alla Fed ma poi, con Reagan, lo mettono da parte per
una politica fiscale violentemente espansiva (sgravi fiscali), che ha il doppio vantaggio
di ridurre l’inflazione e rilanciare l’economia con un forte
aumento dell’occupazione.
Gli Usa se lo possono permettere perché a farne le spese
sono i paesi europei che, attraverso il dollaro forte, si trovano a pagare molto più care
le materie prime e quant’altro
viene importato. Importano
cioè inflazione, il che le costringe ad accentuare il rigore
delle politiche disinflazionistiche. A rimetterci è l’occupazione; in tutti i paesi europei infatti la disoccupazione
aumenta, salvo in Gran Bretagna dove la Tatcher adotta
una politica fortemente a favore delle imprese e a scapito
dei salari, che favorisce lo sviluppo e l’occupazione.
Negli Anni 80 e 90 si verifica anche lo sviluppo accele
NON c’è stato dunque
nulla da fare per Karla
Tucker: alle 18,50 di martedì
sera, nell’ora stabilita dal regolamento, Karla è salita sul
lettino e le è stato iniettato in
vena il liquido mortale. A nulla sono valse le dimostrazioni
contrarie alla pena di morte,
l’intercessione del papa e di
cento altri personaggi di tutto
il mondo, la richiesta di grazia questa volta persino da
parte dei più accaniti conservatori repubblicani come Pat
Robertson. Il governatore Bush è rimasto irremovibile, ha
avuto paura di perdere i voti
dei troppi texani fanatici della
forca e ha preferito far morire
una giovane donna piuttosto
che rischiare di non venire
rieletto. E mai, come in questa occasione, la pena di morte ha avuto l’acre sapore di
una vendetta di stato e non di
rato dell’informatica e dell’automazione. I pareri sulle
conseguenze dello sviluppo
tecnologico sull’occupazione
sono contrastanti; qualcuno
pensa che la faccia diminuire,
qualcun altro lo ritiene ininfluente. Personalmente ritengo che nel trend discendente
dell’occupazione negli ultimi
20 anni lo sviluppo tecnologico abbia influito: difficile misurare in quale percentuale,
ma l’influenza negativa c’è
stata ed una quota imprecisata della percentuale di disoccupati è oggi da considerarsi strutturale. In parallelo con
i fenomeni sopra descritti
prendono l’avvio due grandi
processi: la globalizzazione
dei mercati e l’internazionalizzazione dei capitali. La globalizzazione dei mercati consiste nell’affacciarsi sul mercato mondiale di paesi nuovi,
così detti emergenti, soprattutto asiatici ma anche sudamericani ed europei dell’Est,
che competono con i paesi
industrializzati grazie soprattutto ai salari bassissimi.
L’impatto sull’occupazione
riguarda principalmente gli
Stati Uniti, i cui salari sono
contenuti dalla concorrenza dei paesi asiatici, grazie alla forte liberalizzazione del
mercato del lavoro.
La globalizzazione
L’impatto in Europa è minore, ma comunque esiste ed
è difficile da stimare, perché
non sono soltanto le delocalizzazioni (cioè la chiusura di
fabbriche per riaprirle altrove
dove i salari sono più bassi) a
incidere, ma anche gli investimenti dirottati altrove, di cui
non si ha traccia e quelli semplicemente annullati perché
non più convenienti. L’internazionalizzazione dei capitali
ci riguarda invece da vicino in
maniera determinante. Questo processo, che si trova a
uno stadio così avanzato da
considerarsi ormai compiutamente operante, è partito dal
progresso delle reti informatiche e dalla deregolamentazione dei mercati finanziari. Il
progresso informatico ha
consentito agli operatori di
lavorare in tempo reale su
tutto il globo, le deregolamentazione ha consentito ai
privati di acquistare, vendere,
fare contratti futures, senza
servirsi della intermediazione
bancaria. Sono così sorte le
grandi società finanziarie, come quella che fa capo a George Soros, che manovrano tali
masse di capitali da mettere
in difficoltà anche uno stato
nazionale non piccolo, speculando sulla sua moneta o
sui suoi titoli. Di qui la necessità imprescindibile della ere
La facciata della Borsa di Francoforte
dibilità degli stati sui mercati
finanziari. Credibilità significa politica di rigore, politica
restrittiva e tale regola vale
per la lira come per il marco
in funzione di un euro stabile,
nel cui ambito possiamo avere una piccola speranza di sanare, in un numero imprecisato di anni, almeno parte
dell’enorme debito pubblico
che ci affligge, sfruttando i
bassi tassi di interesse consentiti dalla moneta unica.
Le politiche restrittive
Così però torniamo al punto di partenza: politiche economiche restrittive anziché di
sviluppo, nuove tecnologie
che erodono lentamente posti di lavoro non più sostituiti
dal terziario, concorrenza dei
paesi emergenti e quindi disoccupazione, che resta inchiodata a percentuali di due
cifre. Come uscirne? Prima di
affrontare questo problema
va precisato che il contesto in
cui ci troviamo ad operare
presenta due vincoli di enorme peso.
1) Qualunque tentativo di
soluzione va trovato in sede
europea. Interventi ristretti a
singoli stati avrebbero successo scarso con gran dispendio di risorse. Per questo è
stato di grandissima importanza che Jospin abbia posto
il problema dell’occupazione
fra i problemi chiave dell’Europa, alla stessa stregua del
debito pubblico, del deficit e
deU’inflazione.
2) I margini per una politica tesa a ridurre la disoccupazione, sono per l’Italia veramente esigui. L’entità del debito pubblico e lo stato penoso in cui sono ridotti i pubblici servizi, dall’istruzione alle
ferrovie, alle poste ecc. concedono ben poco spazio di
manovra. Anche quel poco
però potrebbe forse bastare
utilizzandolo al meglio.
(1-continua)
PIERO bensì
una giustizia. Tutti infatti, dal
direttore del carcere alle
guardie e fino al cappellano,
avevano testimoniato la profonda conversione di Karla, il
suo radicale cambiamento
interiore. Per una volta che il
carcere era veramente riuscito a rieducare un criminale
(scopo fondamentale di ogni
prigione) gli uomini non hanno saputo usare clemenza: la
sete di vendetta ha avuto il
sopravvento sul senso della
giustizia. Una giustizia che
sappia considerare la trasformazione della persona. Agghiaccianti le parole del marito di una delle vittime di Karla: «Questi undici minuti
[tanto è durata l’agonia di
Karla] sono quelli che più ho
desiderato da quando mia
moglie è stata uccisa». Manca
completamente la cultura del
perdono, della misericordia
ed è tanto più umiliante che
questo avvenga nel Texas, do
Non c
questo I
crazia d
parla Pit
del 30 g(
non riesi
renza, o
laRepubUka
zione so
beralden
do un pe
La chiesa di Clinton
piccola.
Perlomeno curioso la scheda grafica che il quotidiano S Li
dedica il 25 gennaio al caso sol
del presidente Clinton e di'gjiime
Monica Lewnsky. La segreta, „¿ù stare
ria avrebbe confidato i j jq].,
un’amica che «per lui [Clin.
ton] quello che c’è stato tn Quentare
noi non è un rapporto ses.j%aiefi
suale vero e
mente, non è adulterio».!
Non pi
presidente dal canto suo „¡q piaR
avrebbe dichiarato che «li "
mia relazione (con Monica).... popo
non era inappropriata, noi „tJri di
era sessuale». Infatti, si leggi Lavati
ancora nel riquadro, «“Il sea fa
so orale non è adulterio, p«
il fatto che non e da consido ministro :
rarsi un vero rapporto ses
suale, visto che dà piacere so Eliar
lo a uno dei partner e noi
piacere reciproco”: così-« 11|.
scrive il giornale - Glint«*
giustificò anni fa il suo con
portamento davanti alle sui
guardie del corpo prendendi
spunto dai dettami delli
Chiesa battista alla quale ap
partiene». Mah.
sem
e eli
Ancora sui tribunali
«Ut uni
diventino
Questo
veri cristi
richiamo
tutti i suoi
il cammin
X, ... ... aU’anno 2i
L apertura degli archi« ¡q pgjjjg j
pontifici deirinquisizioni
continua a fare discutere, pggpjgjjg
Italo Mereu, sul supplemen- gj^g gg
to culturale della domenica pgjg gggg
(25 gennaio) affermaci volto aifei
l’attuale pontefice, erede di gg g ^g
quei pontefici che nei secoi utente il c
utilizzarono lo strumenti Qg^jj
dell’Inquisizione, «è propiii chiarati «
Io stesso Pontefice che ancit pontificio
ra oggi mantiene funzionai Come ni
te la congregazione del a fg^.
Santa Inquisizione romanai dg| yafjgg
cui (come novità) ha ca® sposizioni
biato il nome in Congrega'pioveròst
zione per la dottrina dellafe gg^g ¡j
de. Ma il lavoro ebe svolge! [g.
quello della vecchia Inquis ¿g ¡n ques
zione, con i vecchi metoii ultimo
tanto è vero che anche oggii tanto diffic
un teologo come Hans Kiiil re perché c
(dal 1950) non si fanno » to all’epoc
noscere gli atti del processi
che lo riguardano. Così coi#
si continua nell’abitudiii
"felina”, cioè “gattesca”i
nascondere le carte procei
suali dal 1902 a oggi. PropW
perché riguardano le “po';
cherie” che vari pontefitl
hanno commesso nel mette
re all’indice e nel perseguiti
re i vari seguaci del modenii
smo (vedi il caso di Buonai«
ti durante il fascismo). Coi
clusione: il pontefice vai
Cuba a predicare la libelli
ma dimentica di guardai
nel proprio ovile».
Per la
tei.
fax
ve la Bibbia viene letta
giorno in decine di canali te
levisivi e stazioni radio, da'*
esistono chiese immef**
sempre piene di fedeli.
Vorrei gridare ai frateU)
americani: svegliatevi dal vi,
stro torpore spirituale! Com
trent’anni fa avete lottai
per i diritti civili in favoi^
della gente di colore, cosj
giunto il tempo, oggi,
battaglia per abolire defm>
vamente la pena di morte,
volete ancora essere con*
derati un popolo civile.
fate le vostre vendette - se
ve l’apostolo Paolo - rna e
dete il posto all’ira [cioè
giudizio[ di Dio».
(Rubrica «Un fatto, ur>
mento» della trasmissione
diouno «Culto evangelico)
cuto
ta dalla Federazione delle cn ,
evangeliche in Italia andnt
onda domenica 8 febbraio}
Ne
Libe
Il battlsn
stbore p(
favore d
tolleranz
^aie del
ùfmai de
dì non i
'^fissuno:
® la Sua
'badia di
ni
mesa
dPprezz
ménti e
disdenti.
I
15
'ffNERDÌ 13 FEBBRAIO 1998
PAG. 1 1 RIFORMA
ijn
I i Ma quale
alternanza...
inton
Non credo di volere per
questo paese la salda demoI ^f32ia deiralternativa di cui
parla Piera Egidi nel numero
del 30 gennaio, forse perché
I non riesco a cogliere la diffe1 renza, oggi in Italia, fra opzione socialdemocratica e liberaldemocratica né intravedo un percorso che vada verso la laicità della politica. Da
piccola, durante l’ora di reli
o la sche.
lotidiano
io al caso
nton e di
a segreta,
fidato 1
lui [Clin.
stato tri
orto ses.
) tecnica,
iterio».!
into suo
0 che «li
Monica)
iata, noi
i, si leggi
', «“11 ses
terio, pe
conside.
orto ses.
iacere so
er e noi
gione stavo fuori dall’aula.
tutta sola, oggi mia figlia sta
fuori dall’aula ma non è più
tutta sola. 1 miei nipoti probabilmente non dovranno
più stare fuori dall’aula perché i loro compagni cattolici
potranno felicemente frequentare una scuola confessionale finanziata dallo stato.
Ma quale alternanza!
Non posso che citare Ennio Flaiano che diceva nel
suo Diario notturno: «Questo popolo di santi, di navigatori, di poeti, di nipoti, di
cognati...» di cui evidentemente fanno parte l’attuale
segretario del Pds e il suo
ministro all’Istruzione.
Eliana Bouchard - Roma
: COSI
- Clintoi
suo coni,
i alle SUI
rendendi
mi dell)
quale
I Un messaggio
semplice
e chiaro
al valore delle profezie che
contiene, quando fui colpito
dal suo ultimo messaggio. Un
messaggio semplice, ma molto chiaro: «Io, Giovanni, sono
quello che ha udito e visto
queste cose. E, dopo averle
viste e udite, mi prostrai ai
piedi dell’angelo che me le
aveva mostrate, per adorarlo.
Ma egli mi disse: Guardati dal
farlo! Io sono un servo come
te e come i tuoi fratelli, i profeti, e come quelli che custodiscono le parole di questo libro: Adora Dio!» (22,8-9).
Mi pare che questo messaggio conclusivo ci inviti a
meditare profondamente
sulla maestosità e unicità di
Dio Padre, sempre pronto a
accogliere i figlioli che riconoscono il loro errore. «Perché ho peccato contro il cielo
e contro te; non sono più degno di essere chiamato tuo
figlio!» (Luca 15, 21). E la risposta del Padre: «Bisogna
far festa e rallegrarsi perché
questo fratello era morto, ed
è tornato a vita; era perduto
ed è stato ritrovato!» (Luca
15, 32). Non dimentichiamo
mai il preciso invito dell’angelo dell’Apocalisse; Adora
Dio! E vorrei aggiungere: nella sua Trinità, Padre, Piglio e
Spirito Santo.
Edoardo Travi - Savona
Errata
unali
i archW
«Ut unum sint», affinché
diventino una cosa sola.
Questo è il desiderio dei
veri cristiani che sentono il
richiamo di Gesù rivolto a
tutti!suoi seguaci. Purtroppo
il cammino di avvicinamento
all’anno 2000 viene presentato come l’inizio di un ciclo
tisizioni (.jjg richiamare tutte le
scutere, pecorelle smarrite sulla strarplemffl. conduce all’ovile paomemci pgjg allora, l’invito ri1- ai fedeli a voler praticaeieucui cg g sejjjpjg pj^ msistentelei secè mente il culto a Maria, madre
6 a personaggi di3 prop chiarati «santi» con decreto
:he anct pontificio.
possiamo noi opporpropagandistica
, _ ^al Vaticano? Abbiamo a di
grande e il
u ini strumento per soste* ojfiiopì nostro combattimenTnnnisi ?■ ®*^t)ia. Stavo rileggen
mofndi questi giorni l’Apocalis
libro della Bibbia,
me 10?« difficile da comprende
mnn ri- J^P.^y'^bé devè essere riportap^oces# ° ^ "^^i scritto e
osi COI#
A causa di una svista della
nostra corrispondente, nella
cronaca di Pinerolo è apparso l’annuncio dell’awenuto
matrimonio tra Roberto Morbo e Cristina Pretto: la sposa
era invece Cristina Cogno. Ci
scusiamo dell’errore con i
lettori e con gli interessati.
È meglio ricordare che Cristo è vivente e interpella la nostra esistenza
La Sindone non incoraggia una fede adulta
CARLO RAPINI
Nella lettera pubblicata la settimana scorsa don Ghiberti scrive: «La
Sindone è una realtà povera, debole,
umile e dev’essere accettata così...». A
dir il vero, se la Sindone in sé è povera e
debole, non mi pare proprio che lo sia
la vasta organizzazione che ne sta alle
spalle e che la rilancia: sia quella ecclesiastica che dipende dalla curia torinese, sia quella dell’ente pubblico che mira a ottenere cospicui finanziamenti
pubblici per un «rilancio» turistico della
città. Si tratta, com’è noto, di un grosso
sforzo congiunto che sconfessa i principi liberali di laicità e di separazione tra
chiesa e stato tanto spesso sbandierati.
Forse la realtà della Sindone sarà «povera», ma i contributi ottenuti dal denaro pubblico non lo sono di certo!
Dice ancora Ghiberti; «La Sindone
non sai di dove viene, in quale epoca
sia nata, con quale processo si sia formata e deve essere accettata così...».
Questo discorso è inaccettabile: il Signore in cui crediamo ci ha dato una
mente che ragiona e una scienza che,
secondo il Concilio Vaticano II e l'attuale papa, deve essere rispettata nella
sua «legittima autonomia». La scienza
si è chiaramente pronunciata ma non
si vuole accettarne il verdetto perché si
preferisce mantenere a ogni costo il
«mistero» che affascina le folle: questo
è lo scandalo che nel mio libro ho chiamato «schiaffo alla scienza». Faccio un
solo esempio: «come si è formata» la
Sindone noi lo sappiamo con certezza
perché è stato dimostrato dai «prìncipi
della scienza americana» nel 1981, cioè
dai cattolicissimi scienziati del Progetto per la Sindone di Torino (Sturp). Essi
hanno accertato, grazie a molte analisi
convergenti, che le immagini del corpo
sindonico sono dovute a disidratazione/ ossidazione/ coniugazione multipla
delle fibre di lino, che è l’effetto inconfondibile della «strinatura», cioè
della lenta cottura del tessuto. I risultati sono stati pubblicati su riviste scientìfiche (tra cui Sindon di Torino) e annunciati pubblicamente il 4 giugno
1982 dai due rappresentanti italiani
dello Sturp, i proff. Gonella e Riggi. Allora era un dato indiscutibile.
Ma poi, di fi-onte alla sperimentazione con il «bronzo riscaldato» di Pesce
Delfino, i «sindonologi» si resero conto
che era una scoperta pericolosa e fu
messa a tacere. La Guida semiufficiale
di G. Moretto, edita da Elle Di Ci nel
1996, afferma che r«ipotesi termica» è
stata «dimostrata priva di fondamento
dalle indagini successive di Moroni, Rodante e Intrigillo». Ma quando si è mai
visto che un «numismatico» dilettante,
un pediatra e un prete siano in grado di
confutare! migliori scienziati americani
dotati delle apparecchiature più moderne? Lo stesso bisogna dire per il Carbonio 14. Questo silenzio è scandaloso
e non si può più tacere.
La Sindone di Torino non potrà mai
essere considerata una semplice immagine, una «icona» fatta dalTuomo come
tante altre. Chi l’ha creata con un metodo così complesso ha voluto evidentemente produrre un «oggetto» che potesse superare indenne le dure prove
(bollitura nell’olio, nella liscivia, ecc.) a
cui allora venivano sottoposte le «reliquie» per accertare che non fossero dipinte. Dunque: è stata prodotta per ingannare gli acquirenti, per «lucro». E allora dobbiamo chiederci: il dolo non ne
annulla il carattere sacro?
Non è possibile ignorare che, nel corso dei secoli, le tante «reliquie» possedute dalla Chiesa cattolica sono state
molto spesso utilizzate come un talismano miracoloso avente il potere in
sé di proteggere i fedeli dai pericoli. A
Roma, ancora nell’Ottocento, quando
il nemico era alle porte o infierivano le
epidemie, la Chiesa prendeva il Santo
Volto (che si diceva dipinto da S. Luca)
e le catene di San Pietro e le portava in
processione*. Per secoli la Sindone è
stata considerata uno strumento quasi
magico per ottenere la protezione divina con risultati di pura superstizione.
Ancora oggi essa risponde all’oscuro
bisogno di «sacro» delle masse più o
meno scristianizzate. Vogliamo tornare
a quel passato proprio adesso, alle soglie del terzo Millennio? Non è forse
giunta l’ora di incoraggiare una fede
più adulta?
E per un risveglio della fede cristiana,
anziché attirare l’attenzione dei fedeli
sul «fu sepolto» (chi lo mette in dubbio?)
e sulT«Uomo dei dolori» (ahi, l’eterno
«dolorismo» cattolico!), non sarebbe
preferibile ripresentare il Cristo vivente
oggi al nostro fianco, come realtà della
nostra vita di fede, una realtà che incide
sul nostro comportamento etico di ogni
giorno? Un Gesù risorto che vive nella
vita dei credenti, e non un Cristo imbalsamato, avvolto nel sudario di morte. E
per conoscere il primo ci bastano francamente i Vangeli!
Giustamente un noto sacerdote di
Pinerolo ha scritto sul settimanale cattolico che dirige: «Incolonnare la gente
verso la Sindone, mentre gli emarginati
sono sempre più soli e gli evasori fiscali frequentano la Chiesa senza sentire
rimorso, è cosa che mi preoccupa».
Preoccupa anche noi evangelici!
(*) vedi, ad esempio Diario degli anni funesti di Roma, a cura di M. Teresa Bonadonna Russo. Roma, Tip. del Senato, 1995, pp.
43 ss. e tav. 1.
Doni per la ristrutturazione
di Palazzo Cavagnis (Venezia)
Ricevuti dal 25 settembre
1997 al 10 gennaio 1998.
Giovanna Erminia Maiorana (Ponte di Piave, Tv), 200
mila; past. Hanny Wartenweiler (Riehen, Ch), 2.952.750;
past. Jorg Hytz (Zimmerwald,
Ch),100.000; Paola Grill e Fernando Long (Pomaretto), 100
mila; past. Renato Coìsson e
famiglia (Trieste), 250.000;
Bruno Del Pino (Sestri Pon.),
300.000; Adolfo Rostan (Cascine Vica, To), 10.000.000;
Bruno Ispodamia (Ge-Sam
litudi»!
esca'iì
I procès
. Prop®
le "poi;
o mefiti
el mettf
rsegui®
noderri-f
luonaii'i
io). Con
!ce va*
a liberi'
uardaK'
Per la pubblicità su
tei. 011-655278
fax 011-657542
;tta ogi*
;anali tt
iio, doi«
nmeirsi
li. ,
i fratell'i
ddalvo-i
le! CO®*
; lotta«
a favoli
e, cos
gi, dellf
definì«'
norteif
e const
ile.«N<"
te - se®
- maO«j
[cioè*
un to'*'
'co» tuf,
lile chK
indotta
lio)
Nella collana «Cinquantapagine» è uscito il n. 5
Paolo Spanu, Franco Scaramuccia
I BATTISTI
Libertà tolleranza democrazia
pp. 64, L. 5.000
tattismo, nato nel ’600, si è ca^ratterizzato per
amore per la libertà e per l’impegnò
Javore della democrazia e della
'Oileranza. Componente essenflale del protestantesimo italiano
^fmai da 130 anni, può vantarsi
! non aver mai perseguitato
assuno; conoscere la sua storia
la sua attività attuale (di cui i
^Sdia danno spesso informazio
suo
inesatte o distorte) vuol dire
Pprezzarle e trarne insegna6nti e rifiessioni utili per tutti i
credenti.
m mmeditrice
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL, 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
http://www.arpnet.it/-valdese/claudian.htm
pierdarena), 500.000; Blaise e
Ninon Lagrange (Ginevra),
120 mila; Michel e Arlette Euzenat (Metz, F), 50.000; past.
Thomas Noffke (Villar Perosa), 50.000; Èva Gerser (Fermo, Ap), 300.000; Andrea
Melli (Vallecrosia), 50.000;
Alessio Pradolin (Pordenone),
100.000; Agostino Cacciar! e
Evelina Bogo (Venezia), 1 milione; Rossella Andena (Milano), 250.000; Marco Conte e
Daniela Bouchard (Sestri Ponente), 250.000; past. Erich
Meier (Waldenburg, Ch), 1
milione 184.000; Gruppo di
servizio Chiesa valdese e metodista (Venezia), 700.000;
NN (Venezia), 200.000; Antonio Kovacs (Torre Pellice),
50.000; Giovanna Ghigo Grill
(Pomaretto), 100.000.
Totale £ 18.806.750
Doni per la ristrutturazione
del Centro «Menegon» (Tramonti)
Offerte prò ristrutturazione
al 31 dicembre 1997.
£ 1.300.000; Unione femminile elvetico-valdese (Trieste).
£ 1.150.000; Chiesa elvetica
di lingua italiana (Zurigo).
£ 1.000.000; Sauro Gottardi
(Albisola); Vania Pradolin
(Tramonti).
£ 547.500; Colletta chiese
svizzere (Firenze 5.11.97).
£ 500.000; Elda Bogo (Mestre).
£ 431.250; Colletta 1° maggio.
£ 314.200; Emy Cozzi Sossi
(Trieste).
£ 200.000; Chiesa battista
(Pordenone); Scuole domenicali (Trieste); Caccamo
(Biella); Famiglia Coìsson
(Trieste).
£ 150.000; Gruppo giovanile
Udine e Gorizia.
Nella collana «Cinquantapagine» è uscito il n. 6
Giorgio Girardet
GESÙ NELLA STORIA
duemila anni dopo
pp. 56, L. 5.000
Strana sorte quella del maestro di Nazareth,
crocifisso che i cristiani definiscono Signore e Salvatore. È stato
uno dei grandi della storia ovvero
solo un perdente? Alle soglie ctel
Giubileo dei 2000 questo libretto
propone un breve viaggio alla
scoperta di Gesù nelle immagini
che di lui hanno dato le interpretazioni più recenti della sua vicenda
storica. Un primo passo per colmare la distanza tra Gesù e il
mondo attuale.
I profeta, il
m mmeditrice
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL. 011/668,98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
http://www.arpnet.it/-valdese/claudian.htm
£ 133.000; Manlio Sossi e
Emy Cozzi (Trieste).
£ 100.000; Ada Bogo (Mestre); Armando Palazzino
(Parma); Alessio Christian
Pradolin (Tramonti); Silvio
Marini e Laura Bogo (Venezia); Germana Sina Pradolin (Tramonti); Assemblea 12° circuito (Mestre 24
maggio ’97).
£ 62.000; Bambini scuole domenicali (Tramonti 1.5.97).
£ 50.000; Vera Svatosova
(Sassuolo); Sergio Belliato
(Treviso); Delia Bert (Torre
Pellice); Viola Coìsson (Pomaretto).
£ 30.000; Lino Guglielmi (Verona); Leo Grienti (Venezia); Famiglia Balos (Trieste).
£ 26.000; Annalisa Coìsson
(Torre Pellice).
£ 22.000: Cosetta Rossi (Felónica Po).
£ 17.000: Danilo Chioni (Torre Pellice); Nicola Salusso
(Torre Pellice).
£ 11.000; Roberto Terzano
(Genova).
£ 6.000; Erminia Mantovani
(Bologna).
Totale offerte; £ 8.377.550
Chiunque volesse contribuire può inviare le proprie
offerte con la causale «Pro
ristrutturazione Centro ecumenico “Luciano Menegon’’-Tramonti» sul cc bancario n. 7170500192-ABI
2002-CAB 12500 c/o Banca
commerciale, filiale di Pordenone. Oppure al ccp n.
12168597 intestato a; Pradolin Alessio, via S. Caterina 3,
33170 Pordenone.
Un appello della Fondazione di Fiesole
Materiali d'archivio
su Ernesto Balducci
il
A cinque anni dalla scomparsa
di Ernesto Balducci la Fondazione
a lui intitolata, al fine di una integrazione delle carte del suo archivio, patrimonio culturale di rilevante interesse storico attualmente in fase di catalogazione, invita
tutti coloro che possiedono materiale inerente al padre scolopio
(sotto forma di lettere, dattiloscritti, fotografie, libri, audio e videocassette) a inviarlo, in originale 0 riprodotto, all’indirizzo della
Fondazione. In particolare, per
quanto riguarda le lettere di Balducci, sono gradite anche quelle
del corrispondente (se conservate), per una ricostruzione più completa del suo epistolario.
L’archivio intende inoltre riunire e far conoscere lavori e
ricerche inerenti a Ernesto Balducci e al contesto culturale
in cui si è mossa la sua attività; pertanto gli autori di tesi di
laurea e di pubblicazioni su tali tematiche sono pregati
d’inviarne copia.
L’indirizzo al quale inviare il materiale è;
dott. Andrea Cecconi, Archivio Ernesto Balducci, via dei
Roccettini 11, 50016 San Domenico d Fiesole (Fi); tei 055599147, fax 055-597080.
16
PAG. 1 2
RIFORMA
VENERDÌ 13 FEBBRAIO 199s
Impressioni di un breve viaggio in due paesi dell'America Latina-2
Rio, la città in cui un milione di bambini vive nelle strade
FEDERICA TOURN
CAMMINANDO la sera per
Copacabana non incontri la povertà del centro di
San Paolo; i mendicanti sono
pochissimi, e ancor meno i
ragazzini soli. Se non fosse
per le alte inferriate installate
davanti agli ingressi dei palazzi (le persone si parlano
tranquillamente attraverso le
sbarre o guardano la gente
che passa con un curioso effetto-zoo) sembrerebbe un
quartiere di una delle nostre
città del Sud. Quasi nessuno
dorme sui marciapiedi. Eppure in tutto il Brasile ci sono
30 milioni di meninos de rua,
bambini di strada, di cui 1
milione nella sola Rio. Come
mai non si vedono? «Ci sono
degli squadroni della morte
pagati dai centri commerciali
perché “bonifichino” i quartieri in modo che i clienti e i
turisti non siano disturbati mi spiegano alcuni componenti delle forze dell’ordine
di notte fanno il doppio lavoro e vanno in giro ad ammazzare chi vive per strada». La
strage della Candelaria, che
prende il nome da una delle
chiese più famose di Rio, davanti alla quale una notte furono uccisi 13 bambini, per la
risonanza che ha avuto in
tutto il mondo ha per ora posto un freno agli omicidi perpetrati in Brasile; «È un gioco
di immagine - dicono - per il
governo brasiliano era diventato più imbarazzante battere cassa all’estero».
Il paese ancora risente delle pesanti dittature che lo
hanno oppresso fino a non
Favelas a Rio de Janeiro
poco tempo fa e da cui è uscito per concessione dei militari stessi: in Sud America
non ci sono però proprio democrazie, con un regolare rispetto dei diritti umani ma
piuttosto «democrature», come le definiva Boff*, cioè governi liberali costruiti su un
modello dittatoriale adeguato a una cultura consumista
di massa. La città non offre
molto, ma l’esodo dalle campagne divorate dal latifondo
continua incessante: Rio e
San Paolo si gonfiano ogni
giorno di 200-300.000 persone che vanno ad accrescere
una periferia che sembra estendersi senza fine; venti e
più chilometri di catapecchie
tutte uguali che pencolano
sull’orlo di un canale stagnante o lungo la strada piena di polvere pronta a diventare fango alla prima pioggia;
Zimbabwe: il Consiglio delle chiese lancia il dibattito
Le chiese vogliono una nuova Costituzione
Il Consiglio delle chiese
dello Zimbabwe, insieme a
varie altre organizzazioni, ha
appena lanciato un grande
dibattito, «L’Assemblea costituzionale nazionale», sulla
Costituzione del paese. Il dibattito avviene in un momento in cui molti zimbabweani, tra cui i membri dell’Unione nazionale dello
Zimbabwe-Fronte patriottico, ritengono che sia necessario e urgente per il paese
avere una Costituzione più
democratica che corrisponda
ai bisogni di una popolazione
di 11 milioni di persone.
L’attuale Costituzione (Costituzione di Lancaster House del 1979) promulgata alla
vigilia dell’indipendenza politica, non è stato frutto di
un’ampia consultazione popolare in quanto mirava essenzialmente a facilitare il
passaggio di potere da una
minoranza bianca alla maggioranza nera guidata da Robert Mugabe, presidente del
paese dal 1980. Da allora vi
sono stati 14 emendamenti
costituzionali, il che dimostra la difficoltà del governo
ad esercitare le proprie funzioni nel quadro dei limiti
imposti da quel documento.
Gli emendamenti hanno
inoltre suscitato preoccupazioni perché nessuno di essi
è stato preventivamente sottoposto a un dibattito pubblico ufficiale né a un esame
approfondito da parte del
parlamento.
«Dirigiamo il paese in base
ad una Costituzione “raffazzonata” che è difficilmente
compresa dal governo e dal
popolo. Pensiamo che sia
tempo di avere una Costituzione autenticamente zimbabweana che simboleggi la
voce del popolo»; questo il
parere del pastore Peter Nemapare, vicepresidente del
Consiglio dello Zimbabwe,
che raccoglie le grandi chiese
protestanti del paese. Secondo il pastore Nemapare una
Costituzione accettabile dovrebbe rappresentare un
punto di coesione per edificare la nazione e per promuovere un ambiente propizio allo sviluppo economico.
Alcune delle attuali difficoltà
economiche avrebbero potuto essere facilmente evitate,
ritiene il pastore Nemapare,
se la Costituzione rispecchiasse la realtà dello Zimbabwe moderno. Ad esempio, i problemi economici sono stati la conseguenza diretta di storni di risorse. Se la
Costituzione prevedesse un
modo di ripartizione delle risorse pubbliche e alcune limitazioni ai prestiti, simili situazioni avrebbero potuto
essere evitate.
L’indebitamento nazionale
viene stimato ad oltre 60 miliardi di dollari zimbabweani
(3 miliardi di dollari Usa),
cioè circa il 65% del Prodotto
interno lordo. Politiche macroeconomiche insufficienti
hanno fatto precipitare il
corso della moneta (nel 1977
il suo valore è calato del 70%)
mentre i tassi di interesse e i
prezzi delle materie prime
sono saliti alle stelle, ben al
di là delle possibilità di molti
cittadini. In alcuni settori, la
disoccupazione è cresciuta
del 50% dopo l’indipendenza. Molti commentatori ritengono che la Costituzione
debba essere rivista perché
non garantisce una protezione sufficiente dei diritti fondamentali della persona, e
non garantisce i diritti sociali
ed economici. Perché la democrazia possa essere stabilita in modo permanente, ha
aggiunto ancora il pastore
Nemapare, la Costituzione
deve garantire la separazione
dei poteri in modo che i tre
pilastri dello stato, poteri
esecutivo giudiziario e legislativo, siano uguali.
Un altro tema importante
fonte di preoccupazione riguarda quello che viene descritto come il potere «eccessivo» di cui usufruisce il presidente, il quale può nominare personalmente il 20% dei
150 membri del Parlamento.
Per il pastore Nemapare, «simili poteri privano la popolazione del diritto di rappresentanza». Inoltre il presidente ha l’autorità di nominare la commissione di sorveglianza elettorale nonché il
direttore generale dello stato
civile incaricato di stabilire le
liste elettorali nazionali e di
vigilare sul buon andamento
delle elezioni comunali, politiche e presidenziali. Il presidente designa anche i membri della commissione incaricata di delimitare le circoscrizioni elettorali.
Nel quadro della loro strategia, le chiese e altre organizzazioni hanno preparato
una versione abbreviata della Costituzione in inglese che
sarà tradotta nelle principali lingue locali, lo Shona e lo
Ndebele. Per il pastore Nemapare, «il governo non dovrebbe vedere questa iniziativa come un confronto,
bensì come uno sforzo mirante a promuovere la pace e
lo sviluppo nel paese». Il dibattito dovrebbe permettere
la partecipazione delle organizzazioni di base e di tutti i
cittadini, e dovrebbe concludersi con una conferenza costituzionale o con un referendum che il governo sarà
tenuto di prendere in considerazione: «Siamo convinti
che questo progetto susciterà l’interesse della maggioranza della popolazione e
che il governo non avrà altra
scelta che ascoltare la voce
di quest’ultima», ha detto
Morgan Tsvangirayi, presidente del gruppo di lavoro
della «Assemblea costituzionale nazionale». (eni)
alcune hanno l’ombrello rovesciato delle antenne paraboliche che spunta dall’insieme precario di mattoni e lamiera (ricordiamo il dominio
culturale di TeleGlobo e delle
telenovelas, gran veicolo di
messaggi politici alla popolazione), altre rivelano la presenza delle persone che le
abitano grazie ai panni stesi
ai rami degli alberi e ai fili tesi fra i muri non finiti.
Quando finalmente si esce
dalle città si vedono i campi e
una vegetazione lussureggiante, un paesaggio meraviglioso e solo appena abitato
che non può non farci ricordare che in Brasile ci sono
milioni di contadini senza
terra a causa della più alta
concentrazione fondiaria del
mondo: proprietà di 4-5.000
ettari, spesso improduttive e
intestate a multinazionali
straniere: anche l’Eni ha possedimenti da queste parti, mi
assicurano: «Il Brasile è in attesa da anni di una riforma
fondiaria: ora però il Movimento dei senzatetta, nato
alla fine degli Anni 70, comincia a occupare e a sfruttare
parte di questo latifondo lasciato a se stesso e addirittura
a commerciare prodotti coltivati su queste terre attraverso
il commercio equosolidale».
Certo la colonizzazione dei
secoli passati continua ancora oggi su questo paese immenso e complicato, costretto in una storia scritta da altri; continua dopo la violenza
culturale e lo sterminio fisico
(un solo esempio: gli indios
all’arrivo dei conquistatori
erano 6-7 milioni, oggi sono
350.000) con la dominazione
tecnologica, la dollarizzazione forzata e lo sfruttamento
della manodopera ( il salario
minimo nello stabilimento
Fiat di Belo Horizonte, gemello di quello di Mirafiori a
Torino, è di 105 dollari al mese). E allora non si fa fatica a
capire il messaggio sémplice
ma incisivo della teologia
della liberazione: «Evangelizzare - scrive Leonardo Boff nel contesto deH’America Latina, comporta soprattutto
salvare la vita dei poveri; senza questa dimensione liberatrice, non ci sarà buona notizia degna di questo nome e
attu^lizzatrice della prassi di
Gesù e dei suoi apostoli».
C”) Leonardo Boff: Nuova
evangelizzazione, prospettiva
degli oppressi. Cittadella Editrice, Assisi, 1991.
(2 - continua)
Dopo i massacri nella valle del Rift
Kenia, le chiese accusano
il governo del presidente Moi
La Chiesa cattolica romana
e il Consiglio nazionale delle
chiese del Kenia hanno vivamente criticato il governo del
presidente Daniel arap Moi,
e lo hanno accusato di complicità nell’assassinio di diverse diecine di persone nella valle del Rift. Le vittime
erano dei Kikuyu, noti per il
loro appoggio al Partito democratico dell’opposizione il
quale non è riuscito a sconfiggere il partito del presidente Moi (Unione nazionale africana del Kenia/Kanu)
nelle elezioni del dicembre
scorso. La vittoria di quest’
ultimo e del suo partito hanno provocato una forte delusione in molti keniani.
Molti pensano che i Kikuyu
paghino oggi con il sangue il
prezzo del loro appoggio
all’opposizione. Viene stimato tra 39 e 100 il numero delle
persone uccise durante l’ultimo mese; inoltre sarebbero
almeno 20.000 le persone che
hanno dovuto fuggire per
sottrarsi agli assalitori armati
di mitragliette. Il governo
non è praticamente intervenuto, col pretesto che questi
delitti erano da attribuire a
ladri di bestiame appartenenti a vari gruppi etnici. Ma
22 vescovi cattolici hanno
sottoscritto una dichiarazione («In nome di Dio, fermate
questo genocidio»), nella
quale respingono gli argomenti del governo. «Che nessuno cerchi di persuadere i
kenioti che questa violenza
sia stata scatenata da furti di
bestiame - scrivono -. Chi
potrebbe convincerli che l’at.
tuale ondata di violenza non
sia motivata politicamente
quando gli stessi ministri
parlano di conflitti tribali?
Perché questa pulizia etnica
è diretta contro comunità
che hanno opinioni differenti
da quelle delle autorità?», i|
governo sembra aver dato via
libera agli assalitori, mantenendo il silenzio.
I vescovi aggiungono che
tali delitti fanno parte «di uj
disegno di morte ben orchestrato, programmato ed attuato». Essi fanno il nome di
quattro ministri che avevano
minacciato di rappresaglie]
leader dell’opposizione ei
loro sostenitori se avessero
tentato di contestare la vittoria del presidente Daniel
arap Moi davanti ai tribunali: «È abbastanza sorprendente che nessuna condanna ufficiale sia stata pronunciata dal governo», scrivono!
vescovi, chiedendo al presidente Moi di rispettare le parole che egli ha pronunciato
nel suo discorso di giuramento di un mese fa. D’altra
parte, in una dichiarazione
intitolata «il massacro dei
kenioti», il Consiglio nazionale delle chiese del Kenia
ha espresso la sua profonda
preoccupazione dopo i massacri. Il segretario generale,
Mutava Musyimi, precisa
che i rapporti in suo possesso «indicano la complicità
del governo per alcuni di|
questi delitti». (enI
■■
Raduno di migliaia di donne filippine protestanti
Hong Kong, preghiera per la fine del virus
«Non temere, Hong Kong,
Dio è con te»; «Gesù, fa’ che il
virus del pollo sia cacciato via
da Hong Kong». Con tali striscioni, migliaia di protestanti
filippini (in maggioranza
donne) si sono radunati per
pregare in un parco della
città il 18 gennaio scorso.
Pregavano per chiedere la
fine del virus che si è diffuso
nel dicembre scorso, e della
depressione economica che
ha colpito Hong Kong, nota
oggi come Regione sotto amministrazione speciale (Rsas).
La riunione di preghiere era
stata organizzata da alcune
chiese protestanti filippine e
da organizzazioni carismatiche cinesi, con l’aiuto dell’organizzazione «Asian Outreach Hong Kong», il cui direttore, il pastore cinese James
Chak, ha accolto i partecipanti dicendo che oggi essi non
sono più stranieri ma «membri di Hong Kong». (Secondo
le statistiche governative, ci
sono 150.000 filippini nella
Rsas, la quale conta 6,3 milioni di abitanti. La maggior parte sono colf al servizio di famiglie cinesi del ceto medio.
Circa 30.000 sono protestanti
e la maggioranza sono cattolici romani).
Un portavoce della Chiesa
filippina «Jesus is Lord» (Gesù
è il Signore), che conta 10.000
membri nella Rsas, ha sottolineato la preoccupazione delle collaboratrici domestiche
filippine di fronte alle situazioni conflittuali e all’ansietà
causate dal virus e dalla crisi
economica presso i loro datori di lavoro. Per questo sono
venute a pregare affinché
questi ultimi ritrovassero la
pace e si riconcilias.sero con i
membri delle loro famiglie.
Dallo scorso dicembre,
quando la notizia del virus ha
provocato il panico, vi sono
stati 15 casi di infezione e sei
morti tra cui una colf filippina. Si ignora per ora se ¡’in
fluenza possa essere trasmessa tra persone. All’inizio del
mese scorso, il governo ha
fatto ammazzare milioni di
polli, provocando reazioni
multiple. La comunità buddista, temendo che la morte di
milioni di esseri viventi portasse un cattivo «karma» a
Hong Kong, ha organizzato
riunioni di preghiere speciali.
Parallelamente i mercati finanziari e immobiliari sono
scossi dalla crisi finanziaria
che coinvolge l’Asia. L’indice
Hang Seng della borsa di
Hong Kong, basato sui valori
dei titoli rappresentativi, è
passato da 16.000 a 8.000
punti in qualche mese. Men
tre il governo si sforza di pro
leggere il tasso di scambisi
del dollaro di Hong Kong nei
confronti degli speculatoti
stranieri, i tassi sui prestiti
ipotecari sono saliti alle stelle, appesantendo ulterior
mente la situazione finanziaria di molte famiglie.
Per il vescovo Eddie C. Vilanueva, presidente internazionale della Chiesa «Jesus is
Lord», che conta più di due
milioni di membri nel mondo, i popoli della zona pO;
Iranno superare questa crisi
soltanto con la confessioni
della loro idolatria, del loti
materialismo e della loro to’
moralità. (eniì
Interverrà in paesi finora scoperti
Cresce la Società cooperativa
ecumenica di sviluppo
Il Consiglio di amministrazione della Società cooperativa ecumenica di sviluppo
(Scod) si è riunito a Montevideo dal 24 a 29 novembre
1997 per la sua riunione semestrale. All’ordine del giorno la situazione di crisi nel
Sud-Est asiatico e nelle Filippine, con le sue ripercussioni
sui progetti sostenuti dalla
Scod in quella regione, la domanda da parte di vari partner di prestiti rimborsabili in
moneta locale, e l’introduzione del prestito in Euro al posto del dollaro Usa, che attualmente rappresenta l’80%
degli esborsi della Scod.
Per i progetti in Asia, il calcolo dei rimborsi per il ’97 e il
’98 sarà mantenuto sulla base
dei corsi precedenti la svalutazione e, se necessario, perfino alleggerito. Su richiesta
dei direttori regionali della
Scod, il Consiglio di amniint
strazione si è pronunciato*
favore del rimborso in mon®'
ta locale di alcuni prestiti
Con queste misure la Sco®
dovrebbe poter incrementa»
il numero di progetti sost«'
nuti, tenendo conto dell’af'
mento dei depositi e dei riif'
borsi che quest’anno taf
giungeranno la cifra di cito
17,5 miliardi di lire.
La crescita della Scod fa''*’
rirà inoltre progetti nei pao
finora non coperti dalla p
cietà cooperativa ecunienio ’
come Haiti, il Madagascar
Cuba. 11 Sud Africa apr>,‘^
quest’anno un Ufficio reg'
naie appoggiato in nio ,
oÌFTTinra LA
particolare dalla signora ■
.................dell’attuä I
<
m
me
in
«
La
dei
un
sta
chi
ter
spc
gli
del
ahi
re i
pri
soc
dot
ron
dia
gni
me
sen
l’ar
ide,
pre
ven
fusi
uni
gru
in I
Si I
fra
ma
alle
offi
pos
que
Un
mit
nat
mei
meì
olir
den
per
mo
pliì
dei
con
Zd f
Cot
stro
A
nee Mbeki, moglie u-le vicepresidente della I
pubblica sudafricana e me , '
ve Si
ra,
l'egc
mie
mio
stra
eoa
vine
forte
di a,
di n
gam
CQm
le. Il
gerii
ta di
una
era i
tivo
seca
rias
vuol
coro,
eteri
eteri
hot
hloi
gh h
legre
öi St
gnité
della
bro del Consiglio di
strazione della Scod.