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l’infornmione
evangelica in rete
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
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Anno IX - numero 28-13 luglio 2001
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EDITORIALE!
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MINO LAMI
■ BIBBIA E ATTUALITÀ ■
LA DANZA
DELLA GIOIA
; «Tu hai mutato il mio dolore in
danza; hai sciolto il mio cilicio e mi
hai rivestito di gioia, perché io possa
salmeggiare a te, senza mai tacere»
Salmo 30, 11-12
Questo salmo è un canto di lode a Dio composto dopo un periodo di grandi prove e difficoltà.
All’atteggiamento introverso della
tristezza profonda e all’umiliazione
seguono la danza della liberazione e
la gioia riconoscente, perché l’autore
ha compreso l’intervento del Signore
nella propria vita. Ricordo un caldo
pomeriggio d’estate di molti anni fa,
in Sicilia: la città era silenziosa, sconfitta daU’afa, sembrava che il tempo
si fosse fermato; le persiane delle case erano tutte chiuse, per strada non
c’era anima viva. Anche i bambini
del cortile sotto casa mia erano nascosti all’ombra delle loro piccole
stanze; tutto era immobile e silente.
ALL’IMPROVVISO dal cortile si
udì come un’esplosione di voci
e un gran rumore di passi. In cortile
sembravano tutti impazziti. Raggiunsi il balcone e vidi le porte tutte
aperte, le donne che gridavano,
piangevano e ridevano e i bambini
che saltavano come grilli e lanciavano grida acute e correvano da una
parte all’altra del cortile. Pensai che
fossero impazziti per il caldo e per
l’endemica mancanza d’acqua che
esasperava tutti, ma nella confusione
riconobbi Salvatore, il figlio maggiore della signora L., che era ritornato
da Marcinelle in Belgio dove era
emigrato alcuni anni prima. Salvatore era circondato dalla madre, dalla
nonna, dalle zie e dai nipotini. Tutti
cercavano di abbracciarlo e baciarlo
'■ed egli barcollava travolto da tanto
entusiasmo. Presto anche dal cortile
adiacente cominciarono a chiamare
a voce altissima Salvatore; dalle case
vicine si affacciarono incuriosite altre persone e tutti partecipavano alla
^oia dell’arrivo inaspettato dell’uomo. La sera, quando si alzò una gradevole brezza marina, tutte le famiglie vicine si riunirono in cortile per
mangiare insieme e fare festa all’ospite. Dal cortile saliva il profumo
del pesce arrostito e il suono della
gioia; risate di felicità liberata e discorsi che si mescolavano al suono
della fisarmonica di Ciccio, ritornato
dal lavoro dei campi.
La signora L. smise il lutto e indossò un vestito colorato; la
gioia del ritorno del figlio, scampato
alla tragedia delle miniere del Belgio,
doveva essere visibile, e il suo sorriso
di gioia sembrava uno di quei grandi
fiori stampati sul suo modesto ma
regale vestito. Spesso la storia degli
esseri umani scorre sotto le ombre
della tristezza e delle difficoltà. 'Vi sono solitudini e fallimenti che sembrano insolubili. Penso al destino dei
popoli condannati dall’ingiustizia al
cammino doloroso dell’emigrazione,
penso alle guerre che soffocano il riso dei bambini e paralizzano ogni
danza gioiosa. Sono persuaso che
ogni credente abbia il dovere di impegnarsi perché quanti vivono nel
, buio della sofferenza possano inconI fiare, anche attraverso le nostre azioj Ot, la presenza del Signore nella sto■ ria. Preghiamo e agiamo, perché
I 1 Umanità possa gioire già oggi.
Antonio Adamo
iomsEmmmam aHMHDiBAiTiT
Intenàsta al modefoton C. Cenre II diffìcile nodo del battesimo
di EUGENIO BERNARDINI di PAOLO RICCA e ITALO BENEDETTI
Le prospettive deirirlanda del Nord dopo le dimissioni del presidente Trimble
Le ragioni deila pace
eli unionisti reclamano giustamente il disarmo dell'Ira ma devono anche archiviare
definitivamente ogni nostalgia del passato per un futuro democratico e pluralista
i
1
II
■ ■ ■
Una marcia orangista. Nelle foto piccole (da sin.) G. Adams, D. Trimble, I. Paisley
PAOLO NASO se esprimere tutte le componenti po
litiche delle sei contee del Nord; dal
partito Sinn Fein di Gerry Adams,
che non ha mai negato le sue relazioni con l’Ira, alle formazioni politiche
sorte in seguito al disarmo delle organizzazioni paramilitari lealiste.
Nell’Assemblea siedono anche i lealisti «duri e puri» del Partito unionista
democratico del reverendo Paisley,
contrari alle violenze politiche ma
anche fermamente decisi a intralciare un processo di pace che ai loro occhi inevitabilmente allontana Belfast
da Londra per avvicinarla a Dublino.
Le dimissioni di Trimble sono
giunte alla vigilia della «stagione delle marce», le parate che celebrano la
vittoria militare del principe Guglielmo d’Orange sulle truppe di Giacomo IL Le marce non sono solo un
IN Irlanda del Nord l’estate appena
iniziata rischia di essere molto
calda. A fine giugno, infatti, David
Trimble si è dimesso dalla presidenza dell’esecutivo delTAssemblea
nordirlandese, il Parlamento delle
sei contee dell’Ulster istituito in seguito agli accordi di pace del «venerdì santo» del 1998. In questi anni
di transizione verso la pace l’Ira,
l’esercito nazionalista irlandese, non
ha disarmato né ha mostrato segni
di voler procedere in questa direzione: così David Trimble, leader del
Partito unionista dell’Ulster, ha motivato le sue dimissioni che, di fatto,
paralizzano l’attività del governo di
quella Assemblea eletta con un voto
proporzionale proprio perché potes
antico rituale dal sapore nostalgico:
in più di qualche caso costituiscono
una vera e propria provocazione nei
confronti della popolazione di quartieri «cattolici» e repubblicani che
reagisce con prevedibile e pianificata violenza. E quando si innescano
gli scontri può succedere di tutto.
Ovviamente gli orangisti invocano
il diritto di dimostrare liberamente;
d’altra parte gli abitanti dei quartieri
attraversati dalle marce denunciano
il carattere gravemente aggressivo e
offensivo delle parate. La questione è assai delicata, molto di più di
quanto possa apparire: le marce sono infatti la punta di un iceberg, cioè
di una mentalità e di una particolare
strategia di quel particolare unioni
Segue a pag. 5
G8 di Genova
Le iniziative
degli evangelici
Con la significativa adesione del
Consiglio delle chiese evangeliche di
Genova, che collega 17 chiese della
città, la Federazione delle chiese
evangeliche della Liguria e Piemonte
meridionale, appoggiata dalla Federazione delle chiese evangeliche italiane, organizza per venerdì 20 luglio, alle ore 16, un incontro internazionale di preghiera (in italiano e inglese) che si terrà nella chiesa della
Riconciliazione, via Dionigi (zona
Dinegro, area Sampierdarena). Alle
ore 17 seguirà una manifestazione
all’aperto nella vicina piazza Sopranis assegnata dal «Genoa Social Forum» nella giornata dedicata ad
azioni dirette nonviolente che si
svolgeranno in varie «piazze tematiche» della città.
Maggiori informazioni a pag. 8
. è Donne
La schiavitù
del quotidiano
C’è un momento, nel corso della
nostra vita, o durante l’anno di lavoro, o durante la giornata, in cui desideriamo fermarci e ritrovare noi stesse. Lo facciamo perché vogliamo liberàrci dalla schiavitù del quotidiano;
da quelle cose che, improvvisamente,
ci rendiamo conto che ci opprimono.
Sentiamo il bisogno di ripartire dalle
cose che contano, che ci arricchiscono, che ci nutrono: ripartire da Dio e
dalla sua parola. Scopriamo che l’interiorità diventa una esperienza importante e inalienabile: il silenzio, la
lettura biblica, la meditazione, la
preghiera, rendono la nostra fede più
matura. Ci accorgiamo di averne un
bisogno estremo, per rimettere in ordine i fili della nostra vita.
Doriana Giudici a pag. I del Notiziario Fdei
Valli valdesi
Essere pronti
per l'emergenza
Memore delTesperienza drammatica dell’alluvione di ottobre, il territorio pinerolese si sta interrogando sulle strategie migliori da adottare da
parte della protezione civile nel caso
di calamità naturali o eventi atmosferici di particolare gravità. Gli enti locali di diverso livello stanno lavorando autonomamente e in collaborazione per definire le linee d’azione
più praticabili e i singoli Comuni cercano di dotarsi dei propri piani di
protezione civile: il caso più recente è
quello di Inverso Rinasca, dove viene
allestita fra l’altro una banca dati
informatica con rilevamenti anche
fotografici sulle condizioni del territorio. Un «piano comune» è allo studio delle Comunità montane.
A pag. Il
L'OPINIONE
IL «DIRITTO»
DEL GB
Il G7 riunisce in una conferenza istituzionalizzata i capi di stato e di governo dei sette stati maggiormente industrializzati, vale a dire Usa, Giappone, Germania, Francia, Regno Unito,
Canada e Italia. Il vertice si tiene una
volta Tanno ed è ospitato a rotazione
da uno dei sette stati. Al vertice prende parte anche il presidente della
Commissione dell’Unione europea e,
per le sole questioni politiche, il presidente della Russia (in questo caso, il
vertice assume la denominazione di
G8). Il G7-G8 pone non pochi problemi
di classificazione rispetto ai canoni tipici del diritto dell’organizzazione internazionale. Non esiste, infatti, un
trattato internazionale a cui riferirsi e
la sua configurazione e le sue funzioni
sono andate consolidandosi nel tempo
senza seguire un progetto preciso.
Nella Dichiarazione finale del primo
G7, svoltosi a Rambouillet nel 1975, si
definisce rincontro come «uno scambio di vedute approfondito e produttivo circa la situazione economica mondiale, i problemi economici comuni ai
nostri paesi, sulle loro implicazioni
sociali e politiche e sui programmi per
risolverle». L’impostazione informale
è stata mantenuta anche nei successm
vertici sebbene abbiano iniziato a tenersi anche riunioni parallele, ma non
necessariamente contestuali, dei ministri competenti dei vari dicasteri degli
Esteri, dell’Economia, del Lavoro,
dell’Ambiente e altri ancora.
I vertici dei capi di stato e di governo
si concludono con una Dichiarazione
finale che manifesta auspici, contiene
raccomandazioni, esprime preoccupazioni ma che non comporta alcuna conseguenza giuridica immediatamente
vincolante meno che mai nei confronti
di stati terzi. Non a caso per questo tipo
di atti si è coniato il termine soft law
(diritto leggero) che per quanto suggestivo indica, in realtà, ciò che non è, in
senso tradizionale, nemmeno diritto.
La Dichiarazione finale su macroeconomia, questioni monetarie, commercio internazionale, energia e relazioni
Nord-Sud come la distinta Dichiarazione politica non esprimono, dunque, altro che un’attitudine comune su determinate questioni senza alcuna conseguenza pratica immediata.
II vertice di Genova è quindi caricato di valenze e di aspettative improprie. Il processo comunemente definito di «globalizzazione dei mercati»
non sarà né accelerato né rallentato
dagli eventi di Genova. L’attenzione
deve essere, piuttosto, concentrata
sulTattività delle grandi organizzazioni intemazionali a carattere economico (in primo luogo, l’Organizzazione
mondiale del commercio e il Fondo
monetario internazionale e, in minor
misura, la Banca mondiale). Queste
organizzazioni internazionali non
hanno capacità normativa autonoma e
agiscono secondo la volontà degli stati
membri (volontà che non necessariamente coincide, specialmente nel caso
dei paesi in via di sviluppo, con i giusti
auspici della cosiddetta società civile;.
Appuntamento, dunque, a Doha, in
Qatar, dove si terrà, dal 9 al 13 novembre di quest’anno, la quarta Conferenza ministeriale dell’Organizzazione
mondiale del commercio che tenterà
di rilanciare il negoziato multilaterale
in materia di agricoltura, servizi e altri
temi ancora che non fu possibile inaugurare a Seattle nel 1999. La posta in
gioco è infinitamente più alta.
Michele Vellano
2
PAG. 2 RIFORMA
(testo del Padre Nostro
approvato dal Conve
gno ecumenico di Perugia del 12-15 aprile 1999)
«'Ornai, che
siamo forti,
dobbiamo
sopportare le
debolezze dei
deboli e non
compiacere a noi
stessi. ^Ciascuno
di noi compiaccia
al prossimo, nel
bene, a scopo di
edificazione. (...)
* Poiché tutto ciò
che fu scritto nel
passato, fu scritto
per nostra
istruzione,
affinché mediante
la pazienza e la
consolazione che
ci provengono
dalle Scritture,
conserviamo
la speranza.
^Il Dio della
pazienza e della
consolazione vi
conceda di aver
tra di voi un
medesimo
sentimento
secondo Cristo
Gesù, ''affinché
di un solo animo
e d’una stessa
bocca
glorifichiate Dio,
il Padre del nostro
Signore Gesù
Cristo. ^Perciò
accoglietevi gli
uni gli altri,
come anche Cristo
vi ha accolti per
la gloria di Dio»
(Romani 15,1-7)
Al
Della
Padre nostro,
che sei nei cieli,
sia santificato
il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta
la tua volontà
come in cielo
così in terra.
Dacci oggi
il nostro pane
quotidiano
e rimetti a noi
i nostri debiti
come anche noi
li rimettiamo
ai nostri debitori
e non indurci
in tentazione
ma liberaci
dal male.
Tuo è il regno,
la potenza
e la gloria
nei secoli
dei secoli.
Amen
PADRE NOSTRO CHE SEI NEI CIELI
L'aggettivo «nostro» sottolineo una comunanza di condizione per tutti i credenti
La collocazione «nei cieli» del Padre ricorda la nostra impossibilità di manipolarlo
GREGORIO PLESCAN
Il «Padre Nostro»
La preghiera del Padre Nostro solleva alcune questioni fondamentali per la fede e la
spiritualità cristiana. Potremmo riassumerle cosi;
- Il Padre Nostro è apertura
di prospettive. È invito a pensare a Dio in modo insolito:
Dio non è più «un’entità»
astratta, ma «qualcuno» che si
mette in rapporto con noi in
modo semplice ed elementare,
che fonda i suoi legami su una
base che tutti possono capire.
- Il Padre Nostro è un richiamo aH’impossibilità di «privatizzare» Dio. Nella parola «nostro» cogliamo il respiro di una
fede che non è, né può mai essere, settaria. Il Padre non è di
questa o di quella chiesa, come
non è di questa o di quella persona, non è solo «mio». Scoprire questa verità ci aiuta anche a
scoprire quelli che condividono la medesima scoperta, ci
costringere a fare i conti con i
nostri legami con le altre persone che riconoscono la stessa
figliolanza.
- II Padre Nostro è invito alla
preghiera. Il «pianeta della preghiera» è spesso un pianeta
sconosciuto. Per tutti, trasversalmente alle denominazioni:
la preghiera mette a nudo la
nostra fede. La prima caratteristica della preghiera è chiedere, ammettere di aver bisogno.
Quando Gesù ci invita a domandare ciò che è indispensabile per il corpo e per lo spirito
(dal pane quotidiano al regno
di Dio), ci chiama innanzitutto
ad ammettere la nostra necessità di guardare oltre noi stessi.
- Il Padre Nostro è invito a
una spiritualità matura. Le affermazioni e le domande del
Padre Nostro non sono do
mande semplici, né riducono
la fede a una serie di aspirazioni infantiU. Quando riflettiamo
sulla «santità-santificazione» o
sulla «volontà di Dio in terra e
in cielo» ci rendiamo conto che
nel Padre Nostro Gesù ci mette
di fronte al problema di una
spiritualità matura, capace di
non compiacersi di quello che
abbiamo raggiunto, ma pensare a quello che non siamo ancora ma dovremmo essere per
essere coerenti con la fede che
diciamo di avere.
- Il Padre Nostro è sfida di
Dio ai credenti. La preghiera
del Padre Nostro è un programma per chi la fa sua, ma
anche una delle possibili descrizioni di quello che già si è
realizzato nella vita del Cristo.
Negli avvenimenti della sua
esistenza possiamo già vedere
che le richieste e le affermazioni di questa preghiera si sono
realizzate. La preghiera del Padre Nostro inizia con due affermazioni che sembrano contraddittorie: Dio vicino (Padre),
ma inafferrabile (nei cieli).
in cui Gesù cerca di spiegare
chi è Dio per noi, descrivendo
la sua tensione e preoccupazione per noi: pensiamo alla
parabola del «Figliol prodigopadre misericordioso». A questo modo di parlare del «Padre»
si collega l’immagine più immediata e tradizionale dell’Antico Testamento di «nostro»:
non «mio», privato, ma «nostro», con la conseguenza di
sottolineare una comunanza di
condizione per tutti i credenti.
...che sei nei cieli
Padre nostro...
D
IO «Padre»: questo termine è frutto di una serie di
Padre dei nostri anni stanchi
Padre dei nostri anni stanchi, Dio delle nostre lacrime silenziose.
Tu che ci hai condotti fin qui in questo cammino, tu
che con la tua potenza ci hai guidati verso la luce.
Ti preghiamo, mantienici sempre sul tuo sentiero.
Affinché i nostri piedi non si smarriscano, o nostro
Dio, dai luoghi dove ti abbiamo incontrato.
Affinché i nostri cuori, ebbri del vino del mondo,
non ti dimentichino all’ombra della tua mano.
Fa* che possiamo rimanere per sempre fedeli al nostro Dio.
(tratta da una preghiera di J. Weldon Johnson)
immagini che il Nuovo Testamento prende dal modo tradizionale biblico di parlare di
Dio, ampliandolo però successivamente. L’Antico Testamento mette l’accento soprattutto
sul fatto, che il Signore agisce
nella storia. Alla domanda che
Mosè nel deserto Gli rivolge, la
risposta è «Io sono colui che è.
Io sono colui che agisce» (Esodo 3,14). Però lo stesso Antico
Testamento trova difficile usare parole che possano far pensare a relazioni troppo strette:
solo coloro che hanno esperienze molto forti di fede, come i profeti, adoperano immagini che riprendono i legami
familiari, addirittura forzandoli
per descrivere quelle che possono essere delle dinamiche
tra Dio e il suo popolo, come
per esempio il profeta Osea.
Gesù invita a una riflessione
nuova: afferma che tra Dio e
uomo-donna vi può essere una
relazione personale. La parola
«fede» diventa vera nel rapporto Dio (Padre)-Gesù (Figlio),
Gesù (Figlio)-credente (fratellosorella di Gesù e degli altri credenti). La parola «padre» e la
relazione corrispondente si ripete in alcune immagini chiave
La storia della collocazione
di Dio «nei cieli» è complessa. Nella Bibbia l’idea che
la «residenza di Dio» fosse nei
cieli è vista in un primo momento in chiave polemica: i
racconti più antichi non se ne
preoccupavano molto (pensiamo a Genesi 2, 4ss, che descrive Dio che «passeggia nel fresco della sera», che fa pensare
a una sua residenza terrena...).
Infatti il mondo pagano che
circondava gli ebrei tendeva a
immaginare «l’abitazione» casa di Dio in alto... ma sulla terra, ovvero sui monti.
La «collocazione celeste» di
Dio potrebbe essere una fase
secondaria della riflessione
ebraica (databile forse all’epoca dell’esilio babilonese), mentre l’idea che Dio si trovi «nei
cieli» è determinata dalla contrapposizione alto-basso (che
comprende anche il terzo elemento, «sotto il basso», gli inferi), ma le Scritture veterotestamentarie non elaborano
una particolare teologia celeste (come, invece farà la teologia cristiana posteriore).
Al di là di Dio padre?
La definizione del Padre nostro ha questa origine, ma
la amplia, dandole anche un
significato particolare: la collocazione «nei cieli» del Padre
nostro ricorda la nostra impossibilità di manipolarlo. Come i
primi comandamenti (non
avere altri dei; non farsi immagini; non nominare invano)
hanno lo scopo di ricordarci il
limite e la diversità di Dio, così
accostare la frase «Padre nostro» (il massimo della vicinanza relazionale possibile) al suo
essere «nei cieli» (cioè il massimo dell’inafferrabile possibile)
ha lo scopo di impedirci di
«farlo nostro».
L'immagine di Dio padre ha
permesso che si sviluppasse
negli ultimi anni un dibattito
molto interessante e in qualche
modo cruciale per la comprensione della fede: quello dei limiti del nostro linguaggio e del
fatto che le parole che usiamo
portano con sé, anche involontariamente, dei preconcetti che
possono essere d’aiuto ad alcuni, ma anche delle barriere per
altri. Per riassumere e semplificare la discussione, possiamo
dire che la riflessione nasce
dalla critica alle immagini tradizionali e patriarcali, che sono
presenti nella società e anche
nel nostro modo di parlare di
Dio. Sebbene allo stato attuale
delle conoscenze storico-entologiche sia difficile sapere se c’è
realmente stato un periodo in
cui vigeva un’organizzazione
sociale matriarcale (dicendo
ciò non si vuole fare una critica
storica fine a se stessa, ma piuttosto rilevare il fatto che in
mancanza di controprove si
tende a far prevalere la visione
romantica e un po’ manichea
di una società matriarcale mirica-perfetta in contrapposizione
a una società patriarcale storica-imperfetta), il problema sollevato dalla teologia femminista è importante, perché offre
la possibilità di riflettere almeno su due aspetti tradizionali
ma non per questo meno importanti per quanto riguarda il
nostro «dire Dio»: come ci immaginiamo Dio e che linguaggio usiamo per parlare di lui.
Se pensiamo alla questione
del linguaggio, dobbiamo ammettere che questo ha un'peso
che va oltre le apparenze: l’uso
abituale del maschile, così come quello di modi di dire tipicamente maschili, va preso in
considerazione. Il linguaggio
porta con sé immagini e queste
non sono mai neutrali. Per questa ragione l’uso di figure maschili per indicare dei modelli
(pensiamo al biblico «Adonay
Zebaot», Signore degli eserciti,
contrapposto alle immagini di
un Dio materno, presente anche nell’Antico Testamento, come per esempio nel libro di
Osea) e relativa critica ha una
sua importanza che non può
essere negata, né sminuita, se
non altro per effetti che ha in
chi ascolta.
(Prima di una serie
di sette meditazioni)
Nella foto: Michelangelo, la Creazione, Cappella Sistina, Roma (ia
creazione di Adamo)
Note
omiletiche
Per parlare di Dio «h,
cristiani» dobbiamo setti
pre avere di fronte a noi
la preghiera del Padre Nostro. Essa indica la manie,
ra con cui possiamo prj
sentare il Signore del Cri
sto in forma semplice rtià
non semplicista, spiegan
do chi è per noi in modo
chiaro ma, allo stesso tetti,
po, senza rendere il dii
scorso troppo legato a
esempi umani, Gesù ci
parla di Dio presentandolo come vicino eppur Iontaño, nonostante questo
sia un po' paradossale. Chi
crede nel Cristo può riconoscere in Dio qualcuno
con cui avere un rapporto
familiare (il padre, colui
che dà la vita ma anche
colui che accompagna nei
sentieri dell'esistenza), ma
allo stesso tempo non io
può costringere in figute
e modi di comportarsi
troppo rigidi e immutabili,
Dio è con noi ma non è
nostro. Dicendo Padre nostro che sei nei cieli riecheggia un altra parola
chiave dei discorsi di Gesù,
Spesso, quando il Cristo ha
presentato alcuni aspetti
dell'azione divina (il Regno
dei cieli), ha premesso la
parola «come»: il regno è
come «...una donna, il lievito, il seme...». Ciò ci permette di riconoscere la
presenza e l'azione del Signore nelle cose e nelle
azioni semplici, senza però
esserne schiavi.
Allo stesso modo è possibile «raccontare Dio»
partendo dalle sue azioni
e non solamente da come
noi ce lo immaginiamo:
spesso non siamo capaci di
accettare che Dio sia diverso dalla nostra fantasia. Parlare di Dio che è
così vicino come un padre,
ma anche impossibile da
manipolare, perché «nei
cieli», fuori dalla nostra
portata, ci aiuta sempre a
dire qualcosa di significativo, fosse anche per'confrontarlo con i nostri modi
di pensare alla paternità e
alla maternità e metterli
in discussione.
Non scandalizziamoci se
qualcuno fa questo, ma
piuttosto lasciamoci stimolare nel cammino della fede: se Dio ci è vicino ma
non «nostro», anche i nostri modi di descriverlo e di
narrarne l'azione possono
essere rivisti. Il cristianesimo, nella storia, si è spesso
adeguato al linguaggio e
alle immagini del mondo
in cui era inserito, senza
preoccuparsi troppo di
soppesare le parole. In un
certo senso ciò è fatale
(per dire le cose che pensiamo non possiamo far altro che usare le parole che
la nostra cultura ci mette a
disposizione), ma questo
non vuol dire che non si
debbano mai fare sforzi
per cambiare, nel momento in cui ci si rende conto
che un cambiamento non
è solo auspicabile, ma addirittura indispensabile. H
cambiamento di linguaggio che oggi è indispensabile ci viene mostrato dada
riflessione femminista e ha
anche una ragion d'essere
essere «comprensibili»:
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Quando Belfast accoglie Leuenberg
Selfost e Leuenberg, due nomi che evocano due realtà molto differenti: un conflitto e il
^peramento di un conflitto. DI Belfast, si è parlato tonto; di Leuenberg, ancoro troppo poco
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U invito delle chiese pre^ • — luterana e me
Äa in Irlanda. 1 rappre= di 103 chiese prote
mti in Europa si sono raduni a Belfast- In un luogo come duello delle sei contee
Ll'Olster, il tema dell’As,emblea: Diversità riconciliaailcotnpito delle chiese protestanti in Europa, è senz’alno diestrema attualità.
Per le vie di Belfast
Una vìsita a diverse chiese
e altri progetti di riconciliazione die lottano in prima linea, ha dato una viva impressione di quanto sia difficile
portare avanti questo prowaniina nei quartieri di Belisi Ci siamo resi conto del
I grande impegno delle chiese
: deU’isola per il superamento dell’antico conflitto. Il sociologo John D. Brewer ha ricordato ai partecipanti dell’Assenlblea di evitare l’infelice terminologia «cattolicoprotestante», ma di chiamare
le parti in causa «nazionalisti» o «repubblicani» e, d’altra parte, «unionisti» o «loyalisti». Il dramma del conflitto
consiste nel fatto che la frontiera trai contraenti coincide
largamente con quella delle
àppartenepze religiose; e
queste sono molto sentite,
tant’è vero che non possono
sfuggire all’occhio del turista
ileinumerevoli chiese.
'r Lsstatistiche confermano
che più del 90% dei cattolici e
ì più del 40% dei protestanti
t ranno una volta la settimana
in chiesa. Brewer, citando al
proposito l’ex decano deli'Università di Belfast, Jonathan Swift, commenta che i
nordlrlandesi hanno abbastanza religione per odiarsi,
ria troppo poca religione per
jamarsi. Durante il culto di
inaugurazione nella chiesa
presbiteriana di Fisherwick,
accanto al preside della comunità ebraica di Belfast e il
rappresentante della chiesa
presbiteriana, è intervenuto
l’arcivescovo cattolico Sean
Brady chiedendo l’intercessione dell’Assemblea perché
a processo di pace rischia attaalinente di fallire: «Qui abùiamo bisogno della presenza
acumenica internazionale».
Nuovi «troubles»
^Assemblea è stata rego®mente informata dei «trou®as»nei quartieri che in quejlPfitiodo di preparazione
festa orangista del 12 luaimentano sensibilmena- Le iinmagini del conflitto
'miprimono nel visitatore
^Prattutto attraverso i «mu^as» e le bandiere delle or^™^^ioni. Ma nello spazio
j^tto della diversità riconcianche Belfast è in cre
atita:
ci sono sempre più
jJ^lctl «misti», e il centro
itinu ®1 distingue
“0 da altre città del Nord
U^^PPa. Bisogna allargare
i sti spazi con la presenza
pJ'^**azionalb: Brewer, ha
li, della «internazionap, ®^'°ne del conflitto». LeDerg accolta a Belfast è
a'è dei tanti gesti di cui
j,®°gno, una presenza
offre soluzioni, ma
m ascolta e intercede,
sprim ® dell'Assemblea e®nche la storia e la
®*lone di Leuenberg: le
abbonamenti
t>0
Ntore
L. 10.000
L. 20.000
L. 20.000
Belfast; una delle vie centrali della capitale dell’lrlanda del Nord
diversità luterane e riformate sono riconciliate nella
Concordia di Leuenberg del
1973, ma dopo questa frase
non c’è un punto, bensì un
doppio punto: vogliamo approfondire questa comunione e abbiamo un comune
compito come chiese della
Riforma in Europa. Ma come
dare visibilità a questa comunione ecclesiale?
«La voce protestante
in Europa»
Lo slogan che gira nella famiglia di Leuenberg è quello
di diventare «la voce protestante in Europa». Certamente non ci sarà mai una voce
protestante: Leuenberg non
può essere la voce, ma il portavoce, 0 il megafono dei poveri, espressione cara al vescovo metodista Klaiber. Al
gruppo regionale nord-ovest
è particolarmente caro il pensiero di un Sinodo europeo;
per ora resta un sogno. Il segretario ha introdotto il suo
rapporto con la citazione
dell’autore ungherese Gyorgy
Konrad: «L’Europa si costituisce anche attraverso scritti di
autori, il cui potere è quello di
far sì che i loro lettori non riusciranno più a togliersi dalla
testa quel che hanno letto».
La domanda è se la concordia
di Leuenberg sia un tale scrit
to. Comunque sia, questa Assemblea ha onorato il grande
lavoro svolto dalle varie commissioni, approvando e passando alle chiese i tre documenti, sempre della qualità
teologica che finora ha contraddistinto il lavoro ecumenico di Leuenberg (vedi articolo accanto).
Bora?
Come si va avanti? Si continua ad approfondire la comunione preparando documenti su «la forma e la formazione delle chiese protestanti in un’Europa che cambia» e sul tema della missione e della evangelizzazione.
In base agli accordi di Meissen-Porvoo-Reuilly, si cerca
di allargare il dialogo con gli
anglicani a livello europeo.
Con i battisti si auspica un
dialogo teologico che parta
dalla problematica del battesimo, per raggiungere una
«nuova qualità» di comunione; alla prossima Assemblea
del 2008 a Debrecen potranno partecipare anche rappresentanti di chiese battiste in
qualità di ospiti.
Un nuovo metodo
L’elemento nuovo che ha
caratterizzato questa Assemblea è stato il metodo didattico dell’«open space» racco
mandato per conferenze di
massa. Il nome è programma: spazio aperto per ogni
partecipante che può presentare il proprio tema cercando
di costituire un gruppo. Vale
la «legge dei due piedi» secondo la quale ognuno può
«onorare» il gruppo lasciandolo perché ha parlato o
ascoltato abbastanza; poi
può fare l’«ape», cioè fecondare, oppure la «farfalla» facendosi vedere in un altro
gruppo. Frutto del metodo;
più partecipazione attiva,
una lista di accordi emersi
dal libero scambio delle idee
e la critica da parte di un rappresentante dell’est d’Europa
contro queste tendenze «postmoderne» che rischiano di
trasformare una conferenza
in una specie di «Kirchentag». In ogni modo l’«open
space» era un’immagine diversa da quella dei sobborghi
del Nord o dell’Est di Belfast.
Belfast e Leuenberg, due
nomi che evocano due realtà
molto differenti: un conflitto e
il superamento di un conflitto. Di Belfast, a partire dagli
scontri aperti del 1968, se n’è
parlato tanto; di Leuenberg, a
partire dal 1973, se ne parla
ancora troppo poco. Forse solo poco esplicitamente, mentre lo spirito di Leuenberg
continua a farsi strada.
Gerusalemme: seminario sulla giustizia e la pace
Per il dialogo tra israeliani e palestinesi
Il 17 giugno scorso madri
palestinesi e israeliane e giovani della Terra Santa hanno
lanciato un grido di aiuto
chiedendo alla comunità internazionale di lavorare per
la pace e per la giustizia in
Medio Oriente. Lo hanno fatto durante un seminario organizzato nell’ambito della
sessione annuale del Consiglio della Federazione luterana mondiale (Firn), dal 12 al
19 giugno scorso.
Per Kamal Hossein, giurista
del Bangladesh, membro della Commissione delle Nazioni Unite incaricata di indagare sulle violazioni dei diritti
della persona nella regione,
questo dialogo è la «prima risposta concreta» alle raccomandazioni emesse nel rapporto di questa commissione. Una delle principali raccomandazioni è infatti centrata sul dialogo tra rappresentanti «di tutti i livelli della
società, ufficialmente o ufficiosamente». Secondo la
Commissione, il dialogo tra
la gente della regione è uno
dei- mezzi per colmare il fossato tra «le percezioni molto
divergenti delle due parti di
fronte alla realtà alla quale si
trovano confrontate». Questo
scambio di percezioni è stato
del resto una delle caratteristiche di questo seminario
sulla giustizia e la pace in
Medio Oriente.
Dalia Landau, israeliana,
madre di tre bambini, ha sottolineato l’importanza di questi incontri a tu per tu con cittadini palestinesi comuni:
«Ciò che la maggior parte degli israeliani scoprono guardando la televisione, è che i
palestinesi sono impiegati
sottopagati e terroristi. Per
questo ci rivolgiamo a voi in
quanto parte terza perché abbiamo terribilmente bisogno
del vostro aiuto per farci comprendere la dignità dell’altro».
Muda Abu Gharbieh, palestinese e madre di quattro bambini, ha raccontato come,
ogni mattina, aprendo la finestra della camera dei suoi figli,
prega perché il nuovo giorno
non porti nessuna brutta no
» I documenti approvati dall'Assemblea
Varate tre piccole
«encicliche protestanti»
tizia. «Sono sicura che c’è una
madre israeliana come me...
Rendiamo giustizia al bambino palestinese come al bambino israeliano».
Dalia Landau ha anche
parlato della sua vita nella
casa di Ramle, vicino a Gerusalemme, che una volta apparteneva a una famiglia palestinese. Un giorno, quando
era studentessa all’università,
ha sentito bussare alla porta.
Fuori c’erano tre uomini arabi, ben vestiti, uno dei quali
era nato in quella casa. Li ha
invitati a entrare, e così iniziò
una lunga amicizia con uno
dei primi abitanti della casa.
Oggi questa casa è diventata
un luogo di incontro per arabi ed ebrei, un asilo nido per
bambini arabi e un campo
estivo per giovani.
Al termine del seminario, il
pastore Konrad Raiser, segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese
(Cec), ha sottolineato la volontà delle chiese di impegnarsi a ristabilire la pace
nella regione. (eni)
FULVIO FERRARIO
LF ASSEMBLEA della CoI munione ecclesiale di
Leunberg (Gel) a Belfast ha
varato alcuni importanti documenti, che saranno inviati
alle chiese perché li utilizzino
nella loro riflessione teologica. Essi sono stati elaborati
da gruppi di lavoro al tempo
stesso ampi e qualificati,
quindi rivisti alla luce delle
osservazioni provenienti dalle chiese membro e dal Comitato esecutivo della Gel,
infine ancora emendati dall’assemblea. Si tratta dunque
di piccole «encicliche protestanti», frutto di un lavoro
collegiale e partecipato.
«Chiesa e Israele»
Il testo di gran lunga più
importante ha comò titolo
«Chiesa e Israele». Si tratta di
una riflessione teologica radicale e pacata al tempo stesso,
che presenta lo stato attuale
del dibattito, proponendo al
contempo linee rigorose per
un approfondimento teologico. È da rilevare che il problema del rapporto tra la fede
cristiana e quella ebraica è affrontato in prospettiva trinitaria: non si tratta dunque di
abdicare alla specificità del
cristianesimo, ma di valorizzarla in un confronto serrato
con Israele. Gli elementi cruciali vengono affrontati con
coraggio, dal problema del
rapporto tra chiesa e popolo
di Dio a quello della missione, al rapporto tra Israele come comunità di fede e la terra che ha visto svolgersi la
sua storia in epoca biblica. Si
tratta di un testo profondamente ecclesiale, non estremista, ma che sfida le chiese
(e infatti le perplessità non
sono mancate). La Claudiana
lo tradurrà in italiano. Tra gli
estensori del testo vi è l’italiano Daniele Garrone.
«Chiesa, popolo
stato, nazione»
Un gruppo di lavoro radicato nel Sud e nell’Est d’Europa ha preparato un documento su «Chiesa-popolostato-nazione»: un intreccio
esplosivo in molti paesi dell’Europa orientale, ma anche
nel luogo nd quale si è svolta
l’assemblea. Il rapporto delle
chiese con t nazionalismi è
ambiguo: da un lato la predicazione cristiana si impegna
per la pace, dall’altro non sono mancate, nella storia e
nella cronaca recente, complicità anche pesanti. Il documento dedica molto spazio
aH’esame di situazioni specifiche, inquadrate alla luce del
messaggio della Riforma e si
conclude con alcune indicazioni sul ruolo delle chiese
evangeliche nell’Europa che
si va costituendo.
«Legge ed Evangelo»
Il terzo documento, «Legge
ed Evangelo», non ha ancora
raggiunto lo stadio dì maturazione degli altri due. Per ragioni di tempo, infatti, non è
ancora stato sottoposto alle
chiese e dunque il processo
di ricezione è ancora agli inizi. Il tema costituisce un tradizionale terreno di confronto tra la tradizione luterana e
quella riformata: lo scopo dei
testo, tuttavia, non è quello
di riprendere le contrapposizioni della storia, ma di elaborare teologicamente le linee fondamentali di una prospettiva etica protestante.
Dialogo con i battisti
L’assemblea di Belfast ha
anche deciso di avviare un
dialogo con le chiese battiste,
allo scopo, come ha dichiarato il prof. André Birmelé presentando l’argomento, di raggiungere «un nuovo livello di
comunione». A questo proposito bisogna ricordare che la
comunione ecclesiale (cioè il
reciproco riconoscimento di
chiese diverse come chiese
sorelle a tutti gli effetti) richiede, nella prospettiva di
Leuenberg, l’accordo sul contenuto del messaggio evangelico e sul significato dei sacramenti. Le chiese battiste non
riconoscono il battesimo dei
fanciulli come battesimo cristiano e questo è, se non il solo, il principale problema.
La posizione dell'Ucebi
Il documento italiano del
1990 sul reciproco riconoscimento era stato duramente
criticato nella precedente assemblea di Leuenberg (Vienna 1994) perché appunto dichiarava la comunione ecclesiale tra valdesi, metodisti e
battisti senza che ci fosse un
accordo sul battesimo. Una
commissione, comprendente
membri valdesi e battisti,
aveva elaborato una risposta
alle critiche di Vienna, con
l’intenzione di presentarla a
Belfast come un approfondimento della posizione italiana. L’assemblea dell’Ucebi si
è però rifiutata di riprendere
la discussione sul battesimo e
così l’Italia protestante non
ha potuto contribuire significativamente al dibattito di
Belfast. Rimuovere i problemi è più facile che risolverli.
Poi però non ci si deve stupire se il dibattito ecumenico
internazionale va per la propria strada, marginalizzando
chiese come le nostre.
Il contributo
delle chiese italiane
Nei prossimi anni il dibattito su questi temi riprenderà,
su base europea. Se le chiese
evangeliche italiane riusciranno a dare un contributo,
sarà più facile allargare l’orizzonte della comunione tra
protestanti alle chiese dell’ala
«sinistra» della Riforma. In
caso contrario, proseguirà solo il processo attualmente in
corso, che si indirizza alla comunione ecclesiale con gli
anglicani. Le chiese protestanti tedesche, quelle dei
paesi baltici e quelle francesi
hanno già accordi di comunione ecclesiale con l’anglicanesimo (i documenti di
Meissen, Porvoo e Reuilly): è
presumibile che nei prossimi
anni si giunga a un accordo
su scala europea. In questo
non c’è nulla di negativo: le
chiese della Riforma sono
molto diversificate, conoscono Sinodi e direzioni collegiali, ma anche vescovi e liturgie
cattolicheggianti. Sarebbe un
peccato, però, se questo sviluppo fosse l’unico: ne risulterebbe un protestantesimo
fortemente «vescovile», teologicamente conservatore, poco adatto a rappresentare una
seria alternativa a chi, in fatto
di vescovi, non cede il passo a
nessuno. Evitare un’evoluzione del genere richiede anche
il nostro apporto: vedremo se
saremo in grado di offrirlo.
Thomas Wpf, vicepresidente del
Comitato esecutivo
4
PAG. 4 RIFORMA
LA
Dalla penna di Michael White una splendida biografia del celebre matennatico
Isaac Newton, I'ultimo mago
Per tutta la vita Newton è stato un evangelico convinto di rendere glorio al Signore
dell'universo con il suo lavoro di scienziato. Le leggi di gravità e il calcolo infinitesimale
EUGENIO STREHi
A scoperta fondamentale
(Che, dopo 14 secoli, pol
verizzò il sistema tolemaico il
quale, più per ragioni teologiche che per ragioni scientifiche, poneva la Terra al centro dell’universo, si deve al sacerdote polacco Nicola Copernico, autore nel 1543 del
De rivolutionibus orbium coelestium, in cui dice esplicitamente: «Al centro di tutto sta
il Sole seduto sul trono regale,
egli governa la famiglia dei
pianeti che ruotano intorno
a lui. Troviamo così un’ammirevole armonia del mondo» (Libro I, cap. 10).
Non tutti capirono subito l’importanza dell’affermazione del canonico polacco,
la stessa Chiesa cattolica
aspettò più di 60 anni per
mettere il libro all’Indice secondo i dettami dell’Inquisizione (1616). Nel mondo protestante, per noti motivi più
aperto alla ricerca, vi fu un
giovane luterano, Keplero,
che all’età di 24 anni (1596)
pubblicò un libro in cui si
ipotizzava il primo modello
di sistema solare. Nelle sue
opere della maturità [Astronomia Nova, 1606, e Harmonices Mundi, 1619), Keplero
elaborò le tre leggi fondamentali per comprendere
l’Universo: 1) tutti i pianeti
descrivono una traiettoria ellittica della quale il Sole occupa uno dei fuochi; 2) in
ogni orbita l’area coperta dalla linea retta che unisce il
«Non so cosa posso sembrare al mondo; ma a me stesso - confidò l’anziano Newton al nipote Benjamin Smith - sembra di essere stato solo come un ragazzo, che gioca sulla riva del mare e
che si diverte a trovare di quando in quando un ciottolo più liscio Q una conchiglia più bella del solito, mentre il grande oceano della verità si stende tutto sconosciuto davanti a me». In
realtà Isaac Newton (1642-1727) è stato il più grande scienziato
di tutti i tempi per capacità di osservazione, rigore nel metodo e
analisi matematica e sperimentale (hypatematica e sper, soleva
ripetere). Gli inglesi, bravi nell’unire biografie con racconto storico, ci offrono per la penna di Michael White, esperto di vite di
scienziati, una avvincente narrazione della sua vita*. Per tutta la
sua durata Newton è stato un evangelico convinto di rendere gloria al Signore della sua vita e dell’universo, con il dono dell’intelligenza che egli gli aveva, nella sua misericordia, donato.
centro del Sole e quello del
pianeta è proporzionale al
tempo impiegato dal pianeta
a ruotare intorno al Sole:
quanto più lontano esso si
trova dal Sole, tanto più estesa è quell’area e più lungo il
tempo di rivoluzione; 3) il
quadrato del tempo impiegato da un pianeta per descrivere la sua orbita è proporzionale al cubo della distanza
media di quello stesso pianeta dal Sole. Le osservazioni al
cannocchiale di Galileo Galilei confermarono immediatamente le leggi di Keplero.
In questo clima di novità e
di esperimenti si deve collocare il genio di Isaac Newton,
prima studente, poi «Fellow»
e infine a 26 anni «Lucasian
Professor» a Cambridge, la
più prestigiosa cattedra di
matematica nel Regno Unito
e forse nel mondo. E proprio
partendo dalle leggi di Keplero che il giovane Newton, come confida allo studioso ugonotto Pierre des Maizeaux, in
cominciò a intuire la legge di
gravità (1666): la forza che attira i pianeti verso il Sole era
inversamente proporzionale
ai quadrati delle loro distanze
dal centro dell’orbita. Newton
perviene alla scoperta di questa importante legge non osservando la caduta delle mele
nel giardino, ma con il suo lavoro disciplinato di calvinista
puritano nel coniugare analisi
matematica èd esperimento
(«le ipotesi - come diceva non si fingono»).
Nel campo matematico
Newton, sviluppando il lavoro di Cartesio, pervenne alla
scoperta del calcolo infinitesimale. La nuova matematica
e in modo particolare questa
procedura gli sarà contestata
in età matura del filosofo e
matematico Gottfried Wilhelm von Leibniz, in una penosa disputa che vide coinvolta anche la Royal Society
(istituzione culturale e scientifica che dal 1648 raccoglie
le, migliori menti per un mi
glio dibattito scientifico e
tecnico) sulla priorità dell’invenzione del calcolo infinitesimale stesso. A Newton venne riconosciuta la priorità,
anche se oggi noi usiamo, per
motivi pratici, la notazione di
Leibniz.
La genialità di Newton si affermò a livello mondiale con
la formulazione delle leggi di
gravità e le annesse intuizioni
sulla materia subatomica. I
Principia mathematica (1687)
sono stati utilizzati dai tecnici
della Nasa nel 1969 per l’invio
del primo uomo sulla Luna, in
quanto elencano principi
scientifici tuttora validi. In
particolare è sorprendente
come Newton in una conclusione inedita, mai inserita nei
Principia (le ipotesi, ancora
una volta, non si fingono) ipotizzi forze subatomiche che,
al Gern di Ginevra, il premio
Nobel Carlo Rubbia ha potuto
sperimentare grazie agli acceleratori di particelle. L’ultima
opera fondamentale di Newton è del 1706 e raccoglie 40 e
più anni di studi ed esperimenti sulla «teoria della luce e
dei colori». L’Ottica, pubblicata in inglese e non più in latino, denota la consapevolezza
dell’autore, ormai presidente
della Royal Society e direttore
della zecca di stato, di essere
un’autorità nel campo scientifico con la quale ogni ricercatore doveva fare i conti.
jieinèWi
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Frontespizio dei «Principia» di Newton
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si un’idea!
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non ce ne
(*) Michael White: Newton
l’ultimo mago. Milano, Rizzoli,
2001,pp. 513, £36.000.
Il Newton teologo
Newton nasce (1642) nel momento in cui sta per verificarsi la
fine della parabola puritana che infiammò l'Inghilterra; tuttavia
un quaderno personale, il Fitzwilliam Notebook, attestala
profonda pietà evangelica del giovane Isaac, che non ha vergo-'
gna di confessare i propri peccati di fronte al Signore. Per il
grafo White, Newton avrebbe aderito al movimento antitrinitario che al pari della sua convinzione alchemica (pietra filosofale,
di qui il titolo del volume) sarebbe stata accuratamente occultata dallo scienziato.
All'antitrinitarismo egli sarebbe giunto attraverso una esegesi
personale dell'epistola agli Ebrei (cap. 1), mentre la convinzione
alchemica era condivisa da molti uomini di scienza del suo tempo. Il suo noto commento al libro di Daniele è stato acutamente
analizzato da Mario Miegge [Il sogno del re di Babilonia, Feltrirìeili, 1995). Newton in buona fede aveva fissato il ritorno di Cristo al 1948, intuendo però che ebrei e cristiani si sarebbero riconciliati, unico popolo di Dio; in questo auspicio egli è, ai pari
delle sue intuizioni scientifiche, ancora attuale.
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Riflessione a partire dal convegno che si è svolto a Ecumene in primavera
«software libero» è una questione di democrazia
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STEFANO D'ARCHINO
Un corso al Centro culturale valdese
Rapporto con Dio: bilancio
critico del Novecento
Prevede ancora due appuntamenti il ciclo di lezioni sul
protestantesimo, valido come
corso di aggiornamento per
insegnanti e come unità didattica per gli iscritti al corso
di teologia della Facoltà valdese, organizzato dal Centro
culturale valdese e quest’anno dedicato al Novecento. La
molteplicità delle teologie del
’900 prova come esse siano,
tutte, «alle prese con Dio»:
non tanto per affermarne
l’esistenza quanto piuttosto
per «decidere» quale sia o
debba essere il suo rapporto
con l’uomo e con il suo mondo. Il suo rimanere «nascosto», il suo «silenzio», il suo
sembrare «indifferente» alla
condizione umana e mondana, che hanno indotto a pensare anche a una sua «morte»,
è messo in questione.
Gli argomenti delle ultime
relazioni sono «Gli evangelici
nell’Italia fascista» (12 luglio,
Giorgio Rochat); «Qui si parla
italiano. Politica di regime alle
valli valdesi» (12 luglio, Giorgio Tourn): «Nuove frontiere
della teologia» (13 luglio, Elisabeth Green, Sergio Rosta
gno). Segreteria: Fondazione
Centro culturale valdese, via
Beckwith 3, 10066 Torre Pellice; tei. 0121-932179; fax 0121932566; e-mail: centroculturalevaldese@tin.it.
Altre iniziative estive del
Centro culturale valdese sono la giornata «G. Miegge»
(24 agosto, sala sinodale), dedicata al tema «Fede e cultura: novità e prospettive per
l’identità evangelica nei
prossimi anni» (relatori previsti Nedo Baracani e Erika
Tomassone) e il terzo appuntamento del «Forum della
cultura» (22-23 settembre a
Ecumene). Questo incontro
intende costituire un’autentica sede di dibattito tra i diversi operatori culturali protestanti in Italia e riservare
uno spazio all’approfondimento di un tema individuato come particolarmente urgente da approfondire e dibattere; per quest’anno esso
è stato individuato nella questione della globalizzazione.
Dal 14 luglio al 6 settembre,
nei locali del Centro, mostra
per immagini sulla storia del
movimento valdese.
L> INFORMATICA è una
I tecnologia che sta divenendo sempre più presente e
strategica nel nostro mondo.
Una volta limitata solo ai
grandi elaboratori, è sempre
più usata nelle automobili,
nelle case come nelle fabbriche e nei campi. Infatti ogni
aspetto produttivo può ricavare da questa tecnologia
un vantaggio competitivo. A
fronte di questa diffusione e
di questa importanza strategica, coloro che utilizzano 1’
informatica non ne hanno
una conoscenza di base e delle possibili implicazioni. Basti
pensare a quante persone si
affidano al computer per scrivere i propri documenti e trascurano elementari norme
per conservarli e averli quando si romperà il «disco rigido». Quasi sempre si è accuratamente disinformati.
La disinformazione tocca
poi uno degli aspetti più interessanti del panorama informatico: il movimento del
«software libero». Cerchiamo
di spiegare che cos’è. Un calcolatore è soltanto un assemblato di pezzi meccanici e soprattutto elettronici, in inglese hardware, ferramenta. Ciò
che permette a questa ferramenta di divenire uno strumento, per molti già insostituibile, di lavoro o di divertimento è il software, i programmi. Una serie complessa
e corposa di istruzioni, scritte
da centinaia e migliaia di
persone, che ci permette di
far funzionare Vhardware e
che, sfruttando i vari componenti, ci fa ottenere il risultato da noi voluto, o quasi.
All’inizio dell’informatica
tutto il software, cioè tutti i
«programmi» per i computer,
erano liberamente utilizzabili e liberamente osservabili
nella loro struttura interna,
perché frutto del lavoro di ricercatori universitari che si
scambiavano e pubblicavano
i loro risultati come in ogni
attività scientifica. Ed ancora
oggi Internet funziona per
l’ottanta per cento su programmi liberi. Successivamente lo sviluppo commerciale dell’informatica ha portato alla nascita di industrie
del software, che per avere
più introiti hanno «chiuso» i
programmi creando una dipendenza degii utentii, e si è
arrivati ad avere veri e propri
monopoli planetari.
A fronte di questa situazione è rimasta e si è sviluppata
una comunità di programmatori e programmatrici e
utenti che, in tutto il mondo,
ha continuato a sviluppare
software libero, che permette
oggi di utilizzare per ogni esigenza i computer, allo «stato
dell’arte», cioè tecnicamente
al passo con i tempi, a un costo quasi nullo e soprattutto
con la libertà di cambiare
quando si vuole i programmi
usati, permettendo anche di
adattarli alle proprie esigenze
specifiche. E chiarisco subito
che passare a utilizzare il sistema Linux-GNU (indicato
spesso semplicemente con
Linux), che rappresenta per
l’utente di ogni giorno il sistema più completo e fruibile
fornito dal software libero,
non'implica dover reimparare l’uso dei programmi, a
esempio, di posta elettronica
o di scrittura, perché tutti seguono ormai degli standard,
sviluppati a suo tempo in università e centri di ricerca.
L’interesse per il software
libero non si ferma, però, solo al poter risparmiare sul costo dei programmi. Non è solo una dimensione personale
quella che è in gioco, ma è
più ampia e strategica. Infatti
proprio lo sviluppo e l’affermazione del software libero,
nelTassenza di una direzione
centralizzata e quindi nell’assenza di ogni azione di lobby
e pubblicità, ha mostrato la
realtà e la possibilità di uno
sviluppo democratico e di ridistribuzione delle risorse.
Infatti le aziende e le persone
che sviluppano e usano
software libero fanno profitti,
e si sviluppano, proprio per
la condivisione dei «sorgenti», cioè proprio dalla conoscenza di come è stato scritto
il programma dal suo autore,
prima di essere tradotto in
una serie di istruzioni comprensibili solo dalla macchina. Il software non libero, infatti, oltre a fornire a caro
prezzo solo una licenza d’uso
per il suo prodotto, non permette che venga letto da altri
il testo dei programmi. L’innovazione tecnologica rimane quindi segreta. Non si rende accessibile a tutti la cultura informatica per permettere di accrescere ulteriormente la cultura sulla base di
quello che è già stato fatto.
Nel software libero, invece,
le innovazioni di tutti vengono condivise, così come vengono condivisi i profitti a
fronte della condivisione degli investimenti. Quindi, non
solo il software libero permette di vivere di informatica
anche a piccole cooperative
oppure a programmatori
free-lance di tutti i paesi, ma
offre la possibilità ai «paesi
poveri» di accedere alla tecnologia informatica senza essere colonizzati dai monopoli
occidentali, come ha scelto di
fare ultimamente l’India. Risparmiando sull’hardware,
sviluppando in proprio ciò di
cui hanno veramente bisogno e attingendo e contribuendo a tutta la cultura informatica liberamente dispo
nibile, distribuendo il vantai
gio competitivo informatio^
senza pagare costose topi pondan
ties che ne assorbirebbet Le i
gran parte dei guadagni.
Per tutelare questo movi J'®>enca:
mento sono sorte nuraeror'^^^sto
associazioni e fondazioni,®*®®'’®*®'
dal 1984, prevedendo l’evoli
zione che avrebbe preso I’iif:
il liccole cl
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5
U3 luglio 2001
LIO}
Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
Intervista al moderatore della Tavola valdese, pastore Gianni Genre
pinodo delle chiese valdesi e metodiste
7 ’■'^•’l'j[ssefnbleo si terrà a Torre Pelke dal 26 al 31 agosto. Le chiese e la società italiana, la
giustizio economica nel mondo, la laicità, l'otto per mille, il ruolo pastorale e diaconale
BERNARDINI
., 26 al ■31 agosto si
" • —^ a Torre Pellice
delle chiese valde
niètodiste, l’assemblea
f lale che rappresenta la
' ^ ■ T istanza decisionale
: chiese. In vista di
jiiieste I
„ Ito importante appuntaSto, abbiamo incontrato il
Ltore Gianni Genre, già
membro della Tavola, eletto
' 4 "annobcorso moderatore.
' iimmo anno come mo
deratoreforse consente difar¡¡0‘idea più precisa, sulla si
iftegenerale delle chiese,
wmo i problemi princi'^t^endevono affrontare?
^ul^ersante interno, il
nJfema maggiore è quello
^»^erare più incisività
nellasocietà italiana. Forse
non ce ne rendiamo pienamente conto ma, in qualche
I, le nostre chiese stan
icarsi la
uttavia
esta la
vergor II bio-,
itrinltaisofale,
esegesi
inzione
IO ternamente
, Feltrl) di Crioero rial pari
perdendo parte di quella
che avevaa un po’ di anni fa. Mi
gli ultimi dati
è’otto per mille, che anche
'^ma ha pubblicato, ci dicono die nonostante una flessione i valdesi e i metodisti
ancora di una grande
acuita'!pinpatia nelTopinione pubblica italiana; ma dove sta la
«tra Incisività nelle scelte
cpcrete di tante persone,
nell'adesione alle nostre cotniinità, nell’acquisizione di
m diverso costume culturale
e di fede? Insomma, io sogno
iaÉiesa più vivace. Quest’
m|o visitato molte comuíá e, salvo eccezioni, ho aito l’impressione che le nostre ftiese portino avanti le
lività tradizionali, la routine,
»trovare quella fantasia,
lei gesti, quelle parole per
qualcosa di nuovo e di di'etso ai nostri contemporanei. Qual è lo specifico della
vanta{®®ba predicazione? La granrmatici isbupatia e il rispetto che ci
e roy(ip®"dano non possono ba-ebbeir®*' Le nostre chiese devo;ni. Fbtornare a crescere, anche
0 movif®®dcamente, nonostante
imeror'^tttesto di secolarizzazione
ioni, ffl*.®®ostante la nostra condil’evolirp® ài diaspora. In alcune
eso l’ip°ln chiese non si riesce
ndocCfPP'’re.a offrire un contesto
irtarea! .^tìoionianza e di formado deci®® sufficiente per interes
1 la Pinone o giovani fami(www.ifr*^®Pure entrano in con
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®sto sarà un tema cenPer i prossimi anni. 11
il quarto e il secon5,. utto delle nostre chie, ®biano aderito al “Genoa
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•r«- ;-— non mai, la co
tilo PL ¿1- *^^stiana. Quella indie quella collettiva».
- Si tratta anche di fare delle
scelte di vita di sobrietà. Le
chiese valdesi e metodiste, come comunità, vivono da sempre con uno stile sobrio. Ma a
livello personale e familiare
non sempre c’è questo stile...
«Esattamente. Questa è una
scelta necessaria, soprattutto
da parte di chi, come noi, vive
nell’angolo più benestante
del mondo. Le nostre chiese,
tra l’altro, trovano di fatto
maggior ascolto nel ceto medio del nostro paese. Da una
recente inchiesta che la Tavola ha promosso, risulta che
negli ultimi vent’anni le persone che si sono avvicinate
alle nostre chiese e ne sono
diventati membri provengono soprattutto dagli strati
professionalizzati e acculturati. A parte il problema di non
riuscire a comunicare con il
ceto più popolare o anche
con i poveri, che sono presenti anche nel nostro paese, è
evidente che le nostre chiese
non possono chiedere agli altri di fare scelte di sobrietà
che noi non siamo disposti
personalmente a fare».
- Quali sono gli altri temi
che, secondo la Tavola, il Sinodo dovrebbe discutere in
via prioritaria?
«Intanto, saranno le due
Commissioni d’esame (quella sull’operato della Tavola,
dell’Opcemi e della Facoltà di
teologia e quella sull’operato
della Commissione sinodale
per la diaconia) che, in accordo con il seggio, proporranno
al Sinodo i temi principali da
discutere. La Tavola si augura
che si facciano delle scelte di
priorità, perché non è possibile discutere efficacemente
di troppi problemi in un’assemblea come quella sinodale. Anche di recente, sono
stato in diverse assemblee simili in varie chiese estere e
tutte selezionano accuratamente i temi più importanti
da affrontare di volta in volta.
La Tavola, comunque, si augura che oltre ai temi della
globalizzazione e della giustizia economica si rifletta anche sulla definizione del ruolo pastorale e di quello diaconale. Oggi, per una serie di
problemi spesso complessi,
non è semplice essere pastori
e pastore nelle nostre chiese.
Anche i diaconi hanno qualche problema di identità, dipendente soprattutto dalla
poca chiarezza che c’è nel
nostro ordinamento sul loro
ruolo. Ecco, dobbiamo chiarire meglio identità, e ruoli di
queste figure così importanti
per la vita delle chiese e delle
opere. Poi abbiamo la questione della quota delle scelte
non espresse dell’otto per
mille, di cui le chiese hanno
ampiamente discusso».
- Nuovo governo, laicità e
libertà religiosa, stato sociale.
Forse anche questi sono temi
importanti...
«Certamente. Su questi temi la nostra sensibilità è sempre molto alta. La società sta
cambiando, i bisogni pure, le
risorse non sono infinite. Il
nuovo governo vuole dare un
. impulso diverso a tutto il sistema paese. Vedremo che
cosa farà, noi non diamo un
giudizio preventivo. L’importante è che ci siano delle regole chiare, rispettose della libertà e della diversità, quindi
laiche, che vengano rispettate
da tutti. Certo, nel corso dell’anno la Tavola ha dovuto vigilare diverse volte, anche
con il precedente governo,
perché fossero rispettate
sempre le norme delle Intese,
per il regolamento delle carceri per esempio. La questione della libertà è di un’importanza assoluta. Anche perché
la Chiesa cattolica sta occupando spazi e influenza che
qualche volta consideriamo
impropri e che invece i partiti
politici, tutti o quasi, promuovono. Da tempo c’è una
specie di eclisse dei laici dal
mondo politico italiano».
- Come vanno le relazioni
internazionali con le chiese
protestanti del mondo?
«La fraternità e la solidarietà rimangono una costante
nei nostri rapporti. Qualcosa,
però sta cambiando. Quest’
anno abbiamo avuto un importante incontro di tre giorni con i nostri partner tedeschi. Ci è stato detto in modo
chiaro che oggi una parte
consistente delle risorse che
erano destinati alla nostra
diaconia devono rivolgersi
verso i paesi dell’Est europeo,
perché ne hanno più bisogno.
Noi di questo siamo consapevoli. D’altra parte, ho constatato una notevole attenzione
da parte di chiese degli Stati
Uniti, come la Chiesa presbiteriana, verso le chiese minoritarie del protestantesimo
dell’Europa latina. Dobbiamo
però avere dei progetti comuni. È su questo che stiamo cominciando a lavorare».
- Un moderatore di soli 44
anni come ha vissuto il suo
ruolo?
- «Beh, è stato un cambio
generazionale. L’autorevolezza della generazione che
mi ha preceduto è fuori discussione, e certamente ne
ho potuto godere anch’io, soprattutto nei rapporti internazionali. D’altra parte anche
in molte chiese estere sta avvenendo un passaggio generazionale. Quest’anno ho
avuto ottimi rapporti interpersonali. Non ho mai avuto
problemi per la mia età, semmai ho vissuto e vivo il peso
dei problemi che come moderatore devo affrontare. Non
è una questione di età, dunque, ma di trovare sempre il
modo per condividere i problemi e affrontarli collegialmente, che è il tradizionale
metodo di governo della nostra chiesa. Inoltre è difficile
coniugare un lavoro totalizzante, anche sul piano psicologico, con la dimensione e là
responsabilità familiare».
Festa delle scuole domenicali di Puglia e Lucania
La musica elemento di aggregazione
GIOVANNA SPERANZA
Domenica i? giugno, alia «Casetta» di Bari, anche quest’anno si è svolta la
festa delle scuole domenicali
di Puglia e Lucania. Chi vi
partecipa per la prima volta,
come è stato per me, viene a
contatto con una realtà vivace, serena e spensierata, una
atmosfera capace di prendere e coinvolgere anche chi è
esterno al mondo della scuola domenicale. La cronaca
della giornata parte dalla mia
esperienza in quanto monitrice della scuola domenicale
dèlia comunità battista di
Mottola. Dopo un po’ di anni
di assenza a tale appuntamento, quest’anno con pochi bambini ma tanta voglia,
abbiamo deciso di parteciparvi. Ceravamo informati
sul programma della giornata così da poter offrire un
contributo al momento di riflessione previsto per la mattinata. Ma domenica, al momento della partenza, il vederci un po’ pochini ci aveva
scoraggiati, perché sarebbe
saltato quanto preparato. Poi
ci siamo dati coraggio e siamo partiti per Bari.
La calda accoglienza di fra
telli e sorelle a Bari ha rotto
ogni nostro indugio. All’orario
di inizio della festa c’era ancora poca gente, ma i saluti
con volti già conosciuti e le
nuove conoscenze sono serviti a rompere il ghiaccio e a
scaldarci l’animo, visto che a
scaldare i corpi è bastato il
caldo sole di una bellissima
giornata nella verdeggiante
campagna barese. Erano presenti bambini e bambine delle comunità di Bari, Corato,
Conversano, Venosa, oltre cbe
di Mottola. Come nel nostro
caso, anche per le altre comunità i bambini erano pochi,
ma ciò non ci ha fatto perdere
d’animo. Anzi in seguito ho
potuto osservare che ciò ha
fatto crescere lo spirito di partecipazione degli accompagnatori, monitori, monitrici e
non, che si sono prodigati
nella realizzazione di canti e
animazioni cui è stato olferto
largo spazio nel momento di
riflessione curato dal pastore
di Cerignola, Luca Anziani.
Ancora una volta la musica
e il canto hanno costituito il
migliore elemento di aggregazione: anche questa è stata
un’occasione per ricordare
dei canti e impararne dei
nuovi insieme durante e dopo
mm.
Le ragioni della pace
il culto della mattinata, accompagnati alla tastiera da
Lorenzo Semeraro, giovanissimo di Mottola. Così piacevolmente il tempo è trascorso
sino al pranzo, che è stato il
momento di maggior comunione. Intorno alla tavola imbandita abbiamo avuto modo
di vedere pastori nelle simpatiche vesti di cuochi e camerieri preparare e servire quanto generosamente fratelli e
sorelle hanno voluto condividere con gli altri. L’agape ha
creato un clima di condivisione e fratellanza che si è conservato e arricchito durante il
pomeriggio, allietato da giochi, mimi e barzellette di
bambini e non solo. Questa
festa ci ha visti tutti ringiovaniti nello spirito; soprattutto
ha riscoperto l’animo sempre
verde e fresco di sorelle e fratelli longevi delle nostre comunità pugliesi che domenica erano presenti alla Casetta.
La festa si è conclusa nel pomeriggio con gli ultimi abbracci e saluti, con la promessa di ritrovarci il prossimo anno e l’augurio che sempre più
comunità con i loro bambini
e monitori possano accogliere
l’invito a fare un’esperienza
così piacevole!
smo che è l’orangismo. Mentre l’unionismo, infatti, è una
semplice piattaforma politica
tesa a ribadire la lealtà della
maggioranza della popolazione nordirlandese alla corona britannica, Torangismo
introduce prepotentemente
anche elementi religiosi e
culturali. I signori con il collare e la bombetta non si sentono solo sudditi di sua maestà, ma anche gli eredi della
tradizione protestante, quella
che oltre 300 anni fa vinse
sulle forze cattoliche e antiparlamentari guidate da un
re «vendutosi» a Roma per
puro calcolo politico. Nei secoli la dimensione religiosa,
culturale e politica si sono
confuse, sino a farne una fniscela assai pericolosa di settarismo teologico e di esclusivismo politico che in passato ha trovato ampi consensi
soprattutto tra le fasce sociali
agricole e meno istruite.
Ma di «religioso» nell’orangismo di oggi resta ben poco;
vi è stato un tempo, diciamo
sino a vent’anni fa, in cui le
chiese protestanti dell’Irlanda
benedicevano con generosità
parate e altre manifestazioni:
ma dopo tante sofferenze e
dopo il riconoscimento delle
violenze connesse con alcune
espressioni dell’orangismo, la
posizione della Chiesa presbiteriana e di quella d’Irlanda
(comunione anglicana) si sono è assai più prudente e talvolta anche critica.
Le chiese, quella cattolica
ma anche le diverse denominazioni evangeliche, hanno
avuto una parte importante
nel processo di pace e oggi
sóno molto più attente che in
passato a non farsi strumentalizzare sul piano politico. È
giusto e doveroso che sia così: in Irlanda la gente continua ad affollare messe e culti
domenicali e, nonostante anche lì si riscontrino evidenti
segnali di secolarizzazione, le
chiese continuano a svolgere
un importante ruolo di orientamento pastorale. Non è un
caso che soltanto alla fine di
giugno la chiesa presbiteriana d’Irlanda, che da sola raccoglie poco meno del 30% del
milione e mezzo di abitanti
delle sei contee del Nord, abbia approvato il programma
«Prepariamo i giovani alla
pace» con il quale intende
impegnarsi a fondo nella
promozione di una cultura
del dialogo e della convivenza tra le diverse componenti
politiche e religiose dell’isola.
Nonostante le difficoltà dei
prossimi giorni e dei prossimi
mesi, pertanto, crediamo che
le ragioni della pace prevarranno: è ovvio e comprensibile che il fronte unionista reclami il disarmo dell’Ira, come peraltro è già avvenuto
per la maggior parte delle formazioni paramilitari lealiste;
ma è altrettanto ovvio che
l’unionismo, se vuole salvare
la sua anima, non deve continuare a dire sempre e solo
«no» come ha fatto in questi
ultimi trent’anni in cui, non
dimentichiamolo, le violenze
settarie hanno ucciso oltre
3.500 persone. Grazie a Dio,
l’Europa non è più quella del
1690 e nessun re sta sciogliendo il Parlamento o tramando
con il papa di Roma. Derry
non è più sotto l’assedio «papista», le guerre di religione
sono finite e TIrlanda, quella
del Nord e la Repubblica, sono parte di im’Europa democratica, laica e pluralista.
In questo quadro l’unionismo e Torangismo devono
decidere tra la nostalgia di
un passato carico di odio e
l’apertura a un futuro fatto si
identità e memoria, ma nella
cornice di una società pluralista, che garantisca a tutti
diritti e libertà di espressione. Ma questi sono i giorni
delTorgoglio: quelli della riflessióne verranno con l’autunno.
Paolo Naso
Tradizionale culto Fgei a Mottola
L'appello di Geremia
al popolo di Dio
VIRGINIA MARIANI
Anche se piuttosto in ritardo rispetto alla data
tradizionale (2^ domenica di
marzo), il gruppo giovani della comunità battista di Mottola ha celebrato il culto Fgei
domenica 17 giugno. Da diversi anni, ormai, questa celebrazione si colloca a conclusione degli incontri settimanali che si svolgono durante
Tanno ecclesiastico su temi
attinenti la quotidianità quali
la globalizzazione, il consumo
critico, la bioetica, la politica
nel costante riferimento alle
Sacre Scritture, all’etica protestante e ai principi battisti.
Il canto di inizio scritto da
Mimmo D’Elia ha dato a sorpresa il via al culto, preparato
attraverso l’animazione suggerita da Marta D’Auria e Carlo Leila in una delle schede
inviate ai gruppi dal segretario della Fgei Sandro Spanu, e
incentrato sul libro del profeta Geremia. 11 tema «L’argilla
e il vasaio», illustrato da Lorenzo Semeraro nel cartellone
posto sotto il pulpito, ci ha
condotti durante tutta la liturgia, guidata da Nunzia Notaristefeno e da Maria Lupoli ma
partecipata da tutto il gruppo,
e durante la meditazione curata da chi scrive.
11 popolo ebraico, nel periodo che va dal profeta Isaia
fino a Geremia, per motivi
politici era finito sotto Tinfluenza del popolo assiro e
perciò rendeva omaggio alle
divinità assire con sacrifici
umani, con le arti magiche e
con la prostituzione sacra.
Dunque l’opera di Geremia è
soprattutto politica e per
questo piena di difficoltà interiori e esteriori. Il popolo*
perciò, è chiamato a esercitare la sua libertà assumendosi
tutte le responsabilità; tornate a Dio! Questo è l’appello
del profeta Geremia che, ispirato da Dio, annuncia addolorato, attraverso l’esempio
dell’argilla lavorata dalle mani esperte del vasaio e la rottura del vaso, l’imminente distruzione. 11 disastro nazionale e il rifiuto opposto alla
sua predicazione, fecero
comprendere a Geremia che
il comportamento umano
può essere mutato solo da
una trasformazione del modo di pensare e di agire operata da Dio e oggi la profezia,
che spesso non crediamo in
essere, viene dalla Parola rivelata in Gesù Cristo. La sua
riscoperta e la sua applicazione nelle situazioni odierne
è la vera profezia.
Noi crediamo che, in Gesù,
Dio si è definitivamente riconciliato con l’umanità; crediamo che il pane e il vino sono segni di una lacerazione di
una vita spesa interamente
come dono, ma dobbiamo
credere che anche le nostre
vite, vissute a volte come vasi
scheggiati o rotti, acquistano
senso nella condivisione, nel
dono che di noi facciamo agli
altri , e nella testimonianza
della riconciliazione che viene
da Dio solo per grazia.
,L
6
PAG. 6 RIFORMA
Vita delle Chiese
venerdì 13 LUGtm
Il saluto al pastore Miglio è occasione per i riconoscimenti al lavoro svolto
L'impegno dei battisti nella società della Sardegna
BRUNO CAMBARDELLA
ERIKA FARO
Giugno di commiati per
le comunità battiste della Sardegna. Dopo sei anni di
impegno pastorale alla chiesa battista di Carbonia Giuseppe Miglio, la moglie Pina
e la piccola Lara hanno salutato i fratelli evangelici dell’isola e sono partiti per Pordenone. La domenica 10 la
chiesa di Carbonia, affollata
come non mai, ha ospitato
un culto molto particolare, in
cui Miglio ha parlato della
sua missione nel Sulcis-lglesiente come di un’esperienza
breve ma intensa. L’impegno
ecumenico è stato importantissimo e ha consentito di abbattere barriere, cancellare
antiche diffidenze e, soprattutto, di aiutare concretamente chi ha bisogno di solidarietà materiale e spirituale.
Unire le forze: questo è stato l’obiettivo che protestanti,
cattolici e ortodossi, ma anche la parte più sensibile del
mondo laico e dell’associazionismo si sono posti per
realizzare opere concrete
(aiuto ai nomadi, assistenza
alle famiglie bisognose, iniziative presso la pubblica
amministrazione, sensibilizzazione della cittadinanza su
tematiche importanti come
la cancellazione del debito
dei paesi poveri e il ripudio
della guerra). Senza un’unità
d’azione le tre diverse chiese
mai avrebbero potuto incidere significativamente. L’auspiclo è che questo percorso,
che non si è interrotto nemmeno nel 2000 del Giubileo,
continui e divenga sempre
più significativo.
I numerosissimi ospiti intervenuti hanno ringraziato il
pastore Miglio per il suo impegno e hanno espresso l’auspicio che il suo successore
prosegua con lo stesso entusiasmo il cammino intrapreso. Don Salvatore Benizzi ha
letto un significativo messaggio di commiato che il vescovo di Iglesias, monsignor Tarcisio Pillola, assente per motivi di salute, ha inviato al pastore Miglio e alla comunità
evangelica di Carbonia. Don
Cesare Concas, del Comitato
ecumenico di Carbonia, ha
sottolineato come Giuseppe
Miglio abbia portato nelle
chiese della città l’attenzione
per il sociale. L’attenzione
dei battisti per i problemi dei
più deboli, il loro impegno civile ha trovato nelle parrocchie cattoliche quel sostegno
necessario agli evangelici per
l’attuazione di progetti volti a
migliorare le condizioni dei
più deboli.
Sono poi intervenuti rappresentanti delle associazioni
culturali e di volontariato
presenti nella zona, il pastore
awentista di Cagliari, membri della Chiesa ortodossa,
una rappresentanza dei docenti degli istituti superiori
del territorio, rappresentanti
del mondo politico e sindacale. Era presente una delegazione dei Rom di un campo nomadi della zona, i quali
sono stati aiutati dalle comunità cristiane in una difficile battaglia per ottenere condizioni di vita migliori e spiritualmente accompagnati dall’archimandrita ortodosso di Quarto Sant’Elena, padre Giorgio Geraci, purtroppo scomparso qualche giorno fa. Il pastore Herbert Anders, della Chiesa battista di
Cagliari, e la presidente dell’Associazione regionale delle
chiese battiste, Simonetta
Angiolillo, hanno sottolineato l’impegno fraterno che la
comunità di Cagliari metterà
affinché gli evangelici di Carbonia non si sentano soli nel
difficile momento della partenza di Giuseppe Miglio e
nell’affrontare il periodo di
assenza di guida pastorale. .
Chi parte ha contribuito at
tivamente alla nascita delTAcbs ed è stato fondamentale il suo contributo affinché
le diaspore di Olbia e di Nuoro, le chiese libere con le
quali i battisti intrattengono
ottimi rapporti di fraternità e
di solidarietà, i tanti fratelli
protestanti che, isolati, risiedono in tutta la regione si
sentissero meno lontani e soli. Infine, la chiesa di Carbonia si è stretta a Giuseppe, a
Pina e a Lara con testimonianze di affetto e di gratitudine per il lavoro svolto e per
quanto, con amore, hanno
saputo dare e ricevere. Commoventi le parole dell’anziano di chiesa Samuele Meloni
e degli altri fratelli intervenuti con testimonianze e con
poesie scritte per l’occasione.
Dopo il culto gli ospiti e i
componenti della comunità
si sono intrattenuti ancora
un po’ con il pastore Migli
durante un simpatico rinfresco. Il 17 giugno il pastore
Miglio, nel corso del culto
domenicale da lui presieduto, con un sermone molto
apprezzato incentrato sul significato del tempo scorre
nella vita di tutti gli uomini,
ha salutato la comunità battista di Cagliari che ha invocato la benedizione del Signore
per la sua futura missione.
Chiesa metodista di Albanella
Giornata di festa con |gjti
battesimo e confermazioiacl
Giornata di festa e di speranza quella che la comunità
della Chiesa metodista di Salerno e Albanella hanno celebrato domenica 17 giugno
scorso nell’antico tempio di
Albanella, piccolo paese ai
piedi del Cilento, sede di una
storica chiesa del metodismo
italiano. Erano 14 anni che la
Chiesa metodista di Albanella non celebrava un battesi
mo a cui si sono aggiunte tre
confermazioni. Il 17 giugno
scorso è stata dunque festa
per la piccola comunità che,
causa l’emigrazione di gran
parte dei membri di chiesa, è
diventata parte integrante
della Chiesa metodista di Salerno. Tutta la comunità si è
raccolta attorno al piccolo
Samuel Antonio, ai genitori
Michele Auricchio e Lucia
Cembalo, circondati dall’affetto e dall’emozione dei padrini, Massimiliano Pepe e
Claudia Ruggiero, e dei nonni. La cerimonia, condotta
dal pastore Antonio Squitieri, è stata ancora più carica
di significato anche perché
nello stesso giorno Michele
Auricchio, padre del piccolo
Samuel, confermava la sua
adesione alla Chiesa metodi
sta attraverso il rito¿
confermazione. Si è cel *
ta così una sorta di paj
del testimone fra il pgj
famiglia metodista da
tro generazioni, e il fid
cui il padre si è impel
insieme alla mamma, ai
drini e a tutta la común
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Cristo. Gli altri due coi
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Sarubbi e Vittorio Tun
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L'otto per mille e un progetto agricolo in Camerún
Realizziamo il sogno di Martin
SUSANNA PIETRA
Martin è un simpatico
ragazzo del Camerún
che vive da molti anni a Roma; si è laiueato in medicina
all’Università «La Sapienza» e
ora aspetta di essere ammesso a una scuola di specializzazione; è una delle «colonne» della comunità francofona che si riunisce nella chiesa
valdese di via IV Novembre
ed è anche fra gli animatori
della cooperativa «Tam-tam»,
che gli evangelici romani conoscono per le allegre e gustose cene africàne che organizza per beneficenza.
Martin, che ha una grande
facilità di comunicazione, un
giorno incontra il prof. Alessandro Pinzi, docente alla Facoltà di Agraria della Tuscia e
consulente della Fao in Africa. Entrano subito in sintonia
e si entusiasmano per un progetto di commercializzazione
di prodotti agricoli e di prima
necessità nei distretti di Mifi e
Menaua nella provincia dell’Ovest del Camerún. Ma la
domanda di sempre è: dove
trovare i finanziamenti necessari? Martin pensa di rivolgersi alla Tavola valdese,
all’ufficio dell’otto per mille
che ha già sostenuto progetti
nel paese centroafricano.
L’idea fa breccia e in qualche
tempo viene messo in piedi
un progetto interessante che
ha diversi capofila e sponsor
locali e internazionali.
Il progetto è sostenuto in
pieno dalla Cooperativa nazionale di risparmio e di credito rurale del Camerún (Nacec-R) e poi dall’Adi, un’organizzazione non governativa che sviluppa progetti integrati, e dalla Chiesa evangelica del Camerún che mette a
disposizione un pastore. Collaborano, in qualche misura,
la Cooperazione canadese e
la Chiesa luterana che concede microcrediti alle contadine del luogo per l’acquisto di
animali da cortile. Il cuore
del progetto è L'alimentation
«Le paysan», un magazzino
attrezzato con frigoriferi e
congelatori per vendere i
prodotti dei contadini nella
città e acquistare per conto
loro articoli come sapone,
fiammiferi, sale, pesce, olio,
riso e utensileria varia. L’a
spetto più originale della iniziativa è il ritiro e consegna a
domicilio dei prodotti, con
biciclette, moto da cross e camioncini. Su strade sterrate e
malandate, corrose dalle acque nei periodi delle piogge
tropicali, è veramente arduo
muoversi con tempestività. È
proprio questa difficoltà, al
momento, il principale motivo di lamentela dei contadini
dei due distretti, che aspirano a un servizio migliore e
puntuale. Nel magazzino, alla cui realizzazione la Chiesa
valdese ha contribuito con 24
milioni nel corso dell’anno
passato, lavorano un gestore,
una commessa, una cassiera
e un addetto alle consegne,
che svolge il delicato compito
di animatore della rete commerciale e di informatore
agricolo.
I primi risultati di bilancio,
analizzati mese per mese,
non sono ancora positivi, ma
fanno ben sperare. Il servizio
che la cooperativa svolge è
molto utile per migliorare le
condizioni alimentari e di vita dei coltivatori, per accumulare risparmi, e per diffondere la solidarietà e la cultura
dello sviluppo autosostenuto.
Quello finanziato dalla Chiesa valdese è un intervento pilota in un paese di 14 milioni
di persone, multireligioso, diviso in 230 etnie e frastagliatissimo dal punto di vista linguistico e geografico; un paese che, con un migliore uso
delle risorse petrolifere e
agricole, potrebbe diventare
un punto di riferimento importante sulla costa centrale
dell’Africa occidentale.
Una quota dell’otto per
mille, che parte dei contribuenti italiani ha voluto affidare alla Chiesa valdese, è
dunque servita ad avviare a
soluzione un piccolo problema della grande Africa, afflitta dall’arretratezza e dalle
piaghe della fame, dell’Aids,
delle guerre. Ma, in questa
storia, c’è di più: c’è anche la
vivacità, l’amore, la voglia di
fare di Martin, un giovane camerunese diventato medico
a Roma, accolto fraternamente dalla comunità evangelica della capitale, contagiata dal suo entusiasmo per
la vita. Sarà una piccola storia, ma è davvero una bella
storia di solidarietà intelligente, vissuta tra continenti
ora meno lontani.
volontari presso il Vilia^'^conti
evangelico di Montefo^un cult
pino. Questi due fratelli li ijlturg
no chiesto di poter ade*
alla Chiesa metodista di
lerno quale chiesa plùvi
alla propria realtà di vita
lavoro, in continuità di
porto con il pastore Ant;,
Squitieri, attuale dirm
del Villaggio evangelic|^^ai
Monteforte, che da settùgiàie
bre sarà pastore proprio«la lod
la Chiesa metodista di Sai fiapteg
no e Albanella. Anche qm |itomo
confermazioni, per il pajj (flcan
Squitieri, sono motiva jfemelap
gioia e lasciano ben spes lalSigu
per il futuro dell’evangt ingue. I
smo metodista sia in prò* to sudati
eia di Salerno che in qui nto qcca
di Avellino. uni inni
__________________________iiaact
Assemblea dell'associazione «Il sassolino bianco»
»fflöüp
Aiuti aH'istituto di Raduti, in Bielorussia
IGNAZIO DAVID BUHITTA
SI è svolta il 17 giugno alla
chiesa valdese di Firenze,
l’assemblea generale dell’associazione «Il sassolino bianco». Alla relazione del presidente che ha illustrato le attività svolte nell’anno 2000 e
ha tracciato le linee principali del programma futuro; sono seguiti gli interventi dei
volontari incaricati dal Consiglio della realizzazione dei
vari progetti. Queste relazioni
hanno destato un forte interesse fra i soci, che hanno
avuto così la possibilità di conoscere approfonditamente
tutte le attività svolte.
Gli interventi basati sulla
descrizione delle condizioni
in cui si trovano gli ospiti
dell'orfanotrofio da noi adottato, quello di Radun in Bielorussia, hanno suscitato nei
presenti il desiderio di impegnarsi ancora di più per la
realizzazione dei progetti stabiliti. Ottimi gli interventi sia
dei medici sia degli insegnanti
che lavorano per l’associazione, che hanno illustrato gli
aspetti sanitari del lavoro
svolto e il giusto approccio
pedagogico e psicologico che
i volontari devono mantenere
nei rapporti con i minori bielorussi ospitati nei tre campi
scuola (Rio Marina, Bobbio
Pellice, Reggello).
Facendo un bilancio delle
attività svolte si è potuto affermare che i tre campi scuola programmati hanno funzionato benissimo ed è stato
sottolineato il grande sforzo
organizzativo dei soci della
sezione elbana, che nel 2000
hanno gestito un campo con
ben 32 bambini, invece dei
normali 16. Con particolare
soddisfazione l’assemblea è
venuta a conoscenza del termine dei lavori di costruzione
del locale docce nell’Orfanotrofio di Radun: i bambini di
Radun quindi dal giorno 25
aprile possono finalmente lavarsi in un impianto moderno
ed efficiente e con l’acqua
calda. L’invio di aiuti umanitari all’orfanotrofio che viene
fatto due volte l’anno dall’associazione, senza alcun finanziamento esterno, è stato
molto utile; i membri delle
delegazioni hanno potuto
controllare non solo l’effettivo svolgimento della distribuzione ai minori del materiale
inviato, ma sono potuti inter
lento
venire realizzando con pi
le cifre miniprogetti,
l’acquisto di letti speciali|
l’infermeria e medicinali.
Nel corso dell’assembl
molti interventi si è ri)
l’importanza della coni
ne dei progetti da parte
Tavola valdese che ha *
ziato parzialmente, coni
di dell’8 per mille, i treci
scuola e la costruzione
docce a Radun. L’assemI
ha deciso di confermare!
getti presenti nel prograi
e di sviluppare forme di
colta di danaro per contini
re l’opera di risanamei
dell’orfanotrofio e per
progetti di aiuto frac
adozioni a distanza. Al tei
ne dell’assemblea sisoj
svolte le elezioni del pti
dente e dei membri del Coi^ AChiest
glio. Sono risultati eletti
scrive (presidente) e mer
del Consiglio Fiorella Capi
li, Raffaele Fiorio, Laura
cheletti, Paola Reggiani,
co Ricca, Leopoldo SansM
Il Consiglio subito convor
su proposta del presidente.
bini
ità in {
itro circu
Iti nel 1
IPopolaz
nprei
nominato Ornella
sponsabile della sezionec^®Pren
o Rnhortn PharhiinnietW “H’Olat
e Roberto Charbonnier o. . sezione di Bobbio Pellice. ’ Con
Due eventi innportanti per la chiesa valdese di Goazze
Incontro ecumenico a Giaveno
Due avvenimenti hanno
chiuso l’anno ecclesiastico
della Chiesa valdese di Coazze, in provincia di Torino; un
incontro ecumenico a Giaveno, una cittadina di fortissma tradizione cattolica, e
una manifestazione a Coazze. A Giaveno, per la prima
volta nella storia, si è svolto
un incontro ecumenico per
iniziativa di due amici, anzi,
di due fratelli in Cristo: uno
cattolico, leader laico del
«Gruppo famiglia» della parrocchia Sala di Giaveno, l’altro valdese, un valdese di
origine congolese, in Italia
da più di dieci anni. Così, il
14 giugno, ospiti dell’Istituto
cattolico Pacchiotti, una
ventina di valdesi della zona
e una quarantina di cattolici
si sono incontrati per conoscersi. riflettere sulla Bibbia,
pregare insieme e cantare,
ciascuno secondo la propria
tradizione musicale. Presenti
anche il pastore valdese e tre
sacerdoti cattolici, non nel
ruolo di leader ma in quello
di fratelli tra fratelli. L’incontro si è concluso con uno
scambio di doni fraterno (i
valdesi hanno donato un libro, i cattolici un piatto in legno, entrambi con dedica),
con un bel rinfresco e con
l’impegno di incontrarsi
nuovamente per affrontare
temi come il matrimonio interconfessionale tra valdesi e
cattolici e la Carta ecumeni
ca europea.
A Coazze, nella chiesa valdese, il 24 giugno, la corale
evangelica di Torino diretta
dal maestro Flavio Gatti e il
pastore Alberto Taccia hanno presentato il nuovo Inna
rio nell’ambito di un’iniziativa su «Musica e canto nella
tradizione evangelica». Presenti, oltre alla comunità, alcuni turisti e alcuni membri
delle parrocchie cattoliche
della zona, la corale ha eseguito alcuni inni provenienti
dalle tradizioni medievali,
della Riforma del Cinquecento e poi, via via, fino ai giorni
nostri con «Noi trionferemo»
(n. 334), il canto americano
della lotta contro il razzismo.
Non è stata solo un’occasione di testimonianza, ma anche un incoraggiaménto a
conoscere meglio e utilizzare
di più il nuovo Innario per
promuovere la tradizione del
canto, che è un potente aiuto
per la fede personale e comunitaria perché, come diceva Agostino, «chi canta,
prega due volte», {b.e.)
Aveva lavorato nel Rio àe la Piata
Witaliai
frhehar
*iapien
®thiesa
Daniel Brandt-Bessire
SERGIO RIBET
E morto rii giugno scorso
il pastore Daniel BrandtBessire. Dal 1988 al 1994 aveva svolto il proprio ministero
pastorale nella Chiesa valdese del Rio de la Piata, in Fray
Bentos e nella chiesa di Nueva Valdense-Young, nel dipartimento di Rio Negro,
Uruguay. Accompagnato dalla moglie, anch’essa pastora
(è stata consacrata nel nostro
Sinodo, nella sessione rioplatense) ha portato una testimonianza di fede carismatica
e attenta alla situazione sociale, lavorando con spirito
ecumenico e in stretto contatto con la Cevaa, con la visione di un impegno missionario e apostolico «senza
frontiere». Nel 1999 era ritornato nel Rio de la Piata con
un gruppo evangelico di
vani europei, in p "
Li
fentata
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svizzeri, per un campo
voro nel Chaco.
dell’Argentina, nell’opo^
terconfessionale fra i To^ ^
Nato nel 1949, tecO'" ^ >
gronomo, aveva scelto i..
vire Cristo e, rientra
Svizzera dall’Uruguay’
ora in Servizio a Porre»
Alla vedova Simone, a ^
Raphaël, Naomi, Emm ^
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l’avviso di morte.
insieme con tutti color®
l’hanno preceduto»
notizie evangeW
7
2001
Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA
^La Chiesa battista di Chiavari
.gita a Torino
ioiib chiesa di Lucente
Le^adeU’accoglienza e
I li motivo conduttore
“ filtro che è avvenuto
a Torino Lucento
Chiesa battista e
di Chiavari,
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^lesentanza di circ^
¡Sie contenute in un
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lìfeevuta nello stesso
^ello scorso anno da
^aChiesa torinese,
incontro è cominciato
Vun culto in comune, m
• condotta dal
anele PaschetKsto la compresenza di
menti lipioi della tradizio
aa e della tradizione
cana. I numerosisJ e sorelle di lingua
na». che assistevano
gelicZ^anno pouito infatti
t setttBtimere attraverso i loro
ipriofclalode al Signore. AndiSalMnpreghiera in comune
te qumato modo a italiani e sudi manifestare
1^ la possibilità di rivollalSgnore nelle rlspetti-cJngue. il gruppo folclori1 proi [ofidamericano ha pure
in qui Ito occasione di cantare
api inni della tradizione
____ ^accompagnati dagli
^ti tipici del loro pae
se. Il pastore Scaramuccia ha
poi predicato su Romani 15,
5-7, affrontando la responsabilità dei credenti di fronte
alla nostra società italiana in
materia di immigrazione e di
accoglienza degli stranieri.
Dopo un’agape consumata
insieme, in cui le sorelle e i
fratelli ospitanti hanno dato
dimostrazione pratica del significato della parola «accoglienza», e dopo momenti di
intensa fraternizzazione nei
bellissimi rinnovati locali
della chiesa ospitante, i chiavaresi sono stati condotti da
W. Grassi e Didi Saccomani
in un veloce ma apprezzato
giro turistico della città di Torino. Infine nel tardo pomeriggio, stanchi ma contenti, i
chiavaresi si sono trovati ancora con i torinesi nei locali
della chiesa prima della partenza del pullman per il ritorno a Chiavari per un saluto e
un comune ringraziamento
al Signore per la bella giornata e la preziosa esperienza
vissuta. L’accoglienza reciproca nel nome del Signore è
una pratica che è segno
dell’amore di Dio per tutti
noi ma che può e deve essere
testimonianza verso una società come la nostra che appare spesso espulsiva.
Lavoro biblico e interconfessionale al Sae di Reggio Calabria
Più diversi e più uniti nello studio
Note positive di integrazione che provengono dalla Chiesa valdese di Brescia
^^orto dei fratelli immigrati rilancia la comunità
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l’ultimo anno
questi termini:
.u^Hisr «rao sperimentato la
U)»'l®®denti che insieme
«ella grazia; abbiamo
Dopo la lettura interconfessionale di alcune delle
grandi lettere paoline (Galati,
Efesini, Romani), e dopo aver
constatato un sostanziale accordo nella loro interpretazione, il gruppo Sae di Reggio
Calabriq ha voluto cimentarsi in un cammino impegnativo e non privo di «rischi».
Consapevoli che Maria, madre di Gesù, nell’interpretazione cattolica ed evangelica
diventa spesso motivo di divisione e di polemica, e che
le difficoltà, oltre che dalle
reali differenze, sono originate da un’insufficiente conoscenza delle convinzioni teologiche altrui, abbiamo deciso di approfondire il problema attraverso alcuni incontri
sui passi del Nuovo Testamento relativi a Maria.
Per affrontare la questione
ci siamo dati dei criteri ecumenici ben precisi: evitare
qualsiasi forma di sterile polemica; mettersi reciprocamente in atteggiamento di
ascolto, per meglio comprendere le ragioni dell’altro; distinguere quella che è l’autentica interpretazione teologica della confessione cattolica dalle deviami forme di devozione mariana. Abbiamo
affidato a Piero Santoro, pastore emerito valdese, e a Daniele Fortuna, teologo biblico
cattolico, il compito di proporci le due diverse letture
della figura di Maria, come
introduzione al confronto di
gruppo su tutti i brani biblici
che, progressivamente, approfondivamo insieme.
Entrambe le letture hanno
riconosciuto nella Scrittura il
loro fondamento e hanno
cercato di non aggiungere dei
significati che non apparissero almeno impliciti da una
analisi puntuale del testo preso in esame. Tuttavia, per
quanto sia stata apprezzabile
l’attenzione posta alla Parola,
come sorgente delle proprie
convinzioni di fede, è emersa
una grande differenza nell’in
terpretazione, che ha evidenziato le distanze teologiche e
una percezione molto diversa
della figura di Maria nelle due
rispettive confessioni.
Tutto ciò ha prodotto da un
lato una certa amarezza e
dall’altro interessanti spunti
di riflessione. Come mai questa diversità? È frutto, forse,
di secoli di polemiche, perpetrate da entrambe le parti,
che hanno prodotto una precomprensione sui testi sacri,
dalla quale è difficile liberarsi? Si potrebbe, con un animo
più sereno e riconciliato, tale
da permetterci un ascolto
della parola senza interferenze, giungere a un’interpretazione sostanzialmente identica? Oppure tale diversità di
letture è da accettare come
normale e consequenziale alla diversità delle confessioni
cristiane, della loro storia,
delle loro tradizioni, della loro sensibilità?
La differenza, ci siamo inoltre resi conto, non è solo riscontrabile fra le due grandi
confessioni che rappresentavamo, bensì anche all’interno
dello stesso cattolicesimo
(dove, per esempio, non è
univoco il modo di interpretare la verginità di Maria, o
l’importanza delle apparizioni mariane) e tra le chiese
riformate (gli anglicani, per
esempio, più vicini alla devozione che lo stesso Lutero
aveva mantenuto, considerano Maria anche madre della
chiesa). A tal proposito, abbiamo avvertito la mancanza,
nel nostro gruppo Sae, del
contributo che avrebbe certamente dato alla comune riflessione la presenza degli ortodossi, con la loro ricca tradizione liturgica e teologica
relativa alla Theotokos.
A fondamento della nostra
diversità di letture abbiamo
colto anche alcune importanti
questioni teologiche che, potremmo dire, la figura di Maria mette bene a fuoco, come
nitido esempio. La prima è re
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L. 10.000
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L. 20.000
intestato a:
,1^010», via Firenze
Koma.
nitore
JITO
sperimentato che essere aperti porta non solo gioia nel
cuore, ma anche il consenso
di coloro che si avvicinano
.all’Evangelo e alla nostra
chiesa: abbiamo sperimentato che Dio veramente agisce
per il bene dei suoi figli; abbiamo conosciuto le polemiche interne e i frutti della divisione, ma niente di ciò ha impedito che la comunità potesse vivere di rinnovato entusiasmo e di voglia di fare».
• Tra gli eventi più significativi che hanno segnato in
questi mesi la chiesa di Brescia, ricordiamo il culto del
17 dicembre, in cui abbiamo
battezzato due bambini (Jude
e Judith ineoom) e un adulto
(Yaa Brobbey) e confermato
le sorelle Bernice Wereko e
Angelina Kwedwoa, cresciute
nella Chiesa metodista la prima e in quella cattolica la seconda. 11 31 dicembre si è tenuta nella serata una veglia
di Capodanno, seguita da
una festa per la tutta comunità. Domenica 3 giugno la
sorella Amanda Secchi ha
confessato, con l’atto della
confermazione, la fede cristiana evangelica. Prosegue
infine l’esperienza dello studio biblico bilingue, seguito
da una quarantina di persone, e degli incontri di preghiera dopo il culto.
• Il 14 gennaio abbiamo
avuto il piacere di ascoltare il
coro della Chiesa coreana
«Missione per Milano», in un
culto gioioso e partecipato; domenica 18 febbraio, il
Gruppo di ottoni della Chie.sa
battista di Milano, fondato da
Ernesto Lancellotti, ha accompagnato con entusiasmo
il canto della comunità; domenica 25 marzo, il coro metodista di Milano ha eseguito
alcuni splendidi brani durante e dopo il culto. Sulla scorta
di questi esempi, anche la
nostra comunità sta costituendo finalmente un piccolo coro, grazie anche alla collaborazione del direttore
Paolo Tosoni.
• Il 18 gennaio abbiamo
ospitato il tradizionale incontro di preghiera con i cattolici
della città e in maggio un incontro di Pentecoste, presenti l’amico don Cittadini e il
responsabile della comunità
ortodossa russa di Brescia,
padre Zelinsky. 11 31 gennaio
il nostro tempio ha accolto
invece una conferenza sul tema della traduzione del testo
biblico, organizzata dall’associazione «Amici di Israele».
• Il gruppo di lavoro «Liturgia e accoglienza», istituito dall’assemblea autunnale,
ha presentato le proprie
conclusioni all’attenzione
della comunità: tra gli aspetti trattati l’importanza della
musica, la partecipazione
dei bambini al culto, la necessità di esprimere liturgicamente la gioia della fede e
l’accessibilità della predicazione ai simpatizzanti. L’assemblea di maggio ha quindi
affrontato la questione della
quota inespressa deH’8 per
mille: la quasi unanimità dei
presenti si è espressa a favore dell’accettazione, ferma
restando la destinazione già
prevista per tali entrate.
lativa all’universalità del peccato e alla necessità della redenzione per tutti gli uomini:
secondo gli evangelici questo
esclude la possibilità di un’
immacolata concezione; i cattolici, invece, la attribuiscono
a una grazia preveniente, in
vista dei meriti di Cristo. Ovviamente entrambi sanno trovare i testi biblici necessari
per confermare le proprie tesi. La seconda è quella della
comunione dei santi: una cosa è intenderla come la comunione relativa soltanto a tutti i
credenti in Cristo (chiamati
«santi» nel Nuovo Testamento), attualmente viventi su
questa terra, dal momento
che coloro che ci hanno preceduto e che ora sono morti,
«dormono» nell’attesa di essere risvegliati nella Parusia del
Signore; altro è considerarla
come una comunione, di cui
fanno attualmente parte anche i morti su questa terra, in
attesa della risurrezione finale, ma già viventi nell’unico
corpo di Cristo e quindi comunicanti anche con noi. Nel
primo caso Maria non può
avere, ovviamente, alcun contatto con i credenti: nel secondo caso, può esercitare il
suo influsso materno sulla
chiesa universale.
Al termine di questo percorso, superato lo scoglio della
diversità, abbiamo con gioia
verificato come ne siamo usciti più uniti. Abbiamo imparato, infatti, a rispettarci vicendevolmente nelle nostre convinzioni di fede, che ora comprendiamo meglio, e questo ci
aiuta forse a non estremizzare
le nòstre rispettive posizioni.
Infine, ci siamo resi conto di
quanto sia opportuno, in un
dialogo ecumenico, avere ben
presente la gerarchia delle verità in cui crediamo, affinché,
riconoscendo le comuni radici
della fede, sappiamo considerare conje ramificazioni ulteriori le differenze. Forse dolorose, ma non tali da pregiudicare l’unità.
• Nel mese di gennaio, seguendo in questo anche l’invito alla collaborazione tra
chiese locali auspicato dal 6°
circuito, le chiese di Brescia e
Bergamo hanno organizzato
e presieduto due culti comuni nelle rispettive comunità.
Grazie alla forte partecipazio' ne dei bresciani è stato possibile noleggiare un pullman
per la trasferta a Bergamo, di
cui serbiamo tutti un bellissimo ricordo. Il 17 giugno, in
occasione del culto presieduto dal candidato al pastorato
Jean-Félix Kamba Nzolo, abbiamo ricevuto una gradita
visita di alcuni membri ganaensi delle chiese vicine: oltre a Bergamo e Parma (dove
siedono a pieno titolo in
Consiglio di chiesa), erano
rappresentate la Chiesa metodista di Vicenza e il gruppo
di Conegliano Veneto.
Vale la pena ricordare che
le ultime stime (vedi Rapporto Caritas 2001) parlano di
almeno 100.000 evangelici
stranieri residenti nelle regioni del Nord Italia: sono
fratelli e sorelle provenienti
in gran parte da chiese sorelle di tutto l’ecumene protestante. È giunto il momento
di essere chiesa anche per loro, senza ambiguità o paternalismi; è ora di realizzare
veramente, almeno tra i credenti, quel processo di integrazione e pluralismo che
pure chiediamo in continuazione alla società italiana.
Per ulteriori informazioni e
aggiornamenti è possibile visitare il sito www.infinto.it
/utenti / valdesi.brescia.
Genova
La sorella
Antonia Lupis
ERMINIO PODESTÀ
COSÌ tanta gente a un funerale non l’avevamo
mai vista, hanno detto alcuni all’uscita dalla chiesa battista di Genova. Infatti per
partecipare al funerale della
sorella Nella Lupis erano
presenti rappresentanti delle
varie chiese di Genova, compresi i membri della comunità locale e parenti e amici.
E questa è stata la prima testimonianza. La seconda è
stata la vita di Nella: fin che
ha potuto ha partecipato
all’attività della Chiesa battista di Sampierdarena, poi ha
dovuto sottoporsi ad alcuni ,
interventi chirurgici che
l’hanno debilitata. Spesso è
stata in punto di morte, ma
la sua forza di volontà l’ha
sorretta: ha saputo accettare
la sofferenza con grande fede. Poi una caduta in casa
l’ha portata alla morte. Sulla
falsariga di questa esperienza il figlio Alessandro ha portato ai presenti un messaggio commovente e interessante: ha detto che Dio ha
creato la luce e questa luce a
volte si trasmette nelle persone. Per lui sua madre è
stata una luce che l’ha guidato alla conversione e alla
fede: nonostante le sofferenzeTei ha vinto perché non ha
abbandonato la fede e, in silenzio, ha accettato e superato le prove del dolore.
Anche il pastore Ord, commentando il Salmo 69 in cui
il salmista dice di essere
sprofondato in un pantano,,
ma comunque rivolge al Signore la propria preghiera,
facendo il riferimento a Nella
ha concluso dicendo: «Quando Nella ha attraversato l’acqua più profonda della morte
Gesù l’ha accompagnata, tenendola per mano, e la sofferenza ha ceduto alla gioia e
l’angoscia alla pace».
Chiese battiste della Campania
A Monteforte per discutere
il tema dell'accoglienza
SALVATORE MORENO
IL 16 giugno, in una bellissima e assolata giornata, al
Villaggio evangelico di Monteforte Irpmo (Av) si è svolto
l’incontro sul tema dell’accoglienza che conclude l’anno
di attività dell’Associazione
delle chiese evangeliche battiste della Campania (Abec).
È stata una buona occasione
per riunire le sorelle e i fratelli che in vari modi contribuiscono allo svolgimento
delle attività e delle iniziative
dell’associazione e il Villaggio ridente e tranquillo, incastonato nel verde entroterra
irpino, ha fatto da degna cornice all’atmosfera intensa e
gioiosa dell’incontro. Il pastore Antonio Salvato, presidente dell’Abec, ha introdotto i lavori della giornata cedendo poi la parola all’animatore musicale Carlo Leila
che ha coinvolto magistralmente con canti di lode e di
ringraziamento l’intero gruppo, evidenziando il ruolo importante che possono avere
la musica e il canto nell’aggregazione e nell’evangelizzazione.
Antonio Salvato ha condotto i presenti nel vivo dell’incontro sottolineando l’importanza di una sempre maggiore presenza di fratelli provenienti da altri paesi nella
realtà dell’Unione battista, ed
evidenziando l’arricchimento
che deriva dall’incontro e dal
confronto con fratelli e sorel
le di usi e costumi diversi ma
credenti dello stesso Dio. Il
pastore Emanuele Casalino,
dopo una breve e simpatica
introduzione, invitava a predicare l’evangelista nigeriano
Martins Taiwo, coordinatore
delle chiese etniche del NordEst. L’evangelista ha intrecciato magnificamente la propria testimonianza ad alcuni
passi biblici: coinvolgendo i
presenti in un messaggio vivace e intenso, ha sottolineato che nella maggioranza dei
casi gli immigrati a causa della miseria, delle guerre, delle
persecuzioni politiche e religiose sono spinti a lasciare i
propri paesi d’origine. Ma
tutto questo, ha detto Taiwo,
può contribuire all’avanzamento del regno di Dio. Il
tempo è trascorso velocemente, ma era tale la carica e
la passione comunicativa
dell’evangelista Martins, che
ha rischiato di perdere il treno per ritornare a Padova. Ha
suggellato questo momento
un cantico il cui ritornello ripeteva «non importa il tuo
credo e il tuo colore, vieni accanto a me». A conclusione
della mattinata il pastore
Massimo Aprile, coordinatore
del Dipartimento di teologia
dell’Ucebi, ha presentato il
convegno nazionale dell’
Unione battista sull’identità
che si terrà il prossimo settembre a Santa Severa, invitando i membri delle chiese
dell’Abec a parteciparvi portando un proprio contributo.
8
PAC. 8 RIFORMA
Vita delle Chiese
VENERDÌ 13 i^H
Il programma delle manifestazioni del 20 luglio per il vertice del G8 a Genova
L'impegno degli evangelici
Alle ore 16, nella chiesa della Riconciliazione, si terrà una riunione di preghiera in italiano
e inglese; subito dopo, alle ore 17, gli evangelici si trasferiranno nella vicina piazza Sopranis
La sfida evangelica ad assistere e accogliere l’affamato,
l’ignudo, il malato, il prigioniero, lo straniero, dietro cui
si cela il Cristo stesso (Matteo
25), non ha oggi solo una dimensione individuale e comunitaria, ma anche una ineludibile dimensione globale;
né può esaurirsi in un impegno assistenziale, ma richiede
un’azione sociale e politica.
Per questa ragione, la Federazione delle chiese evangeliche in Liguria e Piemonte
meridionale, appoggiata a livello nazionale dalla Federazione chiese evangeliche in
Italia, ha aderito al «Genoa
Social Forum», la rete che
raggruppa più di 700 organizzazioni italiane ed estere impegnate a contestare il G8 di
Genova del 20-22 luglio.
Con la significativa adesione del Consiglio delle chiese
evangeliche di Genova, che
collega 17 chiese della città, la
Federazione ligure organizza
per venerdì 20 luglio die ore
16 un incontro internazionale
di preghiera e di partecipazione evangelica (in italiano e
inglese) che si terrà nella
chiesa della Riconciliazione,
via Dionigi (zona Dinegro,
area Sampierdarena). Subito
dopo, farà seguito una manifestazione all’aperto nella vicina piazza Sopranis assegnata dai «Genoa Social Forum»
nella giornata dedicata ad
azioni dirette nonviolente che
si svolgeranno in varie «piazze tematiche» della città.
È prevista la partecipazione del vescovo Bernardino
Mandiate della Chiesa metodista del Mozambico, il quale
parteciperà anche, sabato 21
mattina, alla tavola rotonda
organizzata dal «Genoa Social Forum» sul tema: «11 nostro debito ecologico ed economico». È in programma
uno scambio con l’iniziativa
dei missionari cattolici che
hanno indetto una due giorni
di digiuno e preghiera nella
chiesa di Sant’Antonio di
Boccadasse. È in via di elaborazione un documento comune delle chiese della Federazione e della Diocesi cattolica di Genova. La manifestazione indetta dalla Federazione ligure nell’ambito del
«Genoa Social Forum»;
intende denunciare l’illegittimità del G8 come sede decisionale di problemi che investono il mondo intero, e denunciare nel contempo il deficit democratico di altre istituzioni internazionali, quali il
Fondo monetario internazionale, la Banca mondiale, 1’
Organizzazione mondiale del
commercio, l’Organizzazione
per la cooperazione e lo sviluppo economico;
intende proporre altresì alla
cittadinanza e all’opinione
pubblica più vasta l’urgenza
dei grandi temi della giustizia
e della salvaguardia del creato su cui si gioca il futuro del
pianeta;
- la rottura del pesante laccio del debito internazionale
che strangola i paesi più poveri, tuttora stretto dai paesi
creditori;
- la riduzione concordata,
controllata e progressiva dei
gas di serra che avvelenano il
mondo e provocano crescenti disastri ambientali;
- la regolazione del commercio mondiale in base a
principi di tutela dei diritti
umani definiti e accettati come limite e condizione del
perseguimento del profitto;
- la corretta accoglienza e
integrazione dei migranti,
con la consapevolezza del loro rapporto economico e culturale con i paesi industrializzati, e del dovere di condividere il benessere che si basa in larga parte su risorse
tolte ai paesi di provenienza
dei migranti.
Tra le giornate di impegno
unitario di tutti (giovedì 19
luglio, marcia dei migranti e
sabato 21 luglio, marcia del
«Genoa Social Forum»), la
Federazione ligure e le chiese
evangeliche di Genova chiamano i credenti presenti a
Genova, residenti, provenienti dall’Italia e dall’estero,
a partecipare all’incontro internazionale di preghiera e
all’azione diretta nonviolenta
di venerdì 20 luglio al fine di
dare evidenza alla presenza
delle chiese nell’impegno comune per un mondo più giusto e più umano.
Chi desidera partecipare
anche ad altre manifestazioni
del «Genoa Social Forum» (a
parte i genovesi che si organizzeranno localmente) dovrebbe iscriversi in uno dei
due «gruppi di affinità» che
stiamo costituendo, uno della
Federazione chiese evangeliche in Italia (referente il pastore Franco Giampiccoli, email: fgiampic@tin.it) e uno
della Federazione giovanile
evangelica italiana (Mariangela Fadda, e-mail: mariangela_fadda@yahoo.it) mandando per conoscenza la notizia a
Luca Monaco (e-mail: monacoluca@libero.it). Questo per
poterci iscrivere tra i «gruppi
di affinità» che il 20 luglio, oltre a organizzare specifiche
attività, si coordineranno per
una azione di simbolico accerchiamento della zona rossa in cui si svolge il G8.
Ricordiamo infine che ulteriori notizie sull’evento possono essere ricavate dal sito
web della Federazione ligure:
www.fcelp.supereva.it.
Genova in attesa del G8
CRONACHE DELLE CHIESE
PISA — Alla fine di giugno, con una cerimonia pubblica, è
stata intitolata una piazza della zona nuova della città al
nostro fratello Ferruccio Giovannini. Si tratta del riconoscimento per il suo impegno nella riscoperta delle tradizioni culturali locali, tira cui il «Gioco del ponte», manifestazione che ancora oggi attrae cittadini e turisti alla fine
di giugno. Ferruccio Giovannini nella sua lunga vita ha
anche profuso il suo impegno nell’ambito sportivo partecipando a svariate associazioni del settore.
• Rinnoviamo i nostri auguri fraterni e le nostre felicitazioni a Daniel e Bridget Mbeng, ai loro figli Glenn e Tina,
per la nascita della piccola Vivy.
PRAMOLLO — Si ringrazia il fratello Daniel Noffke per il culto che ha presieduto domenica 24 giugno.
TORRE PELLICE — Domenica 8 luglio l’assemblea di chiesa
ha ascoltato la relazione sulla Conferenza distrettuale.
• La comunità esprime i propri auguri a Jean-Daniel
Coìsson e Elisabetta Zuffanti che si sono sposati.
• La comunità si stringe con fraterna simpatia intorno ai
familiari di Edoardo Battaglia e di Giovanni Odin, recentemente scomparsi.
TELEVISIONE
Protestantesimo
Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse
a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle ore 24
circa e alle ore 9,30 del lunedì successivo. Domenica 22 luglio,
ore 23,50 circa, andrà in onda: «La partecipazione degli evangelici al G8 di Genova»; «Le chiese e la società multiculturale
in Canada». La replica sarà trasmessa lunedì 23 luglio alle ore
24 e lunedì 30 luglio alle 9,30 circa.
PHILADELPHIAtourins
Siracusa
Via Trento, 5 Tel/fax0931 449029-445661
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AGENDA
TORINO — Alle 21, nel tempio valdese di corso Vittorio Emanuele 23, si tiene un concerto per clavicembalo di Tabitha
Maggiotto. In programma musiche di W. Byrd, G. Salvatore, J.
C. de Chambonnières, L. e F. Couperin, D. Buxtehude, ]. S. Bach, J. P. Rameau, D. Scarlatti.
13-20 luglio
ZARA (Croazia) — Sull’isola di Ugljan si tiene un campo giovani organizzato dalle chiese riformata e luterana croate in
collaborazione con le missioni norvegesi a cui possono partecipare anche giovani italiani. Info Pierdavide Coìsson (pierdavide@caramali.com) o tei. Barbara (0347-5220082).
18 luglio
ASTI — Alle 21,30, nella piazza della Cattedrale, l’associazione
Musictus presenta un concerto del gruppo gospel «By Grace».
Ingresso £ 10.000.
23-28 luglio
TRAMONTI DI SOPRA — Al Centro «L. Menegon» si tiene il
campo donne sul tema «Ascolto e silenzio»; coordinatrici le pastore Sabine Vosteen e Anne Zeli. Per informazioni: direttore
Silvano Fani (0427-869087) o Anita Braschi (0432-907330).
30 luglio - 4 agosto
TONATO (Bs) — Al Centro ecumenico Abbazia di Maguzzano
(v. Maguzzano 6), si tengono le giornate di fraternità e spiritualità ecumenica sul tema «Tutti siano una cosa sola (Gv. 17,21)».
Per informazioni tei. 030-9130182; fax 030-9913871.
A Frali, 50 anni di Agape
Mercoledì 25 luglio, alle ore 20,30, nel tempio di
Ghigo, la Chiesa valdese di Prali e il Centro ecumenico di Agape organizzano un incontro su «Prali e Agape in questi ultimi 50 anni. Discussioni e prospettive». La serata sarà moderata dal pastore Giorgio
Tourn. Interverranno Umberto Poèt e Franco Grill.
MM Genova, il G8 e il «popolo di SeaJ
Cronaca dei preparativi
LUCA MONACO
Genova, martedì2 luglio.
Sono circa le ore 21
quando entro nella sede di
Amnesty International dove
fa le sue riunioni la rete contro il G8. Questa sera si parla
delle azioni dirette, cioè le
manifestazioni che il «Genoa
Social Forum» (Gsf) intende
svolgere per «gruppi di affinità» il 20 luglio a Genova.
Carlo S. comincia a parlare.
Spiega che cosa sono i «gruppi di affinità», di come siano
costituiti da 15-20 persone
con una qualche affinità fra
di loro: idea politica, religione, musica, sport ecc. L’importante è sapere che più o
meno all’interno del gruppo
tutti la pensano allo stesso
modo. È importante perché
nessuno all’interno del gruppo dovrà sentirsi costretto a
fare ciò che non è disposto a
fare. In maniera autonoma,
ogni gruppo deciderà liberamente la sua strategia, quale
atteggiamento adottare, che
cosa è disposto a fare, fino a
dove è disposto a spingersi.
Ogni gruppo nominerà poi
un portavoce (non un capo
ma un portavoce della volontà del gruppo) e sarà poi
costituito un Consiglio dei
portavoce, partecipando al
quale ogni portavoce saprà
quali saranno le azioni decise
dagli altri e dirà cosa il suo
gruppo si prefigge di fare.
lo so già tutto questo, ho
letto già queste cose sul sito
della rete (www.controg8.
org) e pertanto, mentre Carlo
parla, mi distraggo, guardo la
gente intorno a me. Lo dipingono così feroce questo «popolo di Seattle», ma io intorno a me vedo sessantenni,
cinquantenni; ci sono anche
i più giovani, ma molti di loro sono in giacca e cravatta,
non hanno l’aria dei guerrieri. Intanto succede qualcosa:
mentre Carlo diceva che sarebbe stato necessario fare
un po’ di preparazione teorica per sapere che cosa fare
nei momenti difficili, come
per esempio trovarsi davanti
ad una carica della polizia, un
signore sulla sessantina dice
che lui è sicuramente un pacifista e un nonviolento, ma
se qualcuno lo percuote lui
istintivamente risponde difendendosi con i pugni. Carlo
smette di parlare; fissa quel
signore poi raccoglie le sue
cose e dice: «lo me ne vado».
E veramente sta andando via
quando tutti lo fermano; «Come, vai via! Ci stavi parlando,
ci stavi spiegando, non puoi
lasciarci così ora, non puoi
andare via così». Carlo torna
indietro e puntando il dito
verso quel signore dice: «O
vado via io o va via lui. L’assunto del nostro essere qui è
che nessuno di noi e in nessun modo deve fare violenza
ad alcuno. Siamo qui per manifestare e anche fortemente,
ma per nessun motivo arrecheremo danno ad alcuno. Se
già da ora la si pensa in maniera diversa, allora ce ne
possiamo anche andare!». 11
signore si placa e la riunione
può andare avanti.
A turno, chi ha pensato di
costituire un «gruppo di affinità» si alza, si presenta, presenta il suo gruppo e dice che
cosa più o meno ha pensato.
Non sono in molti ad avere le
idee chiare. Gli incontri tra il
Gsf e le autorità non hanno
ancora dato grandi risultati e
in-molti credono che il poco
finora concesso sia tutto fumo negli occhi. Finalmente
mi alzo io: «Sono Luca Monaco - dico - presidente della
Federazione delle chiese
evangeliche in Liguria e Piemonte meridionale». Tutti mi
guardano senza capire, come
se fossi un marziano. «1 protestanti!», dico allora. «Ah,
ecco», dicono, e le facce attonite ora mi sorridono; prote
stanti, evidenteniei
chiaro. Spiego che
intenzione di fare
manifestazione c
gerà in una prim,
chiesa per poi uscìk
za. Spiego che abbi
tenzione di costituì,
«gruppi di affinità,
no delle manifesti
Gsf e racconto loro,
biamo l’intenzione
ta a una manifesta^
sia il punto di ritrovo,
gli evangelici che Si
Genova il 20 luglio,
stranieri,. Spiego c
getto è stato present,
provato al Consigli,
chiese evangeliche dii
(17 chiese molte del
non aderenti alla Fé,
ne) e che è stato api
dalla Federazione del
se evangeliche italiane]
Federazione giovani!
gelica italiana, che
perà un membro deli
glio ecumenico delle
Dico ancora che fors
presente «Protestante t
«Conoscete Protesti,
mo?», molti annuiscoB
se hanno capito maleii
te, quella trasmissione '
in onda su Raidue a«
possibili?». Molti coni
ad annuire vigorosa
Sono sbalordito! Coni
lora con più coraggio
che sono previsti
ancora non so quani
ma che se arrivano tul
li che si dice debbano:
(si parla di due p
Germania, di moltissii
sone dall’Inghilterra)
certamente molto pii
persone (limite massi
i «gruppi di affinità»),
non vogliamo accogli!
coloro che si riconoi
nella o nelle Feder»
nome del gruppo
po cristiano evangefii
Le bocche ora sono
vo aperte, siamo i sol'
re le idee già chiare
vogliamo fare, ma Ci
chiede: «Se sarete coj
come riuscirete a co:
tra di voi già dà ora,ji
prattutto nella co
della manifestazione!!
converrebbe dividei
gruppi, con dei porti
comunichino tra loi
poi riportino ai ris]
gruppi i movimenti di
le alternative se ci sol
sioni da prenderei
penso, la teoria dei «|
affinità» è valida ani
noi. Quindi tutti coloi
vorranno venire a Geni
portare il proprio coni
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sapere tramite e-mail)
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della Federazione Donne Evangeliche in Italia
ista
Liberarsi daiia schiavitù dei quotidiano
C) È un momento, nel corso della nostra vita, o durante l’anno di lavoro, o durante
la giornata, in cui desideriamo fermarci e ritrovare noi stesse. Lo facciamo perché
vogliamo liberarci dalla schiavitù del quotidiano; da quelle cose che, improvvisamente, ci
rendiamo conto che ci opprimono. Sentiamo il bisogno di ripartire dalle cose che contano che ci arricchiscono, che ci nutrono: ripartire da Dio e dalla sua parola. Scopriamo
che l’interiorità diventa una esperienza importante e inalienabile: il silenzio, la lettura biblica, la meditazione, la preghiera, rendono la nostra fede più nnatura.
Ci accorgiamo di averne bisogno; un bisogno estremo, per rimettere in ordine i fili
della nostra vita, una vita che vuole e deve essere completa e piena, senza cesure né
voragini o baratri. Abbiamo bisogno, prima di tutto, di riconciliarci con noi stesse, prima di essere disponibili e pronte per una riconciliazione con gli altri e con le altre. Da
anni parliamo di violenza contro le donne, di umiliazioni, di degradazione, di emarginatone, ma quanto noi stesse abbiamo difeso la nostra dignità da noi stesse, cioè dalle
nostre passioni, dai nostri errori? È in questi momenti che il salmo 42 acquista senso; si
rivela l’unica parola che vogliamo pronunciare: siamo assetate di Dio, del Dio vivente.
È per dare sollievo alla nostra arsura che ci diamo appuntamento dall’8 al 15 luglio, in
flcilia, ad Adelfia, per una settimana di studio e di ricerca sulla spiritualità. Certo non
tilt! ^^3mo impreparate. Abbiamo l’abitudine di pregare con le parole che Gesù ci ha inhtimm ® rivolgiamo a Dio, come Padre Nostro.
’Queste due parole ci fanno comprendere qual è il progetto di Dio su di noi. Ma noi ce
ne discostiamo spesso; ce ne allontaniamo. Vogliamo pianificare la nostra vita a modo
nostro. Diciamo con la bocca «Padre» ma non con il cuore... altrimenti ci abbandoneremmo davvero, fiduciose, a lui. Troppi idoli ci affascinano; idoli personali e sociali; le
nostre menti e i nostri cuori vengono distratti dal percorso verso la conoscenza del Dio
vivo, colui che non possiamo conoscere con le sole nostre forze perché «né la carne, né
!ue» ce lo rivelano; né il ragionamento, né l’abitudine. Lo possiamo incontrare e
stianì
guani
bbanoi
pullma
oltissii
terra) s
lito pii
massij :■
nitàii).!
CCOgliflI
riconoi
:■•) Sono io veramente ciò che gli altri dicono di me?
sono soltanto quale io mi conosco?
quieto, pieno di nostalgia, malato come un uccello in gabbia,
igiiu.J ‘’^nioso di aria come mi strangolassero alla gola,
chei'’ ' ®aiTia di colori, di fiori, di voci d’uccelli,
ottop* parole buone, di compagnia,
0 coH’J ' di collera davanti aH’arbitrio e all’offesa meschina,
e non'* ’ l’attesa di grandi cose.
Chiesa'
-norat
mea'J
pensa',
'è vera.
1 signa'
ntinn'
iera-CI
sim
menti
¿onoP'
guert'l
;^eoccupato e impotente per gli amici infinitamente lontani,
^co e vuoto nel pregare, nel pensare, nel creare,
gasato e pronto a prendere congedo da ogni cosa?
ni Sono? Sono questo o sono quello?
^9i sono uno, domani un altro?
^ rio tutte due insieme? Davanti agli uomini un simulatore
Q^''3riti a me uno spregevole, querulo vigliacco?
. ® che è ancora in me somiglia all’esercito sconfitto
. c si ritrae in disordine davanti alla vittoria già conquistata?
^Jsono? Questo porre domande da soli è derisione,
nrunque io sia, tu mi conosci, tuo son io, o Dio!
Dietrich Bonhoeffer
(Resistenza e resa. Lettere scritte dal carcere)
conoscere solo attraverso la rivelazione della Scrittura che ha il suo culmine in Gesù.
Ma come avvenne per le donne e per gli uomini del suo tempo che si scandalizzarono
perché il Messia che aspettavano era diverso; cosi anche noi, donne del XXI secolo, fatichiamo ad accettare Dio nella nostra vita; a seguire il cammino che Gesù ci ha indicato.
Più cerchiamo di programmare la nostra vita puntellandola con i vari «idoli», più ci rendiamo conto che i nostri sentieri sono spinosi e irti. Non ci ricordiamo quello che dice il
Salmo 56: «I passi del mio vagare tu li hai contati». Perché Dio non abbandona mai le
sue creature.
Paolo, nell’epistola ai Romani, ricorda, citando il profeta Isaia: «Io mi sono fatto trovare anche da quelli che non mi cercavano; mi sono svelato a quelli che non si rivolgevano
a me». Come donne protestanti sappiamo che il «misticismo» o la «mistica» non fa parte
del nostro modo di essere credenti; il messaggio di Gesù è stato «inquinato», nei primi
secoli della storia del cristianesimo, da contaminazioni di religioni orientali; ma, riconoscendo la radicale «alterità» di Dio, non raggiungibile con le nostre forze, confessiamo la
nostra necessità, il nostro bisogno di metterci in ascolto.
Una settimana, ad Adelfia, è l’appuntamento che diamo a noi stesse per riflettere e
per cercare di dare una «svolta» alla nostra vita.
Doriana Giudici
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(In popolo, uno missione
•■['.ero. un re regnerà secondo giustizia, c i principi governeranno coti equità. Ognun d'essi sarà come
un riparo da! vento, come un rifugio contro l'uragano, come dei corsi d acqua in luogo arido, come I ombra di una gran roccia in una terra che Inngue. Gli occhi di quei che veggono non saranno più accecati, e
g/i orecchi di quei che odono staranno attenti. Il cuore degli iru'onsiderciti capirà la .saviezza, e la lingua
dei balbuzienti parlerà spedita e distinta. Lo scellerato non sarà più chiamato nobile, e /'impcwiore non
sarà più chiamalo magnanimo (...) ma l'uomo nobile' forma nobili disegni, e sorge a prò di nobili cose«
Isiiia 32. 1-5: 8
Questo lesto di Isaia, in una prospetliv.i profetica, prescma uriti realtà ideale in cui .sia il re .sia i principi
regneranno con giustizia sul popolo di Dio. Mi sem'nra cfie da questa base iniziale 1 autore sacro parta per
tr.icciare le linee prograniniatic.lic. in tre livelli diversi, cui ognuno dei principi dovrà adeguarsi.
PrirtD livéUo: l'a^istHEa
il testo dice che ognuno di chiesti principi «satà come un rii^aro dal vento», cioè offrirà se stesso alle intemperie pur di pn iteggero le persone, con cui la vita non è stata molto generosa c che rischiano di essere
portate via dal vento della malattia, dei problemi finanziari, di quelli interpersonali... E se questi problemi
diventano un «uragano» (v. 2), il principe aumenterà.le sue risorse è diventerà un vero e proprio «rifugio».
Il suo compito sarà anche quello di portare «corsi d’acqua in luogo arido»; senza nascondersi i problemi
altrui, egli deve prendere coscienza che tanti esseri umani, seppure giovani, vivono in uno stato depressivo
e di sconforto che li porta a non avere più fiducia in se stessi, a non credere più in nessuno, a considerare
la propria vita come un luogo dove non cresce più l’erba. Li il principe deve portare la speranza e far rifiorire quel giardino, così come avviene per i kibbntz israeliani, oasi rigogliose strappate alLarido deserto.
Se, però, l’intervento arriva troppo tardi e non c’è più possibilità di far rifiorire la vita, il principe può ancora essere «l’ombra di una gran roccia in una terra che langue». Nessuno può ragionevolmente credere di
riuscire a risolvere ogni problema, ma tutti possiamo offrire un attimo di sollievo a chi sta per morire, così
come ha fatto per lunghi anni Maria Teresa di Calcutta. Molte volte le persone da noi non aspettano soluzioni miracolose, sanno che non è in nostro potere fornirle; ma una parola di conforto, un sorriso, sì.
Il compito di chi ha delle responsabilità su altri è quello di guidarli affinché diventino autonomi e produttivi. A tale scopo si industrierà affinché «gli occhi di coloro che vedono non siano più accecati» (v. 3). 11 principe saprà spiegare le cose con argomenti utili per far risaltare la verità, egli saprà leggere e interpretare
correttamente la realtà e le persone avranno la possibilità di capire. «Gli orecchi di quelli che odono staranno attenti»: il suo modo di porgere attirerà l’attenzione, gli altri capiranno che sta dicendo qualcosa di importante, da non perdere. Egli utilizzerà tutti quegli strumenti che saranno a sua disposizione perché non si
perda nulla delle cose che intende trasmettere.
Una volta resi consapevoli, «la lingua dei balbuzienti parlerà spedita e distinta». Penso che tutti i credenti
conoscano persone che hanno imparato a leggere e a scrivere sulla Scrittura, hanno memorizzato dei testi
e li hanno utilizzati al momento opportuno, imparando à organizzare il pensiero sono stati in grado di presentare sermoni ricchi di contenuto e di saggezza. Quella comunità che non pensa allo sviluppo dei suoi
membri rimarrà sempre povera ed è destinata airestinzione.
Chi guida il popolo di Dio, se non è coerente con quello che predica, non potrà svolgere un ruolo qualificante. Egli non farà distinzione fra le persone: «Lo scellerato non sarà più chiamato nobile» (v. 5) solo perché è potente e ricco, «l’impostore non sarà più chiamato magnanimo». La vera guida del popolo deve essere una persona corretta e conseguente, deve godere di credibilità presso il popolo, deve imparare a chiamare il peccato con il suo vero nome, non deve scendere a compromessi per convenienza, in caso contrario il suo lavoro rischia di essere vanificato. Qualcuno diceva: «Quello che sci grida così forte che non riesco a sèntire quello che dici». Il principe coerente qualche volta correrà il rischio di essere impopolare, ^
sentirà anche incompreso e solo, capirà allora di persona quello che Gesù ha sofferto, ma potrà guardarsi
allo specchio senza vergognarsi.
Ih programa per tutti
Le caratteristiche presentate nel capitolo 32 di Isaia, alla luce dei Nuòvo Testamento, non riguardano solo i pastori, i responsabili dì chiesa, chi dirige, ma debbono essere patrimonio di tutti i credenti, infatti in 1
Pietro 2:9 tutti i figli di Dio vengono definiti «sacerdozio regale», una stirpe scelta.
11 principe, cosi come è presentato da Isaia, non è qualcuno che gestisce se stesso, la sua persona non è
al centro delle sue attenzioni, ma i bisogni degli altri occupano la sua mente. Non è autoritario, ma autorevole, ed è una persona onesta che non si lascia comperare dalle fàcili adulazioni. Invece, lo scellerato dei w
: 6 e 7 è forte con i deboli e debole con i forti, usa mezzi discutibili pur dì raggiungere- il suo scopo, che è
quello di gestire se stesso.
Essere nobili ha il suo costo. Come ogni re degno di questo nome, il principe dovrà fare delle rinunce e
sacrificare se stesso per una causa giusta. Il vero nobile non lascia spazio alla maldicenza, alle piccinerie, alle lotte inutili, alla rivalità pretestuosa, ma è al di sopra delle parti, cerca la pace sociale, il benessere, la salute, la cultura. É quanto dice il v. 8: «L'uomo nobile forma nobili disegni, e sorge a prò di nobili cose».
Dora Bognandi y
10
PfIG. Il
KI©ìrQ2a®^|](2
1 convino regicnale Fdei a Genova riflettE sui (Moli (Mia società
Violenza chiama violenza
PER la Chiesa valdese di
Genova è stato un piacere
e una soddisfazione organizzare questo convegno che ha sostituito il tradizionale incontro
interregionale a Vallecrosia sospeso, per quest’anno, a causa
delle pesanti conseguenze
dell’alluvione 2000 sulla Casa
valdese. Questo ha fornito
l’occasione di vivere una^^iornata Fdei tutta'^igurq>> con la“'«:
sentita'partecipazione di più di
ciiiquanta sorelle e fratelli provenienti da tutte le nostre chiese bmv e non solo, mentre una
gioiosa collaborazione di quasi
tutte le donne ha reso riuscitissima l’agape che ha dato pausa ai lavori.
11 progetto era affrontare un
argomento interessante quanto
difficile di drammatica attualità, nel contesto dell’apertura
del secondo «Decennio» ecumenico (Berlino,- 4 febbraio
2001): «Decennio per sconfiggere la violenza; le chiese
alla ricerca della riconciliazione e della pace 20012010», (vedi Notiziario Fdei
18, febbraio 2001) presentandolo da diversi punti di vista,
teologico, psicologico e legale.
Oltre alla partecipazione di
una rappresentanza Fdei con
le sorelle Marina Bertin da Angrogna, Daniela Ferraro da
Torino e Bianca Michelini da
Collegno, sono stati invitati a
introdurre la pastora Erika
Tommassone da Pisa, Paolo
Chiapperò (Chiesa valdese
Sampierdarena), psicologo e
psicoterapeuta, e Giovanna
Vernarecci di Fossombrone,
«operatore del diritto», oltre
che predicatora e studente in
teologia.
Violenza su una ±ona
La pastora Tommassone ci
ha guidato nella meditazione
presentando la terribile storia
da Giudici 19 del Levita d’Efraim e la sua concubina in cui
abbiamo potuto constatare,
nell’assenza totale dell’intervento di Dio, ogni forma di
violenza: fisica, sessuale e psicologica nei confronti di un’
unica donna, sfociata poi in
un massacro di proporzioni tali da lasciar scritto per sempre
«Una cosa simile non è mai
accaduta né s’è mai vista ...fino al dì d’oggi». Il secondo
brano esaminato (Matteo 26,
47-53) invece, riprende il concetto di violenza esprimendone un giudizio immediato:
«Tutti quelli che prendono la
spada periscono di spada...»
opponendo la ferma rinuncia
di Gesù alla vendetta e alla risposta violenta nei confronti
dei suoi persecutori: «Credi tu
forse che non potrei pregare il
Padre mio che mi manderebbe in questo istante dodici legioni d’angeli?» avvalorando
per sempre la sfida e la causa
della non violenza.
del tutto oscure e naturalmente
inesistenti, colpe.
Ci è stato ricordato che la
violenza è ,contagiosa ma, nello stesso modo in cui si manifestano certe forme virali, qualcuno è predisposto e qualcuno
ne è immune, anche se oggi si
concettualizza che la violenza
•pon ha origirie genetica (no al-ja teoria.déi delinquente nato,
''SunqiSsif- ma è piuttosto qualcosa di psico^sociale, una serie
di comportamenti che si apprendono fin dalla più tenera
età pur tenendo conto di differenze di temperamento già nel
neonato. La violenza si sposta:
la vittima di abusi e violenze
familiari è portata a rivalersi
verso i più piccoli e deboli in
famiglia e fuori (scuola e società); chi ha subito violenza
tende a perpetrarla (ciclo
dell’abuso); il comportamento
è imitativo e quanto più si assiste alla violenza tanto più tendiamo a ripeterla e ad imitarla
(neutralità disinteressata); ciò
per fortuna è vero anche al
contrario, il che lascia sperare
nella causa della non violenza .
Purtroppo è una realtà l’approvazione sociale della violenza: il più aggressivo è spesso il
leader del gruppo (o del branco...) e se la maggioranza è
violenta, la minoranza è portata giocoforza ad accodarsi.
Oggi si teorizza che la violenza psicologica può essere
all’origine di gravi patologie
mentali: chi subisce continue
aggressioni nella personalità,
finisce per coltivare upa profonda disistima di se stesso che
non di rado si aggrava verso la
malattia psichica.
La solitudine della ieiKra
L’intervento dell’avvocato
Vernarecci ha voluto sottolineare il fatto che la norma non
svolge nessuna funzione preventiva nei confronti di un
danno e non si può quindi invocare il diritto per spezzare la
violenza dato che la legge interviene solo quando il male è
già successo e si può solo arrivare ad un risarcimento, non
già ad un ripristino della situazione antecedente. Naturalmente esistono diverse forme
di tutela verso minoranze de
boli nel nostro ordinamento: il
codice penale, le leggi speciali,
anche se poche sono quelle a
favore di dònne,.e rrùfiori.
È drammatica realtà che un
comportamento violento in famiglia, affinché diventi rilevante per la'legge ^ debba essere
più volte ripetuto: questo è un
problèma insormontabile non
per mancanza di norma, ma
per l’impossibilità di far intervenire Ja legge: occorrono evidenze e denunce, ed è tystemente noto come sia ilifficile
esporsi quando si tocca la sfera del privato. La persona,
spesso, è completamente sola
con il proprio dramma, perché
la società intorno non aiuta,
anzi, molte volte rema contro
con la diffidenza e l’indifferenza. La gente infatti accetta difficilmente di esprimere solidarietà in situazioni «anomale».
E il caso di ricordare che,
una volta sporta denuncia, non
di rado questa venga ignorata
perché è difficile anche far intervenire polizia e carabinieri.
Insomma per invocare l’applicazione del codice penale, occorre che il danno sia molto
grave dato che non esiste nessun tipo di tutela preventiva.
Non dimentichiamo poi tutta
una serie di persone che non
conoscono neppure l’esistenza
di strutture che possano eventualmente sostenerle: parliamo
ad esempio dei migranti più diseredati e meno inseriti i quali
nori comprendono lingua e
cultura, sono spesso irregolari,
non osano rivolgersi a chicchessia possa dar loro aiuto,
sono letteralmente nelle mani
del datore di lavoro e non sono quindi in grado di reagire o
contrastare nessuna forma di
sopruso o violenza. Capita
quindi che diventino esseri
senza diritti poiché non hanno
doveri e questa idea si radica
con naturalezza nella maggior
parte della gente.
Eppure qualcosa occorre fare per spezzare la catena della
violenza: ove venga a mancare
il sostegno e la solidarietà della
società, la chiesa deve intervenire, avvolgendo come in una
rete di protezione le persone
in difficoltà, facendo in modo
che esse non si sentano sole.
Se l’uomo può veramente essere modificato dall’ambiente
che lo circonda, facciamo nostre oggi più che mai le parole
dell’ultimo paragrafo del Manifesto delle donne protestanti:
«Confessiamo la nostra fragilità affinché sia possibile per
donne e uomini trarre la forza
per cambiare e percorrere insie"ffiè'ùn lungo cammino di libertà», accettando la sfida per
la realizzazione di una società
più giusta e impegnata, le
chiese in prima fila. Se veramente riusciremo ad accettare
e amare di più il nostro vicino
questo sarà già il primo passo.
Le testinmianze
Non è stato facile riassumere in modo chiaro, schematico
e sintetico questa serie di relazioni trattate con grande professionalità e sensibilità, e cosa
ancor più difficile, riuscire a
trasmettere dalle pagine di un
modesto articolò l’emozione
scaturita dagli interventi numerosi, spesso appassionati,
espressi a volte con voci spezzate perché nati da ricordi personali di sofferenze piccole o
grandi veramente subite, da
considerazioni sul proprio percorso di sviluppo, magari
un’educazione troppo rigida;
l’essere stati, chissà perché,
trattati sistematicamente con
freddezza, disprezzo e ingiustizia dai «grandi», e ancora gli
insegnamenti ricevuti in casa,
a scuola e in chiesa, fino alla
scuola domenicale, tra cui,
fondamentale, la gioia di aver
compreso fin da piccoli il senso dell’amore di Dio. Tante
domande, insomma, rivolte
con il desiderio di placare magari un dolore o, un condizionamento che ha pesato forse
su tutta la vita...
Ancora qualche flash che ha
suscitato il chiarimento dello
psicologo: qualcuna ha fatto
notare come il bambino abusato continui nonostante tutto ad
amare i familiari e tenti, col silenzio e una grande capacità di
sopportazione a resistere, arrivando anche a difenderli, perché si vergogna di ammettere
di non far parte di una famiglia
buona e perbene. Anche se
ciò può apparire assurdo mol
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occhi di
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te vittime non si rendono ben
conto di essere oggetto di continue violenze finché non interviene una terza persona a
chiarire il fatto: spesso è questa stessa persona che fornisce
protezione e supporto nella
denuncia.
Dopo l’intervento di una sorella che ha seguito personalmente il Progetto Ruth (un
programma del Servizio rifugiati e migranti della Fcei su
prostituzione e tratta delle
donne), tutti noi abbiamo appreso «da vicino» molti particolari su una terribile forma di
schiavitù esistente proprio in
mezzo a noi non in qualche
sperduto pezzo di deserto: un
traffico di fragili e indifesi esseri umani, sempre più spesso'
minori, sradicati a forza e per
sempre dalla famiglia e dalla
propria terra e trascinati a forza con una serie inaudita di
violenze, fino a spezzarne
completamente la personalità
e la volontà.
Di qui le proposte dei pii
senti: bisogno di informaziii
per tutti; di protezione pi
queste infelici, perché sol.
quando si sentono in qualcli
modo sicure, trovano la fora
di denunciare fino a diventai
testi attendibili in un qualunip
processo; necessità di preva
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livelli: dall’utenza di cui fi
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della società, di ogni e
ambiente, chiese comprese
urgenza di sensibilizzaréli
chiese su argomenti conàf
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possa partire un impegno eli
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della denuncia su ciò che ci
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Ifitlora (ÎL UH giovane ragazza keniota
Madre mia
la violala è ccntagicsa
L’incisiva testimonianza del
dottor Chiapperò, operatore
impegnato nel sostegno psicologico nei Servizi territoriali, ha
confermato l’esistenza di forme
infinite di violenza quasi a dimostrarne un’illimitata, mostruosa creatività spesso collegata a una tragica mancata risposta alla violenza stessa, manifestata in un’impotenza tipica / ’*
della vittima (bambino, abusato
ecc) che porta nel tempo a sviluppare una catena di eventi
tesi 3' interiorizzare sempre di''
più (a propria terribile condi' zione. La progressiva capacità
di sopportazione nel bambino
che fisiologicamente rimane
molto a lungo dipendente dalla
famiglia, genera negli abusati
una forma mentis di neutralità
e un abulico disinteresse verso
la fonte di violenza e, al contempo, un forte senso di autocolpevolizzazione teso a giustificare in qualche modo gli atti
violenti verso la sua persona
mediante presunte, anche se
Madre mia, tu mi hai insegnato a sperare
tu che continuavi sempre a sperare in tempi difficili.
Da bambini giocavamo intorno alla capanna
i maschi con il pallone di stracci nella sabbia
noi femmine a guardarli fra nuvole di polvere.
Poi siamo cresciuti e siamo andati a scuola
la tua capanna non aveva più fascino per me.
10 volevo una casa grande e bella
come quella dei bianchi e dei ricchi del nostro paese.
Poi c’è stato un bianco che mi ha promesso una bella casa,
11 mio sogno, tanti soldi, un bel lavoro da ballerina,
e mi piace tanto ballare, mamma, tu lo sai
quanto ero felice quando danzavo alle feste di villaggio.
Tu mi hai avvertita, ti sei preoccupata,
ma sono andata via lo stesso con la testa piena di belle promesse.
Piena di speranza pensavo che i miei sogni stessero per avverarsi.
Sei stata tu che ci hai insegnato a sperarei mamma,
tu che continuavi sempre a sperare in tempi difficili:
Ma in me/a ùita.ha ucciso la speranza,
10 non spero più,
■perché credo che non c’è più speranza.
Mentre ti scrivo sto piangendo, non so se riceverai mai questa
mia lettera;
sto qui in un paese freddo, senza amici,
11 mio sogno fatto a pezzi sta in frantumi sul pavimento.
Mi hanno ingannata, mamma, mi hanno tradita
una cosa così non mi era mai capitata.
Mi vergogno a dirti che cosa mi è successo
il mio corpo venduto come merce, sporcato e violato.
Non posso più Cantare, non posso più danzare, non posso più
tornare a casa
perché porterei vergogna anche a te, mamma,
sono la vergogna di tutta la famiglia.
Però continuo a sperare di rivederti ancora,
perché tu sei ancora mia madre.
(lettera scritta alla madre in Africa
da una giovane ragazza keniota che vive in Europa occidentale)
laverare inrelE
E in ultimo i progetti:
programma del Cec per
cennio aveva proposto di col
tuire una rete interattiva di
terventi da costruire insicnul
allo scopo di individuare contt
nuti specifici su cui lavorai:
collegandosi e scambiandi^
poi esperienze tra chiese.
vorare in rete e possibilib j
formazione sono diventati
punti di partenza irrinunciaK
per i presenti al convegno, (t;
ganizzato anche con lo scoi*
di collegare tutti i nostri
femminili evangelici liguri att«
no a un progetto di forte imp*
gno che continui nel tempo.
Recependo un forte desi
rio di attività operativa tra
partecipanti, si è deciso
di contattare le altre realtà p
senti sul territorio che si oc
pano di formazione, il
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.Ogni gi,
ne, il Gelivo, l’Auxilium e
ricercando tutte le occasion>j|
portare aiuto e s
olidarid*
ognuno nel proprio a
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(centri di ascolto, di soin
pratica, di voce amica
telefo»
ca, volontariato ecc.), i
do la sfida di lavorare nella
uu la biiua ui t Hit#
ticultura, aiutando al conte
a sviluppare la democrazia
la chiesa, valorizzando le P
ne, chiedendo formazione
cifica anche per monitori ^
techisti, incoraggiando a®
sistematica cura pastor
esitando a sensibilizzare ,i
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bri di chiesa con interv
materiale adatto. ;
Dopo una giornata ta
tensa e vissuta con un
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nel gennaio 2002 P®r ^
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iSletJonne davanti a due
sfolpite a morte: una fijpdde la madre. Una donjlia’uccide una donna-made se stessa, in quan
jSSThioloQica della donnae in quanto potenziale
Sce di vita. Uccide la madre
*^e così la sua stessa for*^edi generazione o, for« Èra Stata già uccisa, in qualÌJifnia e in qualche modo,
(Jentro'àl cuore stesso della
niadreìcneratricc? Chi sa? chi
«fende conto di questo? Forje «leva alla fine proprio ucciijere se stessa totalmente, senzaécatto, senza futuro.
[)ove si trova il lamento lunqe i secoli e i millenni delle
^nne, curve sui loro figli sterminati dalle guerre di padri dittatori. Dove sono i volti e gli
occhi di fuoco delle donne abbracciate a corpi privati della
loro dignità. Corpi che quegli
occhi di fuoco e quelle carezze
materne risollevano alla più
grande dignità. Dove è finito il
nome ripetuto da ogni morentefègii infiniti attimi dell’ultimóiéspiro, nome ripetuto anche da centenari: mamma!
Qual è quel mondo che ci ha
messe figlie contro madri rendendoci capaci delle più grandi
itagede della storia? Noi sempre ribelli e sconvolte dall’abittiènaria storia delle guerre
l^rovvisate costruite pezzo
per'pezzo da superuomini padri |ie mandano a morte i lo.roéiperuomini figli!
Che, cosa ci mette ora, le
uneContro le altre? Dov’è l’inganno? Celebriamo l’8 marzo
daettendoci dov’è l’inganno. A
chi interessa che ci fermiamo,
guatate dalla nostra stessa
potenza che da creatrice e datrice di vita può diventare diÉtfirice e autolesionista? Noi
tutte e tutti nasciamo immersi
nelsàngue di una donna, l’attimo in cui nasciamo potrebbe
essere l’ultimo per colei che ci
mette al mondo, in quel momento è veramente doppio il
miracolo della vita, e nel sangue, ogni mese, ogni donna
che non si sia «abituata» ai propri cicli, contempla il rinnovarsi di un potere e di un dono..
Ogni mese ogni donna lascia
che finisca ciò che deve finire
e si rinnovi la vita.
Apriamo gli occhi, non perdiamo lucidità e consapevolezza, non siamo «arrivate» da
nessuna parte, siamo in cammino ed è certo che, se una
donna non si lascia espropriare di se stessa, cammina tenendo nel cuore, nel corpo e
nella mente le donne del mondo. Noi siamo in ognuna e nelle nostre infinite differenze;
nessuno se non noi stesse potremo osare di rompere questo
legame. Una figlia che uccide
la madre compie un gesto altamente simbolico, è molto più
del semplicistico disagio sociale o generazionale, è molto di
più. Ed è questo di più che deve interrogare in particolare
noi donne: figlie e madri occidentali del 2001.
Io celebro l’8 marzo dandogli ancora, come sempre, il
valore della «memoria» e lo
spirito del futuro che stiamo
costruendo insieme, insieme
anche agli uomini che decideranno felicemente di camminare con noi. 8 marzo 2001,
Festa della donna. Il «Venerdì»"
di Repubblica mette in copertina un gruppo di donne (la
gran parte di sinistra) rappresentative del mondo intellettuale, politico e artistico con
sotto il titolo: «Uccidiamo l’8
marzo»; eutanasia ragionata...
Da alcuni anni, quando l’8
marzo faccio gli auguri alle
donne di famiglia, e altre, vengo guardata con una certa
freddezza e mi si risponde un
grazie stentato, quasi come
fosse un’offesa: «grazie... ma
non è che questa festa mi dica
molto», è rimasta la festa delle
«popolane incolte» o delle «ricche borghesi».
Le «popolane incolte» si atteggiano ad emancipate per la
possibilità di andare a mangiare la pizza senza il «peso» del
marito e della famiglia, una
concessione, un regalo in cambio di un altro anno di alienazione nel servizio quotidiano
ancora poco riconosciuto... del
corri-corri sempre più affannato, ma siamo emancipate! Per
le «ricche borghesi» è un vezzo,
tanto escono già abbastanza
spesso per andare a fare shopping o palestra o pizze con le
amiche....
Ma è per questo motivo che
occorre uccidere la festa della
donna? Dobbiamo quindi tanto, alle popolane incolte e alle
ricche borghesi? Alle mediocri
indifferenti?
Immaginiamo un attimo di
eliminarla, molto probabilmente chi tra noi si sente impegnata nella memoria e nei progetti
di liberazione della donna in
tutto il mondo (compreso quello occidentale) dovrà ricominciare a cercare un’altra forma
o un altro modo di fare memoria collettiva obbligando la
stampa e i mezzi di informazione a occuparsi anche di
questo, altra ricerca altra fati-.
ca... le popolane continueranno a mangiare la pizza in altre
occasioni e le ricche borghesi
sposteranno la data per lo
shopping o per farsi fare il baciamano dai loro uomini... finalmente ci saremo liberate
anche della memoria. Rinnovate quindi dall’eliminazione
della festa, potremo finalmente... ricominciare!
Niente è eterno, tutto finisce ed è, inutile scandalizzarsi
per la fine di una «memoria»;
ne finiscono tante oggi. Quello che voglio dire però è che
la Festa della donna è il luogo
di una memoria che, al di là di
tutte le possibili banalizzazioni, è riuscita a rendere attuali
problematiche e battaglie importanti e a un livello «collettivo» direi mondiale. Bene. Facciamoci del male, come dice
un noto artista. Eliminiamo finalmente questa festa, diamola vinta alle banalizzazioni del
nostro vecchio mondo; l’importante è non toccare le feste dei santi, tutte ugualmente
banalizzate, la festa della
mamma (paradosso di un paese ormai schierato contro il
mammismo), la festa del papà
(riparazione per un soggetto
spesso assente), San Valentino, il carnevale, le uova di Pasqua e il pandoro natalizio,
tutte memorie banalizzate e
rese consumistiche.
11 traguardo della festa della
donna sarà quello di non arrivare ad essere centenaria, un
bel record per chi vuole mantenere tutto «giovane». Ho
comprato il giornale sperando
di trovare, a proposito dell’8
marzo, inchieste, racconti,
qualcosa di stimolante, ma
niente! Completamente omessa questa data... in televisione
solo il programma su Rai 1 ne
ha parlato da vari punti di vista, gli altri canali l’hanno
omessa; dal fornaio ho fatto gli
auguri alle donne che vi lavorano e mi hanno snobbata,
hanno detto che non hanno
niente per cui festeggiare. Giusto! Intanto proprio.oggi, in
Nigeria, ventiquattro ragazzine
sono morte nell’incendio della
scuola in cui erano letteralmente chiuse a chiave per impedir loro di uscire incontro ai
ragazzi. Allora, chi e che cosa
toglie «sensibilità, attenzione,
sentimento» alle giovani di oggi? Noi mamme, rigide e stanche, impaurite e prive di entusiasmo.
Maria Teresa
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Bla storia delle madri di Plaza de Ifejo * ^ Le torture in AE^:HnistaQ
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Donne coraggiose, forti,
valorose, ma sole, distrutte dal dolore, madri senza
nulla da perdere camminano
tenendosi per mano. Al collo
iefoto dei desaparecidos e, in
1^, la stoffa dei loro pannoPlaza de Mayo è invasa,
.^ni giovedi, da più di mille
pSi®!!. Carmen ha al collo la
roto di una giovane ragazza:
“ sera che sua figlia non ritornò a casa per dormire,
ùannen si era riproposta di
ssridarla perché non l’aveva
^'''l'Sata, ma sua figlia non riomò più: sparita, scomparsa,
finita nel nulla; nessuno
nveva vista, nessuno voleva
^arne. «Lascia perdere, cer® dimenticare», le avevano
nsigliato. Ma come fa una
a dimenticare?
t silenzio alimenta il senso
j^°to e di solitudine. La ras^t^aone è una parola tropiSfande e difficile per una
che vede strapparsi una
^ dalle braccia solo perché,
università, frequentava gio
tur» ‘'r"''nnnti, contro la dittastai « °n b esporre troppo,
lijj®ttenta, lascia stare la polistata n ^^’"ssnen era sempre
die ^t^^Sola, sapeva quello
bene fare e quello che
aj?^?ua evitare, sottomessa
^,3'nie dittatoriale aveva
preferito condurre una ■
regolare: ma adesso baopo anni di silenzio ave
Vita
tt'l’bia'di riscattare la sua
' di chiedere spiegazioni
d’estó ^bno, di pretendere
là ascoltata. Ed eccola
tate_ altre donne, cammi
MÍ,"
Unite dal dolore e
dalla speranza di cambiare
qualcosa, consapevoli di poter denunciare le sparizioni, le
torture, la violenza di centinaia di giovani e ridare un
senso alla loro esistenza.
Questo il rhonològo, sofferto,
interpretato con maestria da
Gisella Bein di Assemblea
Teatro che, da tempo, presenta in Italia e in Argentina.
Lo scopo dell’Assemblea Teatro è quello di raccogliere fondi per sostenere Hijos, l’associazione che raggruppa i figli
dei desaparecidos argentini. Il
libro da cui è stato tratto questo pezzo teatrale è intitolato
«Le irregolari» di Massimo
Carlotto; è un libro che, per
chi non ha la possibilità di assistere al monologo, andrebbe letto per «imparare ad
ascoltare il dolore e acquisire
il dovere del coraggio» come
dice il regista di Assemblea
Teatro, Renzo Sicco.
Sara Platone
Quando si parla di violenza
non si può fare a meno di ricordare e inorridire di fronte
alla violazione dei diritti umani
che si perpetua per mano dei
talebani, musulmani fondamentalisti, che governano dal
1996 l’Afghanistan. Una realtà, quella afghana, di grande
e lunga sofferenza, lontana
dalle telecamere e dimenticata
dai mass media. A pagarne le
spese, in questo clima di violazioni, sono soprattutto le donne che, prima del sopravvento
dei talebani, conducevano vite
tranquille tra famiglia e lavoro.
Qggi queste sono severamente
costrette e usate come soggetti
subumani. 11 marito ha infatti il
potere di vita o di morte sulle
proprie donne, bastonandole o
picchiandole a morte nel caso
queste avessero esposto solamente un pollice di carne.
Le donne così vivono nel
continuo timore di perdere la
loro vita per ogni minimo errore. Non potendo più lavorare,
se non hanno parenti maschi
o mariti che le possano sostenere, vivono nell’indigenza o
chiedono l’elemosina per strada, anche se sono laureate.
Nell’abbigliamento si devono
annullare indossando, d'obbligo, il burqua che le copre
completamente, compresi gli
occhi. Devono calzare scarpe
silenziose per non essere udite. 1 vetri delle case dove c’è
qualche presenza femminile
sono dipinti perché le donne
non possano essere viste
dall’esterno. Per loro non ci
sono cure e assistenza sanitaria. Così, abbandonate a loro
stesse e piene di paura, si lasciano morire. Ma accanto a
questa guerra nei confronti
delle donne afghane oggi la situazione, soprattutto nei campi profughi, sta degenerando.
Qltre tre milioni di uomini,
donne e soprattutto bambini
sono in pericolo di vita con
l’arrivo dell’estate che alza le
temperature a più di 50 gradi.
Urgenti e fondamentali sono
gli aiuti da portare in questa
battaglia per la sopravvivenza.
Intanto le prospettive per
l’Afghanistan sono estremamente precarie anche se il comandante Massud, che sulle
montagne resiste ai talebani,
torna a riscuotere successo
perché la gente si trova in
grande sofferenza e torna da
lui perché stanca di non avere
di che vivere e di veder morire
di fame i bambini per strada.
Forse le forti pressioni internazionali perché il Pakistan prenda le distanze dai talebani cominciano a incidere: il timore
pakistano è quello di rimanere
contagiato dall’estremismo e
pertanto ha ridotto gli aiuti
economici all’Afghanistan. In
attesa di nuovi sviluppi, il rendere note le storie delle vittime
di forme di tortura di ispirazione religiosa è un modo per
rendere loro, come sostiene
Amnesty International, almeno
in piccola parte, giustizia.
Ma quanto
siamo bravo!
La Mo-Viola, associazione
culturale per la produzione e
la diffusione della cultura
delle donne e per lo sviluppo
della ricerca di un loro linguaggio, ha proposto quest’
anno, nel quadro dell’8 Festival internazionale del cinema
delle donne,' svoltosi a Torino, un viaggio rigenerante intorno al Globo con le immagini e le storie più belle e più
intense realizzate dalla cinematografia femminile contemporanea. 46 registe esordienti o professioniste già affermate provenienti dai diversi continenti hanno presentato film vivaci, pungenti,
talvolta dissacranti e documentari frutto di importanti
lavori di ricerca che illuminano il percorso delle donne.
Superando millenni di prevaricazioni, ingiustizie, contraddizioni, dolore e disagio,
di più o meno docile mutismo, oggi le donne hanno
imparato con la loro bocca,
la loro penna, le loro leggi, i
loro film, a denunciare tutte
le forme di sfruttamento cui
sono state o sono ancora vittime nella vita privata, nel
lavoro, nella vita sociale.
Formulano, e sempre più
spesso attuano, progetti di
cambiamento per una inorale e una cultura diverse, conquistando traguardi significativi nella qualità della vita.
Evento di prestigio, quindi,
quello del cinema delle donne, non per la rassegna in
sé, ma per quanto dimostriamo di essere brave. Per tecnica, analisi, studio, professionalità e, sempre nominata, ma in questo caso non
scontata, sensibilità.
Saint-Cry ne è un perfetto
esempio. Lungometraggio di
Patricia Mazuy, nata in Francia nel 1960, racconta la storia della sposa segreta di Luigi
XIV, Madame de Maintenon
che, per riscattare le future
donne francesi da un sicuro
destino di emarginazione e
sottomissione, sicura e ricca
della sua esperienza, decide di
aprire una scuola e reclutare
250 fanciulle da indirizzare
aH’aufonomia, alla capacità di
analisi e critica della situazione, alla logica, alla purezza,
all’elevazione spirituale. Nobilissimi obiettivi, diremmo noi
donne moderne, ma assolutamente improponibili per quel
tempo; la protagonista, per
quanto animata da buoni intenti, non ha saputo guardarsi
intorno. La scuola propone
tra le discipline, per elevare lo
spirito, il teatro che finisce col
risolversi in una vera e propria
tragedia. ,
L’intento fallisce e traspare
solo l’ambizione di una donna
che, come guida nella vita,
non ha avuto altro che un suo
bisogno esclusivo di affermazione, ma che non è riuscita a
orientare il suo gregge e il riferimento alle pecore è solo un
nome collettivo tra le contraddizioni del suo tempo. Personaggio di spicco tra queste ragazze è Anne De Grandeamp,
allieva riottosa e critica e forse
per questo la più vera e sensibile, che ha visto più lontano
delle altre, con la sua capacità
dì guardare in faccia gli eventi
ci dà una grande lezione di coraggio: quel coraggio di cui tutte dovremmo essere capaci,
quella forza, ma anche quella
sincerità nel voler bene che distingue alcune donne dalle altre. Che bella lezione di vita ci
dà l’autrice per mezzo di questo suo «piccolo» personaggio.
La realizzazione del film è durata sette anni e se ne avvale
la cura riservata alla fotografia
e alla scenografia.
Nosotras presenta storie diverse di donne che, solo sul finale, si incontrano in una folata di fiducia e tanta ironia. C’è
la storia di drammatica esplicita violenta richiesta di sottomissione, la lotta quotidiana
per arrivare a fine mese facendo roccamboleschi salti. 11 marito che si scopre improvvisamente omosessuale, la separazione di una coppia satura con
relativi consigli dell’amica
esperta, le relazioni poco chiare di giovani studentesse, la ragazza carina che trova il suo lavoro tra le lenzuola di un Ietto,
la giovane manager nell’ingestibile competizione maschile.
In questo groviglio di casi umani la soluzione sarà uno stravolgimento della situazione iniziale, con muovi equilibri che si
verranno a creare: equilibri che
la società di oggi dovrà imparare a rielaborare, interiorizzare,
ma soprattutto accettare come
nuove «forme di vita».
Riflessioni stimolanti, fonti di
ispirazione e di stimolo queste
opere. Ma, nelle sale, quelle
«vere», quanti film di donne ci
sono? Non ci resta altro che
aspettare che, anche per noi, i
tempi maturino e, nel frattempo, sfoderare quel coraggio e
quelle abilità che, in quasi tutti
i lungometraggi della rassegna,
ci richiedono.
Paola Ausilio
12
P^G. IV
KlOITQaQO^Q^
La liHïDria di ira vita ^^esa al servizio del Signore
Genova, 15-16 giugno
In ricordo di Mario Sacci
Contro il G8
"Combatti la buona battaglia
della fede: afferra la vita eterna
perché Dio ti ha chiamata a viverla quando hai fatto la tua
bella dichiarazione di fede di
fronte a molti testimoni» (1 Timoteo 6, 12). Molto probabilmente queste parole furono il
paradigma della vita di Maria
Secci, scomparsa il 10 aprile
di quest’anno; strappata cosi
prematuramente all’affetto dei
suoi cari e di tutte e tutti noi,
Maria ha lasciato di sé un bel
ricordo e ringraziamo il Signore perché abbiamo potuto conoscere questa nostra sorella
nella sua semplicità, abbiamo
apprezzato di lei la compagnia, la passione e la perseveranza che metteva nelle cose
che faceva. 11 suo cammino su
questa terra è stato breve, 45
anni è un’età in. cui c’è ancora
tanto da fare e da ricevere, è
l’età della maturità, della pienezza, del vigore. Tutto quello
che ci rimane è il suo ricordo,
la memoria di una vita spesa al
servizio del Signore.
Cercherò di tracciare in queste poche righe le tappe più significative della sua vita. Maria
nasce ad Austis, un piccolo
paese dell’entroterra nuorese,
il 19 maggio del 1955, fino alla maggiore età trascorre una
vita tranquilla scandita dai ritmi
di un paese che si regge essenzialmente sulla pastorizia. Per
le donne di Austis il futuro è
segnato fin dalla nascita, potranno essere mogli e madri,
l’unica possibilità di emanciparsi è emigrare. Con la maggiore età Maria decide di lasciare la Sardegna, il suo futuro vuole sceglierlo; parte per
"il continente», vive in Toscana
per alcuni anni e qui incontra,
alla fine degli Anni 70, Tamore, l’uomo che sposerà, che
sarà il compagno della sua vita
e il padre delle sue figlie,
Edoardo Arcidiacono; attraverso lui conoscerà più da vicino
il mondo protestante verso il
quale, all’inizio, nutre non poca diffidenza.
Più tardi Maria si trasferisce
a Bari, per seguire il suo compagno che viveva li da diversi
anni ospite della sorella maggiore e del cognato, il pastore
Baglieri; anche lei sarà ospitata in questa famiglia un po’
strana, formata da tanta gente
che andava e veniva: i fratelli
del suo futuro marito, i figli del
pastore Baglieri, Eliseo ed Elisa e gli amici dei figli. Maria si
trovò improvvisamente catapultata in una famiglia molto
allargata, con un numero sempre variabile di ospiti; era come vivere su una nave attraccata ad un molo e secondo le
esigenze del momento, c’era
chi vi saliva e chi vi scendeva.
Era una famiglia vivace: i pranzi e le cene, unici momenti in
cui tutta la famiglia si ritrovava, dovevano essere un vero e
proprio momento di confronto. Si parlava dell’impegno sociale, di come poter coniugare
la fede alla politica.
Maria conobbe questa famiglia e la comunità battista, forse, in un periodo non molto
fortunato. Siamo agli inizi degli
Anni 80 che furono ricordati
come l’epoca del riflusso, dopo un lungo periodo di impegno nel sociale le chiese si stavano di nuovo rinchiudendo
nella tradizione, i giovani della
comunità Battista di Bari, che
li vide protagonisti di una pagina importante della nostra storia, furono colti da stanchezza
nei confronti della fede e della
politica e si rifugiarono anche
loro nel privato. Possiamo dire
che Maria registrò, forse, gli
ultimi sprazzi di vitalità di una
comunità che dopo 181 chiuse
le sue porte e si rifugiò nell’intimismo. Vittime del riflusso
non furono soltanto le chiese
ma fu una condizione più generale che coinvolse anche la
sinistra italiana.
Deve essere successo un mi
racolo, deve aver parlato proprio il Signore al suo cuore o
forse dev’essere stato proprio
l’esempio quotidiano di quella
famiglia e l’assidua frequenza
con il gruppo dei giovani della
comunità battista di Bari che
fecero nascere in Maria il desiderio di chiedere il battesimo e
neH’aprile del 1981, insieme a
Edoardo e a un nutrito gruppo
di giovani della comunità, confessò la sua fede; dal quel giorno ebbe inizio un fertile cammino di testimonianza che la
vedrà, prima, impegnata nelle
Unioni femminili della chiesa
battista di Conversano, che
frequentò dal 1984 al 1993,
poi protagonista insieme al
marito, dal settembre del ’93,
a Gioia del Colle nella cura pastorale della comunità battista.
Ebbe un ruolo importante
all’intemo della comunità, fu la
responsabile dell’Unione femminile e monitrice della scuola
domenicale fino alla fine.
Maria Seci sapeva essere
un’organizzatrice di incontri e
dibattiti e un’instancabile animatrice di agapi e momenti
conviviali: formatasi ai corsi
per predicatori locali coordinati e tenuti dal pastore Michele Sinigaglia dagli inizi degli Anni 90 al ’97, potè esprimere la sua vocazione anche
nella predicazione, il suo carattere schietto e passionale
conquistava le piazze durante
le campagne di evangelizzazione. La sua era una fede pura, forse proprio questa semplicità riusciva a catturare l’attenzione della gente. Pose
grande attenzione alle problematiche femminili, partecipò
a convegni e seminari rappresentando, le donne del Movimento femminile battista e
poi quello della Fdei, ricoprì
per molti anni la carica di se
gretaria del Movimento femminile evangelico battista di
Puglia e Basilicata fino al
1999 e da circa due anni era
responsabile delle donne Fdei
di Puglia e Basilicata.
In questo incarico Maria dimostrò tutta la sua apertura
verso le organizzazioni ecclesiastiche e le diversità del mondo protestante ma anche una
grande curiosità e voglia di conoscere: fu una delle più attive
partecipanti ai seminari organizzati dalla Fdei, sia quello tenutosi a Roma sull’Europa e i
nuovi sviluppi dell’Unione europea, sia quello tenutosi a
Barcellona sulla realtà del protestantesimo dell’area mediterranea. Qui la sua giovialità, il
suo calore umano, il suo amore per la vita le permisero un
dialogo diretto con le sorelle
francesi e spagnole anche se
non ne conosceva le lingue,
ma usava come sempre il lin
guaggio del cuore. Ricopri vari
incarichi anche nell’Associazione delle chiese battiste della
Puglia e della Basilicata, e come consigliera nella Federazione delle chiese evangeliche di
Puglia e Basilicata; per un lungo periodo fu anche responsabile nella Commissione scuola
domenicale della Fcei.
Tutte queste cose Maria ce
le lascia in eredità: ora tocca a
noi seguirne l’esempio. Al marito, alle figlie, ai familiari e a
tutte le amiche e gli amici che
l’hanno conosciuta voglio dedicare una poesia di Emily
Dickinson: «Questa è la mia
lettera al mondo/ che non ha
mai scrìtto a me/ semplici cose che la natura/ ha detto con
tenera maestà./ Il suo messaggio è affidato/ a mani che non
posso vedere/ Per amore di
lei, amici miei dolci/ con tenerezza giudicate me».
Dorìana Giudici
L’incontro delle donne contro il G8 che si è tenuto a Genova il 15 e 16 giugno scorsi,
è stata un’occasione di riflessione, di testimonianza e di
confronto per un movimento
che sceglie autonomamente
pratiche antagoniste alla globalizzazione. Centinaia di donne di diversa provenienza hanno inaugurato i lavori costituendosi in quattro gruppi,
parlando di migrazione, razzismo, economia, soggettività,
tecnologia, nuovo ordine mondiale, collocazione del movimento delle donne al di fuori e
dentro il movimento misto antiglobalizzazione. Se da un lato
donne del Sud del mondo, vittime della guerra e della violenza, o madri, come la curda
e la turca, si scambiano simbolicamente un segno di pace,
dall’altro donne del Nord del
mondo rivendicano i diritti di
genere e offrono, attraverso la
partecipazione attiva quasi
sempre densa di comprensione e solidarietà, il loro contributo all’analisi intellettuale.
L’intervento di Elisabetta Donini delle «donne in nero» di
Torino andato su questa linea
di pensiero. La mondializzazione dell’economia, ha detto, determina un ricorso intensificato
alla guerra come strumento di
politica internazionale, a partire dalla crescente egemonia
degli Stati Uniti e dallo svuotamento di organismi quali
l’Qnu. In questo nuovo ordine
• mondiale sono contraddittori e
insostenibili sia la competizione
del mercato globale, che inasprisce i conflitti locali e regionali, sia la costrizione al
conformismo verso modelli e
stili di vita dei paesi sviluppati.
La nuova amministrazione
Usa, per esempio, non tiene in
considerazione l’interdipendenza sempre più stretta delle politiche ambientali planetarie.
I conti dolle chiese esaminati dalle donne
"Nelle nostre parrocchie, le
persone più attive sono in
maggioranza donne: catéchiste, visitatrici di malati e di
persone anziane... ma a decidere e ad amministrare sono
soprattutto gli uomini». La
constatazione è di Francine
Aubort (responsabile dell’animazione e della formazione dei
visitatori laici nella Chiesa
evangelica riformata del cantone di Vaud) in un articolo sul
lavoro di volontariato nella
chiesa. Aubort annota: «Le
donne si impegnano in un vo
lontariato di servizio, mentre
gli uomini cercano piuttosto un
volontariato di gestione, di
rappresentanza, di prestigio».
Di fatto, la gestione finanziaria delle parrocchie incombe principalmente agli uomini:
anche quando si occupano del
rispettivo budget familiare,
quando si tratta di gestire le finanze della comunità le donne
dicono di non capirne nulla...
ora che le entrate delle chiese
diminuiscono, sono preziose
le considerazioni delle donne
per decidere quali siano le
spese indispensabili e quali gli
eventuali tagli da apportare.
Di fronte a questa situazione, un gruppo di lavoro della
Commissione donne e sviluppo delle opere umanitarie e
missionarie propone un’azione intitolata: «I budget ecclesiali sotto l’occhio delle donne» Un sussidio (disponibile
presso Pane per i Fratelli) allestito dall’economista Mascha
Madoorin, presenta i «budget
tipo»: si tratta di esaminare i
modi di applicazione del principio di eguaglianza uomo
donna. L’idea è già stata attuata in Australia nel 1985 e,
più recentemente, in Sud Africa e in altri paesi. In Svizzera
non è ancora conosciuta. Un
simile approccio permetterebbe non solo di mettere in luce
un problema di eguaglianza
ma pure di consentire alle
donne di esprimersi sull’awenire della loro chiesa.
(tratto da pubblicazione
svizzera «Pane per i fratelli
e le sorelle«
-campagna 2001)
Ricordando
il Villaggio di
Santa Severa
Ricordando
il Villaggio di Santa Severa
Eravamo giovani,
eravamo tanti.
Campi di lavoro,
meditazioni, studi,
ma anche giochi, mare,
canti e amicizie,
costruivamo
il nostro futuro con fede,
con speranza, con amore.
Poi il futuro è diventato
il presente
con convegni, assemblee,
incontri con fratelli stranieri.
Poi ancora è diventato
il passato.
E noi, non più giovani,
ritorniamo sempre là,
sempre di meno.
Dove siete andati,
voi tutti che mancate?
No, non è vero,
non ve ne siete andati.
No, voi siete sempre
presenti
insieme con noi,
uniti per sempre
con il nostro Signore.
Giuliana Giammetti
CAMPO DONNE
CENTRO EVANGELICO
«LUCIANO MENEGON»
TRAMONTI DI SOPRA - PORDENONE
Tema
ASCOLTO e SILENZIO
['ascolto è un’esperienza umana che ha a che fare con l'incontro di alterità e differenze.
Quando parliamo di ascolto Infatti possiamo pensare all'ascolto come incontro con parti
profonde di sé, all’ascolto come incontro di altre/l oppure all’ascolto che incontra la parola
di Dio.
Durate il campo donne ci chiederemo quanto le nostre vite siano disposte all’ascolto delle
differenze, quanto le nostre vite siano disposte aita crisi e al silenzio.
Quota partecipazione: £ 225.000
1° figlio/a fino a 12 anni, stesso nucleo familiare £ 150.000
2° figlio/a fino a 12 anni, stesso nucleo familiare £ 125.000
L'iscrizione presso il centro (tei. 0427 - 8690087) è valida solo se accompagnata dalla caparra di £ 50.000 da versare tramite conto corrente postale 11088598 intestato a: Silvano
Fani - viale Miramare 15 - 34121 Trieste
Per Christa Wichtericl,
processo di globalize,
non crea per le donne^^'°(J
portunità né maggiore auJ
mia. Sebbene le donne rie;«
no ad inserirsi nel mercatoS
nuovi lavori, questi lavori s(2
quasi sempre precari e te%
ranei; per le emigranti so*
sempre poco remunerati
qualificati. Poi individua aleni
possibili strategie, come ^
resistenza organizzata dal
so a livello locale, una partaji.
pazione politica capace di rilj
re regole ai mercati e di *
mare la prospettiva di gem
la costruzione di alternative y
cali e regionali alle strutti
globali. Sophie Zafari vede,
neoliberismo tutti i caratteri 5
patriarcato, a partire dallo sfr
to di inferiorità della donna
della sua non visibilità nel mef
cato del lavoro. Per questo J
marcia mondiale delle don*
ha rappresentato un punto d
rottura «con il disfattismo, il (j
nismo elevato a rango di vai»
re, e l’impotenza politica co®
unico orizzonte esistenziale!
donne e di esseri umani»,
La manifestazione contro i
G8, ha spiegato Lidia
ce, intende esprimere il fonda
mentale diritto civile di espressione verso un potere illegit
mo e prepotente. Sebbenenai
sia accettabile che un poterei
legale induca a forme illegaìt:
militarizzate di manifestare, sii
costretti a riconoscere chel
militare pervade la sfera
simbolico maschile e si dif
de anche tra le donne. Mai
movimenti femministi hanno
dimostrato di avere una conso
lidata pratica di forme di
ancorate alle assemblee,»!,
canti, alle danze, alla resistenat
passiva. C’è da attendersi ck’
le donne sapranno anche questa volta riproporsi in modo
creativo, gioioso e ironico.
Sara LeonatI
componenti
del Comitato
noiionale Fdei
Doriana Giudici
presidente
via del Casaletto 385
00151 Roma
Emera Napoletano
vicepresidente
via Croce Rossa 34
90144 Palermo
Maria Grazia Sbaffi
segretaria
via Racagni 24
43100 Parma
Marina Bertin
tesoriera
via Olivet 12
10062 Luserna S.Giovanni P*>l
c.c.p. n. 36083103
Daniela Manfrini
via Cosimo del Fante 14
20122 Milano
Elena Chines
via Casalaina 32
95126 Catania
Angele Ralalanirainy
vai Riccardo Zandonai 84/a
00194 Roma
Lidia Ribét
responsabile per la GMr
via IV Novembre 107
00187 Roma
Daniela Ferrara
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via S. Pio V 15
10125 Torino
Fascicolo interno a RIFORM
n.28del13luglio200 ' ,
Reg. Trib. Pi^erolo n. 176/
Responsabiie ai sensi di »
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PAG. 9 RIFORMA
Tra battisti, metodisti e valdesi la questione battesimale non è ancora risolta
Il difficile nodo del battesimo
f\jel 1990 c'è stato il riconoscimento reciproco
quello dei battesimi Può darsi die non siamo
0biamo ricevuto contemporaneamente i testi di Paolo Ric^1^0 di Italo Benedetti che pubblichiamo in questa pagina. La
‘«mtemporaneità ha quindi impedito al prof. Ricca di potersi
■ —all’intervento di Benedetti.
delle chiese, dei credenti e dei ministeri, non
in grado di andare oltre, ma bisogna tentare
PAOLO RICCA
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i tl INGRAZIO il pastore Vol; Kpe per aver ripreso, sul
' Inumerò dell’8 giugno di Riforla questione del battesi' 0io’ sulla traccia di una mia
presentazione del numero
Ma rivista Sichem dedicato a
^esto tema. Un tema da ridiscutere, perché se è vero che
nel 1990 valdesi e metodisti
da un lato, battisti dall’altro,
hanno compiuto insieme, con
il documento sul «riconoscimento reciproco» un grande
passo avanti nei rapporti degli
uni verso gli altri, è anche vero che la questione battesimale non è stata ancora veramente risolta. Battisti, metodisti e valdesi hanno fatto un
grande passo avanti ma non
sono ancora giunti alla meta
di un’intesa completa sul battesimo. Un grosso ostacolo alla comunione, forse il più
f»sso, è stato rimosso ma gli
animi e i pareri sono ancora
^si sul battesimo dei bambini. Per il pastore Volpe, invece, è già stata raggiunta, sul
battesimo, la meta ecumenica
della «diversità riconciliata»;
. egli interpreta così, in opti’ ‘tnam partem, il «riconosciblento reciproco» del 1990.
Temo però che la sua inter.pretazione sia troppo generosa: Volpe avrebbe ragione se
mllo del 1990 fosse stato il
S^oscimento reciproco dei
(pesimi, ma non lo è stato e
non lo è. Nel 1990 c’è stato il
riconoscimento reciproco
delle chiese, dei credenti e dei
^tninistri, ma non c’è stato il riftnoscimento'.reciproco dei
battesimi: valdesi e metodisti
riconoscono il battesimo dei
battisti, ma i battisti non riconoscono il battesimo di valdesi e metodisti quando essi
battezzano i bambini.
L'accordo del 1990
Questa differenza non impedisce la comunione tra le
chiese perché i battisti si sono impegnati, con l’accordo
del 1990, a non battezzare
etedenti valdesi e metodisti
thè entrassero a far parte, cotte membri comunicanti,
delle loro chiese e dichiarassero di riconoscersi nel loro
nntteslmo ricevuto da baml>tti. È questo, mi sembra, il
passo avanti importante che
6 stato fatto insieme nel 1990,
tta non è ancora il traguardo
ttiale. Il mancato riconoscittento dei battesimi rivela
ttia situazione di non perfetta comunione; il pastore Volpe ritiene invece che questa
situazione possa essere descritta come «diversità riconttliata» oltre la quale, semtterebbe, non si può andare;
®?1> scrive: «Riconciliare le di.'^®rsità non significa riconoscere la prassi pedobattista,
si^fìca invece esprimere un
'ssenso, anche profondo,
tta nel rispetto dell’altro...».
pare che là dove non
® riconoscimento sia difficiparlare di riconciliazione
Aggiunta: sul battesimo, ad
1 ^iijpio, le diverse posizioni
attista e pedobattista non
0^0. appunto, riconciliate.
c’è «dissenso profondelr Pcire «nel rispetto
j ^^tro», mi sembra che si
àba piuttosto parlare di di^'tà non riconciliate,
-ì^tiesta in effetti è la situa"c nella quale ci troviamo:
comunione tra le chiese
riconciliazione (neph ® 'ideila diversità») sul
conf*'^°’ ^ situazione
uaddittoria ma non ano
mala: chi conosce l’ecumene
cristiana è abituato a situazioni analoghe di comunione
reale ma parziale o incompleta. Ci sono infatti nei rapporti
tra le chiese, come nei rapporti tra le persone, vari livelli
di comunione; ci si può trovare in sintonia su molte cose
importanti e persino decisive
mentre su altre, anch’esse importanti, non c’è accordo. Sovente, nei rapporti ecumenici
(ma anche nella vita di tutti i
giorni) si vivono situazioni intermedie, tipiche di chi è in
cammino: non si è più dove si
era e non si ^ ancora dove si
sarà. È cresciuto il consenso,
si è raggiunto un livello soddisfacente di comunione, ma
permangono, su certe questioni, divergenze irrisolte.
Tutto il movimento ecumenico, in fondo, partecipa a questa situazione e avanza nel segno del «già» è del «non ancora», che è anche la polarità
entro la quale la fede cristiana
vive e respira da sempre.
Oltre l'accordo del 1990?
Ma torniarrio alla questione
del battesimo e al punto controverso e irrisolto del battesimo dei bambini. È pensabile
(pongo la doriianda in linea
puramente teorica, sperando
che i battisti non la considerino una provocazione: non lo
vuole essere nella maniera
più assoluta) è pensabile, dicevo, per le nostre chiese andare oltre l’accordo del 1990?
È pensabile giungere, tra
battisti e pedobattisti, a una
«diversità riconciliata» fondata non solo sul «rispetto dell’altro» (che comunque ci dovrebbe essere sempre, anche
senza riconciliazione) ma sul
riconoscimento dal suo battesimo, oltre che della sua fede?
È pensabile che battisti, metodisti e valdesi avviino tra loro un nuovo dialogo sul battesimo (non sarebbe il primo!) nel corso del quale si affronti anche, a tempo debito,
la questione del battesimo dei
bambini? Il rifiuto del pedòbattismo, tipico dei battisti,
esclude ogni possibilità di «riconoscimerrto»? Oppure non
la esclude? È pensabile «riconoscere» qualcosa che non si
pratica e non si condivide,
oppure è un éontrosenso?
Non è un controsenso. A riprova si possono addurre
molti esempi. Ne cito due soli, uno biblico e uno dei nostri giorni. Quello biblico:
l’apostolo Paolo riconosce la
chiesa di Gerusalemme e i
suoi capi, tanto che organizza un’importante colletta in
suo favore. Non l’assume
però affatto come modello
quando deve a sua volta organizzare le comunità nate
dalla sua pfedicazlone: la
chiesa di (Gerusalemme è
strutturata secondo un modello «gerarchico», le chiese
di Paolo sono strutturate secondo un modello «carismatico». Paolo riconosce come
cristianamente plausibile la
struttura della chiesa di Gerusalemme, comunque non
la dichiara illegittima o incompatibile con l’ecclesiologia cristiana, ma non la fa
propria, anzi dà vita a una
struttura diversa. Si può essere chiesa come a Gerusalemme, ma Paolo ne preferisce e
ne adotta un’altra, molto diversa. È un caso di diversità
riconciliatai L’esempio dei
nostri giorni è offerto dalla
comunione di chiese europee
che hanno accettato la Concordia di Leùenberg del 1973.
È una comunione che raggruppa chiese luterane, riformate, unite e metodiste. Sono in corso colloqui con ia
Federazione battista europea
per espiorare la possibilità di
una adesione dei battisti. Di
questa Comunione fanno
parte sostanzialmente (anche
se non formalmente) anche
la chiese luterane scandinave, che sono chiese episcopaii, come quella anglicana.
Contraddizione? Abdicazione? Niente affatto. Semplicemente ci sono diversi tipi di
episcopati e diversi modi di
intendere e vivere il sistema
episcopale. Le chiese sinodali
possono riconoscere il sistema episcopale dei luterani
scandinavi e degli anglicani come compatibile con la
propria comprensione della
chiesa e del cristianesimo, e
in questo senso considerarlo
cristianamente legittimo, pur
senza adottarlo per sé. Non
c’è contraddizione, c’è diversità riconciliata.
Il pedobattismo oggi
È pensabile qualcosa di simile tre chiese pedobattiste e
chiese battiste per quanto
concerne il battesimo dei
bambini? Pensabile, sì; possibile, chissà. Occorre esplorarlo insieme, in un dialogo. Come tutte le realtà storiche anche il battesimo dei bambini,
pur conservando più o meno
la stessa forma, può essere
notevolmente cambiato nei
contenuti e nei significati rispetto a quello che era nel
Cinquecento e nel Seicento,
quando si levò e affermò la
protesta anabattista prima,
battista poi. Il battesimo dei
bambini, ad esempio, non è
certamente più oggi quel che
era allora, cioè il sacramento
del regime di cristianità, ormai da tempo tramontato
non solo nei fatti ma anche
nelle coscienza. Già la Riforma cambiò profondamente la
teologia e quindi il significato
del battesimo, pur mantenendo e anzi difendendo a oltranza il pedobattismo. Oggi
la situazione è ulteriormente
cambiata per tutti, e può essere utile ai pedobattisti ma
anche ai battisti riflettere insieme su tutta la questione.
Anche se i sì e i no di un
tempo non dovessero, alla fine, essere modificati, dovranno comunque essere ripensati e forse riformulati. Il pedobattismo è solo un aspetto
della questione. È soltanto se
ci si intende sul battesimo
che si può sperare di poter dire insieme qualcosa di costruttivo anche sul pedobattismo. Non è detto che ci si riesca ma vai la pena di tentare
proprio in nome di quella riconciliazione delle diversità
che non può non stare a cuore a tutti. Credo che non ci
dobbiamo arrendere all’impasse nella quale ci troviamo
da tempo: il battesimo, uno
dei vincoli più saldi che unisce i cristiani di tutte le chiese, al tempo stesso li divide,
proprio perché tra i due tipi
di battesimo, battista e pedobattista, non c’è riconoscimento reciproco.
Non partiamo da zero. Alcuni punti importanti sono
assodati e condivisi da battisti e pedobattisti. Il primo,
fondamentale, sul quale tutti
concordano, è che alla luce
della Scrittura e dell’esperienza della chiesa antica, la
forma normale del battesimo
cristiano è quella dei battesimo dei credenti, di coloro
cioè che confessano personalmente la fede in Cristo e
chiedono di essere battezzati.
Il battesimo dei bambini non
è chiaramente attestato nella
Scrittura (forze non lo è affatto) ed è comparso più tardi
(anche se sorprendentemente presto) nella storia della
chiesa: perciò anche coloro
che lo accettano e lo praticano non possono assegnargli
la stessa centralità di quello
dei credenti.
Una pratica non cristiana?
Un secondo punto condiviso da molti (anche se non da
tutti) è che vi sono vari tipi di
pedobattismo e non si può
fare, neppure qui, di ogni erba un fascio: il pedobattismo
canonizzato dalla chiesa medievale era sostanzialmente
diverso da quello praticato
dalla chiesa antica (forse già
nel secondo, certamente nel
terzo secolo), così come il pedobattismo dei riformatori
ha ben poco in comune con
quello del Concilio di Trento.
Altre differenze, anche profonde, sono intervenute da
allora a oggi. Il giudizio tradizionalmente critico dei battisti sul pedobattismo potrebbe modularsi in maniera differenziata secondo i casi.
C’è un pedobattismo chiaramente non evangelico che
nessuno (di noi) riconosce e
tanto meno chiede che venga
riconosciuto. Il problema da
discutere (supponendo che il
dialogo abbia luogo) è se il
pedobattismo sia in ogni caso
e in tutta la sue possibili versioni una pratica non cristiana. Se si è convinti che non è
una pratica cristiana nessun
tipo di riconoscimento è possibile o proponibile. Non è
neppure auspicabile. Se invece si pensa, come un possibile
esito del dialogo, che può essere una pratica cristiana, allora si potrebbe ipotizzare
una forma appropriata di riconoscimento, e avremmo in
tal caso il riconoscimento reciproco dei battesimi. Ma anche indipendentemente da
questa prospettiva c’è comunque un discorso da costruire insieme, con un dialogo paziente e fiducioso.
Il pastore Volpe, nel suo articolo, insiste molto e a ragione sulla grazia preveniente,
che egli vede in primo piano
proprio nel battesimo dei credenti. Benissimo! Su questo
terreno si può costruire mol
L. Cranach: Melantone battezza un bambino
to, si può costruire bene e soprattutto si può costruire insieme. È infatti il terreno biblico quello sul quale tutti ci
muoviamo perché è dal messaggio biblico che nasce la fede evangelica in tutte le sue
espressioni, ed è al messaggio
biblico a cui essa intende ubbidire anche, ovviamente,
sulla questione del battesimo.
Questo è un terzo caposaldo
che ci unisce in partenza; lo
sforzo comune di fedeltà alla
Scrittura come specchio della
volontà di Dio per noi. Come
si sa, già i teologi antichi avevano individuato tre diversi tipi di rapporto con la Scrittura;
secundum, contra, praeter
Scripturam, cioè «secondo»,
«contro», «oltre» la Scrittura;
«oltre» nel senso di ciò che
non è né «contro» né «secondo», eppure ha diritto di cittadinanza nella chiesa. Facciamo un esempio banale: l’organo, presente in innumerevoli chiese, non è, formalmente, «secondo la Scrittura»
(per la buona ragione che
quando essa fu costituita,
i’organo non esisteva) ma
nessuna persona ragionevole
si sogna di dire che è «contro
la Scrittura». È praeter, «oltre». Facciamo un esempio
più serio: il dogma delle due
nature di Cristo, stabilito nel
451 della nostra era (dunque
oltre quattrocento anni dopo
la sua venuta) è formalmente
«oltre» la Scrittura anche se
sostanzialmente è «secondo»
essa. Queste distinzioni, pacifiche e persino ovvie, andranno tenute presenti. Resta comunque il fatto che un’eventuale ripresa del dialogo sul
battesimo tra le nostre chiese
avrà nella ricerca di ubbidienza alla Scrittura il suo decisivo
criterio formale e sostanziale.
Un problema da affrontare
Mi scuso per quest’articolo
troppo lungo. La lunghezza è
dovuta alla complessità, alla
delicatezza, ma anche all’importanza della questione. Il
tema della «diversità riconciliata» e quello del «riconoscimento reciproco» sono centrali nel dibattito e nel progetto ecumenico. Lo sono anche
in rapporto alla questione
battesimale sulla quale, nella
cristianità contemporanea,
c’è diversità ma non diversità
riconciliata e c’è riconoscimento reciproco dei credenti
ma non dei battesimi. Il passaggio dal «rispetto» al «riconoscimento» e dalla diversità
non riconciliate e quella riconciliata è un passaggio difficile, perché per poterlo
compiere dobbiamo tutti un
po’ cambiare, e questo non lo
facciamo mai volentieri. Se le
nostre chiese decideranno di
affrontare la questione (e sarebbe una decisione opportuna e coraggiosa) potranno
contribuire, poco o molto, a
migliorare la situazione generale o almeno a sbloccarla. Se
invece, per qualunque motivo, decideranno il soprassedere, il dialogo verrà rinviato
a un futuro imprecisato. È
certo infatti che prima o poi il
nodo andrà sciolto: non lo si
può tagliare. Tutti i problemi
non risolti ritornano. E l’esigenza di una «diversità riconciliata» sulla questione battesimale resta acuta.
La confessione della fede e i frutti dell'opera dello Spirito
Reciproco riconoscimento e battesimo
ITALO BENEDETTI
Recensendo un numero
della rivista Sichem, Paolo Ricca afferma che il reciproco riconoscimento del
1990 è certamente un passo
importante verso una nuova
situazione di ascolto e di
cammino comune, «ma non
è ancora il passo risolutivo».
Secondo Ricca, per una piena
comunione tra le chiese hattiste, metodiste e valdesi, bisognerebbe giungere al riconoscimento della prassi pedobattista in termini soddisfacenti per tutti. Quindi, il
fatto stabilito con ii reciproco
riconoscimento, che le chiese
riconoscono i credenti battezzati da bambini, confermati e confessanti, secondo
Ricca non è sufficiente alla
piena comunione; bisogna
fare un passo ulteriore, addirittura quello fondamentale;
che i battisti riconoscano il
battesimo dei bambini sic et
simpliciter. Vorrei fare qui tre
considerazioni.
Prima considerazione. Il
fatto che leggendo il Nuovo
Testamento non si possa
escludere la pratica del pedobattismo da solo non basta a
risolvere ogni impedimento
al suo riconoscimento da
parte dei battisti. Il problema
non è solo biblico, ma anche
teologico: «I battisti non riconoscono il battesimo dei
bambini perché lo giudicano
incoerente con le affermazioni centrali della Riforma protestante». Chi pratica il battesimo dei credenti è più fedele
ai principi fondamentali della Riforma protestante di chi
pratica il pedobattismo. Questo per motivi biblici, storici
e teologici.
1) I testi neotestamentari
che offrono formulazioni più
chiare sul significato del battesimo (Gal. 3, 26-27; Rom. 6,
1-11; 1 Pie. 3, 21; Col. 2, 1112) coniugano tutti il battesimo con il pentimento e la fede come aspetti integranti
della stessa realtà.
2) I riti battesimali della
chiesa antica erano disegnati
per persone che potevano dichiarare personalmente la loro fede. Solo gradualmente le
liturgie battesimali si sono
adattate (spesso in modo
strano) ai bambini prima e
agli infanti in seguito.
3) Le confessioni di fede
riformate, che seguono pedissequamente il linguaggio
biblico, hanno incorporato il
concetto che nel battesimo il
credente confessa la propria
fede. Quando esse introducono il tema del pedobattismo
abbandonano le chiare formulazioni bibliche e si affidano alle congiunzioni avversative: ma, tuttavia, nonostante, nondimeno, eppure.
4) Lutero, contestando la
dottrina sacramentale medievale delTej: opere operato,
oppose il suo nullum sacramentum sine fide-, affermando chiaramente il nesso inviolabile tra sacramento e fede. Egli stesso nel «Piccolo
catechismo» lo applica specificamente al battesimo. È di
fronte alla sfida anabattista
che egli comincia a parlare di
fides infusa, un concetto che
contraddice la sua polemica
veemente contro la dottrina
cattolica della gratia infusa e
quindi lo rende meno chiaro.
Segue a pag. 10
14
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 13 LUGLIO 200,
A RISCHIO LA
SCUOLA PLURALE
BENIAMINO UMI
Le promesse fatte dal Polo
delle libertà, i contenuti (sulla
scuola) del discorso di programma fatto in Parlamento,
stanno trovando la lord pratica
applicazione. Confindustria e
Vaticano possono essere soddisfatti mentre la scuola, gli insegnanti, la popolazione italiana
ha motivo di esserlo un po’ meno. Il decreto sul riordino dei cicli è stato ritirato e la riforma
non partirà a settembre. È facile
ipotizzare che la sospensione
servirà per inserire i propositi
annunciati in campagna elettorale e esposti dal ministro Letizia Moratti in un documento
sottoscritto a dicembre, insieme
ad altri espo- ____________
nenti del modo
cattolico e della
cultura di destra. Ne riportiamo alcuni passaggi: «Libertà
di scelta alle famiglie in un
quadro di competizione tra diverse offerte formative; la famiglia deve recuperare la propria
sovranità e libertà di scelta assieme al senso di responsabilità
sull’avvenire dei figli; lo Stato,
attraverso le Regioni, assegna a
ogni famiglia un buono da spendere nell’istituto pubblico (statale o privato che sia) che giudica minore; il buono corrisponderà alla cifra che già oggi spendono i contribuenti, per ogni
studente, a seconda del ciclo di
studi; è necessario (il buono)
per dare finalmente vera autonomia ai singoli istituti per introdurre competizione culturale
e spirito di emulazione tra istituto e istituto; ai genitori compete il diritto di scegliere il tipo
di educazione da dare ai propri
figli in accordo con le proprie
convinzioni filosofiche, culturali, morali, religiose; una libera
competizione tra insegnanti, garantita però da precise regole di
tutela, non può che portare l’intero corpo insegnante a un nuovo entusiasmo per il proprio lavoro, a un desiderio di aggiornamento e di continua crescita
personale, e a un pieno riconoscimento sociale, morale ed economico delle proprie qualità».
È una miscela tra il mercantilismo deUa Confindustria, il familismo della Chiesa cattolica, il
particolarismo e il separatismo
della Lega, il liberismo spinto
della stessa Letizia Moratti. Un
modello di scuola antitetico a
quello disegnato dai padri costituenti. La scuola laica e plurale.
Si prefigura un
modello opposto
a quello sancito
dall'attuale
Costituzione
to, sembra destinata a lasciare il
posto a una scuola che diventa
essa stessa mercato, in cui il
principio della supremazia
dell’uno sull’altro farà della differenza economica, sociale, religiosa ed etnica non un elemento
di ricchezza e di comprensione,
ma un elemento di discriminazione. La scuola attuale ha al suo
fondo questa radice che le viene
dalla Costituzione: tutti i cittadini passano dalla scuola e quei
principi in qualche modo vengono loro trasmessi. Piò è lungo il
percorso scolastico, più forte è
la sedimentazione nelle coscienze, che si trasforma successivamente in comportamen-ti sociali. Il finanziamento delle scuole
private rappresenta solo un aspetto marginale:
è in gioco il controllo complessivo della formazione: la formazione culturale e
delle coscienze.
Con la sospensiosiMBiMiiiiiimi jjg della riforma,'
non solo è stata cancellata l’istituzione di 570 nuove sezioni di
scuola materna statale (sicché il
diritto che lo stato doveva ga-.
rantire ai cittadini verrà garantito, a pagamento, dalla scuola
materna privata), ma sono a rischio anche obiettivi già conseguiti. L’intenzione conclamata
di inserire corsi differenziali di
formazione professionale dissolverebbe l’obbligo scolastico
neU’obbligo formativo.
L’intenzione di smantellare la
scuola pubblica favorendo l’espansione e il rilancio di quella
privata, è confermata anche dal
primo atto giuridico del ministero. Il decreto sulle nomine
del personale precario non solo
lede fortemente i diritti di lavoratori che hanno sulle spalle anni di lavoro nella scuola pubblica e favorisce al contrario il personale della scuola privata, ma è
il primo sostanzioso passo in direzione dell’assunzione diretta e
discrezionale del personale docente da parte dei dirigenti scolastici: si gettano poi nello
scompiglio le scuole impedendone il regolare funzionamento
all’inizio dell’anno. Ci aspettiamo adesso «buono scuola», regionalizzazione dell’istruzione,
annullamento della libertà di
insegnamento, potere assoluto
ai dirigenti scolastici. Non ci resta che riaprire una battaglia
culturale, politica, sociale e sindacale per la riforma della scuola, per una scuola pubblica, lai
indipendente rispetto al merca- ca e democratica.
L Eco DE1.IJÌ VÀI.1.1
Ss -------
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REDAZIONE CENTRALE TORINO:
Via S. Pio V, 15 -10125 Tonno, tei. 011/655278 - fax
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Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Coreani, Marta D’Auria, Massimo Gnone, Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso, Piervaldo Rostan (coordinatore de L'eco delle valli)
Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragagiia, Avernino Di
Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrario, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio Gardiol, Maurizio Girolami, Pasquale lacobino. Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa
Nitti, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto, Giuseppe Platone, Giovanna Pone,
Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan. Mirella Scorsonelli, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi
REVISIONE EDITORIALE: Stelio Armand-Flugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
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Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L’Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre1999).
Il numero 27 del 6 luglio 2001 è stato spedito dali’Utficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 4 luglio 2001.
2001
Associato alla
Unione stampa
periodica italiana
Reciproco riconoscimento e battesimo
Ma contraddice anche la sequenza logica neotestamentaria predicazione-fede-battesimo e annulla il ruolo del
pentimento che il battesimo
presuppone.
5) Zwingli, in un primo
momento, aveva convenuto
che il battesimo dovesse essere impartito ai bambini in
età di discernimento. Egli si
rendeva conto che «si può inzuppare un non credente
cento volte nell’acqua battesimale, ma a meno che questi
non creda, sarà invano». Per
poter mantenere la prassi pedobattista Zwingli stabilì un
parallelo tra il battesimo e la
circoncisione. Come la circoncisione nell’Antico Testamento è il segno del patto di
Dio con Israele, così il battesimo è segno del patto di Dio
con la chiesa. In questo modo Zwingli affermò l’intrinseca unità del popolo di Dio e
la provenienza della grazia
sulle opere umane. I battisti
confermavano, e aggiungevano che anche la circoncisione
è simbolo di un lavacro interiore e di un rinnovamento
del cuore (Deut. 10, 16; Ger.
4, 4; Ez. 44, 7). Questo significato è sopravvissuto nel Nuovo Testamento come «vera
circoncisione» (Fil. 3, 3) e come «circoncisione fatta non
da mano d’uomo» (Col. 2,1112). Quindi la rigenerazione e
la circoncisione di Cristo sono il corrispondente neotestamentario di ciò che la cir
nella società multiculturale.
7) Karl Barth diceva che il
grande problema dogmatico
di ogni teoria pedobattista è
la relazione tra l’evento del
battesimo da un lato e la fede
del battezzando dall’altro.
8) Eberhard Juengel afferma
che i sacramenti non sono
azioni che fanno concorrenza
alla parola divina efficace, ma
sono sacramenti nella misura
in cui la parola divina efficace
si aggiunge a una azione profana (l’immersione nell’acqua) per diventare visibile. La
fede confida nella Parola, non
nell’acqua: i sacramenti diventano come tali efficaci solo se la parola della promessa
divina nel battesimo viene accolta dalla fede.
9) Nelle liturgie pedobattiste protestanti moderne è rimasta traccia della cattiva coscienza circa la coerenza della
prassi battesimale con le affermazioni del sola fide e sola
grafia. La formulazione battesimale valdese, per esempio, è
di fatto un rito di presentazione, perché ai genitori e alla
comunità viene chiesto di accompagnare il bambino fino
al giorno in cui potrà fare la
propria confessione di fede.
Quindi la Chiesa valdese battezza senza neppure l’affermazione vicaria .della fede del
battezzando, che garantirebbe almeno quel nesso che la
Riforma ha voluto.
concisione vera e propria e
neU’Antico Testamento. Perciò solo il battesimo dei credenti può significare sia il
patto eterno di Dio col suo
popolo che la sua grazia preveniente che conduce i suoi
al pentimento e alla fede.
6) I pedobattisti protestanti
affermano che il battesimo è
fondato sulle Scritture, ma di
fatto si appellano solo alla
tradizione della chiesa, il cui
orizzonte è fondamentalmente quello costantiniano.
Questo dato è in contraddizione con la tradizione valdese, estraneo all’esperienza di
minoranza del protestantesimo italiano e anacronistico
Le confessioni di fede
della Riforma
Culto radio
Un saluto ai pastore Eugenio Rivoir
Dieci armi di colloquio con gli ascoltatori tramite la radio
non sono pochi. Milioni di persone hanno ascoltato i messaggi che il pastore Eugenio Rivoir ha inviato nella rubrica
Culto evangelico, ricevendone conforto spirituale e educazione alla fede. Alcune migliaia di ascoltatori hanno avuto la
possibOità di interloquire con Eugenio con scritti o di persona. Di questo il Servizio stampa radio televisione è grato al
Signore, perché ci ha dato con Eugenio un testimone fedele
deH'annuncio del R^no che viene.
Auguriamo al pastore Luca Baratto, che da domenica 8 luglio succede a Eugenio Rivoir in questa opera, un ministero
ricco di benedizioni.
Giorgio Gardiol - Segretario Ssrtv della Fcei
Seconda considerazione:
quando si torna a riflettere
sulle ragioni della Riforma ci
si ricordi che quella dell’affermazione del pedobattismo
è una pagina della storia del
protestantesimo macchiata
di sangue; quello degli anabattisti prima e dei battisti
poi. Oggi, grazie a Dio, viviamo in un altro clima, ma non
vorrei che l’insistenza sul
battesimo dei credenti da
parte dei battisti fosse considerata una questione di ostinazione. Per i battisti si tratta
della fedeltà ai principi del
sola Scriptura, del sola grafia
e del sola fide.
I battisti hanno applicato
coerentemente non solo e
non tanto il dettato biblico,
ma la definizione stessa di
battesimo che le confessioni
di fede protestanti hanno stabilito presupponendo un
nesso inestricabile tra battesimo e fede. La prassi battesimale battista non solo è la
forma normale del battesimo
neotestamentario, ma anche
la forma che meglio significa
le affermazioni centrali della
Riforma protestante. I battisti
quindi non riconoscono la
prassi pedobattista per fedeltà ai principi fondanti della fede riformata.
Una formula più adeguata
Terza considerazione. 11
passo ancora da compiere,
ulteriore e risolutivo, di cui
parla Ricca quindi non c’è. I
battisti con il reciproco riconoscimento hanno già riconosciuto che coloro i quali
sono stati battezzati da bambini, hanno personalmente
confessato la loro fede nella
confermazione e mostrano i
frutti visibili dell’opera dello
Spirito in loro sono cristiani a
tutti gli effetti. Ciò che manca
non è il riconoscimento del
battesimo dei bambini preso
a se stante, ma Una formulazione più adeguata di ciò che
noi abbiamo inteso fare
nell’Assemblea-Sinodo del
1990. L’affermazione di Ricca
minimizza il valore e la portata del reciproco riconoscimento..Non credo che la
questione battesimale sia
semplicemente stata messa
tra parentesi per poter meglio andare avanti nel dialogo, così che il reciproco riconoscimento sarebbe solo un
passo verso la piena comunione; al contrario, credo che
noi abbiamo stabilito un
principio: che il reciproco riconoscimento ha una priorità sulla formulazione dottrinale della questione battesipiale; per cui ciò che resta
da fare è di trovare una formulazione soddisfacente che
non dica implicitamente (come sembra di fatto dire il testo del 1990), che il battesimo
è irrilevante al fine di riconoscere i cristiani come tali.
Vorrei in conclusione affermare che il reciproco riconoscimento è sufficiente a stabilire la piena comunione perché ha già realizzato quella
«diversità riconciliata» in
campo battesimale permettendo ai battisti di riconoscere il battesimo dei bambini
quando questo viene confermato dalla confessione di fede e ai riformati di non rinunciare alla loro prassi. Forse il
coraggio sta proprio nel saper
vivere con gratitudine ciò che
il Signore compie tra noi.
Italo Benedetti
' RA le varie lettere giunte
in redazione nelle scorse
settimane, vorrei proporvi
quella di un ascoltatore che ci
racconta della sua difficoltà a
entrare in una chiesa e, in
particolare, in una chiesa
evangelica. Egli racconta di
essersi recato alcune volte al
culto domenicale cercando di
vincere le sue timidezze e soprattutto la paura di venir
giudicato dalle persone incontrate. Ma lasciamo che
siano le sue stesse parole a
descriverci il suo stato d’animo e le sue difficoltà. L’ascoltatore scrive così: «Se in passato sono entrato in un vostro
locale di culto l’ho fatto in silenzio, sgattaiolando via di
corsa senza dare nell’occhio,
nel terrore di essere additato.
Fra l’altro l’estate scorsa sono
andato in un locale da ballo e
dopo essermi appisolato per
poche ore in auto mi sono recato in una vostra chiesa, e
l’aspetto depresso non credo
fosse adatto per brillanti con
LUCA BARATTO
versazioni con gente che non
conosco... Quindi, vi avviso,
non scandalizzatevi se uno
viene, ascolta e alla fine se ne
va in silenzio. Sconsiglio i predicatori di fissarmi e fantasticare su di me con annessi
perdono, redenzione e altro».
È una lettera triste, amara,
scritta da qualcuno che evidentemente sente la comunità cristiana come un luogo
di ostilità e giudizio piuttosto
che di accoglienza e liberazione. Noi non sappiamo se questa sensazione sia stata causata dall’inospitalità di una
chiesa, dalla durezza di un
SUI GIORNÀUl
il Giornale
Bibbia e tradizione
Una lettera di Ferdinando Brancaccio (Alpo, Verona) pone a Paolo Granzotto
(22 giugno) una questione:
«Che cosa è più importante^
Disputare intorno a Concili
liturgie, altari, tradizioni’
oppure osservare e, per
quanto ci arrendiamo a Dio
mettere in pratica gli inse'
gnamenti di Gesù, la parola
di Dio fatta "carne” pei
noi?». La risposta del giornalista non lascia dubbi, anche se egli premette trattarsi
di un terreno dal quale «chi
come il sottoscritto, è digiuno (...) deve tenersi rispettosamente alla larga». Al lettore poi dice: «Lei sembra
confondere le tradizioni con
la Tradizione. La quale (...)
vjene prima della Scrittura.
Ci pensi: gli Apostoli hanno
redatto i Vangeli ‘qualche
decennio dopo la morte del
Cristo, decenni trascorsi a
predicarne gli insegnamenti. 1 quali solo in parte furono trasferiti nel Nuovo Testamento (...). La Tradizione
è pertanto più vasta e compiuta della Scrittura e, per i
cattolici, quella viene prima
di questa. Ed è esattamente
ciò che ha detto padre Pellegrino Santucci [in una precedente lettera alla quale si
riferisce il sig. Brancaccio,
ndr] ammonendo quanti
pretendono di riferirsi esclusivamente (come fanno
i protestanti) o anche solo
massimamente al Libro».
Libero
Un ulteriore balzello?
Un commento di prima
pagina a firma Romano
Bracalini (19 giugno) affronta l’otto per mille, accusato di essere un balzello
imposto dallo stato anche ai
non credenti: «Non scegli?
Ti viene prelevato lo stesso.
Che c’entra con il culto, che
c’entra con la carità se ti
viene estorto?». Lo stato, secondo l’autore, è un «titanico croupier che rastrellai
fondi e li distribuisce in base alle preferenze: oltre
l’83% alla Chiesa cattolica
(...): il 13% allo stato, secondo in classifica; quel che resta ai luterani, ai valdesi,
agli avventisti del settimo
giorno, alle assemblee di
Dio, alle comunità ebraiche
(...) in Italia, invece, chiunque professi una fede, anche se d’importazione, anche se di minima presa, può
partecipare alla spartizione
dell’8 per mille». La conclusione è amara: «Non appartengo a nessuna confessione religiosa (...) perché devo
pagare?». Basterebbe indicare la casella «Stato»...
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specifici
fecilnier
®i) in c
pater ac
pater in
significa aiutare chi ascolta a
leggere e comprendere la propria vita, porre davanti a ognuno uno specchio nel quda
riconoscere la propria storta
Talvolta chi predica si
fa
predicatore oppure dall’inadeguatezza che talvolta ognuno di noi sente verso se stesso
e fatalmente proietta nelle intenzioni degli altri. Però le parole del nostro ascoltatore
possono ricordarci quanto
importante, intensa, impegnativa possa essere l’esperienza di ritrovarsi insieme ad
altre persone all’ascolto della
parola del Signore e quanto
importante sia in questo contesto la dimensione dell’accoglienza. Predicare l’Evangelo
è una cosa seria e delicata: chi
predica può fare del bene come anche del male. Predicare
prendere la mano e allori
giudica e addirittura condanna; altre volte chi ascolta pn°
scoprire le menzogne cn
esistono nella sua esistenz
ed esserne ferito. Per qua®
è importante l’accoglian^®
lo stare insieme e non in so >
tudine, davanti alla poto*®
Dio: è importante per po(
guardare a noi stessi e capir®
qual è la verità e l’autent
della vita, sia essa
barbe incolte e occhi osso
nati o di camicie stirate e
spetto ordinato, ed è
tante soprattutto per scoP
la verità dell’Evangelo, ^*1
Parola che è speranza, n
da e salvezza.
(Rubrica «Parliamone
*a.^r^tv,iccinne
me» della trasmissione
evangelico» curata dalla ^
data in onda domenica 8 mg
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02001
2001
PAG. 11 RIFORMA
IMI Linea ferroviaria Pinerolo-Torino
L'orario resta peggiore
Fumata nera circa la possibilità di riottenere qualcuno dei
treni soppressi (o ridotti come percorrenza) con U nuovo orario estivo. La scorsa settimana c’è stato un nuovo confronto fra
Fs, enti locali, regione, pendolari, ma le risposte Sono state assai deludenti: lo spostamento della stazione di Torino Porta
Susa di fatto limita per alcuni anni l’accesso su quella direttrice, caricando in modo più pesante Porta Nuova. Anche il sindaco di Pinerolo, Alberto Barbero, ha inviato una lettera alle
ferrovie chiedendo di rivedere gli orari estivi che penalizzano
pesantemente i treni verso Porta Susa. I pendolari si dovranno
rassegnare a lunghi trasferimenti e a orari più lunghi, in aggiunta alle difficoltà «croniche» della linea.
Musica e gastronomia a Massello
«Ciantà e sunà»
Giunta alla sua seconda edizione la manifestazione massellina «Ciantà e sunà» sabato 7 e domenica 8 luglio ha ottenuto un
ottimo successo di pubblico. La manifestazione musicale, ma
anche gastronomica, e folcloristica coinvolgeva diverse borgate
del Comune e si è rivelata una riuscita festa. Favorita anche dal
bel tempo, la manifestazione è stata seguita da numerose persone che come si auguravano gli organizzatori hanpo colto
l’occasione per ballare mangiare o camminare lungo le strade
masselline che collegano le diverse borgate. Al di là della musica e deU’enogastronomia comunque la manifestazione si è dimostrata un ottimo strumento per far conoscere e apprezzare
anche l’architettura e la ricchezza delle borgate.
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Riforma
Fondato nel 1848
Le Comunità montane si dotano di adeguati piani e strumenti di protezione civile
Pronti per ogni caiamità
Comuni, Provincia e Regione stabiliscono le linee d'azione per essere pronti a fronteggiare gli eventi
émotici fuori dall'ordinario. A Inverso Rinasca si utilizzano anche le moderne risorse informatiche
PAVIDE ROSSO
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culto
Peci UU
lugllol
nteropo è sempre più
iinprevedibile, e con i
caabiamenti di clima repattini e fenomeni atmosferici di intensità notevole; ne è un esempio la
recente tromba d’aria che
ha investito parte della
loinbardia, fanno riflettere anche e soprattutto
dalpunto di vista del conie|®epararsi ad eventi
di cori forte intensità che
imkm su di un territorio che presenta spesso, a
esserteneri, «ferite non
beniinarginate» quando
nonsituazioni di vero pericolo-già prima che il
tempo ci metta del suo.
Partendo proprio dall'esperienza di uno di
questi eventi, l’alluvione
àeha tateressato le Valli
lo scorso ottobre, gli amministratori del territorio
hanno cominciato nei
mesi scorsi a riflettere e a
intetrrigarsi sul proprio
sistema di protezione ci'ilOi sul come organizzarlodmeglio, sull’opporhmitìdi creare dei piani
jmeifici, sulla necessità
m avere un archivio dati .
®oilmente accessibile a
in caso di bisogno,
poter accedere tutti per
poter intervenire oltre
Wo con maggior tempeSnvità. Questa riflessione
«questa progettualità si
A®dlhppando a vari lioili, dai Comuni alle Counità montane, dalla
Avincia alla Regione.
„ i solo ad alcune setjU® fa l’approvazione
del Consiglio di
Pinasca del regoI) Me e del piano di
f lezione civile che si
Ole di uij interessante
.PPorto informatico e
^ P^ede tra l’altro ol01 dati puri e semplici
raccolta di oltre
da fotografie e im' per documentare
V —votare la situazione
erritorio inversino
rf,~un archivio storico
;._®rrà continuamente
ato.
settimane poi
¿ha ^i^'oità montane
Pedice, delle valila e Germanasca
V lOerolese pedemon
'^ndo^in'^"“ predispopiano comune
iv-es?«. civile che
lei ®"*eranno alla fine
liljn ministero del
P®r il finanziaW.’ . prevede di
dn sistema di pro
tezione civile unico che
farà ovviamente sempre
riferimento al Centro
operativo misto di Pinerolo (che coordina in caso di calamità gli interventi oltre che sui Comuni delle Valli anche su
quelli della pianura pinerolese) ma che punterà
anche a realizzare una
serie di interventi preventivi in grado di attenuare l’impatto di eventuali emergenze. L’idea
del progetto unico di protezione civile, che ha come capofila la Comunità
montana valli Chisone e
Germanasca, è nata subito dopo l’alluvione di ottobre, e prevede la richiesta di finanziamenti per
circa un miliardo e mezzo che serviranno nell’arco di tre anni per la realizzazione di nuove piste
tagliafuoco, per la manutenzione dei piccoli corsi
d’acqua e di piccole frane
e altri interventi di manutenzione del territorio a
scopo preventivo.
«L’intenzione del progetto tra l’altro - dicono
alla Comunità Pinerolese
pedemontana - è quella
di creare una mappatura
dei 30-40 punti critici
delle nostre valli cercando di intervenire prima
su questi punti non aspettando che la calamità
sia arrivata. L’iniziativa
poi ha anche l’obiettivo
di far passare l’idea di
creare sistema fra i vari
soggetti operanti sul ter
ritorio, volontari e non,
portandoli tutti a sedere
intorno a un tavolo in
modo da poter programmare congiuntamente gli
interventi. Quello che abbiamo cercato sono i
punti di continuità tra i
vari piani già presenti sul
territorio con l’intenzione di creare una banca
dati unitaria facilmente
leggibile da tutti».
Un piano quindi che
non vuole sostituirsi a
quelli dei vari Comuni o
che intenda scavalcare
quelli preparati a un livello superiore ma che
invece intende lavorare a
livello locale come parte
integrante di questi archiviando dati e preparando interventi. «11 progetto poi è molto importante - afferma Roberto
Prinzio, presidente della
Comunità montana valli
Cbisone e Germanasca perché da un lato è sentita ha livello pinerolese
l’esigenza di un effettivo coordinamento sulla
protezione civile, con i
sindaci che nell’alluvione di ottobre hanno provato sulla propria pelle il
ricadere di tutte le responsabilità ma dall’altro è anche importante
dal punto di vista politico, come segnale di una
volontà di collaborate e
condividere il sapere e le
esperienze in tutti gli
ambiti anche quelli legati all’emergenza, arricchendosi gli uni gli altri».
Comunità montana vai Pellice
Oratori: norma
per nulla laica
Ennesima «prova di
laicità» da parte della Regione Piemonte. Con la
proposta di legge 174 dei
consiglieri Deorsola, Costa e Angeleri, si tende al
«Riconoscimento della
funzione sociale svolta
dagli oratori parrocchiali» e a «valorizzarne il loro ruolo nella regione
Piemonte». «Nella storia
sociale del nostro paese
gli oratori parrocchiali
hanno sempre rappresentato centri di aggregazione giovanile e per tantissimi minori hanno costituito e costituiscono
un luogo dove si fa amicizia, ci si diverte e dove
inizia la formazione del
carattere in una dimensione complementare alla famiglia e alla scuola.
Gli oratori sono (...) una
comunità che educa, che
forma e che cura». La legge prevede la stipula di
«protocolli di intesa con
le diocesi del Piemonte
ad avviare programmi e
azioni per il sostegno e la
valorizzazione degli oratori», il tutto, ovviamente, con gli «opportuni
stanziamenti di legge».
11 presidente della Comunità montana vai Pellice, Claudio Bertalot, ha
formulato diverse osservazioni a questo disegno
di legge, «sfavorevolmente colpito» dalla formulazione della legge che individua negli oratori «per
loro natura e indiscutibilmente, escludendo
dunque la necessità di
conoscere, caso per caso
programmi e attività»,
dei centri educativi e formativi. «Si esclude inoltre - prosegue Claudio
Bertalot - qualsiasi possibilità di analoga valenza per quanto concerne
corrispondenti strutture
appartenenti ad altre
confessioni religiose e in
particolare quelle ebe
hanno sottoscritto intese
con lo stato italiano». Le
osservazioni della Comunità montana vai Pellice sottolineano poi
l’opportunità, «sempre
che il Consiglio regionale
ritenga la norma proposta compatibile con la
laicità dello stato, di estendere i provvedimenti
anche a favore di altre
confessioni religiose».
mLDESI
ICONTRAPPUNTOI
FAMIGLIE E CONFRONTO
ECUMENICO
BRUNO BELUON
Nel 2003 si terrà a Roma
un incontro europeo di
coppie interconfessionali,
che fa seguito a uno analogo tenutosi a Ginevra alcuni anni or sono: già la scelta deUe due città (sede del
Consiglio ecumenico e del
papato) è significativa. Per
preparare l’incontro si è
riunito a Lusema San Giovanni un grup- hmhhhMh
po di coppie
interconfessionali provenienti da Francia, Germania
Regno Unito,
Svizzera, Austria e Italia
che costituisce
il gruppo di
lavoro tecnico
che andrà a
da la sua sacramentalità o
meno», e il Testo applicativo suggerisce che nella celebrazione del matrimonio
secondo la forma canonica
«il rito cattolico sarà abitualmente quello senza
messa» in modo che nessuno «si senta turbato da
mancanza di rispetto della
propria coscienza». Mi pa—--------re che le due
/ due ((testi»
sui matrimoni
e lo sviluppo
di una prassi
fatta di disagio
predisporre il programma
dei lavori.
Questa notizia è occasione per riprendere il discorso sulla situazione di casa
nostra. Come è noto, fin dal
1989 due commissioni di
lavoro, nominate una dalla
Gei e una dal Sinodo delle
chiese valdesi e metodiste,
hanno lavorato congiuntamente con molto impegno
e pazienza. Esse hanno prodotto due documenti approvati sia da parte cattolica sia da parte valdese e
metodista. I documenti, denominati Testo comune e
Testo applicativo «debbono
ora essere portati a conoscenza delle comunità, dei
preti e dei pastori, dei
membri di chiesa e in particolare delle coppie interconfessionali: è urgente entrare nello spirito pastorale
ed ecumenico delle commissioni che hanno lavorato e delle chiese stesse
che hanno raccolto e fatto
proprio questo lavoro», come si esprimono Sinodo e
Conferenza episcopale.
Credo che al di là del
prendere coscienza dei documenti sia indispensabile
entrare in un autentico spirito ecumenico, fatto di rispetto reciproco e di franchezza assoluta da una parte e dall’altra. Credo che ci
sia una sensibilità che dobbiamo scoprire nell’altro,
sia a livello di coniugi sia a
livello di preti e pastori, in
modo da usare un linguaggio rispettoso della posizione dell’altro, senza che
questo significhi ignorare
le «differenze e divergenze», che pure esistono.
Faccio un esempio. Nella
parte seconda del Testo comune si afferma che la «differenza ma^iore tra le due
confessioni circa la dottrina del matrimonio riguar
àffermazioni
siano estremamente importanti e vadano lette insieme. Confesso che mi
sento turbato
come da una
mancanza di
rispetto della
"""."...... mia coscien
za quando, assistendo a un
matrimonio interconfessionale, il celebrante, in
una bellissima preghiera di
intercessione, per il resto
totalmente condivisibile,
usa la parola «sacramento». Non è sostanzialmente
diverso dalla celebrazione
della messa: questo mi porta a riflettere sulle divergenze e differenze e non mi
permette di trovarmi attorno a un’unica realtà.
Non credo che questo sia
voluto: molto probabilmente si tratta semplicemente del fatto che non siamo ancora entrati pienamente nello «spirito ecumenico». D’altra parte è assai probabile che io stesso
in più di un’occasione, senza volerlo, possa urtare e
turbare il coniuge cattolico
o il sacerdote presente alla
celebrazione del matrimo
nio o celebrante quando
sono invitato a partecipare
a un matrimonio in cui gli
sposi abbiano scelto la forma canonica. Credo sia importante avere il coraggio
di dire queste cose con
fi'anchezza ed essere dispo.
sti a lasciarsi mettere in
questione dall’altro. Nella
stessa direzione va affrontato lo studio del documen
to, là dove chiede alle chiese di affrontare una colla
borazione ecumenica per il
battesimo dei figlio o sottolinea la parità dei diritti e
dei doveri di entrambi i coniugi nell’educazione reli
giosa dei figli, richiamando
le chiese a un impegno di
collaborazione ecumenica
nel campo della catechesi.
Questioni non piccole, che
finora non siamo stati ca
paci di affrontare in tutta la
loro portata. Anche in questo gli incontri delle coppie
interconfessionali potran
no darci validi apporti.
À
16
PAG. 12 RIFORMA
VARIANTE DI PORTE VERSO LA CONFERENZA
DEI SERVIZI — Si terrà giovedì 26 luglio la Conferenza dei servizi che dovrà prendere una decisione definitiva sulla costruzione della variante
alla statale 23 a Porte. L’approvazione del progetto di variante non dovrebbe incontrare particolari ostacoli una volta passata alla Conferenza
dei servizi, avendo già ottenuto i finanziamenti,
e non dovrebbe trascorrerre molto tempo per
l’appalto dei lavori, almeno questo è quanto si
augurano i portesi che chiedono da 10 anni ormai una soluzione alla viabilità del loro paese.
GIOVANI BARCANOVA: TORNEREMO IN VAL PELLICE — Si stanno concludendo in questi giorni
gli stage dei ragazzini dell’Us Barcanova che in
accordo con il Torino calcio ha portato diverse
decine di ragazzini in vai Pellice. Ospitati nel
Centro vacanze dell’Esercito della Salvezza a
Bobbio Pellice, i giovanissimi calciatori dovevano allenarsi al campo sportivo di Bobbio. L’alluvione lo ha parzialmente distrutto, la burocrazia
ne ha ritardato il ripristino e così i calciatori in
erba si sono allenati al campo del Collegio valdese tutti i giorni. Una nuova formazione tornerà
probabilmente a fine agosto.
ALPINI: ARRIVEDERCI A BOBBIO PELLICE — La
prevista esercitazione di protezione civile, che ha
coinvolto complessivamente 485 volontari
dell’Ana, si è tenuta regolarmente a Bobbio da venerdì a domenica scorsi. Nonostante le pessime
condizioni del tempo, i lavori sono iniziati sabato
mattina, interessando le strade e le piste d’accesso alle conche del Pis della Rossa e del Pra, agli alpeggi di Bancet, Crosenna e Serre Cruel; alcune
squadre haimo lavorato anche nel centro del paese. La domenica è stata dedicata alla cerimonia
ufficiale, alla quale hanno partecipato i responsabili nazionali della Protezione civile e il vicepresidente dell’Ana, Corrado Perona. Molto applaudita l’esibizione della banda Ana di Pinerolo.
GIOCARE IN BIBLIOTECA — La Biblioteca comunale Carlo Levi di Torre Pellice, in collaborazione con il progetto Stazioniamo, organizza una
serie di incontri per i ragazzi dai 13 ai 18 anni
sulla storia e sull’arte della giocoleria. Il primo
appuntamento è fissato per giovedì 12 luglio alle
20,30 nella biblioteca in via D’Azeglio 10. Per
informazioni telefonare allo 0121-932530.
LUSERNA, BRUCIATA UN’AUTOMOBILE — Sono
in corso le indagini per scoprire le cause del rogo che, nella notte fra sabato 7 e domenica 8 in
via Masel a Lusema San Giovanni, ha completamente distrutto la Volkswagen Polo di proprietà di Graziano Marras. Sono intervenuti anche i pompieri di Pinerolo, ma ormai non c’era
più nulla da fare.
OLIMPIADI 2006 E UFFICI POSTALI: INTERVIENE MERLO — Una nuova ondata di tagli a quegli uffici considerati poco redditizi dalle Poste si
è abbattuta anche nella provincia di Torino: saranno oltre 40 le località interessate. Il deputato
pinerolese Giorgio Merlo ha chiesto al ministero che cosa intenda fare per «evitare un ulteriore duro colpo al futuro delle zone montane».
Merlo con un’altra interrogazione ha lanciato
l’allarme sulle Olimpiadi 2006: «Le risorse per il
necessario completamento delle opere viarie
apptiiono insufficienti».
IL CONSIGLIERE REGIONALE MORICONI VISITA
IL CARCERE DI BIELLA — Il Consigliere regionale dei Verdi Enrico Monconi ha visitato giovedì 6 luglio il carcere di Biella. «Si tratta - afferma il consigliere verde - di una iniziativa che si
inserisce in una azione di osservazione sulla
condizione carceraria che sto facendo da quando sono stato eletto». Nella sua visita Monconi si
è anche interessato della sospensione dell’attività di cappellania della Chiesa valdese nel carcere; «Ho potuto accertare - dice ancora Moriconi - che la causa della decisione della direzione
risiede in una incomprensione delle prerogative
regolamentari del pastore Jonathan Terino. L’Intesa tra lo Stato e la Chiesa valdese non è stata
pienamente recepita nel nuovo regolamento, al
punto che il Tar del Lazio ha già cassato una
parte della normativa. Si impone perciò una circolare che ridia i diritti sanciti dalla legge dell’Intesa. Da parte della direzione del carcere, c’è il
pieno rispetto dei diritti costituzionali sia dei detenuti che delle confessioni religiose».
IN HIMALAYA PER I 75 ANNI DEL CAI PINEROLESE — NeU’ambito delle iniziative organizzate
per i 75 ànni del Cai pinerolese, venerdì 13 luglio, nella sala di rappresentanza del Comune di
Pinerolo, verrà presentata ufficialmente la spedizione che nei prossimi mesi cercherà di raggiungere la cima del Kedar Dome (6.831 metri)
nella regione himalayana del Garwhal indiano.
E Eco Delle mLi moEsi
VENERDÌ 13 LUGLIO
Nuovo percorso di visita alla miniera «Gianna»
Un sogno in galleria
Inaugurato un nuovo settore accessibile al pubblico per
andare alla scoperta degli antichi lavori dei minatori
DAVIDE ROSSO
. .T L sogno dello Sco«1]...............
priminiera con l’apertura del nuovo percorso di visita della Gian
na SI accresce e si consolida». Sono parole di Roberto Prinzio, presidente
della Comunità montana
valli Chisone e Germanasca, che sabato 7 luglio,
insieme al presidente
della Tuno, la società gestrice dello Scopriminiera. Marco Bourlot, e a
molte altre autorità locali
e non, ha ufficialmente
inaugurato a Prali il nuovo percorso di visita alla
miniera di talco della
Gianna che va ad aggiungersi a quello già esistente alla miniera Paola 1naugurato alcuni anni fa
che ha ottenuto un notevole successo in termini sia di pubblico, circa
70.000 visitatori l’anno,
che di qualità dell’offerta.
Il nuovo percorso, come è stato spiegato anche nel corso dell’inaugurazione, è stato pensato come maggiormente
spartano rispetto a quello della Paola che presenta in maniera più didattica la miniera e il lavoro condotto al suo interno dai minatori. All’ingresso della miniera
della Gianna ai visitatori
gli accompagnatori forniscono un casco dotato
di lampada che sarà nel
corso dell’intera visita,
che dura all’incirca due
ore. Tunica fonte di illuminazione unitamente
alle lampade delle altre
■ Verso ¡I2006
Formazione
di voiontari
Formare i «volontari
del 2006», quei giovani
cioè che nel corso delle
olimpiadi invernali di Torino 2006 saranno parte
attiva nella macchina dei
giochi olimpici contribuendo con diverse mansioni al funzionamento
della stessa. Nella direzione del reclutamento e
della formazione- dei giovani ci si sta muovendo
da tempo a Torino e anche in vai Chisone dove
già da alcuni mesi è
pronto un progetto, chiamato «Ragazzi del 2006»,
preparato dalla Comunità montana valli Chisone e Germanasca che si
pone proprio l’obiettivo
della formazione e della
creazione di un gruppo
affiatato di giovani che
dovrà essere pronto per i
giochi del 2006.
«Proprio recentemente
- dicono in Comunità abbiamo avuto notizia
che per il progetto sono
stati stanziati da parte
regionale 14 milioni a cui
se ne aggiungeranno altrettanti da parte del nostro ente. Anche grazie a
questi fondi potremo dare inizio al nostro progetto che prevede momenti
formativi sia di tipo culturale, (con momenti dedicati all’accoglienza, alla conoscenza delle tecniche di comunicazione
ma anche alla maggior
conoscenza delle risorse
culturali e ambientali
presenti nelle Valli) che
di tipo sportivo, turistico
e ambientale».
L’ingresso della miniera Gianna
persone del gruppo di visita. Il percorso poi, che
viene compiuto interamente a piedi a differenza di quello della Paola
che prevede il trasporto
in trenino nella parte iniziale, si snoda attraverso
le gallerie minerarie, lasciate il più possibile
com’erano ai tempi in
cui i minatori vi lavoravano. Un viaggio attraverso un mondo, ai più
sconosciuto, carico di testimonianze del lavoro di
molti valligiani. Un percorso meno agevole per
certi versi di quello della
Paola ma più vicino alla
realtà della miniera.
«Il nuovo percorso nella miniera della Gianna ha spiegato Prinzio - si
pone come complementare a quello deUa Paola
a cui per altro è collegato. Ma soprattutto con
l’apertura al pubblico
della Gianna oltre a porre un nuovo tassello nel
progetto culturale turistico iniziato con l’apertura
della Paola si continua e
cresce anche il secondo
obiettivo che fino dalTi
Porte
Scuola prima
e dopo
Sarà attivato da settembre il servizio pre e post
scuola per i bambini delle
elementari e materne di
Porte. Lo avevano richiesto soprattutto le mamme dei bambini iscritti e
l’amministrazione comunale per venire incontro
alla richiesta ha deciso di
dar vita a un servizio che,
avvalendosi di una cooperativa, funzionerà dalle
7,30 alle 8,30 al mattino e
dalle 16,30 alle 17,30 al
pomeriggio. Il pre e post
scuola si terrà nei locali
della materna, questo per
non dover spostare i più
piccoli che saranno già
nei locali.
«Si tratta - spiega Laura Zoggia, sindaco di
Porte - di un servizio
suppletivo rispetto alla
scuola e quindi completamente a carico delle famiglie ma siamo riusciti
comunque a contenere i
prezzi e se la risposta è
quella preventivata, con
la partecipazione di circa
21 bambini, si tratterà
per ciascuna famiglia di
pagare 50.000 lire d mese per il personale di vigilanza mentre la scuola
fornirà i locali e il Comune il riscaldamento».
Con l’offerta di questo
servizio, che esiste a Pinerolo, Tamministrazione intende anche venir
incontro alle esigenze
delle famiglie evitando in
questo modo la «fuga»
verso Pinerolo di molti
bambini dettata dalle
esigenze di lavoro e di
tempo di molti genitori.
nizio ci si era posti come Comunità montana:
quello di creare uno sviluppo alternativo alla valle». In effetti, è stato sottolineato, già oggi lo Scopriminiera si pone come
un’importante volano di
sviluppo valligiano avendo quattro posti di lavoro
diretti e gli accompagnatori, tenendo presente il
trasporto organizzato da
Torino per le visite, indicativamente circa un miliardo di giro d’affari.
«L’apertura della Gianna - ha inoltre sottolineato Marco Bourlot,
presidente della Tuno
ma anche assessore al
Turismo della Comunità
montana - è importante
perché aggiunge un altro
tassello all’offerta turistica della valle, aumentando il valore aggiunto rappresentato dallo Scopriminiera. La proposta turistica va affrontata con
molta tenacia; è un processo lungo ma obbligato che io ritengo irreversibile e anche il territorio
comincia a credere nella
nostra proposta».
La scuola «Malva» di Bibiana
i prodotti locali
Sarà un «accordo di
programma» a stabilire
le modalità di collaborazione fra le Comunità
montane pinerolesi (più
la vai Po), la Provincia di
Torino, numerosi Comuni della zona e la scuola
Malva Arnaldi di Bibiana.
La bozza di accordo è
stata esaminata da tutti
gli enti interessati e potrebbe essere approvata
entro la fine di luglio per
rendere operativo l’accordo con il mese di agosto. «La scuola Malva sarà un importante riferimento tecnico-scientifico per le attività di ricerca, sperimentazione e divulgazione in campo agrario e ambientale», ha
dichiarato l’assessore
provinciale all’Agricoltura, Marco Bellion, che ha
aggiunto: «Da qui potrebbero partire anche
iniziative di valorizzazione dei prodotti del territorio dando un concreto
impulso alla riqualificazione dell’agricoltura del
Pinerolese e delle sue
valli». Valli olimpiche, un
territorio da tutelare anche partendo dalle attività agricole. I settori più
interessanti della convenzione riguardano la
frutticoltura, la viticoltura, l’enologia, le attività
agro-ambientali, l’agricoltura biologica.
Diversi progetti sono
già in corso di attuazione. La scuola Malva Arnaldi, nata da un lascito
di un nobiluomo di Bibiana al Comune e alla
Provincia di Torino affinché con il suo funzionamento giovasse alla
crescita dell’agricola,
tevoli lavori di
della zona, ha in
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conda delle superfii'^jUj^j,
agricole di ciascun paesi'¡uj |
Il difficile riordino del traffico a Torre Pellice ||
L'area pedonale fa discutere
MASSIMO GNONE
Quando sì paria di
aree pedonali e chiusura al traffico l’unanimità del giudizio non si
raggiunge quasi mai. Automobili sì o automobili
no? La querelle di qualche tempo fa fra alcuni
commercianti del centro
storico e l’amministrazione comunale di Pinerolo sulla zona a traffico
limitato è cosa molto nota. Eppure adesso tutti
sembrano approfittare
della tranquillità di piazza Duomo e quest’estate
via Trento si è riempita
di tavolini.
Le proporzioni sono
diverse, ma si può azzardare un parallelo con
Torre Pellice, dove il Comune ha «osato» sottrarre piazza Libertà al dominio delle automobili
(eccetto il passaggio «obbligato» fra via Roma e
piazza Muston) e i primi
musi lunghi dei commercianti non si fanno
attendere. Anche soltanto per il tipo “e la disposizione delle fioriere. «Tornare a parcheggiare? Assolutamente no», risponde categorico il sindaco
Marco Armand Hugon, e
poi aggiunge: «Tutto si
può modificare, anche la
sistemazione delle fioriere, ma per i parcheggi
niente da fare». Il problema dei posti per le auto
non si chiude qui anche
se, fa notare Armand Hugon «soprattutto di sera
piazza Cavour è quasi
sempre vuota», e nell’ultimo Consiglio comunale
I lavori in piazza San Martino
dello scorso 29 giugno si
è accesa la bagarre sull’ipotesi di abbattimento
delle acacie di viale Mazzini, per fare posto a
nuovi parcheggi. Per la
minoranza la strada è
troppo stretta: il progetto
è sospeso, poi si vedrà.
«Ma il problema delle alberate da sostituire continuerà ad esserci» mette
in guardia il sindaco.
I lavori di sistemazione,
con la posatura dei blocchetti, purtroppo non in
pietra di Luserna, continuano. Dopo piazza Libertà da due settimane è
arrivato il turno di piazza
San Martino, dove è previsto il mantenimento di
una serie di parcheggi.
«Dobbiamo ancora verificare - dice Armand Hugon - ma in questa piazza
i parcheggi sono indispensabili, se si pensa per
esempio al carico e scarico degli studenti delle
Mauriziane». Al completamento della piazza si
passerà quindi alla posatura dei blocchetti in via
al Forte, fin davanti la sede delTAcli. La mano passerà poi alla miova illu
minazione, che interi «ciano p|
serà anche la facciata# ire
la chiesa cattolica. «• asanitai
spetto alla discussioa OiJipjj,g
accesa dalTopposizi# issa, L’,
durante lo scorso Co# ««e del]
glio, per il doppio cantM|«n)gjj
re di corso MatteoW^Rato k
Comune ha le mani i^Wvolazj
te; le due impalcature, a k,vo
sternale una di f’’®Thria]
all’altra, restringono rpaitg
strada e non permetto
il passaggio sui mato ^3,1^
piedi: «La competen tici pei
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mand Hugon - e
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Mentre sono in et ,¿ptoniar
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il 15 luglio 2001
E Eco Delle ^lli ^ldesi
PAG. 13 RIFORMA
colloquio con il sindaco, Bruna Brache
Coesione sociale a Villar
‘SÌJ " incesi. I problemi del territorio nel dopo alluvione
òstruttii
IComune della vai Pellice gemellato con due cittadine
Agli agricoltori del Pinerolese
Cinghiali all'attacco
scinaei
3, filid
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oggièf,
SG.
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IjjjVR Pellice? Una
forte coesione so
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Jnffia il Comune e i
lerentiidi^^ini; «L’esisten'“^«^"ffbuon tessuto so'"«¡eè necessaria per il
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'|le-^erma Frache ,
lósche far risparmia... nlindaco porta l’eenipio dei tanti che si
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di Villar e del presidente
delTAgess, Giovanni Granata, che Bruna Frache
ritiene «un interlocutore
attento e in sintonia con
le esigenze del territorio».
«È stata una bella occasione di confronto su
problemi comuni - racconta Bruna Frache - come le quote latte e le difficoltà dell’agricoltura. 1
francesi sono stati anche
molto colpiti dalla quantità di cose belle che la
nostra valle può offrire».
Un augurio per il futuro
del gemellaggio? «I primi
contatti fra Villar e le cittadine francesi risalgono
al 1992 - dice il sindaco adesso bisogna puntare
al ricambio continuo dei
partecipanti: manca la
parte più giovane. Per
questo si sta ipotizzando
di avviare degli scambi
fra le scuole elementari».
A Villar Pellice è tutto
rose e fiori? No. Il Comune, ma non è un’eccezione e tanto meno una colpa, sta ancora aspettando la metà dei fondi destinati alla ricostruzione
dopo l’alluvione dell’ottobre scorso. Dei 1.735
milioni richiesti ne sono
arrivati circa 900. «Abbiamo già ricevuto due contributi da 200 milioni
l’uno - spiega Bruna Frache - e a partire da fine
luglio si apriranno i cantieri nel capoluogo, in
borgata Saret, per la sistemazione del rio Combette, e ai Teynaud per il
rio Carirol. Oltre a questi
orp alcu» ledi le econo
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finanziamenti dalla Regione arriva l’ok per altri
510 milioni, 400 per la
frana di Fienminuto e
110 per il rio Cassarot. A
seguito dell’alluvione si
sono registrati anche
molti danni ai privati, soprattutto per quanto riguarda garage allagati e
auto danneggiate: 700
milioni in tutto, 120 dei
quali già rimborsati dal
Comune. Per il capitolo
attività produttive, 30 milioni sono andati al laghetto eros, 20 al campeggio e 15 alle attività
estrattive». Bruna Frache
punta il dito contro il
Magispo, per i ritardi negli interventi (ma anche
questa non è un’eccezione): «È una vera spina nel
fianco - dice il sindaco per quanto riguarda le
difese spondali e la prevenzione il Magistrato è
assente e per il momento
si è limitato a intervenire
con una piccola scogliera
sul Pellice all’altezza della frana di Fienminuto.
Da allora più niente».
Assediati dai cinghiali.
Era da diversi anni che
non si registravano danni così pesanti all’agricoltura nel Pinerolese e
in particolare in vai Pellice. Sono ormai decine i
campi di patate devastati
da questi animali che si
avvicinano senza timore
anche alle borgate abitate. A Bobbio ne sono stati visti nove insieme, ma
i danni sono ugualmente
distribuiti in tutta la valle, da Angrogna a Luserna San Giovanni, a Torre
Pellice e a Villar e Bobbio
Pellice.
Due diverse tesi si confrontano, a proposito
della crescita dei danni. I
cacciatori attribuiscono
le invasioni di cinghiali
alla presenza di oasi di
protezione (puntando
l’indice in particolare su
quella del Barant in alta
vai Pellice) dove questi
animali si riprodurrebbero con gran copia: «Lasciateci sparare nell’oasi
e vedrete che i cinghiali
diminuiranno», afferma il
mondo venatorio locale.
«Sono proprio i cacciatori che continuano con le
immissioni abusive la
causa della crescita dei
suidi - ribatte invece il
consigliere regionale dei
Verdi Enrico Moriconi
proviamo a chiudere per
qualche anno la caccia e
vedremo l’andamento
del fenomeno. Se ci saranno troppi cinghiali
potrebbero intervenire le
guardie venatorie della
Provincia». E proprio le
guardie provinciali a Borgomanero abbatterono
qualche settimana or sono una trentina di cinghiali scoprendo sulle
orecchie i segni del marchio d’allevamento. La
denuncia arriva dalla
Coldiretti: «Sulle colline
fra Borgomanero e il Piano Rosa di Cureggio la
prima sorpresa è stata la
scoperta che gli animali
non erano selvatici ma
recavano sulle orecchie i
due fori che vengono
praticati in tutti gli allevamenti per il riconoscimento sanitario degli
animali: un’altra conferma che i cinghiali vengono immessi abusivamente nei campi».
Inoltre c’è un ulteriore
grave problema: chi paga
i danni? Teoricamente,
nel caso del Pinerolese, è
il Comprensorio alpino
To 1, con i fondi che arrivano dalla Regione. Ma
quest’ultima è fortemente in debito: si parla di 5
miliardi di danni non risarciti in tutto il Piemonte. «Siamo stufi - sbotta il
presidente del Ca To 1,
Romano Bonansea -: se
l’assessore regionale Cavallera non si farà carico
del problema, inviteremo gli agricoltori ad inviare direttamente alla
Regione le denuncie dei
danni subiti».
. Torre Pellice, dal 14 al 28 luglio
Nascita del cinema
Fra le numerose iniziative che si preparano per
l’estate culturale torrese
sta per prendere il via
un’importante iniziativa
alla galleria di via D’Azeglio. Dal 14 al 28 luglio
infatti la Galleria d’arte
«Filippo Scroppo» di Torre Pellice ospiterà la mostra «Prima dei Lumière»,
esposizione-laboratorio
alla scoperta della storia
e della tecnica delle immagini in movimento.
L’inaugurazione avverrà
sabato 14 alle 17.
La mostra ideata dall’associazione Cine-Gram
di Forlì presenta gli esperimenti scientifici e i giochi ottici che hanno per
messo l’invenzione del
cinema. I visitatori possono così scoprire i meccanismi che permettono la
percezione delle immagini in movimento. Si tratta
di «trucchi» che possono
in realtà essere utilizzati
anche (e ancora) con le
tecnologie moderne. Una
scoperta dunque di come
sia possibile catturare le
immagini in singole sequenze e restituirle proiettate 0 trasmesse in modo da far loro acquistare
vita e dinamismo. La mostra sarà visitabile martedì, mercoledì, giovedì,
sabato e domenica ore
15,30-18,30; venerdì e sabato 10,30-12,30.
Nel parco Orsiera-Rocciavrè
Gite organizzate
*16113 Provincia
Un’estate ricca di manifestazioni per il Parco
naturale Orsiera Rocciavrè e le Riserve di Chianocco e Foresto. Continuano le iniziative anche
nelle prossime settimane. Domenica 15, nell’
ambito del programma
di «Città d’arte a porte
aperte», si svolgerà una
escursione nel vallone
Sangonetto. L’appuntamento è alle 8 alla sede
del Parco in via Matteotti
a Coazze, con il trasferimento in navetta alla
borgata Tonda e l’escursione a Pian Gorai, Alpi
di Giaveno, colle del
Vento e il ritorno passando dal Pian dell’Orso. Il
rientro è previsto alle 17.
In alternativa sono previste due brevi escursioni
con partenza da Coazze
alle 10 e alle 15.
Sempre domenica 15,
alle 17, alla Certosa di
Montebenedetto si terrà
il concerto del Gruppo
strumentale dell’Orchestra giovanile di Torino.
Giovedì 19 luglio, alle 21,
al Centro sociale di Roure
è in programma una serata di proiezioni e conferenza dal titolo: «Alla
scoperta del gipeto».
L— Nel Pinerolese pedemontano
Lavori stradali
La Comunità montana
Pinerolese pedemontano
ha deciso di assegnare
dei contributi per la manutenzione ordinaria e
straordinaria delle strade
vicinali o interpoderali in
parecchi comuni sotto la
sua giurisdizione: Cumiana, Cantalupa, Frossasco, Prarostino, San
Pietro vai Lemina, San
Secondo, Roletto e Pinerolo. I lavori verranno
eseguiti in economia,
utilizzando lavoro proprio e dei familiari con
macchinari di proprietà
dell’azienda agricola;
l’intervento infatti viene
realizzato sulla base delle
leggi regionali e nazionali che consentono agli
enti pubblici di affidare
lavori direttamente agli
agricoltori. Per ciascun
intervento la spesa massima ammissibile per
l’acquisto dei materiali
necessari all’esecuzione
è di 2.500.000. Per ogni
intervento verrà assegnato un contributo non superiore all’80% della spesa ammissibile.
Gli imprenditori agricoli interessati dovranno
presentare, entro il 10
agosto, agli uffici della
Comunità montana, in
via Duomo 42 a Pinerolo,
telefono 0121-77246, la
domanda redatta su un
modulo appositamente
predisposto dall’ente
stesso e reperibile nella
NELLE CHIESE VALDESI
sua sede in orario di ufficio. Decorso un mese la
Comunità montana, dopo un sopralluogo, formulerà la graduatoria e
comunicherà ai richiedenti l’esito dell’istruttoria. Contemporaneamente la Comunità presenterà i tempi entro cui
i lavori dovranno essere
realizzati e successivamente ne accerterà l’avvenuta esecuzione mediante un sopralluogo
del proprio tecnico che
redigerà un verbale. Di
conseguenza verrà erogato il contributo
COLLE DELLA CROCE
— Domenica 22 luglio si
svolgerà l’ncontro al Colle della Croce.
AGAPE — Dal 14 al 21
luglio, campo teologico
internazionale.
ANGROGNA — Culto a
Pradeltorno, domenica
22 luglio.
BOBBIO PELLICE —
Riunione alla borgata
Campi, domenica 15 luglio, alle 15.
PERRERO — Riunione, domenica 15 luglio,
alle ore 15, alla borgata
Lorenzo.
POMARETTO — Riunione, domenica 15 luglio, alle 15, alla borgata
Paure.
PRAMOLLO — Domenica 15 luglio, alle ore 15,
riunione all’aperto al colle Lazzarà, insieme alla
comunità di Villasecca:
PRAROSTINO — Alle
9, culto al Roc; alle 10,30,
culto a Roccapiatta.
RODORETTO-FONTANE — Culto alle 9 domenica 15 luglio.
VILLASECCA — Culto
a Combagarino, domenica 15 luglio alle 9.
Il tempio di Combagarino
Il Wwf interpella l'Acea
Pesare i rifiuti?
La sezione Pinerolese
del Wwf ha recentemente inviato ai responsabili
dell’Acca e al presidente
della Comunità montana
del Pinerolese.pedemontano una lettera in cui
avanza al consorzio alcune proposte operative
per l’incentivazione della
raccolta differenziata dei
rifiuti. Tra l’altro nella
lettera viene proposto
all’Acca di passare alla
«pesa» dei rifiuti prodotti
da ogni famiglia con conseguente rilascio a ogni
singolo cittadino di uno
scontrino. Al termine di
un periodo prefissato la
famiglia consegnerà il totale del corrispettivo versato in Comune affinché
siano detratte dalle tasse
comunali la cifra maturata. Il sistema, a parere
dei responsabili locali
del Wwf, permetterebbe
di ottenere immediati
vantaggi sia nell’incrementare della raccolta
differenziata, sia per
quanto riguarda la riduzione della relativa tassa.
IPOSTAI
Per un Pra
accessibile
Domenica 1° luglio è
ritornata alla grande la
Tre Rifugi dopo 5 anni di
assenza: è stata una giornata molto bella, assolata e serena. Molta gente
è salita al Pra già da sabato, molte tende davano colore al pianoro. Ci
siamo ritrovati in molti,
noi che fin dalla prima
edizione abbiamo sempre seguito la gara e i
giovani che allora non
erano ancora nati e oggi
sono atleti. Un passaggio
di generazioni ha dato
vita alla gara, si sono ritrovati atleti del passato
e i nuovi atleti del futuro.
Hanno vinto atleti di valle e questo è un orgoglio
per noi, un bravo alle
ariete donne.
In una bella giornata
così, passata veramente
fra amici,voglio fare alcune considerazioni per
quanto tiguarda il Pra: la
strada aperta alle auto
solo per chi può dimostrare un certo scontrino
fiscale e poi alla sera
mentre si scendeva a
piedi dover mangiare
tutta la loro polvere, poi
la difficoltà degli incroci
con altri mezzi che veramente alle volte sono
problematici, con questi
fuoristrada che piccoli
non sono.
Come mai nelle nostre
zone ci sono tanti problemi per le strade di montagna? Non sarebbe più
ragionevole avere delle
strade delle quali tutti
possano usufruire? Perché, come al Pra, non potrebbe esserci la strada
per chi non ha più la possibilità di fare lunghi
cammini ed essere indipendente? Per chi vuole
andare a piedi si potrebbe ripristinare il sentiero
nell’inverso. Davanti al rifugio Jervis domenica era
proprio un brutto vedere,
legnami accatastati malamente, attrezzi di lavoro
lasciati lì abbandonati,
oltrettutto pericolosi per
il pubblico che voleva seguire la premiazione.
Non era stato messo
- nessun bidone per raccogliere l’immondizia:
per quelli che attendati
già da venerdì e sabato,
almeno un minimo di
servizio ci sarebbe dovuto essere! Peccato che
nelle nostre zone ci sia
poca volontà di fare turismo che funzioni anche
nelle cose più semplici.
Si fanno sempre tante
parole ma queste si perdono nel vento, come
quello che c’era al Pra.
Lilly Chiavia Danna
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18
PAG. 14 RIFORMA
E Eco Delle Yalli ^ldesi
VENERDÌ 13 13 LU
Iniziative culturali di qualità organizzate per l'estate di Cantalupa
L'accoglienza dei diversi interpella
i credenti e tutta la società civile
PIERA ECIDI
Alle volte si rimpiange davvero che incontri di grande valenza
avvengano davanti a un
pubblico troppo ristretto,
anche se partecipe e qualificato. Che sproporzione, infatti, che ingiustizia
l’impegno di cervelli di
qualità, di personaggi di
grande dirittura morale
che hanno cose profonde
e vere, su cui si giocano
l’intera esistenza rispetto
a qualsiasi vanità e scemenza rutilante, possibilmente accompagnata
da scodinzolii di ballerine in lustrini, sparate
dalle nostre televisioni
tra un quiz e una lotteria,
ad addormentare cervelli
e coscienze! Questo è stato il caso del dibattito
«Accoglienza dei diversi», avvenuto sabato 23
giugno a Cantalupa, nel
quadro delle iniziative
promosse da Cantalibri,
la fiera del libro cantalupese giunta alla sua seconda edizione, che ha
visto quel piccolo gioiello
che è il centro storico del
paese popolarsi di banchetti e di chiostri. Un’
idea di qualità patrocinata dal Comune, per l’inesausto attivismo del sindaco Giustino Bello, e
promossa dall’associazione culturale del luogo,
presieduta da Angelo
Tartaglia, ben usa a promuovere temi e incontri
con personalità di grande
rilievo (ricordo due anni
fa, ad esempio, un dibattito con Massimo Cacciari per la presentazione
del «Catechismo dei laici» di Vittorio Morero).
Il piccolo, delizioso
giardino della chiesa da
cui si gode a perdita d’oc
chio l’esteso verde della
pianura, ospitava i libri
di collane religiose, tra
cui anche la Claudiana, e
intorno ai tavoli, semplicemente ci si poteva intrattenere con gli autori,
presente tra gli altri anche Giorgio Tourn col
suo nuovo romanzo: una
. dimensione di confronto
ecumenico, sottolineata
il pomeriggio seguente
da un bel concerto della
corale della Chiesa dei
Fratelli di via Virle a Torino, che ha eseguito i suoi
intensi e storici canti del
«Risveglio». Il Plnerolese,
COSI come il Torinese, diventa sempre più laboratorio prezioso di confronto multireligioso e
multietnico.
Ospiti Luigi Ciotti e
Diego Novelli, presiedeva
Angelo Tartaglia, introducevano Vittorio Morero e
Giorgio Bouchard che
hanno voluto giustamente lasciare spazio agli
ospiti illustri, ricordando
Morero l’importanza del
confronto che arricchisce
spiritualmente e culturalmente, e sottolineando
Bouchard l’esigenza per i
credenti di «farsi ministri
di accoglienza».
«Oggi siamo tenuti a
parlare di globalizzazione dei diritti - ha detto
don Ciotti nel suo appassionato intervento - bisogna ricordare ai potenti di turno che la povertà
non è una condizione
naturale, ma una privazione». E ha elencato le
agghiaccianti statistiche
delle morti dei disperati
che spinti dalla sete e
dalla fame, dalla mancanza di lavoro, dalle epidemie vogliono raggiungere a ogni costo la
terra promessa, la «for
W Una rivista protestante belga
L'«Echo wallon»
Pubblichiamo qui di
seguito un articolo in
francese dal tìtolo «Nouvelles du Comité Vaudois» estratto da VEcho
wallon del giugno 2001.
Il existe aux Pays-Bas
un «Comité Vaudois»
dont le but est de soutenir
financièrement les Eglises
Vaudoises d’Italie. Fondé
en 1735 par cinq Eglises
wallonnes, il compte
comme membres les pasteurs des dites Eglises:
Amsterdam, Rotterdam,
La Haye, Delft et Middelbourg. A ce comité est
adjoint un administrateur-gestionnaire.
Ce Comité continue
jusqu’à ce jour une aide
que la société néerlandaise avait elle-même
initiée dès 1655, date des
trop célèbres «Pâques
Pièmontaises», persécutions envers les Vaudois
des Vallées du Piémont
qui suscitèrent l’indignation dans les Pays-Bas
d’alors. L’activité du Comité Vaudois, essentiellement de l’ordre du soutien financier, s’est toujours dublée de contacts
plus personnels entre
Wallons et Vaudois: par
l’envoi de représentants
d’Eglises, l’organisation
de conférences, de voyages, etcetera.
Depuis quelques années, le Comité Vaudois
envoie régulièrement un
représentant wallon au
«Synode des Eglises protestantes d’Italie» afin d’assurer une meilleure connaissance mutuelle. Dans
sa dernière séance, le Comité Vaudois a exprimé
sa volonté de susciter un
intérêt plus grand auprès
des membres et amis des
communautés wallonnes
aux Pays-Bas et d’encourager, des activités de rencontre, d’information, ...
plus fréquentes avec les
Eglises soeurs d’Italie.
A cet effet, le comité
compte prendre des initiatives telles que la publication d’informations
sur le protestantisme italien, etc. Il espère que ces
projets attireront la bienveillante attention de
wallons qui accepteront
d’y participer activement,
à commencer par des
membres de Consistoires
des Églises fondatrices.
Une affaire à suivre et
dont il sera parlé lors de
la prochaine Réunion
Wallonne de Im Haye, les
16 et 17 juin prochain.
Don Luigi Ciotti
tezza d’Europa», che invece erge i suoi bastioni
per difendere i suoi privilegi. Soltanto nei primi
mesi del 2000, nello
stretto di Gibilterra sono
200 i morti annegati, in
10 anni sono 3.550. Le
chiese non possono non
levare la loro voce contro
questo che rischia di essere un «omicidio premeditato - ha continuato
don Ciotti - l’accoglienza
e il confronto fra le culture e le diversità non sono una scelta fra le altre
per i credenti, è un percorso obbligato. Mi sento
un privilegiato a parlare
di giustìzia dall’alto della
nostra sicurezza sociale!
C’è una grande responsabilità dei media su
questi temi: la questione
della “sicurezza" delle
nostre città, in partìcolar
modo utilizzata nella
campagna elettorale, è
diventato un discorso
strumentale, è servito a
spostare l’attenzione dell’opinione pubblica da
certi processi per mafia.
L’altro è un valore, non
una minaccia».
«Io sono un agnostico e
un “libero battitore” oggi
nel campo politico - ha
detto Diego Novelli -, pur
non essendo affatto un
“pentito” di aver militato
per 50 anni come comunista e condividendo
molte battaglie dei valori
con i credenti. È successo
qualcosa, a cavallo tra gli
Anni 80 e 90, che bisogna
ricostruire: è iniziato un
confronto durissimo fra
due culture, quella del
denaro, del mercato e
dell’individualismo come
valori assoluti, e quello
della solidarietà, che radici profonde ha nel nostro paese. È passato un
malinteso concetto di
modernità, cancellando
la storia e la memoria. La
globalizzazione ha accentuato questi fenomeni, i
ricchi sono diventati anche da noi più ricchi e i
poveri più poveri. C’è una
grossa responsabilità dei
media che devono fare,
non dico dell’educazione
nei confronti delle masse
popolari, ma almeno dell’iiiformazione, delle analisi, delle inchieste, far
prevalere la razionalità
sull’emotività. Ci sono
cose intollerabili, come le
navi piene di bambini
schiavi, e non c'è reazione dell’opinione pubblica. Presto, con altri, faremo nascere a Torino un’
associazione “No ai bambini schiavi”. È un nostro
contributo a ricreare un
tessuto di solidarietà».
Rassegna creativa in vai Pellice
«Festivalmontagna»
Dopo l’esperienza positiva delle passate edizioni, la Comunità montana vai Pellice in collaborazione con «Nonsoloteatro» e l’associazione
musicale «Divertimento»
ripropone per l’estate
2001 la terza edizione del
«Festivalmontagna, suoni, immagini ed emozioni da scenari naturali». Il
periodo è quello di luglio
e agosto. L’edizione 2001
del «Festivalmontagna»
vuole essere un appuiltamento teatrale, musicale
e cinematografico in evoluzione, un evento che
contribuisca a mantenere alta la visibilità culturale della vai Pellice, con
i suoi luoghi e le sue peculiarità, presentando e
sviluppando idee ed eventi di qualità. Questa
edizione del festival riserva una particolare attenzione ad artisti e spettacoli che ricercano nell’arte dei percorsi che si
possono definire «sensibili», percorsi dove l’emotività si fonde con l’energia comunicativa e la
forza deH’immaginario.
Gli appuntamenti sono
molti e ricchi di elementi di coinvolgimento: il
prossimo sarà teatrale
con «Atmosphere», spettacolo che ha portato la
compagnia ai vertici del
teatro di strada attuale,
potenziandolo con l’uso
di particolari tecniche
usate nel teatro di figura.
Da questa miscela ne
fuoriesce uno spettacolo
vivace, comico, carico di
ritmo, moderno e popolare al tempo stesso. La
sceneggiatura è imbastita sulle musiche e sulle
immagini, che si accavallano in maniera incalzante. Ingresso gratuito.
Seguirà, il 23 luglio a
Villar Pellice, alle ore
21,30 con l’Emanuele Cisi Quarte!, composto da
Emanuele Cisi, sassofono, Sandro Gibellini, chitarra, Aldo Zunino, contrabbasso, Luigi Bonafede, batteria. Ingresso £
15.000; ridotto £ 10.000.
Emanuele Cisi, nato a
Torino nel 1964, si accosta alla musica come autodidatta perfezionandosi successivamente con
importanti musicisti italiani e col sassofonista
Michael Brecker.
A 19 anni Emanuele
Cisi inizia l’attività professionale nell’area torinese entrando a far parte, due anni dopo, del ricostituito gruppo Area.
Approda nel 1994 al suo
primo cd in qualità di
leader vincendo l’anno
successivo il Top Jazz in
qualità di nuovo talento.
Dal 1996 intensifica la
sua attività all’estero (soprattutto a Parigi) dove
avvia nuove e interessanti collaborazioni con
Jean-Pierre Como, Eric
Legnini, Dedé Ceccarelli.
Nel 1997 compone la colonna sonora del cortometraggio «Borderline».
APPUNTAMENTI
12 luglio, giovedì
BARGE: Al campo sportivo, dalle 21, concerto rock
con i gruppi «Broken arrow», «Sound Factory» e
«Greenbow». Dalle 16 alle 18,30 giochi per bambini,
ludobus, castello gonfiabile, giornate in musica.
PRAROSTINO: Serata di ballo occitano con il gruppo «I suonamboli».
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 19,45, con partenza
da piazza XVII Febbraio al Bellonatti, «Gir dèi Chiamogna», corsa non competitiva.
PINEROLO: Dalle 20, a villa Prever, «L’isola dei
bambini», alle 21,30 «Dal paese dei balocchi», con la
compagnia Claudio & Consuelo; alle 22,30, il racconto della buona notte.
13 luglio, venerdì
USSEAUX: Al Lago del Lame, concerto blues.
MASSELLO: Alle 20,30, alla sala dei Reynaud, seconda assemblea sull’Azienda faunistica venatoria
organizzata dal Partito della rifondazione comunista.
14 luglio, sabato
LUSERNA SAN GIOVANNI: Fino al 15 luglio, zona
mercato coperto, festa sociale dell’Avis, inizio ore 19
con servizio grigliata, a seguire musica con il gruppo
«Sound Factory».
FENESTRELLE: Alle 21,30, nella chiesa del Forte,
cabaret con «Ficarra e Picone».
PEROSA ARGENTINA: Fino a domenica 15, festa
alla borgata Bocciarda.
BARGE: Al campo sportivo, alle 21, concerto con i
gruppi Eucalictus, Slayver, Onirica, Terza sfera.
TORRE PELLICE: Alle 17, nella biblioteca della Casa valdese, inaugurazione della mostra «I valdesi, storia per immagini di un movimento religioso europeo»
a cura di Albert De Lange, aperta fino al 30 settembre.
Saranno presenti Gunter Stegmaier, direttore della
Landesbildstalle, e il pastore Giorgio Tourn.
BOVES: Al santuario di Sant’Antonio, con inizio alle
ore 16, incontro informale con rappresentanti di vari
gruppi di ricerca sul tema «Il dialogo tra le religioni».
15 luglio, domenica
RORÀ: Dalle 10, al laghetto, 7“ raduno trattoristico.
ANGROGNA: Appuntamento alle 14,30 alla sala
unionista del capoluogo per una passeggiata storica,
fino alle 18, con due possibili itinerari: capoluogo,
Rocciamaneud, Ghieisa, Odin, Serre, oppure Ghieisa,
Odin, Serre. Informazioni tei. 0121-944182.
BARGE: Al campo sportivo, dalle 21, concerto dei
gruppi «Tasculto Mather Ganja», «Tootiki», «Raudi».
PINASCA: Festa della montagna a Grandubbione.
VILLAR PEROSA: Festa campestre alla bg Fraita.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 9, in piazza Partigiani, ritrovo e sfilata con la banda musicale di Torre Pellice, deposizione dei fiori al monumento ai caduti; alle
11 cerimonia alla palestra; alle 19,30, superpizze; alle
21 concerto del gruppo «Quat’ass e’n Napoli».
17 luglio, martedì
PINEROLO: Dalle 20 alle 21,30, nel parco di villa
Prever, «L’isola dei bambini», laboratori, animazione,
giochi; alle 21,30 «Il pifferaio di Hamelin», con la compagnia «Teatrino dell’Erba Matta». Ingresso 3.000.
18 luglio, mercoledì
PINEROLO: Alle 21,30, al Parco del Veloce Club,
film «Chocolat», ingresso lire 6.000.
19 luglio, giovedì
ROURE: Alle 21, al Centro sociale, «Il gipeto».
PINEROLO: Nel parco di villa Prever, dalle 20 alle
21.30, «L’isola dei bambini»; alle 21,30, festa finale «La
tribù degli indiani con caccia al bufalo bianco», alle
22.30, racconto della buona notte. Ingresso lire 3.000.
20 luglio, venerdì
TORRE PELLICE: Alle 21,30 in piazza Muston, spettacolo di clownerie «Bhola-Balla-Bola», con Shravan.
Ingresso gratuito.
PRAROSTINO: Alla pista, serata danzante, musiche
degli Anni 60 e liscio.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Prelievi di sangue e visita nella sede dell’Avis in via Roma 41.
MI Valli Chisone e Germanasca
Gestione ambientale
Il Consorzio interaziendale per la formazione professionale in vai
Chisone organizza, in
collaborazione con la
Comunità montana valli
Chisone e Germanasca e
la Selene Consulting, un
Seminario di presentazione dei risultati del
progetto finanziato dalla
Provincia sui sistemi di
gestione ambientale.
L’ambiente e la certificazione ambientale stanno assumendo sempre
più valore con la consapevolezza che l’ottimizzazione delle risorse naturali ha effetti positivi
non solo per l’ambiente
ma anche per i cittadini,
le imprese e le istituzioni
pubbliche. Il programma
del seminario, che si
terrà lunedì 16 luglio
2001 alle 17,30 presso il
Consorzio interaziendale
SÈRVÌZÌ!
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telefono 800-233111 '
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Rol 16, tel. 500112.
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sabato 14, ore 20 e 21
domenica 15 e lunedi
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20.30 e 22,30.
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Tel. 055-8317227.
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per la formazione professionale in vai Chisone,
via Nazionale 14, a Villar
Perosa, ha inizio con i saluti del presidente del
Consorzio, Giovanni Vaglienti, del presidente
della Comunità montana
valli Chisone e Germanasca, Roberto Prinzio, e
del presidente della Selene Consulting, Carlo Colomba. A seguire l’intervento dell’assessore all’Ambiente della Provincia di Torino, Giuseppe
Gamba, che illustrerà le
iniziative della Provincia
di Torino a favore dell’ambiente. Saranno poi
illustrati i risultati delle
tre fasi in cui il progetto
si è articolato con l’intervento degli esperti responsabili. Per informazioni e iscrizioni rivolgersi alla segreteria del Consorzio allò 0121-3160.
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PAG. 15 RIFORMA
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Una riflessione a partire dal culto battesimale di Gioa del Colle del 2 giugno
li vanno le chiese battiste di Puglia e Basilicata?
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112. f‘jj(^jiello stesso temlia-viali ‘ilatensione e l’emo•78030 ‘”1 questo evento appeviaCo«, Oraria. Sono in Puglia
^tivi di lavoro e sono
di essermi trovata a
a quest’impor■isione della mia cu(T^Iusieme con lei si
Ljno Rosa Favaie, della
Si di Gioia, e altre due
donne: l’una della co' ista di ConversaFavale, e l’altra
icesca Favaie che, anche
Mveiiiente dalla comudìGioia, risiede ormai da
tinanno in Inghilterra e
luenta la comunità
jin quel paese; per
! ignotaKione infatti erano pre“ 20e2i «alcuni membri della coeluneit dtà battista inglese e anrek;gioi per Agata Favaie, i fratelli
3, Le a Stelle della chiesa battile, di Conversano, hanno voli clncj^serle vicini in questa
chiusofetlWtlcolare.
la chiesetta di Gioia
ido arrivo nella picco¡tta di Gioia, già feria i lavori organizzativi, le
le della comunità hanno
rato un ricco buffet per
iereifratelli e le sorelle
Èomunità vicine che
.hanno mancato l’appuni;aano rappresentati
[ola, Altamura, Conver
Ìivina, Barletta. Entro
effl, è presto, ma c’è già
: i giovani di
dai gioisti letto Ì^®'Ìiresenti per l’oc
20 provando dei
“ inisihente un gran frauono, la chiesa è troppo
noia perché regga tutto
suono, che per forza di
silianruta in un rumore
dante, ma i giovani si
dno, e giù sulla batteria
chltane, le voci dei candì superare il
Ìdegli stmmenti, ma è
vana speranza: le loro
>gna«L’iCf'’?®®“no a raggiun> a villafl®.®’® orecchie, la pic
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I comincia a riemI, non ci sono più posti a
"Icoinincia il culto, pre*1 nella parte liturgica
dall’attuale predicatore locale che cura la comunità da diversi anni, Edoardo Arcidiacono: è molto emozionato,
dovrà battezzare Alessandra
la sua giovane figlia, e questo
non è stato certo un periodo
felice per lui; è visibilmente
contento e commosso; la
predicazione è tenuta dal pastore della chiesa battista di
Barletta, David Mac Farlane,
su Giovanni 18, 37; la comunità partecipa con i canti
proposti di volta in volta dai
giovani di Barletta.
Una spiritualità carismatica
Ero lì ma con il pensiero
non riuscivo a essere presente; perché non mi sentivo a
mio agio? Avrei voluto partecipare a quella gioia, avrei
voluto cantare con loro, ma
l’espressione della loro fede, i
gesti che usavano non mi
coinvolgevano, per un attimo
ho creduto di essere in una
chiesa del genere carismatico, invece non era così, forse
ero io fuori dal contesto, tutte
gli altri cantavano e si esaltavano insieme ai ragazzi che
animavano il canto.
L’aria che ho respirato nella
piccola comunità di Gioia mi
ha preoccupata, e nello stesso
tempo incuriosita: forse non
riesco a lasciarmi andare a
manifestazioni un po’ più enfatiche, emozionali; è il mio
carattere, non riesco a esaltarmi, sono troppo fredda, o forse troppo riformata e calvinista? Sto forse perdendo qualcosa che invece i miei fratelli
e le mie sorelle in fede hanno
avuto modo di elaborare e di
fare proprio? Non voglio dare
dei giudizi, ma se il rischio di
quest’esaltazione è l’intimismo, è crearsi un mondo a
parte, grazie no, preferisco rimanere riformata e calvinista.
Dovremmo interrogarci un
po’ tutti quanti sul desiderio e
la ricerca dello spirituale, dovremmo essere più pronti ad
accogliere le nuove proposte
che ci vengono dallo spirito.
Aprire un dibattito su questo
tema servirebbe a fare un po’
di chiarezza, ma questa forse
non è la sede adatta.
Ritorniamo alla festa e alle
testimonianze che le giovani
battezzando hanno dichiarato
prima di calarsi nelle acque
battesimali. Alessandra Arcidiacono ha ripercorso gli anni
trascorsi con la sua mamma e
quanto sia stato importante
l’esempio che da lei le è venuto perché prendesse questa
decisione; quanto le sia servito imparare a leggere i segni
di Dio nella propria vita, fin
dalla tenera età e quanto sia
stato importante, in questo
momento difficile e doloroso,
far fronte all’assenza della sua
mamma con il sostegno che
gli veniva dalla fede e dalla serenità trasmessale dal padre.
Agata Favaie ha spiegato che
ha voluto battezzarsi nella comunità di Gioia perché è stata
la comunità d’origine di suo
padre, scomparso anch’egli
diversi anni fa, e poi i ricordi
della sua infanzia e della testimonianza ricevuta da Giuseppe, suo padre, l’hanno spinta
a voler dare questa sua testimonianza di fede e a prendere questo impegno anche davanti a parte della comunità
battista di Conversano che è
la sua attuale comunità d’appartenenza. Rosa Favaie ha
ringraziato la sua famiglia e
tutta la comunità perché grazie a loro ha capito l’importanza di diventare una testimone dell’evangelo e Francesca Favaie ha ringraziato la
comunità battista inglese e la
giovane famiglia che l’ha accolta in un momento molto
critico della sua vita e le ha
fatto capire quanto fosse importante seguire Gesù e avere
cura di se stessa.
Che cosa è successo: sono
cambiati i tempi o sono cambiate le nostre comunità? Ho
ripensato al mio battesimo,
avvenuto vent’anni prima; insieme a me si battezzarono
tanti altri giovani della comunità battista di Bari tra i quali
Maria Secci ed Edoardo Arcidiacono genitori di Alessandra. Come è stato diverso
quel giorno: anche in quella
occasione furono invitate e
parteciparono tutte le chiese
battiste e valdesi della Puglia
e della Basilicata, ma furono
invitati anche i compagni della sezione del Pei del nostro
quartiere, le Comunità cattoliche di base della città e
dell’intera regione, i francescani del quartiere con i quali
avevamo iniziato un dialogo
ecumenico: si respirava un
aria diversa. La nostra testimonianza abbiamo voluto
darla in presenza di tutti
Passatempo
(D. Mazzarella)
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ott„i„-del mon■ Il abbigliamento
di Paganini
articolata
^^be quelle del
ùf- ® abbiano l’oro in
15. Città del Marocco
17. Ricotta stagionata tipica
del Piemonte occidentale
19. Primo grande profeta in
Israele
20. Olio senza pari
21. Relativo in breve
22. Scottatura... inglese
24. Regione biblica situata
lungo il corso inferiore
del Tigri
26. Il fiume di Bottego
28. Mese del calendario ebraico
30. In una parabola di Gesù
insieme al buon grano
34. Eresia condannata dal
concilio di Nicea
Verticali
1. C’è anche quella distrettuale
2. Nota bene
3. Commissione Esecutiva
Distrettuale
4. Nome di donna
5. Figlio di Giuda e nipote
di Giacobbe
6. Cuore di Matteo
7. Medico specialista dell’apparato uditivo
8. Comune della Val Pellice
9. Lo schiavo citato nella
lettera a Filemone
12. Famosissimo ex-calciatore brasiliano
16. Dicono più delle parole
18. Canta nell’Iris
22. Regione biblica popolosa
e fertile a est del Giordano
23. Talvolta vengono dette
così le persone che manifestano bontà
25. Nome della Minnelli
27. Sigla di Milano
29. Seconda metà di tennis
31. Simbolo dell’iridio
32. Testa e coda di asini
33. Vi affluiscono Ticino e
Adda
quelli che erano stati e continuavano a essere 1 nostri
compagni di lotta nella vita e
nella ricerca di un percorso di
liberazione e di giustizia sociale. Il messaggio evangelico
che avevamo sentito predicare non aveva senso se fosse rimasto chiuso nell’intimo del
nostro cuore, non avrebbe
aiutato a liberare nessuno.
Pace e giustìzia
Sono sempre stata convinta
che non può esserci testimonianza se non c’è radicamento nelle strutture sociali in cui
vivi e operi; crearsi un’oasi,
un mondo a parte dove tu sai
di essere protetto perché Dio
ti ama e ti ha salvato non può
essere un messaggio che libera, estraniarsi da tutto per seguire soltanto Gesù come se
questo fosse la panacea di
tutti i nostri mali. Dio non è
l’ombrello che ci protegge; ci
ha creati uomini e donne liberi e ci ha indicato la via da
seguire perché si possa tutti
raggiungere la pace, la giustizia e il rispetto verso tutto il
creato. Queste giovani donne, che hanno testimoniato
la loro fede e che con grande
commozione hanno dichiarato, tra le lacrime e la gioia, il
loro percorso di fede, voglio
invitarle a riflettere su quanto
sia importante dare il giusto
peso a ogni gesto che compiamo e quanto le nostre
scelte politiche, etiche, culturali, sociali possano pesare a
favore o contro l’adempimento di un regno di pace e
di giustizia su questa terra.
Non basta dire «credo in
Dio»; che cosa faccio perché
non ci sia divisione, mancanza di amore, fame, ingiustizia,
povertà? È a questa domanda
che siamo chiamati a rispondere tutte e tutti noi.
Elisa Baglieri - Roma
Direzione
d'orchestra
L’Ucebi si congratula con
Daniele Cristiano lafrate che
ha conseguito presso il Conservatorio di Santa Cecilia in
Roma il diploma di direttore
d’orchestra con il punteggio
di 7,5/10 e si augura di poterne impiegare i talenti.
S Quale rapporto
con la destra?
Caro direttore, «Berlusconi
si rifà radicalmente alla cultura della moderna azienda privata» e fa un uso «esasperato
ed esasperante dei mezzi tipici della pubblicità», hai scritto
nell’articolo «Verso un secondo governo Berlusconi». Tuttavia, nelle conclusioni, aggiungi «...come sempre daremo spazio laicamente e democraticamente alle diverse
opinioni» sul governo e sull’opposizione. Ciò a mio avviso, è sicuramente positivo, e
impone qualche riflessione su
come la chiesa dovrebbe
comportarsi con la maggioranza di governo.
Come primo elemento,
penso si possa rilevare che la
scelta di sinistra della «diri^genza» (nel senso estremamente ampio del termine)
delle nostre chiese sia abbastanza palese e, naturalmente, del tutto legittima. Anche
gli interventi pubblicati sulla
pagina di Riforma potrebbero indicare una preponderanza di idee di sinistra tra i
lettori. Tuttavia questo dato
non è sufficiente a stabilire
se, anche tra la popolazione
evangelica, vi sia una maggioranza di opzioni verso sinistra: non si può quindi
escludere che tra i fratelli e le
sorelle di chiesa i due poli
siano rappresentati nelle
proporzione del 50% ciascuno, come nel resto della società italiana. Pur senza avere
nessun dato certo, questa seconda ipotesi mi sembra probabilmente sostenibile. Sarebbe in tal caso verosimile
affermare che vi sia alTinterno della nòstra chiesa una
certa parte di fratelli e sorelle
in qualche modo «politicamente marginalizzati».
Ma il problema fondamentale, ritengo, sia il rapporto
con il centro-destra oggi al
potere. E questo è anche il
punto della possibile incidenza delie nostre (poche)
forze nel contesto della società italiana. Se il giudizio
complessivo del centro-destra (o per maggior esattezza
di questo centro-destra) che
viene dato all’interno delle
strutture della chiesa è di diffidenza, necessariamente
con un simile compagno di
viaggio non è possibile fare
molta strada. Anzi, laddove il
Slobodan Milosevic all'Aia
Vorrei ringraziare vivamente il direttore di Riforma
per il breve ma incisivo commento sull’arresto di Slobodan Milosevic [Riforma del 6
luglio): spero che almeno
sulle pagine del nostro settimanale saremo risparmiati
dalle grida di «evviva» che
pullulano altrove.
Temo che il fatto che l’unico a (eventualmente) pagare
per il macello balcanico sia
l’ex-presidente serbo (mentre gli altri «responsabili» politici di quello che è avvenuto, il croato Tudjman e il musulmano-bosniaco Izetbegovic sono morti serenamente
nei loro letti, mentre 1 «Grandi Responsabili» sono tuttora
tranquilli in Germania o in
Vaticano) non porterà nulla
di buono. Almenomoi rendiamoci conto che, se ci sarà
«pace» nell’ex Jugoslavia,
quella che vedremo non avrà
nulla a che fare con l’idea biblica di «pace che nasce dalla
giustizia».
Gregorio Plescan - Ivrea
In molti auspicavamo ,questo risultato politico di civile
giustizia. Oggi questo si è avverato. Ieri invece alcuni hanno voluto condannare l’operazione di polizia internazionale. La storia è ripetitiva; il
nazismo, lo stalinismo e il fascismo non sono bastati a
convincere i buonisti indottrinati di pacifismo smaccatamente di parte. Costoro hanno preferito invocare e predicare lo scandalo. Contro l’America, contro la Nato, contro
tutti coloro che non la pensavano identicamente come loro: veri cristiani. Oggi ci aspetteremmo il doveroso ripensamento con le medesime serie
di articoli su Riforma e di prediche dal pulpito. Sarà difficile. Tuttavia l’augurio è che
quando,altri fratelli la penseranno diversamente non si
debba più necessariamente
leggere e ascoltare prediche
circa le dogmatiche verità politiche delle quali alcuni si
sentono ispirati depositari.
Roberto Mollica - San Mauro
Regala un abbonamento a
giudizio diventa pesantemente negativo, non solo
nessun dialogo è possibile
con tale destra, ma non è
neanche seriamente auspicabile! Se effettivamente si dovesse arrivare a una carenza
di dialogo si correrebbe un
notevole rischio: quello di
una espressa e volontaria autoghettizzazione. O, paradossalmente, considerato il fatto
che le chiese riformate vantano un importante ruolo culturale, saremmo noi, rifiutando ogni contatto, a «ghettizzare» il centro-destra. .
Risulta peraltro abbastanza
evidente che in un paese civile siano necessari sia una sinistra che una destra serie e affidabili. E questa seconda,
nella chiesa, viene considerata totalmente mancante. In
questo senso mi ricollego al
tuo articolo nel quale manifestavi la massima apertura a
tutte le voci. Infatti, a mio avviso, la migliore via praticabile è quella delia ricerca di interlocutori «nobili» della destra, cioè esponenti della parte liberale, seria, e colta, con i
quali poter tessere un dialogo.
Questo elemento avrebbe due
ordini di vantaggi non indifferenti: innanzitutto darebbe
una voce anche a quella parte
di firatelli e sorelle che possono sentirsi «marginalizzati» in
una chiesa orientata a sinistra. Inoltre potremmo dare il
nostro contributo di protestanti alla creazione di una
seria forza liberale, senza lasciare che (come oggi) vi sia
una totale e assoluta predominanza ideologica cattolica
nelle forze di centro-destra.
Vi è infatti una destra che
cerca di definire una sua cultura seria e liberale, non confessionale e non cattolica: in
tale ambito anche le chiese
protestanti dovrebbero dare
il loro non indifferente contributo. Un esempio dovrebbe essere illuminante (e coinvolgente per le chiese riformate): Marcello Pera ha fatto
in Senato un discorso serio,
laico e liberale, improntato al
massimo rispetto per le istituzioni dello stato, e aperto al
dialogo con l’opposizione. Viceversa Casini alla Camera ha
decantato la vecchia De, ne
ha esaltato i valori e si è affidato alla madonna. Il giorno
dopo lui e i suoi deputati,
quasi al completo regalatigli
da Forza Italia, hanno minacciato di non partecipare alle
elezioni per i questori della
Camera se non fossero passati quelli di loro gradimento.
Ritengo che da questi due
fatti si possa capire quali siano gli interlocutori a cui i laici e i non cattolici possano (o
meglio: debbano) far riferimento per impedire l’assoluta predominanza della cultura cattolica in Italia. Quindi, a
mio avviso, evitando l’adesione in blocco a uno schieramento, bisogna favorire il
dialogo con chi propende per
i nostri ideali, quale che sia la
sua parte politica.
Vincenzo Ribet- Roma
Indirizzo e-mail
Archimede e Peggy Bertolino comunicano il loro nuovo
indirizzo di posta elettronica:
agbertoIino@libero.it.
■ PARTECIPAZIONI ■
RINGRAZIAMENTO
«Tu m'hai preso per la mano
destra, tu mi condurrai
col tuo consiglio e poi
mi riceverai in gloria»
Salmo 73, 23
Rita Vinçon ringrazia e abbraccia tutti coloro che in occasione
dell'ultimo saluto hanno partecipato al suo dolore per la perdita
della sorella
Irene
Firenze, 28 giugno 2001
I necrologi si accettano
entro le ore 9 del lunedi
20
PAG. 16 RIFORMA
VENERDÌ 13
Intervista al pastore Firisiuk, presidente dell'Llnione delle chiese battiste in Bielorussia
Dalla parte dei bambini di CernobiI
Una delegazione dell'associazione «Il sassolino bianco» si è recata in Bielorussia per visitare la
scuola-internato di Radon da dove provengono i bambini che vengono a fare soggiorni in Italia
DANIELA GEYMONAT
LAURA MICHELETTI
Durante una settimana
di soggiorno in Bielorussia, alcuni membri dell’Associazione «Il sassolino bianco», recatisi alla scuola internato di Radun per portare
aiuti umanitari, incontrare i
bambini e inaugurare le docce costruite con il contributo
delT8%o alla Chiesa valdese,
hanno incontrato il presidente dell’unione delle Chiese
cristiane evangeliche battiste
in Bielorussia, pastore Aleksandr Firisiuk, nel suo ufficio
di Minsk: «Desidero esprimere la mia gratitudine all’Italia
per quello che fa perché e il
paese che più di tutti in Europa aiuta i bambini della Bielorussia - ha detto La nostra chiesa opera per aiutare i
bambini più colpiti dalla catastrofe di CernobiI organizzando gruppi per soggiorni di
salute in patria e all’estero. La
Chiesa battista bielorussa è
collegata con la Federazione
delle chiese battiste in Europa e ha mandato bambini in
Svezia, Germania e Inghilterra, però nessuna organizzazione italiana è passata finora
attraverso la nostra chiesa per
ospitare i bambini nel proprio paese. Se foste in grado
voi di farlo ve ne saremmo
grati. La Chiesa battista bielomssa conta 260 comunità con
un totale di 15.000 membri di
chiesa adulti e 15.000 bambini che frequentano la scuola
domenicale, su una popolazione totale di 10 milioni di
abitanti».
- Quanti bambini vengono
mandati, tramite la vostra
chiesa, in Svezia, Germania e
Inghilterra?
«Non molti. Quest’anno abbiamo ricevuto un invito per 5
gruppi di 20-30 bambini l’uno, fino ad oggi. Naturalmente ci rifiutiamo di dividere i
bambini in cattolici, protestanti e ortodossi, perciò non
formiamo gruppi in base alla
fede professata ma in base alle esigenze di salute dei singoli bambini. Vogliamo informarvi su un’iniziativa realizzata dalle nostre chiese. Nella
zona di Brest, sul confine polacco, abbiamo istituito dei
soggiorni estivi, nei quali
vengono ospitati circa 800
bambini l’anno. Il Centro in
cui si svolgono questi soggiorni è attrezzato e autosufficiente sia per quanto riguarda le attività quotidiane
che per Tambulatorio medico, nel quale vengono effettuati i controlli sui bambini.
Il Centro, denominato “La
perlina” ospita durante i mesi di apertura gruppi di 160
bambini, tra cui orfani e invalidi, a turni di 3 settimane
ciascuno, di età compresa tra
i 7 e i 13 anni; ogni 10 bambini è garantita la presenza di
un educatore. Il campo è
completamente gratuito per
ciascun bambino. Bisogna
inoltre tener presente che il
governo non agevola queste
iniziative, anzi fa di tutto per
ostacolarle e impedirne la
realizzazione. L’area in cui è
situato il Centro era una base
missilistica sovietica chiusa
dopo'il crollo deirUrss. A testimonianza del passato è rimasto solo un missile, su cui
i bambini dipingono e scrivono frasi d’amore. Il Centro è
in attività dal 26 maggio al 1”
settembre, anche se è fornito
di riscaldamento e potrebbe
accogliere sempre nuovi
gruppi di bambini. Non è
possibile organizzare soggiorni per tutto l’anno per
mancanza di fondi e scarsa
disponibilità di volontari nel
periodo invernale. Nel perio
delle prossime elezioni. Comunque, noi siamo abituati a
lavorare in qualunque situazione e non abbiamo paura
di nessuno, anzi sono gli altri
ad avere paura di noi. Dopo
le elezioni, che si terranno
quest’anno a settembre, credo che la situazione migliorerà, poiché la Bielorussia
non può trovarsi al centro
dell’Europa e continuare a vivere in un isolamento totale,
tanto più che vi giungono
persone da tutta Europa per
aiutare e sostenere i nostri
bambini».
Bambini deiia scuoia-internato di Radun
- Il »Sassolino bianco» è
un’associazione laica che si
occupa di bambini in situazioni dijficili, che sostiene la
scuola-internato di Radun,
Bielorussia, e finanzia progetti
mirati al benessere dei bambi
do estivo chiunque volesse
visitarlo è il benvenuto in
qualsiasi momento».
- Da quale zona della Bielorussia provengono i bambini?
«I bambini che soggiornano nel Centro “La perlina”
provengono in gran parte
dalla zona di Gomel, maggiormente colpita dalla catastrofe nucleare di CernobiI,
ma anche da altre zone della
Bielorussia. I criteri fondamentali di selezione sono le
condizioni di salute dei bambini e l’impossibUità di effettuare soggiorni all’estero.
Durante i soggiorni i bambini
sono seguiti da specialisti che
eseguono controlli sul sangue e sulla tiroide, poi seguono una dieta "ricca di vitamine e basata su prodotti non
contaminati ed effettuano attività fisica e ricreativa. Ci sono circa 300 chiese battiste in
Bielorussia, all’interno delle
quali si fanno collette speciali
per finanziare questa attività,
Analizzata alla salute dei
bambini. Questa iniziativa è
anche sostenuta da missioni
di chiese sorelle, sia con la
spedizione di prodotti non
contaminati, vestiario, attrezzature varie, sia con la presenza di missionari provenienti dalTAmerica e dall’Europa, che prestano la loro
opera volontaria».
- Chi sono i membri che
operano nel vostro Centro?
Vengono pagati o operano come volontari?
«AU’interno del Centro
operano persone stipendiate
e volontari. I cuochi, il perso
nale di cucina, i medici del
poliambulatorio e il personale responsabile del Centro ricevono uno stipendio, mentre gli educatori che lavorano
con i bambini sono membri
di chiesa volontari, ai quali
sono garantiti vitto e alloggio.
Vengono accettati anche volontari stranieri. Non è essenziale conoscere la lingua russa, è fondamentale amare i
bambini».
ni e garantisce ogni anno un
soggiorno in Italia ad alcuni
alunni della scuola-internato,
anche grazie ai finanziamenti
dell’8%0 della Chiesa valdese.
In quale modo la nostra associazione potrebbe sostenere
l’opera della vostra Chiesa?
Secondo lei, è più importante
organizzare soggiorni all’estero o sostenere iniziative nel
territorio bielorusso?
- Quale tipo di rapporti avete con il governo di Lukashenko?
«Anche se godiamo della fiducia del governo per la formazione di gruppi di bambini, le nostre relazioni sono
complesse. Il nostro governo
sembra ossessionato: vede
nemici dappertutto, sia all’estero che al proprio interno. Recentemente è stato
emanato un nuovo decreto
che rende sempre più difficile da parte di ogni ente bielorusso il ricevimento e l’utilizzo di aiuti umanitari provenienti dall’estero. Ciò testimonia le difficoltà burocratiche e il clima di sospetto in
cui si trovano ad operare istituzioni, enti, chiese e associazioni benefiche in Bielorussia oggi. In verità, ritengo
che per quanto riguarda la
salute dei nostri bambini non
ci potrà essere, nei confronti
degli aiuti, una vera chiusura
da parte del nostro governo,
perché questo decreto è conseguenza della paura di chi è
al potere che l’opposizione
possa ricevere aiuti e finanziamenti dall’estero in vista
«Ritengo che la cosa più
importante al mondo sia la
vita della persona e quindi la
vita dei bambini. Per noi la
priorità è la salute dei bambini che hanno bisogno di ristabilirsi: dove ciò avvenga è
relativamente importante e
dipende sostanzialmente da
fattori economici e burocratici. A seconda delle vostre
possibilità potete decidere liberamente se sostenere il nostro Centro “La perlina” oppure organizzare altri soggiorni in Italia in collaborazione con le nostre chiese.
Siamo felici di sapere che voi
ci siete e che amate la Bielorussia. Dio vi aprirà gli occhi
e vi indicherà come lavorare
per aiutare i nostri bambini.
Quando a Martin Luther
King, leader della lotta contro
il razzismo in America, fu
chiesto “Perché mai vuoi lottare per questa causa? Tu sei
parte di una minoranza, noi
siamo troppo pochi”, King rispose in questo modo: “Una
persona sola con Dio è comunque la maggioranza”.
Che Dio benedica le vostre
vite, affinché attraverso di voi
le persone possano incontrare l’amore di Dio».
• Il parere del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec)
Le proposte Usa sul clima sono poco serie
«Si può difficilmente prendere sul serio le proposte fatte
dagli Usa circa i cambiamenti
climatici - ha dichiarato David Hallman, coordinatore del
programma sui cambiamenti
climatici del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) -.
Milioni di persone subiscono
già gli effetti dell’aumento
della siccità, delle alluvioni e
dell’innalzamento del livello
dei mari. Eppure, dopo il rigetto dei modesti obiettivi del
Protocollo di Kyoto in materia
di riduzione delle emissioni di
gas serra, il presidente Bush
pensa che siano sufficienti
misure volontarie».
«Le proposte che il presidente Bush ha presentato ai
responsabili dell'Unione europea riuniti a Goteborg, non
tengono alcun conto della
gravità dei cambiamenti climatici - ha commentato ancora Hallman -. Il riscaldamento del pianeta è stato oggetto di varie pubblicazioni
quest’anno, non solo da par
te della comunità scientifica
internazionale che, nell’ambito del Gruppo intergovernativo sull’evoluzione del clima, ha pubblicato il suo Terzo Rapporto di valutazione,
ma anche da parte dell’Accademia americana delle scienze che, il 6 giugno scorso, ha
trasmesso il rapporto richiestole dal presidente Bush.
Evidentemente, le decisioni
dell’amministrazione Bush
sono determinate più dalle
pressioni economiche e politiche esercitate dall’industria
dei combustibili fossili che
non dalla preoccupazione
per le ripercussioni del riscaldamento climatico sulle popolazioni e sugli ecosistemi
vulnerabili o dal consenso
crescente degli scienziati su
questa questione».
In margine al Vertice di
Göteborg, la Chiesa di Svezia
e il Consiglio cristiano di Svezia hanno patrocinato un servizio religioso e un atelier
ecumenici sui cambiamenti
climatici. I responsabili delle
questioni ambientali delle
chiese di tutta Europa avevano scritto di recente alla presidenza svedese dell’Ue per
dare il loro appoggio agli
obiettivi definiti nella proposta di strategia dell’Ue per lo
sviluppo duraturo. In una lettera, la «Rete cristiana europea per l’ambiente» (Ecen)
ha vivamente esortato la presidenza deirUe a mostrare la
via per la ratifica e l’applicazione del Protocollo di Kyoto.
L’Ecen ha scritto ai responsabili religiosi Usa per comunicare loro il proprio apprezzamento per il lavoro delle loro comunità sul problema dei
cambiamenti climatici negli
Usa: «Noi in Europa e voi negli Usa - si legge -, che siamo i
principali responsabili di questo problema, dobbiamo riconoscere la parte che abbiamo
in questa ingiustizia... continuiamo ad essere uniti nei
nostri sforzi per combattere le
politiche miopi». (Cec info)
^ J Sono ormai isolati dal resto del hìoi
La lotta dei Nuba del Sud
per la sopravvivenza
DANIELE LOMBARDI
La campagna del governo centrale contro obiettivi civili, fattorie e villaggi, si
è assai intensificata negli ultimi 12 mesi. Nel corso del
2000, il governo ha lanciato
un’offensiva contro le popolazioni di Buran e della Western Kadugli County. Alla fine dello scorso mese di maggio, la situazione è drasticamente peggiorata. L’inasprirsi della guerra nelle regioni
confinanti con la repubblica
Centrafricana e la decisione
del Senato statunitense, per
reazione all’estremismo islamico, di stanziare aiuti per 3
milioni di dollari alle popolazioni del Sudan meridionale,
hanno indotto il governo di
Khartum a proibire tutti i voli
umanitari sul suo territorio,
compresi quelli dell’Onu.
Oltre 51.500 sfollati
Contemporaneamente è
stata ammodernata l’artiglieria contraerea, che è ora in
grado di mirare con precisione agli aerei in volo. Sono
state bombardate la contea
di Heiban, posta nelle zone
meridionali del teatro di
guerra, e la pista di atterraggio di Kauda, la più importante fra quelle utilizzate dai
voli umanitari. Parte dei territori sinora tenuti dai Nuba
sono passati sotto il controllo
diretto del governo centrale,
è stato ucciso un numero imprecisato di civili, mentre
molti sono stati deportati nei
cosiddetti campi della pace e
in altre aree sotto controllo
governativo. Case, fattorie,
magazzini di generi alimentari, bestiame e altre proprietà sono stati sistematicamente distrutti. Oltre 51.500
persone sono ora sfollate nel
territorio Nuba controllato
dall’Esercito di liberazione
del popolo del Sudan. La situazione è ulteriormente
compromessa dalla siccità
che ha caratterizzato lo scorso anno, e che ha lasciato
circa 33.000 persone in pratica senza raccolto. Inoltre, a
causa del perdurare della
guerra, la maggior parte dei
Nuba deve coltivare terreni
poco produttivi. Le famiglie
più colpite devono coltivare
appezzamenti che, anche
nelle annate migliori, producono meno di 400 kg di cereali per ettaro. Diviene in tal
modo trascurabile la possibilità di attingere al surplus
produttivo locale.
84.500 Nuba
in pericolo di vita
In totale, oggi oltre 84.500
Nuba si trovano in immediato pericolo di vita e non hanno riserve di cibo. La fame determina una costante diminuzione della produttività del
lavoro, che già ora si compie
fra fatiche inenarrabili e non
ha altro scopo che la sussistenza fisica. Non è difficile
prevedere, a brevissimo termine, uno stato di generalizzata denutrizione. L’imminente stagione delle piogge
renderà drammatiche le conseguenze della mancanza di
coperte, teli di plastica per
proteggersi dall’acqua e teli di protezione contro le zanzare, che infestano queste zone malariche. Occorrono anche pentolame, per la cottura
dei cibi, in modo da contenere il rischio di infezioni batteriche, contenitori per l’acqua,
e medicinali e cure mediche,
tanto più necessari quanto
più grave si fanno la fame e la
guerra.
La guerra e la sospensione
dei voli umanitari hanno dunque completamente isolato
400.000 Nuba dal resto del
mondo. Poiché non si tratta
di una guerra tradizionale fra
eserciti ma del tentati»
sradicare un popolo dj
territorio tradizionale7> ^
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400 voli, da effettuarsin
stesso periodo, e cioèqm
le piogge stagionali rendi
impraticabili le piste, tutu f
terra battuta. Il trasporti)
terra è impossibile noni «
stendo, sulle montagne)
ba, né strade né piste pen
ribili con automezzi.
Proteggere la proptii
identità culturale
Il popolo Nuba comkiJJ;,’
perla propria soprawtv,
non perche crede in unai ^
lozione militare, ma pen
non ha alternative, sedei
ra proteggere la propriai
tità culturale e il diritto al p
levare i propri bambini ij ^
ambiente plasmato dal jattenza ]
mocrazia e da una paa ®
gionevole e giusta. Ne^i mundol
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più evidente come il po teànto
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Appello all'Onu
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vivenza e;
vernative internazionalii S, <
tervenire per fermare lai
umanitaria nel Cordofini Laveva
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la parte centro-meridiol toanes
del Sudan e comprendeal dientdisi
territorio Nuba. Il governi gorosam
richiesto un aiuto d’en fiiotidat
genza in generi alimenti tino (il j
altri beni per aiutare le pi paché S,
lazioni colpite dalla gu® .(omunis
dalla siccità, ma soloU ’torrevai
terre sotto suo contro
mentre non vi è alcunai
missione ufficiale dell
che la causa princlpf THIh
l’attuale crisi bellica sia! VMpens
l’intensificata offensiva! tatorisia
truppe governative colf dell ecoi
obiettivi civili dell’area.
La situazione si è faW' |oi
a usare la fame com®
grave che il tempo dell
scussione è ormai finitO' in, la pj
comunità internazionale
riuscirà a intraprende pattuì
immediata iniziativa, a ^
fatto asseconderà la atra
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