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COME COSTRUIRE
«Chiunque ascolta queste mie parole
e le mette in pratica sarà paragonato a
un uomo avveduto che ha costruito la
sua casa sopra la roccia»
Matteo 4,24
COSÌ termina il «Sermone sul monte», il lungo discorso che Matteo
mette in bocca a Gesù. Come per gli
insegnamenti del Levitico o del Deuteronomio, anche qui la conclusione è
un invito a praticare quel che si ascolta. E veramente una delle maggiori
carenze dei nostri tempi è l’incapacità
di tradurre nella concretezza della vita ciò che si ascolta o si dice. La mancanza di impegno, lo scarso senso di
responsabilità dilagano. La nostra pare una generazione di uditori svagati e
di spettatori distratti: disposti a fare
un benevolo sforzo di attenzione, se
non altro per simpatia o buona educazione, ma nulla di più. Per questo
l’Evangelo è snobbato: perché vuole
una presa di coscienza, chiede di decidere, di accettare di farsi coinvolgere,
esige la conversione, che non consiste
nel dirsi cristiani o nell’invocare «Signore, Signore!», ma nel fare la volontà di Dio. Il Sermone sul Monte è la
quintessenza di questa volontà: l’atteggiamento che assumiamo di fronte
a Gesù, al suo insegnamento, al suo
esempio, all’appello a non riempirsi la
bocca del suo nome, ma a credere in
lui e renderlo realmente Signore della
nostra vita, significa accettare o respingere la salvezza che Dio ci offre.
ZA nostra vita è come un edificio.
Ognuno costruisce la sua casa,
piccolo monolocale o grande palazzo,
povera o lussuosa, con i mezzi, le possibilità, il materiale di cui dispone. E
ognuno si impegna al meglio: ciò che
si è edificato è frutto di costanza e fatica. Se guardiamo le case intorno a
noi, spesso siamo tratti in inganno
dall’imponenza di alcune, dalla robustezza dei loro muri, dalla preziosità del materiale impiegato e siamo
portati a dare un giudizio errato sulla
loro solidità. Le due case di questa
breve parabola ci sono presentate in
simmetria: appaiono assolutamente
identiche. Anche le fondamenta sono
le stesse: non ci è detto che la seconda
casa ne sia priva. Ma Gesù sottolinea
che ciò che importa è il terreno su cui
si costruisce, dove si stabilisce la propria abitazione. Per quanto solida in
apparenza la casa costruita su terreno
sabbioso è a rischio.
SU ogni casa infatti, sulla vita di
ognuno di noi, si possono abbattere i problemi che mettono in crisi Lesi
stenza: difficoltà economiche, disoccupazione, malattie, crisi spirituali,
divisioni in famiglia, dolori, lutti. In
quei momenti appare la differenza fra
due modi diversi di impostare la vita.
Chi ha fondato la sua vita sul denaro,
sulle relazioni importanti, sul potere,
sull’apparenza, non regge all’urto delle intemperie. Solo l’esistenza basata
su Gesù Cristo, roccia della salvézza,
vero fondamento della vita, può superare le prove. Ma questa immagine ci
porta oltre 1’esistenza terrena e ci ricorda che la nostra vita verrà comunque
un giorno vagliata: «L’opera di ognuno sarà messa in luce», scrive Paolo ai
Corinzi, se uno costruisce sul vero fondamento (Cristo Gesù) l’opera può re
sistere o risultare inconsistente «ma
ßgli stesso sarà salvo». Non è quindi
cosa di poco conto scegliere il terreno
su cui costruire. Se ti rendi conto di
aver edificato la tua casa sulla sabbia
pensaci: sei sempre in tempo ad ab
bandonarla e a erigerne un’altra, ma
gari piccola, semplice, perché il mate
viale è scarso e le forze vanno sceman
do, o ad affittare anche solo un mono
locale: ma scegli il posto giusto, scegli
Cristo, la roccia dei secoli.
Emmanuele Paschetto
KT llMANAI.K OKI-LK ( MIKSK KVANtìKUCHK BATTTSTE, METODISTE, VALDESI
La feroce uccisione a Milano del gioelliere Ezio Bartocci riapre comprensibili polemiche
Microcriminalità e bisogno di sicurezza
Non si contrasta la criminalità con l'inasprimento delle pene ma con una forte e coordinata ^
azione sul territorio, soprattutto con il poliziotto o il vigile di quartiere. La cultura della legalità
FRANCO BECCHINO
La feroce uccisione del gioielliere Ezio Bartocci a Milano nel
corso di una rapina ha suscitato
una notevole commozione popolare, specie nel capoluogo lombardo,
ribadendo insoddisfazione e diffuso malessere in tema di sicurezza
pubblica e di contrasto della criminalità: non solo alla grande criminalità organizzata, ma anche alla
cosiddetta microcriminalità, che è
poi quella che tormenta ogni giorno la gente comune e che non può,
perciò, essere trascurata come fenomeno di scarsa rilevanza o come
prodotto inevitabile della moderna
organizzazione sociale.
L’uccisione dell’orefice ha associato il tema della difesa sociale a
quello dell’amministrazione della
giustizia penale soprattutto perché
le due persone accusate della rapina e dell’omicidio erano pregiudicati e si trovavano in libertà in seguito a provvedimento del giudice.
Per la verità uno dei due era in stato
di custodia cautelare, ma nella forma degli arresti domiciliari che aveva evidentemente violato, mentre
l’altro era stato scarcerato perché
affetto da Aids conclamato, secondo
le recenti normative che prevedono
la possibilità di curarsi fuori dagli
istituti di detenzione.
In questa situazione, la protesta
popolare e parte dei mezzi di informazione si sono schierati per una
abolizione degli istituti di attenuazione del sistema carcerario che in
questi ultimi anni sono stati introdotti nel nostro sistema penale. Come è noto, infatti, alla rigidità del sistema precedente che conosceva
soltanto la carcerazione preventiva
prima della pronuncia definitiva e
la restrizione in istituto per l’espiazione della pena detentiva in caso di
condanna, si è sostituito un metodo
articolato che accanto alla custodia
cautelare in carcere prevede gli arresti domiciliari, l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, il
divieto oppure l’obbligo di dimora
in determinati luoghi, e accaiito ai
tradizionali arresto e reclusione.
l’affidamento in prova al servizio
sociale, la detenzione domiciliare, il
regime di semilibertà, le licenze, la
liberazione anticipata ecc. Ovviamente queste misure alternative sono concedibili a certe condizioni,
tra le quali primeggia la previsione
che il soggetto interessato non sia o
non sia più socialmente pericoloso.
Ultimamente si è aggiunta una particolare considerazione per coloro
che siano affetti da Aids conclamato, per i quali la carcerazione risulti
incompatibile con lo stato di malattia e le cure necessarie.
Sono persuaso che, come protestanti, noi dobbiamo contrastare
questa tendenza abolizionista: il sistema va perfezionato, non cancellato. Innanzitutto non si può affermare che tale sistema ha dato cattiva prova: il dato statistico inconfutabile prova che, nella larga maggioranza dei casi, le misure alternative, sia in sede cautelare che in sede di espiazione di pena, non danno luogo ad alcun inconveniente. Il
fatto è che coloro i quali rispettano
scmpolosamente gli arresti o la detenzione a domicilio, osservano gli
altri obblighi, rientrano puntualmente in carcere allo scadere della
licenza o deU’orario di lavoro per il
quale godono della semilibertà, non
fanno notizia, i mezzi di comunicazione non ne parlano, sicché è come se questo fenomeno altamente
positivo non esistesse. Le misure alternative vanno dunque ascritte
all’attivo della nostra civiltà giuridica, dando concreta attuazione al
principio costituzionale secondo il
quale «le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla
rieducazione del condannato». Ci
sarà sempre chi approfitterà del beneficio per delinquere ancora e ci
sarà sempre il possibile errore del
giudice. Ma non è pensabile tornare
a un sistema superato e arretrato
per colpa di pochi.
Mi pare, poi, che nella nostra visione evangelica della giustizia non
possiamo prescindere dal fatto che
la giustizia di Dio è in realtà un
grande atto di misericordia che redime il peccatore (Romani 3, 2126). Siamo ben consapevoli che la
giustizia degli uomini non può invece che essere «spada» per contrastare chi fa il male (Romani 13, 34). Ma il nostro operare come cristiani sarà pure indirizzato a che
nella giustizia degli uomini, che resta «cosa altra» rispetto alla giustizia di Dio, appaia un segno, un pallido riflesso, se volete, di quest’ultima: e questo segno che altro può
essere se non un sistema che tenda
al recupero di chi delinque, e non
soltanto della sua punizione?
Tutto questo non vuol certo dire
che dobbiamo allora rassegnarci a
convivere con la criminalità e a subirla come un male inevitabile. Ma i
modi del contrasto non stanno
nell’inasprimento delle pene o
nell’aggravamento del sistema carcerario. E non stanno neppure nella
giurisdizione. I problemi del funzionamento della giustizia in Italia sono molti e gravi e, purtroppo, aperti
da molto tempo. Alcuni sono stati
risolti, ma altri, e nuovi, coinè era
inevitabile, si sono posti. Ma il giudice non deve essere un poliziotto e
la procedura deve assicurare il contemperamento fra gli inviolabili diritti della difesa dell’imputato, che
non può essere considerato colpevole sino alla condanna definitiva, e
le ragioni della difesa sociale, che
vuole che i colpevoli siano, alla fine,
individuati al di sopra di ogni ragionevole dubbio ed equamente puniti. Questo contemperamento è cosa
assai ardua, ed è sempre alla ricerca
di un punto di equilibrio che è
obiettivamente difficile da trovare.
Il contrasto alla criminalità dunque sta altrove: a mio parere sta soprattutto nella prevenzione. Nella
società di un tempo la prevenzione
era affidata essenzialmente al controllo sociale: tutti si conoscevano e
l’estraneo veniva subito notato. Oggi è già molto se si conosce il vicino
di casa. Una sola cosa può sostituire il controllo sociale di un tempo:
la presenza capillare sul territorio
SEGUE A PAGINA 11
¡PENTECOSTALI I
Otto per mille dell'Irpef
Aumentano le scelte
per valdesi e metodisti
Il ministero delle Finanze ha reso noti i dati
relativi alle scelte espresse dai contribuenti riguardo l’otto per mille
dell’Irpef, in riferimento
alle dichiarazioni dei redditi presentate nel 1996
(redditi del 1995). I dati
evidenziano un buon risultato per valdesi e luterani. I primi sono passati
da 133.086 scelte espresse
l’anno precedente (1,10
per cento) a 210.423 scelte (1,48%) pari a circa
8.300 milioni di lire. Buono anche il risultato dei
luterani, che nel 1996
comparivano per la prima volta sui modelli per
la dichiarazione dei red
diti e che hanno ottenuto
45.611 preferenze (0,32).
In lieve diminuzione, ma
sostanzialmente stazionari, i dati relativi alle altre
chiese evangeliche che
usufruiscono dell’otto per
mille, le Assemblee di Dio
in Italia (0,41%) e l’Unione chiese avventiste del
settimo giorno (0,8%).
Complessivamente, il 3,
01% dei contribuenti che
hanno espresso la loro
scelta ha optato per una
chiesa evangelica; l’82,
56% ha scelto la Chiesa
cattolica e il 14,43% lo
stato. Su 32 milioni di
contribuenti solo il 45,
49% ha espresso la scelta
per l’otto per mille, (nev)
Profughi dalla Jugoslavia
La Fcei: deve continuare
la protezione umanitaria
Polemica SU un libro
NAPOLITANO, STRETTI, ROSTAN
Il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), pastore Domenico Tomasetto, ha espresso una forte
preoccupazione per la recente decisione del governo italiano di non provvedere più alla protezione
umanitaria per i profughi
provenienti dalla Repubblica jugoslava. La Fcei è
preoccupata in particolare per le modalità di immediata espulsione o respingimento alla frontiera
che non garantiscono alle
persone di far valere un
eventuale diritto d’asilo.
«Anche se la guerra è formalmente finita - ha dichiarato Tomasetto - per
mane nelle zone di conflitto una situazione di alta tensione con forme di
violenza diffusa, di azioni
punitive contro presunti
collaborazionisti e di misure di pulizia etnica. A
queste forme di persecuzione sono soggetti in particolare i cittadini kosovari di origine etnica rom.
Riteniamo che la protezione umanitaria debba
continuare. Riteniamo soprattutto che non si possa
negare a nessun individuo
che fugge da una situazione di persecuzione e di
pericolo di vita di accedere alla procedura di riconoscimento dello status di
rifugiato». (nev)
A PAGINA S
CHIESE
Candidati al pastorato
Si presentano tre giovani vaidesi
EDITORIALE
La grande Persia
di GIORGIO BOUCHARD
COMMENTO ^
Eurodemocristiani
di PIERA EGIDf
A PAGINA
Amiche lettrici, amici iettori,
Riforma va in vacanza per le
prossime due settimane. Torneremo nelle vostre case e nelle edicole
delle valli valdesi il 20 agosto.
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 30 LUGUQ n
«Voi stancate il
Signore con le vostre
parole, eppure dite:
“In che modo lo
stanchiamo?”
Quando dite:
“Chiunque fa il male
è gradito al Signore,
il quale si compiace
di lui!” o quando
dite: “Dov’è il Dio
di giustizia?”»
(Malachia 2,17)
«Ecco egli viene, dice
il Signore degli
eserciti. Chi potrà
resistere nel giorno
della sua venuta?
Chi potrà rimanere
in piedi quando
egli apparirà?
Egli infatti è come il
fuoco del fonditore,
come la potassa dei
lavatori di panni»
(3, 16-2)
«“Fin dal tempo dei
vostri padri voi vi
siete allontanati dai
miei precetti e non li
avete osservati.
Tornate a me e io
tornerò a voi”, dice
il Signore degli
eserciti. “Ma voi dite:
In che modo
dobbiamo
tornare?... L’uomo
può forse derubare
Dio?Eppure voi mi
derubate. Ma voi
dite: “In che cosa ti
abbiamo derubato?”.
Nelle decime e nelle
offerte» (3,7-8)
«“Portate tutte le
decime alla casa del
tesoro, perché ci sia
cibo nella mìa casa;
poi mettetemi alla
prova in questo”, dice
il Signore degli
eserciti; “vedrete se io
non vi aprirò le
cateratte del cielo e
non riverserò su di
voi tanta
benedizione che non
vi sia più dove
riporla ”» (3, 10)
«“Voi usate parole
dure contro di me”,
dice il Signore.
“Eppure voi dite:
“Che abbiamo detto
contro di te?”.^ Voi
avete detto: “É
inutile servire Dio; e
che vantaggio c’è a
osservare i suoi
precetti, e a vestirsi a
lutto davanti al
Signore degli
eserciti?”. Ora, noi
proclamiamo beati i
superbi; sì, quelli che
accano
malvagiamente
prosperano; sì,
tentano Dio e
restano impuniti!”»
(3, 13-15)
«Voi vedrete di nuovo
la differenza che c’è
fra il giusto e
l’empio, fra colui che
serve Dio e colui che
non lo serve» (3,18)
«TORNATE A ME!» DICE IL SIGNORE
Dio non è cambiato, non si è convertito al male come pensano i contemporanei
di Malachia. Egli è rimasto fedele a se stesso, all'alleanza stabilita col suo popolo
ARRIGO BONNES
NELL’ULTIMO capitolo del
suo libro il profeta Malachia affronta tre domande che il
giudeo della metà del V secolo
a.e.v. si poneva; 1) Dov’è il Dio
di giustizia? 2) In che modo
dobbiamo tornare a Dio? 3) Che
vantaggio c’è a osservare i precetti di Dio?
Tre domande
MI pare che queste domande si siano rincorse nel
tempo, rotolando nel corso dei
secoli per giungere fino a noi.
Sono gli scettici a porsi questo
genere di domande? Gli increduli? Non mi pare. I pensieri
non sono nuovi: li troviamo nei
Salmi (37 e 73), in Geremia (12),
in Giobbe, nei Proverbi: «chi fa il
male prospera...». E, torno a ripetere, mi pare che anche oggi
non siano pochi coloro che la
pensano allo stesso modo. Non
parliamo poi quando siamo posti davanti alla sofferenza nostra
o di altri, individuale o collettiva: dal bambino che muore di
cancro alla donna che viene violentata in nome dell’odio etnico,
dalla povertà così abissale da
produrre morte per fame al genocidio razionalmente e freddamente portato avanti in questo
nostro secolo che muore da governi e popoli: «Dov’è il Dio del
giudizio?». E infine: «Che cosa
abbiamo da rimproverarci?».
Non dico i 613 precetti ebraici, ma se diamo una scorsa ai
dieci comandamenti o alla legge
noachita ci pare di essere abbastanza in regola. Sì qua e là una
confessione di peccato ci sta pure bene, anche se non sempre
siamo d’accordo sull’opportunità di farla. 11 punto di partenza
è una certa idea di Dio e del
conseguente nostro rapporto
con lui. Se gli esuli ritornati dal
la diaspora non hanno trovato
quelle condizioni di vita ottimali
che si aspettavano ciò era attribuibile a Dio; la mancata realizzazione delle sue promesse o
erano segno dell’impotenza di
Dio o della sua indifferenza o,
come sembra sottintendere 2,
17, di una «conversione» di Dio
«il quale si compiace di chiunque fa il male!».
Dio non è cambiato
La risposta di Dio
Preghiamo
Sotto il tuo giudizio, o Dio onnipotente, noi soccombiamo. Concedici d’aver pienamente coscienza della nostra debolezza e della nostra impotenza e ricordaci del
continuo che tu sei la nostra forza e il nostro sostegno.
Insegnaci a saper cercare rifugio presso di te e a mettere risolutamente nelle tue mani la nostra vita presente e
la nostra salvezza eterna, affinché noi siamo del continuo
la tua proprietà e che ti rendiamo gloria.
Tu sei colui che ha cominciato la nostra salvezza e colui
che la porterà a termine. Amen
(Calvino: citato da K. Barth in Preghiere, Claudiana, 1987)
La risposta che Dio da, secondo il nostro autore, ci mette
subito in grave difficoltà. Ci
aspetteremmo «un qui e ora»
sulla linea del Salmo 121, ad
esempio: «Il Signore è colui che ti
protegge, è la tua ombra, sta alla
tua destra, ti preserverà da ogni
male...» (5-7) e invece veniamo
rimandati da una lato a tre personaggi che dovranno venire: un
«mal’ak», un messaggero (da cui
ha preso il nome il nostro libro?),
un «’adòn», un Signore (il Messia
che viene nel suo tempio?), un
«mal’ak habberit», un messaggero (angelo) dell’alleanza, e dall’altro al «giorno della sua venuta. Chi potrà rimanere in piedi
quando egli apparirà?» (3, 2). Secondo Neher i profeti postesilici
nel momento in cui «ruah e dabar» (Spirito e Parola), cessano,
permettono alla «berit» (l’alleanza), di continuare attraverso il
suo completamento. «Si vuole
conoscere il Messia per uscire da
tutti i tempi entrando nel suo
tempo. Si vuol scoprire il suo mistero percorrendo qualunque
strada, purché sia l’ultima. Fino
ad allora si riconosceva la strada
dell’alleanza dal fatto che era
l’unica; ora, si prende quella che
porta al termine, l’ultima. La
speranza messianica diventa una
scienza. E si vive nell’attesa di
una conferma di questa scienza.
È il tema dell’apocalisse».
Quando verrà, il Signore purificherà innanzitutto i sacerdoti.
Per Malachia la «purezza» del rito ritorna in tutta la sua imperiosità: soltanto un sacerdozio
purificato e raffinato è in grado
di rendere gradita l’offerta di
Giuda e di Gerusalemme (3, 34). Anche se non incontriamo
un’indicazione temporale successiva ho l’impressione che il
giudizio «etico» (3, 5), caratteristica della predicazione profetica pre-esilica, venga come conseguenza, dopo la purificazione
del sacerdozio. Sarà (non è) il
Dio della giustizia per l’operaio,
la vedova, l’orfano, lo straniero!
CERTO il pensiero corre verso il futuro, ma in realtà Dio
non è cambiato: non si è convertito al male, come pensano i
contemporanei di Malachia; la
riprova è che i figli di Giacobbe
non sono ancora stati consumati... Egli è rimasto fedele a se
stesso, alle sue promesse, all’alleanza stabilita col suo popolo.
Ma è Israele che si è allontanato,
che ha deviato il suo cammino e
questo fin dai tempi antichi.
L’invito è generoso: «Tornate»,
la promessa è immediata «e io
tornerò a voi». La risposta è di
una logica conseguente e disarmante! Se io mi aspetto un «Dio
di giustizia» e dico che «chiunque fa il male è gradito a Yhwh»,
dico in sostanza che Dio è ingiusto poiché premia gli altri, che
sono notoriamente malvagi, e
non premia me che invece sono
giusto. E se io sono giusto, non
sono ovviamente io che devo
cambiare, ma è Dio che si deve
convertire e smettere di «gradire
quelli che fanno il male».
sa del pane (Rut), ritornerà ad essere un paese di delizie (3,12).
Tornare a Dio ma come?
// T ^ che modo dobbiamo tor
1
nare?» (3, 7-8). «Voi mi derubate» è la sconcertante risposta di Dio. E di nuovo tornano in
ballo le decime e le offerte. E di
nuovo c’è un po’ di ambiguità. I
chiamati in causa non sono soltanto i membri del popolo che
«fanno i furbi» nel calcolare la
decima, come da sempre si fanno i calcoli per pagare le tasse,
ma di nuovo ci sono di mezzo i
sacerdoti che più o meno a quell’epoca aveva preso l’abitudine
di andare in giro, nelle case, diventando così esattori per prelevare il contributo e stando a
queste parole possiamo pensare
all’antica e mai caduta in disuso
abitudine di «fare la cresta».
L’invito a portare le decime alla casa del tesoro non era certamente finalizzata al rimpinguamento delle sue casse fine a se
stesso, ma era in vista di una «solidarietà» che non riguardava
soltanto la classe sacerdotale, ma
anche la vedova, l’orfano, lo straniero e il povero. Anche qui,
prendere sul serio la legge, purificare il rito diventa occasione di
benedizione, intesa come azione
futura, susseguente: ci sarà la
pioggia, la cavalletta non distruggerà il raccolto, la vigna darà il
suo frutto e il paese che era la ca
Bisogna servire Dio
per amore
. U inutile servire Dio» è la
J!2( terza e ultima provocazione; non si ricavano «vantaggi a
osservare i suoi precetti» (3, 14).
È, come dicevo più sopra, l’idea
di Dio quella che avrebbe bisogno di un correttivo. Malachia,
con il suo libro, non è in grado di
farlo. Lo farà il libro di Giobbe.
Saranno i petulanti amici di
Giobbe a riproporre con noiosa
e asfissiante continuità l’idea
che c’è un «vantaggio» a osservare i precetti di Dio e il non osservarli produce le conseguenze
disastrose che Giobbe sta sperimentando su se stesso. E con altrettanta caparbietà e fermezza
Giobbe risponderà che si può
servire Yhwh gratis, senza vantaggi, per amore.
Malachia non riesce ad andare
più in là dell’idea che una parte
«ha timore del Signore» (3, 16).
C’è sempre un resto! E anche loro, nel futuro, «nel giorno che io
preparo, saranno la mia proprietà particolare, io li risparmierò, dice Yhwh» (3, 17). La visione è appunto apocalittica. La
profezia ha esaurito il suo compito. Non si progetta più un futuro nuovo in cui si può ritornare a
camminare con Dio. Si aspetta
solo il giudizio: «Ecco il giorno
viene ardente come una fornace,
i superbi e i malfattori saranno
incendiati come stoppia», non
c’è più tempo per la conversione,
per il pentimento, per ricominciare daccapo; è appunto il tempo della fine, del giudizio ultimo.
Ci sono, naturalmente, anche i
timorati e per loro «spunterà il
sole della giustizia... e voi calpesterete gli empi che saranno come cenere sotto la pianta dei vostri piedi» (4,1-3).
Il popolo che vive nell’ex regno di Giuda si compatterà intorno alla classe sacerdotale che
nel frattempo è riuscita ad assumere un ruolo guida. Sarà la rivolta del Maccabei a sancire il
suo predominio che sarà poi assunto, fatto proprio e proiettato
nel futuro dai farisei. Ma il compito di Malachia si ferma alle soglie di un sacerdozio ancora incerto e lo sprona perché superi
le sue contraddizioni.
(3-fine: leprecedenti
puntate sono state pubblicate
il 16 e il 23 luglio)
Note
tata (24 volte nei
omiletiche
È la parte più nota *
NT) del libro di Malachi
Nella Bibbia ebraica ili
bro è diviso in tre capiti
mentre la traduzione q»
ca spezza il terzo capiti
in due parti, 1-18 e ig.v
costituendo cosi un qqj
to capitolo con questi uL
mi sei versetti. Il brani
nel nostro caso, va leti|A L doti
tutto. È soltanto per rlfVstratc
gioni di spazio che, neljtotelica i
colonna a sinistra, ci siLntiera:
mo limitati a riportare fissi,
cuni versetti. Ma se doQaspi'
biamo pensare a un uti|gfti¿c(
zo di questo brano perf" pa i
predicazione, per las/®“
ricchezza, dovremmo
sare ad un ciclo di più se^coerain
moni. stante se
Visto globalmente il
stro testo, dopo esset^endessc
confrontato con coloría. Secom
che negano la Signoria Jpitte le ù
Dio nel mondo ritenenimetaviglii
che fare il bene o il ma^iaelab*
sla del tutto indifferenttoetative.
annuncia la venuta diriiiiolo r
giorno del giudizio {
quale sarà finalmenC„arpnt
chiara la differenza fraP^.up ,
giusto e l'empio. Conll'*®^^
prima domanda (2, p.iponaan
5) percepiamo la dlstan^^otan'
che separa il giudeo *
metà del V secolo a.e.v,noncqua
dallo spirito del Salmollpamer
quali esperienze amariopere oi
erano state vissute per piKjeatore 1
ter affermare che «Chiuisdalle acq
que fa il male è graditoimito di c
Signore?». La risposta „oté i
articola in tre elementi:
la promessa delrinviodi Màjnr
un messaggero 2) l'an-, ., 1
nuncio della venuta
giorno del Signore 3)
purificazione dei leviti aPtooloto
del resto del popo/o. njnnno ni
Ognuno di questi tre eie- Siala stri
menti a sua volta si artico
la in ulteriori argomentiaptichi r
per i quali non posso ctiipale imf
rimandare ai commentartjsjjQjQ) ^
La seconda domanda Schiave (
6-12) nasce da un invitoii¡jon è dt
volto dal Signore al
popolo: «Tornate a rneligjjj^g^ j
Sarà la predicazionedi
Giovanni Battista, di Gesù. 1^
dei discepoli. Ma sesia---------
convinti di aver fatto I
L
strada giusta come si poi t
pensare di dover tornaref
indietro per farne un'aldi f
tra? La risposta di DioljlìT^
sorprendente: col suo
comportamento il popolo
deruba Dio stesso. Ed® Comi:
entrano in gioco le deci-mia infa
me e il loro uso. Sarebkmia infa
del tutto arbitrario peo»ca, indi
re alle nostre contribu»„A ì ,
ni e all'uso del danatrj^^^
nella chiesa? E la pi'oo'®'mp
sa conseguente
un paese di delizie» è5ob™cieli
un'utopia?
La terza domanda rei» °
tiva alla «inutilità di seW uà. nac
re Dio» trova una doppU^i^laf
risposta; la prima viene® Per q«quelli che hanno timonnato, m
del Signore» e questosidata pj
gnifica che non tutti i Spiovere
dei sono così scettici ^meurif
vanti a Dio: c'è sempre ijiengj|^
resto, una parte che crei*
e che è fiduciosa! La
conda viene da Dio stessi
che annuncia il giudizio. .
Nei versetti d'appendi“
troviamo due pensieri-•
primo conclude tutto
segnamento dei
«Ricordate la TorahJ giun|
Mosè»; il secondo innes« oceani
la tradizione secondo! Q^g^
quale Elia sarà il precursisud de
re del Messia. taffich
pioggia
Una fru
ilo il ci(
Per
approfondii'* ^io, laj
- C. E. Cornili, / ptoH
di Israele, Gius. Laterza J
Figli Editori, Bari, t923. J
- De Vaux R., Le ism
zioni dell'AT, Mariet^
1964, 1977. J
- André Neher, L'ess^
za del profetismo, Man^
Casale Monferrati
ti,
1984
- Paolo Sacchi,
Secorìdo Tempio - j
tra VI secolo a.C. e I ]
d.C, Sei, Torino, 1994. ^
- A. Unterman,
rio di usi e leggende eb
che, Laterza, Roma-B®
1994, vedi le voci: Elia, >
cime, ritorno.
3
luglio 1999
Fede e Spiritualità
PAG. 3 RIFORMA
La Bibbia ci insegna a parlare di Dio con immagini, metafore e parabole
Il Signore fa piovere sui giusti e sugli ingiusti
Ideila Scrittura la pioggia è un'immagine dei la vita, per esempio consente alia
terra di essere feconda oppure mostra la grande misericordia di Dio verso tutti
PIERO STEFANI
u nota e
nei libri jj
li Malacll;
ebraica iit
tre capiti
luzioneg^,
rzo capitQU
-\8 e 19-i
)si un quj,
'questi ult
;o, vaTeSs L dotto medievale, addento perstrato nella cultura ari3 che, neftotelica in cui i quattro ele'^tra, ci silenti erano gerarchicamente
'iportareaUn fissi, costava non poca
'‘«¿tica spiegare perché il leg' ® fuoco del fulmine cades
irano perf jjg pesante terra. Per
per Is j_i ■vT'ii-.inrv Orionto iin_
'emnno pef('"
'uomo del Vicino Oriente an
o'di'pSco era invece già fonte di cogitante sorpresa cercare di
TientPiin^imprendere perché l’acqua
ipo es ogni tanto dal cie
con colo! Secondo la piu classica di
Signoria iwtte le interpretazioni fu la
0 ritenenlEieraviglia a indurre gli uomi'e o il ma^i a elaborare ipotesi interndifferenWtative. Pungolati da questo
j/enuta d^olo nel mondo semitico
iudizio n^ercò di rispondere a tale
inalmen!£pgj.gjjte anomalia dell’acl'enza fra^^ scende dall’alto per
Icondare quanto è in basso.
pio. Con
^la ^^tan^borando una spiegazione
liudeo deifcndo
acolo a e#oacqua sia sopra, sia sotto il
el Salmo l&iamento. Una delle prime
nze amartopeie ordinatrici del Dio
sute per pi allatore fu di separare le terre
che «ChiuÉdalle acque (Gen. 1, 6): a seè gradito ignito di ciò, il cielo, in ebrairispostaSjn^poté dirsi shamajim, cioè
elementi: latrale acque {majim]».
lei! invio il passato, né ai nostri
j"aiomi le visioni cosmologiche
venuta del®; T , . °
gnore3)la™®‘^°”° a dar ragione dei
dei leviti e propri del vivere
11 popolo, waaào sulla terra. Qualunque
esti tre eie- Mala struttura dell’universo.
Ita si artico-k|ioggia guardata con occhi
argomentiaatìchi rappresenta la radiri posso chttjle impotenza dell’adamà
ommentari (soóio) a bastare a se stessa: la
iomandaSchiave della sua fecondità
un invitoiinon è dentro di sé. La terra
lore al suidg^t.rice di vita resterebbe
ate a celvtjjygj tn una sterilità senza
razioneffljcampo se non fosse irrorata
sta, di Gen ^
Ma se si
dalla pioggia che permette ai
semi di dischiudersi, alle erbe
di crescere e alle piante di
fruttificare. Non sorprende,
quindi, come in molte culture
questa potenzialità di vita dischiusasi solo attraverso un
incontro sia stata pensata in
termini di femminile e maschile, cioè di grembo che accoglie la forza fecondante che
viene dal di fuori.
Nella Bibbia, però, l’origine
dell’esistenza non è letta come celebrazione cosmico-divina della forza sacrale della
natura. Tutto ciò era conosciuto in Israele: anzi, in un
certo senso, era costante la
tentazione di andare in quella
direzione, ad essa però la voce profetica contrapponeva
T«alterità» e la «prossimità»
del Signore. La pioggia, così
sacra e periodica in quella regione, costituiva uno dei
grandi inconfutabili segni
dell’insufficienza delle creature e, quindi, della loro dipendenza diretta da Dio.
In questa luce non è affatto
casuale prendere atto che il
più drammatico scontro tra
Elia e i sacerdoti di Baal, la divinità per eccellenza legata alla sacralizzazione della fecondità, abbia avuto come oggetto proprio la richiesta della
pioggia (1 Re 18, 20-46). Tutta
la struttura del racconto, così
«violentemente» monoteista,
vuole indicare che l’uomo di
Dio, appunto perché tale, è
capace, invocando il Signore,
di chiudere e aprire il cielo.
L’episodio della pioggia torrenziale che scende dopo la
sfida del Carmelo è, infatti,
simmetrico alla minaccia di
siccità proferita in preceden
Una confessione di Fabio Neruda
■ tornate)'
ie un'aldi Dio
col sut
I popolo
IO. E q«i Comincerò col dire della
, le deci- ■ •
linfanzia e poesia
li *
^mia infanzia, dei giorni della
Sarebbe mia infanzia, che la mia uniindimenticabile compadanau^"® ^ pioggia- La grande
romei P'°88ià australe che cade co«sareti®® ™a cateratta dal Polo,
3» è sol ’^Pi ciàli di Capo Horn fino alla frontiera. In questa frontieida rele'^®. ° Far West della mia padi senéfriai nacqui alla vita, alla terI doppi ta, alla poesia e alla pioggia,
viened Per quanto abbia cammi3 timorinato, mi sembra che sia annesto iiQata perduta quell’arte di
Itti i g'Jpiovere che si esercitava coMi,®® HO potere sottile e terribi¡^^rgrii Quella mia Araucania natale,
i! La se, ’'’^osi interi, anni inio stessi Fa pioggia cadeva in fili
jdizio. lunghi aghi di vetro che
)penditi*’'■°*’^P0''àno sui tetti o arrinsieri;F®'^^'^o in onde trasparenti
jtto l'iFObtrole finestre, e ogni casa
profetj^ta ima nave che difficilmenorah giungeva in porto in quel
I innestu Oceano d’inverno.
ondo I Questa pioggia fredda del
ìrecur ufi dell’America non ha le
Ràffiche improvvise della
poggia calda che cade come
' ^stata e passa lascianJSi'i ri'' 1 azzurro. Al contranOll'' 0, la pioggia australe è pa
/ Dfoft
ler, L'esse
ino. Marii
onferrati
za da Elia stesso (1 Re 17, 1).
Nella lettera di Giacomo
questo esempio è citato per
indicare l’efficacia della preghiera del giusto. Elia era un
uomo come noi, ma pregò intensamente e non piovve per
tre anni e mezzo, pregò di
nuovo e piovve e la terra riprese a dare i suoi frutti (Giacomo 5, 17-18; cfr. Salmo 68,
10). Una celebre immagine
biblicà paragona la parola di
Dio alla pioggia che scende e
feconda (Isaia 55, 10); tuttavia, per altri aspetti, essa evoca la sfera della preghiera,
cioè la voce che sale dalle
profondità (Salmo 130,1) perché qualcosa scenda dall’alto.
Tutto questo, però, presuppone la dipendenza diretta della
pioggia da Dio.
Per comprendere tale accostamento occorre stringere il più possibile il nesso tra
pioggia e vita, Nella tradizione giudaica un ripetuto luogo esegetico chiamato delle
«tre chia'vi» indica, in base a
una serie di citazioni bibliche, quali sono le chiavi
direttamente poste in mano
a Dio; esse sono quelle della vita, della tomba e della
pioggia (qualcuno ne aggiunge una quarta: il cibo). Solo
Dio può far aprire il ventre
sterile, dischiudere il sepolcro restituendo la vita ai
morti e far scendere la pioggia per fecondare la terra:
unicamente l’affinità profonda tra l’acqua scesa dal cielo
e la vita può giustificare come le chiavi delTuna e dell’altra riposino direttamente
nelle mani di Dio.
Le preghiere, le processioni, le rogazioni perché scen
da la pioggia 0, al contrario,
perché cessi quando è troppo
abbondante suonano esempi
tra i più proverbiali dell’esistenza di una mentalità premoderna e prescientifica.
Queste contrapposte devozioni possono giustamente
far sorridere. Le cose però si
presenterebbero in modo diverso se si pensasse al profondissimo intreccio che c’è
tra la pioggia e la vita intesa
come una realtà che letteralmente tutti ci accomuna. La
pioggia, come la vita, cade su
tutti, non fa distinzioni. In
ciò si può scorgere un elemento di cieca fatalità, ma si
può anche, al contrario, intravedere un segno efficace
di quella misericordia del Padre che fa sorgere il sole e fa
piovere su giusti e ingiusti
(Mt. 5, 45). La pioggia è una
delle grandi immagini dell’esistenza di una dimensione
accomunante più radicale
della presenza della discriminazione tra giusti e ingiusti.
Un passo giudaico afferma
che una giornata di pioggia
vale più della resurrezione
dei morti perché questa è solo per i giusti mentre l’altra è
per tutti, compresi i peccatori. Come immagine di dipendenza da quanto ci precede e
di riferimento a quanto ci accomuna al di là di ogni divisione, la pioggia può dire ancora molto anche a chi, nel
mondo contemporaneo, non
è più in grado di riferirsi a cosmologie che parlano di acque di sopra e acque di sotto
o a devozioni che attribuiscono a qualche santo un particolare talento per far scendere o per far cessare la pioggia.
ziente e continua, senza fine,
a cadere dal cielo grigio. Di
fronte a casa mia, la strada si
è trasformata in un immenso
mare di fango. Attraverso la
pioggia vedo dalla finestra
che un carro si è impantanato in mezzo alla strada. Un
contadino, con un pesante
mantello di lana nera, bastona i buoi che fra la pioggia e il
fango non ce la fanno più.
Saltando da una pietra all’altra, contro il freddo e la
pioggia, andavamo a scuola.
Gli ombrelli se li portava via il
vento. Gli impermeabili erano costosi, i guanti non mi
piacevano, le scarpe si inzuppavano. Ricorderò sempre i
calzini bagnati accanto alla
stufa e una fila di scarpe che
sbuffavano vapore, come piccole locomotive. Poi venivano le inondazioni, che si portavano via le baracche dove
viveva la gente più povera, vicino al fiume. (...) Altre volte,
sulla cordillera spuntava un
pennacchio di luce terribile:
il "vulcano Llaima si svegliava.
(da: Fabio Neruda, Confesso
che ho vissuto, Einaudi editore,
Torino, 1998, pp. 9-10)
I II cane di Charlie Brown
libero dono della grazia
Il carattere paradossale
dell’amore di Dio, che affligge chi si gode il benessere e
dà benessere a chi è afflitto,
sembra essere spesso rappresentato (...) dall’uso di
due diversi simboli.
Il primo è la pioggia (...).
Ma proprio come Dio «fa piovere sul giusto e sull’ingiusto»
(Matteo 5, 45), così l'amore
che Dio dona a tutti gli uomini può essere sentito sia come
una benedizione che come un
giudizio, a seconda della fede
o mancanza di fede di ciascuno. Charlie Brown, per esempio, che una volta dichiarò
desolato «Piove sempre sui
derelitti!», fu un giorno «salvato dalla pioggia» quando una
delle sue eternamente perse
partite di baseball fu annullata perché pioveva.
Nella scena che segue.
I fumetti e le parabole
La casa sulla roccia
e la casa sulla sabbia
MucjrolEHOONA SOEiHE MUOIO'.
■ ' ^ .w
Snoopy è benedetto proprio
mentre sta «morendo di sete», poiché è «saziato» dalla
pioggia. Ma sempre in questo fumetto Schulz sembra
servirsi della pioggia per dire,
per un’altra via, quello che
gli abbiamo visto suggerire
in precedenza: il «libero dono» di grazia di Dio attraverso Gesù Cristo non può essere limitato ad alcun canale di
grazia umano. «Non mi piace
neanche l’espressione “prendere la comunione’’», ha detto Schulz. «Non puoi “prendere" la comunione. Tu fai
parte della comunione dei
santi». Perciò, «chi ha sete
venga, chi vuole attinga gratuitamente l’acqua della vita» (Apocalisse 22,17).
(da: Robert L. Short, // Vangelo secondo Charlie Brown,
pp. 128-129)
I famosi fumetti di Charlie
Brown assumono spesso la
forma di una parabola cristiana dei nostri giorni. Per
dimostrare quanto le parabole di Charlie Brown possano
essere vicine alle parabole
del Nuovo Testamento, negli
insegnamenti suggeriti, nel
modo di suggerire questi insegnamenti e nel metodo indiretto, confrontiamo il fumetto riportato qui sopra, articolato in tre «strisce», con la
parabola di Gesù su «la casa
sulla roccia e la casa sulla
sabbia» (Matteo 7, 24-27):
1) «Chiunque perciò ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà sìmile ad
un uomo saggio che costruì
la sua casa sulla roccia. E
cadde la pioggia, e strariparono i fiumi e soffiarono i
venti e si abbatterono su
quella casa, ma essa non cadde, perché era stata fondata
sulla roccia.
2) E chiunque ascolta queste mie parole e non le mette
in pratica, sarà come un uomo stolto che costruì la sua
casa sulla sabbia. E cadde la
pioggia, e strariparono i fiumi e soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa.
3) ed essa cadde; e grande
fu la sua rovina».
E così ci sono delle lezioni
da scoprire nelle vignette di
Charlie Brown, ma proprio
come nelle parabole di Cristo, noi non siamo sempre sicuri di quali queste lezioni
siano. O, come direbbe Lucy,
anche nei fumetti di Charlie
Brown troviamo difficile «leggere tra le righe». Schulz ha
detto: «... Naturalmente devo
fare attenzione al modo in
cui esprimo le cose. Io ho un
messaggio che voglio presentare, ma sarei incline a tralasciare qualche punto piuttosto di compromettere tutto il
fumetto perché troppo ovvio.
Così... ogni sorta di persone
impegnate nel campo religioso mi ha scritto per ringraziarmi di predicare nel mio
modo attraverso i fumetti.
Questa è una delle ragioni
che mi fanno andare avanti».
(da: Robert L. Short, Il Vangelo
secondo Charlie Brown, Gribaudi
editore, Torino, 1990, pp. 35-37)
onfix)
i
7/8
LUGLIO-AGOSTO 1999
Balcani
Forum con Franzoni, Luzzato, Marcon, Spini
Società
«Ordine e legalità». Sinistra incerta
Buddhismo
Vita da monaci
Ecumenismo
Verso un Forum delle chiese cristiane
Sviluppo
L’economia legale crolla, le mafie crescono
Confronti: una copia lire 8.000; abbonamento annuo lire 65.000;
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4
PAG. 4 RIFORMA
E
VENERDÌ 30 LUGLIO
Torre Pellice: XVI incontro internazionale delle coppie interconfessionali
Famiglie interconfessionali e chiesa domestica
Un luogo non strutturato, ma aperto al dialogo, in cui si manifesta la fedeltà a
Dio e alla Parola e che può essere di sprone alle rispettive chiese dei coniugi
ALBERTO CORSAMI
Alcuni cattolici hanno
avuto l’impressione, nel
corso deH’incontro internazionale dell’estate ’98 a Ginevra, che l’idea di chiesa domestica fosse protestante,
perché fortemente rilanciata
dal segretario del Cec Konrad
Kaiser; invece alla cultura e
alla politica italiana le riflessioni sul ruolo della famiglia
nella società paiono prerogativa del cattolicesimo; segno
di confusione e incertezza?
Più probabilmente segno del
fatto che da sèmpre le famiglie interconfessionali svolgono un’attività di ricerca in
anticipo sui tempi dell’ecumenismo e del dialogo fra
chiese; segno che le basi comuni (bibliche e, in questo
caso anche storiche e teologiche, dati i riferimenti alla
chiesa primitiva e alla patristica) sono fonte di indicazioni che prescindono dagli
schieramenti. Così anche
questo 16“ incontro internazionale di Torre Pellice, che
ha riunito nei giorni 10-12 luglio itcdiani, francesi, svizzeri
e inglesi con partecipazione
di preti e pastori impegnati in
questo settore, dedicato al tema «Famiglie interconfessionali e chiesa domestica» ha
fornito spunti e suggestioni
utili per un ambito più vasto.
I componenti delle coppie
interconfessionali da anni
escludono ogni tentazione di
sostituirsi alle chiese di provenienza o di fondarne una
«terza», ma cercano di lavorare nei rispettivi ambiti per
fare crescere la sensibilità al
dialogo, partendo dal vissuto
(ma anche dalle aspirazioni:
in Italia si è giunti al «Testo
comune» frutto del lavoro bilaterale valdese-metodista e
cattolico, ma è un sogno l’effettiva concretizzazione dell’ospitalità eucaristica che
permetta ai due coniugi di
Da sin. il past. Bruno Rostagno, il vescovo di Pinerolo Piergiorgio Debernardi e padre René Beaupère
accedere alla comunione insieme). La solidità e pervicacia di questo impegno nasce
allora sì dall’urgenza dei problemi (forma del matrimonio, battesimo ed educazione
dei figli) ma anche dal radicamento biblico che fonda
ogni percorso di vita spirituale domestica.
In questo ambito, ha detto
padre René Beaupère del centro «St.-Irénée» di Lione, da
anni animatore dei foyers
mixtes non solo in Francia, la
famiglia è innanzitutto «luogo
di accoglienza», e il pastore
Bruno Rostagno ha osservato
come alla base di questa comunità sui generis stia l’alleanza fra i membri della famiglia, «che trova la propria
forza nell’alleanza stabilita da
Dio con noi». Nella famiglia,
hanno concordato i due relatori, in circostanze diversissime, la chiesa ha trovato occasioni uniche di sopravvivenza:
pensiamo ai paesi comunisti
o, oggi, alla Cina, ma anche
alla nascita delle piccole comunità di diaspora nell’evangelismo italiano post-unitario
e ancora a quéi membri che
vivono a margine dell’organizzazione ecclesiastica ma
che si ritrovano nell’ambito
familiare intorno alla Parola.
Altre sollecitazioni sono
venute dalle testimonianze
delle famiglie presenti: la
«chiesa domestica», ovviamente non strutturata, si fonda essenzialmente sui modelli di comportamento, hanno detto i coniugi Giolito di
Torino, e in questo senso
danno un’indicazione non
solo in ambito ecumenico,
ma anche per un discorso più
generalmente sociale che
stenta oggi a trovare dei valori di riferimento al di là della
rigida normativa della gerarchia cattolica da un lato, e
dell’improvvisazione relativi
stica (una vera e propria «navigazione a vista») del mondo
cosiddetto laico. Anzi, ha ricordato Rostagno, spesso la
società ostacola con i suoi ritmi la vita e il confronto familiare. E se la difficoltà principale (rispetto per esempio ai
figli) sta nella necessità di
parlare con voce univoca pur
essendo poli di una dialettica
(hanno ricordato i coniugi
svizzeri Beffa), una volta di
più è stato ricordato (pastore
Taccia) che alcuni stimoli
possono e devono essere
estesi alle coppie «normali».
Il mattino della domenica
i partecipanti aH’incontro si
sono divisi tra il culto a Pomaretto e la messa alla parrocchia di Mentoulles, dove
hanno letto un messaggio
che richiama l’abitudine
dell’epoca apostolica a riunirsi nelle case dei credenti. Un’epoca, quella, in cui la
diversità creava ricchezza.
Dopo la ritirata delle truppe serbe
Kosovo: la Chiesa ortodossa
serba è minacciata dall'Uck
Secondo il bollettino di
informazione ortodosso Pravoslavlje Pres, i membri del
clero, i fedeli e gli edifici sacri
del Kosovo sono minacciati.
L’arcivescovo ortodosso Artemije, con monaci e numerosi
fedeli, ha vissuto per giorni
nel cortile della chiesa di Prizren sotto la minaccia di albanesi che avevano accerchiato
i luoghi. Il prelato si è rifugiato a Pristina il 16 giugno scorso. Nello stesso momento, a
due chilometri da Prizren,
membri presunti dell’Uck
hanno sequestrato sei persone fra cui il monaco Hariton
Lukic nel monastero di Sveti
Arhandjel. Da allora non si
hanno notizie. Il contingente
tedesco della Kfor ha garantito la sicurezza del monastero.
Altri monaci sono riusciti a
sfuggire dal monastero di
Grecanica, vicino a Pristina.
Il monastero della Santa
Trinità (XV secolo), nel villaggio di Musutiste, è stato incendiato mentre le suore che
sono riuscite a sfuggire hanno trovato rifugio a Gracanica. Secondo fonti ortodosse
serbe il monastero di Devic,
nel quale vivono ancora suore, è stato attaccato e non gode di nessuna protezione militare. Membri dell’Uck hanno fatto irruzione nei luoghi
sacri. Hanno saccheggiato il
convento, minacciando più
volte di violentare la suora
più giovane del monastero.
La situazione si è rasserenata
dopo l’arrivo del contingente
francese della Kfor.
A Musutiste, la chiesa dedicata alla Santa Madre di Dio
(XVI secolo) è stata incendiata, così come il convento di
San Marco a Korisa. Altri edifici religiosi, come la chiesa
dei Santi Apostoli Pietro e
Paolo a Suva Reka, sono stati
danneggiati e diversi monasteri sono stati svuotati dei
loro abitanti. A Pec, nei locali
del patriarcato, la situazione
è tesa per via della presenza
deirUck nella città. Il patriarca Pavle ha annunciato il suo
trasferimento a Pec «per una
lunga durata», per impedire
che l’ultimo serbo lasci quello che egli chiama «la culla
della nazione serba», la cui
importanza è primordiale per
la spiritualità serba.
La Chiesa ortodossa serba
si dichiara profondamente
preoccupata dallo sviluppo
della situazione in Kosovo,
che ha portato a un esodo
parziale dei serbi. Il Sinodo
ha chiesto alle truppe internazionali di garantire non solo la protezione degli albanesi ma anche quella dei serbi e
delle altre componenti della
popolazione. (spp/apic)
Grande stupore nella sua chiesa
Un prete ortodosso russo
decide di convertirsi all'IsIam
Un prete ortodosso russo,
Vyaceslav Polosin, ha stupito
tutti annunciando la sua conversione all’islamismo. Negli
ultimi dieci anni Polosin era
molto noto negli ambienti governativi: ex membro del Soviet supremo, è oggi impiegato alla Duma, ed è stato uno
dei redattori della legge controversa sulla religione del
1997. Nel febbraio scorso ha
presentato la sua tesi di dottorato in filosofia; ha annunciato la sua conversione all’islamismo nell’ultimo numero della rivista Musulmane. «Non c’è altro Dio all’infuori di Allah, e Maometto è il
suo profeta! - scrive Polosin -.
Ho deciso di mettere il mio
status sociale in accordo con
le mie convinzioni personali e
di rendere pubblico il fatto
che mi considero come un
aderente della grande tradizione della Vera Fede dei profeti del monoteismo, a cominciare da Abramo. Pertanto
non mi considero più membro di una Chiesa ortodossa».
La conversione di Polosin
ha suscitato notevole stupore
all’interno della Chiesa ortodossa anche se il Patriarcato
di Mosca non ha ancora fatto
alcun commento ufficiale.
Una delle più alte personalità
della chiesa, il metropolita Kirill, ha lasciato intendere che
l’ex prete è una persona mentalmente instabile che una
lunga ricerca intellettuale e
spirituale ha reso incapace di
aderire ad un’unica fede. «Verosimilmente, l’Islam non è il
suo ultimo porto», ha detto.
In un’intervista Vyaceslav Polosin, 43 anni, ha dichiarato
di incamminarsi verso quello
che considera come «la sua
scelta di una visione del mondo» da diversi anni e ha precisato di non essere stato circonciso in quanto era sufficiente la proclamazione pubblica della sua fede per diventare musulmano. Per Vyaceslav Polosin il cristianesimo
ha comipromesso il monoteismo, e il problema nasce dall’aver attribuito una forma
umana a Dio.
Polosin non ha voluto dilungarsi sulla sua rinuncia alla fede cristiana, dicendo che
non voleva offendere i cristiani. Ma è chiaro che da un
certo tempo non crede più ai
sacramenti della chiesa: «Ho
avuto dei dubbi sui legami
tra certi riti e la fede in Dio
onnipotente». Ha aggiunto
che rispetta i cristiani e gli
ebrei; anche se il monoteismo è al cuore dei fondamenti del cristianesimo, ha
aggiunto, nel Medioevo la religione è stata contaminata
dal paganesimo. (eni)
Il problema della Cena del Signoi
Le chiese non separino
ciò che Dio ha unito
MARIO POLASTRO*
D UE sposi cristiani, che si
sposano «nel Signore»,
oltre a essere «una sola carne» (Genesi 2, 24) sono anche
segno dell’unione di Cristo
con la chiesa e profezia dell’amore che lega il Signore
stesso alla comunità dei credenti (Efesini 5, 21-33). Gesù
nel vangelo di Matteo afferma con molta limpidezza e
forza: «L’uomo non separi ciò
che Dio ha unito» (Matteo 19,
6). Ampliando il discorso, ma
senza fare violenza al testo
evangelico, si potrebbe forse
dire: «Le chiese non separino
ciò che Dio ha unito». In questo senso: le chiese storiche
accolgano alla Cena del Signore la coppia mista interconfessionale credente, perché non possono dividersi
nell’atto della «comunione
eucaristica» coloro che condividono tutto (la vita quotidiana, le gioie, le speranze, la
reciproca fedeltà, la grazia
battesimale, il pane, la parola, la preghiera, ecc.).
Però nel concreto non è così. Infatti ci sono due chiese e
due mense, due modi di intendere la Cena del Signore.
Le chiese con la loro divisione oggettivamente «separano» la coppia interconfessionale, che si sente «una» in
quanto «chiesa domestica» e
«divisa» rispetto alle chiese di
riferimento. A questo bisogna
aggiungere il diverso atteggiamento delle chiese stesse
di fronte all’ospitalità eucaristica. La Chiesa evangelica
dice: la Cena è del Signore,
quindi è aperta a tutti. La
Chiesa cattolica (con quella
ortodossa) dice; c’è uno stret
to legame tra comunione]
euristica e comunione ecl
siale, dunque l’ospitalità!'
caristica è sconsigliata; Ì4*tEL i
tre manca ancora il recinti N glos
riconoscimento del minis|!¿tath è (
ordinato.
E vero che numerose « averstut
pie miste (come d’altronjo la cai
molte coppie monoconltuicGratf
sionali) sono secolarizzaisoja ottie
vivono poco questa tensiij.|orre ale
spirituale ed eucaristica, ¿a carril
ci sono le coppie consape^tualmen
che sentono che la «chkcUffe Ht
domestica» ha bisogno dij¡.di Stori;
Parola e del sacramenti,«tessa u:
non deve separarsi dalle eli tica al R'
se, nelle quali vive la ctiiicouver,
di Cristo. Queste coppie ¿^ari ate
no bisogno spiritualmenatiisferi
(grave necessità spirituale)i®o a dei
accostarsi «unite» alla Merdai punì
del Signore e le chiese han « scien
il dovere di accelerare la li geologia
riflessione, l’awicinameiSeo/og
l’intesa... per il bene nonsfta dottri
delle coppie miste ma ditujiae (lust
i cristiani. ¡(jg chr
Di questo si è parla%stif¡cfln’
Torre Pellice lunedì 12 lugI diellaTtii
nel quadro dell’incontro di sta stori
le coppie interconfessioiiil i^lkctuc
con una stimolante e pn pean R(
tuale riflessione introduttit- storia i
del pastore Alberto Tacci iformt
Peccato che i preti fossei cùisicc
pochi (6) e i pastori pure (? dalla C
Il vescovo di Pinerolo Deba iella R
nardi ha partecipato inveì teologie
a tutta la giornata del sabi e Le rat
to. Comunque le relazioi proteste
(Beaupère, Rostagno, Tacci) dal pub
e le testimonianze delle cop tutto il
pie verranno raccoltemi» diesar
quaderno e messe a dispos edizior
zione di tutti. È un materiííálla sua
prezioso da valorizzare. tere elt
* sacerdote a Pineii attività
segue da anni lecopf blicpii
interconfessm razior
suoilil
Intervi
trice e
uno dì
ché è i
stato ti
Belgio: la Chiesa protestante appoggia
azioni umanitarie in vista della pace
BRUXELLES — La Chiesa protestante unita del Belgi'
Edizioi
McG
futuro
evange
che ci
(Epub) appoggia le iniziative prese dalla Conferenza det °
chiese europee (Kek) e dal Consiglio ecumenico delle chiei “ì
(Cec) rispetto alla situazione del Kosovo; incontri di respoi ^
sabili religiosi in vista di alleviare le sofferenze' dei prodigi ^PP'^
kosovari che tornano e dei profughi serbi che fuggono.l '
chiesa si associa alla dichiarazione ecumenica internazionil °
firmata l’il giugno scorso, insistendo sul ruolo che devo» e 8
giocare l’Osce per la smilitarizzazione della regione e il Trih '
naie penale internazionale per il rispetto dei diritti urna»
L’Epub insiste inoltre sul ruolo chiave che possono giocarti
Chiese nel processo di pace a lungo termine e chiede di® yg
stenere in particolare la Chiesa ortodossa serba la quale i
pubblicamente sconfessato Milosevic. (sppibelp
si nei (
India: cristiani mobilitati per le elezioni j^henc
KAMATAKA — I cristiani dello stato del Kamataka, in IniJ un
si stanno mobilitando per incitare i fedeli a interessarsi al ® ° p
politica e a iscriversi sulle liste elettorali per le prossime elei ^spnn
ni di fine settembre. Il «Forum cristiano unito per tuttala ®
dia», un movimento ecumenico di difesa dei diritti delle mW
ranze, si sta dando molto da fare al riguardo. Ha contattai« «uesa
movimenti cristiani della diocesi e organizzazioni non gov®
native affinché verificassero le liste elettorali dalle quali sare o
bero stati tolti i nomi degli elettori cristiani. È quanto è acC ^
duto a Susan Jacob, una giornalista, che denuncia «il gioco 1« y '
bido e nauseabondo di coloro che vogliono impedire ai crisO
Cile vugiiuiiu iiiijjcuiiv. esDO«:
ni di votare». Da parte sua, mons. Ignatius Ponto, arcivesco^
cattolico romano di Bangalore, ha scritto una lettera invitali jj .
i cattolici ad assicurarsi di essere iscritti sulle liste elettorali
precisando che votare è «un obbligo morale». (sppW\
Francia: sondaggio su religione e media
Crei
sull’a
durre
na*, i
Italia]
PARIGI — Il quotidiano La Croix ha pubblicato un sond^
rancese su due non è soddisfai^’McGr;
gio dal quale risulta che un francese su due non i
dell informazione religiosa data dai media: il 32% delle
tiene che i media danno una cattiva infnm
ne interrogate ritiene . ...cuia ua.u.u u..c -------------,
zione, il 17% la ritiene cattivissima. Il 33% si dice soddisfa®, eiebi
menue il 18% non si pronuncia. 1 più severi sono i giovarli . . I {
18 e i 24 anni, i praticanti regolari e i non praticanti. Solo il a . »
ritiene che lo spazio dato alle religioni sia sufficiente. Il 75J
contrario all’uso delle immagini e dei simboli religiosi n _ _ i
pubblicità. Prima del sondaggio, il 13% aveva guardato |'»nc
trasmissione religiosa la domenica mattina. Il 41% si Ip’ P*
soprattutto alle trasmissioni di scoperta delle religioni, il ^ j j_’ fi'
al dibattito tra religioni e alle loro prese di posizione sui gr»
problemi di società, il 12% alle testimonianze, il 5% alle
brazioni e ai raduni religiosi.
(spp/apic/christianis^
m^¡
5
,ì 30 LUGLIO 1999
PAG. 5 RIFORMA
La Claudiana traduce un nuovo importante libro di Mister E. McGrath
La teologìa cristiana nei secoli
Il libro, che conferma la grande capacità di divulgazione dell'autore, ripropone le
domande centrali della fede con un linguaggio adatto per credenti e non credenti
tlILVIO FERBARIO
nuniouj
nione e
spitalitàs ! , .
•gliata; mikTEL mondo teologico anI il recipe N glosassone Mister E. Mclel minis^,tath è da tempo uno dei no^ più noti in assoluto. Dopo
nerose « lyer studiato fisica e intrapre' d’altroL la carriera di ricfercatore,
onocontj McGrath si dedica alla teolo■olarizzai|,ffia, ottiene il dottorato e parata tensij,porre alquanto speditamente
aristica,Ila carriera accademica: atconsape»tualmante è Principal di Wy- >a «chWcliffe Hall a Oxford, docente
'sogno didi Storia della teologia nella
iramentlstessa università, di Sistemasi dalle cU tica al Regent College di Vanve la c%ouver, visiting professor in
coppiehsvari atenei di entrambi gli
itualmeiiemisferi. I suoi libri si conta¡piritualelino a decine: i più importanti
> alla Merdai punto di vista strettamenhiese balte scientifico riguardano la
erarelalìteologia della croce (Luther’s
icinammfheology of the Cross, 1985),
me non s(la dottrina della giustificazioe madi%e (lustitia Dei: a History of
the Christian Doctrine ofjuè parlato^sti/icadon, 1986) e le origini
:dì 12 lu^ .della Riforma dal punto di vircontro di $ta storico-teologico (The Inmfessioni ’tftìkctual Origins of the Euromte e pu pean Reformation, 1987). La
introduttitfstorla della teologia della
uto TacÉ Kforma è anche l’ambito in
reti fossa cui si collocano i libri tradotti
ori pure 0 dalla Claudiana: Il pensiero
ToloDebfl della Riforma, la biografia
pato inveì teologica di Giovanni Calvino
ta delsabi e ie radici della spiritualità
e relazioi protestante, molto apprezzati
gno, Taccia dal pubblico italiano, soprate delle cop tutto il primo, di cui è in via
icolteini diesaurimento la seconda
eadispos edizione. McGrath affianca
m materii alla sua produzione di caratzzare. tere elevato un’intensissima
e fl Pinerot attività come autore di pohmi le copi blicazioni divulgative di ispi■onfessm razione evangelical: molti
suoi libri sono usciti presso la
■ Intervarslty Press, la casa editrice evangelical britannica e
uno di essi (Gesù: chi è e perché è importante saperlo) è
stato tradotto in italiano dalla
Edizioni Gbu.
McGrath è convinto che il
futuro del cristianesimo sarà
evangelical: e non nel senso
el Belgi ahe ci saranno solo penteco
nza del ° comunità del tipo dei
Ile chies f’ratelli, ma nel senso che le
li respoi passioni che caratterizzano i
profugl Bttippi evangelica! (centralità
rgono.I Scrittura, esperienza
riazionai grazia, conversione, im
e devo» P®8*^° di santificazione) si
, ilTribi collocano in continuità con
ti umaii la Riforma, di cui quindi 1’
iocaiel "®'^pgelicalismo» sarebbe le^e di SI S'himamente erede. Esso denualel secondo Mister Mc
¥be¥ Sk*’ le proprie
V inibiaoni e i propri complessi nel confronti della teologia,
che non è un’invenzione della ragione umana peccatrice
tttaun tentativo, certo modesto ma indispensabile, di
,e elezii esprimere la fede in modo initta l'I* lellettualmente responsabile.
lemW ™cGrath non rifugge dalla
itattati difesa del cristianesimo nei
n gov* ^°ttfronti della critica «laica»
ili sarei Ha cosiddetta apologetica,
3 è acd inolto apprezzata nella
iocot® l®ologia protestante del Noli cristi* ''ecento) ed è un eccellente
ivesco* espositore delle buone ragioivitartl P' dal protestantesimo nel di
loni
, in Indi
ettorali
Nella «pala» dì L. Cranach il Giovane, la Santa Cena con i Riformatori e i principi di Anhalt
dedito ecumenico.
Credo che queste noticine
sull’autore aiutino a introdurre la sua Teologia cristiapo*, appena pubblicata in
ttaliano dalla Claudiana. Si
manuale, in cui
ddisfs McGrath riversa sia la sua ec
sta a tali domande non è esoterica, oscura, ma perfettamente comprensibile ma è
espressa nella lingua che tutti
e tutte parlano ed è dunque
accessibile a credenti e non
credenti. Contro il pregiudizio diffuso che la vede trincerata nella torre d’avorio dell’alta speculazione, la teologia non teme di mostrare le
proprie struttura argomentative, permettendo a chi vuole
di entrare nel suo mondo.
L’opera è divisa in tre parti:
la prima è una carrellata storica molto veloce (meno di
150 pagine) dalle origini a
oggi, utile per prendere confidenza con i grandi nomi e
con la periodizzazione della
storia della teologia. La seconda parte riguarda le «fonti» della teologia (che cosa significa «rivelazione»? In che
senso la Scrittura è «parola di
Dio»? Che rapporto c'è tra
Scrittura e tradizione? E tra
fede e ragione?). Infine la ter
za parte, la più massiccia
(quasi 400 pagine) passa in
rassegna i grandi temi della
teologia (Dio e la Trinità, Cristo, lo Spirito, la salvezza, la
visione dell’uomo, la dottrina della chiesa e dei sacramenti, il rapporto tra cristianesimo e religioni, l’escatologia). McGrath intende mettere il lettore e la lettrice in
grado di orientarsi nei dibattito teologico: a tale scopo
occorre in primo luogo presentare con chiarezza e semplicità i problemi e poi esporre i diversi tentativi di risposta, raggruppandoli in
poche grandi «famiglie».
L’operazione presenta evidentemente qualche rischio
di eccessiva semplificazione,
ma rende grandi servigi. Chi
deve prendere confidenza
con le questioni cruciali della
discussione teologica è guidato con mano sicura; ma
anche il cosiddetto «esperto»
gradisce, anche quando non
lo ammette, trovare riassunti
in poche e nitide pagine dibattiti in cui, a volte, rischia
di smarrirsi nei dettagli, perdendo di vista l’insieme, che
poi è l’essenziale.
Il destinatari naturali del
testo sono naturalmente studenti e studentesse di teologia, filosofia e storia, pastori
e pastore, catéchiste e catechisti; credo però che tutti
coloro che esercitano un ministero nella chiesa farebbero bene e tenerlo sotto mano, proprio perché la competenza teologica di base non
costituisce un optional, ma
una caratteristica della credente e del credente consapevoli. La teologia, diceva
Vittorio Subilia, è la «mentalità dell’uomo nuovo». Certo,
nemmeno McGrath può infonderla, ma spiega bene di
che cosa si tratta.
(*) Alister e. McGrath; Teologia cristiana. Torino, Claudiana,
1999, pp. 640, £62.000.
Nell'ultimo volume della «Storia di Torino» Einaudi
Ruolo e visibilità degli evangelici torinesi
È uscito a fine giugno il volume IX della Storia di Torino* Einaudi, ultimo di un
progetto di grande respiro.
In realtà l’uscita del IX volume segue quella, avvenuta
l’anno scorso, del volume
dedicato agli anni 1915-45,
ma prima di essi sono usciti i
primi tre, comprensivi del
periodo dalle origini fino al ’600. Un’accorta politica editoriale ha fatto sì che lettori
di ambiti diversi potessero
avvicinarsi a questa grande
opera per interessi specifici
di natura diversa.
Il volume in questione, curato da Nicola Tranfaglia e
intitolato «Gli anni della Repubblica», ruota attorno a tre
ambiti fondamentali, a loro
volta articolati in un cospi
cuo numero di saggi affidati a
specialisti; «Le contraddizioni dello sviluppo» (si parla
degli intrecci fra economia e
società, con grande rilievo
all’immigrazione e all’urbanistica); «Cultura e religione
nel Novecento» e «La scuola,
gli operai, gli studenti. Esplodono i conflitti metropolitani», dedicato al ’68 e successivamente alla fine dell’idea
della città-fabbrica. Siamo
ovviamente più interessati alla seconda sezione, che a
un’investigazione sulle arti e
gli ambienti culturali torinesi
affianca i contributi sulla religione. Bartolo Gariglio, Francesco Traniello e Paolo Marangon affrontano il tema,
non da poco, «Chiesa e mondo cattolico», lo storico Fabio
! Terzo corso a Torre Pel lice
La storia del protestantesimo
nel Diciottesimo secolo
MARIA ROSA FABBRINI
11 ola la oua t'v-'
Ep®^^®Hente conoscenza della
teologia, sia la sua
jisfat® Celebrata capacità divulgatiani «Irf I grandi temi della teoloBa coincidono con le dolande centrali della fede; chi
a Dio trinitario, che cosa sinifìcano salvezza, redenzio'6. peccato, chiesa, creazioqual è il contenuto della
'Stanza cristiana. La rispo
22 febbraio 1998- a 150 anni dallo Saluto albertino gli evangelici torinesi sfilano in città diretti al teatro Carignano (di fronte al Parlamento subalpino) per una commemorazione pubbiica
Levi «Gli ebrei torinesi fra
storia e memoria», mentre il
pastore Giorgio Bouchard firma il saggio su «Gli evangelici
fra cultura e partecipazione
alla vita politica».
Particolare rilievo è dato alla «lezione della Resistenza»,
che sancì l’accostamento degli evangelici alla vita pubblica; essa emerge da figure di
rilievo, fra cui conviene ricordare Frida Malan, assessore
all’Igiene e Sanità a cavallo
tra gli Anni 60 e 70. Oltre la
politica un posto di rilievo
viene occupato nell’ambiente torinese dalla cultura, resa
visibile, fra l’altro, dall’editrice Claudiana. Ma forse più di
tutti va fatto il nome di Filippo Scroppo, non fosse che
per il motivo che esso ricorre
in un altro saggio. Francesco
Poli, poche decine di pagine
più avanti, investiga infatti
«Le arti figurative» e dedica
ampie citazioni al ruolo che il
pittore valdese di origine riesina ebbe nell’Accademia Albertina e nelle Gallerie d’arte
specialmente negli Anni 50.
Un esempio di attività professionale, creatività, vita di
fede e partecipazione alla politica anche in ambito giornalistico (militante comunista,
Scroppo fu anche critico d’
arte per «L’Unità»), (a.c.)
IL corso di Storia del protestantesimo, organizzato dal
Centro culturale valdese, dalla Facoltà valdese di teologia e
dal Collegio valdese, è arrivato al terzo appuntamento: iniziato nel 1997 con il Cinquecento, proseguito nel 1998
con il Seicento, quest’anno è
stato dedicato al Settecento. E
un incontro atteso, che riscuote sempre maggior interesse, sia da parte di chi lo
frequenta abitualmente sia
da parte di nuovi «allievi» appassionati di storia. La sua
riuscita non è legata solo
all’interesse dell’argomento
proposto, ma deriva da una
felice combinazione di elementi: un percorso culturale
ben organizzato, una formula
didattica stimolante e docenti, tra i migliori, che si avvicendano giornalmente. I partecipanti vengono messi in
grado di seguire, dopo la presentazione delle chiavi di lettura e dello schema argomentativo lo sviluppo dei
particolarismi e del loro intreccio nella complessità,
presentati in forma di conferenza, seguiti dalla lettura
guidata e dalla discussione
dei testi proposti dal docente.
Tra gli storici intervenuti,
tre (Emidio Campi, Giorgio
Spini, Giorgio Tourn) fanno
ormai parte della tradizione
del corso. Il loro contributo è
duplice: alla lezione vera e
propria si assommano, con
Campi, una grande lezione
di metodo, con Spini un’intensa lezione interpretativa e
con Tourn un’appassionante
lezione sul campo, che consente di rivivere gli eventi
nei luoghi storici. Ad essi si
sono aggiunti Tiziano Bonazzi (docente di Storia
americana alla Facoltà di
Scienze politiche dell’Università di Bologna), Daniele
Tron (specialista del Settecento piemontese), Fiorella
De Michelis Pintacuda (docente di Storia della filosofia
alla facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Pavia), Massimo Bubboli (docente di Storia dell’America
del Nord alla facoltà di
Scienze politiche dell’Università di Genova) che hanno saputo collocare le loro
specificità in una compattezza discorsiva trascinante.
In una lezione di storia, e
nella riflessione che produce,
non possono esistere rigidità
tematiche; deve piuttosto essere presente l’analisi di tutti
i tipi di discorsi e di sapere,
presentati nell’affascinante
varietà delle loro forme. Questo atteggiamento mentale è
tanto più importante per il
Settecento, un secolo che a
differenza di quello che lo
precede, segnato dai nascenti stati nazionali e da un marcato confessionalismo, vede
l’affermazione dell’assolutismo monarchico e, insieme a
questo passaggio istituzionale, disegna altri sviluppi in
una geografia non solamente
europea.
Si è parlato, dunque, di
Settecento teologico dove
protestantesimo olandese e
deismo inglese sono accomunati dall’accentuazione
del valore della ragione e dal
Daniele Tron
ristabilimento di un nesso tra
questa e la Rivelazione; rna
anche del tentativo di mediazione, nel protestantesimo
tedesco, tra la tradizione religiosa luterana e la comprensione razionale della realtà;
una parabola della ragione al
termine della quale non si
determinarono, a differenza
della Francia, contraddizioni
tra cultura laica e religione
(qui, protestante), ma venne
affermato il privilegio del
sentimento sulla ragione. Si è
parlato anche del Settecento
inglese, trionfante e imperiale (ma di un imperialismo
commerciale, non politico
territoriale), dove il libero
esercizio della ragione si trasforma nel più ampio concetto della libertà di coscienza, e
delle colonie inglesi del Nord
America dove la storia religiosa è quella di un pluralismo sentito come valore.
Si è parlato ancora del Settecento che vede il rinnovamento delle aree storiche del
protestantesimo in ambito
luterano e del principio radicale deU’illuminismo, la ricerca, necessaria per l’analisi di
qualsiasi fenomeno. Si è parlato della grande mobilità del
Settecento, quella missionaria, quella degli esuli e quella
delle dinastie che cambiano
paese, che si spostano in Europa portando appresso servitori, segretari, confidenti,
ma soprattutto muovendo
cultura. Si è parlato del Settecento europeo, non solo protestante, in cui è radicato
profondamente il convincimento che Dio abbia posto
davanti all’uomo due libri,
quello della Bibbia e quello
della Natura, per cui studiando l’uno si avanza nella conoscenza di Dio, senza che venga a crearsi opposizione alcuna tra scienza e fede.
Si è infine parlato di un’
idea, quella della tolleranza,
vista anch’essa nel suo esito
settecentesco ma seguita nell’evoluzione, attraverso i passaggi dal profilo filosofico a
quello etico, religioso e infine
politico. Un argomento che
ha dato ulteriore senso di
compiutezza al corso, perché
è necessario, ogni tanto, fermarsi e cercare di sistematizzare le categorie, guardarle e
comprenderle alla luce di
quanto ci hanno insegnato
nuove acquisizioni culturali.
Nello sviluppo degli intrecci,
ci sono fasi in cui è più facile
comprendere la complessità
partendo da un punto specifico di osservazione: ciascuno, al termine del corso, ha
avuto modo di entrare nel secolo, compiendo un lungo
percorso scandito dalla storia
che produce idee e dalle idee
che producono storia.
(*) Storia di Torino. 9. Gli anni
delia Repubblica a cura di Nicola Tranfaglia. Torino, Einaudi,
1999, pp. 909, £ 140.000.
SICHEM - Itinerari di teologia riformata
invita tutti gli interessati/e all'appuntamento di riflessione teologica postsinodale su
fi
'ecclesiologia in analisi e in discussione
Venerdì 27 agosto dalle ore 21
presso la Foresteria valdese di Torre Pellice
L'incontro si concluderà alle ore 12 di sabato 28.
Si consiglia di leggere: G. Calvino, Istituzione, III, 1-3 (ed.
voi. Il, pp. 1197-1261).
Per informazioni: Erhanuele Fiume, 10060 FRALI (TO)
tei. 0121-807519, e-mail: efiume@tpellice.it
Utet
6
PAG. 6 RIFORMA
Pentecostali
VENERDÌ 30 LUGLIO
Intervento polemico di un pastore pentecostale sul libro di Eugenio Stretti
L^arcipelago pentecostale in Italia
Il volumetto della Claudiana sulle Assemblee di Dio in Italia, la componente più
numerosa del variegato movimento pentecostale, ha suscitato alcuni malintesi
CARMINE NAPOLITANO
SE non ricordo male la
Claudiana torna dopo più
di vent’anni a occuparsi direttamente dei pentecostali
(...). La cosa ha un suo particolare significato e chi scrive
pensa che l’evento sia maturato adesso non per caso. (...)
Ritengo che sia lecito porre
una domanda: a chi intende
dare visibilità quest’operazione editoriale e perché? La
legittimità di questo interrogativo deriva da una constatazione piuttosto semplice
relativa al messaggio che, sul
piano della comunicazione, il
titolo del volumetto intende
lanciare e che a me sembra
ambiguo, fuorviante e irrispettoso per le ragioni che
vengo ad esporre. Il titolo del
libro può significare solo due
cose: 0 che il movimento
pentecostale e le Assemblee
di Dio sono la stessa cosa,
oppure far trasparire una distinzione per insinuare che i
pentecostali autentici a cui
bisogna dar credito sono
quelli rappresentati dalle Adi.
In entrambi i casi il messaggio è scorretto e danneggia
soprattutto quei pentecostali ^
che nelle Adi non si riconoscono per storia ed esperienza diversa e che in Italia hanno una consistenza numerica
quasi equivalente.
(...) Se si analizza la struttura del libro appare chiaro che
è stato scritto a quattro mani;
il peso che in quelle pagine
hanno gli scritti del presidente delle Adi è più che evidente
non solo negli articoli a lui direttamente attribuiti, ma anche nella parte cosiddetta
storica (...). Si dà il caso che il
dott. Toppi da qualche decennio stia cercando di «vendere» a destra e a manca una
sua singolarissima e del tutto
erronea prospettiva della storia pentecostale italiana. (...)
La visione della storia pentecostale che il dott. Toppi ha e
che il volume di cui trattiamo
ha avallato poggia su un pregiudizio molto semplice nella
sua infondatezza: in Italia i
veri pentecostali sono quelli
rappresentati dalle Adi, ergo
tutti gli altri sono robaccia:
non importa se nati prima o
dopo le Adi, se costituitisi in
contrapposizione o assolutamente a prescindere da esse
in virtù di un’altra storia.
Questa pubblicazione offre
una vetrina di prim’ordine a
tale visione, dandole una formidabile spinta per farla penetrare in tutti i circoli che
contano. Come altro si spiegherebbe lo spiegamento in
forze delle sponsorizzazioni
che stanno portando in giro
per l’Italia il volume e il suo
vero autore? E qui veramente
non so cosa pensare della posizione di Stretti e del fatto
che, pur avendo dato prova in
altre occasioni di essere un
coscienzioso ricercatore, si sia
prestato a questo gioco offrendo il proprio nome a copertura. (...) Sul piano strettamente storico, infatti, il libro
propone inesattezze cronologiche e giudizi errati che dimostrano come ciò che è stato riportato è assolutamente
di seconda o terza mano;
tranne le considerazioni iniziali sulla chiesa presbiteriana
di Chicago tutto il resto è attinto dagli articoli che il dott.
Toppi ha pubblicato sul suo
periodico «Cristiani oggi» e
che, per sua stessa ammissione, non hanno mai avuto pretesa di ricostruzione storica.
(...) Cosi stando le cose
l’operazione editoriale compiuta ha tutta l’aria di una
enorme messa in scena propagandistica; allora mi sento
Nel numero di maggio di «Comunicazioni cristiane», un
mensile di informazione dell’area delle chiese e movimenti
pentecostali indipendenti, è stata pubblicata una lunga riflessione del pastore Carmine Napolitano che prende spunto dal
volumetto di Eugenio Stretti, Il movimento pentecostale. Le
Assemblee di Dio in Italia, pubblicato dalla Claudiana, di cui
abbiamo parlato spesso sulle pagine di Riforma. La riflessione
del pastore Napolitano, che riprendiamo nelle parti più significative, è in certi punti molto polemica, soprattutto nei confronti della Claudiana, dell’autore del libro, Eugenio Stretti, e
del pastore Francesco Toppi, presidente delle Assemblee di Dio
in Italia. Quest’ultimo ci ha anche scritto esprimendo il suo
profondo dispiacere per queste critiche la cui asprezza l’hanno
amareggiato e il cui contenuto ritiene ingiustificato.
Non è nostra intenzione rinfocolare le polemiche, al contrario, con quel «rispetto e dolcezza» a cui i cristiani sono
sempre invitati da I Pietro 3, 15, vorremmo chiarire le posizioni e superare gli evidenti malintesi nati da questa pubblicazione affinché il cammino comune possa procedere nella
trasparenza e nella fraternità. Intenzione che si esprime molto bene nell’intervento di Eugenio Stretti e nella lettera del
moderatore Gianni Rostan al pastore Napolitano, (e.b.)
legittimato a chiedere: perché
tutto questo e perché ora? lo
credo che le coincidenze siano tali perché tra di esse vi
sono legami più o meno diretti anche se non necessariamente in un rapporto di causa ed effetto; spero che la mia
congettura sia falsificabile
[forse voleva dire «confutabile», ndr], ma sono veramente
tanto lontano dalla realtà se
vedo una coincidenza (nel
senso di cui sopra) tra questa
iniziativa editoriale e il dialogo che una commissione nominata dalla Tavola valdese
sta tentando di avviare con
una parte del mondo pentecostale che non si riconosce
nelle Adi (dialogo al quale le
Adi hanno seccamente rifiutato di partecipare!)?
Non sarà che alcuni ambienti valdesi e metodisti
stiano attuando un’azione di
fronda nei confronti delTiniziativa della Tavola perché
convinti che il dialogo vada
cercato soprattutto e forse
esclusivamente con le Adi? E
ancora: non sarà che vi sia
una strategia silenziosa, una
sorta di tacito patto tra le
chiese che hanno l’Intesa con
lo stato a sancire una sorta di
conventio ad escludendum di
tutti gli altri evangelici che
non hanno l’Intesa, cercando
di ridurre al massimo la loro
visibilità, cosa che ora l’iniziativa della Tavola rischia di
mettere in crisi? (Ciò torna a
merito del prestigioso e saggio organo di governo delle
chiese valdesi e metodiste). E
non sarà che in tutto questo
le Adi hanno il maggior interesse visto che in Italia ci sono forse 80.000 pentecostali
che non sono rappresentati
da esse e a danno dei quali
hanno fatto pressione su altre chiese evangeliche perché
vengano tenuti in un rango di
basso profilo?
Lo so, possono sembrare
insinuazioni queste. Invece
sono soltanto gli atroci dubbi di un credente che osserva
come va il mondo evangelico italiano in questo scorcio
di secolo e di millennio e si
chiede che cosa stia succedendo; sono le perplessità di
chi non avendo interessi istituzionali o personali da difendere si chiede se alcune
chiese evangeliche italiane
siano ancora disposte a battersi per la libertà degli altri
affinché diventi anche la
propria o se per caso non si
stia assistendo a una triste
involuzione ispirata a strategie da paria; sono le rimostranze di chi, essendo ancora abbastanza giovane, non
vuole piegarsi ad accettare
supinamente le «ragion di
chiese».
Questo librò è un’offesa a
tutti quei pentecostali che
hanno avuto una storia diversa da quella delle Adi non
tanto per quel che vi è detto,
quanto per quello che non vi
è detto; considerando la
grossa notorietà che si sta
cercando di dargli e che manifestamente non poggia sulla sua consistenza scientifica, diventa un danno e rischia di pesare anche sugli
sforzi di dialogo che si stanno compiendo. Ma forse
questo è proprio l’obiettivo
che qualcuno si è prefissato.
Dispiace avere l’impressione
che si voglia premiare chi
con i valdesi e metodisti non
ha voluto dialogare. (...)
Un momento di adorazione
La risposta di Eugenio Stretti
Ho presentato le origini
del movimento e poi le Adi
EUGENIO STRETTI
Conosco nella versione
integrale la presa di posizione del fratello Carmine
Napolitano che merita due
considerazioni di ordine metodologico. «Non abbiate altro debito con alcuno, se non
d’amarvi gli uni gli altri; perché chi ama il prossimo ha
adempiuto la legge» (Romani
13, 8). Tra sorelle e fratelli
qualora si ravvisi motivo di
contenzione o comunque di
dissenso esiste la regola d’oro
evangelica: si telefona, si scrive e ci si informa; poi, se è il
caso, si prendono le posizioni. Quindi la prima questione
metodologica è semplice:
perché invece di telefonare
ad altri o scrivere in termini
così pesanti, non ci si è pre
La risposta del moderatore della Tavola valdese, Gianni Rostan
Desideriamo soltanto conoscerci meglio e collaborare di più
GIANNI ROSTAN
CARO pastore Napolitano,
abbiamo avuto la fortuna
di poterci incontrare recentemente a Monteforte, e chiarire a voce le circostanze nelle
quali la Claudiana ha pubblicato il volumetto di Eugenio
Stretti (...):
1) Le nostre chiese, per lo
meno quelle metodiste e vaidesi, sono molto interessate a
quanto avviene nel mondo
pentecostale, all’estero ma
soprattutto in Italia. In parte
l’interesse è culturale, in parte
è fraterno (siamo tutti evangelici in Italia), in parte si tratta del desiderio di capire come mai le chiese pentecostali
hanno un ritmo di crescita così notevole, e che nessuna
delle chiese storiche riesce a
eguagliare; desideriamo quindi conoscere meglio questo
mondo, e per conoscerlo bisogna studiarlo e incontrarsi.
2) Nel 1994 la Tavola ha
concesso un periodo di congedo al pastore Eugenio Stretti, per studio e per preparare
una nuova edizione dell’Annuario evangelico. Ho suggerito io stesso, nel 1994 e quindi un bel po’ di tempo fa, a
Eugenio di occuparsi del movimento pentecostale, studiando in Biblioteca della Facoltà valdese di teologia, a Roma, quello che poteva trovare,
e «dandosi da fare».
3) Ne è sortito il volumetto
della Claudiana. Che ha ovviamente dei limiti, anche
perché è il primo libro dopo
vent’anni, come giustamente
ricordi tu, che cerca di presentare il movimento pentecostale. Limitatamente alle
Assemblee di Dio, come dice
il sottotitolo, che va appunto
letto come sottotitolo, limitativo, esplicativo del fatto che
non si parla di tutto il movimento pentecostale, ma solo
di una parte, quella delle Assemblee di Dio. Forse la parte
più facile da raccontare, almeno per Eugenio Stretti.
4) Non entro nel dettaglio
delle contestazioni puntuali
che fai su elementi precisi riportati nel libro, e che troveranno, se è possibile, una risposta da parte di Eugenio
Stretti o di altri storici. È chiaro che se ci sono degli errori
questi vanno corretti.
5) Interpreto le «sponsorizzazioni» come le chiami tu, o
le presentazioni del libro,
numerose e anche oggetto di
segnalazione sulla nostra
stampa [Riforma) come un
segno dell’interesse verso il
mondo pentecostale in generale. O come un segno della
nostra ignoranza e della nostra curiosità insieme. Del
resto il prof. Paolo Ricca ti ha
ricordato a voce le critiche
che lui stesso ha portato al libro di Stretti in occasione
della recensione che ne ha
fatto. Insomma, penso che il
libro di Stretti sia solo un inizio, che spero dia luogo ad
altri interventi come il tuo
ma, spero, anche a qualcosa
di più duraturo, un altro libro magari, che porti una visione diversa, più completa,
comunque complementare a
quella data da Stretti, con le
correzione e le rettifiche che
l’analisi storica dei documenti potrà suggerire.
6) Credo che altre tue interpretazioni, o timori (tu le
chiami insinuazioni) possano
essere esclusi, come il periodo
di una «fronda» verso l’iniziativa dei colloqui di Monteforte. Intanto perché frequento
assiduamente (quasi) le sedute del Comitato Claudiana, e
quindi sono in perfetta sintonia con la direzione e il Comitato Claudiana, poi perché gli
incontri di Monteforte hanno
il pieno assenso della Tavola,
infine perché nelle istanze e
negli incontri a livello Federazione delle chiese evangeliche
e della Commissione delle
chiese evangeliche per i rapporti stato-chiese (a quest’ultima Commissione, come sai,
partecipano sia chiese che
fanno parte della Federazione
sia altre chiese, come ad esempio quelle dei Fratelli, o le
Adi) il problema della difesa
Battesimi in una comunità pentecostaie
delle chiese senza Intese è
quanto mai presente e costituisce uno dei cardini del nostro lavoro. E ci si preoccupa
non solo del problema delle
chiese cristiane senza Intesa,
ma anche dei buddisti e dell’Islam.
7) Mi dispiace sinceramente che il libro di Stretti sia stato ricevuto da alcuni come
un’offesa verso le chiese pentecostali «diverse dalla Adi».
L’intenzione era solo quella di
iniziare un racconto storico e
possibilmente corretto, di fornire elementi di conoscenza
alla massa dei nostri lettori
metodisti e valdesi (e anche
altri) che poco conoscono il
mondo pentecostale.
Al dispiacere vorrei però aggiungere una proposta, in
parte per medicare l’offesa
(spero sia possibile, visto che
ci parliamo apertamente) e in
parte per completare o per lo
meno aggiungere un altro tassello al racconto appena abbozzato di una testimonianza
significativa per tutte le chiese
evangeliche in Italia: quella
del movimento pentecostale.
Come ti ho detto a voce, sono
certo che un «secondo volume» riceverebbe la stessa attenzione da parte della Claudiana, che solo desidera completare un racconto appena
iniziato e, a quanto pare, iniziato con qualche incertezza.
Ma bisognava pure incominciare e, si sa, le prime volte si
rischia di essere incompleti e
parziali. A un secondo volume
potrebbe poi aggiungersi un
terzo, ancora più completo,
ecc. Si tratta di una sfida che
persone appassionate come
tu sei alla ricerca e alla verità
storica potrebbero accogliere
con successo. Perché no?
murati di chiedere aU’autore!;
La stroncatura poteva anchi
essere fatta, ma almeno si co ‘
noscevano i fatti.
Ho conosciuto i penteco-,
stali molti anni fa, precisamente nell’estate del 1967 ad
Augusta, in Sicilia, durante
una loro campagna di evangelizzazione che ebbe momenti drammatici ai quali fece seguito il perdono del fratello offeso con il ricovero in
ospedale. Ne ho ammiratola
semplicità nella testimonianza di fede e il perdono evangelico. Dopo la laurea in Storia contemporanea con scarsi
mezzi economici, ma su suggerimento dei pionieri della
seconda generazione. Bracco, Ferri, Di Palermo e altri,
ho intrapreso una ricerca a livello internazionale sul movimento pentecostale. Ho lavori in parte inediti sul pentecostalismo in America Latina e in Africa che, trovate le
risorse finanziarie, spero di
pubblicare.
Quando, cinque anni ia, mi
è stata offerta la possibilità di
pubblicare un libro sul pentecostalismo in Italia, ho proposto all’editore un’opera in più
volumi, consapevole della va
sta mole di materiale denominazionale esistente. Non sono
entrato, né intendo entrare,
sulla organizzazione ecclesiastica dei differenti gruppi!
chiese pentecostali ma semplicemente, sulle orme di Miriam Castiglione che per prima studiò il movimento pentecostale in Italia, ho intesi)
proporre un’analisi descrittiva del movimento, su basi documentarie e su fonti orali documentabili. Il volume risponde a una prima esigenza
la storia del movimento pentecostale (prima parte) e, nela seconda parte, la storia della principale denominazion*
pentecostale ed evangelica i»
Italia: le «Assemblee di Dissono figlio di un operaio!
quindi non potevo e non pos
so finanziare nessun tipo
pubblicazione in forma auto
noma: ma è chiaro che, quo
lora avessi la possibilità, aii
che insieme ad altri fratelli sono disponibile a proseguire»
lavoro intrapreso.
Colgo l’occasione per ringraziare quanti su Riforme,
Regno, Emmanuel hanno recensito il volume compreO'
dendone lo spirito fraterno
d’amore verso tutte le sorel
e i fratelli pentecostali; mi sO'
no commosso nelle preseiite
zioni del volume e ringrazio
Signore perché in questi ul
mi anni le occasioni di inco
tro con le sorelle e i frate
pentecostali sono state num
rose; mi ha dato così la pos*
bilità di ricordare un gesto a
tico d’amore di fratelli e sore
le semplici che ci «preceo
ranno nel Regno dei cieli»
Spedizioi
art. 2 con
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^ comma 20/B legge 662/96 - Filiale diTorIno
.co di mancato recapito si prega restituire
S mittente presso i’Ufficio PT Torino CMP Nord.
j.’Eciitore si impegna a corrispondere il diritto di resa.
Fondato nel 1848
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e sorel'
recede'
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In molti hanno partecipato, il 25 luglio, unitamente ai residenti del Rifugio Carlo Alberto di Lusema San Giovanni
alla festa annuale deH’istituto. Numerosi i familiari ma anche gli «amici» che si sono dati appuntamento fin dal mattino alle 10,30 per il culto e che poi si sono fermati per il
pranzo (i commensali che si sono uniti ai residenti e al personale erano circa 200) per proseguire poi la festa nel pomeriggio. Chi voleva nel corso della giornata ha potuto anche visitare i locali dell’istituto predisposti per il futuro centro diurno per malati di Alzheimer che verrà inaugurato, come convenuto con l’Asl 10, aH’inizio di ottobre. I responsabili del Rifugio hanno annunziato poi, nel corso della giornata, r inizio dei lavori di ristrutturazione del Padiglione Arnaud a cui seguiranno interventi di riammodemamento della
«Cascina», l’ala più vecchia del Carlo Alberto.
VENERDÌ 30 LUGLIO 1999
Dunque le olimpiadi arriveranno in provincia di
Torino; ci separano dall’avvenimento circa 6 anni, ma
non bisognerà perder tempo,
dicono in molti. Timori legittimi, se si pensa alla vicenda
del collegamento viario in vai
di Susa previsto per i mondiali di sci di Sestriere ’97 e che
forse verrà ultimato per il
2000. I sindaci sono stati la
scorsa settimana in Francia
sui siti olimpici di Albertville; per imparare, ricevere stimoli e, speriamo, anche evitare errori. Ora hanno qualche
idea in più e forse anche alcune preoccupazioni.
Il mondo ambientalista ha
ribadito ancora di recente tutte le sue perplessità sull’avvenimento. Qui solleviamo la
ANNO 135 - N. 31
LE OLIMPIADI DEL 2006
CON GIUDIZIO
PIERVALDO ROSTAN
questione della «compatibilità». Sono compatibili con un
territorio, un suo sviluppo armonico e in qualche modo
«autocostruito», secondo anche la filosofia del «patto territoriale» che si sta lanciando
in queste settimane nel Pinerolese, quegli interventi che
hanno un valore per tutti i cittadini dell’area, anche dopo e
al di là delle olimpiadi; sono
compatibili gli interventi che
possono creare sviluppo (e
non solo lavoro nei cantieri) o
migliorare servizi e collegamenti senza distruggere una
valle. Non sono compatibili
opere faraoniche da utilizzarsi
per due o tre giorni all’interno
della manifestazione da eliminare subito dopo.
Così una pista di fondo a
Pragelato potrebbe diventare
attrazione turistica già dal
giorno dopo, ma il trampoli
LIRE 2.000-EURO 1,03
no? Chi lo gestirà? Con quali
fondi? Lo stesso discorso, più
in grande, lo si potrebbe fare
per la pista di bob in vai Susa: forse che gli altoatesini
dello slittino faranno 600 km
per allenarsi a Beaulard quando molto più vicino hanno
•una pista in Austria?
Avanti con giudizio! È il
caso di ribadirlo, anche per
quell’idea un po’ folle di cui
qualcuno si fa paladino di costruire un altro palazzo del
ghiaccio di grandi dimensioni
in vai Penice per avere qualche partita di hockey in valle,
trasformando l’attuale patinoire in un improbabile palasport. Con giudizio, per le
olimpiadi e per le valli che le
ospitano: anche questa è la lezione francese.
Piemonte
Artigianato
Doc
per il legno
L’artigianato ligneo piemontese avrà presto il marchio Doc. Recentemente infatti due commissioni regionali sono state insediate proprio con il compito di individuare regole precise per l’artigianato artistico del legno e
del restauro ligneo. «E la base
- spiega l’assessore regionale
all’Artigianato e Commercio,
Gilberto Pichetto - per un riconoscimento ufficiale delle
imprese artigiane i cui prodotti potranno essere garantiti da
un marchio d’origine a tutela
degli acquirenti. In questo
modo si persegue, anche per
l’artigianato, la “denominazione d’origine controllata”,
ovvero la Doc. Le aziende,
iscritte a un apposito elenco,
potranno diventare botteghescuola, cioè ospitare allievi a
cui trasmettere le antiche tecniche di lavorazione».
Le due commissioni appena
nominate si occuperanno di
un settore che vede attive in
Piemonte 5.761 aziende. In
preparazione del lavoro delle
commissioni è stata condotta
dall’assessorato regionale una
ricerca i cui risultati sono stati raccolti in due opuscoli in
cui si sono indagati gli aspetti
sociali, economici e culturali
dell’artigianato ligneo.
«Sono molti gli elementi di
riflessione che emergono dallo studio - ha sottolineato Pichetto - perché spesso il senso comune porta a conclusioni fuorvianti. Ad esempio, è
naturale attribuire la qualifica
di artigianale agli oggetti fabbricati a mano. Ora accade
che, mentre un tempo l’artiSiuno si sforzava, con la propria abilità manuale, di riprodurre la perfezione della macchina, oggi al contrario sono
le imperfezioni della manualità a far preferire l’oggetto
artigianale. Così molte contraffazioni consistono proprio
nel modificare l’oggetto prodotto in serie».
I Comuni potranno adattare certe norme al loro territorio
Per un nuovo e più efficace
regolamento edilizio
MARCO ROSTAN
Dopo un lunghissimo travaglio iniziato nel 1995,
il Consiglio regionale ha finalmente approvato, nella seduta dei 3 giugno scorso, una
serie di norme che riguardano l’edilizia e determinate
modifiche alla legge urbanistica 56/77. L’obiettivo più
importante che ci si propone
è di unificare, semplificandole, le questioni che riguardano l’adozione, da parte dei
vari Comuni, di un regolamento edilizio efficace, rispondente alle esigenze delle
commissioni edilizie, modificabile senza troppe lentezze
burocratiche.
Come è noto, attualmente
la situazione è caotica e soprattutto spesso arbitraria; varia da Comune a Comune con
conseguente difficoltà a operare nella chiarezza, evitando
discriminazioni fra i proprietari. In molti Comuni le attuali norme sono quasi esclusivamente di carattere quantita
tivo (è consentito o no un ampliamento di tot metri quadri,
un’altezza delle stanze di x,
ecc.). Come si è messo in evidenza soprattutto a proposito
dei recupero delle borgate,
ma anche nelle ristrutturazioni di vecchie case, è consigliabile venire incontro alle
esigenze dei proprietari sul
piano delle quantità, mentre è
fondamentale stabilire dei
chiari criteri da rispettare affinché le ristrutturazioni avvengano senza stravolgere lo
stile, i materiali, l’aspetto
complessivo delle altre costruzioni tradizionali presenti
nel nucleo, nella borgata, nel
territorio circostante. Ora, il
nuovo regolamento edilizio
tipo, proposto dalla giunta e
approvato dal Consiglio regionale (tuttora da definire)
dovrà contenere alcune parti
immodificabili (e dunque
uguali per tutti i Comuni)
mentre altre parti sono lasciate alla discrezionalità dei singoli Consigli comunali, che le
potranno approvare diretta
mente, senza più dover ottenere il beneplacito della Regione, purché abbiano approvato le parti comuni e immodificabili dei regolamento.
Se invece un Comune vuol
farsi un regolamento diverso
anche in queste parti, dovrà
continuare a seguire le attuali
lunghe procedure. Dovrebbe
essere evidente, per i nostri
Comuni, l’utilità di procedere
nel primo modo; così infatti si
possono stabilire finalmente
delle norme, e soprattutto farle conoscere ai professionisti a
cui i privati commissionano i
progetti, che indichino in modo inequivoco le modalità che
il Comune accetta per quanto
riguarda, ad esempio, il rifacimento dei muri, dei balconi,
delle finestre, i muri di sostegno, le recinzioni, i tetti, ecc.
Ancora meglio se poi questo
lavoro venisse coordinato a livello di Comunità montana,
utilizzando anche gli studi urbanistici e architettonici che in
vai Pellice sono stati realizzati
nell’ambito dei «Progetto bor
Chiot di Angrogna
gate» e in vai Chisone e Germanasca hanno consentito la
recente bella pubblicazione su
«Angoli di memoria»’'“.
In questa direzione, ad esempio, si sta muovendo la
commissione edilizia dei Comune di Angrogna, sia perché
la definizione di un valido regolamento edilizio era un punto qualificante dei programma
dell’attuale maggioranza, sia
perché la minoranza ha recentemente sollevato la questione
dei tetti negli alpeggi. La
commissione ha già provvedufo a regolamentare una serie
di aspetti che poi il Consiglio
dovrà approvare: sulla que
La quinta seduta della Conferenza
pedagogica evangelica del 1874 affronta una tematica di grande rilevanza
anche nella scuola di oggi: Delle relazioni del maestro cogli allievi, coi genitori di essi e colle autorità.
È il sig. Francesco Ghigo di Angrogna
che prende la parola. E, sorpresa, sorpre-sa, parla in francese. Inizia con un atto di
modestia dicendo che un altro collega
avrebbe saputo meglio di lui presentare
l’argomento. Dobbiamo riconoscere che
si è preparato molto bene. Il suo dire è
chiaro e ben programmato. In pratica egli
dice che i rapporti fra maestri (ovviamente la Relazione utilizza la maiuscola)
e alunni devono fondarsi su cinque principi: amore, stima, rispetto, timore e autorità Per l’amore cita Pestalozzi, secondo il quale questo è l’eterno fondamento
dell’educazione. Si intende efie amore
va visto nella sua reciprocità. E evid^te
che il sig. Ghigo si rifà all’amore di Dio
e all’amore cristiano.
IL FILO DEI GIORNI
IL RISPEHO
_____________FRANCO CALVETTI_____________
Il secondo punto su cui fondare la propria azione educativa è la stima. Ci piace
quando dice che uno sguardo affettuoso,
un sorriso di approvazione, un monosillabo, la minima carezza faranno sussultare di gioia Fallievo che li avrà meritati.
Come farsi stimare? Una solida istruzione, chiarezza nell’esposizione, la modestia con «io non so tutto». E qui il simpatico maestro fa, a nome di tutti, il mea
culpa sulla loro preparazione: sanno parlare poco e male l’italiano, la loro cultura è carente, sono dei maestri mancati o
non completi. Meno male, egli dice, che
ci sono giovani maestri che stanno per
entrare nella loro categoria, giovani ben
preparati ai quali chiede di avere pazienza e indulgenza per tutti quelli che non
hanno potuto studiare come loro.
Per il rispetto egli chiede che ogni
maestro incominci lui ad avere rispetto
per tutti, senza dimenticare se stesso. Il
timore è visto come quel sentimento che
si prova nei confronti di un padre, quello
che si deve provare verso il Padre celeste... E qui accenna ai castighi delle castagnette (le bacchettate sulle dita riunite
a mo’ di castagna), del cavallo (a quanto
pare il castigo consisteva in una sbarretta di legno su una sedia, che incomodava
assai chi stava seduto).
E così è per l’autorità che si connota
come autorità morale secondo cui Dio
comanda di assicurare l’ordine costituito
e il divieto di stravolgerlo. Il capitolo sui
rapporti fra maestri e genitori sarebbe da
applicare ancora oggi, giorno in cui i
ruoli si confondono e si accavallano con
tante conseguenze sul piano educativo.
(disegno di M. Rostan)
stione dei tetti, se da un lato
va salvaguardato il caratteristico tetto a lose, dall’altro
non vanno penalizzati quanti
ancora si recano con il bestiame negli alpeggi più alti, dove
molte baite sono ormai in rovina e senza tetto o con provvisori tendoni in plastica. Il
recupero deve essere prima di
tutto la possibilità di riabitare
la montagna da parte di chi ci
lavora: perciò in determinati
casi sarà consentito il rifacimento dei tetti anziché in lose,
in lamiera grecata di colore
scuro (escludendo invece la
brutta lamiera ondulata e luccicante). Un’altra possibilità
che vale la pena segnalare ai
prossimi governi delle nostre
Comunità montane sarebbe di
prevedere un contributo economico per chi ristruttura o
aggiusta secondo certi criteri:
non tanto per chi si fa una seconda casa riattivando una
baita (ma senza escluderlo!)
ma in primo luogo per chi il
rifacimento dei tetti è condizione indispensabile per vivere e lavorare in montagna.
(*) Comunità montana valli
Chisone e Germanasca: Angoli
di memoria. Alzani Edit., Pinerolo, 1999, £ 48.000
Con questo numero
REDATTORI E TIPOGRAFI
VANNO IN FERIE.
Il nostro giornale
RIPRENDERÀ
LE PUBBLICAZIONI
IL 20 AGOSTO
8
PAG. Il
E Eco Delle "\àlli "\àldesi
Pinerolo: animata seduta del Consiglio comunale
Alloggi popolari in via Bignone
DAVIDE ROSSO
Dovrebbero essere appaltati entro l’anno i lavori
La borgata Aghi! a Bobbio Pellice
(foto Manavella-Bonnet)
Cronache
ALTEZZE DELLE STANZE IN MONTAGNA: UNA GIUSTA MODIFICA — Nel 1975 il governo decideva di modificare le «istruzioni ministeriali del 1896» relative alle altezze minime delle stanze e ai requisiti igienico-sanitari dei
locali di abitazione; ottima intenzione ma ciò ha creato nel
tempo grosse difficoltà di applicazione delle suddette disposizioni soprattutto negli edifici con caratteristiche di tipicità, in particolare nell’ambito montano. Gli interventi di
recupero edilizio consentono un miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie di abitazioni con caratteristiche tipologiche da conservare a tutèla del patrimonio storico architettonico eppure ogni proprietario o professionista ha dovuto lottare in questi anni con misure difficilmente ottenibili nelle zone montane. Finalmente, il 9 giugno, il ministro
della Sanità ha reso giustizia ai molti penalizzati dalla norma del 1975 modificandone il testo prevedendo che «quando l’edificio presenti caratteristiche tipologiche specifiche
del luogo meritevoli di conservazione», fatte salve alcune
esigenze tecniche, le altezze possano essere ridimensionate.
BIBLIOTECHE ESTIVE — La biblioteca «Alliaudi» di Pinerolo, durante il periodo estivo, osserverà il seguente orario: servizio di consultazione e prestito dal lunedì al sabato
nel periodo 12/7-4/9, dalle 8 alle 14; uffici di direzione dal
lunedì al venerdì, dalle 8,30 alle 12,30 e dalle 14 alle 16,30
(suonare il campanello); archivio storico chiusura dal 26/7
al 6/8, nel periodo 12/7-4/9 apertura il martedì e giovedì
dalle 9 alle 12. La biblioteca ragazzi sarà chiusa dal 3/8 al
3/9. La biblioteca di Riva resterà chiusa dal 5/7 al 16/7. La
biblioteca civica di Torre Pellice «Carlo Levi», durante il
periodo estivo, osserverà l’orario consueto: martedì, mercoledì e giovedì pomeriggio dalle 16,30 alle 18,30 e il venerdì
e il sabato mattina dalle 10,30 alle 12,30, chiusura settimanale il lunedì. Per quanto riguarda la biblioteca «Carlo Levi», che vede una crescita costante di prestiti, è in via di
formazione un gruppo di «Amici della biblioteca», che intende promuovere incontri e iniziative varie.
WWF PINEROLO: IL PICK UP NON È AUTORIZZATO
— Il Wwf di Pinerolo (che ha recentemente cambiato numero di telefono, il nuovo è 0121-377007, anche fax) ha segnalato che il veicolo «pick up» col panda simbolo del
Wwf sulla portiera e palette per fermo veicoli esposte, individuato nel Pinerolese nei giorni scorsi, non è assolutamente autorizzato dal Wwf regionale e anzi esiste una precisa
diffida a usare il simbolo del Wwf per questi scopi.
di tinteggiatura del palazzo
del Comune di Pinerolo. È
una delle decisioni dell’ultimo Consiglio comunale della
città che si è occupato nella
stessa seduta anche della costruzione di 12 alloggi di edilizia popolare convenzionata
e agevolata in via Bignone
nel quartiere San Lazzaro.
Quest’ultima decisione ha fato emergere dissensi all’interno della maggioranza con
i rappresentanti della Lista
Dini che hanno abbandonato
l’aula del Consiglio e si sono
poi astenuti al momento della votazione.
«L’andamento della seduta
- ha commentato il sindaco
di Pinerolo, Alberto Barbero,
in una nota - ha palesato dissensi che non si vuole né
sminuire né enfatizzare. AlTinterno della maggioranza
esiste un diritto di non condividere le scelte, che si sposa
però al dovere di fare funzionare l’istituzione. Occorre
operare affinché il dialogo
positivo instaurato tra le diverse componenti vada avanti». Per parte sua il capogruppo della Lista Dini, Angelo
Masciotta, ha commentato
chiarendo che il dissenso era
relativo a un argomento specifico mentre sul programma
non esistono assolutamente
divergenze tali da mettere in
discussione il sostegno del
gruppo all’amministrazione.
Una gui(Ja per un percorso per esperti
La vìa per Maniglia
GRAZIELLA TRON
Se abitate alle valli, oppure
se ci verrete in estate, è
molto probabile che vi passino per le mani un buon numero di pieghevoli illustrati di
diverso genere. Come tutti
facciamo, è possibile che diate loro un’occhiata dicendovi
«Interessante, ci penserò» e li
mettiate da parte, dimenticandovene completamente.
Almeno in un caso, questo
potrebbe rivelarsi un errore.
Se siete delle persone adulte
con buone gambe, o dei ragazzi molto prudenti che non
temono le escursioni di una
certa difficoltà, in compagnia
dei grandi; se non temete il fascino orrido dei precipizi,
avete sempre desiderato guardare il mondo dall’alto, non vi
siete mai misurati con l’immersione totale nella foresta
di pini e querce secolari, sentite che il vostro cordone ombelicale è legato indissolubil
Progetto Bed & Breakfast
CREAZIONE D’IMPRESA FEMMINILE NEL SETTORE TURISTICO
La Provincia di Torino, nell’ambito del Programma operativo multiregionale 940029/1/3 - Asse 4 Inter
venti per la formazione professionale e l’occupazione da realizzare nelle aree del Centro Nord - Promozione
delle pari opportunità tra uomini e donne sul mercato del lavoro, promuove il progetto «Bed & Beakfast»:
pernottamento con prima colazione, rivolto alla creazione di impresa femminile nel settore turistico.
Finalità
• Favorire l’autoimpiego femminile nel settore turi.stico dell’accoglienza professionale in ambiente
familiare
' Sviluppare la vocazione turistica inespressa di zone con peculiarità culturali e ambientali non ancora
del tutto valorizzate come risorse turistiche
Contenuti
• Percorso formativo: 310 ore di aula e 40 di stage presso un Bed & Breakfast tra novembre 1999
e marzo 2000, con orari concordati sulla base delle esigenze delle partecipanti. Frequenza obbligatoria
e retribuita da un’indennità di £ 3.000 l’ora. Sede del corso: Pinerolo.
• Consulenze specialistiche (commercialista, architetto).
• Pubblicizzazione del modello in un circuito a livello nazionale.
• Sostegno all’avvio dell’impresa.
Il progetto è rivolto a donne
• disoccupate (lo stato di disoccupazione viene autocertificato ai sensi del Dpr 20 ottobre 1998, n 403)
• residenti nell’Italia del centro Nord e preferibilmente nei Comuni compresi nelle Comunità monta
ne vai Pellice, valli Chisone e Germanasca, Pinerolese pedemontano.
I POSTI DISPONIBILI SONO 15
Prova di selezione
Per essere ammessi al progetto occorre superare una prova di selezione per test e colloquio, effettuato
da un’apposita commissione. Tale prova è preceduta da una fase di orientamento volta a definire la reale
mnfìvii’/irmF» ì» intf»r<acczs nAì
motivazione e interesse nei confronti dell’iniziativa.
Presentazione delle domande
Il modulo di domanda può essere ritirato presso uno dei seguenti uffici:
Circondario provinciale di Pinerolo, via dei Rochis 12, con orario dal lunedì al giovedì dalle 9 alle 13
e dalle 14 alle 16 e il venerdì dalle 9 alle 12.
Ufficio Cilo di Pinerolo, via del Duomo i, con orario il lunedì, martedì e giovedì dalle 9 alle 11,
il mercoledì dalle 9 alle 11 e dalle 15 alle 18,30, il venerdì dalle 10 alle 12,30.
• Ufficio Cultura della Comunità montana valli Chisone e Germanasca, via Roma 22, Perosa Argentina,
con orario dal lunedì al venerdì dalle 8,30 alle 12,45 e dalle 13,30 alle 16.
Servizio turismo della Comunità montana vai Pellice, corso Lombardini 2. Torre Pellice, con orario tutti
i giorni dalla 9 alle 12,30.
La domanda, redatta sull’apposito modulo, deve essere consegnata entro le ore 12 del 10 settembre
1999 presso uno dei medesimi uffici oppure .spedita al Circondario provinciale di Pinerolo, via dei Rochis
12, c/o Istituto Marie Curie, indicando sulla busta Progetto B&B (fa fede la data del timbro postale).
Per cbiarimenti e Informazioni rivolgersi aU’ufficio Turismo della Provincia di Torino, via Maria
Vittoria 12, tei. 011-8612645.
mente a ciò che si narra del
buon tempo antico, non conoscete una delle più antiche vie
di collegamento fra Massello
e Maniglia (o viceversa), siete
in grado di attenervi alla segnaletica delle piste di montagna, non buttate il dépliant
che vi parla del sentiero dedicato ad Arturo Genre, di Bà
Jouann.
Noi l’abbiamo riaperto per
voi in giornate di puro e semplice (piacevolissimo) volontariato. Ora il percorso Vsl,
che va dai prati che stanno
dietro la chiesa cattolica di
Massello (Lou Caire) fino al
villaggio Lou Valoun e poi
Lou Sère di Maniglia, per
escursionisti esperti, è perfettamente percorribile con buone calzature ed è segnalato in
molto punti con tacche giallorosse e cartelli nei luoghi e siti
di particolare interesse.
Beninteso, anche nel caso
che non vi capiti per le mani il
volantino ma vogliate saperne
di più, sulle caratteristiche e le
particolarità del percorso, telefonate alla sede dell’associazione Vallescura (Borgata
Reynaud 4, 10060 Massello,
telefono 0121-808960, oppure
803134). Ma se desiderate un
consiglio, non lasciatevi sfuggire questa opportunità di provare gratuitamente una grande
emozione (se siete a conoscenza del fatto che bastioni e
contrafforti rocciosi, valli profonde e vento fra i capelli possono regalare emozioni). Sarà
bello d’estate, ma può essere
percorso anche in altre stagioni, con fogliame più ridotto e
con una visuale completamente diversa.
Crisi rientrata quindi, almeno
per ora e stando alle dichiarazioni dei vari gruppi consiliari, anche se le divergenze
sembrano permanere. Nel
corso dello stesso Consiglio i
consiglieri hanno anche deciso in merito al restauro della
facciata esterna del municipio, la cui parte originaria risale al 1630 ma che venne
profondamente modificato in
epoca fascista (soprattutto il
lato che si affaccia sulla piazza Vittorio Veneto, più conosciuta dai pinerolesi come
piazza Fontana). L’intervento
prevede oltre all’intonacatura
e alla tinteggiatura anche migliorie al tetto e agli infissi
con un costo per l’amministrazione di 900 milioni che è
stato necessario reperire attraverso una variazione di bilancio.
Ma nella piazza Vittorio
Veneto di Pinerolo presto, si
spera, vedranno anche il via i
lavori per la ricostruzione del
Teatro sociale per i quali,
all’inizio del mese di luglio, è
stata bandita dall’amministrazione comunale la gara d’appalto. Quale sarà la ditta che
eseguirà i lavori si saprà solo
il 7 di settembre quando si
apriranno le buste con le offerte pervenute. In ogni caso
l’impresa che si aggiudicherà
la gara dovrà realizzare un
edificio che sarà poi utilizzato
sia come sala conferenze che
come teatro e che conterrà
575 persone e il cui costo
complessivo si prevede essere
intorno ai 9 miliardi. «L’inizio del cantiere per il recupero del “Sociale” - fanno sapere dal Comune - si abbinerà a
una mostra storica su Pinerolo
e il suo teatro, con la presentazione di una ricca serie di
testimonianze fotografiche e
altro materiale».
Pensiero d'estate
Perché fare
il fieno?
Sono
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FRAWCO SICILIANO
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A volte accade di capire ii!
un attimo quello che noj
SI e capito per anni. Può sue.
cedere facendo una passeggia,
ta nelle nostre vallate e scoprendo che una certa fontana
è stata riparata o che qualcuno
ha ripulito i sentieri. Tutto
questo ti sembra normale. Po(
proseguendo, incontri alcune
persone che stanno facendo il
fieno, scopri che non hanno
più mucche e che nessuno si
scomoda dalla pianura per
comprare il loro fieno. E allora perché farlo? La risposta;
per tenere pulito, perché i pra^
ti e la montagna sono più belli
se sono curati! A quel puntoti
affiora un dubbio, chiedi e
scopri che qualcuno ha pulito
gratuitamente i sentieri, allo
stesso modo di qualcun altro
che ha riparato la fontana,
All’improvviso, finalmente,
capisci: quelle cose sono il
frutto silenzioso, discreto e
gratuito del lavoro di persone
che amano la loro montagna,
E altri, come loro, hanno fatto
lo stesso. Non sei più abituato
a incontrare persone che regalano tempo e sudore. È a quel
momento che capisci «la cultura montanara»: quella di fare le cose che si sentono giuste, anche se costano fatica,
anche se spesso nessuno dice
grazie. E allora senti il bisogno di ringraziare tutte queste
persone: perché ti permettono
di godere di una montagna ancora amata e curata, perché ti
hanno insegnato la generosità
di lavorare e sudare per conservare un bene comune, e infine per averti ricordato che
Dio ha affidato la natura all’umanità e questo «fare»,
questo averne cura, è anche
un modo di pregare. Grazie.
Una serie di guide per escursioni
Quattro stagioni
MARCO ROSTAN
Tempo d’estate, tempo di
vacanze, di passeggiate
alla scoperta dei luoghi e delle loro memorie. Tempo anche di guide, come la recente
serie delle «4 stagioni» che la
casa editrice Alzani ha dedicato a Pragelato, Sestriere,
Frali e vai Pellice* grazie alla
collaborazione di Gian Vittorio Avondo, insegnante di lettere all’Iris di Pinerolo e autore di numerose pubblicazioni
sulla montagna, come le guide dell’Arciere su vai Chisone, valli Pellice e Germana
Masso altare del Lauson
Azienda agrituristica
«FAVÈ»
Soggiorno in alloggio agrituristico
L azienda si trova in posizione panoramica sulla collina di
Prarostino, a circa 560 m di altezza, all’imbocco delle valli
Chisone e Pellice, a circa 40 km da Torino.
Via Ruata n. 56 -10060 Prarostino (To)
Tel. 0121-501328
(*) Gian Vittorio Avondo:
Val Pellice, Frali, Pragelato,
Sestriere. Collana «Quattro stagioni», Alzani Edit., Pinerolo.
giugno 1999.
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sca, vai Sangone e valli di Susa. L’editore Alzani prosegue
così la sua attenzione alla cultura materiale e ai luoghi delle nostre valli fornendoci in
questo caso 4 volumetti tascabili e facilmente consultabili
che accompagneranno opportunamente il turista o il villeggiante. La guida è utile anche
per chi ha a di.sposizione una
sola giornata e vuole fare
quattro passi all’aria aperta.
Ogni volume si apre con la
collocazione geografica dell’area interessata e una breve
presentazione storica. Non
mancano piccole schede di
approfondimento, come ad
esempio, per Pragelato, quelle
sulla battaglia dell’Assietta o
sulle miniere del Beth con la
tragica valanga del 1904, per
Frali sui musei valdesi e la
miniera Paola, per la vai Pelli'
ce ancora sui musei valdesi,
l’ecomuseo della pietra, la
Crumiere, la cucina valdese.
Le indicazioni di percorsi
soddisfano varie esigenze e
sono distinte, anche con ¡ colori, in itinerari escursionistici, ciclistici e sciistici, quasi a
ribadire che la fruibilità delle
nostre valli e montagne può
avvenire d’estate, d’inverno e
nelle mezze stagioni. L’editore si riserva di decidere una
possibile estensione delle gun
de alle valli del saluzzese e di
Susa.
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Sono numerose le associazioni in vai Pellice che si dedicano a situazioni di sofferenza
La grande ricchezza del volontariato
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In vai Pellice esiste da alcuni anni un certo numero di
associazioni di volontariato
distinguibili da sigle di non
sempre facile identificazione:
Acat (Associazione club alcolisti in trattamento), Aev (Associazione evangelica di volontariato), Amaca (Associazione di mutuo aiuto nel comportamento alimentare), Anffas (Associazione nazionale
famiglie di fanciulli e adulti
disabili intellettivi e relazionali), Arcobaleno (contro il
disagio e l’indifferenza), Auser (Autogestione servizi e
solidarietà). Avo (Associazione volontari ospedalieri),
Diapsi (Associazione difesa
malati psichici), Rafael (Associazione per l’aiuto e la cura dei malati gravi a domicilio). Queste associazioni hanno costituito tra di loro un
coordinamento che inaugurerà presto la sede ufficiale
presso alcuni locali del municipio di Torre Pellice, concessi dal Comune.
Le associazioni di volontariato, al di là dei loro compiti
specifici, non intendono sostituire le funzioni delle istituzioni preposte ai servizi sociali, ma sviluppare un’attività di intervento che promuova un efficace sostegno
nelle situazioni di disagio
umano, sociale e familiare, in
una dimensione di solidarietà
che contribuisca a riaffermare
e restituire qualità e dignità
umana a chi si trova in gravi
condizioni di salute, abbandonò, indigenza, solitudine,
devianza sia a livello individuale che familiare.,
11 «volontariato alla persona» è chiamato a svolgere un
compito di mediazione tra i
servizi pubblici e la popolazione, per mezzo dello svolgimento di programmi che comprendono l’attuazione delle
' seguenti linee guida: 1) l’informazione relativa sia alla
reale dimensione del disagio
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conosciuta o volutamente
ignorata), sia alle risorse esistenti costituite dai diversi
presidi socio-sanitari e dalle
associazioni a cui si può fare
riferimento in casi di necessità. 2) La sensibilizzazione.
L’informazione deve condurre a una presa di coscienza
della situazione in vista di un
preciso impegno di lotta contro l’indifferenza, la chiusura
egoistica, il giudizio moralistico negativo, dietro cui si
nascondono spesso sentimenti
di paura e rimozione. Occorre
aiutare la gente a passare dalla compassione alla comprensione, dal giudizio alla solidarietà, dalla chiusura all’accoglienza, dal disinteresse all’aiuto. Questi sono obiettivi
che riguardano tutta la popolazione. In tale direzione deve
orientarsi l’impegno del volontariato a evitare la sua autoghettizzazione in mezzo al
disinteresse generale.
3) La prevenzione. Fare
prevenzione significa individuare e rimuovere, per quanto
possibile, le radici del disagio
sociale, che si sviluppa all’interno della vita sociale e familiare. L’intervento delle
pubbliche amministrazioni,
con relativi strumenti operativi, è essenziale nell’impostare politiche sociali mirate e
ben coordinate nei diversi
campi di loro competenza.
Ma ad evitare deleghe deresponsabilizzanti ognuno deve
assumere le proprie responsabilità nel concorrere al progetto comune di assicurare a
tutti una convivenza vivibile.
Il volontariato con la sua funzione di stimolo e con il suo
interesse diretto verso specifiche situazioni, può offrire un
importante contributo, promuovendo momenti di incontro, di dibattito e di confronto
con la popolazione.
4) La collaborazione. È
questo il campo comprendente, da parte dei volontari,
l’impegno concreto diretto e
personale con particolare attenzione rivolta alla persona e
alla famiglia per sostenere,
aiutare, offrire presenza e
amicizia, diventando un pos
sibile punto di riferimento.
In vista della miglior realizzazione di tale programma, le
associazioni della vai Pellice
propongono per il prossimo
inverno un corso di formazione per volontari aperto a tutte
le realtà del Pinerolese. Il corso sarà gratuito perché sostenuto dal Centro servizi per il
volontariato Univol e sarà affidato, per gli aspetti organizzativi e didattici, alla associazione culturale «Bottega del
possibile» che si è particolarmente qualificata come strumento di formazione nel campo delle politiche sociali. Il
corso (biennale) comprenderà
due moduli: uno in vista di
una collaborazione con il centro diurno Alzheimer del Rifugio Carlo Alberto, di prossima apertura, e un secondo per
una preparazione generale per
l’inserimento nei programmi
delle varie associazioni.
L’appuntamento per tutti
gli interessati, in vista di una
possibile iscrizione, è il 1° ottobre alla «Bottega del possibile» di Torre Pellice.
Un filo rosso unisce i generi artistici: una rassegna in vai Pellice
Gli spettacoli in montagna
Un festival itinerante. Musica, teatro, cinema: tre generi
di spettacolo uniti, nell’estate
’99 dal filo rosso della montagna. La montagna come ambito geografico e culturale,
come realtà sociale e umana:
c’è chi vi abita, chi la vive
con passione per qualche settimana l’anno, chi la vive con
fastidio o con superficialità,
chi la capisce e quasi ne vive
e chi ne è molto distante. La
montagna, che è comunque
buona parte del territorio di
cui si occupa questo giornale,
vedrà nelle prossime settimane alternarsi vari spettacoli, in
vai Pellice come in vai di Susa dove da alcuni anni il «Festival della montagna» ha preso l’avvio. La quarta edizione
si ispira al tema delle convivenze, tema che rievoca la
scottante attualità di guerre e
conflitti che si accendono per
la difficile ma necessaria coe
sistenza di uomini e culture
differenti. L’iniziativa, che
per la vai Pellice è coordinata
da «Nonsoloteatro», propone,
oltre al cinema all’aperto, alcuni spettacoli.
Martedì 3 agosto, ore 21,30,
La bando del giari propone
musica d’Oc a Torre Pellice.
Mercoledì 4, sempre a Torre Pellice alle 21,30, «Pulsazione in bianco, pulsazioni in
nero», concerto di Mani sulla
pelle.
Giovedì 5, a Villar Pellice,
alle ore 20,30 «Racconti da
luoghi lontani» di Guido Castiglia e Mani sulla pelle e alle 21,30 «Tip top», spettacolo
teatrale sulla scala di e con
Hercule Flocon (Francia).
Sabato 7, ore 21,30, a Bricherasio, «La pietra che canta», incontri itineranti tra teatro, immagini e musica.
Martedì 10, alle ore 21,30,
«Camminanti», spettacolo te
atrale a Luserna con Beppe
Rosso.
Mercoledì 11, alle 20,30 a
Rorà, «Racconti da luoghi
lontani» a cura di Guido Castiglia e Mani sulla pelle-, alle
21.30, «Paradis», spettacolo
teatrale con Maria Paola Pierini.
Venerdì 13, a Torre Pellice,
ore 16,30, «Racconti da luoghi lontani»; alle 18,15, «La
storia di santa Rosalia», cantastorie con Nonò Salomone.
A Bobbio Pellice, alle ore
20.30, «Racconti da luoghi
lontani» e alle 21,30, «La storia di santa Rosalia».
Sabato 14, a Bibiana, ore
21.30, «Suoni e musiche yddish» a cura di Rony Micro
Band.
Domenica 15, a Luserna
Alta, ore 21,30, «La pietra
che canta» e, ore 22,30, festa
finale con musica della tradizione zingara.
i Nelle
^ Chiese Valdesi
AGAPE — Dal 27 luglio al 3 agosto campo donne su «Tra appartenenza e nomadismo». Dal 3 al 10 agosto campo giovani
18-25 anni su «Identità giovanile, disagio e arte». Dal 12 al 19
agosto campo teologico su «Il ruolo della Bibbia nelle teologie
della liberazione».
BOBBIO PELLICE — Riunioni ai Campi il 1° agosto, al Podio
l'8 agosto e ai Payant il 15 agosto. Tutte le riunioni avranno luogo alle ore 15 e vi sarà la celebrazione della Santa Cena. Domenica 1° agosto 1999, dalle ore 15,30 in poi, nel giardino del presbiterio, bazar estivo organizzato dall'Unione femminile.
FONTANE — Domenica 15 agosto, culto alle ore 9.
MANIGLIA — Culto alle ore 10 domenica 1° agosto.
MASSELLO — Domenica 8 agosto, alle ore 17,30, riunione
quartierale a Porte di Massello, con un intervento dell'on. Giorgio GardioI che parlerà su «La politica territoriale»; a seguire cena con cibi e bevanda a cura dei/delle partecipanti (se il tempo
sarà brutto la riunione si svolgerà a Porte e la cena al Reynaudj.
PERRERO — Sabato 7 agosto, alle ore 17,30, riunione quartierale all'aperto alla Baissa, con riflessione biblica a cura della
pastora e un intervento del prof. Bruno Corsani, che parlerà della Facoltà valdese di teologia; seguirà una cena, nella quale sarà
servito il primo, mentre il secondo e le bibite saranno a cura dei
partecipanti.
PRALI — Domenica 1° agosto, ore 16, riunione all'aperto a
Villa di Prali; il pastore Miguel Angel Cabrerà parlerà su «Le
chiese valdesi del Rio de la Piata». Sabato 21 agosto, ore 20,30,
nel tempio, spettacolo di canti a cura del Gruppo teatro Angrogna. Ingresso libero e colletta a favore del museo di Prali. Domenica 22 agosto, ore 10,30, nel tempio culto di presentazione
al Sinodo del candidato Emanuele Fiume.
PRAROSTINO — Domenica 15 agosto, alle ore 10, culto nel
tempio di San Bartolomeo.
RODORETTO — Domenjca 1° agosto, alle ore 15, riunione
quartierale all'aperto a Colle delle Fontane. Domenica 8 agosto
culto alle ore 9.
VILLAR PELLICE—; Domenica 8 agosto, tradizionale giornata
di Miramonti, con bazar, pranzo comunitario e messaggi vari.
VILLASECCA — Domenica 1° agosto culto a Combagarino alle ore 9. Domenica 8 agosto, alle ore 15, riunione quartierale
all'aperto a Selletta (Faetto).
Musica e folk-etnico in vai Chisone
Festìvalli e la ghironda
Festa della ghironda e Festivalli riportano la vai Chisone al centro del panorama
musicale per quanto riguarda
il settore folk-etnico. Pragelato, Fenestrelle, Usseaux sono
i luoghi; il 4 agosto la data di
inizio della manifestazione.
Si comincia (è il Festivalli)
da Fenestrelle dove nella sede
del Forte, mercoledì 4 agosto
arrivano gli «Uyanga» con la
musica tradizionale della
Mongolia; strumenti suggestivi e uso della vocalità secondo le classiche tecniche di
quel paese fanno del concerto
un vero avvenimento musicale. Il 5 agosto nella piazzetta
del municipio di Usseaux si
esibirà il gruppo occitano
Lou Senhal e il 6, di nuovo
nel Forte di Fenestrelle, serata di musiche «solari» con la
chitarrista cubana Renata Mezenov e il trio femminile napoletano «As-sur-d»: un’altra
serata dalle forti emozioni
musicali dove il ritmo delle
tarantelle e il lirismo dell’interpretazione vocale sono gli
elementi centrali di un concerto davvero coinvolgente. E
intanto il 5 a Pragelato avrà
preso il via la 17“ festa della
ghironda con stage di musica
e di ballo. Concerto pubblico
sabato 7, ore 21,30, nella palestra comunale con i francesi
degli Oxalis.
SERVIZIO URBANO: Luserna San Giovanni e Val Pellice
LUSERNEHA - LUSERNA S. G. - TORRE PELLICE - COPPIERI - CHABRIOLS
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RITORNO Fer. Fer. Fer. Fer. esci, sabato Fer. esci, sabato
CHABRIOLS 8,15 9,35 11,10 14,50 16,10
COPPIERI 8,21 9,41 11,16 - 16,16
TORRE PELLICE (OSP. VALDESE) 8,24 9,44 11,19 14,55 16,19
TORRE PELLICE (LI.S.L 43 - GILLY) 8,27 9,47 11,22 16,22
TORRE PELLICE (Piazza Cavour) 8,28 9,48 11,23 16,23
TORRE PELLICE (APPIOTTI) 8,30 9,50 11,25 16,25
PRALAFERA 8,32 9,52 11,27 16,27
AIRALI - DISTRETTO SANITARIO 8,35 9,55 11,30 16,30
NAZZAROTTI 8,37 9,57 11,32 16,32
FORNACE 8,39 9,59 11,34 16,34
S. GIOVANNI (P. 17 FEBBRAIO) 8,40 10,00 11,35 16,35
S. GIOVANNI (SCUOLE) 8,41 10,01 11,36 16,36
BRACCIO S. GIOVANNI 8,43 10,03 11,38 16,38
VIA 10 MAGGIO 8,44 10,04 11,39 16,39
VIA 30 ALPINI 8,45 10,05 11,40 16,40
VIA MARIANI 8,46 10,06 11,41 16,41
GIARDINI "BRIANZA" 8,46 10,06 11,41 16,41
VIA TEGAS 8,47 10,07 11,42 16,42
STAZIONE F.S. 8,49 10,09 11,44 16,44
LUSERNA S. G. (AIRALI SCUOLE) 8,50 10,10 11,45 16,45
P. CAÑAVERO (PRO SENEaUTE) 8,52 10,12 11,47 16,47
S. MARCO POLIAMB.MAURIZIANO 8,53 10,13 11,48 16,48
LUSERNETTA 8,55 10,15 11,50 i 16,50
Fermate facoltative - luserna S. G.: Valentino, Via Ai Vola O TORRE PELLICE: Scuole Mauriziane, Bv. S. Margherita, Coppieri Chiesa, Ponte Albertenga, Cimitero
10
PAG. IV
E Eco Delle %lli moESi
VENERDÌ 30 LUGLIO 1999
Perrero - Chalancho
Festa del
XV Agosto
Il tradizionale incontro del
XV Agosto 1999 si terrà in località Chalancho (vicino aL
l’area attrezzata) a monte dell’abitato di Ferrerò. Il luogo
sarà segnalato dai cartelli indicatori e sarà predisposto un
parcheggio nel cortile posteriore dell’ex caserma. Dopo
un breve percorso, seguendo
via Mistral, si giunge sul luogo della riunione. Si troveranno in zona, oltre alle tradizionali vendite per beneficenza,
un buffet e un piatto caldo a
12.0CX) lire, servito su prenotazione da effettuare al momento deU’arrivo. Come l’anno scorso ad Angrogna, l’animatore del circuito e un gruppo di monitrici si occuperanno delle bambine e dei bambini presenti. In caso di pioggia il culto si terrà nel tempio
mentre il pranzo e gli interventi pomeridiani nel Centro
culturale di Ferrerò.
Programma
Mattino
ore 10; culto a cura delle
pastore e dei pastori del 3°
circuito. I membri delle corali
presenti sono invitati a radunarsi nelle vicinanze del palco per guidare il canto. Al
termine del culto seguiranno
vari messaggi.
Fomeriggio
Ore 14: intervento di Daniele Tron su «L’esodo dei
valdesi della vai Fragelato alla fine del 1600».
Verranno esposti i pannelli
della mostra preparata da Albert de Lange, in Germania,
per ricordare il trecentenario
dell’emigrazione dalle Valli.
Cinema
TORRE PELLICE — Il cinema Trento ha in programma, giovedì 29, Elizabeth; venerdì 30, Salvate il soldato
Ryan; sabato 31, Edtv, domenica 1, Baci e abbracci; lunedì
2, A prima vista; martedì 3, Il
mio west; mercoledì 4, Sliding
doors; giovedì 5, Tutti pazzi
per Mary; venerdì 6, Titanio;
unico spettacolo ore 21,20.
BIBIANA — Giovedì 29 luglio, alle 21,45, nell’area di villa Bodo, proiezione di Muían.
In caso di pioggia nel salone
parrocchiale. Giovedì 5, ore
21,45, a villa Bodo, Titanic.
BOBBIO PELLICE —
Mercoledì 4, alle 21,45, nel
prato adiacente il tempio valdese, Train de vie. Mercoledì
11, ore 21,30, Z la formica.
SAN SECONDO — Venerdì 30, in piazza Europa, ore
21,45, proiezione di Matrix.
Venerdì 6 agosto, ore 21,45,
Così è la vita.
LUSERNETTA — Domenica'1° agosto, alle 21,45, cinema in piazza Sant’Antonio:
La maschera di Zorro.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Lunedì 2 agosto,
alle 21,45, al mercato coperto.
La vita è bella.
FENESTRELLE — Sabato
31 luglio, alle 21,45, in zona
casermette, proiezione di La
maschera di Zorro. Martedì
17 agosto, al forte, ore 21,30,
Train de vie.
VILLAR PELLICE — Domenica 8 agosto, alle 21,30, in
piazza Jervis, La gabbianella
e il gatto. Giovedì 12, 21,30,
Gatto nero, gatto bianco.
RORÀ — Martedì 10 agosto, ore 21,30 in piazza Fontana, proiezione di A bug’life.
Giovedì 19, ore 21,30, Svegliati Ned.
PINEROLO — La multisala Italia ha la sala «5cento»
chiusa per ferie fino al 19 agosto; la sala «2cento resterà
chiusa fino al 20 agosto».
Appuntamenti
29 luglio, giovedì
TORRE PELLICE: In piazza Muston, alle 21, concerto di musiche medioevali.
FENESTRELLE: Alle 21, nella chiesa del Forte San Carlo, Festival di musica da camera con «Xenia Ensemble».
30 luglio, venerdì
PINEROLO: A Abbadia Alpina, nello spazio antistante il supermercato Continente, alle 21,30, intrattenimenti musicali.
FENESTRELLE: Alle 20, serata gastronomica e concerto dei
«Deriva».
VILLAR PELLICE: Alle 21,30, sulla piazza Jervis, il gruppo
«Sesto Senso» di Pinerolo terrà un concerto a sostegno della
realizzazione di una nuova sala polivalente; il gruppo esegue
musiche dei Nomadi.
31 luglio, sabato
TORRE PELLICE: Al teatro del Forte, alle 21,15, concerto dei
giovani allievi del «Corso estivo europeo di musica da camera». Ingresso gratuito.
VILLAR PELLICE: Pomeriggio in gioco con i bambini e serata
danzante.
SAN GERMANO CHISONE: Fino al 1° agosto festa del paese in
borgata Turina, con ballo liscio, mostra «Passi in galleria».
OSASCO: Dalle 20,30 in piazza Resistenza, «Pizza in piazza»,
pizza, birra, spettacoli musicali.
TORRE PELLICE: In piazza Muston, alle 12,30, per la Festa
dell’Unità pranzo, segue alle 17 dibattito; alle 19,30, cena e alle 21 ballo liscio con «Marina Musica Group».
PRAGELATO: Alle 9, al villaggio Kinka, gara di arrampicata
sportiva con grigliata.
FROSSASCO: Alle 21, nei giardini delle scuole elementari, teatro dialettale con la compagnia teatrale Villarettese, che presenta «’1 curà ’d Roca Brusa», ingresso lire 7.000.
ROURE: Festa alla borgata Clea.
PINASCA: Alle 21, nella pista coperta in località Grandubbione,
concerto rock.
PRAGELATO: Fino a domenica 1° agosto festa degli alpini.
LUSERNA SAN GIOVANNI; Nell’area del mercato coperto festa sociale dell’Avis, con inizio alle 19, grigliata e poi serata con
la Disco on "Wboels di Trs Radio, a sostegno dell’attività dell’associazione «Senza, Confini» e ai ragazzi di Cemobil.
1“ agosto, domenica
SAN GERMANO CHISONE: Nel parco Widemann, alle 21,30,
concerto del duo «Amazing Blondel», musiche per una notte di
festa. Ingresso lire 15.000.
FENESTRELLE: Alle 11, sfilata per le vie del paese della banda
musicale militare accompagnata da un gruppo storico. Festa
della borgata Fequerel; alle 15,30, inaugurazione della manifestazione «Le Fenestrelle ’99» con, tra le altre iniziative, apertura della fiera del libro, danze orientali egiziane e danza spagnola, Occitania ’99. Alle 21, nella chiesa del Forte San Carlo, opera lirica «La Traviata», direttore Simone Samo.
RINASCA; Festa in località Serforan.
TORRE PELLICE; Al circolo Mûris, alle 14, gara a bocce individuale a eliminazione diretta.
PINEROLO; «Le dimore sognate», visite guidate ai castelli e ai
parchi del Pinerolese, ingresso lire 10.000, ridotto lire 5.000
(fino a 14 anni).
RORÀ: 2T edizione marcia alpina Rorà-rifugio Valanza.
TORRE PELLICE: Dalle 9 alle 18, nell’isola pedonale, «L’isola per l’arte», esposizione di quadri.
ROURE: Dal rifugio Selleries, nel parco naturale Orsiera Rocciavrè, partenza dell’escursione verso i laghi della Cristalliera,
con gli accompagnatori naturalistici.
TORRE PELLICE: In piazza Muston, per la Festa dell’Unità,
alle 10,30, incontro con i pensionati, alle 12 aperitivo, alle
12,30 pranzo, alle 17,30 dibattito, alle 19,30 cena; alle 21, ballo liscio e per finire estrazione sottoscrizione a premi.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Nell’area del mercato coperto,
con inizio alle 9,30, torneo giovanile e amatoriale di tennis tavolo aperto a tutti. Alle 21, concerto dei Deriva (solo Nomadi).
Ingresso libero con offerte a favore dell’associazione «Senza
confini» e dell’Avis.
2 agosto, lunedì
PRAMOLLO: In borgata Ruata, agli impianti sportivi, alle
21,30, teatro con Luca Fagioli e Monica Fantini in «Nani,
ostriche e champagne»; Ingresso lire 10.000.
PRALI: Fino al 6 agosto, «Un bosco di storie», attività ludico
ambien ali per ragazzi dai 6 ai 14 anni.
ROURE: In borgata Gleisolle festa del paese.
FENESTRELLE: Alle 21, al Forte, Galà d’operetta, interprete
Francesco Paolo Panni.
3 agosto, martedì
FENESTRELLE: Alle 21, Canto Vivo, con Anna Identici.
PRAGELATO: Fino a mercoledì torneo di calciobalilla umano.
PRAROSTINO: Gara alle bocce notturna alla baraonda libera a
tutti.
PRAGELATO; Alle 21, nella palestra comunale, conferenza su
«Usi e costumi in vai Chisone»; proiezione «La Draja».
CAVOUR: Spettacolo pirotecnico.
4 agosto, mercoledì
TORRE PELLICE: Nel centro storico, alle 21,15, il Teatro
dell’oppresso pre.senta «Terra, fuoco, vento».
ROURE: Festa del villeggiante, organizzata dal gruppo folclori.stico «La teto aut».
PRAGELATO: Alle 21, nella palestra comunale, proiezione di
diapositive e dibattito su «Sied dog».
FENESTRELLE: Alle 21,15, al Forte San Carlo, musica tradizionale della Mongolia Uyanga, ingresso lire 10.000.
5 agosto, giovedì
BIBIANA: Alle 21, serata cinematografica nel parco giochi con
il film «Titanic», ingresso lire 5.000.
FENESTRELLE: Alle 21, Balocco presenta «Le canson d’ia
piola».
TORRE PELLICE: Nel tempio valdese, alle 21,15, concerto
per il corso di violino e musica da camera.
PRAGELATO: Fino a domenica 8 agosto «Festa ghironda».
USSEAUX; Nella piazza del municipio esibizione del trio «Lou
Senhal», nell’ambito della rassegna «Festivalli ’99».
6 agosto, venerdì
TORRE PELLICE: Alle 17, a villa Elisa, a cura dell’YwcaUcdg, minigalleria di oli, acquerelli e stampe con angolo di artigianato bengalese in favore della scuola per le bambine di
Birisiri, in Bangladesh; seguirà merenda sinoira di solidarietà
per villa Elisa (prenotazione entro il 31 luglio, tei. 0121-91384
o 0121-930739).
LUSERNA SAN GIOVANNI: Presso la Loggia dei Mercanti,
alle 21,30, concerto per il decennale del corso di violino e musica da camera.
ROURE: Al campo di calcio si esibiscono «Gli amici di Roland»
e «Lou Dalfin», per il festival «Rourestock». Fino a domenica 8.
FENESTRELLE: Per la rassegna «Festivalli ’99» Renata Mezenov presenta danze e canti cubani, a seguire il trio femminile di
Napoli «As-sur-d».
7 agosto, sabato,
PRALI; Alle 21, nella sala delle attività della chiesa valdese, «E
racconto, racconto... », serata di presentazione del libro «La
balmo d’Arman» e del video «E mi contiou, mi countiou».
TORRE PELLICE: Alle 17,30, nella sala Paschetto, inaugurazione della mostra di dipinti accompagnata da versi, di Ettore
Serafino dal titolo «Il colore e la parola», la mostra rimarrà
aperta fino al 30 agosto.
FENESTRELLE: Fino al 14 agosto, alle 21,30, tutti i giorni presso la Fortezza, Assemblea Teatro presenta «Il deserto dei Tartari» in prima nazionale, riduzione teatrale di Guido Davico Bonino, regia di Renzo Siccoc Lino Spadaro. Ingresso lire 15.000.
TORRE PELLICE: Nel tempio valdese, alle 21,15, concerto del
decennale del corso di violino e musica da camera.
RORÀ: Sagra rorenga.
TORRE PELLICE: Nel parco delle betulle Memorial «Franco
Ricca» e Trofeo Gastaldi a cura del Gasm.
8 agosto, domenica
OULX: Giornata dedicata a «Città d’arte a porte aperte».
VILLAR PELLICE: Festa alla Casa di riposo «Miramonti»,
prenotazioni per il pranzo tei. 0121-930900.
ANGROGNA: La sezione locale Ana organizza la Festa di San
Lorenzo con lotteria.
9 agosto, lunedì
TORRE PELLICE: Fino al 13 agosto, alla sala dell’Esercito della Salvezza, a partire dalle 16,30, serie di studi biblici sull’Evangelo di Giovanni, a cura della T. Col. Kathleen Armistead.
12 agosto, giovedì
TORRE PELLICE: Dalle 8,30 alle 11,30, all’ospedale valdese,
prelievo di sangue collettivo.
13 agosto, venerdì
TORRE PELLICE: Alle 18, presso la civica galleria «Filippo
Scroppo» inaugurazione della mostra «L’immagine delle valli
valdesi nella cartografia dal ’500 al ’700», in collaborazione
con la Società di studi valdesi. La mostra resta aperta fino al 10
ottobre con orari: martedì, mercoledì, domenica, 15,30-18,30;
venerdì 10,30-12,30; sabato 10,30-12,30 e 15-18,30.
PINASCA: Festa patronale con mostra fotografica e esposizione
dei lavori dei bambini sul tema «Nel mio paese», serata danzante di ballo liscio. La festa prosegue fino al 17 agosto.
TORRE PELLICE: Dalle 16,30 alle 18,15, per le vie del paese,
«Racconti da luoghi lontani», di Nonsoloteatro, la storia di
Santa Rosalia di Nano Salomone.
14 agosto, sabato
PERRERO: Festa di Bovile a cura di «Amici di Bovile», prosegue domenica 15.
TORRE PELLICE: Al circolo Mûris festa di Ferragosto con gare al punto e freccette, giochi vari a premi, ballo liscio, tutto a
partire dalle 15. Si prosegue domenica 15 agosto.
TORRE PELLICE: Nell’isola pedonale, dalle 8,30 alle 19, mercatino di prodotti naturali.
15 agosto, domenica
PINASCA: Festa patronale; alle 21, serata danzante e elezione di
Miss Ferragosto Pinaschese.
FENESTRELLE: Alla Fortezza, alle 21,30, musica con il
gruppo «Tetes de bois», musica francese, Tecno, originali.
16 agosto, lunedì
PINASCA: Festeggiamenti patronali con serata danzante.
17 agosto, martedì
TORRE PELLICE: Nell’atrio del Centro culturale, «Una finestra su... Trecento anni dei valdesi in Germania», la mostra rimarrà aperta fino al 29 agosto.
PINASCÀ: Dalle 15, alla pista coperta comunale, trattenimenti e
divertimenti per bambini e ragazzi.
20 agosto, venerdì
MASSELLO: Fino al 21, XXI Festa della valaddo, intrattenimenti musicali e sfilata in costume, con danze occitane.
PINEROLO: Alle 21,30, in frazione Abbadia, intrattenimenti
musicali, presso la piazza del supermercato «Il Continente».
21 agosto, sabato
ANGROGNA: Balli occitani alla Vaccera a partire dalle 18.
TORRE PELLICE: Alle 21, in piazza Muston, spettacolo di
musica e balli tradizionali della Sicilia con il gruppo folk di
Agrigento.
22 agosto, domenica
ANGROGNA: Lo Sport club Angrogna organizza la Festa d’La
Vacira.
SAN SECONDO: Festa patronale con il gruppo folcloristico
«Kokalos» da Sant’Angelo Muxaro, Palermo.
TORRE PELLICE: Dalle 9 alle 18, nell’isola pedonale, esposizione di quadri «L’isola per l’arte».
Servizi
Il comitato locale di Torre Pellice della Croce Rossa italiana,
nel ricordare che devono ancora essere ritirati alcuni premi
della sottoscrizione, intende con la presente ringraziare sentitamente tutti coloro che con il loro aiuto, offerte, simpatia, hanno reso possibile la festa dei volontari e pionieri del soccorso
tenutasi il 3 e 4 luglio nell’area del mercato coperto di Luserna
San Giovanni.
Mario Tarditi - Croce Rossa di Torre Pellice
VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENiCA AGOSTO
Rinasca: Farmacia Bertorello
- V. Nazionale 22, tei. 800707
DOMENICA 8 AGOSTO
Fenestrelle: Farmacia Grippo
- Via Umberto I 1, tei. 83904
DOMENICA 15 AGOSTO
San Germano Chisone: Farmacia Tron , tei. 58771
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 1® AGOSTO
Luserna San Giovanni: Farmacia Savelloni - Via Blando
4 - (Luserna Alta), tei. 900223
DOMENICA 8 AGOSTO
Bibiana: Farmacia Garella Via Pinerolo 21, tei. 55733
DOMENICA 15 AGOSTO
Bobbio Pellice: Farmacia Via Maestra 44, tei. 92744
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 167-233111
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
dalle ore 8 alle 17, presso le
sedi dei distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA
telefono 118
Avviso
ai coralisti
del I distretto
In occasione del culto di
apertura del Sinodo 1999
tutti i membri delle corali
del I distretto sono invitati
a parteciparvi incontrandosi alla Casa unionista di
Torre Pellice (di fronte al
tempio)
domenica 22 agosto alle
ore 14
coordinati dal direttore
della corale di San Secondo, Mario Ratsimba.
La Commissione esecutiva del I distretto.
RADIO
BECKWITH
EVANGELICA
FM 91.2CD-96.550
Economici
TORRE PELLICE rustico da ristrutturare vendesiTel., ore serali, 0121-933049.
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via dei Mille, 1 - 10064 Pinerolo
tei. 0121-371238; fax 323831
recapito Torre Pellice
tei. 0121-933290; fax 932409
Sped. in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Riforma
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Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. ai sensi di legge Piera Egidi
Stampa; La Ghisleriana Mondovì
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I tre giovani che si presentano al Sinodo delle chiese valdesi e metodiste
Candidati al ministero pastorale
Cambiano i tempi e quindi anche le modalità in cui si esprime il pastorato, ma
non cambia la necessità di essere fedeli alla Parola e responsabili verso la, chiesa
Emanuele Fiume: attualità e centralità della Riforma
PAG. 7 RIFORMA
SONO nato a Trieste ventinove anni fa. Di famiglia
cattolica, conobbi l’Evangelo
durante gli studi liceali e ne
fui afferrato. Diventato membro della Chiesa valdese di
Trieste, dopo aver conseguito
la maturità classica decisi di
iscrivermi alla Facoltà valdese di teologia di Roma. Dopo
sette semestri ho trascorso
sei mesi a Zurigo e un anno a
Heidelberg. Dopo aver discusso la tesi ho ottenuto una
borsa di studio per un dottorato di ricerca alla Facoltà
teologica deirUniversità di
Zurigo. In riva alla Limmat
ho trascorso altri tre semestri
di intensa e proficua ricerca
storica. Dal marzo 1998 servo
la Chiesa valdese di Frali.
Accanto al percorso di preparazione accademica (che
considero tuttora fondamentale per l’esercizio del ministero della Parola) ho cercato
di essere sempre disponibile
al servizio delle chiese e a imparare da esse. La mia preparazione musicale è stata impiegata sulTorgano e nella direzione della corale; i rudimenti di catechetica imparati
in Facoltà trovavano immediata applicazione nella collaborazione con le chiese di
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Colleferro e Ferentino; la
passione per la predicazione
divenne servizio costante durante un anno di vacanza di
sede a Zurigo. In quel periodo ho iniziato alcuni percorsi
di cura d’anime a persone in
difficoltà.
Al centro dei miei interessi
teologici e storici vi è la Riforma, in particolare quella di
ispirazione calvinista. Ho lavorato su alcuni teologi del
’500, in particolare sugli italiani Vermigli, Zanchi e Scipione Lentolo. Sulle opere di
quest’ultimo, il primo storico
del valdismo riformato, sto
concludendo la stesura della
tesi di dottorato. Inoltre sto
curando un’edizione del salterio ugonotto in italiano moderno. La Riforma, a mio parere, rappresenta un’istanza
permanente che ricorda alla
chiesa il suo totale servizio alla parola di Dio e che la obbliga a liberarsi di tutto ciò che
da questo servizio la distoglie.
Riforma è inoltre il lasciar determinare la nostra identità di
credenti unicamente dalla
parola di grazia che ci viene
rivolta da Dio, senza assolutizzare il punto di vista personale e soggettivo di chi la riceve e la interpreta. In breve,
Riforma secondo me è libertà
di ascoltare la parola di Dio
con semplicità, lasciarle spazio e, perciò, relativizzare
l’importanza della nostra parola. Ritengo questo messaggio fortemente attuale: in un
mondo dove ciascuno proietta sul mondo le proprie paure, creandosi una realtà di
ombre, la parola del Signore,
detta fuori di noi, vuole essere
l’unica realtà che dichiara e
determina il nostro perdono.
Lo studio della teologia è un
servizio e non un complemento alla parola del Signore.
Perciò ho voluto chiedere
di essere presentato al corpo
pastorale come candidato al
ministero della parola di Dio:
la teologia non ha niente a
che fare con un sapere spocchioso e libresco, ma si incarna fortemente nella vita della
chiesa, nei suoi problemi e
nei suoi limiti. La predicazione, il catechismo e la cura
d’anime sono i luoghi in cui il
sapere deve farsi umiltà e la
cultura deve diventare servizio per onorare l’Evangelo di
Gesù Cristo. Perciò la teologia consiste nella prassi del
servizio e dell’amore non solo della Parola ma anche del
prossimo. La vera teologia ci
fa amare la Chiesa nel suo insieme e ciascun membro in
particolare. A Frali ho potuto
servire una ordinata parrocchia di popolo in cui la riflessione di fede viene portata
avanti con umiltà e profondità e lo spirito di servizio
prende corpo in modo attento e discreto. In ogni esperienza ciò che ho ricevuto è
stato di gran lunga maggiore
di ciò che ho dato. In vista
della mia consacrazione al
ministero della parola di Dio,
chiedo a tutti i credenti di sostenermi con il loro consiglio
e la loro preghiera.
Monica Michelin Salomon: le parole per crescere nella fede
Spesso la testimonianza
dell’Evangelo di Cristo
segue strade che non ci saremmo mai aspettate, parla
con parole che non sono
quelle abituali, attraversa
volti di sconosciuti e sconosciute che diventano nostri
fratelli e nostre sorelle. La
: parola di Dio ci raggiunge
I con tempi e modi che non
sono i nostri e ci trasforma,
ci mette in gioco in prima
persona, ci rinnova nella nostra fede, ci ridà speranza, ci
comunica amore. Così è avvenuto nel mio percorso di
fede, che ha visto intrecciarsi
volti familiari a volti sconosciuti, che ha attraversato
molteplici riflessioni rafforzandosi nel corso del tempo.
Sono cresciuta nelle valli
valdesi, a Bobbio Pellice, e ho
frequentato sin dall’infanzia
scuole valdesi, dove mi è stata insegnata la tolleranza e il
rispetto per le idee di tutti e di
tutte, e soprattutto dove mi è
stato insegnato a pensare con
3 mia testa. Terminato il liuii sono iscritta alla Facoltà valdese di teologia con
intenzione di prepararmi in
vista del ministero pastorale
ma anche con il desiderio di
approfondire le mie conoscenze bibliche e teologiche.
Al termine dei quattro anni
di Facoltà non mi sono sentita sufficientemente matura
per reggere la responsabilità
di una chiesa, anche se conservavo nel mio cuore il passo in cui viene narrata la vocazione di Geremia. Un brano in cui Geremia rivolgendosi a Dio dice di essere
troppo giovane per il compito che gli è stato affidato e
Dio toccandogli la bocca con
la mano lo rassicura dicen
TAVOLA VALDESE
Corpo pastorale
Per giovedì, venerdì e sabato
19-20-21 AGOSTO 1999
è convocato il corpo pastorale, col seguente ordine del giorno:
9'oved; 19
15-19; Sessualità, inquadramento e piste di riflessione.
verìerdì 20
9-13; Commissione liturgia e Commissioni permanenti per la forluazione pastorale. Testo del Padre Nostro;
15-19; Pomeriggio a cura del Centro culturale valdese.
W6afo27
9-13; esami di fede dei candidati al ministero pastorale Emanuele
'Ulne, Monica Michelin Salomon, Davide Ollearo. Varie ed eventuali,
futte le pastore e i pastori sono tenuti a partecipare alla riunione del
mrpo pastorale (prenotarsi per tempo presso la Foresteria). Notare
quest'anno le sedute iniziano il giovedì pomeriggio e non il vemattina. Le sedute del corpo pastorale, salvo particolari mo^®uti, sono aperte a tutti i membri delle chiese valdesi e metodiste.
Il moderatore della Tavola valdese
^ ■ Gianni Rostan
dogli che ogni parola che
uscirà dalla sua bocca sarà
parola del Signore. Ho svolto
così un periodo di volontariato al Centro diaconale La
Noce di Palermo. E durante il
mio anno all’estero ho partecipato a un progetto che si
proponeva di far uscire dal
silenzio le voci delle donne
che avevano subito violenza.
I due anni di prova, a Siena
e a Roma (comunità di piazza Cavour), hanno costituito
lo spazio di un riavvicinamento più maturo al pastorato. Sono state due esperienze tra loro molto diverse
ma ugualmente arricchenti e
importanti per il mio cammi
no di fede e di servizio nella
chiesa. Mi hanno permesso
di maturare e crescere nella
fede grazie alla condivisione
della Parola, al confronto e
alla preghiera. E mi hanno
messa in condizione di provare a rispondere alla chiamata che proviene dalla parola di Dio, servendo la chiesa e mettendo a disposizione
i miei doni, consapevole dei
miei limiti da una parte e del
mio entusiasmo dall’altra.
Penso al ministero pastorale come a una vita di testimonianza che, interrogata dalla
parola di Dio, risponde nel
quotidiano alle domande attuali che le vengono rivolte.
Esame di fede e consacrazione
Il giorno prima dell’apertura del Sinodo annuale delle
chiese valdesi e metodiste, il corpo pastorale «esamina» i
candidati al ministero pastorale: secondo l’attuale ordinamento ecclesiastico, è ì’ultimo atto di «verifica» della loro
vocazione e delle loro capacità. Se questa verifica ha esito
positivo, i candidati sottoscrivono la confessione di fede e
sono consacrati pastori durante il culto solenne che, nel
tempio di Torre Pellice, inaugura i lavori sinodali.
La presentazione, l’esame e la consacrazione di nuovi pastori e pastore è uno degli atti più significativi che viene
compiuto ogni anno nel corso della settimana sinodale.
TAVOLA VALDESE
Sinodo delle chiese
valdesi e metodiste
Il Sinodo, secondo quanto disposto
dalPart. 117/SI/98, è convocato per
DOMENICA 22 AGOSTO 1999
I membri del Sinodo sono invitati a recarsi nell’Aula
sinodale della Casa valdese di Torre Pellice, via C.
Beckwith 2, alle ore 15.
II culto di apertura avrà inizio alle ore 15,30 nel tempio
valdese di Torre Pellice e sarà presieduto dalla prédicatrice Maddalena Giovenale Costabel.
Il moderatore della Tavola valdese
Gianni Rostan
Prima della consacrazione durante il culto inaugurale del Sinodo (1997)
Davide Ollearo: un ministero
che impegna tutta la persona
PROVENGO da una famiglia evangelica dalla quale ho imparato che Resistenza cristiana è un cammino,
un ministero che impegna
integralmente la persona, in
ogni momento della vita: il
lavoro quotidiano, gli impegni nel sociale che si affrontano dal lunedì al sabato non
possono essere vissuti come
momenti completamente separati e privi di ogni légame
con l’ascolto del culto domenicale. Ho vissuto a lungo
nella Chiesa valdese di Ivrea;
lì ho ascoltato e visto molti
piccoli e grandi esempi di fede cristiana non solamente
confessata a parole ma coerentemente messa in pratica.
Nei convegni giovanili evangelici ho incontrato giovani
con i quali ho scoperto che il
messaggio biblico non è una
parola stantia e lontana dalla
realtà, ma un annuncio di
speranza che i giovani vogliono ascoltare e riscoprire.
Dunque, se quest’anno ho
chiesto la consacrazione al
ministero pastorale, non è
perché ritengo che questo sia
il migliore o l’unico modo
per impegnarsi «cristianamente» ma perché ritengo
che questa sia la mia personale vocazione; fra i tanti
modi di testimoniare la Parola, tutti ugualmente necessari per la chiesa, il pastorato è
quello al quale sono stato
chiamato. Ho quindi deciso
di frequentare gli studi di
teologia, presso la nostra Facoltà e poi presso la Facoltà
di teologia di Basilea; ho avuto modo, in questi anni, di
prendere dimestichezza con
molti strumenti utili per
comprendere con sempre
maggior chiarezza, e per far
comprendere a donne e uomini del nostro tempo, la parola della grazia di Dio.
È poi arrivato il periodo di
prova, indubbiamente il più
ricco dal punto di vista dell’esperienza e dei rapporti
umani. È stato un periodo di
prova molto movimentato,
trascorso fra Torre Pellice,
San Germano Chisone, Foggia e Orsara di Puglia; se il
breve tempo trascorso in
ognuna di queste chiese non
ha giovato alla continuità del
ministero, è stato però di
grande interesse da un altro
punto di vista: mi ha permesso, in un periodo in fondo
«protetto» come possono essere i mesi di prova, di conoscere realtà completamente
diverse. E nelle grandi comunità stòriche delle valli valdesi come nelle piccole, ma importanti, realtà di diaspora
del Meridione d’Italia, ho incontrato uomini e donne
sempre pronti a dare il loro
contributo alla testimonianza della chiesa; ho conosciuto sorelle e fratelli che rifiutano di adagiarsi su quanto
propone la nostra società,
ma che questa società cercano di comprenderla e anche
di cambiarla basandosi sulla
parola del Signore. Sono state molte le persone che, con
il loro esempio silenzioso, mi
hanno guidato con forza e mi
hanno allontanato dal rischio dell’autocommiserazione: è vero che siamo una
chiesa piccola e con poche
forze ma questo fatto non
deve mai divenire un ostacolo insormontabile che blocca
ogni nostra iniziativa, un peso che ci impedisce di guardare e sognare al di là dell’immediato presente.
Con la mia richiesta di consacrazione vorrei innanzitutto continuare proprio questo
cammino, nelle comunità in
cui la chiesa mi chiederà di
servire. E vorrei che fosse un
cammino, percorso assieme
ai fratelli e alle sorelle che il
Signore mi concederà di incontrare, in cui la mia vita intera sia messa in gioco e dia
testimonianza della fiducia
nel Dio di Gesù Cristo: un
cammino in cui il mio impegno professionale come pastore, la vita nella mia famiglia e i miei interessi personali possano essere tutti un
servizio al Signore, affinché
sempre più donne e uomini
possano vedere e comprendere che un’esistenza dedicata al Signore non è un’esistenza monca, ma è al contrario piena e gioiosa.
12
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle
VENERDÌ 30 LUGLIO 19qq
SI*
Si è svolto un campo al Centro ecumenico «Menegon» a Tramonti
Donne sui luoghi di frontiera
Le lacerazioni sociali prodotte dalla guerra e dalle violenze ad essa collegate,
ma anche l'immigrazione, al centro degli studi condotti con l'aiuto di spécialiste
ANITA BRASCHI
Nel Centro ecumenico
«Luciano Menegon» di
Tramonti di Sopra il campo
donne si è proposto di riflettere sulle violenze che le donne hanno subito nelle guerre recenti alle frontiere del
Nord-Est. In questi ultimi
dieci anni il rombo degli aerei, il sibilo dei missili e delle
bombe, insieme alle ricorrenti pulizie etniche, agli stupri
di massa, alle camere di tortura, agli eccidi, hanno imperversato alle nostre porte e
colpito le nostre esperienze
suscitando paura, angoscia,
impotenza. Le donne in particolare, anche se non protagoniste, le guerre le hanno
sofferte a lungo con la perdita dei mariti, dei figli o con
l’uccisione «dell’anima» negli
stupri di guerra.
Come collegarci meglio attraverso le frontiere? Come far
emergere una «visione del
mondo» di cui le donne dovrebbero essere portatrici
proprio per le loro sofferenze?
Come si vede da questi scarni
ma essenziali interrogativi si è
trattato di condurre «ricerche
ed esperienze per una cultura
della pace e della nonviolenza». Il primo momento (7 luglio) è iniziato con la conoscenza reciproca e con
l’espressione della propria
creatività su pensieri di guerra, di profuganza, di violenze:
con la guida della pittrice Giovanna De Piero si è riusciti a
produrre dei manifesti evocativi. I due giorni successivi sono stati organizzati come momenti di studio, con il coordinamento della prof. Augusta
De Piero. Nella nostra esperienza di regione confinaria,
nelle luci e nelle ombre di attività di guerra, anche la presenza di immigrati e immigrate può venire ricondotta, per
la drammaticità delle condizioni che la determinano e
per le precarietà che ne conseguono, a una specie di situazione di guerra. La figura
dell’immigrato si è dimostrata
sempre più discostata dallo
schema di interventi legislativi coerenti e coordinati {persona in cerca di un lavoro entro un quadro assicurato
dall’impegno del governo anche mediante l’attività di ambasciate e d’ consolati) per diventare quella di chi frigge da
una situazione insostenibile,
affidandosi spesso alla casualità nella ricerca di un luogo
in cui sopravvivere.
Le problematiche dei servizi alla salute mirati soprattutto alle donne immigrate sono
stati introdotti dall’operatrice
sanitaria del servizio pubblico Maria De Piero. La relatrice ha evidenziato tre aspetti:
1) il fenomeno immigratorio
non può essere-considerato
come del tutto nuovo; 2)
l’immigrazione è da ritenersi
situazione strutturale della
nostra società, componente
quindi ordinaria e non emergenziale; 3) tale fenomeno va
conosciuto perché solo nella
conoscenza vi è accoglienza,
non si vive l’altro come pericoloso e si agisce in modo
più «umano».
I.a donna, protagonista
dell’esodo immigratorio, si
trova costretta a condizioni
di lavoro particolarmente
gravose (quando non costretta a vendere con la propria
forza lavoro anche il proprio
corpo) e, anche se richiamata
talvolta dal marito per la ricostruzione di un tessuto familiare, non è meno disorientata e sola. Tutti i riferimenti culturali le vengono a
mancare sia nella cura di sé
sia della propria famiglia e il
.....................
Una manifestazione deile donne in nero a Beigrado nei 1996
(foto Milena Zulianello)
tessuto della vita quotidiana
che le donne governano viene distrutto in modo radicale. Occorre ricostruire questi
legami e occorre informare
su ciò che accade non solo le
persone straniere, ma anche
le popolazioni che ospitano
perché l’accoglienza non sia
attività assistenziale in cui la
vittima della guerra e delle
catastrofi, naturali o umanitarie che siano, sarebbe costretta entro categorie imposte da chi accoglie e perderebbe la propria dignità e il
diritto di espressione piena
della propria voce.
Le esperienze di due mediatrici sociali, la russa Ekaterina Sourkova e l’albanese
Najada Hakiraj, hanno ancor
più messo in risalto che una
posizione attenta e rispettosa
delle diversità non può che
portare a un salto di qualità
della vita degli immigrati. La
posizione delle istituzioni verso gli immigrati è stata evidenziata dalla dott. Rita Turissini, già assessore all’Assistenza, che con sottile ironia ha
puntualizzato come esse non
prendano iniziative e diano
corso ad adempimenti alle
leggi solo se non se ne può fare a meno, e comunque in
modo discontinuo, senza un
rapporto chiaro con la Prefettura e la Questura. Questo atteggiamento evidenzia l’assenza del diritto nella regolamentazione dei rapporti.
Gli aspetti della comunicazione e dell’informazione sono stati presentati dalla dott.
Grazia Levi, già dirigente Rai,
e dalla giornalista Francesca
Longo. Entrambe hanno convenuto come sia difficile riferire dei fatti già non inquinati
dall’interpretazione del giornalista e spesso dalla linea del
giornale. Nel caso dell’emigrante la comunicazione dovrebbe mirare a dare voce alla
loro voce, per creare metaforicamente «un ponte di voci».
Il Collettivo «Le radici e le all»
(associazione per i diritti violati) ha poi presentato con la
relazione di Annalisa Comisso l’esperienza delle «donne
in nero» di Belgrado. Costoro,
dal 1991, testimoniano una
azione di resistenza al regime
e propongono una cultura di
pace, di nonviolenza, di unità
contro le pulizie etniche dilaganti tra le entità nazionalistiche in conflitto. Esempi di
intercultural^ità e di progettualità per una convivenza dignitosamente possibile nella
scuola sono stati presentati
dalla prof Laura Venier.
Un'esperienza di animazione a Conversano
Musica e canto per la testimonianza
In vari momenti, poi, si è
accennato alla necessità di ottenere una legge sulTopzione
fiscale alle spese militari. Si è
partiti da documenti quali
l’ordine del giorno del Sinodo
1986 sul «riconoscimento
dell’obiezione fiscale contro
le spese per armi» e dalla prima proposta di legge per l’opzione fiscale del 1989 (Guerzoni), ripresa nel 1996 (Russo
Spena) per giungere a campagne particolari come per esempio quella «per la legittimazione politica della difesa
nonviolenta», il cui primo firmatario era il presidente della
Federazione delle chiese evangeliche in Italia (1996). Si è
auspicato infine che l’inizio
del nuovo millennio sia l’occasione per impegnarci in
questa ricerca sia a livello popolare sia parlamentare.
ELISEO BAGLIERI
Dal 24 al 27 giugno la
Chiesa evangelica battista di Conversano (Ba) ha organizzato un seminario musicale con la presenza di Carlo
Leila, animatore musicale e
collaboratore del Dipartimento di evangelizzazione delrUcebi, e di Marta D’Auria.
Filo conduttore delle serate è
stata la riscoperta dell’importante ruolo che la musica e il
canto svolgono neH'ambito
della testimonianza dell’E
vangelo. Con molta semplicità Carlo Leila ha illustrato
come, con la Riforma protestante, le comunità dei credenti si riappropriarono del
canto che, nell’ambito delle
liturgie, era ormai eseguito
esclusivamente da cantori
professionisti. Inoltre è stata
analizzata la differenza tra i
salmi, i cantici, gli inni e alcune forme di canti, quali il canone e il responsorio (partendo ad esempio dalla lettura
del Salmo 136).
La comunità, che ha parte
Una fase dell’animazione musicale
Il programma delle celebrazioni
Altamura festeggia i cento
anni di presenza battista
VEF
NICOLA NUZ20LESE
Ipoveri non festeggiavano
mai i compleanni, anche
perché molti, la data della
propria nascita neanche se la
ricordavano! Poi le mutate
condizioni socio-economiche, l’evoluzione culturale, la
società consumistica, ecc.,
hanno colorito un po’ di vanità il festeggiamento del
compleanno. Ma la festa non
è uguale per tutti e ovunque;
c’è chi ci tiene molto e crea
una giornata particolare, c’è
chi non ci tiene affatto e conclude con un verbale «Grazie
per gli auguri!», e c’è chi festeggia parcamente. C’è poi
un fatto di naturale usura del
tempo: il compleanno si festeggia sino a un certa età,
poi c’è una lunga pausa. A
partire dai 50 anni in su non
ci teniamo più né a ricevere
auguri né tanto meno a festeggiare. Poi magari il compleanno si riprende a tarda
età! «Ehi, ricordiamoci degli
auguri a mamma... o agli anziani nonni». Anche se c’è chi
pensa che è meglio non festeggiare più niente; meglio
non sapere neppure quanti
anni ha una persona!
Ma festeggiare un compleanno o un’altra importante ricorrenza a carattere familiare, è sempre molto bello
per tutti, specialmente se la
famiglia oltre che ricca è anche numerosa con prole, nipoti e pronipoti. Fare una festa di compleanno di un
componente di una famiglia
diviene cosi una solennità
veramente stupenda! Pensate
un nonno, una nonna novantenni, attorniati da decine e
decine tra figli e nipoti, una
casa tutta inghirlandata con
festoni, luci, musica, parenti,
vicinato, amici. Invece in una
famiglia povera di componenti e di mezzi, perché decimata o sparpagliata, la condizione ideale per una festa
non è avvertita.
Forse la condizione attuale
della chiesa battista di Altamura somiglia un po’ a quella di una famiglia povera.
Non abbiamo più una ricca e
numerosa comunità come un
tempo; ci manca una larga
fascia giovanile, molti ormai
sono con il Signore, tanti altri
sono all’estero per lavoro o
studio, e i superstiti in gran
parte sono anziani e un po’
fiacchi per le sofferenze fisiche, e per qualcuno anche
morali. In tali condizioni potremmo dire che non c’è più
lo spirito e l’allegria per una
«bella festa» di compleanno.
Ma nonostante le avversità,
la festa si farà.
In realtà la Chiesa battista
di Altamura ha 107 anni di
presenza e testimonianza
evangelica nella città, e pur
se con piccolo ritardo c’è desiderio di celebrare il suo
centenario. Così questo è
Tanno del compleanno, cercheremo di festeggiarlo tutti
insieme, circa una settantina
di anime tra piccoli e grandi.
Non ha importanza. I nostri
nonni, i nostri padri hanno
lavorato, sudato e combattu- |
to per TEvangelo; la loro te- •
stimonianza nel Signore con
sofferenza e dolore non è stata vana. Abbiamo resistito finora e benché oggi siamo un
«piccol gregge», il Signore sin
qui ci ha aiutato: Eben-Ezer!
(I Samuele 7,12).
A Dio piacendo, svolgeremo la «Festa del ricordo» con
la celebrazione di tre giornate particolari, dal 3 al 5 settembre. Venerdì 3 settembre
alle ore 19 ci sarà, nel Salone conferenze «Simone Viti
Maino», in via Serena, la presentazione a cura del pastore
Martin Ih arra y Pérez del libro: «La Chiesa cristiana
evangelica battista di Altamura: una minoranza religiosa protestante nel Mezzogiorno (1892-1995)». Sabato
4 settembre nei locali sussidiari della chiesa in via Parma 58 sarà allestita una mostra fotografica sulla storia
della comunità, una mostra
del libro cristiano e un minibazar. La serata si concluderà con una festa conia Í
partecipazione di alcuni fra i I
pastori che furono conduttori della comunità. Domenica 5 settembre, alle ore 11, s>
terrà un culto di ringraziamento con la predicazione
del presidente delTUcebi Renato Maiocchi.
cipato attivamente e con entusiasmo al lavoro proposto
dall’animatore musicale, ha
riscoperto che il canto non è
qualcosa di statico e formale
ma è espressione e dinamicità, gioia e lode di tutto Tessere umano. Sabato sera poi
(a ogni incontro eravamo circa una cinquantina) ci siamo
impegnati a ripetere i nuovi
canti appresi ih vista del culto domenicale, che è stato
per tutti un momento di
gioia e di edificazione.
Dopo il culto la comunità
si è trasferita in campagna,
nella villa del fratello Franco
Cicorella, dove la festa è continuata con un’agape fraterna. Nel pomeriggio Carlo e
Marta ci hanno dato ancora
dei momenti di grande animazione, facendoci partecipare al canto e alla danza di
brani africani, coreani e latinoamericani. Il lavoro svolto
insieme in questi giorni ha
suscitato in tutta la comunità, soprattutto nei più giovani, un grande entusiasmo
e un forte incoraggiamento a
sviluppare la forma espres.siva del canto. Un sincero ringraziamento a Carlo e Marta
per quello che ci hanno trasmesso e un arrivederci a un
prossimo incontro.
Scuola domenicale a Siracusa
Festa dì fine anno
SALVATORE RAPISARDA
SABATO 3 luglio si è svolta
la festa di chiusura della
scuola domenicale a Siracusa. La classe dei piccoli ha lavorato con continuità e con
esiti più che lusinghieri sotto
la guida di Daniela Tola e
Carla Reale. Il rapporto numerico fra monitrici e bambini e bambine è stato sicuramente basso (sette bambini in tutto) e ciò, assieme
alTindubbia capacità e passione delle monitrici, può
spiegare Tassiduità e l’amore
che i piccoli hanno mostrato
per il programma e per l’attività della Sd, coinvolgendo
anche i propri genitori. Utilizzando i manuali del Sie e
altro materiale prodotto dalle Assemblee di Dio, il filo
continuatore degli incontri è
stato «Racconti sulla vita di
Gesù» e, come sbocco pratico, la solidarietà con la missione svolta in Angola dal
missionario Rodriguez Chama, marito della compianta
Lidia Grasso.
Con un occhio all’attività
in Angola i bambini hanno
raccolto le loro collette nel
corso dell’anno e hanno allestito un bazar per contribuire
all’acquisto di un pulmino
per la missione. La recita o
saggio finale ha visto la classe
impegnata in canti, letture,
preghiere e animazione che,
prendendo spunto dalle parabole del «Seminatore» e dei
«Granel di senape» ha pod^'
to i piccoli a identificarsi co
seme e a rispondere alla domanda: «Come crescerai.”'
Le risposte, ovviamente m
gran parte suggerite, sono
state un ventaglio di posi^oni attuali, ma la gioia de
bambini e delle bambine si
scatenata quando hanno pn
tuto rivestire di foglie e rari
il piccolo albero nato dal grò
nel di senape.
La seconda classe,
degli adolescenti, si è cid'®
tata in una relazione sul pr®
gramma svolto. È stato co
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punti: le origini storiche de
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PAG. 9 RIFORMA
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I Un'iniziativa che accomunerà a ottobre Torino e Francoforte
Chiesa e società nelle città di domani
L'Europa in trasformazione si deve misurare con i problemi vecchi e nuovi delle
realtà metropolitane postindustriali: qual è, nel contesto, il ruolo dei credenti?
ALBERTO CORSAMI______
SI è definito in questi giorni il programma dell’incontro su «Responsabilità sociii nell’Europa delle regioni», che si svolgerà a Torino
neli’ambito della Chiesa valdese, dal 4 al 9 ottobre. Si
tratta di un intenso seminarlo di studio realizzato da due
soggetti: la Commissione
«Chiesa e società» della chiesa valdese di Torino e l’Istituto per la formazione degli
adulti del decanato della
Chiesa evangelica di Worms.
L’idea, nata lo scorso anno
dall’amicizia pluriennale tra i
pastori Martin Hindricks e
Giuseppe Platone, vuole tentare di mettere a fuoco i problemi reali delle città postindustriali. Non solo parlare di
disoccupazione, droga e via
dicendo, ma cercare di capire
come i grandi agglomerati
urbani si stanno ripensando
e riprogettando nell’era dello
globalizzazione. L’esempio
saranno Torino e l’area di
Francoforte con le loro grandi periferie che, come è noto,
portano con sé problemi di
natura ben diversa da quelli
dei centri storici.
Che cosa fanno le chiese in
questi tessuti urbani in rapida trasformazione? A Torino
sentiremo le testimonianze
di pastori e sociologi tedeschi
che lavorano direttamente
sul campo. Alla sommaria
descrizione della realtà tedesca si accompagnerà una
scoperta della Torino che lavora (è previsto un incontro
con Pietro Marcenaro, segretario della Fiom piemontese,
una visita alla Fiat e un incontro con rappresentanti
del Consiglio di fabbrica),
che ripensa le proprie strategie aziendali (incontro con la
dirigenza dell’Unione giovani
industriali attraverso il valdese Rolf Hilfiker e con il Centro di iniziative per l’Europa
diretto da Rinaldo Bontempi)
e che risponde, come può, ai
tanti e gravi problemi sociali.
In questo senso sono previsti
incontri con operatori e operatrici del Sermig e deH’Alma
Mater (centro di accoglienza
e iniziative per donne immigrate) di Torino organizzati
dalla diacona Alga Barbacini,
che a livello di iavoro tra i migranti da tempo opera con
varie istituzioni cittadine.
Durante ia settimana di
studio si prevede di avere tutta una giornata, precisamente giovedì 7 ottobre, dedicata
alla scoperta delle valli valdesi. A quest’ultimo proposito è
prevista una visita ai nuovi
progetti che ruotano intorno
a Villa Olanda e un intenso
incontro con Franca Coìsson,
presidente della Commissione per gli istituti ospedaiieri
vaidesi, su realtà e prospettive del mondo valligiano oggi.
Alcuni partecipanti tedeschi
del seminario conoscono già
il mondo valdese delle Valli:
si tratta quindi di una scoperta relativa e non certamente
in termini folcloristici.
Il seminario terminerà con
un incontro al nuovo Centro
di composizione dei conflitti
nel quartiere torinese di San
Salvario. Esistono esperienze
analoghe, in quartieri a rischio, anche nell’area di
Francoforte e sarà interessante confrontare dati ed
esperienze della conflittualità
urbana. Il seminario, al momento riservato solo agli
iscritti, avrà anche una serata
pubblica, prevista per mercoledì 6 ottobre alle 21, sul tema: «I senzatetto e i senzalavoro. I casi di Torino e di
Francoforte». Sono previsti, a
questo appuntamento, interventi dell’assessore ai Servizi
sociali del Comune di Torino,
Stefano Lepri, del pastore
Mauro Pons che coordina la
Cornmissione «Chiesa e società», del pastore Thomas
Posero della Goessner Mission di Worms.
«All’inizio delle attività
dell’anno ecclesiastico dar vi
ta a un seminario così approfondito rappresenta per le
nostre forze in campo uno
sforzo notevole ma non abbiamo purtroppo trovato una
data migliore - commenta il
pastore Platone, responsabile
dell’iniziativa d’altra parte
la richiesta da parte tedesca
di dar vita a un serrato confronto tra realtà urbane ed
ecclesiastiche rispetto ai problemi sociali era molto pressante. Torino è considerata
anche a livello mitteleuropeo
una città interessante che sta
cambiando: è un laboratorio
del volontariato, dell’industria, dell’immigrazione. Certo rispetto all’Assia-Nassau il
Piemonte ha un “Pii” inferiore, ma le analogie sono fortissime anche se i numeri sono
diversi. Anche sotto il profilo
religioso, il paragone tra ciò
che fa il mondo protestante
in Germania e a Torino sembrerebbe non reggere. Eppure dal decanato di Worms e
dall’Università, nei giorni in
cui abbiamo messo in cantiere ii seminario, ci hanno assicurato che la qualità del nostro intervento è di grande
interesse. L’importante è che
dal confronto, senza miti e
senza fumo, nasca un’ulteriore relazione europea tesa a
lavorare, come dice ii profeta,
per il bene della città».
Un culto battesimale in Irpinia
Giornata di festa per la
comunità battista di Bisaccia
MARTA D’AURIA
CHI visita la chiesa di Bisaccia ha la possibilità di
conoscere e recuperare una
bella pagina del battismo italiano. Presente nel piccolo
paesino dell'Irpinia sin dal
1905, la comunità battista è
nata e si è rafforzata sulla forte passione di difendere,
spesso a costo della persecuzione fisica, il proprio diritto
di essere minoranza. Ancora
oggi è viva, nella memoria
storica degli abitanti di Bisaccia, l’opera di testimonianza,
il sostegno e la solidarietà
che il pastore Donato Casteliticcio insieme alla moglie
Maria, i suoi figli e la numerosa comunità svolsero nei
terribili anni del dopoguerra.
Oggi l’esiguità numerica
della comunità fa i conti con
la realtà del piccolo paese da
cui vanno via per studio o per
lavoro gran parte delle cosiddette «forze giovani». Eppure
ogni domenica una decina di
. nne, alcune delle quali con
1 tipici foulard neri che raccolgono i capelli bianchi, e
alcuni uomini con i visi anneriti dal sole preso in campagna, si ritrovano tra quelle
panche di legno desiderosi di
ascoltare la Parola consolatrice del Signore. Attraverso le
®®*^Plici preghiere condivise
® gli inni intonati anche solo
oon un filo di voce, quelle
donne e quegli uomini espritnono ancora, nonostante gli
®nni trascorsi, un vivo desiderio di raccontare agli altri
a storia della propria fede.
Per questa piccola comunità domenica 11 luglio è
stata una giornata davvero
speciale. Dopo molti anni la
t^asca battesimale si è nuot^amente riempita d’acqua
Por Sara Giampetruzzi, che
da dato la sua testimonianza
di fede con il battesimo per
dtintersione. Circa una qua^ntina di persone, tra cui al
cuni simpatizzanti e parenti,
hanno partecipato al culto, la
cui liturgia è stata preparata
dal pastore Donato Giampetruzzi mentre la parte musicale è stata curata per l’occasione da Carlo Leila, animatore musicale e collaboratore
del Dipartimento di evangelizzazione deirUcebi. Al termine della predicazione, tenuta dal pastore emerito Nicola Leila, la comunità si è
unita in preghiera per chiedere al Signore nuovo vigore
per poter proseguire, nonostante la propria fragilità,
l’opera di testimonianza evangelica a Bisaccia.
Una struttura per la società
La «Casetta» di Bari verso
una nuova stagione
La nostra struttura di accoglienza, «La casetta» a Bari, ha
iniziato una nuova fase, dopo
le difficoltà degli ultimi tempi
a tutti noi note. L’assembiea
dell’associazione ha rinnovato il Consiglio di amministrazione che ha scelto come presidente il pastore emerito
Isaia Saliani, e come segretario il fratello Tommaso Gelao.
L’assemblea ha inoltre lanciato due progetti riguardanti il
lavoro con gli emigrati.
Il primo progetto riguarda
la separazione dei locali di via
Gentiie in due unità indipendenti. La prima consiste in
un’abitazione che sarà resa
Chiesa valdese di Pinerolo
Prossimi lavori al tempio
Inizieranno a settembre i
lavori di ristrutturazione del
tempio valdese di via dei Mille a Pinerolo: «Per il momento si prowederà aila sistemazione della parte esterna
dell’edificio - spiega il pastore Paolo Ribet - sulla quale,
in questi giorni, i tecnici
stanno provvedendo a fare gli
ultimi rilievi e le ultime campionature per verificare tipi
di malta e colori appropriati
da usarsi essendo il nostro
tempio una costruzione di
valore storico e quindi sottoposta a vincolo come "bene
culturale’’». Il via ai lavori è
un momento atteso con impazienza da parte della comunità pinerolese che da alcuni anni ha in cantiere questa ristrutturazione ma che
ha dovuto fare i conti tra l’altro anche con le lentezze burocratiche del Comune di Pinerolo. I lavori comunque
ora stanno per iniziare e interesseranno sostanzialmente
la parte esterna dell’edificio
della chiesa e la realizzazione
dell’impianto di illuminazione del giardino; è poi già in
cantiere un secondo intervento che riguarderà, oltre al
rifacimento del muro di recinzione esterno del cortile,
anche la costruzione di un
nuovo posteggio interno al
giardino. La spesa che la
chiesa di Pinerolo dovrà sostenere per questa che sarà la
prima tranche di lavori sarà
di circa 300 milioni. «La cifra
- continua Ribet - sarà coperta in parte con finanziamenti che arrivano dalla Regione Piemonte e dal Comune, in parte con un prestito
ecclesiastico, in parte con
donazioni di diverse banche
presenti sul territorio oltre
che con le raccolte di fondi
che abbiamo condotto nella
nostre comunità e che continueranno anche per poter
dare al più presto, una volta
finita questa prima parte dei
lavori, il via ai successivi interventi previsti». (d.r.)
autonoma per ospitare, all’interno di un programma di seconda accoglienza al quale
partecipano la Tavola valdese, il Servizio migranti della
Ecei e l’associazione «La casetta», una famiglia di extracomunitari con un contratto
regolare di affitto a scadenza
per facilitare il loro inserimento nella fase più difficile.
La seconda unità è composta dai resto degli spazi attuali, che già sono a disposizione
delle comunità evangeliche
della zona per svolgere attività comunitarie e di sostegno
al quartiere e ai nostri amici
extracomunitari. C’è per esempio il progetto di utilizzo
della struttura per lo svolgimento di corsi di lingua italiana, per favorire l’integrazione
dei lavoratori e delle lavoratrici extracomunitari. L’altro
progetto riguarda l’accoglienza dei profttghi kosovari nella
fase intermedia, fino alla realizzazione del progetto definitivo di seconda accoglienza.
Per il rilancio del centro,
l’assemblea ha chiesto l’aiuto
alla Tavola valdese e al Srm
della Fcei, ma ci rivolgiamo
anche a tutte le persone che
in passato ci hanno sostenuto, a tutti i soci e a tutte le comunità evangeliche. Bari è diventata una città di frontiera,
aperta attraverso il mare, luogo di approdo di folle disperate di profughi. Come evangelici abbiamo soltanto una piccola struttura che vogliamo
utilizzare al meglio. Perciò abbiamo bisogno del vostro sostegno. La quota associativa
per il 1999 è rimasta invariata:
£. 30.000 per i soci individiali,
£. 50.000 per i soci collettivi.
Potete spedire i vostri contributi e le quote d’associazione
al ccp n. 23543705 intestato al
centro sociale evangelico «La
casetta», via Giovanni Gentile
106, 70126 Bari.
per il Consiglio di amministrazione, Martin Ibarra
Il coro della comunità battista di Carbonia
Cronache
CARBONIA — li canto e la musica sono da sempre sriumenti
di proclamazione dell’Evangelo, nonché di comunione fraterna e allegrezza profonda. Così la chiesa battista ha recentemente vissuto una serata davvero speciaie, sabato 3
luglio, in occasione di un culto evangelistico in cui ha avuto largo spazio il coro della comunità che ha cantato diversi
brani di musica melodica intercalati da brevi letture bibliche. Al termine il pastore Giuseppe Miglio ha invitato i presenti (fra cui numerosi simpatizzanti) non solo a considerare l’invito di Gesù a una nuova vita ma soprattutto a rispondere con un atto di fede all’offerta di perdono e di
guarigione che vengono dal Signore. La comunità, infine,
ha offerto un rinfresco ai presenti, che hanno trascorso allegramente e in comunione il resto della serata.
SIRACUSA — Sabato 10 luglio la comunità battista si è stretta
con gioia attorno al giovane Paolo Cuntrò che dava la sua
testimonianza battesimale. Paolo, che ha nonni paterni e
materni evangelici, è il quarto di una famiglia di appartenenti alla chiesa di Siracusa. La sua testimonianza è stata
certamente convinta e non di routine, è sicuramente nata
dall’ascolto della parola di Dio, dall’assidua partecipazione
all’attività della scuola domenicale, da una testimonianza
familiare non indifferente, e da una decisione presa alla soglia deila maggiore età, quando ci si assumono responsabilità nuove'e, prima fra tutte, quella di rispondere con un sì
convinto all’appello del Salvatore e Maestro, Gesù Cristo.
ALESSANDRIA — A partire da domenica 5 settembre, la chiesa
metodista anticipa il proprio culto alle ore 9,30.
TORRE PELLICE — Sabato 21 agosto, alle ore 20,45, al Collegio
valdese, la senatrice Ciglia Tedesco e Doriana Giudici, presidente della Federazione delle donne evangeliche in Italia,
presentano il libro di Piera Egidi «Voci di donne. Oltre il Decennio di soiidarietà delle chiese con le donne» (ed. Claudiana). Presiede Lucetta Geymonat, intervengono il past.
Giuseppe Platone, vicepresidente Fcei, e Manuel Kromer,
direttore editoriaie della Claudiana. Sarà presente l’autrice.
SAN SECONDO — Sabato 26 giugno si sono uniti in matrimonio Manuela Gay e Francesco Zito, mentre sabato 17 luglio
è stato celebrato il matrimonio di Luciana Paschetto ed
Ezio Rol. Agli sposi vadano i nostri fraterni auguri.
• Nel corso della riunione del Concistoro si è provveduto
all’elezione del cassiere: è stato eletto l’anziano Dino Cardon, che sostituisce Emilio Gardiol al quale vanno il nostro
ringraziamento per il servizio prestato e la disponibilità dimostrate in questo quinquennio. Auguriamo buon lavoro a
Dino Cardon per il nuovo incarico.
• La nostra comunità è stata allietata dalla nascita di Stefania Griglio, di Bruno e di Silvana Gay. Un caro augurio ai
genitori e un benvenuto alla piccola Stefania.
Durante il culto tenuto dal pastore Bruno Corsani è stato
battezzato Matteo Mourglia di Paolo e di Daniela Eerrero.
Voglia il Signore benedire Matteo e i genitori.
È uscita l’edizione estiva del calendario:
Valli Nostre
2000
Completamente rinnovata ecco l’edizione estiva del calen, dario che da tanti anni scandisce il trascorrere del tempo nelle case evangeliche
italiane.
Questa edizione speciale
per l’anno 2000 si apre
con il messaggio del moderatore della Tavola
valdese, continua con
13 stupende fotocolor
di artisti della fotografia
e il versetto biblico per
ogni mese.
Sul retro della pagina di ogni mese, viene presentata
con varie foto in bicromia un’opera di una chiesa membro della Federazione delle chiese evangeliche in Italia.
L’utilissimo indirizzario (anche quest’anno sotto forma di libretto)
completa il calendario rendendolo sempre più pratico.
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14
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 30 LUGLIO 199g
La grande Persia
Giorgio Bouchard
Nelle scorse settimane l’Iran è tornato a occupare le prime pagine dei giornali, suscitando sentimenti e congetture
del tutto simili a quelle che percorrevano l’Occidente ai
tempi di Gorbaciov o della Tien-an-Men. Quel che è mancato, mi pare, è la capacità (o la volontà) di guardare l’Iran
in prospettiva, con un po’ di distanza dalla cronaca quotidiana e dai suoi ritmi sempre affannosi e talvolta superficiali. Cerchiamo dunque di mettere a punto qualche idea.
Primo: l’Iran non è semplicemente «uno degli stati del
Medio Oriente», come talvolta si dice, non solo perché è il
punto di congiunzione tra il Medio Oriente e l’Asia vera e
propria, ma perché non è soltanto un popolo: è una
civiltà, dotata di una lingua propria (l’arabo è usato quasi
solo per la lettura del Corano) e di una grande tradizione.
Lì sono vissuti, a distanza di pochi decenni, Zarathustra
(quello vero, non quello di Nietzsche) che ha creato una
delle grandi religioni del mondo, e quel Ciro che siamo
abituati ad amare sulla base delle pagine di Esdra e del Secondo Isaia, che lo chiamava «l’unto del Signore» perché
aveva dato piena libertà agli ebrei.
Molto tempo più tardi la Persia diventerà l’epicentro di
una grande, e quasi dimenticata, esperienza cristiana indipendente: la chiesa nestoriana, che interpretava la nostra fede in modo nettamente diverso dalla Cristianità
imperiale romana, e proprio per questo poteva inserirsi
nella cultura di vari paesi asiatici, in prima fila la Cina.
Travolto dalle invasioni la chiesa nestoriana, l’Iran aderirà alla fede islamica, ma ancora una volta con una sua
impronta originale: l’Iran sarà, e rimane, il grande punto
di forza della più significativa minoranza musulmana: gli
sciiti. Anzi, il vero momento unificante della società iraniana è l’Islam sciita: appena metà della popolazione infatti è di stirpe persiana, gli altri sono azeri, curdi, ecc.
Dal 1979 in poi le lingue minoritarie hanno cessato di essere discriminate, tanto forte è il cemento religioso che
lega quella società. L’Iran, ancora durante il nostro secolo, ha dato i natali a grandi pensatori musulmani, che
hanno cercato sia di approfondire il messaggio religioso
del Corano, sia talvolta di conciliarlo con il mondo moderno e con le sue prospettive di libertà.
A parte qualche insigne studioso, l’Occidente non è stato
molto incline a riconoscere queste particolarità e profondità della civiltà iraniana, anche perché quel nobile paese
aveva la sfortuna di trovarsi in una zona ricca di petrolio.
Così, nel 1953 venne soffocato nel sangue il tentativo nazionalistico di Mossadegh che aveva nazionalizzato il petrolio: il susseguente sforzo modernizzante dello scià Reza
Pahlevi, malgrado le sue buone intenzioni, fallì perché
aveva le sue radici in quel colpo di stato e in una marcata
subordinazione agli interessi imperiali degli Stati Uniti.
Da questo fallimento nasce la «rivoluzione» del 1979,
che è stata in realtà il soprassalto di una dignità nazionale
offesa: dignità che ha naturalmente trovato il suo punto di
raccolta nella grande tradizione religiosa del paese. E è
all’interno di questa tradizione che si sono svolti fino a oggi tutti gli avvenimenti fondamentali della «rivoluzione
iraniana»: ha avuto torto chi credeva che Khomeini fosse
un nuovo Lenin e, a mio sommesso avviso, ha torto chi
considera Khatami un nuovo Gorbaciov. Basta leggere il
suo recentissimo libro* per rendersene conto: Khatami
tenta semplicemente di inserire alcune acquisizioni della
società occidentale all’interno di una civiltà islamica che
egli intende rivitalizzare per il suo paese e per il mondo. Il
tutto sulla base d’una fede in Dio sentita e profonda, ma
vissuta come unica base di ogni possibile razionalità.
Dunque il cerchio si chiude? Non direi. Basta vedere uno
dei film di Abbas Kiarostami (Dov’è la casa del mio amico?,
E la vita continua. Sotto gli ulivi. Il sapore della ciliegia)
per rendersi conto della straordinaria capacità creativa
della società iraniana. Qualcosa di nuovo certamente verrà
dal quel grande paese: ma forse non saranno le novità che
si aspetta un Occidente dotato di aerei sempre più potenti
e di un cuore sempre più debole.
(*) Mohamed Khatami: Religione, libertà e democrazia.
Prefazione di Luciano Violante. Roma-Bari, Laterza, 1999,
pp.XXTV-182, £24.000
TORINO: Via S. Pio V, 15 -10125 Torino
tei. 011/655278 - fax 011/657542 e-mail: redaz@riforma.it:
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e-mail: edipro@tpellice.it;
DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Coreani, Marta D’Auria, Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso, Piervaldo Rostan (coordinatore de L’eco delle valli) Federica
Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di Croce,
Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio GardioI,
Maurizio Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca
Negro, Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschefto, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE. Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE: Stelio Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Aotis.
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovì - tei. 0174-42590.
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l. - via S. Pio V, 15 bis -10125Torino.
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ordinario: L. 105.000; ridotto: L. 85.000; semestrale; L. 55.000;
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Estero sostenitore; L. 250.000.
non può essere venduta separatamene
Tariffe inserzioni pubbiicitarie: a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000.
Partecipazioni: mm/colonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1.000.
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dai Tribunale di Pinerolo con il n. 176 del 1- gennaio 1951. Le modifiche
sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 30 del 23 luglio 1999 è stato spedito dall'Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 21 luglio1999.
1998
Associato alla
Unione stampa
periodica Italiana
Al Parlamento europeo il Ppe è il primo partito
Moriremo eurodemocristiani?
Perché continuare a coagularsi politicamente intorno al
termine «cristiano»ì Gli altri sono solo atei? Politica e laicità
PIERA ECIDI
Moriremo democristiani? Eurodemocristiani,
cosmodemocristiani, e più
democristiani di tutti, i neopagani? Quello che sta succedendo sullo scenario europeo
è una palese contraddizione
con quanto è avvenuto nella
maggioranza dei singoli stati.
Mentre da noi in Italia la caduta del Muro e Tangentopoli
hanno avviato una mutazione
dei partiti, i più di massa dei
quali crollati come castelli di
carta (situazione stupefacente, per certi versi non dissimile a quanto successo nelle
forze politiche dei paesi dell’Est), nell’Europa occidentale le due forze fondamentali
dei democristiani e dei socialdemocratici (con il terzo polo
dei liberaldemocratici in
mezzo), riprendono a fronteggiarsi, dopo avere in parte
cambiato identità. Soprattutto i democristiani (Ppe), con
l’ingresso di partiti conservatori o che, come Forza Italia,
hanno alla base concezioni e
gruppi fondati sulla logica del
consumismo, della ricchezza
o del successo a ogni costo, e
sul culto del leader che si incorona da sé ed è ipso facto
esente da ogni controllo e
sottratto ad ogni legge umana, lui e i suoi uomini. ~
L'ispirazione cristiana
Per quante critiche si possano fare alle Democrazie
cristiane storiche, bisogna riconoscere che non ci fu mai
plebiscitarismo ma, anzi,
persino eccessiva vita democratica interna, tra pugnalate,
balletti e sgambetti, grande
fascino (ricordate?) dei non
dimenticati vivacissimi reportage giornalistici di Giampaolo Pansa sui congressi
della nostrana «Balena bianca». Così come nel vecchio
Pei o nel Psi, o nel Pri e nel
Pii; tutto si può dire dell’ossatura politica della Prima
Repubblica, ma non che non
ci fosse confronto, pluralismo, vita democratica interna. Condizione questa che ha
prodotto anche belle teste
pensanti di politici nella precedente generazione, grosse
stature di personaggi onesti e
significativi in ogni partito,
che hanno onorato l’Italia
nelle professioni, nella vita
civile e nello stato.
Oggi, lo spostamento a destra del baricentro della Democrazia cristiana europea,
da quanto risulta dai nuovo
assetti, contraddice con la
presenza in essa di anime
progressiste, come gli italiani
del Ppi che si trovano, sullo
scacchiere europeo, in al
leanza nello stesso partito
con le forze che nel nostro
paese costituiscono l’opposizione al governo. Domanda
marziana; è proprio necessario oggi per tali forze politiche coagularsi intorno al termine «cristiano», da contrapporsi a quei «senza Dio» delle
forze liberali e socialdemocratiche? O non è forse questo uno scenario tenuto in
piedi forzatamente da un
prolungarsi della logica dei
Muri che dagli Anni 50 ha diviso il mondo e l’Europa in
due? Non è per caso questa
una nefasta confusione? L’ispirazione cristiana, così come quella laica, si coniuga in
modi diversi nelle singole
scelte della prassi; lo sappiamo quotidianamente per
tanti dilemmi che impongono la scelta politica ed etica
dei credenti.
Progressisti
e conservatori
Il mondo si divide in progressisti e conservatori, e
all’interno di questi due campi ci sono grosso modo i moderati e gli intransigenti, le
colombe e i falchi. Il problema è che il Parlamento europeo è stato eletto con un
meccanismo opposto a quello attuale italiano, e le elezioni europee ci hanno costretti
a ritirare fuori vecchie logiche di partito, a «sparigliare»
quanto riapparigliato. Così,
per esempio. Prodi si è poi
trovato a dover scegliere, nel
contesto europeo, tra campi
che ambedue lo contraddicevano e ha, giustamente, ritengo, scelto una «terza via», i
liberaldemocratici. Ma chiarezza dev’essere fatta tra le
altre componenti dei due
blocchi, in particolar modo
nell’ala del Ppe.
Non sarebbe più logico che,
se proprio è necessario confrontarsi in quanto tali, i cri
stiani si radunassero per correnti, di destra e di sinistra,
nei due schieramenti? Che cosa c’è di cristiano in personaggi eletti con i voti manovrati dalla mafia? Certo, ormai
le mafie si muovono, con le
moderne tecnologie, su scenari internazionali, portando
il potere immenso di un’economia sommersa prodotta
dai traffici sporchi, che sta via
via emergendo nel riciclaggio
«pulito» che dà lavoro a tante
persone. È profondamente
doloroso vedere queste cose,
che costituiscono una delle
più gravi «anomalie» italiane
e che rendono continuamente precaria la vita civile e politica del nostro paese, dilatarsi
allo scenario europeo. Noi italiani abbiamo esportato mafia
dappertutto ma adesso non
scherza, dopo il crollo dei regimi del socialismo reale, anche quella dell’Est europeo e
dei Balcani. Non è un bello
scenario, quello che si apre
davanti a noi alla fine del Millennio. Le forze di chi si oppone a tutto ciò sono impari,
perché è come si fronteggiassero chi usa ogni mezzo e chi
usa un codice etico di com
portamento.
A fine millennio l’Europa
deve far penitenza, bisogna
confessare i peccati del passato e del presente, dobbiamo recuperare le idealità di
giustizia nella libertà e nelle
regole; tutti quanti insieme,
laici, credenti e cristiani delle
varie confessioni religiose.
Bisogna farlo in spirito di verità e in purezza di cuore, e
prima di ogni perdono ci
vuole pentimento, pentimento vero e profondo. Le chiese
possono fare molto, se non
danno placet avventati a una
errata e cinica logica dei numeri, ma sanno guardare più
a fondo nelle forze sociali che
compongono gli scenari italiani ed europei, nelle scelte
concrete e in ciò che le ispira.
Radio & Televisione
CULTO EVANGELICO; ogni domenica mattina alle 7,27 sul
primo programma radiofonico della Rai, predicazione e
notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO; rubrica televisiva di Raidue a cura
della Federazione delle chiese evangelicihe in Italia, trasmessa a domeniche alterne alle 23,40 circa e, in replica, il
lunedì della settimana seguente alle ore 9,30 circa. Domenica 8 agosto (replica 16 agosto) andrà in onda: «L’Albania
del dopoguerra; l’esperienza dei volontari cristiani»; «Dio in
dialogo: un incontro con il pastore protestante Shafique
Keshavjee»; «Terza di copertina; “Parlamentari evangelici’’».
Domenica 22 agosto (replica 30 agosto) andrà in onda: «Si
apre oggi il Sinodo delle chiese valdesi e metodiste»; «Vincere l’emarginazione: la Missione evangelica contro la lebbra»;
«Terza di copertina; “Il picco di Adamo” di G. Conìolli».
Leggendo le lettere che
non sono d’accordo con
quello che, domenica dopo
domenica, cerchiamo di proporre come riflessione evangelica, ci imbattiamo in una
brevissima ingiunzione. Una
lettera arriva da Verona e intima, è proprio il caso di dirlo, «Anche voi protestanti
pregate la madonna come dice il Papa a cui dovete obbedire». Chi ci interpella così
sembra avere un attimo di ripensamento, almeno per
quel che concerne il tono, e
aggiunge: «Lasciate le vostre
non preghiere; avrete la benedizione di Dio!». Coloro
che scrivono, spesso sono tenaci. Il nostro interlocutore
aveva già scritto su un altro
foglio: «Aumentate le vostre
preghiere per la madre di Gesù, non abbiate paura anche
se gii altri protestanti non lo
LljJ ìJuJd jjJi
EUGENIO RIVOIR
vogliono, perché avrete giovamento. Auguri».
Come se chi ci ha scritto
avesse appena suonato alla
nostra porta, immagino di
andare ad aprire e di farlo entrare in casa. Se mi ha scritto
vuol dire che mi vuol parlare,
vuole sentire la mia risposta,
oppure la mia resa. Vuole sapere come faccio a continuare a vivere se penso in modo
così eretico; e, come avrebbe
fatto ciascuno di voi, cerco di
f “UIP««!;
il manifesto
Otto per mille
VENEf^
Filippo Gentiioni redige (4
luglio) una panoramica su
come le varie confessioni religiose hanno pubblicizzato
l’utilizzo dei fondi otto per
mille «Una caratteristica comune alla pubblicità cattolica - scrive - ma anche ad altre: i soldi li useremo principalmente se non esclusivamente per la solidarietà,
quindi non per noi (cioè non
per il sostentamento del nostro personale). Una affermazione importante, che ritroviamo sottolineata anche
nella pubblicità dell’8 per
mille alla Chiesa valdese (che
esplicita: “Per il sostentamento dei pastori e dei diaconi 0%; per la costruzione
dei locali di culto 0%; per
progetti di interesse sociale
100%). Le analoghe affermazioni cattoliche sono, però,
almeno in parte smentite
dalla stessa pubblicità che recita, fra l’altro: nel 1996 per
esigenze di culto della popolazione 617 miliardi (633 nel
1997, 585 nel 1998); per il sostentamento del clero, rispettivamente 555, 467 e 482.
Mentre gli interventi caritativi in Italia e nel Terzo Mondo
seguono al terzo posto (rispettivamente, 283, 283,261
miliardi). Perché, allora, questi interventi sono largamente al primo posto nella pubblicità?». E ancora; «I valdesi,
fedeli alla loro tradizione di
minoranza qualificata e aperta, cercano di rivolgersi soprattutto ai non valdesi presso molti dei quali godono di
forti simpatie, per la serietà e
il rigore dell’impegno sia religioso che sociale. La comunità ebraica insiste sul valore
culturale e civile di una minoranza ricca di tradizione e
storia (...) “La storia degli
ebrei è storia italiana. È un
grande patrimonio comune”». Infine: «Nessuna chiesa
o comunità menziona (...) ü
fattore “verità”. Nessuna dice, neppure implicitamente,
di essere più “vera” delle altre, di avere ragione. Neppure la Chiesa cattolica. Sembra
che la questione “verità”, che
per tutte le religioni è stata
sempre dominante, sia stata
accantonata. Segno dei tempi? Sintomo di una galoppai'
te globalizzazione e relativizzazione? Ce ne dobbiamo rallegrare o preoccupare mentre mettiamo la nostra firma
nella casella prescelta dm
modello “unicum”?». Buddisti e musulmani saranno sul
modello «unico» quando avranno siglato le loro intese
con la Repubblica italiana.
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spiegargli perché i membri
delle chiese evangeliche non
rivolgono preghiere né a
Maria né ai santi, a nessuna
creatura che abbiamo incontrato o di cui abbiamo sentito parlare. Cerco di dirlo in
modo semplice, in modo che
chi ha bussato alla mia porta
stia almeno a sentire, cerchi
di farsi un’idea, sappia almeno che si può pensare in modo diverso e continuare ad
essere credente in Gesù Cri
sto, come dice di essere liU;
Potrei dirlo in tanti mod|
ma cerco di leggere con lu
una pagina del Nuovo
mento, una lettera scritta
Timoteo; la lettera parla proprio della preghiera: «Esor
che si facciano suppliob i
preghiere, intercessioni, riu
graziamenti per tutti gli uo
mini» e poi continua cos_
«C’è un solo Dio e anche
solo mediatore tra Dio e &
uomini. Cristo Gesù».
spesso, dice dunque la let
ra, ma c’è un solo mediato
tra Dio e gli uomini: ,
ne sono altri, né Maria
santi in genere, per bravi c
possano essere. Tra Dio e 8 .
uomini e le donne di tu
tempi non ci sono altri lu
diatori, altre persone.
(Rubrica «Parliamone
me» della trasmissione «ci
evangelico» del 25 luglio)
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30 LUGLIO 1999
PAG. 1 1 RIFORMA
§ Documenti
s j e testi biblici
^ L’interessante articolo di
5ergio Rostagno su «Bibbia,
0 etica cristiana, etica laica»
stimola a un primo interven‘ to in merito al punto debole
' del documento preparatorio
e (4 sulla bioetica, debole a mio
1 su avviso, ma anche a quanto
[ fg pare ad avviso delle nostre
'ato chiese. I riferimenti biblici,
per nei documenti del protestanco- tesimo storico (Cec, Allean
toli- ze. Sinodi) appaiono sempre
1 al- più rari e questo lo si comnci- prende, in ordine all’uso foniva- damentalista delle Scritture
età I ad opera del pontefice romanori 1 noedievangelicali.
no- I Si può oggi riferirsi alle
ma- Scritture ebraiche e cristiane
itro- ' senza essere letteralisti? Ne
che abbiamo discusso nello stuper i dio biblico della piccola
(che Chiesa valdese di Siena, con
nta- la partecipazione di sorelle e
dia- ftatelli cattolici, e la risposta
ione è stata positiva. Vi è un passo
per della Bibbia che può spiegare
:iale la pienezza biologica e bioma- grafica; Giovanni 10, lOb: «lo
lerò -dice Gesù - sono venuto
itité perché abbiano la vita e l’abe re- diano in abbondanza». Que; per sto versetto non autorizza
opo- l’eutanasia, ma certamente
5 nel paò essere adatto per spiegali gg. re in un’ottica evangelica
jper- quando la vita cessa di essere
482 «abbondante» perché oramai
itati- d solo meccanica. Questo è il
jiidQ riferimento, ma ve ne sono
, (ri- altri, che non fa discendere
201 dalla Bibbia una posizione
qgg. favorevole all’eutanasia, ma
iren- la comprende alla luce del
pgl). dato biblico.
Irlesi «Etica laica» è il termine'
ae di usiamo, piace al fi
jper- losofo Gianni Vattimo (La
j gg. Stampa, 27 agosto 1998), renpj.g5. de furiosi i moralisti e i vescovi cattolici. Mi permetto
gjjg di ricordare, nell’ambito del
ij.gjj. I dialogo ebraico-cristiano,
miu- ' teologia rabbinica
alare | Intravede nei precetti Noaì mi- I Dio avrebbe rivela
rne e lo 3 Noè per l’intera umanità,
degli proposta «laica», ma non
È un “laicista» rivolta dal Signore a
)tnu- i popoli. Anche il Concihiesa **0 di Gerusalemme (Atti 15,
(...) il 28-29) riflette questa
la di- universale. 1 precetti so
ente, o^ere i giudici, non be
le al- ^lommiare, divieto di idola,ppu- unioni illecite, uccidere,
mbra ¡’obare, mangiare un mem, gj,g bro di animale vivo. Persostata b^l'ponte preferisco i «prestata figli di Noè» a un’eti
tem- ^^joista che mi lascia inman- ®?^,^lsfetto sul piano del dato
ddviz
lO tal- Eugenio Stretti - Siena
li Ricordo della
zia Angela
Ricordava di aver partecipato agli incontri pomeridiani nel giardino della casa situata nel Ponente genovese
dove William Buri, vescovo
della Chiesa metodista episcopale, risiedeva durante le
periodiche visite alle comunità operanti in Liguria e nel
Basso Piemonte. Testimone dell’epopea metodista
episcopale in Italia, Angela
Guazzo manteneva di quei
giorni un ricordo vivo, palpabile, ricco di notizie e aneddoti: microstorie che di solito
non finiscono sui libri di storia ma che hanno costituito
la struttura portante di molte
nostre comunità locali.
Quando, anni fa, per una ricerca sulle origini della chiesa
di Sestri Ponente, abbiamo
letto le annate dell'Evangelista, era lei che ci confermava
o arricchiva di particolari le
notizie e le relazioni riportate
sul periodico della Chiesa metodista episcopale; di fronte a
incomprensibili verbali era lei
che ti forniva la chiave di lettura per comprendere una discussione assembleare avvenuta più di 50 anni fa.
1 genitori provenienti dalla
chiesa di Bassignana, uno dei
punti nodali della testimonianza di Alessandro Gavazzi
e della Chiesa libera, in cerca
di lavoro si erano trasferiti a
Sestri dove avevano aderito
alla Chiesa metodista, e Angela si era formata come donna
e come credente sotto la guida di pastori come Daniele
Contino, Tito Signorelli, Anseimo Ammenti: anzi alcune
mogli dei pastori, sicuramente più colte rispetto alla maggioranza delle donne del tempo, devono essere state per
Angela signorinetta esempio e
guida anche nel comportamento e nell’istruzione personale. Aveva sposato Mario
Rizzi e costituito con lui una
delle famiglie «storiche» per
impegno e testimonianza del
metodismo ligure.
Giovedì 17 giugno la chiesa
di Sestri non ha contenuto
tutte le persone, le sorelle, i
fratelli e gli arhici che si sono
raccolti per salutare la zia Angela: a quasi novant’anni era
diventata la zia di gran parte
di noi proprio perché con
franchezza, a volte dura, sapeva dichiarare a ciascuno il
proprio pensiero e le proprie
impressioni su qualsiasi argomento. Durante la meditazione il pastore Bonnes ha
fatto notare ai presenti quanta vitalità, quanta forza e
quanta fede esprimesse la zia
Angela quando raccontava,
quando cantava, o quando
programmava l’incontro co
DALLA prima pagina
Microcriminalità e sicurezza
sere lui;
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1 ®®^o il discorso sarebbe
Ito lungo e anche in casa
dovrebbe essere ripredai riflessione aperta
Centro studi per il cristla®uno sociale di Mezzano.
Occorre infine che cresca
l’efficienza dell’intero apparato, preventivo e repressivo.
11 problema più grosso, infatti, non riguarda tanto i reati
per i quali, bene o male, viene indicato un possibile autore, ma la massa dei reati
che restano ascritti a ignoti.
Non è infatti la gravità della
pena che scoraggia il delinquente, il quale spera sempre
di non essere scoperto, ma
l’alta possibilità di venire individuato e punito.
Al di là del contrasto alla
criminalità v’è infine un ultimo aspetto del problema che
non può essere trascurato: la
solidarietà verso le vittime
del reato. Questo nostro modo di vivere frettoloso e superficiale troppe volte trascura gesti significativi e interventi concreti verso chi è dolorosamente colpito dall’illegalità. Eppure questi sono atti dovuti, sia dai singoli che
dalla collettività. Anche in
questa direzione è dunque
urgente e necessario operare.
munitario per il suo prossimo compleanno.
Per me non sei stata la solita zia che si va a trovare per le
feste, sei stata un'amica e una
persona alla quale potevo raccontare tutto... ricordi quando gli altri si stupivano perché
a me permettevi di raccontare
storielle magari anche un po’
audaci? Grazie per tutti i momenti burrascosi e per quelli
sereni. Grazie al Signore per il
tempo che ci ha permesso di
condividere.
Sandra Rizzi - Venezia
V Lo strumento
televisivo
In quanto fedele spettatrice
della rubrica televisiva Protestantesimo, mi sono trovata
ultimamente a riflettere ancora una volta sulla sua funzione. Avendola recensita a lungo su questo giornale (non in
qualità di esperta in mezzi di
comunicazione ma da credente interessata alla nostra
presenza fuori dalle mura di
casa) mi sento di poter chiedere un po’ di attenzione sull’argomento, che ritengo di
non secondaria importanza.
Il primo interrogativo che
mi sorge naturale riguarda il
fatto che, apparentemente,
non interessa né ai lettorispettatori né al settimanale
della chiesa, né ai curatori
della trasmissione che, della
stessa, venga data regolare
notizia sulla nostra stampa.
Se ciò avvenisse ne sarebbe
informato anche chi non ha la
possibilità di vederla, ci sarebbe spazio per una valutazione in itinere e ne rimarrebbe traccia al di là dei filmati in
archivio. Dico quanto sopra
anche avendo constatato che
la cessazione delle recensioni
non ha dato luogo alla minima reazione. La cosa mi sembra un’ulteriore conferma del
fatto che, nel nostrq mondo,
le attività procedono scollegate (e magari in competizione?) mentre dovrebbero stimolarsi a vicenda e comunque riguardare tutti.
Ma desidero venire al nodo
di fondo e cioè ai contenuti e
quindi agli scopi che la rubrica si pone. Sintetizzando, mi
pare che in genere essa documenti in modo accurato e interessante la presenza del
protestantesimo in Italia e nel
mondo, lasciando però che i
fondamenti di fede che sono
alla base del suo agire vengano dedotti per via indiretta.
Non si può infatti non osservare la differenza di impostazione tra la rubrica televisiva
e quella radiofonica. È evidente che nella prima prevale
l’aspetto cultural-informatlvo
e, nella seconda, quello spiri
Un'esperienza del nuovo esame di stato (ex «maturità»)
Cì vuole ben altro perché la scuola cambi
FRANCO CALVETTI
UN'AULA dove l’afa ti addormenta il cervello, dove il rumore assordante della
strada entra dalle quattro finestre spalancate, dove tutto ti spinge a puntare l’occhio su
un adolescente stretto da vicino da otto personaggi dall’aria inquietante: siamo ad Asti,
sul palcoscenico del nuovo esame di stato
che sarà ricordato dai posteri, forse, con il
nome del ministro Berlinguer. Il candidato si
presenta per «conquistare» il diploma di tecnico di sistemi energetici. È giovane e imberbe ma altrettanto lo sono almeno tre dei suoi
esaminatori della commissione in cui compare una sola donna (per inglese). Esaminatori che puntualmente, come da copione, ci
riportano al «già visto»; annoiati, distratti,
lettori di quotidiani, preoccupati per i tanti
registri, per i moduli da compilare.
Il giovane esaminando inizia con il presentare una sua ricerca personale chiamata
pomposamente tesi finale: una quarantina
di pagine redatte al computer e ricche di
schemi e figure. Un testo che il candidato
sembra poco riconoscere come suo: non sa
ritrovare certi argomenti che dice di aver
trattato, non sa rispondere alle domande rivoltegli dal commissario interno che mostra
ogni tanto scatti di stizza e insofferenza. Parla sciolto il professore, sembra spiegare cose
che avrebbe dovuto far capire alTaUievo durante Tanno, il candidato ansiosamente asserisce convinto e guardando dritto negli oc
chi il docente emette giudizi «esatto, si è
proprio così, giusto». Le parti sembrano invertirsi ma nessuno lo nota.
Uno scoglio insormontabile sembra materializzarsi con la domanda «Parli degli apporti energetici gratuiti»; dei va e vieni frenetici, dei rossori, delle trovate sciocche, delle
battute ironiche dei commissari... per arrivare a concludere che bastava riferirsi alTapporto gratuito dell’energia solare! Le stesse
scene per elettronica, per matematica. Colpo di scena per l’italiano: il candidato legge
in modo sincopato, pessimo. È certamente
dalla seconda elementare che si porta dietro
questo handicap e nessuno da allora è intervenuto in modo adeguato. Le solite domande tradizionali: Pascoli, Svevo. Scivoloni
paurosi per la prima guerra mondiale. Il professore di lettere si esibisce in uno show culturale fuori luògo e riscuote dai colleghi
sguardi di fierezza corporativa. Un colloquio
lungo, esitante, pressappochista nel quale
non è stato possibile, a me spettatore, cogliere le novità, le qualità, le migliorie del
nuovo sistema di valutazione. Ci vuole ben
altro perché tutto cambi, perché tutto non
rimanga più come prima.
Dimenticavo Tultimo appunto: promozione con il minimo dei voti, un sessanta in Italia non si rifiuta a nessuno. Il giovane diplomato acquista sicurezza, esce distribuendo
calorosi ciao a tutti i commissari: segno che
almeno la lezione della parità sociale è stata
liberamente interpretata.
tuale e «evangelistico» (l’eccezione dei culti in Eurovisione non sposta il discorso).
So che del problema si è
già discusso in passato e mi
rendo conto che la specificità
del mezzo utilizzato (come
pure l’ora della messa in onda) comporta formule differenziate, tuttavia di fronte a
domande del tipo «mà in sostanza voi cosa credete?» la
perplessità mi è rimasta. Forse il discorso può essere ripreso, sia dai curatori sia dagli «utenti»; l’importante è
che il dibattito denoti interesse per le possibilità di testimonianza che anche in
questo campo ci sono offerte.
Mirella Argentieri Bein
Torre Pellice
RINGRAZIAMENTO
«L'anima mia s'acqueta in Dio soia; da iui viene ia mia salvezza»
Salmo 62,1
È mancata
Evelina (Lilly) Pavese
ved. Robba
Lo annuncia la famiglia, a funerali avvenuti. I familiari ringraziano sentitamente quanti hanno
partecipato al loro dolore.
Luserna San Giovanni
20 luglio 1999
conto corrente postale n. 11234101
intestato a La Luce, via San Pio 15,10125 Torino
In un recente messaggio
il segretario generale del
Consiglio ecumenico ricordava la presenza delle numerose guerre che si trascinano in Africa Orientale
senza trovare una soluzione
e continuando a creare miseria e morie. Una di queste
è il conflitto Etiopia-Eritrea
che si eternizza fra fasi di
stanca e improvvise fiamma,te di estrema violenza.
Chiunque sia stato in guerra sa quanto i comunicati
del tipo «nulla da segnalare» nascondano però uno
stillicidio di morti, di feriti e
di mutilati.
Proprio in favore di questi ultimi lanciamo l’appello del Fondo di solidarietà.
Si tratta, come abbiamo già
scritto su queste pagine a
fine maggio, di fornire strumenti di lavoro (impastatrici, materiale per forno, ecc.)
a gruppi di mutilati eritrei
che si sono organizzati in
squadre di fornai in zone
che si stanno sviluppando
ma sono ancora prive di panetteria. Si tratta di una
azione che non aiuta soltanto alcuni mutilati di
questa guerra a svolgere un
lavoro che permetterà loro
di vivere dignitosamente,
ma che contribuisce anche
allo sviluppo socio-economico della zona in cui vivono le loro famiglie. Siamo
certi che questo progetto vi
coinvolgerà non meno di
quelli precedenti tanto più
che concerne un aiuto atto
ad alleviare sofferenze generalmente ignorate.
Intanto siamo lieti di comunicarvi che sono stati
raggiunti e spediti i 5 milioni per la casa-orfanotrofio
di Lovran. A causa dello
sfasamento tra i tempi dei
versamenti e quelli degli estratti conto, non conosciamo ancora il dettaglio degli
ultimi doni per Lovran. Li
pubblicheremo prossimamente. (f.d.)
Una festa dei bambini a Casa materna (foto di repertorio)
Le biglie da giocare
È l’ultima iniziativa di Casa materna. Ora esistiamo! «Le
biglie da giocare» è una logica continuazione dell’opera
svolta sui bambini a Casa materna; è il proseguimento di
un percorso che porta il bambino nel mondo degli adulti; è
l’attuazione di un piano di inserimento programmato nel
mondo del lavoro e del vivere civile.
Il primo atto doveroso che sentiamo di fare è quello di
ringraziare tutti coloro che ci hanno permesso e aiutato a
nascere: il Comitato svizzero di Casa materna, nella persona di Claude Proellochs che ci ha creduto e ha, primo fra
tutti, sponsorizzato tale idea; il Comitato generale di Casa
materna che ha seguito il concretizzarsi, nel tempo, della
fattibilità del progetto e ha interessato TOpcemi a che mettesse a disposizione gli immobili per il realizzarsi del progetto stesso; TOpcemi per avere aderito alTinvito del Comitato generale; la presidenza e la direzione di Casa materna
per la continua collaborazione e il grande affetto verso tale
iniziativa; Andrea Soave per lo sforzo organizzativo e il supporto tecnico che ha permesso di realizzare un sogno; Luca
Sannino per avere accettato di buon grado di mettere a disposizione un appezzamento di terreno rinunciandone
alTutilizzo. Ora tocca a noi ricambiare la fiducia e «giocare
bene tutte le biglie messeci a disposizione».
Il presidente. Franco Soave - Portici
Personali
Il 15 luglio Stéphane Chauvie ha conseguito a pieni
voti la laurea in fisica presso l’Università di Torino discutendo la tesi «Sviluppo
di un algoritmo per il calcolo dell’efficacia biologica di
ioni Carbonio in trattamenti radioterapeutici».
Angrogna, 30 luglio 1999
Il 20 luglio, presso la facoltà di Economia dell’Università di Torino si è laureato, riscuotendo la massima votazione con dignità
di stampa, Nicolò Mattana
discutendo la tesi «Il dibattito sulla convergenza e lo
sviluppo economico della
Repubblica d’Irlanda»; relatore il prof. Castellino,
correlatore prof. Bettoli.
Auguri affinché ogni futuro
progetto possa realizzarsi
con gli stessi risultati.
Torre Pellice, 30 luglio 1999
9e
gioventù evangelica
ABBONAMENTI
normale £ 45.000
sostenitore £ 90.000
estero £ 60.000
«3 copie al prezzo di 2»
£ 90.000
cumulativo GE/Confronti
£ 90.000
versamenti da effettuare
sul ccp n. 35917004 intestato a:
gioventù evangelica
via P.Lambertenghi, 28
20159 Milano
Lettere brevi
Chiediamo ai lettori di scriverci lettere di 15-20 righe
dattiloscritte. Grazie
16
f
PAG. 1 2 RIFORMA
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Villaggio Globale
VENERDÌ 30 LUGLIO 199q
L'ammonimento del presidente dell'Alleanza riformata
Il movimento ecumenico e i semplici
membri di chiesa hanno «perso il contatto»
Per il presidente dell’Alleanza riformata mondiale
(Arm), il movimento ecumenico ha perso il contatto con i
membri di chiesa e ha «quasi
smesso... di essere preso sul
serio» come forza spirituale.
Il prof. Choan-Seng Song,
specialista in teologia sistematica e docente presso la
Pacific School of religion e la
Graduate Theological Union
in California, ha lanciato
quest’ammonimento nel discorso che ha pronunciato
durante l’apertura della riunione annuale del Comitato
esecutivo dell’Arm, il 2 luglio
scorso, a Taipei. Dato che
questa riunione è l’ultima del
)QÌ secolo, ha dichiarato il
prof. Song, membro della
Chiesa presbiteriana di Taiwan, «ho deciso di essere
franco; infatti abbiamo tendenza a essere cortesi quando si tratta di ecumenismo».
Il prof. Song ha affermato
che le grandi organizzazioni
confessionali, come l’Arm, ed
ecumeniche non hanno saputo rispondere alla crescente presa di coscienza «spirituale» fra la gente comune.
Accennando ai problemi finanziari dell’Arm e di altre
organizzazioni confessionali
ed ecumeniche, il prof. Song
ha rilevato che «forse la cassaforte finanziaria è vuota
perché la cassaforte spirituale delTAlleanza, dopo oltre
un secolo, è diventata vuota».
Song ha precisato che la sua
analisi si basava su impressioni personali e non ha
mancato di congratularsi con
i membri dello staff dell’Arm
impiegati presso il Centro
ecumenico di Ginevra e ha
dichiarato di aver voluto essere «provocatore» e «fare riflettere la gente».
Anche Bill Clinton e Tony
Blair sono stati vivamente
criticati per il loro ruolo nell’intervento militare della Nato contro la Jugoslavia. I
Il professore Choan-Seng Song, presidente dell’Arm
Dopo la visita del segretario generale del Cec in Congo
Le chiese della Repubblica democratica del
Congo contano sulla collaborazione del Cec
bombardamenti della Nato,
ha detto Song, potrebbero un
giorno essere criticati dagli
storici e da leader politici
contemporanei così come lo
fu la campagna militare degli
Usa in Vietnam durante gli
Anni 60 e 70. Ma il bersaglio
principale del discorso del
prof. Song è stato'la «mentalità ecumenica» che, a suo
avviso, è molto lontana dalla
spiritualità autentica e dalla
vita quotidiana di milioni di
cristiani che partecipano ai
culti delle chiese impegnate
nel movimento ecumenico.
Ai 35 membri del Comitato
esecutivo. Song ha confidato
che dopo avere assunto le
funzioni di presidente, ha
realizzato con preoccupazione che alcuni principi di base
seguiti dalle istituzioni ecumeniche erano passati di
moda, o addirittura falsi. «Mi
sono preoccupato perché se
tale tendenza dovesse continuare - ha affermato - il movimento ecumenico, che ha
rivitalizzato la storia del cristianesimo dopo la seconda
guerra mondiale, sarebbe ridotto a diventare memoria
storica 0 un semplice argomento di tesi di dottorato».
Riprendendo un testo del
movimento New Age (The
Celestine Vision, di James
Redfield) il prof. Song, che ha
precisato di non essere un sostenitore di questo movimento, ha ricordato che espressioni di spiritualità entrano
nella coscienza della gente
comune. Ora, le grandi organizzazioni di chiese non hanno saputo rispondere a questa presa di coscienza. D’altra
parte il prof. Song, che ha una
lunga esperienza nel campo
della formazione teologica,
ha posto l’accento sull’importanza di programmi di
formazione per i pastori e per
i laici e ha suggerito la possibilità di utilizzare a tal fine il
Centro internazionale riformato John Knox di Ginevra,
che è collegato con l’Arm.
«Alla prima lettura del rapporto del prof. Song - ha detto Milan Opocenskij, segretario generale dell’Arm - sono rimasto un po’ scioccato;
pensavo fosse un attacco
globale contro ciò che facciamo». Poi, nella discussione
con i membri del personale
dell’Alleanza, Milan Opocenskij ha sottolineato l’importanza della cooperazione
con le chiese per istituire
programmi di formazione in
vari luoghi e per rafforzare il
contatto con loro. (eni)
Al suo ritorno dalla Repubblica democratica del Congo,
il segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese
(Cec), Konrad Raiser, ha fatto
un bilancio positivo del suo
viaggio: «Abbiamo potuto riflettere insieme sulle sfide che
le chiese dovranno affrontare
per la ricostruzione della vita
sociale e politica del paese»,
ha dichiarato. Dai colloqui
della delegazione ecumenica
con rappresentanti della
Chiesa del Cristo in Congo
(Ecc) è emerso chiaramente
che si contava molto su organizzazioni ecumeniche come
il Cec, ma anche sulla Conferenza delle chiese di tutta
l’Africa (Ceta). In particolare
nel campo dell’azione per la
pace e per la riconciliazione
tra le chiese della Repubblica
democratica del Congo e le
chiese del Ruanda, dell’Üganda e del Burundi, «le chiese
congolesi attendono il sostegno del Cec e della Ceta», ha
sottolineato Raiser.
Inoltre, le chiese congolesi
stanno lavorando attivamente insieme in vista della ricostruzione del paese e prevedono di mettere in piedi una
tavola rotonda che, secondo
Raiser, «creerà le condizioni
per permettere alle chiese di
prendere misure di aiuto a livello internazionale». Il programma della delegazione
ecumenica di cui facevano
parte il segretario generale
(Clement landa) e il presidente della Ceta (Kwesi Dickson), comportava in particolare incontri con rappresentanti delle chiese membro del
Cec nonché con il Comitato
esecutivo della Chiesa del
Cristo in Congo che conta fra
i suoi membri numerose
chiese protestanti e indipendenti che non aderiscono al
Cec. La delegazione ha inoltre assistito alla cerimonia di
insediamento del presidente
dell’Ecc, il pastore Pierre
Riunione del Consiglio della Federazione delle chiese protestanti di Svizzera
I protestanti svizzeri intendono stare dentro l'Europa
Nel corso della sua sessione dal 20 al 22 giugno scorso
a Egerlingen, il Consiglio della Federazione delle chiese
protestanti della Svizzera
(Feps) ha presentato all’Assemblea dei delegati un documento di oltre 20 cartelle
concernente i rapporti della
Feps con l’Unione europea. Il
documento era suddiviso in
quattro capitoli. Il primo indicava i vari rapporti esistenti
tra la Feps e le istituzioni europee delle chiese e spiegava
perché l’Europa rappresenta
una sfida per le chiese svizzere. Il secondo dimostrava la
necessità di contribuire a una
Svizzera aperta e a una solidarietà critica con le istituzioni europee, pur collaborando strettamente con il
Consiglio d’Europa. Il terzo
descriveva gli obiettivi perseguiti dal Consiglio nel suo lavoro nell’ambito, tra l’altro,
della Kek. L’ultimo precisava
i mezzi in personale e in denaro che la Feps intende investire al riguardo.
I rapporti della Feps con
l’Europa sono numerosissimi. Molte sono le istituzioni
ecclesiastiche europee che la
Feps ha contribuito a creare:
ad esempio la Conferenza
delle chiese europee (Kek) a
Ginevra e la Commissione
per chiesa e società (Eeccs)
con sede a Bruxelles e a Strasburgo, integrata alla Kek alla fine del 1998. Altro esempio: la Concordia di Leunberg che da 26 anni raggruppa le chiese europee nate
dalla Riforma. Non viene poi
dimenticata l’importanza dei
risultati delle assemblee ecumeniche europee di Basilea
(1989) e Graz (1997).
In totale, la Feps coopera
con una ventina di istituzioni
europee. E il desiderio di
contribuire al futuro dell’Europa non si limita alla cooperazione ecclesiastica. Da decenni le chiese svizzere sono
impegnate presso il Consiglio d’Europa, l’Unione europea (Ue) e l’Organizzazione
per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce). Il
rapporto del Consiglio sviluppa dettagliatamente le ragioni del suo impegno europeo e sottolinea l’etica protestante su cui esso si fonda: la
dignità della persona, la giustizia divina e umana, la funzione profetica di sentinella,
la riflessione sulla Bibbia,
l’organizzazione democratica, la riforma permanente.
«Vivere in Europa
Servire il mondo»
Sotto il titolo «Vivere in Europa-Servire il mondo», il
rapporto indica il quadro più
ampio dell’azione della chiesa in Europa. La Svizzera può
servire la comunità mondiale
«approfondendo qualitativamente il progetto europeo di
unità, di pace, di democrazia
e di giustizia - sottolinea il
Consiglio della Feps -. Per il
nostro paese, l’Europa è diventata uno spazio naturale
di rapporti sociali, culturali.
economici e politici». Il lavoro dei responsabili svizzeri,
anche ecclesiastici, è sempre
più determinato dalle regole
dell’Unione europea. Si tratta
dunque di partecipare alla
fissazione di queste regole
nell’ambito della Ue e al tempo stesso di promuovere la
democrazia diretta, il federalismo e un sistema efficace di
sicurezza sociale nell’ambito
della Ue. Le chiese devono
inoltre evitare che la Ue si
chiuda su se stessa, perché
l’Europa è corresponsabile
del futuro ecologico e sociale
dell’intero pianeta.
No a una «via
solitaria» per la Svizzera
Il Consiglio della Federazione si oppone a una via solitaria della Svizzera ed è favorevole a una partecipazione attiva nell’ambito della
Ue. Data l’importanza dell’
Europa per la garanzia della
pace, la Svizzera «non può limitarsi a un vicinato amichevole - precisa il Consiglio -.
Si deve certo salutare la conclusione dei negoziati bilaterali, ma solo un’adesione farà
del nostro paese un partner
di pieno diritto della Ue, capace di cooperare nella solidarietà alla costruzione dell’integrazione europea». La
difficoltà dell’attuale situazione in cui il paese cerca il
suo orientamento fondamentale nei confronti dell’Europa, conferisce un ruolo importante alle chiese, secondo
il Consiglio. Si tratta di offrire
delle piattaforme per i dibattiti pubblici assolutamente
necessari, di individuare le
poste in gioco etiche e spirituali e di incoraggiare l’incontro tra le culture europee.
Nel 1997, a Graz, la Kek si è
data tre principali linee di
lavoro: «Chiese in dialogo»,
«Chiese in solidarietà» e
«Chiesa e società». Per il
Consiglio della Feps, il primo
accento concerne un dialogo
interconfessionale fecondo,
sia sulle questioni dogmatiche sia sulle questioni etiche,
e tiene in modo particolare a
un’intesa con le chiese ortodosse. Nell’ambito di «Chiese in solidarietà», il Consiglio
chiede un chiarimento delle
strutture della Kek in materia
di etica sociale e di diaconia
e una buona ripartizione dei
compiti tra il Cec, la Kek e la
Cerne (Commissione per i
migranti).
È tuttavia con la Commissione «Chiesa e società» che i
legami sono più stretti. Le
chiese d’Europa si trovano
poste sempre più spesso di
fronte a problemi identici
(sociali, politici, economici
e ecologici) che non è più
possibile risolvere a livello
nazionale. La Feps indica a
questo riguardo tutta una serie di auspici: le poste in gioco in materia di pace e di sicurezza, l’allargamento della
Ue ad Est, il rapporto tra economia, ecologia e giustizia sociale, e la ricerca di un’«anima
per l’Europa». (spp/com)
Bodho Marini. Raiser ha definito «aperto» e «garbato» il
colloquio che ha avuto con
Laurent-Désiré Kabila, presidente della Repubblica democratica del Congo.
Durante il colloquio, durato 45 minuti, il presidente
Kabila ha fatto parte della sua
speranza di vedere instaurarsi un cessate il fuoco duraturo. È notevole, ha rilevato
Raiser, che Kabila abbia inviato, prima ancora della sua
firma, il progetto di cessate il
fuoco a vari settori della società civile per ottenere le loro reazioni. L’appello a un dibattito nazionale sulla ristrutturazione del paese, ha
aggiunto Raiser, è anch’esso
molto promettente. (Cec info)
Laurent-Désiré Kabila
Assemblea europea «Chiesa e pace>:
L'impegno dei cristiani
per la pace e la giustizia
HEDI VACCARO
LO scorso 27 maggio sono
partita da Roma per partecipare all’assemblea europea di «Chiesa e pace». Questo organismo nacque nel
1949 quando le chiese storiche pacifiste (mennoniti,
quaccheri, e confratelli), su
invito del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), iniziarono una serie di riflessioni
sul tema «guerra e pace». Ad
esso si associò anche il Movimento internazionale della
riconciliazione (Mir). Con il
tempo si formò una rete di
chiese e comunità di diverse
confessioni impegnate nella
nonviolenza. Erano presenti
all’assemblea rappresentanti
provenienti da tutta Europa:
dalla Scozia alla Spagna, fino
all’Ungheria, l’Ucraina, e la
Lituania. Ognuno ha riportato le esperienze e le attività
che, soprattutto in questo periodo, sono state organizzate
per la pace nel Kosovo.
Sabato sera tutti hanno
preso parte al culto che è stato preparato dalle suore e
vangeliche della comunità di
Grandchamp, nata nel periodo tra le due guerre, e che si è
svolto sul prato antistante il
salone delle riunioni. Dopo il
culto si è dato inizio alla festa
internazionale dove ognuno
ha proposto canti, poesie,
giochi e danze del proprio
paese. Domenica 30 maggio
vi è stata l’ultima sessione assembleare con il culto conclusivo, tenuto dal pastore battista Keith Clements, segretario
generale della Conferenza
delle chiese europee (Kek). Ci
siamo salutati rinnovando il
nostro impegno per la pace e
la giustizia, non solo nel vicino Kosovo ma ovunque esse
siano violate. A «Chiesa e Pace» aderisce anche la comunità delle suore evangeliche di
Pomeyrol, che fa parte della
Chiesa riformata di Francia ed
è situata nella Francia meridionale: quasi tutto l’anno
ospita campi e incontri aperti
a tutti. Per chi fosse interessato a parteciparvi, l’indirizzo è:
Communauté de Pomeyrol,
13103 St. Etienne du Grès; tei.
0033-490-491888.
Prossimo bersaglio di Milosevic?
I timori della minoranza
ungherese della Vojvodina
La Vojvodina potrebbe essere l’oggetto delle prossime
azioni di Slobodan Milosevic.
È quanto indicano i contatti
stabiliti sul posto dalla Cooperazione delle chiese e missioni protestanti della Svizzera tedesca (Kem). «Morte agli
ungheresi! Il vostro Dio è
morto! Lasciate il paese!».
Questi slogan fioriscono sui
muri o vengono gridati dagli
estremisti serbi che sfilano
per le strade della Vojvodina
in divisa paramilitare. La situazione ha cominciato a degradarsi nel 1990 quando il
governo jugoslavo ha soppresso lo statuto di autonomia di cui godeva la Vojvodina insieme al Kosovo. Molti
abitanti di origine ungherese
hanno quindi abbandonato
la provincia sotto la pressione dell’immigrazione serba,
spesso accompagnata da
espulsioni. Con la guerra,
50.000 uomini sono fuggiti in
Ungheria per evitare di essere arruolati nell’esercito federale che li avrebbe costretti a
combattere le minoranze
croate, bosniache e kosovare.
Così, la minoranza unghere
se che ammontava nel 1945
al 41% della popolazione della provincia si è ridotta oggi
ad un piccolo 20%.
La coabitazione della trentina di nazionalità che compongono la Vojvodina non è
stata sempre senza problemi.
Gli ungheresi si sono a lungo
considerati come i legittimi
proprietari di quel territorio
in ricordo deli’impero austro-ungarico che inglobava i
Balcani fino al 1918. Per le famiglie radicate lì da diverse
generazioni, quella provincia
è la loro patria.
Dal punto di vista confessionale, la maggioranza degli «ungheresi» della regione di Vojvodina è cattolicaLa Chiesa protestante di Vojvodina è indebolita dal nazionalismo della Chiesa ortodossa intrattenuto dallo stato serbo, nonché dalla rottura dei legami con la Chiesa
protestante di Croazia. U”
isolamento aggravato dalla
congiuntura attuale che considera ogni iniziativa
confessionale come un tradimento nei confronti di u
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