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art, 2 legge 549/95 nr. 16/97 - Tor
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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
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Bibbia e attualità
DONNE CHE
CERCANO DIO
«L’acqua che io ti darò diventerà in
te una fonte d'acqua che scaturisce in
vita eterna»
Giovanni 4,14
r\ ONNE che cercano Dio, donne che
X-/ insieme discutono di spiritualità.
Sempre più spesso accade che le donne
pratichino sentieri che intrecciano la
politica e a possibile accadere di Dio.
Vorrei mettere in luce una particolare
richiesta che le donne fanno: quella di
parole e gesti che ci permettano di toccarci intimamente: l’esigenza di sentirci a casa nella casa della spiritualità:
un’esigenza profonda di trovare uno
spazio di libertà interiore per vivere radicate nel nostro genere e capaci di entrare in relazione e co-respirare con
l’universo. Come afferma la teologa
protestante Carter Heyward in una
delle raccolte sulla spiritualità femminile uscire da poco in libreria, noi non
possiamo più tollerare un Dio che è ciò
che noi non siamo, un Dio totalmente
estraneo all’esperienza umana.
ÍL testo di Giovanni sulla sorgente di
acqua viva mi è sempre sembrato
un invito a guardare dentro di noi; a
noi protestanti così attente a uno
sguardo portato fuori di noi, sull’altro,
per tutta la cultura della responsabilità e del servizio, dell’amore, e sull’Altro imprendibile e irriducibile a noi.
Eppure Gesù invita la Samaritana a
non cercare più ciò di cui ha bisogno
nei pozzi dei padri: l’acqua dei pozzi
patiiarcali non estinguerà la sua sete,
solo rincontro decisivo con Gesù farà
sgorgare l'acqua viva dentro di lei. Le
donne che sono in questa ricerca conoscono bene la necessità dell’incontro,
di quell’incontro decisivo. Incontrare
l’altro, incontrare se stessa, ascoltare,
ascoltarsi, sono parte dell’esperienza
femminile del mondo in cui può accadere di essere toccate, di toccare Dio.
Le donne si sono immerse fino alle radici della propria esistenza, incarnata
in un corpo femminile, per alzarsi fino
a veder fiorire la propria spiritualità
secondo il pro ¡vio genere. Come dice
Irigaray: «desidero fiorire secondo le
mie radici c, spiritualmente, secondo
il mio corpo. Non ho voglia di travestirmi con le forme del corpo dell’altro». Ormai uscite dalle secche di un/a
Dio specchio dell’esperienza femminile, ci troviamo a fare i conti con una
nuova consapevolezza. L’espressione
più lucida di quanto sia in gioco la
differenza nell’incontro con Dio è in
un breve testo di Luisa Muraro che rilegge la fiaba della Bella e la Bestia:
«Dio si nasconde mostrandosi e si mostra nascondendosi... il Dio che ci eccede da dentro e che non sa o non vuole o non può corrispondere neanche
un po’ alle nostre aspettative». Così
proprio le donne che cercano un luogo
da abitare con la loro spirituulità si ritrovano a fare i conti con «un eccesso
divino con cui nessuno è preparato a
incontrarsi faccia a faccia». E questa
consapevolezza femminile fa esplodere tutti i tentativi di regolare la presenza delle donne nella e nelle chiese.
E* eco perché molte volte accade che
Ju donne si mettano su questi sentieri
di ricerca in luoghi che non sono istituzionali, che non sono interni a nessuna chiesa. Ed è necessario che siano
luoghi collettivi, comunità che sostengano ognuna, perché non ci si riduca a
cammini personali e solitari. Comunità non di sole donne, ma comunità
abitate dalle donne con agio e non con
l’ansia di ritagliarsi gli spazi e di difendersi i tempi. È una bella e nuova
provocazione che viene dalle donne alle nostre comunità: sorgenti di spiritualità viva o ancora pozzi che contengono l’acqua e i valori dei padri?
Letizia Tomassone
I baiai
Il finanziamento pubblico delle scuole private potrebbe essere in dirittura di arrivo
«Scuola privata» uguale «scuola libera»?
La gerarchia cattolica e le associazioni delle scuole private, per la grande maggioranza
cattoliche, si stanno impegnando nella più forte campagna di pressione dal 1948 ad oggi
MAURIZIO GIROLAMI
Limitati finanziamenti alle
scuole private sono stati concessi, negli anni passati. Recentemente, anche su richiesta di alcuni
evangelici bolognesi, il Tar dell’Emilia-Romagna e la Corte dei
Conti rinviano la questione alla
Corte Costituzionale. Non c’è dell’assurdo nello spendere denaro
pubblico per la scuola privata mentre si tenta riformare quella statale,
operazione non a costo zero e in
tempi di tagli alla spesa pubblica?
Scuole «libere», scuole «cristiane».
Ecco i due aggettivi più usati nella
più forte campagna di pressione
mai attuata, dopo il 1948, delle gerarchie cattoliche e delle associazioni delle scuole private facenti capo a
Comunione e Liberazione, all’Opus
Dei e alla Confindustria, per ottenere il finanziamento statale.
Scuole «libere», cioè non statali.
Sono le scuole gestite da privati e rispondenti a fini e interessi di gruppi ristretti: il lucro, una formazione
«di tendenza». Nel peggiore dei casi, fabbriche di diplomi a pagamento, nel migliore scuole di buona
qualità, religiosamente «orientate».
In entrambi i casi riservate a famiglie in grado di pagarsele.
La scuola di stato è concepita
dalla Costituzione a) come strumento per rendere concreta la libertà di ognuno (l’ignorante è meno libero); b) gratuita e, fino ai più
alti gradi, aperta a tutti i capaci e
meritevoli (solo così si resta fra i
paesi civili); c) luogo di libero insegnamento dell’arte e della scienza,
anche a presidio contro tentativi di
asservimento della scuola al governo o a gruppi di pressione.
Per questi motivi la Repubblica
istituisce scuole di ogni ordine e
grado su tutto il territorio nazionale, aperte a tutti, libere e pluraliste.
«Ma io, genitore - si è obbiettato voglio essere libero di educare e far
educare mio figlio come mi pare».
Ed è vero che entro le mura di casa
o di una scuola subordinata a interessi particolari potrebbero essere
commessi ogni sorta di abusi sui
minori, ma ciò è contro la Costituzione e le leggi vigenti, che tutelano tutti i cittadini, anche gli allievi
delle scuole private. «Che almeno si argomenta - lo stato mi restituisca la quota di tasse che destina a
una scuola della quale non mi servo!». Se tutti quelli che si servono
della propria macchina, o di cliniche private dovessero avere indietro le tasse che servono a far funzionare i trasporti e la sanità pubblici, l’Italia sarebbe senza i servizi
essenziali di un paese civile. Anche
per questo la Costituzione concede a enti e privati di istituire scuole
«Senza oneri per lo stato». E ci
vuole una bella faccia tosta per interpretare questa locuzione come
se significasse «A spese dello stato», o delle sue articolazioni regionali o comunali.
Scuole «cristiane», si dice ancora,
che in Italia significa «cattoliche».
Perché noi evangelici, che pure, in
maggioranza, abbiamo accettato
l’otto per mille, non costituiamo,
almeno nelle grandi città, scuole
«di indirizzo evangelico» per i nostri figli? Anche noi pensiamo che
una buona formazione etica e culturale protestante non possa che
giovare; e condividiamo con i fratelli cattolici la convinzione che
l’Evangelo apra una speranza e una
prospettiva ai giovani d’oggi.
Noi pensiamo però che i luoghi
della preparazione alla fede, la
quale è dono gratuito dello Spirito
e non imposizione di una istituzione, siano la famiglia e la comunità.
Nella scuola, la nostra, come le altrui fedi, deve poter essere illustrata su richiesta e a beneficio di
quanti lo richiedano, in orario aggiuntivo, gratuitamente e con rispetto sia per i credenti di altre religioni (oggi ci sono anche gli isla
mici) che per gli atei, che ci sono
anche loro. Per questo siamo contrari all’insegnamento curricolare
del cattolicesimo.
Pensiamo che anche la scuola
possa essere luogo di «prova» della
capacità dei cristiani di essere «sale
della terra», promotori di dialogo
con le culture e le fedi che, oggi più
numerose, nella scuola si confrontano. Su un terreno di vera parità, altrimenti si è «del mondo»,
omogenei alle logiche del privilegio e della sopraffazione. Siamo
consapevoli che nell’impegno, non
facile, a che la scuola statale sia veramente luogo di crescita libera e
democratica rischiamo di scoprire
che siamo un sale insipido. Certo
se il nostro sale dovesse essere
conservato negli ordinati ed ermetici barattoli di scuole confessionali protestanti sarebbe inutile e potrebbe anche rivelarsi tossico.
La «seconda fase» prevede interventi in Italia e in Albania
La Fcei lancia un appello per gli aiuti agli albanesi
Il Servizio rifugiati e
migranti (Srm) della Federazione delle chiese
evangeliche in Italia
(Fcei) ha lanciato un appello alle chiese evangeliche italiane per sostenere una serie di progetti di «seconda accoglienza» di profughi albanesi
e di ricostruzione in Albania: «Stiamo entrando
nella seconda fase dell’emergenza Albania spiega la coordinatrice
del Srm, Anne Marie
Dupré - che richiede sia
da parte delle autorità
che delle forze sociali,
un impegno per smistare i profughi ospitati in
campi di fortuna verso
sistemazioni più stabili,
e dall’altro l’avvio di iniziative per ricostruire il
tessuto sociale e democratico in Albania. In
questa linea la Fcei, in
collaborazione con alcune agenzie ecumeniche
e con i nostri partner in
Albania (Chiesa ortodossa autocefala d’Albania, Fondazione battista
albanese), ha elaborato
un progetto che, con un
costo iniziale di circa
140 milioni, prevede
l’accoglienza di famiglie
di profughi albanesi in
strutture delle chiese
evangeliche italiane (la
"Casetta” di Bari, il Villaggio Fcei di Monteforte Irpino e alcune comunità locali) e l’avvio, in
un quartiere degradato
di Tirana, di un programma educativo, orientato alla riconcilia
zione, alla soluzione
nonviolenta dei conflitti,
al rispetto dei diritti civili, rivolto in particolare a
giovani e donne».
Del programma, che
prevede anche la distribuzione di aiuti umanitari, sarà responsabile il
pastore battista Saverio
Guarna che vive a Tirana da quattro anni, ed è
riuscito dal nulla a creare una comunità battista di 120 membri. Il 14
marzo ha dovuto lasciare l’Albania e adesso è a
Roma e si augura di tornare in Albania al più
presto per continuare il
lavoro iniziato. «Oggi
esiste la libertà religiosa
in Albania e, dopo 50
anni di regime comunista ateo, da parte degli
albanesi c’è una grande
richiesta di religiosità spiega il pastore Guarna
-. Gli albanesi sanno
poco 0 niente di religione, ma in questo senso è
anche molto stimolante
lavorare con loro, ma
mancano le strutture; la
comunità battista di Tirana non ha una chiesa.
Infatti, la domenica il
culto si celebra nella sala
di un ristorante che affittiamo per l’occasione».
Le offerte per i progetti Fcei possono essere
inviate tramite il conto
corrente postale numero 38016002 intestato a:
Federazione delle chiese
evangeliche, via Firenze
38, 00184 Roma, specificando nella causale: prò
Albania. (nev)
LA PENA DI MORTE NEGLI STATI UNITI. Nonostante l'opposizione delle
chiese storiche e di una parte dell'opinione pubblica, la pena di morte ha
un largo consenso e radici profonde
anche nella diffusa religiosità di ispirazione biblica. Ma anche i contrari si
ispirano alla Scrittura. Presentiamo i
termini del confronto. (pag. 3)
«CON QUESTO PAPA NON CI SARÀ
ALCUNA RIFORMA DELLA CHIESA».
Lo afferma Norbert Greinacher, noto
docente di Teologia pratica alla Facoltà cattolica di Tübingen (Germania), in una nostra intervista, (pag. 4)
ALBANESI, CHIESE E NUOVE POVERTÀ. Gli albanesi si sono imposti
con sfrontatezza alla nostra attenzione e solidarietà chiedendo di vivere
«come tutti», con una casa e un lavoro. In loro si specchiano le contraddizioni del nostro sistema di sviluppo.
Un sistema senza futuro. (pag. 10)
NOTIZIARIO FDEI. Il bollettino della Federazione donne evangeliche in Italia
riporta notizie e riflessioni del mondo
delle donne e della loro realtà associativa. (fascicolo interno)
2
PAG. 2
RIFORMA
All’As
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VENERDÌ 25 APRILE^o, ygN]
«Salutate ognuno
dei santi in Cristo
Gesù. I fratelli che
sono con me vi
salutano. Tutti i
santi vi salutano
e specialmente
quelli della casa
di Cesare.
La grazia del
Signore Gesù
Cristo sia con lo
spirito vostro»
{Filippesi 4, 21-23)
«Non fate nulla
per spirito di
parte o per
vanagloria ma
ciascuno, con
umiltà, stimi gli
altri superiori
a se stesso,
cercando
ciascuno non il
proprio interesse,
ma anche quello
degli altri.
Abbiate in voi lo
stesso sentimento
che è stato anche
in Cristo Gesù,
il quale, pur
essendo in forma
di Dio, non
considerò l’essere
uguale a Dio
qualcosa a cui
aggrapparsi
gelosamente,
ma spogliò se
stesso, prendendo
forma di servo,
divenendo simile
agli uomini;
trovato
esteriormente
come un uomo,
umiliò se stesso,
facendosi
ubbidiente fino
alla morte, e alla
morte di croce.
Perciò Dio lo ha
sovranamente
innalzato egli ha
dato il nome che è
al di sopra di ogni
nome, affinché
nel nome di Gesù
si pieghi ogni
ginocchio nei
cieli, sulla terra,
e sotto terra, e
ogni lingua
confessi che Gesù
Cristo è il Signore,
alla gloria
di Dio Padre»
(Filippesi 2,3-11)
SALUTARCI IN CRISTO GESÙ
Di solito non lo facciamo. Perché^ Attraverso il saluto in Cristo Gesù ci
riconosceremmo come comunità pensante in Cristo, ossia nell'amore di Dio
MASSIMO MAROTTOLI
o
GNI vocazione alla testimonianza - di «ognuno dei
santi» - si fonda su Cristo Gesù.
Le comunità cristiane si riuniscono nel nome di Cristo Gesù.
A Dio ci rivolgiamo in preghiera,
lode e adorazione: ogni cosa a
lui chiediamo nel nome e per i
meriti di Cristo Gesù. Tanto è
stato detto e scritto su Cristo Gesù senza, peraltro, esaurire la
descrizione della sua figura.
Penso alle varie, diverse testimonianze evangeliche contenute
nel Nuovo Testamento, e a tante
altre che non fanno parte del canone, ma sono state elaborate
nella stessa epoca degli scritti
neotestamentari. Penso, ancora,
ai numerosi studiosi, teologi,
poeti, artisti, scienziati, che nelle
loro ricerche si sono confrontati
col problema della rivelazione.
Voglio dire che ciascuna di queste testimonianze, presa singolarmente, non completa la rappresentazione di Cristo. Ma è
fuor di dubbio che tanto è stato
detto e Dio sa quanto ancora si
dirà (Gv. 21,25) di Cristo in mille
forme, parole e linguaggi diversi.
La centralità
deiramore di Dio
Così, preso dall’entusiasmo
i"
di esprimere la figura di Cristo, che evidentemente costituisce un interesse particolare e
qualificante della fede cristiana,
comincio anch’io e comincio col
Preghiamo
Considera, o anima mia, poni mente, o mio più
profondo essere, a come tutto ciò che tu sei, tu lo debba a lui! Senza dubbio. Signore, poiché tu mi hai creato, io devo al tuo amore tutto me stesso; e poiché mi
hai redento, io devo a te tutto me stesso; e tutto me
stesso io devo perché mi hai promesso realtà così grandi. Anzi io devo al tuo amore più che tutto me stesso,
tanto quanto tu sei più grande di me, e tu per me hai
dato te stesso, e a me hai promesso te stesso. Te ne
prego, o Signore, fa’ che io possa assaporare con
l’amore quello che assaporo con la conoscenza; che io
possa sentire con Taffetto ciò che sento con l’intelletto.
Io devo a te, è vero, più che tutto me stesso, ma io non
posseggo questo «più» e nemmeno posso restituirti
con le mie forze questo «tutto me stesso»; porta tu, o
Signore, dentro il tuo amore anche questo «tutto me
stesso». Tutto quello che io sono è tuo per natura, rendilo tutto tuo per amore.
(tratto da Meditazione sulla redenzione deU’uomo di
Anseimo d’Aosta nel voi. a cura di C.Leonardi, Il Cristo,
Mondadori, Milano, 1989, III, p. 583)
domandarmi; perché, non salutarci in Cristo Gesù? Di solito
non lo facciamo! Chi di noi, incontrando una sorella o un fratello, gli rivolge il saluto in Cristo
Gesù? Potremmo farlo: peraltro,
a ben pensarci e per le mie conoscenze, non esistono controindicazioni in tal senso, né
potrebbero essercene, giacché
questo saluto replica la convinzione che ogni aspetto e dimensione della vita cristiana è fondata in Cristo, o nella parola e nell’azione di Gesù descritta dai
Vangeli. Esprime la convinzione
che l’evento Cristo Gesù, ossia la
predicazione a lui attribuita, i segni che avrebbe mostrato, non
meno, ovviamente, della sua
passione, morte e resurrezione
costituiscono, per così dire, una
sorta di orientamento tematico
dei nostri discorsi, secondo la
solidarietà, il dono, l’amore di
Dio per le sue creature: Cristo
Gesù, per l’appunto!
Pertanto, due credenti si saluteranno non tanto per rispetto,
o perché il saluto è buona norma di una corretta e civile convivenza; né si saluteranno soltanto per onorare un lungo e solidale rapporto d’amicizia; essi
si saluteranno in Cristo Gesù,
rammentandosi vicendevolmente ogni volta che al centro
della loro fede vi è proprio quel
dono e l’amore di Dio: vi è la
predicazione del Cristo risorto,
del Gesù umiliato e crocifisso.
Così, quei credenti che già predicano, adoperando ogni lingua
e linguaggio, ogni strumento e
tecnica - di ciascuno dei santi impegneranno ed inseriranno in
tale opera di testimonianza di
Cristo, anche una forma di comunicazione e di annuncio come il saluto che, forse, non cambierebbe alcunché.
Nulla cambierebbe, fondamentalmente, e di questo ne sono convinto. Mi domando però
se l’adozione di quel saluto non
possa mutare, in altro modo, il
nostro atteggiamento nei confronti della dottrina di Cristo,
agendo sull’uso che facciamo
dei linguaggi. Insomma, quel saluto non muta nulla perché non
è nell’uso corrente dei nostri linguaggi? E siamo sicuri che non
toglierebbe né aggiungerebbe
altro alla dottrina di Cristo? Ovvero, al contrario, che senso avrebbe sottolineare enfaticamente, attraverso il saluto, tale
relazione e radicamento della
fede in Cristo Gesù, se la sostan
za del dogma cristiano è già
espressa in formule, magari non
a tutti comprensibili ma, forse
proprio per questo, più rassicuranti e meno impegnative del
semplice saluto in Cristo Gesù?
I linguaggi, che percorrono e
compenetrano ogni singolo aspetto dell’esistenza e conoscenza umana, non sempre sono da noi usati per amore di tradizione, perché così li abbiamo
ricevuti. E questo in quanto siamo consapevoli del fatto che
ogni uso linguistico dà vita a
nuove fioriture e aperture di
senso dei nostri discorsi: in tal
caso, del nostro parlare cristiano
nell’incontro intorno alla figura
di Cristo, dove troverebbe spazio anche un inconsueto saluto
in Cristo Gesù? La conclusione,
forse per alcuni un po’ paradossale è che il saluto non rimane
inutilizzato perché doppione di
ciò che è già ben espresso in altre formulazioni (simboli cristologici); esso costituirebbe una
parte dei discorsi su Cristo cbe
non esprimiamo, ritenendo forse che quel saluto sia un’espressione superflua o, nel migliore
dei casi, non in grado (anche
questa, come tante altre) di
esaurire la descrizione della figura di Cristo. Ma questo è un
discorso per assurdo, utilizzabile solo in maniera strumentale,
così come farò io.
riflessioni stesse su Cristo. Così,
quel saluto può indicarci l’incontro di pensieri e parole di diversa provenienza, di ognuno
dei santi, circa l’amare di Dio. E
la lettera ai Filippesi, a tal proposito costituisce uno dei documenti e delle testimonianze più
belle. Attraverso l’inclusione
dell’inno cristologico e in particolare nella sottolineatura dell’umiliazione, dell’abbassamento di Gesù, si potrebbe vedere la
realtà dell’incontro di ogni linguaggio ed esperienza umana
sotto, la croce, la sofferenza
dell’umanità di Cristo, là dove
l’umiliazione è descritta con un
termine, il cui significato è
«svuotamento»; uno svuotamento a cui corrisponde la creazione di uno spazio.
Un Dio che offre spazio
all'umanità
J N tal senso, l’amore di Dio si
La relazione che i credenti
hanno in Cristo
INFATTI, risulta alquanto diffi
I " ■
die immaginare la ragione per
la quale l’assenza del saluto dovrebbe essere considerata una
mancanza grave. Anzi, non vi sono ragioni! Tuttavia tale constatazione non ci impedisce di indicare il saluto come una rappresentazione chiara e sufficientemente immediata della relazione che i credenti hanno in Cristo. Attraverso il saluto ci riconosceremmo, simbolicamente, come collettività pensante circa la
figura di Cristo, ma ci riconosceremmo anche come comunità
pensante in Cristo, ossia nell’amore di Dio, che in tal caso
non sarebbe più soltanto la generica occasione e ragione delle
nostre riflessioni, ma più chiaramente, e innanzitutto occasione
e ragione dei nostri saluti del nostro incontrarci e separarci (dimensione ecclesiologica del saluto): fatti, questi, che in qualche
modo, persino condizionano le
manifesta come offerta di spazio all’umanità, spazio in cui è
possibile modulare le voci, articolare i discorsi, liberare il pensiero per la edificazione dei linguaggi della fede. Nello spazio
dell’umiliazione Dio raccoglie i
nostri linguaggi facendo suo il
nostro parlare, concedendo spazio espositivo e argomentativo,
disponendo un’area di ascolto
dell’umanità, la quale saluta la
avvenuta liberazione della carne,
ma anche della parola e del pensiero: dei suoi linguaggi. Perciò,
l’umanità incontrata nel punto
più basso della croce, oltre che
cantare inni ed esultare, comporre trattati e discutere, dipingere con i colori della natura e
scolpire la pietra più dura, nel
tentativo di rappresentare tale
umiliazione, può anche salutarsi
in Cristo Gesù, sapendo che tale
saluto costituisce un segno ulteriore e arricchente, in ogni caso
il segno del convergere dei linguaggi della fede, liberati nello
spazio della ¡cenasi di Cristo. Può
scoprire che in Cristo Gesù, l’amore di Dio si manifesta ed è
amore che cerca l’umanità, i suoi
linguaggi, per raccoglierli sotto
la croce e dare ad essi libertà. In
Cristo Gesù siamo stati cercati e
trovati, liberati e salutati come
creature, ora testimoni di quell’umiliazione. In lui noi salutia
mo tale realtà d’amore per una
umanità redenta, che annuncia
la liberazione in mille modi, con
mille parole, anche con un semplice saluto; in Cristo Gesù.
Note
omiletiche
Nell'abbassamento o,
serviamo la massima vii
nanza di Dio alla crea^
ne. È una vicinanza
glio espressa come divi
nire a una corrispondeì
za col creato. In quest)
divenire si mostra coi!
offerta di spazio all'un,
nità, la quale, cantanJi
l'atto di esinanizioj
(abbassamento, annien
tamento), cerca la corri
spondenza della sua pj
rola all'amore di Dio.
kenosi divina è dunquej
luogo in cui è mostrato!
centro della confessioni
centrale linguaggio del|¡
fede, il tema teologico!
l'orientamento di ricero
del pensiero stesso: ij
quel divenire ad una corrispondenza è la
di Dio davanti al
veriti
uomi
e la verità dell'uomo dj
vanti a Dio.
«La kenosi deH'incar
nazione, l'autosvelamerr
to del Figlio, la sua corri
spondenza ai limiti dellr
particolarità umana, tutto in egual misura riva
la alle sue creature concretamente, chiaramente ed effettualmente,!
modo della presenza i
Dio, nel suo amore int
mutabile ed onnipotenti
umiltà. (...) Non ci è pos
sibile vedere quell'amore
fuori dalla kenosi (,.,)
che d'altra parte è (...)
un mistero ontologico
(...) il quale ha grande
importanza per l'orientamento che diamo alle
rappresentazioni della
consapevolezza di Cristo
come incarnato. La kenosi ci consente di prendere in seria considerazione la domanda circa!
limiti della conoscenza
umana» (D. M. MacKinnon, Borderands of Theology, pp 79-80).
Il saluto è un'espressione linguistica attraver-1
so cui rinnoviamo i) reci-I
proco riconoscimento e
perciò il valore di unare-|,
lezione. Tale determinai’
zione linguistica indiche^
rebbe, simbolicamentel
l'incontro, in cui si manif
festa quel riconoscimeiv
to, quale occasione d '
parlare in Cristc.- Gesù, i
Cristo Gesù, che indicf
come modo del parlar|
stesso la kenosi. Essa coti
risponde al fare spazici
da parte di Dio nel sui
mistero, finalizzato all'oi
dine delle cose o ’ ate. I
spazio della kenosi
dunque il luogo e il mi
do proprio di parlare G(
sù Cristo, da parte dell
fede; un modo di parlaA
che rappresenta quel|
stesso luogo vitale éi
linguaggi di fede.
L'interpretazione diì
21, alla luce di 2, 8 trcw
una sua legittimazioi'i
esegetica nel fatto che)
saluti della lettera ai fi
lippesi secondo autorevc
li studiosi (Schmithals
Bornkamm, Marxsen, C®
lange, e altri) farebbef
parte di una epistola
la cattività, comprender
te i capp. 1 e 2 (lettera
Per
approfondiri
- D. M. MacKinnoi
Borderlands of Theoloi j
Lippincott, London, 19®
pp 79-80; dello stesso a'
tore The Resurrection j
Mowbray, London, l9®f
pp 108-112; Themes
Theology, T.&T. Clark,
inburgh '87, pp 196-23®
- K. Surin, ChrH
Ethics and Tragedy,
Cambridge, 1989, pP t
113, sulla grammaP^)
della «incarnazione*
«kenosi» nel pensiero
MacKinnon.
- J. F. Collange, L'ff
tre de Saint Paul aux ™
lippiens, Delachaux
Niestlé, Neuchâtel, 1°''
pp 92-97; 134.
- J. Gnilka, La Ietterò.
Filippesi, Paideia, Bres®
'72, pp 210-229; 302-30^
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Primo Piano
PAG. 3 RIFORMA
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Ha un largo consenso nonostante l'opposizione delle chiese storiche e di una parte dell'opinione pubblica
La pena di morte negli Stati Uniti d'America
Le radici profonde di questa pratica si trovano nella storia, nella cultura e nella diffusa religiosità di ispirazione biblica
Ma anche i contrari si ispirano alla Scrittura e a principi teologici e cristologici ben fondati. Ecco i termini del confronto
la pena di morte negli Stati Uniti fa notizia,
emoziona, suscita appelli e reazioni, anche da
parte del papa. Quelle ben più numerose, e
spesso motivate da ragioni di opportunità politica, che si eseguono in Cina e in altri paesi
pili vicini, come di recente in Libia, passano
JOHN HOBBINS
imentooj,
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chiamati) pesano molto, a
volte molto di più delle chiese o dei mass media. Nessuno legge un giornale, nemmeno un giornale di chiesa, e
cambia poi opinione su qualcosa. Per fortuna, vorrei dire!
Il secondo derivri rial fatto
che le chiese storiche spesso
hanno perso la capacità di
parlare una lingua comprensibile e incisiva sui problemi
etici. È ormai un luogo comune che il magistero della
Chiesa cattolica incide ben
poco sulle opinioni etiche dei
cattolici stessi. C’è anche un
problema di credibilità, un
distacco tra chiesa-istituzione e chiesa-popolo. Gli stessi
problemi esistono presso i
protestanti storici. Le chiese
di origine recente, invece,
compresi i mormoni e i Testimoni di Geova, non si sono
ancora dati un profilo pub
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invece inosservate o meritano solo una breve e
distratta comunicazione. Peccato. Resta il fatto che ciò che avviene negli Usa ha un'influenza indiscutibile nel nostro «immaginario collettivo» per il suo ruolo di paese leader e per la
sua cultura occidentale e cristiana.
Le chiese storiche negli
Stati Uniti d’America si
oppongono alla pena di morte. Anzi, è la chiesa storica
per eccellenza, quella cattolica, che si mette in prima linea nella lotta contro questa
pena, e non solo attraverso
gli appelli del papa. Ma l’opposizione delle chiese storiche è poco efficace. Le chiese
meno «storiche», invece, cioè
le chiese di origine più recente (le chiese pentecostali e le
chiese battiste di nuova formazione, per esempio), stanno ben zitte preferendo non
schierarsi pubblicamente.
Come si spiega questa situazione? Le chiese principali
negli Stati Uniti (i battisti, i
cattolici, i congregazionalisti,
gllespicopali, i luterani, i metodisti, i pentecostali, i presbiteriani) sono chiese di popolo con milioni di membri
attivi. Le opinioni dei membri su questioni (anche) etiche come la pena di morte si
discostano poco dalle opinioni della popolazione nel suo
insieme, per due sono i motivi. Il primo è nella formazione delle opinioni su problemi
(anche) etici che i mass media fanno diventare scottanti
è un fenomeno lento i cui
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blico di un certo spessore
nella società americana. La
pena di morte comunque,
tantomeno l’opposizione alla
pena di morte, non è un punto qualificante dei loro rispettivi messaggi.
In una situazione di questo
genere, la pena di morte viene utilizzata sempre di più
negli Usa con un largo consenso democratico e l’appoggio del titolare della massima carica elettiva, il presidente William Jefferson Clinton, battista. Il perché dell’
uso crescente della pena di
morte, proprio nella democrazia più longeva sulla faccia della terra, si può spiegare in questo modo: 1) lasciando da parte la retorica
politica, negli Usa lo stato e il
suo potere stanno crescendo. I cittadini nel loro insieme non esitano a dare allo
stato e al processo giuridico
il potere sulla vita e sulla
morte. C’è un prevalente
senso civico e ottimismo civico negli Usa, e una fiducia
(a volte anche critica) nell’efficacia del potere coercitivo
dello stato. Per esempio,
quando l’amministrazione
federale ha chiesto la pena di
morte per i responsabili (appartenenti a un movimento
nazionalista) della «Oklahoma Bombing» il consenso
democratico si è espresso subito a favore in modo schiacciante. Quando si parla di
consenso pubblico, però, si
dovrebbe fare un discorso
articolato a seconda che il
cittadino sia bianco o nero,
povero o ricco, e così via, ma
il discorso sarebbe troppo
lungo e cambierebbe ben
poco la visione dell’insieme.
2) Le chiese storiche poi,
soprattutto quelle protestanti,
hanno sempre sostenuto un
forte interventismo dello stato
nei settori principali della vita
sociale, dallo stato sociale agli
«interventi umanitari» del governo a livello internazionale
(il caso Somalia insegna). Le
chiese dalla linea più progressista hanno autolimitato i
propri interventi in molti settori, soprattutto dal settore
delle scuole prima, e da quello della sanità poi. Le chiese
storiche considerano come
una tragedia un minor intervento dello stato negli assetti
della vita sociale.
3) La cultura americana
tende a bere «fresco» il suo
latte biblico, direttamente
dalla «mucca», non in forma
sterilizzata e omogeneizzata
da chicchessia. Cosa vuol dire questo nel caso della pena
di morte? Che i più accaniti
in vendita neile librerie e nelle edicole
I
L:
ANCIAMO un appello alle librerie, cartoiibreie e edicoie che ac
cetterano un deposito di 2 copie del settimanale. Come ringraziamento dei servizio reso, oltre allo sconto del 20% sul
prezzo del giornale, ci impegniamo a pubblicare ogni mese la lista
dei negozi ed edicole che hanno accettato il nostro invito.
Amici lettori e amiche lettrici, se quest’idea vi piace diventatene i
promotori, parlatene con il vostro libraio, il vostro cartolaio o il vo®tro edicolante e se è d’accordo inviateci i suoi dati.
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Indirizzo completo:...............
difensori e oppositori della
pena di morte si ispirano alla
Bibbia, cioè ad uno dei tanti
discorsi in essa contenuti.
Ognuno ha il suo canone nel
canone. I motivi di coloro che
sostengono la pena di morte
teologicamente e biblicamente sono molteplici. Il sociologo Peter Berger (luterano, se
non sbaglio) ha notato come
la pratica della pena di morte
e l’aborto, nonché l’appoggio
morale e politico ad ambedue, vanno di pari passo oggi
nella società americana (Berger è contrario sia alla pena di
morte sia all’aborto). La posizione del presidente degli
Usa è emblematica: a favore
sia di un uso (limitato) della
pena di morte sia di un uso
(limitato) dell’aborto. Ed è
anche a favore dell’uso (limitato) della forza nei conflitti
internazionali. La coerenza di
questa posizione è notevole.
Secondo questo modo di vedere, Dio ci ha dato il potere
sulla vita e sulla morte; ci sono casi in cui sopprimere una
vita, per il bene comune o secondo il criterio del male minore o secondo un criterio di
giustizia, è giusto. Essere
creati ad immagine di Dio
comporta questo tipo di responsabilità: ma non ho mai
sentito un discorso cristologico in proposito. Per il bene
comune; l’uso della pena di
morte nei confronti di omicidi plurimi, di trafficanti di
droga e terroristi (Timothy
MeVeigh), così come l’uso
dell’incarcerazione e altre
forme di azione punitiva nei
confronti di criminali di grado minore, serve da esempio
e scoraggia potenziali criminali. Il bene comune è ovvio.
In realtà si discute se la pena
capitale serva davvero da deterrente. Gli studi che dimostrano che non lo è sono considerati, dai sostenitori della
pena di morte, inquinati dal
punto di vista ideologico.
Un’altra versione dell’argomento del bene comune
potrebbe essere quello del
bene comune economico. Al
momento attuale, eseguire la
pena capitale costa allo stato
circa un milione di dollari
(un miliardo e mezzo lire italiane) a causa dell’iter giuridico lunghissimo e costosissimo, poco più di quanto costa incarcerare qualcuno a
vita. Sono in discussione,
però, delle proposte di legge
che renderebbero economica la pena di morte. Criterio
del male minore: la pena di
morte è vista come componente di una strategia complessiva, una guerra, contro
il disordine sociale interno.
Allora si ha una variante della teoria della guerra giusta,
secondo la quale contrastare
la violenza con la violenza è,
in alcuni casi, il male minore.
Criterio della giustizia: per
molti, forse per tutti, la giustizia è non tanto un concetto razionale quanto qualcosa
di poetico, simbolico. C’è
una simmetria del tutto evidente nell’uso della pena di
morte quando si tratta di
omicidi premeditati. Secondo la stessa logica, la pena
capitale è prevista nella Bibbia per crimini contro la persona, mai contro la proprietà:
nelle culture circostanti ad
Israele nel vicino Oriente antico, la pena capitale era largamente (e asimmetricamente) usata anche nei casi di crimini contro la proprietà.
Francisco Goya: «E non c’è rimedio»
La posizione
delle chiese
storiche
Le chiese storiche negli
Usa, come già detto, si oppongono alla pena di morte. I
motivi sono indicati di seguito riassumendo gli argomenti
proposti dalla «Wisconsin
Coalition Against thè Death
Penalty», un gruppo di pressione politico che si adopera
contro l’introduzione della
pena di morte nello stato del
Wisconsin (dove, tranne per
tre mesi all’inizio della realtà
statuale, non c’è mai stata).
La coalizione è sostenuta
dalTarcidiocesi di Milwaukee, da tutte le altre chiese
storiche presenti sul territorio, comprese quelle dei battisti detti «americani», dei
metodisti uniti, dei presbiteriani e altri riformati, dagli
ebrei, da una parte (minima)
del sindacato, dalla principale organizzazione degli afroamericani (Naacp), dall’associazione del Wisconsin dei
cittadini con handicap mentale, e altri ancora.
Ecco gli argomenti offerti:
a) il nostro sistema legale
non è perfetto. In alcuni casi,
chi è innocente subisce la
pena capitale; b) Nessuno
studio scientifico ha dimostrato che la pena di morte
sia efficace come deterrente;
c) La pena di morte è immorale. Uccidere un altro essere
umano è sbagliato e, anche
se previsto dalla legge, brutale; d) La pena di morte è arbitraria e ingiusta. Solo
all'1% di omicidi viene comminata una sentenza di morte. I fattori più arbitrari sono
la razza dell’omicida, il suo
status economico e sociale,
ecc.; e) La maggioranza di
coloro che hanno una professione legale (65%) sono
contrari all’applicazione della pena di morte. Sanno che
la pena di morte non è «praticabile»; f) Il costo alto della
pena di morte. Costa di più
di una sentenza a vita.
Da notare il basso profilo
degli argomenti proposti.
Non ci si pone su un terreno
superiore né sul piano morale
(eccetto il debolissimo punto
3), né su un piano, teologico
o cristologico, che ingloba
quello morale. Difficilmente,
qualcuno si farà convincere
da argomenti così deboli.
Un no che viene dalla fede
È possibile opporsi alla
pena di morte con argomenti teologici e cristologici? Certo. La conferenza delle chiese del Wisconsin (le chiese
membro della conferenza
comprendono tutte le principali chiese storiche presenti
sul territorio) il 6 febbraio
1995 ha adottato una dichiarazione, ad uso interno delle
chiese membro, dal titolo
«Rompere il ciclo della violenza; vivere secondo l’immagine di Dio». Ecco Tinizio
del testo: «Benché la violenza
che prevale intorno a noi ci
impaurisca, ci faccia arrabbiare, e rappresenti per noi
un’orrore, ci opponiamo alla
reintroduzione della pena di
morte nel Wisconsin. Crediamo che ci siano opzioni più
umane ed efficaci per affrontare il problema della violenza, e che queste opzioni godano di non poco appoggio
pubblico. La nostra opposizione alla pena di morte si
basa, prima di tutto, sulla nostra fede. Crediamo e insegniamo che ogni essere umano è creato a immagine e somiglianza di Dio, e che persino il comportamento più
perverso non può distruggere
quell’immagine o il valore
della persona che lo porta.
Crediamo che Dio è amore e
che, per mezzo dei profeti, di
Gesù e di altri messaggeri fino ai nostri tempi, Dio ci insegna ad amare e rispettare
ogni persona umana come
un’immagine di Dio. La nostra opposizione alla pena di
morte fa parte della nostra
testimonianza a questo Dio
d’amore ed è un’espressione
del nostro rispetto per la persona umana come un’immagine di Dio. Ci comprendiamo come un popolo chiamato a seguire Gesù, il quale
rigettò la legge della retribuzione («occhio per occhio,
dente per dente») e, insegnandoci ad amare i nostri
nemici, ruppe il ciclo di violenza e morte una volta per
sempre. La nostra opposizione alla pena di morte è una
espressione del nostro desiderio, come discepoli di Gesù, di fare ciò che possiamo
per far giungere questo ciclo
alla sua fine».
Qui il discorso è teologicoantropologico [imago Dei),
teologico (Dio è amore), gesuologico (Gesù contro la lex
talionis), etico (sequela di
Gesù), ma non ancora cristologico (teologia della croce
alla luce della risurrezione).
La dichiarazione delle chiese
di Wisconsin si sta diffondendo ora in modo capillare, con
il supporto di volontari che
fanno un corso preparatorio,
e con il sussidio soprattutto
di un video prodotto dai
mennoniti che contiene
un’intervista con la suora Helen Prejean, la cui storia di
cura pastorale di uno che
aspetta e poi subisce la pena
capitale viene raccontata nel
grande film «Dead Man
Walking», e interviste con i
familiari di vittime di omicidio, tra i quali alcuni che dal
punto di vista umano, convincono molto sulla non necessità della pena di morte.
Iniziative di questo tipo esistono in quasi tutti gli stati
dell’Unione.
- ordinario
- ridotto
- sostenitore
- semestrale
£ W5.000
£ 85.000
£ 200.000
£ 55.000
■ ordinario
- via aerea
- sostenitore
- semestrale
£ 145.000
£ 190.000
£ 250.000
£ 75.000
- cumulativo Riforma + Confronti £ 145.000 (solo Italia)
Per abbonarsi: versare l’importo sul ccp n. 14548101 intestato a Edizioni Protestanti s.r.l., via S. Pio V15 bis, 10125 Torino.
4
PAG. 4 RIFORMA
venerdì 25 APRILE 1997 VENER
Intervista al prof. Norbert Greinacher, della Facoltà cattolica di Tübingen
Per una rìunificazione globale delle chiese
(Il "kairos" della riunificazione delle chiese cristiane è adesso e non nel prossimo
millennio». Ma «con questo papa non ci sarà alcuna riforma della chiesa»
ANNA MAFFEI
..TTN canonico della cat\\ tedrale della diocesi
alla quale appartengo ha detto in questi giorni che il terzo
millennio deve essere il millennio della riunificazione
delle chiese cristiane. Io penso che non possiamo aspettare così a lungo. Secondo il
mio giudizio il “kairos” della
riunificazione istituzionale
delle chiese cristiane è adesso
e non nel prossimo millennio». Chi ha fatto questa sorprendente affermazione è il
prof. Norbert Greinacher, docente di Teologia pratica alla
Facoltà cattolica di Tübingen,
nel contesto di una conferenza organizzata a Napoli dal
Goethe Institut e dall’Associazione Partenia lo scorso 10
aprile. Un’affermazione sorprendente per molti versi e
particolarmente nel contesto
dell’attuale papato che continua nell’opera di «normalizzazione» dei suoi membri più
radicali. Abbiamo deciso di
approfondire la questione e
così abbiamo incontrato il
prof. Greinacher e gli abbiamo chiesto, pensando di aver
capito male, che cosa in realtà intenda per «riunificazione delle chiese cristiane».
- Si propone una unità
delle chiese nazionali o il contesto è proprio quello globale?
Ci si limita ad auspicare il
pur ambizioso obiettivo di
una piena comunione dei fedeli, compresa la condivisione della cena del Signore, o si
vorrebbe mettere mano ad un
progetto di unità strutturale?
«Io credo che ci dovrebbe
essere una riunificazione globale, nel senso che ciascuna
chiesa debba riconoscere il
ministero delle altre. Ma nello stesso tempo io fermamente penso che le tradizioni
tutte, cattolica, ortodossa,
protestante rappresentino
una ricchezza che va salvaguardata. Il pluralismo può
divenire un valore se si accetta profondamente tutti, cattolici e protestanti, di essere
ormai chiese di minoranza.
In Germania nel suo insieme
il 35% sono cattolici, un altro
35% sono protestanti mentre
il 30% non sono membri di
alcuna chiesa. Nell’Est della
Germania questi ultimi arrivano al 70%».
- Essere minoranza dunque diviene un’occasione per
le chiese di una maggiore presa di coscienza della propria
vocazione profetica e in questo senso di maggiore unità?
«Sì, vocazione profetica
nel senso biblico del dire
quello che va fatto nel presente della vita delle chiese.
Nella storia le chiese di minoranza, a volte definite sètte, i catari, i valdesi, i battisti
e altre hanno professato cose
che erano giuste ma che erano state trascurate dalle chiese di maggioranza. Ora io
credo, riprendendo il discorso di prima, che dopo 500 anni di divisione tutte le antiche
questioni circa la giustificazione, i ministeri, non siano
più impedimenti alla riunificazione. A Tübingen noi abbiamo fatto molto lavoro per
questo. Hans Küng fece una
dissertazione sul problema
della “giustificazione” e Karl
Hai
fatto
^abbonamento
a
Riforma?
Il prof. Norbert Greinacher
Barth quasi 40 anni fa pronunciò una frase in cui sostenne che se quella esposta
da Küng era davvero dottrina
cattolica allora c’era corrispondenza con quella protestante. Quella affermazione
di Barth non è ancora oggi
considerata nel suo pieno significato. In Germania è in
corso un acceso dibattito.
Poiché nel 2002 avremo il
primo Kirchentag ecumenico
ci si è posta la domanda se ci
sarà una comune celebrazione dell’eucarestia. Dal punto
di vista cattolico i laici sono
tutti in favore, anche i più
conservatori, ma i vescovi dicono che è impossibile. E io
non capisco perché».
- Lei sta comunque parlando di un contesto nazionale particolare, quello tedesco,
ma a livello globale le cose mi
sembra stiano in maniera di
versa.
«Credo che l’esperienza
nazionale debba estendersi a
livello globale. Credo per esempio che sia assolutamente necessario che la Chiesa
cattolica divenga membro
del Consiglio ecumenico delle chiese».
- Attualmente mi sembra
improbabile. Siamo in un
momento in cui perfino una
parte delle chiese ortodosse
meditano di dissociarsene. E
poi comunque c’è il nodo del
papato...
«A livello universale io dico che con questo papa non
ci sarà alcuna riforma della
chiesa. Ma dopo questo papa, non lo so. Oggi se pensiamo a ciò che è recentemente
avvenuto con la scomunica
di quel prete nello Sri Lanka,
c’è una situazione scandalosa. Eppure noi troviamo in
Africa, in Asia, in America Latina, negli Stati Uniti, molte
chiese locali viventi. In Germania è fantastico come delle chiese locali all’interno
della grande chiesa dicono:
noi facciamo quello che ci
sembra giusto».
- Queste cose in Germania
le dicono i laici, i preti o i vescovi?
«La gente delle chiese, i
laici, e poi alcuni preti. Sono
comunità non grandi, di BOTO , forse 100 persone 0 poco
più, che si riuniscono ogni
settimana per celebrare l’eucarestia, a volte senza nemmeno il prete».
- Celebrano l’eucarestia
senza prete?
«Sì, accade a volte. Io ho
appena scritto un articolo su
una chiesa dove il prete è stato ricoverato in ospedale per
sei settimane. E i laici hanno
celebrato la messa».
- Queste esperienze qui sarebbero impossibili!
«Non avviene dappertutto
neppure in Germania, ma accade e questi sono per me segni di speranza. Così com’è
ora il papato non corrisponde al Nuovo Testamento. Ma
chissà, quando i cardinali si
troveranno insieme da tutto
il mondo cosa possa venir
fuori. Potrebbero eleggere un
papa che non è neppure un
cardinale e riformare il papato stesso...».
È certo che le cose viste da
Tübingen appaiono un po’
diverse. Forse Napoli e Roma
sono un po’ troppo vicine.
Chissà.
T T-T Napoli: conferenza del prof. Norbert Greinacher
La secolarizzazione e il futuro della chiesa
PAWEL A. GAJEWSKI
IL professor Norbert Greinacher, docente di teologia
pastorale presso la Facoltà
teologica cattolica dell’Università di Tübingen, è molto
noto in Germania per le sue
posizioni a favore di una profonda riforma della Chiesa
cattolica.
Così il 10 aprile 1997 nel
salone dell’Istituto Goethe di
Napoli si sono incontrati coloro che credono ancora in
questa riforma della chiesa e
la vogliono realizzare anche e
soprattutto nella società secolarizzata. L’incontro promosso e organizzato dall’associazione «Partenia» in collaborazione con l’Istituto
Goethe ha trovato solidarietà
e incoraggiamento da parte
di molti ambienti e gruppi
dei cristiani critici in Germania rappresentati a Napoli
dal dott. Thomas SeiterichKreuzkamp, redattore della
rivista «Publik-Forum».
La prima questione affrontata dalla conferenza di
Greinacher, intitolata «Il significato delle religioni e delle chiese istituzionalizzate
nella società secolarizzata di
oggi», è stata come intendere
il senso della parola «secolarizzazione». Per secolarizzazione Greinacher intende un
fenomeno sociologico per il
quale sempre più settori del
la vita sociale si staccano dalla determinazione del sistema di valori delle chiese cristiane e delle religioni, si
emancipano e si danno un
proprio sistema di valori. La
secolarizzazione intesa così,
viene considerata da certi
gruppi e orientamenti la più
grande minaccia per il cristianesimo e proprio con
questa minaccia Giovanni
Paolo II cerca di giustificare
la linea pastorale e quella politica della Chiesa cattolica.
Greinacher è invece profondamente convinto che tale risposta sia inadeguata e
che ogni comunità che in
qualche modo si dice cristiana deve in primo luogo divenire una «comunità simpatetica», cioè deve vivere la
compassione. In Germania,
ad esempio, circa il dieci per
cento della popolazione è costituita da poveri strutturali,
cioè persone nate nella povertà, cresciute povere e che
con molta probabilità moriranno povere. Su questo la
chiesa ufficiale non ha preso
chiaramente posizione.
E se questo impegno comporta la necessità di schierarsi contro le istituzioni? Secondo il teologo di Tübingen
questa è parte della missione
profetica della chiesa. Parlare profeticamente nel senso
biblico significa chiarire
pubblicamente, avvisare, an
nunziare. Il profeta è per sua
costituzione un riformatore
rivoluzionario. Vuole portare
la gente alla riflessione, alla
conversione, al ritorno all’origine, vuole mettere l’istituzione al servizio dell’uomo.
In questa dimensione si
inserisce il movimento internazionale «Noi siamo chiesa»
sorto intorno all’Appello dal
popolo di Dio presentato alla
conferenza da Thomas Seiterich-Kreuzkamp, che ne ha
raccontato brevemente la nascita e lo svolgimento. Quello
dell’Appello dal popolo di
Dio, coordinato a Napoli
dall’Associazione Partenia, è
una iniziativa politica che
punta a rendere pubblica la
discussione e il dissenso interno alla Chiesa cattolica
nelle annose questioni del
potere e delle relazioni tra i
sessi, dissenso che continua
a estendersi anche all’interno dell’episcopato.
L’interesse per la chiesa
che ha trovato la sua espressione nell’Appello è un bene
piuttosto raro ed è nell’interesse della Chiesa cattolica
stessa di non calpestarlo, negando agli iniziatori dell’Appello ogni legittimità ecclesiale. Secondo tutti e due i relatori viviamo il momento
storico voluto da Dio per prestare un servizio alla credibilità del cristianesimo nella
società secolarizzata.
Note sull'ecumene
Un modello dalla Sicilia
Paolo Ricca
Era una chiesetta diroccata, un rudere, a Cefalù (Palermo), a ridosso quasi della grande rocca che incombe sulla
cittadina, lunga la via Giudeca (così sì chiama ancora oggi), ultima traccia di una cospicua presenza ebraica, poi
cancellata dalla violenza ottusa del potere. Costruita,
chissà perché, fuori dall’abitato era, si può supporre, poco
utilizzata, e lentamente ma inesorabilmente è caduta in
disuso e poi in rovina. È triste vedere una chiesa o una casa diroccata; non vi si può più abitare o vivere, non è più
luogo di incontro né spazio di comunione. Ma la chiesetta
diroccata di Cefalù è stata restaurata, e da un paio d’anni
è di nuovo luogo di incontro e spazio di comunione. Anzi,
lo è ora più di prima, più dì quanto non lo sia mai stata dai
giorni lontani della sua fondazione. Benché l’edificio abbia conservato materialmente la stessa planimetria, le sue
misure spirituali si sono di molto ingrandite. Non è più la
sede di una confessione cristiana soltanto ma di tutte, non
ospita più una sola religione ma tre. Per l’iniziativa e l’impegno tenace e lungimirante di un sacerdote di Cefalù,
don Liborio Asciutto, la chiesetta è diventata un centro
ecumenico, probabilmente unico in Italia.
Le quattro pareti sono di quattro colori diversi, quelli
dei quattro punti cardinali, «per indicare l’apertura cosmica che desideriamo caratterizzi il nostro impegno»
spiega don Liborio. Il rosone della facciata riproduce i colori dell’arcobaleno, in memoria del patto di pace con la
terra stipulato da Dio dopo il diluvio. Su tre pareti sono
riprodotti i simboli delle tre religioni abramitiche: il candelabro per l’ebraismo, la croce per il cristianesimo, la
mezzaluna per l’islamismo. Inaugurato nel 1995 con una
conferenza di Hans Küng, ha organizzato nel 1996 un’intera settimana di studi, incontri, dibattiti «per conoscere
l’ortodossia» allestendo anche un’apposita mostra. Quest’anno un’analoga settimana è stata dedicata al protestantesimo, presentato sia nelle sue motivazioni teologiche sia nei suoi aspetti culturali. Una bella mostra illustrava le figure salienti e le tappe principali della storia
protestante (valdesi medievali inclusi).
Il Centro è dichiaratamente e programmaticamente
«aconfessionale», cioè non persegue neppure segretamente finalità confessionali di alcun genere, è libero da
preoccupazioni di parte. Finanziariamente è sostenuto
soltanto dalle offerte di amici; non è condizionato da
sponsor ecclesiastici o politici, vive e opera in piena autonomia. Il suo nome completo è Centro ecumenico aconfessionale «La palma». Una palma, infatti, è stata piantata
di fianco alla chiesa, il giorno dell’inaugurazione. Il prof.
Sandro Musco dell’Università di Palermo ricordò, in
quell’occasione, le parole di un arabo, Abul Hatem, vissuto nel 1000-1050 d.C.: «Dio volle formare la palma con I
quel limo stesso con il quale poco prima aveva forgiato '
Adamo. La palma è riservata al vero credente in Paradiso,
è l’albero eccellente, immagine e similitudine dell’uomo,
immagine dello spìrito umano». E aggiunse: «Anche se in
Sicilia la palma non dà frutto, il contadino la rispetta. C’è
sempre lei come elemento scenografico degli incontri
d’amore e a volte il siciliano paragona a lei la donna amata. “Parmuzza d’oro” dicono i canti...».
Anche la giovane palma del Centro ecumenico di Cefalù
vorrebbe essere elemento scenografico di «incontri
d’amore» tra religioni e confessioni. Il modo con cui il
Centro «La palma» ha organizzato la settimana dedicata
al protestantesimo (e sicuramente la stessa cosa sarà accaduta Temno scorso a proposito dell’ortodossia) rivelava
un interesse vivo, sollecito e partecipe per l’«altro» cristiano, una volontà non solo di conoscerlo ma di capirlo, un
desiderio di scoprire ciò che di più bello e più valido può
offrire alla comunità ecumenica. Il Centro «La palma»
pratica la forma più alta e nobile dell’ecumenismo: conoscere per amare. Ma anche amare per conoscere. Sono vere infatti entrambe le cose: che occorre conoscere per
amare, ma anche che occorre amare per conoscere.
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Dal Mondo Cristiano
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E morto Victor Rakotoarimanana
uno dei pionieri della Cevaa
ORLEANS (Francia) — Il pastore Victor Rakotoarimanana i
morto il 10 aprile scorso a Orléans dove viveva da alcuni anni'
La Comunità evangelica di azione apostolica (Cevaa) e h
Chiesa di Gesù Cristo nel Madagascar (Fjkm), perdono un frf
tello che ha messo la propria vita al servizio dell’Evangelo sh
nella sua chiesa sia fra i cristiani malgasci di Francia. Victoi
Rakotoarimanana era nato nel 1921. Dopo gli studi secondati
e teologici nel suo paese e in Francia, si distinse presto n®
Madagascar e a livello internazionale, come un autentico piè'
niere dell’evangelizzazione. Fu fra i primi a riflettefe alla creazione di una nuova struttura missionaria che riunisse le chie;
se missionarie e quelle del Sud. Nominato presidente
un’équipe di consultazione, visitò diverse chiese e una print^
équipe di evangelizzazione venne costituita nel 1967 per lavorare a Bohicon (Benin). Primo segretario generale della Cevaa
vi esercitò il suo ministero fino al 1981, prima di occupai*'
della Comunità malgascia in Francia. Il Segretariato della Cevaa e l’intera Comunità partecipano al dolore della sua fané'
glia nonché a quella della Fjkm. (Information Cevm
Ucraina: nata la prima comunità
zigana riformata
SZERNYE — A Szernye, città della zona carpatica d®)'
l’Ucraina è stata fondata la prima comunità evangelica zigO'
na ufficiale all’interno della Chiesa riformata. Circa 300 pof
sone prendono parte regolarmente ai culti che si svolgono '
questa chiesa, mentre un centinaio di bambini frequenta
locale scuola domenicale.
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PAG. 5 RIFORMA
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Materiali di riflessione dal Servizio rifugiati e migranti della Fcei
Forestieri e pellegrini sulla terra
Nell'anno degli sradicati e dell'impegno contro il razzismo^ il messaggio
biblico è riferimento e stimolo all'azione delle chiese evangeliche
CIOBCIO BOUCHARD
Proprio nei momento in
cui l’Italia è lacerata dalla
«questione albanese», la Federazione offre alle chiese un
materiale di altissimo valore'
che vorrei raccomandare vivamente all’attenzione di tutti All'origine di questo lavoro
sta una decisione del Consiglio ecumenico delle chiese,
che ha proposto di considerare il 1997 come l’«Anno degli
sradicati», cosi come Amnesty International lo ha proclamato r«Anno del rifugiato», e
l’Unione europea l’«Anno europeo contro il razzismo».
Questo convergere di iniziative diverse ha alla sua base l’obbiettiva gravità del fenomeno; tuttavia, molto correttamente (dal nostro punto
divista) il fascicolo non parte
dalla descrizione sociologica
del fenomeno, ma da un’ampia riflessione biblica: gli studi di Daniele Garrone. Alain
Massini, Thomas Römer, Bruno Corsani, Italo Benedetti ci
inducono a un’appassionata
meditazione delle Scritture
.ebraiche e cristiane, di cui
kscopriamo ancora una volta
La sorprendente attualità. Come l’Antico Testamento era il
[«manuale politico» dei Purijtani per l’attuazione dei loro
lesperimenti rivoluzionari",
così esso può essere una fonte di luce e di coraggio per noi
credenti e per chi non vuole
piegarsi al vento di paura e
egoismo che sembra percorrere il nostro popolo. Fa bene
leggere, 0 rileggere, che fin
^M’origme la chiamata di
ISfaele coinvolge anche le alI agnazioni, che la traumatica
! e liberatoria esperienza delj l’Esodo ha lasciato una tracI da indelebile nella coscienza
i di Israele: chi è stato schiavo
p straniero non può chiudersi
¡nei confronti degli estranei e
dei marginali che ora vivono
nella sua terra.
Non stupisce perciò che
nelle leggi di cui è pieno il
Pentateuco, il rispetto dello
straniero occupi un posto
d’onore, anzi, il primo posto.
Questa insistenza (come
quella della lotta contro l 'idoatria) è certo dovuta al fatto
she il popolo d’Israele !. nme
noi) non era natura!:i,ente
incline all’amore pe<' il diverso e per il marginale: e ciò
non solo per naturale egoisnto, ma anche perché Israele doveva affermare la sua
identità contro un ambiente
i^ne tendeva a riassorbirlo.
come dimostra lo splendido capitolo 12 di Osea, a
nn’identità fondata sulla tradizione etnica i profeti conhappongono una identità vo<^tizionale: la comunità dei
fedenti non si costituisce in
base alle genealogie, ma in
base a un progetto e l’esistenza stessa di questo progetto
le fa una comunità aperta.
Con questo siamo ormai a
'•o passo dal Nuovo Testabiento, dove lo iero, in
i*^riso proprio, non esiste più:
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nte i centurioni romani, la
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’lessa grazia, come il «Buon
Samaritano», o il samaritano
«barilo dalla lebbra che, uni^b> torna a ringraziare Gesù,
btti insieme, credenti di oriebraica e credenti di ori«bie pagana, sono invece «foestieri e pellegrini sulla tera», in quanto testimoni del
agno di Cristo. Perciò il Nuob Testamento non contiene
_®gole né indicazioni sul mogiusto di incontrare prati
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fascicolo del Servizio rifu
Un momento dell’incontro «Essere chiesa insieme» del 1994
giati e migranti ne suggerisce
alcune: anzitutto l’incontro
sul piano della fede. Il fascicolo ripropone perciò gli inni
africani e latinoamericani
cantati durante il secondo incontro «Essere chiesa insieme» (Santa Severa, 1994) e
annuncia una prossima pubblicazione di «Rete di liturgia», sempre a cura della Fcei.
Segue una ricca documentazione sulla situazione sociale,
legale e politica degli immigrati (Anne Marie Dupré), sia
a livello mondiale che a livello italiano: apprendiamo così
che nell’ambito dei flussi internazionali di denaro le rimesse degli emigrati sono al
secondo posto, dopo il petrolio", che l’Italia non ha ancora
sottoscritto la Convenzione
deU’Onu sui diritti dei lavoratori migranti e delle loro famiglie (1990), ecc.
Molto interessanti sono le
tabelle statistiche, da cui apprendiamo per esempio che
la più numerosa comunità
straniera presente in Italia è
quella proveniente dal Marocco (95.000), seguita dagli
Stati Uniti (60.000) e dall’ex
Jugoslavia (52.000); che gli
evangelici stranieri sono circa
100.000, di cui forse il 40%
provenienti dal Terzo Mondo,
ecc. Il fenomeno dell’immigrazione si dimensiona così
davanti ai nostri occhi nelle
sue proporzioni reali: un fenomeno enormemente inferiore a quello americano
(1.500.000 nuovi immigrati
ogni anno) e nettamente più
modesto che negli altri paesi
dell’Unione europea; rappresenta tuttavia un fatto importante, a cui bisogna saper rispondere. Le nostre chiese
stanno rispondendo? Si direb
be proprio di sì, stando al numero monografico di «Srm
materiali» (Bruno Tron, Salvatore Briante, Anna Maffei,
Gianna Sciclone, Mirella Manocchio, Paolo Naso, Anne
Marie Dupré) opportunamente riprodotto in questo fascicolo: esperienze appassionanti vengono narrate, stimoli e proposte vengono presentati, problemi e speranze vengono illustrati. Segue un elenco delle varie iniziative (130)
lanciate o sostenute da una
cinquantina di chiese locali.
Il fascicolo è completato da
un bel manifesto e dalla «Dichiarazione sul problema delle persone sradicate» emessa
l’anno scorso dal Consiglio
ecumenico: teologicamente
piuttosto debole, questo documento ci invita comunque
all’azione. Molto migliore
l’introduzione a cura di Bruno Tron, che ci ricorda che
oggi ogni 50 persone nel
mondo c’è uno sradicato, e
cita Ebrei 13, 2: «Non dimenticate l’ospitalità perché alcuni, praticandola, senza saperlo hanno ospitato degli angeli». È capitato ad Abramo: potrà capitare anche a noi.
(1) Un tempo per scegliere.
Stare dalla parte degli sradicati. Studi e documenti preparati dal Servizio rifugiati e
migranti della Fcei.
(2) Vedi la valutazione che
ne dà M. Walzer, ripresa nel
recente libro di Giorgio
Tourn, Italiani e protestantesimo. Torino, Cìauàìana, 1997.
(3) Dati del 1992.
«La scuola domenicale»
Il lungo cammino
del popolo di Cristo
È uscito in questi giorni il
numero 3 della rivista «La
scuola domenicale» al quale
è allegato il libro «Il lungo
cammino del popolo di Cristo». Si tratta di una sintesi
storica, curata dal prof. Ugo
Gastaldi, di 2.000 anni di cristianesimo occidentale, con
una particolare attenzione al
protestantesimo. L’agile volumetto di 108 pagine è diviso in 4 capitoli («Dalle origini
alla fine del mondo antico»,
«Il cristianesimo del Medioevo», «La Riforma e gli sviluppi del protestantesimo» e
«Essere cristiani in questo
tempo») a loro volta suddivisi in brevi paragrafi. Accanto
al testo vero e proprio, vi sono numerosi riquadri con citazioni e approfondimenti. Si
viene a creare così una doppia possibilità di lettura:
scorrere tutto il testo e soffermarsi sui riquadri solo là
dove eventualmente lo suggerisce l’interesse, oppure
fermarsi dopo ogni paragrafo
e completare l’argomento ricorrendo al contenuto dei riquadri che in questo modo
costituiscono anche una bibliografia minima per chi volesse saperne di più. Un indice analitico facilita poi la ricerca di nomi o argomenti
per chi avesse bisogno di una
consultazione rapida.
Il libro, scritto con un linguaggio semplice ma non banale, è stato pensato per i
monitori e per i ragazzi più
grandi delle scuole domenicali e del catechismo ma anche per quegli insegnanti, soprattutto di scuola media,
che spesso non dimostrano
molta dimestichezza con la
storia del cristianesimo e del
protestantesimo in particolare. Sarebbe molto importante
che questo testo potesse venir diffuso nelle scuole, oltre
che nelle chiese. Si tratta di
un contributo alla conoscenza di un «lungo cammino»
che è stato percorso in maniera non univoca nel corso
dei secoli, una «storia che
scorre sotto il perenne segno
della contraddizione, perché
è fatta di fedeltà e tradimenti,
di illuminazioni ed errori, di
ardimenti e paure, di cadute
e riprese, di grandezza e di
miseria» (p. 98).
Gli abbonati a «La scuola
domenicale» ricevono questo
libro come omaggio. Tutti
coloro che lo volessero acquistare (costo 14.000 lire), 0
averne più copie da distribuire, possono rivolgersi al Sie o
andare direttamente nelle
nostre librerie.
IL LUNGO CAMMINO
DEI. POPOLO DI CRISTO
Il libro unito alla rivista «La
scuola domenicale»
Una serie di contributi e interventi su un problema controverso della storia della Repubblica
Le realtà religiose di minoranza fra Intese e principio pattizio
FRANCO SCARAMUCCIA
IL problema dell’applicazione del terzo comma
dell’art. 8 della Costituzione
sussiste ancora senza trovare
adeguata e completa soluzione in un’azione governativa
tesa a adempiere pienamente
il dettato costituzionale: timori talora ingiustificati dell’opinione pubblica sul proliferare delle cosiddette «sette», paura della burocrazia
ministeriale di fronte a tante
Intese, questioni di opportunità politica magari difficilmente comprensibili frenano
quello che dovrebbe essere
l’iter tranquillo e pacifico
delle confessioni che ottengono quanto i loro diritti costituzionalmente riconosciuti
reclamano. Ecco perché un
volume di recente pubblicazione’*, che raccoglie le relazioni di un convegno tenutosi nell’ottobre 1993 a Urbino,
è ancora attuale, dal momento che i problemi prospettati
permangono e aspettano ancora la logica adeguata soluzione. È vero che nel frattempo sono state approvate con
legge dal Parlamento le Intese con l'Ucebi e la Chiesa luterana in Italia, ma il discorso
di fondo è rimasto lo stesso e
non si vede uno sbocco a
breve scadenza.
Già nell’introduzione G. B.
Varnier si dichiara preoccupato delle «possibili degenerazioni di un’estensione di
questo sistema», che egli vede
come «un percorso ogni passo più accidentato»: si tratta
di una visione pessimistica
assolutamente inaccettabile e
non condivisibile, perché
questo è il sistema voluto dal
costituente, che in altri paesi,
come l’Olanda, pur con le dovute differenze, funziona regolarmente senza che si siano
verificate le paventate «degenerazioni». Se si imbocca, come ha voluto la Costituzione
attraverso il sistema pattizio
dei rapporti fra lo stato e le
confessioni, una strada di libertà, bisogna avere il coraggio di percorrerla fino in fondo, ben sapendo che la libertà (in tutti i casi, non solo in
questo) comporta dei rischi:
si tratta perciò di affrontare le
difficoltà man mano che si
presentano, evitando di operare in maniera preventiva,
bloccando, come ora si sta facendo, ogni ulteriore Intesa.
Tale sembra essere anche
il parere di Nicola Colajanni
il quale afferma che non è
compito dell’amministrazione pubblica preservare la popolazione dal pericolo rappresentato da confessioni il
cui credo sia considerato deviante dal comune sentire;
non si può certo arrivare a
una censura preventiva: se
tali confessioni compiranno
qualcosa di legalmente perseguibile, ci penserà il magistrato. Anche il fatto, da alcune parti adombrato come timore, che lo strumento della
confessione possa essere
usato come copertura di attività fraudolente andrà combattuto nelle sedi adeguate.
Silvio Ferrari si pone invece
il compito di cercare di definire che cosa è «confessione»:
attualmente non ci sono criteri oggettivi rintracciabili
nelle leggi italiane per farlo.
Sono state fatte nel tempo
dalla dottrina molte proposte:
r«autoreferenziazione», che è
l’autocoscienza della confessione stessa di esserlo; il riconoscimento sociale, per cui
sarebbero confessioni sotto il
profilo giuridico quelle che si
affermano come tali nella coscienza sociale; il riferimento
all’ordinamento giuridico, nel
senso che si dovrebbero riconoscere come confessioni
quelle che corrispondono al
modello che si è andato affermando nell’ordinamento. A
queste tre posizioni Ferrari
afferma di preferire una valutazione non discrezionale
dell’autorità, magari giudiziaria, che accerti la presenza di
tre elementi fondamentali
per identificare una confessione: plurisoggettività, stabilità e organizzazione.
Valerio Onida critica il fatto
che i soli membri di una confessione con Intesa possano
utilizzare gli istituti della defiscalizzazione e della destinazione dell’otto per mille
dell’Irpef: ciò è privilegiario e
perciò ne chiede «l’estensione al più ampio numero possibile di enti di varia impostazione ideologica e campo
di attività». Questa posizione
è condivisibile e sembra opportuno auspicare al più presto una legge generale, che
dia la possibilità a tutti i cittadini di defiscalizzare le offerte liberali a enti meritevoli di
riconoscimento sociale. In
questo senso non è possibile
condividere le critiche che
Francesco Boschi fa all’Intesa
battista, quando rileva che il
principio dell’autosufficienza
finanziaria è inficiato dalla
previsione della deducibilità
delle offerte. Infatti, la deducibilità non incide sul fatto
che i battisti mantengano il
culto con le loro offerte: la ratio della deducibilità (come
sostiene Giancarlo Cloppi,
commentando la sentenza n.
2.139 del 30.7.84 della Corte
Costituzionale) risiede nella
considerazione che lo stato
ha per i molteplici fini e servizi di utilità sociale che le
confessioni assicurano alla
comunità civile.
Ho trovato estremamente
interessante il cenno fatto da
Francesco Finocchiaro, il
quale, nel mentre spera che
non trovi il favore del governo l’idea di una legge generale sul «fatto religioso», lamenta che non si sia ancora sperimentato il tentativo delle cosiddette «intese per adesione»: si tratterebbe cioè di prevedere, per le confessioni di
uno stesso ceppo, negoziandolo magari con i rappresentanti, un unico modello tipo,
a cui poi le singole confessioni potrebbero aderire. Così
come trovo stimolante la sua
idea che le chiese cristiane si
federino insieme per stipulare un’unica Intesa che, oltre a
contenere le norme comuni,
avrebbe potuto anche prevedere disposizioni particolari
per alcune delle confessioni.
E veramente un peccato che
come Fcei non ci siamo presentati uniti a una trattativa:
penso, per esempio, a quale
impatto diverso avrebbe avuto sull’opinione pubblica italiana un unico otto per mille
per gli evangelici 0, ugualmente, un unico rifiuto dell’
istituto da parte di tutti.
Ho rilevato qualche errore
di stampa ma soprattutto
qualche errore di contenuto.
Il più grosso mi sembra quello di Roberto Lorenzini, il
quale afferma che l’Intesa
per gli avventisti e per i battisti è stata approvata, senza
che l’ente esponenziale delle
due confessioni fosse stato
precedentemente riconosciuto: sarebbe bastata una
lettura anche corsiva delle
due Intese per rendersene
conto («Ferma restando la
personalità giuridica dell’Ente patrimoniale dell’Unione
italiana delle chiese awentiste del 7° giorno...», art. 19
dell’Intesa awentista; «Ferma restando la personalità
giuridica dell’ente patrimoniale dell’Ucebi...», art. 11
dell’Intesa battista). C’è poi
una svista assolutamente secondaria, ma che rilevo proprio perché mi riguarda: mi
trovo citato, regolarmente fra
virgolette, negli interventi di
due differenti studiosi senza
che nella nota relativa sia fatto il mio nome.
Questi errori non inficiano
però il valore generale del volume, che resta una preziosa
ed eloquente testimonianza
del momento critico del diritto ecclesiastico italiano, per
quanto riguarda i rapporti
dello stato con le confessioni
diverse dalla cattolica. Pregio
del libro sono pure alcuni interventi che specificano le
particolari posizioni e le caratteristiche delle-richieste di
alcune confessioni prive di
Intesa, consentendoci così di
conoscerle (Islam, Testimoni
di Geova, Scientology). Conclude il volume una veloce
ma ben documentata rassegna degli atteggiamenti di altri ordinamenti nazionali nei
confronti delle minoranze
confessionali (Spagna, Grecia, Repubblica turca di Cipro del Nord, Albania).
(’*) Principio pattizio e
realtà religiose minoritarie, a
cura di V. Parlato e G. B. Varnier Torino, Giappichelli, pp
465, £ 60.000.
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Tabbonamento
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6
PAG. 6 RIFORMA
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art. 2
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luoghi della violenza nazifascista in Italia illustrati da un bel libro
Un percorso della memoria
La guerra, conflitto di razze, ebbe come teatro anche i centri di detenzione e
smistamento come bossoli e San Sabba: da lì occorre ripartire per non dimenticare
TERESA ISENBURG
TTN percorso della memoria*. Con questo titolo è
uscita alla fine del 1996 una
«Guida ai luoghi della violenza nazista e fascista in Italia»
che ripercorre gli anni dell’
occupazione tedesca e della
Repubblica sociale italiana
(1943-1945). Un bel libro, che
può aiutare tutti noi a non dimenticare e a ripensare l’importanza del ricordare e del
trasmettere.
Il volume si presenta come
una classica guida a luoghi
degni di essere visitati, e di
questo tipo di strumento ha
tutte le caratteristiche: una
descrizione fattuale degli accadimenti che hanno interessato i luoghi indicati, una descrizione morfologica dei siti
stessi, un’indicazione dei
percorsi di accesso. La scelta
di trattare secondo questa tipologia comunicativa il tema
della violenza nazifascista è
importante; significa uscire
dichiaratamente dalla commemorazione e considerare
quei fatti (e i segni che essi
hanno lasciato sul territorio)
parte acquisita (vorrei dire
ovvia) del nostro patrimonio
culturale. Un percorso della
memoria si apre con un bel
saggio di Enzo Collotti su
«Occupazione e guerra totale
nell’Italia. 1943-1945» dove
l’autore ripresenta alcuni
concetti fondamentali per
capire l’Europa nazifascista:
il progetto della Germania e
dell’Asse di instaurare un
nuovo ordine europeo usava
a questo fine lo strumento
della guerra, quest’ultima
concepita come guerra totale
e comprendente in sé la
guerra di sterminio. La guerra era considerata come conflitto fra razze, «la sopravvivenza di uno dei contendenti
implicava l’annientamento
anche fisico, e non la mera
sconfitta militare, dell’altro
antagonista e il potere totale
di disposizione del vincitore
sui vinti» (p. 12). In questo
progetto lucido e preciso
l’uso del terrore e dello sterminio era previsto, progettato, organizzato, funzionale.
NeU’alleanza dell’Asse l’Italia
si collocava, fin dagli Anni
’30, in posizione debole ma
omogenea: praticava la guerra di aggressione e dell’intransigenza razziale soprattutto nella penisola balcanica; utilizzava, in una normale
routine repressiva, la segregazione di oppositori, ebrei,
deportati dalle zone di occupazione, in campi di concentramento sul territorio della
penisola; esasperava l’educazione all’odio razziale e ideologico dell’altro come strumento di pre-consenso alle
pratiche di repressione più
radicali. L’occupazione germanica trovò quindi un terreno già predisposto all’applicazione dei principi della
guerra totale e un persuaso
collaboratore, non privo di
iniziative autonome, nella
Repubblica sociale italiana.
Facendo riferimento a questo quadro interpretativo, la
guida illustra alcuni casi particolari, raggruppati in due
categorie; i luoghi di segregazione e concentramento e i
luoghi di eccidi. Per la prima
categoria sono ricostruiti i
casi di Ferramonti, di Fossoli
e della Risiera di San Sabba.
A Ferramonti di Tarsia, nella
paludosa e malarica media
valle del Grati, in Calabria,
dal 4 giugno 1940, in coincidenza con l’entrata in guerra
dell’Italia, al 14 settembre
1943, quando giunsero gli
eserciti alleati, il ministero
dell’Interno formò il più
Altri testi in libreria
al ml^
L’Edit
Razzismo all'italiana
Quel che resta del campo di Fossoli
grande (ma non il solo) centro di segregazione degli
ebrei stranieri e apolidi presenti in Italia: inizialmente vi
vennero trasferiti gli ebrei soprattutto tedeschi, austriaci,
polacchi, cecoslovacchi che
avevano cercato in Italia un
precario rifugio; poi, settembre 1940, vennero qui trascinati gruppi di ebrei dell’Europa centro-orientale che
avevano cercato vanamente
di raggiungere la Palestina
passando per la Libia, poi
ebrei e altri deportati dalla
Jugoslavia, e ancora gruppi
ebraici che avevano fatto
naufragio nell’Egeo e erano
finiti a Rodi; un mosaico di
provenienze, ricondotte a
un’unica segregazione. Ferramonti è un prodotto tutto
italiano, tutto costruito secondo un progetto di razzismo nazionale.
Le vicende del campo di
Fossoli, a Carpi, lungo la strada del Brennero, sono note:
campo per prigionieri di
guerra nel 1942, divenne
campo di concentramento
speciale per ebrei e politici il
5 dicembre 1943 sotto sorveglianza della polizia della Re
(Foto P. Romeo)
pubblica sociale italiana, finché le autorità naziste avocarono a sé la direzione. Da lì
partirono troppi convogli
verso i campi tedeschi.
La Risiera di San Sabba è
sicuramente il luogo di maggior dolore della segregazione italiana, dove si sterminava, bruciando poi i cadaveri
in un forno crematorio. La
collocazione della Risiera al
limite della zona slava, in una
città, Trieste, in cui l’antisemitismo si era manifestato
precoce e brutale e la pratica
deH’intolleranza razziale antislava era stata lungamente
coltivata, spiegano la radicalità della repressione. Quella
vicenda e quel sito, comunque, pongono a noi interrogativi inquietanti sulla consapevolezza di coloro che in
città allora vivevano.
Fra i molti scenari degli eccidi, vengono ricostruiti e
proposti come itinerari di
percorso le Fosse Ardeatine e
la sede della Gestapo di via
Tasso a Roma; Sant’Anna di
Stazzema in Versilia; Marzabotto, nel Bolognese vicino a
Sasso Marconi; e Boves nel
Cuneese. Una piccola scelta
di luoghi dove la distruzione
si è abbattuta non per l’esplosione di una momentanea follia, ma per l’applicazione metodica del progetto
della guerra totale per costruire il nuovo ordine europeo asservito al nazifascismo.
Una visione della sistematicità della violenza la dà la
grande carta che accompagna il volume e che mostra la
coincidenza fra infittirsi di
eccidi e strategia militare
dell’esercito germanico. Questa guida, dunque, ci costringe a esercitare la memoria, a
scegliere di raccontare con
voce pacata, che possa essere
udita in mezzo all’assordante
frastuono virtuale, accadimenti ricostruiti nella materialità dei luoghi. Un esempio
che ciascuno può moltiplicare e trasmettere percorrendo
e cogliendo la memoria dei
luoghi in cui si trova a vivere
e che ben conosce.
* Istituto per la storia del
movimento di liberazione nel
Friuli-Venezia Giulia, Un percorso della memoria, a cura
di T. Matta. Milano, Electa,
Guide artistiche, 1996, p. 159.
Un’impostazione analoga è
presente anche in un’altra
importante iniziativa di qualche tempo fa, la mostra e il
catalogo su La menzogna della razza', che con sguardo pacato forniva un panorama del
razzismo italiano: una componente politico-culturale del
nostro paese dalle radici
profonde, che ha alimentato
una mala pianta (il razzismo
nostrano) frondosa e solida;
ma spesso quelTintolleranza
razziale è stata volutamente
ignorata o ingannevolmente
sottovalutata e quasi sempre
sottaciuta. Dopo quella mostra e quel catalogo, tuttavia,
parlare ancora dell’Italia come paese immune dal cancro
del razzismo sarà frutto di dolo. Perché quello che mi sembra rilevante dei due volumi
citati è che essi hanno innanzitutto un alto e rigoroso profilo scientifico: accolgono cioè
i risultati della ricerca e della
documentazione acquisiti attraverso studi specialistici. Ma
allo stesso tempo praticano
forme comunicative e di linguaggio in grado di trasferire i
risultati della ricerca dal mondo specializzato alla società
nei suo insieme. Alle spalle di
questa scelta di uscire da
stanze spesso isolate e sei
rate (gli archivi, le univet|
gli istituti di ricerca) e ristaj
lire un contatto con la sociei
vi è una lucida opzione nioi
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mente proficuo è di avere i
dividuato con estrema curai
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la riproduzione visiva did
cumenti, illustrazioni, dis
gni, fotografie per La menu
gna della razza, la rivisitaz|
ne morfologica e iconograft
dei luoghi in Un percorso lit
la memoria danno a ciò dia
si parla una materialità,!
realismo, un contorno sobj
e non discutibile, destinati
coinvolgere strati profoni
della mente e dell’anima. Ni
lo stesso stile è anche il voli
me dell’Istituto Alcide Ceri
su Le campagne italiane ei
Resistenza’.
il) La menzogna della ra
za. Documenti e immagk
del razzismo e deirantisemit
smo fascista, a cura del Cet
tro Furio Jesi. Bologna, Gri
fis, 1995, p. 399.
(2) Le campagne italiam
la Resistenza, a cura dell'Ist
tuto Cervi. Bologna, Grafi
1995, p. 270.
Pubblicata un'interessante guida
Luoghi di culto
nella cultura della Toscana
PASQUALE lACOBINO
J^A^pubblicazione della
«Biblioteca de Lo studioio» è un’agile guida per la
comprensione artistica e architettonica dei luoghi di culto e dei cimiteri delle comunità evangeliche, ortodosse,
ebraiche sorti nella Toscana
cosmopolita del XIX secolo.
Il titolo*, con definizione
«in negativo» (culti non cattolici) del riferimento a protestanti, ortodossi e ebrei,
non rende pienamente conto
dello stile rispettoso e analitico con cui Giampaolo Trotta
illustra, racconta, spiega le
suggestioni architettoniche
di templi, chiese e cimiteri.
In scena uno spettacolo dal tema delicato ma garbato e spiritoso
L'amico del cuore, nonostante tutto, non vuole tradire
PAOLO FABBRI
OGGI la chirurgia consen
■...................
te interventi che hanno
del miracoloso, anche se
spesso le probabilità di riuscita sono molto basse. Questa possibilità apre la porta a
situazioni paradossali, che il
teatro può esplorare con la
tecnica della estremizzazione. Provate a immaginare di
ricevere, nel breve lasso di
tempo di un mese, la notizia
che il vostro cuore non regge
più e solo un difficilissimo intervento in un ospedale americano potrebbe salvarvi. Come reagireste? Cerchereste
diligentemente di risolvere i
problemi pratici relativi ai
vostri cari? E se questi fossero
irrilevanti, come per uno scapolo benestante senza altri
legami che una vecchia madre indipendente e gli amici?
Continuereste la vita solita,
con tutti i suoi vincoli connessi a principi basilari ma
anche con le sue convenzioni
sociali, le sue piccole o grandi bugie, la maschera che si
frappone tra noi e gli altri?
Oppure calereste la maschera
per approdare a una sincerità
priva di reticenze anche al
costo di mettere in serio im
barazzo gli amici chiedendo,
magari per «carità cristiana»
di esaudire ultimi desideri
normalmente improponibili?
Il tema può essere svolto in
termini drammatici oppure
di brillante comicità lasciando trasparire la tragedia come il tenue sfondo di un paesaggio di Micco Spadaro,
grande pittore napoletano
del ’600. Vincenzo Salemme,
napoletano come Spadaro,
sviluppa in questa seconda
direzione lo spettacolo «L’amico del cuore», presentato
al teatro San Bablla di Milano
con regia dell’autore, che interpreta anche Roberto Cordova (l’amico del cuore), con
Carlo Buccirosso (Michele,
giornalista di provincia),
Maurizio Casagrande (parroco), Nando Paone (nipotino
di Michele, handicappato
mentale) e Elisabetta Pedrazzi, Cetty Somella, Nicola Di
Pinto, Roberta Formilli.
Roberto Cordova, giovane
medico di successo in un
paesino del Napoletano, riceve la notizia che deve essere operato al cuore con poche probabilità di successo.
Sistemate le poche cose che,
da scapolo qual è, gli interessano, scatta in lui l’esigenza
di togliersi una voglia che cova da tempo: far l’amore con
la bionda moglie svedese
dell’amico Michele. Da persona corretta e rispettosa
dell’amicizia non intende far
sotterfugi, si consiglia quindi
prima con il parroco, che naturalmente come ministro di
Dio lo diffida dal perseguire
il suo intento, pur dandogli
tutta la sua comprensione
come uomo che, come quasi
tutto il paese, ha concepito
lo stesso desiderio. Roberto
non cambia idea e si reca
dall’amico, preparandolo
poco a poco alla richiesta,
accettata prima da lui e poi
dalla moglie in un crescendo
di situazioni comiche interpretate con vivacità da tutti.
L’intervento di un nipote
un po’ alienato, convinto di
essere un merlo, di una cognata, di un tassista movimentano la scena rendendo
sempre più arduo il perfezionamento del progetto, che
però alla fine si attua. Sette
mesi dopo la moglie svedese
è incinta. Michele è amareggiato ma contento e Roberto
ritorna miracolosamente salvo. È a questo punto che fra i
due amici emerge la verità
che era rimasta nascosta a
tutti: Michele è sterile e entrambi sono ben convinti che
il padre sia Roberto, peraltro
intenzionato ad andarsene di
nuovo in America.
A rimescolare le carte arriva la dottoressa che cura la
gestante con la notizia che la
gravidanza non è di sette mesi bensì di otto. Sconforto generale di Roberto, Michele e
del parroco, messo al corrente di ogni cosa. Roberto, nonostante tutto sinceramente
amico di Michele, lo consiglia di fare altre analisi che
riesce in qualche modo a
truccare dissimulando la sterilità e presentandola come
uno dei tanti errori possibili
in queste verifiche. Si conclude così con un lieto fine una
commedia recitata da tutti in
modo brillante, efficace ma
misurato. La battuta comica
suscita il riso senza mai scadere nel volgare, presentando in modo scanzonato ma
delicato un mondo e un problema in cui gli schemi tradizionali di vita vengono stravolti senza che i protagonisti
perdano la loro dignità. Il che
non è poco. Meritato il consenso del pubblico.
Milano, teatro San Rabila,
fino al 4 maggio
soffermandosi anche nell
descrizione di particolari de
gli arredi interni e dei suppel
lettili ecclesiastici. Anche If
informazioni storiche risulta-^
no efficacemente riassunte,"'j
Foto attuali e d’epoca, boz' .
zetti, piante e disegni progettuali introducono il lettore ii,
atmosfere antiche e suggestt
ve, anche quando .si parla
templi ben conosciuti e fri
quentati.
È così che la chie- a battis
di Borgognissanti, i >er un ai
timo, ridiventa il T, atro de
l’Accademia dei Sollecit
inaugurato nel 1779: la chie
valdese di via Micheli la Hol]
Trinity Church delia comi
nità anglicana insediatasi
Firenze nel 1843; la chie
metodista di via dei Benci
ex chiesa cattolica di Sani
copo, sconsacrata nel 1849^
trasformata in deposito inili
tare, fino a essere ottenui
dagli evangelici di Gavazi
nel 1874.
Oltre ai paragrafetti dei
cati alle testimonianze arf
tettoniche di culti protesi®
ti, ortodossi, ebraici in altj
città toscane (Siena, Livorni
Pisa, Bagni di Lucca), i cafij
toli sono dedicati in partici
lare alla cappella Demidov
chiesa ortodossa russa det
Natività, alla chiesa anglici
na della Trinità (ora chic*
valdese), al tempio maggia*
israelitico, alla chiesa dei Fn
telli, alla chiesa anglicana'
St. Mark, alla chiesa luterani
alla chiesa battista, alla chii
sa episcopale americana
St. James, ai cimiteri, «luol,
della memoria, golfi deDJ
lenzio» (degli Inglesi, d"
Allori, più i due ebraici).
Dopo una bibliografia
senziale, il volume si condj
de con una parte intitola}
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dal
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28.
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«Fede ed opere», curata
da#
comunità fiorentine: br^
simi cenni storici, sintesi
la propria confessione de, elenco delle chiese
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braiche, indirizzi, elenco
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le opere diaconali e
vimenti.
dei
IVO
(*) Giampaolo Trotta: _ ^
ghi di culto non cattolici a
la Toscana dell’Ottocen
Firenze, Lo studiolo. 1^
pp. 80, £ 18.000.
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Spsdizion© in a.p. comma 26
art. 2 legge 549/95 - nr. 16/96 - Torino
In caso di mancato recapito si prega restituire
al mittente presso l’Ufficio PT Torino CMP Nord.
L’Editore si impegna a corrispondere il diritto di resa.
Fondato nel 1848
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È la memoria che si tramanda, che passa da una generazione all’altra in modo che i figli, ascoltando dai loro padri
e dalle loro madri imparino a conoscere quello che è stata
la dittatura, la lotta partigiana, la deportazione, la distruzione di case, villaggi e di tante vite umane. In ogni Comune
viene organizzata una manifestazione in occasione del 25
aprile; non è e non deve essere un rito ma un momento importante sulla strada della conoscenza. «Eravamo pieni di
speranze allora. Le delusioni, le amarezze, le battute di arresto che poi seguirono, sono figlie di un’altra storia», ebbe
modo di affermare il generale Luigi Poli. Una storia cui le
Valli hanno dato un loro importante contributo, una storia
da tenere sempre ben presente.
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-j.
VENERDÌ 25 APRILE 1997 ANNO 133-N. 16 LIRE 2000
E un 1° maggio che sa poco di «festa» quello che
ci avviamo a vivere; non ci
sono grandi motivi per essere
ottimisti né a livello nazionale né locale. Il Pinerolese non
ha certo scoperto oggi la crisi
industriale; con la crisi della
Cascami ha invece scoperto,
ancora una volta, che la cosiddetta «mondializzazione»
del lavoro toglie occupazione
all’Europa dell’Ovest per
portarlo in quei paesi dell’
Asia, piuttosto che del Sud
America, dove produrre costa
poco perché non si rispetta né
uomo né ambiente, si fanno
cioè lavorare i bambini e si
violenta la natura in ogni modo. I licenziamenti della Cascami dicono questo e le settimane appena trascorse evi
IL LAVORO NEL PINEROLESE
FESTA E CRISI
PIERVALDO ROSTAN
denziano una volta di più la
nostra incapacità di incidere
su questi processi.
Dove invece potremo forse
incidere di più è quando assistiamo al fatto che determinate aziende hanno preferito traslocare armi e bagagli nella
vicina Francia: le condizioni
di partenza dovrebbero essere
in questo caso simili (ci unifica la normativa europea) ma
in realtà certe zone appaiono
più appetibili di altre; è solo
questione di costo dell’energia o di migliori vie di accesso? O piuttosto il territorio fatica a pensare a un suo sviluppo industriale, dei servizi,
dell’agricoltura legata alla trasformazione?
Se dobbiamo rallegrarci del
buon avvio della nuova zona
industriale di Villar Perosa,
dobbiamo allo stesso modo
essere coscienti delle diffi
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Villar Perosa
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,10, 199''
La realizzazione della nuova area artigianal-industriale
procede spedita; di pari passo
vanno avanti i lavori per attrezzare l’area e le azioni úntese a consentire, a partire
daU’inizio del ’98, la costruzione dei capannoni per produrre e lavorare nei lotti in cui
l’area è suddivisa. 11 lotti,
28.500 mq per 11 imprese (si
va dalla meccanica alla ceramica, alla dolciaiia, alla falegnameria, ai trasporti) che si
inseriranno con le loro attività
in un’area di buona posizione
strategica e opporuinamente
servita e avranno ao di far
crescere fatturati c Npazi occupazionali. 9.100 mq saranno
assegnati in diritto di proprietà, 19.100 in diritto di superficie, con prezzi varianti al
Htq dalle 40.000 per i lotti in
proprietà sul fronte strada a
34.000 quelli in superficie. Si
partirà con preliminari di cessione in attesa dei rogiti notarili definitivi, una volta frazionati gli appezzamenti a catasto. I proventi della cessione
dei lotti che, con il finanziamento dell’Unione europea
reg. 2081 copriranno la spesa
per attrezzare l’area; sono
previsti in 700 milioni di lire.
Quando ormai tutti i lotti
disponibili erano esauriti e la
Commissione preposta aveva
formulato per il Consiglio comunale la proposta di assegnazione, è pervenuta al Comune la richiesta più importante, dalla Isotalco di Pinero}o, produzione di ceramiche
industriali, 35 dipendenti,
prospettive di altri posti di lavoro. L’amministrazione di
Villar Perosa non poteva farsi
sfuggire questa nuova richiesta. Così si stanno affrettando
i passi procedurali (acquisto
del terreno, variante al prg)
per incrementare lo spazio
utile di ulteriori 8.000 mq
produttivi e per cambiarne la
destinazione urbanistica da
Agricola a industriale.
Il mercato è in crisi, gli enti locali promuovono l'edilizia popolare
I Comuni di fronte alKemergenza casa
DAVIDE ROSSO
Il mercato della casa è in
crisi; non si compra, non si
vende. Ma accanto a questa
lamentela proveniente da tutte
le agenzie immobiliari resta la
difficoltà a trovare un alloggio in affitto a prezzi abbordabili. Per superare questo
problema nel tempo molti Comuni hanno realizzato, grazie
agli appositi fondi regionali,
alloggi in edilizia popolare.
Così Villar Perosa ne ha realizzati una cinquantina, Luserna si è mossa, Perrero ne ha
ricavati alcuni ristrutturando
l’ex albergo Regina; niente
invece in altri paesi pure importanti come Perosa o San
Germano. Pinerolo ne ha costruiti più di 400 di cui 65 con
fondi propri; gli ultimi 40 alloggi disponibili erano quelli
di piazza Sabin, assegnati nello scorso ottobre.
Restano lunghe liste di attesa: oggi ci sono circa 300 domande. Non sempre tutto è
andato liscio; la vicenda delle
case di via Bignone è da questo punto di vista esemplare:
la prima autorizzazione edilizia è del 1989 ma le traversie
della ditta che si aggiudicò
Case popolari a Pinerolo
l’appalto ha portato a lunghi
rinvii. Oggi le case paiono a
buon punto ma altri lavori sono ancora necessari prima che
i 60 alloggi possano essere assegnati; la speranza dal Comune è di poterlo fare entro il
1997. Nel corso degli anni
Torre Pellice è uno dei Comuni che nel Pinerolese hanno
realizzato più case popolari.
Una serie di stabili in pessime
condizioni erano divenuti di
proprietà comunale, in particolare molti di essi erano legati alla chiusura della stamperia Mazzonis; così una
quindicina di anni fa è iniziata
l’operazione di recupero dei
fabbricati finalizzata alla costruzione di alloggi; «La scelta politica - dice il sindaco.
Marco Armand Hugon - fu
quella di dare una risposta alle numerose richieste di alloggi a prezzi contenuti. Oggi ci
sono 61 alloggi a disposizione
più altri 15 di prossima assegnazione; altri 6 sono in fase
di costruzione. È chiaro che
questi 82 alloggi rappresentano un intervento veramente
massiccio a favore della popolazione della vai Pellice, tenuto conto dei nostri 4.700 residenti». Gli alloggi sono in
gestione all’Atc, l’agenzia territoriale per la casa che ha sostituito lo lacp, che si occupa
della manutenzione.
Dunque questo intervento
consente di affrontare in modo
puntuale l’emergenza casa?
«La cosa purtroppo è più
complessa - aggiunge il sindaco -; la legge regionale in
materia è molto “burocratica”
sulle procedure di assegnazione degli alloggi. I tempi per
realizzare la graduatoria di
quanti hanno fatto domanda
sono lunghi. Il problema che
si è manifestato riguarda gli
sfratti esecutivi: sempre più si
presentano in Comune persone con lo sfratto esecutivo e
che chiedono un alloggio in
casa popolare. Il meccanismo
di legge consente di attribuire
soltanto il 25% degli alloggi .
che si siano eventualmente resi liberi nel corso dell’anno
per abbandono: a Torre si è
verificata una disponibilità di
alloggi in assenza di graduatoria eppure se si assegna un alloggio si va al contenzioso
con la Regione. Dobbiamo
trovare un metodo che consenta di utilizzare eventuali alloggi liberi a favore di persone con lo sfratto esecutivo».
Dall’amico Dario Varese abbiamo
avuto comunicazione di un fascio di
lettere del secolo scorso attinenti ad una
famiglia delle Valli. Tutte interessanti, tese a documentare la realtà minore del nostro mondo. In una di queste, datata 13 dicembre 1859, il pastore valdese A. Gay,
allora a Genova, si rivolge al suo collega
Matteo Gay a Torre Pellice in merito a
una Margherita Danne di cui si era già interessato il suo predecessore, past. Geymonat. Si tratta di rassicurare il collega riguardo a questa persona in merito a informazioni giunte non si sa come alle Valli.
«L’ho incontrata due volte, una domenica al culto e in un’altra circostanza e ci
ha assicurati me e mia moglie che non
era diventata cattolica» («embrassé le
catholicisme», secondo l’espressione
francese); lavora presso una famiglia
cattolica di cui accompagna i bambini a
messa. Il pastore Gay le ha fatto notare
che si tratta di una prevaricazione ed è
IL FILO DEI GIORNI
LA MESSA
_____________GIORGIO TOURN______________
forse il caso di rifiutare questa incombenza e, nel caso sia impossibile sottrarvisl, sistemarsi presso un’altra famiglia.
Per mancanza di intesa reciproca la giovane e la sua famiglia in valle si accusano
reciprocamente di non rispondere alle lettere e perciò la situazione non si chiarisce
ma le voci continuano a circolare, tanto
che r 11 febbraio del 1862 lo stesso pastore Gay si sente in dovere di scrivere al
fratello «è già la quinta o sesta lettera che
mi scrivete o fate scrivere sullo stesso argomento e mi pare che la risposta che vi
ho inviato dovrebbe bastare». Egli non
presta infatti alcun credito a quanto si
scrive, vede spesso la Margherita in chiesa e, dice, «non ho alcun motivo di dubitare della sua condotta (...) e spero che
non mi scriverete più al riguardo».
Tutto merita attenzione in questa corrispondenza: l’attenzione con cui è seguita
la ragazza dai suoi riguardo alla fede; i
rapporti familiari non sembrano essere
dei migliori ma ciò che interessa è la sua
religione, l’eventuale abiura. Questo per
i suoi, ma c’è anche la presenza efficace
e tempestiva dei pastori, sono in tre a seguire il caso! Margherita Danne non è
abbandonata a se stessa, il Gay l’ha visita, la signora le ha dato dei libri di edificazione da leggere. E a modo loro anche
quelli che scrivono a casa sulla sua frequenza alla messa pensano di far bene,
anche se farebbero meglio a informarsi
con più cura. Quest’ultimo atteggiamento non è infrequente neppure oggi fra
noi, gli altri due forse un po’ meno.
coltà in cui si dibatte Pinerolo. Amministrazione comunale, Comunità montane, aziende, artigiani e, perché no, organizzazioni di categoria sono in grado di produrre un
progetto di sviluppo credibile, capace di gestire una crisi
di anni? Fra qualche settimana partiranno i nuovi cantieri
per lavori «socialmente utili»,
i Comuni sono chiamati per
la prima volta a intervenire in
parte nel pagamento di queste
persone; saranno diverse decine di persone impiegate per
12 mesi e bisogna rallegrarsene. Sono interventi importanti
soprattutto se pensiamo a
quelle persone ormai ultraquarantenni e fuori dal mondo del lavoro; non ci si può
però limitare a loro.
In Questo
Numero
Omaccio
Una manifestazione internazionale per la tutela
dei lavoratori transfrontalieri si terrà in occasione
del 1° maggio a San Pietro
vai Lemina. L’iniziativa,
che fa capo al Consiglio
sindacale interregionale
(Piemonte-Rhóne-AlpesValle d’Aosta), non dimentica tuttavia le questioni più generali del problema lavoro in Europa.
Pagina II
Angrogna
Il Consiglio comunale
discute dell’opportunità di
dislocare una centralina
idroelettrica a monte di
Pradeltorno. L’offerta è
partita da una ditta di Racconigi; esistono ipotesi diverse sul tipo di rapporti
che il Comune dovrebbe
avviare con quest’ultima,
ma in primo luogo si svolgeranno consultazioni e incontri con la popolazione.
Pagina II
Ramie
Un convegno per fare il
punto sulla produzione del
Ramìe (e di altri vini di
qualità) ha permesso di
prendere piena consapevolezza di un’attività importante per qualificare il Pinerolese.
Pagina III
Incontro ecumenico
In vista dell’Assemblea
ecumenica europea di
Graz, prevista per fine giugno, si succedono un po’
ovunque gli incontri preparatori. È stato così anche
per i giovani che si sono
trovati a Pinerolo il 13
aprile, per iniziativa della
Egei, della comunità ciristiana di base e di alcuni
gruppi giovanili cattolici,
che hanno affrontato il tema della Riconciliazione.
Pagina III
8
PAG. Il
E Eco Delle "\àlli "^ldesi
VENERDÌ 25 APRILE ]Qoj
CONTROLLO DEGLI ALLEVAMENTI — La Comunità
montana vai Pellice, in collaborazione con l’Ausl 10, promuove per l’anno in corso una nuova campagna di controllo e profilassi delle principali infezioni parassitane gastrointestinali e polmonari negli allevamenti bovini e ovicaprini della vai Pellice. Gli interventi verranno attuati in
primavera e in autunno; i costi della prestazione veterinaria
e dell’acquisto dei prodotti terapeutici verranno assunti per
due terzi dalla Comunità montana e per un terzo dall’allevatore. Gli allevatori interessati sono invitati a presentarsi
presso il servizio Agricoltura della Comunità montana, in
via Caduti per la Libertà 6 a Torre Pellice.
DOMENICA SI VOTA A MASSELLO E A CUMIANA
— La tornata elettorale di domenica 27 aprile vedrà alle
urne anche i cittadini di due Comuni del Pinerolese, Massello e Cumiana. Nel piccolo paese della vai Germanasca
si confrontano due liste: la prima è guidata dal sindaco
uscente Willy Micol che presenta una compagine largamente rinnovata e la seconda, presentata all’ultimo momento, è espressione della formazione Piemonte nazione
d’Europa e è composta totalmente di persone non residenti: candidata a sindaco è la studentessa Sabrina Giovine. A
Cumiana sono quattro i candidati a sindaco: l’attuale primo cittadino, Gianfranco Poli, Irene Camusso della lista
«Cumiana per il futuro», Cesare Bianco di Rifondazione
comunista e Fulvio Giorcelli della Lega Nord.
BOBBIO PELLICE: SI E DIMESSO PASETTO — Cambiamenti in vista nel gruppo di minoranza del Consiglio comunale di Bobbio Pellice; per sopraggiunti impegni di lavoro si è infatti dimesso il capogruppo Sergio Pasetto che
verrà sostituito in occasione del prossimo Consiglio. Il nuovo consigliere sarà probabilmente Andrea Priotto.
INCIDENTE MORTALE — Un tragico incidente automobilistico ha visto coinvolta una giovane maestra di San Secondo, Eliana Posano che rientrava in paese dalla scuola di
San Pietro Val Lemina. Poco prima del ponte di San Martino, sulla statale della vai Chisone, la donna ha sbandato
forse perché abbagliata dal sole; lo scontro con un furgone
proveniente dalla direzione opposta è stato inevitabile.
PROTEZIONE AMBIENTALE — Dal gennaio 1997 è operativa sul territorio piemontese l’Arpa, Agenzia regionale per
la Protezione ambientale, nuovo soggetto istituzionale impegnato nell’attività di prevenzione e tutela ambientale, sorta
sul modello delle Agenzie per l’ambiente già presenti in altri
paesi europei. L’Arpa istituita a seguito del referendum che
ha sottratto alle Usi la competenza in materia ambientale è
particolarmente impegnata nei programmi di informazione e
prevenzione e nella attività di ricerca; attività per le quali è
indispensabile instaurare una proficua collaborazione con le
associazioni e organizzazioni interessate alle problematiche
ambientali. A tal fine l’Arpa sta istituendo l’Albo provinciale e regionale delle organizzazioni sindacali, delle associazioni di categoria e ambientaliste. L’Albo sarà aggiornato
ogni anno a seguito di domande di iscrizione da presentarsi a
cura dei soggetti interessati entro il 30 novembre.
BIGLIETTI CHILOMETRICI PER LA SAPAV? — Consi
derato che la Sapav dal 1° aprile ha limitato la vendita dei biglietti alle biglietterie a terra, e che spesso nei piccoli centri
la biglietteria è inglobata in un esercizio commerciale che
applica un orario di apertura non sempre coincidente con le
corse di linea, il consigliere provinciale Danilo Colomba ha
interrogato il presidente e l’assessore ai Trasporti per sapere
se esiste da parte dell’amministrazione provinciale di Torino
l’intenzione di provvedere all’emissione di biglietti chilometrici, che si aggiungerebbero ai già esistenti biglietti «open»,
della durata di 6 mesi, per limitare il disagio dei cittadini.
BIBLIOTECA CHIUSA IL 26 APRILE — La biblioteca
«Alliaudi» di Pinerolo rimarrà chiusa sabato 26 aprile.
croci ugonotte in oro e argento
tesi
& delmastro
(gioielli)
via trieste 24, tei. 0121/397550 pinerolo (to)
Iniziativa comune per la festa del lavoro
Un r maggio
per l'Europa
FEDERICA TOURN
Primo maggio: manifestazione internazionale, o
più precisamente euroregionale, per le strade di San Pietro
Val Lemina. Infatti il Consiglio sindacale interregionale
(Csi) Piemonte-Rhóne AlpesValle d’Aosta organizza una
manifestazione unitaria euroregionale che vede insieme i
lavoratori e i pensionati italiani e francesi. 1 Csi in Europa
sono 36 e fanno parte della
Confederazione europea dei
sindacati (Ces), a cui aderisce
la quasi totalità delle organizzazioni sindacali in Europa e
naturalmente la Cgil-Cisl-Uil
per l’Italia. 11 Csi tenta di realizzare, spiega Claudio Tecchio della Cisl, non solo la tutela dei transfrontalieri, ma
anche una concertazione in
cui i lavoratori siano parte attiva nell’elaborazione di strategie per il lavoro.
«Per un’Europa del lavoro»,
questo il titolo dato all’appuntamento di San Pietro Val Lemina, fa parte delle iniziative
programmate dall’assemblea
dei Csi che si è tenuta lo scorso gennaio nel Lussemburgo,
in vista della giornata di mobilitazione europea prevista
per il prossimo 28 maggio.
Dalla riunione di gennaio dei
Csi è emerso un documento
che mette in evidenza i problemi specifici legati alle esigenze transfrontaliere dei lavoratori euroregionali, ma anche questioni più generali in
vista della prossima revisione
del trattato di Maastricht. Tre
i punti che stanno a cuore ai
Csi europei: innanzitutto l’Europa si deve dotare di strumenti per abbattere la disoc
cupazione (occorrono grandi
investimenti nelle infrastrutture per rilanciare lo sviluppo)
in secondo luogo è necessario
difendere strenuamente il modello sociale europeo, l’unico
che ha garantito protezione
sociale ai lavoratori e che oggi più che mai sembra essere
in pericolo, e infine una vera
unione politica in Europa: il
Parlamento deve essere dotato
di potere effettivo, e si deve
iniziare un processo di apertura ai paesi dell’Est.
Particolarmente importante
appare la salvaguardia del
modello sociale europeo;
molti oggi guardano con favore al modello nordamericano o a quello asiatico, soprattutto in riferimento alla condizione del lavoratore; si arriva a mettere in dubbio persino la contrattazione collettiva
e molte delle conquiste fatte
dal dopoguerra a oggi. «Chiederemo a livello europeo aggiunge a questo proposito
Claudio Tecchio - l’inserimento di una clausola sociale
applicabile a livello mondiale
che impedisca la commercializzazione di prodotti provenienti da paesi che non rispettano i diritti umani».
L’appuntamento per il 1°
maggio è alle ore 10,30 in via
Europa a San Pietro Val Lemina; seguirà alle ore 11 il
corteo per le vie della città, e
alle 11,30 il ritrovo in piazza
Piemonte per gli interventi
del sindaco, del presidente
dell’associazione «Piemontesi nel mondo» e dei rappresentanti del Csi. Alle ore 15
musica della tradizione alpina
con i gruppi «Trouveur Valdoten» della Valle d’Aosta e i
«Tre martelli» del Piemonte.
Posta
Gulliver?
Siamo un gruppo di perosini e vogliamo dedicare questa
lettera alla minoranza del Comune di questo nostro e vostro paese. Tante sono le cose
che ci vengono in mente, ma
ne scriveremo solo alcune.
Prima di tutto vorremmo sapere: perché voi minoranza ce
l’avete tanto con il sindaco di
questo paese? Se la maggioranza dei perosini ha dato la
fiducia a questa amministrazione, ci sarà stato un valido
motivo. E sempre più ci rendiamo conto di aver avuto ragione! Certamente avreste fatto meglio a conquistare la nostra stima con atteggiamenti
molto più concreti (forse anche con fatica e meno polemiche), per il bene di Perosa Argentina e di tutti i suoi cittadini. Con pettegolezzi, ripicche,
cattiverie non si costruisce ma
al contrario si frana tutti insieme. Noi che pensavamo foste
delle persone istruite ed educate ci siamo stupiti del vostro comportamento diseducativo: dando il soprannome di
«Culliver» al nostro e vostro
sindaco avete dato di voi una
bella immagine.
Ma voi ve la ricordate bene
la fiaba di Gulliver? Allora ricorderete che sull’isola di
Lilliput Gulliver era un gigante. E dovreste anche ricordare che lui, non facendo attenzione, avrebbe potuto non
vedere gli altri che al suo
confronto erano piccoli piccoli. Noi perosini la grandezza del sindaco, come dite voi
della minoranza, la vediamo
nella sua onestà, nella sua rettitudine e nella sua volontà di
continuare a occupare la poltrona di sindaco, che non deve essere certamente comoda,
specialmente con una minoranza come voi !
A questo punto ci auguriamo che con grande volontà e
determinazione riuscirete a
costruire con la maggioranza
cose valide e costruttive per
Perosa Argentina. Altrimenti
tanto vale che prendiate ognuno una scopa e collaboriate a pulire le strade del paese.
Almeno in questo caso potremmo dire tutti insieme
«Guarda come è pulita Perosa». E noi, assolutamente sinceri, diremmo che è tutto merito della minoranza.
Iris Costantino
Perosa Argentina
TIPOGRAFIA SUBALPINA
BIGLIETTI DA VjSITA - CARTA INTESTATA
VOLANTINI - LOCANDINE - MANIFESTI
LAVORI COMMERCIALI IN GENERE
SI RILEGANO LIBRI
Torre Pellice, via Arnaud 25; ® 0121/91334
A Frali e Bobbio la Festa delle corali
Scoprire i canti
dell'anno liturgico
MICHEL CHARBONNIER
Domenica 20 aprile si è
svolta Formai tradizionale Festa di canto delle corali valdesi. Ogni anno le corali e i coretti valdesi si ritrovano, ospitati da una comunità, un anno alle Valli e
quello successivo in una comunità «della diaspora», per
trascorrere un pomeriggio
all’insegna del canto e della
musica. La Festa è per consuetudine caratterizzata da un
tema, scelto ogni anno dalle
corali stesse, seguendo il
quale ogni gruppo esegue
uno o più canti, oltre ai canti
d’insieme che vengono eseguiti dalle corali riunite.
La grossa particolarità della
Festa di quest’anno è stata
fornita dal fatto che essa è stata «divisa» in due, per permettere anche alle comunità
più piccole, che non hanno
grande disponibilità di spazi,
di ospitarla. Seguendo la formula dello scambio, le corali
delle valli Chisone e Germanasca si sono recate a Bobbio
Pellice, mentre quelle della
vai Pellice sono andate a Prati. Nella mattinata, inoltre,
ogni corale ha partecipato al
culto in una comunità dellj'
valle che la ospitava. Quest)
formula inedita, che dapprim,
non convinceva granché, sij
invece rivelata molto buona
in quanto permette lo svolgi!
mento della Festa in una dimensione molto più raccolta)
rilassata, dimezzando il nij.
mero delle corali partecipanti
e lasciando quindi più spazio
a ognuna di esse.
Il tema di quest’anno è stato
quello dei canti per l’anno li.
turgico: si è avuto così modo
di fare una bella panoramica
sui vari momenti dell’anno li.
turgico ascoltando i canti che
li caratterizzano, da Natale fi.
no a Pentecoste. 1 pastori Eric
Noffke e Donato Mazzarella
hanno inoltre condotto i parte,
cipanti attraverso una brevet
interessante riflessione sui vari aspetti dell’anno liturgico.
Alla fine della giornata il
bilancio è stato molto positivo, naturalmente, dal punto j
vista musicale; ma anche dt
quello più interiore e spirituale. Le corali si sono così date:
appuntamento con gioia per!
l’anno prossimo, questa voltai
tutte insieme per celebrare!
ancora attraverso il cantóla
grandezza del Signore.
Una delle corali intervenute a Prali
Discussione in Consiglio a Angrogna
Il Comune fornirà
energia elettrica?
A Angrogna si sta discutendo della possibilità di costruire una centralina idroelettrica
a monte di Pradeltorno, secondo quanto proposto dalla
ditta Bonetto di Racconigi. La
scorsa settimana il Consiglio
comunale si è trovato di fronte, al termine della sua seduta
regolare, proprio i proponenti
l’intervento che hanno voluto
illustrare le loro intenzioni:
una presa d’acqua al Giasset,
introno ai 1.800 metri, la discesa verso Pradeltorno con
una tubazione interamente coperta fino alla centrale di produzione idroelettrica. L’offerta per il Comune, sempre alle
prese con problemi di bilancio, è di un versamento del
2% del fatturato, sempre che
l’Enel, dopo le manovre di
riassetto attualmente in corso,
sia ancora disponibile ad acquistare energia elettrica dai
privati al prezzo attuale di
150 lire al kw.
I consiglieri si sono espressi
e sono parsi divisi sul da farsi;
c’è chi è interessato visto
l’utile che ne potrebbe derivare al Comune e chi è perplesso
su questo tipo di sfruttamento
dell’acqua. «Non vogliamo
elemosinare ma poter dccié®
sul futuro di questa che èli
nostra ultima risorsa locale
dice il sindaco, Jean-Loui
UI
Sappé -. Stiamo anche vai-,
tando la possibilità di diventi
re soci, seppure di minoranfl
di una eventuale società mis#
fra pubblico e privato in moèi
da meglio valorizzare questi
risorsa». Ci saranno cornuique altri incontri, con la popolazione, le associazioni; W
l’altro la proposta della diW
Bonetto ha fatto venire alla loce altre due richieste di utilH'
zo dei salti d’acqua in v»
d’Angrogna di cui l’ammin''
strazione era aH’oscuro
che l’Acca potrebbe essere iOj
teressata ad intervenire n£|
progetto. In attesa di svilupÌ
non resta che segnalare l’aP'
provazione delle nuove ak
quote lei che per i residenti
stata confermata al 6%o meO'
tre per le seconde case è stai*
portata al l%c. È stato anct*
approvato il regolamento p®
gli scarichi non recapitanti
fognatura, mentre si profila
possibilità di un’estension*
della rete fognaria al Prassui*
salvo compartecipazione nel"
spese dei privati.
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canto 11
Liberazione anche nei
mondo femminiie?
Ogni anno in Italia festeggiamo la data del 25 aprile come data di liberazione
e fine della guerra. Sfilate, discorsi, commemorazioni che ripercorrono le
tappe dolorose, ma anche esaltanti, della lotta partigiana, sono gli argomenti
che ci vengono puntualmente proposti dai «media» e che, ormai che siamo a tanti anni di distanza dall'accaduto, quasi quasi ci sembrano superati.
Un tempo, quando io ero più giovane, come tutte le giovani, ascoltavo con una
certa rassegnazione, permeata di rispetto, quelle che definivo inevitabili, noiose tiritere sull’argomento. Oggi, con la saggezza della maturità, sono portata a pensare che è
di vitale importanza conservare il ricordo di questi avvenimenti perché le giovani generazioni, che non li hanno vissuti, possano trarne ammonimento perenne e insegnamento per il loro avvenire.
Fra le tante considerazioni che possono venite in mente a noi donne, vien fatto di
chiedersi se non sia il caso di riconsiderare il 25 aprile facendo riferimento allo specifico femminile, con un significato diverso da quello che normalmente si dà. Se vogliamo parlare di liberazione al di là di quella di tipo politico, a che punto siamo nella società o nelle nostre stesse case? Se andiamo indietro con la memoria scopriamo che
molte di quelle cose che, oggi, a noi donne sembrano normali, fino a pochi anni fa,
per le nostre madri e per alcune di noi, sono state oggetto di faticose conquiste sofferte in prima persona e ottenute a poco a poco, come il diritto di voto, la legge
sull’aborto, la revisione del diritto di famiglia o, risalendo fino ai nostri giorni, la legge
sulla violenza sessuale e via discorrendo.
Certo, le donne che avevano vissuto sulla loro pelle gli anni terribili della guerra, le
donne che tanta parte avevano avuto nella lotta partigiana do- ______________________
ve avevano combattuto fianco a fianco con gli uomini durante
l’intera Resistenza, non potevano ritirarsi in buon ordine, dopo la Liberazione, tornando ai focolari domestici come silenziose servitrici, prive di qualunque personalità.
Poliamo senz’altro affermare che la donna del dopoguerra
ha aòguistato la consapevolezza del suo ruolo nell’ambito dei
vari comparti della vita sociale, politica e, perché no, anche
di quella religiosa. È infatti di questi ultimi anni la rilettura al
femminile della Bibbia, riscoperta dalle donne teologhe e
l’elaborazione, quindi, di una teologia femminile che rivaluta
il molo della donna e riscopre i vari personaggi femminili che
tanto rilievo hanno nelle Sacre Scritture ma che, fino ad oggi,
forse volutamente, erano stati tenuti in ombra. Anche la
Chiesa cattolica, che è conservatrice per eccellenza, vacilla
non poco di fronte ai vari assalti perpetrati dalle moderne
teologhe che rivendicano, fra l’altro, la legittimità di accedere
al sacerdozio femminile.
Facendo il punto della situazione, però, possiamo dire che,
almeno per quel che riguarda l’uguaglianza tra uomo e donna
di fronte alla legge, nei nostri paesi a civiltà cosiddetta occidentale, siamo giunte quasi al traguardo. Non è così, purtroppo per altri milioni di donne che, vivendo in paesi sottosviluppati, dove sono costrette a lottare giornalmente per soddisfare i bisogni primari, ben poco tempo resta per portare avanti
una lotta, fosse anche di sola liberazione dalla schiavitù della
miseria.
Ritornando al nostro specifico, mi vien fatto di domandarmi se siamo noi, oggi, veramente consapevoli di tutto il potenziale che racchiude in sé la novella acquisizione dei diritti
di parità con l'uomo. Le generazioni di giovanissime che si
affacciano alla soglia della vita danno per scontati tanti valori
che, a ben guardare, sono ancora vuoti del loro contenuto essenziale. Siamo proprio sicure, per esempio, che la donna
che ha trovato fuori casa la sua indipendenza economica e ha
soddisfatto la sua esigenza di realizzarsi, una volta rientrata in
casa non si trovi a dover sommare, amaramente, a tutto ciò,
il fardello delle responsabilità domestiche che il compagno si
rifiuta di condividere o che, comunque, con molta accondiscendenza, prende appena in considerazione, concedendo
qua e là il suo sporadico aiuto? Nei posti di lavoro abbiamo
l’assoluta certezza di avere proprio tutte le pari opportunità
per fare carriera che hanno gli uomini o, piuttosto, siamo costrette a conquistarci il nostro spazio con maggiore impegno
e tanta tenacia?
Ci rendiamo conto, allora, che non siamo giunte al traguardo, ma che siamo all’inizio di una seconda tappa che prelude
ancora cammino da percorrere per riscoprire il nostro ruolo
femminile e dargli una forma senza copiare o scimmiottare
quello maschile. Scoprire la nostra specificità non contro
l’uomo, ma accanto all’uomo. Come sarebbe bello poter parlare, in termini di creatura umana, di ruolo femminile e non
femminista, giacché la parola rievoca «lotta, battaglia, contrapposizione» con il ruolo maschile e indica per noi ancora
cammino da percorrere in questa direzione!
Come sarebbe bello poter pensare che la creatura umana,
maschio e femmina, «liberata dalla servitù della corruzione,
potrà entrare nella libertà della «gloria dei figlioli di Dio» (Romani 8, 21).
Figlie di un unico Padre
L
a «Giornata mondiale di preghiera» sta ormai alle nostre spalle ma 1 impatto che
ogni anno ha, su ciascuna di noi, si protrae nel tempo. Infatti, per qualche momento, ci siamo estraniate dal nostro quotidiano e ci siamo sentite, ancora una
volta, parte della grande famiglia umana; non solo, ma siamo state in dialogo con centinaia di migliaia di donne, dalle varie lingue e dai diversi tratti somatici: eppure tutte figlie di un unico Padre! Ancora una volta si è ripetuto il «miracolo»,della Gmp: il mondo
si è fatto piccolo, le divisioni sono scomparse, i muri dell’incomprensione sono caduti,
sotto la forza della preghiera e della fede... che può spostare le montagne. E la preghiera, ricollocando l’essere umano nella sua corretta dimensione rispetto a Dio, ha anche la capacità di liberarci: dalle nostre passioni e da|le nostre meschinità, la preghiera
ci trasforma! E la preghiera ci dà gioia: la gioia che ogni anno proviamo di fronte alla
potenza di Dio che ci ha create e che ci ha salvate: tutte. La gioia che deriva dal ritrovarci insieme, credenti di varie confessioni, per arricchirci l’un l’altra, proponendo, di
anno in anno, riti, linguaggi, melodie sempre diverse. Ecco perché la Gmp è anche
momento di ringraziamento e di lode. Il dono della vita, la grazia della giustificazione
per fede, il calore della «sororità» sono tutti elementi che ritornano, ogni Gmp.
È allora che torna alla mente quel passo biblico (Matteo 11, 25-26 oppure Luca 10,
21) in cui Gesù ringrazia il Padre per avere rivelato «ai piccoli» e non ai potenti, la
Buona Novella. È vero, le donne sono ancora, in molti paesi del mondo, umiliate, usate, emarginate, ma Dio, per mezzo di Cristo le ha privilegiate, anche se molte realtà
ecclesiastiche negano loro la possibilità di rispondere alla vocazione di testimoni e
nunzie dell’Evangelo, paritarie con l’uomo. Ma proprio per questo bisogna pregare,
perché le chiese tutte siano sempre più fedeli al Signore.
Nei Vangeli viene ripetuto l’invito «vitale» per ogni credente, di pregare: «Vigilate e
pregate in ogni momento» (Luca 21, 36). Come Gesù nella sua vita terrena ha scandito le sue giornate con preghiere al Padre così noi, accanto aH’<iascolto della Parola»,
dobbiamo pregare per lodare, per ringraziare, per domandare.
Dorìana Giudici
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Emera Napoletano
Portar« frutti in tutto ii mondo
Marco 4. 2-9. «Gesù insegnm.'a loro iriolU- cose in parabole, e diceva loro nel suo insegnamento: Ascoltale: il seminatore usci
a seminare. Mentre seininuea. una parte del seme cadde lungo la strada: e gli uccelli uennero e lo mangiarono. Un altra cadde
in un .suolo roccioso doro non aveva molta terra: e subito spuntò, perché non aveva terreno profondo; ma quando il sole si
levò, fu bruciata: e, non avendo radice, maridi. Un 'altra cadde fra le spine: le spine crebbero e la soffocarono, ed esso non fece fruito. Altre parti caddero nella buona terra: portarono frutto, che venne su e crebbe, e giunsero a dare il trenta, il sessanta
e il cento per uno. Poi disse. Chi ha orecchi per udire oda''.
Marco 4. 30-32. «Diceva ancora: A che paragoneremo il regno di Dio. o con quale parabola lo rappresenteremo? F..ssa è simile a un granella di senci/ie. il quale, quando lo si è seminato in terra, è il più pìccolo di tutti i semi che sono sulla terra: ma
quando è seminato, cresce e diventa più grande di tutti i legumi; e fa dei rami tanto grandi, che aìl’omhra loro possono ripararsi gli uccelli del cielo-..
L
a p.irnbola dei .scmìtiatoie e la parabola rivi granello ili .-eiiapc- che diventa un albero grande, sono immagini che ci riportano
ai tempi della scuola domenicale e del catechi.smo. Sono para’oole semplici, tacili da capite e da spiegare anche se per molti
bambini il lavoro della campagna è sconosciuto. Tutti pero, penso, abbiamo avuio la gioia di v«deie un seme trasroimai'si in
una piantina.
Il nostro modo occidentale di comprendere scientificamente il processo naturale di sviluppo del seme, crescita, pianta, è diverso
da! modo di pensare antico e orientale il quale vedeva di più la differenza tra gli stati: il piccolo seme - la grande pianta. Non pensano alla lenta crescita, c’è solo una situazione che cambia: dal seme all’albero, dal seme alla spiga. È Dio che compie il miracolo. 11
punto centrale della parabola secondo il pensiero orientale è dunque la piccolezza di oggi in contrapposizione alla grandezza di do
tÌJÌÌÌ|Ì||||||y|||f*Ì||jlÌ|Ì||||Ti໓?
Fin qui tutto è semplice, anche se vogliamo fare un po’ di esegesi, non è così complicato. Prendiamo la parabola del seminatore.
Un contadino semina. Ricordiamoci che è in Israele. Il suo campo non doveva essere molto bello. C’è una strada, ci sono delle rocce, dei rovi. A quel tempo non si preoccupavano molto deil’aratura, che veniva fatta dopo la semina. Con un gesto ampio del braccio lancia il seme. Una parte cade per forza fuori dal campo. Anche la parola viene gettata. C’è chi la rifiuta subito, chi ascolta ma le
distrazioni quotidiane soffocano il germoglio che vuole nascere. C’è chi ascolta e cresce nella fede e dà buon frutto.
Tutto molto bene, ma è qui che cominciano i problemi. Forse è solo un mio problema. Nulla da dire per ii seme che cresce e che
rappresenta la crescita nella fede. Ma quale è il frutto? Che cosa dobbiamo intendere? Se chiediamo in giro, ai catecumeni per esempio, la risposta è: obbedienza alla parola del Signore, non fare del male a nessuno; alcuni possono aggiungere; impegnarsi attraverso
le nostre opere, cioè la diaconia. Va bene! Però...
Cerchiamo allora di capire il discorso di Gesù ricollocando la parabola nel suo contesto. Qui Gesù parla del regno di Dìo, o regno
dei cieli, qualcosa di molto comprensibile per gli ebrei che lo ascoltano. Il regno di Dio è il tema fondamentale della fede e della speranza ebraica. L'Antico Testamento parla di Dio come di un re la cui signoria si estende a tutto l’universo. I profeti annunziano agli
esuli di Israele il loro ritorno a Gerusalemme affermando che Dio regna. Questo implica che Dio non rimarrà lontano, non tacerà
per sempre ma darà benedizione al suo popolo; la vita del credente israelita è caratterizzata dall’attesa di questa benedizione che
deve venire.
Al tempo di Gesù il popolo d’Israele, sotto la dominazione dei romani, si sentiva abbandonato da Dio. Gesù, attraverso il suo messaggio, riporta quella speranza; speranza vista in modi diversi; per gli zeloti purificare il paese significava cacciare i romani con le armi contando suH'intervento di Dio; gli esscni, in attesa del Messia in un Israele comunque impuro, si erano ritirati in comunità monastiche. 1 farisei pensavano a un evento apocalittico descrivendo in forme fantastiche la futura vittoria di Dio, alla quale si preparavano
spiritualmente attenendosi scrupolosamente alla legge di Mosè. Gesù non lo ritroviamo in nessuno dì questi gruppi; non si chiude in
un monastero ma vive in mezzo alla gente. Ffa una visione più radicale del significato del regno dei cieli. Non prevede una serie di
avvenimenti o catastrofi prima della venuta del Regno. Non è disposto a dare dei segni.
Gesù stesso è il segno della presenza del Regno. In lui gli uomini sono riconciliati con Dio. Il regno dei cieli è già all’opera nella sua
persona; il suo messaggio è rivolto a tutti. Non è un fatto solo spirituale ma tutto il tuo essere dev’essere coinvolto. Il profeta Osea dice: «Io desidero bontà, non sacrifici, e la conoscenza di Dio più degli olocausti» (6, 6), Cercando sul Dizionario biblico il significato
della parola «conoscenza di Dio», lo si trova descritto come una febbre che prende tutto il tuo corpo.
Dobbiamo crescere nella fede; non è una crescita facile, come non lo è per una piantina. Dobbiamo trasformarci come il seme che
si trasforma in pianta e portare dei frutti che devono essere visibili. Ma il frutto non è qualcosa solo visibile, è qualcosa di utile non
per se stesso, ma il nutrimento per gli altri. Quanti sono ì passi che nel Nuovo Testamento ci invitano all’amore verso il prossimo, alla giustizia, alia tolleranza?
In Matteo 25, dal V. 38, leggiamo: «Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto? O nudo e ti abbiamo vestito?...».
Ci ricordiamo questo passo e le parole che seguono? Gesù qui si presenta come raffamato, il prigioniero, il nudo; Gesù cì dà un preciso ordine: abbate cura dei vostri fratelli che sono nel bisogno. Penso che frutto visibile sìa proprio questo. L’idea del «villaggio globale» messo in evidenza in questi ultimi anni dove tutto il mondo è come un grande paese sottolinea il fatto che siamo chiamati a
portare i nostri frutti in tutto il mondo, che fruttano, come abbiamo letto anche nel libro del Levitico, «il trenta, il sessanta e il cento
per uno». ■ ■■ ... .
.. .... Lidia Ribet
10
PAQ. Il
lâ&î
Incontrarsi e lavorare insieme per sostenerci reciprocamente
Donne di chiese minoritarie
> , __ .
E
1^1
idal 1989 che è cresciuta
l’idea di fare incontrare e
•lavorare insieme le donne delle chiese che formano la
Conferenza delle chiese protestanti dei paesi latini europei
(Cepple), di tradizioni e teologie diverse (riformate, luterane, episcopali, valdesi, baliste, metodiste...), cioè donne
di chiese minoritarie, esse
stesse spesso «minoranza» nelle loro chiese.
Nel 1991 ebbe luogo un
primo incontro a Séte sul tema: «Donne dell’Europa del
Sud insieme dinanzi alla Bibbia, solidali dinanzi all’awenire». Le 103 partecipanti provenienti dall’Italia, dalla Spagna, dal Portogallo, dalla
Francia e dalla Svizzera Romanda, hanno imparato a conoscersi e ad apprezzarsi. Esse si sono impegnate a tessere
una «rete» di scambi nelle assemblee femminili in ognuno
dei loro paesi, scambi di corrispondenza e di idee da condividere.
Nel 1994 si è tenuto un secondo incontro, sempre a Séte, con un tema più preciso:
«Donne solidali, le nostre con
vinzioni e i nostri impegni».
Ciò ha permesso di fare il
punto su quello che noi donne
viviamo, insieme o separatamente; abbiamo udito la testimonianza di amiche che ci
hanno permesso di condividere le loro esperienze di lavoro,
come Jacqueline Vouga (Svizzera), impegnata a favore degli
stranieri o Gianna Urizio (Italia), impegnata nel mondo
dell’informazione e della comunicazione delle chiese del
suo paese.
In questo incontro e nel
quadro del decennio del Consiglio ecumenico, le donne
hanno evidenziato un certo
numero di problemi da porre
alle rispettive chiese in relazione alla collaborazione effettiva
tra uomini e donne nella chiesa, alla solidarietà con le donne vittime della violenza,
all’educazione alla nonviolenza, al sostegno verso coloro
che vorrebbero fare delle ricerche nel campo della teologia femminista, alla partecipazione finanziaria compresa nel
budget delle chiese per le attività dei gruppi femminili.
Certo non ci sono soltanto
relazioni tra donne che rappresentano le chiese membro
della Cepple, ma esistono impegni e legami con il Forum
ecumenico delle donne cristiane d’Europa, con l’Ywca
(Young Women’s Christian
Association), con le Ong (Organizzazioni non governative).
E così gli incontri e gli scambi
tra le donne si sono moltiplicati: la presenza ai congressi e
incontri della Fdei (una gioia
per noi!), ai campi di Vaumarcus in Svizzera, ai colloqui del
Gruppo Orsay in Francia, agli
incontri iberici.
Quest’anno ci è parso normale partecipare all’«evento
ecumenico» che sarà il raduno
di Graz sul tema della riconciliazione. Alcune di noi sono
delegate, ma altre andranno
insieme come «donne della
Cepple». Così molte di noi si
sono ritrovate a Lione al convegno SU: «La crescita degli integralismi», per preparare la
nostra partecipazione a Graz.
All’Assemblea ecumenica siamo state iscritte come una «rete» che prenderà parte al «programma delle donne» durante
tutto l’incontro in Austria.
Monique Ranson
(traduzione dal francese di
Laura Gelso Tomassone)
Saremo pronti per una autentica riconciliazione?
La crescita degli integralismi
Dal 31 gennaio al 2
febbraio 1997, a Lione, si è svolto un convegno organizzato dalla Conferenza delle chiese protestanti
dei paesi latini d’Europa, (Cepple) sul tema «L’ascesa degli
integralismi», al quale ha partecipato la presidente della Fdei.
II Convegno ha riunito una
quarantina di delegati italiani,
spagnoli, portoghesi, belgi,
svizzeri e francesi delle chiese
membro della Cepple.
Una delle finalità del convegno era di preparare insieme,
«Gente del Sud», l’Assemblea
ecumenica europea di Graz
(giugno ’97) sulla riconciliazione. «Saremo capaci di questa
riconciliazione?», ha chiesto fin
dall’inizio Salvatore Ricciardi,
presidente della Cepple.
dì
la
Cintegralismo
sono gli altri
Sull’Islam: per Nadine Wei
bel, antropoioga a Strasburgo
ci sono parecchie specie di
Islam. L’Islam scritturale, culturale, scelta individuale religiosa,
aiuta a costruire l’identità.
L’«Islam azione» vuole affermare la fede magnificandola, e
impronta tutti gli atti comportamentali a un rispetto scrupoloso dei riti. Questo Islam azione
rafforza l’appartenenza comunitaria e tenta di recuperare
l’età d’oro delle origini senza
alcuna implicazione politica. Infine l’islamismo è un Islam politico, impegnato attivamente, in
vista di una eventuale riconquista del mondo. Hassen Garouachi, professore presso la
Facoltà di Scienze umane e sociali di Tunisi, pensa che
l’Islam attuale, ostile alla modernità, volto ai modelli del
passato, presenti un aspetto di
reale integralismo ma il Corano
è ben altro, tratta soprattutto la
fede in Dio, esorta alla riflessione e alla meditazione. Tranne
l’affermazione dell’unicità di
Dio e dell’esistenza di Maometto, il Corano non è dogmatico,
infallibile e Maometto non è un
capo di stato, è solo incaricato
di trasmettere il messaggio di
Dio. La religione, in gioco tra
potere e integralismo, non deve intervenire nell’organizzazione della società, conta soltanto
il messaggio profetico.
Sul cristianesimo: si è molto
parlato di integralismo nella
storia della Chiesa cattolica,
presentata dal padre Gagey e
dell’Opus Dei al suo esordio
esposta da Joan Estruch d
Barcellona. I due oratori pensano che questo integralismo sia
attualmente finito. E stato attribuito un rilievo particolare ai
fondamentalismi o ai tradizionalismi nel protestantesimo
odierno. Isabelle Grellier, professore di teologia a Strasburgo, descrive il fondamentalismo
che può derivare da una interpretazione letterale delle affermazioni essenziali della Riforma... La «Sola Scriptura» può
lasciare il fedele solitario davanti al testo biblico e condurlo
al rifiuto del pluralismo, e
«Sola fide» istituirebbe una dif
ferenza radicale fra i «convertiti» e gli altri, rimasti come il
«Mondo» in balia del Male; questi credenti devono quindi ristabilire una morale privata, sociale ed ecclesiale e opporsi alla
secolarizzazione della società,
imponendo le loro opinioni e
rifiutando le altre. L’emergenza
della «maggioranza morale» negli Stati Uniti ne è un esempio,
ma ce ne sono molti altri nei
paesi del Sud, ahimè... Sembrerebbe che l’affermazione
«Sola Grafia» possa, da sola,
permettere di superare gli integralismi e le esclusioni, in
quanto la Grazia di Dio è concessa ai «buoni» e... agli altri.
Mario Miegge, docente di Filosofia all’Università di Ferrara, considera il ritorno del «religioso», integralismo o fondamentalismo, come una delle
conseguenze degli sconvolgimenti economici. Poiché il lavoro umano è al centro della
struttura sociale, quando viene
a mancare, il modello sociale
scompare, l’avvenire diventa
incerto, bisogna tornare al
passato per colmare questo
vuoto, e gli integralismi riappaiono. La traduzione di «religioso = religare» può significare legare, unire, apertura, allargamento dei vincoli o, al
contrario, tentazione di legare
strettamente, in un integralismo che esclude gli altri.
I rapporti complessi e difficili
fra le religioni e la politica e le
diverse concezioni della laicità
sono state analizzate da Michel
Miaille e da Enrico Benedetto,
corrispondente del quotidiano
«La Stampa», a Parigi. Pare
che in Francia, in ogni caso, vi
sia la tendenza a passare da
una netta separazione fra chiesa e stato a una certa ricerca
di «alleanza con le forze morali» del paese, religioni comprese, che perdono in tal modo
una parte della loro indipendenza di spirito e la possibilità
di fare da contrappeso, se non
addirittura da contropotere.
Qui e ora, una
riconciliazione da vivere.
I dibattiti e gli scambi sono
stati molteplici durante il convegno. I partecipanti hanno
messo in luce le difficoltà presenti nei rispettivi paesi: difficoltà delle minoranze protestanti in Portogallo, in Spagna,
in Italia, dinanzi a un cattolicesimo egemonico e onnipresente. Comunicazione disagevole
con i musulmani in Francia,
aumento del razzismo e del
terrorismo un po’ dovunque...
Tutti comunque desiderano
partecipare all’Assemblea di
Graz in quanto protestanti latini, con i propri problemi, per
tentare di ritrovarsi in comunio
ne con gli altri, pur essendo
consci del fatto che la riconciliazione è un lungo processo
che richiede un lavoro collettivo
e un coraggioso lavoro su se
stesso. L’integralismo potrà essere superato se ci impegniamo
a opporci a esso in qualunque
luogo viviamo. Le minoranze
Cepple di cui siamo parte devono far sentire questa voce in
Europa, dove potremmo dare
un valido apporto in tal senso.
Gérard Delteil ha concluso
sottolineando che la violenza
può intervenire anche nel cuore del nostro processo religioso, come una sottile tentazione, se noi pensiamo di detenere «la Verità» da soli... sarebbe
dunque opportuno «rompere
con le idee preconcette, per
abbandonarci alla Parola indicibile». Il cristianesimo è una
religione della Parola e non
soltanto di un Libro statico.
Così andremo a Graz con
uno spirito di modestia e di
apertura e potremo trasmettere alle nostre comunità e alle
nostre istituzioni tutto ciò che
avremo ricevuto e condiviso.
Monique Ranson
«Réseau Femmes de la Cepple», (traduz. di M. G. Arena)
Vita contemporanea e legge divina
S5P
Prenderemo parte al laboratorio diretto da Doriana Giudici
su «Donne e politica», con lo
scopo di integrare più donne
del Sud nella vita del nostro
paese, di sostenere quelle che
hanno un incarico negli ambienti di potere e incoraggiare
le giovani donne a impegnarsi
nella vita politica europea per
partecipare alla riconciliazione
tra gli esseri umani, gli stati e i
diversi gruppi che li compongono.
All’Assemblea di Graz saremo circa venti donne della
Cepple, più quelle già delegate
da chiese e/o movimenti. Dopo questo importante appuntamento senza dubbio bisognerà prevedere un incontro
della «rete» nel 1998, o all’inizio del 1999, ma ciò dipenderà un po’ da voi, care amiche, se lo desiderate e se... ne
avremo i mezzi!
In attesa, sulla strada per
Graz, di persona, nel pensiero
e in accompagnamento spirituale, l’augurio di buon lavoro.
Sfida di
un paradosso
D
Gl
a una quindicina di
anni, dovunque l’Islam sia presente nel
mondo, si assiste all’emergere
di una corrente che preconizza
un modo di vivere imperniato
su una pratica rigorosa scevra
degli apporti profani venuti a
innestarsi, a torto, sul messaggio iniziale.
Coloro che aderiscono a tale
corrente di pensiero aspirano
a far trionfare la religione nella
purezza primitiva, così come
era stata insegnata dal profeta
Maometto. Nell’immigrazione,
si osserva questo tipo di comportamento indipendentemente dall’origine etnica o nazionale delle persone interessate.
Per le donne appartenere a
questa sfera di influenza significa adottare subito lo hijab, che
del corpo mostra solo l’ovale
del viso e le mani. Eppure, cosi vestite, queste donne piuttosto giovani, spesso prive di riferimenti, inaugurano degli atteggiamenti innovatori quanto
meno sorprendenti.
Molte portano lo hijab non
per rimanere ai margini della
società in cui operano ma, al
contrario, per rivendicare il loro posto all’interno della stessa.
In realtà, lo hijab non è che
l’aspetto più visibile e certamente più provocatore di un
conflitto di valori. Queste giovani donne, provenienti
dall’immigrazione magrebina e
turca, non si ritrovano del tutto
né nei valori del loro ambiente
familiare né in quelli della società che le accoglie. Spesso
ostentano il loro hijab come se
volessero rivendicare qualcosa
e hanno un linguaggio e un
comportamento che contrasta
con quanto il drappeggio potrebbe suggerire. Il loro modo
di vestire non è affatto tradizionale se si fa riferimento al loro
paese d’origine. Infatti i vari tipi di abiti usati dalle nonne, di
cui le loro madri si erano già li berate, non hanno nulla a clie
vedere con questi hijab informi
e smorti, composti da un vestito lungo e ampio, talvolta da
una gonna o da pantaloni ricoperti da una lunga tunica, e da
un foulard che nasconde completamente la capigliatura e il
collo. Al contrario dei veli tradizionali, spesso difficili da portare, lo hijab sarebbe compatibile
con le necessità della vita contemporanea e la preoccupazione di obbedire alla legge divina.
In effetti, per coloro che
l’hanno adottato, lo hijab risponde a una ingiunzione di
Dio che, nella sfera pubblica,
autorizza la donna a mostrare
del suo corpo solo il viso e le
mani. Questo tipo di abito è
comparso negli anni Settanta
nel Machrek, per soddisfare le
G
Echi dall'1 r «Colloque d'Orsay»
Volare vivare insiama
L’
incontro delle donne
del Groupe Orsay ha
avuto luogo nel villaggio Orsay alla periferia di Parigi, nei giorni 7-9 Marzo 1997.
Il tema dell’incontro è stato:
«Volere vivere insieme». I lavori
di gruppo e gli ateliers hanno
dato la possibilità alle partecipanti di esprimere le proprie
perplessità, difficoltà e anche le
gioie del saper vivere insieme.
I testi biblici scelti sono stati
Genesi capp. 16 e 21, Galati
cap. 4. Agar, donna straniera
e schiava, vive in silenzio subendo tutte le discriminazioni e
le difficoltà della sua condizione fino a arrivare a partorire
un figlio da dare alla sua pa
drona, impossibilitata a procreare. Agar scopre una libertà
diversa da quella della schiavitù, una libertà intesa come
presa di coscienza della sua situazione. Per arrivare a questa
scoperta, Agar si affida a Dio,
alla sua potenza ed è per mano sua che Agar «vede» e agisce di conseguenza. Quante
volte noi donne siamo «schiave» senza saperlo? Sappiamo
noi oggi confidare nel Signore
affinché «vediamo»? L’insegnamento che ci è dato da questi
passi biblici è che il primo passo verso la libertà è la presa di
coscienza della nostra condizione. L’8 marzo vedeva le
donne di Orsay riunite: quale
migliore occasione per festeggiare! Il sabato sera era prevista una festa.
«Du pain et des roses» (del
pane e delle rose): due grossi
pani e un mazzo di rose abbellivano il tavolo del salone. Con
questi due simboli le donne insieme chiedono che ci sia del
pane per tutti e che il mondo
possa essere ornato e rallegrato con dei fiori. In queste giornate si sono fatti senz’altro dei
passi per riuscire a «volere vivere insieme», mettendo in evidenza le nostre origini e le nostre identità senza nasconderci, anzi accettando e valorizzando la diversità.
Manna Bertin
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esigenze di rinnovamento (|
una certa coscienza islamica
Se la parola hijab è antica, j
suo uso corrente è recente ^
equivale sempre più a un termine generico utilizzato dai
musulmani praticanti per designare la maniera convenevole
di vestirsi delle donne. Più che
un semplice abito, rappresenta
una visione del mondo e ¡n
qualche modo diventa il simbolo della trasposizione dell’ideale islamico nel mondo odierno
Secondo le stesse interessate
10 hijab, sottraendo la carica
erotica alla società, permette
la nascita di rapporti «sani» fra
gli individui in cui le donne, liberate finalmente dallo statuto
di oggetto sessuale, possono
coltivare delle relazioni con gi
uomini su un piano di uguaglianza. E ciò che permette loro di sondare dei territori maschili imponendosi a poco a
poco nella sfera esterna; esse
considerano il diritto all’educazione, a una educazione equivalente a quella degli uomini,
come uno dei loro diritti fon-'
damentali ma rivendicano pure
11 diritto al lavoro, che non è
affatto incompatibile con i precetti dell’Islam se la vita familiare non ne risente.
Alcune si spingono fino ad
impegnarsi nella militanza associativa e politica. Le più motivate si battono per il riconoscimento della dimensione islamica nella società francese. Se ri- [donne c
vendicano il diritto di portare lo I 1977
hijab, rivendicano parallela- loquio
mente quello di passare dallo nelle c!
stato di oggetto a quello di sog- Executi
getto, con pieno accesso alla 197i
sfera sociale. Così le loro tesi di donn
urtano al tempo stesso con la 1979,
concezione occidentale detta ‘'toe lu
femminilità e la visione maschi- "l^che
le dell’islamismo. Queste donne gettami
si rendono autonome nell’affer- nili, le d
mazione di una identità islami-1'aaito l’o
ca rivisitata di fronte al materia-^ di svii
lismo di questa fine secolo, inffintenzic
cui lo statuto della musulmana tjne. In p
moderna si collocherebbe al bi-]ji977, f
vio tra il modello tradizionale e
il modello occidentale. Se queste donne non contestano mai i
limiti di tale libertà concessa
per vie divine, non pci' questo
inaugurano un nuovo modo
d’agire; corollario ne sarebbe
l’attivazione di un certo potere
femminile il cui campo d azione
si spostasse dalla sfera privata a
quella pubblica. Lo hijab, eliminando i rapporti di seduzione
tra i sessi favorirebbe questoslittamento. Così le donne osano muoversi senza timore nello
spazio pubblico e misurarsi
progressivamente con gli uomini su dei terreni che, una volta,!
erano loro riservati. Per il mo-|
mento non possono certamente pensare di affrancarsi dal pO'
tere degli uomini senza proteggersi, e il mezzo più efficace
che abbiano trovato resta il rinchiudersi nella costrizione
dell’abito
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Giudici.
Forum
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forma
Alla constatazione di questo l^na cal
paradosso, si potrà evidentemente obiettare che questa autonomia nascente si paga a caro prezzo e che la dissimulazione del corpo risponde immancabilmente a delle esigenze patriarcali. Ciononostante
le interessate si difendono e, al
potere degli uomini, oppongono il potere esclusivo di AllahIn tale prospettiva, il cammino
di queste donne con lo hijah
può essere percepito come un
passo in avanti, una prima tappa, certo sinuosa che gradualmente permetta loro di liberarsi da un Dio tutto sommato
patriarcale al fine di porre lo
basi per una totale uguaglianza
dei generi?
Nadine B. Wcibel
Société, droit et religión eo
Europe, Cnrs, Strasbourg
(traduz. di M. G. Arena)
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vina ¿' Il percorso storico delle donne cristiane in Europa e nel mondo
Gli inizi del Forum ecumenico
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G
li anni Settanta hanno
visto un’importante
serie di conferenze di
donne cristiane a livello europeo o mondiale. Forse è importante menzionarle perché
sono state fondamentali nel
permettere alle donne europee di incontrarsi, dibattere,
prendere decisioni per il futuro, confrontarsi con altre situazioni.
1971, Vienna: «L’immagine
della donna nei mass media»,
organizzata sul piano europeo
dal Gruppo di collegamento
ecumenico delle donne (noto
con le iniziali inglesi Welg), che
era costituito da dieci donne,
di cui cinque ortodosse e protestanti in rappresentanza del
Gonsiglio ecumenico delle
chiese (Cec), e cinque per la
Chiesa cattolica. Era uifficialmente riconosciuto e fu il primo tentativo di lavoro fra donne cristiane di diverse confessioni, ma ebbe breve durata.
1974, Berlino; «Il sessismo
negli anni Settanta: la discriminazione contro le donne», organizzata dal Cec, per permettere alle donne di valutare la
loto situazione nella chiesa e
formulare le loro richieste alla
successiva Assemblea generale
del Cec.
1975, Nairobi: Assemblea
nondiale del Cec, in cui le
lonne hanno avuto uno spazio
jccezionale, dati i tempi.
1976, Romania: Incontro di
donne ortodosse.
1977, Glion, Svizzera: Colloquio di donne responsabili
nelle chiese (Church Women
Executivesl
1978, Bruxelles: Colloquio
di donne cristiane europee.
1979, Vienna: Incontro di
Jine luterane europee.
-TOche nelle conferenze non
’ donne Inettamente europee o femmi»11 affer- : nili, le donne europee hanno
1 ¡slami-l 'Ifljto l’occasione di conoscersi
nateria- e di sviluppare l’interesse e
’intenzione di lavorare insieme. In particolare a Glion, nel
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3e al bi- JI977
onale e
Se que10 mai i
incessa
questo
modo
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potere
l'azione
rivata a
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delle difficoltà in cui si trovavano per non avere un’organizzazione continentale (come
esistevano in Asia, Africa, Usa)
che le rappresentasse tutte,
che fungesse dà cassa di risonanza delle loro posizioni e
permettesse loro di trovare
spazi ecumenici in un mondo
ecclesiastico molto chiuso e
molto maschile.
L’anno seguente, 1978, ebbe luogo a Bruxelles (grazie al
Dipartimento delle donne del
Cec che forni aiuto finanziario
e organizzativo) il primo Colloquio di donne cristiane europee: una settantina di donne,
provenienti da 19 paesi
dell’Est e dell’Ovest, con diversissime origini confessionali,
professionali, culturali e linguistiche, ma con una ferma volontà di lavorare insieme. Nacque così la Conferenza di donne cristiane europee con lo
scopo di cercare un’identità
comune, di approfondire la
propria comprensione cristiana e di operare per l’unità della chiesa e del’umanità.
Fin dall'inizio sembrò naturale che la Conferenza fosse
aperta a tutte, senza discriminazioni confessionali. E così
nel gruppo di coordinamento
eletto a Bruxelles con l’incarico di organizzare l’Assemblea
costituente del nuovo organismo, vi era una rappresentante ortodossa e una cattolica,
anche se la maggioranza era
protestante e, in particolare,
riformata. L’intesa fu sempre
buona e solidale, malgrado divergenze di opinione e discussioni, talvolta assai accese.
Le donne riunite a Bruxelles
erano consapevoli del fatto
che le loro radici erano europee, ma che l’Europa è solo
una parte del mondo. Al colloquio era anche presente una
delegata di donne immigrate
da altri continenti, per quanto
in quegli anni il problema fosse presente quasi soltanto in
Gran Bretagna. Si stabilirono
comunque alcune linee di ri
, Il Forum (delle (donne a Roma
n lavoro ricco
a riunione dello scorso
23 febbraio a Roma, organizzata dalla Fdei, ha
svuto come scopo principale il
rilancio in Italia del Forum ecu'nenico delle donne cristiane
ritutopa e l’elezione della
^coordinatrice nazionale evan3&ica, che è risultata Doriana
^lodici. In questa occasione
rio presentato la struttura del
riorum voluta dall’Assemblea
rii Budapest del 1994 e il manriato che la stessa ha dato al
nuovo Comitato europeo che
I formato da tre presidenti
TOa cattolica, una ortodossa,
riria protestante), cinque mem^ oletti più la tesoriera e la
. Sretaria amministrativa, con
Compiti di mantenere i contti con le varie nazioni attra*rso le coordinatrici nazionali,
^minare e sostenere il lavoro
“O tre commissioni, teologia
spiritualità, giustizia e pace,
ologia e bioetica, reperire
riridi per la realizzazione dei
^ogetti di ordine pratico, esce presenti nei vari avveni^riti ecumenici, con partico
____ attenzione a quelli della
iberan ^ciferenza delle chiese d’Eunmato (Kek) e del Consiglio del’i|,£°nferenze episcopali
Europa (Ccee) e diffondere
attraverso il «Forum
. ® Rash» e il «Forum Bulle' nelle tre lingue del Forum
francese e tedesco),
f^oma, dal 5 al 9 marzo,
).
iuzione
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sbourg
frenai
ha avuto anche luogo una riunione del Comitato di coordinamento europeo del Forum,
che è coincisa con la celebrazione della Giornata mondiale
di preghiera. Oltre al lavoro
amministrativo, i punti all’ordine del giorno che ci hanno tenute più impegnate sono stati
l’organizzazione dell’Assemblea
generale del Forum, che si tiene ogni quattro anni, e il contributo che come donne del
Forum vogliamo portare all’Assemblea ecumenica di Graz. La
quinta Assemblea del Forum
avrà luogo in Spagna a E1
Escoriai, vicino Madrid, dal 4 al
9 giugno 1998, il tema sarà:
«Di fronte al nuovo millennio,
con speranza».
Sulla partecipazione delle
donne del Forum a Graz abbiamo lavorato a lungo anche
con due donne austriache,
membri del comitato organizzativo dell’Assemblea di Graz.
Il Forum è stato invitato a
coordinare scambi di vedute
sulla riconciliazione tra donne
e uomini in seno alle chiese,
con particolare riferimento al
decennio di solidarietà delle
chiese con le donne, alla violenza contro le donne e
sull’ecologia. Il Forum organizzerà studi sulla risoluzione dei
conflitti, sui bambini di Cernobil (con le donne di Minsk) e
sul sacerdozio femminile.
Maria Chiarelli
flessione-azione per la Conferenza, che tenevano conto
della situazione mondiale e
che sottolineavano in particolare le questioni dei diritti
umani, del razzismo, dell’immigrazione, della violenza contro le donne, del commercio
di armi e del disarmo, dell’educazione alla pace e alla giustizia, della teologia femminista e
della partecipazione delle donne nella chiesa.
Problemi e difficoltà
Una nuova struttura ha sempre un certo numero di problemi organizzativi da affrontare,
e così avvenne al Gruppo di
coordinamento che iniziò il
suo lavoro guidato dalla mano
ferma e saggia della pastora
svizzera Ruth Epting.
Il nome
Il nome di Conferenza non
piacque a talune gerarchie cattoliche e ci furono molte pressioni da parte delle donne cattoliche perché il nome venisse
cambiato in quello di Forum.
Le altre non capivano bene la
necessità del cambiamento
(tanto più che era stato affermato che la Conferenza voleva
essere un forum di incontri e
dibattiti), ma finalmente, per
amore di pace e del lavoro comune, il nome fu cambiato in
quello che conosciamo oggi:
Forum ecumenico di donne
cristiane europee.
La situazione
nell'Est europeo
Molto difficile risultò prevedere i rapporti con le donne
dell’Est dove non esistevano
organizzazioni femminili. Come potevano essere membro
del Forum, che per statuto
aveva come membri delle organizzazioni nazionali o regionali? Nel testo statutario presentato all’Assemblea costituente del 1982 Tari. IIIc) recita infatti; [possono essere
membri] «donne che rappre
sentano donne di chiesa in Europa, che accettano i fini del
Forum» . Molto complicato!
Così come difficili sono stati
talvolta i rapporti con le donne
dei paesi socialisti perché si
doveva passare attraverso i responsabili e le gerarchie ecclesiastiche.
Le finanze
Tutti gli inizi sono difficili, e
malgrado l’appello di aiuto e
sostegno rivolto a tutte le chiese, i doni G i contributi sono
stati scarsi. Poche chiese sono
state abbastanza aperte e generose da appoggiare la nascente
organizzazione di quelle donne
che rappresentano più della
metà dei loro membri. Ma vi
sono state delle eccezioni. Per
cercare una soluzione equa, il
Forum aveva suggerito ai suoi
membri di pagare un contributo pari aH’1% del loro bilancio.
Ma non sono mancate le sorprese: le ricche organizzazioni
di donne hanno trovato che
ri% era troppo, mentre le più
povere hanno pensato che era
troppo poco, e sono state più
generose! Molti doni, comunque, sono venuti da persone
amiche e da privati.
Fra discussioni infinite sullo
Statuto, problemi organizzativi
e finanziari, il Forum è finalmente giunto alla sua Assemblea costituente che ha avuto
luogo a Gwatt (Svizzera) dal 15
al 21 maggio 1982. Erano
presenti 125 donne cristiane
europee, diverse per età, per
tradizione culturale, per appartenenza ecclesiastica (protestanti, ortodosse, cattoliche) e
provenienti da 15 paesi. Vogliamo sottolineare una loro significativa affermazione; «Noi
non cerchiamo né potere né
prestigio, ma soltanto che sia
riconosciuta da noi e dagli altri
la grande varietà dei doni che
possiamo offrire per l’amore e
per il servizio di Dio e del
prossimo».
Fernanda Comba
Focalizzare obiettivi concreti
Forum: volontà
roala d'incontro
H
o iniziato ad essere
parte attiva del Forum
nel 1989, l’anno della
grande Assemblea ecumenica
di Basilea su «Giustizia, pace e
salvaguardia del creato». Avevano organizzato un preraduno
di tutte le donne delegate e io
vi ho conosciuto sorelle di tutte
le parti di Europa. In quell’occasione ho scelto di lavorare
nel gruppo che si interessava
dell’aspetto ecologico e insieme alle altre abbiamo messo le
basi di un lavoro molto proficuo che è stato portato avanti
anche negli anni successivi. Sono stata chiamata a far parte
della Commissione del Forum
su ecologia e bioetica che ha
prodotto alcuni documenti e
due conferenze. La prima è
stata tenuta a Santa Severa nel
1993 e ha avuto come argomento centrale «Primavera silenziosa: trent’anni dopo», per
ricordare il lavoro pionieristico
della scienziata Rachel Carson
che per prima ebbe il coraggio
e la perseveranza di denunciare senza posa gli effetti devastanti e altri agenti chimici
sull’equilibrio ecologico.
A Santa Severa sono venute
donne protestanti, cattoliche e
ortodosse di molti paesi europei e insieme abbiamo lavorato
in un’atmosfera di grande solidarietà, accomunate da un interesse stringente comune per
risvegliare nelle chiese la passione per il compito affidatoci
di salvaguardia del creato. È
stato a Santa Severa che ho incontrato le donne della Bielorussia che lottavano perché la
memoria di Cernobil non venisse eliminata e perché il nucleare venisse definitivamente
bandito. Donne forti, preparate, vocate che instancabilmente, inesorabilmente persino,
continuavano a ricordarci la
sorte di bambini di Cernobil e
la necessità per le chiese cristiane di prendere posizione
decisa in favore di un ambiente
privo di pericoli dell’intossica
Mappa confessionale delle donne svizzere
Il Forum «olvotico»
I
1 Forum svizzero fu fondato nel 1986. Le fondatrici
erano e sono membri di
diverse chiese, quali quella
vecchio-cattolica e cattolico
romana, quella evangelica
riformata e quella metodista.
Al Forum aderiscono 140
membri e 12 gruppi e sono
soprattutto le federazioni delle
donne delle chiese sopra menzionate che sostengono questo movimento con i loro contributi .
Le diverse federazioni delle
donne nominano le loro rappresentanti nel Consiglio e desidero sottolineare che anche
nella Chiesa cattolica con una
struttura democratica: non è
l’episcopato che sceglie la delegata, ma la Federazione svizzera delle donne cattoliche. Le
rappresentanti vengono elette
nell’assemblea annuale e la
scelta tiene conto delle regioni
linguistiche del paese. Ad oggi
purtroppo manca, all’interno
del Consiglio, una rappresentanza dal Canton Ticino.
La mappa confessionale
della Svizzera poi include oggi
anche le diverse chiese ortodosse, ma finora queste ultime
non sono ancora membri del
Forum elvetico. Un gruppo di
donne cristiane della Svizzera
romanda ha iniziato un dialogo anche con le donne musulmane. Il Consiglio si riunisce
nove volte l’anno e organizza
sessioni, prepara la riunione
annuale con una parte statutaria e una parte tematica, tratta
di affari. L’anno passato si è
parlato del «perdono»,
quest’anno della «responsabilità delle donne cristiane svizzere nel pluralismo europeo»
In occasione del quinto Congresso delle donne svizzere
dell’anno scorso, il Forum ha
organizzato il servizio interreligioso domenicale.
Il Forum svizzero, con un
documento sul pluralismo che
affronta i temi del dolore, del
potere della promessa, sta lavorando attualmente sugli
aspetti dell’eucarestia-comunione dal punto di vista della
diversità confessionale, teologica e spirituale. Un secondo
lavoro rifletterà sulla responsabilità ecologica e bioetica, che
avrà un riscontro con una visita a Minsk (Bielorussia) per la
commemorazione della catastrofe di Cernobil.
Il lavoro del Forum è un impegno per la pace. Dopo la
tragica guerra nell’ex Jugoslavia durante la quale le diverse
confessioni sono state utilizzate dai politici per motivi di potere, un messaggio di pace è
principale. Per il popolo
dell’ex Jugoslavia i contatti
con altri paesi sono importantissimi; d’altra parte i suoi abitanti, se non conosceranno altre mentalità, altre culture e
altre spiritualità, non arriveranno mai a un rispetto reciproco.
L’Europa si trova oggi in un
processo di unificazione e l’attenzione viene posta soprattutto, se non esclusivamente,
sull’economia. Ma questa Europa possiede anche un’anima
ricchissima che occorre conservare e valorizzare. Le donne del Forum, tramite la loro
rete ecumenica e europea, sono predestinate per tale compito.
Catherine Gyarmathy
zione chimica e nucleare. Tre
anni dopo le stesse donne hanno organizzato insieme al Forum il secondo grande raduno,
questa volta proprio a Minsk,
dieci anni dopo la tragedia della perdita dal reattore nucleare
di Cernobil.
Se penso al Forum, lo vedo
proprio attraverso dei volti.
Donne di lingue e culture diverse, di denominazioni diverse,
con cui è facile superare ogni
ostacolo di diversità perché è
l’obiettivo comune che lo permette, quello di lavorare insieme, in modo autenticamente
ecumTenico, per degli scopi di
giustizia e di pace, cioè per il
nucleo fondamentale della testimonianza cristiana. Come rappresentante italiana ho cercato
negli anni di contribuire alla nascita di una coscienza ecumenica nel lavoro delle donne del
nostro paese. I risultati sono
stati pochi perché il cammino
ecumenico nel nostro paese segue a volte strade difficili. Da
parte delle donne protestanti
non sono mai mancati né l’entusiasmo né la disponibilità
all’incontro. Per noi, donne
provenienti da piccole chiese
con un minimo di organizzazione formale, non è mai stato
difficile «passare parola» e comunicarsi temi e incontri di interesse ecumenico. Da parte
cattolica le difficoltà sono state
molto maggiori, in parte legate
alla diversa mole burocratica
necessaria ad organizzare incontri e a convocare le «donne
giuste». Per noi sono state sempre le donne della base, delle
chiese locali, a intervenire. Per
le cattoliche il problema è consistito nel chiamare le rappresentanti delle varie organizzazioni femminili, quindi chi doveva convocare e chi doveva
essere convocata. Inoltre, la
difficoltà di avere una rappresentante cattolica riconosciuta
da tutto il mondo cattolico. Ci
sono stati comunque alcuni incontri e sono stati tutti molto
belli, ben partecipati e ricchi di
contributi. In particolare, il momento più felice è stata la preparazione all’assemblea del Forum a York, nel 1990. AI
gruppo italiano era stata affidata la conduzione di un seminario su «La fcmminilizzazione
della povertà». Questo compito
comune ha facilitato il ritrovarsi
tra cattoliche e protestanti insieme su un piano di effettiva
parità e di uguale interesse. Ne
è nato un buon lavoro riportato
con successo a York e anche
un senso sincero di solidarietà.
Il lavoro del Forum ha grandi
possibilità anche qui in Italia.
Come donne possiamo proporre nuove vie di relazione
ecumenica. L’importante è
mantenere la fecalizzazione su
obiettivi concreti, di impegno
comune che permettano a cattoliche e protestanti di superare le lentezze istituzionali.
Adriana Gavina
Lidia Ribet e Maria Chiarelli ai lavori del Forum
12
PfIG. IV
Il KI®TQ2Q®5ia(à VE®!
La Giornata mondiale di preghiera: un'appuntamento annuale comunitario e ecumenico
Lineo
Incontrarsi per pregare, condividere e gioire Ra<
Riportiamo, in sintesi, alcune corrispondenze che sono giunte sulla Giornata
mondiale di preghiera (Gmp)
dalle quali emerge la vivacità
e la varietà di organizzazione
di questo appuntamento annuale comunitario e ecumenico. E solo uno spaccato di
ciò che è successo in tanti altri luoghi, negli stessi giorni.
La contemporaneità e l’internazionalità di questo incontrarsi nella fede comune getta dei ponti tra situazioni diverse e accende nuove spe
Un notevole contributo ci è
stato dato dalla corale che ha
partecipato con alcuni suoi
membri suddivisi nei quattro
luoghi di culto insegnando in
particolare gli inni della liturgia
coreana. Anche la comunità è
stata molto partecipe e ne abbiamo sentito la piena comunione.
Laura Gelso Tomassone
Sae con i quali facciamo ecumenismo. La mattina si è conclusa in un clima di amicizia e
d’amore fraterno di cui ringraziamo il Signore.
Lina Webber Fomasa
ranze
Torino
Ciò che maggiormente ha
caratterizzato la Gmp di quest’anno a Torino è stata la sua
preparazione. La bellissima liturgia preparata dalle donne
della Corea del Sud ha dato lo
spunto per una riflessione
profonda e intensa. Le donne
coinvolte, una quindicina, hanno portato il loro contributo
alla discussione, alla traduzione di notizie da giornali esteri,
alla raccolta di notizie dalla
stampa italiana. I momenti
conclusivi in programma erano due: un culto nelle quattro
zone di Torino il 2 marzo e un
pomeriggio meno liturgico e
più festante per il pomeriggio
del 7 marzo. Chi ha partecipato a questa preparazione ne è
uscito arricchita/o. L’impressione è stata che se ci poniamo davanti alla parola di Dio,
coscienti della nostra piccolezza (piccoli come il grane! di senape) e del nostro peccato, ricercando insieme con altre/i
ciò che il Signore ci vuol dire,
ciò che il Signore ci chiede,
possiamo fare molto per gli altri e per noi, possiamo anche
aiutare ad abbattere i muri.
Per lo svolgimento del programma della Gmp del pomeriggio del 7 marzo sono stati
preparati pannelli, distribuite
spighe di grano per riferirsi al
tema proposto dalla liturgia
coreana, si è suonato il gong
che secondo le abitudini del
Sud-Est asiatico è utilizzato come strumento di culto. Erano
presenti al nostro incontro sorelle delle comunità battiste e
dell’Esercito della Salvezza.
Marìuccia Grill
Vicenza
La Gmp si è svolta domenica 2 marzo nella nostra chiesa
metodista di Vicenza, conduttrice Febe Rossi Cavazzuti,
coadiuvata nella liturgia da alcune sorelle fra le quali una
nostra sorella ganaense. Febe
ci ha donato momenti di commozione con la sua spiritualità
e la sofferta partecipazione ai
problemi delle donne coreane
che non hanno ancora raggiunto «le pari opportunità in
un mondo maschilista». Queste
sorelle con la loro riflessione liturgica ci hanno trasmesso la
poesia e la delicatezza che è
propria dei paesi orientali. 1
nostri fratelli ganaensi hanno
arricchito il culto con la numerosa presenza e con il canto,
nella loro lingua, di un bellissimo inno. Hanno partecipato
al culto anche alcuni amici del
Bologna
La comunità metodista di
Bologna ha celebrato domenica 9 marzo un bellissimo culto
il cui titolo sembra unire allo
spirito evangelico la sensibilità
orientale, cosi pervasa dai fenomeni della natura; tutte le
donne del mondo, pregando
insieme, possono far germogliare il seme della speranza e
contribuire a costruire la pace
futura. Sotto la guida della sorella Èva Rostain un gruppo di
sei sorelle ha celebrato il culto
in una chiesa gremita di uomini e di donne attenti e commossi, e il canto (eccezionalmente non accompagnato
dall’organo, per la malattia
dell’organista coreana) si è alzato comunque caloroso e sentito, in una maggiore vicinanza
a Dio. Una cerimonia sentita
ed emozionante, a cui hanno
partecipato anche le sorelle
della comunità battista di Ferrara, metodista di Parma e valdese di Felonica Po.
Maria Pia Pacetti Ventura
angusto. Infatti le donne provenienti dalle Valli erano circa
130 e ad esse si sono aggiunte alcune sorelle provenienti
da Ivrea e un gruppo di simpatizzati. La comunità, come ha
sottolineato Tavo Burat, presidente del Consiglio di chiesa,
ha vissuto cosi una giornata
molto diversa dal solito e ha
dimostrato grande riconoscenza per questa occasione
straordinaria di comunione
fraterna. Dopo il pranzo comunitario ha avuto luogo la
seconda parte della giornata,
dedicata a una informazione
sulla situazione della Corea del
Sud e sull’impegno delle donne cristiane di quel paese.
Tornando in pullman le sorelle
delle Valli hanno ricevuto un
piccolo sacchetto contenente
alcuni semi di piante diverse,
ricordo e simbolo della bella
giornata. «Semina tutto ciò
che di bello c’è in te, le tue
piccole luci, un nonnulla. Semina, semina e abbi fiducia;
ogni granellino arricchirà un
piccolo angolo di terra».
Wilma Gay
Biella
Le componenti dei gruppi e
delle Unioni femminili del I distretto hanno vissuto la Gmp
unendosi alla Chiesa valdese
di Biella. In questa graziosa
cittadina del Piemonte settentrionale, nota per il fiorire di
importanti industrie tessili, fin
dagli ultimi decenni del secolo
scorso è presente una piccola
comunità dotata di un accogliente locale di culto che,
nell’occasione, si è dimostrato
Roma
Venerdì 7 marzo si è svolta
a Roma la Gmp presso la cappella dell’Istituto del Sacro
Cuore. È stata la prima volta
che la ricorrenza è avvenuta in
ambito cattolico. La cornice
era molto suggestiva; la meravigliosa chiesa gotica svettante
verso il cielo, normalmente
non aperta ai turisti, è stata
spalancata per la Giornata
mondiale di preghiera. Un ristretto comitato aveva suddiviso le diverse fasi della liturgia
fra alcune delle realtà cristiane
presenti a Roma; battiste, vaidesi, metodiste, awentiste, luterane, pentecostali. Esercito
DICONO DI NOI
pQbe, prima diaconessa
^4
Il giovane Teodoro Fliedner
(1800-1864) viene nominato
pastore della piccola comunità
luterana di Kaiserswerth, sul
basso Reno, all’età di 22 anni. Non molto soddisfatto delle «verità razionali» della teologia del tempo, intraprese lunghi viaggi in Olanda e Inghilterra e fu impressionato
dall’attività sociale compiuta
dalle chiese evangeliche di
quelle regioni. Tornato nella
sua comunità pensò di aprire, sull’esempio dell’opera di Elisabetta Fry in Inghilterra, un «Asilo per le donne uscite dal
carcere penale» in vista di un loro reinserimento nella società. Per compiere questo servizio si valse di collaborazione femminile a cui però volle dare una caratterizzazione evangelica particolare. Fu così
che nel 1836 fondò la «Casa madre delle
diaconesse di Kaiserswerth», ristabilendo
il diaconato femminile nella Chiesa evangelica. Chiedeva alle suore un impegno
minimo di cinque anni che non voleva
avere il carattere di un voto di tipo monastico, ma doveva servire come «difesa del
cuore contro la tentazione di abbandonare troppo alla leggera “l’ufficio affidato’’».
Le diaconesse indossavano un modesto
vestito di color azzurro e una semplice
cuffietta bianca, non molto dissimile dal
modo di vestire delie donne della campagna del tempo. L’opera delle diaconesse
si sviluppò in Germania e in altri paesi e
alle suore furono affidati compiti diversi
nel campo della sanità, dell’assistenza e
della solidarietà sociale.
- -4 .
’à
Il nome diaconessa fa riferimento a Febe, la prima diaconessa citata dall’apostolo Paolo in Romani 16,1-2. Il movimento
si diffuse rapidamente in molte zone della
Germania e in Svizzera, tanto che nel
1864 si contavano già altre cinquecento
suore. Di particolare interesse per noi è la
fondazione della Casa delle diaconesse di
Echallans (poi trasferita a St.-Loup) avvenuta nel 1842 ad opera del pastore Luigi
Germand. Furono infatti le diaconesse di
St.-Loup che per prime giunsero in Italia
per lavorare nelle nostre opere. E la prima fu suor Henriette Helm, presso
l’ospedale di Torre Pellice.
L’opera delle diaconesse voleva mantenere un carattere interecclesiastico per
mezzo di un servizio senza legami, con
una chiesa particolare. L’opportunità di
costituire anche in Italia un’opera di diaconesse, fu espressa dal pastore G. Pietro
Metile, in un discorso in occasione di un
15 agosto a Angrogna. Il figlio William,
fondatore del Rifugio, progettò dì collegarla a tale istituto. Ma fu a Torino che alla fine del secolo, presso l’Ospedale valdese, si costituì la «Casa italiana delle diaconesse di Torino» sotto gli auspici della
«Unione intemazionale delle amiche della
giovinetta».
Nel 1901 viene diffusa la prima relazione annua di tale opera. La prima diaconessa italiana era originaria di Vittoria (Sicilia) e la seconda era una fiorentina. Furono consacrate nel 1904. La sede della
Casa madre subi diverse vicissitudini, da
Torino si trasferì a San Giovanni, poi a
Pomaretto c infine a Torre Pellice, prima
in corso Fiume, poi nell’attuale sede. Nel
1920 la Casa passò alle dirette dipendenze della Tavola valdese. L’opera si sviluppò fino a raggiungere, nel 1941, il numero massimo di trenta suore comprese
le novizie, impegnate negli istituti della
chiesa dalle Alpi alla Sicilia.
Il dopoguerra segnò un arresto nelle
iscrizioni di nuove diaconesse e il loro numero andò progressivamente scemando
fino alla situazione attuale con
due diaconesse in emeritazione e una diaconessa svizzera.
L’esigenza di un rilancio collegato a un rinnovamento
dell’opera. Si pose già negli
anni ’50 quando il Sinodo
promosse uno studio sull'argomento che però non ebbe
uno sbocco operativo valido.
Nel 1965 fu collegata alla Casa l’opera di casa Gay «Scuola-Convitto evangelica femminile (chiusa nel 1973) e il «Centro diaconale», organismo con Io scopo di collegare i dipendenti degli istituti, promuoverne
la formazione e avware una riflessione generale sui temi della diaconia della e nella
chiesa (chiuso nel 1973). Mentre la Casa
delle diaconesse riduce la propria attività
all’assistenza agli anziani (nel 1991 entra
in emeritazione l’ultima diaconessa direttrice), viene reso operativo e sviluppato il
progetto di un servizio diaconale all’interno della chiesa che, sia pur in forma diversa, continuasse l’opera che fu delle
diaconesse. Il servizio diaconale inserisce
nei ruoli della Tavola valdese uomini e
donne disponibili a operare in funzioni
non pastorali nel campo socio-assistenziale, deH’accoglienza, dell’educazione e animazione, della pubblicistica e deU’amministrazione.
Attualmente i diaconi sono 12 e le diacono sono 13. Nello stesso anno in cui
l’ultima direttrice della Casa delle diaconesse entrava in emeritazione, a Firenze
veniva inaugurata una scuola per la formazione diaconale con sette iscrizioni. Intanto nel 1976 veniva consacrata la prima donna pastore. Veniva cosi posto fine
a un sistema ecclesiastico che attribuiva ai
soli uomini il ministero pastorale e alle sole donne il ministero diaconale. Uomini e
donne sono dunque impegnati nel sevizio
della predicazione e della diaconia, senza
distinzione di sesso ma con la stessa vocazione di testimonianza fuori e dentro la
chiesa con la parola e l’azione.
Alberto Taccia
della Salvezza, il Sae e le chiese metodiste coreane. 11 coro
coreano prima e le donne metodiste coreane del Sud introducendo il tema della liturgia,
hanno ritmato il loro rituale
«Annyung Haseyo» (pace), auspicando che in Corea e in tutto il resto del mondo il seme
della rinascita in Gesù Cristo
possa, in terreni diversi, germogliare e crescere per diventare albero rigoglioso.
Giuliana Giammetti
Mottola
Mercoledi 5 marzo nella
chiesa di San Giuseppe ci siamo incontrate/i per la celebrazione della Gmp e, oltre al
gruppo donne e alla nostra
comunità battista, erano presenti tutte le parrocchie di
Mottola. La serata, oltre che
dall’intercalarsi delle letture, è
stata allietata da canti accompagnati dal battito delle mani
delle più di duecento persone
presenti. La cosa positiva credo sia stata quella che per la
prima volta in una chiesa cattolica si sia potuto svolgere un
programma curato e condotto
da sole donne, senza la presenza del prete, che è rimasto
seduto ad ascoltare insieme al
vicario di Mottola. Possiamo
proprio dire, prendendo spunto dal tema della Gmp, che
abbiamo verificato come il seme piantato nel passato stia
diventando un piccolo albero.
È questa la speranza e la fede
che abbiamo; Cristo Gesù ci
aiuterà a seminare sempre e
comunque, senza la pretesa da
parte nostra di vedere i frutti,
ma con la consapevolezza che
il Signore possa raccoglierli,
perché solo a lui vanno meriti,
gloria e lode.
Santina Speranza
Tieni aiia
Fdei?
L9 art. 3 dello statuto Fdei
dice: «11 finanziamento
della Federazione è assicurato
dalle quote annuali dei movimenti denominazionali dei
gruppi o unioni e delle persone singole che vi aderiscono e
da eventuali offerte e doni di
enti o privati».
Desidero, in base a questo
articolo, sottolineare quanto
siano importanti le offerte dei
singoli e dei gruppi per un
buon andamento della Federazione, che attualmente può
contare, con certezza, solo sulla somma di 900.000 lire annue che vengono versate dai
movimenti denominazionali.
Vorrei ringraziare coloro che
già hanno inviato la loro offerta e invitare caldamente chi
non lo ha ancora fatto a farci
Catania
Il 7 marzo di quest’ano
nella Chiesa madre di Sjj.
Gregorio, in provincia di Cj,
tania, si sono riunite circa 15|
persone per seguire la liturgj
della Gmp delle donne cristi^
ne. Alla preparazione hanm
partecipato donne di chiesi
differenti:quella battista, lut^
rana e cattolica. L’impressio
ne che ne abbiamo riportato!
stata molto bella, perché al
biamo visto come membri (
chiese diverse possono esseri
unite da un unico desiderio
partecipare Luna alla viti
dell’altra.
Un invito corrisposto ha fa(
to in modo che ci conoscessi
mo di più tra noi e che ap
profondissimo realtà a volt
lontane da noi. Anche questi
scritto è espressione di uniti
infatti l’abbiamo scritto un
cattolica e una battista e qu^
lo che mi porto dentro (Mili
na) da questa esperienza è eli
l’ecumenismo non è ua
realtà che si costruisce sol
con i discorsi teologici, n
parte anche da quel pocol
amore reciproco che ci mi
tiamo anche se siamo gen
comune.
Con questo articolo vorrenl
mo esortare i lettori di
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presidente
via del Casaletto 385
00151 Roma
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vicepresidente
via Croce Rossa 34
90144 Palermo
Maria Grazia Sbaffi
segretaria
via Racagni 24
43100 Parma
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via Olivet 12
10062 Lusema S.Giovanni
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via Pomposa 19
44100 Ferrara
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La pubblicazione del Notiziario, con cadenza trimestrale, e gli studi con cadenza annuale, hanno un costo non indifferente, ma sono un importante strumento per lavorare
insieme. La stampa, gli incontri del Comitato (due all’anno),
i convegni e le attività di collegamento e rappresentanza sono solo alcune attività che decurtano la cassa della Fdei.
Il tesseramento in corso da
quest’anno è una nuova forma
di sostegno finanziario. Con
un versamento di £ 25.000
annue ogni singola persona riceverà oltre alla tessera di adesione, tutto il materiale prodotto dalla Federazione. Le possibilità di aiuto concreto non
mancano, si deve solo prendere coscienza di sostenerla se si
crede neH’importanza del compito specifico della Fdei.
Marina Bertin
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Fascicolo interno a Rlry o:
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n. 16 del 25 aprile 199J ìll’aziend
Trib. Pinerolo n. 176/iy°'> •
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P^ra Egidi. Edizioni Prof bmazio,
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Un convegno sulla produzione di vini di qualità
Q Ramìe: una tappa importante
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Una storia di duro lavoro,
di genti ostinate attaccate
tenacemente al loro paese, alla
loro terra, una terra soleggiata
che porta il nome di «Ramìe»;
vitigni locali originali, rari,
probabilmente autoctoni, coj^e la «Lambrusca vittona»,
j’«Avanà», la «Plassa», il
«Doux d’Henry», la «Berla ’d
orava». A questo vino è stato
dedicato un convegno, durante
¡1 quale esperti e studiosi hanno portato il loro contributo,
ponendo l’aspetto tecnicoscientifico a fianco del lavoro
e dell’esperienza del vignaioio, Produttori e amministratori
hanno giocato un ruolo fondamentale nella riscoperta della
nostra montagna e nella salvaguardia del territorio dei
Ramìe: una delle opere principali di questi anni è il grosso
impianto idrico che porterà
acqua alle viti, in pai ticolar
modo nelle annate asciutte,
quando si rischia di perdere
buona parte del raccolto.
Questo convegno, che segua una tappa importante nella storia del vino Ramìe, ha
visto riuniti i produttori e i
tecnici che a vario titolo da
Brano
ilo vorreni
ri di affiancano il loro lavoro
a a coglie ^ S** amministratori che hancomeque- "o creduto nella rinascita di
insieme i ® vino che «sta cambiando:
meglio 'inora era un vino essenzialmente locale, da autoconsuìttista e tuo, in futuro potrebbe divenga si SOI» tare un vino in bottiglia con
eirabboni etichetta e marchio Doc; porta rivis irebbe diventare un prodotto
rio in dir di rendimento per t’agricoltuoca con ra, per il paesaggio, per il turismo a livello locale ~ afferma Moreno Sostar, che alPina utna^Mo della Gommissione agri' ptura del Comune di Poma' “fto ha a\ vialo un’indagine
lUe tecniche di vinificazione
■■ ¡1 vino in Piemonte è ambamente sfruttato come prolotto “leader", di trascinaento dell’immagine del terP|iQÌ^torio. La Commissione agri* "ottura ritiene indispensabile
valorizzare la produzione del
vino Ramìe per il manteninento di un patrimonio culturale e di una risorsa cconomi■a importanti, strettamente leati a una corretta gestione
el territorio».
Carlo Salvadore, della Reione Piemonte, dopo una panoramica sulla produzione
Idei vini Doc in Italia, in Pieftoonte e nella provincia di
;5
iffi
Vigneti sulla collina di Pomaretto
Torino, si ferma sulla novità
della legge 164/92, che introduce il nome geografico della
denominazione d’origine. Nel
caso della nostra zona il vino
Ramìe si inserisce nella denominazione di origine controllata Pinerolese, con il decreto
del 12 settembre ’96.
E interessante ma anche
molto importante che il prodotto che si vuole introdurre
sul mercato abbia un legame
col territorio di produzione.
Nel caso del Ramìe i vitigni
locali hanno caratteristiche
talmente originali da rendere
questo vino unico e non riproducibile. Tutti gli interventi
della giornata hanno voluto
sottolineare il legame di questo prodotto con la propria
storia, con la geografia del
territorio, con i possibili agganci alla promozione turistica, inserendo un piccolo paese
come Pomaretto in un itinerario gastronomico, promuovendo visite guidate, in una nuova formula di turismo non di
massa ma responsabile e legato all’amore per la natura.
Nel panorama storico presentato da Franco Bronzât,
del Consorzio tutela Doc Pinerolese, si capisce che il vino
Ramìe è effettivamente parte
integrante del paesaggio storico-geografico locale, ma non
sempre ci si accorge del valore di ciò che si ha sotto gli
occhi tutti i giorni. L’intervento dei geologo Roberto
Salandin, che da poco ha avuto modo di conoscere la zona
del Ramìe, ci chiarisce che è
molto importante «conoscere
il prodotto che si ricava da
queste o da altre terre che ci
si trova a visitare. La componente paesaggistica non è
mai da sottovalutare: in particolar modo a Pomaretto
colpiscono i “bari" dei Ra
mìe, così ripidi da lasciare
immaginare il duro lavoro
dell’uomo che con la gerla riporta la terra dal basso verso
l’alto. E un paesaggio che
può diventare museo perché
racconta una storia, capitalizzata in secoli, in modo che la
gente possa capire e apprezzare. A questo punto si può
anche inserire un flusso turistico che possa portare la
gente ad assaporare il vino,
accompagnato da qualche
buon piatto tipico, locale».
Anche Giorgio Barbero, del
Consorzio tutela Doc Pinerolese, è convinto che questo vino debba essere diffuso creando una corretta immagine del
prodotto: «La promozione in
ambito nazionale e internazionale di questi vini è sicuramente legata alla promozione
turistica del territorio pedemontano, coinvolgendo gli
operatori locali, sfruttando
l'interesse sempre più alto nei
confronti della produzione
enogastronomica; è fondamentale che questi vini siano
conosciuti e consumati principalmente nell’area di produzione per poi promuovere una
promozione più allargata».
Vari interventi sottolineano
al necessità di migliorare la
qualità del vino, utilizzando
migliori tecniche di coltivazione e di vinificazione, ferma restando l’esperienza dei
coltivatori. In questo contesto
si sono inserite anche le scuole operanti sul territorio: la
scuola media «Gouthier» di
Perosa Argentina ha presentato un opuscolo, realizzato alcuni anni fa, dal titolo Tra vigne e chabot, e la scuola elementare di Pomaretto ha presentato una mostra dal titolo
«I bari del Ramìe» e una carrellata di canzoni sul tema
della vigna e del vino.
iiovani»
Ispezionati i lavori alla struttura di Bibiana per anziani
Giudizio positivo sulla Rsa
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Gli ispettori ministeriali
"anno effettuato nei giorni
'torsi una visita ai lavori in
'Orso per la realizzazione, da
j"rie dell’azienda Usi IO,
¡"Ila Residenza sanitaria assironziale (Rsa) nel Comune
fiibiana. I lavori di realizóone della Rsa di Bibiana
stati avviati a inizio
mediante l’utilizzo dei
Jadi che l’azienda Usi ha ot*aoto ai sensi dell’art. 20
"Ila legge 67/88-1“ triennio,
a 3,2 miliardi di lire. I lastessi, diretti dallo studio
■tnico Bergeretti-Ripamonti
t offettuati dall’impresa
tggio-Gelasio di Torino,
*"o stati sollecitati in questi
dal direttore generale
' azienda Usi 10, Ferruc•m^.^ossa, che ne ha richiesto
i per il prossimo
a Rsa di Bibiana è una
'tura per anziani non au''^tficienti con 40 posti let
to, dotata strutturalmente di
ogni accorgimento per assicurare agli utenti un’assistenza
adeguata e moderna: camere
a due letti singolarmente dotate di servizi igienici, un
grande ambulatorio sanitario
dove presteranno servizio i
medici e gli infermieri incaricati, una palestra per riabilitazione, il ristorante interno con
sala mensa, le camere mortuarie e all’esterno una grande area verde attrezzata per lo
svolgimento dell’attività fisica all’aperto degli ospiti.
La Rsa di Bibiana è la prima a decollare delle tre nuove
strutture di questo tipo previste nei programmi dell’azienda Usi io di Pinerolo: le altre
due Rsa stanno sorgendo a
Prarostino (60 posti letto) e a
Cumiana (60 posti letto per
anziani non autosufficienti e
10 per disabili); complessivamente quasi 200 posti che andranno presto a colmare una
grave lacuna assistenziale, vista l’insufficiente disponibilità attuale di posti in strutture
pubbliche del tipo Rsa nel Pinerolese. È fra l’altro allo studio da parte della Ausi un’
ipotesi di riservare una parte
dei posti disponibili nelle
nuove Rsa anche alle «dimissioni protette» dei pazienti
provenienti dall’ospedale E.
Agnelli di Pinerolo.
Al termine della visita e del
relativo sopralluogo, gli ispettori ministeriali hanno ufficialmente espresso un giudizio positivo sullo stato di
avanzamento dei lavori, non
riscontrando alcun problema
né rilievi di sorta. Il direttore
generale delI’Ausl da parte
sua ha predisposto con l’ufficio tecnico l’impresa e la direzione dei lavori un preciso
cronoprogramma dei tempi
previsti per i lavori stessi, al
fine di evitare ritardi nell’utilizzo della nuova struttura.
Valli Chisone e Germanasca
Approvati i conti
consuntivi del 1996
LILIANA VIGLIELMO
La parte più consistente in
termini finanziari dell’ordine del giorno presentato
nell’ultimo Consiglio della
Comunità montana Chisone e
Germanasca, il 18 aprile, è
stata indubbiamente l’approvazione dei conti consuntivi
1996, che si presentavano divisi per provenienza, essendo
uno relativo alla normale amministrazione della Comunità
e l’altro, per il settore socioassistenziale, ancora compilato dall’Ausl 10. Il primo registra entrate per poco più di 7
miliardi e l’andamento della
gestione è da considerarsi positivo, soprattutto per effetto
della legge sulla montagna, il
secondo ha avuto quasi 3 miliardi di entrate e una rimanenza attiva di 46 milioni.
Per l’assestamento del bilancio di previsione la maggiore entrata di 285 milioni
sarà destinata ai lavori socialmente utili richiesti dai Comuni. Anche i proventi della
vendita dei tesserini per la
raccolta dei funghi, che ogni
anno assicura un introito di
35-40 milioni, saranno poi
destinati a finanziare interventi di tutela dell’ambiente e
di miglioramento delle colture boschive. Le domande, di
consorzi o di privati, per l’anno in corso dovranno essere
presentate entro il 30 giugno
e il 31 ottobre.
I punti precedenti in discussione riguardano invece la costituzione di due commissioni: una informale composta di
9 membri, con il compito di
fornire dati sulle aree artigianali e industriali, per le quali
esiste un contributo di 600
milioni, l’altra prevista dal regolamento come commissione
speciale per studiare il piano
di sviluppo, con particolare riguardo per l’area industriale
di Villar Perosa.
Di quest’ultima, composta
anche di 9 membri, potranno
far parte rappresentanti dei
Comuni, che saranno consultati quando si parla di ciò che
li riguarda.
Al termine della seduta, il
Consiglio ha approvato un ordine del giorno relativo alla
riorganizzazione della rete
scolastica, nel quale si chiede
che il parere degli enti locali
su accorpamenti o soppressioni di sedi scolastiche, da richiedere per legge, sia considerato vincolante per provveditorato e ministero. Tutto ciò
per riaffermare l’importanza
delle scuole in montagna, al
di là delle pure considerazioni
numeriche e finanziarie.
Pinerolo: in vista dell'Assemblea di Graz
Incontro ecumenico
SERENA RIBET
Domenica 13 aprile si è
avuto a Pinerolo il primo
incontro ecumenico giovanile,
che è andato ad arricchire il
numero dei dibattiti che ultimamente si sono tenuti sul
tema della Riconciliazione, in
vista dell’importante appuntamento di Graz.
Durante la preparazione di
questa giornata, allo staff (i
cui membri provenivano dalla
giunta Fgei-Valli, da alcuni
gruppi giovanili cattolici e
dalla comunità di base) è parso necessario, prima di tutto,
soffermare l’attenzione sul
modo in cui i giovani, del Pinerolese e non, vivono il loro
impegno nelle rispettive comunità e anche sui dubbi che
possono esistere rispetto alle
realtà religiose diverse dalle
proprie. E sembrato un passo
fondamentale (e in tale maniera mi è sembrato sia stato
vissuto dai partecipanti) prima di poter affrontare un concetto così impegnativo quale è
quello della Riconciliazione.
Secondo alcune definizioni,
emerse dai dibattiti tenutisi
nei gruppi di lavoro che nel
corso della giornata hanno approfondito le tematiche loro
proposte, la Riconciliazione
viene intesa sia come confronto necessario a partire
dalle diversità, fonte di ricchezza e crescita, ma anche
come riconciliazione nella
memoria, per non dimenticare
un passato fatto di conflitti,
nella speranza però che da
una situazione di «rottura» il
cammino di riconciliazione
possa essere vissuto come
crescita nella fede.
Importante, in tal senso, è
stata la liturgia ecumenica che
ha concluso il nostro incontro.
In una cornice preparata precedentemente, composta da
canti, preghiere, letture bibliche, silenzi o brevi commenti,
seduti tutti in cerchio su di un
bel prato primaverile e riscaldati dal sole, che ormai ci salutava dopo averci accompagnati per tutto il giorno, ognuno di noi, in uno spazio di valutazione, ha avuto la possibilità di esprimere ciò che ha
provato, e quali pensieri ha
potuto far propri, rispetto alle
tematiche affrontate nel corso
della giornata. Anche se il numero dei partecipanti non è
stato altissimo è stata comunque un’occasione ricca e intensa, in cui si è sentito forte
il desiderio di ognuno affinché questo fosse solamente il
primo di una lunga serie di incontri, che ci permettano di
comprendere assieme quali
siano i difficili e arricchenti
sentieri deH’ecumenismo.
j
Un momento dell’incontro
INCONTRI TEOLOGICI «G.
MIEGGE» — Domenica 4 maggio alle 17, a Angrogna, incontro del collettivo teologico
«Miegge» sul libro di Gianni
Vattimo «Credere di credere».
ATTIVITÀ SCOUTISTICHE —
Sabato 10 e domenica 11 maggio week-end scout presso al
località «La erotto d’Plenc» di
Bovile, a Ferrerò. Partenza da
Torre Pellice davanti alla Casa
unionista alle 14,30 di sabato
10; domenica 11 appuntamento
per i genitori, alle 17, in località
«La erotto d’Plenc».
3° CIRCUITO — Proposta di
gita a Lipsia e dintorni dal 13 al
23 giugno «Sulle orme di Lutero». Chi è interessato può rivolgersi alla Chiesa valdese di Pramollo(tel. 0121-58020).
INCONTRI AD AGAPE — Dal
24 al 27 aprile week-end sul tema «Senza corpo», riflessione
sulla bioetica. Dal 24 al 27 aprile campo week-end formazione
adulti su «La plenaria: spontaneità 0 gestione?» per migliorare il lavoro di conduzione delle
assemblee.
ANGROGNA — In seguito alla visita dei fratelli e delle sorelle
calabresi si sta organizzando un
viaggio in Calabria e Puglia per
la fine dell'estate (intorno alla
prima domenica di settembre).
Al momento non sono ancora
stati definiti i programmi e i costi, chi è interessato può comunque già mettersi in contatto
con il pastore.
LUSERNA SAN GIOVANNI —
Riunioni quartierali: giovedì 24
agli Airali, martedì 29 alle Vigne,
venerdì 2 maggio agli Airali.
POMARETTO — Le prossime
riunioni quartierali saranno: venerdì 25 aprile a Perosa alle
20,30 e mercoledì 30 ai Maurin
sempre alle 20,30.
FRALI — Domenica 27 aprile
culto di fine attività. Incontro di
lettura dell’Apocalisse alle 20,30
presso il presbiterio. I confermati si incontrano sabato 26 alle 15 per preparare il culto stesso; alle 17 dello stesso giorno
catechismo di 1° e 2° anno, e alle 18 si trova il coretto.
PRAROSTINO — Domenica
11 maggio la comunità sarà in
visita alla Casa delle diaconesse
di Torre Pellice. Un gruppo di
anziani che seguono e sostengono questa opera parteciperà
al culto alle 10 e successivamente al pranzo con ospiti e
personale della Casa.
RORÀ — Studio biblico alle
21 alla sala Morel giovedì 24.
SAN SECONDO — Domenica
4 maggio alle 10 culto con assemblea di chiesa; all'odg elezione anziani e deputati alla Conferenza distrettuale e Sinodo.
TORRE PELLICE — Domenica 27 aprile, alle 15, alla Casa
unionista, proiezione di due videocassette: «Le assise della
Cevaa» e «La chiesa di lingua
francese di Roma»; tutti sono
invitati. Studio biblico condotto
da Massimo Marottoli; lunedì
28 aprile alle 20,45 al presbiterio su Giovanni 6, 35-50 «Gesù
alla festa di Pasqua». Venerdì 2
maggio culto serale alla Casa
unionista alle 18.
VILLAR PELLICE — Dal 24 al
27 aprile gita in Germania con
visita alle chiese del Palatinato.
Domenica 4 maggio alle 10 culto con assemblea di chiesa.
Presentazione della relazione
annua, elezione del deputati alla
Conferenza distrettuale e al Sinodo, elezione di nuovi membri
del Concistoro.
VILLAR PEROSA —Alle 10
culto presieduto da S. Turtulici.
VILLASECCA — L’Unione
femminile organizza per l’8
maggio un incontro, con agape
fraterna, con gli ospiti dell’Asilo
di San Germano; chiunque volesse partecipare deve prenotarsi presso Clodina Balma o Milena Grill entro il 1“ maggio. Si
cercano vecchie fotografie di
Combagarino e Villasecca per
poterne esporre le fotocopie nei
locali restaurati delle due zone;
chi ne avesse e fosse disponibile, è pregato di mettersi in contatto col pastore.
14
PAG. IV
E Eco Delle Yaui Iàldesi
VENERDÌ 25 APRILE 19^ yg^ERl
Un progetto di sviluppo culturale
Vetrina occìtana
L’assessorato alla Montagna della Regione Piemonte
finanzierà per 3 miliardi circa
il progetto di sviluppo socioeconomico e culturale denominato «Espaci occitan». «Si
tratta di una grossa scommessa - dichiara l’assessore alla
Montagna, Vaglio se la
vinceremo vorrà dire gettare
le basi per rilanciare davvero
quell’area alpina che va dalla
valle di Susa fin quasi ai confini con la Liguria: è attraverso un meccanismo di ricaduta, attraverso il recupero delle radici di un popolo che si
costruisce il suo domani».
«Espaci occitan» rappresenterà infatti non una realtà statica e fine a se stessa, ma il
primo degli ingranaggi di un
meccanismo che viene oggi
messo in moto dalla Regione
Piemonte per arrivare domani
a essere indipendente creando
economia, sviluppo, posti di
lavoro. Lo spopolamento della
montagna è stato in passato
catalizzatore di se stesso: l’abbandono delle attività tradizionali, in particolare agricoltura e allevamento, hanno impoverito le risorse locali e di
conseguenza anche l’offerta
turistica. Le foreste, i pascoli
e la rete dei corpi idrici, non
più soggetti a manutenzione e
sorveglianza, sono all’origine
dei danni che sappiamo alla
pianura: la natura abbandonata a se stessa si ribella. «Per
CantavalH
«Roulez
fillettes»
la, EA//WTO.
ASS IC'D R azioni
Gruppo di Assicurazioni
la Basilese
sonalmente - prosegue Vaglio
- sono poco propenso alla
scenografia della borgata semidiroccata e abbandonata:
credo invece nel recupero
funzionale delle borgate, dei
pascoli, delle foreste e in generale del territorio».
La Regione Piemonte ha
voluto farsi promotrice di
questo ambizioso progetto in
un momento di verifica sulle
potenzialità della «identità»
come catalizzatore di una
nuova epoca di sviluppo.
«Dichiarazioni di principio,
spesso destinate a rimanere
lettera morta nel recente passato si sono sprecate - ha aggiunto Vaglio - Dal 1988,
anni in cui la Commissione
delle Comunità europee mise
mano al famoso documento
sulle minoranze linguistiche
nei paesi della Cee, fino alla
sentenza della Corte costituzionale del luglio 1995 che
impegnava e autorizzava “la
Repubblica nelle sue varie
articolazioni a emanare apposite norme a tutela delle
minoranze”, è tutto un susseguirsi di norme europee, nazionali e regionali con scarsa
ricaduta effettiva. Il Piemonte
anche in questo settore ha deciso di seguire una via originale. Sul versante della difesa
delle minoranze etnico-linguistiche tradizionali l’impegno politico è stato effettivo,
non generico e vago».
Al tempio valdese di San
Germano Chisone sabato 3
maggio alle 21,15 terzo appuntamento per la rassegna
Cantavalli ’97. Ad esibirsi
sarà il trio francese «Roulez
fillettes», tre donne tra le più
belle voci della scena musicale francese, guidate da Evelyne Girardon di Lione. «Roulez fillettes» nasce da anni di
impegno nello studio delle
possibilità polifoniche della
voce femminile; in origine
nato come quintetto da quest’anno è diventato un trio
con Béatrice Baille e Catherine Paure e presenta un repertorio che riprende canzoni
popolari dei paesi francofoni,
dalla Svizzera al Québec, con
particolare attenzione per le
Alpi francesi e le loro tradizioni. Una proposta anche
strumentale con la ghironda
di Evelyne e il violino di
Catherine, ma dove emerge in
primo piano il fascino e l’espressività della voce femminile, in arrangiamenti talvolta
arditi, ma sempre di grande
suggestione. Ingresso lire
10.000, ridotti lire 7.000.
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Un duo
«didattico»
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HOCKEY PRATO — Prima sconfitta in casa per i villaresi
sconfitti per 1 a 2 dal Mori di Trento. Gli ospiti hanno segnato
al quinto minuto del primo tempo con una fortunosa deviazione
di un cross dalla sinistra, prima azione di attacco del Mori. Il
secondo punto per gli avversari è arrivato al ventesimo su azione di contropiede, mentre i villaresi erano sbilanciati in attacco
alla ricerca del pareggio. Numerose sino ad allora le occasioni
per i villaresi che hanno accumulato sette corner corti e tre palle gol sbagliate. Il 2 a 1 arriva sul finire del primo tempo su
corner corto con una deviazione di Dell’Anno, in seguito a un
tiro di Degano senior. Il secondo tempo è stato tutto all’insegna
degli attacchi villaresi, spesso sciupati sotto porta; ancora cinque corner corti, ma nessuna rete. Gli ospiti si sono limitati a
difendere e a colpire in contropiede con un modulo di gioco
molto bello a vedersi e anche efficace. Ai valligiani non è comunque mancata la grinta e la delusione alla fine della partita
era sul volto di tutti. Il Villar rimane comunque sempre tra le
prime, staccata da due punti dal Cus Padova, secondo. Prossima giornata in trasferta per i villaresi a Moncalvo il 25 aprile e
il 27 a Villar contro il Cus Brescia.
Inusuale e assai accattivante il modo in cui i due musicisti (Enrico De Maria, violinista, e Giorgio Mirto con una
chitarra a 10 corde) hanno
svolto il tema proposto al
«Pomeriggio musicale» delrUnitrè di Torre Pellice: un
concerto «didattico», illustrato con chiare e dotte spiegazioni del prof. De Maria, con
esempi musicali e pittorici sul
«Romanticismo musicale salottiero». Il duo, di per sé
piuttosto raro, ha eseguito
con eleganza e sensibilità
musiche deU’800 di autori
poco noti ma molti rappresentativi di quel periodo
(Shidler, Coste, Mertz, Lhoyer, Legnani, Giuliani, Paganini); anche la riproduzione
di quadri della stessa epoca
ha fatto rilevare l’affinità fra
le due arti che si rispecchiano
Luna nell’altra.
L’Unitrè di Torre Pellice
ringrazia i due valenti artisti,
che hanno offerto un pomeriggio veramente particolare
per la perfetta esecuzione delle musiche accuratamente
scelte nello stile dell’epoca.
CALCIO — Pareggio nei minuti di recupero per il Pinerolo
nel campionato Dilettanti; opposti allo Chatillon, i biancoblù
sono prima passati in vantaggio grazie alla rete realizzata su rigore alla fine del primo tempo da Pia ma nella ripresa hanno
subito il ritorno dei valdostani. Gli ospiti sono infatti andati prima al pareggio e poi al vantaggio meritatamente senza che il
Pinerolo riuscisse a reagire; anzi la squadra di Gallo si è fatta
prendere dal nervosismo subendo ben tre espulsioni in dieci
minuti. Clarnorosa, a quel punto, la rete di Rosa, in pieno recupero. Domenica prossima impegnativa ad Agliano, squadra che
domenica ha battuto in trasferta la Eossanese costringendo i cuneesi a una affannosa lotta per non retrocedere. In prima categoria giornata degli 1-1: il San Secondo ha pareggiato ad Avigliana, il Luserna con analogo punteggio a None e il Perosa in
casa col Ferriera; nel girone G ancora 1-1 fra Barge e La Loggia, mentre il Cavour va a vincere con la capolista Tre Valli.
PALLAVOLO — Il Body Cisco perde in casa per 0-3, in B2
maschile: pur impegnando notevolmente la capolista Asti, non
può impedire che gli ospiti conquistino in anticipo la promozione in B1 ; male anche il Magic Traco che perde 0-3 a Rapallo, mentre il Gold Gallery vince in casa 3-1 sul Bresso.
La formazione Allievi del 3S Pinerolo ha raggiunto l’obiettivo
delle finale battendo il Valli di Lanzo, mentre nell’altra semifinale il Kappa Cus Torino ha superato il Valentino. Domenica
prossima si ripeterà quella che fu già la finale lo scorso anno
quando i pinerolesi furono sconfitti all’ultimo set. Si giocherà a
Luserna con varie partite in programma a partire dalle 10; alle
17 la finale 3S-Kappa. In terza divisione femminile il 3S Nova
Siria ha superato per 3-0 il Vecchio Forno mentre il 3S Bar dei
tigli ha perso dal Perosa Bertallot per 0-3. Nel settore Allievi il
3S di Gardiol approda alle semifinali battendo per 3-0 il Parella.
ATLETICA LEGGERA — È iniziata bene la stagione del
3S giovanile di atletica leggera; a Giaveno, domenica, si sono
confrontati cadetti e ragazzi. Sara Salvi, Roñal Mirabile, Samir
Fenoglio e Alberto Steri i migliori lusemesi.
PALLAMANO — Il 3S under 18 femminile si avvia a confermare la terza posizione a livello regionale; nell’ultimo incontro giocato a Luserna le ragazze pinerolesi hanno superato
con 31 reti F Alessandria con 14 reti personali di Federica Bertin. La squadra dell’Exes Rivalta under 18, in cui hanno giocato anche i giovani lusemesi, ha vinto, con soli cinque uomini,
la partita di Tortona per 12-11, confermandosi così al terzo posto nella graduatoria regionale. Con una migliore organizzazione anche il secondo posto sarebbe stato alla sua portata. Si è
chiuso il campionato under 15 maschile; non è mai mancato
l’impegno di questa formazione sperimentale anche se i risultati non sono arrivati; saranno le prossime stagioni sportive a dimostrare la possibilità di miglioramento del team lusernese.
Intanto si annuncia un altro avvenimento di livello nazionale;
dal 1° al 4 maggio il Pinerolese ospiterà, sotto la regia organizzativa del 3S, la fase finale della Coppa Italia femminile che
vedrà la partecipazione di otto fra le migliori squadre nazionali:
il Rimini fresco campione d’Italia, e poi Cassano Magnago,
Enna, Palermo, Siracusa, Messana, Torres e Fileni Cingoli. Si
giocherà al palasport di Rinasca; il sorteggio degli incontri avverrà giovedì 1“ maggio, ore 20, al municipio di Torre Pellice.
TENNIS TAVOLO — La Valpellice si aggiudica il Memorial Barotti a Torino, con un primo posto nella gara a squadre e
un primo posto fra le società; con questo risultato i valligiani
parteciperanno alle finali in programma a Pesaro alla fine di
maggio. Per quanto riguarda i singoli giocatori Alberto Picchi e
Mauro Cesano sono giunti ottavi fra gli Júniores; fra gli Amatori n.c. Franco Picchi è giunto 3° mentre ottavi a pari merito si
sono classificati Battaglia, Peracchione, Mazzaglia e Girardon;
nella propria categoria ha vinto invece Giuliano Ghiri, davanti
a Sergio Ghiri con Piras 8°. Giuliano Ghiri si è così classificato
al 2° posto assoluto regionale.
Seminario di formazione giornalistica
Foresteria valdese - Torre Pellice
26 aprile 1997
Programma
ore 9
ore 9.15
ore 10.15
ore 11.30
ore 15-19
Apertura del seminario
Andrea Liberatori: «Come si scrive una notizia»
Piera Egidi: «Che cosa è la notizia»
Davide Buttitta: «L’intervista: che cos'è, come
la si dice o la si scrive»
Intervallo per il pranzo
Esercitazioni pratiche, laboratori.
La partecipazione al seminario è aperta a quanti e quante già lavorano
nel campo dell’informazione e a tutte quelle persone interessate al giornalismo che potrebbero dare un contributo per migliorare questo servizio.
Le iscrizioni vanno comunicate al più presto possibile a Piervaldo Boston (0121-933290; 0338-8422982) oppure a Luciano Deodato
(0121-58614).
24 aprile, giovedì — PEROSA ARGENTINA: Presso la sede della Comunità montana, alle
20,30, ultimo incontro del corso
per operatori agricoli con il perito agrario Bosco sul tema «Lezioni di floricoltura e piante ornamentali».
24 aprile, giovedì — PINEROLO: Alle 17,30, nella sala di
rappresentanza del palazzo comunale, incontro sul tema «Costituzione ieri, oggi, domani»;
partecipano Elvio Passone e Nadia Spano.
24 aprile, giovedì — TORRE PELLICE: Nella biblioteca
della Casa valdese alle 15,30,
per rUnitrè, concerto di pianoforte a quattro mani con Monica Natali e Luisella Germano;
musiche di Schubert e Brahms.
24 aprile, giovedì — TORRE PELLICE: Alle 18 nella sala Paschetto del Centro culturale
valdese avrà luogo la premiazione del Primo concorso fotografico regionale «Val Pellice»;
nell’occasione verrà inaugurata
la mostra delle opere in concorso che resterà aperta fino al 4
maggio con il seguente orario:
giovedì, sabato e domenica dalle
15 alle 18, venerdì 25 ore 15-18.
24- 27 aprile — TORRE
PELLICE: Stage di danze irlandesi e svedesi e stage di musica
irlandese organizzati da «J.
O’Leary» e «Mouzico e dansa
d’oc». Per informazioni tei.
0121-91875 oppure 011 -883229.
25- 27 aprile — TORRE
PELLICE: L’Associazione
«Chiaroscuro», con la Siac, organizza un incontro di analisi
corporea della relazione, condotto da Ugo Bertot, analista. Per
informazioni e iscrizioni tei.
0121-91452.
26 aprile, sabato — BAGNOLO PIEMONTE . Alle 21 al teatro Silvio Pellico concerto vocale
di operetta e musical «Classica
jazz». Ingresso lire 15.000. Replica il 27 aprile alle 21.
28 aprile, lunedì — PINEROLO: Alle 21 nella sala al piano terra del Seminario vescovile
incontro sul tema «L’inquinamento dell’aria: facciamo chiarezza» con Giovanni Agnesod,
fisico ambientale Arpa Valle
d’Aosta e Cai.
28 aprile, lunedì — PINEROLO: Fiera primaverile a cura
del Comune.
29 aprile, martedì — SAN
SECONDO: Alle 21, nella biblioteca comunale, incontro con
Sergio Charrier che presenterà il
libro «Tra le dita: poesie e aforismi». Interviene Marco Borgna.
30 aprile, mercoledì —
TORRE PELLICE: Presso la
sede di via Roma 7, alle 21, assemblea ordinaria annuale della
Società cooperativa operaia di
consumo. All’ordine del giorno
relazione del Consiglio di amministrazione e dei sindaci, esame
e approvazione del bilancio anno
1996, rinnovo cariche sociali.
30 aprile-l” maggio — MEANO (PEROSA ARGENTINA):
Dalle 21 di mercoledì inizio dei
festeggiamenti con il concerto di
musica occitana del gruppo Lou
Dalfin, ingresso gratuito. Giovedì
1° maggio alle 14,30 appuntamento per la terza edizione della
corsa podistica non competitiva
Strameano, terza edizione; alle
19,30 Sagra del bollito misto,
(prenotarsi ai tei. 82329 e 803781
entro le 12 del giovedì); alle 21
concerto della Fanfara della Brigata alpina taurinense.
1" maggio, giovedì — VILLAR PEROSA: Alle 10,30 appuntamento davanti alla chiesa di
S. Aniceto per il tradizionale corteo, accompagnato dalla banda
cittadina. In piazza intervento
dell’Associazione lavoratori pinerolesi; seguirà il pranzo presso
la Società operaia (prenotarsi al
tei. 374981), il concerto del gruppo Bandamania, giochi e spettacoli, musiche e balli popolari.
r maggio, giovedì — LUSERNA SAN GIOVANNI:
Tradizionale fiera di maggio a
cura del Comune.
2 maggio, venerdì — POMARETTO: Nel tempio, alle
20,45, si terrà un concerto di
musica sacra del Posaunenchor
di Pforzhiem-Diirr (orchestra di
ottoni). Ingresso libero.
)ERVIZI
VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica:
VENERDÌ 25 APRILE
Perosa Argentina: Termini Via Umberto I, tei. 81205
DOMENICA 27 APRILE
Rinasca: Farmacia Bertorello
- V. Nazionale 22, tei. 800707
GIOVEDÌ MAGGIO
Perosa Argentina: Bagliani Piazza Marconi 6, tei. 81261
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
Un '
e de
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
VENERDÌ 25 APRILE
Torre Pellice: Internazionale
- Via Arnaud 8, tei. 91374
DOMENICA 27 APRILE
Bricherasio: Ferraris - via V.
Emanuele 83/4, tei. 59774
GIOVEDÌ 19 MAGGIO
Luserna San Giovanni: Farmacia Gribaudo - Via Roma
19 (Airali), tei. 909031
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 2331
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
La Chi
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Riforma
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TORRE PELLICE — H ci
nema Trento ha in programma,
giovedì 24 e venerdì 25, ore
21.15, Larry Flint, oltre lo
scandalo; sabato 26, ore 20 e
22,10, domenica 27, ore 16, 18,
20 e 22,10 e lunedì 28. ore
21.15, La carica dei 101.
Iluo
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma, venerdì
25, ore 15,15, 17,15. 19,15
21.15 Soldi proibiti; sabato 26
aprile, ore 21,15, Creature selvagge; da domenica 27 ( 15,15,
18,15, e 21,15) a mercoledì 3011
paziente inglese; feriali spettacoli ore 21,15).
PINEROLO — La multisala
Italia propone alla sala «5cento»
Bugiardo, bugiardo; alla sala
«2cento» è in visione Dante’s
speak, la furia della montagna;
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20.15 e 22,30, domenica 14,30,
16,30,18,15,20,15.22,20.
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redazione Torre Pellice
tei. 0121-933290; fax 932409
Sped. in abb, posf./50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. ai sensi di legge Piera Egidi
Stampa: La Ghisleriana Mondovì
Una copia L. 2.000
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Un itinerario nella terra di Bach e di Lutero
Un viaggio nel cuore della musica
e della teologia della Riforma
La Chiesa valdese di Torino
organizza, nel periodo 13-21
settembre 1997, un viaggio
nelle terre di Bach e Lutero.
Dopo avere costruito un nuovo organo bachiano è nato il
desiderio, da parte di alcuni
membri della comunità, di
visitare i luoghi storici della
Riforma protestante in Germania, e in particolare la Sassonia e la Turingia che sino al
1989 facevano parte dell’ex
Germania orientale. Questo è
oggi un mondo in piena trasformazione, estremamente
interessante anche dal punto
divista sociale e culturale.
Il viaggio sarà tutto in pullman. GU aspetti assicurativi e
organizzativi saranno curati
dall’agenzia Turnova di Maura Odin. Si prevede un incontro anche con la comunità
d’origine valdese di Walldorf
presso Francoforte, e quindi
si proseguirà per circa una
settimana verso Eisenach, Erfurt, Eisleben, Wittenberg, Lipsia. Sono previsti incontri
con responsabili ecclesiastici
e un concerto nella ThomasJtirche di Lipsia. Sulla strada
del ritorno ci si fermerà a visitare il famoso monastero di
Maulbronn e il museo valdese
di Schonenberg. Al momento
in cui scriviamo ci sono ancora una decina di posti disponibili. Ci si iscrive versando al
''più presto una caparra di
500.000 lire alla Chiesa valdese di Torino che ne dà ricevu
' ta tramite segreteria (tei. 0116692838L Costo globale £
1.300.000 {salvo piccole variazioni e gli ingressi ai musei).
Responsabili dell’organizzazione sono il pastore Platone e iCenneth Britsch, che as
%
Il Palazzo municipale di Lipsia
sicurerà la traduzione simultanea nelle varie visite e incontri. In maggio gli iscritti
riceveranno una circolare
dettagliata in cui verranno
precisati alcuni aspetti, per
esempio il fatto che l’ospitalità sarà in albergo in camere
a due letti (salvo due notti
presso le famiglie di Walldorf) e che domenica 15 giugno alle 15 nei locali di via
Pio V, 15 a Torino si terrà un
seminario sul viaggio con i
pastori Hindricks e Platone
per capirne la portata, ricevere una bibliografia di preparazione e schede sui luoghi
da visitare. In effetti non ci
sono solo Bach e Lutero, il
1997 è anche il cinquecentesimo della nascita di Melantone, il grande umanista e
mediatore delle idee riformate, un po’ di tempo al «Praeceptor Germaniae» dovremo
dedicarlo. Colonna sonora
del viaggio? Toccata e fuga in
re minore di Bach e qualche
allegra cantata tedesca.
# UiViniziativa dell'associazione evangelica «Met Club)
jl luoghi biblici di Israele e di Cristo
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Il Met Club, l’associazione
evangelica che dal 1989 orgatózza ogni anno viaggi che
hanno lo scopo di offrire allo
stesso tempo una vacanza e
un approfondimento sui luoghi dove si svolsero le vicende
delle quali parla la Bibbia,
propone quest’anno un viaggio nel periodo tra il 30 giugno e il 14 luglio prossi,ni con
la duplice meta di Israele e Cipro. Dieci giorni saranno dedicati alla visita dei più suggestivi luoghi biblici in Israele, con particolare riferimento alla predicazione di Gesù.
Oltre a Gerusalemme, alla cui
'^sita saranno dedicati ben
cinque giorni, si vedranno
Qumram, Masada, Gerico e i
toughi più caratteristici della
Galilea, che furono testimoni
“el ministero del Signore
(Monte Tabor, Tiberiade, Ca
pernaum, Banias, Nazaret,
ecc.). Quattro giornate complete saranno riservate alla
visita di Cipro sulle tracce del
ministero apostolico e in una
cornice ricca di storia e arte
(Pafos, Limassol, Nicosia, Famagosta, Larnaka).
Il viaggio, che come i precedenti sarà guidato dal pastore Claudio H. Martelli,
comprende una serie di interventi storici e teologici e
un soggiorno al mare. Chi è
interessato a parteciparvi
chiami il pastore Martelli a
Trieste (tei. 040-767075; fax
040-767440) in tempi brevi
poiché i posti sono limitati.
Programma: 1° giorno: Roma-Gerusalemme (via Larnaka e Tel Aviv); 2-5 giorno:
Gerusalemme; 6 giorno; Gerusalemme-Deserto di Giuda-Qumram-Masada-Geru
salemme; 7 giorno: Gerusalemme-Gerico-Monte TaborTiberiade; 8 giorno: Attorno
al Mar di Galilea-TiberiadeBanias-sorgenti del Giordano, ecc.; 9 giorno; Attorno al
Mar di Galilea-CapernaumMonte Hermon, ecc.; 10 giorno: Tiberiade-Tel Aviv via
Nazaret-Cesarea-Haifa. Volo
per Cipro. 11 giorno; Alla scoperta di Cipro, Pafos e Limassol; 12 giorno: Nicosia; 13
giorno: Famagosta; 14 giorno: Larnaka; 15 giorno: volo
di rientro Cipro-Italia.
Aerei di linea, hôtel a quattro stelle, trattamento superiore, guide in lingua italiana, aria condizionata in hôtel
e in pullman. Termine per le
iscrizioni: 10 maggio.
Manifestazione evangelistica a Reggio Calabria
Scoprire il nostro rapporto con Gesù
in risposta al messaggio biblico
TERESA CANALE
Dal 13 al 15 marzo si è
svolta a Reggio Calabria
la consueta manifestazione
evangelistica curata dalla locale Chiesa battista. Per la
prima volta quest’anno la comunità ha rinunciato all’uso
di una sala pubblica e ha utilizzato i locali della chiesa, sul
corso Garibaldi, cogliendo
l’opportunità di dare una positiva testimonianza proprio
nel centro storico della città.
Grazie alla preziosa collaborazione della missione «Cristo
è la risposta», ogni serata veniva proposta una breve rappresentazione in strada, se
guita da un concerto di canti
e musiche evangeliche all’interno dei locali di culto.
Durante le tre serate il
messaggio evangelistico avente per tema «Gesù ti cerca», è stato offerto dal pastore Donato Giampetruzzi, che
ha articolato il suo intervento
in tre punti «Gesù ti chiede»,
«Gesù ti chiama», «Gesù ti
parla». Al termine di ogni sermone il pastore ha invitato i
presenti a prendere una decisione per la loro vita rispondendo all’annuncio dato dalla parola di Dio. Nel corso
delle tre serate l’appello ha
ricevuto la risposta di dieci
persone, tre delle quali erano
presenti nella chiesa per la
prima volta. Un vero evento è
stata la presenza del mezzosoprano giamaicana Patricia
Carrol che sta compiendo un
giro per l’Italia e che ha dato
la sua testimonianza eseguendo due brani per sera.
Domenica 13 aprile sono
scesi nella acque battesimali
Carmelo Caccamo, Mimma
Ravenda, Rosa Fontana, Sabrina Sancono, Silvano Corona, che frequentavano già da
tempo la nostra chiesa. Dopo
aver seguito il corso di preparazione questi fratelli e sorelle hanno voluto testimoniare
la propria fede in Cristo Gesù
e l’impegno a seguirlo.
Chiesa valdese di Villasecca
Il gruppo filodrammatico ha vent'anni
La comunità ha festeggiato
il XVII Febbraio e Pasqua come di consueto. Buona come
sempre (nelle «feste grosse»!)
la partecipazione ai culti e
all’agape del 17 febbraio. La
visita, in tale occasione, di
Marco Tullio Fiorio e signora, è stata molto apprezzata,
come pure quella di Edelweiss Pons e Jorge Boronat
che hanno partecipato al culto del 9 febbraio e alla scuola
domenicale nonché alla riunione al Trussan il 14 febbraio.
• La nostra filodrammatica
ha compiuto, nella forma attuale, ben vent’anni di attività. La comunità è molto riconoscente per questo impe
gno. Il gruppo ha recitato in
tre incontri consecutivi la
commedia di Franco Roberto
«Onesto Rubamai, marito nei
guai». L’incasso della prima
serata è stato devoluto a iniziative di solidarietà con i lavoratori della «Cascami seta».
• La comunità si rallegra
con Eddy Benech e Silvia Sartore per la nascita del piccolo
Alessandro, avvenuta il 6 febbraio scorso; e con Dario Guglielmet e Valentina Ghigo
per la nascita della piccola
Federica, avvenuta il 12 febbraio.
• La Domenica delle Palme i
catecumeni di IV anno Paola
Ferrerò e Massimo Tron sono
stati ammessi come membri
di chiesa, confermando il segno del battesimo ricevuto
quando erano bambini.
• La comunità esprime sincere condoglianze alla famiglia di Alberto Ghigo, di Pian
Faetto, deceduto il 9 marzo
dopo una penosa malattia.
Lo ricordiamo in particolare
per il suo servizio di membro
del Concistoro.
• La Tavola valdese «(...) vista la deliberazione della
Chiesa autonoma di Villasecca (...) conferma la destinazione del predicatore locale
Claudio Tron alla Chiesa di
Villasecca per un servizio pastorale temporaneo, fissandone il periodo in sette anni
a far data dal 1“.10.1997».
Il Centro ecumenico «La palma» a Cefalù
studio sulle chiese della Riforma
FRANCO GIAMPICCOLI
UN lettore di Riforma che
fosse entrato sabato 11
aprile alle 18 nella piccola
chiesa di Santa Maria delritria, a due passi dal mare, al
centro di Cefalù, sarebbe rimasto piuttosto sconcertato.
Assistendo, dall’invocazione
alla benedizione, ad un culto
evangelico, vi avrebbe infatti
riconosciuto la squadrata liturgia in uso nelle chiese vaidesi e metodiste. E notando
che della settantina di persone presenti, una metà cantavano a piena voce gli inni riportati in un fascicoletto,
mentre gli altri ascoltavano
incuriositi o provavano a seguire la melodia orecchiabile
CASA VALDESE
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Moncalieri, Chiesa (del Nazareno
Festa con nove battesimi
LUIGI PECORA
Domenica 23 marzo a
Moncalieri, nella Chiesa
evangelica del Nazareno, nove catecumeni hanno ricevuto il sacramento del battesimo: La Chiesa del Nazareno,
l’unica in Piemonte di questa
denominazione evangelica, è
ancorata alla teologia del pioniere del risveglio anglosassone del XVIII secolo, John
Wesley, ed è quindi allineata
alle forze evangeliche che riconoscono come linea di
santità la risposta etica alla
giustificazione per fede, in
particolare al metodismo e
all’Esercito della Salvezza.
I nove candidati al battesimo provenivano da sentieri
diversi, ma tutti hanno rispo
sto all’unica chiamata del
Cristo, per percorrere il cammino della fede con lui e nella comunità. Il pastore Pecora, che da un anno e mezzo
guida la chiesa di Moncalieri,
per la liturgia domenicale ha
svolto la predicazione sul testo di Atti 8, 26-39 (Filippo e
l’eunuco), sottolineando come aspetti concernenti il battesimo la grazia di Dio che
«in primis» egli ci dona e che
precede ogni nostra risposta
e l’accedere alle acque battesimali come elemento e segno visibile di quella stessa
grazia e della giustificazione
per fede che si è ricevuta.
Un’agape fraterna ha allietato la giornata e la chiesa è
stata particolarmente grata al
Signore per il suo sostegno.
di «Mi prendi per la mano», si
sarebbe chiesto in mezzo a
quale bizzarria ecumenica
fosse capitato. In effetti non è
cosa usuale il «trapianto» di
un culto protestante in una
chiesa cattolica. Ma non si è
trattato di una bizzarria, bensì di un’iniziativa molto sensata. Don Liborio Asciutto,
responsabile della parrocchia
dell’Itria è anche iniziatore e
presidente del Centro ecumenico «La palma» che quest’
anno ha dedicato una settimana di studio alle chiese
della Riforma.
Il programma, preparato
con la consulenza richiesta ai
metodisti e valdesi di Palermo, prevedeva un approccio
al protestantesimo sia storico-teologico (conferenze della prof. Marisa Ercoleo di Palermo e del prof. Paolo Ricca
di Roma; tavola rotonda con
esponenti di parte valdese,
metodista, luterana, evangelica! e cattolica) sia musicale
(concerto di musiche di compositori protestanti e concerto conclusivo della corale valdese-metodista di Palermo
soprattutto di presentazione
dell’Innario cristiano). Della
serietà e cura della preparazione faceva fede la mostra
allestita lungo le pareti della
sede del Centro ecumenico,
una cappelletta ai margini
del paese, restaurata dopo
decenni di abbandono.
Schede sui vari aspetti della Riforma e pre-Riforma, abbinate a foto tratte dalle diapositive Ldc, pur con qualche
residuo luogo comune, dimostravano serietà, simpatia
e senso autocritico. Il «trapianto» di un culto evangelico in una chiesa cattolica, situato in questo contesto, rispondeva quindi ad un preciso desiderio: non limitarsi a
un approccio culturale, storico, teologico del protestantesimo, ma percepire dal vivo
qualcosa della fede attuale di
una comunità che oggi lo incarna. Le chiese di Palermo,
della Noce e di via Spezio,
hanno risposto con prontezza e interesse a questa iniziativa partecipando a diverse
tappe del percorso.
In particolare all’uscita dal
culto si sono intrecciati apprezzamenti, inviti, espressioni di simpatia e di vicinanza. Liborio Asciutto, che con
serenità e arguzia porta avanti un progetto di rinnovamento e apertura (ad inaugurare il centro ecumenico due
anni fa chiamò Hans Kùng),
ci ha mostrato un cattolicesimo giovane, allegro, assetato
di conoscenza e di «crescita
nella fede e nel servizio». Ne
abbiamo ringraziato il Signore e nel delineare futuri progetti e incontri ci viene ora
naturale includervi l’amico
Liborio e il centro ecumenico
«La palma».
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16
PAG. 8 RIFORMA
---tibb: Vita
Campo studi di Santa Severa dal 30 aprile ai 4 maggio
La Fgei e la testimonianza
Il racconto della propria esperienza personale e del proprio
rapporto con Dio è il presupposto per la trasmissione della fede
ERIC NOFFKE
ECCOCI a Roma per il terzo incontro dello staff incaricato di preparare il campo studi della Fgei (che si
terrà dal 30 aprile al 4 maggio a Santa Severa): fuori piove e dentro il nostro «termometro» segnala tante paure,
magari qualche senso di colpa di chi non è riuscito a preparare tutto il suo compito a
casa... Timori destinati a svanire al termine del nostro incontro: a due settimane dall’ora «X» il campo pare ben
impostato (ma il giudizio finale ce lo dovete dare voi).
Finiamo questo tour-de-force stanchi ma gasati!
Certamente però vi interesserà sapere qualche cosa di
più sui contenuti. Siamo partiti da una riflessione base: la
testimonianza come elemento necessario al nostro essere
cristiani. Ma che cosa significa testimonianza? Ecco che a
questa domanda si è aperto
di fronte a noi un mare immenso. Dopo un primo momento di smarrimento, nei
primi incontri abbiamo iniziato a esplorare i mille volti
di questo oceano e abbiamo
cominciato a cercare. Per
esempio, ecco una traccia da
seguire che non ci faccia perdere troppo la rotta e vagare
in tondo: «La testimonianza è
una narrazione». Ecco il punto di partenza. La narrazione,
il raccontare la cosa più normale e più ovvia (anche se
non è mai così facile): la nostra storia, la nostra esperienza di fede, il nostro rapporto
con Dio. Da qui partiremo e
qui porremo ii fulcro del
campo: la testimonianza come racconto della nostra
esperienza di fede. Racconteremo ma anche ascolteremo
Gruppo di lavoro in un congresso Fgei
altri per capire quale può essere 0 qual è stata la nostra
testimonianza.
Ma all’inizio dobbiamo ricordarci che c’è ancora qualche cosa altro: tutto comincia
con un grande racconto, con
una grande storia (che vuole
essere testimonianza) su cui
si fonda ogni nostra storia: la
Bibbia. E la prima soglia che
dovremo attraversare sarà
quella dell’Antico Testamento; ecco, però, già un problema: ci troveremo di fronte a
un linguaggio che non è il
nostro. Se cercassimo, infatti,
che cos’è «testimonianza»
per l’Antico Testamento, scopriremmo che questa parola
non ha la ricchezza di sfumature che ha per noi oggi... Allora dovremo rimboccarci un
attimo le maniche e cercare
in questi testi un aiuto, un
punto di partenza per la nostra riflessione. Non temete,
lo troveremo e sarà un punto
di partenza anche molto,
molto stimolante.
Sarà l’inizio di un percorso
da affrontare, quasi una foresta misteriosa da attraversare
alla ricerca di tesori nascosti.
Passeremo così attraverso i
mondi del passato, viaggian
do dai tempi più antichi del
popolo di Israele fino ai tempi del Nuovo Testamento,
passando per due strettoie
particolarmente affascinanti:
il giudaismo «apocrifo» e il
misterioso personaggio di
Gesù. E questo sarà solo l’inizio di un sentiero che dalla
Bibbia ci porterà fino alle nostre personali esperienze di
testimonianza. Siete pronti a
viaggiare? Siete pronti a mettervi in gioco? Ci sarà da riflettere, pensare, mettersi in
questione e cercheremo di
farlo in modo interessante e
divertente. Arriveremo alle
radici della nostra esistenza
di credenti e insieme attraverseremo almeno un tratto
di questo mare immenso che
ci si era prospettato quando,
al primo incontro dello gruppo, abbiamo affrontato per la
prima volta il tema. Sicuramente qualche aspetto della
testimonianza resterà solo
come un’isola al nostro orizzonte, alle cui spiagge non
potremo approdare. Sarà stata, comunque, avvistata e segnata sulle nostre mappe, segnalata tra le future possibili
mete per altri viaggi, magari
di nuovo tutti insieme.
Strasburgo, 21-25 luglio: convegno dell'«lccs)
Una ricerca di spiritualità in Europa
L’Iccs (Intereuropean Commission on Church and School) è un’associazione protestante nata nel 1958: è formata da rappresentanti europei operanti nel campo
dell’educazione religiosa sia
nelle chiese che nelle scuole.
L’Iccs possiede una rete di
informazioni (Enire) presso
l’istituto teologico-pedagogico di Loccum, coopera nell’
organizzazione di seminari
di studio e di ricerca in vari
paesi d’Europa e diffonde trimestralmente un bollettino
d’informazione. Dal 1996
l’Italia ha un suo rappresentante nel Consiglio direttivo
Iccs. Unitamente ad altre associazioni protestanti, l’Iccs
consapevole di avere una responsabilità nella formazione delle future generazioni
d’Europa, si attiva per rappresentare nella Ue, a livello
anche politico, l’importanza
che l’educazione, fondata
sulla preminenza dei valori
umani, morali e spirituali rispetto a quelli solo economico-politici, ha nella coscienza degli europei del futuro.
Ogni tre anni l’Iccs promuove un convegno su temi
di attualità in ambito europeo, offrendo a educatori e
teologi un’opportunità di discussione, dialogo, scambio
di idee e di esperienze. L’ultimo convegno è stato organizzato a Roma nel ’94 in collaborazione con il Servizio
istruzione educazione (Sie)
della Federazione e ha avuto
come tema «Minoranze cristiane in un mondo pluralisti
/ijì II
* r- T.ìii
Uno scorcio di Strasburgo
co: è l’insegnamento confessionale la giusta risposta?».
Da più parti in Europa si
sente la necessità di discutere
sui valori e sulle linee etiche
che possano ispirare e motivare i popoli verso un processo di integrazione. «Come
dare un’anima all’Europa?»
già si chiedeva Jacques Delors quando era presidente
della Commissione europea.
Contribuire a rendere l’Europa più «spirituale», al di là
dell’economia e del mercato
comune, è una sfida per le
chiese e le comunità religiose. L’Iccs vede questo problema fortemente collegato
all’educazione religiosa. Imposterà perciò il prossimo
convegno di Strasburgo (2125 luglio) proprio sul significato e sull’importanza di una
ricerca di spiritualità in Europa. È necessario un dialogo
sul ruolo dell’educazione e su
VENERDÌ 25 APRILE 19q|
Chiesa metodista di Udine
Lo spiritual strumento
di riconoscenza a Dio
PAOLA TAVERNA
Era uno splendido pomeI........................
riggio di sole quello di domenica 6 aprile a Udine, una
di quelle giornate in cui la voglia di uscire dalla città e riversarsi verso il mare, i monti
o la campagna si fa veramente forte. Eppure, nonostante
queste invitanti prospettive di
relax all’aria aperta, ci siamo
ritrovati in molti (un vero e
proprio pienone) al concerto
di spiritual organizzato dal
Centro culturale evangelico
«Guido Gandolfo», nei locali
della chiesa metodista. La cosa più bella è stata che il numeroso pubblico intervenuto
era costituito per la gran parte proprio da «facce nuove»,
ossia persone non facenti
parte della comunità e, dato
che aprirsi alla città e fare conoscere il punto di vista protestante all’esterno è proprio
l’obiettivo che il Centro culturale si propone, possiamo
ritenerci soddisfatti.
L’incontro, oltre ad offrire
piacevoli momenti di evasione ascoltando la voce del soprano Daniela Macchierò accompagnata all’organo da
Gina Carera, ha riservato
spazio anche alla spiegazione del significato religioso di
questi canti, sicché si è rivelato essere una buona occasione di testimonianza e di
annuncio della Parola di Dio.
Il canto spiritual è una delle
espressioni più profondamente religiose che una comunità umana oppressa e
resa schiava per secoli abbia
mai offerto. Nato al tempo
dell’evangelizzazione dei popoli neri, andò diffondendosi
nelle chiese e negli spazi della fede attraverso un emotivo
incontro tra tradizione biblica e sensibilità popolare. In
questi canti è forte la tensione che vede Dio come un liberatore, ma anche e soprattutto come una creatura umanamente partecipe di tante umiliazioni e avvilimenti
(«Nessuno conosce le mie
tribolazioni, nessuno all’infuori di Gesù; nessuno conosce le mie tribolazioni, gloria
alleluia!).
È significativo notare che è
proprio la Pasqua e non il
Natale ad essere ricordata
maggiormente in questi canti. Sapere che Dio è vicino,
che anche egli ha sofferto, è
la forza che aiuta a affrontare
le disavventure terrene in vista della pace divina nel regno dei cieli. È la resurrezione, la vita nuova dopo la
morte che dona speranza e
nutre la fede di questi cristiani schiavi neri d’America. Il
messaggio del Vangelo è così
vivo in loro che non basta
dirlo, bisogna cantarlo.
Le parole e la musica di
questi spiritual hanno resistito al tempo, sono arrivati
fino ai nostri giorni e, nonostante luoghi e tempi siano
cambiati, continuano a dirci
qualcosa: sono delle piccole
testimonianze dell’amore e
della forza che ci trasmette la
fede in Dio.
quello della religione in campo educativo. Da qui la scelta
del tema «Europa e spiritualità: il contributo della religione all’educazione».
La spiritualità può agire in
ambiti diversi: politico, filosofico, teologico, pedagogico.
I relatori del convegno provengono infatti da esperienze
diverse: a livello politico interverrà Jacques Delors; il
sindaco di Strasburgo, Catherine Trautmann (teologa protestante, ex ministro ed ex
deputata al Parlamento europeo), pronuncerà il discorso
introduttivo. Il filosofo Jean
Lambert (Parigi) analizzerà
il tema sotto l’aspetto filosofico-sociologico. Un’altra relazione affronterà il problema da una visuale teologica.
II programma comprende
gruppi di discussione e gruppi di lavoro; in chiusura sarà
celebrato un culto ecumenico con Santa Cena nella chiesa di Saint-Thomas.
Il convegno avrà luogo nel
seminario protestante Quai
Saint-Thomas e alcuni incontri si terranno al Parlamento europeo. Lingue parlate: inglese, francese, tedesco. Costo: circa 650.000 lire.
Chiunque sia interessato può
iscriversi scrivendo al segretario Iccs: Hans Spinder, Postbox 1100, NL - 3970 BC
Driebergen, tei. 0031-343515725; fax 0031-343-523250.
Per ulteriori informazioni rivolgersi a Graziella Gandolfo
Censi, via dell’Orto 6, 21047
Saronno, tei. 02-9624441; fax
02-96701806.
Conferenze di Mister McGrath
Incontri nelle città italiane
La casa editrice Gruppi biblici universitari ha invitato
in Italia per svolgere una serie di incontri Alister McGrath, docente di Teologia all’Università di Oxford, noto
anche nel nostro paese per le
sue opere. Fra i suoi libri tradotti in italiano Gesù, chi è e
perché è importante saperlo,
ed. Gbu. Roma, 1997, Giovanni Calvino. Il Riformatore e la
sua influenza sulla cultura
occidentale, Claudiana, Torino, 1991, Il pensiero della
Riforma, Claudiana, Torino,
1995 e Le radici della spiritualità protestante, a cura di
Aldo Comba, Claudiana, uscito in questi giorni.
Il primo incontro è previsto
all’Università di Torino, Palazzo Nuovo, lunedì 5 maggio alle ore 17, dove tratterà l’argomento «Deve esserci qualcosa
di più» sulle alternative che
offre il cristianesimo al senso
di vuoto causato dal crollo del
materialismo. La stessa conferenza sarà tenuta il giorno
successivo all’Istituto Gramsci di Bologna e mercoledì 7
maggio all’Università di Napoli; all’Università La Sapienza di Roma, presso il dipartimento di Storia della facoltà
di Lettere parlerà invece alle
ore 15 di giovedì 8 maggio sul
tema «L’importanza del pensiero della Riforma per la società pluralistica di oggi». Oltre agli incontri per gli universitari, sono previsti altri appuntamenti rivolti al pubblico in generale: il 5 maggio alle
ore 20,45 a Torino, a cura del
Centro evangelico di cultura
«Arturo Pascal» in via S. Pio V
15, dove presenterà il suo libro Gesù, chi è e perché è importante saperlo; a Bologna il
6 maggio alle ore 21, a cura
del Centro culturale «Alessandro Gavazzi», parlerà su «La
forza della Riforma protestante nell’attuale scenario religioso»; a Napoli il 7 maggio
alle ore 18, presso la Chiesa
evangelica dei Fratelli (Bacoli), terrà un incontro sul tema
«Riscoprendo il cristianesimo»; e infine a Roma, a cura
del Centro evangelico di cultura in via Pietro Cossa 42,
parlerà su «Il cristianesimo
evangelico: fra stanchezza
della vita e nuove sollecitazioni religiose».
Matera battista
Capire gli
adolescenti
MARIA PAPAPIETRO
/y A DOLESCENTI e cresciJ
"Zita. Trasformazionet'
comunicazione». Questoj
tema delle due conferenzt
pubbliche presiedute dall)
Airm.
state
GIAN
pastora e psicoioga Adrian \ Pescar
Cavina, presidente del Movi.i/x®
mostri
mento femminile battistàÌS marzo
che si sono tenute nella chie'l’esposizic
sa di Matera il 14-15 marzo, e antichi®.*’^
che hanno visto anche la par. lingue e in
tecipazione di fratelli e sorejfacsimile c
le delle chiese battiste di m,reustossan
glionico, Mottola e Gravina. lod-C» il et
«L’adolescenza - ha spie.a Rossano
gato la pastora Gavina-{dell’arcive
l’età intermedia fra l’infanzijbellcato, fc
e la giovinezza, che va dai ^cattolico (n
ai 25 anni per i maschi e ^
12 ai 21 per le femmine; èajffmu
periodo di crescita sia fisici®®®,
che psichica, in cui i cambia«®*^*®*
menti che avvengono son(f'll'*®l®®Ì°.°
molto vari; è il periodo in ”ì! ou
le capacità di apprendimeniS®®'®, °
raggiungono il culmine
senso della responsabilità
più accentuato e infatti l’adol^i
lescente comincia a prenderi^^®®'
decisioni, a scegliere con ci ^
pacità discriminante e a di dall5al31
ventare cosciente di ciò chei ]
un’idea astratta e di ciò chei®“®.
reale. Durante questo perio'P®?^, p„
do, spesso caratterizzato
confusione e incertezza, J’a-|
dolescente tenta di trovare la .
propria identità, di risponde- |uu^oui
re alle domande: chi sono io? pg®ura j
che comportamenti voglio®^®'
adottare? quale sarà il tnioP®®®.
stile di vita? Spesso tjueste ri-r ^
sposte l’adolescente le trova? 8®®
in un gruppo e nel grappe™* ***°*
scopre la propria identità. 1®® *
ruolo della famiglia pertanto***^ sosta
non deve essere di ostacoh
in questa ricerca; essa deve
tendere a infondere il caJore^^
e la sicurezza che I’adole-fjHi C/?i
scente ha già ricevuto nétt’im
fanzia e che per molti adole
scenti è un bisogno destinati
ad acuirsi perché la trasfo!
mazione porta nuo^'e esp
rienze che possono recarj
paure e insicurezza e quini
scatenare problemi anchi
gravi come la depressione
in alcuni casi addirittun
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l’anoressia. In conclusione,^.
compito di monito:;, educa
tori e genitori dal punto div j .
sta della fede è quello di aii ^
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esempio la partecipazioJ „sripriali
attivi ™P®aaii
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degli adolescenti alio aLu».jjgjj^
delle unioni giovam!,, affi
che nella chiesa 1 ragazzi poi
sano discutere anciie argfctore Vitt
menti teologici». ^„te im
Grazie ancora alla P2®®JEe$sione
Cavina, che il giorno '-iopotój
tenuto il culto delle ore I^iiitipegno in
tema del «Discepolato c|
stiano» (Marco 1 ), per averi com^ j
lustrato con chiarezza'lungcoujpj,
problema di attualità ®®Wlacura d
complesso che rimane ®%onti delle
pre aperto e che ci pon|n ospedal
spesso in discussione. ^spression
—' ®ntiera»,
può fu
tto in forn
Adatti alo
Parco di i
PRAMOLLO — Ringraziamo di cuore il pastore Bruno Corsi ^
per la predicazione rivoltaci nel corso del culto del 6 apr® tessalo ai
• Tutta la comunità si stringe con affetto intorno a lyal rio ambito
Sappé e le esprime la propria fraterna solidarietà cristial
per la perdita del marito Flavio Miglio. è» che si
TORINO — Nella notte tra il 17 e il 18 aprile alcuni ladri soi *tóne di s
entrati nei locali comunitari della Chiesa valdese in viaS , e occas
Pio V al primo piano e, dopo avere sfondato alcune pod* L*®.*^^.nge
armadi, hanno rovistato dappertutto e asportato dall’® ^ ®'®®*a P
do la cassaforte. Per toglierla i ladri hanno sfondato il ^ ™ coll
ro con un’operazione molto rumorosa ma velocissimi . |® Per 1
custode dello stabile, che ha dato subito l’allarme, ha u a Pc
appena in tempo a intravedere due figure dileguarsi m
damante con il pesante bottino. È il secondo furto ne
di un anno ai danni della comunità valdese; questa vol*L
danno è piuttosto consistente. Evidentemente il ^EDIZIC
di San Salvario continua a rimanere un quartiere a rise®
GENOVA — Giovedì 1" maggio alle 11, nella chiesa valde®
via Assarotti, inizia rincontro di popolo «Essere chiesa
me». Dopo l’agape, alle 15 nella chiesa battista di via*
nazza, è previsto l’intervento di Anne Marie Dtipré e can,
testimonianze da parte della chiesa ispano-americana, ®
comunità coreana metodista di Massa Carrara e altri anc
17
25 APRILE 1997
Vita
Edizioni antiche e ricercate della Bibbia in esposizione a Pescara
Una mostra ecumenica
^¡¡'iniziativa, che ha fatto seguito aiia «Settimana di preghiera per ¡'unità» sono
prescii state affiancate deiie conferenze gradite da un pubbiico numeroso e partecipe
fSIANNA SCICLONE
i e
azione,
Juestoì
nferenzt
Lite dalli
■ Adria,; \ Pescara Si e tenuta una
battisJlS marzo al 12 apri e con
ella Ghie l'esposizione di molti testi
marzo .antichi e moderni in diverse
he la p« lingue e m particolare di un
li e sorjfacsimile del Codex purpuìte àimreusrossanensis del VII secoIravina lo à.C., « cui originale si trova
ha spie-aRossmie Calabro, al museo
avina-idell’arcivescovado. Questo
l’infami bel testo, fornito da un amico
va dai 1 cattolico di Pescara, contiene
ichi ed#Vangeli di Matteo e Marco
dnetèmlfmoalv.S del cap 16 che
sia fistótmne si sa e incompleto nei
i camb^odici più antichi), è inoltm
.no una quindici di
ido in ciibelle miniature che illustrano
idimenSstorie bibliche presentano
mine » Gesù al centro dei discepoli o
sabilità ^mostrano Sofia (la Sapienza
ittiradom'D'e) ^le ispira il Vangelo
ifcon^ra^ha mostra è stata allestita
,e e a dì dall5al31 marzo nella chierin rhpl sametodista di via Latina 32,
'in rhp e dal 1“ al 12 aprile presso la
Ilo nerinW°Cchia «B. V. Maria Regiizzato daS®Pace», via Raffaello
l'Una mostra ecumenica
inque, decisa dopo il ciclo
riunioni della Settimana di
■eghiera per l’unità dei criani, che si è tornata a fare a
¡scara dopo una stasi duramolti anni. Ciascuna chie
Nei locali della mostra a Pescara
nelle scelte, che riguardavano soprattutto l’opportunità
di offrire alla città un’occasione COSI importante.
Conferenze di presentazione e dibattito sulla portata e
sulle interpretazioni della
Bibbia hanno fatto da introduzione e da conclusione; sabato 15 marzo 1997, presso la
sala della Camera di commercio, con interventi del
prof. Giancarlo Rinaldi e di
don Marcello Mammarella,
patrologo, da alcuni anni
membro di Fede e Costituzione del Cec e giovedì 10
aprile, nella sala consiliare
del municipio, con il prof.
Ignace de la Porterie del Pontificio istituto biblico e il prof.
Bruno Corsani. Ha seguito le
ezza, la
trovare la
'ispondei sonoiol
ti voglio
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queste ri-i . .
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1 gruDod*^'*'®* hi raccordo,
lentità I'^® sono stati importanti, e
pertanto'^® sostanziale concordia
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Vadale- pChiese valdesi del r circuito
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fuali modalità per
culti nell'ospedale?
MARIO F. BERUTTI
■ isione ly certo una grande folg la, ma persone molto inulto diC*®®®*'® ^ problema, hanno
jj jfeecipato rii aprile a Lumia pri Giovanni al dibat
do ni “ opportunità o meno
™un regolare culto in ambi
le attivi ®®Pcdaliero. La riunione,
lili, affli
~• *-i\A I 1 U 1 i IVJ iiV )
detta dal 1° circuito su prezzi noi dell’assemblea,
•hp arsi P'^mta con l’inteivento del
“wtore Vito Gardiol, apposig,fl^6nte invitato per la lunga
ì ( nnoK*®*®"® condotta
niP - ®'^gooiento e per il suo
J'mpegno in ambito ospeda■ Qupr! ^®™‘%rdiol ha sottolineato
®' . il culto si inserisca in
1^,® complessiva attenzione
cura d’anime nei con®'^® .nF°^hd®lle persone presenti
CI P n ospedale e ha coniato
'C- espressione felice «culto di
cntiera», ovvero un culto
'cpuò funzionare solo se
in forma flessibile e che
'Adatti al contesto specifico.
^ Larco di opinioni espresse
n Torsi estremamente varie1 p „prili ®i da chi si ritiene in
'Il Vi
* ^/tval ei culti solo nel proi”cristiai o chiesa di origi
• ® chi considera la «comuche si crea nella condirne di spazi in ospedale
occasione di dialogo e
‘evangelizzazione». La
*siccia presenza di persoato iln* '®ne collaborano stabil:issim® per la cura d’anime e
e, ha fi* ^ao a Pomaretto ha reso
larsi rip
;o ne\i
ita volti
rischi®
valdes®
iesa ics*
li via
é e cani
tutti consapevoli che il culto
può funzionare non solo se si
trova in luogo adeguato, ma
soprattutto se vi è la collaborazione di un gruppo.
Nessuna decisione poteva
essere pres,a in quella sede,
anche se non è mancata la
proposta di affidare a turno
alle varie chiese del circuito (e
non solo ai pastori o predicatori locali) la responsabilità
collettiva per il culto. Possiamo dire che sono state poste
le premesse per una responsabile decisione da parte della
prossima assemblea di circuito. Particolarmente gradita e
significativa è stata la presenza della Ciov. L’intervento
della presidente Franca Coìsson ci conferma che i problemi pratici incontrati in precedenza possono essere risolti.
Ora spetta alle chiese pronunciarsi; occorre proseguire
il dibattito affinché la cappellania ospedaliera sia coordinata e continua. Occorre attuare progetti già da tempo
elaborati. Si pone l’esigenza
di una persona che non vi dedichi solo ritagli di tempo. Le
numerose presenze dalla vai
Germanasca (con la loro positiva esperienza a Pomaretto) contrastavano con le poche presenze dal 1° circuito e
le esitazioni nell’assumere
impegni corrispondono alla
difficoltà di sensibilizzare le
nostre chiese alla necessità di
collaborazione e formazione.
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due manifestazioni un pubblico di una sessantina di
persone, per la maggior parte
cattoliche. Le conferenze sono state interessanti e hanno
posto bene la questione del
perché leggiamo la Bibbia;
siamo inseriti in una storia di
cui siamo l’ultimo anello, che
è la storia della salvezza; Dio
ha diretto il suo popolo verso
la terra promessa con una
colonna di fuoco o con una
nuvola, oggi la Scrittura assolve a questa stessa funzione di guida. La mostra è stata
ben visitata da gruppi scolastici; ben più di un migliaio
di visitatori di tutte le età si
sono avvicendati in tutte le
ore possibili manifestando
stupore e interesse per le
Bibbie da sfogliare e per le foto e gli strumenti con i quali
la mostra è stata integrata. La
chiusura, che era stata prevista per il 10 aprile, ha dovuto
essere spostata di alcuni giorni perché c’erano ancora prenotazioni di gruppi scolastici. E infine molti si sono rammaricati di non aver fatto in
tempo a vederla e hanno
chiesto se la si farà ancora in
un prossimo futuro.
A Pescara per la prima volta
un pubblico ignaro è stato
portato vicino alla possibilità
di uno studio approfondito
della Bibbia, tanto da rendere
auspicabile e speriamo realmente organizzabile un corso
di approfondimento biblico,
che potrà essere fatto dalle rispettive chiese o di nuovo insieme ecumenicamente, secondo come si deciderà di comune accordo. Intanto c’è da
organizzare un convegno fra
le diverse chiese evangeliche
per sviscerare il rispettivo approccio alla Bibbia, come è
stato auspicato da alcuni.
Molto importante sarebbe anche organizzare o ripristinare
fi Consiglio delle chiese evangeliche, come esiste in molte
città, che permetta lo scambio
delle informazioni e di evitare
doppioni, come è avvenuto
con la contemporanea esposizione in un albergo della città
della stessa mostra, della Società biblica, fatta dalla comunità awentista di Scafa.
Incontro ecumenico a Catanzaro
La via della riconciliazione
ci chiama al cambiamento
FRANCESCO VIAPIANA
IL 4 aprile, nella sala consiliare del municipio, si è tenuto un incontro ecumenico
in preparazione alla seconda
Assemblea ecumenica europea che si terrà a Graz dal 23
al 29 giugno, sul tema «Riconciliazione, dono di Dio e sorgente di vita nuova». Sono intervenuti mons. Giuseppe
Chiaretti, arcivescovo di Perugia e presidente del Segretariato per l’ecumenismo e il
dialogo della Gei, e il prof.
Ricca della Facoltà valdese di
teologia. Hanno presieduto
l’incontro il pastore valdese di
Catanzaro Bruno Gabrielli e
l’arcivescovo della città, monsignor Antonio Cantisani.
Dopo una breve meditazione, che è stata tenuta da
Antonella Aletta, del Segretariato per l’ecumenismo, che
ha evidenziato tre punti focali (ricerca dell’unità visibile tra le chiese, impegno per
la giustizia sociale, responsabilità verso il creato), mons.
Cantisani, esprimendo la
propria gioia per la partecipazione all’iniziativa, ha dichiarato che niente potrà avvenire in questo campo senza che prima i poveri diventino protagonisti, mentre il
pastore Gabrielli ha ribadito
che rincontro è diventato
esigenza primaria, bisogno
per Io stesso vivere.
Paolo Ricca, dopo aver pre
cisato che rincontro di Graz
fra ortodossi, protestanti e
cattolici sarà per la prima
volta un incontro che si svolgerà in assoluta parità fra le
chiese partecipanti, ha evidenziato come ancora oggi
non siamo riconciliati, nonostante siamo in pace, e come
ci sia urgente bisogno di ricostruire la comunione, se
mai questa c’è davvero stata.
La riconciliazione può avvenire se diventiamo diversi, se
mutiamo il nostro sguardo
verso gli altri imparando a
vedere con occhi nuovi. La
riconciliazione va cercata
prima di tutto con Dio, se no
non può avvenire.
Monsignor Chiaretti ha invece posto l’accento sulla
chiesa; la chiesa c’è per riconciliare, e solo dopo una
conversione totale e sincera
da parte della chiesa ci si potrà riconciliare. Graz sarà una
comunicazione di Dio, che ci
chiama ad essere persone
nuove. Le differenze ci sono e
bisogna accettarle, tante sono già state superate, altre rimangono e occorrerà abituarsi a convivere con esse.
L’incontro si è svolto in
una cornice di pubblico attento e numeroso che ha auspicato che tali iniziative non
rimangano casi isolati ma diventino un nuovo modo di
vivere la propria fede in comunione, anche se, appunto,
nelle diversità.
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SU
tei. 011-655278, fax 011-657542
PAG. 9 RIFORMA
Agenda
FIRENZE — Il Centro culturale protestante
«Pietro Martire Vermigli» organizza alle ore
17, nei locali di via Manzoni 21, una conferenza del prof. Giorgio Spini sul tema; «Storia degli evangelici italiani dall’Unità d’Italia». Per informazioni tei. 055-2477800.
TRIESTE — Il Centro culturale «Albert Schweitzer» propone alle ore 18,30 nella basilica di San Silvestro un concerto
della corale di Villar-Bobbio Pellice. Tel. 040-632770.
PALERMO — In occasione del seminario di
studi «L’Italia in Europa; conoscere il protestantesimo», organizzato dal Centro evangelico di cultura Giacomo Bonelli, alle ore
17,30 nella chiesa valdese di via Spezio 43, la
pastora e direttrice del Servizio cristiano di
Riesi Erika Tomassone parlerà su «Ruoli sociali ed emancipazione femminile». Per informazioni tei. 091-580153.
PERUGIA — La Chiesa evangelica valdese e
il Centro ecumenico San Martino, in preparazione dell’Assemblea ecumenica di Graz,
propongono alle ore 17 nella sala del Consiglio provinciale una tavola rotonda sul tema
«Riconciliazione; dono di Dio e sorgente di
vita nuova». Partecipano mons. Giuseppe Chiaretti, i pastori Domenico Tomasetto e Gianna Sciclone, mons. Elio
Bromuri; modera la prof. Maria Teresa Di Stefano, presidente dell’associazione San Martino.
SANT’ANTONINO DI SUSA — Per il ciclo di incontri organizzati dalla Chiesa battista sul tema «La riconciliazione è
fedeltà alla Parola di Dio», alle ore 20,45 nel tempio battista
di via Torino angolo via Vaie il pastore Giuseppe Marrazzo
parlerà su «Vivere la Parola». Tel. 011-9840621.
TRIESTE — Il Centro culturale «Albert Schweitzer», in collaborazione con la Chiesa metodista di Trieste, presenta il
libro del pastore Giovanni Cartari «Il lungo cammino del
popolo di Dio». Per informazioni tei. 040-632770.
BETHEL — Il Centro evangelico sulla Sila catanzarese organizza una giornata comunitaria in collaborazione con il 15'’ circuito delle
chiese valdesi e metodiste. Giorgio Girardet,
pastore e professore emerito della Facoltà
valdese di teologia, parla sul tema «Gesù Cristo duemila anni dopo. Lo stato delle ricerche sul Gesù della storia e il Cristo della fede». È necessario prenotare per il
pranzo e l’eventuale pernottamento; tel.-fax 0961-728045.
COAZZE — Presso la chiesa valdese di via Matteotti si svolge la giornata comunitaria delle chiese del 4° circuito. Il
programma prevede per le ore 9,30 il culto presieduto dal
pastore Ruggero Marchetti, alle ore 10,30 una conversazione introdotta da Giancarlo Giovine e Roberto Russo dal titolo «Graz 1997; verso quale progetto di riconciliazione?»;
alle 12,30 un'agape fraterna, alle ore 14 «Parole e passi in
libertà per il paese di Coazze», alle 15,30 concerto di musica classica con il Duo degli Affetti; Chiara Cassin al clavicembalo e organo e Riccardo Manuel Vartolo al violino
eseguiranno musiche di Buxtehude, Walther, Kerll,
Bohem, Frescobaldi, Pasquini e Veracini. Tel. 011-6508970.
CARRARA — In occasione del ciclo di conferenze sul metodismo proposto dalla Chiesa
evangelica metodista di Carrara, alle ore 21
nei locali della chiesa in corso Rosselli 49 il
pastore e presidente dell’Opcemi Valdo Benecchi parlerà su «Il metodismo italiano e i
suoi rapporti internazionali». Informazioni al 0585-788429.
SANT’ANTONINO DI SUSA — Per il ciclo di incontri organizzati dalla Chiesa evangelica battista sul tema «La riconciliazione è fedeltà alla parola di Dio», alle ore 20,45 nel
tempio battista di via Torino angolo via Vaie il pastore Giuseppe Platone parlerà su «Testimoniare la Parola». Per
informazioni tei. 011-9840621.
SANT’ANTONINO DI SUSA — Per il ciclo di
incontri organizzati dalla Chiesa evangelica
battista sul tema «La riconciliazione è fedeltà
alla Parola di Dio», alle ore 20,45 nel tempio
battista di via Torino angolo via Vaie il pastore Adriano Dorma parlerà su «Credere nella
Parola». Per informazioni tei. 011-9840621.
TORINO — Alle ore 21, nel tempio valdese di corso Vittorio
Emanuele II 23, Massimo De Grandis, titolare dell’organo
del tempio valdese di Torino, l’Accademia dei Solinghi, diretta da Rita Peiretti, Marco Mosca e Alessandro Peiretti,
violoncelli, e Luca Pipanti, traversiere, terranno un concerto con musiche di Vivaldi, Haendel, Bach. L’ingresso è fissato in lire 20.000; l’incasso della serata sarà devoluto
all’iniziativa «Un organo bachiano a Torino».
TORINO — Alle ore 21, nella sala valdese di
via Pio V 15 (I piano), si tiene un incontro
con Alister McGrath sul tema; «Gesù, chi era
costui?», con presentazione del libro «Gesù;
chi è e perché è importante saperlo», pubblicato dalle Edizioni Gbu. Altri libri di McGrath sono pubblicati dall’Editrice Claudiana.
CULTO EVANGELICO; ogni domenica mattina alle 7,27 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie dal
mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO; rubrica televisiva di
Raidue redatta cura della Federazione delle
chiese evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne alle 23,40 circa e, in replica,
11 lunedì della settimana seguente alle ore 9
circa. Domenica 4 maggio (in replica lunedì
12 maggio) andrà in onda; «Romania; un lavoro sociale tra i bambini della strada di Bucarest»; «L’anno degli sradicati»; «Rubrica biblica».
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica
deve inviare i programmi, per lettera o fax, quindici giorni
prima del venercTi di uscita del settimanale.
18
PAG. 10 RIFORMA
_ VENERDÌ^^25 APRa^^^g^
Riforma
Albanesi, chiese
e nuove povertà
Bruno Gabrielli
Forse domani ringreizieremo 1 profughi albanesi. Un
giorno saremo forse grati a questi uomini e a queste
donne coi loro bambini, a questi adolescenti avventurosi e ingenui, patetici e sfrontati, straccioni e borghesi che oggi (con insopportabile faccia tosta e, fatto ancor più insopportabile, nella nostra lingua) hanno il
coraggio di presentarsi a casa nostra e di imporsi
all’attenzione dell’opinione pubblica mondiale con le
loro assurde pretese di una vita tranquilla, di un lavoro e di una casa «come tutti» dopo aver sfidato la morte sui nostri mari.
Forse un giorno li ringrazieremo, anche se oggi stanno distruggendo quel poco di coscienza che ci era rimasta dopo la tragedia dell’ex Jugoslavia suscitando in noi
italiani e italiane, per una volta senza sostanziali differenze di estrazione sodale o culturale, di fede religiosa
o di scelta ideologica, una tempesta di sentimenti estremistici e contrastanti, dal più rigido dei rifiuti al più peloso dei paternalismi, che in ogni momento rischia di
avere il sopravvento sulla lucidità del ragionamento.
Forse un giorno li ringrazieremo. C’è almeno da sperarlo, perché vorrà dire che avremo trovato l’intelligenza e la forza di specchiarci in loro anziché distogliere lo sguardo, di scoprire in loro il segno delle nostre contraddizioni e con ciò di compiere un primo,
indispensabile passo di conversione.
Non vergogniamoci se ci scopriamo tutti particolaristi (dico «particolaristi» perché parlare di razzismo davanti agli albanesi mi sembra francamente fuori luogo
e perché non so trovare una parola migliore per dire
l’egoismo collettivo che ci fa sempre e comimque contrapporre gli interessi della nostra tribù nazionale, regionale o più comunemente familiare a quelli altrui).
Non vergogniamoci e non abbattiamoci se non siamo riusciti a fare a meno di provare un profondo fastidio di fronte alle pretese dei profughi albanesi; se anche noi abbiamo pensato che almeno buona parte di
loro abbandonassero il loro paese allo sbando non per
vitale necessità, ma per inseguire il mito di un facile
benessere; se ci siamo sorpresi d’accordo, magari per
un solo istante, con l’opzione del sindaco di Rimini:
solo donne e bambini, perché socialmente meno pericolosi e per garantirci sul loro ritorno a casa propria
una volta superata l’emergenza.
Chiediamoci invece se alla radice di questi nostri
sentimenti e pensieri, di per sé non necessariamente
peregrini, non ci sia il profondo disagio di far parte di
una società ancora opulenta ma senza più futuro perché fondata su un modello improponibile ad altri, siano essi altri popoli o le nostre stesse future generazioni, e anzi sempre più esclusivo, sempre più irrazionale, sempre più botte piena e moglie ubriaca, al punto
che ogni giorno che passa si fa più pressante l’assmdo
appello: facciamo sacrifici, perché se no non bastano
te nostre finanze né le risorse naturali, ma per carità,
non riduciamo i consumi!
Forse un giorno ringrazieremo i profughi albanesi
per averci costretti a guardare alla sabbia su cui stiamo costruendo e a cambiare modello di vita, come individui e come società italiana ed europea. Oggi intanto (a ogni giorno il suo affanno!) proviamo a trattarli
come chi è nato fra noi e ad amarli come noi stessi,
perché anche noi fummo stranieri (e come cristiani
continuiamo ad esserlo ovunque) e soprattutto perché
il Signore è il nostro Dio (Levitico 19, 34). È molto difficile e impegnativo. Si tratta di ricercare di continuo
lo stretto passaggio fra la Scilla del paternalismo e la
Cariddi del rifiuto. Ma nella fede nel Signore e insieme
con le sorelle e i fratelli è possibile e anche bello.
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Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino
Di Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Giorgio GardioI, Maurizio Girolami, Pasquale laoobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa Nini, Nicola Pantaleo, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan,
Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE:Stelio Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia: ABBONAMENTI: Daniela Actis.
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovi - tei. 0174-42590.
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r i. - via S. Pio V, 15 bis -10125Torino.
Tariffe inserzioni pubbiicitarie: a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000. Partecipazioni: millimetro/colonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1.000.
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con
il n. 176 del 1® gennaio 1951. Le modifiche sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 15 dell’IS aprile 1997 è stato consegnato per l’inoltro postale all'Ufficio
CMP Nord, via Reiss Romoli 44/11 di Torino mercoledì 16 aprile 1997.
Quando l'informazione «laica» si confessional izza
Il rogo di Torino e la Sindone
Conoscenza di Dio e discepolato: la nostra testimonianza
non deve perdere di vista l'umiltà dell'ubbidienza al Signore
STEFANO MERCURIO
SICURAMENTE molti dei
nostri lettori avranno ancora davanti agli occhi le scene del salvataggio della teca
d’argento contenente la Sindone. I Tg le hanno mostrate
ripetutamente: abbiamo assistito a una vera e propria corsa contro il tempo, ogni minuto che passava poteva infatti compromettere il «sacro
lino». Grazie alle esperienze
acquisite e alla loro professionalità, i vigili del fuoco sapevano bene che sarebbe stato un grave errore sottovalutare la forza distruttrice delle
fiamme. In questo hanno dato esempio di responsabilità
civica e siamo grati loro. Peccato che chi invece è impegnato nella prevenzione di
incendi al nostro patrimonio
artistico si consideri già maestro. Scene toccanti quelle
del coraggioso vigile del fuoco che tenta con tutta la sua
forza di rompere la protezione di vetro che custodisce «il
lenzuolo di Gesù». Tuttavia
egli può ora consolarsi per
avere tratto in salvo «i valori
che stanno lì dentro quel
simbolo» (come il coraggioso
pompiere aveva dichiarato al
Tgl). Giusto, (verrebbe da replicare, se con quella frase
egli intendeva riferirsi ai valori evangelici), «lì dentro»,
peccato però che questi valori non stiano anche «fuori»!
Ma ritorniamo alle riprese
televisive: il salvataggio viene
condotto a colpi di mazza, e
portato a termine dall’intervento di altri colleghi, i quali
si caricano la Sindone sulle
spalle e fra un fremito di
emozione (e la gioia di chi sa
che ormai il peggio è alle
spalle e il «bello» deve ancora
cominciare), con passo sostenuto, si affrettano verso un’
uscita d’emergenza. Siamo
arrivati al paradosso: «Non è
più Gesù che salva te, sei tu,
essere umano, che salvi Gesù». Appena fuori dalle fiamme, il sarcofago viene condotto in un luogo dove riceverà i «primi soccorsi». L’immagine di Cristo, ci verrà detto più tardi, non ha subito
danni e si trova ora in un luogo segreto: meno male!.
«Torino piange il Duomo
ferito», commentava La Repubblica di lunedì 14 aprile,
l’Italia intera piange il Duomo
di Torino, potremmo aggiungere noi evangelici italiani e
quanti hanno a cuore le sorti
di questo paese. Dopo i roghi
al teatro di Bari e Venezia, gli
attentati dinamitardi del ’93
contro i beni culturali di Firenze e Roma, se ne va un altro gioiello dell’arte: la Cappella Guarini. Il nostro cordoglio è destinato tuttavia a rimanere ancora più grande di
quello del devoto che, approfittando di una svista del servizio d’ordine, implora il cardinale: «Padre, non portatela
via». Egli, come altri, potrà almeno consolarsi con la lieta
assicurazione che la Santa
Sindone rimarrà a Torino finché ci sarà il cardinale Saldarmi, e che l’ostensione del '98
non corre rischi. In molti, a
dire il vero, ricevono la loro
consolazione, primo fra tutti
il pompiere che ha salvato la
Sindone, che si porterà nel
cuore una gioia spirituale
eterna, che non sarà giammai
dimenticata nei cieli dato che
chi ne fa le veci sulla terra ha
già provveduto ad assegnargli
l’onorificenza vaticana.
E noi evangelici? La tentazione, ironia ora a parte, sarebbe quella di cadere nella
vanità. Forse sarebbe meglio
rileggere il brano del Buon
Pastore proposto da «Un
giorno una parola» proprio
per la predicazione di dome
nica 13 aprile, giorno in cui
alla presenza delle autorità si
teneva nel Duomo di Torino
una messa solenne di ringraziamento. Rileggendo il brano del Buon Pastore, due verbi saltano agli occhi: «Le pecore mi conoscono, ...e mi seguono». Il rischio che corriamo, da parte nostra, è quello
di separare la prima dalla seconda frase, cioè separare conoscenza di Dio e sequela, rischiando così, in occasioni di
fatti come quelli di Torino, di
perdere di vista l’umiltà dell’ubbidienza al Signore.
Umiltà nell’ubbidienza,
questo dono mi pare il solo
capace di non banalizzare
l’agape e rendere credibile la
nostra testimonianza di fronte ad una società «laica», (la
nostra), che non smuove
neanche un sussulto quando
la presentatrice del Tgl delle
ore 20, «quello del giorno dopo», riferendosi alla Sindone,
afferma lapidariamente e un
po’ ingenuamente: «...il lenzuolo che ha coperto il corpo
di Gesù»; (evviva la scienza e
il suo carbonio 14).
«Il nostro combattimento
non è contro carne e sangue»
ci ricorda l’apostolo Paolo.
Non possiamo farci trovare
con in mano le nostre «armi»
(Efes. 6). È difficile, di fronte
a fatti come questi, evitare di
cadere nell’orgoglio e nella
polemica, che da evangelici
saremmo tentati di mettere
invece sul campo. Forse rileggere il testo del Buon Pastore partendo dal versetto
dove Gesù dice «...esse mi seguono», potrebbe portare ad
uno spunto autocritico per
riflettere su noi stessi, sulla
via che Gesù ci chiama a percorrere, ricordando che conoscenza di Dio, intesa come
principio della sapienza, e timore dell’Eterno, sono la
stessa identica cosa.
La situazione delle chiese evangeliche in Italia
Il compito che ci sta davanti è quello di
riformare la chiesa evangelizzando l'Italia
PAOLO SPANU
Ringrazio Giorgio Girardet e Riforma per aver
aperto il giornale al dibattito
sulle prospettive del protestantesimo in Italia. Spero intervenendo di non scrivere
banalità e di offrire un piccolo contributo. Mi perseguita
infatti il timore che forse, davanti alla domanda cruciale
«Dove andiamo come chiese
protestanti in Italia», sarebbe
per ora meglio tacere come
fece Gesù alla domanda di
Pilato «Che cos’è verità?».
Nonostante tutto accetto di
correre il rischio di esporre
una sola sommessa proposta.
In buona sostanza, Girardet conclude le sue considerazioni affermando che, se
vogliamo essere rilevanti nel
futuro che si delinea nel terzo
millennio, occorre riconquistare certezza di fede e sviluppare il linguaggio particolare di chi crede di vivere alla
presenza di Dio (coram Deo).
A me pare che il programma
adombrato da Girardet sia da
condividere, ma formulato
come egli fa è troppo generico per essere illuminante. La
mia generazione di pastori
aveva un programma un po’
meno generico e però regolarmente disatteso: il nostro
compito, ci dicevamo, è quello di reclamare la riforma
della chiesa evangelizzando
l’Italia. A questo obiettivo abbiamo lavorato nei movimenti giovanili e abbiamo
dotato la generazione dei nostri figli di strumenti di lavoro
come la Fgei, i centri d’incontro, Gioventù evangelica e
altre notevoli piattaforme di
confronto. Poi abbiamo lavorato per la costruzione e lo
sviluppo della Federazione
delle chiese (Fcei), nonostante l’impresa non fosse riuscita a coagulare tutte le chiese
evangeliche in Italia; abbiamo lavorato per il Patto di integrazione tra chiese valdesi
e metodiste e il Patto di reci
proco riconoscimento tra
battisti, metodisti e valdesi.
A questo si devono aggiungere tantissime esperienze
che ci hanno richiesto cambiamenti notevoli. Abbiamo
utilizzato questa dovizia di
strumenti anche per incidere
nel dialogo ecumenico con il
cattolicesimo, poco con le
chiese ortodosse e quasi nulla
nell’incontro con le altre fedi
presenti in Italia. Cinquanta
anni di lavoro instancabile
ma anche usurante. Forse è
stato un lavoro svolto con
troppa superficialità, o forse
con l’impazienza di chi non
ha tempo per il tempo del Signore. Faccio un esempio tra
i molti che mi vengono alla
memoria. Nella preparazione
dei campi estivi abbiamo lavorato molto alla scelta delle
tematiche, alla loro enucleazione, all’invito di oratori,
animatori e testimoni, abbiamo offerto bibliografie da seminario universitario ma abbiamo curato la formazione
spirituale dei singoli? Abbiamo sviluppato una disciplina
di ascesi laica consona alle
istanze della nostra fede protestante? Abbiamo curato la
sfida della conversione al discepolato di Gesù Cristo? Abbiamo chiesto scelte fondamentali di livello esistenziale
che orientassero i singoli a risoluzioni di servizio nel nome
di Cristo? In tutto il nostro fare, forse abbiamo trascurato
il nostro essere.
Mi domando se il compito
che ci sta davanti, non perché
siamo al giro di boa del millennio ma perché la vocazione del Signore non viene meno e ancora ci provoca, non
sia ancora quello di lavorare
per la riforma della chiesa (di
tutte le chiese) evangelizzando l’Italia. Ma questo programma, come è evidente a
tutti, si fonda e parte dall’esperienza personale della
conversione che è la madre di
tutte le vere riforme.
Notizie evangeliche
agenzia stampa
L. 60.000-ccp 82441007
intestato a Nev - Roma
ENI
scoi
UTIRRENO
si concluí
Olandesi a Livorno
con 1 nni
Ampio rilievo viene data Q“®
una pagina del numero dj
aprile, alla presentazione, cinquf
programma di ricupero sj ben afferi
co-urbanistico del patri) Savonarc
nio immobiliare della q
gregazione olandese-aleu te*'®na, avvenuta in Comune,]
presenza del rinnovato
siglio della Congregazij<I®^*Ì^°^?
le autorità cittadine
presentato l’iniziativa. 11¡
daco Lamberti, scrive Luì ^ ^
no Donzella, «ha sottolinf!®®^“^®
lo stretto rapporto fra lef®®*^*-® ^
ziative della congregazioil®*^^®''®,®
l’idea di “città ritrovata"!®®*® * '
la giunta sta portando av» ®bi®n «t
in questi anni (...!. “Il noj * P!
impegno - ha detto il sinij Signore o
- è proprio quello di vai»
zare il percorso storico4
nostra città’’». Completa«
pagina una scheda sullal
mazione della congregazii
risalente al 1600 quandoi;
mi mercanti olandesi si st
lirono in Livorno, e un
«Viaggio nella città delle
zioni», che sintetizza Tappi
to dato alla città dalle comi
nità ebraica, greca, infles]
francese, armena, musulr
na, valdese e siro-maroniti
3ii3if5Scia#n>
Voglio 1
liano cor
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La norma e la praticadonna eh
Nella rubrica delle lettiP?*°
diaconia,
sul numero del 15 aprile,
torio Roidi risponde alla*®/°^*®*^!
gnora Linda Corneàus di
lano, che lamenta ìa sca^gg* in
considerazione in cui vii.^®
tenuto chi, in materia di
gione, esprime punti ditfiborice\
diversi, mentre in altri C
ciò non succederebbe.
scarsa attenzione - sci|S*®Pril®®
Roidi - per le idee degli
anche in questo campo,
nostante che a base di tul
religioni, nei testi sacri, si
contro a
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predicate la tolleranza e
la lasciati
spetto per il prossimo
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Credo che (...) siano molti b)®se. Gr
loro che, pur essendo o ®* ®®no t
cendo di essere profon ®ove re;
mente religiosi, sembram ®
menticare la libertà delia
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accada. Forse, pur esse Piando al
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di Roma lo sforzo di ®
narsi ad altre religioni, tiif?™are la
le rispetto non è stato sf® aveva o
cientemente chiesto aii/
cattolici. La norma c’è, (|
mente, ma non si fa
per ricordarla o imporla.
IMAD’OMini
Studi SU Bonhoeffci
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La rivista letteraria (d
occupa anche di imrne
spettacolo e dibattito p'
co) creata e diretta dal 0
Goffredo Fofi, da sempi illlustran'
tenta come il suo direttol fg
la figura di Dietrich Bori
fer, recensisce in ampi® .
zio sul numero di marzo L
lume di Alberto Gallasi p ° “
ropos téleios. L’itinera< ? ® proc
Bonhoeffer nel conflW
cristianesimo e mod&
(Queriniana, 1995). L’ab
di Gian Luca Potestà W ‘Is sua
dua nell’opera di Galla*
è anche traduttore di ^
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teologo non solo «com®'
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de esponente della “te®*
dialettica” ma anche®
colui che ha tentato un®
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cedente “teologia lib®*
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vedeva nel cristianesi>y^'
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25 APRILE 1997
Pagina Dei Lettori
PAG. 1 1 RIFORMA
Avviata a Firenze la pratica di beatificazione del predicatore
5ta per realizzarsi una «rivincita» di Girolamo Savonarola?
ELIO RINALDI
ENTRE alla Curia vescovile di Firenze è avviata la pratica di «beatificaENQ zione» (libellus supplex) che
si concluderà nella primaveI • ra del ’98> in coincidenza
Livorno ¡’anniversario dell’inidene A-nua sentenza di morte (23
umero ì faggio 1498), ora a distanza
ntazioi di cinquecento anni si può
cupero J ben affermare: la rivincita di
lei patrii Savonarola oppure^,^con a
della ; mara ironia dal rogo all’al^ M _ riih Oli Hifnrmn niirantp
Ìese-aW tare. Già su Riforma durante
novato Q cato un nostro intervento
igreea7^ dal titolo «Savonarola, il Lu
iativa.lls in una delle Prediche teicrive Lanuta il 5 gmgno 1496 Savosottoiynarola si ispirava b.blicato fralpimente al libro di Michea,
„regazioiladdove sin dal principio latrovata"! monta il destino di Israele e
tandn J chiama «testimoni tutti i poi “Il nd Poii"’ profeta vede uscire il
ito il sini Signore dalla sua sede, cal
.0 di vaio ^1«
storicodj '
impleta«
Posta
:iaandoi'
cìgsì sì Sti — —I - I •
IO, eunjiElena Vigliano
izzjtì compagna
dalle comi
;ca, inglesi
'Voglio ricordare Elena Viziano come persona e donna
lei nostri tempi. Così attiva
leUa comunità di Torino ma
anche molto amata nelle no
care i monti e i monti struggersi sotto ai suoi piedi... e
Samaria e Gerusalemme divenire un mucchio di rovine; come la Samaria anche
l’Italia conoscerà sventure;
pare quasi, in previsione, di
pensare al «Sacco di Roma»,
ai lanzichenecchi, alla discesa di Carlo Vili sotto il
quale ebbe inizio quel ciclo
di eventi che determinò il
predominio degli spagnoli
durato oltre due secoli.Tra
le «Poesie» (o meglio canzoni), citiamo in particolare
dal De mina mundi l’invocazione a Dio perché veda la
corruzione del mondo invaso dai vizi, dalla violenza e
dalla lussuria.
Qui scopriamo l’anticipazione dei temi del grande
predicatore «apocalittico»
che impose ai fiorentini un
modo di vivere (che i riformati chiamerebbero calvinista) del tutto impopolare nel
suo rigorismo etico e di co
di viaggio
.. stre comunità delle Valli;
a prailCS^Qj^na che nella chiesa ha sa
leile lettiP^'^° dare il vero senso della
aprile idiuconia, una presenza mol
e di fede.
\eìius di soglio ricordare durante
ta la sca®ggi ta Inghilterra: lassù
in cui vifw^ veramente tanti amici
teria diI4^ pochi giorni
unti dii|l^i° ricevuto una lettera dei
n altri plÉinori Cowhig, i quali mi
I ebbe, detto che al principio
'iaprile avrebbero tenuto un
icontro a Barnes Gloses; rirdavano Elena per ciò che
'eva fatto per la Chiesa riamata inglese e per ciò che
la lasciato come eredità del
!uo lavoro svolto fra le due
líese. Grazie a lei, molti di
ioi sono andati a incontrare
ne - SCI
■e degli
(’ampo,
se di tul
sacri, SI
ranza e
■ssimo
no molíl
sendo
profosr'“'^® realtà e nuovi amici
? 111 brani
in cui siamo tuttora in conta deU’#Vo; la rivedo quando prediagionir'^^ ndla chiesa di Sale,
nir esseP^'^tlo al mattino si ripartilella il pullman e ci leggeva
,0 di avjP passo della Bibbia, per rigioni, u^rdare la famiglia a casa, chi
stato ospitati e chi si an
sto aiif rincontrare,
la c’è, (
Molte delle persone di quei
gruppi erano anziane, ma
con lei si poteva stare sicuri
che era sempre pronta a dare
una mano a chi ne aveva bisogno. Sapeva anche farci
sbrigare quelle piccole incombenze giornaliere anche
se non sapevamo l’inglese. Il
suo dolce sorriso e i suoi occhi ridenti ci accompagneranno a lungo, e speriamo
che il suo lavoro svolto abbia
una continuità in futuro e anche questi incontri con l’Inghilterra non si fermino con
lei ma abbiano un avvenire
davanti.
Il suo riposo sia dolce e sereno, come sapeva dare serenità a coloro che l’hanno
avuta vicina e le sono stati
accanto nella vita.
Lilly Chiavia Danna
Torre Pellice
L'importanza de
«L'eco delle valli»
Alcuni fratelli lamentano
che il giornale si occupa in
modo superficiale dei battisti
e parla troppo di valdesi e
metodisti (io sono battista):
se tali sono i fatti e se ciò corrispondesse al vero, vuol dire
che i pastori e noi stessi battisti ci interessiamo poco e
scriviamo poco, non ci rimane che darci da fare oppure
recitare il mea culpa.
Altri si lamentano delTinserto L’eco delle valli valdesi e
non desiderano più riceverlo:
si fa
nporlal'
collana «Piccola biblioteca teologica» è uscito il n. 42
Mister McGrath , ^
riovi
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. semp'
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ampio
onflW
model
j). L’ari
està io
Gallas
Le radici della
* spiritualità protestante
a cura di Aldo Comba
pp. 272, L. 32.000
^Ilustrando con vivacità e chiarezza il significato e il valo
h R attuale dei princìpi spirituali deila Riforma, l’autore innin la chiesa odierna a riscoprire le sue radici alla ricer
marzo®" ‘'Santità e di autenticità. ParSallasi dalla ricerca di un passato
tinerai produca identità, McGrath (di
la Claudiana ha già pubblicaci VI pensiero della Riforma e
Giovanni Calvino. Il riformatore e
^ sua influenza sulla cultura oc
— rn-rrnmi,.........
. ,Lc radici della
jriniiiaiiià proiesfi).»,.
re di tualizzazione che sottolinea l’uti
itazioof
l'tà della spiritualità della Riforma
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indentale) giunge ad un’ottima at
Claudiana
VIA prìncipe TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
http://www.arpnet.it/~valdese/clauclian.htm
.
stumi, tanto che Machiavelli
non esitò a esprimere il suo
profondo disprezzo per lui e
a denominarlo «profeta disarmato».
Abbiamo pensato come
nel lungo corso della storia
spesso i giudizi umani siano
stati mutati attraverso pareri
del tutto contrapposti in impreviste riabilitazioni; già tre
papi nei secoli trascorsi si
erano dichiarati disposti a
considerare il Savonarola
«santo», proprio colui che
era stato clichiarato «vir rixae
et discordiae in universa terra»; difensori della sua ferma
condotta invece furono Giulio II, Clemente VII e Pio V,
ma anche grande devozione
ebbero san Filippo Neri e
Santa Caterina de’ Ricci. Del
resto la dichiarazione del
decano degli storici domenicani, Tito Centi, recita così:
«Il sospetto di eresia è stato
totalmente fugato dalle nostre ricerche storiche» e an
cora «quanto alla fama di
santità questa è confermata
dalla sua difesa ad oltranza
del messaggio evangelico».
Dunque i riconoscimenti a
supposti «eretici» tipo Galilei
o Rosmini, anche per il ribelle frate ferrarese ecco giungere la «redenzione» dal disonore; e pensare che la cronaca del tempo ci ricorda
che la città di Firenze era
stata messa in stato di penitenza, quella città nella quale il Savonarola aveva proclamato il Cristo «re dei regnanti» e dove si poteva cantare
«viva, viva in nostro core Cristo Re, Duce e Signore».
È dunque con doveroso
anche se colpevole ritardo
revisionistico che il Savonarola ritorna a essere visto
nella sua ferma e integra
personalità storico-religiosa
scevra da ogni faziosità quale audace lottatore «preriformistico» per la nobile causa
dell’Evangelo di Cristo.
io penso che togliere queste
pagine sia assurdo; eliminarle sarebbe un’offesa al popolo valdese, unica realtà di popolo-chiesa nell’Italia della
Controriforma.
Alcuni fratelli e sorelle criticano il giornale accusandolo di politicizzazione e lo accusano di parlare solo in modo sporadico di spiritualità;
ma molti evangelici leggono
quotidianamente la parola di
Dio e anche i quotidiani delle
nostre città; perché allora
non dovremmo poter sapere
i fatti del mondo leggendoli
commentati da un punto di
vista evangelico? Sono grato
al pastore Bensì per quanto
ha scritto sulla meravigliosa
figura del pastore Inguanti,
instancabile servitore del Signore e baluardo della Chiesa battista in Italia; un predicatore fedele e serio, che predicava in chiese gremite, di
cui potei ascoltare gli edificanti messaggi.
Una cosa che invece mi ha
lasciato letteralmente sbalordito è stata, sul n. 11, la chiusura della lettera che ricorda
Elena Vigliano: «Ci mancherai (...), continua a aiutarci da
lassù, noi non ti dimenticheremo mai». Elena Vigliano è
stata una colonna nella Chiesa valdese di Torino, una vera
credente che ha speso la vita
per il prossimo e per la chiesa
che tanto ha servito: ma che
possa aiutarci da lassù mi
sembra un paradosso e per di
più non in sintonia con la fede evangelica, anche se viviamo in uno spirito ecumenico
in cui alti prelati domandano
scusa per le persecuzioni e
dei vescovi cantano il Giuro
di Sibaud, e in cui la strada
per Graz vuole affratellare
tutti. Sono rimasto sconcertato e preoccupato sapendo
che un protestante crede che
i morti ci vedono e ci aiutano
dal cielo; nella Bibbia, unica
autorità, l’apostolo Paolo afferma; «I morti in Cristo risusciteranno per primi poi i viventi andranno incontro al
Signore Gesù Cristo». Questa
è la base e il fondamento delia fede protestante.
Ivo Blandino
Sant’Antonino di Susa
«Valdesian Fellowship»
In visita alle chiese inglesi
BRUNO TRON
Fra le molte cose nelle
quali era impegnata
Elena Vigliano, c’era anche
la preparazione della visita
di un gruppo italiano alle
comunità della Chiesa riformata d’Inghilterra, che
Elena aveva già curato altre
volte. L’organizzazione era
già a buon punto e la programmazione della visita
sarà portata avanti. C’è già
un certo numero di iscritti,
però è necessario raggiungere il numero programmato di trenta partecipanti
sul quale è stato calcolato il
costo della visita e su cui
sono state fatte alcune prenotazioni.
Ci sono ancora diversi
posti a disposizione. Chi
fosse interessato ad avere
informazione sulla visita
può mettersi in contatto
con me al seguente recapito: Bruno Tron, via Beckwith 31, 10062 Luserna San
Giovanni, tei. e fax: 0121
954437. Prima avviene l’iscrizione più probabilità c’è
di partecipare alla visita.
Il costo della visita oscilla
fra £ 1.200.000 e 1.300.000
per persona e comprende il
viaggio in aereo (da e per
Milano), gli spostamenti in
Inghilterra, i pasti in comune e il soggiorno finale in
un Centro di incontri vicino
a Birmingham. Le date del
viaggio sono fissate al 12 luglio per la partenza e al 24
luglio per il ritorno. Il programma prevede visite a
Manchester, Londra, Birmingham, Cambr-idge e altri centri minori ma molto
interessanti.
L’aspetto più rilevante
della visita è che i partecipanti (tranne che per gli ultimi due giorni) saranno
ospiti di famiglie inglesi;
non spaventi un’eventuale
scarsa conoscenza dell’inglese, chi ha partecipato in
passato a tali visite racconta che la comunicazione
non è mai venuta meno.
Umiltà cristiana
e dogmatismo
Sono un lettore abbonato a
Riforma. Abito all’estero e
spesso ricevo il giornale irregolarmente a causa dei non
brillanti servizi postali. Continuerò a abbonarmi comunque perché ne vale la pena.
Leggo sulla pagina dei lettori del numero 11 l’articolo
di Beniamino Calvi di Pietragravina sulle coppie omosessuali. Dissentendo con la
tendenza a «indulgere» che,
secondo lui, si è andata rafforzando egli, probabilmente, si vedrà costretto a disdire
l’abbonamento dopo 45 anni
[La luce e Riforma). È chiaro
che chi la pensa così non
considera il settimanale un
luogo d’incontro dove si possano esporre e discutere fraternamente le nostre convinzioni senza giudicare.
Al fratello Calvi che cita
inesorabilmente i passi biblici che condannano l’omosessualità (il più celebre è Romani 1, 26-27) vorrei dire
semplicemente: «Caro fratello, non hai tu letto ciò che
Paolo dice a proposito del
comportamento delle donne
in I Timoteo 2, 11-15 e I Epistolaa ai Corinzi 14, 34? Ti
sentiresti di citarli con la
stessa implacabilità, oggi, nel
nostro tempo? Eppure essi
sono testi biblici». Nel caso
specifico della benedizione
di una coppia omosessuale
sappiamo benissimo quanta
preoccupazione e dissenso
ha suscitato in Germania la
decisione di quel Sinodo luterano e quanta ne susciterà
ancora ovunque. Ma è proprio questo che distingue
l’umiltà cristiana dal dogmatismo, il coraggio di porre davanti a Dio le nostre miserie,
tutte, senza fare dei giudizi.
Il lavoro
e la vocazione
Mario Brusadin - Zurigo
Un'organizzazione ó\ soliiJarietà
La missione per disabili «Joni and Friends
I’nraanÌ77a7Ìnnp «Inni anri nneci ISIpI 1 QQK enn ctota UiUUr.; r.r.nrmacci oc
»
L’organizzazione «Joni and
Friends Ministries» (Jaf) è stata fondata nel 1979 negli Stati
Uniti da Joni Eareckson Tada,
divenuta portatrice di handicap in seguito a un incidente.
Essa agisce per soddisfare le
necessità pratiche dei disabili
in modo da permettere loro
di riconquistare una certa indipendenza e mobilità e per
comunicare loro l’amore e la
consolazione di Cristo.
La Jaf opera anche fra i credenti per promuovere nelle
chiese il ministero fra i disabili; organizza programmi
radio, conferenze, corsi di
formazione e dispone di un
ufficio europeo con sede a
Bruxelles, aperto nell’agosto
del 1993. In Italia esiste un
gruppo di lavoro Jaf, guidato
da Caterina Olivero Gualano,
della chiesa cristiana evangelica delle Vailette di Torino.
Fra le sue varie attività la Jaf
ha messo a punto un programma denominato «Ruote
per il mondo» per raccogliere
e rimettere a nuovo sedie a
rotelle usate, distribuendole a
persone bisognose in vari
paesi. Nel 1996 son state raggiunte la Romania, la Polonia
e TAlbania. In quest’ultimo
paese vi è stata una visita della stessa fondatrice, Joni, nel
mese di giugno dello scorso
anno. Sono state distrubuite
circa 60 sedie a rotelle, vi sono stati interventi di fisioterapisti per la rieducazione e
due seminari per chi lavora
fra portatori di handicap. È
stata inoltre acquista presso
Tirana una cascina con 6.000
mq di terreno per crearne un
Centro cristiano per le attività
con i disabili, tenere campi
biblici, congressi, seminari,
esercitare la fisioterapia e far
praticare sport ai portatori di
handicap. Nel corso dei 1997
«Ruote per il mondo» interverrà in Russia, Cile, Polonia,
Romania e Kenia.
Il gruppo italiano è fortemente impegnato nel sostegno all’opera iniziata in Albania e all’invio di materiale sanitario in quel paese e prega
tutti coloro che desiderano
informazioni su questa missione 0 intendono sostenerla
di rivolgersi a Caterina Olivero Gualano tei. 011 -6190606.
COMUNITÀ EVANGELICA DI ALBANO LAZIALE
domenica 4 maggio
Giornata comunitaria: Un secolo di movimento ecumenico
con il prof Paolo Ricca
ore 11,15; culto con Santa Cena (Albano); ore 12,30: trasferimenti a Rocca di Papa; ore 13: pranzo (prenotarsi a Emma Colucci 06-9332973 oppure c/o Vanini 06-9323917)
conversazione di Paolo Ricca
chiusura dell’incontro
ore 15:
ore 17,30
Caro Direttore,
sul numero 9/97 di «Riforma» ho letto la lettera di Cecilia Dupré che fa riferimento a
quella di Dario Saccomani del
numero 2/1997 riguardanti
«Studi, costi, vocazione».
Concordo con quanto scrive
Cecilia per quanto riguarda la
possibilità di servire il Signore
in ogni professione o mestiere, così come concordo con
Dario per quanto riguarda
l’impegno delle chiese a sostenere i costi degli studi.
Vi è infatti una differenza
tra chi si accinge a svolgere
un ministero nelle chiese e
chi si immette nel mondo del
lavoro, diciamo, «laico». In
questo ultimo caso gli stipendi e i salari sono frutto di
contrattazione tra le parti e il
lavoratore può scegliere il
posto che più lo soddisfa dal
punto professionale e salariale, ha il diritto di sciopero
e la possibilità di fare carriera (spero che i disoccupati e
quanti non sono soddisfatti
della propria posizione non
mi fraintendano!).
Il lavoratore, o la sua famiglia, può anche investire in
strumenti o studi nella speranza di avere maggiori guadagni. Ovviamente il mondo
del lavoro è molto più complesso, rimane comunque al
centro la caratteristica della
contrattazione. Per quanto
riguarda l’altra tipologia, le
cose vanno in modo completamente diverso. Chi si accinge a svolgere un ministero
nelle chiese dà senza domandare o contrattare, si affida alla volontà del Signore e
si rimette alla disponibilità
delle chiese che dipende dal
senso di responsabilità dei
credenti.
Pertanto finché questi due
mondi avranno regole diverse potranno avere anche
meccanismi economici diversi. Io non dico che necessariamente le chiese debbano assumersi l’onere di tutti i
costi che comporta l’esercizio dei ministeri sin dalle fasi
embrionali, ma mi chiedo: è
forse possibile che le chiese
non sentano la necessità di
assumersi questo impegno?
Umberto Broccoli
Bologna
La nuora Fiorenza e il nipote
Daviide ricordano con affetto
Ignazio Buttitta
il poeta del popolo.
Firenze, 5 aprile 1997
20
PAG. 1 2
RIFORMA
VENERDÌ 25 APRILE
Si è svolta a Wetziar (Germania) l'Assemblea generale di «Chiesa e pace>
«
Ambasciatori di riconciliazione per l'Europa di domani»
SONIA FRIZZONI
Dal 13 al 16 marzo si è
svolta a Wetziar (Germania) l’assemblea generale di
«Chiesa e pace», seguita dalla
consultazione sul tema «Riconciliati in Gesù, ambasciatori di riconciliazione per
l’Europa di domani». «Chiesa
e pace» è un coordinamento
di chiese, comunità, servizi
che ritengono che l’impegno
per la pace, attraverso la
nonviolenza, sia un aspetto
essenziale della testimonianza cristiana, in virtù della fede nella forza riconciliatrice
di Gesù Cristo. Tra i fondatori
di «Chiesa e pace» vi sono le
chiese storicamente pacifiste
(Mennoniti, Quaccheri, Brethen) e il Movimento internazionale della riconciliazione
(Mir): vi aderiscono attualmente numerose comunità
locali e movimenti che provengono da tradizioni religiose diverse e che fanno di questa rete uno spazio di lavoro
davvero ecumenico.
«Chiesa e pace» è organizzata in diverse branche a seconda delle diverse aree linguistiche (regione francofona, regione germanofona, regione anglofona, Europa dell’Est), proponendosi da una
parte come luogo di ricerca e
confronto teologico, e dall’altra sostenendo progetti e iniziative concrete per la pace.
Una delle iniziative particolarmente significative, caldeggiata anche dall’Assemblea ecumenica di Basilea, è
il servizio ecumenico «Diaconia della pace», che ha sede
presso la comunità Laurentiuskonvent di Wetnen (Germania), dove persone che
scoprono la loro vocazione
all’impegno per la giustizia,
la pace, la salvaguardia del
creato, possono ricevere la
formazione e la qualificazio
Seconda Assemblea
Ecumenica Europea
Dono di Dìo e Sorgente di vita nuova
Logo della prossima Assemblea ecumenica europea di Graz
ne necessaria a dedicare parte deila loro vita e delle loro
competenze alle chiese, presso gruppi locali o organismi
internazionali in qualità di
veri e propri diaconi o artigiani di pace.
Il clima ecumenico di grande rispetto reciproco e di capacità di collaborazione che
è possibile cogliere durante il
lavoro nelle assemblee e nei
gruppi di scambio come nei
momenti di preghiera o di
convivialità, mi ha particolarmente coinvolta, per cui
questi quattro giorni sono
stati per me un incredibile
concentrato di incontri e
condivisione di esperienze, e
una dose massiccia di ottimismo nei riguardi del cammino della nonviolenza nelle
nostre chiese.
In vista della prossima Assemblea ecumenica europea
di Graz, si è riflettuto insieme
su che cosa significhi essere
testimoni di riconciliazione,
cioè in che modo le chiese
possano essere luoghi in cui i
conflitti vengono prima di
tutto riconosciuti, resi espliciti anziché negati, luoghi in
cui le ingiustizie subite o
commesse siano rese visibili
e dove possa avvenire il riconoscimento deila sofferenza.
Il cammino deila riconciliazione passa necessariamente
attraverso la presa di coscienza del male, dell’ingiustizia, della violenza, non in
termini astratti bensì concreti e contestualizzati. Il riconoscimento della propria e
altrui sofferenza è un processo che richiede tempo e impegno, che coinvolge in prima persona; esso rappresenta il passo indispensabile per
disinnescare la distruttività
insita potenzialmente in ogni
conflitto.
Tra le tante testimonianze
significative vorrei citare
queila di Joe Campbell che lavora nell’Irlanda del Nord per
l’associazione «The Mediaton
Network for Northern Ireland», la cui attività di mediatore si svolge in diversi ambiti
della società civile irlandese
(famiglie, quartieri, chiese,
gruppi...), profondamente segnata dal conflitto in atto.
«Chiesa e pace» parteciperà all’Assemblea di Graz
portando ii proprio contributo in ambito teologico e pratico e in particolare il punto
di vista delle chiese che da
sempre hanno fatto una scelta di nonviolenza attiva. Tale
contributo si concretizzerà
nella «Casa della pace» (in
collaborazione con Pax Christi) dove si terranno conferenze, incontri di preghiera,
rappresentazioni teatrali,
spazi di testimonianza, laboratori e gruppi di scambio.
Dopo la conclusione deii’incontro, sono stata ospite
della comunità Laurentiuskonvent di Laufdorf, sede
della segreteria internazionaie di «Chiesa e pace». Si tratta
di una comunità di famiglie e
individui che condividono
quotidianamente alcuni momenti deila loro vita, tra i
quali la preghiera. Questo tipo di esperienza è comune a
molte realtà che aderiscono a
«Chiesa e pace» e rappresentano un modo di vivere concretamente l’impegno per la
pace attraverso la condivisione di beni, l’aiuto reciproco
quotidiano, uno stile di vita
essenziale e attento alle altrui
necessità.
In conclusione vorrei citare le parole di Sylvie Poupaert, coordinatrice dell’area
francofona, sulla possibilità
di lavorare insieme pur avendo teologie e modi di vivere
differenti: «Noi non siamo
uniti perché viviamo o pensiamo le stesse cose, siamo
uniti perché siamo capaci di
ascoltarci, di ascoltare parole
che non ci piacciono, perché
rispettiamo la diversità delle
nostre esperienze, perché
siamo capaci di cogliere il
valore dell’opinione dell’altro, di mettere in discussione
il nostro punto di vista e soprattutto perché i’altro rimane sempre un fratelio e una
sorella».
Presso la Commissione dell'Onu
Il Cec denuncia la violazione
dei diritti umani in Nigeria
Il 9 aprile scorso, a Ginevra,
ii Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec) ha vivamente
criticato il governo nigeriano
e chiesto la nomina di un relatore speciale dell’Onu sulla
situazione in Nigeria. Da
quando il governo militare ha
preso il potere con un colpo
di stato e dichiarato lo scioglimento dei Parlamento, nel
1993, la Nigeria è stata più
volte accusata di praticare la
corruzione e la repressione e
di vioiare le libertà civili. È
stato inoltre rimproverato ad
alcune compagnie petrolifere
internazionali di appoggiare
ia repressione dando assistenza ai governo che è proprietario di riserve di petrolio,
di gas, di carbone e di stagno.
Nel corso di un intervento
fatto a Ginevra neil’ambito
della 53® sessione delia Commissione dell’Onu sui diritti
umani Clement John, membro del dipartimento del Cec
incaricato degli affari internazionali, ha ricordato che
«da quando il regime attuale
ha preso il potere, lo stato di
diritto in quel paese non ha
smesso di deteriorarsi... Gli
arresti arbitrari, la tortura e le
esecuzioni extragiudiziarie
sono diventati sempre più
una questione di routine. li
regime ha sistematicamente
perseguitato e ridotto al silenzio qualsiasi forma di opposizione nel paese». John ha
inoltre sottolineato che «alcune compagnie petrolifere
transnazionali sono conniventi con la dittatura militare
che è responsabile della repressione nel territorio ogoni, regione ricca di petrolio».
Clement John ha dichiarato all’agenzia Eni che, nonostante le critiche rivolte dalle
chiese e dalle organizzazioni
di difesa dei diritti deila per.
sona nei confronti del govet.f
no nigeriano, «i’Unione euro,
pea e gli Usa» non sembrano
disposti ad «avviare un’azio.
ne vigorosa contro la Nige.
ria», proprio perché vi sono
immense riserve di petrolio.
Nella capitale, Lagos, l’As.
sociazione cristiana della Nigeria (Can), che rappresenta
la Chiesa cattolica romana, la
Chiesa anglicana e le granri
chiese protestanti, ha «vivamente» consigliato al capo
dello stato, il generale Sani
Ahacha, di non cercare di
imitare quei paesi africani in
cui i capi militari si tolgono la
divisa per diventare capi di
stato civili. AiTinterno della
comunità internazionale, alcuni temono che il generale
riesca a mantenersi al potere
e che il ritorno alla democrazia sfoci di fatto sul prolungamento dei metodi e della politica del governo militare,
Secondo All Africa Press Service, servizio di informazione
delle chiese d’Africa, da mesi
corre la voce che Abacha si
presenterà alle elezioni presidenziali delTottobre 1998,1
tappa finale della transizione!
alia democrazia
Nello stesso intervento
presso la Commissione Gnu,
Clement John ha parlato anche del conflitto che da 14
anni sta dilaniando lo Sri
Lanka e che ha già fatto oltre
100.000 morti. John ha chiesto al governo dello Sri Lanka
di porre fine alla censura e di
autorizzare i giornaiisti e le
chiese a recarsi nel Nord e
nell’Est del paese. Ha inoltre
chiesto di togliere l’embargo
imposto a queste regioni affinché gli aiuti umanitari possano essere portati fino alleij
comunità più coipite. (eni)
«
Intervista a Margaret K. Obaga, unica donna teologa della Chiesa evangelica luterana del Kenia
In Africa^ il ruolo e il posto della donna sono una vera sfida per la chiesa e per la società
L’intervista che segue è stata realizzatra da Daniel Priss,
del Servizio Media delle chiese protestanti d’Alsazia e di
Mosella (Francia), che ha
partecipato alla consultazione sulla cooperazione tra
informatori luterani in Africa
che si è svolta a Nairobi (Kenia) dal 7 al 15 novembre del
1996. È stata pubblicata suli’ultimo numero di Firn information.
- Lei è teologa. Vive in Kenia. La particolarità della sua
situazione è di essere allo stesso tempo donna e teologa.
Questo non capita spesso nella Chiesa luterana del Kenia...
«Sono l’unica donna teologa nella zona. Mentre ero insegnante, le autorità della
mia chiesa mi avevano proposto di proseguire studi di
teologia. Al termine dei miei
studi non ho avuto la possibilità di lavorare nella chiesa».
- Perché?
«Non ci sono mai state
donne teologhe in passato e i
responsabili delle chiese era
imbarazzati di fronte a questa nuova situazione. Il problema principale è quello
dell’ordinazione. Pensano
che se lavorassi nella chiesa
potrei chiedere di essere consacrata. Secondo me, è questa la ragione per cui hanno
preferito non assumermi».
- Il suo obiettivo era di diventare pastora della chiesa
luterana?
«Sì, certo! Ora però penso
di tornare ad insegnare, o di
orientarmi verso attività di
scrittura o di comunicazione».
- Questa situazione di
escludere la donna da un certo
numero di posti di responsabilità è specifico della chiesa?
«Dietro l’ordinazione si nasconde la nozione di potere e
di autorità. Tradizionalmente
e culturalmente la donna
non dovrebbe avere una funzione di autorità e di decisione. Il suo posto è a casa; il
suo ruolo è quello di casalinga e di madre di famiglia».
- Questa rappresentazione
della donna è frutto di una
cultura africana o cristiana?
«Di tutt’e due, penso. Nella
maggior parte delle società
africane tradizionali furono
gli uomini a detenere l’autorità e il potere di decisione.
Le chiamerei voientieri società patriarcali. In seguito, il
cristianesimo si diffuse in
Africa e abbondò nello stesso
senso. I missionari europei
che ordinavano solo uomini
posero l’accento sul fatto che
questi ultimi sono gli unici
capaci di prendere delle decisioni e di parlare in pubblico.
Su questa questione il cristianesimo si è perfettamente accordato con la cultura tradizionale».
- Ma oggi in Europa, c’è
stata una grande evoluzione,
almeno per quanto riguarda
le chiese protestanti...
«In Africa questo richiederà
molto tempo. Fra due anni, la
chiesa luterana del Kenia festeggerà i suoi cinquant’anni.
Per tutto questo tempo le autorità sono state fortemente
influenzate dall’idea che la
donna non poteva occupare i
primi posti o essere pastore.
Si basano su argomenti “biblici” e sugli scritti dell’apostolo Paolo che «dice» che la
donna deve tacere nelle as
semblee e se vuole parlare,
deve farlo quando torna a casal La questione dell’ordinazione delle donne non ha mai
avuto risposta perché non è
mai stata posta. Ci vorrà dunque molta pazienza».
- Qual è il posto della donna nella chiesa evangelica luterana del Kenia?
«Ha diritto di leggere la
Bibbia, di cantare nella corale, di fare la monitrice alla
scuola domenicale, di fare
l’accoglienza all’entrata della
chiesa, di insegnare fuori dal
luogo di culto, ma non ha il
diritto di predicare».
- La chiesa è in armonia o
in ritardo col resto della società?
«In genere, la chiesa è favorevole alla liberazione della
donna. Alcune denominazioni, come la chiesa presbiteriana, hanno donne pastori.
La chiesa metodista ha una
donna vescovo. Solo alcune
denominazioni fanno eccezione, fra cui la Chiesa cattolica e la Chiesa evangelica luterana del Kenia. Nella Chiesa anglicana, le cose variano
a seconda delle regioni».
- Le donne hanno responsabilità importanti nella società profana?
«Il ministro della cultura è
una donna. Un certo numero
di membri del Parlamento
sono donne. Ci sono donne
nel mondo degli affari, nel
corpo insegnante, fra i giudici, i medici, ecc. ma si tratta
di minoranze. Il livello scolastico della maggior parte delle donne è estremamente
basso: molte non sono mai
state scolarizzate».
- Fra le classi più sfavorite
Margaret K. Obaga
I.
di Nairobi, sono le donne e in
particolare le donne sole ad
essere più esposte?
«La vita urbana è molto diffìcile per una donna sola, soprattutto se ha uno o più
bambini a suo carico. Sono
spesso mal viste. Hanno problemi finanziari enormi. I loro
unici mezzi di sopravvivenza
sono i piccoli lavori, come
vendere verdura nelle strade o
fare il bucato al fiume. Molte
finiscono col prostituirsi, con
tutti i rischi che ciò comporta,
in particolare l’Aids».
- Che cosa fanno le chiese
di fronte a questa situazione?
«Molte chiese lavorano fra
le più sfavorite, le più vulnerabili, portando ioro un aiuto
materiale e dando loro un’istruzione. Una delle chiese
luterane di Nairobi accoglie
in particolare bambini durante la giornata per offrire
loro un’istruzione scolastica,
ma anche per dare un aiuto a
queste donne».
- Quale ruolo possono giocare i media per aiutare la
donna ad emanciparsi?
«Nei paesi in via di sviluppo, l’analfabetismo è molto
elevato. Non c’è quindi da
stupirsi che i giornali siano
letti solo da un’infima minoranza della popolazione.
Questo è vero per gli uomini,
ma è tanto più drammatico
per le donne. Inoltre i giornali sono per la maggior parte
scritti in lingue straniere e raramente nelle lingue locali.
D’altra parte le donne sono
così sfinite dal loro lavoro
che non hanno più la forza di
ascoltare la radio».
- Come si comportano i
giornali ecclesiastici?
«I giornali ecclesiastici tacciono spesso sulle questioni
femminili, anche se la chiesa
è frequentata soprattutto da
donne. I giornali esortano le
giovani donne ad essere pure, fedeli e ubbidienti al loro
marito. Penso che le donne
abbiano bisogno di luoghi
dove potere esprimere le loro
opinioni, parlare dei problemi che le preoccupano e delle possibili soluzioni. 11 ruolo
e il posto della donna sono
una vera e propria sfida, sia
per la chiesa sia per la società, questo dipende dalla
educazione».
- Ha la sensazione che le
chiese a volte portino avanti
una battaglia di retroguardia?
«In Africa le chiese hanno
spesso lottato per la pace, la
giustizia e la democrazia. Eppure non sempre sono democratiche, a volte al loro interno vi è violazione dei diritti umani. Dovrebbero prendere l’iniziativa (alcune lo
fanno), per fare conoscere
tramite la stampa scritta la
dichiarazione dei diritti dell’uomo nelle varie lingue lo
cali. Dovrebbero trovare
mezzi per influenzare i media nei loro obiettivi e nelle
loro pratiche affinché questi
diventino a loro volta più democratici e attenti alle aspi
razioni del nostro popolo».
- Che cosa si aspetta doli
chiese d’Europa?
«Sono particolarmente
preoccupata per il rapporti
di dipendenza economici
che manteniamo con le n|
stre chiese sorelle del Nord,
mio augurio sarebbe chei
considerassimo reciproci
mente come dei partne
membri di una stessa fa®''
glia. Questo problema non*
specifico della chiesa, lo sW’
so si verifica per i nostri g»;
verni. Noi dipendiamo di
paesi sviluppati e assumiaijf
un atteggiamento da mend'’
canti. Questo è malsano*
colpisce la nostra dignrtj
Una delle conseguenze new
ste per la chiesa è la valuti
zinne che può fare del lavol*
di un africano.
In una chiesa ad esempi)
quest’ultimo non verrà co*
siderato al suo giusto vaio»
perché la chiesa ha pto®,
l’abitudine di un aiuto grato"
to offerto dagli europei importante liberarci da qfi
sta condizione di dipendo^
za. Un bambino viene svo.
zato dopo qualche mese; o
stesso per noi. Questo
iioi
d«
vuol dire che le chiese
paesi ricchi debbano deso
darizzarsi. Hanno come cot"
pito di condividere risot
con le chiese dei paesi po'"
ri. Ma occorre che qu
est
condivisione non sia causa
pregiudizio».
IO
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co
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di
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se
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de
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ro
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or
l
se
su
so
pi
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Al
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vi
m
lu
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