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Set ti m a n a 1 e
' della, Chiesa Valdese
Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
Anno LXXX — Num. 27
— Abbonamento i Lire 600 per l’Interno, Lire 1000 per l'estero — Spedimene in abbonamento postale, 1° Grappo —
Cambio d'indirizzo L. 30 — Amministrazione : Clandiana - Torre Pellice • C.C.P. 2-17557 . Prezzo L. SS
TORRE PELLICE, 7 LugUo 1950
L'allegrezza cristiaiia
* Siate allegri nella speranza ». (Rom. 12: 12).
Secoli or sono, al tempo del Rinascimento, un
popolo malconsigliato cantava per le belle contrade della sua città il ritornello insegnatogli dal suo
rettore:
Chi vuol esser lieto, sia:
Di doman non v’è certezza!
.5
Questo ritornello vive tuttora nel cuore e sulle
labbra di migliaia e migliaia di persone e, se non
nella forma, almeno nello spirito ha sempre animato gran parte di questa travagliata umanità.
Già, nonostante il fluire de’ tempi, nonostante
rininterrotto variare de’ gusti e il continuo progredire delle scienze e delle condizioni materiali di
vita, il cuore umano è rimasto fedele a se stesso,
fedele alle sue poche qualità buone, ostinato ne’
suoi molti difetti, immutato ne’ suoi bisogni, imperturbabile nelle sue illusioni e propenso sempre
a ritornare a’ vecchi errori.
n
Del resto, quel ritornello non era che l’eco allora moderna del a Godi dell’oggi » di Orazio o
di quel più antico « Mangiamo, beviamo: dopo 'la
morte non v’è più diletto alcuno », principii in voga e largamente praticati a’ giorni dell’Apostolo e
all’Apostolo ben noti. Ma molti, vedendo che nel
godersela il cuore non s’acquieta, non avendo però
trovato altro e più solido puntò d’appoggio, si sonò
sprofondati nell’abisso della disperazione. Così
l’antico filosofo che si svenò pel disgusto provato
nella contemplazione del mondo, cosi il pensatore
moderno che riassume la sua esperienza in questo
motto: « Siamo venuti al mondo per ingozzare dispiaceri e per esserne macerati », e così l’esacerbato ed infelice poeta che piange « l’infinita vanità del tutto »/
questo in apparenza così doloroso stata di cose che
l’Apostolo trae motivo d’allegrezza. "
« La nostra cittadinanza — erii esclama — è
ne’ cieli », e questo, tradotto nel nastro lingiiaggio,
vuol dire: noi viviamo nel mondo e col, mondo, ma
non siamo del mondo; siamo esuli, ma,non derelitti; siamo viandanti frettolosi, ma tion sonnambuli. Non ci soffermiamo su questa terra se non
per dovere e nella certezza d’una missione particolare. Il dovere c’è stato assegnato con la nascita,
e la missione, spesso modesta, spesso contraria ad
ogni aspettativa, ci si rivela via via che, andiamo
avanti nel nostro cammino. Ma nè a questa nè a
quello, nè alla nostra missione nè al dovere di esistenza possiamo sottrarci impunemente.
Orbene, consapevoli di questo nostro stato o di
questa nostra condizione di vita « noi abbiamo lo
sguardo intento, non alle cose che si vedono, ma a
quelle che non si vedono; poiché quelle che si vedono non sono che per un tempo, mentre quelle
che non si vedono sono eterne ». Certo, « per adesso noi vediamo Soltanto come in uno specchio, in
modo oscuro », imperfetto, ma allora, caro lettore,
quando cadranno i veli, nell’ora suprema del nostro trapasso, vedremo faccia a faccia « le invisibili perfezioni di Dio e la sua eterna potenza e divinità », intese ora o, meglio, intravve^te soltanto nelle sue opere, vedremo, insommatítsítte. le cose
che Dio ha preparate e riserbate « per quelli che
l’amano ».
Non così VApostolo. « Noi ci rallegriamo quando siam deboli » : ecco la sua confessione, e, « Siate allegri! »: ecco la sua esortazione.
La vita dura poco, si sa. a Un correre alla morte » la chiama l’austero poeta, e « non è — dice il
Salmista — che tormento e vanità, perchè presto
trapassa, e noi voliam via ». Ma è giust appunto da
Ecco la speranza dell’Apostolo, ecco la nostra
speranza. A causa, a motivo e in vista di questa
speranza noi siamo allegri, allegri ad onta delle
nostre miserie e delle nostre mani vuote, perchè
la caratteristica del fedele sta per l’appunto in
questo che egli spera anche « contro speranza »,
sapendo che, chi lo preserva da pusillanimità c
disperazione e lo riempie dell’allegrezza che conta, resiste e perdura, non sono nè le proprie qualità nè la propria posizione nè i successi personali
nè gli inchini o il plauso altrui nè verun’altra cosa
di fuori, ma l’Iddio della speranza stesso.
Carlo Neidhart
(Voce Evangelica)
Bach e il Corale della Riforma
Figlio di generazioni di cantori e
inusicistì che avevano fedelmente
servito la chiesa di Lutero, Bach
sta saldamente sul terreno della Riforma. Per lui non esistono problemi e indecisioni religiose. Come non
esistono, nè per lui nè per l’epoca
thè con lui si chiude, problemi ai
musica sacra e profana: Dio è al centro della vita, di tutta la vita, non
solo di quella spirituale e di chiesa,
ma al centro anche della vita quoti. diana, personale e della famiglia,
di Margherita FOrst-Wulle
Iella vita del lavoro, dell’arte, della
ausica, e pure della vita dopo la
aorte.
Perciò per Bach mettere tutta la
ua arte al serviaio di Dio non è solo
spirazione e dovere, ma cosa natnalissima ed indiscutibile. Come Luero con la teologia« cosi Bach con
a musica vuol propagare e la parolai
l’opera di Dio: vuol predicare il
/angelo, la redenzione di Gesù Crito, nel senso del secondo articolo
lei Credói e vuol anche cantare l.a
;ìoia 'della vita nella lode e nella
;lorià a Dio' Creatore in tutte le sue
aanifmtaziòni nel senso del primo
irticolo,’sepzB distinzione di specie.
Sgli comincia o finisce le sue com-i
>osizioni con le iniziali S. D. G. (So*‘
li Deo Gloria) oppure J. i=Jesu iuva (Gesù aiuta), non soltanto quelle
per la chiesa, ma anche la musica
strumentale e da concerto, che, come diremmo oggi, non dovrebbe
aver niente a che fare con Gesù Cristo.
Alla gloria di Dio
E’ ovvio che anche quando insegna, Bach lo fa per la gloria di Dio.
Ce lo riferiscono alcune “prefazioni
di sue pubblicazioni, fra l’altro
quella di un metodo di teoria pratica (basso cifrato) del 1738 in cui dice: « Il basso continuo è il fondamento più perfetto della musica, e.
come tutta la musica, non deve aver
altro fine nè altra origine che solo
la lode e la gloria di Dio e la ricreazione dello spirito. Dove rwn si bada a questo non c’è vera musica, ma
soltanto piagnucolìo e uluRo del diavolo ».
Anche il famoso «Orgelbiichlein»
egli lo raccomanda con queste parole: «E’ una raccolta di corali per
organo nella quale si insegna a svolgere un corale ed a perfezionarsi llo studio del pedale » ed a caratteri
grandi continua: «Per glorificare
l’Iddio altissimo soltanto, e per essere da insegnamento al prossimo ».
Nelle sue Passioni e Cantate, contrariamente al gusto dell’epoca, che
preferiva soltanto poesie rimate, egli si basa sulle parole bibliche di
S. Matteo, o S. Giovanni o S. Marco, o S. Luca nella versione forte e
geniale di Lutero .
E come la parola di Dio è la sua
sorgente ispiratrice, così il corale
della Riforma è la radice visibile e
invisibile da cui cresce e si ramifica
la sua arte. Questo grandissimo figlio
della Chiesa della Riforma raccolse
l’eredità di Lutero, padre della musica sacra e elevò al culmine questo
tesoro prezioso. Noi sappiamo che
per Lutero il mezzo più potente di
testimonianza ed evangelizzazione
accanto alla predicazione, era la parola cantata, il curale. Avendo egli
elevato l’uomo a diretta comunione
con Dio egli diede ad esso e alla comunità, nel canto, il linguaggio adatto per questo colloquio. E così nacquero, crebbero e si svilupparono
gli inni meravigliosi della Riforma,
che ancora oggi, dopo quasi 5 secoli, mantengono inalterata la loro
forza ispiratrice e sono tuttora fonte
di elevazione e conforto.
GIOVANNI SEBASTIANO BACH
Scnltora in legno di Henr; Mejlan (Il cliché ci è stato fornito da t La Vie
Protestante » che sinceramente ringraziamo.)
queste forze creative melodiche ispirandosi ad esse e le corona con le
meraviglie delle sue armonie. Il corale, per tradizione liturgica protestante, fa parte importante del. culto; e Bach nella sua qualità dì cantore ed organista aveva il compito di
scegliere gli inni e le loro strofe per
le varie funzioni ecclesiastiche, come facevano i suoi colleghi; ma è il
modo come questo grande cantore
adempie a questo suo compito e come serve il suo Signore che ha veramente del meraviglioso.
Nelle Passioni, nelle Cantate, nei
Mottetti, i corali s’intrecciano nella
trama come xm filo rosso. Non solo
dov’è canto, ma anche dove è musica strumentale. Quante volte egli
spiega segretamente la parola cantata del Vangelo con il motivo di un
corale eseguito contemporaneamente da strumenti! E cosa dire dei preludi stessi dèi corali, dei corali per
organo: si dovrebbe fare uno studio
a parte per cercare di comprendere
con quale maestrìa e genialità Bach
svolge, illustra e ne spiega musical
Vangelo e Corale
Così nell’opera di Bach il Vangelo ed il Corale fermano le mura fonmentali deUa sua architettura. Egli
non inventa nuovi irmi ecclesiastici :
il suo genio si mette al servizio di
COLLANE DEL C. E. C.
VIA PIETRO COSSA, 42 - ROMA
PROSSIMAMENTE ■
Canti
dalla Riforma
con testo musicale originale
tradotti e cu refi
nelle veste italiane
da
Margherita FOrsl - Wulle
- L. 350
È un'opera che mancava alla cultura
italiane, un'opera che farò conoscere i
tesori delTinnogtefia religiosa delle Rifor
ma.
Prenotarsi presso il Centro Evangelico di Cultura - Vie Pietro Cosso 42
- Rome.
mente il testo. Essi sono pieni di rivelazioni sempre nuove che si scoprono talvolta solo dopo molti anni
dì studio, di uno studio che non stanca mai, ma che vivifica.
Non solo nelle musiche ecclesiastiche, spesso anche nelle composizioni libere strumentali il corale dà
la nota decisiva, ne dà addirittura il
tema principale; come ad esempio
una delle sonate per violino a solo
Bach la dedica al corale di Pentecoste, di Lutero: « Vieni Spirito
Santo, Signore Iddio » (Komm heiliger Geist, Herre Gott).
Conoscere quindi l’origine di questi motivi melodici vuol dire avere
la chiave per una comprensione più
profonda di quest’arte sublime. Ma
non basta conoscere soltanto le melodie dei corali, vale la pena di andare a trovare questo grande maestro
dell’arte musicale al suo lavoro: vale la jjena di risalire aUe armonizzazioni differenti dei corali e rintracciarne le cause, cioè saper il contenuto esatto delle strofe. Per Bach
l’armonizzazione può variare nello
stesso corale da una strofa all’altra
o da un gruppo di strofe all’altro,
oppure secondo l’insieme da cui è
circondato.
Così — tanto per citare qualche
corale conosciuto — la melodia del
cantico « Come cerva che assetata »
conta almeno 7 armonizzazioni.
« Mio Gesù, mia gioia » (Jesu meine Freude) almeno 8. Il grande cera ■
le preferito da Bach è quello di Paul
Gerhardt « O capo coronato » (O
Haupt voli Blut tmd Wunden) (nell’innario italiano melodìa N. 100)
con più di lo armonizzazioni, delle
quali 5 soltanto nella Passione secondo S. Matteo. E con questi accenni intendo menzionare soltanto
le armonizzazioni dei corali semplici a 4 voci, senza contare quelle più
complicate, figurate, delle grandi
composizioni, nelle quali i corali
sono intessuti neUa partitura, vale a
dire armonizzati, accompagnati è
alternati da strumenti od altre voci.
Si vede dunque come sìa necessario
fermarsi su queste cose apparentemente piccole e risalire alla sorgen.
te che anima anche per cosi dire le
più umili espressioni musicali dì
Bach.
2
:£Á
L’ÈCO DELLE VALLI VALDESI
i f.
ÎLA'TERRA DEI MIRACOLI
(Quel che ire Pastori delle Valli han veduto nelle Puglie e negli Abruzzi) (1)
Foggia
La nostra missione non ha avuto
alcun carattere ufficiale. Nata dall’invito del Pastore di Orsara di Puglia e
resa possibile da un caro Amico che
ha voluto provvederci il biglietto ferroviario, ha preso vita con l’a'uto
della Provvidenza che ci ha manifestamente assistiti dal momento della
partenza fino a quello del ritorno.
Partiti in tre dalle Valli il 13 aprile
abbiamo percorso m 16 giorni oltre
3000 Km., visitato sette Chiese e località della diaspora, presieduto 21
culti con 39 interventi oratori >n locali sempre gremiti di uditori. Il costo dell’impresa è stato minimo in
maniera incredibile perchè l’ospitaijtà
ci è sempre stata offerta- ad. esuberanza dalle Chiese e dai Pastori. Le benedizioni spirituali sono state intense
ed hanno appagato un sogno di cd
l’anima nostra era, assetata. Oggi ancora ne siamo grati a Dio.
...Abbiamo predicato per es. in chiese costituite da operai e contadini c
li abhiam visti capaci di ascoltare con*^
attenzione intensa e senza dare il minimo segno di stanchezza, dopo una
giornata di lavoro faticoso, dei discorsi di due ore e più. In verità, nel Nord ,
non eravamo abituati a simili spettacoli ! . ..'V,
gio. Anche questi campi di lavoro eccezionalmente vasti hanno qualcosa
che è fuor della comune...
... Non lontano da Campobasso, sulla spiaggia adriatica, è una cittadina
dove è nata or ora una Chiesa Valdese. Un calzolaio credente ha predicato
l’Evangelo attorno a sè e riunito un'
centinaio di aderenti. Ha fatto tutto
lui, anche senza laurea teologica, perchè il Signore lo ha aiutato. Ora dei,
Pastori vanno di quando in-quando a
visitare la sua Chiesa e tornano sempre entusiasti dello spirito che vi rogna. E non è neppur questo un caso
isolato...
Cerignola
La prima tappa del nostro viagg o
^ ebbe luogo a Cerignola, cittadina
di
...Attorno ad Orsara di Puglia ci
vennero mostrate varie località,che u-n
tempo furono parrocchie . , Vqldesi !
Montaguto, Monteleone, Cèlle', Facto, Volturare ed altre. Nel loro dialetto si conservano ancora vari vocaboli del nostro « patois » : « Gialinò,
brounsa, poulenta, vacalo ecc. ». Que-.
ste nostre antiche colonie, non vennero distrutte con quelle di Calabria grazie all’intervento del vescovo di Borir
nq^he era persona umana (vedir.Can.tù).
...In una delle prime Chièse i^'sifià-'
te ci venne prèsentatò un vecchio ■bi"'dente il quale è uno zelante testimone
di Cristo ed ogni giorno se ne va nella
cittadella della città, il quartiere comunista ove si dice che gli stessi poliziotti abbiano paura di inoltrarsi
non sono in forze, per evangelizzare
quanti gli è possibile. Orbene, costui,
fu un tempo un esponente della malavita della sua città. L’Evangelo lo
ba trasformato in apostolo. Miracoli
della redenzione !
tuguri affollati da òO.OOO abitanti o
dominata da ima immensa e lussuosa
cattedrale. Vi trovammo una comunità Valdese vivente e prosperosa quantunque priva di Pastore da dieci anni.
E’ visitata regolarmente dal Pastore
di Orsara che dista .cento Km., è vero, ma un ministero, in simili condizioni, non può che essere lacunoso as *
sai. L’ordine ed il fervore dell’a.ssemblea che gremiva il tempio ci impressionarono, partimmo dicendo fra
noi : « Una Chiesa come questa, meriterebbe di avere anch’essa un proprio conduttore regolare ».
Corato
...In un’altra Chiesa partecipammo
ad un’agape fraterna. Eran seduti aitomo a noi dei contadini, degh' operai, dei professori, dei medici e degli
avvocati, degli ex-fascisti, dei comunisti ed il segretario della Camera del
Lavoro socialista, e costituivano come
una magnifica famiglia piena di pace,
di comprensione, di amor fraterno e di
affiatamento. Anche questo spettacolo ci parve avere il sapore, dell’inconsueto.
...Abbiam pranzato un giorno in casa di un eminente professionista ch.e
riveste una carica di alta responsabilità e che si presta pure, spesso, a sostituire in pulpito uno dei nostri Pastori. — Come conosceste l’Evangelo? — gli domandammo. ‘— Ero un
monello della via, fu la franca risposta, e mi divertivo a lanciar sassi e
sputi sulla porta della Chiesa Protestante; un giorno un compagno mi
convinse ad entrare, ascoltai, fui conquistato, un Pastore mi avviò agli studi ed ora eccomi qua... — E non fu
questa la sola storia del genere udita.
Se non son miracoli deH’Evangelo.
questi, allora non ci son più miracoli !
...Queste chiese hanno spesso sofferto, in passato, per causa della loro
fede e non pochi dei loro membri, ancora ai tempi del fascismo, patirono
processi e carcere. Oggi se ne vantalo
e ci raccontano con gli occhi accesi»
tutte le loro peripezie, mentre noi li
ascoltiamo con interesse e non pos.iiarao non ammirarli.
...E vi sono attorno ai nucle^yfcrincipali delle diaspore immense. ^)gni
pastore, laggiù, deve essere un minists'o itinerante come gli antichi Barbi
e percorrere ogni settimana centinaia
di Km in treno od in corriera. Il Fa• store di Campobasso, per esempio, con
le 19 località della sua diaspora deve
essére quasi continuamente in viag
Mentre il tempio di Cerignola è una
modesta sala tolta a fitto, in fondo ad
una piazza, quello di Corato è magnifico, in evidenza, su un corso ed appartiene ' alla'Tavola come pure l’alloggio pastorale ed i locali per la gioventù. La comunità conta 250 evangelici ma ai culti vedemmo oltre 300
adulti. Il fervore è evidente, la chiesa è II via di incremento e. conta U'.!
suoi ranghi vari professionisti. Ebbene, lo credereste? Anch’essa non ha
Pastore proprio-ma è visitata da Bari
Negli ultimi 15 anni non ha goduto
del ministero di un uomo tutto per sè
che per due anni. Pare impossibile, dicevamo fra noi partendo, che una chiesa così bella e così ricca di promesse,
debba continuamente restar vacante...
Bari
Qui il pastore c’è e ci accoglie con
entusiasmo. Siam presi a ruba da varie famiglie della Chiesa e, dalla mensa al tempio, dal tempio alla mensa,
là' temperatura è sempre la stessa,
converrebbe esser poeti per descrivere l’agape che regna in questa cara
Chiesa. Predichiamo per tre volte nel
piccolo tempio gremito. Un altoparlante che è stato predisposto non puf
funzionare perchè il Questore noi consente. Qui il gran problema è proprio
quello della mancanza di un locale
adeguato. Molta gente vorrebbe assistere ai nostri culti ma il piccolo locale che affittiamo non la può contenere.
Taranto
(1) l‘Pastori G. Bouchard, E. Geymet e P. Marauda.
Anche qui il Pastore c’è e ci abbraccia con trasporto non appena siam
scesi dal treno, e c’è un gruppo di giovani che si impadronisce delle nostre
valigie e ci conduce, ai locali del tempio e della casa pastorale. Anche qui
cotne a Bari la Chiesa è gremita e
manca il posto per accogliere tutti coloro che dovrebbero entrare. Il problema angoscia la comunità da mr Iti
anni, tutti ce lo dicono e ci ripetono
con insiàtenza quel che d’altronde vediamo anche noi, come sè sperassero
che noi nordici, possedendo chissà
quale appoggio presso la Tavola o chi.ssa quale amico possente, dovessimo
ottener l’autorizzazione di costruire un
nuovo tempio. I giovani, impazienti
di avere un locale proprio, si sono affittato un cortile ed ivi, a poco a poco,
han messo su una bella sala. L’ingresso è cosi cosi, fa pensare a quello di un
labirinto, ma almeno la sala c’è. Costruire un tempio, però, è cosa meno
agevole.
Qui non c’è riè tempio, nè Pastore.
La comunità Valdese si riunisce cr
qui or là in casè private, sotto la direzione del Pastore di Orsara. Non è numerosa ma è vivente e tende aH’esparisione. ' *
-ì
Orsara
ohe si affacciavano dalla strada di udirci I Nel corso delle giornate fu sempre una interminabile conversazione
con i membri della comunità o con
degli uditori delle conferenze che venivano a domandarci dei obiarirnenti.
Indimenticabili giornate quelle vissute nella lunga tappa di Orsara, in mezzo ad una comunità che è bitta una
famiglia e che ti tratta gli ospiti come,
se fossero dei principi.
Anche Orsara ha il problema dei
locali, il tempio è troppo piccolo e mancano i locali per la gioventù. I capitali necessari per la sistemazione non sa.rebbero ingenti ma neppure quelli ci
sono.
Non son miracoli codesti? Abbiamo
ragione o meno di dire che quelle regioni ci sono apparse come la terra rlei
miracoli?
'E’ sita neirihterno della penisola,
sulla vetta d’un colle, a 8 Km. dalla
ferrovia e conta 8000 abitanti. Non ha
nè servizio telefonico, nè acqua potabile. Bonifacio Vili, sembra, vi cominciò la sua qarriera, la religione vi
fu sempre franpnista a molta superstizione" e la Chiesa Valdese, fondatavi 50 anni or sono da alcuni reduci
dall’America, vi fu fatta, segno per
molto tempo a wntinue manifestazio
ni di intolleranza. Ancor questa primavera, prima della nostra visita, avevano avuto luogo da parte di alcuni quaresimalisti delle predicazioni polemiche veementi in modo qualche
volta eccessivo. Il nostro arrivo era
stato segnalato come quello di alcuni
grossi calibri del Nord ( !), cosicché la
attesa in paese èra assai viva. Attesa
però tessuta — contrariamente al pensiero del polemista — di interesse e
di simpatia. Per cinque sere di seguito predicammo nel tempio gremito da
450-500 uditori; persino le porte dovettero esser tolte per consentire a quelli
Campobasso
E’ l’ultima tappa del nostro viaggio. Anche qui — ed è l'ennesima volta — la Chiesa che è costituita da un
locale tolto ad affitto, è troppo piccola per contenere tutti gli uditori. Ci si
rimedia in parte aprendo un localo adiacente dal quale, col collo ben teso
e un po’ torto, si riesce a vedere una
parte del pulpito.
I nostri culti han luogo di sera, nlcimi dei presenti, ' per parteciparvi,
han fatto tre ore di marcia! E’ una
chiesa nascente quella di Campobasso, eppure conta già duecento uditori
in città. IjR sua diaspora è immens.'V,
conta 29 località di cui 10 sono affidate al coadiutore Soiclone. Le altre 19
son curate come già dicemmo dal Pastore Peyrot di Campobasso.
Visione per l'avvenire
Eravamo partiti con lo scopo di andare a dare un po’ di aiuto ai nostri
Colleghi delle Puglie e degli Abruzzi e
siamo tornati ooa una nuova visiona
delle responsabilità che incombono
sulla nostra Chiesa e dei bisogni iir-i
genti ed importanti della nostra Ope-,
ra di Evangelizzazione,
Oh! se tutte le Valli, dicevamo fra
noi, potessero vedere quello che abbiamo veduto, non ci si darebbe più pace,
nè nelle Chiese nè nelle famiglie, nè
^ nei Concistori, nè nelle Unioni, finché
queste urgenti necessità siano soddisfatte,
E, volendo, potremmo realmente
far molto. Specialmente le nostre Unioni lo potrebbero 1 La gioventù d'
Pomaretto per es. non dovrebbe durar troppa fatica a sostenere le scuole
di Bissi e quella di Villar Pellioe potrebbe aprire la scuola tanto necessaria ad Orsara di Puglia. La gioventù
di Torre Pellice, non potrebbe prendere sotto la sua protezione le classi di
Palermo e quella di San Germano finanziare quell’Evangelista che la Tavola non può assumere per mancanza
di fondi? i
Ecco, ci pareva che avremmo dovu'to trovare quassù un consenso immediato, che dinanzi a sì urgenti necessità ogni nostra iniziativa locale, anche impellente, avrebbe dovuto passare in second’ordine per lasciare ijl
posto a quella.
\ Bari, un vice sindaco della c'ttà
eh ’è un nostro caro fratello, dopo a^
veroi abbracciati ad uno ad uno sulla
banchina della stazione, si voltò dj
botto da un altro lato : gli sgorgavano
le lacrime dagli occhi... Quelle lacrime penetrarono profondamente nei nostri cuori, le portammo con noi, le poniamo ora sul tuo cuore o Popolo delle nostre Valli I
Il cronisla.
conpoRenzn dol quarto DiSTHono
La Conferenza viene
nel tempio di Napoli, mercoledì 7
Giugno alle ore 19,30, con un culto
presieduto dal Past. C. Tourn, il
quale predica sul testo 1 Cor. 15:10.
I lavori della Conferenza si svolgono
il giorno seguente nello stesso tempio di Napoli, dopo un breve culto
presieduto dal Past. D. Cielo. 11
Seggio risulta così composto: Pastore C. Tourn, Presidente; Sig. G.
Densi, V. Presidente; Sig. O. De Angelis. Segretario.
La relazione della Commissione
Distrettuale e le relazioni delle singole comunità danno im quadro completo del lavoro compiuto durante
l’anno: lavoro, in complesso, buono e proficuo, di cui la Conferenza
prende atto con soddisfazione. La
Conferenza però si sofferma in modo particolare su alcuni problemi di
fondamentale importanza per la vita del Distretto. Sono problemi non
nuovi, dei quali si parla ormai da
vari anni; ma se ne è dovuto parlare ancora, dato che finora non si è
fatto quasi nulla per risolverli. Ne
informiamo in succinto i lettori di
questo giornale.
O. d. g. in cui chiede al Sinodo di
risolvere finalmente l’annosa questione della sovrintendenza del IV e
V Distretto, nominando per ognuno
dei due Distretti un proprio Sovrintendente.
J! problema dei locali di culto
La Conferenza dell’anno scorso
aveva proposto al Sinodo la co.stituzione di un comitato per risolvere
questo problema che, senza esagerazioni, si pre.senta sotto un aspetto
tragico nel IV Distretto. Solo poche
comunità di questo Distretto posseggono- locali in proprio, per lo più
inadeguati (è il caso di Napoli e dx
Orsara di Puglia); Taranto, Bari e
Campobasso, per non citare altre
comunità minori, usufruiscono di locali affittati. Dopo i recenti aumenti
dei fitti questi locali comportano
delle spese assai elevate (solo a Taranto 20.000 lire al mese!); e che
cosa avverrà il giorno in cui ci sarà
lo sblocco dei fitti e questi locali, situati tutti in posizioni centrali, saranno richiesti ad un prezzo assai
maggiore di quello che possiamo p.agare noi per essere usati come nego
vece di limitarci, come facciamo, ad
accorrere presso quei pochi che ci
cercano, potessimo andar noi a cercare tutti quelli che aspettano che
qualcuno parli loro di Cristo? Pei
queste e per altre considerazioni la
Conferenza ha creduto di dover rivolgere una raccomandazione alla
Tavola, affinchè nel IV Distretto
siano mandati almeno altri due op«?rai.
JVlinisteri femminili
L’argomento, introdotto dal Sov'rintendente, è stato trattato solo
da un punto di vista generale, la
trattazione particolare essendo stata
fatta nelle singole comunità. Alla
Conferenza è parsa degna di speciale attenzione la conclusione raggiunta da lina commissione di signore
della chiesa di Napoli, talché ha rif
tenuto di poterla far propria. Quella conclusione auspica che sia iniziata senza indugio la preparazione
delle « aiutanti di Chiesa », lasciando aperta la porta alla possibilità «lei
pastorato femminile.
Jl problema dell’organizzazione del ^ ìfistreito
zi o magazzini? A Napoli, il Sig.
€iezioni
Un rilievo è stato fatto da alcuni
membri della Conferenza e dalla
stessa relazione della Commissione
Distrettuale: durante l’anno l’oper.i
di sovrintendenza non è stata quale
si sarebbe desiderato. Il rilievo non
ha voluto essere una critica al Sovrintendente; che, anzi, la Conferenza ha tenuto ad esprimere al
Past. Panascia il suo plauso per il
modo in cui ha saputo tener testa ai
suoi numerosi e complessi compiti
La Conferenza ha voluto semplicemente mettere in risalto le conseguenze della difettosa organizzazione del IV e V Distretto. Questi due
Distretti abbracciano geograficamente una buona metà del territorio dell’Italia; in questi Distretti le nostre
comunità vivono la vita difficile della « prima linea »; queste comunità,
logicamente, hanno bisogno in modo particolare di una costante ed
oculata azione di sovrintendenza.
Appare, dimque, strano che tutto
questo immenso territorio sia affidato ad un solo Sovrintendente, il quale, per di più, ha la responsabilità
diretta di due comunità importanti
e dì ima non pìccola. Diaspora La
Conferenza ha, perciò, votato un
Corbe di Campobasso, che si va tormentando da parecchio tempo intorno a questo problema, ha proposto
una soluzione ingegnosa, sebbene
difficile da attuare. In realtà il problema sembra, per il momento, insolubile; ciò nonostante la Conferenza ha gettato uij vero e proprio grido di allarme, affinchè qualche cosa
si faccia prima qhe sia troppo tardi.
« ça operai sono pochi »
Ed
Di
ecco un terzo problema,
verso dai due finora accennati, ma
anch’esso preoccupante. Nella vasta
regione che va dall’Abruzzo alla Lucania sei operai sono al lavoro; e le
comunità, tra grandi e piccole, sono
una trentina... Il Pastore di Campobasso deve curare 19 località,
quello di S. Giacomo 6, quello di
Taranto pure 6, quello di Orsara di
Puglia 4. La collaborazione dei laici è stata intensa a Taranto, a Foggia, a Cuglionesi, a Carunchio. a
Brindisi; ma <t la messe è grande »:
in località dove la nostra opera sembrava definitivamente arr^Mta si
hanno movimenti di rìaveglfp in altre località completamente nWve si
delineano delle possibilità '^insperate; e chi può dire quale ^tensione
assumerebbe il nostro lavoro, se in
La Conferenza chiude la giornata
di intenso lavoro con l’elezione dei
membri della Commissione Distrettuale; V. Presidente è eletto il Sig.
Vittorio Laurora e Segretario il Past
Giuseppe Castiglione. Delegati al
prossimo Sinodo sono nominati i
Sigg. Vittorio Laurora e Giordano
Bensì; supplenti, la Sig.ra Vittoria
Stocchetti ed il Sig. Luigi lazeoUa.
Quale sede della prossima Conferenza è scelta Orsara di Puglia; predicatore di ufficio, il Past. Davide Cie-'
Io. Il Seggio ringrazia, la comunità
di Napoli per la fraterna accoglienza
e per la gentile ospitalità. La Conferenza ha, quindi, termine con un
qulto con S. Cena, presieduto dai
Sovrintendente,
Davide Cielo.
Che gliZamatifi della discor .
dia, I promotori dello spargimen fo di sangue fra fé nazioni divise
solfanfo da un nome e un canale,
riflettano che questo mondo, la
totalità del pianeta chiamatoTerra, è la patria coitiuné di tutti
coloro che vivono e respirano su
di essa.
Erstms
m
3
L*ECO DELLE VALU VALDESI
- Sono stato ieri in Val d’Angrogna e sono entrato in un Cimitero. Mi si è stretto il cuore al vedere tanta desolazione e tanta meschinità. Sulle tombe era sparsa dell’erba a seccare per farne fieno;
l’erba è del cimitero! è giusto che non vada perduta. Non mi avrebbe
stupito il vedervi delle piucche a pascolare. Tanto le tombe non si scorgono nemmeno, segnate solo da un piccolo cippo, quasi im gambo di
asparago recinto, ormai pressoché nascosto nella terra. Qua e là qualche tomba pretenziosa fa risaltare la miseria del resto che non fa certo onore al paese ed ai suoi abitanti.
Io credo se ne sia già parlato nei nostri giornali ma penso non sia
male parlarne ancora. Sono d’accordo pienamente nel respingere in
modo assoluto il culto dei morti, il vezzo di adomare le tombe per onorare il defimto o peggio di accendervi qualche lume. Sono anche contrario a qualsiasi pómpa funeraria, segno di vanità che non si addice
all’anima evangelica. Una tomba monumentale, pretenziosa, in un cimitero valdese, offende la miia sensibilità e credo offenda anche quella
del Signore. Un’anima profondamente cristiana deve sentire che davanti aUa morte non ci si può paludare di vanità, ma piuttosto di umiltà
e di discrezione.
Ciò detto, affermo però che una qual certa dignità del luogo dove
si portano le spoglie dei nostri cari, non debba nuocere, anzi essere una
prova di civismo e di sensibilità. I Cristiani primitivi avevano cura dei
loro morti pur senza prestare loro un culto particolare. Gli immensi cimiteri delle catacombe dimostrano con quanta pietà le spoglie dei « santi i> venivano tumulate nelle loro nicchie adorne dei simboli cristiani.
Basta poco: un tumulo ordinato, un nome visibile, qualche pianta
nel recinto, qualche semplice ornamento, un poco di pulizìa, un aspetto ridente, direi quasi accogliente, dove si possa persin dire: « Sarebbe bello essere seppelliti qui ». Non mi si venga a dire che questa è
superstizione o romanesìmo. E’ un senso di dignità, di amor proprio
che dovrebbe essere vivo specialmente nei paesi valdesi. Vi è molta gente non valdese che sale a villeggiare, a passeggiare nelle belle Valli è
dimostra qualche interesse per la vita religiosa degli abitanti. So di
molti che'sono stati scandalizzati per la trascuratezza dei cimiteri e
talvolta anche delle chiese. Non è sempre facile spiegare da quale sentimento questa trascuratezza deriva; sovente non ha altro fondamento
che nella indifferenza del pubblico. Con la scusa che non abbiamo il
culto dei morti, per diamo anche quello dei vivi e trascuriamo ogni possibilità che giovi alla testimonianza della nostra fede. '
Mi sono trovato lo scorso anno in Svizzera, in un paesetto prettamente protestante. Ebbene, vicino alla chiesetta in stile, vi era il piccolo cimitero, ordinato, fiorito, ombreggiato di cipressi, di contro ai
monti ed al lago. Faceva piacere sostarvi e riposare: sembrava che le
salme gioissero di quella ordinata e ridente sistemazione. E nulla di
stonato, di pretenzioso, di vanitoso. Delle tombe semplici, tutte eguali,
quasi si avesse ritegno di fare pompa di ricchezza in quel luogo. Si dirà che tutto questo poteva far parte di propaganda turistica. Non lo
credo, ma ad ogni modo era una bella testimonianza di ordine e di dignità che non era contraria allo spirito protestante.
Come mi piacerebbe vedere nei nostri paesi valdesi questo spirito
che rende gloria ed onore al Signore ed al suo creato anche nelle piccole cose.
Prolèo
Razzi «nti-grandine ! I
Il Direttore dell'Eco delle Valli —
sempre sollecito del bene — in ogn,i
campo — delle Valli Valdesi, ci ha
chiesto informazioni sulla lotta contro la grandine che s’ sta sviluppando
nel Bresciano. Il temporale del 13
Giugno ha segnato un trionfo del Consorzio Provinciale per la difesa contro
la grandine a mezzo razzi-bombe, ohe
si è recentemente formato in 18 Comuni. TiS dove le 122 postazioni antigrandine sono entrate in azione, la
grandine si è liquefatta in nevischio
. con un danno appena del 2 per cento;
mentre che nei Comuni senza posta, zioni, il danno è stato dal 40 al 60 per
cento e in alcuni luoghi del cento per
cento.
La battaglia contro la grandine si
sta sviluppando. da circa 10 anni in
Francia (e da tre in Svizzera).' Il Generale di aviazione francese a riposo
Rubj, sdegnato per le rovine prodotte
dalla grandine nei suoi magnifici vigneti, si cacciò un giorno col suo apparecchio fra le nubi dei temporali,
per studiare la potenza e le debolezze
del nemico.
« Secondo la 'teoria del vecchio militare (scrive Oiannetto ValmelU nel
OiomaU di Brescia del 17 - 6) quei
bianchine freddi bioccoli di seta che
sono i cirri-strati, viaggiand,o nel cielo,
finiscono per incontrarsi con quelle
scure e calde mandre che sono i cumnU-nembi. Dal contatto degli uni con
gli altri nasce la procella, il vapore dei
cumuli rvembi (abbassandosi la temperatura) si condensa in modo da ori
mano in pochi istanti la grandine in
benefica pioggia. Quei Comuni che avevano irriso il nuovo metodo, guardano invece desolati i loro vigneti e
frutteti rovinati, i campi di granoturco scorticato, ed i prati pestati da
grandine grossa come noci.
Abbiamo pensato leggendo i resoconti della vittoriosa battaglia antigrandine nella pianura gardesana, ai
Comuni delle Valli Valdesi più minacciati (S. Giovanni, Pr'arostino eoe.)
che potrebbero essere agevolmente, difesi con il nuovo metodo. La spesa non
eccessiva appare pienamente giustificata. Il Governo fornisce ora i razzi
di marca italiana, e perfino apparecchi radar per scandagliare le nubi.
Ormai anche i Parroci appoggiano
la battaglia e non sì racconta più come nel passato, la storiella del curato
che ammoniva — al tempo dei poco
pratici cannoni antigrandine — dal
pulpito : « Mi hanno pregato di raccomandarvi, cari fratelli, l’adesione ad
un Consorzio antigrandine. Io 1q faccio, ma vi ammonisco che la grandin.^
è un castigo di Dio e andar contro la
grandine è mettersi contro Dio. Olii
lo vuol fare lo faccia pure; io però vi
Im avvertiti! »
Oggi invece si racconta la storiella
del contadino ohe pieno di scrupoli va
a chiedere al suo parroco: « E’ peccato combattere la grandine? » E il
parroco sorridendo : « E’ forse peccato adoperare Tombrello? » P. B.
Dans la nuit du 13 au 14 mai, Jacques Rochon, colporteur vaudois bien
connu dans nos vàUées, est parti pour
la patrie céleste, après quelques jours
de maladie passés a notre hôpital du
Pomaret.
Depuis quarante ans, notre frère
Jacques Rochon accomplissait sa mission de colporteur volontaire, non seulement dans, nos vallées, mais aussi
en France, où il se rendait pour oisiter surtout nos frères vaudois disséminés dans le Lyonnais. C’est ainsi que
me trouvant à Lyon, il y a quelques
années, j’eus le plaisir d’avoir deue
foix sa visite. Je ne puis dire combien
CO frère en Christ m’édifia, soit par la
lecture qu’il me fit de quelques versets de la Parole de Dieu, soit par ses
bonnes prières et soit aussi par ce
souffle spirituel, chaleureux et réconfortant qu’il nous apportait de nos
vallées. Je fus tout particulièrement
frappée, lors de sa première visite,
par sa façon de rendre si vivants et
si personnels les versets qu’il me lisait, entre autres celui qui dit : « Dieu
a tant aimé le monde... » Au lieu de
î A FORCE
D'UNE JEUNE TRIE
ginare del nevischio e da avviare (j'cr
la bega delle due correnti) un moto rotatorio dentro i nembi : sappiamo che
cosi si forma la' grandmo. Bisognava
dunque trovare la maniera di salire a
rompere il moto rotatorio e à infiacchire la violenta di precipitazione impressa dal moto stesso alla grandine. Uniile precursore della « 72 » tedesca,
il razzo del generale Rubj era destinato a trivellare la spessa cortina delle
nubi e a dissipare i pericoli della tempesta. Lungo mezzo metro o poco di
più, questo razzo francese di carbone
nero contiene una carica di propulsione e un’altra di scoppio nella testa,
che va applicata al momento dell'uso.
Quando è montato, ai lega saldamente
ad un governale di legno lungo dar,
metri, poi nel terreno si pianta ben
fìsso (cosi che rimanga perfettamente
dritto) un iuhocannocchiale di ferro che
serve per il lancio, quindi si inserisce
il razzo e — strappata la linguetta fissata nel fondello — con un fiammifero speciale si là fuoco alla miccia. I
nove etti di cheddite che stanno nella
testa del razzo, scoppiando a 11101200 metri di altezza, provocano un
vuoto d'aria del diametro di un chilometro di larghezza. L’esplosione fa
spappolare h grandine che si trasforma in pioggia o, tutt’al fiiù, in una innocua « risina ».
La gente dei campi è ora entusiasta,
dei razzi. Invece di rimanere inerte
sotto la minaccia della grandine, i
contadini bene organizzati e spesso diretti da antichi artiglieri, lanciano al
momento opportuno i razzi e trasfor
Je ne sais si les jeunes filles se rendent compte de leur responsabilité
et de la grandeur de leur vocation.
C’est après avoir croisé Béatrice que
le Dante écrivit la « Divine Comédie ». C’est pour avoir entrevu une
jeune fille dans un grand parc désert
qu’Alain Fournier écrivit son
(i Grand Meaulnes ». Que de jeunes
ont pu rester purs à cause d’une
jeune fille entrevue un jour dans un
jardin! Que de jeunes gens ont su
trouver en eux des forces insoupçonnées pour triompher d’eux-mêmes
grâce à un sourire de jeune fille dont
ils voulaient rester dignes!
Mais l’inverse est aussi vrai hélas.
Ces fleurs vénéneuses, jeunes filles
brûlées et blasées, en extase devant
elles-mêmes, trouvant leur joie de
vivre dans les convoitises secrètes
que .suscite leur passage, de combien
de morts spirituelles ne sont-elles
pas coupables! Petites jeunes filles
sottes et prétentieuses, ou rouées et
habiles, poupées artificielles ,se repaissant d’inepties et concevant l’exitence au travers des derniers succès de l’écran, comment ne se rendraient-elles donc pas compte qu’elles brûlent en elles ce qu’elles ont de
plus précieux: leur transparence.
. Car ce qui fait le charme d’une
jeune fille c’est sa transparence, sa
pureté. Et ce que recherche instinctivement un jeune homme chez une
jeune fille c’est cette grâce, cette
fraîcheur et cette pureté cristalline.
Et parmi ceux-là mêmes qui affectent la grossièreté, un sourire de
vraie jeune fille est d’un prix plus
grand que toutes les jouissances
charnelles.
Une jeune fille vertueuse est une
jeune fille forte, d’après le mot latin lui-même. La force d’une jeune
fille est d’être fidèle à sa vocation de
pureté et de transparence. Sa force
xiériiable ne repose ni dans ses succès scolaires, ni dans ses attitudes é
mancipées. Elle réside dans cette
grâce naturelle, dans cette noble faiblesse qui lui vaut le respect.
Les jeunes filles de nos jours ont
des droits égaux à ceux des jeunes
gens. Je ne crois pas que ce soit forcément pour le plus grand bien de
la jeune fille. Car ce qu’un jeune
homme voudra toujours être instinctivement pour une jeune fille, c’e.st
un chevalier servant. Et ce qu’une
jeune fille voudrait être toujours,
instinctivement, pour un jeune homme, c’est la dame de ses pensées.
Tout le reste n’est que littérature.
Jeunes filles', ne vous laissez pas
séduire par ceux qui veulent faire de
vous autre chose que ce que vous
devez être: le rêve, l’inspiration et
la force du jeune homme.
A. C.
(Paix et Liberté)
NOVI¥A*
Stati Vaiti di Caropa
di
M. A. ROLLIER
Un libro scritto bene e seriamente
pensato. Un libro che fa pensare in
questo momento storico di radicali decisioni per la pace degli uomini.
E’ un libro che si può discutere è
respingere; ma è necessario conoscerlo.
“ 31 ?oati „
Rivista mensile di Politica e L/ettcratura diretta da Piero Calamandrei.
11 N. 6 (Giugno 1950) dedicato a un
argomento vivo, un problema incalzante : Chiesa e Democrazia.
« La Nuova Italia » editrice - Firen
ze.
citer ce verset tel qu’il est, il s’arrêta
un instant après le mot aimé et me
posa la question : Qui ? - Voyant mon
étonnement, quand il ne voulut pas
que je répondisse par le mot «monde », il dû alors mon nom, qu’il substitua ainsi aux mots de « monde » et
de « quiconque » de ce précieux verset.
L’on peut donc dire que dans chaque famille où il allait, Jacques Rochon apportait un message dont l’originalité et l’esprit vivifiant et fraternel édifiait, consolait et fortifiait bien
des âmes. Encore dans le courant de
l’hiver^ dernier, nous le vîmes arriver
dans notre village, par une journée
très froide et après avoir marché sur
un long chemin couvert de neige et
de glace. Il descendait de l’Albavea et
venait d’avoir fait une tournée de plusieurs jours dans le val St. Martin, en
parcourant tous les nombreux villages
de cette vallée, chargé de son sac où
il tenait toujours une bonne provisio's,
de traités et de journaux, divine semence qu’il semait partout où il passait. Nous fûmes heureux de l’accueillir, car sa visite nous faisait, en tout
temps, un grand bien, et parce qu d
y avait déjà longtemps que nous ne
l’avions plus revu à cause de son mauvais état de santé. En nous quittant,
il nous dit qu’il comptait aller voir
bientôt les frères des villages de Framol. En effet, c’est là qu’il se rendit
peu de temps après, et par la suite, il
alla encore plus loin visiter d’autres
frères. Puis, il rentra chez lui, à 1^/vian, pour se reposer un peu et se préparer en vue de sa tournée en France.
Tons les frères vaudois l’attendaient
dans ce pays avec plaisir, car Jacques
Rochon était pour eux un lien précieux
entre nos vallées et leur patrie d’adoption. Hélas! son désir de revoir ses
frères et amis de France ne put cette
fois se réaliser, car le Seigneur le rappela à Lui tout à coup, après une
eoxirte et douloureuse maladie.
Sûrement, tous ceux qui ont connu
et apprécié l’oeuvre de colporteur accomplie par notre frère Rochon, regrettent son départ, car il savent qu’avec sa mort, ils ont perdu un ami et
un frère qui maintes fois, par ses bonnes visites, leur a fait un grand bien
sjiirituel. Que le Seigneur veuille susciter au sein de nos vallées quelqu’un
qui suivant l’exemple de ce bon vieux
colporteur vaudois, entreprenne de
continuer son oeuvre si bienfaisante
parmi nos Vaudois d’ici et d’au delà
des Alpes. Gela sera la meilleure manière d’honorer la mémoire de ce fidèle serviteur de Dieu qui, tout en
n’ayant fait aucune étude théologique, et disposant de moyens très limités, put accomplir pendant bien
des années, une oeuvre dont le souvenir ne pourra manquer d’être en bénédiction à bon nombre d’âmes, soit
dans nos montagnes, soit en France.
Et maintenant, ce bon vieux colporteur vaudois,
Repose en paix dans la patrie éternelle,
Et tous ses amis se souviendront maintes fois
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La^ Chiesa Valdese di Torino ''comunica
che ha installato al suo Presbiterio un nuovo impiantotelefonico,! col numero 68-2P<3B, al quale risponderà il Pastore residente al primo piano dello stabile di via Pio
Quinto, 15. L’altro numero, 62646, rimane
riservato al Pastore residente' al secando
piano dello stesso stabilé.
Núneñílisttioidcoii Lt voceMd Comunità wniTlllE [Itmini
Lunedì 28 - Martedì 29 Agosto 1950.
La scelta del tema di quest’anno
e stata consigliata da unu parte dalla, marea montante della conquista
cattolica di tutte le posizioni chiavo
della vita e della cultura nazionale ;
e dall’altra dalle varie tendenze di
Riforma più o meno intesa come superamento del Cristianesimo, aln«'no nelle sue espressioni confessiona
li, e dalle varie aspirazioni ad una
maggiore unità dèlie Chiese Evangeliche in Italia. La tesi delle Giornate sarà che il Protestantesimo è
l’unica vera alternativa al totalitarismo cattolico presente.
Prima giornata. Enunciazioni di
principio e problemi teorici.
I. - IL CONFLITTO CONFESSIONALE. Relatore Bruno Revel.
II. - IL CONFESSIONALISMO RIFORMATO E LE denominazioni. Relatore Carlo Gay.
III. - BILANCIO TEOLOGICO Di
LTVA GENERAZIONE. Relatore
Giovanni Miegge.
Seconda giornata. Le conseguenze
sociologiche, etiche, politiche della
teologia riformata.
I. - RIFIUTO DELLA SOCIOI.OGIA CATTOLICA, Relatore Ma
rio A. Rollier.
II. - RIFIUTO DELLA SCUOLA
CONFESSIONALE CATTOLICA.
Ragioni e limiti deUa nostra accettazione della scuola laica. Relatore Balmas Enea.
III. - RIFIUTO DELLO STATO
CONFESSIONALE CATTOLICO.
Lo Stato laico come tutore della
libertà del cristiano. Relatore R<jberto Jouvenal.
DI imcio CIE LESSE
lISLMII DI SIIILII
Molti di voi si domanderanno: ma a
quale scopo? Pensate un po’: il vostro
nome o quello di una persona che vi interessi è citato dalla stampa: potete voi comperare e leggere tutti i giornali e tutte le
riviste per sapere quale di essi lo ha citato '*
Oppure, voi studiate un dato argomento
(politico, letterario, scientifico, ecc.) e vi
piacerebbe sapere in quali periodici potreste trovare articoli in proposito. Siete
voi al caso di procurarvi tali articoli? .Assolutamente no, se non vi rivolgete a 1,’ECO DELLA STAMPA, che nel 1901 fu fondata appositamente per colmare una tale
lacuna nel giornalismo. Questo ufficio, »s
siete abbonato, vi rimette giorno per giorno ARTICOLI RITAGLIATI DA GIORGI ALI E RIVISTE, sia che si tratti di una
persona e sia diun argomento, secondo la
ordinazione che avete datUs
La sua sede è in MILANO - Via Giuseppe Compagnoni, 28 - e potrete ricevere le
condizioni di abbonamento, inviando un
semplice biglietto da visita.
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Doni ricevuti dal Cassiere
della Tavola Valdese
Per Collegio e Scuola Latina:
Clamlio llÌatilde in memoria Osvaldo Co '
Ha Mauro L. 1000 -— Ethel Armstrong 500
— Ricc.i Seiina, per Scuola Latina 500.
Per Istituto Gould:
Chiesa di Napoli 2.060 — Chiesa di Sarapierdarena 5.000 — Ch. di Vallecrosia 2.000
— Ch. di Bari 3.000 — Ch. di Genova
20.000 — Ch. di Corato 1.000.
Per Istituto Femminile Evangelico di Hrenze :
Chiesa di Napoli 3.000 — di Sampierdarena 2.500 — di Vallecrosia 3.000 — di Bari 3.000 — di Genova 5.000 — di Cosenza l.OOÓ.
Per Istituto di Vallecrosia:
Cheisa di Genova 15.000.
Per Orfanotrofio di Torre Pellice:
Chiesa Valdese di New York 31.000 —
di Sampierdarena 4.000.
Per Ospedali:
Chiesa Valdese di New York 93.960 —
Chiesa di Pramollo 6.000.
Per Rifugio Carlo Alberto:
Chiesa Valdese di New York 93.000 —
Chiesa di Sampierdarena 3.0001
Per Asilo di San Germano:
Chiesa di Pramollo 4.000 — di Sampterdarcna 1.000 — di Corato 1.000.
Per Asilo di San Giovanni;
Chiesa di Corate 1.000.
Per Asilo di Vittoria:
Chiesa di Napoli 5.000 — di Taranto
4.000 — di Sampierdarena 2.000 — di Bari
4.000 — di Genova 4.000 — di Cosenza
5.000 — di Corato 1.000.
Per Artigianelli Valdesi:
Chiesa di Pramollo 2.000 — di Massello
2.000.
Per Casa delle Diaconesse:
Chiesa di Pramollo 3.000 — di Napoli
2.150 — di Sampierdarena 3.000 — di Firenze V. S. 1.000 — di Cosenza 2.000.
t Angr ogiKQo ^Serr e)
La a Sentinelle » a paru. Elle sera distribuée dimanche aux cultes. On peut aussi
se la procurer au SeiTe, chéz le pasteur, et
au Pra du Tour.'chez Eli Chauvie.
Cultes: dimanche 9 à 10 heures Serre; a
2 h. ^ Bagnau.
Dimanche 16 à 10 heures Pra du Tour;
à 2 h. Barfè.:
Alunni ammessi alla 1« Classe negli esami di 1" sessione. Giugno 1950:
Bernard Giacomo — Bert Oriana — Casorio Leonardo — Co'isson Odetta — Comba Sergio — Long Gilberto — Gay Carla
Genre Bianca — Marauda Vittorio —
Maritano Felice — Petrone Vanda — Purpura Paola.
Promossi allà 2* Cl.: Bernard Fernanda
-- Bertalmio Ida — Bounous Margherita
— Codino Paolar— Peyronel Guido.
Promossi alla 3« CL: Bleynat Fiorella —
Chambón Angela — Clapier Adriana -Genre Arturo — Griot Marisa — Meynier
Dorella — Pons Dario — Pone Silvano —
Purpura Claudia — Rostagno Giovanni Rostagno Luigi.
Ottennero la licenza: Beux Elena —
Chanibon Ernesto — Genre Raimondo —
Massel Pierino — Pons Ezio — Quattrini
Gianfranco.
La famiglia del compianto
FORNERON FEDERICO
ringrazia tutti coloro che con la Loro
presenza e scritti gli furono di aiuto
nella triste circostanza attraversata.
Particolarmente ringrazia le famiglie Paschetto, il Pastore Umberto
Bert, il dottor Bos, il Signor Paschetto Égidio e Signora.
Prarostino, 19 Giugno 1950.
Spunti pedagogici
•t* ^ (j-fd ^ piccole, non capisce;
quando capirà, rimedieremo ».
No, non dite così. Quando il vostro
figliuolo sarà in grado di capire, sarà
troppo tardi, i germi delle cattive abitudini saranno già germogliati e non
barderanno a dare cattivi frutti.
Non dovete « lasciar correre » e
Zi aspettare l’età della ragione p : invece fate subito in modo che la tenera pianticella cresca diritta; quando
il suo esile fusto sarà divenuto tronco non si potrà più raddrizzare.
Attenzione, però! Sorvegliate lo
sviluppo mentale e spirituale dei vostri figliuoli; ma fatelo in modo che
essi non se ne accorgano: approfittate
di ogni occasione ver influim su di
loro, ma non uccidete la loro personalità in formazione.
** « Via di qui, che mi dai fastidio ! » « Lascia stare ■ faccio moli:)
meglio da solo! » « Non vedi che mi
impicci ?» « Non sei proprio capace
di far nulla ».
Ecco tn qual modo voi potete deludere bruscamente il vivo desiderio di
agire e di lavorare dei vostri figliuoli.
1 fanciulli aspirano a rendersi utili,
desiderano fare quello che fanno i
« grandi », vogliono prendere parte attiva ai lavori della madre- o del padre
0 del fratello maggiore. Se il loro aiuto è considerato inutile o imbarazzante, se tl loro desiderio di coHaborazione rimane insoddisfatto, i fanciulli rimangono delusi, diventano irrequieti,
0 peggio, indolenti.
Genitori, preoccupati del vostro assillante lavoro, non lasciatevi sfuggire qualche parola o gesto di sprezzo
per il « lavoro » dei vostri figliuoli :
anzi, mostrate loro li gradire e di apprezzare il loro aiuto e fate sì che essi siano non inerti spettatori della vita, ma operosi fattori.
Ezio Bonomi
Direttore Responsabile : Ermanno Rostan
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ORÀRIO FERROVIàRIO-TR AM VI ARIO -AUTOMOBILISTICO PEL PINEROLESE
IN VIGORE DAL 14 MAGGIO 1950
TORINO-PINEROLO-TORRE PELLICE e viceversa
T orino
AIrasca
Pi. croio S,52
Bricheratio 6
Torre Peilice 6,22
6,20 I
I 7,17 I
7,381
8,00 I
8.1S I
8,10 I
8,H|
9,IS I
9,34 I
9,50 I
I 12,28 I 13,02 I 17,04 |
I 113,69 I 17,57 I
I 13,08 114,25 I 18,25 |
I 13,28 114,47 I 18,50 I
I 13,42 I 15,03 I 19,05 |
I 18,20 I 18,32 I 21,40
I 18,47 I 19,21 I 22,21
I 19,05 I 19,47 I 22,42
I 19,20 I 20,06 I 23,02
I 19,35 I 20,20 I 23,18
Torre Pellice
Bricherasio
Pinerolo
Alratca
Torino
4,35 1
5,00 I
I 5.18 I
5,391
6,25 1
I 5,51 I 6,25 I 7,02 |
I 6,14 I 9,41 I 7,20 I
I 6,31 I 7,02 I 7,37 I
I 6,51 I 7,29 1 7,59 1
I 7,28 I 8,10 I 8,30 |
I12,25 I
I 12,46 I
I 13.07 I
I 13,34 I
I 14,20 I
(1) dì
113,11 I 16,08 I 19,42 I 20,55
I 13,27 I 16,30 I 20,03 | 21,12
I 13,42 I 16,52 I 20,26 I 21,30
I I 17,20 I 20,54 I 22,04
I 14,32 I 18,10 I 21,40 | 7S.48
(1) Feriale (2) Feriale limitato a Pinerolo. Festivo a Torino.
TRAM VIA PINEROLO-VI LLAB-PEROSA ARGENTINA e viceversa
Pinerolo
Pero«
4.251 S.4SI
5.45 1 6,37 1
6,451
7.40 I
8.15 I 10,15 I 11,30 112,40 | 14,40 117,20 | 19,15 |
9,10 I 11,20 I 12,25 I f4 115,40 118,25 | 20,10 |
Pcroia
Pinerolo
4,451
6 I
5,55 I 7 I
6.45 1 7,55 I
8,20 I
9,101
9.40
10.40
111,45 113 (16.05 117,40118,801
112^3 114.15 117 I 18,35 | 19,45 I
Autoservizio e tranvia
PINEROLO-ORBASSANO-TORINO e vlccv.
Pinerolo
Or base.
Torino
(2)
(1)
6,15 I 7 I 12,55
7 I 7,40 I 13,34 I
7,37 I 8,20 114,09 I
<l) (2)
Torino 6,20 | 7,10 | 14,20
Orbai. 7,04 | 7,46 | 14,5
Pinerolo 7,44 | 8,26 I 15,36
(I) Ftrlalt — Í2) FtsUvo
18,10
18,50
19,29
18,15
18,55
19,35
Linea Automobilistica
TORRE-BOBBIO PELLICE e viceversa
Torre Pellice
Bobbio Pellice
8.30
9
Bobbio Penice 6,05
Torre Pellice 6,35
(1) Solo il Vtntrdi
(n
11.30
12
(1)
7.30
8
19,15
19,45
15,a)
16
Ni» giorni di mercoledì esabato si effettua da Bobbio
a Pinerolo un autoservizio col seguente orarlo : Bobbio
Pellice 7,30 con arrivo a Pinerolo alle 8,20 ; partenza da
Pinerolo alle 12,35 con arrivo a Bobbio alle 13,30.
Autoservizio Sapav-Satti
PINEROLO-AIRASCA-TORINO c viceversa
Orario giorni feriali Sapav-Satti
Pinerolo
AIrasca
Torino
7,30 I 7,50 I 12 I 13,45 | 19
7,44 I 8,04 I 12,14 I 13,59 | 19,14
8,15 1 8,35 I 12,45 I 14,30 I 19,45
Torino
Airaaca
Pinerolo
7 I 11,501 17,45 I 19
7,31 I 12,21 I 18,16 I 19,31
7,45 I 12,35 I 18,,30 | 19,45
Pinerolo
Al-aaca
Torino
Orarlo giorni festivi Sattl-Sapav
7,30(13,45 119,50 Torino II
13,69 I
8,15 1 14,30 1
20,04
20,35
AIrasca
Pinerolo
18:25 I 23,55
11,31 I 18,56 (
11,45 I 19,10 I 0,35
Auto PEROSA-PERRERO-PRALI e viceversa
(1) (21 (3) (3) (2>
Perosa 8,20 9,20 17,45 20,20 Prall Ohigo 5,30 17,25
Perrero 8,45 9.50 18,10 20,50 Ferraro 6,15 7,20 18,08
Prall Obito 9,30 10.50 21,50 Perosa 6,50 7,45 18,35
(I) La corsa ti effettua soltanto nei mesi di Luglio e Agosto. (2) Feriale. (3) Nel trettoFtrrero Frali si effettua solo in Luglio e Agosto.
Í
0.