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Anno 114 - N. 2
13 gennaio 1978 - L, 200
Spediziene
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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
MINISTERI: RIAPRIAMO IL DIBATTITO
Saper guardare ai doni
prima che al sesso
Per il superamento del contrasto fra i sessi, non sterile denuncia ma
partecipazione attiva comune di uomini e donne
Siamo
« Qui non c’è né giudeo, né
greco, né schiavo né libero, non
c'è né maschio né femmina, poiché tutti siete uno in Gesù Cristo » scriveva quasi duemila anni fa l'apostolo Paolo alle comunità della Galazia.
Non sono però bastati due millenni per realizzare questa « unità in Cristo », segno di una nuova promessa, di un nuovo popolo, di una nuova realtà. Infatti
oggi la discriminEizione dovuta
al « sesso » è ancora fortissima
all'interno della Chiesa cristiana.
Se da una parte cattolici ed ortodossi riaffermano l’assolutismo
maschile rifiutando il sacerdozio
alle donne, dall’altra anche fra i
protestanti che ammettono l’ordinazione delle donne, la presenza di ministri di sesso femminile crea tali difficoltà da portare
nuove divisioni nella chiesa stessa.
E infatti recentissima la notizia di una spaccatura nella Chiesi anglicana degli Stati Uniti, dovuta proprio al rifiuto dell’ordinazione pastorale concessa alle
donne dal Sinodo generale delle
Chiese episcopali americane. Si
è creata così la nuova « Chiesa
anglicana del Nordamerica » dove « c'è ancora maschio e c’è ancora femmina », dove il sesso
non è superato nell’unità in Cristo, ma è motivo di divisione.
Ma anche in Chiese protestanti
che hanno accettato il pastorato
femminile, l’elemento « sesso »
non è ancora del tutto superato.
Raramente c’è quella visione
nuova della realtà che dovrebbe
costantemente caratterizzare la
comunità cristiana, dove ciò che
conta è la fede, sono i doni (o
carismi, come vengono chiamati
nel Nuovo Testamento), è la testimonianza a Cristo, l’annuncio
della Parola, la realizzazione del1’« agape », non il sesso.
Troppo spesso nel giudizio
anche delle nostre Chiese, il sesso precede i doni.
Essere maschio o femmina non
è determinante per i cittadini del
Regno. Altri sono i connotati
richiesti.
Fin dagli inizi del cristianesimo questa doveva essere una
nuova realtà capace di rivoluzionare la società intera: il battesimo, segno del morire e risorgere con Cristo, veniva praticato
indifferentemente a uomini e donne, sostituendo e superando la
circoncisione riservata al giudeo
maschio e lo stesso battesimo
degli Esseni, riservato anch’esso
a soli maschi, iniziazione di confraternite votate al celibato.
Ma, come tante rivoluzioni annunciate dal Vangelo e non realizzate dal cristianesimo stesso,
anche il superamento del sesso
in una più ampia e nuova visione
della realtà del « Regno », non si
è verificato. E dobbiamo constatare che il « mondo » ha preceduto la « chiesa » anche nella
presa di coscienza di questo problema, come di altri, sociali, nazionali e razziali, tutti contenuti
nell’enunciazione di libertà del
versetto citato (Gal. 3: 28) dell’apostolo Paolo.
Proprio in questi giorni le studentesse della nostra Facoltà
teologica di Roma hanno diffuso una loro presa di posizione
riguardo alla vocazione della
donna (pubblichiamo per esteso
il documento a pag. 4 di questo
stesso numero), che precede e
supera decisioni sinodali e regolamentazioni ecclesiastiche.
Eppure, nel loro documento, le
studentesse in teologia accettano
e puntualizzano proprio la discriminazione sessista che si vorrebbe superata. Esse infatti mantengono la divisione « maschiofemmina », non solo, ma identificano la donna con i « minimi
emarginati », « che non hanno
mai neppure pensato di potersi
dimostrare disponibili alla chiamata di Dio ».
Ora, secondo me, non è valida,
proprio di fronte alla vocazione
di Dio, una così netta divisione
fra uomini da una parte e donne
dall’altra, dando nel giudizio sulle persone l’assoluta precedenza
al sesso. E non mi sembra accettabile T equazione « donna =
emarginata ».
Ci sono donne privilegiate e
donne emarginate, come ci sono
uomini privilegiati e uomini
emarginati. Essere ricchi, poveri,
intelligenti, malati, belli, brutti,
simpatici, dotati, vuoti, stupidi
ecc. è applicabile a uomini e donne.
Uomini e donne hanno dei doni, delle qualità. E questi vanno considerati per primi. Non il
sesso. Perché il sesso di per se
stesso non definisce ancora la
persona, ma ne dà solo il « genere », maschile o femminile,
non la personalità, la chiamata,
la fede, i doni, le possibilità, i limiti, i difetti.
Limiti e difetti appartengono
a uomini e a donne. E le possibilità ed i doni appartengono ad
entrambi. E la vocazione di Dio
è sempre stata rivolta a uomini
e a donne, anche se non sempre
riconosciuta.
Là dove la donna ha coscienza del dono ricevuto da Dio, e
della possibilità di poter contri
,, lietta Pascal
(Continua a pag. 8)
Due del gruppo dei discepoli si
staccano dal gruppo per fare a
Gesù una richiesta personale. Sono due fratelli, che anteponendo
la solidarietà familiare a quella
che li lega agli altri discepoli
chiedono per se stessi una partecipazione più stretta alla gloria
di Cristo.
La loro domanda ha dell'incredibile, tanto da meritarsi una
risposta severa. Ma Gesù, che
pure è capace di risposte severe,
non rimprovera i due, fa loro
una domanda concreta: « Siete
pronti a partecipare alla mia
sofferenza? ». La ragione per cui
Gesù non li rimprovera, è che la
loro domanda è l’espressione, sia
pure distorta, di una fede reale:
Gesù sta per assumere il dominio glorioso su tutta la terra.
Questa fede è così viva da portarli a desiderare intensamente
di poter partecipare a quell'avvenimento; ma, come spesso accade, la fede si mescola al calcolo
è al desiderio di possesso: partecipare, ma come primi, escludendo gli altri.
Credono, ma la loro fede è
astratta, come quando cerchiamo
un'elevazione spirituale dimenticando il mondo che ci sta attorno. La « gloria » è per loro del
tutto separata dalla terra e dalla
vita che dobbiamo vivere oggi.
Per questo dimenticano così fa
LA MASCHERA DEL MILITARISMO
L’impegno delle chiese
per costruire la pace
Il consiglio Ecumenico delle Chiese dibatte i problemi legati all’« industria della guerra » nell’impegno per una società più giusta
Tra i temi di riflessione emersi nella V Assemblea del Consiglio Ecumenico (Nairobi, 1975),
un posto di rilievo merita quello sul militarismo. Da allora la
Commissione delle chiese per
gli affari internazionali ha portato avanti tutta una serie di
iniziative di informazione e di
contatti, tra cui una consultazione che si è tenuta nel novembre scorso a Glion (Svizzera).
Vi hanno partecipato 45 rappresentanti di chiese ed esperti provenienti da una trentina
di paesi di ogni continente. Il
Presidente della Commissione
per gli affari internazionali S.E.
Ole Dahlen, ambasciatore di
Svezia presso le Nazioni Unite,
incaricato in particolare dei
rapporti con le organizzazioni
non governative, ha sottolineato che nessuna organizzazione
non governativa potrebbe raccogliere un numero di esperti
così rappresentativo quanto
quello riunito appunto a Glion.
In una sua relazione l’americano Michael Klare (« I problemi di oggi») ha sottolineato
che esiste una minaccia di distruzione dell’umanità. Egli non
ha parlato solo della corsa agli
armamenti che assorbe tanta
parte di sforzi produttivi nella
società industriale, ma anche
dell’aumento di vendite di armi
destinate ai corpi di polizia e
che egli ha definito «tecnologia
della repressione ». Nella sua
relazione M. Klare ha anche
parlato di quella nuova razza
di persone che egli definisce «i
mercenari tecnologici», i quali
esportano la tecnologia distruttiva in qualità di esperti e consiglieri militari, costituendo
« una nuova forma di colonialismo allorché popoli e nazioni si
affidano alle loro conoscenze
per sviluppare il loro militarismo ».
« Perché un interesse ecumenico al militarismo? », tale è
stato il titolo del contributo offerto dal pakistano Anwar Barkat, che ha presieduto la consultazione. Egli ha affermato
che il militarismo è un movimento «che va contro lo sviluppo» e «una offesa flagrante
alla dignità umana». Basterebbero già queste due affermazioni a giustificare un impegno
delle chiese in questo campo.
Ma il militarismo costituisce
pure una offesa ed tma sfida
lanciata ad ogni società giusta
e responsabile e rifiuta aprioristicamente ogni discorso di un
nuovo ordine economico e sociale a livello mondiale.
«I cristiani possono difficilmente accettare di impegnarsi
in un conflitto, in una guerra e
nella violenza mantenendo una
buona coscienza. L’uso della
violènza è sempre stato considerato come l’ultima possibilità
in situazioni in cui strutture
violente impongono soluzioni ingiuste a coloro che desiderano
vivere nella pace».
Un delegato del Sudamerica —
continente retto per la maggior
parte da regimi militari — ha
affermato che il militarismo
non è che il braccio armato delle società multinazionali: In una
tale situazione le chiese possono reagire e lottare contro il
militarismo solo nella misura in
cui riescono a sensibilizzare le
masse popolari e aiutarle a formarsi ima coscienza politica responsabile.
Per un rappresentante dell’Africa, il grosso problema rimane invece ancora quello del sottosviluppo, mentre per un asiatico « il punto cruciale della
questione non cortceme tanto la
violenza fisica, quanto la mutilazione dello spirito umano, che
possiede e asservisce gli uomini ».
Da parte sovietica è stato invece affermato che occorre combattere anche « l’industria di
guerra», poiché nei paesi capitalistici questa industria riduce
la disoccupazione, meptre un
simile fenomeno « non esiste nei
paesi socialisti».
Riflettendo su questi dati e
cercando di esaminare tutti gli
aspetti del problema, la consultazione ha deciso di definire l’azione ideila Commissione non
come antimilitarista, ma a favore di una pace giusta, considerando soprattutto che non
pare si possa in nessun caso
parlare di «guerra giusta».
Il discorso proseguirà con una
consultazione sul disarmo che
avrà luogo nel prossimo marzo
in Olanda. ,
Bruno Bellion
Marco 10: 35-40
cilmente di essere legati agli altri discepoli. Ma il punto di partenza, quello che li spinge a chiedere, è pur sempre una convinzione giusta: sta effettivamente
per iniziare un rivolgimento radicale nella storia del mondo; ecco perché non sono rimproverati,
ma Gesù li invita a Comprendere
a fondo il significato della loro
fede. « Voi non sapete quello che
chiedete »: appunto, si tratta di
« sapere » meglio, di scoprire il
vero significato della fede in Gesù.
In questo caso, « sapere » non .
è una conoscenza intellettuale,
ma un'azione: soffrire con Gesù.
Non esiste alternativa, la fede
. conduce a questo; non a Una gloria lontana dalla terra, ma a una
piccolezza immersa nella terra.
È nel mondo degli uomini, così
com’è, non come lo sognarne, che
si può essere vicini a Gesù. Perciò la fede è la prontezza a seguire Gesù nelle condizioni reali
di questa terra.
Giacomo e Giovanni rispondono: « Siamo pronti ». Ñon c’è motivo di dubitare della serietà di
questo impegno, dato che Gesù
non ne dubita. Gesù sa benissimo
che spesso rispondiamo alla leggera; nella parabola dei due figli
(Matteo 21: 28-32), parla proprio
di questa incocrenza tra dire -e
fare. Ma in quella parabola descrive appunto una situazione
vecchia, superata. Che ci sia pron->
tezza, può essere solo un segno
che il suo regno è già cominciato,
che l’uomo non è più rinchiuso
nella sua disobbedienza. Sappiamo che siamo creature dal
cuore instàbile, sappiamo che
bisogna diffidare dei facili entusiasmi, ma questo non significa che dobbiamo essere perennemente incerti. La chiesa
soffre oggi di questo complesso
di insicurezza e non osa più dire:
sono pronta. Abbiamo troppo
paura delle delusioni. E questo
spiega perché siamo così timidi
nelle iniziative.'Ma Gesù non è
fermo alla nostra situazione, non
è costretto a tener conto con realismo dei difetti umani. Gesù suscita una prontezza autentica; e
grazie a lui gli uomini possono
superare le loro incertezza e dire
con coscienza: siamo pronti. Anche sé questo non significa lanciarsi in qualche impresa esaltante, ma diventare testimoni di
Gesù in un mondo ostile. Gesù lo
dice con estrema chiarezza, in
modo che non restino dubbi:
« anche voi berrete il mio calice
e riceverete il mio battesimo ».
Questo, e non un altro, è il cammino per cui bisogna esser pronti. Di fronte a questa partecipazione concreta all'azione di Gesù,
l'essere seduti alla sua destra e
alla sua sinistra perde ogni importanza. Non è lo scopo che un
discepolo si debba prefiggere.
L'importante è essere ora con
Gesù: il resto è decisione di Dio
e non può essere oggetto di richiesta, di immaginazione, di sogno, di calcolo.
B. Rostagno
Oedilo alla HI!
A partire dal mese di
febbraio la trasmissione
« Protestantesimo » andrà
in onda il lunedì sera alle ore 22,45 prima del
TG 2. A pag. 2 la comunicazione della FCEI.
2
13 gennaio 1978
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UN NUOVO STRUMENTO DI COLLEGAMENTO
PROTESTANTESIMO IN TV
«Sicilia evangelica»
Un’importante iniziativa per il XVICircuito
È il nome del nuovo bollettino delle comunità valdesi e metodiste dell’isola. Quindici pagine, formato quaderno con un
breve spazio per ogni comunità,
il bollettino si propone di collegare la dispersione evangelica
siciliana attraversò l’informazione e quindi la partecipazione
alla vita delle diverse comunità.
Anni fa, se non andiamo errati,
esisteva già qualcosa di simiip
nell’ambito del IV Distretto
(Italia meridionale); un bollettino saltuario redatto dalla commissione di quel distretto. Questa volta, stando al 1° numero
che abbiamo sottomano, siamo
di fronte ad un salto qualitativo poiché ogni comunità — pur
in uno spazio molto limitato —
invia le proprie notizie. Forse
alcuni penseranno che quest’iniziativa potrà danneggiare la
campagna abbonamenti all’« EcoLuce» in una zona, come la Si
cilia, dove gli abbonati sono già
pochi, solo una cinquantina.
Vorremmo sottolineare che il
bollettino collega solo il XVI
Circuito (le provinole siciliane)
e quindi non può né vuole escludere la riflessione più ampia
che si svolge su queste pagine.
Del resto in questo senso, non
mancano dei precedenti, in cui
bollettini locali e « Eco-Luce »
sono complementari rispetto all’informazione : si pensi al « Piccolo Messaggero » di Torino che
collega tutto il IV Circuito. Da
parte nostra, nel formulare a
«Sicilia evangelica» un augurio
di positivi sviluppi nel campo
del collegamento neha testimonianza e dell’informazione, non
riusciamo a nascondere l’amarezza di vedere il nostro lavoro
redazionale giungere, a causa
della lentezza, delle poste, con
gravi ritardi ai nostri abbonati
in molte zone d’Italia, non ulti
_________CENTRO DIACONALE « LA NOCE » DI PALERMO
Un’opera sociale poco nota
Tra le opere della chiesa valdese, ve ne sono alcune che sono molto più conosciute all’estero che non all’interno della
chiesa valdese stessa.
È questo il caso del « Centro
Diaconale ’Noce’ » di Palermo.
La colpa di questa mancanza
di informazione è evidentemente dei membri di chiesa più che
dei responsabili del Centro, in
quanto essi diffondono un interessante notiziario che può essere richiesto in Via G. E. Di
Blasi, 8 - 90135 Palermo. Dall’ultimo numero di quel bollettino
si ricavano informazioni di estremo interesse sul lavoro che viene svolto nella città di Palermo
a favore dei bambini, «le prime e più innocenti vittime delle ingiustizie sociali, dell’emarginazione, dell’oppressione, della violenza così evidenti nella
nostra città ».
Nel centro sono accolti circa
500 fanciulli a partire dall’età di
tre anni (con 4 classi di scuola
materna) fino ai 14-15 anni (con
10 classi di scuola elementare e
3 classi di scuola media). Di
questi, circa 50 bambini sono sistemati nel Convitto perché di
condizioni familiari particolarmente diffìcili (abbandonati, figli di carcerati, orfani...).
Vi lavorano 45 persone a pieno tempo, provenienti da 4 diverse nazioni.
Ma il lavoro non si esaurisce
nella scuola, vi sono i contatti
con le famiglie degli alunni, i
contatti con la gente nel quartiere, nel comitato di quartiere,
nella gestione del Consultorio
Familiare nel quale lavorano
due ginecologi, un’infermiera ed
un’assistente sociale, nella partecipazione al lavoro del reparto femminile dell’Ospedale psichiatrico. E vi sono le conferenze e gli incontri, i rapporti
con i molti amici esteri, la partecipazione con uno Stand al
Kirchentag di Berlino.
Ma al di là del bilancio del
lavoro compiuto, certo notevole, rimane di grande interesse e
freschezza, nella sofferta ricerca di fedeltà, il grande interrogativo che pervade tutte le pagine del notiziario : « La diaconia deve essere l’espressione dell’amore e della fede della comunità e questa, a sua volta
l’ispirazione e la forza della diaconia ».
Tra i punti di impegno del
Centro Diaconale, un posto a sé
merita il « Villaggio, Speranza »,
nella cittadina di Vita, a 75 Km
da Palermo. Delle prime famiglie che avevano occupato le case prefabbricate offerte dalle
chiese evangeliche dopo il terremoto del Belicé, rimangono solo due nuclei, ma le case non
sono rimaste vuote : sono state
immediatamente richieste da altre famiglie prive di alloggio.
Nel villaggio di Vita il Centro
ha organizzato incontri coi giovani e coi fanciulli, feste all’aperto.
OPERA DI ASSISTENZA Al CARCERATI
Liberati dal carcere
prigionieri della società?
Selma Longo continua instancabile la sua opera
Spesso mi viene rivolta questa
domanda: « Si occupa ancora dei
carcerati? » e questo forse perché alcuni anni fa avevo detto
che non avrei potuto continuare
ancora a lungo questo lavoro.
Ebbene sì, finché il Signore mi
concede forza e salute, continuo
ad occuparmi dei carcerati. Il lavoro è un po’ ridotto, il numero dei miei corrispondenti è diminuito, ci sono altre persone
che scrivono loro, inoltre molti
sono usciti a libertà. E vero che
parecchi continuano a scrivermi;
infatti su una trentina di corrispondenti regolari, la metà sono
liberati, e lo stesso dicasi dei cosiddetti « corrispondenti occasionali » che si fanno vivi nelle grandi occasioni (Natale, Pasqua). E
non tutti scrivono per ricevere
aiuti, ma anche per esprimere la
loro riconoscenza, a volte in modo tangibile, come quel siciliano,
ora sposato e sistemato, che mi
ha inviato L. 10.000 «per coloro
che soffrono nei luoghi di pena »,
dono che mi è stato particolarmente gradito, come potete ben
immaginare.
Un altro mi scrive: «Lei, cara
Signora Longo, per ben 15 anni
non mi ha mai abbandonato,
mi ha seguito nel mio sventurato cammino dovunque, dandomi
conforto con la sua buona corrispondenza e con l'invio della
stampa; sia quando mi trovavo
dentro i luoghi di dolore, sia anche oggi che mi trovo fuori in libertà ».
Una libertà difficile e tormentata, perché la sua malferma salute non gli permette un lavoro
fisso, e vive con la madre anziana e malata.
Un altro ancora in attesa di essere liberato, scrive: « Non dimenticherò mai quanto mi sia
stato utile il vostro conforto morale e materiale, che mi ha alquanto sollevato da questa triste
situazione ». E potrei moltiplicare gli esempi.
Quel detenuto di Procida, di
cui vi ho parlato altre volte, ha
finalmente ottenuto la grazia, ed
è stato ospitato in un primo tempo dall’Esercito della Salvezza
poi alla Casa Materna di Portici.
Ma ora si pone il problema della
sua sistemazione definitiva.
È il grande problema dei liberati dal carcere, tanto più al momento attuale in cui vi è tanta
disoccupazione e in cui la gente
è particolarmente diffidence data
la crescente criminalità.
Il grande problema di chi si
trova solo, senza casa, senza lavoro, e vede chiudersi tutte le
porte in faccia. C’è forse da stupirsi se molti, esasperati, vinti
dalla disperazione, ricadono?!...
Proprio ultimamente uno di
questi mi diceva: « Se ci rimettono in carcere avremo almeno
da mangiare e potremo lavorare!
È terribile!!
Purtroppo devo confessarvi
che anche quest’anno non mi sono attenuta alla regola prefissami e cioè di aiutare soltanto
quelli che già conosco, coi quali
sono stata in corrispondenza; ma
mi sono lasciata impietosire da
sconosciuti che si presentavano
a me chiedendo aiuto, col risultato inevitabile che si passano la
voce dagli uni agli altri ed ogni
tanto me ne vedo capitare dei
nuovi. E vi assicuro che non è
facile mandarli via a mani vuote, anche quando non c’è più nulla in cassa!
Che fare?... è doloroso dover
negare un aiuto a ohi forse ne ha
realmente bisogno, e d’altra parte non è possibile aiutare tutti
quelli che si presentano! E poi,
come si può sapere chi ha veramente bisogno e chi inventa delle storie?
E questa una delle mie maggiori difficoltà e preoccupazioni,
tanto più che qui dove mi trovo,
queste visite sono vedute di malocchio e generano turbamento.
Grazie ancora a tutti. Con la
fiducia di poter contare anche
per Tavvenire sul vostro aiuto,
invio a tutti il mio fraterno saluto. Selma Longo
Flash informativo
ma la Sicilia. Va da sé che la
notizia per es. di un convegno,
di una conferenza, di ima domenica di studio etc. deve necessariamente giungere per tempo.
Questo è un lusso che spesso,
per ragioni oggettive, non ci
possiamo permettere e che può
assolvere il bollettino locale. Ma
quello che possiamo fare, sempre, è di riflettere i problemi, le
speranze e la ricerca di fedeltà
evangelica che portano avanti le
nostre comunità, il riflesso può
essere più o meno opaco a secondo delle notizie che ci pervengono, quando ci pervengono.
Non per nulla «Sicilia evangelica » si chiude con una pagina dedicata alla campagna abbonamenti all’« Eco-Luce ». Non
c’è quindi concorrenza, ma collaborazione nel compito dell’informazione e della formazione
all’interno della nostra minoranza evangelica in Italia.
Con voce sicura e martellante Giorgio Bouchhard ha fatto il punto sulle
intese con lo stato, ricordando l’art. 8
della costituzione e deostruendo con
chiarezza le tappe di questo cammino
dal giugno scorso ad oggi.
L’interrogativo retorico : ma le intese non sono un mini-coneordato? ha
permesso a Bouchard di chiarire bene
la differenza qualitativa che c’è tra il
concordato e il progetto di intese avanzato dalle chiese valdese e metodista.
Senza eccessiva polemica Bouchard ha
sottolineato la piena disponibilità delle
due chiese alla trattativa che sembra
invece mancare alla controparte. Non
è stato detto che siamo ad un punto
morto ma è quanto i telespettatori hanno forse inteso.
Un breve riassunto del messaggio
natalizio del segretario del CEC P. Potter (da noi pubblicato su queste colonne) e finalmente un filmato : a
proposito dell’inaugurazione della nuova sede della Casa Editrice avventista
« L’Araldo dell’Evangelo ». Alcune in
terviste hanno ricordato la fondazione
di questa attività editoriale che risale
al 1926 e che si è sempre occupata di
tre settori essenziali alla linea di testimonianza della chiesa avventista: a)
questioni religiose, b) sanitarie, c) educative. Pensate : noi che stampiamo
questo giornale non arriviamo alle
4.000 copie; « Vita e salute », la loro
rivista più conosciuta supera le 75.000
copie. Quanti sono gli Avventisti in
Italia? 4-5 mila.
Il notiziario è continuato con una
breve informazione del campo invernale
di Agape e con un’intervista a Fulvio
Rocco sul campo invernale di Ecumene
(una valutazione della politica di Carter); quindi si è ricordato il cinquantenario della comunità di Pozzuoli e la
visita di Tullio Vinay al carcere dell’Asinara.
La segnalazione del volume di Bornkamm pubblicato dalla Claudiana
(Paolo apostolo di Gesù Cristo) ed una
presentazione del, prof. Corsani hanno
concluso il notiziario.
TV: A PARTIRE DA FEBBRAIO
Il lunedì alle 22,45
Cari fratelli.
Vi comunico che a partire dal mese di febbraio ’78
la rubrica televisiva « Protestantesimo » 'verrà trasmessa il lunedì sera alle ore 22.45 circa, sul 2“ canale,
prima del TG 2.
Questa decisione rappresenta il risultato di lunghe
trattative con la direzione
della Rete 2, la quale ci ha
dato assicurazione che l’orario sarà abbastanza stabile,
con possibili ritardi di 5-10
minuti al massimo.
Ovviamente il Consiglio
della Federazione e il Comitato Generale SRT avrebbero preferito mantenere la domenica sera o eventualmente spostare la trasmissio
ne al sabato sera in quanto sabato e domenica sera
sono due giorni che si ricordano più facilmente. In nessuna di quelle serate, tuttavia sarebbe stato possibile
avere un orario accettabile.
Pertanto, fra la certezza di
continuare con un orario assurdo come l’attuale in giornate di sabato e domenica, e
la possibilità di avere un
orario migliore e stabile, in
una giornata qualsiasi, abbiamo preferito la seconda via,
nella speranza di rispondere
ai desideri tante volte espressi dalle nostre comunità.
Fraternamente
f.to Piero Bensì
(Presidente della FCEI)
■ UN APPELLO
I II disinteresse da una parte, la disinformazione dall’altra, fanno sì
che la questione carceraria sia ignorata
o sottovalutata o distorta, in Italia. All’estero poi, per quanto concerne il nostro sistema carcerario, neppure enti
e associazioni interessate ai problemi
dei diritti dell’uomo sono correttamente informati sulla nostra reale situazione e non prendono neppure in considerazione la possibilità di una dura
repressione detentiva nel nostro Paese, convinti che la Costituzione Repubblicana e la Riforma Carceraria ci mettano al riparo da tale fenomeno.
Che invece esiste.
Per ovviare a tale disinformazione
in Italia e all’estero, intendo raccogliere un dossier documentato che faccia
in qualche modo seguito al mio primo
libro sull’argomento (Carceri: Riforma
fantasma, Sugarco Ed.) ed ottenga, con
una denuncia più dura e diretta, una
maggiore attenzione da persone e organismi capaci di iniziare un lavoro serio.
Perché si possa ottenere la creazione di commissioni di inchiesta italiane
e internazionali bisogna avere ampio
materiale di prova sulle carceri minorili, per adulti, femminili, <t normali »
e « sicure », ergastoli, case di lavoro,
manicomi criminali, carceri militari,
che solo i detenuti, gli ex detenuti, i
loro parenti, avvocati, sostenitori possono fornire.
A tale scopo, per cominciare, è sufficiente che chi ha subito (o è in possesso di prove) ingiustizie, soprusi, violenza dal momento dell’arresto fino alla scarcerazione, per qualsiasi motivo,
ivi compresi i motivi politici, scriva
delle brevi, semplici dichiarazioni e le
invii al sottoscritto, direttamente o indirettamente...
Deve anche fare sapere se vuole che
sia fatto il suo nome oppure no. Io
userò, con la discrezione che la que
^ Hanno collaborato a questo
numero: Franco Davit e. Luigi Marchetti, Dino Gardiol,
Teofìlo Pons, Paolo Ribet,
Giorgio Tourn, Jean Louis
Sappé.
stione richiede,, tale materiale, ne informerò gli enti italiani e stranieri che
si rivolgono a me per avere informazioni autentiche e aggiornate, e farò
pressione affinché intervengano nei casi singoli o collettivi nelle sedi politiche più opportune.
Si tenga presente che di solito tali
enti sono molto sensibili a chi non ha
usato violenza da parte sua, salvo rare
eccezioni. Quello ehe conta in ogni caso è l’assoluta veridicità...
Davide Melodia
p. SS Pietro e Paolo, 31
Livorno (telef. 27467)
■ FEDE E DOLLARI
B Nel numero 43 de « La Luce »,
pervenutomi con grande ritardo,
appaiono a grandi caratteri questo titolo ; « Fede e dollari » e questo cappello : « Billy Graham, ma le tasse le
paga? ».
Con tali scritte il noto predicatore
è stato additato ai lettori quale fedele
di Mammona più che di Cristo ed inoltre quale evasore fiseale, senza che incolpazioni così gravi abbiano una valida giustificazione nel testo relativo.
Nell’articolo infatti si accenna ad
una inchiesta amministrativa dello stato del Minnesota sull’operato della
« Billy Graham Evangelistic Associar
tion »; si ragiona molto confusamente
delle entrate e delle uscite della predetta e si fa carico all’evangelista di
indebite connessioni con il potere; e
tutto ciò in base a notizie, illazioni e
supposizioni (pare - parrebbe - nasce
il sospetto) attinte da un giornale politico.
Non è questo, a mio parere, il modo
migliore per affermare la necessità « di
un saldo ancoraggio ai valori della fede ». Perché emettere giudizi così gravi, basandosi sullo scritto di un ignoto
« maligno », apparso su di un quotidiano? Non sarebbe stato più corretto
assumere informazioni negli Stati Uniti
od almeno aspettare l’esito dell’inchiesta? Quanto al doppio titolo non mi
sembra che ci possano essere dubbi sulla sua sconvenienza, sempre che ci si
ricordi che « La Luce » è il settimanale delle Chiese Evangeliche Valdesi e Metodiste.
Renato Paschétto, Milano
3
13 gennaio 1978
’t.'
_______ CONFERENZA DELLE CHIESE EVANGELICHE DEI PAESI LATINI D’EUROPA C
Verso un maggior interscambio
delia diaspora protestante
Una connune realtà: piccoli gruppi, spesso isolati, sparsi su un immenso territorio - Riscoprire oggi la funzione e la strategia di questa significativa diaspora protestante
La Conferenza delle Chiese Protestanti dei Paesi Latini d’Europa terrà la sua prossima Assemblea dal 14 al 16 aprile 1978 a
Sommières, vicino a Nîmes, in
Francia. Questa è la decisione
presa a metà settembre nella riunione annuale del Comitato di
Continuazione della Conferenza.
Ma che cos’è e cosa vuole questa Conferenza dei Paesi Latini?
Per diversi anni nel dopoguerra
fu un polo d’attrazione per gli
evangelici spagnoli, portoghesi,
italiani e belgi, che vivevano come minoranze più o meno limitate nella loro libertà religiosa
all’interno di paesi dal cattolicesimo aggressivo e repressivo. Naturalmente i protestanti francesi
e svizzeri romandi erano il punto
d’appoggio per gli altri fratelli,
perseguitati e per lo meno repressi.
Modificatosi il clima religioso
con il Concilio Vaticano II e venuta meno la pressione esterna
delle limitazioni più gravi alla libertà religiosa, molti hanno perduto interesse alla Conferenza
delle Chiese Protestanti dei Paesi Latini d’Europa. « C’è già il
Consiglio Ecumenico — si è detto — c’è la Conferenza delle Chiese Europee, che bisógno c’è di
quest’altra organizzazione? ». Negli anni 70-74 in Italia si parlò di
sopprimerla. All’ Assemblea di
Bruxelles (1974, rappresentante
italiano Luciano Deodato) fu invece rilanciata e affidata alla
Chiesa Riformata di Francia perché le desse impulso, con l’intesa
che gli altri paesi si sarebbero
turnati nell’assicurare la presidenza e l’animazione della Conferenza. Adesso — cioè per il periodo ’78-82 — sarebbe il turno
deiritalia.
Ma prima di accettare una responsabilità del genere occorre
che valdesi, battisti e metodisti
(le tre chiese italiane membro
della Conferenza Paesi Latini) riflettano se la Conferenza stessa è
utile, e quali contenuti può avere.
Protestanti
in diaspora
A mio avviso il fenomeno che
oggi accomuna le chiese evangeliche dei paesi latini d’Europa (con
l’eccezione parziale della Svizzera romanda) non è più la limitazione della libertà religiosa, bensì la situazione di diaspora. Siamo in larga misura dei piccoli
gruppetti e spesso degli isolati,
sparsi su un immenso territorio.
Siamo una diaspora e lo diventiamo sempre più. Una diaspora
può benissimo vivere ed avere
una funzione significativa: lo dimostra la diaspora valdese medioevale; ma occorrono alcune
condizioni. La prima è che esista un valido e importante motivo per differenziarsi dall’ambiente circostante. La seconda è -la
consapevolezza di appartenere a
un vasto popolo disseminato e
conscio delle ragioni della sua
differenza e della validità del
proprio progetto alternativo. E
la terza condizione è l’esistenza
di strumenti leggeri, elastici, di
incontro e di scambio, che funzionino come tessuto connettivo
di quel popolo; i « barbi » itineranti e i sinodi valdesi medioevali adempivano tale funzione per
la loro epoca. Esistono oggi queste tre condizioni nella diaspora
protestante latina europea?
Nell’immediato vedo due problemi.
Il primo è di sapere se la Conferenza dei Paesi Latini può costituire essa stessa uno strumento connettivo e se può promuovere la creazione di altri strumenti connettivi della diaspora
protestante nell’Europa latina.
Ma il secondo problema è molto più grosso e impegnativo. Che
senso ha resistenza di questa
diaspora protestante? In altre
parole, è solo la tappa che precede la scomparsa oppure è una
condizione necessaria per la nostra testimonianza? E ancora:
qual è lo scopo essenziale della
nostra testimonianza: vogliamo
prima di tutto adempiere un dovere (e cioè siamo preoccupati
della nostra buona coscienza) o
vogliamo esercitare un’azione a
favore degli altri (e cioè impegnarci a identificare gli alleati e
gli avversari reali, e stabilire
quello che in gergo politico si
tini europei che hanno esigenze
religiose, il cattolicesimo aggiornato propone ancor sempre il
mistero, la gerarchia, la delega,
e, sotto il nome di « pluralismo »,
una limitata articolazione di sfumature all’interno di im quadro
ben preciso. D’altra parte le varie
sette e gruppi cristiani e non
cristiani (dai carismatici alle set
Assemblea
Data: 14-16 aprile 1978
Località: Sommières (presso Nimes, Francia)
Argomenti :
— Rapporto morale e finanziario; relatore A. Bonifas,
segretario.
— Rapporto sulle prospettive future della Conferenza;
relatore J. Maury, presidente.
— Tema della Assemblea : « Le chiese ’nazionali’, una
contraddizione da superare: innalzare tra le chiese
dell’Europa latina i segni di una chiesa realmente
universale»; relatore N. Coulet.
Delegazione italiana: 2 valdesi, 2 battisti, 2 metodisti, da
designarsi dalle rispettive chiese; 1 corrispondente nazionale uscente.
chiama una strategia e una tattica). Oggi mi pare che si parli di
testimonianza ma non si sia bene
al chiaro su che cosa si vuole,
tanto è vero che la « strategia »
delle nostre chiese è essenzialmente difensiva, è rivolta cioè a
salvare il salvabile della tradizione protestante (le sue forme di
culto, di etica, di teologia e le
sue « opere »); salvare cioè una
tradizione che riesce difficile
reinterpretare e attualizzare per
l’uomo d’oggi.
Infatti ai nostri concittadini la
te orientali ai Bambini di Dio)
rispondono alle esigenze di intimità, di dedizione immediata, di
solidarietà, ma anche di evasione.
Prassi di libertà
Storicamente il protestantesimo dovrebbe proporre la prassi
della libertà; ma così facendo si
trova in contraddizione con se
stesso, perché oggi la libertà può
essere affermata e praticata solo
A CURA DI BRUNO BELLION
Echi dal
mondo cristiano
Lux lucet in tenebris
Con questo titolo i rappresentanti delle Chiese latino-americane facenti parte del Consiglio
Ecumenico delle Chiese (CEC)
hanno inviato un messaggio ai
membri delle loro chiese, al termine di un incontro di studio tenutosi a Huampani, nei pressi di
Lima (Perù) dal 24 al 28 novembre.
In tale messaggio, con notevole coraggio, viene sottolineato
che è impossibile trattare dei
problemi inerenti l’unità delle
Chiese « rimanendo estranei ai
problemi che i nostri popoli devono affrontare ed ai quali siamo
quotidianamente confrontati dalla Parola di Dio ».
Viene affermato che la Chiesa
in America Latina ha un ministero preciso da compiere nella obbedienza alla sovranità di Gesù
Cristo. « Questo ministero che ci
è affidato è essenziale per il benessere e la vita sul nostro continente ».
Nei tre punti in cui si divide il
documento vengono affrontati i
temi della proclamazione fedele
dell’Evangelo, dell’annuncio profetico e della difesa della vita.
L’annunzio deH’Evangelo viene
definito « appello alla salvezza
personale e alla lotta per la redenzione della società, un appello
al pentimento reso possibile dall’amore di Dio che perdona, alla
riconciliazione con Lui e con tutti gli uomini. È una voce portatrice di speranza che si fa sentire e ci dona la luce, nuovo coraggio e l’energia, necessari per
la nostra lotta ». « La Chiesa è
stata posta da Dio nei nostri paesi per essere parte integrante dei
nostri popoli, vicino a loro, e,
nell’ obbedienza a Gesù Cristo,
dobbiamo proclamare senza cedimenti la Sua Parola eterna di
salvezza, di giustizia e di speranza ».
La vera vita che Dio ha rivelata in Cristo è inaccessibile a
causa del peccato ed è perciò che
si manifesta inquietudine di fronte alle forme di costrizione materiale che genera fame, analfabetismo, cattive condizioni di salute, povertà; di fronte alla corruzione morale che genera corruzione politica e sociale ed i loro
effetti (terrorismo, repressione,
persecuzioni, migrazioni forzate,
sfruttamento, menzogna); di
fronte al disprezzo per l’uomo
creatura di Dio, ohe è all’origine
del razzismo nelle sue varie manifestazioni.
« L’uomo creato a immagine
di Dio deve essere rispettato e la
sua dignità riconosciuta, secondo la volontà stessa del Creatore ». Ne consegue per i cristiani
il dovere e il diritto di
— dare aiuto spirituale ai prigionieri,
— recare conforto agli afflitti,
— manifestare solidarietà a coloro che soffrono e pregare
per loro,
— garantire il segreto della confessione,
— operare nella solidarietà a favore di chi è nel bisogno,
— soccorrere i rifugiati.
« ...in mezzo alle sofferenze ed
ai lamenti di uomini e donne della nostra America Latina vogliamo annunciare con tutta la forza
dell’Evangelo che il peccato e la
morte non hanno avvenire ».
in opposizione alla classe borghese e alla mentalità borghese, a cui
però i protestanti in maggioranza appartengono o in cui sono
stati educati. Oggi è la borghesia che impone aH’umanità una
struttura gerarchica nella quale,
sia pure con molte articolazioni,
gli uni sono asserviti e gli altri
sono padroni.
In questa situazione, che cosa
significa essere una diaspora protestante? Se abbiamo una visione
gerarchica dei rapporti tra gli
esseri umani siamo già intimamente pronti a cedere a una chiesa che pratichi un certo pluralismo aH’interno del suo sistema
gerarchico; e la nostra disseminazione geografica faciliterà il
nostro assorbimento. Se però
l’attuale strategia difensiva delle nostre chiese riuscirà nonostante tutto a salvare alcune isole protestanti, queste rischieranno di trasformarsi presto in piccoli ghetti, interessanti, curiosi,
ma separati dalla realtà: luoghi
in cui si coltiva una tradizione
particolare, ma con cui non c’è
motivo di avere un dibattito (o
eventualmente tmo scontro) sui
problemi concreti.
C’è da chiedersi se sia possibile una strategia diversa. Vorrebbe dire assumere come tema centrale quello della libertà, universalizzandolo e interpretandolo come liberazione per tutti, quindi necessariamente su una linea
di tipo egualitario e antigerarchico. Vorrebbe dire riprendere sul
serio la riflessione sul « comunismo » della primitiva comunità
cristiana approfondendo Targo
Comitato
Composizione dell’attuale Comitato di Continuazione (in carica fino alla
prossima Assemblea di
aprile 1978):
Presidente; Past. Jacques
Maury (Francia).
Segretario : Past. Afiné
Bonifas (Francia).
Corrispondenti nazionali :
W. Hoyois (Belgio), H.
Capò (Spagna), Dimas
Almeida (Portogallo), J.P. Jornod (Svizzera),
A. Comba (Italia).
mento, cercandone i nessi con la
predicazione di Gesù, anziché liquidarlo rapidamente, come spesso accade. Una linea di questo
genere sarebbe nettamente contraria a quella in auge in Europa
in questi anni. E possibile? è realistica? è semplicemente un modo di votarsi al martirio? o è una
linea che, per quanto difficile ed
esigente, è però praticabile? e
quale può essere in questo contesto l’utilità di un collegamento
latino-europeo?
Questi sono alcuni dei problemi sui quali occorrerebbe ragionare prima dell’ Assemblea di
aprile a Sommières. L’Assemblea
stessa avrà un tenia un po’ diverso, che è questo: « Le chiese
’’nazionali”, una contraddizione
da superare; innalzare tra le chiese dell’Europa latina i segni di
una chiesa realmente universale ». È un tema interessante, alla
cui preparazione ha contribuito
per l’Italia il pastore Neri Giampiccoli; è un tema che in periodo
di elezioni del parlamento europeo ha anche una sua attualità:
infatti mantenere le rigide divisioni e la quasi incomunicabilità
tra protestanti italiani, francesi,
spagnoli, ecc., sta diventando' un
fatto anacronìstico e arretrato.
Si tratta tuttavia, a mio modo dì
vedere, dì un tema che coglie solo in parte e indirettamente
l’elemento più distintivo del protestantesimo latino-europeo, cioè
appunto la sua natura di diaspora. Aldo Comba
IL CEC CONTRO IL RAZZISMO
Un
da
programma
intensificare
Sempre viva è l’attenzione dedicata dal Consiglio ecumenico
delle Chiese agli eventi deH’Africa australe. Il razzismo bianco
non è certo l’unico che si manifesti nel mondo, ma nell’Africa
australe è particolarmente odioso per il carattere istituzionale
che assume, cioè per il fatto che
è imposto come legge dello Stato. Perciò anche questo Comitato Centrale ha votato un duro
documento in cui afferma « per
fedeltà alTEvangelo noi denunciamo come empie le gravi e clamorose ingiustizie perpetrate nel
nome della civiltà cristiana dai
governi... in Zimbabwe (nome
africano della Rhodesia, n.d.r.),
Namibia e nella repubblica delTAfrica del Sud Le chiese
membro sono sollecitate a intervenire in vari modi, manifestando la loro solidarietà ai popoli oppressi, mobilitando l’opinione pubblica, facendo pressioni sui loro governi.
Grave preoccupazione è stata
manifestata anche per il programma (già approvato dal governo boliviano) di trasferire decine di migliaia di coloni bianchi
dall’ Africa australe all’ America
Latina. Questa emigrazione in
massa di bianchi significherebbe
il trasferimento del razzismo da
un continente all’altro e renderebbe inoltre sempre più difficile
e precaria la situazione degli « indios » che inevitabilmente verrebbero respinti ancor più dalle
terre coltivabili. ,
In luglio, alle isole Barbados,
organizzata dal Programma di
Lotta al Razzismo," ha avuto luogo un incontro ecumenico in cui
per la prima volta i rappresen
tanti degli « indios » sono intervenuti in prima persona a discutere sulla loro situazione, insieme con antropologi e altri esperti. Una delle linee d’azione del
Programma di Lotta al Razzismo
sarà di promuovere e appoggiare incontri di « indios » a livello
nazionale e favorire lo sviluppo
di quadri dirigenti indigeni.
Si è conclusa la prima fase del
Fondo di Ricostruzione e Riconciliazione in Indocina che, fra altre cose, ha fornito attrezzature
a un ospedale in "Vietnam e che
ha approvato il progetto (costo
circa due milioni di dollari) di
una fabbrica di scarpe nei pressi di Hanoi. In Laos è stato finanziato il Centro agricolo di Nabong. Inoltre, nell’ambito del piano di riconciliazione, due gruppi
diversi hanno visitato il Vietnam
e il Laos e hanno avuto vari incontri con comunità cristiane e
altre, e con dirigenti religiosi e
politici.
Il Programma continuerà ora
attraverso i normali canali dell’Unità IL
Con poco più di un milione di
dollari di capitale ha cominciato
a funzionare la Società cooperativa ecumenica per lo sviluppo,
che non ha fini di lucro, e di cui
sono azionisti soltanto organizzazioni ecclesiastiche e il Consiglio Mondiale delle Chiese. La
Società, che ha sede in Qlanda,
concederà dei prestiti a basso interesse a progetti per lo sviluppo
nei paesi del Terzo Mondo. Già
sono giunte parecchie richieste
dall’Asia, dalTAfrica e dall’America latina.
Fernanda Comba
4
13 gennaio 1978
RIPROPOSTO ALLE CHIESE LO STUDIO SUI MINISTERI
FACOLTÀ DI TEOLOGIA
Dal monopolio pastorale 0
al ministero collegiale della parola
Notiziario
La sessione sinodale 1977 ha approvato il testo del regolamento sulle chiese locali, con la sospensiva dell’alt. 30
(concernente la composizione del Concistoro), in attesa
dell’approvazione del testo del regolamento sui ministeri
(vedi 13/81/77). In vista dello studio nelle comunità del
regolamento sui ministeri che dovrà essere approvato al
prossimo sinodo (vedi la Relazione 1977 della Tavola al
Sinodo, p. 269 segg.), proponiamo una serie di articoli
che intendono contribuire al dibattito.
Il dibattito sul tema dei ministeri nella chiesa prende le mosse a livello sinodale, nel dopoguerra, dalla relazione di una
commissione di studio, presieduta da Giovanni Miegge, sul problema dei ministeri femminili.
Una relazione chiara, coraggiosa
che non esita ad affermare che,
dal pimto di vista biblico, nulla
si oppone al ministero pastorale
femminile. Eppure ci vorranno
quindici anni per arrivare, dopo
ir^nite discussioni e proposte le
più bizzarre, al Sinodo del 1962
che finalmente afferma, con faticosa votazione per appello nominale, quello che oggi appare assolutamente ovvio: «il Sinodo...
riconosce nelle sorelle che siano
state a questo chiamate la piena
validità del Ministero della Parola » (art. 17). Fu la commissione permanente per i ministeri a
proporre la decisione conclusiva.
Questa era nata come commissione per la preparazione degli
anziani evangelisti; ma aveva presto avvertito che « non era possibile definire chiaramente il ministero dell’anziano' evangelista,
né delineare le strutture dei ministeri femminili, se non nel quadro di una concezione generale
dei ministero >x. La commissione
sottolineava che « la esatta dimensione del ministero pastorale
deve esser ricondotta ai suoi termini classici, pur senza diventare
un ministero esclusivo nella chiesa; e tale dimensione è quella del
ministero della predicazione, delFamministrazione dei sacramenti, dell’insegnamento e della cura d’anime. Altri doni, (come ad
es. la presidenza o l’amministrazione) non sono propriamente costitutivi del ministero pastorale...
Ma la realtà della ’’diakonia” della chiesa nel mondo non si esaurisce qui: vi sono altri ministeri,
dono dello Spirito, al servizio
della chiesa... che per la loro natura, per il fatto di essere vocazionalmente intesi... hanno ima
autentica qualifica di servizi, anche se la loro struttura è di carattere prevalentemente tecnico...
Il ' riconoscimento a questi servizi del loro carattere vocazionale di ministero ci sembra importante e urgente...
Ma vi è un altro aspetto...
di questa diakonia della chiesa...; ed è il ministero generale
del popolo di Dio al servizio del
mondo... È urgente che la vocazione e la testimonianza del laico
nel suo proprio ambiente di lavoro e di servizio sia precisata;
tale ricerca può diventare una
vera riscoperta della molteplicità
dei doni, nello sforzo comune
verso l’attuazione di un servizio
totale della chiesa nel mondo » L
Diakonia
L’orizzonte della ricerca si allargava così notevolmente e investiva tutto il problema della testimonianza della chiesa nel mondo. Ma fu subito necessario precisare che tale orientamento non
intendeva affatto sminuire o esautorare il ministero pastorale;
«esso, affermava la commissione,
è fondamentale nella vita della
chiesa in quanto seivizio della
Parola nella predicazione, nell’insegnamento e nella cura d’anir
me; ma appunto per questo esso
esiste in funzione della vita della
chiesa, della sua testimonianza
nel mondo, del suo ministero generale di annunciatrice del messaggio del Regno. Il ministero pastorale deve collocarsi nel
quadro della comunità vivente e
testimoniante; altrimenti rimane
isolato e solitario, sta al disopra
della comunità e finisce con f’esseme l’unica espressione nel servizio.della Parola. Per questo insistiamo sulla diversità dei doni
e dei ministeri ed affermiamo
che il ministero pastorale è in
funzione del ministero generale
di tutta la chiesa ». La commissione attirava altresì l’attenzione
del Sinodo sul fatto che « vi sono oggi altre esigenze, altre possibilità di servizio già in atto o
in divenire: colportori, evangelisti itineranti, segretari, maestri
d’asilo, educatori, assistenti sociali, direttori di opere, dirigenti di uffici speciali, ecc. Quello
che importa è riconoscere a questi servizi un autentico carattere
di ministero, di avvertire la diversità dei doni che ci sono offerti, di avviare all’uno o all’altro
servizio quelle persone che sentono vocazionalmente di dover offrire la loro vita per un servizio
totale » 2.
Nel quadro di questa ricerca
la commissione pubblicava la rivista « Diakonia » che inizialmente veniva inviata a tutti gli anziani e diaconi e diffusa ovunque il
problema della molteplicità dei
ministeri era avvertito; veniva
tradotto uno studio di H. Krae
mer, « la parte dimenticata », a
cura della Claudiana, efficace e
viva introduzione ai problemi del
servizio totale della chiesa nel
mondo; furono promossi corsi di
preparazione ad Agàpe e il Sinodo 1967 (art. 41) approvava la
creazione di un « centro di preparazione per i ministeri con sede ad Agape ». Altre pubblicazioni venivano offerte per continuare il dibattito e la ricerca Agape
per conto suo promuoveva la formazione di gruppi di servizio e
lanciava l’idea di un anno diaconale per quanti sentivano di poter offrire, con rischio personale,
un anno di lavoro.
Centro Diaconalé
Sorgeva frattanto l’idea di un
centro diaconale il cui progetto
veniva proposto al Sinodo 1967
che raccomandava il proseguimento dello studio. Nel suo rapporto al Sinodo 1968 la Tavola
riferiva che «mentre si elaborano
e si precisano i progetti relativi
al centro diaconale di Torre Pellice e al centro di preparazione
ai ministeri di Agape era meglio
non sovrapporre le iniziative e i
comitati, lasciando a quanti si
occupano di questi progetti il
tempo di concludere il loro lavoro » L Spariva così la commissione permanente per i ministeri,
che sembrava avere esa,urito il
suo compito. Ma anche il centro
di Agape e il centro diaconale
ebbero vita breve, almeno nella
forma istituzionalizzata con cui
erano stati pensati.
La breve storia di questa commissione e dei suoi dibattiti e ricerche fu un momento fervido di
idee e di propositi; taluni risultati furono raggiunti, ma di quanto si discuteva e si proponeva è
rimasto in fondo ben poco. Le
burrasche del 1968 e l’involuzione
che caratterizzò gli anni successivi hanno forse indirizzato altrove l’impegno e l’interesse della
chiesa? le tensioni non sopite sul
problema della testimonianza
della chiesa nel mondo hanno
forse fatto dimenticare quanto si
erà finalmente ritrovato? Sembra
però che uno spirito diverso animi ormai molti concistori e consigli di chiesa: finito il « monopolio pastorale » come espressione unica del ministero della parala, voluto da chi vi è impegnato o imposto dalla pigrizia delle
chiese, si è in larga misura imparato a condividere responsabilità e servizi e ad esercitare realmente il ministero collegiale della Parola. Se così fosse, anche
quella ricerca, con tutto quel
che ha perso per la strada, non
sarà stata inutile.
Neri Giampìccoli
1 Rapporto al Sinodo 1961, pag. 4-5.
2 Rapporto al Sinodo 1963, pag. 131,
134.
3 F. Giampiccoli - Complesso di inferiorità dei laici. G. Tourn - Gli anziani.
Gustavo Bouchard - Il colportaggio.
^ Rapporto della Tavola al Sinodo ’68,
pag. 25.
UN INTERVENTO DELLE STUDENTESSE IN TEOLOGIA
Pastorato femminile
o vocazione deiia donna?
Oggi le donne che fanno teologia non sono più una minoranza.
In, facoltà questo fatto favorisce
il confronto dei nostri problemi
che non sono più da risolvere come casi personali né fuori né
dentro la facoltà..
La nostra riflessione è partita
dal fatto che il fondamento della
nostra vocazione non è il riconoscimento dei nostri diritti socioecclesiastici: la chiamata ci viene rivolta da Dio, e non può essere limitata da scelte umane
dettate dal conformismo sociale, culturale ed ecclesiastico.
Anche la teologia va riscoperta
in quest’ottica, perché finora sono stati gli uomini che nella
chiesa hanno stabilito in cosa
consisteva la vocazione femminile basandosi proprio su questa
teologia. Così la donna è stata
emarginata, il suo ministero è
stato ridotto ad un servizio sussidiario, diaconale, come si verificò prima del ’50. Questo pericolo esiste ancora rispetto al mpdello di donna che la società ci
impone, cioè di sposa-madre che
si realizza nella famiglia oppure
della donna sola che si realizza
attraverso il dono totale di sé dimenticando la sua umanità e la
sua sessualità. Per questo noi
chiediamo che la chiesa accetti
la nostra persona, il nostro essere donne che si esprimono sia
nel matrimonio sia fuori del matrimonio attraverso la nostra
umanità che è vita, sessualità,
sentimento, cultura vissute all'interno della nostra fede.
Il problema della donna che
studia teologia non si esaurisce
nel raggiungimento della parità
di diritti così come ormai appare
negli articoli sinodali, ma nel trovare attraverso lo studio della
teologia la pienezza della nostra
espressione per poter incidere
nei confronti di tutti coloro che
non hanno mai potuto riconoscersi nella chiesa se non attraverso una rinuncia ad una parte
di se stessi per aderire ad un modello prefissato. Questo pesa soprattutto sulle donne, sugli operai, sui contadini e sulle classi
emarginate in genere.
Non crediamo in una teologia
che rivolge la sua chiamata soltanto a delle classi privilegiate.
Proprio perché noi come donne
siamo parte di questi «minimi
emarginati», la nostra lotta, la
nostra ricerca di una nuova teologia che coincide con il nostro
cercare di essere disponibili alla
chiamata di Dio, non è solo una
rivendicazione di diritti legali legati al pastorato femminile, ma
coinvolge tutte quelle donne e
tutti quegli emarginati che non
hanno mai neppure pensato di
potersi dimostrare disponibili alla chiamata di Dio.
Beatrice, Maria Adelaide,
Elisabeth, Letizia, Erika,
Maria, Renata, Giovanna.
Oltre ai cinque iscritti per il
corso di licenza (un valdese e
un pentecostale e tre studenti
esteri) dobbiamo registrare una
nutrita serie di domande per il
corso di Diploma di cultura teologica protestante. Una parte
di esse viene da responsabili locali di comunità di varie denominazioni. È significativo il fatto che questi fratelli, in genere
membri di consigli di chiesa o
monitori e catecheti, sono confortati nella loro decisione di
studio da preghiere e delibere
di assemblee locali. Per questi
fratelli la Facoltà offre una formazione più breve (solo 11 esami invece di 30), ma ugualmente significativa. Tra gli iscritti
vi sono poi alcuni cattolici o
persone in ricerca.
Nell’anno trascorso sono stati
tra noi vari professori esteri;
Amedeo Molnar è stato qui un
mese e Gottfried Marón di Kiel
ha riannodato un’amicizia datante dall’epoca in cui era osservatore al Vaticano II. Durante l’estate docenti e studenti
hanno partecipato a vari incontri di studio in Italia e all’estero ; gli studenti hanno servito
chi un mese chi due in varie comunità d’Italia.
La Facoltà ha ricevuto in autunno la visita di alcuni delegati della comunità di Poschiavo, che in memoria di Giovanni buzzi (che fu suo pastore) ha
istituito un fondo per promuovere lo studio della teologia
presso di noi. Veramente abbiamo avuto un tale andirivieni di
amici, che ci vorrebbe troppo
tempo per ricordarli tutti dettagliatamente.
Da ogni parte siamo confortati nella nostra opera. Pur nella modestia del Protestantesimo
italiano la funzione della Facoltà di teologia è capita e riconosciuta. Il caso ha voluto che incontrassi nella Rep. Fed. Tedesca tre docenti di teologia che
furono a suo tempo studenti
qui. Ciò che mi hanno detto
tutti e tre è la riconoscenza per
quel che hanno ricevuto dai
« vecchi » professori e la solidarietà per il nostro lavoro. Questo esempio conferma quanto
si diceva prima.
La strada che dobbiamo percorrere è dunque chiara: ne siamo grati al Signore.
Sergpo Rostagno
MINISTERI NELLA CHIESA
La donna resta un problema
Per la prima volta
nella Chiesa
Anglicana una donna
celebra la Santa Cena
Per la prima volta una doimapastore ha celebrato la Santa
Cena in una chiesa anglicana
d’Inghilterra. L’avvenimento ha
avuto luogo nella Chiesa de¿i
Apostoli di Manchester, l’offlciante una donna-pastore americana, Alison Palmer.
A commento di questo fatto
una teologa anglicana di Londra ha dichiarato: « Noi non
possiamo aspettare il permesso
degli uomini per celebrare la
Santa Cena, istituita da Cristo
per donne e uomini, né considerare il nostro ministero un’ammissione condiscendente degli
uomini; poiché esso ci proviene
da Dio ».
Ha reagito negativamente il
vescovo anglicano Patrick Rodger, che ha affermato di condannare femamente quanto avvenuto, e di dover ora riflettere sulle
misure da prendere di fronte a
questo comportamento illegale.
II Sinodo generale della Chiesa
anglicana d’Inghilterra ha ammesso che non vi è alcuna obiezione fondamentale contro l’ordi
ntizione delle donne, ma ha aggiornato ogni presa di posizione
pratica, conseguente à questa dichiarazione di principio.
Il problema sarà ripresentato
al prossimo Sinodo generale, nel
novembre 1978.
Contrasti fra anglicani
ed ortodossi
sull’ordinazione
delle donne
Il dialogo ecumenico fra anglicani ed ortodossi, è seriamente
compromesso per l’accettazione
o meno dell’ordinazione pastorale delle donne.
Se ne è avuta prova durante
una conferenza stampa concessa
il 18 ottobre scorso a Londra, al
palazzo Lambeth, dai due responsabili della Commissione mista
anglicano-ortodossa, il vescovo
Robert Runcie di St. Albans, e
l’arcivescovo Athenagora di Thyateira. Durante questa conferenza st-ampa è stata resa nota, .prima della pubblicazione, la dichiarazione elaborata dalla Commissione nella sua riunione dell’anno passato a Mosca.
Da parte ortodossa c’è chi con
sidera le misure prese dagli anglicani ragione sufficiente per
rompere il dialogo e chi considera invece l’ordinazione femminile un esempio di problemi che
dividono gli anglicani nel loro
interno, e di conseguenza dovranno essere discussi. Per altri
questo problema non merita
nemmeno di essere preso in considerazione, dato che la teologia
è un riflesso della tradizione, e
l’ordinazione delle donne non appartiene alla tradizione.
Da parte sua T arcivescovo
Athenagora si è dimostrato intransigente riguardo a questo
problema. Non si tratta di un argomento che abbia radici nella
tradizione apostolica, ma è cosa
inventata, e le invenzioni sono
causa di confusione.
Per gli ortodossi la teologia
non ha nulla a che vedere con
l'ordinazione delle donne, e dire
che non vi sono obiezioni teologiche a proposito è un’« affermazione erronea ».
Un’eventuale unificazione fra
anglicani ed ortodossi implicherebbe dunque una rinuncia, da
parte anglicana, all’ordinazione
pastorale delle donne?
« Lo speriamo » — ha affermato l’arcivescovo ortodosso Athenagora, ma la questione rimane
ancora aperta.
5
13 gennaio 1978
UN NUOVO GRANDE SPAZIO PER LA TESTIMONIANZA
Radio lìbere e presenza evangelica
Se non vogliamo parlare al vento dobbiamo puntare su poche cose e semplici - Per precisare i contenuti occorre
prima individuare una strategia sul significato della testimonianza evangelica in Italia - Il dibattito è aperto
« Contenuti del nostro messaggio alle radio libere e collocazioni delle medesime », questo è stato il tema del convegno
organizzato dal C.E. della Federazione regionale LombardiaPiemonte orientale l’8 dicembre a Milano.
In settembre si era già svolto a Bergamo un convegno dal
tema: ’’Radio libere e presenza evangelici’. Il problema è
particolarmente sentito nella nostra Regione poiché da più
emittenti private è stata richiesta la nostra presenza come protestanti. Anche il VI circuito valdo-metodista si era mostrato
sensibile al problema, decidendo di partecipare come tale al
convegno dell’8 dicembre.
Le tre relazioni che riportiamo affrontano il problema
nei suoi vari aspetti, mentre il dibattito, di cui diamo cenno
in chiusura, verteva soprattutto sul problema della nostra
presenza in relazione alla collocazione ideologica delle radio.
Aspetto tecnicx)
Di solito è propria dei gruppi fortemente motivati sul piano ideologico una certa dose di
sufficienza e trascuratezza nei
confronti degli aspetti tecnici
inerenti alla comunicazione delle idee, giudicati a torto — proprio in quanto tecnici — come
indegni di considerazione. Nel
mondo contemporaneo invece i
problemi della comunicazione,
soprattutto negli ultimi decenni, si trovano costantemente al
centro dell’attenzione generale e
hanno dato vita, oltre che a raffinatissime tecniche, anche ad
una vera e propria scienza, cui
hanno attinto con successo sia
i persuasori politici che commerciali (pubblicitari).
Ora non si tratta, secondo
quanto qualcuno può pensare
storcendo il naso, di « vendere »
la fede come un formaggino ;
bensì di conoscere al meglio i
vari meccanismi — di ordine
tecnico, semantico, sociologico
psicologico, eccetera — affinché
il messaggio di cui noi siamo
portatori arrivi intatto, vivo e
completo, senza distorsioni, limitazioni, fraintendimenti.
Un problema che riguarda non
soltanto i mass media (stampa,
manifesti e audiovisivi; cinema,
radio, TV), ma anche la comunicazione individuale o con gruppi più o meno circoscritti (telefono, lettera, circolare, pulpito). Scegliendo fra la vasta pubblicistica sull’argomento, è particolarmente consigliabile per
tutti un agile e veloce libretto
di Carlo Majello, L’arte di comunicare (Angeli Ed.). La struttura della comunicazione è basata su una serie di elementi
coordinati fra loro:
1) Fonte di trasmissione (chi
emette il messaggio);
2) Mezzo o veicolo (lettera, telefono, circolare, stampa, audiovisivi) ;
3) Canale, cioè la strada attraverso cui corre il messaggio
(servizio postale, filo elettrico, servizio affissioni, distributore di giornali, etere);
4) Messaggio, cioè l’oggetto della comunicazione;
5) Strumento di ricezione; il
mezzo col quale si raccoglie
il messaggio (p. es. apparecchio radio ricevente, televisore);
6) Destinatario.
Su questa struttura, estremamente articolata e vulnerabile,
incombe incessante la minaccia
dell’interferenza, che può intervenire ad ogni stadio, alterando, menomando, talora annullando la comunicazione. Vi sono tipi di interferenze su cui
non possiamo intervenire (guasti ai mezzi e ai canali); altri
invece, importantissimi, che dipendono esclusivamente da noi
come la chiarezza del linguaggio
e del messaggio. Anche in condizioni normali e indipendentemente da eventuali interferenze, dobbiamo tener conto del
fatto che il nostro messaggio
arriva sempre abbondantemente
mutilato. Da statistiche attendibili si rileva che il pubblico
ricorda circa il 30-35% di ciò che
vede e solo il 10-15% di ciò che
sente.
Per quanto riguarda in particolare radio e TV, esse si ca
ratterizzano nel modo seguente:
— pubblico estremamente vasto e indifferenziato (di qui la
necessità di adeguarsi alla capacità comprensiva dei ceti più
bassi);
— casualità del contatto ed
estrema rotazione degli ascoltatori (a parte un nucleo più o
meno consistente di aficionados);
— richiesta di una fatica minima al pubblico, che è peraltro costantemente esposto a distrazioni; impossibilità di contare su di una attenzione concentrata, se non per rari momenti ;
— facilità di comunicazione,
dovuta al calore della voce umana e possibilità di partecipazione, anche mediante telefonate.
Quali indicazioni pratiche trarre da una situazione del genere?
Anzitutto la massima considerazione per le caratteristiche
psicologiche e culturali del pubblico (dèi quale, tutte le volte
che è possibile, dobbiamo suscitare e valutare le reazioni). Saper comunicare significa sapersi esprimere, farsi capire ,quindi usare un linguaggio semplicissimo, spiegare tutto, rinun
ciare a sigle o termini convenzionali per noi ma non per altri (p. es. mai dire solo «Riforma»; la maggior parte della
gente penserà a quella scolastica o sanitaria!). I discorsi siano estremamente concisi, fatti
di poche frasi, con alternanza
di voci e interventi.
Una scelta di non poco conto
è quella tra presentazione unilaterale e presentazione bilaterale. La prima è quella che prospetta un fatto o un’idea in maniera « partigiana », presentando un solo punto di vista (il
nostro); è enormemente più
efficace a livello di massa, in
quanto diffonde idee lineari, dotate di una forte tensione interna, facilmente memorizzabili.
La seconda, più apprezzata da
gente con elevato livello culturale, presenta « le due facce della medaglia », cioè le diverse interpretazioni possibili; occorre
tener presente che le diverse interpretazioni tendono a neutralizzarsi a vicenda, quindi con
una capacità di « propaganda »
pressoché nulla. Nel nostro caso sembra che la prima soluzione sia decisamente preferibile.
Occorre anche tener presente la
necessità di suggerire le conclusioni e dì non lasciarle mai
— per un eccesso di Signorilità
e discrezione — al pubblico, il
quale —^ nella maggior parte dei
casi — o non sa trarne, o ne
trae di diverse rispetto alle nostre intenzioni. (Per un approfondimento di questi aspetti
estremamente importanti si consiglia il libro di J. Klapper, Gli
effetti delle comunicazioni di
massa. Ed. Etas Kompass; un
testo raccomandabile anche per
una interessante analisi sugli
effetti della comunicazione persuasoria ; rafforzamento, piccola modificazione, Creazioiie di
opinioni su argomenti nuovi,
mutamento di opinione).
Infine, alcunè considerazioni
sul messaggio. Non vi è dubbio
che, almeno in parte, le caratteristiche del mezzo e soprattutto quelle — psicologiche e
culturali — del destinatario condizionano non solo la forma, ma
Quali contenuti?
Ho avuto occasione, di recente, di ascoltare due modelli di
trasmissione, assai significativi:
ima bella lezione sulla Riforma e
un dibattito con un paio di protestanti suU’itinerario di fede di
un cattolico di sinistra. Informazione culturale dunque e discussione sull’attualità: sono questi
i contenuti che occorre proporre
in una trasmissione ad una radio
libera?
I due esempi citati sono indubbiamente validi ed erano condotti con intelligenza. Un’altra trasmissione invece era un patetico
appello alla conversione ed alla
fuga dal mondo del peccato in
vista di un premio finale.
Credo che rinformazione culturale, e il dibattito sui temi di
scottante attualità siano da tener
presenti come modelli necessari
e inevitabili; e non vi è dubbio
che talune radio libere (ma qui
bisogna stare attenti coii chi si
cammina e in quali programmi
ci si inserisce) proprio questo si
aspettano da una nostra collaborazione. Ma tutto questo deve
muoversi su uno sfondo che non
indulga alla moda o ad astrazioni intellettuali; uno sfondo dunque chiaramente evangelico, non
per reclamizzare il nostro prodotto, ma per una ricerca di coerenza e di aderenza al messaggio
di cui vogliamo essere testimoni.
Sullo sfondo del messaggio evangelico, che è sempre fondamentalmente lo stesso, vi sono
momenti nella storia in cui questo o queU’altfo aspetto dell’annuncio acquista una particolare
intensità, incide nel contesto dei
fatti con viva urgenza. Mi sembra che in questo momento il
tema del Regno di Dio sia uno di
quegli aspetti; esso è evidentemente riferito alla prima predicazione di Gesù ma non è fuga
anche i contenuti del messaggio.
Se si vuol essere capiti, e soprattutto ricordati, è bene trasmettere una o pochissime idee
per volta. Che contenuto dare,
come protestanti, al nostro messaggio? A mio giudizio, nell’attuale fase storica, i nostri sforzi dovrebbero essere concentrati a trasmettere in via primaria
i seguenti concetti:
1) Siamo presenti: per grandissima parte dell’opinione pubblica «fa notizia» apprendere
che in Italia esistono anche i
protestanti.
2) Siamo italiani; non si tratta ovviamente di far professione di nazionalismo, bensì, di affermare che la nostra fede affonda saldamente le radici nel
la tradizione storica e culturale
italiana (cioè non siamo qualcosa di «venuto dal di fuori»,
una specie di colonia tedesca o
svizzera).
3) Siamo chiesa (o chiese) alternativa: cioè prospettiamo a
tutti, apertamente e polemicamente, un « altro modo » di essere cristiani. Infine, tutte le
volte che ciò sarà possibile ed
opportuno (nei lìmiti del buon
senso, evitando quindi ogni forzatura, solo per farsi notare),
cercheremo di dare risposte originali e caratterizzanti ai vari
problemi cui saremo esposti,
siano essi di natura religiosa,
niorale o civile.
Aurelio Penna
Collocazione
dalla realtà o rinvio all’orizzonte
ultimo della storia. Quando Gesù si presenta nella sinagoga di
Nazareth (Luca 4: 16-30) non rimanda i suoi ascoltatori ad una
speranza lontana, ma annuncia
un evento, il compimento di una
profezia. La predica del Regno
di Dio vive in questa tensione,
tra l’esito finale della storia e la
realtà presente.
K. Barth ha usato a questo
proposito rimmagine della parabola. « La parola ’’Regno di
Dio” acquista un significato pregnante proprio nel campo della
etica politica. Considerare questo campo come avente necessità e possibilità di essere parabola del Regno di Dio diventa per
Barth il fondamento dell’etica
politica ». La predica del Regno
diventa dunque non soltanto lo
annuncio di speranza, ma anche
la capacità di rilevare i punti
critici del momento storico. Non
vi è nessun modello da proporre
tra quelli esistenti o ipotizzabili
di società perfetta, come parabola del Regno. Ma occorre denunciare quei punti critici, che oggi
possono essere il problema della
giustizia e il problema della verità.
Sono forse concetti teorici e
astratti? Ma se sono riferiti puntualmente alla situazione nella
quale ci troviamo sono ben altro
che teorici ed astratti! La lotta
per la giustizia e per la verità
significa per i credenti impegno
a proporre i segni concreti del
Regno, a recitarne la parabola
nel contesto dei fatti e dei tempi. Non si costruisce qui il Regno di Dio, ma il viverne la speranza e l’attesa significa partecipare alla ricerca di una società
più giusta e più vera.
Neri Giampiccoli
Si parla spesso di Radio Libere, ma nel nostro caso la dizione
non è corretta; infatti le radio libere contengono due distinte correnti di emittenti private: le Radio Commerciali (abbrev. RC) o
d’intrattenimento e le Radio iDemocratiche (abbrev. RD) o impegnate, non che forzatamente una RD non sia anche d'intrattenimento o una RC non sia democratica, ma grosso modo tale distinzione si avverte nella percentuale di musica che viene trasmessa e nel taglio politico di
« sinistra » che le RD danno ai
loro notiziari e rubriche.
La scelta d’intervenire in una
radio privata o nell’altra è in ogni caso demandata alla singola
comunità, in piena autonomia e
nei modi e tempi che le comunità credono opportuno.
La decisione di'- operare nelle
RD e non nelle RC trova ragione
nel fatto che le prime presentano un auditorio (o « audience »)
più qualificato, più assiduo, più
impegnato e quindi più coinvolgibile, anche se probabilmente
meno numeroso dell’ audience
che fa riferimento alle emittenti
d’intrattenimento.
Inoltre dai dati in nostro possesso le RD sono quelle che più
sono interessate a dare uno spazio attivo ai protestanti, con la
possibilità di arricchire la coliaborazione più strettamente redazionale attraverso l’intervento diretto nella programmazione e
gestione dei programmi.
A questo punto però occorre
distinguere la situazione specifica in cui si opera: nelle piccole
città o in situazioni ristrette ci
può essere un rapporto più stretto e immediato con la radio per
la gestione della stessa; nei grossi centri o a contatto con emittenti di notevole « dimensione »
il rapporto occorre costruirlo
con cautela e lentamente, per
non trovarsi poi di fronte a un
impegno troppo gravoso che non
si può mantenere. _____
In ogni caso e auspicabile un
coinvolgimento nelle attività della radio, che vada al di là del piccolo spazio autogestito.
L’importanza di questo stru
mento — le radio — nella nostra
testimonianza o per la nostra
predicazione è fondamentale,
pur con tutti i suoi limiti, poiché
è la voce nòstra all’esterno delle
chiese, che sempre più assomigliano a ghetti o a masse amorfe é secolarizzate, che spesso non
s’interessano a questa forma di
predicazione.
La soluzione è quindi « basarsi
sulle proprie forze » e aumentare
la collaborazione con chi opera
già nelle emittenti. Sorge l’esigenza di tenere e far circolare i
documenti delle trasmissioni (testi o cassette), tenendo conto delle diverse situazioni a cui si faceva riferimento prima; ad es. in
provincia uno stesso problema
può esser vissuto diversamente
che non in un centro cittadino,
per cui non si pretende che una
trasmissione registrata venga integralmente proposta in luoghi
dissimili.
Infine occorre promuovere tre
tipi d’iniziative:
1) attuare un’inchiesta nelle
comunità sull’indice di ascolto o
di interesse dei membri delle
chiese. (Probab. molto basso);
2) proporre o collaborare
con la radio per un’indagine conoscitiva sul livello d’ascolto e
di interesse del programma evangelicò (magari preparando noi
una schedina specifica da allegare al questionario generale fatto
dalla radio);
3) raccogliere le « carte di
identità » delle emittenti in cui
si opera e formare una ^ecie di
schedario a uso interno, per sapersi regolare in occasioni particolari, quando si ritenga oppor-,
tuno preparare un comunicato o
una trasmissione da far circolare tra le radio (nelle « carte » ci
potranno essere ad es.: la frequenza di trasmissione, l’indirizzo, i telefoni, la potenza di trasmissione, l’altezza dell’antenna,
l’area geografica everta, l’audience, quante ore giornaliere di
trasmissione, il numero di notiziari, la percentuale di parlato
sulla musica, le forze sociali e
politiche che compongono U comitato di gestione della radio,
eccetera).
Ernesto F. Ghizzoni
DIBATTITO
Il dibattito ha preso corpo e acquistato vivacità alla domanda ; quando
non c’è scelta e la nostra partecipazione non è possibile presso emittenti democratiche, ma ci viene richiesta da
altro tipo di radio, dobbiamo partecipare o meno?
Dalle diverse opinioni espresse è
emerso che :
Bisogna distinguere fra un intervento occasionale ed una collaborazione regolare. Nel primo
caso un’offerta d’intervento può essere
accettata senza gravi problemi.
Se la richieste di partecipazione ha carattere di continuità,
bisogna essere più cauti, pur ribadendo che ogni gruppo è libero e deve discernere localmente sull’opportunità o meno della sua partecipazione.
L’invito alla cautela è stato così motivato :
a) se avessimo avuto sempre, come cristiani, una linea coerente contro
il potere, potremmo inserirci anche in
una radio conservatrice e dare li il nostro messaggio; ma dato che ciò non
è avvenuto, rischiamo di passare come
integrati all’ideologia di quella radio.
b) partecipando ad ima radio democratica ci poniamo all’interno di un
discorso che essa conduce (pur in modo critico e con diverse riserve), ma
come facciamo a porci all’interno di
una radio di cui non condividiamo le
linee di fondo?
c) se partecipiamo ad una radio
gestita ad es. da Comunione e Liberazione, il nostro messaggio dovrà essere cosi chiaro e tagliente per evitare
di essere fraintesi e strumentalizzati,
che con ogni probabilità, dopo alcune
volte, la nostra partecipazione non sarà
più richiesta.
6
13 gennaio 1978
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
F arrivato il
pullman ad
Angrogna
La sera che è arrivato l’hanno
ntesso sotto l’antica ala in piazza, di fronte al Municipio. Così,
senza volerlo, il suo primo ingresso è stato rivoluzionario perché i vecchi habitués del posteggio abusivo hanno dovuto cedergli il posto. E di posto, bisogna
dirlo, ne occupa davvero. Poi, il
giorno dopo, è comparso finalmente all’aperto e si è potuto
guardarlo. Intanto si presenta bene; poi è nuovo, anzi nuovissimo, di un blu difficile da raccontare e cori le ruote rosse. A scanso d’equivoci sulla portiera c’è
scritto: « Servizio pubblico ».
Tutti i giorni attraverserà la storica valle e speriamo che, con i
suoi 23 posti a sedere, possa raccogliere tutti i passeggieri.
Dai commenti che si sentono
in giro questo nuovo risultato
dell’amministrazione (che si era
impegnata nel programma elettorale di « togliere Angrogna dal
suo isolamento ») ha fatto centro
perché il trasporto, in una realtà polverizzata da quartieri e casupole sparse, è un’esigenza fondamentale.
Che l’esigenza sia fondamentale si poteva dire anche nell’ottobre 1976 quando a Pradeltorno e
nelle alture sotto la Vaccera arrivò la luce elettrica. Mi ricordo
che allora, in casa dì un contadino, guardammo per un quarto
d’ora il contatore Enel piazzato
proprio sopra il tavolo della cucina. Il disco girava piano, piano,
nella sua gabbia di vetro mentre
si commentavano i grandi risultati dell’energia elettrica. Di sfuggita ci fu anche un accenno ad
Alessandro Volta...
Un po’ come l’altro giorno
quando ci si è ritrovati, in due ó
tre, in piazza a disquisire e "toccare” il nuovo pullman. « Il volante sembra messo un po’ troppo basso », « Speriamo che ce la
faccia a girare al Serre », « Certo
che è bel luminoso e poi avrà anche il riscaldamento », « è un po’
piccolo ma per noi va fin troppo
bene »: piccole soddisfazioni della gente di montagna. Piccole
gioie. Ma per gioire questa gente
deve aspettare troppo.
E proprio quando si è persa
ogni speranza di fronte allo spopolamento in massa e all’invecchiamento degli abitanti arriva il
pullman. A trent’anni dalla guerra finalmente Angrogna, una valle in cui strade e trasporto sono
tutto, avrà il suo servizio pubblico. Naturalmente nel nostro Paese questa è una conquista anziché il rispetto di un diritto ampiamente atteso.
Ma attenzione, leggo proprio
adesso sul bollettino del Comune, che_ non c’è un « pullmino di
ricambio». «Se quello che c’è —
scrive il periodico notiziario curato e distribuito dall’amministrazione — si guasta, bisogna di
nuovo andare a piedi ». Viaggeremo tutti col fiato sospeso?
G. Platone
ANGROGNA: DELIBERE DEL CONSIGLIO COMUNALE Gruppo Teatro:
confronto
su una proposta
Alla Vaccera con l'asfalto?
Vita e problemi del comune - Sempre più difficile la difesa dell’ambiente dalle speculazioni di ogni genere
Iniziative contro la violenza
politica e il terrorismo; variazioni al bilancio preventivo; designazione dei rappresentanti al
Distretto ; declassificazione della strada comunale della Vaccera; assunzione dell’autolinea Angrogna-Torre Pellice e provvedimenti per l’avvio del servizio :
queste le delibere più importanti votate all’unanimità nel
corso dell’ultima riunione del
Consiglio Comunale.
Abbiamo già dato notizia, sulle pagine di questo giornale,
del documento sulla violenza
che i consiglieri hanno votato
al termine della discussione sull’o.d.g. della Regione; per quanto invece concerne la designazione dei consiglieri che, con
una procedura assai macchinosa, dovranno procedere in altra
sede alla elezione dei rappresentanti dei 9 comuni della valle
in seno al Distretto Scolastico,
il Consiglio ha proposto Ferruccio Giordan per la minoranza.
Franca Coisson e Jean-Louis
Sappé per la maggioranza.
Data la situazione in un certo senso ottimale del Distretto
Val Pellice, che comprende soltanto 9 comuni ed ha diritto a
11 rappresentanti nominati dall’Ente Locale, si è chiesto che
ciascun comune possa essere
rappresentato con un suo consigliere di maggioranza, riservando i 2 posti rimanenti alle
minoranze dei Comuni numericamente più consistenti, vale a
dire Torre e Luserna.
Bisognerà però vedere cosa
ne penseranno i partiti politici
della valle, alcuni dei quali sembrano invece orientati a una
spartizione dei seggi secondo
criteri... non propriamente geografici.
Altro punto di un certo rilievo all’esame del Consiglio è stata la richiesta, avanzata da un
POMARETTO
Martedì! 3 gennaio si sono
svolti i funerali della nostra sorella Peyret Paolina in Pastre
deceduta all’ospedale valdese di
Pomaretto all’età di anni 65.
Giovedì! si sono svolti i funerali del nostro fratello Bleynat Augusto (Tin) dei Masselli
deceduto all’Ospedale valdese di
Pomaretto all’età di anni 72 —
era stato ospite per lungo tempo del nostro Asilo dei vecchi a
San Germano Chisone.
Alle famiglie afflitte giunga la
simpatia cristiana della Comunità tutta.
• Ricordiamo alla comunità tutta il Concerto di Natale presso
il tempio valdese di Pomaretto
alle ore 20,30 di sabato 14 gennaio 1978. Tutta la Comunità è
caldamente invitata.
Nuova sede redazionale
per l'Eco delle Valli
Con il primo dell’anno siamo
entrati nella nostra nuova sede
redazionale di Torre Pellice. Prima di allora si lavorava nella saletta delle commissioni della Casa Valdese; era una sistemazione
provvisoria, tuttavia la presenza
del telefono, di un largo e solido
tavolo rettangolare e della vicina
fotocopiatrice dell’ archivio ci
aiutava parecchio. Ora, nella nuova sede, messaci a disposizione
dalla Tavola, abbiamo sistemato
i "clichés” e le collezioni di vecchie annate.
Desideriamo ringraziare in particolar modo due ragazzi d'Angrogna: Arturo Peyronel e Renzo
Odin che, con lavoro volontario,
hanno provveduto alla tinteggiatura dei locali. Un dinamico gruppetto dell’Unione dei Coppieri, i
cui nomi in questo momento ci
sfuggono e alcuni alunni del Collegio ci hanno parecchio aiutato
a traslocare i nostri pochi mobili e il materiale d’archivio.
La nuova sede redazionale per
le Valli — due piccoli locali — si
trova proprio sopra la tipografìa
in cui stampiamo il giornale (in
via Arnaud, 25) e la redazione vi
si riunisce ogni venerdì mattina
dalle 9,30 alle 12,30.
L’eventuale corrispondenza per
la cronaca delle Valli va indirizzata a « Eco delle Valli - 10066
Torre Pellice - Casella Postale »;
se la consegna è fatta a mano
può essere lasciata direttamente
in tipografìa o nell’apposita buca
nel cortile di Via Arnaud, 25.
Il nostro numero di telefono
non ve lo possiamo dare perché
non ce l’abbiamo. In ogni caso
per comunicare telefonicamente
con la redazione potete chiamarci in tipografia il lunedì o martedì mattina a questo numero:
9.13.34. Grazie.
red.
consorzio comprendente per lo
più angrognini che hanno case
e terreni in quella zona, di declassificazione della strada comunale della Vaccera, la cosiddetta « Via Noua ». Questo Consorzio avrebbe ottenuto un contributo dalla Regione Piemonte
per far asfaltare la strada della
Vaccera, la quale, però, essendo
« comunale » non potrebbe essere ammessa a contributi di questo genere.
Di qui la richiesta di «declassificazione » che il Consiglio,
dopo un precedente rinvio, ha
ora deliberato, pur tra non poche perplessità.
Ritorneremo ancora su que
sto argomento, che presenta alcuni punti poco chiari, anche
perché dietro a questo consorzio ci sarebbero personaggi abbastanza importanti, come l’ex
assessore regionale Chiabrando.
E infine la delibera, per molti aspetti, forse più attesa: quella che ha deciso l’avvio, a partire dal 6 gennaio, del servizio
pubblico di trasporto gestito direttamente dal Comune.
Un autobus a 23 posti, acquistato con il contributo della Regione Piemonte, collegherà infatti da quest’anno alcune tra
le borgate più abitate di Angrogna (il Serre, S. Lorenzo e
Pradeltorno) a Torre Pellice.
Il Comune di
Angrogna
è assai esteso:
da Pradeltorno
(nella foto)
fino ai confini
di Prarostino
e Bricherasio,
fino al Baussan
e al Ciabas.
Il Gruppo Teatro Angrogna
ha partecipato, il 17 e 18 dicembre, ad Asti, al 1° Convegno di
coordinamento dei gruppi di base della Regione Piemonte.
Fatto un bilancio del movimento culturale che i gruppi di
base hanno creato negli ultimi
anni nel nostro Paese, si è cercato di precisare meglio gli orizzonti entro i quali sviluppare
l’azione dei gruppi, puntando alla costituzione di momenti organizzativi e di coordinamento
rappresentativi del movimento
stesso, nel rispetto dell’autonomia culturale di ciascun gruppo.
Inoltre, recentemente, il Gruppo ha avuto un incontro, a Milano, con il collettivo « La Comune » di Dario Fo e Franca
Rame. Questo incontro rientra
nel quadro delle iniziative promosse in occasione dell’allestimento del nuovo spettacolo che
il Gruppo intende portare in
scena nella prossima primavera.
Si tratta questa volta di una
ricostruzione teatrale dei fatti
della Mazzonis di oltre mezzo secolo fa, quando nel febbraio
del 1920 le operaie della Val Pellice, dopo uno sciopero di due
mesi, occuparono lo stabilimento di Pralafera.
L’incontro con Fo segue ai
numerosi contatti avuti in Valle
con i testimoni di quelle lontane vicende, e con molte altre
persone interessate a confrontarsi con il Gruppo sui contenuti e sulla validità della sua
proposta culturale.
Quanto prima inizieranno, nella Sala Unionista, le prove
« aperte » alla collaborazione di
amici e compagni, per una ulteriore valutazione critica del lavoro.
SAN GERMANO CHISONE
Sì accentua la crisi
alla Widemann
Il posto di lavoro è sempre più insicuro - Dopo promesse,
parole non mantenute
impegni.
Continua, non senza tensione,
l’attesa di una soluzione per la
ripresa del lavoro al cotonificio
Widemann, ma i dubbi e i falsi
allarmi spesso offuscano le residue speranze.
Agli americani nessuno presta
più fede e la rabbia operaia nei
loro confronti ha assunto toni
più accesi; per loro le operaie
hanno composto addirittura una
canzone che li sbugiarda, raccontando la storia di questa lotta,
spiegandone le ragioni.
Davanti all’ingresso un albero
di Natale: le palline colorate sono simbolicamente di cotone, il
vaso è... un bidone. La gente passa davanti ma non capisce e non
si ferma.
Dentro, un reparto ha ripreso
la produzione finendo il lavoro
sospeso il 14 ottobre, mentre in
portineria i turni di presenza si
susseguono anche di notte.
Per gli stipendi vengono bloccati tutti gli assegni di clienti e
la somma viene divisa tra i trecento lavoratori: a dicembre tutti hanno avuto 100.000 lire, compresa... tredicesima, ma ormai
questa fonte va estinguendosi.
Ma vediamo quali sono realmente oggi i pericoli maggiori:
1) 1 contributi non sono stati
più versati e il debito con l’Inps
ammonterebbe a quasi mezzo
miliardo, lasciando scoperti i lavoratori forse anche per l’assistenza sanitaria, che l’Inam potrebbe non più prestare.
2) Ai vertici, di cui ancora
non si conoscono bene i livelli
gerarchici e le competenze stanno facendo a gara per scaricarsi
la patata bollente: gli americani non si fanno vedere, il dott.
Gutermann, che potrebbe rescindere il contratto per inadempienza visto che soldi non ne avrebbe mai ricevuti, non lo fa per non
ritrovarsi ad essere di nuovo il
padrone in questa fase scomoda.
3) La cassa integrazione non
è stata né concessa né negata e
questo aveva smorzato di molto
le speranze.
4) Esiste e incombe il pericolo del fallimento: basta che uno
dei creditori lo chieda e molti seguirebbero a ruota.
L’allarme è scattato un paio di
giorni fa quando si è diffusa la
voce che la Olivetti avesse fatto
questa tragica richiesta.
La notizia era apparsa su « La
Stampa » di venerdì 6 gennaio e
si riferiva ad un comunicato della segreteria provinciale CGILCISL-UIL in cui essa veniva motivata « ...per fatture insolute riguardanti forniture di apparecchiature elettroniche ».
11 giorno dopo arrivava la
smentita della Olivetti che precisava che si trattava di una normale ingiunzione di pagamento.
5) I debiti sono di oltre due
miliardi, i progetti di ristrutturaziohe sono ancora in alto mare,
alcuni ventilano l’ipotesi di una
riduzione di personale di 100 unità quando un anno fa si parlava
di raddoppiare l’occupazione.
Pare che la Widemann venga a
far parte delle 52 aziende per cui
i sindacati chiedono un intervento urgente del governo: infatti ci
sarà nei prossimi giorni un incontro con un incaricato del ministro dell’ Industria. E questa
forse l’unica strada per sopravvivere anche se è ormai nota
l’inefficienza governativa, tanto
più in un momento delicato, cui
ha corrisposto un indebolimento
degli stessi sindacati.
Il fatto comunque che i grossi giornali piemontesi diano molto più spazio alle vicende Widemann significa la gravità della
crisi; significa che è diventato un
problema centrale anche in alto.
Ma qual è oggi la solidarietà, il
sostegno dato nella zona agli operai in lotta? S. Germano sembra
essersi assuefatta, passata la novità e fatti gli auguri, ognuno è
tornato al proprio p>osto, alle sue
abitudini, ai discorsi sportivi nei
bar, ai suoi pettegolezzi.
La Widemann è lontana, quasi
fuori dal paese, isolata; non mancano le frasi antipatiche e meschine su chi cerca di difendere
il proprio lavoro. I giovani della
Widemann si vedono poco in
fabbrica, molti non hanno neanche partecipato aU’occuptizione,
forse perché non si sentono così
legati alla fabbrica come gli anziani.
E le forze politiche? Qualche
formale partecipazione del Sindaco, i soliti discorsi, l’assenza di
iniziative della Comunità montana dopo le promesse del suo presidente. Per non parlare dell’ambiguità delle posizioni democristiane che avevano sollevato proteste tra molti operai.
E le Chiese? Il prete si è recato qualche volta in fabbrica per
tenere compagnia alle donne, con
molta umanità; mentre il pastore non si è mai scomodato, forse
per i troppi impegni, e neanche
la comunità è parsa molto sensibile, tranne quelli direttamente
coinvolti.
La solidarietà è arrivata da
fuori, da Pinerolo, da Villar, da
Torre Pellice: studenti che hanno scelto di passare il Capodanno con « quelli della Widemann »
portando musica e allegria dopo
lo spettacolo « La Boje »; creando assieme agli operai una situazione di unità.
Ma il giorno dopo gli operai
erano di nuovo di fronte alle loro
preoccupazioni, la festa era ormai un ricordo; eppure quell’unità va continuata, va proseguito il
discorso, lo scambio d’idee tra
chi è fuori e chi è dentro. È molto importante, credo, per la stessa lotta coinvolgere con iniziative più gente possibile, finora
scarsamente legata alla vita in
fabbrica: non bastano le parole
o gli articoli. Marco Garrone
7
13 gennaio 1978
CRONACA DELLE VALLI
%
Primo Distretto
incontro
pastorale
Il prossimo incontro pastorale avrà luogo il 16
gennaio con il seguente
programma :
ore 9.15 (Biblioteca) - ABC
della fede evangelica :
Israele (B. Bellion), Spirito Santo (Sitta Campi);
ore 12 - Pranzo a Villa
Olanda ;
ore 13.30 (Villa Olanda) Educazione alla fede.
ANGROGNA PERRERO-MANIGLIA
LUSERNA
SAN GIOVANNI
• Sabato sera ha avuto luogo
il preannunciato Concerto delle
corali di Villar - Bobbio e San
Giovanni in collaborazione con
i trombettieri di Pomaretto ed
i flauti di Villar Pellice.
Notevole l’impegno degli esecutori, buono il concorso del
pubblico.
Oltre al gradimento di queste
esecuzioni artistiche musicali,
desideriamo sottolineare il valore di questi incontri fra i componenti di varie comunità per
lo spirito amichevole e fraterno che si riscontra e si forma
in occasioni come questa.
• Domenica durante il culto
vèrranno insediati i nuovi diaconi Enrico Charbonnier e Luisa Cafiarel, eletti dall’ultima
Assemblea di chiesa.
Il Signore aiuti e benedica
questi fratelli nel loro nuovo
ministero.
• Tutta la nostra solidarietà
nel dolore ai familiari di Pavarin Giacomo delle Vigne, deceduto all’età di -anni 81, e di Vittorina Fraschia di Angrogna, di
anni 82, da parecchi anni ospite dell’Asilo Valdese.
TORRE PELLICE
• Sabato scorso l’Unione giovanile dei Coppieri ha dato la
serata di fine-inizio anno che
aveva preannunziata; sotto la
guida di Claudio Cesan improvvisatosi presentatore il tempo è
passato rapidamente con le diapositive di Marco Gnone, frutto della sua fatica di osservatore, gli intermezzi musicali di
Marco Poet alla fisarmonica ed
il canto di inni moderni con chitarra di Lillina Jourdan, Daniela Cesan e Chicco Pasquet. La
estrazione dei premi della lotteria ha chiuso la serata; la
somma raccolta da questa iniziativa unionista è stata devoluta al fondo restauri per il tempio dei Coppieri che si è così
consolidato oltre le 600.000 lire.
Un grazie ancora ai giovani dei
Coppieri per la loro iniziativa
ed il loro impegno.
• L’assemblea di chiesa tenutasi domenica (particolarmente
numerosa, fatto questo insolito
di cui ci rallegriamo) ha con
buona votazione riconfermato i
membri del Concistoro che avevano compiuto il loro quinquennio. Ai quartieri della Ravadera e dei Simound, che non hanno ancora anziano, provvedono
per la distribuzione della Fiaccola ed i contatti i fratelli Riccardo Jouve e Lillo Giaietti che
ringraziamo per questa collaborazione.
La TEV
a Torre Pellice
Domenica 15 corr. siamo invitati a partecipare al culto che
avrà luogo a Torre Pellice alle
ore 10,30 presso la Foresteria.
Alle 14,30 seguirà una Assemblea a cui tutti sono invitati per
discutere l’argomento: Conservazione, trasformazione o abolizione dei culto domenicale.
Al culto e alla riunione parteciperà anche un gruppo di
membri del Movimento di Testimonianza Evangelica delle varie pm’rocchie.
Sono in modo particolare invitati gli amici che non partecipano abitualmente ai culti e ai
quali saremo assai grati se vorranno esporre le ragioni della
loro astensione.
T.E.V.
• In breve lasso di tempo abbiartlo accompagnato al campo
del riposo Eli Malan, di 83 anni,
del Prassuit; Vittorina Fraschia,
di 82 anni, originaria d’Angrogna (Martinail), ospite dell’Asilo Valdese di Luserna S. Giovanni; Pietro Buffa, di 65 anni,
degli Stalliat, deceduto presso
l’Ospedale di Luserna Alta.
L’annuncio della risurrezione
di Cristo è stato l’espressione
di solidarietà cristiana della comunità verso i familiari colpiti
nei loro affetti.
• L’incontro dell’Unione Femminile di domenica 8 gennaio
ha affrontato il « dossier » sul
culto proposto dalla FFV. Prossimo incontro domenica 22 al
Presbiterio per un’agape fraterna dell’Unione.
• La riunione monitori del 6
c. m. ha esaminato il nuovo programma « Gesù vive » che verrà sviluppato nelle quattro scuole domenicali sino a Pasqua.
• Domenica 15 c. m. alle ore
10 Assemblea di Chiesa in Cappella. All’o.d.g. : esame consuntivo ’77, definizione di alcune date ecclesiastiche. Tema di studio: la crisi del culto.
• Per la gita a Roma, 4-5 marzo, prenotatevi presso il pastore (L. 40.000 tutto compreso).
BOBBIO PELLICE
• Presso l’Ospedale San Giovanni Battista a Torino è deceduto dopo breve malattia il nostro fratello Pietro Bonjour, residente in Via Sibaud, di 68
anni.
Era stato per molti anni guardia campestre nel nostro comune, incaricato delle pulizie e del
riscaldamento delle scuole elementari, per cui lo ricordiamo
come una figura caratteristica
del nostro borgo.
Era stato, in qualità di carabiniere, richiamato nella seconda guerra mondiale ed era Anito prigioniero in Germania. È
un altro ex-internato che dimostra come le sofferenze di quegli anni abbiano logorato il fisico e spesso anche il morale, -«r
Ai familiari rivolgiamo le nò?
stre condoglianze, nella speranza certa della risurrezione e della vita eterna in Cristo Gesù.
• Durante il culto dell’8 gennaio, presieduto dal pastore Ernesto Ayassot, sono stati battezzati Ivana Cairus di Walter
e Silvana Charbonnier ed il cuginetto Bruno Malan di Guido
e Clelia Cairus dei Campi. Ai
genitori l’augurio di poter adempiere nei loro confronti i doveri di educazione alla fede cui si
sono impegnati.
SAN SECONDO
• Un gruppo di ospiti della
Casa di Riposo di S. Germano
con la loro Direttrice è stato in
mezzo a noi domenica scorsa.
Hanno partecipato al culto del
mattino, poi sono stati ospiti
dell’Unione Femminile a pranzo
con un gruppo di persone anziane di ;S. Secondo. Nel pomeriggio, sempre a cura dell’Unione Femminile, ha avuto luogo
un incontro più esteso con anziani della Chiesa locale che ha
riunito una sessantina di persone. Alcuni canti di un gruppo
di bambini della scuola domenicale, fra i più piccoli, ha completato il programma. Ci rallegriamo molto per questo incontro che ci ha permesso di prendere contatto più diretto con
l’Asilo di S. Germano, con la
realtà umana che lo costituisce
e mettere le basi di ima ulteriore collaborazione. Ringraziamo
molto le Sorelle che hanno preparato il pranzo e realizzato
tutto rincontro.
• Piero Ribet (erotta) ha presieduto la riunione del suo quartiere venerdìi 6 gennaio e organizzerà le prossime riunioni del
venerdì sera con un gruppo di
studenti del Collegio di Torre
Pellice. Lo ringraziamo con gli
altri giovani per questa collaborazione offerta in un periodo
in cui il Pastore è particolarmente impegnato con le responsabilità della CIOV.
• Ci rallegriamo con Cesare
Besson e Paola Michelin (Centro) per la nascita della loro
primogenita Samanta. Chiediamo al Signore di benedire la
bimba ed i suoi genitori.
• Come al solito il tempo natalizio è stato denso di riunioni comunitarie: il 17 dicembre
si sono incontrati i catecumeni
per una cena e una serata in
comune. Il 18 i bambini della
Scuola domenicale hanno guidato il culto della comunità e, dopo il pranzo in comune, si sono
trattenuti in chiesa anche il pomeriggio per dei giochi.
Mercoledi 21 una ventina di
signore dell’Unione Femminile
si sono incontrate per un breve
culto. Infine a Natale 100 persone circa si sono riunite a Ferrerò per il culto di S. Cena, mentre una trentina di persone erano a Maniglia.
La sera, a Maniglia, si è avuta la festa dell’Albero : davanti
a quasi 100 persone i bambini —
valdesi e cattolici — hanno recitato poesie e brani biblici.
Ancora il 31, seguendo l’esperienza dello scorso anno, dopo
il culto quasi 40 persone si sono trattenute per una cena in
comune, per aspettare insieme
il nuovo anno. All’inizio della
cena, in luogo della preghiera
di ringraziamento, ci si è raccolti attorno alla S. Cena: una
celebrazione molto semplice, informale, non legata alla soffocante serietà delle celebrazioni
ufficiali, che ha lasciato tutti
molto soddisfatti.
• Purtroppo, il 20 dicembre
abbiamo salutato la sorella Elettra Canal ved. Ribet, che a 94
anni ci" ha lasciati dopo breve
malattia. La comunità intera si
stringe attorno alla famìglia con
solidarietà cristiana.
Comunità Montana
Val Pellice
Vendita lana
A seguito delle riunioni svoltesi nei
mesi scorsi con la partecipazione dì alcuni produttori — ed in base alle decisioni assunte dai presenti, questa
Comunità Montana ha fatto da tramite per Torganizzazione di una vendita
collettiva di lana sucida, prendendo
contatto con una Ditta di Cagliari.
Chi è quindi intenzionato a vendere
la propria lana dovrà consegnarla il
giorno 7 febbraio alle ore 8,30 presso
la sede del Centro Impacchettamento
del Latte di Pralafera (Comune di Luserna S. Giovanni).
Gli interessati potranno rivolgersi
(al più presto) all’Ufficio Tecnico di
questa Comunità o telefonare in qualsiasi giorno (tranne il sabato) per qualsiasi ulteriore informazione.
VILLAR PEROSA
• In occasione di Natale abbiamo rivolto un messaggio
evangelico ai tre turni degli operai del locale stabilimento RIVSKF ed offerto loro un calendarietto, dono della Chiesa. Vivo ringraziamento al past. Giovanni Conte per la sua collaborazione in quest’attività.
• I culti del periodo NataleCapodanno sono stati discretamente frequentati, compresa la
, B- Cenq, Un^ringrazigniento alla Cdràlé:per il- còlitrìbuto offerto al culto di Natale.
• La Scuola Domenicale ha
avuto il suo culto natalizio il
pomeriggio del 26 die. con buona partecipazione di adulti. I
ragazzi hanno presentato l’annunzio di salvezza e di speranza che scaturisce dalla venuta
di Gesù Cristo con un programma di poesie, dialoghi e canti,
alternati alle musiche dei trombettieri, agli inni dell’assemblea
ed al messaggio del pastore. Un
grazie particolare a tutti coloro
che hanno dato la loro collaborazione, ai trombettieri ed al sig.
Silvio Serre, che ci ha offerto
il bell abete.
• Anche quest’anno alcune sorelle dell’Unione Femminile hanno visitato le persone anziane
ed ammalate della chiesa nonché quanti sono ricoverati presso la Casa di Riposo di s. Germano, portando loro una parola
di augurio ed un piccolo dono.
• La benedizione del Signore
è stata invocata sul matrimonio
di Bruno Daniela e di Bounous
Fiorenzo ; il nostro augurio accompagni questo nuovo focolare.
• Viva gratitudine della Chiesa a tutti coloro che hanno validamente collaborato alla pulizia del tempio, all’accensione
delle sue stufe e ad altri lavori,
che in queste ultime settimane
sono stati fatti nelle adiacenze
della Foresteria e del tempio.
• Desideriamo inflne esprimere la nostra fraterna solidarietà nel dolore della separazione
ma anche nella speranza della
risurrezione in Gesù Cristo alle famiglie che ultimamente sono state visitate dal lutto per
la dipartenza di un loro caro.
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Barolin - Piene Rambaud e Ferrari di Villar
Pellice, sinistrate dall’alluvione
del 19.5.77, ringraziano di cuore tute le gentili persone, vicine e lontane, che colle offerte
inviate tramite la Chiesa hanno
dimostrato loro fraterna solidarietà nella prova.
Assemblea
delle corali
I responsabili o delegati di tutte le Corali, sono invitati a partecipare aiia
ASSEMBLEA
di domenica 15 gennaio 1978 aU
le ore 15,00 presso i locali della
Chiesa di Pinerolo (g.c.).
Essendo alTordine del giorno
alcuni punti di notevole importanza, si raccomanda la partecipazione di TUTTE le Corali.
IL COMITATO
Acquisto patate da seme
Tutti gli agricoltori che sono interessati all’acquisto dì patate da seme,
lo possono fare tramite questa Comunità Montana, la quale, come per gli
anni scorsi, provvederà alla prenotazio^
ne ed alla distribuzione del prodotto.
I prezzi massimi, derivanti dalla migliore offerta avuta, oscillano dalle
19.000 alle 32.500 a seconda delle varietà.
A titolo di contributo questa Comunità Montana interviene mettendo a
disposizione gratuitamente (un tanto
per quintale prenotato) alcune nuove
varietà di patate da seme.
Le prenotazioni si raccolgono entro
e non oltre il 18 c. m. presso gli uffici
di questa Comunità, tutti i giorni tranne il sabato.
UAssessoire alVAgricoltura
Prof. Franca Coisson
Servizio Consultoriale
familiare
Come ormai noto nell’ambito della
rete dei servizi sociali e sanitari predisposti dalla Comunità Montana, in accordo con i Comuni e gli Organi Collegiali della Scuola, per promuòvere la
tutela della salute ed il mantenimento
nel naturale ambiente di vita, è stato
deliberato il Servizio Consultoriale Familiare.
Il servizio, che comprenderà visite
ginecologiche, incontri su problemi
della famiglia, della coppia, della gravidanza eco., e che ìntegra e completa
appunto quanto è già in atto, verrà
presentato alla popolazione giovedì 19
gennaio ^78 alle ore 21 presso la Sala
Consigliare del Comune di Torre Pellice.
Tutti sono invitati a partecipare, a
proporre, e presenziare per poi informare chi non potrà essere presente.
Il Presidente
Longo Arch. Piercarlo
L’Assessore ai Servizi Sociali
Dott. Marco Armand Hugon
Doni per l’Asilo
di Luserna S. Giovanni
Doni ’’Pro Deficit” pervenuti nel mese di novembre:
Gonin Emma (ospite Asilo) L. 6.000;
Pons Roberto e Gabriella 20.000; Hugon Daniele e famiglia 10.000; Cedrone Franca e Gianfranco 20.000; Durand Elva e Enrico 4.000; Sig.ra Bouissa (Villar Pellice) 20.000; Turin Riccardo e Caroly 100.000.
Gaydou Clelia L. 14.000; Revel Guido e famiglia 15.000; Depetris Pierdario e Rosina 8.000; Geymonat Marcelle
(Vevey-Svizzera) 60.000; Pons FiUppina (ospite Asilo) 10.000; Roman Elena in Vittone 12.000; Reynaud Lea
(ospite Asilo) 5.000.
In mem. di Morando Mario, i nipoti L. 40.000; Gamba Ada ved. Costantino 4.000; Arnoulet Noemi e Emma
8.000; Benech Giulio e Rita 4.000;
Parise Gianfranco e Paola 25.000;
Danna Elda in Botta 10.000.
Doni pervenuti nel mete di novembre;
Zighin Elda e Sandro, in mem. della zia e madrina Giacomina Long ved.
Frache (U.S.A.) L. 30.000; Meynet
Renato e Fiorella 10.00; Hugon Carolina, in mem. di Maddalena HugonMourglia 5.000; Lena Ottavia e ItaRa,
in mem. del fratello Alberto (La Maddalena) 20.000; In mem. di Ribba
Francesca, i vicini di casa 31.500.
Grazie!
AVVISI ECONOMICI
TIPOGRAFIA cerca impressore e tagliante - Via Virginio 29 - Pinerolo
- Telefono 22.973.
GIOVANE 37enne, evangelico, ottima
moralità, buona posizione economica, desidererebbe conoscere signorina anche pari età per scopo matrimoniale. Scrivere presso L. Arimondi - Vicolo Polluce, 2 - 26100 Cre
Asilo dei Vecchi
di San Germano
Doni per il refettorio (pervenuti entro
il 30 novembre)
Chiesa di Frali L. 450.000; Parenti
di Metti Luigi 500.000; Marta Neuer
Buhler 250.000; In memoria di Clapier, il figlio 50.000; I nipoti in mem.
della zia Ribetto 200.000; Bazar Asilo
Vecchi di S. Germano 700.000; Biondi Silvana in mem. del padre 150.000;
Elena Avondetto in mem. di Marta
Mauer 50.000; Lisely e Ferruccio 20
mila; N. N. 10.000; Rostan Adriana
10.000; Don Renato e Lina 10.000; I
coUeghi di Nasi Elda, in memoria della mamma 54.000; Colombo Giuseppina 25.000; Sporri Ada 50.000; Unione
Femminile di Ferrerò 100.000; Unione
Femminile di S. Secondo 500.000; Poet
Irma e figli in mem. del loro caro 20
mila; Pons Alina in mem. del frateUo
Umberto 5.000; N. N., Ferrerò 10.000;
Prarostino 37.000; Martani Raffaele
20.000. Grazie!
I versamenti possono essere effettuati sul c.c.p. 2/4804 intestato Asilo
Valdese per Vecchi - San Germano
Chisone (Torino).
Duplice grave lutto ha duramente
colpito nel giro di pochi giorni la famiglia Gaydou di San Germano Chisone, originaria di Angrogna.
Il 23 dicembre, dopo lunghe sofferenze, terminava la sua laboriosa esistenza
Riccardo Gaydou
di anni 67
Il 5 gennaio, per grave infortunio
sul lavoro mancava tragicamente il figlio
Alberto Gaydou
di anni 44
I familiari, consci del fatto che le
comunità delle due Valli si sono strette intorno a loro per dimostrare la loro solidarietà con fiori, scritti, partecipazione ai funerali, ringraziano tutti
con riconoscenza. Un ringraziamento
particolare a quanti sono stati loro dì
aiuto e di conforto durante la lunga
malattia del padre e la improvvisa
dipartenza di Alberto: al Doti. Bertolino; al Rev. Don Allaix; al Pastore
Conte; ai medici ed al personale dell’Ospedale valdese di Pomaretto; alle
famigUe Bertalmio, flessone, Bouchard
e Comba; ai compagni di lavoro di Alberto; tigli amici di Alberto e Albertina; ai coscritti del 1933; al Maresciallo
C.C. Nebiosi.
« L’Eterno ha dato, l’Eterno
ha tolto, sia benedetto il nome
dell’Eterno ».
(Giobbe 1: 21).
S. Germano Chisone, 8 genn. 1978.
RINGRAZIAMEN’B©
La moglie Dora Constantm e la figlia Fiammetta del compianto
Francesco Cullo (Franco)
ringraziano quanti, con la partecipazione, fiori, opere di bene, hanno preso parte al loro dolore.
Luserna S. G., 7 gennaio 1978.
Le famiglie Constantin, Zoppi, Gaydou, commosse ringraziano per la partecipazione di simpatia per la perdita
del loro caro cognato
Franco Cullo
Luserna S. G., 7 gennaio 1978.
RINGRAZIAMENTO
« Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa,
ho serbato la fede ».
(2 ’Tim. 4:7).
I familiari del Compianto
Guido Fornerone
commossi e riconoscenti per la grande
dimostrazione di affetto tributata al
loro Caro rivolgono un vivo ringraziamento ai vicini di casa e a tutte le
persone che con scritti e parole di conforto e presenza hanno preso parte al
loro grande dolore.
San Secondo, 28 dicembre 1977.
8
8
13, gennaio 1978
L’OCCUPAZIONE DELL’AMBASCIATA IRANIANA A ROMA L’« INTERVISTA PERSIANA » DI MORAVIA
Quando gli affari
vincono sulPuomo
Sarà possibile ottenere asilo politico per dei giovani democratici che
lottano per la libertà del loro paese?
A tu per tu con lo Scià
Quindici giorni fa un gruppo
di 12 iraniani (10 uomini e 2 donne) è entrato neH’ambasciata dell'Iran a Roma. Non erano
armati ma hanno, per breve momento, immobilizzato il personale, poi distrutto i ritratti dello
Scià e scritto sui muri degli slogans di protesta. Alla fine gli impiegati italiani hanno chiamato
la polizia e questa ha arrestato
gli invasori. Nello stesso tempo
l'ambasciata ha annullato i loro
passaporti.
Fin qui le notizie che ognuno
sa. Ad una conferenza stampa un
gruppo di iraniani ci ha esposto
le ragioni dell'invasione e, quel
che è più rilevante, ci ha ridetto
una volta di più quali sono
le, condizioni del popolo sotto
quella che è ima delle peggiori
dittature del mondo, dove ogni
minima libertà di espressione
porta alla tortura ed alla morte.
Le torture son sempre le stesse
che ormai tristemente conosciamo dal tempo della guerra in Algeria, poi in Vietnam, in Cile, in
Corea, in Uruguay, in Argentina e
-via dicendo... La tecnologia moderna rende la tortura ancor più
cmdele di quella dell'oscuro mer
dioevo. In Iran poi le condanne
a morte sono all'ordine del giorno, non prima della tortura però.
Accontenterebbero quelli che, nell'Europa d'oggi, non solo propugnano il ristabilimento della condanna a morte, ma non sono soddisfatti neppure di quella. Si va
verso la notte anche da noi.
L'Iran, naturalmente, ha richiesto l'estradizione degli iraniani
che avevano occupato l'ambasciata. Occorreva evitare a tutti i costi che fossero consegnati. Mentre la loro azione, sotto ogni
aspetto giuridico, poteva Halla
nostra magistratura esser penalibata con qualche mese di prigione, in Iran essa portava alla
forca. Ci siamo dati da fare. Il
processo per direttissima li ha
condannati ad otto mesi con i
benefìci della condizionale e della non iscrizione; così sono a piede libero. La questione da risolvere ora è l'asilo politico poiché
non hanno passaporto ed in più
l'Italia ha bisogno del petrolio
iraniano e dei rapporti economici che ha stabilito con quel paese. Si sa bene che anche in una
nbione libera gli affari sono affari e passano prima dell'uomo. È
ben triste però: questo è voluto
dal popolo che subisce.
Se non fosse così, cioè se l'uomo passasse avanti a tutto, non
esisterebbe neanche il commercio delle armi. Ed in questo l'Italia^ ha il quinto posto nel mondo.
Cristo ha dato la vita per il mondo, ma tm normale cittadino non
comprometterebbe neanche il
suo minimo confort per salvare
la vita dell'altro. Triste, sì.
Ora licose stanno così: si trat
Comitato di Redazione: Bruno Bellion. Giuliana Gandolfo Pascal, Marcella Gay, Ermanno Genre, Giuseppe Platone, Paolo Ricca, Fulvio Rocco, Sergio Rostagno, Roberto SbafFi,
Liliana Viglielmo.
Direttore: FRANCO GIAMPICCOLI
Dirett. Responsabile: GINO CONTE
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - Telefono 011/655.278 - c.c.p. 2/33094
intestato a: «L'Eco delle Valli La Luca ».
Redazione Valli: Via Arnaud, 25 •
lOOóó Torre Peltice.
Abbonamenti: Italia annuo 7.000
semestrale 4.000 - estero annuo
10.000 . sostenitore annuo 15.000.
Una copia L. 200, arretrata L. 250.
Cambio di indirizzo L. 100. ,
Inserzioni: prezzi per mm, di altezza, larghezza 1 colonna : commerciali L, 120 - mortuari 220 - doni 80
- economici 150 per parola.
Fondo di solidarietà : c.c.p. 2/39878
intestato a : Roberto Peyrot ■ Corto
Moncalieri, 70 - 10133 Torino.
Reg. Tribunale di Pinerolo N. 175,
8 luglio 1960.
Cooperativa Tipografica
Torre Pellice (Torino)
Subalpina
ta di trovare una soluzione perché questi dodici iraniani possano avere asilo politico o in Italia o in altra nazione. E questo è
•difficile. Col progetto della Convenzione Europea contro il terrorismo, tutto potrà passare per
azione terroristica ed il diritto di
asilo, che è stato un principio
della difesa della libertà per tanto tempo, finirà col perdere ogni
efficacia. Quando si vive nella
paura, vuol dire che non v'è più
amore e dove non v'è più
amore le dittaure hanno via lìbera. I terroristi, ed è il meno
che si possa dire, raggiungono
con il nostro aiuto i loro fini
Chi può dare diritto d'asilo da
noi? È il Ministro deH'Interno.
Penso che un aiuto concreto verrebbe da una valanga di lettere a
lui inviate per chiederlo. Penso
che sia ben disposto, ma è evidente che ha bisogno di una pressione popolare, perché lui stesso
dovrà vìncere le resistenze di
quanti non vogliono intaccati i
vantaggi del loro commercio con
l'Iran e, soprattutto, l'azióne di
questa dittatura per aver ad ogni
costo l'estradizìorie di questo
gruppo di giovani democratici
che lottano, come possono, perché la loro nazione sia libera, come noi abbiamo lottato nella Resistenza per ristabilire in Italia
la democrazia distrutta dal ventennio fascista.
Tullio VInay
L'« intervista persiana » di Alberto Moravia, apparsa di recente sul secondo canale della
'TV, ha suscitato un mare di polemiche. Moravia ha raccolto
diligentemente, durante un viaggio organizzato dalla Rai-TV in
Iran, molta documentazione sulla situazione politica e sociale
di quel Paese. Pezzo forte del
servizio era un’intervista, allo
Scià. Il tutto — a detta di molti — è stato presentato ai telespettatori in chiave acritica. In.
altre parole, dall’« intervista persiana» non è emerso, con sufficiente chiarezza, il clima e le
misure di repressione che il popolo subisce sotto la dittatura
dello Scià Pahlavi che, nel corso della trasmissione, si è definito : « padre, maestro e protettore della patria ». A commento
deH’intervista di Moravia e per
completare l’informazione sull’Iran pubblichiamo lo stralcio
di un documento del Comitato
unitario per la democrazia in
Iran (CUDI) che ci è parso parecchio interessante:
Le massime risorse dell’Iran consistono nella vendita
del petrolio. Attraverso gli
enormi introiti che derivano
dalla commercializzazione del1’« oro nero » l’Iran è diven
to Scià, Reza Pahlavi, che lo
esercita con l’aiufo del Primo Ministro e dei Ministri
da lui prescelti.
I due rami del potere legislativo consistono nel Paria
elezioni generali, l’unica lista.
L’ultima consultazione nazionale, del giugno '75, è avvenuta infatti su quest’unica
lista.
Scheda sull'Iran: qualche cifra
tato un colosso militare e sta
prendendo quota anche a livello industriale. Solo per citare un caso : nell’ottobre
del '76, dopo aver già acquistato il 25% della famosa acciaieria tedesca Krupp, l’Iran
si assicura il 25% del pacchetto della società sorella,
la Fried, L’escalation dèi petro-dollari continua con questo ritmo ancora oggi.
La carta costituzionale dell’Iran risale al 1906 e attribuisce il potere esecutivo al
mento (su 60 membri, 30 vengon nominati dallo Scià) e
l’Assemblea Nazionale i cui
membri restano in carica 4 anni e sono eletti a suffragio
universale.
Nel marzo del 1975 i partiti
legalmente riconosciuti (Partito Mardom, Partito del Nuovo Iran, Partito Paniraniano) sono tutti confluiti — per
decreto dello Scià — nel
Movimento per la risurrezione politica nazionale, che costituisce. al momento delle
In Iran si parla la lingua
persiana ; nella capitale Teheran la popolazione sfiora i
quattro milioni d’abitanti. Su
un totale di 32.(X)0.000 d’abitanti la popolazione urbana è
il 44%; di tutta la parte attiva (circa 8.(K)0.000 di persone) circa il 50% è addetto all’agricoltura. Ma la vocazione all’agricoltura dell’Iran è
stata soffocata dalla politica
petrolifera dello Scià, tant’è
che il 70% del consumo alimentare viene importato.
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE a cura di Tullio Viola J
L'uomo che ha pi con la sua i rotestato arte
La vita del celebre attore rispecchiò emblematicamente, per
più -di tre decenni, il senso più
profondo e più vero della politica e della sociologia deH’Occidente. Perciò ne vogliamo parlare in
questa nostra rubrica.
Molto bello e interessante l’artic'olo che, in argomento, ha pubblicato Dario Fo sul n. 293 di
« Lotta continua » (in data 28.12
1977). Riportiamo qui alcuni punti ssdienti di tale articolo.
« ChapUn era soprattutto un
uomo che aveva profondamente
radicato il senso dell'amore e
dell’odio. Odiava profondamente
il mondo che aveva intorno, il
potere, la macchina del capitale,
non certo la gente. Odiava l'ordine dello Stato, con i suoi poliziotti, i suoi giudici e le sue galere. Odiava l’ordine morale di
quella società, l'ordine del profitto commerciale, bancario, industriale. (...) Odiava l'ordine
culturale della borghesìa e del
capitale, e l’ordine dei suoi miti
falsi e infami. Credo che in ben
poche opere di cinema e di tea
tro, apparse in questi ultimi settant’anni, si possa sentire chiaro
tanto odio espresso per la logica
della macchina che mortifica, umilia, aliena e uccide l’uomo e la
sua umanità, così come troviamo
in "Tempi moderni". Nella "Febbre dell'oro" c'è ancor più rabbia. E c'è l'insulto per la grande
trappola del capitale: "Sperate,
siate buoni, tutti potrete, un giorno, aver fortuna. La fortuna è
la grande madre di questa Società che ci fa tutti uguali". Questo
immenso caravanserraglio che
va verso la "speranza", verso la
ricchezza, verso il sogno. La storia individuale è la storia di centinaia e centinaia di angosce, di
difficoltà, di violenze subite; per
cui la storia americana esce da
questo film molto più spietata
che da decine di altri films cosiddetti "storici". E anche in questo caso, come sempre, Chaplin
non è partito da fatti-immaginari o letterari, ma da una realtà
ben chiara, e cioè sulle spalle e
sulla pelle di tutti. Facendo così, Chaplin riprende toni e modi che sono all’origine del mondo dei clown. I grandi clown non
hanno mai esercitato la loro
chiave in una forma fine a se
stessa: cioè il puro "divertissement".
Dario Fo passa poi a commentare la seconda parte della produzione del grande artista, quella (per intenderci) di Chaplin
non più Chariot. Qui lo seguiamo
già meno. A un certo punto, egli
giunge a valutare la "decadenza" di Chaplin, con le seguenti
•parole:
« Il problema di fondo è il discorso ideologico, la presa di posizione dello specialista. L’esempio Chaplin che, vent'anni prima,
si preoccupava della guerra mondiale, del nazismo, dei massacri,
della violenza del potere in tutte
le sue forme, non ha fatto questa
operazione per quanto riguarda
il Vietnam pur avendo la possibilità, i mezzi e l’autorità per intervenire. Come ha ignorato il
problema della Palestina e gli
altri problemi del mondo dal dopoguerra ad oggi. È il tradimento verso quella ch'era stata la
chiave fondamentale del suo discorso, la cronaca clownesca della realtà, che lo ha fatto entrare
in un’altra dimensione. Certo più
gradita al potere. Ma è chiaro
che, cori questa operazione, egli
s’è staccato dal suo impegno originario e ha tradito tutta la dimensione sociale e di rivolta, che
era nelle opere del "muto” fino a
"Monsieur Verdoux" ».
« Tradimento »: è una parola
troppo grossa, e noi non l’accettiamo. Prima di tutto, del periodo sonoro è anche «Un re a
New York », film fortemente polemico, piuttosto difficile a comprendesi in tutti i dettagli, ma
pur bello e presago del triste avvenire della società USA. In secondo luogo, dello stesso periodo è il film « Luci della ribalta »,
forse non al livello artistico sommo dei precedenti, ma pur immensamente profondo ed umano. Tale Chaplin fu sempre; non
si sentiva di protestare, se non
con la sua arte. Quando, con la
vecchiaia, questa gli venne meno, preferì rinchiudersi nel silenzio. Può parer strano, in un
clown com’egli era stato: ma ebbe sempre orrore dell’esibizionismo.
« Un po’ di cifre, che sono
mancate nel servizio; il guadagno di un operaio è di 60 mila
lire, mentre un appartamento di
due stanze nella periferia della
città di Teheran costa oltre 200
mila lire al mese; l’Iran è un
Paese notoriamente agricolo, ma
deve importare circa il 70 per
cento del suo fabbisogno di derrate alimentari; mentre lo Scià
vanta i pasti gratis agli scolari,
il 50 per cento dei bambini non
va a scuola; gli introiti petroiiferi ammontano a 20 miliardi
di dollari annui, ma il disavanzo del conto con l’estero è di 12
miliardi di dollari e i prestiti
per equilibrare il bilancio superano i 4 miliardi di dollari;
10 Scià dice che solo un quinto
del bilancio nazionale è investito negli armamenti, ma questi
ne assorbono direttamente il 33
per cento e fagocitano un altro
20 per cento in attività collegate.
Si è detto nel servizio che è
in corso l’industrializzazione forzata. Sarebbe stato più corretto trovare un altro termine, perché il processo in atto in Iran
non ha alcun connotato di fondo di una reale industrializzazione. È semplicemente una pretesa del regime, ma il discorso
è lungo e complesso e da fare
in altra sede.
Lo Scià si è vantato di aver
escogitato un modello tutto suo
che non ha da invidiare nulla
né ai regimi comunisti né al sistema permissivo occidentale.
Quel che è permissivo per lui è
11 liberalismo e pluralismo in
Occidente. Egli infatti non solo
auspica Stati forti e autoritari
in Europa, ma finanzia la eversione neofascista nel vecchio
continente. Il nazionalismo dello Scià è uno sconfinato sciovinismo espansionistico, anche se
cerca di nasconderlo, lo smaschera il mastodontico esercito
iraniano e il 'carnet' già fitto
delle aggressioni militari.
Gli operai e contadini persiani sono soci nelle fabbriche e
proprietari delle terre : così ci
è stato ’documentato’ nel servizio. Se non andiamo errati, diceva Goebbels, il nazista brac'cio destro di Hitler, che per.far
credere alla gente una qualsiasi
bugia basta ripeterla più volte.
Per fortuna però i tempi sono
cambiati, checché ne dica Sua
Maestà. Non c’è da meravigliarsi, però, che da un regime impudico ci si possa aspettare di
tutto. La ’rivoluzione bianca’ del
monarca un merito ce l’ha, quello cioè di aver creato lo sconquasso in tutti i settori della
vita cittadina. Qualcuno giustamente ha definito Teheran, la
'perla' della rivoluzione, come
un concentrato di tutte le nefandezze dell’era moderna, e di
aver svuotato le campagne condannandole a morte ».
Saper guard8re
al doni
(Segue da pag. 1)
buire alla costruzione di una
nuova umanità nella luce della
resurrezione di Cristo, non si può
parlare di « minimi emarginati ».
È la donna, che per prima, nel
suo atteggiamento interiore, deve superare questo senso di
« emarginazione » per essere « libera » per gli altri.
La comunità e la nuova società vanno costruite insieme, da
uomini e donne.
È un errore, — secondo me —
rinchiudersi in un ghetto femminile, sia pure per denunciare le
prepotenze maschili ed organizzare ribellioni. Questo può rappresentare un momento di rottura e di presa di coscienza, ma diventa sterile ed involutivo se non
•passa ad una fase di azione partecipativa per la costruzione di
una nuova mentalità e di una civiltà, non più maschiliste.
Questo è possibile solo nel superamento del contrasto dei sessi, nell’educazione reciproca per
una reciproca comprensione, nel
reciproco riconoscimento di doni e possibilità, diversi negli uni
e negli altri, indipendentemente
dal sesso, nello spazio lasciato
all'altro in uno spirito di « agape », che proviene dall’essere tutti « rivestiti di Cristo », in una
unità che è vero superamento di
ogni contrasto.