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ABBONAMENTI : Interno ed Eritrea, anno L. 3; semestre L. 1,50.
Estero : anno L. 5 ; — semestre L. 3. — Per inserzioni, prezzi da convenirsi,
Direttoie e Hmministiatoie : Seovcnuto Celli, Via magenta JÍ. 18, ROfflÄ
Homa, Cugito ^9^0 = Änno m = XI, 29
» La Casa d’Orangee l’enciclica
OlTllTlClPXO ♦ — L’Olanda e l’enciclica — La
protesta del Sinodo evangelico belga — Il Governo del Württemberg e l’enciclica — L’enciclica a Stoccarda — Gli Evangelici Ungheresi
e l’enciclica — L’enciclica giudicata da modernisti —
Acqua sul fuoco — Anche qui c’è da imparare — Tanto
di catenaccio — Le concessioni... del Vaticano aila
Spagna — La Spagna nei giorni scorsi — Un giornalista americano e un vescovo italiano — Fede cattolica romana e fede cristiana evangelica — Ulrico
Zwingli a Zurigo — Le Solennità — Siate aliegri! —
Guai a me!... — Luisa Cavaliè — Valli Valdesi — Vaidesi d’America ^Morale senza religione — Bollettino
Omiletico — Un buono ma strano consiglio cattolico
— Cronachetta Romana — Contro la stampa immonda
— La tassa d’esercizio ai sacerdoti — Corriere Siculo
— Oltre le Alpi e i mari — Scarsità di preti e loro
miseria in Francia — Monsignor Viiatte fa riparlar
di sè — La «Fraternità » parigina — Serafina Pajaud
e la sua ombra — L’evangelizzazione per mezzo di
vaporetti — Vorrei dell’ali ! — Per il Proletario —
Ha Gesù istituito il papato ? -I conventi nel Belgio —
I liberali Turchi e Persiani — Leggendo e annotando
— In sala di lettura — Moody — Auri sacra fames
— Sotto l’iucubo !
La casa ¡i'oaanGE e L’EHCicuca
Che relazione c'è? — Più grande che taluno forse
non pensi.
La Casa d’Orange fa tra le più illustri protettrici della Rifornoa. La sua azione si esercitò largamente, vicino e lontano, in patria e inori.
In patria anzitutto. — Il suolo dei Paesi Bassi
è cosparso di ossa di martiri cristiani evangelici 0
riformati. Cresciuti alla scuola di Martin Lutero,
poi a quella di Giovanni Calvino, i Riformati dei
Paesi Bassi furono atrocemente perseguitati. — Sotto
Carlo V. Il Durny, storico imparzialissimo, e ad
ogni modo non evangelico, fa ascendere a 50 mila
il numero delle vittime. — Sotto Filippo II specialmente. Costui stabili in tutte le città guarnigioni spagnole incaricate di far osservare le decisioni del famoso Concilio tridentino. A sottrarsi a
questo giogo, non valsero le rimostranze rivolte a
Margherita di Parma, sorella del re e governatrice
dei Paesi Bassi. Nel 1567, un poderoso esercito spagnolo. condotto dal duca d’Alha, entrò da padrone
nei Paesi Bassi, vi istituì il « tribunale di sangue », che doveva mandare al patibolo 18 mila
persone, confiscare i beni ad altre 30 mila, spingerne in esilio 100 mila. Ma una ribellione avvenne. A capo della ribellione era Guglielmo d’Orange; il quale riesci a cacciare gli Spagnoli da le
province settentrionali (anno 1584). Le province
meridionali (Hainaut, Artois, Brabante, Fiandra)
rimasero invece soggette a Spagna; e Alessandro
Farnese — generale di Filippo II — vi fece appiccare tutti i predicatori evangelici, senza risparmiarne uno solo, e introdurre la Compagnia di
S. Ignazio di Loioki
La casa ù’Orange difese l’opera benedetta della
Riforma anche fuori di patria. Guglielmo III d’Orange, asceso al trono d’Inghilterra nel 1688, inaugurò un’èra di libertà; della quale godettero gli
Evangelici e fin i Quaccheri d’Inghilterra e gli
Evangelici 0 Riformati di Scozia, tanto aspramente
perseguitati sotto i precedenti governi.
Non se ne può dubitare : i principi d’Orange sono
da collocare tra i più gloriosamente energici e, valorosi protettoli della Riforma. E noi della Chiesa
Valdese ne sappiamo qualcosa ; poiché quando i nostri padri, in esilio, cercavano aiuti e appoggi per
rientrare in patria, li trovarono efficaci presso il
principe d'Orange, poi re d’Inghilterra. Guglielmo
diveniva re d’Inghilterra — come s’è detto — nel
1688 ; un anno dopo — nel 1689 — gli esuli valdesi
facevano il loro « glorioso rimpatrio», guidati dal
pastore Arnaud, eletto colonnello da Guglielmo III
d’Orange, re d’Inghilterra 1
Dunque, 0 cortesi Lettori, quando Pio X nella
recente enciclica si scagliava contro i principi fautori della... corrotta e corruttrice Riforma, intendeva
scagliarsi anche e forse più specialmente contro la
Casa d’Orange. Ebbene (vedete che strana sorta di...
sincerità !) i fogli quotidiani dei giorni scorsi riportavano la seguente notizia, avuta da l’Aia. Sentitela : « L’incaricato d’affari della Santa Sede, monsignor Giovannini, ha diretto il 6 corrente al Ministro degli esteri a nome del Papa una lettera,
pregandolo di dichiarare alla Regina Guglielmina
che il Papa ha appreso con vivo rammarico l’interpretazione erronea data dai Paesi Bassi alla sua
Enciclica Editae Saepe.
Mons. Giovannini nella sua lettera dichiara che
il Papa desidera rassicurare la Regina che egli non
ha avuto affatto la intenzione di offendere i Principi della Casa di Grange nè i loro antenati nè i
sudditi acattolici di Sua Maestà ».
Il Papa non aveva l’intenzione di offendere i principi germanici! il Papa non aveva l’intenzione di
offendere i principi d’Olanda nè i principi d’Inghilterra ! Ma a che principi alludeva egli dunque nella
sua famosissima enciclica ? !
E’ proprio vero : le bugie sono come le ciliege :
l’una tira l’altra.
L’OLAHPA E L’ENCICLICA
Nonostante l’indifferenza del Governo, un movimento di protesta si è manifestato anche in Olanda.
Varie assemblee di cristiani evangelici si sono radunate. Importante in modo speciale la proposizione
seguente votata dal Sinodo vallone adunatosi per la
sua 95® sessione a Nimega dal 23 al 27 giugno: « I
delegati delle Chiese vallone, convocati a Nimega il
23 giugno 1910, visto e considerato ohe l’Enciclica relativa a Carlo Borromep è un frutto spontaneo dello
spirito d’intolleranza che in ogni tempo è regnato
nella Chiesa romana e che oggi vi si è riacceso con
nhova intensità; visto e considerato che l’Enciclica
contiene affermazioni false e ingiuriose per ciò che
concerne gli eroi della Riforma, principi o semplici
cittadini, protestano contro il documento, che, a cagione delle grossolane alterazioni della verità contenutevi, sembra loro indegno del popolo cattolico a
cui il documento stesso è indirizzato ; energicamente
respingono gli oltraggi recati a memorie sommamente dilette al cuore di coloro che si sentono uniti
da la fede evangelica, ed esprimono il voto che il Sinodo trovi modo di far della presente protesta una
manifestazione generale della Chiesa riformata tutta
quanta ».
La protesta àel Sinoòo evangelico belga
Il Sinodo dell’Unione delle chiese evangeliche (!' del
Belgio, radunato a Brusselle, per la 75® sessione, rende
omaggio reverente e riconoscente a quelle grandi figure d’uomini del secolo XVI che capitanarono il movimento di riforma religiosa nei Paesi Bassi — Guglielmo d’Orange, Marnix de Sainte-Aldegonde, Guy
dé Brès — ed a quei mille e mille esuli e martiri che
soffrirono per la fede evangelica nelle Fiandre e nella
Vallonia ; e il Sinodo fa sue le proteste che nelle nazioni cristiane evangeliche si son levate contro l’enciclica papale Editae saepe, diretta bensì contro il modernismo della Chiesa cattolica, ma oltraggiosa alla
pietà e alle nobili tradizioni delle Chiese della Riforma.
(1) E non il « Sinodo della Chiesa cristiana dei missionari » come s’esprime inesattamente il Oiornale
d'Italia.
Il Governo del HurMerg e rEnciclicn
Nel giornale ufficiale, il governo del Württemberg
ha pubblicato una dichiarazione energica contro l’En
ciclica.
L*cnciclica a Stoccarda
Un’ immensa assemblea nella gran sala delle feste
della Landeshalle, piena zeppa rigurgitante. Parlarono
il presidente del Concistoro, Sandberger, il presidente
del Sinodo, Zeller, parecchi pastori e un professore,
dicendo dei Riformatori e celebrando i benefici della
Riforma. L’assemblea con entusiasmo votò l’erezione
d’un monumento alla Riforma. L' ordine del giorno
terminava con queste parole : « Per la pace confessiosionale, dobbiamo pretendere da la Chiesa cattolica
e dai nostri concittadini cattolici ciò che noi loro rechiamo : il rispetto per le convinzioni religiose.
Qli Evangelici Ungheresi e l’Enciclica
Togliamo dal Corriere della Sera :
« Fra i protestanti ungheresi ha prodotto una grande
impressione la notizia che il vescovo di Kolocsa,
Giulio Varoszy, in una lettera pastorale del 9 corrente,
avrebbe promulgata l’enciclica Editae saepe.
L’ex segretario di Stato, Michele Zsilinsky. ha dichiarato, in una intervista, di non credere che l’enciclica debba essere promulgata in Ungheria, perchè
questo fatto avrebbe conseguenze gravi.
— I protestanti ungheresi —- egli ha detto — non
lascerebbero passar sotto silenzio simile insulto.
Giova ricordare che fin dall’epoca di Matteo (1) Cal
(1) O che Giovanni Calvino si chiam.iva Matteo?!
Ah, Corriere, Corriere ! . (N. d. D.)
1,.
2
LA LUCE
vino gran parte dei magiari, e specialmente gli aristocratici, si convertirono al calvinismo, e che da allora in poi i protestanti d’Ungheria furono e sono
molto numerosi. Attualmente sono 3.730.000. >
L’enciclica giudicata da modernisti
La Revue moderniste scrive :
« È impossibile, anche se assistiti in modo speciale
•da lo Spirito Santo, d’essere ignoranti e piccini di
mente a segno da proclamare che un’opera come quella
della Riforma — che ha sconvolto il mondo, dato al
genere umano un senso più profondo delle cose divine, stabilito un culto rigido e creato ne’ suoi seguaci un sì notevole sentimento d’autonomia morale
e religiosa — possa essere il frutto di vizi e di passioni senza freno... Soprattutto con che coraggio si
chiamano corruttori (i grandi campioni della Rifor'
ma) ? Quale istituzione han essi mai fondata, che possa
servir di strumento od anche solo di eccitaménto a
corruzione? Ove scoprire nella loro opera, in un qualsiasi frutto del loro pensiero, in un qualsiasi avvenimento della loro vita la più piccola traccia di bruttura morale, la più lieve tendenza a trarre le anime
verso il male ?... Pensate, d’altro canto, alla... dinastia
dei Borgia !... Non era forse la corte papale di que’
tempi un focolare di corruttela, un argomento di scandalo per tutti i popoli, una provocazione — mediante
le infamie che vi si commettevano — a ogni sorta di
dissidenze ? Anche oggi, i pastori evangelici nel loro
complesso — quantunque figli di que’... . corrotti »
nemici della vera chiesa di Dio, e quindi privi de’
snoi favori, offrono una media di moralità notevolmente superiore a quella del clero cattolico, che ha
per sè tutte le grazie del Cielo, l’efficacia dei sacramenti, il possesso della verità, e per soprammercato
una guida infallibile, un papa assistito da lo Spirito
divino... (L’enciclica ha consumato) la scissione definitiva della tendenza romana da la tendenza del mondo moderno; esse non hanno ormai più nulla di comune tra di loro : nè il linguaggio, nè il criterio nel
giudicare, nè la scienza: l’una o l’altra deve perire.
■Quale perirà ? ! »...
ACQUA SuITfUOCO^^
Mentre i giornali cattolici di Ginevra e di Zurigo
cercano d’inviperire la ferita prodotta da l’Enciclica
nell’animo degli Evangelici, sostenendo che il Santo
Padre è stato anche troppo mite nel suo giudizio sui
Riformatori, i Cattolici della Svizzera centrale assumono un’altra attitudine. Il 26 giugno (cioè il giorno
stesso in cui nel Cantone di Ginevra si leggeva dai
pulpiti la Gontroencicllca),'si radunavano a Einsiedeln ; e, come per rispondere all’accusa d’intolleranza
lanciata il 23 giugno dal Sidler, deputato radicale di
Lucerna al Congresso nazionale, votavano, a proposta
del vescovo di Coira monsignor Schmid deGrùneck,
la dichiarazione seguente : . Tremila cittadini cattolici adunati in Einsiedeln dichiarano unanimemente
quanto segue : 1) Noi tendiamo ai nostri Confederati
della confessione evangelica la mano in segno di inalterabile e fedele amicizia. Respingiamo indignati, come
assolutamente contraria allo spirito cattolico, l’accusa
secondo la quale noi penseremmo non potervi essere
uomo onesto se non tra i cattolici. — 2) Quantunque
non ci sia più possibile d’accordarci coi nostri Confederati evangelici su ogni punto di dottrina cristiana,
ci sarà possibile tuttavia di esercitare verso di loro
sempre e dovunque la tolleranza coi fatti e di dimostrare verso di loro quell’amor del prossimo che il
Cristo ha prescritto. — 3) Speriamo che tutti i Confederati di qualsiasi Chiesa coopereranno lealmente
insieme per allontanare dal nostro caro paese, in uno
spirito di patriottismo, lo spirito funesto di offesa e
di oppressione confessionale che minaccia in questi
giorni di dividerci gli uni dagli altri. Dio lo voglia »,
Queste belle parole hanno prodotto un’impressione
calmante nell’animo degli Evangelici della Svizzera
tedesca.
Così, la Semaine Religieuse. Il Semeur Vaudois dava
la stessa notizia, ponendola sotto il titolo : < Inverosimile, ma bello ! » e concludeva : t Sta bene ; ma non
si è sconfessata l’ignoranza maligna (méchante) del
papa infallibile ».
Anche qui c*c da imparare
Voglio dire dalla lotta tra la Spagna e il Vaticano, lotta che finirà non so come nè quando ; ma
da quei fenomeni che sono apparsi finora c’è già
qnalco.sa da imparare per noi.
Io non ,‘sono di coloro che dalla qniete del loro
piccolo gabinetto di studio dettano consigli autorevoli, benché mai ascoltati, all’Europa ; nè pretendo
che la Spagna o il Vaticano, Canalejas o Merry del
Val, tengano esatto conto di quanto io sto per dire.
Anzi faccio tanto poco conto snlla loro attenzione alle
mie parole, che, senz’altro, mi decido a non rivolgerne loro. Mi limiterò a dire qnalcosuccia ai miei
fratelli evangelici italiani, sicuro come sono che qualcuno tra loro ne riceverà qualche soddisfazione.
Due osservazioni sole farò, ed eccole:
1) Domenica 3 loglio ebbe luogo a Madrid ed in
altre città della Spagna la grande, imponentissima
manifestazione liberale in appoggio al Governo. Nota
il Corriere della Sera (e forse noteranno lo stesso
cento altri giornali che io non ho letto), die quel
che vi è stato di più grandioso in quella manifestazione è stata l’unione in essa di tntte quante le gradazioni liberali di Spagna. Anarchici, socialisti, repubblicani, liberali, governativi, monarchici, tatti
d accordo, tutti uniti contro il tremendamente maligno e nefasto partito clericale. Madrid non è grande
come Londra ; eppure la dimostrazione raccolse più
di 100,000 persone che appartenevano a diversi
partiti, sventolavano diverse bandiere, avevano scopi
molto spesso diversi ; ma in quel giorno erano nniti,
nniti tutti contro il clericalismo. « I repubblicani
erano fraternamente confusi coi liberali ; Moret era
a lato di Perez Galdos ; l’ex ministro Aguilera dava
il braccio ad Alessandro Leroux, che un anno fa aveva tentato di far fucilare. Tutti, tutti unanimi
contro il supremo nemico comune. Bravi Spagnnoli !
la storia lo si vede, ha insegnato qualcosa anche a
voi ! Un po’ tardi, peccato ! ma forse siete ancora
a tempo.
A noi Italiani — siamo noi il popolo meno intelligente d’Europa ? io non lo credo. — A noi Italiani la storia non ha insegnato nulla ! E si che le
lezioni più vicine, più dirette, più pratiche le abbiamo avute noi ! il cancro nel cervello e nel cuore
1 abbiamo avuto e l’abbiamo noi ! noi, quelli che
siamo stati più direttamente colpiti, abbrutiti, rovinati dall’orrido nemico, noi ! Ebbene, leggete !
Avete osservato le notizie che i giornali ci hanno
portato in ognuno di questi tre o quattro ultimi lunedi? voglio dire le notizie sulle elezioni amministrative in gran numero di comuni italiani. Se le
avete lette avrete notato una cosa, che a me ha
fatto disgusto e terrore. La lotta è stata, se non
dovunque, almeno in molti luoghi, impostata cosi :
da una parte i socialisti (con elementi affini, capisco), dall’altra quel che il Corriere della Sera
ed altri giornali chiamano il partito dell’or dine. E
questo partito dell’ordine sapete di chi è composto ?
Leggete, leggete : i giornali liberali, i giornali dell'ordine ve lo dicono : erano i cattolici nniti coi
liberali (leggi i clericali aperti uniti coi clericali
per forza). Io non commento altro ; grido solo :
Viva la Spagna!
2) La seconda osservazione è scoraggiante quanto
la prima.
Avete visto? Voi, Evangelici in fondo al cuor
vostro siete stati sempre persuasi che il Papato, che
il Romanismo fosse nemico di libertà e di uguaguaglianza ; voi l’avete sempre ritenuto fautore ed
amante d’ingiustizia e di tirannia. Avevate ragione,
e la storia del passato ve ne forniva abbondanti le
prove. Ma i Cattolici, anche quelli onesti e sinceri,
e qualcnno perfino tra i liberali (ahimè, ahimè la
fortuna delle parole !) dichiaravano e forse credevano che, qualunque cosa .sia stato nel passato il
Papismo, oggi, sia pure per ubbidienza alla necessità, sia pure per semplice forzato adattamento all’ambiente, oggi il Papismo era divenuto anch’esso
amante e fantore di libertà. L’avete sentito dire,
affermare, protestare ; l’avete letto sopra i giornali
dell ordine ; i deputati clericali l’hanno osservato
alla Camera ; anche nell’ultima grandiosa discussione
sulla Scuola, in ogni occasione di lotta coi partiti
estremi, avete sentito dire che la Chiesa Romana
reclama la libertà di tutti, ma naturalmente anche
la sua. Troppo giusta, troppo ragionevole, una tale
domanda ; aveva mille ragioni, povera Chiesa I E i
giornali dell’ordine hanno accusato mille volte i socialisti d’intolleranza verso la Chiesa, la quale, poveretta, null’altro domanda che la libertà !
Ma ora, vedete, leggete, aprite gli occhi e gli
orecchi ; rimanete storditi, confusi, non sapete più
dove siamo e in che mondo viviamo ; non arriverete
a comprendere, a concepire la sfacciataggine audace
di cui dà prova la Chiesa in questo momento. Essa
protesta, essa grida, essa riempie il mondo delle sue
lagnanze e delle sue minacce. Direste che le è stato
fatto un torto, levato un bene, rubato un possesso,
rivolto un insulto, soffocata la sua libertà. No ; nulla
I di questo ; tutta la protesta, lo sdegno, l’ira, le lagnanze, le minacce, ecc., ecc., tutto proviene —
per esplicita dicluarasione del Pontefice — da
questo fatto : la Spagna che fin qui non riconosceva la libertà dei culti, ora intende riconoscerla.
Questo e non altro è il delitto della Spagna ; questo e
non altro il torto di cui il Papismo si lagna !
Nel secolo XX ! Io non ci posso credere ; le idee
mi si confondono in testa ; il cuore si sgomenta. Ma
1 umanità in generale, ma i giornali dell’ordine non
ci trovano nulla di strano !
Giuseppe Banchetti.
TjlNTO PI CjlTEN^lCCIO
Il Canalejas propone una legge detta < legge catenaccio » intesa a impedire che nuove associazioni religiose si stabiliscano in Ispagna, prima che siano terminate le trattative col Vaticano. Ammiriamo l’energia del Governo liberale spagnolo e ne auguriamo
uno consimile all’Italia.
Le concessioni..._denffc alla Spagna
Vi ha chiaramente accennato l'Osservatore Romano,
organo del Vaticano. Ecco le sue parole: «Siamo autorizzati a dichiarare come la Santa Sede si sia dimostrata, non meno colTattuale Gabinetto spagnuolo che
con i precedenti (!?), favorevolmente disposta ad importanti concessioni. Notiamo fra le altre la limitazione
delle case religiose, sopprimendo tutte quelle nelle
quali risiedono meno di dodici religiosi, salvo le opportune eccezioni ; l’obbligo dell’autorizzazione governativa per aprire nuove case ; l’assoggettamento delle
congregazioni religiose alle imposte del Regno che
gravano sulle .altre persone giuridiche e sudditi spagnuoli ; il bisogno per gli stranieri, i quali intendessero fondare ordini o congregazioni religiose, con personalità giuridiche riconosciute dallo Stato, di naturalizzarsi preventivamente nel Regno a norma delle
leggi civili ».
Meno male !
La Spagna nei giorni scorsi
Togliamo da l’ultimo numero della Revista Cristiana
di Madrid:
La quistione religiosa attrae completamente l’attenzione di tutti gli spagnoli ; i quali tengon dietro con
intensità e con straordinaria aspettazione al corso degli avvenimenti. Tutti i partiti liberali sono unanimi
nel condannare le manifestazioni di clamorosa protesta che partono dai centri reazionari, a cagione dei
recenti regi decreti del governo canalejista, e tutte
le forze vive della sinistra si apparecchiano a respingere valorosamente e degnamente questa superba azione delle destre, le quali vogliono, contro ogni ragione e ogni diritto, mantenere lo statu quo irritante
in cui viviamo. Le ultime note del Vaticano, che protestava contro le disposizioni del Governo, hanno colmato la misura della pazienza dei liberali spagnoli,
i quali palesano il risoluto proposito di resistere a
tanto ardire ed a tanto inaudita provocazione.
Un giornalista americana
e nn nescona italiano
Il sig. Silas Me. Bee è il direttore del giornale « The
Churchman », organo della Chiesa episcopale negli
Stati Uniti. Egli ha coltivate da anni relazioni amichevoli col vescovo di Cremona, che egli saluta come
riformatore della chiesa e ritiene quale antesignano
d’un profondo ed esteso movimento evangelico nel
seno del cattolicesingo romano.
Il sig. Me. Bee fu uno dei quaranta membri del Gomitato organizzatore del Gran Congresso Missiou|(irio
di Edimburgo ed in quella qualità, meutre erano esclusi dal detto Congresso perfino i vescovi della sua
Chiesa che lavorano in paesi cattolici, egli estese uno
speciale invito a Mons. Bonomelli per avere almeno
dà lui un messaggio da leggerai ad « una assemblea,
ohe — come scriveva il Me. Bee,— si riuniva perchè cristiani di diverse denominazioni vedessero assieme
come meglio fare conoscere Cristo e la sua chiesa a
tutti gli uomini. »
3
LA LUCE
Monsignore di Cremona lusingato della preferenza
usatagli, fra i molti vescovi dell’urbe cattolico che non
furono al par di lui sollecitati d’uno scritto, afferrò
la ben nota sua penna (la di di cui maravigliosa elasticità gli permette di tracciare sullo stesso tema il
« sì » ed il « no • « l’affermo e il « nego ») e scrisse fra
l’altre belle cose : • La più desiderabile, la più preziosa dell’umane libertà, la libertà religiosa, può dirsi ormai una gran conquista dell’umanità contemporanea e rende possibile l’incontro di persone di varie
confessioni religiose. Siamo uniti, aggiunge egli, dal
profondo convincimento che una religione universale
è necessaria. »
Prosegue il Bonomelli esortando tutte le denominazioni a mettere assieme ed a far convergere ad unico fine i risultati dei loro studi e l’insegnamento
dell'esperienza. Abbiasi una sola greggia ed un sol
pastore 1
Il sig. Me. Bee non v’ha dubbio è più che mai soddisfatto della mentalità evangelica del suo amico, e
della sua larghezza di vedute, che gli permette di fraternizzare con coloro che la sua chiesa tuttora considera e chiama * etetici ». La gran diffusione data
al messaggio bonomelliano negli Stati Uniti basta a provarlo.
Noi di qua dell’Atlantico andiamo a rilento DeU’entusiasmarci per alcune frasi che possono avere, a seconda dell’interpretazione, il senso mistico, figurato,
metaforico, politico, ecclesiastico e quanti altri l’ermeneutica curialesca ne vorrà trarre fuori.
Dopo che il Vaticano ha potuto urbi et orbi affermare che le frasi dell’ • Editae saepe », le quali, agli orecchi di chi non è sordo ed alla mente di, chi
non è mentecatto, suonavano grossolano oltraggio, avevano un tutt’altro significato, aspettiamo che ogni
espressione di quei signori del clero, abbia svelato il
proprio senso arcano prima di ritenere d’aver capito 1
Vorrebbe il Vescovo di Cremona dirci qual senso
dà la sua Chiesa, al di qua e al di là delle Alpi, in
Ispagna come negli Stati Uniti d’America, all’espressione: • Libertà religiosa »? I suoi colleghi De
Luca e Lipicier, ad esempio, la interpreterebbero in
tal modo da togliere ogni illusione al suo buon amico
Me. Bee ! Quando parla di « religione universale »
sottintenderebbe per caso quella religione che sola
pretende di essere universale e che vanta il monopolio del cattolicismo, sebbene si sia affibbiato un qualificativo particolarista, quale è quello di * romana ? »
Vorrebbe infine dirci •esplicitamente se penJui il
* sol pastore » dell’ unica greggia sia quello che
tutto il Congresso d’Edimburgo, compreso il Signor
Me. Bee proclama e riconosce cioè : Gesù Cristo, ovvero se sdrucciolando giù per le errate tradizioni
della propria chiesa egli si inginocchierà davanti a
colui « che siede nel Tempio di Dio come Dio, mostrando sè stesso e dicendo che è Dio? »
Senza arzigogolare. Monsignore, dateci l’interpretazione autorevole delle vostre parole, prima che scenda
la veneranda vostra canizie al sepolcro e che i posteri abbiano a scrivere su di esso : « Enimma ».
Cozio
a vita spirituale e divina ; anzi, continuando ad avere
una condotta cattiva, a condurre una Vita dissòluta
ed immorale. Questo divorzio tra fede implicita e religione personale è la piaga cronica! del sistema romano...
Per i nostri Riformatori invece, credere non significa aderire ad un’autorità esteriore, senza che v’entri
la coscienza del fedele. La fede per i Riformatori cristiani evangelici è una convinzione essenzialmente
personale, un’affermazione dell’essere spirituale e morale, una decisione interiore che si rinnova di continuo mediante il dono del cuore a Dio. Or se credere è darsi a Dio, credere è anche vivere per Dio e
in comunione con Dio. Quanto più il cristiano si
scosta da la comunione con Dio e tanto più cessa d’essere cristiano e perde la fede ; sarà forse ancora ortodosso, ma non sarà più credente. Questo concetto
religioso della fede interiore e personale è la maggiore delle conquiste spirituali dovute alla Riforma :
e costituisce un vero ritorno alla coscienza di Gesù
e all’ispirazione centrale del pensiero apostolico...
Tocca a me di far atto di fede ; non posso lasciare
ad altri questo mio obbligo. La responsabilità è tutta
mia. Non mi basta la sicurezza che mi viene da un’autorità esterna alla mia propria coscienza ; abbisogno
d'unà certezza intima e personale. Questa certezza non
può derivarmi se non da la fede. La fede è questa
medesima certezza, perchè la fede vivente è Dio che
si fa sentire al cuore, è lo Spirito divino che rende
testimonianza al mio spirito, è Gesù Cristo presente
nell’anima del fedele...
Roma libera i suoi figlioli da la responsabilità in
fatto di religione. Ma a noi Evangelici questa responsabilità, se ci par grave, ci pare al tempo stesso come
il più glorioso dei privilegi. Ciò che alla Chiesa cattolica romana sembra un pericolo e tin errore, a noi
apparisce come un dovere e come un onore. Il Concilio tridentino, il Concilio vaticano, i Sillabi di Pio IX
e di Pio X condannano il libero esame e la convinzione personale che ne deriva, lo condannano come
la pessima delle eresie. Ma noi raccogliamo l’anatema
e ne facciamo un vessillo di g\ovl& \ (Riassunto da
un articolo del professor P. Lobstein, pubblicato nel
« Protestant ».
Chiediamo venia al nostro Cozio, se pubblichiamo
in ritardo. N. d. D.
Fede cattolica romjMjJedràtiana evangelica
€ ’ii’olete sapere che cosa io creda? » esclamò un
giorno il Brunetière in una famosa conferenza. « Andate a intormarvene a Roma ! ». Per il cattolico infatti, la fede è un jiccettar la verità da la mano della
Chiesa. Questa fede a poco per volta si è ridotta a un
solo articolo : alla credenza nell’autorità infallibile
della Chiesa e al dovere di assoggettarvisi. Credere
significa ammettere tutto ciò che la Chiesa ha stabilito, stabilisce e stabilirà, accettando a chius’occhi,
senza neppur sapere in che consista, la dottrina della
Chiesa. La fede, per tale sistema, è qualcosa d’implicito, è come un modulo in bianco che il fedele consegna alla Chiesa e che questa s’impegna di riempire :
il cattolico crede per procura...
Agli amici, turbati dal dubbio o agitati da una curiosità secondo lui indiscreta, F. Coppóe opponeva, con
serena sicurezza, questa sola affermazione : • Quanto
a.me, io credo ». — • Ah, Coppée » gli rispose Sully
Prudhomme * io invidio la tua felicità ». E il Coppée
aggiunse « Eh, del resto, quest’è anche più comodo ».
Che di più comodo infatti del ridurre tutti gli articoli del Credo all’articolo unico della sommissione alla
Chiesa ? « Il domma dell’infallibità papale » ha detto
Giulio Lemaître il neo-accademico, che di recente ha salutato in Fénelon il precursore del Concilio vaticano,
< il domma deH’infallibilità papale è armonioso e calmante ».
Ma questa tranquillità pacifica quanto costa cara
in realtà! Si può aderire alla tradizione cattolica e
assoggettarsi alla sua autorità, senza provare il minimo
sentimento di religione interiore, senz’essere ridestati
Ulrico Zwingli a Zurigo
Nel dicembre 1518, lo Zwingli fu eletto predicatore
nella cattedrale di Zurigo, già allora fra le più importanti città della Svizzera. Checché ne dica l'ignaro
Pio X, i documenti del tempo attestano la profonda
corruzione del popolo, specialmente del clero Zurighese. Dal 1. gennaio 1519, il riformatore sangallese
vi predicò, in forma popolare e chiara, l’Evangelo,
adattandosi in particolar modo ai contadini nei dì
di mercato e raccogliendo copiosa messe di anime
convertite.
Egli ebbe poi un’intensa azione sociale, che si estese
pure ai cantoni vicini. Indusse le autorità cantonali
a rifiutare le pensioni imperiali e francesi ed a cessare di provvedere di mercenari i vari sovrani d’Europa. Essendo scoppiata la peste mentre egli era
lungi dalla città, vi tornò per visitare e curare i
colpiti.
Più irenico che Lutero, non dipese da lui se il
colloquio di Marburgo si dovette chiudere senza alcuna conclusione soddisfacente. Attorno al predicatore di Zurigo si raccolsero, aderendo alla Riforma,
Basilea, S. Gallo, Glarona, Berna, Costanza, Strasburgo,
Mulhouse, guidate verso la Verità da uomini come
Ecolompadio, Haller, Capitone, Bucero eoe. Zwingli desiderava che la libertà di coscienza venisse
proclamata in tutta la confederazione. Invece i cantoni di Lucerna, Uri, Schwitz, e Unterwalden si unirono cogli Austriaci, gli antichi ed abborriti oppressori, per mantenere colla forza il culto romano.
Vari evangelici di quei cantoni furono suppliziati.
Ne nacque la guerra. Zurigo venne assalita nell’ottobre 1531 dai cantoni cattolici, mentre le veniva meno
l’appoggio dei cantoni protestanti, ondo la battaglia,
data a Cappel TU ottobre, fu una rotta completa
del partito evangelico. Zwingli, recatovisi come cappellano e senza usare armi, cadde vicino alla bandiera, esclamando : « che importa la mia morte ? essi
possono bensì uccidere il corpo ma non già lo spirito ». I fanatici vincitori ne squartarono ed arsero
il corpo.
Zwingli lasciava la saa vedova, Anna Reinhard, e
quattro figli. Ma soprattutto lasciava, stabilita su
salde basi evangeliche, la Riforma nella Svizzera tedesca, esclusi i cantoni sopraddetti. A lui, sollecito di
tutto ciò che è istruzione, educazione, morale, sono
debitrici della loro prosperità e superiorità nobili
città come Zurigo, Berna, Basilea ed altre, ove adunanze imponenti si sono fatte, or non è molto, in
onor suo e come protesta alle stolte accuse della enciclica Editae saepe. Egli fu uno dei grandi uomini
del 16* secolo, pur così fecondo in grandi caratteri.
Giovanni Jalla.
Le Solennità
' Quattro erano presso gl’israeliti le feste che costituivano il calendario sacro, e quattro le grandi solennità religiose. Le prime segnavano il giorno, la
settimana, il mese e Tanno e foirmavano un ciclo dì
cìnquant'anni : il Giubileo ; delle seconde, tre celebravansi con un pellegrinaggio al luogo ove trovavasi il Tabernacolo : la Pasqua, la Pentecoste e la
festa della Mietitura, detta più specialmente dei Tabernacoli (Eso. 23il4-17) ; la quarta era quella dei Purgamenti o delle Espiazioni (Lev. 16ill-28),
Ogni giorno — Mattina e sera, aveva luogo il sacrificio quotidiano od olocausto continuo, consistente
nella immolazione di due agnèlli su l’altare con offerta di panatica e libazione (Eso. 29^38-42; Numeri
28x1-8). Al tempo stesso, nel Santuario ardevasi il profumo, emblema dell’orazione (Eso. 3(q7-9). In quest’ora
fu che un Angelo del Signore apparve a Zaccaria,
stando in piè dal lato destro dell’altar dei profumi,
per annunziargli la nascita del Battista (Lue. li8-23).
In quest’ora fu che Pietro e Giovanni salirono al
tempio e guarirono lo zoppo che elemosinava alla
porta detta Bella (Fat. 3x1-11).
Ogni Sabato — Oltre al sacrificio quotidiano, offerivasi un olocausto speciale <Num. 28i9) e si rinnovavano i Pani di presenza (Eso. 25x30 ; 40|23). Delle
istituzioni mosaiche, questa è certamente la più importante e la più benefica inquantochè assicurava aglì uomini ed al bestiame un giorno di « riposo » per
ogni sei giorni di <■ lavoro », e dava opportunità al
popolo di sciogliersi un istante dai suoi interessi mondani per render culto a Dio (Eso. 20[9; 23x12...). Sacro era il settimo giorno della settimana, del mese e
dell’anno : le stesse grandi solennità avevano per base
il numero sette. — Rigida doveva essere l’osservanza
del riposo sabatico, fatta più rigida ancora dalla ipocrisia dei Farisei (Giov. 5x10,16). Nel Sabato leggevasi
la Legge nelle Sinagoghe (Fatti 13i27) ; e, trapassato il
« giorno di Sabato » al « giorno del Signore » i Cristiani lo continuarono ad osservare come giorno di
riposo, di culto e di offerte a scopi caritatevoli e religiosi (Fat. 20[7 ; 1 Cor. 16x2).
Ogni mese — Il novilunio (la neomenia o calende)
era annunziato col suon delle sacre trombe e celebrato con olocausti e sacrifizi di lode, con sante raunanze e lieti conviti (Num. 10[10 ; 28x11).
. Ogni settimo anno — Ricorreva l’anno sabatico (Eso.
23[10,11) ; ed ogni cinquantesimo anno. Tanno del giubileo (Lev. 25x11,28,40): le due festività aveano carattere religioso e civile ad un tempo.
La Pasqua — Fra le grandi solennità era la maggiore, detta pur Festa degli Azzimi (Eso. 12x27-43 ;
26[15), e dovea rammemorare agli Israeliti il fatto storico. dell’uscita da l’Egitto. Essa solennizzavasi dal
vespro del 14, Abib (o Nisan) al vespro del 21. tra
due sabati, durante sette giorni intieri. Il sacrifìcio
consisteva in un agnello o capretto che si doveva arrostire intiero e mangiarsi con pani azzimi ed erbe
amare — in famiglia, in fretta, in piedi, col bastone
da viaggio in mano. Questo sacrifizio apparteneva
alla, classe dei sacrifizi di lode e di rendimento dì
grazie — e nondimeno avea carattere e valore espiatorio a cagion dello spruzzamento del sangue della
vittima su gli stipiti delle case (Eso. 12. Num. 9.
Deut 16). \
Questo carattere ha conservato la Pasqua nel Cristianesiino. Gesù è « l’Agnello di Dio che toglie il
peccato del mondo » (Giov. 1]29.)S. Paolo ne elucida
il profondo significato in poche parole: « ... la nostra Pasqua, Cristo, è stato immolato per noi : perciò, facciam la festa, non con vecchio lievito nè con
lievito di malvagità e di nequizia, ma con azzimi di
sincerità e di verità » (1 Cor. 5[7, 8). La Pasqua ha
raggiunto nel Cristianesimo il suo alto significato ed
il suo pieno effetto. — Y. (Continua)
Siate allegri!
L’anima è fatta per la felicità, come il pesce è fatto
per l’acqua.
Cercate bene e voi troverete che la sete di felicità
è l’istinto supremo, eterno della nostra natura. Lavoro, lotte, pianti, canti, distrazioni... tutto ciò nell’insieme converge verso la ricerca della felicità.
Riguardiamo al mondo, ai suoi piaceri, alia sua corruzione, alle sue turpitudini... si prova tutto e ci si
accorge ben presto, che le decantate promesse, sono
soltanto delle cisterne povere di acqua, perchè screpolate, le quali contengono poca acqua o non ne contengono affatto... e l’anima resta, dopo T esperienza
snervante, più agitata che mai.
Spesso, nell’ora della tristezza, riguardiamo in Alto,
a Dio, o meglio, ai suoi rappresentanti, ai cristiani;
ma, oh! delusione scoraggiante! li vediamo come noi
pensierosi, con una cera cupa, che non ha sprazzi di
4
LA LUCE
gioia radiante, ed allora pensiamo: Ove è in essi la
gioia di Olii parla 1’ Kyangelo ? e non trovandovela,
passiamo oltre. ’
Cristiani, amici miei, secondo la parola di S. Paolo :
< Siate allegri ». Iddio ci ha dato il suo Figliuolo, in
Lui ci sappiamo perdonati, perchè non saremmo noi
felici?
Procuriamo di avere una pietà vera, sorridente, allegra, quale riflesso del Cielo su la terra, affinchè i
nostri figli, gli amici, i conoscenti, vedendo la nostra
gioia, siano obbligati di venire a Cristo, quella sorgente ove l’anima trova sempre pace e gioia per lo
Spirito.
(Vers la Paix di H. Souliè).
Tito Celli.
Guai a ME!..
« Guai a me, se non evangelizzo ! » esclama l’Apostolo nella sua prima ai Corinti, capo IX, versetto 17.
— 1) É questo un grido della coscienza morale, cioè
un grido del dovere. Evangelizzare è un dovere. —
2) È un dovere piacevole. < Evangelizzare » cioè annunziare una buona novella, recare un lieto messaggio: la buona novella, il lieto messaggio della salvezza, possibile in Cristo, gratuita, immediata, consistente nel perdono e nella rigénerazione : Dio vuol
cancellare il passato, Dio vuole render santo e bello
e giocondo l’avvenire ! — 3) Evangelizzare è un dovere
urgente. Credete voi che in Italia (per non alludere
che ad essa sola) la salvezza sia nota, sia sentita, ottenuta ? Non si ha nemmeno un senso un poco profondo del peccato ! — 4) Evangelizzare è un dovere
generale; voglio dire: dì tutti i cristiani che siano
sinceramente tali. Obietterete : « Quel grido erompeva
dal petto d’un apostolo : ma noi non siamo apostoli ».
Sbagliate. Saulo da Tarso (dipoi S. Paolo) non era apostolo; era semplicemente un peccatore come noi;
e, perchè sentiva nella sua coscienza il . Guai a me ! »
si fece apostolo. E così noi : tutti (uomini, donne, bambini) dobbiamo farci apostoli, se è vero che siamo salvati, se è vero che conosciamo una buona novella, se
è vero che i cristiani non abbiano da essere... egoisti.
Luisa Cavalle
La morte di Luisa Cavalié, avvenuta la sera del 7
luglio getta nel più profondo lutto la Comunità Evangelica di Bergamo, come poco più di due mesi
prima, quella dì sua sorella Costanza Baer recò un
colpo altrettanto doloroso alla Chiesa di Verona.
Nella costernazione che ci assale a tante ripetute
sciagure toccate a persone eccezionalmente benemerite
e benvolute, saremmo quasi tentati di chiederci il
perchè delle vie del Signore! Come mai, dopo inaudite sofferenze. Egli strappa a noi un’amica incomparabile, ancora nel pieno vigore della sua bella attività per il bene, ed alle nipoti accasciate dal dolore, una zia adorata che avrebbe, con infinita tenerezza potuto surrogare la madre perduta?
Ma la risposta ch’Ella avrebbe fatta alle nostre angosciose obbiezioni, non è dubbia. Ci avrebbe confortati indicandoci fiduciosa le parole di Gesù : « Tu
non sai ora ciò ch’io fo, ma lo saprai appresso ? »
E noi pieghiamo il capo piangendo, rinfrancate però
nella certezz^ che l’amica nostra > fedele sino alla
morte, possiede ora la corona della vita ».
Di Lei — la cara « Gigia » — che ci lasciò, che
cosa potremmo dire in un breve necrologio?
Il nostro Pastore, Sig. T. H. Gay, ben si appose
paragonando la sua fede a quella di Maria, sorella
di Lazzaro, ed applicando a Lei, come furono applicate alla Sig. Baer le parole di Gesù: . Maria ha scelta
la parte migliore, la quale non le verrà tolta ».' t^
Noi, ricordando le sue molteplici opere d’amore,
ricorriamo col pensiero alla buona Tabita, di cui le
vedove piangenti mostrarono a Pietro il lavoro uscito
da quelle mani instancabili... Pensando alla sua inconsapevole e dolcissima modestia ci ricordiamo di
Lidia che : • Serviva Dio e stava ad ascoltare »... E
raffigurandocela in quella sua caratteristica amabilità — perfetta sempre ed inalterabile — ci sentiamo
spìnti ad applicare a Lei tutto intiero e senza restrizioni il concetto sublime della carità — tramandatoci da S. Paolo : » Non cerca le cose sue proprie,
non s’inasprisce — scusa ogni cosa, crede ogni cosa,
spera ogni cosa, sopporta ogni cosa ».
La cara signora Luisa Cavalié, discendente da quella
eroica schiera di < Gevenols > che pagarono col loro
sangue il diritto di credere nell’Evangelo di Cristo,
aveva in sè la tempra de’ suoi antenati — e si può
aggiungere anche la tempra dei martiri — se una
singolare forza d’animo nelle prove morali — ed una
serenità raggiante in mezzo agli atroci dolori di
quest’ultima malattìa, possono dare la misura di un
carattere cristiano.
Ella, fu veramente quella < lampada ardente e lucente » e noi per un tempo gioimmo della sua luce.
— Oh! come ci sentiremmo all’oscuro se il riUesso di.
quella luce non continuasse ancora ad illuminare ili
nostro cammino ! i
Anche il funerale al quale prese parte uno stuolo
sterminato di parenti amici e conoscenze d’ogni ceto
e d’ogni età — fu un’imponente dimostrazione di
simpatia. Il nostro buon Sig. Gay disse una commovente preghiera davanti alla bara, prima dì lasciare
la casa — indi in Chiesa davanti un uditorio numeroso e attento, parlò con accento ispirato della
fede della cara estinta, traendone, colle argomentazioni più chiare e più logiche, le consolazioni pratiche di cui tutti sentivano il bisogno.
Ed ora ci sia permesso di unirci a tutti coloro che
piangono la dipartita di Luisa Cavalié, non solo per
ringraziare il Signore d’avercela data — ma eziandio d’avercela tolta — accogliendola nella sua gloria.
Te. Ci.
Bergamo, 10 luglio 1910.
Le più vive condoglianze dal profondo , del cuore.
La Direzione della c Luce ».
VÀLLI VA.LDESI
S. Giovanni — Ecco il programma delle radunanze
estive che si terranno nello storico tempio del Ciabas,
ogni domenica alle 16. Tra parentesi poniamo il nome
degli oratori. Luglio 17 (T. Gay) ; 24 (Q. A. Tron) ; 31
(A. Jahier). -— Agosto 7 (T. Gay); 14 (C. A. Tron); 21
(A. Balmas) ; 28 (A. Jahier). — Settembre 4 (C. A. Tron);
11 (T. Gay); 18 (A. Jahier); 25 (T. Gay).
— Domenica 3 luglio, al Ciabas ebbe luogo la distribuzione dei premi agli alunni studiosi delle S.
Scritture. Ci dispiace di non aver spazio per pubblicare i nomi dei molti premiati ; a cui mandiamo le
nostre cordiali congratulazioni.
Angrogna. — Nella votazione avutasi domenica, 3
corrente, fu eletto a pastore il sig. Eugenio Revel di
Pramollo.
Villar Penice. — li sig. Giorgio Tron, figlio del pastore del Villar, ha con splendido successo ottenuta la
laurea di medico chirurgo presso l'università di Torino. Vive congratulazioni I
Pomaretto. — Le Unioni cristiane di Val Perosa e
di Val S. Martino, rappresentate da 60 signorine, ebbero una bella festa religiosa a Pomaretto, domenica
26 giugno.
— Un Gomitato, costituito dei signori cav. uff. Enrico Coucourde (Pomaretto), prof. avv. Davide Jahier
(Torre Pellice), avv. Giovanni Peyrot (Perrero), assessore Francesco Fraschia (Luserna S. Giovanni) e cav. Stefano Balmas, propugnai a fondazione di una società, a
somiglianza di quella già fondatasi nella Valle d’Aosta,
per « la tutela del francese » nelle Valli pinerolesi, fin
qua bilingui. Inviare adesione accompagnata da una
lira ai colonnello Balmas, S. Germano Chisone, od a
qualche altro membro del Comitato.
Valdesi d’A.merica
Nell’ultimo numero della Union Vaidense, il pastore B. A. Pons pubblica un suo bell’articolo apologetico in risposta a un ex credente, che aveva propugnato coi soliti argomenti l’ateismo nelle colonne
del periodico la Razón; la quale Rasón... naturalmente non volle ospitare la risposta del nostro caro
e bravo amico.
— I nostri fratelli delle colonie sud-americane potranno in parte avvantaggiarsi mercè della strada
ferrata « panamericana », che dovrà allacciare l’Argentina al Brasile, il Brasile agli Stati Uniti.
17)
orale scoja religione
La Spezia, periodico settimanale che vede la luce nella città omonima, aveva i giorni scorsi un lungo articolo in cui si andava esaltando la morale indipendente,
come si suol chiamarla, la morale cioè separata da la
religione. Vi abbiam trovato i soliti stravecchi e falsi
argomenti. — Ci sono atei morali, ci sono credenti immorali. Ma chi ha mai negato questo? e che se ne
può cavare ? — Credente immorale significa ipocrita.
Chi ha mai negato che in questo mondo siano ipocriti? — Ateo morale!... Bisogna intendersi e spiegarsi.
Che intendete per « morale P » Chi è morale ? Chi non
ruba, non ammazza, ecc ? Noi ci facciamo un concetto
ben diverso e più profondo. In Italia generalmente
si fa consistere il peccato in qualche cosa di esteriore.
Dato questo concetto, facilissimo esser proclamati morali. Fatevi un concetto più esatto del peccato, e non
avrete più voglia di esaltare la vostra moralità. Aggiungasi che anche l’ateo è uomo, e che in conseguenza
anche l’ateo ha una coscienza morale. Ecco come si
spiega la sua moralità relativa; senza contare l’ambiente forse moralmente sano in cui è cresciuto. L’ateo, obbedendo alla propria coscienza morale, obbedisce a Dio: è religioso senza volerlo e senza saperlo.
Togliete Dio, avrete anche tolta l’obbligazione morale.
Tolta che abbiate l’obbligazione morale, avrete soppressa la morale. Quindi : senza Dio non c’è morale.
Bollettino Omiletico
É uscito il N. 3 (maggio-giugno 1910) ; ed ecoone il
sommario : * La parola di Dio nella vita dei credenti.
— Egli non triterà la canna rotta e non ìspegnerà
il lucignolo fumante. — Ascoltare per crescere. —
La guarigione del lebbroso. — Siate riconoscenti. —
Tre domande ossia tre gradini nella via della salvezza.
— Non giudicate. — La nuova creatura. — Meglio
un giorno nei tuoi cortili... —ìja pazzia dei peccatori ».
Un buono ma strano consiglio cattolico
La Buona Parola, giornaletto quindicinale di Rieti,
in uno de’ suoi numeri recenti, dopo aver riferite le
parole di Guglielmo II intorno alla Bibbia, scrive :
« Quanti invece della Bibbia tengono vicino al lètto
il romanzo passionale, il romanzo verista, da cui attingono un veleno sottile, che uccide sempre l’anima
e spesso il corpo ! Se al romanzo venisse sostituita la
Bibbia quante belle azioni di più ci narrerebbero i
giornali, quanta cronaca del male verrebbe a scomparire da essi ! »
Il consiglio è buono, anzi ottimo ; ma strano, perchè fino a ieri i Papi vietarono più o meno apertamente la lettura della Bibbia ; tauto vero che neppur
oggi la si trova nelle famiglie cattoliche che non l’abbiano acquistata dai... protestanti.
6ronachetta Romana
Con vivo piacere apprèndiamo che il sogno sì a
lungo accarezzato da questa nostra congregazione di
Roma si è finalmente convertito in realtà : la così
detta c autonomia » è ormai cosa compiuta. Cordiali
congratulazioni al pastore, signor Ernesto Comba, al
Consiglio e alla Chiesa tutta.
— Simpaticamente e con esattezza maggiore che non
sian soliti di fare i fogli quotidiani, il Giornale d’Italia riferiva nel numero deH’ll corrente circa alla
cerimonia religiosa nelle recenti nozze generale Cessato e sìg.ra Siemens, avvenuta in forma privata nel
tempio nostro di Via Nazionale in Roma, la sera del
10. Ci è caro osservare come il Giornale d’Italia
abbia riprodotto con molta precisione la domanda
che il Pastore suol rivolgere a ciascuno degli sposi :
« Può Ella dichiarare qui innanzi a Dio, ècc. » ; come
pure la formula: * Ciò che Dio ha congiunto, l’uomo
non lo separi » che — come i nostri Lettori sanno —
altro non è che la riproduzione di parole di Gesù.
E il Giornale d'Italia aggiungeva anche alcune
frasi veramente gentili intorno al pastore officiante
signor Arturo Muston, presidente del Comitato.
— (X) La sera del 29 giugno, nella vasta palestra della
Associazione della Gioventù, ebbe luogo la consueta
festa « Pro Biblioteca », resa quest’anno più attraente
da una interessante conferenza su la poetessa Vittoria Aganoor, tenuta dal giovane oratore Antonio
Giusquiano, già conosciuto anche come autore dì
vari studi letterari.
La festa fu inoltre allietata da uno scelto programma musicale eseguito con simpatica valentia dalle
gentili Sig.ra L. Magni Baroschi, Sig.na C. Fiore, M.
Fedeli e dal cortese Avv. G. Ubertoni. Agl’ intervenuti furono offerti tè e fiori.
Contro la stampa Immonda
La nota circolare del Governo italiano ha già recato i primi suoi frutti. A Roma, a Torino, ad Arezzo,
ad Ascoli e a Macerata, gli agenti di P. S. hanno sequestrato produzioni della stampa immonda. Gli spacciatori di esse sono stati o saranno condannati. Benissimo, ma non basta. Bisogna snidarli tutti questi
vili mercanti di corruzione ; e a tal fine dobbiamo
concorrere tutti. Denunziate ai Prefetti i chioschi, i
librai, i venditori di libri vecchi specialmente, che
voi abbiate scoperti in flagrante delitto. Le vostre
denunzie saranno, certo, tenute in considerazione.
Tutti all’opera dunque, per questa causa veramente
santa 1
La tassa d’esercizio ai sacerdoti
Certi comuni anticlericali — dice il Corriere — e
anche non anticlericali, soggiungiamo noi, impongono
ai ministri di culto la tassa d’esercizio, consideran
doiì come professionisti qualunque. I preti di Marino,
che ne furono colpiti, ricorsero alla Giunta provinciale, e ottennero l’intento. Il Corriere se ne compiace.
Noi, niente affatto; perchè, se le messe talora si dicono gratuitamente, non è men vero per questo che
il sacerdote vive dell’esercizio del suo sacerdozio : se
dunque dei poveri padri dì famiglia carichi di figlioli pagano la tassa d’esercizio, e perchè non dovrébbero pagarla i celibi ministri del culto cattolico
romano ?
li secondo stmeslFe LUCE (1* lug-II die.)
non costa che una lira.
5
LA LUCE
Corriere ^/cw/o
Catania. — Il Corriere di Catania del 7 corrente
pubblicava un bell’artioolo di Ugo Janni in risposta
a G. Perticone ; il quale aveva scritto in quel medesimo giornale su « scienza e dogma ». Lo stringente
scritto del Janni porta per titolo : * Dio e scienza ».
É preceduto da una breve introduzione o presentazione, che apprendiamo essere del nostro pastore locale sig. G. Fasulo.
OLTRTLTflL^ E I n/lRI ^
Svizzera
Lugano. — Nell’ultimo numero del Coenobium abbiam letto con vivo piacere due stringenti risposte
allo scritto dell’abate modernista Loisy sul tema
« Gesù 0 Cristo P », dovute al pastore Ugo Janni di
Sanremo ed al dottor Enrico Bosio professore di ese
gesi greca ed ebraica alla nostra Facoltà teologica di
Firenze.
Ginevra. — Sta per esser pubblicato il « Volume
del Giubileo *; il quale conterrà un cenno su le feste centenarie di Giovanni Calvino, celebratesi l’anno
scorso in Ginevra, tutti i discorsi pronunziativi dai
delegati delle varie Chiese, le adesioni ricevute e altri documenti ancora. Per avere il volume per soli
franchi 3,75, inscriversi prima del 20 luglio, presso il
pastore Guillot, Cité 20, Ginevra. Dopo questa data,
il volume non si potrà avere che per franchi 5.
Sainte-Croix. — Da l’8 aU’ll ottobre, la solita annua conferenza di studenti cristiani della Svizzera
romanda. Vi parleranno, tra altri, il prof. C. Porret
di Losanna, l’illustre psicologo Flournoy di Gine
vra, Raoul Hoffmann, baccelliere in teologia e laureando in medicina, il padre Giacinto Loyson, il
prof. Luciano Gautier.
Finlandia
Non ostante i sacri impegni assunti, la Russia semibarbara mira sempre di più a incorporarsi il granducato di Finlandia (paese assai più avanzato della
Russia) convertendolo in una specie di Polonia.
Canadá
La clericaie Aurore di Montreal ha spacciato a’suoi
lettori la storiella che Edoardo VII sarebbe morto
nella religione cattolica! La creda chi può.
Stati Uniti
Berwick. — (X) In questa colonia, abbiamo parecchi valdesi della chiesa di Grotte (Sicilia). Il Pastore
Sig. Arturo D’Albergo fu temprato per l’opera del
Signore dal Dottor G. Banchetti a Pachino. Il più
anziano della chiesa è il Sig. Paolo Lumia da Racalmuto, frutto anche lui dell’attività cristiana del
Sig. Banchetti.
Scarsità di preti e loro miseria in Francia
Mancano i preti ini Francia. Lo dice il clericale
Univers ; « Dopo la delittuosa (!) separazione della
Chiesa da lo Stato, il numero dei chierici, fin nelle
regioni in cui la fede è viva (come la Brettagna e
r Alvernia) è purtroppo diminuito. Tra breve molte
diocesi avran carestia di preti. In certe diocesi, c’è
fin d’ora. Che sarà delle parrocchie senza sacerdoti e
senza messa ? »
I vescovi si sfiatano a chieder danaro per il culto^
ma è un parlar al vento. I parroci — dice il Semeur
Vaudois — sono in miseria. L’ arcivescovo d’Albi ha
levato ai suoi preti il 12 per cento su la già magra
paga. Il vescovo di Mans riduce, per economia, il numero delle parrocchie. Molti vecchi parroci piangono
e soffrono in silenzio.
fUonsignor Uilatte fa riparlar òl sè
Sui declivio della « Butte Montmartre » a Parigi, è
risorta la chiesa del dissidente arcivescovo Viiatte;
«he comprende un centinaio di aderenti, e che ha rinunziato al papa, al celibato dei preti, alla confessione obbligatoria e serbato la dottrina della transustanziazione, il culto della Vergine, il purgatorio, il
latino nel culto, l’abito talare per i suoi sacerdoti.
Alla prima cerimonia, un po’ di chiasso ; qualche cattolico ha gridato: « Viva Pio X ». Nessun disordine
tuttavia. La chiesa di monsignor Viiatte s’intitola
< chiesa cattolica apostolica francese >. Ahimè, neppur
essa è prettamente apostolica I
La ‘‘ fraternità t, parigina
Trecento persone (specialmente giovani) assistettero
il 26 giugno scorso in una sala annessa al tempio dell’Ascensione in Parigi alla cerimonia inaugurale di
una € Fraternità >, che vuol essere un’associazione simile a quelle inglesi che portano questo stesso nome
« di cui la Luce ha già intrattenuto i Lettori in oc
casione delle radunanze di Lilla. Il deputato Réveillaud esortò i giovani alla purezza ; il pastore Kirsch
li esortò alla bontà, all’abnegazione ; il pastore Gonnelle descrisse ciò che le < Fraternità » inglesi fanno
per evangelizzare l’operaio ; il pastore Schaffner espose il programma di questa nascente « Fraternità »
parigina, riassumendolo in due frasi : « Amatevi gli
uni gli altri ; aiutatevi l’un l’altro » e soggiunse : Col
Cristo, per mezzo del Cristo e pel Cristo : ecco il nostro motto.
Serafina Pajaud e Ja sua ombra
La « cittadina » Serafina Pajaud percorre una regione della Francia, a ripetere una sua conferenza antireligiosa e rivoluzionaria, intitolata: « Dio, la Chiesa
e la Repubblica sociale •. L’ha già tenuta a Breuillet, a Mornac, a Etaules, a Chaillevette. Se non che,
il bravo pastore evangelico Tarin la segue com’ombra,
e prende la parola in contraddittoria e tiene a sua
volta una conferenza in altre sale sul tema : * Dio e
le scienze ». Pare che la Serafina sia, tra l’altro, anche parecchio... ignorantina.
L’evangelizzazione per mezzo di vaporetti
Il pastore S. Delattre dà neWEvangéliste buone notizie circa all’ evangelizzazione che si fa in una sala
galleggiante, vogliam dire sul vaporetto « La buona
Novella », che, come sappiamo, percorre i fiumi di
Francia. Il vaporetto al momento delle radunanze, si
empie di uditori. — Una donna diceva al signor Delattre : « Andiamo a messa non per piacere a Dio ma
ai vicini : in realtà siamo senza religione ». — E quei
poveri cattolici romani senza religione ascoltano, ascoltano avidamente la buona novella della salvezza annunziata loro dai missionari cristiani evangelici. —
Un uomo diceva al Delattre: * Quel che ci andate
predicando ci rende, volere o no, migliori. Anche a
non pensarci, le vostre parole ci scuotono giorno e
notte ». E aggiungeva: « Sapete voi che i beoni cominciano a rimproverar sè stessi e a ber meno? » —
Quasi dovunque, grande attenzione e grande rispetto.
— Dei convertiti, nel vero senso della parola, a Roanne,
città di 30 mila abitanti. Una famiglia che viveva nell’incredulità si raccoglie adesso ogni giorno per leggere il Vangelo e per pregare. Una persona ch’era su
l’orlo della disperazione ha incominciato, mercè della
potenza dello Spirito di Dio, una vita nuova, C’è chi
fa sino a 16 chilometri, per andare al vaporetto a sentire una parola'evangelica. Durante l’inverno si sono
venduti (non regalati) 800 Nuovi Testamenti e migliaia
d’opuscoli e 67 famiglie si sono abbonate all’ottimo periodico • l’Ami ». Il paese è stato inondato di foglietti
volanti che recano qualche buona parola. — Dunque»
in Francia Dio benedice gli sforzi dei suoi sinceri
figlioli.
VORREI^EI^L’ALI !
Chi non ha gittato questo grido, in un qualche momento o di tristezza o di speranza o d’amore? Chi
non ha provato il bisogno di sollevarsi a volo su le
miserie della terra, per avvicinarsi a Dio ? Tu, o Dio,
sei il rifugio nel dolore, la forza nella debolezza, l’amore nell’abbandono ! Dell’ali vorrei ! Il cuor mio
brama ascendere ! Il dovere è un peso ; devo ascendere con questo peso; ma voglio ascendere per ritemprare la mia energia, la mia volontà, lassù presso di
te, o mio Dio ! (Una giovane nel periodico il Chrétien)
FFFt IL, FROLFTJLFtIO
La Germania ha fatto costruire 341 nuovi villaggi
nelle province polacche. Il terreno acquistato a tal
5 uopo (335 mila ettari, per 306 milioni di marchi) è
stato rivenduto in piccoli appezzamenti a 14 mila famiglie di contadini tedeschi, li governo prussiano conquista terreno coltivabile strappandolo per mezzo di
dighe al mare del Nord. Il governo olandese si propone di prosciugare il golfo di Zuidersée, dopo aver
trasformato il mare di Harlem in terreno arabile.
(Dal Chrétien).
Ha Gesù istitaito il papato?
Il prof. Schnitzer, della facoltà teologica (cattolica
romana) di Monaco — per le sue tendenze moderniste
sospeso dal Papa, e posto dal governo bavarese in
aspettativa — ha testé pubblicato un opùscolo con
questo titolo : « Ha Gesù istituito il papato ? » Egli
nega l’autenticità del passo Matteo 16, 17, e nega che
Gesù ahpbla istituito il papato. In Vaticano si prepareranno, certo, nuovi fulmini contro l’audace professore.
“ Splendida occasione • sale Onken, illustrata.
941 bellissime dispense nuove per 671 lire invece di
lire 941. Rivolgersi al direttore della Luce ».
I conventi nel Belgio
Secondo Paix et Liberti, l’arcivescovo di Malines
avrebbe pubblicato una statistica, da la quale emergerebbero i dati che seguono. — 1) I conventi del
Belgio, nel 1880, erano 1500; nel 1900, 3000. — 2) Nel
1880 i frati e le monache erano 25000 ; nel 1900, 45000. —
3) Di poi affluirono nel Belgio le religiose e i religiosi espulsi di Francia ; sì che oggi i conventi del
Belgio ospitano 60000 persone.
Sessantamila parasiti, che mangiano e bevono senza
un pensiero al mondo !
I liberali ZJtircbi e persiani
A detta della Revue de géographie et statistique, i
giovani Turchi e i Persiani « parlamentari » sarebbero animati da lo spirito di una setta speciale — la
setta dei Babisti — la quale rappresenterebbe in grembo al maomettismo un importante movimento di Riforma religiosa. Il fondatore Mirza Ali Maometto, scienziato, oratore, poeta, e poi ii successore di lui, Beha,
disgustati del maomettismo, combatterono la corruzione che s’ annidava alla Mecca, la schiavitù e, fino
ad un certo punto, la poligamia. La setta ebbe i suoi
martiri gloriosi. Il suo nome (setta dei Babisti) deriva da Bab (porta del cielo) che è il nome con cui
fu chiamato il libro di Mirza Alì.
Leg^ei)do z annotando
La Libreria Editrice Romana ha ora incominciato
una nuova collezione di volumetti intitolata * Uomini
e tempi » diretta da Guglielmo Quadrotta. Il primo
dei due volumi usciti ora riguarda la famosa * Lettera confidenziale ad un professore d’Antropologia »,
del Tyrrel, con prefazione di G. A. Borgese, ritratto,
autografo, bibliografia (pagine 60, L. 0,50).
Avevamo già letto, anni sono, a Roma, questo celebre opuscolo dell’ex-gesuita, quando ne circolavano
poche copie segretamente, per mezzo del Padre Loysou.
Ma l’abbiamo riletto ora volentieri, poiché ne riconosciamo tutta l’importanza per conoscere le tesi del modernismo circa il valore dei dogmi, dei riti nel cattolicismo.
I! Tyrrel, ad un professore di antropologia travagliato
dal dubbio e turbato nello spirito di fronte alle obbiezioni che sente drizzarsi contro il cattolicismo, cerca
di portare un po’ di calma col dimostrare che tali obbiezioni sono piuttosto contro la rappresentazione e
l’àpologìà teologica del cattolicismo, anziché contro il
cattolicismo medesimo. E l’ex-gesuita, pur ammettendo,
per mera ipotesi, che nella mente del professore di
antropologia, la costruzione dogmatica del cattolicismo
rovini da ogni parte senza rimedio, non crede che
egli debba uscire dalla Chiesa cattolica, perchè il cattolicismo è prima di tutto e sopratutto vita, perchè
la Chiesa è un organismo del quale noi siamo le cellule viventi, perchè la teologia non è che uno sforzo
tentato da questa misteriosa vita per comprendere e
formulare sè stessa, e sopratutto perchè gli scismi
nuocciono, e il cattolicismo conduce al più rigoglioso
e largo fiorire della cristianità.
Non esitiamo a riconoscere che la parte migliore e
più persuasiva deH’opusoolo è quella relativa alla fede.
Qui si sente vibrare tutta l’intensità del fervore religioso di un’anima credente. Il Tyrrel ragiona quasi
come i teologi fideisti, perchè è fatta la distinzione
necessaria tra la fede € presa nel senso etico ed evangelico » e la c fede « presa nel senso di ortodossia teologica o di adesione a un sistema di dogmi ». li Tyrrei scrive : « Certo la fede è la radice stessa e l’ispiratrice onnipresente di questa vita ; però una tal fede
non è quella che unicamente consiste nell' accettare
gl’insegnamenti dell’autorità, la quale ha pure i suoi
vantaggi ; non è una fede di puro assenso alle asserzioni storiche e metafisiche di tale teologia che reclama per sè una infallibilità miracolosa. Dove vediamo noi che Cristo abbia insistito sulla necessità
spirituale o sul vantaggio di credenze che fanno intoppo o violenza all’intelletto dei suoi uditori ? Egli
si limitò a riprenderli per la mancanza di quella intelligenza più profonda che viene da una disposizione
morale e che è affine, se non identica, alla fede. Poiché
Fede è sostanza di cose sperate
Ed argomento delle non parventi
(pagina 39).
Che dire, infine, della prefazione del Borgese ? È
certamente interessante e succosa, ma ahimè! vi si
scorge pure l’antipatia pel protestantesimo, la quale
è tale che spinge il noto letterato a formulare su di
esso un giudizio affatto appassionato, «’, pertanto, ingiusto. Secondo il Borgese, le varie confessioni protestanti sono esaurite nello spirito, lacerate da misere
lotte intestine, incapaci di decidersi fra una gretta e
immutabile adesione alla Bibbia e le anarchiche con-»
seguenze cui portava il libero éiatiie, mentre la Chiesa
6
cattolica, sebbene anch’essa inaridita nel cuore e soffocata in un carcere di dure formule e di dogmi divenuti incomprensìbili, è ancora straricca di inaudite
possibilità di adattamento e di progresso. — Così si
scrive la storia !
Hnrieo CDeynlei*.
IN
I Presupposti Filosofici della Nozione del diritto,
del prof. Giorgio del Vecchio, Bologna — Ditta Nicola Zanichelli.
Nella Prefazione l’A. espone le ragioni per le quali
la Filosofia del diritto è in crisi, il che non vuol
già dire che l’esistenza della Filosofia sia in pericolo,
perchè la sua vita è naturalmente tutta una crisi ;
ma è una crisi necessaria ed altissima, ove si specchia l’inesausta attività dello spirito e la perpetua
sua brama dell’unità. E perciò la storia della Filosofia del diritto è indissolubilmente connessa con
quella dei più gravi rivolgimenti che vennero a modificare le condizioni della vita dei popoli. Premesso
ciò, 1 A. si pone i quesiti : E’ possibile una determinazione obiettiva (ossia universalmente valevole) di
ciò che è diritto? E, se è possibile, quali ne sono le
condizioni metodiche, cioè come è cosa possibile?
A tali quesiti intende rispondere l’A. con questo
volume. E si può dire che l’intento è pienamente
raggiunto. Non possiamo per l’indole del giornale ad
dentrarci nell’esame particolareggiato dell’argomentazione e della dimostrazione. Basii il dire che l’egregio prof, dimostra ancora qui una piena e perfetta
padronanza della materia di cui si tratta.
E. M.
II Sentimento giuridico, del prof- Giorgio del Vecchio — Editori fratelli Bocca.
li A., determinato il vario concetto che attraverso
i tempi del senso del giusto ebbero i filosofi appartenenti alle diverse scuole da Aristotile e Socrate
fino allo Spencer, dimostra che l’origine e la natura
della coscienza del giusto è essenzialmente un problema d'ordine metafisico. Il sentimento del giusto
è così definito: « E’ un dato primario e normale
della coscienza etica, un elemento o un aspetto di
questa ; e la sua natura è affettiva e al tempo stesso
ideologica, in quanto che alla forza dell’animo, che
sente alcunché giusto o ingiusto, necessariamente
presiede, espresso o latente, l’intuito teoretico di un
criterio >. In seguito l’A. esaminando le funzioni
specifiche di tale stato, determina il posto che ad esso
spetta nella teoria del diritto.
Anche in questo Saggio si ammira la vasta cultura dell’egregio professore di Filosofia del diritto
nell’Università di Messina. E. M.
Novelle orientali
Dette in uno stile nervoso e conciso e piene di sapore esotico sono queste novelle in cui Giorgio Bartoli ci presenta in iscorcio tradizioni, costumi, leggende, credenze dell’India, misteriosa ancora per tanti
riguardi e che esercita un fascino così potente sulle
menti occidentali : tant’è vero che le sue dottrine
teosofiche e buddistiche trovano anche fra noi i loro
seguaci.
E non è questo il solo punto di avvicinamento.
Quelle superstizioni e malie, quei pellegrinaggi a santuari famosi e rivali (anche se le ossa del santo son
quelle di un ciuco), quelle furberie di sacerdoti e quel
fanatismo di plebi abbrutite che il Bartoli ci descrive,
hanno una strana rassomiglianza con quanto avviene
in mezzo a noi ; mutate i nomi, e vi parrà di essere
in Italia. A che prò, io mi domando, portare a quelle
genti superstizioni che hanno diversa soltanto 1’ etichetta ?
Codeste novelle non pretendono rivaleggiare con
quelle famose di Rudyard Kipling e sono dì un genere affatto diverso; ma si leggono con interesse e
diletto, tutto d’ un fiato, come ho fatto io... quando
quel fiato ho potuto trarre.
A proposito, perchè « Orientali ? > Non era meglio
« Indiane ? » Sarebbe più preciso e l’aggettivo non darebbe adito all’equivoco.
Chi vuole trascorrere piacevolmente un’ ora in un
paese così lontano dal nostro e così interessante, sotto
una guida esperta, si procuri le « Novelle Orientali ».
E. R.
M 0 © D
Scarpaiofo.
Dwight Moody, quasi disperato, risolvette finalmente di rivolgersi agli zii. Li supplicò d’accettarlo
come commesso ; ed essi finirono con Faccettarlo, ma
dopo aver stabilito col giovine dei patti chiari e infrangibili. Dwight dovè promettere : di mettersi a
dozzina presso la famiglia che gli zii stessi gli avrebbero indicata ; di intervenire alle lezioni della scuola
domenicale e alle radunanze dì culto in una data chiesa
ove predicava l’eloquente e ferventissimo pastore Kirk’
la quale era appunto la chiesa frequentata dagli zii ;
di non darsi mai nè al gioco nè aH’ubbriachezza..
Ed eccolo finalmente presso gli zii puritani, a vender
scarpe e a sognar ricchezza. Egli era sempre il contadinotto di Nortbfield tagliato con l’accetta; ma come
nesciva a cavarsela per benino ! sembrava nato fatto
per essere negoziante !
Le faccende commerciali non gl’impedivano d’infiammarsi per tutto ciò che s'agitasse in città, e specialmente per il gran problema dell’abolizione della
schiavità, che in quel tempo, nella Nuova Inghilterra,,
eccitava più che mai gli animi : si tenevano comizi a
Boston ; e a questi comizi Dwight Moody non mancava mai. Un giorno, il popolo prese d'assalto il palazzo di giustizia, per liberare lo schiavo Antony Burns
^e vi era stato imprigionato; e tra la folla era anche
Dwight Moody, e chi sa che anche lui non abbia concorso a sfondar la porta a colpi di enormi pali di
quercia, finché, sopraggiunto l’esercito, gli assalitori
non dovettero ripiegare in ritirata. Il nostro eroe provava_ dunque nobili entusiasmi per le grandi cause •
ma, in fatto di religione, era freddo assai, e ai culti
nel tempio di Monte Vernon, se ne stava seduto nel1 angolo piu oscuro e vi schiaechiava placidi sonnellini’^che qualche volta duravano per un’ora buona
1 caldi e commoventi sermoni del pio e zelantissimopastore Kirk^ non lo scuotevano e gli conciliavano jl
rimanente del culto. Leggeva bensì ] n
Bibbia, in casa, a tempi avanzati; ne leggeva più c apitoli per giorno col sentimento di chi intenda compire un dovere ; ma (lo dice egli stesso) se due ore
dopo qualcuno gli avesse domandato che cosa avesse
letto, non avrebbe saputo rispondere. « Mi rammento »
egli dice < che in quel tempo la S. Scrittura mi riesci va il libro più arido e più oscuro dell’universo ».
Lo leggeva per abitudine e senza riceverne nessuna
salutare impressione; tanto vero che, non ostante la
vita in comune con gli zii puritani, continuava ad
esser discretamente rozzo e qualche volta gli scappavan di bocca le solite bestemmie. Il che prova che il
legger le S. Scritture distrattamente e senza una ferma
mtenzione di divenir migliore, a ben poco serve.
Dwight Moody non era altro allora che un cristiano
di nome, come ce ne sono a migliaia ; il quale traeva
«una meschina vita senza scopo », tutto assorto nel1 « amore di sè medesimo ». Era una specie di libero
pensatore, più che altro; e di Gesù Cristo faceva « un
grand’ uomo » da mettersi a paro con « Mosè o con
Giuseppe o con Abramo »; e tutt’al più lo stimava
« come il migliore di coloro che vissero qua giù » ;
ma si fermava lì, e non ci capiva un bel nulla nel
gran fatto della salvazione.
Una forte scossa però non doveva tardare a to
glierlo un poco da questo suo torpore spirituale.
Ij prof. a. Clot
ti alla Luce.
(86, Romeyn St., Rochester N.
Y., America) riceve abbonamen
Domenico Giocoli, gerente responsabile
Tipografìa dell’Istituto Gould, Via Marghera 2, Roma
AupI Sacra Famcs
(La. tormentosa fame dell’oro).
Propr.o allora, quando ella, la pia credente, faceva
del suo meglio per ridurre il marito a penitenza, a
pentirsi dei suoi delitti, a restituire pienamente il mal
tolto, a non presentarsi a Dio colle mani vuote di ogni
opera buona e cariche solamente di peccati e di misfatti. È vero: qualche cosa ella aveva da luì ottenuto
L’avaro giudeo si era ridotto a pregare i suoi fi
gliuoli ad aiutare quattro famiglie più da lui deru
bate : ma a mutare il testamento, a dare ordini peren
torii, a stabilire la somma da restituire, non fu nulla
Ed ora egli era morto. Dove si trovava egli mai in
quell’istante? Forse che a lei non caleva dell’anima
di suo marito? Ah! egli un giorno l’aveva amata,ed
ella aveva corrisposto al suo amore. Poi un’altra passione occupò il cuore di suo marito, la passione dell’oro, del lucro, dell’interesse, passione terribile, tiranna, fatale, che lo aveva reso crudele ed omicida
verso il suo prossimo, duro, sgarbato e cattivo verso
di lei, e tiranno verso i suoi figliuoli. Ora egli era
morto, era precipitato nello Seheol, nella fossa misteriosa della morte, donde ninno è mai ritornato indietro, donde ninno si è mai salvato. Il suo Giuseppe
aveva commesso molti delitti. Oh ! che sarebbe del
meschino, se fosse allora in preda a quel fuoco divoratore di cui parla il profeta Isaia al capo trentesimo
terzo P Se egli abitasse fra gli ardori sempiterni del
fuoco dell’inferno ? Se fosse stato dato in preda al
verme roditore, che non muore mai e al fuoco inestinguibile di cui parla lo stesso profeta al capo sessantesimo sesto?
III.
Il COarchese Pc Paoli.
Passarono i primi sette giorni dal funerale, giorni
di lutto stretto pei giudei, ai quali, giusta l’uso, è
proibito severamente di fare o ricevere visite.
All ottavo giorno, il cameriere della signora Rachele avvertì la padrona ohe il marchese Filippo De
Paoli domandava instantemente di parlarle.
A quel nome, la Signora trasse un profondo sospiro
e si mostrò leggermente turbata. Con tutto ciò rispose
al cameriere di farlo passare.
Il marchese era un uomo che all’aspetto mostrava
di aver passato d’assai i sessant’anni; in verità era di
poco sopra i cinquanta ; ma i vizi ed altre sregola
tezzedel vivere l’avevano invecchiato prima del tempo
e gli avevano impressi i segni più manifesti della de
gradazione fisica e morale. Aveva la testa quasi calva
la faccia scarna e giallognola, le pupille scintillanti
e gli occhi come incassati dentro occhiaie tristi e profonde, lo sguardo ebete, la persona curva, le vesti trasandate e un fare assai lontano dalla nobiltà avita.
Al saluto del marchese, la signora Rachele rispose
con un inchino quasi impercettibile del capo. Il marchese si sedette vicino a lei.
— Il signor Olden è morto — cominciò il De Paoli
— Sono venuto a recarvi di persona le mie condoglianze, quantunque... Già, già, vi offro i miei rallegramenti. Tutta Genova sa che vostro marito era una
bestia a vostro riguardo..
La Signora ruppe la parola in bocca al suo visitatore.
— Basta così marchese. Non una parola di più. Rispettate la tomba di mio marito. Voi siete venuto’pel
vostro affare, non è vero ?
Il marchese alle gravi parole della Signora si sentì
abbacchiato, nè ardì continuare sul tono di prima.
— Si — rispose — sono venuto pel mio affare.
— Avete portato con voi le copie dei vostri documenti ?
— Le ho tutte con me.
— Allora lasciatemele. Io m’incarico d’indurre i miei
figli a far qualcosa per voi. Ma vi ripeto quello che
vi dissi altre volte : mi obbligo a farvi rendere 250,000
lire, non un centesimo di più.
Signora — supplicò come un bambino il De Paoli
- ricordatevi che vostro marito mi ha carpito cinque
milioni di franchi ; il castello di Laverna, la tenuta
di Perino, quella di Sant’Anselmo, il mio miglior palazzo a Genova... Dire che presto dovrò pagare il fitto
in casa mia ! Ah ! vergogna... un marchese De Paoli '
Sipora, voi sapete a quale per cento vostro marito
mi ha imprestato un po’ di denaro...
— Un milione almeno, forse più - interruppe la
Signora.
— Sì, un milione e ne ha presi cinque. Cinque capite? Vostro marito è stato un ladro... Fatemi restituire un milione e sono contento.'
-. Miserabile. — gridò in uno sfogo d’indegnazione
la signora Rachele — ricordatevi che la colpa della
vostra rovina è tutta vostra. Voi, voi, spontaneamente
e liberamente siete ricorso a mio marito contro i miei
buoni consigli che vi dissuadevano dal farlo. Gli avete
chiesto denaro in prestito, quando io vi esortava a
non sciupare le vostre sostanze nei giuochi, nelle bische ed alla borsa. Nessuno vi voleva dare più denaro : mio marito mise i suol capitali ad un enorme
rischio per sè e, naturalmente, domandò un frutto
alto.
— Altissimo, dite, usuraio.
— Sì usuraio, non lo nego — disse la Signora dopo
un istante di pausa — ed è perciò che io darò opra
affinchè vi siano restituite 250,000 lire, perchè, voglio, secondo il mio potere, rimediare al male cagionato
da mio marito. Sappiate però che ho studiato il vostro caso e 250,000 lire mi paiono quel solo al quale
avete diritto. Ma intendiamoci bene : dico diritto per
modo di dire; diritto davanti a Dio, non davanti alla
legge umana. 1 miei figli non hanno nulla a temere dal
codice civile. Nel resto voi sapete quanto mio marito
ha dovuto faticare per liberare dalle ipoteche i vostri
palazzi e le vostre terre. Ed ora, signor Marchese,
andate. Da qui a qualche giorno vi manderò un mio
biglietto ed allora solamente ritornerete da me.
Il signor De Paoli ubbidì come un bambino alle ingiunzioni della Signora. Si levò in piedi, consegnò
alla Signora un rotolo di carte, fece un inchino e
andò via borbottando.
La signora Rachele tenne dietro coH’occhio alla figura sparuta del marchese che si ritirava e apparve
profondamente disgustata.
— Miserabile 1 — disse ad alta voce. — L’usura,- il
giuoco, le donne l’hanno rovinato. E mio marito ha
fatto il resto. Giuseppe Olden fu il piccone demolitore della casa De Paoli... denari ad usura... giuoco
di borsa... contratti da galera... l'ha tosato per bene
quel miserabile ! E il marchese a stargli sempre ai.
panni 1 Ah ! sciagurato mio marito !
IV.
La resipi^ceoza del giudeo.
Un legger picchio si fece udire alla porta.
— Mamma — disse Miriam entrando — Enrico mi
manda a dirti che se ci vuoi ricevere ora, egli è li-.
bero: ma più tardi uscirà di casa.
— Sì, venite pure, vi aspetto qui.
La signora Rachele era, come si disse, assai fedele
all’osservanza dei riti e costumj giudaici, laonde, in
ossequio ai medesimi, durante i sette giorni del lutto
stretto, visse nella solitudine, mangiò da sola in ca-
7
LA LUCE
mera e si tenne lontana da tutti, persino dai propri
iigli.
Quando, dunque, per la prima volta dopo la morte
del marito, vide i suoi quattro figliuoli riuniti intorno
a lei, si sentì tutta commossa. Aperse le braccia e uno
-dopo l’altro se li strinse al seno singhiozzando. Una
irresistibile tenerezza le aveva preso il cuore, e rimasta vedova, si sentì doppiamente capace di amare
i propri figliuoli, anche per colui che pochi giorni
prima si era dipartito da lei.
I quattro figli del signor Giuseppe Olden amavano
teneramente la loro madre, e, cosa abbastanza comune
fra gli ebrei, la rispettavano anche maggiormente. E
la signora Rachele, dal canto suo era in verità degna
di tutto il loro affetto e della loro stima.
Quella donna ebrea, nata da genitori ebrei in fondo
all’Ungheria, emigrata bambina ancora coi genitori
negli Stati Uniti, aveva una storia. E la sua era la
storia di un’anima retta, sincera, leale, fatta pel bene
e per la virtù.
A diciotto anni, per volere dei genitori, aveva sposato Giuseppe Olden, di una quindicina di anni più
vecchio di lei e l’aveva amato, benché egli non corrispondesse certamente ai suoi alti ideali e alle nobili ispirazioni del suo cuore.
E l’amore di lei, semplice, ingenuo, costante riuscì
a trasformare per un certo tempo il cupido Olden in
un altro uomo. Per una diecina d’anni essa visse felice con esso lui. Quindi l’amore dell’oro crescendo
^ioll’età nel cuore di suo marito, questi cominciò a
trascurare la consorte, poi a dispregiarla per la rettitudine del carattere, finalmente a trattarla -male,
quando specialmente ella perorava per le vittime della
sua cupidigia, ovvero riusciva a cavargli di mano
qualche miserabile caduto nelle sue reti infernali.
In queste occasioni l’avaro giudeo diventava una bestia verso la moglie, e vi fu una volta quando ardì perfino sollevare la mano e il bastone contro di lei, ma
la donna impavida seppe affrontare il bestiale ma
rito, e col gesto, colla voce e con terribili sentenze
cavate dalla Sacra Scrittura confonderlo e ridurlo al
dovere.
Quando la Signora si fu riavuta dalla commozione
provata alla vista dei figli, li pregò di sedersi intorno a lei.
— Miei cari — disse — ho desiderato di vedervi
tutti qui, perchè voglio parlarvi. Ho da dirvi qualche
cosa anche da parte di vostro padre. Spero che non
ricuserete di seguire i suoi consigli. ,
— Parlate pure, mamma — disse Enrico — i vostri consigli sono sempre stati per noi un comando.
— Vostro padre è morto — cominciò la Signora, reprimendo a stento la commozione — e prima di morire mi ha chiesto perdono dei mali trattamenti che
mi ha fatto subire.
— Un po’ tardi — osservò Miriam.
— Meglio tardi che mai — replicò la madre. — Ma
vi ha di più. Sul letto di morte ha riconosciuto di
aver sbagliato nel trattarvi con tanto rigore...
— Dite tirannescamente, mamma — notò di bel
nuovo Miriam.
La Signora lanciò un’occhiata severa alla figliuola
— Miriam, fammi il piacere di startene zitta, e rispetta la memoria di tuo padre.
Dna breve pausa seguì il rimprovero della signora
Rachele.
— Vostro padre — continuò ella — non era cattivo.
Mi voleva bene, come del pari amava voi Ma lo stato
cagionevole di sua salute, i fastidi degli affari, le
contraddizioni dei nemici e il troppo desiderio di arricchire gli guastarono il carattere. Però, quando ritornava in sé, riconosceva il suo torto, e non di rado
mi domandava scusa e seguiva i miei consigli. Ora
egli sul letto di morte ha riconosciuto di non essersi
sempre diportato onestamente nel maneggio del denaro e mi ha pregato di dirvi che è sua volontà che
voi ripariate al male da lui fatto. Ora questo tocca
a te, Enrico. Tu per la morte di tuo padre sei divenuto capo di casa e titolare della Banca.
— Spiegatevi meglio, mamma — disse il giovane,
imbruschendo il viso. — Che cosa debbo fare ?
— Mi spiego subito. Vi sono alcuni signori, a te
ben noti, i quali trattando con tuo padre hanno perduto tutto il loro avere.
— A buon diritto, mamma — interruppe Enrico. —
Vorreste forse che si restituisse loro quanto nostro
padre ha guadagnato onestamente e legalmente ?
— Il marchese De Paoli — osservò Miriam.
— Il signor Farini — aggiunse Guglielmo.
— Vi prego di lasciarmi continuare — disse la signora Rachale. — Ecco qui un caso citato a proposito
da Miriam: il marchese De Paoli. Vostro padre in parecchi anni gli ha imprestato denaro...
— Molto — sciamò Miriam.
— Moltissimo, ma a un interesse usuraio. Inoltre il
signor Olden ha indotto per anni ed anni il marchese
a giuncare alla borsa e si proferì ad essere il suo agente.
So fio VinmBo!
Proprietà riservata — Eiproduzione proibita
— Avverrà — urlò il frate impazientito — che se
di miracolo non avrà luogo, come ben possiamo imaginare noi, il popolo infuriato, infanatichito, imbestialito per colpa della debolezza sua, signor Parroco,
darà l’assalto al presbiterio, s’impadronirà della fanciulla e...
Un grido rauco partito dal pianerottolo al primo
piano mozzò il resto della frase sulle labbra del
frate.
Dei passi precipitosi nel corridoio di sopra, uno
spalancarsi d’usci, delle voci, dei gridi soffocati, il rumore, il trambusto d una lotta... poi silenzio.
Don Angelo, come una freccia, salì le scale seguito
dal frate e dalla madre. Uno spettacolo strardinario
li attendiva.
Rachele cogli occhi fuori della testa, rossa, scarmigliata teneva nei suoi pugni d’acciaio i polsi di Domitilla, che a piedi nudi, in camicia da notte, scapigliata, pallida, mezza morta di spavento, reclinava la
testa all’indietro e sembrava prossima a svenire.
— Rachele ! — gridarono ad una voce il prete e la
Signora.
La serva li guardò con una trionfante espressione
d’qrgoglio sodisfatto.
— Ecco ! — esclamò. — Ora sono contenta : ora la
lascio in libertà.
In così dire aperse i pugni e l’infelice Domitilla
andò a sbattere con violenza contro la parete. Il colpo
la rianimò; sgranò gli occhi e fece per slanciarsi con
¡rabbia sopra la sua avversaria; ma accortasi ad un
tratto ohe non eran più nè sole nè al buio, cacciò due
o tre piccoli gridi pudibondi e scappò in camera a
nascondere il suo rossore.
Il frate ghignava dietro le spalle di Don Angelo .
'ffia questi si avvicinò a Rachele con piglio risentito
e severo :
— Che le avete fatto ? ~ disse aspro. — Perchè questa
-scena ? M’avevate promesso...
— Le avevo promesso... sì, è vero, lo so ; ma non
ho potuto frenarmi, quando ho sentito qui dal Padre
(«ha. forse Maria corre pericolo...
— Ma non eravate a letto ? — domandò irritata
la Signora. — Che facevate ancora in piedi a quest’ora ?
— A letto, io ? Bella voglia davvero d’andare a letto
dovevo avere, dopo che... Ero desta ; ho sentito dei
fischi, ho visto dei lumi per la campagna, mi son venuti dei sospetti... ho udito picchiare alla porta, sono
scesa fin qui, sono stata in ascolto... Ah, la bile mi ha
offuscato il lume degli occhi, mi ha fatto ribollire il
sangue e son corsa«come una furia nella camera di
quella strega. Era a letto lei ! A letto che se la dormiva tranquilla come una pasqua, mentre tutti erano
in tribolazione per causa sua. L'ho chiamata : « Domitilla, Domitilla, su, su ; la casa è in fiamme, hanno
dato fuoco al presbiterio ! ». Quella è balzata fuori dalle
coperte inorridita, come se mille vespe l’avessero punzecchiata, e nel buio s’è messa a strillare: « O Dio!
o Dio ! che avete detto ? Chi siete ? Dov’è l’uscio ? Lasciatemi scappare !... •. Allora l’ho presa per un braccio,
le ho tappato la bocca con la mano e le ho detto nell’orecchio : « Strega maledetta, meriteresti che ti strangolassi per tutto il male che hai fatto a questa casa ;
ma non voglio andare in prigione per te ; ho altro da
fare, io... ». Lei si diede a guizzare come un pesce e
ricominciò a strillare : « Chi siete ? Lasciatemi scappare... O Dio ! il fuoco, il fuoco... ». « Zitta 1 », le dissi
io, « vipera che non sei altro, dal fuoco ti libererà la
tua Madonna; intanto piglia questi da Rachele in acconto di quel che ti meriti, e prega poi la tua Madonna che faccia il miracolo di toglierteli via ». E le
ho appioppato due ceffoni così sonori, che credo*^ gliene
traballi la testa ancora adesso. Non ha più parlato;
ma s’è messa a tirare, a tirare verso l’uscio per scappar
chi sa dove ! e lei tirava di qua e io tiravo di là, chè
volevo trattenerla e dirle ancora qualche parolina all’orecchio, e così siamo arrivate qui... Mà ora, scappi
pure ; da me la paga l’ha avuta.. Ah I mi sento il
cuore più libero 1
Il frate non seppe trattenere più oltre una risata
sonora, e con lui rise anche Rachele fregandosi le
mani per l’allegrezza della buona opera compiuta.
Ma la Signora e il prete non avevano davvero voglia di ridere e facevano una faccia scura, che prometteva poco di buono per Rachele.
Intanto dal secondo piano, ciascuno portando con
sè lina candela accesa, scendevano mezzo svestiti i tre
Reverendi ospiti di Don Angelo, ohe, per essere le
funzioni terminate piuttosto tardi e la serata molto
No è deriv
uno dei p
Paoli sono
— Veris^:
rigore di
chese De
corra ai t
— Hai rà;
dare a quel
— Figli
nità la Sig
tire il vost;
udito da
che la estr
spettata,
rico, leggi
Il giovaij*
di carta,
padre. Mir^
a lui lo ac
Alla lettù
— Ebbeii
— Perch
avete sforz
meglio las^:
scienza ?
— Oh se
toso e alza
al cielo,
ho sforzatd
chè l’ho es
Perchè? pi
perchè ere
stro padre
volevo atti
perchè .voi
mia casa...
perchè, in
il denaro..,
Il giovani
sua veeme
ghettava u
i baffetti
Quando
si seppe
— Hai r
orribile coi
(Coni
ato per conclusione ohe le tenute, i castelli,
qlazzi di città e i milioni del marchese De
passati nelle nostre mani,
imo — osservò Enrico — ma tutto ciò a
giustizia. Noi non dobbiamo nulla al maraoli. Se vanta dei diritti verso di noi ritiibunali.
gione Enrico — interpose Guglielmo — non
furfante un solo quattrino...
oli miei — interruppe con grande solennora — non vi ho fatti chiamare per senro parere e discutere la cosa insieme. Avete
e il desiderio di vostro padre ed io voglio
éma sua volontà sia in tutto e per tutto riBcco la volontà di vostro padre. A te, En
e prese dalle mani della madre un foglio
in silenzio lesse le ingiunzioni di suo
am, Guglielmo e Sara aggruppati intorno
compagnarono nella lettura taciturna,
ra seguì un silenzio imbarazzante,
e ? — disse la signora Rachele,
è, mamma — disse sbottando Enrico —
ato papà a scrivere quella lettera ? Non era
farlo morire in pace senza turbargli la co
più
iagurato! — gridò la Signora in atto piando gli occhi velati di lacrime subitanee
n sai proprio quello che tu dici! Perchè,
tuo padre a scrivere quella lettera ? Perbrtato a restituire in parte il mal tolto ?
orchè ? Perchè mi era cara l’anima sua.
ido nell’inferno.,.' perchè vostro padre... vocapite ? era in procinto di cadervi... perchè
rare sopra di voi la benedizione del cielo...
evo evitare la maledizione di Dio sopra la
perchè amo la giustizia ed odio l’iniquità...
nome di Dio, apprezzo più la coscienza che
E tu Enrico mi domandi il perchè ?
e Enrico, mentre la madre continuava la
i^te arringa, guardava in terra, Miriam pien lembo della sottana, Guglielmo si tirava
Sara guardava come estatica la madre,
la signora Rachele ebbe finito, Sara non
contenere e volò ad abbracciare la madre,
kgione, mamma disse fra i baci — che
sa è il denaro ! '
inua). (2)
Prof. Giorgio Bartoli.
fredda, av
cora quell
di Domiti
meglio e a<|
Il frate rai
due donne
esclamò :
— Ed
dendo un
Entraroà'
— Torno
che bisogni
— Corrili
— sarà ad
— Dove
Ol'l
versi
— In lu
ora : più ti
andate in
— Nonn
chi la ma:
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sulle spin^
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— disse fi[i
Gli altri
e sorrisero
cendo
— Conok
uomo di
partire
— Scusi
ciava già
promesso
farle da
Perciò, 0
remo nè 1
Il frate
— Ma s
se volete ;
spicciatevi.
— Ah,
e si lasciò
sol
avan preferito dormire al presbiterio ana notte. Destati di soprassalto dagli strilli
I la s’eran buttati addosso qualche cosa alla
correvano a vedere che mai fosse accaduto,
ccontò loro in poche parole del litigio delle
, poi rivoltosi a Don Angelo e a Rachele
a, basta di queste barzellette ; stiamo pertempo prezioso,
o tutti nello studiolo,
a ripetere — riprese Padre Francesco —
a far partir subito la ragazza,
te a svegliarla, Rachele — disse la Signora
dormentata; fatela vestire in fretta,
la mandate ? — chiese Rachele senza muo
ogo sicuro — disse il frate — al Sasso per
ardi vedremo. Ma presto, fate presto, nonna ;
nome del cielo.
a, nonna !... — brontolò la vecchia. — E con
àdate, se è lecito ?
Rachele, — esclamò la Signora che pareva
Fatemi il favore di non pensarci voi...
(|[ua io per farle buona scorta fino al Sasso
a il serio e il faceto Don Pasqualini.
due Reverendi si guardarono di sottecchi
; ma Don Angelo troncò la questione di
co Filippo, il fattore del Sasso ; egli è un
ui ci si può fidare pienamente. Maria può
a con luì.
, Don Angelo — disse Rachele, e comina riscaldarsi — scusi, ma così non va. Ho
a quella poverina di non abbandonarla e di
i^arama, povera orfanella del buon Gesù!
parto anch’io insieme con lei, o non parti’una nè l’altra,
sbuffava.
ì, ma sì, va bene, partite anche voi, nonna,
ma, per carità, fate presto; su, su, andate,
così siamo d’accordo! — disse la vecchia;
spingere fuori dell’uscio.
{Gontimiay
(30).
8
8
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