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Anno 121 - n. 17
26 aprile 1985
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
RIFLESSIONE SU UNA TENTAZIONE DELLA NOSTRA SOCIETÀ’
Farsi giustìzia|da soli
II rogo delle due ragazze di una borgata di Roma non è un caso isolato: è sintomo di un ideologia di morte e di violenza che può essere combattuta solo andando alle radici delle cause reali
Nelle città e nei vUlaggi del
nostro Paese si celebrano i 40
anni della Resistenza. Si richiamano i suoi ideali ed i suoi
principi ispiratori. E’ necessario
che lo si faccia in un momento
critico per il futuro stesso del
nostro Paese anche se purtroppo ci sono strumentalizzazioni elettorali. Io non ho partecipato al corteo che, preceduto
dalla banda, si è diretto al monumento alla Resistenza dei mio
quartiere e che è stato eretto
per commemorare un atto eroico. Anche perché l’eroismo non
fa parte della mia esperienza
quotidiana. Eppure sento che la
Resistenza mi riguarda anche
se, per età, non ho potuto parteciparvi. Sento anche che riguarda le future generazioni.
E’ difflcile tenere un conto di
quante volte nei discorsi dei politici e negli articoli dei giornali siano ripetute parole come libertà e democrazia. Ma quali
contenuti siamo stati capaci di
dare in questi 40 anni a quelle
belle parole? La storia è U e non
può essere smentita.
A me non basta neppure commemorare la Resistenza con autentica commozione come si fa
in alcune piazze^ con la presenza dei protagonisti più significativi. Mi sono fatto una mia idea
della Resistenza. Ho riletto le
« Lettere di condannati a morte
della Resistenza italiana », ho
letto il libro di Salvatore Mastrogiovanni: « Un protestante
nella Resistenza: Jacopo Lombardlni ». Ho anche ripensato
alcuni episodi significativi come
per es. Toflerta della propria vita di Salvo D’Acquisto. Ho riletto il racconto degli ultimi giorni
di vita del pastore Dietrich Bonhoeffer nel campo di conoentramento. Mi sembra di aver
colto un prezioso filone ideale
che collega le donne e gli uomini della Resistenza. Ho capito
che non si sono sentiti degli eroi,
o gente che aveva voglia di morire, ma dei visionari, dei sognatori, persone che hanno scelto
di vivere per gli altri, di lottare
perché tutti possano vivere in
un mondo più umano e più giusto. A partire da questa scelta
reinterpretano la propria vita,
la propria morte, la storia. Intorno a loro trionfa la barbarie,
essi stessi ne sono vittime, ma
pagano per la loro scelta e muoiono con la visione di un cielo
aperto, si sentono vincitori perché sono convinti che il loro
sogno sarà la realtà di domani.
Ed allora sono uomini deUa
Resisti-nza il pastore Martin Luther Iviii,;, il vescovo Romero e
tanti altri. La Resistenza cosi intesa ci colioca al di sopra delle
differenze confessionali e culturali. Che differenza c’è fra chi
resiste per testimoniare del Signore Gesù Cristo e chi semplicemente per amore deiruomo?
In Matteo 25 Gesù dice che è
da Lui accolto chi ha vissuto
per gli altri, ha amato l’altro.
Certo, il visionario credente
non ha solo rindomito desiderio di un futuro migliore, ma
ha ricevuto la vocazione di testimoniare il Signore che ama
e che redime l’umanità. E ciò
va reso esplicito. Io non ho la
tempra deU’eroe ma sono convinto che in quel senso anch’io
posso essere un uomo dcUa Resistenza. E anche voi. E anche
le future generazioni.
Valdo Benecchi
« Rapido, preciso, mortale;
quest’uomo vi protegge! Ma^ chi
vi proteggerà da lui? ». Già, è
proprio il caso di chiederselo visto che cosi si presenta 1’« Amico silenzioso » di David Green;
il film che più di ogni altro, in
questi giorni, presenta la riuova,
diffusa tentazione di farsi giustizia da soli. In un palazzo assediato da tossicodipendenti arriva, all’improvviso, a risolvere
una situazione drammatica 1'« Amico silenzioso » che mette tutto in ordine. Questo nel film, ma
nella realtà le cose non stanno
molto diversamente: a New
York dove sulla metropolitana gli « Angels » proteggono
i cittadini nelle solitarie corse
della notte (e basta un gesto
falso per rimetterci la pelle), o
a Roma dove due ’borgatari’ per
difendere l’onore della baraccopoli mettono al rogo due ragazze particolari.
Ciò che emerge dalla cronaca
è l’aspetto più appariscente di
una nuova mentalità che cresce,
ogni giorno, sul terreno della
sfiducia nei confronti di una giustizia che — si dice — non sa
proteggere i propri magistrati
dagli attacchi della mafia o che
lascia evadere, in giacca e cravatta, criminali del calibro di
Mesina. Nelle società occidentali, legata anche al fenorneno della droga, la criminalità è in continua espansione. E negli U.S.A.
sonc) tornati alla ribalta i ’cacciatori di taglie’ che possono
scorrazzare nei 50 Stati dell’Unione alla ricerca dei criminali.
Non è un caso che in alcime
cittadine del Texas, dello Stato
di Washington e dello Wyoming,
attraverso un referendum popolare, si siano autorizzati gli armaioh a vendere la loro merce
senza neppure chiedere il nome
al cliente.
Un ritorno al selvaggio West
quando s’impiccavano i ladri di
bestiame al primo albero? In un
certo senso sì. Anche i sondaggi
d’opinione danno ragione, nell’America di Reagan, al giustiziere privato che arriva là dove
polizia e magistratura hanno
mezzi troppo blandi per soccorrere l’inerme cittadino.
Le cause
Ma in Europa le cose non vanno molto meglio. La cronaca di
questi anni ci ha puntualmente
fornito episodi realmente successi in Francia, in Belgio, in
Germania, in Italia di vendette
e di giustizia sommaria personali: da Marianne Bachmeier
che nel 1981 scaricò il revolver
sull’assassino di sua figlia, ai
due borgatari che, dieci giorni
fa, hanno inteso eliminare, con
una tanica di benzina, una presenza scomoda. Quando l’indignazione, la rabbia sofferta, si trasformano nell’ambito della famiglia,
del quartiere, della città, in vendetta e odio criminali è necessario cogliere e capire le cause
reali della trasformazione del
rapporto tra cittadini e giustizia.
Vendetta personale e dall’altro
lato indifferenza assoluta^ sono
i poli estremi di un atteggiamento di sfiducia che si sta allargando. Secondo un recente sondaggio « Makno-PM » tre italiani su
dieci sono pronti ad imitare quel
genitore che uccise l’assassino
del figlio. Facendo la controprova, gli esperti del sondaggio rilevano che la stessa percentuale assolverebbe, in caso di giudirio,
il genitore che uccise l’assassino
del figlio. Pericolosamente elevata è anche la percentuale di
coloro che rispondono « non
TU... SEGUIMI - 1
Lasciarsi coinvolgere da Gesù
Gesù uscì verso il mare... e passando, vide Devi d’Alfeo seduto
al banco della gabella, e gli disse : Seguimi. Ed egii, alzatosi, lo segui.
(Marco 2; 13-14)
« Seguimi » è una parola che
durante il suo ministerio Gesù
ha rivolto a molte persone cambiando profondamente la loro
vita.
Che cosa significhi lo comprendiamo facilmente:^ « vieni con
me, accompagnami ». Ma ci sono due elementi che in questa
parola non siamo più in grado
di comprendere. C'è anzitutto un
fatto di mentalità, di cultura si
potrebbe dire. Per noi oggi « seguire » uno, vuol dire semplicemente andare con lui, andargli
dietro ed è un’azione puramente fisica. Si segue una persona
che ti conduce da qualche parte, ti insegna una via, un itinerario che non conosci. Fa subito
pensare alla guida, alla scalata
in montagna, al podismo.
Ai tempi di Gesù, il verbo aveva un significato più profondo,
anche morale, spirituale. Seguire uno voleva dire essenzialmente fare proprie le idee di qualcuno, diventare suo discepolo.
Era un verbo che i rabbini usavano spesso con i loro discepoli. Il senso è rimasto anche nella nostra lingua dove esiste il
termine « seguace », colui che
accetta le idee di uno e le fa sue.
Dicendo « seguimi » Gesù intendeva questo, chiamava questi uomini a diventare suoi discepoli, suoi seguaci, potremmo
dire in termini moderni.
Ma Gesù era un maestro diverso dagli altri, era speciale,
non si limitava infatti ad illustrare la Legge, le Scritture, a
dare delle spiegazioni e degli insegnamenti come facevano tutti
i rabbini del suo tempo, in particolare quelli che stavano nel
tempio, Gesù agiva, insegnava a
vivere.
Anche i rabbini, si potrebbe
rispondere, insegnavano a vivere, spiegavano le Scritture non
per gusto di erudizione ma perché la gente imparasse a comportarsi secondo la volontà di
Dio. E' vero, ma i rabbini davano un insegnamento teorico, partivano dal libro che andava spiegato per arrivare alla situazione
concreta, Gesù partiva dalla
realtà della vita, da quello che
vedeva e incontrava. I rabbini
stavano seduti ed i loro discepoli imparavano ciò che poi avrebbero dovuto fare e dire. Gesù
andava in giro per il paese, non
aspettava che la gente venisse
da lui, andava in mezzo alla
gente.
Seguirlo non significava perciò ascoltare il suo insegnamento, ma accompagnarlo in giro
per il mondo ed imparare a
guardare la realtà delle cose come lui la vedeva.
Tutta questa ricchezza di significato è ormai scomparsa dalla nostra sensibilità moderna e
rende perciò difficile capire pienamente il significato della parola di Gesù.
Ma c'è un secondo fatto che
gioca negativamente. Noi possiamo solo leggere il racconto,
la testimonianza degli apostoli,
non possiamo udire l’appello di
Gesù, la sua voce, e tutto stava
invece nella sua voce, nel suo
modo di rivolgere questo appello. « Seguimi » non doveva essere un ordine asciutto, secco, un
comando, né un semplice invito,
era una proposta, fatta però con
tanta e tale forza di convinzione
che si stampava dentro all’anima.
Quella voce noi non l’abbiamo udita, né mai l’udremo e la
possiamo solo immaginare, sognare, possiamo solo cercare di
immaginare il suo timbro e l’impatto che aveva sull’anima.
Ciò premesso, che cosa dice a
noi oggi questa parola “seguimi”,
visto che non possiamo più seguire materialmente Gesù?
Significa anzitutto fare tesoro
delle parole e degli insegnamenti di Gesù, metterli come fondamenti delle proprie scelte, riconoscerne il valore e la portata.
Essere seguaci di Gesù vuol dire
anzitutto che le sue parole diventano le parole d’ordine della
nostra vita ed i suoi ideali diventano i nostri ideali. Il seguire Gesù significa insomma per
noi Oggi essere cristiani nel vero senso della parola, mettersi
Giorgio ’Toum
(continua a pag 2)
so », ovvero di quelli che deciderebbero solo al momento
cosa fare. E nel Paese che sino
a ieri ha visto il delitto passionale godere di ampie indulgenze
ed attenuanti non è escluso che
gli incerti, al momento del « dunque », decidano dì farsi giustizia da soli senza attendere gli
esiti processuali.
Raccogliere la sfida
E’ facile condannare i _ « giustizieri privati » di ieri e di oggi.
Più difficile è rimuovere l’ideologia di morte, di violenza e di
razzismo in mezzo alla quale viviamo ogni giorno. Eppure questa sfida va raccolta. Non è pensabile che senza rimuovere le
cause reali dell’ideologia di morte e di violenza (dalla disoccupazione al problema della casa,
al consumismo sfrenato, all’evasione fiscale; per citare soltanto alcuni motivi) il desiderio di
vendetta personale possa regredire nella scala dei valori.
La vera indignazione, cioè l’indignazione di chi si sente prima
di ogni altra qualifica sociale
cittadino dì questo Stato, è che
individuate le cause non ci si
impegni tutti insieme per superarle e sconfiggere così la filosofia di morte che nutre quotidianamente la nostra esistenza e
quella dei nostri figli. Non si risolvono i problemi accendendo
roghi, mettendo all’indice i drogati, le prostitute. Né si_ risolvono girando con il colpo in canna o invocando pene più severe. Violenza chiama violenza. Da
questa spirale, l’abbiamo visto
anche in questi anni, non si_ esce
se non per andare al cimitero.
L’unica strada, la più difficile è
quella della partecipazione sofferta, tollerante, senza crociate,
puntuale e continuativa nello
sviluppo democratico del Paese.
E su questa strada la parola
di Colui che è stato ucciso dall’odio fanatico dell’uomo non è
mai invito all’indifferenza, alla
vendetta o ad una grigia equidistanza dai problemi più scottanti. La parola di Cristo è un
invito al dialogo, al confronto
e alla testimonianza d’amore
nelle sfide del nostro tempo. Ma
fino a che punto la Sua parola
è, oggi, la nostra?
Giuseppe Platone
SOMMARIO
□ « Innamorarsi », di
Turinetto, p. 2
□ Stato e scuola, di
Calvetti, p. 3
□ Ricordati del gioì
del riposo, di M. C
chese, p. 6
□ Il Convegno di Lor
e Pecumenismo, di
Ribet, p, 8
□ Per una giusta polit
di cooperazione, di
Hablitzel, p. 12
2
2 fede e cultura
1
26 aprile 1985
CINEMA
IMPERIA
"Innamorarsi"
Malato e società
Natale a New York. Dai consueti sobborghi lussuosi dove la
gente di questi film abita, Frank
e Molly vengono in città a comprare i soliti regali costosi e sbagliati. Lui è un architetto (mai
che ci sia un operaio delle fogne),
ha una moglie pratica e comprensiva che si occupa di giardinaggio e due bambini normalmente belli e vivaci. Lei è sposata a un marito medico, snello
ma un po’ lugubre, volevano un
figlio ma dopo un primo tentativo andato male adesso ci pensano su. Sono sui 35 anni. S’incontrano casualmente in libreria
(toh, la Rizzoli), nella confusione
si scambiano i libri, tre mesi dopo vanno a cambiarli reincontrandosi in metrò. Se ognuno
prendeva la sua auto non succedeva niente. Ma l’auto non la
usano più, sempre su e giù sul
metrò dandosi appuntamento e
agguantandolo al volo perché
hanno perso tempo ad indugiare
nel coiiflitto interiore sull’amore
a cui sentono di cedere.
Vanno avanti così arrivando a
un passo dairadulterio « carnale » ma senza consumarlo, finché
ambedue sono vinti dalle incertezze che stanno dietro l’angolo
della rottura famigliare.
I rispettivi coniugi ormai se
ne sono accorti. Un ripiegamento? Non si sa. Infatti l’inventore
SECOLARIZZAZIONE
Caro Direttore,
della trama gioca un finale a sorpresa, facendone due. Nel primo
Frank accetta di lavorare un anno a Houston, Texas, mentre la
moglie va a rinfrancare i nervi
da sua madre a Denver, Colorado, portando con sé i figli; intanto Molly si arrovella fra bagno e
camera da letto, mentre il marito
passeggia, paziente ma giudice.
Il secondo finale si accosta a
qualche dramma di Ibsen, dove
l’amore vince tutto. Passa un anno (direbbe Daudet) e Frank torna a New York dopo la trasferta.
Rivede il suo più caro amico
che finalmente si risposerà dopo
un divorzio che va per le lunghe.
E’ di nuovo Natale. Afferrato
dalla nostalgia torna al negozio
di libri per rivivere ciò che non
è più. Ma c’é andata anche lei...
Stavolta si metteranno insieme?
Bravura commerciale
Chi ricorda il primo film di
questo genere, « Breve incontro »
di David Lean? Là era poesia, qui
bravura commerciale tipo « Un
uomo, una donna » di Lelouch.
Avete visto « Un tocco di classe »?
Qui c’é un tocco di classe in meno, o se volete é una « love story » con un tocco di classe in più.
I famosi Meryl Streep e Ro
bert De Niro sono perfetti ma
non convincenti. Forse perché
Tamore si può viverlo ma non recitarlo? I trasalimenti e l’impaccio dell’« Innamorarsi » (testuale
traduzione dell’originale) sono resi con perizia da alcune battute:
Sono sposata...Molti lo sono...
Ma si può mangiare lo stesso. Al
funerale del padre lei ha una crisi di isterìa ma non per lui, piange sul sentimento che ha lasciato
cadere.
Considerazioni: 1) il libro é
sempre galeotto, specie se venduto da Rizzoli; 2) il film non dovrebbe piacere molto ai ventenni,
ma col riflusso non si sa mai;
3) la fase dell’innamoramento é
salutare e necessaria, ma il suo
limite è la privatizzazione del
rapporto. L’amore è sempre un
fatto personale, ma spenderlo
nell’esclusivismo uni-cellulare priva gli altri del nostro interesse,
insomma è egoista. In una recente conferenza ad Ivrea mi pare si sia detto che la vita a due
non deve ripiegarsi su se stessa
ma aprirsi al servizio del prossimo; 4) film gradevole, ben oliato,
« bello », ma non tutto ciò che é
bello é grande; 5) ai miei ragazzi
del catechismo non suggerirò di
andarlo a vedere. « Innamoramento e amore » di Alberoni mi
sembra ancora meglio.
Renzo ’Turinetto
Eutanasia e rapporti tra malato e società sono stati al centro del dibattito tenutosi ad Imperia il 30 marzo scorso con il
titolo « I diritti dei malati e dei
morenti». Relatori della manifestazione, organizzata dal locale
comitato della pace, sono stati
Daniele Massa, assessore alla
sanità del comune di Scanriicci,
Gianni Straquadaneo, psichiatra
imperiese, e un esponente evangelico, Davide Melodia.
Daniele Massa ha fatto risalire le disfunzioni dell’attuale sistema ospedaliero non alla riforma sanitaria, ma alla applicazione parziale che in molti casi ha
finito per snaturarne lo spirito
innovatore. Maggiore democrazia e più partecipazione nel rapporto tra malato e struttura sanitaria; priorità alle esigenze
del malato rispetto a quelle del
personale (la cui formazione resta largamente lacunosa); necessità ¡di stimolare le forze politiche a farsi maggiormente carico dei problema più generale
della sofferenza. Queste le ideeforza deU’intervento deiramministratore toscano.
Lo psichiatra ha messo in luce alcuni aspetti positivi del sistema sanitario imperiese («se
molte cose vanno male, non tutto va male ») ed ha illustrato
il disegno di legge — proposto
daU’On. Fortuna ed altri parlamentari, e ben noto ai lettori
in un’epoca in cui anche la nostra
Chiesa si appresta a considerare con
particolare interesse e. alla fine, a
fare proprie, a poco a poco, tutte le
istanze che il mondo moderno prospetta come inevitabili passi avanti nel
processo di miglioramento e di benessere della società, credo opportuno, e
forse utile, ricordare a molti miei
fratelli e sorelle quanto il prof. Subilia scrive, citando Barth, nell’interessantissimo volume « Presenza e assenza di Dio nella coscienza moderna »
a pag. 113: « La secolarizzazione è
quella insipidità del sale della terra
di cui parla Matteo 5: 13. Che il mondo
sia secolarizzato non è nulla di strano; con ciò non si dice altro ohe il
mondo è mondo. Ma quando la Chiesa
si secolarizza allora si realizza la più
grande sventura che si possa immaginare per la Chiesa e per il mondo.
Allora la Chiesa diventa una Chiesa
mondana, una Chiesa nazionale, una
Chiesa legata alla cultura, una Chiesa
di Stato, invece di essere ciò che dovrebbe essere, una Chiesa per il mondo, anche per la cultura, anche per
lo Stato. Essa perde allora il suo peso
specifico, il suo senso, la sua ragion
d'essere ». E il prof. Subilia aggiunge:
perché la sua ragion d’essere è quella di annunziare la realtà, la grazia e
la esigenza del Dio Vivente nella situazione del mondo.
de ogni diritto all'esistenza e si dimostra affetta da malattia mortale. In una
atmosfera razionale e tecnica, che esige verifiche e prove per ogni affermazione, la Chiesa si vergogna dell'Evangelo e della essenziale non-verificabilità della sua teologia della croce.
E' quindi portata a pronunziare un
messaggio in consonanza con le teorie che il mondo sostiene per tentare
di soddisfare le esigenze della propria
organizzazione sociale, piuttosto che II
messaggio profetico del patto tra Dio
e l'uomo come « Il primo e l'ultimo
senso » della storia del mondo e • la
cui manifestazione a venire è la sua
grande speranza, già qui e ora, efficace e vivente » (Barth). Questo è
quanto scrive il prof. Subilia.
strumentalizzano) ma oggi, onestamente, lo riconoscono anche (molti di) loro. Ciò che continua a preoccuparmi
è la « dichiarazione dei princìpi »
(= un popolo, una lingua, una cultura) tuttora vigente, e la velleità (che
speravo tramontata) di « costruire un
uomo nuovo » non partendo da se
stessi, ma dai diversi.
Per parte mia, spero che quello ohe
ho riferito qui sopra possa spingere
molti a leggere il volume, a cui ho accennato, e che questa lettura possa
costituire un utile orientamento per
chi dovrà prendere delle importanti
decisioni p>er la nostra Chiesa.
Vittoria Stocchetti, Genova
L’ALTRA CAMPANA
Pochi decenni dopo la riscoperta
barthiana della autenticità e della autonomia della Chiesa nel suo Signore,
In contrasto con secoli di confusione
e di interferenze, la Chiesa si è lasciata cogliere da una paura talmente
paralizzante del distacco tra se stessa
e il mondo, da trasformare con sorprendente rapidità, di nuovo e più
gravemente di prima, la categoria barthiana della teologia come teo-logia
in teologia del mondo così da diventare ottusamente insensibile per la cattività ideologica, per la perdita della
libertà, per l’alienazione da cui è minacciata quando essa non rappresenta, con la sua testimonianza di Dio,
un rifiuto ad aderire alla causa sia
della classe vecchia, sia della classe
nuova, sia delle posizioni capitalistiche
dell'uomo borghese, sia di quelle socialiste dell’uomo proletario, un impulso per gli uomini di tutte le classi a
mettersi in movirrvento verso Dio e la
Sua causa, cioè se essa non rappresenta uno scandalo per il mondo, sia
nella sua conformazione sociale attuale, sia nella conformazione sociale che
si profila aH'orizzonte e che è auspicata da vari settori di opinione, per
E. Costantino nel suo servizio sul
Nicaragua, ritiene che alcuni articoli
pubblicati sul nostro giornale a proposito delle minoranze nazionali di colà
« abbiano fornito ai lettori un quadro
confuso della situazione e facilmente
strumentalizzabile ». Poiché sono cosciente che sono stati i miei interventi a spiacergli, credo doveroso ribadire
che il riportare il suono dell’altra campana — soprattutto quando si dà voce
ad elementi che hanno titolo per parlare, come leaders storici quali Brooklin Rivera ed il Movimento Indiano di
cui è portavoce l'insospettabile Akwesasne Notes, di cui molti militanti
marciscono nelle galere USA (valga per
tutti Léonard Peltier) — non significa
• fornire un quadro confuso », ma il
più possibile problematico ed oggettivo: ed il precisare che con il MISATAN ci sono altre organizzazioni, non
è confusione: è completezza d’informazione. Per il resto, guai a noi se non
dovessimo cercare la verità per paura
delle strumentalizzazioni. Che I compagni sandinisti abbiano sbagliato (a
proposito di fatti che noi riportammo
qui a suo tempo, e che ci valsero scandalizzate reprimerle), non lo diciamo
più soltanto noi (e i « contras » che
Gli Indiani d'America (od almeno i
militanti dei movimenti indiani) non
ci tengono alle nostre « novità »: né
al Nuovo Mondo, né all’Uomo Nuovo; vogliono invece « resistere » salvaguardando la propria identità, non
ancora « abrogata » malgrado cinquecento anni di bianco colonialismo
economico, religioso, culturale e linguistico. Anche i Francesi in Nuova
Caledonia dicono di volere l’uomo
nuovo; ma i Kanaki non sono d’accordo. Infine, che per il governo di
Managua si tratti di riconquistare credibilità nei confronti degli Indiani (e
non soltanto del Nicaragua) lo leggiamo proprio nelle stesse dichiarazioni
del padre cappuccino A. Sambola, riportate da E. Costantino: <• MISATAN
è un'organizzazione popolare che deve
svilupparsi e portare avanti gli interessi di coloro che l’hanno voluta,
dimostrando di non essere venduta ai
Sandinisti ». Indubbiamente, non si
tratta di excusatio non petita.
lavo Burat, Biella
FEDE E POLITICA
L’articolo « Solidarietà è il nome
laico dell’agàpe » col quale II direttore de «La Luce», l’il gennaio scorso, ci ha dato notizia di una nuova
formazione politica nella Chiesa, mi
ha assai stupito e mi induce a tornare
suH’argomento « Chiesa e politica ».
Devo premettere un breve cenno retrospettivo. Negli anni della contestazione parecchi nostri giovani hanno
creduto che il problema della giustizia sociale si dovesse risolvere con la
rivoluzione, da essi proposta come
« scorciatoia voluta da Dio per la realizzazione del suo Regno in terra ».
Essi furono approvati ed assecondati da molti non più giovani, per lo più
révolutionnaires bien rangés.
Ad uno di costoro Tullio Vìnay ebbe a dire: « Perché invece di pensare
alla rivoluzione non metti adesso a disposizione dei bisognosi parte dei tuoi
beni? ». Il colloquio non ebbe seguito;
della Luce — che riconosce come lecita l’eutanasia passiva.
Davide Melodia ha inserito il
problema della malattia in una
visione ampia che coinvolge le
carceri, i manicomi, le case di
riposo, la tortura, la droga, i
problemi dei portatori di handicap o quelli che spingono al suicidio e ha parlato, tra l’altro,
della preghiera come impegno
nei confronti del malato. Per
quanto riguarda l’eutanasia, dopo avere illustrato il dibattito
all’intemo delle chiese riformate, si è soffermato sui doveri dei
familiari, degli amici e del personale sanitario nei confronti
dei morenti: assicurare, con amore, ogni possibile assistenza
per dar vita. Ma — ha aggiunto — quando si perviene alle
mera sopravvivenza vegetativa,
quando ogni possibilità di recupero è svanita, proprio per rispettare lo stesso malato e il
carattere sacro della vita, l’eu
tanasia di tipo passivo è una
via che diventa praticabile. Il
disegno di legge è un utile punto di partenza, ma va sostan
zialmente modificato.
Il dibattito ha fornito una se
rie di testimonianze sullo stato
delle strutture sanitarie delia
zona e ha messo in luce l’esigenza di arrivare anche ad Imperia all’istituzione di un Tribi;
naie dei malati che ne tuteli
maggiormente i diritti. E. B.
l’interpellato « se ne andò contristato »
e Vinay, reperiti « milioni di uomini
che non vivono per se stessi, ma per
gli altri », si diede con loro alla politica dell’agàpe, con l’approvazione del
Sinodo.
I rivoluzionari, ormai a capo della
Chiesa, hanno poi riscoperto l’evangelizzazione (Sinodo 1979) e la diaconia
(Sinodo 1983), hanno riportato a fine
agosto la data del Sinodo ed hanno
riabilitato il tanto vituperato « Collegio », suscitando in molti la speranza
di un possibile ripensamento sui compiti e sui doveri della Chiesa.
Ora, a sorpresa, il pastore F. Giampiccoli. Ispirato da uno slogan di significato assai dubbio, si propone e ci
propone di fare « assieme ad altri »
la « politica della solidarietà > e vuole
perciò « analizzare la società, confrontare progetti, avanzare proposte, individuare programmi, operare scelte e
valutare i provvedimenti del ministro
Visentini ».
Da questi suoi propositi si può arguire che egli sia « ridisceso dalle alture rivoluzionarie», come diceva Barth.
Egli dice che la solidarietà per i
credenti nasce daH’amore evangelico
(agàpe) ed è la sua traduzione laica,
senza la quale sarebbe dimezzato. E’
previsto però che nella politica della
solidarietà confluiscano anche « altri »,
da cui i credenti si distingueranno per
la lealtà evangelica, superiore a qualsiasi realtà partitica. Non risulta chiara la differenza tra la politica della
solidarietà, così presentata, e la politica dell’agàpe di T. Vinay. Penso che
il nostro direttore oe la spiegherà
quando ci dirà chi sono gli altri che
dovranno far parte del nuovo partito.
Per ora ci viene data soltanto l’assicurazione che » non ritorneremo alla
trappola dell’ideologia liberale che,
preservando un angolo di individualismo e di interiorità al Cristianesimo,
si è assicurata la mano libera per costruire la propria traduzione laica del
nome di Mammona ».
Non è il caso di discutere un giudizio tanto infondato quanto perentorio e manicheo; basta ricordare che
la conoscenza che abbiamo gli uni degli altri nel nostro piccolo mondo ci
consente di affermare che il rivoluzionario ricco della parabola di T. Vinay
non è certo un’eccezione nella schiera
di coloro che hanno fatto la scelta di
sinistra.
Come si può fare politica escludendo il liberalismo che è uno dei pilastri della democrazia e, per noi val
desi, è stato per tanto tempo l’indispensabile appoggio della nostra attività missionaria e diaconale?
Basterebbe questo giudizio per condannare la politica che si persegue
nella nostra Chiesa.
Ma è opportuno lasciare la parola a
due teologi impegnati e saggi. « ili ruolo della Chiesa non è di fare politica
e di voler governare » (Karl Barth). ,« La
predicazione efficace del Vangelo farà sì che I fedeli ne metteranno in
pratica gli insegnamenti in tutti i rapporti della loro vita civile, orientando
la società in conformità al messaggio
di Gesù » (Giovanni Miegge).
Fede e politica quindi e non Ghie
sa e politica.
Renato Paschetto, Milano
Lasciarsi
coinvolgere
(segue da pag. 1)
alla scuola di Gesù per quello
che concerne il modo di vivere.
Ma significa anche qualcosa
di più; Gesù non è solo un maestro di vita, uno che ha insegnato a comportarsi in modo esatto ed autentico. Gesù è colui che
ha incarnato la verità di Dio in
modo assoluto, è una nuova vita, un nuovo modo di vivere che
si è imposto alla nostra umanità, una nuova proposta di vita
realizzata fra noi uomini. « Seguirlo » significa perciò essere
legati alla sua storia, condividere le sue scelte ed i suoi progetti, incarnare quello che egli ha
creduto, fatto, vissuto. Essere
discepoli significa incarnare il
suo spirito, o, come dice Paolo,
lasciare che egli viva in noi.
Tutti coloro a cui Gesù si è rivolto con questo appello hanno
sentito il fascino di quella sua
voce, il fascino di una vita completamente nuova vissuta con
lui. Anche oggi noi ne sentiamo
il fascino senza renderci sempre conto del perché e senz.a
comprendere pienamente tutto.
E' giusto quello che molti giovani dicono affermando che non
sanno bene cosa significa « credere », non hanno le idee chiare
ed i pensieri definiti. L'essenziale non è capire ma lasciarsi coinvolgere, lasciarsi attrarre, avere
fiducia che quello che si sente, si
spera, si intuisce è vero e vale
la pena di essere vissuto.
Giorgio Toum
3
r
26 aprile 1985
fede e cultura 3
26® CONGRESSO DELLA FEDERAZIONE NAZIONALE INSEGNANTI
Stato e scuola oggi
In mezzo a molta disattenzione la FNISM ripropone il principio della
laicità della scuola e quello della supremazia della scuola di stato
TARANTO
Scuola e religione
Questo il tema del 26» Congresso/Convegno nazionale della Federazione Nazionale Insegnanti
(FNTSM), la più antica federazione professionale di insegnanti nata per impulso e dairintelligenza laica di Gaetano Salvemini
nel 1901.
Il tema e il suo sviluppo nel
corso delle giornate romane (a
metà dello scorso marzo) si iscrivono nella linea di continuità e
di rinnovamento lungo la quale
si è sempre mossa la Federazione
che si differenzia dalle altre associazioni della categoria per
due principi sempre affermati e
difesi; il principio della laicità
della scuola e quello della supremazia della scuola di Stato su
quella dei privati: scuola di Stato che ha il dovere di garantire
quel pluralismo e quello spirito
di libertà che anima la nostra
Costituzione repubblicana.
Princìpi ancora una volta dibattuti con intelligenza e riaffermati con forza in un momento
in cui le condizioni storico-politiche del momento sembrano voler
passare sotto silenzio, in nome
di un travisamento del pluralismo e della libertà delle famiglie, il progetto democristiano di
finanziamento alle Scuole private.
Purtroppo la maggior parte
dei partiti politici (sia quelli di
maggioranza sia quelli di minoranza) sono disattenti su questa
tematica tanto che nessuno (o
troppo pochi) si sono mossi di
fronte ad un grave fatto nerpetrato ultimamente ai danni della
scuola pubblica e passato sotto
silenzio: il Consiglio Regionale
del Piemonte a fine marzo di auest’anno ha approvato a larghissima maggioranza che gli interventi per l’esercizio delle funzioni di assistenza scolastica attribuite ai Comuni siano « attuati in favore degli alunni delle
scuole materne, deH’obbligo e
secondarie superiori, statali e
non statali » (art. 4 del Testo
presentato dalla VI Commissione il 28 marzo scorso e già D.D.L.
n. 386). Il che vuol dire che le
tasse dei contribuenti passeranno con inade^uati controlli nubbhci nei rivoli delle numerose
(sempre più numerose) scuole
private gestite per lo più dai cattolici.
Perché l’opinione pubblica non
è stata adeguatamente informata?
Avevamo stigmatizzato (e con
noi tutti quelli che credono nello
Stato laico) la continua equiparazione delle scuole statali e non
statali nella legislazione degli
Enti locali; avevamo sollecitato
il pieno rispetto del Dettato Costituzionale che prevede la libertà di istituzione di scuole priva
PARMA — Domenica 28 aprile ore
10 ai Centro civico di via Argonne 4
Convegno organizzato dall’8» Circuito e
FGEI regionaie su « Giustizia senza
frontiere ».
ALESSANDRIA — Mercoledì 1° maggio ore 10 Assemblea del V Circuito
presso la Chiesa metodista.
ROMA — Giovedì 2 maggio ore 18
Aula magna della Facoltà di teologia,
via P. Cossa 40 conferenza del prof.
O. Cullmatm: « L’ecumenismo dell’unità nella diversità secondo il Nuovo
Testamento ».
MILANO — Sabato 4 maggio in via
F. Sforza 12/A conferenza del prof.
A. Molnàr su « Il calvinismo nell’Europa Orientale ».
MESTRE — Domenica 5 maggio ore
9.30 XXV Convegno del SAE. Relatori
F. Amfarosini, A. Sonelli.
te ma esclude, nei confronti delle
medesime, il finanziamento pubblico. Questo punto di vista era
stato fatto giungere alle Autorità
regionali e agli Qrgani di stampa
dal CQGIDAS, dalla FNISM di
Torino, dal Comitato laicità della
Scuola ma questi Qrgani, sicuri
della disattenzione generale, hanno potuto permettersi di non tenerne conto.
Siamo lontani da Quanto abbiamo sentito affermare con forza e che abbiamo applaudito nei
numerosissimi interventi al Congresso FNISM di Roma e che
mi piace riportare direttamente
dal mio notes sotto forma di appunti, scegliendone ovviamente
solo alcuni.
Educare alla libertà
— Non si nuò avere libertà della scuola senza libertà nella scuola. Democrazia infatti, significa
società aperta, dialogo, confronto
di tesi, di ideologie, di religioni,
di metafisiche, di impostazione
di fondo. Ciascuno dica la sua
ma soprattutto ascolti quella delTaltro (Norberto Bobbio).
— Una delle materie più delicate in fatto di diritti fondamentali dell’individuo sono quelle che
riguardano le libertà di pensiero
e di coscienza. Qggi, con il confessionalismo pervasivo nell’istituzione pubblica, anche con il
Nuovo Concordato, questi diritti fondamentali sono disattesi
(Lamberto Borghi, universitario).
— Non una lira alla Scuola privata.
A furia di assistenza la barca
può andare a fondo.
All’economia rimane il compito
di dare la base per la produttività della scuola.
Tutti sono scatenati sulla vacca pubblica che deve dare latte
a tutti.
E’ immoralità civile che il Vaticano chieda soldi allo Stato e
poi non ci sia controllo pubblico.
(Sylos Labini, universitario).
— Dal Rapporto CENSIS
(1984) la scuola privata risulta
essere scelta dai genitori solo per
le garanzie di ordine e disciplina,
mai per un superiore impegno o
più validi contenuti.
Valore fondamentale per un
paese civile è la libertà nella
scuola (Aldo Visalberghi, universitario).
— L’Onorevole Moro diceva
che ogni ideologia, in omaggio
alla libertà dd coscienza, deve vivere con le sue forze.
Un « senza oneri » non può trasformarsi con un « con oneri »
per lo Stato (Franco Ferraresi,
PSI).
— Bisogna mettere il giovane
nella possibilità di liberarsi dai
condizionamenti familiari; se noi
accettiamo la scuola privata noi
accettiamo il condizionamento
della famiglia e non siamo educatori.
Inviando i loro figli nelle scuole confessionali i cattolici fanno
dei loro figli dei cittadini separati.
Il Papa è un pontefice di frontiera e la frontiera Tha portata
qui a Roma (Raffaele Laporta,
universitario).
— Se accettassimo il finanziamento della scuola privata, la
scuola, tirando per la giacca i genitori, diverrebbe campo di litigio per la società italiana.
C’è l’esigenza di organizzare un
Comitato per la difesa e lo sviluppo della Scuola statale (Giacomo Cives, universitario).
— Gli integralismi e i confessionalismi sono risorgenti; porre
la questione del finanziamento
della scuola privata nel momen
to del degrado della scuola pubblica per incuria dei ministri democristiani è altamente provocatorio (Aureliana Alberici, Segreteria scuola PCI).
— C’è esaltazione ingiusta della scuola privata che è e rimane
una scuola di ripetenza (Giuseppe Martínez, Direttore Generale
Pubblica Istruzione).
— Nella scuola pubblica c’è
stata una rincorsa alla D.C. da
parte dei partiti di sinistra, per
favorire il degrado della scuola
pubblica (Massimo Teodori, deputato Partito Radicale).
— Si vanno facendo nuovi corporativismi con la scuola privata; sia idealmente sia ideologicamente è solo la scuola pubblica
a poter offrire il pluralismo ideologico (Piero Bellini, universitario).
— L’albero del vecchio Concordato stava diventando privo di
foglie e allora il Presidente Craxi
firma un Nuovo Concordato (Giuliana Limiti, Segretaria parlamentare per le Intese).
Questo corollario di buone intenzioni e di lucide analisi sulla
situazione contingente ci spingono a continuare a ripetere, da
assertori implacabili degli articoli 33 e 34 della Costituzione,
che tanto la libertà di insegnamento quanto quella di apprendimento sono fondamentalmente solo realizzate nella scuola
pubblica di Stato.
La scuola pubblica di Stato è
la sola che ha la prerogativa e la
forza di educare alla libertà in
quanto, come dice Luisa La Malfa
— Presidente della Giunta Esecutiva FNISM — « crea le condizioni di convivenza e di reciproco
rispetto entro le quali concezioni
diverse, ideologiche, religiose, si
pongono a confronto. E proprio
da questo confronto critico e libero infatti i giovani trarranno
gli stimoli intellettuali, gli strumenti culturali indispensabili
per sviluppare autonome capacità di scelta e di orientamento
ideale ».
Franco Calvettì
La recente definitiva approvazione da parte del Parlamento
del nuovo Concordato con la
chiesa romana e l’ampio spazio
riservato dai mass media all’avvenimento, hanno certamente
contribuito a far accorrere il
numeroso pubblico presente sabato 23 marzo nel Salone degli
Stemmi, occupato in ogni ordine di posti, per la tavola rotonda promossa dalla Chiesa Valdese di Taranto sul tema « L’insegnamento della religione nelle
scuole dopo le Intese e il rinnovo del Concordato ».
Dopo una breve introduzione
del past. Giuseppe La Torre,
che spiega i motivi che hanno
determinato l’incontro, viene data la parola ai quattro relatori
ufficiali. Dalle loro relazioni sono emerse le tre posizioni attualmente presenti nel nostro
Paese sull’argomento: quella
cattolica, sostenuta da Don Marcello Acquaviva, responsabile
deirufiìcio Catechistico Diocesano di Taranto, con la quale
l’insegnamento religioso nella
scuola costituisce un principio
irrinunciabile della chiesa, in
quanto materia interdisciplinare nella formazione culturale dei
giovani, e appoggiata, sia pure
con qualche sfumatura, dal Vice-proweditore agli Studi di Taranto Alfengo Carducci. Quella
cosiddetta « laica », sostenuta dal
Segretario provinciale della CGIL-Scuola, che sottolinea gli aspetti positivi contenuti sia nelle Intese sia nel Concordato che
vede finalmente realizzato il
principio della libertà religiosa
presente nella Costituzione repubblicana, e di Anna Maria Ma
Protestantesimo
in TV
Dal 28 aprile fino alla seconda metà di giugno andrà in
onda la domenica sera alle
ore 23 circa a settimane alterne, sempre sulla II rete.
# « «
La trasmissione di domenica 28 aprile presenterà alcune testimonianze di protestanti nella Resistenza.
renco del C.I.D.I. che, con accenti diversi, illustra la situazione
storica e le ragioni che hanno
determinato la necessità di un
cambiamento nell’insegnamento
della religione nella scuola. E,
infine, quella protestante, sostenuta dalla nostra Rosanna Nitti,
ohe spiega perché l’insegnamento religioso non può avvenire
nella scuola, precisando che per
noi evangelici vi sono innanzitutto motivi di ordine teologico, per i quali la fede non può
essere insegnata ma testimoniata, e ciò può avvenire solo nella
famiglia e nella comunità e non
nella struttura pubblica che appartiene a tutti. Da questo trae
origine la nostra diversa maniera di rapportarci allo stato e alla società che ci circonda, determinando un comportamento che
si può definire veramente laico.
Nel dibattito che è seguito, al
quale hanno partecipato i rappresentanti della Commissione
Scuola del P.C.I., del SA..E., del
Comitato per la Laicità nella
Scuola e dell’Associazione Geriitori Democratici, sono stati ribaditi più o meno i concetti, a
tutti noti, dei predetti organismi. Mentre due interventi hanno colpito, per opposti motivi,
un po’ tutti: quello di una persona che non si è qualificata, la
quale ha voluto mettere in evidenza la massiccia ingerenza
esercitata dalla cultura cattolica in tutti i settori della vita
pubblica e che ha notevolmente
frenato il processo di democratizzazione del Paese, suscitando
la più viva indignazione da par
te delle numerose insegnanti di
religione presenti alTincontro. E
quello di una di queste ultime,
sostenuto dal responsabile diocesano e dal funzionario scolastico, con cui è stato affermato
che, qualora venisse accolta la
richiesta di collocare l’ora di
religione nella prima o nell’ultima ora delle lezioni, i veri discriminati sarebbero gli insegnanti, che sarebbero costretti
ad esercitare la loro professione solo in due determinate ore
e, sotto qualche aspetto, anche
gli alunni che hanno optato per
l’insegnamento religioso e che vedrebbero i loro compagni arrivare a scuola Lmà>ra più tardi o
andarsene a casa un’ora prima.
P. C.
CHIESA VALDESE ACCOGLIE E SOSTIENE PACIFISTA ESPULSA
Appello al ministro Scaifaro
« La voce dei pacifisti è un
grido di speranza, ed è con questa speranza che voglio lottare
con voi », ha detto domenica 21
aprile Patricia E. Melander al
termine del suo intervento durante il culto nella Chiesa valdese di Piazza Cavour. Cittadina inglese, Patricia ha partecipato a
manifestazioni a Comiso e in particolare martedì 9 aprile si è incatenata sulla piazza di Comiso
per protestare contro l’arresto di
tre pacifiste (tra cui un’evangelica) avvenuto il giorno prima davanti alla base missilistica. In seguito a questa manifestazione ha
ricevuto il foglio di via dalla
Prefettura di Ragusa e rischia
l’arresto se non abbandonerà
l’Italia. Patricia ha chiesto aiuto
a Roma alla Chiesa valdese di
Piazza Cavour che l’ha ospitata
nei suoi locali dove da giovedì
17 ha iniziato uño sciopero della
fame.
Così domenica 24 Patricia ha
voluto non solo far conoscere la
sua vicenda, ma anche ringraziare la comunità ner « la comprensione e il sostegno pratico
e spirituale » che ha ricevuto. Oltre alTaccoglienza, il Consiglio
di chiesa di Piazza Cavour, insieme ai gruppi romani della Federazione Giovanile evangelica in
Italia, ha scritto infatti una lettera al ministro degli Interni
Scaifaro in cui, in merito all’operato della Prefettura di Ras^usa è
detto; « rileviamo che le motivazioni di tale provvedimento
sembrano contraddire lo spirito
della Costituzione che garantisce
libertà di espressione: infatti nelle accuse rivolte alla Melander
non si configura alcun reato perseguibile, se non Quello lievissimo relativo all'affissione abusiva
di manifesti.
Poiché ci troviamo di fronte ad
un provvedimento inflitto per
avere manifestato opinioni ampiamente condivise e che nascono dalla volontà di costruire una
società di giustizia e di pace, noi
firmatari ci dichiariamo non solo
solidali con Patricia, ma corresponsabili delle azioni pacifiche
che, come lei, migliaia di pacifisti compiono quotidianamente
in Europa e negli Siati Uniti ».
Dopo aver dato notizia dell’ospitalità data a Patricia nei
locali della Chiesa valdese, la lettera prosegue dicendo:
« Chiediamo pertanto a Lei, Signor Ministro, che venga revocato il provvedimento di espulsione di Patricia Melander (...).
Speriamo vivamente che la nostra richiesta possa essere accolta; in caso contrario saremmo^
profondamente turbati, perché
dovremmo dedurre che in Italia
lottare pacificamente contro gli
armamenti nucleari è di fatto
considerato un reato ».
Convegno su
Bonhoeffer
TORINO — L'Istituto Gramsci organizza per la giornata di sabato 4 maggio (Inizio ore 9) presso l'Aula magna
universitaria di via Po 17 un Convegno su Dietrich Bonhoeffer per ricercare il significato e le sollecitazioni
della sua teologia per il pensiero laico
e teologico oggi. Relazioni di Ugo Perone, Paolo Ricca, Gian Enrico Rusconi. Comunicazioni di Ninfa Bosco, Eugenio Costa. Sergio Quinzio, Gianni
Vattimo.
4
4 vita delle chiese
!
26 aprile 1985
DIBATTITO A PINEROLO
INCONTRO COL PROF. BRUNO CORSANI
La scelta non violenta
dell’Apocalisse
Come leggere
la Bibbia
Sabato 13 aprile, una quarantina di persone si sono ritrovate nei locali della chiesa di Pinerolo per ascoltare una conferenza del prof. Bruno Corsani,
docente di Nuovo Testamento
alla Facoltà Valdese di Teologia,
su 'Fede e politica nell’Apocalisse’.
Il prof. Corsani ha inquadrato storicamente e culturalmente le vicende che hanno determinato e sono state all’origine
della letteratura apocalittica, la
quale, rispetto ai generi letterari del Nuovo Testamento, presenta una notevole originalità.
Ricostruzione e
resistenza
Dopo il ritorno dall’esilio a
Babilonia (cfr. Isaia a partire
dal capitolo 40 e seguenti), gli
esuli israeliti si trovarono a dover affrontare numerose difficoltà: la popolazione era drasticamente ridotta, incapace di realizzare un impegnativo e difficile processo di ricostruzione
economica e sociale; la propria
autonomia politica ed economica era subordinata agli equilibri politici delle ’potenze imperialiste’ dell’epoca, ora la Persia e l’E^tto (V e IV sec. a. C.),
ora la Siria e l’Egitto (III sec.
a. C.).
Nel Medio Oriente, dopo le
conouiste di Alessandro Magno,
la cultura greca diventa egemone rispetto a qualsiasi altra espressione culturale, tanto che
tutto ciò che non era ’greco’,
era considerato ’barbaro’: Giuda,
come tutte le nazioni di quell’area geografica, fu sottoposta
a quella colonizzazione ideologica.
Il dominio straniero, in particolare sotto Antioco IV Epifane, favoriva in ogni modo la penetrazione culturale dell’ellenismo: dalla costruzione di stadi
e circhi per il ’divertimento’ delle popolazioni locali all’organizzazione, tramite l’istituzione ecclesiastica, della raccolta delle
tasse, che furono anche aumentate in misura considerevole.
In particolare l’intromissione
esterna negli affari della Giudea si fece particolarmente pesante rispetto proprio all’ambito religioso: si iniziò razziando
gli arredamenti sacri del tempio per arrivare, in tempi successivi, sia alla strumentalizzazione dell’elezione del sommo
sacerdote, sia alla profanazione
del Tempio di Gerusalemme (167
d. C.) con l’instaurazione del culto di Giove Olimpio e la conseguente proibizione della osser
vanza del Sabato e della circoncisione (cfr. il primo capitolo
del primo libro dei Maccabei ed
il libro di Daniele, in particolare, al capitolo 11).
La reazione degli ebrei a questa oppressione politica ed ideologica prese forme diverse:
— resistenza violenta attuata
attraverso il movimento armato guidato da Giuda il
Maccabeo;
— riesistenza non violenta attuata attraverso l’opposizione aH’imperialismo di Antioco, che prevedeva il rifiuto
di .sottostare alle ingiunzioni
ed alle nrevarieazioni dei nre\aricanti vicini (cfr. Daniele,
capp. 1-6);
— resistenza non violenta attuata attraverso l’interpretazione apocalittica della storia.
L’Apocalisse di Giovanni discende direttamente da questa
situazione. Il grande stato imperialista è ora Roma. Un potere
estremamente tollerante nei confronti delle religioni locali, ma
anche preoccupato di una loTo
eccessiva autonomia, tanto da
imporre a tutti il culto per Roma o per l’imperatore. Da questo punto di vista solo gli ebrei
godevano di uno statuto particolare che li garantiva da ogni
imposizione e prevaricazione religiosa esterna.
Fin quando il cristianesimo
venne considerato una setta giudaica anch’esso usufruì di questa considerazione particolare,
ma nel momento in cui iniziò a
differenziarsi incontrò le prime
difficoltà. Anche se le persecuzioni sistematiche contro i cristiani inizieranno solo con l’imperatore Traiano le vicende di
quegli anni già facevano presupporre quale sarebbe stato il seguito della storia di quelle piccole comunità.
L’Aoocalisse nasce nel periodo
d’incubazione di questi avvenimenti (cfr. i primi due capitoli
del libro). Dall’analisi del testo
dell’Apocalisse emergono da una
parte una dura requisitoria contro il potere e l’imperialismo
economico di Roma (cfr. Ap.
6: 13; 13: 16-18; 18; 3 ss.) dall’altra raffermazione di una profonda coscienza non violenta. Al
centro dell’Apocalisse c’è il Cristo, cioè FAgnello di Dio che sta
in piedi nonostante sia stato
sgozzato. In questo caso la morte di Cristo non è presentata
come una sconfitta, ma come
una vittoria.
La prossima apparizione di
un'opera del prof. Corsani, come commentario all’Apocalisse,
ci aiuterà a proseguire la conoscenza e la ricerca su questo libro della bibbia poco conosciuto nelle nostre comunità.
Mauro Pons
E' risaputo che la bibbia non
viene letta abbastanza, forse
nemmeno da parte dei quadri
delle nostre chiese: predicatori,
monitori, catechisti. Ma una volta di più nell’incontro col prof.
Corsani, domenica 14 aprile a
Torre Pellice, il gruppo purtroppo non numerosissimo dei partecipanti ha potuto rendersi conto che il problema non è solo di
quantità," ma anche di modo. Non
basta aumentare il numero di ore
di lettura della bibbia per ridiventare autenticamente popolo
della bibbia.
La scrittura va anche letta coi
criteri che essa stessa ci indica.
La sua autorità non sta sempre
nella lettera di ogni singolo passo
o del complesso dei libri canonici
visti come un tutto indifferenziato, ma nel messaggio del Cristo
morto e risorto per noi e antici
pazione del Regno futuro di Dio.
A questo messaggio centrale va
fatto riferimento nella lettura
della bibbia, per cui è possibile
parlare, in un certo senso, di parti « più canoniche » di altre. Se
non si tiene conto di questo fatto
fondamentale sono possibili molte letture abusive della bibbia:
letture che centrano più le nostre
idee del messaggio biblico, letture moralistiche, letture che spiritualizzano tutto o che cercano
allegorie in ogni particolare.
Compito principale di ogni predicatore e di ogni credente
dunque, quello di individuare le
piste appropriate della lettura bi
blica, di lasciarsi interrogare anziché di interrogare, di aprirsi ai
messaggio e all’esperienza degli
scrittori, in modo che il testo
scritto sia per noi parola vivente
di Dio. C. T.
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Attività delle corali valdesi
L’annuale incontro delle Corali avrà luogo quest’anno il 19
maggio prossimo, con una formula diversa rispetto alle ultime edizioni. Infatti la Festa di
Canto si terrà in due località:
le Corali della "Val Germanasca
e Torino si incontreranno a San
Secondo e quelle della "Val Pellice e "Val Chisone a Frali. L’incontro avrà inizio alle ore 15.30,
ma le singole Corali saranno
presenti ai culti del mattino in
diverse comunità, come segue:
Corale di Torino a S. Secondo,
di Ferrerò ad Angrogna, di Pomaretto a Luserna S. Giovanni
(nel pomeriggio a S. Secondo
saranno presenti anche le Corali di Torre Pellice, Prarostino
e naturalmente S. Secondo). In
"Val Germanasca: a Frali la Corale di Bobbio/"Villar ; quella di
Angrogna a Massello, di Rorà
a Pomaretto, di S. Germano a
Chiotti, di Pinerolo a Ferrerò
(nel pomeriggio a Frali saranno
presenti anche le Corali di Frali e Villar Perosa).
sto prezioso servizio.
Le persone, più o meno giovani, che sentono questo problema e pensano di potersi rendere utili anche per l’insegnamento ai principianti, possono
richiedere il questionariò presso
i pastori o i responsabili delle
Corali stesse.
Al termine di questo notiziario vogliamo infine segnalare, a
chi non ne fosse ancora a conoscenza, che presso le Corali è
reperibile un volumetto a stampa contenente circa 200 melodie
(musica e testi) del repertorio
delle Corali.
rante questi 15 anm. Il nuovo
anziano verrà insediato durante il culto di domenica 12 maggio.
ultime domeniche.
• Domenica 28 aprile avremo,
nel corso del culto, l’Assemblea
di Chiesa; all’ordine del giorno
la presentazione della relazione
annua e le elezioni dei deputati
alla Conferenza Distrettuale e
al Sinodo.
Etica sessuale
La famiglia
S. GERMANO — Domenica
28 aprile il culto al mattino sarà dedicato in modo particolare
alla famiglia. Una parte speciale del culto sarà animata dai
bambini della Scuola domenicale.
Il programma degli incontri
comprenderà, oltre ai canti di
insieme, anche esecuzioni delle
singole Corali.
Nel pomeriggio, con inizio alle ore 15, si terrà il bazar organizzato dall’Unione femminile.
Tutti sono invitati cordialmente a partecipare.
Tra le iniziative delle Corali
segnaliamo una inchiesta, proposta dalla Commissione Esecutiva, tendente a schedare tutti
gli strumenti (organi, harmonium, pianoforti) che sono in
uso (o, più di frequente, in disuso) nelle chiese del I Distretto, in modo che si possa intervenire razionalmente al restauro là dove è più necessario. Farallelamente è in distribuzione
un questionario, rivolto a giovani musicisti o aspiranti tali,
con un minimo di preparazione
strumentale. La rilevazione ha
per il momento un valore strettamente statistico, ma in proiezione futura è ipotizzabile l’organizzazione di stages di perfezionamento o corsi di avviamento all’accompagnamento del
canto durante il culto. Non è
una novità, infatti, che molte
chiese, e non solo le più piccole,
incontrano difficoltà nel reperire persone disponibili per que
Studio biblico
PRAMOLLO — Nel culto di
domenica 14 la predicazione tradizionale è di nuovo stata sostituita da uno studio biblico, questa volta sulla parabola degli
operai nella vigna (Mt. 20: 1-16).
L’esperienza si è rivelata più
interessante della volta precedente perché tutti sono stati
coinvolti e hanno partecipato
più attivamente.
torre PELLICE — L’As
semblea di chiesa tenutasi sabato 20 aprile ha ancora discusso e riflettuto sul tema dell’etica sessuale, partendo da due ordini del giorno già presentati
nell’Assemblea di marzo. Il primo, quello che definiremo per
necessità di concisione di « condanna » dell’omosessualità, è stato respinto, mentre il secondo,
che cercava una problematica
definizione di tutta la questione in termini teologici,
è stato ritirato dai presentatori.
La comunità di Torre Pellice
sul tema dell’etica sessuale ha
dunque prodotto un documento
scaturito dalla riflessione del
gruppo di studio biblico, e non
ha ritenuto di esprimersi in alcuna votazione. Probabilmente
l’esiguo numero di presenti ha
anche impedito che l’Assemblea
si pronunciasse, nella sua seconda parte, sulla denuclearizzazione del territorio e sul gemellaggio con le chiese americane.
Questi argomenti verranno discussi nella Assemblea di maggio, per dare modo a tutta la
comunità di essere adeguatamente preparata.
Domenica 28 aprile
□ ASSEMBLEA TEV
TORRE PELLICE — Presso la Ca ^
Unionista con inizio alle ore 15 si tiene l’assemblea mensile della TEV. L?
riunione è aperta a tutti gli interessati.
Venerdì 3 maggio
□ LA DROGA TRA NOI.
DIBATTITO PUBBLICO
ANGROGNA — Alle ore 21, presso
la Sala unionista del Capoluogo, si
terrà un dibattito sulla droga in valle;
introdurranno: Roberto Peyrot, Daniele
Rochat, Leila Parodi, GlanClaudio Magra. La serata è organizzata dalla
chiesa valdese di Angrogna,
Sabato 4 maggio
Appuntamenti
# Hanno collaborato a qnesto
numero: Enzo Barnabà, Franco Becchino, Mario F. Baratti,
Ted Bishop, Pasquale Consiglio,
Ivana Costahel, Renato Del Priore, Antonio Kovacs, Daniele Maoris, Samy Odin, Paolo Ribet,
Bruno Rostagno, Franco Taglierò, Claudio Tron.
• Domenica 21 aprile ha avuto luogo l’assemblea di chiesa
nel corso della quale sono stati
nominati i rappresentanti della
nostra comunità alla Conferenza Distrettuale e al Sinodo.
Per la Conferenza sono state
elette Alma Beux Menusan e
Rina Ferrerò Sappé; Carla Long
supplente. Per il Sinodo è stata
nominata Ivana Costabel; Dante Long supplente.
Un punto importante all’o.d.g.
riguardava l’elezione di un nuovo anziano per il quartiere Bosi : ha accettato di svolgere questo compito Remo Travers, al
quale la comunità tutta esprime l’augurio di potersi dedicare con impegno e fedeltà a questo servizio, mentre ringrazia
Silvio Costabel per la disponibilità con cui lo ha svolto du
ANGROGNA — Sabato 27, alle ore 21, il Concistoro si incontra al Presbiterio per la redazione della relazione annua e
per l’organizzazione dell’assemblea di chiesa del 5 maggio.
• Domenica 28 aprile, nel pomeriggio, si terrà presso la Sala Unionista l’incontro delle Unioni femminili di Angrogna e
di San Secondo.
• La riunione del comitato
Bagnóou, prevista per venerdì
26, è rinviata ai culti estivi.
• Ricordiamo la serata teatrale su Bonhoeffer di sabato 4
maggio nel tempio del Serre alle 21, a quarant’anni dalla morte del grande teologo tedesco
avvenuta ner mano dei nazisti.
□ I VALDESI
DEL SUD AMERICA
LUSERNA SAN GIOVANNI — Alle
ore 21, alla sala Albarin, serata di
conversazioni suH'Uruguay e l'Argentina e le chiese valdesi di questi paesi.
Interverranno il pastore Sergio Ribet e Livio Gobello, I quali sono stati
recentemente in quella regione.
Saranno proiettate diapositive.
Oltre aH'aspetto che ci coinvolge
più da vicino — i molti emigrati dalle Valli valdesi nel Rio de La Piata, i
rapporti di parentela, di fratellanza, di
amicizia che ci legano ai valdesi del
Sud America — sarà una occasione
di riflessione sulle giovani democrazie
che si sono aperte recentemente una
via in questi paesi, che tuttavia vivono in una stretta economica estremamente pesante, e si vedono minacciate quotidianamente da un contesto
internazionale che teme una reale indipendenza dei popoli.
Domenica 5 maggio
Assemblea
RORA’ — Ringraziamo Umberto Rovara e il pastore Neri
Giampiccoli che hanno predicato nella nostra comunità queste
□ GIORNATA DEI
GIOVANI
BOBBIO PELLICE — Il 1” circuito organizza un incontro dei gruppi giovanili col seguente programma:
ore 10.30: culto;
ore 12: pranzo al sacco;
ore 15: nel tempio incontro con recita, canti e messaggi sul tema dell’ecologia.
L'incontro è aperto a tutti i membri di chiesa del 1” circuito.
5
F
26 aprile 1985
vita delle chiese 5
INCONTRO DEI CONSIGLI DI CHIESA DI ROMA P3n3SCÌ3
Collaborare per gli immigrati
Il 19 marzo membri dei consigli delle chiese battiste, metodiste e valdesi di Roma si sono
ritrovati presso la Chiesa metodista di via XX Settembre
per discutere della cooperazione
per aiutare i lavoratori stranieri immigrati ad adattarsi alla
vita in Roma e a superare alcuni dei problemi connessi al
loro lavoro. Tra gli oratori invitati, il pastore Kenrick M. Baker, direttore dell’UfBcio rifugiati del Consiglio Ecumenico
delle Chiese a Roma, il capitano
Daniele Vairos che dirige il lavoro dell’Esercito della Salvezza tra i lavoratori migranti e i
rifugiati, e il pastore Bruno
Tron, coordinatore del Servizio
Migranti della Federazione chie
se ev. in Italia. Il past. Tron ha
parlato in generale del Servizio
Migranti, del lavoro tra i rifugiati in Roma, della Consulta
del Comune di Roma e dei problemi culturali dell’integrazione
nella società italiana, mentre
Ken Baker ha esposto le linee
generali dell’attività deH’Ufflcio
rifugiati del CEC. Il capitano
Vairos ha parlato del lavoro dell’Esercito della Salvezza e Gregorio Plescan, studente in teologia che lavora con la chiesa metodista di lingua inglese di Ponte S. Angelo, ha descritto le reazioni incontrate nel suo tentativo di lavorare tra i lavoratori
migranti menzionando il progetto futuro di avere un locale
per incontrare la gente che vie
ne a chiedere aiuto e consiglio.
Un intervenuto ha affermato
che le chiese protestanti in Roma hanno sia la disponibilità
di nersonale che il desiderio di
aiutare.
Si è deciso di collaborare sostenendo e sviluppando il lavoro esistente quale quello dell’Esercito della Salvezza non solo
con un aiuto finanziario ma
con la collaborazione volontaria
al centro di via degli Apuli e
alla Stazione Termini; di informare le varie chiese su ciò che
si sta facendo; di scambiare informazioni col Servizio Migranti; e di creare un gruppo per
proseguire questo lavoro tra
le chiese battiste, metodiste e
valdesi di Roma. T. B.
La Chiesa Valdese di Catania
— nel quadro del progressivo
« invecchiamento » della nostra
società e delle chiese in particolare — ha spesso modo di riflettere
sulla sofferenza e la morte, sui
diritti dei malati e dei morenti.
Il fratello Ettore Panasela che
recentemente ci ha lasciati ci ha
esortato a questa riflessione, prima quale membro attivo di vari
organismi ecclesiali, po'! quale
soggetto attivo e passivo di terapie atte a ripristinare un minimo
accettabile di vita dopo un terzo
infarto. Abbiamo così visto che
chi è vissuto bene, anche di fronte alla morte non si sgomenta.
Lucidamente Ettore ha voluto
riassumere la propria vita, pochi
giorni prima del decesso, ripetendo le parole del Salmo 27,
« L’Eterno è la mia luce...; di chi
temerò? ». Con lo specchiare nelle
CORRISPONDENZE
Iniziative nell’ambito cittadino
VENEZIA - MESTRE — Fra
febbraio e marzo la nostra chiesa è stata presente, o quanto
meno interessata, a diverse manifestazioni e iniziative che si
sono svolte nell’ambito cittadino. Ne diamo una breve panoramica.
In febbraio il professor Aldo
Stella, dell’Università di Padova, ha tenuto una conferenza
presso l’Ateneo Veneto, a Venezia, sul tema « Zwingli a Venezia ». E’ stata l’ultima di un ciclo sul riformatore svizzero, organizzato dairUniversità popolare di Venezia, che ha visto
quali precedenti relatori i pastori Berlendis, Campi e Kleeman.
chiese (a Venezia era presente
anche un gruppo di visitatori
dalla Svìzzera) e ai Culti con S.
Cena della settimana precedente, il giovedì a Venezia e il venerdì a Mestre.
• Ha avuto successo il concerto organizzato dalla Foresteria di
Venezia il 6 aprile. Un buon numero di spettatori invitati ha seguito il programma di musiche
di Bach, Mozart, Beethoven e
Rachmaninov presentato dai due
giovani concertisti Gabriele Gorog e Marco Paladin, rispettivamente pianoforte e violino.
• Il 15 marzo a Mestre, nei
locali del Municipio, si è svolta
una conferenza a due sulla teologia della liberazione; relatori
il pastore Alfredo Berlendis e il
professor Franco Macchi, insegnante presso il liceo scientifico
G. Bruno di Mestre.
Donne metodiste
• L’8 febbraio i soci deU’Umversità popolare di Venezia, guidati dalla presidente, hanno visitato palazzo Cavagnis, sede
della nostra chiesa e dei locali
sociali; sono stati accolti dal pastore e dal direttore della foresteria, Riccardo Bensì, che hanno fornito spiegazioni e indicazioni.
• Segnaliamo inoltre rincontro dibattito organizzato dalla
rivista « Esodo » presso la Facoltà di Architettura di Venezia,
per presentare il libro « Abramo
contro Ulisse » di Filippo Gentiioni, edito dalla Claudiana.
Hanno partecipato l’autore e
Massimo Cacciali.
• E’ da ricordare infine la partecipazione del professor Paolo
Ricca, della Facoltà Valdese di
Teologia, ad una tavola rotonda
tenuta ai primi di marzo all’Ateneo Veneto, sul tema « I colloqui di Ratisbona; l’azione e le
idee di Gaspare Contarmi ». La
tavola rotonda faceva parte di
un convegno di studi di tre giorni organizzato nel quinto centenario dalla nascita di questo
personaggio storico, un cardinale le cui vicende si intrecciarono con quelle della Riforma,
che egli tentò di riavvicinare pacificamente alla chiesa cattolica.
VICENZA — Nei locali della
Chiesa Metodista di Vicenza si
è tenuta, sabato 23 marzo alle
ore 18,30, una conferenza, organizzata dal Gruppo Attività Femminile, sul tema « Le donne del
primo metodismo ».
L’oratrice, la professoressa Anna Maria Borsari Grimaldi, avvalendosi di documenti, inediti
per l’Italia e di pubblicazione
recentissima negli Stati Uniti,
ha posto in risalto l’opera coraggiosa di dieci donne metodiste,
le quali hanno operato in Inghilterra e negli Stati Uniti raggiungendo risultati inimmaginabili in un periodo, il 1700, in cui
la donna era in uno stato di totale sottomissione all’uomo secondo la dottrina puritana dell’epoca, vi erano difficoltà enormi per organizzarsi, viaggiare,
reperire luoghi idonei per incontrarsi, disporre dei mezzi e medicinali necessari alla loro opera.
La relatrice ha analizzato l’opera di ciascuna di queste donne,
fra cui la madre dello stesso Wesley, e di ognuna di esse ha messo in risalto l’opera svolta.
La prof.ssa Grimaldi ha concluso sottolineando che noche
donne con pochissimi mezzi hanno ottenuto risultati sorprendenti solo e perché sorrette da una
fede incrollabile.
La conferenza ha avuto un successo notevole: il pubblico attento ed interessato si è trattenuto
a lungo per avere ulteriori chiarimenti ed informazioni.
voci e la predicazione è stata
incentrata su Deuteronomio 10:
12-22. Il 27 la comunità ha ricevuto la gradita visita della sig.ra
Tton per conto delle Unioni
Femminili ed infine il giorno
30 u. s. nel pomeriggio si è avuto il culto in tedesco per la comunità luterana di Messina da
parte del pastore Alberto Saggese.
Riunitasi numerosa per Pasqua, in gioia e allegria, la comunità è tornata al tempio per
la morte, un distacco che ha lasciato un vuoto tra noi, di Elfriede Trombetta. Questa nostra sorella, tedesca di nascita,
apparteneva alla più antica tra
le famiglie fondatrici della nostra comunità, e durante la sua
vita ha sempre dato una testimonianza di fede vissuta coerentemente con l’Evangelo. Era titolare della cattedra di Lingua
e Letteratura tedesca alla Università di Messina. Il messaggio
della Risurrezione e della vita
è stato annunziato dal pastore
G. Lento, e anche dal decano
della chiesa luterana di Milano
che si trovava a Messina di passaggio. Dopo questo triste evento ora la comunità si sta
organizzando per presentarsi numerosa e compatta al piccolo
’’Kirchentag” che si terrà a
Guardia Piemontese la domenica di Pentecoste.
to. Vi è il desiderio di creare
una rete di collegamento e di
sostegno, quanto più vasta possibile, senza pensare a grossi
progetti o centri di accoglienza,
ma a tante piccole aree di intervento, condivisione, solidarietà nella città.
Non a caso l’iniziativa è stata assunta da due organismi insieme: il Centro Culturale Protestante vuole essere espressione della chiesa battista e della
chiesa valdese di Catania in
campo culturale ; la comunità
di S. Pietro e Paolo è una parrocchia cattolica con cui si intrattengono numerosi scambi,
sia a livello di lavoro per l’educazione alla pace, sia a livello
di gruppi giovanili e di seminari di studio biblico.
Giobatta A. Basso
ALBENGA — Giobatta Arturo
Basso ci ha lasciati il 25.1.
Ad oltre ottant’anni, come gli
uomini forti di cui parla il Salmo 90, « si è addormentato con
i suoi padri» (1 Re 2: 10).
Con gli Eritrei
CATANIA — Un’agape fraterna con piccante cibo eritreo,
ha concluso la prima delle iniziative a Catania sul tema proposto per la settimana della libertà. Il Segretario del Servizio Migranti della FCEI past.
Bruno Tron\ ha introdotto il dibattito con alcuni dati sulTimmigrazione nel nostro paese. Il
past. Tron ha presentato la situazione a livello nazionale
(grande inattendibilità di dati)
di una immigrazione che non
trova alcuna regolamentazione
se non in superate circolari del
periodo fascista, costretta quindi alla clandestinità per lo meno nei 2/3 dei casi.
• L’agape del 17 febbraio ha
visto una partecipazione abbastanza buona, per quanto ostacolata da uno sciopero delle ferrovie sulle linee locali, dall’influenza, dal traffico turistico di
Carnevale. Dopo il pasto, il pastore ha presentato l’opuscolo
edito dalla Società di Studi Vaidesi sulla revoca dell’Editto di
Nantes.
Buona anche la partecipazione al Culto di Pasqua nelle due
Elfriede Trombetta
MESSINA — Il XVII febbraio
è stato ricordato dal culto e poi
dall’agape fraterna che è seguita e che ha visto il massiccio
concorso di gran parte dei fratelli di chiesa. Inoltre il tema
dello « Straniero che è dentro
le tue porte » è stato ripreso da
un culto giovanile il 24/3, in occasione della Domenica della
Gioventù. Il culto è stato a più
Si è poi constatato come anche per il Catanese non vi siano dati certi, numericamente,
ma vi siano esempi flagranti di
un centinaio di immigrati espulsi da Paternò « in quanto
avrebbero potuto creare problemi». Ha rallegrato la presenza
qualificata di molte parrocchie
cattoliche, di obiettori di coscienza interessati al problema
e sonrattutto di un buon numero di lavoratori stranieri. Hanno così trovato ascolto gli interventi di -lavoratori eritrei e
ci si è rallegrati per il lavoro di
alfabetizzazione da essi condot
La sua vita è stata la vita spiritualmente ricca di un uomo
credente, sicché giustamente la
Comunità gli ha dato l’ultimo
saluto nei funerali che si sono
tenuti ad Albenga il 26 gennaio,
con notevole concorso di persone, prima nella nostra cappella
e poi al cimitero, applicando a
lui le parole dell’Apostolo « ...il
tempo della mia dipartenza è
giunto. Io ho combattuto il
buon combattimento, ho finito
la corsa, ho serbata la fede...»
(II Tim. 4: 6b-7). Questo versetto è stato infatti il testo della
predicazione del pastore Becchino ed altresì la parola biblica
che ha annunciato dal manifesto mortuario la sua dipartita
alla città di Albenga, dove Giobatta Arturo Basso aveva trascorso la sua vita ed era stato
conosciuto e stimato per la sua
operosità, la sua onestà e la sua
coerente testimonianza cristiana di uomo protestante. Dire di
lui che egli è stato « reputato
colonna » ( Glal. 2: 9) della nostra chiesa di Albenga è constatare un fatto. La piccola comunità che colà si è costituita per
l’impulso evangelistico dato all’opera dal pastore Cacciàpuoti
sul finire degli anni quaranta è
nata, per cosi dire, in casa di
Giobatta Arturo Basso e di sua
moglie, l’indimenticabile Onelia,
che ci ha lasciati non molti anni or sono. Ed a Giobatta la comunità ha sempre guardato come ad un fratello maggiore. Ora
guardiamo a quel posto vuoto,
che non sarà facile, a viste umane, colmare, con rimpianto, ma
anche ringraziando il Signore
che ci ha donato per tanti anni
un così prezioso compagno
d’opera nel cammino della predicazione evangelica.
parole del Salmista la propria
esistenza e la propria fede egli ha
ancora una volta adempiuto al
suo compito di predicatore locale.
Ma se dovessimo sintetizzare
in una espressione la sua vita
diremmo che egli è stato un cristiano costantemente cosciente
del sacerdozio cmiversale, cosciente del concetto protestante
di vocazione.
Se alle esequie hanno voluto
essere presenti massicciamente
colleghi, alunni non è stato per
un formale ossequio a un direttore didattico in pensione, quanto per la coscienza che in lui agiva non il funzionario dello stato
diligente, ma un uomo vigile e attento ai valori fondamentali dell’esistenza, della libertà e della
giustizia. Quindi che Ettore parlasse come direttore didattico,
come predicatore locale e anziano dì chiesa, come presidente
dell’ANPI, in fondo il discorso
era lo stesso; la vigile ricerca,
la lenta costruzione, la costante
speranza di un mondo migliore,
nella mai sottaciuta coscienza
che Cristo è il fondamento di
ogni giustizia.
Come ha ricordato il past. Rapisarda nella predicazione alle
esequie, Ettore ha fino al suo ultimo intervento in Assemblea di
chiesa ricordato la necessità di
annunciare l’Evangelo in ogni
ambito, fuori dalle mura. A noi
pastori Ettore ha insegnato come
essere predicatori dell’Evangelo
senza essere nel « ruolo pastorale ». Fiero delle scelte etico-professionali dei figli, sapeva ricordare a loro e ai nipoti ”la buona
parte che non può essere tolta”.
Nella chiesa di Catania nessuno della generazione anziana seguiva con più ansia e trepidazione il lavoro delle nuove generazioni, non solo per la pace, ma
complessivamente in una ricerca
di presenza nella città e per la
città.
Ettore ci ha lasciati — ma non
ci ha lasciati soli — ci ha lasciati
con un preciso messaggio e la
certezza che « in Cristo siamo
più che vincitori ». M.F.B.
Per i pastori
La casa Vinay, sita in B.ta
Chiotti Inferiori - Riclaretto, è a
disposizione della Tavola per
quei Pastori che intendono trascorrere un periodo di riposo
specialmente estivo in Val Germanasca. Ad una altitudine di
circa 700 m. s.l.m., è circondata
da alte montagne. Per informazioni rivolgersi al Concistoro di
Villasecca - 10060 Riclaretto
(Torino).
ERRATA
Nei due numeri scorsi abbiamo pubblicato l'annuncio della consultazione
promossa daii'OPCEMi per i giorni
31.5, 1-2.6 con due errori di trascrizione per i quali ci scusiamo.
La consultazione non è ■ di chiese ».
bensì « delle chiese metodiste in Italia » ed ha per oggetto una riflessione sui problemi relativi non « alla lega » bensì • alla vita delle chiese
stesse nel contesto dell’integrazione ».
Í
J
m.
6
6 prospettive bibliche
26 aprile 1985
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
Ricordati del giorno del riposo
ESODO 20: 8-11
Ricordati del giorno del riposo per
santificarlo. Lavora sei giorni e fa’ in essi ogni opera tua; ma il settimo è giorno di riposo, sacro aU’Eterno, che è l’Iddio tuo; non fare in esso lavoro alcimo,
né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo
servo, né la tua serva, né il tuo bestia
me, né il forestiero che è dentro alle tue
porte; poiché in sei giorni l’Eterno fece
i cieli, la terra, il mare e tutto ciò che è
in essi, e si riposò il settimo giorno; perciò l’Eterno ha benedetto il giorno del
riposo e l’ha santificato.
Il comandamento del riposo sembra occupare un posto particolare nella lista delle « dieci parole » lasciate da Dio a Mosè. Oltre ad essere quello che ha la formulazione più lunga, è anche l'unico
che sembra avere un carattere prevalentemente cultuale, e quindi
provvisorio, non vincolante per noi
che viviamo nel nuovo patto. Ma i
motivi che Dio porta per ordinare
l’osservanza del sabato, risalenti alla sua opera di creazione e al suo intervento di liberazione dalla schiavitù d’Egitto (Deut. 5: 15), e l’insistenza con cui, in tutto il Vecchio
Testamento, il popolo di Dio viene
ammonito a non profanare il giorno consacrato all’Etemo, portano
invece a credere che nel comandamento del riposo sia presente una
richiesta di onore a Dio che non è
per nulla inferiore a quella contenuta nei primi tre comandamenti.
Anche in questo caso, ciò che è in
gioco è la scelta tra Dio e gli idoli.
Anzitutto, il comandamento del
riposo è anche il comandamento del
lavoro. Sta scritto: « Lavorerai sei
giorni, ma nel settimo ti riposerai »
(Es. 34: 21). E dicendo: « Lavorerai
sei giorni », Dio non fa una concessione ma dà un ordine. Dio non dice: « Ti concedo di lavorare sei giorni per te, a patto che tu lavori un
giorno per me ». Così lo intendiamo noi, e proprio noi cristiani, che
spesso riempiamo la domenica di
frenetiche attività « per il Signore »,
quasi a voler bilanciare il fatto che
per tutta la settimana abbiamo pensato soprattutto agli affari nostri.
Ma la contrapposizione che il comandamento presenta non è tra il lavoro per me e il lavoro per Dio, ma tra
lavoro e riposo, entrambi considerati come precetti di Dio.
Il riposo non è una
concessione ma un ordine
« Lavora sei giorni e fa’ in essi
tutta l’opera tua », ordina il Signore
(Deut. 5: 13). Questo significa che
l’uomo deve lavorare per un preciso mandato di Dio. L’« opera tua »
di cui parla il comandamento non
è il lavoro che mi è concesso di svolgere ad esclusivo vantaggio mio,
senza pensare né a Dio né agli altri,
ma è l'opera che devo compiere io
per glorificare Colui che me ne ha
dato l’incarico. L'esempio migliore
ci è dato da Gesù stesso, che al termine della sua vita terrena poteva
dire:
« Io ti ho glorificato sulla terra, avendo compiuto l'opera che tu mi hai dato
da fare » ( Giov. 17: 4 ).
Non esiste dunque nessun lavoro
per noi. Il lavoro nostro è sempre
lavoro che Dio ci dà da fare, senza
contrapposizione tra quello materiale e quello spirituale. E questo
lavoro deve essere compiuto in sei
giorni su sette. Per il settimo giorno Dio ordina il riposo, anche in
questo caso senza distinguere tra
quello materiale e quello spirituale.
Il riposo, come il lavoro, non è
La rivista « Credere e comprendere », condotta con vivacità e impegno
di fede da un gruppo di membri delle Assemblee dei Fratelli, ospita una
serie di studi biblici sui 10 comandamenti ad opera di Marcello Cicchese. Tra questi abbiamo scelto il commento al 4°, pubblicato sul n. del
dicembre 1984, e lo presentiamo ai nostri lettori.
a cura di GINO CONTE
una concessione ma un ordine. Se
è vero che Dio è il nostro datore di
lavoro, allora bisogna dire che Dio
non apprezza quelli che vogliono fare gli straordinari. Si può disonorare Dio non lavorando quando è
il momento di lavorare, e lavorando
quando è il momento di riposare.
Ma quando è il momento di riposare? Quando uno è stanco, verrebbe naturale di rispondere. Quindi,
se uno non è stanco, se si sente ancora pieno di energie e di voglia di
fare, perché dovrebbe fermarsi in
un dato giorno e impedirsi di contribuire con il suo lavoro al miglioramento di qualche situazione? Il
riposo sarebbe dunque una necessità imposta dalla stanchezza: bisogna fermarsi quando le forze vengono meno. Dobbiamo allora considerare il riposo soltanto come l’aspetto negativo del lavoro? Ciò che
è buono sarebbe il lavoro, e ciò che
è cattivo sarebbe la fatica, che per
essere superata richiede il riposo.
E poiché il « sudore della fronte »
con cui lavoriamo è una conseguenza del peccato, dovremmo forse
aspettarci che là dove non c’è peccato non c’è neppure bisogno di riposo? Come si spiegherebbe allora
che Dio stesso al termine della sua
opera di creazione « si riposò il settimo giorno da tutta l’opera che
aveva fatta » (Gen. 2: 2), e che al
compimento della sua opera di redenzione ha posto un « riposo sabbatico per il popolo di Dio » (Eb. 4: 9)?
Se Dio stesso si è riposato, vuol dire che il riposo non è una conseguenza secondaria del peccato; e
quindi chi aspetta il compimento
delle promesse di Dio non è in attesa dell’abolizione del riposo, ma
aspetta il pieno godimento di quel
riposo di Dio in cui, per la fede in
Cristo, è già entrato.
« Infatti chi entra nei riposo di Dio si
riposa anche lui dalle opere proprie, come Dio si riposò dalle sue» (Eb. 4: 10).
Il riposo in Dio non è dunque l’aspetto negativo del lavoro, non è un
intervallo per prendersi un caffè o
una fermata ai bordi dell’autostrada per sgranchirsi le gambe. Per
averne un’idea possiamo piuttosto
pensare a una donna che vuol fare
un lavoro a maglia. Per prima cosa
pensa un modello, cioè si propone
un obiettivo, poi comincia il lavoro
e si affatica a sferruzzare, far conti,
cucire: quando poi il lavoro è finito, si riposa, perché ha raggiunto
il suo scopo, e gode i frutti dell’opera compiuta. Qppure possiamo pensare ad un alpinista che si propone
di raggiungere una data vetta: finché è in cammino soffre la fatica e
il caldo o il freddo, ma quando è
arrivato in cima si riposa e gioisce
della bellezza del panorama.
Il riposo di cui Dio parla è lo sta
to di pienezza e di soddisfazione che
segue il compimento di un’opera o
il raggiungimento di un traguardo.
Non deve quindi sorprendere che
Dio stesso si sia riposato al termine
della sua opera di creazione:
« Così furono portati a compimento il
cielo e la terra e tutto l’esercito loro. Il
settimo giorno. Iddio compì l’opera che
aveva fatta, e si riposò il settimo giorno
da tutta l’opera che aveva fatta. E Dio
benedisse il settimo giorno e lo santificò, perché in esso si riposò da tutta l’opera che aveva creata e latta » ( Gen.
2: 1-3).
Il lavoro è sempre
in vista del compimento
Ogni vero lavoro ha dunque come
obiettivo il compimento di un’opera. Nella Scrittura non si trova traccia di un’etica del « lavoro per il lavoro »: il lavoro è sempre visto in
funzione di un’opera da compiere.
Ne discende che il tempo del lavoro
è sempre un tempo di transizione:
si continua a lavorare perché l’opera non è ancora compiuta, ma quando essa sarà compiuta, si entrerà
nel tempo del riposo.
Qualcuno osserverà che Dio potè
riposarsi perché aveva portato a
compimento l’opera sua, e che non
possiamo sperare di poter fare qualcosa di simile anche noi, che arriviamo alla sera che precede il giorno del riposo con un mucchio di
lavoro arretrato e con tutte le nostre opere incompiute. Ma proprio
qui sta la differenza tra Dio e noi.
Soltanto Dio può letteralmente « fare quello che vuole », cioè portare
a termine l’opera che ha in mente
di fare; soltanto Lui può disporre
del tempo e dell’eternità per realizzare i suoi progetti, e quindi soltanto Lui può decidere in piena autonomia di riposarsi.
Noi, invece, non possiamo fare
quello che vogliamo perché il nostro lavoro è l’adempimento di un
incarico; e non abbiamo un tempo
nostro di cui disporre liberamente,
perché il tempo che abbiamo ci è
stato dato e ha dei limiti. L’opera
nostra è destinata a restare in se
stessa incompiuta, e quindi noi siamo nell’impossibilità di decidere autonomamente di riposarci. Colui che
ci ha affidato l’incarico di lavorare
deve anche dirci quando possiamo
e dobbiamo riposare.
E Dio lo ha fatto, dandoci il settimo giorno, il giorno del riposo. In
questo giorno non soltanto possiamo, ma dobbiamo fermarci e lasciare incompiute le nostre opere, per
ricordarci che esse trovano il loro
compimento soltanto in Dio. Se il
lavoro che stiamo svolgendo è davvero l’adempimento di un incarico
che Dio ci ha affidato, allora accoglieremo con gioia e gratitudine il
suo invito al riposo, ci staccheremo
facilmente e volentieri dalle nostre
occupazioni e dal peso delle nostre
responsabilità per rallegrarci del
fatto che, in Dio, tutti gli obiettivi
che stiamo perseguendo sono già
stati raggiunti. Se Dio stesso vuol
farci godere anticipatamente delle
gioie che vengono dal compimento
dell’opera, cioè se Dio stesso vuol
renderci partecipi del suo riposo,
che cosa potremmo desiderare di
più? Potremmo forse, continuando
il nostro lavoro, ottenere qualcosi;
di più e di meglio di quello che Dio
vuol darci facendoci partecipare at
suo riposo?
« E diedi pur loro i miei sabati perdi?
servissero di segno fra me e loro, pciché conoscessero che io sono rEteruii
che li santifico» (Ez. 20: 12).
« Santificate i miei sabati, e siano essi
Un segno fra me e voi, dal quale si conosca che io sono l’Eterno, il vostro Dio ■>
(Ez. 20: 20).
I sabati sono dunque un dono di
Dio e un segno fra Lui e il suo popolo. Dobbiamo stabilire se questo
è vero anche per noi che viviamo
dopo la venuta di Cristo. I primi
cristiani cominciarono molto presto
a ricordare il giorno in cui Cristo
era risorto, radunandosi per rompere insieme il pane (Atti 20: 7). Il
fatto poi che il primo giorno della
settimana venisse chiamato « il gior
no del Signore » (Ap. 1: 10) sta a testimoniare che questo giorno arrivò ad assumere con naturalez/.L
quel significato di segno e di con
sacrazione a Dio che nel vecchio
patto apparteneva al sabato. Se crediamo che la scelta dei primi cristiani fu giusta, allora dobbiamo chiederci seriamente se la domenica è
davvero per noi il giorno del riposo, il giorno messo a parte per il Signore, il segno dal quale si riconosce che « Dio è l’Eterno, il nostro
Dio ».
Cosa ci chiede
Dio per la domenica
Per la maggior parte di noi la domenica è certamente il giorno in
cui ci si raduna insieme con altri
cristiani per ringraziare, lodare, adorare Dio, ascoltare la predicazione
della sua parola, ricordare la morte
e la risurrezione di Cristo. Questo è
importante, fondamentale, ma non
è tutto. Il centro del quarto comandamento non sta nella richiesta di
una prestazione sacra, ma nel riposo. Non è il fare che si richiede, ma
il non fare. Dio non richiede, nel
giorno a Lui consacrato, prestazioni
altamente spirituali da contrapporre agli affaccendamenti bassamente
materiali che ci hanno occupato durante la settimana: nel giorno dedicato al riposo Dio chiede che gli uomini lo onorino standosene tranquilli e non facendo niente. Questo
è un parlare duro, anche per le nostre orecchie cristiane. Siamo troppo abituati a far dipendere tutto da
ciò che si fa per riuscire a capire il
valore di ciò che non si fa. Ma quanMarcello Cicchese
(continua a pag. 12)
7
26 aprile 1985
obiettivo aperto 7
CAMPI E INCONTRI 1985
Dove vai quest'estate?
Adelfia
ADELFIA - Centro Giovanile Evangelico ■ (Casella Postale) 97010 Scoglitti (RG) - Telef.
0932/980132.
• Campo precadetti. Dal 7 al 14
luglio. Dagli 8 ai 13 anni.
Tema; « Insieme per... giocare,
cantare, pensare, comunicare ».
Il campo chiuderà la domenica
con una festa, cui i genitori sono invitati.
• Campo cadetti. Dal 15 al 25
luglio. Dai 13 ai 16 anni.
Tema: « Amore ».
• Giornate teologiche. Dal 26 al
30 luglio.
Tema: «L’epistola ai Filippesi ». A cura del Consiglio del XVI
circuito.
• Campo studi. Dal 31 luglio al
9 agosto.
Tema: « Crisi della democrazia; ilcg.so Sicilia».
• Campo Fainiglie. Dal 10 al 23
agosto.
• Campo donne. Dal 24 al 31 a
gosto.
Tema: « Donna: interlocutrice
primaria? ». Sono ammesse le
figlie di tutte le età ed i figli sino all’età di 7 anni.
• Campo CEGE (Consiglio Ecumenico Giovanile in Europa).
Dal 2 al 12 settembre.
Tema;« Il Mediterraneo, ponte per la cooperazione NordSud ». Informazioni presso Consiglio FGEI, Paolo Naso, Via
Grotte Bianche 7/b, 95129 Catania.
Adelfia è un centro giovanile
evangelico situato sulla Riviera
Camerina a Scoglitti, paese sul
mare a 10 chilometri da Vittcma
in provincia di Ragusa (Sicilia).
Per informazioni rivolgersi fino al 26.6.85 a Adelfia C.G.E.,
segreteria, Via Cantarella 6,
95125 Catania, tei. 095/446885 oppure 329725, dopo il 26.6.85 ad
Adelfia C.G.E., Casella Postale
97010, Scoglitti (Ragusa).
Agape
AGAPE - 10060 Frali (TO) - tel.
0121/841514.
Tema: « Ecologia e società ».
• Campo precadetti 2. Dal 30
luglio al 6 agosto. Dagli 8 agli
11 anni.
Tema: « Giuseppe e i suoi fratelli ».
• Campo teologico intemazionale. Dal 30 luglio al 6 agosto.
Tema: « Rito e parola ».
• Campo sul tema « Musiche a
confronto: è possibile un
dibattito? ». Dal 7 al 14 agosto.
• Campo cadetti internazionale
(italiano, francese). Dal 7 al
16 agosto. Dai 15 ai 20 anni.
Tema: «Conosciamo il teatro».
• Campo internazionale su pace
e disarmo. Dal 16 al 23 agosto.
Tema: « Nord-Sud, Est-Ovest:
sicurezza o dominio? ».
• Campo precadetti 3. Dal 23 al
31 agosto. Dai 10 ai 13 anni.
Tema: « Musica e corpo ».
• Campo Europa-Terzo Mondo.
Dal 24 al 31 agosto.
Tema: «L’Islam: fra tradizione e mutamento».
• Assemblea degli Amici di Agape.. 31 agosto - 1“ settembre.
Note: L’età minima (salvo altre indicazioni) per partecipare
ai campi è di 17 anni.
Durante i campi per adtdti un
campo-lavorista si occuperà dei
bambini.
I campi internazionali, salvo
indicazioni diverse, prevedono
Un servizio di traduzione in italiano, francese, tedesco e inglese.
Agape si trova nel comune di
Frali (TO), a 1.500 metri di altezza, nelle Alpi Cozie.
Per informazioni rivolgersi a
Segreteria di Agape, 10060 Frali (TO), tei. 0121/841514.
Bethel
BETHEL - Centro Evangelico ■
88055 Taverna (CZ) - Telef.
0961/922059.
• VI incontro di studio sul tema della omosessualità. Dal
21 al 26 maggio.
Tema: « Identità e relazione ».
• Campo cadetti. Dal 25 giugno
al 6 luglio. Dai 14 ai 17 anni.
Tema: « L’amicizia; caso, scelta o conquista? ».
• Campo sul tema: « La sessualità: tra desiderio e tenerezza ». Dal 30 giugno al 6 luglio.
• Incontro internazionale di
donne. Dal 6 al 13 luglio.
Tema: « Ricerca di identità
nei giochi delle donne».
• Campo precadetti 1. Dal 14 al
21 luglio. Dai 7 ai 10 anni.
Tema: « Il mondo delle favole ».
• II incontro internazionale
ebrei-cristiani. Dal 14 al 21
luglio.
Tema: « Figure e simboli del
Patto ».
• Campo di animazione biblica
per laici. Dal 22 al 29 luglio.
Tema: « Atelier di omiletica ».
• Campo ecologico internazionale. Dal 22 al 29 luglio.
bria; dal 23 giugno al 4 settembre, direttamente al Centro, tei.
0961/922059.
Vallecrosia
CASA VALDESE PER LA GIOVENTÙ’ EVANGELICA - 18019
Vallecrosia (IM) - tei. 0184/
295551.
• Colonia marina. Dal 1° al 27
luglio. Dai 6 ai 12 anni.
Tema: « Giosuè - Giudici ».
• Campo cadetti. Dall’8 al 27
luglio. Dai 13 ai 16 anni.
Tema: « Le beatitudini ».
Periodi ancora disponibili per
accoglimento di gruppi giovanili con programma proprio: nei
mesi di giugno e di settembre.
La Casa Valdese per la gioventù si trova sulla riviera ligure,
a Vallecrosia, in provincia di
Imperia.
Per informa.zioni rivolgersi alla Direzione della Casa, Via Col.
Aprosio 255, 18019 Vallecrosia
(IM), tei. 0184/295551.
Rocca
di Papa
CENTRO EVANGELICO BATTISTA - Campi d’Annibale 00040 Rocca di Papa (Roma) Tel. 06/9499014.
• Campo precadetti. Dal 23 giugno al 4 luglio. Dagli 8 ai 13
anni.
Tema: «Giobbe, storia di un
uomo in rivolta ».
• Campo studi autogestito. Dal
6 al 20 luglio.
Per le comunità cristiane evangeliche di Catania, con programma proprio.
• Campo lavoro - studio. Dal 21
luglio al 3 agosto.
In collaborazione con un gruppo di giovani tedeschi. Problemi di carattere socio-politico-religioso nelle realtà tedesca ed
italiana.
• Campo studi interconfessionale. Dal 4 all’ll agosto.
Tema: « La chiesa di fronte
alla teologia della liberazione ».
• Seminario di formazione per
animatori. Dal 12 al 15 agosto.
L’incontro è consigliato in
particolare ai monitori delle
Scuole domenicali.
• Campo cadetti. Dal 16 al 26
agosto. Dai 14 ai 17 anni.
Tema; « Mondo giovanile
mondo violento ».
• Campo famiglie. Dal 27 agosto al 4 settembre.
Tema: « E’ più facile essere
genitori o figli...? ».
Il Centro Evangelico Bethel
sorge nel territorio del comune
di Taverna (Catanzaro), tra villaggio Racisi e villaggio Mancuso, nella Piccola Sila, a circa
1.200 metri di altitudine.
Per informazioni rivolgersi a
Francesco Sagripanti, Via G.
Galilei, 32/1, 89100 Reggio Cala
Ecumene
ECUMENE - Contrada Ciglialo
- 00049 Velletri (Roma) - Tel.
06/9633310.
• Campo cadetti. Dal 29 giugno
al 14 luglio.
Tema: « Storiamo con i giochi, giochiamo con le storie ».
• Campo politico. Dal 26 al 28
luglio.
Tema; « Magistratura 5" potere? ».
• Campo cadetti. Dal 28 luglio
all’ll agosto.
Tema: « Leggiamo insieme il
cielo ».
® Campo di Ferragosto. Dal 13
al 17 agosto.
Tema: « Essere o stare soli ».
• Campo giovani. Dal 20 al 30
agosto.
Tema: « La piazza d’estate ».
• Campo cadetti. Dal 1” alTll
settembre.
Giovani e non giovani: una vacanza alternativa. Nella foto, il
Centro di Agape.
• 1° campo. Dal 23 giugno al 4
luglio.
Tema: « Un amico di nome
Pietro ».
• 2° campo. Dal 6 al 17 luglio.
Tema: « Le avventure di Paolo da Damasco a Roma ».
• 3” campo. Dal 19 al 30 luglio.
Tema: « Domande d’oggi ».
• 1” campo famiglie. Dal 1° al
13 agosto.
Tema: « Intese tra Stato e
Chiesa ».
• 2° campo famiglie e ragazzi.
Dal 14 al 30 agosto.
Tema: « Un Esodo verso dove? ».
Per informazioni rivolgersi alla responsabile Elia Ferri in Di
Passa, presso il centro stesso.
Tema: « La ’’parabola” di Giona ».
• Campo poUtico. Dal 20 al 22
settembre.
Tema: « Il pianeta verde ».
• Campo biblico. Dal 26 al 30
settembre.
Tema: « Gesù e Paolo ».
Sono possibili soggiorni per
famiglie.
Ecumene, si trova in località
Cigliolo, 00049 Velletri (Roma),
nella zona dei colli romani.
Informazioni presso OPCEMI,
Via Firenze 38, 00184 ROMA tei. 06/4740376.
Monteforte
CENTRO INCONTRI - Villaggio
Evangelico « 23 novembre » Via Rivarano - 83024 Monteforte Irpino (Av) - Tel. 0825/
682698.
• Campo ragazzi. Dal 9 al 18 luglio. Dai 9 ai 12 anni.
Tema: « Immaginiamo la nostra isola ».
• Campo internazionale di lavoro e studio. Dal 12 al 31
agosto.
Organizzato insieme al Movimento Cristiano per la Pace in
occasione dell’« Anno della Gioventù ».
Per informazioni rivolgersi in
loco o presso Toti Bouchard,
FCEI, Via Firenze 38, 00184 Ro
S. Severa
Tema: « Leggiamo insieme il
fumetto ».
• Campo giovani. Dal 1° al 13
agosto.
Tema: « America Latina: Teologia della liberazione ».
Il Villaggio della Gioventù si
trova sul Lungomare Pirgy, 13,
00050 Santa Severa (Roma), tei.
0766/740055.
Informazioni: presso il centro
stesso, dopo il 25 maggio; fino al
25 maggio, presso il past. Bruno Colombu, Via Antelao 14,
00141 ROMA, tei. 06/890941.
Tramonti
CENTRO ECUMENICO « LUCIANO MENEGON» - 33090 Tramonti di Sopra (PN) - telef.
0427/869087.
VILLAGGIO DELLA GIOVENTÙ’ - 00050 Santa Severa - Lungomare Pirgy, 13 - telef. 0766/
740055.
• 1° Convegno nazionale degli
Amici del villaggio. 18 e 19
maggio.
• 1" campo famiglie. Dal 9 al
27 giugno.
Tema: « Come leggiamo la
Bibbia. L’epistola di Giacomo ».
• 2” campo famigUe. Dal 29 giugno al 16 luglio.
Tema: « Emigrazione-immigrazione, un problema di ieri e di
oggi ».
• 3” campo famiglie. Dal 15 al
30 agosto.
Tema: « La questione morale
e l’etica protestante ».
• 4° campo famiglie. Dal 31 agosto all’8 settembre.
Tema: « Presenza protestante: una panoramica sulle chiese
evangeliche in Italia ».
• Campo precadetti. Dal 29 giugno al 16 luglio.
Tema: « Una forma di espressione: il mimo ».
• Campo cadetti. Dal 18 al 30
luglio.
• 1" campo cadetti. Dal 29 giugno al 13 luglio. Dagli 8 ai 13
anni.
Tema: « Quale età - quale responsabilità ».
• Campo teologico. Dal 30 luglio
al 6 agosto.
Tema; « In principio era... ».
• 2” campo cadetti. Dal 7 al 17
agosto. Dai 14 ai 17 anni.
Tema; « Domande di oggi ».
• Campo giovani. Dal 7 al 17 agosto.
Tema: «Mass media, società
ed evangelc - Seconda parte ».
• Campo famiglie. Dal 19 agosto
al 3 settembre.
Tema: « Il sacerdozio nell’Antico e Nuovo Testamento: origine, scopo, limiti ».
Il Centro Ecumenico « Luciano Menegon », interdenominazionale, si trova a Tramonti di Sopra, in provincia di Pordenone,
a 500 metri di altezza fra boschi
e montagne.
Per informazioni rivolgersi a
Elda Bogo Urban, Via Forte Marghera 95, 30173 MESTRE, o Via
Castello 29, 33090 Tramonti di
Sopra (PN).
Il telefono del Centro è 0427/
869087.
Campi
di lavoro
I centri di Bethel, Adelfia,
Ecumene, e Agape si avvalgono,
in alcuni periodi, di un « campo
lavoro » in appoggio allo stsdl.
Rivolgersi ai responsabili per
maggiori informazioni. Ecumene
organizza, dal 5 al 13 agosto, uno
speciale « campo lavoro » per
giovanissimi.
Pagina a cura di
Sergio Ribet
8
8 ecumenismo
26 aprile 1985
DOVE VA IL CATTOLICESIMO?
Il Convegno di Loreto e l'ecumenismo
L’ecumenismo; qualcosa di più rispetto allo specifico dell’azione della chiesa, o una dimensione imprescindibile
della chiesa stessa? A Loreto si è discusso anche di questo: un poco, ma non troppo. Che diranno i vescovi?
Leggere il Convegno di Loreto a partire dalla tematica
ecumenica è certamente guardare ad un aspetto molto
specifico; senza considerare questo tema il solo rilevante,
è indubbio che esso rappresenta, almeno per i protestanti
italiani — ma penso anche per gli ortodossi, e probabilmente per una credibilità internazionale e di fronte agli ebrei ■—
una cartina di tornasole significativa. Per questo cerchiamo
di cogliere quanto è avvenuto e non avvenuto in Convegno
relativamente all’ecumenismo.
tavola rotonda televisiva tra esponenti di varie componenti
cristiane, l’istituzione di un "premio miBericordia” (o "riconciliazione”), la fondazione di im
"centro” permanente per la riconciliazione, il progetto di una
rinnovata normativa per i matrimoni interconfessionali ».
Partiamo da un’osservazione
di metodo. Vale per tutti i temi
trattati in Convegno, ma forse
in particolare per il nostro; i lavori preparatori e 1 lavori in
commissione di studio sono stati
in genere più puntuali, più aperti, più critici di quanto sia poi
apparso in Assemblea Generale,
e nelle prime sintesi emerse dal
Conv^no; il perché è chiaro: i
lavori preparatori sono stati curati da esperti nelle varie materie, le commiissioni raccoglievano
persone già interessate ai temi
trattati, per cui potevano esservi passi avanti maggiori; per il resto, si trattava di cogliere il punto di massimo consenso e volgarizzazione, e ci si è mantenuti pertanto più sul generico; nella sostanza tuttavia i lavori preparatori e i lavori delle commissioni sembrano avere ispirato il
Convegno, e soprattutto dovrebbero ix)ter agire siilla limga distanza, che è quello che più bontà in prosi>ettiva.
Lavori preparatori
Dai seminari di studio, preparatori al Convegno, che hanno
avuto luogo ancora nel 1984, riprendiamo alcuni spunti riferiti
da quello che si era occupato
della area delle scienze teologiche ed ecclesiastiche, responsabile il Mons. Pietro Rossano.
Articolato su un questionario, il
seminario di studio così riassume le risi>06te date sugli aspetti
carenti e positivi dell’attuale
situazione:
« Manca nella Chiesa italiana
il dialogo, il rispetto e l’ascolto
deU’altro, si tratti di movimenti,
di clero, di làici, di rion credenti o di cristiani evangelici e ortodossi.
...Vi sono vivaci gruppi di impegno ecumenico sia verso i fratelli evangelici ed ortodossi sia
ver^ gli Ebrei, forme di dialogo
con i pentiti del terrorismo, iniziative generose contro la droga e in favore d^li handicappati, degli anziani, degli emarginati ».
Nei suggerimenti concreti per
la settimana conclusiva del Convegno si propone:
« Preparare una liturgia penitenziale e di riconciliazione, con
carattere ecumenico, da celebrarsi contemporaneamente da tutte le Chiese. Si formi rm piccolo comitato ad hoc. In essa e
fuori di essa prevedere gesti concreti di riconciliazione, per esempio: offerta-richiesta di perdono
per le omissioni verso certe Categorie di persone, compresi i
non cattolici, gli Ebrei. Assumere la vicenda ecumenica come
emblematica della riconciliazione ».
« (...) Si auspica una presenza
rappresentativa di tutte le componenti della Chiesa italiana,
senza alcuna esclusione. Vi siano anche invitati delle chiese europee, asiatiche, africane, dell’America Latina, e rappresentanti
delle Chiese e commiità non cattoliche, Ebrei e Musulmani».
« (...) Si propone una relazione
teologica di quadro, e una serie
di iniziative; per esempio una
SCHEDA
I lavori del Convegno
In un quadro liturgico accuratamente studiato, e sobrio, complessivamente evangelico a parte
la significativa eccezione di una
veglia di preghiera su « Maria,
segno di riconciliazione e di unità », il Convegno si è sviluppato
a partire da tre relazioni fondamentali, in Assemblea Generale;
si é poi suddiviso in cinque « ambiti », che a loro volta si sono
suddivisi in commissioni di lavoro (26 in tutto).
Al centro del Convegno vi é
stata la « giornata papale » di
giovedì. Al termine, i coordinatori dei cinque « ambiti » hanno
fornito una relazione dei lavori.
Tutto il materiale del Convegno sarà ripreso dalla Conferenza Episcopale italiana. Non si
trattava evidentemente di una
assemblea deliberativa, per cui
non vi sono state esplicitamente
« raccomandazioni », però è evidente che la CEI ha nel materiale del Convegno un supporto notevole per « tastare il polso della situazione », e ne terrà conto,
nel modo che riterrà più opportuno.
Cuello che può essere interessante per noi, è che molti dèi temi trattati dal Convegno sono
gli stessi che dibattiamo nei nostri incontri; può variare il « taglio », lo stile, ma su molti putì
La relazione Forte
In una delle tre relazioni in
Assemblea Generale, la prima,
dovuta al prof. Don Bruno Porte, ha indubbiamente avuto un
impianto ecumenico, anche se,
da un inizio esplicitamente barthiano, non necessariamente ci
si sarebbe aspettato tma chiusura in chiave mariana e di « religiosità popolare», sia pure con
una bella poesia tradotta in dialetto da im antico racconto dei
Chassidim.
Riprendiamo le frasi che esplicitamente si riferiscono al
problema ecumenico.
In prospettiva storica si valuta
positivamente « la riscoperta
conciliare dell’indole escatologica della Chiesa », « mentre si
avvertono e si denimciano i ritardi verso il mondo operaio, i
giovani, la donna, si delinea una
nuova attenzione alTecumenismo
e alla missione, oltre che al
"proprium” delTazione ecclesiale
nella società».
« Una comunità sotto il primato della Parola è chiamata da
essa a continua conversione e
riforma »... « Una Chiesa creatura della Parola riscopre la passione missionaria, la ricchezza
del dialogo ecumenico »...
Dopo aver parlato dello « stile
di Chiesa» oggi necessario, si
precisa: « Questo stile di Chiesa
esige una permanente educazione al dialogo, nella fedeltà alla
propria identità, di cui è segno
e stimolo l’attenzione ectunenica. L’ecumenismo non è un’at>
tività della Chiesa, è ima dimensione imprescindibile di essa:
Se parecchio si è fatto in questo
campo in Italia durante questi
anni, la strada va ancora percorsa cor£iggiosamente. La via
ecumenica non è altro che la
via della riconciliazione nella
verità e nella carità, lontana
tanto da ogni irenismo confusionario, quanto da ogni intolleranza settaria ».
ti evidentemente è la realtà che
si impone alle chiese, che detta
alle agende di lavoro e alle strategie delle chiese cristiane i suoi
punti aU’ordine del giorno.
La relazione
Pappalardo
Qualche esempio, non esauriente ma a campione, scegliendo tra
i temi delle 26 commissioni:
« Essere uomo, essere donna:
il senso di una reciprocità » (6);
« Forza e debolezza della famiglia » (7);
« Il ministero della Parola:
evangelizzazione e catechesi »
(17);
« Il servizio agli ultimi: l’opera del buon samaritano » (20);
« Volontariato e istituzioni
pubbliche, nel segno della cooperazione » (23);
« Nord e Sud, locali e immigrati: dalla separazione aH’integrazione » (25);
« Cooperazione internazionale
e pace » (26).
Molto spazio si è dato al fenomeno del pentitismo, al problema della educazione religiosa, al
rapporto con il mondo politico,
e con la società, alla questione
morale.
Di particolare interesse per
noi la commissione 16, dedicata a
« Il dialogo ecumenico, sfida all’inerzia delle divisioni ». Ne trattiamo a parte.
Anche la terza relazione introduttiva, dovuta al card. Salvatore Pappalardo, dedica un paragrafo a « L’Ecumenismo ». Lo riportiamo testualmente.
franta l'annuncio del Vangelo e la
credibilità della Chiesa.
Guardando al continente europeo di
cui facciamo parte determinante non
possiamo non accorgerci come ali'unità
cristiana di un tempo siano subentrate le dolorose divisioni che ci trovano
separati tra ortodossi, cattolici ed
evangelici di diverse confessioni: la
Chiesa itaiiana, partecipando alla sollecitudine di tutte le Chiese d'Europa
che dinanzi alla progressiva scristianizzazione vedono necessaria quasi una
rievangelizzazione deve dare il suo
contributo di sensibilità e di interesse, innanzitutto, ma anche di fattiva
operosità ed influenza.
Basterebbero ad esercitarla le centinaia di migliaia di italiani presenti
nelle varie nazioni di Europa se, ben
istruiti e saldi nella fede, ne diventassero credibili testimoni ».
« Riconciliazione
nella chiesa »
Curiosamente, nella introduzione ad uno dei cinque ambiti
in cui si è suddiviso il Convegno,
compare la parola ecumenismo,
compare la problematica generale in cui si inserisce l’ecumenismo, ma di ecumenismo in
concreto quasi non si parla. Mi
riferisco alla introduzione del
prof. Adriano Bausola, Rettore
Magnifico della Università Cattolica del Sacro Cuore, all’ambito « La riconciliazione nella Chiesa », di cui faceva parte la commissione sull’ecumenismo.
Dopo aver colta la distinzione
tra ciò che è diverso e ciò che è
opposto, il prof. Bausola scrive:
« Poiché in questa sede non parliamo in astratto, ma dal punto
di vista della coscienza cristiana, possiamo esemplificare riferendoci al problema dell’ecumenismo, dell’ai)ertura alle altre
confessioni cristiane e alle altre
religioni ». Ma, nel prosieguo
della argomentazione, ecco un
quadro di insieme sulla necessità della apertura alle altre religioni e alle culture ad esse collegate, ecco un passaggio dalla
apertura esterna alla apertura
«interna», tra « movimenti, gruppi ed associazioni all’interno
della nostra comune Chiesa», ma
le « altre confessioni cristiane »
non vengono più menzionate.
Una testimonianza
cattolica
« E' anche questo un argomento intorno al quale bisogna rendere la testimonianza del desiderio e della ricerca. Al di là delle scelte sul primato
della carità o sul primato della verità,
il problema ecumenico delle Chiese
sta nel riconoscimento delia alterità
che, se assolutizzata come completa
autonomia, diviene lacerante radicalizzazione della propria percezione univoca.
Il dialogo certo non può prescindere
da un giudizio di valore suM’interlocutore, ma una diversità riconciliata sarebbe densa del riconoscimento fondamentale dell'alterità delle Chiese,
che nel loro legittimo esistere supererebbero ogni autosufficienza ed ogni
rifiuto.
La diversità riconciliata non è tappa
opinabile; lo scandalo della disunione
delle Chiese è taie da mettere oggi in
forse la comunità cristiana stessa. La
esperienza storica delle Chiese In Italia non rende drammatico questo dato, ma anche qui la disunione è ragione non ultima delle difficoltà che sf
traduzione interconfessionale dell'An
fico Testamento.
fo ho parlato per una revisione de
catechismi della CEI in chiave ecumenica, e perché nei seminari ci sia l’insegnamento deH'ecumenismo. Ho auspicato che la Conferenza episcopale
prenda la decisione di una revisione
più ecumenica delle norme che riguardano i matrimoni misti. Ho dato
un incoraggiamento ai movimenti che
si interessano di ecumenismo, e un
incoraggiamento a costituire in ogn
diocesi la commissione per recumenismo ».
Per quanto riguarda il lavoro
delle commissioni, e in particolare della commissione n. 16,
« Il dialogo eciunenico, sfida alla inerzia delle divisioni », lasciamo la parola ad uno dei
partecipanti, il vescovo di Pinerolo, mons. Giachetti, che cosi
scrive su « L’Eco del Chisone »
di giovedì 18 aprile:
« Il gruppo era piccolo, ma proprio
per questo il lavoro si è fatto molto
bene, con una partecipazione corale.
Alcuni nomi: Maria Vingiani, mons. Sartori, p. Tede, Max Thurian di Taizé,
Renzo Bertalot, Bruno Forte, il vescovo della diocesi di rito bizantino.
La commissione ha esaminato la
situazione ecumenica in Italia e sottolineato l’esigenza di un rilancio dell’ecumenismo nelle Chiese locali. Questo implica il dialogo nella verità e
nella carità, e una collaborazione reciproca per una testimonianza comune
del Vangelo al servizio deH'uomo, per
i grandi problemi di oggi (giustizia,
pace, lavoro). Si chiede una maggior
attenzione al BEM e al Credo comune
che è stato proclamato nel Convegno
delle Chiese europee a Trento del 78-9 ottobre ’84. Si chiede un maggior
impegno alla commissione episcopale
ecumenica, e la diffusione della traduzione interconfessionale della Bibbia.
Il pastore Bertalot ha comunicato che
il 15 giugno sarà pubblicata anche la
Infine, dalla relazione finalt
deH’ambit'o « La riconciliazioni
nella Chiesa », curata dallo stesso prof. Bausola che aveva ii trodotto il tema, riprendiamn:
« La commissione sull’ecumenisruo
ha individuato il contesto del suo iinpegno nelle indicazioni della CEI oltie
che nelle relazioni ascoltate in questo
convegno. Un’espressione del testo
della CEI, "la forza della riconciliazione”, ha costituito il suo punto di
riferimento basilare: si tratta dell'affermazione per la quale "la riconciliazione cristiana non può essere vissuta
con piena autenticità se le chiese e
le comunità cristiane non si pongono
tutte sotto la croce di Gesù Cristo,
per confessare umilmente il loro peccato, che ha prodotto e tuttora mantiene in esistenza lo scandalo delle
loro divisioni, per invocare con incessante preghiera la grazia della divina
misericordia e il dono dell'unità’’.
Alla commissione hanno partecipato anche rappresentanti di altre confessioni religiose, in essa si è riconosciuto che l'ecumenismo va vissuto
nella consapevolezza di dover evitare
la intolleranza e l’irenismo confusio
nario.
E’ stata espressa anche la convinzione, in rapporto al tema della fedeltà alla verità, nel dialogo ecumenico,
e del dialogo della verità con la carità che l’esperienza ecumenica vive
la tensione tra verità e carità, senza
che l’attenzione all’una pregiudichi
l'altra. Carità e verità sono entrambe
sinonime di Cristo. La carità non è intesa come via irenica, né la verità è
considerata come possesso, il dialogo
ecumenico vive la tensione tra carità e
verità come espressione dell'amore
e della ricerca della verità.
Numerose proposte sono state fatte
dalla commissione: ad esempio, incentivazione e incoraggiamento della commissione CEi per l’ecumenismo e il
dialogo; appoggio ali’ipotesi di un documento sulla pastorale deH’ecumenismo e del dialogo delle chiese in Italia. Per i matrimoni misti è stato chiesto ohe la CEI si pronunci con celerità approvando il documento già in
cantiere ».
a cura di Sergio Ribet
9
26 aprile 1985
cronaca delle Valli 9
ELEZIONI AMMINISTRATIVE DEL 12-13 MAGGIO
Farsi vivi
da morti
Mi aveva colpito anni fa ad
un incontro del 15 agosto una
frase di un pastore: « Molti vaidesi si fanno vivi soltanto quando sono morti». Quel pastore
veniva da una grande città e
molte volte gli era capitato di
dover « fare il funerale » a persone che non aveva mai conosciuto. Si trattava per lo più di
« buoni valdesi delle Valli » che
si erano, magari da anni, trasferiti in città, ma non avevano mai
avuto alcun contatto con la comunità locale.
E’ una situazione frequente
ancor oggi e che di solito si accompagna alla contemporanea
recisione dei legami con la chiesa di origine. Spesso queste persone rimangono iscritte nei registri di Bobbio o di Massello,
ma al di là di qualche presenza
forse al culto di Pasqua, quando si vanno a trovare i parenti,
non vi è più inserimento nella
vecchia comunità e neppure in
quella della nuova sede. Il legaine affettivo con la parrocchia
in cui si è .stati battezzati è un
sentimento comprensibile, ma
purtroppo finisce per diventare
un alibi: « Io sono iscritto in
quella chiesa, ma non posso frequentarla. D’altra parte se sono
iscritto in quella, non posso entrare in un’altra».
Forse certe caratteristiche burocratiche della nostra chiesa
sono fatte per scoraggiare. Chi
va al culto in una città diversa
rischia di trovare qualche zelante pastore o anziano che vuole
subito formalizzare la sua iscrizione per avere un maggior numero di membri comunicanti ed
elettori, ma soprattutto un maggior numero di membri contribuenti.
D’altra parte l’inconveniente
dovrebbe essere facilmente superabile: per chi si trova ad iniziare una vita diversa in un posto nuovo la possibilità di conoscere e di sentirsi sostenuto
da un gruppo di amici e fratelli nella comunità dovrebbe
l'n¡.'presentare un bene concretamente apprezzabile. Invece in
questi decenni si è verificato
¡toppo spesso che l’emigrazione
dalle valli alla città (Pinerolo,
Piossasco, Torino) ha segnato Vinterruzione di ogni rapporto con la chiesa: quella del paese d’origine come quella della
nuova sede. Abbiamo così degli
"atei di riflusso” che tali non
sono per una scelta personale,
ma per le circostanze della vita.
Al momento della malattia o della morte, però, essi o i loro parenti si ricordano di non essere atei e vogliono la presenza
del pastore e il funerale religioso.
Perché si vuole il funerale religioso?
Non credo che ciò derivi da
una convinzione profondamente
sentita, ma dall’influsso sociale
c dal confronto con altri che
hanno un concetto sacramentale dei riti che circondano la
morte.
Ricordiamoci che la nostra
fede non è una religione che si
concreta in riti magici nei grandi momenti della vita (nascita,
matrimonio, morte) ma un vivere giorno per giorno nella comunione del Signore.
D’altra parte non sarebbe giusto dare un giudizio su coloro
che « si fanno vivi quando sono
morti ».
Chiedere che la Parola della
Resurrezione sia annunciata in
occasione della propria morte è
pur sempre una scelta e per la
comunità rappresenta un’occasione di testimonianza.
Vera Long
Uno sguardoiolle liste
A Pramollo 6 nelle frazioni di S. Martino, Bovile e Traverse di Ferrerò i candidati sono sicuri
di entrare in consiglio comunale - Estratti a sorte i candidati di Villar Pellice e Pomaretto
Dal 17 aprile alcune centinaia
di candidati sono in piena attività per ricercare il consenso
necessario per l’elezione al consiglio comoinale delle città e dei
paesi delle valli valdesi. Solo a
Massello non si voterà in quanto
il rinnovo del consiglio comunale è sfasato di alcuni anni rispetto alla scadenza normale
per via di alcune vicende amministrative di una trentina di
anni fa.
Diamo uno sguardo, rapido e
sommario, alle liste presentate
iniziando dai comuni con più di
5.000 abitanti in cui si voterà col
sistema prc^orzionale e dove sono presenti le liste di partito.
LUSERNA
In questo comune c’è abbastanza attesa per i risultati elettorali sia per la novità della
presentazione per la prima volta in questi ultimi 40 anni di
una lista del MSI che presenta
due candidati locali, che per l’esito elettorale della DC dopo le
disavventure politico-finanziarie
della famiglia Martina che ha
gestito ramministrazione della
città per un ventennio. Le opposizioni si aspettano un crollo
elettorale di questo partito che
secondo le stime più benevole
viene dato perdente del 30% dei
propri voti. Però anche la coalizione laica si è divisa in quattro
liste (la lista civica del Camoscio, la lista del FRI, del PLI e
del PSDI) e soprattutto il PLI
pensa di ottenere un buon risultato elettorale essendo stato
il principale artefice della caduta dell’ex sindaco Benito Martina. Il PSI che presenta candidati di prestigio (capolista è
l’arch. Longo assessore provinciale), si pene l’obiettivo di essere determinante per ogni maggioranza (che comunque dovrà
tener conto del programma elaborato dalla lista), mentre il
PCI punta decisamente ad essere il primo partito della città
con il diritto a governare.
PINEROLO
Nel capoluogo del comprensorio otto liste si contenderanno i
40 posti del consiglio comunale.
Tutti presenti i partiti nazionali
(DC, DP, PCI, PRI, PSDI, PSI
PLI, MSI) e ciascuno di loro
cerca una affermazione che definisce sicura. Tra i più ottimisti
in questo senso vi sono i repubblicani che schierano come capolista il cattolico Pier Giovanni Trossero, vicedirettore del
settimanale l’Eco del Chisone
che dalle colonne di quel giornale aveva condotto una precisa
denuncia di tutte le magagne
della giunta cittadina. Una donna guida la lista socialista che
perciò punta anche sul voto
femminile. Il PCI che non ripresenta più oltre la metà del suo
gruppo consiliare « per il necessario rinnovamento » presenta molti indipendenti e annuncia
una incisiva campagna elettora
le. Nella DC vi è invece preoccupazione per il risultato elettorale e si dà per certa una
flessione del partite che non dovrebbe però impedire la riconferma del Sindaco uscente Camuss'o. Finora un po’ sotto tono la campagna elettorale degli
altri partiti. E’ interessante notare la presenza di molti candidati valdesi nelle liste di tutti i
partiti tranne la DC e il MSI.
Per i comuni in cui si vota
col sistema maggioritario questa
la situazione.
VAL PELLICE
A Bobbio Pellice e Angrog^na
si presentano le tradizionali due
liste che si contenderanno la
maggioranza e minoranza sulla
base di 'discriminanti legate più
ai componenti le liste che ai programmi concreti. E’ comunque
importante in questi comuni la
scelta delle persone perché saranno gli eletti di questi comuni a nominare in elezioni di secondo grado coloro che comporranno il consiglio della comimità montana. Anche qui numerosi
i valdesi e gli indipendenti. A
Bora si presentano due liste di
ispirazione socialista con alcuni
candidati anche giovani che dovrebbero assicurare il ricambio
generazionale.
Singolare invece il metodo
seguito a Villar FelUce per la
formazione delle due liste, capeggiate rispettivamente dal sindaco e dal vicesindaco uscenti.
Non si tratta -di diversità politiche ma della scelta deliberata
di sorteggiare i candidati da immettere nelle liste. Come dire:
siamo tutti d’accordo sulle cose
da fare, gli elettori dovranno
scegliere solo i più popolari tra
i candidati.
A Torre Pellice la lista della
« spiga tra i monti » non ripresenta più il sindaco uscente
Steffanetto ed è capeggiata da
Marco Armand Hugon, direttore
didattico. Gli si oppone una coalizione DC, PSDI, PLI guidata
da Franco Pasquet, presidente
della sezione liberale della cittadina.
PINEROLESE
A San Secondo la lotta politica è più intensa pur presentandosi le tradizionali due liste. Una
capeggiata dal sindaco uscente
e l’altra dal maestro Avondetto
e dal consigliere Vicino, che ha
condotto una stringente opposizione alla giunta durante l’ultimo quinquennio. In questa lista figura anche il pastore emerito Arnaldo Genre, che è stato
pastore della comunità valdese
per alcuni anni.
A Prarostino invece due liste
di 12 persone si fronteggiano per
la conquista dei 15 seggi del consiglio comunale. Il sindaco uscente, Mario Mauro, si ripresenta.
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VAL CHISONE
A Pramollo i 15 candidati, in
due liste, sono sicuri della elezione a condizione che almeno il
50% degli elettori si rechi alle
urne. La lista della «genzianella»
presenta il sindaco uscente Gino Long, mentre la lista concorrente, il PCI, è composta di soli
tre candidati.
A San Germano due liste di
11 candidati, di ispirazione socialista e di ispirazione comunista, si contenderanno la maggioranza comunale. Non si ripresenta più il sindaco uscente Coppolino.
A Inverso Pinasca, un paese
che presenta una singolarità nel
voto con una schiacciante maggioranza a sinistra quando si vota per le politiche e con la situazione ribaltata alle amministrative, si fronteggiano due liste. La lista « lavoro e progresso » è capeggiata da Erminio
Ribet, e l’altra « spiga di grano
e stretta di mano » è capeggiata
dal sindaco uscente, Giovanni
Olivero, impiegato Riv.
A Pinasca si fronteggiano due
liste, una di ispirazione democristiana, con a capo il mobiliere Ranieri Tessa, e l’altra, di indipendenti di area socialista e
comunista, con a capo il sindaco uscente Riccardo Richiardone.
A Villar Perosa si fronteggiano la lista dell’« Alpino » con capolista il geom. Castagna, attuale sindaco e che comprende candidati della DC, PRI, PSDI, PLI
e la lista di sinistra « Unione
Democratica » capeggiata dal
presidente dello sci club Miscellonet, Ferdinando Miscsellonet.
In quest’ultima lista è anche
presente il presidente della comunità montana Val Chisone e
Germanasca Pier Giuseppe Daviero.
A Perosa tre liste si contenderanno i venti seggi del consiglio
comunale. La maggioranza di sinistra che aveva retto il comune
finora si è divisa e presenta candidati nelle tre liste. Una ispirata dalla DC presenta anche candidati socialisti, mentre quella ispirata dal PCI ripresenta il sindaco uscente, Giovanni Laurenti, e vede al suo interno anche
candidati cattolici e dello PSDI.
La terza, DP ed indipendenti,
presenta tra gli altri il sovrintendente del III circuito, Claudio
Tron.
VAL GERMANASCA
A Pomaretto si è seguito un
metodo di formazione delle due
liste analogo a quanto è stato
fatto a Villar Pellice e si sono
estratti a sorte i candidati da
immettere nelle due liste che si
presentano dunque come eterogenee -per provenienza politica
dei vari candidati. Si ripresenta
il sindaco uscente Travers.
A Perrero il sistema elettorale è molto complesso e prevede
liste per ogni quartiere e frazione. In tutto si fronteggeranno
otto liste con composizione eterogenea. Gli unici sicuri della elezione sono i candidati della lista delle frazioni San Martino,
Bovile, Traverse, che non hanno una lista antagonista. Tra i
candidati si ripresenta il sindaco uscente. Alma Ghigo.
A Prali si fronteggiano due liste, una col sindaco uscente
Grill e l’altra cai)eggiata da Fiorio Plà che era stato sindaco
del paese dal ’75 alT80.
A Salza di Pinerolo, il più piccolo comune in cui si voterà per
il comune, si fronteggiano due
liste, ma quanta difficoltà per la
formazione delle stesse: è difficile il ricambio quando gli abitanti sono poco più di cento!
Non sono ancora noti i programmi di molte liste ed è perciò difficile fare ima valutazione
delle proposte amministrative
dei vari partiti o delle varie aggregazioni amministrative.
Per quanto riguarda la vita
dei paesi, i lavori pubblici da
lare c’è abbastanza convergenza:
adeguamento delle scuole e delle strutture pubbliche alle norme di sicurezza, fognature, acquedotti, asfaltatore 'di strade,
sistemazione degli alpeggi, illuminazione pubblica sono oggetto
di molte proposte. Argomento
invece di dibattito tra le liste
e tra i candidati è la richiesta di denuclearizzare il territorio comunale latta dai comitati pace e da molte chiese
valdesi ai candidati. Su questo
tema si intrecciano le idiscussioni e gli incontri pubblici con
opposti pareri anche alTintemo
delle stesse liste.
Altro tema caldo è la situazione occupazionale che è gravemente compromessa in tutta la
valle e l’atteggiamento delle liste appare abbastanza rassegnato; poche sono infatti le proposte di intervento concreto su
questo punto. L. O.
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10
10 cronaca delle Valli
26 aprile 1985
FILODRAMMATICHE VALDESI
C’era una volta
il dramma valdese
Se la musica occupa a buon
diritto il primo posto nelle attività culturali della chiesa valdese, il teatro senza dubbio va
collocato al secondo. Come non
c’è tempio senza organo o harmomum, o chiesa locale che non
abbia o non abbia avuto il suo
gruppo corale, così ogni sala
delle attività di più o meno recente costruzione ha il suo palcoscenico, a testimoniare un interesse sempre vivo per questo
tipo di espressione artistica.
Nel periodo tra le due guerre mondiali, l’attività delle filodrammatiche raggiunge il suo
culmine, favorita da un’elevata
scolarizzazione, dalla abitudine
all’apprendimento basato sulla
memoria, dalla necessità di raccogliere con un programma concreto i giovani nelle Unioni.
Non è anche da sottovalutare
l’aspetto dell’autofinanziamento ;
le recite servono a trovare il
denaro per costruire le sale, le
quali a loro volta serviranno
per altre recite. Vi sono filodrammatiche che riescono a
mettere su anche tre spettacoli
in un solo inverno.
Si recita qualsiasi cosa, purché moralmente ineccepibile :
dai classici, Molière o Giacosa,
alle commedie divertenti e alle
farse (spesso malamente tradotte dal francese). Il francese, molto conosciuto alle Valli, viene
progressivamente abbandonato
a favore dell’italiano.
Ma, non per caso, proprio negli anni del fascismo, emerge
un genere teatrale autonomo ;
il dramma storico. In quegli anni, la chiesa valdese vede allentarsi i legami con il protestantesimo europeo e si ripiega su
se stessa ricercando nel proprio
passato le ragioni di un’esistenza che, dopo gli stretti rapporti tra stato italiano e chiesa
cattolica, diventa anche resistenza. I drammi che rievocano
in forma romanzata episodi della storia valdese sono un modo
per riaffermare un’identità minacciata, come pure l’insistenza sul « Glorioso Rimpatrio »,
evocato nel museo di Balziglia
e nelle celebrazioni del 1939.
Certo, a distanza di tempo,
possiamo sorridere rileggendo
« La contessina di Lusema » o
« Sangue valdese », per l’ingenuità enfatica con la quale la
storia viene interpretata stile
western, con tutti i buoni da
una parte e i cattivi dall’altra.
Ma, in regime concordatario,
non era privo di rischi presentare frati e preti buffoni, inqui
sitori e duchesse sabaude assetati di sangue. E se vi erano
parroci bonari e comprensivi
che arrivavano al punto di prestare propri indumenti per meglio caratterizzare i personaggi,
altri colleghi meno tolleranti
stavano bene all’erta per cogliere gli estremi di una denuncia
per vilipendio alla religione di
stato.
Il dramma storico valdese è
in realtà un sermone sceneggiato. Ogni due pagine, anche
nel bel mezzo di un dialogo sentimentale, i protagonisti esprimono la loro fede con un discorso di ampie dimensioni. L’azione scenica è basata più sulla parola che sul gesto, anche
se non mancano le parti movimentate che deliziano i bambini, quando l’eroe valdese sfugge
all’agguato saltando dalla finestra o quando il buon montanaro mette k.o. con un pugno il
vile inquisitore.
Nessuno dei drammi storici
degli anni trenta, pe^- la produzione dei quali ancht la Società di Studi valdesi aveva indetto un concorso, ha mai raggiunto un qualche livello artistico:
ancora rappresentati subito dopo la guerra, sono ormai caduti
in disuso ed è perfino difiBcile
trovarne i copioni. Rimangono
come documenti dell’impegno di
credenti valdesi in un periodo
che presto sarebbe sfociato in
drammi ancora più sanguinosi;
forse, alla luce di mutate prospettive storiche e politiche, sarà possibile oggi o domani riprendere attraverso il mezzo
teatrale il dialogo con un passato che non ci può essere estraneo.
Liliana Viglielmo
Ricordando
il 25 aprile
ANGROGNA — Giovedì 25
aprile a Chiot d’I’Aiga, ore 21,
« Ninna nanna della guerra » con
im intervento di Osvaldo Coisson. Venerdì 26 aprile, scuola
del Verné, ore 21, film: «Una
minestra di foglie di faggio »
con un intervento di Ettore Serafino. Domenica 28 aprile, ore
21, nella scuola dei Jourdan, interventi sulla Resistenza di Eldina Messina Bellion e Mirella
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ANGROGNA
Per una cultura di pace
Per una
famigiia
danneggiata
daii'incendio
Non è da lasciare passare inosservata un’iniziativa del Comune
di Angrogna. Il Consiglio, nella
seduta del 28 gennaio u.s., ha deliberato di impegnare il Comune
in una politica di interventi per
la diffusione e l’affermazione di
una « Cultura per la pace » e, in
tale quadro, ha deliberato di non
inserire nei propri strumenti urbanistici alcuna previsione di installazioni nucleari, sia di utilizzo militare sia di utilizzo civile.
La decisione è maturata attraverso un libero confronto fra le
forze politiche rappresentate in
Consiglio, durato diversi mesi, a
cui ha pure contribuito il programma « Autunno in Val d’Angrogna » imperniato sui problemi della pace. A ciò si richiama
e ne fa fede l’articolata e motivata premessa alla deliberazione,
divenuta esecutiva, che ricorda:
come il mondo continua ad essere teatro di insanguinate guerre;
che le radici di una società mondiale e nazionale, così insensata e
inumana, sono da ricercare nel
permanere dell’ingiustizia; che
dalle stesse radici deriva anche
l’ottusa distruzione deH’ambiente
e quindi appare naturale il rifugiarsi dei singoli e dei gruppi
nella ricerca egoistica di un proprio benessere, di un proprio
piccolo dominio, in una propria
oasi di indifferenza e di disim
VILLAR PEROSA — Un in
oendio ha completamente distrutto il tetto e gravemente danneggiato il piano sottostante della casa del sig. Franco Balmas,
in via Nazionale 146 a Villar Porosa. Verso le ore 14 di mercoledi 17 aprile le fiamme si sono
sviluppate in un fienile adiacente, appartenente a un vicino, per
cause ancora da accertare, e si
sono rapidamente propagate alla casa del Balmas. L’intervento
dei vigili del fuoco ha circoscritto l’incendio, ma non ha
purtroppo potuto evitare che il
pianterreno, dove si trovava l’abitazione, fosse gravemente danneggiato.
pegno.
L’iniziativa del Comune di Angrogna è stata approvata dall’ultimo Consiglio della Comunità
Montana Val Pellice invitato a
esprimersi al riguardo, eventualmente adottando un analogo
provvedimento, arricchito di ulteriori approfondimenti e considerazioni, che abbia i suoi riflessi nel Piano Regolatore Generale
Intercomunale per quanto concerne il nucleare.
A. K.
Appello
Il fratello Franco Balmas,
membro della Chiesa valdese di
Villar Perosa, ha perso in un in
cendio la casa che si era faticosamente costruita in lunghi anni
di lavoro. Il tetto è andato distrutto, il pianterreno, dove si
trova l’abitazione, e il mobilio
hanno subito danni ingenti.
Facciamo appello alla solida
rietà di tutti perché questa famiglia, composta dai genitori e
da quattro figli, di cui tre vivono ancora con i genitori, possa
presto riavere la sua casa. Le
somme, specificando lo scopo,
possono essere date direttamen
te al Pastore oppure versate sul
conto corrente bancario N. 3511
Istituto Bancario S. Paolo di
Villar Perosa, intestato a Rostagno Bruno, o sul conto corrente
postale N. 25356106 intestato a
Rostagno Bruno, Villar Perosa.
n Concistoro
VAL PELLICE
Con i soldi dei tesserini per i funghi
La Comunità Montana, in attuazione
di quanto previsto aM'art. 22 della L.R.
32/82 relativamente alla destinazione
dei proventi derivanti dalla concessione dei tesserini per la raccolta funghi
anno 1984, ha destinato ia somma di
L. 8.000.000 ali'acquisto di attrezzature per una idonea dotazione delle
Squadre A.I.B., lire 10.000.000 ad interventi di miglioramento sulla coltura del castagno da frutto, L. 13 milioni al recupero produttivo dei boschi
degradati nonché a lavori di sistemazione e miglioramento delle piste di
esbosco e forestali e L. 2.216.000 all'acquisto di materiale divulgativo ed
alla organizzazione di mostre ed incontri sui problemi di natura ecologica.
L'acquisto di attrezzatura antincendio
verrà concordato con i Responsabili
delle singole Squadre A.I.B. e le rispettive Amministrazioni Comunali.
Al fine di attuare gli altri interventi
sopra indicati, la Comunità Montana
intende concedere dei contributi finanziari a tutti coloro (privati o Enti) che,
sui fondi di loro proprietà, intendono
effettuare uno o più dei seguenti interventi:
— sostituzione di castagni adulti malati, con giovani soggetti innestati
(L. 20.000 per astone);
— potatura di rimonda e rigenerazione
su castagni da frutto colpiti da cancro 0 altre malattie (L. 37.500/ 60
mila rispettivamente per fasce inferiori 0 superiori ai m. 10 di altezza);
— innesto di varietà pregiate su giovani piante di selvatico (lire 3.000
per astone);
— decespugliamento e pulizia di baschi (sino a L. 350,000 per ettaro
di superficie effettivamente ripulita);
— pulizia e ripristino di piste forestali e di esbosco, anche utilizzando
mezzi meccanici (sino a L, 1.000
per metro lineare nel limite massimo di spesa prò capite di L.
1.500.000).
Tutti i proprietari di fondi ohe intendono usufruire dei citati contributi
dovranno presentarsi entro e non oltre il 30 settembre c.a. presso l'Ufficio Tecnico della Comunità Montana
Val Pellice - via Caduti per la Libertà
4 - Torre Pellice (tei. 932262) al fine
di compilare l'apposito modulo di domanda.
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del verde
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(di fronte Caserma Alpini « Berardi »)
Pro Natura, con la collaborazione dei
Comuni di Perosa Argentina e Pomaretto, ha organizzato una serie sperimentale di iniziative dedicate all'ambiente, con particolare riferimento al
verde, nel periodo dall'8 al 27 aprile p.v.
Una prima fase si svolge mediante
un elaborato (disegno, composizione
grafica, plastico, ecc.) sviluppato nell'ambito scolastico, mentre una seconda parte comprende una attività
pratica esterna svolta dagli stessi allievi su aree verdi prescelte da una
apposita Commissione locale.
Nell'iniziativa sono coinvolte le
Scuole Elementari dei due Comuni e
collaborano le Pro Loco, le Guardie
Ecologiche e la Comunità Montana che
ospiterà, venerdì 26 e sabato. 27 aprile, a conclusione delle « giornate del
verde », l'esposizione e la premiazione dei lavori scolastici.
11
r
26 aprile 1985
cronaca delle Valli 11
que una scelta implicita di una soluzione piuttosto che di un*altra. Mi auguro comunque che la stessa sia assunta con la più ampia trasparenza amministrativa possibile.
G. G.
L’ASILO NIDO
E LE FAMIGLIE
Come rappresentanti dei genitori all’interno dei Comitati di Gestione degli Asili Nido di Pinerolo, riteniamo di
dover fare delle considerazioni sui rapporti intercorsi tra i Comitati stessi e
l’uscente Amministrazione Comunale,
in questo ultimo biennio sono stati
affrontati diversi problemi importanti
per i bambini, per I genitori, per II personale, con specifiche richieste e proposte formulate dai Comitati di Gestione:
— tariffe;
— rapporto tra famiglie e personale
educativo, incontri con 1 genitori,
assemblee di sezione, eco.;
— formazione e aggiornamento del personale, collettivi, programmi educativi, eco.;
— alimentazione;
— proposte di modifica al Regolamento Comunale dei Nidi redatto nel
1977.
Lo spirito che ha animato i genitori
nel formulare tutte le proposte è stato quello di una collaborazione attiva
al funzionamento del servizio e non
di una delega totale deU’educazione
dei bimbi.
Il miglioramento della qualità del
servizio e un rapporto costante tra famiglia e personale educativo rappresentano per i genitori una garanzia di
una esperienza positiva del bimbo nel
Nido,
L'Amministrazione uscente non ha
tenuto in nessun conto il valore del
rapporto di collaborazione tra Nido e
famiglia.
Alla richiesta di tariffe contenute ohe
favoriscano la frequenza al Nido, è stato risposto no!
Alla richiesta di incontri programmati tra genitori e personale, previsti
dalla Legge Regionale n. 3 del 15 gennaio 1973 sulla Gestione dei Nidi e
dallo stesso Regolamento Comunale,
al fine di integrare l’intervento educativo del Nido con quello della famiglia,
è stato risposto no!
Sulla formazione e aggiornamento
del personale evidenziamo la non applicazione del contratto di lavoro del
personale dei Nidi. Tale contratto prevede all’interno dell’orario di lavoro, e
non quindi come straordinario, 3 ore
settimanali di formazione permanente,
programmazione educativa, ecc.
Tali impegni non implicano nessun
onere da parte del Comune dato che
la formazione permanente viene totalmente e annualmente finanziata dalla
Regione.
Sul problema dell’alimentazione non
è stato ancora possibile avere un’informazione e un incontro tra i genitori e la responsabile delle tabelle dietetiche dei nidi. Anche questi incontri
sono previsti dal Regolamento Comunale.
Sul Regolamento. Una articolata
proposta dei genitori di revisione e
modifica del Regolamento Comunale,
sollecitata ufficialmente dallo stesso
Assessore ai Servizi Sociali con l’impegno di sottoporla al Consiglio Comunale prima della scadenza del suo
mandato, non è stata presa in considerazione.
Una tale serie di rifiuti netti, senza
possibilità di replica, rende Inoperanti i Comitati di Gestione, vanifica le
aspirazioni di collaborazione e di partecipazione dei genitori alla vita del
Nido, e aumenta il disinteresse dilagante nei confronti del servizio pubblico.
Si vuole realmente la collaborazione
dei genitori o essi debbono essere
delle marionette consenzienti a qualsiasi tipo di {cattiva) gestione?
Come si può parlare di partecipazione e di fiducia nelle istituzioni quando
un Assessore può permettersi qualsiasi interpretazione delle leggi, quando
può rimangiarsi qualsiasi cosa concordata 15 giorni prima?
Crediamo che non solo i genitori dei
bimbi dei Nidi debbano essere a conoscenza di queste cose, ma tutti i cittadini, perché anche da queste piccole
cose si può valutare la considerazione
in cui sono tenuti gli utenti dei servizi che vengono pagati due volte; prima con le tasse poi con le tariffe
(sempre più alte, vedi anche mensa
scolastica, ticket, ecc.).
Sperando in un futuro migliore per
le istituzioni, per i servizi, per i nostri
figli, porgiamo distinti saluti.
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LA NUOVA
SEDE DELL’USSL 43
Ho letto sul numero del 12 aprile
l’articoletto « Costerà oltre 2 miliardi
la sede della U.S.S.L. 43 » ed ho riscontrato che certi dati conclusivi in
esso esposti come derivazione, apparentemente ineccepibile, dai dati forniti nel corso dell’Assemblea U.S.S.L.
del 25 marzo, possono indurre il lettore in errati giudizi. La prego, perciò,
di voler pubblicare queste mie precisazioni.
In detta riunione, si è trattato il
problema dell’acquisto delio stabile da
adibire a sede delTU.S.S.L. e dei suoi
servizi centrali {...).
(...) Dairartlcolo apparirebbe decisamente più conveniente la terza offerta (costo L. 822 mila al mq.) rispet- .
to alle prime due (costo L. 1 milione
06 mila e L. 1 milione 100 mila al
mq.); se cosi fosse, non si capirebbero
le ragioni che hanno indotto il Consiglio a delegare la scelta alla Giunta,
fornendo a quésta l’ausilio di una Commissione tecnica. In realtà i costi
per mq. sono stati ricavati dall’articolista in base ai dati sulla superficie
ed i costi complessivi di ciascuna proposta, ma senza tenere conto di tutti
gli altri elementi tecnici da valutare
ed in particolare senza tener conto
delle differenze di costi fra le superfici utilizzabili per gli uffici e servizi
e quelle utilizzabili. In piani interrati,
quali depositi ed archivi, fra le quali,
evidentemente, non può essere operata una media: del complesso di tali
elementi dovrà tenere conto la Commissione nel fornire il proprio parere,
in base al quale la Giunta adotterà la
decisione definitiva.
Il Presidente
Co'isson Prof.ssa Franca
Concerti
LUSERNA SAN GIOVANNI — Giovedì 25 aprile presso la Palestra comunale alle ore 21, il coro Madrigai di
Budapest diretto da Marin Costantin
tiene un concerto. Musiche di Monteverdi, Palestrina, Scarlatti, Scheggi e
altri.
Comitati per la pace
LUSERNA SAN GIOVANNI — Il Comitato Pace Val Pellice organizza un
dibattito pubblico, lunedì 29 aprile
nei locali del boociodromo comunale,
alle ore 21, a cui ha invitato a partecipare con un proprio rappresentante
le forze politiche presenti sul territorio. I partiti si pronunceranno su alcune tematiche:
1) iniziative concrete per la pace:
quali sono le possibilità per un ente
locale di agire in tal senso?
2) rapporto uomo-ambiente;
3) industria bellica ed eventuale possibilità di riconversione industriale.
Segnalazioni
I Genitori Rappresentanti
dei Comitati di Gestione
(seguono 12 firme)
1 dati dei costi a mq. sono stati desunti dalla documentazione fornita
dalla Giunta della Comunità Montana
USSL 43 dalla quale non risulta alcuna
osservazione circa la valutazione comparativa dei costi delle varie soluzioni.
Poiché il costo economico di un’opera
è uno dei criteri di valutazione ho presentato ai lettori questo parametro.
Compito del giornale è informare e
non sostituirsi agli organi competenti per la scelta. L’articolo non era dun
II laboratorio artigiano di Rorà, gestito dalla Società di Studi Rorenghi
con la collaborazione della Comunità
Montana, ha ripreso una attività anche
per adulti, oltre ai corsi che abitualmente si svolgono per bambini e ragazzi.
Sabato 20 e domenica 21 aprile Bruno e Marilena Giaccone, di Asti, hanno animato un corso di tessitura cui
partecipa una mezza dozzina di signore. Si è potuto contare anche sulla
collaborazione dei rorenghi che si dedicano alla pastorizia, ohe hanno portato la loro esperienza, la lana del loro animali, e vedremo in seguito se
sarà possibile ripristinare l’uso di
vecchi telai, rocche, fusi, cardatrici, ecc.
Il corso continuerà anche il 27 e
28 aprile e il 4 e 5 maggio: dalle
20.30 alle 22.30 il sabato sera, e dalle 14.30 alle 16.30 la domenica pomeriggio.
Pro Ospedale Valdese
di Torre Pellice
e ristrutturazione
Pervenuti alla CIOV, mese di febbraio
L. 520.000: Gli Amici di Torre Pellice, in mem. del sig. Accomazzo Carlo.
L. 380.000; Sig.a Montaldo, U.S.A.
L. 200.000: Fam. Ingravalle Calova,
Luserna S. Giovanni; Teresa Comba
Frache, Fernanda e Bruno Frache, Torre Pellice.
L. 100.000; Comunità Sampierdarena;
Benech Ivano e Paola, Luserna S. Giovanni; Linette e Aldo Rivoira, Angrogna,
ricordando la cara Ida Monnet; Pisani
Miriam, Torre Pellice; Costabel Aldo e
Giuseppina, Milano; Capello Filippo e
Bessone Maria, Luserna S. Giovanni.
i. 50.000: Sordello Franco, Torre
Pellice; Pons Renata, Torre Pellice:
Maria e Giovanna Bonjour; Rivoira Gisella, Bobbio Pellice, in mem. padre
Ermanno Rivoira: Elda Stringatti, Bobbio Pellice, in mem. marito Ermanno
Rivoira: Ida Rivoira, Angrogna; Giordan Maddalena, Asilo Valdese Luserna
S. G.; Jouve Guido, Luserna San Giovanni.
L. 25.000: Fulvio Abruzzese, Roma.
Se ve ne sarà la volontà, si potranno programmare anche corsi estivi,
concentrati nell’arco di una settimana.
Continuano Intanto I corsi di lavorazione del legno, per 1 bambini delle
elementari, ogni sabato dalle ore 8.30
alle ore 10.30, e I corsi per I ragazzi
delle medie, che Imparano la tecnica
del macramè, ogni sabato pomeriggio
dalle ore 14.30 alle ore 16.30.
Nei tre corsi, una ventina di persone sono coinvolte, oltre al coordinatori che sono Marlanne Hlntermuller e
Ivan Morel.
^ Collegato al Museo, il Laboratorio si
propone di legare 11 Museo alla vita
quotidiana, riprendendo tecniche antiche e rivalorizzando il lavoro manuale.
Pro Rifugio Re Garlo Alberto
Pervenuti alla CIOV, mese dì febbraio
L. 570.000: Sig.a Montaldo, U.S.A.
L. 95.000: Sig. Nielsh, U.S.A.
L. 74.500; Tradizionale colletta della
Chiesa di Bobbio Pellice.
Pro Istituti Ospitalieri Valdesi
Pervenuti nel mese di febbraio
L. 100.000; Dr. Ignazio Prinzivalli, Luserna S. Giovanni.
RINGRAZIAMENTO
Il 15 aprile è mancato serenamente aU’affetto dei suoi cari alTetà di
82 anni
Lido Lodi
I familiari esprimono profonda riconoscenza a quanti hanno dimostrato
la loro simipatia in questa circostanza.
Un grazie partieolare alle dott.sse
Seves e Pons, al dott. Giovanni Peyrot,
ai sigg. medici e al personale dell’Ospedale Valdese di Torre Pellice e a quanti in vari modi hanno dimostrato al
loro Caro affetto e simpatia.
Luserna San Giovanni, 22 aprile 1985
RINGRAZIAMENTO
I familiari della compianta
Nella Travers ved. Bertalot
commossi e riconoscenti per la dimostrazione di affetto tributata aUa loro cara ringraziano di cuore tutti coloro che hanno partecipato al loro
grande dolore.
Luserna San Giovanni, 16 aprile 1985
« Le juste marche dans son
intégrité, heureux ses enfants
après lui! »
(Prov. 20: 7)
Il Signore ha chiamato a sé
Giulia Poët in Tron
Lo annunciano con dolore il marito
Emilio, i figli: GrazieUa, Elena, Giovanni, Lucilla e Mario con le rispettive famiglie e i parenti.
Un grazie particolare al personale
tutto dell’Ospedale Valdese di Torre
Pellice che l’ha seguita con affetto durante la sua malattia.
Torre Pellice, 20 aprile 1985.
AVVISI ECONOMICI
Pro Ospedale Valdese
di Pomaretto
Pervenuti alla CIOV, mese di febbraio
L. 300.000: Miranda Giraud, in mem.
della madre.
L. 210.000: Chiesa Valdese di Vallecrosia-Bordighera.
L. 120.000: I Nipoti Martin Lidia,
Mentoulles, in mem. di Berger Pietro.
L. 100.000: in mem. di Jahier Guido, moglie e figli, S. Germano; Bounous Adele, Frali, in mem. marito Rostan Francesco; I nipoti Passetto Antonio, Vilìar Perosa, in m. Berger Pietro.
L. 72.000: In mem. Pons Luigi, I
compagni di lavoro del figlio Franco.
L. 50.000: Glustetto Giovanni e fratelli, in mem. Giustetto Chiaffredo,
Viìlar Perosa; Giacomino Giovanni,
Ferrerò; Jahier Margherita e figli, S.
Germano, in mem. del caro Barba
Guido: La Mamma in memoria di Gay
Bruno, Pinerolo; Leger Lidia in Rostan,
Trossìeri; 1 nipoti Francesco, Dario,
Danilo, in mem. del nonno Massel
Francesco, Chiotti; Reynaud Adele, Martiglla, in mem. del marito.
L. 35.000: Gallian Emma, Villar Pe
VED'OVO 62enne ev. valdese pensionato F.S. cerca compagna scopo matrimonio. Scrivere a Vincenzo Berretta, via Aldo Moro n. 3 - 28037
Domodossola (No). Tel. 0324/45448.
SIGNORINA evangeUca si offrirebbe a
prestare assistenza o compagnia a
persona sola. Per informazioni telefonare 0121/93.22.64 ore pasti.
L. 30.000: Fam. Massel Guglieìmet,
Chiotti, in mem. Margherita Massel;
Cappelletti Guerrino, Perosa Argentina.
L. 20.000; Pascal Giorgio, Peyrot Elba, Frali, in mem. dei loro cari: Rostan Elda Richard, Frali, in mem. del
suoi cari; Peyrot Beniamino e Pascal
Elda, Praii, in mem. dei loro cari; Grill
Margherita Garrou, Praii, in mem. dei
suol cari.
L. 15.000: Tron Ernesto, Chiotti.
L. 10.000: Fulvio Abruzzese, Roma;
Grill Genny, Frali; Grill Franco, Frali;
Grill Letizia, Frali, in mem. della nipottna; Genre Germana, Enzo, Ferruccio, Ferrerò; Grill Margherita ved. Massei, Ferrerò.
L. 5.000: Garrou Margherita ved.
Grill. Frali, in mem. del marito.
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 81000 (Croce Verde).
Guardia Farmaceutica :
DOMENICA 28 APRILE 1985
Perosa Argentina: FARMACIA CASOLATI - Via Umberto I - Tel. 81205.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa; tei. 81.000
Croce Verde Porte: tei. 201454
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva e festiva:
tei. 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia Farmaceutica ;
DOMENICA 28 APRILE 1985
Luserna San Giovanni: FARMACIA
GALETTO - Via Roma 7 - Telefono
909031.
Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pellice: telefono 91.996.
12
12 nomo e società
1
26 aprile 1985
LA NOSTRA RESPONSABILITÀ’ VERSO GLI IMMIGRATI
Per una giusta
politica di cooperazione
Quegli etiopici che muoiono
di fame, le cui immagini vediamo alla TV, ci fanno commuovere; ma gli africani accampati
alla stazione Termini li guardiamo con indifferenza se non con
stizza. Eppure sono due aspetti
differenti dello stesso problema.
Un’altra volta abbiamo la conferma che i problemi che stanno
lontani, e che tutto sommato
non mettono in crisi il nostro
modo di vita, ci piacciono di più.
L’Italia non è un paese — specialmente ora — che si può permettere di accogliere immigrati
che intendono studiare, vivere,
lavorare. Ha già abbastanza problemi per conto suo, non è vero? Ma una volta ho letto una
frase che mi ha colpito: « ...se i
paesi sviluppati non saranno in
grado di permettere e stimolare
lo sviluppo del Terzo Mondo, le
popolazioni di quei paesi, per
sopravvivere, saranno costrette
a invadere i paesi ricchi ». Porse
siamo già arrivati a questo punto?
L’Italia non può accogliere gli
stranieri immigrati, abbiamo
detto. Ma quando quelli che a
stento sopravvivono alla stazione Termini fanno quattro passi
più in là, vedono traboccare le
vetrine di Via Nazionale di ogni
ben di Dio. Come possono comprendere o accettare che questo
benessere non sia un po’ anche
per loro?
Chiudere le frontiere. Rimandarli a casa. Arrestarli. Non dar
loro il permesso di lavorare.
Non c’è da preoccuparsi: ci pensano le forze dell’ordine, indiscriminatamente e senza troppi
scrupoli. Per il Ministero delTlntemo pare che sia Tunica soluzione: così non si è neanche
costretti a fare una legge che
rispetti le esigenze degli immigrati.
--------------------------------------------V
« L'Eco delle Valli Valdesi »: Rea.
Tribunale di Pinerolo N. 175.
RedaHori: Giorgio GardioI, Roberto Giacone, Adriano bongo, Mauro
Pons, Giuseppe Platone, Sergio
RIbet. Comitato di redazione: i redattori e: Mirella Bein Argentieri,
Valdo Benecchi, Mario F. Berutti,
Franco Carri, Paolo Fiorio, Bruno
Gabrielli, Marcella Gay, Claudio H.
Martelli, Roberto Peyrot, Massimo
Romeo, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Liliana Viglielmo.
Direttore Responsabile:
FRANCO GIAMPICCOLi
Redazione e Amminisirazione: Via
Pio V. 15 • 10125 Torino - tei. 011/
655.278.
Redazione l'Eco delle Valli Valdesi:
Via Arnaud, 23 . 10066 Torre Pellice.
Editore: AlP, Associazione Intor
mazione Protestante - Via Pio V, 15
- 10125 Torino.
Rrgisfo nazionale della Stampa n
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Ogni parola; economici 250, partecipazioni personali 350 (oltre
IVA). Ricerche lavoro; gratuite.
Fondo di solidarietà c.c.p. 11234101
Intestato a < Li Luce: fondo di solidarietà >. Via Pio V. 15 - Torino.
Stampa: Cooperativa Tipogratiua
Subaipina - Torre Pellice (Torino)
Il più debole paga.
Che queste emigrazioni di massa, dettate dalla disperazione e
daU’assoluta mancanza di prospettive future, non rappresentino la soluzione ai problemi
della fame nel mondo, dovrebbe
essere chiaro: non solo per ragioni economiche, ma soprattutto per gli alti costi sociali.
Una soluzione può essere invece
data da una giusta politica di
coopcrazione nei confronti del
Terzo Mondo; solo a questa condizione sarebbe giustificata ed
accettabile la chiusura della
frontiera. E una giusta politica
di cooperazione significa non
solo trovare le più efficaci tecniche di sviluppo, ma stabilire un
equilibrio tra rapporti commerciali (e quindi di profitto) e i
cosiddetti « aiuti ».
lo scopo di conoscere i bisogni
degli immigrati e di concertare
le iniziative.
La Consulta si è suddivisa in
tre gruppi di lavoro:
— aspetti legislativi
— formazione e informazione
— situazione socio-sanitaria.
Ma Timmigrazione non implica solo problemi di macro-economia. Chi ne viene a contatto
sa che sono soprattutto problemi quotidiani: l’alloggio, il lavoro, i documenti in ordine, l’assistenza sanitaria, imparare la
lingua, vivere in famiglia... questi sono solo alcuni dei più urgenti. Crearsi im futuro è pressoché impossibile, sopravvivere è già molto. E c’è anche chi
ci guadagna sopra.
E per chi è disposto a dare
una mano: da dove cominciare?
Il Comune di Roma, per esempio, è stato sollecitato dalle forze politiche e sociali a fare qualcosa: si è dimostrato disponibile. Si occupa dei figli degli immigrati ospitati in istituti, della mensa della Caritas, e ha
convocato un certo numero di
organizzazioni (di immigrati e
di chi se ne occupa) ed ha istituito, a partire da luglio, una
Consulta per Timmigrazione con
Questi gruppi si riuniscono in
genere ogni due settimane ed
hanno la possibilità, oltre di
scambiarsi informazioni ed esperienze, di stabilire delle azioni
congiunte nei settori scelti. Così il primo gruppo ha deciso di
prendere contatti e fare pressione nei confronti del Parlamento per chiedere Tapprovazione di una legge adeguata e di incontrarsi con la Questura per
quanto riguarda il rapporto tra
la polizia e gli immigrati. Sono
previsti anche confronti con le
esperienze di altri Comuni in
queste settore.
Mentre è unanime il giudizio
positivo sulla validità di questa
Consulta, tutti sono anche coscienti delle difficoltà. La comune preoccupazione per la sorte
degli immigrati non sempre è
sufficiente per superare le diversità nell’interpretazione e nella proposta di soluzioni.
Ma una difficoltà ancora più
grande sarà riuscire a tradurre
in realtà operante le decisioni
prese, a trovare gli organi predisp^ti alla delibera delle dispKJSizioni e gli uffici competenti per la loro attuazione. Ma solo le realizzazioni concrete potranno dare legittimità alla Consulta e ispirare la fiducia necessaria perché gli stranieri stessi
si sentano coinvolti nell’impegno per il miglioramento collettivo (senza dire «soluzioni»)
della loro condizione.
Elke Hablitzel
Le due sottoscrizioni attualmente aperte a carattere permanente sono a sostegno:
— della lotta contro la fame nel
mondo e
— del programma di lotta contro il razzismo.
Il numero del conto corrente
postale sul quale far pervenire
le vostre offerte è il seguente:
11234101, intestato a « La Luce
— Fondo di solidarietà » - via Pio
V 15, Torino.
Dall’ottobre 1984 abbiamo ricevuto i seguenti doni:
L. 2.000: Tron Bernoulli Mimi.
L. 5.000: Bartoli Nora.
L. 10.000: Longo Pietro e Anna; Di
Natale Eie e Maja; Fabiole Matilde;
Rosanda Eiena; Melchior! Eugenia; Giudici Giovanni Luigi: N.N., in memoria
del nostro caro.
L. 15.000: Grillo Paolo; Grillo Rina;
Grillo Gabriella; Beva Sebastiano; Pascal Alma; Vivenzi Paolo.
L. 20.000: Vincenzini Angela: Jouve
Alice; Rostan Stefano e Lina; Coletta
Antonio: Colletta della festa natalizia
per i bambini della Ravadera (Torre
Pellice).
L. 25.000: N.N., Ivrea.
L. 30.000; Giorgiolé Ester; Rambaud
Stefano; Falbo Dario; Vitali Cinzia; Armosini Maria; Rostan Stefano Alberto;
Berrà Cannillo Gina.
L. 40.000: Costa Stefano; Del Priore
Gaetana e Valdo; Gottardi Sara e Sau
L. 45.000: Chiesa Valdese di Pachino.
L. 50.000: Anna Maria A.; Balma Ester; Tamietti Maria e Renato; Chiesa Battista di Macchia Valfortore; Pons
1. e T.G.; Zunino; UFV di Reggio Calabria; N.N., Milano; Vezzosi Giovanni:
Abrotine Buffa Eralma; Grassi Silvana.
L. 55.000; Giambarresi Giovanni e
Rosalba.
L. 60.000; Attività femminile della
Chiesa ev. metodista.
Ricordati
del giorno del riposo
(segue da pag. 6)
d’è che impareremo a « lasciar
riposare la terra » (Es. 23: 11)?
Quando capiremo che il nostro
agire, il nostro intervenire sulle
cose deve avere dei limiti? Quando troveremo tanta fede da essere capaci di riposare « anche
al tempo dell’aratura e della
mietitura» (Es. 34: 21), cioè
quando l’opera nostra sembra
maggiormente necessaria? Quando capiremo che le cose intorno a noi hanno anch’esse bisogno di riposare, cioè di essere
protette dall’azione inconsulta
delle nostre mani?
Naturalmente, non è il riposo in assoluto che deve essere
lodato e raccomandato. Secondo
il comandamento di Dio, per spi
giorni dobbiamo lavorare, cioè
intervenire sulle cose, caricarci
di tutte le responsabilità che Dio
ci affida nella società e nella
chiesa, ma nel giorno del Signore siamo chiamati a rimettere queste responsabilità nelle
sue mani e a gustare anticipatamente la gioia del compimento dell’opera.
L’incapacità
di smettere
Fondo di solidarietà
L. 80.000; Scuola domenicale dei
Coppieri (Torre Pellice).
L. 82.000; Chiesa battista di Ripabottoni.
L. 83.000: Maurin Eiena e Silvia.
L. 100.000: Bufalo Olindo; Fontana
Delia; Cianci Aldo; Cocorda Susetta;
Vetta C. e A.; Paolo ed Alberto, Torino; Peyrot R. e C.; Chiesa valdese di
Coazze: Bein Ernesto e Mirella; Chiesa valdese di Reggio Calabria; Rosanda Eiena, in memoria di Silvio; Pascal
Umberto e Signora; N. N.; Tosi Giuseppe; R.R.T., Pinerolo.
L. 107.000: Berta Anna.
L. 135.000: Chiesa battista di Pozzuoli.
L. 200.000: Tosi Giuseppe; Vio Vittorina; Scuola domenicale di Villar Pellice.
L. 256.000; Fiorini Adriana e Laura.
L. 300.030; Gruppo di servizio della
Chiesa valdese di Ivrea; Laetsch Giovanni.
L.407.500: Grup>po di Ancona della
diaspora adriatica.
L. 500.000: Miegge Mario.
L. 704.500: Chiesa evangelica battista
di Pozzuoli.
L. 1.600.000: Vinay Tullio; Eynard
Italo e Giuliana.
L. 1.600.000: Ospiti della casa di riposo "Il Gignoro".
Inoltre sono pervenute a noi L.
115.000 (Chiesa valdese di Ferrerò Maniglia 70.000; N.N. 30.000; N.N. 15
mila), anziché alla Missione evangelica contro la lebbra; L. 100.000 (Costa
Stefano), anziché alla Tavola valdese,
per l'appello urgente della CEvAA; e
L. 220.000 (Merlo Saverio 200.000, Longo Pietro e Anna 20.000), anziché alla
Tavola valdese, per il Mozambico,
Queste offerte verranno prossimamente trasferite sui rispettivi conti correnti postali.
Totale ricevuto; L. 10.623.000; Interessi 1984: 114.353; Saldo precedente:
1.078.296; In cassa: 11.815.649.
modo di trascorrere il giorno
del riposo. Perché i comandamenti di Dio non ci sono stati
dati per essere un bell’oggetto
di discussione, ma per essere
osservati.
La risposta
del rabbino
Il giorno di domenica deve
dunque essere caratterizzato dalla cessazione, dallo stacco, dall’interruzione: le cose devono
poter riposare, e noi con loro.
Il lavoro dei sei giorni feriali
ha il suo obiettivo nella domenica: la domenica quindi non è
la fine della settimana (il famoso « week-end »), ma il fine
della settimana. L’incapacità di
smettere di lavorare tradisce la
inquietudine che deriva dal non
avere un vero fine per il proprio
lavoro. Si continua a lavorare
per non doversi fermare e ammettere che non si sa per che
cosa si lavora. Qppure, per non
dire che si lavora senza uno scopo, si ' dice che il lavoro è un
valore in se stesso. Ma per chi
non avrà saputo trovare, mentre
ancora sta lavorando, uno scopo valido al suo lavoro, uno scono diverso dal lavoro stesso, sopraggiungerà un giorno la morte che lo costringerà forzatamente a staccarsi dal suo lavo
ro, a interrompere il suo operare senza aver raggiunto nulla.
Un giorno dovremo necessariamente smettere di lavorare;
e in quel giorno diventerà chiaro che il tempo a nostra disposizione era limitato. Molte saranno, infatti, le opere che dovremo lasciare incompiute. Ma
questa incompletezza non significherà il fallimento delTobiettivo del nostro lavoro se le nostre opere avranno trovato il
loro compimento in « colui che
porta a compimento ogni cosa
in tutti» (Ef. 1: 23). Se avremo
imparato non soltanto a fare
onestamente il nostro lavoro,
ma anche a gioire del riposo
che Dio vuol dare, fin d’ora e
già qui sulla terra, a coloro che
compiono le loro opere in Lui,
allora la morte non sarà per noi
un distacco lacerante, ma sarà
invece il raggiungimento definitivo di quel « riposo sabbatico »
che abbiamo cominciato a pregustare nei « sabati » che Dio,
nella sua bontà, ci ha voluto donare. QuelTobbligato, ultimo arresto non ci strapperà dalle nostre onere, non le renderà vane,
perché anche ])er noi ci sarà una
voce dal cielo che dirà:
« Beati 1 morti che da ora innanzi muoiono nel Signore. Sì,
dice il Signore, essi si riposano
dalle loro fatiche perché le loro
opere li seguono» (Ap. 14: 13).
Il quarto comandamento è
dunque lì, davanti a noi. Se ne
abbiamo compreso la validità e
l’attualità, la conseguenza non
può che essere una sola: che noi
conformiamo ad esso il nostro
Una volta, a un rabbino che
aveva fatto un’esposizione sui
sabato ebraico, fu chiesto: « Come può un uomo di oggi riuscire a capire l’importanza di un
comandamento così estraneo alla sua cultura come quello del
sabato? ». « Mettendolo in pratica », fu la risposta del rabbino.
La stessa cosa si potrebbe dire per la domenica cristiana:
se vogliamo capire che cos’c,
dobbiamo cominciare a viverla.
Forse non sarà facile: imparire a riposare potrebbe essere
per noi più difficile che impar.:;re a lavorare. Ma se il ripone
del settimo giorno è un dono c i
Dio, e se sinceramente desideriamo accogliere questo suo dono, Dio stesso troverà il modo
per insegnarci a goderlo.
Certo, molte possono essere
le difficoltà « tecniche » che ri
possono incontrare se si \uois
vivere adeguatamente il giorno
del riposo; e sicuramente non
abbiamo bisogno di stabilire regole e regolette per indicare come si deve o non si deve passare la domenica. Tanto meno abbiamo bisogno di fare di questo giorno un motivo di vanto
o un’occasione di giudizio verse)
altri, come accadeva ai tempi
di Gesù.
Il riposo richiede
di essere imparato
D’altra parte, non bisogiìa
neppure credere che basti lasciare andare le cose per conio
loro, perché tutto si aggiusti, il
riposo deve essere imparato, e,
come ogni cosa che si impa;a,
richiede esercizio. Ci vuole più
impegno per imparare a rilassare i muscoli che a contrarli;
e smettere di pensare a qualcosa può essere più difficile che
incominciare. Dovremo dunoue
imparare, nel giorno di domenica, non soltanto a non la\orare, ma anche a non preoccuparci, a non restare legati ai problemi dei giorni passati e a non
farci intimorire da quelli dei
giorni futuri. Dovremo imparare a lasciar riposare le cose, a
non voler usare il nostro tempo
per modificarle, a non pianificare la settimana che ci sta davanti, a non aver paura di perdere tempo, a saper gioire del
presente come se Teternità fosse già cominciata, perché la domenica è « il giorno del Signore », cioè l’anticipazione di quelTultimo giorno in cui non ci sarà più tempo per operare e non
ci sarà più un futuro da aspettare e da programmare. Do\ l emo imparare la cosa più difficile: la gioia. Perché la domenica
è un giorno di festa, e nei giorni
di festa Dio vuole che il suo
popolo si rallegri. E se Dio vuole qualcosa da noi, è perché Egli
ce Tha già data. Abbiamo dunque il dovere di essere felici.
Non è possibile? Sì, invece, è
possibile, perché Dio Tha ordinato.
« Questo giorno è consacrato
alTEterno, al vostro Dio : non
fate cordoglio e non piangete!...
Andate, mangiate vivande grasse e bevete vini dolci, e mandate porzioni a quelli che nulla
hanno preparato per loro; perché questo giorno è consacrato
al Signor nostro; non v’attristate, perché la gioia delTEtemo è
la vostra forza» (Neh. 8: 9-10).
Marcello Cicchese