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L. 400
Anno 118 - n. 5
29 gennaio 1982
Sped, abbonamento postale
I gruppo bis/70
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Ì0066 TOaaH r-EÌL IC]
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Nel suo discorso di fine anno
ai francesi,Mitterrand ha detto:
« Tutto ciò che permetterà di
uscire da Yalta sarà positivo, a
condizione di non confondere il
desiderio che ne abbiamo con la
realtà di oggi ». Yalta, come ci
hanno ricordato i giornali in
questi giorni, è diventata — seppur in modo un po’ impreciso e
semplicistico — il simbolo della
spartizione delle zone di influenza tra USA e URSS. Mentre quindi Breznev si richiama a Yalta
per legittimare lo stato di fatto
in Polonia (tacendo sul fatto che
proprio a Yalta Stalin si impegnò
per libere elezioni in Polonia che
poi non ebbero luogo) e Reagan
si appella a Yalta affermando
che rURSS non rispettò mai quegli accordi (tacendo il fatto che
gli USA hanno basato su Yalta
la « mano libera » nel loro campo
di influenza non meno pesantemente deirURSS), Mitterrand
propone un disegno politico di
ampio respiro: uscire dalla logica della spartizione delle zone di
influenza. Ma che vuol dire concretamente?
È chiaro che non è possibile
proporre di « uscire da Yalta »
forzando tale uscita. Sappiamo
bene che qualunque tentativo di
strappare la Polonia con la forza aH’influenza sovietica significherebbe oggi la catastrofe nucleare. Da Yalta si può uscire
solo concordemente così come
concordemente vi entrarono
Churchill, Roosevelt e Stalin. Ma
allora è necessario dire che Tunica via aperta all’Occidente
per promuovere una concordia
futura — molto futura, al momento attuale — sembra consistere nel muovere per primi alcuni passi verso l’uscita. Se gli
Stati Uniti avviassero un deciso
ritiro della loro influenza paralizzante nell’America Latina (finché Reagan tiene in piedi Duarte
nel Salvador, cos’ha da dire a
Breznev di Jaruzelski in Polonia?) e se insieme USA ed Europa avanzassero proposte di disarmo sul piano europeo decisamente « svantaggiose » per l’Occidente (non basta for.se Tl%
dell’arsenale statunitense per costituire un sufficiente deterrente
nucleare nei confronti delTURSS?), allora «uscire da Yalta»
potrebbe cominciare a significare
qualcosa. Certo a molti queste
prospettive per l’Occidente paiono suicide e criminali in quanto
incoraggerebbero l’espansionismo sovietico.
Ma chi ragiona in questo modo non tiene conto di una profonda differenza tra le due zone
d’influenza. Ciò che muove l’imperialismo statunitense è principalmente la molla economica,
mentre ciò che ha sempre mosso
l’egemonia sovietica e la molla
della sicurezza. Per questo, solo
un deciso e costante allentamento della pressione nei confronti
della sicurezza sovietica può costituire una premessa per una
reale inversione di tendenza. Altrimenti parlare di « uscire da
Yalta » diventa un demagogico
esercizio verbale, una delle tante
coperture della politica suicida
e criminale che est e ovest stanno conducendo sulla nostra testa. Franco Giampiccoll
A CONCLUSIONE DELLA SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI
La scelta ecumenica oggi
Tra ì sei luoghi diversi in cui si svolge oggi il confronto ecumenico è bene che diamo la precedenza a quelli ’’poveri”, a quelli cioè in cui è possibile svolgere un dialogo serio e autentica
Che dei cristiani di chiese diverse si incontrino oggi, o si confrontino, o lavorino insieme, non
è più un fatto eccezionale. Anzi,
in molti paesi questo appartiene
alla normalità delle cose. La domanda perciò non è « se » confrontarsi con la questione ecumenica, ma « come ». E qui dobbiamo prendere atto che in realtà la questione ecumenica si presenta oggi in forme molto differenti. Si possono individuare sei
luoghi diversi nei quali la questione ecumenica si presenta e
in cui si può fare del « buono »
o del « cattivo » ecumenismo.
Le istituzioni
1. Il primo luogo ecumenico è
quello della istituzione; per molti anzi questo è il solo luogo in
cui si faccia ecumenismo. E’ un
luogo ecumenico molto corposo
e visibile, anche perché i mezzi
di comunicazione di massa, che
sono orientati soprattutto sulle
istituzioni, parlano volentieri o
esclusivamente di quello che succede a quel livello. Sul piano della istituzione si discute così sui
modi e sulle possibilità del rico
noscimento reciproco delle chiese, sulle loro convergenze dottrinali; in certi casi si affrontano
anche i problemi delle possibili
unificazioni; spesso si creano degli organismi comuni per lavorare insieme, dei quali il più importante e il più noto è il Consiglio Ecumenico delle Chiese.
Ovviamente il luogo ecumenico
della istituzione è molto importante; difatti un accordo preso
a quel livello avrà probabilmente
una esecuzione effettiva. Nei fatti però questo è anche il luogo
dove il movimento ecumenico,
dopo aver dato vita alle più grandi speranze, rischia ora le maggiori delusioni; tanto è vero che
si parla, forse a ragione, di una
crisi delTecumenismo o, più esattamente, delTecumenismo che si
svolge al livello delle istituzioni.
Non è diffìcile comprenderne ì
moùvi. Le istituzioni, p“r la loro
naiura, obbediscono ad una logica di autodifesa e di autoconservazione e le chiese non fanno eccezione. Questa logica tuttavia
è aggravata dal fatto che fra la
chiesa cattolico-romana, rappresentata dalla Santa Sede, e tutte
le altre chiese esiste una differenza qualitativa, a causa dei le
gami strutturali che il cattolicesimo ha con la realtà politica e per
il suo essere quasi uno « stato »;
di conseguenza si crea di fatto, e
al di là delle buone intenzioni,
un dialogo fra « non pari » che
dovrebbe rendere necessaria una
riforma radicale della struttura
ecclesiastico-politica del cattolicesimo romano e della Santa Sede prima di dar vita a qualsiasi
dialogo con altre chiese. Questo
però non avviene con il risultato
che le chiese non romane restano nei fatti, obiettivamente, subalterne nel dialogo anche quando si è fatto tutto il possibile per
mantenere un rapporto di parità.
I teologi
2. Il secondo luogo ecumenico
è ia ricerca teologica. Qui bisogna dire che il quadro è molto
più positivo. Come gli esploratori precedono i mercanti, così i
teologi sono stati, e sono ancora,
i pionieri del movimento ecumenico. Certo non mancano i teologi di corte o coloro che si mettono in posizione apologetica per
difendere le rispettive posizioni
confessionali. Tuttavia nel com
MARCO 11: 1-11
A Gerusalemme il popolo non
ce la fa più a sopportare il peso
dell’impero e del tempio e l’attesa del Messia liberatore è percepibile ovunque, si sente nell’aria.
I tempi sono maturi per un cambiamento.
Con quale carica di entusiasmo
la gente partecipa alla manifestazione, la cui organizzazione farebbe invidia a tante manifestazioni che nei nostri giorni si fanno per le strade e nelle piazze
delle nostre città.
La massima tensione è espressa in quel grido rivolto a Gesù:
« Qsanna » che tradotto vuol dire
« Salvaci ».
Gesù accetta di essere proclamato dalla folla presente alla
manifestazione come re legittimo
e Messia di Israele. Il tempo è
venuto. Gesù il Cristo è il re ed
il Messia che può rispondere alle
attese ed alle speranze del popolo.
Le parole degli .slogan che la
folla pronuncia riecheggiano le
promesse contenute nei testi messianici dell’Antico Testamento.
Lui, Gesù Cristo, è finalmente il
nostro Messia ed il nostro re.
Gesù ci sta, si lascia proclamare re e Messia, salvatore del popolo. Egli lo è, è la sua missione.
E’ giunto il tempo in cui questo
deve essere annunciato, riconosciuto.
Gesù accetta anche il rischio di
essere frainteso. A Gerusalemme
è maturata la convinzione che il
Messia si sarebbe configurato come un capo politico che avrebbe
liberato il Paese e avrebbe preso
il potere. Gli zelati lo avrebbero
volentieri strumentalizzato per
appoggiare e convalidare la loro
linea.
Ma Gesù evita questo rischio
prendendo in mano saldamente
la situazione e la controlla per
tutta la manifestazione.
Non rinuncia alla dignità di
Messia, ma la riveste di un altro
significato. Gesù prende un’iniziativa che gli permette di presentare il senso più giusto della sua
regalità e della sua messianicità.
« Ed essi menarono il puledro a
Gesù e gettarono su quello i loro
mantelli ed egli vi montò sopra ».
L’iniziativa riecheggia Zaccaria
9: 9-10 (importante leggerlo).
Gesù cavalca un asino, l’animale domestico per eccellenza, compagno di lavoro dell’uomo. Non
cavalca uno di quegli splendidi e
scattanti cavalli dei trionfatori.
Il cavallo nel linguaggio biblico è
strettamente collegato a immagini di guerra e di violenza.
Il cavallo costituiva lo strumento bellico fondamentale di
tutti gli eserciti conquistatori.
Gli arbusti e le fronde della
manifestazione sono in netta contrapposizione con gli archi di
guerra. I mantelli stesi: il mantello era il minimo che una persona potesse possedere per la
Solo la giustizia produce la pace
sopravvivenza, serviva per vestirsi di giorno e da coperta per la
notte.
Un Messia, un re, il cui regno è
un regno di pace.
« Qsanna ». « Salvaci », grida la
folla a "quel” Messia che cavalca un asino. Quel « salvaci » è
una invocazione di pace, pace nel
senso più ampio e più autentico
dal punto di vista biblico. E’ libertà, riscatto, è futuro, è riconquista della propria dignità e dei
propri diritti, è vita piena. Karl
Barth nella sua dogmatica affronta il problema della pace e della
guerra in un paragrafo intitolato: « La libertà di vivere ».
Fra le molte cose interessanti
che Barili dice, ad un certo punto dà una definizione della pace
che ci permette di capire l’Osanna di Gerusalemme. La guerra,
egli dice, .si può rendere superflua solo costruendo una "giusta
pace”, cioè la costruzione di un
ordine di vita che sia fecondo c
giusto per tutti.
I manifestanti di Gerusalemme
.sono attorno a Gesù non perché
vogliono da lui delle dichiarazioni importanti, ma perché credono che lui li possa .salvare davvero, possa davvero assumere su di
sé le loro attese e le loro speranze, che possa tirarle fuori, dare
Valdo Benecchi
(continua a pag. 4)
plesso la ricerca teologica comune è molto niù avanzata di quello che si pensi. Nel settore biblico siamo in un campo che si può
dire ormai unificato da decenni;
nella ricerca sistematica il confronto con il pensiero contemporaneo nelle sue varie correnti avviene ormai sopra un piano largamente comune, anche se ogni
teologo fa ovviamente riferimento alla sua propria formazione e
quindi alle proprie radici culturali. E se i teologi hanno nelle rispettive chiese uno statuto differente e quindi possono contare
di più o di meno, non si deve in
alcun modo minimizzare la convergenza del piano teologico.
Le comunità locali
3. II terzo luogo ecumenico è
quello dell’incontro dei credenti
nel quotidiano. Questo ecumenismo nei fatti c'è sempre stato,
anche se non si chiamava così.
Esso nasceva e nasce dal fatto
che dei cristiani di chiese diverse scoprono di avere una fede comune nelle cose essenziali, e che
• sono chiamati a dare delle risposte eguali e quindi comuni alle
sfide della vita quotidiana. Così
è avvenuto durante la guerra nei
campi di concentramento ed è
stata per molti questa la prima
esperienza ecumenica; così è oggi di fronte alla domanda di giustizia e alla ricerca di senso degli
uomini, di fronte ai temi della
pace e della solidarietà umana,
di fronte al dolore e alla solitudine. Qui si scopre che abbiamo
un solo Signore e un solo obiettivo e che molte cose non c’è ragione per farle separatamente.
I gruppi di base
4. Il quarto luogo ecumenico
può essere considerato una variante storicamente definita del
terzo; si tratta dei gruppi e dei
militanti di base. Qui l’incontro
è avvenuto sul terreno di una comune vocazione cristiana in un
quadro sociale e culturale legato
alla volontà di rinnovamento della società e di Iibera.zione degli
oppressi creando in qualche modo un ecumenismo, una solidarietà « in avanti ». Questo luogo
ha avuto diverse manifestazioni
in diversi paesi, ha avuto‘un riconoscimento dai sinodi valdesi
del 1969 e 1971, manifestato anche dall’appoggio a Com-Nuovi
Tempi, c si è affermato in Francia, Germania e Qlanda, spesso
tra gruppi di diversa confessione
cristiana.
II terzo mondo
5. Il quinto luogo ecumenico ci
riguarda in modo meno diretto
ma ci coinvolge lo stesso: si tratta delle chiese cristiane del Terzo Mondo. Al di fuori dell’Europa e del Nord America la que
Gìorgio Girardet
(continua a pag. 2)
2
2 vita delle chiese
29 gennaio 1982
PER LA SETTIMANA DELLA LIBERTA’ |_g scelts ecumenìca oggi
Perché un manifesto?
Come i lettori già sanno, a seguito della decisione presa ad
Ecumene di dedicare alla pace
la seconda « settimana della libertà » (14-21 febbraio), la redazione dell’Eco-Luce ha deciso di
stampare il testo predisposto a
Roma facendone un inserto e offrendo nello stesso tempo alle
chiese una tiratura extra come
manifesto con l’aggiunta di eventuali annunci di manifestazioni
locali.
Se ci fosse stato più tempo
le ordinazioni sarebbero state
certo maggiori, ma già così diverse chiese, dalle Valli a Taranto, da Milano a Scicli, si preparano a utilizzare il manifesto
stampato in 3.500 copie che parte come supplemento di questo
numero.
Ma perché allora anche l’inserto? Abbiamo ritenuto utile far
arrivare ovunque questo foglio
avendo in mente due possibilità.
• Là dove una manifestazione
è stata organizzata dopo la data
ultima che abbiamo indicato per
la stampa del manifesto, le chiese e i singoli potranno utilizzare
gli inserti per far conoscere la
loro manifestazione con opportune aggiunte a mano.
• Là dove una mamfestazione
non è stata organizzata le chiese
e i singoli potranno comunque
utilizzare l’inserto aggiungendo
nell’apposito spazio un versetto
biblico (Sai. 85: 10, Is. 2: 4; 32:
17 ecc.) e l’invito a partecipare
al culto della chiesa locale (indicata con indirizzo) in cui ogni
domenica si medita su questo e
altri temi della fede cristiana
evangelica.
L’inserto è quindi uno strumento di evangelizzazione che è messo nelle mani di ogni abbonato
evangelico. Decida lui, da solo o
con i fratelli, come utilizzarlo.
L’affissione nel condominio, nel
luogo di lavoro, in fabbrica, nell’ufficio, nella scuola è cosa che
ben pochi vorranno negarci e che
può suscitare interesse, domande
e conversazioni sulla nostra fede
e la vita delle nostre chiese.
Indicazioni pratiche
• Chi vuole affiggere il manifesto sulle pubbliche vie e piazze
deve recarsi all’ufficio pubbliche
affissioni del comune, pagare i diritti di affissione che variano secondo l’ampiezza del comune,
consegnare il numero dei manifesti da affiggere. Nel caso invece
voglia portare personalmente i
manifesti presso negozi per l’affissione nelle vetrine dovrà far
timbrare i manifesti dall’ufficio
affissioni e consegnarli personalmente.
Attenzione: i diritti di affissione sono ridotti del 50% perchè
si tratta di pubblicità di manifestazioni organizzate da chiese.
Inoltre dovrà essere corrisposto un diritto di urgenza se si richiede Taffissione dei manifesti
«, entro il termine di due giorni ».
• Chi vuole invece affiggere
aU’interno di negozi, scuole, fabbriche, uffici, scale condominio,
deve solo ottenere l’autorizzazione dei proprietari, del consiglio
di fabbrica, degli amministratori
ed affiggere il manifesto senz’altre formalità.
• I manifesti affissi fuori delle
porte e sui muri delle chiese e
dei luoghi dove si svolgono le
manifestazioni, possono essere
affissi senza altre formalità e senza la corresponsione di diritti.
• Se si vuole invece segnalare
• la manifestazione con striscioni,
occorre portare lo stesso afi’ufflcio affissioni e pagare i diritti.
(segue da pag. 1)
stione ecumenica si riduce a due
grandi questioni: manifestare
una unità reale di tutti i cristiani in un mondo dominato da altre religioni (questo vale soprattutto per l’Asia e per l’Africa); e
una comune volontà di liberarsi
dalla dipendenza dal « mondo
ricco », dipendenza economica,
ma anche culturale e teologica.
« I vostri dogmi e le vostre divisioni sono il frutto della vostra
cultura greco-romana — dicono
i cristiani del Terzo Mondo alle
chiese deH’emisfero nord — oppure sono le conseguenze delle
vostre vicende storiche e condizionamenti politici; noi non li vogliamo ricevere, non ci interessano. Il nostro problema è di vivere il messaggio di Cristo, capirlo
e annunciarlo nel contesto delle
nostre rispettive culture ». Questa forse, in prospettiva, è la più
grossa sfida all’attuale situazione ecumenica.
Masse secolarizzate
6. Il sesto luogo del confronto
ecumenico è in realtà un « non
luogo »; è lo spazio vago delle
« masse secolarizzate » che si ritiene trovino espressione nella
cosiddetta « opinione pubblica ».
Numericamente questo è lo spazio più ampio. Esso ha una frontiera fluttuante con le comunità
cristiane, conosce un buon nume
DALLE CHIESE
Quando il soldato conta come il generale
SAMPIERDARENA e SESTRI
— Anche quest’anno la maggiore
Antonina Figliola dell’Esercito
della Salvezza è ritornata in mezzo a noi recandoci messaggi e
testimonianze di creature ricuperate dalla Potenza dello Spirito.
Molto discretamente la maggiore^
nei suoi messaggi non ha fatto
cenno alle straordinarie esperienze dell’Esercito nelle zone terremotate come ad Atena Lucana e
Brienza. Al termine del culto ab- ,
biamo allora rivolto alcune domande alla sorella salutista con
le risposte che vale la pena riassumere in questa cronaca seppure succintamente.
I Salutisti si occupano da
tempo di gruppi, comunità nella
zona di Atena Lucana e Brienza
e la loro presenza è stata particolarmente preziosa nel momento drammatico del terremoto:
con straordinaria prontezza l’Esercito salutista è intervenuto
con un’organizzazione modello,
con attrezzatura medico-sanitaria
modernissima ed uno spirito di
servizio meraviglioso. Dopo i primi immediati interventi i Salutisti hanno organizzato turni di colonie per bambini e soprattutto
contribuito per la costruzione di
abitazioni con la collaborazione
di tecnici giapponesi salutisti.
Vale la pena di ricordare la vicenda della costruzione delle case: da tutto il mondo sono venuti
aiuti in personale specializzato e
denaro, sia direttamente da militanti salutisti sia da amici dell’opera; le autorità hanno gradito
i primi interventi ma quando si
è trattato dell’edilizia hanno chiesto di amministrare loro il denaro in cifra di vari miliardi e per
comprensibili ragioni. I Salutisti
hanno rifiutato perché si trattava di soldi dati con fiducia all’Esercito e non ad altri e quindi
a loro spettava l’amministrazione
e l’impiego per la ricostruzione.
Le autorità, secondo un certo costume nostrano, si sono raccomandate al generale facendo il
viaggio fino a Londra; il generale
salutista, con britannico candore,
ha risposto: « la parola d’un nostro soldato vale quanto quella
del generale » e l’italica comitiva è rientrata al paese... meditando una rivincita. Difatti alla richiesta d’un terreno per la costruzione di vari edifici le autorità opposero un netto rifiuto. I
Salutisti allora fecero sapere che
la grossa somma sarebbe stata
destinata al terzo mondo visto
che da noi, nelle zone terremotate non ce n’era bisogno... Così di
fronte al rischio d’una condanna
morale piuttosto nociva ad una
certa politica clientelare fu concesso il terreno!
Quello che ci ha maggiormente
colpito nell’opera di intervento
salutista per i terremotati è l’aspetto spirituale: ogni sera dopo
la faticosa giornata, secondo la
buona tradizione dell’Esercito il
gruppo si riuniva sotto la tenda
per la preghiera, il canto, con accompagnamento di strumenti,
messaggi e testimonianze, con la
massiccia partecipazione della
gente, ansiosa di ricevere una
parola di conforto. Un sindaco
della zona nel ringraziare i Salutisti per l’opera svolta ha rilevato che le persone, al di là degli
aiuti immediati, avevano soprattutto ricevuto una parola di speranza in un clima di grande disperazione.
Varie famiglie hanno così scoperto Gesù Cristo grazie alla testimonianza gioiosa dei Salutisti
nelle zone più depresse d’Italia.
Oltre alla maggiore Figliola è
venuto a trovarci l’amico Pietro
Grua sempre apprezzato dalle
nostre comunità per i suoi messaggi animati dalla potenza dello
Spirito e per quanto sa donare
negli incontri personali a edificazione di giovani ed anziani.
I consigli di chiesa si sono riuniti per un programma delle attività con particolare riferimento a quella evangelistica. A Sestri i Consiglieri sono stati riconfermati mentre a Sampierdarena
sono stati eletti tre nuovi: Ninfa Quartino, Saro Solarino e Dante Mazzarello con successivo insediamento in occasione del culto
domenicale.
Veglia
GENOVA SESTRI — L’arrivo
dell’anno nuovo è stato salutato
in una simpatica riunione ecumenica nei locali della comunità
metodista di Genova Sestri. La
serata è stata ottimamente organizzata dalla comunità avventista ed ha visto presenti un centinaio di persone: avventisti, battisti, valdesi e metodisti; gustose scenette, sketch, canti, hanno
rallegrato la serata, non è mancato il tradizionale spuntino. Tra
i presenti i past. Gino Conte e
Puglisi, il quale dopo la mezzanotte ha letto una breve meditazione; i presenti hanno qui pregato per un futuro migliore per
gli uomini, ricco di benedizioni
celesti. La corale battista ha iniziato e chiuso il momento di meditazione e di preghiera con due
bei canti poi mentre i più matusa si ritiravano in buon ordine, i più giovani — la maggior
parte invero — sono rimasti insieme fino alle ore 3,30. Neanche
i più piccini, e non ne mancavano, hanno deluso, vispi e svegli
dal principio alla fine. Tutti ci
auguriamo che simili manifestazioni simpaticissime e fraterne
possano continuare a Dio piacendo, nel futuro.
Per la pace
SAVONA - ALBENGA — Sia
mo intervenuti per la pace a Finale Ligure il 21.11 alla riunione
della comunità cristiana che fa
parte della nostra federazione in
Liguria per preparare un manifesto di adesione alla manifestazione per la pace ed il disarmo.
A Savona, nella sala consiliare
del Comune al dibattito organizzato dai sindacati il 24.11 segnalando il problema del nostro primato di venditori di armi e quello di ricercare la verità tra le
tante notizie che riceviamo. Al
teatro Chiabrera il 28.11, al dibattito sul disarmo e sulla pace
preparato dai radicali, chiedendo di non interessarci solo di noi
stessi ma di dar voce a quelli che
sono impediti in altri paesi e di
non presentarci come innocenti
ma come responsabili di ciò che
succede attorno a noi. In piazza
Sisto V il 19.12 aderendo alla manifestazione unitaria savonese
con un cartellone preparato dai
nostri giovani della FGEI e dal
Consiglio di chiesa.
Visita a Mentone
BORDIGHERA - VALLECRO
SIA — Domenica 14 dicembre,
due membri del Consiglio di
chiesa, l’Anziano Guido Mathieu
e il Diacono Giuseppe Paolucci,
si sono recati a Mentone per partecipare, in rappresentanza della nostra Comunità, al culto di
insediamento del nuovo Conduttore della Chiesa Ritormata di
Mentone, pastore Claude Fermaud. E’ stato un culto molto
suggestivo, di intensa spiritualità, improntato alla gioia del servizio al Signore e alla Sua chiesa.
Nel prendere la parola il pastore Mathieu si è associato alla
gioia della Comunità di Mentone
ed ha porto un saluto augurale
al nuovo pastore manifestando
il desiderio che rapporti più frequenti si instaurino fra la Comunità Riformata di Mentone e le
Chiese Valdesi della Riviera dei
Fiori. Desiderio che ha trovato
piena rispondenza nei fratelli e
sorelle d’oltre confine. La nostra
delegazione ha poi offerto un volume di Storia Valdese: « Les
Vaudois au Moyen-Age » al pastore Fermaud che ha manifestato il suo vivo gradimento.
Teresa Vinay Marullo
ROMA - Il 13 gennaio ha chiuso la sua esistenza al Policlinico
Gemelli Teresa Marullo, moglie
del prof. Valdo Vinay. Al funerale, che ha avuto luogo venerdì
15 nella chiesa di P.za Cavour,
erano presenti quasi tutti i membri di questa chiesa, più membri della chiesa metodista di via
XX settembre, della chiesa battista, ecc. Tutto l’evangelismo
romano ha partecipato a questo
funerale con viva simpatia per
il prof. Vinay e la sua famiglia.
ro di « cristiani anonimi », ma è
difficile definirlo come uno spazio cristiano o di cristiani. Ora
proprio in questo spazio si verificano le spinte più forti verso
una « unità nella confusione »: le
diversità confessionali vengono
sentite come una inutile eredità
del passato o al più come un pio
folclore da conservare e rispettare nelle sue diversità e nella sua
innocuità. Ora, è inutile nasconderci che questo spazio è quello
più omogeneo alla conservazione
degli equilibri sociali e politici
attuali e che perciò più facilmente si identifica con i governi, con
la cultura di massa dell’emisfero nord, con le rispettive spinte
politiche; così che non c’è da meravigliarsi se questa è la linea
che viene fatta propria, direi incondizionatamente, dai mezzi di
comunicazione di massa. Da questo spazio è considerato positivo
tutto quello che porta all'unità
delle chiese, in qualsiasi circostanza, in qualsiasi modo: non
importa se è il papa a realizzarlo. Anzi la sua immagine si presta particolarmente bene a figurare come « l’eroe positivo » dell’unità cristiana. Il risultato è
che un discorso ecumenico serio
— quello che emerge da tutti gli
altri piani — non può essere sviluppato e neppure fatto conoscere ai livelli di massa. Così, nell'attuale situazione la confluenza
di obiettivi fra masse dell’emisfero nord, potere politico e
mass media gioca nettamente in
favore dell’istituzione romana e
non può perciò non mettere tutti gli altri — o almeno quelli più
avveduti — sulla difensiva.
Una conclusione sembra evidente: alla realtà dell’ecumenismo non ci possiamo sottrarre,
ma dobbiamo scegliere bene il
luogo principale in cui si sviluppa la nostra azione. A mio avviso bisogna lavorare piuttosto sul
piano dell’incontro diretto, nel
quotidiano, nelle nostre comunità, concedendo il minimo possibile alle esigenze istituzionali;
inoltre, lavorare nei settori più
aperti e vivaci del futuro della
nostra società; collegarci maggiormente con i cristiani del Terzo Mondo, appoggiandoci reciprocamente nelle nostre lotte e, su
questa base, fare teologia.
Sono questi i quattro luoghi
vivi della questione ecumenica;
ma sono anche i quattro luoghi
in qualche modo « poveri ». Ma
forse l’autenticità della nostra ricerca ecumenica con « unità nella verità » viene confermata proprio dalla scelta di questi luoghi
poveri per fare ecumenismo.
Giorgio Girardet
Nuovo telefono
Il nuovo telefono della Chiesa evangelica di lingua italiana di Zurigo. Manessestr. 66 è 462.01.86.
CREDERE E
COMPRENDERE
Periodico di rinnovamento
e dibattito delle chiese dei
fratelli
Ogni mese pubblica:
•— meditazioni bibliche
— studi sui problemi etici
— informazioni sul mondo
evangelico
— recensioni
— corrispondenza con i
lettori
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29 gennaio 1982
vita delle chiese 3
INCONTRO AD AGAPE
FIGURE CHE SCOMPAIONO COLLEGIO VALDESE
“Rilancio delle valli” Raymond Debély
« Al di là dei contenuti, il merito del progetto di rilancio delia presenza valdese alle valli, elaborato dalla Tavola Valdese sta
nell’essere una ’utile provocazione’ per i valdesi a ripensare in
termini attuali e storici la loro
vocazione. E non solo alle valli
ma anche in Italia ». Queste considerazioni svolte ’da un partecipante all’incontro organizzato ad
Agape dal Centro Sociale Protestante di Pinerolo il 16-17 gennaio
scorso, rappresentano in un cer■ to senso la conclusione di questo
primo momento di discussione.
Discussione che finora è mancata tra i membri delle chiese
valdesi impegnati ad affrontare
altri problemi. Eppure la proposta presentata dalla Tavola Valdese allo scorso Sinodo contiene
elementi importanti: ricostituire
il rapporto di massa della chiesa valdese col suo popolo attraverso una rinnovata presa di coscienza della ’cultura valdese’ per
poi sperimentare e testimoniare
le possibilità della « vita protestante » in Italia,
r Gli strumenti di questa inizia' tiva dovrebbero essere la creazione di un nuovo rapporto con
le giovani generazioni, una valorizzazione degli strumenti culturali (Società di Studi Valdesi,
biblioteche e musei. Collegio e
Scuola Latina) e assistenziali, un
rinnovato rapporto con il mondo protestante internazionale, e
sul piano ecumenico con le comunità di base e sul tema dei
/ matrimoni misti.
" Come si vede si tratta di argomenti centrali per la vita delle
chiese, ma — come è stato osservato — il documento è carente soprattutto dal punto di vista
teologico. Non esiste per esempio una ricerca adeguata sul problema teologico di cosa sia «il
popolo » e della sua relazione
con la chiesa, su come si intenda realizzare una riforma della
chiesa che non sia la sommatoria e la razionalizzazione dell’esistente, ma che risponda ai criteri della necessità della predicazione e di presentazione della
« identità protestante ».
Si tratta cioè di proporre un
modo protestante di vivere la
propria fede: il modello storico
del valdismo col suo sistema scolastico, le organizzazioni di autodifesa sociale, l’etica individuale,
l’essere una religione di libertà
offre senz’altro caratteristiche
positive da proporre, ma che vanno ripensate ed adeguate ail’interlocutore, cattolico, secolarizzato o ateo che sia.
Non è quindi sufficiente secondo i partecipanti che lo sforzo di
ripensamento della presenza nel
pinerolese si limiti, come per lo
più è avvenuto finora, al terreno culturale, ma è necessario
cercare comunitariamente di rispondere alle richieste di conoscere « la buona novella » che oggi ci vengono da più parti. L’incontro non ha concluso il dibattito sulla proposta della Tavola
Valdese che verrà nuovamente
discussa in un altro incontro che
Agape e il Cesp organizzeranno
a Pinerolo a metà febbraio.
g-g
MASSELLO — La Chiesa Valdese ha appreso con viva commozione la notizia dell’improvvisa
dipartenza in Svizzera del pastode Raymond Debély, che ha curato la comunità dal 1950 al 1955.
Nei difficili anni della ricostruzione post-bellica la Chiesa Valdese alle Valli potè contare sulla collaborazione di alcuni pastori di lingua francese che svolsero
tra noi alcuni anni di ministero:
Augusto Lebet, a Massello, poi
a Frali; Alessandro Nicod, a Rodoretto; J. M. Buscarle!, a Angrogna. Con questi: Raymond
Debély.
Giunse a Massello dopo un periodo di ministero a tempo parziale del pastore Lebet, svolto a
causa della malferma salute del
titolare, il pastore Enrico Tron.
Subito il ministero suo e della
sua Compagna si qualificarono
per quella che fu poi un’eredità duratura che essi lasciarono: quella deH’insegnamiento del
canto. Al termine dell’attività della Corale la relazione annua registrava laconicamente: « La Corale ha compiuto un buon lavoro. Non ha potuto, per ragioni di
salute, partecipare alla festa di
San Germano ». Il « buon lavoro » era stato, naturalmente, realizzalo grazie a chi lo aveva diretto.
Negli anni ’60, poi, tutta una
generazione di studenti di Massello ha avuto certamente gli studi enormemente facilitati dall’apporto che quei cinque anni di
ministero avevano dato all’uso
del francese.
Tornato a Massello in visita
l’inizio degli anni ’70 il pastore
Debély ha potuto predicare ancora una volta nel tempio. Il suo
testo era: «Tieni fermamente
quello che hai» (Apoc. 3: 11).
Una parte di quello che abbiamo
lo dobbiamo certamente al servizio che egli ha svolto tra di noi
ed esprimiamo per questo il pensiero della nostra riconoscenza
e della nostra fraterna simpatia
alla sua Compagna e alla figlia
che visse tra di noi i suoi primi
anni di vita.
c. t.
Ricerche
POMARETTO — Domenica 10
gennaio, giornata comunitaria
per i catecumeni del 4° anno in
località Cerisieri, piccola borgata di Pomaretto.
Numerosi gli assenti, ma malgrado ciò il programma è stato
svolto in modo lineare a parte
alcune piccole dispute di ordine
pratico. I temi svolti di interesse generale e attuale sono stati;
i matrimoni misti e le differenze
tra uomini e donne a livello pratico e morale. Leggendo un articolo scritto in un numero precedente su un obiettore di coscienza detenuto e sulle traversie della sua vita, abbiamo pensato di
inviargli una lettera per fargli
sapere che tutti noi siamo con
lui e che apprezziamo la sua scelta difficile, ma consapevole: esempio di vita e di maturità per
tutti noi.
al- Giuliana Girletto
ALLE VALLI VALDESI
“Scambio di parrocchia
TORRE PELLICE — In occasione della settimana mondiale
di preghiera per l’Unità dei Cristiani, il collettivo biblico ecumenico di Torre Pellice, che parteciperà all’incontro dei collettivi del Pinerolese con la comunità
valdese di Pinerolo, ha voluto informare le due comunità locali
delle varie iniziative progettate
con una prassi singolare e cioè
un cosiddetto « scambio di parrocchia ».
Nella chiesa cattolica Lidia
Trossarelli informando la sua comunità è stata affiancata da Alba Kovacs. Durante il culto Mirella Bein e Lucilla Borgarello
hanno esposto lo stesso argomento.
A Torre Pellice infatti un gruppo di credenti valdesi e cattolici ha dato vita al collettivo biblico ecumenico.
Ecumenismo, cioè ricerca dell’unità tra i cristiani vuol dire
conversione a Cristo e al suo
Vangelo. Non è una strada facile da percorrere, perché attraverso secoli abbiamo accumulato
troppe infedeltà al messaggio di
Cristo, che hanno scavato i solchi che oggi ci dividono. Ma è
una strada che ogni credente deve sentirsi impegnato a tentare,
ricordando che Cristo, prima di
affrontare la passione e la morte, ha pregato per l’unità dei
suoi discepoli.
Il collettivo ha iniziato la sua
attività nell’autunno 1980. Tuttora una ventina di persone si ritrova quindicinalmente per leggere insieme la Bibbia e scoprire in essa quel messaggio che
viene rivolto non solo ad ogni
singolo credente ma alle chiese.
L’iniziativa di questi incontri
è nata dall’esigenza di alcuni fratelli, non a livello ufficiale delle
due comunità. Non ci sono predicatori, né autorità, le persone
del gruppo che si sentono di farlo, introducono a turno il testo
da meditare stimolando la riflessione.
L’argomento affrontato è stata la lettera di Paolo ai Romani
e in particolare il problema della giustificazione per fede. Sono
emersi problemi teologici, etici,
pratici e di fede; il Regno di
Dio, il peccato, la salvezza, la
preghiera, la testimonianza. Sono sorti anche problemi esistenziali.
Naturalmente non sono mancate le contrapposizioni tra cattolici e valdesi, ma questo dialogo è positivo perché soltanto sul
fondamento della Parola di Dio
possiamo trovare la chiave per
una testimonianza comune nel
mondo di oggi.
Ci si è resi conto che per giungere a questo obiettivo è indispensabile chiarire il senso della
vita, della fede e che cosa si intende per testimonianza. Non si
tratta di essere tutti uguali ma
di non essere divisi. Nel gruppo
ognuno è libero di esprimere le
sue idee, i suoi dubbi, le sue perplessità, i suoi problemi di fede.
A. I.
Una visita gradita
VILLAR PELUCE — Il pasto
re Teofllo Pons, designato lo
scorso autunno alla futura direzione della nostra Chiesa è venuto tra noi domenica 3 gennaio
per presiedere il Culto e prendere un primo contatto con la
Comunità. Un’assemblea numerosa gli ha dimostrato l’affettuoso apprezzamento della Chiesa,
nella quale egli assumerà servizio in autunno. Dopo il Culto il
Concistoro ha offerto al pastore
Pons ed alla sua famiglia un
pranzo familiare nei locali di Miramonti, allo scopo di permettere una più intima reciproca
conoscenza, in atmosfera meno
« ufficiale ».
I# • Passato il periodo delle festività, è ormai ripreso il ritmo
normale della vita della Chiesa
in tutte le sue attività. Fervono
intanto i lavori per l’allestimento del salone per le attività (e
relativi servizi) ricavato nei locali delle ex-scuole sulla piazza del
Villar. Contiamo inaugurare tutto il vasto complesso con l’agape del 17 febbraio.
Anche in questo caso, come
per Miramonti, meritano tutta
la nostra riconoscenza quanti
hanno dato, continuano a dare,
e daranno ancora il prezioso contributo di instancabile lavoro volontario.
• ATTI LITURGICI — Dopo le ultime
notizie che ne abbiamo dato su queste
pagine, sono stati celebrati i seguenti
atti liturgici:
BATTESIMI: Baridon Francesca di
Marco e Antonella, il 24 ottobre 1981;
Pisani Elena di Nicolò e Maria Grazia
Senfett, il 7 novembre 1981; Pallavicini
Matteo Cino di Piero e Davit Siila, il
21 novembre 1981: Michelin Salomon
Elisa di Paolo Eugenio e Gönnet Anna
Paola il 13 dicembre 1981; Cardin Cristelle di Roberto e Elena Charlin, il
13 dicembre 1981.
Rinnoviamo per i bambini e le loro
famiglie il più fervido augurio di molte
benedizioni del Signore.
MATRIMONIO: Un solo matrimonio
è stato celebrato in questo ultimo periodo: Nicolò Dì Pietro e Gabriella Anna
Maria Pisani. Agli sposi ed ai rispettivi familiari i migliori voti di felicità.
FUNERALI: Due sorelle in fede hanno terminato la loro esistenza terrena,
ambedue a un'età piuttosto avanzata,
sono: Susanna Rambaud di anni 85 e
Caterina JanaveI di anni 88. Alle famiglie, che sanno in Chi trovare conforto
e speranza, si ripete l'espressione della simpatia della Comunità nell'ora del
lutto. Analoga espressione di condoglianza si esprime al Direttore della
Corale, Sig. Dino Ciesch, per- la morte
del Padre, avvenuta a Milano dove aveva appena celebrato il suo centesimo
Natale.
CONVEGNO DEL 1« CIRCUITO
Lo studio dei profeti
I monitori delle Scuole Domenicali del 1“ Circuito si sono riuniti, domenica 17 gennaio, a Torre Pellice per esaminare il programma da svolgere.
Daniele Garrone ha vivacemente illustrato le 10 sezioni dedicate
ad alcuni profeti. Sono state affrontate questioni circa il rapporto tra storia e profezia, il collegamento con la sequenza sull’Evangelo di Marco e questa sui
profeti, e ancora quale messaggio si può comunicare ai bambini, essendo inevitabile il rischio
che una lezione sull’Antico Testamento diventi una lezione di storia.
In qualcuno dei presenti ha destato perplessità il fatto che in
un numero limitato di lezioni
vengano proposti tanti personaggi, con il pericolo di creare
confusioni; questo per altro non
deve preoccupare in quanto sarà
così più facile presentare i profeti come credenti, servitori del Signore nel loro tempo, mentre la
figura centrale della sequenza
rimarrà sempre Dio.
Paolo Varese ha poi introdotto
la discussione sulle risposte al
questionario proposto dal Consiglio di Circuito e sullo spinoso
problema dei rapporti tra monitori e genitori. Inoltre sono stati
scelti alcuni canti da insegnare
ai bambini in vista della Festa
di Canto, che si terrà il 9 maggio. Questo incontro, che radunerà tutte le Scuole Domenicali del
Circuito, avrà luogo nei luoghi
storici della valle d’Angrogna e
sarà organizzato da un piccolo
comitato (E. Bonnet, C. Longo,
F. Taglierò, P. Varese). F. T.
Tanta
amarezza
Sono vei amente grata alla
F.G.E.I. per l’articolo apparso
suil'Eco del 15 gennaio 1982. In
esso è spiegato chiaramente l’accanimento contro il Collegio Valdese di Torre Pellice e la ferma
volontà di chiuderlo: il contributo degli amici esteri passerebbe
alla Facoltà di Teologia e ad Agape. E così il Collegio Valdese
(che pur ha permesso gli studi
a tanti pastori, professori e validi professionisti) andrà ad aggiungersi al Convitto Valdese di
Torre Pellice (che pur era un valido strumento di evangelizzazione!). alla Casa Gay, Scuola di
Agricoltura eoe., veri « monumenti di sconfitta » come diceva Paolo Bosio.
.Aveva pur ragione Giorgio
Tourn quando già qualche anno
fa diceva che fra qualche anno
la Chiesa Valdese non esisterà
più! E a noi che tanto amiamo
questa nostra Chiesa, che semnre abbiamo cercato di servirla
in tutti i modi cosa rimane? tanta amarezza e scoraggiamento...
Ade Gardiol Theiler
Questione di
prestigio?
Dopo aver letto sul giornale la
relazione su! convegno di Vico
Equense: « Ricostruire una nuova speranza »: la lettera del Consiglio del XVI Circuito (Sicilia)
con la quale si propone un convegno di cristiani europei a Comiso per la questione pace-disarmo (Eco-Luce 4/12/81); il resoconto de) dramma di Mariella e
la mamma fatto da Nella e Luciano Deodato (Eco 8/1/82) mi
chiedo come mai, di fronte a
problemi così grandi, per i quali viene esplicitamente richiesta
la collaborazione e l'impegno da
parte di tutte le comunità evangeliche, il problema del Collegio
valdese viene vissuto ancora così
intensamente. Mi risulta che si
opera attivamente per salvaguardare la Media valdese per quanto non ci sia carenza a Torre
Pellice di tale servizio.
Non riesco a capire perché di
fronte alla richiesta alle Chiese
di uomini, mezzi finanziari, preghiera, solidarietà per un’opera
di testimonianza reale offerta in
un modo nubvo ed un vasto campo, la Chiesa Valdese, per una
questione di prestigio, continua
a preoccuparsi di una scuola che
va avanti a suon di milioni di
deficit.
La discussione sinodale è stata
molto ampia sull'argomento, seguita da un ordine del giorno che
autorizzava il Comitato a ridimensionare l’attività con graduale chiusura della Media.
In un intervento sinodale è stato detto che la Media è il vivaio
per il Ginnasio-Liceo; da questo
vivaio nell’anno ’81-82 formato
da due classi composte da una
cinquantina di ragazzi, soltanto
8 hanno scelto il Ginnasio, altri
2 provengono dalle statali (10 in
lutto).
Forse è bene ricordare ciò che
il presidente del Comitato ha
espresso nella sua relazione al
Sinodo; « La presenza di un ginnasio-liceo a Torre Pellice rimane valida se inquadrata in un più
ampio discorso culturale che lo
colleglli con la hihlioteca di Torre Pellice, con la S.S.V. e con tutte quelle attività culturali di cui
si auspica una nuova strutturazione e un potenziamento ».
Negli impegni finanziari richiesti dalla Tavola Valdese non ho
mai visto tanto entusiasmo e accanimento nelle Chiese per rispondere alle necessità pressanti; le assemblee dove si discutono i preventivi sono solitamente... poco affollate c le decisioni
gravano normalmente su pochi.
Alba lazeolla
4
4 prospettive bibliche
29 gennaio 1982
LE CHIESE DI FRONTE ALLA CRITICA BIBLICA
Credere nella Bibbia o nel Signore?
Dopo una conversazione col
pastore sulla storicità delle dodici tribù e sulle ipotesi che vengono oggi presentate, una sorella
di chiesa ha affermato: « Come
si fa a credere più con questa
confusione in testa? Nella Bibbia
vi sono tante notizie non "vere”
e quindi cosa credere? ».
Vorrei dire qualche mia riflessione su questo modo di pensare che non credo sia tanto raro
nei nostri ambienti.
1) La maggior parte dei nostri
membri di chiesa ha avuto una
educazione biblica tradizionale.
Questo è dovuto ai pastori (specie del passato) che, pur conoscendo il cammino della teologia, hanno preferito continuare
a presentare la Bibbia fondamentalisticamente o quasi.
2) Pur accettando la lettura
storico-critica, ritengo che molti
studi però siano inutili e a volte
con troproducenti.
Mi spiego: la lettura storicocritica è valida soprattutto perché chiarisce e fa capire meglio
come, quando e perché la Bibbia ci dà un certo messaggio e
in che cosa esso consiste. Non
sempre però questi studi servono a chiarire, ma a volte contribuiscono solo a ccnfondere le
idee, anche perché escono fuori
con delle ipotesi (tra l’altro non
importanti per la nostra fede),
presentate come verità assolute
e unilaterali. Questa unilateralità, invece di arricchire, impoverisce.
3) Pur criticando l'unilateralità di certe ipotesi moderne o addirittura l’assoluta neutralità —
per cui ognuno può dire ciò che
vuole e la fede rischia di diventare non più vita, ma un gioco di
idee e controidee — non posso
approvare la lettura acritica del
la Bibbia che rischia di mettere
la parola scritta al posto di Dio.
La Bibbia è stata scritta in più
di mille anni e ha avuto il suo
riconoscimento da tutta la chiesa non senza lotte e con gradualità. Canonizzandola è diventata
il documento più valido perché
la chiesa potesse seguire una certa via e non un’altra. E’ diventata cioè lo Statuto, la Costituzione della chiesa, di cui ogni credente non può non tenere conto.
La Bibbia però non è stata
scritta da Dio. E’ stata scritta da
uomini credenti e ’ispirati’, ma
da uomini del loro tempo e con
il loro bagaglio culturale e ambientale.
Testimoni
La Bibbia d’altra parte rimane
ed è autorevole perché in essa si
scorge l'azione di Dio fra gli uomini, nella storia; perché in essa
c’è il messaggio autentico del Signore (a volte da « scoprire » tra
le righe, altre volte esplicito);
perché i credenti di cui si parla
sono stati testimoni e protagonisti di avvenimenti irripetibili ed
unici; perché in essa vediamo la
grazia di Dio per noi c gli effetti
della conversione; perché soprattutto essa ci conduce aWautorità
di Cristo (vera parola di Dio).
Nella Bibbia scorgiamo contraddizioni ed errori: 1°) perché
scritta da uomini del tempo e
quindi contraddittori e parziali;
2°) perché non è libro di storia,
ma libro di fede.
Tale consapevolezza non degrada la Bibbia, ma ce la rende più
comprensibile e più cara (Dio
non ci tratta da burattini neanche in questo caso...) e d’altra
parte non ce la fa vedere come
un « idolo » di carta, non come
l’oggetto della nostra fede, ma
come semplice strumento.
4) E’ importante sottolineare
questo perché, come dice giustamente J. Robinson («Possiamo
fidarci del Nuovo Testamento? » Claudiana), coloro che basano la
loro fede sulle parole « letterali »
della Scrittura e non tanto sul
messaggio che esse vogliono darci, non possono avere una fede
ben radicata: « Rimuovete una
certa pietra di questa fede e l’intero edificio può crollare ». E’ importante sottolineare quest’umanità della Bibbia perché non bisogna mai dimenticare che « la
parola uccide e che è lo Spirito
che vivifica » (2 Cor. 3: 6); non
bisogna mai dimenticare che la
chiesa è nata prima della Bibbia,
che la rivelazione cioè ha la precedenza sullo scritto.
Scrive giustamente M. Sinigallia (« Antico Testamento » - Claudiana): « La Bibbia non è scesa
dal cielo come il deus ex machina delle tragedie greche; la parola che Dio ha rivolto agli uomini, tra i quali Mosè, è una parola che è passata attraverso la
storia, storia fatta da uomini di
carne c di sangue; è una parola
che ’si è fatta carne’.
Il vero pericolo che corre il popolo di Dio è la tentazione di far
diventare la parola di Dio un libro sacro, cioè un ’canone’; e allora si avrà un canone ebraico,
uno greco, un altro cattolico e
uno protestante » (pag. 12).
5) Sinigallia ha avuto un’intuizione molto profonda.
La conseguenza unica e coerente di questa affermazione non
può essere che una sola; la chiesa — per paura che i credenti si
sviassero dalla retta via — ha
fatto un grave errore. L’errore è
quello di aver sacralizzato un libro, chiamandolo « parola di
Dio ».
La Bibbia invece non è la parola di Dio: testimonia di essa!
Nella Bibbia c'è la parola di Dio,
ma non è la parola di Dio. Questo termine ha dato origine ad
incomprensioni, a scandali, a settarismi, a fanatismi.
Dio però non è prigioniero della parola scritta; è e rimane il
Signore di ogni cosa nella sua
completa libertà.
Per i fondamentalisti, la Bibbia resta la parola di Dio, perché
questo termine rimane per loro
non liberante; chi invece accetta
la lettura storico-critica non può
più usare questo termine, gli diventa estraneo ed incoerente: il
termine « parola di Dio » in effetti implica la non umanità della Scrittura e quindi una sua lettura letterale.
E allora continuiamo a leggere la Bibbia con l’autorevolezza
dovuta e cercando quella ricchezza che essa da secoli dà ad ogni
credente; ma non crediamo in
essa: l’unico oggetto della nostra
fede è il Signore che ci chiama
oggi come chiamava ieri, che agisce oggi come agiva nel passato.
Paolo non diceva: « Credi nella Bibbia e sarai salvato », ma
affermava: « Credi nel Signor
Gesù e sarai salvato tu e la casa
tua» (Atti 16: 31). E’ questa la
nostra fede!
Nino Gullotta
La giustizia produce pace
(segue da pag. 1)
ad esse una espressione concreta, tradurle in realtà.
Gesù accetta di essere proclamato re e Messia. La sua è una
regalità che non va al potere approfittando di una situazione politica favorevole, ma che significa
solidarietà con le speranze del
popolo, le assume su di sé, le
porta.
E fra poco inizierà a costruire
questa pace morendo sulla croce non per qualcuno contro qualcuno; non muore contro qualcuno come gli eroi della patria, ma
per ognuno, abbattendo ogni muro di separazione. « Benedetto colui che viene nel nome del Signore ». La via della pace è ora
aperta.
E forse è proprio in questa direzione che noi possiamo impegnarci oggi per la pace. E’ co
struire nuovi consensi attorno al
Signore Gesù come Messia di pace. Far dipendere la nostra salvezza da Cristo vuol dire rifiutare di farla dipendere dalle armi
e dalla violenza.
Volgere il nostro sguardo a
Cristo, il Messia della pace vuol
dire volgere le spalle alle armi
nucleari e convenzionali e batterci per la loro abolizione.
Consensi attorno a Cristo: intraprendere con gli uomini un
cammino di solidarietà e di riconciliazione. Il tempo della pace è stato -inaugurato, ci dobbiamo quindi adeguare.
Gesù Cristo, il Messia della pace, la pietra angolare su cui ricostruire il mondo che la pazzia degli uomini sta distruggendo.
« Beati i facitori di pace perché
saranno chiamati figliuoli di
Dio ».
Valdo Benecchi
IV.
REALTA’ TRA UOMO E DIO
« Poiché io sono persuaso che né morte,
né vita, né angeli, né principati, né cose
presenti, né cose future, né podestà, né
altezza, né profondità, né alcun’altra creatura, potranno separarci dall’amore di
Dio. che è in Cristo Gesù, nostro Signore »
(Rom. 8; 38)
Le potenze sovraumane
« Potere della grazia e poteri del mondo » è il tema di una sezione dell’Assemblea.
Romani 8 passa in rassegna vari poteri,
ognuno dei quali ha una potenza sovraindividuale, sovraumana: la morte (ultimo potere che domina sull’uomo); la vita
(qui soprattutto i rischi cui è sottoposta
un’esistenza limitata nel tempo); vita e
morte immaginati come potenze personali, come angeli; i principati (le tensioni
della vita); cose presenti e cose future (la
dimensione temporale dell’esistenza); le
potestà, probabilmente un termine riassuntivo per altezze e profondità, poteri
che presiedono alle costellazioni, che si
presumeva potessero influenzare le sorti
umane. Anche la legge, per Paolo, è una
potenza sovra-umana.
Oggi potremmo intendere come potenze
che stanno tra l’uomo e Dio le realtà sociali, politiche, culturali e spirituali, concretate in istituzioni, leggi, usi, tradizioni.
A volte queste dimensioni del reale, viste come « fattori non teologici », son state sottovalutate nelle chiese, e la fede è
stata vista solo come relazione personale
tra l’uomo e Dio. Solo recentemente ci
siamo accorti che la Bibbia stessa fa i
conti con queste realtà.
Il realismo della Bibbia
Spesso la Bibbia parla negativamente
dei « poteri celesti » che minacciano l’uomo. La morte è vista come il nemico;
spiriti « immondi » possiedono l’uomo,
manifestandosi soprattutto nelle malattie; a volte si ricorda l’antica leggenda
giudaica degli angeli ribelli a Dio, ora
All'ascolto della Parola
a cura di Gino Conte
Dopo un primo studio dedicato alla vicinanza del regno di Dio, un secondo sul
nuovo patto (ultima cena) e un terzo relativo alla domanda del Padre nostro «venga il tuo regno », proseguiamo con questo quarto testo la serie del 5 studi preparatori
deir Assemblea dell’Alleanza Riformata Mondiale ehe si terrà a Ottawa, estate ’82.
strumentalizzati dallo « spirito » chiamato
Satana, il diavolo. In altre parole l’uomo
vive in un mondo pieno di minacce, deve
fare i conti con le forze della natura e
della società che tendono a dominarlo,
non è autonomo, ma schiavo. Questa non
autonomia, sentita ai tempi di Gesù come
fato, oggi potrebbe essere definita come
alienazione. Ma questo non può rendere
superfluo l’Evangelo.
La Bibbia, parlando di potenze sovraumane, fa i conti anche con il peccato. Le
potenze non sono la causa del male: anch’esse sono create da Dio, « in Cristo », e
anche ad esse si applica l’Evangelo, sapienza di Dio. Diventano pericolose quando il peccato umano ne usa in modo sbagliato. Pensiamo al cattivo uso della legge, descritto da Paolo, alla morte, che a
causa del peccato diviene l’ultima barriera che separa da Dio. Varie concezioni
su Satana potranno essere superate, ma
è chiaro che il peccato lo tiene in vita; se
le sue tentazioni hanno successo, diventa
un potere che domina l’uomo, un’arma
che può rivolgersi contro chi la costruisce. Non è quindi un « secondo principio »
accanto a Dio, né può vincere Dio, ma può
separare l’uomo da Dio, in quanto vive
come parassita della mancanza di fede
dell’uomo, personificazione della alienazione.
Gesù e le potenze celesti
La Bibbia tuttavia non si ferma al peccato, ma testimonia della riconciliazione
in Cristo, che non è rimasto sottoposto
alle potenze ma è seduto alla destra di
Dio, « nei luoghi celesti, al di sopra di
ogni principato e autorità e potestà e signoria... » (Efesini).
L’Evangelo è la condizione per superare
il fatalismo e liberare l’uomo, giustificando il peccatore, per una vita nuova. Se
Gesù è risorto, il male non ha più futuro, possiamo resistergli. L’uomo può e deve resistere al male, non con i metodi del
male, ma con una resistenza efficace contro gli idoli, per la giustizia e la pace.
La chiesa lotta con TEvangelo contro
la pressione delle potenze sovra-umane,
osando dire « Padre » al Dio che sovrasta
ogni potenza. Subito dopo avere pregato
« liberaci dal male » affermiamo « tuo è
il regno, la potenza e la gloria », confessando le condizioni per vincere il male,
la novità decisiva che può dare ricchezza
ai nostri tentativi di migliorare il mondo.
Il senso della creazione
Uno dei sottotemi dell’Assemblea è « Il
teatro della gloria di Dio e la speranza
per un mondo minacciato ».
Le potenze che minacciano l’uomo sono
parte della creazione, intesa come natura
e storia. L’uomo, nella teologia protestante, va distinto dalla natura, ed è responsabile davanti a Dio, che con lui ha concluso il patto. Che relazione c’è tra la salvezza dell’uomo e il destino delle altre
creature?
Per la Riforma il creato è il luogo in
cui avviene la rivelazione della grazia di
Dio all’uomo, lo spazio e il tempo sono il
teatro in cui si gioca la relazione tra Dio
e l’uomo. Di per sé la natura non dà alla
vita il suo significato. Solo la grazia di
Dio può preservare l’identità dell’uomo,
anche attraverso la morte, e inserirla nella
nuova creazione. Ma l’uomo rimane parte
della creazione e responsabile per essa:
« Tu Thai fatto signoreggiare sull’opera
delle tue mani ». La terra non è che un
granello di sabbia, la storia umana un
breve istante nel flusso del tempo, eppure
nella rivelazione di Gesù Cristo, evento
centrale dell’azione di Dio, l’uomo diventa
punto centrale della creazione. La sua speranza non sta solo nella salvezza personale e sociale, si estende al mondo. Non è
solo salvezza da un mondo corrotto, ma
liberazione con un mondo, che è prolungamento dell’uomo.
La contraddizione tra l’uomo e la natura, così vivamente avvertita negli ultimi
decenni, in relazione aU’inquinamento, si
esprime biblicamente come perdita di potere dell’uomo sul mondo, a causa del
peccato. Ma Israele spera che nel futuro,
nei tempi messianici, questa contraddizione sarà risolta. E, in Colossesi, tutte le
cose, create in Cristo, trovano in lui significato. Anche in Romani la creazione è
stata sottoposta a vanità e « geme », a causa del peccato umano, ma contemporaneamente deve partecipare alla « libertà della
gloria dei figlioli di Dio ».
In che modo l’uomo media salvezza alla creazione? Essenzialmente diventando
uomo, cioè riconoscendo Dio come Signore. La creazione, legata al peccato umano
nella « servitù della corruzione », nella
salvezza dell’uomo trova la sua salvezza.
La natura non ha bisogno di salvezza personale, non avendo coscienza personale,
ma la sua identità è collegata con quella
dell’umanità, che può pensare al resto
della creazione se ha una relazione cosciente con il mondo circostante.
La natura, come scenario, può essere
al servizio di una buona recita. Ma in
teatro una scena può cambiare, e molte
recito possono servirsi della stessa scena. Per noi invece la creazione è la scena
obbligata, e il dramma che vi si svolge
— la storia dell’umanità — non è teatro.
La vita stessa vi è coinvolta, e una vita
non buona minaccia il mondo non solo
come scenario, ma nella sua stessa esistenza. Con l’energia atomica, l’intera sfera della vita umana può essere distrutta.
Perciò una parte della nostra vita nuova
è responsabilità verso la natura. Anche
questo è amore per il prossimo, Evangelo. Su questo presupposto va risolta la
contraddizione, reale, tra la necessità di
sfamare oggi gli affamati, e la preoccupazione per l’ambiente in relazione alle generazioni future.
5
obiettivo apeno j
29 gennaio 1982
COMUNITÀ’ EVANGELICA DI AZIONE APOSTOLICA
Bilancio del primo decennio di lavoro
Sorta il 31 ottobre 1911 nel momento in cui la Società di Missioni Evangeliche di Parigi si scioglieva ritenendo, in occasione^ del
suo 150" anniversario, che il metodo tradizionale di evangelizzazione
missionaria era superato, la Comunità Evangelica di Azione Apostolica entra ora nel secondo decennio della sua vita.
Le chiese del cosiddetto Terzo Mondo emergono con difficoltà
dall’epoca coloniale e dal neocolonialismo. Esse cercano di definire
il loro posto e la loro missione nei rispettivi nuovi Stati, spesso pesantemente condizionati dalla politica delle nazioni industrialmente
avanzate.In Occidente la secolarizzazione generalizzata della società ha tolto alle chiese il posto privilegiato che avevano nel passato. Spesso indifferenti al messaggio cristiano, come è loro tradizionalmente presentato, molti giovani si interrogano.
Si impone una concezione nuova della evangelizzazione e della
missione. Mettendo in comune le proprie esperienze, il modo di vivere la fede evangelica, le speranze e le difficoltà, uomini e denaro,
le chiese che compongono la CEvAA cercano di vivere meglio e di
testimoniare più efficacemente la fede in Gesù Cristo nei rispettivi
Paesi e nel momento presente.
La CEvAA è nata nel 1971 ereditando la situazione della
Società Missionaria di Parigi, una società molto avanzata in cui il lavoro di decentralizzazione era in atto da parecchio tempo e nella quale nessuna
decisione importante era presa a
Parigi senza aver seriamente consultato le chiese locali che avevano già tutte raggiunto l’autonomia; ma pur sempre una situazione che la Società di Parigi
stessa ha voluto superare con il
suo scioglimento e la creazione
della CEvAA.
Naturalmente non si è trattato
di un tocco di bacchetta magica,
ma di una presa di coscienza che
richiede anni e la storia del primo decennio di vita della CEvAA
è anche la storia della presa di
coscienza di questa trasformazione.
Ho vissuto in prima persona
la vita di questi 10 anni e la maturazione del Consiglio in senso
CEvAA. Anche il Consiglio ha dovuto fare le sue esperienze. In
occasione della prima riunione
tenuta in Africa nel Í974 ricordo
le parole di un osservatore attento e competente del Consiglio
Ecumenico (Emilio Castro, uruguayano). Dopo una seduta in
cui eravamo convinti di aver fatto grandi passi avanti ci aveva
fatto osservare che, sebbene le
Nella loto: all’uscita del culto
a Roma -, P-Za Cavour i pastori
Lambert ÌSIeho {Costa d'Avorio),
Joel Chisanga (Zambia) e Bené
Tulcassi (Togo), partecipanti al
Consiglio della CEvAA riunitosi
in giugno a Ecumene.
parole fossero « CEvAA », il contenuto delle decisioni era ancora « società di missioni ».
Saper ascoltare
e dialogare
Il primo passo, da parte di noi
europei, è stato quello di ascoltare i rappresentanti delle chiese di Africa, Madagascar e Polinesia (AMP). Era necessario che,
dopo aver parlato per 150 anni,
i Bianchi stessero ad ascoltare
anche quando credevano di sapere già le cose, anche quando
avevano ragioni per credere di
avere già una risposta pronta. E’
stato un apprendistato non sempre facile. Ma sono convinto che
la CEvAA ha cominciato a fare
i primi passi autentici quando i
Bianchi hanno ascoltato ed i Neri hanno detto tutto quel che
avevano sul cuore.
La seconda tappa è quella che
chiamerei il colloquio interafricano. La CEvAA ha riunito, a livello AMP, rappresentanti di
chiese con tradizioni culturali assai diverse, origini differenti,
parlanti francese, inglese, ed ora
anche portoghese. Chiese più piccole di quella valdese ed altre
con quasi un milione di membri
iscritti, chiese molto povere ed
altre relativamente ricche. Questa
divisione non passa solo fra Europa e il resto del mondo, ma anche nel Terzo Mondo stesso e fra
le chiese, anche se in misura molto minore che sul piano economico e politico. L’instaurarsi di
un dialogo franco fra le varie
componenti AMP della CEvAA e
della possibilità di farsi recipro
Chi fa parte della CEvAA
Europa
Chiesa Evangelica Luterana di Francia
50.000 membri
Chiesa Riformata di Francia 300.000
membri
Chiesa della Confessione di Augsburg
di Alsazia e Lorena (Luterana) 240,000
membri
Chiesa Riformata di Alsazia e Lorena
50.000 membri
Unione delle Chiese Riformate Evangeliche Indipendenti di Francia 11000
membri
Chiesa Valdese e Metodista in Italia e
Sud-America 30.000 membri
Chiesa Evangelica Riformata del Cantone di Friburgo 25.000 membri
Chiesa Nazionale Protestante di Ginevra 120.000 membri
Chiesa Riformata Evangelica del Giura
Bernese 60.000 membri
Chiesa Riformata Evangelica del Cantone di Neuchâtel 90.000 membri
Chiesa Riformata Evangelica del Valiese 9.500 membri
Chiesa Evangelica Riformata del Cantone di Vaud 350.000 membri
• Chi può
aiutare?
Le necessità delle
chiese aderenti
alla CEvAA
Africa
Chiesa Protestante Metodista del Benin 50.000 membri
Chiesa Protestante Metodista della Costa d’Avorio 112.000 membri
Chiesa Evangelica del Camerún 200.000
membri
Unione delle Chiese Battiate del Camerún 37.000 membri
Chiesa Evangelica del Gabon 48.000
membri
Chiesa Presbiteriana del Mozambico
20.000 membri
Chiesa Evangelica del Togo 100.000
membri
Chiesa Evangelica del Lesotho 74.000
membri
Chiesa Unita dello Zambia 100.000
membri
Chiesa Protestante di Cristo Re (Repubblica Centro-Africana)
Chiesa Protestante del Senegai
Oceano Indiano
Chiesa di Gesù Cristo a Madagascar
875.000 membri
Chiesa Evangelica delle Isole Seychelles 3.000 membri
Oceano Pacifico
Chiesa Evangelica della Polinesia Francese 77.000 membri
Chiesa Evangelica della Nuova Caledonia e Isole Lealtà 20.000 membri
camente osservazioni e critiche
ha costituito il secondo livello
della maturazione della CEvAA.
Era ancora molto diffìcile per un
europeo fare osservazioni, per
es. sul « lusso » di certe automobili di Moderatori di grandi chiese africane. Ma il giorno in cui
gli altri africani hanno toccato
l’argomento è stato il segno di
un notevole passo avanti per
tutti.
Il terzo passo sta cominciando
adesso: la chiarezza reciproca
raggiunta nel Consiglio perché
chiunque faccia qualunque osservazione a chiunque altro. Il secondo decennio CEvAA dimostrerà se questa maturazione è
stata effettivamente raggiunta.
La maturazione
delle chiese
Fino a che punto le chiese si
sono rese conto di essere loro la
CEvAA e non semplicemente organismi che appoggiano, con un
certo distacco, le iniziative che
avvengono dalTaltra parte del
mondo? Non è facile rispondere
e la risposta è sempre molto relativa. Fino a che punto le chiese valdesi e metodiste in Italia
hanno realizzato questo? Mi succede spesso di vedermi guardare
con aria molto interrogativa
quando, a persone che mi chiedono che cosa è la CEvAA, rispondo « la CEvAA siete voi ».
Anche in Paesi africani dove almeno una parte dei membri di
chiesa si è reso più conto del
cambiamento, mi son sentito dire con rimpianto « l’uomo bianco
ci ha abbandonati ».
Ci vuole certamente un tempo
maggiore a far penetrare nelle
chiese l’idea CEvAA piuttosto che
non nel gmppo ristretto e impegnato dei responsabili. C’è chi dice che ci vuole 20 anni per una
operazione del genere e probabilmente ha ragione. Rendiamoci però conto che metà del tempo è già passato senza che grandi progressi siano stati fatti nelle nostre chiese italiane, tranne
forse che alle Valli dove la possibilità di contatti con membri
delle chiese CEvAA è stata maggiore che altrove.
Una delle basi su cui poggia
questa comunità di chiese è la
certezza che la « missione » non è
un fatto da Terzo Mondo, ma una
responsabilità di tutte le chiese,
ciascuna nel proprio paese. Nel
Lesotho nessuno vi dirà di non
essere cristiano, lo dicono invece
grandi masse di persone nei nostri paesi industrializzati! Non
abbiamo bisogno di uscire dalle
nostre città e paesi per trovare
il « campo di missione ». Al contrario, di fronte a questo compilo ci sentiamo generalmente
così impreparati e dubbiosi che
l’esperienza degli altri Fratelli
nella fede, di quelli ben più impegnati di noi nella evangelizzarione in Africa, Madagascar c
Polinesia, ci è non solo utile, ma
necessaria.
Questa è la CEvAA e per questo il lavoro di animazione teo
logica e di preparazione di evangelizzatori è diventato sempre
geiizzarori e uivc
più fondamentale.
Le cifre parlano
Come sempre. E’ perciò interessante dare uno sguardo alla
trasformazione dei bilanci della
CEvAA, anche se non in dettaglio per non complicare con troppe cifre.
Nel primo bilancio dell’anno
1972 il 75% di tutto il denaro a
disposizione (circa 1 miliardo di
lire) era destinato agli inviati europei nelle chiese AMP. Solo il
25% restava per la preparazione
di evangelisti locali, di azioni
apostoliche comuni, di campagne di evangelizzazione e per sostenere il lavoro delle chiese locali.
Lentamente nei primi anni, poi
più velocemente la situazione si
è modificata fino al bilancio preventivo 1982 che è stato approvato dal Comitato esecutivo alla
fine dell’anno passato. Di questo
bilancio, che quadra sulla cifra
di 2.540.229.000, per gli « inviati »
(stipendi, viaggi intercontinentali e assicurazioni) è previsto il
29,6%. Un altro 36,5% è devoluto per le iniziative comuni: Azioni apostoliche, borse di studio
che assorbono il 14,17%, sovvenzioni alle Facoltà di Teologia, e
per le spese di funzionamento
della CEvAA (15,6%). Un altro
29,8% è dato alle varie chiese
per il loro funzionamento; scuole pastorali, formazione di giovani, donne, evangelizzazione locale, spese di gestione, traduzioni
della Bibbia etc. Il rimanente
4,10% è diviso fra varie altre voci minori.
Non è necessario commentare
le cifre che mostrano in modo
evidente lo spostamento delle
priorità nella distribuzione dei
fondi comuni.
Fra i finanziatori, la chiesa valdese-metodista italiana si piazza
con i suoi 6.500.000 a livello africano fra il Lesotho ed il Camerún.
Ritorneremo una volta o l’ah
Ira su questo argomento. La cosa fondamentale è che ci rendiamo conto che il nostro apporto
finanziario non è una « colletta
per la CEvAA », ma la nostra
partecipazione ad un lavoro comune che ci coinvolge tutti in
prima persona.
F. Davite
Sud Africa
La Chiesa unita dello Zambia
ha rivolto un appello alle chiese
della CEvAA riferendo che la situazione in Sud Africa sta precipitando e chiedendo di far pressione sui governi perché vengano
attuate le risoluzioni delTONU
per la pace nel Sud Africa. In
risposta a questo appello il Comitato CEvAA in Italia sollecita
chiese, gruppi, singoli a inviare
lettere al Presidente del Consiglio.
BENIN
3 pastori (lavoro parrocchiale,
evangelizzazione, formazione);
1 professore di Dogmatica per
la scuola pastorale di Porto Novo.
CAMERUN
1 segretario (a) di direzione
per la chiesa evangelica a Duala
( conoscenza del francese e inglese);
1 ingegnere agronomo per la
direzione della fattoria-scuola di
Ndunghé per la formazione di
giovani agricoltori della regione;
1 insegnante per la scuola tecnica di Ndunghé; perito elettricista ; .
1 professore di scienze e fisica
per la scuola tecnica di Ndunghé.
COSTA D’AVORIO
2 chirurghi per l’ospedale di
Dabu; .
1 primario di medicina per
l’ospedale di Dabu;
1 responsabile del servizio tecnico all’ospedale di Dabu (manutenzione edifici etc.).
GABON
1 professore di pedagogia per
la scuola magistrale di Libreville.
LESOTHO
(conoscenza dell’inglese)
2 pastori
1 professore di Nuovo Testamento per la scuola pastorale di
Morija;
1 capomastro per la costruzione della scuola di Leloaleng;
1 pastore per la cappellania all’università del Lesotho.
MOZAMBICO
1 segretario (a) di direzione
per la chiesa a Maputo (conoscenza del francese e inglese).
NUOVA CALEDONIA
1, consigliere pedagogico per le
scuole elementari.
POLINESIA FRANCESE
1 direttore per la scuola professionale di Raiatea, con espe
rienza anche a livello di applicazioni tecniche e manuali.
TOGO
1 infermiera per il dispensano
di Farendé; . _ ._
2 professori di scienze-fisica
per il Collegio protestante di Lo
mé.
ZAMBIA
(conoscenza dell’inglese)
I perito meccanico per insegnamento pratico-teorico a Se
^^1*^medico (medicina generale)
per l’ospedale di Mwandi (dal
1983).
N. B. - Tranne indicazione diversa la lingua richiesta è il francese. La lingua locale sarà imparata sia prima della partenza che
sul posto.
II periodo di impegno è di 2
anni rinnovabili.
L’inviato è mandato dalla Chiesa Valdese che sarà responsabile degli impegni assicurativi
(pensione etc.) in Italia, ma dipenderà dalla chiesa in cui lavora. Il salario e le spese di viaggio sono garantite dalla CEvAA.
Per informazioni rivolgersi al
past. Franco Davite, v. Repubblica 114, 1(X)60 San Secondo di
Pinerolo - tei. (0121) 50.01.32.
6
6 cronaca delle Valli
_____approvato dalla regione il piano sociosanitario
Ruolo degli ospedali valdesi
in
fabbrica
Molti oggi sono disposti a protestare per la situazione degli
operai polacchi. Ma quanti sanno
prendere posizione con uguale
fermezza per episodi di repressione che interessano lavoratori
delle fabbriche, situate magari a
pochi chilometri dalle nostre
case?
Pochi, a giudicare dalle reazioni che suscita nel pinerolese la
decisione della FIAT di Villar Perosa di collocare « in cassa integrazione per esigenze produttive » 30 suoi operai.
Eppure come testimonia l’articolo qui a fianco la decisione della
FIAT è di quelle che dovrebbero
far discutere gli amanti della democrazia. Sono infatti tutti sindacalizzati gli operai sospesi.
Parlando con gli operai si ha
l’impressione che non siano tanto le « ragioni produttive » alla
base del provvedimento, quanto
piuttosto esigenze politiche di governo della fabbrica.
Il ragionamento della FIAT è
in sostanza questo: se si mettono fuori trenta persone, è più
facile ottenere l’obbedienza ai
criteri della produzione dei restanti. In fabbrica si crea così
un clima di paura che fa dire a
molti operai che non è necessario impegnarsi sindacalmente
perché si può venire messi fuori e anche licenziati...
Il sindacato è messo con le
spalle al muro e deve cercare di
rispondere ad una strategia padronale che vuole ricostituire il
potere in fabbrica secondo una
logica che vuole rimuovere a tutti i costi tutte quelle forme di
potere contestativo dei lavoratori che hanno caratterizzato la
nostra storia di questi ultimi dieci anni.
E’ finita un’epoca di egemonia
politica del sindacato che riusciva ad imporre leggi e a fare cultura per ciò che riguardava le relazioni industriali.
Oggi la grande voglia di « legge
e ordine » che traversa gran parte deU’opinione pubblica rende
possibile mettere sotto accusa il
sindacato, i sindacalisti, e le forme di lotta operaia. Ed il processo non si fa nemmeno: il sospetto, il sindacalista è subito
estromesso dalla fabbrica.
Per chi come me crede che in
questi anni la democrazia abbia
fatto molti passi avanti, con le
lotte dei lavoratori, quello che
succede alla FIAT è importante
e esige una presa di posizione
precisa. La discriminazione per
motivi politici è odiosa in sé
avvenga in Italia, in Sud Africa
o in Polonia e va combattuta.
Giorerio Gardiol
Intervista al presidente della C.I.O.V.
ing. Costantino Messina
Mentre nella Regione Piemonte
si è avviato il procedimento di
passaggio degli Enti Ospedalieri
alle U.S.L., in attuazione della Riforma sanitaria, ci è parso opportuno incontrare il Presidente
degli Ospedali valdesi, ing. Costantino Messina che, assistito
dal prof. D. Varese incaricato di
tenere i contatti con la stampa,
risponde gentilmente ad alcune
domande.
— L’Ospedale Valdese di Torre Pellice in valle rende un servizio dal lontano 1821. Non le sembra che la CIOV fin dalla sua fondazione, in base alla legge del
1890, ha saputo preconizzare le
funzioni dei suoi Ospedali? Forse
non è stato così nel 1930 con la
risposta « sanatoriale » per i convalligiani e, più recentemente,
con la loro classificazione?
— Nel 1968 la scelta della CIOV
per introdurre, a domanda, i suoi
Ospedali nella riforma ospedalie
^^PPresentato l’unica possibilità per garantire alla popolazione un’assistenza ospedaliera
come Ospedali per Lungodegenti
e Convalescenti.
L’ottenimento pur in tempi diversi per Pomaretto e per Torre
Pellice di dette classificazioni e
l’ottenimento dell’equiparazione
« giuridica del personale » è stato il primo passo per poterci presentare con un’identità e riconoscimento di servizio pubblico nel
contesto del più ampio quadro
della Riforma sanitaria.
— Con la Riforma sanitaria ed
il relativo piano socio-sanitario
per il triennio 1982-1984, varato
dalla Regione Piemonte il 23 dicembre U.S., come vengono a configurarsi, i nostri Ospedali?
— II piano socio-sanitario della
Riforma sanitaria ritiene superato il concetto dell’Ospedale per
Lungodegenti e Convalescenti.
Nell’assetto dei servizi sanitari,
ospedalieri ed ambulatoriali delle U.S.L. piemontesi, il piano stabilisce che per quanto concerne
rU.S.L. 43 e 42 le rispettive sedi
di competenza ospedaliera sono
quelle di Torre Pellice (80 letti)
e di Pomaretto (75 letti).
Il superamento dei limiti di
un Ospedale per Lungodegenti è
un dato di estremo interesse per
una più ampia ed efficace risposta alla richiesta della popolazione nel campo della medicina interna.
La Divisione di Medicina Generale ricovera pazienti sia acuti
sia lungodegenti (pazienti che abbiano necessità di assistenza di
tipo ospedaliero), salvo i casi di
alta specialità che dovranno essere ricoverati o trasferiti in
ospedali forniti di relativa competenza.
Io ritengo che i nostri Ospedali
hanno potuto essere inseriti nella Riforma sanitaria, non solo
grazie alla precedente classificazione (che pur non fu gradita per
la chiusura dei reparti di maternità e chirurgia), ma anche per
la continua opera di aggiornamento tecnologico e funzionale
che l’Amministrazione (CIOV)
ed i dipendenti degli Ospedali
hanno voluto svolgere in questo
ultimo decennio, in quanto essa
si maturava nella convinzione
che l’Ospedale doveva sempre più
adattarsi ed organizzarsi alla richiesta che la patologia ci andava proponendo.
Considerato che né lo Stato, né
la Regione non hanno mai dato
indirizzi per l’organizzazione degli Ospedali psr^ Lungodegenti,
abbiamo cercato di usufruire di
questa libertà per garantire una
assistenza ospedaliera sempre
più allargata e efficace impedendo lo scadimento degli Istituti
a tipo cronicario.
— In attesa che l’Assemblea
dell USL 43 istituisca e localizzi
il Poliambulatorio, previsto dal
piano socio-sanitario, l’Ospedale
di Torre Pellice quale contributo
può dare a questo importante
servizio?
— Premesso che il piano regionale afferma che la costituzione
di un Poliambulatorio deve tene
conto degli ambulatori mutualistici ed ospedalieri, già preesi
stenti nel territorio, l’Ospedale
di Torre Pellice nell’ambito delle
sue competenze nosologiche ha
cercato di fare il suo meglio per
rispondere alle richieste esterne
compatibilmente alle sue possibilità operative; già l’Ente era
convenzionato con le Mutue per
alcuni servizi quali laboratorio,
radiologia e cardiologia.
Nel 1981 oltre 6.500 sono stati
i passaggi ambulatoriali e le attese, una volta caratterizzate da
più giorni, sono oramai estremamente contenute e talora vi si
accede anche senza prenotazione
in giorni fissi.
Nelle prossime consultazioni
circa il contributo che l’Ospedale di Torre Pellice può e potrà
dare alle richieste ambulatoriali,
le posso assicurare che la CIOV
desidera curare la sua continuità
relativa alla medicina interna,
non avendo alcuna mira egemonica nel campo sanitario non di
sua competenza, pure essendo
pronta a recepire altri contenuti
se gli verranno richiesti. Ciò nell’interesse della popolazione.
A cura di Antonio Kovacs
ALLA FIAT DI VILLAR PEROSA
Cassa integrazione
Da P.F. e B.G., operai FIAT dello stabilimento di Villar Perosa
recentemente collocati in cassa
integrazione, riceviamo e volentieri pubblichiamo questo articolo:
Dal 25 gennaio 30 operai della
fiat di Villar Perosa sono stati
rilessi in cassa integrazione speciale a zero ore per un periodo
non determinato. Senza riportare le tristemente note vicende
(almeno sul piano dell’occupazione) della FIAT più in generale,
vorremmo fare alcune considerazioni su questa cassa integrazione (CIG).
— Il metodo usato dalla FIAT
è alquanto scorretto. Questo perché sia quando ha comunicato ai
rappresentanti sindacali aziendali la richiesta di CIG (inizio dicembre), sia quando ha comunicato per lettera l’avvenuta messa
in cassa integrazione ai trenta
operai (la settimana scorsa), le
maestranze della FIAT MVP erano in cassa integrazione (a dL
cembre si è lavorato solo una
settimana), per cui è stato più
difficile organizzarsi, e costruire
una risposta. Nonostante questo
gli operai hanno effettuato tre
scioperi.
A Villar Porosa, è del lutto
ingiustificata dal punto di vista
produttivo la richiesta di CIG a
zero ore per un certo numero di
operai mentre gli altri lavorano
normalmente; questo perché, date le caratteristiche tecniche dello stabilimento, è possibile ottenere lo stesso risultato in termini
di produzione mettendo fuori
per due giorni al mese tutti gli
operai (questa soluzione era
1 obiettivo che si proponevano il
consiglio di fabbrica e operai con
gli scioperi). La decisione della
FIAT è quindi dettata non da
problemi tecnici, ma dalla volontà di fare una frattura tra chi
sta in fabbrica e chi sta fuori e,
nei fatti, di fare 30 licenziamenti
mascherati.
— La motivazione ufficiale della
FIAT per giustificare il ricorso
alla CIG è un calo della produzione giornaliera. Di fatto invece
l’eccedenza di manodopera è data da un utilizzo a senso unico
delle nuove tecnologie e degli automatismi; utilizzo volto solo alTaumento della produttività e
non al miglioramento delle condizioni di lavoro (nocività, carichi di lavoro, eoe.). Un utilizzo
del progresso funzionale solo all’aumento dei profitti industriali
e non al benessere sociale.
— Anche i criteri usati dalla direzione per scegliere gli operai da
collocare in CIG sono indicativi.
La quasi totalità degli operai è
stata reclutata tra i più attivi nelle lotte, nelle assemblee, nell’organizzare la resistenza all’attacco
del padrone. Ci troviamo davanti
a qualcosa di simile a quei licenzianienti politici tristemente noti
negli anni ’50, quando gli operai
comunisti venivano licenziati per
aver scritto articoli contenenti
apprezzamenti di ordine politicosindacale non graditi alla direzione della FIAT.'
Licenziamenti che oggi non si
possono più fare per via dello
statuto dei lavoratori e che diventano « cassa integrazione per
esigenze produttive ».
In breve
Tassa sulla luce
In questi giorni i comuni delle valli
stanno decidendo l'istituzione o meno
di una tassa comunale di 10 lire sul consumo di energia elettrica nel comune.
Alcuni comuni hanno già deliberato
a favore: a Pinerolo la tassa frutterà
circa 130 milioni, a Torre Pellice circa
20 milioni. Di parere contrario all'istituzione è stato invece il comune di
Pomaretto.
Centro di soggiorno
POMARETTO — L'ente ospedaliero di
Pra Catinafha perso definitivamente la
sua identità ed è diventato il « Centro
di Soggiorno Parco Orsiera-Rocciavrè ».
Il Consiglio della Comunità Montana
nella sua-ultima seduta ha approvato lo
statuto del consorzio costituito tra la
Amministrazione Provinciale di Torino, i
Comuni di Torino e Fenestreile e la Comunità Montana stessa. Il nome scelto
è sufficientemente indicativo della nuova realtà: infatti il parco montano vicinissimo dovrà costituire una meta interessante per gli utenti della struttura
rinnovata con obiettivi di turismo sociale e scolastico.
Secondo l'assessore Nevache, la gestione del complesso, per quanto onerosa. rappresenta rispetto all'utilizzazione ospedaliera un risparmio della
metà, inoltre si aprono numerose prospettive affascinanti per lo sviluppo
della valle: il ricupero delle tradizioni
storiche e culturali locali (a breve distanza si trova ad esempio il forte di
Fenestreile): organizzazione di attività
sportive estive ed invernali; una scuola per ia preparazione di operatori forestali montani.
Consiglio d'istituto
TORRE PELLICE — Il Consiglio di
Istituto della Scuola Media « L. da Vinci », formato dalle componenti dei docenti, non docenti e genitori eletti il
13 e 14 dicembre u.s,, si è riunito il
20 gennaio per eleggere il presidente,
È risultato eletto il sig. Luciano Giuliani. Il Consiglio ha anche eletto Carla
beux alla vice-presidenza ed il prof.
Silvio Voglino quale segretario. La
Giunta è costituita dalla Preside e dal
Segretario della Scuola, membri di diritto, dai sigg. L. Giuliani e A. Kovacs
in rappresentanza dei genitori e dall'insegnante Nora Costabel.
La prossima assemblea del C.l. aperta ai genitori, come in passato, si terrà il 29 gennaio alle ore 18.
Incontro ecumenico
TORRE PELLICE — Alla sala comunale di Viale Rimembranza, giovedì 28
gennaio, ore 20.45, incontro pubblico
per riflettere sul documento del Sinodo
Valdese « Ecumenismo e Cattolicesimo ».
Interverranno il past. Sergio Ribet e
il sac. Mario Polastro,
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cronaca delle Valli 7
29 gennaio 1982
DALLE CHIESE
Matrimoni misti
POMARETTO — Molti lettori
si saranno meravigliati leggendo
sull’ultimo numero la dichiarazione del Concistoro di S. Secondo a proposito dei matrimoni interconfessionali.
La diocesi di Pinerolo è infatti l’unica in Italia ad aver assunto a questo proposito un atteggiamento aperto e disponibile,
inimmaginabile altrove. Come
mai una simile apertura causa
nei concistori valdesi scontento
ed opposizione?
A queste e ad altre domande
hanno cercato di rispondere i
concistori della Val Germanasca
riuniti a Pomaretto, ad un mese
di distanza dall’assemblea di circuito nella quale i rappresentanti del Concistoro di Pomaretto
avevano informato i presenti
sulla loro decisione di sospendere la «compresenza» ai matrimoni con dispensa ecclesiastica.
Le motivazioni si ritrovano tali
e quali nella dichiarazione di San
Secondo : confusione nei membri
di chiesa, linea ecumenica non
priva di ambiguità, intenzioni anche ottime vanificate da una pesante impostazione burocratica
dei parroci.
Le spiegazioni del pastore
Franco Giampiccoli hanno aiutato i presenti a capire la complessità della legislazione cattolica in materia, e la distanza che
separa una simile impostazione dalla nostra.
E’ stata riconosciuta unanimemente la preoccupazione pastorale che sta alla base delle indicazioni della diocesi di Pinerolo :
la richiesta della dispensa come
occasione per un colloquio fraterno. Ma è accettabile per altro
che un valdese a cui la propria,
chiesa non chiede dichiarazioni
o certificati di alcun genere, perché confida unicamente nel suo
senso di responsabilità, sia coinvolto di riflesso in una procedura umiliante?
E ancora, la piccola zona franca delle Valli in che posizione si
trova riguardo alle altre chiese
valdesi e metodiste che in materia di matrimoni interconfessio
Hanno collaborato per questo numero: Mauro Albcvtcvigo, Mario Campagnolo, Sergio Rihet, Franco Taglierò,
Claudio Tron.
f
nali trovano il confronto soltanto con le disposizioni assai più
restrittive del « motu proprio»
emanato da Paolo VI nel 1971?
A conclusione dell’incontro, i
presenti sono stati concordi nell’intenzione di proseguire la riflessione iniziata, in questi modi :
— informare i membri di chiesa sulla diversa impostazione teologica ed ecclesiologica delle due
CllÌ0S© *
____ chiedere che la parte cattolica fornisca a sua volta un’adeguata informazione;
— chiedere tramite la relazione del circuito alla Conferenza
Distrettuale 1982 di discutere l’argomento ;
— sospendere nel frattempo in
tutte le chiese del circuito le partecipazioni incrociate alle cerimonie nuziali;
__ essere solidali con le altre
chiese valdesi e metodiste d’Italia, che non ricevono trattamenti
di ’ favore da parte della gerarchia cattolica.
Tuttavia, dato che non sarebbe giusto trascurare il parere
della parte cattolica, è previsto
per il mese di marzo un incontro ecumenico ad Agape, dove
tutte le questioni spinose saranno affrontate insieme.
In attesa, le pagine del nostro
settimanale possono diventare il
luogo migliore per aprire un dibattito su una questione che non
può essere trattata soltanto come fredda teoria, dal momento
che è causa di sofferenza e disagio per tanti nostri fratelli.
re Penice e uno a Luserna S. Giovanni. Domenica 24 gennaio i
due coretti si sono dati appuntamento alla Casa Valdese di Luserna San Giovanni per offrire al
numeroso pubblico intervenuto
un pomeriggio di canti. Il repertorio comprende canti di contenuto religioso ed altri di carattere popolare ed il livello di esecuzione indica dei chiari progressi.
® Enrico Jourdan è deceduto
all’età di 45 anni. Per la sua attività di autista di autopullman
aveva partecipato a moltissime
gite e viaggi organizzati dalle nostre chiese, inserendosi bene nella comunità dei partecipanti,
pronto sempre a mettersi interamente al servizio degli altri, anche quando questo poteva cornportare per lui dei grossi sacrifìci. E’ così che lo ricordano
molti di noi, con un senso di riconoscenza.
Alla moglie, al figlio e a tutti
i familiari rinnoviamo l’espressione della nostra solidarietà nella comune fede in Cristo risorto.
Pomeriggio musicale
LUSERNA SAN GIOVANNI —
Sotto la direzione di Franco Taglierò si sono costituiti negli ultimi anni, oltre a quello dei
« grandi », due coretti, uno a Tor
Incarichi
del Concistoro
POMARETTO — Il Concistoro
nella sua seduta di sabato 23 gennaio u.s. ha designato le nuove
cariche in seno al Concistoro
stesso: Presidente Coisson Renato; Vice Pres. Elsa Rostan; Segretario Luciano Ribet; Vice Segretario Lauretta Micol; Cassiere
Luigi Marchetti; Cassiere stabili
Luciano Ribet.
• Sabato 23 u.s. ha avuto luogo il funerale della nostra sorella Peyronel Maddalena Caterina
ved. Bounous deceduta nella sua
abitazione ai Reynaud (Inv. Pinasca) all’età di anni 88. Era oriunda dell’Albarea di Perrero. Ai
familiari in lutto giunga la simpatia cristiana della comunità
tutta.
Assemblea di Chiesa
ANGROGNA — Domenica 31
alle 10 in Cappella si terrà l’Assemblea di Chiesa. In programma : esame della situazione finan
ziaria, informazioni sulla gita in
Germania e sui festeggiamenti
di Chanforan.
• Nelle riunioni quartierali della settimana (Serre, Martel, Prassuit-Verné, Cacet) prosegue la riflessione sui temi dell’impegno
per la pace.
• Nei culti a Pradeltorno e al
Capoluogo per la domenica della CEvAA abbiamo raccolto firme di protesta contro il regime
razzista del Sud Africa
Si prepara il XVll
SAN SECONDO — Il culto di
domenica 24, in assenza del pastore impegnato a Bergamo per
la CEvAA, è stato presieduto dal
pastore Arnaldo Genre che ringraziamo.
• Anche quest’anno l’Unione
Femminile preparerà il pranzo
del 17 febbraio. Ringraziamo le
sorelle che hanno accettato questo incarico con il solito spirito
di disponibilità e invitiamo quanti intendono partecipare a questo
incontro fraterno di prenotarsi
tempestivamente presso l’Anziano od il pastore. Saranno con
noi quel giorno il pastore Bert e
Signora e la famiglia del pastore
A. Genre.
« Io sono con voi tutti i giorni,
sino alla fino dell età presente »
(Matteo 28: 19)
Il 12 gennaio ci ha lasciati, all’età
di 86 anni,
Elvira Castagna
vedova Deodato
Fidenti nelle promesse del Signore,
ne annunciano il sereno trapasso i figli
Stefano con la moglie Annette Chabloz
e con Philippe e Isabella; Elena col
marito Augusto Comba e con Valentina e Antonella; Laura col manto Sal.vino Olivari e con Maria Luisa e Mirella; Anna Maria col marito Alfredo
Pomo; e ringraziano, per le affettuose
cure date alla loro cara Mamma, la
Direzione e il Personale di Villa Olanda e dell’Ospedale Valdese di Torino.
Torino. 20 gennaio 1982
« Le cose che occhio non ha veduto e orecchio non ha udite e che
non sono salite in cuor d’uomo,
sono quelle che Dio ha preparate
per coloro che l amano »
(1 Corinzi 2: 9)
Ricordando con grande rimpianto la
cara
Marcella Giampiccoli Decker
la Comunità di Bergamo è vicina,
con profondo senso di solidarietà, al
suo amato Pastore ed alle fighe in
quest’ora di grandissima sofferenza, illuminata, però, dalla comune certezza
del dono della Vita Eterna in (resu
Cristo.
DONI
PINEROLO
Incontro musicale
USL 42 - VALLI
CH ISDN E-CERM ANASCA
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva, telefo
no 81000 (Croce Verde).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 31 GENNAIO 1982
Perosa Argentina: FARIylACIA Doti.
BAGLIANI - Piazza Marconi 6
Tel. 81261.
Ambulanza:
Croce Verde Perosa: tei. 81.000
Croce Verde Porte: tei. 74197
USL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica:
Notturna: tei. 932433 (Ospedale Vald6S6)
Prefestiva-festiva: tei. 90884 (Ospedale Mauriziano].
Guardia Farmaceutica:
domenica 31 GENNAIO 1982
Torre Pellice: FARMACIA MUSTON,
Via Repubblica, 22 - Tel. 91328.
Ambulanza:
Croce Rossa Torre Pellice: telefo
no 91.288.
USL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefo.
no 74454 (Ospedale Civile).
Ambulanza:
Croce Verde Pinerolo: 22664.
Un pubblico molto numeroso
ed allento è convenuto nel Tempio Valdese di Pinerolo per l’Incontro musicale tra le Corali di
Pinerolo e S. Germano ed il
Gruppo Polifonico « Turba Concinens ».
Un programma molto vasto e
vario ha riscosso il gradimento
dei presenti.
Le Corali Valdesi, dirette dalla sig.na Elda Tiirck, hanno presentato una serie di cori, inni e
mottetti di lode del Signore, tra
i quali alcuni di carattere natalizio ed uno di ringraziamento
per l’anno che è appen.arincominciato.
Un programma di cori e mottetti del 1500 - 1600 (oltre al corale « In dulcí jubilo » di J. S.
Bach) tanto di caraltcre « sacro »
(brani di Pier Luigi da Palestrina e di Adi iano Banchieri) quanto « profano » (brani di Orlando
di Lasso e di Claudio Monteverdi)
è stato a sua volta eseguito dalla
« Turba concinens » diretta dal
m.o Pier Giorgio Bonino e da
Claudio Morbo.
L'incontro musicale ha avuto
come punti culminanti l’esecuzione, a cori riuniti, dell’inno « Adesté fideles », nel suo originario
testo latino, secondo Tarmonizzazionc dell’Innario cristiano (inno
216) e la rielaborazione del prof.
Ferruccio Corsani, e poi tre brani dal « Gloria » in re maggiore
di Antonio Vivaldi da parte della
« Turba concinens », accompBguato all’organo invece dell’orchestra.
I cori riuniti hanno infine concluso l’incontro con il notissirno
canto natalizio francese « Minuit,
Chréticns », canto la cui esecuzione ha sempre una forte presa
anche emotiva tanto in chi canta quanto in chi ascoila.
P. G.
Pro Asilo per vecchi
di Luserna San Giovanni
Pervenuti nel mese di dicembre 1981
L. 80.000: Livio Gobello, in mem. dei
miei genitori, Edoardo e Pina Gobello.
L. 100.000: In mem. di Guido Gaydou,
la moglie, la figlia e le nipoti Paola e
Malvina; Salvarani Letizia, per ristrutturazione cucina (osp. Asilo): Archetti
Aldo, in mem. dello zio Archetti Mario
(Torino); Margherita, Paola e Franco
Archetti, in mem. di Mario Archetti
(Torino); Unione Femminile di Bordighera-Vallecrosia: Vay Mariä e Lidia (Torino); Angiolina Archetti Maestri, in ricordo del fratello Mario; Jouvenal Roberto e famiglia (Torino); Chiesa dei
Fratelli di Torre Pellice.
L. 120.000: Famiglia Danna, riconoscente per il trattamento e l'opera che
prestano a Tiziano,
AVVISI ECONOMICI
CERCASI urgentemente per Pensionato Anziani (25 o.spiti) direttrice-economa, po3.sibilmente conoscenza francese. Telefonare ore 19-21 al n.
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Bergamo, 18 gennaio 1982
« Nel giorno ch’io t’ho invocato,
Tu hai detto: non temere ».
(Lam. 3: 57)
La mattina del 21 gennaio, ha risposto alla chiamata del Signore, presso il
Rifugio Carlo Alberto, nel suo 80.mo
anno di età
Luisa Elisa Bounous
in Cambellotti
Lo annunciano: il marito Giovanni,
il figlio Ezio Giorgio con la moglie
Paola Taccia e i figli Massimiliano, Luciano e Marcello, la sorella Marinccia.
il fratello Attilio, la cognata Piera
Cambellotti. il nipote Ezio Spada e famiglia, le cugine e cugini.
La salma è stata tumulata nel Cimitero Sud di Torino, .sabato 23 gennaio.
La famiglia ringrazia con riconoscenza la Direzione e il Personale del Rifugio Carlo Alberto per la premurosa
a,ssistenza alla cara Estinta, i Pastori
Bruno Bellion e Eugenio Rivoir per i
servizi religiosi e tutte le gentili persone che hanno voluto efprimere la
loro solidarietà con la presenza e con
«5critti.
Luserna San Giovanni, 23 gennaio 82.
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RINGRAZIAMENTO
11 fratello Antonio, la sorella Maddalena. i nipoti Maurino. Cesati e Hiver,
la figlioccia Lilli del compianto
Giovanni Maurino
deceduto a Berlino il 14 dicembre 1981
ringraziano il Pastore di Berlino .Iohaliti Sebastiim Bach-Gcmcinde cd il
Pastore Bruno Bellion per il loro gentile interessamento.
Torre Pellice. 21 gennaio 1982.
UINGB AZI AMENTO
1 familiari tutti del compianto
Enrico Jourdan
sentitamente ringraziano tutte le gentili persone ebe in qualunque mollo si
sono iirodigalc nella tri.stc circostanza.
Un ringraziamento particolare all attczionata Lidia Coisson, al pastore Bruno Bellion. alla famiglia Secondo-Botto,
al sig. Pasqualino Bisagni. alla sig.ra
Catalin. a lutti i vicini ili ca,sa, alla
ditta Autolinee Ricca c sue maestranze,
alle .società AVIS di Rivalla c di Lucerna San Giovanni, ai coscritti e al
Centro Anziani.
Luserna San Giovanni, 23 gennaio 1982
8
8 uomo e società
29 gennaio 1982
IL PROBLEMA DELL’ENERGIA - 1
Consumo e risparmio
PUBBLICATO IL DECRETO
Dal 1973 ad oggi il costo del
petrolio è aumentato di circa 12
volte, passando da 2,59 dollari a
34 dollari al barile. Nel contempo il costo del dollaro per noi
italiani è praticamente raddoppiato. Bastano queste due semplici constatazioni per dare le
dimensioni del problema energetico, oggi in Italia. Sono ormai
ueiinitivamente affondati i sogni
nei quali ci siamo cullati negli
anni sessanta di una ricchezza
facile e garantita con la minima
spesa. Il nostro paese dipende infatti per l'82,7% dall’estero
per l’acquisizione delle fonti di
energia, ed anche se le statistiche dicono che un italiano consuma circa un terzo dell’energia consumata, per esempio, da
uno statunitense e la metà di
un russo, è vero anche che, fra
i paesi occidentali, abbiamo il più
alto consumo per ogni addetto
all industria. Questo significa, se
vedo bene, che la nostra economia, così com’è strutturata, « bevo» più energia di quella di altri
paeM. L’Italia, insomma, si è specializzata in industrie ad alto
consumo energetico; e questo è
avvenuto nel famoso « boom »,
quando il petrolio costava poco
ed accendeva non solo le caldaie,
ma anche irragionevoli speranze.
A conferma di quanto detto sopra, vediarno che il 40% dell’energia totale in Italia è consumata
dall industria, il 26,7 dalle abitazioni, il 23 dai trasporti, il 7 dal
settore terziario (uffici, banche
negozi) e solo il 2,5 dall’agricoltura. Di fronte a questa situazione e tenuto conto del fatto, non
disprezzabile, che il petrolio non
e eterno ma può durare, secondo
calcoli ottimistici, ancora un altro secolo, pare proprio che la
« fonte alternativa » più produttiva sia il risparmio. Ed in questo settore si sono mosse industrie e centri di ricerca in tutto
il mondo.
Si incomincia
a risparmiare
Non che la nostra industria sia
una sprecona, anzi. Mario Salvatorelli, commentatore economico de La Stampa di Torino ci
dice che « negli ultimi sette anni,
dal 1973 al 1980, il prodotto in
COME SONO DISTRIBUITI NEL MONDO
POPOLAZIONE, PRODUZIONE E CONSUMI D'ENERGIA
Amnistia, induito
e sistema penale
-Fonte "Ooec bulletin" ottobre 19fi1
Consumi d energia Produzione d'energia I I Popolazione
Percentuali totali nel 1979, inclusa legna combustibile
Comitato di Redazione: Franco
Becchino, Mario F. Berutti, Dino
Ciesch, Niso De Michelis, Giorgio
GardioI, Marcella Gay, Aurelio Penna, Jean-Jacques Peyronel, Roberto
Peyrot, Giuseppe Platone, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli. Giulio
Vicentini, Liliana Viglielmo.
Editore: AlP, Associazione Informazione Protestante - Torino.
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intestato a « La Luce: fondo di solidarietà », Via Pio V. 15 - Torino.
La Luce •: Autor. Tribunale di
Pinerolo N. 176, 25 marzo 1960
• L'Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175 8 luglio I960
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)
terno lordo italiano è cresciuto
del 32 per cento in termini reali,
calcolato in lire a valore costante, al netto cioè deH’inflazione.
Nello stesso periodo il consumo
interno di energia, espresso in
cifre equivalenti alle tonnellate di
petrolio, è aumentato appena del
6,5 per cento ». Questo significa
che si è riusciti a sfruttare meglio ed a produrre più ricchezza
da ogni barile di petrolio. Ciononostante si può e si deve fare
di più e meglio.
Progetti di recupero
energetico
Quando si parla di risparmio,
immediatamente si pensa alla
pubblicità dell’ENEL, la quale
invita a tenere chiusi i frigoriferi
o a lavare la biancheria a 60 gradi. È chiaro però che se questi
piccoli accorgimenti possono incidere nel bilancio familiare e
diminuire la spesa della bolletta,
non sono, a livello nazionale, che
una goccia nel mare. È dunque
nell’industria che grosse fette
delle spese possono essere tagliate risparmiando e rendendo più
razionali e convenienti i procedimenti di lavorazione.
Facciamo alcuni esempi. Uno
degli sprechi più evidenti è dato
dalle dispersioni di calore: esiste
oggi una macchina, una specie
di camera fotografica a raggi infrarossi, che rileva queste dispersioni, le visualizza rendendo pos
sibile l’intervento su impianti,
case, macchinari. Vi sono già in
Italia 13 agenzie di consulenza
energetica che utilizzano questa
macchina, che costa dai 20 ai
50 milioni, e preparano su ordinazione dei progetti di recupero
energetico. Questo del recupero
è un settore che sta prendendo
decisamente piede, con un fatturato di miliardi, poiché, dice
Giorgio Brunetti direttore tecnico della società di consulenze
energetiche Tecniter di Milano,
« gli industriali hanno ormai raschiato il fondo del barile alla
ricerca di economie di gestione.
Non resta loro che il risparmio
energetico ».
Altre forme di risparmio si
possono avere attraverso una ricerca sui materiali più appropriati per una data lavorazione, una
razionalizzazione dei cicli di lavoro (i cicli termici, ad es., assorbono 15 volte di più rispetto
alle lavorazioni meccaniche) o
una razionalizzazione dell’uso
delle macchine (sembra che T80
per cento delle macchine sfrutti
solo la metà della potenza installata). Su tutti questi temi si sta
ormai lavorando alacremente da
anni in tutto il mondo, e in questo tipo di ricerca si stanno
spendendo miliardi. I primi frutti li si notano anche nella nostra
vita quotidiana: dall’architettura
al design della macchina tutto ci
dice che Toro nero sta diventando più prezioso.
Paolo Ribet
Sulla Gazzetta Ufficiale del 19
dicembre 1981 è stato pubblicato
il decreto di indulto ed amnistia:
un provvedimento aH’inizio profilatosi come di solo condono di
pene al fine di sfollare le carceri
(al che sarebbe stato sufficiente
un indulto di uguale misura per
Lutti, con poche e chiare esclusioni, sì da renderne facile e sollecita l'applicazione), si è ingrossato strada facendo a ino’ di valanga, comprendendo anche la
amnistia per un certo numero
di reati (l’amnistia estingue il
reato, mentre l’indulto o condono incide solo sulla pena), prevedendo complicati meccanismi riduttivi ed esclusivi, e si è concluso tra frenetiche battute finali
di rinvii tra Camera e Senato,
quasi che si trattasse di dover
impacchettare in fretta e furia
l’ultimo regalo di Natale. Con la
conseguenza, tra l’altro, a dir poco imbarazzante, che il decreto
di amnistia e indulto risulta essere stato emesso prima (il 18
dicembre) che entrasse in vigore (il 19 dicembre) la legge che
delegava il Presidente della Repubblica ad emanarlo!
Contraddizioni
Così, ad oltre 30 anni dall’entrata in vigore della Costituzione,
che all’art. 27 detta che « le pene
non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato », non si
è trovato di meglio che licenziare dagli istituti di pena qualche migliaio di persone perché
negli stessi non vi sono posti sufficienti, né si è comunque in grado di assicurare l’incolumità fisica e la stessa vita dei detenuti.
Rileggere, a distanza di qualche
anno, l’art. 1 del regolamento di
esecuzione del nuovo ordinamento penitenziario, non può non indurre a riflessioni sconcertanti:
« Il trattamento degli imputati
sottoposti a misure privative della libertà consiste nell’offerta di
interventi ' diretti a sostenere i
loro interessi umani, culturali e
professionali. Il trattamento rieducativo dei condannati e degli
internati è diretto, inoltre, a promuovere un processo di modifìcaz.ione degli atteggiamenti che
Doni Eco-Luce
DONI DI L. 6.000
Abbadia Alpina: Bounous Silvio, Bertalot Luigi — Angrogna: Coisson Maria — Acqui Terme: Archetti Maestri
Lionello — Aosta: Peloso Piero — Cigliano: Bernini Giovanni — Como: Di
Toro Achille — Favara: Bellavia Anita
— Giulianova: Falconi Angelo: Solipaca
Maria — Genova: Schellenbaum Irma.
Cattaneo Felice — Imola: Camerista
Leda — Luserna S. Giovanni: Bensì
Giordano. Benigno Franca, Bounous Valdo, Malan Clementina, Bertalot Ada,
Robba Evelina — Mentoulles: Clapier
Leger Elsa — Marañóla: Camellini Fernando — Ospedaletti: Martinelli Teresa — Palermo: Ciliari Enrico — Perrero: Bert Giovanni, Genre Giulio, Poèt
Osvaldo. Peyret Albertina ved. Gelato
Perosa Arg.: Bounous Eugenia —
Pinerolo: Tron Enzo, Grill Bonjour Attilia. Roccione Davide. Rivoìra M. Bosio
llda. Mazunder Marcella, Theiler Alberto. Campese M.'^ry, Valenti Agostino — Pisa: Molina,'i Giuseppe — Pietrasanta: Biondi Laura — Pomaretto:
Genre Bert Pietro, Artero Enrico, Jahier Vitale, Genre Vera, Poèt Maria
Lina, Meytre Ribet Lorena, Griglio Gino, Berger Giovanna ved. Rostan, Ferrerò Eli — Pont Canavese: Roncaglione
Carlo — Prarostino: Monnet Walter,
Fabiole Iolanda — S. Germano Chiso
ne: Bonetto Elena ved. Bouchard, Baret Alfredo, Long Mary e Anita, Bounous Ugo — S. Secondo: Godine Livio
— Rivoli: Giaiero Adriano — Ravenna:
Barlera Tina — Riclaretto: Pons Eugenia — Roma: Masini Ugo e Rosella,
Vingiano Mariani Eva, Prisinzano Emilio, Mandola Francesco — Torino: Peyronel Levy, Cocito Irene, Bleynat Dino,
Bleynat Roberto, Giardini Luciano, Ranieri Edmondo, Costantino Codino Ivonne. Mariotti Enrico, Proietti Bounous
Irene, Balma Alice — Termoli: Maurizio Americo — Piossasco: Bertaina Susi — Torre Pellice: Casa delle diaconesse, Sibille Mario, N. N., Berger
Rosalba — Sarre: Henriet Oriana —
St. Denis: Don Nino — Tramonti dì
Sopra: Facchìn Peronello Emanuele —
S. Maurizio d’Opaglio: Bertinat Emilio —
Pramollo: Lcng Ernesto — Venezia:
De Langes Jeanne, Terenzio Giuseppe
— Vicoboneghisio: Valenti Paolo —
Verrayes: Monaya Warrda.
DONI DI L. 1.CX)0
— Forano Sabino: Scarinci Emilio —
Inverso Pinasca: Vola Nesina, Costantino Emma, Tron Lina, Giaiero Emma,
Coucourde Mario — Luserna S. Giovanni: Rivoira Lia, Depetris Rivoira Rosina, Jalla Parise Giuseppina, Rivoira
Linette — Felónica Po: Tabellini Dante
— Firenze: Verin Pietro, Pons Vinçon
Irma, Rossi Roberto, Scatena Loretta
— Gardolo: Endrici Berta — Genova:
Alessio Iole, Cavo Ernesto — Guglionesi: Romanelli Antonio — Massello:
Micol Eugenia — Napoli: Morra Alfredo
— Noie: Bonjour Davide — Pellestrina:
Marmi Santo — Perosa Arg.: Ribet Giosuè, Breuza Oreste, dot Levy — Pinerolo: Codino Guido, Canal Brunet Pasquale, Clot Lina — Pomaretto: Ribet
Ernesto, Peyrot Filippina ved. Pastre,
Griglio Alessandro. Vinçon Tron fida
— Prarostino: Codino Frida — S. Antonino di Susa: Blandino Ivo — S. Germano Chisone: Avondet Emilio Paolo.
Ferrìer Aldo, Balmas Amalia ved. Peyla, Comba Emilio, Costabel Enrico. Long
Meynier llda. Massel Ettore, Pons Alma e Nida, Sosia Egidio, Beux Emilio.
Fornerone Franco, Rostan livietta ved.
Stringai — St. Vincent: Birago Maria
St. Christophe: Hurzeler Amelia — Torino: Leone Laura. Magliana Lidia. Bonnet Luigia, Olivieri Primiano, Vigliano
Elena, Rostagno Amedeo, Jon Scotta
Laura, Faro Rocco, Piovano Marco —
Salza di Pinerolo: Meytre Paolo ___________
Torre Pellice: Eynard Roberto, Co'isson
Levi, Armand Pilon Roberto, Dal Toso
Peyrot Claudia, Malan Paolo, Jourdan
Ferruccio, Poèt Elena.— Trana: Pons
Silvano — Trieste: Lantieri Zennaro Maria — Riclaretto: Clot Irma ved. Griglio — Villar Pellice: Fontana Blanc
Nella — Venezia: Zecchin Irma — S.
Secondo: Odino Vieri, Vicino Marco
Aurelio, Gaudin Renzo.
sono di ostacolo ad una costruttiva partecipazione sociale ».
Legge disorganica
Ma, almeno, sarà raggiunto lo
scopo di ridurre, per un periodo
ragionevole di tempo, il sovraffollamento delle carceri? E
nel frattempo si farà sul serio
qualcosa per evitare che il fenomeno si ripeta?
Nell agosto del 19/8 un altro
provvedimento di amnistia e di
indulto, non molto dissimile dal1 attuale, ebbe quale effetto imniediato uno sfollamento degli
istituti di pena: ma tre anni sono stati sufficienti a riprodurre
una situazione identica, se non
■P^SSiore. Si è ritenuto, di fronte
alla elementare considerazione
che provvedimenti del genere non
risolvono il problema, far precedere al provvedimento di clemenza la legge 24.11.1981, n. 689,
intitolata « Modifiche al sistema
penale ». Altri, anche su questo
giornale, hanno posto in evidenza aspetti positivi di questa legge, che depenalizza, cioè non considera più reati, alcuni comportamenti già puniti con pene detentive o pecuniarie, e sostituisce
alle tradizionali pene (reclusione, arresto, multa, ammenda)
sanzioni diverse. A mio avviso,
al di là di critiche a specifici
punti, la legge non sfugge a valutazioni fortemente negative. Mi
pare, infatti, che alla base del
provvedimento non vi sia una
situazione generale mutata in meglio, tale conseguentemente da
non rendere più necessaria una
azione punitiva dello Stato vasta
e penetrante quale, in astratto,
e stata quella sino ad ora in vi-^
gore; ma vi sia invece una situazione di incapacità ed impotenza da parte dello Stato di assicurare ai cittadini una adeguata
e tempestiva tutela di fronte al
crescere qualitativo e quantitativo di comportamenti illeciti.
La legge in questione, inoltre,
manca di alcuni requisiti che dovrebbero caratterizzai'e, indipendentemente dai contenuti, ogni
buona legge: organicità, chiarezza, facilità di interpretazione e
di applicazione. Nei 148 articoli,
alcuni dei quali entrati in vigore
il 16.12.1981 mentre altri entreranno in vigore a fine maggio ’82,
si modificano o si apportano innovazioni in materie diverse: sono interessati il codice penale, il
codice di procedura penale, ’ la
legge sulle sostanze stupefacenti, il codice civile, la legge sugli
assegni bancari, ecc. Va detto,
infine, che all’applicazione seria
della legge mancano sin dall’inizio, per alcune parti, strutture
idonee: se ne vanificano così in
partenza capacità concrete di rottura con un sistema rivelatosi
insostenibile nella sua applicazione e si fornisce un alibi a
quanti della legge non condividano i principi ispiratoli.
Una nuova toppa
Ma. più ancora, i due provvedimenti che abbiamo voluto segnalare stanno ad indicare come nel
settore della giustizia (lenale e
dei problemi penitenziari, dopo
centinaia di convegni, simposi, tav'ole 1 otonde, iniziatii'e legislative, disegni di riforma, si continui ad operare rappezzando, con
toppe nuove su abiti lisi, una legislazione vecchia, ispirata a presupposti storici c costituzionali
superati, a condizioni sociali ed
economiche profondamente modificatesi: sicché l'abito attuale
appare sempre più come un costume arlecchinesco sdrucito, in
un tempo che di carnevale certo
non è ed in cui è passata la voglia, almeno ai più, di mettersi
in maschera per divertirsi.
Aldo Riltet