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ECO
BIBLIOTECA VALDESE
10066 TOaRE PEIL ICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 109 - N nm. 49 ABBQNAMENTl { L. 3.500 per l’interno Sped. in abb. postale - I Gruppo bis/70 1 TORRE PELUCE - 8 Dicembre 1972
Una copia Lire 100 L, 4.500 per l’estero Cambio di indirizzo Lire 100 I Amm. : Via Cavour, 1 bis - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094
AVVENTO
Dio con noi
« Ecco, la vergine sarà incinta
e partorirà un figlio, al quale sarà posto nome Emmanuele, che
interpretato vuol dire “Iddio con
noi”». (Matteo 1: 23)
« Dio con noi » è la promessa centrale
non solo del periodo d’Avvento ma di
tutta la Bibbia. È anche il senso segreto di ogni esistenza umana e dell’intera
storia degli uomini: alla fine Dio sarà
« tutto in tutti » (1 Corinzi 15: 28).
Dio con noi: non più contro di noi,
come al tempo della sua ira, e neppure
senza di noi, come al tempo della nostra incredulità. E non soltanto per
u noi: il suo amore non è una disposizio« ne benevola ma distaccata, un atto so2 vrano di condiscendenza dall’alto; ma
M partecipazione reale e personale alla
(f nostra condizione. Dio con noi vuol dire presenza, comunione, solidarietà di
t Dio con l’uomo.
Si può fraintendere questa promessa.
Pensare che ’’con noi” significhi "con
qualcuno di noi” anziché "con tutti
noi’. Si può anche abusare di essa: fare di Dio il nostro alleato, il complice
delle nostre imprese. E successo molte
volte: i capi sacerdoti e gli anziani di
Israele che chiesero la morte di Gesù,
1 "crociati” con la loro "guerra santa”
contro gli ’’infedeli”, gli inquisitori che
sterminavano l’eretico, i nazisti col
Goti mit uns inciso sulle cinture. .Molti
altri nel corso della storia erano con^ vinti che Dio fosse con loro. Ma Dio
non era con loro, era con le loro vittime. Lo spirito di crociata, di qualunque
genere e per qualunque obiettivo, è la
negazione dello spirito della croce. Dio
è il Signore, non il complice. Tutti vorrebbero avere Dio dalla loro parte, ma
Dio non si lascia accaparrare da nessuno. Dio è con noi alle sue condizioni,
non alle nostre. « Dio con noi » è il noGesù Cristo; e solo a motivo e
nel nome di Gesù possiamo dire « Dio
con noi ».
Eppure molti, anche oggi, pensano
S« Dio con noi » non a motivo di Gesù.
Ad esempio perché si sentono potenti
e considerano la loro potenza come un
segno che Dio è con loro. Oppure per5^^. ché si sentono giusti, come i farisei al
tempo di Gesù che non capivano perché egli stesse con i peccatori anziché
con loro. Oppure perché sono fortunati, tutto va bene, lavoro, famiglia, salute: per questo motivo, non a motivo
di Gesù, pensano che Dio sia con loro.
Ma Dio è con noi solo a motivo e per
mezzo di Gesù. Perciò, prima di dire
« Dio con noi » dobbiamo chiederci se
Gesù è presente nella nostra vita.
Dio con noi. E pericoloso per Dio stare con Puomo: la croce lo attesta. .Anche per l’uomo è rischioso stare con
Dio: non può restare lo stesso, carnbia,
diventa diverso fino a dover dire: « non
son più io che vivo, ma è Cristo che vive in me » (Galati 2: 20).
Dio con noi. L’essere di Dio con noi
non è come il nostro essere gli uni con
gli altri, così precario e mutevole. Ogni
giorno sperimentiamo com'è fragile la
comunione fra gli uomini: per poco o
per nulla si incrina, si rompe. Sovente
è la vita che ci separa e interrompe i
nostri rapporti, oppure è la morte, oppure i mille contrasti del’esistenza. Ieri eravamo insieme, ora non lo siamo
più; eravamo uniti, ed eccoci divisi.
Quante amicizie che sembravano durature si sono perse negli anni, incontri
che parevano definitivi si sono dissolti
e appena ne sopravvive il ricordo, persone che sono state con noi non lo sono più, né noi con loro. Instabile e
provvisorio è il nostro essere gli uni
con gli altri. Anche nei rapporti fra i popoli è la stessa cosa: come sono aleatorie le loro alleanze, quanti voltafaccia
nella storia! Ieri alleati, oggi avversari;
ieri nemici, oggi amici, e domani
chissà.
Non così è Tessere di Dio con noi.
« Dio con noi » non è un incontro fugace. E un patto eterno, che né vita némorte, né uomini né angeli, né la storia attuale né quella futura potranno
mai infrangere. Patto, non avventura;
amore duraturo, non occasionale; comunione definitiva tra Dio e l’uomo.
Dio con noi per sempre.
A Siena, un convegno su « Individuo, gruppi,
confessioni religiose nello Stato democratico
L’OBIEZIONE DI COSCIENZA IN ITALIA
Si riparla
di legge
della proposta
Basso per il superamento
llarata dal Senato la legge-beffa
Un provvedimento discriminatorio e punitivo - Intanto il bilancio della Difesa sale vertiginosamente
del regime concordatario
« Ora sappiam-o che almeno uno dei
motivi della cosidetta 'contestazione'
cattolica, la ripulsa del regime concordatario, non è monopolio dei gruppi
spontanei e delle rivistine cattoliche
del dissenso. È un motivo condiviso da
docenti universitari, cattolici e non
cattolici, le cui materie di insegnamento sono il diritto canonico e la storia
ecclesiastica ». « Il discorso sulla libertà religiosa, intesa come libertà di coscienza e sui rapporti Stato-Chiesa cattolica in Italia esce dal chiuso dei circoli culturali laici e dei gruppi della
contestazione cattolica: investe con
pungente urgenza l’opinione pubblica
e costringe a una nuova riflessione i
responsabili, a livello governativo e a
livello di vertice ecclesiastico ». Questa
valutazione di Fabrizio De Santis, il
quale ha seguito con molto impegno
la manifestazione per conto del « Corriere della sera », il solo grande quotidiano nostrano che a mia conoscenza
le ha dedicato ampio spazio, è forse un
poco ottimistica; ma indubbiamente è
stato assai rallegrante constatare che
fra gli oltre cento docenti universitari
e studiosi (per lo più di diritto ecclesiastico) convenuti a Siena dal 30 novembre al 2 dicembre, il problema risultava vivacemente avvertito, e che la
forte maggioranza di essi era nettamente orientata o verso una drastica
revisione, o verso l’abrogazione del
Concordato.
Il convegno su « Individuo, gruppi e
confessioni religiose nello Stato democfatico (In margine ad una proposta
di revisione costituzionale) » è stato indetto dalTUniversità di Siena, in particolare dalla sua Facoltà di giurisprudenza, e aveva come documento di lavoro quella proposta di legge costituzionale che sul finire della passata legislatura, il 23 febbraio scorso, Ton.
Lelio Basso aveva presentato alla Camera con ampia ed elevata relazione,
proposta di legge contenente modificazioni degli artt. 7, 8 e 19 della Costituzione. Sul nostro settimanale (n. 14,
7 aprile 1972) avevamo pubblicato, con
il testo della proposta di legge, ampi
stralci della relazione illustrativa di
L. Basso, tratti dalla « Gazzetta Ufficiale », nonché un articolo di commento di Giorgio Peyrot, che aveva sottolineato l’alto valore della proposta.
Perso fra i giuristi e qualche storico della chiesa, ho. avvertito quel che
deve avvertire, mutatis mutandis, un
’semplice’ laico che si ritrovi in un
convegno di teologi: da un lato, si in
tuisce ma non si percepisce chiaramente tutto un nesso di riflessioni, di riferimenti che il profano ignora; dall’altro, però, resta appassionante la partecipazione al dibattito su di un problema che non è cosa di elette cerehie
culturali, ma cosa di tutti, cosa pubblica, appunto, realtà comune.
Il convegno è stato un po’ il frutto
di un compromesso. Se ne sarebbe potuto fare un convegno di battaglia, che
però avrebbe riunito i già convinti e
sarebbe stato snobbato dagli avversari o ignorato dagli indifferenti; se ne
è voluto invece fare un luogo d’incontro e di dibattito, di scontro anche, com’è risultato chiaramente in certi momenti, un’occasione di confronto su
scala nazionale fra il più ampio numero possibile di posizioni e orientamenti a livello di ricerca e d’insegnamento
universitario. Di conseguenza si è rinunciato in partenza a dare al convegno un carattere politico in senso stretto (e quindi a votare mozioni o ordini
del giorno, come qualcuno avrebbe voluto): eppure si è trattato di una manifestazione politica nel senso più vasto e profondo, più: vero del termine,
e si è veramente affrontato un problema nel quale si riconosceva un nodo
fondamentale della nostra vita civile;
Gino Conte
(continua a pag. 8)
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMtjiiiiiiiiiiiniiiiuiuiiuiiiiiiiiii
Ai lettori
L’aumento dei costi che constatate
scoraggiati e irritati ogni volta che entrate in un negozio, tocca anche noi.
In questi giorni la tipografìa ci ha
fatto presente che i progressivi aumenti dei costi imponevano, dal 1» dicembre, un aumento di L. 5 la copia,
nel fatturato.
Questo significa che siamo costretti a portare a L. 100 il prezzo della copia (si tenga conto dello sconto^ che
ovviamente dobbiamo fare alle rivendite pubbliche).
Significa pure che il non avere aumentato il canone per il 1973 è stato
un... atto di fiducia. Siamo molto grati ai lettori che, rinnovando l’abbonamento, ci hanno già risposto unendo
un’offerta; e ringraziamo fin d’ora
caldamente coloro che vorranno farlo nelle prossime settimane, supplendo per chi forse non può.
L’ECO-LUCE
Il 30 novembre scorso il senato italiano ha approvato la legge proposta
dalla commissione difesa con qualche
lieve ritocco. Hanno votato a favore
democristiani, socialdemocratici e liberali mentre gli stessi repubblicani, che
pure appoggiano l’attuale governo, si
sono rifiutati di votare (unitamente alle sinistre) una legge che sancisce il
reato e non il diritto dell’obiezione di
coscienza. Né d’altronde c’è molto da
stupirsi dell’approvazione di una simile legge (come già avevamo fatto notare alcune settimane fa) stante l’attuale
orientamento della maggioranza governativa, orientamento che già nei
giorni precedenti all’approvazione senatoriale di questa legge ci ha regalato
il progetto di legge del fermo di polizia che addirittura fa concorrenza alle
leggi fasciste che in questo modo non
solo non vengono abolite, ma rafforzate.
Ma torniamo alla legge votata al senato. Si tratta alTincirca della stessa
già votata dal senato della precedente
legislatura e poi decaduta: è la cosiddetta « legge Marcora » (de) secondo
cui un giovane di leva, a causa di « profondi convincimenti rehgiosi, filosofici
o morali (non politici) » può chiedere
l’esenzione dal servizio militare. Una
apposita commissione, composta da civili e da militari sarà incaricata di
vagliare i motivi addotti e di riferire
al ministero della difesa che ha la facoltà finale di decidere sulle domande
stesse destinando gli obiettori ad un
« servizio militare non armato » o a un
servizio civile, più lunghi di otto mesi.
Come si vede-, i criteri ispiratori di
questa legge sono discriminatori (si
distingue fra varie specie di obiezioni)
e punitivi (servizio alternativo più lungo di quello militare). Per coloro che,
ammessi all’esenzione, rifiutano il servizio sostitutivo (si pensi ad esempio
ai Testimoni di Geova) è prevista una
condanna da due a quattro anni di carcere. A questo proposito, la stessa maggioranza ha proposto e votato un
emendamento onde annullare la disposizione secondo cui la condanna era
ulteriormente aggravata dall’interdizione per cinque anni dai pubblici uffici.
Unica «concessione» (se di concessione si può parlare): si è ottenuto che il
carattere della commissione indagatrice non sia inquisitorio (e cioè non interroga l’obiettore) ma di ricerca, in
quanto essa avrà il compito di « raccogliere e valutare tutti gli elementi utili ad accertare la validità dei motivi
addotti dal richiedente stesso ». Anche
se così viene a cadere il carattere in
UN LIBRO SULLA COMUNITÀ’ CATTOLICA DISSIDENTE DI OREGINA
Il dlssNiso canolico, piccola e groado realtà
Quella che qui pubblichiamo è una delle 52
meditazioni bibliche raccoite da Paolo Ricca,
Giorgio Tourn e Renzo Turinetto in un maneggevole volume pubblicato in questi giorni dalla
Claudiana; SFIDA DELLA PAROLA (p. 120, L.
800); oltre ai tre curatori, che hanno scritto la
maggior parte di queste semplici e vivide meditazioni, hanno dato il loro apporto pure Giorgio Bouchard, Mario Castellani, Franco Davita,
Franco Giampiccoli, Sergio Rostagno, Piero Suman, Ciaudio Tron, Tuiiio Viola. Molti saranno
loro profondamente grati per questo dono di
fine d'anno.
È uscito in questi giorni presso la
Claudiana il libro di Peppino Qrlando
sulla comunità di Oregina h è la prima
opera di un cattolico (o di un cattolicoevangelico o, se si preferisce, di un
evangelico-cattolico, come l’Autore ama
definirsi riprendendo una fortunata
espressione di Karl Barth) pubblicata
in Italia da una casa editrice evangelica. Formalmente è il libro di un « dissidente » sul Dissenso; sostanzialmente
è il libro di un credente sulla Chiesa.
Il discorso di fondo è positivo e costruttivo, sia come affermazione di fede sia come progetto di chiesa. Il momento polemico, assai vivo ma non eccessivo, è in funzione delle istanze
evangeliche fatte valere nei confronti
di tutte le chiese storiche. In primo piano non c’è il dissenso ma la confessione
di fede in Gesù di Nazareth e la riforma della sua chiesa.
Il libro di Orlando è senza dubbio la
migliore introduzione sinora apparsa
in Italia al vasto movimento di dissidenza cristiana manifestatosi negli ultimi anni in seno alla chiesa cattolica;
è anche il primo tentativo di una certa
consistenza di delineare la fisionomia
evangelica e politica del Dissenso da
parte di uno dei suoi animatori (gli si
può affiancare il numero speciale della
rivista « Testimonianze » dedicato al
I P. Orlando, La comunità di Oregina.
Evangelo e marxismo nel dissenso cattolico,
Claudiana, Torino 1972, pp. 262, L. 2.700.
TIsolotto sul finire del 1968); ed è comunque il discorso teologico più ricco
e anche più lucido che, a nostra conoscenza, il Dissenso italiano abbia sin
qui elaborato. Il libro su Oregina è
dunque una lettura obbligata per chi
vuole conoscere e capire il cattolicesimo del dissenso: un fenomeno cristiano nuovo e vivo, modesto come proporzioni ma non come qualità di discorso
e come carica rinnovatrice, osteggiato
ed emarginato dalTistituzione ecclesiastica, talvolta frainteso o guardato con
sufficienza e distacco da qualche settore del mondo evangelico; realtà scomoda per tutte le chiese storiche in quafito le mette in discussione e le invita al
ravvedimento; embrione di chiesa libera dallo statuto costantiniano e dalla
cattività borghese, di nuovo in grado
di annunciare la buona notizia ai poveri condividendo la loro condizione e
partecipando alla loro lotta per l’uomo contro la sua mercificazione e per
la costruzione di una società fraterna.
Come si vede, l’orizzonte del discorso
è molto ampio: parte da Oregina e
continuamente vi ritorna, ma spazia su
tutto l’arco dei problemi delle chiese
nel mondo d’oggi, affrontando i temi
fondamentali della fede e testimonianza cristiana nel nostro tempo, in particolare il raprporto tra Dio, la chiesa e
gli uomini, la reale alienazione religiosa di molti credenti e della chiesa soggiogata dall’ideologia borghese, la collocazione della comunità dei credenti
(continua a pag. 5)
quisitorio della commissione, rimane
sempre l’unilateralità e la base discriminatoria della stessa.
La legge dovrà ora essere approvata
dalla camera, ma non vediamo proprio
quali possibilità di modifiche ci siano.
Per quanto infine riguarda l’attuale situazione degli obiettori (in carcere ve
ne sono oltre 150), per quelli che vi si
trovano da oltre un anno è previsto il
congedo assoluto, mentre per gli altri
che stanno scontando da meno tempo
la pena detentiva o che siano stati condannati (fin’ora la condanna non veniva detratta dal periodo di servizio militare e quindi un obiettore poteva
scontare anche vari anni di carcere a
più riprese) potranno chiedere di prestare il servizio alternativo. Da notare poi, a proposito del servizio civile,
che esso non è per nulla organizzato
ed anzi la stessa assemblea ha votato
un ordine del giorno in cui si invita il
governo ad istituirlo.
Alla vigilia della votazione il vescovo
di Ivrea, Bettazzi, aveva inviato ai senatori un messaggio che, fra l’altro,
diceva: « Vi chiediamo in coscienza di
volervi attivamente adoperare perché
non divenga legge dello Stato una legge repressiva, inquisitrice, illibertaria
e illiberale che invece di riconoscere
un diritto regolamenta il reato di obiezione di coscienza ». Proprio il contrario di quanto di lì a poco sarebbe stato
votato.
nella società divisa in classi in lotta tra
loro, il contenuto della confessione di
fede, il rapporto tra chiese storiche e
comunità confessanti, la correlazione
tra il primo e il secondo comandamento, tra la fede e le opere. Evidentemente il libro su Oregina non ha soltanto
un valore documentario, pur essendo
questo uno dei suoi pregi maggiori; vale ancora di più come proposta evangelica. Perciò è una lettura d’obbligo
non soltanto per chi si vuole documentare sul cattolicesimo del dissenso (e
qui trova una testimonianza di prima
mano, vissuta, diretta, sofferta), ma anche per chi riflette sui compiti della fede in questo momento storico e cerca
indicazioni per la riforma della chiesa,
la cui esigenza si fa sentire ogni giorno
più acuta.
Documento storico, discorso di fede,
progetto di chiesa libera e confessante
— ecco gli aspetti salienti di quest’opera davvero notevole sia sul piano evangelico che ecumenico, viva nell’ispirazione e forte nell’argomentazione, pratica e teorica insieme, saldamente ancorata all’esperienza vissuta di una comunità reale e nello stesso tempo ricc.a di pensiero teologico e politico: un
felice intreccio tra teologia e vita piuttosto raro ai nostri giorni. I due poli
della esperienza e della proposta teologica e politica di Oregina sono Gesù
Paolo Ricca
Intanto, il bilancio della difesa per
il 1973 ha subito un altro notevolissimq aumento di oltre 400 miliardi su
quello precedente'ed" è salito a 2 HoilaitJ
miliardi 294 milioni 479 mila lire: ben
oltre 6 miliardi giornalieri, con un
aumento di più del 20 per cento! In
sette anni e cioè dal 1967 ad oggi questa voce di spesa è stata raddoppiata.
Ne dà notizia il settimanale cattolico
Sette Giorni del 22 ottobre scorso, che
coll’occasione fornisce altre interessanti notizie che non è dato leggere sui
nostri così « obbiettivi » giornali di informazione.
' Della suddetta spesa, il 70 per cento
va al personale, il resto serve per impianti la cui efficienza è assai problematica in caso di necessità. Per quanto
concerne niù da vicino il personale militare, i generali, secondo l’organico,
dovrebbero essere 327. Ve ne sono in
realtà circa 1100, né i ripetuti richiami
della corte dei conti sono valsi a nulla.
Il settimanale commenta: « L’attuale
esercito non serve alla difesa del paese, ma solo a mantenere in piedi un
enorme edificio burocratico, una struttura armata valida solo per fini interni,
e idonea a giustificare una collaborazione con alleati ai quali fornire mezzi,
basi e servizi. E questo infatti l’unico
ruolo nella NATQ di un’Italia dotata
di una forza armata che se dovesse essere chiamata a sforzi bellici reali è
difficile dire come reagirebbe: come
minimo i 1100 generali inciamperebbero l’uno sull’altro e così i 3141 colonnelli assieme ai 5842 tenenti colonnelli ».
Di fronte a simili situazioni, nel contempo gravi e grottesche, i nostri parlamentari intendono punire chi, col
suo impegno civile e col suo rifiuto di
far parte delle forze armate vuole anche indicare al paese, oltre che per
profondi convincimenti nonviolenti, il
significato polìtico dell’assurdità del
mantenimento di un simile apparato,
che oltre a tutto ritarda, quando addirittura non impedisce, la realizzazione
di altri obbiettivi sociali ben più importanti. E questo, non per perfezionare e trasformare Tapparato militare
in una perfetta macchina bellica, ma
per eliminarlo in vista di una coraggiosa e fiduciosa politica di neutralità
attiva, in nome della riconciliazione
dei popoli. Roberto Peyrot
L'ultimo sinodo ha volalo un ordine del giorno in eoi, eonslatato il duro trattamento inflitto
agii obiettori di coscienza. Chiese e Tavola vengono impegnale a proseguire la lotta per Tapprovazione di una legge « non mortificante della digniM umana e non avente carattere punitivo » e contemporaneamente viene istituito « un
fondo di solidarietl presso la Tavola a favore
degli obiettori e delle loro famiglie, indipendentemente dalle loro posizioni religiose o politiche». Ricordiamo ai lettori e all«, comunili
questa decisione sinodale e precisiamo che le
sottoscrizioni vanno inviate al conto coir, postale
n. 1/27855 intestato a: Tavola Valdese, via 4
Novembre 107, 00187 Rema, indicando la causale.
TU'
Sai..
2
pag. 2
N. 49 — 8 dicembre 1972
STRUMENTI PER LO STUDIO BIBLICO - 4
..“I.JAV rJ
L’inisegnamento di Gesù
In una nota precedente abbiamo segnalato alcune opere che forniscono la
prospettiva teologica in cui situare l’insegnamento di Gesù. È un insegnamento che non può essere separato dalla
persona di colui che lo ha dato; il significato di Gesù e della sua opera dà
anche al suo insegnamento una portata
cristologica ed escatologica, e questo
vuol dire: è insegnamento del Cristo,
di colui che è stato « dato per i nostri
peccati, e risuscitato per la nostra giustificazione » (Rom. 4: 25); è insegnamento in vista del Regno di cui Gesù
annunziava Timminenza (Me. 1: 15) o
addirittura la presenza, nella sua persona (Le. 17: 21, « fra voi ») e nelle sue
opere (Le. 11: 20). Separarlo da questo
duplice contesto (la persona di Gesù; il
regno che viene) vuol dire farne una
nuova morale, o una nuova legge. E un
rischio che si è concretato molto spessoa non solo nella vita dei singoli, ma
anche negli scritti dei teologi.
Lo studio di argomenti particolari
deirinsegnamento di Gesù — sia esso
considerato dal punto di vista tematico,
p. es. il discepolato, la comunità, la famiglia, povertà e ricchezza, preghiera e
così via, oppure dal punto di vista formale, p. es. studio delle parabole, dei
« discorsi », dei dialoghi ecc. — va dunque sempre rimesso in quella prospettiva, ed è solo con questa premessa che
ci azzardiamo a indicare alcuni sussidi
per avviare uno studio deH’insegnamento di Gesù.
1. PARABOLE
Per chi ha la fortuna di averne una
copia (e sarebbe bene ristamparlo!) segnaliamo il « Quaderno FUV » di Aldo
CoMBA, Le parabole di Gesù (Claudiana
1966), che in forma molto semplice
spiega cosa sono le parabole, come sono state interpretate ,e guida alla loro
lettura raggruppandole in base al tema: La misericordia di Dio verso i peccatori — Certezza dell’intervento di Dio
— Il gran giorno è imminente — L’esigenza del momento — La vita del discepolo — La comunità escatologica. In
prefazione, utili indicazioni sul modo
di usare il « quaderno » per un gruppo
di studio biblico.
Passando dai « quaderni » ai libri veri e propri, ne indicheremo tre, che possono dare un approfondimento a taluni punti sfiorati nell'opera precedente:
Leone Algisi, Gesù e le sue parabole
(Marietti, 1963) dedica 170 pagine a problemi generali, come la storia - dell’interpretazione, la definizione del genere
letterario, Tincidenza dei problemi di
critica letteraria sulle parabole stesse,
la prospettiva cristologica ecc. Quindi
studia le parabole per argomenti, come
il Comba. Anche se dissentiamo da talune sue affermazioni, che avvertiamo
come cattoliche, è un ottimo libro per
approfondire l’argomento, pur restando su un piano non troppo tecnico.
Del famoso esegeta inglese C. H.
Dodd è stato tradotto dalle ed. Paideia
(1970) il volumetto Le parabole del Regno. E un libro utile da ogni punto di
vista, ma soprattutto come richiamo a
non prendere le parabole come illustrazioni di verità morali e religiose generali ma a metterle sempre in relazione
con la crisi determinata nel mondo religioso palestinese dalla venuta di Gesù e alla quale allude questa sua parola: « Io son venuto a gettare un fuoco
sulla terra, e che voglio io? Fosse pur
già acceso! » (Le. 12: 49). Quest’orientamento del libro ne spiega il titolo:
la maggior parte delle parabole sono
annunzio del Regno. Il libro infatti ne
spiega dettagliatamente 32, non solo
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiuiiiiiimi
GIULIO GIRARDI
ai « Venerdì letterari » di Torino
Il ruolo del cristiàoo
Giulio Girardi, il salesiano esonerato dall’insegnamento a Roma e ora docente presso Tlstituto cattolico di Parigi, ha parlato a Torino
venerdi 24 novembre inaugurando l’annuale
ciclo di conferenze organizzate dall’Associazione Culturale italiana. Girardi, noto per i suoi
studi sui rapporti tra cristianesimo e marxismo, ha fortemente sottolineato la carica di
contestazione e di rottura contenuta nella vita
c nel messaggio di Gesù e poi della chiesa nascente. E’ un fatto che Gesù si è trovato in
continua polemica con le autorità costituite,
quelle religiose in primo luogo, inclini a porre la Legge prima dell’uomo e l’Ordine prima
della libertà. Gesù ha affermato che non si
può servire Dio se non si ama l’uomo.
Ma la carica rivoluzionaria del messaggio
evangelico, col rovesciamento di valori e di situazioni che comporta, si è spenta quando il
cristianesimo divenne, con Costantino, religione di Stato. Da fermento di contestazione il
cristianc.simo e la chiosa son divenuti cemento di conservazione. Affiancandosi ai potenti
han perso i legami con i poveri. Quel che han
guadagnato in forza politica ed economica
han perso in autenticità evangelica. Integrandosi con i ricchi e i potenti si sono disintegrati come popolo di Dio. La chiesa sta ancora
dalla parte del potere.
Oggi l’era costantiniana è tutt’altro che conclusa. Ma una nuova coscienza critica emergi- in seno ad essa, ci si accorge deUa profonda anormalità di una chiesa alleata con i polenti e separata dai poveri, si riscoprono i legami profondi che sus.sislono tra cristianesimo e rivoluzione intesa come liberazione degli uomini e affermazione della sovranità di
Dio.
quelle di Matteo cap. 13 o di Marco
cap. 4.
Un altro ottimo sussidio è quello di
JoACHiM Jeremias, Le parabole di Gesù (ed. Paideia, 1967): oltre ad avere
in parte gli stessi orientamenti delle
opere precedenti, questo libro è prezioso per lo sforzo costante di ritrovare
la situazione concreta in cui ogni parabola sarebbe stata pronunciata, oppure
quella in cui sarebbe stata ripresa dalli comunità primitiva che ne fece tesoro perché le dava un messaggio opportuno proprio nella sua situazione. Una
altra caratteristica è di cercare spesso
quali espressioni aramaiche possono
aver preceduto la redazione greca di
certe parole difficili delle parabole. Peccato che nella traduzione italiana ci
siano spesso delle parole greche, che
ostacolano la lettura alla massa.
2. ETICA DI GESÙ'
L’opera più recente è di H. D. WenDLAND, pubblicata in tedesco nel 1970 e
tradotta in francese (ed. Delachaux et
Niestlé) quest’anno col titolo L'Éthique
du Nouveau Testament. Il I capitolo
riguarda Gesù, e tratta: Il Regno e il
ravvedimento — La legge di Dio — Il
comandamento dell’amore — Il significato del Sermone sul monte — Il Regno e il mondo — La praticabilità dei
comandamenti — Il discepolato. Speriamo che sia presto tradotto in italiano da Paideia perché fa parte della collezione cui appartengono i commentari a Marco di E. Schweizer e a Romani di P. Althaus (Paideia, 1970 e 1971).
4. LA CHIESA E IL REGNO
3. SERMONE SUL MONTE
« Non legge, ma Evangelo »: così ne
precisa il significato J. Jeremias nel librettino Il Discorso della montagna
(Paideia 1963, 45 pp.), e nello stesso senso lo commenta anche Giovanni MiegGE nell’opera postuma II Sermone sul
monte* (Claudiana, 1970, 284 pp.). Opera di livello superiore, è scritta però in
modo accessibile, e tutte le parole greche sono trascritte anche in lettere italiane e tradotte. Oltre alla prospettiva
generale, si raccomanda in modo speciale l’esame che Miegge fa delle Beati
Bruno Corsani
* N.d.r. : l’autore di questo articolo tace,
modestamente, di essere stato il curatore accurato di questa edizione postuma.
Notiziario Evangelico Italiano
La diffusione radiofonica e stampata
de « Il culto evangelico »
Larga e calda eco di un servizio
da appoggiare e incoraggiare
« Non appartengo alla vostra religione, ma ho apprezzato moltissimo la
bella predica del pastore, di cut non
ricordo il nome... ». « Nonostante sia
di fede cattolica, ascolto tutte le settimane la vostra bella ed ispirata trasmissione... ». Lettere come queste non
sono rare: ogni settimana affollano i
tavoli del Servizio Stampa Radio TV
della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, in attesa di una risposta. Assieme a queste lettere, altre ne
arrivano sollecitate dall’invito che viene rivolto, a fine trasmissione, di richiedere il testo della meditazione appena ascoltato. In più, ci sono gli abbonati regolari della pubblicazione de
« Il Culto Evangelico ». Anche da questi pochi dati emerge l’importanza che
assume, per il nostro piccolo mondo
evangelico, questa breve trasmissione
(confinata nelle ore della prima mattina della domenica, ore scomode per
molti ì come strumento per una valida
testimonianza della Parola.
Il problema che si pone a chi organizza una trasmissione di questo tipo
è come stabilire un rapporto, un contatto diretto con un pubblico di alcune centinaia di migliaia di persone. In
altre parole, come è possibile trasformare un uditorio, spesso distratto, in
qualche cosa che assomigli a una diaspora, a una comunità? Rispondere a
questo interrogativo è stata una delle
prime preoccupazioni del Servizio: occorre attrarre l’attenzione dell’ascoltatore occasionale e successivamente occorre instaurare un rapporto il più
possibile costante con l’uditore. In que^
sta prospettiva, come prima ipotesi di
lavoro, è stato dato un forte impulso
alla corrispondenza con gli ascoltatori.
Una delle caratteristiche peculiari
della corrispondenza è ben presto sembrata questa: nonostante l’ascolto spesso distratto, molti ascoltatori (che per
la stragrande maggioranza non sono,
naturalmente, evangelici) si rendono
conto del fatto che il messaggio ricevuto è « diverso ». Per cercare di stabilire un contatto, bisogna offrire qualcosa di più di una generica (anche se
ben fatta) lettera di risposta. Per questo motivo, spesso il Servizio ha indirizzato questi ascoltatori alla più vicina chiesa evangelica, preoccupandosi
di informare della cosa direttamente
il pastore o il responsabile della comunità interessata.
Questo lavoro è stato impostato e
va visto come una forma di collaborazione con le comunità. Servizio e
chiese locali divengono, in questa opera di testimonianza, perfettamente
complementari, ed i compiti dell’uno
si integrano armonicamente con la
funzione delle altre, in un’opera di comune predicazione dell’Evangelo al
grande pubblico.
Il Servizio si occupa inoltre di rispondere direttamente alle domande
più svariate: richieste di innari, di dischi, di informazioni sul mondo protestante, ma sempre con la prospettiva di aprire un dialogo, di avviare una
presa di contatto. Nello stesso tempo.
per seguire il eulto*radio...
per fare opera di evangelizzazione...
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o abbonate altre persone a
IL CULTO EVANGELICO
radiodiffuso dalla RAI
abbonamento annuo L. 1.000 - da versare sul e.e.p. 1/31882 intestato al pastore Mario Sbaffi, via Firenze, 38 00184 ROMA, specificando la causale
del versamento.
il Servizio ha dato impulso alla diffusione della pubblicazione quindicinale
che raccoglie le meditazioni trasmesse
per radio. A costo di sacrifici e difficoltà, il « Culto Evangelico » viene inviato gratuitamente a tutti coloro che,
settimanalmente, chiedono un numero
singolo, ma moltissimi sono anche
quelli che lo ricevono gratuitamente
per tutto l’anno (circa la metà dei lettori del « Culto Evangelico » non paga
alcun abbonamento).
In un recente tentativo di migliorare la situazione finanziaria è stata inviata una circolare a tutti i lettori chiedendo se potevano sostenere in qualche modo il giornale. Stanno giungendo in questi giorni le risposte; parecchie sono di questo tipo: « Ho 80 anni,
vivo stentatamente con la pensione sociale e non posso inviarvi nulla, ma leggo mollo volentieri il giornale che mi
porta una buona parola; perciò fate
voi come potete... ». Il Servizio Stampa Radio TV della Federazione continuerà a mandare gratuitamente il
« Culto evangelico » a tutti questi anziani per i quali costituisce forse Tunica parola di speranza; ma le comunità
e i singoli potrebbero facilitare tale
lavoro assumendosi l’incarico di coprire le spese di uno o due o dieci di questi « abbonamenti gratuiti » per persone anziane e povere.
L’ardua perseveranza
tudini, delle antitesi sulla Legge (cap.
5), e del Padre Nostro (pp. 179-225).
Il Sermone sul monte è anche spiegato in tutte le si|e parti da Dietrich
Bonhoeffer in S^uéla (ed. Queriniana, 1971) da p. 85 (l p. 176. Lo scopo di
questo commento è « annunciare fortemente alla chiesa il senso concreto,
immediato, dell’obbedienza della chiesa nella confessione di fede »; ricordiamo che è stato scritto quando cominciava la tirannia 'e l’idolatria nazista
in Germania, e che il suo autore fu impiccato per la sua opposizione al nazismo. Commento concreto e vivo, che
aggiunge qualcosa al precedente; ma
sarà bene completarlo appunto con la
lettura del libro di Miegge, se non da
parte di tutti, almeno da quella dei
più maturi nei gruppi di studio biblico.
Infine, tra breve uscirà alla Claudiana W. D. Davies, Capire il Sermone sul
monte, che dà in forma semplice il
quadro storico, teologico e sociale del
« Sermone ».
Sempre a proposito della preghiera — non si medita mai abbastanza su questo argomento — penso che conoscerete la parabola
cosidetta del giudice iniquo (Le. 18: 1-8), con la quale il Signore
Gesù volle insegnare la potenza della preghiera. Dice dunque
la parabola che in una certa città vera un giudice che non aveva
voglia di fare il suo dovere, e vi era pure una vedova che qualcuno perseguitava ingiustamente, e così andava dal giudice per
farsi difendere; ed il giudice non voleva intervenire. Ma la vedova
non si stancava d’insistere, perché era premuta dal bisogno di essere liberata dal suo tormentatore; e così un giorno finalmente il
giudice si decise a ristabilire la giustizia, eliminando il persecutore. Ed il Signore istituisce un paragone fra il giudice ingiusto che
pure alla fine interviene, e l’Iddio giusto che è pronto a compiere
quello che occorre « ai suoi eletti » solo che glielo chiedano « gridando a lui giorno e notte ». Gridiamo noi a Dio giorno e notte
perch’ egli metta fine all’iniquità che grava sul mondo? E se non
lo facciamo, che diritto abbiamo di lamentarci se le cose vanno
male? Sappiamo tutti, siamo certi di avere questa tremenda e benefica facoltà di collaborare con Dio perché rimetta finalmente le
cose a posto nell’universo? Eppure il Signore Gesù ce lo ha certificato da 19 secoli. Che cosa aspettiamo a prenderlo in parola ed
a comportarci da quelle vedove che siamo, gridando allo Sposo
di venire presto?
Lino de Nicola
Benché chiesa e regno siano già, in
sostanza, l’argomento delle parabole e
del Sermone sul monte, vogliamo ancora segnalare La comunità e il suo ordinamento nel nuovo testamento, del
prof. E. Schweizer di Zurigo (Gribaudi
1971). Esamina la concezione di Gesù,
poi quella della prima comunità, di
Matteo, Luca, Giovanni e così via. 250
pagine; senza parole greche.
Sul regno di Dio abbiamo già indicato, nella nota precedente, Gesù e la predicazione apostolica di Hunter (Claudiana). Per chi legge il francese, aggiungiamo J. Bright, Le Royaume de
Dieu. La conception biblique et sa signification pour l’église (Société centrale d’évangélisation, Paris, s. d.): il Regno è preso come tema centrale di tutta la Bibbia, che riconduce all’unità
tutte le diversità dei suoi testimoni,
nell’Antico come nel Nuovo testamento.
LA BIBBIA NON LETTA
"Il senltore dell"Eterno
II
MALACHIA
Il libro che va sotto questo nome è
piuttosto breve, eppure, i suoi quattro
capitoletti, possono vantare un numero notevole di citazioni nel Nuovo Testamento, senza contare numerosi riferimenti indiretti. Ha quindi, anche
sotto questo aspetto, un particolare
valore per noi cristiani. Ma, innanzi
tutto, sarà bene dire qualcosa dell’autore e del disegno generale dello scritto.
Per quanto concerne il passo di Luca, trattasi dell’annunzio della nascita
di Giovanni nella visione di Zaccaria,
suo padre: « Egli andrà innanzi a lui
con lo spirito e con la potenza di Elia,
per volgere i cuori dei padri ai figliuoli, ecc. ».
« MALACHIA » DI NOME
O DI PROFESSIONE?
Quanto a « Malachia » è dubbio sia
mai esistito un profeta di questo nome. « Maleachì » non è infatti un nome
di persona, ma significa in ebraico « il
mio messaggero » e la parola si trova
in questo senso nel primo versetto del
capitolo 3°, dove è scritto: « Ecco io
manderò "il mio messaggero” » (nel
testo ebraico « Maleachì »). In che modo questa espressione sia stata presa
per un nome proprio, nella soprascritta del libro, è difficile sapere, ma è interessante constatare come anche l’antica traduzione greca detta dei « Settanta » renda quella soprascritta con
l’espressione « per mezzo del suo messaggero ».
Un’antica tradizione conservata nel
Targum (parafrasi dell’Antico Testamento in lingua aramaica) afferma che
sotto lo pseudonimo « Maleachì », l’autore sarebbe stato lo scriba Esdra; il
che conferma Tipotesi che non si tratti
di un nome proprio di persona. Qualunque sia la verità, e comunque si
chiamasse il profeta, egli era «di fatto»
un vero « Maleachì », un « messaggero »
delTEterno. Visse circa la metà del
quinto secolo prima di Cristo, cioè vari anni dopo il ritorno degli Ebrei dalla cattività babilonese e dopo la ricostruzione di Gerusalemme e del Tem
La citazione, anche se non è testuale,
contiene i due elementi essenziali delia
profezia: Egli (il «precursore») incarnerà lo spirito e la forza di Elia ed
avrà un compito di riconciliazione. È
interessante notare come questa idea
di una specie di reincarnazione di Elia
« prima del giorno del Signore », sia
ripetuta più volte nel Nuovo Testamento e venga persino riferita a Gesù da
molti dei suoi contemporanei (Malico
16: 14), tanto era vivo il ricordo dell’antica predizione.
La seconda citazione è quella di Matteo (11; 10) e, in questo caso, è Gesù
stesso che, parlando del Battista, cita testualmente il primo versetto del
3’ capitolo di Malachia: « Ecco io mando il mio messaggero davanti al tuo cospetto, che preparerà la via dinnanzi a
te ».
Un’altra citazione interessante è fai la
dall’Apostolo Paolo nell’epistola-ai Romani al capitolo 9 (vers. 13) dove, per
illustrare l’affermazione della piena autonomia dell’elezione dei credenti da
parte di Dio, egli ricorda l’elezione di
Giacobbe nei termini di Malachia 1: 2
« come sta scritto: — ho amato Giacobbe, ma ho odiato Esaù — ».
pio.
Sarà anche utile ricordare che questa
profezia ha un interessante legame con
gli ultimi discorsi del libro di Zaccaria, in quanto, come quelli, inizia con
le parole «Oracolo. Parola deWEterno».
Tra i riferimenti neotestamentari
che, pur senza citarlo, alludono chiaramente a Malachia, possiamo ricordare,
tanto per dare un esempio, il passo del
vers. 10° del 3° capitolo: « Un libro è
stato scritto davanti a Lui (Dio), per
conservare il ricordo di quelli che temono VEterno e rispettano il suo nome ». L’idea di un « libro » dove stanno
scritti i nomi degli eletti ( « il libro della vita ») tornerà spesso nelTApocalisse (3: 5; 13: 8; 17: 8; 20: 25; 21: 27 ecc.)
per non dire delle parole stesse di Gesù (Luca 10: 20), il quale invita i discepoli a rallegrarsi perché i loro nomi
sono «scritti nei cieli ».
DUE NOTE SEMPRE ATTUALI
LO SCHEMA DELLO SCRITTO
Oltre a questi ed altri riferimenti ci
sono due note particolarmente interessanti in questa profezia che la rendono
di valore attuale;
Ma qual’era questa parola?
Dopo una breve premessa (1: 1 a 5)
nella quale si ricorda ad Israele il suo
privilegio di popolo eletto e le conseguenti responsabilità, seguono tre sezioni:
1 ) Si rimprovera ai sacerdoti di violare le leggi liturgiche, particolarmente
per quanto concerne l’offerta di sacrifici imperfetti (1: 6 a 2 :9).
2) Si rimprovera al popolo tutto
l’eccessiva « permissività » nella condotta morale: troppi profanano il matrimonio commettendo adulterio; troppi contraggono matrimoni misti con
donne pagane e idolatre e troppi, a
questo scopo, ripudiano le loro mogli
ebree (2: 10-16).
3) Si ammonisce il popolo a ricordare che la vera fede non può accontentarsi di parole e di cerimonie, ma
deve esplicarsi in opere (2: 17 a 3: 18).
Lo scritto termina con sei versetti (4:
1-6) nei quali viene preannunciato l’avvento del « precursore » del Messia
« prima che venga il giorno del Signore ».
1) L’insistenza con la quale si predica l’assoluta necessità che il culto
sia celebrato, non solo nelle debite forme, ma soprattutto col debito spirito.
Il culto non è tanto un dovere da compiere nel rispetto di certe norme, ma
deve essere un atto di amore e di gratitudine verso Dio che ci ha amati come un Padre. Dio non si lascia ingannare, egli guarda non tanto alle modalità del culto, quanto ai sentimenti di
coloro che lo celebrano ed esige che
gli corri.sponda rettitudine di vita.
2) Anche se siamo ancora nello spirito dell’antico Patto, ci sono qua e là
espressioni che allargano al mondo intero, a tutti i popoli, il messaggio della
salvezza; ne citiamo, come voto conclusivo, il più bello:
« Poiché dal sol levante fino al ponente
grande è il mio nome fra le nazioni,
e in ogni luogo si offrono al mio nome
profumo e oblazioni pure ».
Ernesto Ayassot
MALACHIA
NEL NUOVO TESTAMENTO
Poiché abbiamo accennato alla profezia sul « precursore » rileviamo subito che è da questi versetti che sono
tratte le citazioni sia di Luca (1; 17),
che di Matteo (11; 10), ambedue riferentisi al « precursore »: Giovanni il
Battista.
Da parecchi mesi il past. E. Ayassot è stato
puntuale aiTappuntamento quindicinale, condu*
cendoci —- sappiamo che molti lettori l'hanno
assai apprezzato attraverso le pagine della
« Bibbia non letta ». Ora che si conclude l'itinerario attraverso l'Antico Testamento, gli diciamo una parola di vìva gratitudine, e speriamo che, in un modo o nell'altro, il viaggio
continui, insieme.
red.
i
3
8 dicembre 1972 — N. 49
pag. 3
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
Alcune decisioni della comunità
NEL QUADRO DELLA PREPARAZIONE TEOLOGICA PER I MINISTERI
i
Parlare di « inizio » di un nuovo anno ecclesiastico, con tutto quel che segue, significa affrontare un problema
che comporta una abbondante dose di
pazienza e di buona volontà, e che necessita di una coraggiosa chiarificaZÌone.
Pazienza e buona volontà in quanto è
già scontato che l’avvio del « motore »
ecclesiastico per un nuovo tratto di
corsa rimane sempre compito di pochi e fatica non indifferente, e non sempre si è sicuri che dopo un « riscaldamento » adeguato esso non perda colpi
e talvolta non si ferma. Inoltre una coraggiosa chiarificazione si impone preliminarmente, in quanto tutto il discorso è biblicamente assurdo ed anormal,";. Infatti non vi può essere un « inizio » se non vi è stata una « fine », ma
la testimonianza che la comunità cristiana ed il singolo credente sono stati
chiamati a rendere nel luogo e nel tempo in cui Dio li ha posti, non sopporta
di essere sottoposta ad una stasi, sia
pure soltanto estiva, senza inaridirsi,
senza essere svilita, banalizzata, ridotta alla stregua di una qualsiasi attività
umana. Non ci è lecito pertanto sopportare oltre un tale linguaggio che,
dando per scontati i termini di « inizio » e di « fine » di un non meglio specificato « anno ecclesiastico », tradisce
in fondo una profonda incomprensione
teologica che è infedeltà, peccato, quasi che la fede, e conseguentemente la
responsabilità vocazionale, potessero
sopravvivere e non soffocare, una volta
costrette entro gli angusti limiti di un
periodico ritmo di azione e riposo,
presenza ed assenza, impegno e disinteresse. Dio non va in ferie e neppure
la fede e la testimonianza di coloro
che Egli ha chiamato ad essere suoi
discepoli!
E’ con questa problematica e con un
sentimento di vigile autocritica che anche la nostra comunità ha impostato
il proprio impegno per i mesi futuri.
Coscienti che la predicazione, l’insegnamento biblico e catechetico e la testimonianza sono compito specifico di
tutta quanta la comunità e non di alcuni né tanto meno di uno solo, si è
voluto trarre le prime conseguenze dall’o.d.g., approvato nel giugno scorso a
conclusione di un anno di lavoro compiuto, che così si esprimeva: « L’Assemblea di Chiesa si rallegra del manifestarsi nel suo seno di nuove vocazioni adeguatamente preparate sul piano teologico ed invita il Consiglio di
Chiesa a porre allo studio il problema
della ricerca e del riconoscimento di
tali vocazioni ».
Perciò, se da una parte siamo grati
alla Facoltà di Teologia ed in particolare al Prof. V. Vinay che, con l’apertura dei suoi corsi a quanti desiderano
frequentarli, ha consentito ad alcuni
dei nostri membri di chiesa di prepararsi ed esercitare ora alcuni specifici
ministeri nella comunità locale, d’altra
parte sappiamo che la responsabilità
nella ricerca di tali ministeri non può
esaurirsi nel delegare ai professori della Facoltà una responsabilità che è di
tutta quanta la comunità.
Si è giunti così, attraverso una preparazione adeguata (annunzio in anticipo dei testi della predicazione domenicale e distribuzione del sunto del sermone ciclostilato), alla assemblea del
19/11 in cui la comunità, avendo preso
atto della quantità di argomenti di riflessione suggeriti dal Sinodo ed inerenti alla nostra situazione di credenti
chiamati a rendere pubblica testimonianza della nostra fede, ha espresso
la convinzione che il « culto » che Dio
richiede non si esaurisce nella « forma
tradizionale » del culto, ma consiste innanzi tutto nell’ascolto della Parola del
Signore per potere quindi dare una risposta vera alle parole degli uomini, e
nell’incontro con Dio prima per potere
quindi incontrare in modo « reale » l’uomo nel contesto dei suoi problemi. In
conseguenza di ciò la comunità ha deciso di impegnarsi in culti-assemblea di
studio con periodicità mensile (ogni seconda domenica del mese), in cui si
esamineranno i problemi indicati negli
Atti del Sinodo. In quelle domeniche il
« culto » sarà anticipato alle ore 10,
avrà una liturgia semplificata, e vi sarà
una predicazione rigorosamente biblica
mirante ad annunziare la Parola di Dio
circa l’argomento previsto, quindi,
quanti lo desiderano in piena libertà,
SI fermeranno per approfondire il problema all’o.d.g. Si prevede anche il
tempestivo invio a tutti i membri di
Chiesa di una documentazione su ogni
argomento, per evitare l’improvvisazione e la superficialità negli interventi.
Non desideriamo che alcuno consideri questa nostra decisione nel contesto dei cosidetti « esperimenti » che da
qualche tempo si moltiplicano ovunque e che vengono indicati con nomi
talvolta strani. Non crediamo infatti di
aver scoperto nulla di nuovo; non erano infatti tali gli « studi biblici » infrasettimanali che alcuni decenni or sono
riunivano buona parte della comunità
che poi la domenica mattina, unita e
puntuale, gremiva letteralmente la
chiesa? Semmai è con sentimenti di
umiltà e con vergogna che iniziamo
questi culti-assemblea con discussione
libera; umiltà e vergogna per aver avuto bisogno di una lunga preparazione
e di una decisione ufficiale, consacrata
dì Roma, via IV Novembre Iniziati presso ia_Facoltàldi Teoioaia _
corsi abbinati nér sftidenti reooiari e oer iaici
da una votazione di una Assemblea regolarmente convocata secondo le norme dei nostri Regolamenti Organici,
per fare di nuovo quanto non avremmo
mai dovuto smettere di fare: udire la
Parola di Dio nel concreto delle situazioni in cui siamo coinvolti e discuterne insieme per potere quindi essere
realmente, con tutta la nostra vita,
manifestazione della potenza di questa
Parola. Ci auguriamo soltanto che questi culti-assemblea di studio programmati possano contribuire a sensibilizzare tutta quanta la comunità aifinché
essa riviva, e che in essi non solo i
presenti, ma anche lo Spirito Santo
possa godere della libertà di parola;
anzi a Lui chiediamo di non permettere che tali « culti » si riducano a luogo
di incontro di pochi o siano strumentalizzati dal « vecchio uomo » che sopravvive tenacemente in ciascuno di
noi.
In occasione della assemblea del 19
novembre, dopo aver udito la lettura
degli Atti del Sinodo riguardanti l’obiezione di coscienza, la comunità ha approvato il seguente o.d.g.: « L’Assemblea di Chiesa... concorda con il voto
espresso dal Sinodo a favore degli
obiettori di coscienza qualunque sia il
movente della loro obiezione, rileva la
drammatica situazione in cui si trovano i numerosi obiettori detenuti nelle
carceri militari, condivide la necessità di un sollecito provvedimento legislativo, auspica una regolamentazione non punitiva e che tenga conto nel
modo più ampio del principio di libertà di coscienza, decide come primo
modesto tangibile segno di riconoscimento di destinare la colletta domenicale odierna per il fondo di solidarietà
istituito presso la Tavola Valdese ».
Speriamo che a questa prima presa
di posizione concreta facciano seguito
altri impegni che siano espressione di
una fede responsabile e vivente.
Giovanni Scuderi
Nel mese di ottobre sono iniziati
presso la nostra Facoltà i corsi abbinati di teologia per studenti regolari e
per laici, nel quadro dei corsi di preparazione teologica per i ministeri nell’ambito delle comunità.
Per quest’anno i corsi, tenuti dal
Prof. Valdo Vinay, sono così suddivisi:
Catechesi sull’epistola ai Romani, il
lunedì dalle ore 20,30 alle ore 21,15.
La giustificazione per fede in Lutero,
come fondamento di un’etica di libertà, il lunedì ore 21,15-22.
Catechetica ed omiletica, il mercoledì ore 20,30-22.
Storia della Riforma, il giovedì ore
18-19,30.
17 persone frequentano i corsi del
lunedì, 7 il corso del mercoledì e 7 il
corso del giovedì. Di queste, 17 sono
valdesi, 4 battiste e 6 cattoliche romane.
Oltre agli studenti regolari della Facoltà sono presenti due studenti cattolici che preparano la loro tesi su Calvino usufruendo anche della Biblioteca della Facoltà; 9 studenti universitari di varie discipline di cui tre vengono da Forano Sabino; due studenti di
scuola media superiore ed infine giovani laureati, impiegati e professionisti.
Nella maggior parte dei casi si tratta di laici impegnati nelle comunità
evangeliche, anche nella predicazione e
nella catechesi, o di cattolici desiderosi di conoscere la teologia protestante
o presenti per motivi di studio.
Si danno questi dati non per fare
una sterile statistica, ma per presentare la composizione dei vari gruppi.
L’importanza dell’esperienza è data infatti da corsi ed esercitazioni a livello universitario tenuti insieme per gli
studenti di teologia regolari e per gfi
altri, provenienti da altre facoltà uni
versitarie o dal lavoro quotidiano, permettendo così l’apporto e lo scambio
di esperienze ed opinioni diverse. La
lezione stessa è infatti strutturata in
modo da favorire questo scambio in
quanto è in parte espositiva e in parte colloquio.
La creazione di un così fatto gruppo
di studio comune si è per altro avuta
l’anno scorso nelle lezioni ed esercitazioni di catechetica ed omiletica.
Per quanto riguarda i corsi di Catechesi sull’epistola ai Romani e di catechetica ed omiletica, gli studenti sono impegnati anche in esercitazioni,
per le quali possono avvalersi, oltre
che della guida del Prof. Vinay, anche
del ricco materiale della Biblioteca
della Facoltà.
Consideriamo questi corsi di grande
importanza per la preparazione dei
laici. Le nostre comunità hanno una
grande necessità di sviluppare nel proprio ambito nuovi ministeri, che sopperiscano alle necessità sempre crescenti, soprattutto per quanto riguarda le comunità delle grandi città. Questi corsi danno una preparazione adeguata per affrontare certi compiti quali la predicazione e la catechesi.
Ma al di là di questi motivi potremmo dire pratici, questi corsi permettono un approfondimento delle conoscenze teologiche, necessarie per la maturazione di una fede consapevole, per
la revisione della propria impostazione di vita, per la comprensione del
proprio impegno cristiano tra gli uomini.
Questi corsi quindi non rimangono
semplici corsi universitari informativi,
ma divengono predicazione comunitaria.
Il numero dei corsi e dei presenti di
quest’anno fa sperare che l’iniziativa
prosegua e si sviluppi, abbracciando
anche altri settori dello studio teologico. Riteniamo che con un tale impegno la Facoltà assume la funzione non
solo di centro di preparazione di specialisti o di pastori, ma anche di centro lievitante per tutta la comunità dei
credenti, e non solo protestanti data la
presenza anche di cattolici.
Ci sentiamo quindi in dovere di invitare gli evangelici e i non evangelici
residenti in Roma e dintorni a partecipare a questi corsi. È possibile infatti iniziare la frequenza anche nel mese di dicembre. Ricordiamo quindi l’indirizzo della Facoltà: via P. Cossa 42
(vicino a p.za Cavour).
Carlo Vicari
FACOLTA’ VALDESE DI TEOLOGIA
Via Pietro Cossa, 42 - 00193 Roma
Corsi per corrispoidenza
II
I lettori ei scrivono
Nemici di Dio
e reato d’opinione
= Un lettore, da Cerignola:
« Vi sono uomini che vogliono uccidere
Dio. E Iddio è duro a morire ».
Eros Vicari su Spunti e appunti della
‘‘Luce” del 10-11-72 li ha identificati
senz’altro nei comunisti. Mi sono sentito
come ferito nel mio spirito di libero pensatore oltre che di credente perché tale
giudizio è antistorico, specioso, eversivo.
Antistorico: la rivoluzione russa che
portò alla dittatura del proletariato fu anche antireligiosa ma conseguentemente.
Proponendosi la liberazione dell’uomo fu
fatta piazza pulita anche delle soprastrutture. Esse : nobiltà, zarismo, religione di
stato ortodossa caddero inesorabilmente insieme perché non eran più l’arco portante
dell’edificio culturale e spirituale del po
-polo. Così sorge una nuova reggenza.
Specioso e astratto è il giudizio quando
si attribuisce agli attuali marxisti scelte
preferenziali : « ...si vuole strappare la
Croce per sostituire due arnesi... » ecc. Essi, i russi, prescindendo dalla Rivelazione
fanno semplicemente il loro mestiere : difendono l’uomo lavoratore dai suoi nemici
di sempre che vorrebbero perpetuare quello
stato di alienazione e perciò cercano di tenere pulita la casa loro da ogni pericolo di
una restaurazione della Religione come
« strumentum regni ».
Eversivo quando il nostro Fratello va
alla ricerca dei nemici di Dio chi sa dove.
È storicamente accertato invece che non
furono gli atei o i meledetti peccatori che
provocarono la morte di Cristo in Croce
ma i religiosi, quelli che ridicolmente si
pongono al posto di Dio e si sostituiscono
a Lui. Interessante sarebbe approfondire
cpiesta ricerca attraverso i testi biblici per
poi passare attraverso la storia tormentata
fatta di guerre e persecuzioni lungo tutto
l’arco che per noi Valdesi va dal concilio
di Verona 1183 al concilio Vaticano II
1961. E questa storia non è finita. E allora
perché andare a rincorrere le farfalle sotto
l’arco di Tito?
G. E. Castiglione
regolarmente od occa.sionalmente le emissioni alla radio ed alla televisione della
svizzera italiana, in Isvizzera, come in Italia. Mi sembrerebbe quindi opportuno che
"L’Eco-Luce” segnalasse anche le nostre
emissioni, che del resto appaiono regolarmente su giornali e periodici italiani. Da
una inchiesta a principio del 1971 risulta
che il potenziale di persone che possono
ascoltarci alla Televisione è di 225.000 dal
Ticino e valli del Grigione Italiano, 230
mila da oltre Gottardo (specialmente lavoratori italiani) e 2.485.000 daU’Italia del
Nord, specie dalle provincie di Varese, Novara, Como, Milano, Sondrio, Vercelli.
Queste cifre son già superate ed aumentano rapidamente per il maggior numero di
ripetitori che trasmettono il nostro programma oltre Gottardo e per nuove possibilità nell’Italia del Nord.
topolino di un articolo di giornale che poteva egregiamente esser pubblicato su ”La
Luce" o ‘‘Nuovi Tempi". Siamo d’accoi^
do: sono state dette cose vere, interessanti
ed utili; ma pensiamo a quanti fra gli
ascoltatori avranno riportato una penosa
impressione di delusione vedendosi privati
del senso di comunione spirituale derivante dall’ascolto e dalla meditazione della
Parola di Dio e dalla preghiera.
M. e L. C.
I corsi per corrispondenza organizzati dalla
Facoltà Valdese di Teologia hanno inizio con
il corso del prof. V. Vinay sul tema: « La giustificazione per fede come fondamento di
un’etica della libertà nel pensiero di Martin
Lutero ».
Seguirà il corso del prof. J. A. SoGGiN sul
tema : « I libri sapienziali ebraici ». Successivamente sarà il turno del prof. B. Corsani
che tratterà : « Metodologia della lettura biblica oggi (ermeneutica elementare) ». Infine
il prof. V. SuBiLiA tratterà il tema : « La giustificazione per fede », però offre assistenza
tecnica anche per lo studio di altri temi con
il metodo delle letture consigliate (a richiesta).
L’ordine d’invio del testo delle lezioni sui
temi dei quattro corsi indicati è il seguente :
prof. Vinay, da ora in avanti; prof. Soggin,
dopo le vacanze di Natale; prof. Corsani, dopo
il 1° marzo; prof. Subilia, dopo Pasqua.
Per l’iscrizione si prega di far pervenire
con cortese sollecitudine una domanda scritta,
un attestato di appartenenza alla propria comunità, e un certificato di diploma della
scuola secondaria frequentata (o in mancanza, una dichiarazione degli studi seguiti). La
quota d’iscrizione (invariata, L. 5.000) dovrà
essere versata sul c.c.p. n. 1/27855 intestato
a « Tavola Valdese, Roma », indicando sul
retro : Conto Facoltà Valdese di Teologia,
Iscrizione Corso Laici. La ricevuta del versamento dovrà essere incollata sulla domanda
d’iscrizione.
N. B. - Per il rinnovo di iscrizioni dagli anni precedenti non occorrono documenti, basterà la domanda e la ricevuta del versamento.
A richiesta, è possibile sostenere un esame
sui corsi seguiti, nella sessione d’esami di
Giugno 1973. Superato l’esame, la Facoltà rilascierà un apposito attestato,
iiiiiiiiiiitiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiii
Il nome, il nome! | Doili prO EcO-LllCG
Un lettore da S. Giovanni;
Alla radio abbiamo una meditazione ogni
domenica mattina dalle 9,10 alle 9,30.
Inoltre culti completi il Venerdì Santo ed
all’Ascensione.
Alla Televisione una meditazione ogni
domenica sera alle 19,40 più culti in italiano o tradotti e commentati in italiano
la domenica mattina dalle 10 alle 11. Un
servizio speciale si sta preparando su Cinisello Balsamo ed una meditazione interconfessionale per Natale.
I prossimi culti sono : a Natale dalla
Svizzera francese, il 21 gennaio Ecumenico
Francia, Belgio, Svizzera. Il 28 febbraio
dalla svizzera romanda, il 4 febbraio dalla
svizzera tedesca, il 4 marzo ecumenico
per la giornata dell’ammalato dalla svizzera tedesca, il 1° aprile dalla svizzera romanda, Venerdì Santo alle 17 ecumenico
dalla svizzera tedesca, Pasqua Eurovisione,
20 maggio dalla svizzera tedesca.
Con i migliori saluti.
Guido Rivoih, responsabile per Televisione Svizzera Italiana, Lugano, Viale
Franscini, 11.
La montagna
e il topolino
Forse perché, nelVillusione di uccidere
Dio (lo so, è anche più grave che dei credenti vogliano difendere Dio, anziché esserne testimoni), si feriscono^ quando non
si uccidono, uomini. Non sono i soli crimini, ma sono dei crimini. Il "reato di
opinione" è inaccettabile ovunque, vero?
G. Conte
Due lettori, da Torre Pellice:
Trasmissioni protestanti
radiotelevisive
deila Svizzera itaiiana
= Un lettore, da Lugano:
Signor direttore,
molti uditori (e ne fanno fede la corrispondenza) cattolici e protestanti seguono
Già altra volta, nella rubrica « I lettori
ci scrivono » abbiamo visto che si protestava contro la brevità della parte Culto nella trasmissione evangelica della RAI la domenica mattina alle 7,35. Stamattina 3-121972, la sproporzione tra il messaggio evangelico (o culto che dir si voglia) e il notiziario è stata particolarmente evidente.
Durata del culto: minuti 11; durata del
notiziario: minuti 11 circa. Per giunta,
non una preghiera, un solo inno (non
annunciato, come al solito) e un brano
d’organo di musica religiosa, bello e spirituale fin che si vuole, ma del tutto fuori
posto accanto alla conferenza propinata
agli ascoltatori. E pensare che all’inizio e
alla fine della trasmissione si è avuto cura
di informare che nientemeno cinque pastori si sono messi insieme per partorire... il
Caro direttore.
Le invio un pezzo sulla Propaganda Fide con la preghiera, qualora lo giudichi
degno di pubblicazione, di lasciare la firma cosi com’è; cioè il mio pseudonimo.
Sarà una forma di « vigliaccheria », ma
pazienza! Non ostante le espettorazioni di
Gianna Sciclone non riesco proprio a capire di quale utilità possa essere per un
lettore sapere, puta caso, che L. A. Vaimal
è un settuagenario, valetudinario, alto metri 1,72, etc.! Cioè non riesco a comprendere l’utilità di conoscere il « nome », ai
fini di una serena discussione di idee. Non
me ne sfugge certo l’importanza, quando
la discussione si degradi in astiosa, bassa
polemica che non rifugga dalle allusioni
personali e si diletti di grossolane insinuazioni. E non mi è ignoto l’uso e l’abuso
che certa stampa fece spudoratamente nel
tempo lontano della mia giovinezza di questa denunzia del « nome » e della « infiltrazione » nelle compatte squadre delle
quadrate legioni! C’era, se ben ricordo
« Vent’anni », organo della Gioventù fascista universitaria, con una rubrica :
Botte, sempre botte, in cui si denunziava
settimanalmente il pericolo della « infiltrazione » dello spirito borghese e si chiedeva il nome di quello sprovveduto untorello che aveva raccontato sotto i portici
di via Po un’ignobile barzelletta, ponendo
l’uguaglianza : P.N.F. = P-(er) N-(ecessità) F-(amiliare); all’untorello si prometteva — benevolmente — l’olio di ricino.
Olio di ricino a parte, ho ritrovato nella
fumosa elucubrazione di Gianna Sciclone
la stessa aberrante protervia, le medesime
propositions outrecuidantes della odiosa Insolenza del foglio del G.U.F.. Et, à dire
vrai, non ne ho gioito; ed ho riletto, turbato, questo sconvolto e sconvolgente periodo di Françoise Sagan:
« Et tous ces [tralascio l’epiteto] qui
s’occupent du peuple, qui parlent du peuple, avec quelle touchante maladresse dans
leur redingote de gauche, épuisante à la fin
dans ce souci qu’elle nous donne, à nous
qui haïssons la droite, de les défendre,
d’empêcher qu’un fou furieux (ou un
calme) n’en fasse vraiment — de cette
miserable redingote — una loque impossible à mettre. Le peuple ».
L. A. Vaimal
Salvatore Terranova, Grottaglie L. 500;
Cinzia Tessoni, Parma 500; Lino De Nicola, Sanremo 1.500; Francesco Jervolino, Napoli 1.500; Bartolomeo Bellion, Torino 500;
Giovanni Mantelli, Alessandria 1.000; Arturo Balma, Torino 500; Bruno Prelato, Porosa
Argentina 1.500; Mario Corsani, Torre Pollice 500; Milca Cornelio Falchi, Torre Pellice
500; Guglielmo SeRari, Torino 500; Bice
Bertarione, Ivrea 500; Odette Balmas, Torino 2.500; Dino Costantino, Grugliasco 500';
Piero Boer, Beinasco 500; Alba Pascal, Perrero 500; Alberto Ghigo, Ferrerò 500; Sorelle Sappé, Bobbio Pellice 200; Gofl’redo Parboni, Roma 500; Bruno Isodamia, Ge - Sampierdarena 1.500; Jacqueline Jourdan, Torre
Pellice 1.400; Carlo Antonioli, Charvensod
(Aosta) 6.500; Giuseppe Gasparotto, Torre
Pellice 1.500; Giovanni Bruno, Torino 500;
Paolo Gay, Chiavari 1.500; Carlo Gilles, S.
Germano 500; Danielle Negrin, Torre Pellice
500; Jenny Cionini, Genova 250; Eunice Biglione, Ge - Nervi 500; Daniele Riboli, Berzo
S. Fermo 1.500; Elena Eynard, Bergamo
1.500; Carla Rostain Zavaritt. Bergamo 1.500;
Giorgio Steiner, Bergamo 1.500; Giancarlo
Eynard, Bergamo 1.500; Maria Barbaglio,
Bergamo 500; Elena Travers, Inverso Rinasca 300; Lido Cavaglià, Torino 500; Paola
Citernesi, Torino 500; Francesco Alianto, Torino 500; Guido Baret, Pomaretto 1.500; Giacomo Molinari, Refrancore 500; Gino Insalatino, Felizzano 500; Giuseppe Tosi, Bergamo
1.500; Pietro Bottoni, Bergamo 6.500; Bruno
Frizzoni, Bergamo 20.000; Frida Jalla, Ventimiglia 500; Luigi Sgarzi, Roma 2.000; Piera Meloni, Roma 500; Luigi Resburgo, Aosta
500; Sofia Baldoni, Roma 2.000; Mario Desana, Torino 500; Claudino Paolucci, Roma
1.500; Gino Paschetto, S. Seeondo 500; Enrico Ribet, Inverso Rinasca 500; Mary e Anita
Long, S. Germano 1.000; Olga Pireddu, S.
Germano 500; Giulio Martinat, Villar Perora 500; Ida Soulier ved. Rufiino, Villar Porosa 500; Samuele Serre, Villar Porosa 500;
N.N., Torino 2.000; Alberto Girardet, Roma
1.500; Lilian Pennington de Jongh, Roma
1.500; Eros Lala, Roma 1.500; Bruno Morena,
Bergamo 500; Bergna-Pedraglio, Como 1.500;
Arturo Peyrot, Genova 500; Enrico Rostain,
Bologna 1.500; Rocco Giuliani, Forano 500;
Pietro Adriano Longo, Ivrea 500; Amedeo Rostagno, Torino 500; Attilia Grill-Bonjour, Pinerolo 500; Montrucchio-Griset, Torino 500;
Gemma Peruggia, Arezzo 500; Ugo Tomassone, Meana 1.500.
Grazie! (continua)
4
pag. 4
N. 49 — 8 dicembre 1972
AL DI LÀ DELLA TENSIONE FRA PROFEZIA E MAGISTERO
Conflitto altornotivo fra fode poigiata
Scrittura o fode poggiata sulla Chiesa
NOTE DI STORIOGRAFIA VALDESE - 11
salla
Durando D'Osca e i Poveri Cattolici
¥
Ecco il dilenuna insuporabile che risulta anche da un saggio cattolico receh:
te sul processo a Lutero : questi non sarà mai e in alcun, jmodo integrabile
nel cattolicesimo
Dire qualcosa di nuovo su Lutero è
impresa disperata e persa in partenza;
a meno di essere storici o teologi di eccezionale levatura e di proporre una
interpretazione nuova di quel grande
momento della storia cristiana, non si
dice nulla che non sia già stato detto.
Di Lutero si sa tutto, si sono esplorate
le pieghe ì>iù intime dell’animo suo, la
sua dottrina, i suoi pensieri; e la tormentata vicenda, che lo ha condotto
da teologo agostiniano a scomunicato,
è stata narrata ormai da molti per poter risultare nuova. Eppure, come ogni
grande uomo della storia, come ogni
personalità trovatasi al centro di avvenimenti rivoluzionari, anche Lutero
continua a destare interesse in molti.
Daniel Olivier, giovane studioso francese, ripropone in questo volume il tormentato periodo della « crisi » luterana, gli anni che vanno dal 1517 al 1521,
seguendo una linea molto semplice ma
convincente: il cammino del processo
contro Lutero. (Coines editrice, Roma
1972).
Non si tratta di un’opera di rievocazione storica, di una vicenda romanzata, molto poco è concesso al psicologico, all’immaginazione, al personaggio;
d’altra parte non si tratta di una raccolta di documenti storici, di un elenco di testi giuridici. Siamo fra le due;
narrazione agile, spigliata, viva, rievocativa dei fatti sulla traccia di una
inoppugnabile documentazione storica.
I testi ci sono, si, ma letti ed assimilati. A ragione l’autore può dire nella
sua nota finale, dove elenca alcune delle sue fonti, che non saprebbe neppure più raccogliere in citazioni esatte, in
note, tutta la materia del suo testo tanto rha rivissuta e fatta sua.
Il libro non si può logicamente riassumere, si deve leggere ed è la migliore lettura che si possa fare in questi
tempi di studi su Lutero e di riesame
del « caso Lutero » (non è stata infatti avanzata anche da parte di alcuni
ambienti tedeschi la richiesta che sia
tolta la scomunica sul suo capo e sia
rivista la posizione cattolica nei suoi
riguardi?). Quel processo fu un triste
processo fatto di malintesi voluti, di
cavilli giuridici, di citazioni. strappate
da questa e quella opera, una procedura aberrante, senza possibilità di difesa, di confronto e di appello; una lunga marcia in cui la Curia, i nunzi, i
commissari pontifici, i vescovi e le
università procedono secondo le linee
di una loro intima necessità: culturale,
politica, economica, assolutamente priva di riferimenti all’evangelo; e dall’altra il monaco Lutero, che approfondisce lentamente la coscienza di una insanabile frattura fra la sua rivendicazione di verità biblica ed il peso dell’istituzione. Da una parte il potere che
continua a ripetere con insistente monotonia la stessa richiesta: sottomettiti ed obbedisci, e la volontà di ricerca,
che chiede di essere convinta da una
riflessione non piegata da una violenza.
La vicenda di Lutero è sotto questo
profilo esemplare nella storia della
Chiesa; è assai più che un caso storico,
un fatto del passato, si ripete da secoli
sotto i nostri occhi, sia pure con conseguenze meno drammatiche: obbedienza anzi tutto, dopo si discute, sottomissione come atto primario, dopo dialogo e ricerca. Tanto più impressionante appare il drammatico cammino
di questo scontro tra Curia e Lutero.
Il volume è preceduto e seguito da
tre brevi note: dell’autore, del P®'"®
Congar e del card. Willebrands. Questi testi sono, nella loro brevità, estremamente significativi proprio m quanto accostati al dramma del Riformatore. Per il p. Congar si tratta di uscire
dal dramma di Lutero, di « rifa'"®.
che fu disfatto o mal fatto 450 anni fa,
riconoscendo la verità pura ed integrale ». Si tratta di capire che Lutero tu
un « uomo religioso, un g®nio religioso » che lo scontro del 1517, tra lui e
Gaetano, fu scontro fra due teologie.
Lutero, lo si capisce a distanza, ha rifiutato tutto il peso dello sviluppo di
una tradizione gettando a terra anche
molte « cose che fanno parte del tesoro inalienabile della Chiesa indivisibile ». « Ecco però il Vaticano II, la
Chiesa cattolica (...) ha scavalcato le
macerie del Medio Evo (...) rimesso in
onore la Scrittura, il laicato, il sacerdozio di tutti, la chiesa locale (...) la devozione su Cristo ». Se Oggi vivessero
Lutero, Calvino e gli altri riformatori,
che cosa farebbero? « Sicuramente nulla andrebbe come nel 16“ secolo (...).
Oggi si è sensibili a ciò che unisce (...)
perché ci si alimenta meglio alla sorgente » che è Cristo. Questa la posizione del noto teologo francese, che^ ha
per molto tempo rappresentato l’ala
progressista del cattolicesimo france- .
se; Lutero un grande credente, il cui
dramma storico è risolto nel Vaticano II; non si può pensare a cosa farebbe oggi (ed è vero), ma lo scontro
tra il « sottomettiti, obbedisci » ed il
« voglio essere convinto dalla Scrittura » è superato?
Willebrands chiude il libro nella stessa linea; Lutero, un grande credente da
rivalutare nel contesto di un dialogo
ecumenico; la sua teologia è una ricca
varietà di temi, nella sua rivalutazione
della giustificazione può essere maestro di tutti, « la sua nozione di fede
(...) altro non significa se non quanto la
Chiesa cattolica intende per amore ».
Anche qui il Vaticano annulla il dramma, tutti hanno avuto ragione e torto,
non si sono capiti, un tragico equivoco,
oggi ci si può capire pur nella diversità delle posizioni.
A meno che si debba vedere il dramma altrimenti. E’ Tipo tesi delTOlivier:
si tratta di « un conflitto tra il pontefice ed il profeta, il primo (...) costruttore delTordine e dell’istituzione (...)
il cui ruolo consiste nel trasmettere
fedelmente l’eredità ricevuta (...). il secondo ha il ruolo di ’’rivelare ciò che
non è ancora visibile” (...). Tra queste
due concezioni della realtà cristiana
può esistere, anzi deve esistere conflitto; necessariamente, a meno che (...);
la Chiesa in buona salute non è forse
quella in cui il profeta può scuotere le
abitudini inveterate, in cui la novità riscatta e feconda la continuità? ».
Una chiesa in cui possa estrinsecarsi
il rinnovamento dei profeti nel quadro
della tradizione: sarà questa la via?
Non un ritorno alla obbedienza, ma
una correlazione tra il carisma dell’autorità e quello dell’invenzione?
A rileggere le pagine del processo, a
udire i colossi del 16“ secolo da Lutero a Eck a Gaetano, si ha Timpressione che il problema non sia quello di
una revisione del processo, di una assolutoria alla buona fede ben intenzionata di un frate, che precorreva il
Vaticano II, e neppure di integrare profezia e magistero, ma di un conflitto
tra una « fede scritturale» ed una « fede ecclesiale ». Temo fortemente che
da quel dilemma non si possa uscire e
comunque non si esca sommando le
due. Giorgio Tourn
La professione di fede di Valdesio —
di cui abbiamo trascritto l’ultima parte nella precedente puntata — ha ini. zio con queste parole: « Nel nome del
Padre, del Figlio e dello Spirito Santo,
nonché della beatiSsInta e sempre Vergine Maria. Sia noto a tutti fedeli che
io, Valdesio (lat. Vatdesius), e tutti i
fratelli miei, posti davanti a noi i sacrosanti Vangeli, jcrediamo di cuore,
comprendiamo per fede, confessiamo
con la bocca e affermiamo con semplici parole che... ». ^guono i vari articoli confessati: 'Trinità, accettazione
così del Nuovo come del Vecchio Testamento, Giovanni Battista, incarnazione passione morte resurrezione e
ascensione di Gesù Cristo che sta alla
destra del Padre donde verrà a giudicare i vivi e i morti. Chiesa, valore oggettivo dei sacramenti, battesimo dei bambini, efficacia rigenerativa del battesimo, confirmazione, comunione, peninenza, olio santo, matrimonio — proibito il divorzio, ma concesse le seconde nozze —, ordini ecclesiastici, diavolo, liceità del mangiar carne — cosa
invece proibita dai catari —, risurrezione dei corpi, giudizio finale e valore
dei suffragi per i defunti. Chiude la
professione di fede il « proposito di
vita » già ricordato.
Che questo atto di chiaro stampo curiale sia autentico, non c’è dubbio.
Christine Thouzellier sostiene che sia
stato redatto alTultimo momento, alla
presenza stessa di Valdesio, che in tal
modo avrebbe collaborato alla sua definitiva estensione sulla base di un formulario che il cardinale d’Albano s’era
portato dietro da Roma. Fatto sta che
il firmatario, lungi dallo sconfessare
errori che non sono suoi, giura invece
di non appartenere a gruppi sospetti
d’eresia. Tuttavia, tra gli articoli sottoscritti, ve ne sono alcuni che già .accennano a possibili deviazioni, prova
l’accento posto sul valore oggettivo dei
sacramenti che da parte ereticale si
tendeva a condizionare alla virtù delTofficiante, oppure la chiara affermazione dell’unicità della Chiesa coi noti attributi di cattolica, santa, apostolica e
immacolata, fuori della quale non c’è
salvezza.
Circa queste possibili deviazioni,
K. V. Selce pensa che, oltre ad essere
per così dire latenti negli stessi presupposti del movimento iniziato dal riformatore di Lione, si fossero aggravate
al ritorno di Valdesio da Roma, vuoi
perché il fatto stesso di una predicazione itinerante esemplare e devota
esercitata da semplici laici aveva suscitato la gelosia del clero locale, come
diranno più tardi lo pseudo-Rainerio e
Davide d’Augsburg; vuoi perché i predicatori valdesi avevano accentuato la
loro critica alla Chiesa, facendo proprie le contestazioni sollevate da gruppi ereticali più radicali; vuoi infine perché avevano accettato la collaborazione delle donne in questo tipo di predicazione, contrastando apertamente
col diritto canonico e suscitando soprattutto la scandalizzata riprovazione
delle gerarchie ecclesiastiche, prova la
virulenza di linguaggio di Goffredo
d’Auxerre.
A. MolnAr invece insiste sull’ipotesi
già enunciata dal padre Dondaine, cioè
che Valdesio avrebbe subito senza apparente opposizione la volontà del cardinale d'Albano il quale, imponendogli
di sottoscrivere la professione di fede,
lo garantiva così della sua ortodossia
sia nei riguardi del catarismo, sia di
fronte ad eventuali rigurgiti di radicalismo petrobrusiano o enriciano in
seno alla nuova « societas » valdese.
Che le riforme invocate qualche decennio prima da Pietro di Bruis o dal monaco Enrico avessero influenzato in un
modo o nell’altro i propositi dei Poveri di Lione, è assai probabile, ma è evidente che l’accentuazione posta nella
professione di fede sull'umanità di Cristo, sull’Antico Testamento, sul matrimonio, sul diavolo e sui cibi carnei ha
un chiaro indirizzo anticataro. Ora, alla luce di queste avvisaglie, acquista
un particolare significato la circostanza che la prima pubblicistica valdese
degna di questo nome si orienterà proprio a difendere l’ortodossia cristiana
dagli assalti del catarismo.
lllllllllllllllllllllllllllllllllllllllIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIilllllllllllllllllIllllllinilimillllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll
E’ L’ANNO INTERNAZIONALE DEL LIBRO
Scegliere a
un dono che
occhi
vale
aperti
Inutile dire che ci sentiamo tutti un
po’ a disagio, marcati dal peccato del
consumismo, mentre viene avanti l’annuale episodio che si chiama « strenne natalizie », anche se esse sono a base di libri. Un sano disagio del resto
che auguriamo influisca su noi nel modo migliore. Se il consumismo librario
dà nell’occhio a Natale, perché l’editoria degli anni 70 si presenta con un apparato sempre più sfolgorante di plastificazioni, di macroscopiche illustrazioni, in concorrenza con gli altri mezzi di massa, ma che sembrano a volte uno schiaffo alla cultura, rimane il
fatto che i libri, ormai per una tradizionale scadenza d’obbligo, escono nuovi fiammanti a questo momento e fi
grosso delle famiglie, che hanno la
buona idea di comprare un libro per i
loro ragazzi, lo comprano specialmente ora.
Il discorso scientifico che ci porta sugli abissi, nei cunicoli e nelle caverne
a calarsi fino a 6-800 m. sotto la crosta
terrestre, si alterna a un discorso morale in cui volontà, passione e coraggio di gente simpaticissima lottano
contro invidie e prepotenze. Ne deriva
una suspence che farà palpitare i vostri figli fino all’ultima riga e forse
leggere fino a tarda ora...
mensilmente. Ha seguito Quella strega di Pippi Calzelunghe (L. 2.000) in
una chiara edizione con le fotografie
del film. La bambina è un carattere,
ha una tempra. Vive la sua vita consapevole e solitaria ( « Non hai né una
mamma ne un papa.-*
Sì certo che
Si tratta allora di voler scegliere: di
scegliere non a occhi chiusi, in base
• a quel piacevole senso che dà al tatto
la copertina di plastica, di comprare
non il libro-oggetto, che costi oltre una
certa somma per non « fare brutta figura », ma di cercare il libro che vale,
che aiuta a coltivare. Forse allora —
involontariamente! — la « strenna »
può non essere consumo, ma dono.
collana che mi
L’editore BQMPIANI dice di non
credere alla strenna
e di avere voluto
realizzare pochi ma
buoni libri. Una
sembra veramen
te buona per i ragazzi è il suo “Pieno
Vento". Edizione sobria, non illustrata,
maneggevole, raccoglie bei romanzi, in
genere tradotti, per gli 11-13 anni. Ho
letto: B. Clavel, Vittoria a Le Mans
(L. 1.200, pp. 219): non avrei mai creduto di appassionarmi alle... corse automobilistiche! Ma a recensire libri
per ragazzi può toccare anche questo.
È un semplice reportage della più celebre corsa del mondo, la « 24 ore di
Le Mans » in Francia. Costruttori, cronometristi, meccanici, piloti e le loro
mogli formano tutto un mondo (un
mondo — dice l’autore — dove nessuno bara) in cui, insieme, sono tesi in
questa avventura pacifica che appassiona perché crea sforzo, coraggio, speranza, angoscia e oltre tutto una palpitante amicizia. F. Lambert - La guerra delle voragini (L. 1.200, pp. 207) fa
vivere un ambiente alquanto insolito e
c’è il caso di appassionarsi pure di speleologia! Racconta l’esplorazione di
una voragine, alla ricerca di un fiume
sotterraneo (grande risorsa l’acqua
sotterranea per il mondo di domani).
Per i più piccoli, 7-10 anni, un libro
di fiabe e filastrocche: M. Argilli - Il
gioco delle cose (L. 2.000, pp. 93). Argilli, valido scrittore per l’infanzia, con
queste poesie e storielle insegna ■ ai
bambini facendoli allegramente giocare. Parte di queste facili pagine sono
state trasmesse per televisione in un
programma per ragazzi, ma la maggior parte è inedita. Il leit-motiv è un
evviva alla libertà, per es. con l’elogio
dei gatti (« liberi e matti — che sognan
la cosa più bella che il padrone mai
dà — la libertà ») o con la gioia del
palloncino che scappa via ( « tra uccelli e nubi se ne va — a godersi la libertà »), o proclamando il singolare
grido « perepepè » del bambino non
conformista che va contro corrente.
Evviva anche a questo piccolo libro
scanzonato che sa essere una satira
garbata della società in cui viviamo.
Per un lungo arco di anni: Io gioco, tu
giochi, noi giochiamo, a cura di Emanuela Bompiani (L. 3.000): una grossa
raccolta di oltre 250 giochi. L’idea interessante di questa enciclopedia è di
raccogliere in un primo capitolo giochi di vari paesi. Originale il gioco dello Zambia e commovente quello del
Vietnam dove vorremmo che i bimbi
potessero presto giocarlo col sorriso
negli occhi. Ci sono poi giochi noti e
ignoti, per casa e per fuori, per un
giorno di pioggia, per un giorno di influenza ecc. Tutti presentati in modo
chiaro e ordinato con indicazioni e figure che aiutano a capire subito. Non
mi stanco di raccomandare per la prima infanzia (oltre i 3 anni) la serie di
Orsacchiotto di E. Holmelund-Minarik
M. Sendak (L. 1.000 cad.). È stato detto che « legge volentieri da adulto chi
ha ascoltato la lettura di un libro durante la prima infanzia ». Il quarto della serie. Papà Orso torna a casa, è altrettanto bello quanto i precedenti, un
incontro felice del bimbo con la figura e col racconto.
ho una mamma e un papà: il mio papà è capitano e naviga per il vasto mare. La mamma è in cielo e può guardarmi di tanto in tanto »). Vive al ritmo della bella natura svedese che la
circonda. È una bambina da far conoscere ai nostri. Oltre Rasmus e il vagabondo e Mio, piccolo Mio, Vallecchi
presenta della Lindgren Ralle il grande detective (L. 2.600, pp. 210, 10-15 anni). Non si tratta di un giallo nel vero
senso, anche se la mania del tredicenne Kalle lo porta a illuminare una situazione di furto che tiene grandemente in ansia. È una storia ambientata
in un placido villaggio della Svezia,
nella quale i ragazzi sono proprio veri
ragazzi e hanno degli adulti una ben
precisa opinione! Vacanze nell'isola dei
Gabbiani (L. 3.000, pp. 356, oltre i 9
anni), che molti avranno seguito alla
televisione, è pure un libro che, credo,
lascerà una impronta felice. La darà
l’ambiente idillico delTisoletta del Baltico, dove le nebbie ovattate lasciano
pulito quando si dileguano? Oppure la
atmosfera che ognuno dei personaggi sa creare intorno a sé, stabilendo rapporti di amore reciproco e di
amore per la vita,
questo dono che è
meraviglioso se lo
si sa condividere
con gli altri?
VALLECCHI, che ora è in fase di ristrutturamento editoriale, da alcuni
anni a questa parte ci ha importato
Astrid Lindgren con molte traduzioni.
Ed è un gran bene che i nostri piccoli lettori possano godere della fantasia
fresca e pulita, gaia c sempre sorprendente della scrittrice svedese. Prima
sono venuti i fumetti per i piccoli di
Pippi Calzelunghe (L. 1.000 cad.) usciti
Nella Collana « Vallecchi narratori
per ragazzi », svelta ed economica, che
si preoccupa di rispondere a esigenze
della prima adolescenza, segnalo due
romanzetti molto interessanti di due
scrittrici italiane: Luciana Martini,
Marco in Sicilia (L. 900, pp. 190, 11-14
anni), nel quale un ragazzino, venuto
dal nord nella zona bella e selvaggia
di Gela, dove il papà ingegnere costruisce un villaggio per quelli che lavorano al petrolio, stringe una profonda,
intima amicizia con Crociuzzo, il piccolo orfano sbandato e povero di cui
sente la superiorità di carattere. Il libro, che è ricco di problematica, non
fa della retorica sociale, presenta delle situazioni, non le trasforma né le
esalta. Fa solo sentire il duro della vita e ci convince una volta di più che
la letteratura per ragazzi oggi non è
un sottoprodotto. Lella Setti, L’ultimo mese di scuoia (L. 900, pp. 146, id.)
ambienta il suo libro in una terza media qualsiasi, dove alla fine dell’anno
i ragazzi vengono a scoprire i primi
A capo di questo indirizzo troviamo
Durando (¿’Osca, il più insigne dei discepoli di Valdesio. Fino a qualche anno fa si ricordava come Durando
d’ Huesca e, poiché Huesca è una città delTAragona, tutti giuravano che
Durando fosse aragonese e che perciò
il valdismo s’era esteso fino a quella
regione della Spagna. Oggi, per merito
specialmente del Prof. Yves Dossat del
Centro nazionale francese della ricerca scientifica, il nostro Durando è stato
rivendicato al Languedoc, in quanto il
toponimo latino Osca corrisponderebbe piuttosto al paese di Losque nel
Rouergue (dipartimento attuale di
Tarn-et-Garonne) che alla città aragonese di Huesca, tanto più che ivi e in
tutta TAragona pare non vi fossero
mai stati valdesi, mentre Losque si trova tra altri due paesi, Najac e Saint
Antonin, dei quali sono originari altri
noti seguaci di Valdesio e stretti compagni di Durando (cfr. Cahiers de
Fanjeaux 2, Toulouse 1967, p. 213; Yves
Dossat, A propos du prieur des Pauvres catholiques: Durand de Huesca
Oli de Losque en Rouergue?, in « Bulletin philologique et historique » 1967 —
pubblicato nel 1969 —, pp. 673-685).
Il primo testo che ci parla di Durando d’Osca, è una lettera del papa Innocenzo III del 18 dicembre 1208 diretta
all’arcivescovo di Tarragona: citando
I Timoteo 2: 4, il mittente ricorda di
aver accolto con benevolenza Durando
e qualche suo compagno — tra cui Giovanni di Narbonne, Ermengaud e Bernardo di Béziers — quando, dopo di essersi convinti dei loro errori valdesi durante una disputa tra cattolici ed eretici avvenuta a Pamiers nel settembre
1207, avevano deciso di recarsi a Roma per chiedergli di approvare il nuovo genere di vita che intendevano ormai menare. Avendoli esaminati con
cura sugli articoli di fede e sui sacramenti della Chiesa, il pontefice si ei a
convinto della loro ortodossia e aver i
fatto loro sottoscrivere una professione di fede quasi identica a quella di Vaidesio. Sulla disputa di Pamiers, che si
trova all'origine del rientro all’ovile romano di Durando e della fondazione
delTordine dei Poveri Cattolici, abbiamo due testimonianze complementari,
una del monaco cisterciense Pietro di
Vaux-Cernay e l’altra del cronista Guglielmo di Puylaurens, autori entrambi
di opere sugli Albigesi. Pietro di VauxCernay che scrive verso il 1218, raccon
ta che il vescovo Diego d’Osma — i!
noto padre spirituale di S. Domenico
—, trovandosi a Pamiers mentre toinava in Spagna a visitare la sua diocesi, ebbe in quella città una disputa
con dei valdesi; assistito dai vescovi
Foulques di Tolosa e Navarre di Coiiserans e alla presenza di numerosi abati, il presule incontrò i suoi oppositori nel palazzo del conte Raymond-Roger di Foix, nemico di Cristo e ostile
alla Chiesa, di cui la moglie e la sorella
erano manifestamente valdesi, ma che
volle ugualmente o.spitare un giorno i
valdesi e un altro i predicatori cattolici. In seguito al giudizio favorevole
per i cattolici dato dall’arbitro Arnaud
di Crampagna, noto per le sue simpatie valdesi ma tornato nel frattempo
nel girone della Chiesa, la maggior parte dei presenti, specie i « poveri », abbracciò la causa dei predicatori cattolici. Guglielmo di Puylaurens è più sintetico: dopo aver ricordato che vi fu
una disputa contro i valdesi a Pamiers,
dove la sorella del conte di Foix favoriva gli eretici, egli precisa che alcuni
di costoro, colpiti dalla sentenza dell’arbitro Arnaud di Crampagna, si convertirono e, recatisi a Roma presso la
Santa Sede, vi ottennero, col perdono,
il permesso di vivere insieme in :modo
regolare: Durando d’Osca diventò il
loro priore e compose scritti contro gli
eretici. Vissero così parecchi anni in
una certa parte della Catalogna, ma
poco dopo decaddero.
Vedremo nella prossima puntata
quale fu l’operosità di Durando, prima
e dopo il suo rientro nelle file cattoliche, e soprattutto in seguito a quali vicende si manifestò questa che fu una
delle crisi più serie in seno alle comunità valdesi della Francia meridionale
agli inizi del secolo XIII.
Giovanni Gönnet
Rabat, 2 novembre 1972
(Segue: Il Liber antiheresis, un’opera valdese di controversia anticatara).
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
contrasti politici, le prime impressioni
sentimentali, e si risveglia in loro il
senso critico verso la famiglia, la scuola, se stessi. Attraverso il racconto,
piacevole, TA. riesce a rispondere delicatamente ai problemi che si accendono oggi nell’animo dei ragazzi. Per
i 10 anni Vallecchi ripropone in bella
edizione con fotografie della riduzione
televisiva, Ciuffettino, il libro più noto
di Yambo (L. 2.000, pp. 155, 8-11 anni)
scritto nel 1901, quando alla scuola di
Collodi, fiorivano le satire del mondo
adulto, una specie di rivendicazione
dei ragazzi oppressi da una educazione borghese e falsa e pesante. Ciuffettinq è una aperta parodia briosa, frizzante e comica di quel mondo di cui
i ragazzi di oggi, anche se ormai tanto
rispettati, leggono ancora volentieri e
con profitto, tanto più che la rivolta
alla ipocrisia adulta è pur sempre ancora necessaria!
Berta Subilia
J
5
8 dicembre 1972 — N. 49
pag. 5
I'
fe’,
'S'
I
Essere detentori di certi
titoli azionari o di certi de*
pesiti bancari non ò un fatto
LA CHIESA E LA SUA MISSIONE NEL MONDO
« Brot fuer die Walt » ( Ger>
manie ) in favore dei rifugiati
moralmente neutro ; Chieae e
.organizzazioni cristiane hanno cominciato ad accogliere
il richiamo rivolto dal Consiglio ecumenico e a valutare,
ad esempio, la responsabilità indiretta ma reale in appoggio deM'apartheid, derivante da rapporti economici con isti-tuti bancari che hanno interessi nei paesi retti da tali regimi. ^ Stato e Chiesa ; un rapporto che si modula in in
finite combinazioni, e dissonanze I Nella Rhodesia il Consiglio cristiano mette in guardia il governo : l'apartheid non
ha avvenire. Nello Zambia, un intervento cattolico contro
una legge recente che permette l'aborto suscita una
recisa reazione governativa: testimonianza? Nella Corea
del sud si battezzano in serie i cadetti nelle caserme;
evangelizzazione? ^ La liberti di coscienza, nell'URSS, i
un diritto sulla carta ; i nota la repressione dei reati
d'opinione; documentiamo due casi di brutale repressione
anticristiana ^ Molto si offre — elemosina? — per il
Terzo Mondo; queste offerte possono, devono avere un carattere anche politico? Il problema si pone per l'aiuto di
palettinesi, e ha coinvolto In
processi I responsabili di
« Pane per il prossimo » ( Svizzera ) che hanno devoluto
una parte dei fondi raccolti al finanziamento della campagna contro la vendita di armi all'estero, in occasiono del
recente referendum elvetico. ^ Il problema dell'obiezione di coscienza i d'attualitl, in Italia. In questa atmosfera
si riunisce a Roma il secondo seminario teologico del MIR
la Federazione luterana mondiale,
l'apartheid e le banche
“STORNO a FONOI”
OENINTENZIONRTO
« Pane per il prossimo » (PPP), organo della Federazione delle Chiese
Ginevra (bip) — Le banche in cui sono depositati i fondi della Federazione
Luterana Mondiale (FLM) sono state
avvisate che questa organizzazione
troncherà qualsiasi rapporto con quelle fra di loro che « colla loro politica
<e colla loro prassi contribuiranno all'aggravamento della situazione dei
'colorati' in Africa australe ».
Seguendo la decisione presa dal comitato esecutivo della FLM nello scorso luglio (e parallelamente alle analoghe decisioni del CEC dello scorso agosto a Utrecht) il pastore André Appel,
segretario generale della Federazione,
ha inviato questo avvertimento a nove
banche il 15 ottobre scorso. La FLM ha
mi movimento finanziario annuo che
si aggira sui 9 miliardi di lire in dette
banche (n. d. tr.: ricordiamo che nel
mondo vi sono attualmente 73,5 milioni di luterani).
Avendo il comitato esecutivo deciso
che le banche dovrebbero essere informate sull’atteggiamento della FLM nei
confronti dell'apartheid, il pastore Appel ha unito alla suddetta lettera il testo delle risoluzioni adottate nel 1970
dall’Assemblea mondiale della Federazione riguardante i diritti dell’uomo
nonché una dichiarazione sul razzismo.
La decisione è stata presa a seguito
di un rapporto presentato dal direttore delle finanze della FLM, il quale ha
riferito che tutte le risposte ricevute
esprimevano il parere che il ritiro dei
capitali dall’Africa del sud sarebbe anzitutto nocivo ai neri e che questi capitali verrebbero rapidamente sostituiti da altri, provenienti da altri paesi.
Il comitato esecutivo aveva allora
chiesto al tesoriere di proseguire nella sua inchiesta in collaborazione colle
chiese-membro della FLM e di altre
organizzazioni ecumeniche.
Nelle Chiese africane
Lo scorso mese di luglio, la Chiesa
di Gesù Cristo in Madagascar ha annullato le sue richieste d’insegnanti volontari nelle sue scuole per il mese di
settembre, perché la ripresa dell’attività scolastica è stata rinviata a data
indeterminata ed i programmi scolastici erano incerti, in seguito ai fatti
del maggio 1972 che hanno segnato la
vita politica di quella grande isola e
durante i quali i problemi culturali
hanno avuto una parte di grande rilievo. Gli insegnanti destinati a quelle
scuole protestanti sono stati messi a
disposizione di altre Chiese.
Inoltre il Sinodo Nazionale ha deliberato che l'insegnamento impartito
dalle Chiese protestanti fosse statalizzato; il che denota una rapida e profonda evoluzione rispetto alle posizioni tradizionali ancora condivise da
molti. Non si prevede tuttavia che questa statalizzazione possa aver _ luogo
molto presto. Lo Stato malgascio non
sembra in grado di assumersi il peso
di un centinaio di migliaia di alunni
protestanti mentre deve ancora pensare ai 5-6 cento mila giovani che non
frequentano la scuola.
difficile, che richiede molti spostamenti ed una continua disponibilità.
È interessante notare come il gruppo del Dahomey, creato con la preoccupazione principale di annunziare
l’Evangelo, sia stato indotto a fermare sempre più la sua attenzione sui bisogni materiali e culturali della popolazione. L’uomo è infatti un tutto e
l’amore cristiano non può limitarsi a
« parlare alle anime » soltanto. Però la
struttura molto forte della religione
tradizionale della popolazione fa sì che
la predicazione dell’Evangelo incontri
difficoltà a penetrare nella mentalità e
nel pensiero della gente, trasformandoli radicalmente.
protestanti svizzere, e stato citato in
tribunale dal Consiglio di Stato- zurighese e da quattro privati, per storno
di fondi. PPP, che si è prefisso il compito di sostenere con campagne finanziarie e d’informazione l’aiuto allo sviluppo dato dal Consiglio elvetico delle
missioni evangeliche e dall’EPER/
HEKS (l’organo assistenziale della Federazione protestante), è accusato di
avere stornato 10.000 franchi (un po’
più di un milione e mezzo di lire), che
il suo comitato aveva deciso di devolvere, nel corso dell’estate, alla campagna d’informazione in vista della votazione, federale sul divieto d’esportazione di armi. PPP e il Consiglio delle
Missioni evangeliche, il quale aveva devoluto una somma equivalente all’informazione, hanno fatto notare che
queste somme provenivano da fondi
speciali (?); PPP disporrebbe infatti di
una riserva destinata aH’informazione
generale in Svizzera, senza relazione
con gli obiettivi di aiuto allo sviluppo.
La controversia suscitata dal gesto di
PPP gli è valsa non solo questi due
processi, ma anche 154 versamenti di
solidarietà per un importo di 25.000
franchi. Le reazioni negative, ancor più
che sul fatto in sé, sul modo, sull’arbitrio al vertice, sono comunque state
vaste. Sul mensile « Le Protestan! » si
è potuto leggere uno scritto polemico
molto reciso.
Resta il fatto che, analogamente alla decisione del Comitato esecutivo del
CEC di sostenere, nel quadro del Programma di lotta contro il razzismo, alcuni movimenti di liberazione armati
africani, si è forzata la mano ai donatori, in questo ultimo caso nemmeno tutti membri di chiesa, senza consultarli preventivamente. È un procedimento da non raccomandare, anche
se la politica del fatto compiuto è sempre sulla cresta dell’onda.
Gino Conte
(Segue da pag. 1)
Durante il mese di giugno scorso
nella capitale del Mozambico, Louren50 Marques e nel Sud del paese, sono
state arrestate centinaia di persone;
1800 ha scritto un giornale del Sud
Africa. Tra gli arrestati figurano il
Presidente, il Vice Presidente, diversi
Pastori ed un numero non precisato di
membri della Chiesa Presbiteriana
(Missione Svizzera nel Sud Africa). Alcuni di loro sono molto anziani. Le accuse che gravano sui prigionieri sarebbero di carattere politico e non riguarderebbero la Chiesa Presbiteriana, la
quale è tuttavia duramente provata da
questi arresti. Nel Mozambico lavorano una quarantina di missionari svizzeri.
Nel Dahomey il gruppo di Azione
Apostolica ha visto giungere nel mese
di luglio un agronomo originario da
Le Havre (Francia) per studiare quanto si può fare per migliorare le condizioni sociali dei contadini di quel paese. Nel Dahomey l’età media della vL
ta umana raggiunge appena i 27 anni
(in Francia invece i 70 anni circa); in
16 famiglie consultate 31 bambini sono morti in tenera età; si nota poi
una costante regressione delle colture
alimentari di fronte alle colture cosidette « industriali » dal reddito illusorio; su 9 villaggi presi in esame soltanto 4 hanno acqua a sufficienza per
tutto l’anno; quasi tutti hanno pozzi
la cui profondità media si aggira sui
60 metri, ma molti di essi sono esauriti.
Due infermiere, diaconesse della comunità di Reuilly, svolgono un lavoro
e i poveri: Gesù è l’evangelo, i poveri
(oggi identificati nel proletariato e sottoproletariato) ne sono i primi destinatari e in qualche modo anche la forza
storica in rapporto alla quale l’evangelo ha da essere predicato e, in forme
sempre relative ma concrete, attuato.
La confessione di fede è ridotta al suo
nucleo essenziale e veramente costitutivo: Gesù è il Signore. L’evangelo è
l’annuncio di questa signoria che pone
fine a ogni dominio dell’uomo sulPuomo e quindi crea la piena, totale libertà. La chiesa non è un organismo divino-umano che incamera il Signore ma è
pura umanità scelta da Dio per riconoscerlo, lodarlo, servirlo; è il suo popolo
sacerdotale, profetico, regale nel quale
l’esercizio effettivo del sacerdozio universale dei credenti vanifica il principio
gerarchico e scardina la struttura piramidale della chiesa; un popolo servito
da ministeri distinti ma non gerarchizzati, e accreditati tra i fedeli non da
investiture istituzionali ma dalla veri
« Pane per il mondo »
sostiene i profughi
palestinesi
Conflitto fra
Chiesa cattolica e governo
per l’aborto nello Zambia
Dei 14,5 milioni di marchi (circa 2
miliardi e 700 milioni di lire) di offerte di cui dispone l’Azione evangelica
della Germania federale « Brot für die
Welt ». 730.000 marchi sono devoluti a
proseguire il programma di aiuto per
rifugiati arabi e palestinesi in vari
Stati mediorientali. "Brot für die Welt’’
motiva questa decisione con la constatazione che non si può, « a causa di
pochi terroristi, abbandonare centinaia di migliaia di profughi ». E chiara la risposta che in questo modo l’organismo evangelico ha voluto dare alla caccia all’arabo che, dopo l’eccidio
di Monaco, ha fatto planare sulla Germania occidentale un’ombra di xenofobia passionale.
Lusaka (.4asa) - Il governo dello Zambia
ha approvato recentemente una legge che .autorizza l’aborto nei casi in cui sia minacciata
la vita della madre; questa legge ha provocato
un intervento da parte dell'arcivescovo cattolico il quale ha dichiarato che l’aborto è un
delitto e non può beneficiare di nessuna circostanza attenuante. Il ministro della Sanità
ha replicato violentemente a questa comunicazione dichiarando a sua volta che l'arcivescDvp « fa un gioco pericoloso », che la Chiesa « non ha diritto di imporre la sua morale
alla maggioranza degli zambiesi » e che,
4 mentre il governo rispetta i diritti, le libertà
Ci l'attività religiosa, le Chiese devono agire in
conseguenza ». Ha concluso dicendo : « Se la
Chiesa vuol misurarsi col governo, sarà sconfitta a. , .
Rhodesia: le Chiese
avvertono il governo
Umtali, Rhodesia (soepi) - Nella sua sessione annuale, il Consiglioe cristiane della
Rhodesia ha messo in guardia il governo dal
proseguire la politica attuale : « L'economia
del paese dipende largamente dalla mano
d’opera africana. E' illusiorio pensare di potere tener lontana per sempre la possibilità che
la maggioranza prenda il potere ». La risoluzione votata e poi aprovata dalle Chiese membro raccomanda l’abolizione di ogni discriminazione razziale e una politica di piano
che prepari progressivamente gli Africani ad
accedere al potere affidando loro responsabilità
tutti i livelli.
Sostenitore della separazione fra Chiesa
e Stato sovietico
Un arcivescovo ortoilosso "dimesso
Ihr tutto te sue funzioni" dai pitriarcato
di Mosca, in ossequio ai regime
ti dissenso cattotico, piccota e grande reattà
fica quotidiana del carisma che essi
esprimono nel loro esercizio concreto
in seno alla comunità; la chiesa locale
è il luogo di verifica di ogni ministero,
compresi quello del vescovo e del teologo. Non è l’ordinazione che fonda il
ministero ma il carisma, e non è la gerarchia che lo legittima ma la comunità. Il compito della chiesa è di essere, fra gli uomini, la casa, della Parola e la mensa dei poveri e degli ultimi,
senza porre dei confini o erigere degli
steccati perché i confini della chiesa
sono l’umanità che Dio ha amato in
Gesù di Nazareth. Il quale ha assunto
nella storia la condizione umana dello
schiavo; la chiesa non potrà agire diversamente e dovrà quindi condividere
la condizione proletaria, le sue speranze e la sua lotta. Ma il suo « servizio
inutile» ai poveri non è la partecipazione viva, convinta (« come compagni e
non come falsi fratelli pieni di riserve
mentali ») alla loro condizione ma è
l’annuncio dell’evangelo, cioè la predicazione della persona di Gesù, Signore
vivente che viene; senza di lui nessuna
realizzazione umana è evangelo. Anche
la fraternità, se non da luogo all’adorazione, non è evangelo: « è evangelo
se è vissuta e enunciata come dimostrazione e adorazione dell’unico Signore ».
Non si tratta dunque per la chiesa di
predicare il socialismo ma di predicare Gesù e semmai di lottare per il socialismo non come inumazione dell’evangelo ma come unica risposta ragionevole all’attuale situazione dei rapporti di produzione: una opzione « secondo ragione », dunque, e « non secondo fede ».
Diventa allora chiaro in che cosa consiste la riforma della chiesa: consiste
nel rifiuto della sua « circoncisione borghese », nel rifiuto dell’ideologia interclassista che depotenzia la carità e im^
pedisce la vera fraternità creando paci
fittizie e comunioni illusorie, e quindi
nel superamento dello scisma tra Evangelo e poveri così caratteristico nella
cristianità contemporanea; consiste nel
ricupero di una effettiva pratica di sacerdozio universale dei credenti in una
chiesa fraterna e senza confini tranne
quelli che di volta in volta l’umanità
trova sul suo cammino.
Bastano questi accenni per dare una
idea della densità teologica di questa
opera sulla quale bisognerà ritornare
per una esposizione più particolareggiata e una valutazione critica complessiva. Ci sono delle riserve da fare?
"Vorremmo rispondere: qualcuna e nessuna. Qualcuna, perché certi passaggi
e certe affermazioni devono essere sottoposte a una ulteriore verifica evangelica. Nessuna, perché riteniamci che
prima di muovere delle obiezioni dobbiamo, come chiese storiche, lasciarci
mettere in questione da questa « picc<>
la e grande realtà» che è il cattolicesimo del dissenso. ’’ Paolo Ricca
Secondo un comunicato del Patriarcato di Mosca, ripreso dal servizio
stampa del CEC, mons. Paolo Golicev,
arcivescovo di Novosibirsk dal 1964 al
1972 e dal gennaio di quest’anno trasferito nella piccola diocesi di Vologda,
è stato « dimesso da tutte le sue funzioni ». Il Patriarcato lo accusa ¿i « trasgressione delle norme canoniche, condotta indegna e incapacità di dirigere
la vita della Chiesa ». Mons. Paolo, considerato come il leader di quanti desiderano una reale separazione fra la
Chiesa e lo Stato, era da parecchi anni in contrasto con i funzionari sovietici del Consiglio per gli affari religiosi.
Secondo un breve profilo pubblicato
da « Le Monde » (26-27.11.’72), egli è na-;
to in Russia nel 1914; condotto in
Francia dalla sua famiglia dopo la rivoluzione, ha compiuto gli studi teologici nell’Istituto S. Sergio di Parigi.
All’indomani della seconda guerra mondiale è rientrato nell’URSS per offrire
il proprio servizio alla Chiesa ortodossa russa. Dopo avere insegnato all’Accademia teologica di Leningrado, nel
1964 diventava arcivescovo di Novosibirsk, immensa città della Siberia occidentale, dove sono numerosi e indipendenti gli intellettuali, soprattutto
scienziati.
Dopo il ritiro forzato dell’arcivescovo di Kaluga, Ermogene, era diventato
il leader di coloro che richiedevano
un’applicazione leale della separazione
fra lo Stato e la Chiesa. Nel concilio
riunito nel 1971 per eleggere il nuovo
patriarca Pimen, in sostituzione di
Alessio, era stato il solo vescovo titolare impossibilitato a partecipare; si
era affermato che, alla vigilia della
partenza, si era « bruciate le mani » (!).
Nel gennaio 1972 era stato nominato
vescovo della piccola diocesi di Vologda. Una sua lettera al patriarcato era
rimasta molti mesi senza risposta; vi
scriveva che la sua azione pastorale,
a Novosibirsk, era stata sistematicamente osteggiata dal rappresentante
locale del Consiglio per gli affari religiosi, A. S. Nicolai, che « ha persino
tentato di trascinarmi in una provocazione tenebrosa, alla quale sono riuscito a sottrarmi pienamente. Ma la
cosa ha seriamente alterato la mia salute ».
Il Consiglio per gli affari religiosi,
creato formalmente per facilitare resistenza della Chiesa nella società sovietica, è diventato de facto, da una diecina d’anni, un vero e proprio ministe
ro dei culti, tendente a ridurre i vescovi alla condizione di funzionari del
regime e a paralizzare la vita cristiana.
Nella sua lettera al patriarca di Mosca, mons. Paolo dichiarava inoltre:
« Forse la mia educazione e la mia
esperienza pastorale si sono rivelate
insufficienti perché io possa dirigere
una diocesi nell’Unione sovietica ».
Chiedeva quindi il pensionamento completo e la possibilità di rientrare in
Francia. Ma dalla sua deposizione e
dal trasferimento nella diocesi di Vologda non si hanno più di lui notizie
precise.
Un soldato sovietico
assassinato per ie sue
convinzioni religiose
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii»iii<ii
Battesimo generale
all’Accademia militare
di Seul
^ (E.P.D.) Ivan Moisseiev, soldato dell’Armata Rossa, è stato assassinato a
causa della sua professione di fede cristiana. E quanto risulta da una documentazione che il Consiglio dei familiari dei cristiani battisti incarcerati
per l’Evangelo ha raccolto e fa ora conoscere negli ambienti occidentali. Lo
assassinio è avvenuto il 16 luglio 1972
sulle rive del Mar Nero, presso Kerc,
dov’era stazionata l’unità di Moisseiev.
Esso è stato compiuto da un commando, in abiti civili, giunto a tale scopo,
e alla presenza del tenente colonnello
Malsin, comandante del reggimento di
Moisseiev.
I superiori avevano posto al militare l’ultimatum definitivo di abbandonare, entro il 16 luglio 1972, le sue convinzioni religiose; in caso contrario,
« qualcosa sarebbe accaduto ». Durante una feroce tortura era stato ripetutamente interrogato: « Ti decidi a cambiare le tue convinzioni? » Aveva risposto, con costanza, confessando di credere in Cristo. Battuto a sangue, gravemente ferito, bruciato, i suoi torturatori in civile lo avevano trafitto con
sei pugnalate al petto; quindi il corpo,
in stato d’incoscienza, era stato tenuto sott’acqua, in riva al mare, fino all’affogarnento. « Asfissia meccanica per
annegarhento », questo il referto medico di morte. Il comunicato ufficiale
constatava: « La morte è stata determinata da violenze ». Quando i genitori di Moisseiev si sono messi in contatto con il tenente colonnello Malsin,
a Kerc, questi ha detto loro: « Moisseiev è morto duramente; ha lottato
con la morte; ma è morto da cristiano ».
Seul (Ansa) - I membri deU’Accademia militare della Corea del Sud, fra cui 1.364 cadetti e 600 fra ufficiali e reclute, sono ’’divenuti cristiani” durante una cerimonia generale
di battesimo svoltasi aH’accademia. Più di 100
fra cappellani militari e altri sacerdoti hanno
battezzato i militari; questo fa parte della
campagna di evangelizzazione fra i membri
dell’esercito sud-coreano.
Dalla documentazione di 24 fogli dattiloscritti, con tre fotografie, risulta
che Tostilità contro Moisseiev risaliva
fin dall’inizio del suo servizio militare,
nel novembre 1970. Motivo dell’azione contro di lui, l’esigenza del Partito,
per cui nelle Forze armate non possono più esservi dei cristiani. La documentazione è a disposizione, dalla metà di novembre, in russo e in traduzione tedesca, presso il Centro di indagine e di informazione interconfessionale « La fede nel Secondo Mondo »,
Schiedhaldensteig 32, 8700 Kùssnacht
(Zurigo, Svizzera).
A Roma, un seminario teologico
sull’obiezione di coscienza
I cristiani e la guerra”
Movimento Internazionale della RiconciUazione
(Via delle Alpi, 20 - 00198 Roma)
Programma del Seminario Teologico sulla obiezione di coscienza "/ Cristiani e la guerra".
Roma, 8-10 dicembre 1972. nei locali della
Chiesa battista. Via Teatro Valle 27
Venerd'i 8 dicembre:
ore 9 : Meditazione comunitaria sull’An
tico Testamento;
ore 9,30; Umberto Vivarelli: «I cristiani e
la guerra, oggi »;
Jose Diez Alegria S., J., prof, alla
Gregoriana : « II Concilio Vaticano e l’obiezione di coscienza »;
David Power, prof, di liturgia :
« Liturgia come celebrazione per
là giustizia c la pacè »;
ore 16- : Carlos Santamaria, prof, di etica
' airUniversità di’ San Sebastian ;
« Revisione dialettica del concettò
di nonvioleUza'»;
ore 17,30 : Introduzione allo studio bibKco:
Aldo Comba pastore vàldese, segr.
Fed. Chiese evangeliche; ’
Antonio Mongillo 0. P. prof, all’Angelicum;
Relazioni di due comunità (Garbatella e E.T.C.);
Sabato 9 dicembre:
ore 9 : Introduzione allo studio biblico;
P. de la Potterie, S. J. prof, al Biblicum;
Michele Sinigalia, pastore battista,
prof, aggreg. alla Facolta Valdese;
ore 10,30; Studio biblico in gruppi;
ore 16 : Studio biblico in gruppi;
ore 19 : Liturgia;
Domenica 10 dicembre:
ore 9 . ,;Studip biblico in gruppi;
ore 9,30; Relazioni dei gruppi;
ore 11 : Culto;
ore 12 : Relazioni dei gruppi; ■ ■
ore 15,30 : Possibilità, di azioni concrete;
Una rappresentante del , .terzo
Mondo;
Fabrizio Fabbrini, Claudio ìàffdté
•s: gj altri. " •
Ingresso libero. Iscrizione (con diritto 'a tutti
i documenti) secondo le possibilità di -Ogntitmi
6
pag. 6
CRONACA CELLE VALLI
N. 49 — 8 dicembre 1972
Testo e commento del Regolamento di Polizia Rurale
La Comunità Alta Valle di Susa ha adottato un nuovo regolamento di polizia rurale che ha lo scopo
di promuovere il rispetto della natura, la tutela deH’ambiente, della proprietà agricola contadina
Da alcuni anni si fa un gran parlare
di provvedimenti a favore della montagna, di iniziative che la salvaguardino e la valorizzino senza deturparla e
snaturarla, ma fino ad ora, anche se
qualche legge è stata varata, non si è
visto molto di positivo é di concreto.
Le pastoie burocratiche rallentano e
spesso vanificano gli interventi ed intanto la montagna continua a degradarsi e a spopolarsi con un processo
ormai così rapido da sembrare irreversibile.
Ultimamente è venuto di moda parlare di, ecologia e di rispetto della Natura in tutte le sue componenti. Sono
anche sorte alcune Associazioni che
con molta buona volontà e pochi mezzi fanno il possibile per sensibilizzare
Topinione pubblica e per sollecitare da
parte delle autorità a ciò preposte delle norme che pongano un freno al dilagare deirinquinamento e della distruzione deirambiente. Purtroppo finora,
almeno per quel che riguarda la montagna e la nostra Regione, questa regolamentazione non è venuta e la situazione continua a peggiorare. (In altre zone. Valle d'Aosta e Trentino Alto
Adige, qualcosa si è fatto ma per ora
la Regione Piemonte non ha affrontato a fondo il problema dandovi una so
luzione soddisfacente).
È quindi auspicabile che in carenza
della legge regionale le varie Comunità Montane prendano loro l'iniziativa
e si diano con tempestività qna precisa regolamentazione volta a garantire
la salva^ardià della flora, della fauna,
dell'ambiente alpino, tenendo presenti
le esigenze delle popolazioni locali e la
salvaguardia dei loro beni condizionando e mettendo un freno al tracotante turismo domenicale.
È quello che ha fatto la Comunità
dell'Alta Valle di Susa che ha elaborato, con l'aiuto di esperti, un nuovo
« Regolamento di polizia rurale » e Io
ha adottato dopo regolare nulla osta
della Regione Piemonte.
Poiché è probabile (ed auspicabile)
che nei prossimi mesi anche i Consigli
delle Valli del Pellice e del ChisoneGermanasca prendano in considerazione la Dossibilità di dotarsi di un analogo Regolamento, spinti anche dalle
pressanti istanze della popolazione,
pensiamo di fare cosa utile e gradita,
soprattutto ai lettori delle Valli, pubblicando integralmente il Testo del Regolamento adottato dalla Comunità
dell'Alta Valle di Susa e facendolo se- .
guire da un breve commento e da alcune considerazioni generali.
CAPITOLO 1
TUTELA DELL'AMBIENTE NATURALE
Articolo 1 :
E' vietata ogni azione che comporti un deterioramento delTambiente naturale, non evitabile.
Articolo 2 :
Per quanto concerne la conservazione del paesaggio, dei boschi, dei pascoli, delle acque, flora e fauna, oltre alle leggi che regolano le singole materie valgono le norme contenute nei
presente regolamento.
Il Sindaco ha la facoltà di intervenire a suo
insindacabile giudizio, in ogni caso di azione
diretta a deteriorare l'ambiente, con ordinanze
da assumere ai sensi della legge comunale e
provinciale.
Il Comune potrà disporre un proprio organico
plano di intervento per il caso di calamità naturali, opportunamente coordinato con le disposizioni regionali e provinciali.
Articolo 3 :
E' vietato comunque accendere fuochi nei boschi o a distanza inferiore dì m. 100 dai medesimi.
A tale divieto è fatta eccezione per coloro
che, per motivi di lavoro, sono costretti a soggiornare nei boschi.
Ad essi è consentito, con le necessarie cautele ed in spazi vuoti previamente ripuliti da
foglie, erbe secche, ramaglie ed altre materie
facilmente infiammabili accendere il fuoco
strettamente necessario per loro ristoro e per
cottura delle vivande, con l'obbligo di riparare
il focolare in modo da impedire la dispersione
delle braci e delle scintille e di spegnere completamente il fuoco prima di abbandonarlo.
Analoga eccezione è fatta per campeggiatori
o gruppi turistici organizzati nella stretta osservanza delle norme di cui al comma terzo del
presente articolo.
Articolo 4 :
L'abbruciamento delle ristoppìe o di altri residui vegetali è consentito quando la distanza
dai boschi supera ì m. 100 ed a condizione che
il terreno ove avviene l'abbruciamento sia stato
previamente circoscritto ed isolato con solchi di
aratro o con altro mezzo efficace ad arrestare il
fuoco.
Durante l'abbruciamento di ristoppie o di altri residui vegetali è fatto obbligo aH'interessato della presenza di personale sufficiente e dotato di mezzi idonei al controllo ed eventuale
spegnimento delle fiamme.
Tale personale deve restare sul posto fino a
totale esaurimento della combusione.
Per quanto concerne castagneti, frutteti, operazioni di pulizia del bosco l'abbruciamento dei
resìdui vegetali può essere fatto anche a distanza inferiore ai 100 metri purché sì osservino le
norme dei precedenti commi.
Artìcolo 5 :
Particolare prudenza deve essere osservata
dai fumatori ai quali è fatto severo obbligo di
assicurarsi sempre che i mozziconi ed i fiammiferi siano ben spenti prima di venire gettati al
suolo.
Nel periodo fra lo scioglimento delle nevi ed
il rinverdimento del manto erboso ed in quello
tra resv9^:amento delle erbe e le pioggia e
nevi invernali è vietato fumare nei boschi salvo
che sulle strade e negli spiazzi privi di vegetazione.
Artìcolo 6 :
E' vietato tenere accatastata nel boschi legna,
paglia e qualsiasi altra materia facilmente incendiabile.
Artìcolo 7 :
E' vietato compiere con mezzi motorizzati,
percorsi fuori strada, tranne che nelle località a
ciò destinate e previa autorizzazione del Comune.
I sentieri di montagna e le mulattiere sono
considerati a tal fine fuori strada.
Ai divieto di cui sopra fanno eccezione i
mezzi impiegati e necessari ai lavori agricoli, alla sistemazione delie piste sciistiche, alle utilizzazioni boschive ed ai lavori a scopo idraulicoforestale.
Questi ultimi tuttavia devono essere o organizzati o autorizzati dal Corpo Forestale dello
Stato, dal Consorzio Forestale A.V.S. o dal Consorzio di Bonifica Montana.
Articolo 8 :
Sono vietate le costruzioni sia private che dei
servizi pubblici (compresi alberghi, pensioni,
impianti turistici ecc. ) che non si inseriscano
paesaggisticamente neH'ambiente montano.
Articolo 9 ;
Ai fini di eliminare le cause dì inquinamento
ambientale è sempre vietato l'uso dei diserbanti di ogni sorta, ad eccezione che nei cimiteri,
E' permesso l'uso del diserbanti selettivi esclusivamente per gli impianti sportivi (Golf - Piste
sciistiche - Campi sportivi - ecc.).
E 'fatto dvieto dell'uso agricolo degli anticrittogamici, insetticidi, antiparassitari, ecc. gassosi, liquidi, o n polvere, ad alto potere tossico
anche per gli animali a sangue freddo o caldo,
selvatici o domestici e per l'uomo. E' pure vietato l'uso degli anticongelanti sulle strade, piazze, in tutti i luoghi pubblici ed anche sui terreni privati.
Articolo 10:
Le concimale devono essere sistemate a non
meno di 25 mt. di distanza dalle abitazioni e
dalle abitazioni e dalle pubbliche strade, salvo
deroga concessa caso per caso dal Sindaco, e
coperte con terra o altro materiale.
Articolo 11 :
I veicoli trasportanti rifiuti, concime, stallatico ecc. devono essere dotati dì validi ripari atti
a impedirne la caduta e la dispersione sulla
pubblica strada ed il carico dovrà essere adeguatamente coperto.
Nell'effettuare i sopradetti trasporti dovranno inoltre osservarsi gli orari fissati dal Comune.
Articolo 12:
E' vietato lo scarico ed il deposito, anche temporaneo, di rifiuti, detriti di qualsiasi specie,
letame, lungo i corsi d'acqua, nei boschi, lungo
le strade e relative piazzuole ed in ogni altro
luogo pubblico, salvo nei luoghi appositamente
designati con apposito cartello indicatore dal*
l'Autorità Comunale.
Articolo 13:
E' vietato fare scorrere sulla pubblica strada
in qualsiasi ora del giorno o della notte, acque
destinate alla irrigazione o a qualsiasi altro uso.
Artìcolo 14:
E' vietato in qualunque tempo e luogo abbandonare senza sufficiente custodia animali dì
qualsiasi specie.
CAPITOLO II
FAUNA E FLORA
Articolo 15 :
L'esercizio della caccia e della pesca è consentito su tutto il territorio del Comune con la
stretta osservanza delle vigenti disposizioni di
legge in materia e secondo le regole e modalità localmente stabilite dai Consorzi Riserve di
Caccia Alta e Media Valle Susa.
A maggior salvaguardia delia fauna e degli
interessi turistìco-naturalistici il Comune deve
destinare una superficie pari ad almeno l/4
dell'Intero territorio comunale a zona di protezione.
E' sempre vietata la cattura dei piccoli uccelli
con qualsiasi mezzo effettuata, ad eccezione del
passero qualora danneggi il raccolto dell'uva.
E' vietate disturbare la fauna di qualsiasi dimensione ed a qualsiasi ordine o specie appartenga.
Articolo 16:
E' vietata l'uccisione e la cattura del riccio
con qualsiasi mezzo effettuata.
Articolo 17:
E' vietata la raccolta delle rane, dei gamberi e delle lumache (chiocciola). Su demanda
degli interessati, tuttavia, il Sindaco, valutata
la consistenza di tale specie animale sul territorio del Comune, può autorizzare la raccolta
in quantitativi non superiori a n. 24 capi giornalieri, per ciascuna specie e per ogni richiedente.
Articolo 18:
Il divieto, di cui all'articolo precedente, non
si applica nei confronti di chi, proprietario o affittuario di terreni nel Comune, costituisca su
di essi allevamenti di una o più delle suddette
specie di animali.
Tali allevamenti saranno soggetti a controllo
sanitario e tecnico da parte del Comune e potranno essere vietati qualora il loro impianto ed
il loro funzionamento non corrispondano ai necessari requisiti di igiene e di efficienza.
Articolo 19:
E t'uttavia sempre ed in qualunque mode vietata la cattura di indivìdui delle suddette specie che non raggiungano almeno le seguenti dimensioni :
rane: lunghezza di almeno cm. 10 tra testa
e coda ;
gamberi : lunghezza di almeno cm. 7 tra
testa e ceda ;
lumache: con guscio all'apertura di 0 inferiore ai 3 cm.
Articolo 20 :
Stante il notevole aumento delle vipere (V.
Aspis • V. Berus ) e il conseguente aggravamento del pericolo per l'incolumità delle persone
e degli animali domestici, ò stabilito dalla Giunta Municipale al fine dj incentivarne la cattura,
un premio adeguato per ogni vipera catturata.
L'entità e le modalità,di assegnazione del premio sono fissati dalla (^nta Municipale in con'
formità alle direttive |||enerali della Comunità
A.V.S. ^
Saranno pure stabiliti uno o più depositi di
siero antiofìdico.
Articolo 21 :
t
E' vietata totalmente fa raccolta delle seguenti
specie vegetali : Ì
1 - Ofridi ( Ophrys ) tutte le specie ;
2 - Scarpette della Madonna - Scarpette di Ve
nere ( Cypridedium Calceolus);
3 - Aquilegia (Aquilegia alpina);
4 - Giglio di S. Giovanni ( LUium Bulbiferum
- Lilium Croceum);
5 - Martagone (Lilium Martagón);
6 - Tutte le piante a cuscinetto di alta monta
gna (Sassifraghe - Pedrocallis - Saponarie - Siiene ecc.);
E' permessa la raccolta fino a sei esemplari
per persona delle seguenti specie:
1 - Stella alpina ( Gnaphalium leontopodlum ) ;
2 - Genziane maggiori (Gentiana lutea - Gen
tiana punctata ) ;
3 - Genziana di Esculapio (Gentiana asclepía
dea ) ;
4 - Fior di stecco ( Daphne mezereum ) ;
5 - Daphne odorosa (Daphne cneorum
Daphne striata ) ;
6 - Nigrìtella ( Nigritella nigra);
7 - Giglio di S. Bruno (Paradisea Lillastrum);
8 - Aconito ( Aconitum anthora - A. napellus
- A* paniculatum ) ;
9 • GenepI ( Artemisia Genepi - Artemisia
Laxa ) ;
10 - Erba Rota (Achillea Herba-rota),
Articolo 22:
La raccolta delie specie erbacee non corìipresc tra quelle elencate nell'articolo precedente è
soggetta alle seguenti norme:
la raccolta de! fiori in genere è limitata a
quanti se ne possono tenere, non legati, in una
mano per ogni persona.
E' vietato il commercio di tutti i fiori spontanei ;
Ne è consentita la vendita soltanto con
certificato di origine che attesti la prov<>nienza
da apposite colture o da proprietà private debitamente autorizzate.
In caso di gite collettive (scuole - associazioni - seminari ecc. ) la raccolta dei fiorì di cui
al secondo comma dell'articolo 21 non può superare i trenta esemplari per ogni comitiva che
dovranno essere raccolti da un numero limitato
di persone.
La raccolta dei fiori deve comunque avvenire senza estirparne le radici e senza recare
danno alle colture.
Il Sindaco può emanare nel caso ne ravvisi
la necessità ordinanze specifiche per una maggiore tutela della flor^ alpina.
Articolo 22 bis :
In ogni caso nel quale venga alterato il manto erboso anche per opere pubbliche autorizzate è fatto obbligo al privato o all'Ente interessato del ripristino e ricostituzione del manto erboso entro il periodo vegetativo successivo all'ultimazione dei lavori.
CAPITOLO 111
TUTELA DELLA PROPRIETÀ' AGRICOLA
Articolo 23 :
Il prodotto, anche spontaneo, del suolo deve
ritenersi appartenente al proprietario del terreno
che lo ha generato. Pertanto, su segnalazione
da parte del conduttore dei suolo, è vietata la
raccolta :
1 - dei funghi dì qualsiasi specie;
2 - dei frutti spontanei, quali fragole, lamponi,
mirtilli, ginepro, ecc.
3 - dei fiori e piante di qualsiasi specie, anche
officinali.
Articolo 24 :
A tutela del proprio diritto di proprietà il
conduttore del terreno è tenuto ad avviearne il
pubblico con appositi cartelli portanti la dicitura « PROPRIETÀ' PRIVATA » disposti in modo
ed in numero sufficiente a descrivere il perimetro del terreno.
Tale segnaletica potrà essere posta in essere,
di comune accordo, tra diversi proprietari finitimi ai margini della proprietà complessva.
CAPITOLO IV
DISPOSIZIONI FINALI
Articolo 25 :
Chiunque intende ottenere un permesso, licenza o autorizzazione, dì cui al presente Regolamento, deve tempestivamente presentare ai
Comune apposita domanda indirizzata ai Sindaco, stesa su competente carta da bollo e corredata dagli atti e documenti caso per caso prescrìtti
o comunque necessart^^M indicare chiaramente
l'oggetto delia domai^a.
Articolo 26 :
I permessi e le licenze hanno la durata massima di un anno dalla data del rilascio. Il Sindaco può revocare in qualsiasi momento I permessi e le licenze e autorizzazioni il cui oggetto
non risulti più rispondente allo scopo per cui
sono stati rilasciati.
Ove nulla osti, ì permessi e le licenze possono, alla scadenza, essere rinnovati con domanda
scritta dell'interessato.
Articolo 27 :
L'uso dei permessi, licenze ed autorizzazioni
di polizia municipale non conforme alla scopo
per cui furono rilasciati ed alle condizioni e
modalità di esecuzione prescrìtte, dà luogo, oltre che alla revoca, anche alla contestazione della contravvenzione.
Articolo 28 :
Le violazioni delle norme del presente regolamento sono accertate dagli Ufficiali ed Agenti
di Polizia Giudiziaria ed, in particolare, dalle
Il regolamento
Il Regolamento ci sembra sostanzialmente valido a difendere gli interessi
delle popolazioni valligiane, a proteggerne i già magri proventi deiragricoltura e a salvaguardare l’integrità del
patrimonio montano (flora, fauna, ambiente naturale e paesaggistico, ecc.)
che. Se è conservato e valorizzato può
contribuire ad assicurare un domani
alla montagna che altrimenti è destinata a morire. Questo Regolamento,
lungi dall’essere perfetto, ha alcuni articoli o parte di articoli che potrebbero essere modificati per meglio adattarsi alle esigenze ed alla situazione
delle nostre valli, ma questo nulla toglie alla sua validità che è fuor di dubbio. Non dimentichiamo che i comuni
dell’alta valle di Susa si sono dati liberamente questo Regolamento!
Bisogna tra l’altro sottolineare il fatto che i comuni dell’Alta Valle di Susa
non hanno aspettato che altri (Provincia, Regione, Stato) provvedessero a
dotarli di uno strumento efficace di difesa della loro gente e del suo patrimonio, ma hanno trovato nella Comunità
di cui fanno parte la volontà politica
di intervenire subito con uno strumento che, per quanto imperfetto, è già
sempre meglio di niente. Lo tengano
quindi presente le altre Comunità nel
momento in cui si accingono a darsi
un Regolamento.
Passando ad esaminare articolo per
articolo, diciamo subito che mentre
condividiamo in pieno gli scopi che il
Regolamento si propone, non vediamo
come i pochi agenti comunali in servizio possano farlo rispettare su un
territorio che spesso si estende su migliaia di ettari. Né vediamo come le
Comunità Montane possano, almeno
allo stato attuale delle cose, pagare degli agenti da adibire a questo servizio.
E poiché fare un Regolamento che non
si fa eseguire sarebbe beffarsi ancora
una volta dei montanari, ci sembrereb
Guardie Municipali ed eventualmente della Comunità A.V.S.
Articolo 29 :
Salvo diverse disposizioni dì legge le con
travvenzionì di cui aH'artlcolo precedente sono
soggette alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma non inferiore a L. 1.000
e non superiore a L. 200.000, in conformità, alle norme contenute neH'art.,106 della legge 9*61947 n. 530 ed all'art. 3 della Legge 2-7-1j?61
n. 603.
Per l'applicazione di detta sanzione amministrativa saranno osservate le disposizioni della
legge 3-5-1967 n. 317.
Artìcolo 30 :
L'accertamento della contravvenzione rende
il contravventore o chi per lui, totalmente responsabile, a sensi dì legge, dì tutte le sue conseguenze.
Articolo 31 :
Il provento delle pene pecuniarìe e delle relative oblazioni o transazioni per contravvenzioni al presente Regolamento è devoluto alla
cassa del Comune.
Articolo 32 :
Il presente Regolamento dì Polizia Rurale
entrerà in vigore dopo la approvazione suf^eriore e la susseguente pubblicazione per 15 giorni consecutivi, in conformità della legge.
be più realistico estendere questo servizio di vigilanza alle guardie forestali, ai guardiacaccia e guardiapesca, ai
carabinieri, ma soprattutto ad un nucleo di guardie volontarie scelte tra i
valligiani o gli iscritti alla Pro Natura, C.A.I., o altro Ente, che abbiano seguito un corso di preparazione.
Gli articoli
Di particolare interesse ci sembra il
terzo capoverso dell’art. 2 che recita
testualmente: « Il Comune potrà disporre un proprio organico piano di
intervento per il caso di calamità naturali, ecc. ». A qualcuno potrebbe passare inosservato postò com’è nel contesto dell’art. 2, in realtà riveste una
grande importanza in quanto in questo modo i comuni rivendicano in proprio la possibilità di intervento in caso di calamità (valanghe, alluvioni).
Nulla da osservare per gli art. 3, 4, 5
riguardanti le norme da osservare per
prevenire gli incendi nelle zone boschive.
L’art. 6 ci sembra in parte superfluo
ed in parte troppo restrittivo in quanto da sempre il montanaro ha raccolto
ed accatastata legna nei boschi senza
per questo provocare danni o incendi.
L’art. 7 non ha bisogno di un lungo commento. Chi ama la montagna,
i suoi silenzi, la sua austera bellezza,
sa che solo a piedi la si può veramente ammirare e godere. E questo non è
più possibile dove scorazzano i mezzi
« fuori-strada » a due o quattro ruote
che col loro fracasso disturbano e fanno fuggire gli animali. Tra l’altro questa norma farà contenti i cacciatori
che da anni lamentano questa piaga
e invocano una regolamentazione.
L’art. 9 ci sembra troppo drastico in
alcune sue parti, soprattutto dove prevede il divieto dell’uso di anticongelanti su strade, piazze, ecc. anche se un
uso limitato e ragionevole è certo au
spicabile ed auspicato anche da parte
degli automobilisti che ora vedono le
carrozzerie delle loro auto corrose dalle sostanze chimiche usate lungo le
strade.
Gli articoli da 10 a. 14 possono essere
considerati in blocco in quanto più che
difendere gli interessi del montanaro
pongono dei gravi limiti alla sua attività lavorativa. Mettere in atto disposizioni restrittive o limitative alla attività del contadino vuol dire costringere
quei pochi che ancora si dedicano alla
magra agricoltura ad andarsene abbandonando i loro terreni agli sterpi e alle vipere. La montagnà è bella finché
vi vive il montanaro con le sue mucche, le sue pecore, i suoi animali, il
suo letame, ma stiamo attenti a non
farne una brutta copia dell’alienante
città altrimenti cosa verrà a fare in
montagna il cittadino in cerca di tranquillità e di riposo?
Rimane comunque valido l’art. 12
nella formula che gli è stata data a
condizione che si elimini la parola « letame ».
Per quel che riguarda l’art. 15 concernente l’esercizio della caccia esso
richiederebbe una trattazione più ampia di quanto ci sia concesso dalla tirannia dello spazio a nostra disposizione. Certo che il problema della caccia
si fa sempre più grave e gli stessi cacciatori (quelli veri, s’intende!) chiedono una regolamentazione che se dovesse ancora tardare a venire comprometterebbe seriamente la conservazione di molte specie di selvaggina. Per
questo sarebbe stato auspicabile che
la stessa Comunità dell’Alta Valle di
Susa inserisse nel suo regolamento,
per altri versi così completo e dettagliato, qualche articolo limitativo in
attesa che la Regione dia un regolamento alla intera materia.
Nulla da obiettare a nostro avviso
per quel che concerne gli articoli da
16 a 20 che hanno il preciso scopo di
proteggere quegli animaletti di piccola
mole spesso ignorati o vilipesi eppure
così utili aH’equilibrio ecologico della
Natura. Forse parte di questi articoli
avrebbero trovato un inquadramento
mighore nell’ambito dell’art. 23.
A proposito dell’art. 21 c’è da dire
che l’elenco delle specie vegetali di
cui è vietata la raccolta potrebbe esse
re molto più lungo e completo in quanto molte sono le specie endemiche o
comunque rare che si trovano sulle nostre montagne e che fanno le spese
della raccolta spesso vandalica dei turisti. Comunque buona ci pare la formulr-zione dell’articolo 22 che può, almeno in parte, ovviare alle carenze
dell’art. precedente.
Dell’art. 22 bis si può solo sperare
che la relativa norma sia fatta sempre
e dovunque rispettare soprattutto
quando si tratta di grossi lavori di
sbancamento come nel caso di apertura di nuove strade o di piste di discesa per gli sciatori.
L’art. 23 è forse il più importante di
tutto il Regolamento almeno dal punto
di vista dei valligiani.. Infatti da anni
invocano una regolamentazione che
ponga fine al sopruso del turismo pirata che non si fa scrupolo di rubare
(non possiamo adoperare altro termine) uva, noci, castagne, patate, cavoli,
ecc. Discorso più complesso per quel
che riguarda la raccolta dei funghi la
cui regolamentazione dovrebbe salvaguardare il diritto dei valligiani a raccogliere e vendere questo ricco prodotto dei loro boschi senza peraltro togliere al cittadino il piacere della raccolta di questo prelibato frutto.
Come fare per regolamentare questa
delicata materia senza ledere i diritti
e gli interessi degli uni e degli altri?
Stante la grande frammentarietà
della proprietà privata nelle nostre
valli sarebbe bene che l’art. 24 prevedesse ai fini dell’applicazione dell’art.
precedente che una intera valle o un
intero comune potessero essere considerati « Propietà privata » previa adeguata segnaletica.
I restanti articoli dal 25 al 32 contengono le disposizioni finali riguardanti
il rilascio di licenze ed autorizzazioni,
l’uso e la durata dei permessi stessi, le
violazioni al Regolamento e le relative
sanzioni per cui non ci pare che abbiano bisogno di commento.
Vorremmo solo aggiungere che forse
non sarebbe superfluo inserire un articolo che recitasse pressapoco: « È fatto divieto di entrare nei fondi privati
coltivati per cogliere fiori o altri prodotti spontanei o coltivati, per consumare pic-nic, per piantare tende o posteggiare vetture e roulottes, ecc. senza la preventiva autorizzazione dei proprietari ». Questo per tentare di arginare la pessima abitudine che molti turisti hanno di invadere senza discriminazione e rispetto i prati da falciare
senza considerare che spesso essi sono
la sola fonte di reddito del montanaro.
Queste sono le prime osservazioni
che ci sono venute in mente leggendo
queito nuovo Regolamento dell’Alta
Valle di Susa, naturalmente molte altre se ne possono fare a seconda da
che parte il Regolamento viene esaminato. È quanto i nostri lettori non
mancheranno certo di fare. Saremmo
quindi riconoscenti a quelli che vorranno far pervenire all’Eco o direttamente al sig. Genre sindaco di Perrero,
che è stato incaricato dal Consiglio di
Presidenza dell’Ente Montano delle
Valli del Chisone e della Germanasca
di preparare una bozza di Regolamento
da presentare nei mesi prossimi al
Consiglio stesso, le loro osservazioni e
le loro proposte di cui sarà tenuto debito conto nella stesura della bozza
stessa. Raimondo Genre
7
8 dicembre 1972 — N. 49
CRONACA DELLE VALLÉ
pag. 7
Il nuovo convitto di Villar Porosa Incontro SCUOlO Matorno
Siamo grati al Direttore Past. Gino Conte
che ci ha preceduti nello scrivere una cronaca delle inaugurazioni di questa giornata, sottoscriviamo pienamente quanto egli ha detto, ma siccome un ospite non può conoscere
tutti i dettagli locali, lo preghiamo di pubblicare ancora questa nota.
FERVIDA ATTESA
Era da un po’ di tempo che a Villar Porosa si parlava di questa data. Il Concistoro vi
aveva dedicato alcune sedute per predisporre
tutti i dettagli della giornata; vari comitati
erano mobilitali : quello delle sorelle di Chiesa responsabili delle agapi, quello della Foresteria, quello recentemente costituito dèi Convitto, la Corale, i Trombettieri, la Scuola Domenicale, il Gruppo della Gioventù... Non
fummo delusi, là Irostra Chiesa ha vissuto
una delle giornate più belle della sua ancor breve esistenza.
Una veduta delVagape meridiana; sul
palco, il coro del Collegio Valdese, diretto
da Carlo Arnoulet.
GLI OSPITI
il Pastore Rylander di Svezia e più tardi con
il Pastore Castlund, oggi Vescovo della Chiesa Luterana Svedese?
sato, come sempre. La chiesa di Villar Perosa
ha soltanto un gran debito di riconoscenza.
ne costituiscono la splendida cornice : fratelli e sorelle di comunità vicine e lontane,
italiane ed estere. Li vediamo ancora in mezzo a noi : quelli di cui si è parlato, il nostro
Moderatore, i Presidi delle tre scuole elementari, medie e medie superiori di Villar Perosa: il nostro Comitato del Collegio e della
Scuola Latina con i presidi e alcuni professori delle stesse, il Doti. Enrico Gardiol per gli
Amici del Collegio e la Signora presidente
della Federazione Femminile Valdese; il Con
Chi ha volto a noi il cuore delle Società
Gustavo Adolfo dì Germania e dei loro cari
Presidenti, Jungblut prima ed oggi Doti.
Katr.?
CONCLUSIONE
Chi ci ha fatto incontrare tra ì Funzionari
e Responsabili della RIV-SÌvF degli amici che
hanno fatto tutto il poter loro per rispondere
alle nostre preghiere?
E chi ancora ci ha suscitato tra tanti umili, noti ed ignoti dei consensi che ci son siati
preziosi più dell’oro?
Al pranzo inaugurale, il saluto del Console di Svezia a Torino, dr. Castlud; alla sua destra il Moderatore, pastore Aldo
Sbaffi,
sole di Svezia a Torino e Direttore Generale
della RIV-SRF: Il Segretario generale Dr.
Sergio Eynard; il direttore dello stabilimento
di Villar Perosa ing. Rangheri, l’ing. Ravazzini dell Ufficio Tecnico della Tavola Valdese;
i Sindaci dei Comuni di Villar Perosa, Pinasca ed Inverso Pinasca con membri delle
rispettive Amministrazioni e tanti e tanti altri ancora. Al posto d’onore, tre vedove di uomini caduti come sulla breccia della nostra
battaglia :
La ved. Rylander di quel pastore svedese
che fin dal lontano 1964 venne tra noi, come
per caso, divenne nostro amico, scrisse articoli sui giornali svedesi per sollecitare interesse a nostro favore, ma cadde ancor giovane
per uno di quei mali che non perdonano. Non
è presente di persona, la sua vedova, ma la
raj)j)resenta uno di quei piccoli a vaglia »
giurilo proprio allora e con i quali, di tanto
in tanto, collcttando qualcosa tra amici, essa
mantiene con noi gli antichi legami di solidarietà...
La vedova delTing. Foriierone ex Direttore
Generale della RIV che già in passato si interessò della nostra chiesa nascente.
La ved. del Dott. Federico Balmas, Segretario generale nel momento in cui una parte
dell’ex Campo Sportivo veniva graziosamente ceduto alla nostra Comunità per costruirvi
il nostro Convitto-Studenti...
Ed altri tanti e tanti tra i quali ancora
un rappresentante del Consiglio Provinciale,
Dr. Loris Bein, che reca una lettera importante per la nostra cassa ancora fortemente
deficitaria... Persone altolocate e persone modeste, molto modeste, qui strette le une alle
altre, tutte « Lino in Cristo ».
E tutti questi fratelU e sorelle, hanno sul
volto una espressione amica, cordiale, anzi affettuosa. Mai, come quel giorno, avevamo
avuto Vimpressione al Villar di sentirci circondati da tanto amore.
Chi? Dio e soltanto Iddio. Se qualcuno
crede di poter trarre un insegnamento da
quanto è avvenuto a Villar Perosa, sappia che
Dio compie ancora dei miracoli, come in pas
E si giunge cosi alla conclusione : è una
corsa generale verso il Campo Sportivo. Il
Console di Svezia apre la porta d’ingresso e
in un attimo tutti i locali del vasto edificio
sono zeppi. È come una esplosione di gioia
generale. Dovrebbero ancora udirsi dei discorsa dovrebbe ancora cantare la nostra Corale
un coro d’occasione... Non è più possibile,
ovunque sono esclamazioni festose, commenti,
domande, da un lato risuonano le trombe, dall’altro rispondono i canti e le chitarre della
balda gioventù del Collegio Valdese di Torre
Pellìce, mentre s’odc il tipico tintinnio di
bicchieri e tazze e corrono a fatica tra la gente signore e signorine della chiesa per portare
a tutti bibite, tè, caffè ecc. e, soprattutto,
mentre i sorrisi rispondono ai sorrisi, le mani
si stringono e molli si abbracciano. Dovrebbe
durar sempre uno spirito così, ma, ahimè,
l’ora del commiato è giunta.
Una personalità non Valdese ci stringe fortemente la mano dicendo: « Inaugurazioni di
questo genere si vedono di rado in Italia ».
Un’altra: «È stata una giornata meravigliosa ». E ì più senton difficile esprimere quello
che hanno nel cuore. Sentono però che hanno
vìssuto una grande esperienza.
Ed ora la nostra Comunità rimane con i
suoi compiti e con !e sue responsabilità più
grandi e difficili di prima. Ma resta anche con
la certezza che Dio può ancora fare dei miracoli.
Enrico Getmet
Visita e ’’consumi’^
nel nuovo edificio,
che ancora attente
rifiniture e attrezzatura.
s.
' I,
J
A chi serve il Convitto
di Villar Perosa?
LA NOSTRA GIOIA
E. perciò parve più lieto e festoso il lungo
scampanio del nostro carillon che annunziava
l’inizio del culto. Più dolce Fintroito cantato
dai bimbi della nostra scuola domenicale in
galleria, accompagnati dalla chitarra dì un
monitore... Più armoniosi gli ottoni dei nostri Trombettieri... Più eloquente il canto
della nostra Corale impegnata ad e.sprimere
l’attualità dei nostri vecchi canti valdesi.
Quasi nostalgici gli accordi del nostro organo,
eco -anch’esso di un amore fraterno risonante
da Berlino e non ancora sopito...
Già è stato riferito circa i culti ed ì messaggi con la parte liturgica affdata ai nostri
giovani lettori... È impossibile ricordare e riferire tutto. Qualcosa però, non si può tacere: il saluto cordiale del Vice Sindaco di Villar Perosa, sig. Siccardi. a nome del Comune
ed anche a nome del Parroco e della Chiesa
Cattolica locale. Le parole del Sindaco Richìardone di Pinasca: «Ho letto le critiche
che vi sono state rivolte da certi giornali e
mi rallegro vivamente per la vostra vittoria.
Ho pure letto altrove il timore, espresso da
taluno, di una espansione Valdese verso Pinasca e vi dico forte: non abbiamo alcun
timore di una espansione Valde.se. Venite
pure, cari Fratelli in Cristo, siate i benvenuti
tra noi! »... Abbiamo ancora neH'orecchio la
eco dell'applauso fragoroso che salutò queste
parole.
Chi vive fuori dalle Valli potrebbe
facilmente essere indotto a credere che
il Convitto di Villar Perosa testé inaugurato, la RIV e la sua scuola aziendale, possano costituire un freno allo
spopolamento delle Valli. In questo
senso si è espresso anche il cronista
delI’Eco-Luce nella cronaca deH’inaugurazione.
A parte le considerazioni sulla libertà di movimenti dello stesso cronista
— libertà che mi sembra difficilmente
inquadrabile nel contesto RIV-SKF, come desumo dalle riflessioni di alcuni
miei amici che vi lavorano o vi hanno
lavorato, i quali non hano l’impressione di vivere propriamente in una beata
oasi di libertà, appunto —, mi sembra
giusto informare i lettori del giornale
che anche l’azione di freno allo spopo
lamento è alquanto' aleatoria, per non
dire nulla.
Infatti dei miei alunni che hanno terminato IIP Media lo scorso anno a
Ferrerò, cinque avrebbero desiderato
frequentare la scuola RIV. Uno di essi è arrivato in ritardo per l’iscrizione
(sià la così rapida chiusura delle iscrizioni non favorisce molto quelli che
sono scomodi ad arrivare a Villar Perosa), ma non è che gli altri quattro
siano stati più fortunati. Infatti nemmeno uno di essi è stato accettato.
Non so se da altre parti le esperienze siano altrettanto negative, ma mi
pare che la totale chiusura degli accessi ai ragazzi della Val Germanasca operata lo scorso anno debba suggerire
qualche pensierino a chi fosse un po’
troppo ottimista. Claudio Tron
miracolo ni DIO
l
Nel messaggio conclusivo, il Pastore locale
ha insìstito sul fatto che tutto quanto è avvenuto nella Chiesa di Villar Perosa non è dovuto a meriti umani, ma sempre e soltanto
alla provvidenza divina :
Chi organizzò quel lontano incontro con
Dal 10 al 17 dicembre
Senimana dei libro evangelico
Dal 10 al 17 dicembre viene organizzata in tutte le comunità delle
Val’i una « settimana del libro evangelico ».
Scopo di questa iniziativa è di far conoscere le pubblicazioni che
sono uscite in questi ultimi anni con uno sforzo ed un impegno finanziario notevole della nostra Casa Editrice : Libri di studio e meditazione della Parola di Dio, di ricerca storica e di studio sui problemi del nostro
tempo assieme a libri per i fanciulli.
È tutto un materiale che ci è messo a disposizione per aiutarci nella
nostra preparazione evangelica al nostro servizio a Dio ne! mondo.
Purtroppo gli italiani sono fra quelli che leggono meno nel mondo,
e noi valdesi non facciamo eccezione.
Approfittiamo di questa occasione per procurarci dei libri che ci
possono essere utili, e come un invito alla lettura.
La Claudiana offre per questa occasione delle condizioni particolari di vendita : alcuni libri vengono ceduti con uno sconto fino a! 40%
del prezzo di listino.
Nel limite del possibile saranno visitate le famiglie e verranno
organizzate delle esposizioni-vendita nei vari quartieri.
I Comitati delle nostre Scuole Materne hanno avuto il loro primo incontro di quest’anno il 12 c. m. a Luserna
S. Giovanni.
È stata una buona e simpatica riunione durante la quale è emersa ancora una volta la validità di tali convegni che, pur avendo un carattere familiare, sono altresì estremamente necessari e profìcui.
II pastore Taccia quale presidente
del Centro Diaconale, sotto la cui egida hanno luogo i nostri periodici incontri, ha, come di consueto, presieduto la riunione che ha avuto inizio con
una lettura biblica fatta dal fratello
Rovara della comunità ospitante. Dopo
la preghiera, il pastore Taccia si è vivamente rallegrato di vedere le insegnanti di Villar Pellice che per la prima volta partecipavano ad un incontro dei Comitati delle Scuole Materne;
un fraterno benvenuto è pure stato rivolto al signor Sergio Rostagno, nuovo pastore di Pomaretto, ed alla signora Clairette Conte di S. Germano.
I partecipanti al convegno si sono
particolarmente occupati di alcuni problemi amministrativi (oneri sociali al
personale dipendente, quote di iscrizione e di frequenza dei fanciulli) e burocratici (domande per il riconoscimento del servizio con relativa qualifica onde ottenere il punteggio per le
insegnanti), problemi questi ultimi che
ci sono parsi di più facile soluzione
dopo l’intervento del prof. Eynard, la
cui presenza alle riunioni dei Comitati, appare sempre più indispensabile
per la sua competenza sia nel campo
burocratico, sia in quello pedagogico.
Alcune insegnanti hanno espresso il
loro giudizio nettamente favorevole nei
confronti del corso di aggiornamento
svoltosi a Torre Pellice dal 1° al 10 settembre, corso aperto alle insegnanti
di tutte le Scuole Materne Valdesi ed
alle insegnanti delle Scuole Materne
Cattoliche e Statali della Val Pellice,
in quanto organizzati oltre che dal
Centro Diaconale, anche dal Consiglio
della Val Pellice, dalla Direzione Didattica di Torre Pellice e dall’A.A.I. Durante i dieci giorni trascorsi insieme
le maestre hanno potuto allargare le
proprie conoscenze in vari campi, da
quello della psicologia infantile, a quello della costruzione di giocattoli, da
quello della pedagogia a quello dei lavori manuali, da quello della pediatria
e della dietetica a quello dei giochi
cantati. Dalle partecipanti è stato soprattutto apprezzato il fatto che il corso sia stato residenziale permettendo
così ad ognuna di arricchirsi mediante un proficuo scambio di idee e di
esperienze con le colleghe. È stato deciso che, per avere ancora contatti con
qualche docente e con le compagne di
corso e per continuare ad approfondire
le proprie conoscenze, le maestre si
riuniranno durante uno o due « weekend » al Castagneto di Villar Pellice
ove esse troveranno certamente una
atmosfera simpatica e fraterna. E stato pure sottolineato come sia necessario che, accanto agli incontri di cui
sopra, si continui ad organizzare le
periodiche riunioni dei nostri Comitati
in quanto abbiamo dei problemi da risolvere in un ambito strettamente
nostro.
Il pastore Taccia, facendo presente
che è assolutamente necessario che
egli sia coadiuvato nel lavoro organizzativo del Centro Diaconale, ha richiesto l’inserimento di alcuni membri dei
Comitati delle Scuole Materne nella
« équipe » che si va creando allo scopo
di facilitare l’opera del Presidente,
« équipe » della quale sono già entrati
a far parte due fratelli per gli Istituti
per Minori e due altri per gli Istituti
per Anziani; hanno accettato l’incarico
Chiesa cristiana Avventista
L’evangelista Adelio Pellegrini, della
chiesa cristiana Avventista di Torino,
comunica il suo programma di riunioni a Torre Pellice, presso la Cappella
di Via Giolitti 6. L'inizio delle riunioni
è fissato per venerdì 8 dicembre e la
chiusura per sabato 16.
Venerdì 8, ore 20 - La nostra giustizia
Sabato 9, ore 10 - Dio è Amore; ore 20,
Cristo Gesù : valore della Bibbia.
Domenica 10, ore 20 - Cristo Gesù.
Lunedì 11, ore 20 • L’Amore dì Gesù.
Martedì 12, ore 20 - Perché Cristo è morto.
Mercoledì 13, ore 20 - Gesù il nostro modello.
Giovedì 14, ore 20 - L’uomo davanti a Cristo Gesù.
Venerdì 15, ore 20 - Gesù; «Io sono la
Vìa, la Resurrezione e la Vita »,
Sabato 16, ore 10 - Dove sono; ore 20. Il
patto che salva.
Domenica 10/12, dalle ore 9 alle 10 e da
lunedi 11 a venerdì 15/12, dalle ore 18,30
alle 19,30, si terrà una classe per coloro che
desiderano conoscere a fondo il piano di Dio
per gli uomini attraverso le profezie della
Bibbia contenute nei libri di Daniele e Apocalisse.
le signore Clairette Conte ed Ebe Pons
e la signorina Paola Genre.
Il prossimo incontro è stato fissato
per il 14 gennaio 1973 a Villar Pellice.
Le conversazioni si sono protratte a
lungo continuando ancora attorno alla
tradizionale e gradita tazza di tè servita dalle sorelle della comunità di Luserna S. Giovanni, a cui va il vivo grazie di tutti. La nostra riconoscenza
pure al pastore Taccia che, malgrado
le sue molteplici occupazioni, ha portato avanti con impegno ed amore una
attività ancora poco conosciuta, ma
pur tanto utile ed importante.
Giorgina Giacone
lUIUIIHIllllllllllllllMIIIIIIIIMllllillllllllllllllllllllllllllllllllllll
S. Germano C.
Il primo turno di riunioni quartierali si è
appena concluso e ci riserviamo di pubblicare
quanto prima sull’Eco la lista delle riunioni
di dicembre. La frequenza è stata in generale buona e pensiamo che molti contìuino ad
apprezzare quest’occasione di incontro fraterno e questa possibilità offerta a tulli i presentiti di esprimersi liberamente.
Nel corso delle ultime domeniche abbiamo
cercato di proseguire il discorso fatto in occasione della domenica deUa Riforma. A questo scopo è stato diffuso l’opuscolo « Parliamo
ù7icora della Riforma », mentre la predicazione è stata tenuta a partire dai testi biblici
indicati in detto opuscolo.
Il culto mensile in francese è invece dedicato alla presentazione del Padre Nostro.
Parecchie assenze tra i bambini della Scuola domenicale, in parte dovuta a malattìa. Domandiamo ai genitori di fare ogni sforzo perché queste assenze siano ridotte al minimo.
Si sta sperimentando l’uso del fianellografo
per le classi dei più piccoli. Ricordiamo che
iu vista della festa di Natale i ragazzi della
Scuola Domenicale si riuniscono ogni sabato
pomeriggio per preparare i canti.
I nostri catecumeni visiteranno una parte
almeno delle vostre case nel quadro della
cc Settimana del libro Evangelico ». Chiediamo a tutti di rispondere favorevolmente a
questo sforzo di diffusione della nostra letteratura.
Rivolgiamo una parola di affettuosa simpatìa ai familiari della Sig.a Clementina
Bouchard vedova Vinçon, deceduta aU’età di
85 anni, dopo un lungo periodo di infermità.
Domandiamo ai parenti di quanti sono ricoverati nei vari ospedali di farci sapere al
più presto quando e dove essi sono degenti,
dando anche le indicazioni precise di camera
e reparto, onde permettere al pastore di visitarli appena possibile. Contiamo naturalmente
anche sugli anziani e diaconi e sugli altri
membri di chiesa per questo ministero della
visita agli ammalati.
L’Appello è in preparazione e, con esso, anche la busta per le contribuzioni di Natale.
Contiamo molto sul senso di responsabilità di
tutti per poter far fronte ai vari impegni che
la comunità ha sul piano generale e locale.
Ecco alcune attività che avranno luogo nei
prossimi giorni:
Sabato 2 dicembre, ore 20, riunione dei
Concistoro.
Domenica 3, 1® domenica d’Avvento, culto
di Santa Cena.
Venerdì 8 dicembre, ore 14,30, nella sala
valdese, riunione per tutte le Valli sul tema :
problemi socio-economici delle Valli.
Domenica 10 dicembre, culto in francese.
Ecco il programma dell’Unione Femminile:
3 dicembre, incontro con TUnìone Femminile di Villar Perosa (a Villar). Trovarsi
davanti al tempio di San Germano alle ore 14.
6 dicembre, scambio dì idee sulla situazione
socio-economica alle Valli con intervento del
pastore.
20 dicembre, incontro natalizio. Presentazione della vita della Chiesa e del popolo di
Tahiti da parte della signora Conte.
22 dicembre, visita natalizia alla Casa di
Riposo. Culto presieduto dal pastore.
G. C.
La famiglia della compianta
Margherita Ribet
n. Fornerone
commossa e riconoscente per la grande dimostrazione di stima e di affetto
tributata alla sua Cara, ringrazia tutti coloro che con fiori, opere di bene,
scritti, parole di conforto, hanno preso parte al suo immenso dolore. Esprime inoltre particolare riconoscenza al
pastore A. Deodato, al medico curante dott. Sebastiano Kos ed ai vicini
che si prodigarono e furono larghi di
aiuto nella luttuosa circostanza.
Miradolo, 30 novembre 1972.
Direttore responsabile; Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
Coop. Tip. Subalpina - Torre Pellice (Torino)
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pag. 8
N. 49 — 8 dicembre 1972
Forte fermento in varie '^zone d'influenza^' delle nazioni occidentali nel
Terzo mondo. Nella "zona del franco" continua a ripercuotersi l'eco della rivolta, se pur cauta, che ha accompagnato il recente viaggio del presidente Pompidou in Africa: dopo il Togo, la MAURITANIA prima, il DAHOMEY poi affermano I esigenza di rivedere profondamente gli accordi monetari con Parigi^ e di
avere una propria moneta nazionale indipendente. In questa situazione si è
riunito a Niamey, nel NIGER, il consìglio dell'Unione monetaria deH'Africa occidentale. ^ Altra zona d'influenza perturbata : a distanza di pochi giorni
si è avuta una forte vittoria elettorale dei laburisti nella NUOVA ZELANDA
prima, in AUSTRALIA poi; in entrambi i casi, è probabile che sia messa in discussione dai rispettivi governi la politica della SEATO (la NATO del Sud-est
asiatico ) : il nuovo polo d'attrazione cinese ( e giapponese ) è cresciuto di potenziale. Anche la politica nucleare francese nel Pacifico è fortemente osteggiata da queste formazioni politiche. ^ In UNGHERIA, la visita di Bre|nev
ha come risultato la rinuncia ai timidi progetti di intensificare i rapporti eco
I NOSTRI GIORNI
nomici con l'occidente ^ La SPAGNA pare lanciarsi nel potenziamento
della produzione automobilistica, aprendosi più largamente al capitale straniero. ^ Circolazione e scontro di ¡dee in FRANCIA : a Parigi i socialisti
hanno riunito un convegno di studio sulla "normalizzazione" in Cecoslovacchia (ovviamente ostile il PCF, che ò riuscito a impedire la partecipazione di
rifugiati delia "primavera di Praga" ) ; la seconda conferenza internazionale
dei movimenti politici giovanili d'Europa e dei paesi arabi si pronuncia in
favore di uno « Stato democratico e laico » in Palestina. Mentre la sinistra gollista lancia II sue «Movimento per il focialismo attraverso la partecipazione e>
si dibatte accesamente sull'aborto, in' seguito a un recente processo che ho
fatto rumore e in^eui sono intervenuti uomini di scienza e di cultura, e sullo'
pena di morte, in seguito alla esecuzione di due condannati ^ Il terrorismo
deiriRA si estende alla Gran Bretagna e aH'Irlanda stessa, oltre a continuare
feroce nell'ULSTER. Il governo dell'EIRE, in accordo con Londra, ha votato una
legge di repressione: l'ha firmata il presidente De Valere, vecchio leader dell'irredentismo irlandese, esperto in terrorismo... ^ Tempo di referendum
in SVIZZERA: domenica scorsa il 70% dei votanti (che erano il 51 per cento
degli elettori ) ha approvato la proposta governativa di libero scambio dei prò.
dotti industriali fra la CH e la CEÈ, prima apertura elvetica al MEC, e un altro
V progetto governativo che vara un nuovo sistema pensionistico che secondo la
tesi delle sinistre danneggia i lavoratori svizzeri e ancor più gli immigrati ^
In OLANDA le elezioni hanno segnato un netto calo dei partiti confessionali
v'^luno cattdKilo e due protestanti), una lieve crescita del "cartellò delle sinistre"
(Ucon spostamento a sinistra al suo interno) e una netta affermazione dei liV'jberali (che pare abbiano fruito di molti voti giovanili).
. G. C.
La prostituzione:
da nascondere o
A Torino, su iniziativa de « La Stampa », si stanno raccogliendo firme per
proporre una legge 'di iniziativa popolare’ tendente a modificare la légge
Merlin. Un certo numero — per ora
non esorbitante — di cittadini si è
precipitato a firmare. In effetti, il fenomeno della prostituzione si presenta, in questa come in altre città (ma
alle porte di Pinerolo, appena imbrunisce, lo spettacolo non è molto diverso, questione di proporzioni), massiccio e disgustoso. E giustamente si fa
notare, anche da parte di giuristi, che
il proliferare di questo mondo è in
stretta relazione con il mondo della
'malavita' nel suo insieme. Così come
giustamente si fa notare il serio pericolo del dilagare delle malattie veneree: secondo l’ufficiale sanitario prof.
Turletti il 99% delle prostitute ne sono infette. Tuttavia, l’ondata di riprovazione ci lascia freddi, non solo per
il virtuoso perbenismo che vi si annida, ma soprattutto perché i reprobi
sono le prostitute e i loro magnaccia,
mentre nulla si dice degli onorevoli
clienti. Ora, o si prescinde da qualsiasi valutazione morale e ci si limita a
semplici argomentazioni di opportunità, di igiene e simili; oppure è ipocrita stigmatizzare solo chi vende, e
non anche chi compra, in questo campo: se la richiesta non fosse così forte, in questo sordido commercio, non
sarebbe così forte l'offerta, e così ct>
lossale il fatturato (si parla di 150 miliardi annui nella sola Torino, franco
d’imposte).
Quanto alla proposta di riforma, non
ne conosciamo i termini che assai vagamente e si deve sospender^ il giudizio. Tuttavia, sebbeiie ci si assicuri
che essi sono tesi al rispetto dei diritti costituzionali, non pare infondato il
sospetto che si voglia ricostituire in
qualche modo il ghetto delle case chiuse, con riconoscimento (e reddito) statale. Sicché, riprendendolo da « Il manifesto » del 5.12.’72, riportiamo con
interesse questo volantino diffuso —
finché non sono state disperse dalla
polizia — da un gruppo di attiviste di
« Alternativa Femminista » fra coloro,
soprattutto donne, che si recavano a
firmare presso « La Stampa »:
« La prostituzione esiste. Non bisogna nascondere le prostitute. Bisogna eliminare la prostituzione. Noi donne siamo contro una società
dove un uomo può comprare una donna. Noi
donne non siamo mai state disturbate dalle prostitute. Sono, Invece, i loro clienti che in
luogo pubblico ci adescano in modo intenzionale e non equivoco offrendoci le loro
prestazioni sessuali e non lasciandoci camminare in pace per la strada. Cinquantamila firme serviranno davvero ad impedire che
le donne siano importunate quando escono la
sera? Non è per caso il primo passo verso la
riapertura delle case chiuse? Non dimentichiamo che la prostituzione a Torino rende 150 miliardi l'anno. Vai a fare la firma? Allora sei daccordo che la prostituzione continui a esistere,
ma rinchiusa. La tua firma sarebbe meglio usata per una campagna a favore dei corsi dì educazione sessuale in tutte le scuole, per la istituzione in lutti i quartieri di consultori anticoncezionali ; per rendere l'aborto libero e gratuito per tutte le donne n.
A parte Taccenno all'esigenza di rendere Taborto libero e gratuito — più
che discutibile, comunque in questa
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiifiiiiiiiiiiiiiiiiiHiiiiiiiiiiiiniiii
Un culto da svilupre
« Tribuna Ludu », organo del partito
operaio unificato polacco, ha denunciato « la mancanza di ardore nel lavoro
degli operai incaricati della produzione
di beni di consumo, il cui elevato assenteismo costituisce un fenomeno tanto più allarmante perché nulla può spiegarlo. Quest’anno, infatti, le statistiche
indicano che l'operaio polacco totalizza
la media di duecento ore di assenza dal
lavoro non giustificata o di malattia,
cioè Vequivalente di venticinque giornate lavorative ».
« Questo stato di cose — secondo
l'organo del partito — non impedisce
che la produzione di beni di consumo
supererà, quest’anno, i 26 miliardi di
zloty cioè di 6 miliardi i 20 richiesti,
l’anno scorso, dal primo segretario del
partito, Edward Gierek, secondo le
previsioni di piano ».
Tuttavia il quotidiano constata che
« il culto del buon lavoro non è ancora
un fenomeno universale, e il compito
n. 1 delle istanze e delle organizzazioni
del partito è la lotta per il rafforzamento della disciplina nel lavoro ». In
questa prospettiva, aggiunge l’organo
del partito, occorrerà modificare le
condizioni di spirito e il comportamento delle persone e lottare « contro le
vecchie tradizioni incompatibili con il
nostro sistema ».
da combattere?
Per il siiperafliiild del regine cencerdatarin
(segue da pàg. 1)
forma, in prospettiva cristiana —, >1
ribaltamento del discorso in chiave
femminile non è forse giusto? Quanto
c’è di ipocrita nel voler « nascondere
le prostitute » (sapendo dove trovarle)? Lo scandalo è la compravendita
della creatura umana, la 'mercificazione' della sua vita: non c’è allegria goliardica o da naja, non trasfigurazione
letteraria che la riscatti, né c'è facciata decorosa che la nasconda.
Comes
l'eco di questo civile confronto, a tratti appassionato, attraverso la stampa
e soprattutto attraverso la riflessione,
la ricerca, la pubblicistica, l'insegnamento, l’impegno civile dei docenti e
degli studiosi potrà essere un apporto
di primaria importanza allo sviluppo
della nostra vita nazionale.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiim
I Nel corso di sondaggi effettuati dalla
nave oceanografica americana domar Challenger, un giacimento di carbone è stato scoperto
nell’Oceano Indiano, a 1.500 km. dalle coste
australiane. È la prima volta che si trova
carbone a così grande distanza dalla terraferma e a tale profondità : la trivellazione, compiuta a una profondità di 6.243 metri, è penetrata per 520 metri nelle rocce sottomarine.
II domar Challenger, che compie una campagna di ricerche d’alto mare nel quadro di un
programma oceanografico internazionale, aveva a bordo un’équipe di ricercatori americani,
australiani, francesi e britannici.
Il vecchio anticlericalismo non è del
tutto morto, e qualche sprazzo lo ha
dato anche nella Siena ghibellina; tuttavia la prof. Anna Ravà, ordinaria di
diritto ecclesiastico aU’Ùniversità di
Siena, ospite e moderatrice del convegno, ha notato che pare giunto il momento di uscire « da tante pastoie che
rischiano di soffocarci; di abbandonare certi atteggiamenti e frasari ottocenteschi, che la mutata situazione storica, il mutato sentire degli uomini, il
mutato centro dei loro interessi e delle loro passioni hanno privato, oltre
tutto, di quella carica di sincerità,
spontaneità e vivacità che possedevano, rendendoli stantii; di cessare di
voler sempre vedere, in ogni tentativo
diretto a ricercare se la democraticità
dello Stato ammetta o meno situazio
norid - sud - est - ovest
H Sono in atto, con probabilità di successo,
negoziati fra la Compagnia petrolifera venezuelana e tre paesi europei: la Francia (ElfErap), la Germania (Demirex) e l’Italia (ENI),
nonché la Petrobras, brasiliana; queste quattro società stanzierebbero fondi per l’esplorazione e lo sfruttamento di nuovi giacimenti
petroliferi nel Venezuela.
g[ Circa diecimila ebrei praticanti hanno
dimostrato nel quartiere religioso di Gerusalemme : la metà, ostili alle riforme decise
dal gran rabbino Goren per facilitare il matrimonio dei « bastardi », hanno espresso riprovazione strappandosi gli abiti e affiggendo
cartelli in difesa del rispetto della stretta ortodossia; gli altri, favorevoli alle riforme, han
no espresso il loro appoggio al gran rabbino
salmodiando canti religiosi.
m L’inflazione non è triste prerogativa del
capitalismo privato, ma è presente anche
nei regimi a capitalismo di Stato : nei paesi
del Comecon, il mercato comune dei paesi socialisti dell’est europeo, l’aumento dei prezzi
è del 6-7% all’anno, una media analoga a
quella registrata nei paesi della CEE.
^ Il peso urugu^ano, già svalutato del
4,9% in 1“ novembre, è stato ulteriormente svalutato, dal governo di Montevideo,
del 3,7%; un dollaro vale attualmente 698
pesos, la moneta uruguayana è dunque oggi
notevolmente al di sotto della lira.
hi di privilegiò in tema di libertà, atteggiamenti di anticlericalismo, di laicismo a oltranza ». Il discorso sta diventando gradatamente un discorso
interno al corpo cattolico stesso, e non
soltanto in quell’ala che si indica come « dissenso »; certo, vi è ancora discorso minoritario, ma proprio in queste giornate si è avvertito che non è
più esigua minoranza, né sporadico fatto di popolo locale, ma sta maturando
a vari livelli e in varie direzioni; il che
non significa, sia chiaro, una 'conversione' confessionale: è un nuovo cattolicesimo, la nuova cattolicità del cattolicesimo che comincia a prendere
volto anche a sud delle Alpi. Non soltanto in vari interventi ma anche in
diverse delle molte comunicazioni (una
cinquantina, ciclostilate e date per lette; gli interi atti del convegno saranno
poi raccolti in volume) ricorreva il discorso, la ricerca, le speranza di un’altra Chiesa. Con la quale, sia detto fra
parentesi, pur restando altra chiesa da
quella protestante, la convivenza e il
colloquio sarebbero tutt’altri.
La necessaria salvaguardia del pluralismo, oltre che dalla Ravà, è stata
sostenuta anche dal secondo relatore,
il prof. Pietro Rescigno, ordinario di
istituzioni di diritto privato aH’Università di Roma, il quale ha visto i gruppi e le confessioni religiose quali 'società intermedie’, aH’interno dello Stato, ma forse non ha avvertito a sufficienza il fatto che esse, e comunque
ogni Chiesa cristiana, vivono portatrici di un diritto originario, indipendente dal riconoscimento e dalla tutela
che lo Stato può dare.
L’atmosfera si è surriscaldata — non
poteva essere altrimenti — con la relazione del prof. Orto Giacchi, ordinario
di diritto ecclesiastico all’Università
cattolica del S. Cuore, a Milano, che
si è fatto paladino del sistema concordatario in generale e dei Patti Lateranensi in particolare. Questi, a suo avviso, non sono — come molti dicono —
opera del fascismo, bensì la conclusione di un travaglio storico iniziato all’indomani della breccia di Porta Pia,
con l’aprirsi della 'questione romana’
SPERANZE
NELL’AVVENIRE
DELLA
GERMANIA
Echi della settimana
classe. La nuova A
-ff Non crediamo
che il successo di
Willy Brandt e del
suo partito nelle ultime elezioni, sia
da attribuirsi esclusivamente alla grandezza dell’uomo. Willy Brandt va visto, a nostro parere, in rapporto alla
maturazione, lenta ma inesorabile, di
una situazione storica da lui scorta,
valutata con grande chiaroveggenza e
incanalata con energia e saggezza. Ciò
trova conferma, ci sembra, nella profonda trasformazione subita dalla DDR
(Repubblica Democratica Tedesca, cioè
Germania Orientale) negli ultimi anni.
A parte l’influenza, grandiosa ma nascosta e perciò impossibile a giudicarsi per ora (e chissà ancora per quanto tempo!), dell’evoluzione interna delrURSS, il grande vicino d’oriente,
« affinché il vento della distensione potesse passare sul baluardo della Germania Orientale, è stato anche necessario che la coalizione SPD (Partito Social-democratico) - FDP (Partito Liberale) arrivasse al potere a Bonn, e che
Walter Ulbricht (l’inamovibile capo del
partito comunista orientale per ben
venticinque anni) fosse scartato dal
potere a Berlino-Est. Caparbio nella
sua rivendicazione massimalista d’un
riconoscimento, da parte della BRD
(Repubblica Federale Tedesca, cioè
Germania Occidentale), al livello del
diritto internazionale, il vecchio capo
comunista concedeva una fiducia ben
limitata al socialdemocratico Willy
Brandt. Net suo peccato d’orgoglio,
l’Vlbricht era anche giunto a credere
che non tutto ciò che andava a genio
all’URSS dovesse necessariamente andare a genio anche alta DDR.
Il successore dell’Ulbricht, il sig.
Erich Honecker, ben più realista, ha
saputo cogliere la fortuna che la “Ostpolitik” di Bonn gli offriva. Conciliando gl’imperativi della politica delrURSS nei riguardi dell’Europa occidentale con gl’interessi della DDR, il
partito e il governo della Germania
orientale non hanno risparmiato, da
un anno e mezzo a tutt’oggi, né i gesti di buona volontà, né le concessioni
per giungere ad un accordo con la
BRD. (...) Per concludere il trattato
fondamentale con ta^ BRD, la DDR ha
dovuto rinunciare a imporre le proprie
concezioni sul carattere totalmente
estraneo dei due Stati l’uno rispetto^
all’altro, e sulla nazione tedesca la cui
unità, secondo l’Honecker, non sarebbe oggi più che una “finzione”. (...)
La normalizzazione dei rapporti di
politica estera con la BRD è andata di
pari passo con una serie di provvedimenti cosiddetti ’’umanitari“: lo Stato
Com.unista Tedesco non è più il “mostro freddo”, quale un tempo si riteneva che fosse. Circa 30.000 detenuti
politici e di diritto comune hanno beneficiato d’un’amnistia, la più importante che sia mai stata decisa a Berlino-Est. Centinaia e centinaia di bambini sono stati autorizzati a raggiungere i propri genitori installatisi in occidente. Analogamente una ventina di
giovani donne hanno ritrovato i propri fidanzati al di là della frontiera.
I tre milioni circa di fuggitivi passati
nella BRD a partire dal 1949, si son
visti ritirare la cittadinanza tedesca
orientale, ciò che li sottrae a qualunque persecuzione, benché minima, in
occasione d’eventuali soggiorni in
DDR. E, ver la prima volta, il famoso
“muro” s’è aperto nei due sensi ».
merica può offrire
un esempio di fantasia inventiva, di
capacità di revisione, di prontezza nello sperimentare, di
coraggio di conversioni; ma il monito che ne viene è che
a cura di Tullio Viola
nella condizione attuale del mondo (fra
trendanrii 1 miliardi di uomini, i ric
chi 5 milioni di reddito annuo, i poveri 116.000 lire), nessuna rivoluzione,
piccola o grande che sia, fosse pure
un autunno caldo, può essere egoista.
Una rivoluzione egoista non è .solo una
cattiva rivoluzione; non è affatto una
rivoluzione ».
Lasciamo al La Valle la responsabilità di questa valutazione, per quanto
riguarda l’America, e facciamoci sopra
un’osservazione.
(Da un articolo di Manuel Lucbert,
su «Le Monde» del 29.11.’72).
NON ESISTE RIVOLUZIONE
SENZA AMORE
-A- In due successivi articoli di questo settimanale (n. 47 del 24.11. e n. 48
dell’1.12.’72) abbiamo riportato un’indagine critica di Raniero La Valle sulla situazione interna in USA. Nel suo
articolo, pubblicato su « L’Espresso »
rinserto) del 5.11.'72, il La Valle parla
di « rivoluzione profonda in atto nella gioventù americana », ma di rivoluzione « egoista », e la dipinge come un
fenomeno rientrato, riassorbito, almeno per un certo periodo di tempo. Il
La Valle termina infatti il proprio articolo con una valutazione che ci sembra interessante e che qui vogliamo riportare.
« La rivoluzione che sta avvenendo
in America lascia aperto il problema,
di quale potenziale di rinnovamento e
di speranza potrebbe scaturire da questo travaglio, che arrivasse a una più
lucida coscienza di una comune responsabilità umana e politica.
Da tutto questo deriva, credo, un insegnamento alle sinistre europee, a tutte le forze interessate al cambiamento, e in particolare alla sinistra di
Che nella gioventù contestatrice, in
America come in Europa, non vi sia
né vi sia stato neppure un briciolo di
altruismo, o diciamo pure di amore
verso il prossimo, non è certamente
vero. Ma la valutazione del La Valle
ci sembra accettabile in senso statistico. Alla contestazione giovanile, in
America come in Europa, sembra anche a noi esser mancata collettivamente la grande spinta, il grande afflato
ideale, di cui invece furono ricche sia
la rivoluzione francese del 1789, sia
quella russa del 1917. E questa grande
spinta o grande affiato ideale, che brucia i cuori dei veri rivoluzionari e li
spinge al sacrificio di sé, ben può fregiarsi, ci sembra, della qualifica di
amore verso il prossimo.
Vi sono dei credenti che dicono di
non volersi sporcar le mani con la politica, e che vorrebbero che neppure le
chiese si sporcassero le mani con la
politica. Essi si sbagliano: a parte il
fatto che ciò non è assolutamente possibile (infatti non è mai accaduto), noi
crediamo che Tommaso d’Aquino (per
citare, una volta tanto, un teologo che
non è d’ultimo grido), secondo il quale la politica è l’espressione più alta
della carità, avesse buone ragioni. Naturalmente non la politica cattiva che
è fatta dalla maggioranza degli uomini, e particolarmente da quei vertici
ecclesiastici che pretendono, o semplicemente chiedono, alle comunità di
base e ai singoli delle delege in bianco; ma la politica buona: quella delle
rivoluzioni vere (nel senso del La Valle) e quella fatta dai veri credenti (e
gli esempi non mancano, vedine uno
nell’art. preced.).
e tutto ciò che essa comportò per innumeri coscienze cattoliche. Abrogare
il Concordato — la proposta Basso
equivarrebbe a questo — significherebbe riaprire la questione, pur nella mutata situazione. D’altro canto, la Chiesa non è un ente privato, ha sostenuto il Giacchi, e non è possibile applicarle il diritto comune (il relatore ha
sorvolato sulla possibilità costituzionale delle 'intese'), come vorrebbe la
suddetta proposta di legge. Ancora: si
può dire molto male del cattolicesimo
italiano, ma non si può negare che essa faccia « parte integrante del tessuto della nazione »: sicché il Concordato rappresenterebbe l’attuazione della
volontà popolare (da sottoporre a leferendum, prof. Giacchi?) e al tempo
stesso cristallizzerebbe questa situazione, garantendola (!) da eventuali futuri mutamenti e sbandamenti di quella volontà.
Si comprende il fuoco di fila di ci itiche suscitate dalla relazione del docente milanese (di quell’ateneo che, si
ricordi, ha dato l’ostracismo al prof.
Cordero, mettendo a nudo crudamente
il contrasto di una situazione per cui
10 Stato da i vantaggi, accademici ed
economici, del suo riconoscimento all’istituto universitario che la S. Sede
gestisce secondo criteri propri e discriminatori: il licenziamento del prof.
Cordero dovrà essere sottoposto alla
Corte costituzionale). Le non molte voci a favore sono state travolte, non solo Quantitativamente ma qualitatùamente da numerosi interventi, fra cui
ha fatto spicco quello del prof. Giuseppe Alberigo, ordinario di storia ecclesiastica all’Università di Bologna, e
dalle relazioni del prof. Piero Bellini,
ordinario di diritto ecclesiastico a Ferrara, il quale da laicista ha fatto una
difesa appassionata della libertà di coscienza personale, e soprattutto del
prof. Paolo Barile, ordinario di diiitto costituzionale a Firenze, il quale ha
smontato pezzo per pezzo l’argomentazione del Giacchi e ha sostenuto vigorosamente non solo la possibilità
giuridica di una denuncia unilaterale
dei Patti Lateranensi (nur ammettendo che il discorso politico può essere
diverso), ma anche la convinzione die
l’obbligazione concordataria potrebbe
essere lasciata cadere anche senza denuncia, essendo cadute le circostanze
che la determinarono, nel 1929. Nella
sua requisitoria radicalmente laicista,
11 Barile si è dichiarato contrario non
solo a una revisione pur drastica del
Concordato, ma anche alle ’intese’ (per
altro previste dalla Costituzione) che
produrrebbero innumeri complicazioni
all’atto di essere specificate e tradotte
in pratica.
A questo riguardo — senza la minirna simpatia (!!) per le tesi del Giacchi,
riprese da alcuni pochi fra i quali,
pur con molta cautela e abilità, il canonista prof. D’Avack, rettore dell'Uniyersità di Roma — devo dire che a
mio sommesso avviso è proprio mancato il discorso sulle ’intese’, un discorso circostanziato, che desse appunto
sbocco un po’ concreto alle prospettive
di revisione costituzionale e di abrogazione del Concordato, prospettive
che tutti riconoscono politicamente assai remote nella situazione attuale; e
che, intanto, tenesse conto del fatto
che il predominante fenomeno cattolico non è la sola società religiosa
presente in Italia. Ho avuto l’impressione che, in larghi settori dei nostri
studiosi del giure, le ’intese’ non siano molto più note e valutate di quanto lo siano fra noi evangelici, anzi.
Comunque, è con un’impressione nettamente positiva e lieta che ho lasciato
Siena dopo queste giornate di alto interesse. E certamente lieto era Lelio
Basso, « non credente, ma sensibile al
problema religioso », che poteva dire in
chiusura: « Come uno scolaro ho ascoltato con attenzione i grandi maestri,
per imparare. Intendo ripresentare la
mia proposta di legge suU’art. 1 della
Costituzione, non prima di averla rielaborata tenendo conto dei suggerimenti manifestati in questa aula. Sono
stati però proprio questi interventi a
convincermi che il Concordato è ancora un ostacolo, uno dei molti, alla marcia della storia ».
Ne siamo convinti come lui e lo ringraziamo per la sua battaglia. Anzi, riteniamo che esso sia un ostacolo al
limpido annuncio evangelico nel nostro
paese, sicché è con gioia che abbiamo
sentito affermare dal prof. Francesco
Zanchini, docente di diritto canonico
airUniversità di Teramo: « Se vogliamo tradire la chiesa, (noi diremmo,
meglio: l’Evangelo), continuiamo pure
a percorrere la strada dei concordati ».
Per quel che ci riguarda, come Chiese
evangeliche di infima minoranza, e come Chiesa Valdese in particolare, tanto meno esposte a questa tentazione:
attenti a non fare scivoloni; non è detto che qualcuno, magari modesto, non
l’abbiamo fatto... Gino Conte
Á