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di mancato recapito
restituire ai mittente presso
'ufficio PT Torino CMP Nord.
I^re si impegna a
indere ii diritto di resa.
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SETTIMANALE ÜEJ.LE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
£RDÌ 14 OTTOBRE 1994
PROTESTANTESIMO E INFORMAZIONE
MAGHI
E TEMPLARI
GIORGIO GARDIOL
|agli al protestante! Ac*cade che un’orribile
^ge, con 48 vittime, venga
bmpiuta in Svizzera e che
gguardi un’organizzazione
“jseudoreligiosa, e subito i
jostri giornali chiamano in
|bausa il protestantesimo «rajicale».
i.Così succede che il Tg 1,
nella scheda che accompagna
lUnformazione sul tragico
Ifatto di Cheiry e di Grangeskur-Salvan, accomuni agli
Mepti del l’Ordine del TemÉlo solare gli avventisti, gli
labattisti, i movimenti penmstali, i testimoni di Geofa, ecc. Questa volta ci hanno risparmiato l’Esercito del|la Salvezza! La scheda ovviamente è accompagnata da
lagini e in questo caso soho quelle di una manifesta«ione evangelistica pentecoiStale. Come deformazione
¿della verità non c’è male! 11
Igiorno dopo c’è una mezza
■smentita: gli avventisti non
, c’entrano con le sette esoteri|T:he! Già ma gli altri?
Il Tg 1 non è solo in que|st’opera di disinformazione, è
;in buona compagnia di Tv e
iradio private, di quotidiani e
fiotocalchi. Tutti con lo stesso
Icliché: il protestantesimo è la
Tiaatrice di tutte le sette e dei
Lauovi movimenti religiosi.
|ìAttenzione a non frequentarli.
In un paese come il nostro
E.dove - secondo indagini repeenti - sono almeno 12 milioni le persone «utenti della
magia», dove Findustria del
i mago, del soprannaturale e
dell’occultismo è alimentata
f,dagli, stessi mass media (anche Rai I trasmette l’oroscoi^ Po) è stupefacente osservare
|,"Cotne si continui a dare ai
I;protestanti la paternità di tutquesto.
Chiunque abbia frequentaI Io anche per poco tempo una
chiesa protestante, una comunità avventista o pentecostale
Kd. anche, una «sala del Re|,gno» dei Testimoni di Geova,
(Può testimoniare che lì non
inbitano maghi e mistificatori
|che plagiano adepti e estorcono denaro e che svelano
«verità» più o meno segrete
[sulla fede cristiana. Abitano
^trove e provengono da altre
Culture! Nelle chiese evangeiiche invece si incontrano
‘persone che cercano di testiI Coniare la liberazione che
I Dio ci ha dato in Cristo. La
Ifede cristiana ci libera pro|Prio dalla necessità di ricor|Tere a pratiche o riti magici
■¡per'risolvere i problemi esii^%nziali e trovare la «verità».
'La.fede cristiana, così come è
vissuta nelle chiese protestanti, ci libera anche dalla
* 'tecessità di avere «capi» e
^santoni». La concezione del
sacerdozio universale di tutti
t credenti è in contrasto con
'idea stessa del capo terreno.
Il solo «capo» della chiesa è
Cristo: è lui «l’alfa e l’omega,» il principio e la fine
(Apocalisse 1, 8), il «primo e
l’ultimo», colui che tiene «le
chiavi della morte e del soggiorno dei morti» (Apocalisse 1, 18). Questa è la prospettiva cristiana. La magia, la ricerca esoterica sono altra cosa dal cristianesimo. Nessuno
può confondere questo tipo
di ricerca con il messaggio
dell’Apocalisse, il libro della
Bibbia che i protestanti interpretano in senso spirituale; la
signoria di Dio sulla storia
degli uomini e precarietà di
ogni potenza mondana.
È troppo chiedere a chi ha
la responsabilità di informare
correttamente milioni di persone di aggiornare il proprio
curricolo culturale con la lettura di un buon manuale di
teologia o più semplicemente
della Bibbia che,, come ogni
studente di scuola media sa
(o dovrebbe sapere), il protestantesimo ha messo al centro della ricerca di fede? O
siamo rimasti ancora all’idea
che i protestanti e i movimenti evangelici non sono
cristiani? E quand’anche lo
fossero sono stranieri?
Certo la responsabilità di
questa situazione non è solo
degli altri. Siamo proprio sicuri di aver fatto tutto il possibile nella nostra vita quotidiana per informare gli altri
sulla nostra fede? È un’incombenza che non possiamo
delegare a altri.
I
Dio entra nella storia degli uomini e delle donne e cambia le loro vite
La promessa del Signore e Tincredulità
GIUSEPPE MORLACCHETTI
«E l’Eterno disse ad Àbramo: ‘‘Perché
mai ha riso Sara, dicendo: partorirei^ io
per davvero, vecchia come sono? V ha
egli cosa troppo difficile per rEterno?"»
(Genesi 18, 13-14)
A bramo e Sara sono due vecchietti,
avanti negli anni, Sara non aveva
più i corsi ordinari delle donne. Dio va ad
incontrarli proprio quando non sono più
in grado di diventare genitori. L’incontro
si verifica tra un pranzo e le risate, nel
rapporto più usuale avviene rincontro
con il Signore. È caratteristico: Dio ti appare e tu vedi solo persone; Dio ti appare
e vedi solo Gesù. In realtà non puoi vedere Dio se non vedi le persone e non puoi
parlare di Dio se non parli alle persone. E
necessario aprirsi; infatti l’ospitalità antica è il contrario del chiudersi in casa.
A volte bisogna interpretare un fatto di
vita quotidiana alla luce della grazia; qui
c’è Fospltalità, essa va interpretata alla
luce della presenza di Dio. La signoria di
Dio non si confonde con la tua storia, tutto però si svolge nella tua storia, come in
questo pranzo dove Abramo e Sara sono
due persone simpatiche davanti a uno
straniero.
Attenzione però, tutto può diventare
ambiguo, Abramo e Sara corrono il rischio di disperdere la loro vocazione
nell’ordinario della vita, possono divenire prigionieri della loro storia, dicono ai
forestieri: «Riposatevi, lavatevi, mangiate...», niente di più e niente di meno di
un dovere; non riescono a concepire nulla al di fuori di quella storia che li rende
sterili, il loro fallimento si evidenzia
nell’essere scrupolosi, nell’adempimento
ai doveri familiari e sociali. Sono semplicemente due brave persone che nella
vita riescono bene e non necessitano,
ora, di comprendersi alla luce della presenza di Dio.
Dio li incontra per adempiere la promessa, ma è troppo tardi; Dio è un ritardatario, ci sembra che perda sempre il
treno, poteva visitarli quando erano più
giovani: i giovani i figli li hanno sempre
messi al mondo. Anche con Lazzaro Gesù ritarda, aspetta che muoia, aspetta che
non ci sia più speranza; a nostro modo di
vedere c’è sempre il ritardo di Dio: il nostro dramma è di essere prigionieri dei
tempi della storia.
Non si tratta di dire a due vecchietti:
«Avrete un figlio» ma dire: Dio ti libera
dalla gabbia storica. Ti libera dalla tua
persona, dalle tue idee, dai tuoi condizio
ANNO 2 - NUMERO 39
Zambia
I predicatori
del presidente
Il presidente dello Zambia,
Lrederick Chiluba, ha tendenza a immischiarsi negli affari
religiosi del proprio paese.
Più volte, ultimamente, ha invitato evangelisti americani a
tenere riunioni di guarigione
e di preghiera, provocando le
proteste di molti responsabili
ecclesiastici.
Nel corso del ’93 e all’inizio del ’94 era venuto l’evangelista Ernest Angley: ora è la
volta di Richard Roberts. Uno
dei primi a protestare è stato
il vescovo anglicano Stephen
Mumba che ha dichiarato;
«L’atteggiamento del presidente è sconcertante. Perché
invita degli evangelisti americani? Abbiamo qui buoni predicatori capaci di ispirare i fedeli». Da parte sua il portavoce della Chiesa cattolica romana, Anthony Coninx, ritiene che «è preferibile che la
chiesa e lo stato rimangano
ufficialmente separati, non
fosse altro che per garantire la
libertà di religione o di associazione religiosa».
Il pastore battista Conrad
Mbewe ha dichiarato che la
visita di Angley era stata un
«disastro totale». Parlando
della visita di Roberts, ha aggiunto: «Non sono sicuro che
la nuova scelta del presidente
sia migliore».TI vescovo John
Mambo, che dirige la Chiesa
di Dio in Zambia e in Mozambico, si è indignato: «Il
corpo di Cristo, la chiesa, viene ignorato». Anche il presidente della comunità evangelica dello Zambia, Gabriel
Schultz, condivide questo parere: «Non siamo stati informati. Sarebbe meglio che tali
visite fossero organizzate in
collaborazione con noi».
Nel dicembre 1991 il presidente Chiluba, «cristiano
convertito» della Chiesa unita
dello Zambia, aveva proclamato lo Zambia nazione cristiana. Già allora, questa dichiarazione aveva provocato
le critiche di alcune chiese, in
particolare dei cattolici.
namenti, ti tira fuori dal sepolcro, proprio
come ha fatto con Lazzaro.
Sara rise, il riso non era necessario dopo la promessa del Signore. Non era necessario neppure per spiegare il significato del nome del figlio che avrà: Isacco. Qui si introduce questo elemento
perché si vuol dire: Di Dio si può ridere.
La parola di Dio può far ridere. Come
non ridere davanti a questa affermazione; vi è qualcosa che sia troppo difficile
per il Signore? Dio ci mette con le spalle
al muro!.
Ci piace pensare che Sara stesse ridendo di se stessa e allora non è il sorriso
dell’atea, ma il sorriso di chi si sente prigioniera della propria realtà. Proprio come le chiese che non sono incredule, sono prigioniere di se stesse. Le promesse
sono belle, purché non ci tocchino: Sara
rise dentro di se dicendo: «Vecchia come
sono avrei io tali piaceri» (v. 12). Non
, capisce che Dio può trasformarla, lei può
divenire teatro del nuovo, teatro della
storia di Dio. Non dire davanti a Dio; sono avvizzita, perché è l’incontro a farti
rifiorire. La fede segna il passaggio dai
rottami della nostra vita al progetto di
Dio. Ci viene da ridere perché siamo disincantati; sarebbe bello, ma... «V’ha
egli cosa troppo difficile per FEterno?».
Vita
Delle Chiese
La Chiesa battista
a Livorno .
pagina 4
Al<l’Ascolto
D]el,la Paroi,a
La festa degli altri
pagina 6
Argomenti
La scomparsa
di Leonardo Ricci
pagina 10
2
PAG. 2 RIFORMA
VENERDÌ 14 OTTOBRp ^^,^.j|-ppì
Un documento della Chiesa presbiteriana in Irlanda approvato dal Sinodo nazionale
«La vocazione della chiesa per la pace»
Il testo che segue è stato inviato dalla Chiesa presbiteriana
in Irlanda al Consiglio nazionale della Chiesa riformata di
Francia. In preparazione dal giugno 1993 e approvato dal Sinodo nazionale della Chiesa presbiteriana in Irlanda nel giugno 1994, il testo si intitola: «La vocazione della chiesa per la
pace». E stato adottato come base dell’azione che la Chiesa
presbiteriana intende promuovere a favore della pace.
Anche nell’lrlanda dei Nord è giunta i’ora deiia pace?
Il film è andato in onda lunedì 3 ottobre
Quando Le Chambón
accoglieva gli ebrei
Lunedì 3 ottobre, in prima
serata, i telespettatori francesi hanno potuto vedere il film
«La colline aux mille enfants», realizzato appositamente per la seconda rete televisiva francese. La sceneggiatura, scritta da Jean-Louis
Lorenzi, racconta la nota vicenda del pastore André
Trocmé e della Chiesa riformata di Le Chambon-sur-Lignon a favore degli ebrei durante l’ultima guerra mondiale. Ci sono voluti quattro anni per portare a termine il
progetto di questo film (la
prima idea era di realizzare
uno sceneggiato storico dal
titolo «Io, Maria, mi chiamo
Sara»). Finalmente, il film è
stato prodotto dalla Società
«Production 7», diretta dalla
signora Thi Mai Tran.
Interpretato da Patrick
Raynal, nella parte del pastore Trocmé, e da Ottavia Piccolo nella parte di Magda
Trocmé, il film è stato girato
nella zona in cui si sono svolti i fatti: la casa pastorale non
è quella di Le Chambon-surLignon ma quella di SaintAndré-de-Valborgne che il
pastore attuale, Gabriel Penne!, ha messo a disposizione
dei realizzatori per ricreare
ambienti molto simili a quelli
originali. La stazione ferroviaria di Le Chambon-sur-Lignon, ormai chiusa da tempo,
è stata .sostituita da quella di
Lamastre. Là arrivarono, di
prima mattina, tra il fumo
della locomotiva e la nebbia
dell’altopiano, decine e decine di bambini ebrei in cerca
di un rifugio. Lo trovarono
presso le famiglie protestanti
di quel villaggio della HauteLoire, mobilitate daH’impegno e dalla predicazione del
pastore Trocmé che fin dal
1939 aveva cominciato ad
accogliere profughi.
Il film è stato proiettato in
anteprima a Le Chambonsur-Lignon nel maggio scorso, di fronte a un pubblico
numeroso e commosso. È
un’opera di finzione, non un
documentario o uno sceneggiato storico, però si ispira
direttamente alla vicenda dei
pastori Trocmé e Theiss. Il
pastore, nel film, si chiama
Fontaine. Non pochi protestanti hanno lamentato una
falsificazione della verità storica ma, dice la produttrice in
un’intervista a Le Christianisme, «se avessimo fatto un
film storico sul ministero del
pastore Trocmé, ci avrebbero
detto che il protestantesimo
non accetta i santi, gli idoli e
i beatificati. L’essenziale, per
me, è di aver fatto vedere che
delle persone, in nome della
loro fede, hanno salvato persone di un’altra fede. Del re.sto il messaggio del film è il
messaggio della salvezza
proclamato non in nome di
una comunità protestante ma
in nome della libertà individuale, della libertà di co.scienza».
Nelle prossime settimane il
film sarà trasmesso anche
dalla Rai e dalla televisione
svizzera; in Olanda verrà
proiettato nelle sale cinematografiche prima di passare
alla televisione. Anche la
Germania sta per comprare il
film.
Intanto, il 23 settembre
.scorso, è uscito il libro «La
colline aux mille enfants», di
Béatrice Rubinstein e JeanLouis Lorenzi, racconto tratto direttamente dal film (Ed.
Presses de la Cité).
Noi, membri della Chiesa presbiteriana in Irlanda,
chiamati da Dio, nella grazia di Gesù Cristo, e nella potenza dello Spirito Santo, a vivere nella fede, nella speranza e nell’amore, come figli del nostro Padre celeste, e come testimoni del Regno di Dio, riconosciamo pubblicamente la nostra vocazione per la pace, che è allo stesso
tempo il dono e la missione che Dio ci affida.
Crediamo che la stessa fede evangelica in Gesù Cristo,
che ci incoraggia a pregare Dio come nostro Padre celeste,
ci lancia anche la sfida di sviluppare atteggiamenti e rapporti nuovi nei confronti dei nostri prossimi in Irlanda.
Affermiamo che, per poter essere costruttori di pace cristiani nella nostra situazione:
- dobbiamo cogliere più chiaramente l’insegnamento
particolare del nostro Signore che sfida la pratica in uso
nel nostro mondo e che rompe il circolo vizioso in cui si
restituisce ferita per ferita, odio per odio, ignoranza per
ignoranza;
- dobbiamo quindi essere pronti a incontrare e a dialogare con:
- quelli con i quali non siamo d’accordo all’interno della nostra chiesa,
- quelli di altre chiese che hanno pratiche e credenze diverse dalle nostre,
- quelli da cui siamo politicamente divisi.
Affermiamo che, per poter essere costruttori di pace cristiani nella nostra situazione:
- dobbiamo essere promotori di azioni che contribuiscano alla pace nella nostra comunità,
- dobbiamo quindi fornire risorse e incoraggiamento
onde favorire il progresso delle chiese al livello locale nel
campo dei rapporti inter-comunitari.
Comprendiamo la creazione della pace come affermazione e spazio dato alla diversità, e siamo consapevoli che
la nostra storia particolare in questo paese di comunità divise e di violenza ricorrente, di sospetto reciproco, di paura e di ferite, rende imperativo di sottolineare nuovamente
la vocazione della chiesa per la pace, nonché le cose che
vi contribuiscono oggigiorno. (Bip)
La singolare vicenda di Rosemary Ruether
Stop alla teologa
femminista americana
«Black-out vaticano sulla
teologia»: questo il titolo di
un articolo della nota teologa
femminista americana Rosemary Radford Ruether pubblicato sul «National Catholic
Reporter» del 16 settembre
scorso. In una lettera inviata il
29 settembre a Gianna Urizio,
caporedattrice della rubrica
«Protestantesimo», che l’aveva invitata a partecipare a un
convegno sulla teologia femminista presso la Facoltà valdese di teologia, la Ruether
racconta la singolare vicenda
che le è capitata, allegando
una fotocopia dell’articolo
suddetto. Nel marzo scorso la
teologa, docente presso il
Garrett-Evangelical Theological Seminary di Evanston,
nell’Illinois, era stata invitata
a tenere una relazione al simposio organizzato dalla pontificia Facoltà teologica «Marianum» dal 4 al 7 ottobre sul
tema «Maria nella fede e nella
cultura». Era la prima volta
che la Ruether riceveva un simile invito da parte di una facoltà pontificia. Accettò e inviò a Roma la sua relazione
scritta affinché potesse essere
tradotta.
Dopo alcuni mesi, ricevette
la locandina del programma
del convegno in cui figurava
il suo nome e il titolo della
conferenza che avrebbe dovuto svolgere il martedì 6 ottobre, alle 11, sul tema «L’immagine di Maria e il femminismo nella cultura nordamericana: conflitti e convergenze». Ricevette pure cordiali
lettere in cui si affermava
quanto la Facoltà «tenesse»
alla sua presenza. Dopo qualche giorno però, la teologa
venne improvvisamente contattata telefonicamente dal sa
cerdote che l’aveva invitata e
che si trovava in quei giorni a
Chicago che insistette per venire a trovarla per una comunicazione urgente relativa al
simposio. La Ruether gli fissò
un appuntamento: una volta
giunto nel suo ufficio il sacerdote la informò, con mille
scuse, ehe l’invito era stato
cancellato ma che le avrebbero comunque pagato l’onorario e tutte le spese previste.
«Sembra che, solo due giorni prima, il Sant'Uffizio avesse capito che ero uno dei relatori al convegno e che abbia convocato in Vaticano il
presidente e il rettore del seminario - spiega la teologa -.
Il presidente ha addotto come
scusante che trattandosi di un
convegno accademico c'era
bisogno di voci differenti, ma
invano. L’autorità vaticana
(non nominata, ma presumibilmente il cardinale Ratzinger) è stata ferrea sul fatto
che io non dove.ssi parlare. Il
prete continuò spiegandomi
che l’educazione teologica
nelle facoltà pontificie romane si trova in una condizione
tremenda: “I docenti vivono
nel terrore di essere spiati, e
il pensiero cattolico più recente non può e.ssere insegnato " mi ha confidato».
Nella sua lettera, la Ruether
informa che anche un’altra
teologa femminista, docente
alFEmmanuel College di Boston, è stata invitata a intervenire al posto suo. «La pensa come me - scrive - ma le
sue posizioni non .sono note.
Verrà a Roma e porterà una
copia della mia relazione per
diffonderla» e quindi conclude: «Sarà un’occasione per
“protestare" contro il Vaticano».
(Jlìviag
Praga: diventare un centro
del protestantesimo europeo
PRAGA — La Facoltà evangelica di teologia deH’Univ
Carlo IV di Praga deve diventare, secondo il suo decano fi
S. Trojan, un centro del protestantesimo non solo per la r1 )
blica ceca ma per tutta l’Europa centrale e orientale. LaCp
evangelica dei Fratelli cechi prevede che dall’ottobre deL^
la Facoltà potrà uscire dalla sistemazione precaria in cuis w
va sin dal 1953, quando il governo comunista la costrin»
abbandonare la sede che allora occupava. La chiesa harecew
mente acquistato un edificio nel centro della città, in cui lai
coltà verrà trasferita. L’operazione è stata realizzata graziea
nanziamenti provenienti dall’Alleanza riformata mondiale
Diakonisches Werk e da diverse chiese evangeliche tedescU
L’edificio sarà affittato all’università Carlo IV. Alla FacJ
evangelica di teologia sono iscritti attualmente 250 studel
provenienti dalle diver.se chiese evangeliche dell’ex CecoslJ
vacchia e da numerosi paesi esteri. *
I battisti a Malta
MALTA — L’isola di Malta, a sud della Sicilia, conta citi
330.000 abitanti su una superficie di soli 315 km quadrati e|
massicciamente cattolica. Al Congresso di Lillehammer di
Federazione battista europea (Ebf) per la prima volta è sa
presente un battista maltese. A Malta ci sono due chiese ba|
ste: una, più chiusa, che non vuole avere rapporti con l’estejj
e l’altra, la Chiesa battista indipendente che di recente ha pi?
contatto con l’Ebf: si tratta di una chiesa giovane, nata unavd
fina d’anni fa ad opera di un missionario norvegese, non bali
sta, che teneva dei culti nelle case. Nel 1984 il gruppo contai
una ventina di membri ed era già guidato dall’attuale pastoJ
Edwin Caruana, convertitosi nel 1979. La presenza per tre a
di un missionario americano convinceva il gruppo a costitiiii!
in chiesa assumendo una fisionomia battista. Oggi la chiesab
54 membri adulti battezzati e una popolazione complessivai
oltre 70 persone. La domenica, oltre la scuola domenicale p
giovani e per bambini, vi sono due culti al mattino, uno ini
glese e uno in maltese, e un culto serale in maltese.
Germania orientale: tre nuove
diocesi cattoliche
Corea del Sud: forte crescita
dei pentecostali
SEOUL — La «Yoido Full Gospel Church», chiesa penteu
stale del centro di Seul, nella Corea del Sud, è collegata coni*
Assemblee di Dio americane ed è stata fondata nel 1958. Coni,
attualmente 600.000 membri e 260 pastori. Nell’edificio prinó"
pale della chiesa il culto domenicale raccoglie circa 25.000pcf'
sone. La base della comunità è costituita dalle cosiddette «A
lule domestiche», che sono piccole comunità che si raduna>*j
nelle case, ciascuna con una ventina di membri. Vi sono
50.000 di queste «cellule».
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BONN — Nel luglio scorso il Vaticano e i governi regioni
eli Brandeburgo, Sassonia, Sassonia-Anhalt e Turingia, tul
lände;r dell’ex Repubblica democratica tedesca, hanno ratificai
congiuntamente l’accordo per Tistituzione di tre diocesi c
che nella Germania Est, a forte maggioranza protestante,
tifica è avvenuta a Bonn: rappresentante del Vaticano Taravi.
scovo Lajos Kada, nunzio apostolico in Germania. Le tre niioi|
ve diocesi sono: Magdeburgo, con 212 parrocchie e 165.W
cattolici (per questa zona era competente, precedentementa
1 arcivescovo di Paderborn); Erfurt (che apparteneva in preCì
denza alle diocesi di Fulda e Wiirzburg), che conta 184parrot|
chic e 213.000 cattolici e Görlitz, che raccoglie 51.000 cattoij
ci. (Contemporaneamente Giovanni Paolo II ha elevato la dio
si di Berlino al rango di arcidiocesi. L’attuale ve.scovo, ilca
naie Georg Sterzinsky ha assunto il titolo di metropolita e a
vescovo. Il Vaticano intende anche, nel prossimo futuro,^
sformare la diocesi di Amburgo in arcidiocesi. Col nuovo i
setto la Chiesa cattolica in Germania conta .sette arcivescovi^
venti vescovi per un totale di circa 30 milioni di fedeli.
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Parte di una delle 12 corali della Chiesa pentecostale di Seoul
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Vita Delle Chiese
PAG. 3 RIFORMA
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Rj viaggi da Omegna in Jugoslavia per esprimere solidarietà
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icio prinO'l
>5.000 per[dette «celi raduni
sono oli
lOUl
tolte cose sono accadute,
sllaborazione con l’assoijone «Ihthus» e l’assessoitoai Servizi sociali di Fola
bli tutti quanti operano per
oace, prima del nostro alle (e 23°) viaggio verso le
lolazioni dell’ex JugoslaC’è stala una buona nioione da parte del Coorento aiuti umanitari del
une di Omegna (siamo
leciti a raccogliere ben 51
itali di alimentari e 6 mi[eiiie mezzo di lire con cui si
jijquistato materiale sanitajepoi consegnalo all’ospedatdi Fola). La clinica di Veno, un Centro medico di riadtazione che dista 30 km da
legna, ha dato disponibilità
idue posti letto per persone
Rognose di cure e per l’ap[cazione di arti artificiali. A
ine agosto è arrivata una
inna proveniente da un camprofughi e l’assessore alla
iiiità di Fola sta approntando
lalista d’attesa.
[Quattro studenti dell’Ite
in l’insegnante di Lettere si
IO uniti a una nostra spedine a Fola, portando il fruttò della loro raccòlta. Hanno
¡italo i loro amici dell’istillo «Rusa Fetrovic», l’ospiIb, una scuola superiore di
[gua italiana a cui inviere10 materiale didattico, il
[entro disabili di Dignano,
ve abbiamo consegnato
icchinari di falegnameria e
casa di accoglienza dei
bini a Rovigno. Abbiamo
lyato una sisteniazione per
lafamiglia di profughi proveTienti da un campo della
lazia: il padre ha un lavoi,i bambini vanno a scuola.
H Comune di Gravellona
Toce (5 km da Omegna) sene la nostro esperienza di
oglienza per un periodo di
anza rivolta a un gruppo
di ragazzi di Osijek e Cepin
]Zone di guerra). In luglio ci
’ ino stati 56 ragazzi e ragaz1 in due turni di 20 giorni.
Ielle comunità evangeliche
ìlla zona. A Omegna intanto
Mo venuti una cinquantina
^ ragazzi dell’orfanotrofio di
'Ola: sono stati ospitati nella
■Itola a loro già familiare,
_ ccolti e seguiti da un gruppo
sdi volontari sorto spontanealènte l’anno scorso. Anche i
lomuni vicini hanno di nuo''o ospitato i ragazzi e la no[Sha comunità ha organizzato
'Una gita a contatto con la napra. La corrispondenza fra '
igazzi delle scuole di Omecon famiglie dei campi
profughi ha consentito di
pngere legami affettivi confati poi da visite e foto¡rafie, lettere pacchi e doni
'^e potranno continuare. In
un’azione di consegna e di ri">tca di profughi indicatici da
“ici nostri neU’ultimo viagì'Sìi'siamo stati testimoni di
un’azione di «spostamento»
luti campo all’altro di proghi musulmani della Boa, che sono stati evacuati
fare posto ai più dignitosi
■dditizi campeggi estivi o
unque a profughi croati:
Wtno vicini al non rispetto
^'diritti umani.
Sabbiamo scoperto d’esserci
pövati all’interno di un camÌtm nemmeno ai parlaipntari italiani era stato con^.^tito di entrare: non si vuol
Sapere quale sia la politica
ALLOCHI
„ preventivi a richiesta
I trasporti per
I Pealsiasi destinazione
j ^Sfifezzatura con autoscala
-^parante all’esterno fino a 43 mt
SALA GIULIO
Belfiore 83 - Nichelino (TO)
Telefono 011/62.70.463
Chiesa valdese e metodista di Venezia
Nuova pastora
FRANCO MACCHI
Ragazzi delle scuole domenicali di Osiek e Cefin a Omegna
del governo croato e quali i
reali disagi economici e sociali in cui si trova la nazione. Si cerca di non evidenziare troppo la costrizione e la
violenza, ma ci sono molti
modi per smembrare le famiglie e obbligare una persona
a sottomettersi alla legge del
più forte e del più ricco. Così, per sgomberare un campo
si requisiscono le roulotte, e
poi è facile colpire come facinorosi coloro che non vogliono muoversi, perché temono, a buona ragione, di essere praticamente deportati.
La recente visita del papa
può essere interpretata in
molti modi da cattolici e non
cattolici, ma resta il fatto che
chiunque può comprendere
quali siano stati gli sforzi
economici e organizzativi
della Croazia, interessata a
far trovare al papa e a mostrare al mondo dei «bagni di
folla» che può anche essere
coartata. Fer tutti questi motivi e per altri ancora crediamo
che la nostra azione verso
quelle popolazioni non sia
soltanto umanitaria ma debba
proporsi come una speranza
di libertà, senza la quale la
pace non potrà venire.
La chiesa di palazzo Cavagnis, il 2 ottobre, era
piacevolmente gremita in
modo insolito; particolare era
anche l’occasione, in quanto
la pastora Laura Leone veniva insediata come responsabile della chiesa di Venezia.
C’erano molti membri della
comunità, numerose erano
anche le presenze di fedeli di
altre confessioni cristiane, e
particolarmente significativé
quella del rappresentante ufficiale della Chiesa cattolica,
mons. Giuseppe Visentini, vicario generale del Fatriarca e
presidente di turno del Consiglio locale delle chiese cristiane di Venezia, del teologo
luterano Fritjohf Roch, del
pastore avventista di Mestre,
di padre Tede Vetrali, preside dell’Istituto di Studi ecumenici «San Bernardino» di
Venezia e di un buon numero
di membri impegnati nel Sae.
La Chiesa ortodossa di Venezia e la comunità ebraica
hanno inviato messaggi augurali, scusandosi ■ della loro
assenza per motivi di forza
maggiore. Non mancavano
neppure esponenti di realtà
importanti della società civile.
Il culto è stato presieduto
dal pastore Iginio Carera. Là
Incontro a Vaumarcus. della Federazione delle donne protestanti
Che cos'è il conflitto? La vita
FRANÇOISE VUFFBAY
T ’
incontro della Federazione delle donne protestanti svizzere svoltosi a
Vaumarcus (Neuchâtel, Svizzera) dal 23 al 25 settembre
aveva come tema «Il conflitto
è la vita». Il programma molto vario comprendeva sia sedute plenarie che lavoro in
gruppi da 2 a 16 persone, di
meditazione silenziosa. Molte
donne hanno approfittato
dell’occasione per incontrare
nuove persone e scambiare
delle idee: ne hanno tratto un
incoraggiamento a perseguire
con perseveranza i loro impegni nei luoghi delle loro comunità e quest’incontro ci ha
permesso di condividere le
gioie e le difficoltà della vita
quotidiana. La preparazione
di ogni dettaglio è stata curata
con molta attenzione e ha
permesso uno svolgimento
molto sciolto dell’incontro
grazie all’équipe delle responsabili che si ritrovano
più volte nel corso dell’anno
offrendo ili oro lavoro in modo disinteressato e sotto forma di volontariato.
Queste giornate sono state
molto interessanti e la varietà
delle modalità di affrontare il
tema per capirlo meglio e
passare dalla teoria alla prassi
è stato uno degli aspetti più
positivi dell’incontro.
Il primo momento è iniziato con la lettura di racconti
sotto forma di fiabe che trattavano del conflitto tra 1 uomo e la donna. La serata invece è stata animata da un’
esperta di teatro degli oppressi sorto in America Latina: attraverso esercitazioni le partecipanti hanno potuto utilizzare il linguaggio non verbale
per esprimere sia l’amore che
i conflitti sotto la forma di
sculture «vive» pensate dalle
scultrici improvvisate. Al sabato è stato studiato il testo
del fico sterile in Luca 13, 69 partendo prima dal nostro
vissuto personale del conflitto
su dove e quando ci siamo
trovate in situazioni conflittuali dove qualcuno o qualche
cosa non rispondeva alle nostre aspettative, per poi passare alla lettura del testo e alla
domanda se vedevamo un legame tra questo testo e il tema del conflitto.
Ogni gruppo ha riflettuto
sulle modifiche che la parabola ha portato nei nostri atteggiamenti verso il conflitto
trascrivendo le frasi emerse
su dei fogli con forma di fichi
e di foglie da appendere a un
albero spoglio. Numerosa è
stata la produzione e ne riporto solo alcuni esempi: non
chiedere all’altro quello che
non può dare, accettare che le
nostre attese siano differenti
da quelle dell’altro, fissare
una scadenza, lasciare cronos
diventare kairos... Ognuna
era poi libera di scrivere una
lettera o al vignaiolo o al proprietario della vigna.
Al pomeriggio vari ateliers
hanno approfondito il tema
del conflitto interiore, coniugale, interpersonale sotto la
forma di teatro con la produzione di un sceneggiato per la
serata, caricatura della reazione di tre donne di fronte
all’utilizzo di una tessera che
veniva catturata a una stazione di servizio (collera, panico, fretta) e venivano chiesti i
sentimenti provocati da questa situazione e a quale donna
una si sentiva più vicina per
poi arrivare alle conclusioni
che una trae e alla domanda:
di che cos’è fatto il conflitto?
È- necessario che un conflitto
sia sempre risolto?
Un altro atelier «musica» ci
ha fatto ascoltare dei brani di
musica ed esprimere i nostri
septimenti e scegliere degli
strumenti per rappresentare
un conflitto. La domenica è
terminata con la celebrazione
di un culto, molto gioioso con
la partecipazione dei bambini
che anche loro, con disegni e
parole, hanno rappresentato il
conflitto.
Il conflitto è la vita e quindi
non è necessario evitarlo ad
ogni costo, è un’illusione credere che si può vivere senza
conflitto. La lotta è la condizione stessa della vita, è la
condizione della crescita, è il
faccia a faccia con un altro,
diverso;, se costruire non è
soltanto amare l’altro, è riconoscerlo e riconoscersi differenti: inevitabilmente dunque,
in gruppo, in famiglia, in società, sorgono dei conflitti. E
vitale riconoscerli, desiderare
risolverli e acquistare degli
strumenti per quello scopo,
pur sapendo che ogni conflitto è particolare: ciò che uccide non è il conflitto in se stesso, è il conflitto riconosciuto
male, trattato male; è il motivo per il quale si parla sempre di più di prevenzione e di
gestione dei conflitti.
Gestire... questa parola fa
fremere: perché ci tocca così
profondamente, a livello dei
nostri sentimenti, della nostra
identità? può essere gestita
come un conto in banca? con
operazioni molto precise? Il
più interessante è che in certi
casi funziona. Alcuni operatori che lavorano nei quartieri
difficili hanno messo a punto
alcuni suggerimenti come
parlare direttamente, scegliere il suo momento, dare delle
informazioni piuttosto che
biasimare o criticare, lavorare
insieme all’elaborazione di
soluzioni, cercare i mezzi per
mettere in opera la migliore,
e verificare più tardi se è soddisfacente... Compito che
sembra infinito, ma il miglior
modo di non disperare è di
frazionare le difficoltà e di
imparare se è necessario quali
mezzi utilizzare per risolverli.
I conflitti di valori sono più
ardui perché implicano dei
cambiamenti più profondi, se
si vuole che la soluzione trovata lasci sul terreno due vincitori, e non un vincitore e un
perdente o, come troppo spes.so accade, due perdenti... Finalmente questo atteggiamento nuovo di fronte ai conflitti,
non ci chiede forse un cambiamento di valori ?
signora Cozzi, delégata dal
Consiglio del VII circuito,
nell’atto dell’insediamento
formale della pastora Leone,
ha sottolineato la necessità,
teologica e non solo organizzativa, che la comunità si senta corresponsabile della sua
vita interna e esterna. «Con
lei cercherete nella parola di
Dio - ha detto - la vocazione
di testimonianza e di servizio
che il Signore rivolge alla vostra comunità in questo tempo
e in questo luogo».
Nel suo sermone il pastore
Carera ha sottolineato quattro
caratteristiche del modo di
operare di Gesù nella sua vita
pubblica: Gesù convoca l’ecclesia; trasforma le persone e
le situazioni; chiede la rinuncia a tutte le sicurezze umane; invita a non voltarsi indietro e a guardare all’oggi e
al futuro. Queste indicazioni,
ha sottolineato Carera, devono essere tenute presenti anche dai cristiani e dalle comunità di oggi.
Come si vede sono state
tracciate le linee di un impegnativo programma di lavoro
sia per la chiesa di Venezia
sia per la pastora Leone che,
nelle parole rivolte all’assemblea alla fine del culto, le ha
riprese e fatte proprie. Questo
era stato anche il senso del
messaggio che il pastore Valdo Benecchi aveva portato a
nome del secondo distretto.
La giornata, dopo il culto, si
è conclusa con una festosa
agape fraterna, svoltasi in un
clima disteso e sereno.
L’insediamento della nuova pastora ha anche di fatto
aperto l’anno ecclesiastico ed
è augurabile che le linee pastorali, emerse dall’insieme
di tutta la giornata, vengano
concretizzate nella vita quotidiana della comunità a tutto
vantaggio della sua stessa solidità e dell’efficacia della
sua testimonianza evangelica
nell’ampio contesto della società civile in cui è radicata.
Battisti di Mottola
Incontri
e ospiti
dell'estate
VIRGINIA MARIANI
L? estate è finita ma per la
Chiesa battista di Mottola vivrà ancora nel ricordo
di svariati momenti di condivisione e di amicizia. Come
ormai da anni, infatti, abbiamo ricevuto un bel numero di
ospiti internazionali. Dal 18
al 20 giugno è venuto a trovarci il pastore Frank Gibson,
direttore dell’American Waldensian Society, che ha partecipato a un incontro ecumenico sul tema «L’altro: la donna» sabato 18 e ha tenuto il
culto il giorno seguente. Dal
10 luglio al 5 agosto ha soggiornato a Mottola lo studente in teologia Chun Soon Sub
con la moglie Jin, entrambi
coreani, che ci ha guidati con
predicazioni e studi biblici arricchiti di curiosità su usi e
costumi della loro cultura, offrendoci inoltre la possibilità
di assaporare piatti tipicamente orientali. Il 14 agosto è
stata la volta del pastore Bill
Me Comish, della Chiesa nazionale protestante di Ginevra; era stato da noi già nel
1980 durante i 13 giorni che
seguirono il terremoto in Irpinia con un gruppo di volontari protestanti svizzeri.
Domenica 4 settembre abbiamo vissuto una giornata di
festa: sono scesi nelle acque
battesimali per dare testimonianza di fede i coniugi Angelo e Filomena Romanelli,
Franco e Lucia Franchini di
Mottola, e Fedele Semeraro
di Martina Franca. Il culto, a
cui hanno partecipato oltre
250 persone, è stato condotto
dal pastore Massimo Aprile
con l’anziano Impedovo. Ha
fatto seguito un’agape fraterna che si è protratta per tutto
il pomeriggio con danze folcloristiche presso la casa in
campagna dei Romanelli.
Nella Chiesa battista di Valperga Canavese
Canti e archeologia
Il gruppo vocale e strumentale «Freedom» di Torino-vla Elvo
Domenica 18 settembre la
comunità battista di Valperga
Canavese ha avuto il piacere
di ospitare l’ing. Davide Valente, anziano dell’assemblea
dei Fratelli di Torino via Virle, appassionato studioso di
archeologia e profondo conoscitore della Bibbia. Con la
proiezione di uri centinaio di
diapositive sui reperti archeologici, messi in luce nei luoghi dove si svolse la storia
della salvezza. Valente ha voluto sottolineare il contributo
dell’archeologia per la comprensione della Bibbia.
• Domenica 25 settembre il
culto è stato allietato dalla
partecipazione del complesso
vocale-strumentale «Freedom» della chiesa consorella
di via Elvo in Torino, che ha
suonato e cantato straordinariamente alla gloria di Dio.
Dopo l’agape nel giardino,
sotto la tenda, rallegrata da
una stupenda giornata di sole
giunta dopo una settimana di
pioggia il complesso, applauditissimo, ha nuovamente
eseguito il suo repertorio. Il
pastore Massimo Romeo ha
fatto la cronistoria del complesso e ha presentato ciascuno dei componenti. Sono elementi giovani, con splendide
voci e molto bravi con i diversi strumenti; chitarre, batteria e organo elettronico. Ricordiamo in particolare il fratello Benito e la moglie Anna
Maria, bellissima voce solista. Una domenica diversa
dalle altre, colma di gioia e
felicità nel nome del Signore.
4
PAG. 4
RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 14 OTTO^p U
La Regione Toscana affida alla Chiesa battista di Livorno-via Ferrigni una sua proprietà
Una cappella cattolica diventa chiesa battista
EMMANUELE PASCHETTO
Gli ultimi lavori fervono
intorno alla ex cappella
mortuaria della «Villa Corridi» all’estrema periferia sudest di Livorno e il sogno della più vecchia delle due comunità battiste della città che
si raduna in via Ferrigni, il
sogno di avere un locale di
culto proprio, sta per realizzarsi, ben oltre le più rosee
speranze.
Villa Corridi, un complesso
settecentesco a metà percorso
della via di Collinaia, dominava un tempo le proprietà
agricole che si estendevano
intorno: ora è lambita dal
nuovo quartiere della Leccia
e della Scopara e dal vecchio
quartiere dell’Ardenza ampliatosi in questi ultimi anni,
ma è ancora circondata da
prati e piante secolari. Estinta
nel 1877 la famiglia Corridi,
la villa restò disabitata e silenziosa per diversi anni finché, per interessamento del re
Vittorio Emanuele III, ne fu
deciso il restauro e la trasformazione in luogo di cura. Nel
1904, alla presenza del re, fu
quindi inaugurato il sanatorio
«Umberto I» per la cura degli
affetti da tubercolosi polmonare: fu il primio sanatorio
aperto in Italia.
Circa vent’anni fa i sanatori
furono chiusi in tutta Italia,
essendosi esaurita la loro funzione; la regione Toscana trasferì la proprietà della Villa e
la gestione all’amministrazione comunale che con opportuni interventi di restauro ne
fece la sede di una scuola materna e di un piccolo teatro,
mentre il grande parco fu
aperto al pubblico e vincolato
per essere protetto da danni e
speculazioni.
Tra le parti non restaurate
restano due cappelle, esterne
al corpo dell’edificio principale: nel 1988 l’amministrazione comunale avviava le
perizie per il recupero delle
due cappelle. Su una di esse,
l’ex cappella mortuaria del
La cappella di Villa Corridi che è stata assegnata ai battisti di Livorno
sanatorio, si puntarono gli occhi della Chiesa battista locale che nel 1991. ne chiedeva
la concessione al sindaco per
l’esercizio del culto evangelico e per attività socio-culturali ad esso inerenti.
La richiesta fu accolta con
grande disponibilità e la concessione della cappella co-'
municata ufficialmente al pastore locale Mauro Del Nista
dall’assessorato alle Finanze,
bilancio e patrimonio del Comune il 16 marzo 1993, stante «...il superamento dell’ultimo impedimento formale,
riferentesi all’assunzione di
un parere di piena disponibilità del bene in questione,
espresso dalla Curia livornese e acquisito da questa amministrazione... siamo oggi
in condizione di affermare
resistenza di tutti gli elementi utili alla materiale consegna della cappella».
La lettera dell’assessore
conclude: «Mi permetta a tal
proposito di esprimerLe i
miei più sentiti cenni di apprezzamento per il fine comunemente raggiunto, sia per
Battisti, metodisti e valdesi del Lazio
Convegno monitori
BRUNO COLOMBU
L? Associazione delle chiese evangeliche battiste
del Lazio e dell’Abruzzo
(Acebla) insieme alTXI circuito delle chiese valdesi e
metodiste, ha organizzato a
Ecumene (Velletri), il 17 e
18 settembre, un riuscito
convegno per i monitori e le
monitrici delle scuole domenicali. Si trattava del primo
convegno che si muovesse
lungo le linee indicate dall’
Assemblea/Sinodo del 1990
ed è stato un momento ricco
di opportunità, pienamente
riuscito.
Con la collaborazione di
Luana e Emanuele Troiani si
sono sperimentate tecniche di
animazione biblica; Miriam
Stri.sciullo ha insegnato tecniche di animazione musicale:
un modo allegro e gioioso di
rendere la lezione della scuola
domenicale partecipata, attiva
e interessante. 11 pastore Franco Sommani ha esposto i rapporti che devono intercorrere
tra genitori, monitori e bambini a livello di responsabilità
neH'istruzione religiosa. Interessante è stata la riflessione
sulla .scelta dell’ora alternativa alla lezione di religione
cattolica nelle scuole a tutti i
livelli. In quest'ambito moni
tori e monitrici hanno rilevato
che di massima importanza è
l’opera dei pastori e dei Consigli di chiesa per la scelta di
un impegno che deve essere
di libertà e testimonianza.
I genitori devono essere responsabilizzati maggiormente
nell’educazione religiosa dei
propri figli, dedicando loro
non tanto una quantità maggiore di tempo, quanto una
qualità di tempo migliore. Un
aspetto nuovo nel quadro di
questi convegni è stata la relazione del prof. Ezio Ponzo
sulle problematiche psicologiche degli orientamenti a
credere e della capacità di
comprendere dei bambini. Gli
esempi offerti sono stati illuminanti e hanno aiutato molto
per stabilire un rapporto di
migliore comprensione tra
bambini e monitori.
II convegno ha anche presentato alcuni utili suggerimenti sul materiale prodotto
dal Sie e Renata Strisciullo,
membro del Comitato, è stata
incaricata di riportare alcune
proposte per facilitare il compito non certo semplice dei
monitori e delle monitrici. La
buona riuscita del convegno
risulta dal fatto che al termine
i partecipanti hanno chiesto
di incontrarsi nuovamente
verso la fine di gennaio.
quel che concerne l’importante recupero del bene sia per
quello che riguarda il soddisfacimento di significative
esigenze culturali che da
sempre hanno arricchito e caratterizzato il prezioso clima
di tolleranza e di rispetto presente nella nostra città...».
Le chiavi della cappella, in
stile Liberty, fortemente segnata da anni di abbandono,
venivano consegnate al pastore della comunità battista il
28 maggio deT ’93. Nel mese
di novembre l’Ussl locale
pubblicava all’albo la delibera di svincolo del tempio e
dell’annesso giardino e il 6
dicembre ’93 la giunta della
Regione Toscana emanava la
delibera definitiva di cambio
di destinazione della parte
della Villa Corridi che comprendeva la cappella suddetta
e il giardino annesso. Peraltro, secondo il progetto di ripristino originario della cappella e il relativo preventivo
fatto approntare dalla Chiesa
battista, si trattava ora di trovare la somma di 155-185
milioni necessari all’intervento e nelle casse della chiesa
c’erano solo 6 milioni, più 10
accordati dall’Ucebi.
Mauro Del Nista non è tipo
da perdersi d’animo: già aveva effettuato sondaggi, intessuto rapporti, presentato richieste, bussato a molte porte. E le risposte sono venute:
dalTamministrazione comunale con uno stanziamento
per i servizi igienico-sanitari
con costruzione di bagno e
scivolo esterno per disabili e
per gli impianti di acqua corrente e di elettricità, dalla Regione per la sistemazione del
giardino e per la biblioteca di
uso pubblico aH’interno del
fabbricato, dalla Provincia
per il rifacimento del tetto e
delle 24 finestre, dalla fondazione della Cassa di Risparmio di Livorno per la pavimentazione esterna. Anche i
battisti di Camp Darby hanno
voluto dare il loro contributo,
e la comunità ha partecipato
generosamente in denaro e
con il lavoro volontario.
Mancano ancora svariati
milioni per completare i lavori, ma Del Nista è fiducioso. «E come non esserlo?
L’intesa non è stata ancora
ratificata e un ente di stato,
proprietario di una struttura!
ce la concede in uso per le
nostre attività - dice Del Nista -. La curia [il vescovo si
chiama Alberto Abiondi...]
rinuncia al proprio privilegio
concordatario e consente la
nostra testimonianza in una
cappella già destinata al servizio e alle attività cattoliche;
i funzionari locali e della Regione ben al di là di una risposta di natura tecnico-buro
cratico-amministrativa, si sono sentiti coinvolti personalmente e direttamente; i contributi ci sono giunti e continuano a giungere con tempestività... II Signore ci ha veramente aiùtati e, siamo certi,
ci assisterà fino in fondo: la
convinzione dei fratelli e delle sorelle della chiesa di Livorno è di essere stati utilizzati dal Signore per portare a
termine “un’opera che lui
stesso aveva già preparata
perché noi la compissimo’’».
Certamente la situazione
che si è venuta a creare a Livorno è più unica che rara ed
è dovuta anche alla particolare tradizione della città che è
sempre stata disponibile all’
accoglienza e aperta al pluralismo. Un ulteriore segnale è
dato dall’intervento dell’assessorato alla cultura, che ha
disposto che la Biblioteca nazionale Guerrazzi acquisti la
produzione libraria dell’editrice Claudiana, inserendo nel
proprio circuito i volumi di
carattere storico e destinando
gli altri alla biblioteca della
Chiesa battista.
Dalla domenica dopo Pasqua già la comunità battista
si raduna nei nuovi locali. Essendo ormai quasi completato
il ripristino totale della struttura, l’inaugurazione ufficiale
della cappella è imminente.
BATTISTI A LIVORNO
DAL 1875
La presenza battista a Livorno ha avuto una storia
tormentata. Nel 1875 la
Missione battista inglese,
che aveva una chiesa a Roma, decideva di allargare la
sua presenza in Italia
aprendo una seconda base
a Livorno. 11 pastore Giuseppe Baratti, inviato sul
posto, rilevava il modesto
locale di culto tenuto sino
allora dalla Chiesa cristiana
libera (nella zona dell’attuale gasómetro), e iniziava
un’opera di evangelizzazione che non tardava a
portare frutto.
La comunità crebbe, fu
attiva e vivace per circa
trent’anni e giunse ad avere
oltre quaranta membri battezzati. Trasferito Baratti a
Roma nel 1892, per motivi
di salute, lo sostituirono
prima il pastore Ettore
Ageno e in seguito il pastore Giovanni Allegri. Emigrato quest’ultimo negli
Stati Uniti (dove sarà per
diversi anni pastore fra gli
italiani in America), la comunità si indebolì e la testimonianza battista si
spense: i membri superstiti
passarono ad altre denominazioni evangeliche.
Proprio in quello stesso
periodo (1904) la Chiesa
cristiana libera italiana, di
cui era stato l’anima nella
seconda metà dell’Ottocento il famoso ex frate barnabita e garibaldino Alessandro Gavazzi, si scioglieva:
comunità e pastori confluirono in altre chiese evangeliche italiane, soprattutto
nella Chiesa metodista episcopale; pastore della chiesa libera di Livorno era
Vincenzo Notarbartolo. che
non volle seguire le vicende
della Chiesa libera nazionale e continuò autonomamente la testimonianza nella città, curando anche altre
comunità libere vicine.
Negli anni ’20 Notarbartolo, ormai avanti negli anni, affidò la cura della comunità a Vincenzo Melodia, già pastore battista:
quest’ultimo, proprio per la
sua origine, introdusse nel
la chiesa il battesimo dei
credenti e strinse relazioni!
con la Chiesa battista di y
Spezia (allora facente
della «Missione di La Spe-!
zia per l’Italia», sostenuta:
dall’Inghilterra) dove qf
svolgevano regolarmente f
battesimi dei neofiti.
Poi la situazione preci.J
pitò: morto nel 1936 Notar!
battolo, i legami con la.
Gran Bretagna che sostene-;
va l’opera a Livorno .si allentarono, la tensione fra
l'Italia e flnghilterra in se^ì
güito alla guerra dell’Abis-;
sinia deteriorò ulteriormente i rapporti; il tracollo avr
venne allo scoppio della
guerra nel 1940. Due annii
dopo anche questa chiesa
scomparve: i membri rima- ,
sti aderirono alla Chiesa;
valdese.
Di quelle vicende tot
mentate è testimonianza uni
vecchio edificio dall’aspetto dignitoso in via degli
Asili, che fu per alcuni anni magazzino di una ditta
di trasporti e oggi è studio
di un pittore; era la sede
della Chiesa libera e sul
suo frontespizio sino a
qualche anno fa si poteva ',
leggere un frammento di
versetto biblico «...verità in
carità». Nel 1956 la Missione di La Spezia, attraverso l’Amei (Associazione missionaria evangelica
italiana) riprendeva una testimonianza battista nella
città: faticosamente, coni
pastori Ermanno Spuri ed
Emmanuele Paschetto, si
riformò una piccola comunità, che crebbe poi per
l’opera del pastore Tullio
Saccomani, quando nel
1966 diverse chiese dell’
Amei confluirono nell’
Ucebi. La comunità di via
Ferrigni, che ora si è trasferita in via del Vecchio Lazzaretto, presso la Villa Corridi, guidata dal pastore locale Mauro Del Nista, è la
diretta erede di quest’opera
di evangelizzazione ed è
ben nota in città, dove è at
tivamente presente in campo ecumenico e nella vita
culturale.
siili»
Sarà inaugurato il 16 ottobre un nuovo locale di culto
Una pìccola chiesa in espansione
Nel 1987 alcuni membri
della Chiesa battista di Livorno decidevano di intraprendere un’opera di testimonianza in un’altra zona della città.
L iniziativa ebbe un discreto
successo, si accolsero diversi
simpatizzanti e ben presto si
ravvisò la necessità di trovare
un locale di culto per dare
continuità al lavoro iniziato e
di avere il sostegno di un pastore per l’approfondimento
biblico e teologico. In accordo con l’Ucebi il pastore Giacomo Pi.stone e la Chiesa battista di Pistoia accettarono di
fornire l’aiuto necessario alla
comunità nascente.
Nel 1988 fu preso in affitto
un locale in via del Leone e
si cominciò un’attività di presenza nel quartiere su richiesta della circoscrizione. Il
gruppo cresceva lentamente,
ma con continuità. Nel 1992
il nuovo pastore di Pistoia,
Antonio Di Passa, confermava la .sua disponibilità a seguire la piccola chiesa, che si
dava un regolamento interno
e, preso contatto con la co
munità .senegalese, riusciva a
stabilire con essa una solida
amicizia. Nell’ultimo biennio
.si sono verificati due eventi
importanti: l’acquisto da parte dell Ucebi dell’ex locale di
culto della Chiesa di Cristo,
in via Cesare Battisti, e il riconoscimento, nel corso del1 ultima Assemblea generale
delle chiese dell’Unione battista, della comunità come
chiesa autonoma.
Domenica 16 ottobre il nuo- j
vo locale di culto sarà inaugU' |
rato ufficialmente duranti!
l’assemblea dell’Associazionij
delle chiese evangeliche batti'|
ste della Toscana. Oggi sonni
dunque presenti a Livornnj
due comunità battiste, in
diverse parti della città. En*|
trambe sono in espan.sione
entrambe hanno confermato t
desiderio di annunciare insii'|
me la parola del Signore.
Éiiesc
Ina
r MARIO
il un so
èduto (
tjç'lel VII
iá, dai pai
era e
[idal prei
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Éi, e da
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d’opera
le ed è
ve è atn Camila vita
[{hiesa metodista di Gorizia ridedica al Signore il suo tempio
Ina casa fondata sulla roccia
j fHBIO COLAIANNI______
ì
ion un solenne culto pregeduto dalla sovrintenItedel VII circuito, Clara
Li dai pastori emeriti Igijtora e Alfredo Scorsoj^al presidente dell’Oppastore Claudio H.
e dall’attuale pastofila comunità, Arrigo
Ls, si è ridedicato al SiX domenica 18 settemiii tempio metodista di
ia.
Iraiimasto chiuso per
j lunghi anni: il tetto e
Btto non davano suffi^garanzie; gli intonasi
■ni, le gi'ondaie, l’abside
¿tante erano fatiscenti,
perni, con il concorso
Jjlegione Friuli Venezia
|ia, ha risolutamente po,|iano ai lavori di restauro
là diie anni fa si sono poMzzare, per le attività
llajiccola comunità, i lo*%staurati dell’abside,
no atteso la primavera
la domenica di Pala, per ritornare nel bel
koche i luterani di Goril^vevano costruito nel
64 e che dopo la prima
.ra mondiale è stato dofoMa chiesa metodista. In
mesi, oltre che al cullil tempio è stato aperto
pàe alla città ospitando
fiprima decade del mese
aggio una mostra bibliiaugurata da una pubbliinferenza del prof, don
pdo Fabris e, nella seda quindicina di luglio,
!|erie di sei conferenze
Iche che ha visto alternar
si i pastori Bonnes, Carera,
Coisson e Martelli e la professoressa Laura Carrari.
Anche se il tempio è stato
immediatamente utilizzato, la
chiesa di Gorizia ha fortemente voluto che ci fosse un
preciso momento in cui poter
condividere questa sua gioia
e lodare il Signore per il dono
di questo strumento di presenza e testimonianza e così,
domenica 18 settembre, abbiamo accolto rappresentanze
della Commissione esecutiva
del 2° distretto, del Consiglio
del 7° e dell’8° circuito, della
Fgei regionale, della Fcene
(federazione delle chiese
evangeliche del nord-est),
delle chiese valdesi e metodiste di Verona,;Vicenza, Padova, Mestre, Venezia, Tramonti, Udine e Trieste; si sono
inoltre uniti a noi, dando il loro contributo, i trombettieri
della chiesa luterana di Treffen (Austria) e la corale della
chiesa battisttwii Pordenone; i
gruppi ecumenici del Sae di
Gorizia, Trieste e Udine che
ci hanno inoltre rivolto un saluto attraverso due loro rappresentanti, Franco Madrisotti e Dora Bianchi; il pastore
luterano Ratz che ci ha ricordato come il primo pastore
luterano di Gorizia abbia qui
conosciuto e por sposato la
baronessa Gräfin Elvine de la
Tour che è stata la fondatrice
di queir importante opera diaconale che lui oggi dirige a
Treffen; il sindaco della città,
Gaetano Valenti, che si è rallegrato per la rinnovata presenza della comunità; il delegato dell’arcivescovo, don
Sergio Ambrosi, che ha espresso la simpatia e gli auguri della Chiesa cattolica.
Impossibilitati ad essere presenti hanno inviato il loro saluto e augurio, la presidente
della Regione Friuli Venezia
Giulia e la presidente della
Provincia di Gorizia, il Crac
di Udine, il pastore Franco
Scopacasa e la vedova dell’
indimenticato pastore Massimo Tara, signora Gilda.
Tre sono i momenti del
culto che in particolare desidero ricordare: la professione
di, fede della catecumena Debora Bonnes che ha ricevuto,
dalle mani di suo padre, il
battesimo; la predicazione
del pastore Martelli che ci ha
ricordato il duro lavoro per
«fondare la casa sulla roccia»; il saluto commosso e
pommovente del pastore
Scorsónelli che a 93 anni ha
accettato di essere con noi.
Terminato il culto, tutti gli
intervenuti sono stati invitati
al pranzo che si è tenuto nella
sala gentilmente messa a disposizione dal comitato dell’
Unione ginnastica goriziana.
Una felice esibizione dei
trombettieri luterani di Treffen e della corale battista di
Pordenone e un assolo del soprano Daniela Macchioro,
hanno rallegrato il pomeriggio che si è poi concluso col
canto collettivo dell’inno
162. Il pensiero va grato e riconoscente al Signore che ci
ha dato di vivere questa bella
giornata comunitaria e alla
comunità tutta di Gorizia' che
si è prodigata con generosità
per realizzarla.
Federazione chiese
Versola
X Assemblea
Si svolgerà a Santa Severa
(Roma), presso il Villaggio
battista della gioventù, la decima Assemblea triennale
della Federazione delle chiese
evangeliche in Italia (Fcei).
La Fcei, a cui aderiscono le
principali denominazioni del
protestantesimo storico, risponde all’esigenza di «manifestare l’unità della fede e ricercare una comune linea di
testimonianza» del protestantesimo italiano. La Fcei rappresenta gli evangelici italiani
in una serie di organismi ecumenici internazionali, e in
Italia opera attraverso i suoi
«servizi»: stampa (agenzia
Nev), radio (trasmissione
«Culto evangelico») e televisione (rubrica «Protestantesimo»), istruzione e educazione
(scuole domenicali), rifugiati
e migranti. L’Assemblea, formata dai delegati delle chiese
membro, è il massimo organo
della Fcei: esamina l’operato
del Consiglio e dei servizi e
fissa i programmi e le linee di
lavoro della Federazione. Il
motto di questa decima Assemblea è tratto dalla lettera
agli Ebrei: «Forestieri e pellegrini sulla terra» (Ebrei 11,
13). L’Assemblea Fcei si
aprirà sabato 29 ottobre con
un culto presieduto dal pastore Claudio H. Martelli, presidente dell’Opera per le chiese
evangeliche metodiste in Italia (Opcemi). Seguiranno la
presentazione della relazione
del Consiglio, la relazione dei
«revisori» e il dibattito assembleare.' L’Assemblea si
chiuderà il ^-novembre.
INIZIATIVA PER I LETTORI DI RIFORMA
LUTERO E L'ANABATTISMO
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)reilnuo'à inaligli'j
duranti!
ociazionij
che batti']
)ggi sonoi
Livornol
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;ittà. Bii;i
isione et
’ermatoii
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ore.
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PADO'VA — Ha iniziato il suo ministero nelle chiese metodiste di Padova e Vicenza la pastora Heidi Federici Danz,
" proveniente da Berna, che dovrebbe rimanere al servizio
delle due chiese per almeno sette o otto mesi in attesa che
venga trovato una soluzione più duratura per la loro conduzione. Domenica 2 ottobre la nuova pastora è stata presentata alla comunità di Padova e ha conquistato 1 attenzione
' dei presenti esprimendosi in un ottimo italiano e con semplicità di linguaggio. Il sermone è stato centrato sul tema
della lotta di Giacobbe con Dio e si è concluso con l’affermazione che l’essere vicini a Dio può significare più spesso
di quanto si creda l’essere in conflitto con lui. (s.g.)
DIPIGNANO — Domenica 2 ottobre il sovrintendente del XV
circuito ha insediato la prédicatrice locale Beatrice Grill,
quale responsabile della cura pastorale e della predicazione
nelle chiese valdesi di Dipignano e Cosenza. Nell’occasione ha partecipato al culto e all’agape che ne è seguita anche
una folta delegazione della chiesa vàldese di Messina, che
ha voluto così esprimere a Beatrice la sua simpatia e l’augurio per il suo ministero, (g.l.)
MOTTOLA — Domenica 11 settembre c’è stato un altro mo-mento di festa: si sono uniti in matrimonio Antonio De Michele e Piryo Pakkanen. È stata una celebrazione ecumenica e internazionale per la presenza del pastore battista
Aprile e della pastora luterana finlandese Kartinen. Il culto
si è svolto sia in italiano che in finlandese ed è stato allietato dal canto del coro e della solista. Ha dato inoltre il suo
contributo con la lettura di testi biblici il pastore Bremner di
Cremona. Mercoledì 21 l’estate è finita e noi abbiamo concluso questo intenso periodo incontrando nei nostri locali
40 fratelli e sorelle della Chiesa unita riformata di Gran
Bretagna in una serata di conoscenza in comunione con
canti e buona cucina.
TORINO — Domenica 16 ottobre, nel pomeriggio, la Chiesa
valdese realizzerà la programmata uscita a Chiomonte (Valle di Susa). Questo spostamento in giornata permetterà a
molti di cogliere un’occasione speciale: la visita al civico
Museo archeologico, un museo attrezzato specialmente per
illustrare le origini della presenza dell’uomo nel mondo delle Alpi, dunque per capire quale è stato, nel tempo, il rapporto dell’uomo con la montagna. C’è una buona collezione
di oggetti che è possibile manipolare per meglio comprenderne l’utilità. Sempre domenica 16 ottobre, alle ore 21, nel
tempio valdese di corso Vittorio, avrà luogo un concerto di
musica sacra, presentato dal coro della Chiesa luterana di
Darmstadt. Il concerto avrà luogo sotto gli auspici del coro
«Goitre» e della corale evangelica di Torino.
TORRE PELLICE — «Unioni femminili come partecipazione alla vita globale dèlia comunità con lo sguardo alla società in evoluzione»: questo il tema che è stato trattato
nell’incontro del 2 ottobre a Torre Pellice tra la Società di
cucito, l’Unione femminile e alcune sorelle rappresentanti
le Unioni della vai Pellice. Erano state invitate ad intervenire e sono state accolte con gioia Françoise Vuffray, neoeletta presidente Ffevm, e la cassiera Rosanna Revel. Il tema
voleva centrare, come ha detto la presidente, l’impegno che
in tutta umiltà ma anche con molta perseveranza le sorelle
delle nostre Unioni sono chiamate a tenere sempre presente
nello svolgimento delle loro attività, dando sempre la priorità a quella che deve essere la linea direttiva: lo studio e la
meditazione della Parola di Dio.
• Domenica 9 ottobre, dopo il culto presieduto dal pastore
Claudio Pasquet, in un momento di incontro alla Casa unionista la comunità ha espresso a lui e alla sua famiglia un saluto riconoscente, e l’augurio di un servizio benedetto dal
Signore nella comunità di San Giovanni in cui è stato chiamato ad operare.
• È stato celebrato il matrimonio di Livia Cignoni e Paolo
Simoni, a cui rivolgiamo un affettuoso augurio.
• L’Evangelo della resurrezione è stato annunciato in occasione dei funerali di Franco Borno, Claudina Janavel, Vivina Armand-Bosc ved. falla, Arturo Bouchard.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Durante fa festa del raccolto, svoltasi con buon successo domenica 9, il Concistoro ha
dato il benvenuto al pastore Pasquet e salutato il pastore
Davite, che continuerà a collaborare con la chiesa.
• Il 2. ottobre, nella sala di Bricherasio, è stata battezzata
Eleonora Ilaria, di Moreno e Donatella Busillo.
VILLAR PELLICE — Domenica 9 ottobre numerosi villaresi
hanno partecipato al culto in cui è stato insediato il nuovo
pastore Gianni Genre. La parte liturgica è stata curata dal
membro del Consiglio di circuito Aldo Lausarot, mentre il
pastore ha auspicato di costruire con tutta la comunità una
chiesa come luogo di comunicazione reale in cui tutti imparano a dialogare con gli altri, perché una chiesa che si crede
autosufficiente è una chiesa morta.
• Il 25 settembre la comunità ha salutato il pastore Teofilo
Pons, andato in emeritazione dopo 12 anni di servizio a
Villar; a lui e alla moglie rinnoviamo gli auguri di tutta la
chiesa.
ASTI — Domenica 23 ottobre verrà inaugurato il nuovo locale
di culto della chiesa evangelica (piazza San Martino 1). La
predicazione sarà tenuta dal pastore Giuseppe Morlacchetti.
Alla giornata sono invitate tutte le chiese evangeliche del
Piemonte.
PADERNO DUGNANO — Dall’inizio di settembre a nella
città dell’hinterland milanese è attivo un centro sociale ed è
stato aperto un locale di culto metodista. È il frutto della testimonianza dal gruppo di fratelli e sorelle che facevano parte della Chiesa del Nazareno (di tradizione metodista) e che
hanno chiesto di aderire alla Chiesa metodista di Milano. 11
Consiglio di chiesa ha accolto con gioia la richiesta e i fratelli e le sorelle di Paderno sono stati presentati all’assemblea della chiesa di Milano il 2 ottobre scorso. Il culto a Pademo Dugnano si tiene ogni domenica alle ore 18 nel locale
di via San Michele del Carso 4. Il secondo e quarto mercoledì del mese si tiene lo studio biblico, mentre il programma
di attività del Centro sociale è in corso di definizione.
6
PAG. 6 RIFORMA
All’Ascolto Della Pa
LA FESTA
DEGLI ALTRI
EUGENIO RIVOIR
E chiaro che non solo al
giorno d’oggi ma sicuramente nel nostro tempo, direi
sicuramente in tutto il nostro
secolo, ogni persona che abbia un minimo di sensibilità
si domanda quando sia possibile (e come sia possibile)
«far festa». Non vorrei che
mettessimo troppo in fretta da
parte questa preoccupazione:
molta gente che ci ha preceduto, e da cui abbiamo imparato molto, si è posta questa
domanda: «Come possiamo
far festa mentre altri non possono, o non sanno, gioire?».
Non vorrei mettere da parte
questa preoccupazione ma subito vorrei aggiungere, con
molta forza, che non solo si
può ma che in un certo senso
si deve esprimere la propria
gioia insieme a coloro che
amiamo e che stimiamo, insieme ad amici e amiche. Si
deve, ma lo si fa diversamente, diciamo in un’atmosfera
diversa, sapendo qual è il
contesto nel quale viviamo.
Ripensiamo cioè alla nostra
storia e in essa viviamo.
Come possiamo
«far festa»?
La storia nella quale siamo
inseriti è accompagnata
da momenti nei quali gli uni e
gli altri fanno festa, dagli
ebrei scampati alla dittatura
La storia
di un uomo strano
Così mi sono imbattuto
nella storia di un uomo
strano (e straordinario), vissuto insieme ad alcuni amici
in terra d’esilio, in mezzo a
gente che mormorava e in
mezzo a gente che piangeva
perché, si diceva in giro, «il
«Ed egli mi disse: “Hai visto, figliuol d’uomo?”
E mi ricondusse sulla riva del torrente. Tornato
che vi fu, ecco che sulla riva del torrente c’erano
moltissimi alberi, da un lato e dall’altro. Ed egli
mi disse: “Queste acque si dirigono verso la regione orientale, scenderanno nella pianura ed entreranno nel mare; e quando saranno entrate nel mare, le acque del mare saran rese sane. E avverrà
che ogni essere vivente che si muove, dovunque
giungerà il torrente ingrossato, vivrà, e ci sarà
grande abbondanza di pesce; poiché queste acque
entreranno là, quelle del mare saranno risanate, e
tutto vivrà dovunque arriverà il torrente”»
(Ezechiele 47, 6-9)
«Dividerete così questo paese fra voi, secondo le
tribù d’Israele. Ne spartirete a sorte dei lotti
d’eredità fra voi e gli stranieri che soggiorneranno fra voi, i quali avranno generato dei figliuoli
fra voi. Questi saranno per voi come dei nativi di
tra i figliuoli d’Israele; trarranno a sorte con voi
la loro parte d’eredità in mezzo alle tribù d’Israele. E nella tribù nella quale lo straniero soggiorna, quivi gli darete la sua parte, dice il Signore,
l’Eterno»
(Ezechiele 47, 21-23)
«Io sono stato ricercato da quelli che prima non
chiedevano di me, sono stato trovato da quelli che
prima non mi cercavano; ho detto: “Eccomi, eccomi”, a una nazione che non portava il mio nome. Ho steso tutto il giorno le mani verso un popolo ribelle che cammina per una via non buona,
seguendo i propri pensieri»
(Isaia 65, 1-2)
«Rallegratevi, sì, festeggiate in perpetuo per
quanto io sto per creare; poiché, ecco, io creo Gerusalemme per il gaudio, e il suo popolo per la
gioia»
(Isaia 65, 18)
del faraone, ai rimpatriati dopo l’esilio babilonese, a coloro che si ritrovano a Gerusalemme per festeggiare dopo a
prima conferenza che riesce a
riscoprire un momento di
unità nei tempi difficili delle
prime comunità cristiane. Per
rimanere anche soltanto nel
nostro .secolo, penso che sarà
difficile dimenticare i racconti
di coloro che in situazioni terribili comunicano agli altri
che cosa significa vivere nel
tempo della liberazione, il
tempo della gioia e della speranza. Mi sono spesso domandato perché, e forse più d’uno
di voi se lo sarà chiesto con
me, uomini e donne possono
cantare, e anzi ritengono importante cantare? E, come
spesso succede, mi sono messo a sfogliare le pagine di racconti antichi, mese insieme
con amore e con fatica perché
non si dimentichi il dolore né
si dimentichi neppure la descrizione della speranza.
tempo della misericordia è finito». Ezechiele eomincia a
raccontare alla sua gente,
convinto che questo sia ormai il suo compito (anzi, dice, la sua vocazione). Racconta storie stranissime di un
mondo che deve venire, che
assume alcune caratteristiche
del passato ma che è completamente diverso dal passato.
E racconta di questo paese e
di questo tempo nel modo più
concreto possibile: non si
tratta di un mondo immaginario, non si tratta di un mondo del futuro.
Sono storie che avvengono
oggi, ma che nessuno è riuscito a vedere perché nessuno
ne ha parlato, nessuno ne ha
fatto propaganda; ma sono
storie vere.
Così come sono vere le storie di gioia che oggi qua e là
si raccontano e di cui quasi
nessuno fa propaganda. Le
storie di gente che trova solidarietà, di gente che si incontra, di gente che scopre degli
amici, che conosce nuovi modi di costruire un ambiente, di
ridare vita. Così come ai giorni nostri un’ebrea tornata viva
da un campo di concentramento, o un latinoamericano
scampato da un centro di tortura, hanno saputo parlarmi e
farmi capire che si può parlare
di liberazione così allora Ezechiele, il profeta in esilio in
mezzo ad altri esiliati, sapeva
parlare e raccontare di una
terra a portata di mano’, per
cui lavorare, per cui godere.
^ Cercare di capire
E chiaro che ciascuno racconta a modo suo ma
quando ascolti queste parole,
dette lentamente perché tutti
le possano sentire distintamente, non fosse altro che per
il rispetto che devi a chi ti è
venuto ad incontrare, devi pur
fare uno sforzo per cercare di
capire. Ti fermi un momento,
dai il tempo che ci vuole, e
cominci ad ascoltare. Non capirai tutto di pagine vecchie.
Figuriamoci, non si riesce a
capire tutto neanche’di chi ti
parla oggi, essendo scampato
da uno dei paesi dell’ex Jugoslavia o dal Ruanda (pefrché
dà per scontato che tu sappia
che cosa è l’orrore dell’odio e
della pazzia), figuriamoci se
riesci a capire pagine lontane,
che vengono a te da tempi di
generazioni scomparse da secoli! Ma se questi racconti
sono stati detti (e poi scritti
da amici fedeli) questo è avvenuto certo perché non dovevano scomparire, perché
arrivassero a te.
Penso a una pagina di
Kafka, uno dei testimoni della pazzia del nostro secolo, a
quel racconto che parla di un
messaggero che ti è stato
mandato: il messaggero è
partito ma tu non sai quando
arriverà né se arriverà ad incontrarti ma il messaggero è
partito, un invito è stato diramato e forse un giorno lo potrai ricevere, e capire, e tutto
cambierà nella tua vita. Ezechiele, il vecchio raccontatore di storie, in esilio con i
suoi compagni di sventura, è
così: non può far altro che
raccontare e sa che qualcuno,
quando e dove non sa, potrà
ascoltare e capire, e la sua vita potrà essere cambiata.
Quello che importa è che il
messaggio di speranza, che
procura gioia e che produce
canti, sia detto, si metta in
movimento, faccia la sua
strada, e sia diretto a te.
Pieter Brueghel il giovane: «La danza nunziale» (1607)
Il senso
della nostra storia
Vorrei dirlo in un modo
diverso: possiamo far
festa, e possiamo cantare,
perché qualcuno, dai tempi e
dai luoghi bui della storia e
del mondo, ci dice che il senso della nostra storia (e della
storia del mondo) è dato dalla
scoperta non solo di un mondo possibile e vivibile ma del
fatto che siamo chiamati ad
esserne responsabili. Insomma, si tratta di qualcosa per
noi, un messaggio che ci permette di camminare, di scoprire giorno per giorno aspetti
diversi, di rallegrarci.
Ascoltiamo Ezechiele che
parla. Quando la gente lo sta
ad ascoltare, questo cantastorie parla del tempio: parla
sempre del tempio, e lo descrive come se ce l’avesse davanti, perché il tempio, allora,
per lui e per i suoi amici in
esilio, è il simbolo della terra
perduta, il simbolo di un bene
che non esiste più. E invece
sì, il tempio c’è, e lo si può
descrivere, e parlarne dicendo
dov’è e com’è fatto. Alla fine,
proprio alla fine della descrizione del tempio, la descrizione del paesaggio. Accompagnato da un angelo guida,
Ezechiele parte alla scoperta
di un torrente che esce
dall’interno del tempio e si dirige verso Est. Questo fiume
cambia spesso direzione,
prende la direzione del Sud
ma siccome passando dalla
porta meridionale Ezechiele
sarebbe obbligato a rimontare
la corrente fino alla sorgente,
il profeta-canta,storie esce dalla porta settentrionale e segue
le mura del tempio per raggiungere la corrente.
Man mano che Ezechiele
avanza lungo il corso d’acqua questo si trasforma in un
fiume abbondante: evidentemente molti affluenti si sono
gettati (provenienti da dove?
dal nulla si direbbe) nel ruscello primitivo. Il de.serto di
Giuda ora è diventato una re
gione fertile, piena di alberi.
Allora, dopo che il deserto è
diventato fertile, il fiume piega verso Est e si getta nel
Mar Morto:' il Mar Morto è
ridiventato sano, vivo, e abbonda di pesci. Acqua, tanta
acqua. «Hai visto, figliuol
d’uomo?». Come dire? «Hai
sentito, tu che ora stai ascoltando?».
E poi, accanto all’acqua,
che è segno di vita, piante e
pesci e, naturalmente, pescatori, e tutti vivranno e tutti
mangeranno e ci sarà abbondanza. Siamo qui, dice il cantastorie di migliaia di anni fa,
in esilio, nella Mesopotamia,
la terra fertile: il nostro paese
è diventato bello come il paese dei padroni, dei nostri dominatori. Siamo fertili tutti,
siamo tutti vivi, in buona salute, felici, festanti.
«E tutto quello che c’è sarà
diviso fra voi, perché ci dovrà
essere giustizia». Non vi sembra di sentir parlare qualcuno
nella nostra situazione? «Dividerete così questo paese fra
voi, secondo le tribù di Israele. Ne spartirete a sorte dei
lòtti di eredità fra voi e gli
strpieri che soggiornano fra
voi, i quali avranno generato
dei figlioli fra voi. Questi .saranno per voi come dei nativi...trarranno a sorte con voi
la loro arte di eredità. E nella
tribù nella quale lo straniero
soggiorna, quivi gli darete la
sua parte, dice il Signore,
l’Eterno».
Il dono della vita
Dell’acqua, tant’acqua: vita. La vita viene di lì, dal
dono che vi è stato fatto: la
vita degli altri viene dalla vostra vita. La festa degli altri, e
la possibilità di cantare, viene
dalla vostra festa perché un
dono vi è stato fatto e lo potete adoperare. E tanto più sarà
festa per voi quanto sarà festa
per gli altri, per quelli che conoscevate già e per quelli che
vi si faranno conoscere, per
gli amici vostri e per gli stranieri che verranno a voi da
lontano. Io capisco lecos
così: sarete così lieti pert|ii(
sto dono ricevuto (la liba
zione ricevuta) che altri va
ranno e riceveranno, e sai
no lieti con voi.
Ed ecco, da lontano,?
non poi tanto, in un’altrapia
za di un altro villaggio, itlo
no ad altra gente, anche pi
sta in attesa, un altro cantasi
rie fa sentire la sua voce, i
che qui qualcuno ha raccol |
le parole, anche qui un
ha trascritto: siamo all
del libro di Isaia, una dellei
time pagine.A quelli chei
pure si sognavano di speri
ancora, il cantastorie ripoi |
le parole del Signore della'
ta: «Non importa se nonsap
vate più cercare, non imp
se avevate perduto il se®
della speranza. A voi che r
ci pensavate più, io ho
«Eccomi», dice il SignorO'
la gioia esplode: «Rai
vi, sì, festeggiate!».
La I
preser
straor
scorse
no: i
che SI
lamen
intrap
di eq
tempo
aveva
coltà;
espuli
zionr
semp
favor
grete
«Mol
rassii
lizzav
vin)e
Mala
Imparare a raccontare
Un racconto, anzi due^ ®
conti lontani che SÌ
conti lontani che
no sentire? Certo. Sono
conti, non sono nulla di P
Non sono altro che dellof
role amiche che ci accoi#
guano, che ci permettono
dare un senso ai difficili f
ni di questa fine di secolPi
adesso si tratta di imparpn
accogliere perché si è imP
to a raccontare (e si è racc®
tato in modo convincenti)
si tratta anche di imparar!
raccontare a coloro che*’
stati capaci di accogl'L
(quando, con pazienza e in
ligenza, si è imparata D
dell’accoglienza). 1^^ L
più, nulla di meno: sapof^
lare della nostra fede e “
nostra speranza, e saper o
re che cosa significa un®
munità di fratelli e di sol
che sia multicolore e va*
pinta, come un arcobalei'®'^
«Rallegratevi, .sì, festo§*;
te in perpetuo per q^ ,
sto per creare perché io
il popolo per la gioia», o'
Signore.
Veng
poluc
acqui
lizzai
pensi
di pi
più a
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tutt
Í
7
Fondato nel 1848
Nel Pinerolese, come nel resto del paese, la manovra ecolomica del governo ha suscitato una forte mobilitazione,
j/enerdì 7 ottobre è stato indetto lo sciopero generale
|¿eir industria e dei servizi (precedentemente erano state nu^ìberose le assemblee spontanee e le manifestazioni). Veiiierdì circa 2.000 manifestanti (operai ma anche pensionati e
'studenti) si sono dati appuntamento in piazza 3° Alpini a Pi'nerolo da dove si è snodato un corteo che, dopo aver toccaito vari punti della città, si è fermato in piazza Facta dove
•hanno preso la parola i rappresentanti sindacali. La mobili■tazione di tante persone dimostra quanto sia viva nella gente
|a volontà di far sentire la propria opinione riguardo alla
Imanovra economica proposta dal governo.
Se in questi giorni incontrate in un ufficio un
dipendente particolarmente
rabbuiato c’è probabilmente
una ragione ben precisa: aveva fatto richiesta di pensionamento e invece dovrà lavorare ancora chissà per quanti
anni. È una vera e propria
«stangata» quella che la nuova legge finanziaria (a meno
di clamorose rivoluzioni imposte dal Parlamento) ha imposto à centinaia di persone.
Ormai di andare in pensione
con 35 anni di servizio non si
parla più e fortunati sono stati quelli che lo hanno potuto
fare fra il blocco imposto dal
governo Amato q l’attuale.
Ciascuno di noi conosce più
di una persona che avrebbe
dovuto andare in pensione e
LA STANCATA
PIERVALDO ROSTAN
che non potrà farlo per diverso tempo o dovrà comunque
rinunciare a una buona percentuale della somma che
avrebbe dovuto percepire.
Ci sono ancora molti lavoratori che avendo cominciato
un rapporto di lavoro intorno
ai 15 anni arrivando sulla
cinquantina avrebbero raggiunto i classici 35 anni di
contributi e maturato il diritto
alla pensione, a programmare
un vita nuova, diversa, senza
più i ritmi imposti dalla produzione. Ora se vorrà far valere questo diritto perderà
una buona parte della sua
spettanza. E allora? Continuare a lavorare per arrivare
ai 62 e poi 65 anni? Con quale spirito? Con quali forze,
visto che non tutti hanno
svolto fin qui mansioni di tutto riposo?
Si è voluto disincentivare il
pensionamento per evitare di
ridare al lavoratore i contributi da lui stesso versati, ma
i giovani? Come si inseriranno nel mondo del lavoro?
Non pochi hanno pensato al
pensionato come risorsa nel
mondo del volontariato o
dell’assistenza o come persona che può ancora godere di
un periodo sereno della propria esistenza; in molti casi
proprio dal pensionato con
una certa tradizione agricola
è venuto un impegno alla tutela del territorio montano.
C’era chi lamentava che
spesso i pensionati si mettono a fare qualche attività artigiana, di fatto sottraendo posti di lavoro alle nuove leve;
ora questo rischio si sancisce
per legge.
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[Lega Nord
laggioranza
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per Farassino
La Lega Nord Piemont si è
presentata divisa al congresso
straordinario svoltosi nello
scorso fine .settimana a Torino: i circa 150 delegati più
che suirattività dei loro parlamentari e sulle iniziative da
intraprendere, hanno discusso
di equilibri interni. Già da
tempo la Lega Nord Piemont
aveva mostrato segni di difficoltà; alcuni eletti erano stati
espulsi, così come alcuni fun• zionari; ma è forse troppo
semplice ricondurre tutto ai
favorevoli e contrari alla segreteria di Gipo Farassino.
«Molti di noi imputano a Farassino un’eccessiva centralizzazione su Torino del movin^ento - dice Fon. Lucio
Malan -; quasi tutte le risorse
vengono concentrate sul capoluogo: ora si parla anche di
acquistare uno stabile da utilizzare per la Lega mentre io
penso che dovremmo parlare
;di più con i cittadini, essere
più attenti alle loro esigenze».
; Le critiche non vanno solo al
;; centralismo torinese rispetto
alla provincia: «C’è anche
una questione milanese - aggiunge Malan - troppo spesso
si ha l’impressione che la Lega Nord sia essenzialmente
Lega Lombarda».
E così il frutto di queste
critiche interne è stata la contrapposizione abbastanza netta fra i sostenitori di Farassino e quelli di Tino Rossi, deputato eletto ad Alessandria e
cofirmatario di un documento
con Malan e altri; lo chansonnier ce l’ha fatta ma con un
margine risicato: 75 voti su
un quorum richiesto di 72,
con 62 voti al suo avversario,
alcuni voti nulli e due parlamentari esclusi dal voto. Non
^ passata una mozione che,
fispetto alle alleanze future
intendeva privilegiare il polo
delle libertài rna con l’esclusione di An.i«La Lega - conclude Mala# - discute con
tutti, sui problemi concreti».
Regione Piemonte: i tagli della Finanziaria non guariscono i malanni strutturali
C'è una grande confusione nel rione sanità
GIORGIO GARDIOL
]\Ton parlo degli ospeKKlV dall da chiudere. La
norma che prevede le chiusure è contenuta nella legge di
accompagnamento della Finanziaria. Numerose forze
politiche, di opposizione e di
maggioranza, hanno già fatto
sapere che presenteranno
emendamenti proprio a quegli articoli che riguardano gli
"ospedali. Aspettiamo prima
che venga definita la legge e
poi vedremo il da farsi». E
l’assessore regionale alla Programmazione sanitaria Enzo
Cucco a parlare, deludendo i
giornalisti che volevano avere
informazioni precise sugli
ospedali che dovranno chiudere per dettato della Finanziaria.
«La norma prevede che tutti gli ospedali con meno di
120 posti letto, un tasso di
occupazione inferiore al 70
% e una degenza media di
meno di 9 giorni, debbano essere chiusi — precisa il suo
collega. Guido Bonino, assessore alla Gestione sanitaria —
ma prevede tante e tali ecce-,
zioni che, in pratica, tutti i
L’ospedale valdese di Torre Pellice
piccoli ospedali piemontesi
resteranno aperti».
La proposta di legge finanziaria e l’atteggiamento del
ministro della Sanità, Raffaele Costa, che non perde occasione per stigmatizzare l’inefficienza del governo regionale della sanità piemontese,
non vanno proprio giù alla
giunta regionale che sforna i
dati. In Piemonte si spendono
mediamente, per l’assistenza
sanitaria di ogni cittadino, 1
milione e mezzo di lire l’anno: si è al di sotto della media
nazionale mentre in termini
di efficacia e efficienza si è al
di sopra. La sanità pubblica
piemontese, in quest’ultimo
anno e mezzo, ha visto i suoi
operatori diminuire del 9%
(4.500 persone su un totale di
49.000). Il sistema sanitario
, regionale costa 6.800 miliardi
ed è inferiore del 4,5% rispetto alla media prò capite nazionale. Gli investimenti si
stanno facendo e riguardano
sia le strutture sanitarie che le
residenze per anziani.
Non ha senso quindi, se
condo gli assessori regionali,
parlare di ridurre del 17% le
spese per «beni e servizi», né
del blocco per 6 mesi delle
assunzioni: «Si peggiora solo
il servizio» dicono. «L’unica
proposta accettabile - dice
Cucco - è quella che il governo ci dica quale è la somma disponibile e lasci a noi
programmare quali economie
fare. Non serve chiudere i
piccoli ospedali e lasciare le
inefficienze nei grandi. I risparmi vanno fatti dappertutto e non solo in un settore».
«Se attuata così - aggiunge
Bonino - la legge aumenta il
caos e rende ingovernabile il
sistema sanitario».
La Regione però non si arrende e presenterà quanto prima proposte per un nuovo ordinamento della sanità che
prevede anche «i distretti sanitari montani».
Per il rinnovo della convenzione per gli ospedali valdesi
(Torino, Torre e Pomaretto)
Cucco afferma che «siamo al
termine dell’iter burocratico.
Il Coresa darà questa settimana il suo parere e poi, verso la fine del mese, potrà essere firmata»^
Sulla strada che sale da Perrero a Prati, un giovane a cavallo sonnecchia;
la notte scende e la strada è deserta. Si
lascia portare dalla sua cavalcatura, che
bada a evitare i solchi delle ruote ed i
sassi della strada sconnessa, cercando di
avanzare alla meno peggio... Di colpo, si
ferma, in mezzo alla strada; il contadino,
svegliato di soprassalto, ha un bel gridare; - lu! lui..., l’animale non reagisce.
- Vuoi deciderti a camminare, bestiaccia? Credi che andiamo a dorniire a
Roccho Couérbol dice l’uomo irritato,
a-prendo un occhio a metà per vedere
dov’è. ... ,1
Ma ha un soprassalto e si drizza sulla
sella. Una dama, tutta bianca, regge il
suo cavallo per la briglia, lo accarezza
dandogli dei colpettini amichevoli sul
collo. E una fata, non c’è dubbio. I tratti
regolari, bellissimi, l’aureola luminosa
che circonda i suoi capelli d’oro, i merletti e le pietre preziose affascinano e intimidiscono il bravo montanaro.
IL FILO DEI GIORNI
LA CORSA
MARIE BONNET
- Senti, dice al contadino, ascoltami
bene - e la sua voce risuona con una musica soave. - Vedi la Corsa del Cavallo?
Ma il contadino, strofinandosi gli occhi con improvvisa energia, fissa intensamente la graziosa fanciulla. Messa un
po’ in soggezione dalla sua insistenza, la
fata riprende con autorevolezza:
- Rispondimi! Vedi o no la Corsa del
Cavallo? - No, risponde il giovane, con
ostinazione. (...) Vorrebbe parlare, ma
l’emozione gli mozza la voce e l’incanto
che emana dalla graziosa donna lo immobilizza e lo avvolge.- Senti, riprende
la fata, non rifiutarmi ciò che sto per
ÌN Questo
Numero
chiederti. Potrebbero venirne conseguenze spiacevoli. Riprendi le redini del tuo
cavallo e tornatene dritto a casa tua, senza voltarti a guardare indietro.
E gli porge le redini della sua cavalcatura. Ma il giovane montanaro non si
muove: il suo sguardo rimane inchiodato
sulla graziosa mano inanellata (...).
- Riprendi le redini! dice imperiosa la
fata.- No, risponde arditamente il giovane.- Benissimo, ti sarai punito da solo!
Se tu mi avessi ubbidito, mi sarei presa
la soddisfazione di appianare la strada
davanti a te, rifacendo tutto il cammino
da Perrero a Prali, perché ti volevo bene.
Ma poiché hai sdegnato i miei desideri e
i miei ordini, non farò nulla per te e non
ti rivedrò mai più. Così dicendo, scompare misteriosamente dalla vista del contadino, che lascia molto scontento della
sua mancanza di diplomazia.
(Narrato da Maria Pons, Prali, in
«Tradizioni orali delle valli valdesi
del Piemonte», ed. Claudiana-Ssv).
Fenestrelle
500 residenti per tutto
l’anno e 5-6.000 presenze
di forestieri nel corso dell’estate: Fenestrelle vive
uno stretto legame con il
suo forte, che alimenta la
circolazione di turisti, ma
cerca anche altre strade di
sviluppo, specialmente nel
settore agro-pastorale. Ne
abbiamo parlato con il vicesindaco. Paolo Clapier.
Pagina li
La Coldiretti ha organizzato a Cavour un dibattito
per discutere dell’attuale
situazione e delle prospet
tive del torrente. La neces
sità della manutenzione
fluviale e quella di vigilare
sulla localizzazione delle
cave di sabbia e ghiaia
(che rischiano di modifica
re la direzione del corso
d’acqua) sono state al cen
tro dell’attenzione.
Pagina li
WiDEMANN
San Germano si appresta
a ricordare con una mostra
e con altre iniziative la sto
ria del Cotonificio Wide
mann, che fu attivo nel
paese tra il 1862 e il 1978:
il primo stabilimento e le
fasi della lavorazione sono
ripercorsi dalla mostra,
mentre un libro fa il punto
a partire da documenti originali e dà voce alle testimonianze di chi lavorò
nella fabbrica.
pagina ih
Concorso coristico
A Torre Pellice si è svolta, domenica 9 ottobre, la
prima rassegna di cori non
professionisti nelle categorie della musica polifonica
e di quella popolare. Ne
parliamo con l’organizzatore Renato Pizzardi, presidente della Pro Loco.
. Pagina IV
8
PAG. Il
s E Eco Delle Aàlli "^ldesi
VENERDÌ 14 OTTQRrc , ,E^„¡ ^4
Cronache
BUCATE LE GOMME AGti AUTOBUS SAPAV — E
parsa una vera azione di guerriglia organizzata quella portata a termine nella notte di martedì 4 ottobre contro una novantina di pullman della Sapav, la ditta che collega con autolinee la maggior parte dei Comuni delle Valli. Ai pullman
che avrebbero dovuto partire al mattino presto per le prime
corse sono state tagliate le gomme sia nei depositi di Perosa
Argentina che a Pinerolo nonché sulle piazze di Bobbio
Pellice, Torre Pellice e Fenestrelle dove alcuni mezzi vengono lasciati parcheggiati durante la notte. Le indagini sono
in corso; dai primi rilievi sembra che chi ha agito fosse perfettamente a conoscenza dei movimenti che i pullman
avrebbero dovuto compiere il giorno seguente. I disagi sono
stati contenuti grazie alla solerzia di alcuni dipendenti che
álacremente hanno sostituito o rigonfiato i pneumatici.
L’AUTOSTRADA DI PINEROLO A PAGAMENTO?_____________
Mentre non è ancora chiaro se in vista dei campionati del
mondo di sci del Sestriere nel ’97 si completerà l’autostrada
per Pinerolo ovvero quali interventi si faranno sulla viabilità in vai Chisone, la società che gestisce il tratto esistente
e che dovrebbe ultimare l’opera, l’Ativa, sembra decisamente orientata nell’istituire un pedaggio sul tratto TorinoPmerolo. I soldi serviranno anche per il completamento del
collegamento; forti perplessità fra molti amministratori locali che temono a questo punto uno scarso utilizzo del tratto
a pagamento da parte del traffico pesante, con consegdente
intasamento della statale 23.
FESTIVAL MUSICALE D’AUTUNNO A PINEROLO —
Prenderà il via sabato 15 ottobre il Festival musicale d’autunno che comprende il eoncorso intemazionale di musica
«Pinerolo città della Cavalleria» sezione pianoforte e sezione trio (pianoforte, violino, violoncello) e la rassegna internazionale di giovani pianisti. Sabato alle 16, presso la collepone civica d’Arte verrà inaugurata la mostra «Dalla scena
i cosmmi di “(Taramba”»; in serata, alle 21 nel teatro-incontro di via Caprini, concerto di inaugurazione di Boris Petrushanskij. Domenica 16, alle 10,30, presso il museo etnografico, inaugurazione della mostra «Stmmenti musicali della
tradizione popolare»; da mercoledì 19, presso l’istituto magistrale Brignonp inizio della Rassegna giovani pianisti.
Dal 20 ottobre inizio dei concorsi di pianoforte e per trio; la
chiusura domenica 30 ottobre con un concerto del trio Valentino, Rosso, Gosio.
DA BAGNOLO UN CONTRIBUTO PER LA STRADA DI
''^UGNIVA? — Da anni è in corso una diatriba tra i Cornuni di Luserna San Giovanni e Bagnolo; all’origine della
vicenda è la strada di Mugniva che, fisicamente in vai Pellice, viene utilizzata soprattutto dai cavatori di Bagnolo che
portano a valle i pesanti blocchi di pietra da cui si otterranno le lose e le pietre di rivestimento. 11 risultato è che la
strada viene regolarmente rovinata dai pesanti camion e il
Comune di Luserna deve annualmente mettere a bilancio
decine di milioni per il ripristino della strada. Ora è stato
annunciato un accordo fra le due amministrazioni: da Bagnolo verrà versata una quota per ogni quintale di pietra
estratta che andrà a costituire un fondo proprio per il collegamento con Mugniva.
DALLA GERMANIA A PINASCA — Da diversi anni il Comune di Pinasca è gemellato con Wiernsheim in Germania;
nell’ultimo fine settimana questo gemellaggio si è rinsaldato grazie agli amici tedeschi che addirittura col sindaco sono arrivati in gruppo per dare una mano a costruire l’edificio destinato a diventare la sede operativa della .squadra antincendio boschivo (gruppo di protezione civile). A suo
tempo dalla Germania erano arrivati anche mezzi antincendio attrezzati per le zone di montagna.
LUSERNA: CAMBIERÀ L’ASSETTO DELLA PIAZZA
— I lavori per la costruzione di una rotonda sulla provinciale nel centro di Luserna non finiranno nel breve periodo;
malgrado l’impegno degli operatori della Provincia il disagio per i cittadini della vai Pellice proseguirà ancora. È in
corso il ribassamento del piano stradale, cosa che verrà realizzata anche su via Gianavello verso il cavalcavia ferroviario, anche piazza Partigiani cambierà in parte il suo aspetto:
«Gli storici platani — dice il sindaco Ghibò — verranno abbattuti e sostituiti, dopo aver arretrato la fila degli alberi,
con piante più adatte a dare un nuovo decoro alla piazza».
PINASCA: CHIUSA LA STRADA PER I CERCATORI DI
FUNGHI — Era già accaduto qualche anno fa quando l’abbondante produzione di funghi aveva portato nelle valli un
numero e.sagerato di cercatori: il sindaco di Pina.sca, Richiardone ha eme.s.so un’ordinanza che fino al 31 ottobre
vieta il transito ai veicoli lungo la strada che sale dal Gran
Dubbione. Solo residenti e conduttori di fondi potranno circolare liberamente. I funghi rappresentano una ricchezza per
chi lavora la terra in montagna e da fuori vengono a rubare
una ri.sorsa, co.sì dicono in molti nelle valli; talvolta si rischiano anche reazioni pesanti. «A parte ciò - dice il sindaco - è anche un problema di circolazione su strade piccole e
non in grado di sopportare centinaia di auto tutti i giorni».
Il vicesindaco di Fenestrelle, Clapier, esprime le speranze della popolazione residentJierm
Incrementare le attività agro-pastorali |)rii
MILENA MARTINAT
Ottobre, l’autunno è arrivato: dopo cena, lungo
la via centrale di Fenestrelle
non si incontrano neppure i
gatti, un mese e mezzo fa non
si poteva transitare con l’automobile perché quella era zona
pedonale dedicata al passeggio, e di gente ce n’era
tanta e tante erano anche le finestre illuminate. Fenestrelle
conta 5-6.000 presenze in
estate e poco più di 500 residenti nelle altre stagioni.
L’età media della popolazione
è elevata; pochi i giovani,
molti dei quali preferiscono
imparare un mestiere anziché
andare a lavorare in fabbrica;
a frequentare l’università invece sono veramente pochi.
La nuova amministrazione
comunale è stata eletta pochi
mesi fa e pare avere idee chiare sui bisogni del Comune.
«Il nostro Comune ha una
situazione climatico-ambientale buona, oltre al forte, che
permette di avere una presenza turistica abbastanza costante - spiega il vicesindaco.
Paolo Clapier - Come amministrazione comunale desideriamo valorizzare l’ambiente facendo in modo che la
gente tomi a curare i boschi e
a pulire i prati, incentivando
l’agricoltura per valorizzare
il paesaggio. È vero che abbiamo il parco naturale Orsiera Rocciavrè, ma noi abbiamo anche bisogno di uno
sviluppo delle popolazioni locali: incrementando le attività
agro-pastorali si avrebbe un
Altri interventi sono
programmati: «Dobbiamo
stemare i depuratori pA
Il Forte di Fenestrelle
ambiente più curato e, quindi,
anche un incentivo per il turismo. Quest’anno si è tenuta
l’8 ottobre la fiera zootecnica
riservata alle aziende agricole del territorio comunale, ma
ne sono rimaste solo 6, La
zootecnia e l’agricoltura sono
però un po’ da reinventare:
cercheremo di sfruttare al
meglio la legge quadro 97/94
che prevede agevolazioni per
le attività in montagna e cercheremo di stimolare soprattutto i giovani. L’azienda faunistica-venatoria presente sul
territorio sarebbe una risorsa
per la popolazione ma andrebbe gestita in modo diverso; attualmente è solo causa
di una presenza massiccia di
mufloni e cinghiali che recano danni a campi e boschi».
Il forte è certamente un’in
Cavoùr: iniziativa della Coldiretti
Il futuro del Pellice
Un dibattito organizzato
dalla Coldiretti ha ancora
una volta riunito a Cavour
amministratori e cittadini del
bacino del Pellice per discutere sui problemi della gestione del corso d’acqua. Già
nell’ottobre del ’93 un incontro, sempre a Cavour, aveva
avuto lo stesso tema. Allora
però il problema dominante
era stato quello della pulizia
del letto del torrente con la
richiesta della riapertura delle escavazioni in alveo. A un
anno di distanza questo problema rimane, insieme alla
preoccupazione per possibili
nuovi eventi alluvionali; l’incubo del ’77 rimane ancora
ben vivo nella memoria collettiva.
C)ggi però sembra che gli
agricoltori, attraverso le analisi e le proposte della Coldiretti, abbiano acquisito la
consapevolezza che i problemi più gravi non derivano solo dalla mancanza di manutenzione fluviale, ma anche
dalle cave di sabbia e ghiaia
localizzate lungo il corso di
pianura del Pellice, cave che
hanno profondamente modificato la geografia del territorio, facendo temere anche la
possibilità di radicali, e rovinosi, cambiamenti di direzione del corso d’acqua tanto più
che questa attività estrattiva,
sotto la spinta delle riehieste
di mercato, sembra essere
sfuggita al controllo degli organi amministrativi regionali
e statali. Di fronte a questo
fenomeno (più di un centinaio di cave intorno al Pellice) sono stati richiesti interventi urgenti che, insieme alla
ripresa della manutenzione
ordinaria del corso d’acqua,
potrebbero evitare in futuro
eventi anche catastrofici.
L’assessore regionale alla
Pianificazione territoriale,
Mercedes Bresso, ha assicurato il suo impegno in questo
senso, ribadendo che gli interventi in corso dovranno
necessariamente tener conto
della cautela che bisogna avere quando si opera sulla cosiddetta «fascia di pertinenza
fluviale», quell’area cioè in
cui gli studi indicano la possibilità storica di esondazioni.
Dal pubblico è stata avanzata la preoccupazione che la
riapertura delle escavazioni in
alveo possa, come in passato,
avere nuovamente effetti negativi a largo raggio, tanto
più che alcuni rappresentanti
delle imprese di escavazione
presenti in sala hanno ancora
una volta espresso «filosofie»
di intervento chiaramente superate, fatte soprattutto di
quelle «rettifiche» radicali dei
corsi d’acqua che tanto hanno
contribuito in tempi non lontani a rendere distruttivi gli
eventi alluvionali. In rappresentanza della Provincia, il
prof. Forneris ha ricordato
che, quando si parla di un bacino idrografico, gli interventi non possono mai essere
parziali e limitati ma devono
prendere in considerazione
l’intero corso d’acqua. Il Pellice non soffre solo di carenze
di manutenzione, ma anche di
una cronica e periodica mancanza d’acqua dovuta a derivazioni di vario tipo.
Lo stesso Forneris ha quindi invitato le amministrazioni
comunali a far pressione sulla
Provincia per un rapido avvio
della redazione di un piano di
gestione del bacino del Pellice per il quale, tra l’altro, la
Comunità montana vai Pellice ha già realizzato una prima
raccolta di dati.
gente risorsa turistico-culturale per Fenestrelle; si tratta
infatti della più grande fortificazione alpina d’Europa.
Attualmente la Pro Loco eoa
un gruppo di volontari effettua visite guidate dentro le
mura, ma occorre fare il salto
di qualità. «È in fase di studio il progetto Interreg II continua il vicesindaco - anche il presidente della Comunità montana ha promesso di
interessarsi per trovare un
partner e il finanziamento
per il progetto.
Per rendere attivo il forte
sarebbe opportuno anche un
intervento di privati (con laboratori artigianali, ristoranti tipici) per avere una
struttura viva e non solo, anche un massiccio investimento di denaro pubblico».
massiccia presenza estiva
dice l’assessore Blanc..^
abbiamo richiesto in ^
provvisoria un mutuo di T
milioni alla Cassa deposita
pre.stiti a totale carico dJ
stato per la metanizzazion
Pra Catinat e altre quag
borgate». *
Non ultimi i problemi dei
viabilità: «Ci siamo anà
impegnati per attivare H J
tributo erariale dello stato j
inasto in.spiegabilmente ina
lizzato dal 1988 - iHu^J
Clapier - approvando tì
progetti per la si.stemazid
di due piazze, FenestreM
Ville Cloze. Purtroppo il c|
mune ha molte spese correi
in quanto Fammi ni strazio
precedente aveva appalti
tutti i servizi con costi esorL
tanti, mentre sarebbe più
portano affidarlo ai loci
creando posti di lavoro e 1
nor spesa».
Anche la statale 23 necesL
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traffico è spesso interrotto!
causa delle valanghe. In piJ
visione dei mondiali di scìbi
1997 a Sestriere, secondo]
ultime notizie pubblicate u
quotidiani, sono previsti co^
tributi di notevole entitL
«Non ci è stato detto nulkh
afferma Blanc — è vero pér^
che a Sestriere in caso di m
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Coupure».
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Icando i]
Nelle
Chiese Valdesi
RORÀ — Con il culto alle 10, a cura del 1° circuito,
verrà in.sediato il nuovo pastore. Bruno Bellion.
TORRE PELLICE — Lo studio biblico quest’anno è
dedicato ai «Punti difficili della fede»; lunedì 17, alle
20,45, si parlerà di «Cielo e angeli». Sullo stes.so argomento vi sarà anche lo studio giovedì 27 ottobre alle
15,30 sempre al presbiterio.
ANGROGNA — Sabato 15 ottobre, ore 15. nella sala
del presbiterio, ricominceranno la scuola domenicale e il
catechismo.
• Domenica 16, alle 14,30, presso il presbiterio, incontro dell’Unione femminile.
PINEROLO — Presso i locali della chiesa valdese, sabato 22 ottobre, riprendono gli incontri del collettivo teologico «Giovanni Miegge», organizzati con il Centro culturale valdese. Introduzione di Claudio Pasquet e Bruno
Rostagno su Dietrich Bonhoeffer e la sua Etica. Il programma di quest’anno prevede una prima parte appunto
sull Etica e una seconda, da concordare, sulla Teologia sistematica di Tillich. L’inizio è alle 17,30; a seguire cena
comune e successiva discussione.
I CIRCUITO — I monitori del 1° circuito si riuniranno sabato 15 ottobre, alle 17, presso la Casa unionista di
Torre Pellice.
Q pellice — Domenica 16 ottobre, alle
,30, nella sala delle attività, si riuniranno tutti i catecumeni per concordare gli orari e i programmi del nuovo
anno. Alle 10,30 culto di ripresa attività a cui sono particolarmente invitati genitori e bambini.
• Alle 14,30 al parco Flissia pomeriggio con castagnata
e giochi (in caso di cattivo tempo incontro presso la sala
attività). ^
. domenica, alle 14,30, primo incontro
dell Unione femminile.
• La corale si riuni.sce invece il giovedì alle 20,45; particolarmente benvenute le nuove voci maschili!
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Il proippunto
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catecunuovo
3 parti
lagnata
la sala
contro
5; par
iel Cotonificio Wide
,spGOStruito dopo l’inin del 1892 e chiuso per
Lto nel 1978. Era la
fcadel paese: se la ricorsi gli operai (e sopratoperaie, che costitui„ media il 70% dei dijd). che uscivano di cardare al lavoro a pieI bisogno di un vestilo apposta; andavano a
(i a volte intere famiglie
iiiimpiego che, se pur
etnal pagato, aveva il
¡ódi essere sicuro,
lafapertura del Cotonifiiscono a San Germalese contadino che ha
rie, un calzolaio e un
Jaio una volta la setti'anche alcune attività
ìtciali e artigianali e la
crescita della manifatjttira operai dalle valli
leese e dal Veneto (imlione che perdura nel
io dopoguerra). I nuovi
i sono accolti con una
idenza dalla popolaielocale valdese, che non
;a il lavoro di fabbrica
estraneo al «ciclo nale del lavoro dei campi» e
é induce le donne, le
fesouvrières» a uscire di
:|a trascurare il compito
" glie e di madre. Sono
iste, fino a far tuonare i
dal pulpito, le operaie
issano in paese con i
di cotone fra i capelli,
ivorano di domenica non
icando il giorno del Si\t sono così esposte «aluzione del dubbio, a
itto con il mondo». E la
¡rica rappresenta davvero
indo», con l’arrivo di lari (cattolici) di altre reità portare tra l’altro un
lile arricchimento cule, col dovuto tempo,
le una maggiore cómprenle interreligiosa fino, per
ipio, alla creazione (nel
!) della prima scuola miW1 giudizio severo dei
si si attenua dopo la prilerra mondiale; in ogni
(-specifica Alessandro
zi, coautore con Clara
lous del libro sul cotoni^Quando la sirena suóna,' la molla che spinge le
ae a uscire di casa e a tratare ogni pregiudizio è
Ì>re la necessità di soprav®re, soprattutto d’inverno
®ilo non si può lavorare
t^pi».
^condizioni di lavoro per
operai dei primi anni
® certamente terribili: 13^tc di lavoro in un amforzatamente umido, a
.® temperatura; le lavora? c i bambini (i pochi uo^^§li unici che possono
^iora, sono comunque
il doppio delle donne)
«dono pochi centesimi.
Il reparto carderia e stiro del cotonificio
spesso dimezzati dalle multe
istituite per ogni minimo errore o ritardo, e sono esposti
a bronchite, scrofola, reumatismi e tubercolosi. La situazione di lavoro sembra migliorare nel 1885 con il nuovo direttore Vittorio Widemann, che tra l’altro vieta il
lavoro di domenica, questione che pesa non poco sulla
reticenza dei valdesi al lavoro
di fabbrica (si è costituita addirittura una società per la
santificazione della domenica), e apre una cucina economica per gli operai.
La presenza dei Widemann
nel territorio è confermata
dalla villa adiacente alla fabbrica, in cui vivono per lun
ghi periodi dell’anno, partecipano alle feste paesane, si interessano dei problemi degli
operai e questo legame, se
pur tenuto con un certo distacco, è fonte di solidarietà e
riconoscenza degli operai per
il padrone; i lavoratori lo sentono «familiare», pur avendone soggezione e riconoscendo
la sua severità. Questo rapporto si rivela in occasione
delle tensioni sociali e degli
scioperi che dilagano anche
nel Pinerolese già alla fine
dell’800. Durante gli scioperi
del 1906 i giornali locali, per
prima «La lanterna pinerolese», registrano una sostanziale concordia alla Widemann,
raccontando che il padrone
I temi affrontati dalla mostra
Materiali d'archivio
Nella sala valdese di San
Germano viene inaugurata il
15 ottobre, alle ore 15, una
mostra sul «Cotonificio Widemann: immagini e documenti di un percorso centenario (1862-1978)», proposta
dal Museo valdese di San
Germano. La mostra, che resterà aperta fino al 23 ottobre,
vuole ricordare la storia della
fabbrica e dei suoi protagonisti, utilizzando il materiale
trovato nel vecchio edificio e
salvato dal macero una decina d’anni fa.
«Il materiale è ovviamente
limitato - sottolinea Clara
Bounous, organizzatrice della
mostra e coautrice del libro
Quando la sirena suonava - e
quindi può dare soltanto
un’idea parziale, e spesso
soggettiva, della storia dello
stabilimento». Il contributo
della mostra è comunque so
^ONDAZIONE «DOTT. ENRICO GARDIOL»
Via Beckwith, 1 - Torre Pellice (To)
Ni
Bando di concorso
■Pri 1 assegnazione di borse di studio per 1 università
Bli studenti valdesi che intendano avviarsi agli
. f' 'ttfiversitari per esercitare nelle Valli le profesjN di medico, notaio, avvocato, segretario comunao^®^®ono richiedere una borsa di studio entro e non
® il 30 otttobre 1994, indicando:
' Noltà universitaria prescelta
Condizioni economiche personali e familiari
la u P’^^'^isione delle spese che intendono pagare con
di studio.
/
, Per ulteriori informazioni rivolgersi alla Presidenza del
w injormaziom - ----
rvaldese - Via Beckwith, 1 -10066 Torre Pellice (To)
«‘''•e/flA:0]2l-9l260
ha in sostanza invitato gli
operai ad un picnic durante il
quale ha promesso di uniformarsi alle decisioni degli altri
dirigenti del circondario, e
quindi non è necessario che
gli operai si astengano dal lavoro. E scioperi in effetti non
se ne videro (modificazioni
deU’orario di lavoro a favore
degli operai neanche, grazie
al braccio di ferro vinto dagli
imprenditori dopo due mesi
di lotte operaie).
La realtà è che i lavoratori
non sfuggono al paternalismo
dei Widemann (padre e figlio,
che non si distinguono quasi,
in una lunga e uniforme gestione dell’attività), che costruisce case operaie, fa beneficenza alle scuole (a tutte: a
quelle statali frequentate da
valdesi, e a quelle religiose
cattoliche), sostiene i circoli
ricreativi e in cambio esige rigore e sacrificio sul lavoro.
«Ma prendeva tutti - ricordano gli operai - anche in periodi in cui altri non davano
lavoro». Non tutti ne hanno
una visione idilliaca di buon
padre «Che dà un pezzo di pane» a tutti, naturalmente: già
all’inizio del secolo qualche
operaio lamenta le condizioni
di lavoro insalubri, le paghe
ridicole ulteriormente ridotte
con i più futili pretesti, la
concorrenza fra operai. Alla
morte di Widemann junior in
un incidente stradale nel ’66,
personaggio sfaccettato e che
a San Germano ricordano in
molti, è rimasta comunque
una fabbrica «vecchia», sia
per una gestione patemalistiI ca ormai fuori tempo, sia soprattutto per un’inevitabile
crisi del settore cotoniero.
Da Ma*zzonis alla gestione Gutermann
Una lunga storia
La prima filatura viene costruita a San Germano nel
1862 da Paolo Mazzonis,
l’imprenditore torinese assurto a «barone di Pralafera» con
rimpianto dello stabilimento
lusernese, il primo di una serie di industrie tessili in vai
Pellice che avrebbero portato,
dopo la morte del fondatore,
al monopolio del gruppo
Mazzonis nella zona. A San
Germano sorge anche una società operaia per il mutuo soccorso e la collaborazione tra
operai ma che è, come molte
altre in quel periodo, legata
agli interessi del padronato e
di cui lo stesso Mazzonis, che
non disdegna nemmeno di segnalarsi in opere di beneficenza, è nominato presidente
onorario. Mazzonis fa costruire anche un convitto femminile per le operaie che vengono
da fuori, e un mensa.
Nel 1892, per un incidente
dovuto con ogni probabilità
alla scarsa efficacia delle misure di sicurezza, l’intera fabbrica va a fuoco e l’incendio
si propaga alle borgate adiacenti. Sei mesi dopo l’ex direttore Widemann, in società
con un altro imprenditore, Simondetti, rileva lo stabilimento distrutto e appena un anno
dopo rimette in moto la produzione. E non è tutto: per assicurarsi l’acqua per le turbine
del cotonificio, i proprietari
affittano per trent’anni il mulino comunale, costruiscono
dighe e canali arginando il
Chisone e il Risagliardo e nel
1893 forniscono al paese l’illuminazione elettrica del centro e della strada del cotonificio, e anche i privati che ne
fanno richiesta possono avere
la luce in casa. Dal 1933 il figlio di Widemann, che si
chiama anche lui Vittorio e
che ha rilevato la fabbrica nel
’24 alla morte del padre, fornisce ormai l’elettricità a tutto
il paese, finché nel ’66 l’Enel
rileva il servizio.
Il Cotonificio non sfugge
però alla crisi cotoniera che
precede di poco la prima
guerra mondiale, per riprendersi con fatica solo nei primi
anni Trenta, prima di affrontare nuove difficoltà con il secondo conflitto mondiale, a
causa dello scarseggiare dei
rifornimenti. Nel dopoguerra
si ha invece un periodo florido, con un notevole incremento di manodopera (fino a
600 persone nel 1947). Alla
fine degli anni ’50 si manifesta l’ultima, definitiva inversione di tendenza, dovuta più
che altro ai problemi strutturali della filatura e dalla concorrenza di imprese più moderne. Nel ’66, con la morte
di Widemann junior e il passaggio del cotonificio in mano
al nipote Carlo Gutermann,
l’azienda è ormai in declino e
non trovano sbocco i tentativi
di rinnovo dei macchinari e i
contatti presi con un gruppo
tessile tedesco per la vendita
dello stabilimento. Dopo un
breve periodo di amministrazione controllata e un nuovo
tentativo di gestione da parte
di Gutermann nel ’77 una
multinazionale americana acquista la fabbrica e per diversi
mesi continua a pagare gli
operai pur a lavoro fermo (per
il mancato acquisto del cotone) fino alla rescissione del
contratto e alla chiusura per
fallimento nel marzo 1978.
stanzioso e si inserisce in un
programma di studi più vasto
intrapreso dal Museo valdese,
che è interessato ad approfondire il lavoro femminile.
La mostra è divisa per temi,
collocati secondo una linea
cronologica: la storia del primo cotonificio, impiantato da
Mazzonis, e le sue relazioni
con il paese; la nuova gestione Widemann e le opere per
il paese, non ultima la ristrutturazione delle strade; la fabbrica (dove il luogo comune
«vado alla fabbrica» indica
ancora oggi il luogo dove sorgevano le case degli impiegati accanto al cotonificio); il
lavoro, con le varie fasi della
lavorazione del cotone e i
materiali impiegati; il paese,
in cui si illustrano i legami
dei Widemann con San Germano e la partecipazione alle
manifestazioni locali.
Gli anni difficili dell'azienda nella testimonianza di un'operaia
La difesa del nostro lavoro
Ileana Lanfranco, operaia
al Cotonificio dal 1966 al
’78, anno della chiusura dello stabilimento, racconta la
sua esperienza in fabbrica.
«Io sono entrata nel ’66, tre
mesi prima che morisse il signor Widemann, e ho potuto
verificare subito la sua disponibilità ad assumere chi ne
avesse bisogno; il martedì mi
sono presentata e il venerdì
già lavoravo. Nel frattempo,
nel ’66, iniziavano i momenti
delle lotte sindacali e in tre
mesi noi abbiamo fatto credo
tre ore di sciopero: in questa
occasione il signor Widemann è venuto all’entrata dello stabilimento e ci ha detto:
“Se voi fate sciopero perdete
del denaro; se dopo settimane
di lotte ottenete sette lire io
ve ne dò cinque adesso e voi
non interrompete il lavoro’’.
Si era fatto praticamente un
Lo stabilimento e ie case operaie nei 1905
MUSEO VALDESE DI SAN GERMANO E PRAMOLLO
MOSTRA
Il cotonificio Widemann:
immagini e documenti di un percorso centenario
(1862A978)
15-23 ottobre - Sala valdese di San Germano Chisone
Sabato 15 ottobre
ore 15: inaugurazione; saluto del pastore e del sindaco,
ore 15,30: presentazione del libro «Quando la sirena suonava..
di Alessandro Bottazzi e Clara Bounous. Intervengono
gli autori e il past. Giorgio Bouchard.
ore 16,30: proiezione di diapositive su San Germano e di un film
d’epoca tratti dall’archivio del Museo,
ore 17: rinfresco.
apertura della mo.'!tra fino al 23 ottobre: ore 14,30-17,30.
contratto all’interno della Widemann, cosa che aveva anche fomentato dei dissidi con
altre fabbriche.
Forse aveva un modo di gestire diverso da altri padroni.
Dopo il suo incidente le cose
non sono più andate avanti
come prima: nel mio reparto
abbiamo notato subito la differenza di impostazione data
dal nipote Gutermann; addirittura alcuni dicevano che
andava a prendere del cotone
a basso costo, meno buono.
Se fosse vero non lo so, fatto
sta che è cambiata anche la
qualità della produzione. Durante il periodo dell’amministrazione controllata si sono
fatti investimenti, comprati
nuovi macchinari; intanto
Gutermann aveva contattato
un’azienda americana che
sembrava dovesse mettere a
nuovo la fabbrica e invece
dopo un mese i reparti hanno
cominciato a fermare la lavorazione e siamo stati otto o
nove mesi in occupazione totale. Non si lavorava; chi faceva all’uncinetto, chi leggeva; i primi mesi avevamo anche lo stipendio. Molti operai
della Widemann appena ave
vano avuto sentore di chiusura se ne erano andati; noi abbiamo fatto marce, manifestazioni per salvaguardare il nostro lavoro; le chiese si erano
anche interessate della nostra
situazione cercando di contattare possibili acquirenti, ma
non c’è stato nulla da fare.
La chiusura ha toccato l’intero paese perché quasi ogni
famiglia aveva qualcuno che
lavorava alla Widemann e
molti, soprattutto le donne oltre i 35 anni, non hanno più
trovato nessun lavoro, anche a
causa della crisi. Poi forse
c’era la difficoltà di molte signore del paese ad andare a
lavorare fuori, a Torino. Bisogna dire che come paga si
prendeva molto di meno che
nelle altre fabbriche del circondario ma c’era la comodità
di averla a due passi da casa e
quindi si risparmiava sul trasporto e sul vestiario per il
viaggio; d’estate si usciva di
casa con le ciabatte. Credo
che l’ultimo stipendio fosse di
450.000 lire. La vita dello stabilimento coinvolgeva ormai
tutto il paese: la fabbrica a
San Germano era indubbiamente una presenza».
li ■
10
PAG. IV
E Eco Delle ¥vlli ¥vldesi
VENERDÌ 14 OTTQRrc ■
RDÌ1'
Intervista al presidente della Pro Torre
Concorso coristico
Si è appena concluso a Torre Pellice il primo concorso
per cori non professionisti,
che ha visto la partecipazione
di numerose formazioni vocali e mette in risalto ancora
una volta l’attenzione e l’amore di Torre Pellice per la
musica e il canto. Abbiamo
chiesto a Renato Pizzardi,
presidente della Pro Loco e
organizzatore del concorso,
una valutazione dell’iniziativa; «Siamo soddisfatti oltre le
migliori previsioni, sia per la
grande affluenza di pubblico
che nella giornata di domenica ha gremito il salone dell’Opera gioventù durante le
fasi eliminatorie - spiega Pizzardi - e anche in occasione
della premiazione serale, sia
per l’alto livello delle formazioni corali presenti. 11 compito dei giudici è stato molto
arduo, infatti i punteggi dei
migliori si differenziano di
poco. Indubbiamente la giuria
ha premiato i cori locali che
si può dire hanno dato davvero il meglio e il buon esito del
concorso lascia ben sperare
per l’anno prossimo».
Il successo del concorso
sembra essere la conferma di
una tradizione locale molto
sentita e questo ci viene confermato da Renato Pizzardi
che dice; «Abbiamo avuto
molte richieste di partecipazione e alla fine le formazioni
presenti erano solo sette, anche perché almeno per quest’anno non abbiamo potuto
dare i rimborsi ai cori che li
avevano richiesti; proprio per
questo ci stiamo già muovendo per organizzare l’edizione 1995, chiedendo sovvenzioni che ci consentano di
poter ampliare il numero dei
cori partecipanti».
Il concorso prevedeva due
sezioni; una dedicata ai cori
polifonici e l’altra al canto
popolare; «Senza dubbio il
canto polifonico ha un altro
livello di preparazione - afferma Pizzardi - anche perché richiede delle tecniche e
di questo ha tenuto conto anche la valutazione della giuria; infatti il vincitore della
sezione polifonica, il coro
Turba Concinens, ha alle
spalle una grandissima esperienza, allo stesso tempo però
anche i cori espressione del
canto popolare hanno dato
prova di grande capacità e
impegno e soprattutto siamo
molto soddisfatti della presenza di tanti giovani, che anche senza avere particolari
conoscenze musicali si sono
potuti accostare al canto grazie aH’esperienza corale».
Prima del concerto finale
dei vincitori è avvenuta la
premiazione dei cori partecipanti; nella sezione canto polifonico il successo è andato
al coro Turba Concinens* di
San Secondo con 90/100 davanti al coro Gabrieli di Bagnolo Piemonte; nella sezione
canto popolare il successo è
andato alla Corale carignanese con 83/100, davanti al coro
Eric Bude di Pinerolo.
Al via la rassegna «Tacabanda>
La musica popolare
vicina e lontana
Per il quarto anno torna
con l’autunno «Tacabanda»,
incontri di musica popolare il
vai Pellice. Nata articolata su
un fine settimana, negli ultimi due anni la rassegna ha
assunto la cadenza del fine
settimana itinerante fra i Comuni della valle, sulla linea
già più volte collaudata con il
Cantavalli nelle valli Chisone
e Germana.sca. L’organizzazione della manifestazione è
ancora una volta della Cantarana e di Radio Beckwith, in
collaborazione con Comunità
montana. Comuni e Pro Loco; cinque gli appuntamenti,
a partire dal 15 ottobre a Luserna San Giovanni (sala Albarin) con The House band
(Gran Bretagna); seguiranno
il 5 novembre a Bobbio Pellice, musica occitana con Ka
RADIO
BECKWITH
EVANGELICA
FM 91.2(X3 e 96.51X1
tei. 0121/91.507
lenda Maja, 12 novembre al
Serre di Angrogna, Les Puces
(canti tradizionali francesi e
americani), 19 novembre,
Villar Pellice, Kent Duchaine, musica blues del delta del
Mississippi e, sabato 26 novembre, a Torre Pellice, Nassara, musiche dell’Africa occidentale. L’ingresso ai concerti è di lire 7.000, l’inizio
alle ore 21.
Per sabato 15 ottobre arriverà alla sala Albarin la House band, trio di musicisti inglesi rivelatisi sulla scena del
folk anglosassone alla fine
degli anni ’80 anche per l’impegno sociale che caratterizza
le loro canzoni. L’organico
strumentale è strutturato in
chitarra, fisarmonica e flauti,
con l’inserimento di cornamusa, tastiere e bombarda. Il
gruppo costruisce un sound
particolare denso di riferimenti ad altre culture musicali, da quella bretone al cajun
fino ai ritmi complessi dei
paesi dell’Est. Il repertorio è
comunque ancorato fortemente alle i.sole britanniche; a
Tacabanda The House band
presenterà il suo recentissimo
Cd «Another Setting».
IL PINEROLO BATTUTO A SAVONA — Nulla da fare
per il Pinerolo nel campionato dilettanti nella trasferta di Savona; il 3 a 1 con cui i liguri si sono imposti lascia poco spazio alle recriminazioni. È stato Pilleddu l’uomo partita con una tripletta solo in parte contenuta dalla rete su rigore di Pallitto. I
biancoblù restano così fermi a 6 punti in classifica, si confermano fra i più prolifici ma anche diventano la terza peggior difesa
del torneo. Sabato incontro casalingo, alle 15, con il Pietrasanta.
PER IL LUSERNA VENNE IL GIORNO DELLA VITTORIA — Dopo tre pareggi il Lusema ottiene finalmente la
vittoria nel girone C del campionato di Promozione. I valligiani superano per 3 a 1 il Centallo ultimo in classifica grazie alle
reti di La Spina, Rosso e Bordunale; per gli ospiti marcatura di
Chiavassa. Domenica i lusemesi. saranno i trasferta a Busca.
PALLAMANO: CAMBIANO I GIRONI — Molte sor
prese nella definitiva composizione dei gironi di serie D maschile e C femminile di pallamano; le variazioni sono dovute
al considerevole aumento delle formazioni scritte. Il 3S
Graphicart avrà in serie D maschile avversari come Città giardino, Ct Torino, Exes Rivalta, Bordighera e Extracomunitari
Torino. Quest’ultima formazione è composta da elementi di rilievo provenienti da Marocco e Algeria i quali possono giocare
nel campionato italiano con una speciale deroga della federazione che ha voluto offrire questa opportunità ai giovani atleti
nordafricani.
La formazione femminile, in serie C, giocherà con Exes Rivalta, Lamarmora Biella, Mortara, Riscaldina, Einaudi Torino
Valdhandball.
TENNIS TAVOLO — Campionati fermi per il torneo di
Verzuolo a livello regionale nel quale il valpellicese Malano si
è classificato al 4° posto; nel trofeo nazionale Rosso e Davide
Gay nel doppio sono stati eliminati alla prima partita e nel singolo hanno superato solo il secondo turno. Sabato 15 e domenica 16 si disputerà un analogo torneo, a livello nazionale, a
Novara.
PALLAVOLO: TORNEO BAUDRINO — Anche
quest’anno il 3S Luserna organizza il tornèo di pallavolo
«Baudrino» con la partecipazione di dieci squadre locali; Fabio Nenida A, Fabio Neruda B, Volley Barge 90, 3S Nova Siria, Fallavolo Cavour, Forte, Fiscinese, Riccio Bricherasio, Ferosa. Bagnolo. Il torneo si svolgerà con la formula del doppio
girone all’italiana fra ottobre e marzo.
Il 3S organizza anche un torneo amatoriale maschile di pallavolo da ottobre a marzo; le squadre interessate possono telefonare al n. 902156.
No alle
barriere sulle
nostre strade
Flaudo all’ottimo articolo
di Fiervaldo Rostan (dal titolo Lo scalino) sulle barriere
architettoniche. Mi permetto
soltanto di aggiungere alle
categorie citate (handicappati
stabili e temporanei, mamme
con carrozzine per bambini,
anziani disabili) anche le signore sole, spesso molto anziane, che trascinano pesanti
borse per la spesa con rotelle
e che risultano molto penalizzate se i marciapiedi non hanno gli opportuni scivoli.
A questo proposito spero
vivamente che il Comune di
Torre Fellice disponga per il
rifacimento, con gli sciyoli,
del marciapiede di viale Gilly, molto scomodo e con il
manto d’asfalto saltato in più
punti e conseguentemente
fangoso in caso di pioggia.
Adriano Donini
Torre Fellice
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via Pio V, 15-10125 Torino
Tel. 011/655278
Via Repubblica, 6 - 10066
Torre Pellice (TO)
tel/tax 0121/932166
Sped. in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp, Franco Giampiccoli
Stampa: La Ghisleriana Mondovl
Una copia L. 1.300
AUTORIPARAZIONI
Costantino Marco
Officina autorizzata aaw
LA PRIMA IN PINEROLO
Via Montebello, 12 - Tel. 0121/321682
PINEROLO
15 ottobre, sabato — RORÀ;
Alle 21, nel tempio valdese, si
esibirà il coro La baita di Piossasco; la serata di canti popolari
piemontesi sarà a favore del restauro del ternpio.
15 ottobre, sabato — ANGROGNA; Alle 21, nel tempio
del Serre, si svolgerà un concerto
dei cori La draia di Angrogna e
della Corale carignanese. Nell’
intervallo verrà presentato il quaderno del Centro di documentazione «Storia di Angrogna I ;
dalle origini al 1800» di Osvaldo
Coisson.
15 ottobre, sabato — PINEROLO; Per la rassegna di teatro
dialettale, alle 21, nell’auditorium del liceo scientifico, il
gruppo «Teatro specchio» di Ciriè presenterà «Chiel, chila e la
bestia»; due atti, trasposizione
piemontese de «L’uomo, la be.stia e la virtù» di Luigi Pirandello. Regia di Sergio Saccomandi.
16 ottobre, domenica — PINEROLO; Presso il tempio, alle
ore 14,30, riprendono gli incontri
delle coppie interconfessionali.
Si riprenderà la discussione del
«testo comune di studio» sui matrimoni interconfessionali.
16 ottobre, domenica —
RORA; Al capoluogo si svolge
la fiera d’autunno.
16 ottóbre, domenica — ANGROGNA; Giornata della Resistenza; alle 9,30 inaugurazione
del cippo a ricordo del partigiano
Poluccio Poët in località Baussan; alle 10,30 visita guidata in
autobus dei luoghi della Resistenza in vai d’Angrogna; ore
12,30 pranzo presso «L’hosteria
la tacula» di Pradeltorno (prenotazioni al 944404). Alle 15, al salone della Tacula. proiezione di
diapositive sulle ricorrenze
deH’8 settembre al Bagnoou, a
cura di Aldo Comba, a cui seguirà un intervento del prof.
Gianni Oliva; «Attualità del dibattito sulla Resistenza». Durante la giornata mostra di funghi a
cura di Mauro Pons.
19 ottobre, mercoledì — ANGROGNA; Alle 21, nella sala
comunale, dibattito sulla nuova
legge sulla montagna con la partecipazione di Franco Bertoglio,
funzionario della Provincia e segretario deirUncem, e di Lido
Riha, assessore all’Agricoltura
della Regione Piemonte,
21 ottobre, venerdì — TORRE PELLICE: Nell'ambito della rassegna «Castagne in vai Pellice», alle 21, nella sala consiliare del municipio, si svolgerà un
incontro su «Prospettive della castanicoltura in vai Pellice»; interverranno l’assessore aH'Agricoltura del Comune di Torre. Piervaldo Rostan, il responsabile del
■servizio agricoltura della Comunità montana, Enzo Negrin, e
l’agronomo Davide Baridon che
recentemente ha condotto un
censimento sul castagno da frutto
in vai Pellice.
22 ottobre, sabato t J
RE PELLICE: Presso il ci„
Trento, con inizio alle ore a •
svolge una giornata per u /
mozione della domicilia^
organizzata dall’associazìJ
«La bottega del possibile» 1
gli altri, interverranno il ¡„i'
Francesco Antonini (Univerf
di Firenze), mons. Giovai
Nervo (presidente della FoJI
zione Zancan), ¡1 dott. Carlo
visan (esperto in programma;™
ne sociale).
22 ottobre, sabato — pn
ROLO: Alle 16, presso Taucj^
rium di corso Piave, verrà J
gurato l’anno accademico ’94,|
dell’Università della terza J
terranno la prolusione la prod
soressa Luciana Luisa Papesd
psicoioga, docente di AntropS
già e psicologia clinica, sul 3
«Rapporto genitori-figli; (J
mondi a confronto» e il prof. W
chele Trimarchi, neuropsicoi
siologo, docente di Fisica del
informazione, di Neuropsicoi
siologia e di Scienze integrai
su; «Il futuro della famiglia», ^
.w
TORRE PELLICE — H ^
nema Trento propone, giovedì
venerdì, ore 21,15, Gli amici
Peter; sabato, ore 20 e 22,20,
menica, ore 15,15, 17,40,20:
22.20, lunedì, 2 i, 15. True lies,
BARGE — Il cinema Comd
naie ha in programma, venerd
Fearles, senza paura; sabafol
Basta vincere; da domenica (oM
15, 17, 19, 21) a giovedì (chiust
mercoledì) Beverly Hills coop3|
Inizio spettacoli feriali, ore 21.
PINEROLO — Il cinemaItai]
Ha propone, alla sala «Scentoi;
The flintstones; feriali 20.20Ì
22,20; sabato 20,20 e 22,30, da-|
menica 14,30, 16.30, 18,2llj
22.20, Alla sala «2cento» èinvi^
sione Speed; feriali ore 2O,10e'
22.20, sabato 20,15 e 22,30, do-j
menica 15,15, 17,30, 20, e 22,251
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PAG. 7 RIFORMA
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che il British Advisory
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la droga, cioè con il 5-10%
della popolazione di consumatori. Come possono fare,
gli stessi servizi, a lavorare
con il restante 90% dei consumatori?
Finalmente anche l’Italia
sta orientandosi verso questa
nuova politica. A Roma, il 1°
agosto, ha preso il via il
«programma integrato di riduzione del danno nella popolazione dei tossicodipendenti». Vi collabora l’associazione «Carcere e comunità» insieme all’Osservatorio epidemiologico del Lazio,
alla Croce Rossa, a «Magliana 80», a «Perseo», al servizio tossicodipendenze Rmll,
a Villa Maraini e alla Direzione centrale per i servizi
antidroga del ministero degli
Interni: sono utilizzate cioè
tutte quelle forme assistenziali che si sono sviluppate in
questi anni, in modo da offrire un’ampia gamma di interventi alla popolazione tossicodipendente.
11 programma è detto «integrato» per il sostegno e il
coinvolgimento di precisi interlocutori istituzionali, per
l’originalità dell’approccio e
delle tecniche di prevenzione
adottate e perché vi collaborano sia strutture pubbliche
sia strutture private.
Nella lotta alla droga è bene
tenere a mente che non esiste
una sola arma preventiva efficace in nostro possesso, ma
l’informazione, i programmi
di educazione, la massima disponibilità di programmi di
mantenimento a base di sostanze sostitutive (per esempio il metadone), i programmi
di contatto dei tossicodipendenti, il counselling, i programmi di offerta di siringhe
pulite in cambio di quelle
sporche, la distribuzione di
profilattici e l’informazione
sulle possibilità di praticare
«sesso sicuro» sono tutti presidi che possono risultare utili
in alcuni casi ma nessuno di
essi può essere considerato,
da solo, risolutore.
.1 comportamenti correlati
all’uso di droghe hanno comportato un incremento di morbilità e di mortalità nelle fasce
giovanili. Alcuni paesi del
Nord Europa hanno risposto
attuando interventi di carattere pragmatico: siringhe pulite
in cambio di quelle sporche,
distribuzione di profilattici,
massima disponibilità di mantenimento a base di sostanze
sostitutive, informazione sulla
possibilità di praticare «sesso
sicuro». Altri paesi, purtroppo, agli interventi pragmatici
hanno opposto la filosofia
della lotta alla droga che implica come obiettivo unico
l’astinenza dall’uso di sostanze stupefacenti.
La «riduzione del danno» a
«limitazione del danno» è
una politica sociale che mira
a diminuire concretamente
gli effetti negativi del consumo di droga ed è radicata in
un modello scientifico di tutela della salute pubblica fondato su una cultura di tipo
umanitario e libertario. Impegnarsi nella lotta alla droga
deve significare anzitutto lotta alla sofferenza di chi è dipendente da qualsiasi sostanza: è urgente e necessario ricollocare la persona al centro
di ogni strategia. E allora una
seria politica sulle droghe ci
impone di attuare politiche
sociali e dei servizi in grado
di rispondere ai bisogni della
gente: occupazione, condizioni dignitose nel lavoro,
riforma della scuola, casa, assistenza, sanità, politiche giovanili e attenzione alla crescente massa di immigrati.
Il progetto su cui lavoriamo ha come bersaglio l’area
metropolitana di Roma e in
questa fase si è programmata
un’attività di lavoro della durata di due anni. La nostra associazione, Carcere e comunità, vi partecipa come «centro intermedio di accoglienza», ossia con una sede presso un condominio dove i tossicodipendenti possono lavarsi, mangiare, eventualmente dormire per il tempo
necessario all’individuazione
della struttura più idonea dove indirizzare il soggetto o
comunque per garantire un
breve periodo di aiuto e supporto psicologico-sociale. Bisogna sottolineare che l’accoglienza non è condizionata
alla volontà di recupero del
tossicodipendente.
Gli obiettivi che si intendono raggiungere sono quindi:
riduzione del numero di soggetti che usano droga per via
endovenosa; riduzione dei rischi di infezione (Eliv, epatiti, tbc, malattie sessualmente
trasmissibili); riduzione della
mortalità per overdose; riduzione delle attività criminali
o della connessa mortalità
per cause violente; aumento
dei tossicodipendenti in trattamento; riduzione della mortalità per tutte le cause.
* responsabili del Centro
intermedio di accoglienza
ima riunione della neoformazione politica progressista dei cristiano sociali
'obiettivo è svincolarsi dal comunismo
1 tema «Il futuro della dentalia in italia: valori, rek poteri» è la novità di un
liriippamento cristiano pre■te nello schieramento pro?8sista hanno chiamato ad
il 16 e 17 settembre
una vastissima rappre^za di base della diaspoi^olica ed ex democristia^¿^Ìer il primo incontro na“^ale dei cristiano sociali,
rondante anche la presenti invitati del vecchio e
'70 apparato partitico e asionistico che hanno soloupato il tempo e lo spa' ?li interventi,
anno Corrieri e Pietro
tppola, Giorgio Tonini e
®no Ceccanti e tutti i parentari cristiano sociali
h nel polo progressista
, ' quali Domenico MaselS^no rappresentato le fac’*0 risorse, le istanze, i lile intuizioni del movinto. Il rmjy condito dalla
. J ossessiva preoccupaziol^e la «forza» (quella eletioii ^“^iiu ideologica,
politica, quella del
olo) del Pds potesse di■> la debolezza di tutto
In p ' prima del conveGiorgio Tonini, in un ar
teolo
ïibi
Su Bianco Rosso di
'Uito
a tutti i convegnisti.
se la prendeva con D’Alema
«...ossia il leader che più di
ogni altro ha difeso in questi
anni il partito e che ha concepito il polo progressista come sistema di alleanze tra
soggetti politici (...) l’uomo
che più ha lavorato per far
fallire l’intesa Segni Occhetto. (...) il grande avversario
dell’idea stessa di Alleanza
democratica. (...) l’autore, in
Parlamento, del compromesso con Mattarella sulla legge
elettorale, pensata proprio in
funzione della salvaguardia
'dell’identità dei partito. Se il
buon giorno si vede dal mattino, un brutto giorno si profila per i progressisti». Non
meno tenero è stato Corrieri
per il quale «non si tratta solo dell’ovvia necessità di
escludere Rifondazione comunista. Il vero e decisivo
problema è il Pds, proprio
perché esso è, e rimarrà, la
principale componente dell’
area progressista. Bisogna
che questo partito si renda
conto che, morto il comunismo, è sopravvissuto l’anticomunismo». E poiché Berlusconi ha vinto perché ha fatto
leva sulla paura del comunismo, ha argomentato Corrieri, bisogna disarmare lui e
quanti gli hanno creduto, va
nificando il più possibile tutto
quanto ricorda il comunismo;
infatti «molti non hanno votato i progressisti, non perché
c’era Rifondazione, ma perché c’era il “Pds”, identificato tuttora col comunismo. E
incredibile, ma è così. Il Pds
non può consolarsi col fatto
che il suo elettorato ha tenuto; questo era un buon risultato con la proporzionale, ma
nel bipolarismo il 20 per cento da solo, non conta. Né può,
la dirigenza pidiessina, prendersela con l’elettorato pigro
e arretrato. Se la Quercia richiama ancora la falce e il
martello, vuol dire che la
svolta di Rimini è ancora a
metà strada».
Più politico il discorso di
Scoppola secondo il quale «il
Pds rappresenta una riserva
di energie morali, di speranze, di consensi che sono essenziali per l’alternativa». Il
successo della quale, però, è
inversamente proporzionale
«al peso che in termini di leadership il Pds avrà nello
schieramento progressista».
E ha aggiunto: «... le elezioni
hanno dimostrato che un fattore “K” resiste in larghe fasce dell’elettorato italiano.
Tocca al Pds lavorare ancora, come già ha fatto, per
cancellare questo dato. Ma
non basta stabilire un confine
netto con chi il comunismo
vuole rifondarlo: occorre che
il Pds completi il suo cammino e prima di tutto resista alla tentazione di tornare alle
vecchie logiche consociative
nelle quali la sua identità sarebbe al riparo dal rischio di
un confronto serrato qome
quello richiesto per formare
una coalizione democratica
di governo. Attendo con ansia, per accennare solo ad un
aspetto marginale, il giorno
in cui il simbolo della falce e
martello scomparirà da sotto
la quercia».
Nel suo intervento D’Alema non ha polemizzato con i
suoi ospiti e ha riconosciuto
che «il Pds deve sicuramente
darsi un limite». Tuttavia si è
augurato di poter sperare che,
anche per i cri.stiano sociali, il
pericolo non è negli otto milioni di voti del Pds, quanto
«nella grande voglia di tornare indietro per rifare con il
blocco di destra e con molte
forze économiste e sociali un
grande centriche tagli fuori
sinistra e destra». Prima e dopo D’Alema si erano avvicendate al podio dei cristiano sociali le maggiori personalità
del panorama partitico.
CONTRAPPUNTO
TRAPIANTI
PIETROVALDO PANASCIA
E noto quello che è accaduto, giorni addietro,
sull’autostrada che da Salerno
porta a Reggio Calabria: l’uccisione di un bambino americano, in viaggio turistico verso la Sicilia con la sua famiglia, compiuta da malfattori
in un tentativo di rapina. Un
semplice fatto di cronaca che,
in un mondo violento e senza
scrupoli, è una realtà così frequente cui si finisce per non
dar più alcun peso.
Senonché l’uccisione di
questo bambino, per gli sviluppi che la tragica vicenda
ha avuto, ha commosso tutto
il mondo e lo ha svegliato,
per un momento, dal torpore
morale in cui normalmente
vive. Ha commosso la storia
di un bimbo che, malgrado i
suoi sette anni, appassionato
di storia, venuto per vedere i
monumenti di antiche civiltà,
è stato come travolto da un
improvviso rigurgito di ricorrente criminalità barbarica
che ne ha devastata e distrutta
per sempre la giovane, promettente esistenza.
Dopo la rapidissima mobilitazione dei servizi di polizia e
di sanità i genitori del bimbo,
ricoverato in coma profondo
presso il policlinico di Messina, non avrebbero potuto avere referto medico più desolante: «I frammenti della pallottola, ritenuti nella parte posteriore del cranio, hanno causato un danno cerebrale permanente, con estensione emorragica in tutto il cervello».
Ha commosso la serenità
con cui i genitori hanno assistito ininterrottamente il loro
figlioletto in ospedale, dove
luminari della scienza si sono
prodigati per salvare il piccolo Nicholas che non si è più
risvegliato a questa vita terrena. Ha commosso la compostezza, la dignità, la nobiltà
del comportamento dei coniugi Margareth e Reginald
Green, americani di origine
inglese, che non hanno im
precato contro l’Italia e la sua
criminalità, che non hanno
avuto accenti di odio e di
ostilità verso gli italiani, che
non hanno invocato giustizia
sommaria contro gli assassini. Hanno accettato con
umiltà di partecipare al dolore e alle sofferenze che ci
vengono, a tutti indistintamente, da una società di cui
noi stessi siamo gli artefici
forse inconsapevoli, ma anche responsabili.
Quello che ha destato più
grande commozione è stato il
gesto che i coniugi Green
hanno compiuto, quello di
donare gli organi vitali del loro amato figlio Nicholas a degli italiani, alla cui nazionalità è legato pur sempre il ricordo della sua spietata uccisione. Hanno voluto che il
suo cuore, i suoi reni, le sue
cornee, il suo fegato rimanessero in questa Italia quasi come prezzo di riscatto di un
così atroce delitto, in questa
Italia che anche a loro ha così
crudelmente strappato il cuore dal petto.
È stata d’altra parte sorprendente la reazione di simpatia che questo loro atto di
amore e di generosità ha suscitato nel cuore di tutti gli
italiani: la città di Messina si
è stretta attorno al loro dolore
e ha adottato come figlia
Eleonor, sorella di Nicholas;
Cosenza ha dedicato una
strada al nome di Nicholas
Green; il Comune di Roma ha
conferito la medaglia d’oro a
genitori capaci di vero eroismo. «Mio figlio ha un grande cuore - ha detto il padre voglio che continui a battere.
Anche mia moglie è stata
d’accordo, è una donna molto
forte che crede a una bontà
superiore».
Sono convinto che nella fede in Cristo sia ancora possibile trapiantare nel mondo
cuori grandi come quello di
Nicholas e dei suoi genitori in
vista di quella bontà.
Nuovo gruppo cattolico integralista
Cattolici vandeani
«Verità e giustizia», sedicente «gruppo a carattere ecclesiale» ideato da Irene rivetti, diventa associazione
nazionale. Genesi, meta e caratteristiche della neoformazione sono illustrate sul numero di ottobre di «Identità»,
il mensile promosso dalla
presidente della Camera.
Genesi; la «desacralizzazione». A partire da qui, infatti, i
mali del mondo contro cui opporre «verità» e «giustizia»,
come sostiene l’appena insediato presidente dell’associazione Franco Cardini, docente
di Storia medievale e membro
del Consiglio di amministrazione della Rai. Violando infatti le interdizioni del sacro,
spiega Cardini, si è spalancata
la porta «ai totalitarismi del
ventesimo secolo, figli tutti
del “razionalismo’’ illuìninistico, del radicalismo giacobino e dello scientismo evoluzionistico, nonché delle
cattive soluzioni che l’egoismo liberista e il classismo
marxista hanno proposto per
le questioni sociali».
Meta; la risacralizzazione.
«Verità e giustizia» si propone, spendendosi nella «politica intesa come impegno civico», di «non abdicare a nulla della nostra identità di cat
tolici - spiega sempre Cardini
- e in modo particolare di
parlare e agire con molta
chiarezza (“.sì, sì, no, no”) in
quei casi nei quali, come diceva Pio XI, “la politica tocca l’altare”».
Caratteristiche: fede pivettiana. «Quella della Pivetti argomenta sullo stesso numero il direttore leghista di
«Identità» Giulio Ferrari - è
una religiosità da catechismo
della dottrina cristiana, di
san Pio X, con le sue belle domande e risposte, chiare e
inoppugnabili, tanto lontana
dallo spirito razionalistico dei
nuovo Catechismo cattolico,
talmente prodigo in dimostrazioni e giustificazioni a sostegno della dottrina, seppur
adattata ai tempi».
La chiarezza del messaggio
riguarda comunque solo le verità divine, dato che per quel
che concerne quelle umane il
«sì, sì, no, no» dei seguaci
della Vandea si trasforma in
un ni. Di fronte alle voci circa
il nuovo «partito cattolico»,
alias la nuova falange cattopolitica, che «Verità e giustizia» almeno prefigurerebbe.
Ferrari afferma sfuggente:
«Non è e non vuole essere un
partito, ma oggi i partiti non
sono più di moda». (Adista)
12
PAG. 8 RIFORMA
venerdì 14
22äi
Marc Chagall: «Gioia di vivere», 1950
La storia scritta da Abraham Zvi Idelsohn
Il viaggio musicale
del popolo ebraico
CLAUDIO CANAL
Estate fortunato Abraham
Zvi Idelsohn. È morto
nel 1938 e non ha visto né
patito lo sterminio industriale
degli ebrei in quelFEuropa
che conosceva bene e in cui
era nato. Conosceva tutte le
piaghe delle persecuzioni storiche e i lamenti, le preghiere, le speranze ma non avrebbe mai immaginato l’inimmaginabile. Così il suo libro*
è rimasto com’era. Scritto nel
1929 e tradotto in italiano nel
1994.
Quello che si dice un classico. Una storia del popolo
ebraico raccontata a partire
dalla sua musica, dalla Bibbia
ai primi decenni di questo secolo. Ce ne sono state altre di
queste scorribande per la storia sonora ebraica, ma tutte
meno ambiziose. Se vogliamo più corrette, ma meno affascinanti perché la bellezza
del libro di Idelsohn, lettone
giramondo, sta nel suo vizio
di base, quello di voler ritrovare a ogni costo una musica
ebraica vera e propria, con
quella scala, quegli intervalli,
che gli ebrei siano di etnia
yemenita o tedesca, polacchi
o marocchini.
Questa ossessione «razziale» porta Idelsohn a impiantare un grandissimo lavoro di
comparazione con le tradizioni musicali con cui gli ebrei
entrarono in contatto: il Medio Oriente, l’Est europeo, la
Spagna, il Centro Europa, Il
Nord Africa. Ne rimarca le
differenze e le peculiarità ma
ne afferma anche le somiglianze, gli scambi, le continuità. Il quadro che ne risulta
è grandioso e la vasta documentazione musicale inclusa
nel libro è una miniera offerta
all’esplorazione del lettore.
Non c’è bisogno di essere
musicisti doc per inseguire i
confronti e gli squarci che
vengono aperti. Come se una
storia della letteratura italiana
fosse costruita raccontando i
prestiti e le influenze nel e
dal resto d’Europa, rendendo
conto delle assonanze, delle
ascendenze, degli esiti. Una
cartografia musicale che deborda dal suo oggetto e vi ritorna piena di nuova lucei
Naturalmente Idelsohn è
interessato non solo agli
aspetti, diciamo così, grammaticali della musica, ma anche a quelli che ne definiscono l’uso sociale e religioso.
Che parli del «chazzan», il
cantore di sinagoga, dei
«klezmorim», i musicanti, o
di Salomone Rossi, polifonista italiano del ’600, Idelsohn
sa che la musica non è mera
tecnica di suoni ma respiro di
una comunità. Il suo racconto
è così la quintessenza di una
vicenda .storica che ha sentito
la musica intrinseca, suono
dell’anima e eco dell’universo, come sta scritto: «Egli sistemò la pietra angolare
[dell’universo] mentre le stelle del mattino cantavano in
coro e tutti i figli di Dio gridavano la loro gioia» (Giobbe 38, 6-7).
Vorremmo che nel libro ci
fossero i capitoli finali che
Idelsohn non ha potuto scrivere. Per raccontarci di quei
musicisti ebrqj che, stipati a
Terezin in attesa delle ciminiere di Auschwitz e di Birkenau, componevano musica
«profana». Per leggere le parole giuste a riconoscere una
musica germinata in contesto
ebraico e oggi rilanciata da
musicisti che con l’ebraismo
hanno (.se ce l’hanno) un legame solo culturale. Ci man
chi, Abraham Zvi.
(*) Abraham Zvi Idelsohn,
Storia della musica ebraica, a
cura di Alberto Jona. Firenze,
Giuntina, 1994, £ 56.000.
Appuntamenti
Fino a domenica 16 ottobre — TORINO: Presso il teatro
Agnelli (via Paolo Sarpi 111), nei giorni di mercoledì e giovedì
(posto unico £ 10.000) e venerdì, sabato, domenica (posti a £
20.000 e 15.000), l’Assemblea teatro mette in .scena lo spettacolo «Fuochi» tratto dal romanzo Ascanio e Margherita di Marina
Jarre. Per informazioni tei. 011-4376230 (fax 011-4376272).
Venerdì 14 ottobre — CASERTA: Alle ore 18,30, nella sala
della Comunità cristiana (via Vivaldi 47). mons. Raffaele Nogaro, ve.scovo di Caserta, il prof. Felicio Cortese, assessore alla
Cultura, il past. Eugenio Rivoir e Fon. Sergio Tanzarella, della pontificia Facoltà teologica «S. Luigi» parlano sul tema:
«Pax Christiana? Cattolici, evangelici e laici di fronte alla pace».
Sabato 22 ottobre — TORINO: Alle ore 15,30, presso il salone valde.se di corso Vittorio Emanuele li, 23, il teologo valdese Fulvio Ferrano, Claudia Peirone, ricercatrice in italianistica presso l’Università di Torino, e il filosofo Ugo Perone,
assessore alla Cultura del Comune di Torino, parlano sul tema:
«Il linguaggio della felicità esiste nel mondo moderno? Il bello:
una riscoperta». Presiede Piera Egidi.
La rubrica televisiva «Protestantesimo» lancia un concorso per una nuova copertinjftjtà di
Un nuovo simbolo grafico per testimoniareld(
l'attualità del protestantesimo nella società
ALBERTO CORSANI
Un anno e mezzo fa ha festeggiato i propri vent’
anni in un’occasione di studio (il seminario svoltosi a
Ecumene e presso la Facoltà
valdese di teologia); oggi
«Protestantesimo» ribadisce
la propria volontà di continuo
aggiornamento, anche quando le reazioni alla trasmissione sono positive e il pubblico
lo dimostra, lanciando l’idea
di un nuovo «logo» per la sigla e la copertina. Sembra un
dettaglio formale, ma non è
vero. Ne parliamo con Gianna Urizio, che della rubrica
televisiva della Fcei è caporedattore.
- Il concorso per un nuovo
logo della rubrica risponde a
un desiderio di nuovo «look»
o di nuovi contenuti?
«Tutt’e due le cose: vent’
anni di televisione ci hanno
convinti del nesso ineludibile
tra i contenuti e la forma con
cui vengono comunicati. Solo
un approccio teorico può scindere le due cose, e non si tratta solo di ripetere l’intuizione
di Marshall Me Luhan, secondo la quale “il mezzo è il
messaggio”. Quando guardi
una mela non c’è una parte razionale di te che dice: questa
è una mela, e un’altra che
mentalmente gusta e assapora
la mela e ne prova desiderio.
Le due cose avvengono contemporaneamente, così l’identificazione dell’oggetto, si intreccia con l’emozione che
questo suscita in te. Così è in
qualche modo per la televisione: allora la nostra scelta di
indire un concorso per un logo di Protestantesimo è quello di trovare un’immagine che
provochi le reazioni di persona di fronte alla mela. Oggi la
sola parola Protestantesimo
evoca troppo poco».
-D’accordo, ma che «mela» è oggi Protestantesimo?
«Buona da mangiare: a parte gli scherzi, quando parlia
mo di protestantesimo noi ci
rivolgiamo automaticamente
al passato, al patrimonio di
teologia, etica e storia che ci
fonda e ci caratterizza; io
però andrei oltre: siamo in
grado di pensare al protestantesimo per il futuro?
Quale immagine, che colori
ci suscita? Ecco, con il concorso vorremmo stimolare
una riflessione in proposito;
vorremmo che chi è capace di
cimentarsi con la grafica si
misuri con il problema di come presentare oggi una rubrica che non abbia solo un patrimonio del passato da con
non basta arroccarsi sulle tradizionali parole d’ordine protestanti, che vanno rivisitate
per trovare un modo efficace
di comunicarle. Nel documento scritto dopo il convegno nazionale sulla rubrica
dell’anno scorso indicavamo
le cinque parole che Italo
Calvino scelse per le sue “le-,
zioni americane” al Norton
College: leggerezza, rapidità,
esattezza, visibilità e molteplicità, come stimolo per il
nostro lavoro. Quindi: essere
in grado di offrire un programma gradevole (leggerezza); cogliere tempestivamente
Concorso
La Federazione delle chiese evangeliche in Italia indice
un concorso per un nuovo logò della rubrica «Protestante'
simo».
Il dogo deve includere anche la parola «Protestantesimo».
Il concorso è aperto a chiunque abbia idee, proposte, suggerimenti. Il logo verrà utilizzato per la sigla e la scenografia
della rubrica.
Una commissione, nominata dalla Giunta della Federazione, vaglierà le proposte e sceglierà il dogo vincitore, facendone realizzare Tesecutivo.
Al vincitore verrà offerto, come riconoscimento simbolico, un viaggio e .soggiornò a un campo studi presso un Centro evangelico o Lequivaiente in libri presso le librerie
evangeliche.
Scadenza: 15 novembre 1994.
Per ulteriori informazioni: «Protestantesimo», via Firenze 38,
00184 Roma. Tel. 06-4825120 - 483768. Fax: 06-4828728.
dividere ma una speranza da
comunicare. Cerchiamo un
logo che presenti il protestantesimo - e quindi la rubrica
che ne è espressione - come
un interlocutore di quanti vogliono lavorare per costituire
una società vivibile e giusta,
ricca di speranza e solidarietà».
- Come potremmo tradurre
questa esigenza a livello operativo?
«Viviamo oggi in un periodo complesso in cui, credo.
tematiche e affrontarle con rigore (rapidità, esattezza); offrire uno scenario protestante
ma anche senza atteggiamenti
masochistici, poiché il protestantesimo è stato un importante soggetto nella storia
moderna e oggi è ancora in
grado di parlare a realtà povere e marginali o di portare un
suo contributo nel dibattito
culturale (visibilità e molteplicità)».
- Quali argomenti, allora,
vorrete affrontare?
«Pensiamo di concenti
sull’etica, sul contribuì
testante nel dibattito soci!
politico in Italia oggi, ,
sentare l’identità protesa
così come viene vissuta
dagli evangelici in Ita]
all’estero. Vogliamo
tare esempi in cui Leticai
solidarietà e là fede cristi
vengono vissute quotidij
mente; vogliamo dar ve
volto a chi non appare
vi.sione e quindi sembrai
esistere e cercare di esserJ
luogo dove si può riflettej
di.scutere anche a pai
punti di vista diversi.
ma, per citare un altro sió
che girava al convegno
rubrica, “io credo, io cere
informo”».
- In questi giorni si disci
molto sul futuro della.
Eventuali cambiamenti
reti e nei programmi potri
bero influire sulla rubricam
«Non so dare risposte l.
siamo preoccupati anche ^
Già quest’anno la rubricai
avuto un taglio del budgeti
ri al 6%, che ci ha costretti
economie, e il futuro rimi
incerto. Direi però che il,
blema va inserito nel coni
più ampio del futuro del ;
vizio pubblico televisivo, i
le sue funzioni, delle gara
di pluralismo che lo
caratterizzare, della stia
tura a tutti i contributi
rali del paese, compresi qu|
del protestantesimo e de
cultura ebraica. In quei
quadro il futuro di Protesi
tesimo (e anche di St
di vita) costituirà una
cartina di tornasole sulla re
volontà di pluralismo ei
mocrazia della nuova dire?
ne del servizio pubblico,
somma, credo proprio chi
fronte a qualsiasi rischioèi
lo con la difesa della den
crazia e del pluralismoi
servizio televisivo pubblio
che potremo realmente difa
dere la nostra presenza
rale in televisione».
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La rivista «Studi di teologia» ricorda un filosofo quasi sconosciuto nel nostro paese
- - il simb
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Hermann Dooyeweerd e l'uomo costretto
a scegliere fra Dìo e glndoli
PAOLO T. ANGELERI
Chi si ricorda chi era Herman Dooyeweerd? In
verità in Italia quasi nessuno
lo sa; eppure la sua opera ha
avuto e continua a avere vasta
risonanza in altri paesi dove è
più avvertita l’esigenza di un
orientamento filosofico in
senso protestante. «Studi di
teologia», la nota rivista padovana diretta da Pietro Bolognesi, dedica a questo autore un interno numero monografico' in occasione del centenario della nascita (Amsterdam 1894).
Un saggio introduttivo di J.
D. Dengerink, il testo di 5
conferenze dello stesso Dooyeweerd e un’ampia bibliografia finale vengono proposti come strumenti utili a up
primo approccio.
Dooyeweerd prende le mosse dal «sentimento di dipendenza», già cedrale nel pensiero di Schleiermacher. A
suo avviso occorre procedere
in senso inverso rispetto a tutte le filosofie, anche quelle di
ispirazione cristiana, che han
no sempre avuto come obiettivo l’indipendenza della ragione. L’umanità nella sua presunzione non ha voluto, o saputo, tener conto del fatto che
la nostra condizione creaturale ci impone una responsabile
scelta fra due dipendenze: da
Dio 0 da un idolo (p. 113).
Solo lo spirito biblico riesce a
suggerirci il riconoscimento
dell’universale subordinazione a una legge (p. 107) e questa rinvia a qualcosa di ulteriore, di superiore.
La dogmatica ricerca filosofica dell’autonomia umana ha
prodotto dualismi e opposizioni insuperabili: persino la
distinzione fra anima e corpo,
accettata comunemente dai
cristiani anche se non biblica,
ne è una conseguenza e comporta la presuntuosa indipendenza dell’anima (p. 112) da
Dio. In effetti, proprio perché
considerata immortale, essa
sfugge all’onnipotente volontà divina (p. L38).
C’«idea biblica di legge»
.suggerisce invece le basi per
una filosofia cristiana, al riparo da ogni contraddizione e
da qualsiasi pretesa dogmatica e esclusiva («una filosofia
cristiana non può che essere
un’opera umana fallibile e
difettosa» , p. 190).
Un orientamento di questo
genere, in buona sostanza, ha
finito per assumere un’importanza «che ormai è impossibile ignorare. I partigiani della
filosofia dell’immanenza [fiduciosi nell’autonomia della
ragione, ndr] saranno costretti a fare in ogni caso i conti
con essa ip. 196).
Là riflessione del Dooyeweerd^ in definitiva rappresenta un valido tentativo di
suggerire all’uomo di oggi il
recupero realistico dell’idea
di subordinazione non solo
nel campo dell’indagine teoretica, ma anche e soprattutto
pratica. Le modalità della nostra azione verranno a assumere CO.SÌ, a suo avviso, un
senso autentico solo se inte.se
nel loro più profondo legame
con la consapevolezza della
subordinazione a Dio e alle
sue leggi',
(1) «Studi di teologia» n. 12,
194/2. Ifed, via J. della Quercia
81. 35134 Padova. Numero
nografico su H, Dooyewe
(1894-1977), filosofo olandi
professore e rettore della fa®
di Diritto all'Università lib*
riformata di Amsterdam e W
tote dell’As.sociazione per uM
losofia calvinista (organo uffi'
le: «Philosophia reformata»)
(2) Le principali operi
Dooyeweerd, per lo più in ¡"1
se. e una serie di studi sul ‘
pensiero sono disponibili
consultazione presso la biblioi
deirifed di Padova. Due gli*'
in italiano (M. Rubboli: ha.
ziorie della religione nella
fio di H.D., in «Il metodo d
filosofia della religione»,
A. Babolin, Padova, 1975; F
gani: Filosofia e religioaf^
pensiero di H.D., Universi“
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Bologna, tesi di laurea
1984-85).
(3) In effetti anche nel tu®
cattolico la «filo,sofia dell'idi
legge» ha avuto un certo rie®
scimento, tanto è vero che il P'
Michel Marlet ha potuto so*
nerne all’Università Gregob
di Roma il «pieno acc ordocof
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ta’’» così come è intesa nell’^i*
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13
obre , JL„i 14 OTTOBRE 1994
Cultura
PAG. 9 RIFORMA
3ertinaj|ità di ricerca di Miriam Castiglione neH'ambito della tradizione religiosa
arepdenze popolari e meccanismi di potere
concenti
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iiam Castiglione è
uto e inteso come un
Uo «Beruf», una vocalervizio; una siraorerenza tra il ruolo di
^ culturale laica e la
Angelica impegnata,
ficismi, mai un abjeologico totalizzante andava di moda in
¿lini (’70-80). La sua
itàpritica e raziocinante
itteva sempre di vedese, le mode politiche
|?jecessario, attento e
Itrante sguardo d’inl’altro canto vi furono
itusiastica dedizione
aale dentro e fuori le
|tà evangeliche delle
jìsuoi intensi rapporti
valdese eli Roàppuntabile collaboraI ricercatrice.
Irosissime sono le sue
}ni di testi teologici,
|oli sulla nostra stamjgi pubblicati dalla
aa e da altre case edirattutto la particolare
sociologico-religio|dotta negli ambienti
iétariato agricolo pubel mezzo delle
fcze popolari ma anche
razione, della religio|Ue classi subalterne:
rione di setaccio deleultura degli altarini e
-voto.
risitato recentemente
loi saggi scritti tra il
|1’?1. Viene descritto,
befacente immedesile, questo mondo di viP'santoni, guaritori, fatile, creduloni, finti in
genui, strabigotti, con tutto il
seguito di gente apatica che
scambia indistintamente la gita al santuario con la visita al
luna park, per la quale una
cosa vale l’altra, una misura
incredibile di subcultura sociale; politica e religiosa.
Miriam Castiglione fa suo
questo «milieu» per sondare
le tracce profonde, i riflessi
di questa cultura magico-sacrale depositati nella quotidiana esperienza; per individuare fino a qual punto tale
acquisizione si trasferisce
nella vita «pubblica», investendone e sostanziandone i
contenuti, per verificare in
che modo questi riti magicopropiziatori (l’invocazione
della pioggia per un buon
raccolto) vengano traslati
nella realtà di ogni giorno,
contribuendo a modificarne
norme e comportamenti.
La sua analisi, tanto meticolosa quanto completa, è in
realtà maturata attraverso uno
studio diretto nei luoghi (con
interviste, partecipazioni dal
vivo, «pedinamenti» lunghi e
insistenti), come le sue originali deduzioni avvalorate da
una continua comparazione
dialettica con le ricerche di
tanti altri insigni studiosi del
fenomeno religioso-popolare.
Una ricerca distaccata, obiettiva, sempre attenta a cogliere
le sottili sfumature, unita a
una serrata interpretazione
critica dell’evento dal lato
psicologico e dal lato socioantropologico. Al suo occhio
non sfuggono i livelli compromissori, mistificati, di
questi movimenti devozionali, che sono in realtà funzionali al perpetuarsi dello status
quo; di questi capi carismatici
(quasi sempre affetti da disturbi psicosomatici) pedissequamente ossequianti la gerarchia religiosa istituzionale.
Si può dire che il risultato
maggiore della sua indagine
stia proprio nella decodificazione del fenomeno del visionarismo come retaggio di influenze arcaico-magiche di
epoca addirittura precristiana.
vale a dire nell’individuazione del progressivo divenire e
mutarsi del fenomeno in modalità invariate e per questo
verificabili con metodo scientifico: 1) la graduale scomposizione delia componente mitologica, sostituita ancora una
volta dalle figure della devozione cattolica: il Padreterno,
Gesù bambino la Madonna, i
santi, il Santo Spirito, ecc., in
realtà tutte espressioni di un
singolare modo di percepire,
artato a speculare immagine
del guaritore-visionario; 2) il
continuo processo di adattamento, con la permanenza solo inconscia di alcuni elementi mitico-simbolici; 3) il
definitivo disgregarsi e la totale assimilazione e adesione
ai canoni della religiosità ufficiale.
Chi fosse interessato ad approfondire le tematiche fin qui
esposte può tener presenti i riferimenti bibliografici relativi alla
sua opera:
- M. Castiglione, / neopentecostali in Italia (Claudiana,
1974).
- M. Castiglione - H. Mottu,
Religione popolare in un'ottica
protestante (Claudiana, 1977).
- M. Castiglione et alii. Questione meridionale, religione e
classi subalterne (Napoli, Guida,
1978).
- M. Castiglione, I Testimoni
di Geova: ideologia religiosa e
consenso sociale (Claudiana,
1981).
- M. Castiglione, I professionisti dei sogni (Napoli, Liguori,
1981).
- M. Castiglione et alii. Chiesa e religione del popolo. Analisi
di una egemonia (Claudiana,
1981).
Imila chilometri in Romania: Bucarest, fra cantieri, abbandono e scorci caratteristici
la città immobile sulle rovine dell'89
EDERICA TOURN
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fslbergo con in mano il
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il simbolo di Bucarest,
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pteca centrale universine negli scontri dell’89
Agliata dalle bombe in^te della polizia nel
in'fo di costringere gli
alla resa. Chiuso a
Imdeterminato il ricMuseo nazionale
l^ae ha sede nel Palaiul
nei muri si possonta vedere i buchi delle
Come estremo
degli eventi, solo la
^'One che ospitava la
„ 1 Comitato centrale del
«e^pniunista è in ottimo
L 2* lavorano i funzionaij^nistero della Previ^Wale. In questa piazP'cata alla rivoluzione
croci ricordano i mar_Comunisti ma nessuno
Wuri iniziati nel ’90 ha
solo passo avanti,
Revoluliei, più
‘ Immenso cantiere
Bucarest: la Casa «Populurui»
sembra sorretta da finte impalcature che vogliano nascondere il crollo vero, quello
delle illusioni di un facile ritorno alla normalità.
Né del resto la situazione
politica sembra poterlo favorire, perché i partiti al governo paiono restii ad avviare
un programma di privatizzazione deH’economia e di apertura ai capitali esteri. Il primo
ministro, Vacaroiu, e il presidente della Repubblica, Iliescu, che da noi sarebbero dei
«riciclati» in quanto ex notabili comunisti, hanno addirittura consentito l’ingresso nel
governo di ministri di un partito di estrema destra. Antioccidentalismo, opposizione alle
rivendicazioni della minoranza magiara, riabilitazione del
maresciallo Antonescu (che
nel 1940 fece alleare la Romania con Hitler) sono i punti
fermi di questo partito dell’
Unità nazionale della Romania. Iliescu pare appoggiarli,
probabilmente per scongiura
re il ritorno daH’esilio di re
Michele, indicato da più parti
come la soluzione istituzionale per risolvere la crisi
del paese. E dalle scritte che
si leggono sui muri, neanche i
cittadini sembrano disprezzare questa eventualità.
Nella città deserta per il fine settimana sono rimasti solo
quelli che non possono permettersi una gita fuori porta;
si vedono volti stanchi, indifferenti 0 assonnati, militari a
guardia di palazzi con muri
sbrecciati, mancano i bambini
che altrove saltavano fuori da
ogni parte. I custodi dei musei
ci chiedono gentilmente di
non ritirare il biglietto di ingresso, perché vorrebbero intascarsi loro i soldi.
I tempi duri per Bucarest,
insomma, continuano: parliamo dell’unica capitale al
mondo che in tempo di pace
ha subito la distruzione di più
di un quinto del suo centro
storico. Infatti, dopo il terremoto del 1977, Ceausescu av
viò il suo grandioso progetto
di trasformare la città nella
vetrina dell’epoca d’oro della
Romania: fece abbattere interi
quartieri residenziali, chiese e
monumenti per fare posto a
faraonici edifici tra i quali
quelli del lungo bulevardul
Unirii, dalle facciate candide
di sapore rinascimentale sormontate da logge circolari che
assomigliano a gigantesche
corone ma gli architetti di regime hanno fallito nel loro
scopo di creare un vero e proprio stile nazionale che sostituisse i palazzi costruiti a imitazione di modelli sovietici.
Bucarest riserva però delle
sorprese: subito dietro gli
anonimi palazzi sbuchi su
cortili collegati da scalette, e
case in legno con tetti aguzzi,
quasi un’atmosfera familiare
da paese, con le donne sedute
sulle panchine mentre i ragazzi giocano a pallone.
Il simbolo del dispotismo e
della decadenza morale del
regime è comunque la Casa
Populurui, sul dealul Spirii,
una collina sulla riva destra
della Dimbovita. Un edificio
immenso, lungo 220 metri e
largo 240, costato 16 miliardi
di lei e rimasto incompiuto.
Più di 20.000 uomini e 400
architetti sono stati impiegati
per abbattere un intero quartiere di case pittoresche e innalzare questo monumento
alla follia, dalle influenze sovietiche e dai vaghi tratti neoclassicheggianti e rinascimentali, voluto per essere la
gloria del conducator; ma
Ceausescu è morto e di gloria
nemmeno l’ombra, nel palazzo inutile.
(4 - continua)
La Missione italiana in Somalia ha prefigurato i nuovi compiti del nostro esercito
Libri
Obiettori in Italia
Magistrato da anni impegnato nella battaglia civile per il riconoscimento e la promozione dell’obiézione di coscienza, docente di Diritto penale militare presso l’Università di Torino,
Rodolfo Venditti ha dato alle stampe una seconda edizione del
suo testo* che appare ora alla vigilia di una radicale riforma
dell’apparato militare del nostro paese. Il «nuovo modello di
difesa», prefigurato già nei governi degli ultimi 6-7 anni e
esplicitamente annunciato dall’attuale ministro, prevederà infatti un ricorso massiccio al reclutamento volontario di tipo
professionale in vista di nuovi compiti che vanno al di là della
difesa del territorio italiano cosa che, ponendo non pochi problemi di rispetto della Costituzione, comporterà un drastico ridimensionamento della leva obbligatoria dimezzandone, a
quanto pare, la durata. Ne conseguirà che anche l’obiezione di
coscienza e il servizio civile alternativo saranno messi in questione (ma questo è già avvenuto allorché il presidente Cossiga
bloccò, il 1° febbraio 1992, l’iter della legge di riforma dello
stesso istituto). Giunge opportuna, allora, la riproposizione di
questo libro, che va a scavare negli ideali e nelle motivazioni
profonde, soprattutto da parte di credenti, che portarono, dopo
lunghe battaglie e anni di carcere, all’approvazione dell’attuale
legge 772/1972. Vengono citati naturalmente i casi di don Milani, don Mazzolar!, le prese di posizione di Ernesto Balducci,
il processo, nel 1950, al valdese Elevoine Santi. Segue la cronaca della «mancata riforma» e degli ultimi passi in avanti che
la stavano portando a compimento, fra cui spicca per rilevanza
la sentenza della Corte costituzionale che in data 19 luglio
1989 equiparava la durata del servizio civile a quella del servizio militare, eliminando la discriminante dei mesi aggiuntivi
che, di fatto, poneva in discussione la lib^'tà di accesso di alcuni giovani alla legge 772 (un periodo di ferma più lungo comporta evidentemente problemi economici maggiori per la famiglia). L’ultima parte del libro analizza nel dettaglio gli aspetti
penali della 772, fornendone un quadro insostituibile per la
chiarezza del collegamento fra il dispositivo legislativo e le
motivazioni che gli dettero vita.
(*) Rodolfo Venduti: L’obiezione di coscienza al servizio militare. Milano, Giuffrè, 1994, pp 222, £ 26.000.
Viaggio nelle piste del sogno
«Da bambino non potevo sentire la parola “Australia” .senza
che mi venissero in mente i vapori delle inalazioni a IT eucalipto di un paese di un rosso interminabile tutto popolato da pecore». Anche per noi l’Australia è questo: eucalipti, terra rossa
e pecore. Questo libro di Bruce Chatwin*, inglese, considerato
uno dei più grandi narratori di viaggi del nostro secolo, ci guida
alla scoperta di un paese che è spesso visto solo come il paese
dei canguri. Pubblicate nel 1987, due anni prima della morte
dell’autore, queste pagine non costituiscono un vero e proprio
diario di viaggio, pur seguendo riferimenti cronologici piuttosto precisi: ciò che impedisce a Chatwin di scadere neU’aridità
di una sequenza temporale troppo ristretta è la sua capacità di
riportare alla mente qua e là frammenti di ricordi di personaggi
e situazioni sparsi nel tempo e nello spazio; il dialogo poi dà
freschezza alla narrazione e ritmo alle descrizioni, è il mezzo
per dar voce a quella grande varietà di incredibili personaggi
che l’autore incontra sulla sua strada. La grande forza di
Chatwin sta allora nella sua capacità di ascoltare, non solo gli
uomini ma il paesaggio, i suoi suoni e colori: per gli aborigeni
la terra è tutta segnata da un intreccio di «vie dei canti» o «piste del sogno», un labirinto di percorsi visibili solo ai loro occhi, nelle tracce impresse dai loro antenati al pae.saggio attraverso il canto che deriva dall’osservazione dei simboli della loro terra (una particolare conformazione di una roccia, il letto di
un ruscello in secca, un gruppo di arbusti). Chatwin cerca di
penetrare insieme agli aborigeni entro l’enigma antropologico
del nomadismo costellato di miti e leggende millenari, patrimonio di un popolo in via di estinzione, (m.f. )
(*) Bruce Chatwin: Le vie dei canti. Milano, Adelphi, 1993 (VII
ed.), pp 390, £ 35.000.
14
PAG. 10 RIFORMA
venerdì 14
£IÌOB^]IrDÌ 14 '
V
E morto a Venezia Leonardo Ricci, Tarchitetto di Agape e del Servizio cristiano
L'uomo e la ricerca della fisicità del Regno
TULLIO VINAY
E morto a Venezia, a 76
anni, il mio, il nostro,
carissimo amico Leonardo
Ricci. Quanti ricordi sempre
così vivi, quanto affetto che
gli anni non hanno consumato. Uno dopo l’altro, amici
tanto intimi se ne vanno; Fritz
Weissinger, Neri Giampiccoli, Achille Deodato, Aldo
Sbaffi, Carlo Gay, Sandro
Sarti, Ines Long Alabiso e via
dicendo; alla fine si resta soli
col rammarico di tanti legami
che si interrompono.
Avevo fatto il catechismo
ai suoi fratelli: Alberto, morto giovanissimo e Arnaldo,
uno dei migliori oculisti di
Ginevra. Non a Leonardo, a
quell’epoca cosiddetto «ateo»; lui, lo incontrai dopo la
guerra, quando dolorose
esperienze ci avevano avvicinati. Aveva accolto in casa
sua una ragazza resa incinta
da qualche militare alleato,
voleva chiedermi consiglio
sul da farsi. I discorsi si
proiettarono sul futuro che ci
stava dinanzi; già allora gli
partecipai i miei sogni per
una agape di riconciliazione.
Nel 1946 fui impressionato
dal suo progetto di ricostruzione di Por Santa Maria,
esposto a Palazzo Vecchio.
I nazisti avevano fatto saltare tutti i ponti sull’Amo, fra
i quali anche quel gioiello di
Ponte Santa Trinità,'al primo
rifacimento del quale era intervenuto lo stesso Michelangelo mentre, per scarsa sensazione artistica, i generali nazisti avevano salvato Ponte
Vecchio, ma per impedire
l’ingresso degli alleati avevano distrutto completamente i
due quartieri limitrofi, di qua
e di là del fiume.
Ricci aveva disegnato la ricostruzione del quartiere (fi
Por Santa Maria. Progetto meraviglióso che prevedeva due
Leo Ricci ai tempi della costruzione di Agape
piani, uno al suolo e uno più
alto, ambedue con le loro strade, i loro negozi, le loro botteghe di artigiani. Il piano più
alto aveva una via che, correndo sui tetti di Ponte Vecchio, si collegava con Pitti e i
suoi giardini. Benché ancora
molto giovane. Ricci vinse il
concorso: però, per gli interessi privati, si chiesero tante
e tante modifiche che Ricci
finì col ritirare il progetto.
Ricci era allievo e amico
del grande Michelucci, il realizzatore della Chiesa dell’
autostrada che rimarrà, certamente, fra i monumenti rilevanti della città. La visitai
quando era in costruzione, in
CHIESA evangelica VALDESE
(Unione delle Chiese valdesi e metodiste)
Commissione di studio
per la diaconia
CORSO PER OPERATORI NEI SERVIZI E NELLA DIACONIA
Casa Cares dal 4 al 9 novembre 1994
li corso di aggiornamento riprende anche quest’anno le
tre consuete tematiche: studio biblico e attualità.
Il corso si rivolge in modo particolare ai diaconi, ai
membri dei comitati e ai direttori delle opere diaconali,
ma è anche aperto a tutti coloro che hanno interesse ad
approfondire queste tematiche.
Programma
venerdì 4 sera: arrivo
sabato 5 ore 9:
ore 15:
domenica 6
lunedì 7 ore 9:
martedì 8 ore 9:
ore 15:
mercoledì 9 ore 9:
prof. Giorgio Peyrot: «Le origini e i
principi fondamentali deirordinamento valdese»
prof. Nedo Baracani: «Origine e sviluppo dei processi decisionali»
partecipazione alla giornata di inaugurazione dell’anno accademico del
Centro di formazione diaconale
prof. Claudio Tron: «Tra decisionalismo e coinvolgimento»
prof. Elio Canale: «1900/1945: i protestanti e le due grandi guerre», a cui
seguirà una testimonianza diretta
past. Maria Bonafede e Daniele Garrone: «1 Salmi di gioia»
continuazione studio biblico
Quota di partecipazione lire 120.000
Per informazioni e iscrizioni rivolgersi a:
- Antoinette e Paul Krieg (Casa Cares), tei. 055/8652001
- Marco Jourdan (Commissione diaconia), lei. 091/6827941-3
- Anita Tron (Commissicne diaconia), tei 0121/953122
sieme a Ricci ed eravamo
ammirati del maestro che
sceglieva, insieme ai muratori, le pietre migliori e ne indicava il collocamento! Ricci
da Michelucci ebbe poi molte
ispirazioni.
Quando gli esposi le linee
comunitarie di Agape ne fu
incantato; avevo già impegnato l’ingegnere Nino Messina
ma Ricci volle collaborare e
si finì con un accomodamento. Ricci l’architetto, Messina
l’ingegnere esecutivo: compito non facile, date le sue caratteristiche più artistiche ma
meno pratiche. La collaborazione andò molto bene.
Ricci non era un architetto
di un disegno solo. La critica
poteva distruggerlo, ma la
sua fantasia creativa ne sfornava ben altri e migliori. Ho
molto discusso con lui, mi
ascoltava e più volte modificava il già fatto. Quante discussioni senza fine, insieme
al confronto teologico. Assai
spesso su questo campo eravamo insieme uniti nella ricerca e nella fede. Potrei parlare molto di Ricci credente e
anche in modo esplicito: eravamo insieme con la confessione di fede e con le pietre
del cantiere. Gli attuali campisti di Agape possono ancora vedere la grande pietra che
funge da architrave sulla porta della vecchia cucina, che
portammo noi due insieme.
La mia parte, non sempre
ascoltata, era quella di richiamarlo alla praticità. Avrei
molto da raccontare su le tante modifiche accettate, ciò che
toma a sua lode e che ognuno
può riconoscere. Erano dibattiti fra due «testoni», uniti in
un amore proprio grande. Potrei dire tante cose, ma ci tengo a sottolineare, forse con un
certo orgoglio, che aveva fi
ducia in me, tanto da affidarmi, sapendo che potevo interpretarlo, tutti gli esterni di
Agape (anche il campo dei
giochi) e di Riesi. Ricci era
un artista vero e poliedrico:
emergeva nella pittura, come
scrittore era eccellente. L’ho
molto esortato a scrivere: purtroppo pubblicò un solo libro,
«L’anonimo del XX secolo»,
pubblicato negli Usa, ove divenne un best-seller.
Il progetto «Monte degli
Ulivi» di Riesi è l’ammirazione di tutti; già nei primi
giorni ne scrisse su «L’espresso» l’arch. Bruno Zevi.
Il presidente dell’ordine degli
architetti di Sicilia mi disse:
«Nessuno come Ricci ha mai
saputo adattare la sua architettura al paesaggio degli ulivi». Anche i meno avvertiti
in materia possono notare
che, mentre ad Agape prevalgono le linee rette, come le
montagne richiedono, a Riesi
prevalgono quelle rotonde
come gli ulivi inducono.
Il «Servizio cristiano» deve
a Ricci se le sue costruzioni
sono state e sono l’ammirazione di tutti: non c’è rivista
di architettura, ovunque, che
non le citi e ne dia i disegni.
Angela, la sua prima moglie,
era sempre con lui: così la ricordo quando tracciava con
lui le fondazioni della Scuola
materna e di quella dei meccanici, era una vera collaboratrice. Da ultimo si lasciarono; conservo di lei una raccolta di eccellenti poesie. In
un secondo matrimonio sposò
un’architetta di Venezia, la
signora Pucci, con la quale
trascorse gli ultimi anni, dividendo la sua professione fra
l’Italia e gli Usa. A Firenze,
la sua città, è stato preside
della Facoltà di architettura
ed era molto amato dagli studenti. Lasciò l’incarico dopo
il ’68 e si sistemò a Venezia.
Il legame fra Ricci e me fu
sempre continuo: lui leggeva
i miei scritti e ne faceva le
critiche, per altro spesso positive. Nella sua ultima lettera,
scritta a letto, mi diceva; «Se
il Regno dei cieli avesse una
sua fisicità, a me piacerebbe
fare insieme a te il custode di
Agape e del “Monte degli
Ulivi’’. Quando la neve cade
a Frali, ci trasferiremmo a
Riesi. E viceversa: cosa potrei sperare di più?».
Ora è al cimitero degli Allori a Firenze, accanto al padre, alla madre (che fu membro attivo della chiesa di via
Manzoni) e alla prima moglie,
per la quale ebbe grande amore. Ma il cimitero non conta:
conta la resurrezione di Cristo, la cui agape ha «molte
stanze», dove lo ritroveremo,
se com’è vero la sua grazia, la
sua «agape non verrà mai meno» (I Cor. 13, 8).
Alla famiglia, Poccetto,
Milena, Andrea (architetto) e
alla signora Pucci, noi molti,
moltissimi amici di Leo, diciamo la nostra partecipazione al suo dolore per l’attuale
separazione, dolore che è di
noi tutti.
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Il salone di Agape
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Leonardo Ricci, architetto «spaziale»
L'ultimo poeta
dell'architettura
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CLAUDIO MESSINA
La scuola materna del Servizio cristiano di Riesi
LJ impegno con il quale
Leonardo Ricci affrontava le problemàtiche esistenziali e quindi anche quelle
creative era totale, vissuto
cioè con tutte le sue energie.
Forse per questa sua peculiarità caratteriale le ultime delusioni fiorentine lo hanno portato a morire in esilio nella laguna veneta. Così, «nemo
profeta in patria», le discussioni suscitate dagli ultimi
progetti per la città di Firenze,
la Nuova Porta a San Gallo
prima e il Palazzo di Giustizia
a Novoli poi, vissute con esacerbato tormento, confermano
ancora una volta la passionalità emotiva della sua partecipazione alla vita creativa
dell’architettura, nella quale
credeva e della quale è stato
maestro e forse ultimo poeta.
Leonardo Ricci nasce a Roma nel 1918 e si laurea a Firenze nel 1942 con Giovanni
Michelucci: figura poliedrica
di grande cultura, insegna nella Facoltà di architettura di
Firenze ben sei materie, dal
disegno dal vero all’industrial
design, daH’architettura degli
interni alla visual design, dagli elementi di composizione
architettonica all’urbanistica.
Insegna anche in diverse università statali degli Usa. fra
cui il prestigioso Massachusetts Institute of Technology.
Della sua attività di docente si
ricorda il significativo., splendido episodio di quando, giovane assistente, con gli allievi
al Giardino di Boboli impegnati in un rilievo dal vero,
intabarrato con un vecchio
sciarpone di lana sul «montgomery», girava fra gli uni e
gli altri, stracciando i fogli timidamente abbozzati e gridandò: «Ci risiamo: tu disegni
l’albero, ragazzo mio; ma io
voglio il fantasma dell’albero!». E al grido di: «Così, co.sì
dovete possederlooo...» si gettava a capofitto dentro una
siepe di crategus dal quale gli
studenti lo estraevano con
cautela, tutto graffiato. Questo era un esempio esteriore
del suo furore didattico.
Appartiene al primo periodo della sua esperienza professionale, dal '45 al ’48, rincontro con il pastore Tullio
Vinay e la progettazione di
Agape nella valle di Piali. Di
farniglia protestante si immedesimò subito nella problematica della riconciliazione e
dell’amore comunitario che
seppe unire al suo grande
amore per l’architettura e che
poteva sfuggire a un osservatore formale dell’architettura
di Àgape. In questo stesso periodo "aveva lavorato con Gori
e con Savioli a opere la cui
indubbia emergenza spaziale
si stemperava in un linguaggio se non aulico quantomeno
ridondante.
L’ampio re.spiro planimetri
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impostazione talché!
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1 quale - tirato anche
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||iai che fa il soldato a
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tefono della segreteria
LETTERA
La pace: dimensione della fede
______BOBEBTO PEYBOT
HO letto con vivo interesse su Riforma del 23
settembre scorso la bella relazione di Salvatore Ricciardi sulle giornate di Assisi
dedicate a «Uomini e religioni» e incentrate sulla tragica questione dei conflitti
armati nel mondo, con relativo coinvolgimento delle
varie fedi religiose. Che le
guerre e le rivolte armate
sparse un po’ ovunque costituiscano una sconfitta non
solo per la cristianità ma per
tutte le fedi viventi mi pare
cosa indubbia.
Accanto a motivi più strettamente politici (e con questo termine raggruppo gli interessi più disparati), fanatismi, ma anche solo incomprensioni, differenze, modi
di intendere la propria fede
hanno addirittura giustificato
e alimentato il ricorso alle
armi. Concordo pienamente
con Ricciardi (e lo ringrazio)
per avere sentito il «dovere»
di intervenire malgrado fosse un semplice invitato e sono altresì convinto con lui
che, malgrado le perplessità
e oggettive difficoltà che si
manifestano in questi incontri, sia più che mai opportuna la nostra presenza e la nostra testimonianza.
Nella mia ormai pluridecennale collaborazione a
questo settimanale (e mi riferisco ovviamente anche a
La luce) mi sonq sempre
espresso a favore di un
«ecumenismo operante»
che, a prescindere dalle
questioni teologiche, possa
almeno in questo campo dare prova di unità di intenti
per contrastare la piaga della guerra.
Paolo Ricca, nel suo libro
dedicato a Le chiese evangeliche e la pace (ed. Cultu
ra della pace, 1989) sottolinea il profondo legame fra
ecumenismo e pace: un problema che deve essere vissuto «non solo come questione politica, ma anche
come realtà della fede».
Certo, in campo evangelico
sono stati compiuti progressi: basti pensare all’impegno del Cec che non ha mai
mancato di testimoniare in
mille occasioni a favore di
un pacifismo attivo di ispirazione cristiana.
Occorre però allargare i
nostri orizzonti, specie di
fronte aH’incremento delle
fedi non cristiane, anche perché il fattore religioso viene
ad avere un’incidenza sempre più marcata nei conflitti
armati. Ogni fede ha alla sua
base Dio creatore del mondo
per il bene deH’uraanità.
Un’umanità che non può riconciliarsi con il Signore con
i massacri e le distruzioni.
pastori che hanno
abile se la sono comi loro soldi e mille
Ed (quelle rate che non
®no mai..,). La mettono
a disposizione del ministero:
la comunità vuole (giustamente) le visite pastorali; i
malati all’ospedale vanno visitati quasi ogni giorno (giustamente); il pastore deve essere presente in tutti i luoghi
di riunione. Mi sembra ovvio
che le spese di viaggio gli
siano rimborsate: è lo stesso
discorso del telefono. Nessuno chiede agli insegnanti di
visitare i loro alunni ammalati ma il pastore deve farlo ed
è giusto che lo faccia. Vi sono comunità che capiscono
questo ragionamento e danno
al pastore un adeguato rimborso spese di locomozione
per il lavoro di chiesa; altre
comunità danno dei rimborsi
che non coprono neppure le
spese della benzina. In ogni
caso si tratta di rimborsi che
riceve (a tariffa chilometrica)
qualsiasi funzionario o impiegato che debba spostarsi per
motivi di lavoro con mezzo
proprio. Rimborsi che non sono certo considerati parte dello stipendio.
Alloggio: effettivamente.
■ Via Pio V, 15-10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/657542
I .Via Fofe, 93 - 80137 Napoii - tei. 081/291185 - fax 081/291175
, ViaRepubbiica, 6 -10066 Torre Peiiice - tei. e fax 0121/932166
ilORE;
PORI;
Giorgio Gardioi
ORI: Luciano Deodato, Emmanueie Paschetto
I: Steiio Armand-Hugon, Ciaudio Bo, Aiberto Bragaglia, Daniele
io, Luciano Cirica, Aiberto Corsani, Piera Egidi, Fuivio Ferrano, MauOiroiami, Anna Maffei, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Nei-risa Nitti, Jean-Jacques Peyronei, Gian Paoio Ricco, Giancario Ri' Fuivio Rocco, Pietro Romeo, Marco Rostan, Piervaido Rostan, Martelienbaum, Federica Tourn, Florence Vinti, Raffaeie Voipe
Franca Long, Andrea Mannucci, Mario Marziale, Fulvio Rocco, Bruino
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ione settimene/e unitaria con L'Eco dalla valli valdaai:
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della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176
inan^Jr'' ''dsponsabile Franco Giampiccoli, Le modifiche sono state registrate
in data 5 marzo 1993.
s R^^i^JfdPre 1994 è stato consegnato per l'inoltro postale all'LIfficio CMP Nord,
^'11 di Torino mercoledì 5 ottobre 1994.
nella situazione attuale italiana, avere la sicurezza dell’alloggio è una benedizione ma
è molto difficile monetizzare
il valore dell’alloggio pastorale. I pastori sono obbligati
ad occupare l’alloggio di servizi, a volte ampio e comodo,
a volte antiquato e mal sistemato. Sono pur sempre alloggi di un certo valore, ma se il
pastore avesse il danaro anziché l’alloggio, occuperebbe
quel tipo di alloggio? In Italia
la sperequazione su questo
punto è enorme. Vi sono cittadini che occupano le case
del Comune o della Provincia, ampie e ben rifinite, pagando affitti che variano dalle 120.000 alle 200.000 lire.
Altri, meno fortunati, occupano alloggi di vari enti, che
comunque non impongono
fitti troppo elevati. Altri ancora, viceversa, debbono pagare fitti da capogiro.
Come valutare l’alloggio
pastorale, in questa baraonda
italiana? Inoltre, secondo le
recenti statistiche, il 73% degli italiani occupa alloggi di
proprietà personale. Se nel
1946 (quando ho iniziato a
fare il pastore) mi avessero
dato l’equivalente per quell’
epoca di due milioni e mezzo
attuali, non avrei esitato a
comprare un alloggio con il
mutuo-casa e dopo vent’anni
sarei stato proprietario di casa. Viceversa, non conosco
nessun pastore monoreddito
che in cinquant’anni di lavoro
sia riuscito a diventare proprietario di alloggio (a meno
che l’abbia ereditato dagli antenati). Perciò, facendo una
media, calcoliamo pure un
valore di mezzo milione al
mese: rimane sempre un assegno pastorale molto basso,
come dicevo nel mio primo
articolo.
Aggiungo, a titolo di inventario, che qualsiasi lavoratore
dipendente che vada in pensione, oggi, riceve una liquidazione. Fa una certa diffe
renza, in un momento così
critico della vita, poter disporre di 30, 40, 50 milioni e
forse più, oppure non avere
assolutamente nulla, come
avviene per i pastori. Almeno: immagino che faccia differenza, perché l’esperienza
di avere questa somma io non
l’ho fatta.
Concludo con una parola di
speranza: ho ritenuto mio dovere attirare l’attenzione delle
chiese su un problema molto
sentito da tante comunità e da
tutti i pastori monoreddito.
Tuttavia non è su queste cose
che si attarda l’attenzione dei
pastori: noi cerchiamo (con i
nostri limiti) di servire il Signore nelle nostre chiese
sempre e comunque; ma sappiano anche le chiese fare la
loro parte!
Piero Bensi - Firenze
primo
cappellano
In margine al convegno sui
cappellani valdesi e al dibattito fra lettori di questo giornale, mi permetto di segnalare
un’interessante notizia che ho
trovato, per caso, sul fascicolo del XVII febbraio 1947,
dedicato dalla Società di studi
valdesi alle Milizie valdesi al
XVlll secolo (autore Augusto
Armand Hugon). Apprendiamo qui che in occasione della
partecipazione delle milizie
valdesi alla Guerra di successione di Polonia fu istituito il
cappellano valdese «il quale
liberamente seguiva le truppe
per portare loro i conforti della religione».
IL testo di Armand Hugon
prosegue informandoci che:
«Già nella guerra di successione spagnola il pastore di
Praly, Giovanni Jahier, era
stato incaricato dal Sinodo
del 1704 di seguire il “camp
volant”; in questa campagna
li clic di prima pagina
Le diaconesse
È in corso in Vaticano il Sinodo dei
vescovi cattolici sul tema della vita
consacrata. Il cattolicesimo si sta interrogando sul nuovo ruolo assunto
dalle religiose e dai religiosi nella vita delle chiese. Anche il protestantesimo ha sviluppato il servizio diaconale a tempo, emblematicamente rappresentato dalle diaconesse (18.000
nel mondo), di cui sta ridefinendo
ruoli e funzioni.
funzionò in modo speciale il
giovane pastore di Villasecca
e Pomaretto, Eliseo Jahier,
per quanto sembra che vi dovesse essere un turno regolare
fra i pastori. Nella guerra successiva, che doveva scoppiare
di lì a poco, il Sinodo del
1745 ebbe espressamente a
decidere: “que les Pasteurs
qui marcheront avec les troupes vaudoises serviront chacun six semaines complaites,
sans compier les marches, ils
iront à l’alternati ve, l’un de la
Val Luzerne, l’autre de la Val
(...) S. Martin”. Non si hanno
dei dati sul funzionamento
del servizio, ma tutto lascia
presupporre che i soldati delle Milizie valdesi avessero
durante tutte queste guerre la
dovuta assistenza spirituale».
Marco Rostan
Luserna San Giovanni
Ricordo
di Alfredo
Rostain
Consapevole di essere in ritardo di mezzo secolo, dopo
essermi documentato presso
commilitoni, vorrei rievocare
brevemente, e perciò in modo
incompleto, l’eccezionale figura di Alfredo Rostain, cappellano valdese al seguito
della divisione Taurinense in
Montenegro (1942-43). Mi limito a riportare uno stralcio
dell’ultima lettera scritta da
Alfredo Rostain al moderatore Virgilio Sommani, e di
quella del pastore di Pinerolo
Luigi Marauda, vicemoderatore, al collega Roberto Nisbet, sovrintendente, per comunicargli la triste notizia
della morte al fronte del cappellano Rostain, caduto assistendo i suoi «fratelli».
Rostain scriveva, tra l’altro, il 6 agosto 1943, a poco
più di un mese dalla sua morte, avvenuta il 14 settembre:
«Si vivono dei momenti gravi: tutti siamo presi dalla
profonda serietà del momento per noi italiani e per il
mondo intero. Un versetto
del libro delle Lamentazioni
mi è in questi giorni particolarmente di aiuto: ma apre
ognor più il cuore nella fiducia in Dio, mentre porta il
mio sguardo sulla mia personale miseria; mi insegna a
non dolermi del gran male
dell’umanità, ma sperare
sempre più nell’amore del
Padre, a “vedere” questo
amore in ogni evento sia pur
triste e tragico! “Il male e il
bene non procedono èssi dalla bocca dell’Altissimo? Perché il vivente si rammaricherebbe? Ognuno si rammarichi
del proprio peccato! Esaminiamo le nostre vie, scrutiamole, e torniamo all’Eterno!
Eleviamo insieme con le mani, i nostri cuori a Dio ne’
cieli!”» (Lamentazioni 3, 38).
Rostain conclude facendo
gli auguri per il prossimo Sinodo e dice di intravvedere
una tenue speranza di ottenere una licenza^ per ottobre.
«Del resto, quante cose possono avvenire ancora in due
mesi! Aspettiamo vivendo serenamente giorno dopo giorno, con l’aiuto del Signore!».
Il 24 novembre 1943 il pastore Marauda, vicemoderatore, scriveva al pastore Nisbet:
«La signora Laura Tron Vigliano mi trasmetteva un
messaggio di suo figlio ten.
Silvio, prigioniero in Polonia,
del 1(1 corr., dicente testualmente: “Avvisa Marauda annunzi famiglia Rostain morte
incidente capp. Alfredo”».
Nel 1949 il ministero della
Difesa gli assegnava la croce
al valor militare alla memoria.
Aldo Malan
Luserna San Giovanni
Grazie per la
solidarietà
Sono stata la moglie di
Glenn Garfield Williams per
più di 48 anni. Glenn è morto
da persona semplice, sebbene
non fos.se di semplice origine:
non ci aspettavamo una fine
così repentina e quindi tanto
triste. Aveva appena bevuto il
suo caffè mattutino a letto e
mi aveva detto che la notte
era stata buona: aH’improvviso la tosse e, senza entrare nei
dettagli, la fine.
Una valanga di fax, telegrammi e lettere mi hanno dimostrato che Glenn era una
persona apprezzata e amata
da tanta gente; lui non lo sapeva e mi diceva spesso che
la sua vita era stata vana non
avendo adempiuto a quella
che era stata la promessa fatta
il giorno della sua consacrazione: aveva promesso di predicare l’Evangelo, e non
l’aveva più fatto dopo i primi
quattro anni. Così diceva! Eppure tutta la sua vita era stata
spesa al servizio delle chiese,
di tutte le chiese.
Amava le chiese dovunque
andasse, e ritornava a casa
sempre arricchito di quello
che aveva imparato dalle altre
chiese; era battista, pastore
battista al servizio di tutte le
chiese, e il suo scopo era di
portare a tutte l’ecumenismo.
Con queste mie povere parole desidero ringraziare i
tanti e tanti che mi hanno
mandato le loro condoglianze, la Segreteria per l’unità
dei cristiani, il cardinale Martini, monsignor Giachetti di
Pinerolo, tutti i dirigenti delle
chiese italiane, i dirigenti delle chiese europee cattoliche,
ortodosse, protestanti e specialmente il dottor Scaramuccia, il pastore Spanu e il pastore Massimo Aprile, che mi
sono stati particolarmente vicini il giorno del funerale.
Velia Williams - Napoli
RINGRAZIAMENTO
I familiari della cara
Ida Avondet
ringraziano di cuore parenti,
amici, vicini di casa e tutti coloro
che hanno amorevolmente assistito Ida durante la malattia.
Un grazie particolare al dott.
Magnano, al dott. Griffa, al pastore Klaus Langeneck e a tutto il
personale dell'Ospedale valdese
di Pomaretto.
Prarostino, 24 settembre 1994
RINGRAZIAMENTO
I familiari di
Giacomo Davide Costantino
commossi e riconoscenti per la
dimostrazione di stima e di affetto
tributata al loro caro, ringraziano
tutti coloro che sono stati loro vicino nella triste circostanza.
Un grazie particolare al pastore
Klaus Langeneck, al dottor Rolfo
e ai vicini di casa.
Prarostino, 29 settembre 1994
di AAEVTRE e RINALDI
ONORANZE FUNEBRI
10063 PEROSA ARGENTINA-Via Roma, 8/8 - S 0121/804004
ÖRÄSTÖCÖNTINU ATO
16
PAG. 12 RIFORMA
i Villaggio Globale
VENERDÌ 14 OTTOBRB'j
Invitate dalla Federazione femminile valdese del Rio della Piata, hanno percorso 1.300
Una visita particolare: due donne Toba fra i
VIOLETA DAVYT DE BERTINAT*
Nel mese di aprile varie
comunità valdesi dell’Uruguay hanno ricevuto
una visita molto particolare.
Per la prima volta, due rappresentanti del popolo Toba,
Urbana Guaypo e Maria Leiva, hanno potuto venire fino
a noi, dalla loro terra, il Chaco, facendo un viaggio di
1.300 chilometri.
Chi sono i Toba?
I Toba sono uno dei gruppi
indigeni che abitano nel Chaco, provincia del nord argentino. In tutto contano forse
25.000 persone, radicate in
una zona di povertà, con scarsezza di acqua, dato che le
falde contengono arsenico,
clima secco, temperatura subtropicale e pianure con boschi
e pascoli poveri. La loro attività economica consiste specialmente nella produzione di
cotone in piccole aree, un po’
di pastorizia e sfruttamento di
alberi per la fabbricazione del
tannino e traversine per le
strade ferrate. La povertà e le
cattive condizioni di vita provocano nella popolazione Toba seri problemi di salute: la
tubercolosi colpisce gravemente questa comunitàsempre
peggio alimentata e costretta a
lavori molto duri. Sicuramente, prima che ricevessero 1’
aiuto di diverse chiese evangeliche, si poteva dire così a
proposito dei Toba: «Ho poi
rivolto la mia attenzione alle
azioni di oppressione che si
commettono in questo mondo.
Ed ho visto che gli oppressi
piangono, ma non vi è chi li
consoli» (Eccl. 4, la)
I Toba sono stati influenza
Da sin. Urbana Guaypo, Maria Leiva, Mabel Dalmas, Anahi Collette
ti da missionari evangelici
pentecostali e oggi possiamo
dire con gioia che la vita di
fede è al centro del popolo
Toba. Sono organizzati nella
Chiesa evangelica unita toba,
e senza dubbio è la loro fede
assai salda che li sostiene nella loro .esistenza tanto colma
di sacrifici. Tra gli aborigeni
la donna e l’anziano sono
molto importanti, sono rispettati e tenuti in alta considerar
zione. Fin da piccoli, tutti sono educati alla condivisione,
che è una pratica che viene
considerata essenziale per la
vita della famiglia e della comunità.
La «Junta Unida
de Misiones» (jum)
Si tratta di un organismo
che, avviato nel 1964 dalla
Chiesa metodista argentina,
appoggiata dalla Chiesa dei
discepoli, oggi comprende,
oltre a queste, la Chiesa evangelica del Rio della Piata, la
Chiesa riformata argentina, la
Chiesa di Dio (pentecostale)
e la Chiesa evangelica valdese del Rio della Piata. Ha la
sua sede nella città di Castelli
(Chaco), e un altro centro in
un luogo a 50 chilometri, denominato E1 Colchón.
All’atto della costituzione
formale della Jum, nel 1966,
il primo scopo che veniva indicato era il seguente: «Stabilire tra i Toba dell’Argentina
un servizio cristiano, medico,
sociale, educativo, in collaborazione con l’opera religiosa
della Chiesa evangelica unita
toba». L’attività si sviluppa
promuovendo vari programmi: lotta contro la tubercolosi; cura della nutrizione del
bambino e della madre; formazione di agenti sanitari;
sviluppo agricolo e sfruttamento del legname dei boschi; educazione sanitaria,
formazione quadri, formazione pastorale specializzata,
sviluppo organizzativo, sviluppo del'bilinguismo; costruzione di nuclei abitativi
per gli indigeni.
Nel 1980 si diede inizio a
un laboratorio di cucito per le
KIPORMA
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donne; oggi già esistono 24
gruppi, e vi lavorano circa
400 donne, che ricevono materiale per la lavorazione da
diverse organizzazioni. Altri
gruppi confezionano oggetti
di artigianato di pregio, con
materiali vegetali della zona.
chilometri per incontrare le sorelle vali
valdesi delPUrugu
Bzione i
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Contatti con le donne
valdesi dell'Uruguay
Per collaborare con questi
fratelli Toba, la Federazione
femminile valdese fin dal
1992 ha promosso la vendita
di questi oggetti di artigianato
nelle varie comunità, facendo
venire il materiale lavorato
dal Chaco, e rinnovando i depositi man mano che si vendevano i prodotti. Quando si
offrì la possibilità di intervenire in una esposizione e vendita organizzata in un quadro
laico a Young, nel dipartimento uruguaiano di Rio Negro, venne l’idea di invitare
due rappresentanti Toba al
tradizionale incontro nazionale di tutte le Unioni femminili
valdesi dell’Uruguay.
La esposizione-vendita poi
non si realizzò; per questo la
Federazione femminile prese
infine a suo carico tutte le
spese di viaggio. Maria e Urbana erano accompagnate,
dalla partenza da Castelli in
poi, da Mabel Dalmas de
Collette e da sua figlia Anahi
che, col rispettivo marito e
padre, lavorano da 15 anni
con la comunità Toba (così
.come, nel suo ruolo di infermiera, Alba Rostan). La necessità di vendere gli oggetti
di artigianato aveva suggerito
di portarne molto più di quel
che era stato ordinato dalla
Federazione: vi fu qualche in
conveniente con la dogana,
che per vari giorni trattenne
una parte della mercanzia, recuperata poi totalmente grazie all’interessamento di diverse persone. Bellissime
borse di varie misure, recipienti, tappeti, fasce, ornamenti, cappelli, riflettono un
lavoro paziente che va dalla
raccolta dei vegetali alla preparazione, attraverso un lungo procedimento, fino al dare
la forma voluta con abilità e
pazienza straordinarie.
Una testimonianza
commovente
Urbana e Maria sono due
donne molto semplici, ai tratti
tipici del loro gruppo etnico
uniscono le tracce di una vita
di duro lavoro e privazioni.
Nella piazza principale di Colonia Vaidense queste due sorelle hanno dato una dimostrazione pratica del loro lavoro di artigianato, oltre naturalmente a vendere i prodotti.
Nella settimana della loro
permanenza hanno visitato
varie comunità: Paysandù,
Colonia, Fray Bentos, Young,
Tarariras e Colonia Vaidense.
Il sabato 23 aprile ci siamo ri
Maria Leiva con le sue creazioni
trovate a centinaia pej
contro nazionale nei
del Centro di servizio
«E1 Pastoreo», vicino j
rio. Il programma è si
rio e arricchente, dam
po anche per fraterni;
scambiare esperienze.
La sera è stata dedicai
cialmente ad introdurci
realtà e nei progressi dà
telli Toba, sostenuti
Jum. Mabel Dalmas
riuscita molto bene a c
un clima di comprensii
simpatia per questo p¡
ma certo per tutti l’espei *
più emozionante è sta
ascoltare la parola, la
ghiera e il canto della pi
e umile sorella Urbana, if
lenzio impressionante e d
lacrime hanno accompai
quelle di questa umile d(
che con la sua fede e rii
scenza ci ha fatto tocc?’^
(ore si in
spendere
ÆRD
mano la realtà del suo^lT
lo. Realtà sofferta e dii
che ha bisogno della si
rietà di noi, suoi fratelii!
relle, e la attende.
Maria e Urbana ci
scritto da Castelli Pii
gio con saluti e ringrazi!
ti, a Dio in primo luogO;
ai molti nuovi amici chi
no potuto conoscere
quali hanno potuto con
re il loro lavoro: «Gri
tutte le famiglie che ci
accolto nelle loro case,|
si è prodigato per il ree “¿gge ^
della nostra mercanzia, delusici
ci ha accompagnati ne jjq
luoghi che abbiamo via inch
ci ha accompagnati con gj^
tomobile. Grazie a ti J,bl’ica <
molti saluti a tutti». [onesta* Con la coUaboraii ivato, ar
Vilma 4r«slagli alle
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li^come 1
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