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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Spedizione in a. p. 45% ■ art. 2 comma 20/B legge 662/96 - Filiale di Torino
In caso di mancato recapito restituire al mittente presso l'Ufficio PTT'"’” ■ v
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Anno IX - numero 27 - 5 luglio 2002
lEDITORIALI
d>overi diavoli in cena di Dio
in GIUSEPPE PLATONE
liuwwtcio
■ BIBBIA E AHUALITAB
IL CIBO
SCELTA DI VITA
«Meglio un piatto d’erbe dov’è
¡’amore, che un bue ingrassato dov’è
Proverbi 15, 17
IL proverbio ci pone dinanzi due
inviti a un banchetto: uno prelibato, abbondante, ricco, eccessivo, accompagnato dall’ansia di conquistarselo, dal problema di pagarselo e dalla paura di perderlo. L’altro semplice,
sufficiente, povero, magro, accompagnato però dagli affetti, dai sentimenti, dalla serenità, dalla generosità, dalla gratuità. E il proverbio ha il
coraggio di dire che uno è migliore
deU’altro. Ci sono delle scelte possibili da fare sui nostri consumi e queste scelte non sono equivalenti: «Un
piatto d’erbe dov’è l’amore è meglio
di un bue ingrassato dov’è l’odio».
IL proverbio conosce bene la realtà
del mondo. Nel mondo non si
può avere solo il bue ingrassato o solo il piatto d’erbe, ma il bue ingrassato con l’ansia e il piatto d’erbe con la
serenità. Perché scegliendo U nostro
cibo noi scegliamo il nostro lavoro, il
nostro orario, come impostare la vita
familiare, quali ambienti frequentare, quali partiti votare, insomma scegliamo chi vogliamo essere. Scegliendo il nostro cibo noi scegliamo la
nostra speranza e il Dio nel quale vogliamo credere, perché «dov’è il vostro tesoro, lì sarà anche il vostro
cuore». Il proverbio sembra una
semplice osservazione sul mangiare,
ma si rivela essere un appello evangelico a una scelta di vita. La scelta
del nostro cibo non viene presa
quando si è al supermercato, non è
una questione di gestione familiare o
di dieta, questa scelta muove milioni
di miliardi di euro e di dollari, determina le leggi finanziarie delle nazioni, impone la politica estera di un
paese, implica spostamenti di capitali e risorse dai paesi poveri verso i
paesi ricchi. Quando scegliamo il
nostro cibo noi scegliamo la nostra
vita e il mondo nel quale vogliamo
vivere. E spesso noi scegliamo la nostra vita, il nostro mondo, il nostro
futuro e le nostre speranze con lo
stomaco e la bocca invece che con il
cervello e il cuore; trasformando il
tempo del nostro pasto da un tempo
di gioia e comunione in un tempo di
sfruttamento e di ansia.
POTREMMO pensare che ci sia
qualcosa di nostalgico nelle parole del proverbio, cioè che lo sguardo
sia rivolto indietro a degli ipotetici
giorni migliori, quando eravamo più
poveri ma avevamo di più. Però qui
d discorso non è nostalgico, lo sguardo non è rivolto al passato, anzi sembra decisamente rivolto al futuro.
Cioè il discorso è escatologico, riguarda la promessa del Signore sul
come le cose alla fine andranno. La
contrapposizione tra il bue ingrassato e il piatto d’erbe è un’anticipaziotic del senso del regno di Dio. E la
promessa del regno di Dio è che tutti
avranno a sufficienza da mangiare,
ttiagari solo verdure; tutti faranno fe
sta, magari gioendo dell’amicizia,
dell’allegria, di una risata. Quello del
^®gno non sarà un banchetto per i
ricchi e gli stravaganti, ma per tutti,
consumato con serenità, calma, senza
telefonate, senza ansia. «Beati voi che
Ora avete fame, perché sarete saziati».
Italo Benedetti
■ASSEMBLEA BAHISI/
^ Portale i pesi gii uni ■
Resoconti, dibattiti, interviste, documenti
iPARAGUAYI
li Museo detta Memoria prohibida
di MANFREDO PAVONI GAY
'n -.è'LVi
ECO DELLE VALL»
Enti montani e fondi europei
di MASSIMO GNONE
L'incontro in Canada dei «grandi» della Terra e le aspettative dei paesi più poveri
I nodi irrisolti del G8
/ modelli di crescita della globalizzazione aggravano I drammatici problemi dello
povertà e del sottosviluppo e non rispondono alla richiesta di maggior democrazia
MARCO MAZZOLI
LRINCONTRO dei G8 doveva essere in parte dedicato ai problemi
della povertà. Sono stati promessi
aiuti allo sviluppo (più modesti rispetto agli auspici del segretario generale delTOnu, Kofi Annan) nei paesi che soddisfano alcuni standard «di
libertà», anche se paesi come la Cina
della strage di piazza Tien-an-men è
uno dei maggiori partner commerciali. È stato trattato un tema «fuori
agenda» (la Palestina), ma non sono
state inserite «in agenda» questioni
che potevano rientrarvi, prima tra
tutte la questione delle barriere protezionistiche americane, in contrasto con il liberismo dei G8.1 dazi sulle importazioni agricole sono gravi
perché colpiscono Tunica speranza
di crescita delle economie agricole
del Terzo Mondo. Il motivo di tali
«omissioni» è politico; i governi partecipanti non volevano attriti con
Bush. Negli stessi giorni è scoppiato
un altro scandalo finanziario: stavolta è toccato alla Xerox finire alla berlina per aver occultato perdite da capogiro, nonostante i bilanci certificati. I fatti mostrano i limiti del sistema di controlli a cui sono sottoposte
le imprese quotate in borsa e i contraccolpi macroeconomici sono stati
pesanti: la parità dollaro-euro è stata
quasi raggiunta e il crollo delle borse
è stato drastico.
Ma come mai il modello di crescita
della globalizzazione sembra aggravare i drammatici problemi della povertà e del sottosviluppo? Fino agli
Anni 70 le economie di mercato era
no caratterizzate da un sistema di
cambi fissi incentrato sulla convertibilità del dollaro in oro, sulla libera
circolazione delle merci e delle persone ma non dei capitali finanziari,
la cui mobilità era sottoposta a vincoli, per evitare crisi finanziarie e instabilità (come suggeriva, tra gli altri,
il Premio Nobel James Tobin). In
quegli anni erano attuate politiche
economiche keynesiane, orientate al
conseguimento della piena occupazione e alla protezione sociale delle
fasce deboli, per evitare cadute della
domanda nelle fasi di crisi. Ma l’economia keyitesiana è entrata in crisi
dopo due eventi traumatici:Ta sospensione nel ’71 della convertibilità
del dollaro (a causa delle spese mili
Segue a pag. 8
Le polemiche suH'assassinio di Marco Biagi
Quante volte si uccide un uomo?
Quante volte è stato ucciso Marco
Biagi? Più volte. Dopo essere caduto
sotto i colpi di criminali, sedicenti rivoluzionari politici, viene nuovamente ucciso dalla parole a vanvera che si
continuano a pronunciare per difendere la propria parte politica o la propria poltrona e colpire e criminalizzare gli avversari. E viene nuovamente
ucciso tutte le volte che saltano fuori
elementi nuovi e imprevisti che contribuiscono a creare un clima e oscuro e inquietante. Oppure quando un
ministro della Repubblica, come il
ministro dell’Interno, Claudio Scajola, si lascia andare a reazioni gravemente scomposte (forse anche frutto
del senso di colpa) come quelle di sabato scorso. Certo, Marco Biagi poteva anche essere un rompiscatole che
teneva al suo lavoro, e allora? Non
meritava di essere protetto solo perché era un «tecnico»? In questo bel
paese «contano» solo i politici perché
hanno il consenso popolare? Bel
messaggio rassicurante per i cittadini
italiani! Non riusciamo neppure a immaginare l’amarezza e il dolore della
famiglia di Marco Biagi per questo disumano teatrino in cui l’ultimo a essere considerato è proprio lui, l’uomo
assassinato, colui che aveva avvertito
il pericolo, e dunque la situazione,
più e meglio di tanti politici, poliziotti
e prefetti. È necessario smetterla con
le polemiche per concentrarsi nella
ricerca degli assassini di Biagi, stimolando e aiutando gli inquirenti nelle
loro indagini e creando le condizioni
sociali per dire ai suoi assassini: «Non
ce Tavete fatta a imbarbarire il clima
politico del paese, non ce Tavete fatta
a ricreare il clima torbido e sospettoso degli Anni 70. La democrazia è più
forte della vostre pallottole». Invece,
pare che si faccia di tutto per dare atto a quegli assassini di avere raggiunto i loro spregevoli scopi, {e.b.)
Valli valdesi
Quale patuà
si deve tutelare
Le minoranze linguistiche hanno
un particolare bisogno di essere tutelate, ed è cosi quindi anche per la minoranza occitana che si riconosce
nell’uso del patuà, anche nelle valli
valdesi. Se ne è parlato il 29 giugno a
Pomaretto, nel corso di un incontro
organizzato dal nostro giornale. Ma,
una volta stabilito il diritto alla tutela
(come prevede anche la legge 482), si
trattera di definire «quale» patuà
debba essere oggetto di tutela, eppure stabilire una e una soltanto varietà
di riferimento, tra le tante presenti in
un territorio relativamente circoscritto, sarebbe operazione artificiosa:
sarà importante armonizzare l’uso
dell’italiano e delle parlate locali, in
compresenza e non in antagonismo.
A pag. Il
L’OPINIONE
BIAGI, SANTORO
ELUTTAZZI
Comunque vada a finire la questione
dell’estromissione o della riammissione di Enzo Biagi e Michele Santoro dai
palinsesti Rai, la vicenda sarà emblematica della considerazione in cui viene tenuto il servizio pubblico. Intanto
una questione di procedura. Ognuno
può in cuor suo ritenere che i due giornalisti siano più o meno «di parte» (che
è diverso dall’essere faziosi); certo è
sconcertante che qualcuno nella maggioranza pensi di estromettere uno di
essi (Biagi) con la motivazione del rinnovamento del palinsesto, alla ricerca
di maggior percentuale di ascolti, laddove è palese (e magari anche fondato,
a seconda dei punti di vista) il non gradimento politico; ma è ancora più grave che l’opposizione lo difenda con motivazioni analoghe seppure opposte,
sempre relative ai dati Auditel.
Se una trasmissione è valida, il servizio pubblico deve proporla anche in
prima serata senza tener conto delTAuditel. Se bisogna difendere Biagi, e
io credo che vada difeso, non lo si faccia, dall’altra parte, e neanche da parte
sua, in base al numero di spettatori. Le
reti private, quelle si, puntino sulle statistiche e sulla redditività di questo o
quel programma. Il servizio pubblico
no. Se poi lo si considera un lusso, si riduca il numero delle reti, ma quelle
siano davvero utili alla formazione
delle idee e delle coscienze. In questo
caso invece si ha l’impressione che,
prescindendo gli uni e gli altri dai contenuti, la maggioranza sia attenta più
che altro alle logiche di un mercato televisivo che sta orientando la concorrenza sempre più verso il basso, verso
la goliardia, nel tentativo di «fare audience» con qualche centimetro di pelle scoperta in più, anziché sulla qualità
(cercando qualche vantaggio con
l’emarginazione di una voce scomoda);
quanto all’opposizione, sembra che
utilizzi questi «casi» per un’azione politica per niente propositiva, per gridare, ancora una volta «al lupo».
Soprattutto ritengo sbagliato accomimare, dalTuna e dall’altra parte, vicende e personaggi molto diversi nei
modi e nei contenuti. Se una puntata
di Biagi in campila elettorale fii «sbilanciata» (può essere, ma avvenne anche per Porta a porta), il suo tono distaccato, a tratti un po’ troppo da «pater familias», risulta di regola abbastanza equilibrato. Non altrettanto si
può dire per Santoro, incline a facili
demi^ogie: toni del genere mi irritano:
anche quando esprimono contenuti
che condivido. Ancora più clamorosa
l’associazione in una battaglia «per la
libertà d’espressione» del comico Luttazzi, autore di battute e di «tirate»
grevi e basate su un turpiloquio da stadio. Prima che l’attuale maggioranza
lo mettesse sulla graticola (per motivi
politici, abbastanza fondati), avrebbe
dovuto farlo il precedente Consiglio
d’amministrazione della Rai per questioni di buon gusto. Morale; assistiamo da un lato a programmi vecchi (i
«talk-show» su politica e delitti orrendi, i varietà con i soliti balletti, i quiz;
programmi fatti per non rischiare,
prova ne sia la longevità dei condotto
ri, da Mike allo stesso Biagi); e dall’altro a quelli che cercano la strada del
«nuovo a tutti i costi» nell’estremismo
(verbale, estetico, prima che politico)
in un calderone di «eccessi» che ancora
ci si ostina a considerare trasgressivo.
Possibile che non ci sia una via di mezzo tra la banalità e il cattivo gusto?
Alberto Corsani
2
PAG. 2 RIFORMA
ELEA Battista--------
IL GESTO DI AMORE DI MARIA DI BETANIA i|
Perché non riscoprire, con Maria di Betania, l'importanza di un gesto «pazzo» per il nostro annuncio del Regno? %(J I
non fare anche noi uno «spreco» di gualcosa che ci è molto prezioso per esprimere compiutamente la nostra fedem ?
ALDO CASONATO
HO deciso di proporre
questo testo, nonostante
esso non riprenda direttamente il motto della nostra
Assemblea, «Portate i pesi gli
uni degli altri». Ho ritenuto
infatti che la nostra condivisione del servizio passi anche
e soprattutto attraverso gesti
di amore e di creazione di
rapporti interpersonali. Questi gesti, forse considerati
«pazzi» dal mondo nel quale
viviamo, noi vogliamo reciprocamente offrirci e scambiarci come segno concreto
di quella vita rinnovata che è
iniziata per ciascuna e ciascuno di noi nel momento in
cui abbiamo incontrato e conosciuto il Signore, e abbiamo accettato che divenisse il
nostro personale Salvatore,
seguendolo nella rinuncia a
noi stessi e prendendo ciascuno e ciascuna di noi la
propria croce per seguirlo nel
nostro impegno di discepolato. Sicuramente, una delle
cose più importanti della nostra vita è arrivare alla capacità di esprimerci, per entrare
così in contatto con altre persone. E il mezzo espressivo
per eccellenza è la parola.
Grazie ad essa possiamo interpellare un’altra persona, o
essere a nostra volta interpellati, e dunque rispondere.
E questo è anche un concetto biblico, in quanto la parola di Dio è quella che chiama le persone, che le invita a
uscire dalle vecchie situazioni, che le costituisce e dona
loro un’identità. Molto spesso
assistiamo, purtroppo, a un
abuso di parole, a cominciare
dall’ondata travolgente di
quelle che passano attraverso
i mezzi di comunicazione di
massa, per finire alle troppe
parole che talvolta usiamo, e
che comunque impiegheremo, anche con le migliori intenzioni, nei nostri lavori di
assemblea. Forse siamo convinti del fatto che più parole
diciamo, tanto meglio riusciremo a comunicare.
Il gesto di Maria
VEDIAMO invece che il
nostro testo ci presenta
un personaggio che adotta
un modo diverso di esprimersi, di comunicare: Maria
di Betania si esprime attraverso un gesto. L’episodio
dell’unzione di Gesù ci è sicuramente molto noto, e lo
doveva essere anche al tempo in cui si sono formati gli
Evangeli, dato che tutti e
quattro lo riportano, pur con
diverse «variazioni sul tema».
Gidvanni è però l’unico evangelista a dare alla donna un
nome preciso: Maria. E non
una Maria qualsiasi, bensì la
sorella di Marta e di Lazzaro.
Ciò non è di secondaria importanza, perché ci permette
di capire meglio quale fosse il
suo rapporto con Gesù. Maria era stata una testimone
della rivelazione fatta da Gesù, il quale davanti a lei e a
Marta aveva detto: «lo sono
la resurrezione e la vita».
Questa scoperta non l’aveva
lasciata nella stessa condizione di prima. Maria era ormai
una discepola.
Gesù doveva essere molto
familiare in casa dei tre fratelli, proprio perché voleva
loro molto bene: così non è
difficile immaginarlo ospite a
una cena in casa loro. Ma la
cena di cui ci parla il racconto non è una cena come tutte
le altre, succede qualcosa di
speciale: Maria compie un
gesto, senza dire una parola,
un gesto inaspettato. Forse a
noi è molto difficile immaginare come dev’essere stato
l’impatto del gesto di Maria
sui commensali presenti. A
quel tempo era una prassi
diffusa che i servitori lavassero i piedi ai propri padroni
quando questi rientravano in
casa e si mettevano a mangiare. Ma nel gesto di Maria
c’è qualche cosa di eccezionale: lei non è una serva, anzi
è la padrona di casa, dunque
non sarebbe tenuta a fare ciò
che fa. Inoltre Maria non usa
dell’acqua ma un olio molto
prezioso, e persino in grande
quantità. E non asciuga i piedi con un asciugamano, bensì con i propri capelli. È proprio un gesto incomprensibile, che rasenta lo scandalo.
La reazione di Giuda
<PGesìi dunque, sei giorni prima della
Pasqua, andò a Betania dov’era Lazzaro che
egli aveva risuscitato dai morti. ^Qui gli
offrirono una cena; Marta serviva e Lazzaro
era uno di quelli che erano a tavola con lui.
^Allora Maria, presa una libbra d’olio
profumato, di nardo puro, di gran valore,
unse i piedi di Gesù, e glieli asciugò con i suoi
capelli; e la casa fu piena del profumo
dell’olio. ^Ma Giuda Iscariota, uno dei suoi
discepoli, che stava per tradirlo, disse:
® “Perché non si è venduto quest’olio per
trecento denari, e non si sono dati ai
poveri?”. ^Diceva così non perché si curasse
dei poveri, ma perché era ladro e, tenendo la
borsa, ne portava via quello che vi si metteva
dentro. ^Gesù dunque disse: “Lasciala stare;
ella lo ha conservato per il giorno della mia
sepoltura. ^Poiché i poveri li avete sempre
con voi; ma me non mi avete sempre”»
(Giovanni 12,1-8)
PUR non dicendo una parola, con un gesto Maria
suscita immediatamente una
reazione verbale, da parte di
Giuda. Questo discepolo appare un po’ come il portavoce
della parte «ragionevole» dei
commensali (che sono tutti
uomini, tra l’altro, a parte
Marta che serve). In Giuda
sembra prevalere il buon senso, il calcolo. Egli obietta
prontamente che quel preziosissimo olio profumato
avrebbe potuto essere impiegato molto più utilmente.
Perché non venderlo, e dame
il ricavato ai poveri? Giuda
sembra proprio convinto di
ricevere l’approvazione di
Gesù: il suo discorso non è
forse altruistico e, soprattutto, sensato?Invece Gesù lo
rimprovera: lasciala stare! Gesù capisce il gesto di Maria in
tutta la sua pienezza, ne afferra il messaggio profondo: è
un gesto di grande amore della donna verso colui che ha
ridato la vita a suo fratello,
verso colui che ha condiviso il
suo dolore e le sue lacrime.
Maria vuole esprimersi,
vuole esternare ciò che prova, e per lei questa volontà di
esprimere l’amore non ha
prezzo, e non ha parole. Il
suo «spreco», visto dagli occhi di Giuda, è solo una manifestazione piena della volontà di Maria di riconoscere
Gesù. E questo «spreco» parla
da sé, non ha bisogno di essere spiegato con le parole.
Per aiutare chi è povero il
tempo non mancherà. Ora
però Gesù è in mezzo ai suoi,
ed è a lui che bisogna rivolgersi, è lui che bisogna riconoscere e proclamare. Giuda
invece non capisce quel gesto, perché egli non è in una
logica di amore, ma in una
logica di calcolo.
Tutto potrebbe concludersi qui, in questo clima di
amore dato e ricevuto da un
lato, e di incomprensione e
di mero calcolo dall’altro.
Dobbiamo invece tener con
to di un altro elemento molto
importante. Siamo a poca distanza dall’ultima cena, dalla
passione di Gesù, dalla sua
morte sulla croce. E questa
vicinanza del tempo si avverte molto chiaramente nel nostro testo; sia per l’annotazione che Giovanni fa riguardo a
Giuda, il «traditore», sia per le
stesse parole di Gesù. Egli
parla del giorno della sua sepoltura in riferimento all’olio
usato da Maria. La Passione è
vicina, i capi dei sacerdoti e i
farisei lo stanno cercando per
ucciderlo.
Il significato del gesto
IN questa dimensione il gesto di Maria acquista un significato nuovo, più profondo: esso rimanda alla morte
di Gesù, in un certo senso la
annuncia. Maria si getta ai
piedi di Gesù, dunque lo riconosce come Signore, ma
non come un potente signore
terreno che dominerà il suo
popolo, bensì come colui che
è pronto a servire e a morire
per i suoi. Infatti anche Gesù
stesso, poco prima di morire,
si getterà ai piedi dei suoi discepoli per lavarli, esprimendo così il suo amore per loro
ma anche la sua volontà che
essi siano allo stesso modo
servitori gli uni degli altri. Un
gesto semplice, senza pretese, ma pieno di significato:
un gesto profetico. Un gesto
in cui Gesù rinuncia a usare
la potenza per affidarsi alla
debolezza. Un gesto che lo
porta alla croce. Quale migliore esempio del «portare i
pesi gli uni degli altri»?
Dunque l’annuncio di Maria è efficace, anche se non è
fatto di parole. Maria esprime il suo amore e annuncia
profeticamente la passione di
Gesù quale estremo atto di
amore di Dio verso l’umanità. In questa stagione noi
non siamo vicini al tempo
della passione, ma anche noi
ci preoccupiamo sempre di
dare efficacemente l’annuncio della morte di Gesù e della sua resurrezione come vittoria sul mondo e attesa della
venuta del suo Regno, così da
comunicare qualcosa agli altri. Ma non sempre ci riuscia
L'annuncio del Regno
PERCHÉ allora non riscoprire, con Maria di Betania, l’importanza di un gesto
«pazzo» per il nostro annuncio del Regno? Perché non fare anche noi uno «spreco» di
qualcosa che ci è molto prezioso per pensare ed esprimere compiutamente la nostra fede? Potremmo «sprecare» del tempo e delle energie
nel compiere gesti concreti di
amore, che rischino magari
di essere incomprensibili e
addirittura scandalosi per i
benpensanti come era Giuda,
ma che invece si collocano
nell’ottica dell’amore donato
e manifestato. Come il gesto
di accogliere stranieri migranti nelle nostre chiese,
nelle nostre case, come l’impegno di batterci sempre e
comunque contro ogni forma
di ingiustizia e di oppressione verso i nostri fratelli e le
nostre sorelle, i minimi di
questo mondo. Con gesti
concreti di amore possiamo
annunciare, forse meglio che
con le nostre parole, che Gesù è morto per noi, che ha
sofferto per noi affinché nessuno soffrisse più e che ci ha
mandati a lavare i piedi gli
uni degli altri, a compiere
cioè un servizio recinmi
Come Maria ci ha insegò
to, il gesto comunica ed
un rapporto. Esprime la »i
nezza di un sentimento
non riusciamo ad espràm
bene il significato deUa^
te e resurrezione di Cria,
possiamo però compiete^
sti signifiqativi che appan "
gono alla realtà nuova ere
proprio da quella morte e,
quella resurrezione. E fot
il messaggio contenutoin
nostri gesti d’amore si
derà intorno a noi, così ci
l’olio di Maria aveva pn
mato tutta la casa.
mo. Spesso anche rioi abusiamo delle parole, oppure
cadiamo nei discorsi ragionati, ben costruiti, ispirati dal
buon senso, per poi arrivare
a privare avvenimenti quali la
morte e la resurrezione della
loro carica straordinaria di
drammaticità e di forza trasformatrice.
Fare gesti simili
Lf IMPORTANTE è
I facciano questi gesti
che se vanno contro il bi
senso comune e la logit
calcolo e del risparmiti
Gesù ha spezzato. In co^p
sione, apprestandoci ad^
frontare i lavori della nos®
Assemblea e a mettere in discussione le nostre idee, le
nostre azioni, i nostri prc^
ti e le nostre speranze,^
sembra tuttavia essenzp
che ciascuno e ciascunftl
noi rifletta sulla propriavita
e sui propri comportameàl
Così facendo vedremo de
nella trama della nostra edstenza vi sono sia fedeltà che
infedeltà, e questa riflessi^
è di estrema importanza p’a
capire con quanto ammee
con quanta pazienza Dio
guarda a noi, cercando di
guidarci in un nuovo cammino. L’esame della nostra vita
va però anche condotto in
una prospettiva più ampia
perché ciascuno di noi non è
che uno dei figli e delle figlie
di Dio: noi facciamo parte di
un popolo che cerca di amare e seguire Gesù non solo a
parole, ma con gesti e comportamenti concreti, portando gli uni i pesi degli altri,
condividendo gioie e dolori,
Dobbiamo saper vedeteli]
nostra storia come parte deistoria del popolo di D'ifii)
Quando ci mettiamo in qui
sta prospettiva, veniamo
scoprire una verità straordfet
naria: alla fine Dio può trasformare in bene anche i nostri fallimenti, le nostre lotte,
le nostre debolezze, le nosW
opportunità mancate. Pos^;
mo perciò mettere da parte!
rimpianti, perché la nostra vita ha significato nel quadw
dell’amore e della potenza di
Dio: è nella storia di Dio che
troviamo perdono per tutto
ciò che è stato e speranza e
promessa per il futuro.
Sono certo che, se ci poW^
mo in questa prospettiva, e
Signore non mancherà di so;
stenerci, di illuminarci 6 ®
guidarci nei prossimi giot®
nel non facile compito d
rendere sempre più conctw
e evidente la nostra testitn®’
nianza e l’impegno ad adO;
pararci perché veramente
suo Regno venga.
Predicazione tenuta durante il culto di apertura dell’Assemblea battista a Ciampino.
Ricomincia.
anche se senti la stanchezza,
anche se il successo tì abbandona,
anche se un errore tifa male,
anche se un tradimento ti ferisce,
anche se un’illusione si spegne,
anche se il dolore brucia gli occhi,
anche se i tuoi sforzi vengono ignorati,
anche se l’ingratitudine è la tua rkompcns
ánche se l’incomprensione ti mozza il sor "
ánche se tutto rimane nell’indifferenza
ricomincia.
(le madri di Plaza de Mayo, Buenos At^
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PAG. 3 RIFORMA
Assemblea Battista ^
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ràdi solici e di
li giorri
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estimoad ado^
nenie
Si è svolta a Ciampino (Roma) la 373 Assemblea delle chiese battiste italiane
Portare i pesi gli uni degli altri
Un'Assemblea tranquilla ma consapevole che il futuro dell'Unione dipenderà do come
il modello ecclesiologico battista riuscirà a far condividere ¡pesi nella solidarietà fraterna
MARTIN IBARRA
IL motto dell'Assemblea generale ha riassunto efficacemente i lavori, il clima e le
conclusioni della 37“ Assemblea dell’Ucebi, celebrata a
Ciampino, Roma, dal 20 al 23
giugno. Ogni Assemblea si vite ad un’altezza diversa, il
suo racconto poi può riuscire
»meno a coglierla. Il com®ento unanime dei 100 delegati presenti è rappresentato
da una parola «serena», o alcuni dei suoi equivalenti:
•tranquilla», «posata», «cal®a». A qualcuno scappava la
parola «moscia», talvolta ingiusta, precipitosa.
L Assemblea scorreva «satia» nella sua coerente e contante scelta di un’armonia
acessaria e rincuorante. In
omenti difficili di ricerca af^psa dell’equilibrio dei bi"ttcì, delle scelte necessarie
Pot ridisegnare il futuro del
l’Unione, di tentare il rilancio
dell’attività evangelistica e
della crescita delle chiese,
l’assemblea ha forse rispecchiato il bisogno di affrontare
il momento storico con serenità. La serenità deriva dalla
forza tranquilla della fede che
ci impegna a credere e a sperare nel modello di Unione
che ci siamo dati. La calma
deriva dalla fiducia nel progetto complessivo che rappresenta la nostra Unione di
chiese. In breve, il futuro dipende da come il nostro modello riuscirà a dividere i pesi,
perché gli uni effettivamente
portino il peso degli altri.
I lavori sono stati aperti
con l’approvazione dell’operato del Comitato esecutivo
uscente e la rielezione del
presidente, della vicepresidente e dei sei membri ricandidati ai quali si aggiunge un
settimo neoeletto. L’assemblea ha approvato una mo
zione programmatica in linea
di continuità con le ultime
Assemblee: risanamento economico attraverso lo strumento del Piano decennale,
rilancio della testimonianza
evangelistica e della diaconia, approfondimento del
dialogo bmv e della collaborazione territoriale, infittire la
comunicazione con le chiese
e le sinergie fra le diverse
istanze dell’Unione.
Le noti dolenti erano di
nuovo la situazione economica e le difficoltà delle istituzioni diaconali. Su questi
temi si è incentrato il dibattito più proficuo nei quattro
giorni «caldi» di Ciampino.
Le difficoltà economiche si
riversano su alcuni aspetti
deboli della struttura, soprari
tutto il trattamento economico dei ministri-e, pastori-e e
operatori-trici diaconali, e
sulla tenuta delle istituzioni.
A questo proposito l’Assemblea ha deciso di avviare un
monitoraggio che dovrà analizzare le diverse opere diaconali, per giungere a decisioni
sulla loro continuità in una
Assemblea straordinaria da
celebrare nel 2003. Sul trattamento economico dei ministri sono state prospettate diverse soluzioni nell’immediato futuro.
L’Assemblea ha approvato
quasi all’unanimità l’operato
dei due organismi operativi.
Dipartimento di teologia e di
evangelizzazione. Sono s#te
ammesse, quali membri aderenti, sei nuove chiese che
operano a Verona, Brescia,
Conegliano, Roma, 'Torino e
Mantova tra nigeriani, romeni, italiani e brasiliani. Il Comitato esecutivo, in una relazione apposita, ha delineato
e chiarito il percorso da seguire nell’ammissione delle
chiese etniche. L’importanza
per il futuro dell’Unione di
questi inserimenti è stato oggetto di dibattito e di continua attenzione. Una mozione importante ha segnalato
l’importanza di rivedere l’organizzazione delle nostre Assemblee. Su questo tema si
ritornerà nella prossima assemblea generale. I lavori si
sono conclusi con l’approvazione della dislocazione delle
sedi pastorali su base regio' naie, con l’accettazione di alcune modifiche al regolamento dell’Unione e degli
statuti delle istituzioni e con
un dibattito sul settimanale
Riforma di cui è stata riaffermata l’importanza strategica.
Sono passati alcuni giorni.
Che cosa rimane dell’esperienza assembleare vissuta
intensamente durante quattro giorni? Rimane soprattutto la certezza che la forza e la
vitalità delle nostre chiese affiorano e rimangono nascoste, coinè alcuni fiumi che a
tratti penetrano nella terra
rimanendo invisibili per riapparire alcuni chilometri
più a valle. Nella memoria rimane il desiderio di affrontare l’attuale situazione con serenità e decisione, senza avventure e con slancio. Rimangono i messaggi forti dei
culti guidati dalle sorelle del
Movimento femminile battista, le quali ci hanno invitato
a vedere Dio nel volto dei migrati, nella tenacia delle madri della Plaza de Mayo é delle donne in nero, aprendoci con maggiore slancio al
mondo dentro e fuori le nostre chiese. In questa sfida
comune impariamo insieme
a portare gli uni i pesi degli
altri, l’arduo apprendistato
della solidarietà e dell’essere
chiese in questo tempo e nei
luoghi dispersi della nostra
sterminata diaspora.
Mozione programmatica
1 - L'impegno nella società
L'Assemblea riafferma l'impegno di ogni credente e delle chiese battiste in Italia a vivere l'amore di Dio nelle travagliate vicende della società nazionale e internazionale in comunione di testimonianza e di azione con le sorelle e i fratelli che confessano Gesù Cristo come Salvatóre e Signore.
Essa ribadisce che questo impegno si deve tradurre:
a) nel sostegno alle iniziative di evangelizzazione delle comunità locali e dell'Unione nel suo complesso;
b) nel coinvolgimento del servizio ai minimi, con particolare riguardo a coloro che vivono nella ristrettezza, che sono emarginati dalla malattia e dal carcere, che vengono da altri paesi;
c) nella costruzione della comunione fraterna e sororale, spirituale e materiale nel nome di Cristo;
d) nella trasmissione dell'insegnamento e della pratica della
pace, della giustizia, della condivisione, dell'amore secondo
l'esempio del nostro Signore anche attraverso un percorso di riflessione e incontri nell'ambito del decennio «Vincere la violenza» proposta dal Consiglio ecumenico delle chiese.
2-11 dialogo
L'Assemblea afferma allo stesso momento che un altro elemento caratteristico del battismo italiano consiste nel dialogo e
pertanto raccomanda al Ce:
a) di rilanciare con forza il dialogo bmv su un piano fraterno e
paritario, proseguendo il cammino comune ove iniziato e accogliendo eventuali nuove aree di collaborazione;
b) di continuare la promozione della causa ecumenica, anche
in comunione con le altre chiese evangeliche;
c) di proseguire con i tentativi di un dialogo interreligioso con
gli organismi di altre fedi viventi per segnalare inequivocabilmente la fine dell'era in cui le religioni potevano essere strumentalizzate per fini di aggressione.
3 - L'economia
L'Assemblea, in considerazione del fatto che gli obiettivi del
Piano di cooperazione per l'anno 2001 sono stati mancati di poco
e rallegrandosi della consapevolezza delle chiese di lavorare in
questo modo per il bene comune nell'Unione
impegna il Ce
a) a continuare la programmazione economica dell'Unione con
la considerazione di una maggiorazione del contributo delle
chiese al Pdc nell'ordine del 8% medio complessivo annuo;
b) a vigilare in tal senso con attenzione sul progresso economico-finanziario di ciascuna chiesa concordando con ciascuna di esse gli obiettivi da raggiungere e i tempi in cui gli stessi saranno
realizzati;
c) ad esortare con decisione le chiese inadempienti a tenere fede al patto della solidarietà fraterna, pena l'adozione dei provvedimenti che saranno ritenuti necessari come da atto 33/4-AG-1998;
d) a rivedere al più presto il trattamento economico dei ministri.
4 - La comunicazione
L'Assemblea, per migliorare la trasparenza del lavoro svolto
dal Comitato esecutivo, dà mandato al Ce:
a) di intensificare le visite dei membri del Comitato alle chiese
nell'auspicio che attraverso di esse i rapporti tra le chiese e gli organi dell'Unione si possano alimentare di una maggiore partecipazione e fiducia;
b) di continuare il lavoro di visite informative dei tre gruppi di
«saggi» (Nord, Centro-Sardegna, Sud), avendo la loro attività incontrato il plauso delle comunità;
c) di consolidare e rafforzare la collaborazione e il reciproco sostegno tra gli organi della dialettica democratica, quali Ce e Collegio pastorale, per favorire l'insieme armonioso della vita
dell'Unione;
d) di valorizzare il ruolo e la funzione del collegio degli anziani
anche invitando le comunità a meglio favorire e utilizzare questo
strumento per dirimere i conflitti rispettandone le decisioni.
4
PAG. 4 RIFORMA
Assemblea Battista
■.V, Intervista al presidente dell'Ucebi, Aldo Casonato, riconfermato per altri due anni
Guardare al futuro con fiducia e impegno
L'Assemblea ha affrontato i molti problemi dell'attuale testimonianza battista in Italia in un
clima sereno e costruttivo. Le chiese etniche di minoranza, la diaconia e il processo bmv
EUGENIO BERNARDINI
L> Assemblea si èappena
I conclusa, e rivolgiamo
alcune domande al presidente dell’Ucebi, Aldo Casonato,
che è stato riconfermato per
un altro biennio.
- Qual è la sua valutazione
della 37“ Assemblea? Quali
sono stati i momenti più significativi?
«È stata una buona Assemblea, anche se con un numero
di delegati e pastori minore
del consueto. Grande è stata
la presenza e la partecipazione dei giovani che, tra l’altro,
hanno animato, sotto la “regia” del Movimento femminile battista e della sua priesidente, past. Gabriela Lio, tutti
i culti dei quattro giorni di Assemblea. I lavori si sono svolti
in un momento sicuramente
delicato della vita delle nostre
chiese. Ci sono emergenze
particolari che affrontiamo
forse per la prima volta, soprattutto quelle che riguardano le nostre istituzioni e il nostro impegno diaconale complessivo, ma l’aria che ho respirato durante i nostri lavori
è stata un’aria di fiducia, di
impegno concreto per trovare
le soluzioni che ci consentano
di guardare a un futuro con
meno preoccupazioni».
- Anche la valutazione dell’Assemblea sull'operato suo e
del Comitato esecutivo è stata
improntata al sostegno e alla
fiducia...
«Il Comitato esecutivo (Ce)
ha lavorato seguendo le linee
programmatiche stabilite dall’Assemblea del 2000, anche
se non siamo riusciti a centrare tutti gli obiettivi. Devo
comunque dire che ho davvero sentito, durante il mio
mandato, la vicinanza e il sostegno delle nostre chiese,
che rappresentano pur sempre il patrimonio fondamentale e insostituibile della nostra Unione, il vero motore
della nostra realtà, nella ricchezza e vivacità spirituale
del loro essere chiese del Signore. Anche nei momenti di
difficoltà e di dissenso, le
chiese non ci hanno fatto mai
mancare quel tesoro di consacrazione, di zelo e di spirito
di servizio che molto mi hanno aiutato durante questi due
anni. La votazione sull’operato del Ce è avvenuta a larga
maggioranza, senza alcun voto contrario. Anche la riconferma “in blocco" del Ce uscente, fatta eccezione per la
sorella Doriana Giudici che
non si è ricandidata, è a mio
parere un forte segnale di fiducia e un’esortazione a proseguire nell’opera di risana-,
mento che abbiamo iniziato
sotto il profilo economico, finanziario e patrimoniale,
nonché nel rilancio del rapporto con le chiese stesse. Va
ancora sottolineata la risposta encomiabile e puntuale
che le nostre chiese hanno
dato sotto il profilo contributivo, rispondendo in pieno alle richieste fatte dal Ce, a conferma di una scelta di vita e di
una forma di testimonianza
che colpiscono per tempestività e dedizione».
- Come rispondono le chiese
battiste ai grandi cambiamenti nella nostra società?
«L’Assemblea, esprimendo
con una mozione le linee programmatiche di indirizzo e di
governo del prossimo biennio, ha colto con grande attenzione i mutamenti in atto
nella società nella quale individualmente e come chiese
siamo chiamati a rendere la
nostra testimonianza e ha voluto riaffermare l’impegno
che ci chiama solidalmente a
vivere l’amore di Dio nelle
Il presidente Aldo Casonato
travagliate vicende della società nazionale e internazionale, affidando al Ce precisi
mandati. Del resto, nel biennio trascorso, dal punto di
vista della partecipazione alla vita sociale e dell’impegno
di presenza e di testimonianza in varie situazioni in cui è
stato necessario fare sentire
l’annuncio profetico deli’Evangelo, le chiese dell’Unione
e il Ce sono stati presenti e,
ritengo, rappresentativi. Dalla
presa di posizione sulla dichiarazione vaticana “Dominus Jesus”, alle dichiarazioni
sugli attacchi terroristici negli
Usa, dall’impegno forte a intraprendere azioni di sostegno della vita, della dignità e
della giustizia umana, dalla
adesione alla campagna in
^poggio della legge contro il
commercio delle armi, alla
presa di posizione contro l’intervento in Afghanistan, passando attraverso una didiiarazione per una via alternativa alla guerra, soprattutto in
riferimento al tragico conflitto in atto tra Israele e Palestina. Un fatto nuovo è stato
rappresentato dal lavoro prodotto dalla Commissione bioetica, istituita dopo l’Assemblea del 2000».
- Qual è il vostro rapporto
con le chiese etniche di minoranza?
«Gli immigrati evangelici in
Italia si calcola siano oggi oltre 170.000. Di questi, una
parte si è inserita in chiese
italiane, molti altri si sono organizzati autonomamente
costituendo comunità etniche minoritarie su basi linguistiche e culturali. È un fenomeno che riguarda da
tempo e in misura diversa
tutti i paesi europei occidentali. I battisti italiani già da
vari anni hanno avuto consapevolezza della nuova situazione e hanno scelto di praticare una politica di attenzione e di accoglienza, sia a livello delle singole comunità
locali che sempre più spesso
sono oggi multietniche, sia a
livello di Unione. Oggi le
chiese formate in massima
parte da immigrati entrate a
vario titolo nell’Unione sono
27, circa un quarto del totale
delle chiese dell’Ucebi. Noi
riteniamo che le scelte operate negli ultimi anni in questo
campo abbiano avuto carattere di fedeltà alla parola di
Dio, di testimonianza verso
una società sempre più ostile
verso ogni diversità, di lungimiranza rispetto al futuro
delle nostre chiese. Inoltre
quanto avviene nella nostra
Unione costituisce uno stimolo positivo anche verso
Unioni sorelle in Europa. Già
nel dibattito della scorsa Assemblea si è però messo in
luce come questo processo di
accoglimento e crescita interculturale vada “governato”
un po’ di più, per far crescere
la fraternità fra le comunità e
per evitare che la presenza di
queste chiese nell’Unione si
risolva nel fornire loro alcuni
se pur utili servizi di “copertura” nei confronti dello stato. Nel corso del biennio il
Comitato ha posto attenzione
a questa esigenza e ha cercato, caso per caso, con il prezioso apporto del ministro
per noi incaricato di tenere le
relazioni con le chiese etniche minoritarie, il pastore
Carmine Bianchi, di favorire
questo processo. La presenza
di 27 chiese etniche di minoranza comporta la necessità
di dotare l’Unione di una
struttura, sia pur minima, per
curare meglio non solo le relazioni, ma anche e soprattutto il processo di crescita e
di inserimento a tutti gli effetti nella realtà dell’Ucebi».
- Qual è la situazione delle
istituzioni dell'Ucebi? Quali
rifiessioni ha fatto l’Assemblea sul senso della diaconia?
«Per la prima volta quest’
anno i conti delle nostre istituzioni hanno manifestato
una preoccupante inversione
di tendenza sotto il profilo
gestionale. Ciò ha indotto
l’Assemblea a interrogarsi a
fondo sul futuro delle istituzioni stesse, votando una
mozione che chiede alle
chiese di riflettere sulle ragioni della diaconia evangelica e
impegna il Ce a effettuare un
accurato monitoraggio delle
iniziative locali di diaconia
leggera e delle attività delle
istituzioni. La mozione prevede inoltre che il Comitato
esecutivo convochi un’Assemblea straordinaria entro il
2003 e fornisca alle chiese un
piano realistico di ristrutturazione delle attività diaconali,
che consenta di valutarne la
prosecuzione, l’eventuale
trasformazione o al limite anche la dismissione, adegpandole alle necessità reali di
servizio agli ultimi del nostro
tempo e caratterizzandole
maggiormente nel senso della diaconia evangelica».
- Come ha valutato l'Assemblea il processo di collaborazione tra battisti, metodisti e valdesi?
«Mentre per alcune cose il
lavoro comune procede bene, svariate circostanze hanno portato alla conclusione o
almeno alla sospensione di
alcune esperienze di cura
congiunta di chiese bmv.
L’Assemblea, affermando che
un altro elemento caratteristico del battismo italiano
consiste nel dialogo, ha raccomandato al Ce di rilanciare
con forza il dialogo bmv su
un piano fraterno e paritario,
proseguendo il cammino comune ove iniziato e accogliendo eventuali nuove aree
di collaborazione. Il Comitato si augura che nel prossimo
futuro la collaborazione bmv
si affermi con nuovo slancio,
anche a livello di chiese e associazioni regionali. Siamo
infatti sempre più convinti
che qualsiasi ipotesi di collaborazione e cura congiunta
possa avere un futuro solo se
fortemente appoggiata dalla
base delle nostre chiese».
La collaborazione bmv
Casa
iapt
iglia'
GIANNI GENRE
sorelle e cari fra
telli, è motivo di grande gioia, anche personale,
potervi portare il saluto fraterno ed affettuoso della Tavola e di tutte le chiese valdesi e metodiste. Accanto al saluto, vorrei proporre alla vostra Assemblea un breve pensiero. Vorrei che provassimo,
tutti e tutte insieme, a mantenere o ad acquisire piena
consapevolezza di ciò che
rappresenta la nostra avventura comune. Ho l’impressione che questa consapevolezza non ci accompagni sempre mentre all’estero, un po’
dovunque, tutti guardano a
noi come a un vero progetto
pilota nell’ecumene cristiana. Tutti ci chiedono quale
siano il senso e le prospettive
di quanto abbiamo fatto e
stiamo facendo insieme, nel
riconoscimento reciproco e
nella piena collaborazione.
Abbiamo dunque una grande responsabilità comune
davanti al protestantesimo
mondiale, responsabilità che
costituisce per noi un impegno particolare e una particolare vocazione. Dobbiamo,
insieme, testimoniare agli altri che chiese di tradizione e
di organizzazione diversa
possono diventare una realtà
plurale che porta avanti una
testimonianza evangelica
particolare, di dialogo, di comunione, di predicazione comune. Oggi, nel momento in
cui si sta sviluppando il dialogo delle chiese battiste con le
chiese rappresentate dalla
Concordia del Leuenberg, il
nostro ruolo è unico ed estremamente importante.
In Italia, poi, in questo paese che amiamo e che sembra
sovente sordo alle nostre voci,
la nostra testimonianza comune è essenziale. Soltanto
insieme possiamo combattere la tendenza che vuole cancellare ogni segnale e ogni
speranza di laicità, o i rigurgiti razzisti che assumono a volte anche la veste inquietante
di qualche legge. Vi è, fortissima in Italia oggi, una domanda di spiritualità che non possiamo affrontare da soli, separatamente. E sarebbe facile
continuare l’elenco...
Ascoltiamo voci che, qua e
là, sembrano dire che la nostra collaborazione sta conoscendo una stagione difficile
(anche la relazione del vostro
Collegio dei revisori accenna
a questo momento di stallo).
Io penso che non sia giusto
nascondere le difficoltà, ma
credo che i segnali di fatica
che dobbiamo registrare siano legati alla fase di passaggio che stiamo vivendo. Siamo ormai avanti rispetto
all’entusiasmo iniziale del
primo incontro congiunto Sinodo-Assemblea, siano passati dalTauspicio e dalla fase
dell’ideale a quella della concretizzazione. Sempre, quando si passa dalla speranza alla realizzazione, si registra
uno scarto, la sensazione di
una distanza fra l’ideale e il
reale che può creare legittimamente un po’ di perplessità, se non di delusione. È
bene ed è importante non la
m naso
sciarsi contagiare da quejAinand
sensazione, continuaa^rvizii
lavorare e coltivando la
noscenza per ciò che ^
ste, per ciò che già le no䮓
chiese hanno saputo fare,v löse d
Si tratta adesso, dopoilifj »» öpe
se dell’auspicio, di fag jj, »privai
zionare anzitutto ciò
abbiamo in comune; e|
tanto: il pieno riconos
to dei membri di chiesa el
ministri, la collabora
territoriale, il giornaitii
commissioni comuni, i
fraternità e una coniu
che la base delle nostre cfi
se ormai vive e sente ca
una ricchezza acquisita,chi,
non ci sarà più tolta. P«;ii|riervi2
molte cose: dalla formali F“*® '
ne, ormai largamente coia
ne, dei nostri pastori e dei
nostre pastore aU’impei
che sempre dovrebbe ved f!
ci uniti nell’accoglieré^ P*! !'
stranieri evangelici cheilai
rano nel nostro paese. ; ^
Quest’anno abbiamo#
to registrare l’interruzkiœ
Uere
un paio di progetti di ccdiitef
razione territoriale e qu
spiaciuto molto agli ese
che si rendono conto coaif”
po’ di sofferenza dell’asi
metria dei nostri rispettìsIwT
dinamenti, che non deal
sentono sempre di agite h
sieme. Poi certamente ÿa
fflWea:
anzitutto per la Tavola) visi
no state delle decisiofflC
appaiono intempestive. Mi
condivisione dei propri J»
blemi e delle proprie spen
ze è ed è stata forte e cos j. .;
nua. Noi sappiamo della fa l' ®
di disagio che l’Istituto Taj
ha attraversato e deila neo ^ '
sità di ritrovare chiarez^
spetto al futuro di quest'(|
ra e voi sapete delle nosi
preoccupazioni relative ail '
stri ospedali del Piem#
Tutto questo ci conduce ai
atteggiamento di umiltàe ^
prudenza che non sign» iji '
però mancanza di fiducia Con il Comitato passati
la Tavola e il Comitate pi
manente dell’Opcemi viva
un rapporto di grande ap'
tura, di ascolto, di franeW
E di questo siamo grati, col ijjj
io, personalmente, sonogW
al vostro presidente, Aldo^ * ^
sonato, per il modo direi® ^
sempre immediato conj
mi ha sottoposto iigrizia
mi Ila r u
speranze e critiche. E, a w ^|jp^
per quei frammenti di c
d’anima reciproca di cui 1«
noi abbiamo così bisogn^^ lei non
saluto e vi abbraccio con I lon
gurio che il Signore vi
tutti e tutte nel palmo d
sua mano eterna. Grazie»'
5
UCU02
i luglio 2002
■ •-■•t w Assemblea Battista
Un dibattito approfondito ha investito il futuro delle varie istituzioni dell'Unione
Come fare diaconia evangelica oggi?
L(jìiese non si devono interrogare soltanto su quale diaconia vogliono nell'attuale contesto
jffosformazjone sociale, ma anche quale diaconia sono in grado di realizzare e mantenere
PAG. 5 RIFORMA
jAWATOM
RAPISARDA
ìse
I dibattito sulla diaconia e
avvertito come una
Orione «di vita o di morte»
Ifle opere battiste: Villa
zialma (casa di riposo in
-banaleistituto G^B. Tayr usa di riposo e Casa faSdiaperragazzi e ragazze di
Slia disagiate, che sorge a
Tm. La questione vitale
, „asce dalla mancanza di
daque, o®anda per questo tipo di
inuai^ ìtvizi. tutt'altro! Con una
do la A ìpolazione che va invec:hegiàei ' ’
à le noi
to fare.
ido, con un servizio sa^io nazionale sempre più
Jase di smantellamento e
ripercussioni massicce
privati, con una crescente
panda di servizi, non si
„ immaginare una perdita
^clienti». Anche sotto l’adella casa famiglia, per
ire una «casa» a coloro
una casa non hanno più,
lé nati in contesti famidisastrati, non si può im¡inare una perdita di
Iti 0, se si vuole dire altriiti, di funzionalità sociale,
lliervizi a quanti, perché
de vittime, possono esconsiderati i minimi in
società che conosce il deio, sempre più indebolita,
ipre più disinteressata ai
oli. Non siamo ancora ai
ibini di strada di Mosca,
le metropoli brasiliane o
iene, ma non bisogna atidere quei tragici eventi
comprendere che siamo
ondati da bambini e bamle disagiati che necessitano
attenzione, amore,
nonostante queste consiiiazioni preliminari, sicurapresenti a molti deleitie delegate, il dibattito asiHeare sulla diaconia ha
toccare con mano come
cbiese agiscano per delega,
liiaconia (certamente a
ropri^®“ leggi che man
■ie spefi ®i avute circa la
e e c(« sicurezza dei luodellafa ■’■diritti sindacali, nonché
uto Tajl *®'’?id6tazione del mutato
ella ne« . ■ii'^iin che richiede nuoiarP7za ’■®t'fort) non appare più
auest’oi qualcosa legata alla
Ile noi volontà del singoli e,
dive aitili uiiu loro improwisa
>iemoa .9''^ ®i deve cercare la
duce al f®}vzazione, la profesimiltàe ®'*®iiià, il lavoro a pieno
S 7« Tuttociòhasignifica
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esecai „1, “"'e; il volontariato
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S J il coinvolgimento e
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|Hfe airi,9' apecifici, non riH'ester economico
iiisivaJ^ c deve contare
(Éesu proprie
irte dall**'?*'® immobili e
morte delle opere diaconali è
riconducibile anche a una remora tutta evangelica che,
partendo dal concetto di servizio ai minimi, ci impedisce
di pensare di far pagare rette
alte, alla portata soltanto dei
benestanti. Qui il serpente si
morde la coda, il cerchio si
chiude: nella impossibilità di
reperire fondi per la diaconia
dalle chiese, e dovendo stare
sul mercato per andare in pareggio, la diaconia rischia di
diventare un’impresa commerciale, con le regole del
mercato e con la maggior
parte del personale reclutato
sul mercato. Possiamo chiamare questa impresa diaconia evangelica? Quali tratti la
contraddistinguerebbero come tale? Un’impresa correttamente gestita potrebbe essere un fiore all’occhiello delle chiese e un modello per la
società. Ma questa è una diaconia alla quale non si è pensato, stretti come siamo stati
a cercare di far quadrare i bilanci (con rette basse) e a evitare perdite e investimenti di
proporzioni significative rispetto al bilancio complessivo deirUcebi.
L’Assemblea, tuttavia, non
si è chiusa a riccio e non si è
preclusa la possibilità di ritornare sull’argomento. Ciò sarà
fatto col dibattito tra le chièse
in vista dell’Assemblea straordinaria del prossimo anno, di
cui all’atto relativo, che dibatterà proprio il tema della diaconia, per giungere a delibere
meditate e condivise.
Intanto l’Assemblea ha preso ulteriore atto del progetto
che le sorelle del Movimento
femminile evangelico battista
(Mfmb) intendono realizzare utilizzando il Centro di
Rocca di Papa per ospitare
donne vittime di violenza,
della tratta e di quant’altro di
deleterio la nostra società riesce a infliggere alle donne.
Questo progetto, come si intuisce, si muove lungo le linee della diaconia pesante,
cioè di una diaconia che necessita di immobili, di personale specializzato e qualificato, di notevoli risorse di denaro. Si può solo dire che,
purtroppo, gli utenti dèi servizio ci sono, ma ci sono i
fondi per la diaconia pesante? Sono superate le questioni che hanno portato l’Assemblea a vedere la nostra
diaconia pesante come una
realtà che necessita iniziative
drastiche e risolutive?
Piano generale
L'Assemblea, dopo ampio dibattito,
prende atto che il contesto in cui attualmente operano le nostre istituzioni diaconali si è nel tempo molto modificato sia per
quanto riguarda le condizioni normative, civili e sociali che rendono la loro gestione molto più onerosa e complessa che nel passato, sia rispetto al coinvolgimento delle chiese nel loro progetto, oggi molto ridimensionato. I risultati complessivi di bilancio
relativi all'anno 2001 delle istituzioni stesse, creano inoltre
preoccupazione per la tendenza peggiorativa dei bilanci rriedesimi, soprattutto di fronte alla necessità di pesanti interventi strutturali e di adeguamento che le normative in vigore impongono
di effettuare con urgenza presso le nostre strutture;
chiede pertanto alle chiese che esse si impegnino in una riflessione sulle ragioni profonde di una diaconia evangelica e sui modi
in cui essa è e/o dovrebbe essere vissuta dalle nostre chiese e
dall'Unione nel suo insieme, anche attraverso le nostre istituzioni;
impegna il Ce ad effettuare un accurato monitoraggio sia delle iniziative locali di diaconia leggera sia delle attività delle istituzioni medesime e a studiarne le possibili prospettive;
raccomanda al Ce di fornire in tempo utile alle chiese, che si riuniranno in un'Assemblea straordinaria da convocare entro il 2003,
un piano generale e realistico di ristrutturazione delle attività diaconali, che consenta di valutarne la prosecuzione, l'eventuale trasformazione o al limite anche la dismissione, adeguandole alle necessità reali di servizio agli ultimi del nostro tempo e caratterizzandole maggiormente nel senso della diaconia evangelica.
quest
chiese).
ione di vita o di
Ci si dovrà interrogare ancora; interrogare non solo su
quale diaconia le chiese vogliono, ma su quale diaconia
possono realizzare nel loro
contesto. Oltre alla diaconia
pesante ci dovrà essere una
diaconia leggera, alla portata delle chiese locali, senza
strutture edilizie o burocratiche impossibili da sopportare. Quale, dunque, la diaconia
leggera che le chiese possono
esperire in termini di assistenza ai migranti (alfabetizzazione, SOS medico, legale...),
ai disagiati (vittime della droga o dell’alcol), alle persone
sole (tanto anziani quanto
bambini)? L’elenco potrebbe
essere lungo, ma sarà necessario provare a uscire dal professionalismo, dalla delega,
dal servizio pagato e entrare
nel servizio volontario, fatto
per quell’amore per Dio e per
il prossimo di cui ci parla Gesù. La diaconia leggera, non
fatta nell’isolamento orgoglioso ma in compagnia di
tanti uomini e donne di buona volontà è una diaconia delle opere e una diaconia della
Parola, perché fa comprendere il senso della nostra vocazione, della presenza del Signore nella nostra vita.
Gli incarichi
Elezione del presidente
L'Assemblea elegge come
presidente dell'Ucebi Aldo Casonato.
Elezione vicepresidente
L'Assemblea elegge come vicepresidente dell'Ucebi Anna
Maffei.
Elezione del
Comitato esecutivo
L’Assemblea elegge come
membri dei Comitato esecutivo
Herbert Anders, Susanna Nicoloso, Emmanuele Paschetto,
Maurizio Girolami, Nunziatina
Formica, Franco Scaramuccia,
Michele Finotto.
Elezione del
Collegio degli anziani
L'Assemblea elegge quali
membri del Collegio degli Anziani Domenico Tomasetto (presidente), Erica Naselli, Ettore
Zerbinati, Sante Cannito, Paolo
Spanu.
Elezione del
Collegio dei revisori
L'Assemblea elegge membri
del Collegio dei revisori Simone
Sinnone (presidente), Stefano
Mollica, Rosanna Giacchetta,
Carlo Lucarini, Cristina Porta.
Elezione della
Commissione per le elezioni
L'Assemblea elegge membri
della Commissione per le elezioni Rosaria Nicoletti (presidente),
Paola Perissinotti, Nicolina Di
Sarno.
Servizio fotografico
di Pietro Romeo
^ 1 Dipartimenti (Jell'Ucebi
Organismi in grado
di lavorare nel concreto
ITALO BENEDETTI
La 37“ Assemblea generale
dell’Ucebi è stata una
delle più incoraggianti degli
ultimi anni. Al di là delle molte difficoltà che caratterizzano la vita dell’Unione e che
sono state portate all’attenzione delle chiese, si sono visti dei flash che hanno mostrato una situazione spirituale delle chiese viva e vivace. Dall’intervento della pastora Lidia Giorgi sulla vita
comunitaria a Rovigo, alla
breve ma significativa riflessione che ha portato alla mozione sulla diaconia; dall’esigenza di vedere inserite le comunicazioni sulla vita delle
chiese nei lavori assembleari,
alla serata comunitaria magistralmente guidata dal maestro Carlo Leila, si è evidenziata una nuova e promettente esigenza di orientare l’attenzione dell’Assemblea generale alla vita delle chiese,
alla loro testimonianza, alla
loro predicazione. Dietro tutto questo fermento c’è il lavoro dei Dipartimenti.
Oggi i Dipartimenti dell’
Unione hanno trovato una si-'
nergia, una capacità di orientare e concentrare i loro sforzi e i loro obiettivi in un modo che non era mai avvenuto
prima. 11 convegno del settembre scorso, sull’identità
battista, ne è stato un esempio: contenuti teologici e spiritualità comunitaria.
Per quanto riguarda il Dipartimento di teologia (Dt),
prioritario è il lavoro nel
campo della formazione, che
non riguarda solo quella dei
pastori ma anche dei laici,
dei predicatori locali, e la formazione dei laici alla cura
pastorale. Da ricordare è l’attività della Commissione permanente per la formazione
pastorale, coordinata dal past. Giorgio Girardet, che sovrintende alla formazione
pratica dei pastori in servizio
di prova, che lo stesso moderatore Gianni Genre ha definito nel suo saluto all’Assemblea «il fiore all’occhiello delle commissioni Bmv». Tra le
linee di sviluppo del lavoro
del Dt c’è la riflessione, già
avviata dal coordinatore, pa
carlo Leila
store Massimo Aprile, sulla
formazione di ministeri più
flessibili e vicini alle esigenze
reali delle chiese e dello sviluppo della testimonianza
nel nostro paese. Due mozioni hanno impegnato il Dt alla
raccolta e allo studio delle
memorie storiche delle donne battiste in Italia e a proseguire il dialogo con il mondo
pentecostale ed evangelicale.
11 Dipartimento di evangelizzazione (De), prosegue
nella sua strada tracciata da
alcuni anni, molto apprezzata e sempre confermata dalle
ultime Assemblee. Una notevole parte del lavoro del coordinatore, pastore Carmine
Bianchi, riguarda la mediazione culturale con le chiese
di stranieri in contatto con la
nostra Unione. Un lavoro
nuovo, d’avanguardia, difficile. Testimone ne è stata la discussione preoccupata, non
sempre lucida, avuta in Assemblea. La diversità e la varietà delle esperienze battiste
estere si riversa tutta nelle
comunità presenti in Italia,
creando non poche perplessità nel nostro mondo minoritario. Questo non ha minimamente tolto all’Assemblea
la grande gioia di accogliere 6
nuove chiese di stranieri: le
chiese etniche rappresentano
un campo nel quale la collaborazione tra i Dipartimenti
è indispensabile e strategica.
Il lavoro dei Dipartimenti
dipinge un’immagine della
nostra Unione diversa da
quella dei problemi economici. Senza dimenticarli, siamo però consolati e incoraggiati per quanto il Signore sta
operando nelle nostre chiese.
6
PAG. 6 RIFORMA
Assemblea Battista
AH'Assemblea sono state accolte altre sei chiese etniche di minoranza
Un'Unione sempre più muftietnica
/ battisti italiani sono consapevoli della loro vocazione a fornire accoglienza e protezione allo
straniero, ma non si nascondono i problemi derivanti dalle diversità culturali e teologiche
Tra i primi punti all’ordine
del giorno della 37® Assemblea pnerale c’è stata l’ammissione neU’Ucebi, come
membri aderenti, di sei nuove chiese che sono state presentate dal Comitato esecutivo di concerto con il pastore
Carmine Bianchi, referente
per i rapporti con le chiese
minoritarie. Gioia e grande
riconoscenza a Dio haimo
accompagnato la presentazione delle diverse chiese.
La Chiesa battista di Verona
è formata da 25 membri, più
10 bambini di varie età, provenienti da chiese battiste
della Nigeria. Nella predicazione, per il momento, si alternano il pastore Carmine
Bianchi, la pastora Lidia Giorgi e in futuro Letizia Tomassone, pastora della Chiesa valdese di Verona, e il pastore locale Paolo Brancé. Questa
chiesa, che è in ottimi rapporti con la Chiesa battista di Rovigo, fa anche parte dell’Associazione battista del Nord-Èst.
La All Christian Fellowship
di Conegliano, nata ad opera
di un gruppo di fratelli della
All Christian Fellowship di Padova, è composta da nigeriani
ed è guidata dall’evangelista
T. T. Martins. Attualmente
conta 55 membri adulti e 10
bambini. Fa parte dell’Associazione battista del Nord-Est.
La Chiesa battista italo-brasiliana di Brescia è composta
da 33 membri, oltre a 6 bambini, di origine italiana o di
cittadinanza italiana acquisita. È in buoni rapporti con la
Chiesa battista nigeriana e
con la Chiesa valdese di Brescia, e fa parte dell’Associazione battista del Nord-Est.
La Chiesa cristiana evangelica battista romena di Roma,
è stata fondata nel 1998 da
Valeriu Paduret che, su mandato del pastore Italo Benedetti, aveva cominciato una
missione verso gli immigrati
di lingua romena presenti a
Roma. Oggi la comunità ha
40 membri battezzati, mentre
al culto domenicale partecipano oltre 100 persone. La
comunità si incontra nei locali della chiesa battista di via
del Teatro Valle, con la quale
intrattiene buoni rapporti.
La Chiesa cristiana evangelica battista romena di Torino
si è formata con l’arrivo, nella
Chiesa battista di Torino via
Passalacqua, di battisti provenienti da diverse parti della
Romania. 11 culto è frequentato mediamente da 100 persone, alcune delle quali frequentano anche il culto in
lingua italiana della locale
chiesa battista. La chiesa ha
una corale e due gruppi musicali attivi nelle chiese evangeliche del Piemonte. I membri effettivi sono 45, oltre a
una decina di bambini. L’età
media è di 30 anni. La chiesa
è membro dell’Associazione
battista piemontese.
La Chiesa italo-brasiliana
di Mantova intrattiene rapporti con le chiese battiste
della zona da più di tre anni
ed è ben inserita nella vita
dell’Associazione del NordEst. Attualmente i membri sono 22 con una popolazione di
50 persone, tra cui 5 bambini.
La comunità è composta in
prevalenza da brasiliani, ma il
culto si svolge in italiano.
11 partecipato dibattito che
ha preceduto le votazioni per
l’ammissione di ciascuna
nuova chiesa ha dato testimonianza delle preoccupazioni e
delle speranze che si nutrono
sulla questione. C’è l’idea che
alcune delle chiese di migranti guardino l’Unione battista
solo come un luogo in cui trovare una «copertura» verso lo
stato e gli enti pubblici; ma
Il pastore Italo Benedetti (al centro) con due membri della Chiesa
romena di Roma
c’è tuttavia la consapevolezza
che la vocazione dell’Ucebi è
anche quella di fornire accoglienza e protezione allo straniero in un momento storico
in cui riaffiorano comportamenti razzisti e xenofobi. C’è
chi teme di vedere stravolte
alcune delle caratteristiche
fondamentali dell’idea di
chiesa che negli anni si è formata nell’Unione, come ad
esempio il pastorato femminile e il ruolo paritario delle
donne nella chiesa; ma c’è anche chi ricorda che cinquanta
anni fa le chiese battiste non
erano poi così «emancipate».
C’è poi chi disapprova quelle
chiese di stranieri che, formatesi all’intemo di chiese italiane, decidono di riunirsi separatamente man mano che
emergono discordanze ecclesiologiche e cultuali; e c’è anche chi, essendo stato emigrante italiano, riconosce che
questi fratelli e sorelle, già sradicati dal loro paese d’origine,
devono poter vivere la loro fede e vita comunitaria senza
subire anche uno sradicamento dal contesto religioso.
I delegati della 37® Assem
blea generale, dunque, hanno
avuto la lucidità di nominare
le contraddizioni e le conflittualità, e hanno anche ribadito con forza la necessità di
elaborare strategie che permettano di proseguire il cammino. Sicuramente la conoscenza reciproca, l’ascolto attivo e il dialogo sono irrinunciabili piste da seguire. In
questa direzione va letta la
proposta del Comitato esecutivo, accolta positivamente da
tutta l’Assemblea, di accogliere le sei chiese già in contatto
con una chiesa battista vicina
o con l’associazione regionale, come membri «aderenti»
dell’Ucebi per la durata di
due anni. Al termine di questo lasso di tempo, che servirà
ad approfondire la conoscenza reciproca, si riesaminerà la
posizione di ciascuna chiesa
per ammetterla, su richiesta,
come membro effettivo. L’Assemblea ha inoltre approvato
di prorogare di quattro anni
l’a^desione della Missione
evangelica battista rom in Italia (Mebri) e della chiesa coreana Europe Mission Church. Le chiese battiste hanno
rinnovato, dunque, l’impegno
di vivere l’accoglienza degli
stranieri nella propria Unione
come precisa risposta ad una
vocazione di Dio. (m.d.)
Nuovi ministri
Una varietà
di doni
Nel corso dell’assemblea la
pastora Anna Maffei ba presentato ai delegati e alle delegate i pastori «in prova» Mario Cianchi e Alessandra Fusi
che si apprestano a svolgere
U proprio ministero presso le
comunità battiste di Carbonia (Ca) e La Spezia.
Mario Ciancbi ha conosciuto l’Evangelo presso la
chiesa del Nazareno di Firenze, si è formato alla Scuola
biblica di Busingen (Cantone
di Sciaffusa). Ha svolto precedentemente il proprio ministero a Sarzana dove, dal
1978, si è occupato del recupero dei tossicodipendenti
collaborando con i servizi sociali della zona.
Alessandra Fusi, della Chiesa battista di Firenze, si è laureata presso il Seminario teologico battista internazionale
di Rùschlikon (che è stato recentemente trasferito a Praga), ed è in procinto di terminare il dottorato in teologia
in Nuovo Testamento al Dipartimento di studi biblici
dell’università di StefField, in
Inghilterra. «Mi appresto a
cominciare con entusiasmo ha detto Allessandra - il mio
ministerio alla Chiesa battista di La Spezia, con la preghiera di crescere con la comunità sul sentiero della fede, con la certezza di avere
come compagno di viaggio il
nostro Signore Gesù Cristo».
La pastora Maffei ha infine
presentato la candidata Birgit
Wolter che, pastora della
Chiesa metodista di Villa San
Sebastiano, svolge il suo ministero anche presso la piccola comunità battista di San
Benedetto dei Marsi (Aq), e la
sorella Rosetta Uccello che recentemente è stata assunta
per svolgere il ruolo di coordinatrice amministrativa degli
uffici dell’Unione battista.
Questo momento si è concluso con una preghiera di benedizione per il servizio che
Alessandra, Mario, Birgit e
Rosetta svolgeranno. (m.m.)
i Serata con i «giovani talenti»
Un excursus musicale
per pregare insieme
didì saccomani
Nelle infuocate giornate
assembleati, questa volta più a causa della temperatura che del dibattito, le liturgie mattutine curate dal Movimento femminile sono state un’occasione di riflessione,
in alcuni momenti quasi mistica, mentre la serata musicale del venerdì organizzata e
diretta dall’animatore musicale Carlo Leila ha saputo
creare un’atmosfera di sereno e gradevole divertimento.
La ricerca e la scoperta dei
giovani «talenti» che hanno
animato questi momenti e
che provengono dalle nostre
chiese del Sud, del Centro,
del Nord, confermano la vali-zl
[Vf
dità della decisione, presa da
una delle nostre Assemblee
generali di qualche anno fa,
di istituire la figura dell’animatore musicale e liturgico.
Violino, chitarre,^ tastiera,
sax tenore, armonica, Stefania, Pina, Sara, Marta, Maurizio, Virginia, Elisa, Èduard,
Tommaso, Marco, Clara hanno suonato e cantato in un
excursus canoro-musicale
che ha toccato vari generi.
Bach interpretato da Sara al
violino e Maurizio al clavicembalo. Elisa che ha ripercorso il canto popolare legato
all’emigrazione italiana. Virginia il canto tradizionale
evangelico, Eduard il canto
della sua terra, il Congo. Il
gradimento, gli applausi, l’incoraggiamento dei presenti
sono stati calorosissimi: «In
alcuni momenti - ha detto un
delegato di Roma - sembrava
di essere all’Ambra-Jovinelli,
con botta e risposta tra pubblico e presentatore».
Un breve reportage di Paolo
Naso, casualmente presente
in Assemblea, sul viaggio promosso dalla Federazione delle chiese evangeliche (Fcei) in
Israele e Palestina ha riportato la nostra attenzione su temi di attualità dolorosi e difficili e il suo servizio si è concluso con le immagini di una
associazione che riunisce i
(genitori israeliani e palestinesi che hanno perso i loro figli
in questa guerra senza fine. I
presenti, mano nella mano,
hanno cantato «We shall
overcome» con serietà e nella
gioiosa speranza che il nostro
desiderio di pace e di condivisione trionferà. Guardando
e ascoltando questi giovani
numerosi, preparati, attenti
al gesto di attacco del maestro, pensavo a quanto siamo
«con ansietà solleciti di tutte
le cose». «Non ci sono più
giovani... Non hanno più interesse per la chiesa!», si dice.
Forse basta cercarli e incoraggiarli ad esprimersi in ciò che
è loro congeniale.
I Le liturgie del mattino
Il campo del Signore
cerca i suoi mietitori
(amie
liaffor
jiiami
leb
iicomi
ii)iain
MARTA D'AURIA
Alcune donne avanzano,
indossando dei grembiuli di iuta, mentre sullo schermo della sala viene proiettata
l’immagine di un campo di
grano che fa da sfondo alle
parole «Portate i pesi gli uni
delle altre». Le ampie tasche
di quei grembiuli custodiscono dorati chicchi di grano,
che vengono lasciati cadere
nelle mani di ciascuno, a ricordo che la mietitura del
campo della comunione, seminato dal Signore, ha bisogno di collaboratori e collaboratrici che condividano il
carico del lavoro.
L’invito alla condivisione,
delle gioie e dei dolori, delle
preoccupazioni ma anche
delle piccole soddisfazioni
che accompagnano le nostre
singole vite e il nostro essere
chiese e Unione, è stato il
messaggio centrale della prima delle quattro liturgie del
mattino, che sono state preparate con sensibilità e grande creatività dal «gruppo liturgia». Il team, coordinato
dalla pastora Gabriela Lio,
per il Movimento femminile
evangelico battista, e dall’animatore musicale Carlo
Leila, comprendeva una decina di donne, protagoniste di
volta in volta delle simbologie, delle drammatizzazioni,
delle predicazioni e del canto. Cercare di «raccontare»
quanto è stato vissuto dai
presenti è alquanto azzardato. È forse possibile verbalizzare la spiritualità propria e
quella degli altri? Vorrei, però,
tentare di annotare tra queste
righe alcuni tra i momenti liturgici più significativi.
«C’è una cosa che abbiamo
in comune io e Dio: siamo
entrambi maledettamente
invisibili»: le parole del marocchino Haim Rady, lette da
un fratello africano, hanno
lasciato il posto alle note malinconiche di «Mamma mia
dammi cento lire», che ha
fatto da commento ad alcune
immagini in bianco e nero di
donne, anziani e bambini
che, con le valigie di cartone
legate con lo spago, partivano per trovare fortuna in
America; le immagini sono
diventate poi più recenti e familiari; corpi di donne, bambini, giovani dalla pelle scura
ammassati su carrette e gommoni, sbattuti dalle onde alla
volta disperata delle coste
italiane. Il tema dell’immigrazione e dell’accoglienza
dio straniero ha sollecitato la
riflessione sul rapporto tra le
nostre chiese e la società.
Il pensarsi insieme come
Unione e come mon^ì|
vece, avvenuto attrav^
ricordo della testimoml
delle Madri di Plaza dek
e delle donne in nelftli
donna, con il volto ina
ciato da un fazzoletto biai
ha ricordato che da ven
que anni, ogni giova
Madri ritornano a ca
re nella piazza più famd
Buenos Aires per sfida
censura e denunciare fri
lenza compiuta, menttea
schermo sono apparsi d '
visi di donne e tanti fa:
bianchi che, ricamatisi
to a croce, accolgono lei
di nascita dei figli, detì
glie, dei nipoti scompf
«Anche se è difficile in( .in
nare ciò che sarà, abi piti
però il diritto di imm^
ciò che vogliamo che il i
do sia...», in un’atmosi________
carica di commozione es
ranza, è stato riconferi ApF
l’impegno comune a resi Uba
alla guerra, a lottare pi tondiv
giustizia, ad educare!^ peraff
la pace e alla ricondliaài proble
La celebrazione della® icienz:
cena, prevista dalla liti <&mrr
che ha chiuso i lavori asf Jibioel
bleari, è stata preceduti aitato
racconto, reso ancoraj Èenel
volta più vivo dalle imuia Jffieral
dei sette giorni in etri è si ai risu
creato il mondo, i colori,¡a a,Cou
ta piena. Era il tempo dell aci e d
licità dell’uomo, della fé#
di Dio. Un giorno però e Olirei
minciata l’opera distiutfl*laiti j
dell’essere umano: ilp'
giorno la malizia, poi h
sione tra i popoli, lac^ ^i^er
scenza a beneficio dei g® ® gue
nanti, l’abbondanza delle sQplin
mi, il dominio su tuttelec ^ersi
ture e le cose, fino a rem
la terra un luogo uniW
vuoto, regno del nuUa.f ^ da
una notte, ma non pP , %
mattino», ha mestamene es<
to una voce. Poi ha ag^
«Ecco, dice il Signore; w
erò nuovi cieli e nit°va
dove la giustizia e la
teranno. In questa nottftT
te dell’essere umano.
SCIC ^
farò carico, porterò insi^
lui il suo peso. Il nulla e ,
to dell’uomo e deUadon^
li riempirò di nuovo.
dell’essere umano, la
della disubbidienza
notte della mia totale »
dienza». Il pane è
zato e il vino versato n .
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la nostra esistenza j
e di chiese, non ma«“ „.
conforto della pros®i'^g ci
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sù Cristo che con
noi i nostri pesi
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delle liturgie, «¡ai'?*
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15
luglio 2002
Assemblea Battista
PAG. 7 RIFORMA
Intervista al pastore Philip Halliday, coordinatore della Società missionaria battista
Impariamo gli uni dagli altri
j0todo seguito da tempo dalla Società delle chiese battiste britanniche è basato su una
00 partnership. Oggi due coppie pastorali della Bms prestano il loro servizio nelIVcebi
nondói
attravf
5timoi
aza
tifilo sooondu pcLTtB del po■ ’0 di venerdì il seggio
la parola ai numerosi
Ye ospiti intervenuti al^rnblea battista. Tra que■ Gianni Long, presidente
licei, il pastore Giorgio
'det, Valdo Bertalot della
itó biblica italiana, Marc
llet, rappresentante del
Isigiio pontificio e Nilos
mdinòs, archimandrita
osso. Tra le presenze strane Eiaine e Alan Stanford
Meanza battista mondiaePhilip Halliday. nuovo
fdinatore della Società
bonaria battista (Bms) per
■opa. Al pastore Halliday
iamo rivolto alcune doide. (m.d.a.)
'.Tra la Bms e TUnione bat^ italiana esiste una inten,amicizia nata molti anni fa
(lafforzatasi nel tempo. Si¡aramente come europei e
ime battisti abbiamo molto
icomune, ma in questi anni
ibiamo approfondito la co(scenza reciproca ed impalo, rispettando le specifici di ciascuno, a lavorare
[Isieme al meglio».
Con quale strategia la
ivora negli altri paesi?
che la chiese battiste britanniche hanno più persone e
soprattutto risorse finanziarie, ci sentiamo per questo
ancor più chiamati a condividere con le chiese battiste
presenti nelle altre parti dell’Europa quanto abbiamo.
Sembra veramente un piccolo dato, ma oggi nell’Ucebi
prestano servizio due coppie
pastorali della Bms, Marc e
Claire Ord, che svolgono il
ministero pastorale a Genova, e David e Anne MacFarlaine che lavorano a Barletta
e Santeramo in Colle».
a nerfliBi tion l’Ucebi, in particola
)lto il
letto bi
dava
giovi
a c¡
iùfami
3r sfidi
iciare
mentre
parsi dii
ntifi
matia
urna così con le altre UnioMbattiste nel mondo, lavolino in partnership, che sifica aiutarsi vicendevol|ìtnte, e imparare gli uni dalaltri. Prima di avviare un
ngetto insieme la Bms, ad
apio, chiede ai responsaideirUcebi quali sono le
fiorità e i bisogni delle chieütáliane. Per ragioni stori
- Che tipo di interventi organizza la Bms?
«Ci sono due tipi di lavoro.
Il primo prevede l’invio di
missioniari inglesi su invito
dei responsabili delle diverse
Unioni nazionali. In questo
caso i missionari, prima di cominciare a lavorare di concerto con le chiese locali, impegnano alcuni mesi a imparare
bene la nuova lingua, e a cercare di conoscere la cultura
del luogo. Questo accade sopratmtto in quei paesi dove è
possibile stabilire un rapporto
di collaborazione che duri nel
tempo. Nel caso in cui, invece, vi siano situazioni urgenti
che richiedono un immediato
investimento di risorse umane e finanziarie, le modalità di
intervento cambiano: se nel
Philip Halliday
paese interessato non ci sono
missionari in loco, la Bms affianca altre organizzazioni
umanitarie. Non è importante
la confessione di chi distribuisce cibo, indumenti, medicinali, ciò che conta è che l’assi
stenza e l’aiuto alle persone
bisognose- siano dati con serietà, amore e tempestività.
Nel vari paesi del mondo la
Bms ha una rete di persone
che segnalano al momento
opportuno organizzazioni
con le quali intrattenere rapporti di collaborazione».
- Qualche esempio?
«Durante la guerra in Kosovo c’è stata una grande crisi
umanitaria dovuta a migliaia
di kosovari che si riversavano
oltre le frontière dell’TUbania.
In quella situazione di emergenza la Bms, contando in loco su una cinquantina di, inglesi, tra ingegneri, insegnanti, pastori, ha affiancato una
Organizzazione non governativa di leaders kosovari e albanesi nel soccorso e aiuto a milioni di rifugiati. Da allora
quella partnership, cominciata in un momento di crisi, si
sta sviluppando con una progettualità a lungo termine».
gono le
gli, delli
scempi
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Una Commissione nominata dal Comitato esecutivo
àìiilettere sui temi della bioetica
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conferì Affrire alle comunità
le ares^Ubattiste un «metodo di
LUISA NITTi
ttarepj tondivisione comunitaria»
areifig P«iaffrontare i complessi
aciliaziS problemi etici posti dalla
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alla liW Commissione per i problemi
ivori asa abioetica» nominata dal Coecedua «tato esecutivo dell’Ucebi,
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e itriina generale ha presentato 1 pri1 cui èst ®irisultati del proprio lavocolom» |Coraposta da quattro meipodeia tei e da un pastore, la Comiella ® «ssione intende collaborate
’ analoghe già esi
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P oblemi deiia bioetica;
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Profonjf'^® iniziative di aplocale
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«ProfLÌ^® prima area di
la carta j."^®oto quella del^i*>ne ii.^^^odeterminadel
9«ficat. i'^tormato, del si'ielig sofferenza e
?'edendn*'^i'i® dolore,
!l i'^odurrp 1*/ '^“'^'’"issione
^.ff»iÌ*^[piateria|g^ e/o raccogliere
allo scopo.
e ad ogni credente; perché,
come ha spiegato la dottoressa Gigliola Beiforte, membro della commissione, i
problemi di bioetica investono la vita di tutti: riguardano
il nascere, il morire, l’approccio alla malattia. Va allora allontanata la tentazione di delegare la riflessione
ai soli specialisti, sebbene il
loro sostegno sia imprescindibile. Da un lato, ha detto
Beiforte, dobbiamo evitare
di affidarci in modo acritico
alle soluzioni tecniche che
offre la scienza (pensiamo
per esempio alla complessa
materia della fecondazione
assistita): ma bisogna anche
evitare di affidarsi a un approccio puramente biblicoteologico, che potrebbe aprire la strada a forme di sospetto radicalismo.
Partire da casi concreti,
dunque, e organizzare ^ppi
di domande (di area giuridipastorale, esistenziale)
ca
per aiutare le comunità ad af
frontare questioni di vitale
importanza. L’Assemblea ha
espresso l’esigenza di fare interagire in modo comunitario
le esperienze concrete: lavorare perché i vissuti delle singole persone, che a volte sono storie di sofferenza e solitudine, non restino isolati,
ma siano condivisi e sorretti
dalla comunità dei credenti.
Non si tratta quindi - ha detto il pastore Massimo Aprile,
membro della commissione,
specializzato in pastorale clinica - di schierarsi in modo
ideologico, ma di farsi interrogare dalle domande che la
bioetica pone a ciascuna persona e alle chiese.
La mozione approvata
dall’Assemblea indica come
prime aree di approfondimento per la Commissione
la Carta di autodeterminazione del malato, la questione del consenso informato,
la terapia del dolore e la riflessione sul significato della
sofferenza.
- Ci sono nuovi progetti tra
la Bms e TUcebi?
«Per il momento no, anche
se cerchiamo sempre di incoraggiare i nostri pastori e gli
studenti che stanno finendo
gli studi a considerare la possibilità di svolgere il proprio
ministerio a sostegno delle
chiese italiane. Certamente la
Bms desidera che altre persone lavorino qui».
- Qualche impressione dalla sua partecipazione ai lavori dell'Assemblea generale...
«Ciascuna Unione battista
ha una propria storia, esperienza che sono valide. I battisti italiani stanno compiendo uno specifico percorso attraverso cui comprendere come essere popolo e chiesa di
Dio. Partecipando all’assemblea deU’Ucebi ho avuto ancora una volta conferma che
abbiamo molte cose in comune. In più è stata una buona
occasione per capire quali
aspetti sono maggiormente
enfatizzati. Ad esempio, è stato molto interessante ascoltare come le chiese battiste italiane vivono la propria fede
nel mondo, vedere con quanta serietà e passione cercano
di capire le complesse dinamiche della vita sociale e politica nella quale portare \p,
propria testimonianza di credenti. Infine mi ha colpito il
modo in cui si prendono le
decisioni: è bello vedere che
ciascuno ha la possibilità di
parlare e dire la propria opinione su questioni a cui tiene
molto, con calore e passionalità tipicamente italiani!».
La visita in Israele-Palestina
Cogliere segni di speranza
in mezzo al dolore
L’aver accorciato di un
giorno la normale durata
dell’Assemblea generale e il
protrarsi della riflessione collettiva sulla diaconia ha impedito la discussione e l’approvazione di tre mozioni
che sono rimaste così inevase sul tavolo della presidenza
del seggio. Una di queste
raccoglieva i contenuti e le
proposte del rapporto della
visita della delegazione ecumenica in Israele e Territori
palestinesi, della quale abbiamo dato ampio risalto negli ultimi due numeri di questo giornale.
L’Assemblea ha però inserito questo tema in una delle
serate, quella dedicata alla
musica. Un intermezzo, dunque aH’interno di un programmaxhe era stato pensato
in un’alternanza fra l’amaro
dell’umana esistenza, rievocando l’emigrazione italiana
nel ’900 e la condizione dello
sradicamento, e il dolce della
spiritualità espressa dall’innologia evangelica che nella
preghiera e nella lode trova le
ragioni della speranza.
In questo contesto, dunque, un intermezzo di testimonianza di una visita amara
nella terra contesa, cara a
ebrei, cristiani e musulmani.
Una visita attraverso i check
points di Gaza e Cisgiordania, attraverso muri e recinzioni sempre nuove, fisiche e
psicologiche, attraverso dolori impronunciabili, umiliazioni subite e inflitte. La testimonianza all’attenta e commossa platea è stata condivisa da due dei partecipanti,
Anna Maffei e Paolo Naso, e
illustrata dalla sequenza di
immagini proiettate sullo
schermo gigante che erano
state riprese da Domenico
Bemportato, direttore del
Servizio produzione audiovisivi dell’Ucebi (Spav). «Abbiamo soprattutto ascoltato ha detto Naso - cosa che pochi fanno.
Abbiamo tardato a parlare
e, nell’ascolto, abbiamo capito ebe schierarsi non serve
alla pace, che è indispensabile fare di tutto perché il circolo di violenza sia interrotto,
perché si costruiscano ponti
di dialogo e si spezzi l’isolamento e l’incomunicabilità
in cui ogni comunità attualmente si trova costretta. E
sci sono in questo panorama
di incomunicabilità dei piccoli segni di speranza, come
quello di una chiesa luterana
di Betlemme che ospita un
laboratorio di ceramica artistica, dove si utilizzano perfino i vetri rotti dalla violenza
della guerra e li si trasforma
in oggetti artistici, dove non
ci si rassegna e si continua a
costmire per il futuro».
Un video sarà realizzato e
diffuso proprio dallo Spav,
della cui efficienza e professionalità rUcebi, ma anche la
rubrica televisiva Protestantesimo, si serve da anni, e del
quale questa Assemblea ha
deciso, per andare incontro a
nuove esigenze poste dal
mercato, di cambiare Passetto facendone una Società a
responsabilità limitata, con
rUcebi socio di maggioraiìza.
Il video, che è in fase di realizzazione, riprenderà le fasi
salienti della visita in Israele
e Palestina, renderà partecipi
degli incontri fatti.
Un accondo per utilizzare al meglio Internet
Le chiese battiste presenti nel web
EHORE ZERBINATI
INTERNET è ormai realtà
ed è impensabile rinunciare alle enormi possibilità che
questa tecnologia mette a disposizione. In quest’ottica si
colloca l’iniziativa dell’Ucebi
di fornire un indirizzo di posta elettronica con la possibilità di navigazione Internet a
tutti i pastori e pastore in sevizio, alle istituzioni, agli organismi, agli uffici dell’Unione stessa e alle comunità. Allo scopo di incrementare
l’informatizzazione delle nostre chiese e per offrire loro la
possibilità di essere visibili
sull’ormai onnipresente Internet abbiamo finalmente
raggiunto un accordo con
Mc-link (uno dei maggiori
fornitori nazionali di servizi
Internet) per l’attivazione del
servizio di «hosting» per ciascuna chiesa alle seguenti
condizioni:
I ) Abbonamento per la navigazione Internet.
2) Casella postale (e-mail) per
la chiesa del tipo: nomecùiesfl@chiesabattista.it.
3) Registrazione dominio di
3° livello del tipo: www. nome-chiesa.chìesahattista.it.
oppure nome-chiesa.chiesabattista.it.
4) 10 Megabyte di spazio
Web su server Windows
NT o Windows2000.
5) Creazione di un account di
gestione dello spazio Web
con relativa password.
6) Associazione dell’account
di gestione spazio Web.
Il tutto al costo annuo di
euro 51,65 compresa Iva.
Inoltre 10 megabyte aggiuntivi al costo annuo di circa euro 50 più Iva.
La commissione tecnica sta
predisponendo un minisito
standard (2-3 pagine) facilmente personalizzabile da
mettere a disposizione delle
comunità non in grado di gestire autonomamente tali at
tività. Invitiamo, quindi, tutte
le comunità interessate a far
prevenire la loro adesione a
queste offerte inviando una
e-mail aH’indirizzo «sito.tecnico@ucebi.it» o al numero
di fax 06-5914930 specificando, tra l’altro, il tipo e il nome
con cui vogliono essere registrate (vedi gli esempi al punto 3) oltre agli eventuali spazi
aggiuntivi necessari.
- ..J Ospiti evangelici aH'Assennblea
Il battesimo dello Spirito
L’Assemblea battista ha vissuto momenti di grande fraternità quando venerdì pomeriggio il seggio ha dato
spazio agli ospiti ecumenici e
internazionali. Fra questi ha
dato un gradito saluto all’Assemblea Romolo Ricciardiello, coordinatore apostolico
delle congregazioni della Valle del Seie, il quale ha dato la
sua testimonianza di credente pentecostale di terza generazione appartenente a una
famiglia di chiese che ha avuto come punto di riferimento
biblico-teologico l’insegnamento di Giuseppe Petrelli,
credente di provenienza battista, poi coinvolto dall’esperiehza pentecostale del «battesimo dello Spirito» e rimasto in quell’ambito in cui ha
svolto un ruolo di riflessione
e divulgazione dell’insegnamento evangelico.
Dialogo con i pentecostali
L'Assemblea, informata della possibilità di iniziare un dialogo
con la Federazione delle chiese pentecostali e dei passi già intrapresi in questo senso, si rallegra e dà mandato al Ce di proseguire
in questa direzione, e lo incoraggia altresì a proseguire e intensificare ì contatti con le varie realtà del mondo evangelico.
Ricciardiello, che ha salutato le chiese battiste anche a
nome della Federazione pentecostale, ha annunciato la
decisione di quest’ultima di
rispondere positivamente ed
entusiasticamente all’invito
deU’Ucebi a dialoghi bilaterali fra pentecostali e battisti.
«Sono felice - ha detto - che a
giorni sarà nominata la commissione che a nome della
Federazione pentecostale è
incaricata di condurre il dialogo con i rappresentanti battisti. Un dialogo che non partirà da zero ma prenderà le
mosse da quanto già avviato
in ambito di tavolo comune
con le chiese valdesi e metodiste». Ricciardiello, che è anche presidente dell’Accei (Associazione chiese cristiane
evangeliche in Italia), ha anche espresso l’auspicio che il
governo italiano riprenda al
più presto la stagione delle
Intese fra le quali anche quella appunto con l’Accei.
8
PAG. 8 RIFORMA
Cultura
Trieste, convegno nell'anribito del seminario su «Colpa e sacrificio nelle religioni»
Interpretazioni del «sacrificio vicario»
Il significato della morte di Gesù rappresenta da sempre una sfida per la fede e la teologia
cristiana. Gli atti dell'intero seminario sono stati pubblicati in un volume ora disponibile
CIANniANCO HOFER
La prima parte del volume* raccoglie documentazione dalla storia delle religioni, del passato fino al presente per l’islamismo e l’ebraismo, con diversità di impostazione e ampiezza non
sempre riconducibili pienamente al tema proposto. La
relazione di Aldo Natale Terrin (Università cattolica di
Milano), inserisce la problematica del sacrificio nei Veda
nel dibattito in corso. Non lineare è la presenza, l’importanza e il significato del sacrificio nell’evolversi storico
della religione ebraica; l’intervento di Daniele Garrone,
della Facoltà valdese di Roma, mostra un superamento
del sacrificio rituale, che egli
con René Girard sostanzialmente attribuisce allo sviluppo dell’interesse interiore, '
per la forte spinta etica della
spiritualità profetica, a differenza di altri che vedono
piuttosto la crisi del sacrificio
legata al definirsi dell’ebraismo come religione del libro.
In effetti le considerazioni
sull’ebraismo contemporaneo di Umberto Piperno,
rabbino di Trieste, si limitano
a qualche riflessione sul korban oggi, spiegato dalTetimo
come «avvicinamento». Pure
l’intervento sull’Islam odierno di Fuad Allam (Università
di Trieste) testimonia una
presenza residuale del sacrificio, di cui viene indicato il
senso unificante e sociale. Il
contributo di Ileana Chiarassi Colombo (Università di
Trieste) sviluppa una riflessione sul «sacrificio divino»
a tutto campo nell’attuale
scienza delle religioni. Adele
Un tema impegnativo quello scelto per la sesta tavola rotonda organizzata dal Centro culturale A. Schweitzer di Trieste: «Il
sacrifìcio vicario e la rilettura delle interpretazioni», inserito in
un più ampio orizzonte, «Colpa e sacrificio nella storia delle religioni». All’interno delle confessioni cristiane, oggi ancor più di
ieri pone, così enunciato, problemi maggiori di quanti la formula «sacrificio vicario» ne possa risolvere o abbia saputo risolvere per una comprensione del significato della morte di Cristo
con la pervasìva spiegazione anselmiana in Occidente; oltretutto lontano, come terminologia e problematica, dalla cultura
contemporanea. La Tavola rotonda è stata l’occasione per un
confronto diretto tra posizioni, realtà scientifiche e religiose diverse; un più ampio numero di contributi, inviati da studiosi
sull’argomento, vengono pubblicati negli Atti relativi.
Colombo (Università cattolica di Milano) focalizza ulteriormente il contributo di
René Girard al dibattito sul
sacrificio, ma evidenziando
una specificità attribuita all’esperienza ebraico-cristiana, che ne decreta il superamento come elemento cultuale, anche nella sua traslazione simbolica interiore.
Nella seconda parte della
pubblicazione vi è il dibattito
alTinterno del cristianesimo,
con interventi di studiosi
protestanti e cattolici. È forse
Gerhard Barth, dell’Istituto
teologico di Wuppertal, a cui
dobbiamo una recente pub
Colpaesaaificio
)i,«es!i*Kv»iSiomuaw!« dbüíssi
blicazione sul tema, che ha
riproposto il problema nelle
sue difficoltà, contraddizioni
e lontananza dal contesto attuale; egli discute le varie interpretazioni del significato della morte di Cristo nel
Nuovo Testamento circolanti
nelle prime comunità, attento metodologicamente al
rapporto fede e comprensione del dato, giungendo a privilegiare la linea della solidarietà. Rinaldo Fabris, biblista
cattolico, affronta il significato della morte di Gesù con attenzione filologica e antropologica al lessico sacrificale
neotestamentario, riflesso
del linguaggio di Gesù e della
prima e seconda generazione
cristiana; descrive il significato redentivo della morte di
Gesù, nella diversità di autori
e testi, come salvezza mediante le categorie della fedeltà e della solidarietà vissute «fino alla forma estrema
della morte di croce».
Lo scritto di Sergio Rostagno, della Facoltà valdese di
teologia di Roma, fa percepire
tutta la difficoltà dell’interpretazione anselmiana oggi,
già riscontrabile fin dal Medioevo, a dispetto della sua
ampia diffusione; un’inter
pretazione non spiaciuta alla
Riforma, la quale apprezzò
l’oggettività dèlia soddisfazione vicaria operata pienamente da Cristo, che sembrava
meglio tutelare il rifiuto delle
opere come complemento alla salvezza: oggi va mantenuto il paradosso della croce, nel
quale siamo «morti e, in speranza, rinnovati»; in cui, più
che r«onore» del linguaggio di
Anseimo, è restaurato il diritto di Dio e in esso il diritto
della creatura; non il ritorno a
un Adamo originario perfetto,
ma la forza va che viene da
Dio nell’orizzonte positivo e
futuro del «nuovo Adamo».
Dario Fiorensoli del Centro
Schweitzer, che passa in rassegna critica le molteplici interpretazioni della morte di
Cristo, affronta il legame colpa-sacrificio dopo Freud.
Franz Reinder analizza il sacrificio vicario nell’opera di
Eugen Drewermann, teologo
che la chiesa cattolica ha
condannato nei punti nodali,
cedendo alla tentazione autoritaria cui non riesce a rinunciare, neanche dopo il
Vaticano IL
Nella Tavola rotonda e negli
Atti c’è stata la rilettura delle
interpretazioni, per quanto riguarda il passato; ma dagli interventi vengono prospettive
di nuovo capaci di coinvolgere: acquisizioni attuali in dialettica continua e produttiva
con il testo biblico, in un percorso di ricerca dal punto di
vista scientifico di discussione
puntuale, da quello teologico
di riflessione ecumenica.
(*) AaVv: Colpa e sacrificio. Il
sacrificio vicario nella storia delle religioni. Negarine (Vr), Il segno dei Gabrielli, 2002, pp. 189,
euro 12,90.
È arrivato in libreria l'ultimo lavoro del politologo Antonio Cambino
I diritti umani nell'epoca della società globale
FRANCO MACCHI
E da poco uscito un libro di
Antonio Gambino*, molto utile per chi si interroga su
che cosa stia veramente accadendo nel mondo attuale
globalizzato. In pagine agili e
molto documentate l’autore
riesce a mettere in piena evidenza una delle caratteristiche più contraddittorie della
società contemporanea. Uno
dei punti interrogativi più inquietanti che vengono posti
al lettore è il seguente: i diritti
umani di fatto enunciati e
sbandierati dal mondo occidentale sono stati perseguiti
veramente con coerenza nello stesso Occidente? Fino a
che punto la loro difesa internazionale è stata imparziale e
fino a che punto è stata ed è
ancora oggi strumentale?
Illuminante è un breve capitoletto, nel quale l’autore
documenta come gli organismi deirOnu preposti alla tutela dei diritti dell’uomo funzionino in modo poco efficace e incoerente. In realtà vengono imposte solo le sanzioni
che gli stati più forti ritengono opportuno e che per lo
più vanno a loro vantaggio. È
evidente «la sostanziale e costante "immunità” da ogni
esame e da ogni critica di cui
godono non solo i cinque
membri permanenti del Consiglio di sicurezza e "le grandi
potenze regionali”, ma anche
tutti i loro rispettivi "amici”,
satelliti, e vassalli» (p. 21). Nel
testo vengono delineate con
accuratezza le fasi storiche
della nascita e dello sviluppo
della concezione dei diritti
umani, i notevoli nodi tema
tici e problematici connessi
alla loro nozione. A giudizio
dell’autore la loro evoluzione
pone, fra altri, questo problema fondamentale: fino a che
punto raffermarsi di fatto di
una superpotenza unica
mondiale è conciliabile con
la tutela e l’estensione dei diritti universali?
Più in particolare: quale
potere giuridico indipendente può esercitare una reale
funzione di arbitrato e disporre dell’efficace potere di
sanzionare e punire chi viola
questi diritti? Ciò che si sta
verificando in quest’ultimo
anno dimostra quanto l’Occidente, così orgoglioso della
tutela dell’individuo, della
sua libertà originaria e dei
suoi diritti inalienabili, sia
disposto, di fronte al fenomeno del terrorismo, a limitare e a sopprimere le garanzie dei cittadini, proprie e altrui. L’uomo occidentale
sembra disposto, per la propria difesa, a riconoscere diritti speciali ai più forti e a rinunciare, in vista della propria sicurezza, ad alcune libertà fondamentali.
Antonio Gambino ricorda,
a pagina 150, quanto sia attuale il timore che un unico
potere mondiale, anche democratico, possa risolversi in
vero e proprio totalitarismo.
Di Hannah Arendt viene riportata questa affermazione:
«La difficoltà non viene meno
se la comunità a cui si riferisce il bene comune, comprende l’umanità intera. Perché è perfettamente concepibile, e in pratica politicamente possibile, che un bel giorno una umanità altamente
organizzata e meccanizzata
decida in modo democratico,
cioè a maggioranza, che per il
tutto è meglio liquidare certe
sue parti».
Solo la lettura attenta del
libro farà comprendere la
complessità dei temi legati ai
diritti umani ripensati in un
mondo che si sta globalizzando. Gambino auspica che
rimangano e si rafforzino sistemi culturali e politici differenti, che non eliminino l’alterità e che la dottrina dei diritti umani resti un criterio
«meta-giuridico», che faccia
da guida nella costruzione di
una società vitalizzata dalle
differenze e fondata su reali
rapporti di rispetto e di convivenza. Certamente, si legge
a p. 21, deve essere abbando
nato il criterio, con il quale
attualmente gli organismi internazionali hanno vigilato
sull’applicazione dei diritti
umani nel mondo. Un criterio «che sembra l’esatto opposto di quello che ispirava
l’impero romano: non parcere subiectis (aver un atteggiamento di compassione nei
confronti dei sottomessi), debellare superbos (punire i
prepotenti), ma il suo rovesciamento: parcere superbis
(avere un atteggiamento di
tolleranza verso i prepotenti),
debellare subiectos (punire gli
oppressi)».
(*) Antonio Cambino; L’imperialismo dei diritti umani. Caos
o giustizia nella società globale.
Roma, Editori riuniti, 2001, pp.
195, euro 9,30.
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I nodi irrisolti del G8
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la guerra del Kippur del ’73.
Le dotttrine ultraliberiste
degli Anni 80
La conseguente inaffidabilità dei modelli previsivi keynesiani aprì la strada alle dottrine ultraliberiste che hanno
ispirato, negli Anni 80 i governi Reagan e Thatcher. L’idea
di base era che in mercati
concorrenziali ed efficienti
(ossia in cui se non ci sono
posizioni dominanti e tutti
hanno facilità di accesso all’informazione), se i prezzi di
tutte le merci prodotte e di
tutti i fattori produttivi (lavoro
e capitale) sono «perfettamente flessibili», si raggiungerà spontaneamente (e senza alcun intervento di politica
economica) l’equilibrio di
mercato, la migliore allocazione possibile delle risorse.
Al di là della (non) realisticità
delle ipotesi di base dei modelli ultraliberisti di politica
economica, la povertà non
poteva essere studiata efficacemente sul piano teorico: tali
modelli sono formalizzazioni
matematiche in cui il comportamento collettivo è sintetizzato da un generico «individuo» rappresentativo: un generico consumatore o un’impresa, ecc. Qualsiasi forma di
eterogeneità (e disuguaglianza) tra individui è esclusa a
priori dall’analisi e, di conseguenza, non può trovare risposte in questi modelli.
L’impostazione ultraliberista diventò comunque egemone (più negli Stati Uniti
che in Europa) a partire dagli
Anni 80 e motivò il processo
di eliminazione dei vincoli ai
flussi internazionali di capitale: la globalizzazione finanziaria. Le politiche monetariste attuate negli Anni 80 da
due grandi economie come
gli Usa e la Gran Bretagna
hanno determinato un con
L'ultimo numero della «Rivista dolciniana»
Gli intrecci tra eros ed eresia
È uscito il n. 20 della Tùwsta dolciniana particolarmente dedicata al tema «Eros ed eresia», con un intervento ripreso dall’introvabile
rivista biellese La trama di
Pietro Secchia, su «Libertà
sessuale nell’eresia di fra
Dolcino. Verità o calunnia?»
a firma «Angelicus». Lucia
Mornese ha curato un’intervista a Tavo Burat su «Libertà di amare fra gli Apostolici di fra Dolcino». Vi è
poi un’intervista a Corrado
Mornese su «Dolcino e gli
Apostolici: dalla società feudale alla modernità», e il medesimo illustra, anche con
fotografie, le impressionanti
analogie tra i luoghi occitani
che furono teatro delle vicende catare e quelli valsesiani e biellesi in cui si svolsero le battaglie dei montanari con Dolcino e contro i
crociati vescovili.
Piero Marazzini ha curato
lo scaffale delle pubblicazioni anticlericali; Elena Urgnani ha esaurientemente recensito L'inquisizione romana ed i valdesi di Calabria
(1554-1703) di P. R. Scaramella (Napoli 1999). Tavo
Burat ha trattato di padre
Enrico Rosa, il hiellese direttore di Civiltà cattolica che fu
uno dei più accaniti persecutori di Ernesto Buonaiuti,
nonché nemico di Dolcino
nel quale vedeva l’anarchico
negatore di quel principio
d’autorità alla base del Concordato con il regime fascista, che ebbe in padre Rosa il
principale redattore. Seguono le consuete rubriche di
aggiornamento bibliografico,
spoglio dei periodici e notizie sull’attività del Centro
studi dolciniani.
La Rivista dolciniana; abb.
annuo 12 euro sul cc postale
10737286 intestato a «Magiastudio redazionale», via Lagrange 26, 28100 Novara.
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5 luglio 2002
Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
0 Caltanissetta, la confermazione a Pentecoste di una giovane di Alimena
Crescere in una «comunità domestica»
iQ piccolo comunità nacque 50 anni fa a seguito dell'ascolto del culto radio. Il culto è stato
arricchito dalla partecipazione di un coro gospel di 54 giovani provenienti dalla Germania
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IN occasione della domenica di Pentecoste, la piccola
comunità valdese di Caltanissetta ha avuto una grande
occasione di gratitudine al Signore e di comunione fraterna. Ha infatti potuto accogliere come nuova sorella
nella fede Marilena Silvana
Uo, una giovane di 30 anni
che sin da bambina ha fatto
, parte del gruppo di Alimena
¡Pa). Essendo stata battezza^dapiccoia, Marilena ha per
molti anni partecipato ai culti e agli studi biblici che diJersi pastori hanno condotto
fa casa sua, dove da quasi 50
Ianni si è incontrata e continua a incontrarsi una piccola
comunità domestica fondata
inseguito all’ascolto del culto
radio. Una decina di persone
(che di soiito non possono
mai partecipare ad attività o
culti a Caltanissetta, si è aggiunta alla comunità nissena
per condividere il dono della
parola di Dio e la gioia della
confermazione di Marilena.
La giovane, dopo aver frequentato il catechismo, ha
scritto, tra l’altro, nella sua
»1
I ; '
lettera al Consiglio di chiesa:
«Essendo mia madre di fede
, valdese da quasi mezzo secolo, ho sempre vissuto e mi sono sempre confrontata con
questa realtà. Ciò inizialmente non è stato facile poiché
nel mio paese non avevo (e
non ho tuttora) coetanei con
la mia stessa fede. Questo (...)
mi ha dato la possibilità di
pormi su un livello di osservazione diverso e rafforzare i
miei convincimenti. Ma i primi veri contatti con il mondo
valdese li ho avuti nel momento in cui sono andata,
per motivi di studio, a Palermo, dove ho alloggiato per
diversi anni all’interno dell’Istituto valdese. (...) A Palermo ho cominciato a camminare con le mie gambe, a
confrontarmi con una realtà
sicuramente più ampia e variegata di quella di Alimena.
(...) Sono sempre stata valdese nel cuore e nell’anima,
pertanto mi sembra naturale
che questo mio percorso for
E Iniziativa del «Coordinamento ecumenico» per il disarmo
A Napoli una canzone per la pace
CARLO LIPARULO
j
if
30 maggio 2002: non era
Stoccolma, non eravamo al
Sloben della capitale svedese
per gli Mtv Europe Music
Awards, bensì a Napoli al teatro «Totò» dove si è svolta la
wonda edizione della rassegna musicale «Una canzone
iipace». Organizzatrice della
manifestazione l’associazione «Scuola di pace», che è sostenuta dal Coordinamento
ecumenico per la pace e il diMrmo. Quest’ultimo, nato a
napoli nel 1989 in segno di
protesta e di testimonianza
®ntro il progetto che prevedeva di ampliare e spostare la
®ase americana da Bagnoli a
wpodichino, è promosso
*jnlle chiese evangeliche batate, metodiste e valdesi, daln comunità cristiane di base,
nafle piccole sorelle di Gesù,
dal
centro sociale salesiano.
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«Una canzone di pace, in*'|[P di festa - recitava la lo^ndina - in cui gruppi mugiovanili o singoli musi.? ) presentano un pezzo
“"gtnale inerente i temi della
L*"®® della nonviolenza»,
pentinaio di giovani hanjnvaso festosamente il
ro e hanno applaudito
quattro ore i protaci serata: ben dodi
tj,f?,PPi- Ha condotto la secj , ®Hore Tommaso BianSaft» 1 recitato brani di
alla ^i'dani e ha affidato
®®®Hera di Pulcinella la
oeniof*^ di Napoli contro
»Uerra e violenza. Tra gli
ospiti che hanno arricchito la
serata con il loro contributo:
il violoncellista Drummond
Petti, i Naples Grass, il gruppo arabo «Younes» e il gruppo di musica yiddish «Aleph».
Particolarmente toccante il
momento in cui i musicisti di
tradizione musulmana ed
ebraica hanno eseguito insieme un brano musicale che
entrambi hanno scoperto di
avere nel proprio repertorio.
Grande la loro testimonianza
a sperare contro ogni speranza un accordo di pace tra
i due popoli che sia rispettoso di tutti. La libera sottoscrizione raccolta è stata devoluta a «Jerusalem link» un’associazione formata da donne ebree e palestinesi che si
adoperano per il dialogo e la
La scuola
domenicale
par l’inlerno .............................euro 18.08
'»'amento sostenitore per l’interno........................euro 25,82
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Jl»ù abbonamenti
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»«rsare sul c.c.p. n. 18345Z23 Intestato a «Comitato Seuole Domenicali»
»Ofm LambertenBiti 28 - 20159 Mllano-www.lcel.lt
convivenza tra i due popoli.
Applausi scroscianti, continui, ritmati hanno accompagnato le dodici canzoni in gara. La giuria, presieduta da
chi scrive queste note, ha
proclamato ex equo tre gruppi: Casa Irene, Rappipsiicà, e
Walk on, composto da cinque ragazzi della chiesa battista di Napoli via Foria. E la
pace? Fuori dal teatro, la convinzione di essere ancora in
mezzo al guado si accompagnava alla certezza che la
meta è più vicina. Ritornando a casa, ritornava alla mente e lavorava nel cuore il ritornello di «Vento» presentata dai Walk on: «Vento non
stancarti, portaci le voci di
chi grida pace. Lasciaci il respiro, portaci la pace».
Librerie
CLAUDIANA
MILANO: via F. Sforza,
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TORINO: via Principe
Tommaso, 1; tei. 6692458
TORRE PELLlCE: p.za
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ROMA: Libreria di cmlt»ra religiosa piazza Cavour, 32; tei; 06/3225493
mativo sia arrivato a un punto di maturazione tale che mi
consenta di formulare questa
richiesta di confermazione;
io, in tutta coscienza, credo
di sentirmi pronta...».
Il culto con confermazione
e cena del Signore è stato arricchito in modo straordinario da 54 giovani del coro giovanile gospel tedesco «Sound
of Joy» di Hersbruck in Baviera, con alcuni ottoni e con il
loro direttore Karl Schmidt.
Questo coro ha fatto, negli
anni precedenti, numerose
tournée in Europa (tra cui
anche a Milano, a Torino e a
Torre Pellice nel 1994), nonché in Giappone e in Canada.
In Sicilia si è fermato dal 17 al
24 maggio su invito di chi
scrive, ex membro del primissimo nucleo del coro ormai 22 anni fa. Oltre ad arricchire molto i due culti di Pentecoste a Caltanissetta e a
Riesi, i giovani hanno fatto
ascoltare il loro messaggio
musicale in piazza Garibaldi
a Riesi, nella chiesa di Sant’
Agostino di Trapani, nei locali della chiesa battista di Catania, e nei locali della chiesa
battista di Siracusa.
Mottola
Emozione
al culto Egei
VIRGINIA MARIANI
SVOLTO come sempre a
conclusione degli incontri, il culto Egei è stato celebrato domenica 26 maggio
con il totale coinvolgimento
di giovani e comunità. L’invocazione con il canto «Vieni tu
in mezzo a noi» è stata movimentata dall’ingresso del
gruppo a ritmo della musica
di due tastiere, suonate da
Mimmo D’Elia e Lorenzo Semeraro, e di una chitarra acustica, per l’occasione suonata
da Antonio De Michele, ormai
residente in Finlandia.
L’atmosfera davvero carica
di emozione ha fatto sì che si
passasse dal momento di
confessione di peccato, durante il quale simbolicamente
sono state raccolte le lacrime
di chi soffre trasformate da
Dio in acqua per una nuova
vita, al momento di predicazione a cura di chi scrive sul
tema della violenza dalla Bibbia ai nostri giorni. Seguendo
i preziosi spunti dei pastori
Caterina Duprè e Massimo
Aprile, la meditazione dalla
domanda se esiste una violenza legittima, addirittura
giustificata, da Dio è passata,
attraverso la riflessione profonda sul versetto di Matteo
11, 12, al messaggio di speranza successivo all’11 settembre: «Ogni crisi è anche
un’opportunità». La scritta
campeggiava su un cartellone
color verde speranza sul cui
sfondo si leggeva la frase «Cristo è risorto»: la lotta nonviolenta, nella quale crediamo,
passa inevitabilmente dalla
sconfitta umana della croce
di Gesù. Ma la croce ci parla
soprattutto della vittoria di
Dio sulla morte e, quindi,
dell’opportunità che abbiamo
come comunità di credenti di
convertirci e agire per la pace
e la giustizia. La liturgia, condotta da Rosaria lacobino, è
stata arricchita da un nuovo
canto in lingua inglese Fraise
Adonai, presentato dal solista
Pierpaolo Nunzio e dal gruppo musicale; a conclusione è
stata fatta la colletta per sostenere il lavoro della Egei.
M Chiesa metoidista ó\ Villa S. Sebastiano
Una serie di studi biblici
sulla globalizzazione
Martedì 4 giugno la Chiesa
metodista di Villa San Sebastiano (Aq), a conclusione di
un ciclo di studi biblici cominciato a febbraio sulla globalizzazione, sul ruolo delle
multinazionali e sul pensiero
di alcuni teologi del Terzo
Mondo, ha organizzato nel
pomeriggio un incontro pubblico sul commercio equo e
solidale, a cui è stata invitata
Maria Di Pietro, presidente
della «Bottega solidale» di
Avezzano. Pubblicizzato nel
paese e nei dintorni, l’incontro ha visto la partecipazione
anche di persone esterne.
La dott.ssa Di Pietro ha fornito informazioni sul commercio equo e solidale che offre al consumatore la possibilità di dare senso a un gesto
quotidiano come «la spesa».
Sfruttamento, povertà e inquinamento sono infatti in
relazione diretta con le scelte
di consumo di ciascuno. In
particolare la relatrice ha sottolineato che il commercio
equo e solidale tratta i produttori del Sud del mondo in
modo paritario, riconoscendoli come soggetti di una relazione commerciale e soprattutto restituendo loro il
valore di esseri umani. Ai produttori, ad esempio, viene as
sicurato un compenso equo,
ossia in grado di garantire loro un degno tenore di vita, tenendo conto del lavoro impiegato e delle condizioni di
vita; i rapporti commerciali
che si instaurano mirano a
sostenere e favorire gli sforzi
di sviluppo autonomo e autogestito, creando nuovi posti
di lavoro e promuovendo un
processo produttivo adeguato alle condizioni locali e che
sia rispettoso dell’ambiente.
Inoltre poiché i piccoli produttori del Sud si scontrano
spesso con il problema di reperire le risorse per acquistare materie prime e attrezzature, il commercio equo prevede un prefinanziamento fino
ad un massimo del 50%, che
costituisce un modo per i
produttori di non contrarre
debiti e non intaccare le risorse destinate al sostentamento familiare.
È seguita una discussione a
cui hanno partecipato con interesse tutti i presenti. Sono
stati infine presentati e acquistati alcuni dei prodotti alimentari e artigianali del commercio equo e solidale. La comunità metodista è grata al
Signore per aver vissuto questo momento di formazione e
di testimonianza, (m.d.)
AGENDA
5 luglio
TORINO — Alle 20, nella sala valdese di corso Vittorio Emanuele II23, per iniziativa di «Bequadro», si tiene una «Cena
per la Birmania» a favore di una casa per bambini disabili e
come sostegno alle insegnanti di Mandaly. Costo 15 euro;
intervento di Claudio Canal, a cui ci si può rivolgere anche
per informazioni (tei. 011-531264; 333-7962720).
6 luelio
MEANA DI SUSA (To) —Alle 21,15, nella chiesa battista,
terzo concerto della rassegna concertistica «Il giglio» promossa dall’Associazione «Amici della musica», con partecipazione dell’Accademia San Felice di Scandicci (Fi).
7-14 luglio
TRAMONTI DI SOPRA — Al Centro ecumenico «Luciano
Menegon» si tiene il Campo donne diretto dalle pastore Sabine Vosteen e Anne Zeli sul tema «La preghiera; intercessione, ringraziamento, lode, adorazione». Per informazioni telefonare al direttore Silvano Fani (0427-869087).
«ìl
TORRE PELLlCE — Nei locali del Collegio valdese si tiene U
corso di aggiornamento «Protestantesimo ieri e oggi. Il Novecento, parte II». Fra i relatori Paolo Naso, Jérôme Cottin,
Claudio Tron, Aldo Comba, Mario Miegge, Daniele Bouchard. Per informazioni Centro culturale valdese, tei. 0121932179; e-mail; centroculturalevaldese@tin.it.
13 luglio
MEANA DI SUSA (To) — Alle 21,15, nella chiesa battista, per
la rassegna musicale «Il giglio», si tiene un concerto del trio
«Wanderer» di Castelfranco Veneto. Ingresso libro.
Le segnalazioni devono giungere con 15 giorni di anticipo.
■■■■i CRONACHE DALLE CHIESE HpB
RORÀ — Nel mese di giugno, in provincia di Ascoli Piceno, si
sono uniti in matrimonio Paola Morel e Massimo Giordano; agli sposi e alle loro famiglie giungano gli auguri e
l'affetto della nostra chiesa, della quale Paola è membro.
LIVORNO — Nella chiesa valdese, domenica 30 giugno la
comunità durante il culto si è stretta in simpatia e amore
fraterno attorno alla piccola Olivia, presentata per il battesimo dai genitori Mirko Bellini e Alexandra Steinrach,
residenti a Castellina Marittima (Pisa). La madre, originaria della Germania e di confessione evangelica, da circa
16 anni in Italia, è riuscita a coinvolgere la famiglia del
marito ed erano in molti ad aver avuto l’opportunità di
ascoltare il messaggio della salvezza offerta da Gesù Cristo a chi confessa di credere in lui.
Protestantesimo
Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse a
domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle ore 24
circa e alle ore 10 del lunedì successivo. Domenica 7 luglio, ore
24 circa, andrà in onda: «Se muore la speranza: visita ecumenica in Israele e nei territori palestinesi»; «Terza di copertina:
Valdo di Lione e i poveri nello Spirito». La replica sarà trasmessa lunedì 8 luglio alle ore 24 e lunedì 15 luglio alle 10 circa.
10
PAC. 10 RIFORiVIA
«POVERI DIAVOLI»
IN CERCA Dl DIO
GIUSEPPE PLATONE
C’è un fìlo rosso che lega la
tragedia di Montjovet (Aosta),
nella quale «una bella ragazza,
allegra, di sani principi, che tutte le domeniche va in chiesa»
annega i suoi due piccoli bambini in un laghetto alpino, e quell’altra della madre di 31 anni
che a Wiesbaden (Francoforte)
si getta dal nono piano con i
suoi due bimbi di due e quattro
anni? E l’elenco, almeno di questi tempi, potrebbe continuare.
Penso che a collegare queste
storie di ordinaria follia omicida (cinque infanticidi in quattro
mesi) ci sia prima di tutto una
profonda sofferenza. E quando
questa supera la soglia di sopportazione può
trasformarsi in
gesto omicida.
Eppure tutti
questi mariti,
padri, amanti
Infanticidi e crescenti
fragilità personali e
sprangarsi in casa, nell’insicurezza della società, di vivere
drammi tra le sole pareti domestiche e uscire poi alla luce del
sole come persone perfettamente normali. La sofferenza va nascosta a ogni costo. Anche la nostra chiesa, che non ha la confessione auricolare, che in qualche
modo è un po’ uno sfogo liberatorio, si trova disarmata di fronte al disagio psichico. Ieri, il pastore era uno che «dava la linea»,
a parole e con il proprio comportamento. Parlava e indicava la
direzione chiara da seguire. Oggi, invece, occorre sempre di più
ascoltare, organizzare la riflessione degù altri. E questi nostri
antichi templi,
con arredi e strutture autoritari,
costruiti per lanciare dall’alto di
un pulpito una
sembrano non familiari interrogano parola salvifica.
accorgersi, non
capire la tragedia che sta per
abbattersi sulle
loro donne. C’è,
evidentemente,
una maschera che impedisce
all’altro di capire che la bomba
sta per esplodere. Una maschera che, probabilmente, copre
un’immensa solitudine. 0, comunque, c’è l’impossibilità di
comunicare, di socializzare, di
sdrammatizzare.
E c’è anche U dato oggettivo,
specie dopo la nascita del secondo o terzo figUo, della fatica fisica di un altro parto. Spesso anche questa fatica rimane fatica
non compresa, né condivisa. La
fatica, insomma, di essere madri
e la superficialità di padri che
non capiscono o non hanno né
tempo né voglia di ascoltare le
«paturnie» di chi ti vive accanto.
Spesso, nella famigUa moderna,
frettolosa, con orari a incastro,
non c’è tempo di condividere, e
quando si spezza qualcosa dentro è ormai troppo tardi per costruire un nuovo modo di affrontare insieme la giornata,
con le sue cadute e difficoltà. È
troppo tardi, bisognava muoversi prima. Ma poi, come muoversi? Che cosa dire di fronte a
queirimmensa sofferenza psichica che conduce a distruggere
se stessi e gli altri? Ogni caso è a
sé, non c’è un ricettario, un manuale che ti da la risposta certa.
In trent’anni di vita pastorale,
constato che è in aumento il disagio psichico. E mi sembra che
sia aumentata, in generale, la
fragilità di fronte ai problemi
della vita. È cresciuta di pari passo con il benessere e con il senso di solitudine. Il bisogno di
la pastorale delle
chiese protestanti
rischiano di non
cogliere nel segno. Non tanto
nel contenuto di
ciò che si annun
.........da, ma nel modo.
Oggi bisogna scendere, mettersi
a livello, non «pontificare» ma
ascoltare, cercare di capire, di
riformulare l’ansia, la disperazione, per aiutare a trovare in sé
le risorse per venirne fuori.
Noi non siamo la chiesa che
organizza i miracoli o muove le
masse che cercano consolazioni
religiose. In questo senso siamo
più disarmati di altre tradizioni
cristiane. Quello protestante
sembra una sorta di incontro
tra «poveri diavoli». Anche U
pastore non ha poteri particolari di mediazione col divino, non
ha nulla di fideisticamente superiore. È un incontro, il nostro,
nella nuda umanità che si confronta con la solitudine, l’angoscia, lo smarrimento. Possiamo,
come chiese, diventare comunità terapeutiche, pur non avendo «santi in paradiso»? Forse
mai come oggi, in cui al benessere materiale si contrappone,
sovente, un vuoto esistenziale fatto di solitudine e incapacità di comunicazione, possiamo invertire la tendenza generale e cominciare a investire
tempo nell’ascolto. Ascoltare
non esclude in nessun modo la
fede. Anzi è la fede stessa che ci
invita ad ascoltare Dio e ascoltare gli altri. Dio è accanto, ma ci
non ci toglie le castagne dal fuoco. Siamo qui, poveri diavoli, a
sfangare la nostra giornata. Ma
il fatto che qualcuno ci ascolti e
che noi stessi ascoltiamo gli altri è una fatica che onora Colui
che ci ascolta per primo.
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
Via S. Pio V, 15 -10125 Torino, tei. 011/655278 - fax
011/657542 e-maii: redazione.torino@riforTtia.it;
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La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L'Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6dicembre1999).
Il numero 26 del 28 giugno 2002 è stato spedito dall’Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoiedi 26 giugno 2002.
2002
Associalo an«
Unione stampa
periodica Italiana
Commenti
VENERO) 5
UJGLI020(5
È il titolo di un ailicolo su un giornale parrocchiale
«Troppa tolleranza fa male»
Il crocifisso 0 altri simboli della tradizione cattolica non possono
essere usati contro gli «altri», soprattutto nelle strutture pubbliche
NATALE HORETTO
MI capita, talvolta, di percorrere itinerari turistici poco frequentati, ma mai
deludenti. Così, qualche tempo fa, sono capitato in un
paese dei Monti Prenestini,
piccolo, molto ben tenuto,
fiorito, dominato da un Castello di grande pregio. Mi
trovavo, dunque, a passeggiare per le vie del paese
quando l’occhio, in modo del
tutto involontario, ha colto in
quella che si sarebbe poi rivelata una bacheca parrocchiale, il titolo di un articolo
di taglio basso che così recitava: «Troppa tolleranza fa
male ai cristiani». Ho scorso
velocemente l’articolo e mi
sono reso conto che materia
dell’argomentare era l’annoso problema della presenza o
meno di un crocifìsso in una
scuola elementare e, in più,
l’eventuale possibilità di non
allestire, per rispetto di una
minoranza di bambini musulmani, il presepe. In un primo momento ho avuto un
deciso moto di ribellione, poi
mi sono lasciato guidare da
pensieri più mansueti e mi
sono messo a scrivere. Insegno all’Università per Stranieri di Perugia dove da anni
si dibatte dell’annoso problema: «Crocifissi sì, crocifissi
no» e dove, qualche anno fa,
c’era un crocifisso in ogni aula. Tutti tristemente inventariati con tanto di adesivo e
numero progressivo: «Proprietà dell’università».
Vedere e credere
Che cosa significa «troppa
tolleranza»? Forse tolleranti si
può essere, ma in una giusta
misura, senza eccedere? E
perché il cristiano dovrebbe
fare attenzione a un uso scriteriato di tale virtù? Mi pare di
capire che le convinzioni,
sempre più spesso, necessitino di una forte componente
«visibile» che le renda, non dico plausibili, sarebbe troppo
ma condivisibili, difendibili e
vere. 11 «vedere», dunque, è
elemento indispensabile del
«credere», ne abbiamo esempi eloquenti anche nelle Scritture. I discepoli non credettero a Maria di Magdala, sulla
via di Emmaus solo alla frazione del pane gli occhi dei
due discepoli si aprirono. In
Le. 24, 38-39, Gesù dice: «Perché avete tanti dubbi? (...)
Toccatemi e verificate», che
sarebbe come dire: «Guarda,
tocca. Verifica sensorialmente». Nel passo giovanneo Gesù
dice a Tommaso: «Tu hai creduto perché hai visto». La vista diventa un tramite fondamentale per una forte affermazione di fede. Abbiamo di
conseguenza, adottato una
SABATO 22 giugno, sotto
un sole implacabile, alcune centinaia di cittadini dell’hinterland milanese si sono
ritrovati, con i loro cartelloni
e scandendo i loro slogan di
protesta, nella piazza del municipio di Cernusco (uno degli 8 Comuni dell’hinterland
interessati) per una manifestazione nonviolenta, ma fermissima. Alcuni anni fa, infatti, senza avvisare la popolazione, il Comune di Cologno
aveva fatto una modifica al
Piano regolatore per concedere a una ditta plurimiliardaria un terreno già destinato
a parco pubblico, proprio a ridosso dell’abitato sia di Cologno sia di Cernusco allo scopo della costruzione di un
mastodontico impianto di
compostaggio per la raccolta
e la lavorazione dei rifiuti
umidi (vale a dire: l’immondi
vasta messe di simboli che,
debitamente usati, ci ricordano l’appartenenza alla nostra
fede cristiana e in essa ci confermano. Quello che mi tocca
e mi preoccupa è il voler attribuire a dei segni o a delle consuetudini un valore assoluto
che tale non è.
Tolleranza uguale
«pace armata»?
Si parla sempre più spesso
di ecumenismo, esiste una
Charta (ecumenica, ma la
comprensione che si invoca,
il dialogo che con difficoltà si
ricerca, riposano mi pare, su
una «pace armata», se è vero
che non dobbiamo «esagerare» con la tolleranza. Attenzione, «tolleranza» cioè sopportazione senza svantaggio
di qualcosa che «in sé» potrebbe essere spiacevole o
dannoso. In questi ultimi
tempi ho notato il progressivo affermarsi di una sorta di
«infantilità» nella fede. Per un
bambino «ciò che non si vede, non esiste», basterebbe
ricordare i giochi che facevamo da, piccoli per averne la
riprova, senza bisogno di
compulsare chissà quale manuale di pedagogia. Potremmo sostenere che la fede si è
adeguata ai moduli comunicativi tipici dei nostri tempi,
che non giudico negativi di
per sé: quanto più è visibile,
tanto più è vera.
La questione è che questa
riconoscibilità culturale e sociologica non crea sempre
unità, ma favorisce la separazione. Basterebbe prendere
come esempio uno degli
aspetti più eclatanti della pre
senza percepibile del divino:
il miracolo e quanto troppo
spesso abbia una dimensione
privata e particolaristica, limitata alla realtà prossima.
È troppo dire che la fede
nell’Evangelo, nella parola
salvifica di Cristo non necessita di conferme materiali
immediate? Se la fede fosse
vissuta come dono gratuito,
pur nella lontananza di Dio,
si riuscirebbe a protendere
una mano verso l’altro, verso
l’uomo, il «fratello»? 1 simboli
hanno un valore indiscutibile, ma se usati per «aprire»
piuttosto che per «chiudere»,
potremmo inaugurare un
nuovo spirito di collaborazione ed evitare di «addomesticare l’evangelo».
L'altro come simile
Mi chiedo allora, e torno al
tema di partenza, che cosa
succederebbe, se in una scuola si rinunciasse ad un presepe? 1 bambini crescerebbero
in modo meno armonioso?
Noi viviamo in una società in
cui la proposta culturale cristiana è in posizione di assoluto vantaggio; quale danno
potrebbe risultare da un crocifisso in meno o un presepe
in meno? Un progetto basato
sullo «stare insieme» dovrebbe poter accogliere, non dico
in modo indolore, la pietra
d’inciampo, l’altro, l’elemento che, nostro malgrado, induce a riflettere. Cosa succederebbe, se questo «nuovo»
fosse uno spirito irenico di
collaborazione? Di apertura?
Di attenzione all’«altro» come
creatura, come simile più ancora che come antagonista?
SUI giornàlT^
laR^ubblica
Evangelici a Palermo
Un articolo-intervista rii
Augusto Cavadi nell’edizii '
ne palermitana (23
Munire
Il nome di Dio
In un’intervista a cura del
direttore Dino Boffo (23 giugno) il presidente del Senato, Marcello Pera, si esprimè
sul «posto di Dio» nella futura bozza di Costituzione
europea. Riconosciute le
due grandi tradizioni europee (quella cristiana «che ci
ha consegnato il concetto di
persona» e quella greco-romana), come Romano Prodi, Pera afferma: «Non credo che si risolva il problema
del riconoscimento delle radici cristiane dell’Europa
menzionando il nome di
Dio e dandosi poi, magmi,
la licenza di contraddite
quel nome. Vorrei vedere
invece i valori del cristiMesimo, delle nostre religioni
(...) scritti in questo o que
diritto, in questo o quel
principio della Carta...».
ci porta in casa di Pieti.
Valdo Panasela, pasipre di
92 anni protagonista della
vita evangelica e sociale cittadina. Al pastore vien^
chiesto quale sia l’opera pià
importante del suo ministte i
ro ed egli «racconta a lungo^
(...) l’avventura del Centre
diaconale della Noce, dalle
origini (la villa di una sorella protestante emigrata in
America) sino ai nostri giorni: “La Noce era un quartie^
re difficile, degradato. Specie i bambini vivevano per
strada, neH’abbandono,
Creammo un centro educativo che negli anni è andato
crescendo nell’offerta di
sempre nuovi servizi. Oggi
vi lavorano almeno cinquanta persone e la scuola
materna è frequentata da
bambini dei quattro angoli
della città perché molti genitori cercano quell’ambiente educativo laico che
neppure la scuola pubblica
statale garantisce. Dal volontariato si è passati alla
professionalizzazione’’». Altra domanda in chiusura riguarda «che senso ha essere
cristiani nel XXI secolo». Ed
ecco la risposta: «Sono convinto che Gesù Cristo sia
stato la rivelazione definitiva di Dio in terra. Certo cresceremo nella cultura, nella
scienza, ma il messaggio religioso del Vangelo non tramonterà mai. Gesù ha insegnato una verità semplice e
immortale: l’amore fraterno. Non un amore circoscritto alla propria famiglia
e neppure alla propria comunità religiosa, ma che
abbracci tutta l’umanità. In
questo amore è il contrassegno della fede cristiana».
PIERO bensì
zia di cucina) degli 8 Comuni,
per 350.000 abitanti e 30.000
tonnellate di rifiuti l’anno.
È facile immaginare l’impatto fortemente negativo sulla vivibilità delle case per un
raggio di molte centinaia di
metri: miasmi insopportabili,
inquinamento dell’aria, milioni di insetti nocivi e svalutazione degli immobili. Si dovrebbero chiudere un asilo nido, una scuola materna, una
Casa per anziani e altre istitu
zioni pubbliche. Cologno, il
Comune conosciuto per lo
spettacolo televisivo e le antenne satellitari diventerebbe
un enorme immondezzaio.
1 cittadini hanno detto «no»
a tutto questo, proponendo
l’immediata sospensione dei
lavori di costruzione del grande impianto e la revoca di
tutti gli atti amministrativi relativi. Insomma: i cittadini si
sono riappropriati della dignità della loro vita. E questo
è veramente bello, oltre eh
insolito tra noi, ed è il ftU“,
del lavoro di un comitato
volontari che per anni haoD
raccolto firme, sono stati pi^
senti ai dibattiti, hanno inte
pellato le autorità, hann»
scritto giornali e volanti^
alla fine hanno organizzato
manifestazione del 22. A
matrice infaticabile e pt®
dente del Comitato none
suffragetta politicante be
una nostra sorella in fede,
ta Allegretti, di Cologno,
credente protestante
convinta che la sua fed
Cristo la impegna a batte
per la salvaguardia del c
e la dignità della ’rita.
(Rubrica «Un fatto•
mento» della trasmissione
diouno «Culto evangelico»
dalla Federazione delle
evangeliche in Italia ano
onda domenica 30 giugno)
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M Lo sciopero nel Pinerolese
Manifestazione riuscita
C’è soddisfazione in casa Cgil dopo aver appreso i dati della
partecipazione nel Pinerolese allo sciopero generale per l’art.
18 indetto dal sindacato confederale che si è tenuto giovecTi 27
giugno. Le cifre fornite dal sindacato parlano di un astensione
dal lavoro, che in alcune fabbriche pinerolesi è stata per decisione autonoma delle Rsu di 8 ore invece che di 4 come proposto, che mediamente ha superato nel Pinerolese l’80% con punte del 95% alla Skf e alla Mustad e 90% alla Pmt ex Beloit. Buono
l’esito e la partecipazione, alcune centinaia di persone, anche al
presidio organizzato sempre il 27 giugno dalla Cgil davanti al
municipio di Pinerolo nel corso del quale sono state raccolte
firme contro la legge Bossi-Fini sull’immigrazione (foto).
PAG. 11 RIFORMA
* Difficile accesso a Villa Olanda
Un buco nella pietra
C’è un buco (nella pietra) per l'Istituto europeo per la valorizzazione della pietra di Lusema San Giovanni, che ha trovato posto a Villa Olanda. L’inaugurazione si è tenuta tempo fa, ma per
vedere funzionante la struttura bisognerà aspettare la sistemazione del terzo piano che ospiterà la foresteria. In questi giorni a
preoccupare è l’accesso che da via Fuhrmann porta all’ex Casa
di riposo; un esempio ormai raro di lastricato realizzato proprio
in pietra di Luserna. Il vialetto non versa davvero in buone condizioni: da diversi mesi le lose delle carreggiate sono sconnesse,
alcune pietre, frantumate per l’usura, non sono state sostituite,
e il transito delle automobili dei residenti, oltre che di ospiti e
collaboratori di Radio Beckwith, sta diventando pericoloso.
Kiporma
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I Fondato nel 1848
r Pomaretto: un incontro organizzato dal nostro giornale sulle minoranze linguistiche
Tutelare il patuà sì, ma come?
Nonostante l'impossibilità di definire i contorni di «una» lingua occitanica, vale certamente la pena
di valorizzare un patrimonio culturale che unisce le generazioni e resiste contro l'omologazione
DAVIDE ROSSO
IL patuà in questo periodo è diventato d’attualità. Se ne parla sui
giornali, c’è chi lo propone come lingua olimpica
echi prepara bozze di
Statuti regionali. Se ne discute e riemergono vecchie questioni lasciate in
sospeso. Di patuà. si è discusso anche a Pomaretto in un incontro organizzato dal nostro giornale,
séato 29 giugno, e lo si è
fatto partendo dalla linp, dai suoi rapporti con
i territorio, con le altre
lingue confinanti, dalla
storia e dalla geografia. In
quest’ottica fondamentale è stato l’apporto della
dottoressa Monica Cini,
dell’Università di Torino,
che nel suo intervento ha
hacciato i rapporti della
lingua con il «mondo»
che gli sta intorno, le sue
differenze e le sue derivazioni. Ma la lingua è anche ciò che serve a tessere relazioni ed è pure ciò
che può caratterizzare un
Scuppo di persone.
Una lingua dal punto
d> vista sociale può essere di maggioranza o di
®>noranza. Partendo dal
incetto di minoranza e
soprattutto da quello di
olleranza il prof. lavo
“Urat ha tracciato la linea
0* demarcazione tra uno
Sloto che è democratico e
®o che non lo è. Ma di
limole tolleranza si ha bisogno? Dipende dal tipo
' "Minoranza». «La mioranza politica - affer0 Burat - ha bisogno
01 proporzionale puro,
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di tolleranza ma
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Ma quale patuà? Uniformità vuol dire imposizione, vuol dire non pensare alla realtà geografica
e storica. Gli interventi di
sabato lo hanno testimoniato partendo da angolature differenti. Non esiste un patuà, come ha ricordato la Cini, e anche
all’interno della stessa
lingua vi sono varianti;
per Burat esistono invece
molti modi per svalutarè
una lingua a favore di un
altra (si pensi all’italiano
insegnato un tempo nelle
scuole dove chi parlava
in «dialetto» veniva duramente represso). Individuare una varietà di riferimento fra le parlate occitane, ha aggiunto Telmon, significa fare artificialmente quello che le
lingue come l’italiano o il
francese hanno impiegato anni a fare (si pensi
all’italiano toscano e ai
più di 800 anni che ha
impiegato per diventare
realtà di riferimento).
Liberato quindi il campo dalla tentazione di
avere una lingua occitana unica rimane il fatto
che, come ha detto Burat, la lingua ha la possibilità di essere la linfa di
un gruppo di persone. La
via giusta non è ovviamente quella della difesa
nazionalistica (qui si mischiano politica e lingua
che devono rimanere distinte) ma quella di essere riguardosi della lingua
originaria. La scuola di
venta luogo di trasmissione della lingua e il conoscere più lingue aiuta
anche didatticamente,
esempi valligiani ne sono
stati presentati anche sabato. Il trucco del colonialismo però è proprio
quello dell’imposizione
della lingua ufficiale. Mistilinguismo o semplicemente copresenza di lingue sono una realtà da
sempre nelle nostre valli
mentre «l’uniformità non
garantisce la mescolanza
ma la sopravvivenza».
Si è parlato relativamente poco per assurdo
di statuto regionale e di
valdesi tirati sempre in
ballo, a proposito o a proposito, quando si parla di
patuà, ma forse non è così e in effetti ripercorrendo con la memoria i temi
trattati si capisce che si è
parlato anche di valdesi e
di proposte fatta da altri
che li tirano in ballo: «Biblicamente uno dei primi
atti umani è quello di dare un nome alle cose»;
«del resto la fede si testimonia e non si insegna a
scuola»; «gli statuti devono dare dei pricipi, le leggi e i regolamenti vengono dopo sulla base di
quanto stabilito dallo statuto». Vale comunque la
pena di concludere ricordando Pasolini là dove
dice che «il dialetto è
sempre rivoluzionario
mentre bisogna lottare
contro il nuovo fascismo
che è l’uniformazione».
Consiglio comunale di Pinerolo
L'ipermercato
della discordia
Alla fine dopo due giorni di dibattito in aula il
Consiglio comunale di Pinerolo ha recepito i parametri indicati dalla Regione per il commercio
fisso. La decisione in
qualche modo dà il via libera alla realizzazione di
un nuovo centro commerciale nell’area dove
arriverà la futura autostrada da un lato e dall’altro permetterà la ridefinizione del centro cittadino
e la valorizzazione del
centro storico. Sul tappeto i consiglieri si sono trovati la questione della necessità di adeguare il piano urbano ai parametri
regionali, cosa che avrebbe permesso la realizzazione dell’ipermercato.
Vantaggi: maggiori introiti per il Comune (provenienti per esempio dalTlci), maggior giro di affari e posti di lavoro. Svantaggi: il pericolo di una
polarizzazione delle attività fuori dal centro cittadino e conseguente impoverimento di quest’ultimo. La giunta si è impegnata a costituire un’apposita commissione che
proceda a studiare e a
mettere in atto le dovute
azioni per mitigare l’impatto del nuovo ipermercato sul centro storico e
ne favoriscano il rilancio.
Il gruppo di Alleanza
nazionale e i liberali hanno espresso una posizione contraria agli interventi e una posizione critica è stata espressa anche dal consigliere di
maggioranza Giorgio Canal che ha manifestato
perplessità verso una politica che da un lato punta certi valori e dall’altro
favorisce il consumo e
l’ideologia che sta dietro
e ha anche sottolineato le
preoccupazioni per l’impatto che un ennesimo
centro commerciale di
queste dimensioni può
avere sulla città. Alla fine
la posizione emersa è stata quella di dare il via libera al centro commerciale ma ponendo fortemente l’accento sulla
«mitigazione» dell’impatto con un impegno formale, letto dal sindaco
Barbero ad agire per la
qualificazione e lo sviluppo del centro storico.
KONTRAPPUNTOI
IL FUTURO
DELL'ASSISTENZA
PiERVALDO ROSTAN
L’Anno internazionale
delle montagne, fra le tante
iniziative che si vanno organizzando un po’ a tutte le
latitudini, porta in vai Pellice nel prossimo fine settimane diverse manifestazioni. Senza dubbio il convegno sulle politiche sociali
nelle zone montane entra
nel merito di temi di assoluta attualità, ■ammimiie™™
Abbiamo più
volte sottoli- Il ruolo
neato come la
nisti» né ai cittadini potenziali utenti di un servizio
sempre ritenuto essenziale.
Ma ad interrogarci dovrebbe anche essere un altro elemento delicato della
complessa rete di servizi alla persona (che il linguaggio
ecclesiastico definisce diaconia). Le tante case per anziani delle valli hanno vissuto tutte, chi
m misura piu
massiccia chi
.............. , „ ■ in modo più
vivibilità di un (J6//6 OpOrO VOlOeSI leggero, im
territorio sia
determinata
oltre che dalle
possibilità occupazionali,
anche dal livello dei servizi, siano essi
culturali, scolastici, del
tempo libero o socio-assistenziali. Valli simili hanno
fatto registrare diversi gradi di spopolamento proprio in conseguenza della
lontananza di una scuola o
di un ospedale.
È dunque abbastanza
chiaro come alcune scelte
che L nostri territori hanno
condotto negli ultimi 20 anni hanno favorito il mantenimento della popolazione
in zone relativamente marginali; è altrettanto chiaro
che scelte di segno contrario, deliberate o obbligate,
finirebbero con l’ottenere
un risultato opposto. Tanto
per restare a una situazione
che costituisce oggi elemento di preoccupazione come
il futuro degli ospedali vaidesi, il loro mantenimento
e la loro capacità di servire
realmente un territorio rispondendo a problematiche
reali e rappresenterebbe un
tassello fondamentale della
rete dei servizi offerti a una
popolazione in buona parte
montana. Di questo anche
la Chiesa valdese è consapevole senonché deve fare i
conti con i bilanci e con un
finora scarso collegamento
con i suoi «azionisti di riferimento» come altri nelle
scorse settimane hanno definito i membri di chiesa. In
sostanza, delegata a pochi
esperti la gestione degli
ospedali, i membri di chiesa
sembrano solo oggi scoprire che la situazione è difficile, al limite della sostenibilità, sul piano economico,
certo, ma con evidenti ripercussioni sulle condizioni in cui opera il personale.
E l’allontanarsi dagli ospedali di infermieri e medici,
(anche in questo caso non
certo un fenomeno delle ultime ore) non aggiunge certo tranquillità né agii «azio
nella sodetà
di un territorio
di montagna
portanti interventi di ristrutturazione. Tanti miliardi, raccolti in parte fra
i cittadini delle Valli, che
hanno consentito alle varie
case di fare un salto di qualità, sotto il profilo delle
normative igienico-edilizie,
veramente enorme. Molti
ricorderanno ancora il dibattito in Conferenza distrettuale che accompagnò
la nascita del progetto del
nuovo Asilo dei vecchi di
San Germano. Quella strada
maestra fu poi imboccata
da tante altre opere. E grazie all’8 per mille, e ai tanti
doni dall’estero o dai privati, le nostre case di riposo
riescono a chiudere i bilanci
annuali senza troppe sofferenze. Eppure anche in questo caso si potrebbero porre
alcuni interrogativi.
Gli elevati standard degli
edifici e dei servizi non
stanno forse facendo lievitare il costo delle rette a livelli che normali famiglie
difficilmente possono sostenere? Ma fino a che punto le famiglie ce la faranno,
ovvero le chiese potranno
assumersi l’onere di sostenere la differenza?
Negli ultimi anni si sta
affermando, qui come altrove il fenomeno delle
«badanti», ovvero di persone, spesso extracomunitarie, peruviane, romene, che
«accompagnano» i nostri
anziani. È altra cosa dalla
domiciliarità, dalla rete
della famiglia che con i
suoi membri si prende cura del proprio anziano. È
però una situazione molto
diffusa, che le famiglie risolvono con poche centinaia di euro al mese. In altri paesi da anni si danno
contributi alle famiglie che
si occupano direttamente
dei propri vecchi, qui ancora non avviene. Il territorio
propone i suoi bisogni e si
dà delle soluzioni; anche in
questo caso la chiesa non
può stare alla finestra.
12
1
PAG. 12 RIFORMA
OK ALLE PISTE CICLABILI — La Regione ha approvato definitivamente il programma degli interventi legati al turismo e alla legge 4; il Pinerolese
avrà un cospicuo finanziamento (il 50% del co
sto totale) per una ampia rete di piste ciclabili;
alla vai Pellice toccheranno 466.000 euro su un
progetto di 933.000.
MALAN RELATORE SULLE OLIMPIADI — La seconda legge per le Olimpiadi di Torino 2006 ha
iniziato il suo cammino in Parlamento con il parere di costituzionalità pronunciato dalla Commissione Affari istituzionali. In quest’occasione
relatore è stato proprio il senatore delle valli
olimpiche Lucio Malan. Il testo proposto dal governo consiste in interventi correttivi sulla legge
285 del 2000, anche per sveltire al massimo le
procedure per la realizzazioni delle opere. Uno
dei punti più importanti è la correzione del controverso articolo 13: ora si stabilisce che la definitiva destinazione dei beni immobili che
l’Agenzia per le Olimpiadi acquisisce sia stabilita
dal regolamento ministeriale «su proposta degli
enti interessati». «In questo modo - rileva Malan
, - non solo si fa chiarezza, ma si coinvolgono tutti gli enti interessati, a cominciare naturalmente
dai Comuni». La commissione ha approvato il
parere favorevole proposto dal relatore Malan.
Ora il provvedimento passa alla commissione lavori pubblici in sede deliberante, cioè senza bisogno di passare dall’Aula del Senato.
INTERVENTI SU STRADE AGRICOLE — Da alcuni
anni la Regione Piemonte attribuisce alle Comunità montane somme di denaro da destinare alla
viabilità rurale in zone montane. Gli interventi
devono riguardare sistemazione o realizzazione
di viabilità al servizio di agricoltori singoli o associati. La Comunità montana vai Pellice, che si
è vista assegnare circa 11.500 euro, ha in questi
giorni inviato a tutti i Comuni una comunicazione in merito: le domande di contributo dovranno essere inviate all’Ufficio tecnico della Comunità montana, via Caduti per la Libertà 6, Torre
Pellice, entro il 30 settembre.
IL VIA ALL’ORGANISMO PER GLI AIUTI ALL’AGRICOLTURA— Il Consiglio regionale del Piemonte
ha approvato la legge per l’istituzione dell’organismo per le erogazioni in agricoltura di aiuti,
contributi e premi comunitari. La Regione ha
anche incaricato Finpiemonte di svolgere le funzioni di organismo pagatore, collaborando con i
Caa abilitati. L’obiettivo principale è di rendere
più veloce l’accesso alle misure di sostegno.
LA MARGHERITA CHIEDE UN «TAVOLO» PER LA
TORINO-PINEROLO — Dopo l’annuncio che il
raddoppio ferroviario della Torino-Pinerolo è
stato inserito fra le opere connesse alle Olimpiadi, il consigliere regionale della Margherita Alessandro Di Benedetto ha chiesto al presidente della Regione di mettere in piedi un «tavolo» sulla
Torino-Pinerolo, coinvolgendo gli uffici amministrativi del settore.
MALAN SULLA BIBIANA-LUSERNA — A proposito
della strada Bibiana-Lusema San Giovanni il senatore Malan ha ottenuto assicurazione dal presidente della giunta regionale, Enzo Ghigo, che
anche il secondo lotto della strada è considerato
«strategico» dalla Regione e pertanto è inserito
tra le opere «inserbili» ma con un’alta priorità,
tale da aver maggiori probabilità di essere finanziato. «Fa bene però l’amministrazione di Luserna San Giovanni a esaminare la possibilità di ricorrere ai Boc per finanziaria l’opera. È un’occasione che non dobbiamo perdere, la più grande
opera pubblica in vai Pellice dai tempi della costruzione della ferrovia due secoli fa. Sono certo
che i Boc non rimarrebbero invenduti. Tutti noi
valligiani avremmo motivo di partecipare!».
L’ULIVO A CONVEGNO — L’Ulivo, che nel frattempo ha attivato un sito Internet, wwwUlivoPinerolo.it, organizza un convegno venerdì 5 luglio
alle 21 al Centro sociale di San Lazzaro di Pinerolo. «La recente consultazione elettorale ha
confermato - commenta Fon. Giorgio Merlo che l’Ulivo è la carta vincente per il centro-sinistra; è tempo di impostare l’azione politica dei
prossimi mesi, a cominciare dal far maturare
una vera e propria "cultura dell’Ulivo’’».
Risparmio e serietà
{*) ONORANZE FUNEBRI PONS A.
di BRUNO PONS
via C. Alberto 52 Tel. 0121-803148
POMARETTO Celi. 348-8588727
t Eco Delle Valu ^ldesi
venerdì 5
luglio 2^
Soddisfazione in Comunità montana vai Pellice
Sul podio per «Leader plus»
/ progetti presentati in contemporanea ad altre Comunità
montone sono al secondo posto tra quelli giunti in Regione
MASSIMO GNONE
POCO^più di 500.000
lire. È l’ammontare.
Irrisorio, dell’avanzo di
amministrazione 2001
della Comunità montana
vai Pellice. Una cifra, secondo il presidente, Claudio Bertalot, che evidenzia che i fondi messi a
preventivo sono stati spesi, ma che rivela soprattutto «una situazione non
facile» dell’ente, costretto
a lavorare nell’emergenza e con una persistente
penuria di fondi. Nella
seduta di mercoledì 26
giugno se ne lamentano
anche gli assessori, chiamati a relazionare sui
progetti intrapresi nei
settori di competenza.
Intanto l’assessore Ezio
Borgarello restituisce per
eccessivi impegni amministrativi le deleghe in
materia di bilancio e programmazione, che vanno
al presidente Bertalot. A
Borgarello restano giovani e socio-assistenziale.
«I risultati di questa
maggioranza non si vedono - è il commento al
consuntivo 2001 che arriva dal consigliere di opposizione Danilo Colomba - e ci sono soldi spesi
male». E cita l’esempio
del progetto Stazioniamo,
che ha sede nell’ex peso
pubblico, ora «casetta» di
piazza Partigiani a Luserna San Giovarmi. Un altro
«classico» bersaglio è
l’Agess Spa, definita stavolta «un’associazione di
carbonari». A proposito
del progetto Stazioniamo
gli risponde Bertalot: «È
molto difficile proporre ai
giovani delle attività - dice il presidente - perciò si
è deciso per uno spazio
autogestito». Votano contro il consuntivo i consiglieri Bonansea, Colomba, Rossetto e Zunino.
Nella maggioranza non
si nasconde la soddisfazione per il risultato raggiunto con l’iniziativa
comunitaria Leader plus.
Come riferisce il consigliere delegato ad Agricoltura, montagna e ambiente, Piervaldo Rostan,
il progetto redatto dalle
Comunità montane vai
Pellice, valli Chisone e
Germanasca, Alta vai Susa (con altri comuni limitrofi), si è classificato secondo sui 15 presentati
in tutta la Regione (8 gli
ammessi al finanziamento), con un investimento
complessivo di oltre 5 milioni di euro.
Per quanto riguarda la
viabilità da e verso la vai
Pellice, viene approvata
(unico voto contrario del
consigliere di Bricherasio, Bonansea) una delibera che ritiene accetta
bile sotto «ogni punto di
vista» lo studio di fattibilità presentato dall’Agenzia Torino 2006 per le
modifiche alla provinciale 161 e il tracciato della
variante. Costituito anche il Comitato per la vai
Pellice per le Olimpiadi
del 2006, che avrà come
membri Comunità montana, Comune di Torre
Pellice e Hockey Val Pellice. Tra gli scopi: organizzare iniziative per
«migliorare la ricaduta
socio-economica» dell’evento olimpico e promuovere la candidatura
di Torre Pellice come sede di ritiro preolimpico
di squadre nazionali di
hockey su ghiaccio.
Valli Chisone e Germanasca
Sostegni per
le piccole imprese
LILIANA VICLIELMO
Lf ESAME della parte
finanziaria che è al
la base del funzionamento amministrativo della
Comunità montana valli
Chisone e Germanasca
ha occupato la maggior
parte della seduta del
Consiglio di lunedì 24
giugno. Erano all’ordine
del giorno l’approvazione del rendiconto di gestione dell’esercizio 2001
e l’assestamento del bilancio di previsione 2002,
illustrati dell’assessore al
bilancio Riccardo Léger.
Ai consiglieri è stato consegnato un fascicolo con
l’elenco particolareggiato dell’attività svolta nel
2001, con i relativi costi,
ma per brevità l’esposizione si è concentrata
sulle cifre delle entrate e
delle uscite.
Non vi sono novità rilevanti rispetto agli anni
precedenti se non per
l’introduzione del servizio di trasporto locale,
istituito di recente, che
ha il suo costo. In cambio, sono rimaste invariate le spese per il personale. Anche l’avanzo di
amministrazione, che
negli anni precedenti era
stato considerato troppo
Q
0
s
leepre]
Consiglio comunale di Torre Pellice
Approvato il consuntivo 2001
Il Consiglio comunale di Torre Pellice
si riunisce nella seduta serale di giovedì
27 giugno per approvare il Conto consuntivo 2001. L’avanzo di amministrazione ammonta a 250 milioni di lire,
riassorbiti nel bilancio 2002 per investimenti indirizzati soprattutto ai settori
di viabilità e lavori pubblici. Una decisione importante riguarda inoltre l’area
del sito industriale dell’ex stamperia
Mazzonis. Il Consiglio ha approvato il
progetto preliminare, che entro il 12 luglio sarà presentato per un nuovo finanziamento europeo Docup. Si tratta
di completare i lavori che interessano
l’ex stabilimento Gor e le zone limitrofe.
In particolare la realizzazione della copertura del canale, della piazzetta, della
strada di collegamento e dei ritocchi alla stessa sala polivalente, la cui apertura
è per ora rimandata. Il finanziamento
europeo dovrebbe coprire il 70% delle
spese: il resto è a carico del Comune.
Nel corso del Consiglio si è ribadito
lo stop da parte del Comune di Torre
Pellice al contributo (5 milioni di lire)
destinato al consorzio universitario pinerolese. «Non è un no al consorzio,
del quale continuiamo a riconoscere
l’importanza - precisa il Sindaco, Marco Armand Hugon - ma il Comune ha
grandi problemi nel contenimento delle spese correnti: faremo un appello alla Comunità montana affinché si faccia
carico di questo onere, eventualmente
raddoppiando il suo contributo».
consistente dalla mim
ranza, risulta ridotti
poco più di 154 milioi_
di lire, visto nel 2001 ci
ca 80.000 euro oggi. ’
Approvato il rendici
to gestionale con ig v(
a favore e 9 astensiont|| to ecom
è passati all’assestamei ^
to del bilancio di prev
sione di quest’anno; n
le variazioni proposti
un intervento di 25.8d
euro per venire in aiiit
alla seggiovia di Frali do
po un inverno disastRj
so, un contributo aliasi
lo nido di Perosa Arges
fina e un altro ai Comu
per i trasporti scolaste * V
Una somma è stata accantonata in vista di nos '
sibili spese processual
per la vertenza con la®
ta che ristrutturami
parte del forte di Fei
strelle e che lameni
danni nello svolgiment
del suo lavoro.
Approvate anche le
riazioni, è stato messo
discussione il regola
mento per la concessi
ne di contributi a pri’
per il sostegno della!
vità produttiva. Vengoi
ammesse al contributole
piccole imprese con pochi dipendenti, perini|
ziative interessanti ai
della promozione del
l’economia del territori
Si dà la precedenza ai]
l’imprenditoria fem:
le e ai conduttori gio
La Comunità montai
fissa annualmente la cifra da destinare ai con!
buti in conto interessee
si riserva una funziónéS
controllo sulle carattf
stiche degli interventi.
Il regolamento prevedi |
anche il ricorso alle cod™
perative di garanzia,
CUI già SI rivolgono gl
imprenditori locali, ab ^
breviando così i tempio
realizzazione delle
cedure. La presentazioi
è apparsa un po’ tropi
schematica ai consigli
che hanno chiesto di ri;
prendere l’argoment!
con calma, accettando!
proposta di riparlata
prossimamente.
pdent
lócolla
iCWbic
Bobbio Pellice: interessati soprattutto i ponti
Al via molte opere pubbliche
Fra gli interventi per la
messa in sicurezza dei
corsi d’acqua di Bobbio
Pellice non c’è soltanto il
neonato ponte Payant, i
quattro guadi e l’appariscente arginatura sul
Cruello, un intervento
praticamente terminato
(mancano solo l’asfaltatura e alcuni tratti di cordolo), ma quello che il
sindaco, Aldo Charbonnier, descrive come un
ampio sistema di piccole
e grandi opere, alcune
iniziate e altre in cantiere.
Tutto questo aspettando
la tanto discussa circonvallazione, opera esclusa
dall’elenco delle opere
connesse all’evento olimpico con finanziamento
garantito, che alcuni considerano infattibile e che
invece il sindaco Charbonnier indica fra le opere «finanziabili». L’agognata circonvallazione
dell’abitato dovrebbe iniziare dal cosiddetto «ponte blu», per percorrere la
strada dell’Inverso, il tratto di via Queyras, arrivare
oltre il Centro vacanze
dell’Esercito della Salvezza e poi su, fino al ponte
Parau, due chilometri e
mezzo a monte; 600 sono
i metri da realizzare ex
novo. Costo dell’opera;
oltre 400.000 euro.
Intanto in questi giorni è stata confermata la
realizzazione con i fondi
dell’alluvione 2000 del
ponte Giornà (in corrispondenza di via Fonte
della Salute) e di un nuovo guado all’altezza della
centralina idroelettrica.
Il sindaco aspetta anche
una serie di interventi
che dovrebbero essere
curati del Magispò, completando così i lavori iniziati sul Pellice, con l’arginatura dal Parau a val
le degli impianti sportivi.
Dopo l’estate, a stagione
turistica conclusa, inizieranno gli interventi in
Comba Carbonieri, con
la riasfaltatura dei tratti
coinvolti nei cantieri di
questi mesi e la sistemazione di alcuni punti pericolosi. Anche la strada
verso il Pra sarà interessata da una serie di interventi: dal tratto iniziale, fino al guado alla base
del colle della Maddalena. Nei prossimi giorni
dovrebbero iniziare anche i lavori per il collettore fognario nella Conca del Pra. (m.g.)
Angrogna, Consiglio comunale
Salvare la Posta
In occasione della seconda riunione del Consiglio comunale di Angrogna il sindaco, Ezio
Borgarello, ha comunicato la composizione della
giunta: vicesindaco è
Marina Bertin, con delega alla cultura, al turismo
e al rapporto con le associazioni, in questo coadiuvata da Silvia Rivoira,
assessori Ilaria Alpignano (servizi sociali, istruzione, biblioteca, politiche giovanili), Cesare Rivoira (viabilità). Paolo
Vaschetta (infrastrutture,
tutela ambientale e protezione civile). Il Bollettino comunale sarà sotto
la responsabilità di Ezio
Borgarello, Marina Bertin e Silvia Rivoira. Come
rappresentanti del Comune nel Consiglio della
Comunità montana sono
stati eletti Ezio Borgarello, Ilaria Alpignano e
Giovan Battista Zunino.
La Commissione edilizia
sarà presieduta da Marco
Rostan. Il Consiglio ha
inoltre discusso criticamente la proposta pervenuta dalla direzione delle
poste di avere, nei mesi
estivi, l’ufficio postale
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ggf Incontro a Villar Porosa sul futuro dell'ospedale
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mobilitazioni di piazza».
Sono parole di Antonio
Smtta, presidente della
commissione di inchiesuila Sanità in Regioae intervenuto venerdì
a Villar Perosa
un incontro, organizzadall’Ulivo, dal titolo
¿spedale di Pomaretto:
nude futuro?».
All’incontro, oltre a un
iianerosissimo pubblico,
ino partecipato molti
^daci,l'on Giorgio Merli il presidente della
', Giancarlo Griot, l’ex
marie dèll’ospedale
larino Maina e il preinte della Comunità
lontana, Roberto Prin1, Numerosi anche i diidentl delTospedale di
laretto che hanno diuito una lettera a1 in cui dopo essersi
:tl consapevoli della
janizzazione in atto
a sanità, si dicono
laricati del fatto che
numerosi articoli di
tpa e nella mozione
lotta dall’ultima Conia distrettuale nes18 menzione venga fatàca le difficoltà e gli
zi che il personale in
io negli ospedali afquotidianamente».
S®pre nella lettera, i diffidenti indicano a chi
ffdsce gli ospedali come
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jmenti li0elegazione italiana respinta
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lale
¡iorni
secon
de proprie responsabi
lità personali e istituzionali, nella stessa direzione». Se nessuna possibilità di collaborazione tra
direzione, Ciov e personale fosse garantita, riconosciuta e infine messa in
atto, chiedono in chiusura, «dovremo nostro malgrado credere che lo scopo ultimo delle decisioni
intraprese o in via di realizzazione sia quello di disincentivare il personale
a rimanere affinché si arrivi alla chiusura fisiologica dell’ospedale per esaurimento delle risorse professionali e sanitarie?».
Nel corso dell’incontro
poi si è parlato molto del
futuro degli ospedali valdesi e in particolare di
quello pomarino. Griot
ha cercato di rassicurare i
dipendenti, ma anche il
numeroso pubblico: dopo aver ammesso alcuni
errori compiuti nel processo di unificazione degli ospedali valdesi, come
l’aver trascurato in qualche modo le Valli a favore
di Torino e dopo aver dato atto ai dipendenti che
nei loro confronti non c’è
stata sufficiente attenzione, ha però voluto dichiararsi ottimista per il
futuro. «Sono convinto
che in tempi non lontani
ci sarà una soluzione politica e resta fermo il fatto
che la nostra volontà è di
difendere fino alla morte
gli ospedali».
Ha puntato il dito invece contro l’attuale politica sanitaria Prinzio che,
dopo aver detto che non
è «accettabile uno strappo sulTospedale di Pomaretto» ha sottolineato
come occorra difendere
«quello che abbiamo per
non subire la trasformazione che in campo sanitario e socio-assistenziale
sta avvenendo. Trasfor
9'aele: non si entra
Sgruppo (jj «Action
fpaece», partito sabato
da Milano per
“Avivper partecipare a
’ serie di incontri con
MtWi delle città pa—lesi e alla catena delrispos« <1' fine mese, è
Btaleri ^“'’•oecatoall’aerotoW
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recchi a raggi x dove tutti
i bagagli venivano riesaminati, e anche tutti gli
apparecchi elettronici.
Terminati i controlli il
gruppo veniva accompagnato a un aereo diretto
a Roma che era stato fatto aspettare sulla pista. I
passaporti consegnati al
personale di volo. A Fiumicino si doveva attendere l’arrivo della polizia
italiana che prendeva in
consegna gli 8 passeggeri
e dopo un interrogatorio
pro forma, tutti erano lasciati liberi. Si poteva così constatare che sui passaporti c’era il timbro
rosso «Denied Entry», ingresso negato, e che nessun bagaglio era stato
imbarcato.
«Qualcosa si è imparato. Si è vista una popolazione giovane che opera
in un’ottica da vecchio
stato poliziesco, forse
giustificata dal fatto che
si sente una tensione palpabile che però, oggettivamente, non si riesce a
capire fino a che punto
non sia alimentata dai dirigenti politici. L’impressione è che il governo
israeliano tema la divulgazione di quello che sta
avvenendo e che non abbia piacere di avere troppi testimoni imparziali
della realtà attuale», commenta il consigliere.
mazione che tende sempre più a marginalizzare i
territori come le Valli». Di
avviso simile anche Giorgio Merlo che propone
un tavolo per difendere
la sanità e il diritto alla
salute in valle al quale
dovrebbero partecipare
la Ciov, l’Asl 10, le istituzioni locali e che dovrebbe costituirsi prima che
la Regione vari il nuovo
Piano sanitario che dovrebbe portare alla creazione di Asl più ampie e
di aziende ospedaliere.
Il problema della sanità
per Saitta è il fatto che il
sistema sanitario non è
più sostenibile. «L’aumento della spesa in ambito sanitario dal ’97 ad
oggi non corrisponde all’aumento della qualità ha detto Saitta -. Il sistema non è stato governato. A questo punto occorrono economie perché se
non si governa il sistema
non ci sono più fondi per
nessuno». Tornando alla
situazione di Pomaretto,
però, Saitta ha anche
mosso una critica alla
Ciov sottolineando che la
situazione doveva «esplodere prima»: «Dal ’97 andava aperta una vertenza
verso la Regione. Comunque se confermata l’impressione che le questioni del passato verranno
risolte - ha concluso Saitta - resta aperto il problema del futuro a cui occorre rispondere con una logica di aziendalizzazione». In conclusione, il
messaggio che arriva dall’incontro è la necessità
di un progetto economico per il futuro degli
ospedali avendo presente
che occorre che il progetto tenga conto delle persone in caso contrario
«ogni progetto è destinato a morire in partenza».
! Un appello dell'Ywca-Ucdg
Un nuovo ascensore
per Villa Elisa
MASSIMO GNONE
IMPEGNARSI per il fu
1 .........
turo del foyer di Villa
Elisa. È l’appello lanciato
dall’associazione YweaUedg (LFnione cristiana
delle giovani) per voce
del suo Centro locale.
«Lo stabile è di proprietà
della Tavola valdese spiega Luciana Vola, responsabile del Centro di
Torre Pellice - ed è stato
dato in comodato d’uso
alla nostra associazione.
A luglio sarà pronto il
nuovo ascensore: la sua
realizzazione ha significato un onere molto pesante, ma indispensabile
per arrivare finalmente
aU’abbattimento delle
barriere architettoniche
e fornire così una migliore accoglienza e serenità
per le residenti».
Come per i pensionati
di Torino e Roma, la storia del foyer di via Angrogna ha seguito il cambiamento delle finalità di
queste strutture, non più
soltanto destinate a ospitare studentesse e impiegate lontane dalle loro famiglie, ma recentemente
aperte a ospiti di sesso
maschile. A Torre Pellice
l’attuale casa per ferie,
che ha un suo Comitato
di gestione, dispone di
venti camere per uomini
e donne che vogliano trascorrere periodi lunghi o
brevi, alloggiati in un ambiente sereno e familiare.
La manutenzione ordinaria e straordinaria è a
carico dell’Associazione.
Grazie allo sforzo affrontato dai sostenitori e alle
campagne di autofinanziamento, una parte della
cifra necessaria alla costruzione dell’ascensore
è stata raccolta, ma al traguardo manca ancora
un buon tratto di strada.
«Abbiamo organizzato
concerti e bazar - conti
Musica occitana a Villar Pellice
Concerto: La talvera
Si inserisce nell’ambito
della manifestazione «La
Carovana delle Alpi», la
campagna promossa da
Legambiente in occasione dell’Anno internazionale delle montagne, il
concerto-ballo con il
gruppo di musica occitana «La talvera» organizzato dalTassociazione la
«Cantarana» per sabato 6
luglio, alle 21,15 alla sala
polivalente di Villar Pellice, ingresso 6 euro.
Il gruppo La talvera (il
margine del campo coltivato, in patuà), una delle
formazioni più conosciute delTOccitania francese, rivendica l’attaccamento a una cultura occitana legata alle sue radici, ma si dichiara anche
innovativa e creativa,
aperta alle culture del
mondo e ai problemi della società. In quest’ottica
il gruppo lavora da oltre
25 anni alla riscoperta e
alla valorizzazione delle
musiche di un’area molto vasta, dai dintorni di
Albi fino ai rilievi del
Quercy e del Rouergue, a
nord di Tolosa.
Il gruppo si struttura
nel 1979 in associazione,
che dal 1995 prende la
denominazione di Cordae (Centro occitano di
ricerca documentazione
e animazione etnografica) ampliando progressi
vamente il proprio raggio
di azione al servizio della
cultura occitana, con
un’attività di ricerca documentata in una cinquantina di pubblicazioni, e integrata da interventi di animazione e di
formazione musicale.
La talvera presenta così
un repertorio tradizionale di rilievo, ampliato dalle composizioni di Daniel
Loddo (leader del gruppo), che introducono temi di attualità e riflettono
le preoccupazioni di un
militante occitano, secondo uno stile espressivo fortemente legato alle
radici contadine. Uno
spettacolo di grande vitalità, segnato dalla voce di
Còline Ricard, moglie di
Daniel, dalle sonorità etniche di strumenti a fiato
come la craba e la cabreta, il gmile e il cacami, e
dalla grande ricchezza
delle percussioni.
Il gruppo La talvera
toma nel Pinerolese, dopo esservi già stata nell’edizione del 1997 di
Cantavalli, per presentare in vai Pellice un concerto dedicato alle nuove
composizioni di Daniel,
seguito da un ballo basato sulle danze classiche
dell’area occitana, bourrèe, scottish, branle e
rondèu, con numerose
varianti di origine locale.
nua Luciana Vola - e siamo davvero riconoscenti
alle tante persone che si
sono dimostrate sensibili
a questo progetto; purtroppo però non abbiamo ricevuto il tanto auspicato finanziamento
europeo e ci sono altri lavori in vista, come la ritinteggiatura della struttura, che non si potranno
realizzare senza nuove
donazioni».
Villa Elisa è anche la sede del Centro Ywca-Ucdg
(uno dei 9 presenti in Italia): il luogo dove una volta al mese si riuniscono le
53 socie per discutere di
un argomento che vale
per tutto l’anno. «Nel
2002 abbiamo scelto di riflettere sulla condizione
delle donne - rileva Luciana Vola -: dopo la tanta curiosità di sapere, ora
bisogna agire, com’è caratteristica della nostra
associazione, stando attente ¡alle proposte riguardanti la realtà della
donna nel mondo. Negli
anni passati abbiamo sostenuto un grande progetto in Bangladesh dove,
grazie all’interessamento
della nostra segretaria
nazionale e al particolare
impegno del Centro di
Torre Pellice, è stata realizzata una scuola destinata alle bambine».
NELLE CHIESE VALDESI
CAMPI AL BAGNOÒU — Il primo campo alla Ca
d’ia pais del Bagnoòu, in alta vai d’Angrogna, riguarda i cadetti (nati negli anni 1985,86,87) e si svolgerà
dal 5 all’11 luglio.
PERRERO-MANIGLIA — Domenica 7 luglio culto
unico a Maniglia, alle 10; ore 15 riunione a Grangette.
POMARETTO — Domenica 7 luglio, alle 15, riunione a Combavilla.
PRAROSTINO — Domenica 7 luglio, ore 10, culto
a San Bartolomeo; domenica 14, ore 15, riunione
quartierale a Pralarossa.
RODORETTO — Domenica 7 luglio, culto alle 9
con l’assemblea di chiesa annuale.
VILLAR PELLICE — Domenica 14 luglio, alle
14,30, al Teynaud, riunione quartierale per i quartieri Teynaud e Ciarmis.
VILLASECCA — Domenica 7 luglio, alle 15, riunione estiva a Villasecca. Domenica 7 luglio, alle 9,
culto a Combagarino.
Chiesa evangelica valdese
Museo valdese di Frali
Frazione Ghigo, 27 10060 Prali (To)
tel. 0121-807519
Domenica, 7 luglio 2002, ore 15
Lo Sci Club Prali e il Museo valdese di Prali sono
lieti di invitarLa all’inaugurazione della mostra
Frali, cent’anni di neve
Riflessioni sul tema di Ettore Serafino
segue rinfresco
I Appuntamento a Pomaretto
Birra e «country»
La vai Germanasca diventa il Far-West con
l’ottava edizione di una
manifestazione di successo. Anche quest’anno,
a Pomaretto, la Pro Loco
organizza la «Festa della birra e della musica
country». Il calendario
della tre giorni inizia venerdì 5 luglio alle ore 19
con l’apertura del festival e, alle 20, il concerto
country del gruppo «Luca Olivieri e T. C. Band».
Luca Olivieri è amico e il
chitarrista preferito di
Bobby Solo e ha una lunghissima carriera alle
spalle. Sabato 6 luglio si
prosegue alle 18 con il
gruppo «Hill Billy Soul»,
che propone due generi
differenti: il «new coun
try» e la «black soul music» di Stevie Wonder e
Jackson Five. La serata si
chiude con l’intervento
delle ballerine «Dolly’s
Saloon» di Firenze. Domenica 7 i cancelli si aprono alle 18 e alle 19
concerto country con il
gruppo «Hocus Focus» e
il ritorno delle «Dolly’s
Saloon». Durante la festa, che si terrà anche in
caso di pioggia, tutta a
ingresso gratuito e con
l’occasione di provare la
propria abilità di «cowboy» cimentandosi sul
«cavallo meccanico», si
potranno gustare numerose qualità di birra alla
spina e in bottiglia, accompagnate da piatti tipici texani e messicani.
Al centro della Festa la volontà di interazione
L'Uliveto, una Casa aperta
«In questi ultimi anni
di cambiamenti una cosa
abbiamo provato a mantenere ferma: il rispetto
per le persone che abitano all’Uliveto, per la loro
autonomia e per i loro
diritti». Queste parole,
scritte sul volantino distribuito alla festa dell’Uliveto che si è tenuta
due settimane fa, riassumono bene lo spirito che
anima l’istituto di Luserna San Giovanni e la comunità alloggio di Torre.
L’Uliveto ha cambiato
molto in questi ultimi anni. A San Giovanni in particolare sono state notevoli le ristrutturazioni che
hanno portato ad avere
10 nuove camere da letto,
6 nuovi bagni, un grande
salone, un cortile e un
parcheggio «protetti» per
gli ospiti oltre all’adeguamento della cucina. Interventi importanti che
sono stati fatti mentre alla storica struttura si aggiungeva quella della Comunità alloggio di Torre
Pellice venendo a formare così le due comunità
che oggi sono l’anima
della «casa».
La tradizionale festa
quest’anno è stata riproposta riaprendo le porte
dell’Uliveto alle comunità per quello che voleva
essere un reincontrò e
uno scambio proficuo.
«Abbiamo deciso di riproporre la Festa dell’
Uliveto dopo alcuni anni
in cui non si era tenuta dice la direttrice, Claudia
Jalla - proprio per avere
un confronto e per cercare di avere un riscontro
su quanto è condivisa la
nostra attività. Purtroppo
alla giornata non ha risposto un pubblico numeroso. Probabilmente ha influito anche il
brutto tempo, comunque
resta il fatto che è difficile
essere bene Integrati nelle comunità circostanti.
Forse quésto è anche dovuto al nostro modo di
porci, di sentirci una “casa”, al nostro essere in
qualche modo, per così
dire, gelosi del nostro
privato. Resta comunque
il fatto che abbiamo bisogno di aprirci, di capire
quanto il nostro progetto
è capito e condiviso».
Al di là della non numerosa partecipazione
alla Festa l’Uliveto ha
rapporti costanti con la
comunità di Pinerolo, di
Luserna e di Torre Pellice
oltre che con quella di
Torino: tutte comunità
che storicamente sono
legate alla struttura. Prezioso poi è anche fi contributo dei volontari e
delle persone che seguono la comunità di Luserna San Giovanni. «Gli
aiuti ci sono e sono preziosi - conferma Jalla quello che vorremo sapere però è cosa pensa la
gente su quello che facciamo. Ridurre in sostanza il distacco che sentiamo tra le persone fuori e
il progetto Uliveto e anche per questo abbiamo
in cantiere altre iniziative
che ci mettano maggiormente in contatto con le
comunità».
14
PAG. 14 RIFORMA
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VENERDÌ 5 LUG RDÌ
SPORT
TORNEO DI BEACH
E GREEN VOLLEY
La Pallavolo Pinerolo e l’Associazione
3S organizzano, dal 1° al 12 luglio e nella giornata di domenica 14 luglio un
torneo di beach e di green volley. Dal 1°
al 12 luglio, al campo di Pinerolo, adiacente al palazzetto dello sport, e di Luserna, presso la palestra comunale, si
svolgeranno incontri di beach volley
2x2 maschile e 2x2 femminile con le seguenti limitazioni di categoria: 1 giocatore-trice senza vincoli di categoria + un
giocatore-trice ñon oltre la serie C. Le
iscrizioni verranno limitate a 16 coppie,
sia per il 2x2 maschile sia per il 2x2 femminile; la quota di iscrizione è di 20 euro a coppia. Nella giornata di domenica
14 luglio, invece, alla Conca del Prà avrà
luogo l’ormai tradizionale torneo di
green volley a coppie miste, dove non
sono previste limitazioni di categoria.
Al termine degli incontri di beach volley verranno premiate le prime tre coppie classificate per la categoria maschile
e le prime tre per quella femminile; le
stesse modalità sono valide per la tappa
di green volley. Da quest’anno una
grande novità; i giocatori-trici che parteciperanno sia al beach sia al green
volley, verranno premiati in base a un
punteggio che verrà loro assegnato a seconda dei piazzamenti nelle due tappe.
Per iscrizioni; Palazzetto dello Sport
di Pinerolo, via dei Rochis, tei. 0121374850 o Palestra comunale di Luserna
San Giovanni, via Airali, tei. 0121932844. Informazioni al 338-1239555.
ROSTAGNOTTO IN NAZIONALE
Il giovane Alberto Rostagnotto è stato convocato nella nazionale di curling; parteciperà a uno stage di preparazione che lo porterà ad affrontare un
tour in Canada nel mese di ottobre.
La «Festa delle montagne» in vai Pellice
I sapori e l'arrampicata
Sport e gastronomia;
sono questi gli elementi
di forza della Festa delle
montagne in vai Pellice.
La cornice? Villar Pellice
e il nuovo villaggio Crumière, che con la manifestazione di sabato 6 e
domenica 7 luglio si fa
scoprire ufficialmente
dal pubblico. Mentre la
mostra «Montagne d’ar
gento. Le fotografie del
territorio alpino 18531950», che resterà aperta
fino al 31 luglio proprio
alla Crumière, accoglie i
suoi primi visitatori, la
festa raggiunge il suo
clou con la gara di arrampicata sportiva organizzata dal Cai-Uget vai
Pellice. La competizione,
molto spettacolare e che
vecjrà la partecipazione
di decine di atleti affermati provenienti da tutta
la penisola, è valida come prima prova di coppa
Italia, primo Trofeo Provincia di Torino e quarto
Trofeo in memoria di
Marco De Marchi. Sulla
struttura artificiale di
piazza Jervis, già montata fin da domenica scorsa, si cimenteranno i primi climber alle 14 di sabato 6 luglio (qualifica
zioni maschili). Si prosegue domenica 7 con semifinali e finali, maschili
e femminili.
Sempre sabato 6 e domenica 7 largo alle buone forchette, con l’iniziativa énogastronomica
«La montagna dei sapori», che si terrà al ristorante Crumière. Sabato
sera è prevista una cena
a base di piatti locali e la
stessa cosa succederà
per il pranzo (a buffet)
del giorno successivo.
Domenica i locali della
Crumière ospiteranno
anche la mostra-mercato
di prodotti tipici della vai
Pellice, del Pinerolese,
delle valli di Cuneo e
deU’Hante Provence. Per
informazioni e prenotazioni si può telefonare
all’Agess Spa, chiamando
il numero 0121-934907.
I APPUNTAMENTI
4-6 luglio
PRAGELATO; «Trekking a cavallo»
con destinazione Monte Chaberton
(Villaggio Kinka, 3.135 m).
5 luglio, venerdì
TORRE PELLICE; Al teatro del Forte,
dalle 9,30, convegno su «Politiche sociali, ambiente e abitabilità della montagna», promosso da Legambiente e
Bottega del possibile. Alle 11,45 tavola
rotonda con la partecipazione di Ermete Realacci.
PINEROLO: All’Expo Fenulli, alle
21.30, cabaret con Giampiero Perone
in «Offerta speciale», ingresso libero.
VILLAR PEROSA: Concerto per i giovani al campo sportivo.
5-7 luglio
POMARETTO: Festa della birra.
6 luglio, domenica
PINEROLO: All’Expo Fenulli, alle
21.30, Sergio Sgrilli in «L’ultimo dei
Freak», cabaret. Ingresso 6 euro.
VILLAR PEROSA: Concerto dei «Nomadi» al campo sportivo con birra e toro allo spiedo.
VILLAR PELLICE: Alle 21, alla Crumière, proiezione dell’ultimo video di
Marzio Nardi sul «bouldering».
FENESTRELLE: Per la rassegna «Le
Fenestrelle» Alfa Teatro presenta «La
presidentessa» teatro dialettale piemontese. Inaugurazione della mostra
«Il Polo Nord, ieri e oggi».
VILLAR PELLICE: Alle 21, nella sala
polivalente, concerto di musica occitana del gruppo «La talvera» (foto).
MASSELLO: Manifestazione turistico-culturale «Ciantà e sounà en marciant per là bourgià».
6-7 luglio
SAN GERMANO CHISONE: Si esibirà
il coro «La Rocca» di Cavour per il 70°
di fondazione dell’Ana. Domenica 7, la
cerimonia ufficiale e il pranzo alpino.
7 luglio, domenica
PRAGELATO: In frazione Ruà, alle
11,45, sul sagrato della chiesa dell’Assunzione di Maria Vergine, concerto
del duo Motzinova-Giraudo. Al termine
del concerto verrà servito l’aperitivo.
VILLAR PELLICE: Festa gruppo Ana.
FRALI: «Mtb, gran fondo dell’alta vai
Germanasca» valevole come prova di
campionato regionale di Mtb in collaborazione con le Pro Loco di Ferrerò,
Salza di Pinerolo e Massello.
9 luglio, martedì
PINEROLO: Dalle 20 alle 21, nel parco di Villa Prever, spazi di animazione,
alle 21,30 «Gran circo dei burattini», alle 22,30 filastrocche per dormire. Ingresso 2 euro.
10 luglio, mercoledì
TORRE PELLICE: Alle 21,30, nel cortile della biblioteca civica «Carlo Levi»,
spettacolo teatrale «Ironicamente» presentato da Assemblea Teatro.
11 luglio, giovedì
PINEROLO: Nel parco di Villa Prever,
dalle 20 alle 21,30, spazi di animazione,
alle 21,30, la compagnia «Circolo
Bloom» presenta «Per caso e per naso»,
alle 22,30 filastrocche per dormire. Ingresso 2 euro.
TORRE PELLICE; Alla rotonda di
piazza Muston, concerto alle 21, a cura
del pub Tritapalle.
11-14 luglio
BOBBIO PELLICE: Al rifugio Barant,
stage di percussioni e danze africane.
12 luglio, venerdì
PINEROLO: All’Expo Fenulli, per il
cabaret, alle 21,30, Leonardo Manera si
esibisce in «Se non mi illudo mi chiudo». Ingresso 6 euro.
14 luglio, domenica
BOBBIO PELLICE: Su organizzazione del Cai-Uget Valpellice è il programma la 27° edizione della corsa in montagna «Tre rifugi».
"SERVßi
guardia
notturna, prefestivà,
telefono 800-2331 l'i
GUARDIA fAF
(turni festivi con o^|
DOMENICA 7 LUQ|j(
Villar Pellice: Allio . Z
Jervis, tei. 930705
Perosa Argentina:,
- p.za Marconi 6, tei,!
Pinerolo: Musto - viaCi
biano 8. tei. 322050
SERVIZIO INPEIi
presso i I
SERVIZIO ELIi
telefono i ig*
"CÌNliViÀi
TORRE PELLICE.
Cinema Trento hi.
programma, sabato 6 o
21,15, A beautiful mi
domenica 7 e lunel
ore 21,15, Showtimftc
Robert De Niro; ven|
12, ore 20,30, Atli
l’impero perduto.
VILLAR PEROSi
Chiuso per ferie.
PINEROLO-Lai,
risala Italia ha in'pt^
gramma, alla sala *2a
to», Scoopy-doo, ferii
festivi 20,30 e 22,2ff
bato 20,30 e 22,31!
sala «5cento» è in visto.
Windtalkers; feriaBei
stivi 19,50 e 22,20, sab
19,50 e 22,30.
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Comunale è in ferie,!
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Via Vigone, 42
Pinerolo (TO}
Tel. 0121.2361
L’“UMIDO”: UNA NUOVA^
RACCOLTA DIFFERENZIAti
La raccolta dei rifiuti inizia dalla La nuova proposta ACEA:
verde
pisello
verde
bottiglia
vostra collaborazione quotidiana
Ci vuole anzitutto una diffusa abitudine
alle raccolte differenziate. Molte famiglie
da tempo dividono i rifiuti, separando la
carta, il vetro, le plastiche. Con una
selezione fatta bene (nella carta non deve
esserci plastica; nel vetro no a metalli e plastiche. ..) si avvia il materiale nei cassonetti
stradali appositi. Oggi, nql pinerolese, oltre
il 22% del totale rifiuti raccolti è oggetto di
raccolte differenziate. È un buon risultato,
ma non basta! Ancora oggi c'è gente
scettica o che si giustifica, dicendo "ma
tanto poi buttano via tutto insieme!"
Ebbene: non è vero!
sacchetto per Vumido. una ra
comoda che inizia a casa vostra
Rivoltato e riempito di materiale
ben chiuso con due nodi prima di
nel cassonetto, il sacchetto verde c
nuova raccolta differenziata. Attrave
lavorazioni nello stabilimento nuf
costruzione presso la tangenziale di
si valorizza il materiale organico
diventare compost (terriccio) da utd:
verde
mela
VERDE
SACCHETTO
verde
ramarro
C
800-808055
Opti rifiuto per la sua strada
Ecco alcuni esempi. Il vetro viene ripulito e
selezionato alla piattaforma della ditta
Casetta di Lombriasco e poi spedito alla
Saint Gobain di Dego - Savona; la plastica
viene raccolta da Malan Recuperi di ,
Roletto e selezionata dall'Impianto
Publirec di Torino; le bottiglie di PET
vengono ritirate da Ipoter Italia per conto ■
del consorzio nazionale della plastica
COREPLA. La carta e il cartone sono ,
destinati (in accordo con il consorzio
nazionale COMIECO) alla Cartiera
E.Cassina di Pinerolo; il ferro e l'acciaio
viene avviato all'industria siderurgica da
Malan Recuperi, dove sono destinati anche
molti altri materiali raccolti nelle Ecoisole.
Nota Bene. L'ACEA non indica di
raccogliere separatamente le lattine ma di
portarle per ora alle Ecoisole; per la^'
plastica nei cassonetti stradali chiede di :
raccogliere solo i flaconi e le bottiglie per
l'acqua minerale, non tutte le plastidie.
Perdié? Vi sottopone una nuova proposta^,
carta vetro plastica
DOVE FINISCONO
i materiali delle raccolte differenziate nel Pinerei«**! I
agricoltura e altri usi, e biogas che j
energia elettrica - per fart funzitì
macchine di produzione. Lo
tratta anche il materiale "secco"
le lattine e le plastiche) che a\
negli altri sacchetti normali,
l'umido: vengono _ valorizzati
separandoli; mentre una par^dive
combustMe da coi ricavare energi4' .=~i
Ma è essmtiaie M tal
ultìsiÉU ' '
La proposta fuiiziona se i cit
loro, dividono * i rifiuti: ’ la 'racc^
differenziate classiche da una
dell'altra la nuova raccolta
separato daf'Secco, grazie al sacche
, verde. DalTautuiìno bisogrisirà :
CH'ITO il 2002 arrivo nelle vos’tre aose: ado'ltä
p, ah
lalitui
desi,
Iflegj
I un d
ipcuinor
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15
Dei Lettori
PAG. 15 RIFORMA
POSTA
Il dinon è circoscrit
I II problema
comunitario
npsidero fare alcune riflesI ni sulla situazione della
Chiesa valdese, a mariranoft j^che delle assemblee
LUGIi Stesi a Torino nel corso di
■■ !Lt’anno liturgico
P® ^ so però, non è circ
Ila realtà torinese, ma
scoinvolgere altre comu• locali. Troppo spesso,
'''P le assemblee di chie^
si assiste a interventi
‘“’,udo-politici che lasciano
spazio alle questioni
pertinenti l’interesse relijo e comunitario, che non
¡vrebbero mai essere surssati da proclami e inviti
¡ci più di un’assemblea di
rito 0 condominiale ri■tto a un consesso che avLICE Jìineinsede valdese. Di conato ha dia chiesa-comunità, come
ibatoGo ¿taso di Torino, con tutti i
iful mii d limiti e le sue contraddi: lune! ini, dimostra grande matu^nel sapere accettare le
[ioni ancorché ardite di
li suoi membri, lascianliaramente trasparire un
:alismo e una dialettica
|non si trova, forse, in
jiun’altra confessione relilà inpiiiisa'A questo proposito,
5aia,Z »0 anacronistiche le posilo ferii itili avanzate, soprattutto
22 2|^f®te di nuovi accolti, che
irebbero benissimo essere
svolti da noi laici (non invochiamo il sacerdozio universale solo quando ci fa comodo!). Recidiamo, una volta
per tutte, questo cordone
ombelicale che sedentariamente vogliamo tenere attaccato ai nostri pastori, come
fossero una madre sempre
pronta a soddisfare ogni nostro piccolo capriccio. Di
contro, è opportuno ricordare ai pastori che, con la diligenza del buon padre di famiglia, dovrebbero conoscere più approfonditamente i
propri membri di chiesa, come un genitore conosce i
suoi figli. Questo compito di
filtraggio tra i fedeli e i pastori dovrebbe essere svolto dai
singoli membri del Concistoro: dovrebbe essere chiaro
che una poltrona nella sala
del Concistoro non è una postazione di potere o di prestigio, bensì un onere, gravoso,
che impegna a prendersi carico della comunità. Che il Signore ci assista.
Andrea Quaggiotto - Chieri
Martiri cristiani
22,301
rinvisi
'erialiel
,20, sai
Il Cina
1 ferie;
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ICO
una certa voglia
lievisionismo storico. Che
mia nostra chiesa ci siano
M Éapatizzanti dei poveri di
lline (fedeli al valdismo deiorigini) 0 addirittura antilitaii, tipo Vermigli, OchiServeto, che invochino
itomo alla povertà, è diaicamente accettabile ma
io può essere teologicaite. Sarebbe ora di metteIfiii che dei puntini sulle
i,dei punti esclamativi,
h Chiesa valdese, nel suo
latìenabile pluralismo, ha
regolamenti. Ciò significa
come chiesa riformata di
'azione calvinista (perché
è), abbiamo una teologia
liturgia (quindi un dirittelesiastico) e una disci(leggi e regolamenti ovun diritto comunitario)
non si può prescindere,
ào no. Chi è così pervairei dire, ossessivamensenso di revisio0 ha sbagliato chiesa o
è stato sufficientemente
ato ad entrarvi.
vorrei fare una riione su una questione
mai scevra da pole0. Il cosiddetto «team
®al-pastorale» di Toriseppure dribblando gli
"“lerevoli impegni, non si
ae a rendersi disponibile
a comunità. Per questa
®o. ritengo sia ora di
loria di piangerci addosoomandare ai pastori
'Pài e impegni che po
ftosa.
La breve notizia che ho letto nella rubrica «Dal mondo
cristiano» di Riforma del 17
maggio, secondo la quale «sono circa 100 milioni i credenti
cristiani uccisi nelle persecuzioni del XX secolo», la maggior parte dei quali tra il 1990
e il 2000, in particolare in
paesi come l’Arabia Saudita,
il Sudan, la Corea del Nord, la
Cina e altri stati dell’Asia centrale (compresa qualche isola
del Pacìfico) mi ha profondamente sconvolto. Mi sono
chiesto come mai anche la
nostra stampa non abbia dato finora il dovuto rilievo a
questo massacro così enorme, raccapricciante ed angoscioso, che ha colpito tutti
questi milioni di nostri fratelli
e sorelle in fede e che interessa tutto il mondo cristiano.
Naturalmente queste notizie vanno accuratamente vagliate e accertate, e se rispondono a verità vanno gridate
dai tetti. Perciò, se sono vere,
mi inducono a pormi alcuni
interrogativi intanto su noi
stessi. Infatti, mi domando:
Come mai noi protestanti italiani, che ci interessiamo con
passione e impegno ai vari
problemi del nostro tempo
(sociali, politici, economici,
ecologici, bioetici, nazionali e
internazionali), noi che partecipiamo a marce e a preghiere per la pace (vedi Assisi) e scendiamo in piazza a
manifestare assieme ai noglobal, non spendiamo quasi
una parola e non muoviamo
un dito a favore di questi milioni di esseri umani che sono stati uccisi per la stessa fede che professiamo anche
Il confronto con le emigrazioni italiane del passato
Iminigrati extracomunitari e impronte digitali
Non posso che condividere quanto
scritto da Giovanna Pons nel numero
ài Riforma del 7 giugno sul problema
dell’immigrazione extracomuilitaria.
Tuttavia., per quanto riguarda le impronte digitali, ritengo giusto estendere
tale mezzo di identificazione a tutta la
popolazione. Gli onesti non hanno nulla da temere e i mascalzoni che cambiano cento volte la loro identità per
sfuggire agli arresti avranno una difficoltà in più da superare e non dubito
che ci riusciranno, come sempre, in
modo pulito ed elegante, grazie alla generosa connivenza dei loro protettori.
Per quanto riguarda il confronto con
le emigrazioni italiane del passato, mi
pare che oggi la differenza fondamentale stia nella intermediazione della
mafia, la quale, tra l’inconsistenza dei
provvedimenti ufficiali, si dimostra una
delle poche organizzazioni capaci di
applicare con efficacia i metodi della
globalizzazione, con ricadute economiche non indifferenti. La mafia riesce a
liberare gli stati di provenienza da elementi improduttivi, facendo un favore
ai governi di questi paesi i quali, caso
strano, non muovono un dito per proteggere i loro amati concittadini, mentre i distratti funzionari addetti ai controlli hanno imparato a chiudere gli occhi e... aprire le tasche.
Tutto sommato la mafia rende anche
un favore agli stessi immigrati. Dopo
averli largamente illusi sugli italici paradisi terrestri e averli ripuliti di ogni
loro avere, dopo un viaggio alquanto
scomodo (bisogna ppr soffrire un po’
in vista della prospettata luminosa mèta), li scaricano sulle nostre coste come
merci ormai non più utilizzabili ai loro
fini, confidando giustamente nel nostro alto senso di umana ospitalità e
infiltrando in cambio qualche loro utile collaboratore per mantenere i necessari contatti per favorire il progredire dell’azienda. Senza dimenticare il
favore che la mafia ci rende, procurandoci mano d’opera a basso costo in
grado di compiere lavori da noi disdegnati e garantendoci, per il futuro,
quell’incremento demografico a cui gli
ignavi italiani non sanno più provvedere. In più l’operazione procura lavoro e impegno a tutte le associazioni e
istituzioni pubbliche e private, laiche e
religiose del nostro paese, a cui è dato
finalmente di esercitare la loro cristiana carità, provvedendo premurosamente, senza inutili preavvisi, all’accoglienza, alla casa, al lavoro, alla scuola,
all’assistenza sociale e sanitaria, ecc.
Se non ci riusciamo, la responsabilità
nn è certo da attribuire alla mafia, ma i
nostri limitì organizzativi.
Purtroppo all’encomiabile efficienza
mafiosa fa riscontro rinefficienzà dei
giusti capaci di chiacchiere, conferenze, dibatdti e proclami, che rinvia sempre al futuro la soluzione dei problemi
all’applicazione dei buoni propositi,
cóme ancora la recente conferenza della Fao dimostra. Vincere la fame nel
mondo? Per il momento quello che ci
interessa è il campionato di calcio!
Alberto Taccia - Luserna S. Giovanni
Ripensiamo al passato
Stupisce leggere su Riforma (7 giugno) le considerazioni di Giovanna
Pons sulla sua esperienza migratoria in
Svizzera. Per quanto spiacevole e umiliante (ma perché?) sul piano soggettivo essa possa essere stata, dovuta probabilmente ai modi piuttosto rudi e
spicci propri dei popoli nordici, non
adusi ¿ile mollezze e morbidità mammone dei popoli mediterranei, non mi
pare che una banale e preventiva visita
medica diretta e finalizzata alla salvaguardia e tutela della salute fisica propria e altrui, possa essere assunta e vissuta come una discriminante per
quanto riguarda i diritti e l’uguaglianza
dei cittadini e delle persone.
Inoltre il contratto preventivo di lavo
ro ha permesso a parecchie migliaia di
evangelici del Piemonte, Abruzzo, Molise, Puglia, ecc., tra gli Anni 50 e 60, di
emigrare in Svizzera, Germania, ecc.,
senza essere costretti a vivere di espedienti, di carità o a compiere atti criminali e delinquenziali per sopravvivere,
perché essi sapevano dove andavano a
lavorare, presso quale azienda, quali
erano gli orari di lavoro, il salario, i diritti e doveri, ecc. Tanto che ancora oggi,
molti svizzeri e tedeschi si chiedono come mai quel tipo di immigrazione non
abbia prodotto criminalità, delinquenza, prostituzione, ecc. nei loro paesi.
La risposta è semplice: perché i nostri pastori e le nostre comunità fungevano da filtro e garanzia tra i datori di
lavoro e gli emigranti, per quanto atteneva la laboriosità, l’onestà, la moralità, ecc. dei nostri fratelli e sorelle che
si recavano ali’estero. Qggi la stessa
funzione potrebbe essere svolta da
consolati, ambasciate dei paesi di origine degli emigranti. Di questo quei
paesi ancora oggi ci sono grati. Se poi i
nostri fratelli emigranti avessero conosciuto la lingua del paese in cui si recavano (come qualche pastore dell’epoca
propose, inascoltato), sarebbe stato
ancora meglio, perché questo avrebbe
permesso loro un migliore e più rapido
inserimento sociale, culturale, umano
nella nuova società e avrebbe consentito loro opportunità di lavoro qualitativamente migliori e più remunerative.
Il problema dell’emigrazione-immigrazìone è enorme e complesso. Non è
certamente con politiche demagogiche
o prese di posizione e opinioni astrattamente idealistiche e buoniste che si
può risolvere, ma cercando con intelligenza e buon senso di trovare di volta
in volta la soluzione (o le soluzioni) più
adeguate al problema, fermo restando
che i flussi migratori in futuro investiranno sempre di più i paesi occidentali
europei.
Arturo A. Cericola - Torre Pellice
noi? Come mai noi, che condanniamo il silenzio della
chiesa ufficiale davanti al
massacro di 6 milioni di ebrei
da parte dei nazisti, tacciamo
davanti a un massacro ben
maggiore, ancora oggi in atto, di 100 milioni di cristiani?
Come mai noi valdesi, che
ci vantiamo di batterci in difesa della libertà altrui nel nostro paese, non diciamo e non
facciamo nulla per difendere
la libertà di queste centinaia
di milioni di cristiani perseguitati a morte in altri paesi?
Come mai noi, che siamo
pronti a unire le nostre piccole voci al grande e rimbombante coro del mondo, quando questo fa sentire la sua su
certi problemi che lo interessano, non siamo capaci di levare un piccolo, ma energico
e coraggioso «a solo», quando
il mondo tace su problemi
che non sono di particolare
interesse per lui?
Non intendo qui esprimere
^0 amico palestinese...
»uno che ha sempre riconosciuto i do^^°®l®uto ì diritti del tuo popolo, causati
^politica ingiusta e arrogante spesso seIsraele e dall’Occidente. Ora ti dico,
diverse altre volte precedenti: tu,
ntà palestinese, tutto il tuo popolo, doa sconfessare e trattenere gli at®^’cidi. Bisogna comprendere la di¡Uij che esprimono, causata da chi
, ^ ‘6 prospettive di vita. Ma la loro azioconsiderano un sacrificio merito■ ■ ^ 'agiustizia grave, perché uccide civili
ao lo stesso diritto alla vita che abbia
*»doì che scredita agli occhi del
rjoj'i astro diritto, mentre voi avete bi[flg® sostegno della comunità dei popo- Ha religione, a tutte le religioni,
«ne ■ permette mai di uccidere
«stoi/”®’^aii’ personalmente innocenti. È
perché dà il pretesto ben fondail^r^®saglie pesanti e dolorose, senza fiId^a p , «kamikaze» non sono «marti¡Hta p ®*'aa, ma complici della politica
|9av^*ao palestinese, aiuta tutti i tuoi frache le armi e l’omicidio non porP(lifj(t alai alla vittoria della ragione e
^Cateti’ prolungano nelle generazioni
^ mutile e interminabile di dolori e
di sangue, contro la vita. È ciò che diciamo
anche agli israeliani, e dobbiamo ricordarlo
anche a voi. «Gareggiate dunque tra voi nelle
opere giuste» (Corano 5, 48) e non nello spargere sangue. Capisco bene che per voi, anche
disapprovandoli, può essere difficile sconfessare dei fratelli che pensano di fare bene ad
agire così (o sono indotti a credere questo da
qualcuno che non vuole una soluzione pacifica del conflitto). Ma voi potete vedere che essi
danneggiano la causa del popolo palestinese e
ne offendono la reputazione morale. L’odio
non porta mai bene e rende il mondo sempre
più inospitale e crudele. Promuovete i metodi
della resistenza attiva, politica, popolare,
nonviolenta, di cui avete tra voi e attorno a voi
l’esperienza e l’insegnamento.
Il mondo vi capirà e vi sosterrà molto di più.
La solidarietà dei popoli è l’arma politica che
non uccide e di cui avete bisogno voi come
tutti, più di tutti. C’è chi dice che i pacifisti tra
voi vengono eliminati come se fossero dei collaborazionisti di Israele. Dimostrate a chi dice
questo la vostra civiltà morale. Allora, chi vi
capisce e vi appoggia potrà farlo senza l’imbarazzo e l’esitazione causati in noi dai ripugnanti delitti dei suicidi stragisti. Di questo vi
supplico, per la simpatia e l’amicizia che ho
per il vostro popolo.
Enrico Peyretti - Torino
alcun giudizio, tanto più che
non conosco quello che effettivamente è avvenuto e avviene in quei paesi, né i veri motivi di tutto questo silenzio.
Mi limito a porre questi interrogativi che dovrebbero pesare come macigni sui cuori e
sulle coscienze di quanti ci
troviamo in quella parte di
mondo in cui godiamo la libertà religiosa e ci chiamiamo
cristiani e cristiane.
Agostino Garufi - Mestre
Le librerìe
Claudiana
Ho riletto attentamente
l’articolo apparso recentemente [Riforma n. 22, p. 15)
riguardante le librerie Claudiana, e l’ho trovato lodevole
ma lacunoso. L’esperienza
che ricevo dalla libreria di
Torre Pellice, e che può essere certamente allargata alle
altre sedi, consiste nel fatto
che «vocazione e testimonianza» sono prima di tutto
negli operatori dei diversi
centri. Il titolo non mi pare
esatto. Mi parrebbe più simile
al vero: «Le librerie Claudiana
collaboratrici delle chiese locali», e non solo al servizio di
esse. Se tu permetti di far conoscere le tue esigenze o le
necessità delle tue ricerche, la
mano sicura di una «guida»
saprà scegliere esattamente
quell’opera che ti stimola e
permette di approfondire il
tuo problema.
Dipende dunque da noi
non rivolgersi ai semplici
venditori di libri, ma a «guide» che fanno di questo lavoro una missione. La fiducia
che si manifesta in richieste
di consigli dà a coloro che
operano nelle libreri il riconoscimento di un servizio che
oltrepassa i limiti dei doveri
professionali. Anche questo
servizio si chiama amare il
prossimo e rendere la fede
protestante più vicina allo
spirito di Gesù..
Lucietta Tenger
Villar Pellice
fi I rapporti
tra gli ospedali
Non dalla lettura dell’ordine del giorno approvato dalla
Conferenza del I distretto ma
dal resoconto giornalistico dei
suoi lavori [Riforma n. 24)
sembra proprio di capire che,
a distanza di solo 4 esercizi di
bilancio, l’unificazione dei tre
ospedali evangelici del Piemonte sia messa concretamente in discussione.
Evidentemente quello che
nel 1998 era stato considerato
come «scelta indispensabile
per la sopravvivenza degli
ospedali stessi» (resoconto
della discussione sinodale
sull’ordine del giorno di unificazione) si starebbe rivelando addirittura dannoso ai fini
di quanto sopra. Ma l’operazione di fusione era stata anche vista come «sforzo di adeguamento anche a criteri di
maggiore razionalità in ordine all’organizzazione del settore» (relazione della Tavola
al Sinodo ’98); oggi si deve
prendere atto che proprio la
riorganizzazione del sistema
sanitario nazionale sembrerebbe penalizzare tale scelta.
Se è così, come mai? Un’operazione come quella effettuata dal Sinodo ’98 (l’integrazione dei tre ospedali),
escludendo che si sia conclusa dopo 20 anni di appelli sinodali soltanto perché nel
frattempo era stata emanata
una disposizione di legge (il
d.l. 460-97, quello sulle Onlus) la quale aveva previsto
«Agevolazioni temporanee
per il trasferimento dei beni
TRASLOCHI
preventivi a richiesta
trasporti per
qualsiasi destinazione
attrezzatura con autoscala
operante all’esterno fino
a 43 metri
SALA TRASLOCHI
Via Belfiore 83 - Nichelino
Telefono 011-6270463
Telefono e fax 011-6809298
patrimoniali» (art. 9) doveva
essere fondata essenzialmente sulla razionalizzazione dei
costi, le sinergie, i risparmi di
scala, le procedure unificate
sia a livello informativo (organizzazione) che a livello
informatico (computer e programmai informatico) ecc.
Che cosa non ha funzionato?
Che le dinamiche dei rapporti tra i tre ospedali (Torino,
Torre Pellice e Poinaretto)
non fossero un buon viatico
per la riuscita dei progetto era
cosa nota. È per questo che il
«piano industriale» oggi predisposto era necessario già allora; ma a una richiesta di approfondimento in tal senso
avanzata in quel Sinodo fu risposto, a più voci, che l’ordine del giorno sulla unificazione andava bene così perché
conteneva tutti gli elementi
necessari; evidentemente non
era così se, solo dopo 4 anni,
si parla di separare Torino dagli ospedali delle Valli.
Oggi i problemi finanziari,
estremamente gravi, rischiano di condizionare le scelte.
Se però ieri un interlocutore
unico a livello regionale (i tre
ospedali in un unico ente)
poteva costituire la base per
il rilancio dell’ospedale di
Torino, oggi l’unità dei tre
ospedali potrebbe essere una
strada per permettere a quelli
delle Valli di continuare a lavorare. Su tutta questa serie
di tematiche io penso che
debba aprirsi una franca discussione che entri, se necessario, nel merito dei problemi e delle azioni intraprese
per risolverli.
Luciano Giuliani - Genova
m PARTECIPAZIONI ■
«lo so in chi ho creduto»
Il Timoteo 1,12
Il Signore ha richiamato a sé
Pasquale Mirco
pastore evangelico battista
Ne danno l’annuncio la moglie,
Giovannina Zampino, i figli Paolo
con la moglie Giuseppina, Donatella con le figlie Irene e Beatrice
e i parenti tutti.
Lodi, 20 giugno 2002
16
PAG. 16 RIFORMA
Villaggio Globale
Missione in Paraguay per consegnare il finanziamento 8%o della Chiesa valdese
Il Museo della «Memoria prohibida»
In compagnia dell'avvocato Martin Almada che nel 1992 scoprì l'archivio della polizia
segreta dell'ex dittatore Alfredo Stroessner. Un progetto 8%o finanziato con 14.000 dollari
MANFREDO PAVONI GAY
La mia prima impressione
durante la missione che
ho svolto in Paraguay per
portare il finanziamento della Chiesa valdese affidato alla
«Lega per i diritti e la liberazione dei popoli» è stata
quella di trovarmi in uno tra i
paesi del Sud America più
devastato economicamente
e più a rischio nel campo dei
diritti umani. E soprattutto
in un paese che è davvero
«desaparecido» dall’attenzione dell’opinione pubblica
occidentale.
In viaggio con l'avvocato
Martin Almada
Mentre dall’aeroporto stiamo viaggiando in auto verso
Asunción, l’avvocato Martin
Almada, Premio Nobel alternativo per la pace ed ex sopravvissuto del regime militare guidato dal dittatore Alfredo Stroessner e rovesciato da
un altro golpe nel 1989, mi indica alcune zone della campagna paraguayana dalla terra rossa e la vegetazione rigogliosa. Si tratta di immense
voragini, cave ed enormi buche costruite dall’uomo. È qui
che nel corso degli ultimi anni sono state scoperte dagli
antropologi forensi le fosse
comuni dove venivano ammucchiati i corpi degli oppositori di uno dei regimi più
crudeli e più lunghi della recente storia del Sud America.
In Paraguay gli oppositori
non erano i gruppi armati, o
eserciti popolari, ma uomini
e donne che facevano parte
della società civile. Studenti,
contadini, sindacalisti delle
leghe agrarie, maestri elementari, avvocati, preti delle
comunità di base, assistenti
sociali, per fare qualche esempio. Su una popolazione
di tre milioni e mezzo di abitanti durante gli ultimi ventenni del regime sono scomparse più di 10.000 persone,
30.000 hanno passato molti
anni nelle prigioni di Stroessner e quasi due milioni di
persone sono emigrate.
Gli indios Guarany, i primi
abitanti di questo paese, ridotti in schiavitù durante la
colonizzazione spagnola, subirono sotto Stroessner terribili ingiustizie. Venne eliminato lo iodio dal sale prodotto per l’alimentazione per
provocare un fenomeno di
stupidismo nella popolazione
più povera, quella india appunto. Questa pratica nefasta
era stata suggerita da Joseph
Mengele, il famoso medico
dei campi di concentramento
nazisti, che era fuggito con il
dittatore hi Paraguay.
per la prima volta in tutto il
Sud America, viene scoperto
un Archivio della polizia segreta di Stroessner, dall’avvocato Martin Almada, sequestrato nel 1974 dalla polizia
del regime per la sua attività
in favore dei diritti umani e
rilasciato dopo, tre anni, in
seguito a una forte pressione
internazionale, (vedi Riforma
n. 10, 8 marzo 2002, pag. 16).
La scoperta deH'Archivio
Nella capitale, Asunción,
opulenza e degrado sfilano
aUa vista degli abitanti, senza
soluzione di continuità. Giardini curati, ville che ricordano la Casa Bianca in miniatura circondate da inferriate invalicabili e protette da uomini armati, si confondono con
le ben note «bijas miserias»
come si dice qui, o «favelas»
che circondano il centro della città. A ovest della piazza
principale dove sorgono la
cattedrale e l’università cattolica, basta inclinare lo
sguardo nella direzione del
grande fiume Paraná, per incontrare una delle più grandi
favelas di Asunción che comincia a poche decine di metri dal centro della città. Un
vero e proprio agglomerato
di terra, baracche, lamiera e
immondizia in cui vivono assiepate in uno spazio ridotto
100.000 persone su una popolazione di 600.000 abitanti.
In questo paese, nel 1992,
Il caso di Flores Apolonia
Durante le tante mattinate
passate nell’Archivio, mi imbatto in altri casi di perseguitati, torturati e detenuti politici e che ancora oggi non riesco a dimenticare. Uno tra i
tanti, forse più crudele e efferato degli altri, è il caso di
Apolonia Flores, dodicenne
india guarany abitante nel
pueblo di Caguazù. Un documento della polizia con la
sua fotografia di bambina india e l’impronta digitale, triste rituale della polizia segreta (e vergogna del nostro
paese) mi informa che Apolonia è stata ferita durante una
manifestazione di «campesinos» che rivendicavano il diritto a unirsi in cooperative.
Tutta la sua famiglia, tranne
un fratello, è stata uccisa durante le cariche della polizia e
dei militari mentre Apolonia,
ferita alle gambe, è stata ricoverata in un ospedale militare di Asunción. Stroessner,
informato della vicenda, per
aumentare il suo populismo
e l’appoggio della popolazione si reca all’ospedale dove è
ricoverata e le promette un
alfidamento in una ricca famiglia di Asunción dove Apolonia potrà studiare e dimenticare «l’ideologia marxista in
cui è stata allevata».
Apolonia non risponde anche perché non parla castigliano ma solo guarany, la lingua degli indios. Durante un
La proposta fatta da Jesse Jackson durante una visita al Cec
Creare una «terza forza» in Medio Oriente
Il pastore Jesse Jackson,
noto leader del movimento
dei diritti civili negli Usa, sta
progettando l’invio di una
delegazione interreligiosa in
Medio Oriente per promuovere una «terza forza» nonviolenta in vista della riconciliazione. Le parti politiche sono ferme sulle proprie posizioni e né gli israeliani né i
palestinesi hanno «il coraggio
di uscire dall’impasse», ha dichicuato Jackson ai giornalisti
il 24 giugno scorso a Ginevra,
dopo aver incontrato rappresentanti del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec).
quanto coordinatore della famiglia» delle chiese. Coloro
che hanno lottato per la pace
in Israele e in Palestina «hanno portato avanti una lotta
coraggiosa, ma le loro voci
non possono essere sentite.
Hanno bisogno di visibilità.
Hanno bisogno di sostegno».
invitato dall’Autorità palestinese e dal Consiglio delle
chiese del Medio Oriente a
guidare una delegazione nella regione. La delegazione
dovrebbe essere composta da
responsabili cristiani, ebrei e
musulmani.
La proposta di Jackson
«Dobbiamo avere una terza
forza per riconciliare le parti,
dobbiamo gettare un ponte e
colmare il fossato, accedere
alla società civile israeliana e
palestinese», ha dichiarato
Jackson che, in questi ultimi
anni, ha già guidato un certo
numero di delegazioni non
ufficiali ma di alto livello in
zone in crisi, dall’Iraq alla Jugoslavia. Jackson ha annunciato che stava effettuando il
«lavoro preparatorio» per una
visita in Medio Oriente. «La
mia prima azione a livello
mondiale» in vista di questa
missione, ha precisato, è stata
questa visita al Cec per ricercare «l’autorità morale e la
credibilità dell’organizzazione e per riunire una delegazione di personalità religiose
intemazionali» che potrebbe, ro farne parte. Il Cec ha «un
immenso molo da svolgere in
La politica «confusa»
degli Usa
Secondo Jackson, la politica del governo Usa è «confusa» e sembra divisa in due
opzioni; sostenere il primo
ministro israeliano Ariel Sharon e svolgere un ruolo di
mediazione. «Forse gli Usa
non possono dare un appoggio sostanzioso a una parte
ed esercitare contemporaneamente il molo di arbitro.
Per questo il Cec, l’Unione
europea, l’Onu, forse l’Egitto,
devono svolgere un molo decisivo in quanto terza forza».
Konrad Kaiser, segretario
generale del Cec, ha ricordato «l’impegno attivo» e di
lunga data del Cec rispetto
alla situazione mediorientale.
Tale impegno, ha detto Kaiser, si situa «nello stesso spirito che sta alla base delTimpegno più diretto proposto
dal pastore Jackson: lo spirito
della lotta nonviolenta per la
giustizia, la resistenza nonviolenta». Kaiser ha ricordato
che l’approccio del Cec si basa sulla testimonianza delle
chiese a Gerusalemme e in
Palestina per promuovere la
fine della violenza e dell’occupazione. Jackson è stato
L'importanza
della nonviolenza
Predicando la domenica 23
giugno ai membri della Chiesa evangelica luterana di Ginevra, Jackson ha ricordato
che le conquiste del movimento per i diritti civili negli
Usa sono state ottenute attraverso la lotta nonviolenta.
«La nonviolenza mette in primo piano il vostro valore e le
qualità umane delTawersario - ha detto -. Essa disarma
l’opposizione. È quella che
Martin Luher King chiamava
la forza di amare». Parlando
della visione «di una terza
forza religiosa in marcia da
Jenin o Kamallah a Gerusalemme», Jackson ha sottolineato che il Medio Oriente ha
bisogno di un «movimento
nonviolento per la riconciliazione» e di «resistenza nonviolenta» per porre fine all’occupazione. «Nessuna delle parti in conflitto ha la forza
di guidare il movimento. È in
questo vuoto che la chiesa
deve alzarsi, la chiesa militante», ha ribadito. (erti)
secondo incontro con Stroessner seguito dalla stampa di
regime, Apolonia risponde in
guarany rifiutando l’offerta e
accusando Stroessner di essersi sempre dimenticato dei
bambini e delle bambine indie che soffrono ogni giorno
nella campagna. Per vendetta
viene trasportata immediatamente al carcere femminile
di Asunción dove a causa della mancanza di cure e delle
gravi ferite di arma da fuoco
le vengono amputate le gambe. Apolonia Flores, che sono
andato a trovare nel Chaco,
oggi a trentasette anni, vive
ancora a Caguazù ed è leader
di una organizzazione sindacale dei contadini guarany.
Una delle favelas di Asunción
Due stanze stracolme
di fotografie
L’Archivio attualmente occupa due stanze confinate
all’ottavo piano della Procura
della Kepubblica di Asunción
e la mia impressione mentre
mi dirigo verso l’ufficio informazione del tribunale, è che
il potere paraguayano faccia
di mtto per occultane la visibilità. Eppure è solo grazie a
questo archivio che contiene
materiale storico e giudiziario preziosissimo, che sarà
possibile aprire nuovi procedimenti penali contro le dittature degli Anni Settanta in
Sud America. AlTufficio informazione mi rispondono
che l’Archivio si trova al piano terra e quando insisto nel
dire che so benissimo che si
trova all’ottavo piano del palazzo della Procura mi guardano un po’ stupiti sorridendo quasi annoiati. «Se lei è sicuro delle informazioni che
le hanno dato...».
Davanti all’entrata trovo
Martin Aimada, circondato da
sacchetti neri deU’immondizia colmi di nuovi documenti
che sono stati ritrovati recen
temente in altre stazioni della
polizia. Lo aiuto a trasportare
il nuovo materiale all’interno
delle due stanze stracolme di
fotografie di desaparecidos e
detenuti, schedature poliziesche, impronte digitali. Almada mi spiega che questi documenti non sono stati distmtti,
come è avvenuto in Cile o in
Argentina, poiché quando
Stroessner è stato cacciato in
seguito a un colpo di stato
guidato dai rappresentanti del
suo stesso partito politico
(Colorado), il nuovo gruppo al
potere pensava ancora di poter utilizzare in chiave repressiva questi documenti. Una
legge fortemente voluta dall’opposizione e dal potere
giudiziale denominata «Habeas data» ha permesso di poter rendere pubblico i documenti relativi a indagini passate a detenzioni e sequestro
di oppositori politici.
una copia microfilmata dell’Archivio che vorremmo poi
portare in Italia e in Eu
per organizzare una me.,,
sui diritti umani in Ameriq
Latina. Durante questo viat.
gio insieme all’Associazio^
dei familiari, a Martin Al%'
da e al Consiglio ecumetS
delle chiese, abbiamo
sto in un incontro con il ministro deU’Interno, che lafemigerata «Tecnica», una villetta di due piani che venià
usata come luogo di tortu^t
di detenzione illegale dal regime di Stroessner, ven|
trasformata in un «Musei
della memoria prohibida».
Il progetto 8%o
Il progetto che abbiamo
presentato alla Chiesa valdese e che è stato approvato
con un finanziamento di
14.000 dollari è destinato a
rafforzare l’Archivio attraverso il lavoro di due archivisti
che dovranno terminare il lavoro di archiviazione e di microfilmazione di tutto il materiale. Crediamo infatti fondamentale poter disporre di
Il Museo della memori«
Abbiamo informato il mf
nistro del progetto in corsi»
della grande attenzione eàstente in diversi paesi euro
pei nei confronti deU’Arcli
vio del terrore. Vogliamo co
struire questo «Museo dd
memoria prohibida» perii
generazioni future e per eh
ha sofferto durante il passa#
Sogniamo che questo luogo
diventi un monuméntoM»
per ricordare la storia nefaà
della dittatura in Paragua|^i
in tutta l’America Latina,
museo per non dimenticaiÉ
terrorismo di stato è per ^
fendere la memoria, affind
l’ultima parola sia
«Nunca mas»!
--Í
Patto tra la Chiesa di Norvegia e la Chiesa d'Inghilterra
No alle scorie nucleari nel Mare del Nord
Diversi vescovi della Chiesa di Norvegia hanno chiesto
ai loro colleghi della Chiesa d’Inghilterra di aiutarli
a lottare contro lo scarico
delle scorie nucleari nel mare. Queste scorie radioattive
(tecneto 99) provengono dalla fabbrica di trattamento di
Sellafield nel Nord dell’Inghilterra. Questo problema è
oggetto di un grosso dibattito
in Norvegia dove le comunità
costiere ritengono che la loro
salute e la loro vita siano in
pericolo a causa dell’inquinamento che si diffonde nel
Mare del Nord.
Due chiese unite
dall'Accordo di Porvoo
La Chiesa di Norvegia e la
Chiesa d’Inghilterra aderiscono entrambe all’Accordo di
Porvoo che ha stabilito la
completa comunione tra le
chiese anglicane delle isole
britanniche e le chiese luterane dei paesi nordici e baltici.
«Consideriamo la nostra ini
neto è stata affrontata dai due
governi ma il governo britannico e i rappresentanti della
fabbrica di Sellafield negano
che le scorie siano pericolose.
I cinque vescovi norvegesi
le cui diocesi comprendono la
zona costiera hanno pubblicato la Dichiarazione di Sellafield con l’appoggio di tutti i
vescovi diocesani. «L’esistenza di un gran numero di comunità costiere in Norvegia è
inestricabilmente legata al
mare - sottolinea la dichiarazione -. Se le risorse del mare
diventano inqùinate, resistenza stessa della popolazione costiera del nostro paese, o
di altri paesi, ne sarà sconvolta». Un portavoce della Chiesa di Norvegia, Vidar Kristensen, ha precisato che alcuni
scienziati norvegesi si opponevano allo scarico delle scorie nucleari in mare.
smissione della Dichiarai#
ne, il 29 maggio scorso, q®
tro vescovi avevano scritta
ministro per l’AmbientejJ
chael Meacher, ma che ap
tavano ancora la sua rispoS#
La posizione dei
della fabbrica
I dirigenti della — ,
Sellafield, British NucW
Enel Ltd (Bnfl), hanno espP
so la loro «volontà di
re» anche con i rappresenW
ti della Chiesa di Noiye^j
Per il segretario gene
la Chiesa di Norvegia.
inviare una delegazione <*
Chiesa di Norvegia aSe.
field è potenzialmente
ziativa come un mezzo per
rafforzare la comunione di
Porvoo che ci invita a condividere le nostre risorse e le nostre preoccupazioni», affermano i vescovi norvegesi in
una dichiarazione. La Chiesa
d’Inghilterra ha trasmesso le
preoccupazioni dei norvegesi
al governo britannico circa tre
mesi fa. La questione del tec
m mmetSbìca
Claudiana
via Principe Tomaso, 1 - Torino
tei. 011-6689804 - fax 6504394
lìttp:/Avww.claudiana.lt
Preoccupazioni comuni
Il segretario generale del
Consiglio delle relazioni internazionali ed ecumeniche
della Chiesa di Norvegia, Stig
Utnem, si è detto felice della
risposta della Chiesa d’Inghilterra la cui azione è quella «di
una chiesa sorella amichevole». «Questo è il risultato di
Porvoo - ha dichiarato -. La
Chiesa d’Inghilterra ci ha fatto capire che aveva rafforzato
il proprio impegno rispetto
allo stesso obiettivo». Claire
Poster, del dipartimento degli
affari sociali della Chiesa
d’Inghilterra, ha ricordato
che anche prima della tra
interessante. Ih fiuant^
l’impresa Bnfl, essa
che lo scarico del
in mare rimane un’op®"»
migliore per
spetto alla messa in de^
«Il tecneto si diluisce ^
bene nel mare, e anclie
si può individuare su
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gnifica che la gente co
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