1
Anno 123 - n. 30
31 Indio 1987
L. 700
Sped. abbonamento postale
Gruppo 1 bis/70
In caso di mancato recapito rispedire
a : casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
IL TAR DEL LAZIO ANNULLA LA CIRCOLARE 302 DEL MINISTRO FALCUCCI - INTERVISTA A FRANCO GIAMPICCOLI
Una vittoria 'perché la scuola promuova
10 studio del fatto religioso
in modo libero, critico, pluralistico
11 TAR del Lazio ha pubblicato il 17 luglio scorso due sentenze in materia di insegnamento della religione cattolica nella scuola (IRC) che stabiliscono la piena facoltatività della scelta e la conseguente non obbligatorietà dell’ora alternativa. Il TAR
ha accolto il ricorso della Tavola Valdese, assistita dal prof. Paolo Barile e dall’avv.
Elio Clarizia, a cui si sono aggiunti la Federazione delle Chiese evangeliche, l’Unione
delle Chiese battiste, l’Unione delle Chiese libere, l’Unione delle Chiese avventiste,
l’Esercito della Salvezza, la Chiesa Apostolica in Italia, la Chiesa del Nazzareno, le
Assemblee di Dio, la Chiesa evangelica internazionale assistiti dagli avv. Piero Trotta
e Adriano Giuffrè, e quello di Gian Mario Fiori, valdese di Roma, assistito dall’avv.
Corrado Mauceri.
Sono sentenze che l’Osservatore Romano ha subito definito « controvertibili » e
« contrarie all’Intesa con la Conferenza episcopale italiana », che, comunque, saranno
al centro del dibattito politico sulla scuola in questa nuova legislatura. Sull’argomento
abbiamo posto alcune domande al post. Franco Giampiocoli, moderatore della Tavola Valdese che ha promosso uno dei ricorsi.
La sentenza annulla in tutto il territorio italiano quelle parti della circolare 302 del
29 ottobre 1986 che sanciscono « per chi abbia scelto di non avvalersi dell’insegnamento religioso cattolico, l’obbligatorietà degli insegnamenti integrativi o della presenza alle Ubere attività di studio, offerti in opzione, rispetto ad esso, nelle scuole pubbliche di ogni ordine e grado ». *
Il pastore
Franco
Giampiccoli,
moderatore delta
Tavola Valdese.
— Quali sono le prime impressioni alla lettura della sentenza
del TAR Lazio?
— Di grande soddisfazione.
Quando il 3 giugno ho ammirato la perizia con cui il prof.
Barile e gli avv. Trotta e Mauceri sostenevano il ricorso della
Tavola valdese, con l’intervento
di appoggio della Federazione e
di un larghissimo schieramento di chiese evangeliche, e di
versi altri ricorsi tra cui quello
di un genitore valdese di Roma,
Mario Fiori, ho notato l’attenzione costante del ,giudice, il
notevole tempo concesso al dibattito, senza alcun intervento
limitativo. Ma non mi sarei aspettato una vittoria piena di
questo genere. Ora, leggendo la
sentenza con crescente soddisfazione, ho provato una certa emozione nel riscontrare come
il TAR abbia accolto in pieno
l’essenziale di quanto andiamo
rivendicando da un anno e
mezzo.
— E cioè?
— Subito dopo la firma dell’intesa Falcucci’Poletti e l’emissione della prima circolare sulle attività alternative (dicembre ’85)
protestammo con forza contro
questa « costruzione » delle attività alternative avente per scopo di riaffermare la centralità
dell’insegnamento religioso cattolico (IRC). Ad evitare che
questa costruzione si traducesse in costrizione degli alunni a
scegliere l’IRC, la Tavola chiese
tre cose: che non vi fosse alcun obbligo a frequentare le attività alternative, che durante
TIRO i non awalentisi non fossero tenuti ad essere presenti
a scuola e che l’IRC fosse collocato alla prima o all’ultima
ora.
— Ma come mai la Tavola non
ha fatto ricorso immediatamente èd ha aspettato l’autunno-invemo delT86?
— Il processo di costrizione
ha avuto un andamento graduale: ha avuto una battuta d’arresto a seguito del dibattito paria
intervista a cura di
Giorgio Gardiol
(continua a pag. 2)
PRENDERE COSCIENZA DELLA VOCAZIONE
Un campo immenso
« Ben è la messe grande, ma pochi son gli operai. Pregate dunque il Signore della messe che spinga degli operai nella sua messe » (Matteo 9: 37-38).
La domanda che ci rivolgiamo
da un po' di tempo a questa parte è: perché non riusciamo ad
aggregare nuovi membri alle nostre comunità come avveniva nel
passato? Forse il periodo della
nostra espansione s’è concluso e
non c’è spazio nel nostro Paese
per una dijfusione dell'Evangelo
secondo i principi della Riforma?
Le risposte all’interrogativo
possono essere date a partire
dalle più diverse considerazioni;
ma una è insita nelle parole di
Gesù che abbiamo riportato. Esse ci dicono innanzitutto che
il campo dell'evangelizzazione
non si esaurisce: è una messe
grande... e Dio è il padrone di
questa messe che è già pronta
per la mietitura. Il mondo quindi è come un campo immenso in
cui Dio stesso lavora; anzi vi opera continuamente anche fuori di
ciò che la sua chiesa fa e conosce, e questa sua azione produce
una maturità insospettata.
In questa prospettiva l'evan
gelizzazione si configura come
un andare a raccogliere quello
che Dio ha già preparato e fatto
maturare, e la crescita numerica
della comunità cristiana come
un avvenimento il cui soggetto è
Dio e soltanto lui. E' sulla linea
di questi pensieri che l’autore
del libro degli Atti, parlando dei
primi cristiani, asserisce che il
Signore aggiungeva alla loro comunità quelli che erano sulla
via della salvezza. Pertanto, la
domanda « perché non riusciamo ad aggregare? » è male impostata: implica infatti uno spostamento del soggetto da Dio a
noi e rivela la radice profonda
dei nostri insuccessi nonostante
tutta la nostra bravura.
Il successo della missione è indicato nel prosieguo delle parole di Gesù: Pregate il Signore
della messe che spinga degli operai nella sua messe ». Questo invito alla preghiera rivela un contenuto profondo ed impensato
quando teniamo conto del fatto
■che Gesù lo ha rivolto al gruppo
dei suoi discepoli proprio alla vigilia della loro missione. Egli sa
che nella preghiera al Signore
della messe i, discepoli prenderanno coscienza della loro vocazione 'missionaria.
Ciò per noi è di grande importanza perché ci fa comprendere
la vera portata della preghiera
alla quale Gesù ci chiama: non
possiamo pregare il Signore della messe senz.a capire che la
cosa ci riguarda direttamente,
senza cioè prendere coscienza del
fatto che la chiamata del Signore si estende a ciascuno di noi.
L’invito di Gesù contiene dunque una risposta al nostro interrogativo: non possiamo desiderare di crescere come comunità
senza ritrovare uno spirito missionario che impegni i singoli
credenti, e non saremo missionari Senza riscoprire una delle
caratteristiche fondamentali della comunità cristiana, che è una
comunità di oranti. La preghiera è destinata dunque a metterci
in movimento, non certo per affari ecclesiastici, ma perché
l’amore di Cristo per questo
mondo ci ha afferrati e ci sospinge.
Giovanni Lento
Sinodo delle Chiese
valdesi e metodiste
Il Sinodo, secondo quanto disposto dall’atto n. 76
della sessione sinodale europea 1986 è convocato per
Domenica 23 agosto 1987
I membri del Sinodo sono invitati a trovarsi nell’Aula Sinodale della Casa
Valdese di Torre Pellice al
le ore 15.
Il culto di apertura avrà
inizio alle ore 15,30 nel
tempio di Torre Pellice e
sarà presieduto dal past.
Alfredo Sonelli.
Il moderatore
della Tavola Valdese
Franco Giampiccoli
Corpo pastorale
Il Corpo pastorale è convocato per venerdì 21 agosto alle
ore 15 nell’Aula Sinodale della Casa Valdese di Torre Pellice
col seguente o.d.g.
1. Commissione liturgia
2. Relazione Becchino-Bouchard-Ccnte sul ribattesimo
3. Varie
La riunione del Corpo pastorale proseguirà il giorno dopo,
sabato 22 agosto, stessa sede, alle ore 9 per l’esame di fede
dei candidati Daniele Bouchard, Giovanni Carrari, Vito Gardiol.
Se l’esame di fede dei candidati avrà esito positivo, i
sermoni di prova verranno tenuti nello stesso giorno alle ore
15 nel tempio di Pomaretto e alle ore 17.30 nel tempio del
Ciabas.
Tutti i membri delle Chiese valdesi, metodiste, libere, nonché gli invitati al Sinodo sono cordialmente pregati di assistere all’esame di fede e di partecipare alla discussione del
sermone di prova.
Il Moderatore della Tavola Valdese
past. Franco Giampiccoli
2
2 oommenti e dibattiti
1
31 luglio 1987
FRA REVISIONI E PROGRESSI SCIENTIFICI
Possono i sinodi giudicare
le traduzioni bibliche?
Una vittoria
La traduzione della Scrittura, preoccupazione costante del Protestantesimo - L autorità dell originale e la legittimità delle versioni
Si sa che nel Protestantesimo
sono fiorite le traduzioni della
Bibbia nelle varie lingue parlate
dal popolo. Non si creda tuttavia che l’idea di traduzione in
lingua nazionale volesse dire approssimazione dal punto di vista della corretta corrispondenza
fra originale e traduzione. La
correttezza della traduzione è
stata una preoccupazione basilare, anche per Timportanza che
la teologia protestante attribuisce alla Parola di Dio contenuta
nelle Scritture. Tuttavia è stata
presente anche la preoccupazione complementare, quella di adeguazione alla lingua corrente. Si
sono così avute molte ’’revisioni" delle traduzioni cinquecentesche o seicentesche.
Progresso scientifico
La reazione
delle chiese
A volte nel Protestantesimo vi
Sono state reazioni negative di
fronte a nuove proposte di traduzione. Spesso questo era dovuto a questioni dogmatiche, altre volte_ era una semplice reazione psicologica di fastidio di
fronte al nuovo. Abbastanza stranamente, ma comprensibilmente (se si vedono le cose con gli
occhi della psico-sociologia), la
gente ha reagito in modo elementare alle nuove traduzioni
bibliche, rimpiangendo che testi
venerabili, conosciuti a memoria
e ricchi di suggestimii, fossero
ad un dato momento cambiati.
Ora non suonavano più nello
stesso modo, e questo disturbava e dispiaceva.
Un secolo fa o poco più il
Protestantesimo fu impegnato in
una profonda discussione circa
la propria identità. Ovviamente
vi erano proposte nuove in campo dogmatico e, parallelamente,
F>er influenza dei nuovi studi
storici, vi erano nuove traduzioni bibliche. Tanto le une quanto
le altre trovavano anche opposizione. Sembrava ovvio che i dogmi dovessero esser immutabili.
ma si desiderava tale immutabilità soprattutto per le traduzioni
bibliche (1).
Questo fatto era tuttavia superabile. In realtà esisteva da
lungo tempo nella teologia protestante una riflessione sul senso e la portata della traduzione
biblica per l’uso della chiesa. Se
ne era trattato nel SeLSettecento nelle facoltà teologiche protestanti. Veniamo così al problenia indicato nel titolo; chi può
^udicare delle nuove traduzioni:
i competenti soltanto o i sinodi?
Si possono ricordare tre aspetti
della questione (2).
malmente queste assemblee non
sono formate da persone filologicamente comoetenti (che sappiano per es. l’ebraico ed il greco). Pertanto, esse dovranno tener conto dell’opinione di esperti. Questo fatto tuttavia non
abolisce semplicemente la competenza di queste assemblee.
Esse anzi hanno il dovere di pronunciarsi, se lo ritengono necessario, sulle traduzioni nuove e
lo possono fare con piena legittirnità stante la loro competenza
spirituale. Il parere dell’esperto
si situa invece ad un livello diverso.
Tre criteri
Un confronto tra le date delle
successive traduzioni dimostra
che vi è stato un costante sforzo^ di revisione delle traduzioni
più antiche, quando era necessario un aggiornamento linguistico; ma diniostra anche che si è
sentito il bisogno di ima traduzione completamente nuova
quando la revisione del testo originale stesso era stata necessaria dopo nuove scoperte filologiche o testuali.
Nuove traduzioni complete ed
autorevoli vedono la luce solo
neirSOO, quando la scienza del
testo fa decisivi passi avanti. Si
potrebbe chiamarle traduzioni
della « seconda generazione ». Le
traduzioni a noi più vicine sono
figlie della « terza generazione »
di studi filologici, che si valgono
tra l’altro di ritrovamenti relativamente recenti di manoscritti
autorevoli. C'è quindi una storia
parallela delle revisioni delle
tradimoni più antiche ed autorevoli e delle nuove traduzioni.
Le revisioni hanno luogo frequentemente e sono aggiornamenti che mirano ad una migliore leggibilità, mentre le traduzioni ex novo si fanno in seguito
a progressi scientifici consistenti.
Alcune traduzioni hanno avuto
carattere ufficiale nelle chiese, a
differenza di altre.
1. La questione delle traduzioni bibliche trova posto all’intemo del capitolo sull'autorità
della Bibbia. Si domanda se la
traduzione possegga la stessa autorità dell’originale e, di conseguenza, se la fede del semplice credente possa trovare,
attraverso la traduzione, un reale rapporto con la rivelazione
divina. La risposta, ovviamente
positiva, è tuttavia interessante.
Si ricorda che le versioni, come
opera umana, sono emendabili.
Tuttavia esse, nonostante questo,
"fondano" a buon diritto la fede. La fondano non dal punto di
vista filologico (formaliterì. ma
da quello contenutistico (materialiter). _ Insomma, si discuterà
di questioni teologiche in base
ai testi originali, ma la fede potrà afferrare pienamente il contenuto e la portata del messaggio anche attraverso una traduzione.
2. La conformità della versione aH’originale può essere grammaticale o spirituale. EH conseguenza anche la persona indotta
può giudicare circa la conformità della traduzione all’originale
(ex analogia fidei). Questa distinzione legittima la competenza delle assemblee ecclesiastiche in materia di accettazione o
meno di traduzioni nuove. Nor
X Infine, visto che la versione è perfettibile perché è umana, le stesse espressioni possono
essere rese in varie maniere da
diversi traduttori. Oiis.sta diversità è dunque pienamente le^ttima e non toglie nulla a quanto detto precedentemente circa
l’autorevolezza della traduzione.
Molto più recentemente si è
riflettuto su queste cose da un
altro punto di vista, quello circa
la fcindamentale trasponibilità
del messaggio biblico (ricordata
ad esempio da W. Pannenberg).
In sostanza la Bibbia non solo
può, ma deve esser tradotta. A
guardar bene, tuttavia, la Bibbia
deve esser tradotta in quanto il
messaggio cristiano, per sua natura, è trasponibile e trapiantabile da una lingua all’altra, da
una esperienza culturale all’altra. Esso attraversa ed abbatte
le barriere, in quanto fondamentabnente comunicabile. La traduzione biblica, tra l’altro, costituisce anche un aspetto di
questa oomimicabilità del messaggio. Constatarlo non dispensa tuttavia dalla correttezza filologica, che resta fondamentale
quali che siano i criteri cui si
ispira la traduzione.
Sergio Rosti^no
(1) E. MARTIN. Introduction à la
Théologie protestante, Genève-Paris
1883, p. 184, n. 1.
(2) Mi servo di F. TURRETTiNi, Institutio (1688) libro II, 13, 13-20.
(segue da pag. 1)
mentare del gennaio ’86; le circolari del maggio ’86 per i vari ordini di scuole non parlavano di obbligo di frequenza per
le attività alternative né presentavano ancora, se non implicitamente per le superiori, la scuola come un carcere da cui non
si può uscire. E’ solo con la
circolare 302 del 29.10.1986 che
il fine occulto della costrizione
si è fatto palese, con l’obbligo
conclamato per coloro che non
si avvalgono dell’IRC di frequentare le attività alternative e la
proibizione per gli stessi di essere assenti da scuola durante
l’IRC. E’ a questo punto che abbiamo fatto ricorso.
Da notare che l’Avvocatura di
Stato aveva cercato di delegittimare il ricorso della Tavola affermando, tra l’altro, che per essere valido il ricorso avrebbe dovuto essere opposto a circolari
e atti normativi precedenti. Il
TAR, con una accurata analisi
degli atti legislativi e amministrativi dal die. ’85 in poi, ha
ravvisato solo nella circolare
302 l’esplicita obbligatorietà dell’insegnamento alternativo e la
conseguente violazione della legge 449 denunciata dalla Tavola,
confermando così il tempismo
del ricorso.
— Qual è impianto della seu
tenza e quali ne sono i punti
salienti?
— Direi che la sentenza è costruita su un’affermazione centrale da cui derivano tre importanti conseguenze.
L’affermazione centrale è che
TIRO del Concordato del 1985
è sostanzialmente diverso da
quello del Concordato del 1929;
quello di ieri era un insegnamento obbligatorio, salvo esonero; quello di oggi è un insegnamento facoltativo, al quale
non si accede più in base ad
un obbligo bensì in base all’esercizio di una libera scelta. Detta scelta non si esercita beninteso tra due diversi tipi di insegnamento, IRC e attività alternative, bensì tra valersi o
non avvalersi delTIRC.
Dalla facoltatività dell’IRC discende una prima conseguenza:
il suo carattere « aggiuntivo »
rispetto agli insegnamenti a cui
sono tenuti i non avvalentisi.
L’IRC è un di più offerto a chi
se ne vuole avvalere.
Una seconda conseguenza: se
riRC è un insegnamento facoltativo sarebbe illogico considerare obbligatorio l’insegnamento offerto al suo posto.
L’alternativa ad una facoltà non
CREDENTI E POLITICA
Testimoni di Géova :
siamo per la teocrazia
I testimoni di Geova credono
nella amministrazione, nelle leggi e nel governo. Nei paesi in
cui vivono, riconoscono lo Stato e la Costituzione; pagano
scrupolosamente le tasse e, dedicandosi ad attività umanitarie,
promuovono la difesa del paese,
o la tutela sociale. Tuttavia, in
nessun paese del mondo si avvalgono del diritto di voto per
condurre al potere un partito o
un altro, in tempo di elezioni;
o per cercare di far introdurre
o annullare una certa legge, in
caso di referendum popolare.
Nelle controversie politiche i testimoni di Geova aderiscono ad
una posizione di completa neutralità, che non deve però essere confusa con l’Indifferenza sociale.
Se_ per voto s’intende la scelta di un organismo per l’amministrazione di un paese, i testimoni di, Geova non si avvalgo
no delle varie alternative offerte
nelle campagne elettorali, poiché
hanno già scelto un organismo
per l’amministrazione degli affari del mondo, il cui simbolo non
compare sulle schede elettorali:
la teocrazia (governo di Dio).
Il concedere un suffragio ad un
organismo diverso equivarrebbe
, press£(f)poeo a votare.due partiti
sii una schèda, cioè aU’annullamento.
La teocrazia ossi esiste perché
oltre 3 milioni di persone nel
mondo, di cui 145 mila in Italia, la proclamano. Il fatto che
i testimoni di Geova scelgano
una volta sola nella loro vita e
non sentano il bisogno di un’altra forma di governo, nonché il
modo in cui sono organizzati al
loro interno, sono indicazioni che
la teocrazia e la sua Costituzione, la Bibbia, sono efficaci.
Non siamo Urto stato nello stato, in nessun luogo, perché le
nostre finalità non sono politiche; inoltre, nessun governo al
mondo considera il regno di Dio
suo concorrente.
Da un punto di vista strettamente amministrativo i testimoni di Geova si sottopongono a
qualunque governo; tuttavia,
non comprometteranno mai i loro principi allorché le leggi di
qualunque governo entreranno
in contrasto con la volontà di
Dio. La nostra posizione in relazione al comando « non uccidere » è tipica al riguardo.
Sottolineiamo che, nonostante
vi sia questa precisa presa di
posizione da parte nostra, non
compiamo in aggiunta alcun tentativo per indurre altri a comportarsi nello stesso modo, cioè
non invitiamo ad astenersi dal
voto.
Alberto Bertone
(Addetto stampa Congregazione
Testimoni di Geova, Torino)
può essere un obbligo. Se questo
Si verifica, si ha una manifesta
discriminazione dei non avvalen
tisi.
Terza conseguenza: se di « tempo scuola» uguale per tutti si
vuol parlare (in base a questa
« invenzione » la 302 vietava l’assenza da scuola durante l’IRC
di chi non se ne avvale), questo
deve essere calcolato sull’orario
minimo degli insegnamenti obbligatori, escludendo da questa
uguale fruizione della scuola da
parte di tutti il tempo di un insegnamento che, come TIRO, è
facoltativo e quindi aggiuntivo.
— Il TAR Lazio si è dunque
espresso per una collocazione
dell’IRG in orario aggiuntivo?
— Non è giunto a tanto. Ha
precisato che il carattere aggimitivo delTIRC non implica che
esso sia collocato in orari particolari, aggiuntivi rispetto al
normale orario scolastico. Nel
parlare di carattere « aggiuntivo » ha cioè fatto un discorso
di sostanza e non di forma, di
valore e non di collocazioiie
oraria. E’ certo possibile trarre
dal carattere « aggiuntivo » delriRC ulteriori conseguenze anche per ciò che riguarda la collocazione oraria. In Italia vogliono un orario aggiimtivo per
TIRO 200.000 firmatari della petizione della CGIL Scuola per
la revisione dell’intesa PalcucciPoletti e certo molti altri che
non hanno firmato. Non lo ha
« voluto » il TAR Lazio che tiittavia a questa richiesta ha indirettamente spianato la strada.
— In definitiva che cosa esce
da questa sentenza del TAR Lazio?
— Data l’affermazione centrale
e le conseguenze che ne discendono, con molta chiarezza si
prospetta per ogni ordine di
scuola la necessità di provvedere a rispondere a 4 precise possibilità di scelta: TIRO; Tattività alternativa; lo stare a scuola
con la debita sorveglianza; l’assentarsi da scuola durante l’IRG
(ovunque esso si collochi nell’orario scolastico).
— C’è chi parla di vittoria del
disimpegno, di rigurgiti anticlericali...
— Ripetiamolo ancora una volta. Abbiamo riportato una vittoria contro chi vuole costrìngere, contro chi vuole rendere
la scelta per l’IRC una scelta
di fatto obbligata, penalizzando
chi sceglie altrimenti, contro chi
vuol rafforzare e mantenere con
questi mezzi la scelta plebiscitaria dell’anno scorso a favore delriRC.
Non abbiamo riportato una
vittoria contro la religione a
scuola. Anzi: in prospettiva abbiamo riportato una vittoria perché la scuola promuova uno
studio del fatto religioso che sia
libero, critico, pluralistico. La
via per arrivare a questa meta
ancora lontana ha un passaggio
obbligato; il chiaro riconoscimento dell’assoluta facoltatività
dell’insegnamento religioso confessionale e delle sue conseguenze. E’ quanto il TAR Lazio,
accogliendo in pieno la nostra
richiesta in tal senso, ha posto
davanti al Paese.
Intervista a cura di
Giorgio Gardiol
A pag. 3 seguono altre notizie sulle sentenze del TAR
del Lazio.
per la stampa di
libri, giornali, riviste,
locandine e manifesti,
lavori commerciali
in genere
Coop. TIPOGRAFICA
SUBALPINA
Via Arnaud, 23 - © 91334
10066 TORRE RELUCE (To)
.i
3
31 luglio 1987
chiese e stato 3
TAR DEL LAZIO
Lora alternativa non è obbligatoria
Pubblicniamo ampi stralci della sentenza 1274 della MI sezione del TAR del Lazio (Domenico Miceli-presidente, E.
Antonio Moschini-consigliere, Paolo Buonvino-consigliere estensore) che accoglie il ricorso della Tavola Valdese
Dopo aver respinto due eccezioni opposte alla legittimità del
ricorso da parte dell’Avvocatura
di Stato in rappresentanza dell’amministrazione resistente (Ministero della Pubblica istruzio: nei, la sentenza procede ad analizzare i diversi regimi in cui si
è collocato l’insegnamento religioso cattolico (IRC). Su quello
definito dal Concordato del 1929 il
Collegio osserva: In quell’assetto normativo — per molti versi
ricollegabile ai peculiari equilibri
politici dell'epoca — tale insegnamento era rivisto, in quanto fondamento e coronamento dell’istruzione pubblica, come obbligatorio, salva una mera facoltà di dispensa (art. 2, legge 824).
Naturalmente, in un simile regime normativo, in cui l’insegnamento religioso cattolico era rivisto come uno dei pilastri su
cui poggiava la stessa pubblica
istruzione, le possibilità di « contaminatio » (absit injuria verbis)
erano molto ampie, sicché spesso
l’insegnamento cattolico impregnava di sè anche altre discipline,
trasparendo da esse non nel suo
mero e più universale aspetto umano e sociale, bensì in quello più
strettamente catechistico; e da
qui scaturiva quello che è stato
definito come insegnamento diffuso della religione cattolica, specie di tessuto connettivo dei vari
insegnamenti e che era rimesso,
in effetti, alla coscienza morale, civile e religiosa dei
docenti modulare , ora enfatizzandolo, ora diluendolo, ora,
infine, trascurandolo del tutto;
né si dimentichi il rilievo che assumeva quella ulteriore manifestazione di tale insegnamento riconoscibile nella preghiera di
apertura delle lezioni costituente,
tra l’altro, un momento centrale
di aggregazione e comunione dei
fedeli di sola pratica cattolica.
Orbene, è evidente che, in una situazione normativa e fattuale
siffatta, il mero esonero o dispensa dall’insegnamento religioso cattolico non era certamente
tale da evitare che esso, per altra via e più inconsciamente,
giungesse anche a coloro che, in
quanto dispensati, non ne erano
destinatari, così determinandosi
un manifesto discrimine in danno di questi ultimi che, peraltro,
è stato ritenuto a lungo conforme agli stessi principi costituzionali.
Un diverso contesto culturale
e civile ha fatto maturare successivamente e gradualmente una
normativa basata su principi diversi. Dopo averne richiamato i
tratti salienti il TAR osserva:
Se è vero, dunque, che viene
mantenuto fermo, nella scuola
pubblica, l’insegnamento religioso cattolico (anche se non più
quale enfatico fondamento e coronamento della istruzione pubblica, sibbene in una visione più
laicistica dello Stato e dei rapporti tra Stato e Chiesa cattolica,
per il riconoscimento da un lato
del valore della cultura religiosa
in genere, dall’altro per il rilievo
che i principi del cattolicesimo
hanno nel patrimonio storico del
popolo italiano), è anche vero,
peraltro, che l’accesso a tale in•segnamento non costituisce più
la regola, connessa ad un obbligo
di frequenza salvo dispensa, sibbene, l’esercizio di un potere di
libera scelta («è garantito a ciascuno il diritto di scegliere se avvalersi o non avvalersi »).
Orbene, all’esercizio di tale potere inerisce, evidentemente, una
facoltà di scelta; ma non una
scelta tra due distinte forme di
insegnamento, ché, certamente, la
riforma concordataria non contiene, né può logicamente contenere, riferimenti ad altro in-
segnamento che non sia quello
religioso cattolico, sibbene tra
l’avvalersi e non di questo insegnamento.
Lo studente — o chi ne fa le
veci — che decida di non avvalersi oppure di avvalersi dell’I.R.C.,
non opta certamente, ai sensi della norma concordataria, per l’uno
o l’altro insegnamento, sibbene
sceglie, nell’esercizio, si ripete, di
una propria libera facoltà, se avvalersi di queU’insegnamento oppure no, senza che all’esercizio
del potere in questo secondo senso possa darsi in alcun modo significato di opzione per
qualche altro insegnamento.
La natura aggiuntiva
Il carattere della facoltatività,
insito nella legge 121/85 (legge di
ratifica del Concordato ’84, n.d.r.),
implica, come suo naturale corollario, quello della natura aggiuntiva dell’IjR.C.; in altre parole, se
all’esercizio della facoltà di non
avvalersi non corrisponde, ai sensi della norma concordataria,
l’onere di assoggettarsi ad altri
insegnamenti, è evidente che, rispetto agli insegnamenti di competenza dei non avvalenti, l’I.R.C.
viene a costituire un « quid pluris » che si aggiunge- per gli avvalenti agli altri insegnamenti
curriculari.
A tale proposito sembra, peraltro, sin d’ora opportuno premettere che tale carattere « aggiuntivo » non implica, di per sé,
che tale insegnamento debba collocarsi in orari particolari ed anch’essi aggiuntivi rispetto al normale quadro orario delle lezioni
(ché, anzi, lo stesso art. 9, 1° c.,
della legge 121/85, laddove prevede che lo Stato « continuerà ad
assicurare, nel quadro delle finalità della scuola, l’insegnamento
della religione cattolica nelle
scuole pubbliche... », riafferma
implicitamente il principio del
mantenimento di tale insegnamento nelle normali fasce orarie
e non al di fuori di esse), sibbene
che esso, inserendosi in tale quadro orario, costituisca un di più,
offerto agli avvalenti, senza, pe
raltro, alcun correlativo onere di
frequenza di altri insegnamenti
per i non avvalenti.
La sentenza prosegue afferman
do che il nuovo quadro normatL
vo attuato dalla legge 121/85 non
è stato modificato dal DPR751/85
(decreto di attuazione dell’intesa
Falcucci-Poletti), né dalle successive circolari del Ministero della
Pubblica Istruzione fino all’ottobre 1986.
Immuta, invece, radicalmente,
rispetto al sistema fin qui delineato, la CjM. n. 302 del 29.10.’86,
qui impugnata.
E’ solo con tale circolare, infatti, che con riferimento ai singoli ordini e gradi di istruzione,
si rappresenta, per la prima volta, l’esigenza di assicurare « un
uguale tempo scuola », così da
realizzare, tra i discenti, una situazione di « effettiva parità ».
Con riferimento, in particolare,
alle scuole elementare e media
vi è l’espressa affermazione secondo cui la frequenza delle attività integrative « viene ad assumere per gli alunni stessi carattere di obbligatorietà »; ma l’obbligo della presenza a scuola nelle ore dedicate alI’I.R.C. ed anche, e soprattutto, di frequenza
alle attività integrative e di studio, è da ritenersi esteso, con riferimento alla asserita esigenza
di assicurare per tutti « un uguale tempo scuola », anche a scuole
materne e secondarie superiori,
con possibilità, in queste ultime,
di svolgere attività di studio individuale, ferma restando la permanenza nei locali scolastici.
Il TAR passa quindi a trattare
il merito del ricorso.
Doglianze da condividere
5) Ritiene il Collegio che le doglianze mosse dalla intimante ’Tavola Valdese circa la violazione,
tra l’altro, dell’art. 9, L. 449/84,
sono da condividere.
Nel momento, infatti, che si è
riconosciuto il carattere meramente facoltativo ed aggiuntivo
deiri.R.C., che, come si è visto,
ha perduto il suo crisma di obbligatorietà in virtù dell’entrata in
vigore della legge 121/85, sarebbe manifestamente illogico ed intimamente contraddittorio prevedere come obbligatoria la frequenza a corsi di insegnamento
per cosi dire alternativi rispetto
al primo, sicché l’alternativa ad
una facoltà verrebbe, in effetti,
a convertirsi in obbligo; e poiché
questo investirebbe solo i non
avvalenti, sarebbe manifesta la
discriminazione da essi patita, in
palese contrasto con le disposizioni succitate e l’art. 9 della L.
449/84 in particolare.
Dopo aver esaminato, e scartato come non rispondente al quadro normativo vigente, l’ipotesi
che con la circolare 302 si sia voluto introdurre un insegnamento
obbligatorio alternativo all’IRC
ugualmente obbligatorio, il TAR
passa a confutare altri pretesi
fondamenti dell’ obbligatorietà
delle attività alternative. Dimostrato che a ciò non vale il richiamo alla legge 517/77 (attività
integrative) operato dalle circolari ministeriali 129 e 130, 3.5.1986,
il Collegio passa a considerare il
fondamento costituito dal "tempo scuola".
Il «tempo scuola»
Quanto al richiamo all’esigenza di un eguale tempo scuola
per gli studenti, occorre notare
che l’ordinamento italiano prevede, per le scuole materne (L.
444/68) un numero minimo di
ore giornaliere e per le scuole
elementari (R.G. 26.4.58, n. 1297)
un numero minimo di ore setti
manali; trattasi, però, di orari
minimi previsti in connessione
con l’obbligatorietà, all’epoca vigente, deiri.R.C.; venuto meno
tale requisito, è evidente che anche tali orari minimi vengono a
ridursi in ragione della durata
di tale insegnamento, ormai facoltativo e, nei termini e limiti
sopra precisati, aggiuntivo.
Quanto, poi, alle scuole medie
e superiori (L. 16.4.77, n. 348),
vengono qualificati determinati
insegnamenti come obbligatori,
e tra essi vi era quello relieioso cattolico; venuta meno Tobbligatorietà di questo, è evidente come il monte .ore minimo
necessario per tutti venga pure
a ridursi in ragione della pprtata oraria di tale insegnamento.
Pertanto', nel momento in cui
ri.R.C., nel perdere la propria
previgente natura obbligatoria è
venuto a configurarsi come meramente facoltativo, è anche evidente che esso, sebbene tuttora collocato, sia per ragioni d’ordine normativo che organizzativo, nel normale quadro orario
delle lezioni, non può più neppure essere utilizzato ai fini della individuazione del normale
orario scolastico, costituendo,
per sua natura, un « quid pluris » di cui è lasciata agli interessati la facoltà se avvalersi o
meno; sicché rassicurare vm eguale tempo scuola che tenga
conto dell'I.R.C. si risolve, per
i non avvalenti, in una ingiustificata forma di discriminazione, assoggettando i medesimi ad
un onere orario cui, per legge,
non son tenuti.
Nè può ritenersi in questo modo leso il principio di cui all’art.
2, lett. a, del D.P.R. 751/85, giusta il quale il diritto di scegliere se avvalersi o meno non deve determinare alcuna forma di
discriminazione, neppure in relazione ai criteri per la formazione delle classi, alla durata
dell’orario scolastico giornaliero
ed alla collocazione dell’insegnamento della religione cattolica
nel quadro orario delle lezioni.
La norma, in linea con gli artt.
9 delle leggi 449/84 e 121/85, va
interpretata come disposizione
inibitoria di ogni possibile di.scriminazione non tanto in danno degli avvalenti — i quali, esercitando una propria autonoma facoltà, si sottomettono liberamente ad un insegnamento
non obblifratorio e aggiuntivo
che, rispetto all’orario scolastico necessario minimo, come sopra delineato e determinabile,
implica certamente la legittima
fruizione di un maggior tempo
scuola, giusta l’impegno concordatario liberamente assunto dallo Stato — quanto, essenzialmente, dei non avvalenti, per i
quali la collocazione dell'I.R.C.
nel quadro orario delle lezioni
non deve, comunque, tradursi
nell’onere obbligatorio di un impegno scolastico più ampio rispetto a quello correlato all’orario minimo di cui si è detto;
orario minimo che può variare
a seconda del tipo di scuola (es.,
scuole normali o a tempo pieno), ma che, nell’ambito dèlia
stessa classe, deve essere uguale per tutti, sicché solo gli insegnamenti facoltativi possono,
in quanto tali ed in quanto liberamente assunti, aggiungersi
come 11.R.C., a tale orario ordinario, operando differenziazioni orarie volontarie tra gli
alunni di una medesima classe.
^Incidentalmente, la sentenza
si esprime anche sulla collocazione dell’IRC nel quadro orano delle lezioni.
Potrà verificarsi, con riferimento, in particolare, alle scuole medie e superiori (chè, nelle
elementari e materne l’inserimento nelle ore iniziali e finali
delle lezioni è certamente agevole e ritenuto doveroso dalle
stesse CC. MM. nn. 128 e 129),
il collocamento dell’I.R.C. —
e/o della materia integrativa —
anziché nell’ora iniziale o terminale delle lezioni tra ore di insegnamento di differenti mate
rie curriculari. Qrbene, mentre
nel primo caso, con il consenso
dei genitori, se trattasi di studenti minorenni, ovvero, per i
maggiorenni, in base a propria
libera scelta, gli alunni potranno giungere a scuola un’ora dopo, ovvero allontanarsi un’ora
prima, viceversa, nel secondo
caso, sarà cura della scuola, sempreché non venga esercitato come sopra il diritto di allontanarsi, connesso alla non obbligatorietà dell'I.R.C. e dell’insegnamento integrativo, garantire un
idoneo servizio di vigilanza.
Naturalmente, rientra nel novero delle potestà organizzative
anche la possibilità, per la scuola, di richiedere agli interessati
l’indicazione, una volta per tutte ed in forma autovincolante,
all’inizio dell’anno scolastico,
del regime prescelto (I.R.C., insegnamento integrativo, semplice presenza nei locali scolastici
con idonea vigilanza, ovvero potestà di allontanarsi nel corso
dell’ora in ouestione) così che
in tempo debito potranno essere strutturati i corsi ed ì servnzi eventualmente necessari e predisposti di conseguenza gli orari delle lezioni.
Solo per tale via, infatti, potrà realizzarsi il prescritto sistema antidiscriminatorio, e ciò
anche se. come è verosimile, gli
oneri organizzativi scolastici
sembrano così destinati ad accrescersi; rimnegno fattivo di
tutte le componenti della scuola — dalla dirigenza, al corpo
docente, all’apparato amministrativo ed ausiliario — confortate dagli auspicabili apporti dei
genitori degli alunni e degli alunni stessi, potrebbe, peraltro,
consentire il superamento di tali ventilate difficoltà e condurre, senza alcuna forma o atteggiamento cogente o comunque
discriminante, alla predisposizione, pur in numerose scuole
già utilmente attivata, di attività integrative pienamente
soddisfacenti anche per i loro
alti contenuti educativi ed atte
a consentire il coagularsi, intorno ad esse, di una catena di interessi da parte della generalità degli studenti, sì da portare,
con soddisfazione di tutti, al naturale superamento dei problemi sopra cennati.
In base a questi motivi, il Tribunale giunge alla sua conclusione:
Il Tribunale Amministrativo
Regionale del Lazio. Sez. Ili, accoglie il ricorso in epigrafe e,
per l’effetto, annulla l’impugnata C.M. 29.10.86, n. 302, dal Ministro della P.I.. nella parte in
cui sancisce, per chi abbia scelto di non avvalersi dell’insegnamento religioso cattolico, l’obbligatorietà degli insegnamenti integrativi. o della presenza nelle
libere attività di studio, offerti
in opzione, rispetto ad esso, nelle scuole pubbliche di ogni ordine e grado.
'¡.pese compensate.
La presente sentenza sarà eseguita dall’Autorità amministrativa.
Così deriso m t?oma dal Tribunale Amministrativo Regionär
le del T.a-r’‘'o Sez. ITI nella Camera di Consiglio del 3 giugno
1987 ed in prosieguo, in quella
del 26 giugno 1987.
Domenico Miceli - Presidente.
Paolo Buonvino - Consigliere
est.
(Sentenza pubblicata mediante deposito in Segreteria il 17.7.87).
# Chi desidera ricevere i testi completi delle sentenze del TAR può richiederle alla nostra amministrazione (via
Pio V, tS ■ 10125 TORINO) unendo lire
8.000 in francobolli per le spese.
4
4 vita delle chiese
31 luglio 1987
CATANIA
XV AGOSTO 1987
Una chiesa viva
Un gruppo di immigrati senegalesi.
La Sicilia oggi segna una rallegrante, viva ripresa dell’impegno evangelistico; Battisti, Apostolici, Pentecostali raccolgono
larghi consensi così come sono
numerose le assemblee dei Testimoni di Geova.
Cittadine come Acireale, Giarre o Calatabiano vedono oggi predicatori evangelici oltre ad un
dialogo sereno con le locali Comunità di base (4 gruppi solo
nella zona di Catania); tutto
questo anche grazie al fatto che
la chiesa valdese è stata non
solo martire ma anche chiesa di
seminatori della Parola.
A Catania, dopo la dispersione
seguita al periodo bellico, le attività segnano un rifiorire con
l’affiancarsi di giovani ad alcune
persone anziane che non hanno
mai mollato. Così non solo è
buona la partecipazione ai culti
ma si è pure formato un gruppo
di organisti; le attività dì scuola
domenicale, cateehìsmo, studio
biblico, curate con capacità ed
amore, hanno visto un aumentonelle frequenze. Nella settimana
di preghiera per l’unità dei cristiani in più di im’occasione ci
sono stati momenti di fraterno
dialogo con reciproco arricchimento spirituale. Anche nel periodo di Pentecoste si sono
svolti momenti particolarmente
significativi, in special modo una
grande assemblea a cui hanno
partecipato dei giovani e delle
Comrmità cattoliche di base, con
interventi dì sacerdoti e laici cat
tolici che hanno centrato i loro
interventi suH’importanza dell’avvento dello Spirito Santo, dell’Amore, dell’Agape. Anche il culto di Pentecoste ha visto una
bella assemblea a cui ha rivolto
un messaggio di fratello D. Abate che proprio in quel tempio
nella Pentecoste del 1926 veniva
confermato dal compianto past.
Fasulo.
Molto importante è il lavoro
che la comunità di Catania ha intrapreso per i migranti, nel caso
specifico senegalesi.
Questo servizio funziona da
circa due anni, nei locali sottostanti il tempio ed in qualche
modo cerca di seguire il gruppo
(oggi una ventina) sia per i problemi burocratici, sia sul piano
culturale. Accanto a questo servizio la comunità sta seguendo,
nel compito di far loro conoscere l’italiano, un gruppo di
donne eritree : questo tipo di impegno ha consentito altresì di venire a conoscenza di tutta una serie di problemi di questi immigrati e della forte necessità di
solidarietà. Sono state raccolte
moltissime firme da inviare al
Governo italiano affinché gli eritrei non vengano lasciati in balia della burocrazia; da segnalare che queste donne hanno trovato quasi tutte lavoro come collaboratrici delle famiglie catanesi.
Importante sottolineare che
tutto il servizio migranti è portato avanti con sacrificio ed impegno da parte di persone che
vi dedicano molte ore dopo il loro normale lavoro quotidiano.
Domenico Abate
Antonio Scuderi
Domenica 2 agosto
□ GIORNATA AL BRIO
ROBA’ — Si svolge domenica 2 agosto la giornata comunitaria al Brio. Il
programma prevede: ore 10.30: culto;
12.30: pranzo comunitario (si prega di
prenotarsi entro le 10.30); ore 14.30:
bazar: ore 17: estrazione lotteria. In
caso di cattivo tempo il culto si terrà nel tempio e il bazar nella sala
comunitaria.
□ TEMPIO APERTO
TORRE PELLICE — Nell’ambito del
ciclo di conversazioni domenicali presso il tempio valdese alle ore 17.30 il
pastore Arrigo Bonnes parla sul tema:
« Predicare l'Evangelo nella Sicilia di
oggi. E’ possibile, nonostante il potere mafioso, un annuncio libero ed Incisivo? ”.
Mercoledì 5 agosto ~
□ MOSTRA SU
ESILIO E RIMPATRIO
TORRE PELLICE — Alle 20.45. presso il Collegio Valdese, con la partecipazione dei proff. E. Martin e J. Gönnet sarà inaugurata la mostra curata
dal Dott. Theo Kiefner: « I Valdesi tra
l'antica patria e la nuova ■. La mostra
rimarrà aperta fino al 28 agosto dalle
16 alle 19. Durante il Sinodo dalle
15 alle 19. L'ingresso è gratuito.
VILLAR PELLICE — Domenica 9 agosto avrà luogo la « Giornata Pro Miramonti » nel giardino della Casa stessa. Il ricavato
della giornata sarà devoluto all’ampliamento della Casa, i cui
lavori sono già a buon punto. Un
banco di vendita dei prodotti
della campagna sarà allestito fin
dal mattino in Piazza Jervis,
mentre nel giardino ci saranno
i banchi dei dolci, degli oggetti
vari, un servizio di buffet, la
pesca, la lotteria i cui numeri
vincenti saranno estratti a metà
pomeriggio.
Si potrà pure consumare sul
posto il pranzo a base di costine alla brace, salsicce, insalate
varie... che potranno anche essere acquistate e portate a casa.
Tutti sono cordialmente invitati
a questo incontro.
• Nel corso delle ultime settimane hanno terminato la loro
esistenza terrena i fratelli: Davit Enrico di anni 82; Charbonnier Giorgio, venuto dalla Francia a trascorrere un periodo di
vacanza al paese natio e mancato all’età di 62 anni; Eynard
Federico che ci ha lasciato in
modo improvviso a 83 anni. Ai
Dir, propr.: farri. Caroni
Hôtel
Elite
A 50 metri dalla spiaggia
ambiente lamiliare
ottimi i servizi
e il trattamento
I - 47045
MIRAMARE DI RIMIMI
Via Sarsina, 19 © (0541)
372569 - priv. 372548
Tutti a Lavai
in Val Troncea
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Giornata Miramonti
familiari rinnoviamo la fraterna solidarietà di tutta la chiesa.
• Una parola di gratitudine a
Umberto Rovara per il messaggio rivolto nel culto di domenica 19 luglio, ch’egli ha presieduto.
• E’ stato battezzato Bonjour
Alex di Roberto e di Cogno Ivalda; a questo piccolo ed alla sua
famiglia l’intercessione della
chiesa.
Mostra
BOBBIO PELLICE — Anche
quest’anno sono riprese le riunioni quartierali estive all’aperto, la domenica pomeriggio alle
15. La prima si è tenuta al Podio
il 26.7, mentre le altre si terranno alla Ferrera (2.8), ai Campi
(9.8) e ai Payants (16.8).
Continuano pure le iniziative
per far conoscere ai molti turisti presenti nel paese la realtà
e la storia della chiesa valdese:
dal r al 20 agosto sarà allestita
nella Sala Unionista una mostra
sulla vita delle comunità vaidesi del saluzzese nel 1500 e giovedì 13 agosto alle 21 sarà presentata una serie di diapositive
che illustra la storia valdese e
la realtà attuale della chiesa.
Cura della comunità
ANGROGNA — Dopo la partenza per gli Stati Uniti del pastore Platone e della sua famiglia, la cura della comunità è
affidata temporaneamente allo
studente in teologia Stephan
Muhilch.
• La comunità esprime fraterna solidarietà alla famiglia di
Ernesto Monnet, delle Sonagliette, deceduto dopo improvvisa
malattia all’età di 76 anni.
« Il Signore ha fatto cose grandi per noi
e noi siamo nella gioia» (Sai. 126: 3).
XV Agosto 1987: Festa delle comunità valdesi
Località Lavai in Val Troncea (1670 m.)
« Pace, giustizia, integrità della creazione »
Il tradizionale incontro del XV Agosto si terrà quest’anno
in Val Troncea, alle porte del Parco naturale omonimo.
In questi anni in cui ricordiamo il 300° anniversario dei
tragici avvenimenti che hanno portato all’esilio delle popolazioni valdesi della Val Chisone, è sembrato importante organizzare un incontro in queste terre.
Il ricordo della storia può aiutarci nella nostra riflessione
di oggi sul nostro impegno per la pace, la giustizia e l’integrità della creazione.
PROGRAMMA:
ore 9.30: Saluto - canti;
ore 10 : Culto con predicazione del Moderatore Franco
Giampìccoli;
ore 11 : La Val Troncea e la storia valdese, conversazione
storica di Giorgio Toum;
ore 12 : Pranzo al sacco - Funzionerà un servizio di buffet;
ore 14.15: Programma vario di canti e messaggi;
ore 14.45: Pace, giustizia, integrità del creato. Parlerà, fra
gli altri, Cees J. Hamelink;
ore 15.15: Presentazione del nuovo libro sulla questione meridionale « La questione ricorrente », di Paolo Naso;
ore 16 : Incontro con Giorgio Bouchard; impressioni di un
viaggio in U.S.A.
Note al Prog;ramma:
— Per raggiungere la Val Troncea seguire da Perosa la strada statale n. 23 fino a Traverses (frazione poco oltre Pragelato) al km. 84. Dopo le case prendere la prima strada a
sinistra (seguire i cartelli) per circa 4 km. Saranno in funzione alcuni parcheggi: i primi due a 100 m. dal luogo
dell’incontro, il terzo a 2 km. Attenersi alle indicazioni
del servizio d’ordine.
— I coralisti delle varie corali sono convocati per le 9.30 per
una prova dei canti dell’ultima festa di canto.
— Al buffet saranno in vendita thè, caffè, bevande varie, panini imbottiti, pane casereccio, dolci e marmellate fatte
in casa. Il provento (compresa la colletta al culto) sarà
devoluto alla ristrutturazione dell’Asilo dei Vecchi di S.
(jermano Chisone.
— In caso di cattivo tempo rincontro avrà luogo nel Tempio
di Pomaretto.
CORRISPONDENZE
Culto in piemontese
PIEDICAVALLO — Com’è ormai tradizione da diversi anni,
il tempio valdese dei picapere (i
tagliapietre), di Piedicavailo, si
è aperto la seconda domenica
di luglio, per il periodo estivo,
con il culto in lingua piemontese. L’iniziativa era stata segnalata nel programma della
« Festa del Piemonte » che si
tiene quest’anno nelle Valli Cervo e Oropa, col patrocinio delle
Comunità Montane, ed ha avuto
pertanto una partecipazione
molto numerosa, tanto che si sono dovute lasciare le porte aperte e c’erano persone che seguivano sin nel portichetto che dà
sulla via maestra del paese. Mario Castellani ha predicato sulla
prima lettera di Pietre: « Voi ’dcò
com ed pere vive i S'i edifica
per esse na ca spiritual... » e sul
Salmo 23: « ’L Signor a l’é mè pastor... » nella traduzione rispettivamente deiredizione di Londra
1834 (ristampata l’anno scorso
dalla Claudiana) e di quella.
pure di Londra, del 1840. Burat
ha sottolineato il significato dell’iniziativa, che vuol essere una
occasione per pregare il Padre
nella lingua della casa e della
terra, e per « consideré la pera
d’anté i soma stàit tajà, e la
min-a d’anté i soma stàit gavà »
(Isaia 51: 1), in comunione sincera con tutti, ed in fraternità
solidale con tutte quelle che
Mistral chiamava « li lengo mespresado», e cioè le lingue discriminate, che trovano chiuse le
porte delle chiese e dei palazzi
del potere. Sono stati cantati gli
inni del Laudari cristian tradotti
dal poeta Camillo Brero, e stampati dalla cooperativa anarchica (!) di « Radio tupamara » nel
1978 per la Chiesa Valdese di
Biella e di Piedicavailo; un prezioso contributo è stato dato
dalla presenza fedele della corale di San Germano Chisone,
di cui alcune componenti erano
in costume valdese.
5
31 luglio 1987
vita delle chiese 5
PONTICELLI: CENTRO CULTURALE « E. NITTI »
Fare cultura e aprirsi alla città
AH’interno del Villaggio Caracciolo: incontri di studio, consultorio medico, doposcuola - Fronteggiare, oltre ai danni del terremoto, anche una situazione storica di disagio sociale
Il 25 aprile 1985 un convegnofesta organizzato al centro culturale del Villaggio Caracciolo
prendeva in esame la situazione
scolastica e la realtà culturalesociale del Mezzogiorno. L’incontro era anche occasione per
ricordare, ad un anno dalla
scomparsa, Emilio Nitti, che a
lungo si occupò dei problemi dell’insegnamento, e che contribuì a
definire le linee del centro. Il
centro veniva intitolato a lui con
l’intenzione di seguire, tra le altre, anche queste direttrici.
Dopo il terremoto del 23 novembre 1980, la FCEI, con il con- ■ tributo di chiese europee ed
americane, vi ha promosso e gestito la realizzazione di un vero
e proprio villaggio a Ponticelli,
periferia di Napoli. 60 abitazioni
monofamiliari (offerte al comune, e da questo assegnate), il
centro culturale, due case per gli
alloggi dell’assistente sociale e
dei volontari che si avvicendano
ininterrottamente. Il villaggio
prende nome da Galeazzo Caracciolo, nobile napoletano del XVI
secolo, che aderì alla Riforma, e
venne conseguentemente perseguitato.
No al proselitismo
La difficile situazione sociale
corrispondente al quartiere rendeva necessario fare estrema
chiarezza sugli intendimenti secondo i quali si sarebbe dovuto
avviare l’operazione. Proprio
Emilio Nitti scriveva nel maggio
’83 ; « Come evangelici dobbiamo
impegnarci in im lavoro di promozione culturale (...), un nuovo
modo di vivere che noi chiamiamo ’’nuova nascita”, frutto della conversione; ma escludiamo
che il centro possa o debba essere un luogo di proselitismo ». Nel
pieno rispetto della realtà preesistente, le scelte dovevano essere
pragmatiche e non astratte, né
paternalistiche: « Apertura al
quartiere, evitando di fare del
Parco un ghetto e rendendo il
centro un luogo di attrazione e
di aggregazione della gente e delle forze culturali e sociali diverse. Gratuità dei servizi e voiontariato degli operatori, evitando di cadere nell’assistenzialismo
col sollecitare gli utenti alla collaborazione nell’organizzazione e
anche nella contribuzione alle
spese; crescita di un clima di
solidarietà attiva, fiducia reciproca, protagonismo, ’’agape” ».
Come si può leggere nel bollettino del centro (n. 1, aprile ’85)
le casette del villaggio (64 mq.
tre stanze più cucina e bagno)
.'^ono abitate da famiglie prove
nienti dalla zona orientale di Na
poli (quartieri Barra, Ponticelli
San Giovanni). L’assegnazione è
stata effettuata dal comune me
diante ima graduatoria tra i cittadini terremotati ed espropriati di questi quartieri. Le persone
alloggiate sono dunque circa 300,
e alta è la percentuale di analfabetismo (17%). Inoltre, se i nuclei familiari più numerosi sonò
quelli formati da giovani coppie,
circa il 16% dei capifamiglia risulta essere disoccupato, e svolge lavori precari; il 26% dipende da datori di lavoro privati (si
tratta per lo più di operai), il
18% è impiegato variamente presso il comune, e il 30% è pensionato (invalidità, prepensionamento, ecc.). Un 8% di capifamiglia è costituito da donne, casalinghe il cui reddito è dovuto a pensioni di reversibilità.
Il centro culturale è costituito
da un salone di circa 200 mq.,
una sala per riunioni, un’aula, un
ufficio per l’assistente sociale,
più i servizi. Una casa, inoltre,
serve all’alloggiamento degli operatori, e spazi all’aperto sono a
disposizione per calcio, basket,
pallavolo e bocce.
Un Comitato di gestione programma l’attività del centro, attraverso i membri responsabili
dei vari settori. Il Comitato mantiene i rapporti con la PCEI e le
chiese nazionali e locali (fanno
parte di esso la Chiesa battista
di V. Poria, la Chiesa cristiana
del Vomero, la Chiesa libera di
Torre del Greco, Volla, Tamburiello e Rione Berlingieri, le
Chiese metodiste di Napoli e
Ponticelli, la Chiesa valdese di
V. dei Cimbri), con le forze politiche e culturali del quartiere e
della città.
Attività
— Consultorio medico: i medici a disposizione degli abitanti
del villaggio intendono cominciare a modificare il tradizionale
rapporto con il malato, nel tentativo di generare e diffondere
una cultura medica della prevenzione. La programmazione è organizzata da una commissione di
cui fanno parte anche la direttrice e una diaconessa delTÒspedale evangelico, e Toperazione
più vistosa è stata la schedatura sanitaria dei bambini del villaggio (150 circa).
— Spazio donna: si cerca attraverso momenti vari di socializzazione (lavori di taglio e cucito, collaborazione ad una mostra deirUNICEP organizzata
nel quartiere), di rompere Tisclamento (casa-famiglia) tipico delle donne che non lavorano fuori
casa.
— Spazio cultura: incontri,
conferenze per stimolare momenti di riflessione critica sulla
realtà. Sono anche stati avviati
gli studi biblici, partiti anche dalla richiesta degli abitanti stessi
del villaggio. E’ stata creata una
sala di lettura dove è possibile
leggere quotidiani e riviste, oltre a tutta la stampa evangelica.
— Spazio ambiente: sono stati compiuti alcuni interventi per
migliorare l’immagine del centro (sistemazione delle aree verdi, rimboschimento).
Il problema
scolastico
Altre attività avviate sono
quella sportiva, il cinefonim,
l’apertura degli spazi e delle
strutture ad altre organizzazioni
cittadine per seminari, conferenze, inpontri, momenti teatrali, a
cui, peraltro, partecipano anche
gli abitanti del Villaggio Caracciolo. L’attività che forse è più
laboriosa e più legata agli intendimenti di partenza del centro è
però quella relativa aH’animazione e al doposcuola: Ubaldo Grimaldi, in una tavola rotonda tenutasi il 25 aprile ’85, segnalava
che, fino al 1982, nella zona orientale di Napoli « il 10% dei ragazzi
al termine della scuola elementare è caratterizzato da ritardo
o frequenza irregolare. Almeno il
10% dei preiscritti non perfeziona l’iscrizione alla scuola media.
Su 2292 potenziali iscritti, 222
abbandonano prima di iscriversi, e ii totale degli abbandoni '776 - è pari al 38,2% della leva
iniziale ». L’alfabetizzazione, Tinadempienza e l’evasione all’obbligo scolastico, unitamente alle
gravi carenze strutturali, sono
dunque le condizioni da cui deve muovere chi voglia operare
in campo scolastico. Oltre all’apprendimento formale, perciò, la
attività del doposcuola ha inteso contribuire anche alla crescita psicologica, alla formazione
civile e alla socializzazione in
generale.
A distanza di due anni, la situazione sociale di Ponticelli non
è migliorata. Sul bollettino del
marzo ’87 Luciano Cirica scrive che « il quartiere continua ad
essere soprattutto un ’’dormitorio”, (...) in mezzo al caos urbanistico (...). I servizi sociali
mancano, non esistono per i giovani luoghi di incontro e di cultura formativi (...). i nuovi piani
urbanistici prevedono per quest’area un aumento considerevole di popolazione per i prossimi
anni, fino a raddoppiare quella
attuale, che già consta di circa
50.000 abitanti! (...). Al degrado
fìsico si accompagna quello civile, la droga, la delinquenza mi
norile, la camorra trovano qui un
fertile terreno di crescita e di
sviluppo ».
Studio dell’ambiente, escursioni, ripulitura di tratti di strada, giochi all’aperto... E ancora
film, spettacoli teatrali, sport: si
sta concludendo in questi giorni
il programma di Caracciolo
estate ’87, serie di iniziative rivolte in modo particolare ai ragazzi e ai giovani, un contributo
allo sviluppo di un vivere migliore. Anche se — come si legge nel
bollettino — «siamo sempre più
soli in questa battaglia; i partiti, le forze sociali e culturali da
alcuni anni sembra quasi che
abbiano rinunciato all’impegno
(...); questo fatto ci dispiace e
sconforta, ma non ci abbatte e
non ci fa rinunciare al nostro lavoro e alla nostra speranza».
A cura di Alberto Corsani
AGGREGAZIONE E CREATIVITÀ’
Un murale per la pace
In un caldo pomeriggio di giugno Antonio, detto « pechino »,
gioca con il suo aquilone azzurro che il nonno accuratamente
gli ha costruito. Salvatore, detto
« Sasà », Lino e Silvano inseguono farfalle e Mimmo regge un
barattolo di vetro per conservare
le farfalle catturate.,
Queste scene accadono sovente
« Tutti intorno
al simbolo della pace ■■
i bambini
nella realizzazione
del murale.
al villaggio Caracciolo nel mese
di giugno; i ragazzi, liberatisi dalla scuola, vivono un rapporto
molto diretto con la natura (grazie allo spazio verde che hanno a
disposizione!). Ma questo giugno
è stato un po’ particolare per t
ragazzi del Caracciolo: infatti sabato 6 e domenica 7 giugno si è
realizzato il progetto « murale ».
Il murale è il risultato finale
del progetto educazione alla pace, che agli inizi della primavera
ha visto impegnati circa 40 ragazzi che hanno partecipato alle attività del centro « E. Nitti ».
Quindi il tema conduttore del
disegno è stato suggerito dagli
stessi ragazzi in seguito ad incontri preparatori; discussioni su
che cosa è un murale, che cosa
rappresenta, sul murale come
mezzo di comunicazione popolare; quindi l'argomento scelto è
stato « la pace », o per meglio
dire quale concetto della pace:
non è prepotenza, non è emarginazione, ma un momento di costruzione sociale e culturale in
una realtà che è ostile.
Nella prima parte dell'affresco
è raffigurato l’elemento asgregazione: gioco, espressione del corpo, musica. Nella seconda parte
del disegno « Tanti bambini che
si tengono per mano intorno al
simbolo della pace ». Molta soddisfazione si leggeva negli occhi
dei ragazzi nel vedere realizzato
qualcosa che loro hanno pensato
e potuto concretizzare.
Ci accorgiamo sempre di più
che bisogna star dentro alle situazioni per capirle perché solo
in questo modo si può tentare
di andare, versa un discorso di
emancipazione culturale per questi ragazzi che fino a quattro
anni fa vivevano in situazioni
drammatiche senza avere alcun
punto di riferimento sociale e
culturale.
Salvatore Cortinl
6
6
ecumenismo
31 luglio 1987
INFORMAZIONE DEL MONDO E PREDICAZIONE DELL’EVANGELO
COPPIE INTERCONFESSIONALI
Jean-Marc Chappuis
Predicazione e comunicazione: da ”La vie protestante” alla collaborazione con il Servizio stampa-radio-TV della nostra Federazione
Jean-Marc Chappuis può essere considerato come im amico
della Chiesa vtddese, per la quale ha sempre avuto grande considerazione.
Con Jean-Marc Chappuis scompare un punto di riferimento per
il protestantesimo.
Molti ricordano il suo viaggio
a Roma nel 1978, durante i giorni drammatici del rapimento di
Aldo Moro. Il Servizio Stampa
Radio e Televisione della Federazione delle Chiese Evangeliche
in Italia, di cui mi occupavo allora, aveva organizzato quell'anno, insieme con la Facoltà Valdese di teologia, un corso di
perfezionamento per predicatori
alla radio e alia televisione. JeanMarc Chappuis, che era stato invitato a tenervi una serie di lezioni ci aveva offerto, con profondità di dottrina e spirito fraterno, le basi teologiche per una
riflessione cristiana sui problemi della comunicazione.
Il 16 luglio, dopo breve malattia, è decanto a Ginevra all’età
di 62 anni il pastore JeamMarc
Chappuis, pnrfessore di teologia
pratica, per molti anni direttore
de « La Vie Protestante ».
Per noi in Italia il suo nome
era noto soprattutto perché p>er
18 anrd, dai 1956 al 1974, aveva
diretto appunto « La Vie Protestante », il settimanale letto da
molti pastori e laici valdesi che
volevano mantenere il contatto
con il protestantesimo intemazionale.
Vorrei aggiungere im ricordo
personale più recente. Poco più
di un anno fa, nel quadro delle
celebrazioni del 450» anniversario della Riforma a Ginevra, avevo tenuto una delle lezioni pubbliche organizzate in quell'occasione dalla Facoltà di teologia
ginevrina nell’« Auditoire de Calvin ». Jean-Marc Chappuis, intervenuto nel dibattito , l’aveva
orientato nel senso di sottolineare quelle che gli sembravano le
caratteristiche essenziali della
nostra chiesa; da un lato la sua
estrema autonomia e libertà di
giudizio, e d’altra parte la sua
capacità di avere — nonostante
le piccole dimensioni — un carattere non di setta o di fenomeno folclorico locale, bensì
di una entità ecclesiastica largamente ecumenica ed internazionale, più di tante chiese numericamente più numerose. L’aver
percepito e l’aver voluto sottolineare tali aspetti della nostra
realtà testimoniano della profonda simpatia e amicizia che
Jean-Marc Chappuis portava alla nostra chiesa.
Predicazione e comunicazione
sono State le due dominanti della sua vita di teologo e di pastore. Aveva ottenuto nel 1969 il titolo di dottore in teologia con
una tesi su « Informazione del
mondo e predicazione deU’Evangelo ». Pubblicata in volume,
quella tesi rimane uno dei punti
di riferimento obbligati per chi
vuole riflettere teologicamente
sui problemi della comunicazione. E’ difficile riassumere o elencare tutti i compiti assunti da
JeamMarc Chappuis: vice-rettore dell’Università di Ginevra,
decano della Facoltà di teologia,
presidente delle edizioni Labor
et Fides, membro della Commissione delle comunicazioni del
Consiglio Ecumenico delle Chiese, autore di divisi libri significativi, talora curiosi, sempre stimolanti. Tra i più recenti; « Jésus et la Samaritaine: la géométrie variable de la communication », « La figure du pasteur »,
« Histoire fantastique de William
Bolomey, demier pasteur Chrétien ».
La Chiesa ginevrina e il protestantesimo in generale perdono
con lui un uomo di eccezionale
valore; la Chiesa valdese perde
un amico sincero.
Aldo Comba
A 40 ANNI DALLA FONDAZIONE
EPER: bilancio di un anno
L’EPER (Entraide protestante suisse aux E^lises et aux réfugiés) è stata fondata quarant’anni fa in seno alle Chiese riformate della Svizzera romanda
e collabora strettamente col Dipartimento missionario (DM) e
con Pane per il Prossimo (PPP)
a livello mondiale nel campo
degli aiuti, della cooperazione
allo sviluppo e della missione.
Nel numero di giugno/agosto
1987 di Terre NouveUe, periodico comune alle suddette tre
branche, appare il rendiconto
dell’EPER relativo all’anno 1986,
assieme a quello del DM e di
PPP.
Innanzitutto viene segnalato
un cambio della guardia; Jean
Fischer, segretario dal 1982, è
stato nominato segretario generale della KBK (Conferenza delle Chiese europee) ed è stato
sostituito dal pastore Pierre
Strauss.
Il lavoro dell’EPER, come viene sottolineato nel rapporto, è
allo stesso tempo « ricco, diverso e difficile ». Suo scopo principale è quello di affiancare ed
aiutare quelle persone e comunità che si sforzano di realizzare i
propri progetti in tanti paesi
d’Europa, del Terzo Mondo ed
altri ancora. Per l’anno scorso
la cifra spesa è stata di oltre
30 milioni di franchi svizzeri,
pari a più di 26 miliardi di lire
italiane.
In Europa occidentale, raPER
collabora colle Federazioni protestanti del Belgio, della Spagna,
del Portogallo, della Francia e
d’Italia. Da noi la somma destinata è stata di oltre 530.000 fr.
sv. per affiancare i progetti della
Federazione nel Mezzogiorno
(ricostruzione dopo terremoto)
ed a Roma (profughi). Sono anche stati inviati fondi per il Collegio di Torre Pellice, per il
Servizio cristiano di Riesi, per
il centro evangelico di Firenze,
per il centro diaconale La Noce
di Palermo.
C’è anche una presenza nelrirlanda del nord, con progetti
ecumenici miranti a favorire
scambi e incontri fra giovani cattolici e protestanti, com’è per
esempio il caso di un foyer per
ex-detenuti, con lo scopo di
lottare contro la violenza e di
favorire la riconciliazione.
NellEuropa dell’est TOPER
opera in Jugoslavia, in Romania,
in Cecoslovacchia, in Polonia,
nella Germania orientale con
progetti di vario genere: diaconali, infrastrutturali, sanitari,
culturali.
Molti gli interventi nelle realtà politiche che cambiano ed in
caso di catastrofi naturali. E’ il
caso delle Filippine, o di Haiti,
ma anche del Guatemala, del
Nicaragua o del Salvador dove,
mentre da un lato le vittime
del terremoto attendono sempre delle misure governative,
dall’altro l’aviazione continua
a bombardare vasti territori sospettati di essere nidi di resistenza.
Nel Libano l’BPER continua a
sostenere il lavoro del Consiglio
delle Chiese del Medio Oriente
sia con aiuti di urgenza e sia
con progetti di formazione per
giovani e donne. Particolarmente importante il contributo per la
situazione in Sud Africa, sia per
aiuti di emergenza, sia per borse di studio per neri che per
opere sociali, per i profughi, per
i detenuti politici, contro gli spostamenti interni delle popolazioni. Ma altri 14 Paesi africani
possono testimoniare degli aiuti ricevuti.
Altra voce importante nel bilancio EPER è l’assistenza ai
profughi. Si tratta di un lavoro
particolarmente delicato; vi sono centri di transito e di consultazione per poter fornire alloggio temporaneo o avviamenti
al lavoro. E’ stato anche sostenuto, a volte con grandi difficoltà, il diritto dei profughi riconosciuti a far venire presso
di loro — secondo la legge d’asilo — i propri parenti.
Un’altra attività dell’EPER è
data dai "psidrinati” di bimbi
e giovani. Inizialmente, nell’immediato dopoguerra, si trattava
di aiutarli materialmente, con
cibo e vestiario. Ora questo servizio si è andato man mano trasformando, per assicurare una
adeguata scolarizzazione.
Il bilancio del Dipartim. missionario si aggira sui 7 milioni di
fr. sv. Questo servizio si svolge
particolarmente nel Terzo Mondo dove, accanto all’attività evangelizzatrice vera e prOpiià, vi
sono interventi nel campo agricolo, sanitario, tecnico e dell’insegnamento.
Infine, per quanto riguarda il
Dipartim. Pain Pour le Prochain, con una spesa di oltre
15 milioni di fr. sv., in parte
vengono finanziati alcuni progetti delTEPER (per circa un
terzo) e per il resto si sostengono le attività di varie Missioni operanti in modo particolare
nel Terzo Mondo, contro situazioni di fame, di povertà, di sfruttamento. RiP.
Foyers mixtes
La celebrazione del battesimo in forma ecumenica al centro di un convegno internazionale
Il Convegno internazionale delle famiglie interconfessionali ha
avuto luogo a Torre Pellice il
18 e 19 luglio. E’ il decimo a partire dal 1970. Vi partecipano il
gruppo svizzero, quello francese e quello italiano. Il gruppo
svizzero è formato da famiglie
di Ginevra, quello francese da
gente di Valence, Lione, Marsiglia, quello italiano da famiglie
di Pinerolo, Torino e Milano.
Sono presenti il domenicano
René Beaupère, residente a Lione e redattore della rivista « Foyers Mixtes », il prete Don Mario Polastro, i pastori di Neuchâtel e Tours, i pastori Archimede Bertolino e Bruno Rostagno.
Il tema del convegno è: Celebrazione del battesimo in forma ecumenica e le sue conse»g;uenze.
Trattasi di una tappa lungo il
cammino, iniziato da molti
anni da famiglie sempre più
numerose, notevolmente diverse
le une dalle laltre per ragioni
non solo religiose, ma sociologiche, psicologiche, ecc.
I documenti ecclesiastici sull’argomento sono riportati nella
rivista « Foyers Mixtes ». Vi sono documenti delle varie chiese; cattolico-romana, anglicana,
ortodosse, evangeliche riformate di Francia, Svizzera, Belgio,
eccetera.
I delegati leggono vari rapporti sulle loro zone di residenza ; si rileva ovunque una
estensione del fenomeno e la
ricerca di soluzioni persuasive
dinanzi ai vari problemi: celebrazione dei matrimoni, condizioni, dichiarazioni d’intento, catechesi prematrimoniale, catechesi di tipo ecumenico e da alcuni anni il battesimo.
I presenti tracciano le linee
importanti delle loro esperienze:
1 - a) conoscenza personale;
b) desiderio di affermare la propria fede dinanzi ad un mondo segnato dalla presenza di
religioni extra - cristiane e da
un rifiuto di ogni fede in Dio;
c) desiderio di fare a.pprezzare
al proprio compagno le radici e
le motivazioni della propria fede e di trasmettere ai figli il
messaggio cristiano;
2) le condizioni più richieste sono: la libertà dei coniugi
di vivere un’esperienza, nella
quale la comunicazione sia completamente libera da ostacoli di
ogni genere e implichi una responsabile trasmissione della fede;
3) fra le esperienze è da registrare quella di una coppia
francese ; marito oriundo dell’Ardèche, moglie cattolica. Hanno lavorato in due opere di soccorso nel Senegai, l’una protestante, l’altra cattolica. Hanno
dei figli e, dopo rincontro con
molti musulmani, vogliono, al
ritorno in Europa, vivere nelle
due comunità cristiane come
« coppia ecumenica con figli battezzati » con riconoscimento del
loro battesimo da parte delle
due chiese. Le loro esperienze
nei loro tentativi risultano negative. Così anche altre coppie
ribadiscono le loro difficoltà.
L’esame dei documenti ecclesiastici rivela una inversione di
tendenza: si cerca di vedere nel
matrimonio misto non solo o
non più un fatto negativo, ma
una occasione d’incontro, di
vocazione preannunziante uno
sviluppo della chiesa, che « cammina » verso il compimento di
una unità già presente nel Capo della Chiesa Gesù Cristo.
Le varie tappe di un miglioramento si osservano nel temperare le condizioni già considerate primarie nella chiesa di Roma; cadono le vecchie
cauzioni, si cercano vie intermedie, in modo da rispettare la
fede dei due coniugi, pur diversa, e la libertà dei figli. Le altre
chiese, comprese le greco-ortodosse e le anglicane, i cui sacramenti sono giudicati validi sempre o a certe condizioni, reagiscono con ricerca di dichiarazioni interconfessionali. Per gli
anglicani in Francia viene indicato un delegato anglicano, che
potrà orientare i suoi membri,
se non c’è una comunità anglicana, gli sposi potranno rivolgersi per il battesimo alla chiesa di Roma o alle chiese riformate, a seconda degli orientamenti teologici degli sposi. An
glicani e ortodossi si muovono
fra « liceità » e « validità » come termini giuridici per distin
guere le possibilità di accordi
sui sacramenti.
L’assemblea affronta il prò
blema della celebrazione « ecu
menica » del battesimo.
Un pastore evangelico ritiene
non giusto che, nei vari documenti, la chiesa cattolica applichi ai suoi soli membri il termine
« cattolico » che indica una n-o
ta essenziale della cattolicità,
come risulta dai dogmi di molte
grandi e piccole assemblee e da ;
concili ecumenici.
Viene riaffermato che non s;
intende creare un « battesimo e
cumenico », come si rifiuta l’in
tenzione di creare una « teraa
chiesa ».
Il gruppo delle famiglie miste
del pinerolese ha domandato
alle chiese valdese e cattolicoromana una risposta: la chiesa
di Pinerolo ha formulato un do
cumento interessante. Il primo
distretto valdese rimanda domande e proposte al Sinodo, perché
la questione riguarda tutte le
comunità e ha una connotazio
ne teologica, che non può essere
limitata ad un settore o un li
vello di « sinodi regionali ».
L’attenzione dei presenti si
orienta nell’esame del punto
« tre » del documento « pinerolese ». Negli altri punti è riaffermato il carattere del battesimo
nella sua formulazione trinitaria, non si fanno obiezioni ad
una registrazione del battesimo
sui registri delle due comunità.
I presenti, neH’ipotizzare la celebrazione del battesimo di un
adolescente, rifiutano una interpretazione che presenti tale battesimo come equivalente ad una
adesione definitiva ed automatica ad una o altra chiesa. Non
si accettano parametri che tendano ad avallare vecchi criteri di
« accaparramento dell’ appartenenza chiesastica ». I presenti,
nella loro maggioranza, sono
più favorevoli ad un più esplicito riconoscimento del battésimo celebrato in una chiesa,
più che in « forma ecumenica »,
ma distinguono fra «battesimo»,
concernente il rapporto fra Dio
e uomo e pertanto riconosciuto
e non ripetibile, e « confermazione », dove la dichiarazione di
adesione confessionale diventa
esplicita e rispettosa inequivocabilmente della volontà del battezzando. Non viene trattato il
problema del pedobattismo, ma
alcimi evidenziano l’importanza
del battesimo dei credenti in età
responsabile.
La riflessione dei gruppi manifesta la necessità di una risposta da parte delle chiese interpellate. Il silenzio non è una
pausa di riflessione, è spesso un
rimando ad altri tempi. Le chiese devono sentire la loro responsabilità e non possono confinarsi in un immobilismo, che finisce per attenuare la fiducia in
uomini e donne, e nelle loro famiglie, che vogliono vivere una
vita comunitaria piena, libera ed
efficace. Anche il nostro Sinico
ne tenga conto nelle sue libere decisioni.
Carlo Gay
7
m.,
w
31 luglio 1987
obiettivo aperto 7
PER UN FUTURO DI MAGGIORE COLLABORAZIONE
Comunità di base e chiese evangeiiche:
quaie rapporto?
L'importanza di essere "movimento”, oltre e prima dell’essere chiesa - Analogie con il modernismo e con le chiese
libere - Per il protestantesimo italiano uno stimolo a mettere in questione la propria "sistemazione ecclesiastica”
Le Comunità di Base (CDB) e
le Chiese Evangeliche (CH.EV.)
hanno moltiplicato gli incontri,
ma non è dato ancora di sapere
quale sarà il punto di arrivo dei
loro rapporti.
\ parte qualche invito alla prudenza (più bisbigliato che dichiarato), nella maggior parte dei casi si ha la consapevolezza che la
comunione esistente va al di là
delle dichiarazioni, e che è necessario esplicitarla, anche se è
difficilmente definibile perché in
corso di evoluzione e di maturazione.
A questo scopo, ho voluto ascoltare alcuni evangelici presenti allA’IIl Convegno nazionale delle
CDB, tenutosi a Firenze aH’inizio
di maggio.
Ad essi ho chiesto: cosa riscontrano di positivo e di negativo
nelle CDB; la dinamica fra movimento e chiesa, sia nelle CDB
che nelle CH.EV.; e fin dove può
arrivare la comunione fra queste due realtà.
Positivo e negativo
Il positivo è ravvisato da molti
nel fatto che le CDB « hanno mantenuto la loro autonomia — come
afferma Domenico Maselli — e
sono uscite dalla struttura sacramentale cattolica ».
Positivo è anche tutto ciò che è
« relativo al carattere di movimento delle CDB: agilità, snellezza,
coraggio », asserisce il moderatore
della Tavola Valdese, Franco
Giampiccoli.
A questo proposito, Carlo Papini aggiunge come elemento positivo il fatto che le CDB abbiano
« retto in condizioni estremamente difficili ». Anche Giorgio Spini
condivide questa analisi, e aggiunge come motivo di apprezzamento l’aver « mostrato tanta fermezza cristiana da non scomparire come tanti altri movimenti scaturiti dagli entusiasmi del ’68 ».
Altri aspetti positivi sono stati
individuati nel « livello di maturazione e di ricerca molto elevato » di alcune comunità (Luca Negro), o nel « progetto di rinnovamento interno della Chiesa cattolica », intrapreso dalle CDB. Queste costituiscono quel « settore del
cattolicesimo italiano perennemente schiacciato fra un potere eccle
Da 16 anni
Ci confrontiamo
su tutto ciò. che interessa
la nostra vita e la nostra fede
a «cominciare dagli ultimi».
Anche oggi
nn mcniilc di
confronto comunitario
tra cristiani di base.
Abbonamento: normale L. 15.000
Sostenitore L.50.000
Estero L. 18.000
Via aerea L.20.000
C.C.P. 29466109 intestato a
Tempi di Fraternità - Via Garibaldi, 38
10122 Tarino - Tel.OI 1/539832
siastico autoritario e politicizzato
e l’indifferenza cinica dei cosiddetti ’’laici” » (Giorgio Girardet).
Gli elementi di critica e i lati
negativi si vorrebbe tacerli per
esplicita, confessata fraternità, e si
accetta di esprimerli con la preoccupazione di non dire troppo, dietro precisa sollecitazione, solo per
contribuire ad un dibattito costruttivo.
Maselli ha ravvisato nelle CDB,
0 almeno in qualcuna, « una politicizzazione troppo accentuata:
un conto è l’impegno politico e
sociale, un conto la partiticizzazione di alcuni di questi gruppi ».
Aggiunge però che questo gli
sembra più un « rischio » che « un
fatto negativo ».
Giampiccoli rileva un limite
delle CDB connesso al loro carattere di movimento: « una certa
fragilità organizzativa e costitutiva », aggiungendo però che è bene , osservare ed esaminare allo
stesso tempo anche « gli aspetti
negativi nostri », come il non aver
valutato « con sufficiente apertura » le CDB oggi, allo stesso modo in cui non era stato preso in
adeguata considerazione « il modernismo all’inizio del secolo ».
Papini e Negro rilevano uno
« scarso approfondimento teologico e biblico » nelle CDB, al quale
Girardet aggiunge anche « il rifiuto di ogni coordinamento demo
quello che le Chiese libere erano
cento anni fa. E quindi, se il protestantesimo, cento anni fa, si poneva davanti alle Chiese libere
che dicevano: ’’Non siamo protestanti” e cercava di vedere cosa si
potesse fare insieme, e non si riuscì a trovare la strada giusta, ma
qualcosa si fece — non vedo perché non lo si debba fare oggi, con
un sentimento di umiltà, sapendo
che se noi siamo figli della Riforma, o figli del Risveglio dell’800,
loro possono essere figli di un diverso modo di comprensione del
messaggio evangelico, tipico del
nostro secolo ».
« / valdesi sono stati un movimento, poi sono diventati una
chiesa e ora sono una chiesa storica — osserva Giampiccoli —.
Perciò, effettivamente, dovremmo
lasciarci interpellare di più dal
carattere di movimento delle CDB,
anche se qualche cosa possiamo’
offrire ánche noi, e cioè la solidità organizzativa e strutturale,
l’organizzazione della comunità di
fede ».
Papini vede nel carattere di
movimento delle CDB la possibilità di esprimersi in casi particolari
con una certa rapidità che per
« noi è sconosciuta », e ritiene necessario « trovare alcune possibilità organizzative... per consentire
una presa di posizione tempestiva ».
cratico a livello istituzionale », e
la dispersione di energie conseguente a questa scelta previa,
Giorgio Spini critica invece, nelle CDB, la « tendenza a denunziare con vigore i peccati altrui (della società, della Chiesa-istituzione,
ecc.) e a confessare o scrutare
poco i propri ».
CDB e CH.EV.:
movimenti o chiese?
Il protestantesimo italiano ha
due problemi davanti a sé: l’unità
interna e il senso della sua presenza in Italia, osserva Maselli. E
aggiunge con amarezza: « Soltanto il Ministro Falcucci è riuscito
a farci trovare un argomento di
unità tra tutti gli evangelici ».
In questa situazione, continua
Maselli, le CDB « rappresentano
una voce dello Spirito nel mondo
di oggi, e quindi rappresentano
Spini, osservato che « il cammino delle CDB pone alle CH.EV. il
problema dell’essere movimento
oltre che essere chiesa», ritiene
che quel cammino indichi « come
si possa propugnare una riforma
evangelica senza compromessi, eppure senza isolarsi dal popolo in
una sorta di ghetto, come abbiamo"fatto un po’ troppo spesso noi
protestanti ».
Girardet pensa che le CDB siano per le CH.EV. « una sfida che
è stata accolta soltanto in parte »,
perché le hanno valutate a partire
dalla « propria identità di piccolo
gruppo protestante, ben strutturato e solidale ma sostanzialmente
chiuso alla società ».
Le CDB invece possono costituire per le CH.EV. una « messa
in questione della propria sistemazione ecclesiastica e della nicchia
che si era riusciti a scavare nella
società italiana », conclude Girardet.
Un momento di un incontro internazionale delle CdB:
è la gioia di ritrovarsi.
Nella doto sotto: celebrazione della„Gena nella CdB di Pinerolo.
Unità nelle battaglie
comuni, o comunione
profonda nella fede?
Maselli confessa: « A me personalmente qualche volta è più facile avere comunione, per esempio, con l’isolotto, che con alcune
comunità o con alcune denominazioni evangeliche».
E riassume il suo progetto di
comunione fra CDB e CH.EV. in
questi termini : « Se noi ci facciamo parte di loro, loro si faranno
parte di noi. Se noi, dall’alto di
una confessionalità, diciamo: noi
siamo una struttura confessionale
che può qualche volta venire con
voi, ma voi dovete farvi protestanti... noi non avremo capito
nientel ».
Giampiccoli osserva: « Forse
siamo a metà strada fra la
collaborazione occasionale e una
comunione nella fede e nella ricerca dell’identità cristiana ». Constatate alcune iniziative locali che
vanno oltre l’occasionalità, il moderatore ritiene utile, anche se difficile, cercare « gli strumenti e i
luoghi per incrementare e allargare » le esperienze locali e quella
più vasta di «Com-Nuovi Tempi».
Egli avverte la « mancanza di un
terreno comune di incontro periodico», che potrebbe essere dato,
per esempio, dai convegni delle
CDB e dalle Assemblee della Federazione delle CH.EV.
Papini auspica soprattutto « la
ricerca comune, il lavoro biblicoteologico comune », che non esclude « le prese di posizione comuni
o le manifestazioni comuni della
fede», ma anzi, che porta logicamente a queste.
Spini ritiene a sua volta « assolutamente necessaria, fra CDB e
CH.EV., una più profonda comunione nella fede e la ricerca di una
identità cristiana ’’testimoniante”
e ’’confessante” ».
Desidera altresì che tale fede
comune sia confessante non solo
« di fronte ai drammi degli altri,
ma di fronte al dramma della nostra pochezza di fronte al Signore
e di fronte al prossimo, compreso
quello che ci sta più vicino e che
giace nella ’’nuova povertà” ».
Luca Negro auspica « incontri
alla base » e « occasioni di conoscenza e di confronto » fra CDB
e CH.EV., coinvolgendo le due
realtà a livello nazionale, fino a
fare di questi incontri « una sorta
di piccolo Kirchentag ecumenico».
Girardet ritiene « difficile ipotizzare un dialogo con un interlocutore generico come le CDB », e
per questo « non è possibile ipotizzare incontri che abbiano un
impatto nazionale ».
Il lavoro possibile è indicato da
Girardet come « di collegamento
e di confronto comune in relazione ai grandi impegni per la giustizia e la pace » e « come verifica
di un dialogo ecumenico ».
A cura di
Cesare Milaneschi
Per i vostri acquisti
Librerie Claudiana
• TORRE PELLICE - Piazza della Libertà, 7
Tel. (0121) 91422
• TORINO - Via Principe Tommaso, I
Tel. (Oli) 6692458
• MILANO - Vìa Francesco Sforza, 12fA
Tel. (02) 79.IS.I8
8
s fede e cultura
1
31 luglio 1987
PRAGA
UN VOLUME CON DIAPOSITIVE
Consultazione su Prima Riforma e Riforma radicale: la garanzia di un
minimo sociale per i poveri e il congelamento del ’massimo’ dei ricchi
Ha avuto luogo a Praga, presso la Facoltà teologica evangelica
« Comenius », dal 24 al 29 giugno
U.S., la seconda consultazione sulla Prima Riforma (Valdesi e Mussiti) e sulla Riforma radicale
(Anabattismo pacifico di varie
tendenze, in particolare Mennoniti e Hutteriti e, più tardi. Quaccheri e Brethren, cioè Fratelli,
diversi però da quelli che conosciamo in Italia). La prima consultazione di questo genere si
era svolta nella stessa sede nel
gennaio 1986. L’obiettivo è di valorizzare oggi la doppia eredità
della Prima Riforma e della Riforma radicale nella ricerca (che
coinvolge un numero sempre crescente di cristiani) di ma testimonianza evangelicamente significativa e politicamente costruttiva suUe questioni vitali della pace, della giustizia e della salvaguardia della creazione. Si tratta,
in sostanza, di riscoprire — nella situazione piuttosto allarmante in cui oggi versa Tumanità —
il valore politico, oltre che religioso, del Sermone sul Monte e
di molte altre pagine e prospettive bibliche. La ragione pratica
e la razionalità politica si devono
in qualche modo arrendere davanti all'evidenza paradossale di
una “follia di Dio" — quella cioè
contenuta nelle scelte e nelle indicazioni di vita presenti nelr-Evangelo e specialmente nella
predicazione di Gesù — più savia
della sapienza umana. Acquista
quindi m’inattesa attualità anche politica la sfida dell’apiOstolo Paolo: « Se qualcuno fra voi
s'immagina d’esser savio, diventi
pazzo affinché diventi savio »
(I Cor. 3, 18). La Prima Riforma
e la^ Riforma radicale — pur nei
loro limiti — hanno cercato in
qualche modo, e commque « non
a parole e con la lin^a ma a
fatti e in verità » (I Giov. 3, 18),
di rendere presente nella società
del loro tenipo questa “pazzia"
evangelica.
Alla consultazione ha preso parte una trentina di persone,
appartenenti alle chiese e movimenti menzionati sopra. “Minoranze” — come si usa dire, privilegiando il numero rispetto ai
contenuti. Ma Dio è sempre in
minoranza in mezzo agli idoli. I
Mennoniti, i Brethren e i Quaccheri sono, com’è noto, le cosiddette chiese pacifiste storiche —
le uniche in campo cristiano che
fin dall'inizio hanno fatto del pacifismo una nota ecclesiae fondamentale, cioè una caratteristica
essenziale e ima qualifica tipica
della comunità di Gesù. Oggi
molte chiese si riempiono la bocca con discorsi di pace, ma c’è
da chiedersi se — al di là dell’esercizio retorico — sanno veramente di che cosa stanno parlando:
potrebbero comunque farsene
un’idea leggendo e meditando la
storia di queste chiese pacifiste
storiche, le uniche, fino ad oggi,
ad aver pagato il prezzo del discepolato cristiano su questo
punto. La comunità degli Hutteriti ha qualcosa da insegnare sul
piano dei rapporti economici:
essi praticano da sempre la comunione dei beni; hanno creato
una rete di comuni agricole in
cui non esiste proprietà privata ed
appartengono alla comunità sia
i mezzi di produzione, sia i frutti
del lavoro. La fraternità in Cristo
si traduce in una sostanziale
uguaglianza sociale, come già accadde nella prima comunità cristiana di Gerusalemme. Allora —
sembrerebbe dal libro degli Atti
— le cose non funzionarono mol
to bene. Tra gli Hutteriti l’esperimento va avanti da oltre quattro
secoli. « Escatologia e trasformazione sociale nella Prima Riforma e nella Riforma radicale » è
stato il tema della seconda consultazione. Lo ha introdotto con
un’ampia relazione il prof. Milán
Opocensky, della Facoltà « Comenius », che di questi incontri
è il promotore e ranimatore, e
in buona parte anche l’organizzatore, col valido aiuto peraltro del
mennonita Larry Miller.
Parlando della “Eredità della
Prima Riforma", Opocensky ha
spaziato dalla profezia di Gioacchino da Fiore sulla Terza Età,
quella dello Spirito, di cui siamo
alla soglia {ad ianuam sumus)
fino alle lucide visioni di un teologo contemporaneo come Ulrich
Duchrow, il quale si chiede se il
divario crescente tra ricchi e noveri nel nostro mondo non imponga alle chiese di dichiarare lo
status confessionis anche in rapporto alla questione della giustizia economica globale, come già
alcune chiese Thanno dichiarato
in rapporto alla questione della
pace.
Sfida per l’impegno
Una seconda, bella relazione, è
stata svolta dal teologo mennonita statunitense Marlin E. Miller
su «La chiesa nel mondo come
comunità del Regno ». Egli ha tra
l’altro sottolineato il fatto che,
nella Riforma radicale, l’esigenza
della ’’separazione” della comunità cristiana dal mondo ed il
rifiuto di « portare la spada »
(quindi di ricoprire cariche nella
amministrazione pubblica), non
implicava disimpegno sociale e
dimissione politica; voleva invece
essere il segno posto nel corpo
della società di im modo diverso
di impostare i rapporti sociali
e strutturare la vita associata.
La loro, insomma, non era abdicazione ma sfida. Non era dettata dal desiderio di mantenersi
puri in un mondo irrimediabilmente peccaminoso, ma da quello di offrire al mondo, incarnandolo nella propria vita, un modello alternativo di comunità. « In
questo senso essi non si ritrassero volontariamente dalla società
e dai suoi problemi. Protestarono
contro le pratiche economiche e
le razionalizzazioni teologiche ritenute contrarie alla volontà di
Dio per la società umana. Cercarono di incarnare nella comunità
cristiana atteggiamenti e pratiche alternative ». Pur non proponendosi intenzionalmente ed
esplicitamente di trasformare la
società, vi contribuirono in misura cospicua, anche se difficile da
indicare con esattezza.
L’olandese H. de Lange ha trattato il tema dal punto di vista di
un economista quale egli è: prendendo le mosse dal principio biblico del giubileo (Levitico 25),
con il conseguente riscatto degli
schiavi e ridistribuzione delle terre « perché la terra è mia — dice
il Signore — e voi state da me
come forestieri e avventizi » (Levitico 25, 23), egli ha fornito alcune indicazioni concrete per il
presente ed il futuro. La prima
(ripresa dall’economista svedese
A. Karlsson) è questa: « Nessuno
dovrebbe aumentare il suo benessere finché tutti non abbiano
ottenuto l’essenziale ». Siamo ossessionati dallo slogan di avere
“di più” e sempre "di più”, ma
dobbiamo respingerlo e sostituirlo con “basta”. Se l’umanità, ma
Riforma religiosa
e trasformazione sociale
Les Vaudois
de Provence
soprattutto i ricchi, non riconoscono resistenza di un limite al
benessere, di una soglia che non
può impunemente essere varcata,
non si fungerà mai a realizzare
una società giusta. La seconda indicazione è la cosiddetta « strategia dei bisogni elementari » (basic needs). ¡La soddisfazione dei
bisogni elementari per tutti è
strettamente collegata alla capacità di contenere la dilatazione
irresponsabile degli pseudo-bisogni della parte ricca dell’umanità
(cioè di noi occidentali). Il conseguimento del minimo sociale per
i poveri (in cibo, abitazione, assistenza medica, scolarizzazione,
lavoro) è in rapporto organico
con il congelamento del massimo
sociale per i ricchi. Una terza indicazione è stata espressa così:
« Pensa globalmente — agisci localmente ». I 30 e più milioni di
persone che ogni anno muoiono
di fame pongono alla nostra fede
una domanda non meno radicale
di quella posta dalla morte di
sei milioni di ebrei nella Germania nazista e della oppressione di
20 milioni di neri in Sud Africa.
Altri contributi ed interventi
sono stati offerti dal prof. M.
Wagner, della Church of Brethren, da W. Harms, economista
tedesco, daH’butterita Hans Meier,
dal prof. Amedeo Molnàr e dal
sottoscritto, nonché dal mennonita G. Shenk che lavora a Belgrado.
Infine il prof. B. Klappert, della Facoltà teologica di Wuppertal, ponendosi nella linea di quella che egli chiama « la minoranza
nella Chiesa confessante » e rifacendosi a teologi come Bonhoeffer e Barth, e a laici credenti e
politicamente impegnati come
Helmut Simon e Gustav Heinemann, ha riletto la celebre Dichiararione teologica di Barmen in
chiave di dialogo tra la Prima e
la Seconda Riforma (quella di
Lutero, Zwingli, Calvino), che
egli considera non antitetiche ma
complementari. In effetti l’esigenza che stava a cuore a ciascuna
delle due Riforme appare, nei
due casi, irrinunciabile: alla Prima Riforma stava a cuore l’impegno della comunità cristiana a vivere lei per prima le alternative
o le indicazioni evangeliche che
propone come politicamente significative; alla Seconda Riforma
stava a cuore l’esigenza di non
ignorare il nroblema della trascrizione politica di un progetto
o modello, anzi di farsene carico
come parte integrante della propria responsabilità di cristiano
nella città.
E’ un elegante volumetto di 90
pagine, illustrato, in cui il noto
storico Gabriel Audisio, docente
aU’« Université de Provence »,
riassume, in forma divulgativa,
la sua monumentale opera: Les
Vaudois du Luberon. Une Minorité en Provence (1460-1560), apparsa nel 1984 a cura della Association d'Etudes Vaudoises et
Historiques du Luberon.
Accompagna il volume una serie di 18 diapositive a colori che
illustrano quattro temi principali; l’immigrazione, le persecuzioni, la Comunità, le attuali
tracce e che spaziano da ViJlanova (alta Val Pellice) a Pinache
nel Württemberg, a vedute del
Luberon, a Chanforan, O' riprodu
cono antichi testi e il frontespizio della Bibbia di Olivetano.
Questo perché il lettore si renda
conto che il Valdismo non è solo un fenomeno particolare del
Luberon, su cui è centrata questa storia, ma è ancora presente in Europa e in altre parti del
mondo.
L’edizione è curata dall’Association d’Etudes Vaudoises et
Historiques du Luberon e stampata dal Centre Régional de documentation pédagogique. O. C.
Gabriel Audisio, Les Vaudois de Pro^
vence (1460-1560), a cura dell Association d’Etudes Vaudoises et Historiques du Luberon.
SEGNALAZIONI LIBRARIE
Novità in libreria
RELIGIONE
C. BBOVETTO - L. MEZZADRI P. FERRARIO - P. RICCA: La
spiritualità cristiana nell’età
moderna - Edizioni Dehoniane - L. 30.000.
posizione alla concezione che
ormai da tanti secoli accompagna la vita umana in generale e
non soltanto la realtà del cattolicesimo.
Si tratta di una vera e propria
storia della spiritualità nelle sue
tematiche e nei suoi movimenti
dagli inizi del 1500 alla fine del
1700.
Il volume è curato da una
équipe di collaboratori tra i quali vanno particolarmente ricordati, per il nostro ambiente.
Paolo Ricca e Fulvio Ferrario,
autori del prezioso saggio sulla
spiritualità protestante dal luteranesimo fin quasi ai giorni
nostri. Vengono cronologicamente analizzati i temi dell’anabattismo, del calvinismo, del puritanesimo, del pietismo, il
Risveglio e il liberalismo, la teologia di Barth e di Bonhoeffer
e in ultimo le dimensioni « politiche » della spiritualità contemporanea.
SAGGISTICA
Giovanni Maria PACE; Figli in
provetta - Laterza - L. 18.000.
L’autore, inviato speciale del
settimanale « L’Espresso » e collaboratore della « Repubblica », è
uno dei più noti divulgatori
scientifici del nostro paese.
Il libro è una panoramica completa delle tecnologie e dei problemi connessi con la « nuova
procreazione » e fornisce l’informazione necessaria sulla più inquietante rivoluzione biologica
del nostro tempo.
Gianfranco RAVASI; La Terra
Promessa - Edizioni Dehoniane - L. 16.500.
Quest’opera è stata concepita
come im essenziale atlante storico, topografico e archeologico
destinato ad accompagnare la
lettura della Bibbia. Qui storia
e messaggio religioso sono intimamente legati e questo « viaggio » in Israele ci aiuta a ritrovare tutte le memorie fondamentali dell’antica storia dell’Israele
biblico e della vita di Gesù in
Palestina. Un aiuto che è sostenuto da tre strumenti indispensabili: la storia, la Bibbia e l’archeologia.
Georges DUBY : L’Europa nel
medioevo - Garzanti - L. 14.000.
L’autore è uno dei più famosi
esponenti della scuola delle
« Annales » ed è annoverato tra
i maggiori medioevalisti del nostro tempo.
Il libro (un’ampia scelta di
testi coevi, che documentano lo
spessore di brutalità e miseria
dell’epoca), fa da contrappunto
all’analisi delle raffinate creazioni artistiche e culturali: perché
non si dimentichi, come scrive
l’autore, il tragico abisso su cui
si affaccia l’opera d’arte.
La Prima e la Seconda Riforma hanno insomma bisogno
Luna dell'altra. Non si guadagna
nulla a contrapporle, è meglio
farle interagire. Si scoprirà così
che ci sono vari tipi di radicalismo s che anche la Seconda Riforma è stata, su questioni essenziali, “radicale”. Forse, la Prima
e la Seconda Riforma potrebbero
mettere in comune i loro rispettivi radicalismi (quello del Sermone sul Monte e quello della
giustificazione per grazia mediante la fede). Non basta essere intransigenti per essere radicali. Ci
sono delle intransigenze che non
provengono dalla “radice” e in
questo senso non sono radicali
ma superficiali. L’incontro delle
due “radici” bibliche che stanno
alla base delle due Riforme potrebbe dar luogo a un radicalismo cristiano autentico per il nostro tempo.
Paolo Ricca
Leonardo BOFF; Una prospettiva di liberazione - Einaudi L. 14.000.
In questo suo ultimo libro il
massimo esponente della « teologia della liberazione » analizza
come deve concretizzarsi il messaggio evangelico tra le masse
popolari povere e oppresse dell’America Latina.
L’« opzione per i poveri » diviene, per queste comunità ecclesiali di base (circa 100.000 solo
in Brasile), non solo una scelta,
ma una strada obbligata in una
realtà gravida di lotte e percorsa da aneliti di liberazione.
Alessandro GALANTE GARRONE: Calamandrei - Garzanti L. 22.000.
L’autore, magistrato per trent’anni, è passato nel 1963 all’insegnamento nelle università di
Cagliari e Torino; nella resistenza fu partigiano combattente, e
rappresentante del Partito d’azione nel CLN del Piemonte.
L’autore ci fa scoprire un uomo in cui « la severa religione
del giusto » anima uno scrivere
onesto, in costante e profìcuo
legame con la realtà.
Ida MAGLI: La Madonna - Rizzoli - L. 22.500.
L’autrice, docente di antropologia culturale all’università di
Roma, si propone di offrire a
tutti — credenti e non credenti
— una nuova immagine di questa donna ebrea il cui nome era
Maria di Nazareth, in totale op
LE GOFF: La borsa e la vita
Laterza - L. 13.000.
L’autore è uno dei più importanti storici francesi del nostro
tempo. La pratica e la figura
dell’usuraio sono studiate agli
albori del capitalismo, nell’occidente cristiano.
In un racconto avvincente Le
Goff mostra come nei secoli XIII
e XIV si sia costruito a poco a
poco il compromesso fra esigenze della religione e spinte dell’economia: grazie alla carità ai poveri e alle donazioni per la chiesa, il banchiere riesce a godersi la borsa qui sulla terra e ad assicurarsi la vita eterna nell’aldilà, magari con una sosta in Purgatorio.
il
9
31 luglio 1987
storia valdese 9
DIARIO DI UNA SINGOLARE VACANZA
Le vie del Rimpatrio
Prangins
Nyon_^, Yvolr.
Nernieri
Mercut)«'
Dal lago di Ginevra a Sibaud; riproposizione di un viaggio
tra ricordi storici e comodità moderne - Presto uscirà una guida
J J FiUy;* .Sciai
/u II j • do Boisy
N^g,. Dldter
DonfZ/
'-;C0I S«el
i Boèg,
Mouni de Vouen
Vlui-en-SaUa» Jeoira
Tappa in alta quota.
Come rifare a piedi il Glorioso Rimpatrio dei valdesi? Questa era la domanda che il nostro gruppo (sette, fra uomini
e donne di diversa età) si era
proposto per queste vacanz;e. Da
Ihofre, sul lago di Ginevra, fino a Sibaud, Bobbio Pellice, erano circa 250 km. da percorrere
a piedi a mezza quota. Con noi
erano: Attilio Bosio, di Pinerolo, decano del gruppo con i suoi
^7 anni. Erica Malan di Luserna, Aldo Visco-Gilardi di Roma,
e due giovani, Samuele Montalbano di Prarostino e Luca Ribet
di Pomaretto. Recatici in pulmino al lago di Ginevra, ci siamo
incamminati dopo una breve vi.sita al luogo di partenza.
Albert e la guida alpina Sandro Paschetto avevano tracciato
sulla carta, e durante un giro di
ricognizione fatto in macchina,
le tappe previste. Ma già la prima sera, colti da un fortissimo
temporale, dovevamo fermarci
a Bons-cn-Chablais, e cercare un
albergo sotto la pioggia battente.
Nella seconda giornata abbiamo camminato, passando per
Saxel, Boège e Viuz, fino a Marignier, attraversando a Cormand il prato dove i valdesi, allora, avevano fatto la loro prima soStà. E’ stata per noi una
tappa molto lunga e stancante,
a causa dei molti chilometri da
percorrere suirasfalto.
Il terzo giorno abbiamo raggiunto Sallanches in treno, per
non dover costeggiare una bruttissima autostrada. Laggiù abbiamo cercato il vecchio ponte
di Saint-Martin, sulla Arve, un
fiume molto impetuoso: i vaidesi nel ’600 poterono passare il
ponte solo dopo lunghe trattative e la presa di alcuni ostaggi, monaci cappuccini. Abbiamo
ripreso la marcia fino a Mégève,
oggi bellissimo villaggio per vacanze, e nel quarto giorno abbiamo incominciato a salire in
montagna: tre colli in un giorno, il Very, di Joly, ed il ripidissimo colle della Fenêtre, dove i
valdesi avevano perso i loro muli ed alcuni uomini, che, scivo
lando nella neve, erano precipitati.
L’indomani siamo partiti dal
rifugio delle Batmes per salire
il Col du Bonhomme, ancora coperto di neve, e il Col "Croix
du Bonhomme”, per scendere
poi la lunga e iDella Vallèe des
Chapieux fino a Seéz, nella valle dell’Isère. Qui (ma anche altrove) sono state le comodità
odierne, e non i ricordi storici,
a tenerci su il morale dopo almeno dieci ore di cammino quotidiano: una bella doccia, poi la
cena e la serata in comune per
fare le valutazioni della giornata.
La sesta tappa, lungo la Val
dTsère, ci ha visti compiere un
tragitto in autobus: le gallerie
dell’autostrada erano infatti
troppo pericolose da percorrere
a piedi, e non c’erano sentieri
alternativi; è stata quindi una
giornata di riposo, prima di affrontare il Ccà d'Iseran, tmo dei
più alti d’Europa: lassù ci siamo trovati in compagnia di parecchie « oldtimer », automobili
d’epoca, giunte per festeggiare
il cinquantenario della strada
che porta al colle.
Una lunga ed estenuante discesa nel Vallone d'Arc fino a
Bessans, dove i profughi avevano incontrato gli « uomini più
malvagi sotto il sole», ovvero
quelli che non vollero vendere
cibi ai valdesi. Siamo stati bene ospitati in questo paese, famoso per la manifattura di oggetti religiosi cattolici.
L’ottavo giorno abbiamo salito il Moncenisio: siamo stati costretti a una lunga deviazione,
in quanto, alla vigilia del 14 luglio, non riuscivamo a trovare
un albergo con dei posti liberi.
Il giorno dopo abbiamo affrontato il Col Clapier, per entrare in Italia attraverso una
fittissima nebbia che quasi ci
impediva di orientarci. Inoltre,
una volta in Italia, abbiamo trovato dei sentieri male indicati,
e abbiamo dovuto cercare il percorsio per conto nostro. Dopo 15
ore di cammino (valore vicino
a quello del rimpatrio « storico ») ci siamo dovuti affidare a
un taxi per cercare un albergo
'y Connand
® 'X,^Marigni«r
Cotnbloux
Megàve i
La Tour*
^ I
Pre Roasot*
Col de Very ¡. Col'yenitre
Bellevme\>.-.Xp,.„ Jovet
See Girotte l c^l do Bonhoetme
¡v^s Chapieux
^ Bon nevai
Col de riaeran
ßesaan^^^^uönneval sur Are
Lanatevillard^Jlitf? »>
Bardonéche
'Pair»
PEH.C08S0 del Rl«PftTRto
)f Luogo ßt
Col Clapier
Vej Clarô.;;jg.St. JnequeeMuliiret
Eclny.sex22t^'^
MonoelIier.'.r^xUleB
Oulme^oJbertrend
Col de Côle^iMeÎf-;/ .
ri»« f/AIlevé .\\e \,Q.
Traverses U ^
•'oussaudTt':!'-.-/ Mocel
\Bodon
<■•'•1 Julian •.__.si|,„un ,
Díseuíb ï DR. tUso kcie-puett
in Val di Susa.
La decima tappa ci ha portati
da Salbertrand a Pragelato attraverso il Colle Costa Piana, da
cui ci ha allontanati un brutto
temporale.
Il penùltimo giorno siamo entrati nelle valli valdesi: avevamo accelerato il passo, diretti
alla Balziglia. Sotto la pioggia
battente, abbiamo trovato Claudio Tron, che ci ha ospitati, con
una tazza di tè al presbiterio di
SCHEDA
Dopo la tragedia della grande persecuzione del 1686, I sopravvissuti dei
circa 12.000 Valdesi rinchiusi nelle
prigioni del Piemonte, meno di 4.000 arrivano. dopo un faticoso viaggio in
pieno inverno, in Svizzera. Per un accordo fra i Cantoni Svizzeri e il Ducato
di Savoia, il progetto era di sistemarli
in Germania, nel Brandeburgo, nel
Württemberg, e nel Palatinato. Alcuni
sono avviati verso il Brandeburgo, ma i
più tendono a rimanere in Svizzera,
nella speranza di poter rientrare un
giorno nelle loro Valli natie.
Anima di questa resistenza è Enrico Arnaud, che con grande abilità,
eludendo la sorveglianza delle autorità svizzere e il servizio di spionaggio sabaudo, riesce a mantenere il collegamento coi vari gruppi distribuiti fra
i vari cantoni protestanti (Berna, Zurigo. Basilea, Sciaffusa, Neuchâtel) e
contemporaneamente prender contatto
con Guglielmo III d'Orange, Statolder
dei Paesi Bassi e successore, nel 1689,
di Giacomo II, sul trono d’Inghilterra,
per ottenere un finanziamento per poter organizzare un'armata con cui tentare la riconquista delle Valli.
A mantenere viva, nel Valdesi in
esilio, questa speranza di poter fare
ritorno nella loro patria, concorre anche Giosuè JanaveI, l’eroe della resistenza del 1655, ora in esilio a Ginevra. Già troppo anziano per unirsi
alle truppe ed affrontare una marcia
tanto faticosa, JanaveI redigerà lé <■'I
II
struzioni ■■ che sono state il programma
e la guida per i partecipanti al Rimpatrio.
Due primi tentativi, uno del 1687 e
un secondo alla fine di giugno 1688,
non riescono, anche per intervento
delle autorità svizzere che vogliono
tener fede ai patti con il Duca di Savoia, ma, nella notte fra il 15 e il 16
agosto del 1689 l’Arnaud riesce a radunare, in segreto, a Prangins, sulle
rive del Lago Lemano, oltre 1.000 uomini atti alle armi, ma per una defezione dei barcaioli che effettuavano il
traghetto del lago, circa 200 rimarranno sulla sponda svizzera, e in definitiva l’armata sarà composta di circa
900 uomini, in massima parte Valdesi,
ma anche con un certo numero di rifugiati ugonotti, esiliati dopo la revocazione dell’Editto di Nantes (1685),
che sperano, dalle Valli, di poter rientrare in Francia. Questi, man mano,
quando si renderanno conto di non
poter raggiungere il loro scopo, diserteranno.
L’armata viene divisa in venti compagnie, ciascuna comandata da un capitano; di questi 14 sono Valdesi e 6
francesi. Erano presenti 3 pastori: Arnaud, Moutoux e Chion (quest’ultimo
però, il primo giorno, verrà fatto pri
gioniero dai francesi). Oltre agli oggetti personali e al vestiario, i partecipanti erano armati di moschetto (o
fucile), a pietra focaia, una spada, un
pugnale o un grosso coltello, una o
due pistole, oltre a circa 4 Kg. di
pallottole e 1 Kg. di polvere nera, per
cui ogni uomo sopportava un carico di
oltre 50 Kg., da portare durante quella
lunga marcia di 10 giorni, superando
14 colli con dei dislivelli fra i 1.000
e i 2.700 metri e una distanza di 230
km. (da Yvoire, sul lago di Ginevra,
alla Balziglia).
Nel 1889, in occasione del bicentenario, viene inaugurata a Torre Pellice
la Casa Valdese, come sede degli uffici della Tavola, del Sinodo, della Biblioteca e dei Museo (allora nei locali ora
occupati dall’Archivio). L’avvenimento è
segnalato anche dalla stampa italiana
e, in particolare, la maggior rivista di
prestigio di allora, L’Illustrazione Italiana, vi consacrerà ben due pagine
illustrate e due articoli. In quell’occasione un gruppo assai numeroso rifece
il percorso dalla Svizzera alla Balzlglia.
Ma 17 anni prima, nel 1872, al momento della costituzione della prima
compagnia alpina, il Ministro della
Guerra diede incarico al capitano E.
Gallet di accertarsi se reparti di truppa dell’epoca sarebbero stati in grado
di compiere la traversata della Savoia
nelle stesse condizioni delTarmata di
Arnaud. Partito il 1° ottobre da Ginevra e accompagnato da due guide militari (una italiana e una svizzera) il
Gallet raggiunse la Balziglia dopo 11
giorni di viaggio, marciando 10-12 ore
al giorno. Forse in altre occasioni altri
avranno voluto ripercorrere lo stesso
itinerario. SI ha notizia che ¡nel 1968
Il geom. Gino Rostan col figlio Daniele,
di Rinasca, e Giovanni Rostagno di Pomaretto hanno effettuato questo percorso, ripetuto l’anno successivo da tre
giovani di S, Germano Chisone: R
Canonico, R. Richiardone, R. Zanetti
Meno « gloriosamente » una decina d
anni fa la Società di Studi Valdes
aveva organizzato un viaggio in Sviz
zera, di una 50na di persone, per vi
sitare le località dove gli esuli aveva
no soggiornato e ripercorrere, ma comodamente in autobus, le tappe del
Rimpatrio (e in un sol giorno anziché
in 101).
Al Sinodo 1986, parlando del prossimo tricentenario (1989), ci fu chi propose di sopprimere l’aggettivo • Glorioso » (soli Deo gloria) ritenuto troppo trionfalistico, ma è da tener presente che il primo ad usare il termine
« glorioso » è stato proprio l’Arnaud,
nella sua « Histoire de la Glorieuse
Rentrée... ».
Osvaldo Cofsson
Massello. La sera siamo arrivati a Prali, e l’ultimo giorno doveva essere una passeggiata: dal
Col Giulian fino a Bobbio, dove
ci siamo separati dopo 12 giorni indimenticabili.
Questo giro servirà alla compilazione di una guida storicoturistica, che uscirà in autunno
a cura della Società di Studi
Valdesi: come rifare il rimpatrio?
Per noi non si è trattato di
una prestazione sportiva, ma
piuttosto di una rievocazione
storica vissuta ogni giorno.
Tante volte ci siamo fermati
ad ascoltare le spiegazioni storiche, a immaginare che cosa
avrebbe voluto dire camminare
con i savoiardi alle spalle, e le
truppe francesi di fronte, ojjpure essere costretti a negoziare
per ottenere il passaggio o dei
viveri.
Per noi il rimpatrio era anche una vacanza, e così abbiamo rinunciato a portarci sulle
spalle anche la tenda. Abbiamo
rinunciato a dormire sotto il
cielo come gli antenati, e non
ci siamo imposti le tapne lunghissime ed estenuanti inevitabili per i valdesi del ’600 in Savoia.
Abbiamo camminato per 12
giorni, e abbiamo constatato che,
accanto ad un minimo di allenamento, ci vuole la volontà di
sostenere questa marcia, in sintonia con tutto il gruppo, con
chi, magari in giorni diversi, sente male ai piedi, debolezza, o
nostalgia di casa.
Nel complesso il rimpatrio ci
ha offerto una bella vacanza,
che potrà essere più agevole
sfruttando la guida storico-turistica. Essa prevederà, inoltre,
un itinerario da compiersi in
auto, per visitare alcuni dei luoghi del rimpatrio, e potrà essere prenotata presso la Società
di Studi Valdesi.
Susanne Labsch
Albert de Lange
10
31 luglio 1987
i
St
ir
f.:
fvS
à:/
ARTIGIANATO IN VAL PELLICE
40 anni di
trasporti
Con la fine di giugno ha avuto termine in vai Germanasca il
servizio automobilistico di linea
tenuto fin dal dopoguerra dalla
ditta F.lli Tessore di Ferrerò. Il
servizio è stato ripreso dalla
S.A.P.A.y., società del gruppo
Agnelli, che' lo aveva assicurato
con automezzi,_ in sostituzione
delle vecchie diligenze a cavalli,
fin dal 1911.
Cessato durante l’ultima guerra, col ritorno alla normalità
il servizio viene assunto dalla
famiglia Tessore che inizia con
due camioncini e trasporta i passeggeri da Perosa a Ferrerò. Successivamente viene acquistata la
famosa « Ridolini », una corriera che ricorda quelle usate nei
film comici, oggetto di scherzi
da parte di tutti i buontemponi
del paese e il servizio si estende a Frali e Massello.
Gli automezzi aumentano di
numero quando si inizia il trasporto degli operai della « Talco
& Grafite » e più ancora recentemente col servizio scuolabus per
r^giungere media ed elementari di Ferrerò dagli altri Comuni e dalle frazioni. Vengono anche svolti servizi per gli operai
Fiat e RIV e per i viaggi turistici fuori linea.
Dal P luglio la sigla S.A.P.A.V.
campeggia sugli orari e sulle
targhe delle fermate, oltre che
. sugli automezzi di linea. Il geometra Ettore, uno dei fratelli
Tessore, spiega i motivi della
cessata attività: « La causa principale è stata il raggiungimento
da parte mia e dei miei fratelli
dei limiti di età: stiamo arrivando alle soglie della pensione e
avremmo perciò dovuto assumere altri autisti oltre a quelli che
avevamo già, perciò non valeva
proprio la pena di continuare.
E p>oi fa anche piacere riposare
un po’ ».
La S.A.P.A.V. ha quindi rilevato le autolinee e gli autisti mantenendone l’anzianità e li ha inseriti nei suoi turni di lavoro.
Potrebbe anche ripristinare la
linea diretta Prali-Torino nei periodi di grande affluenza turisti
.^i Tessore è rimasto il servizio di scuolabus e l’autonoleggio da rimessa per il quale non
ci sono limiti di età.
Non sono nuovi, nella storia
della Val Germanasca, passaggi
di gestione come questi da imprese a conduzione familiare a
società più attrezzate in tutti i
settori: ai suoi inizi, anche la
« Talco & Grafite Val Chisone »
assorbì tutti i concessionari minori. I mutamenti nel costume
sociale e il mancato ricambio
tra le generazioni hanno determinato inoltre la scomparsa di
altri tipi di laboratori artigianali.
Con i sum quarant’anni di attività, la ditta Tessore ha caratterizzato un. periodo della storia
locale che è giusto ricordare con
un grazie.
Liliana Vigllelmo
VILLA OLANDA
n comitato invita tutti i
fratelli e gli amici a trascorrere un pomeriggio nel verde
del parco di Villa Olanda
dove si terrà un
Bazar con buffet
1 visitatori, che confldlamo
saranno numerosi, potranno
così conoscerne la storia e la
realtà.
DOMENICA 16 AGOSTO
ore 15
Realtà o ricordo?
Legno, vimini, ferro: dietro alla produzione di oggetti destinati
ai turisti si affaccia l’esaurimento di interesse per il lavoro
artigianale - Un caso diverso, quello della ’’scuola” voluta a Rorà
Sullo scorso numero, presentando le strutture
di cui la Val Pellice è dotata per la ricezione turistica, abbiamo rilevato come fra gli obiettivi di
chi in qualche modo si occupa del settore, sia a
livello politico, sia di gestione diretta, vi sia l’integrazione fra alcune attività tipiche locali e la
presenza dei forestieri. Agricoltura ed artigianato,
i due settori che per primi vengono in mente, ed
è proprio su questo secondo aspetto che centriamo la nostra attenzione.
Esiste ovviamente un settore artigianale « di
servizio » legato ad una serie di mestieri che vanno dal panettiere al calzolaio, al fabbro: tutti segnano un calo di addetti; esiste un artigianato del
legno legato alla produzione essenzialmente di
serramenta, concentrato in particolare nell’alta
valle e che occupa una ventina di persone; resta,
fra mille difficoltà, la lavorazione della pietra, in
particolare a Rorà.
Quando per altro si pensa ad una integrazione
fra artigianato e turismo si va immediatamente
alla produzione di oggetti in legno, vimini o ferro
posti in vendita spesso direttamente dai produttori od attraverso mostre a carattere locale.
Tentando di verificare l’entità del fenomeno e
la sua portata anche economica, pur tenendo conto che in molti casi si tratta di
settore « sommerso », non risulta certo tm quadro particolarmente ricco. In generale gli addetti sono quasi sempre hobbisti, spesso pensionati che producono un numero relativamente
basso di pezzi venduti ed esauriti nel giro di poche settimane
d’estate. Manca sovente anche
un certo spirito di iniziativa che
potrebbe incentivare parecchio
le vendite, ma questo fatto è legato al tipo di persone che operano in questo settore. In effetti sono pochi i casi in cui si intraweda una continuità a livello giovanile; uno di questi è
senz’altro la scuola di artigianato di Rorà. Voluta dalla Società
di Studi Rorenghi, vive da alcuni anni tentando di rinnovare
nei ragazzi interesse ed anche
capacità verso la lavorazione del
legno con produzione di utensili
o ceste. L’attività coinvolge una
ventina di giovani divisi in due
gruppi a seconda dell’età sotto
la guida di persone con esperienza nel settore; una di esse,
Roberto Morel, si dimostra assai pessimista sul futuro dell’artigianato in genere. « Un tempo
— dice Morel — ci si fabbricava i propri attrezzi, si ritagliava aU’intemo della attività agricola un po’ di tempo per costruirsi ciò di cui si necessitava, si trattava in qualche modo
di un problema di autosufficienza. Oggi da una parte si lavora
sempre più in serie, dall’altra
non si fa nulla per sostenere
certe piccole attività, e così esse tendono a scomparire ».
Anche ad Angrogna si registra
ancora una certa vitalità: recentemente è stato aperto un centro di esposizione-vendita permanente in collaborcizione tra
Comune ed artigiani; analogamente, una iniziativa partita dalle scuole è stata portata a termine da artigiani locali: quella
di costruire un centinaio di in
segne di località in legno, che
oggi sono installate in tutta la
valle.
A parte questi due esperimenti, altrove la situazione non presenta certo sintomi di evoluzioni favorevoli. A Bobbio, con l’organizzazione della Pro Loco, si
svolge nelle prime settimane di
agosto ima mostra mercato alla
quale partecipano espositori di
tutta la valle con discreto successo; in compenso a Villar da
alcuni anni una analoga manifestazione non si svolge più, sia
per la scarsa presenza di artigiani, sia per la ridotta partecipazione di visitatori. Di questo
passo a meno di mutamenti di
indirizzo significativi, sia a livello qualitativo che di organizzazione, si rischia di veder finire
questo aspetto della vita sociale della valle unicamente a livello di « ricordo ».
Pìervaldo Rostan
TORRE PELLICE
Dendrochirurgia in Viale Dante
\
Gli alberi malati per eccessive potature? - Interventi su ogni pianta
Le alberate di viale Dante, ormai passeggiata « storica » di
Torre Pellice da parecchi decenni, sono malate. Di questo problema Tamministrazione comunale è stata investita da tempo
e dopo uno studio tecnico, un
vero e proprio consulto sullo
stato di salute degli alberi, nel
corso dell’ultima riunione del
Consiglio comunale è stato deciso il piano di risanamento.
L’origine del guasto deriva, secondo la relazione tecnica, probabilmente, da eccessive potature effettuate circa dieci anni fa;
da allora sono nati fenomeni di
marcescenza che potrebbero portare a rapida morte i platani.
Per ovviare a ciò, dunque, si prevede un intervento su ogni singola pianta, per la pulizia ed il
recupero degli alberi. E’ stato
deciso di affidare l’operazione
ad un operaio comunale con
l’aiuto di personale assunto temporaneamente, il tutto con la
consulenza e sotto le indicazioni dell’agronomo dott. Lo Bue.
Nella stessa riunione del Consiglio comunale è stato deciso
di invitare una serie di ditte per
l’appalto dei servizi di raccolta
rifiuti, riscossione pubblicità e
pubbliche affissioni, trasporti
funebri, a decorrere dal 1“ gennaio ’88.
Prorogata la convenzione col
Comune di Luserna e la Comunità Montana per la gestione dell’asilo nido intercomunale (giudicata molto positivamente l’esperienza di questo primo anno), sono stati deliberati interventi di manutenzione per le
scuole di viale Dante, che dovrebbero comportare una spesa superiore ai 100 milioni.
Servizio di dialisi
TORRE PELLICE — A par
tire dai primi mesi del 1988 i
servizi dell’USSL 43 annovereranno anche la dialisi. La notizia,
nell’aria da alcune settimane, ci
è stata confermata dal presidente del Comitato di gestione
dell’USSL Val Pellice, Arch. Longo. Spostando nella nuova sede
di corso Lombardini gli uffici
attualmente situati in viale XXV
aprile a Torre Pellice, si reperiranno i locali necessari a questo
servizio per il quale sarà necessaria una convenzione con la
USSL 44 di Pinerolo.
Collegio valdese
TORRE PELLICE — Dopo gli
studenti del Linguistico, anche
quelli del Classico harmo conosciuto la loro sorte agli esami
di maturità: tutti promossi. Impegnati in una difficile commissione presso il Liceo Cavour, hanno sostenuto scritti ed orali a
Torino. Ma il risultato è stati»
alla fine molto lusinghiero.
Si chiude così un anno scola
stico estremamente positivo al
Collegio: record di iscritti (134»
e di candidati maturi (23 tra
Classico e Linguistico), con buoni voti e un solo 36/60.
Limiti di velocità
TORINO — Il Consiglio provinciale (astenuti DP, Piemora.
Verdi; assenti DP e Verdi civici) ha approvato a maggioranza
la proposta del gruppo repubblicano di limitare la velocità
degli automezzi sulle strade provinciali. La proposta repubblicana che scaturiva dalla nece.s
sità di reagire al grande numero di morti causate dalla eccessiva velocità degli autoveicoli,
prevedeva due tipi di limitazione: a 70 Km. orari per gli autobus e a 90 per le autovetture. La
Giunta proponeva più drastiche
misure (50 per gli autobus e autocarri e 70 per le autovetture,
rna solo in alcune strade provinciali) ed alla fine è arrivato il
co-mpromesso a 80 Km. per tutti.
La decisione è stata presa, ma
rischia di rimanere sulla carta
per tutto il mese di agosto. Infatti la mancanza di alcuni consiglieri democristiani non ha
permesso di dichiarare immediatamente eseguibile il provvedi
m.ento. Per protesta nei confronti del gruppo democristiano, il capogruppo repubblicano
avv. Lombardi ha abbandonato
l’aula.
Nuovo assessore
TORINO — Il consigliere Giorgio Cotta Morandini di Torre
Pellice è dal 28 giugno il nuovo
assessore provinciale ai trasporti. L’avv, Cotta era diventato
consigliere provinciale alla fine
di giugno in surrogazione del
consigliere Angelo Voyron deceduto a seguito di un incidente
stradale. I tempi della verifica
politica ne hanno fatto slittare
di un mese la sua elezione ad
assessore.
ram%nuìtm
GIANCARLO GRIOT
il vostro consulente
finanziario e previdenziale
Sede: PINEROLO, Via Montebello, 2 - Tel. 78290
Abit.: PORTE, Via Fucina, 6 ■ Tel. 202392
AGENZIA PRATICHE AUTO
AUTOSCUOLA
VANDALINO
Torre Pellice - Via Caduti per la Libertà 10
Tel. 0121/91200
11
31 luglio 1987
valli valdesi li
LAVORI DI IERI E DI OGGI
DA 54 ANNI
L'estrazione dei marmi
a Rocca Bianca
Chi da Pomaretto volge lo
sguardo verso la Val Germanasca vede sullo sfondo una montagna con la cima tondeggiante
(Rocca Bianca, 2379 m.) attraversata da una larga fascia chiara. aU’incirca sui 2100 m. e con
un grande imbuto di scarico. In
quella precisa zona si è estratto
il marmo in epoche diverse e
con intervalli, già a partire dal
Medio Evo. Sono visibili delle
date incise in blocchi di marmo. 1121-1276 ed altre ancora,
riportate nelle costruzioni delle
successive baracche. L’estrazione durò sino al 1850, per venire
abbandonata per 70 anni; nel
1827 una società affittò la cava e
fece ricostruire una baracca a
2 piani, poi l’inverno successivo
vendette il tutto ad un’altra ditta la « Fratelli Campo » di Susa,
che estrasse marmi dal 1928 al
1930 e poi fece fallimento. Nel
1935 un’altra 'ditta che aveva il
compito di recuperare il materiale distrusse la costruzione rifa'* a alcuni anni prima, lasciando solo i muri perimetrali.
Hitomando alle estrazioni prima del 1850, si è tramandato che
come punto di appoggio per il
lavoro nei pressi della zona di
esirazione ci fosse una baracca
as.sai grande, in parte usata come abitazione per gli operai ed
in parte come stalla per i buoi
da tiro, « la Cabitto de Rocho
Bianche ».
Il marmo estratto dagli scalpellini (picco pèiro), dopo essere stato lavorato secondo le richieste, veniva trasportato a valle su grandi slittoni. Da Rocca
Bianca partiva una sola strada
fino al Colle del Vento (Cró Jou
vént). In quel luogo la strada si
divideva e vi erano 2 possibilità;
0 scendere verso Faetto passando per il Laousarè, il Poèt superiore, pian Faetto fino alla
congiunzione con la strada di
fondovalle al ponte delle Sagne
(800 m. circa), oppure scendendo verso Crosetto attraverso la
« Brcuo la Majet », Crosetto, il
ponte di « Rocho Couèrbo ».
Dal fondovalle i marmi proseguivano verso Torino, dove furono utilizzati nella costruzione
di molti palazzi, fra i quali il
Palazzo Reale, la Gran Madre di
Dio, il Duomo di San Giovanni e
molti altri.
I marmi estratti, mancando a
quel tempo i mezzi meccanici
che oggi conosciamo, venivano
caricati a braccia sulle slitte con
l’aiuto di barre di legno e poi
trascinati da coppie di robusti
buoi. Il problema era quello di
smuovere il carico; spesso le
slitte Si muovevano al primo
strappo ma altre volte ne occorrevano due o tre. Se al terzo
tentativo i buoi non riuscivano
a spostarle, venivano staccati
dalla slitta, riportati alla « Cabitto » e dopo aver dato loro da
bere e da mangiare si ritentava
l’operazione. Le fatiche e le grandi .tribolazioni che. dovevano provare e sopportare, sia gli uomini
che gli animali prima che i blocchi arrivassero a Torino, nessuno è più in grado di testimoniarlo ed è difficile immaginarci quanto questo lavoro potesse
essere massacrante.
Ci sono rimaste solo le date,
1 nomi, le scritte sui luoghi;
tratti di strada che ancora emergono; blocchi di marmo già la
vorati disseminati lungo le due
strade. Su di essi è rimasto
inciso il numero per ordine dì
lavorazione e ancor oggi si può
apprezzare come fossero ben
lavorati.
Come accennato in precedenza nel 1927 era scomparsa la
grande « Cabitto »; al posto fu
fatta una baracca a due piani però più piccola. Nella nuova costruzione furono recuperate e
inserite im certo numero di
scritte e date che si possono
vedere tuttora nei muri ancora
rimasti in piedi; le altre testimonianze sono state tramandate da una generazione all’altra.
Nonostante gli scavi avvenuti
il giacimento è ancora enorme
ed è una grande ricchezza da
sfruttare. Nel dopoguerra si riprese l’attività estrattiva in località Maiera, a quota 1940 sul
versante di Frali; anche qui si
incontrarono serie difficoltà per
il trasporto a valle, solo più tardi una nuova ditta subentrata
ottenne il permesso di costruire una strada carreggiabile e l’attività è tuttora in corso.
Altre testimonianze sono rimaste in valle; molte famiglie
hanno ancora nelle vecchie case
dei mortai di marmo per pestare il sale. Alcuni raggiungono '
il peso di 15, 20 e sino a 30 chilogrammi; quelli di piccole dimensioni hanno due maniglie;
quelli grandi quattro.
Infine un’ultima testimonianza l’abbiamo nella vasca di forma ottagonale che raccoglie
l’acqua della sorgente nella borgata Crosetto, unico esempio in
valle.
Carlo Ferrerò
"s
«IL PELLICE »
VUOLE CONTINUARE
Leggo sul n. 26 del 3 luglio 1987, nella rubrica « alle valli oggi », uno stelloncino intitolato « Chiusi? », di Giorgio Gardiol.
Viene trattata, con molto garbo, la
questione relativa alla chiusura-sospensione delle pubblicazioni di due giornali il quotidiano (I Corriere Alpino, ed
il seltimanale II Pellice, da me diretto.
Per quanto concerne il primo giornale. alla notizia della uscita, avevo fat
AVVISI ECONOMICI
VENDESI a Prarostino cascina ristrutiìixata in parte con 120 mq dì fabbricato e 9000 mq di terreno in un
libito unico. Vendesi rustico indidente in buona posizione con
20(^0 mq di terreno da riattare. Per
informazioni rivolgersi ore serali a
0121/500350 o a 0121/501365.
RAGAZZA valdese diplomata airistitmo Magistrale, impartisce lezioni dì
francese, latino, matematica. Telefonare al n. 0121/500578 e chiedere di Paola.
ONORANZE b
TRASPORTI FUNEBRI
Loris Bounous
Sede; S GERMANO CHISONE
Vii) Tiro <1 Sgno 3
Or . 201 524 - PINEROLO
SERVIZI F'UNEBRI OVUNQUE
to una analisi poco favorevole, quando
mi accorsi che la maggioranza dei «gion
naiisti » arrivava proprio dal Pellice
e poiché era impensabile che potesse
ro lavorare per due giornali, già ave
vo fatto delle pessimistiche previsioni
Insieme a pochi collaboratori fedeli
avevo preso le contromisure ed inte
grato la redazione con altri soggetti
dotati di grande entusiasmo. Non bene
come prima, ma insomma si poteva
andare avanti.
il Pellioe è un giornale di area liberal-democratlca per volontà dei soci
dell'Editoriale II Pino, proprietario della testata, del direttore e della redazione, ma non tutti sono liberali.
Nella redazione lo spirito migliore è
quello della passione giornalistica e
non partitica; Nuccio Candeliere era un
socio deirEditoriale II Pino come gli
altri 17, che non influenzava né politicamente né finanziariamente la vita del
giornale: anzi, con la ■ trovata » del
quotidiano, tutti I suol Interessi si erano rivolti alla redazione di Via Monte
Grappa ed al suo giovane direttore.
Caduto l'astro Candeliere, mi preoccupavo, sla come socio che come direttore, del futuro del Pellice e chiedevo garanzie agli attuali amministra
Incontro
al Colle della Croce
Negli ultimi due anni il tempo era stato molto clemente, cosa rara per gli incontri del Colle della Croce, per cui quest'anno ci attendevamo, con rasse^azione quasi fatalistica, le solite intempierie. Nei tre gkxmi
precedenti poi, la pioggia caduta copiosamente in Francia e in
Italia, aveva messo a dura prova le intenzioni dei più di recarsi ancora una volta (o per la
prima volta) lassù, a quota 2.298,
per celebrare un culto e scambiare segni di fraternità, tra
protestanti d’Italia e di Francia,
il 19 luglio 1987.
Eppure nonostante il tempo,
le ore di camminata necessarie,
l’incertezza, eravamo più di 200
a rinnovare, 54 anni dopo il primo, questo incontro annuale su
Questo^ Colle che non già divise,
ma unì in passato Valdesi e Ugonotti.
^ cronaca dell’incontro è,
ahimè, breve; alle 10,30 iniziamo
il culto; chi scrive ne presiede
la parte liturgica e il pastore di
Gap, Guy Rousseau, predica sulla paiiabotla delle zizzanie. Riusciamo appena a celebrare la
Santa Cena che il freddo intenso comincia a far fuggire mol
Teatro
tori, comunicando che il settimanale
nella seconda quindicina di giugno non
sarebbe uscito.
Avrebbe ripreso le pubblicazioni II
1° luglio, a certe condizioni ben precise. Le riunioni dei soci si sono susseguite numerose ma a tempi abbastanza lunghi; è passato il 1° luglio,
senza che siano definite alcune situazioni per me molto importanti.
La redazione, i lettori, gli abbonati,
gli amici della Val Pellice chiedono
Che cosa succederà e vogliono da me
una risposta; sono parecchio deluso
per anni di indefesso lavoro buttato
via per colpa di un avventuriero della
finanza, poco propenso ad ascoltare
consigli da chi ne sapeva più di lui.
Confido che entro il corrente mese
di luglio I rapporti Interni della società siano definiti, con la costituzione
di altra società che non comprenda
più, a parte Candeliere, altri soci poco presenti nella vita societaria.
Che il Pollice riprenda le pubblicazioni è nelle intenzioni di molti: vedremo se ci saranno anche le gambe.
La ringrazio e Le porgo cordiali saluti.
Andrea Gaspari
direttore de II Pellice
iUSERNA S. GIOVANNI — Giovedì
30 luglio i centri . Ciao », Spazio giovani e l'Uliveto organizzano una giornata di teatro per stare insieme; il
programma prevede l'intera giornata
presso i giardini pubblici del capoluogo
con giochi teatrali, musiche e costumi; in serata, alle ore 21, presso l'Uliveto, « Cadeau/ », spettacolo teatrale
del gruppo Stilema.
Concerti
TORRE PELLICE — Venerdì 31 luglio
presso il tempio valdese, alle ore 21,
la corale « La pastourelle » di Marsiglia propone una serata di canti religiosi e profani dal XVI al XX secolo.
TORRE PELLICE — Nell'ambito dei
concerti organizzati dalla Pro Loco,
sabato 1° agosto, , alle ore 21, presso
il tempio valdese ha luogo il primo.appuntamento: Luigi Picatto, clarinetto, e Giorgio Guiot, pianoforte, eseguiranno musiche di Rossini, Brahms,
Sohumann e Debussy.
Manifestazioni
Segnalazioni
a PRAMOLLO
Ruata
Trattoria
La Genzianella
— ottima cucina
— consigliabile prenotare;
telefonare 0121/58692
M.B.M.
IMPIANTI ELETTRICI
ANTENNE TV
NUOVA SEDE
Materiale elettrico - Elettrodomestici - Illuminazione
Macchine per cucire SINGER - PFAFF
Via Matteotti, 4 ( Appiotti) - Torre Pellice - Tel. 0121/932647
ti; decidiamo allora che rincontro pomeridiano non si terrà:
nessuno pensa di poter consumare il suo picnic in quel gelo.
Ci troviamo mano nella mano
attorno alla croce e cantiamo il
tradizionale « chant des adieux »,
quello che, negli incontri meteorologicamente buoni, segna la
fine dell’incontro pomeridiano.
Poi è un veloce fuggi-fupsri, saluti ai francesi, che quest’anno
erano davvero pochini, saluti ai
tedeschi (ma sì, da qualche anno
riescono ad arrivare persin quassù e cominciano a dare segni di
impazienza se Tlnizio del culto
ritarda di qualche minuto), saluti agli italiani, di gran lunga i
più numerosi.
Scendendo si pensa alle cose
che non si sono pKitute fare; quesFanno avevamo molti oratori
disiponibili: Guy Rousseau poteva parlarci della catechesi in
Francia, Michel Marlier dell'incontro che la OEViAA ha avuto
in Uruguay, Giorgio Toum delle
celebrazioni del centenario. Sarà per l’anno prossimo. Sempre
scendendo il pastore di Briançon, che chissà dove ha scovato un termometro, mi dice che
durante il culto la temperatura
atmosferica media era di appena 5 gradi. Sarà, ma guardando
il vecchio Domenico Abate che
era già lì nel 1933, al primo incontro, e ogni anno vi vuol ritornare, guardando i francesi, i
tedeschi, i fratelli e le sorelle,
mi sento comunque di dire che
è stato un incontro molto « caldo »... e fraterno.
Oaudìo Pasquet
RINGRAZIAMENTO
« Io vi do la mia pace »
(Giov. 14: 27)
Ora riposa nella pace del Signore
Jolanda Rama vedova Varese
Con profonda tristezza, riconoscenti
per l’amore da lei ricevuto neRa sua
lunga vita, lo annunciano a funerali
awenuti i figli : Dario con Liliana,
Paolo e Daniele; Franco con Pucci ed
Erica; la sorella Pia, nipoti, cugini e
parenti tutti.
Un pensiero di viva gratitudine a
coloro che le sono stati vicino durante
la sua infermità.
Torino, 20 luglio 1987.
LUSERNA S. GIOVANNI — Domenica 2 agosto in località Bersaglio il
Comune organizza una sagra campestre con battitura del grano con vecchie trebbiatrici e macchine a vapore.
LUSERNA S. GIOVANNI — Il consiglio comunale è convocato In seduta
pubblica e straordinaria per le ore 21 di
venerdì 31 luglio presso la sede municipale.
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 2 AGOSTO 1987
Villar Porosa: FARMACIA DE PAOLI
- Via Nazionale, 22 - Tel. 840707.
Ambulanza :
Croce Verde Porosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva a festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 2 AGOSTO 1987
Torre Pallics; FARMACIA MUSTON,
Via Repubblica 22 • Telef. 91328.
Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pellice: Telefono 91.996.
12
12
e problemi
1
31 luglio 1987
FRANE E ALLUVIONI
RIFUGIATI
Dopo 40 anni di dissesti e h diritto di asilo?
Un bilancio da guerra: quindicimila morti e novantamila miliardi
di danni - L’inerzia dei politici e le loro « giustificazioni »
Ancora una volta famiglie in
lutto, danni ingentissimi, paesi
isolati, strade bloccate. Questa
volta ad essere colpito è stato
il Nord ed in modo particolare
l’alta Lombardia. Dopo tutto
quello che ci hanno riferito i
mass media è assai difficile dire
qualcosa che già non abbiamo
sentito o letto.
Cause molteplici
I tecnici, i politici, i responsabili vari ci dicono con tutta naturalezza che le cause del disastro sono molteplici: il disboscamento, l’abbandono delle
montagne, le costruzioni turistico-commerciaU. gli insediamenti
industriali, le trascurate erosioni del suolo, inadeguati finanziamenti, etc. etc.
Si tratta probabilmente di cose tutte vere, di singole componenti di una complessa situazione le quali, assommandosi, hanno portato e purtroppo porteranno ancora ad ulteriori, tragiche conseguenze.
Una prima considerazione che
si può fare è il rilevare, con angoscia, ma anche con profondo
sdegno, che i nostri responsabili tecnico-fjolitici, pur essendo a
conoscenza dei vari, urgenti e
gravi problemi collegati all’assetto del territorio, non hanno
fin qui provveduto a porre in
atto quelle misure idonee j>er
lo meno ad attenuare le conseguenze dei nubifragi e di altri
analoghi eventi.
Ma lo sdegno aumenta ancora
quando, dopo le « spiegazioni »
che ci vengono fomite, i nostri
politici vengono a dirci che causa determinante dei mancati interventi legislativi ed operativi
è la lunga serie di legislature
interrotte! (Se non erro, sono
cinque consecutive).
Un’autocritica
Lo sappiamo da noi che manca ima legge organica per la sistemazione dei suoli e manca
la legge sulla protezione civile.
Quello che possiamo accettare
dai parlamentari — e non altro
— è l’autocritica fatta attraverso le parole del presidente della Camera: « ...Questa è responsabilità nostra: manca la capacità di aifrontare adeguatamente le responsabilità ed i compiti di un effettivo e razionale governo del territorio. Non si può
più aspettare tragedie come questa per intervenire ». Speriamo
che queste frasi non restino vacue espressioni verbali.
Molto oi vorrà prima che la
nostra situazione di fondo si
awii verso un processo di miglioramento. Non basta certo il
pur apprezzabile dinamismo del
ministro Zamberletti nei confronti dei tanti comuni colpiti.
Le sue dichiarazioni in Parlamento («Abbiamo avvisato le
prefetture delle zone interessate
della possibilità di nuove precipitazioni ») assumono nella presente situazione un sapore di
tragico umorismo.
Un’altra constatazione è che
nel bilancio dello Stato vi sono
delle « voci » che assorbono migliaia e migliaia di miliardi, a
cominciare dalle spese della difesa. Sarebbe veramente ora che
si facesse strada l’idea che la
prima « difesa della patria » comincia dalla tutela materiale del
suolo su cui ci è dato vivere,
contro la speculazione, contro
Io spreco, contro l’abuso, contro la mancanza di senso di responsabilità e di civismo.
L’azione del M.F.D.
Da qualche anno è attivo in
Italia (quanti fra noi lo conoscono?) il Movimento Federativo
Democratico, un’associazione di
base che, attraverso i suoi aderenti e colla rivista bimestrale
« D®nocrazia diretta » (sede nazionale: via Pietro della Valle, 1,
Roma), raccoglie e dirama un
flusso di informazioni per cercare di colmare il fossato che
divide la società civile da quella
politica. Tra gli argomenli affrontati vi sono quelli deH’ambiente, dell’energia, del lavoro,
della salute, della protezione civile, delTabitazione, etc.: problemi che in un modo o_ nell’altro
toccano ognuno di noi.
Proprio nell’ultimo numero
della citata rivista vien dato
conto del lavoro, compiuto da
ben 30 mila cittadini, che ha
creato una prima rete di informazione, prevenzione e partecipazione i>er la protezione civile
a livello nazionale. (Il nostro
settimanale si era già interessato a questa iniziativa — a livello locale delle Valli — sul n.
del 20 marzo scorso).
Dalla suddetta partecipazione
collettiva risulta che a tutto lo
scorso mese di aprile sono state censite 4.063 frane — piccole
o grandi — con la loro esatta
localizzazione, colla data della
manifestazione, colle relative caratteristiche di « stabilizzazione » o meno, con le lesioni provocate, coi danni materiali, colle perdite umane e con gli eventuali interventi e la loro consistenza. C’è da sperare che questi dati così circostanziati possano essere recepiti e doverosamente valutati a livelli decisionali?
Concludendo queste note, ricordo la denuncia di Mario Fazio, di Italia Nostra, secondo cui
in 40 anni frane ed alluvioni
hanno causato 15 mila morti e
danni all’economia valutati in
90 mila miliardi di oggi, e che
attualmente un sesto del territorio nazionale ha perduto la
capacità di assorbire adeguatamente le precipitaziond piovose.
Un vero e proprio bilancio di
guerra. Sapranno finalmente il
rinnovato (?) Parlamento e la
nuova (?) compagine governativa impugnare le armi adatte per
cercare di fronteggiare una situazione che richiede con urgenza un profondo riesame di tutta una linea politica, da quella
agricola a quella comunitaria,
da quella economica a quella
ambientale?
Roberto Peyrot
MIGLIONICO
Evangelici di fronte
aiia questione
meridionaie
Un dibattito democratico per superare l’abbandono, la delinquenza, la disgregazione sociale
Il 21 giugno 1987 le Chiese
Evangeliche di Puglia e Basilicata si sono date convegno a Miglionico per discutere sulla problematica meridionalistica. Sono intervenuti l’Assessore alla
Cultura, dr. G. D’Alessandro; il
Sindaco, sig.na Signorella ed' il
dr. Paolo Naso, che per l’occasione ha brillantemente esposto le
tesi del suo ultimo lavoro: « La
questione ricorrente», edito dalla Claudiana.
Ognuno di questi, nelle rispettive relazioni, ha fatto l’analisi
culturale, storica, economica e
sociale, del nostro Meridione,
proponendo agli astanti un maggiore impegno e una maggiore
coscienza nell’essere protagonisti
e non semplici spettatori, nella
trasformazione della realtà contingente.
Prendendo spunto dal generale disagio del Meridione, i tre
relatori hanno messo a fuoco le
cause di squilibrio economico e
sociale, individuandole nel disinteresse politico della classe dirigente, la quale ha sempre favorito una politica di sviluppo
economico ed imprenditoriale
del grande capitale nel Nord
della penisola, lasciando il Mezzogiorno in uno stato di sottosviluppo e di miseria.
In questo clima di totale abbandono, le vecchie radici mafiose e camorristiche hanno trovato un buon terreno per svilupparsi e rafforzarsi dando luogo
ad un emergentè clientelismo
concorrenziale prolifero ed agguerrito, che semina morte e
sparge sangue innocente nelle
vie delle nostre belle città.
La disoccupazione giovanile ha
raggiunto nel Mezzogiorno il limite massimo di guardia. Si contano a centinaia di migliaia i
giovani in cerca di prima occupazione. Le industrie sono quasi assenti; l’agricoltura, punto forte
del Mezzogiorno, e l’artigianato,
languono per mancanza di dispositivi di legge congrui, che diano impulso e favoriscano lo
sviluppo in tempi ragionevolmente brevi.
Le Chiese Evangeliche, specie
quelle meridionali, sono coinvolte in questa situazione di disagio generale. Esse non possono fare la politica dello struzzo,
e cioè nascondere la testa nella
sabbia per non vedere ciò che
accade intorno. Chiudersi in se
stesse in una religiosità improduttiva, senza impegno nel quotidiano, non giova a nessimo,
perché sono i nostri stessi giovani quelli che cercano lavoro;
sono la nostra stessa agricoltura ed il nostro artigianato quelli
che soffrono, a causa di una
classe politica incapace, le disfunzioni di una economia meridionale malata.
Sensibili, quindi, a questa problematica, le Chiese Evangeliche intendono, insieme a tutte le
forze operaie e contadine, promuovere un dibattito democratico all’estemo, mirante al processo di trasformazione e di sviluppo, nella pace e nella giustizia, della questione meridionale.
Claudio Musto
Il 1987 sarà ricordato nella
storia deiraccoglienza ai rifugiati come l’anno in cui i Governi
europei hanno intensificato il lavorio per la messa a punto di
politiche comuni fortemente restrittive, e ciò in barba ad una
politica di segno opposto che
sembra prevalere nel Parlamento Europeo a Strasburgo e in
barba anche agli appelli internazionali affinché il Nord ricco condivida con il Sud povero il carico dell’accoglienza di questo
esercito di persone sradicate.
Le argomentazioni dei Governi hanno indubbiamente una loro logica (la massa dei rifugiati
che preme ai nostri confini, se
ammessa, produrrebbe gravi
squilibri economici e sociali con
dissesto della finanza pubblica
che dovrebbe farsi carico di questi nuovi ’’cittadini”. Aumentando il numero dei rifugiati ammessi, aumenta il rischio che
entrino nei nostri paesi i terroristi intemazionali), tanto che
riescono a suonare convincenti
agli orecchi dell’opinione pubblica, che non ama grandi dibattiti in merito.
Così è stato in Danimarca,
paese piuttosto liberale nell’accoglienza dei rifugiati, che l’anno scorso ha però deciso eli dare un giro di vite rude, riducendo drasticamente il numero degli ’’ammessi” e agendo anche retroattivamente nei confronti di
chi, entrato, era in attesa di ima
decisione da parte del Governo.
Ma il Governo danese non aveva previsto che da qualche parte, in modo tutto sommato abbastanza apolitico, si sarebbe
levata una voce popolare di dissenso, che ha fatto sospendere
l’operazione di espulsione in atto.
Ce lo riferisce l’ultimo bollettino del CEDRI (Comitato Europeo per la Difesa dei Rifugiati
e degli Immigrati) da cui deduciamo la notizia che qui riassumiamo.
« Un gruppo di libanesi, colpito
dall’ordine di espulsione, ii 15
aprile 1987 decide di intraprendere un’azione di protesta con
l’aiuto dell’organizzazione ’’Amici dei rifugiati” e parte alla
ricerca di una parrocchia che
sia disposta ad accoglierlo nei
locali di culto. Il pastore Johansscn della chiesa di Maria,
in un quartiere degradato di
Copenaghen afflitto da seri problemi sociali, accoglie la richiesta e il consiglio di chiesa si lascia convincere immediatamente della necessità di intervenire.
Il lunedì di Pasqua, dopo il sermone, 80 libanesi sunniti, sciiti e
cristiani si sistemano nella chiesa e iniziano un digiuno.
La cosa fa rumore, radio, televisione e giornali inviano subito
i loro corrispondenti sul posto.
Il pastore dichiara che il culto
nella sua chiesa (luterana, n.d.r.)
durerà finché rimarranno accese
le candele sull’altare.
In Danimarca non c’é alcuna
legge che proibisca alla polizia
di fare irruzione nei locali di
culto, tuttavia il pastore e i suoi
amici pensano che le autorità
non oseranno rompere una tradizione che risale al Medioevo.
In serata invece tre poliziotti entrano in chiesa, ma il pastore riesce a convincerli che egli tiene la
situazione sotto controllo.
Il giorno dopo, su pressione
governativa, si riunisce la Commissione giuridica parlamentare
che ascolta il pastore e alcuni
rappresentanti di ’’Amici dei rifugiati”. Questi chiedono che i
libanesi vengano accolti per motivi umanitari.
Il santuario continua e, cosa
del tutto inattesa, incontra la
simpatia della gente. La chiesa
non si svuota, gli abitanti del
quartiere vanno e vengono portando coperte, fiori e altri regali
e si intrattengono con i libanesi. Cominciano ad arrivare telegrammi di solidarietà dal paese e dall’estero. I mass media
riportano servizi dettagliati e
positivi su questa prima esperienza di santuario in Danimarca. Altre parrocchie si dichiarano disponibili ad accogliere
gruppi di rifugiati minacciati
di espulsione. C’è poca opposizione all’iniziativa. Perfino l’ex
primo ministro Anker Jorgenson va personalmente a far visita alla chiesa di Maria.
Giovedì la Commissione giuridica parlamentare si riunisce
di nuovo con il Ministro della
Giustizia. Questa volta sono ascoltati anche due rappresentanti dei libanesi, accompagnati da
due rappresentanti di ’’Amici
dei rifugiati”. All’interno della
Commissione si delinea una
maggioranza netta che chiede
al Ministro di accordare asilo ai
libanesi per motivi umanitari. Il
Ministero si limita a sospendere
per il momento l’esecuzione dell’ordine di espulsione e i libanesi interrompono il digiuno,
uscendo dalla chiesa.
E’ una mezza vittoria, perché
se il Ministero riattiverà l’ordine, dovrà essere il Parlamento
a pronunciarsi in merito. Si troverà ima maggioranza favorevole? Un sostegno internazionale
può essere importante ».
Non sappiamo come sia andata a finire la vicenda dei libanesi a Copenaghen. Ma intanto
che succede in Italia? Si continua a negare il riconoscimento
di status di rifugiato a chi proviene da paesi extra-europei.
Quanti sono respinti alla frontiera? Quanti entrano? Quanti
vengono espulsi? Chi si preoccu
pa di loro?
Bruno Tron
« L'Eco delle Valli Valdesi »; Reg.
Tribunale di Pinerolo n. 175.
Redattori; Alberto Corsani, Lucia
no Deodato, Giorgio GardioI (direttore), Paolo Florio, Roberto Giacone, Adriano Longo, Giuseppe Platone (vice direttore). Comitato di
redazione: i redattori e; Mirella
Bein Argentieri, Valdo Benecchi
Franco Carri, Rosanna Ciappa Nit
ti, Piera Egidi, Claudio H. Martelli
Roberto Peyrot, Sergio Ribet, Mas
simo Romeo, Cesare Milanesctii
Marco Rostan, Mirella Scorsonelli
Liliana Viglielmo.
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - Tel. 011/
655.278.
Redazione l’Eco delle Valli Valdesi;
Via Arnaud, 23 - 10066 Torre Pellice.
Editore: AlP, Associazione Informazione Protestante - Via Pio V, 15
- 10125 Torino.
Registro nazionale della Stampa n.
00961 voi. 10 foglio 481.
Abbonamenti 1987: Annuo L. 31.000;
Semestrale 16.000; Estero 55.000 (posta aerea 84.000); Sostenit. 70.000;
Costo reale 50.000.
Decorrenza 1° genn. e 1“ luglio (semestrale) da versare esclusivamente sul c.c.p. 327106 intestato • L'Eco
delle Valli - La Luce • - Casella postale - 10066 Torre Pellice.
TARIFFE INSERZIONI
Pubblicità: L. 18.000 per modulo
(mm. 49 x 53).
Economici: L. 350 ogni parola.
Partecipazioni personali: L. 450
per parola.
Mortuari: L. 400 per mm. di altezza, larghezza 1 colonna.
Ricerche lavoro: gratuite (massimo 25 parole).
I prezzi si Intendono oltre IVA:
18 per cento.
Fondo di solidarietà c.c.p. 11234101
Intestato a « La Luce; fondo di solidarietà », Via Pio V, 15 - Torino
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - 10()66 Torre Pellice (To)
Responsabile al sensi di legge:
Franco Glampiccoll