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1. Tenerdk IC dicentbre 1951. li* 4.
LA BU01\A NOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
■REKZO D’A*iS>0CIAZ10.'«B
Torino, per un am»« . , . L, 6 »
M per sei mesi. ... » 4 »
i*er le prwiDcie e l’estero franco sino
ai Gonfiai, un anno . . L. 7 20
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La direzione della BCON.V NOTiXLA è
in Torino, casa Bellora, via del Valenlino, n" 12, piano 3'.
Le associazioni si ricevono da Carlotti
Bazzarihi e Comp. Editori Librai ia
Torino, sotto i portici di Po, n“ 39.
Gli Asseciali delle Provincie potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco alla ditta uopradetta.
Libertà di coseienzft e di culto fseoondo articolo). — I confCTsor! di Gesù Cristo in
balia nal «ecolo XVI: Olmipia Morata I. — Al Moderato di Domodoxola. —
Inquisizione in Toscana. — Notizie religiose: Irlanda, Inghilterra. — Varietà;
la madre e la Bitibia — Cronachetta Politica.
lilBERTÀ »1 CeSClE]lirZA E 1>I CUliXO
( Arlicoio
11 pensare è cosi necessario e connaturale aH’aninia come il respirare
al corpo; togliete il respiro al corpo
e voi l’uccidete, togliete il pensiero
aU’aniraa e voi la riducete al niente.
La necessità di pensare iBchiude,con!ie
abbiam veduto nell* artio. precedente,
la necessità di manifestare ad al; ri ciò
che si pensa, onde libertàdi pensare abbiam detto che imporla libertà di parlare, sia con suoni articolati dal labbro, sia con segni affidati allo scritto
secomh )
0 dati alla stampa. Come però l’eserciào di qualunque libertà nell'umano
consorzio deve essere conforme alle
leggi dell’onesto e del giusto, anche
quella di pensare e parlare non pu(>
esimersi dall'osservare le norme che
sono daU’onestàprescritte e dalla giustizia. Senza ciò non sarebbe piii libertà ma delitto. E di vero tutti abbiam libeità di muovere le mani e le
braccia, ma ove di questa libertà ci
serviamo a fei’ire e a maltrattare pii
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altri, ognun vede che commettiamo
colpa e meritiamo gastigo. Convien
dùnque che, al par d’ogni altra libertà a noi conceduta da madre natura, venga pure quella del pensare
e del parlare obbligata, nel suo esercizio, a non offendere alcuna delle altrui libertà.
Da questi principii logicamente dedotti dal dritto di natura che c’interdice di nulla fare ad altri che non vorremmo fosse fatto a noi,discende l’obbligo che tutti abbiamo di non knpedire ad alcuno, quando non ci rechi
offesa, l’esercizio della libertà religiosa : conciossiacchè essa altro non
sia che un’applicazione che noi facciamo del nostro libero pensiero ad
oggetti posti al disopra dei materiali
interessi, ed unicamente accessibili
allo spirito che si solleva a Dio.
In questi oggetti sovrannaturali e
trascendenti perchè riguardano ia divinità, è impossibile all’uomo di acquistare co’suoi raziocinii un’evidenza
positiva e matematica. Ove ciò fosse,
cesserebbe in queste materie ogni libertà di pensare. Perciocché una verità dimostrata all’evidenza come due
e due fanno quattro, non può mai essere rivocata in dubbio dall’intelletto
umano, che da natura fatto per apprendere il vero, ad esso, come ogni
corpo per legge di gravità al centro, tende irresistibilmente, e per ne
cessità vi aderisce. Laonde in tutto
quanto egli è numeroso il genere
umano, non vi avverrà mai di troviir
persona di mente sana che dubiti o
neghi che due e due fan quattro. È
questa una verità matematica veduta
da tutti, e provatevi a falsarla con
mille errori, dicendo a cagion d’esempio che due e due fan cinque, o fanno sei, 0 sette, o mille, e così proseguite d’errore in errore fino all’infinito, voi non giungerete giammai a
persuadere voi stesso che due e due
non facciano quattro. Così potesse
l’umana ragione ottenere in ogni oggetto la verità matematica, ossia evidentemente provata come son tutte le
dimostrazioni matematiche, e non sarebbe mai libera di cadere in errore,
e noi la potremmo con giusto orgoglio appellare infallibile.
Ma pur troppo son poche le materie dove alla nostra inferma ragione sia dato discernere la evidenza
del vero, e noi disputando andiamo
come a tentone fra l'ombra, e ci dobbiamo aiutare e compatu'e a vicenda,
perchè la nostra comune "impotenza
ci vieta di afferrar sempre sicuramente il vero, e ci lascia una libertà
che è debolezza, la quale però non è
lecito violentare senza ingiustizia, perciocché essa per legge della propria
natura non si sommette che alla sola
evidenza, e in tutte le materie non
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evidenti può appigliarsi a quale opinione meglio le piaccia.
Fra le jnalerie più recondite dove
la matematica evidenza è iudarno sperare, son quelle di religione. La fede
che in noi cristiani supplisce alla
mancanza deU’evidenza, è ¡wr noi più
chiaro lume ancor della matematica,
ma questo lume ci viene immediatamente da Dio, e lungi dal far contrasto alla libertà religiosa, c’impone
anzi di rispettarla. li vedremo trattando la quistione secondo 1 principii
e le massime del dritto evangelico.
Ora che la trattiamo secondo il dritto
naturale ci è giuoco forza di ridurci
nei limiti dell’umana ragione, e secondo i dettati della medesima generalmente anmiessi da tutte le scuole,
risolverla in guisa, che filosofi, giureconsulti, e pubblicisti debbano la
risoluzione trovare legittima se non
la vorranno approvare. Imperocché
niuno di noi ignora darsi nel mondo
alcuni sapienti che da ogni studio di
religione rifuggono dicendo, come osservò il salmista, in cuor loro, che Iddio non è. Il nostro giornale come accenna il programma è rivolto alle anime dei credenti, e noi di conseguenza
parliamo a coloro che amano Iddio,
e professano una religione che lo
adori e gli sia accetta.
In quest’ipotesi noi sosteniamo che
la libertà di culto sia di dritto natu
r;ile, e per noi 1’ anima d’ ognuno è
libera di iiensare e di credere, che fra
le tante religioni dei mondo (niuna
delle quali, secondo quanto abbiamo
ragionato più sopra, ha uè può avere,
umanamente parlando, per sè l’ev idenza) la Divinità gradisca venir onorata più presto nei riti dell’una che in
quelli dell’ altra. Può quindi prescegliere quei culto che gli sembri il più
conveniente, ed il più accetto all’o^
terno Iddio. In tale intima persuasione
ha essa il diritto di praticare libei'amente quel culto, a patto però che praticandolo,non offenda alcuna legge dL
giustizia, ossia non impedisca uè turbi
agli altri 1’ esercizio dei loro diritti.
Non sia discaro in tanta gravità di
materia che noi dispieghiamo alquanto
diifusamente i nostri concetti. È troppo
facile, non ispiegandosi bene, il dare
in cosi importante quistione appiglio
ai fanatici ed ai sofisti di contraHiire
0 frautendere le più giuste idee, avendo
essi sempre interesse ad oscurare le
verità più lampanti. Perchè dunque
non abbian costoro ad alterare i principii inconcussi che tengon salda la
nostra tesi, facciamo caso che io professi come unica degna ed unica vera
per me la religione di Moloc descritta
nelle sacre scritture, religione di fuoco
e di sangue, dove s’immolavano abbrustolate vive le carni dei bambini.
Potrò io mai pretendere il dritto e la
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libertà di praticarla? Non occorre esser
filosofo nè teologo , ma basta essere
uomo per detestare come un delitto
così esecrabile religione che infrange
i più sacrosanti vincoli della umanità.
Se gli Ammoniti cadder sì basso
da credere di doversi dimenticare di
esser uomini per divenir religiosi verso
di un idolo abominevole , è a deplorare grandemente la misera condizione
dei mortali, aln troppo spesso vittime
della superstizione ! Ma ni uno al mondo
che barbaro e selvaggio non sia, potrà mai consentire ii Ubero esercizio
dell’empia religione di Moloc. Eccovi
pertanto una reUgione che può parer
buona e vera a qualcuno, da che tale
si parve al paese degli Ammoniti; ma
non va nè ammessa aè tollerata in nissun umano consorzio, come quella che
attenta alla vita dell’ uomo , offende
l’amore de’ padri, calpesta ogni ragion d’innocenza, ed è manifestamente
contraria al diritto di natura. Se la
superstizione ha potuto nel regno degli Ammoniti intenebrare le fantasie
e le menti per modo da offerire alla
divuiità un culto 'distruttivo d’ ogni
naturai dritto d’ umanità , ciò prova
l’abisso dove precipita gli uomini, invasi che li abbia, il fanatismo. Della
più eccellente virtù qual è la reUgione
che c’innalza a Dio, esso ne fa il flagello, il terrore, cd il carnefice della
umanità.
Quanto è qui detto della reUgione
di Moloc è del tutto applicabile al cristianesimo , come r intese l’Inquisizione. Un culto qualunque che s’armi
di catene e di sgherri e di patiboli,
sotto pretesto d’abbattere e sterminare
gli empi e gli eretici che lo disprezzano, è una seconda religione di Moloc,
sacrilega nel cospetto di Dio, inumana
a giudizio dell’uomo. Ed essendo opposta al dritto di natura, che respinge
e condanna ogni oltraggio fatto ad
altri per diversità d’opinioni, come lesiva delle libertà di pensare , e per
conseguenza della libertà religiosa,
bisogna assolutamente escluderla e
sradicare da qualsia società civile.
Perciocché in questo caso il culto
cessa di essere atto di religione diventando inumano, e va trattato e punito come il peggior dei delitti.
Eccettuato pertanto il caso di una
religione che pratichi crudeltà e delitti, tutte le religioni sono, per dritto
natui-ale, ammissibili ; e 1’ uomo deve
potersi Uberamente appigliarc a quella
che più il persuade, e mutai*la quante
volte gli piace; e sempreccliè rispetti
coloro che diversamente la pensano,
ha dritto aneli’ egU di èssere alla
sua volta rispettato da tutti. Ricapitoliamo : la libertà di pensare ci viene
dal dritto di natura, dritto però che
indica una debolezza, anziché una
perfezione dell’uomo, perchè ove po-
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tessimo in ogni cosa avere un’evidenza
matematica, non avremmo pili possibilità d’ingannarci, ed ogni cosa verrebbe egualmente da tutti, nel suo vero
aspetto, compresa come tutti comprendono che due e due fanno quattro, e
finirebbe ogni diversità d’opinioni, e,
svanita così la libertà di pensare, svanirebbe di con?eguenza anche la libertà religiosa. Finché pertanto l'inferma condizione dell’uomo ci renderà
necessaria la libertà di pensare, dovremo anche necessariamente subire la
libertà religiosa, nè la possiamo combattere senza farci rei di offesa libertà
di pensare, e per conseguenza di offeso diritto naturale.
È (luesta la ragion prima che noi
dal dritto naturale deduciamo in favore della libertà religiosa , ossia libertà di culto. Avremmo a sciogliere
alcune obiezioni di filosofi per dar
compimento alla nostra dimostrazione;
ma lo faremo dopo allegata, in uu secondo articolo, altra prova del nostro
assunto, tratta anch'essa, come è la
presente, dal dritto di natura; perciocché speriamo ci debba tornar più agevole il far risaltare l’error de’ sofismi
con cui scrittori, d’altra parte onorevoli e valenti, si sforzano di gueiTeggiare la santissima libertà di coscienza,
che importa necessariamente libertà
di culto, e si riduce, come abbiam ve.
duto fin qui, alla libertà di pensare, la
quale è per noi necessità di natura.
I COSFESSORl DI GESÙ’ CRISTO
In Itali»
NEL SECOLO XVL
01.IHP1A MORATA (()
I.
Un nome, cui gli storici più distinti
elogiano, ci attrae pel suo rilievo;
questo è il nome di Olimpia Morata,
che nel secolo xvi fiorì fra le donne
più illustri per lettere e per fede evangelica. Non a caso si vuole eh’ essa
preceda quello di altri confessori. La
donna esercita fra le famiglie una moral potenza cui la dolcezza informa,
ed ha siffatto ascendente, che nulla
più. Da lei dipende in molta parte
l'esito della educazione civile e religiosa, poiché Iddio ha voluto compensarne la inferiorità di faccia all’uomo con certe doti che la sublimano nelle domestiche mura. Or che
nelle province italiche si va rinnovando l’antica gloria di religione, la
donna può grandemente propagarla
coll’educarvi i figli, acciocché ne facciano lor vantaggio. Essa è, a così
esprimerci, una Vestale destinata ad
alimentar nelle case il fuoco di virtù,
e può dirsi un genio del bene che
spazia oltre ad ogni bmnaginativa.
Non arrechi quindi meraviglia, se noi
(1) In questa parte ci valse di guida la
eccellente vita di Olimpia Morata scritta in
francese da Giulio Donnei.
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assaissimo speriamo dall’opera di lei
in questo solenne tempo. È debito
della donna aiutare questo slancio
alla fede che salva, e formarne le delizie di chi le spelta. La religione incomincia nei domestici asili, e si compie nelle pubbliche congreghe dove
si annuncia la schietta parola dell’Antico dei giorni. Là i germi spargonsi
nei figli dei santi, qua cotesti nutronsi
con solerzia, e si veggono di continuo
crescere in bei germogli. La prima
cura n’è raccomandata ai parenti, ma
in ¡specie alla donna, che la Provvidenza scelse, fra le continue brighe
degli uomini, educatrice di ogni famiglia. La perfezione tocca ai ministri
del culto, mentre Dio è quello che a
tutto dà l’incremento.
Olimpia nacque a Fen’ara nell’anno
1526, e fu figlia a quel Fulvio Peregrino Morato, la cui fama è grande
per l’arringo letterario nelle più celebri università d’Italia, per la protezione accordatagli dal duca Ercole II,
e per le sue opere (1). Tosto ch’ella
divenne capace d’istruirsi, il padre ne
tolse immensa cura, la educò con
istraordinario zelo, conobbe che la
benedizione di Dio si palesava nei
pregi dalla medesima sviluppati, e
uiidonne oltre modo lieto. I prodotti
(Ij Tirabosciii, Storia, toiu. VII, i»ag.
1197 a 1200.
della Grecia e del Lazio formarono il
gusto di essa alle lettere, e, dietro la
special guida di Chilkno Sinapi ,
l’ammaestrarono nell’idioma d’Omero
e di Virgilio. Il precoce sviluppo dell’ingegno suo trasse a meraviglia i
più distinti uomini, fra i quali era
quel Celio Caleagnini che venne in
grido qual matematico, archeologo e
poeta.
L’adolescenza di lei passò fra questa coltura, cui testimoniavano varii
saggi che la segnalarono nella letteraria palestra. 11 suo progresso giunse
subito a tal rinomo, eh’ ella venne
chiamata nella Corte Ferrarese, albergo d’illustri uomini contro cui
l’avversa sorte balestrava i proprii
dardi, ed ospizio sacro alla libertà di
coscienza, dacché Calvino, là presentatosi col nome di Carlo di Stappeville,\i educava nell’Evangelo Renata
di Francia. Olimpia fu scelta qual
compagna di studii ad Anna, figlia
maggiore della detta duchessa, e se
ne vantaggiò per la vita intellettuale
in cui colse non ispregevoli palme.
Dove il fasto è mantice d’orgoglio,
la grazia suprema incominciò a guadagnarla. Niuno le avea per anche
ragionato di Evangelo, i cui prodigi
rallegravano varie parti dell’Europa.
Il suo spirito non si pasceva che di
profani studii; non un sentimento
che le trai tasse di fede; non la lettura
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ili quella parola che Iddio porse ai
secoli per dominarli; non un cenno
Ui scieiua biblica, ia faccia a cui
quanto ha immaginato l’iatelletto degli uomini è quasi ua fioco lume a
paraggio del sole che, per illuminare
la terra, giganteggia suH’emisfero.—
Nel ducal palagio la giovine ode la
prima fiata ragionarsi di quel Libro
su cui rompe la superbia degli uomini, perocché sentono corta l’ala da
salire sì alto. La voce di Dio, solenne
come la troaiba dell’Angelo, le favella
aH’aniina: ella, ricobna di riverenza,
apre le sante pagine, e vi cerca i dettati di quella fede ch’ebbe sul Calvario il suo primo altare. La Bibbia
già la trasporta nel mondo spirituale,
rimpetto a cui l’incanto delle umane
cose, qual beve ombra, dilegua, e la
luce divina dischiade sulla terra in cognite gioie. Oh come la mente giovine spazia in quei sublimi sensi, che
il Libro di Dio offre al diverso sviluppo del nostro essere ! Quanto Io
studio delle ispirate carte la diletta,
poiché vi trova eterne speranze che
sollevansi al disopra di questa bassa
sfera ! Lo spirilo di Dio le apre le
meraviglie di una religión d’amore,
comunque rea voluttà ne faccia un
Erinni di malevolenza agli uomini.
Cotidianamente essa cresce nel desiderio di conoscere quel vero che unisce a Dio, e comunica ad all ri le
nuove dolcezze dello spirito cui il
mondo orgoglioso non toglie; sì vengono d’alto.
Da principio tuttavia non le si palesarono affatto dottrine che nascondono i proprii segreti ai saggi, e li
rivelan soltanto ai semplici fanciulli.
Diverse ombre di dubbio l’assalsero,
mentre ella coglieva fiori nel magnifico giardin della rivelazione, e inoltravasi nei suoi viali dipinti a varii
colori, che manifestano la diva grandezza. Una lettera di essa a Lavinia
della Rovere già stretta seco in amicizia, ci discuopre che le dottrine della
grazia rimasero lungo tempo velate
ai suoi occhi pel mistero della -predestinazione , e che solo più tardi
questo formidabile domma si spogliò
per lei dei proprii terrori. A ciò concorse il sentimento dell’adozione di
Dio che non esclude la moral libertà,
e fassi agli eletti principio di nuova
vita (1).
Codesti sforzi di un’ anima che
cerca il vero furono promossi da quei
sommi uomini, che nella Corte Ferrarese ricoveravano tuttavia a scampo,
poscia che la libertà delle opinioni
andava esule dalle altre parti d’Italia,
invase di fresco dal santo Uffizio. Fra
gli altri l’animò quel Celio Secondo
(Ij Olimp. Moral. Lamnke Rùvercnsi,
p. 106
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Curione, venuto ad aggiungersi a tanto
senno per prender tregua dai lunghi
travagli sofferti in grazia deirEvangeto, comunque daH’invidia seguace
di sue orme si vedesse tosto costretto
a ramingarne. L’uoni venerando distinse le prime aspirazioni di Olimpia
alla fede, le offerse motivi di coraggio
che solo un’anima istruita dallo Spirito di Dio può presentare, e da quel
tempo le professò santa amicizia. La
idea di quest’ astro che sorgerebbe
nella Chiesa evangelica, gli valse di
conforto pel resto dei suoi giorni sacri
alla causa del Signore.
Ma i diletti di una splendida Corte,
la esca delle lodi, e le brillantissime
scene che succedevansi a’suoi sguardi,
riescivano ad essa insidiose, e la distornavano dall’apprendere nella sacra
Scrittura quei principii su’ quali la
fede dovea riedificarsi. Già quello
che prima le tornò piacevole, incominciava a perdere ogni dolcezza; le
ansietà del dubbio sorgevano in sua
angustia, e parca che il rovinoso torrente de’ piaceri volesse trasportarla
nella sua melma. Iddio la vegliava e
traevala dai riscbL Mirabili son le vie
ch’Egli segue lungi dal nostro accorgere: fa d’uopo adorarlo, ed inchinarsi dinanzi aU’etemo suo soiTiò ,
che spira a suo grado e dovunque e’
vuole.
Ecco che la sapienza di verità cui
Olimpia si volse fra le grandezze,,
nasce poi in essa tra te lacrime e tra
le ambasce. La sapienza medesima
non è parto di luoghi dove sorgano
a rigiiglio copiosi frutti, ma di campi
ingombri dai triboli: tal fiata ella disdegna i posti nei quali spn^in propizie
le aure di fortuna, e si ritraggein quelli
cui il turbine di calamità colpisce.
Tra i patimenti Olimpia dee imprimere
grandi orme nella fede di Cristo, e
purificarsi di quella terrena polvere,
onde l’aula avevaia cospersa. La sua
propria confessione lo conferma: Oh
come la prom emmi necessaria ! io
non ^rimentava alvun gusto per le
cose di Di(X, la letttira delVAntico e
^uovoTestamento non ispimvamicke
ripugnanza. Se io avessi più a lunga
dimoralo nella Corte, trattavctsi di
me e della mia salvezza (1). Le
disginzie hanno da manifestarla grande per ¡spirito nudrito di religione,
poiiihè r Eterno volle rimuoverla dalle
lusinghe del mondo con mcsH eventi,
crearne a sè un eletto vaso, e al suo
Agnello un nuovo testimonio. Noi,
che il Vangelo ammaestra sulle miserie dei figli di Dio quaggiù, seguiamola in questo istruttivo stadio.
[continua]
(t) E.tjl’itt C. S. Curioni,p. 95'
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Al Moderalo di Domodossola.
La Buona Novella conserverà grata
memoria degli elogi spontanei onde
esso l'onora nel suo Numero del 6
corrente, con quelle parole : Del
resto venendo al cowreto, non possiamo a meno di lodare la dollrina,
la moderazione, e diremmo meglio la
mansuetudine del nuovo giornalista.
Nel lempo stesso però gli chiede in
grazia di non credere mai che ella sia
un giornale religioso destinato ad attaccare la religiotie dello Staio. La
Buona Novella è un giornale il quale,
attenendosi strettamente alle dottrine
dell’Evangelo,non mira affatto a prender battaglia con nissunissimo culto
del Regno, sia Cristiano o Israelitico.
Abbia il Moderalo la compiacenza di
tener presente il programma della
Buona Novella pubblicalo nel primo
N", e si convincerà che tal fu il nostro pensiero fin dal principio di questa pubblicazione. Del rimanente noi
crediamo del tutto insussistente quella
distinzione che fa il Moderato tra
giornali cattolici e giornali protestanti.
A termini dello Statuto non vi sono
e non vi possono essere se non giornali i quali offendono la legge e giornali che la rispettano. Per reprimere
i primi esistono tribunali, in quanto
agli altri vanno lasciati tranquilli ,
qualsiasi d'altronde la credenza individuale di chi li scrive.
La Buona Novella nata legittima,
perchè sotto l’usbergo delle leggi che
vegliano alla difesa d’ogni altra pubblicazione periodica, saprà anche vivere e mantenersi nella condizione di
legittima; e ove alcuno mai presumesse di affogarle la verità nella gola,
invocherà all'uopo la protezione della
giustizia. Del resto, essa non teme
che in Piemonte risorgano i tempi
dell’oppressione, e confida che le sia
per lunga stagione permesso di rendere colle sue pubblicazioni accessibile a tutti la scienza di Colui che è
« la luce vera che illumina ogni uomo
che viene nel mondo », e lo scorge
sicuramente alla salute eterna.
L’INQUlSlZlONE A FIRENZE
Ricorderanno r nostri leltori che abbiamo loro annunziato che ì coniugi Madiai erano stali arrestati a Firenze e posti sotto processo, perche in casa loro s’
adunavano alcuni amici a leggere con
essi la Sacra Scritlura. Ora ci viene comunicata la requisitoria del (isco,chenoi
pubblicliiamo testualmente. Essa non lia
nulla a invidiare alle requisitorie del SOffuio ; e non par vero che nel paese
forse il piii civile d’Italia, dopo i benefi*
zìi goduti per anni delle »avie riforme
di Leopoldo, dopo i principii di civiltà
proclamati dalla prima grande rivoluiio»
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ne di Francia, dopo le dottrine di Beccarla, di Filangeri, di Montesquieu divenute catechismo legale d’Europa, dopo
la marcia così visibilmente presa dalle
nazioni e dal secolo verso un migliora •
mento progressivo d’ogni istituzione
umana, nou par vero, diciamo, che si
possa trovar delitto dove ombra di delitto non è.
Se i coniugi Madiai fossero entrati a
disturbar nelle chiese della religione dominante i sacri riti, le cerimonie, le confessioni, e le messe, noi saremmo i primi
a condannarli per simili »Ui violenti contro il culto de’ lor concittadini, come li
diremmo egualmente colpevoli se le stesse
violenze avessero commesse contro la
scuola o la sinagoga degli IsraeKli. Perciocché a uiuno è lecito oltraggiare il
culto d’alcuno, e secondo ■ principii che
noi professiamo conviene rispettare ia religione di tutti e di ciascuno. Ma nel caso
dei coniugi Madiai non è alcun atto di
violenza : in casa propria , con pochi
amici, sono liberi di star disputando sopra tutte le religioni del mondo, e liberi
di esprimere la loro opinione senza che
altri li debba perciò molestare. Se essi
hanno creduto di lasciare la religione
dominante per altra religione lor sembrata migliore, a cui hanno essi fatto offesa? Chi ha diritto di lagnarsene? Finche non prorompano in atti di violenza
contrarii al diritto altrui, o puniti dalle
leggi, essi rimangono nel proprio diritto,
e niuno li può di nulla rimproverare.
Se in casa loro manifestano agli amici
le nuove credenze, se Je vogliono esaminare con essi, e confrontarle a quelle che
ci sono dai Santo Evangelo proposte, of
fendoDO lorse la Religione dello Stato?
o commettono atto alcuno di violenza
che debbano punire le leggi? Cosi nel
medio evo pensava il tribunale di Sant’
Oifizio che si erigeva in giudice e puniva
delle colpe teologiche ; ma ogni moderna
legislazione civile esclude da'suoi codici
penali i falli teologici, e contempla i soli
fatti violenti. 11 fisco toscano ba creduto
di prender altra strada, e incoraggiato
iorse dall ultimo concordato con Roma
si è posto all’opera di applicare ai coniugi Al odiai il sistema del S. Offizio,
descrivendo per atti violenti una pia lettura, ed una discussione amichevole, ed
una conversazion i-eligiosa, cose tutte che
egli qualifica por empietà, e però soggette alle pene dei malfattori, che fanno
insulto al culto pubblico. Merita osservazione l’artifizio con cui nella requisitoria del fisco vengono i coniugi Madiai
trasformati di Evangelici quai sono in aggressori violenti del culto dominante.
Processo istruito contro i coniugi
Francesco e Rosa Madiai per Empietà :
Il Tribunale di prima Istanza, ecc.
M Attesoché gl’incolpati Francesco e
Rosa Madiai abbiano negli atti confessato
di essersi resi apostati alla Religione
Cattolica, e di professare una confessione
eterodossa, che essi chiamano col nome
di professione Evangelica o del puro
vangelo, la quale non riconosce l’autorità
e le tradizioni della Chiesa Cattolica, ina
subordina al privato giudizio l’interpretazione del Vangelo, c della Sacra Scrittura;
11
- ss
IT Atlesochfe sia pure negli alti accertalo che hanno cercato dillondere e propagare cogli insegnamenti ia loro credenza : risulta infatti da'deposti di Antonio Zarcagnini, di Francesco Mannelli
e della fanciulla Antonia Morasini che
nella casa dei Madia! si adunava una società di persone che la Marasini fa ascendere a! numero di venti, o trenta, ciascuna delle quali doveva affigliare alla
società altri dieci individui, e vi si leggeva ora da uno, ora da un’altro dei
nominati coniugi , o qualche volta da
altre persone la Bibbia tradotta dal Diodati,airoggetto di confrontare le parole
della Srittura colle dottrine della Religione Cattolica, e mostrare che queste
sono in opposizione agli insegnamenti
del Vangelo, siccome raccontano il Mannelli, ed il Fantoni, i quali per mostraj'e con rhaggiore evidenza m che consistessero questi confronti, portano ad
esempio le parole della Scrittura che
proibiscono la idolatria , e dicono che
i coniugi Madiai ne tenevano argomento
pur condannare la Religione Cattolica,
che ammette la venerazione delle immagini di G. C. e dei Santi ;
•< Attesoché queste congreghe fossero
una scuola di protestantismo, tanto più
pericolosa che vi assistevano dei Cattolici, e perfino dei bambini, siccome è attestato dallo Zaccagnini, e dalla moglie:
resulta inoltre dal deposto di questi due
testimoni, che vi si distribuivano iasciroli che è da ritenersi fossero scritti nel
senso del culto protestante, argomentando da quelli die sono siati assicurati
in loro rasa ed esistenti in tribunale ; .
•I Allcsorhè sia inoltre provalo che i
coniugi Madiai non solo hanno insegnato
massime contrarie alla Religione Cattolica in loro casa, a persone appositamente
congregatevi, ma hanno pure cercato di
fare proseliti al cullo protestante con
loro discorsi: narra infatti Enrico Materassi che frequentando la loro casa per
esercitarsi ad imparare la lingua francese, il Madiai gli diceva: che non vi
era altra religione vera tranne la religione flel puro Fangtlo, che non doveva
prestarsi culto alle immagini, ne aver
pili fede nell’intercessione dei Santi, e
che la supremazia dei Pontefici era un
inganno. — Depcme Luisa Beniolini che
dovette lasciare di frequentare la casa
Madiai, perchè il Madiai scherniva il
clero cattolico e diceva essere la messa
una furberia pretina'. — E Giuseppe
Cavaccioli ha narrato che il Madiai più
volte tanto insinuava che non doveva
portarsi culto alla Madonna, la quale insinuazione fu pure dal Madiai fatta a SebastianoVannini, perchè era solito tenere
acceso un lume ad una immagine di Maria Santissima ;
» Attesoché, se, di fi onte ai rammentati testimoni, il Madiai si limitò a delle
semplici insinuazioni contro la Religione
CattoHc.1, non può dirsi altrettanto rapporto a Faustina Vecchini, all’Antonietta
Margini, ed all’Antonia Zaccagnini, avendo egli quanto la di lui moglie cercato
con ogni efficacia di persuasione d’indurle ad abbandonare la fede Cattolica :
— narra infatti la Vecchini che mentre
stava in casa Madiai per farvi dei servizi, le insegnava che la religione Evangelica da loro professa la, «■«. la sola vera,
perchè conforme al Vangelo e alla Bib'
12
liia, che la confessione auricolare è una
invenzione degli uomini, che è una sciuc*
cheria l’andare alla messa, che è vano
pregare alla Vergine e ai Sanli; che nascevano conlestazioDÌ Ira lei ed i coniugi
Madiai perchè ferma nella fede Cattolica, ributtava tali proposizioni; che stanca fìnalmetite di sentire queste empie
massime, cessò di andare in loro casa.
— Depoue anche la Zaccagnini, che frequentando ancora essa la casa ¡Madiai per
prestare servizio, le insegnarono le stesse
massime, che le dettero una Bibbia tradotta, che i loro discorsi eì>bero tale influenza sul di lei animo, da indurla a credere alle loro dottrine, ma conferitone al
confessore, ritornò alla fede cattolica. —
Racconta finalmente la Maragini che stando come domestica in loro casa,ledettero
gli stessi insegnamenti, e perchè potesse
leggere la Bibbia, la facessero istruire
nella lettura, procurandole una Bibbia
e libri di preghiere eterodosse ; che la
Madiai le persuase a deporre l’abito carinelitapo che teneva indosso, e a gettar
via la corona del Rosario; che apostatando dalla Religione Cattolica si lasciò sedurre a credere non dovesse prestar
culto alle immagini, nè ai Sanli, nè alla
Vergine; non dovesse aver fede nella
supremazia dei Pontefici ; non esservi
nella Particola sacramentale la presenza
reale di G. C.\ doversi la comunione fare
sotto le due specie come commemorazione
dell’ultima Cena, e non come Sacramenio’,non essere obbligatori i precetti della
Chiesa sulfastinenza dai cibi magri, e
non esistere il purgatorio; — che la
condussero alla Chiesa Anglicana ove partecipò alla Santa Cena; — che nel Ve
nerdì Santo del presente anno, venne
dalla Madiai condotta nella^casa di Massimiliano Breych, apostata dalla Religione
Cattolica, come si rileva dagli combinati
deposti di Marsini e dello stesso Breych,
perchè essendo questo infermo, e volendo partecipare alla Sacra Cena era necessario secondo il rito di quella Chiesa,
che più persone partecipassero insieme
con lui a quella cerimonia, e tra questi
fuvvi la Marsini eia Madiai;—che riavvedutasi de’suoi errori è ritornata alla
fede cattolica ;
Attesoché per le riferite resultanze
della procedura sembra suf&cientementc
giustificato l’addebito dato ai coniugi Ma.
diai di avar diffuso massime contrarie alla
Religione Cattolica, delitto previsto e punito dall’art. 60 della legge del 3o novembre 1786, con pena che eccedendo
la competenza assegnata ai tribunali di
prima istanza Spetti alla Corte Regia il
conoscere, e decidére.....
N. B. — L’art. 60 della legge del 30
novembre 1 786, invocato dal fisco, è cosi
concepito ;
il E venendo all’applicazione delle peu ne annoverate di sopra, chiunque con
M empio fine ardisce profanare i divini
<4 misteri, disturbando le sacre funzioni
u con violenza, o altrimenti, commettesse
Il delie empietà pubbliche, e che inseX gnasse pubblicamente massime contraM rie alla nostra Santa Religione Catto11 lica; verso la quale «bbiamo sempre
u nutrito e nutriremo perpetuamente coli stante l’amor nostro ed il nostro zelo,
u vogliamo che, come sturbatore dell’or.
- dine con cui si regge, e tranquilla
Il mantlensi ia socielà, e nemico della
13
« società medesima, sia punito col mas» simo e più esemplare rigore, nè mai
X con minor pena dei pubblici lavori a
u tempo o a vita secondo le circostanze
n del caso. H
Ma dato o non concesso avessero i coniugi Madiai meritato d’incorrere nella
pena comminata da tale articolo, non si
potrebbero più ora sottoporre a tale pena , perchè abrogata dallo Statuto e più
certamente ancora dall'art. 3 dcll’Edilto
del25 aprile 1851 chequi trascriviamo ;
X Art. 5. — Cliiunqne rendasi colpevole di pubbliche manifestazioni contro il governo, o le sue leggi, o i suoi
funzionari, o la Religione dello Stajo, o
la forza armata, o una classe di cittadini,
sia con parole, o con scritti, o stampe
circolate, od affisse, o con canti, o con
emblemi, o segni, sia in altro qualsiasi
modo, laddove il fatto non cade di per
se stesso sotto il titolo di un altro delitto colpito di pena più grave, è punito
dai tribunali ordinari col carcere da 3
mesi ad un’anno, e più colla sottoposizione alla vigilanza della polizia; e va
soggetto durante il processo a custodia
preventiva. Colla disposizione di questo
articolo resta derogata quella dell’art. g5
del Regolamento di polizia del 22 ottobre 1849. "
Appena ci sarà noia la sentenza noi ne
daremo contezza ai nostri leltoii
]VOTlZIE REliICilOSE
Jklaada. — Conversioni alla fede
Evangelica. Ricaviamo dallo Spectator
die il 1" dicembre, nella Egyptian Hall
della Mansión House, ebbe luogo un solennissimo meeting autorizzato e presieduto dal Lord Mayor per venir in soccorso delle missioni evangeliche in Irlanda. Vi assisteva grandissimo numero di
convitali d'ogni ordine. Fu primo a parlare il Reverendo A. R. C. Dallas, uno de’
più attivi evangelisti di quelle missioui.
Espose come quella socielà ebbe origine
nel 1844, dallo zelo generoso del signor
Durant, e d’altri signori, che accurgendosi della crescente indifferenza d^li Irlandesi verso del clero (che agitandoli
conliiiuamente contro il governo mai
non pensava a provvedere da senno colla
istruzione e colla carità ai mali onde son
tribolati), ed osservando come si iacesse
ognidì maggiore la corruttela de’coslumi,
e moltiplicassero in ogni parte i delitti,
senza die a frenarli giovassero i rigori
della giustizia, concepirono il cristiano
disegno di ricorrere alla sovrumana forza
del Vangelo. Colla protezione del Signore
Iddio si potè nel 1848 vedere finalmente
organizzata, egli disse, questa nostra socielà. 11 felice successo eh’ ebbero tosto
i suoi primi tentativi apostolici oltrepassarono di lunga mano le speranze dei
fondatori e promotori. In Dublino ed in
tutta la parte occidentale dell’ Isola si
raccolsero abbondantissimi (rutti. Nell’cinno 1849, il vescovo della chiesa anglicana di Tuam, ebl>e la consolazione di
confermare 4OI convertiti. Nel prossimo
passato niese di settembre ricevellero la
confermazione da 743 fedeli, de’ quali
appena 31 appartenevano alla chiesa anglicana, gli altri 712 si erano convertili
dalla comunione papale.Dovevano essere
973, ma la calliva stagione impedì a molli
14
Ji venire da Inverin, Casla, Lettermore,
Castle, Hirlt ed altri iuogiii.
Nella parie orientale il movimento
religioso verso la fede evangelica era anclie maggiore , continuò il missionario,
che nella occidentale. Molte di quelle
popolazioni abbracciando le pure dottrine evangeliche hanno interamente
cambiato carattere. Paesi di 5000 abitanti si sono tulli convertiti alla chiesa
anglicana, ed oggi mandano 3700 fanciulli alle scuole, e alle ultime assise
non una persona è stata condotta dinanzi
al magistrato, quando prima ve u’erano
periodicamente 30 o 40.
Alcuni malevoli, a diminuire l’effetto
di conversioni cosi prodigiose, sparsero
la voce che noi le avevamo comprate a
prezzo d’oro, e guadagnavamo proseliti
colla corruzione. L’arcivescovo Whately
scrive di aver falle su lai proposito le
più scrupolose indagini, e non essergli
riuscito di scoprire un sol caso di corruzione. Conchiuse essere in tulio il popolo
d’Irlanda un movimento che li spinge
air unione ecclesiastica coi loro fratelli
anglicani; presentirlo gli stessi preti cal.
lolici romani, che nei loro giornali non
cessano di gridare contro gli agricoltori
ed i contadini possidenti di piccole terre
nell’ occidente d’Irlanda, che tuttodì si
ritirano in quantità dalla comunione di
Roma per entrare iu quella della chiesa
stabilita.
Il Reverendo Bickerstelli aggiunse
falli e spiegazioni, facendo osservare come i fondatori della società, nel 1848,
pensavano non doversi nulla sperare o
poco , assai prima di sei o sette anni,
che pareano lor necessari! per far gu
stare la parola evangelica alle popolazioni
così mal istruite d’Irlanda e cosi superstiziose. In quella vece qual è slato il
risultato delle apostoliche intraprese della
società? In meno di 3 anni siamo arrivali, assicurò l’oratore, da 20 a 30 mila
convertiti. Tutti questi hanno appreso ad
amare il Vangelo, e tulli con grande
profilto spirituale delle anime leggono
assiduamente la Bibbia. Giovi ricordare
(prosegui egli dicendo) che all’Ovest di
Galway, in Connemare, vi avea soltanto
500 protestanti, allorché cominciammo
le nostre missioni; ora ve ne ha ben 5
o 6,000. In un solo distretto, sopra
una estensione di 50 miglia di lunghezza
su 30 di larghezza, sono oggi quasi tutte
protestanti le popolazioni che prima erano
tutte cattoliche. 11 vescovo di Tuam ha
pubblicato un invilo al fedéli perchè
pensino ai mezzi di costruire 12 nuovi
tempi nel Galway, per uso dei nuovi
convertiti. A SeIJerna se ne sta fabbricando uno di 900 sedili. Dopo aver infine enumerali molti altri eguali successi
della predicazione evangelica promossa
dalla società, animò lo zelo e le speranze
di tutti, indicando come non è abbreviata
la mano di Dio, e la sua polente parola
di vita eterna rinnovi oggi gli stessi prodigi di santa e salutare riforma operali
nel secolo XVI.
Londra, 28 9.bre. — Un gran meeting dei membri ed amici deU’alleauza
protestante leunesi ieri in Firee-mason
Hall. Le seguenti risoluzioni vi si addoltarono all’unanimità ;
H La Chiesa romana risuscitato avendo
le più superbe pretese e le più intolleranti dottrine del papato del medio evo,
15
è debito di tutti i protestanti d’unirsi,
tanto per difendere le loro libertà civili
e religiose, che per mantenere quel vero
rivelato , dal quale la felicità temporale
ed eterna dell’uinaD genere dipende n.
Il meeting spera che la Casa di Savoia
avrà l’onore di rendere compiuta l’opera
della libertà di coscienza, la quale è la
più sicura guarentigia della libertà civile
e della prosperità nazionale. Esprime il
meeting il suo fermo convincimento che,
col mantenere l’indipendenza della corona di Savoia contro le aggressive pretese di Roma , il governo piemontese
può fare assegnamento sulle calde simpatie del popolo britaanico. (Standard).
Conversione di lord Edward Fitzhallan Howard. — Ei pare certo che
queir alto personaggio , lo stesso che
sposò, mesi sono, la famosa miss Talbot,
di cui il cardinale Wisemann avrebbe
tanto gradito fare una monaca, stia per
seguire l’esempio di suo padre, il duca
di Norfolck,«d entrare nella comunione
della Chiesa anglicana. [Bidlet. du M. C.)
Pretese conversioni smentite. 11 Tablet,
giornale dei Gesuiti inglesi , aveva annunziato la cattolizzazione di lady Rokewoode Gage, figlia di Sir H. Drummond,
e di lady Harriet Drummond. Ambedue
quelle signore hanno fatto smentire tale
notizia in parecchi giornali (id.).
VA1I1ET.4.
La Madre di [amiglia
e la Bibbia.
Una madre di famiglia cristianissima
si trovava maritala ad im uomo incredulo, il quale non si tratteneva di beffai-si della religione, anche alla presenza
dei suoi b.Tmbini. Ad onta di ciò quella
madre ebbe la gran consolazione di educare tutti i suoi figli nel timore di Dio.
Alla domanda che le si facea ; come fosse riuscita a preservarli dall’intlusso pernicioso del padre, essa rispose : lo non
ho giammai alla autorità del genitore
opposta quella della madre, ma sempre
quella di Dio. I miei figli fin dalla loro
più tenera età, hanno visto la Bibbia sul
mio tavolino. Unicamente in quel libro
santo fu attinta la loro istruzione religiosa; e quando o mi proponevano una domanda, o cadevano in qualche colpa, o
facevano una buona azione, io apriva la
Bibbia ed essa era che rispondeva alla
interrogazione, li rimproverava della
mancanza, o li incoraggiava nel far bene.
La lettura assidua della Scritlura, ecco
dunque l’unico mezzo per cui fu operato
quel prodigio che vi sorprende.
CROXACHETTA POLITICA.
PIEMONTE. Camera dei deputati. —
Seguita in questa Camera la discussione
dei bilanci pel 1852. Sono stali approvali i bilanci passivi dell’Istruzione pubblica, della marina, degli affari esteri e
delle finanze. Dalla discussione del primo
di qqei bilanci, si ricavano i seguenti
particolari. LuStato possiede693l scuola
primarie, si private che pubbliche, vale
a dire, una scuola elementare per circa
ogni 700 abitanti. Il totale della spesa
per maestri e maestre elementari nello
Stato è di L. 1,625;516. In questa spesa
concorrono i comuni per 1,274,508; largizioni private per 87,455: rendite di
legati pii per 259,085 (poco bene ammi*
16
nìslrale); sussidii dello Stalo da 50 a
70.000 liré. La media degh'stipendi dei
maestri fe di L. 32 k 85^ delle m*estre di
L. 180 12. (H gOYCrno promette «na
legge che slabilisca uoa cassa di sussidi.
e peusionij. I maestri o maestre sommano
a 5,732, dei quali 3,014 secolari il piinanente ecclesiastici. Tutti meno 70
sono dello Stato. Il numero del fanciulli
che intervengono annualmente all« scuole
elementari è di circa 200,000. Contando
tutta la popolazione dello Stato troviamo
268.000 abitanti senza pubblica scuola
elementare.
11 Sig. Ministro Cavour nella tornata
del 9 alla Camera dei deputati ha dichiarato, che non ostante qualunque
evento all’estero, il governo di S. M. il
l\e Vittorio Emanuele è deciso di contipuare intrepido e leale nella via sin qui
percoisa; imperciocché la sua politica
aon fumai di espedienti, di circostanze,
e raggiri, ma di principii.
Nou è a dii-e quanto queste dichiarazioni nell’ attuale stato delle cose di
Francia abbiano consolato gli amici tutti
delle nostre libej’tà.
— Leggiamo nel Gim-nale di Roma,
che per rimediare ai daiini cagionati
dall’intemperie della stagione ai pot’eri
abitatori della città di Lionina, il presi*
dente di quel quartiere pensò beue di
iar celebrare uu triduo alla beatissima
Vergine nella chiesa della Trasponlina 1 11
(Sembra che l’augusta protaltrice di
lloma abbia esaudito le comuni preghiere, giacché,il tempo continuò a mantenersi propiziò come era quando s’incominciò il triduo). (Corr. Mere.)
FRANCIA , (Colpo di Stato). —
1‘* dicembre: Serata straordinnt'inniente
afTollata e brillante ^ll'Elisco, chfe si prò*
tiae fino atie 2. — Nissuno che sospetti^
cosa alcuna. — 2 dicembre. Affissi sa
tutte le cantonate decretando; scioglimento dell’Assemblea Nazionale; suflraggio uhivei-salé ristabilito; convocazione
del popolo nei suoi comizii, a partire dal
14 dicembre, e stato d’assedio in tulla
la esteosione della prima divisione nrnlitare.-“ Prodarài al popolo cd all’esei’cito coi quali il Presidente invita i
cittadini ed ■ soldati (questi ultimi nello
spazio di 48 ore), a dichiarare se accet*
lano lui per 10 auni a capo rispoDsabile
del potere esecutivo. — Assemblea nazionale impedita di raunarsi, — Molli
rappresentanti di ogni partito ed i più
distinti generali arrestati. — 3, 4 ® 5
dicembre^ insurrezioui parziali su vari
punti, ovunque represse dall’arniata, —
Mille morti iucirca.--6 dicembre', la
città mililarniente occupata rinviene ppoo
a poc» dal-passato terrore. Si riaprono
i negozi e la folla si spande sui Houle,
vardi. — L’ armata ha già -dato il Sun
volo qnasi unanimemente favorevole al
Presidente. — Nei dipartimenti le città
centri di commercio pare gli siano parimente favorevoli. Altri luoghi sono tenuti
a freno da forza maggiore; altri cómela
Vendea, il Var, gra« parte delle Bocche
del Rodano sono iu piena insurrezione.
— La maggior parte dei rappresentanti
arrestati sono stati liberali.— Il Governo
ed i gioroali inglesi si mostrano favorevoli al Colpo di Stato. Il medesimo sì
deve dire dei Governi d’ Austria e di
Prussia. Il partito prete si è parimeule
tiichiarato per il Presidente
Il Diretlore gerenle G, P. MEILLE.
Torino. — ’Tip. Soc. di A. Pons e C.