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Anno 127 - n. 12
22 marzo 1991
L. 1.200
Sped. abbonamento postale
Gruppo II A/70
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a : casella postale - 10066 Torre Pedice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
GUERRA: LINEA DIRETTA - 7
INTERVISTA AL VICEMODERATORE GIANNA SCICLONE
Dopo la “tempesta” Accoglienza agli albanesi
Immutati i problemi dei territori occupati Le Nazioni Unite e la questione palestinese
Tra le varie interviste sul Medio Oriente che per sei settimane
abbiamo raccolto e pubblicato
per i nostri lettori, interpellando
direttamente persone di più paesi, c’era anche una voce dai
territori palestinesi occupati;
quella di Hanan Mikhail Asharawi, deirUniversità di Bir Zeit. Negli ultimi giorni il suo nome è
emerso all’attenzione internazionale in occasione della visita a
Gerusalemme del segretario di
Stato americano Baker: la professoressa Asharawi faceva parte
della delegazione palestinese che
ha incontrato Baker, e con il già
assai noto Faysal Husseini è stata portavoce del gruppo presso la
stampa. Il desiderio di sentirla
ancora era dunque per noi assai
forte, anche se temperato dalla
consapevolezza che avremmo trovato un’interlocutrice ufficialmente « abbottonata » e oberata dalle richieste. Così è stato: « Mi
stanno telefonando da tutte le
parti » — ci ha detto, ma ha anche voluto cortesemente risponderci —. «In due parole, la cosa
importante è, per cominciare,
l’applicazione delle risoluzioni
dell’Onu. Tra i grossi problemi
qui ci sono i detenuti e la costruzione di insediamenti [di coloni israeliani nel territorio palestinese occupato], perché stanno costruendo altri insediamenti,
espandono i loro insediamenti e
arrestano e tengono in carcere
sempre più gente ».
E la situazione materiale, economica, di cui ci aveva parlato
l’ultima volta? [vedi il numero
del 22 febbraio].
« E’ un disastro, un disastro totale », è stata l’asciutta risposta.
« L’economia ha patito danni enormi. L’agricoltura è pressoché
distrutta [per via del coprifuoco
e delle altre misure repressive],
i più non possono andare a lavorare in Israele, e così non c’è lavoro... ».
Dunque la situazione è ancora
peggiorata, da quando ci siamo
sentiti?
« Sì, è molto peggiorata ». Ultima, breve nota per gli interlocutori italiani: « Abbiamo visto la
troika dei ministri degli Esteri
della CEE, c’era anche il signor
De Michelis con loro ».
L’azione delle chiese pugliesi di fronte all’arrivo dei profughi Un progetto che prevede più fasi operative - Una guerra fra poveri?
Le risoluzioni
deirONU
Finita, cosi auspichiamo tutti,
l’operazione « tempesta nel deserto », è iniziato un ennesimo
dopoguerra mediorientale; nell’Iraq continuano scontri interni, sulle dimensioni umane e materiali della tragedia continua il
silenzio. Di nuovo c’è che l’emiro del Kuwait è tornato, dicono
piuttosto riluttante, quasi spintonato dagli alleati, a casa, e sono cominciate le grandi manovre diplomatiche.
Tra i problemi sul tappeto c’è,
come regolarmente accade da decenni, la questione della Palasti-^
na. « Un problema inaffondabile », la definiva un articolo comparso su questo giornale oltre
due anni fa ’. La Palestina di
nuovo « chiede udienza » e chiede, con l’angoscia che rìsuona
nelle parole di Hanan Asharawi,
« soluzione ». L’avrà? Nei lunghi
mesi della crisi del Golfo si è
più volte ripetuto alTinflnito che
non bisognava « collegare » i due
problemi (Palestina e Kuwait),
aggiungendo regolarmente che
poi anche a codesta questione
sarebbe stata dedicata la dovuta attenzione.
Il poi è arrivato, e per rivedere con i lettori in quali termini il problema si pone non
mi resta che riprendere quanto
molti mesi fa scrivevo nell’articolo citato.
Punto primo. Sul piano del diritto internazionale occorre partire dalla risoluzione 181, con la
quale il 29 novembre 1947 l’Assemblea generale dell’Onu si
pronunciò (33 sì, 13 no, 10 astenuti) per la spartizione: stato
arabo, stato ebraico, internazionalizzazione di Gerusalemme. Le
reazioni, come noto, furono «diametralmente opposte »: « La decisione, accolta dagli uni, sui
quali gravava il salasso immane e il ricordo indelebile del genocidio, come sanzione e avvio
concreto anche se parziale alla
realizzazione di una speranza
grande, di uno storico destino,
fu dagli altri vissuta e rifiutata
come una brutale intromissione,
smembramento imposto di una
terra e di un popolo e per non
incerti segni vista come il primo passo verso una definitiva
Sandro Sarti
(continua a pag. 3)
La grande e spontanea mobilitazione popolare in soccorso ai
profughi albanesi, che ha cercato
di colmare almeno in parte le
lacune della Protezione civile e
dell’intervento statale, ha coinvolto anche le chiese evangeliche.
Da subito le chiese, le famiglie,
i singoli hanno organizzato una
prima risposta alle necessità di
chi è privo di tutto, è stanco, possiede solo quel che ha addosso.
« Si tratta di un progetto che
prevede più fasi — esordisce
Gianna Sciclone, pastora a Bari
e vicemoderatore della Tavola
valdese — ,• la prima prevede
Vaccoglienza presso famiglie o
locali delle nostre chiese: ognuno
di noi ha praticamente portato
con sé un piccolo gruppetto (chi
tre, chi fino a sette) di profughi
Essi vengono accolti o da membri
di chiesa che abbiano stanze o
alloggi disponibili, o nei locali
stessi della chiesa; sono ’ospiti’
delle comunità, i pastori garantiscono per loro e fra tutti si cerca di venire incontro alle loro esigenze, in primo luogo quella di
essere dotati di documenti.
In seguito cerchiamo di render
loro possibile una qualche forma
di autogestione, che non comporti sempre la nostra presenza, e in
modo che si rendano più autonomi. Inoltre, poiché chiese e famiglie avranno prima o poi i loro
problemi e l’esigenza di dedicarsi alle attività abituali, abbiamo
previsto l’opportunità di accogliere i profughi presso alcuni
centri giovanili. Alcuni di essi,
come Adelfia e Rocca di Papa,
hanno già messo a disposizione
un certo numero di posti. Come
Bari. Il terreno e la casetta (sullo sfondo) dove nascerà il campeggio
destinato ai profughi albanesi.
fase ulteriore stiamo attrezzando
un terreno in campagna, donato
alla Tavola valdese, perché possa
diventare una sorta di campeggio, dotandosi preferibilmente di
roulottes. Si sta lavorando per le
necessarie pratiche legali, e al
tempo stesso per mettere in opera gli allacciamenti (acqua, luce )
e i servizi igienici. Il ’campeggio’
dovrebbe poter accogliere da 50
a 100 profughi, e tutta l’operazione si chiama ’Progetto casetta’,
in riferimento alla casetta di Bari che sta su quel terreno ».
Non mancano dunque l’impegno e la creatività neH'allestire
le possibili soluzioni ad un problema più che mai scottante per
il governo: non solo perché il
numero di profughi giunti in pochissimi giorni alle nostre coste
è stato elevato, ma anche perché
il loro arrivo sta facendo esplodere alcune contraddizioni che
caratterizzano il rapporto dell’Italia con i migranti.
« In Prefettura, la prima volta
ci è stato promesso aiuto —
prosegue Gianna Sciclone — ma
successivamente si sono allarmati: a quanto vare non sono favorevoli a questa ’diffusione’ di
Alberto Corsani
(continua a pag. 3)
CHI E ’ MAI COSTUI? >>
Gesù, il servo
« ...Chi è mai costui che comanda anche ai venti ed all’acqua e gli ubbidiscono?» (Luca 8: 25).
« Chi è mai costui? ». Chi è Gesù? E’ la domanda
di sempre. Dai giorni di Nazaret in Galilea quando
era stata espressa per la prima volta nella sinagoga dalla « maggior parte » di quelli che erano raccolti per il culto del sabato (Marco 6: 1 ss.), fino
a oggi, dopo secoli di cristianesimo, di cultura, anche di lotte per il suo nome. In fondo la gente di
Nazaret non aveva posto la domanda in modo
sprezzante, si era chiesta seriamente da dove veniva a Gesù tanta sapienza, come mai poteva parlare di Dio, Tirraggiungibile, con tanta conoscenza.
Si chiedeva che cosa sapesse di Dio un uomo, un
figlio, un fratello, un falegname. Gesù non risponde.
— Qìj è? — si chiedono tanti nostri contemporanei, uomini di studio, filosofi, letterati, se lo chiedono atei e incredidi, giovani che evadono dalle
chiese e anche gente che le frequenta. Altri cercano di rispondere e c’è, proprio in questi anni, una
fioritura di libri su Gesù, non solo libri di teologia,
anche romanzi e perfino film che, maldestramente
o con acutezza, cercano di presentare la sua persona. Gesù interessa e molte correnti lo tirano dalla
loro parte quando vogliono valorizzare una posizione sociale o politica o ideologica. Oggi le donne
lo guardano con particolare simpatia, contente di
avere scoperto che le ha prese in considerazione.
Chi è quest’uomo che si occupa di tutti e ama
tutti: i bàmbini come gli uomini e le donne, i paralitici come i forti pescatori, i ricchi e i poveri, i
farisei e gli zeloti, i buoni e i cattivi? Chi è?
Sì, Gesù interessa. Ma continua a essere un punto interrogativo. Tutti avvertono che in lui c’è qualche cosa di straordinario altrimenti non lo seguirebbero e nemmeno lo respingerebbero. Alla domanda che subito si era presentata ai fedeli della
sinagoga di Nazaret più tardi hanno risposto i discepoli, Pietro, la chiesa primitiva che aveva vissuto
l’esperienza di Pasqua: — Sei il Signore, il Cristo —.
Ma dopo la dichiarazione di Pietro era seguita la
fuga, sgomenta, davanti alla croce, perché il Signore era passato in mezzo a loro con la veste di
un servo. Non di un signore, di un servo.
Co.sì l’interrogativo continua a restare aperto e
certo non sono i venti secoli di un cristianesimo
che a volte ha cercato di essere ubbidiente, ma
che più spesso è stato vergognosamente infedele,
ad aiutare a rispondere. Continua a restare aperto
sullo scandalo della crocifissione, davanti al disprezzo, al rifiuto, all’indifferenza e all’incredulità. Ma
resta aperto anche alta meraviglia, all’allegrezza,
allo stupore. Gli studiosi potranno solo continuare
a indagare sul Gesù della storia e a dare il loro
contributo di ricerca; i credenti potranno solo
amarlo e testimoniargli una fede che non è ancora visione. E forse è bene che sia così perché
ognuno, credente o incredulo, sappia di avere la
responsabilità della propria risposta.
Berta Subilia
FCEI
SOTTOSCRIZIONE
PER I PROFUGHI
ALBANESI
Le vicende dei profughi albanesi sbarcati in Puglia hanno fatto
scattare fin dal primo giorno la solidarietà delle comunità evangeliche
locali, attonite per i gravi ritardi
degli interventi statali e sconvolte
dalla condizione subumana di questa gente ammassata sui moli o
vagante per le strade e le campagne.
Anche in altre regioni, diverse
comunità hanno comunicato spontaneamente alla FCEI di essere
pronte ad offrire contributi in denaro 0 in natura (ospitalità, indumenti, ecc.). Collegando queste disponibilità con le proprie iniziative di raccordo con le comunità locali, di sopralluogo, di inventario
delle prime necessità e di contatti,
che già hanno dato qualche frutto,
con ambienti ecumenici internazionali, la FCEI lancia una sottoscrizione e invita a segnalare le offerte di natura diversa (volontari,
possibilità di ospitare singoli o piccoli nuclei in strutture comunitarie, materiale, ecc,) al: Servizio rifugiati e migranti delia FCEI, via
Firenze 38, 00184 Roma, tei. 06/
483788.
Il conto corrente postale della
FCEI è: 38016002, intestato a. Federazione delle Chiese evangeliche
in Italia.
Con preghiera di specificare nella causale « Pro rifugiati albanesi ».
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commenti e dibattiti
22 marzo 1991
ESPERIENZE
Le chiese con
la gente che lotta
Pozzuoli: la lotta della gente per i
diritti di base: dove sono i partiti?
Il 9 marzo a Pozzuoli la
gente è scesa in piazza per
rivendicare l’apertura dell’ospedale: da dieci anni infatti i circa duecentomila
utenti della zona Flegrea
ne sono privi perché, chiuso il vecchio, il nuovo non
è stato mai messo in grado
di funzionare.
C’è molta rabbia; momenti di tensione quando il
sindaco, che ha gravi responsabilità nella faccenda,
si presenta sul palco con
provocatoria arroganza. E’
ancora vivo il ricordo di
due ragazze morte l’autunno scorso per il ritardo nei
soccorsi. Altri momenti di
tensione ma anche di grande umanità e di partecipazione si vivono davanti al
commissariato di polizia
dove si è andati a sollecitare l’incontro col prefetto
e l’assessore regionale alla
Sanità.
Ma chi c’è tra i promotori della manifestazione e
del movimento che si sta
attrezzando per una vertenza dai tempi non certo brevi? Comitati di quartiere,
associazioni di volontariato, i Verdi, gli studenti, una
parrocchia cattolica e la
Chiesa battista. Ne parliamo con il pastore Umberto
Delle Donne, organizzatore
e dirigente di tante lotte
nella zona Flegrea.
— Nel Comitato promotore ed in piazza c’è il prete, il pastore evangelico, gli
studenti, la gente del popolo, le donne giustamente esasperate. Come spieghi
l’assenza dei partiti storici
della sinistra e del sindacato?
— Perché la grande responsabilità dei ritardi e
delle anomalie della zona
Flegrea deriva appunto dalla cattiva gestione del potere che le forze politiche —
tutte le forze politiche —
hanno esercitato.
— Con la sinistra latitante, secondo te, tocca alle
chiese organizzare gli ultimi, gli sfruttati, quelli che
rischiano la morte perché
chi detiene il potere gli ruba anche l’ospedale?
— La sinistra, ovvero i
due partiti tradizionali il
PCI (attualmente PDS) e il
PSI sono assenti politicamente e responsabili della
cattiva gestione amministrativa a Pozzuoli. Basta
ricordare che queste forze
politiche, un tempo espressione della realtà puteolana,
dal bradisismo del 1983
hanno obbedito alle stesse
logiche clientelari della Democrazia cristiana e dei
partiti centristi.
— Nella manifestazione
non si rivendicava soltanto
l’ospedale, ma una forte necessità di giustizia che cerca canali per esprimersi.
Oggi, mentre in tanti acclamano la fine delle ideologie, è possibile riscoprire
la chiesa dei poveri, e che
significa predicare l’Evangelo?
— Indubbiamente il bradisismo ha sconvolto la
realtà puteolana sia sul piano economico che culturale
e politico. Sono sorti problemi nuovi come migliaia
di senzatetto, crescita spaventosa della disoccupazio
ne soprattutto giovanile, un
impoverimento di tutto il
tessuto sociale.
Gli amministratori locali
non solo non hanno risposto alle attese della gente,
ma con le beghe clientelari
hanno aggravato le situazioni di ingiustizia.
In questa realtà le chiese
hanno recepito i bisogni
reali della gente ed insieme alle forze sane ancora
presenti hanno costruito
movimenti di lotta su problemi concreti come quelli
dell'ospedale, delle strutture sanitarie in generale,
della scuola e dei servizi sociali.
Il Comitato popolare di
Monteruscello, che si riunisce nella chiesa battista,
non a caso è costituito prevalentemente dai membri
della nostra comunità. La
nostra tradizione è stata
predicare l'Evangelo in
mezzo al popolo facendosi
carico dei problemi delle
persone, così abbiamo acquistato stima e rispetto.
— C’è un dramma di Bertold Brecht « Santa Giovanna dei Macelli » ambientato
in America durante la crisi del ’29. La protagonista
è una borghese impegnata
nell’Esercito della Salvezza
che dedica tutte le sue
energie ai poveri. Ebbene
Brecht è molto duro contro
chi in fin dei conti fa l’elemosina ma non va alle ra^
dici della povertà. Pensi
che questo lavoro teatrale
andrebbe proposto all’attenzione delle nostre chiese?
— Penso di sì, dal momento che spesso trasformiamo la solidarietà in beneficenza; e questo costituisce un’offesa per chi si trova in condizioni di miseria
e di emarginazione. Sul piano culturale ciò è dannoso
perché alimenta la piaga
deU'assistenzialismo che lascia intatte ,le situazioni più
anomale.
La chiesa ha il compito
di annunciare la liberazione totale dell’uomo e quindi la liberazione dal bisogno e affermare il diritto e
la dignità della persona. La
beneficenza spicciola, che
acquieta le coscienze dei
benpensanti, contrasta col
principio dell’amore evangelico.
— Hai fatto il pastore in
comunità popolari qui a
Pozzuoli, in Puglia, in Basilicata. Avresti difficoltà a
predicare in una chiesa dove se manca l’ospedale non
è un problema rivolgersi alla clinica privata?
— Ho fatto il pastore per
molti anni a Pozzuoli, ho
lavorato per circa 18 anni
alVItalsider di Bagnoli riscoprendo il valore di una
fede impegnata al servizio
della gente. Io credo in una
chiesa profetica pronta ad
accogliere le ansie di liberazione e di speranza dei
minimi e degli ultimi.
Certamente per me sarebbe difficile lavorare dove questi problemi non esistono. Penso che ovunque è
possibile incontrare fratelli e sorelle che soffrono e
che hanno bisogno di solidarietà.
Mimmo Guaragna
RIFLESSIONI QUACCHERE
Non uccidere
Bisogna opporsi in modo corale a tutte le forme di distruzione nel mondo
Una vittima della guerra: ricordiamo la sottoscrizione
aperta per i profughi del Golfo.
CERIMONIE CRISTIANE
Le confermazioni
Chi, la domenica delle Palme, frequenterà il culto in una delle chiese valdesi delle valli, assisterà
ad una cerimonia particolare: la confermazione.
Cos’è la confermazione? Per i valdesi e per i
riformati in genere la parola ha un significato preciso: è l’atto col quale una persona rinnova — conferma — gii impegni del battesimo e fa una professione solenne della propria fede. Per i cattolici
la confermazione (più comunemente detta cresima)
è un sacramento che impartisce ai battezzati lo Spirito Santo e li conferma nella fede.
Nel protestantesimo la confermazione è legata
alla prima ammissione alla Santa Cena, cosa che avviene, normalmente, la domenica di Pasqua o la domenica di Pentecoste.
Nelle chiese valdesi ia confermazione avviene
normalmente attorno ai 16/17 anni ed i giovani, terminato io studio catechetico, dicono che « fanno ia
confermazione ».
Storicamente la confermazione non è sempre esistita nelie chiese protestanti. La stessa Riforma aveva soppresso ogni forma di confermazione pensando che questa cerimonia potesse indebolire ia concezione deU’unicità del battesimo. Solo Martino Bucero, il riformatore di Strasburgo di cui ricorre quest’anno il quinto centenario della nascita, aveva tentato di istituirla pensando così di combattere ie tendenze anabattiste che concepivano solo il battesimo
degli adulti. Per Bucero la confermazione protestante non è un ribattesimo, ma la conferma cosciente
deil’alleanza del battesimo ricevuto nell’infanzia.
La Riforma lega la prima partecipazione alla
Santa Cena ad un esame, da parte del Consiglio di
chiesa (o Concistoro), che mira ad assicurare che
chi vi partecipa^ abbia una conoscenza della verità
della fede sufficiente ad evitare che si partecipi ad
un rito senza conoscerne il significato profondo.
Successivamente, a partire dal 1700, la confermazione è stata introdotta in quasi tutte ie chiese
protestanti per sottolineare la necessità, da una parte, del controllo delle conoscenze in materia di fede e, dall’altra, della conversione personale a Gesù
Cristo.
In questo modo confermazione e partecipazione
alla Santa Cena sono atti strettamente legati che
costituiscono una cerimonia unitaria che conclude
il perìodo di istruzione catechetica e segna l’ingresso nella comunità.
Socioiogicamente questa cerimonia ritualizza
l’uscita dall’adolescenza ed incontra le aspirazioni
delle famiglie protestanti che fanno della confermazione l’occasione di una lesta e di doni.
A questa necessità sociologica si sono adeguate
molte chiese che nel giorno della cerimonia offrono
un dono, generalmente una Bibbia con la dedica di
un versetto, scelto dal pastore o dal catecumeno
stesso, come indicazione di un impegno personale
di fede.
Oggi, in molte chiese, la confermazione è accompagnata anche da una festa comunitaria.
In alcune chiese si distingue la confermazione
dall’ammissione alia Cena; le chiese battiste non
hanno^ invece la confermazione e prevedono solo il
battesimo degli adulti, successivo alla conversione
personale dell’adulto cosciente.
Le caratteristiche della nostra società, che si dimostra sempre più secolarizzata, hanno portato molti
protestanti a rimettere in questione il battesimo
del fanciulli e a valutare positivamente il battesimo
degli adulti. Così nel corso della confermazione vi
sono molti credenti che riceveranno il battesimo.
Giorgio Gardiol
Dalla pena di morte alla guerra, dall’omicidio individuale al genocidio, dal
carcere duro ai lavori forzati e alla tortura, dalla
morte sul lavoro all’inquinamento più vasto e più
tossico, a titolo personale
o per interposta persona,
l’uomo si è reso responsabile della morte di milioni di creature e si dispone a rendere invivibile
il pianeta Terra.
Se non ci opporremo, in
modo corale e tempestivo,
con le parole e l’azione,
in pubblico e in privato,
a ciascuna e a tutte le forme di violenza inventate
dall’uomo contro l’uomo e
la natura, saremo colpevoli insieme ai distruttori di
lesa umanità.
E in terra non ci saranno tribunali viventi per
giudicarci. Altrove sì.
Ma se vogliamo fare sul
serio qualcosa per arrestare la corsa omicida-suicida
delle forze distruttrici,
dobbiamo cercare prima di
tutto in noi stessi dei valori individ.uali e imiversali su cui fondare un’attività costruttiva alternativa,
quali la solidarietà amicale, la cooperazione, la giustizia e la nonviolenza.
Se accadrà che tali valori li scopriamo in noi e
negli altri, magari sotto vari strati di accettazione,
consenso e rinuncia creati ad arte dal potere di
turno, e constateremo che
il loro seme è ancora vivo, dovremo dar loro immediatamente luce e respiro e farli crescere, e coinvolgere tutti, partendo dal
nostro piccolo, dalla casa,
dal villaggio, dalla scuola.
Se accerteremo che i valori etici non passano per
la guerra e per i patti che
la giustificano, ma per il
rispetto della vita, e che
« il bene consiste nel conservare, assistere, migliorare la vita, mentre distruggere, nuocere ed ostacolare la vita è male » (Albert Schweitzer, Etica), le
tenue radici della nostra
avversione alla violenza, in
pace e in guerra, si rafforzeranno, e non ci sentiremo più impotenti.
Operare per la giustizia,
la pace e la fratellanza diventerà cosa naturale, e la
nostra presenza nelle attività costruttive ed ireniche sarà un continuum,
l’esempio pur modesto che
potremo dare sarà un punto di riferimento e di aggregazione positivo.
Chi riconosce già sin da
ora che Dio è il padre dell’intera umanità, il creatore del cosmo, la presenza eterna nell’uomo e fuori di lui; chi nell’altro scorge un figlio di Dio, un fratello in tutto simile a sé;
chi crede che in Dio chiunque possa vivere ed essere salvato non può muover guerra, uccidere, osteggiare, né comimque odiare l’altro.
Il nonviolento, credente
o agnostico, deve poter applicare il monito biblico
« ama il tuo prossimo »
(Levitico 19: 18; Matteo
19: 19, ecc.), e se possibile andare oltre: non avere nemici (Gandhi).
E’ la sfida alla nostra
coscienza che ci viene dalla tragica attualità del
mondo, a cui dobbiamo rispondere impegnandoci a
provare la forza dell’amore.
Davide Melodia
La Casa valdese
di Guardia Piemontese
1) CERCA:
EVANGELICI DISPONIBILI PER L’ASSISTENZA AI
VISITATORI. Ad essi si chiede un servizio giornaliero con orario 16-21. Si tratta di illustrare,
con l’aiuto di audiovisivi, la storia valdese e la
teologia protestante ai visitatori che lo chiedono.
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4) III piano: posti letto n. 4.
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Bassa stagione: (maggio, giugno, settembre):
— appartamenti n. 1 e 4: L. 15.000 giornaliere;
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— appartamenti n. 2 e 3: L. 25.000 giornaliere.
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versamento di una caparra pari al 25% della
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3
r
22 marzo 1991
attualità
LE CHIESE E I PROFUGHI
«Fui straniero
e mi accoglieste»
Gente abbandonata, bambini sperduti, disorganizzazione: è questo il
volto dell’Occidente evoluto ? - Coinvolte le nostre comunità del Sud
MOTTOLA, pomeriggio del 14
marzo — Scenari come quelli a
cui abbiamo assistito tutti, tramite video o dal vivo, quei « cumuli di umanità » stipati e assopiti a migliaia sulle banchine del
porto di Brindisi sotto l’unico riparo dalla pioggia battente di
strisce interminabili di cellofan,
hanno colpito e indignato le coscienze di tanti fra noi.
Proprio all’indomani di una
guerra sciagurata, che l’opinione
pubblica italiana ha stentato a
riconoscere come « legittima » e
« necessaria » al ristabilimento
dell’ordine internazionale ma che
le classi dirigenti hanno sfruttato da subito, oltre che per una
richiesta di massiccio ammodernamento delle nostre forze armate anche per rispolverare e
lustrare concetti avvertiti ormai
come estranei, come quello di
« amor patrio », proprio mentre
si celebrava oltreoceano la grande vittoria del civile e democratico Occidente sulla barbarie dei
regimi come quello iracheno,
l’emergenza dei profughi albanesi ci riportava alla realtà delle
contraddizioni scandalose di casa nostra e delle vergognose responsabilità di chi ci governa.
I fatti, come si sono svoxa in
questi giorni sotto i nostri occhi e l’inchiesta aperta dal sostituto procuratore della Repubblica di Brindisi su ipotesi di
reato come quella di omissione
di soccorso da parte delle autorità competenti, ci confermano nel
sospetto che dietro l’atroce sofferenza ancora attuale delle migliaia di profughi fuggiti alla fame nel miraggio della terra e di
un popolo accoglienti ci sia, oltre che la carenza oggettiva dei
nostri meccanismi di soccorso,
un disegno più perverso di scoraggiare, tramite la sofferenza
inflitta, sia altri tentativi di fuga sia eventuali speranze di chi
ha già traversato l’Adriatico.
Anche ora che l’emergenza a
Brindisi appare attenuata col
primo sfollamento (anche, a volte, a colpi di manganello) delle
scuole, tale disegno appare confermato. I profughi sono deportati in massa e ammucchiati a
tempo indeterminato in tende
dell’esercito presso campi allestiti con criteri di spazi e vivibilità indecenti e con sistemi e
orari da coprifuoco. Quello che
pare si voglia fugare è la speranza di libertà e quello che si
vuole ottenere, e che si sta puntualmente verificando, è il controesodo volontario dei profughi
delusi e confusi nel loro paese.
Ecco perché il modesto ma risoluto e tempestivo intervento
delle nostre chiese in favore dei
profughi è stato aspramente criticato in un incontro dello scorso 12 marzo alla Prefettura di
Bari tra un alto funzionario della Protezione civile e rappresentanti del mondo evangelico
regionale e nazionale. L’accusa
è stata quella di operare una dispersione dei profughi nella regione e in Italia. E ciò renderebbe più complesso il controllo dei loro movimenti e quindi
più diffìcile un loro eventuale
rimpatrio o spostamento forzato in altri paesi. Queste critiche
ci hanno confermato fortemente nella nostra strategia com
LA RIVISTA DELLA FACOLTA’
Protestantesimo
E’ in distribuzione il n. 1/1991
della rivista.
Dal sommario:
— Paolo Ricca: Valdo Vinay 19061990: la vita - le opere - la fede.
— E. Genre: « Dove c’è il tuo tesoro, lì c’è anche il tuo cuore ». (Sermone d'apertura dell’anno accademico della Facoltà di teologia).
— E. Tomassone: Le origini cristiane in prospettiva femminista; R. Ciappa: Una valutazione critica di « In memoria di
lei ».
— G. Gönnet: La Riforma e il li
hro: il libro di J.F. Gilmont
sull’Europa e la stampa tra il
1517 e il 1570.
— Il « Taccuino romano », rubrica curata da P. Ricca, presenta una trattazione a due voci
del dogma dell’ Immacolata
Concezione (V. Caporale S.I. e
P. Ricca).
— Seguono tredici recensioni.
Abbonamento annuo: interno L.
30.000; estero L. 35.000 da versare
sul c.c.p. 27822006 intestato « Protestantesimo - rivista trimestrale », via P. Cossa, 42, Roma.
ctaudiana editrice
NOVITÀ’
Nella collana « Studi storici » è uscito il n. 13:
GRADO G. MERLO
Valdesi e valdismi medievali - Il
Idendità valdesi
nella storia e nella storiografia
studi e discussioni
pp. 184, L. 27.000
Saggi e articoli in parte inediti sul più importante movimento ereticale in Italia: il valdismo, « l’unico fenorneno ereticale del medioevo che sia continuato fino ai giorni nostri »
(R. Manselli).
FONDATA NEL 1855
Via P. Tommaso, 1 - 10125 Torino - Tel. 689804
C.C.I.A n. 274.482 - C.C.P. 20780102 - cod. fise. 00501400012
plessiva, che si è basata sull’idea di diaconia leggera e partecipata, mirata all’accoglienza e
all’integrazione dei profughi nel
nostro tessuto sociale. In pratica si sta attuando, tramite un
coordinamento messo in piedi
dalla Federazione regionale e in
contatto con la FCEI, un’azione
di accoglienza di interi nuclei
familiari da parte delle nostre
comunità che mettono a disposizione, a seconda delle loro possibilità, locali sussidiari delle
chiese, foresterie e in qualche
caso appartamenti liberi per alloggiare i profughi in questa prima fase. Attualmente sono stati
già sistemati presso le comunità circa 60 profughi e altri sono
stati accolti in Sicilia (ad Adelfìa) e a Vasto. Si attende la definitiva disponibilità di altri centri e chiese che si sono messi
in contatto con noi.
Le comunità coinvolte hanno
reagito molto bene all’arrivo delle giovani famiglie albanesi, e
danno questa prima risposta di
solidarietà per soddisfare i loro
bisogni primari; in molti casi
si stanno già prodigando per
trovar loro lavoro, anche se l’incertezza del loro status giuridico e la mancanza, nel maggior
numero dei casi, di documenti
rende la loro situazione attuale
alquanto precaria. La, partecipazione è anche fortemente emotiva, quando, come nel caso della famiglia ospitata a Mottola,
si partecipa in molti modi alla
ricerca di una persona cara dispersa. Solo di ieri sera è la
notizia del ritrovamento del piccolo Juljan, di 12 anni, perduto
di vista nel caos dello sbarco a
Brindisi e trovato dopo affannosi appelli in un ostello a Bari.
Quando stasera arriverà sarà festa per tutti.
Questa ci sembra la parte più
importante della nostra risposta all’emergenza, primo perché
coinvolge le comunità come protagoniste di diaconia, poi perché crea intorno a queste famiglie un clima di amicizia e cordialità che le aiuta a superare
lo choc del loro arrivo e le mette positivamente in contatto con
la gente, quella gente comune
che, lasciata praticamente sola
dalle istituzioni nel caos, ha retto come ha potuto, volontariamente e generosamente, l’impatto con il grande esodo.
La seconda parte del nostro
intervento consiste nell’allestimento di un campo di accoglienza a Bari, in una proprietà recentemente donata alla Chiesa
valdese. Non sarà un campo di
vaste proporzioni perché non si
vuole creare una comunità-ghettO’ e pensato piuttosto come
struttura d’appoggio alle chiese
e yerra allestito con tende e roulottes che stiamo già cercando
di reperire.
Infine va anche detto, senza
falsa modestia e con un po’ di
ironia, come la nostra attività
di questi giorni sia stata e sia
di stirnolo anche per tanti altri
al di fuori delle nostre chiese,
istituzioni locali comprese. Spesso la nostra accoglienza è venuta prima che altrove si cominciasse persino ad ipotizzarne le
prime forme... e il «fatto» della. presenza di albanesi presso
di noi ha sfidato altri ad una
solidarietà che andasse al di là
delle chiacchiere.
E’ di mezz’ora fa la telefonata di un carabiniere che, alla vi
o n/r profughi giunti
a Mottola chissà come, domandava a noi « disposizioni »! Noi
gliele abbiamo date e tra una telefonata e l’altra abbiamo anche
il tempo di qualche sorriso.
Anna Maffei
Dopo la “tempesta
99
(segue da pag. 1)
espropriazione ed estromissione ».
« Quello che agli ebrei », così
concludevo, « appariva come
l’avverarsi di un sogno, agli occhi palestinesi assumeva le tinte dell’inizio di un incubo. Ed
esso, come sappiamo, è venuto,
è rimasto e si è incancrenito,
con diverse ma sempre pesanti
ricadute in entrambi i campi ».
Punto secondo. L’Intifada rappresentava, e rappresenta, un
fatto nuovo positivo per « uscire dalTincubo ». La sollevazione
popolare segnalava al mondo intero il rifiuto generalizzato dell’occupazione per mano di truppe straniere, dei suoi metodi,
delle sue « ricadute » e finalità,
prime fra tutte l’espropriazione
a tappeto di terre e risorse e
l’insediamento massiccio di coloni. Chiedeva autodeterminazione,
indipendenza, premessa non eliminabile di reciproco riconoscimento, di convivenza in pace con
Israele.
Il Consiglio nazionale palestinese (novembre 1988) dava forma ufficiale a queste richieste,
con la dichiarazione d’indipendenza e la parallela accettazione di controverse risoluzioni delTOnu sulla spartizione, il ritiro delle truppe israeliane, pace con confini internazionalmente riconosciuti e sicuri per tutti, Israele incluso, problema dei profughi (risoluzioni
181, 194, 242, 338).
A questa scelta « realistica, amara, contrastata » l’Assemblea
generale delTOnu rispondeva con
la risoluzione del 15 dicembre
1988 (138 sì, tra cui tutti i paesi europei, Italia inclusa, due no,
Israele e Stati Uniti, due astenuti), postulando come « principi » per la soluzione una conferenza internazionale di pace con
la partecipazione paritaria delTOlp, il ritiro delle truppe israeliane da tutti i territori occupati e la fine degli insediamenti, i diritti all’autodeterminazione dei palestinesi, confini sicuri
e riconosciuti per tutti. Il tutto
sulla base delle numerosissime
risoluzioni delTOnu stessa sulla
« questione della Palestina » (il
termine ufficiale è questo, non
quello più vago e ambiguo di
« questione palestinese »).
Il punto è uno solo; accetteranno Israele e Stati Uniti questi postulati del diritto internazionale, ripetutamente votati dalTOnu, o resteranno legati il primo a un « annessionismo divoratore », al rifiuto dell’altrui
realtà, e i secondi a un’inacce-ttabile e irrealistica « pace imperiale »?
Più ancora: le risoluzioni delTOnu valgono per tutti o vanno
in un caso (Kuwait, Iraq) fatte
rispettare fino all’ultima virgola
e in un altro (Palestina, Israele) citate tanto per dire, a beneficio della platea, solo perché,
come si suol dire, « fa fino e non
impegna »?
Sandro Sarti
' « Palestina. La fine di un incubo »,
23 dicembre 1988, p. 1.
Accoglienza
(segue da pag. 1)
albanesi sul territorio; piuttosto
vorrebbero concentrarli in grandissimi campi (fino a 3.000 persone) per controllarli meglio; dopo
di che la loro sorte sarà legata
ai trattati internazionali (si tratterà di stabilire se e in quanti
sono rifugiati politici a tutti gli
effetti, se potranno indirizzarsi anche verso altri paesi, se in parte
dovranno tornare in Albania).
Sembra che si stia ostacolando
un po’ dappertutto il volontariato, che invece è stato molto disponibile; ho notizia che in ogni
realtà cittadina, da Molfetta a
Corato, gli albanesi sono accolti
bene, la gente dialoga con loro:
si cerca di fare il possibile per
favorire una loro integrazione.
Questo tipo di intervento, per piccoli gruppi, pensiamo possa permettere loro una sopravvivenza
più a lungo termine.
Le comunità si sono rese disponibili anche da altre regioni: a
Pachino si stanno organizzando,
altri sono andati a Vasto e San
Salvo ».
Si può dire, allora, che c vero
ciò che si è letto, che la gente
comune si è mostrata disponibile
verso questi profughi?
« Certamente, anche se non ci
si nasconde la difficoltà di come
poter inserire nel mondo del
lavoro gli albanesi, se pensiamo
alla situazione occupazionale del
Mezzogiorno (Brindisi ha circa
20.000 disoccupati su 90.000 abitanti!, ndr.) La popolazione ha
fatto miracoli, diversamente dalle autorità; al loro arrivo sembra
ci fosse una grande dispersione,
alcuni nuclei familiari si sono ritrovati divisi, e alcuni albanesi, a
quanto pare, sono stati presi a
manganellate ».
Certo, ora cominciano i problemi forse più gravi: non c’è ancora chiarezza sullo « status » di
cui possono godere queste persone, se saranno o meno riconosciuti come rifugiati politici... •
Per ora hanno un tesserino provvisorio per la permanenza sul territorio italiano, ma sarà possibile
trovare un lavoro? E se esso non
viene trovato, sarà inevitabile il
rimpatrio?
Le reazioni del mondo politico
sono state confuse.
In Un primo momento si è detto che gli albanesi non erano
rifugiati politici (poi l'artefice
della legge 39/90, il vicepresidente del Consiglio Martelli, ha illustrato una possibile soluzione,
che prevederebbe che l’Italia
consideri l’Albania come « nazione favorita» negli interventi di
aiuto intemazionale).
Molto ha contato la spinta
spontanea deU’opinione publrlica,
ma a fianco di questa disponibilità hanno trovato nuove opportunità di stmmentalizzazione politica altri personaggi; si a questi
profughi, vittime deU’ultimo stalinismo (il che è peraltro verissimo); tutti gli altri (nordafricani, asiatici, neri...) si arrangino,
perché sono solo rifugiati... econorhici.
Già, e i somali che scappavano
dalla dittatura di Barre?
Insomma, c’è il rischio concreto che ancora una volta si eluda
di considerare la necessità di una
politica organica e preveggente
sulle immigrazioni. Non si può
affrontare un problema così vasto con le sole logiche delTemergenza.
Inoltre sta per esplodere clamorosamente tutto il problema
jugoslavo. Speriamo che ci si
pensi, che i molti volontari, tra
cui le nostre chiese, non restino
soli.
Alberto Corsani
PROTESTANTESIMO
IN TV
DOMENICA 24 MARZO
ore 23.30 circa - RAIDUE
Replica;
LUNEDI’ 1” APRILE
ore 9.30 circa - RAIDUE
«MANCAVAMO 2 GIORNI
ALLA PASQUA... »
Una lettura dal Vangelo di
Marco.
4
4 vita delle chiese
22 marzo 1991
RICORDO
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Donato Castelluccio Verso la confermazione
Una vita fatta di testimonianza dell’Evangelo e di impegno nelle lotte sociali e civili
« Io penso che le sofferenze del
tempo presente non siano assolutamente paragonabili alla gloria che Dio ci manifesterà » (Romani 8: 18); pronunciando queste parole si è spento, sabato
mattina 23 febbraio 1991, il pastore della Chiesa battista di Bisaccia Donato Castelluccio. Molte sofferenze avevano accompagnato la vita terrena del pastore
battista della verde Irpinia. Egli
spesso ricordava le persecuzioni
e la « fame » sopportate durante
il ventennio della dittatura fascista.
Donato Castelluccio, nato a Bisaccia (Avellino) l’il febbraio
1909, da giovane aveva militato
nel movimento comunista e nel
1930 si era convertito all’Evangelo ed era divenuto membro
della Chiesa battista di Bisaccia.
Per molti anni aveva svolto attività evangelistica nel suo paese
e neirirpinia. Nel 1946 l’Opera
battista d’Italia inviò Donato Castelluccio, come pastore evangelista, a Isola del Ciri e in seguito
a Bisaccia ove ha svolto un lungo
e proficuo ministero pastorale.
Contemporaneamente all’attività
ecclesiastica egli è stato impegnato nella realtà politica cittadina, perché, per lui, il credente
deve diffondere il messaggio della salvezza anche attraverso la
lotta per il conseguimento dei diritti civili e sociali.
Domenica 24 febbraio, nel tempio di Bisaccia, è stato dato a
Donato Castelluccio l’ultimo saluto da parte della comunità battista locale da una rappresentanza della chiesa di via Foria 93 a
Napoli e da molti cittadini bisaccesi.
Il culto è stato tenuto dal pastore Nicola Leila e hanno dato
una loro testimonianza il pastore Paolo Marziale che rappresen
ta va il C.E. deirUnione battista
d’Italia e il collegio pastorale, il
pastore Claudio lafrate, il pastore Donato Giampetruzzi, lo studente in teologia Salvatore Buono, i fratelli Umberto lavatone
ed Enzo Polverino. Anche un giovane bisaccese, in rappresentanza
del PDS, ha ricordato l'impegno
sociale e politico di Donato Castelluccio. Alla fine il figlio Pasquale ha ringraziato i presenti
per la solidarietà espressa nella
luttuosa circostanza.
Per desiderio di Maria Bellisario, consorte di Donato, si ringraziano i medici Salvatore Fullone,
Giovanna Sena e l’infermiere Costantino De Vito per l’opera altamente qualificata prestata all’ammalato nei giorni di degenza all’ospedale di Bisaccia.
Nicola Leila
SANTA SEVERA; 12-13-14 APRILE
Incontro con
la teologia femminista
Al centro evangelico di Santa
Severa avrà luogo il 12-13-14 aprile il 3° convegno del « villaggio »:
« Incontro con la teologia femminista ».
Questo convegno per qualcuna/o sarà l’inizio, il primo approccio all'universo femminile, a
questo modo di sentire e di pensare al femminile; per altre/i un
passo in più di riflessione, un’aggiunta a quel che già .si sta esplorando e un momento, speriamo,
di crescita e di incontro per
chiunque voglia intraprendere
questo cammino e rivisitare tappe già vissute e altre ancora da
esplorare.
« Donna e società oggi »: in
campo sociale la dott.ssa Doriana Giudici, attualmente impegnata nel sindacato, potrà forse descriverci il lungo percorso di
emancipazione della donna e for
se anche le contraddizioni di questo percorso. « Le radici della
teologia femminista », « La doppia alterità di Dio », « La contestualizzazione della teologia e la
stabilità dei suoi modelli »: questi temi invece — rispettivamente introdotti dalle pastore Elizbeth Green e Letizia Tomassone
è da un teologo, il professore Sergio Rostagno — potranno invece
farci esplorare un sentire, un modo di percepire al femminile Dio
e il suo messaggio.
Non mancheranno momenti di
riflessione su testi biblici, coordinati dal pastore Carmine Bianchi.
Dopo la relazione della pastora
Adriana Gavina; « A che punto
siamo oggi », il culto segnerà la
conclusione di questa ricca riflessione come momento di cornu^
nione.
TORRE PELLICE — Durante
il culto della domenica delle
Palme avremo la- gioia di ricevere i giovani che hanno chiesto l’ammissione in chiesa. Ecco i loro nomi: riceveranno il
battesimo; Massimo Battaglia,
Stefania Benech, Monica Fraschia, Maurizio Gay, Simona
Manfren, Debora Oudry, Danilo
Peyronel, Cristiano Polastri, Michelle Rovara; saranno confermati; Sandro Bellion, Danilo
Bolero, Michele Gaydou, Andrea
Malan, Alessandro Plavan, Cristian Simond.
FRALI — Quest’anno, il giorno di venerdì santo, quattro giovani verranno battezzati o confermeranno il loro battesimo;
Donatella Genre, Sabina Grill e
Ivano Richard confermeranno la
loro fede, Valda Peyrot verrà
battezzata.
Il concistoro incontrerà questi catecumeni sabato 23 alle ore
20.30 al presbiterio.
® Le riunioni quartierali di
questo mese avranno per argomento l’8 per mille; la riunione
a Villa si terrà giovedì o venerdì 22 alle ore 17.30.
® Negli ultimi tempi ci hanno lasciato Adele Bounous ved.
Rostan, Luigia Micol ved. Rostan, e Giovanni Stefano Ghigo;
ai familiari in lutto va la nostra solidarietà.
POMARETTO — Questi sono i
catecumeni che chiedono il battesimo 0 la confermazione:
Amos Barai, Tiziana Bertetto,
Monica Bounous, Gigliola Clot,
Pierdavide Coisson, Mirco Comba, Cristina Coucourde, Tiziana
Dema, Virginia Ferrerò, Lara
Gallian, Marco Gaydou, Corinne
Long, Tania Massel, Stefano Morello, Cinzia Pascal, Daniele Pascal, Angelo Piccato, Raffaella
Prot, Susy Revel, Marco Ribet,
Michela Ribet, Dario Riceli, Laura Rostan, Diego Tron, Monica
Tron.
® A partire da domenica 24
i culti riprenderanno al tempio.
• Gli auguri della comunità
vanno a Roberto Tron e Mirella
Richard in occasione del loro
25“ anniversario di matrimonio.
SAN SECONDO — Domenica
24 il culto, alle ore 10.30, si svolgerà con la partecipazione dei
catecumeni che hanno concluso
il ciclo di studio biblico; parteciperà il coro.
• Giovedì santo, 28 marzo, ore
20.30, culto con S. Cena.
• Venerdì santo, ore 10.30, culto.
• Domenica 31 marzo, Pasqua,
culto con S. Cena e partecipazione del coro.
PRAROSTINO — I giovani
Germana Costantino, Danilo Forneron, Fabrizio Fornerone, Marina Salvai confermeranno il
battesimo ricevuto e faranno la
loro confessione di fede durante il culto della domenica del
Hòtel Fontana
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ambiente familiare
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Dir. propr.: GHINELLI-GARONI
le Palme. Lo stesso pomeriggio,
alle 15.30 circa nel presbiterio,
potranno partecipare con le loro famiglie a un ricevimento offerto dall’Unione femminile per
festeggiare l’occasione.
• Il 26 marzo prossimo, alle
ore 20.30, avremo con noi il moderatore pastore Franco Giampiccoli. Siamo tutti invitati a
partecipare a questo incontro
previsto da tempo e che solo
ora si rende possibile.
• La comunità si è rallegrata
per il matrimonio di Enrico
Fornerone con Nadia Stringai e
di Anna Cristina Gardiol con
Pierangelo Gavazzi.
• E’ mancata la sorella Ilda
Bertin in Paschetto. Ai suoi familiari rinnoviamo la fraterna
solidarietà della chiesa.
LUSERNA SAN GIOVANNI —
Con gioia la chiesa riceve i catecumeni che hanno terminato
i quattro anni di studio e che
confesseranno pubblicamente durante il culto delia domenica delle Palme la loro fede in Gesù
Cristo.
Sono questi i giovani che chiedono il battesimo o la confermazione: Ezio Alberto della
Brianza, Daniele Bera di Luserna, Daniele Bertin dei Jalla, Marta Buffa dei Danna, Erica Ceriana dei Jalla, Wilma Delaurenti
dei Malanot, Debora Depetris di
Luserna, Mirko Gasea dei. Peyrot, Omar Gaydou di Fondo S.
Giovanni, Luca Giordan dei Nazzarotti, Miriam Giovo di Fondo
S. Giovanni, Patrix Martina della Cartera, Luca Maurino dei
Bellonatti, Sandra Miegge della
Brianza, Monique Pons dei Bellonatti, Stefano Pons dei Gonin.
Un sincero augurio che essi
possano continuare a vivere la
propria fede con i fratelli e le
sorelle delia comunità ed a mettere sempre in opera i propri
doni al servizio del Signore.
Culto con
i catecumeni
SAN GERMANO — Durante il
culto della domenica delle Palme confermeranno il loro battesimo Alessandra Barai, Silvia
Beux, Manuela Canonico, Luisella Ferrier, Claudia Obiaiero,
Alain Pontet, Serena Ribet, Alex
Soulier.
• Nel periodo pasquale avremo i culti giovedì, alle ore 20.30,
venerdì 29, con S. Cena, alle ore
20.30 (predicatore il prof. Daniele Garrone).
Assemblea di chiesa
BOBBIO PELLICE — Las
semblea di chiesa del 17 marzo
ha eletto quali deputati titolari
alla Conferenza distrettuale: Aldo Lausarot, Anna Maria Bonjour. Laura Coilet; e quali supplenti; Daniele Bonjour, Speranza Puy. Deputato al Sinodo è
stato eletto; Andrea Melli, supplente: Speranza Puy.
Eugenio Baglio
NAPOLI — La mattina del 27
febbraio 1991 a Montepaone (Cz)
è deceduto il dr. Eugenio Baglio,
membro della Chiesa valdese di
via dei Cimbri a Napoli.
Eugenio Baglio era nato a Napoli nel gennaio 1922 da famiglia metodista della chiesa di
Portici. Per quarant’anni aveva
insegnato nelle scuole statali e
poi aveva intrapreso attività
commerciale.
Nel cimitero di Portici, venerdì 1” marzo, il pastore Giorgio
Bouchard ha tenuto il culto per
dare l’ultimo saluto ad Eugenio
Baglio. Hanno dato breve messaggio i pastori Nicola Leila, Donato Giampetruzzi, Daniele Ba
• Il nostro fratello in Cristo
Natalino Pontet (Talin) non è
più tra noi.
Oggi come sempre, l’Evangelo
della resurrezione e della vita,
donata a tutti i credenti in Cristo, è l’unica fonte di consolazione per tutti noi.
Matrimonio
ANGROGNA — Sabato 9 marzo, nel tempio di Pradeltorno,
si sono uniti in matrimonio Mara Rivoira, della nostra comunità, e Luciano Pagetto di Prarostino.
Ci sentiamo tutti vicini a questa giovane coppia e le auguriamo una vita serena nell’amore e nella fede nel Signore.
• Il culto di domenica 10
marzo nel tempio del capoluogo è stato tenuto dalle sorelle
dell’Unione femminile che hanno proposto alla comunità un
testo liturgico e di preghiere
preparato per la Giornata mondiale di preghiera dalle donne
cristiane del Kenia. E’ stata per
tutti i presenti un’occasione preziosa per entrare in contatto con
la fede « giovane » e piena d’entusiasmo delle chiese africane.
Ringraziamo le sorelle dell’Unione per questo loro apporto di
riflessione e di preghiera a tutta la comunità.
• Questo è il calendario dei
culti del periodo pasquale; 24
marzo, domenica delle Palme:
ore 10.30 nella Scuola grande di
San Lorenzo; 28 marzo, giovedì
santo; ore 21 nella Scuoletta di
Pradeltorno, con Santa Cena; 29
marzo, venerdì santo: ore 21 nel
tempio del Serre, a cura della
Corale; 31 marzo, domenica di
Pasqua: ore 10 nel tempio di
San Lorenzo, con Santa Cena.
Visita del
moderatore
VILLASECCA — Giovedì santo, 28 marzo, sarà ospite della
comunità di Villasecca il pastore Franco Giampiccoli, modera
tore della Tavola valdese, reduce dall’Assemblea del Consiglio
ecumenico delle chiese (CEO
che si è riunita a Canberra sul
tema « Vieni Spirito Santo, rinnova tutta la creazione », una
consultazione sulla situazione
mondiale attuale ed un periodo
di preghiera e di cammino insieme di tutte le chiese protestanti ed ortodosse del mondo.
Franco Giampiccoli ci riferirà,
nella serata a Chiotti, le sue impressioni di quest’assise.
• Si sono svolti nel villaggio
di Serre Giors nella valle di Faetto i funerali di Cesare Peyronel,
deceduto all’età di 92 anni a casa sua dove viveva insieme a un
Aglio. A lui e agli altri familiari, in parte emigrati in Francia,
esprimiamo la nostra simpatia
cristiana, unita alla speranza della nuova vita in Cristo.
CORRISPONDENZE
Giovedì 21 marzo
glio ed il fratello Giuseppe Siameli. Il fratello Eugenio Baglio
è stato un credente sempre disponibile a donare agli altri la
testimonianza della sua fede.
Per molti anni è stato presidente del consiglio della Chiesa
metodista di Portici. Sia lui che
la sua famiglia sono stati impegnati nel campo ecumenico. La
moglie Elisa è membro della
Chiesa battista di via Foria 93
a Napoli, il figlio Daniele è pastore metodista in Germania.
Egli sarà sempre ricordato con
affetto da quanti lo hanno conosciuto ed apprezzato per la
sua semplicità e serenità di credente evangelico.
□ COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
TORRE PELLICE — Alle ore 21. presso la Sala della ex biblioteca (Casa
valdese) serata pubblica sul tema
« Stranieri a se stessi. I popoli nella
Bibbia ». Introducono il past. Bruno
Tron e Riccardo Lorenzino.
______Venerdì 22 marzo
□ INCONTRO SULLA
VII ASSEMBLEA
DEL CEC
PINEROLO — Alle ore 20.45, presso l’auditorium di corso Piave, il moderatore della Tavola valdese, Franco
Giampiccoli, parla sulla settima assemblea dei Consiglio ecumenico delle
chiese svoltasi a Canberra sul tema:
« Vieni Spirito Santo, rinnova tutta la
creazione ».
5
r
22 marzo 1991
vita delle chiese 5
FEDERAZIONE DELLE CHIESE LIGURI
Chi è lo straniero?
Storia e problemi dell’immigrazione in una
sentato un’ampia varietà di contributi - Gli
conferenza che ha preapprofondimenti biblici
20-21 MAGGIO: CONVEGNO FCEI
Ricostruire la pace,
costruire la giustizia
L’immigrato straniero: problematiche e prospettive. Questo è
stato il titolo di una conferenza
svoltasi presso il Salone dell'amministrazione provinciale di La
Spezia e organizzata dalla Federazione delle chiese evangeliche
in Liguria, dal Centro evangelico
di La Spezia, dal Comitato solidarietà immigrati di La Spezia e
dal Coordinamento delle Associazioni degli immigrati extracomunitari in Liguria.
L’occasione di analisi e confronto fornita dalla conferenza
ha consentito di poter esaminare
il fenomeno « immigrazione » da
varie angolature così da giungere
ad una comprensione globale della questione.
Massimo Federici, coordinatore
del Comitato solidarietà, ha fornito dati sulla condizione dell’immigrato nel comprensorio spezzino, evidenziando particolarmente i problemi pratici che Fimmi
grato stesso incontra neH’inserirsi nel tessuto lavorativo e sociale (ci sono difficoltà di alloggio, anche se si pagano cifre adeguate, problemi di aggregazione
anche tra gli stessi immigrati che
si trovano dispersi sul territorio,
carenza di strutture catalizzanti);
Hussein, del direttivo Coordinamento ligure, ha manifestato le
difficoltà introdotte daU'applicazione della legge Martelli e ha evidenziato le esperienze vissute a
Genova (esistono difficoltà nei
rapporti immigrato-struttura pubblica sia a causa della lingua sia
per Forganizzazione dei servizi) e
ha attualizzato situazioni quasi
incredibili come, ad esempio, Fesistenza in Genova di soli 150 posti letto, per prima accoglienza,
presso strutture pubbliche; Massimo Toi rocca, per il Centro evangelico di La Spezia, ha sviluppato un’analisi biblica dei concetti « straniero-ospitalità » e
«Dio è straniero...»
Nell'approssimarsi delle celebrazioni
- Colombiane 1992 », esaltazione dei
paesi ricchi e industrializzati a discapito delle economie povere, e per le
riflessioni emerse nel corso del collettivo teologico .« Dio è straniero Lo straniero è Dio », svoltosi a La Spezia il 23 e 24 febbraio 1991, i partecipanti all'incontro propongono alle comunità una serie di riflessioni che possa sviluppare una discussione all’interno delle chiese:
— Dio si muove sempre per primo verso di noi perciò non ci considera stranieri, viceversa noi temiamo l'incontro con I'« altro » perché
mette in dubbio le nostre sicurezze;
— essere cristiani è percorrere
la strada deli'Evangelo ohe ci richiama ad un rapporto dialogico dell'essere umano verso il suo simile; questo significa riconoscere le resistenze individualistiche che rappresentano
la nostra vergogna e la nostra coscienza;
— lo straniero rappresenta il segno di Dio in quanto è testimone della diversità di Dio, il quale si rivela
a noi come il padre di tutti e perciò
anche dello straniero, che diventa in
lui nostro fratello;
— lo straniero, colui che è per
noi in bilico tra l'essere fratello o
nemico, ci interroga. Dalla nostra risposta dipende questa relazione;
— il rapporto con lo straniero si
costruisce giorno per giorno. In ogni
momento, comunque, dobbiamo iniziarlo nuovamente;
— l’accoglimento implica dei rischi: ci chiede un sempre nuovo modo di essere chiesa sia nella predicazione sia nella prassi liturgica. Amare lo straniero significa riconoscerlo
fratello anche nelle diverse forme di
culto;
■— altre forme di credo possono
avere spazio e sviluppo all'interno dei
nostri locali, che non rappresentano
la dimora sacra di Dio, né il pozzo
di Giacobbe, né il Tempio di Gerusalemme;
— l'annuncio dell'Evangelo è offerto allo straniero ma noi non ne
siamo gli unici depositari bensì dobbiamo essere, giorno dopo giorno, soggetti e oggetti dell'evangelizzazione;
— è difficile sviluppare la cultura dell'accoglimento se prima non si
è conosciuto I’« altro », perciò è auspicabile aprirci alla cultura e alle
tradizioni altrui;
— l'essere pochi e di scarsi mezzi non ci deve esimere dal contribuire all'accoglimento dello straniero nella nostra società. Questo fine comune
ci può unire a molti partner anche di
diversa sensibilità. Possono perciò trovarsi varie e diverse forme di collaborazione che si sviluppino in centri
d’accoglienza e per anziani, scuole,
ecc. con proiezioni, mostre fotografiche, preparazione di piatti tipici e testimonianze individuali di vita, ecc.;
— nella realtà delle nostre chiese possono esserci esperienze diverse
e quindi chi ha idee o riflessioni da
proporre è invitato a farlo scrivendo
a: Federazione deiie chiese evangeiiche in Liguria - Commissione migranti - via Curtatone, 2 - 16122 Genova;
— Proponiamo a ciascuna comunità di voler adoperarsi a diffondere
tra gli immigrati [ma anche tra gli
italiani) un volantino trilingue (italiano,
francese o inglese, arabo) che indichi
l’identità della comunità, orari delle
riunioni, indirizzo della chiesa e di un
eventuale corrispondente invitando anche gli stranieri ai momenti d'incontro e d'aggregazione deila comunità
e proponendo loro di esprimere i propri punti di vista coinvolgendoli attivamente in questo processo di reciproca conoscenza. (Per le traduzioni
contattare la Commissione migranti
della Federazione).
Venerdì 22 marzo — TORINO: Il
Centro evangelico di cultura « Arturo
Pascal » organizza, per le ore 20.45
precise, presso il Salone valdese (c.so
Vittorio Emanuele, 23) un dibattito sul
tema: « L'identità religiosa europea:
prospettive ». Interverranno Franco Bolgiani, docente di storia del cristianesimo all'Università di Torino, e Giorgio Girardet.
Sabato 23 marzo — MILANO: Il ciclo di incontri sul tema « Realtà protestante in una nuova realtà europea »
si conclude alle ore 17, presso la sala attigua alla libreria Claudiana (via
Sforza, 12/a) con l'intervento del prof.
Paolo Ricca, che parlerà su « Prospettive protestanti nella futura Europa ».
Lunedì 25 marzo — MILANO: La
'• Nuova corsia » organizza per le ore
21,15, alla sala ICEI (via Salvini, 3
Metro: Palestro) l'ultimo appuntamen
to del ciclo sull’Esodo. B. Maggion
parlerà sul tema: « La lettura dell Eso
do alla luce del Nuovo Testamento »
29-31 marzo — GROSSETO: Al Pa
lazzetto dello sport si tiene il 39° Con
grosso nazionale della Chiesa aposto
lica, sul tema: « Autorità spirituale »
Week-end di Pasqua — ROCCA DI
PAPA: Il Comitato « single » propone
un incontro allargato ai giovani delle
nostre chiese presso il Centro battista, per incontro, conoscenza, riflessione biblica e di attualità. Per informazioni telefonare alla segreteria del
Comitato (dopo le 19): 06/2675978. Chi
fosse interessato alla sola giornata di
Pasquetta può prenotare il pranzo al
Centro (06/9499014).
« straniero nostro fratello »; Letizia Tomassone, pastora valdese
e vicepresidente della Federazione delle chiese evangeliche in Liguria, ha evidenziato la realtà del1’« Europa fortezza » a cui è molto difficile accedere dall’esterno
ed in cui è impossibile muoversi
(dall’Italia a un altro iraese CEE
e viceversa) per l’immigrato, anche se regolarizzato.
Questa conferenza è stata parte del collettivo che la Federazione delle chiese evangeliche in Liguria ha organizzato a La Spe»
zia ed ha consentito, grazie anche
al non lieve apporto del Centro
evangelico,'di esaminare accuratamente l’aspetto sociale del fenomeno.
Per quanto attiene all’approfondimento più propriamente biblico, i lavori sono continuati
presso la Chiesa battista di La
Spezia dove, oltre ai lavori di
gruppo che hanno coinvolto i
partecipanti delle varie comunità
federate, si è svolto un incontrodibattito con il prof. Paolo Ricca
sul tema « Chi è Dio per l'altro? »
(vedi relazione pubblicata a
pag. 6).
Non è mancato, nella serata di
sabato, un momento con gli stranieri; infatti il gruppo musicale
senegalese Super Kadugi ha presentato, con' brevi ma significative spiegazioni introduttive, canti, musiche e danze tradizionali
sviluppando cosi un ancor più
significativo approccio con la cultura dell’« altro ».
IMassimo Torracca
La Federazione delle chiese
evangeliche in Italia e la Commissione giustizia, pace e salvaguardia del creato delle chiese
battiste, metodiste e valdesi
(BM'V/GPSC) indicono una conferenza ecumenica internazionale sul tema « Ricostruire la pace, costruire la giustizia », che
avrà luogo a Santa Severa e Roma il 20 ed il 21 maggio.
La Conferenza, programmata
nei diffìcili giorni della guerra
del Golfo, costituirà un momento di confronto tra credenti di
diverse tradizioni e fedi che si
sentono impegnati nella ricerca
della pace, della giustizia e della riconciliazione nel Medio Oriente. « La crisi militare nel Golfo Persico — ha affermato il pre. Bidente della FCEI, past. Giorgio
Bouchard, presentando la Conferenza — ha infatti messo in evidenza una drammatica carenza
di dialogo e talvolta di informazione. Come negli anni ’80, la
mobilitazione delle coscienze cristiane per la distensione in Europa ha sicuramente contribuito ad abbassare la tensione ed
a aumentare la fiducia, così siamo convinti che il dialogo tra
credenti nel terribile dopoguerra
che ci attende potrà svolgere un
ruolo positivo ».
Il programma dettagliato della Conferenza è ancora in fase
di definizione: in linea generale
sono previste relazioni e cornunicazioni sui seguenti temi: il
cammino ecumenico per la pace: Basilea, Seoul e oltre; il dialogo tra le fedi, una strada per
la pace e la giustizia; le questioni del Medio Oriente.
La Conferenza, informalmente
presentata ai responsabili di al
cuni organismi ecumenici in occasione dell’Assemblea del CEC
svoltasi a Canberra nello scorso
febbraio, prevede la partecipazione di delegati di chiese ed organismi ecumenici europei, americani e mediorientali.
Questo appuntamento da una
parte è coerente con l’impegno
per la pace e la giustizia che
ha caratterizzato la testimonianza degli evangelici italiani; dall’altra impegna ad una riflessione teologica, culturale e politica di grande rilevanza e concretezza. Per questo invitiamo tutte
le comunità e le strutture delle
chiese evangeliche a contribuire
alla preparazione della Conferenza, favorendo il più ampio dibattito e la più ampia circolazione di analisi e riflessioni sul
tema.
Il Comitato promotore della
Conferenza è costituito, oltre
che dal past. Giorgio Bouchard,
presidente della Fcei, e da Bruno Gabrielli, coordinatore della
Commissione BM'V/GPSC, dal
past. Franco Giampiccoli, moderatore della Tavola valdese; dal
past. Saverio Guarna, presidente dell’UCEBI; dal past. Claudio
H. Martelli, presidente dell’OPCEMI; dal prof. Paolo Rie-,
ca, della Facoltà valdese di teo-'
logia; dal prof. Giorgio Girardet
che coordina l’ufficio organizzativo. La sede organizzativa della Conferenza è presso il mensile Confronti, via del Banco di
S. Spirito 3, 00186 Roma (tei.
0893063; fax: 6893072): ci si
può rivolgere a questo recapito
per ulteriori informazioni e per
segnalare materiale di studio e
riflessione dei quali si voglia facilitare la circolazione.
CHIESA EVANGELICA VALDESE
COMMISSIONE DI STUDIO
PER LA DIACONIA
Quale futuro per i nostri
grandi impegni diaconali
Palermo, Centro diaconale ”La Noce”
12 ■ 13 -14 aprile 1991
La « questione meridionale » tormenta la coscienza nazionale fin dai tempi dell’unità d’Italia:
essa ha avuto fin dal secolo scorso imo spazio
nella riflessione e nella testimonianza anche delle
nostre chiese, le quali di tempo in tempo hanno
costruito risposte concrete ai bisogni della gente
del Sud.
Oggi il (Mezzogiorno è profondamente cambiato : non è più povero come un tempo, ma le contraddizioni ed i contrasti si sono acutizzati ponenipoteche inquietanti.
In Sicilia, come altrove, le nostre chiese si domandano quale sia l’avvenire degli attuali grandi
irnpegni diaconali: esse vi hanno investito le loro
mignon energie, ma come far fronte ai crescenti
oneri finanziari? Come raccogliere e trasformare
m azione di servizio le nuove istanze e i bisogni
emergenti?
Sono domande che coinvolgono tutti noi, anche
chi vive e lavora lontano dal Mezzogiorno, perché
e una responsabilità che va condivisa nella stessa
misura in cui è condivisa la nostra predicazione
evangelica.
Il convegno propone quest’anno, per la sua decima edizione, una riflessione sul futuro delle nostre opere diaconali. Naturalmente il Centrò diaconale di Palermo e il Servizio cristiano di Riesi
saranno degli osservatori particolari per la complessità dei loro impegni e per le difficoltà che incontrano nell’adempimento del loro servizio.
Durante una pausa del convegno avrà luogo
1 assemblea dei diaconi iscritti nei ruoli della Tavola per la nomina dei loro due delegati al Sinodo
91 e per l’adempimento di eventuali altre formalità.
PROGRA3IMA
Venerdì 12 aprile
— past. Sergio Aquilante: « La questione meridionale e i bisogni emergenti: una sfida per la diaconia »;
— vista guidata al Centro diaconale: convitto,
scuola e comunità di accoglienza;
— past. Alfonso Manocchio del Centro immigrazione (CIM): « Il movimento delle popolazioni »;
— assemblea dei diaconi in ruolo.
Sabato 13 aprile
— Riesi - visita al Servizio cristiano, incontro con
il gruppo di lavoro;
- past. Giuseppe Platone; « Il Servizio cristiano
fra continuità e trasformazione»-,
— Palermo - Incontro con la città: conversazione
con alcuni operatori .sociali e culturali (ore 21).
Domenica 14 aprile
— ore 9: dibattito e conclusioni.
— ore 11; culto con la comunità; presiede Bruno
Gabrielli.
Le iscrizioni
o eventuali richieste di informazioni, vanno indirizzate a: \Karola Stobdus, Centro diaconale
"La noce”, via G. E. Di Diasi, 8 - 90135 Palermo.
Telefono e fax 091/681.79.43 - 681.79.41, ore ufficio.
La quota di partecipazione
è di L. 90.000.
Le adesioni
vanno inviate, o almeno preannunciate al telefono, entro marzo.
6
6 prospettive bibliche
22 marzo 1991
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
CHI E’ DIO PER L’ALTRO?
1. Dio è Straniero,
l’uomo pure
Il tema mescola con disinvoltura profonde verità, calcolate ambiguità e pudiche
bestemmie così da risultare, alla fine, più
che dissacratorio o provocatorio, soprattutto evocativo. Fra molte associazioni che il
tema mette in movimento tre sono immediate e particolarmente vive;
a) L’Evangelo del Dio straniero
Dal libro Così Marcione. L’Evangelo
del Dio straniero, monografia su Marcione dove Adolf von Harnack si chiede
se Marcione non sia in fondo in continuità diretta, innovativa e creativa, con
Gesù e Paolo. Questo tipo di fede sarà
quello che sarà più vicino alla teologia di
Lutero. «L’Evangelo del Dio straniero»:
l’Evangelo. la buona notizia è il messaggio
del Dio straniero. L’essere straniero di Dio
manifesta la sua totale alterità, la sua radicale diversità rispetto a questo mondo così
irrimediabilmente prigioniero della sua contraddittorietà, così irrecuperabile non solo
a livello di natura ma anche come cultura: le contraddizioni della natura e
della cultura, le grandi menzogne. Marcione dice: « Dio è straniero », sta
fuori da questa mischia, è un’altra cosa.
Il mondo è morto e ciò che sembra
smentire questa verità è solo illusione.
L’immagine di Dio straniero non lo fa essere complice di quello che succede e lo rende
l’unica realtà, reale come è stato Gesù, l’uomo di Nazareth, l’unico rivelatore di Dio.
L’Evangelo è straniero; se non lo fosse, non
sarebbe Evangelo perché deve essere diverso da ciò che è il mondo. Dio è straniero
perché è amore, amore totale che dimentica
se stesso nell’atto in cui si adempie: puro,
gratuito e incondizionato. Questo è l’amore
straniero.
b) L’uomo è straniero
Dall’opera di Albert Camus Lo straniero.
Lo straniero non è solo Dio ma è anche
l’uomo. L’uomo è straniero nel modo in cui
si pone, con distacco, nei confronti di quello
che succede, come se tutto non lo riguardasse, non lo coinvolgesse, non facesse parte di
se stesso: l’uomo straniero resta a guardare.
« La tenera indifferenza del mondo » rende
l’uomo straniero a se stesso, alla vita, agli
altri, a Dio, a tutto. La « tenera indifferenza
del mondo » è la radice e la ragione dell’essere straniero, di sentirsi straniero, non a
casa propria, in questo mondo ma neanche
nell’altro, perché non c’è. Essere straniero
in senso radicale vuol dire che non c’è alcuna patria possibile, né reale né immaginaria,
né vissuta né costruita, né sperata né sperimentata. L’uomo è straniero dappertutto,
non perché il mondo è malvagio, ma perché
è indifferente; « teneramente indifferente ».
Così, sia per Marcione che per Camus, la
categoria dello straniero è fondamentale, ma
mentre Marcione la riferisce a Dio, ne fa la
sua carta d’identità e anche la ragione dell’annuncio evangelico, Camus la riferisce
all’uomo, ne fa anche lui la carta d’identità
dell’uomo, il suo tratto caratteristico, la sua
condizione reale. Ma mentre per Marcione
il fatto che Dio è straniero è un Evangelo,
per Camus il fatto che l’uomo è straniero è
un’amara verità, un tragico destino. Malgrado questa differenza, la categoria dell’essere straniero può essere applicata sia
a Dio che all’uomo.
c) Dio è straniero e l’uomo pure
Attualmente si dovrebbe meglio esplorare la natura di questo essere stranieri, le
sue cause, i suoi contenuti; ci basti almeno
questa considerazione generale: « Stranieri
lo siamo tutti ». Lo è Dio (e questa è una
benedizione perché vuol dire che Dio non
è soltanto la bella copia dell’uomo), lo è
l’uomo (e questa è una sofferenza perché
vuol dire che l’uomo è senza fissa dimora,
anzi senza dimora, senza patria, senza casa). Paradossalmente la comune condizione
di stranieri ci avvince, ci rende meno stranieri; proprio perché condividiamo questa
condizione comune ci riconosciamo associati nello stesso destino. Potremmo quasi dire: « Siamo meno stranieri perché ci
rendiamo conto di essere tutti stranieri ».
Lo straniero è diventato un problema, anzi « il » problema di questo
nostro tempo; ed è probabile che assumerà dimensioni sempre più ampie.
Ma chi è lo straniero? e che cosa rappresenta per me?
Lo studio che pubblichiamo in questa pagina è stato tenuto a
La Spezia il 23 e 24 febbraio dal prof. Paolo Ricca nel corso di un
collettivo teologico. Il testo (non rivisto dall’autore) è la trascrizione
della registrazione. (red.)
2. Che cosa significa
’’straniero”
Le due dimensioni costitutive della categoria « straniero » sono:
a) la diversità (non sei straniero se non
sei diverso), l’alterità (lo straniero è altro);
b) il carattere sconosciuto, o comunque inizialmente sconosciuto, « non so chi
sei », « vedo come sei ma non so chi sei ». •
La diversità può essere riferita a molti
aspetti, ad esempio la nazionalità, l’anagrafe politica (addirittura accettiamo la qualifica di extracomunitario, definizione che
peraltro non avrebbe molto senso), la religione, la lingua, la cultura; differenze che
ci possono rendere stranieri anche all’interno di una stessa città. Ecco perché si è
tutti stranieri, perché lo si può essere tutti
per molteplici titoli, non solo, lo si può
anche vivere a diversi livelli e con diversa
intensità. Ma perché una persona si configuri come straniera non basta che sia diversa, perché, in un certo senso, tutti siamo diversi, anche in una famiglia siamo
tutti diversi, anche i gemelli sono tutti diversi; non basta quindi che la persona sia
diversa, deve essere anche sconosciuta, misteriosa, non si sa chi sia, inesplorata. Tanto
più questa diversità cessa di essere sconosciuta, tanto più cessa di essere estranea,
esterna, diventa una diversità ma non più
una diversità straniera. In questo senso lo
straniero è una dimensione provvisoria, almeno per quanto riguarda il carattere misterioso, inesplorato dello straniero. La diversità, di qualunque natura essa sia, è in
qualche modo inesplorabile e non solo, è
anche da salvaguardare e anzi, parafrasando
la Bibbia, è necessario che ci siano degli
stranieri tra noi: lo straniero è necessario.
Ci soccorre il racconto stesso della creazione nel suo paradigma fondamentale che è
quello della creazione dell’uomo e della
donna. Non è bene che l’uomo sia solo,
e Dio creò la donna; la donna divenne il suo « vis à vis » come dice esattamente il testo della Bibbia, cioè colei
che sta di fronte all’uomo. Questo racconto illustra perfettamente la struttura dialogica dell’essere umano; il fatto cioè che tu
sei te stesso non da solo ma in rapporto
all’altro. Non è bene che l’uomo sia solo
perché da solo finisce per non essere più
se stesso. Ecco perché Dio, a un certo punto, crea un altro abbastanza simile a te da
poter stabilire un rapporto di dialogo e
comunione (è il significato della frase famosa, del grido di Adamo: « Questa finalmente è ossa delle mie ossa, carne della mia
carne », cosa che prima non poteva dire).
Uomo-donna è il paradigma iniziale da sviluppare in un’articolazione più ampia: uomo-uomo, uomo-donna, padre-figlio, ecc.;
non interessa il tipo di rapporto esistente,
interessa il fatto che « tu non sei tu senza
lui », non è bene che l'uomo sia solo perché se è solo non è neanche uomo. Quindi
abbastanza simile deve essere questo « tu »
in modo da poterlo riconoscere come « carne della propria carne, ossa delle proprie
ossa » (la « costola » sta a significare che
l’altro è fatto della stessa pasta ed in esso
ci si può rispecchiare), abbastanza simile
affinché sia possibile un dialogo; abbastanza diverso, abbastanza nuovo, abbastanza
inedito rispetto a te, in modo che questo
altro che ti viene messo accanto non sia
solo il prolungamento del tuo io, il tuo
doppio, ma sia un vero tu; non sia solamente una dilatazione della tua persona ma sia
veramente un’altra persona, un diverso reale, un tu autentico, una novità; non una
copia ma un originale. Una creatura che
sia fatta ad immagine e somiglianza di Dio
ma non a immagine e somiglianza mia. La
sua identità non è nascosta dentro di me,
non la posso spiegare, questa creatura, a
partire da me, anche se è fatta con la mia
costola; è troppo diversa per poterlo fare.
Un vero tu, perché, come ha detto benissi
mo K. Barth: « Umanità uguale co-umanità»; di queste parole non si può fare una
traduzione precisa in italiano: << Essere uomo uguale essere-uomo-con », non uomo
senza. Quindi la polarità io-tu è strutturale all’essere umano e strutturante l’essere
umano. Quindi alla domanda: « Chi è lo
straniero? », si risponde: quello davanti
al quale ci si deve rendere conto che l’altro
è altro e non me stesso. Lo straniero è l’altro, nèlla sua espressione più radicale, il totalmente altro, il veramente altro e non me
stesso.
Quello che rivela l’alterità fondamentale di
questo tu che Dio ha posto nella forma della donna rispetto all’uomo, nella forma dell’uomo rispetto alla donna, nella forma di
Caino rispetto ad Abele, ecc.; questo altro
con il quale tu soltanto puoi costruire il
tuo essere umano; la tua umanità la puoi
costruire solo con lui, non senza.
« Uomo uguale uomo con », questo è un
altro, un radicalmente altro. E chi ce lo dimostra? Lo straniero che arriva. Chi è costui? E’ il famoso tu di cui hai bisogno
per essere te stesso, colui che ti fa prendere coscienza che il dialogo, che è ciò che
struttura l’esistenza umana, non è un monologo allargato, o amplificato, o moltiplicato, ma è dialogo in cui parlano in due; l’altro non è il riflesso di me, non è la replica,
colui che mi restituisce me stesso un po’
gonfiato, un po’ più grande o più piccolo, ma
quello che mi fa altro a partire da questa
alterità. In fondo lo straniero è il custode
della tua umanità, è colui che, essendo la
incarnazione della radicale alterità del
tu, ti ricorda che essere uomo significa
essere uomo con e che solo in questo modo realizzi la tua umanità. Lo straniero, l’altro radicale, il radicalmente altro,
è il misterioso custode della nostra umanità. Proprio perché lo straniero è totalmente altro, ma anche Dio è totalmente altro, lo straniero è il sacramento di Dio. Lo
straniero e Dio sono altri, su due piani diversi, ma condividono questa totale alterità, è proprio per questo si afferma che
10 straniero è il sacramento di Dio nella
storia, il testimone di un’alterità totale che
è, alla fine dei conti, non quella dello straniero ma di Dio, quella del Dio straniero,
come è detto in Matteo 25; « Fui straniero
e mi accoglieste »; in quanto testimone dell’alterità, lo straniero è sacramento di Dio.
3. Lo straniero diventa
fratello, il fratello
diventa straniero
Guardando la Bibbia, che non è solo il
libro della rivelazione di Dio, ma anche
della rivelazione dell’uomo, si nota un
doppio movimento riguardo al nostro tema: « Lo straniero che diventa fratello, il
fratello che diventa straniero ». Gesù straniero, perché lui dice che nessuno è ascoltato in patria, nessuno è profeta in patria;
e la gente dice: « Ma costui non è il figlio
del falegname? Lo conosciamo bene questo personaggio». E invece non lo conoscono, non sanno che è: è straniero,
sconosciuto, quello che conosci non è
11 vero Gesù e il vero Gesù non lo
conosci. Babele: l’unità dei linguaggi, la
confusione dei linguaggi, l’unità perduta,
ma non distrutta, la traducibilità dei linguaggi: tutti i linguaggi sono traducibili.
« Il fatto che tutti i linguaggi sono traducibili dimostra che c’è un’unità di fondo della natura »; e Babele, che è il paradigma della confusione dei linguaggi, rivela il fatto che non ci si capisce più reciprocamente, ma «provvisoriamente» perché
piano piano costruiamo un modo di tradurre le nostre lingue diverse e di recuperare
l’unità infranta ma non distrutta del linguaggio umano. In Gesù non è il fratello
che diventa straniero, come Abele rispetto
a Caino. Confusione, omicidio, primo omi
cidio, fratricidio: « Chi è il primo che uccidi? Tuo fratello ». Questo ci fa capire che
ogni omicidio è un fratricidio: « Non si uccide mai il nostro nemico ma il nostro fratello ». Conclusione del processo di estraniazione. Ma quando la gente dice di Gesù:
« Questo è il figlio del falegname », non è
il fratello che diventa straniero ma il fratello, il figlio, il figlio del popolo, il figlio
del vicino di casa che si rivela straniero;
non lo diventa perché lo è già; cioè è
l’ebreo che, a un certo punto, lo è in un
altro modo. Allora lo straniero non è più
qui un mistero che viene da lontano, ma è
il mistero molto vicino a te, quello che potresti essere tu, l’ebreo che potresti essere, il
cristiano che potresti essere. Cioè lo straniero come l’alternativa, la possibilità alternativa. Lo straniero è una creatura in bilico tra il diventare nemico e il diventare
fratello; nella Bibbia ci sono tutti e due i
movimenti e noi siamo esattamente al punto di intersecazione tra queste due possibilità, e dipende da noi se lo straniero diventa nemico o diventa fratello.
4. Il Dio dell’altro
e il Dio altro
Citiamo due figure bibliche molto importanti in questo contesto:
Melchisedec (Genesi 14: 18-20) che è
un personaggio che compare e scompare;
non è ebreo. Abramo si inchina di fronte
a lui e gli dà addirittura la decima; egli era
un pagano, re e sacerdote (che diventa una
prefigurazione del Messia) con un suo Dio;
Abramo si inchina al Dio straniero, al Dio
dell’altro. C’è spazio per il Dio di Melchisedec nell’orizzonte di Abramo.
Samaritana. Quando Gesù dice: « Né su
questo monte, né a Gerusalemme... », vuol
dire che il Dio di Gesù è nuovo rispetto
a tutte le raffigurazioni tradizionali di Dio:
il Dio di Gesù non è neanche quello di Gerusalemme, non è neanche quello di Giacobbe. Tutte le tradizioni religiose dell’umanità sono superate da Gesù; beato
chi è un discepolo di Gesù.
Da un lato c’è Abramo, che onora, che si
inchina, che fa spazio al Dio di Melchisedec che non si sa chi sia: il Dio veramente
straniero; dall’altro Gesù che, davanti alla
samaritana, diee: « Anche il Dio cristiano è
da superare ». Né a Garizim, né a Gerusalemme, ma i veri adoratori adoreranno il
Padre in spirito e verità, cioè il Dio di Gesù
è Padre di tutti gli uomini. Ecco la rivelazione, la vera identità di Dio rispetto alla
quale tutte le altre vengono messe un po’
da parte: Padre nostro che sei nei cieli.
Tutto quello che è diverso da ciò è tutto
vecchio. Al Dio dell’altro — Melchisedec —
io mi inchino; il Dio altro anche rispetto a
Melchisedec davanti al quale io mi inchino
è altro rispetto al Dio di Garizim davanti
al quale si inchina la samaritana, di Gesù
di Nazareth e anche nostro, se vogliamo
accettarlo. Quindi col Dio dell’altro dobbiamo avere un atteggiamento di apertura,
non fucilare nessuno, ecc. ed avere nel contempo la coscienza che Gesù ci porta oltre
la divinità delle religioni, compresa quella
cristiana, anzi a cominciare da quella cristiana (ché non siamo ancora arrivati al
cristianesimo).
5. Chi è Dio per l’altro?
Questa domanda la formuliamo così;
« Chi è il prossimo per l’altro? », o meglio
dell’altro. Questo è l’unico modo per poter
dare una risposta. Melchisedec ha il suo
Dio, la samaritana ha il suo Dio, Gesù ha
il suo Dio, Nicodemo ha il suo Dio, Pietro
ha il suo Dio, noi abbiamo il nostro Dio...
ma per il cristiano la vera domanda non è
qual è il Dio dell’altro ma qual è il prossimo dell’altro. « Sono io il prossimo dello
straniero » : questo è il primo modo di rispondere alla domanda; « Chi è o quale è
il Dio dell’altro? ». Il primo modo di rispondere a questa domanda è di cambiarla
così : « Sono io il prossimo dell’altro, dello
straniero? ». Se sono io il prossimo dell’altro. dello straniero, prima o poi apparirà
anche quale è il Dio dello straniero e con
lui anche il mio Dio.
Paolo Ricca
7
22 marzo 1991
obiettivo aperto
IL SUD AFRICA TRA CONCESSIONI E REPRESSIONE
Un avvenire che poggia sulle sabbie mobili
La politica di Pretoria sembra ondegg iare tra esigenze diverse: superare, almeno parzialmente, l’apartheid e mantenere il favore dei bianchi e dell’apparato poliziesco - La segregazione « economica » grava ancora sul popolo nero
Sabbie mobili: ecco dove oggi
ha rimpressione di affondare un
non addetto ai lavori che cerchi
di capire la realtà sudafricana.
Almeno così è dall’ll febbraio
1990, giorno della liberazione di
Nelson Mandela.
I neri sperano che, con i più recenti provvedimenti, sia giunta
la fine di seboli di schiavitù. Il
potentato economico guarda alla
ripresa degli affari. Il grosso
pubblico reagisce allentando la
pressione della sua opinione troppo in fretta. Approfittando del
clima di generale entusiasmo sapientemente gestito dai mass media, la CEE concede a Pretoria
un credito suH’intenzione e dà
il via ai nuovi investimenti (decisione CEE 14/15 dicembre '90).
I nodi vengono presto al pettine. E’ vero che alcune leggi dell'apartheid sono state abolite ma
si è trovato, come nel passato, un
espediente per annullare gli effetti di tale provvedimento: si
sono aperte le scuole ai neri,
ma sono stati fatti dei regolamenti interni in base ai quali i
neri non possono comunque entrare se il 75% dei genitori degli
scolari o studenti bianchi non
si dichiara favorevole. Si informa che presto tutti potranno
acquistare terreno (promessa dell'abolizione del «Land Act» entro
agosto '90), ma immediatamente
i prezzi iniziano a lievitare: quando il momento sarà giunto, nessun nero sarà economicamente
in grado di avvalersi di questo
diritto.
Si abolisce lo stato di emergenza, ma si lascia in piedi 1’« Internai Security Act », che consente
di arrestare e detenere per sei
mesi chiunque, senza processo
(Sec. 29). Si concede il rientro
agli esiliati, ma per periodi non
più lunghi di un mese e con permessi da rinnovare ogni volta. Si
aprono le porte ai prigionieri politici, ma si richiudono dopo
averne fatto uscire un esiguo numero (300 su circa 2.500). Si continua a detenere persone spesso
colpevoli di nulla, oppure perché
trovate in possesso di una tessera dell’ANC di dieci anni prima
(è il caso di Dan Dipitse, detenuto
dal 1985). Si ventila la possibilità
di concedere il voto anche ai neri,
ma si glissa sulla condizione:
mantenimento del sistema dei
Parlamenti separati, sempre con
diritto di veto dei bianchi sulle
delibere degli asiatici, dei coloured e dei neri quando verrà il
momento.
La necessità di
salvare il salvabile
De Klerk fa del suo meglio.
E’ uno dei pochi ad aver c.apito
che per salvare il salvabile bisogna fare concessioni. Ma non tutti sono del suo parere, e non vogliono ammettere che la forza e
la violenza non possano più garantire il potere.
La delegazione formata da
membri di diversi Comitati antiapartheid italiani recatasi a dicembre in Sud Africa ha potuto
assistere, nella cittadina di Ladybrant, all'episodio che riferiamo.
Pomeriggio del 27 dicembre: la
polizia fa un’irruzione nella township e cerca armi in un gruppo
di baracche. Non le trova. La sera gente incappucciata, sulle stesse macchine della polizia, ritorna
e sparà contro le abitazioni di
attivisti neri.
Oltre agli assalti individuali vi
sono altri tipi di crimine. Sempre
per quel che riguarda le prigioni
ci viene segnalato:
« La Commissione dei diritti
umani stima che siano state detenute senza processo circa 80.000
persone. Migliaia, forse decine
di migliaia di questi detenuti sono stati torturati; 73 sono morti
in detenzione».
« Si continua a procedere all'arresto di persone ed altre sono
detenute sebbene il governo abbia promesso, un anno fa, di rilasciare i prigionieri politici. Si
stima che oggi vi siano dalle 1.000
alle 2.500 persone in detenzione
per motivi politici. Da notare
che, fra le possibili trasgressioni,
solo due sono state accettate come "puramente politiche" e non
criminali: una è la distribuzione
di stampa sovversiva ».
Ancora dal rapporto della Convenzione battista sudafricana:
« Un altro campo è quello delle
rimozioni forzate » Il 12 dicembre
'90 la township di Zeerust (5.000
persone) è stata annessa alla homeland del Bophuthatswana.
Questo significa perdere la cittadinanza sudafricana oppure accettare di divenire « stranieri »
aH’intemo del « Bantustan », con
la conseguenza di essere particolarmente maltrattati dalla polizia
locale; Timpossibilità pratica anche se non teorica di uscire da
im territorio povero; la jterdita
dei benefici che i cittadini sudafricani neri sperano di acquisire,
come il diritto di frequentare
scuole migliori, di votare, di muoversi liberamente per il paese.
SCHEDA
Quattro milioni e mezzo di bianchi ^ i quali
godono del reddito medio prò capite più alto al
mondo — detengono in Sud Africa il potere economico, politico e legislativo.
Grazie a questi strumenti riescono a gestire
30 milioni di neri. Ma i mezzi sono anche altri.
La popolazione viene indebolita dalla frammentazione etnica, geografica e sociale: nel tempo, a
seconda della vera o presunta tribù di origine,
una larghissima parte è stata deportata in 10
« Bantustans » o « Homelands » per un totale di
20 zone delimitate, lontane fra loro. Per questa
operazione si sono scelte le terre più improduttive, a volte desertiche. I leader dei vari movimenti antiapartheid e gli intellettuali simpatizzanti vengono uccisi, costretti all’esilio, braccati
anche all’estero. I cittadini dei Bantustans per
uscire dalle loro riserve hanno bisogno di un
passaporto, concesso nei limiti del fabbisogno di
mano d’opera, ma nelle aree bianche possono solo lavorare e non dormire. Di qui la nascita delle
« townships », ghetti a ridosso delle città, dove i
lavoratori non hanno il permesso di portare le
famiglie.
Il potere contrattuale è nullo. Il piano di studi riservato ai neri dall’apposito Dipartimento è
mirato aH’allevamento di una razza povera mentalmente e culturalmente e perciò indifesa,, da
cui potranno essere tratti servitù e uomini per
le miniere.
Nelle Homelands, dove le normali abitazioni sono delle baracche, mancano acqua, elettricità, lavoro, terra coltivabile e assistenza sanitaria.
Politicamente agli asiatici ed ai meticci residenti nel paese (alcuni milioni di persone) viene
permesso nel 1983 di votare per i propri rappresentanti, dando così luogo a due Camere separate, anche se il Parlamento bianco ha assoluto
potere di veto su qualsiasi loro delibera. Ai neri
non è concesso nemmeno questo.
Il fronte interno è dunque sgretolato m tutti
i modi possibili e quello esterno, degli esiliati,
è privo di mezzi finanziari: impiegherà trentanni per riuscire a richiamare su di sé l’attenzione
Johannesburg. Il ghetto nero di Soweto.
Il bastone e la carota
Negli ultimi anni si sono alternate le « concessioni » e i passi indietro da parte governativa - L’Europa: atteggiamento opportunistico
del primo mondo, immerso in un totale vuoto di
informazioni che accredita le ipotesi di un asservimento dei mass media al potere economico
delle multinazionali, e dei governi, che hanno in
Sud Africa interessi enormi.
L’African National Congress lavora prima solo, poi fiancheggiato dalla voce dell’Assemblea
delle Nazioni Unite, di intellettuali e giornalisti
indipendenti, dei movimenti antiapartheid sudafricani, europei e americani, dei sindacati, delle
chiese.
Il Consiglio dei 12 in questo contesto brilla
per la sua condotta opportunistica: emette alcune decisioni, che legislativamente non sono vincolanti per i paesi membri, ed un solo regolamento, il quale al contrario è immediatamente
esecutivo all’interno dei paesi aderenti, quello relativo al divieto dell’importazione di monete d’oro
0 Krugerrand. E in sintonia con il Consiglio d’Europa è l’Italia, che si fa notare per l’incremento dei
suoi commerci, e da quarto partner commerciale europeo passa al terzo posto grazie al mercato
lasciato libero dalle sanzioni applicate da altri
paesi europei.
Ma ormai l’opinione pubblica è stata scossa
e le connivenze sono state additate. Le multinazionali, colpite nel loro unico punto debole, l’immagine, temendo soprattutto un futuro politicamente instabile, vacillano. Iniziano le sanzioni e
1 disinvestimenti. Il governo di Pretoria trema:
le casse si stanno vuotando, molti bianchi emigrano, gli occhi accusatori del mondo seguono
con attenzione le vicende, i neri aumentano di
numero ad un ritmo elevato: si temono sul fronte interno una rivolta civile e su quello esterno
l’isolamento politico e finanziario.
Bisogna allentare la pressione e riottenere Credito all’estero: è in questo momento che Mandela viene liberato. Si legalizzano i movimenti antiapartheid e si riconosce la necessità della collaborazione delI’ANC per il mantenimento dell’ordine. Si inizia a parlare di processo irreversibile
di democratizzazione...
di usufruire di migliori servizi
sociali. La conseguenza è che
essi hanno rifiutato il provvedimento nell’unico modo possibile:
fuggendo. Dunque ima comunità
di 5.000 persone è stata di fatto
completamente destabilizzata. Il
primo vantaggio del governo, in
tale tipo di provvedimenti, è di
diminuire il numero di persone
che un giorno potranno votare.
Che senso hanno
i provvedimenti?
Nella settimana fra l’il e il 16
febbraio alcuni afrikaners hanno
acquistato terra, col consenso
del governo, su cui potranno risiedere e lavorare solo bianchi.
Le famiglie di neri ivi residenti
saranno dunque rimosse senza alcun riguardo per la loro destinazione e la loro vita.
A buon diritto ci si chiede a
questo punto che senso abbia la
dichiarazione fatta da De Klerk,
il 1® febbraio '91, circa la prossima abolizione di un’altra legge
razziale, il « Group Areas Act »,
che stabilisce diverse aree abitative a seconda del colore della
pelle. L’iniziativa è aggravata dalla tendenza, che sta prendendo
sempre più piede, di incoraggiare
l'immigrazione di mano d’opera
bianca da paesi dell’Est europeo.
L’ANC aveva chiesto per dicembre, come condizione preliminare
per l’inizio dei negoziati, il rilascio dei prigionieri politici e il
permesso di rimpatrio per gli
esiliati, ed il governo di Pretoria
si mostrava disponibile. Il 15
dicembre il Consiglio europeo
si dichiara a favore della ripresa
degli investimenti in Sud Africa.
Fine dicembre: Pretoria lascia
passare il termine deH’ultimatum
Senza mantenere. Nel momento
in cui si scrive (8/3/'91) si ha
notizia del rientro di 170 rifugiati. Questo è un buon inizio, ma
non ancora significativo, visto
che gli esuli sono circa 30.000.
Il 28 febbraio, inoltre, dal ministero della Giustizia sudafricano
si è appreso che a partire dal 27
luglio saranno riprese le impiccagioni; sappiamo bene che molti
detenuti per crimini comuni sono in realtà stati arrestati per
attività politica *. L’ANC ha indicato ora una nuova data, il 30
aprile, dopodiché prenderà in
considerazione la rottura dei negoziati.
Intanto è ripresa l’attività di
tutti i movimenti antiapartheid
nel mondo e si rilancia l’allarme:
mantenere le sanzioni, assolutamente, almeno finché le concessioni fatte non siano tali da garantire che si sia davvero aperta
una strada verso l’uguaglianza e
la democrazia. Lo stesso allarme
è stato lanciato dall’ONU (riso
luzione 19/12/’90) e dal Parlamento europeo (risoluzione febbraio
’91).
La caduta della tensione sul
fronte internazionale non è l’unica causa che rende in questo momento problematici i negoziati.
L’ANC sostiene la necèssità di
una nuova Costituzione elaborata da un’Assemblea costituente i
cui membri siano eletti a suffragio universale, ovvero col voto
della popolazione bianca e nera,
e ciò sotto l’egida di un governo
di transizione controllato da osservatori internazionali.
Il governo sudafricano vuole
che invece sia fatta prima la nuova Costituzione, alla creazione
della quale esso interverrebbe
col triplice peso di parte in causa, di mediatore e di detentore di
tutti gli strumenti di pressione
atti a garantire una nuova Costituzione gradita alla minoranza
bianca. In base al contenuto di
tale Costituzione, si considererebbero quindi le altre questioni.
L’ANC, nel tentativo di sormontare questa difficoltà, ha indetto
per marzo un congresso di tutti i
partiti, che sembra abbia trovato disponibili anche U National
Party e l’Inkhata.
Jackson Mthembu, inviato speciale dell’ANC e dell’UDF, nell’intervista rilasciata in febbraio
per il Dipartimento di evangelizzazione delle Chiese battiste, ribadiva la necessità di mantenere
le sanzioni quale mezzo pacifico
per garantire la popolazione nera
dalla sopraffazione, e ciò fino alla concessione di un’Assemblea
costituente e all’adempimento
delle promesse riguardanti il rilascio dei prigionieri politici e il
rimpatrio degli esiliati.
E’ in questo contesto che la
CEE (Manifesto 27.2.91) decide di
aprire una sua rappresentanza a
Pretoria « per aiutare le vittime
dell’apartheid ». Le forze antiapartheid di tutta Europa avevano sconsigliato la scelta del luogo — 'Pretoria è la capitale politica — e del momento, temendo
che in realtà ciò possa preludere
all’apertura di una sede diplomatica CEE quale ulteriore segno di
intempestiva approvazione per
l’operato del governo.
E’ sempre in questo contesto
che il governo italiano, ignorando le sanzioni sportive deliberate
dal Comitato internazionale olimpico (novembre ’90), decide di
ospitare a Roma un mondiale di
pugilato (9 marzo 1991) che ha
visto salire sul ring un campione
sudafricano.
Laura Carlodalatri
Coordinamento nazionale
contro l’apartheid
* Rapporto del 18.2.’91 della Baptist
Convention of Southern Africa.
8
8 valli valdesi
22 marzo 1991
1
In breve
Dipendenti
senza stipendio
Raccolta
farmaci scaduti
Campionesse
FRALI — Due atlete della vai
Germanasca hanno recentemente partecipato ai campionati italiani di sci di fondo, Mara Peyrot e Lara Peyrot; quest’ultima,
per la seconda volta nella sua
carriera, ha conquistato il titolo di campionessa italiana.
Nuova convenzione
TORRE PELLICE — E’ stata
recentemente modificata la convenzione fra Comunità montana
vai Pellice - USSL 43 e Comunità alloggio di via Angrogna; si
passa infatti dagli attuali 14 ragazzi a 15 sul totale delle due
comunità alloggio ed è previsto
l’inserimento di un ottavo educatore.
LUSERNA SAN GIOVANNI
TORRE PELLICE — Dipen
denti del settore « sociale » senza stipendio nel mese di marzo
in Comunità montana vai Pellice; possibile estensione del provvedimento a tutti gli altri nel
mese di aprile se non interverranno correttivi in tempo utile.
Questa in estrema sintesi la situazione comunicata dal segretario Sandretto a tutti i dipendenti dell’ente (il problema per
ora almeno non coinvolge i dipendenti dell’USSL).
Non vi sono in cassa le risorse finanziarie sufficienti perché, a fronte del pagamento mensile di tutta una serie di spese,
le entrate non sono altrettanto
precise; rimborsi e contributi da
altri enti subiscono sempre più
ritardi; in particolare non è ancora stato rimborsato dall’USSL
lo stipendio pagato al personale sociale nel dicembre ’89, in
tutto il ’90 e nei primi mesi dell’anno in corso.
Fin qui si è ricorso all’anticipo di tesoreria, ma ora anche
questo è esaurito.
La gente e i consiglieri
In breve
:1
Consiglio comunale « aperto » su ferrovia, crisi dell’agricoltura e
tossicodipendenza - Un folto pubblico era presente alla discussione
Convegno
internazionale
sulle ferrovie
TORRE PELLICE — Si torna
a parlare di raccolta differenziata dei rifiuti in vai Pellice; da
alcuni anni è avviato (non ancora al meglio) il servizio per
quanto riguarda la carta o il
vetro, spesso con l’aiuto di volontariato delle associazioni e
delle chiese. Funziona abbastanza bene la raccolta delle pile che
avviene tramite i negozi che
prendono indietro quelle usate
al momento dell’acquisto.
La raccolta dei farmaci scaduti, che comprende anche dei problemi nello smaltimento, è fin
qui avvenuta grazie all’opera volontaria di alcuni dipendenti che
portavano i farmaci raccolti
presso i distretti socio-sanitari
direttamente all’inceneritore dell’ospedale di Pinerolo.
E’ di questi giorni l’installazione di appositi contenitori in
cinque dei nove comuni della
vai Pellice (Bobbio, Villar, Torre, Luserna e Bibiana), di forma cilindrica, predisposti per la
raccolta dei farmaci.
E’ stata stipulata una convenzione con TACEA che provvederà alla raccolta, passando così
da una fase sperimentale ad una
organizzata in modo più razionale.
Novità anche nel campo della
raccolta delle lattine di alluminio: da circa una settimana è
stata installata presso le scuole
medie di Torre Pellice una macchina schiaccialattine concepita
in modo da rappresentare anche
un gioco per i ragazzi; ogni tanto, inserendo le lattine, viene
emesso un gettone che dà diritto ad un premio ritirabile presso gli uffici tecnici della Comunità montana in via Caduti per
la libertà a Torre Pellice.
Su tre temi di scottante attualità il consiglio comunale di Luserna San Giovanni ha deciso di
sentire le categorie più direttamente interessate ed in senso più
ampio la popolazione; è così che
è stato indetto un consiglio comunale ’’aperto" su tre temi: il
servizio ferroviario e le prospettive di sviluppo, la orisi dell’agricoltura ed il complesso problema
della tossicodipendenza con i
provvedimenti che si stanno portando avanti.
Un folto pubblico, ancora una
volta superiore alle capacità dell’aula consiliare, ha seguito le discussioni protrattesi a lungo su
ogni argomento.
Due i discorsi sulla ferrovia: il
progetto di svincolo per il trasporto delle merci all’area industriale e la sospensione del servizio prevista per 9 mesi dalla metà di giugno per lavori di ammodernamento della linea.
Il sindaco Longo, nella presentazione della prima parte della
questione, ha ricordato i contatti
con il mondo produttivo locale per appurare il grado di interesse, con le FS e con la stessa
Regione, per verificare la fattibilità tecnica, la volontà di intervento e l’inserimento di questo
snodo nel complesso della rete
dei trasporti.
« Partiti con una ventina di
aziende — ha aggiunto il vicesindaco Fedele — siamo arrivati neRli 'ultimi tempi a coinvolgere una
sessantina di attività produttive,
comprendendo un’area geografica
che va al di là della sola vai Pellice e trovando, interesse anche
nella zona di Barge e Bagnolo ».
L’ente FS si è dichiarato disponibile al progetto, tant’è che nella risistemazione della linea è indicato anche lo snodo, e dunque
l’operazione sta andando avanti.
« Non bisogna perdere tempo
— ha precisato il sindaco — perché questa può rappresentare anche una grossa opportunità di rilancio della presenza industriale
in valle; le scelte debbono però
essere tempestive ed occorre pensare ad un riordino generale dell'area industriale ».
Sorgerà cosi un comitato promotore per lo sviluppo dell’area,
comprendendo amministrazione
ed industriali in vista di un con-sorzio pubblico-privato che potrà
meglio reperire le risorse e finalmente attivare questo servizio.
Sarebbe una tappa importante
per il tras.porto in vai Pellice,
limitando fortemente il carico di
camion sulla già intasata provinciale 161, diminuendo fortemente
il grado di. inquinamento e abbassando anche il rischio di incidenti (si pensi anche alle sostanze
chimiche utilizzate o prodotte in
alcune aziende).
E’ un buon passo in avanti; basti ricordare che solo un anno fa
l’ipotesi dello snodo merci era
stata inspiegabilmente cancellata
con le modifiche presenti al piano regolatore.
Per quanto riguarda invece la
sospensione del servizio passeggeri dalla metà del prossimo giugno, i rappresentanti del comitato difesa della ferrovia, costituitosi quasi dieci anni fa per contrastare le ipotesi di chiusura,
hanno evidenziato i forti disagi
che, soprattutto in conseguenza
del lungo periodo, ivi compreso
un inverno, deriveranno alla popolazione.
L’inquietante interrogativo continua ad essere: perché su alcune
linee i lavori verranno effettuati
con la linea in esercizio e in vai
Pellice no?
Probabilmente l’esigenza delle
FS è quella di destinare ad altri
compiti il personale operante oggi nel quadro di una ristrutturazione generale e dunque di tener
chiusa la linea finché non si sia
pronti a ripartire con la nuova
gestione.
Dubbi sono stati espressi anche
rispetto al futuro, al fatto che la
stazione di Luserna venga lasciata sprovvista di biglietteria e
dunque mettendo gli utenti nelFimpossibilità di acquistare i biglietti per destinazioni successive
al collegamento con Torino; il
consiglio ha quindi deciso di far
propria la protesta dei pendolari
assumendola come ordine del
giorno.
La crisi dell’agricoltura è stata
messa in luce da rappresentanti
di categoria che incisivamente, cifre alla mano, hanno posto all’attenzione di tutti il divario crescente fra costi (in costante aumento) e ricavi (in discesa spaventosa); a ciò si asgiunga l’aumento di oltre il 100% delle spese previdenziali ed ecco che il
quadro diventa drammatico. Anche gli agricoltori presenti hanno
dato il loro contributo alla discussione e preannunciato una
petizione che verrà sottoscritta
da tutti gli operatori del settore.
E’ rimasto poco spazio per la
discussione sulla questione tossicodipendenza, sollevata nello
scorso dicembre da un’interrogazione del consigliere verde Gardiol.
L’assessore Maurino ha presentato una attenta relazione sul
problema, ricordando l’attività
dell’équipe che nell’USSL segue
la materia, un’equipe che solo da
pochi mesi ha raggiunto la completezza dell’organico e che segue anche i problemi dell’alcolismo.
Ha partecipato alla discussione
anche il coordinatore sanitario
deirUSSL 43, dott. Rissone, che
ha ricordato come siano in corso
alcune sperimentazioni di particolare interesse tra cui 1’« adozione » di un tossicodipendente
che aittualmente è seguito d.i
giorno dagli operatori ma che ha,
per la notte, una famiglia di riferimento. Ci sono anche casi di inserimento in comunità terapeutiche che durano nel tempo: « Certamente — ha aggiunto Rissone
— chi lavora in questo settore sa
di andare incontro anche a insuccessi; non si tratta di effettuare
una vaccinazione ma di lasciare
aperte le porte càia speranza ».
Oggi sono ormai circa 120 gli
utenti del servizio, mentre rimane estremamente bassa (13-14 anni) l’età di avvicinamento alla
droga.
Piervaldo Rostan
TORRE PELLICE — Pochi an
ni or sono il governo ne voleva
tagliare molti chilometri, definendoli « rami secchi », oggi
stanno per partire dei progetti
di riammodernamento di molti
tratti; stiamo parlando delle ferrovie locali che rappresentano
un collegamento prezioso fra la
città e le piccole realtà dei comuni da cui ogni giorno partono centinaia di pendolari, studenti, operai, impiegati. Per verificare le prospettive del servizio ferroviario locale in vista di
un suo potenziamento Radio
Beckwith, in collaborazione con
le associazioni ambientaliste e
gli enti locali della vai Pellice,
ha organizzato per sabato 23
marzo, alle ore 16, presso la sala conferenze dell’hotel Gilly, un
convegno dal titolo « In treno
verso l’Europa ». Interverranno
Walter Finkbhoner, della direzione centrale delle ferrovie elvetiche, che presenterà l’esperienza di un paese che da tempo ha puntato molto sul trasporto su rotaia; il prof. Carlo Mortarino del Politecnico di Torino,
il direttore dell’Eco delle valli
Giorgio Gardiol che presenterà
un progetto denominato « Trenopolitana » e il prof. Enrico Fumerò che parlerà su « La ferrovia Torino-Torre Pellice fra cronaca e storia ».
GIORNALI LOCALI IN PIEMONTE
Un milione di copie
Per 950.000 piemontesi, su una
popolazione adulta di tre milioni e mezzo di persone, i giornali locali rappresentano un insostituibile mezzo di informazione: è quanto risulta da un’indagine dell’Abacus sulle testate locali della regione. Per undici di
queste la società Manzoni ha poi
pubblicato i risultati più significativi emersi dalla ricerca per
quanto riguarda i dati di lettura, il profilo dei lettori e la
loro relazione con il giornale.
Sono invece 289.000 i lettori
di testate locali della provincia
di Torino contro gli 877.000 de
« La Stampa » in un giorno medio. Sono stati presi in considerazione cinque giornali: « La sentinella del Canavese », « Il cor
riere di Chieri », « Luna nuova »,
« Il corriere di Moncalieri » e
« L’eco del Chisone ».
« La sentinella del Canavese »
è venduto in circa il 40% dei
comuni della Provincia di Torino e in oltre i due terzi dei comuni della Regione valdostana
ed ha 87.000 lettori. « La Luna
nuova », diffusa soprattutto nell’area di Susa, Alpignano e Rivoli, ha 42.000 lettori. « Il corriere di Chieri », diffuso soprattutto nelle zone di Chieri e Carmagnola, ha 45.000 lettori. « Il
corriere di Moncalieri », diffuso
nelle zone di Moncalieri, Trofarello e La Loggia, ha 30.000 lettori, mentre « L’eco del Chisone »
che copre soprattutto l’area di
Pinerolo ne ha 90.000.
Dimagrire... liberi di scegliere?
L’essenziale è affidarsi sempre e comunque ad un Metodo Originale e collaudato, come I.L.S.
Ritrovare l'armonia completa del
proprio corpo, lasciarsi alle spalle
i problemi di chili in eccesso, e
riconquistare la linea ideale. La
validità del Metodo ■ Ideal Line System », elaborato nella seconda
metà degli anni settanta In Francia dalla psicoioga Dominique
Schleret, è testimoniata dal successo ottenuto dal metodo in tutta Europa. Oggi sono centinaia i
centri attivi in Francia, Italia, Spagna, Svizzera e Austria.
perfino significa sottoporsi ad un
altro peso: il peso di diete severe, pìllole nocive, esercizi faticosi. Con il Metodo Originale
Ideal Line System, invece, si riesce a dimagrire liberi da tutto questo: e, soprattutto, liberi di scegliere la propria linea ideale senza distinzioni di età, sesso, abitudini e stili di vita ».
tà, libera di ogni tensione ed aiuta a riconciliarsi con il proprio
corpo ».
Dottoressa Schleret, ci può dire qualcosa sui risultati?
lerato Ideal Line System è a Pinerolo - Via Raviolo 10/A - Prenotati per un colloquio informativo
gratuito telefonando al 0121/397.837.
In cosa consiste, nelia pratica,
il Metodo « Ideal Line System »?
Ma cosa significa « dimagrire in
libertà »? E, in particolare, cosa
si intende con « LIBERTA' DI LINEA » concetto base della comunicazione dei centri Ideal Line System?
Abbiamo rivolto la domanda al
Direttore del Centro di Pinerolo
Sig. Emanuele Tron.
I Spesso liberarsi del peso su
** Si basa su una serie di sedute della durata di un'ora e mezza ciascuna, durante le quali la
perdita di peso avviene grazie all'azione di prodotti specifici. Si
tratta dì prodotti cosmetologici naturali applicati dopo una breve sauna e fatti penetrare restando stesi
e rilassati su un letto moderatamente riscaldato. Il tutto in una
atmosfera che favorisce tranquilli
« Ogni seduta permette di per
dere mediamente 500 grammi d
peso. Per gli uomini (sono il 25“/i
dei nostri clienti) si può arrivare
anche ad un chilo per volta ».
Per concludere, vorrei aggiunge
re una considerazione. Oggi, in Eu
ropa, solo l’1% dei casi di sovrap
peso è legato a fattori patologici,
di carattere ormonale. Essere gras
si non è quindi una malattia; perciò... mai arrendersi! Soprattutto
oggi che, grazie al nostro Metodo,
dimagrire è un'esperienza piacevo
le e positiva sin dal primo momento: un'autentica Libertà di Linea! ».
Il Centro di Dimagrimento Acce
Im dottoressa Dominique ShLeret
con il direttore del Centro di Pinerolo sig. E. Tron.
9
r
22 marzo 1991
valli valdesi
BRICHERASIO-PRAROSTINO
VALLI CHISONE E GERMANASCA
Comuni in cerca
di nuove collocazioni
I territori delle Comunità montane ridefinibili secondo la legge 142
La nuova legge sulle autonomie locali prevede fra l’altro la
possibilità di ridefìnire i territori
delle Comunità montane; è quanto sembra siano interessati a fare almeno due comuni del Pinerolese: Bricherasio e Prarostino.
Per quanto riguarda Bricherasio già si è riunito, sabato scorso, il consiglio comunale che ha
votato a maggioranza una delibera per chiedere alla Regione di
essere inserito nella Comunità Pinerolese pedemontano; « / nostri
abitanti — ci ha detto il sindaco
Bolla — per ragioni di carattere
geografico e socio-economico gravitano storicamente più su Pinerolo che su Torre Pellice».
C’è un collegamento fra questa decisione e la costituzione di
una maggioranza in Comunità
montana-USSL che vede la DC di
Bricherasio all’opposizione?
Osservatorio regionale
Regione: bilancio di previsione 1991
TORINO — Pareggia sulla cifra di 9.878 miliardi e 404 milioni
in termini di competenza ed in 9.857 miliardi e 565 milioni in termini di cassa il bilancio di previsione 1991 della Regione Piemonte
approvato con i voti della maggioranza del consiglio regionale dopo due lunghe giornate di dibattito.
In dettaglio queste le cifre relative alle maggiori poste di spesa: oltre 5.000 miliardi andranno alla sanità, cifra pressoché ugtj.ale a quella dell’esercizio scorso, 184 miliardi andranno al settore
industria e lavoro, 28 all’artigianato ed attività fieristica.
Fette consistenti per trasporti e comunicazioni (462 miliardi)
e per l’ambiente (318 miliardi). Infine 181 miliardi saranno destinati alla formazione professionale, 26 alla cultura, 46 al turismo
e 18 ai parchi.
La possibilità di imposizione diretta attribuita dalla legge finanziaria dello Stato e la conseguente normativa regionale recentemente approvata hanno consentito di aumentare alcune poste di
entrata (proventi per bollo auto, tasse di concessione, imposta consumo del gas metano).
Il lavoro per gli stranieri
TORINO — Si è svolto un vertice in Regione sulla situazione
degli extracomunitari in Piemonte a un anno dall’entrata in vigore
della « legge Martelli » che regola il soggiorno degli stranieri in
Italia.
Secondo dati forniti dalla questura, dal 31 dicembre 1989 al
1” marzo 1991 l’incremento a Torino e in provincia di popolazione
straniera è stato di 12.000 unità, passando da 21.000 a 33.000; 49.500
il totale in Piemonte.
L’incontro è stato l’occasione per presentare una pubblicazione redatta in quattro lingue (italiano, francese, inglese e arabo)
su « Il lavoro per gli stranieri » che intende fornire indicazioni
utili per trovare lavoro senza inciampare nelle reti della burocrazia.
Il Piemonte ha presentato progetti per oltre 1.300 posti letto
per un costo complessivo di 4.207 milioni.
« Assolutamente no » — precisa
il sindaco Bolla.
Rispetto alla USSL questa scelta comporta un’adesione al progetto di USSL unica a livello di
Pinerolese?
« Stiamo aspettando la legge
che definisca tutta la materia per
poi valutare; certo oggi esiste, rispetto ai servizi, un notevole problema di tipo economico: è inutile riempirsi la bocca di servizi
se poi, al di là delle valutazioni
sulla loro utilità, non si riesce a
farvi fronte dal punto di vista
finanziario ».
Per un comune che vuole abbandonare la vai Pellice, uno che
vuole entrarvi: Prarostino.
« Siamo per adesso a livello di
dibattito — precisa il sindaco
Mario Mauro —, tuttavia nelle
prossime settimane porteremo la
questione in consiglio ».
Cosa c’è alla base di questa ipotesi?
« Devo dire che la scelta effettuata a suo tempo di inserire un
comune effettivamente con caratteristiche montane come Prarostino in una Comunità che di
montano aveva ben poco, si è rivelata fortemente penalizzante;
sono stati più i disagi che i vantaggi che ne sono derivati. Ultimamente siamo stati inoltre oggetto di discriminazioni nel momento di formazione della nuova
giunta che ha estromesso qualsiasi rappresentante del nostro
comune. Siamo stati messi di
fronte al fatto compiuto da una
posizione che posso definire arrogante da parte della Democrazia cristiana. Aggiungo infine che
anche sul piano culturale ci sentiamo molto più vicini ai comuni
delle valli valdesi che a Pinerolo:
Siamo pressappoco sullo spartiacque fra la vai Chisone e la vai
Pellice ed abbiamo scelto quest’ultima, confinante con noi tramite Angrogna e facilmente raggiungibile anche tramite strade
interne ».
P.V.R.
Gli elettrodotti
fanno male?
Gli elettrodotti sono dannosi
per la salute? Su questo interrogativo, a cui per altro è estremamente diffìcile dare una risposta, si è soffermato il consiglio della Comunità montana
valli Chisone e Germanasca, riunito a Perosa Argentina il 15
marzo, in seguito ad un’interpellanza dei gruppo consiliare
della sinistra.
L’allarme per questa presunte
situazione di rischio è stato causato dall’inizio dei lavori per i
basamenti dei tralicci sulla linea elettrica dell’ENEL che dovrebbe attraversare nel senso
della lunghezza tutta la vai Chisone da Villar Perosa a Sestrières, ma sulla cui realizzazione
non si hanno che notizie frammentarie. Nel corso della seduta si è sospeso per pochi minuti l’ordine del giorno ed è
stata ascoltata una breve relazione del dottor Paolo Laurenti, responsabile sanitario dell’USSL 42.
Secondo le informazioni fornite dal dottor Laurenti si sarebbero riscontrati influssi negativi
causati dal campo elettromagnetico prodotto dalle linee elettriche a carico della trasmissione
nervosa e sulla rigenerazione
delle cellule, con possibile insorgenza di tumori. Gli studi in materia risalgono però a pochi anni fa e le indagini non sono ancora sufficientemente approfondite per avere delle risposte univoche. L’USSL si propone, comunque, di chiedere la consulenza di esperti e di seguire gli
sviluppi della situazione mediante controlli nelle zone a rischio.
Riprendendo l’argomento al
termine della seduta, il presidente ha osservato che non si
potranno avere dati in tempi
brevi e che nel frattempo i progetti dell’ENEL saranno realizzati e si potranno ottenere informazioni più precise. Altri consiglieri, tralasciando l’aspetto sanitario, hanno deplorato che gli
enti a cui è affidata la tutela
del territorio vengano sempre
tenuti all’ oscuro di quanto
l’ENEL ha intenzione di fare,
anche se un elettrodotto comporta modifiche ai piani urbanistici di valle.
Altri hanno osservato che la
richiesta di una maggiore dispo
nibilità di energia elettrica proviene dalle stazioni sciistiche
dell’alta vai Chisone e che
l’ENEL non è tenuto a chiedere permessi se non ai proprietari dei terreni attraversati dall’elettrodotto.
Come è facile notare, si apre
qui una nuova fase dell’eterno
conflitto tra necessità dello sviluppo e tutela del territorio, già
messo in evidenza dai progetti
delle centrali idroelettriche sul
corso dei torrenti Chisone e
Germanasca. L’opinione pubblica a volte viene sollecitata dai
gruppi politici, ma più spesso
si ha l’impressione che i giochi siano già fatti e che non
valga nemmeno la pena di discutere. Liliana Viglielmo
La caccia neU’oasi
TORRE PELLICE — Nel cor
so dell’ultima riunione del Comparto alpino n. 1, vai Pellice, si
è discusso della possibilità di
aprire alla caccia zone più o meno ampie dell’oasi di protezione
del Barant. La netta maggioranza dei presenti (il comparto è
formato da rappresentanti dei
comuni, dei cacciatori e degli
ambientalisti) si è comunque
espressa in modo contrario.
Resta tuttavia il problema dei
mufloni immessi tempo fa e stabilitisi cosi bene in alta valle da
essere oggi anche troppo numerosi; fra le possibili soluzioni
ravviamento, in futuro, della
caccia di selezione condotta da
personale specializzato.
Trofei abusivi
ROURE — I guardiacaccia della Provincia hanno rinvenuto all’inizio della scorsa settimana,
nell’abitazione di Sergio Charrier in fraz. Bourcet, un numero consistente di trofei di vari
ungulati catturati abusivamente.
Dopo un primo interrogatorio ed
in attesa del processo. Charrier è stato posto agli arresti
domiciliari.
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STAZIONE F.S. 7,38 7,38 9,03 10,33 14,18
V. TEGAS 7,39 7,39 9,04 10,34 14,19
GIARDINI -BRIANZA” 7,40 7,40 9,05 10,35 14,20
V. MARIANI 7,41 7,41 9,06 10,36 14,21
V. 3' ALPINI 7,42 7,42 9,07 10,37 14,22
V. 1» MAGGIO 7:44 7.44 9.09 10.39 14.24
BRACCIO S. GIOVANNI 7,45 7,45 9,10 10,40 14,25
S, GIOVANNI (SCUOLE) 7,49 7,49 9,14 10,44 14,29
S. GIOVANNI (P. 17 FEBBRAIO) 7.50 7.50 ■ 9.15 10.45 14.30
FORNACE 7,51 7,51 9,16 10,46 14,31
NAZZAROni 7,53 7,53 9,18 10,48 14,33
AIRALI SCUOLE - USL 7,54 7,54 9,19 10,49 14,34
PRALAFERA 7,55 7,55 9,20 10,50 14,35
TORRE P. (APPIOni) 7,57 7,57 9,22 10,52 14,37
TORRE P. (P. CAVOUR) 7,58 7,58 9,23 10,53 14,38
TORRE P. (USL 43 - GILLY) 7,59 7,59 9,24 10,54 14,39
TORRE P (OSP. VALDESE) 8,00 8,00 9,25 10,55 14,40
LOCALITÀ’ Fer. Fer. Fer. Scol. Fer. esci. Sab. Scol. Lu/Me/Ven
TORRE P (OSP. VALDESE) 8.15 9.45 11.15 16.05 16.05
TORRE P. (USL 43 - GILLY) 8.16 9.46 11.16 16.06 16.06
TORRE P. (P. CAVOUR) 8.17 9,47 11.17 16.07 16.07
TORRE P. (APPIOTTI) 8.18 9.48 11.18 16.08 16.08
PRALAFERA 8.20 9.50 11.20 16.10 16.10
AIRALI SCUOLE - USL 8.21 9.51 11.21 13.15 16.11 16.11
NAZZAROni 8.22 9.52 11.22 13.16 16.12 16.12
FORNACE 8.24 9.54 11.24 13.18 16.14 16.14
S. GIOVANNI (P. 17 FEBBRAIO) 8.25 9.55 11.25 13,19 16.15 16.15
S. GIOVANNI (SCUOLE) 8.26 9,56 11.26 13.20 16.16 16.16
BR..CCIO S. GIOVANNI 8.30 10.00 11.30 13,24 16.20 16.20
V, 1° MAGGIO 8.31 10.01 11.31 13.25 16.21 16,21
V. 3° ALPINI 8.33 10.03 11.33 13.27 16,23 16.23
V. MARIANI 8.34 10.04 11.34 13.28 16.24 16,24
GIARDINI "BRIANZA" 8.35 10.05 11,35 13.29 16,25 16.25
V. TEGAS 8.36 10.06 11.36 13.30 16,26 16.26
STAZIONE F.S. 8.37 10.07 11.37 13.31 16.27 16.27
AIRALI (SCUOLE) 8.38 10.08 11.38 13.32 16.28 16.28
P CAÑAVERO 8.41 10.11 11.41 13.35 16.31 16.31
S. MARCO 8.43 10.13 11.43 13.37 16.33 16.33
LUSERNETTA 8.45 10.15 11.45 13.39 16.35 16.35
MADDALENA 13.44 16.40
PONTEVECCHIO 13.46 16.42
MURCIUS 13.50 16.45
10
10 valli valdesi
22 marzo 1991
INTERVISTA AL SINDACO STORERO
Villar riscopre i suoi problemi
Le maggiori difficoltà sono quelle dell’occupazione - Il potenziamento dell’acquedotto, il
ripristino del campo sportivo e la questione del depuratore - Il Pinerolese e la Provincia
lo niii cì nrn ì fi <^r* + '?Tr»-. -n «-vttÌ+ « -»-v-. n ^ _T__ ^ __ __ t__. . ... i i •« i
La più significativa novità ma
turata nel corso delle elezioni amministrative dello scorso maggio
(a parte il commissariamento del
comune di Pinerolo per le note
vicende) è stata sicuramente il
cambio della guardia al comune
di Villar Perosa: dopo anni di
amministrazioni di centro, più o
meno sotto l’egida dell’« influenza Agnelli », la sinistra ha conquistato il comune ed ora il sindaco è l’aw. Dario Storero.
Che cosa ha portato a questo
mutamento?
« Abbiamo assistito ad una diversa attenzione della gente rispetto al modo di amministrare
e nel contempo anche ad un mutamento del quadro storico: negli anni è cioè venuta meno la
presenza di quel capitalismo che
si può definire "illuminato” ma
anche "paternalista” che aveva
improntato di sé tutta la realtà
villarese. Villar Perosa è in sostanza un paese come gli altri,
con i suoi problemi, le sue carenze occupazionali e nei servizi;
la gente per molti anni si è illusa
che qualcosa potesse cambiare
poi ha iniziato una maturazione
che l’ha portata a valutare le amministrazioni per quello che potevano fare: l'opposizione ha cercato di fare nuove proposte, soprattutto puntando sulla parte
cipazione, ed è arrivata la risposta elettorale positiva ».
Sulla base del consenso popolare si tratta di operare, fra i problemi e la scarsità di risorse...
« Stiamo affrontanto un periodo difficile sul piano occupazionale: due sono i poli principali,
la Boge e la SKF. La Boge ha in
parte sostituito la Fiat, chiusa in
modo abbastanza inopinato nel
1984 e fu il risultato di una lunga e difficile lotta per il mantenimento di posti di lavoro in valle; questa azienda ha attraversato l’anno scorso momenti di crisi,
oggi almeno in parte superati, e
non dovrebbe risentire in modo
troppo gravoso della crisi dell’industria dell’auto.
La situazione della SKF è più
complessa; la ristrutturazione avviata alcuni anni fa doveva portare l’azienda ad orientarsi nel
settore dei semilavorati in vista
della costruzione dei cuscinetti;
sembra però che ci siano dei ritardi nello sviluppo dei piani.
Abbiamo, come amministrazione, stabilito contatti con la direzione aziendale per verificare la
situazione visto che, auasi nel silenzio, abbiamo assistito in questi anni ad una continua perdita
di posti di lavoro e che oggi la
situazione non ci consente di per
Binari in
cassa integrazione
Su alcune linee ferroviarie del
Piemonte il servizio ferroviario
è stato sospeso a partire dall’inizio di questa settimana; per
la linea Pinerolo-Torre Pellice le
date che sono state comunicate
di recente sono quelle del 17
giugno ’91 per la chiusura e del
16 marzo ’92 per la riapertura.
Le numerose proteste di pendolari, enti pubblici, sindacati
non sono servite e probabilmente non serviranno a nulla.
Le richieste di mantenere le
linee in esercizio durante i lavori, di contrarre maggiormente
i tempi dei lavori, di far circolare almeno alcuni dei convogli
più frequentati non sono state
prese in considerazione.
I pendolari in vai Pellice hanno raccolto quasi 3.000 firme a
sostegno di una petizione che
chiedeva di non sospendere il
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servizio ma, oggettivamente, pare proprio che nulla potrà far
tornare indietro i responsabili
delle FS dai propri propositi, legati con tutta probabilità anche
alla necessità di recuperare manodopera dopo i recenti prepensionamenti.
Mentre già si fanno strada altri interrogativi circa il sistema
di funzionamento che verrà proposto dopo i lavori (quali stazioni saranno impresenziate?
Dove si acquisteranno i biglietti? Quale soluzione si potrà eventualmente adottare per la
stazione di Pinerolo?) le PS hanno anche comunicato di aver attivato un « numero verde » che
permetterà di mettersi in contatto telefonico con le Ferrovie
senza addebito di scatti per esprimere le valutazioni ed i suggerimenti circa il funzionamento dei servizio sostitutivo (che,
ricordiamo, sarà comunque solo parziale) su gomma; tale numero è il 1678-06028.
derne altri. Stiamo anche organizzando per i prossimi mesi un
convegno sulla situazione alla
SKF e più in generate sul problema occupazionale in vai Chisone ».
I comuni stanno vivendo una
difficile situazione sia come risorse direttamente disponibili
che come possibilità di contrarre
mutui; compatibilmente con questa situazione, su quali linee si
sta muovendo Tamministrazione?
« I trasferimenti dello stato per
l’anno in corso sono, tenuto conto dell’inflazione, più bassi di
quelli del ’90; per quanto riguarda i mutui potremmo contrarne
per un massimo di 630 milioni. A
fronte di queste possibilità finanziarie abbiamo individuato tre
settori di intervento: il potenziamento dell’acquedotto per far sì
che quasi tutte le borgate siano
servite; il ripristino del campo
sportivo, su cui siamqo ormai costretti ad intervenire per non
chiuderlo, ed il miglioramento
della viabilità minore. Abbiamo
poi bisogno di chiudere la questione del depuratore, i cui lavori
sono iniziati nell’82 e a tutt’oggi
non completati per mancanza di
fondi, e di poter dare finalmente
avvio al recupero del cinema Riv,
acquistato dal comune ma chiuso
FERROVIE IN PIEMONTE
Quale idea di sviiuppo?
Secondo appuntamento di dibattito per il PDS in vai Pellice. Dopo una serata dedicata alle questioni dell’organizzazione
interna, venerdì 15 marzo è stato affrontato il problema dello
sviluppo della valle.
Una quarantina di persone,
amministratori, iscritti alla neonata formazione, e anche non
iscritti, hanno discusso delle potenzialità del territorio (che non
sembrano essere moltissime).
E’ così risultato un quadro
d’insieme che per certi versi è
preoccupante: si assiste ad un
aumento costante dell’età media
della popolazione; « tiene », rispetto a casi analoghi, la popolazione residente, ma tiene meglio nella bassa valle; sono sempre più onerose le risposte alle
esigenze di servizi; la notevole
quantità di servizi che hanno caratterizzato la valle, e che costituiscono una fondamentale fonte di occupazione, è e sarà messa a dura prova di fronte anche
ai « tagli » che gravano sugli enti locali.
Salute non buona anche per
l’occupazione nell’industria, occupazione scarsa numericamen
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te e priva di prospettive future
(ma c’è chi ha contestato questo dato).
Su cosa puntare, allora, per
rilanciare l’economia? Ci sono
caratteristiche naturali, culturali, eredità storiche che non sono ancora entrate appieno in un
piano di sviluppo: la strada del
« turismo sociale » merita di essere sperimentata ed eventualmente affrontata.
Altri problemi sono collegati
a qualunque idea di sviluppo, e
devono essere « attaccati » frontalmente: la dipendenza delle
forze politiche dal loro « centro » e la bassa scolarità rispetto alla media regionale sono,
per fare due esempi, indice di
una situazione che non è di movimento verso il futuro.
La necessità di pervenire ad
un turismo « di qualità », che
salvaguardi- le « ragioni storiche
e culturali » della valle e che
affermi la tutela delle risorse naturali intesa come « strumento
di comunicazione culturale » (e
non solo, quindi, come difesa
deH’ecistente) è stata riaffermata dall’intervento conclusivo di
Luigi Rivalla, già assessore per
il PCI in precedenti giunte regionali, ora consigliere regionale
del PDS,
A. C.
Oggi
e domani
Manifestazioni
malgrado la carenza di sale di
riunione, teatro o altro ».
Bisogno dunque di posti di lavoro, di servizi, di strutture per
un comune che, malgrado lo spopolamento delle montagne non
ha riscontrato un significativo
aumento di popolazione ma che è
stato ’’scavalcato” dai flussi migratori;' si sta discutendo in questi mesi della ridefinizione del
territorio, dalle USSL alle Provincie: quale ipotesi per il futuro
di Villar Perosa, in quale contesto si situerebbe questo comune?
« Il discorso dei servizi non
può prescindere da una USSL a
stretto contatto con i problemi
del suo territorio; per quanto
riguarda la provincia credo che
la creazione di un’area metropolitana comporti, da parte delle
realtà montane e pedemontane,
la necessità di una riflessione sul
possibile ruolo che esse possono
ancora giocare. Ritengo che il Pinerolese non debba restare un’appendice povera dell’area torinese
ma debba invece diventare un
punto di aggregazione coraggioso
per le nostre aree comprendendo
il Saluzzese, il Pinerolese e la vai
di Susa. Occorrerà comunque riequilibrare le risorse e creare dei
poli di richiamo per nuove attività produttive ».
Piervaldo Rostan
LUSERNA SAN GIOVANNI — Sabato 23 marzo e domenica 24 si svolgeranno le tradizionali manifestazioni
in ricordo della battaglia di Ponte Vecchio.
Cinema
TORRE PELLICE — Il cinema Trento ha in programma, venerdì 22, ore
21.15, «Stanno tutti bene»; sabato 23
e domenica 24 « Highlander II - Il ritorno ».
Concerti
FERRERÒ — Sabato 23 marzo, alle
ore 20.30, presso il tempio valdese,
avrà luogo un concerto del coro polifonico dell’istituto musicale « Corelli »
di Pinerolo; la colletta sarà devoluta
all'istituto Uliveto di Luserna San Giovanni.
SAN GERMANO CHISONE — Sabato 23 marzo, alle ore 21, presso la
sala valdese, Cantavalli '91 propone
una serata con i « Viulan » che presenteranno canti tipici deila tradizione emiliana.
TORRE PELLICE — Sabato 23 marzo,
alle ore 21, nel tempio valdese dei
Coppieri, vi sarà un concerto del coro «La draia » di Angrogna; nell’intervallo avrà luogo la premiazione del
concorso di diapositive « il treno e il
suo mondo » proposto da Radio Beckwith.
Dibattito
PDS IN VAL PELLICE
LUSERNA SAN GIOVANNI — Venerdì 22 marzo, alle ore 21, nella sala
consiliare del comune, si svolgerà un
dibattito sul tema; « Donne e servizi »; parteciperanno Mariena Scassellati, Fiammetta Cullo, Vera Odino.
Teatro
POMARETTO — Si conclude sabato
23 marzo la rassegna di teatro organizzata dall’Assembiea teatro: Jordan e
Arias presenteranno lo spettacolo « Vissi d'arte ».
Programmi di Radio Beckwith
________FM 91.200 - 102.350________
La trasmissione « A confronto » in
onda lunedi 25 alle ore 17 e martedì
26 alle ore 11.30 farà il punto sulle
prospettive di Villa Olanda, dopo il Sinodo 1990.
Proiezioni
TORRE PELLICE — Venerdì 23, ore
21, presso la sede del CAI UGET vai
Pellice, piazza Gianavello 24, Claudio
Tomatis presenterà il suo ultimo racconto per immagini dal titolo: .« Il mare di Giada. Viaggio nel tempo e nello spazio verso la culla deH'umanità ».
Le immagini sono ambientate nel
Turkara Omo River, in Kenia e in Etiopia,
La proiezione sarà ripetuta sabato
24 alle ore 9,30 presso il cinema Trento, soprattutto per ie scuole.
Segnalazioni
# Il « Telefono amico » di Pinerolo
organizza un corso per nuovi volontari con inizio giovedì 11.4.’91. Ti interessa? Per informazioni teiefonare dalle 18 alle 24 al 794262.
BIBIANA — Dal 5 marzo il recapito soc o-sanitario è trasferito dall'attuale sede di via Bagnolo 47 alla
nuova sede presso la Casa Barbero,
via Ospedale 9.
11
22 marzo 1991
lettere 11
CREDO
Credo nel Dio Padre di tutti i popoli
e di tutte le razze.
Credo nel Dio senza colore di pelle.
Credo nel Dio di amore
che si fa povero fra i poveri,
prigioniero ed affamato;
che si lascia torturare fino ad essere
[ammazzato.
Credo nel Dio vivente che libera
da ogni forma di oppressione dell'uo[mo sull'uomo,
dalla segregazione e dallo sfruttamento;
dalla guerra e dalla tortura,
dalla povertà e dalla fame.
Credo nel Dio che realizza compiuta
[ mente
la convivenza pacifica fra i popoli e
l'armonia gioiosa con il creato.
Credo nel Dio che dona piena dignità
all'uomo nel rispetto dei suoi inalie
[nabili diritti
alla libertà, all'uguaglianza ed alla giu
[stizia.
Credo nel Dio che mi chiama all’an
[nunzio
ed al servizio per la realizzazione
del suo progetto di liberazione e di
[amore
per l'umanità Intéra.
Credo nel Dio della Grazia che nella
[sua infinita
misericordia, perdona il mio peccato
[di indifferenza
e di sospetto, di prevaricazione e sfrut[tamento a danno
dei popoli del Sud del mondo
Credo nel Dio che supera i miei limiti,
donandomi la vittoria sul male in
Gesù Cristo.
Giovanni Magnifico
PER LA LIBERTA’ E
LA COOPERAZIONE
Caro Direttore,
le immagini trasmesse dalla televisione dei soldati iracheni che laceri,
stanchi e affamati si gettavano ai piedi dei loro avversari, baciandoli e abbracciandoli come fratelli e liberatori,
credo abbiano commosso tutti noi, facendoci toccare con mano, ancora una
volta, qualora ce ne fossimo dimenticati, gli orrori che la guerra provoca e la degradazione in cui spinge e
costringe migliaia di persone, di ogni
età e condizione. Di fronte a tali immagini, accanto a sentimenti di umana pietà e solidarietà, credo che molti avranno ugualmente e contemporaneamente provato un sentimento di
sdegno, di riprovazione e di condanna nei confronti di un bieco dittatore,
Saddam Hussein, e della cricca ohe
10 circonda, per aver provocato al suo
popolo lutti, sofferenze, dolori e privazioni così grandi.
Ascoltando i discorsi e i proclami
del dittatore iracheno, altri discorsi,
altri proclami, altre rodomontate di un
dittatore nostrano venivano alla mente, che prometteva di « rompere le reni » a destra e a manca, e che tanti
lutti, sofferenze e privazioni provocò
al popolo italiano. Se i dittatori di allora (Hitler e Mussolini) fossero stati fermati in tempo, forse si sarebbe
evitata la II guerra mondiale. Se Saddam Hussein fosse stato fermato prima, cioè se non fosse stato armato
dai russi e dagli occidentali, forse si
sarebbe evitato questo bagno di sangue. Ma anche il nostro pacifismo è,
a mio modesto avviso, colpevole di
latitanza e assenteismo per non aver
fatto tutto il possibile, per non essersi mobilitato immediatamente dopo
l'invasione militare ingiusta e illegittima del Kuwait da parte dsll'iraq,
dando così l'impressione di giustificare e avallare il fatto compiuto, generando confusione nell'opinione pubblica e nei lettori, indotti a pensare che
Saddam Hussein avesse ragione. Mentre, quando si è mobilitato, lo ha fatto contro gli USA e gli occidentali,
quasi che la colpa e la responsabilità
del conflitto fosse di questi ultimi:
donde l'impressione che, più che di
pacifismo, si trattasse ancora una volta di antiamericanismo e antioccidentalismo >< tout court ». Di conseguenza,
si è contribuito ancora una volta a
generare confusione, anziché fare opera di chiarezza e demistificazione, a
confondere le acque, mettendo sullo
stesso piano aggrediti e aggressori,
violenza perpetrata e violenza subita,
11 diritto e il torto, ecc.
I problemi che questa guerra ha
messo sul tappeto e ha posto alle
nostre coscienze sono purtroppo molti
e complessi, e non credo si possano
risolvere facilmente con un sì o con
un no, meno che mal in modo astratto, demagogico e ideologico. Così, che
senso ha dire che siamo « contro la
sporca guerra del petrolio », se poi
nella nostra vita privata quotidiana non
siamo disposti a rinunciare all'auto,
al riscaldamento, all'elettricità, ai
comfort che da quella fonte energetica derivano? Peccheremmo solo di fariseismo e ipocrisia! Ancora: che senso ha dire che siamo contro ogni forma di violenza? E se oggi un nuovo
e moderno Saladino volesse Imporci
con la forza di credere in Allah, cosa dovremmo fare, come risponderemmo? In Europa, tra la fine del '500
e i primi del '600 si è combattuta una
feroce guerra tra protestanti e cattolici per affermare appunto il diritto
alla libertà di coscienza, cioè alla libertà religiosa, e lo stesso hanno dovuto fare i valdesi in Italia. E ancora
oggi da noi una Chiesa cattolica, con
protervia e arroganza, reclama per sé
diritti e privilegi non concessi alle altre confessioni religiose.
L'esempio fatto sopra sembra peregrino e inattuale? Penso solo per un
momento a un KomeinI, col suo fanatismo religioso, a un Gbeddafi e alle sue mire e ambizioni egemoniche
anche sull'Italia, a un Saddam Hussein...! Certamente ci sono situazioni
come quella della Palestina, del Libano, dei curdi, ecc., che vanno risolte. Ma un pacifismo a senso unico, che si mobilita solo in alcune
circostanze e per talune situazioni, credo che non giovi a nessuno e rischi
di essere sterile e di prestare il fianco a critiche giuste e fondate, quali
quelle di unilaterità, strumentalizzazione e ambiguità, che finiscono per
. togliere vigore e forza al movimento
tutto e per ingenerare divisioni e lacerazioni nelle nostre comunità, facendo apparire guerrafondai gli uni e pacifisti gli altri. Ed anche questa è violenza e forzatura!
Personalmente, credo che lo sforzo
di ogni vero e sincero pacifista sia
quello di promuovere, diffondere e far
sì che in ogni situazione e di fronte
ad ogni problema prevalgano il dialogo, la discussione, il confronto, finché possibile, onde giungere ad una
soluzione pacifica e giusta. In secondo luogo, che il pacifismo si faccia
sentire, si mobiliti sempre, senza preclusioni ideologiche o di parte, ogni
qualvolta un diritto venga violato da
parte di chiunque nei confronti di chicchessia, ogni qualvolta la dignità e
la libertà della persona umana o di
un popolo venga offesa, calpestata o
minacciata. Solo cosi si acquista cre
VALDESI IN EUROPA
XVII février à Paris
Una giornata fraterna dedicata alla rievocazione storica e alla riflessione - Una cultura comune per le popolazioni delle Alpi Cozie
Le XVII février 1991 à Paris
vit l’une des rares réunions vaudoises se tenir à la date commémorative. La journée ensoleillée
mais frileuse pouvait inciter à la
promenade; malgré cela une
vingtaine de personnes se rencontraient dans ce quartier latin
répondant à l’invitation des Gilmer. Ce que chacun redoute c'est
de ne pas retrouver l’un des nôtres, c’est d’apprendre l’absence
de telle ou telle personne clouée
par l’âge ou la maladie dans quelque maison de repos.
Cette année il me fut très pénible d’annoncer la disparition de
notre ami le professeur Henri
Friedel qui fut aver talent l’evangéliste qui dérange, comme il sut
brillamment enseigner les sciences naturelles et participer à la
rédaction de l’Encyclopédie Larousse.
La mort du professeur de Langue et Culture italienne Magda
Martini nous a saisis de plein
fouet, elle s’est effacée discrètement, elle qui ne s’était pas bornée à écrire una biographie sur
Val des.
De Bernard Chanforan qui
vien de quitter les siens, disons
qu'il est la victime à plus de 45
ans de distance de ces médecins
impunis qui à Dachau se livrèrent
à d’horribles expériences. Tous
protestants ont su penser à leur
frères en la foi chaque fois qu’il
fut question des vaudois.
Dissipant notre tristesse Félix
Vigne démontra combien utile
fut à la survie des populations
vaudoises l’existence des Escartons groupant les territoires de
Briançon, Oulx, Pragelas, Chateau - Dauphin et du Queyras jusqu’en 1713 en une communauté
autonome. Les persécutions n’étant pas coordonnées entre la
France et le Piémont, les persécutés pouvaient se réfugier chez
le voisin en attendant des temps
meilleurs; même en 1655, le gouverneur de Pignerol permit 1 accueil des réfugiés. Ce ne fut qu’à
la révocation de l’Edit de Nantes
en 1685, suivie de l’alignement
de Victor-Amedee II à la politique de répression de Louis XIV,
que les vaudois des deux versants
furent pris au piège, massacres,
déportés, exilés. Voila comment
le traité d’Utrech de 1713 remettant les Escartons de Pragelas,
Oulx ed Chateau - Dauphin agrémentés de Pignerol à la Savoie
enferment dans un ’’ghetto
plus sûr les vaudois rentrés en
1689.
Aujourd’hui Briançon se souvient et a proposé à travers une association laïque une coopération
entre les populations des Alpes
cottiennes de culture commune
pour une amélioration de leur
sort. Le gouvernement français
n y voit aucun inconvénient, rien
ne s’oppose juridiquement.
A son tour le professeur Henri
Appia évocue la vie de Valdes à
Lyon, de sa famille, des adeptes
d’une réforme intérieure à l’Eglise. Or en 1179 se tenait le troisième Concile de Latran, important,
car il consacrait la réconciliation
du Pape et de l’Empereur, de la
religion et de la politique. Evidemment la comparution de deux
envoyés vaudois devant l’une des
commissions conciliaires ne pouvait qu être de peu de poids, qui
sait même l’objet de quelque moquerie.
Néanmoins ceux-ci ne furent
pas accuses d heresie, tout juste
les mit-on en garde contre les
cathares. Nous pouvons considérer aujourd’hui que cette demande vaudoise a ouvert la voie qui
utilisera un peu plus tard François d’Assise.
Le paster Philippe Cardon accueilli parmi nous .devait en una
courte méditation nous replacer
au temps présent, avant que lui
et sa charmante épouse partagent
avec nous le rituel goûter vaudois.
Humbert Vigne Ribet
dibilità e forza, e si lotta veramente
per la pace.
L’Europa, molto faticosamente e attraverso un cammino di secoli, a cominciare proprio dal ’500-'600 con Lutero, Locke, Grozio, gli umanisti italiani, ha elaborato principi e valori di
libertà, tolleranza, democrazia, solidarietà, principi e regole internazionali,
in assenza dei quali ogni convivenza
sociale diventa impossibile, tanto sul
piano interno che internazionale, e una
nazione o uno Stato non può dirsi
civile e moderno. E’ questa cultura
della tolleranza, della libertà democratica, della solidarietà, della comprensione reciproca che bisogna diffondere anche fuori dell’Europa e del mondo occidentale, anziché continuare a
fomentare e propagandare divisioni e
contraddizioni spesso astratte, artificiose e dannose, fra Nord e Sud del
mondo, tra Occidente e Oriente, fra
arabi e israeliani (o occidentali), tra
cristiani e musulmani, e via dicendo.
In questo modo, lungi dal contribuire
a creare un vincolo di solidarietà, comprensione e cooperazione tra uomini
di culture, razze, tradizioni diverse, si
contribuisce solo a scavare un solco
di odio, di rivalsa e di incomprensione tra gli uomini, il contrario esatto
di quello che gli amanti della pace
dovrebbero fare.
Cordialmente.
Arturo Cericola, Orsara di Puglia
MESSAGGIO
D’AMORE
Non dovremmo ancora avanzare
istanze a sordi. Se facciamo un'autocritica scopriremo che siamo colpevoli di sì tanto disastro nel Golfo
Persico, originariamente giardino Eden.
Abbiamo creduto al più forte come
liberatore e così abbiamo invocato
chissà quale Dio, affinché ci lasciasse in pace; così il Dio di George Bush
e di Saddam Hussein esaudì le nostre istanze. Interprete delle nostre
attitudini questo strano Dio permise
agli americani di installare indisturbati impianti di morte in ogni dove gli
fu possibile, Sigonella compresa, infondendo terrore ai deboli. E’ vero. Siamo sempre stati deboli e lo siamo
ancora dinanzi a sordi e sacerdoti di
quel Dio che le creature le più crudeli del genere umano implorano
(guarda scandalo della BNL e commercializzazione di armi con l'Iraq).
Quando la chiesa si istituzionalizza,
il rapporto con l’Iddio unico decade.
Infatti duemila anni orsono Dio è sceso fino a noi per far conoscere la
sua giustizia rivelataci da Gesù il suo
unto nell’ineffabile amore per I poveri, i diseredati, gli oppressi (Isaia
9: 5-6). Bene! La pietà è grande per
Saddam e Bush, per quanto folli e
crudeli. Entrambi se sapessero che la
terra e le sue risorse appartengono
a colui che l’ha creata non l'avrebbero certo sconvolta e ora chiederebbero perdono a Dio porgendo orecchio ai grido di giustizia dei poveri.
Il desiderio nobile dei poveri non
è quello democratico, ormai ad un
punto morto, ma dell'anelito del diritto alla vita che nessuna istituzione
umana ha mai voluto assolvere. « Non
tentiamo Cristo, come ancora alcuni
di loro (israeliti) lo tentarono, onde
perirono per i serpenti » (I Corinzi
10: 9, Numeri 21: 5-7). Parola di Dio.
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<c La tua mano mi condurrà »
(Salmo 139: 10)
Il Signore ha chiamato a sé
Egidia Calamita
ved. Mingardi
Addolorati lo comunicano la figlia
Clara e i nipoti Panasela nella certezza che la loro cara vive nel SignoreCatania, 3 marzo 1991.
RINGRAZIAMENTO
« Noi crediamo in Colui che ha
risuscitato dai morti Gesù, nostro Signore... Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con
Dio per mezzo di Gesù Cristo »
(Romani 4: 24; 5: 1)
I familiari di
Giulia Albertina Rostan
ved. Bonnet
ringraziano i pastori Davite e Bellion
c tutti coloro che in vari modi hanno
preso parte al loro dolore.
Luserna S. Giovanni^ 15 marzo 1991.
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delle valli valdesi
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12
12 villaggio globale
22 marzo 1991
ASSISI
AMNESTY INTERNATIONAL
Dialogo fra religioni
per cercare la pace
Per Giorgio Girardet « il passato ha visto la religione cristiana dalla parte dei potenti » - Espressa la volontà di un impegno comune
« Siamo qui perché siamo tra
quei cristiani che la guerra non
l’hanno voluta e che credono che
il comandamento "non uccidere"
non possa avere molte spiegazioni ma una soltanto, quella di Gesù: amatevi gli uni gli altri come
io ho amato voi ». Con queste parole del presidente delle Adi,
Giovanni Bianchi, si è aperto l’incontro per la pace promosso ad
Assisi domenica 10 marzo.
Trecento persone, provenienti
da tutta Italia, espressioni delle
tre religioni monoteistiche, hanno ripreso un sereno confronto
interreligioso. Organizzata tra gli
altri da Pax Christi, Adi, Cipax,
Agesci, Federazione delle chiese
evangeliche, la manifestazione si
è aperta sul piazzale antistante
la basilica di Santa Maria degli
Angeli, j>er proseguire poi a piedi
verso la dttadella.
Dopo il canto « Pace su Gerusalemme », hanno preso la parola Maria Shaffi Girardet, in rappresentanza degli evangelici, Alt
Naqui, musulmano, la cantante
ebrea Miriam Maghnagi e Giovanni Bianchi. Nel primo pomeriggio si è svolta presso la sede
della Pro civitate cristiana una
tavola rotonda sul tema « Le religioni monoteistiche, discendenti
di Abramo, per la pace oggi e
domani ». II saluto del vescovo
di Assisi, mons. Goretti, ha aperto il dialogo al quale hanno partecipato suor Antonietta Potente,
teologa, Giorgio Girardet, pastore
valdese, Abul Quayyum Khan, del
centro di cultura islamico d'Italia, e Lisa Palmieri, copresidente
ebraica della conferenza mondiale delle religioni per la pace. Moderatore era padre Nicola Giandomenico, dei frati conventuali
di Assisi.
La teologa Potente, prendendo
spunto dal libro di Ruth, ha centrato il suo intervento sul sentirsi stranieri:« Ci sentiamo contemporaneamente amici e stranieri »
— e così ha proseguito: «Il tuo
Dio sarà il mio Dio »; le parole
vengono dette da una donna, segno dei poveri e dei mendicanti
di pace, cioè mendicanti di Dio.
E’ per i martoriati della terra
che noi oggi ripetiamo queste
parole e proviamo a ricostruire
questa ecumene che è il diritto
dei poveri.
Girardet si è interrogato non
solo sul presente: «Dobbiamo ri
visitare Pieri, un passato che ha
visto la religione cristiana dalla
parte dei potenti. Di qui la necessità — ha proseguito — di confessare il nostro peccato ».
Riflettendo sugli aspetti positivi di incontri come questo Girardet ha ricordato: «Come cristiani
vogliamo sottolineare gli aspetti
di apertura e di dialogo della nostra fede, che parla di un Dio
"paradossale" che insieme è lontano e vicino ».
Quayyum Khan presentando le
linee centrali del pensiero islamico ha ricordato che i principi
fondamentali della dottrina non
possono essere messi al servizio
della guerra, perché inducono
con chiarezza il fedele alla necessità di vivere in pace.
« Il passato che sta alle nostre
spalle è fatto di guerre e di incomprensioni, quello che oggi ho
udito qui è un messaggio di grande universalità ». Così ha esordito
la giornalista Palmieri; uno dei
primi passi per costruire un dialogo vero nel Medio Oriente non
può escludere il riconoscimento
di Israele da parte degli stati arabi, ha poi proseguito.
L’arcivescovo di Milano, Carlo
Maria Martini, ha invece inviato
Un messaggio ai partecipanti all’incontro, in cui ha affermato
tra l’altro:
« Se la pace regnerà sovrana
nella giustizia, nell’amore e nella
TESTIMONI DI GEOVA
Superati i quattro milioni
Gli aderenti sono aumentati del sei per cento rispetto al 1989 Compaiono nel rapporto, per la prima volta, Jugoslavia e Romania
I Testimoni di Geova hanno
raggiunto e superato nel 1990 il
quarto milione; per la precisione essi sono 4 milioni e 17.000:
il 6% di aumento rispetto al
1989. Con i simpatizzanti, che il
10 aprile scorso hanno celebrato anch’essi la commemorazione della morte di Gesù Cristo,
11 numero cresce di 2,5 volte: 9
milioni e 950.000 in 212 paesi.
Nel mondo: li Messico è balzato al primo posto in quanto
a densità, un Testimone ogni 266
abitanti (-t-lP/o), seguito dagli
Stati Uniti (1/289, -f4%), dall’Italia (1/318, -i-6'>/o) e dal Brasile (1/512, -1-11%). Senza precedenti il numero di ore dedicato
alla predicazione pubblica: 895
milioni.
In Italia: Nel terzo paese del
mondo in quanto a densità, la
popolazione dei Testimoni ha
toccato nel 1990 un massimo di
181.000 unità, a cui vanno aggiunti altri 175.000 simpatizzanti.
Il totale di 356.000 aderenti costituisce lo 0,6% della popolazione della penisola. In pratica, nel
iroo, un italiano ogni ora si è
c ' v?rtito alla religione dei Testimoni d' Geova, frutto dei circa £0,5 miUoni di ore dedicati
alla predicazione pubblica, nel
nostro pacce; un procapits di 23
ore/mese a Testimone.
In Europa: Per la prima volta
compaiono nel rapporto la Romania e la Jugoslavia, ove l’attività dei Testimoni di Geova è
stata legalizzata negli scorsi me
si con, rispettivamente, 36.000' e
14.000 fra Testimoni e simpatizzanti. Dato interessante quello
relativo alla Polonia: 97.000 Testimoni, 1/400 abitanti e quasi
200.000 con i simpatizzanti. In
quanto a decisità, Italia, Scandinavia (1/355), Belgio (1/393) e
Polonia sono in testa alla classifica. La cattolica terra di Papa
Wojtyla risponde positivamente
al messaggio dei Testimoni.
In Piemonte e Valle d’Aosta
i Testimoni di Geova raggiungono le 22.000 unità, ripartiti in
' • : .:gregazioni, di cui 13.000
a Tonno e provincia, 1.000 nell’Astigiano, 1.800 nell’Alessandrino e Cuneese, 1.600 nel Vercellese, 2.000 nel Novarese e 800 in
Valle d’Aosta.
Donne vittime
di violazioni dei
diritti umani
La marcia Perugia-Assisi (ott. ’90). Assisi è sede di iniziative pacifiste
sia da parte delle chiese sia laiche.
solidarietà sarà anche perché —
come altri uomini e donne nei
vicoli delle città di Oriente, nei
meandri attorno alle moschee o
sulla spianata del muro occidentale di Gerusalemme dove gli
ebrei si radunano a pregare —
ci saremo prostrati davanti all’unico Dio, confessando i nostri
peccati e quelli di tutti i nostri
amici e nemici, finché non si avveri la grande profezia di Isaia:
’’Quel giorno Israele sarà accanto
all’Egitto e aU’Assiria; sarà un
segno che il Signore dell’universo
benedice tutto il mondo, dicendo:
Sii benedetto, Egitto, popolo mio;
benedetta Assiria, che io ho creato; e Israele, popolo che mi appartiene (Is. 19: 23-25)’’ ».
Nel prato antistante la basilica
superiore, immersa nello scenario che fu la terra di Fraqcesco,
si è conclusa la manifestazione.
Momenti di preghiera e canti nelle lingue e confessioni diverse intorno ad un impegno comune
sono stati gli istanti più alti
di tutta la giornata.
Malgrado la delegazione ufficiale degli evangelici, non molti
altri erano presenti; forse nel
chiederci !il perché di questa
assenza dovremmo anche tener
presente che il confronto interreligioso è uno dei primi passi
sulle vie della pace.
Italo Pons
Amnesty International ha lanciato quest’anno, per l’8 marzo,
una campagna di sensibilizzazione sul tema delle violazioni dei
diritti umani nei confronti delle
donne, in particolare delle donne detenute. La campagna dal,
titolo «Azione donne 1991» a,vrà, rispetto agli anni passati,
un più ampio sviluppo e una
maggiore durata. Sono otto i casi di donne vittime di abusi e
violenze presentati dall’organizzazione internazionale per gli appelli in loro favore. Tre di questi casi, concernenti gli stati dell’Etiopia, Siria e Filippine, sono
stati affidati ai membri del
Gruppo Italia 90 vai Pellice di
A. I., affinché con manifestazioni, articoli, lettere individuali e
petizioni collettive richiamino
l’attenzione delle autorità gover- native e deH’opinione pubblica
sulle violazioni dei diritti umani
di cui risultano vittime le donne di questi tre paesi citate nel
Rapporto A. I. « Donne in prima linea ».
SIRIA — Amnesty International considera priogioniere di
opinione le 67 donne arrestate
negli anni ’87 e ’88, e ancora detenute senza imputazione e processo. Alcune di loro sono mogli o sorelle o madri di uomini
sospettati di appartenere a partiti politici messi al bando, oppure sono in carcere a causa
della loro personale opposizione
pacifica alla politica del governo. Bisogna ricordare che in Siria c’è uno stato di emergenza
in vigore dal 1963.
Wafà Murtada — Trent’anni,
ingegnere civile. Era incinta di
quasi nove mesi, quando venne
arrestata nel settembre 1987.
Abortì per le torture subite. E’
tutt’ora in carcere.
Bayan ’AUaf — Anch’essa era
incinta quando venne arrestata.
Non si sa se abbia partorito e,
nel caso, che sorte sia toccata
al suo piccolo. E’ ancora in carcere.
Instant-book
E’ uscito in questi giorni un
volumetto della collana "dossier”
della Claudiana dedicato alla cristianità in URSS e ai recenti
provvedimenti legislativi. L’autore è Luigi Sandri; un’appendice,
curata da Cesare De Michelis, è
dedicata invece alla situazione
delle chiese protestanti.
L. Sandri, Dio in Piazza Rossa,
Torino, Claudiana, 1991, pp. 105,
L. 10.000.
Si prega di chiedere, in inglese o in italiano, l’immediata
scarcerazione delle donne qui ricordate. esprimendo viva preoccupazione per le torture e le violenze da loro subite. Indirizzare a:
His Excellency ’Abd al-Halim
Khaddam
Vice President
Presidential Palace
Damascus - Syrian Arab Repu
blic
ETIOPIA —■ Nel 1977 il governo lanciò la campagna « Terrore rosso » contro il Partito rivoluzionario del popolo etiopico
(EPRP), un partito di opposizione di sinistra, a cui appartenevano Tadelech Hailé Mikael e
suo marito. Essi furono arrestati nel febbraio 1979 quando vivevano in clandestinità. Dopo
l’arresto il marito fu torturato
e ucciso. Tadelech, ora quarantenne, era stata educata sia in
Etiopia che in Svizzera; come
giornalista aveva lavorato in ima
stazione radio della Chiesa luterana. Essa è in carcere da 11
anni, senza mai essere stata formalmente accusata. E’ l’unica
persona, membro dell’EPRP, a
rimanere in detenzione come
prigioniero politico. Parecchi dei
membri dell’EPRP furono giustiziati mediante esecuzioni extragiudiziali. Gli altri furono liberati entro il 1986. Non si conosce il motivo per cui Tadelech
sia rimasta in carcere. Per ben
otto anni rimase in prigione con
lei il bambino che aveva partorito dopo il suo arresto.
Si invitano i lettori a scrivere cortesemente, in inglese o in
italiano, chiedendo la sua immediata scarcerazione, a:
President Mengistu Hailé-Mariam
President of thè People’s Democratic
Republic of Ethiopia
Office of thè President
Addis Abeba - Ethiopia
FILIPPINE — Molte donne di
questo paese sono coinvolte in
vari tipi di attività sociali, comunitarie e politiche. Nonostante le assicurazioni di Corazon
Aquino circa il suo impegno nella protezione dei diritti umani,
molte attiviste vengono arrestate dalle forze governative.
Josefa Padcayan era un’infermiera statale prima di dedicarsi come volontaria ad un’opera
di assistenza in campo sanitario. Il 16 novembre 1989 si recò con due compagni di lavoro
nella provincia di Cagayan per
distribuire aiuti alla popolazione
dei villaggi. In quella zona c’erano allora interventi di militari
contro le azioni della guerriglia.
I tre attivisti volontari vennero arrestati e di loro non si
seppe più nulla.
La stessa sorte sembra essere toccata a due operatrici sociali: Maria Nonna Santa Clara
e la sua collega Angelina Llenaresas, che operavano presso un
Centro ecumenico per la ricerca e lo sviluppo di Naga City.
Questo Centro assiste le comunità rurali della zona. Esse
scomparvero il 26 aprile 1989.
Due sacerdoti testimoniarono
poi di aver visto Maria Nonna
che invocava aiuto mentre veniva portata via da una jeep militare.
Si prega di sollecitare un’azione immediata da parte del governo filippino perché si renda
noto il luogo dove si trovano
le due donne scomparse, scrivendo, in inglese o in italiano,
a:
President Corazon Aquino
Malacanang Palace
Manila - Philippines
A cura di
Anna Marnilo Reedtz