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ABBONAMENTI Interno ed Eritrea, anno L. 3; semestre L. 1,50.
Estero : anno L. 5 ; — semestre L. 3. — Per inserzioni, prezzi da convenirsi.
Dlfettope e flDnnlnistpatope : Benvenuto Celli^ Via
Homo, l\ ]^gosto = 3^nno = XI, 33
* Cavour e Malan — Il ConÜI ilIIIWB ♦ gresso di Berlino e il prof.
Minocchi — Il Terzo Congresso del Libero Pensiero di fronte al Movimento Cristiano-Sociale
— Il « Corriere della Sera » e il » Congresso »
di Venezia — Due preti ? — La gioventù d’oggi —
Ancora la gioventù — Pro minorenni e contro 1’ alcoolismo — Eoolampadio — Avanti ! Sempre avanti !
— Egli ebbe la bocca chiusa — Anna Maria Meille —
G. G. Parander — Maria Danesi-Regini — Rosa Fantucci Del Bufalo — Valli Valdesi — Quanto è ancora
indietro l’Italia! — Gloria a Pio X — Le date della
vita di Pio X — 11 mondo s’arresta davanti al papa
— Convegno cristiano sociale di Venezia — I 42 inni
giudeo-cristiani — Un tempio evangelico difaccia a
S. Pietro — Corriere Siculo—Un pensiero a Messina!
Oltre le alpi e i mari — 11 buddismo nel Cantón Ticino — Propaganda buddistica in Svizzera — Una
bomba colossale — La futura civiltà cristiana — La
religione cristiana — Nuovo Testamento esorcizzato —
Congresso della pace a Stoccolma — Spagna e Vaticano — Tra Alfonso XIII e Loubet — L’opera di Canalejas è indispensabile — Una bella risposta all’Enciclica — Lettere d’America — I nostri abbonati degli
Stati Uniti — Auri sacra fames — Sotto l’incubo 1
cflvooR e nflLfln
Due cenfenarT.
L’Italia commemora, il 10 corrente Agosto, il centenario dalla nascita del grande Cavour (1810); può
il popolo valdese associarsi a questa ricorrenza e
non rammentare che anch’esso ha avuto, contemporaneamente, il suo grand’uomo in Giuseppe Malan,
deputato, nato l’anno medesimo 1810, ai 5 di Gennaio ? — Di lui che, più anziano di sette mesi, mori
il 17 Ottobre 1886, cioè 24 anni dopo il gran ministro, siaci lecito evocare la memoria e delineare
brevemente l’opera sua di deputato.
Il primo rappresentante del collegio di Bricherasìo
fu il profe.ssor Biiniva, nel 1848, *a cui succedette,
ma per poco, il professor Amedeo Melegari, padre
della scrittrice Dora. La terza legislatura non durò
che tre mesi e il terzo rappresentante del collegio,
•certo prof. C., clericalissimo, non potè esercitare il
mandato, essendo stato escluso dalla sorte per eccedenza
nella categoria dei professori. Tornare a Buniva o n
Melegari non era possibile, essendo prof.ri anch’essi.
Allora fu che il pastore di Bobbio e Moderatore
G. P. Eevel ebbe chiara visione del momento politico : egli, unitamente all’amico suo G. P. Lantaret
di Pomaretto e ad altri uomini influenti delle Valli,
indusse Giuseppe Malan ad accettare il mandato che
gli sarebbe stato conferito dal collegio elettorale di
Bricherasio. Ma ci volle del bello e del buono per
fargli dir di si 1 A vincere le sue riluttanze non ci
volle meno della eloquenza persuasiva e delle argomentazioni stringenti dei suoi amici ed estimatori,
dentro e fuor delle Valli.
Sugli eiettori valdesi non potea cader dubbio alcuno ; ma qual sarebbe stato il voto degli elettori
cattolici che abitavano il piano? Grande era l’ostacolo, ma già Iddio l’avea preveduto e tolto! Nella
sua qualità di direttore del cotonificio di Pralafera
(posto tra i comuni di Torrepellice, San Giovanni e
Lnserna) Giuseppe Malan avea relazione d’alfari anche con Bibbiana, Bricherasio, Cavour ed altre frazioni di quel collegio, dov’ era universalmente conosciuto. La sua riputazione di nomo integro, imparziale, energico, e insieme gentile e compassionevole a dispetto delle apparenze, fu la sola sua raccomandazione.
La lotta tra il partito cattolico ed il partito valdese fu vivace, come del l’esto era naturale che fosse,
trattandosi in que’ giorni di far trionfare il principio della « tolleranza conformemente alle leggi »,
0 il principio della piena e intiera « libertà religiosa »,
eguale per tutti in ogni angolo del Piemonte. Il voto
fu dato a Luserna e il nome di Giuseppe Malan usci
dall’urna al primo scrutinio.
Il deputato valdese — questa qualifica rimase in
lui indispntata e inalterabile — non si trovò impreparato all’ardno compito. I suoi affari industriali
e commerciali già l’aveano messo a contatto con molti
eminenti personaggi, non esclusi i diplomatici e i
plenipotenziari. La fede sua evangelica, che non era
una vernice ma una vita, lo spinse, a cuore aperto
e mani tèse, verso i rifugiati politici, quali il Mazzarella, che da ogni parte d’Italia e specialmente
dal Mezzogiorno affluivano a Torino e parean ben
disposti verso l’Evangelo. Egli poi, con mente perspicace, avea seguito e seguiva gli avvenimenti fortunosi del tempo, giudicando nomini e cose con criterio proprio, essendo per natura ribelle ad ogni
pressione od influenza che gli venisse di fuori. Egli
voleva esser sè stesso.
Messo in relazione con Cavour fin dal 1847, per
esser stato chiamato a far parte di una commissione
incaricata della elaborazione di un codice di commercio, egli non tardò a diventare, quando fu deputato, uno degli amici migliori del grande statista.
Negli anni poi in cui, mercè i progressi della libertà di coscienza, andavasi preparando 1’ avvenire
politico dell’Italia, l’influenza del deputato valdese
si fece sentire più di una volta nelle grandi quistioni che agitarono il Parlamento ove sedevano i
Massimo d’Azeglio, i Farini, i Eicasoli, i Ponza di
S. Martino, gli Ottavio di Eevel e cento altri che,
ciascuno dal suo punto di vista, concorsero a formare il nuovo Stato. Frequentatore assiduo delle discussioni parlamentari, il banchiere Malan non trascurava mezzo alcuno per mettersi a giorno di tutte
le qnistioni che si trattavano alla Camera, e consisiderava come un dovere di coscienza di prepararsi
con uno studio 'accurato allo svolgimento dei temi
posti all’ ordine del giorno, sia che riflettessero la
politica, la giurisprudenza, il commercio o l’industria.
*
« «
La quistione della « tolleranza » o della « libertà »
che preoccupava il deputato valdese e la popolazione
alla
alt
tutta delle Valli, venne tro
mancipazione del 17 febbrai
corollario l’Editto relativo
Israeliti. Ma il partito cattoliij'
e — prescindendo dalle
quali la soppressione dei t:
limitazione dei beni dei co
giorni festivi e relative penaci
il partito cattolico, diciamo
ai Valdesi la piena libertà
e nelle prime stazioni di evi
In questi frangenti, in cri:
concessa libertà religiosa ei.
una mera teoria od una v
Malan strinse rapporti pers
quale, bersagliato dalle protè;
scio della giustezza dei recla:
il partito clericale (potentisisi
ancora al Senato) ed il par
studiava di dare un colpo a
botte — il nostro Malan, d
dente, comprese che non era
troppo ad una volta per non
ma di rallentare il passo se
fremeva in sè stesso e scu'
porgendo ascolto alle splendi
di Cavour, di Buoncompagni
lenti, e si augurava di posi
loro eloquenza, invece di quelf
gracidante, per la quale
Camera, attonito a cotesto p;
l’ordine !
Per amor di brevità non
di odiosa intolleranza comm
ragazzo valdese che .spingev
festivo ; — a Porosa contro
glieva modo di assistere al
Favaie contro i fratelli Cere
la Bibbia di Diodati, ecc. eè
frammettezze del clericalisni
Malan ebbe frequenti rappo
Cavour, del quale diceva :
sposto. Ed osservava, a prò
vale : « Se io provocassi un;
questo riguardo e che fosse
giorno puro e semplice, com
schierei di aggravare la posi;
di incoraggiare simili fatti
dunque limitarsi a fare, m
amichevoli, quel tanto che
trapelare la possibilità di
pubblica per dare maggior
Stante le gravi difficoltà
rigetto, da parte del Senato
trimonio civile; la lettera di
resa pubblica, e la consegn
civescovo Fransoni letta in
talvi
i SI
fa:r<
magenta p. 18, HOffiH
ncata dall’Editto di e0 1848, che ebbe per
emancipazione degli
0 non si diede per vinto,
re qnistioni scottanti,
iibunali ecclesiastici, la
aventi, la riduzione dei
ità (leggi Siccardi) —
continuò a contestare
li culto nelle lor Valli
angelizzazione.
1 doveasi decidere se la
a da considerarsi come
era pratica, il deputato
Onali con Cavour : — il
ste dei vescovi e conmi valdesi ; posto fra
mo alla Camera e più
j;ito liberale avanzato, si
cerchio e un altro alla
a nomo accorto e pruil momento di domandar
compromettere il tutto,
nza fermarsi mai. Egli
oteva la magra persona
ide concioni di Brofferio,
e degli altri oratori vasèdere un briciolo della
a sua voce alta, a scoppi,
olta il presidente della
rirlare, richiamaoalo al
segnaleremo qui gli atti
essi a Eorà contro un
a una cariota in giorno
un soldato a cui si toculto domenicale ; — a
;hino perchè leggevano
c. Per tutte queste in0, l’onorevole Giuseppe
rti col guardasigilli e con
sempre il meglio diriosito degli amici di Faa pubblica discussione a
adottato 1’ ordine del
e sarebbe probabile, rizione di quella gente e
:in altre località. Bisogna
ediaute rappresentazioni
può, e la.sciar solamente
e appello alla opinione
forza ai nostri reclami ».
del momento — cioè il
della legge sul maPio IX a Ee Vittorio,
ènte scomunica dell’artutte le chiese; nonché
2
LA LUCE
il trameaio delle due regine — il Ministero si appigliò al partito estremo di sciogliere il Parlamento.
Pei Valdesi, più che mai urgeva mantenere in seggio il deputato Malan, intorno al quale cosi scriveva (novembre 185^) il generale Beckwith : « Le
qualità, l’esperienza e le risorse personali di Giuseppe Malan ci sono indispensabili per l’opera protestante in questo paese, nelle condizioni in cui
presentemente si trova. Bisogna che i pastori mettano in opera tutta la loro influenza per assicurare
a Giuseppe Malan la rielezione... Portate alle urne
anche i malati ! ».
Malan ebbe 304 voti contro 174 dati al prof. C.
suo insistente competitore; ed egli potè rioccupare
il suo stallo, al centro sinistro (dove erasi seduto
la prima volta nel febbraio 1850), in questa legislatura che dovea risolvere due progetti di legge
di capitale importanza per le popolazioni delle Valli
e per la Chiesa Valdese.
¡a Ut
Dinanzi alla nuova Camera dovea venire primo il
progetto di legge relativo alle riforme da introdursi
nel Codice Penale, il quale conteneva restrizioni
vessatorie riguardo ai culti dissidenti e viete disposizioni riguardo alla religione dello Stato; — l’altro relativo alla continuazione dell’assegno che, sotto
il nome di « centesimi addizionali » veniva pagato
dallo Stato ai tredici Pastori valdesi.
Sul primo progetto, il deputato Malan ebbe a sostenere contro Rattazzi una violenta discussione,
ed un’altra ancora non meno focosa, nei locali della
sua banca, con tre deputati, non essendo egli soddisfatto delle modificazioni apportate al Codice penale relativamente all’osservanza o alla trasgressione delle feste cattoliche di precetto. E poiché
quegli onorevoli insistevano pel mantenimento di
restrizioni offensive alla coscienza valdese e contraddicenti all’Editto di emancipazione, il deputato
Malan si lasciò andare a dire, non senza ironia :
« Suvvia, riaccendete i roghi in piazza Castello! »
Sul secondo progetto relativo all’assegno di lire
6500 che lo Stato passava ai 13 Pastori delle Valli,
vi fu, naturalmente, chi ne propose la soppressione. Il deputato Malan ne tenne parola col conte
di Cavour, poi chiese alla Tavola Valdese un Memoriale su l’argomento, e questo documento, dopo
lunghi indugi burocratici, pervenne dinanzi alla
Camera. L’onorevole Malan espose la parte storica
della qnistione e dimostrò che questa somma di
lire 6500, in buona giustizia, avrebbe dovuto esser doppia, e rappresentava, non già un sussidio
ma un compenso: la rendita cioè dei beni fondiari
confiscati al tempo della restaurazione di Vittorio
Emanuele I. I deputati De Foresta e Tegas svolsero le ragioni giuridiche e sostennero l’assoluto
diritto dei Valdesi di riavere, se non l’intero compenso, la somma esistente in lire 6500; — e la Camera approvò.
A parte il materiale benefizio, fn questa pel deputato valdese e pei suoi rappresentati una grande
e insperata vittoria; ond’egli ne scriveva all’amico
Lantaret: « Gli ostacoli provenienti dalla destra e
dall’estrema sinistra eran di tal natura, che quando
avessi posseduto quel che non ho, cioè il talento di
un oratore di prim’ordine, non avrei trovato modo di
riuscire, se, evidentemente, il Signore non fosse
intervenuto in favor nostro ». « Pertanto » scrivendone ad altro amico egli soggiungeva, « a Lui
solo dovete render grazie di tutto cuore ».
Del resto, in tutte le quistioni di questo o d’altro genere che più interessavano i Valdesi, il deputato Malan soleva fornire l’argomento con tutti i
dati di fatto, lasciando poi che altri ne parlassero,
temendo che la sua personalità nuocesse alla sua
causa, e che lo zelo suo paresse interessato o lo
portasse a qualche atto di parzialità. Tuttavia, non
mancarono le occasioni che lo fecero scattare d’in
sul suo stallo e prorompere in qualche apostrofe
salace, come quando, a proposito dell’assegno a
« l’Ospizio dei Catecumeni » di Pinerolo, lanciò in
faccia all’onorevole di San Martino queste parole :
«Non pei Valdesi è vergognoso qneU’Ospizio, ma
per la religione di uno Stato che tollera e sancisce dei sussidi con appellativi di quel genere! ».
A Bobbio erano tre famiglie cattoliche con pochi doganieri, pei quali ufficiava un curato; pochi
figlinoli frequentavano la scuola valdese. L’abate
ispettore volle ciò impedire a Bobbio ed altrove, e
si permise di dare una lavata di capo al rcgent.
Malan ne è informato. Discntevasi per Tappunto
alla Camera il bilancio della Pubblica Istruzione.
D’accordo con altri due deputati, Malan prepara
una interpellanza : egli dovea esporre il fatto; gli
altri due colleghi esaminarlo sotto l’aspetto giuridico e politico, e sotto l’aspetto morale. Ma il ministro Cavour ebbe sentore della cosa : pregò il
deputato Malan di ritirare l’interpellanza, prese in
mano l’affare e la portò dinanzi al Consiglio di
Stato. Questa volta, la lavata di capo toccò all’abate ispettore, che dovette lasciare il posto a un
ispettore valdese per le scuole primarie della Chiesa.
Se, nel 1855, il deputato valdese non approvò
la partecipazione del piccolo Piemonte .alla guerra
di Crimea, non potendone scorgere i risultati pratici e tangibili che il conte di Cavour discerneva
luminosamente, — egli concentrò invece la sua attenzione sulla legge per la soppressione delle corporazioni religiose presentata da Rattazzi, la quale
fu approvata il 24 Maggio, dopo aver sollevato in
Parlamento e nel paese una fiera tempesta.
Trattavasi ora di determinare la quota spettante
ai culti dissidenti sul bilancio dello Stato. Un’apposita commissione, di cui era presidente il Conte
di San Martino e membro Gius. Malan, proponeva
che gl’introiti delle due Confessioni, valdese ed
israelitica, si prelevassero su gli interessati mediante un’imposta diretta, da riscuotersi per mezzo
dell’agente delle tasse. Gli Ebrei assentirono; Malan rispose con tre parole; Poveri, ma liberi! E
siccome faceva le sue maraviglie al rappresentante
dei figli d’Israele, questi risposegli : essere la fede
troppo in ribasso fra loro per aspettar dalla sola
persuasione i fondi necessari al mantenimento della
Sinagoga.
Troppo anguste si face van le Valli per contenerne la popolazione : uno sbocco erasi pur allora
aperto verso l’America del Sud. Sullo scorcio del
1856, il deputato valdese prese a favorire quella
emigrazione, che fu il principio delle Colonie vaidesi ora fiorenti nell’Urugnay. Alla medesima interessò il conte di Cavour nella sua qualità di ministro per gli Affari Esteri ; ma soltanto due anni
più tardi la fuoruscita delle famiglie valdesi si fece
numerosa. Frattanto, Malan studia la qnistione fin
nei suoi minimi dettagli, affrena gl’impazienti, consiglia la prudenza e... soccorre le famiglie più disgraziate.
Sulla fine del 1857, lo scioglimento della Camera
chiamò il collegio di Bricherasio ad eleggere il suo
rappresentante. La riconferma del mandato fu per
Giuseppe Malan, tutto sconvolto ancora dal disastro
commerciale sofferto, il maggiore dei sacrifizi personali. Egli fece ritorno alla Camera alquanto disanimato e si adoperò a che tutti i mandamenti in cui
si trovassero elettori valdesi fossero aggregati ad
un medesimo collegio, onde bilanciare le forze dei
due partiti. Il caro deputato si compiacque di questo « che non era il più piccolo dei servigi resi alla
sua patria » e di cui, come sempre, rendeva e invitava a rendere gloria a Dio.
Al quale non piccolo servigio, il deputato Malan
ne sapeva aggiungere moltissimi altri a favore di
singoli individui, di amministrazioni comunali o parrocchiali, di corpi morali ecc., correndo da un Ministero all’altro, indefessamente, dimentico di sè, memore e sollecito dei suoi « clienti », non volendo
per premio che la soddisfazione di aver fatto il suo
dovere e procurato l’utile del suo prossimo.
« *
Siamo all’anno 1859. Il deputato Malan è invitato
ad assistere coi suoi colleghi all’ingresso in Milano
di Vittorio Emanuele II e Napoleone III ; ma egli
preferisce « restare nel suo cantuccio ». Egli si sente
affranto ; vede impallidire la sua stella. Lo accusano
di esser troppo ministeriale ; egli risponde che il
Ministero era sempre stato la parte più liberale
di tutta la rappresentanza nazionale ; e che del resto « suo dovere come uomo cristiano e come uomo
politico, era di non contribuire mai a rovesciare un
governo stabilito, senza pria possedere la certessa
che verrà sostituito da un governo più capace, più
intelligente, più morale... cosa 1;he finora non era
avvenuta ».
Il deputato valdese, presentendo che la sua missione volgeva al suo termine, si decise ad abbandonare la scena politica, e di questa sua risoluzione
informò per primo il conte di Cavour, mentre ai suoi
elettori raccomandava di dargli per successore il
Melegari o il Tegas, e fu prescelto il Tegas. « Avrò
cosi, scrive egli, maggior agio di occuparmi di me,
cioè del mio uomo interiore, mentre sono forse ancora in tempo di prepararmi a comparir davanti a
Colui che investiga i cuori e le reni, ed è giudice
delle nostre azioni, delle nostre parole e dei nostri
pensieri ».
« Quando il Parlamento subalpino scomparve per
trasformarsi in Parlamento italiano, anche la figura
austera e veneranda di Giuseppe Malan — scrive il
suo biografo (1) — scomparve dall anla del palazzo
di Carignano »... poi quella di Cavour ! Ah, come
lo pianse ! v. Porse, ritirandolo da questo mondo (6
giugno 1861) il Signore ha voluto ricordare a noi,
che, non ad un nomo dobbiamo attribuire le cose
maravigliose che si .sono compiute in questi ultimi
anni, ma alla Sua sola volontà, di cui Cavour non fu
che ristrumento... Dacché Cavour è stato tolto all’Italia, non VI è più uomo nel Parlamento per far
progredir la questione di Venezia e di Roma »...Ma
Dio permise che il deputato Malan fosse testimonio
della liberazione di Venezia e di Roma e della loro
unione indissolubile all’Italia.
Se Cavour fn 1’ uomo previdenziale per l’Italia,
Giuseppe Malan lo fn per la Chiesa Valdese — nessun dei due ebbe nè potea avere dei veri e propri
successori. Ma se il deputato Malan si presenta a
noi in cotal veste e subito avvince la nostra simpatia, ammirazione e riconoscenza — che sarebbe se
potessimo considerarlo sotto gli altri suoi aspetti,
più attraenti e non meno vigorosi, di « uomo cristiano », di amministratore ecclesiastico, di membro
di Chiesa ?.. Chiunque l’ha conosciuto, si tiene onorato d’aver fatta la sua conoscenza — e si domanda
se non piacerà al Signore di suscitare ancora una
volta un Cavour all’Italia e un Giuseppe Malan alla
Chiesa Valdese.
Bart. Pons,
(1) Souvenirs de Joseph Malan, recueillis par William Meille, pasteur. Ecrit par ordre du Synode de
l’Eglise Vaudoise. Turin, 1889.
Il Congresso di Berlino e il prof. Minocclii
I giornali evangelici d’oltralpe non ci hanno ancora
portato notizie del « Congresso di Cristianesimo libero
e di Religione progressiva » com’è stato chiamato. Attenderemo dunque quei giornali — più atti a riprodurre
con precisione discussioni religiose -- prima di darne
un concetto ai nostri Lettori. E chi sa che qualche
Collaboratore non lo dia per noi e meglio assai di noi ?
Oggi — senza fermarci all’articolo che Cabasino-Renda
ha pubblicato nel « Giornale d'Italia » — ci restringiamo a dire una brevissima parola intorno all’articolo
che l’ex abate prof. Salvatore Minocchi ha pubblicato
nello stesso foglio sotto il titolo : « Il Libero Cristianesimo al Congresso di Berlino ».
Leggendolo, abbiam provato uno stringimento di
cuore. Una persona molto assennata ci diceva: « Non
condanni troppo acerbamente il Minocchi e consorti :
la piglierebbero per un intollerante, senza frutto ».
Comprendiamo benissimo che cosi avverrebbe, certamente; perciò non condanneremo il Minocchi nè nessuno, compatendo invece alla loro debolezza. Chè, certo,
si tratta di una vera e propria debolezza spirituale. Ci
accusano di essere teologi, di essere dommatici. Nessuna più assurda accusa di questa ! La differenza tra
noi e i Modernisti, alla cui scuola appartiene il Minocchi, è di tntt’altra specie ; noi abbiamo esperimentato la potenza del Cristianesimo — non del Cristia
A.v
3
LA LUCE
3
nesimo papale — ma del Cristianesimo, senz’altro. Il
Cristianesimo, o meglio il Cristo che ne è il centro, ci
ha fatto un bene immenso in tutt’i sensi. E noi domandiamo : che ha a che vedere questo con la teologia
e col dommatismo ? Avendo esperimentato cosi, è ben
naturale che stimiamo il Cristianesimo — cosi com’è
— una gran cosa. Il Cristianesimo ci ha « purificati » ;
perciò non sentiamo nessun bisogno di « purificare »
il Cristianesimo. (Quello del Papa, sì ; ma quello del
Papa non è il nostro). Nessuna persona e nessuna dottrina umana sì frappone tra noi e Gesù Cristo : siamo
seduti a’ suoi piedi, siamo alla sua scuola, ci troviamo
in diretta comunione con Lui. Noi cristiani evangelici
non modernisti (adoperiamo questa parola « modernisti », perchè quella di « liberali » applicata a
rappresentanti della religione è men capita in Italia)
siamo tenuti per veri codini. E non siamo, certo, tali ;
anzi, tutt’il contrario. Noi abbiamo afferrato l’Evangelo col cuore ; per noi il Cristianesimo è una vita.
Come potremmo noi sospirare un futuro Cristianesimo
sbiadito, se noi tanto benefizio abbiam ricevuto dal Cristianesimo che ci sta dinanzi ? — La verità è che tra noi
e quei certi Modernisti c’è di mezzo il capo III del
Vangelo di S. Giovanni. Per questo essi non intendono
noi; per questo noi non possiam far lega di pensiero con
essi, senza restrizioni opportune.
Il Terzo Congresso del Libero Pensiero
ài fronte al ÌTÌouimento Cristiano - Sociale
-------------®------------
Il 31 luglio -1. Agosto decorso si tenne in Venezia
il Congresso Naz. del L. P.
All’inizio della prima seduta del 1 agosto chi scrive
portò l’adesione al Congr. del L. P. dei socialisti-cristiani : G. Avolio, direttore del giornale « Battaglie
d’oggi » di Napoli, e di G. E. Meille, direttore del
giornale « Avanguardia dei Cristiano-sociali d’Italia »
di Firenze; e portò la sua parola in argomento anche
per esporre alcuni concetti generali e particolari sul
significato delle adesioni suddette.
Non gli fu però concesso d’esprimere completamente
il suo pensiero. Ecco ciò che si disse, e quanto ne avvenne; ed ecco di poi quanto si intendeva dire al
Congresso del L. P.
« Credo indispensabile alcune brevi considerazioni
e dichiarazioni in rapporto a quanto ieri qui si accennò da un egregio congressista sulla azione ’liberatrice dal dogma e dall’ asservimento chiesatico
sviluppata da comunità cristiane di libere religioni,
non cattolico-romane, per esempio dagli evangelici
valdesi.
♦ Quando noi frettolosamente affermiamo, oppure
lasciamo credere che la Scienza Positiva, ha tutto
scoperto e spiegato, o almeno che moltissimo scoprì
e spiegò, e che sempre più sicura essa naviga nell’oceano infinito della verità assoluta ed eterna, noi,
in buona fede inganniamo noi stessi e gli altri.
« lo, medico e naturalista, debbo onestamente dichiarare che la Scienza Positiva — (mirabile conquista del pensiero libero) abbattè errori, analizzò minutamente quel fatti positivi, che appaiono — (e come
appaiono) — ai nostri rispettivi sensi, ma non ci diede
una sintesi completa dell’Universo e della Vita, della
Forza-Materia-Coscienza sulla Terra e nella Umanità, e nel Tempo e nello Spazio.
• Le Teorie Scientifiche poi appartengono esse pure,
come tant’altre umane cose, alle specie mobili, alle
forme transitorie del pensiero umano : p. es. la Teoria della Materia di ieri non è più quella d’oggi, nè
prevediamo quale sarà quella di domani. Sulla Vita,
nella sua Essenza, la scienza positiva -— (che io mi
sappia) — non potè edificare teorie : mentre però essa
scienza raccolse, con analisi diligente e geniale fatti
e fenomeni della vita : accumulando messe di cognizioni morfologiche e funzionali ontogenetiche e filogenetiche sugli esseri viventi ; e su questo soltanto
edificò teorie. Le quali, quindi si occupano delle forme
e dei fatti transitori e dei rapporti prossimi fra essi,
ma non già della sostanza, della essenza : si occupano
ancora delle cause prossime nella loro successione,
ma non già delle cause remote. Come ne è ignota
l’essenza delle energie fisiche, così ne è ignota l’essenza
delle energie biologiche, in rapporto, queste e quelle
colla materia e colla coscienza. Il proclamarci Monisti
non risolve il problema dell’essenza delle cose e dei
fatti >....
A questo punto incominciano mormorii nell’assemblea dei congressisti ; dall’oratore però si continua :
«... Intorno al rapporto causale fra i fatti cosmici
e biologici, poi. giunge un momento in cui la Scienza,
come in tutto, tace. Noi crediamo vedere rapporti intimi fra forza, materia e coscienza, ma nulla più possiamo onestamente affermare ».
Qui giunti il Presidente della seduta, on. De Andreis, interrompe l’oratore, e vorrebbe togliergli la
parola, ma questi protesta ed il presidente gli concede di parlare ancora purché condensi e concluda:
Egli allora, saltando a piè pari gran parte di quanto
doveva dire — (e che si esporrà appresso) — così
conclude :
« Ciò premesso : ho l’onore di portare a questo congresso due importanti e sintomatiche adesioni, delle
quali ne appare anche più particolarmente l’importanza dopo quanto ieri fu qui detto dal Prof. Ghisleri sulla libertà di coscienza filosofico-religiosa in
seno alle associazioni del Libero Pensiero.
« Tali adesioni di uomini egregi, i quali *mi onorarono affidandomi di rappresentarli, sono quelle di
G. Avolio direttore del giornale « Battaglie d’oggi »
di Napoli, periodico mensile socialista-cristiano, fortemente anticlericale, flagellatore d’Ogni farisaismo e
perciò scomunicato dalla Chiesa Cattolico-Romana : —
e di G. E. Meille, dotto ecclesiastico valdese, direttore
del giornale « L’Avanguardia dei Cristiano Sociali
d’Italia », periodico mensile che si stampa a Firenze
della stessa tinta sociale e dello stesso pensiero filosofico.
« Tali adesioni servono ad affermare come visone
presso noi e fra noi degli uomini dotti, onesti e forti,
i quali pensano che : Cristianesimo di Cristo e Libertà
di pensiero ed Evoluzione e trasformazione etico-sociale, eeonomioo-politica della Società umana non siano
affatto termini fra loro contrari ; i quali uomini ancora pensano come il Cristianesimo di Cristo — (mal
noto ai più, anzi misconosciuto attraverso varie deformazioni chiesastiche, per avventura anche idolatre
e feticiste) -- debba essere o divenire impulso ad opera assidua di solidarietà umana e di Amore diretta
allo scopo di realizzare sulla terra il Regno della Giustizia così nella vita individuale come nella vita sociale.
« Ed io, socialista-anarchico, mi dichiaro perfettamente solidale coi valorosi compagni e fratelli Avolio
e Meille nei loro più alti concetti filosofici e morali.
« Quando ciò clie così si afferma — (e da quelli e
da altri valorosi combattenti) — sarà compreso alfine dal mondo, allora molti e molti « uomini forti e
buoni, molte anime semplici, sincere, affettuose,—(e
prime fra queste le nostre donne) si staccheranno per
sempre da sette asservitrici, che di cristianesimo abbiano usurpato il nome, e si schiereranno con noi ».
A questo punto i rumori che da vario tempo accompagnavano le parole del Dr. FioriOli scoppiano sempre più forti, l’oratore protestando cessa alfine di parlare, chiedendo però che quanto aveva esposto e quanto
intendeva esporre dovesse venire inserito negli atti
del congresso ; taluno protesta energicamente contro
tale domanda del Dr. Fiorioli ; nasce un vero putiferio, durante il quale l’oratore viene gratificato con
qualche epiteto o frase un po’ vivace talché egli deve
francamente rilevare l'ignoranza — (richiamo all’ordine del presidente!) — o almeno la « non conoscenza » delle cose da parte dei suoi più rumorosi interruttori.
E così terminò l’affermazione di libertà di pensiero
genericamente filosofico-morale, e specificamente cristiano-sociale, nel terzo congresso del libero pensiero.
Ecco quanto si doveva aggiungere da chi scrive,
quando fu interrotto : La prima volta, trattando la
questione filosofica generale :
« ...Mentre oggidì non solo si tende a far tutt’uno
della materia e della forza, ma si giunge quasi ad ammettere questa come il substrato e la creatrice di
quella... il che fino a ieri sarebbe stato eresia solo il
pensare !
« Le teorie scientifiche oggidì vanno — (mi si passi
la frase) — spiritualizzando la materia: ma le teorie
scientifiche, oggi correnti, stranamente materializzano
ancora la coscienza e la vita : mentre io penso, e con
me pure assai più sapienti uomini, che le teorie scientifiche di domani smaterializzeranno la vita e la co
scienza, ritornando, intorno a queste, ad idee e a concetti forse di poco differenti da quelli della sapienza
e della filosofia degli antichi.
« Le teorie scientifiche adunque non ne dànno la
verità matematica, nè la certezza assoluta, ci offrono
bensì un modo di accomodarci momentaneamente in
un determinato convincimento, il quale potrà anche
essere — (per fenomeno di mimetismo o di suggestione)
— condiviso dai più, ma non per questo potrà arrogarsi il diritto di chiamarsi il Vero.
« Noi precisamente perchè liberi pensatori, dobbiamo
essere sempre pronti alla critica, ed alla eventuale
demolizione, anche di ciò che un giorno ne sia apparso scientificamente vero o prossimo al vero.
« In ogni tempo la Psiche umana ebbe il prepotente
impulso di scrutare ansiosa intorno a aè, e sempre
più avanti : Oggidì là dove onesta tace la scienza po ■
sitiva, ha diritto di penetrare ed affermarsi la funzione induttiva e deduttiva filosofica della Psiche
umana.
< Induzione, deduzione, filosofia, e moderna meta
fisica — (non quella medioevale) — abbracciano, con
altissima speculazione, il macrocosmo e il microcosmo,
l’io e il non io, la sintesi : forza-materia coscienza nel
fenomeno della vita, e nell’Universo: giungendo, per
avventura, a porre tutto ciò in rapporto evolutivo e
pratico coi grandiosi fenomeni somatici, morali, sociali, economici, svolgentisi nella umanità che ascende.
< In tal modo noi abbiamo l’intima coscienza, e sentiamo di avvicinarci al Vero.
« In questo senso soltanto io penso si possa parlare
ancora del fenomeno religioso nell’umanità : Ma non
più quale fatto atàvico degenerante, bensì come una
normale ed evoluta funzione della Psiche individuale
e collettiva ; Funzione il cui mirabile evolvere avvenuto negli strati superiori dell’intelletto deU’umanità,
può essere un fattore ed un coefficente di evoluzione
consimile per gli strati inferiori : Onde dalla fusione
di così fatte funzioni superiori si ottenga la complessiva ascensione dell’Umanità ».
Quando l’oratore fu costretto a rinunciare a parlare,
doveva ancora aggiungere quanto segue:
« Allora soltanto potremo numerosi e concordi, sinceri e lieti, quali nuovi aposfoM lavorare nella Vigna
dell’umanità, nel proletariato, dirozzando, dissodando,
seminando e coltivando,... lasciando poi ad esso proletariato la raccolta della messe !.. ad esso proletariato
dei lavoratori dei campi, delle officine, del mare, della
terra, del braccio, del pensiero, che è schiacciato ed
asservito dai potenti e dai violenti, i quali, come disse
il Cristo, rapirono il Regno della Giustizia e dall’ amore sulla terra !.. ad esso proletiriato che in m'assa
dalle classi padronali e teocratiche odierne — (come
da quelle teocratiche e guerriere antiche) — è mantenuto cieco, ignorante, brutale, e perfino cattivo !.. ma
che è pur tanto e sempre più ansiosamente desioso
di conoscere e amare, e di operare secondo conoscenza
e amore ».
« Significato, adunque, di libertà di pensiero, di redenzione dal dogma, di rivoluzione nelle Coscienze e
nei cuori, di azione demolitrice del male ed edificatrice del' bene... significato ancora di infinita e santa
fraternità umana universa, hanno le adesioni dei due
valorosi socialisti idealisti-cristiani Avolio di Napoli
e Meille di Firenze.
« Ed essi potranno ben presto,-coi loro seguaci, portare alle associazioni del L. P. un poderoso coefficente
di energie vive intellettuali e morali libere, oneste e
sincere : essi potranno essere mirabile aiuto nell’azione
liberatrice che ci « proponiamo di compiere noi tutti
sotto il ygssillo del Libero Pensiero ».
.< -j '
»
« *
Il tentativo di far convergere a scopi più 'alti e con
maggiore nobiltà di forma e di mezzi le associazioni
del libero pensiero — (come il prof. Mario Tortonese
direttore della « Azione democratica • qualificò in
una sua lettera al Dr. Fiorioli) l’azione di questo —
rimane per ora allo stato di una generosa aspirazione
e nulla ,più ! !
Non dobbiamo però scoraggiarci : Anzi si deve ritornare animosamente sulla breccia là dove è più che
mai necessaria l’azione degli uomini di buona volontà.
Ferruccio Dr. Fiorioli Della Lena
Quando il nostro egregio corrispondente — a cui
siamo gratissimi per questo articolo — parla di « domma », certamente intende: non già le credenze liberamente accettate e professate, ma le credenze imposte.
N. d. D.
Il Corriere della Sera
e il Congresso di Venezia
Càrine alcune osservazloncelle del CorHere sul Congresso del libero pensiero; che —come avete sentito
— ha vietata... la libertà di pensiero all’Eg. Prof. Dott.
Fiorioli della Lena.
Sentiamo il Corriere : « La suprema amenità dei
liberi pensatori sta, come è del resto largamente risaputo, nel non ammettere che una sola libertà di pensiero — la loro. Chi pensa diversamente non afferma
per questo la libertà di pensiero, pur essendo certo
che conseguenza della libertà è la diversità, ma è —
pei liberi pensatori — un pensatore non libero. E allora gli si può dar del sagrestano, del forcaiolo, dell’oscurantista e magari dell’idiota. E dire che a questa
brava gente, presa uno per uno, basterebbe osservare:
— Va bene, voi vi dichiarate libero e noi non vogliamo
contradirvi ; ma voi vi dichiarate anche pensatore...
e noi vi domandiamo le prove » !
Del positivista Ardigò, che ha mandato la sua adesione al Congresso, il foglio milanese dice: « Il professor Ardigò deve avere delle ragioni speciali di credere che, togliendo certi dogmi e certe abitudini mentali, abbia a rimanere come una specie di vergine libero arbitrio, sul quale si possa stendere, come del
concime chimico, questa religionetta caricaturale di
« libero pensiero »...
E il sindaco Grimani?
< Il sindaco Grimani ha fatto bene a non recarsi al
4
LALUCE
I
Congresso del libero pensiero obbligatorio. Se avesse
parlato ai congressisti e avesse detto : Io ho l’onore
di pensare in modo assolutamente diverso dal vostro,
e perciò v’invito a gridare : viva la libertà ! — i congressisti lo avrebbero sonoramente fischiato ».
Conclusione: I liberi pensatori non sanno che sia
la libertà.
duejp^etT?
A proposito del c Congresso del Libero Pensiero »
leggiamo neìVAdriatico di Venezia quanto segue :
« Piorioli della Lena porta l’adesione al Congresso
di due preti scomunicati ; del G. Avolio direttore della
« Battaglia d’oggi » e di G. A. Meille direttore delr « Avanguardia dei Cristiani sociali d’Italia ». Ed
ecco una nuova prova di... esattezza giornalistica.
Il prof. Fiorioli disse : < Io mi onoro di portare
l’adesione di questi due uomini che dimostrano come
il Cristianesimo di Cristo e la trasformazione della
società non siano antitetici ». Veramente belle parole.
Noi però saremmo andati più in là e avremmo detto
che il Cristianesimo di Cristo e la trasformazione della
società stanno fra loro come causa ed effetto. Ma, certo,
un’idea come questa avrebbe fatto sorridere i Liberi
Pensatori, che conoscono così poco il Cristianesimo,
che lo confondono col Cattolicismo papale e che, in ogni
modo, lo giudicano dai frutti rachitici che ha portato
negli uomini e per colpa degli uomini.
La giovGntì^’oggi
Il sig. Vittorio P. Trobia aderisce ad alcuni concetti su le condizioni della gioventù presente già
espressi da la Luce, si mostra profondamente impensierito a cagione degli scandali che si ripetono di
continuo tra i giovani e del vizio che ne fa strage ;
insiste su la enorme responsabilità dei genitori e degli educatori in genere, e conclude dicendo: « Non
potrebbe codesto periodico (La Luce) iniziare nelle
sue colonne una campagna tutta rivolta alla quistione
giovanile ? • Alla quale domanda del sig. Trobia noi
rispondiamo che siamo dispostissimi a incominciare
la proposta campagna, invitandovi fin d’ora tutti i
nostri collaboratori.
Ancora la gioventù
Vivamente rattristato da l’odierno progredir del
male specie tra la gioventù — che rappresenta la società di domani — è il signor Achille Canepa. Che
responsabilità grava su la coscienza dei cristiani ! A
loro tocca di non suscitare ostacoli a che la gioventù
possa avvicinarsi a Gesù ; a loro tocca di far il possibile per condurla a Gesù. Il giovane, il fanciullo
specialmente è di sua natura ben disposto rispetto al divino Maestro e Salvatore : secondiamo questa buona
disposizione per quanto dipenda da noi. Usciamo dai
templi e corriamo in cerca della pecorella smarrita.
E il signor Canepa bramerebbe che nel futuro nostro sinodo il grave problema concernente la gioventù
fosse seriamente discusso.
Pro minorenni_ejcon^o l’alcoolismo
Pare che il Governo italiano voglia pigliar sul serio
i gravi problemi della delinquenza dei minorenni e dell’alcoolismo. Facciam voti perchè i progetti di legge
riescano energici e i provvedimenti che verranno presi
siano applicati con coscienza e con efficacia . Sarebbe
tempo !
La signora Maino, incaricata da la commissione eletta dal ministro Orlando di riferire intorno ai migliori mezzi di rimediare al traviamento delle minorenni, ha studiato il problema, ed ora « ha presentato
su di esso una diffusa relazione nella quale si'osserva
anzitutto che, mentre tutte le preoccupazioni e anche
tutte le cure convergono sui fanciulli traviati, non si
è altrettanto preoccupati per il traviamento delle fanciulle, la demoralizzazione delle quali ha, se non maggiore, almeno eguale gravità per la società, data la
funzione che è a.ssegnata alla donna, a qualunque condizione essa appartenga, nella famiglia e presso i figli. »
ECOLAMPADIO
Giovanni Huszgen nacque a Weinsberg, nella Svevia,
nel 1482; secondo l’uso dei dotti in quei tempi, egli
grecizzò più tardi il suo nome in Ecolampadio, vale
a dire lume di casa. Per volere speciale di sua madre,
egli ricevette un’accurata educazione. Avviato negli
studi di legge, frequentò l’Università di Bologna ma
non vi perseverò perchè attratto dalla teologia. Studiò
questa lungamente in varie facoltà celebri, ma meglio
ancora negli autori mistici del Medio Evo, e nella Bibbia stessa, dichiarando voler egli essere discepolo della
verità, e non di questo o quel maestro. Nella sua pre
dicazione, insisteva sul Cristo crocifisso. Datosi a conoscere a Basilea, venne eletto predicatore ad Augusta poco dopo che Lutero, dinanzi alla dieta, all’ordine di ritrattarsi, aveva opposto il suo : Non
posso altrimenti, m’aiuti Iddio ! Sincero e scrupoloso, Giovanni studiò le ragioni prò e contro, e convintosi che la verità stava col fraticello messo al bando
dell’impero, ne difese arditamente le dottrine,nella cattedrale ed in ogni occasione. Aveudo poi preso a scrivere in prò di Lutero, dovette fuggire di notte nel
castello del prode campione della Riforma, Franz v.
Sickingen. Era nel 1522. Nel novembre, Ecolampadio
fu chiamato a Basilea di cui divenne il riformatore. Ciò non fu però senza difficoltà. Il suo ardire
nel denunziare gli abusi di Roma gli suscitò contro
10 stesso Erasmo, già suo amico e che tanto aveva
scritto contro il clero, ma che paventava la persecuzione.
La lotta fu accanita ; Ecolampadio, scoraggito, fu
persino sul punto di partirsene. Finalmente, nel 1529,
una rivoluzione politico-religiosa diè l’ultimo crollo
al papismo nell’antica città episcopale, che Ecolampadio riorganizzò colle sue Ordinanze di riforma concernenti il culto, la disciplina ed i costumi. Ridiede
nuova vita alla scuola ed all’università, combattè le
insidie di Serveto e degli anabattisti che vinse colle
dolcezza, mantenne l’indipendenza della Chiesa dallo
Stato.
Dopo la morte di Zwingli, invitato a succedergli,
vi si sottrasse dicendo non essere da uomo prudente
accettare un carico maggiore di quello sotto al quale
già quasi soccombeva. E di vero le sue forze diminuivano. Pure, visitò ancora le chiese della Svevia, sua patria, s’interessò ai riformati di Francia,
rispose per iscritto alle domande dei barbi valdesi
Morel e Masson, nel 1530, e le sue risposte prepararonp le risoluzioni del sinodo di Cianforan del
1532. Ma già priora di quel giorno, il 24 novembre 1531, egli era entrato nel suo riposo, circondato
dall’affetto riconoscente della sua città adottiva.
Ecolampadio, per la mitezza del suo carattere, per
la moderazione da cui mai si dipartì, venne chiamato
11 S. Giovanni della Riforma. I suoi eccellenti commentari e la sua copiosa corrispondenza ci danno,
oggi ancora, un qualche saggio della sua prodigiosa
attività.
GioV. dalla
>/ 71 vanti ! Sempre avanti !
La buona strada si estende in piena luce, è dritta,
è piana, non ha pozzanghere, non precipizi, essa conduce presto e sicuramente alla Città Eterna, alla Casa
del Padre. — Tu lo sai per mezzo della coscienza e
soprattutto dall’Evangelo : Cristo è la Via... non pertanto io lo vedo, tu esiti a seguirlo. Tu preferiresti
forse un’altra strada, ma non ve ne è altra che conduca alla Vita. — Tu credi che il cammino sia troppo
monotono, la via piana e dritta sembra debba stancare :
ciò può essere per il viandante delle strade terrore, ma
per le vie dell’anima non è così, a fare il bene non ci
si stanca mai. — Avanti adunque sulla via dritta,
avanti... sempre avanti, poiché quanto più si è avanzati, tanto meno si è tentati di retrocedere, soave essendo l’incanto dei buon cammino. — Avanti, poiché
queili che lasciano la dritta via, spesso non la ritrovano più, — Avanti, poiché qui, e qui solamente tu
troverai ciò di cui la tua anima ha grande bisogno :
le dolci e forti affezioni delle anime pie che percorrono
teco la buona via. In loro compagnia quanto è dilettevole il viaggio! ancorché la strada fosse infangata
0 ghiaiosa, si procede egualmente e le forze non vengono mai meno. — Avanti dunque... sempre avanti
giacché quegli che in Cristo si compiace della via
dritta cammina speditamente, avendo sempre al suo
fianco Colui che un tempo accompagnava i pellegrini
di Emmaus.
(Vers la Paix di H. Soullé;
Tito Celli.
Egli ebbeja^^bocca chiusa
Com’è bella la parabola cosi detta delle « nozze » e
che voi farete bene a rileggere nel capo XXII di San
Matteo. 61’ invitati ricusano d’intervenire, ma la sala
del convito si riempie egualmente di commensali. Da
ogni punto della terra accorreranno anime redente dal
sangue di Gesù Cristo nostro Signore, e sederanno a
tavola — secondo l’efficace espressione biblica — nel
regno (lei cieli. Il re, che ha bandito il convito per le
nozze Jfel proprio figliolo, entra nella sala e, tra i commensali, ne vede uno non vestito del vestimento da
nozze, e gliene muove rimprovero, dicendogli : « Come
mai sei entrato, senza vestimento da nozze ?» £ costui che risponde, a sua giustificazione? — Nulla. Il
testo dice ch’egli « se ne stette zitto », ch'egli ebbe la
bocca chiusa. E infatti come avrebbe potuto giustificarsi ? Il vestimento da nozze, nelle grandi case, si
offriva — a quanto pare — gratuitamente a tutti gli
invitati. Egli non avrebbe avuto se non da ohiederlo;
anzi, se non da accettarlo. — Il vestimento da nozze
della parabola simboleggia assai bene la salvezza in
Gesù Cristo, che è anche data gratuitameute a chiunque la voglia. — Affrettiamoci a impossessarcene!
Con vivo dolore apprendiamo la subitanea dipartenza della signorina
Anna I>1aria Picillc
sorella del pastore signor G. E. Meille di Firenze.
Alla madre, vedova del sempre rimpianto pastore
Enrico Meille, alla sorella, al fratello — nostro caro
collega — riesca gradita l’espressione affettuosissima
del nostro cordoglio cristiano. — « Ella non è morta,
ma dorme ». Neppur la morte può « separarci da l’amor di Dio ch’è in Cristo Gesù nostro Signore ». Verrà
il giorno del celeste ritrovo, e quanto sarà intenso il
vostro giubilo allora, o dilette anime afflitte!
Alla bella età di 86 anni è morto nella pace del Signore a Torrepellice il signor
Q. G. Parander
Consacrato al S. Ministerio nel 1848, fu successivamente pastore e professore in Italia (Torino, Valli Vaidesi) e in Svizzera.
Un suo alunno, il Cav. Uff. Weitzecker, pastore emerito, ne ha redatto un commovente cenno biografico e
necrológico noWEeho des Vallées. Particolarmente
commovente questo brano tolto da le memorie autobiografiche del Parander stesso ; brano che si riferisce all’anno 1838, quando il rimpianto pastore, non
aveva che 14 anni. « Desideravo divenir pastore e
mi sorrideva il pensiero di portare con onore nelle
Valli questo nome rispettabile e rispettato... Due giorni
prima di morire, mia madre mi chiamò al suo capezzale. e, baciandomi a lungo su la fronte, mi diede
la sua benedizione e mi scongiurò innanzi a Dio di
rispondere mediante tutta la vita mia alle speranze
ch’ella aveva riposte in me — suo figliolo maggiore
— speranze che la tenevano consolata fin su l’orlo della
tomba. Prorompendo in lacrime, le feci la promessa
richiestami, e presi la risoluzione di allietare l’anima
sua nel cielo mediante la mia condotta su la terra... ».
Al seppellimento del venerando uomo presero parte
molti pastori. L’orazione funebre fu proferita dal signor Weitzecker.
Quantunque un poco in ritardo, inviamo anche noi
alla Vedova, signora Parander-Besson, le nostre profonde condoglianze.
(T. P.) — La Chiesa di Rio Marina ha fatto una nuova
grave perdita con la dipartenza dell’ottima nostra
sorella in fede
Piaría Dancsi-Rcgíní
Aveva 84 anni. Donna semplice e di fede profonda,
apparteneva alla schiera di quei primi che con tanto
entusiasmo abbracciarono l’Evangelo, quando in Rio
Marina abbracciar 1’ Evangelo significava attirarsi
gravi persecuzioni. La nostra veneranda sorella rimase incrollabile nella sua fede, nè perdette mai occasione di parlar del suo Salvatore. Come sapeva citare il Sacro Libro! Come sapeva sostenere discussioni con increduli, con bacchettoni e fin con preti,
maneggiando sempre vittoriosamente quell’arme possente ch’è la Parola di Dio ! Tra gli Evangelici di qui
ella fu soprannominata la « missionaria ». Morì, come
visse, cioè in comunione col suo Dio e col suo Signore.
Le sue ultime parole furon queste : « Io so in chi ho
creduto. Io me ne andrò al mio Salvatore che vive ».
Siano queste parole di conforto a tutti i parenti ed
a quei molti che l'amarono ! (1) E che la sua fedeltà
nel testimoniare dell’Evangelo sia imitata da le sorelle e dai fratelli ih fede che le sopravvivono.
(1)11 Direttore della Luca che è tra questi « molti »,
profondamente commosso, invia ai parenti ed alla
chiesa tutta quanta le sue fraterne condoglianze.
Venerdì scorso un mesto corteo accompagnava al
eamposanto di Poggio Mirteto la salma della signora
l^osa Fantucci Del Bufalo
vedova del Colportore Evangelista. Le note della
banda comunale concorsero ad accrescere la mestizia
del funebre trasporto. Dietro il feretro venivano due
figlie, un figlio e un genero della defunta. Alla cerimonia religiosa nella cappelletta evangelica aveva
presieduto il pastore cav. L. Angelini; e noi confidiamo che le sue sentite parole di speranza cristiana
avran lasciato un’impronta nell'animo degli uditori.
5
LA LUCE
Sul campo dei morti l’evangelista signor F. Boriglioni
rese deila cara sorella che ci ha lasciati una magnifica testimonianza cristiana, commovendosi e commovendo.
A tutti i parenti, e in modo speciale alle figliole
lontane, signore Di Pietro, Testa e Costantino, le nostre vivissime condoglianze.
VALLI VALDKSI
La solita festa religiosa, all’aria aperta, avrà luogo
quest’anno, il 15 corrente, al Theynaud del Villar, per
la Valle del Pellice, alle 9 precise; e, per la Valle di
Perosa, a Peyrela nel Comune d’inverso rinasca, alle 10.
Torrepellice. — Le chiese riformate evangeliche di
Francia saranno rappresentate al nostro venturo sinodo (ohe si adunerà in Torrepellice la prima settimana di settembre) dal pastore Gambier di Dijon.
Prarostino. Elezione dì pastore. — (G). Sotto la presidenza del prof. Enrico Forneron, delegato dalla Commissione Esecutiva, l’assemblea elettorale di questa
chiesa chiamava a succedere al sig. D. Gay, che prende
l'emeritazione, il sig. Giovanni Bonnet attualmente
pastore a Perrero-Maniglia, con voti 125 su 148 votanti. Degli altri voti, 16 sono stati dati al sig. Gay
medesimo e 7 sono andati dispersi.
Pomaretto. — 11 dottor Attilio dalla ha ottenuto
per concorso il posto di professore nella nostra « Scuola
Latina » di Pomaretto. Al bravo giovane, le nostre
congratulazioni 1
jiiiìÌìniiwrÌM
Eccone una nuova prova. La dobbiamo al periodico
d’Ivrea 11 Canavesano ; dal quale togliamo a lettera
quanto qui appresso;
Tavagnasco. — Ci scrivono :
Ho accompagnato il povero Perotto Martino, di fede
evangelista, al cimitero, dove lo ha pure inseguito la
pretina intolleranza ; riuscì oltremodo doloroso e disapprovato l’operato del nostro Sindaco, che, cinta la
sciarpa, ne ordinava, manu militari,Vinumazione in
un recinto che non risponde affatto a nessuna delle
prescrizioni di un regolamento di polizia mortuaria.
E’ certo però che l’egregio ministro evangelico,
la cui parola scende al cuore, limpida e persuasiva,
potrà ancora, in omaggio alla civiltà stessa, far rivocare l'ordine inconsulto e settario. Livio.
Convegno cristiano sociale di Venezia
(Prof. Dott. Fiorìoli). — Il convegno cristiano sociale del 2 agosto, quantunque promosso da oscuri
militi deir Ideale, riuscì così bene che si può confidare abbia a divenire fecondo di risultati importanti.
Aderirono molte elette personalità del movimento
C. S. Italiano. Vi presero parte 24 aderenti di vario
pensiero politico sociale e di differenti condizioni,
tutti di Venezia. Nelle due sedute che si tennero, si
parlò in modo elevato ed obiettivo del Cristianesimo
di Cristo e delle necessità idealiste in rapporto all’evoluzione sociale presente ed avvenire. Vennero prese decisioni degne di nota : su tutto si riferirà al più
presto.
I 42 inni giudeo-cristiani
Di questi inni scoperti e tradotti da l’inglese Harris,
tradotti in tedesco da lo Flemming e commentati da
lo Harnack la Luce ha già parlato. In un recente articolo pubblicato nel Giornale d’Italia, Alessandro
Chiappelli dà conto con entusiasmo dell’importantissima scoperta. Secondo lui (come anche secondo altri
dotti d’oltralpe) i 42 inni ; 1) sarebbero di composizione anteriore alla distruzione di Gerusalemme (anno
70), cioè dell’epoca apostolica ; 2) costituirebbero una
prova (se ne occorresse ! !) in favore dell’esistenza di
Gesù ; 3) una prova inoltre dell’individualismo di quei
primi aurei tempi del Cristianesimo ; 4) una prova
infine a favore del IV Vangelo (di S. Giovanni). —
Citiamo il Chiappelli :
. Si vede ora — in virtù di questo documento veramente rinnovatore — che le idee e lo spirito,_ond’è
animato il IV Evangelo, erano vive e correnti nella
Palestina anche nel primo secolo; poiché tutti ! segni
dicono che il nuovo documento, come i così detti Salmi
greci di Salomone a cui si connettono, è certamente
dì origine palestinese. Le questioni storico-critiche,
che la nuova scoperta solleva, sono, comesi può credere, innumerevoli. Ma una cosa ne risulta certa, ed
è questa : che il nostro quarto evangelio è molto più
vicino alle origini cristiane di quello che appariva
all’antica scuola di Tubinga, e che le idee teologiche,
che in quell’evangelio hanno presa forma sistematica,
alitavano, per così dire, non solo nel_ giudaismo della
dispersione e in Alessandria, come si credeva fin qui
(1), bensì anche nella stessa atmosfera spirituale in
cui fiorì dapprima la pianta vigorosa della primitiva
generazione cristiana ».
a LORI A^^ PIO X
Così l’Amico di Castellinaldo * periodico quindicinaie religioso » intitola un suo articolo, che incomincia con queste parole : « Pio X, ai cui piedi oggi sono
umiliati gli omaggi di tutti i cattolici del mondo, eletto papa il 4 agosto 1903, compie il settimo anno di
regno glorioso per opere, per riforme, per zelo, amato
da tutti i cattolici, venerato dagli amici, temuto dai
nemici ed acclamato all’unanimità il vero Padre dei
popoli ! Sia gloria a Pio X ! a Lui, che nella febbrile
attività del suo Pontificato, erge maestoso il bianco
e venerando capo, circondato dall’aureola della sapienza, della gloria e del trionfo ».
In rettorica, questo brano di prosa dell’Amico si
.potrebbe citare come saggio di... ironia!
(1) Da alcuni. Non da Federigo Godet, per es., che
vedrebbe ora confermate le sue idee. N. d. D.
Cognac. — Il c Bureau de l’Etendard évangélique »
ha pubblicato un lavoro di F. Marsault su ' « la San
Bartolomeo ».
Honfteur. — Il 29 luglio scorso, colleghi ed amici
si sono radunati a festeggiare il 95' anniversario del
sempre vegeto pastore Pulsdorf.
Germania
Berlino. — La polizia ha espulso ventun preti della
setta dei Mormoni, che eran venuti a Berlino a predicare la loro dottrina non troppo ascetica.
Potsdam. — Alcuni mesi or sono (e ci pare d’averlo
già narrato ai Lettori) due musulmani turchi, convertiti al Cristianesimo evangelico, ricevettero il battesimo. Erano lo sceicco Achmed Keschaf e Muhammed
Nessimi Effendi. Da la loro patria hanno dipoi rice.vuto l’annunzio che, essendosi resi apostati, erano stati
condannati a morte, e che ad egual pena era stato
condannato il pastore che li aveva battezzati. Ecco
persone che non potranno andare in Turchia! Poco male, del resto.
Baden. — Il nostro pastore sig. Paolo Calvino di
Lugano ha tenuto domenica 7 agosto una conferenza
in francese sul tema : « È Gesù esistito ? è vivente ? »
Belgio
Wanfercée-Baulet. Lunedì prossimo, ci sarà l’inaugurazione d’un tempio cristiano evangelico.
Spagna
Aguilas. — È morto il pastore evangelico Aiìistrong,
uno dei veterani dell’ opera dell’ evangelizzazione in
Spagna. Vi lavorò 45 anni. Egli fu uno dei fondatori
del periodico El Cristiano, presentemente diretto
dal pastore Tornos. ______________
Il buddismo nel C^tnlon Ticino
Secondo il Volksbote di Basilea, l’episodio buddistico dì Novaggio sarebbe ormai chiuso. Il monaco
buddista Nyanatiloka, che s’era stabilito cola, quantunoue avesse tanto di veste gialla e di cranio raso,
non era che un tedesco nativo dì "Wiesbaden ed ex
monaco cattolico romano. Il pastore evangelico di Novaeeio visitandolo avrebbe cercato di addurlo all Evangelo. Non sappiamo s’egli vi sia riescito. Sta pero
il fatto che Nyanatiloka ha abbandonato quel luogo
e la casa da pecoraio in rovina che gli serviva di
abitazione. ______
Le date della vlfa di pio X
L’Amico di Castellinaldo pubblica le date principali della vita di Pio X. Eccole per comodo di chi
volesse scrivere la storia del... gloriosissimo pontificato. --- Nato il 2 giugno 1835 a Riese. Battezzato il
3 giugno. — Cresimato nel 1846 nella cattedrale di
Asolo. Prima comunione ; il 6 aprile 1847. Chierico,
il 19 ottobre 1860. Sacerdote, il 18 settembre 1858. Preconizzato vescovo di Mantova nel Concistoro del 10
novembre 1884. Cardinale, il 12 giugno 1893. Preconizzato patriarca di Venezia, il giorno dopo. Eletto
papa, il 4 agosto 1903.
Il mondo s*arrcsta davanti al papa
Ecco un altro... bel titolo dovuto al sullodato Amico.
Sotto questo titolo, l’Amico pubblica quattro domande
e risposte (a uso catechismo) in cui si pretende dimostrare che « il papa è sulla terra il personaggio
più ragguardevole ■. Infatti: 1) il papa riceve da 22
a 25 mila lettere il giorno. Più di qualsiasi sovrano.
— 2) Del papa si parla molto. — 3) Ne parlano non
solo gli Amici, ma anche i Nemici. (Un’osservazioncella tra parentesi: Che si parli molto del papa, è
vero ; ma si parlava molto anche di una tale signorina,
vanitosa e leggerina). — 4) « Il papa » continua imperterrito l’Amico « non è un uomo qualunque. La
sua durata, il suo atteggiamento, la sua azione hanno
un che dì superiore agli altri uomini. Il papa ha vissuto più, di tutti. Gl’imperatori romani sono passati.
I primi monarchi europei sono passati. Il regime feudale è passato... •
Eh, stia tranquillo, caro Amico, passerà anche il papa.
Un tempio evanoelici^^ a S. Pietro
Non sappiamo quanto ci sia di vero ; ma l’Eclaireur
dà questa notizia nel numero del 26 luglio: € Un
gruppo di ripchi evangelici di Germania e di Svizzera
ha or ora acquistato il palazzo posto difaccia alla
basilica di S. Pietro (in Roma), il quale occupa tutto
il lato Est (!?) della Piazza. Si dice che i nuovi proprietari abbiano intenzione di demolire il palazzo e
di costruirvi un gran tempio evangelico. Questa notìzia, diffusasi in Vaticano, vi ha suscitato viva commozione. Il tempio verrebbe edificato con danaro
raccolto in Germania in ricordo deH’Enciclìca : frutto
non preveduto da la Santità del Pontefice » 1
Corriere ^icuìo
Catania. — Nelle colonne del giornale quotidiano
il Corriere di Catania, il signor Ugo Janni ha continuato la discussione su « Dio e la Scienza », rispondendo di nuovo al sig. Perticone e rispondendo anche ad un articolista del giornale cattolico romano
l’Azione, che erasi fatto innanzi a prender parte alla
discussione.
Grotte. — (Russo). È partito alla volta di Vittoria
il prof. Concetto Crespi, che si è reso tanto benemerito di questa chiesa e specialmente di questa Associazione della Gioventù. Noi chiediamo a Dio di benedire l’opera di questo nostro caro fratello in fede.
“Splendida occasione:
Vendesi Storia Universale Onken, illustrata.
941 bellissime dispense nuove per 671 lire invece di
lire 941. Rivolgersi al direttore della Luee ».
propaganda buddistica in Svizzera
I discepoli di Gautamo Buddo (che insegnava una
1 discreta morale, ma che era ateo) hanno fatto stami pare a Losanna una cartolina illustrata con una espo* sizione delle dottrine buddistiche, a caratteri minutissimi. Da cartolina deve servire alla propaganda in
Svizzera. Ecco le prime parole della scritta, nella quale
le iniziali maiuscole fanno bella mostra di se. « La
Legge dell’Universo, la Condizione delle Esistenze
è il Dolore (Consolante I). La Causa del Dolore sono
l’Ignoranza della Legge e il Desiderio dell’Esistenza.
(Dunque basta sapere che il dolore esiste per non sentirlo più ! Stupendo !) La Lotta contro il Desiderio
dell’Esistenza, la Lotta contro il Male avvia verso la
Perfezione. (Se queste parole hanno un senso devono
voler dire che il male consiste nel desiderio di esistere !). La Perfezione è l’Estinzione del Desiderio dell’Esistenza, l'Estinzione del Male (Abbiamo dunque
interpretato giusto I) ; è lo Scopo e la Fine dell Evoluzione ; è il Nirvana ».
Chi si contenta gode. Quanto a noi, codeste vostre
maiuscole ci lasciano impassibili. __________
Una bomba colossale
Un giornaletto cattolico del paese di Vaud (Svizzera) pretende — secondo dice il Semeur Vaudots
che i culti dissidenti in Spagna godessero di maggiore
libertà che non i cattolici romani nella Svizzera stessa.
_Quando si lancian bombe, è nieg(io lanciarle grosse
addirittura: faran più colpo sui poveri di spinto.
UN PENSIERO nESSINfl!
Giusta la promessa fatta, i nomi degli oblatori per
l’erigendo modesto monumento compariranno nella
Luce, tutti insieme, a sottoscrizione chiusa. Ma il pastore sig. Corrado dalla ci avverte che detti nomi saranno via via pubblicati nell’Eolio des Vallées, che
ha, come noi, riportato l’invito. ______
OLTRE LE aivi E I nflRI ^
Francia
Parjgj.__Ê morto il pastore Orazio Monod decimo
figlio deU’illustre, defunto pastore omonimo.
— Presso la « Librairie protestante, 33, rue des SaintsPères » è in vendita un libro di E. Andra su « La
Papauté et les fausses décrétales ». (Il papato e le false
decretali). , .
Montpellier. — H prof. Babut è stato eletto insegnante
titolare di storia del Cristianesimo presso questa università.
cristiana
Alla recente cerimonia delle promozioni scola^iche,
il consigliere di stato Rosier, presidente del «Dipartimento dell’Istruzione pubblica », ha proferito in Ginevra belle parole concernenti la religione crisHana
ed i suoi frutti avvenire. « Paragonate . egli ha detto
« il mondo antico col mondo moderno. Che differenza
tra il mondo romano — fondato su la forza su la
schiavitù, su l’asservimento dei popoli conquistati
e la civiltà moderna, fondata sUl principio della libertà personale d’ogni individuo ! Che differenza inoltre tra la morale antica eia morale cristiana 1 Le divinità antiche simboleggiano l’intelligenza, *^***®»
la bellezza ; mentre il Dio dei cristiani e Amore. Le
idee di bontà, di amore, di sacrifizio furon diffuse
nel mondo dal Cristianesimo; il quale proclama gli
uomini essere tutti fratelli... H
lenta ascensione del genere umano consisterà nel trionfo delle idee d’anione e d’alleanza tra gli uomini, di
associazione e di solidarietà. Quando questi principi!
saran passati nelle leggi, quando la
e tranquilla, che rende l’uomo levamento libero,uvrà
preso il posto dell’incertezza presente, allora un èra
nuova inoomincerà, un’èra di progresso indefinito e
di pace sociale ».
6
6
LA LUCE
Lía religióne cr¡5tíar5a
Il pastore Bertrand così l’ha definita nelle sue lodate conferenze intorno al » Libero pensiero » proferite nella scorsa primavera all’Università di Ginevra ed ora pubblicate in un volume: 1) Il distintivo
religioso proprio del Cristianesimo è la fiducia in Dio
e il sentimento intimo d’un’intima parentela tra Lui
e la nostra vita spirituale. 2) Il suo distintivo morale
consiste nel concepire le relazioni tra gli uomini ad
imagine delle loro relazioni con Dio, fondando così la
fraternità umana su la paternità divina: il suo ideale
somale e l’amore spinto sino all'abnegazione e al sa3) Infine, il suo distintivo storico sta in questo che la religione cristiana deriva da la vita spirituale di Gesù di Nazaret e si vale di questa vita per
creare nei fedeli l’attitudine spirituale stessa del loro
Maestro e Signore.
Nuoto Testamento esorcizzato
Il Messager des Messagers narra questo fatterello
storico recente : € Un muratore lavora in una chiesa
(cattolica) e nei momenti di riposo cava di tasca il
Nuovo Testamento e lo legge. Il prete glielo vede e
ne rimane scandalizzato. « Date qua » gli dice, e si
porta il libro in sacristia. Dopo parecchie ore, il degno sacerdote torna, restituisce il Nuovo Testamento
al muratore, dicendo : « Adesso potete leggerlo senza
pericolo : l’ho esorcizzato ». — In Francia ! Nell’anno
1910 ! !
Congresso della pace a Stoccolma
Il Comitato di Torrepellice prò pace ha mandato
anch’esso un rappresentante al Congresso : il prof. G.
P. Vinay.
. Il Giornale d’Italia ha criticato il telegramma « eV angelico pacifista », come l’ha chiamato, che l’Onorevole Luzzatti inviò al prof. Degubernatis in occasione di detto Congresso. Ah, politica, politica I Se il
telegramma fosse stato formulato negli stessi termini
da... rOn. Sennino, si sarebbero udite quelle critiche ?
SPAGNA E VATICANO
Vorremmo proseguire un po’ la nostra Cronachetta
lasciata in tronco nel numero scorso ; ma non faremo
una rassegna di tutti gli avvenimenti di cui i giornali quotidiani vi han già recata notizia. Sarebbe un
duplicato e nella nostra piccola Luce non troveremmo
del resto spazio sufficiente. Un cenno dunque e rapidissimo, a guisa di indice di ciò che a noi sembra
più importante. — I sovrani spagnoli visitarono il
-Presidente della ribelle Francia : figuratevi la stizza
dei clericali spagnoli e non spagnoli ! — Il cuore del
Pontefice non avrà certo potuto gioire in ricorrenza
dei recenti anniversari della sua elevazione alla cattedra di S. Pietro e della sua incoronazione : troppi
guai gli son piombati addosso in questi ultimi tempi.
Ma non avrebbe egli potuto evitarli, con gran beneficio della sua stessa Chiesa ? — In Spagna il fermento continua : e c’è davvero da meravigliare che
gli accapigliamenti non sian divenuti più frequenti.
analejas, tra pareri discordi, si mantien saldo nei
suoi propositi. Non gli mancan del resto gl’ incoraggiamenti. — Pareva che i clericali intendessero di
metter ogni cosa a ferro e a fuoco, ma fin qui —
salvo i peccati di linguaggio — si son conservati relativamente calmi. — Non esageriamo tuttavia; poiché pare che, per esempio, fin un parroco di villaggio_ abbia armato i suoi fedeli per ogni evenienza. —
Chi vincerà ? _La Chiesa, secondo il cardinal Ferrari
arcivescovo di Milano. Ci abbiamo i nostri bravi dub
bi, se pure Canalejas non sarà sbalzato di sella, cosa
possibile, ma non probabile per ora almeno. Il movimento liberale s’è fatto potente in Spagna; è prevedibile che saprà resistere. — E chi sa che non abbia
a procedere anche più oltre ? Alla fin de’ conti, quel
che Canalejas vuole ed ha concesso non è poi un gran
che ! La Revista cristiana di Madrid non si stima sodisfatta. Più arditi del Canalejas sarebbero altri deputati — come don Moret e don Melquíades Alvarez
1’ « eloquentissimo tribuno » come lo chiama la Revista. Questi vorrebbero (ed hanno mille ragioni) piena e completa libertà ; e c’è davvero da stupire che
il... vicario di Gesù Cristo non sia dell’ identico loro
sentire. — Non parleremo del colloquio avuto da un
redattore del Giornale d’Italia col cardinale Vannutelli e col nipote di lui. La pensino come credono
questi due signori ; resta pur sempre che la libertà
è cosa sacra, che è cosa di tutti, che è cosa cristiana.
Oh vigili il Signore su la Spagna, rimuova i pericoli
clericale, carlista e simili che la minacciano, e che da
un capo all’altro della bella penisola possa, con quella
della libertà, sventolare sempre rispettata la bandiera
dell’Evangelo !
L^opera di Canalgja5 è indispensabile
Sì, certo, indispensabile e forse neppur sufficiente ;;
poiché « continuano in crescendo i oasi acuti di clericalismo », come assicura la Revista Cristiana di
Madrid. A Léon, un povero infermo che abbisognava
d una pericolosa operazione chirurgica fu cacciato da
1 ospedale in tristissime condizioni, per non aver voluto confessarsi. A Trujillo, un altro infermo, dopo
esser stato maltrattato — perchè non era cattolico romano — fu condotto e Càceres innanzi al governatore, come persona pericolosa. A Barcelona e dovunque i predicatori convertono i pulpiti in tribune da
comizi, e predicano sangue e sterminio contro tutti
coloro che non la pensano alla maniera ultramontana.
Tra Loubet
Il Draussin nella Vie Nouvelle scrive : • Udii raccontare da un ex deputato del Giura un ameno episodio riferentesi _ al primo viaggio ufficiale di Alfonso XIII a Parigi. — Ma Lei, signor Presidente —
disse il giovane Sovrano — Lei m’ha fatto un brutto
scherzo. — E quale mai, o Sire? — chiese Loubet. —
Oh bella, Lei ha sguinzagliato su la Spagna un gran
numero di monaci... Come se io non ne avesssi già
avuto più del necessario ! ».
Il prof. 9. Clot
ti alla Luce.
(86, Romeyn St., Rochester N.
Y., America) riceve abbonamen
Una balla risposta all'Enciclica
Un tale (dice il Semeur Vaudois) ha offerto per
l’opera di evangelizzazione in Austria L. 3000, . in
risposta » — com’egli stesso ecrive —alla famosa Enciclica. Gli auguriamo molti imitatori.
Lettere d’^meriea
New York. — (Aleandro Luzzi). La « festa dei
Fanciulli » nella nostra chiesa italiana di 149 St. in
New York riuscì veramente splendida. Furono dai
nostri bambini d’ambo i sessi recitate molte poesie
m inglese e in italiano e la nostra sala, tutta ornata
di fiori, colti dalle fanciulle della chiesa, pareva una
serra di paradiso. Dopo un mio breve sermone su le
parole di Gesù : « Lasciate questi piccoli venire a me,
e non li divietate », il simpatico ed attraente culto
puramente cristiano evangelico, fu chiuso col canto
di un inno eseguito dal coro dei bambini più piccoli
della nostra Scuola Domenicale, tanto bene diretta
dal nostro zelante soprintendente, sig. Emanuele Bucci, e dall’ottima ed attivissima Miss Butehart, la quale
tanto bene ha fatto e fa alla nostra Chiesa fiorente.
L’Evangelo progredisce continuamente in queste contrade, checché ne dicano i nostri eterni avversari.
Ne sia lodato il Signore !
I nosfri abbonaH dejli Stafi llniH
Vorranno essi esser tanto gentili da versare il prezzo
del loro abbonamento (un dollaro) al nostro rappre^n^nte prof. Alberto Clot, 86 Romeyn St., Rochester
LIBRI E PERIODICI RICEVUTI
poranea, N. 18-14 (1-ltì laglio). — I^a Pace, N. 8 (agosto).
Domenico Giocoli, gerente responsabile
Tipografia dell’Istituto Gould, Via Margfaera 2, Roma
Suri Sacra Fames
(La tormentosa, fame dell’oro).
Chi voleva degradarsi a sua posta, si recava al
Bowery, dove colavano tutte le malvagità della grande
città.
I poliziotti, per lo più, lasciavano il Bowery in pace.
Quando un grande delitto commoveva l’opinione pubblica, essi facevano « un raid » o una perquisizione armata in quel grande centro di corruzione : poi punto e
basta. Faceva a loro più comodo di passeggiare nei loro
uniformi eleganti per le strade dell’abbominevole quartiere e ricevere la decima dai tavernieri, dai ritrovi
sospetti e dalle case di dubbia fama : poi chiuder gli
occhi a quanto accadeva a loro intorno. La polizia di
New-York non ha mai goduto molta fama di integrità. Ora, mentre scriviamo, il primo magistrato di
New-York sta facendo del suo meglio per purificarla :
nel 1890 era in uno stato deplorevole. Se è vero che
col denaro si compra tutto, niente più a buon mercato che la coscienza di molti poliziotti di NewYork.
II marchese Alberto De Paoli sbarcò una fulgida
mattina di giugno in New York e si trovò tutto solo
nella grande città. Aveva viaggiato a bordo come il
marchese De Paoli ; ma una volta giunto in America,
decise di lasciare il titolo e la particella De’ e di chiamarsi semplicemente Alberto Paoli.
Fece i conti colla sua borsa. — Aveva poco più di
duemila lire in tasca, una buona sommetta in Italia,
ma che non dura molto nel paese dei dollari e dei
grattacielo.
Di più, teneva nel portafoglio delle lettere di raccomandazione per due Case bancarie corrispondenti
della Casa Olden di Genova, e per alcune Ditte commerciali della grande città.
Il giovane preso alloggio temporaneamente in un
albergo decente e non troppo costoso, e poi si mise
in giro per New-York. Egli conosceva la lingua inglese perchè Taveva studiata da ragazzo sotto eccelleuti maestri. Gli mancava, è vero, la pratica, ma
confidava che in pochi giorni la lingua gli si sarebbe
snodata ai suoni e alla pronuncia difficile di quella
favella.
Cominciò dunque la lunga « Via Crucis • delle visite alle Case bancarie e alle Ditte per le quali aveva
lettere di raccomandazione. Fu ricevuto da tutti assai
gentilmente, ma quando rispondeva negativamente
alle loro domande, se aveva titoli o gradi accademici,
egli vedeva di subito i loro visi imbruschirsi, e il loro
primo sorriso cambiarsi in una gelida cortesia. Ebbe
molte promesse e assicurazioni che non appena fosse
libero un posto si sarebbe pensato a lui ; ma di of.
ferte vere e reali, nulla di nulla. Gli Stati Uniti avevano bisogno di contadini, di manovali, di braccianti
e di operai ; di scrivani, d’impiegati e di gente di
commercio ne hanno essi da regalare alla Vecchia
Europa.
Dopo quindici giorni di giri e rigiri, l’ex-marchese
Alberto De Paoli si trovava tutto solo, senza impiego,
senza amici e conoscenti nella grande città. La navicella della sua vita navigava a piene vele verso
l’ignoto !
IX.
fluri sacra fames.
Mentre il giovane Alberto De Paoli si trovava tutto
solo sperduto uella città di New-York, il padre, marchese Filippo, spasimava fra le strette di due violenti
passioni: l’odio contro la famiglia Olden e la tormentosa fame dell’oro.
Il vecchio marchese aveva una natura piuttosto
complessa e non era facile conoscerlo d’un sol tratto.
A vederlo trasandato negli abiti, taccagno colla servitù e cogli operai, gretto pel trattamento di sè medesimo, duro coi poveri e senza cuore pei diseredati
delta fortuna, si sarebbe detto un avaro, e pure tale
non era in realtà. Occorrendo, sapeva esser generoso,
persln munifico.
Chi lo incontrava quando tornava a casa la sera cogli
occhi lucenti e il fiato che sapeva di rhum, lo avrebbe
creduto un ubriacone. E pure, se di tanto in tanto prendeva delle sbornie solenni, egli non si ubriacava per
abito, e molto meno per inclinazione. Egli ricorreva
alta bottiglia dell’alcool per togliersi completamente
per due o tre giorni ai suoi tristi pensieri, dai quali
giorno e notte era perseguitato e come ossessionato.
Il rhum gli era cortese di ventiquattro ore di completa tranquillità. Anche i costumi del marchese erano
stati a volta a volta oggetto di acri censure: ma in
realtà la vita di lui non fu mai peggiore di quella di
tanti altri della classe alla quale apparteneva. Ebbe
la disgrazia di perdere assai presto una moglie che
forse avrebbe fatto di lui un buon padre di famiglia.
e quel che è peggio cadde di buon’ora sotto due in' fuenze che inclinarono al male e trasformarono lanatura di lui, in origine non cattiva, in un miscuglio
di fisico abbruttimento e di malvagità morale Questi
due influssi maligni furono il giudeo Giuseppe Olden
e la passione del giuoco alla Borsa.
La moglie, nata Marchesa Rivani, gli aveva portato
in dote un discreto patrimonio che egli spese in gran
parte a riempire i numerosi buchi che suo padre colla
sregolatezza del vivere e per mancanza di senno aveva
fatto nel censo avito. Fin qui però nulla di male, anzi
di molto bene. Ma quattro o cinque anni dopo il matrimonio, quando gli era già nato il figliuolo Alberto,
egli incontrò sul cammino della sua vita un uomo, che
disgraziatamente fu per lui una pietra d’inciampo e
via alla perdizione.
Il giudeo Olden seppe insinuarsi nelle grazie del
marchese Filippo, e lodando la sua abilità negli affari, il suo ingegno per le operazioni di finanza, lo
spronò a tentare in vari modi la fortuna del giuoco
e delle vendite e compre arrischiate. 11 marchese abboccò l’amo e cadde nelle reti dell’astuto giudeo. In
meno di quattro anni egli era completamente alla
mercè dell’Olden che strinse intorno a lui una fitta
maglia d’interessi finanziari dai quali non si sapeva
sbrigare senza l’aiuto e senza il profitto finanziario
dell’astuto giudeo.
La prima vittima dell’Olden fu la moglie del Marchese. Questa prima colle persuasioni e colle preghiere,
poscia colle minaccie, quindi colla violenza fu costretta
a spogliarsi a poco a poco della propria dote a favore
del marito, il quale quanto più disponeva di somme
ingenti, tanto più s’ingolfava in operazioni finanziarie
da disperato. Perdette centinaia di migliaia di franchi.
Dovette ipotecare prima, vendere di poi, poderi, terre,
case, palazzi. I gioielli e l’argenteria della vecchia Casa
De Paoli in un momento critico andarono al Monte
di Pietà ; nè più tornarono indietro. La Marchesa
morì di crepacuore quando il suo figlioletto aveva
appena sette anni. Il marchese Filippo ne sentì un
vivo rammarico, poi presto la dimenticò.
La passione del giuoco assorbì in lui ogni altra
sentimento. A quarant’anni alcune vincite fortunate
gli permisero di rialzare il capo. Rimise la carrozza
e i cavalli, pulì il palazzo di Via Assarotti, e pensò
a prender moglie una seconda volta. Ma furono propositi di corta durata. Gli affari di nuovo precipitarono. La fame tormentosa dell’oro non gli dava
tregua. La Borsa di Genova, di Milano e di Parigi la
7
LA LUCE
videro a volta a volta ingolfarsi nelle operazioni più
arrischiate. A cinquant’anni non possedeva un palmo
di terra al sole che non a vesse due, tre o quattro ipo.
teche. Alla morte dell’Olden il marchese Filippo De
Paoli stava sull’orlo del fallimento.
Allora aperse gli occhi, ma era troppo tardi. Com.
prese come in realtà il furbo giudeo l’avesse compie,
temente rovinato coi suoi consigli interessati, e un’ira
sorda, un odio mortale gli si svegliò nel cuore. Bastava un’occasione qualsiasi, perchè la tempesta scoppiasse, ma questa mancò. La signora Rachele inconsciamente salvò il marito dall’ira feroce del derubato
marchese. Essa promise al De Paoli un po’ di restituzione e questi si acquietò. Venne la morte dell’Olde n
e colla morte un nuovo ordinamento di cose. II figlio dell’Olden, Enrico, diventava titolare della Banca.
Questi non aveva mai celato il suo disprezzo pel gentiluomo decaduto e ciò per la semplice ragione che
egli si lasciava suggestionare dalle parole e dalle ragioni di suo padre. Il vecchio Olden ed Enrico spennacchiavano a tutto spiano lo sciagurato marchese e
poi ridevano di lui, perchè non aveva tanto ingegno
da scoprire le loro trame e sottrarvisi. Queste trame
tuttavia e questi tenebrosi ravvolgimenti intorno al
marchese non erano noti agli altri membri di casa
Olden. Guglielmo attendeva alla corrispondenza estera.
Sara non metteva mai piede alla Banca. Miriam sapeva solo quel tanto cho le diceva Enrico, e la signora Rachele non ebbe mai, nè dal marito nè dal
figlio maggiore una confessione es plicita o una spiegazione particolareggiata degli affari del De Paoli
Essa dedusse le disgrazie di lui e le infamie del marito da indizi, da vaghi cenni, e dal fatto sopra tutto
che, laddove il proprio marito arricchiva sempre più,
il marchese per contrario correva di perdita in perdita verso l’abisso.
Quel giorno che rivelò al marchese l’amore profondo del suo Alberto per Miriam Olden fu il più maledetto della sua vita. Egli non amava gran fatto il
figlio : ma ancora teneva all’onore della sua casa ; e
se giuocava e giuocava disperatamente il faceva colla
segreta speranza di rialzare mediante una vincita fortunata la propria casa. Or ecco che tutte le sue speranze erano ite in dileguo. L’odiato Giuseppe Olden
gli aveva rubate le sue sostanze e Miriam gli rubava
il figlio. Il marchese Filippo De Paoli rimaneva solo
nel vecchio palazzo in mezzo agli antenati, che pendenti dalle antiche tele e coperti- di polvere lo guardavano tristamente. E intanto il figlio, l’unico suo
figlio, navigava sull’Oceano, risoluto di dimenticare
il proprio nome e il proprio casato in mezzo alla fitta
umanità della maggior città degli Stati Uniti.
Il giovane Alberto aveva lasciato al portinaio.una
lettera per suo padre. Questi l’aperse con mano tremante e la lesse. Eccola ! :
Caro Padre,
Quando questa lettera ti sarà consegnata io sarò
lontano da Genova in viaggio verso gli Stati Uniti.
10 ti lascio e ti lascio per sempre ! Tu mi hai messo
al mondo, ma tranne l’esistenza, tu non mi hai mai
dato nessuna di quelle cose per le quali la vita è bella
e dolce. Fanciullo non ebbi mai da te un sorriso ; giovanetto fui posto in un collegio, dove non venivi mai
a visitarmi ; fatto adulto; provai la vergogna e l’onta
di avere a padre un uomo che mena la famiglia e la
casa a sicura perdizione. Io non posso e non voglio
assistere allo sfacelo di Casa De Paoli. Quando verrà
11 fallimento, la rovina, l'abisso io sarò lontano da
Genova, se occorre, in capo al mondo. Amo una giovane che io credo degna di me : e tu non vuoi che
io la sposi. Tu non mi sei padre, no, non mi sei
padre 1 Scacciato da te fuori di casa, io andrò solo pel
mondo e non mi vedrai mai più ! Io non nutro rancore verso di te e ti perdono. Oh se mia madre fosse
ancora in vita ! Le lagrime m’impediscono di proseguire : l’anima mi si schianta... Addio!
Alberto.
Il vecchio marchese Filippo lesse la lettera del figlio e si nascose il volto fra le mani. Restò a lungo
pensoso, tetro in vista e accigliato, poi, si levò su e
fece un giro per le sale e le camere, deserte del palazzo. Da una camera pendeva un grande ritratto di
Alberto, bambinello di pochi mesi. Il marchese afferrò
un bastone e con forti colpi lo ridusse in frantumi.
Un’altra sala conteneva alcuni ninnoli fanciulleschi
che avevano allietata un giorno la fanciullezza di Alberto. Anche su di essi il marchese Filippo sfogò la
sua ira brutale. La visita durò un paio di ore. Quando
essa fu finita, ogni ricordo del figlio era distruttto
nella casa e nell’anima del marchese De Paoli, il quale
in quella triste giornata, imprecando al figlio e agli
Olden, giurò di non più riconoscere il primo come
erede del proprio nome, e di far guerra ai secondi
fino alla morte.
Quella sera il marchese Filippo andò a letto ubriaco
fradicio. L’infelice cercava di lenire nel rhum il più
atroce dolore che egli avesse mai sofferto in questa vita.
X.
Il piccolo risparmio italiano.
Passavano le settimane e Alberto De Paoli a NewYork non riusciva a trovare un impiego. Intanto la
sua borsa si assottigliava visibilmente. A Genova e
in seno alla propria famiglia, aveva contratti abiti
costosi. Amava di vestire elegante, di mangiar bene,
fumava i migliori sigari nostrani e forestieri, usava
spesso al teatro e a feste di ogni genere.
Aspettando di giorno in giorno un impiego, il giovane Alberto, le prime'settimane dopo il suo arrivo
a New-York, si trattò abbastanza bene e visse ancora
la vita del patrizio genovese. Ma quando vide che
l’impiego sempre promesso non veniva mai, risolvette
di fare economia e poiché aveva rinunciato al titolo
di marchese, pensò di lasciarne anche la vita. Cercò
un albergo di poco costo e lo trovò nel Bowery di non
bella fama. Per un dollaro e mezzo al giorno gli avrebbero dato vitto e alloggio, non certo di molto suo gusto,
ma proporzionato alle scarse risorse di cui ormai disponeva.
Erano quindici giorni dacché abitava nel Bowery,
quando ricevette la visita di un ebreo tedesco, impiegato di una delle banche alle quali i signori Olden
lo avevano raccomandato.
Era un signore sulla quarantina, dal naso lungo e
un po’ adunco ; la faccia piena e grassoccia, la testa
quasi calva, la persona piuttosto pingue e con uno
sguardo in apparenza bonario, ma che nascondeva
tuttavia, con gran cura, sotto le lenti di due magnifici occhiali d’oro. Il suo nome era Bonnenheim, impiegato contabile della North Pennsylvania Bank.
Un biglietto di visita da parte dell’untuoso visitatore, un reciproco inchino ed una stretta di mano introdussero il nuovo venuto nella confidenza dell’exmarchesino Alberto.
— Se lei ben ricorda — cominciò il primo — io la
vidi alla North Pennsylvania Bank. Io, o meglio noi
della Banca, stiamo in corrispondenza colla Banca
Olden di Genova.
La faccia del giovane si illuminò subitamente.
— Ella viene ad offrirmi un posto nella Banca ? —
domandò Alberto.
— No, no — si affrettò a rispondere l'altro. — Io
sono venuto qui nella mia privata capacità di uomo
d’affari. Qui entro, io non rappresento che me medesimo. Non so se mi spiego bene.
(Continua). (6)
Prof. Giorgio Bartoli.
Soiio VincuBo!
Proprietà riservata — Biprodazione proibita
Ma, a dire il vero, il prete si trovava impacciato
assai a proseguire. Il terreno sul quale s’era messo era
•sdrucciolevole, un passo falso poteva fargli perdere
tutto il vantaggio che aveva guadagnato sul nemico.
Tirò avanti a caso, fidandosi nell ispirazione del momento, deciso a star li anche tutta la notte a confabular con quei matti, se le sue dichiarazioni dovessero riuscire a tenerli a bada, finché un soccorso qualunque giungesse dal di fuori.
— Che vi devo dire, figlioli miei ? — riprese con
slancio — voi siete tutti buoni cattolici e sapete che...
— s’interruppe preso da un nuovo accesso di tosse —
sapete, dico, che si son visti miracoli ben più portentosi di quello che aspettate voi... In fin dei conti che
cosa chiedete? Che la Madonna converta un’eretica...
Ma, ne fa tutti i giorni la Madonna di questi miracoli! Certo, bisogna pregare, pregare e pregare e finalmente si ottiene. Sì, bisogna pregare...
A questo punto Don Zaffi starnutò cosi forte che
parecchi di tra la folla sobbalzarono di spavento. Poi
tutti risero e il prete proseguì:
— Vedrete che otterrete anche voi ; se non sarà
oggi, sarà domani... M’imagino che avrete pregato
giorno e notte, che avrete assediato da molto tempo
il trono della Beata Vergine con le vostre supplicazioni... Ella non sarà sorda... statene certi... Anzi...
anzi... chi può dire ?... chi può sapere ?... Forse... forse...
non mi capite? Forse mentre noi stiamo qui a perdere il nostro tempo... forse, dico, il miracolo è già
avvenuto e quel cuore è già convertito...
La folla tornò ad agitarsi e a brontolare in segno
di vivo malcontento.
— Come ! Come ! — esclamò Don Zaffi ingrossando
la voce — non potete credere ? non potete aver fede ?
Allora, cari miei, è un brutto affare ! La fede ci vuole,
la fede... e ohi non ha fede non chiegga miracoli e non
aspetti miracoli... Se è così andiamocene pur tutti a
letto, chè sarà tanto di guadagnato.
— Ma sì, la fede l’abbiamo — risposero parecchie
voci — ma vogliamo esser certi. Vogliamo un segno
-che oi assicuri del miracolo compiuto.
— Un segno? — fece Don Zaffi, che cominciava a
sbuffare — che segno ? Il segno più sicuro lo avrete
domani, quando vedrete l’eretica andare in chiesa e
inginocchiarsi davanti alla statua della Vergine...
No, no ! lo vogliamo ora, proprio ora.
— Non ci muoveremo di qui se non avremo prima
veduto l’eretica entrare in chiesa.
— Abbiamo fatto aprire le porte, abbiamo fatto accendere due candele davanti alla statua...
— Ma come ? — gridò Don Zaffi. — Siete matti ?
Mi fate ridere ! Chi è che va in chiesa a quest’ora ?
Date retta a me, aspettate fino a domani...
— No, no ! Non vogliamo aspettare più. — In chiesa,
in chiesa l’eretica ! — Il miracolo, il miracolo della
conversione ! — Il segno, il segno subito ! — Stanotte,
stanotte, subito ! ! .
Ah, che chiasso ricominciava ! Che confusione ! Don
Zaffi sudava freddo e si grattava rabbiosamente la
nuca e pestava i piedi e chiedeva un’ispirazione a
tutti i santi nei quali non credeva. — Potessi prendere per il collo quella beghina gialla e impomatata,
che è causa di tutto questo diavolìo — borbottava fra
i denti — potessi prenderla per il collo e strizzarglielo e torcerglielo delicatamente con due dita sole !...
Ah ! bruciarle tutte bell’e vive queste pinzocchere... e
c’e n’è tante nel mondo ! Che falò !... Potessi almeno
gridar forte a questi imbecilli che è ora di finirla
col credere a tante fandonie!... Ma come fare, come fare?
Se siamonoi stessiche le insegnarne,che le inculchiamo;
se è il nostro compito, il nostro dovere quello d’incretinire il popolo, affinchè non apra troppo gli occhi,
affinchè non ci sfugga di mano... Bel mestiere davvero
quello del prete... e del prete, per giunta, che non crede
a quello che insegna... Se torno a nascere il prete non
lo faccio più... no, di certo ! Intanto però qui bisogna
cavarsela, c’è poco da dire ; bisogna cavarsela con
onore, perchè quel fratoccio losco di là, che non so
chi sia e che sembra interessarsi molto alla faccenda,
m’ha tutta l’aria d’una spia in regola... Ci dev’essere
sotto qualche mistero... In che ginepraio s’è andato a
mettere quel benedetto Don Angelo ! Ma, coraggio !
Non sia mai detto che Don Zaffi s’è lasciato mettere
nel sacco !
— Silenzio! — urlò tutto ad un tratto con voce così
stentorea, che i contadini tumultuanti sorpresi e sbalorditi tacquero come per incanto.
— Vergognatevi di far tutto codesto baccano, uomini senza cervello ! Avete proprio perso il giudizio ?
Bene, bene! Giacché non volete intender ragione con
le buone, tl’intenderete con le cattive. Ci sarà fra poco
chi penserà a farvi ritornare a cuccia. Potete intanto
star certi, parola di Don Zaffi, che stanotte non avverranno miracoli. Per conto mio, non ho altro da
dirvi ; state pur lì al fresco, strillate finché volete,
ma quel che ho detto sarà. Buona notte!
Fece per rientrare, ma dieci, ma venti voci gli gridarono : ‘
— Don Zaffi, Don Zaffi, non vada via. Perchè dice
queste cose ? perchè ha cambiato idea e non crede più
al miracolo ?
— Perchè, perchè... — rispose il prete voltandosi
incollerito — perchè siete un ammasso di prepotenti,
ecco perchè ! State a vedere che la Mandonna si metterà a far miracoli per accontentare trenta o quaranta
strilloni come voi !.. Che credete di farle paura coi
vostri urli ? La Madonna può farlo il miracolo, ma
che voglia farlo questa notte per obbedire alla vostra
prepotenza, questo è un altro paio di maniche... No,
no, non lo farà, parola d’onore...
Esterefatti i contadini non osavano quasi di tirare
il fiato.
— Don Zaffi, Don Zaffi, senta, non vada via ; le
diamo ragione; sì, abbiamo fatto male, abbiamo sbagliato.
— Altro che sbagliato ! Chiedete perdono alla Madonna e vergognatevi, vergognatevi ! ,
— Don Zaffi, ci dica ancora una buona parola, ci
dia una speranza; ci butteremo in ginocchio, aspetteremo con pazienza, pregheremo tutta la notte, siamo
pentiti, siamo pentiti I
Molte donne piangevano, molte si battevano il petto
esclamando : « Mea culpa, mea culpa, mea maxima
culpa ».
— Sì, sì ! potete dire » mea culpa » per davvero !
— riprese Don Zaffi con impeto. — S’è mai visto una
cosa simile? Con la scusa d’un miracolo, venire di notte
ad assaltare la casa del proprio parroco, e avere il coraggio di proferir minacce da far drizzare i capelli! E
pretendere poi che la Madonna... Ah ! Ma questi sono
sacrilegi... sacrilegi, vi dico, e potete andare a nascondervi... Vergogna, vergogna!
(Continua),
(34).
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