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Anno IV
numero 46
del 29 novembre 1996
L. 2000
Spedizione in a. p. comma 26
art. 2 legge 549/95 nr. 37/96 - Torino
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Bibbia e attualità
UN CORPO
SPECIALE
«Ed è perciò che ci studiamo di es
sergli grati, sia che abitiamo nel corpo,
sia che ne partiamo»
(II Corinzi 5, 9)
CREDERE vuol dire fondare la propria esistenza al di fuori di sé: io
non devo la mia esistenza a me stesso,
ma a qualcuno che mi ha fatto, a Dio
che mi ha creato. Dio creatore è totalmente differente da me in quanto creatura. Ma data la differenza, come entrano in relazione tra di loro il creatore
e la creatura? Attraverso il corpo. Il nostro corpo non è semplicemente un
complesso organizzato di materia; il
corpo siamo noi, la nostra persona, so
no io con le mie emozioni, le mie per
cezioni, i miei misteri. Questo corpo,
che non è mio, ma che sono io entra in
relazione con Dio. Il corpo è lo spazio
limitato dove io sono in relazione con
Dio. Il modo in cui io sono il mio corpo
condiziona la mia relazione con Dio.
JIORREI suggerire tre modi diversi
V di essere il proprio corpo. Il primo
modo è quello narcisistico. Il corpo è
l’oggetto che io ho, ed è un oggetto religioso. Per il mio corpo faccio digiuni
estenuanti (le cosiddette diete), lunghe
processioni (lo sport), compro costosi
paramenti sacerdotali (la moda), mi
sottopongo a umilianti sacrifici (lifting, liposuzioni...) ma quando finalmente questo corpo è pronto, posso
ostentarlo per esprimere la mia potenza, il mio dominio sugli altri. Il corpo
narcisistico diventa corpo sadico, che
aggredisce chi è diverso. Il diverso non
è un altro modo di essere corpo, ma è il
non-corpo: corpo femminile da violentare, corpo con diversa tonalità di pelle
da emarginare. Il secondo modo è
quello ascetico: il corpo è la prigione
nella quale vivo, il mio profondo desiderio è fuggire ma fintanto che sono
nel corpo sto male, lo trascuro, lo maltratto, lo costringo a subire gli sbalzi di
umore della mia anima; è corpo ingrassato, .stressato, inquinato. Non ho
alcuna preoccupazione per lui, tanto
non sono io, né è mio: il corpo ascetico
diventa corpo masochista, che subisce
e sopporta ogni cosa; sopporta gli orari
di lavoro postindustriali, le città caotiche e invivibili. Sia nel modo narcisistico che in quello ascetico la relazione
con Dio è bloccata. Nel primo caso Dio
è da negare, da combattere, perché la
sua presenza relativizza la mia, scopre
la mia finta eternità. Nel secondo caso
Dio è da idolatrare così che possa
schiacciarmi, negarmi, distruggermi.
ÌL terzo modo di essere il proprio
corpo segue la falsariga del nostro
passo biblico. Il corpo è uno spazio relazionale dove si coniugano responsabilità, temporaneità, anticipazione,
gratitudine, infuturazione. «Noi tutti
dobbiamo comparire davanti al tribunale...» (v. 10), noi tutti dobbiamo rispondere del nostro modo di essere
stati corpo. La nostra responsabilità è
dover rendere conto a qualcuno;
^’-questa tenda che è la nostra dimora
terrena» (v. 1), siamo terreni, dunque
temporanei, abbiamo un tempo di vita
limitato in cui molte cose sono iniziate
prima di noi e molte noi non riusciretno a completarle. «...Dio ci ha dato la
caparra dello Spirito» (v. 5), il nostro
eorpo vive già degli aromi del Regno di
l^io, anche se non «possiamo già godete dei beni che egli ci ha procurati»
(Calvino), «...ci studiamo di essergli
Stati» (v. 9), perché a prescindere da
tltiel che a noi succede, l’importdnte è
t^ttntenere con Dio una relazione fondata sulla gratitudine: «...siamo semate pieni di fiducia» (v. 6). La fiducia
t^ce dal futuro di Dio che viene a trasfornmre il nostro presente, è l'infutufttzione della nostra vita quotidiana.
Lello Volpe
SI I riMANALK DELLE CHTESE EVANGELICHE BATTfSTE, METODISTE, VALDESI
La legge finanziaria 1997, in corso di approvazione al Senato, non fuga tutti i dubbi
Uno spiraglio verso PEuropa
Con questd m^novrà finanzi^na forse riusciremo a entrare in Europa^ ma il problema sarà
rimanerci. Anche nei prossimi anni, dunque, bisognerà affrontare sacrifici molto duri
PAOLO FABBRi
AI norvegesi nelle ultime elezioni si posero due chiare proposte: ridurre lo stato sociale o mantenerlo inalterato aumentando le tasse. Il partito socialdemocratico vinse con la seconda proposta e ora sta
operando di conseguenza. Il nostro
capo del governo. Romano Prodi,
vinse le elezioni con un programma
che prevedeva l’ingresso dell’Italia
in Europa senza inasprimenti fiscali. Ora li sta facendo. Due modi diversi di fare politica. È perché noi
italiani siamo immaturi o perché i
politici di casa nostra non hanno il
coraggio della chiarezza? Sta di fatto che non c’è coerenza e ciò è tanto più rilevante se si pensa che i
tempi di Maastricht rendevano necessario aumentare le tasse per entrare nel primo gruppo, in quanto i
tagii alla spesa pubblica avrebbero
dato i risuitati più cospicui solo dal
1998 in poi, cioè dopo il 1997 che è
l’anno base per giudicare chi è a
posto con i parametri stabiliti e chi
no. Certo poteva esserci la riserva
mentale di riuscire a ottenere un
rinvio (vedi la figuraccia con lo spagnolo Aznar) ma non era sicuro, come si è dimostrato nei fatti.
Decisioni essenziali per il nostro
futuro possono essere prese con
questo metodo? Al di là del metodo
la manovra nel suo complesso risente della fretta con cui è stata
consegnata e presenta una gran varietà di interventi, alcuni dei quali
discutibili sotto il profilo dell’opportunità o dell’equità. L’unica novità è rappresentata dall’impegno
del governo a restituire il 60%
dell’imposta a partire dal 1999.
L’impegno, si badi bene, che è solo
politico e non giuridico perché altrimenti la tassa sarebbe considerata dalle autorità monetarie europee
come un prestito forzoso e non
conteggiata per ridurre il disavanzo. Questo impegno è da considerare velleitario perché il debito pubblico di 2,2 milioni di miliardi è ancora il doppio di quello previsto dal
Trattato e solo una clausola di salvaguardia ci permette di entrare af
Gli italiani si interrogano suila manovra finanziaria in corso di approvazione
fidando alle autorità europee la valutazione di un trend positivo nel
risanamento della finanza pubblica. Inopportuno perché fa pensare
agli italiani che con questa finanziaria la fase dura sia passata mentre così non è. Infatti la manovra è
assai poco impostata su provvedimenti a effetto permanente (come i
tagli di spesa) e molto su provvedimenti a effetto transitorio. Si consideri che su 62.500 miliardi 9.000
verranno dall’eurotassa che è «una
tantum», e 16.000 da operazioni
contabili, anticipo delle imposte
sulle liquidazioni, ecc. Dopo il 1997
che cosa sostituirà queste voci? A
ben guardare andrebbero dedotti
da quanto resta i 5.500 miliardi del
piano per il lavoro, ebe rendono
ancora minore la parte concreta
della finanziaria.
A prescindere anche dal problema Europa, che considero ineludibile, come possiamo dimenticare
che quattro anni fa siamo stati costretti a uscire dal sistema monetario europeo a causa dell’entità del
nostro debito pubblico e della deriva incontrollata del nostro deficit?
Quindi saranno necessari altri
provvedimenti ed è auspicabile che
vengano presi presto perché più si
tarda e più pesanti saranno. Di
nuovo il problema della chiarezza.
A questo proposito ci dobbiamo
chiedere: l’entrata in Europa è sicura? Le aree di rischio sono principalmente due: innanzitutto la manovra ’97 porta il deficit a una percentuale che oscilla fra il 3,3 e il 3,7,
quindi sopra il 3% previsto dal
Trattato. In secondo luogo la stagnazione economica in atto, secondo parecchi economisti, porterà a
una crescita del Pii intorno alTl,3%,
cioè molto al di sotto dell’incremento previsto del 2%. Il ministro
del Tesoro conta sul calo degli interessi ed eventualmente sulle priva
tizzazioni per colmare la differenza. Considerando il fatto che la decisione se accogliere o meno l’Italia
sarà soprattutto politica e che qualche margine di manovra effettivamente esiste nelle aree indicate da
Ciampi, il nostro ingresso in Europa può essere considerato quasi
certo, tuttavia qualche margine di
dubbio esiste.
Il dubbio più rilevante però riguarda la possibilità di restarci, il
che sarà possibile soltanto ridisegnando lo stato sociale per contenerne il costo in tempi brevi. Sacrifici, quindi, e molto duri per i quali
occorrono forte determinazione
(che sembra esserci) ma anche
grande equità nel distribuirli tra le
varie categorie sociali. Non è il caso
della Finanziaria ’97. Va detto subito che è stato fatto un grande sforzo per risparmiare le categorie più
deboli ma questo è riuscito solo per
i lavoratori dipendenti e i pensionati. Per i non pochi giovani che
hanno trovato un’occupazione «a
contratto», cioè con incarichi di
consulenza retribuiti ai livello di un
operaio, il trattamento è iniquo, soprattutto con le detrazioni differenziate in meno dell’eurotassa. Non a
caso è stato sollevato in proposito il
dubbio di incostituzionalità. D’altronde non si può tassare di più gii
autonomi perché si presume che
evadano le tasse. Con lo stesso criterio si potrebbero perseguitare gli
immigrati perché una parte di loro
commercia droga o sfrutta la prostituzione. La soluzione corretta è
quella di dotare il fisco di strumenti
adeguati per i controlli.
Chi paga di più è il ceto medio.
Fino a che punto ciò sia giusto richiederebbe un’analisi approfondita dei redditi delle famiglie più che
dei singoli. C’è invece un serio dubbio di opportunità. La mondializzazione non consente più sistemi
economico-sociali chiusi. Gli imprenditori se ne vanno e di solito
cominciano i più intraprendenti: ce
10 possiamo permettere? Un quesito da considerare, resta comunque
11 fatto che è stato aperto un grosso
spiraglio verso l’Europa. Ed è tanto.
11*!
Per la prima volta a Roma
Ordinata sacerdote
una donna anglicana
C’è stata vasta eco sulla stampa italiana della
recente ordinazione a
sacerdote dell’anglicana ecuadoregna Cecilia
Monge, avvenuta nella
Chiesa episcopaliana di
San Paolo entro le mura
Roma. Il settimanale
«Oggi» le dedica un servizio di tipo scandalistico (il titolo: «La reverenda Cecilia è più “diavolo”
che acqua santa»), mentre il quotidiano cattolico «Avvenire» pubblica il
16 novembre un durissimo articolo di Rino Fisichella che denuncia una
serie di «stonature» nell’
ordinazione della Monge: il fatto che l’evento
sia avvenuto nella ricorrenza dei 50 anni di sacerdozio del papa, che si
sia voluto effettuare l’ordinazione proprio a Roma, «sede di Pietro», e
infine che la Monge sia
una ex cattolica, dunque
una «apostata». In ogni
caso, «la signora Cecilia
Monge non è un sacerdote», in quanto, come
recita l’«insegnamento
irrevocabile di Leone
XIII», gli ordini sacri celebrati dagli anglicani «sono nulli, inesistenti». E
pensare che ai primi di
dicembre è atteso a Roma l’arcivescovo di Canterbury e primate anglicano George Carey, (nev)
Lo dichiara Michel Rocard
Meno ore di lavoro per
ridurre i disoccupati
«La riduzione dell’orario di lavoro è l’unica via
importante che non è
stata percorsa per combattere la disoccupazione». Lo dichiara Michel
Rocard, ex primo ministro francese in un’intervista rilasciata al mensile
«Confronti» e pubblicata
sul fascicolo di dicembre. Questa scelta strategica, prosegue Rocard,
«pone evidentemente
dei problemi culturali
più ampi relativi allo
spazio del lavoro nella
società, al rapporto tra
mercato e potere pubblico regolatore, alla sottomissione della nostra vita ai soli valori mercanti
li». Alla domanda se non
sia anomalo che un protestante come Rocard
chieda meno ore di lavoro e faccia l’elogio dell’
ozio, risponde: «chiedo
meno ore di lavoro perché non so come fronteggiare altrimenti le
conseguenze della rivoluzione tecnologica e
non faccio per niente
l’elogio dell’ozio, ma
quello della moltiplicazione delle attività culturali, sportive, sociali,
partecipative, civiche e
relazionali che si sottraggono alla legge del mercato e per le quali avremmo molto più tempo a disposizione», (nev)
L'IMMIGRAZIONE IN ITALIA E IN EUROPA. Due importanti convegni internazionali a Torino e a Milano hanno
affrontato la questione dell'immigrazione verso l'Europa. In particolare si è
rilevato che il fenomeno è frutto non
solo dello squilibrio tra Nord e Sud, tra
Est e Ovest del mondo, ma anche di
un forte e intenso cambiamento degli
equilibri e degli assetti strutturali a livello mondiale. Un singolo paese, per
potente e ricco che sia, non può governare un fenomeno simile, per cui le
politiche concertate tra più paesi sono
ormai indispensabili. (pag.6)
PLURALISMO E DEMOCRAZIA. Il Comitato nazionale del Centro studi per ii
cristianesimo sociale di Parma ha approvato recentemente un documento
in cui si afferma che «in Italia non c'è
mai stata una vera accettazione di
quel pluralismo (religioso, culturale,
etnico) che è alle origini della democrazia moderna». Questa carenza porta, da un lato, al mantenimento di fatto di una religione dello stato, dall'altro a un completo abdicamento del
cosiddetto «spirito laico». (pag. 10)
2
PAG. 2 RIFORMA
All’As
VENERDÌ 29 NOVEMBRE 19Qt
«Perché le tenebre
stanno passando,
e già risplende la
vera luce. Chi dice
di essere nella luce
e odia suo fratello,
è ancora nelle
tenebre. Chi ama
suo fratello
rimane nella luce
e non c’è nulla in
lui che lo faccia
inciampare.
Ma chi odia suo
fratello è nelle
tenebre, cammina
nelle tenebre e non
sa dove va, perché
le tenebre hanno
accecato i suoi
occhi. Figlioli,
vi scrivo perché i
vostri peccati sono
perdonati in virtù
del suo nome.
Padri, vi scrivo
perché avete
conosciuto colui
che è fin dal
principio.
Giovani, vi scrivo
perché avete vinto
il maligno.
Ragazzi, vi ho
scritto perché
avete conosciuto
il Padre. Padri, vi
ho scritto perché
avete conosciuto
colui che è
fin dal principio.
Giovani, vi ho
scritto perché
siete forti,
e la parola di Dio
rimane in voi,
e avete vinto il
maligno. Non
amate il mondo
né le cose che sono
nel mondo.
Se uno ama il
mondo, l’amore
del Padre non è
in lui. Perché
tutto ciò che è
nel mondo,
la concupiscenza
della carne, la
concupiscenza
degli occhi e
la superbia della
vita, non viene
dal Padre,
ma dal mondo.
E il mondo passa
con la sua
concupiscenza;
ma chi fa la
volontà di Dio
rimane in eterno»
LA LUCE DELL'EVANGELO
Noi viviamo tra ¡^oscurità della nostra separazione da Dio e la realtà della sua
presenza in noi e fra noi. La vita dei credenti deve manifestare la luce di Dio
PAOLO SPANO
FU quella volta che scoprii
Talba. Pedalavo agilmente
lungo la Cassia. A quei tempi il
traffico alle cinque del mattino
era nullo. Era ancora notte. Gran
silenzio, rotto soltanto dal fruscio della catena sugli ingranaggi
e dai versi non identificabili di
uccelli mattinieri. Ai lati della
strada le alte banchine erbose e
le forme scure e suggestive degli
alberi di pino mediterraneo.
Poi, ad un tratto, per la prima
volta in vita mia, mi accorsi che
mentre muovendomi verso Occidente il cielo diventava sempre più scuro a misura che si approssimava aU’orizzonte, dietro
di me già irrompeva la luce
bianca del giorno sempre più
scintillante quanto più abbassavo lo sguardo verso l’orizzonte
orientale. Mi dissi, allora, «Ecco
il crepuscolo delle tenebre!». «Le
tenebre stanno passando e la vera luce già risplende».
Tra luce e tenebre
destra è notte con tutti i suoi
spaventi e le sue suggestioni di
morte; se volge lo sguardo a sinistra apre gli occhi alla realtà vera
dove le forme non sono fantasmi
ma i contorni di una natura amica nel tripudio dei suoi colori.
Noi non viviamo nella dimensione degli orologi, ma in quella di
due realtà opposte e contigue:
una di tenebre e una di luce.
Perciò possiamo attendere l’evento dell’avvento di Dio.
Per la medesima ragione noi
viviamo in una realtà ambigua
tra l’oscurità della nostra separazione da Dio, della nostra inimicizia con lui e la realtà della
sua presenza in noi e fra noi; fra
la realtà di quelli che odiano i
fratelli e quella di chi ama i fratelli; fra il sospetto e l’inimicizia
di chi brancola nel buio e l’amore di chi cammina spedito e sicuro nella luce de giorno. Questo è il crepuscolo delle tenebre.
«/ vostri peccati vi sono rimessi
nel suo nome».
L'amore è la luce
L'incontro con Gesù
(1 Giovanni 2, 8c-17)
La chiesa dei credenti in Cristo non vive nel tempo che
scorre, nel succedersi degli anni,
nell’inesorabile successione dei
rintocchi delle ore, ma vive in
una situazione crepuscolare alla
rovescia. Se volge lo sguardo a
Verso il riposo di Dio
Risplenda la nostra luce!
Non è che noi paventiamo di non essere all’altezza.
Noi paventiamo piuttosto di essere forti al di là di ogni
misura. È la nostra luce e non la nostra tenebra che ci
spaventa.
Ci chiediamo: «Chi sono io per sentirmi brillante,
elegante, dotato, un vero schianto?». Già, chi sono io
per non essere tutto ciò? Tu sei un figlio di Dio! Quando giochi di basso profilo, non servi a nulla in questo
mondo. Non c’è nulla di luminoso nel rannicchiarsi in
un cantuccio cosi che la gente che ti sta vicino non si
senta insicura a motivo della tua presenza.
Noi siamo stati fatti per risplendere, come fanno i
bambini. Noi nascemmo per manifestare la gloria di
Dio che è in noi, non soltanto in alcuni di noi, ma in
ciascuno!
E quando noi facciamo sì che la nostra luce risplenda, noi diamo inconsapevolmente agli altri il coraggio
di risplendere a loro volta. Quando noi siamo liberi
dalla paura, la nostra presenza spinge automaticamente ^ altri verso la libertà.
Nelson Mandela
(discorso inaugurale delle sedute del nuovo
Parlamento del Sud Africa nel 1994)
Tra bene e male, tra luce e tenebre, tra amore e odio si
può stare come Giano bifronte
nella sua statuaria immobilità,
oppure come il batocchio fatalmente determinato del pendolo:
destra-sinistra, sinistra-destra,
quasi all’infinito senza che nulla
effettivamente cambi. Movimento senza progresso, cambiamento senza novità.
Ma un grido ha lacerato la coltre fredda della necessità: «1 tuoi
peccati ti sono rimessi!». Vale a
dire, tu sei al crepuscolo delle tenebre come il viandante che lentamente, ma sicuramente e risolutamente cammina verso oriente. Il pellegrino è diverso dal barbone, anche se ambedue sono
cittadini della strada: l’uno sa
dove va e percorre un itinerario,
l’altro semplicemente si sposta.
Dobbiamo scegliere come stare
sulle strade di questo mondo. E
la scelta non è una volta per tutte, ma ogni giorno, proprio perché la nostra vita sia un percorso
e un pellegrinaggio che muova
verso il riposo di Dio. È in questa
prospettiva che vanno lette le
esortazioni a «non amare il mondo e le cose che sono in esso» (w.
15-17). «Chi ama il suo fratello
cammina nella luce... Chi odia il
suo fratello è nelle tenebre».
Lf AMORE è la luce, dunque
la condizione del discepolo e della discepola di Cristo
non è contemplativa soltanto
(nel senso che guarda con l’occhio dell’aquila il sole del nuovo giorno sorgente) ma è concretamente impegnata in un intreccio di legami di amore. C’è
chi fa finta di amare: costoro
sono uno scandalo e fanno inciampare anche altri. I credenti
no. La luce che essi vedono e
verso la quale camminano è
preparata per tutti, non è un
luogo riservato ma un luogo di
riposo offerto a tutti. Per questo
l’amore è fondamentale per la
vita cristiana: con amore traiamo verso la speranza del nuovo
giorno anche i deboli, gli stanchi, gli sfiniti. La luce nella quale viviamo non ci abbaglia, ma
ci consente di vedere intorno
quanto bisogno c’è di amare e
di essere amati, di soccorso, di
mani tese, di cibo e bevanda
condivisa, di calore e di speranza, senza limiti. «Come vi ho
scritto prima e anche ora, vecchi
e giovani, padri e figli, voi avete
vinto il mondo con la sua pazza
logica di morte, perché avete conosciuto il Padre».
Come sappiamo. Signore, di
aver vinto il mondo, quando anche noi ne siamo cittadini, da
esso siamo condizionati, nella
sua logica lavoriamo e ci riposiamo, mangiamo e beviamo,
stiamo sani e ci ammaliamo, nasciamo e moriamo? Lo sappiamo perché si sono verificati
quattro eventi che hanno fatto
irrompere il nuovo.
POI avete incontrato Gesù. O
meglio, forse, egli vi è venuto
incontro. Avete letto le sue parole, avete ascoltato la sua parola e
avete scoperto che diceva cose
fondamentali, che stanno alla
base del mondo fin dalla fondazione del cosmo. Gesù non era
più un maestro o un profeta: era
anche questo, ma altro. La sua
parola non solo affascina ma
ispira, non solo promette ma salva; i suoi gesti non solo orientano ma sanano. «Avete conosciuto
colui che era dal principio...».
Una battaglia vinta
Ancora, avete scoperto che
in compagnia di Gesù avete
combattuto una battaglia e per
la prima volta avete vinto. Avevate paura della verità, perché
svela i lati oscuri del vostro io,
ma ora guardate alla verità con
serena tranquillità come base
della speranza. «Avete vinto il
mondo».
Siete forti
La croce di Cristo
INNANZITUTTO Cristo è stato
crocifisso, ma la sua croce
non è stata un supplizio a morte, bensì la dichiarazione che da
ora in poi l’inimicizia di questo
mondo di violenza e di morte,
che uccide i cuori e i corpi, i satolli popoli del settentrione e i
magrissimi corpi degli hutu, è
stata crocifissa. L’efficacia mortale del peccato è stata sfrattata
e non potrà più spadroneggiare
in terra e in cielo. «Rimessi ti sono i peccati!...».
Prima di una serie di quattro
meditazioni (D di Avvento)
Note
omiletiche
INFINE, avete scoperto di essere forti. Non pero in quanto
persone di carattere, ma perché
la frequentazione della Parola
ha plasmato in voi la presenza
di Dio. Non siete più soltanto
lettori della Parola, ma persone
che la spendono nel vivere quotidiano e, nel fare la volontà del
Padre, scoprite che la Parola è
veramente luce e guida, un tesoro che va custodito, una sapienza che va osservata e ubbidita.
«Siete forti e la Parola di Dio custodite fra voi e in voi».
Da queste riflessioni emerge
un’indicazione forte e impegnativa. Fratelli e sorelle, lasciate
che la luce che Iddio ha acceso in
voi trasparisca dal vostro essere e
dal vostro fare. Non temete la luce che è apparsa nella vostra vita.
La discrezione, il rispetto umano, il timore di non essere all’altezza non stendano una coltre di
caligine indolente sulla ricchezza
dell’Evangelo. Siate gioiosi perché la tenebra sta passando; siate orgogliosi dell’immagine divina che lo Spirito plasma in voi e
nella vostra vita. L’appello antico
trovi in voi cuori pronti e coraggiosi: «Sorgi, risplendi. La tua luce è giunta e la gloria dell’Eterno
si è levata su di te».
Questa lettera non v;
letta come un discorsi
organico continuo, trii
per dichiarazioni temati
che. Tanto è vero che al
cuni commentatori |j
considerano più un sorti'
mario di un trattato d
vita e dottrina cristiana
che non un epistola (de
resto il testo non ha 1,
forma stilistica della let
tera, ma dell'indirizzt
dottrinale).
Il passo che abbiami
scelto può essere suddi
viso nelle seguenti parti
V. Sc-11, 12-14, 15-p
Nella prima pericopesi
tratta della luce, intesa
come amore dei «frate!
li», per cui la coerenza
della fede nell'amore di
venta luce; nella secon
da si rammentano |(
realtà spirituali che la
predicazione dell'Evan
gelo (nella forma d
scritti) ha prodotto:
tutti i livelli della comu
nità; la terza si produc
in una serie di esortazio
ni di carattere morale.
Anche leggendo fra 1
righe si nota come
pensiero dell’autore
tutto preso dalla nece
sità di contrastare un
religiosità ipocrita (eh
ostenta i lumi della a
noscenza e non ama
fratello), e scandalosi
Infatti l'ipocrisia fa ir
ciampare il prossimo e I
tiene lontano dall’Evai
gelo. Ma la luce non
soltanto amore, essa es
ge una condotta che r
fugge dai modelli mora
di questo mondo (l’etic
non è soltanto indivi
duazione del bene m
del bene, l'amore, e di
male, la concupiscenz
della carne e degli occ
e la superbia vitale, v
16-17). Il discorso si sni
da per realtà contrapp
ste, secondo il noto sti
dualistico della letter
tura giovannica: luce/t
nebre, amore/odio, cai
minare/inciampan
amore di Dio/amore d
mondo, Dio/mondo, Di
concupiscenza.
La cristologia, che g
neralmente è la ba
dell'etica di Paolo, sei
bra qui un po' in ombi
In effetti essa è adoi
brata dalle dichiarazit
dei vv. 12-14 dove
«vittorie» dei destinali
sono infatti la yittoi
della croce di Cristo:
missione dei peccati, C!
sto è nel principio, il
Ugno è stato vinto, C
sto rivela il Padre, la"'
rola di Cristo è la ioti
dei credenti, perché pi
rola creatrice.
Una riflessione esp
cativa di questo te»
può risultare
anche molto ,,
pertanto abbiamo sce
lo stile della meditai
ne, facendo uso di i”
tafore. L’assunto è c
qui la Parola non soli
to afferma alcuni co
cetti fondamentali a
fede cristiana, ma n
forma deH'indirizzo
stolare, incoraggia
denti a non essere
tinn
rosi o incerti o titab^J
nell’esprimere la
dell’Evangelo con i
re e il rigore morale
Per
approfondif'
Bibliografia min"*
utile: .
- G. Luzzi, La
tradotta e annotata,
863 esegg.
- R. E. Brown, Leje
re di Giovanni, e
Cittadella. . J
- Qualsiasi dizio
biblico sotto le voc
more», «luce»,
lo», «concupisce
«i
i(j)
«superbia».
VENE
«V,
33). Cc
ere scr
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venerdì 29 NOVEMBRE 1996
Fede e Spiritualità
PAG. 3 RIFORMA
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Anche i detenuti devono godere dei diritti della persona
Gesù non fa distinzioni
La riflessione dei cappellani francesi ci porta a riflettere
sulla predicazione e la cura d'anime in carcere
ODOARDO LUPI
11 Signore non disprezza i
prigionieri» (Salmo 69,
33). Coloro che leggono le sacre scritture per trarvi la testimonianza di Dio nella storia,
non ignorano quanto la condizione dei prigionieri sia oggetto dell’attenzione biblica.
Gesù si identifica con i carcerati quando dice «Fui carcerato e veniste a trovarmi» (Matteo 25, 36) e lui stesso fu personalmente incarcerato e, in
catene, fu poi insultato, offeso, fustigato, deriso. Era necessario tutto ciò oltre all’ingiusta condanna? Ogni essere
umano ha dei diritti inalienabili, anche se è in carcere. Diritto alla dignità e al rispetto
della sua persona, diritto allo
spazio, ai legami familiari, alle cure mediche e alla cura
spirituale e non ultimo alla sicurezza tìsica. Non è raro però che una volta entrati al di
là dei cancelli e dei muri di
pietra i detenuti diventino
oggetto di ingiustizie. Come e
da chi verrà udito e raccolto il
grido della segregazione, il
grido degli oppressi?
Purtroppo per la maggioranza di noi, credenti o non
credenti, i problemi dei detenuti sono ignorati e negletti, anche perché molti, più
0 meno coscientemente, reputano che chi è in prigione
in fondo se lo merita. Tanto
peggio per lui. Spesso però
non è così. Comunque Gesù
non ha mai fatto distinzioni
tra i vari tipi di carcerati, an
Nelle carceri
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Cappellania
europea
L’international Prison Chaplains Association (Ipca) è
l’Associazione internazionale
dei cappellani nelle carceri.
L’Ipca-Europa ne è la sezione
europea che ha sede a Londra in Abell House, John Islip
Sffeet (London SWLP4LH).
L’Ipca-Europa si è riunita per
la prima volta in assemblea a
Strasburgo nel 1992; rappresentante delle chiese valdesi
era il pastore Franco Sommani. La seconda assemblea ha
avuto luogo nel 1994 a Rugby
(Inghilterra); rappresentante
delle chiese valdesi è stato il
pastore Odoardo Lupi.
L’Ipca-Europa lavora su
bpi ecumeniche: fra gli obiettivi più importanti c’è
quello di offrire ai cappellani
della carceri uno spazio di
scambio e reciproco sostegno. L’Ipca-Europa offre la
propria esperienza al servizio di altri paesi, particolarmente del Terzo Mondo, e
cerca una maggiore condivisione con i cappellani che lavorano nell’Europa orientale
e meridionale.
Pta le proprie priorità ha
quella della vigilanza sui problemi della giustizia e dei dindi umani in collaborazione
con altri organismi ecumenici europei. La terza assemblea avrà luogo a Ystad Saltsiòbad, in Svezia, dal 6 al 12
®nggio 1997. Il tema sarà:
"Quale sicurezza nelle carcen?». Ogni denominazione
operante in Italia può maniere un proprio rappresenante scrivendo entro il 10
mbbraio 1997 a: Christian
ouncil of Sweden, Monica
‘vorén, Box 1764 S 111 87
lockolm, Svezia. Per inforazioni: past. Odoardo Lupi,
punto di contatto per l’Italia,
^a Derna 13 bis, 56126 Pisa,
050-28566.
che se nelle nostre prigioni
almeno la metà dei reclusi è
in attesa di giudizio, quindi
potenzialmente innocente. È
quindi necessario essere vigilanti sulla situazione carceraria ed è compito delle chiese
non solo di intercedere ma
anche di impegnarsi affinché
i diritti umani non siano dimenticati 0 calpestati.
Nella scorsa primavera un
giovane tunisino mi lasciò indumenti, libri, fotografie e
documenti perché li custodissi. Lui era infatti in partenza per il Nord in cerca di lavoro. Passò un mese e poi un
altro ma del giovane nessuna
notizia. Alla fine del terzo
mese, era già piena estate, ritornò a riprendersi la sua roba. Mi raccontò allora le ragioni del suo lungo silenzio.
Mentre parlava i suoi occhi
erano bassi e ogni tanto aveva un fremito rapido sulle
labbra. Era accaduto che
mentre passeggiava con un
suo compaesano, la polizia li
fermasse e trovasse il suo
amico in possesso di droga.
Arrestarono entrambi anche
se lui non c’entrava affatto.
Lina volta detenuto il giovane
trascorse il momento più difficile della sua vita e non solo
per i motivi che tutti possiamo immaginare. Una notte
infatti fu preso con la forza e
violentato da altri quattro detenuti. Dopo molto tempo,
quando alle sue grida giunsero gli agenti a separarlo dai
suoi violentatori, era ormai
sotto choc. Dopo la violenza
Roma Trastevere
Il lavoro oltre
il carcere
La chiesa battista di Roma
Trastevere ha iniziato svariati
anni fa un lavoro presso il
carcere di sicurezza di Paliano (Fr) con ex brigatisti. Da
un primo approccio con una
brigatista che era stata avvicinata da un evangelico si è avviata una serie di contatti che
hanno portato anche ad incontrare Adriana Faranda,
Morucci e altri.
Il lavoro si è poi esteso anche a detenuti comuni. Si è
trattato di un lavoro molto significativo che ha dato l’opportunità a varie persone della comunità di venire a contatto di un mondo fino ad allora sconosciuto. Attualmente un membro del Consiglio
della chiesa, Vittorio Sessa, si
accompagna al fratello anziano della chiesa delle Adi, Domenico Provvedi, che una
quindicina di anni fa cominciò un lavoro di tipo evangelistico con i detenuti del carcere di Rebibbia. In ciascuno
dei 4 settori del carcere c’è
un gruppo già costituito di
credenti (dalle 3 alle 12 persone) con i quali hanno incontri settimanali di circa
un’ora. In un’atmosfera molto fraterna ci si ascolta, si sta
insieme, si prega, si ascolta la
Parola. Il lavoro più importante però lo fanno i detenuti
all’interno stesso del carcere,
dove giorno per giorno riscoprono che la missione è possibile anche nel contesto di
lunghe 0 lunghissime detenzioni. La chiesa, con l’appoggio dell’Ucebi, sta organizzando con l’aiuto di alcuni
psicologi che lavorano sia
aH’interno del carcere sia
aH’esterno come sostegno
agli ex detenuti, dei seminari
di preparazione per altre persone delle chiese interessate
al lavoro nelle carceri.
il suo caso venne riesaminato
e il giovane fu rimesso in libertà. Qualche tempo dopo
questo drammatico racconto
il giovane fu ricoverato per
una forte crisi epatica. Mi
chiese aiuto per passare ad
un ospedale più attrezzato
dove fare delle analisi particolari. Da allora non ne ho
saputo più nulla, e spero vivamente che in seguito alla
drammatica esperienza subita in carcere non gli sia accaduto di peggio.
Questa è una storia di violenza, una storia fra le tante
che accadono nel mondo
sconosciuto della prigionia.
Sono storie di un’umanità
che soffre, storie di dolore
profondo che non possono
lasciare indifferenti i seguaci
di colui che è venuto per dare
una buona notizia anche ai
carcerati.
Proprio sul tema della sicurezza nelle carceri nella
primavera prossima avrà luogo in Svezia la terza assemblea dei cappellani di prigioni organizzata dal Consiglio
cristiano di Svezia. Il tema è
stato scelto in seguito all’aggravarsi continuo del problema dell’insicurezza personale dei detenuti in varie parti
d’Europa. Questa sarà evidentemente una preziosa occasione di scambio di esperienze e mutuo incoraggiamento fra operatori evangelici, ortodossi e cattolici nell’opera di testimonianza delTEvangelo e della giustizia
nelle prigioni.
Una poesia di Lucia Bensi
Osservando i «Prigioni»
Nel museo dell’Accademia a
Firenze, accanto alla maestosa statua del Davide, sono collocate quattro figure marmoree di Michelangelo rimaste
incompiute, chiamate i «Prigioni»: esse danno l’espressione di essere come imprigionate nel blocco marmoreo.
O Prigioni,
a lungo io rimango
a guardarvi,
faccio fatica a staccarmi
da voi:
resto lì, piccola, inerme,
ad assistere alla vostra
schiavitù.
Vi guardo imprigionati
nella roccia
che da secoli
vi trascinate appresso.
10 vi guardo, o Prigioni,
e sento come il vostro
11 peso mio, e sono stanca!
Invidio in voi solo la forza:
questa vostra eterna forza
in questa eterna vostra lotta
contro il gigantesco peso
che vi avvolge.
10 vi guardo, o Prigioni,
e penso che in voi
Michelangelo
ha scolpito nel tempo
11 suo tormento...
Il tormento
dell’umanità intera!
Io vi guardo, o Prigioni,
e vedo il vostro sogno:
essere come lui, il Davide,
giovane, bello,
maestoso, forte,
libero perché vittorioso
nella sfida al gigante.
Ma questo è il sogno
di tutti gli uomini della terra,
mentre si consumano
e SI piegano
sotto il peso immenso
degli affanni,
portando i segni profondi
di questa dura lotta
quotidiana
che li vince e li annienta!
Io vi guardo, o Prigioni,
e vorrei dire anche a voi
quel che cerco di dire
a tanta gente,
che come voi è di pietra,
e non sente e non vede
la realtà della mia fede
in quel Davide divino
che ha sconfitto
il gigante della schiavitù,
ha spezzato la pietra
del sepolcro
per risorgere vittorioso.
E noi con lui liberi
risorgeremo
e forse voi, o miei Prigioni,
sarete ancora lì ciechi
e muti testimoni...
Lucia Bensi
Alcuni esempi di studio biblico provenienti dai protestanti francesi
Il grido dell'essere umano al limite della sofferenza
Vi proponiamo alcuni pensieri tratti dagli studi biblici
che la teologa svizzera Lytta
Basset ha condiviso con un
gruppo di cappellani di carcere nel corso dell’incontro
annuale per cappellani organizzato nel giugno scorso a
Marsiglia dalla Eederazione
protestante di Francia.
«Giobbe allora aprì la bocca e maledisse il giorno della
sua nascita» (Giobbe 3,1).
Giobbe è un essere umano
che grida il problema del male dal profondo della sua depressione. Egli amplifica il
suo grido fin quasi all’autodistruzione. Arriva a concepire
il pensiero che nascere, aprire
gli occhi alla vita equivale ad
aprire gli occhi sul male: «Se
non fossi nato non avrei conosciuto il male». È un’accusa rivolta a Dio? Se Giobbe
non crede Dio responsabile
del male, in ogni caso vede in
lui il responsabile della sua
condizione di imprigionamento. Nessuno fra i suoi
amici può consolarlo, nessuno è veramente capace di
comprendere il dolore altrui.
Giobbe sognava un mondo
senza male e si rifiutava di vederlo alla base dell’esistenza
naturale. Sarà necessario l’intervento di Dio perché Giobbe comprenda che il male è lì
dalla sua nascita. L’incontro
con Dio apre per Giobbe un
nuovo sentiero, la comprensione del proprio limite: solo
Dio sa che cosa è il male.
Per la
pubblicità su
Giobbe nel suo dolore e nella
sua angoscia grida coraggiosamente. Questo grido accorato, di stupore o di protesta
lo rende vero e umano. Alla
fine Dio stesso gli riconosce il
valore di questa umanità tormentata dicendogli: «Tu sì,
hai parlato bene».
«Disprezzato e abbandonato dagli uomini, uomo di dolore, familiare con la sofferenza, pari a colui davanti al
quale ciascuno si nasconde la
faccia, era spregiato e noi non
ne facemmo stima alcuna»
(Isaia 53,3).
Il servo del Signore, nel suo
atteggiamento nonviolento
manifesta una solidarietà con
i malfattori che va fino in
fondo: essere con loro fin nel
disprezzo cui sono relegati. Il
servo è «solidale con» ma
non riproduce il male che ha
subito, pur non sottovalutandolo. Come assumere il male
subito, senza cadere nella
tentazione di riprodurlo? Il
testo del servo sofferente è
un vero invito a non cedere
alla vendetta. Quando noi vogliamo con la forza sopprimere il male nell’altro è spesso una parte di noi stessi che
intendiamo in realtà eliminare. Noi siamo intolleranti davanti ad un difetto altrui perché lo stesso difetto non ci
piace in noi. Anche nel drammatico esempio dello stupro
si produce violenza perché in
questo modo si cerca di coprire il ricordo della propria
sofferenza, si crede di sbarazzarsi della violenza subita riproducendola su un’altra
persona. «Rimettici i nostri
debiti come anche noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori» (Matteo 6,12).
Qui non si dice: Signore,
perdonaci e dacci la forza di
perdonare, ma: perdonaci
così come noi abbiamo perdonato. Il testo riguarda gli
offesi. Noi tutti lo siamo. Il
testo concerne ogni essere
umano. Gesù si rivolge a te, a
me: è in gioco la vita di relazione degli offesi. Il male
subito porta al deterioramento della vita relazionale. «La
sciando andare», come suggerisce il verbo greco che noi
traduciamo perdonare, lasciando andare, dunque, il
male subito, senza condizioni, in tutta libertà, si prende
coscienza che questo potere
è come un potere di vita o di
morte. Si deve «lasciare andare » il male subito per entrare nel regno di una vita relazionale «celeste». Dunque
«voltarsi» non significa solo
convertirsi, ma anche volgersi verso la nostra infanzia, e
raccogliere in noi il piccolo
fanciullo che fummo per ritrovare quelle relazioni fiduciose proprie dei bambini.
tei. 011-655278, fax 011-657542
Nella collana «Nostro tempo» è uscito il n. 56
Margarete Dieterich Schneider
Il predicatore
di Buchenwald
Il martirio del pastore Paul Schneider
(1897-1939)
Edizione italiana a cura di Teresa Franzosi
pp. 256, 8 tav. f.t., L. 32.000
Fin dall’inizio della dittatura nazista il
pastore Schneider, avendo capito quale fosse la posta in gioco, la combattè
senza quartiere. Imprigionato più volte,
nel 1937 finì a Buchenwald dove continuò a sfidare il nazismo, prendere le
difese degli ebrei e predicare ai compagni di lager nonostante le torture. Ridotto a larva umana fu ucciso con
un’iniezione nel 1939. Il suo funerale fu
un campanello d’allarme per tutta la
chiesa confessante. Una vicenda straordinariamente emozionante che ci riporta nel vivo di una lotta epocale.
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43,94 - C.C.P. 20780102
http://www.arpnet.it/-valdese/clau(llan.htm
4
PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ 29 NOVEMBRE 199f,
Il servizio ecumenico di prestiti alle chiese fu fondato a Ginevra nel 1946
L«Eclof» ha compiuto i suoi primi 50 anni
Il servizio fu voluto da W. Visser't Hooft, primo segretario generale del Cec
per aiutare la ricostruzione dei locali ecclesiastici distrutti durante la guerra
ALDO COMBA
IL 1996 è un anno pieno di
cinquantenari ecumenici,
e si capisce. Nel 1946, appena
finita la seconda guerra mondiale, il movimento ecumenico, tenuto a freno dagli eventi bellici, si era finalmente
espresso in tutta una serie di
iniziative, tra cui anche L’
Eclof (Ecumenica! Church
Load Fund), il servizio ecumenico di prestiti alle chiese.
L’Eclof in realtà era stato
preceduto alla fine degli Anni 20 e l’inizio degli Anni 30
da un’altra iniziativa analoga. Un banchiere ginevrino.
Gustavo Hentsch, e Adolfo
Keller di Basilea, avevano costituito una società per azioni destinata a fornire prestiti
agevolati alle chiese che ne
avessero bisogno per costruire o ristrutturare templi e locali ecclesiastici. Le svalutazioni valutarie conseguenti
alla guerra avevano vanificato l’iniziativa.
L’idea è stata poi ripresa
nel 1946 da W. Visser’t Hooft,
segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese
(Cec, allora «in formazione»),
sempre in collaborazione con
la famiglia dei banchieri
Hentsch; questa volta non si
trattava più di una società
per azioni bensì di un fondo
alimentato da doni, destinato
a fornire alle chiese dei prestiti in moneta locale, a modico interesse, rimborsabili
nella stessa moneta. Così è
nato Eclof, ufficialmente riconosciuto dal diritto svizzero come una fondazione senza fini di lucro.
Visser’t Hooft prevedeva
che la Germania e gli altri
paesi dell’Europa centrocci
La città tedesca di Wurzburg dopo i bombardamenti alieati
dentale, prostrati dalla guerra, si sarebbero presto risollevati economicamente: sarebbero dunque stati perfettamente in grado di rimborsare dei prestiti che, d’altra parte, permettevano subito una
rapida ricostruzione dei locali ecclesiastici distrutti dai
bombardamenti e facilitavano una efficace testimonianza evangelica nell’immediato
dopoguerra.
Dopo l’Assemblea di Uppsala del Cec (1968) è emersa
con forza l’esigenza, per le
chiese, di preoccuparsi del
Terzo Mondo. Anche Eclof ha
costituito allora, accanto al
fondo di aiuto alle chiese, un
fondo di assistenza allo sviluppo. Quest’ultimo, con il
passare del tempo e il mutamento delle circostanze, ha
finito per assumere la priorità. Ultimamente, dal 13 al
15 novembre, si è svolta a Ginevra la celebrazione del cinquantenario di Eclof; tra i
molti discorsi ufficiali e le
conferenze di tipo tecnico.
vorrei ricordare due interventi. Konrad Kaiser, attuale
segretario generale del Cec,
ha sottolineato l’idea che lo
sviluppo, prima ancora di essere una crescita economica
deve essere sviluppo umano,
ossia un’attività intesa a promuovere la giustizia. Dal canto suo Emilio Castro, ex segretario generale del Cec, ha
chiesto che Eclof rimanga in
stretto contatto con le chiese
per riaffermare l’esigenza che
dalle chiese venga un appoggio convinto allo sviluppo.
Ricordiamo che, a differenza di molte altre organizzazioni che prestano in moneta «forte» ai paesi in via di
sviluppo, i prestiti Eclof sono
fatti in moneta nazionale e
rimborsabili nella stessa moneta, con grande vantaggio
dei beneficiari che sono così
al riparo dalle fluttuazioni del
mercato dei cambi.
Eclof opera attraverso una
cinquantina di comitati nazionali che gestiscono le operazioni, ciascuno nel proprio
paese, sotto la supervisione
del Comitato generale che ha
sede a Ginevra. Quest’ultimo,
però, più che esercitare una
sorveglianza di tipo fiscale si
preoccupa di stimolare la riflessione comune e l’individuazione di nuove linee di
azione. Molti comitati nazionali avevano mandato un
rappresentante a Ginevra per
le celebrazioni del cinquantenario; mancava purtroppo
un rappresentante italiano.
Continuando un’evoluzione iniziatasi alcuni anni fa, e
di cui mi ero fatto promotore,
cresce costantemente nell’
Eclof, a tutti i livelli, la partecipazione delle donne e dei
rappresentanti dei paesi in
via di sviluppo, sia nel numero dei beneficiari come a livello direttivo. A suo tempo,
come direttore di Eclof, avevo organizzato le celebrazioni del 40° anniversario ed è
stato interessante, dieci anni
dopo, constatare l’evoluzione
positiva effettuatasi in quest’ultimo periodo. Un bel fascicolo di un centinaio di pagine, ricco di illustrazioni e di
dati («Fifty Years of Fair Credit») traccia la storia di questo primo cinquantennio di
vita di Eclof.
Oggi l’organizzazione deve
affrontare una sfida di vaste
implicazioni, teoriche e pratiche. 11 mondo, l’economia,
e le forme di povertà cambiano: anche Eclof dovrà dunque trovare nuove vie per
aiutare i poveri, specialmente
i più poveri tra i poveri, in
questa fine di secolo e al di là
del 2000. Ci auguriamo che
possa effettivamente continuare a rispondere, in un
nuovo contesto, alla sua vocazione originaria.
Due seggi in più al Senato ma meno seggi alla Camera dei rappresentanti
Destra religiosa Usa: aiuto o handicap per i repubblicani?
I risultati globali delle elezioni americane hanno dato
luogo a valutazioni divergenti circa l’influenza che la «Christian Coalition», principale
voce dei conservatori credenti negli Usa, ha esercitato
sulle elezioni. «Gli “evangelical” conservatori hanno rappresentato una linea di difesa
che ha impedito alla sconfitta di Bob Dole di trasformarsi in una vera e propria catastrofe», ha dichiarato Ralph
Reed, direttore esecutivo
dell’organizzazione. Ma Jill
Hanauer, direttrice di «Interfaith Alliance» (Alleanza interreligiosa), un’organizzazione fondata nel 1994 per
opporsi alla destra religiosa,
ha affermato all’agenzia Eni
che la sua analisi mostra che
l’influenza della «Christian
Coalition» ha raggiunto il suo
punto culminante nel 1994
ed è ormai in declino.
I repubblicani hanno leggermente aumentato il loro
margine di vantaggio al Senato ma si sono ritrovati con
una maggioranza inferiore
alla Camera dei rappresentanti. 1 commentatori, a seconda delle loro tendenze,
attribuiscono i buoni risultati
dei repubblicani alla «Christian Coalition», oppure la ritengono responsabile della
sconfitta dei repubblicani
che avrebbero potuto fare
meglio. Secondo un recente
sondaggio commissionato
dalla «Christian Coalition», il
15% degli elettori americani
si è dichiarato membro o sostenitore della «Coalition».
Fra questi, il 29% si è dichiarato «evangelical» che fre
quenta spesso il culto. Questo gruppo ha votato in gran
parte per i repubblicani, anche se un certo numero ha
votato per i democratici. Durante la campagna la «Christian Coalition» ha distribuito 45 milioni di «guide del
l’elettore» in 120.000 chiese e
altri edifici pubblici, e ha parlato personalmente a circa 3
milioni di elettori.
Alcuni osservatori affermano che i repubblicani non
vedono di buon occhio la loro alleanza con la «Christian
Comunicato dell'agenzia svizzera
L'8 per mille per progetti
dell'Heks in Europa orientale
La Chiesa valdese parteciperà finanziariamente ai progetti
che THeks (agenzia di aiuti umanitari delle chiese protestanti svizzere) sosterrà nei paesi dell’Europa orientale. Lo annuncia un comunicato stampa dell’Heks, firmato a Zurigo
TU novembre scorso. Com’è noto, circa un terzo delT8 per
mille destinato alla Chiesa valdese sarà spesso a favore di
progetti da sostenere al di fuori dell’Italia. A tal fine, la Tavola valdese ha deciso di avviare una politica di collaborazione
con diverse agenzie evangeliche, tra cui anche THeks, per
poter sostenere i progetti da attuare all’estero, inclusa l’Europa orientale.
Due ragioni sono alla base di questa scelta: da un lato
THeks, sin dalla sua fondazione, ha costantemente curato i
rapporti con la Chiesa valdese e, nel corso degli anni, ha sostenuto numerosi progetti di cui i valdesi si sono fatti promotori, specialmente in Sicilia. Dall’altro lato, THeks vanta
un’esperienza pluriennale nell’ambito dei rapporti con altre
chiese e altri sostenitori di progetti per l’estero. Attualmente
THeks sta elaborando e vagliando delle proposte che prevedono la possibilità di partecipare alla realizzazione di progetti in Romania, Albania, Ungheria, Wojwodina e Bosnia, paesi
ai quali la Chiesa valdese si sente legata per svariati motivi.
Tra gli altri, vengono considerati particolarmente importanti
i progetti relativi all’agricoltura e quelli promossi da donne.
Il moderatore della Tavola valdese, Gianni Rostan, e i responsabili delTHeks concordano nel ritenere che al massimo
entro il 1997, cioè non appena lo stato italiano avrà versato
l’importo spettante alla Chiesa valdese, potranno essere realizzati i progetti sopra descritti. La partecipazione della Tavola valdese potrà essere superiore ai 100.000 franchi svizzeri.
Coalition» in quanto molti
elettori giudicano troppo
estremista il suo programma.
Durante la campagna. Bob
Dole ha ulteriormente deluso
i conservatori credenti concentrandosi sui problemi
economici e trascurando T
aborto e gli altri problemi sociali che costituiscono il cuore del programma morale di
questi elettori. All’indomani
delle elezioni, il televangelista Pat Robertson, fondatore
e presidente della «Christian
Coalition», ha dichiarato al
New York Times che i conservatori credenti avrebbero iniziato quanto prima a preparare lo slogan della prossima
campagna presidenziale repubblicana. «Penso che i
conservatori del partito repubblicano dovranno unirsi
molto presto e scegliere un
candidato... in grado di essere eletto», ha detto.
Da parte sua, la direttrice
di «Interfaith Alliance» ha dichiarato alTEni che le cifre
della «Christian Coalition»
mostrano che perfino la percentuale di conservatori credenti sostenitori della «Coalition» è notevolmente diminuita dal 1994. In compenso,
ha aggiunto, T«Interfaith Alliance» continua a crescere e
a conquistare influenza. La
«Coalition» ha giocato un
ruolo nella sconfitta di alcuni
repubblicani del 1994, e ha
avuto influenza in stati quali
la Carolina del Nord e lo stato di Washington: conta ora
109 associazioni, con un totale di 40.000 membri e presto sarà attiva in tutti i 50 stati americani. (eni)
Dal
ANI
Francia: trenta «sans-papiers»
occupano la chiesa riformata di Lille
LILLE — Da circa un mese una trentina di «sans-papiers»
hanno iniziato uno sciopero della fame nei locali della chiesa
riformata di Lille, da loro occupati per attirare l’attenzione
sulla loro lotta. La Chiesa riformata locale si è sempre tenuta
all’ascolto di quello che considera come un grido di disperazione. Giorno dopo giorno ha informato le autorità sulla situazione e, insieme al Consiglio regionale della Chiesa riformata del Nord-Normandia e alla Cimade, ha fatto in modo
che associazioni di difesa dei diritti umani e in particolare la
Cimade vengano riconosciute come mediatrici sia da parte
della prefettura del Nord che dei «sans-papiers». Nell’attesa
che la mediazione giunga a buon fine, il Consiglio regionale
della Chiesa riformata del Nord-Normandia afferma la sua
speranza che simili situazioni umane, talvolta drammatiche,
trovino una soluzione soddisfacente, ma esprime anche la
propria preoccupazione per tante altre situazioni, che le condizioni di applicazione delle leggi sull’immigrazione non sempre contribuiscono a risolvere. (hip)
Svizzera: i credenti contro il referendum
sulPimmigrazione clandestina
BERNA— Cristiani ed ebrei della Svizzera si mobilitano contro l’iniziativa dell’Unione democratica del Centro (Edc) sulla
«immigrazione clandestina» che sarà sottoposta a referendum
popolare il 1° dicembre prossimo. Per i cristiani, «non ci sono
stranieri nella chiesa». La Conferenza dei vescovi svizzeri
(Ces), la Federaziohe delle chiese protestanti della Svizzera
(Feps), la Chiesa cattolica cristiana e la Federazione delle comunità israelitiche hanno preparato una dichiarazione comune sulla posta in gioco della prossima votazione. Da parte sua,
la Confederazione dei sindacati cristiani (Csc) si oppone categoricamente all’iniziativa. Dal momento del lancio dell’iniziativa, nel 1992, le richieste di asilo sono calate del 50%, rilevano
i sindacati cristiani che ritengono che se il verdetto delle urne
fosse positivo, sarebbero i «veri rifugiati a farne le spese». «Il
popolo svizzero non si lascerà impressionare da un’iniziativa
che nella sua formulazione fa riferimento ai lavoratori clandestini, mentre se la prende con i richiedenti asilo, e in particolare con i veri perseguitati», afferma la Csc. (spp)
Chiese protestanti argentine: no alla
privatizzazione delle centrali nucleari
BUENOS AIRES — Forte opposizione delle chiese protestanti argentine alla proposta del governo di privatizzare le
centrali nucleari del paese e di istituire un deposito di scorie
nucleari in Patagonia. In particolare, in una lettera aperta inviata al governo, valdesi e luterani della regione sottolineano
che la decisione «è un vero e proprio attentato all’integrità del
creato» e che l’attuale tecnologia disponibile non garantisce la
sicurezza di un impianto quale quello progettato che «non
trova riscontro in nessun altro paese del mondo». (nev)
Gran Bretagna: il costo dei preti
anglicani contrari all'ordinazione
delle donne
LONDRA — 320 preti anglicani hanno abbandonato la loro
chiesa in segno di protesta contro l’ordinazione delle donne.
Secondo il giornale londinese Sunday Times, il loro numero
potrebbe superare fra breve i 400. Il costo di queste defezioni
per la Chiesa anglicana si avvicinerebbe ai 50 miliardi di lire.
La Chiesa anglicana infatti dovrà, fino al 2013, prendere a carico le pensioni dei preti che hanno lasciato la chiesa. I preti
obiettori possono lasciare la loro chiesa fino all’anno 2004. Per
tre anni, essi ricevono almeno i due terzi del loro salarlo precedente. Quelli che hanno più di 50 anni possono usufruire di
una prepenslone. Alcuni deputati laburisti hanno vivamente
reagito alTannuncio delle somme da pagare da parte della
Chiesa d’Inghilterra e criticano la regolamentazione adottata.
Un deputato del Labour, Tony Banks, ha dichiarato che se il
suo partito giungerà al potere, deciderà di rivedere questa regolamentazione perché favorisce gli abusi e diminuisce ulteriormente le già magre risorse della Chiesa. D’altra parte, secondo il quotidiano britannico The Times del 5 ottobre scorso,
un’inchiesta effettuata durante un intero anno sulle dotine
preti nella Chiesa d’Inghilterra rivelerebbe che, lungi dal dM"
dere la chiesa, esse hanno «aiutato a suscitare un nuovo spirito
di riconciliazione e di perdono». L’inchiesta conclude che la
Chiesa anglicana è stata fortificata dall’arrivo di donne preti
dal 1994, il che non vuol dire che non ci sia più tristezza fra
quelli che hanno rinunciato ad abbandonare la loro chiesa ma
che vi si sentono ormai stranieri. Oggi vi sono 2.000 donila
preti in Inghilterra (una parrocchia su sei) di cui una piccola
parte stipendiata, le altre essendo volontarie. (spp/Réforrntí
VENE
Germania: condannato per oltraggio
il portavoce della scientologia
AMBURGO — Il portavoce della scientologia in Germania,
Franz Riedl, è stato condannato in appello da un tribunale o'
Amburgo a una multa di 5.400 marchi per ingiurie nei confront
di un pastore protestante. Lo scientolop aveva inviato una lei;
tera di insulti al pastore Gert Glaser, di Osterholz che, da anni,
mette in guardia contro la scientologia. Nel 1993, il pastore ave
va invitato il Naturheilbund (medicina naturale) ad escluder
dalle sue file la Lega dei bambini per via dei suoi legami
conia
scientologia. Franz Riedl aveva quindi reagito scriveirdo u
lettera di insulti al pastore Glaser. 11 portavoce della sdento
già era stato condannato in prima istanza ad una multa
18.000 marchi. D’altra parte, il presidente del Consiglio cen
le degli ebrei di Germania, Ignatz Bubis, ha vivamente prò
stato contro un annuncio pubblicitario della scientologia a
parsa nel New York Times, che paragona gli scientologi alle
■ ■ ■ " è contrario alla verità s..
time del nazismo. «Questo paragone luimanu an<. ,|g
rica», ha lamentato Bubis, ed è un insulto alla memoria n
vittime ebraiche del regime nazista.
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venerdì 29 NOVEMBRE 1996
PAG. 5 RIFORMA
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Un libro di Renzo Bertalot sul punto di vista protestante
Il rapporto fra religione e diritto
La cultura, la fede e il progressivo costituirsi degli ordinamenti giuridici
Il ruolo della Riforma nello sviluppo di una filosofia «laica» del diritto
TEODORO FANLO Y CORTES
COME vuole il titolo della
recente pubblicazione di
Renzo Bertalot*, innanzitutto
teologo ma da tempo interessato anche a questioni di
rilevanza giuridica, il tema
affrontato è quello del delicato rapporto tra religione e
diritto, già oggetto di vari approfondimenti nel corso del
tempo, a cui tuttavia l’autore
apporta un «quid novi», sottolineando l’importanza del
contributo della Riforma
protestante non solo all’elaborazione del pensiero giuridico moderno, ma più in generale alla cultura moderna.
Ciò che si propone l’autore
è una ricostruzione storica e
dogmatica che consenta di
risSire dalla «foce alla fonte»,
ossia dal diritto positivo, inteso come l’insieme delle
fonti di produzione che caratterizzano un determinato
ordinamento, alle lontane
premesse della religione e
della fede. Tale percorso concettuale incontra due tappe
obbligate; la filosofia del diritto, che permette di porre a
confronto il diritto positivo e
il diritto naturale e prima ancora la filosofia della religione, a cui spetta il prezioso
compito di tracciare un collegamento, nello sconfinato
mare delle forme religiose,
tra la fede vivente dei singoli
e la cultura dei popoli.
Se quasi tutte le grandi
correnti della filosofia del diritto possono essere considerate con riferimento alla definizione di diritto che propongono e in questa prospettiva può essere chiarita
la loro portata metodologica.
teorica o politica, immancabile è il richiamo allo storico
contrasto tra la scuola del
giuspositivismo e quella del
giusnaturalismo, che chiaramente esprimono l’antica
contrapposizione tra diritto
positivo e diritto naturale,
l’intramontabile tensione
dialettica tra l’essere e il dover essere del diritto. Ora, se
il diritto naturale risulta incontestabilmente come la
necessaria premessa del diritto codificato e positivo, esso è al contempo, per dirla
con l’autore, «un fenomeno
fluttuante, che porta frutti
diversi secondo i luoghi, gli
anni, le stagioni» e comunque non racchiudibile in una
formula rigida e immutabile;
da qui la necessità di un metodo quale è quello offerto
dalla filosofia del diritto, che
consenta di collegare le due
forme di diritto.
A questo punto si inserisce
l’interrogativo storico di come le fonti di produzione del
diritto possano adattarsi e
reagire alla realtà mutevole
degli avvenimenti, degli orientamenti e in particolare
alla rinnovata sensibilità di
giustizia, che, a detta di alcuni, torna ad attrarre l’attenzione dei giuristi, dei filosofi
e della religione come una
Cenerentola trascurata del
nostro tempo.
Mentre il Medioevo rispose a tale interrogativo con la
sua teologia naturale, attraverso il ruolo di mediazione
della Chiesa gerarchica la
Riforma contribuisce a scardinare tale punto di riferimento, mediante il rovesciamento della piramide feudale e il nuovo concetto di so
Renzo Bertalot
vranità popolare. Bertalot è
attento a sottolineare tale
passaggio «dalla teocrazia al
laicismo»; proprio per influsso della Riforma, dell’affermazione del sacerdozio universale, delle implicazioni
politiche della teologia luterana dei due regni, dell’uso
frequente del «patto» da parte dei calvinisti, quale strumento di coesione sociale
tanto in ambito civile che ecclesiastico, nelTUmanesimo
e nel Rinascimento cessa il
riferimento alla mediazione
ecclesiastica e alla distinzione tra clero e cittadino.
Prova di questo radicale
cambiamento è il sorgere di
una filosofia del diritto libera
e laica, che non a caso trova i
suoi massimi esponenti nel
mondo protestante e si sostituisce all’opera mediatrice
dell’autorità ecclesiastica. Riprendendo dunque il percorso tracciato dall’autore, se la
filosofia del diritto rimane comunque un metodo, è nella
cultura che accomuna deter
Conferenza all'Istituto «G. F. Alois» di Caserta
Carismatici e «quarto ecumenismo»
DAVIDE CIELO
C> È un «Quarto ecumenismo»? E in che cosa
consiste? Con in mente queste due domande mi sono recato venerdì 18 ottobre nella
sala della comunità cristiana
di Caserta, dove era in programma appunto un dibattito
su questo tema, organizzato
dall’Istituto di studi filosofici
e teologici «G. F. Alois». La
mia curiosità è stata soddisfatta solo in parte. L’espressione «quarto ecumenismo»
suggerita, pare, dal sociologo
cattolico Massimo Introvigne,
è rimasta per me poco chiara.
Quarto; rispetto a quali altri
he ecumenismi? È stato ben
chiarito, invece, che a promuovere questo cosiddetto
«quarto ecumenismo» sono
due movimenti carismatici; il
pentecostalismo evangelico e
quello cattolico.
La riunione era stata indetta proprio per far conoscere
Meglio questi due movimenti- Sul primo ha presentato
una relazione Giovanni Trachino, fondatore e pastore
palla comunità pentecostale
‘hdipendente di Caserta,
parlando della sua origine
tagli Stati Uniti all’inizio del
àustro secolo e del modo in
cui esso si è diffuso anche in
dalia. Attualmente i pentecostali costituiscono l’80%
dell’evangelismo italiano,
^ci riguardi della chiesa cattolica i pentecostali hanno
ccnipre avuto un posizione
urtemente critica, motivata
a ragioni religiose ma anche
tagli atti di intolleranza che
anno dovuto subire, sopratutto dopo la stipula del con
cordato tra regime fascista e
Vaticano. Ma, secondo il relatore, Tanticattolicesimo
non è insito nella natura del
pentecostalismo, anzi fra i
due esistono non pochi elementi comuni. Vi sono diverse forme di pentecostalismo
ma l’essenza del movimento,
accettata da tutti gli aderenti,
può essere espressa con le
parole che formano il titolo
di un libro di un pentecostale
americano; «Presenza, potenza, lode»; presenza di Dio
nel mondo per mezzo dello
Spirito Santo, manifestazione della sua potenza, lode da
parte dei credenti. Tre realtà
di cui Giovanni Traettino dice di aver fatto personale
esperienza.
Del pentecostalismo cattolico ha parlato il secondo
relatore della serata, il prof.
Matteo Calisi, fondatore e
presidente di un comunità carismatica a Bari. Anche
questo movimento, come
quello evangelico, è sorto negli Stati Uniti, ma in epoca
più recente. Guardato inizialmente con sospetto dal cattolicesimo ufficiale, esso ha potuto entrare abbastanza presto in dialogo col pentecostalismo evangelico, grazie alla
identità delle rispettive esperienze carismatiche; battesimo dello Spirito, dono di
esprimersi in lingue sconosciute, potere di guarire i malati. Il movimento ha avuto
uno sviluppo assai rapido ed
oggi è presente in tutte le parti del mondo, compresa l’Italia, dove gli aderenti sono circa 90.000. A favorire questo
sviluppo ha contribuito il mutato atteggiamento delle au
torità vaticane; prima Paolo
VI e poi anche i papi successivi hanno dato il loro consenso
al movimento, incoraggiando
i fedeli a farne parte.
L’insieme dei carismatici,
cattolici ed evangelici, costituisce già una moltitudine di
circa 500 milioni di persone
ed è in continua crescita;
l’obiettivo che si pongono è il
risveglio, il rinnovamento e
l’unità di tutti i cristiani. Alla
riunione ha partecipato anche il vescovo di Caserta, Raffaele Nogaro, noto per le sue
coraggiose prese di posizione
sui tanti problemi sociali della zona. In un caloroso intervento ha espresso la sua stima per i due relatori e il suo
apprezzamento per il lavoro
che svolgono. Ammiratore di
Gioacchino da Fiore, ha auspicato l’avvento delT«Era
dello Spirito», in cui i rapporti umani saranno regolati
dalla pace e dal perdono, che
sono il cuore stesso del messaggio cristiano. A proposito
del perdono, ha ricordato
l’episodio di cui è stato protagonista nei mesi scorsi Giovanni Traettino a Bari, dove
in un incontro con carismatici cattolici ha baciato i piedi a
un prete e ha perdonato la
chiesa di Roma per gli atti di
intolleranza da essa compiuti
contro i pentecostali. Rifacendosi a quell’episodio il vescovo, a sua volta, ha chiesto
pubblicamente ai pentecostali di perdonare i cattolici
per le offese loro arrecate in
passato. La riunione, molto
affollata, si è svolta all’insegna dell’entusiasmo che da
sempre caratterizza il pentecostalismo.
minati popoli in determinati
tempi che sono rinvenibili i
suoi contenuti. È proprio in
tale contesto, ossia nella cultura cbe trasmette i suoi contenuti, che la fede religiosa
svolge il suo ruolo insostituibile; del resto come non essere sensibili alle enormi masse
di vita religiosa (Dilthey)?
Assai pertinente è a questo
riguardo il richiamo alla celebre formula di Paul Tillich,
secondo cui «la religione è la
sostanza della cultura e la
cultura è la forma della religione» dove per religione deve intendersi «un’area semantica molto ampia che
abbraccia ogni significato e
senso ultimo della vita». Data
la molteplicità di forme in
cui si presenta il fenomeno
religioso, non è possibile istituire un collegamento razionale, di tipo matematico o
sillogistico, tra la religione e
la cultura di tutti i tempi.
Da qui la necessità di una
filosofia della religione, che
consenta di porre in rilievo il
fenomeno religioso sì da valutarne l’incidenza sulla cultura e sul diritto, rendendo a
un tempo possibile il confronto reciproco e l’abbandono di provincialismi, fanatismi e superstizioni, nella
sana consapevolezza che
non è possibile esprimersi,
neanche a livello religioso,
«senza fare filosofia, senza
accantonare i condizionamenti culturali, senza un linguaggio che non sia quello
dell’uomo in una situazione
concreta».
(*} Renzo Bertalot: Religione e
diritto. Una lettura protestante.
Verucchio, Pazzini editore, 1996,
pp. 78, £ 15.000.
M Roma: un testo per le scuole
Ebrei e protestanti per
un'educazione interculturale
MARCO DI PASQUALE
D
UE comunità minoritarie, una medesima nazione, una storia in comune.
Ebrei e protestanti quali realtà interne alla storia e
all’identità italiane e non come elementi aggiuntivi e
estranei. Questo, come ha
sottolineato Gabriella Rustici,
è stato il criterio di fondo che
ha guidato lei, insieme a Giovanna Pons e Antonella Castelnuovo, studiose di formazione e provenienza molto
diverse, nella produzione di
un testo. Ebrei e protestanti
nella storia d’Italia*, alquanto inconsueto per il panorama editoriale italiano. Il libro
è stato presentato il 6 novembre presso la Facoltà valdese
di teologia con la partecipazione di Tullia Zevi, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche in Italia,
dell’on. Valdo Spini e del
prof. Daniele Garrone.
Il sottotitolo. Modelli per
un'educazione interculturale,
indica il tipo di pubblico a cui
prevalentemente, pur se non
strettamente, il volume intende rivolgersi; esso è il risultato di due corsi di formazione
per insegnanti, tenutisi quest’anno a Siena a cura del
Movimento di cooperazione
educativa, perciò i percorsi
seguiti dalle curatrici riguardo al problema della multiculturalità nella società italiana si muovono chiaramente
nell’orizzonte e nella prospettiva della didattica scolastica.
«Affrontare nella scuola i temi
delle minoranze e delle diversità, sensibilizzando a essi gli
insegnanti per primi è estremamente importante - ha affermato Spini - sia per l’acquisizione di strumenti più
efficaci per la comprensione
Milano: convegno dell'Ywca-Ucdg
Dalla filantropia ai diritti
MARINA SERRA
Lt YWCA-UCDG è un’assoI ciazione femminile cristiana che organizza attività
sociali e culturali, pubblica
dal 1900 una rivista, «Impegno-problemi di oggi», è presente nelle consulte femminili regionali, provinciali e comunali e fa parte del Consiglio nazionale donne italiane
delTOnu, come dell’Unesco,
Fao, Unicef-Uncr (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati), Ecosoc ecc;
gestisce pensionati per socie;
svolge programmi per donne
migranti e rifugiate: accoglienza, consulenza, corsi di
lingue e economia domestica.
Una brillante introduzione
di Dina Eroli, già presidente
dell’associazione, ha aperto il
convegno «Dalla filantropia ai
diritti», svoltosi presso la libreria Claudiana di Milano il
30 ottobre: la prof. Maria Pia
Roggiero, presidente nazionale del Consiglio nazionale
donne italiane, ha illustrato le
origini, soprattutto anglosassoni, della filantropia e il suo
sviluppo in organizzazioni nel
corso dei secoli, fino a arrivare ai giorni nostri con i Community Trust e le Foundations
statunitensi superorganizzate. Negli Usa le raccolte di
fondi, promosse e sostenute
dai privati, finanziano queste
organizzazioni che hanno per
scopo lo sviluppo di scuole e
università e spesso sostituiscono l’intervento governativo negli stati in cui è il governo a provvedere alle necessità
delle popolazioni, spesso, a
parere della relatrice, il risultato è meno soddisfacente.
Il successivo intervento di
Emilia Sarogni, autrice di La
donna italiana-Il lungo cammino verso i diritti, si è soffermato sui diritti conquistati, ma sarebbe meglio dire restituiti, alle donne negli anni:
dal diritto di voto alla legge
sulla parità del salario, delle
carriere, all’abolizione del
delitto per «causa d’onore»,
del marito capofamiglia, sino
ai problemi di oggi come la
carente legislazione sull’incesto punito solo se ha dato
scandalo in pubblico, e alla
mancanza di una legislazione
sulla pedofilia. È stato presentato un progetto di legge
che punisce solo la vendita
delle videocassette ma non la
domanda per cui nel mercato
nasce l’offerta. Infine il suo
contributo ha spaziato anche
sui problemi della biogenetica, delTinseminazione artificiale, dei diritti del bambino.
L’autrice ha concluso il suo
intervento invitando le associazioni a stimolare i parlamentari.
Infine il terzo intervento,
dell’avvocato Marisa Guarneri, presidente della «Casa
delle donne maltrattate», che
è un centro di intervento e di
accoglienza, di consulenza
legale e offre anche colloqui
di sostegno con psicologhe e
psicoterapeute, si è soffermato sul fatto che queste
donne non devono essere
vittime a vita, ma solo «in
stato di temporaneo disagio», da superare con la «metodologia dell’accoglienza»,
sull’esempio di quanto avviene nel Nord Europa e sulla
cui formazione questa associazione investe molto.
dell’attualità (si pensi all’omicidio di Rabin), sia anche in
vista del concreto processo di
integrazione politica e culturale in Europa». Spini ha continuato: «Se in Italia non vi
fossero ebrei e protestanti, il
nostro paese sarebbe rimasto
molto più arretrato di quanto
ora non sia sul piano della tutela dei diritti civili».
A Spini ha fatto eco Tullia
Zevi, reduce dalla firma della
parte integrativa dell’Intesa
delTUnione con lo stato italiano, avvenuta poche ore
prima: «Se le minoranze non
ci fossero bisognerebbe inventarle. Lo stato di salute di
una democrazia si vede infatti dalle condizioni di vita delle minoranze». Per spiegare
l’accostamento di ebrei e protestanti tentato nel libro, gli
oratori hanno fatto più volte
ricorso alla parola «fraternità», intendendo con ciò una
«comunanza di scopi, situazioni, cose da fare», nella specifica situazione storico-culturale di un paese monoliticamente cattolico di cui le
due minoranze si sono trovate a esser parte. La «fraternità» di queste due comunità,
peraltro molto diverse fra loro
quanto a identità religiosa e
culturale, ha dunque potuto
essere legittimamente affermata per il loro comune esser
parti minoritarie, disconosciute e tuttavia integranti
dell’identità stessa italiana, e
insieme per la loro strenua e
costante lotta attraverso i secoli per il riconoscimento di
questo loro «esser parte». Entrambe, come ha spiegato
Daniele Garrone, conquistarono il diritto all’esistenza
nella realtà italiana pressoché
nel medesimo momento
(1848 per i valdesi, 1849 per
gli ebrei), e cioè quello della
formazione e fissazione dei
principi basilari (Statuto albertino) che a tutt’oggi stanno a fondamento dell’identità
nazionale e statale del nostro
paese. La «modernità» della
nostra carta costituzionale è
anche in certo modo dovuta
alla secolare e soffertissima
presenza di queste due realtà
minoritarie, di cui, tanto al
momento della formazione
dello stato italiano quanto al
momento della sua trasformazione in stato democratico, si dovette pur tener conto.
Ebrei e protestanti: fratelli,
dunque, che ancora attendono un riconoscimento effettivo degli altri loro fratelli-concittadini italiani. Fratelli che
attendono insieme di entrare
in quello spazio di esistenza
«reale», non meramente giuridico, che è costituito dal riconoscimento della loro presenza nella cultura nazionale,
a cominciare dalla formazione scolastica; sperando di
non dover più udire definizioni degli ebrei quali «spilorci, strozzini, infidi; insomma,
rabbini», o dei protestanti
quali «anglosassoni puritani e
bigotti», come è emerso da
una recente indagine condotta da Marcella Delle Donne
fra cento studenti del secondo anno di Sociologia all’Università La Sapienza di Roma.
(•) Ebrei e protestanti nella storia d’Italia. Modelli per un’educazione interculturale, a cura di
A. Castelnuovo, G. Pons, G. Rustici. Miiano, Franco Angeli,
1996, £ 30.000.
6
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 29 NOVEMBRE 1996
Studiosi e rappresentanti di istituzioni politiche e private di tutto il mondo riuniti in un convegno a Milano
I molteplici eiYetti della migrazione intemazionale verso ^Europa
La questione migratoria, in un quadro mondiale di forte e intenso cambiamento degli equilibri e degli assetti strutturali
ha raggiunto caratteristiche e modalità tali da rendere sempre più necessarie le politiche concertate di più paesi
GIOVANNI MOTTURA
T A gente del mondo è
\>l_<come un grande fiume
in piena: non valgono sbarramenti o dighe, che sono misure del tutto illusorie e, anzi,
pericolose. Illusorie perché in
realtà i confini, concepiti come separazione invece che
come linee di scambio e contatto, non sono affatto in grado di contrastare il rifiuto di
rispettarli. Pericolose, perché
implicano la rinuncia a investire in politiche di accoglienza intelligente e di promozione che, come dimostra ampiamente l’esperienza di paesi definiti multiculturali come il Canada, possono fruttare ricchezza economica, culturale e sociale per tutti, di là
di ogni aspettativa. Non sbarramenti e dighe servono dunque oggi; urgono invece ponti e canali ben progettati».
Questa in sintesi l’impostazione proposta, sulla base
dell’esperienza del suo paese,
da Sergio Marchi, ministro
dell’Ambiente (e già ministro
all’Immigrazione) del governo canadese, nella relazione
che ha dato avvio ai lavori
della Conferenza internazionale di Metropolis, svoltasi a
Milano nei giorni 13, 14 e 15
novembre scorsi per iniziativa deU’Ismu (Fondazione Cariplo per le iniziative e lo studio sulla multietnicità), del
Cnel e della presidenza del
Consiglio (dipartimento Affari sociali). La conferenza è
stata la prima occasione di
riunione plenaria degli studiosi e dei rappresentanti di
istituzioni politiche e private
di tutto il mondo coinvolti
nel progetto Metropolis.
Come illustra l’opuscolo di
presentazione del progetto,
promosso in origine da settori dell’amministrazione e della ricerca canadesi e statunitensi, l’obiettivo che esso si
propone è stimolare, in tutti i
paesi aderenti, lo sviluppo di
ricerca sistematica, comparativa e interdisciplinare, e
un’attenzione non episodica
né occasionale da parte dei
responsabili politici e amministrativi, verso i molteplici
effetti della migrazione internazionale nel tessuto sociale,
culturale, economico e istituzionale dei grandi centri urbani e dei territori metropolitani che ne sono la meta. Si
punta così a favorire una pratica costante di scambio di
esperienze, di aggiornamento e di confronto sulle misure
e le ipotesi di valore strategico elaborate e praticate al riguardo nei diversi contesti,
sulle difficoltà e sui successi
che se ne possono via via evidenziare, sui vincoli giuridici,
politici e organizzativi che si
rivelano condizionanti per
l’evoluzione degli interventi
in quella materia.
Il lavoro del convegno si è
articolato in due sedute plenarie introduttive sulle tematiche generali e le impostazioni adottate nelle diverse
aree rappresentate, e in una
giornata di lavoro in gruppi
California: un bambino ispanoamericano e uno nero
su aspetti specifici di particolare interesse strategico (integrazione dei migranti nelle
economie urbane; integrazione sociale e riforme istituzionali; mutamenti demografici
e coesione sociale; gestione
delle differenze: problemi di
accesso e di equità) seguite, il
mattino del terzo giorno, da
una discussione tra responsabili politici di diverse nazionalità sulle sfide e le priorità
messe in luce dall’incontro
tra operatori e ricercatori.
Difficile sintetizzare la ricchezza di dati, di informazioni e soprattutto di stimoli e di
idee per un allargamento e
un approfondimento della ricerca oltre che per una radicale sprovincializzazione della discussione politica sulle
implicazioni dei movimenti
migratori, fornita da questa
prima occasione di lavoro comune (una seconda, prossima occasione è già stata programmata, accogliendo l’invito dell’amministrazione danese, a Copenaghen). Essa ha
dimostrato, una volta di più e
in forma particolarmente
convincente, come ha giustamente insistito a sottolineare
in apertura Guido Bolaffi, del
dipartimento Affari sociali
della presidenza del Consiglio italiana, che la questione
migratoria ha oggi ottenuto,
in un quadro mondiale di
forte e intenso cambiamento
degli equilibri e degli assetti
strutturali, dimensioni quantitative, caratteristiche e modalità che rendono ormai
sempre meno concepibile,
oltre che realisticamente pos
sibile, la gestione appropriata
da parte di un singolo paese,
per potente e ricco che sia,
dei problemi che vi sono
connessi.
L’importanza di acquisire
consapevolezza di ciò è stato
ripetutamente ribadito nella
relazione introduttiva già citata del ministro canadese
Marchi, primo ispiratore del
progetto Metropolis («Sono
finiti i giorni dell’isolamento
dei singoli paesi. 11 mondo è
un unico tendone, e non è a
prova di fuoco...»), che ha poi
insistito sul crescente coinvolgimento dell’Europa sia
come meta di immigrazione
sia come zona di transito di
flussi migratori. La suggestione del suo invito a concepire
la politica migratoria come
«un vigile urbano che scelga
di usare incentivi e facilitazioni invece che multe, per
indirizzare il traffico», rafforzata da riferimenti a un’esperienza anche personale dell’
emigrazione come «solitudine, isolamento ma anche come opportunità di realizzazione e di arricchimento di sé
e della società ospitante, come possibilità di trovare
un’altra patria senza rinunciare alla propria identità» è
suonata, nel contesto di un
discorso tutt’altro che trionfalistico rispetto alla gravità
dei problemi da affrontare,
come la definizione più appropriata del terreno di discussione, terreno su cui ha
cominciato a prendere corpo
il lavoro del progetto il cui ri
Problemi europei e italiani al convegno suirimmigrazione che si è svolto a Torino
al Ir\ 14^ ^r\ r\m
Si governa il fenomeno solo con una legge quadro e regole certe per tutti
GIUSEPPE PLATONE
. \ Francoforte, dove un
terzo degli abitanti è
straniero, non ci lasciamo
prendere dalla sindrome
dell’assedio. Per mille croati
a Torino siete già in crisi, ne
vedrete di ben peggiori...».
Daniel Cohn-Bendit, ex leader del maggio francese nel
fatidico ’68, oggi assessore e
parlamentare europeo ha
uno stile franco e diretto. E
nella grande sala dei 500 al
Lingotto, nuovo rendez-vous
della cultura torinese, c’è anche chi si alza in piedi per
applaudirlo, non solo perché
brillante ma perché europeo,
certamente il più europeo tra
gli oratori del grande convegno sull’immigrazione svoltosi a Torino l’8-9 novembre.
Uno dei temi emersi con
maggiore evidenza, anche da
parte di Bruno Ducoli del
Centro di azione interculturale di Bruxelles, è la necessità di affrontare il tema immigrazione in chiave internazionale. Occorre una maggior convergenza degli sforzi
per governare il fenomeno.
Ma al di là del villaggio europeo in questo convegno si è
parlato soprattutto di casa
nostra. Si era nei giorni dello
sbarco dei clandestini a Lampedusa: segnale eloquente di
un popolo che se troverà la
porta chiusa entrerà comunque dalla finestra.
Si era anche nei giorni
dell’irruzione della polizia
nella moschea di san Salvario, quartiere torinese simbolo dell’immigrazione e dell’
interreligiosità. L'irruzione ha
suscitato polemiche che neppure la visita blitz del ministro dell’Interno, Napolitano,
è riuscito a sedare. Mohamed
Nur Dachan, presidente di
tutti i musulmani d’Italia, visitando i luoghi profanati ha
colto l’occasione per rivendicare la necessità di cimiteri
islamici, l’8 per mille e i permessi lavorativi per le preghiere rituali. Ha insomma richiesto una Intesa chiara con
la Repubblica italiana.
La richiesta più forte che è
emersa è stata quella di avere
finalmente una legge quadro,
ovvero delle regole certe che
permettano di governare al
meglio il fenomeno immigrazione, non più a colpi di decreti o sanatorie ma in modo
nuovo e costruttivo. In particolare la legge quadro dovrà
per chiarezza affrontare, come ha sottolineato lo stesso
Napolitano, tre nodi importanti: la questione degli ingressi nel nostro paese, l’inserimento nella società, la
lotta contro la criminalità e
l’immigrazione clandestina.
Importante è stato anche
l’intervento del sindaco Valentino Castellani che ha sottolineato gli aspetti positivi
dell’immigrazione: «La presenza degli immigrati contribuisce allo sviluppo delle nostre città - ha detto Castellani
-, può dar luogo a nuove potenzialità produttive e diventare sempre più essenziale
per riequilibrare un declino
demografico che, a dinamiche invariate, vedrà il Piemonte perdere nell’arco dei
prossimi 40 anni circa un milione e mezzo di abitanti».
Al convegno erano presenti alcune organizzazioni nazionali e cittadine di immigrati: tra queste ha preso la
parola il presidente della
Consulta degli stranieri di
Torino, il palestinese Boutalaka Abdellah, chiedendo alle
autorità di attivarsi per arrivare al più presto alla possibilità del voto amministrativo per gli stranieri residenti
da tempo in Italia. Quello
della cittadinanza è stato un
altro dei motivi forti del convegno. Ne ha parlato Elisabetta Donini, del «Forum migranti e native cittadine del
mondo», insieme a Jociara
Lima de Oliveira, illustrando
la nuova «cittadinanza sociale», una prospettiva di collaborazione tra migranti e istituzioni dove la mediazione
culturale è un fattore della
massima importanza.
Molto atteso, infine, rapporto del ministro per la Solidarietà sociale, Livia Turco,
che si è dichiarata d’accordo
con i tanti che premono per
avere sulla materia una legge
quadro costruita nel confronto con le associazioni e gli enti che lavorano con i migranti.
«Su questa materia occorre ha detto la Turco - cercare il
dialogo con le opposizioni e
avere più occasioni di confronto per valutare i risultati e
le prospettive». La riflessione
è proseguita sulla necessità di
sviluppare un nuovo approccio con le donne emigrate e
con i minori, che debbono
trovare piena integrazione
nella nostra società. La filosofia di fondo della Turco è legata a un oggettivo cambiamento di ruolo rispetto
all’immigrato: non più la
semplice assistenza, ma mettere i migranti in condizione
di esercitare il voto amministrativo e consentire loro di
inserirsi a pieno titolo come
nuovi cittadini.
Accanto a questo impegno,
precisa la Turco, si tratta anche di sconfiggere sia la criminalità che genera spesso
moderne forme di schiavitù
(per tutte valga la crescente
prostituzione sulle strade) sia
di contrastare la clandestinità. Al termine del convegno
Napolitano ha ripreso gran
parte dell’intervento della
Turco impegnandosi personalmente a sottoporre al Par
lamento, entro fine giugno,
un legge che inquadri e regolarizzi tutta l’ampia questione: si tratterà di saper distinguere tra immigrazione e criminalità, due fattori che sono
troppo spesso facilmente
identificati e confusi: «È un’
equazione infondata e va respinta con fermezza e non
soltanto perché sarebbe penoso elencare gli italiani
coinvolti nelle stesse attività». A questo convincimento il convegno ha dato una
spinta notevole e sarà difficile non tenerne conto. Era da
anni che non si organizzava
una consultazione così ampia e articolata: se ne sentiva
la necessità.
Dai vari interventi è comunque apparso chiaro un
dato: sino a oggi lo stato è intervenuto soprattutto riducendo il fenomeno a questione d’ordine pubblico; sono
state soprattutto le organizzazioni religiose, laiche e di
volontariato che con la loro
vasta rete hanno attutito,
mediato, a volte risolto un
problema che rimane a alto
rischio sociale. Non è un caso
che l’intervento del presidente della Caritas, don Elvio Da
moli, abbia avuto un notevole peso specifico anche nei
suoi riferimenti ai migranti
invisibili, ovvero quelli in
carcere o quelli sfruttati nel
lavoro in nero.
A ricordare l’impegno, ormai pluriennale, delle chiese
evangeliche in Italia nei confronti del fenomeno anche attraverso il lavoro del Servizio
rifugiati e migranti della Fcei
ha pensato il sindaco di Genova, Adriano Sansa. «11 convegno ha permesso di mettere
a fuoco i principali problemi
deH'emigrazione - ha commentato Bruno Tron, segretario del Servizio -; certo mi sarei aspettato maggiore rappresentanza e interventi da
parte degli stessi migranti». Il
cammino degli immigrati verso una nuova cittadinanza
che non sia semplice omologazione né ghettizzazione è
appena iniziato. E non si fermerà perché la fame, le guerre, la sete, la miseria saranno
spente solo da una forte politica di cooperazione internazionale. Oggi è più facile fuggire. Ma sono i forti che partono, quelli che restano sono
le vere vittime della spoliazione del Terzo Mondo.
Bambini pachistani in una scuola inglese
sultato, probabilmente inevitabile, è stato per ora di mettere in luce, a fronte di una
relativa comunanza di problemi e della constatazione
della loro complessità, l’estrema eterogeneità delle iinpostazioni e delle ipotesi
operative adottate nelle differenti situazioni specifiche illustrate (da Haifa a Bologna,
a Marsiglia a Oslo; dall’area
californiana alla Germania,
alla Danimarca, alla Francia,
ai Paesi Bassi; dalla Norvegia
alla Nuova Zelanda).
Un elemento programmatico sicuramente condiviso si è
potuto tuttavia registrare, nel
corso dei lavori. Esso è stato
esplicitato, per esempio, nell’intervento dello statunitense Frank Sharry, del «Forum
nazionale per l’immigrazione, i rifugiati e la cittadinanza», che ha sottolineato la necessità primaria, in tutti i
paesi, di determinare un clima di confronto su queste tematiche che rifiuti e neutralizzi «qualsiasi forma di isteria» e permetta dunque a tutti, ricercatori, politici, cittadini, di «dare nome e struttura
ai problemi discutendo razionalmente i prò e i contro delle soluzioni prospettabili».
Un richiamo all’assunzione
di responsabilità che non tende a minimizzare o nascondere le difficoltà e che come
protestanti ci suona particolarmente persuasivo, soprattutto tenendo conto del clima
che in proposito stiamo respirando in Italia.
: : Studio del Cec
1 cristiani
e le chiese
contro l'Aids
«Confessiamo che anche i
cristiani e le chiese hanno
contribuito a stigmatizzare e
discriminare persone colpite
da Hiv/Aids, accrescendo così le loro sofferenze. [...] desideriamo evitare qualunque
insinuazione rispetto al fatto
che THiv/Aids, così come
ogni disgrazia o malattia, sia
una diretta “punizione” di
Dio». Queste affermazioni illustrano chiaramente le posizioni raggiunte dal «Gruppo consultivo sull’Aids», nominato dal Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) nel
1994, nel «Rapporto finale»
che presenta al Comitato
centrale del Consiglio ecumenicostesso perché lo accolga favorevolmente e lo
raccomandi alle chiese membro per la loro riflessione e i
relativi interventi.
11 «Gruppo consultivo»!
unitamente al «Rapporto»!
presenta anche un «Documento» che indica alcuni dei
principali argomenti e impH"
nazioni del lavoro svolto e
che la rivista «11 Regno» del
1" novembre 1996 presenta
in versione italiana. «1 sieropositivi e le persone colpito
da Aids - viene ricordato incontrano generalmente
paura, rifiuto, discriminazione e spesso si vedono negati
i diritti fondamentali», e se si
pensa che questa pandemia
continua a diffondersi a un
ritmo implacabile e spaventoso (28 milioni di persone
alla metà del 1996, 7.000
nuove infezioni ogni giorno,
di cui 1.400 bambini che nascono già ammalati), et
può rendere conto dell'urgente necessità delTintervento delle chiese non solo a
livello di cura pastorale.
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art. 2 iegge 549/95 - nr. 46/96 - Torino
In caso di mancato recapito si prega restituire
al mittente presso l’Ufficio PT Torino CMP Nord.
L'Editore si impegna a corrispondere ii diritto di resa.
Fondato nel 1848
I
VENERDÌ 29 NOVEMBRE 1996 ANNO 132 - N. 46 LIRE 2000
Domenica 1° dicembre i 30.184 cittadini di Pinerolo saranno nuovamente chiamati alle urne per il turno di ballottaggio delle elezioni comunali. Le operazioni di voto inizieranno domenica alle 6,30 per concludersi alle 22; lo spoglio
avrà inizio immediatamente dopo la chiusura delle urne e
dovrebbe essere abbastanza veloce. Gli elettori troveranno
già sulla scheda stampati i nomi dei due canditati arrivati al
ballottaggio per cui basterà fare una croce sul candidato
prescelto; il sorteggio ha stabilito che il primo nome sulla
scheda sarà quello di Mario Ardizzoia (Polo per le libertà) e
il secondo quello di Alberto Barbero (Pds, Rifondazione e
Lista Dini). Al primo turno votò quasi il 77% degli aventi
diritto; Barbero ottenne il 35,1%, Ardizzoia il 24,4%.
Nel corso del recente convegno, organizzato dal
Servizio istruzione e educazione della Fcei a Ecumene,
con la presenza di numerosi
monitori e catechisti (pochi,
purtroppo, delle Valli) è stato
esaminato tutto il materiale
prodotto dal Servizio istruzione ed educazione della Federazione: si è discusso sia dei
contenuti che proponiamo ai
ragazzi, sia dei metodi: come
organizzare la lezione, l’inizio
(l’accoglienza) e la conclusione, l’animazione. E stato apprezzato l’aiuto che viene offerto ai monitori con la rivista
La scuola domenicale e ci sono stati molti suggerimenti
per migliorare il materiale, in
particolare per i più grandi e
per il catechismo. Facendo il
SCUOLA DOMENICALE
A MEMORIA
MARCO ROSTAN
confronto con la mia esperienza di insegnante di scuola
media che ha vissuto, negli
ultimi vent’anni, un notevole
miglioramento nelle varie
possibilità di «percorso» che
sono offerte, al fine di una didattica viva e efficace, ho notato molte analogie con la
produzione del Sie. In positivo, ma anche nei difetti. Vorrei auspicare, insieme con altri presenti al convegno, che
per il futuro si ponga soprattutto l’accento sui contenuti,
sugli spunti narrativi, mentre
mi pare soddisfacente l’attenzione che viene posta sull’animazione e sui metodi, come
risulta dall’organizzazione di
vari seminari. Quello che ancora manca forse, come nella
scuola, è una strumentazione
che insegni ai ragazzi a riassumere una storia, un libro,
una vicenda biblica.
Mi sono inoltre permesso
di suggerire che si riprenda lo
studio di alcuni versetti della
Bibbia a memoria. Purtroppo
nella scuola è del tutto scomparsa la bella abitudine di studiare a memoria alcune poesie. Sono certo che l’apprendimento a memoria di alcuni
testi si può positivamente aggiungere alla comprensione
dei medesimi. Inoltre la memoria ci permette, nel corso
degli anni successivi, di rievocarli, di poterli dire a qualcuno, di seguire con più attenzione il culto. Molti di noi
ricordano con piacere poesie
studiate a scuola e recitano,
nella mente, brani di Leopardi 0 di Dante: perché privarci
di questo piacere del cuore
nei confronti della Bibbia?
Agricoltura
In arrivo
le indennità
compensative
Oltre un miliardo e mezzo
di lire arriveranno agli agricoltori delle Comunità montane Pinerolese pedemontano.
Penice e Chisone dall’assessorato regionale alla Montagna rispetto all’applicazione
delle indennità compensative.
L’indennità compensativa
viene corrisposta ad agricoltori in attività e che ne abbiano fatto domanda, basandosi
sul regolamento Cee 2328/91,
«Misure specifiche a favore
dell’agricoltura di montagna». Si tratta di un intervento volto a contrastare lo spopolamento della montagna
dove gli imprenditori agricoli
rappresentano un valido presidio per la salvaguardia del
territorio, e sono anche un
primosignificativo baluardo
nei confronti del degrado ambientale così pericoloso per
tutti (rischio alluvioni, ecc.).
In merito alle norme di erogazione dei contributi molte
sollecitazioni sono pervenute
da parte dei presidenti delle
Comunità montane: «È stato
notato - ha detto l’assessore
regionale Vaglio - che il denaro veniva spesso incassato
da margari che rimangono sui
pascoli alcuni mesi e, pur
niantenendo una residenza
fittizia in valle, hanno le cascine in pianura. Noi tendianio a sostenere gli imprenditori agricoli effettivamente
operanti sul territorio, per garantire reddito ma anche la
salvaguardia e l’equilibrio
idrogeologico, azioni che costituiscono la base dell’intervento comunitario».
Per il 1995 beneficeranno
dell’aiuto 196 aziende (425
oiilioni) in vai Pellice, 62 in
Val Chisone e Germanasca
(141 milioni) e 66 nel Pinerolese pedemontano (149 milioni). Per il 1996 sono 194 le
aziende in vai Pellice (449
milioni), 64 in vai Chisone
(177 milioni) e 71 nella Pedemontana (167 milioni).
Positiva accoglienza al progetto della Comunità montana vai Pellice, che ora dovrà diventare operativo
Entro Panno sì potrà dare il vìa alPAgenzìa dì valle
Al termine di un convegno
particolarmente ben organizzato (dalle relazioni,
agli interventi, all’ottimo buffet creativamente allestito dagli operatori turistici con il
contributo delle aziende che
hanno fornito i prodotti tipici
della vai Pellice) si è costituito un Gruppo di azione locale
(Gal), al quale partecipano
rappresentanti dei Comuni,
della Comunità montana, delle varie associazioni artigiane, commercianti, agrituristiche, della cultura, del turismo, delle banche ecc. Questo Gal, raccogliendo il lavoro del convegno e approfondendo alcuni punti decisivi
quali lo statuto, il rapporto fra
capitale pubblico e privato, la
partecipazione delle associazioni che non hanno fini di
lucro, dovrà entro la fine del
1996 dare vita alla vera e propria Agenzia per lo sviluppo
della valle e del suo Consiglio di amministrazione: il rispetto della scadenza è, tra
l’altro, decisivo per poter
usufruire del finanziamento
regionale di 290 milioni che è
stato assegnato al progetto.
Un progetto, questa volta è
La conca del Fra in alta vai Pellice
bene darne atto alla giunta,
che non cade dall’alto ma è
frutto di un lungo percorso
collettivo.
Air origine c’è il Piano di
ecosviluppo approvato dalla
Comunità montana negli anni
scorsi, e soprattutto l’intuizione di puntare su uno sviluppo compatibile con l’ambiente che tragga linfa dall’intelligente intreccio di tre
settori: l’agricoltura, la cultura, il turismo. Grazie all’iniziativa dell’assessorato per il
turismo, la cultura e i giovani
(il tandem Bruna Peyrot e
Gianclaudio Magra) si sono
svolti numerosi incontri con
le categorie e le associazioni,
per discutere e approfondire
l’idea dell’Agenzia di valle:
questo coinvolgimento è positivamente conflitto nel convegno del 20 novembre dove,
alla presenza di circa 100
operatori si sono, forse per la
prima volta, confrontate le
idee dei presidi con quelle
dei dirigenti di industria,
quelle degli operatori turistici, del «mondo valdese», de
gli agronomi e delle Pro Loco. Di per sé questo confronto è stato un successo, un
passo avanti per ragionare
complessivamente sulla valle
e non, come più spesso capita, ciascuno solo dal suo punto di vista. Anche le testimonianze venute da rappresentanti della vai Maira e vai
Varaita sono servite a evidenziare le possibili difficoltà
tra capitale pubblico e privato quando si arriva al dunque
di finanziare un’iniziativa.
Segnatamente all’Agenzia
sono stati descritti i possibili
obiettivi, che vanno dal minimo di realizzare un bollettino
di informazione o diffondere
materiale informativo e promozionale al massimo di realizzare opere infrastrutturali,
operazioni immobiliari, vendere prodotti 0 gestire strutture ricettive. Tutti comunque
concordano sulla necessità di
coordinamento fra diversi settori, realizzazione di servizi
comuni, apertura e informazione sulla realtà esterna alla
valle. Per quanto riguarda il
finanziamento dell’Agenzia,
oltre al fondo pubblico iniziale, il capitale dovrà venire in
Attraverso mille difficoltà, i prigionieri di Russia raggiungono la
Francia e Bartolomeo Bianquis viene
mandato di guarnigione a Caen, dove arriva il 17 novembre 1814. Dal momento
della sua partenza per la Russia con la
grande armata sono dunque passati due
anni e mezzo e ha percorso, naturalmente a piedi, circa 5.500 chilometri! Egli
ormai si sente francese e chiederà alcuni
anni dopo la naturalizzazione, i diritti di
cittadinanza.
A Caen Bianquis non si lascia sedurre
dall’avventura napoleonica dei cento
giorni, terminata come si sa con la battaglia di Waterloo nel giugno del 1815 e la
definitiva scomparsa dalla scena di Napoleone. Ma Caen è troppo al nord e
chiede un trasferimento ottenendo un posto di «aiutante» a Montpellier; di qui otterrà ancora di essere trasferito a Nîmes,
dove il cugino Jean-Pierre Olive! è diventato tenente colonnello ed è comandante della piazza, ufficiale della Légion
IL FILO DEI GIORNI
IN EUROPA
BRUNO BELLION
d’onore. Grazie anche a questa parentela
il Bianquis si inserisce nella società protestante di Nîmes.
Tra questa borghesia di Nîmes, Bianquis troverà moglie e costituirà la sua famiglia. Con la moglie aprirà una libreria
e casa editrice, che si impegnerà particolarmente nella diffusione del pensiero
protestante, pubblicando sermoni di pastori allora famosi, catechismi e libri di
pietà. Avrà tre figli, due femmine e un
maschio. Questi studierà teologia e diventerà pastore della Chiesa riformata di
Francia. Un figlio di quest’ultimo sarà
anch’egli pastore e direttore della Società
delle missioni di Parigi, essendo per alcuni anni missionario a Madagascar.
Questa è la vicenda di un valdese nato
nell’anno della Rivoluzione francese e
vissuto all’ombra degli avvenimenti che
questa suscitò in Europa. Ne sappiamo
qualcosa, perché in qualche modo è stato
un «vincitore». Quanti sono quelli che
invece sono stati «perdenti»? Non ne
sappiamo nulla, ma certamente sono stati
numerosi. Tra questi vorrei segnalare il
caso di un fratello del Bianquis, Daniele.
Anch’egli aveva abbandonato San Giovanni per stabilirsi a Bra, come commesso in un esercizio commerciale. Aveva
pensato di mettere su famiglia, sposando
la figlia del suo datore di lavoro, ma la
cosa non aveva avuto seguito, perché
nessun pastore aveva accettato di celebrare quel matrimonio (vietato dalla legge) e non aveva voluto sposarsi cattolicamente. Morrà nel 1819 e sarà sepolto
cattolico, perché il trasporto della salma
a San Giovanni sarebbe costato troppo.
parte dai privati, in parte dal
pubblico (si è discusso molto
se sia meglio che il capitale
pubblico costituisca il 49% o
il 51 %), in parte dalla vendita
di prodotti e servizi. Resta da
risolvere se l’Agenzia si debba occupare di tutti i settori
proposti o solo di alcuni, con
un conseguente diverso dimensionamento e costo di
personale. Tutti hanno comunque ribadito che deve essere una società a fini di lucro: se no, sarebbe l’ennesimo
carrozzone adibito allo spreco
del denaro pubblico.
Un punto molto importante
e sentito dai partecipanti (dal
Centro culturale valdese alle
Pro Loco, alle associazioni di
volontariato) è il posto che tali realtà avranno nell’Agenzia: esse, da un lato non possono portare capitali ma d’altra parte il loro apporto di
servizi, di idee, di animazione
è decisivo per la cultura della
valle e per la promozione turistica. Il Gal dovrà perciò
trovare formule sufficientemente elastiche, all’interno di
regole chiare, per dar vita a
un’Agenzia che sia solida dal
punto di vista finanziario ma
aperta a tutti. Si tratta di superare pregiudizi reciproci tra
operatori privati ed enti pubblici, di valutare bene quale
sia la formula societaria più
appropriata, di stabilire come
verranno rimborsati i servizi
resi. Inoltre alcune iniziative
sono da prendere subito: un
notiziario per gli operatori turistici, la costruzione di una
rete informatica, l’attivazione
di un «grossista» di valle per
lo smercio dei prodotti agricoli, la predisposizione di
progetti per la vendita di prodotti alTestemo.
Dunque, molti problemi ancora da risolvere ma anche
molte prospettive condivise. Si tratterà anche di individuare una sede per l’Agenzia:
si pensa per questo alla Crumière di Villar Pellice, nel
quadro del progetto di recupero che verrà illustrato il
prossimo 7 dicembre.
. I
8
PAG,
II
E Eco Delle Yaui ^ldesi
’IMPEGNO PER LE MISSIONI — Grande successo per il
consueto «bazar» (nella foto) organizzato a Torre Pellice domenica 24 novembre a sostegno dell’attività della Cevaa,
cioè della Comunità evangelica di azione apostolica, impegnata quotidianamente in molti paesi del mondo. Numerose
persone sono impegnate in valle a sostegno di questa attività.
SAN SECONDO NON SBLOCCA LA VARIANTE — Vivace discussione venerdì 22 novembre nel Consiglio comunale di San Secondo in merito alla proposta di variante
della statale 23 del Sestriere sul territorio comunale di San
Secondo. Da tempo si stanno confrontando diverse amministrazioni; il nuovo tracciato proposto, nella zona di Miradolo sfiorerebbe alcune abitazioni: di lì la protesta dei
proprietari delle case e dell’amministrazione comunale.
Così alla conferenza dei servizi istituita per affrontare la
questione della variante di Porte c’è stata una «fumata nera» a causa del blocco del paese confinante. La Provincia
si è dimostrata poco disponibile verso le richieste avanzate
dal sindaco di San Secondo e le ipotesi di mascheramento
dell’impatto ambientale non hanno convinto i consiglieri,
che hanno deciso di rinviare ogni decisione in merito.
FINE SETTIMANA DI LOTTA ALL’AIDS — In occasione della giornata mondiale contro l’Aids del 1“ dicembre,
nel prossimo fine settimana si svolgeranno nel Pinerolese
alcune iniziative di impegno e solidarietà. Sabato 30 novembre vi saranno dei gruppi di volontari in alcune vie di
Pinerolo; a Perosa Argentina, sabato e domenica, nella sala mostre di Villa Gutermann, sarà allestita una mostra fotografica «Non morire di ignoranza»; domenica 1° dicembre, alla sala Albarin di Lusema San Giovanni, dalle 18 alle 24, interventi di gruppi e associazioni che operano nelle
problematiche legate all’Aids; concerti di Maurizio Volpe,
Blueberry, Mai dire mai.
VENERDÌ 29 NOVEMBRE 1996
FESTIVAL GOSPEL — Ritorna fra poche settimane l’appuntamento con il Festival Gospel; si inizia venerdì 6 dicembre, alle 21,30, nel tempio valdese di Pinerolo: organizzano Radio Beckwith e l’associazione Le Balladin.
Mary, Rossilind e Trudy sono le «sorelle Luca’s» che, con
il canto della musica Gospel, continuano una tradizione familiare che esisteva già al tempo dei loro bisnonni. Sono
cresciute nella città di North Charleston nella Carolina del
Sud, dove sono membri della Charity Baptist Church. Le
«Luca’s Sisters» hanno fatto numerose tournée, ma questa
è la prima fuori dall’America. La loro musica si sviluppa
come continuità dei grandi temi classici del Gospel ma il
loro carisma personale e il modo con cui evocano gioiose
atmosfere spirituali consentono loro di toccare il cuore al
pubblico e le rendono protagoniste di affascinante freschezza. È possibile acquistare i biglietti presso Sibille hifi
di Torre Pellice, Bonetto dischi di Pinerolo, Foto ottica
Ganglio di Perosa Argentina; ingresso lire 15.000
CONTRIBUTI PER L’ACQUISTO DI AUTOBUS — Oltre
13 miliardi e mezzo sono stati destinati dalla Regione, con
fondi ministeriali, alle società piemontesi concessionarie di
autolinee. Il denaro dovrà essere investito per sostituire autobus aventi oltre 15 anni di servizio; fra le ditte beneficiarie dei contributi anche le pinerolesi Sapav e Cavourese.
CORSO DI DANZE PROVENZALI — L’associazione Kalendamaia organizza per domenica T dicembre un corso di
danze della Provenza: mazurk, scottisch, rondeu, burreo, la
volta, farandulo. L’insegnante è Brigitte Perrimond. Il corso
è rivolto a quanti già sono iniziati alla danza e si svolgerà
presso il Ciao di Torre Pellice, dalle 10 alle 18; per informazioni telefonare ai numeri 901397-901760.
RIDURRE LE UTENZE PER GLI ANZIANI CON REDDITO MINIMO — Il consigliere regionale Pier Luigi Rubano, del gruppo Pensionati per l’Europa, ha presentato una
proposta di legge per ridurre i costi delle utenze domestiche
agli anziani ultrasessantenni con reddito minimo. «Per gas e
luce - dice Rubatto - è necessaria l’abolizione delle addizionali regionali in modo da limitare i costi dei servizi. Per
il telefono, estremamente utile per casi di emergenza, si
propone che la Regione intervenga per il 25% del canone».
A GENNAIO LA NUOVA AREA RIFIUTI — Sarà operativa dall’inizio di gennaio la nuova area di conferimento dei
rifiuti ingombranti e della raccolta differenziata realizzata a
Torre Pellice dall’Acea. L’area, a disposizione dei cittadini
di Bobbio, Villar, Angrogna e Torre Pellice, sarà aperta tre
ore al giorno dal lunedì al sabato.
Arvieux (Queyras): un costruttivo incontro fra amministratori italiani e transalpini
Dalla Francia un sì decìso alla cremagliera
PIERVALDO ROSTAN
■progetto di valorizzaci^ zione turistica Quey
ras-val Pellice, di unione turistica in una logica di sviluppo durevole; ipotesi di realizzazione di un treno elettrico a
cremagliera». Su questo argomento si sono riuniti lo
scorso sabato ad Arvieux
rappresentanti del Dipartimento delle Hautes Alpes,
sindaci del Queyras, sindaci e
amministratori della Comunità montana vai Pellice, i
consiglieri regionale Bellion
e provinciale Colomba, il senatore Passone.
Il consigliere dipartimentale, Eyméoud, il deputato delle Hautes Alpes, Ollier, il
presidente del Parco regionale del Queyras e sindaco di
Briançon, Bairoux, hanno ripreso la tematica dello sviluppo compatibile dei due
versanti sulla base della proposta di trenino a cremagliera già avanzata nei mesi scorsi; un consenso di massima
in vai Pellice è già stato riscontrato, ha ricordato Bellion, da parte di tutte le amministrazioni comunali. «Vogliamo privilegiare il trasporto collettivo - ha detto in
apertura Pierre Eyméoud - e
soprattutto valorizzare le caratteristiche del parco del
Queyras, rispettandone la
natura, la storia, la cultura e
la popolazione. Sappiamo
che anche in vai Pellice esiste una uguale sensibilità rispetto a questi argomenti».
«Siamo qui - ha ricordato il
deputato Ollier - per valutare
se vi sono delle possibilità di
realizzare dei collegamenti
turistici fra le nostre aree; sa
ranno i tecnici a dirci se ciò
sarà possibile o se ci saranno
impatti sull’ambiente troppo
pesanti da sopportare».
Politicamente è stato raggiunto un certo consenso,
sancito da un «protocollo» siglato da tutti gli amministratori presenti; verrà creato un
comitato di promozione con
rappresentanti italiani e francesi capace di verificare in altri paesi il funzionamento di
impianti analoghi a quello
che si vorrebbe realizzare fra
vai Pellice e Queyras. «Se ci
saranno le condizioni ambientali ed economiche - ha
aggiunto Ollier - cominceremo a cercare nei nostri paesi
le risorse per realizzare il
progetto».
Soddisfazione è stata anche
espressa dal presidente del
Parco, Bairoux: «Finalmente
vedo un progetto che si inserisce in un programma: Interreg II prevede delle proposizioni comuni fra i due
versanti alpini sulla gestione
del territorio. Siamo favorevoli a quanto può far sviluppare il Queyras a una sola
condizione: che si tenga conto del ruolo del parco del
Queyras». Su queste basi si è
dipanata la discussione ed è
stato stilato il breve documento finale che chiede alle
autorità italiane e francesi di
attivarsi per l’inserimento del
progetto nel programma Interreg IL I due territori, la vai
Pellice, 19.000 ettari con
23.000 abitanti e il Queyras,
65.000 ettari per 2.200 abitanti potrebbero essere collegati con un trenino; per adesso è un’idea, condivisa però
più di altri passati progetti e
capace forse, di attivare anche in vai Pellice forme di turismo valide e rispettose del
territorio.
Primi nomi delle «squadre» dei due candidati ancora in lizza
Pinerolo verso il secondo turno
Domenica 1“ dicembre i cittadini di Pinerolo dovranno
scegliere il sindaco al ballottaggio fra il candidato del Polo per le Libertà, Mario Ardizzoia, e quello dell’Ulivo dimezzato, Alberto Barbero.
Non ci saranno apparentamenti ufficiali con liste diverse da quelle che hanno sostenuto i due candidati al primo
turno (Pds, Re e Lista Dini
per Barbero, Ccd-Cdu, Ude,
FI e An per Ardizzoia). Ci si
chiede soprattutto cosa faranno Trombotto e Rostagno. Il
primo, vicino al Ccd, ha sempre posto il veto su An, al
punto da costituire una lista
fuori dal Polo, ma nemmeno
ama Rifondazione: dunque?
Chi ha fatto bene i calcoli della possibile ripartizione dei re
ÌTA
Cittadino
delle Valli
Madame de Maintenon, nipotina di Agrippa d’Aubigné,
dopo aver provocato la revoca dell’Editto di Nantes, si
adoperò per salvare degli
Ugonotti, dichiarando che
non li voleva perseguitare ma
solo cacciare dalla Francia.
Un caro pastore mi parlò un
giorno con entusiasmo di certe comunità protestanti sudamericane bene integrate.
Chiesi cosa avrebbe potuto
fare un figlio dissidente. Andar via, mi fu risposto, e sarebbe stato aiutato. Ho ricordato questi due episodi leggendo l’articolo di Marco Rostan «Valli autonome?» di cui
apprezzo l’esposizione ma
non condivido la conclusione.
Qui ci troviamo di fronte ai
problemi dell’individuo davanti a Dio, del «date a Cesare» e del popolo-chiesa, un’
espressione che non mi è mai
piaciuta per la sua almeno
ambiguità. Ci sono stati il popolo d’Israele, l’Israele delle
Alpi, i patti, i covenant, i boeri... Io rivendico il diritto di
essere cittadino delle valli
valdesi, che questo è il loro
nome, e si vedano antiche
carte geografiche, senza appartenere alla Chiesa valdese.
Sono indigeno per tre quarti
di questo paese caratterizzato
dall’essere occitano, come dimostra un esame linguistico,
e francofono, come dimostra
la Bibbia di Olivetano, oltre
che di montagna e oggi di
frontiera. Rivendicherei questo diritto anche se fossi allogeno, e sostengo il diritto di
un siciliano ad appartenere
alla Chiesa valdese, e dirsi
valdese. Non discuto adesso
dell’etimologia di quest’ultima parola.
Anche una grande apertura
ha sempre caratterizzato gli
occitani alpini, al di qua e al
di là del confine, anche fuori
delle attuali valli valdesi, dove la presenza valdese fu forte fino alla transumanza con
la Liguria fermata dai benedettini. Questo ci fa contemporaneamente molto cittadini
del mondo. La Svizzera è
Svizzera non malgrado ma
proprio per le sue almeno
quattro componenti etniche e
due confessionali. Nella riorganizzazione dell’Europa e
del mondo bisogna tenere
conto di un’aspirazione che
non è nuova, se guardiamo al
1559-61, alla Rivoluzione
francese e alla tanto derisa
Serenissima Repubblica di
San Martino. Bobbio, che
non è in vai Germanasca,
chiese ripetutamente Leydet
come pastore, il Sinodo rifiutava quel «traditore», come si
comportò ingloriosamente
dopo la Restaurazione nel secoio scorso, dopo il 1815 e
dintorni. Autonomie e federazioni sono diverse e nei vari
casi, da costruire. Prima di finire la lettera segnalo per chi
non lo sapesse che quindicimila ladini, nella Repubblica
italiana, hanno una loro Sovraintendenza agli studi.
Piaccia o no ai Provveditorati
di Torino e Cuneo.
Debbo molto alle mie origini valdesi e alla Chiesa valdese. È proprio da questa origine che vengono le mie prese
di posizione, in coerenza con
loro, forse un passo avanti.
sti sottolinea che la lista di
Trombotto in caso di vittoria
di Ardizzoia avrebbe due seggi, con Barbero tre; anche
questo potrebbe essere un segnale di non schieramento.
Mentre Rostagno sta a guardare il Ppi provinciale e regionale e la Usta Progetto Pinerolo si schierano con Barbero;
Giorgio Merlo, deputato ulivista in quota Ppi, insieme a
Passone, ha firmato un appello al voto per Barbero.
Intanto si conoscono i primi
nomi delle possibili «squadre»: Ardizzoia annuncia fra i
suoi collaboratori Placido
Mangano, direttore Cariplo
del Piemonte Sud, Ezio Gentilcore, amministratore della
Gor, il prof. Giancarlo Ferraris, l’ex direttore dell’Acea
Massimo Vergnano. Barbero
può contare su una decina di
nomi di collaboratori fra cui
verranno scelti gli assessori:
Albino Bau, commerciante
(consigliere Re), Giuseppino
Berti, funzionario Inps (cons.
Dini), Giulio Blanc, architetto
(cons. Pds), Antonio Bruno,
insegnante, Giovanna Depetris, amministratrice Mustad,
Angelo Di Staso, generale a
riposo (cons. Dini), Flavio
Fantone, architetto in ente locale, Giancarlo Magnarini, insegnante, Fioravanti Mongiello, architetto, Girolamo Sola,
ex presidente Comunità montana vai Chisone, Augusto
Serra, già dirigente Crt, Magda Zanoni, direttrice Arpa
(agenzia di ricerca sulla pubblica amministrazione).
Al Parco Martinat di San Pietro Val Lemina
Gustavo Malan
Torre Pellice, La Tour
Un alloggio per tigri
tigrotti e leopardi
FEDERICA TOURN
Si è risolta felicemente la
delicata questione che recentemente a Pinerolo aveva
messo in forse: la sorte di 5
tigri e 6 leopardi sfrattati, insieme con la persona che se
ne occupava, dal giardino in
cui vivevano. Rischiavano di
finire all’asta e di essere, con
ogni probabilità, abbattuti.
Sergio Martinat, proprietario
del Parco Martinat di San
Pietro in vai Lemina, si era
offerto di prendere con sé gli
animali, ma una serie di impedimenti burocratici (la verifica di agibilità delle strutture, il permesso di trasporto,
ecc.) rendeva il trasferimento
di fatto impossibile prima del
22 novembre, termine ultimo
previsto dal pretore per la sistemazione dei felini.
Grazie però all’intervento
di «Geo & Geo», la trasmissione pomeridiana di Rai 3, il
famigerato permesso è riuscito a superare gli ostacoli burocratici ed è arrivato alle ore
6 del 21 novembre, permettendo a tigri e leopardi, un
po’ disorientati ma salvi, di
trovare un nuovo alloggio nel
parco del dottor Martinat.
«Sono i primi animali di questo genere che ospitiamo commenta Sergio Martinat in ogni modo non saranno gli
ultimi, perché se non ho visto
male nasceranno presto dei
tigrotti».
Leopardi, tigri e tigrotti saranno dunque visitabili da
tutti, e questa sarà forse una
occasione per fare due passi
nel Parco ornitologico Martinat. Inaugurato il 6 aprile del
’95, da allora ha accolto circa
60.000 persone, offrendo alla
vista del pubblico la sua collezione di uccejli selvatici,
tropicali e non, ospitati dentro
due immense voliere (una di
13.000 metri quadrati, la piu
grande del mondo). Così è
probabile che lungo i sentien
del parco sia proprio un variopinto fagiano, per niente
spaventato, a farvi da guida, e
che centinaia di pappagalli vi
facciano il verso quando vi
avvicinate per ammirarli.
Ma non ci sono solo, per aitare alcune specie, pellican*’
gru, fenicotteri, otarde, cicogne, ibis e un solitario tucano
dall’enorme becco giallO'
dentro grandi recinti vivono,
comunque un po’ sacrifica ¡>
caprioli, cervi, emù e canguri,
oltre agli struzzi e a un laro
bianco. Non mancano peni
meno le scimmie, duH’arro W
ste e sonnolenta nelle gabbi ^
i procioni non si sono
neanche le due tartarughe e
le Seichelles, che devono essere bellissime (oltre che a
zianotte: il maschio è i\^ '
torno al 1860) ma che dorine
no tutto il giorno e, a
pare, escono solo di nia
presto. 11 Parco ornitologi
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NOTIZIARIO DELLA FEDERAZIONE GIOVANILE EVANGELICA ITALIANA
L’ALTRA FACCIA DELLO SPECCHIO
Si svegliò in una mattina primaverile, fessure delie persiane lasciavano penetrare timidamente i raggi solari che annunciavano l’inizio della sua giornata e lambivano le sue labbra ancora tumide dai sogni. Si era addormentato la sera precedente in una nudità monotona. Il suo corpo infatti era ormai un involucro compatto delle cui fattezze era incurante
fin dal giorno in cui esso, simbolo incontrastabile della sua virilità, lo aveva stupito con le
prime mutazioni puberali e metamorfosi adolescenziali. Forse il termine incurante non è
proprio adatto per descrivere la sicurezza
che nutriva verso la sua fisicità, tempio della
perfezione, simulacro della giovinezza eterna,
arciere della sua propulsività sociale e sessuale. Confidenza, ecco forse la parola più
adeguata per dipingere il rapporto con il suo
corpo che non era tanto una autoconferma
della sua bellezza oppure di una autostima
personale, quanto una rinnovata fede in ciò
che rappresentava un’arma di affermazione
che lo accompagnava nella vita di tutti i giorni:
il suo corpo maschile, la sua mascolinità inespugnabile, il suo senso forte di appartenenza al corpo maschile. Egli riconosceva nel
suo corpo sessuato il significato assoluto della sua esistenza. Esso lo precedeva e lo seguiva; lo scortava e lo proteggeva. Era il santuario delle sue convinzioni, interprete delle
sue manifestazioni quotidiane pubbliche che
aderivano completamente al ruolo al quale
era stato preposto: l’uomo indiscusso, quello
che, come la pubblicità (era il programma televisivo da lui preferito) tutti i giorni gli confermava, non deve chiedere mai. L’uomo che
sta al di fuori della finestra, che Virginia Woolf
magistralmente descrive come il luogo di confine tra il focolare domestico - regno femminile - ed il mondo esterno politico - impero maschile.
Anche quella mattina si era alzato di gran
lena ed aveva sbrigato il suo rituale di inizio
giornata con meticolosità quasi ossessiva; come se la scansione preordinata delle sue attività fungesse da placebo per le ansie che a
volte lo assalivano (ma questo non lo avrebbe
mai dato a vedere), quelle legate alla paura di
non svolgere il suo ruolo sociale come pretendeva da se stesso. Ritualizzazione, questa,
che precorreva ogni giorno l’ostentazione che
avrebbe dimostrato per rendere visibile agli
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occhi del mondo che lui era un uomo, rigorosamente eterosessuale, con una forza mentale che gli altri uomini dovevano invidiare e le
donne ammirare.
La sua mente - che colpiva per la sua irriducibile meccanicità di pensiero - sembrava
essere sorella gemella del corpo nella sua
funzione regolatrice di gesti e parole che lo
dovevano accompagnare durante la sua giornata e che lo avrebbero condizionato nei suoi
movimenti e modo di entrare in relazione con
gli altri.
Quella mattina, però, quando uscì di casa,
immerso nei suoi pensieri di automa sociale,
qualcosa di strano gli accadde. Come tutti i
giorni si recava al lavoro attraversando il parco cittadino. Quando si avvicinò al laghetto,
dove i cigni bianchi e neri davano l’impressione di essere in un boudoir intenti al trucco prima di una serata di gala, casualmente si
specchiò nell’acqua e vide il suo viso riverberato deformarsi insistentemente ad ogni movimento dell’acqua provocato dal rincorrersi
spensierato dei volatili che popolavano la superficie di quello specchio.
Questo episodio lo colpì a tal punto che
per la prima volta riconobbe come tali le sensazioni di turbamento che avevano considerato precedentemente passeggere e dovute alla
stanchezza dal lavoro. Come un’illuminazione
sulla via di Damasco, si rese conto che sicu
rezze che aveva raggiunto nel corso della sua
vita erano tanto artificiali quanto l’immaginario
collettivo che le aveva coniate e perpetuate
nel tempo.
Qualcosa doveva essere cambiato nella
sua esistenza. Lo raggiunse un senso di limitatezza, come se ciò che prima lo faceva sentire come padrone assoluto delle situazioni e
regista dei suoi rapporti, si trasformasse lentamente in un’inquietudine sommessa ed a
tratti lacerante. Quel volto in continua trasformazione, reso ancor più caleidoscopico
dall’infrangersi dei raggi solari, era la sua immagine riflessa andare in frantumi, la sicurezza mascolina sgretolarsi in un’acqua rivelatrice. No! Non poteva continuare a cavalcare
l’inganno di se stesso e con gli altri; non poteva non cominciare un percorso di analisi
profonda del suo essere uomo in relazione
con la sua vita, con il mondo che lo circondava, con gli altri uomini e ovviamente con le
donne che, ora le riconosceva, tanto avevano
da insegnargli.
Lo investì un urgente bisogno di capire i
motivi che lo avevano reso così cieco di fronte alla realtà che ora gli si offriva come diversificata e sempre cangiante e che non vedeva
più come blocco monolitico soggetto esclusivamente alle sue mani di scultore.
Doveva poter capire perché aveva assimilato come verità assoluta il fatto che lui uomo
n° 7/8
novembre
1996
era detentore delle redini del mondo, perché
gli era stato insegnato a trattenere le lacrime
e le emozioni (la debolezza non faceva parte
del mondo maschile); perché le sue relazioni
con gli altri uomini fossero basate quasi
esclusivamente sulla competitività e quelle
con le donne caratterizzate da assidui tentativi di farsi adulare.
Ad un tratto cominciò a correre, assalito da
una furia repentina. Era la rabbia che provava
per aver capito così tardi, per aver finto per
così tanto tempo, per aver sacrificato se stesso e i suoi rapporti alla vacuità dell’apparenza, della convenzione, deH’omologazione.
Quella corsa era un tentativo disperato di liberarsi di tutti i condizionamenti che avevano
plasmato la sua non-identità.
Poi improvvisamente, si arrestò. Il sole, alto nel cielo, brillava nella sua saggezza millenaria. Lui, immobile, con il volto affondato nelle sue mani si lasciò toccare dolcemente dai
raggi del sole. Lentamente volse lo sguardo
verso l’orizzonte che si andava popolando di
volti conosciuti e sconosciuti. Doveva assolutamente vederli da vicino, con i suoi nuovi occhi.
Luciano Kovacs (Torre Pellice)
LE TENTAZIONI DEL DIAVOLO
(LC 4, 1-13)
Gesù pieno di Spirito Santo ritornò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto
per quaranta giorni, dov’era tentato dal Diavolo. Durante quei giorni non mangiò nulla, e
quando furono trascorsi, ebbe fame.
Il Diavolo gli disse: Se tu sei il figlio di Dio, di
a questa pietra che diventi pane.
Gesù gli rispose: «Sta scritto: Non di pane
soltanto vivrà l’uomo».
Il Diavolo lo condusse In alto, gli mostrò in un
attimo tutti i regni del mondo e gli disse:
«Ti darò tutta questa potenza e la gloria di
questi regni; perchè essa mi è stata data, e io
la do a chi voglio, se dunque tu ti prostri ad
adorarmi, sarà tutta tua».
Gesù gli rispose: «Sta scritto: Adora il tuo Signore, il tuo Dio, e lui solo rendi il tuo culto».
Allora lo portò a Gerusalemme e lo pose sul
pinnacolo del tempio e gli disse:
«Se Tu sei il figlio di Dio, gettati giù di qui;
perchè sta scritto: Egli ordinerà ai suoi angeli
che ti proteggano; ed essi ti porteranno sulle
mani, perchè tu non inciampi con il piede in
una pietra».
Gesù gli risposè: «E’ stato detto: Non tentare
il Signore il tuo Dio».
Allora il Diavolo dopo avere finito ogni tentazione, si allontanò da lui fino a un momento
determinato.
Gesù: «Non te ne andare subito Diavolo! »
Diavolo: «Ho finito non nulla da dirti, ho finito
le mie tentazioni. »
Gesù: «E adesso che farai? »
Diavolo: «Andrò in giro, farò cose... »
Gesù: «Perchè non rimani un po’ con me? io
sono solo all’inizio. Questi uomini e queste
donne sono gente simpatica, ma io sono ancora timido, imbarazzato...
Diavolo ce ne potremmo andare a fare un po’
di discepoli, vedrai sarà bello; In sandali in giro per le strade, liberi di predicare il regno del
cieli.
Vedi lì, Gerusalemme? Parleremmo alla sua
gente, al poveri, ai disperati, daremmo loro la
speranza del regno, avremmo molti amici. »
Diavolo; «Non ti capisco che gusto c’è ad andare scalzi, senza un soldo In tasca, a predicare il regno dei cieli? »
Gesù; «Molto gusto, cugino mio! Il gusto di
avere di fronte delle persone che ti ascoltano.
Lì vedo già con gli occhi che gli brillano per
l’emozione, che pendono dalle nostre labbra.
Le nostre parole saranno per loro oro colato.
Diavolo non hanno nulla, la loro esistenza è
al termine, saremo noi due il pane della loro
vita che gli è stato tolto. Sopporteranno la fame per seguirci, abbandoneranno ogni cosa,
padre, madre, figlie e figli per noi. Vivranno
per noi, capisci soltanto per noi! »
Diavolo; «No caro Gesù, proprio non ti capisco. non hai voluto trasformare le pietre in pane e adesso vuoi essere tu il pane di queste
persone. Il tuo potere è ancora più pervasivo
e penetrante di quello di Cesare, perchè il tuo
potere è il potere della coscienza, della coscienza che tu hai ubriacato di speranza. Tu
vuoi avere in mano i sogni di quelle persone.
E’ un potere tremendo quello che tu desideri.
Ed è per di più il potere ipocrita di chi fa finta
di non averlo. No Gesù non ti seguo su questa strada, il mio potere è un potere esplicito,
chiaro è un potere che si tocca, non il potere
evanescente sui sogni delle persone. Pane al
pane, vino al vino. »
Gesù: «Diavolo hai ragione! Tu vedi le cose
con chiarezza. Aiutami Diavolo, quando non
parlo per Spirito mi confondo... tu hai esperienza e mio padre parìa più con te che me.
Qual è il mio potere? »
Diavolo: «Il tuo potere, Gesù, è il potere di rinunciare al potere, il tuo potere non è il potere subdolo della persuasione. Il tuo potere ti
sarà difronte come il sole di giorno e la luna di
notte.
Tu potrai parlare con parole potenti, potrai
compiere opere straordinarie, miracoli inediti.
E’ vero tu avrai il potere dei sogni, ma il sogno della tua vita non è in tuo potere.
Tu avrai il potere di parlare, non solo agli ultimi, ma anche ai penultimi e a quelli che ultimi
non lo sono affatto, ma i loro occhi non ti
riempiranno dell’ ebbrezza della potenza, ma
della tristezza di chi sa che quegli occhi li vedrà per poco.
Tu potrai parlare con I molti, ma le loro parole
saranno lance acuminate perchè un giorno
confermeranno il tuo potere e il giorno successivo lo negheranno.
Tu toccherai, abbraccerai, carezzerai e ogni
volta sarà struggente perchè potrai lenire ferite, sollevare chi è zoppo, ridare la vista a chi
è cieco, ma non potrai scostare da te la puzza marcia della morte.
(continua in ultima pagina)
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RICONCILIAZIONE
Nella giornata di domenica 17 novembre si
è svolto un convegno del Coordinamento Giovani della Lombardia sul tema “Riconciliazione: dono di Dio e sorgente di vita nuova”.
Luogo deil’incontro il quarto piano di un anonimo ma storico palazzo, a Cinisello, centro
culturale J. Lombardini; è stato bello riempire i
suoi iocali in tanti/e (circa 30 persone), come
segno d’affetto e partecipazione al tentativo di
rilancio del progetto Lombardini.il Coordinamento cerca di raccogliere ia diaspora giovanile evangelica BMVsul territorio regionale:
Bergamo, Intra, Pavia, Saranno, Milano, una
rappresentante della Giunta FGEI-Piemonte,
un giovane e simpatico tedesco, queste le
provenienze dei/delle partecipanti.
Riconciliazione: cosa significa per noi, cosa ci dice questa parola? Divisi in tre gruppi
abbiamo fatto un brainstorming sul tema, e
poi abbiamo puntato la nostra attenzione e le
nostre curiosità su tre storie prese dalla Bibbia, tre situazioni di conflittualità tra loro diverse e con differenti modi di affrontarle, risolverle o superarle: Caino ed Abele, Giacobbe ed
Esaù, la parabola del figlioi prodigo. Utiiizzando delle animazioni, abbiamo analizzato le
tre storie, cercato i protagonisti dei conflitti, discusso della bontà di alcune riconciliazioni,
immaginato dei finali diversi, collegato queste
letture ai nostri modi quotidiani di vivere e gestire i conflitti. Dal dibattito nei gruppi e dalla
successiva plenaria sono emersi molti spunti
e parecchi interrogativi: una delle riflessioni
più ricorrenti è stata quella della necessità di
identificare un “nemico”, un preciso interlocutore con cui entrare in relazione, in conflitto, e
poi, eventualmente, riconciliarsi. Anche dal
brainstorming iniziale emergono immagini di
riconciliazione come riscoperta, stretta di mano, serenità dopo la rabbia di un litigio, ricerca
di cose comuni, tentativo di ricomporre un
conflitto (non sempre è possibiiel). E il nostro
nemico non è altro da noi, spesso ci è simile;
gli episodi citati vedono tutti coppie di fratelli
in conflitto tra loro e con terzi, ma anche Giacobbe ha bisogno di lottare con Dio per poi
chiedergli di essere benedetto. Riconciliazione come evoluzione (non necessariamente
conclusione) di una dinamica relazionale che
presuppone a monte un rapporto, un incontro,
bello o brutto che sia, umanamente contraddittorio come sono tutte le nostre storie. Abbiamo concluso il convegno con un appello a
guardare negli occhi i nostri nemici, a saper
riconoscere ed affrontare i nostri conflitti, nella
consapevolezza che solo l’amore e il perdono
spezzano la spirale delle piccole e grandi
conflittualità. Il fotogramma finale sono trenta
persone che si tengono per mano in un bel
momento di preghiere spontanee, ma mi piace riportare un anonimo bigliettino di inizio
giornata che ha il dono della sintesi e va dritto
al cuore del problema: RICONCILIAZIONE,
-di Dio con l’uomo nella venuta di Cristo ■
-di Dio con l’uomo nella singola chiamata
attraverso lo Spirito Santo
-dell’uomo con Dio nell’udire la chiamata e
nel seguire la buona novella
-dell’uomo con Dio nel riconoscersi fratelli
di uno stesso Padre.
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PRONTI, ATTENTI... VIA!!!
Nicola Rochat (gruppo EGEI Milano)
Le valdesiane
Valdesiano, o valdesiana, non è un altro
nome per chiamare i valdesi, bensì il nome
sei seguaci di Juan de Valdes, un nobile spagnolo che nel XVI secolo, a Napoli, diffondeva idee “eretiche” molto simili a quelle di Lutero e degli altri riformatori. Questa è stata la
prima scoperta che abbiamo fatto al convegno di Cassiopea del 16 e 17 novembre 96
(Roma) durante il quale abbiamo proseguito il
lavoro di ricerca storica sulle nostre antenate
nella fede iniziato l’anno scorso.
Grazie a! lavoro del gruppo romano, che ci
ha fatto un quadro storico dell’Italia del XVI
sec. e della diffusione della Riforma, con particolare riferimento alla situazione napoletana,
siamo state in grado di andare a leggere alcuni atti e deposizioni dei processi che si svolsero a Napoli in seguito alla reintroduzione
dell’Inquisizione nel 1542.
Due processi per eresia vennero infatti celebrati, aio anni di distanza, contro un gruppo di un centinaio di “valdesiani”, tra cui molte
donne, e si conclusero con numerose condanne, alcune a morte sul rogo, molte altre alla “reclusione” in conventi e monasteri.
Ci siamo subito appassionate alla lettura
dei testi e alle vicende delle valdesiane, ora
identificandoci con queste donne cosi poco
martiri e pronte all’abiura, ora colpite dai metodi subdoli e moderni di coloro che conducevano gli interrogatori, abili nel far apparire
sciocche e condizionabili le imputate, tutt’altro
che delle eroine.
Ci siamo così accorte che la nostra genea
logia femminile protestante è fatta, oltre che
di donne eccellenti, regine e nobildonne, anche di tante altre, contadine e cittadine come
queste valdesiane di Napoli, le cui vite, pur
poco illustri o forse proprio per questo, ci mettono però in discussione, e interrogano le nostre vite, ia nostra fede e le nostre scelte.
Il prossimo appuntamento di Cassiopea è
fissato per il 19/20 aprile 97 a Torino.
Bettina König (Pinerolo)
Quest’anno le attività della FGEI valli sono
iniziate nel bellissimo e assolatissimo parco di
Villa Qlanda. La possibilità di stare all’aperto
e di respirare aria fresca ha ovviamente contribuito a far sì che tutti/e i/le partecipanti intervenissero nei diversi dibattiti con notevole
zelo e fantasia, soprattutto durante il “fgioco”
che si è svolto nel pomeriggio. Divisi in due
gruppi abbiamo dovuto organizzare IN-TERA-MEN-TE un ipotetico convegno (con tanto
di volantino di presentazione, menù e lista
della spesa); la conclusione è stata un bel
GRAZIE da parte della giunta: due campi sono stati organizzati (o quasi) per quest’anno...
ma soprattutto i giuntaroli uscenti hanno potuto sfogare (per l’ultima volta) la loro smania di
potere facendo un vero e proprio esame di
ammissione ai neoeletti. Come a ogni convegno che si rispetti non sono mancate le discussioni sui temi scottanti: coinvolgimento di
altri giovani, identità della FGEI...Le risposte?
Tante. C’è chi sostiene la “linea dura”, e cioè:
coinvolgere va bene, ma attenzione a non
mascherarsi per “piacere”. C’è invece chi propone convegni più soft, in pratica giochi meno
“sofisticati” e discussioni meno impegnative.
Ma il vero problema, soprattutto per il gruppo
delle Valli, continua ad essere proprio quello
dell’identità ora che, ben due componenti della giunta neoeletta, non provengono da una
realtà protestante e che, ai convegni, aumenta ogni anno ia presenza di “profani”. Sicuramente sarà dunque un anno di intenso lavoro,
ricco di spunti di riflessione e di importanti novità.
Laura Vadano (Pinerolo)
Calendario degli
incontri
FGEI-VALLI
I membri delia Giunta Egei Valli, pochi giorni dopo la loro elezione, avvenuta durante il convegno a Villa Olanda, si
sono incontrati per partorire il programma delle attività, per il prossimo .inno
ecclesiastico. Gli spunti sono molti e.
soprattutto, diversificati. Per questo motivo ci auguriamo che l’affluenza a questi incontri sia numerosa e varia. In'jomma, per dirla in parole povere: GIOVANI, FGEINl/E E NON, LASCIATE TUTTO QUELLO CHE STATE FACENDO E
VENITE A PASSARE QUALCHE GIORNO CON NOI. Abbiamo voglia di incontrare gente nuova! Gli incontri che vi
proponiamo sono:
23-24 Novembre alia Rocciaglia:
Identità EGEI
8-9 Febbraio ß Pomaretta
Incontro politico (Italia si...italia no...)
19-20 Aprilo a Vmf Perosa:
Pre-Campo studi (ia testimonianza)
14-15 Giugno al Bagnòu:
La sessualità.
LA FGEI CHE VORREI
see
(PENSIERI, PROPOSTE, SOGNI, CRITICHE
CHE VI PIACE, PIACEVA O PIACERE
CIO’
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Allo scorso congresso Fgei, qualcuno pose
in assemblea un interrogativo: ovvero se la
Fgei debba essere un “soggetto politico o aggregazionale”. A parte i’aspetto sibillino di taie
quesito, chiunque ne capisca un minimo vede
che il suo senso fa comunque a pugni con
ogni legge della logica, in quanto qualunque
soggetto capace di compiere l’atto aggregante di persone o parti per sua natura e destino
è anche politico, (qualsiasi dizionario definisce l’aggettivo “politico” come quanto concerne la vita pubbiica di un qualsiasi ambito),
poiché successivamente al fatto aggregante
dovrà saper determinare e organizzare gli effetti.
Tale dubbio non può che rappresentare il
simbolo di uno smarrimento, di un conseguente bisogno di chiarezza, il sintomo di un
malessere che nel bel mezzo di quel congresso (in cui la Fgei avrebbe pretenziosamente
dovuto cambiare pelle) si è manifestato quasi
come un apparizione (senza voler offendere o
coinvolgere alcun principio dell’epifania mistica) a esporre, quasi pietosamente, il desiderio che la federazione ha di capire cosa essere e soprattutto come essere.
La Fgei per definizione sarebbe quindi un
soggetto di aggregazione, e come tale politico: tuttavia più sto vivendo la Fgei di oggi e
conoscendo quella di ieri non mi trovo d’accordo con tale definizione (e per fortuna non
sono l’unico).
Anzitutto ci chiediamo perché ia Fgei non
si manifesti anche come soggetto religioso,
dal momento che essa è nata non tanto come
movimento giovanile , ma come chiesa giovane, e che oggi, a parte una riflessione teologica relegata all’elitahetà di GE, la sua portata
In tale ambito non sempre riesce a discostarsi
dalla maniera. Ma a parte questo aspetto, che
meriterebbe un discorso più ampio, non vediamo una capacità e una forza reale di com
piere quell’atto aggregativo da una parte, e
quel metodo politico tale da saperne far fruttare gli effetti dall’altra.
La Fgei giunge da un passato egregio di
movimento politico-ideologico fortemente radicato in quelle che sono state le cause di
un’intera generazione, da un periodo in cui
l’attivismo e il fervore culturale delle nostre
chiese era tutta qualità; oggi, mutati i tempi e
le situazioni, la Fgei non ha ancora ben chiaro come collocarsi rispetto a un contesto
spesso imperscrutabile, o forse non ha il coraggio di prendere iniziative o di cercare elementi di novità. Siamo infatti indaffarati a pensare come piacere ai nostri nonni, nella
preoccupazione di apparire troppo esuberanti, e al contempo a non dispiacere a dei coetanei 0 giovanissimi sempre più esigenti, critici, talvolta esausti; Amleto dinanzi a un tale
dilemma si sarebbe facilmente impiccato, ma
c’è da augurarsi che la determinazione nel
prendere decisioni ci contraddistingua al prossimo congresso, quando nel fare autocritica
riusciremo a non zigzagare fantasiosi attorno
ai problemi ma ad entrarvi.
La Fgei non è soggetto aggregante, ma un
agglomerato, nelle ipotesi migliori un aggregato di un numero finito di persone con ruoli
ben precisi; a qualcuno forse questo potrebbe
bastare, dicendo che pochi ma buoni possiamo comunque tirare a campare, ma è il caso
di ricordare che la forma agglomerato si avvicina molto più a una sala cinematografica durante la proiezione, o a una fila di persone alla posta, e non a una federazione, che oltre a
una forma vuole darsi dei contenuti che non
siano il banale obiettivo di vedere un film o
spedire un telegramma; ricordiamoci di quella
“E” In Fgei, che sta’ per “evangelici”, che non
sempre, a nostro parere, sappiamo evidenziare per farne un elemento di unione e aggregazione, per farne l’unica forza reale che ci
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MANDATECI I VOSTRI CONTRIBUTI AL DIBATTITO SULLA FGEI
potrebbe a buon diritto far pronunciare qualsiasi messaggio o parola nelle nostre chiese.
L’RHCZ, a parte la sua genealogia e alcuni
aspetti tecnici, è davvero un bel progetto; ma
dinanzi alle ottimizzazioni che volendo si possono fare prima della sua attuazione, sarebbe
il caso di riflettere come la Fgei si pone dinanzi a nuove realtà giovanili: spesso in modo
contrattuale, persuasivo; fa specie che l’unico
movimento giovanile evangelico debba ridursi
a pensare strategismi per aggregare ragazze,
ragazzi, gruppi evangelici anch’essi. Se è ancora vero che il simile conosce il simile, o la
fgei è diversa o è il caso di capire perché singoli e gruppi stentino ad entrare, o piuttosto si
accampino ai confini della federazione senza
entrarvi; forse perché effettivamente esistono
dei confini ben marcati? o forse perché in
molte comunità non sappiamo far conoscere
0 riconoscere la nostra presenza; in molte
chiese si ha una memoria della Fgei aggiot'
nata a dieci anni fa, in altre si pensa che i gio;
vani, essendo tali, si occupino al massimo di
giocare ai birilli. Ci spetta il dovere/diritto di
farci conoscere, di inserirci nella vita delle nostre chiese e ritagliarci il nostro spazio.
E non basta dare la colpa a un consiglio
che sovente si vede costretto ad assolvere
l’intero metabolismo della federazione: care
fgeine, cari fgeini, federazione siamo noi; siamo noi ad autodeterminarci, siamo noi ad utilizzare gli strumenti che ci siamo scelti; abbiamo bisogno del consiglio e di altre strutture
così come la testa ha bisogno delle mani, non
riduciamo il consiglio a pensare a ogni cosa,
a rivolgersi alle solite persone perché sicun
che queste assolveranno i loro compiti, a^^
elogiarsi e a convincersi che tutto vada per
meglio.
Sono questi aspetti che sicuramente no
tutti condividono, ma che tuttavia dovrebber
essere affrontati poiché effettivamente esis
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che potremmo volere è un’altra. . ,
Paolo Montesanto (Torin
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Torino)
Dal consiglio allargato
con emozione......................
....sentimento, aspettative e valutazioni.
La nostra mattinata di lavoro è cominciata così, mettendo in tavola, a livello personale,
le nostre considerazioni sul congresso e le nostre aspettative sul consiglio allargato che
stava per cominciare.
Il nostro posizionarci su una scala relativa di valori, che partiva dal giudizio più negativo
per arrivare ad una visione completamente positiva, è stato influenzato dal fatto che fosse
0 meno la nostra prima esperienza.
Abbiamo notato che gli atteggiamenti più positivi ed entusiasti erano proprio di chi aveva partecipato per la prima volta, anche se qualcuno partito con grande entusiasmo è rimasto deluso rispetto alle proprie aspettative. Qualche aspetto negativo è stato poi anche
rilevato da tutti, quale ad esempio la velocità con cui si susseguivano i lavori, oppure l’eccessiva formalità nella stesura delle mozioni o ancora il metro di giudizio troppo stretto e
selettivo delle mozioni stesse.
Alla fine, comunque, il giudizio globale sul congresso è stato positivo.
Per quanto riguarda il consiglio allargato invece, forse per il minor numero di partecipanti e per i maggiori momenti di scambi interpersonali, tutti avevamo la sensazione di poter lavorare meglio potendo gestire diversamente sia le plenarie sia i lavori in gruppo, vivendo questi due giorni con più tranquillità, forse con meno entusiasmo, ma non per questo senza voglia di fare riuscendo anzi a prendere delle decisioni in modo sereno, senza
dover correre troppo.
Insomma : senza troppo entusiasmo, non per pessimismo ma per evitare “delusioni”, e
si può affermare che la simpatia e l’allegria sono sempre i due ingredienti principali che
movimentano e caratterizzano i nostri incontri.
La speranza è che queste considerazioni vi invoglino a partecipare numerosi ai prossimi incontri.
Carla Nocchio (Torre Pellice)
AVVERTENZA: PER UNO SPIACEVOLE
ERRORE DI BATTITURA DELLA STAMPANTE
LA PRESENTE VIGNETTA E" RISULTATA INESATTA.
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> Red Hot Chili Zone
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Da dove nasce l’idea?
Kv La fgei è un luogo, uno spazio, dove è possibile sperimentare delle relazioni con altri
e altre giovani, dove è possibile raccontare e condividere il proprio cammino di fede, dove
è possibile progettare percorsi di riflessione comuni. E questo è anche un po’ ciò cui la fgei
aspira. In questi ultimi anni si percepisce una voglia, un interesse sempre maggiore a portare questa esperienza nelle chiese, a raccontarla ai ragazzi e alle ragazze delle nostre comunità che non vivono un’esperienza di gruppo, nella speranza che sempre più giovani
possano trovare degli spazi di incontro, di riflessione, di lavoro.
> Nelle nostre chiese, ciclicamente ci si interroga sul perché spesso molti giovani delle
comunità, dopo il catechismo, spariscano dall’orizzonte, e ci si chiede come si debba fare
per aggregarli. Per fortuna questa non è la realtà di tutte le nostre comunità. E laddove si
realizza un incontro fra i gruppi giovanili e le comunità (i gruppi fgei rientrano in questa casistica), l’esperienza è arricchente per entrambe le parti.
Ma la questione resta aperta; come incontrare i giovani delle nostre chiese?
• Nell’ultimo Congresso fgei abbiamo parlato di “Giovani e chiese” e il Congresso ha
votato una mozione (potete rileggerla sul Notiziario numero 3/4 maggio ’96, pag. 3) in cui
si chiede di avviare una collaborazione fra chiese e fgei, per discutere e lavorare sulla difficoltà di comunicazione che talvolta si sperimenta. In particolare si chiede di avviare un progetto pilota.
• L’anno scorso ci fu un primo incontro fra il Consiglio e gli esecutivi delle chiese (Tavola, Opcemi, Ucebi) in cui si ipotizzò un monitoraggio dei giovani presenti nelle nostre comunità. Nel secondo incontro avuto quest’anno in Ottobre, caratterizzato da una grande disponibilità all’ascolto e da un desiderio reciproco di lavorare insieme, si è invece lanciata
l’idea, nata al congresso, di un progetto pilota comune da realizzare in un’area “calda”, ricca di potenzialità.
Da tutti questi elementi in una riunione di Consiglio, è uscita fuori un’idea per un progetto, poi approvato, rielaborato e perfezionato in sede di Consiglio allargato. Il progetto è
stato chiamato Red Hot Chili Zone (o rhcz).
Che Cos’è
“Red Hot Chili Zone” è il titolo per un progetto che ha il seguente obiettivo principale:
aggregare e coordinare giovani persone evangeliche laddove esse sono presenti, ma risultano disperse. In realtà, la novità non sta tanto nell’obiettivo quanto nei modi: si vorrebbe
Infatti concentrare gli sforzi in una zona delimitata, riconosciuta per essere “ad alta potenzialità”, e per una durata definita, mettendo insieme le energie di componenti diverse ma
ugualmente interessate alla riuscita del progetto (gruppi fgei e non, pastori e pastore, laici
e laiche, organismi ecclesiastici e quant’altro).
Il progetto rhcz richiede una buona dose d’ottimismo. Esso può partire se si ammette
che, dal punto di vista dell’aggregazione giovanile, vi sono luoghi in Italia ove sia possibile
crescere e non solo tentare di salvaguardare l’esistente. E’ chiaro che dal nulla non nasce
nulla: in particolare, l’rhcz funziona soltanto a condizione che funzioni la convergenza di risorse diversificate, soprattutto di giovani e chiese. In questo senso, l’rhcz è un’opportunità
per fare del conflitto intergenerazionale un’occasione di arricchimento.
Attenzione però: l’rhcz non si limita ad essere uno spazio di confronto, ma vuole essere
anche e soprattutto un percorso di riflessione, di formazione e di impegno. In quanto tale,
l’rhcz non può che imperniarsi su un tema che risulti essere significativo per dei/delle giovani evangelici/che di oggi.
E infine: l’rhcz non dura per l’eternità, ma si svolge secondo del tempi pre-definiti, con
delle scadenze e dei momenti di verifica. Si partirà dunque in zone ritenute fertili con dei
progetti pilota e, al loro termine, si verificherà se essi sono esportabili altrove e con quali
correttivi.
Inutile dire che all’rhcz si allacciano molte delle tematiche già affrontate nello scorso
dai consyiio
13 novembre 1996: un amico mi dice che forse faremo meglio ad azzerare la Fgei.
Non perché non faccia un buon lavoro, anzi, ma perché il nostro modo di lavorare provoca, o contribuisce a provocare, un meccanismo di delega da parte della maggioranza dei gruppi. Questo alla vigilia della preparazione dei prossimo Campo Studi (30.43.5) mi sembra una critica costruttiva tendente a coinvoigere tutti i gruppi ad occuparsi
del tema, “la testimonianza”, e seguire la staff con consigli e desideri. Anche se siamo
un po’ “organizzati” (allo scopo di poter essere visibili ed interlocutori riconoscibili) in
ogni nostra iniziativa guardiamo al COME procediamo: con chi ci piace lavorare, quali
sono i temi che ci coinvolgono e quali persone ne sono interessate, ecc. Ebbene credo
che questi progetti pilota (di cui si paria nell’articolo di Daniele Del Priore e Giorgio
Bonnet) rappresentino uno scenario in cui tutto questo si attua: la ricerca delle collaborazioni, non facciamo da soli/e; il tema di “giovani e società” scelto per i seminari di formazione; i nostri amici e le nostre amiche che oggi cercano lavoro, spazio, libertà sono
per noi interlocutori privilegiati. Nelle regioni anche si guarda a! come, a! con chi, al cosa. Al Consiglio allargato si è pariato della situazione regione per regione, per confrontarsi, valutare le attività svolte e scambiarsi esperienze. In molte regioni il lavoro del
gruppi va a gonfie vele: la Toscana, Campania, Sardegna, il Piemonte, la Lombardia
sono luoghi che hanno trovato il loro progetto; nell’Emilia e nel Lazio la realtà giovanile
non è aggregata; in Triveneto, Puglia e Lucania, nelle Valli, in Sicilia si stanno verificando dei ricambi generazionali, con tutti i rischi annessi; altri giovani sono poi sparsi
in luoghi più o meno coilegati.. Certo il commento iniziale era provocatorio, ma è vero
che, affinché questa federazione funzioni, c’è bisogno che ognuno/a di noi ci metta del
suo, con diverse motivazioni, con risate o frasi serie, con canti o rappresentazioni teatrali, con critiche e amori vari, in salute e in crisi, con un pezzo di responsabilità che a
ciascuno/a compete.
Come dolce finale ci rallegriamo per l’adesione del gruppo Catanzaro-DIpIgnano, 13
personel Speriamo che la Fgei riesca ad accogliere questo gruppo e a non farlo sentire isolato.
Silvia Rostagno (Roma).
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atti
Ladispoli 18 ottobre 1996
S. Severa 19-20 ottobre 1996
19. Si nomina Davide Rostan Corrispondente nazionale per II CEGE:
20. Si nominano Lello Volpe, Debora Spini, Paolo Griot e Daniele Del Priore membri
della redazione di G.E.
22. Si decide che le prossime riunione del Consiglio si terranno nelle date: 22-24 novembre ‘96 (Napoli); 18-19 gennaio ‘97 (Milano); 22-23 marzo ‘97; 17-18 maggio ‘97.
23. Si incarica Emanuele Sbaffi di partecipare all’inaugurazione dell’anno accademico 1996/97 del Centro di Formazione Diaconale di Firenze, che si terrà il 10 novembre
‘96.
26. Si fissa a L. 90.000 la quota di sottoscrizione cumuiativa GE/Confronti. Le altre
quote restano invariate.
27. Si incarica Luisa Nitti di organizzare un incontro con la Redazione del Notiziario.
29. Si decide di tenere il Seminario di Formazione Sud (febbraio ‘97) sul tema “Giovani e Società”.
30. Si decide di tenere il Seminarlo di Formazione Nord (novembre ‘97) sul tema
“Giovani e società”.
31. Si decide di tenere il Seminario Formazione Centro (autunno ‘97) sul tema llturgia/testlmonianza.
32. Si definiscono le quote di autofinanziamento dei gruppi per il 1997 (vedi verbale).
33. Si nomina la Staff del Campo Studi nelle persone di Luisa Nitti (coord.), Marta
D’Auria, Enzo Marziale, Samuele Montalbano, Eric Noffke, Daniela Rapisarda, Giovanna Ribet, Francesco Sciotto, Alessandro Spanu.
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congresso fgei: dall’animazione musicale alla discussione su giovani e chiese, dalla questione
dei gruppi non federati alla mozione su giovani e società, e probabilmente altro ancora.
Che cosa non è
Onde chiarire dubbi ed evitare malintesi, è bene precisare cosa non è l’rhcz.
L’rhcz non è il luogo esclusivo in cui si applicano le mozioni congressuali così come non è il
luogo unico e privilegiato delle attività della fgei nel corso del presente mandato. Tanto per dirne
una, l’rhcz non assorbirà né dovrà assorbire totalmente il lavoro del consiglio nazionale: pertanto,
le realtà fgei che (temporaneamente) non sono coinvolte dall’rhcz non devono temere di essere
lasciate ai margini dell’attività della federazione.
In generale, si può dire questo: se da un lato l’rhcz rappresenta un modo per concentrare gli
sforzi in un luogo, d’altra parte dovrebbe essere un punto di riferimento ed un motivo di stimolo
anche per altre realtà, un’esperienza che sicuramente richiede entusiasmo ma che può anche
suscitare nuovi entusiasmi.
Ma dove... ma come... ma quando...
Durante il Consiglio allargato (Consiglio più segreterie regionali) si è avuta una lunga, ricca e
fruttuosa discussione sulle rhcz al termine della quale si è giunti alla individuazione di due aree in
cui provare a lanciare questo progetto.
Per poter giungere ad una scelta consapevole, è stato Importante il soffermarsi su ciascuna
regione e analizzare nel dettaglio tutti quei requisiti che abbiamo ritenuto necessari per la realizzazione del progetto.
Si sono così individuate zone in cui esistono già progetti di aggregazione e coordinamento
(Torino e Milano), avviati autonomamente grazie all’iniziativa dei locali gruppi giovanili. In questi
casi si è ritenuto opportuno non sovrapporre qualcosa di nuovo al lavoro esistente che è ben avviato.
Per altre zone (Lazio, Valli, Sicilia, Triveneto, ...) è parsa necessaria una fase preliminare di
studio della situazione per una più chiara lettura della realtà esistente. Si tratta di aree che potranno in futuro diventare oggetto di una rhcz.
Infine si è giunti a individuare due zone in cui da subito può partire un progetto in collaborazione con le chiese : sono la regione Puglia e l’area della città di Napoli.
Sono due realtà molto diverse fra loro : l’una è relativa a un territorio molto ampio (una regione), l’altra ha carattere prevalentemente cittadino (anche se può coinvolgere la periferia) ; l’una
vede la presenza di numerosi gruppi giovanili che hanno però una difficoltà a coordinarsi fra loro,
l’altra solo un gruppo giovanile che si riunisce periodicamente e singole persone coinvolte nel lavoro delle rispettive chiese. In entrambe le aree si riscontra una significativa collaborazione fra le
chiese e i gruppi giovanili.
Il primo passo consisterà ora nel prendere contatto con le persone, le chiese, i gruppi interessati per capire innanzitutto se c’è una comune valutazione sull’opportunità di un progetto di questo tipo ; in seconda battuta bisognerà chiarire tempi e finalità del progetto e individuare le persone che formeranno i due gruppi locali ; infine non resterà che darsi un appuntamento per cominciare.
Giorgio Bonnet e Daniele Del Priore (Sesto S. Giovanni - MI)
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(continua dalla prima)
LE TENTAZIONI DEL DIAVOLO
Caro Gesù avrai potere, ma avrai potere per
gii altri non potere per te. caro Gesù ti lascio
su questo pinnacolo, non ti seguo, me ne vado. »
Gesù: «No Diavolo io non lo voglio questo
potere! Mettiamoci in proprio e apriamo uno
studio pubbiicitario. Mi basta poco, soio il potere di quaisiasi povero diavolo; potersi fare
una casa, una famigiia, ie vacanze...insomma
potersi fare una vita fatta di ‘giorno dopo giorno’. »
Diavolo: «Troppo facile Gesù, non mi tentare,
lo ti camminerò a fianco per tutti i tuoi giorni
con questa tentazione. Non farti tentare adesso. E' troppo sempiice, sei così giovane, così
inesperto. »
Gesù: «Diavoio, se potrò pariare del regno di
Dio e quasi farlo toccare con mano nel meraviglioso della guarigione, stemmi sempre a
fianco per ricordarmi io squaliido dei quotidiano, sbattimeio di fronte giorno e notte. Perchè
netta banalità di un tempo che scorre insensato potrò parlare delle possibilità che si aprono
nelt’attesa del regno di Dio ormai vicino. Precedimi, brucia ta terra dove passerai, così che
le cose nuove che annuncerò saranno ancora
più belle. »
Diavolo: «Non mi tentare Gesù. Queilo che
dici c’è già e non hai bisogno di me per rendere più grigio un mondo che di per sé può
essere assai grigio.
Gesù buona fortuna. E che ii teatro dette possibitità scatenate dai regno di Dio sia i’orizzonte che tu potrai aprire a chi orizzonti più
non ha. Che Dio ti benedica, addio. »
Sandro Spanu (Roma)
MEDITERRANEO, LUOGO DI RICONCILIAZIONE
Documento conclusivo del gruppo dei “Programma giovani”
Noi giovani cristiani e cristiane, di diverse confessioni (cattolica e protestante), riuniti/e
a Bari dal 30 settembre al 3 ottobre in occasione dell'assemblea ecumenica internazionale in preparazione al grande incontro dì Graz, ringraziamo il Signore per averci permesso
di confrontarci «»n la realtà detta presenza e della mancanza di riconciliazione in un Mediterraneo così pieno di contraddizioni e di riscoprire la gioia dello stare insieme ai fratelli e
alle sorelle in Cristo.
I progetti presentati nel corso del “Mercatino delle utopie” dalle varie associazioni giovanili hanno dimostrato che tutti e tutte noi cooperiamo, ciascuno nel proprio piccolo, per
la realizzazione di un unico scopo: la pace. E il Mediterraneo con le sue popolazioni, le
sue fedi, le sue guerre diviene il luogo in cui la riconciliazione deve essere il fine del nostro agire, e il punto di partenza per un più profondo ecumenismo.
II canto, con la preghiera e gli studi biblici, ha animato ogni nostro incontro e nella lode
al Signore abbiamo avvertito una profonda comunione. Ci siamo resi conto, però, che il
dialogo ecumenico qui in Italia, è ancora agli inizi: se, infatti, da un lato può esserci mancanza di conoscenza nei confronti del protestantesimo e deH’ortodossia, dall’altro esistono
pregiudizi verso il cattolicesimo che potrebbero essere superati. Motivo di discussione sono state le modalità delle relazioni ecumeniche. Ecumenismo non significa accogliere le
minoranze in una stretta che vorrebbe appiattire ogni differenza, ma è riconoscimento delle diversità ed arricchimento in esse. È necessaria una educazione alla riconciliazione attraverso la conoscenza reciproca e la testimonianza nelle nostre chiese: non si può trattare di una questione per soli “vertici", ma deve riguardare tutti gli uomini e tutte le donne
credenti. La partecipazione cosi esigua a questo incontro giovanile è la prova che la strada da percorrere è ancora lunga e che occorre l’impegno di tutti e tutte noi.
La riconciliazione si è manifestata a noi nella figura centrale di Gestì Cristo. «Lui, infatti, è la nostra pace; lui che dei due popoli ne ha fatto uno solo e ha afateSuto il muro della
separazione abolendo net suo corpo terreno la causa deH’inimicizia, ta leg^ fafta di comandamenti a forma di precetti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo, facendo
ta pace e per riconciliarli tutti e due con Dio in un còrpo unico mediante ta Sua croce, sulla
quale fece morire la loro inimicizia» (Efesini 2:14 -16)
Il nostro cammino comune di questi giorni ci ha portato a vedere la riconciliazione come un abbraccio, in cui non si vuole inglobare l’aftro o l’altra nel proprio essere, ma si afferma che la propria identità non ha senso a prescindere dal riconoscimento dell’alterità.
Come giovani, forse, abbiamo il vantaggio di non avere “il trauma delta memoria” dei
nostri padri e delle nostre madri e di conseguenza di poter piu facilmente instaurare un
dialogo alla pari, anche se siamo consapevoli deB’importanza di determinate scelte storiche e dì fede e sempre nel rispetto e nei riconoscimento delle differenze. Vorremmo ritornare nelle nostre comunità a Napoli, a Salerno, a Reggio Emilia, a Tonno, a Lecce, a Bari,
a Graz, a Vienna come strumenti di Dio e portare la nostra esperienza nelle realtà in cui
viviamo partendo da queste nel comune cammino di riconciliazione. Abbiamo, speranza;
pensiamo, con le parole del teologo Jorg Zink che «il futuro stia in mani diverse da quelle
dell’essere umano, incapaci di prevederlo, eppure così pericolosamente sicuro di sé».
Crediamo che «nel mondo operi una saggezza ben diversa da quella dell’essere umano».
Per questo, partendo da Gesù Cristo, fonte della vita, ci uniamo nella preghiera, affinché
la riconciliazione in Dio possa portare alla riconciliazione dei popoli.
VeW—
AGAPE campo invernale AGAPE campo formazione
26.12.96-1.1.97 (dai 14 anni in su) 1-5 gennaio 97
L’arte del governo Giocare, giocarsi
informazioni e iscrizioni: 0121-807514 informazioni e iscrizioni: 0121-807514
Santa Severa - campo invernale Bethei
28.12.96-2.1.97 27 dicembre 96-2 gennaio 97
Predicatori e diaconi campo giovani internazionale
Ministri o Servi? i giovani si interrogano Non me ne può fregar di meno...
sulla natura e sulle prospettive delle prò- prie vocazioni. 1 giovani e la società fra omologazione e rifiuto.
informazioni e iscrizioni: 0766-570055 Informazioni: tel/fax 0961-728045.
CAMPI INUERNfìLt
UNA GIOVANE MONITRICE
RACCONTA...
Per molti di voi, che come me sono nati e
cresciuti in una famigiia evangetica, probabiimente sentire parlare di Scuola Domenicale
riporta alia mente tutta una serie di ricordi iegati all’infanzia e aita prima adolescenza. Non
so quale sia stata ta vostra esperienza, ma
per me andare atta Scuoia Domenicale era sicuramente un momento gioioso, che ricordo
tuttora con motto piacere: ti potevo disegnare,
rìtagiiare, cantare altegre canzoncine, divertirmi in compagnia dei miei amichetti, e in questa atmosfera piacevole quasi giocando, imparavo anche ie storie di Gesù, di Dio, dei popoto d’tsraeie...
Forse, ciò che ritorna subito aita mente è
proprio t’aspetto tudico di quei momenti, ma
sono convinta che nel loro piccolo quelle brevi
tezionì domenicali abbiano rappresentato una
tappa importante delta mia formazione spirituale e del mio cammino di fede, che poi è
proseguito negti anni.
Adesso che sono «grande», dopo essere
stata «promossa» al catechismo e successivamente ai gruppo giovani, indovinate un po’
dove sono ritornata? Chi i’avrebbe detto che
un giorno sarei diventata una monitrice... eppure è proprio così, mi sono fatta convincere
ad accettare e adesso, che ho provato in concreto di che cosa si tratta, sono proprio contenta di non essermi tirata indietro. Più passa
it tempo (ormai sono più di tre anni), più quest’esperienza si sta rivetando incredibilmente
arricchente per ta mia crescita, sia come persona che come credente. Il bello, infatti, è che
nonostante adesso sia io a insegnare la Bibbia ai bambini, e quindi a «dare» loro qualcosa, allo stesso tempo sento di «ricevere» motto in cambio.
Recentemente (1-2-3 novembre) si è svolto ad Ecumene un convegno del SIE su «Il futuro dell’istruzione religiosa nelle chiese della
EGEI» ed è stato bello rendersi conto che tra i
partecipanti c’erano un sacco di ragazzi e ragazze giovani, che come me erano ansiosi di
apprendere nuove e diverse tecniche di animazione biblica, conoscere meglio il materiale
didattico messo a disposizione dal SIE, confrontare le diverse esperienze locali per trarne
spunti e proposte. È stato interessante notare
come i metodi e le firme dell’istruzione religiosa si siano andati evolvendo nel corso degli
anni: in passato si puntava principalmente alla memorizzazione e al cosiddetto «indottrinamento», mentre adesso c’è l'idea di una fede
che deve nascere dalla discussione. Non più,
quindi, un monitore/ice che fornisce la moralizzazione del racconto già bella e pronta, ma
un ruolo attivo del bambino, che deve essere
stimolato a fare domande, anche se è sempre
il testo biblico che deve rimanere il punto di
partenza: non possiamo correre il rischio di
partire dalla soggettività dei ragazzi e usare la
venepìi
Mil
Bibbia solo come ripiego per cercare le rispó
ste ai vari problemi! Questa differenza di pro
spettiva, a mio parere, è piuttosto significai
va, perché distingue tra un’istruzione di tip
etico e un’istruzione che invece è biblica m
vero senso della parola e non dimentichiam
che la nostra fede evangelica non si bai
sull’etica, ma sulla Parola di Dio contenut
nella Bibbia!
È bene, comunque, tenere presente che)
monitore/ice può sì fornire un insegnameni
biblico, ma non può trasmettere automato
mente anche la fede. La fede, infatti (comeh
già detto qualcuno), non può essere ridottai
un insieme di formule! Troppo spesso, invect
!a famiglia delega alla Scuola Domenicale ì
formazione religiosa dei propri figli, sorvolai
do sul fatto che il bambino va formando |
sua identità e la sua fede in un tutt’uno armi
nico di esperienze, emozioni, sensazioni c/ii
vista l’età, ruotano per la gran parte propù
intorno alla famiglia. Il ruolo dei genitori
quindi fondamentale per stabilire un legata
di continuità e collaborazione con la Scuoi
Domenicale, che non deve costituire un qui
cosa di staccato dal resto.
La stessa comunità dovrebbe iniziare
coinvolgere maggiormente i propri bambii
all’interno del culto e delle altre attività coita
nitarie, perché solo stabilendo dei contatti t
retti con il mondo dei più piccoli, riusciremo
farli sentire parte integrante del nostro esseil
Chiesa ed evitare la grande «fuga», che tr($
po spesso accade, una volta finito il corsoi
Scuola Domenicale.
Non trascuriamo, quindi, i nostri pici^
amici, perché ognuno di noi, anche noni
qualità di monitore/ice, se lo vuole, è in fiiw
di contribuire concretamente alla loro cresm
spirituale!
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Paola Taverna
REDAZIONE: a Torino C/o Riforma, via S.Pio V 15, 10125 Torino (Fax 011/657542); a Napoli C/o Riforma, via Foria 93, 80137 Napoli (tei 081/291185, Fax 081/291175).
REDATTORin'RICI: a Torino Michela Bellino, Cristina Ferrara, Bettina König (coordinatrice - tei 0121/543819), Manuela Molinari, Paolo Montesanto,Elia Piovano, Simona Piovano, Loredana
Rechia Pietro Romeo. A Napoli Deborah D’Auria, Marta D'Auria (coordinatrice - tei 081/273194), Nitti.
HANNO COLLABORATO A QUES'faÉIUMERO: Giglio Bonnet, Del Priojje, Luciano Kj^s, Nicola ^iShat, Carla Nejghio, Silvia Rpstagno, Sandro Spanu, Paola Taverna,
, Laura Vallano. .mm....... . ., ... r, , t .
'ORRISPONDENTI REGIONA^r^istina k\^0a^o, Laur^lq^rio, luri Saralj/fyrtinelh, Marjiyazzarello, Qj^^ca Puggig^^onatellaJptagno.OriaQ^bullier, Paolo Testa.,
Fascicolo interno a RIFORMA n. 46 def?5 novembr^TO6. Reg. Trìr
Fotocomposizione: AEC - Mondovì. Stampa: La Ghisleriana - Mondovi.
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VENEPìDÌ
29 NOVEMBRE 1996
E Eco Delle ^lli ^desi
PAG. Ili
A colloquio con Carlo RavioI, della Seggiovia 13 Laghi
A Frali si scia da due settimane
MILENA MARTINAT______
Aprali gli impianti di risalita sono aperti ormai da
¿ue settimane e una spessa
coltre di neve ricopre le piste.
«Alcune novità accolgono gli
sciatori quest’anno - spiega
Carlo Raviol, amministratore
della società Seggiovie 13
Laghi dalla biglietteria
con giornaliero adesivo all’apertura in notturna, sia
nelle vacanze di Natale che
nei sabati, dello ski-lift Baby
di Ghigo, che è stato interamente illuminato. Ci sarà anche la possibilità di avere
un ’assicurazione giornaliera
0 stagionale e una tariffa stagionale per venti corse di andata e ritorno in seggiovia
per chi non scia. E stato invece smantellato il Baby di
Malzat perché i costi di adeguamento erano molto elevati
e nuoceva alla sicurezza della pista del Salci. Per i bambini una novità: scieranno
gratis tutti quelli nati dopo il
1° gennaio 1989, se accompagnati».
Come ormai da molti anni
il soccorso sulle piste è gratuito, svolto nei fine settimana e nei giorni festivi da un
gruppo di volontari coordinati dal responsabile Luigi Barus. In quei giorni è anche
sempre presente un medico
pagato dalla società Seggiovie. «Quest’anno siamo contenti - spiega Raviol - le pre
Alla maratona
Un pinerolese
a New York
Potrà sembrare strano, ed è
certamente inconsueto sapere
che per le vie di New York un
pinerolese competeva alla
grande maratona. Claudio
Ferri, imprenditore e commerciante, amante del jazz, ha
ività comi a New York in mezzo a
contatti é 30.000 partecipanti pronti alla
usciremo due milioni di spet
stro esse» •“"8° percorso. Eccola lì, l’America sogno di tanti
emigranti, festante in tutta la
sua magnifica organizzazione,
nascondendo i propri panni
sporchi 0 lavati di fresco.
Il signor Ferri incontra anche la povertà: «Per favore,
an dollaro per una pizza!».
Quanti colori, cappelli, guanti
e tute variopinte prima del
''la; poi, allo sparo, tutto viene abbandonato. Claudio corre, trascinato nella fiumana,
ad eccolo attraversare il ponte
di Verrazzano e la visione di
hianhattan appare; strano come il nome di una tribià indiana, probabilmente sterminata,
''anga incisa nella storia grafie al centro di affari più importante del mondo.
Ferri corre, intorno il pubnlico esulta: «You can do it»,
aa la puoi fare; con lui corrono anche un cieco, cinque bela ragazze in bikini che si tenSono a braccetto, uno che cor*^a all’indietro; lungo il peraorso appaiono decine di band
pOsicali, il vespasiano più
ango del mondo (100 posti),
pasta-party a Central Park,
audio sta per mollare ma
1 aco che un vecchietto di 82
.lo sorpassa, a passettini
rollanti: dà allora fondo alle
a ultime energie e se lo lara alle spalle; sono ormai gli
imi chilometri, passa danti ai trombettieri che suolo da più di cinque ore e
¿ostinazione: venti5 ”\rllosimo su trentamila
avp ^.”rnle, non può dire di
r 'Tinto ma fa lo stesso.
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CoSciE“)^"
cipitazioni nevose sono iniziate presto e in modo abbondante; come è accaduto spesso siamo stati i primi in zona
ad aprire gli impianti». Avete
avuto dei finanziamenti legati
ai mondiali di sci che si terranno in febbraio al Sestriere? «Non abbiamo avuto nessun tipo di finanziamentocontinua Raviol - speriamo
in un aumento delle presenze
a Frali visti gli intasamenti
che ci saranno a Sestriere».
La seggiovia di Prali ha
però già i suoi anni: nel 1999
scadrà la concessione e rifare
un impianto ha dei costi molto elevati; l’amministrazione
comunale di Prali si è attivata
per chiedere dei finanziamenti: «Abbiamo fatto domanda
all’assessorato al Turismo
della Regione Piemonte per
essere inseriti in un piano di
finanziamento per accedere a
un mutuo agevolato del Credito sportivo per due miliardi
e mezzo, a fronte di un progetto di tre miliardi e mezzo
proposto dalla società Seggiovie 13 Laghi - spiega il
sindaco di Prali, Franco Grill
- per la sostituzione della
seggiovia. Abbiamo anche richiesto finanziamenti su progetti europei per ottenere denaro a fondo perduto e poter
così ridurre il mutuo; è ovvio
che per l’amministrazione
comunale di Prali questo è
un grande impegno, ed è stato preso perché ci rendiamo
conto che gli impianti di risalita sono economicamente
importanti per tutta la valle;
d’altra parte, però, avremo
meno fondi a disposizione
per altre opere». E la neve
continua a cadere, ora tutte le
valli sono imbiancate. È arrivato l’invemo.
Una gita «storica» dei catecumeni
Pramollìnì a Angrogna
«Ecco la cima del Gran
Truci». «Ma no, non è quella,
è queir altra». «Non è nessuna delle due, ma è quella là
dietro». E curioso che cambiando prospettiva, a solo pochi chilometri di distanza, sia
stato così difficile identificare
la cime della montagna così
familiare, montagna che da
generazione accompagna la
vita e l’identità dei pramollini. Per riconoscere la vera cima occorre una persona sportiva, abituata a correre tra
queste montagne.
Domenica 3 novembre non
è stata un’occasione sportiva
a far muovere una trentina di
pramollini oltre la 'Vaccera,
alla volta della confinante vai
d’Angrogna, bensì l’incontro
fraterno fra due sorelle in fede, Angrogna e Pramollo. I
pramollini hanno accompagnato i loro catecumeni nella
«terra impregnata di fede»
della vai d’Angrogna, per riscoprire o scoprire insieme
momenti della propria storia,
della propria identità. I catecumeni documenteranno la
gita in un fascicolo, grazie alle foto che hanno diligentemente scattato; dalla vendita
di questo fascicolo si spera di
ottenere quanto occorre per
l’acquisto di un biliardino.
L’idea di questo incontro
era nata a Firenze durante un
incontro dei candidati al ministero pastorale (a quell’epoca il pastore di Angrogna era
ancora tale) pensando alla somiglianza di queste due co
munità confinanti. Condividiamo tanti problemi come lo
spopolamento e altri cambiamenti profondi degli anni
passati; condividiamo anche i
primi segni di ripresa, un piccolo ritorno di famiglie giovani che si prendono l’impegno di rimettere a posto le case dei propri nonni; condividiamo il dono della bellezza
turistica, ricca di storia delle
nostre vallate, chiuse in fondo; ma più che altro condividiamo la nostra fede evangelica e abbiamo condiviso pane e vino alla tavola del Signore nell’antico tempio di
San Lorenzo.
Dopo la visita alla Ghieisa
d’ia tana, guidata dall’impegnata testimonianza del pastore Taglierò, la comunità di
Angrogna ci ha offerto un ottimo pranzo. L’accoglienza e
Tospitalità sembrano veri doni di questa comunità che
conta più cuochi che catecumeni. Proseguendo sulle orme del bisnonno di Daniele
Bouchard, Stefano Bonnet,
siamo stati guidati dal pastore
di Angrogna attraverso i secoli fino al tempio di Pradeltomo; dopo la visita al collegio dei barba ci siamo salutati
contenti di una splendida
giornata goduta insieme, un
po’ fuori dai soliti appuntamenti dei nostri circuiti. Pramollo, tornata ai piedi della
sua cima fidata, attende con
gioia Angrogna per l’anno
prossimo, quando la neve sulla Vaccera sarà sciolta.
arredamenti
(di fronte alla caserma alpini)
esposizione e iaboratorio:
via S. Secondo, 38 - ® 0121/201712
ABBADIA ALPINA - PINEROLO
Bobbio Pel lice e il progetto della Opra
No alFìsolamento
della vai Pellìce
MASSIMO GNOME
FA VIVERE LA TUA CASA
La Cipra, Commissione
europea per la protezione
delle Alpi, è un ente intemazionale, quindi un’organizzazione nata specificamente per
uno sviluppo dell’area alpina,
con uno sguardo attento all’impatto ambientale e alla
salvaguardia dell’ecosistema
delle zone di montagna. Ed
ecco che entra in gioco Bobbio Penice, il maggiore comune della valle per estensione, il più vicino alle montagne, pressoché l’unico ad essersi interessato alla Cipra in
tutta la valle.
Il progetto della Cipra vorrebbe concretizzare i propositi contenuti nella Convenzione alpina, un trattato frutto
della Conferenza delle Alpi
dei ministri dell’Ambiente
che si è tenuta in Germania
nell’ormai lontano 1989. La
Convenzione, entrata virtualmente in vigore nel marzo del
’95 e recentemente approvata
dalla Commissione europea,
è ancora in attesa di essere ratificata dal governo italiano.
Gli obiettivi della Convenzione riguardano l’agricoltura, le foreste, il turismo, il
traffico, la gestione dei rifiuti
e naturalmente la protezione
della natura e la tutela del
paesaggio. Bobbio Pellice, insieme a sei Comuni italiani e
venti europei precedentemente associati, si impegna in un
progetto di schedatura della
propria situazione ambientale
ed economica in base a parametri comuni agli altri membri dell’«Alleanza delle Alpi». Il sindaco e gli amministratori, che hanno incontrato
il responsabile Cipra, Pastorelli, la scorsa settimana, puntano dichiaratamente a un’
apertura del progetto al resto
della valle e all’intero territorio della Comunità montana,
tensioni politiche permettendo, con una collaborazione
funzionale tra i vari settori,
uno scambio concreto tra
cittadini e amministratori.
Garantire alla popolazione
una informazione reale sulle
attività è indispensabile, affinché il progetto non rimanga, come spesso è avvenuto,
un sogno fantasma per addetti
ai lavori. L’isolamento quindi
va ripudiato, anche a livello
organizzativo e propositivo,
con un impegno collettivo
delle varie aziende e attività
della zona, un contributo diversificato nei diversi campi
di azione. La vai Pellice è in
una posizione privilegiata per
una collaborazione con il
Queyras, la Provincia e la Regione Piemonte.
Non è un caso che tre dei
sette Comuni italiani attualmente membri del progetto Cipra siano del TrentinoAlto Adige; bisognerebbe forse imparare da quella realtà:
un esempio concreto di pianificazione territoriale e sviluppo turistico ed economico associati a una corretta politica
ambientale.
Pinerolo: (Jopo il primo turno elettorale
Dov'è la Lega Nord?
GUIDO CASTIGLIA
Erisaputo, il primo round
delle elezioni a Pinerolo
ha visto cadere la Lega Nord,
un partito scomodo, di difficile comprensione, il cui capo
carismatico spesso infastidisce, offende, un leader che ha
cambiato il modo di far politica. Il rischio, in casi come
questi, è quello di aver sempre troppo presente il segretario del partito e di perdere di
vista le persone che lo rappresentano sul territorio; eppure
è un controsenso, perché la
Lega si fa forte del radicamento al territorio, alla cultura e soprattutto agli interessi
locali. Perché la Lega ha fallito queste elezioni comunali?
Lo chiediamo a Stefano Drago, ormai ex candidato a sindaco. Insegnante in pensione
e scultore, 49 anni. Drago
non ha dubbi sui motivi della
sconfitta del suo partito: la
campagna e l’accanimento
sulla secessione a livello nazionale ha sicuramente penalizzato il partito locale; ai pinerolesi moderati non piace
l’eccesso, è questa la motivazione maggiore. Drago comunque ci tiene a sottolineare
che lui ha ricevuto più voti di
quanti ne abbia raccolti il suo
partito (2.231 contro 1.947):
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«Questo sta a testimoniare
che la mia posizione moderata, la mia politica su un federalismo serio - dice Drago è stata apprezzata da una cerchia di persone che va ben al
di là dei militanti leghisti,
quindi tutto sommato ho T
impressione da aver retto bene, nonostante la sconfitta».
Per il partito ora è un momento difficile: è stato deciso
il commissariamento e «per
onestà e limpidezza - dice
ancora Drago - ora è l’occasione per riflettere seriamente
sulla posizione da prendere
nei confronti della linea secessionista».
Nella convinzione che non
praticare la strada del federalismo sia un atto di cecità,
Stefano Drago si chiede come
gestiranno i vincitori delle
elezioni comunali i rapporti
con Roma, come considereranno i tagli che piomberanno
sulle Regioni e come potranno mantenere la promessa di
proteggere i cittadini da ulteriori oneri fiscali. «Non mi
sento un perdente - conclude
Drago - ma un penalizzato
dall’incomprensione; io comunque sono disponibile a un
incontro-confronto per approfondire temi e dubbi con
chiunque sia interessato al fenomeno politico della Lega».
UNIONI FEMMINILI
— Mercoledì 11 dicembre a
Pomaretto, alle 14,30, incontro delle Unioni femminili
della vai Germanasca. Interverrà la sorella Bruna Malan
Sigot che parlerà dei lavori
del congresso Ffevm.
INCONTRI TEOLOGICI «G. MIEGGE» — Il
prossimo incontro del collettivo «Miegge» sul libro del
filosofo Vattimo «Credere di
credere» si svolgerà domenica 1° dicembre a Pinerolo nei
locali della chiesa valdese.
ANGROGNA — La prossima riunione quartierale
sarà alle 20,30 di martedì 3
dicembre ai Jourdan.
BOBBIO PELLICE —
La prossima riunione quartierale sarà martedì 3 dicembre alle 20 al Podio.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Riunione quartierale martedì 3 ai Gonin.
Mercoledì studio biblico a
cura del past. Bemtti.
PERRERO-MANIGLIA
— L’Unione femminile si ritrova alle 14,30 del 3 dicembre su «la confessione di fede». Riunioni quartierali:
mercoledì 4 dicembre alla
Baissa, giovedì 5 dicembre a
Grangette, sempre alle 15.
PINEROLO — Quest’
anno gli studi biblici su «La
preghiera a partire dai Salmi» si tengono nei locali
della chiesa alle ore 15 e alle
ore 20,30 del mercoledì. L’8
dicembre avrà luogo, alle
15, il bazar preparato dall’Unione femminile, che ha
deciso di devolvere il ricavato all’Asilo di Pachino, a
Radio Beckwith e alla Casa
delle diaconesse.
POMARETTO — Sabato
30 novembre, alle 20,30 al
teatro, l’Unione giovanile
presenta «Il piccolo principe». Il gruppo «Incontro
donne» si ritrova il 2 dicembre. Riunioni quartierali: alle
20 lunedì 2 dicembre in località Masselli, alle 20 ai
Pons mercoledì 4 dicembre e
alle 15 di venerdì 6 dicembre all’Inverso Clot.
TORRE PELLICE —
Riunioni quartierali: venerdì
29 novembre alle 20,30 agli
Appiotti, martedì 3, alle 20 ai
Simound. Domenica 1“ dicembre l’Unione femminile
si incontra per una conversazione con il pastore Alberto
Taccia su «Il matrimonio
nella sua evoluzione storica».
VILLAR PELLICE —
Riunione quartierale martedì
3 dicembre alla scuola dei
Garin, alle 20,30. Domenica
8 dicembre l’Unione femminile organizza nel pomeriggio, nella sala, una vendita di
prodotti artigianali natalizi.
VILLASECCA Riunioni
quartierali: martedì 3 dicembre alle 14,30 a Bovile, alle
20 a Serre Marco.
Tacabanda
violinisti
del Delfinato
Si conclude sabato 30 novembre la sesta edizione del
Tacabanda, rassegna di musica popolare in vai Pellice; alla palestra comunale di Luserna San Giovanni, dopo il
grande successo della musica
scozzese, arriva il «Quinte!
de violons du Daphiné».
Cinque fra i migliori violinisti del Delfinato propongono musiche tipiche dell’area
alpina; la musica consentirà
al pubblico anche di farsi coinvolgere nel ballo. Inizio alle ore 21,15.
14
PAG. IV
E Eco Delle ^lli "\àldesi
venerdì 29 NOVEMBRE 1996
HOCKEY GHIACCIO: VALPE SCONFITTA A TORINO — La Valpe dura due tempi e mezzo contro il Torino, poi
perde la bussola e la partita; si potrebbe così sintetizzare un incontro che la squadra di Torre Pellice ha per buona parte
dell’incontro giocato alla pari con il Torino, meglio addirittura
di quanto fece all’andata sulla pista di casa dove chiuse il primo tempo sotto di tre reti. Questa volta la prima frazione si
chiude sullo 0-0; in apertura di secondo tempo la Valpe passa
in vantaggio con Luca Giordan e per un po’ tiene: il Torino comunque capovolge le sorti nella partita grazie a Berti e Marchetti. Sul 2-1 si apre il terzo tempo e dopo un po’ c’è una gran
rissa che tiene rincontro fermo per una decina di minuti; appena il tempo di riprendere e la Valpe segna in superiorità numerica ma gli arbitri annullano. Dal mancato pareggio si passa in
pochi secondi al terzo e poi al quarto punto del Torino che
chiude sul 4-1. Molte penalità su entrambi i fronti a spezzettare
oltre il logico il gioco e di conseguenza lo spettacolo. Sabato
30 i valligiani saranno ad Aosta per affrontare l’unica squadra
che finora ha concesso i due punti.
CALCIO: CAMPIONATO AICS — Il Collegio valdese
passa al comando con 16 punti grazie alla goleada sul Moviolone: 6 reti di Davide Martina e una di Gaetano Penna; sabato 30
novembre al campo del Collegio a Torre Pellice, ore 15,30, incontro con TEI Paso.
VOLLEY: OK IL MAGIC PINEROLO — Terzo successo
per il Magic Traco Pinerolo nel campionato di B1 femminile;
al termine di un incontro assai combattuto le pinerolesi hanno
superato TIpercoop Crema per 3-2. Ancora sconfitto, ma questa volta al tie break, il Body Sistem Pinerolo maschile in B2; il
2-3 di Piacenza lascia comunque spazio a qualche speranza di
miglioramento. Perde anche il Gold Gallery in B2 femminile
per 0-3 sul campo della capolista Pro Patria.
Anche gli Allievi hanno iniziato i campionati con la disputa
della prima fase a livello provinciale: il 3S Pinerolo ha vinto a
Ciriè con il Valli di Lanzo per 3-0 nel settore maschile mentre
le ragazze hanno perso con analogo 0-3 dal San Secondo. Fra i
ragazzi il 3S ha battuto il Safa Torino 3-0 mentre la formazione
B del 3S ha perso 1-3 dal Val Susa; vittoria del 3S anche nella
cat. Ragazze (3-1 sulla Piscinese). Nel torneo Storello il Barge
ha battuto il Pablo Neruda 3-1, H Break Villar Perosa ha vinto a
Pinerolo sulla Saracena per 3-1 e il Lennon pub ha vinto sul
Villafranca 3-1. Nel torneo Baudrino il Pinerolo Vbc ha vinto
sul 3S per 3-0 e perso col Morgan 2-3; doppiando il successo
anche con il Villafranca i lusemesi sono al comando del torneo.
PALLAMANO — Prosegue il difficile inizio per il 3S Pinerolo femminile in serie B: opposta in casa al Mortara la formazione di Comoglio ha tenuto testa alle rivali per tutto il primo
tempo, chiuso sul 9-10 per poi subire il gioco del Mortara
all’inizio del secondo tempo: 25-17 il punteggio finale. È iniziato anche il campionato under 18 al quale è iscritto il Rivalta
con il supporto di parecchi giocatori del 3S; nella prima partita
è arrivato un bel successo per 25-10 sul Biella.
Appuntamenti
28 novembre, giovedì —
TORRE PELLICE: Alle ore
15,30 alla Casa valdese, per
l’Unitrè concerto di Francesca
Lanza, soprano, e del maestro
Leonardo Nicassio, pianoforte;
musiche di Mozart, Rossini,
Donizetti, Bellini, Verdi.
28-29 novembre — TORRE PELLICE: Per la 17“ Rassegna cinema d’arte e cultura
al cinema Trento, alle 21,15, «I
racconti del cuscino», regia di
Peter Greenway.
29 novembre, venerdì —
PEROSA ARGENTINA: Per
il corso «Leggere il territorio»
Dario Seghe parlerà su «L’ambiente preistorico e le tracce
delle primitive popolazioni: arte rupeste e siti archeologici».
29 novembre, venerdì —
TORRE PELLICE: Alle 21
si riunisce il Consiglio comunale: delega alla Comunità
montana delle funzioni socioassistenziali, rifiuti e il progetto preliminare di risistemazione dei viali Trento e Rimembranza sono fra gli argomenti
in esame.
29 novembre, venerdì —
PINEROLO: Per la rassegna
«Aspettando l’inverno» alle
21,15 al Teatro-incontro di via
Caprini va in scena «Il contrabbasso» di Patrick Suskind per la
regia di Michele Di Mauro, con
la compagnia «Officina artistica Alberto Savinio» con Tony
Mazzara. Ingresso lire 15.000,
ridotto 10.000.
29 novembre, venerdì —
TORRE PELLICE: Alle 15,
al Centro incontro,di via Repubblica, seconda conferenza
organizzata dall’Auser vai Pellice su «Anta e dintorni, percorsi psicologici e cambiamenti fisici» con operatrici dell’Usl 10.
29 novembre, venerdì —
TORINO: L’Assessorato alla
Cultura del Comune di Lusema
San Giovanni promuove l’iniziativa «Invito al Teatro Alfieri» (a Torino) con la rappresen
tazione di «Il rompiballe» con
E. Beruschi e O. M. Guerrini.
Inizio spettacolo è alle ore
20,45, il costo del biglietto,
escluso il trasporto, lire 40.000.
29 novembre, venerdì —
PINEROLO: L’ associazione
culturale Stranamore propone
un dibattito a cura di Claudio
Canal sul tema «Mitologie dell’Europa» presso la sede di via
Bignone.
30 novembre, sabato —
PINEROLO: Alle ore 21,30,
presso l’associazione culturale
Stranamore in via Bignone,
prova aperta dello spettacolo di
Carla Maina Belo «Facciamoci
del male», con Maurizio Eynard e Riccardo Pellegrini.
30 novembre, sabato —
TORRE PELLICE: Il coretto
valdese festeggia con una cena,
alle 19 alla Casa unionista, i 25
anni di attività. Prenotazioni
presso Cristina (930927) o Elisa (932775).
30 novembre, sabato —
LUSERNA SAN GIOVANNI: Il Gruppo teatro Angrogna
propone, alle 21 alla sala Albarin, lo spettacolo «Se canto:
musiche di oggi per canzoni di
ieri», per la regia di Claudio
Raimondo.
30 novembre, sabato — RO
RÀ: Alle 21, nel tempio, concerto della corale valdese con
canti sacri e profani.
30 novembre, sabato — PINEROLO: Alle 17 presso la
libreria Volare, corso Torino
44, «Cultura e tradizioni d’Occitania», libri e musica con interventi di Dario Anghilante,
presidente dell’associazione
«Ousitanio vivo», Giovanni
Bernard, scrittore, e Tullio Telmon, linguista.
1“ dicembre, domenica —
TORRE PELLICE: Nei locali
del Collegio valdese ci sarà una
vendita di beneficenza con oggetti natalizi, oggetti usati e oggetti antichi, frutta, pane fatto
in casa e dolci da consumare
sul posto o da esportare. La
giornata è organizzata dalla II
liceo e il ricavato sarà utilizzato
per ristrutturare all’interno della scuola uno spazio riservato
agli studenti.
2 dicembre, lunedì — BIBIANA: Dalle 8 alle 12,30 fiera di merci varie di Santa Bibiana in piazza Vittorio Emanuele.
2 dicembre, lunedì — PEROSA ARGENTINA: Presso
l’Istituto comprensivo «C.
Gouthier» alle 17 per il IV corso di storia e cultura locale
Jean-Louis Sappé parlerà su
«Saper raccontare a scuola».
4 dicembre, mercoledì —
TORRE PELLICE: Presso la
foresteria valdese, alle 21, congresso dell’unione della vai
Pellice del Partito democratico
della sinistra.
4 dicembre, mercoledì —
PINEROLO: Per Cineforum
96-97, al cinema Ritz alle ore
20,45, «Guantamera» di Gutierrez Alea.
5 dicembre, giovedì —
TORRE PELLICE: Per 1’
Unitrè, alle 15,30 presso la biblioteca della Casa valdese,
conferenza del dottor Giuseppe
Ellena su «Astronomia oggi».
6 dicembre, venerdì —
PRAGELATO: III edizione
della mostra artigianale tipica
natalizia organizzata dalla locale azienda di turismo.
6 dicembre, venerdì —
TORRE PELLICE: Alle
20,45 presso la sala consiliare
della Comunità montana, corso
Lombardini 2, per il gruppo di
studi Val Lucerna, la dott. Valentina Comba parlerà sul tema
«L’aggiornamento in biomedicina: dalla lettera a Internet».
6 dicembre, venerdì — PINEROLO: Alle ore 21,15, al
teatro Incontro di via Caprilli
31, si tiene lo spettacolo «Periferico Otto». Il costo del biglietto intero è di lire 15.000,
ridotto lire 10.000.
VALLI
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Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
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San Germano Chisone: Farmacia Tron , tei. 58787.
Fenestrelle: Farmacia Grippo
- Via Umberto I 1, tei. 83904.
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Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
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DOMENICA is DICEMBRE
Luserna San Giovanni: Farmacia Savelloni - Via F. Blancio 4 - (Luserna Alta), tei.
900223.
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 2331
Ambuianza:
Croce Verde, tei. 322664
L’Eco Delle Valli Valdesi
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non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. ai sensi di legge Piera Egidi
Stampa: La Ghisleriana Mondovì
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...come fare
a produrre
meno rifiuti
do smaltire
Occorre limitare il più possibile la quantità di rifiuti da
smaltire in discarica incremen^do ia raccolta differenziata per recupefare materici £#ie possano essere riciclati.
Ecco 1 principàii materiati che H cittadino può attualmente
raccogliere in modo differenziato per contribuire alta risoluzione dell'emergenza rifiuti;
(^///zzando le campane verdi presenti sul
territorio tl vetro cosi raccolto verrà consegnato all'induslna vetraria, costituendo in alcuni casi anche l'80°o del
fabMsK^o totale di materie prime.
oàcorre utilizzare I contenitori gialli, per depositarvi I quotidiani, riviste tabulati, eco. Per quanto riguar^flf cartone (solo i comuni che hanno attivato questo
servizi) occorre piegarlo, legarlo in pacchi e portarlo nelle
ora intfioate, presso I punti deposito.
utilizzando i contenitori blanehi. Con il
termine plastica si vuole indicare solo comeniton in plastica per liquidi (flaconi, bottiglie di acqua mineralr^ per poteifi avviate al riciclaggio sia per la realizzazione di materia prima vergine, sia per a produzione di oggetti In plastica ricictata eterogenea.
Inoltre per diminuire la produzione di rifiuti da smaltire in
discarica si può utilizzare il materiale organico per la produzione di compost (un terriccio ncco di humus). H composta^io può essere effetuato nel giardino di casa accumulando qualunque scarto organico dell'orto e del giardino
Dopo circa 8-12 mesi il compost sarà pronto per essane
laritzzato come substrato per invaso di fiori e piante.
Rioordiamo anche che è opportuno raccogliere in modo
ciiKerenzfato pile, farmaci e tratterisdi nocivi, non per ricadérli, ma per essere smaidtt in impiantf CKtatti.
Acque di rifiuto
energia- ambiente
L’immagine che spesso ognuno di noi ha
del rifiuti è quella di rifiuti solidi urbani
(grossi sacchi neri ammassati nei cassonetti di raccolta posti nelle strade) eppure,
se ci pensiamo bene, non sono l’unico tipo
di rifiuto che produciamo, sia come collettività negli insediamenti produttivi sia come
singoli individui nel chiuso nelle nostre abitazioni. I liquidi di scarto che solitamente
gettiamo nel lavandino o nello scarico del
bagno o nella doccia, ad esempio, sono un
altro tipo di rifiuto che produciamo, forse
meno appariscente (perché non lo ammassiamo in casa per poi trasportarlo ai punti
di raccolta) ma non per questo di minor impatto se venisse rovesciato tale e quale
neH’ambiente circostante senza un preventivo e opportuno trattamento nei depuratori.
Si è calcolato che giornalmente si producono all’incirca 200 litri di rifiuti liquidi per
abitante, che finiscono per mezzo di una
più 0 meno fitta rete fognaria ai depuratori
presenti sul territorio per essere liberati
dalle sostanze inquinanti ed essere reintrodotti nell’ambiente. Nel Pinerolese sono
circa una trentina gli impianti di depurazione (entrati in esercizio tra gli anni ’70 e ’90)
che vengono gestiti sia come titolare sia
per conto di alcuni Comuni dal Consorzio
Acea. Il depuratore di Pinerolo è sicuramente quello di dimensioni maggiori e può
essere interessante vederne II funzionamento per capire come le acque di scarto
vengono trattate prima di essere restituite
all’ambiente che ci circonda. Entrato in
funzione nel ’91 l’impianto può servire
50.000 abitanti e utilizza un trattamento di
tipo biologico. Il depuratore di Pinerolo è
un classico esempio di impianto suddiviso
nella linea acqua e nella linea fanghi, il liquame carico di sostanze inquinanti domestiche e industriali giunge al depuratore
per mezzo della rete fognaria che nel caso
di Pinerolo e una rete mista (raccoglie cioè
sia le «acque nere» sia le «acque della
pioggia») e dopo una prima grigliatura che
consente di eliminare i corpi estranei presenti fino alla dimensione di 2 o 3 centimetri subisce un trattamento di desabbiatura e
di disoleatura, quindi i liquami vengono immessi in grandi vasche circolari dove sosteranno per alcune ore e dove le sostanze
sospese nel liquame si depositano sul fondo (fanghi primari) da dove vengono continuamente asportati con lame raschiami.
Immagine di un depuratore in attività
A questo punto può iniziare il trattamento
biologico a biodischi. Il processo (che avviene naturalmente nei fiumi e nel terreno e
che qui viene riprodotto concentrandolo
nello spazio e nel tempo) consiste nel controllare e favorire la crescita e la riproduzione di batteri e microrganismi che depurano
le acque (batteri aerobici) ancora ricche di
sostanze disciolte e di una parte delle sostanze sospese. I batteri, nutrendosi della
sostanza organica presente nel liquame si
accrescono e vengono separati dai liquami
mediante una ulteriore sedimentazione simile a quella compiuta per la separazione
dei fanghi primari. Le acque uscite dai bacini di sedimentazione vengono testate e,
ove se ne verifichi la necessità, sottoposte
a ulteriore sterilizzazione con cloro e quindi
scaricate nel fiume. Il fango ottenuto invece
è in parte rimesso in circolo e in parte inviato insieme al fango primario al «trattamento dei fanghi», qui i ¡fanghi dopo essere
stati sottoposti a un trattamento di ispessimento, per ridurre la quantità di acqua presente in essi, vengono inviati ai digestori,
grossi serbatoi a tenuta stagna riscaldati a
35 gradi dove batteri (che operano in ambiente privo di ossigeno) trasformano la sostanza organica ottenendo da una parte un
fango con solo sostanze minerali e dall’al
tra gas metano (che viene poi usato per i
riscaldamento del digestore stesso), a que
sto processo che dura all’incirca 15 giorni
segue la disidratazione dei fanghi per mez
zo di filtronastri ottenendo alla fine un ter
riccio paiabile che viene trasportato in di
scarica contribuendo ad incrementare il volume dei rifiuti della discarica stessa.
Il progetto presentato dal Consorzio
Acea per la creazione di un impianto di
compostaggio, però, se realizzato, porterebbe all’utilizzo come materiale per la formazione di compost delle 5.000 tonnellate
annue di fanghi prodotte nel depuratore
trasformando così questi scarti in risorsa e
riducendo la quantità di materiale presente
in discarica. Quello della depurazione delle
acque comunque si rivela, sicuramente un
processo articolato ma anche indispensabile per evitare un apporto inquinante insostenibile per il nostro ambiente; la natura
stesa ci aiuta a prevenire i danni che pO'
tremmo provocargli fornendoci un processo biologico per la depurazione delle acque, ma attenzione agli scarichi altamente
inquinanti (come oli minerali, gasolio ecc.)
perché ucciderebbero molti dei batteri dei
biodischi lasciandoci in difficoltà di fronte
aH’ambiente.
Davide Rosso
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29 NOVEMBRE 1996
■ Vita Delle Chiese «
Ecumene, 1°-3 novembre: convegno del Servizio istruzione e educazione
Come formare assidui membri di chiesa?
/ bravi alunni delle scuole domenicali spesso poi non diventano dei militanti
delle comunità: occorre tener conto dei contesti e delle loro aspettative
danieu bouchard
PAG. 7 RIFORMA
■
Perché dei bravi alunni
della scuola domenicale
non diventano poi membri di
chiesa? È meglio partire dal
testo biblico o dai problemi
dei bambini? Quali sono gli
obiettivi che si pongono i
monitori e quali le aspettative dei ragazzi? Queste alcune
delle domande che sono state affrontate durante il Convegno organizzato dal Servizio istruzione e educazione
(Sie) della Fcei, a Ecumene,
dal 1“ al 3 novembre.
Le prime utili indicazioni
per affrontare il complesso
tema dell’educazione biblica
sono venute dalla relazione
di Giovanni Carrari che ha
compiuto un excursus storico
sull’attività del Sie dalla sua
formazione a oggi, passando
attraverso l'impostazione
morale e civile della fine ’800,
la sottolineatura dell’obbedire a Dio e non agli uomini in
polemica con il fascismo,
all’impostazione prettamente
biblica dei primi anni ’60, per
arrivare con gli anni ’70 alla
produzione di materiale tutto
italiano, in cui trovano posto
oltre alle note bibliche anche
quelle pedagogiche e i primi
spunti per un lavoro che tenga conto anche della socializzazione. Nonostante l’impostazione fosse nelle varie epoche piuttosto diversa, alcu ae problematiche si ripresentano oggi come un secolo fa;
n modo particolare la difficoltà di relazione ragazzi-fatiiglia-comunità e la bassa
lercervtuale di membri attivi
:ra gli ex alunni delle scuole
lomenicali.
Dal primo preoccupante
quesito ha preso le mosse Ermanno Genre che, ripercorrendo la propria esperienza
di alunno e di catecumeno ha
cercato di rispondere alla domanda sul perché molti bravi
alunni non divengano poi altrettanti membri di chiesa,
nonostante i materiali prodotti dal Sie, che sono di buona qualità, e gli sforzi dei molitori per coinvolgere i ragazd.Asuo parere la progressiva
secolarizzazione delle famiiSlie e il mutamento dei codici
5rlturali ha profondamente
influenzato scuola domenicae catechismo, creando un
'dislocamento» pedagogico e
ytituzionale. Per far sì che i
J tagazzi non vivano la prepai razione biblica scollegata dal
■n tasto della loro vita, è necest satio risituare il collegamento
j aatechismo-culto-dimensio* na liturgica, recuperando la
posizione centrale dei molanti come battesimo, contrazione e Santa Cena; rilare vigore a scadenze del caandario come Natale e Pa^ ^tta, preparando maggior®ante i catecumeni e ripen* ^^pne la liturgia per rendeI in Partecipe la comunità,
■ ’’'’pdo che divengano moanti significativi della loro
ìj^anza. In ultimo, non pervista l’orizzonte diaI tentando d formare
^ -^aanti adulti che non de; questo aspetto alle
a "grandi opere»,
par alcune realtà (come
Me 1 ''^'t^asi) scuola dome, a e catechismo sono due
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I ' ui uno stesso percorso,
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jf ?ampre riuscendo a evi,, ' malintesi, di affrontare
lu questioni con distinte
^^^^*are a fuoco le difficoltà
ef.",°Ì"tori è toccato a Yann
'a, che ci ha invitato a
Discussione e lavoro nei gruppi
tener conto del contesto in
cui sono situate le scuole domenicali: quello urbano (le
grandi città, diaspora, valli
valdesi) e quello familiare
(genitori che frequentano la
chiesa, coppie miste, simpatizzanti atei o cattolici), cercando di non dare per scontate delle conoscenze che
spesso i bambini non hanno.
Occorre non sottovalutare
inoltre il poco tempo che si
ha a disposizione; occorre diversificare i compiti dei monitori, cercando di elaborare
un proprio programma che
non trascuri nessuno degli
aspetti fondamentali dell’incontro domenicale: accoglienza di bambini e genitori,
narrazione, tecniche di approfondimento e canto; riflettere, infine, sugli obiettivi,
cercando man mano dei riscontri. Attuare, cioè, delle
verifiche, con le modalità che
riteniamo più opportune, per
valutare in che modo il nostro lavoro venga recepito.
La catechesi è spesso appannaggio dei pastori, forse
perché, ha detto Bruno Rostagno nel suo intervento,
questo è uno degli aspetti che
più li gratifica. Rostagno ci ha
invitati a riflettere su chi sia
no i destinatari del corso di
catechismo e sul fatto che le
aspettative rispetto al catechismo possono essere diverse se formulate dagli adulti
piuttosto che dai ragazzi. I
primi si aspettano che vengano formati degli ottimi membri di chiesa con una buona
preparazione biblica e teologica e dotati di spirito critico
verso le altre maniere di esprimere la fede; gli «utenti»
consapevoli invece richiedono, di solito, di conoscere la
Bibbia e capire meglio la dimensione della fede. Questa
divergenza di obiettivi porta
spesso verso il difficile dilemma se sia più opportuno partire dai testi biblici o dal vissuto dei catecumeni e se sia o
meno giusto stimolare interessi che loro, di per sé, non
avrebbero. La scarsa attenzione per il passato e la spesso assoluta mancanza di progettualità per il futuro, per
esempio, rendono estremamente difficile suscitare interesse per l’aspetto messianico del messaggio cristiano.
Affinché la catechesi non
sia isolata dal resto della vita
della chiesa è importante
non solo che i catecumeni
partecipino ogni tanto al cul
I laboratori di danza e animazione
L'uso di nuove tecniche
Il Convegno è stato non solo un momento per fare il
punto sul settore educativo
nelle nostre chiese ma anche
l’occasione per sperimentare
insieme tecniche nuove come la danza, recenti come
l’animazione o consolidate,
ma che non vorremmo perdere per strada, come il canto
e la narrazione. In quest’ultimo laboratorio, guidati da
Maria Soggin, si è ribadita
l’importanza di presentare il
testo biblico con linguaggio,
gesti e tono di voce che sappiano coinvolgere e avvincere dei ragazzi sempre più abituati a ricevere messaggi visivi. Immedesimarci nel racconto, quindi, arricchendolo
di particolari, aiutati anche
dalla nostra fantasia, purché
questa non ci porti a travisare
il testo. Per spiegare un testo
come quello di Zaccheo possono quindi venire utilizzati
personaggi come Bacini Battaglia o si può riprodurre la
vicenda come raccontata in
prima persona dal sicomoro.
Inconsueto ma partecipato
è stato il laboratorio sulla
danza liturgica, guidato da
Karola Stobaus. Scoprire, forse per la prima volta, di poter
esprimere il proprio rapporto
con Dio e la condivisione degli altri credenti con semplici
movimenti del corpo, è stato
talmente arricchente e coinvolgente che abbiamo subito
voluto sperimentarlo durante
il culto di chiusura.
Un momento di danza liturgica
to, ma che si interroghino sul
significato e sulle forme dei
vari momenti che lo compongono; a patto che pastore
e comunità siano disposti
non solo a essere messi in discussione ma a «cedere» a
dei cambiamenti. Per quanto
riguarda infine il rapporto
catechismo-diaconia sarebbe auspicabile che si invitassero i catecumeni a trascorrere un periodo prestando
servizio in una delle opere
delle nostre chiese.
Molto «sentito» il messaggio del sermone e delle parti
corali nel culto finale: canto e
danza liturgica; più accademico il culto è stato in altre
parti, come la cosiddetta preghiera comunitaria, segno
che il fatto di essere chiamati
a trasmettere il messaggio
che abbiamo ricevuto non ci
esime dal proseguire il nostro
cammino di apprendimento.
Nella festa dell’ultima sera
siamo stati prima spettatori
del coro di Civitavecchia, e
poi «concertisti» di un’orchestra di strumenti improvvisati che ha rappresentato con
suoni e rumori l’episodio ella
tempesta sedata, mirabilmente diretti dal «maestro»
Giuseppe Platone.
Gruppi di lavoro
I materiali
e la rivista
Alcuni gruppi di discussione hanno esaminato separatamente il materiale per la
scuola domenicale, quello
per il catechismo e il contenuto e le forme della rivista.
Molte indicazioni utili sono
state fornite al Sie e alla commissione per il catechismo
che cercheranno, nei limiti
dell’estrema diversificazione
delle richieste, di soddisfarle.
Infatti, non solo le classi di
scuola domenicale sono composte da 2 fino a 30 bambini,
di età spesso disomogenea,
ma lo stesso materiale viene
ampiamente utilizzato nell’
insegnamento scolastico protestante nella Svizzera di lingua italiana.
Si è ipotizzato di organizzare il materiale della scuola
domenicale in corrispondenza delle fasce d’età individuate dalla scuola: un quaderno
per il 1“ ciclo (1" e 2" elementare), uno per il secondo (3"5") e uno per la scuola media.
Considerando che l’età di ingresso alla scuola domenicale
si è andato negli ultimi anni
abbassando, si è reso necessario poter utilizzare del materiale per i piccolissimi, possibilmente di formato maggiore, che punti su pochi concetti chiave.
Assemblea del 12° circuito
il «giudeo crocifìsso»
in una sfera di non-normalità
ENOS MANNELLI
La predicazione del pastore Sergio Aquilante su I
Corinzi 1, 17-29 ha dato la
nota «giusta» ai lavori dell’assemblea del 12“ circuito delle chiese valdesi e metodiste,
svoltasi a Vasto il 20 ottobre,
anche per il suo appropriato riferimento alla lettera
«Chiese e società» e all’ordine
del giorno sul «campo di lavoro» del Sinodo ’96. Aquilante ha esordito dicendo
che ai giudei, i quali chiedono «segni», Dio deve presentare le proprie «credenziali»
sotto forma di atti miracolosi, con cui si possa mostrare
valida la sua pretesa sugli esseri umani. La croce di Cristo
è proprio l’opposto di quanto essi si aspettavano da Dio,
anzi è un «inciampo». Per gli
uomini e le donne della «ragione», i greci, Cristo crocifisso è pura follia perché l’incarnazione, che si cristallizza nella croce, non è l’uomo
che raggiunge Dio, ma l’inverso. L’uomo e la donna religiosi del nostro Mezzogiorno, ma anche altrove, sono il
«giudeo» odierno.
«La grande massa della popolazione meridionale ha
una religiosità formalistica ed
esteriore, la quale si riduce a
far battezzare i propri figli, a
sposarsi in chiesa, a chiedere
il funerale religioso. (...) È naturale che una religiosità di
questo tipo cada spesso nella
superstizione e si unisca e
confonda con pratiche magiche» (Liberal, agosto ’96).
Qual è la religiosità di molti
italiani con la quale si confronta la testimonianza delle
nostre chiese dell’Abruzzo,
Molise e della provincia di
Ascoli Piceno? Anche per
questi, fatte le debite eccezioni, la croce di Cristo non
può essere che «scandalo».
La croce di Cristo è rifiutata
proprio in nome di quella religiosità che ha fatto, proprio
di quello stmmento di morte,
un simbolo di scongiuro e
protezione.
E i «greci» di oggi? Un autorevole maestro del pensiero,
nativo di Pescasseroli, Benedetto Croce, ha parlato di
«una religione umana, la pura
fede e religiosità nascente dal
pensiero... religione dell’uomo... [il quale] otterrà ancora
una volta il suo Dio, il Dio che
gli è adeguato» (Religiosità, in
etica e politica). Molti «sa
pienti» hanno sostituito àlla
«prospettiva storico-teologica
fondata sulla rivelazione...
[una] prospettiva razionalistica» (Mario Miegge). Anche alle soglie del 2000, pur nella
diversità delle situazioni, il
giudeo crocifisso non rientra
nella «normalità», ma appartiene alla sfera delle cose folli.
Tra noi ci sono ancora coloro
che ricordano le vicende delle
nostre chiese di Palombaro,
San Giacomo, Guglionesi,
Campobasso, ecc. e la loro tenace volontà di costituirsi
contro la propria debolezza,
innanzitutto, e poi contro la
cieca reazione altrui.
Per molti le nostre chiese
continuano ad essere sostanzialmente un «corpo estraneo». Esse sono simili agli indiani d’America nella loro «riserve»: ci sono zone piacevoli
e ben attrezzate (Radio-Tv, le
Intese, eccetera). Esiste, però,
anche l’indifferenza, la negazione di un ruolo reale delle
nostre chiese nella società.
Questa è a grandi linee la situazione in cui abbiamo vissuto e viviamo il nostro mandato ad evangelizzare. Una
situazione difficile, che spinge alla rassegnazione, alla
persuasione che non ci sia
più niente da fare, lavorando
aU’interno della «riserva» in
attesa che gli ultimi gruppi si
spengano: queste difficoltà
vanno certamente considerate, ma guardiamo innanzitutto al nostro Dio, al progetto
che egli vuole condividere
con noi. Siamo, dobbiamo e
possiamo essere, dentro questo progetto, il piccolo ma efficiente gruppo che con le parole di un vástese. Paolo Rossetti, non si stanca di innalzare «il vessil della croce».
L’assemblea ha ringraziato
il Signore per i nuovi collaboratori: Maddalena Giovenale
Costabel e Armando Di Carlo, oltre alla pastora Gianna
Sciclone che affianca il pastore Mannelli in alcune attività; ha inoltre preso visione
del «Progetto Pescara» e della
necessità di aiuto, nonché
dell’invio di 30 copie della
lettera «Chiese e società» ad
altrettanti amministratori del
Vástese e del dialogo ecumenico in preparazione di Graz.
Una giornata bella, tonificante e, purtroppo, rara dalle nostre parti. In chiusura a queste note una preghiera: «Vorrei imparare a credere» (D.
Bonhoeffer).
La Tavola valdese e il
Comitato permanente
Opeemi informano
La Tavola e il Comitato permanente delTOpcemi, nel loro
incontro di consultazione periodica sulle materie previste
dal Patto di integrazione, hanno discusso insieme questi
problemi:
1) Futuro di Radio Trieste Evangelica. Tavola e Comitato permanente hanno riconosciuto che Rte è un’opera significativa della nostra testimonianza evangelica. Per questo, in vista del suo rilancio, hanno preso una serie di decisioni operative impegnandosi con Rte per una diretta partecipazione e responsabilità.
2) Campo di lavoro. Di fronte alla nota difficoltà di far
fronte a tutte le esigenze, ci si è rallegrati per l’impegno e
la disponibilità di molte sorelle e di molti fratelli a collaborare mettendo a disposizione i propri doni.
3) Casa Materna. Ribadita l’importanza di quest’opera
per la nostra testimonianza nell’area napoletana. Tavola e
Comitato permanente hanno concordato una serie di visite e si sono impegnati a sostenere il lavoro dei vari comitati offrendo le opportune consulenze.
4) Finanze. Esaminata in dettaglio la situazione finanziaria delTOpcemi, sono state discusse le diverse ipotesi di
intervento illustrate dal Comitato permanente in vista della elaborazione di un piano pluriennale di risanamento,
che sarà al più presto comunicato alle chiese. Tavola e Comitato permanente ritengono possibile il raggiungimento
di questo obiettivo contando sulla indispensabile collaborazione e sulla fiducia delle chiese.
16
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 29 NOVEMBRE 1%
Incontro a Santa Severa fra i pastori dell'Ucebi e il Comitato esecutivo
Il senso del «Piano di cooperazione»
l'Unione battista italiana è organizzata sulla base di un'alleanza di mutuo
sostegno e solidarietà, è la messa in comune di tutte le risorse e di tutti i doni
ANNA MAFFEI
MASSIMO APRILE
La vigilia dell’incontro fra i
1 ...........
(pastori dell’Ucebi e il Comitato esecutivo (Ce) convocato d’urgenza per i giorni 13
e 14 novembre scorsi a Santa
Severa è stata caratterizzata
da grande inquietudine. I
motivi dovevano essere seri e
gravi per indurre il Ce a tale
passo inconsueto e non previsto da alcun regolamento.
Era il comitato che decideva
di condividere le attuali gravi
difficoltà finanziarie dell’Unione con i pastori, chiamati
in causa, se pur impropriamente, come «funzionari»
dell’Ucebi. L’inquietudine
era provocata dal timore che
rincontro si trasformasse in
un pericoloso meccanismo di
inquisizione per cercare il
colpevole della situazione e
trasformarlo in capro espiatorio. Nulla di tutto questo è
avvenuto. I pastori, accorsi
quasi in massa, e i membri
del Ce hanno dato luogo ad
un incontro pacato e nel contempo appassionato sulla situazione attuale. Attraverso i
propri interventi i pastori,
pur in qualche caso evidenziando alcune incomprensioni occorse fra Ce e chiese,
hanno confermato piena fiducia al Ce, che si presenta
compatto, unito e all’altezza
della simazione. Quella stessa fiducia che anche l’Assemblea dello scorso giugno gli
aveva conferito, non solo approvando con solo 7 astensioni e nessun voto contrario
il suo operato, ma confermando l’elezione della quasi
totalità dei suoi membri.
11 problema alla base delle
attuali difficoltà finanziarie
dell’Ucebi è stato in sintesi
individuato da una parte, nel
rallentamento del lavoro
dell’Ente patrimoniale dovuto al sostanziale ristagno del
mercato immobiliare, e dall’altro neU’insufficiente comprensione di molte chiese
delle necessità dell’Unione e,
di conseguenza, nella loro
inadeguata risposta al Piano
di cooperazione. 11 mancato
introito dunque di alcune
operazioni immobiliari da
tempo programmate che non
si sono potute ancora realizzare per motivi congiunturali
e l’insufficiente contributo da
parte delle chiese ha creato
negli ultimi mesi una grave
carenza di liquidità che ha
costretto il Ce a ricorrere a
prestiti bancari. Ora, è stato
calcolato che le chiese danno
in media al Piano di cooperazione solo il 50% delle proprie entrate e molte di esse
Bethel
Un Campo
invernale
per I giovani
Dal 27 dicembre 1996 al 2
gennaio 1997 presso il Centro
evangelico «Bethel» (Cz) si
tiene il campo giovani internazionale dal titolo «Non me
ne può fregar di meno... 1 giovani e la società fra omologazione e rifiuto». Compongono il gruppo organizzativo:
Giusy Bagnato, Salvatore Bagnato, Andreas Kohn, Leo
Krause, Sandra Spada (coordinatrice). La quota partecipativa è di lire 160.000. Per
ulteriori informazioni rivolgersi a Bruno Gabrielli, via XX
settembre 62, 88100 Catanzaro, tel./fax 0961-728045.
hanno degli accantonamenti
complessivamente per varie
centinaia di milioni. Da qui la
necessità di prendere tutti
coscienza del paradosso per
il quale l’Unione, per coprire
le proprie spese, la parte più
consistente delle quali sono
gli assegni per pastori, emeriti e vedove, è costretta a ricorrere alle banche pagando i
relativi interessi, mentre le
chiese si gestiscono da sole i
propri accantonamenti per
usufruire di qualche punto di
interessi. È in questa paradossale situazione che il Ce
ha inteso stimolare i pastori a
potenziare al massimo quella
parte del proprio ministero
che consiste nel richiamare le
comunità ad una maggiore
consacrazione e nel promuovere in ognuna di esse la consapevolezza di cosa voglia dire essere chiese battiste legate da un patto di solidarietà
in questo paese.
I pastori sono stati informati comunque che il Ce ha
buone e concrete prospettive
di rimettere in moto l’ente
patrimoniale attraverso alcune operazioni immobiliari
che dovrebbero a breve andare in porto. Questo però
non esime le chiese dall’in
tervenire subito, in primo
luogo per ridurre al massimo
l’esposizione bancaria, e poi
per far fare un salto di qualità
al Piano di cooperazione,
questo per non costringere il
Ce a ridimensionare l’Unione
stessa, i suoi quadri e le sue
attività.
La discussione ampia e articolata ha portato alla condivisione di alcuni punti irrinunciabili. Il primo è senza
dubbio la necessità di una
maggiore valorizzazione della teologia del patto che è poi
alla base della stessa Unione
battista. L’Ucebi, infatti, diversamente dalla gran parte
delle altre Unioni battiste, è
organizzata sulla base di
un’alleanza di mutuo sostegno e solidarietà. Il patto che
unisce le chiese ha valore spirituale prima ancora che finanziario: è la messa in comune delle risorse, tutte le risorse, è la condivisione di un
progetto comune, è la spinta
alla valorizzazione dei doni e
delle vocazioni. In un contesto culturale come quello attuale, dove si dà risalto ai vari
particolarismi e si auspicano
nuove separazioni, la teologia dell’unione, insieme alla
teologia della libertà in Cri
sto, è prezioso contributo
spirituale, teologico e culturale da non sottovalutare.
L’altro punto irrinunciabile è
la disposizione alla continua
riforma di alcuni aspetti dell’organizzazione che le chiese
battiste italiane si sono date.
Per questo sono state fatte
delle proposte: preparare alcuni necessari correttivi al
Piano di cooperazione, recepire la volontà di molte chiese di riaprire la discussione
sulla possibilità di accedere,
magari con modalità originali, all’8 per mille dell’Irpef,
migliorare l’informazione fra
le chiese, i pastori e il Ce, potenziare il rapporto fra le
chiese battiste, metodiste e
valdesi anche nel senso di
maggiori sinergie. Lo spirito
di comprensione e fraternità
vissuto nell’incontro fa ben
sperare che esso si contagi
anche alle chiese cui poi i pastori sono ritornati. Ci vuole
uno scatto d’orgoglio da parte dei battisti italiani, qualcuno ha detto. È così, uno scatto d’orgoglio che si sprigioni
però da un rinnovata forte
sconsacrazione al Signore
dei singoli come delle comunità nello spirito delle decime e delle primizie.
Chiesa valdese di Milano
Una giornata di studio
sull'identità protestante
Gioia del Colle: giornata di preghiera delle donne
Celebriamo la speranza di Cristo di fronte
alle sofferenze che colpiscono il mondo
MARIA SECCI ARCIDIACONO
■f ZENITE celebriam, Fi
« V f
gliuol di Dio, noi ti celebriam...». Con le parole di
questo inno, le sorelle e i fratelli delle comunità di Puglia
e Basilicata hanno iniziato la
celebrazione della giornata
mondiale di preghiera delle
donne battiste presso la chiesa battista di Gioia del Colle,
domenica 10 novembre. Vivo
è stato il senso di comunione
al pensiero che in quel giorno
in altri paesi, forse alla stessa
ora, altre donne stavano pregando per gli stessi problemi.
Ci siamo rese conto che le
nostre preghiere stavano circondando il pianeta dando
sostegno alle sorelle sparse in
tutto il mondo. Donne che vivono situazioni dolorose, soffrono a causa di sfruttamenti,
violenze, guerre, e che vedono morire i loro figli per fame
e per inutili guerre. Abbiamo
pregato per loro e per noi, affinché il Signore ci faccia perdere l’egoismo che è dentro
di noi e affinché possiamo
adoperarci concretamente
per aiutare le nostre sorelle.
Abbiamo ricordato e pregato per le donne dello Zaire
e dell’Afghanistan vittime di
terribili violenze, per i milioni di donne, uomini e bambini che hanno perso tutto e
sono stati costretti ad abbandonare le proprie terre e a
fuggire sotto la continua minaccia della fame e delle epidemie. Con le nostre preghiere dunque, abbiamo voluto raggiungere tutte le donne anche le più lontane.
Il pomeriggio è trascorso
tra inni, letture, preghiere e
commenti biblici. «La gioia
del credente» è stato il filo
conduttore della meditazione, a partire da alcuni versetti della lettera ai Filippesi, in
cui Tapostolo Paolo traccia
una splendida immagine
della gioia che caratterizza i
credenti.
L’apostolo Paolo esorta ad
essere sempre allegri, ed è
Tutti i membri di Concistori e Consigli di chiesa lo sanno anche troppo bene: le riunioni, spesso torrenziali, tendono a concentrarsi su finanze, gestione degli stabili, problemi organizzativi di varia
natura. Il Concistoro, che secondo il nostro modo di concepire la chiesa è una sorta di
«vescovo collettivo», finisce
inevitabilmente per sentirsi
un Consiglio di amministrazione di un’azienda se non in
crisi, certo perennemente sul
filo del rasoio. Proprio per allargare questa prospettiva,
cercando di dare respiro più
ampio al proprio lavoro, il
Concistoro della Chiesa valdese di Milano ha deciso di
programmare per sabato 9
novembre una «giornata di
studio» in cui lasciare da parte, per una volta, le urgenze
della gestione corrente, e riflettere su un tema teologico:
la scelta è caduta sull’identità
protestante.
Tre relazioni, scaglionate
nel corso della giornata, hanno fornito gli impulsi di partenza alla discussione: Antonio Adamo ha inquadrato
l’attuale situazione del protestantesimo nella fase di
transizione in corso in Europa, in cui le spinte unificatrici convivono con forze centrifughe e particolariste spesso di carattere defiagrante.
Le chiese evangeliche, in
questo contesto, non dispongono di un forte potere centrale che possa esercitare
una politica di potenza (e sia
pure sul piano spirituale e/o
ideologico): la sfida consiste
nel vivere la loro «precarietà», cioè il fatto di essere
strutture agili, abbastanza
e non
flessibili, non sacrali
centralizzate, come opporti"
nità di servizio ai popoli
mezzo ai quali vivono.
Giampiero Comolli ha pre.
sentato le attese del mondi
«esterno» nei confronti!
una comunità protestante,!
una grande città come Milj,
no. Emerge l’interesse
una chiesa fortemente prj
sente sui cosiddetti «probis
mi del territorio», dall’am,
biente alla pubblica mora,
lità. Anche se, come sottoì,
nea Comolli, le richieste
no spesso ingenue, in quanti
partono da una conoscenai
approssimativa di che eoa
sia una chiesa protestante |i
Italia, esse danno comunqu
il polso di un interesse a cui
sia pure criticamente, occoi
re rispondere. Fulvio Ferra,
rio ha infine presentato larj.
cenda di Abramo in Genes
11-12, come filo conduttori
di una riflessione sull’iden
tità. Abramo, come tutti, h
antenati, ha una storia all
spalle che costituisce la su
identità; a un certo punti
tuttavia essa è attraversai
dalla vocazione di Dio, chei
una nuova identità, un nw
vo nome: Abraamo, padrei
popoli. L’identità cristian
nasce dall’incontro, a volt
conflittuale, tra l’identità®
stituita dal nostro passatoi
quella che proviene dal futi
ro di Dio. La discussione si
soffermata a lungo sul rap
porto tra identità cristianai
dialogo interreligioso.!):
«fotolinguaggio» e altri mo
menti di animazione (oltn
beninteso, a un lauto past
al sacco) hanno completai
la giornata: di studio ma ai
che di amicizia. (/if.J
RONACHE
proprio nel pregare gli uni
per gli altri che può concretizzarsi questa gioia. C’è gioia
nel proclamare il messaggio
di Cristo. È la fede che rende i
credenti radiosi e desiderosi
di parlare agli altri di Cristo.
C’è gioia nell’ospitalità. Ogni
credente deve aprire la propria porta di casa agli altri,
amare e condividere con gli
altri. La gioia è un dono che
si moltiplica un centinaio di
volte se lo condividiamo con
gli altri. Dio ci dà «la gioia
della salvezza» e dopo averla
ricevuta, ci chiede di essere
dei credenti gioiosi.
A questo incontro erano
presenti numerose sorelle e
alcuni fratelli delle chiese
battiste di Altamura, Gravina, Gioia del Colle e una piccola rappresentanza di Mottola: tutti ci siamo sentiti
coinvolti e gioiosi. Dopo
questi momenti vissuti intensamente, abbiamo condiviso un piccolo rinfresco preparato dalle sorelle della comunità. Alla fine della serata
il gruppo delle donne dell’
Unione femminile di Gioia
ha offerto un piccolo dono a
tutte le sorelle in ricordo di
questa giornata. Ci siamo lasciate con l’impegno di pre
gare gli uni per gli altri sempre e non solo in occasioni
speciali come questa, perché
è bello pregare tutte insieme
lodando il Signore.
SAN GERMANO — La sorella Frida Bounous ved. Reynai
non è più con noi: ci ha lasciati improvvisamente, all’etài
90 anni. Ai figli e in particolare alla figlia sofferente da pi
recchio tempo, la comunità esprime la sua cristiana solià
rietà invocando su loro tutti la benedizione del Signor
Purtroppo poi un altro lutto ci ha colpiti: un grave incidei
te stradale ha stroncato la vita di una nostra giovane soli
la, la diciannovenne Monica Beux. La comunità si strini
tutta quanta attorno alla mamma, alla sorella, ai nonni e
tutti i suoi parenti, e con affetto fraterno dice loro: «D
VENERI
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gnore Iddio nostro che - come è stato sottolineato nel sei
vizio funebre - nel suo immenso amore non ha risparmiai
il suo figliolo, ma lo ha dato per la salvezza dell’umanità,*
conceda con la sua consolazione la forza necessaria persa
stenere la vostra dura prova, facendovi sperimentare quaj
to siano preziosi il suo aiuto e la sua grazia». Un pensisi
fraterno va anche alla famiglia di Igor Bisset, scomparsa*
causa dello stesso incidente.
ANGROGNA — È stata battezzata Sonia Malan, di Mario e|
Lilian Bertinat (Buonanotte). Alla bambina e ai genitori ‘
Signore sia sempre vicino con la sua benedizione.
• Sono deceduti la settimana scorsa Renzo Benech (Ci
e Aldo Gaydou (Fondovalle). Alle famiglie in lutto la coni
nità tutta esprime solidarietà fraterna.
---------------------------------------------------------------Il
SCHEDA DI PRENOTAZIONE MATERIALE
SETTIMANA DELLA LIBERTA 1997
«RICONCILIAZIONE - DONO DI DIO E FONTE DI VITA NUOVA»
Vogliate inviarmi
n......... copie opuscolo «Percorsi teologici e culturali della riconciliazione» a lire
cadauno più spese postali.
n........ copie del manifesto con il logo dell’Assemblea ecumenica di Graz a lire
cadauno (oppure a lire 1.000 cad. per quantitativi superiori a 5 copie)
più spese postali.
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Vi prego di inviare i materiali al seguente indirizzo
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Pagherò al ricevimento, utilizzando il modulo di conto corrente postale allegato al material®'
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Inviare questa cedola (o simile, o fotocopia) di prenotazione al più presto a:
SETTIMANA DELLA LIBERTÀ - c/o Confronti - via Firenze 38 - 00184 ROMA
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Edda Tron, Daniele Rostan e l'attività delia libreria Claudiana a Torino
I libri e la Bibbia vicino al mercato
Una «finestra di comprensione» sulle religioni e una testimonianza che avviene
a stretto contatto con la realtà e le contraddizioni di un quartiere problematico
SERGIO N. TURTULICI
UNA libreria protestante,
la Claudiana a Torino,
città legata tuttora alla sua
immagine industriale e operaia. Una libreria che propone e vende libri non facili,
non banalmente commerciali - biblistica, teologia, saggistica e narrativa di qualità eppure si è conquistata uno
spazio sicuro di mercato, la
fedeltà dei suoi clienti che
vendendo e parlando di libri
promuove conoscenza della
fede, dello specifico protestante che forse non si propone come obiettivo di fare
ecumenismo ma lo fa, quello
giusto che, col dialogo,arricchisce fede e vita di ciascuno
e di tutti.
La Claudiana di Torino ha
insegna e vetrine in via San
Pio V, nel quartiere popolare
di San Salvarlo, noto per le
cronache di una difficile integrazione di etnie, culture, fedi, e forse per questa coazione a incontrare l’altro da sé, il
diverso, quartiere di fermenti, di opportunità di una convivenza più ricca, più coinvolgente. Qui se esci dalla
chiesa parrocchiale cattolica
e attraversi la strada puoi entrare nel tempio valdese, ne
attraversi un’altra e ci sono la
sinagoga, la moschea. Che
posto ha la libreria Claudiana
nel panorama torinese, chi
sono i lettori-tipo che la frequentano, chiedo ad Edda
Tron e Daniele Rostan, i due
responsabili?
Edda Tron e Daniele Rostan
«La Claudiana si è inserita
bene nel quartiere dove è situata, nel contesto locale e
sociale; ci sono a Torino librerie più grandi ed eleganti
sganciate dal loro contesto
cittadino, ci sono librerie che
hanno chiuso perché non
hanno saputo misurarsi con
il mercato, che bene o male
sta cambiando. Collocata
com’è nel centro della città
ma fuori dei grossi corsi, delle aree commerciali dove
transita la folla anonima, la
Claudiana vive accanto alle
vecchie botteghe; il calzolaio,
il fruttivendolo, il lattaio, accanto al piccolo ufficio postale, al mercato rionale. Qui
conta molto l’elemento umano, il legame con le persone
che abitano qui da tempo e
che conosci, conta il servizio
che sai dare. Forse è un po’
paradossale ma in questo angolo di realtà urbana in que
sto elemento connettivo nel
quale amiamo lavorare, vendiamo libri tutto sommato
non facili, libri sulla Bibbia, la
teologia, i rapporti fede-politica, ci poniamo come riferimento culturale alto; i rappresentanti delle case editrici
ci qualificano come la più seria libreria della città, eppure
restiamo prossimi, legati a
questa gente semplice. Tra di
essa contiamo molti lettori
dei nostri libri che non indulgono alle mode di massa».
Hemingway ha raccontato una Parigi simile a questo
angolo di Torino dove c’è la
Claudiana. Vita, genuinità,
sapori popolari, fatica del vivere quotidiano e una cultura
che da questa linfa popolare
scaturisce; c’è cultura perché
c’è questa linfa. C’è stata, mi
pare, una proposta politica,
tentare di costruire a San Salvarlo, questo che talora i media presentano come in girone di inferno urbano, un
esempio di convivenza civile, multirazziale e multiculturale, intessuta di incontri e
scambi tra i diversi, di tolleranza, qualcosa come nella
migliore tradizione di certi
quartieri di Parigi? Se su questa strada ci si incamminasse,
passo a passo, forse la nostra
presenza protestante, questa
libreria evangelica potrebbe
giocare un ruolo.
«Già oggi - proseguono Edda e Daniele - la Claudiana
qui a Torino svolge un ruolo,
è un centro di dialogo, di confronto nell’ambito delle con
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d. Reynai
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Marcia delle religioni a Trento
Un dialogo per la pace
Una marcia per le vie della
città ha dato inizio all'incontro interreligioso proposto
dai padri provinciali degli Ordini francescani, presenti i
rappresentanti delle comunità locali buddista, Baha’i,
ebraica, valdese, luterana,
cattolica. Assente invece il
rappresentante islamico.
11 dialogo interreligioso serTOper conoscere meglio la
propria fede e il rapporto degli uomini con essa. L’ecumenismo che lo promuove è reeiprocità, è uguale riconoscimento e rispetto delle opinioni di ciascuno, è rinuncia a rivendicare per sé un ruolo
eentrale e a rendere satelliti
gli altri, è rinuncia a sentirsi
detentori della verità. Tutte le
'religioni sono vie di salvezza
eel senso, comune a tutte le
^adizioni, di una liberazione
®e consiste nella trasformazione dell’esistenza umana
'inirautocentrismo a un oj^entamento concentrato nelrealtà trascendente, cioè
nal
terial®'
OMA
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iol. 06/3225493
nella conversione all’amore.
Le religioni sono strade differenti che portano a Dio, diverse conoscenze umane di
Dio, lenti attraverso cui lo si
pensa. Il confronto non violento è in sintonia con i principi di ogni religione, il promuovere l’amore, il rispetto
dell’altro è alla base di ogni
credo, ma spesso e volentieri
l’uomo confonde le proprie
idee, il proprio pensiero, i
propri interessi con l’evangelo di ogni religione; da qui
l’insorgere dell’intolleranza,
del radicalismo, delle guerre
di religione. Viviamo in un
mondo in cui si è persa la capacità di perdonare, di amare, di pregare, in cui regna un
diffuso individualismo, in cui
si alzano steccati. Siamo chiamati all’incontro, al dialogo,
ad accettare gli altri, a non
considerarli il nemico.
Le preghiere sono andate
al Dio ebraico, musulmano,
cristiano, al Dio dell’amore,
affinché ci aiuti ad essere
aperti gli uni verso gli altri,
affinché possiamo gettare
ponti validi fra gli uni e gli
altri. Affinché ci aiuti nell’impegno della società civile, nell’affermare l’uguaglianza e la dignità di tutti gli
uomini, affinché ogni individuo acceda a una vera esistenza e a uno sviluppo del
proprio essere. La preghiera
è andata al Padre comune
affinché ci porti all’unità
nella diversità, affinché tutti
possiamo tradurre in atti le
preoccupazioni delle religioni, desiderose di abbattere le
barriere che dividono gli essere umani e di promuovere
l’avvento di un’unica famiglia umana nella giustizia e
nella pace. La pace comincia
con una creazione personale
ma si costruisce con gli altri,
con tutti gli altri.
' . Bari
Conoscere
gli altri
evangelici
EVELINA VIGLIANO
CHE cosa sappiamo delle
denominazioni e delle
comunità evangeliche operanti al nostro fianco nella
città? Questa è la domanda
che il «Gruppo di studio del
mercoledì» della Chiesa valdese di Bari si è rivolta e alla
quale ha dato risposta con
un’iniziativa avviata alcuni
mesi fa e programmata almeno per tutto l’anno scolastico in corso.
Una volta al mese invitiamo il responsabile di una
delle numerose comunità
evangeliche della città per
parlarci della storia, della
dottrina e della prassi della
denominazione, nonché della vita della sua comunità.
Abbiamo iniziato con la
Chiesa awentista del 7° giorno, con tre incontri di grande
interesse che colmano almeno in parte le nostre tante lacune; ora stiamo continuando con le Assemblee di Dio
in Italia, per proseguire poi
con le altre realtà dell’evangelismo barese, quasi tutte
rappresentate nell’attivo
Consiglio pastorale evangelico di Bari e dintorni.
Con questa iniziativa desideriamo non solo conoscere
le chiese sorelle sul piano
culturale ma anche e soprattutto rafforzare quel legame
di fratellanza e di comune
appartenenza che esiste già
ma che è sovente rimasto
confinato a un livello generico e vago; la speranza è che
esso possa così diventare più
vivo e sentito e favorire una
più ampia collaborazione
delle comunità evangeliche
sul piano locale.
fessioni cristiane, dell’ebraismo, dell’islamismo, in grado, senza gli ammiccamenti
che altrove si fanno, di aprire
“finestre di comprensione”
sulle altre fedi viventi. Non
più del 20% dei nostri clienti
sono evangelici; gli altri sono
cattolici, delle comunità di
base e delle chiese tradizionali, sono ebrei, laici in ricerca, interessati ai temi della fede, della politica. Con la comunità ebraica che è a due
passi qui da noi abbiamo un
rapporto privilegiato, da anni
riforniamo la loro biblioteca.
Noi partecipiamo alle loro
iniziative, loro vengono alle
nostre. Gli ebrei leggono molto più dei valdesi, hanno conservato quella dimestichezza
col libro, con la parola scritta
che un tempo era caratteristica anche nostra».
Edda e Daniele danno la
giusta importanza alla vendita visiva; anche una Bibbia
deve essere esposta con intelligenza. I libri sono razionalmente collocati per temi,
esposti in vetrine tematiche.
Edda e Daniele non sono intellettuali, non sono teologi,
la chiesa ha affidato loro un
lavoro e danno il meglio. Ma
se entri in Claudiana e chiedi
notizie sui libri che via via
vengono proposti, sanno darti sempre la giusta informazione. Questa è professionalità del libraio, forse per un
valdese che è chiamato a fare
il libraio è risposta a quella
che, neH’etica protestante, si
chiama vocazione.
Sondrio
Lislam
al di là dei
pregiudizi
Che cos’è l’Islam? È una realtà non descrivibile con
semplificazioni generalizzanti. Molte sono le variabili
aU’interno della struttura
fondamentale costruita sui
cinque pilastri; professione di
fede, preghiera rituale, elemosina, pellegrinaggio, digiuno. L’Islam non è neppure
una realtà prevalentemente
araba, dato che i più grandi
paesi islamici sono asiatici.
La teologia che nasce dal Corano, dalla Sunna (detti e fatti
del profeta), dal consenso dei
dotti, dal nesso religione-società non è monolitica, e gli
stereotipi occidentali non
aiutano a capire, anzi sono
caricature spesso di derivazione colonialista che conducono a fraintendimenti nocivi al dialogo tra Oriente e Occidente. Queste e molte altre
informazioni preziose sono
state offerte dalla relazione
del pastore Giuseppe La Torre al Centro culturale evangelico di Sondrio l’8 novembre.
Sebbene impegnativa, la
carrellata storica sui rami
dell’Islam ha consentito di
avere un quadro dinamico e
reale della complessità di un
mondo che interessa ben ottocento milioni di credenti.
La partecipazione alla conferenza è stata buona. Molte
domande hanno focalizzato
questioni attuali quali il rapporto religione-società, il
fondamentalismo, la «gesuologia» coranica, ecc. Altre
conversazioni esamineranno
specifici temi: la donna nell’
Islam, il dialogo tra le fedi
abramitiche, il Gesù del Corano. Siamo solo agli inizi di
un grande viaggio nel mondo
delle fedi viventi.
Agenda
BERGAMO — Il Centro culturale protestante organizza alle ore 21, nella sede di
via Tasso 55, un incontro, condotto da Cinzia Martignone Crepax, su «Solidarietà e
reputazione; riflessioni sulla storia della
Comunità evangelica di Bergamo nell’800».
Per informazioni tei. 035-238410.
SONDRIO — Il Centro evangelico di cultura propone «La
donna nell’Islam», una conversazione che Claudia Tresso,
docente di Civiltà araba del Centro studi per i popoli extraeuropei dell’Università di Pavia, terrà alle ore 21 presso
la sede del centro, in via Malta 16.
CICCIANO — Presso la sala conferenze
delle suore francescane alcantarine in via
San Francesco d’Assisi, alle ore 18, Adriana
Valerio, docente presso l’Istituto per gli
studi storico-religiosi dell’Università Federico II di Napoli, tiene una conferenza sul
tema «Donna e potere nella chiesa». L’incontro è organizzato dal Centro culturale «Giovanni Diodati».
FIRENZE — In occasione della presentazione del volume
«La spada e la croce» di Giorgio Rochat, edito nel 1995 dalla
Società di studi storici valdesi, Giorgio Spini, Luciano Martini, don Angelo Grotti e il pastore Giulio Vicentini parleranno di «Religione e guerra»; moderatore Marco Ricca.
L’incontro, promosso dal Centro culturale protestante «Pietro Martire Vermigli», dalla Fondazione «E. Balducci» e dal
Forum per i problemi della pace e della guerra di Firenze, si
terrà alle ore 17 presso la sede del Centro, via Manzoni 21.
MARCHERÀ — Nella chiesa battista di via
Canetti 27 l’Abne (Associazione battista
Nord-Est) in collaborazione con la Leene
(Federazione chiese evangeliche del NordEst) propone un pomeriggio di «omiletica»
a partire dalle ore 14. Tel. 041-936762.
TORINO — «L’Onu e i rifugiati» è il tema del seminario di
approfondimento organizzato dalle Adi presso la sede di via
Terrone 3 bis, dalle ore 9 alle 18. È previsto l’intervento di
don Ermis Segatti. Informazioni al 5622167.
ALESSANDRIA — Per il ciclo «La preghiera
cristiana», organizzato dal Centro culturale
protestante e dal Sinodo diocesano, alle ore
21 presso la sala Torriani in via del Vescovado 3, Carlo Carozzo parlerà sul tema «Al
mattino ascolterai la mia voce (Salmo 5,3).
La preghiera nella vita quotidiana». Tel. 0131-231431.
BIELLA — In occasione deH’inaugurazione dell’anno accademico ’96-97 dell’Università popolare di Biella, alle ore 21
nell’aula magna dell’ltis «Q. Sella» di via Rosselli 2, Giancarlo Rinaldi, dell’Istituto universitario orientale di Napoli,
terrà la prolusione sul tema «La Bibbia: un libro, molte letture». Sarà presente Alberto La Volpe, sottosegretario del
ministero dei Beni culturali e ambientali. Tel. 015-32976.
SALUZZO — Per il ciclo di incontri dal titolo «Da un passato di lacerazioni, verso un futuro di riconciliazione» proposto dalla comunità cristiana di base «Ricerca» di Saluzzo e dalla comunità di Mambre di Busca, alle ore 21 nel
salone del chiostro della chiesa di San Giovanni mons.
Diego Bona, vescovo di Saluzzo, parla su «Voglia di riconciliazione, dono di Dio e sorgente di vita nuova. Verso Tassemblea ecumenica di Graz (giugno ’97)».
TORINO — «La nostalgia dell’altro. L’orizzonte profetico di
Ernesto Balducci» è il titolo dell’incontro organizzato dalle
Adi nell’aula magna dell’ltis Avogadro di via Rossini 18 alle
ore 20,30. Intervengono Luigi Ciotti, Luigi Guerzoni, sottosegretario all’Università, Enzo Bianchi (Comunità di Bose),
Pierluigi Onorato (Fondaz. «Balducci»).
TORINO — «Cristologia in discussione» è il
titolo del dibattito proposto dal Centro
evangelico di cultura «Arturo Pascal», comunità cristiane di base, corso per animatori biblici, gruppo donne credenti, redazione de «Il foglio», Sae e Ywea. Introducono rincontro, che si tiene alle ore 15,15 nel salone valdese
di corso Vittorio Emanuele 23, Franco Barbero delle comunità di base e Letizia Tomassone, pastora valdese. Per
ulteriori informazioni telefonare allo 011-6692838.
ROMA — Per il ciclo su «Gesù fondamento
e meta del cammino ecumenico» proposto
dal gruppo Sae di Roma, alle ore 16 presso
le Suore francescane missionarie di Maria
in via Giusti 12 si tiene un incontro sul tema
«Gesù e il suo popolo». Interviene Elia Boccata, introduce Maria Vinglani. Per informazioni rivolgersi
a Stefano Ercoli, tei. 06-58331825.
CAMPO INVERNALE A SANTA SEVERA — «Predicatori e
diaconi: ministri o servi? I giovani si interrogano sulla natura e sulle prospettive delle proprie vocazioni» è il tema
del campo invernale che si tiene al Villaggio della gioventù
a partire dalla cena del 28 dicembre fino alla colazione del
2 gennaio. Prezzo complessivo 120.000 lire. Per informazioni e iscrizioni rivolgersi al Villaggio entro il 15 dicembre:
tei. 0766-570055, fax 0766-571527.12.06 .
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie dal
mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di
Raidue a cura della Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne alle 23,40 circa e, in replica, il lunedi della settimana seguente alle ore 8,15
circa. Domenica 1“ dicembre (replica lunedi
9) andrà in onda: Fame di giustizia. Riflessioni protestanti
sul summit contro la fame nel mondo; terza di copertina.
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica deve inviare i programmi, per lettera ofax, quindici giorni prima del venerdì di uscita del settimanale.
18
PAG. 10 RIFORMA
venerdì 29 NOVEMBRE m ygNE
Mipomma
Vivere senza eroi
Piera Egìdi
«Sventurata la terra che ha bisogno di eroi»: così fa dire
Brecht al suo indimenticabile Galileo. È un Galileo sconfìtto, che ha appena abiurato davanti all’Inquisizione,
isolato, umiliato, abbandonato da amici e discepoli, che
vorrebbero vedere in lui una bandiera. Di quanti eroi abbiamo bisogno ancor oggi? Di quante bandiere viventi?
Di quanti simboli? La civiltà deH’immagine centuplica
questo bisogno: Di Pietro simbolo di «Mani pulite», il papa polacco simbolo della lotta al comuniSmo, Fidel Castro ultimo simbolo del comuniSmo, rincontro-simbolo,
fì'a i due simboli, ecc. E il vertiginoso processo di trasformazione dell’Occidente, la caduta del muro di Berlino e
delle relative «certezze ideologiche», il dilagante «impero
del male» delle mafìe internazionali, con il loro oscuro
retaggio di morte e schiavitù, con la loro disperazione,
danno nuovo impulso all’aggrapparsi a un rassicurante
linguaggio dei simboli, alle immagini viventi del Bene,
agli eroi. In tanto marasma e confusione delle coscienze,
a qualche santo bisognerà pure votarsi.
L’essere umano è un essere simbolico, è vero. Il linguaggio dei simboli è un Unguaggio universale: è quello
dell’arte, della poesia, della psicoanalisi, della religione.
Di qui la comunicatività del simbolo e, diciamolo, il nostro bisogno di esso. Ma, come per tutti i linguaggi
dell’inconscio, questi potenti doni creativi, è necessaria
una severa opera della ragione, che sa collocarli in opportuni binari critici, vedendoli nelle loro giuste dimensioni, e in prospettiva. Troppo sovente nella storia l’uso
dissennato dei simboU e lo sventoUo delle bandiere hanno scatenato le emozioni incontrollate delle masse. Il
simbolo è un’arma a doppio taglio: attenti a come lo
usiamo, a che cosa produciamo!
Il «bisogno di sacro», presente sempre in ciascuno di
noi, e che andrebbe collocato lì dove deve stare (nell’infìnita alterità di Dio, nella preghiera, nella musica e nella
poesia, in tutti i linguaggi «altri») travalica e si mescola
invece, in particolar modo nei momenti di crisi e smarrimento, con i linguaggi del quotidiano, tra cui quello della politica. Vediamo così nostri uomini pubblici inginocchiarsi nelle funzioni religiose, sindaci con fascia tricolore servire la messa, politici baciare anelli ai cardinali, dare spazio a scelte culturali confessionali, richiedere a
ogni convegno e trasmissione televisiva la presenza di un
vescovo, quasi novello imprimatur, ecc.
La rozzezza della poUtica si impossessa della sacralità, e
lo fa nel linguaggio della religione che in ItaUa è conosciuta: quello della cultura cattolica. E lo fa nel modo più arcaico e primitivo possibile, calpestando e violentando
ogni più elementare dbitto di «pari cittadinanza» per tutti, credenti di diverse confessioni reUgiose, agnostici, atei.
Niente di più pericoloso che moralizzare la politica. Già
Machiavelli ci insegnava le trappole dell’uso politico della
religione. Così i maligni potrebbero dire che, nella crisi
dei valori, il politico sente oggi particolarmente il bisogno
di «sembrare a vederlo e a udirlo tutta pietà, tutta fede,
tutta integrità, tutto umanità, tutto religione». O forse è
un nuovo Medioevo, quello che si va presentando, in cui
la religione (in Italia il cattolicesimo), la chiesa, in assenza
di altri poteri in crisi, svolge una funzione di supplenza, di
rassicurazione, divenendo potere politico tout-court?
Anche su questo noi evangelici abbiamo da dire una
parola: sui nostri templi, sicuramente privi di ogni immagine, spesso c’è scritto il versetto che invita a adorare Iddio «in Spirito e verità». Ancora una volta l’aspra e severa
teologia riformata ci aiuta a evitare pericolose commistioni, mettendo ogni cosa al suo posto: sacro e profano,
Dio e Cesare. Non abbiamo tanto bisogno, oggi, di «eroi»
e di simboli a cui aggrapparci, ma di uomini e donne tenaci, umili e combattivi, cbe esercitino la propria testimonianza concreta nel piccolo divenire quotidiano.
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Uri: http://www.alpcom.it/riforma
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DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna Matfei. IN REDAZIONE: Alberto Coreani, Marta D’Auria, Emmanuele Paschetto, Jean-Jacques Peyronei, Pienraido Rostan (coordinatore de L'eco deiie vaiii)
Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Aiberto Bragagiia, Avernino
Di Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrano, Giuseppe Ficara, Giorgio Gardioi, Maurizio Girolami, Pasquale iacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan,
Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE:Stelio Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
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EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l. - via S. Pio V, 15 bis -10125Torino.
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non può esser» venduta separaUmatt»
Tariffe inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000. Pettecipazioni: millimetro/colonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1.000.
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con
il n. 176 del 1® gennaio 1951. Le modifiche sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 45 del 22 novembre 1996 è stato consegnato per l’inoltro postale all’Ufticio
CMP Nord, via Reiss Romoli 44/11 di Torino mercoled'i 20 novembre 1996.
1 Centro studi per il cristianesimo sociale
Pluralismo e democrazia
Come membri di minoranze rivendichiamo la necessità
di una riforma religiosa che porti a una rinascita civile
Pubblichiamo il documento approvato nella riunione
del Comitato nazionale del
Centro studi per il cristianesimo sociale, svoltasi a Parma
il 9 novembre scorso.
Il nostro paese sta affrontando con particolare difficoltà la generale transizione
dagli equilibri, duri ma in un
certo senso rassicuranti, dell’età della guerra fredda verso
un nuovo assetto mondiale
fatto di spietata concorrenza
internazionale e di rinascita
delle antiche identità culturali. Le difficoltà italiane a
nostro avviso sono aggravate
dalla mancanza di una «religione civile» che faccia da
tessuto connettivo tra gli individui e le istituzioni: manca
da noi una radicata cultura
democratica di massa e sim
metricamente manca un sano senso dello stato. Prevale
invece un diffuso conformismo, coniugato con un dilagante consumismo.
Come membri di una minoranza, anzi di due diverse
minoranze, siamo particolarmente sensibili al fatto che in
Italia non c’è mai stata una
vera accettazione di quel pluralismo (religioso, culturale,
etnico) che è alle origini della
democrazia moderna. Mancando quella cultura democratica, è fatale che l’istitu
zione ecclesiastica sia chiamata ad esercitare una funzione di supplenza, diventando di nuovo, malgrado
una diffusa secolarizzazione,
il punto di riferimento centrale per la vita della nazione.
Questa situazione produce
due conseguenze inquietanti
anzitutto il ristabilimento de
facto della «religione dello
stato», a livello etico, ideologico e istituzionale. È perciò
comprensibile che la cultura
cattolica dominante sia esposta a fortissime tentazioni
di predominio e di arroganza: significative voci critiche
di laici e di teologi vengono
squalificate e messe a tacere;
la Riforma protestante viene
dichiarata fallita; si ravvisa
nella Rivoluzione francese
Tembrione di quel totalitarismo che ha condotto l’Europa agli orrori di Auschwitz; si
presenta Pio IX come il vero
alfiere del Risorgimento italiano. Comprensibili, queste
tentazioni non sono tuttavia
accettabili e noi riteniamo
che un sano spirito ecumenico ne esiga la più ferma denimcia.
In secondo luogo, assistiamo a una completa abdicazione del cosiddetto «spirito
laico»: sordamente chiuso ad
ogni affiato di trascendenza,
lo spirito laico concorda ormai con quello clericale nel
riconoscimento del primato
dell’istituzione ecclesiale,
senza discuterne la natura intimamente autoritaria, e
nell’emarginazione ideologica di ogni ipotesi di tipo protestante: ad esempio, i pastori, se accettabili, verranno regolarmente presentati come
«preti», «sacerdoti», «sacerdotesse»; se ritenuti criticabili, saranno sommariamente
classificati come «settari fondamentalisti»; se stanno conquistando milioni di persone
in Africa e in Asia verranno
semplicemente ignorati.
A questo mancato pluralismo corrisponde un debole
senso della nazione e uno
scarso rispetto per le migliori
realtà della storia italiana
(l’età dei Comuni, il Risorgimento, la Resistenza) che dovrebbero invece costituire il
momento narrativo di quella
«religione civile» di cui stiamo sottolineando l’importanza. Certamente, una rinascita civile non potrà avvenire senza una profonda riforma religiosa; ma su questo
fronte le chiese e i gruppi minoritari di cui facciamo parte
sono già impegnati da tempo: non possiamo che augurarci che questo impegno
continui e si rinnovi con tutte
le persone che in Italia «cercano il Regno di Dio e la sua
giustizia».
Il discorso di Violante e la disattenzione dei politici
Ragionare sul passato può servire a capire
come si formano le decisioni dei giovani
ALBERTO CORSANI
CAPITA, a volte, di sentire
dei giovani, per bene e
impiegati in onesti lavori ma
non necessariamente danarosi, parlare di «bisogno di
pulizia», della necessità di
bastonare i drogati; capita,
altre volte, di vedere giovani,
fuori dai «giri impegnati», offrire parte del loro tempo e le
loro capacità per servizi di
pubblica utilità come la guida delle ambulanze. Capita,
meno spesso ma capita, che
alcuni giovani partecipino
delle due categorie di cui sopra: convinti, insomma, di
fare cosa giusta dando la caccia ai devianti quanto aiutando i bisognosi. Quando
poi succede il «fattaccio» si
scandaglia la vita di quel bravo ragazzo che si è sentito in
dovere di fare giustizia per
capire che cosa l’ha mosso. E
diventa una notizia di «nera»
su cui interpellare gli esperti.
E allora mi viene in mente
come siano pochi o punti i
tentativi, da parte di chi fa
politica, di collegare i propri
discorsi con la vita concreta
delle persone. Ognuno cerca
di sostenere le proprie convinzioni, magari anche con
argomenti efficaci e interessanti, ma con poca attenzione per il fenomeno in sé.
Mi spiego. Quando a maggio sono scoppiate le polemiche sul discorso del presidente della Camera Violante, accusato di voler riabilitare i
combattenti repubblichini,
due elementi mi hanno colpito: intanto la disinvoltura con
cui, vuoi per applaudirlo vuoi
per stigmatizzarlo, a Violante
sono state attribuite intenzioni prive di riscontro nel testo
fra virgolette (e questo benché egli avesse detto chiaramente di rifiutare «inaccettabili pacificazioni» - dal testo
come è riportato sul «Sole 24
ore»); e poi soprattutto il fatto
che le sue parole siano state
lette esclusivamente al passato, come possibile cambiamento di rotta rispetto alla
considerazione in cui tenere i
nemici di un tempo.
Il suo discorso ha sì contemplato con accenti inequivocabili la necessità di «capire, senza revisionismi falsificanti, i motivi per i quali migliaia di ragazzi e soprattutto
di ragazze (...) si schierarono
dalla parte di Salò e non dalla parte dei diritti e delle libertà», ma a nessuno è venuto in mente che analoghi
sforzi di comprensione, di
analisi dei meccanismi che
portano anche oggi un individuo (in particolare un giovane) a fare una scelta di violenza piuttosto che una democratica, un’opzione di impegno piuttosto che una improntata al solo carrierismo
siano indispensabili per meglio capire l’attualità e, quindi, per orientare l’azione politica.
Forse si sarà pensato che il
discorso non potesse prescindere dal contesto drammatico del 1943 (il più drammatico per un paese) quale è
una guerra che è anche guerra civile; che le scelte di quei
giovani fossero alimentate
dall’ideologia e dalla propaganda; che le scelte fossero
come «obbligate». Eppure ci
furono, allora, i margini per
dire dei sì e dei no, ma ci furono anche le sfumature, e ci
furono anche le non-scelte, le
zone grigie di coloro che esitarono o che finsero di collaborare. Ci fu propaganda e ci
furono anche gli antidoti (per
molti ci fu la Bibbia, che contribuì non poco a esprimere
una scelta); ci fu indottrinamento e ci fu spontaneismo.
Possibile che nessuno pensi
che molti di questi meccanismi si ripropongono in altre
contingenze? I giovani di oggi
(che, non più incapsulati dalle ideologie, vivono tuttavia
in un’epoca di analfabetismo
politico diffuso - e tutto sommato erano meglio le ideologie, almeno sapevi con chi
avevi a che fare), muovendosi
fra studi, aspirazioni, ricerca
del lavoro e gestione degli affetti, crisi familiari, disagio
sociale, si devono districare
tra i meccanismi assai com
plessi che portano poi (se gli
ingranaggi non s’inceppano)
alla formazione delle loro decisioni e all’orientamento
delle loro vite. Possibile che il
mondo politico ritenga che
tutto ciò sia materia riservata
agli operatori sociali o alla
scuola (!)? E quando, come
cantava Celentano, ma su testo del ben più arguto Paolo
Conte, non c’è più «neanche
un prete per chiacchierar»?
Non dico che questo governo e questo Parlamento e le
amministrazioni locali non si
occupino dei problemi giovanili; per quel che ne so da alcuni anni lo si fa meglio che
nel passato. Mi sembra tuttavia che manchi la consapevolezza che il problema del «come si prendono le decisioni»
investe tutta una realtà sociale. Un problema che, se preso
in considerazione (bene o
male, ma almeno incominciamo a studiarlo) può essere
strumento di una possibile
crescita collettiva perché tutti, con il buono e spesso con il
cattivo esempio, concorriamo
a formare le capacità decisionali di un individuo (e tutti
potremmo avere qualcosa da
imparare dalla sensibilità giovanile). Qualcuno provò a affrontare l’argomento per cercare di capire coloro che dall’estremismo politico passarono alla lotta armata. Ma oggi? Tutti uguali 0 tutt’al più
devianti da rincorrere con il
randello o da curare?
A^eiire
Responsabilità
Nel chiedersi «quale nuovi
progetto culturale per i catto
lici italiani?», un interessanti
articolo a firma Gabriella S®
tori (numero del 15 nove®
bre) prende la mosse da alco
ni fatti di cronaca (co®|
quello di un sindaco pientoj
tese che, pagando di taso
propria, «restituisce ai coj
cittadini il ponte che lo stati
non ha saputo o voluto rico
struire») per sottolineare l’al,
fermarsi di una cultura, digo,
sa secondo l’autrice previ
lentemente nel Settentrione
improntata «alla capacitai]
assumersi in proprio le tu
sponsabilità». «Una cultura
si dice più avanti - che tron
le sue radici più profonde 1
quel cattolicesimo attecchiti
in questa parte d’Italia ch{
secondo certuni, avrebbe ad
dirittura risentito dell’infliii
so del protestantesimo». Noi
mancano i rischi: chepe
esempio si salti il passaggi:
istituzionale del fare i coni
con lo stato di diritto, oppia
«che il singolo sia tentatoi
credersi unico artefice dì
suo eventuale successo
l’iniziativa concreta, speci
se si tratta di affari»; perieoi
che sarebbe «implicito nel
l’interpretazione weberiai
del protestantesimo intesi
come padre del capitalismi
anche “selvaggio”»
Lutero e gli ebrei
«Sugli ebrei e le loro men
zogne» è il titolo del testo eh
Lutero pubblicò nel 1543, eh
contiene violente requisitori
contro il popolo ebraici
Maurizio Cecchetti, sul ni
mero del 15 novembre, inte
vista lo storico del cristianes
mo Attilio Agnoletto in occ
sione della pubblicazionei
un suo libro suH’argoment
Agnoletto sostiene peralt)
che «Questa impostazione!
Lutero viene dalla tradizioi
del “deicidio” di cui i cattoli
hanno, già nel Medioevo, il
colpato gli ebrei». Viene il
tervistato anche Giorgio Sp
ni, che mette in luce alcunil
miti del pensiero del riformi
tore, che scrisse «un testo ai
cora intriso di feudalesim
come “Appello alla nobili
della nazione tedesca”» e cK'
fu, per molti aspetti, «pn
demente legato a una visto®
medievale del mondo». Sp®
nega tuttavia una filiazioni
decisiva tra le pagine di LuW
ro e l’ideologia nazista.
d i a r i -?
Uscite dalla droga
Luca Fontana, sulle ,
del nuovo magazine ao*.
«Unità» (l’unico prodotto
genere in cui ci siano deite®
«da leggere», numero
13-19 novembre) condu»
un’ampia inchiesta sulle''“:
rie strade che si offrono a
voglia uscire dall’esperietj®
dell’eroina: servizi territo®
o comunità terapeutiche
no le grandi alternative. D
comunità cattoliche visitat
dal loro modo di organi^
la vita interna l’autore rica'J
C'i
questa impressione: *
qualcosa di nuovo anzi d
firn un nrnfiimn di TC»
tico, un profumo di
che” cattolica, un desi
stizzoso di ristabilire i 'j'
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veri della gerarchia e d®* ¡ j
miglia di contro
laica e consumistica. Si '
vato che a partire da' P ¡j
anni ’80 la comunità è s j
l’istituzione privilegia'® j
paesi latini e cattolici. Il
Spagna, e che invece ne
ropa nordica, laica e ra
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tossicodipendenze si P'® oliscono tutt’ora strutture P
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Il nome di Peter Beier è forse sconosciuto alla maggior
parte dei nostri lettori: tuttavia questo pastore, dal 1989
Prases della Chiesa evangelica
della Renania, morto di infarto domenica 10 novembre, a
soli 61 anni, è stato senza
dubbio una delle personalità
più significative del protestantesimo europeo di questi
ultimi decenni. Altri suoi amici italiani, più autorevoli di
me e che lo conoscevano da
molti più anni, tracceranno
un profilo del personaggio;
spero anche che qualcuno
traduca e pubblichi la sua
predicazione (celeberrima in
Germania, disponibile anche
in videocassetta) in occasione
della riapertura al culto del
duomo di Berlino, predicazione in seguito alla quale, si dice, il cancelliere Kohl, che era
presente, gli tolse il saluto.
Qui vorrei solo ricordare il
suo contributo alla causa
dell’unità protestante in Europa. Beier era copresidente
del Comitato esecutivo della
Comunione di Leuenberg,
Finternazionale protestante
europea, e senz’altro il cervello più creativo del gruppo.
Presidente di una grande
chiesa, uomo molto potente,
usava volentieri la sua influenza per promuovere una
presenza protestante puntuale, limpida dal punto dottrinale ma consapevole del fatto
che le gioie e le lacrime, il
presente e il futuro delle persone, anche di quelle che
vanno in chiesa, non si giocano solo né principalmente sul
piano delle sottigliezze dogmatiche; di qui una certa insofferenza di fronte a discussioni di «ingegneria ecumenica» che gli parevano astratte:
di qui, anche l’interesse per
progetti di aggregazione per 1
quali prometteva immediatamente di mettersi alla ricerca
di fondi e energie umane.
In particolare, Beier voleva
organizzare un gruppo europeo di consultazione, costituito da laici protestanti, significativi nel loro ambito
professionale (politici, giornalisti, scienziati, ecc.), per
elaborare strategie credibili di
fronte alle sfide del XXI secolo; sognava anche un convegno europeo dei giovani protestanti, che gli sarebbe piaciuto organizzare a Roma, o
comunque in Italia. Conosceva bene e amava profondamente le chiese evangeliche
europee di diaspora («la parola “minoranza” non mi piace», precisava), tra cui la nostra, e faceva quanto poteva
(che era parecchio) per aiutarle, in vari modi. Mi ha detto più volte, non ho mai capito se sul serio o pe/ scherzo,
di voler venire a Roma, in
pensione, per qualche tempo,
a scrivere «il mio commentario, che resterà fondamentale, sull’Apocalisse».
L’ultima volta che ci siamo
parlati è stato in giugno,
nell’atrio della Casa valdese a
Roma, dove si era fermato, in
coda a una riunione, per incontrare un amico. Volevo offrirgli a tutti i costi un caffè
particolarmente buono, come
certamente non l’aveva mai
bevuto, in un certo bar vicino
al Pantheon. Lui non accettò,
forse credeva che mi sentissi
in dovere di intrattenerlo fino
all’ora del suo appuntamento:
in realtà volevo davvero fargli
apprezzare una delle poche
meraviglie di Roma che non
conosceva (era un’enciclopedia ambulante di storia
dell’arte romana e discipline
affini). Così mi salutò; «Tieni
in memoria l’indirizzo del
bar. La prossima volta mi ci
porti e io, in cambio, ti spiego
il Pantheon come si deve».
Fulvio Ferrarlo
Alessandria
^ Democratici
e antifascisti
«Per essere democratici oggi in Italia è necessario ancora essere antifascisti?» si domanda Gian Enrico Rusconi
nel suo libro «Resistenza e
postfascismo». Certamente, è
la risposta che sembra scaturire dalla lettura dell’articolo
«Pacificazione nazionale» a
firma di Eugenio Bernardini,
apparso sul numero 44 di
«Riforma».
Bernardini considera la Repubblica sociale come l’immagine monolitica del male
assoluto in cui non si distinguono assassini come Pietro
Kock da gentiluomini come
Luigi Bolla, fanatici e estremisti come Preziosi, Buffarlni
Guidi o Roberto Farinacci, da
conservatori moderati come
Giovanni Gentile, Giorgio Pini
o Concetto Pettinato.
Nelle file della Repubblica
sociale si ritrovarono molti
italiani che fascisti non erano
mai stati e che durante il ventennio mussoliniano si erano
tenuti ai margini del regime.
Non pochi di costoro, nel momento della decisione che costrinse a scegliere fra le due
barricate nelle quali era stata
spaccata la nazione, aderirono alla Rsi per tener fede a un
imperativo morale che trascendeva ogni dogmatismo e
ogni settarismo di parte.
Chi combatteva in nome
della libertà, dell’uguaglianza,
della democrazia e della pace
non era certamente la milizia
Avviso di gara
PER LA VENDITA ALL’ASTA
DI IMMOBILE RESIDENZALE
L’Ente Patrimoniale dell’Unione Cristiana Evangelica Battista d'Italia
ha deliberato di vendere l’immobile residenziale di sua proprietà, sito in BUTTIGLIERA ALTA di Torino, in via Rivoli, 14.
La casa, indipendente sui quattro lati, consta di due piani fuori terra,
mansarda e ampio giardino.
- La vendita sarà effettuata con il metodo dell'asta al ribasso, partendo dal prezzo base di £ 350.000.000 (trecentocinquantamilioni);
~ il ribasso massimo consentito non potrà essere superiore al 20%;
"■ a parità di offerta, l’aggiudicazione avverrà sulla base del maggior
rialzo della stessa, proposto dai concorrenti, senza che venga fissato un limite massimo.
Le offerte dovranno pervenire entro le ore 12.00 del giorno 16 dicembre 1966, in busta chiusa, recante all’esterno la scritta: «Contiene l’offerta relativa all’asta di Buttigliera Alta», al seguente indirizzo:
Ente Patrimoniale dell’UCEBI
Piazza San Lorenzo in Lucina, 35
00186- ROMA
Le buste saranno aperte alla presenza del Presidente e di un funzionario alle ore 13.00 dello stesso giorno e subito dopo sarà proclamato l'esito dell'asta, del quale sarà data comunicazione all interessato, ovvero, in caso di parità, agli interessati.
Por informazioni eventuali telefonare alla segreteria dell U.c.e.b.i.,
•el. 06-6876124.
Ente Patrimoniale dell’Ucebi
Presidente
dott. Renalo Malocchi
comunista che aveva come
obiettivo ultimo e irrinunciabile la dittatura del proletariato. Fu solo in questa prospettiva che il Partito comunista
diede il via, mascherandola
sotto le forme di una «guerra
di liberazione», di un «riscatto
nazionale» e di un ripristino
della «democrazia parlamentare», alla spirale della carneficina fratricida che coinvolgendo in breve tempo tutte le
forze in campo vanificò ogni
prospettiva di limitazione dei
danni della sconfitta e precipitò l’Italia in una stagione di
barbarie e di strazi.
Il «nuovo patto nazionale»
promosso con l’amnistia di
Togliatti, come ricorda Bernardini, se da una parte azzerò le pendenze penali di
molti ex fascisti, dall’altra
mandò liberi parecchi «giustizieri» partigiani che, finita la
guerra, l’avevano continuata
per loro conto e tornaconto,
ammazzando e rubando. Sono consapevole che ad avvicinarsi a queste argomentazioni
fuori dai quadro acritico della
vulgata postresistenziale, si rischia di essere tacciato di revisionismo; resta comunque il
fatto che la Resistenza è venuta ad assumere agli occhi dei
più, e in particolare dei giovani che ne ignorano la dimensione esistenziale, una sorta
di mito che non suscita altri
effetti che non siano la noia e
il disinteresse oppure il desiderio di sentire un’altra campana. Il timore paventato da
Bernardini, di porre sullo
stesso piano torti e ragioni,
valori e disvalori rappresenta
un falso problema: la pietà
per chi è caduto dalla parte
sbagliata dovrebbe essere
fonte di ulteriore legittimazione politica e storica se corrisponde alla capacità dei vincitori di prendere su di sé l’onere etico di dichiarare «civile»
la guerra combattuta e vinta.
Distinti saluti
Luigi Colombo - Como
«Riforma» troppo
poco battista
Carissima Riforma,
sono un credente legato,
come battezzato, alla Chiesa
evangelica battista e abbonato alla vostra rivista da alcuni
anni. In merito a questa rivista vorrei suggerire alcune cose: 1) il formato è un po’ grande e di conseguenza poco maneggevole, anche per la consegna: il postino, nel cercare
di inserire il giornale nella buca delle lettere spesso finisce
per lacerarlo; inserendo Riforma in una busta di plastica si
eviterebbe questo inconveniente; 2) il contenuto della
rivista è più vicino alle notizie
di un qualsiasi quotidiano,
perché riporta informazioni
Un invito dalla «Waldensian Fellowship»
In visita alle chiese inglesi
ELEMA VIGLIANO
SI ripete puntualmente anche quest’anno
l’invito della Chiesa riformata unita inglese a visitare alcune delle sue comunità la
prossima estate.
Chi sente parlare per la prima volta di
questi incontri, di questa profonda amicizia
che ci lega e che da moltissimi anni vede loro e nostre comitive scambiarsi visite, può
domandarsi quale sia lo straordinario collante che ci unisce da tanto tempo. Ebbene,
proverò a dirlo anche se il mio ruolo di «collegamento», non solo epistolare, mi fa vivere
una duplice esperienza, e non solo per una
vacanza che faccio ogni due anni visitando
città, campagne, centri, comunità inglesi.
Da imitatrice dei camaleonti un anno mi vesto da guida per quanti di noi si incamminano verso l’Inghilterra, e un anno assumo i
panni della turista accompagnatrice durante
i loro tour in Italia: è lì, durante questa settimana di conversazioni, che cemento le belle
amicizie iniziate velocemente a Manchester,
o a Londra, o altrove durante i nostri viaggi.
Come dimenticare, per esempio, la generosa
ospitalità, il calore delle loro case o la cordialità goduta durante culti o agapi fraterne?
L’interesse di queste sorelle e fratelli inglesi per la Chiesa valdese è tanto grande da far
ripetere puntualmente le loro escursioni alle
Valli, allargate in questi ultimi anni al Napoletano, alla Puglia, alla Toscana. Leggono la
storia dei valdesi e sostengono alcune delle
nostre opere. Per questo questi fratelli e sorelle chiedono un contatto diretto con noi,
con quanti, membri delle nostre comunità,
possono rispondere all’invito per la vacanza
che ci organizzano per la prossima estate. Il
programma non è fissato nei dettagli, ma a
grandi linee è il seguente; partenza dall’Italia
faggio in aereo andata e ritorno) il 12 luglio
e ritorno il 24 con un gruppo di massimo 35
persone (dai 18 anni in su). II costo è approssimativamente di 1.300.000 per persona e include volo, spostamenti in pullman in Inghilterra, pernottamenti (quando non è possibile essere ospitati in famiglia), alcuni pasti. L’itinerario è organizzato in modo da
toccare varie località: arrivo a Sale (Manchester), escursione nel nord del Galles, soggiorni vicino a Londra con puntate per visite alla
città. Shrewsbury, Cambridge, Milton Keynes, Birmingham, e soggiorno finale in quel
delizioso, riposantissimo Centro di Barnes
dose che molti dei partecipanti agli altri
viaggi hanno riportato come ricordo di pace,
di cordialità, vera distensione.
Come si vede ci sono ampie possibilità sia
per i contatti con comunità locali, sia per turismo. Le iscrizioni sono aperte sin da ora.
Non fatevi impressionare dalla diversità di
lingua; certo conoscere un poco di inglese
facilita la riuscita della vacanza, ma abbiamo avuto ottime esperienze anche con persone che ne erano completamente digiune.
Ogni richiesta di informazione, di invio di
schede per la partecipazione, di completamento del prògramma va inviata a Elena Vigliano, via S. Pio V, 15, 10125 Torino, fax
011-657542, tei. 011-6692838 martedì e sabato mattina.
legate alla politica in una misura eccessiva, a scapito di argomenti a sfondo religioso e
evangelico come invece dovrebbe essere un giornale legato a denominazioni di chiese evangeliche. La Parola di
Dio viene relegata e commentata in piccoli trafiletti di scarsa rilevanza.
3) L’attenzione sui fogli di
Riforma è scarsamente rivolta
a fatti e avvenimenti inerenti
alla Chiesa evangelica battista; ho l’impressione che l’unificazione delle riviste particolari (Il testimonio, La luce)
in un unico giornale sia avvenuta più a scapito della prima
[Il testimonio) che della seconda (La luce). Di queste ultime ho un ricordo positivo,
in quanto la Parola di Dio era
posta in primo piano trattando di volta in volta vari argomenti inerenti alla fede e legati all’approfondimento della Parola.
Un anonimo credente ha
fatto questa dichiarazione:
«Alcune chiese evangeliche
tradizionali, da un secolo a
questa parte hanno trascurato
i loro compiti principali, ossia
quelli spirituali (loro obiettivo
primario) per dedicarsi troppo al temporale al sociale».
Una riflessione su quanto sopra sarebbe utile e necessaria.
Enrico Genghini - Forlì
conto corrente postale n. 11234101
intestato a La Luce, via San Pio 15,10125 Torino
Nel notiziario precedente
abbiamo segnalato un progetto in Madagascar dove un
certo numero di sorelle ha
costituito un’Associazione
artigianale di sartoria per formare e dare lavoro a altre
donne. Naturalmente occorre fornire un minimo di attrezzatura di base: macchine
per cucire e attrezzi vari nonché acquistare le materie prime indispensabili.
Come già accennato nel n.
43 di «Riforma», nella zona
agricola nel sud dell’isola le
donne sono ancora oggi
escluse da ogni decisione responsabile nella vita sociale,
quindi il fatto che una parte
di esse senta l’esigenza e il
desiderio di uscire da questa
situazione dando vita a
un’associazione femminile è
da incoraggiare e sostenere.
Le prime offerte cominciano
a giungere e speriamo che
questo progetto interessi
molti in modo da non far
aspettare troppo a lungo
queste nostre sorelle in fede
nel Madagascar. (f..d.)
ELENCO OFFERTE
SETTEMBRE-OTTOBRE ’96
£ 1.400.000; Il mandorlo,
Udine;
£ 500.000: Sandra Ghigo;
£ 300.000: Odette Eynard, in
memoria di Lina Goss;
£ 100.000: Delia Fontana, Mirella Argientieri Bein;
£ 50.000: Amore lazeolla. Vittoria Romano, Lina Cassetti Di Pasquale.
£ 25.000: NN Verbania.
Totale: £ 2.575.000;
Totale precedente:
£4.044.331;
In cassa: £ 6.619.331.
Trasmesse per la Comunità
evangelica di Fiume-Rijeka £
5.000.000 tramite la Chiesa
valdese di Trieste. Restano in
cassa; £ 1.619.331.
- Errata
La recensione di Emmanuele Paschetto al libro Cuori
ardenti («Riforma» n. 44, p. 5)
è uscita senza la nota bibliografica, che riportiamo: Cuori
ardenti. Preghiere di Susanna, John e Charles Wesley. A
cura di Michael D. McMulIen;
edizione italiana a cura di Lidia Conetti. Torino, Claudiana, 1996, pp. 152, £23.000.
Cambi
di indirizzo
Il pastore Franco Scaramuccia comunica che il suo
nuovo indirizzo è: corso Garibaldi 56 - 16043 Chiavari e
quello della Chiesa battista è:
corso Garibaldi 54 - 16043
Chiavari (Ge). Il numero telefonico è 0185-321762.
Raccomandiamo i lettori
di contenere i loro graditi
interventi nel limite delle
30 righe dattiloscritte.
RINGRAZIAMENTO
«Quanto a me
confido nel Signore»
Salmo 31,6
1 familiari della cara
Giuseppina Margherita
Rostagno ved. Gaiiiano
riconoscenti, ringraziano tutti coloro che con fiori, scritti e presenza
hanno preso parte al loro dolore.
Un ringraziamento particolare
a parenti e amici, alla pastora Lucilla Peyrot, ai medici e al personale dell’Ospedale valdese di Pomaretto, al medico curante dott.
Vivalda, alla Croce Verde di Porosa Argentina, all’Associazione
Aib di Rinasca, all’Unione musicale e alla sezione Avis di Inverso Rinasca e alla Società operaia
di Villar Porosa.
Rocciateugna di Inverso Rinasca
18 novembre 1996
I necrologi si accettano
entro le ore 9 del lunedì.
Telefonare al 011-655278
-fax 011-657542.
Carta bianca a Riforma
T nostri lettori e lettrici avranno notato, speriamo con
piacere, che dopo due anni dì «grigiore» siamo tornati alla
carta bianca. Si tratta di un piccolo, ma costoso, miglioramento del servizio che vi offriamo, tenetene conto per rinnovare senza indugio il vostro abbonamento e per convincere altri a farlo. Lo sapete: siete voi e solo voi che ci consentite di esistere.e di mantenervi in collegamento («in rete» si direbbe oggi) con 0 protestantesimo internazionale e
italiano, e di discutere le nostre opinioni partecipando così
al processo decisionale, democratico e partecipativo, tipico dell’organizzazione delle nostre chiese. Per sole 8.750 lire al mese ne vale la pena.
Casa valdese delle diaconesse
Residenza assistenziale per anziani
viale Gilly, 7 - 10066 Torre Pellice - tei. 0121-91254
I preannunciati lavori di ristrutturazione
sono iniziati: aiutateci a condurli a terminel
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c/o Cassa di Risparmio di Torino
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Tavola valdese - Casa delle diaconesse
I doni sono defiscalizzabili a richiesta
20
PAG. 12 RIFORMA
venerdì 29 NOVEMBRE 1996
Intervista a Elias Crisòstomo Abramides, della commissione del Cec
«Anche i cambiamenti climatici sono una conseguenza
della grave crisi spirituale che stiamo attraversando»
JEAN-JACQUES PEYRONEL
T7LIAS Crisòstomo Abrami.C des è uno specialista delle
questioni ambientali. Vive a
Buenos Aires (Argentina), dove è membro della Chiesa greco-ortodossa che fa capo al
Patriarcato ecumenico di Costantinopoli. Dal 1991 è
membro della commissione
sui cambiamenti climatici,
che rientra nell’Unità III
(«Giustizia, pace e integrità
del creato»), del Consiglio
ecumenico delle chiese (Cec).
La commissione «chiesa e società» della Chiesa valdese di
Torino lo ha invitato per illustrare il senso e la portata della «petizione sul clima», lanciata dal Cec nel luglio scorso.
- Quando il Cec ha cominciato ad interessarsi alle questioni ambientali?
«Abbiamo cominciato a
interessarci della problematica ecologica dal 1988. C’è
un gruppo, chiamato “Ecos
team”, che studia principalmente il problema dei cambiamenti climatici. Di questo
gruppo fa parte un sottogruppo di sette persone, che si
chiama “Gruppo di risposte
etiche sui cambiamenti climatici”. Abbiamo partecipato
al Vertice sull’ambiente organizzato dall’Onu a Rio de Janeiro nel 1992. In quell’occasione, il Cec aveva organizzato un incontro ecumenico internazionale parallelo da cui
è nata l’idea di avviare un
monitoraggio internazionale
sulle questioni ambientali.
Da allora abbiamo partecipato a tutte le riunioni dell’Onu
sulle questioni ambientali e
anche sulle questioni dello
sviluppo sostenibile. Abbiamo anche partecipato alla
Conferenza di Berlino del
1995, la cosiddetta “Conferenza delle parti”, cioè dei
paesi che hanno firmato la
convenzione quadro sui cambiamenti climatici. Ora ci
prepariamo ad andare alla
conferenza di Kyoto (Giappone) nel 1997. Nel 1993, la nostra commissione ha avuto
un importante incontro a
Driebergen (Olanda) da dove
è uscito il libro sui “cambiamenti climatici accelerati».
Da lì è nata l’idea di lanciare
la petizione sul clima”.
- Può illustrarci brevemente i dati attuali del problema
dei cambiamenti climatici?
«Cambiamenti climatici
vuol dire riscaldamento del
l’atmosfera. Questo cambiamento si produce perché, con
le attività industriali, con
l’uso massiccio delle automobili, con l’uso dei combustibili fossili (petrolio, carbone),
noi inquiniamo l’atmosfera.
Con questo si incrementa artificialmente il cosiddetto “effetto serra”. Dico “artificialmente” perché l’effetto serra
è un fenomeno naturale che è
sempre esistito e che ci dà la
possibilità di vivere sulla Terra. Questo è una delle meraviglie della creazione di Dio.
Senza l’effetto serra, la temperatura sulla Terra sarebbe
di 40 gradi sotto zero. Ad esempio, sul pianeta Venere,
che ha un’atmosfera composta al 100% di anidride carbonica, la temperatura è di 500
La petizione sul clima
Siamo a metà della campagna di raccolta firme per sensibilizzare le popolazioni dei paesi industrializzati, i loro governi e i loro Parlamenti, a fare quanto necessario per ridurre il volume di emissioni di «gas di serra», in primo luogo
l’anidride carbonica. Per raccogliere un numero significativo di firme è sicuramente importante che i moduli circolino
nelle nostre comunità. Ma non basta.
Alcuni suggerimenti; contattare gli altri soggetti che hanno sottoscritto la petizione (Adi, Caritas, Vwf, Legambiente,
ecc.), ma anche altre realtà deU’associazionismo democratico eco-pacifista-solidale delle nostre città, così come provare a convincere a firmare soggetti «strategici», quali assessori, gruppi consiliari, sindacati, ecc.
Invitiamo dunque ad accelerare l’impegno in questo
scorcio di novembre e dicembre perché a gennaio la campagna chiuderà e le nostre firme verranno raccolte dal Consiglio ecumenico delle chiese e portate a marzo a Bonn per
far pesare la voce di quanti vivono nella parte ricca del
mondo pensando che si debba dismettere l’arrogante rapina del pianeta.
AntonellàVlsintin
responsabile della campagna per conto della Fcei
gradi sopra lo zero. La conseguenza delTeffetto serra artificiale è che nel prossimo secolo la temperatura globale
della terra aumenterà mediamente da 1,5 a 4 gradi centigradi. Questo provocherà il
parziale scioglimento dei
ghiacciai e il conseguente innalzamento del livello dei
mari di circa 50 cm. Questo
vuol dire che tutte le terre situate sul livello attuale dei
mari saranno sommerse dalle
acque. I paesi più colpiti saranno i paesi poveri, e questo
sarà terribile. Questo avrà effetto sulla salute umana, sull’economia, e aggraverà ulteriormente il dramma dei profughi ambientali, cioè di
quelle masse di persone costrette ad abbandonare le loro terre a causa del degrado
ambientale».
- C’è quindi uno stretto legame tra il problema dei cambiamenti climatici, quello della fame e quello dei profughi
ambientali. E questo il motivo
per cui il Cec, nel quadro del
suo programma su «Giustizia,
pace e integrità del creato», ha
deciso di impegnarsi a fondo
su queste questioni.
«Sì, è così. Perché il denominatore comune di tutte
queste situazioni è la mancanza di etica religiosa. È la
grande crisi spirituale che
stiamo attraversando in questa fine del secondo millennio che ci ha portato a queste
drammatiche situazioni. Stiamo pagando il nostro rifiuto
all’invito fattoci da Gesù, di
amarci gli uni gli altri e di essere solidali».
- Che cosa chiede la petizione e a chi è rivolta?
I paesi industrializzati sono i principaii responsabiii deii’effetto serra
«È rivolta soltanto ai paesi
industrializzati, in quanto sono loro ad essere responsabili
delTeffetto serra. Chiede la riduzione, entro il 2005, del
20% delle emissioni di anidride carbonica rispetto ai livelli
del 1990. Coloro che firmano
la petizione accettano le conseguenze che essa avrà sul
modo di vita nelle nostre società: diminuzione dei consumi, vita più semplice e più sobria. La raccolta delle firme si
concluderà il 25 gennaio del
1997. Nel febbraio del 1997, la
petizione verrà inoltrata ai governi dei vari paesi che hanno
firmato la convenzione quadro. Poi, la domenica 2 marzo
1997, a Bonn, la commissione
del Cec consegnerà ufficialmente la petizione al Segretario generale dell’Onu. Successivamente, proseguirà il nostro monitoraggio all’interno
delTOnu per seguire gli sviluppi che avrà la petizione».
- Avete speranza che la petizione riuscirà ad influire
sull'Onu e sui governi dei
paesi industrializzati?
«Sì. Per esempio, sappiamo
che nella seconda “Conferenza delle parti” che si è svolta
a Ginevra nel luglio scorso,
gli Stati Uniti hanno promesso di firmare la nuova convenzione che sarà presentata
a Kyoto. Questo rappresenta
un cambiamento totale della
posizione degli Usa. E sappiamo che questo cambiamento è dovuto alla pressione che le chiese americane
hanno fatto sul governo Usa.
Questo per noi è una buona notizia. In Europa, paesi
come la Germania e l’Olanda
sono molto impegnati su
questo fronte. Ora si tratta di
sensibilizzare maggiormente
i paesi dell’Europa dell’Est
che fino al 1989 hanno usato
tecnologie pesantemente inquinanti. Poi rimane aperto
il problema dei paesi dell’
Opec (produttori di petrolio),
ovviamente interessati a
mantenere alti livelli di produzione e che quindi si oppongono alla adozione di
nuove misure per la protezione dell’ambiente».
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« 8te-«o « .'^'L mezzo « ti rend
(Martin Lutero)
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10/15867 presso l’Istituto bancario San Paolo di Torino, Agenzia 2, via Sant’Anseimo, 18, 10125 Torino
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E-Mail: Riforma § Alpcom.it; Uri: http://www.aipcom.it/riforma
ABBONAMENTI 1997
ITALIA ESTERO
- ordinario
- ridotto*
- sostenitore
- semestrale
£ 105.000
£ 85.000
£ 200.000
£ 55.000
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£ 145.000
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£ 250.000
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- cumulativo Riforma + Confronti £ 145.000 (solo Italia)
* Coloro che hanno un basso reddito familiare possono utilizzare questo abbonamento.
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Hirsi. \
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