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ABBONAMENTI : Interno ed Eritrea, anno L. 3; semeatre L. 1,50.
Estero : anno L. 5 ; — semestre L. 3. — Per inserzioni, prezzi da convenirsi.
Dipettoie e flmniinistpatofe : Beov«nuto Celli, Via magenta II. 18, HOfflB
Homo, 2\ Ciigito ^9^0 = Hnno = XI. 30
' ♦ Abbattersi?... Mail — Carità
VlllIllCll IO . ufficiale— Una nuova enciclica? — Margherita di Francia Duchessa di
¡Savoia — L’opera di Gesù Cristo — Gesù Cristo, sempre Gesù Cristo! — Augusto Meille —
Giovanui Vinciguerra — Valli Valdesi — Avviso ufficiale — Una gita missionaria — È impossibile! —
Dare ed avere — Una festa della Riconoscenza —
Oltre le Alpi e i mari — E la Francia ? — Studi sociali a Parigi — Il fanatismo cattolico e la regina
Ena — L'Ungheria non scherza — Anelli a tre cerchietti— Gl’insegnamenti pratici deìl'Editae saepe —
L’Enciclica a Spira (Germania) — A ricordo dell’Enciclica — Una pubblicazione opportuna — Il Vaticano
si cerca nuove brighe — L'ora grigia della politica
vaticana — Un incendio visto a 200 leghe — Enrico
Grattan Guinness — Per 1 pagani e fra i pagani —
La lettera d’un negro, la morte d’un cristiano —
Leggendo e annotando — In sala di lettura — Moody
— Auri sacra fames — Sotto l’incubo !
Non tatti i giorni si Eassomigliano : alcuni sono
cosi freschi profumati, ripieni di armonie, risplendenti di luce che sembrano nn sorriso del Signore ;
altri poi sono cosi grigi e freddi, cosi privi di speranze da ricordare i tristi viali di cipressi. Questi
giorni cosi diversi non sono essi altrettanti stati
d'animo ?
Quando Elia, dopo i trionfi del Carmel si vide
abbandonato dal suo popolo che pur gli sembrò per
un momento decidersi in favore di Dio, egli fuggi
nel deserto ; stanco per lungo e silenzioso cammino,
ma più stanco ancora pei rovesci subiti dalle sue
speranze, egli distese le sue membra sopra la sabbia
ardente e disse : « Basta, Signore, non valgo meglio dei miei padri, prendi pure ora .banima mia ».
Non altrimenti molti cristiani nei tempi delle persecuzioni lottarono per la gloria di Dio, insorsero
contro ai principi ed ai sacerdoti tiranni delle anime,
sacrificarono averi, patria, famiglia. Ma poi sopraffatti dalle sofferenze, non vedendo giungere aiuto, sgomentati cadevano sulle ginocchia, alzavano pesantemente la fronte e dicevano: « Inflno a quando. Signore,
fino a quando nasconderai la tua faccia da me ? ».
Non altrimenti noi, cristiani moderni. Dopo aver
lungamente lavorato pel trionfo di Dio nella nostra
patria, dopo aver vegliato con sollecitudine sopra i
figli onde crescano nel timore e nell’amor di Dio,
dopo aver valorosamente lottato in noi affin di diventare créature nuove, dopo esserci adoperati con
lunghi sacrifici di averi, di tempo, di persona al
rialzamento dei poveri, dopo aver respinto tutte le
occasioni, avidamente afferrate dai compagni, di fare
guadagni disonesti, ma sicari ; se ci accade di essere
vinti dalle difficoltà, di non raggiungere il nostro
scopo, se quanto aspettavamo imminente svanisce
come miraggio, se l’Evangelo è vittoriosamente
osteggiato, se un nostro figlio deperisce e muore, se
le nostre opere cristiane ci fruttano ingratitudine e
calunnie, se la miseria come megera scende su noi,
cadiamo in angoscio di fede ; tra il supplicante ed il
ribelle diciamo a Dio : « Perchè, perchè mi rimuneri cosi ? ».
Guai a noi e guai al mondo se chi conosce il
sommo bene, Dio rivelatosi in Cristo, dopo scaramuccie 0 battaglie campali perdute, fugge, si nasconde, esala l’anima in gemiti sfibrati e sterili ed
abbandona la terra, proprietà di Dio, ai malvagi.
Guai a noi e guai al mondo se lo stato di sfiducia,
di pessimismo fosse diventato seconda natura in
Elia, nei nostri padri, nei martiri della verità e
della libertà dell’Evangelo e della patria. Guai a noi
e guai al mondo quando non evangelizzassimo, poiché
se i cristiani vivono deU’ombra di Cristo, gli areligiosi, è nn gran figlio dell’ultimo secolo che ebbe
a dirlo, vivono all’ombra di qneU’ombra.
Abbattersi di fronte alle invadenze del male è
umano, disperare è colpa, credere e fortemente credere nel trionfo del bene è divino. I bambini deboli nei tempi antichi venivano considerati come ingombro, e quindi esposti alle fiere dei campi. Chi
non ha, eziandio quello ch’egli ha gli sarà tolto. Pei
soldati di Napoleone la parola « impossibile », non
esisteva, perciò abbatterono troni, conquistarono
regni. I cristiani primitivi, i cristiani della Riforma
credevano epperciò ogni cosa fu loro possibile.
Mai gli sfiduciati hanno conseguito vittorie, hanno
guidato a trionfo, hanno dato una spinta nella direzione dei supremi destini nostri ; per natura loro
sono una massa caotica, capace cosi di tifnore
panico come di veemente entusiasmo ; l’impeto
sacro in loro dobbiamo scatenarlo noi ! Sono nn po’
come altrettanti zeri che possono acquistare un valore formidabile tosto che siano preceduti da una
unità ; e questa unità dobbiamo costituirla noi !
Come Elia abbiamo un popolo da redimere, un
popolo che conobbe Iddio, ma se n’è allontanato,
che professò le sue leggi, ma le ha dimenticate ;
subisce ora il giogo di oltre 70 volte 450 falsi sacerdoti e la tirannide della lussuria, terribilmente
vendicatrice e degeneratrice. Esso avanza tristamente in .preda a dolori che nulla consola, ad incubi che nulla calma, a convulsioni che tutto fanno
temere. Questo nostro popolo dobbiamo tirarlo, spingerlo nella spiritualità cristiana in cui sta la sua
fortuna. Procedere all’elevazione della nostra gente
più che rito sacro è opera divina ; ed in quest’opera
divina sta la ragione della nostra esistenza, lo scopo
ultimo della nostra vita.
O. Grilli
Svina, Germania, Seandinavia
Luce, rivolgersi al pastore Paolo Calvino, LUGANO.
CARITÀ UFFICIALE
E’ quanto di più balordo e ironicamente crudele si
possa immaginare. Chi ad essa ricorre ha, generalmente, bisogno, e bisogno urgente ; l’aiuto che il disgraziato richiede ha da essere pronto, immediato, altrimenti diventa inutile. Chi ha fame non può aspettare otto 0 quindici giorni e neanche fino al giorno dopo
Ma la carità ufficiale e organizzata, non ha fretta e
non conosce impazienze ; essa è calma e metodica ; il
funzionario che vi è adibito non patisce di sentimentalismi, è abituato agli spettacoli della miseria, anzi
ci ha fatto il callo, e le cose sue le fa con ordine.
Si presenta un povero diavolo e dice di non aver
di che mangiarc i nè dove dormire ; anzi è digiuno
da ventiquattr’ ore e avrebbe bisogno di un aiuto
immediato per non morir di fame. Non sembra una pretesa e.sagerata, eppure per la burocrazia lo è. Concedere un sussidio li per li, ma vi pare '? La domanda
dev’essere accolta, o meno, discussa, vagliata, registrata
emarginata e, finalmente, fra otto, fra quindici giorni,
for.se fra un mese, evasa. E intauto, il disgraziato che
non ha da mangire nè da dormire ? Aspetti, se può o
muoia di fame, ma le pratiche si devono espletare e la
burocrazia deve seguire il suo corso.
Credete che io scherzi ? Avete letto forse il caso recente di quel professore a Napoli : ad ogni modo, lo
ricordo brevemente.
Egli era scampato, con la sua famiglia, moglie e
quattro figli, dal terremoto di Messina, in modo miracoloso; ma aveva perso averi e posizione. Mandato a
Napoli e soceorso nei primi momenti, si era poi dato
attorno e aveva trovato lezioni private che gli permettevano di tirare avanti, per quanto meschinamente. Ma
da tre mesi una febbre continuagli aveva tolto le forze
e gli alunni. Le poche supellettili di casa erano state
vendute per pochi soldi. Ormai non rimaneva più nulla.
Con la febbre addosso, il povero uomo usciva ogni giorno
per trovare un pezzo di pane pei suoi figliuoli, ma si
vedeva sempre rimandato da Erode a Pilato. Il 12 corrente la famiglia digiunò e venuta la notte si buttò
esausta sul pavimento. All’alba, un angelo di bimba di
quattro anni getta piangendo le braccine attorno al
collo del babbo e gli domanda del pane. Questi, disperato, esce e dopo infiniti stenti riesce a farsi ricevere
in Municipio da nn assessore ; espone piangendo il caso
suo, e si sente rispondere che pel mom .nto non si può
far nulla, ma che fra quindici giorni si sarebbe provveduto I ! fsi'cj. Se ne va barcollando, si ricorda di avere
in tasca alcune pastiglie di sublimato, le inghiotte e
alcuni istanti più tardi fu visto contorcersi in un angolo del cortile donde venne portato all’ospedale.
Oh, non era meglio se rimaneva sepolto sotto le macerie ? E come s’ha a qualificare una società in cui casi
simili, più frequenti di quanto si pensi, sono possibili
e in cui le cose, la carità compresa, sono organizzate
in si fatta guisa? dove chi vuol lavorare non può. e
chi può lavorare deve morir di fame o ammazzarsi ?
Una tale organizzazione sociale è cattiva e deve sparire. Chi ha fatto il suo dovere e per disgraziate circostanze viene a trovarsi neU’impossibilità di provvedere ai bisogni suoi e della sua famiglia, ha diritto di
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IHflRGRERITA Di FlKlHClfl DUCHESSA Di SAVOIA
Margherita di Valois, figlia di Francesco I, era stata
educata presso la zia, regina di Navarra, detta la
Margherita delle margherite per la sua bellezza, cultura, bontà e pietà. Mentre il re avea lasciato il
campo libero in Francia ai feroci nemici della Riforma, aveva vietato loro di dar noia a sua sorella
che si sapeva aperta calvinista. Da lei la giovane
principessa attinse quella fede evangelica, che non
smentì mai, quand’anche, divenuta sposa del fanatico Emanuele Filiberto, assistesse alle vane pompe
del culto romano. Colla sua piccola corte di Ugonotti venuti di Francia, specie coi suo carattere mite e
generoso, acquistò molta influenza in Piemonte, e fu
amatissima dal popolo per la sua beneficenza, benché
tutti sapessero che era fervente calvinista. Valendosi
dell'opera di Filippo di Racconigi, ottenne che la
crociata che doveva sterminare i Valdesi, finisse invece colla pace di Cavour, onorevolissima per loro.
Protesse personalmente vari piemontesi e francesi
riformati di passaggio a Torino, di altri, fatti prigionieri, ottenne la liberazione, carteggiò con Calvino ed intervenne più volte anche negli affari interni delle Valli. Onorò di speciale amicizia vari ministri delle Valli, quali il francese Stefano Noël, il
napoletano Lentolo, il valdese Gillio de Gilli, pastori di Angrogna, S. Giovanni e Tórre.
La buona duchessa morì il 19 ottobre 1574 e può
credersi che il suo ricordo abbia trattenuto il consorte dairinfierire contro i Valdesi ; non così doveva
accadere sotto il lungo regno del suo unico figlio,
il Duca Carlo Emanuele I. Giov. Jalla
essere sovvenuto senza dover ricorrere aU’umiliante carità, che gli viene spesso negata.
E quell’assessore, principe per giunta, il quale, in
presenza di quel disgraziato, che dopo tutto non era
uno straccione qualunque, ma una persona colta, che
gli chiede piangendo nn pezzo di pane per i suoi figli,
e gli nega per presunte difficoltà burocratiche la carità
ufficiale e non si mette la mano in tasca per cavarne
una lira, come si deve qualificare? E’ inqualificabile
semplicemente. Non si sa a quale categoria di esseri
assegnarlo.
Dopo la tragedia, i soccorsi hanno cominciato ad affluire. Ma è proprio necessario attentare alla propria
vita per muovere i nostri simili a pietà ?
Analizzando il fatto lacrimevole, il Corriere della
Sera, con amara ironia, conclude cosi ; « Sono cosi
sciolti, cosi ferocemente sciolti, tutti i Comitati e gli
Istituti sorti per tutelare i derelitti della strage immane, che nessuno si trovò a cui egli potesse domandare un avviamento per risogere alla vita ? Vi furono
dei rifiliti? quali ififiuti? Ah, non parliamo delle prefetture... Quelle sono le paludi delle pratiche, e s’intende come ogni spasimante vita vi afi'oudi e ogni grido
di disperazione vi si spenga... Ma è bea certo che
l’estrema attività italiana, oggi, per le vittime di quel
terremoto, sia tutta ridotta alla distribuzione fantastica
delle onorificenze ? Oh Italia ! Ci sono dei morti di
fame e non ci sono abbastanza cavalieri »...
Enrico Rivoire.
Una nuova enciclica ?
Secondo riferisce il Journal Religieux, correrebbe
voce circa alla redazione d'una nuova enciclica papale, in cui Pio X c stringerebbe maggiormente ancora
il collare di ferro con cui intende di strangolare le
proprie pecorelle. » E il Journal, fa le seguenti riflessioni. Se ciò che si va dicendo è vero, non sarà
inopportuno che le nostre Chiese cristiane evangeliche si risolvano a meditare su l’essenza costitutiva
del cattolicismo romano. Possediamo ottime ragioni
per crederlo non solamente intollerante di sua natura, ma incapace di riforma. Sì, la Chiesa è irriformabile; nè il modernismo... nè i tentativi d’evange
lizzazione e d’emancipazione che si fanno fuori dell’Evangelismo riesciranno a mutarlo in nulla. Bisogna che ce ne persuadiamo e che i sentimenti di fratellanza che noi abbiamo l’obbligo di testimoniare ai
Cattolici non ci cullino nell’illusione. L’amore per
« i fratelli di Roma », che un articolista ci raccomanda
nella Oazette de Lausanne, è senza alcun dubbio un
dovere, un ideale, un privilegio. Ma che questo amore, per carità, non ci faccia mai velo agli occhi, per
nasconderci la dolorosa realtà. Che quest’amore non
ci addormenti in una sicurezza fatale...... Che quest’amore non ci disarmi nel combattimento contro gli
errori cattolici romani. E soprattutto ch’esso non paralizzi gli sforzi che dobbiam fare per sottrarre alle
tenebre di Roma le anime che vi periscono. Il nostro
amore dev’esssre quello del Salvatore: amare per sanare, per liberare, per illuminare, per salvare ciò
ch’è perduto.
LA LUCE
JLi’opera di Gresù Cristo
Il Cristo libera dal peccato. Il Cristo libera dal peccato per congiungere il genere umano a Dio. Quest’ultimo è l’aspetto positivo del cristianesimo. Il cristianesimo è la religione perfetta che, nel Cristo, unisce
l’uomo al suo Padre celeste. (R. Bergier).
Gesù Cristo, sempre Gesù Cristo !
« Noi predichiamo Cristo crocifisso » dice S. Paolo
nella sua I ai Corinti capo I versetto 23. E nella stessa
lettera al capo II, versetto 2 : « Io non giudicai sapere
alcunché tra voi, se non Gesù Cristo ed esso crocifisso ». Leggasi anche in Galati III, 1.
1) Che strana cosa : Gesù Cristo, sempre Gesù Cristo! Perchè S. Paolo non dice: « Noi predichiamo Dio,
il Padre celeste ? io non giudicai sapere alcunché tra
voi, 0 Corinti, se non Dio, che è il nostro amoroso Padre
celeste?» Perchè? -- 2) I perchè sono parecchi: a)
Salvo nel Giudaesimo, ove l’intuito profetico aveva scoperto la paternità di Dio (paternità rispetto al popolo
nel suo complesso più che rispetto all’ individuo) Dio
non era conosciuto : il vero rivelatore di Dio è Gesù
Cristo. Leggasi Giov. I, 18. L’idea che si ha di Dio ha
importanza somma. Se Dio è una forza cosmica, un’ idea, un’ astrazione, un e,ssere soggetto a passioni o a
vizi come certe divinità del paganesimo antico e moderno (in quest’ ultimo caso io mi sentirei più dio di
Dio 1) la mia relazione con Lui, la mia religione sarà
ben diversa e la mia morale del pari, che non se crederò che Dio sia una persona e una persona perfettamente santa e perfettamente buona. Di qui, l’importanza
unica di Gesù Cristo. — b) Gesù Cristo non ci ha solo
parlato di Dio, ce l’ha mostrato in sè medesimo : conosciamo l’amore e la santità di Dio solo per riflesso,
perchè li abbiamo visti in Gesù Cristo. Di qui ancora,
l’importanza unica di Gesù Cristo. — c) Il nostro Maestro e Salvatore fa dell’altro ancora: ci mette in comunicazione col Dio da Lui rivelato e mostrato. A tal fine
Egli concorre con tutti i suoi insegnamenti, con tutti
i suoi atti, con tutta la sua vita, ma più efficacemente
con la sua morte. La croce è la prova dell’amor di Dio.
Di qui specialmente, l’importanza unica di Gesù Cristo
e la piena giustificazione della predicazione apostolica.
— 3) Se ci preme di condurre dei peccatori a salvezza,
accettiamo il metodo apostolico, cioè « predichiamo
Cristo crocifisso » e studiamoci di « non sapere alcunché, se non Gesù Cristo ed esso crocifisso ».
Augusto lucilie
Quantunque la dipartenza da questa vita del pastore valdese emerito Augusto Meille non abbia sorpreso nessuno di coloro che videro ansiosi il progressivo decadimento delle sue forze fisiche, non è
senza una stretta al cuore che se ne annunzia ora la
morte, la quale gli sopraggiunse placida nella notte
da Sabato a Domenica luglio corr.) nel presbi
terio dei Coppieri, a Torre-Pellice, ove egli si era
condotto pochi giorni innanzi, nella lieta speranza di
trar giovamento dall'aura natia.
Non vi è Chiesa evangelica italiana a cui il nome
di Augusto Meille non sia diventato familiare; e
non vi è nessuno che ami la Parola di Dio e ne desideri la diffusione, che non oda con rammarico
ch’egli non è più. Nato nel 1842 a San Giovanni nelle
Valli Valdesi, ebbe dal genitore, che gli morì presto, la prima istruzione, poscia seguì ì corsi regolari
del collegio di Torre-Pellice e della Scuola di Teologia, seguendola, tra i primi studenti, nel suo trasloco (1860) da Torre a Firenze.
La carriera di Augusto Meille può dividersi in
tre periodi di crescente lunghezza.
1. Consacrato al Santo Ministero, fu, per qualche
anno, pastore-evangelista in diverse città d’Italia :
Lucca, Torino, Firenze ed altre; nel qual tempo rese
al Comitato di evangelizzazione preziosi servigi all’estero, mercè della sua perfetta conoscenza dell’idioma inglese, di quel suo garlar lucido e piano, di
quel suo fare bonario, condito di qualche gustoso
umorismo.
2. Dal pulpito Augusto Meille passò allo scrittoio e divenne pubblicista. Egli subentrò all’opera
letteraria del Dott. L. Desanctis (morto il 31 dicembre 1869), chiamatovi dalla fiducia della Società italiana per le Pubblicazioni evangeliche, e tenne la direzione deIl’.Eco della Verità dal 1870 al ’74 — trasformato poi in Famiglia Cristiana, dal 1875 al 1880.
Aggiunse a questi periodici, negli anni medesimi, la
compilazione dell’Amico di Casa e della Strenna dei
Fanciulli.
Ferveva a quel tempo la speranza di stringere in
un fascio le Opere di evangelizzazione d’Italia ; e per !
assecondar come si poteva meglio questo movimento
di fratellanza, la Famiglia cristiana di Firenze, la
Fiaccola di Roma, il Cristiano evangelico di Genova
tentarono una » fusione », dalla quale usci l’Italia
Evangelica. Ad Aug. Meille spetta il merito e la gloria di aver trovato un sì bel nome, che stringe in un
al^braccio la patria e la fede.
3. Ed eccoci al terzo e maggior periodo dell’attività
del nostro compianto amico. Essendo venuto a morte
a Roma il pastore Tommaso Bruce, Agente in Italia
della Società Biblica Britannica e Forestiera, nonché
direttore dell’opera del * colportaggio », il slg. Aug.
Meille ne raccolse la successione, ottenendo di poter
dimorare in Firenze, Da questa città e per oltre 25
anni, egli tenne le redini di questa Agenzia, umile
in apparenza e pur grandemente efficace per l’avanzamento del Regno di Dio.
Non crediamo vi sia un solo dei molti colportori
affidati alla direzione intelligente ed affettuosa di
Aug. Meille, il qual non abbia rimpianto il suo ritiro
dall'opera e ora non lo pianga estinto. Aug. Meille si
trovò qui nel suo elemento. Amante dello studio tranquillo, conoscitore illuminato della Bibbia, credente
nella efficacia della Parola di Dio per convertir da
sola le anime, egli si diede a tutt’ uomo, non solo a
dirigere, sorvegliare, sostenere i passi dei colportori,
ma a far sì che le Sacre Scritture fossero stampate in
Italia. A questo riguardo, la Tipografia Claudiana, e
per essa la Società per le pubblicazioni evangeliche,
di cui fu membro assiduo e zelante, gliene serberanno
una profonda e imperitura riconoscenza.
« Noi Italiani — scriveva egli in occasione del centenario della prefata Società — noi Italiani abbiamo
un gran debito di gratitudine verso questa benemerita Società: per mezzo di lei tante migliaia, anzi milioni dei nostri concittadini hanno ricevuto il migliore, il massimo dono che Dio abbia fatto all’uomo:
la. Rivelazione di Sè stesso in Cristo, e la salute
eterna per mezzo di lui » {Amico di Casa, 1904).
All’infuor di queste sue ordinarie occupazioni. Augusto Meille trovava modo di render servigio alla
sua Chiesa Valdese e alle sue Istituzioni, specialmente alla Scuola di Teologia, del cui Consiglio fu
membro per moltissimi anni, ponendo le sue attitudini amministrative al servizio del Consiglio stesso,
e di altri Comitati locali, come quello delle ex-Scuole
elementari. Certo, fu per lui doloroso il distacco
dall’opera della Società Biblica, triste il giorno in
cui, affievolendosi le forze tutte della sua persona,
dovè contemplare con rassegnazione la sera della sua
giornata... I pochi anni del suo riposo terrestre furon piuttosto gravi; ma il Signore, che è misericordioso inverso i suoi servitori, non tardò di chiamarlo al riposo celeste : « Bene sta! entra nella gioia
del tuo Signore! ■>.
Alla signora vedova G. Meille Fullbrook, ai figli,
alle figlie e ai numerosi congiunti, porgiamo i sensi
de)la nostra più profonda simpatia in quest’ora di
cordoglio, ed imploriamo sovr’essi tutti le consolazioni di Dio e il luminoso raggio della fede in Colui che è « Risurrezione e Vita ».
Bari. Pons.
La nostra chiesa di Rio Marina ha fatto una grave
perdita nella persona di
Giovanni Vinciguerra
morto il 6 corrente all’ospedale di Piombino, in età
di’ soli 37 anni. Molti, fra i quali il sottoscritto, piangono in lui la perdita di un amico sincero, buono,
affezionato. La Chiesa nostra piange la perdita di uno
dei suoi membri più attivi.
Fu buono con tutti, ma specialmente nutriva un
profondo attaccamento alla famiglia, a cui dedicò
tutto se stesso ; e fu col pensiero di essa ohe egli sopportò anche un’ultima prova, sottoponendosi ad una
gVave operazione che pur troppo riuscì inutile. Egli si
spense serenamente, confidando in Colui ohe consola
e soccorre vedove ed orfani. 1 funerali che ebbero
luogo, qui in Rio, il 9 corr. furono imponentissimi.
Alla famiglia profondamente addolorata sia conforto
il pensiero che il loro caro ha lasciato come cristiano
e come cittadino un esempio da imitare ; e nel cuore
di tutti quanti Io conobbero un profondo rimpianto.
Alessandro Tron
VALLI VALDKSI
Prarostino. — Il Consiglio di chiesa di Prarostino
hai deliberato di aver la nomina di un nuovo Pastore
Domenica 31 corrente. L’assemblea di chiesa è già
stata convocata a tal uopo e lo sarà ancora Domenica
prossima. X.
Uj nnhf 9 Plnt Romeyn St., Rochester N.
Iirai» M. blUI Y., America) riceve abbonamenti alla Luce.
3
LA LUCE
AVVISO UFFICIALE
I candidati al S. Ministerio che intendano di so- |
stenere l’esame di fede, nel prossimo mese d’agosto^
sono invitati a inviare domanda e documenti conforme ali’art. 140 dei Regolamenti organici al signor
Moderatore Léger, Pomaretto (Torino), prima del 26
corrente luglio.
Una gita missionaria
Ha avuto luogo Domenica, 10 corrente, da Milano
a Como, Oernobbio e villaggi circostanti, organizzata
dal Circolo Missionario.
I nostri tre fratelli colportori colle loro valigie piene di S. Scritture, molti fratelli e sorelle con pacchi
di opuscoli religiosi, circa 3000 copie, ed un programma preparato dal Consiglio direttivo, fecero a gara
perchè la gita riuscisse nel miglior modo possibile.
A completare meglio l’opera, un amico dei fanciulli
volle pagare un pranzetto ai più meritevoli della scuola domenicale, se il Comitato di beneficenza avesse
pagato loro le spese di viaggio : cosa che fu subito
combinata, ed i fanciulli fortunati furono una quindicina. Gli adulti pagarono, come al solito, le loro
spese, tranne quelle dei colportori che sono sempre
pagate dal Circolo Missionario.
Alle ore 8, 40 eccoci a Como, e di là ci recammo
ai piedi dei monti verso la galleria ferroviaria che
conduce a Chiasso ; e presso ad una sorgente d’acqua
pura e fresca ciascuno divorò la parca colazione che
aveva portato con sè. Subito dopo ritornammo in città e ci avviammo alla chiesa per assistere al culto
delle ore 10,30. Essendo il nostro arrivo coià preannunziato la Domenica precedente, quando giungemmo,
trovammo molti fratelli e signore della Chiesa locale,
che occupavano già buona parte dei banchi; per cui
molti gitanti, essendo fra piccoli e adulti più di cinquanta, furono costretti a rimanere in piedi ed altri
trovarono posto in cantoria. Il pastore sig. Revel volle che il culto fosse condotto dal sig. Borgia ; questi,
dalle parole di Gesù ai suoi discepoli, quando li mandò ad annunziare a tutte le genti la Buona Novella,
rivolse a tutti pensieri di edificazione e dincoraggiamento ai gitanti missionari a compiere i’opera loro
con zelo, franchezza e màssima prudenza. Subito dopo il presidente e il vice segretario del Circolo lessero alcune deliberazioni prese alla unanimità dall’ultima assemblea, cioè la nomina a membri onorari
dei signori Arturo Muston e Bart. Revel, in segno di
gratitudine, per aver preso vivo interesse a provvedere il Circolo Missionario di locali per la sua sede permanente in Via Fabbri - Milano ; e il pastore Borgia
fondatore del Circolo stesso e il lavoro costante pel
suo maggiore sviluppo fino all’anno scorso.
Dopo ciò, scambiati alcuni saluti, i gitanti si distribuirono in piccole squadre dividendosi il lavoro, e
mentre gli uni si fermarono a Como per visitare i
sobborghi, una squadra andò a Piazza, Olzino fino
ai confini della Svizzera ; il colportore Papaleo si portò alla Carnerlata e di là fermandosi in tutti i paesi
lungo la strada si recò fino a Cantù ; il pastore Borgia prese seco i fanciulli e alcuni fratelli e sorelle
e si recò a Cernobbio, di là al Ristorante della Colletta, punto di ritrovo per tutti.
Intanto passando per le vie di Cernobbio dovunque
ai distribuivano opuscoli ed anche molte copie di
giornali, come La Luce e 11 Dispensatore.
Ormai l’ultima parte del programma si avvicinava ;
il conduttore del Ristorante suddetto sig. Attilio Canova, ci aveva preparato un buon pranzetto in luogo
appartato; a poco a poco i gitanti, fratelli e sorelle,
arrivarono tutti, salvo il colportore Papaleo, che andato troppo lontano, stanco, sfinito, rimase a Como.
Ma il numero dei commensali salì fino a 55; perchè
il sig. Revel ci onorò di sua presenza, come pure la
presidentessa del Comitato di beneficenza, che dall«
sua villeggiatura volle essere con noi, assieme con una
sua figlia tutta la giornata.
Attorno ad una tavola lunga circa 14 metri, appositamente preparata, tutti prendemmo posto, e, dopo
una buona preghiera detta dalla giovinetta Aliprandi
ciascuno divorò la sua parte con molto appetito. Il
pranzo si chiuse con una preghiera della piccola Clerici, una bambina di 6 anni. Non mancarono i brindisi, e ne ebbero anche i signori Luzzani, zio, nipoti e pronipote, che ci seguirono da Milano e che noi
considerammo come rappresentanti della Chiesa sorella di S. Giovanni in Conca.
Ma il coronamento di tanta allegrezza fu la recitazione del dialoghetto fra la piccola Clerici e il suo
fratellino, un bimbo di 4 anni. Il dialoghetto ha per
titolo : Dio dov'è P udito tante volte e che pure si
vorrebbe riudirlo ancora ; però detto sempre dai due
piccoli Clerici, ohe sanno farsi coprire di applausi e
di baci!
L’ora del ritorno a Milano si avvicinava e tutti ci
avviammo a prendere l’ultimo battello. Attraversando
di nuovo Cernobbio, i pochi opuscoli rimasti si distribuirono in ^ochi minuti. Giunti alla stazione Nord
a Como, il fratello Papaleo ci raccontò un interessante fatterello. La stazione rigurgitava dì un gran
numero di passeggeri, fra cui molti di un pellegrinaggio cattolico. Non si sa bene il perchè, fatto sta
che un signore ebbe un forte battibecco col prete che
era a capo del pellegrinaggio. Il signore, offeso da certe insolenze dette dal prete avvinazzato, gridava ;
molta gente gli si fece attorno, il Papaleo colse quell’occasione per avvicinarlo, gli parlò di Evangelo e
lo indusse ad acquistare un Nuovo Testamento. Un
signore vicino ne volle una copia anche lui ; poi un
terzo, e ohi sa quante altre copie ne avrebbe vendute ancora se il guardia sala non avesse gridato : partenza per Milano ! Tutti si affrettarono a prendere
posto nel treno, e noi, nella carrozza semi riservata,
giungemmo a casa verso le 23.
Dio benedica quella gita, una delle migliori e ben
riuscite.
Il Reporter
E’ IM I E E I
Gesù Cristo si sarebbe rivelato alla Beata Margherita Alacoque, e le avrebbe detto, tra le altre cose ;
« Io benedirò quelle case in cui sarà esposta ed onorata l’imagine del mio cuore >. È impossibile che
Gesù Cristo abbia detto questo ; poiché il culto che
Egli insegna è spirituale (vedasi nel Vangelo di San
Giovanni). Avrebbe anche promessa « la grazia e il
pentimento finale a tutti coloro che faranno nove
volte di seguito la Comunione il primo venerdì >. A
nessuno come a Gesù le vane ripetizioni riescivano
intollerabili (leggasi il sermone sul Monte). È impossibile che Gesù abbia parlato così.
DARE VERE
Per sostenere la Scuola Apostolica N. S. di Guadalupe sì ricorre da quei sacerdoti cattolici romani a
espedienti che san troppo del commerciale. In un foglietto volante si sono pubblicati i « nuovi e preziosi
vantaggi che i benefattori del Sacro Cuore di Gesù
si assicureranno a perpetuità per essi e per i loro defunti ». I • vantaggi » son questi : chi dà L. 125 ha
« parte a 4 messe per settimana, cioè a 208 messe all’anno » ; chi dà L. 30 ha « parte ogni settimana ad
una di queste messe, cioè a 52 messe all’anno » ; chi
manda L. 10 ha « parte ogni mese ad una di queste
messe che sarà celebrata il primo venerdì >. Sì promettono utili anche ai collettori. E’ un « Dare e Avere » perfètto, come in commercio.
ia FESTfl ML8
Così raro fra gli sterpi e i rovi della vita spunta il
fiore gentile della riconoscenza che mette conto soffermarsi, nella corsa sempre più affannosa di tntti, per
coglierlo e respirarne il grato profumo : è ciò che in
questo momento io faccio.
Al prof. Luigi Pinelli, anima eletta di patriota e di
poeta, educatore modello per quasi mezzo secolo, è stato
offerto, qui a Udine dove passò la parte migliore della
sua vita, un attestato di riverente amore e di memore
gratitudine. Al diletto venerato maestro faceva corona
una eletta schiera di antichi discepoli, alcuni già canuti e altri che hanno ornai varcato il « sommo dell’arco della vita », come disse uno di essi, e che rappresentavano tutte le carriere : dairavvocato al medico,
dall’ingegnere al possidente, dall’insegnante al deputato
al parlamento. E fu il deputato che a nome di tutti
parlò, dicendo al maestro cose gentili e affettuose, ricordandone le virtù, r esempio, le alte lezioni di arte,
di patriottismo e di moralità.
Pensando ai numerosi fattacci scolastici recenti e
confrontando con essi la cerimonia commovente alla
quale assistevo, dicevo fra me : eppure, per codesti
poveri insegnanti, i quali spendono le forze e la vita
a dirozzare le menti e a crescere generazioni meno asine di quelle antiche, non ci sono sempre, come espressioni della riconoscenza dei discepoli, male parole e minacce e schiaffi e palle di revolver ; ci sono pure, per
quanto raramente, dimostrazioni sincere e liete di memore affetto, di riconoscenza. Una voce maligna pareva
mi susurrasse all’orecchio : « ma questo lo fanno i discepoli di una volta ; gli odierni, più evoluti, più emancipati, più insofferenti di ogni freno, più ansiosi di raggiungere la meta in codesta universale maratona che
è la vita moderna, si comportano altrimenti e in altri
modi manifestano l’animo loro. La voce maligna è certo
esagerata ed ingiùsta. Comunque, cogliamo il fiore e
proseguiamo la via.
Quando ad uno ad uno si avvicinavano gli antichi
discepoli ad abbracciare il maestro e che a nome di
tntti parlava il deputato, il vecchio venerando vinto
dalla commozione piangeva, di gioia, certo, ma di rimpianto altresì ; gioia per la felicità e la dolcezza grande
del momento attuale, rimpianto pel tempo fuggito senza
ritorno, per le forze perdute, per la vita ornai breve.
I giovani sono facili al riso, perchè hanno davanti
a sè l’avvenire e la via piena di luce ; i vecchi sono
facili al pianto, perchè hanno dietro a sè il passato e
sul sentiero si proiettano più lunghe e oscure e fredde
le ombre della gran notte imminente, quasi fanciulli
che piangono neU’oscurità perchè ne hanno paura. Più
tris.te di quello del fanciullo che non sa è il facile e
silenzioso pianto del vecchio che ricorda e rimpiange ;
la balda giovinezza, le forze cadenti, le illusioni svanite, « l’usata amante compagnia » le cui file si vanno
diradando di anno in anno. Rivedo altri visi venerati
e cari di vegliardi commossi nell’ ora lieta in cui la
memore gratitudine dei più giovani li circondava e a
loro saliva plaudendo ; ora sono scomparsi anch’essi, e
quelle lagrime di gioia che allora brillavano sul loro
ciglio, ancora mi fanno pensare ai raggi di sole che si
sprigionano fra le nuvole e che illuminano cosi dolcemente la sera di un giorno di pioggia. Perchè, se con
l’età le forze diminuiscono, il sentimento però si conserva vivace e il cuore, lo dice anche il proverbio, non
invecchia mai : tale è soprattutto il caso per chi, invece di farne una strada maestra dove tutto passa, avrà
saputo « guardarlo » come un recinto chioso in mezzo
al quale zampilla la « fonte della vita ».
Lorsqu’on ce monde tout se giace.
Le coeur encor peut rajeunir,
dice un inno che si cantava da giovani, oche ora non
cantiamo più.
Gomme volent les années!
Nous voici bientôt des vieux.
A quindici o di ciotto anni, quelle parole non hanno
senso... e si cantano ; quando invece gli anni sono « passati a volo » e che « tosto » si sarà vecchi per davvero, allora si rimane muti ; si sente la nostalgia del
passato e talora anche del grande misterioso futuro
che ci s’a dinanzi. Quando si è « tosto » o si è già
vecchi, deve far tanto bene il vedersi fatto segno al
riconoscente affetto di chi è più giovane, perchè il cuore
r non invecchia ; anzi esso ringiovanisce sotto quella rugiada benefica.
Pel beneficato, la riconoscenza è un dovere ; per un
cuore gentile, è la letizia più pura e profonda, perchè
con essa si rende altri felice.
Hnpieo Hivoive
OLTRE LE ALPI E 1 flflRI ^
Svizzera
Ginevra. — Coi tipi Jeheber è uscita alle stampe
la conferenza di Frank Thomas: « A propos de l’Encyolique » (Intorno all’Enciclica). Prezzo; 0,10.
Morges. — E’ già stato pubblicato il programma
del convegno cristiano, che si avrà a Morges dal 15
agosto al 3 settembre. E’ molto ricco e attraente.
S. Gallo. — Il recente Sinodo Evangelico adunatosi in questa città ha votato una protesta contro
l’Enciclica. — In questi ultimi otto anni, nel cantone di S. Gallo, sono sorti 6 nuovi templi. — La
Cassa centrale non è vuota come quelle dei poveri
vescovi cattolici francesi; poiché possiede un capitale
di riserva di quasi mezzo milione. — Alcuni membri del suddetto sinodo propongono di togliere alle
sedute del sinodo stesso il carattere troppo esclusivamente amministrativo, e di discutervi i grandi problemi religiosi e sociali dell’ora presente.
Francia
Parigi. — Il prof. Paolo Passy ha pubblicato un
opuscolo dal titolo « Le capitalisme au point de vue
chrétien » (Il capitalismo cristianamente considerato)
Société des Traités religieux, 33, rue des Saints
Pères. Prezzo; 0,30.
— Nella Revue des Deux Mondes, il senatore R,
Bérenger, membro dell’Accademia di Scienze morali
e politiche, ha pubblicato un notevole articolo con
tro la stampa immonda.
— Nei primi giorni .dì questa settimana, alla Fa
coltà teologica evangelica di Parigi, si sono sostenute tesi su argomenti molto importanti, come: 1)
Le Chiese e la democrazia; 2) Il Padre Gratry e l’in
fallibilità papale.
— E’ comparsa la nuova versione in francese mo
derno dell’Antico Testamento, che completa così la
nuova versione ¡della ^Bibbia; poiché la traduzione
del NuovoiTestamento^era già comparsa fin dal 1903.
— L’ottimo periodico evangelico « Foi et Vie »
annunzia la^prossima pubblicazione d’un periodico
d’Arte;|al quale collaborerannoàrtisti eccellenti, come
il Burnand, iltChristol, ecc., che sono in pari tempo
4
LA LUCE
zBlanti cristiani. Il periodico si occuperà di tutte le
arti belle, compresa la musica; sì che, in ricorrenza
delle solennità religiose, pubblicherà cantici e cori
inediti.
Livron. — Dal 20 al 23 settembre, si terrà a Livron una serie di radunanze. Eccone il programma :
1) Il libro degli Atti Apostolici (Enrico Monnier,
Enritìo Bois, L. Lafon, E. Morel) — 2) La nuova teoria dell'ispirazione (Paolo Monod) — 3) Come leggere
la Bibbia (Gueux). — 4) Gli Evangelici dell’oggi (P.
Trocmé, G. Morin) — 5) La preghiera efficace (Barbier,
L. Marchand). — Q) Per vivere santamente (A. Paure,
L. Chevalley). — 7) Lotte e vittorie (G. Lauga, E. Allégret). — 8) Il dovere d’evangelizzare (C. Bost, G.
Bianquis). — 9) Conoscer il Cristo (Hollard, M. Boegner).
Per informazioni, rivolgersi al pastore Dejarnac,
Livron (Francia).
Principato di Monaco
Si è costituita una piccola Associazione di giovani
cristiani, la quale per ora si raduna in casa del pastore Wettstein. La Vie Nouvelle augura alla nuova
Associazione di crescere e di pigliare un giorno il
posto del troppo famoso Casino di gioco! Ci uniamo
di cuore a quest’augurio.
Olanda
Amsterdam. — Festeggiandosi la Regina e la neonata principessa Giuliana, nella capitale dell’Olanda,
si inalzarono nelle vie archi di trionfo con belle
scritte, tra le quali queste : « Dio aiuti Grange » _
* Soli Deo gloria » (Al solo Dio la gloria).
Inghilterra
Londra. — La cattedrale cattolica romana diWestminster, la cui costruzione fu ideata dal Cardinal
Wiseman, apparecchiata dal Cardinal Manning ed eseguita per opera del cardinale Vaugham, sebbene abbia servito due anni or sono alle cerimonie del famoso congresso eucaristico, non era ancora consacrata, perchè le spese per la sua costruzione non
erano ancora state del tutto pagate. La consacrazione
ha finalmente luogo in questi giorni. Lo scopo per
cui fu edificato questo tempio è di affermare il
< trionfo » della Chiesa romana in Inghilterra!!
Un nuovo elemento di agitazione si sarebbe introdotto in Ispagna col matrimonio di re Alfonso, il
quale ha sposato « una principessa anglotedesca di
origine israelitica ». La madre della regina Ena, la
principessa di Battemberg è tuttora * luterana settaria come prima ». Ha condotto seco alla corte di
Spagna il suo seguito di protestanti, tra i quali il
suo proprio cappellano Edwards. « Costui se n’è giovato per far costruire sul territorio spagnolo 28 nuove cappelle evangeliche. Prima non ce n’eran che due :
la cappella dell’ambasciata inglese e un piccolo tempio in Madrid. I nuovi templi non hanno altre pecorelle che gl’ Inglesi e i Tedeschi di passaggio, il che
è ben poco ; ma i frammassoni spagnoli suppliscono
al piccol numero assistendo ai culti per far numero.
Nè basta : il pastore Edwards ha fatto costruire, in
Spagna, 80 scuole, ove si attirano i fanciulli sotto colore di neutralità religiosa e mercè di vantaggi in
danaro rilevanti. Queste scuole entrano nella cerchia
d’azione di quelle fondate dal Ferrer... »
Così si scrive la storia ! Le abiure (o meglio : apostasie) politiche non hanno mai disarmato gli odiì e
le diffidenze di Roma. La conversione al cattolicismo
non salvò Enrico IV dal pugnale di Ravaillac. La
conversione al cattolicismo non risparmierà alla regina Ena le ire del fanatismo spagnolo. E questa, alla
fin de’ conti, non è che giustizia. (Dal Cristianisme).
E Lñ FTjñJSieiñ ?
Non abbiamo ancor detto quale impressione l’Enciclica abbia prodotto in Francia. Perciò togliamo adesso dal Journal Religieux questa informazione che
ci sembra importante.
Dell’Enciclica « in Francia si è sorriso ; ma i cattolici ne hanno pianto, Qualche Evangelico avrebbe voluto che l’Alleanza evangelica protestasse altamente e
pubblicamente. « A me sembra » dice il corrispondente
del Journal Religieux « che non occorreva e che è
bastato ciò che ne hanno scritto i giornali evangelici.
Le persone intelligenti hanno potuto farsi da sè un
concetto esatto e proferire un giudizio giusto. Non
c’è chi non abbia capito che il più danneggiato di
tutti in questo atto d’in transigenza papale è il papa
stesso ».
Studi sociali a Paridi
Sotto la pre^denza del prof. Carlo Gide e sotto gli
auspici della Associazione cristiana della Gioventù
(gruppo della Senna) d’accordo con l’Unione femminile
si farà l’inverno prossimo, in via de l’Oratoire du Louvre, N. 4, un corso di studi sociali. Le lezioni si daranno ogni lunedì sera alle 8 li2, cominciando dal
gennaio. Il Corso comprenderà tre grandi parti : 1)
L'ordinarnento del lavoro normale (insegnanti ; Carlo
Gide, professore alla facoltà di Legge; E. Martin SaintLéon prefetto della Biblioteca del Museo sociale ;
Roger Merlin, bibliotecario - archivista del Museo
Sociale) — 2) Le crisi del lavoro e i mezzi per portarvi rimedio (C. Barrat, dell’Ufficio del lavoro ; E.
Fuster, segretario generale del Comitato permanente
dei Congressi internazionali delle Assicurazioni sociali ; M. Lazard, dottore in giurisprudenza, segretario generale della prima Conferenza internazionale
per la lotta contro gli scioperi ; E. Montet, segretario
generale del Museo sociale; Giulio Siegfried, deputato ed ex ministro dell’Industria e Commercio; signorina Camilla Savary, del Comitato Nazionale delle
Unioni cristiane femminili) ; 3) Le teorie sociali (F.
Oballaye, professore aggregato di filosofia; YvesGuyot, ex ministro dei Lavori pubblici ; W. Monod, pastore evangelico del tempio dell’Oratorio).
Uno splendido corpo insegnante! I nostri complimenti alla gioventù cristiana evangelica di Parigi!
8 la roiiina Eaa
L' ünáhejriajri^scherza
Franco Caburi scrive nel Oiornale d’Italia :
Ormai è accertato che Tarcivescovo di Kalocsa ha
pubblicato l’enciclica Editae saepe mediante una pastorale diretta al clero della sua diocesi. Questo fatto
ha prodotto una grande irritazione nei circoli politici dell’Ungheria, dove anche quei protestanti al pari
di quelli di Germania si sono sentiti offesi dagli attacchi contro il protestantismo, contenuti nell’enciclica. Non bisogna dimenticare che i protestanti in
Ungheria sono molto numerosi e che contano autorevoli correligionari anche nell’alta aristocrazia magiara. (1) Ma anche i cattolici non sembrano troppo entusiasti dell’atto arbitrario dell’arcivescovo di Kalocsa;
tanto è vero che il presidente del consiglio si è affrettato a stigmatizzare anche lui il procedere dell’arcivescovo promettendo che il Governo non lascerà
passare sotto silenzio l’incidente. Gli è che la pubblicazione dell’enciclica oltre ad offendere i protestanti ha pure violato una delle prerogative della
corona ungherese e di queste si sa che i magiari sono
stati sempre molto gelosi.
In Ungheria vige il cosidetto ius piaceli regii. Questo diritto, che venne comferito ai re d’Ungheria ancora al principio del quindicesimo secolo stabilisce
che qualunque enciclica o bolla pontificia, per poter
essere pubblicata in Ungheria, deve ottenere prima
l’approvazione del re. L’mìs regii rimase in vi
gore fino alla conclusione del concordato, che nell’articolo secondo lo abolì decretando una diversa regolazione dei rapporti tra vescovi e la curia romana.
Ma l’Ungheria partendo dal punto di vista che il
concordato venne concluso quando la costituzione
ungherese era stata arbitrariamente sospesa, non l’ha
mai voluto riconoscere e dal 1867 in poi il Governo
e il Parlamento di Budapest hanno sempre dimostrato
di ritenere rimesso in vigore anche il diritto del
piaceli regii. Difatti quando nel 1871 il vescovo di
Alba reale pubblicò solennemente il dogma dell’infallibilità del pontefice nella sua cattedrale ed in proposito fu presentata una interpellanza alla Camera
di Budapest, il ministro dei culti dichiarò di aver
severamente proibito che decreti pontificii fossero
pubblicati senza il consenso del Governo, il quale era
risoluto a pretendere dalla Santa Sede il riconoscimento del diritto del piaceli regii. Poco dopo il vescovo di Alba reale veniva citato a Budapest davanti
al Consiglio dei ministri, che radunato in forma solenne gli dichiarava avere il re apostolico di Ungheria dato l’ordine di esprim«(|;gli il suo biasimo e la
sua disapprovazione.
Dunque probabijmente l’atto dell’arcivescovo di
Kalocsa sarà dichiarato nullo e all’arcivescovo sarà
espressa in forma solenne la sovrana disapprovazione.
I protestanti vorrebbero una riparazione ancora
maggiore. Alcuni di loro hanno già dichiarato di
pretendere che la questione sia portata sul terreno
diplomatico e il Vaticano sia invitato a fare quello
che ha fatto in Germania ossia a ritirare l’enciclica;
ma è poco probabile che i clericali austriaci accettino
che il ministero comune degli esteri infligga questa
umiliazione al Vaticano.
)iNELLI A TRE CERCHIETTI
Sotto gl’ imperatori romani, i discepoli di Gesù Cristo
rappresentavano la lor fede per mezzo di simboli ; per
tema di venire scoperti, disegnavano nelle loro lettere
la figura d’ua pesce. Per dir « pesce », in greco si dice
ichthys. Ora, le lettere che compongono questo nome
greco sono le iniziali delle seguenti parole greche :
lesoys Christos Theog jjios soler, che significano : « Gesù
Cristo di Dio figlio salvatore ».
Si ricordano altri simboli consimili. In Lombardia,
al tempo dell’Austria, si gridava ; « Viva Verdi ! »
e si voleva dire: Viva Vittorio Smanuele j»e
d^Jftalia. — A Roma, sotto Pio nono, si scriveva sui
muri : « Non piove » e si voleva intendere : Non
Pio, Vittorio Emanuele.
Ed ecco che il Ghrétien riferisce come adesso i nuovi
Evangelici d’Austria, usciti dal Cattolicismo romano, portino alle dita anelli costituiti di tre sottilissimi cerchietti (tre o). I tre cerchietti, ossia i tre o, sono d estinati a ricordare una frase, che il Ghrétien riporta in
tre lingue (tedesca, francese, inglese). Noi vi aggiungeremo la frase in italiano. Los vou Rom. — Sortons de Rome. — Revolt from Rom. — Diciamo
addio a Roma !
Un giornale cattolico romano di Parigi pubblica le
seguenti notizie, dicendo però che non le ha... verificate: il che i nostri Lettori non stenteranno a credere.
(1) Il famoso Kossuth era protestante, ossia cristiano
i evangelico; e ai suol funerali intervennero i nostri
! Pastori di Torino. (N. d. D. '
I II setondo semEstre LUCE (1* lug-31 die.)
' non costa che una lira.
Ql’insegnamenti pratici deH'£difae saape
Un breve e succoso articolo di Ditrieh Vorwerk,
nel giornale di Berlino Das Reioh, dopo aver riconosciuto la legittimità delle proteste di tutta la Chiesa
Evangelica contro l’Enciclica, esorta i correligionari
a rimettersi il cuore in pace al pensiero che numerosi cattolici romani seri! sono stati al par degli
Evangelici, afflitti dall’intonazione del documento
vaticanesco.
Dall’intolleranza papale dobbiamo imparare ad essere ognor più tolleranti e riguardosi verso chi non
la pensa a modo nostro.
Dobbiam cercare d’investirci della mentalità di chi
ha avuto una educazione ben diversa della nostra.
I libri sui quali i papisti studiano la storia, segnatamente la Storia della Riforma, sono state per lo più
composte ad usum Delphini, talché non mettono il
lettore in grado di formarsi un giudizio imparziale
sul conto dei Riformatori.
Dal rispetto che i Cattolici hanno per 1’ Autorità
dei papa, a segno di non accorgersi delle cantonate
ch’ei prende, noi dobbiamo imparare a trattare con
maggior rispetto l’Autorità della Bibbia, la quale
sempre vogliamo contrapporre all’autorità del papa.
Inoltre dobbiam sentirci compresi di commiserazione per i cattolici romani sinceri e divoti, posti
spesso a sì dura prova tra il rispetto che devono avere
per il papa e quello che sempre dovrebbero avere per
la propria coscienza e la verità storica.
In quel medesimo giornale leggiamo un lungo articolo pieno di simpatia per la Chiesa Valdese e pej’
l'opera di Evangelizzazione in Italia.
Ne ringraziamo l’illustre autore Frelherr v. Stockhorn
di Friburgo i B.
Paolo Calvino.
L’Enciclica a Spira (Germania)
Non abbiamo ancora parlato della protesta avvenuta a Spira, nel vasto tempio denominato appunto
della « Protesta ». L’assemblea fu sì numerosa, che
convenne tenere, immediatamente dopo l’adunanza,
una seconda adunanza per quei moltissimi che non
erau potuti entrare e eh’erano accorsi da la città, da
la provincia e da stati vicini (granducato di Bladen,
Palatino, Assia) e ripetere gli stessi discorsi. Due furono gli oratori : il pastore Giulio Werner di Francoforte e il pastore Carlo Klein ex deputato. L’ordine
del giorno proposto ottenne voti unanimi. Si cantò
l’inno di Lutero con entusiasmo. Il Werner disse che
l’Enciclica • segna il record nell’arte del denigrare ».
A. ricordo dell’ Enciclica
Secondo un corrispondente del Christianisme, la
Lega evangelica germanica avrebbe deliberata la
« fondazione d’ùn capitale commemorativo deil’Enciclica Editae saepe ». Questo capitate dovrebbe servire a più scopi, tra i quali l’erezione d’una chiesa
germanica in Roma. * Così » conclude 11 corrispondente • ogni cosa — Cario Borromeo' compreso —
può concorrere al bene ».
^^OMfl^FoBBUCAZ^
Nel 1884 si iniziò la pubblicazione di 4000 lettere
inedite di Martin Lutero, scritte in latino. È or ora
apparso il dodicesimo volume. Altri volumi compariranno negli anni venturi.
5
LA LUCE
Secondo dice ij Témoignage, questo dodicesimo volume del caTleggio ♦ del più grande eroe nazionale
della Germania » <1) giunge in buon punto « a difendere la memoria » di lui • contro i calunniosi assalti
dell’enciclica papale ». Le lettere rivelano « una dolcezza squisita, un non so che di simpatico e di tenero
atto a far comprendere la natura- vera di quest’uomo
e a rendercelo vie più caro... Qui Lutero parla col
cuore, consola, paternamente ammaestra ; e chi legge
riesce ad indovinare l’attrattiva e il fascino che quest’uomo, fatto per la lotta, doveva esercitare nella
vita intima di tutti i giorni ».
(1) Così Gladstone chiamava Martin Lutero.
11 Vaticana si cBPca nuove hrigliB
Il principe Oscar quintogenito dell’Imperatore di
■G ermania ha sposato una principessa cattolica. 11
Vaticano non intende riconoscere questo matrimonio
misto, perchè il principe non ha potuto nè voluto
promettere di allevare i figli nel cattolicismo romano. Un giornale clericale tedesco ha detto che per
•questo la principessa è passibile di scomunica! La
stampa evangelica tedesca domanda energicamente
•se sarà possibile che il Vaticano scomunichi una
nuora dell’Imperatore. — Così il Temps.
Si direbbe che adesso il Vaticano non possa vivere
se non in mezzo a lotte ed a noie continue. Che differenza tra il pontificato di Pio e quello di Leone,
del quale Leone in questi giorni ricorreva l’anni'versario della morte. Il Corriere nota che se Leone
XIII fosse vissuto altri dieci anni avrebbe veduto
crollare il suo sogno di politica imperialista. Questo
sogno può dirsi fin d’ora crollato. Ne va riconosciuto
•tutto il merito à Pio X e al suo Segretario di Stato.
L’ora grigia JlellB^tica vaticana
Perfino il Corriere della Sera ammette che il Vaticano abbia perduto un poco la tramontana. Ricordato l’incidente -con l’-Olanda per ciò che concerne
VEditae saepe e le magre scuse papali di non aver
voluto offendere la casa d’Orange, il Corriere dice:
» Ma come è facile comprendere, questa sottilizzazione
non accontenta i critici, i quali rimproverano al segretario di Stato una nuova gaffe. Ed è questo ancora un modo, dicono oltre il portone di bronzo, di
continuare nella campagna iniziata contro Merry del
Val.
Ma esiste veramente questa campagna della quale
si fa un gran parlare ? È difficile il dirlo. Certo, l’ora
che attraversa la Chiesa potrebbe dirsi storica : dalla
Francia alla Germania, alla Spagna, al Portogallo, è
tutta una levata di scudi la quale non può che suscitare preoccupazioni in Vaticano. »
Un incendio visto a 200 leghe
Quello strano spirito di Emanuele Svedenborg (16881772) torna ad occupare le menti. Si è tenuto, or che
è poco, un congresso a Londra in suo onore. Ne è risultato che lo Svedenborg fu un precursore di Buffon,
di Kant, di Laplace, di Darwin e perfino di Arrhenius, per le sue idee su la forza, su la formazione dei
pianeti, dei sistemi solari e delle nebulose, su la geologia e la zoologia. L’autorevole giornale francese il
Temps ne ha parlato. Lo Svedenborg era dotato di
un portentoso dono di intuizione e di telepatia. Il
Temps narra com’egli infatti a Gothemburg innanzi
a un uditorio d’un centinaio di persone descrivesse
l’incendio ch’era scoppiato a Stoccolma a dugento
leghe di distanza e che durò due giorni, esponendone
via via le fasi come s’ei vi assistesse ! Mentre le fiamme
divampavano, lo Svedenborg, vero telegrafo vivente,
le vedeva, sentiva e ne parlava. E tanti oggi sorridono innanzi ai fatti miracolosi riferiti da le Sacre
. Scritture. La verità vera è che siadio circondati dal
mistero, che conosciamo pochissimo, che non conosciamo il limite tra il possibile e l’impossibile, che non
- siamo in grado di sentenziare e che dobbiamo aprir
gli occhi, osservare, imparare.
Enrico .Braitan Euinness
Ecco un altro sincero amico della Chiesa e dell’o■ pera nostra che sparisce da la scena del mondo.
Era nato nel 1835 a Dublino; a 19 anni, una crisi
morale profonda ne aveva fatto un uomo nuovo. Da
allora la sua vita fu consacrata al Signore. Predicatore potente e rinomatissimo, attirò a Londra, a Dublino, a Belfast, vere folle. Una volta a Belfast parlò
a un uditorio di 20 mila persone. Dopo il 1870, fondò
in Londra un Istituto missionario, da cui sono usciti
a migliaia i banditori delI’Evangelo. Si occnpò specialmente delle missioni in Affrica (dopo le scoperte
•dello Staqley),nell’Indfa, nell’America del Sud.
Enrico-Guinness scrisse di teologìa e di storia. La
atw famiglia si è consacrata tutta all’opera missionaria*
i Per i pagani e fra i pagani
! Ancora della Conferenza missionaria di Edimburgo
— L’aurora della miova Cina — I missionari e
gii orrori del Congo — Speriamo !
Così poca importanza diedero i giornali d’Italia alla
conferenza missionaria di Edimburgo, o così malamente ne raffigurarono lo scopo, che non è fuori posto il notare che, invece, i giornali della Gran Brettagna, a cominciare dal maggiore di essi il Times, ne
pubblicarono quotidiani resoconti, ed il registrare
alcuni degli apprezzamenti che ne diede, sul continente, l’autorevole Journal de Genève nel suo numero delll 29 giugno, per mezzo di un suo corrispondente dalla capitale della Scozia.
« Ravvi qualcosa d’impressionantissimo nel mirare,
da una tribuna prospiciente su di una sala piena
zeppa, tutte le teste rivolte verso l’oratore che parla.
Quando poi, come ad Edimburgo, in questi ultimi
giorni, si pensi che ciascuna di quelle umane creature è assolutamente consacrata ad un esercizio che
le impone i maggiori sacrifizi, l’emozione ti piglia e
la parola di esse riveste una impareggiabile autorità.
« Una sera fu dedicata ad un argomento che si
sarebbe cattivato più di un ginevrino: le missioni ed
il commercio. Mostrando con volubilità tutta americana, ma fortemente documentata, l’estensione straordinaria del commercio, in questi ultimi anni, il conferenziere, pastore a Scìanghai, pareva dovesse rimanere fino alla fine nel dominio delle cifre. Abbagliati da quel quadro grandioso, tanto più sorpresi
si rimase quando l’oratore mostrò ciò che il commercio, sanza la religione, rechi alle razze non ancora evangelizzate: « Una civiltà come la nostra, dis« s’egli, venendo a mescolarsi con un’altra civiltà,
« come quella p. es, dei Cinesi, produce sempre
« una notevole diminuzione della moralità indi« gena. Allora, conchiude l’eloquente pastore, noi che,
« trent’anni or sono, desideravamo l’estensione del
« regno di Dio, dobbiamo sotto pena di rinunziare
« al nostro mandato di cristiani, dobbiamo fare in
< modo che la civiltà, quale la si reca ai popoli non
« cristiani, sia una civiltà cristiana ».
€ Tutti gli oratori più apprezzati, secondo l’umile
mio parere, continua il corrispondente, mostrarono
che ciò che soprattutto impressiona in bene i non
cristiani — non si dice più i non inciviliti perchè
spesso siamo noi. Europei ed Americani, i meno inciviliti — ciò che maggiormente li impressiona si è
la bontà che verso di loro si usa, non che ia fiducia
che in loro si ha. Or bene, dove meglio che nelle
missioni mediche si palesano quella fiducia e quella
bontà? La seduta ove si fecero sentire tre medicimissionari, dell’Africa, della Cina e della Corea, fu
una delle più notevoii e delle più concludenti. Il
presidente di quella seduta, ch’è uno dei più grandi
medici di Glasgow, fu, d’altronde, ammirevole per la
sua bonarietà scozzese e la sua vasta autorità ».
« Quella seduta, come tante altre, provò quello che
gli spiriti seri e che riflettono sono unanimi a riconoscere, cioè che la scienza e la religione non possono essere opposte l’una all’altra ».
» Le conferenze hanno dimostrato ciò che per tutta
la gente non lo è ancora, ma lo diventerà ognor
più, che davvero quell’immenso movimento, il cui
scopo è di evangelizzare il mondo intiero, potrà stringere in una unità reale e profonda le varie confessioni religiose ».
Fin qui il corrispondente del Journal de Genève.
Quello AeW'Eglise Libre chiama la conferenza • un
. oceano dai grandi marosi » « la più importante as« semblea che siasi mai riunita nel nome dì Gesù,
« Cristo, nei tempi moderni » e rileva il fatto, pregevolissimo per le sue conseguenze, che i vescovi anglicani, così riluttanti ad un’azione comune colle altre confessioni religiqds, sono stati trascinati in questo movimento di tufie le forze protestanti per 1 evangelizzazione del mondo. Rileva pure il fatto che,
quantunque fossero presentì tante sommità episcopali e missionarie, fu affidata le presidenza della
conferenza ad un laico, il Sig. Mott. americano, presidente della Federazione Universale degli studenti.
Notiamo però che tale insigne onore conferito al
poco più che quarantenne sig. Mott, lo fu non soltanto in riconoscenza dell’opera da quel laico prestata alle missioni, nei suoi ripetuti giri del mondo,
ma, probabilmente, altresì coll’intento molto savio di
non destare gelosie fra le varie chiese col chiamarvi
un ecclesiastico di qualcuna di esse, a preferenza
delle altre. ''
♦
4: •
Echeggiano ancora le nostre sfere politiche e militari del viaggio d’istruzione compiuto dalla numerosa missione cinese capitanata da un princ^e di
quelll’immenso impero. Accolta ovunque, nel nostro
paese e negli altri grandi stati del continente europeo, con viva curiosità e somma cortesia; lo fu anche con simpatia per il risveglio dei • Celesti • e
per il loro desiderio di seguire l’esempio del Giappone, nel battere le vie della civiltà occidentale. Ci
pare però che quell’aurora di una nuova Cina dovrebbe, più che altro, infondere veri timori, se* si
limitasse ad imitare l’Europa nei suoi commerci,
nelle sue industrie è soprattutto nelle sue armi e
nei suoi ordinamenti militari. Povera Europa! ed
anche povera America! che verga tremenda, di castigo vi si starebbe preparando, per tutti i soprussi,
per tutte le ingiustizie da voi commessi verso i Cinesi ed i Giapponesi, se, innalzatisi anche quelli alla
potenza militare di questi, unissero ad essi le loro
forze, per chiedervi ragione del passato!... Ma, lodato sia Iddio, l’aurora della nuova Cina, se ha bagliori sanguigni, come quelli della guerra, ne ha
pure di rosei, come quelli dell’amore, e di bianchi,
come quelli della pace! Da un sei anni a questa
parte l’opera missionaria v’incontra insperate benedizioni, ed un risveglio ch'è lutt’altro che quello
soltanto della coscienza nazionale, colle sue ambizioni;
bensì il risveglio della coscienza umana, anelante al
perdono, alla riconciliazione con Dio, alla pace con
Lui e cogli uomini, all’amore alla giustizia, alla santità, si manifesta su vari punti dell’impero, preparando per> esso un esercito di testimoni della verità.
Sia vittorioso quell’esercito, ovunque, e non avremo
da temere delle future vittorie della Cina, perchè
saranno pacifiche vittorie.
Si sa la parte che hanno avuta i missionari, specialmente evangelici, nel denunziare gli orrori che
a danno degli indigeni erano commessi nel così detto
« Stato Libepo » del Congo, dalle compagnie sfruttatrici del paese, auspice il defunto Re Leopoldo II
del Belgio. Invisi erano al Governo quei missionari
ed era in ogni modo intralciata l’attività loro, anche
per mezzo di processi. In quanto agl’indigeni, venivano maltrattati fino al sangue, e ce ne furono persino di messi a morte per avere provveduto dei viveri ai missionari.
CoH’avvento al trono di Re Alberto I, e l’annessione al Belgio dello Stato congolese, pare che abbia
ad inaugurarsi un nuovo regine degno, alfine, di
una civiltà progredita, com’è quella del Belgio.
Torneremo sull’argomento e, intanto, speriamo!
Giacomo Weitzecker
La lettera (fan negro, la morte d’nn cristiano
Selishebo è il nome del giovanetto negro zambesiano
che accompagnava attraverso l’Affrica, nel suo viaggio
di ritorno in Europa, il dottor de Proseh; il quale morì
appunto (come i Lettori ricordano) a Gondokoro nelrUganda. Notate i frutti dell’opera missionaria. Questo
giovanetto di 17 anni che scrive una lettera, ingenua,
sì, ma bellissima, potrebbe dar di molti punti a quei
15 milioni d’italiani cattolici romani che... non sanno
nè leggere nè scrivere e a quei parecchi altri milioni
che sanno... scrivere... per modo di dire. Ma ecco la
lettera, diretta al milionario Coisson di Mabumbu
(Alto Zambesi, Affrica Australe) :
« Gondokoro, 1° di marzo 1910.
Al padre mio missionario Coisson,
Ti scrivo questa lettera per annunziarti quel che m’è
accaduto, cioè che il dottor de Proseh è morto il 28
febbraio 1910. Provava dolori al dorso e al fegato, ma
non fu questa la cagione della sua morte, poiché egli
ha potuto camminare fino a Gondokoro, ove intendevamo imbarcarci. Eravamo arrivati qui da tre giorni.
Un giorno, egli volle visitare un ammalato, ma strada
facendo cadde: il cuore gli si era fermato d’un tratto.
Lo dovemmo trasportare fino alla tenda. Sentendosi
meglio, a mezzogiorno andò a colazione dal signor
Roosevelt, il re d’America (sic) che l’aveva invitato.
Il giorno seguente, ebbe l’intenzione di recarsi dal
t collector » ; nta, fatti alcuni passi, cadde e svenne :
noi accorriamo a rialzarlo, e quando giungiamo all’ingresso della tenda, egli sviene di nuovo, ed io gli
devo spruzzar dell’acqua su la faccia. Da quel momento non ebbe più forza e poteva respirare a pena :
erano le 11 del mattino. A mezzogiorno e mezzo, sul
punto di spirare, mi facfeva coraggio perchè io sarei
rimasto solo. Ecco le parole che mi disse : « La pace
sia con te, saluta tutti i missionari, saluta Mbaagoeta
e Lesulo (1) e tutti i miei parenti ». Alla fine disse:
* Gran Dio, ricevi l’anima mia ».
Faccio chiamare il Residente. Egli viene con un
medico, ma il missionario dice: « Muoio », e muore
in quello stesso momento ».
Fin qui il giovane negro. Abbiamo detto che si deve
ammirare in lui l'opera che l’Evangelo compie fin intellettualmente negli stessi selvaggi dell’Affrica ; ed
ora ammiriamo, commossi profondamente, la potenza
dell’Evflipgelo che sostiene i suoi banditori-fin nel l’ora
estrèma e li rende testimoni del Cristo per mezzo della
loro morte solenne e bella.
(1) Son questi i nomi di due altri alunni negri del
dott. de Proseh.
6
6
LA LUCE
Leggei}do g annotando
L’Idea Moderna contiene un articolo dal titolo :
Dio e la Rivoluzione, che merita di venire segnalato.
Dio è definito, nella più ampia formola, possibile,
come l’Essere supremo, onniveggente, onnipresente, e
fornito di una Coscienza e di una Intelligenza universale.
Ciò posto, l’articolista si propone di combattere una
delle pregiudiziali assiomatiche del materialismo, cioè
che l’esistenza di Dio è inconciliabile colla libertà e
colla rivoluzione sociale. Ora il concetto che di Dio
si sono fatti i materialisti è una prova che il Dio dei
materialisti è il Dio della teologia papale; e quindi il
materialismo è una conseguenza logica, un contrapposto fatale di tale concezione di Dio la quale è falsa
e contraria alla predicazione del Cristo. Combatte
quindi larticolista la filosofia dei atei, dei materialisti, i quali se distruggono sono impotenti nella ricostruzione. Imperocché costoro violentano la natura
della società umana, il cui progresso è appunto basato sulla impellente necessità di una contìnua comunione degli individui, di quella associazione che
ha elevato la specie umana su tutte le specie animali; e introducono nel mondo della Coscienza umana
l’incosciente lotta degli atomi fìsici, dividendo ciò
che di sua natura è Uno, appunto in nome dell’Unico. Quanto più vera e più bella la grande Parola
del Cristo: * Padre, io ti prego, affinchè tutti siano
la stessa cosa, come tu, o Padre, sei in me ed io
sono in Te, affinchè essi pure siano una stessa cosa
in noi... Questo è il mio comandamento che voi vi
amiate gli uni cogli altri come io ho amato voi >.
Ora, mentre la rivoluzione degli atei e dei materialisti- è fatta di odio, la nostra — dice lo scrittore
è fatta unicamente d’amore. II migliore mezzo per la
redenzione dell’umanità — conclude — consiste nel
ritornare all’idealismo del Vangelo, all’Esemplare
inesausto, pieno ancora di promesse, gravido di future realizzazioni. La nostra luce è quella dell’Uomo
che contemplò Dio nella sua perfetta essenza, l’Uomo
che ha proclamato e rivelato all’uomo la sua essenza
immortale, l’Uomo che per l'uomo soffrì, l’Uomo che
nella sua risurrezione simboleggiò la risurrezione
nostra, al disopra dei firmamenti visibili, nei firmamenti invisibili degli spazi. ^ Oggi, dopo venti secoli, noi ripetiamo ancora la grande parola: € Beati
coloro che sono affamati ed assetati di giustizia, per
chè saranno saziati, beati quelli che soffrono persecuzione per amore della giustizia, perchè di questi è
il regno dei cieli; e rispondiamo a chi la pronunciò:
« Tu sei il Cristo Figliuol di Dio vivente » certi che
dopo venti secoli, si avvererà una seconda volta la
sua profezia ». Io vi ho dette queste cose perchè abbiate pace in me, voi avrete tribolazione nel mondo;
ma state di buon cuore, io ho vinto il mondo.
*
« •
Oramai è certo che l'on. Murri deporrà assai prossimamente l’abito talare. E l’occasione non potrebbe
essere più propizia. Dovendo partecipare al Congresso
Internazionale del Cristianesimo liberale e del Pro
gresso religioso che terrà le sue grandi assisi a Berlino dal 6 al 10 agosto 1910, l’on. Murri vi si presenterà in abiti borghesi. Siamo lieti che il nostro grande
ribelle al Vaticano prenda parte al suddetto Congresso, il che gli sarà mezzo di conoscere meglio il
Protestantesimo, e di apprezzare le grandi forze intellettuali e spirituali di cui dispone. Invero a Berlino converranno i migliori ingegni, professori e pastori, di cui si vanti il Protestantesimo contemporaneo, Notiamo i seguenti nomi : Il prof. Carpenter di
Oxford; il prof. Peabody degli Stati Uniti; i prof.
Naumann, Harnack, Euken, Bousset, di Germania : i
prof. Bonet-Maury, di Parigi, Montet di Ginevra; i
pastori Eliot di Boston, Konow di Bergen, Roberty,
W. Monod dì Parigi, Kutter di Zurigo, Giran di Amsterdam ecc. ecc. Notiamo ancora Paolo Sabatier, e
dell’Italia il prof. G. Salvadori di Firenze. Gli argomenti che saranno trattati nel Congresso sono molto
importanti. Notiamo: Il Liberalismo e la questione
Sociale, coi sotto-titoli : Religione e Socialismo, Religione e Temperanza, Religione e pace internazionale. E ancora : Ciò che i paesi esteri devono allo
spirito religioso e alla teologia della Germania: La
religione e la teologia in Germania : In quale modo
delle relazioni di simpatia possano essere stabilite e
mantenute tra le diverse manifestazioni religiose e
tendenze religiose ed ecclesiastiche.
Chiuderanno il Congresso una escursione a Wittemberga e una visita al castello di W artbourg, dove si
canterà l’inno di Lutero.
Enrico Meynier
P. S. Dopo avere scrìtto quanto sopra, abbiamo appreso dal Secolo che don Murri è di già partito alla
volta di Berlino, per partecipare al suddetto Congresso, dove presenterà un lavoro sulle condizioni presenti
del Cattolicismo in Italia.
IN SALA DI LETTURA
Delia - L’uccello azzurro (D
Non è un’ opera d’arte, è una buona azione. È la^
storia, forse troppo succinta e che presenta delle inverosimiglianze, di una disgraziata ragazza di 23 anni
tratta dal fango di Nuova York per opera dei salutisti, a quanto pare, e trasfigurata dalla potenza redentrice dell’ amore di Dio, manifestato nei suoi figliuoli sopra la terra. «Da strumento d’iniquità », Delia
diventa « istrumento di giustizia » e, per troppo breve
tempo, ahimè ! mezzo efficace di salvezza pei suoi antichi compagni di crapula e di delitto. E. R.
(1) Versione di E. M. — Libreria Claudiana, Firenze.
M 0 0 D Y
Lo spettro della vita passata.
Andò a fare un bagno e arrischiò di rimanerci annegato. Che lotta tremenda ! Per tre volte si sentì affondare, e solo alla terza potè essere soccorso, quando
era lì lì per sparire di nuovo sotto le onde e per affogare. Di questo avvenimento egli parlerà con terrore. Quello era stato un momento terribile per l’anima sua; perchè, quando egli si credette perduto,
ecco che, in un attimo, tutta la sua vita gli si era
svolta dinanzi alla mente. « Non sono in grado di
dirvi (così egli si esprimerà più tardi) come la cosa
fosse avvenuta. Non saprei spiegarvi come mai il ricordo di ppecchi anni possa ripresentarsi tutto nel
breve spazio d’un minuto secondo; ma fu così, poiché quel ch’io avevo fatto da la mia più tenera infanzia fino allora, tutto mi balenò alla fantasia come
un lampo improvviso •.
Il pericolo corso e le circostanze che l’accompagnarono lo costrinsero a seriamente riflettere su la necessità di riformar sè medesimo. Ci si provò. Sforzi
inutili ! Avrebbe voluto, se non altro, liberarsi dal
perfido vizio del bestemmiare; ma il tentativo, più
volte rinnovato, sempre gli andava fallito. « Bisogna
che mi metta risolutamente a servir Dio » — diceva
fra sè — ; ma il buon proponimento se ne rimaneva
allo stato di... buon proponimento ; e ciò, non già per
mancanza di sforzi sinceri nè per cattiva volontà, ma
per una debolezza morale estrema, che lo induceva a
dubitare sempre più di sè stesso e a pensare: • Son
troppo debole : mai e poi mai mi troverò in grado dì
servir Dio ».
“Splendida nccasione: sale Onken, illustrata,
941 bellissime dispense nuove per 671 lire invece di
lire 941. Rivolgersi al direttore della Luce ».
Domenico Giocoli, gerente responsabile
Tipografìa dell’Istituto Gould, Via Marghera 2, Roma
/iuri Sacra Fames
(La tormentosa fame dell’oro).
Seguì un altro poco di silenzio.
— Mamma — disse Enrico. — Il Papà e voi sarete
contenti. Io aiuterò le quattro famiglie, notate in questo
foglio: il marchese De Paoli, il signor Parini, la famiglia De Courcy, il signor Alvaro. Lasciate la cosa
a me.
— Non interamente, Enrico. Quegli che è stato più
danneggiato da tuo padre è il marchese De Paoli, ed
al marchese De Paoli io ho promesso una somma determinata.
— Quanto ?
— Duecento cinquanta mila franchi.
Il giovane fece una faccia ed un gesto da inorridito.
— Ma che dite mai mamma ? E voi avete promesso
cotal somma? Ma con quale diritto? E non sapete
voi che 250,000 franchi sono 12,500 napoleoni d’oro,
ottanta chilogrammi d’oro, capite? No! No! Il De
Paoli non avrà mai da me 250,000 franchi !
— Il marchese De Paoli avrà quello che gli spetta
— disse gravemente la Signora. — Fino che sono viva
io, comando io. Enrico, vorrai tu disubbidire a tua
madre ?
— Almeno, avrete la bontà di mostrarmi che al
marchese è veramente dovuta una tal somma — domandò come in grazia il giovane.
— Certamente. Se in giustizia gli venisse meno, non
mi opporrei alla diminuzione. Ma voglio restituirei. Se
non volete voi compiere quest’atto di giustizia Verso
il prossimo e di misericordia verso l’anima di vpstro
padre, lo farò io. Vi spenderò, se occorre, tutta la
mia dote.
— Prendi anche la mia, mamma—sciamò Sara.
— Non vi sarà bisogno. Enrico farà .il suo dovere.
L’anima di vostro padre proverà nello scheól gli effetti del vostro amore.
La Signora si levò e i figli a uno a uno la baciarono in viso.
Enrico fermò Miriam presso la porte.
— Miriam — le disse — il marchese De Paoli non
avrà da me un soldo se prima non dà il suo consenso
al tuo matrimonio con Alberto. Tu hai ora il cavallo
per la cavezza- Fa di maneggiarlo per bene.
Miriam sorrise e si dileguò nella penombra di una
sala di ricevimento.
rOirian) OIdco.
Una vettura di piazza depose Miriam Olden davanti
ad un negozio di mode in Via Assarotti.
La giovane discese, pagò il vetturino, quindi entrò
nel negozio.
— Signorina — le disse una commessa, al primo vederla — lei viene per l’abito di seta : mi dispiace, ma
non è ancora pronto.
— Come ? non è ancora pronto ?
— Disgraziatamente no. Due delle nostre operaie
si sono ammalate. L’avrà domani senza fallo... ne sia
certa.
— Non dovreste trattarmi così, voi — disse con aria
e gesto concitato Miriam — io non sono come tante
signorine che fanno aspettare il saldo del conto...
Va bene... tornerò domani.
La giovane fece atto dì lasciare il negozio, ma la
commessa con un gesto la trattenne.
— Signorina Olden — disse — su in laboratorio è
un giovane che l’aspetta. Egli venne un’ora fa e non
è ancora partito
— Chi è? — domandò Miriam con una certa ansietà.
— E’ il signor marchese De Paoli.
— Gli hai detto tu che sarei venuta oggi a provarmi
l’abito ?
— Signorina no. Egli l’ha saputo non so ben come.
Quesjt’ultima parte del colloquio passò fra la commessa e Miriam a basso tono, quasi sottovoce.
Miriam infilò una scala dietro al negozio e in due
salti si trovò in un salottino che serviva di passàggio
al laboratorio.
Il giovane marchese Alberto stava seduto sopra un
canapè e leggeva attentamente un libro. Al passo affrettato della nuova venuta egli alzò la testa e i suoi
occhi s’incontrarono con quelli di Miriam.
Egli depose il libro, si levò in piedi e le andò incontro.
— Tu qui ? — sciamò la giovane.
— Sì — rispose l’altro — ho bisogno di parlarti.
— E perchè mi hai aspettato qui? Perchè spii dove
vado o debbo andare ? Perchè questi sotterfugi ? Non
sai che odio tutti questi segretumi ? Perchè non vieni
a casa mia?
— 11 perchè tu lo sai. Nessuno, tranne tua madre
e i tubi fratelli, sa il nostro fidanzamento. Non posso
e non voglio far parlare la gente innanzi tempo.
Miriam lanciò al giovane un’ occhiata piena di
sdegno.
— Già, già, la solita ragione. Tu hai vergogna di
me. Io non sono troppo bella per la famiglia De
Paoli ; poi sono la figlia di un giudeo, la figlia di un
usuraio, di un cane di circonciso. Oh ! Alberto, te l’ho
detto tante volte: dimenticami! Tu non hai abbastanza coraggio per amare e sposare pubblicamente
la figlia di Giuseppe Oiden. Lasciami!... lasciami!..
Voi altri nobili siete dei vili... non avete fibra... non.
sapete amare... i vostri antenati, si, voi no, mille volte
no ! E dire che io volevo fare di te un uomo, un uomo
forte, un uomo di alti pensieri, un lottatore, un soldato della vita... va ! va ! mi sono ingannata !
Il giovane fissò due occhi gravi, ma in sommo espi-essivi in faccia a Miriam.
— Miriam — le disse con voce dolce e piana — tu
hai ragione ; io sono un vigliacco e non dovrei essere così pusillanime a tuo riguardo. Ma forse tu non
tieni conto di tutte le difficoltà che incontro sul mio
cammino. Sì, io lo sento: io sono schiavo delle consuetudini sociali della casta a cui appartengo. Ma
la colpa non è tutta mia. E’ l’ambiente che mi ha
fatto così. Io sono nato nobile e non sono altro. So
leggere e »erivere e nulla più. I pregiudizi della mia
famiglia hanno fatto di me un imbecille. Ho venticinque anni e se mi vengono meno le risorse della
mia casa io non saprei come guadagnarmi il pane.
Qualunque contadino, artigiano o facchino vale più
di me. Essi producono qualche cosa, io consumo solamente. I socialisti hanno ragione : io sono un succhione della società. Mi sento fiacco fisicamente, intellettualmente e moralmente. Prima che tu sorgessi
sull’orizzonte della mia vita, tu sai dov’^o ero incamminato. Seguivo le orme di mio padre : ozio, giuoco
e facili amori... tu sei venuta e mi hai detto : io ti
salverò. Tu possiedi una grande energia, l’energna
ereditaria della tua stirpe e della tua famiglia. Salvami, dunque, sii la mia redentrice!
— Lo sarò — sciamò con accento vibrato la giovane — ma tu devi lasciarti guidare da me e ascoltare i miei consigli. Intanto, dimmi : perchè sei venuto qui ? Che cosm vuol ? •
— Mio padre vorrebbe sapere quanto tuo fratello
ha in animo di restituirgli... Tua madre ha promesso
250,000 lire : le otterrà egli mai ? Poi, vi sono delle
7
LA LUCE
cambiali che stanno per scadere... tuo fratello cl potrebbe aiutare. Venderemo la Pellegrina, è l'ultima
tenuta della famiglia... ma, vada tutto, si salvi l’onore !
— Tu non devi vendere la Pellegrina. Io l’amo.
Essa sarà il nostro nido d’amore. E’ lontana da Genova ; fra le colline, il mare e i fiori. Lo stesso nome
è una musica gradita alle orecchie. Tu non la venderai ! Va, dì a tuo padre che la Pellegrina non deve
uscire di casa De Paoli.
Il giovane scosse la testa.
— Temo — disse — che ogni mio sforzo sarà inutile. Tu non conosci i debiti di mio padre. Nè anche
10 li conosco tutti. E’ un oceano senza fondo. Tutta la
nostra sostanza sarà inghiottita.
Miriam riflette un istante.
— Quanto chiedete per la Pellegrina? — soggiunse
la giovane.
— A pagarla poco, costerebbe 200,000 lire ; ma mio
padre sarà costretto a venderla per 100,000. Siamo
presi per la gola. Tutti sanno che siamo mezzo falliti. Non c’è rimedio: o meglio, il rimedio c’è: lasciar Genova, prendere il primo piroscafo che parte per
New York e perdermi colà, lavorare, stentare la vita,
poi, morire.
li giovane qui s’interruppe un istante, poi continuò :
— Lavorare ! Sciocca illusione !... E che so fare io ?
Forse il lustrascarpe... no... mi fa male il capo a stare
chino... no... non sono buono a fare nulla... sono un
nobile... ecco quel che sono. Al più, posso dar la caccia
ad una fanciulla ricca per rimettermi in caso di fare
11 ricco fannullone... Oli 1 Miriam ! Miriam ! Abbandonami al mio fato ! Non legarti a me ! Non voler pepir
meco !
— No ! Io non ti abbandonerò — gridò la giovane. —
.Non ti abbandonerò. Ti riscatterò dal tuo crudele destino !
Quindi dopo un istante di silenzio :
— Quando scoderanno le cambiali di cui mi parlasti ?
— Chi lo sa? Una domani... altre la settimana prossima. Quasi ogni giorno arrivano lettere di strozzini
richiedenti il loro denaro, o qualche usuraio viene a
battere alla porta di casa nostra. E’ una disperazione...
una vergogna... un’infamia,., una maledizione.
— Quanto dovete pagare domani ?
- Ventimila lire, più gl’interessi usurai dovuti su
questa somma a sei mesi.
La giovane si levò su risolutamente.
Soifo VincuBo!
Proprietà riservata — Eiproduzione proibita
Già Rachele aveva il piede sul primo scalino, quando
un rumore sordo, come di tuono lontano, fece sussultare tutti i cuori.
— Ah ! troppo tardi ! troppo tardi I — gridò il frate
— e si battè la fronte e si tirò con rabbia due o tre
volte la barba. — Son già sulla strada ; la carrozzella non può più passare... Ah ! lo dicevo io... lo dicevo...
I tre Reverendi, che poco o nulla capivano in tutti
quei discorsi, si guardavano esterefatti.
— Ma che diamine c’è di fuori ? — esclamò Don
Zaffi, correndo a spalancar la finestra.
Gli altri due gli andaron dietro non meno curiosi
di lui.
Don Angelo e la Signora erano pallidi come la morte.
Rachele e il frate conservavano anèora un po’ di
sangue freddo e discorrevano a bassa voce fra loro
con grandi gesti espressivi.
_____ Misericordia 1 — esclamavano intanto i Reverendi. — Ma questa è una rivoluzione I — Tutto il popolo di Pietraviva è sulla strada con torce accese ! —
Fra cinque minuti saranno qui sotto le finestre! Quante
teste! non si vedono che teste al lume delle torce ! —
Che vogliono ? — Che gridano ? — Il miracolo, il mi. racolo ! — Vogliono un miracolo ? O è successo un
miracolo forse ? — Sènte Don Angelo ? Che miracolo
vogliono? — Oh, ohe rivoluzione! Che pandemonio!
— In un bell’imbroglio davvero ci troviamo ! — Ah !
fossimo partiti subito dopo le funzioni !...
— Ora ci siamo e bisogna saperci stare — disse Don
Zaffi filosoficamente.
Era un prete allegro Don Zaffi ; buontempone, spregiudicato, che non credeva nè a Santi, nè a Madonne,
nè a miracoli di Santi o di Mandonne; ma che però
obbligava i suoi parrocchiani a crederci ; poiché, come
diceva lui a qualche intimò, « bisognava pur fare coscienziosamente il proprio dovere ».
— Per conto mio — continuò rallegro parroco —
siccome vedo che la faccenda potrebbe anche farsi
seria, e siccome in tali casi bisogna esser pronti ad
• ogni evenienza, penso <^e il meglio ohe possiamo fare
— Alberto, vieni e seguimi — disse. — Io torno a
casa. Io ti dirò le ventimila lire e comprerò la Pellegrina. Essa sarà il nostro nido d’amore e là farò di
te un uomo !
Il giovane marchese si levò in piedi e stese la mano
alla fidanzata. Sulla fronte gli balenava una espressione di viva riconoscenza e sul labbro gli fioriva un
sorriso di vero amore.
Strano amore era quello di Alberto De Paoli e di
Miriam Olden ! La sua origine era altrettanto singolare quanto la sua intensità e nobiltà erano grandi
tanto dall’una parte che dall’altra.
Alberto era un bel giovane ; e bella quantunque
ella non si credesse tale era Miriam, alta, slanciata,
con una ricca chioma fluente, due occhi neri e profondi e una carnagione che indicava una perfetta sanità. Aveva inoltre un profilo di fanciulla orientale
e due sopraciglia nere lucenti, finamente lavorate,
quasi dipinte, come solo si possono vedere fra le donzelle armene, circasse o siriane.
Nè solo di doti fisiche era stato Dio largo con Miriam
Olden. Le aveva dato una intelligenza alta e robusta
e una sensibilità di cuore abbastanza rara fra le persone del suo sesso, nelle quali pure regna sovrano il
sentimento
L’educazione della giovane era stata quasi perfetta,
laonde a 22 anni, essa, sotto molti rispetti, era una
delle più colte e belle ragazze di Genova. Ma vi era
una parte del suo carattere che faceva scuotere a molti
la testa, come presaghi di sventura per lei e per chi
l’avesse a sposare. Miriam Olden era tenuta per irreligiosa al più alto grado. Nata giudea, non solo non
credeva più nell’ebraismo, ma rifiutava apertamente
ogni religione e considerava come impostori tutti i
ministri delle medesime. La giovane era caduta assai
per tempo sotto l’influenza di suo fratello Guglielmo
il quale l’aveva educata al dispregio di ogni chiesa e
di ogni formola religiosa.
Guglielmo e Miriam si rassomigliavano come due
anime gemelle, e si volevano un mondo di bene. La
giovane aveva pel fratello una stima illimitata e una
fiducia senza confini. Quindi è chele idee filosofiche,
sociali e religiose che sgorgavano in grande abbondanza dal cervello possente e fecondo di Guglielmo
Olden cadevano a fiotti ad irrigare la mente fertile
della sorella. Questa era l’eco fedele di lui.
Ho detto che alcuni tenevano Miriam e Guglielmo
per irreligiosi, ma in verità essi non erano tali. Guglielmo aveva una religione negativa, che consisteva
in combattere tutte le falsità, i dogmi e i riti assurdi
che sotto il velo della religione si predicano e si praticano nel mondo. Per ciò stesso era sommamente interessato al problema religioso che egli metteva sopra
ogni altro, come quello dal quale dipende la moralità
della famiglia e della società. Ma gli studi universitari da lui fatti, i molti libri letti e la filosofia germanica di cui era fervido cultore, non solo lo avevano
portato lontano dalla religione avita, ma dal cristianesimo altresì, verso il quale, pure, si sentiva non
poco inclinato. Questa inclinazione era pure sentita
da Miriam, la quale la combatteva in sè e negli
altri col dire tutto il possibile male delle chiese cristiane.
Tre spine pungevano il cuore di Miriam : l’appartenere per sangue alla stirpe odiata dei giudei ; l’avere
avuto per padre un banchiere il quale aveva praticato l’usura quasi tutta la sua vita ; e non poter sposare un tal uomo che la cavasse dalla cerchia della
società giudaica e la piantasse in una classe sociale
più alta e nobile.
A questo ultimo male occorse presto il rimedio. Il
giovane marchese De Paoli, mandato spesso dal padre
in casa Olden, per affari di cambiali e di denaro, vide
più volte Miriam e i fratelli di lei. Alberto era un
debole, dotato tuttavia di molte e buone qualità. Egli
subiva facilmente il fascino di chi sapesse infiltrarsi
nella sua amicizia o lo seducesse eoi bagliori dell’ingegno o col magnetismo della bellezza. Guglielmo
Olden attirò a sè il giovane marchese coll’attraimento
della coltura e della filosofia. Miriam lo vinse col fascino della sua bellezza e coll’incanto delle altre sue
qualità personali. L’amicizia fra il giovane marchese
De Paoli e ¡ figliuoli del signor Olden durava da dieci
anni, quando una proposta del marchese Filippo ai
figlio venne a troncare gl’indugi e ad unire indissolubilmente il giovane marchese ai suoi amici ebrei.
Il marchese Filippo, sentendosi affogare nei debiti,
pensò di rialzare il casato con un matrimonio, e propose al figlio Alberto di sposare una certa signorina
Aifanl, figlia unica di ricchissimi genitori, i quali,
venuti su dal nulla, avevano fatto quattrini nel lontano Brasile trafficando in caffè e zucchero.
(Continua). (3)
Prof. Giorgio Bartoli.
LIBRI E PERIODILI RICEVUTI
N. 4-5 (luglio-agosto 191u) — Battaglie d'oggi, N. 7 (luglio) — La
Riforma Laica, N. 7 (lugiio) — Fede e Vita, N. 5-6 (luglio) — Cnltnra moderna, N. 7 (1 luglio 1910). — Luce e ombra (fasoioolo 5-6).
per ora noi tre sia d’andar di sopra a finir di vestirci. Dopo... ci faremo spiegare di che si tratta e si
vedrà...
Si volse a Don Angelo e gli disse in modo scherzoso :
— Su, Don Angelo, non si confonda; troveremo
bene, in tanti, il mezzo di far tornare a casa questa
brava gente. Non c’è niente di male se vogliono un
miracolo 1 Siamo in cinque qui... cinque tonsurati...
possibile che non sappiamo fra tutti e cinque mettere
insieme un piccolo miracolino per accontentare questi
buoni villani? Coraggio, signora Tilde, anche lei...
che diamine! Un po’ di presenza di spirito, un po’di
parlantina... non è vero. Don Pasqualini? Andiamo,
venga di sopra anche Lei a terminare la sua acconciatura, e anche Lei, Don Franciosi... ma chiudano la
finestra, per... 1 fa un freddo birbone !
I due preti ubbidirono e seguirono Don Zaffi, scrollando il capo e molto meno tranquilli di quel che,
almeno in apparenza, sembrasse il loro collega.
Don Angelo, che non aveva quasi prestato ascolto
alle loro chiacchiere, tanto era atterrito e impensierito, errava su e giù per la stanza, come un’anima
in pena.
La Signora fece per uscire; ma Rachele le sbarrò
il passo.
— Dove va, signora Tilde?
__Non so ; non so ; voglio accendere dei lumi per
le scale, voglio far qualche cosa, voglio muovermi ;
a star qui mi par di soffocare... ’Foglio andare a veder
Maria... bisognerà bene svegliarla...
— Dio ne liberi ! — gridò Rachele — finché dorme,
la lasci dormire. — A Maria ci penso io. — Lei badi
ai bambini e a far coraggio a Don Angelo. Maria ha
il sonno duro; è su in camera mia e, siccome la finestra dà sull’orto, è facile ohe non senta nulla. Vado
di sopra io a farle la guardia... e stieno pur tranquilli, che, se quei demòni là fuori volessero fare dei
brutti scherzi, prima di arrivare a quella piccina dovranno ammazzarmi me...
II frate fece un gran gesto come per dire: « Oh!
non giungeremo a questi estremi 1 ». La Signora si
gettò di nuovo sopra il sofà e si nascose il volto fra
le mani. Rachele se ne andò e sparì come un lampo
su per le scale.
NI.
Comparve un minuto dopo sulla soglia Domitilla.
Era pettinata, ora, e vestita con gran cura : non le
mancavano nè il colletto, nè i polsini inamidati, nè l’inseparabile grembiule di lustrino nero ; ma se l’abbigliamento era il solito, non così poteva dirsi dell’espressione del volto. Sul pallore cadaverico delle
guance spiccavano sanguigne le impronte delle cinque
dita di Rachele ; sotto la fronte increspata, nelle orbite profonde, giravano in tutti i sensi due occhi pieni
di pauroso terrore.
Il frate la vide pel primo e lo si piantò dinanzi con
fiero cipiglio. — Ella lo guardò tutta tremante.
— Padre Francesco — balbettò. — Lei qui...
— Precisamente, io qui... — le rispose ironico. — Io
qui, per ammirare l’opera prodigiosa che avete saputo compiere, menando a dritto e a rovescio la vostra lingua velenosa.
— Come, come. Padre ? Ma che dice, per carità ? !...
Che ho fatto io ?...
— Nulla, nulla! oh, non c’entrate per nulla voi in
questo diayolìo di questa notte ! Credete che non mi
sia informato ? credete che non abbia subito capito
che l’anima di tutta questa faccenda siete voi ?
— Io ? Io ? O Dio ! Ma se il Cardinale mi diceva...
ini scriveva... che per affrettare le cose...
— Silenzio, per tutti i Santi del Paradiso ! — le rispose sottovoce e concitato il frate. — Avete le sue
lettere ?, — continuò ancor più sottovoce.
— No, le ho distrutte — rispose Domitilla nel medesimo, fono.
Il frate respirò.
— Ebbene, cara mia — riprese rinfrancato — vi
siete m^ssa in un brutto impiccio. Quando il Cardinale verrà a sapere le vostre prodezze, vi scaccerà
sui duSiPiedi.
E senza aggiunger altro le voltò le spalle. Ma si
pentì subito e le tornò vicino.
— Ascoltate — le disse ancora sottovoce. — Badate
bene a quello che dico ! Il nome di sua Eminenza in
questo imbroglio non deve comparire mai ! Guai a
voi se vi sfuggisse una parola compromettente! Guai
a voi ! dico ; la Chiesa lancerebbe sopra di voi tutti
i suoi; fui a» ini. M’avete inteso, non è vero?
Domitilla tremava come una foglia.
{Continua) ^
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