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Anno 120 - n. 21
25 maggio 1984
L. 500
Sped. abbonamento postale
Gruppo 1 bis/70
In caso di mancato recapito rìspedin)
a: casella postale - 10066 Torre Pellice.
Si^. ^Elio
Via Caiuti Libarta’ 3
10066 TCRHE PELLICE
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
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Siamo tutti alle prese con la
dichiarazione dei redditi per il
1984. Moduli sempre più complicati, calcoli sempre più difficili
e una grande paura di sbagliare.
Si sa, gli errori formali sono
quelli più facili da evidenziare e
quasi gli unici ad essere puntualmente colpiti. Allora si ricorre
all’esperto, al fiscalista, e si paga
il contributo per essere « con la
coscienza a posto ». Poi ci chiediamo: servirà tutto questo?
Ben sapendo che è una domanda
retorica perché in Italia sono solo le persone a reddito fisso che
pagano le tasse secondo il principio dell’art. 53 della nostra Costituzione secondo cui tutti i cittadini sono tenuti a concorrere
alla spesa pubblica in ragione
dei loro redditi.
1 dati ufficiali relativi all’83 soiso chiari: 150.000 miliardi di evasione solo sull’imposta progressiva sul reddito, il 60% delle imprese soggette all’IRPEG dichiara redditi negativi o nulli. Da
una parte il governo stabilisce
una politica dei redditi e daU’altra decide il raddoppio della fise ilizzazione per i commercianti,
Il-a delle categorie più «elusive»
dei fisco.
Una evasione accertata di 30
mila miliardi per PIVA all’anno,
isii contenzioso di 40-50.000 miliardi che solo chi ha forti redditi
può sostenere visti gli alti costi
dei tre gradi di giudizio previsti
nel nostro sistema tributario.
Poi alla fine c’è sempre un
condono che ha significato uno
sconto di imposta del 78% per
gli evasori.
E allora? paghiamo il giusto
magari brontolando ed invocando una maggiore giustizia fiscale che permetta allo stato di ripianare il suo deficit pubblico
che ammonta ormai a 525.000 miliardi.
Rivendichiamo infatti una giustizia fiscale che sia in grado di
eliminare i piccoli e grandi privilegi accordati alle varie categcrie economiche ed anche ecclesiastiche. Ed è certamente un
privilegio — nell’attuale sistema
tributario — quello degli ebrei
che possono dedurre dai loro
redditi i « contributi corrisposti
alle Comunità Israelitiche». Agli
ebrei, peraltro profondamente discriminati su tutti gli altri piani
di libertà dalla legge del 1930, si
permette ciò che agli evangelici
è vietato. Noi infatti sui contributi alle nostre chiese paghiamo
le tasse che per la maggior parte di noi si aggirano sul 37-30%.
Non solo non riceviamo nulla dal.
lo stato (lo abbiamo affermato
a chiare lettere con l’Intesa) ma
sui nostri contributi per le spese
della chiesa paghiamo anche le
tasse allo stato: 300/400 milioni
circa l’anno, per i soli valdesi e
metodisti.
Si parla molto di riforma del
sistema fiscale: ecco un problema da affrontare. 'Tutti sullo
stesso piano: ebrei, cattolici,
evangelici dovrebbero poter dedurre i propri contributi alla
chiesa dal reddito anche senza
dover delegare allo stato l’esazione del contributo (come richiede un progetto di Intesa tra lo
Stato e l’Unione delle Comunità
Israelitiche).
E’ una proposta che lanciamo
all’attenzione dei politici come
contributo alla battaglia per la
equità fiscale.
Giorgio Gardiol
FRANCIA - UNA RIFLESSIONE MENTRE CALA LA SOLIDARIETÀ’ PER IL TERZO MONDO
Alle radici della nostra crisi
Il processo di trasformazione autoritaria dello stato che si sta attuando con politiche di
destra o di sinistra può essere contrastato e battuto dai movimenti sociali emergenti?
Il colloquio internazionale organizzato dalla Cimade, l’organizzazione ecumenica di aiuto reciproco delle chiese in Francia,
(di cui riferiamo a pagina 8) ha
cercato di fare il punto sulla situazione mondiale attuale, soffermandosi in particolare sui
rapporti Nord/Sud, in un tempo
in cui si è spenta quasi del tutto
la solidarietà internazionalista
nei confronti del Terzo Mondo.
Ha messo sul tappeto una serie
di analisi e di interrogativi sui
quali vale la pena di riflettere.
Secondo Jean-Claude Guillebaud, giornalista di « Le Monde » per 17 anni, profondo conoscitore dei paesi sottosviluppati, il nostro impegno passato
nei confronti del Terzo Mondo
nasceva dalla nostra cattiva coscienza. Niente da ridire su questo fatto in quanto la cattiva
coscienza è sempre stata all’origine di ogni pensiero. Ciò che si
è dimostrata decisamente negativa invece è stata la «cultura della
cattiva coscienza » la quale ha
prodotto analisi errate sul Terzo
Mondo, senza subirne le conseguenze nefaste, rischiando così
di segnare la fine del pensiero
critico. Insomma, la solidarietà
coi movimenti di liberazione non
avrebbe dovuto escludere la critica su alcuni rischi che poi si
sono puntualmente verificati (es.
Poi Fot in Cambogia). I terzomondisti hanno sempre sostenuto la priorità della lotta contro
la fame rispetto alla lotta
per la libertà. Ciò era ed è
falso poiché le due cose non
possono essere disgiunte, a meno di considerare la libertà come un lusso di ricchi. Inoltre, la
cultura della cattiva coscienza
ha occultato i pericoli ancora
più gravi della buona coscienza
che ormai imperversa in tutto
l’Occidente e che porta alle aberrazioni teoriche dei filosofi e sociologi della Nuova Destra per
cui l’Occidente non ha alcuna
responsabilità per la situazione
disastrosa dei paesi del Terzo
Mondo.
Il problema invece — secondo
Serge Gilles, politologo haitiano,
rifugiato politico in Francia —
è che la crisi che colpisce l’Occidente (crescita zero, disoccupazione in aumento, apparato produttivo stagnante, infiazione incontrollabile) provoca fenomeni
di riflusso preoccupanti: « Im.
gente diventa freddolosa e ha
paura. Il corporativismo è alle
stelle. Ognuno cerca di tirare la
coperta dalla propria parte, ci
si ripiega su se stessi, alla ricerca di una soluzione individuale,
la solidarietà tra gli uomini e
tra i popoli perde terreno, gli
egoismi nazionali, regionali, settoriali e individuali riemergono.
Donde un riaffermarsi qua e là
dell’estrema destra la quale denuncia con forza e con arroganza, e propone soluzioni semplicistiche che attraggono il proletariato e una certa piccola borghesia ».
Crisi del bipolarismo
Tutto ciò avviene in un mondo
bipolare uscito dagli accordi di
Yalta e di Potsdam nel '45 e ribadito dalla Conferenza di Helsinki nel ’76. Una situazione bipolarizzata sui piani militare e
diplomatico ma attraversata da
legami commerciali che fanno sì
che le due super-potenze sono
estremamente interdipendenti
runa dall’altra. Questa è una
GESÙ’ VISTO DALL’ESTERNO - 3
Gesù non è proprietà della chiesa
Or molti dei Samaritani di quella città credettero in lui a motivo della testimonianza resa da quella donna: Egli m’ha detto
tutte le cose che ho fatte. Quando dunque i Samaritani furono venuti a lui, lo pregarono di trattenersi da loro; ed egli si trattenne
quivi due giorni. E più assai credettero a motivo della sua parola;
e dicevano alla donna: Non è più a motivo dì quel che tu ci hai
detto, che crediamo; perché abbiamo udito da noi, e sappiamo che
questi è veramente il Salvator del mondo. (Giovanni 4: 39-42)
Questa volta non è un racconto di guarigione a cui attingiamo, ma il resoconto di un incontro, al termine del quale dei
pagani, anzi, per essere esatti:
degli eretici, confessano chiaro
e tondo che « Gesù è il Salvatore
del mondo » (vs. 42).
Strano racconto, questo di Giovanni. Quanto si dilunga sul dialogo di un'ora fra Gesù e la donna di Sichar, tanto è stringato
sull’incontro di ben due giorni
(v5. 40) con la cittadinanza intera.
Che cosa avrà mai fatto Gesù
in quei due giorni, che cosa avrà
mai detto, perché i suoi interlocutori siano giunti ad una fede
così piena e consapevole? Non
lo sappiamo. Non lo possiamo
ricostruire. O ci teniamo la nostra curiosità, oppure dobbiamo
incamminarci sulla via delle congetture. Possiamo però seguire
una pista.
La donna che ha incontrato
Gesù al pozzo di Giacobbe ha
avuto con Lui un lungo colloquio. Del tutto imprevisto, perché come donna nessun uorno
l’avrebbe degnata di un simile
onore, e perché come samaritana qualsiasi giudeo sarebbe morto di sete piuttosto che chiederle
un bicchier d’acqua.
Quel colloquio è stato per lei
un’esperienza unica. Si è parlato
di religione, della maniera corretta di adorare Iddio. Di più:
si è parlato di fede, si è paragonato il Signore a una fonte di
acqua viva. Ci si è confrontati
su temi importanti, come diremmo oggi. S’è fatto un discorso
di crescita. Ma tutte queste cose,
benché discusse dalla donna con
partecipazione viva, non l’hanno
veramente colpita. Non che fossero necessariamente al di sopra
delle sue possibilità: forse erano
soltanto un po’ fuori dei suoi interessi immediati.
La ragione per cui ella ha sentito il bisogno di far incontrare
ai suoi concittadini lo sconosciuto giudeo che ha chiacchierato
con lei. al pozzo fuori le mura,
sotto il sole di mezzogiorno, è
molto più legata alla discutibile
realtà della sua esistenza, e al
fatto che Gesù l’abbia portata
inaspettatamente alla luce: « mi
ha detto tutte le cose che ho fatto » (v5. 39).
Che sia stato così anche per
i samaritani? Forse Gesù ha saputo dir loro « le cose che avevano fatte »: ha saputo metterli
di fronte ai grovigli della loro
esistenza fatta di bugie e di com■ promessi, di intrighi e di mano
vre, di gelosie e di carrierismi,
di pregiudizi sociali e di esteriore pietà. Forse Gesù ha fatto
chiarezza nella loro vita. Ha visto le cose che essi hanno fatte
come nemmeno loro stessi leavevano mai viste o volute vedere... come nessuno gliele aveva
fatte vedere, forse perché ciascuno aveva più interesse a nascondere le proprie carte che a scoprire quelle altrui.
E se Gesù ha saputo dir loro
ciò che essi « hanno fatto », ha
anche saputo dir loro ciò che
essi « sonO' ». Li ha fatti guardare alto specchio. Ha fatto sì che
si vedessero come non si erano
mai voluti vedere. Gli ha fatto
prender coscienza di sé.
Se questa supposizione è ftlausibile, è strano che i samaritani
non l’abbian cacciato, ma l’abbian trattenuto. Noi cristiani
avremmo più difficilmente permesso a Gesù una tale intrusione
nel nostro “privato”: Dio faccia
il suo mestiere, che è quello di
guarire le nostre malattie, vendicare i nostri torti, confermare
la nostra buona coscienza... e se
non lo vuol fare, almeno ce ne
ricompensi nell’altra vita. Ma
lasci a noi la libertà di gestire
da soli questa vita, che ci appartiene; lasci a noi il diritto di
esser noi stessi.
Ma la Parola dì Gesù che mette in luce quel che noi veramente siamo e quindi anche quel che
facciamo, che ci lascia senza maschere, senza alibi e senza difese, è anche la Parola della grazia
Salvatore Ricciardi
(continua a pag. 3)
delle maggiori contraddizioni del
nostro tempo, per cui le potenze
medie (Giappone, Cina, Francia,
Germania, Inghilterra) non hanno una reale autonomia politica,
e i paesi del Terzo Mondo (la
periferia del centro Est/Ovest)
sono vittime dell’egemonia _ di *
ambo i blocchi. Questa logica
bipolare ha funzionato perfettamente per 30 anni, salvo alcuni
incidenti di percorso (crisi di
Suez nel ’56, maggio ’68...). Ma,
a partire dalla fine degli anni ’70,
ha cominciato ad incrinarsi: alcuni paesi hanno rotto le regole
del gioco (Nicaragua, Iran, Afghanistan, Polonia...). Altri (in
Africa, Medio Oriente, Asia) rovesciano spesso le alleanze, il
che è segno di un’instabilità non
solo delle zone d’influenza geopolitiche delle due superpotenze, ma all’interno stesso dei due
blocchi.
Declino
della democrazia
Intanto, in questi trent’anni
che sono' stati anni di sfruttamento e di rapina del Terzo
Mondo, di imponenti fenomeni
migratori, di rivoluzioni sociali
e tecnologiche, si è sviluppata,
specie in Occidente, ima società
multirazziale e pluriculturale che
ha generato un nuovo tipo d’uomo. Questo nuovo tipo d’uorno,
lo si trova in ogni classe sociale: ad alcuni può sembrare qualunquista e senza progetto. Difatti « è un uomo diverso, che
rifiuta: schemi prestabiliti e che
sfida questa società la cui _ organizzazione deresponsabilizza »._
Secondo Gilles, « ci troviamo di
fronte ad una crisi che si svolge
su uno sfondo di mutazione, tutto ciò essendo legato ad una distorsione sempre più evidente
tra l’ideologia e la realtà, ad
Est come ad Ovest, e in una certa misura a Sud... Donde la crisi
dei modelli, a sinistra e a destra, ad Est e ad Ovest ».
Il sociologo Roland Waast ha
tentato di definire meglio questo nuovo tipo d’uomo prodotto
da una società in mutazione, i
Stiamo assistendo allo sviluppo
di un « nuovo individualismo »:_
l’uomo delle società occidentali
è « quello dell’edonismo, del sentimento e dell’emozione, della - '
tranquillità preservata ». Questp
è frutto di « una crisi di identità, di una crisi di fiducia politica e di una crisi'di motivazione
nei confronti delle attività richieste dallo stato e dal sistema
socio-economico ». A ciò si ag;
giunge una nuova angoscia di
fronte alla « società-mondo »,
cioè quel senso di coscienza planetaria generato dai grandi avvenimenti mondiali (le due guerre mondiali, l’escalation del riarmo e la minaccia nucleare, i
grandi flussi migratori, gli scambi commerciali, lo sviluppo vertiginoso dell’informatica, dei
mezzi di comunicazione e di trasporto. ecc...).
Tutto ciò rimpicciolisce il mondo e dovrebbe in teoria favorire
una coscienza planetaria e quinJean-Jacqnes Peyronel
(continua a pag. 12}
2
2 fede e cultura
11
25 maggio 1984
II.
DIBATTITO A GENOVA
Intesa, alternativa al Concordato
La cittadinanza, alla quale era
stata data comunicazione attraverso comunicati alla radio, sulla stampa e con un po’ di volantinaggio, non ha risposto aH’invito delle chiese valdesi e metodista : ma una settantina di evangelici di varie chiese genovesi e
una diecina di cattolici si sqpo
riuniti in Via Assarotti, la sera
del 2 maggio, e hanno seguito
con molto interesse la conferenza del past. Franco Giampiccoli
su « L’Intesa fra lo Stato e le
Chiese evangeliche: un’alternativa al Concordato ». E’ stato ovvio il raffronto costante fra i
due documenti. L’oratore ha
parlato con molta chiarezza e
ha fatto risaltare in modo semplice e incisivo le caratteristiche dei due testi, inquadrati nello sviluppo dei rapporti Stato/
Chiesa in Italia, e della riflessione nelle chiese evangeliche al riguardo, negli scorsi decenni.
Giampiccoli ha messo in evidenza soprattutto tre punti di
confronto e di netta differenziazione fra Concordato e Intesa.
In primo luogo, entrambi sono
strumenti pattizi, cioè frutto di
un accordo bilaterale, ma hanno
scopi molto diversi. Il Concordato serve a operare uno scambio di vantaggi, e questo anche
e tanto più oggi, in ima situazione non più conflittuale come
all’epoca dei Patti Lateranensi;
NON MI LAMENTO
E’ indubbio che « ii contesto concordatario » in cui è stata firmata l'Intesa
non ha affatto giovato alla sua esatta
comprensione. Ma è vero, altresì, che
numerose discussioni sinodali avevano
realisticamente prospettato la concomitanza della conclusione delle due
trattative (pur essando la nostra già
pronta da anni): dunque è successo ciò
che si pensava. Ed è aitrettanto vero
che proprio la vicinanza dei due avvenimenti e la loro divulgazione di massa
fatta da giornali e televisione ha fatto
conoscere l'Intesa ed il suo contenuto
alternativo al Concordato in modo molto più esteso di quanto non avessero
potuto i nostri sforzi negli anni precedenti e in particolare la settimana di
mobilitazione nel 1981. Se avessimo rinviato la firma è abbastanza probabile
che questa presa di conoscenza generalizzata sarebbe stata minore. La mia
convinzione è rafforzata dal fatto che
nelle numerose occasioni pubbliche in
cui si discute del Concordato è divenuto quasi normale il confronto con
l'Intesa e l'invito ai protestanti perché
la illustrino. Il che non è poco.
Non mi lamenterò perciò di questa
firma, né posso pretendere che i giornalisti (me lo insegnano i resoconti sinodali!) parlino di noi esattamente come vorremmo.
Mi preoccupano però alcune altre
questioni, come: le modifiche intervenute nel testo, la legge di attuazione,
il rapporto fra le chiese e gli esecutivi, il nostro giudizio sul Concordato
e l'insegnamento della religione.
Per dirla In breve, ho l'impressione
che la Tavola sia rimasta troppo da sola nell'ultima fase della vicenda, nelle
settimane che hanno preceduto la firma, assumendosi un peso, una responsabilità e anche un travaglio veramente notevoli che, forse, sarebbe stato
il caso di ripartire su un arco più ampio di fratelli, con consultazioni certo
non facili da improvvisare all'ultima
ora, ma non per questo da scartare.
Questo perché, dopo il 1981, è proseguito, nell'ambito di una commissione
nominata da Spadolini per rispondere
alle osservazioni sollevate da alcuni
ministeri sul testo dell'Intesa già siglato e approvato dal Sinodo, un lavoro
di "aggiustatura” del testo stesso, in
parte necessario, ma in parte no. E
soprattutto perché, con il nuovo governo Craxi, i giuristi socialisti hanno cer
anzi, per certi versi l’inserimento organico della visione del
mondo cattolica nella vita nazionale si prospetta anche più massiccia. L’Intesa è invece lo strumento più adatto, nell’effettiva
situazione italiana attuale, per
conseguire la separazione fra lo
Stato e le Chiese. L’accesa discussione di anni fa sulla sufficienza o meno del diritto comune (ma, è stato notato anche nel
dibattito, noi non abbiamo una
« common law » di tipo anglosassone) si è in larga misura
svuotata di senso di fronte al
fatto che, appimto, l’Intesa non
è in nessun modo accostabile a
un concordato, anche minore,
ma è proprio strumento di separazione fra Stato e Chiese, tenendo per altro conto delle ineliminabili « res mixtae », cioè dei
P'unti di contatto fra le due
realtà.
Il secondo punto di raffronto
e differenziazione riflette le diverse ecelesiologie. Il Concordato è stato un’operazione di vertici: oltre al Vaticano, la Conferenza episcopale italiana; il popolo della Chiesa cattolico-romana non ha saputo nulla di
tutta la trattativa, ne ha avuto
conoscenza, come il pubblico
esterno, a cose fatte, a documento siglato. E’ stata questa
un’altra forma di ’privilegio’:
non esporsi al dibattito comu
nitario. Invece in campo valdese
e metodista l’Intesa è stata oggetto di un dibattito capillare,
prolungato: chiese, conferenze distrettuali e sinodi ne hanno reiteratamente trattato, le chiese
avevano espresso con chiarezza
e precisione il loro parere su
quali materie dovessero essere
oggetto d’intesa e quali no (ad
es., non l’insegnamento religioso
evangelico in scuole pubbliche),
e il sinodo, in base a queste risultanze, aveva dato mandati
molto precisi alla Tavola e ai
suoi commissari nella Commissione mista. Porse il punto più
dibattuto, e più problematico, è
stato quello del matrimonio :
con una maggioranza modesta,
nella quale ha pesato senz’altro, anche se non esclusivamente, la sociologia religiosa delle
Valli Valdesi, si è deciso di richiedere il riconoscimento civile
della celebrazione ecclesiastica;
qui — ha notato Giampiccoli —
si poteva e doveva essere più rigorosamente separatisti. L’oratore ha anche notato con rincrescimento che dal 1981, l’anno in
cui nella « settimana valdese » o
« della libertà » vi era stata una
nuova e intensa mobilitazione
delle chiese, il contatto diretto e
vivo fra loro e la Tavola si è attenuato; e così, la Tavola si è
trovata, anche se con chiari mandati sinodali, un po’ isolata al
Per mancanza di spazio siamo co~
stretti a rinviare al prossimo numero
una lettera del pastore Piero Sensi e
altri interventi. Ce ne scusiamo e...
raccomandiamo a tutti la brevità!
calo (comprensibilmente da un loro
punto di vista politico, ma immotivatamente sul piano dell'azione di governo) di far pesare il loro punto di vista.
Non è qui possibile discutere delle
modifiche, perché occorrerebbe un confronto dei testi, né è il caso di gonfiare inutilmente la faccenda. E' però il
caso di dire che nessuno era autorizzato dal Sinodo a modificare il testo
siglato il 26.4.81. Dunque, di fronte allo stato di necessità impostoci dal modo di fare politica, e anche politica ecclesiastica, di tutti i partiti, compresi
quelli laici e di sinistra, una consultazione si imponeva. Tanto più che Timpostazione voluta dall'attuale presidenza del Consiglio andava, e va tuttora,
non verso una legge fatta di un solo articolo che dica più o meno: - i rapporti fra lo Stato e le chiese rappresentate
dalla Tavola valdese sono regolati dagli articoli che seguono ■■ e poi il testo
integrale dell'Intesa, ma verso una
legge — che è già stata depositata —
di iniziativa del governo, la quale contiene bensì tutti i contenuti dell'Intesa,
ma ne modifica sostanzialmente la forma giuridica che invece sembra essere chiaramente indicata nella Costituzione e che tutti noi atrbiamo sempre
ritenuto Tunica possibile.
Mi domando se i nostri esecutivi
hanno aderito a questa impostazione
e se sì, perché. Una interpretazione
che avanzo, naturalmente tutta da discutere, è che abbia pesato anche il
giudizio sulla revisione del Concordato, condotta in porto dal governo. Come è noto, questo testo è stato conosciuto dal parlamento solo dopo la firma, ma una larghissima maggioranza
politica aveva approvato la revisione
sulla base delle dichiarazioni di Craxi
e, in particolare sulla stampa più qualificata del Psi e del Pei, sono apparsi
commenti positivi che sottolineavano
il deciso passo avanti compiuto, con
il nuovo testo, verso la laicità e il
pluralismo dello Stato, la caduta del
confessionalismo e dei privilegi verso
la chiesa cattolica. Ora è vero che
molte cose sono, per fortuna, cadute e
che ci sono passi avanti positivi, o per
lo meno intenzioni; ma proprio come
valdesi e metodisti che abbiamo visto
nell'Intesa un'alternativa radicale ai rapporti concordatari, dovremmo giudicare questo nuovo Concordato in modo
assai diverso dai partiti, anche da
quelli per i quali militiamo o votiamo.
Se infatti il nuovo Concordato è molto
meno un accordo fra "poteri" di quel
10 del '29, nei suoi articoli c'è una pericolosa tendenza, da parte dello Stato, di introdurre dei valori e delle finalità "etiche" cattoliche nella propria concezione e nei propri fini. Non
a caso la Conferenza episcopale ha notato con molta soddisfazione il fatto
che, fin dal primo articolo, lo Stato e
la Chiesa si impegnano a collaborare
» per la promozione delTuomo e per
11 bene del paese»: giustamente il prof.
Pitocco, ordinario di storia del cristianesimo, si è chiesto se questo significa ohe lo Stato fa sua la concezione
cattolica della « persona umana » o la
promozione delTuomo quale si è espressa nella battaglia politico-culturale di
due referendum.
Molto ci sarebbe da discutere su
questo Concordato e mi auguro che
10 si faccia anche nelle nostre chiese. Ma non possiamo ignorare che il
governo che ha proposto questo Concordato e dunque questa politica ecclesiastica dello Stato verso la chiesa cattolica è lo stesso che ha proposto un modo di attuare la nostra Intesa
diverso da come lo avevamo voluto.
Sarebbe assai negativo se, una volta
caduta la « sola religione dello Stato »,
dovessimo ritrovarci con uno Stato che
pretende di avere un suo pluralismo
religioso e di regolarlo per legge. Lo
Stato italiano non è ancora, per fortuna, diventato uno Stato "etico " e sarebbe ben grave che si avviasse su
questa strada spintovi dal partito che,
a suo tempo, seppe votare contro
Tart. 71
Un banco di prova decisivo delle
questioni qui appena accennate sarà
l'insegnamento della religione. Sìa p>er
11 Concordato che per l'Intesa. Per il
Concordato, prerché pur essendo caduto il "fondamento e coronamento" e
precisato che l'insegnamento confessionale sarà impartito a richiesta degli
alunni, rimane il fatto che lo Stato
riconosce più valore educativo alla cultura religiosa che non alla cultura atea
e dunque l'eventuale programma statale di "cultura religiosa" (obbligatorio per tutti) sarà comunque partorito
da questa mentalità che continua a confondere e a mescolare religione, fede,
valori, cultura e ad attribuire alla scuola pubblica compiti che riguardano solo le chiese e le famiglie. Ma anche
per l'Intesa: perché nella nuova formulazione delTart. 10 non è più chiaro,
come lo era prima, che i nostri eventuali interventi "in ordine allo studio
del fatto religioso" fatti sulla base di
momento cruciale della Arma,
lo scorso febbraio ; e ciò è apparso nel dibattito scatenatosi circa l’opportunità della Arma in
quel momento. Egli ha però fatto notare, pure nel vivace dibattito seguito alla sua esposizione, che accanto ad aspetti negativi, la quasi concomitanza delle
Arme del neo-Concordato e dell’Intesa ha avuto pure un indubbio valore positivo: chiunque,
nell’opinione pubblica italiana,
ha voluto informarsi veramente
e correttamente, ha toccato con
mano le differenze profonde ;
quindi la nostra Arma ha anche
avuto una cassa di risonanza
che, isolatamente, sarebbe stata
impensabile; superficiali o in
malafede, ce ne sarebbero comunque, in qualunque momento.
Ultimo punto di raffronto e
differenziazione: i criteri di scelta dei contenuti. Il Concordato
dice espressamente (art. 1) che
lo Stato italiano e la Chiesa cattolica si impegnano « alla reciproca collaborazione per la promozione dell’uomo e il bene del
Paese » : in tali termini, anche
se il cattolicesimo non è più religione dello Stato, la sua presenza, e ingerenza, nella vita pubblica può prospettarsi ancor più
massiccia, data la situazione rea^
le del nostro Paese. Tendenzialmente, dunque, le « res mixtae »
includono tutto, la Chiesa catto
precise richieste non devono trasformarsi in un’ora di religione "valdese"
0 "metodista”, sia pure pagata da
noi. Mi auguro che la preoccupazione
di essere presenti, di dire la nostra, di
"parlare al paese” non ci faccia cadere nel tranello e non ci faccia dimenticare il primo comma delTart. 9. Anche perché una cosa sempre più rara
e tanto più apprezzata è la coerenza.
Marco Rostan, Cinisello
FIRMARE NON E’
STATO CEDIMENTO
Sono fra coloro che sono stati del
tutto soddisfatti dalla firma della Intesa, tuttavia il lamento di Paolo Ricca,
nella sostanza, non è del tutto fuori
centro, L'Intesa è stata messa in coda
alla firma del nuovo Concordato. Nessuna sorpresa, per chi ha seguito l’attesa della firma dell'Intesa e l'iter delle bozze di revisione del Concordato,
la precedenza cui il Governo guardava
era del tutto chiara. Anche per sancire
sacrosanti diritti di una minuscola minoranza il Governo ha compiuto una
ingiustizia, facendo fare anticamera a
una Intesa senza alcun costo, ma badiamo, con un alto costo politico, per
farla precedere dal nuovo Concordato.
Il diritto di pochi è stato ancora subordinato ai privilegi di molti, lo mi
rammarico particolarmente del fatto
che questa Intesa contenga un grave
cedimento alla logica concordataria rappresentata dall'articolo 11 sul matrimonio. Il riconoscimento degli effetti
civili è indubbiamente un residuo di
mentalità concordataria. Ha ragione
Ricca: evangelicamente non convince.
Ciò che invece mi pare fuori centro
è Topirrione che non si avrebbe dovuto
firmare. Bene ha fatto la Tavola a decidere di firmare, del resto il Sinodo
non aveva condizionato in alcun modo
la Tavola a un tempo perfetto per la
firma. La Tavola non ha fatto altro che
ottemperare a un preciso impegno cui
il Sinodo la vincolava, Evidenterrrente il
Sinodo si era interessato alla sostanza
della Intesa e non al quadro politico
della sua ratifica. Le chiese, mi pare,
erano informate di ciò che accadeva,
del quadro dì ricezione della Intesa.
Non c'è stata, non una riga sulla
nostra stampa, una proposta di chiese
che avvertisse la Tavola della necessità di non firmare. Né si può dire che
tutto è accaduto troppo in fretta perciò senza possibilità di riflettere. S
proteva rinviare la firma "a tempi mi
gliori"? Migliori rispetto a che? E’ for
se politicamente prevedibile che la lo
gioa del privilegio sia dal Governo ab
bandonata? La "ragion di chiesa”, con
questi democristiani e questi "laici'
lica romana è onnipresente. Non
a caso la C.E.I. ha così fortemente insistito per l’inserimento di queste parole, particolare
tutt’altro che insignificante. Le
nostre chiese, invece, come si è
visto, hanno ridotto al minimo
indispensabile le « res mixtae »
(unica incertezza, sulla questione matrimoniale); hanno dunque una visione altrimenti laica
della presenza e della testimonianza cristiana nella comunità
civile.
L’ora correva, e c’è stato solo
più tempo per una concisa illustrazione dei contenuti dei vari
articoli dell’Intesa; e per un momento di vivace dibattito, nel
quale sono intervenuti pure alcuni battisti, che sono ora di
fronte al compito di formulare
e firmare a loro volta un’Intesa
che risponda — forse sulla falsariga tracciata — alle esigenze
particolari della loro Unione di
chiese. E’ stata pure espressa da
più parti l’esigenza di continuare, da un lato, a intendere l’Intesa come strumento di testimonianza e, dall’altro, a mettere in
discussione il Concordato, anche nella sua forma rinnovata
(così, nuova che, secondo alcuni
giuristi, non potrebbe, a rigore,
farsi passare per una pura « revisione»): tanto più in quanto
la resistenza al ’fatto concordatario’ si è chiaramente ridotta,
in Italia, rispetto al 1948.
Con il vivo rincrescimento che
un pubblico maggiore, soprattutto ’esterno’, abbia mancato
questo vivace e interessante appuntamento, un grazie di cuore
a Franco Giampiccoli per esser
venuto fra noi, e per la chiarezza netta e pacata con cui ci ha
parlato. Gino Conte
non tramonterà presto. Nonostante questo quadro, immodificabile ora per i
rapporti di forza che si esprimono nel
Paese, è stato bene firmare. Direi bene proprio in questo quadro. La firma
dice che -il nostro vuol essere un ragionamento evangelico, il ragionamento che procede per categorie di pensiero evangeliche è nostro, non possiamo né dobbiamo pretendere che sia
quello del Governo!
Va tuttavia riconosciuto al Governo
un coraggio politico ohe altri governi
non hanno avuto. CIÒ che il Governo
ha ammesso è un unicum nella storia
della nostra Repubblica, ha riconosciuto che il Governo era latitante rispetto alla attuazione di uno dei principi
fondamentali della Costituzione: "quello della pari dignità sociale ed uguaglianza dei cittadini senza distinzione
di fede religiosa” e vi ha posto rimedio accreditando l’Intesa, Si può dare
una doppia lettura della contestualità
delle firme, una è quella di Ricca, l'altra è quella che, senza esegesi troppo generose, può essere riconosciuta
al Governo a conduzione socialista: si
firma il nuovo (vecchio, troppo vecchio
per certi aspetti) Concordato ma subito dopo, come caleidoscopio che riverbera un colore anche su quell'istituto, un colore di contrasto, si firma anche l'Intesa.
Perché la gente dovrebbe guardare
all'Intesa attraverso il Concordato e
non il Concordato attraverso l'Intesa?
E’ possibile, noi lo facciamo, assumere questa prospettiva. I commenti
di qualche organo di stampa e del
TG 2 possono ben aver aiutato a leggere così gli avvenimenti. Questa contestualizzazione può sia appiattire l'Intesa sul Concordato ohe evidenziare
un critico confronto tra l'una e l'altro.
Non sono tra coloro ohe ottimisticamente pensano che il Concordato, sottoposto a referendum, decadrebbe.
La nostra speranza sarebbe sepolta
da una valanga di voti di "dericali” e
di "laici". Il Concordato corrisponde
al Paese, è una constatazione fra noi
impopolare, ma non possiamo chiudere gli occhi, fingendo che ciò sia falso. Il PSI era abrogazionista, ora neppure il PSI lo è più. Ciò che è accaduto in Francia sulla scuola privata può
aiutarci a comprendere, a fortiori, ciò
che è realmente, quanto a laicità, il
nostro Paese. Non solo sulla Intesa
ma su moltissimi nostri convincimenti
evangelici grava una ipoteca ad essi
radicalimente contraria. E' nonostante
ciò che continuiamo a proporre a noi
stessi e al Paese tali convincimenti.
Voglio dire una parola di apprezzamento per il discorso che il Moderatore ha
pronunciato alla firma dell'Intesa: la
linea evangelica ne è emersa in modo
stupendo.
Alfredo Berlendis, Venezia
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■
25 maggio 1984
DIBATTITO SU FEDE EVANGELICA E OMOSESSUALITÀ’
La lettera e lo spirito
Il gruppo FGEI delle Comunità Valdese e Battista di Reggio Calabria si è impegnato, per diverse settimane, ad analizzare il tema dell'omosessualità dal punto di vista biblico.
L’interesse suscitato dall’argomento ha fatto
nascere l’idea di confrontarsi con le Comunità.
Così, domenica 15 aprile, nei locali della Chiesa
Valdese, ha avuto luogo il Convegno « Il cristiano e l’omosessualità ».
Al culto in comune è seguita una breve esposizione dei passi biblici pertinenti al tema della
omosessualità: poi, divisi in gruppi ci si è confrontati sulla traccia di tre domande, poste in
modo un po’ provocatorio: « L’omosessualità è
peccato? », « Gli omosessuali vengono spesso disprezzati e ridicolizzati. Cosa pensereste se questi sentimenti venissero espressi verso un vostro
parente (vostro fratello, vostro figlio) omosessuale? », « La Bibbia condanna l’omosessuale in
modo radicale o trovate che lasci qualche spiraglio alla speranza? ». Ma i partecipanti si sono
sentiti liberi di affrontare il tema da varie ango
lature. Un gruppo ha letto l’articolo di Fabrizio
àppo « Diverso perché » pubblicato sul numero
di marzo de II Testimonio, ed è stato sentito come un valido contributo alla discussione.
Dopo un’agape fraterna, la discussione è continuata varia e vivace: c’era chi mostrava comprensione, pur restando nell'ottica del "peccato",^
chi sentiva inadeguata la categoria del “peccato”
ed esortava a liberarsi dal pregiudizio del “diverso”. « Se ’diverso’ è inteso come ’anorrnale’ o
’inferiore’ — affermavano altri partecipanti — altrimenti siamo tutti ’diversi’ gli uni dagli altri ».
Si è parlato di responsabilità personale, di libertà
(«Anche l’omosessuale ha il diritto di amare»),
e di altri aspetti ancora.
Il testo che segue, nella prosa del pastore battista Sergio Fattoli, riflette le conclusioni atte
quali era pervenuto il gruppo FGEI al termine
del ciclo di studi ed è l’espressione dei partecipanti al Convegno delle due Comunità Valdese
e Battista, dato che al termine è stato unanimemente condiviso.
La Bibbia, come testimonianza di uomini che accanto alla loro fede hanno trasmesso inconsapevolmente anche la loro cultura, risente l’influenza della cultura umana anche in relazione
al problema dell’omosessualità,
per cui non è possibile accoglierne in modo acritico il punto di vista prescientifico.
Gli autori sacri non conoscono
il fenomeno dell’omosessualità
come fatto fisico o psichico.
No)i contemplano la possibilità che possa esistere prescindendo dalla sfera razionale o da
una scelta volontaria. Al contrario, se ne parla o come oltraggio all’ordine divino, o come colpevole traviamento morale: in
ogni caso è implicata ’colpa’, si
ravvisa come ’peccato’.
Sia l’episodio di Sodoma^ che
il divieto del Codice di Santità^
prevedono la pena di morte per
coloro che praticano l’omosessualità. E’ necessario, allora, fare un salto qualitativo e rivolgere l’attenzione al Nuovo Testamento.
L’apostolo Paolo ne fa un fenomeno pagano, ne riconduce l’origine all’idolatria, ne fa un segno del traviamento morale dell’uomo senza Dio o che si allontana da Dio.^
Gli Evangeli non trattano il
tema dell’omosessualità: Gesù
non si imbattè mai (nei racconti evangelici, almeno) in omosessuali per cui non conosciamo la
sua opinione. Per via riflessa possiamo, tuttavia, arguire
l’atteggiamento di Gesù.
Gesù ha sempre insegnato la
comprensione, la tolleranza, l’amore verso tutti. Ha mostrato,
in diverse occasioni, l’inconsi
prospettive bibliche 3
fede in Cristo non può essere
valutata dal fatto di essere eterosessuali o omosessuali. Non
dimentichiamo che la sessualità
è solo un aspetto della personalità. una componente della vita
di un individuo. Per cui non si
può bollare una persona solo
per un aspetto particolare della
sua vita.
Pertanto, anche gli omosessuali hanno il diritto di partecipare
alla Chiesa di Cristo e di essere
accolti come tutti gli altri credenti.
1 Genesi 19: 1-11.
^ Levitico 18: 22 e 20: 13.
* 1 Corinzi 6: 9, 10; 1 Timoteo 1:
8-11; Romani 1: 18-22.
stenza di tante barriere (razziali, sociali, sessuali) che gli esseri umani tendono ad erigere tra
loro. Ha mostrato che il vero
’peccato’ non è quello esteriore,
appariscente: . non sempre sta
dalla parte del ’diverso’, di colui che non si conforma, ma proprio dalla parte di chi lo occulta nella propria mente, di coloro che si atteggiano a censori
e difensori della morale e della
’normalità’. Per cui bisogna fare attenzione a non gridare con
troppa facilità allo scandalo e
al peccato. Deprecabile può essere, dal punto di vista etico^ il
libertinaggio: ma questo vale sia
per gli omosessuali che per gli
eterosessuali.
Anche se resta la difficoltà di
comprendere il fenomeno dell’omosessualità, l’omosessualità,
in se stessa, non è peccato. La
Gesù non è
proprietà della chiesa
(segue da pag. 1)
e della vita. Il « va’ a chiamar
tuo marito e vieni qua », che ha
scosso la donna nelle fibre più
riposte della sua vita, che ha
scavato profondo, che forse ha
causato vergogna e umiliazione
ma ha anche indicato una prospettiva... è l’eco dell’affettuoso
« Dove sei? », l’eco dell’appello e
della sollecitudine di Dio verso
Adamo che gli ha voltato le spalle (Gen. 3: 9).
Dio non ci fa prender coscienza della nostra situazione di peccato per il sadico piacere di
schiacciarci; ma per indicarci,
anzi: per donarci una svolta e
una speranza. La Parola di Dio
apre orizzonti insospettati, offre
prospettive non immaginate. E’
il dono della vita che irrompe
con forza in una realtà di morte, nella quale siamo talmente
immersi da accettarla come una
fatalità, senza esser più capaci
di combatterla come una maledizione. E’ il dono della vita: e
ci accorgiamo che eravamo morti nel momento stesso in cui ci
dà di risuscitare.
E questo non è per alcuni^ soltanto, non è per pochi privilegiati. Non è per « la chiesa ». Non
ha né limiti né condizioni, salvo^
quella di credere e di ricevere, di
convertirsi e vivere.
Perciò Gesù non è proprietà
della chiesa, di nessuna chiesa.
Non è né il garante né il prigioniero della chiesa. E’, semplicemente, il Salvatore del mondo.
Chiudiamo qui la nostra inchiesta sulle opinioni espresse
da gente non di chiesa sulla persona di Gesù.
Un soldato l’ha confessato come il Capo alla cui parola ed autorità non è pensabile disubbidire.
Una donna ha messo in evidenza che la sua misericordia
non può conoscere né condizio
namenti né limiti.
Una città intera ha detto_ alto
e forte, senza mezzi termini, che
in Lui Dio ha dato la salvezza
a tutti gli uomini.
Queste opinioni non furono riferite a Gesù dai discepoli a Cesarea di Filippo. Forse non erano state ancora espresse, o forse
non circolavano ancora.^ Forse
non erano sembrate significative.
Grazie a Dio, il Nuovo Testamento le ha raccolte e ce le ha
trasmesse. Ed esse possono bene esprimere, in ogni tempo, la.
fede, la speranza, la gioia degli
uomini che hanno incontrato il
Signore.
Salvatore Ricciardi
-3
IL REGNO VICINO
MARCO 1: 14-15
Vi è anzitutto una notazione cronologica: «Dopo che Giovanni fu incarcerato...».
Il Precursore precorre il Messia sulla via
della croce e preannuncia, al tempo stesso, che la via messianica sarà la via della
croce. Marco pare voler sottolineare, pur
nel forte nesso di successione, la netta
distinzione fra le due figure, fra i due
’’tempi” della storia della salvezza; secondo Luca e secondo Giovanni, invece —
probabilmente con maggiore aderenza storica — le due predicazioni si sono sovrapposte e sono, almeno per un periodo, coesistite. Una cosa è chiara, comunque:
1’« ora » della sua uscita pubblica scatta,
per Gesù, in un momento oscuro, in una
prospettiva drammatica di contrasto e
di opposizione.
Poi, una notazione geografica: « Gesù si
recò in Galilea ». Non a Gerusalemme,
ma nella « Galilea dei gentili », non al centro religioso, spirituale e culturale, ma
nella periferia semipagana: non nel Tempio, cuore del giudaismo, ma per i villaggi, sulle piazze e per le vie; non nel culto
— se non, in piccola misura, nel culto sinagogale, del resto assai poco sacrale,
molto laico e libero —, bensì nel quotidiano. ,
La buona notizia
Gesù che fa? «Predica»: insegna, ma
sotto forma di annuncio, di proclamazione; si presenta come un rabbi, così lo
chiamano, ma non come un dottore della legge, non ne ha i titoli di studio né il
riconoscimento ufficiale, e soprattutto non
insegna come loro, non si richiama alla
catena dei ’’dottori”, alla Tradizione, ma
parla in prima persona (« Io vi dico... »),
con una autorità, o pretesa di autorità,
che affascina gli uni, che irrita e rivolta
gli altri, ma che nessuno può evitare di
avvertire (cfr. Mat. 7: 28-29).
« Annunciava l’evangelo di Dio »: uria
buona notizia, dunque, che viene da Dio
e che parla di Dio, non ce n’è di più
grande e più bella di questa, è la buona
notizia, l’Evangelo.
Israele conosceva bene la buona notizia della sovranità di Dio. Nei suoi salmi cantava che Dio regna nell’universo
e nella storia umana, nella quale — almeno agli occhi della fede — Dio ha mani
a cura di Gino Conte
Con mano felice, neUa sua estrema concisione, Marco sintetizza inizio e sostanza della predicazione di Gesù, anzi di tutto il suo ministero, in questo modo:
« Il tempo è compiuto, il regno dì Dio si è avvicinato: ravvedetevi e credete all’Evangelo ». Qual è il contesto? Quali le conseguenze, per noi? Riflettiamoci, per alcune settimane.
testato la sua sovranità, e la manifesterà
ancora. E un giorno, infine, lo farà iri
modo definitivo: « Quanto son belli, sui
monti [di Giudea, ma qui, come spesso
in una narte della profezia ebraica. Giuda e Sion sono il caput mundi di Dio,
(cfr. Is. 2: 2 ss; Michea 4: 1 ss)], i piedi
del messaggero di buone notizie, che annuncia la pace, ch’è araldo di notizie liete, che annuncia la salvezza, che dice a
Sion: ”Il tuo Dio regna!”... » (Is. 52: 7).
In questi termini si aspetta — sulla terra, ovviamente — il regno dei cieli (= di
Dio), il regnare di Dio.
Il tuo Dio regna
Non è esatto dire che quest’attesa è nazionalistico-politica. Accanto a questa visione riduttiva e gretta (che pure è irredentisticamente comprensibile, in tanti
duri momenti della storia d’Israele), ce
n’erano di ben più ampie, e prevalevano.
Per il giudaismo inter-testamentario,
Israele fin dal Sinai ha preso su di sé « il
giogo del regno dei cieli» (o, con espressione equivalente, « il giogo della Torah »,
della Legge): entrando nel Patto, popolo
eletto e testimone, ha accettato la sovranità di Dio. Da allora, la stessa cosa fa
ogni proselito (sappiamo quanto fosse vasta ed etnicamente composita la diaspora
giudaica) che entra nel Patto e s’impegna
a osservare la Legge: dove la Legge è osservata e la volontà di Dio domina tutti
gli aspetti della vita personale e sociale
(in questo senso vi è anche sempre una
componente ’’politica” o, se vogliamo, civile), là appare qualcosa almeno del « regno dei cieli », del regnare di Dio.
Ma ovviamente non mancava in Israele
il senso dell’infedeltà al Patto, del peccato, del fallimento, del giudizio, della morte. Il regno dei cieli è dunque anche pro
messa della situazione nuova creata —
sulla terra! — dalTimporsi finale della sovranità di Dio, con l’annientamento di
ogni nemico (cfr. 1 Cor. 15: 25), di ogni
dolore (cfr. ApOc. 21: 4), con la distruzione di Satana, principe di questo mondo (cfr. Mat. 12: 28), al sopraggiungere
del mondo avvenire, quello di Dio. Il « venire » del regno dei cieli è allora concepito come un evento che ci piomba addosso alTimprovviso, non determinabile da
noi, imprevedibile e non dominabile.
Nel giudaismo si oscilla dunque fra un
far venire il regno dei cieli e un puro
riceverlo. G^alcosa di questa bipolarità
riecheggia anche nella predicazione del
Battista.
La novità
Di nuovo, nella predicazione di Gesù,
c’è l’anmmcio che il regno di Dio «si è
avvicinato ». Come? Perché Gesù è venuto a osservare la Legge in modo perfetto?
In un certo senso Gesù lo ha fatto (cfr.
Mat. 5: 17 ss) — non però nel senso corrente farisaico, e per questo è anche stato considerato un trasgressore della Legge! Piuttosto, il regno di Dio si è avvicinato perché «11 tempo è compiuto ». Ma
l’espressione non si riferisce al periodo,
millenario!, delTattesa e della preparazione, ma al momento pr^ente; Gesù non
vuoHtanto. dire, cioè,: calè il lungo tempo
dell’attesa è finito — esso, in un certo
senso, continua —, ma piuttosto che è
scoccata l’ora stabilita da Dio, quelT«ora»
di cui parla spesso il 4” Evangelo. Senza
che entrino affatto in gioco motivazioni
umane, storiche, per Timperscrutabile,
sovrano beneplacito di Dio, ecco: è l’ora X!
L’ora di Gesù. E’ jjerfettamente chiaro:
è in lui che il regno di Dio si è avvicina
to. Il passo parallelo di Luca (4: 21) lo
dice espressamente, riferendoci come Gesù abbia svolto la sua prima predicazione
programmatica nella familiare sinagoga
di Nazareth: nel rotolo della profezia di
Isaia (61: 1 ss) egli evidenzia i tratti messianico-escatologici dell’« Unto » del Signore e se li applica. Essi troveranno riscontro molteplice, continuo, puntuale in
tutta la sua attività pubblica: ascoltando
Gesù, vedendolo agire, vivere, lì, nelle case e sulle piazze e per via, sì è visto che
cosa accade quando il regno di Dio si avvicina a noi. Che cosa comincia, almeno,
ad accadere.
Alcuni zoppi camminano, saltano di
gioia, alcuni sordi odono, alcuni muti
parlano, alcuni ciechi vedono, alcuni lebbrosi, grandi isolati e alcuni pazzi sono
resi al consorzio umano; ai poveri di tutte le povertà ecco Tannimelo splendido,
gioioso che il tempo della pienezza di vita
è giunto. Alcuni morti risorgono. Alcuni
uomini e donne cambiano vita, perché si
scoprono amati da Dio. Nemici giurati,
avversari ideologici, di inconciliabili militanze, accolgono e cominciano almeno a
praticare Tannuncio di ima solidarietà
nuova e di una nuova militanza comune.
Frammenti, baleni,
ma segni di vita
Si è avvicinato, il regno di Dio; è qui,
ma non è ancora del tutto qui. Se ne v^
dono, se ne vivono schegge, frammenti,
baleni, incompiuti, provvisori. Il male non
è spazzato via, la sovranità di Dio, feconda di vita, suscita entusiasmi ma anche
fraintendimenti, dedizioni e delusioni, discepolato ma anche opposizione, fraternità ma anche divisione, incoerenza, rinnegamento... « Segni », li dirà con insisten.
za il 4” Evangelo. Segni per coloro ai quali è dato di decifrarli, di prestarvi fede,
alla luce della risurrezione di Gesù.
Favole, obietta il realismo dell’incredulità; o, al più, utopia, un meteorite che
ha sfiorato e incendiato per un attimo
fuggevole il nostro orizzonte. No, afferma
Tevangelo di Dio: piuttosto, un seme nascosto nel nostro duro terreno, inciso con
un solco doloroso, seme portatore vivo
di una potenzialità di vita inimmaginabile
(la sua ora è già scoccata); e la fede cerca di riecheggiare, balbettando: viene, la
pienezza della messe!
Gino Conte
4
íi
4 vita delle chiese
25 maggio 1984
MOMENTI DI COMUNIONE FRATERNA E TESTIMONIANZA
Le corali in gita
Il lungo ponte di fine aprile è
stato occasione di gite di varie
corali valdesi; pubblichiamo qui
una sintesi delle varie corrispondenze giunteci.
Da Pomaretto
nella Drôme
Conoscere altri fratelli credenti, scoprire le radici cornimi nella storia, assicurarsi e praticare
la solidarietà cristiana erano gli
obiettivi di un viaggio della corale valdese di Pomaretto, svolto
dal 28 aprile al primo maggio
in diverse comunità della Chiesa Riformata di Francia, nella
Drôme.
Non erano comunque i primi
contatti fra Pomaretto e le comunità attorno a Crest, vicino
a Valence. Grazie ad Aldo Costantino, dei Blegieri di Pomaretto, emigrato in Francia, si sono già stabiliti vari contatti al
livello giovanile e con un precedente viaggio delia corale quattro
anni fa e una visita della corale
di queste comunità francesi due
anni fa a Pomaretto.
Abbiamo spiegato che « les
Vaudois » non sono la popolazione del Cantone svizzero di
Vaud, ma che siamo proprio noi,
i Valdesi delle Valli vicino Torino e in Italia.
Il programma era vasto: im
concerto a Crest insieme con la
corale del luogo, che comprende
anche elementi delle comunità di
Bourdeaux e Blacons, il sabato
sera. Un altro, il lunedì sera a
Die e la domenica una partecipazione alla Pesta delle Corali protestanti dei dipartimenti delTArdèche e della Drôme a La Venite.
Circa venti Corali s’incontravano cantando e davano un’idea
a noi Italiani della loro vita spirituale. Una festa gioiosa con
una varietà di espressioni della
fede nel canto in cui anche la
corale di Pomaretto ha saputo
inserirsi, portando la sua caratteristica con i cori valdesi.
I costumi valdesi sono sempre
uno spunto di domande curiose e
interessate. E quando un concerto è finito non significa per i Pomarini che si smetta di cantare.
La fraternizzazione più personale si fa anche al parcheggio,
salutando gli altri coralisti che
salgono sui loro pullman.
I due concerti serali sono stati ben graditi dalle comunità.
Da sottolineare l’impegno e la
spontaneità con cui i coralisti,
sotto la guida di Renato Ribet,
svolgono il loro compito. Il cantare a viva voce costituisce ancora il messaggio più diretto.
Non abbiamo solo presentato
noi stessi: oltre i contenuti dei
diversi cori i nostri concerti avevano una richiesta concreta: la
colletta era destinata per l’Eritrea. In un breve messaggio durante i concerti il pastore accompagnatore ha presentato il problema degli uomini di questa zona: la grande carestia che dura
da quattro anni, la lotta di liberazione del popolo eritreo contro l’occupazione del regime militare di Etiopia, il tentativo di
ricostruire il paese da parte del
Pronte di Liberazione e le attività della piccola chiesa luterana
in Eritrea a cui si rivolge in
concreto il nostro aiuto. Cosi il
nostro viaggio voleva anche dare
un piccolo segno di solidarietà
e i nostri fratelli francesi lo hanno accolto: 918.000 lire è il segno
tangibile della nostra spieranza
comune.
II programma culturale certo
non mancava: la visita ai diversi
monumenti storici come la Torre di Crest in cui sono stati imprigionati molti protestanti francesi, e anche alcuni valdesi, durante lunghi periodi; Poet Lavai,
un vecchio villaggio protestante
con il suo museo, che mette in
evidenza la storia della zona fin
dalla missione dei poveri di Lione, e ancora le radici comuni
più recenti: la bibbia di Olivetano, le persecuzioni sofferte in comune, gli stessi rifugi, anzi la
stessa lingua tradizionale, il pro
venzale (alcuni si sono capiti in
patouà).
Siamo anche stati turisti: abbiamo approfittato delle risorse
naturali della regione: l’ottimo
cibo francese, la d^stazione dei
vini della zona, la ceramica regionale, la visita a uno dei numerosi pollai, all’impianto nucleare
lungo il Rodano presentato criticamente, a un impianto di sbarramento per una centrale idroelettrica e infine un film sull’allevamento dei maiali, che è anche
una industria della regione. Il
tutto unito ad un bellissimo paesaggio, faceva voglia a più di uno
tornare in vacanza per rifare
il programma con più calma.
I nostri fratelli francesi ci
hanno offerto un’ospitalità generosa. Ne siamo riconoscenti. Alla
fine tutti erano emozionati e ancora una volta c’era da cantare:
grazie moltissimo, grazie di
cuor... ma con le lacrime agli occhi.
Emmaus, ascoltando la parola
di Dio e terminando questo loro
cammino con la celebrazione
della Santa Cena. Il concerto della Corale di lunedì, sera, tenuto
nella sala delle attività, è stato
un momento di testimonianza e
di rifiessione più che di esibizione vera e propria; questo è
stato certamente rafforzato dalla presentazione che il pastore
Tourn ha fatto delle tre parti in
cui i brani da noi presentati erano divisi: religiosi, storici, popolari.
Un’esperienza più che positiva
che ha arricchito sia noi delle
Valli sia i nostri fratelli svizzeri. Forse dovremmo imparare
dagli amici di Spiez ad essere
più riconoscenti al Signore e saper apprezzare maggiormente ciò
che ci viene dato, non solo in
questi incontri, ma nella vita
di tutti i giorni.
Da San Germano
a Nizza
Da Torre a Spiez
Dal 28 aprile al 1” maggio la
Corale Valdese con alcuni membri della comunità di Torre Pellice si è recata in visita alla
Chiesa Riformata svizzera di
Spiez, una ridente cittadina di
circa 8.(X)o abitanti che sorge sul
lago di Thun nelTOberland Bernese.
L’incontro con i fratelli svizzeri è stato molto interessante
sia per la parte turistica (abbiamo infatti fatto il giro del lago
in battello, visitato Lucerna e,
al ritorno, Gruyères) che per i
momenti di comunióne fraterna.
E’ stato bello riunirci in chiesa
con gli amici svizzeri per una
piccola rifiessione e per innalzare tutti assieme le lodi a Dio,
noi in italiano, loro in tedesco.
La pre^cazione di domenica
fatta dal pasfore Tourn sui versetti di Luca 24: 13-35 ci ha fatto rifiettere su quanto sia importante che dei fratelli intraprendano assieme la strada per
La corale ha effettuato il
previsto viaggio a Nizza, nei giorni 28-30 aprile. L’accoglienza dei
fratelli valdesi e nizzardi della
locale cornunità della Chiesa Riformata di Francia non avrebbe
potuto essere più calorosa!
Siamo stati accolti a gruppi di
due o tre nelle famiglie che avevano offerto di ospitarci ed abbianio avuto numerose occasioni di ritrovarci collettivamente.
Larga assemblea al culto della
domenica presieduto dal pastore Conte, e altro incontro pomeridiano in cui abbiamo presentato il programma di canti e diapositive che avevamo preparato.
La sera, dopo la cena in comune, i coniugi Ledere ci hanno
presentato un bellissimo « diaporama» — programma «sincronizzato » di immagini, suono e
parlato — sulla Nizza antica. La
mattina del lunedì,, molti di noi
hanno visitato il museo Chagall
con vivo interesse, anche grazie
alla guida appassionata di un’incaricata del museo. Nel viaggio
di ritorno, abbiamo visitato il
Museo oceanografico di Monaco.
I coralisti ed i loro accompagnatori esprimono la loro sincera
riconoscenza ai tre pastori, al
consiglio di chiesa ed ai membri, tra cui molti valdesi, che
ci hanno accolto con larghezza
e con affetto.
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Festa delle Scuole Domenicali
Malgrado l’inclemenza del tempo un centinaio e più di bambini delle Scuole Domenicali del
Circuito si sono incontrati a Luserna S. Giovanni per la loro Festa annuale. Dopo il culto sono
iniziati i giochi e i canti che si
sono protratti fino a pomeriggio
inoltrato nella Sala Albarin, con
brevissimi intervalli. Significativo è stato rincontro con gli ospiti dell’Asilo ai quali i bambini
hanno indirizzato gli inni e le
canzoni che erano state imparate in tutte le Scuole Domenicali.
La giornata, a cui hanno partecipato anche alcuni genitori, è stata apprezzata da tutti e per questo va rivolto un fraterno ringraziamento ai monitori di Luserna S. Giovanni.
l’assenza della nostra sorella
Evelina Odino Susstrunk, membro attivo della nostra Unione,
deceduta a Casa Turina all’inizio della settimana. Molte di noi
la ricordavano appassionata ed
impegnata nell’Unione fino a
qualche mese fa.
• Ci ha lasciati anche Gardiol
Amelio (Brusiti); in questo momento ci stringiamo attorno ai
suoi familiari per comunicare
il nostro affetto e la nostra solidarietà.
dale avrà luogo nel tempio dei
Coppieri domenica 27 alle ore 17
anziché alle ore 16 come precedentemente annunziato.
sono anche invitati coloro che
si sono confermati lo scorso anno e coloro che, quest’anno, hanno frequentato il terzo corso di
catechismo.
Durante il culto, che inizierà
come di consueto alle ore 10.30,
avremo la celebrazione della Cena del Signore.
Elezioni
• Il catechismo di lì anno e
III anno si ritrova ancora sabato 2/6 alle ore 14.30 per mettere
a punto il culto di domenica 3/6.
VILLASECCA — In occasione
dell’Assemblea di chiesa del 6
corr. sono state elette Nella Tron
e Rina Menusan quali deputate
alla Conferenza Distrettuale e
Rina Menusan titolare e Carla
Bortuzzo supplente, deputato al
Sinodo.
Inoltre è stato accettato in linea di massima l’impegno finanziario per il 1985.
• Sabato 19 si sono uniti in
matrimonio Daniela e Sergio
Grill. A questa nuova coppia
giunga l’augurio della comunità
affinché il Signore sia per loro
fonte di gioia e aiuto costante.
Bazar
Gita della Scuola
Domenicale
Fine delia Scuola
Domenicale
Riuscito bazar
SAN SECONDO — I bambini
della Scuola Domenicale hanno
preparato il culto con canti e
due drammatizzazioni. Domenica 27 maggio la Scuola Domenicale si recherà in gita a Viering dove incontrerà le Scuole
Domenicali di Ivrea ed Aosta.
TORRE PELLICE — Il culto
del 20 maggio ha segnato il termine dei corsi di catechismo e
della Scuola Domenicale. Nella
settimana seguente si concluderanno le lezioni.
• L’Unione femminile si è riunita per l’ultima volta. Abbiamo
letto insieme il racconto della
donna cananea, la storia della
sua insistenza presso Gesù. Abbiamo notato con molto dolore
• L’Unione Femminile ha avuto la visita delle studentesse in
teologia Giusy Trimarchi e Beatrice Coppola le quali hanno intrattenuto le loro ospiti con una
conversazione sulla Facoltà di
Teologia, rispondendo poi alle
numerose domande loro rivolte.
• Il concerto organizzato dalla Associazione Amici dell’Ospe
PRALI — Il bazar di domenica 13 ha avuto un’ottima riuscita e numerosi sono stati coloro
che vi hanno partecipato.
• I bambini della Scuola domenicale si ritroveranno verso
le ore 14.30 di venerdì. 25 maggio
per un pomeriggio di giochi insieme.
• Il culto di domenica 27 maggio sarà presieduto dal predicatore Claudio Tron e dai neoconfermati, che, al termine del
culto stesso, si recheranno poi
in Val Penice ed in Val d’Angrogna per una visita ad alcuni
dei luoghi storici valdesi. A questa mini-gita o giornata insieme
ANGROGNA — Domenica prossima 27 si terrà il tradizionale
Bazar nella Sala Unionista per
la prima volta aperto tutto il
giorno a partire dalle 9.30. Chi
intende inviare ingredienti per i
famosi dolci lo faccia entro giovedì al Presbiterio. L’estrazione
della lotteria avverrà nel primo
pomeriggio. Il culto, per venire
incontro ad una richiesta della
Associazione Alpini che terrà in
Angrogna il suo raduno, si terrà
a partire dalle 10 nel Tempio
del Capoluogo.
® Ci rallegriamo con Ivana
Odin (Serre) e Franco Giachero
(Lusernetta) che hanno voluto
presentare al Signore il loro matrimonio nel Tempio del Serre.
• Siamo vicini alla famiglia
Bertin (Arpanot) per la perdita
di Maria Lorenza Aglì-Bertin in
tragica circostanza all’età di 61
anni.
Società
di Studi
Valdesi
Centenario di
Paolo
Paschetto
Nel 1985 cadrà il centenario della
nascita del pittore Paolo Paschetto che
ha occupato un posto di primo piano
nel mondo dell'espressione artistica
evangelica italiana, in particolare dei
deconni anteguerra.
La S.S.V. ha in programma l'organizzazione di una mostra che illustri in
una retrospettiva il più ampia possibile il significato di questo artista nei
diversi aspetti della sua arte.
Essendo allo stato attuale molto lacunoso l’inventario completo delle opere di Paschetto rivolgiamo un invito
a tutti coloro che fossero in possesso di opere sue (quadri, litografie, disegni eco.) di volercelo segnalare. E’
naturalmente utile, anzi essenziale, la
oomunicazione di ogni documento che
concerna la sua attività: lettere, giornali o pubblicazioni che ne facciano
menzione, cataloghi di mostre.
Sabato 26 maggio
□ CONCERTO
POMARETTO —- Alle ore 21 ipresso il
Tempio Valdese si terrà un concerto
del Gruppo polifonico « Turba conoinens » di Pinerolo. Ingresso libero.
Domenica 27 maggio
□ ASSEMBLEA
3° CIRCUITO
POMARETTO — L’assemblea del 3'
Circuito avrà luogo presso l'Eicolo
grando con inizio alle ore 20.30
□ CONCERTO
TORRE PELLICE — Concerto al tempio dei Coppieri, ore 17 organizzato dall'Associazione Amici dell'Ospedale:
Flauto dolce e ballo storico.
Venerdì 1 giugno
n CONCERTO DEL CORO
CROIX DE CAMARGUE
TORRE PELLICE — Alle ore 21 concerto del Coro svizzero « Croix de Camargue » nel tempio valdese.
Sabato 2 giugno
n CONCERTO DEL CORO
CROIX DE CAMARGUE
SAN GERMANO — Alle ore 21 concerto del Coro svizzero « Croix de Camargue » nel teimplo valdese.
□ CONCERTO
TORRE PELLICE — Alle ore 15 a Villa Elisa (Via Angrogna 10) si svolge il
pomeriggio di solidarietà a favore delle opere dell'YWCA-UCDG. Partecipa
la Corale valdese di Torre Pellice.
Sabato 2 giugno
Domenica 3 giugno
□ CONFERENZA
1“ DISTRETTO
PRAMOLLO — La Conferenza distrettuale è convocata presso la Chiesa di
Pramollo per le ore 14.30 del sabato
2 giugno per l’esame della relazione
della Commissione Esecutiva e della
Commissione d'Esame.
La Conferenza proseguirà anche nella giornata di domenica secondo gii
orari che saranno stabiliti. Alle ore 11
avrà luogo il culto con la comunità di
Pramollo e la celebrazione della Santa
Cena. Predicatore, Bruno Bellion.
Sabato 9 giugno
□ CONFERENZA
1“ DISTRETTO
PRAMOLLO — Prosegue la Conferenza Distrettuale presso la Chiesa di
Pramollo per l'esame delle relazioni
degli Istituti e della CIOV, sentita la
relazione della Commissione d'Esame
sull'operato della stessa. La seduta avrà inizio alle ore 14.30.
Alla Conferenza Distrettuale possono assistere tutti i membri di chiesa.
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25 maggio 1984
Vita delle dliese 5
DALLA CIRCOLARE DELLA TAVOLA
FEDE VISSUTA NEL SERVIZIO DEL PROSSIMO
La firma dell'Intesa
Anita Gay
Il moderatore Bouchard ha inviato alle chiese una circolare
della Tavola che tratta di diversi temi. Tra cui il più rilevante è
quello dell'Intesa. Ne riportiamo il testo per i lettori dell’Eco-Luce.
L’avvenimento ecclesiastico di
maggior rilievo degli ultimi mesi è stato indubbiamente la firma dell’Intesa : preceduto da
un’attesa estenuante, questo fatto si è verificato con un preavviso di poche settimane, e in un
clima che meriterà di essere attentamente analizzato. Mentre
tutto il nostro lavoro era stato
impostato per anni nel quadro
di un difficile dialogo coi governi democristiani e nella collaborazione con giuristi cattolici
( quali Gonella, Jemolo e Ago),
al momento di concludere la Tavola si è trovata di fronte degli
uomini politici e dei giuristi laici, i quali desideravano sottolineare l’evoluzione laica e pluralistica dell’ordinamento repubblicano e il carattere non concordatario dell’Intesa. A questo
scopo, è stato richiesto alla Tavola di distinguere nettamente
l’approvazione dell’Intesa dalla
esecuzione del Concordato; quest’ultimo ha infatti il rango di
trattato internazionale (e quindi entra in vigore mediante una
legge di esecuzione) l’Intesa invece, a norma dell’art. 8 della
Costituzione, è base di una legge che il Parlamento deve emanare in conformità con l’Intesa
stes.sa; per essa dunque il governo proponeva una legge di approvazione. Dopo ampio dibattito e una convocazione straordinaria, la Tavola ha accettato
questa proposta, e alcune modifiche minori, mentre ha ritenuto
di non poter accoglierne altre.
Di tutto questo la Tavola renderà conto nella sede naturale,
che è il Sinodo, ma desidera sottolineare fin da ora l’importanza deU’avvenimento ; malgrado
la relativa contemporaneità delle firme, l’Intesa è cosa ben diversa dal Concordato, non solo
sul piano dei contenuti (lo era
sempre stata) ma anche sul piano delle procedure; pienamente
rispettosa delle prerogative del
Parlamento (l’art. 8 non è l’art.
7 !), scevra da ogni privilegio
anche formale, l’Intesa si qualifica, e ci qualifica, come un pezzo della democrazia italiana, si
espone e ci espone, come ogni
altra forza sociale che opera nel
Paese ai rischi del gioco demo
cratico, Del resto ciò che ci distingue dalle altre forze sociali
non è uno status particolare, ma
solo la predicazione di cui siamo responsabili. Che questa
responsabilità possa essere portata con efficacia, è stato dimostrato dall’ampia eco che radio,
stampa e televisione hanno dato
alle nostre posizioni; è ormai
ben chiaro quello che molti già
sapevano ; l’Intesa è semplicemente una porta attraverso la
quale bisogna passare. Ora sappiamo che ci si può effettivamente passare, e forse anche fare qualche passo avanti.
Certo noi non siamo protetti
rispetto ai pericoli che insidiano la democrazia italiana ; ma
questi pericoli intendiamo affrontarli insieme con tutti gli altri, nel pieno rispetto della nostra specificità, e nella volontà
di dare il nostro contributo al
loro superamento.
In occasione della firma dell’Intesa la Tavola ha voluto che
il moderatore pronunciasse un
sermone, e non un discorso « politico»; a significare che la ragione ultima della nostra presenza nella società è la Parola
di Dio, la speranza e l’impegno
che essa suscita in noi.
CORRISPONDENZE
Contro la mostra - mercato
BORGIO VEREZZI — Nell’ambito dell’Assemblea di circuito
che si è tenuta a Borgio Verezzi
il 12 maggio, il V circuito ha
preso posizione nei confronti della mostra-mercato navale bellica che si sarebbe aperta di lì a
due giorni a Genova. Dopo aver
ricordato il Salmo che è diventato il motto deir^pello alla pace, « non è nel mio arco che io
confido e non è la mia spada che
mi salverà» (Sai. 44: 6), e aver
affermato che le armi uccidono
prima ancora di essere usate
« perché la loro produzione ed
il loro commercio sottraggono
mezzi di sussistenza e possibilità
di sviluppo ai popoli più poveri »,
i rappresentanti delle chiese vaidesi e metodiste della Liguria e
Piemonte meridionale nel loro
odg « denunciano la manifestazione genovese come espressione di un silenzioso genocidio e
di un sistema che rende sempre
più ricchi i ricchi e sempre più
poveri i poveri; ricordano al Paese, ed alle loro regioni in particolare, che solo la pratica della
giustizia è garanzia di pace e di
vita ».
Centro ev. di cultura
IVREA — Nel quadro del ciclo
di conferenze-dibattiti organizzato dal Centro Evangelico di Cultura sulla Riforma Protestante,
si sono svolti gli ultimi due appuntamenti.
. Il 30 marzo il prof. Domenico
Maselli ha ampiamente illustrato la figura di Giovanni Calvino
con particolare riferimento al
l’estensione della Riforma e alla
formazione del mondo moderno.
Il pubblico, composto di circa
130 persone, valdesi, cattolici e
Fratelli provenienti anche da diverse località fuori Ivrea, ha dato vita ad un vivace ed interessante dibattito.
Il 4 maggio il past. Bruno Rostagno ha parlato della protesta
della Chiesa di fronte allo stato
totalitario, ricordando il cinquantenario del Sinodo di Barmen e
ha sottolineato il significato
sempre attuale di quella presa di
PROTESTANTESIMO
in TV
LUNEDI’ 28 MAGGIO 1984
ore 23 circa . II Rete
BARMEN 1934: I NO E I SI’
DELLA CHIESA
CONFESSANTE
Neri Giampiccoli è la guida
di una ricerca sulla chiesa
confessante in Germania che
ha come testimoni alcuni dei
protagonisti della svolta teologica più importante del nostro secolo.
sensibilizzare su questo importante problema non solo i rispettivi membri, ma anche la popolazione in generale. La manifestazione avrà luogo nella piazza del
Castello o, in caso di maltempo,
al Teatro Giacosa, lunedì 4 giugno alle ore 21.
Quale Dio?
MILANO — Presso il centro
sociale di Via Porro Lambertenghi la Chiesa Metodista organizza per venerdì. 1° giugno alle ore
21 un dibattito pubblico sul tema : « Quale Dio per l’uomo di
oggi ». Intervengono padre Davide Maria Turoldo e il past.
Giuseppe Platone.
Una grande folla si è riunita,
mercoledì 9 maggio, nel tempio
di Pomaretto per esprimere ai
fratelli ed alle sorelle di Anita
Gay, ed ai loro familiari, la propria solidarietà e la stima e l’affetto da cui era circondata la
nostra sorella.
Anita Gay ha vissuto la propria vita cercando di dare un
senso alla sua fede nel servizio
e nell’amore verso, il prossimo.
Nel settembre 1939, alla vigilia
della seconda guerra mondiale,
dopo aver conseguito la laurea
in filosofia e pedagogia, appena
ventiquattrenne parte per il Gabon, il paese in cui il grande medico missionario Albert Schweitr
zer porta avanti in mezzo a mille difficoltà il suo lavoro neH’ospedale di Lambaréné.
Anita Gay lavora per i primi
sette anni nel campo dell’insegnamento, ma si rende presto
conto che più urgente e necessario è un impegno nel campo medico-igienico.
Tornata in congedo si diploma
allora in ostetricia a Torino, continuando poi il suo lavoro neh
l’ambulatorio di Oyem, per poi
passare, più tardi, al lebbrosario di Ebeigne, dove sono ospitati circa 500 lebbrosi, poveri ed
abbandonati a se stessi in cui
riconosce quei « minimi » di cui
parla TEvangelo. Il suo impegno
viene portato avanti con passione ed altruismo dovendo anche
assumere, per un certo periodo,
la direzione di tutto il lavoro.
Nel 1961, per motivi familiari,
deve interrompere per alcuni anni la sua opera missionaria. Nel
periodo passato nella casa natale di Perosa non rimeine inattiva; parla dell’opera missionaria
nelle riunioni quartierali, collabora alle attività della comunità, è membro del Concistoro. E’
sempre pronta ad accogliere gli
appelli che le vengono, ora dall’ospedale di Pomaretto, dove la
sezione di maternità, ancora in
funzione, ha spesso bisogno del
suo aiuto, ora dall’Asilo di San
Germano dove sostituisce per
un certo periodo la direttrice.
Il suo pensiero è però sempre
rivolto verso l’Africa e nel 1968
i-itorna nel Gabon, trovando però una situazione difficile con
tensioni e divisione nella chiesa
che portano, pochi anni dopo,
nel 1971, all’allontanamento di
tutti i missionari da quel paese.
Ancora piena di energia e di
volontà di servire il prossimo si
dichiara lo stesso anno, disponibile per una chiamata che le
giunge dal Madagascar, per lavorare in un istituto per l’infanzia dove si trova di fronte ad
una realtà di estrema povertà
con 'gravi casi di denutrizione.
Finalmente nel 1975 ritorna a
Perosa per vivere un pensionamento attivo. Ancora una volta
è pronta ad ascoltare gli appelli
alla collaborazione ed al servizio. Per brevi periodi è a Torino agli Artigianelli e poi a Roma al Convitto della Facoltà di
Teologia. Ultimamente ospita
per diversi mesi una giovane
madre palestinese con il suo bebé, trovandosi immischiata in
problemi di non facile soluzione.
- Mantiene il suo interesse per
la missione come membro del
Comitato italiano per la CEvAA
(il giorno che parte per l’ospedale ha appena ultimato di scrivere gli indirizzi ner la circolare
della Domenica della CEvAA).
E’ membro attivo di Amnesty
International segue i] problema
delle adozioni familiari.
Anita Gay amava la sua comunità di Pomaretto. Presente in
Quasi tutte le attività: culti, riunioni ouartierali, corale, canto
alTosnedale, responsabile dei
gruppi femminili, collettivo interconfessionale, gruppo _ pace.
Ancora nei duri momenti della
sua malattia il suo pensiero seguiva quanto succedeva nella comunità (al 17 febbraio ha mandato la sua offerta da aggiungere alla colletta ner le chiese vaidesi del Rio della Piata).
Era pronta a ridiscutere la
nropria fede in una ricerca difficile e sofferta, per cui cercava
la comunione con gli altri membri della comunità. Aperta alle
problematiche di oggi è stata di
sostegno e di incoraggiamento a
chi deve portare avanti la responsabilità delle decisioni e della ricerca.
Anita ci lascia il ricordo di una
fede vissuta nel servizio del prossimo e nella ricerca di un approfondimento continuo sensibile a
tutte le problematiche della vita delTuomo.
Ringraziamo il Signore per
quello che è stata la sua presenza in mezzo a noi.
Renato Ooi'sson
CONVEGNO PASTORALE NEL IV DISTRETTO
Famiglia pastorale in crisi?
posizione. L’inclemenza del tempo non ha consentito una partecipazione molto numerosa, ma i
circa 50 presenti hanno seguito
con interesse resposizione e hanno poi posto diverse domande.
• Nell’ambito del dialogo ecumenico le locali chiese cattolica e
valdese organizzano un incontro
sul tema: « Il cristiano e la pace ». L’iniziativa ha lo scopo di
I-A 7 0 4 5
miramare
DI RIMINI
VIA SAftSlNA,49
TCtCf (osai)
32569
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A 50 metri dalla spiaggia — ambiente familiare — ottimi i
servizi e il trattamento.
Su questo argomento si sono
riunite a Bethel (in Calabria),
in un convegno organizzato dalla
Commissione Esecutiva del 4°
Distretto, nei giorni 29 aprile 1” maggio, alcune coppie pastorali dello stesso distretto.
La discussione è stata introdotta da un’ottima relazione del
dott. Marco T. Fiorio. I pastori
e le loro famiglie, ha iniziato il
relatore, sono in pieno partecipi
della società e della realtà circostante con tutti i loro problemi.
Riguardo al lavoro del pastore, il relatore ha evidenziato ;
a) la preparazione teologica in
Facoltà, non sempre legata alla
situazione di alcune nostre chiese; b) l’isolamento in cui, a volte, il pastore viene a trovarsi in
seno alla comunità, a càùsa di
una certa forma di egemonia che
in certe occasioni viene esercitata da parte di alcune famiglie
o singoli membri di chiesa.
Circa la famiglia del pastore,
ha proseguito il relatore, si devono sottolineare i problemi inerenti al lavoro esterno della moglie (o marito) e il rapporto genitori-figli e comunità. Il relatore ha affermato che la fede
non si può trasmettere per via
«genetica». Questo, contrasta
con l’opinione, abbastanza diffusa ancora in alcune comunità,
opinione secondo la quale la far
miglia del pastore deve essere
modello di fede e di educazione.
Il relatore ha concluso indicando tre linee per la ricerca e
il dibattito: a) per la Facoltà di
Teologia una più completa formazione biblico-teologica e sociologica; b) per le comunità
una maggiore comprensione del
sacerdozio universale dei credenti; c) per i pastori maggior prudenza, pazienza e coraggio.
Sulla relazione vi è stato un
ampio e fraterno dibattito scaturito dalle differenti esperienze delle* famiglie pastorali. I vari interventi si sono concentrati
su due problemi principali ;
1) progetto e strategia delle nostre chiese valdesi e metodiste
in Italia; 2) radicamento e sradicamento delle famiglie pastorali e delle comunità.
Sul primo punto non si è giunti a conclusioni assolute. Molti
hanno riconosciuto però che,
nella sistemazione del campo di
lavoro (trasferimenti ecc.), è es
senziale avere, da parte di tutti
(esecutivi. Facoltà, pastori e comunità), un chiaro progetto e
una precisa strategia operativa
per tutta la chiesa. Sul secondo
punto è stato riconosciuto da
molti che l’inserimento della famiglia pastorale non-avviene soltanto nelle comunità, ma anche
neU’ambiente esterno ad esse. In
questo fatto è determinante ed
essenziale che sia molto chiaro
al pastore il senso della propria
vocazione e missione evangeliche.
Nel corso dei lavori del convegno abbiamo ascoltato l’interessante relazione del past. Emidio
Campi su « Ulrico Zwingli ». Ne
è seguita una animata e ampia
discussione. Si è messo in risalto il pensiero politico del riformatore zurighese e il carattere
particolarmente pastorale della
sua opera.
Abbiamo svolto i lavori in una
atmosfera calda e accogliente
nonostante il freddo e la nebbia ( ! ) grazie alla fraterna ospitalità dei lavoratori di Bethel.
Sara Di Toro Anziani
Silvana Corbo Carcò
6
6 obiettivo aperto
25 maggio 1984
-0
ESTATE ’84 ■ ESTATE ’84 - ESTATE ’84 - ESTATE ’84 - ESTATE ’84 - ESTATE ’84
51 PROPOSTE PER UNA
AGAPE
Il tempo delle donne,
le donne e il tempo
t] AGAPE 6-13 luglio
(è
%■
A dieci anni dal primo campo femminista, le donne si
;] intingano sul tempo in ima molteplicità di direzionili; il tempo ^ ogni giorno, il tempo soggettivo e il
I terajK) oggettivo, i tempi del movimento delle donne,
; il tempo delle mele, e... chi ha tempo non aspetti
I tempo.
Lingue: italiano, tedesco, francese, inglese.
Ììui sopra: Ecumene. Foto in basso: Scorcio della Val Germanasca.
\i
incontri internazionali
indagine che più hanno appassionato Freud e i suoi
seguaci.
Lingue: italiano, tedesco, francese, inglese.
□ ADELFIA 6-8 agosto
Giorni per la pace
_I1 centro sarà a disposizione di quanti intendono partecipare alle manifestazioni che si terranno a Comiso
in quei giorni. Verranno organizzate la nostra partecipazione e attività collaterali ad Adelfia e a Scoglitti.
□ AGAPE
14-21 luglio □ agape
7-14 agosto
I Chiesa e sinagoga:
^ verso quale confronto?
L’incontro si propone di verificare lo stato del dibattito attuale e di toccare poi tre problemi centrali: a)
l’identità ebraica e cristiana oggi; b) l’interpretazione
antiebraica della Bibbia; c) lo studio dei capitoli 9-11
iella lettera di Paolo ai Romani.
Lingue: italiano, tedesco, francese, inglese.
Ü
□ AGAPE
21-29 luglio
: Campo Europa-Terzo Mondo
Dove va .l’America Latina?
i II caso Nicaragua
^apriamo il dossier America Latina. Intendiamo faro con imo sguardo sulla situazione politica generale,
/aiutando le novità (vedi Argentina), per poi analiz;are la situazione in Nicaragua in questi anni di postdvoluzione, con tutti gli interrogativi che sono sorti.
l’Jn nostro specifico interesse sarà quello di studiare
; capire il ruolo e le prospettive delle diverse comuli'tà cristiane.
Lingue: italiano, tedesco, francese, inglese.
□ AGAPE 30 luglio-6 agosto
Campo teologico
Amore di sé e amore per gii altri
’er il terzo anno consecutivo, Agape propone un conTonto tra ricerca teològica e cultura psicoanalitica.
Dopo la fede ed il peccato, la sfida psicoanalitica infeste un altro cardine del pensiero e della vita cridiana. Il campo verificherà inoltre ciò che la riflessone protestante ha da dire su uno dei campi di
Campo pace e disarmo
Lotta per la pace
in una cultura di guerra (2)
Vogliamo continuare la discussione incominciata
l’anno scorso allargandola ai problemi della fame nel
mondo e del militarismo. L’educazione alla pace, l’uso
delle risorse, la riflessione teologica, la non violenza,
il rapporto con la cultura del movimento operaio saranno gli altri aspetti del problema « pace » di cui
ci occuperemo. Sarà dato molto spazio ai gruppi di
lavoro e all’informazione sui movimenti per la pace
nei diversi paesi.
Lingue: italiano, tedesco, frúncese, inglese.
□ AGAPE 16-24 agosto
Campo cadetti II (15-20 anni)
... ma quale lavoro?
Quali concrete prospettive di lavoro si aprono ai giovani europei in cerca di prima occupazione? Quali sono
le aspettative, i desideri e le illusioni di tutti coloro
che vorrebbero trovare un lavoro che li « realizzi »? E
quale importanza, quale valore diamo oggi al lavoro
nella nostra esistenza?
Lingue: italiano, francese, tedesco.
□ AGAPE
Campo ecologico
Cosa si muove sotto il verde?
24-31 agosto
Quali contenuti, temi, problemi, proposte, emergono
dai movimenti verdi in Europa, e che cosa vuol dire
assumere un punto di vista ecologico di fronte al
problema dello sfruttamento delle risorse della terra?
E’ su questi interrogativi che intendiamo informarci,
discutere, riflettere.
Lingue: italiano, tedesco, francese, inglese.
J1 *
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Villa
I Graffi
Sulle colline toscane, a circa
30 km. da Firenze, la « villa
I » organizza alcuni
campi estivi per ragazzi,
campi di lavoro e di studio.
Per informazioni: « villa i graffi »
- via Pietrapiana 56 - 500W Reggello (Fi) - tei. 055/8652001 oppure
Marco Jourdan - via dei Serragli
49 - 50124 Firenze - tei. 055/212576
- 217782.
Campi per ragazzi
□ ADELFIA 24 giugno - 1° luglio
campo p>er ragazzi (8-12 anni)
Insieme per...
□ AGAPE 24 giugno . 5 luglio
campo cadetti (14-17 anni)
Giornalismo e mass media
□ AGAPE 21 . 29 luglio
campo precadetti II (8-11 anni)
Gioca tu che gioco anch’io
n BETHEL 6-16 agosto
campo per i ragazzi dai 14 ai 17 anni
Domande d’oggi; Lavoro e s^^
go - Denaro
□ ECUMENE 26 giugno - 6 luglio □ ECUMENE 18 - 25 agosto
campo cadetti (8-13 anni) campo giovani (15-18 anni)
Musica musica La piazza d’estate
□ ECUMENE 30 giugno - 12 iuglio
campo precadetti (11-13 anni)
Costruiamo insieme la pace
□ TRAMONTI 30 giugno ■ 14 luglio
campo cadetti
Noi allo specchio
campo precadetti
Oggi le fiabe le facciamo noi
□ BETHEL 1 - 11 luglio
campo per i ragazzi dagit 8 ai 13 anni
Sono evangelico... perché?
□ ECUMENE 7 - 17 luglio
campo cadetti (8-13 anni)
Gulp, il fumetto ad Ecumene
□ CASA CARES 8 ■ 15 luglio
campo per ragazzi (9-14 anni)
Riflessioni bibliche
□ AGAPE 14 - 21 luglio
campo precadetti i (7-10 anni)
Ruth la moabita
□ SANTA SEVERA 14 . 30 luglio
campo cadetti (14-17 anni)
La natura e l’uomo
□ ADELFIA 17 . 27 luglio
campo per ragazzi (13-16 anni)
Entriamo nel fumetto
□ ECUMENE 18 - 28 agosto
campo cadetti (8-13 anni)
Dal libro al computer
□ AGAPE 24 agosto - 2 settembre
campo precadetti ili (10-13 anni)
Musica insieme
□ ECUMENE 1-11 settembre
campo cadetti (8-13 anni)
I primi cristiani
■—«3
Campi
per famiglie
Presso tutti i centri è possibile soggiornare con le fami
glie; in particolare alcuni ceti
tri lasciano un periodo libero,
senza un particolare programma, per il riposo delle famiglie:
.A.GAPE dal 30 luglio al 6 agosto
ADELFIA dal 10 al 21 agosto
SAN MARZANO dal 12 al 2.5
agosto
7
25 maggio 1984
otí^ti¥0 aperto 7
ESTATE ’84 - ESTATE ’84 - ESTATE *84 - ESTATE ’84 - ESTATE ’84 - ESTATE ’84 - ESTATE ’84 - ESTATE ’84 - ESTATE ’84 - ESTATE ’84
VACANZA
^0
□ SANTA SEVERA
Le beatitudini nei vangeli
di Matteo (5: 1-12)
e di Luca (6: 20-26)
10-28 giugno
Non si vuole fare uno studio critico che ponga i due
^ti a confronto, ma si vuole cogliere gli aspetti
Articolari e significativi dei due brani biblici utili
per un modello di etica della pace.
□ AGAPE 21-24 giugno
V incontro di studio sul tema dell’omosessualità
Il senso di solitudine
nell’itinerario omosessuale
L’incontro intende affrontare, come già l'anno scorso,_ un problema che concerne la vita di ogni persona,
nei suoi aspetti positivi e negativi. L’intenzione è
'^$iella di situare l’argomento in rapporto alla specificità delia condizione omosessuale.
□ SAN MARZANO
Informatica: che passione!
24-30 giugno
7 giorni di informatica pratica per chi desidera vivere dal di dentro la rivoluzione tecnica del nostro
tempo... per gli altri: buon riposo!
IP SANTA SEVERA 30 giugno - 12 luglio
Lo sviluppo economico e la
violenza nella problematica del Sud
Alcune regioni e zone deH'ltalia meridionale stanno
vivendo un periodo di sviluppo economico per certi
aspetti confortante, ma rimane ancora quasi per intCTo « il problema del Sud », maggiormente eviden-.
ziato dalla crescita spaventosa della violenza, della
mafia, dcl!a camorra e della 'ndrangheta.
SAN MARZANO
La vita quotidiana
1-14 luglio
Campo ferie... una occasione per rivedere insieme i
problemi della vita quotidiana.
□ TRAMONTI
Interpretare la Bibbia
15-22 luglio
Ermeneutica moderna; storia e basi. Ruolo del lettore: presupposti, coinvolgimento. Parola di Dio e
Smeneutica. Una discussione: Bibbia e mito.
□ SAN MARZANO
La vita comunitaria: una utopia^
15-28 luglio
Campo ferie... vita comunitaria: una utopia? Visita
ad una chiesa.
23 luglio-4 agosto
□ TRAMONTI
Famiglia e comunità
0
□ ECUMENE
Campo politico
Mutamenti dell’informazione e nuove forme
di dominio politico nel mondo
26-31 luglio
Il programma è in fase di elaborazione e sarà inviato non appena pronto a chi lo richiederà.
□ BETHEL 28 luglio - 4 agosto
Dopo Vancouver riprendiamo il documento di
Lima: battesimo, eucarestia, ministerio
Il campo continua la riflessione ecumenica già avviata l’anno scorso, per un confronto, nel pieno rispetto delle diverse espressioni di fede.
□ adelfia
^ Campo studio
Quale America?
28 luglio - 5 agosto
In questi anni abbiamo imparato a conoscere un’altra
^erica che si oppone al complesso militare ed indugiale e lotta per la giustizia. Poi c’è l’America centrale e meridionale, dal Nicaragua aH'Argentina. Queste « Americhe » interagiscono sulla nostra realtà?
□ SAN MARZANO
La solitudine
29 luglio -11 agosto
^^po ferie... il problema della solitudine.
E INTELLIGENTE
Campi di studio
□ SANTA SEVERA
Campo giovani (da 18 anni in poi)
Fede, pace e antinucleare
1-13 agosto
La fede e la pace sono, insieme al riarmo atomico,
argomenti da approfondire tra i giewani che si riconoscono nella Fgei e in qualsiasi ambito sociale, religioso e politico.
□ TRAMONTI
Mass media, società ed evangelo
6-14 agosto
Il campo si propone una analisi dei mass media e
della comunicazione in generale e poi una rifiessione
sul rapporto tra evangelo e mezzi di comunicazione
di massa. Verranno dedicati anche dei momenti a
esercitazioni pratiche.
□ ECUMENE
Campo di ferragosto
La tromba suonò
12-16 agosto
Come si è sviluppato, nel corso dei secoli, il canto
nelle chiese evangeliche? Ancora oggi si cantano inni
che risalgono al tempo della Riforma o fanno riferimento alla tradizione risorgimentale o pietista. Ad
un momento di riflessione seguirà il tentativo di produrre a titolo sperimentale un inno.
□ TRAMONTI 14-31 agosto
Concordato e Intese alla luce della Costituzione
repubblicana
n SANTA SEVERA
Rapporto stato - chiese,
concordato - intese
15-30 agosto
Di fronte alla scelta del governo di stipulare un nuovo concordato con la chiesa cattolica, vengono veramente a cadere i privilegi di questa confessione religiosa? Sono state anche firmate le intese con le chiese valdesi e metodiste. In che modo il concordato e
le intese stabiliscono i rapporti stato-chiesa, e qual
è la differenza?
□ ACAPE 16-23 agosto
Campo di animazione biblica per laici
L’incontro intende offrire a tutti i laici impegnati nella chiesa con la predicazione, la formazione biblica e
la catechesi, un corso di formazione teologica e di
preparazione all’animazione biblica nei gruppi.
□ ADELFIA
Campo donne
Le donne con le donne possono
22-29 agosto
Le riflessioni sul mondo comune delle donne scaturite dagli incontri su «Sottosopra^) (documento del
gruppo della libreria delle donne di Milano) e dai vari
convegni sul separatismo di quest’ultimo anno (Roma,
Catania) ci hanno suggerito di proporre per il campo
donne uno spazio aperto su « i desideri delle donne ».
26 agosto-8 settembre
□ SAN MARZANO
I fatti del giorno
La vita oggi; commento ai fatti del giorno.
□ CAMPO SARDEGNA
Sogno e desiderio
28 agosto-4 settembre
La dialettica tra sogno, utopia e realtà all’esame dei
giovani ohe ricercano le possibili vie di ubbidienza
alla chiamata del Signore.
n SANTA SEVERA 1-9 settembre
Zwingli, Bullinger, e il movimento anabattista
nel cantone di Zurigo
Ricorre quest’anno il V centenario della nascita di
Zwingli, il quale, insieme al suo successore a Zurigo,
ebbe una notevole importanza per la Riforma in Svizzera e si espresse in termini contrapposti al sorgente
movimento anabattista. Quali furono i motivi delle
divergenze all’interno della Riforma protestante?
n ECUMENE
Campo biblico
Dove il peccato è abbondato
la grazia è sovrabbondata
13-16 settembre
Il programma del campo è in fase di elaborazione e
sarà inviato appena pronto a chi lo richiederà.
I centri
Ecco alcune informazioni ed indirizzi sui centri a cui rivolgersi
per ogni necessità;
ADELFIA
E’ un centro valdese in Sicilia, sul mare, ad una trentina di km.
dalla base missilistica di Comiso.
Indirizzo; Adelfia - casella postale 97010 Scoglitti (Rg) - tel^.
0932/980132 (solo durante i campi) e 095/329725 (per informazioiii).
AGAPE
E’ un centro ecumenico intemazionale situato nelle valli vaidesi in montagna (1600 m.), a 80 km. da Torino.
Indirizzo; Agape - 10060 Frali - tei. 0121/841514.
CAMPO SARDEGNA
Si tratta di Un centro battista nei pressi di Cagliari, sulla star
tale per Olbia, in collina (200 m.) a 14 km. dal mare. Ospita sia in,
stanze che in tenda o roulottes.
Indirizzo; presso Sergio Franzecco - via Capitanata 24 - 09100
Cagliari - tei 070/290431 e Davide Meloni - via dei Falletti 26 - 09100
Cagliari - tei. 070/290226.
BETHEL
E’ un centro valdese, nella Sila a 1200 m., nel comune di Taverna.
Indirizzo (per informazioni e iscrizioni) ; Francesco Sagripanti,,
via Galilei 32/1 . 89100 Reggio Calabria - tei. 0965/29615.
ECUMENE
E’ un centro metodista a 40 km. da Roma, a Velletri.
Indirizzo; contrada Cig:liolo - 00049 Velletri (Roma) ■ tei. 06/
9633310 (e per iscrizioni e informazioni) Omelia Sbaflì - via Firenze 38 - 00184 Roma - tei. 06/4743695.
LA SALSICAIA
E’ un centro dei gmppi biblici universitari (G.B.U.) situato a
qualche km. dal mare tra Follonica e Castiglion della Pescaia.
Indirizzo (per informazioni e iscrizioni); G.B.U. - via M. Poggioli 9/17 - 00161 Roma - tei. 06/4957964 oppure 4952242.
MONTEFORTE
Abbiamo chiamato cosi il centro della Federazione delle Chiese Evangeliche sorto all’interno del « Villaggio XXIII Novembre »
costmito per ospitare i terremotati dell’Irpinia.
Indirizzo; Sergio Rossi, Villaggio Evangelico, via Rivarano 83024 Monteforte Irpino (Av.) - tei. 0825/31682.
SAN MARZANO
La casa metodista di San Marzano sorge ai margini delle Langhe
del Monferrato fra piantagioni di meli e vigneti. Può ospitare fino
a 28 persone.
Indirizzo; Gasa Evangelica Metodista, via dei Caduti 25, 14050
San Marzano Olivete (AT) - tei. 0141/856130.
SANTA SEVERA
Il Villaggio Battista per la Gioventù è situato in riva al mare
a 50 km. da Roma.
Indirizzo; Villaggio della Gioventù - Lungomare Pirgy 13 00050 Santa Severa - tei. 0766/740055.
TRAMONTI
Il centro « Luciano Menegon », della Federazione regionale Chiese evang., è situato in collina ad alcuni km. da Pordenone.
Indirizzo; Centro « L. Menegon » - via Castello 29 - 33090 'Tramonti di Sopra (PN) - tei. 0427/869087 - per informazioni tei. 0427/
869093.
I COSTI
Non ci è possibile pubblicare i costi dei vari incontri. Vi sono
variazioni sia nel metodo usato per calcolarli sia nelle prestazioni
offerte.
A titolo indicativo essi sono compresi tra le 14-20 mila lire per
giorno per persona. Ma è bene chiedere informazioni in anticipo.
INDICAZIONI PRATICHE
In genere chi partecipa ad un campo accetta la vita comunitaria e quindi di collaborare per la pulizia della stanza e la rigovernatura dei piatti.
Occorre portare con sé un documento di identità e possibilmente una fotocopia dell’iscrizione al servizio sanitario nazionale
(ex SAUB).
E’ consigliato portare anche la Bibbia, l’innario ed eventualmente se lo si possiede, ed è trasportabile, uno strumento musicale.
E adesso BUONE VACANZE!
8
8 ecumenismo
25 maggio 1984
PRAGA: INCONTRO TEOLOGICO
IL BILANCIO DELLA CIMADE
La comunità missionaria tempo che spera”
Il senso della missione all’Est e all’Ovest nell’esperienza concreta
delle chiese - Promotore l’istituto evangelico di Bensheim in Germania
L’Istituto evangelico di Ricerca suH’Ecumenismo di Bensheim,
in Germania (« Konfessionskundliche Institut des Evangelischen
Bundes ») organizza ogni anno
un incontro di lavoro a livello
europeo {«ì Evangelischer Arbeitskreis für Konfessionskunde
in Europa ») al quale sono invitati rappresentanti delle Chiese
protestanti dei vari paesi, per
un aggiornamento e confronto
della situazione ecumenica e l’approfondimento di un tema specifico.
La città prescelta per rincontro di quest’anno — di cui abbiamo già iniziato a parlare nel
precedente articolo — era Praga.
AH’incontro, che si è svolto dal
25 al 29 aprile, hanno partecipato rappresentanti di Chiese della Germania Federale, Svizzera,
Austria, Paesi Bassi, Francia, Italia, Finlandia Germania Est, Ungheria, Bulgaria, Romania e, naturalmente, Cecoslovacchia.
Il tema: « La Chiesa locale come comunità missionaria ».
Che cosa si intende, oggi, per
« comunità missionaria »? Alcuni rappresentanti di Chiese dell’area occidentale avevano contestato la stessa terminologia del
tema. Le espressioni « missione »
e « missionaria » ricordano capitoli non sempre positivi nella
storia della Chiesa, e fanno riferimento a metodi superati:
c'era quindi la proposta di sostituirle con « evangelizzazione »
e « comunità evangelizzatrici ».
Battesimo,
simbolo rinnovato
Ma, molto presto, nel Convegno è emersa la validità del termine « missionaria », in riferimento alle Chiese nei paesi dell’Est.
« Il concetto di Missione va
ricondotto al suo specifico significato originario: predicazione
ed annuncio dell’Evangelo a nonbattezzati, e quindi primo incontro con il messaggio cristiano »:
così il prof. Pavel Filipi, della
Facoltà teologica « Comenius »
di Praga, nella sua relazione introduttiva, ha definito questo termine contestato, facendo emergere. immediatamente, il compito e la responsabilità delle Comunità in paesi dove la maggioranza, nel corso di un’intera generazione (35 anni ormai) non
viene più battezzata.
Così, in una situazione di povertà, senza privilegi, senza potere, senza influenza verso l’esterno, ma rese più libere proprio attraverso 1’« abbassamento
nella sequela di Cristo », le Comunità riscoprono che ogni tempo, anche difficile, può essere
« il tempo di Dio ». Nei loro lìmiti e nella loro debolezza, in
ogni generazione, le Chiese operano ed annunciano l’Evangelo
fin dove è loro possibile. Ma —
diceva il prof. Filipi — poi viene
Dio stesso, ed agisce. E’ la potenza di Dìo che opera, non la
Chiesa di per sé, che deve guar
darsi dal pericolo di autoglorificazione.
Per queste Chiese il Battesimo
diventa oggi il rinnovato simbolo della potenza della Resurrezione di Cristo: la predicazione
riacquista uno scopo preciso ed
ogni catecumeno, ogni neofita,
ogni battezzato, riporta l’intera
comunità al nocciolo centrale
della propria fede.
Le considerazioni del prof. Filipi si riferivano, certo, alla situazione delle Chiese evangeliche cecoslovacche, dove, negli ultimi anni, va aumentando, soprattutto fra i giovani, la richiesta del battesimo e l’adesione
alla fede cristiana. Non solo in
Cecoslovacchia però: i delegati
della DDR, Ungheria, Bulgaria,
Romania confermavano il fenomeno anche nelle loro Chiese;
aumentano di anno in anno le
persone, soprattutto giovani, che
non hanno mai saputo nulla del
Cristianesimo, ed oggi vogliono
sapere di Cristo e dell’Evangelo,
cercano la Chiesa — là dove le
Chiese non hanno la possibilità
di cercarli — e chiedono di essere battezzati.
Assistiamo dunque a un fenomeno nuovo: il termine « missione » ha di solito un carattere
« dinamico »: è inteso nel senso
di andare, muoversi verso l’esterno, raggiungere luoghi diversi o lontani per portare l’annuncio dell’Evangelo. Qui, invece,
« missione » acquista un senso
Giuliana GandoUo
(continua a pag. d2)
I PROTESTANTI NELLA STAMPA ITALIANA
Concordato e Intesa
Sono continuati nella stampa
quotidiana e periodica i commenti al Nuovo Concordato e, talvolta, alle Intese. Dalla loro lettura
si ricava l’impressione che, nel
complesso, la parte cattolica è
rimasta delusa del Concordato e
da più parti si sottolinea come
il nuovo testo lasci ai vescovi
italiani il difficile compito di realizzare « intese » che traducano
in concreto le affermazioni di
principio in esso contenute. Il
problema dell’insegnamento religioso nelle scuole pubbliche è
quello che più dà luogo ad interventi, anche perché è ancora
in discussione la proposta del
Governo per la riforma della
scuola media superiore, che dovrà provvedere anche a questo
aspetto dei programmi.
Dai commenti appare anche la
sensazione che con il nuovo Concordato il problema ecumenico
possa fare in Italia qualche progresso; non per niente mons. Lefèvre ha vivamente protestato
contro quel documento, sostenendo fra l’altro che esso conferma la « pericolosa » (per lui)
apertura cattolica verso le altre confessioni cristiane.
Riserve del mensile ebraico
Shalom sia sul Concordato che
sulle Intese. Le Comunità ebraiche italiane vivono sul disposto
di una Legge del 1930 (un ebreo
fu per molti anni ministro delle
Finanze di Mussolini) che incarica lo Stato di riscuotere per
conto della Comunità una imposta religiosa volontaria, che ancor oggi gli ebrei pagano per
tale via.
Critiche vengono anche, e non
sono poche, da coloro che rifiutano lo stesso principio concordatario; e, da parte dei più informati di costoro, le Intese so
no considerate una prova positiva di come dovrebbero essere
stabiliti i rapporti tra lo Stato
e tutte le religioni. Notevole, al
riguardo, un articolo di Baget
Bozzo su Rocca nel quale, pur
senza mai nominare la Intesa, si
auspica che la chiesa cattolica ne
recepisca lo spirito di una assoluta e totale indipendenza reciproca.
Infine Amàssita Piemontèisa,
nel ricordare la indipendenza finanziaria proclamata dalle Intese, trova nelle rinunce connesse
un quid di « piemontesità », che
forse non valuta abbastanza la
tradizione evangelica « italiana »
che non ha mai richiesto, né avuto, un sia pur piccolo contributo statale alle sue attività.
Il Manifesto dedica un ampio
commento di Rina Gagliardi al
libro di P. Gentiioni « Abramo
contro Ulisse » edito dalla Claudiana. La sottolineatura della Gagliardi va al concetto di un Dio
che non dà una certezza di esiti,
come fu l’arrivo di Ulisse ad
Itaca, ma instaura un rapporto
dell’uomo con Lui, che dà spazio
ad una prassi del « dover essere
uomo » che si concreta in una
speranza, come quella che animò Abramo quando lasciò quello che aveva alla ricerca di
qualcosa di non conosciuto.
Il Corriere ospita un lungo articolo di Carlo Bo a ricordo di
Piero Jahier, sotto il significativo titolo « Jahier scrittore secondo la Bibbia ».
La scomparsa del pastore Niemoller e il cinquantenario del
Sinodo di Barmen daimo a molti giornali occasione per rievocare le vicende della Chiesa Confessante in Germania.
Madre di Dio rifà la storia di
una comunità di « suore prote
stanti » di origine tedesca che
hanno, pare, una attività anche
a Pescara.
Le vicende dei crocifissi nelle
scuole polacche incitano La Difesa del Popolo di Padova a predisporre difese contro eventuali
iniziative del genere in Italia.
E, per finire, la storia, raccontata dal Nuovo Giornale di
un pastore anglicano che fini come vescovo di York, dopo essere passato attraverso una lunga
ed attiva esperienza con i pirati
nel Mar dei Caraibi.
Niso De Michelis
In un mondo segnato da grossi e rapidissimi mutamenti economici e sociali e dalla sfida della rivoluzione tecnologica, quali
sono le esigenze del nostro tempo? La Cimade ne individua tre:
società pluriculturale, risorse per
uno sviluppo solidale, diritti dell’uomo e dei popoli.
E’ per approfondire la riflessione su queste problematiche, in
un ampio confronto di voci e di
esperienze, che l’organismo ecumenico francese ha organizzato,
a Annecy, quattro giornate di
studio a cui hanno partecipato
oltre 200 persone, provenienti in
gran parte dal Terzo Mondo, dal
Cile all’India, dal Sud Africa al
Brasile. Si trattava, per la
Cimade, di fare un bilancio globale di 45 anni di impegno a favore degli ultimi (rifugiati, emigrati, perseguitati, oppressi) e di
verificare la validità della sua
azione alla luce dei suoi principi
ispiratori: TEvangelo e l’analisi
socio-politica globale. Come lo
diceva il teologo Georges Casalis
in una delle sue riflessioni mattutine, « questo colloquio non è
un dibattito intellettuale sueli
errori e ricchezze rispettivi dell’Occidente e del Terzo Mondo
bensì un incontro promosso dalla Cimade perché possiamo fare
il punto insieme ed essere meglio in grado di far fronte alle
interpellazioni del presente e del
futuro dell’umanità ».
Queste giornate, intitolate « Il
tempo che spera », (parole tratte
da una canzone di Jacques Brel
che dice: « c’è il tempo che
aspetta e c’è il tempo che spera »), sono state puntualizzate
da cinque relazioni che hanno
cercato di analizzare la società e
il mondo contemporaneo da vari
punti di vista: politico {Serge
Gilles, politologo, rifugiato politico haitiano), teologico {Gérard
Delteil, professore alla Facoltà di
teologia di Montpellier), sociologico {Roland Waast, ricercatore
all’Università di Grenoble), biblico {Serge Guilmin, biblista linguista), culturale {Jean-Claude Guillebaud, giornalista scrittore). Non
sono mancati film, audiovisivi,
pubblicazioni varie della Cimade
per illustrare la condizione dei
profughi nel mondo e degli immigrati in Francia, in un momento
in cui sta soffiando un forte
vento razzista e reazionario.
I partecipanti, tutti militanti
impegnati sui fronti della lotta
per la giustizia, in Europa e nel
Terzo Mondo, hanno discusso i
temi proposti, suddivisi in 12
grugni di lavoro, secondo le seguenti linee di ricerca: a) Individuare gli ostacoli e le possibilità di alternative; b) Ridare senso a queste vecchie parole consumate: pace, giustizia, democra
Appello per il Lesotho
Avevamo ricevuto con gioia la
notizia che i 12 prigionieri a favore dei quali avevamo chiesto
alle comunità valdesi e metodiste
d’Italia di inviare delle lettere
al Primo Ministro del Lesotho,
erano stati liberati ed avevamo
trasmesso la riconoscenza della
Chiesa Evangelica del Lesotho
per quanto le nostre comunità avevano fatto.
Ecco però che il segretario della CEvAA ci informa che c’è di
nuovo stata nel Lesotho una serie di arresti che ha coinvolto
anche un certo numero di persone della Chiesa Evangelica.
Sono infatti stati arrestati il
past. Setlaba e la moglie, il sig.
Lesehe e la moglie, il Sig. Fosa
e la moglie e la signora Serobanyane. Subito la Federazione Protestante di Francia, la CEvAA, il
DEFAP francese ed il Dipartimento Missionario svizzero han
no inviato telegrammi di protesta al Primo Ministro del Lesotho.
A nome delle nostre chiese in
Italia ho inviato al Presidente
della Chiesa del Lesotho una lettera di solidarietà ed ho scritto
al Primo Ministro del Lesotho
chiedendo il suo personale intervento a favore dei suddetti prigionieri.
Convinti che le lettere di solidarietà hanno un’importanza che
va al di là di quanto immaginiamo, invito, a nome del Comitato
italiano per la CEvAA, a scrivere
(anche in italiano) al Primo Ministro Dr. Leabua Jonathan - P.
O. Box MS 527 - MASERU 100/
LESOTHO chiedendo in forma
cortese e rispettosa che intervenga a favore di questi nostri fratelli e sorelle.
Renato Coi'sson
zia, solidarietà, liberazione; c)
Ricercare quale speranza per gli
uomini oggi: secondo quali convinzioni, con quali motivazioni?
d) Imparare come resistere al
disfattismo e al pessimismo attuali onde rimanere lucidi senza
disperazione, militanti senza ingenuità; e) Verificare la nostra
analisi socio-politica e la nostra
lettura dell’Evangelo che ci dicono: malgrado la paura, non c’è
fatalità bensì una speranza e una
lotta; f) Andare verso strategie
di speranza perché c’è una speranza per gli uomini oggi.
Come si vede, si trattava di
una grossa sfida in un tempo di
riflusso, di crisi, di paure, di
egoismi. Ma la sfida è stata vinta: sia le relazioni introduttive
sia le animate discussioni in
gruppo hanno affrontato i temi
nel concreto, senza illusioni né
compiacenze, ma con un forte
senso dell’inevitabilità della lotta
per la giustìzia in un mondo in
cui, ad Ovest come ad Est e a
Sud, prevale più che mai la logica del più forte, la violenza, la
repressione, il disprezzo sistematico dei diritti delFuomo e dei
popoli. Per combattere tutto ciò
non bastano certo i buoni sentimenti o il semplice volontarismo.
Qccorre prima di tutto una fede
« che spera contro ogni speranza », la fede in Colui che « mette
al centro l’uomo negato, l’uomo
distrutto chiamato a diventare
l’uomo in piedi », come ha detto
Gérard Delteil. E poi ci vuole
un’analisi sociale, economica e
politica rigorosa per sapere ciò
che è impossibile e ciò che può
essere cambiato. Tale analisi non
va fatta a tavolino, ma deve essere sviluppata sulla base delle
nostre pratiche.
Dal documento di sintesi finale
emerge che « non possiamo concepire la società pluriculturale
come una società senza conflitti
bensì come una società che assume i propri conflitti e che crea
le condizioni del loro superamento ». Per quanto riguarda il delicato problema delle risorse « gli
obiettivi di una informazione/formazione sullo sviluppo potrebbero essere il prendere coscienza dell’interdivendenza effettiva
delle economie del Nord e del
Sud, e la ricerca per l’avvio di
una corresponsabilità concreta »Infine, sul problema dei diritti
deil’uomo, « la realtà ci costringe
a distinguere tra i diritti formali
e i diritti reali... Riaffermiamo
che il diritto dei popoli a scegliere il proprio destino e a co
struirsi, è per noi una libertà
fondarnentale, il che non esclude
una solidarietà critica coi nostri
partners ».
Il documento finale conclude
con queste parole che danno bene il senso di queste giornate:
« Sappiamo che il compito è
enorme ma che le forze che permettono la liberazione esistono
e agiscono... Siamo oggi niìi coscienti... Occorre avere la convinzione della nostra capacità di
ricusare la paura e proseguire insieme risolutamente in una dinamica di speranza ».
Jean-Jacques Peyronel
CERCASI
La Comunità evangelica di
Bergamo cerca per la direzione della nuova casa di riposo
di Gorle (Bergamo) persona
qualificata di media età. Possibilità di ospitare anche un
familiare. Rivolgersi al pastore Neri Giamplccoli, via Malj
Tabajani 4, 24100 Bergamo,
tei. 035/232.159.
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25 maggio 1984
cronaca deile Valli 9
OCCUPAZIONE IN VAL GERMANASCA
Missili,
no grazie
Sull’ultimo numero del nostro
giornale è stato pubblicato l’ordine del giorno della chiesa di
Pinerolo, votato nell’assemblea
di domenica 13/5. E’ probabile
che leggendolo molti abbiano
sorriso, chiedendosi che senso
può avere parlare di “denuclearizzazione” dell’area di un nostro
teinpio o di qualche proprietà
privata. Lo stesso sorriso è affiorato anche nel nostro concistoro e sulla bocca di molti fratelli e sorelle presenti all’assemblea di chiesa quando l’o.d.g. è
stato letto per la prima volta.
Nell’assemblea stessa è emersa
una voce che sottolineava U contrasto fra la drammaticità del
problema degli armamenti nucleari e la “piccolezza" ridicola
di una simile decisione, che può
avere l’unico effetto di farci prendere in giro.
Tuttavia, a rifletterci bene (e
la Commissione pace delle chiese battista - metodista - valdese,
da cui è partita l’idea, se ne è
resa pienamente conto) t’iniziaiiva è tutt’altro che peregrina.
Se vogliamo in qualche modo dire che la salvezza del mondo è
solo nella croce di Cristo e se
crediamo che la pace possa essere salvaguardata non già con
la paura, e difesa senza bisogno
di “ombrelli” nucleari, allora
dobbiamo cominciare da noi stessi, dal nostro modo di pensare,
e possiamo cominciare con un
gesto che non vuole essere altro
che una predicazione. In molte
chiese all’estero, specie in Germania, è apparso un cartello col
disegno di una mano che respinge un missile e la scritta « Missili? No, grazie! ». Il nostro o.d.g.
vuole essere una presa di posizione in questo senso; un gesto
che è un’indicazione, un invito a
riflettere, un richiamo a quel
«cambiamento di mentalità»
(ravvedimento) che è alla base
della predicazione evangelica.
Dire: « il mio tempio, la mia
proprietà, è zona denuclearizzata » non potrà certo evitare che
i missili arrivino fino a noi, non
potrà far cambiare le grandi decisioni di chi ha nelle mani le
leve del potere, ma potrà essere
una testimonianza in linea con
la nostra fede, l’affermazione
che non vogliamo nessuna protezione di armi, nessun ombrello
di difesa nucleare, nessun rifugio anti-atomico.
Questa decisione vuole essere
anche un richiamo alle altre chiese sorelle (e non solo quelle
evangeliche) a prendere posizioni analoghe, a creare una catena di consensi e una spinta affinché il nostro Comune e tanti
altri (sull’esempio di quanto già
fallo in diversi Comuni in Italia
e all’estero) dichiarino denuclearizz.alo il proprio territorio. Il
moltiplicarsi di simili decisiorii
potrà avere un peso che non potrà rimanere per sempre ignorato.
In questa prospettiva la sproporzione fra le grandi affermazioni della prima parte del nostro o.d.g. e la “piccolezza” della
decisione presa, potrà sembrare
meno evidente e suscitare meno
sorrisi e più invito alla riflessione. « La vera sapienza dell’Evangelo è la croce — diceva L. Deodato, presentando l’o.d.g. all’assemblea —; il nuovo canrmino è
quello aperto dal Cristo, l’uomo
disarmato e impotente. Abbiamo
da poco celebrato la Pasqua e
predicato che Gesù ha rinunciato a difendere la propria vita, perché Dio stesso ne è il garante.
E questa è l’unica scelta che porta alla vita ».
Marco Ayassot
Non dimenticare la Filseta
f
Ancora cattive notizie sul fronte della occupazione in Val Chisone e Germanasca. Questa volta sono gli operai della Filseta
di Perosa che richiedono la nostra attenzione con questa lettera che volentieri pubblichiamo.
Siamo un gruppo di operai e
operaie che lavoriamo alla FII^
SETA, di Perosa Argentina.
Ci rendiamo conto che la situazione e il destino della FILSETA non facciano più cronaca
o non provochino più scalpore,
perché la crisi che sta attraversando l’azienda è ormai di lunga durata, e si sa, i problemi che
durano troppo a lungo, se non
si possono risolvere almeno facciamo finta che non ci siano.
Però francamente non ci spieghiamo questo silenzio, questa
completa mancanza di iniziative anche da parte sindacale e
degli enti nubblici sulla sorte
della FILSETA.
Vogliamo far notare che attualmente lavorano 370 persone
e la perdita di questi posti di
lavoro vorrebbe dire 370 persone disoccupate, con una situazione molto più drammatica di
quella che poteva creare lo spostamento della FIAT di Villar.
Perché scriviamo adesso. Perché ci sembra che dalle cose che
stanno succedendo in fabbrica,
abbiamo l'impressione di vivere
una situazione pre-fallimentare
più che una fase di crisi aziendale, con conseguente ristrutturazione per superarla.
Dopo l’accordo sindacale sulla
chiusura del reparto filatura, sul
quale già abbiamo detto che
non siamo d’accordo, la situazione è ulteriormente peggiorata.
Alcuni fatti. Il pagamento degli stipendi anche questo mese
è slittato di 4 o 5 giorni.
Le ditte esterne adibite a la
vori nel reparto pettinatura, per
permettere l’impiego degli esuberanti del reparto filatura si sono rifiutate di proseguire i lavori perché l’azienda non gli paga
i lavori fatti precedentemente.
La materia prima viene sdoganata in quantità così irrisorie
che i reparti lavorano con diie
o tre giorni di autonomia.
I lavoratori che sono andati
in pensione è da 16-17 mesi che
aspettano la liquidazione.
Da tutto questo e da altro non
raccontabile scaturisce la nostra
preoccupazione.
Inoltre il fatto di lavorare senza un minimo di garanzie per
il futuro, crea un clima di sfiducia. di fatalismo, di non credere
più a niente, che rende sempre
più difficile la ricerca di soluzioni alternative. Abbiamo scritto
queste brevi considerazioni, perché il problema della FILSETA
deve essere affrontato oltre che
dal Sindacato e dai lavoratori.
CONVEGNO SULLA STORIA VALDESE A TORRE PELLICE
Memoria e identità valdese
Come, nell’ambito di una ricerca, ci si rapporta ad un documento storico? E come la tradizione storica, che nell’ambito
valdese è ricca di molteplici
aspetti (dottrinali, sociali e politici) esercita il suo peso e la
sua influenza ai giorni nostri?
Sono, questi, due tra gli interrogativi posti dal convegno
su La storia valdese: perché e
come comunicarla?, svoltosi a
Torre Pellice sabato 12 per l’organizzazione del I circuito e della Società di Studi Valdesi.
La relazione introduttiva, svolta da Bruna Peyrot, ha posto
una serie di problemi concernenti i rapporti tra il mondo
valdese e la sua storia ma anche tra la sua storia e il mondo
esterno; se dall’interno si corre
il rischio di guardare al proprio
passato con tentazioni apologetiche o per cercare legittimazioni a qù|itìto si faccia o non si
faccia al presente, è altresì necessario fornire all’ambiente
esterno i mezzi per andare oltre
le pur doverose attenzioni per
la storia « dei fatti » o per gli
aspetti socio-etnologici: occorre
evidenziare la centralità del fatto di fede dal medioevo all’oggi,
non rinunciando ad assumere, in
ogni ambito d’indagine, un corretto atteggiamento scientifico.
E’ stato poi analizzato in al
cuni gruppi, tra cui uno costituito da una classe del Liceo linguistico, un documento del sec.
XI, attraverso la griglia interpretativa approntata in precedenza
da un gruppo di ricercatori: si
tratta di una serie di domande
e suggestioni a cui deve sforzarsi di dare risposta anche chi
non abbia approfondito l’argomento; oltre che strumento da
affiancare ad una metodologia
scolastica di base tradizionale,
tale procedimento è stato riconosciuto importante ai fini educativi generali proprio in quanto, in una cultura deH’infoimazione di massa che sempre più
limita e orienta le capacità immaginative, può stimolare una
partecipazione più attiva alla riflessione su un mondo e su un
ambiente lontani nel tempo.
Paolo Gardiol ha poi illustrato un’esperienza di didattica
della storia in Valpellicc; ed un
gruppo di càtechisti di Knerolo
ha esposto un programma su cui
ha impostato lo studio dell’Antico Testamento.
La relazione finale di G. Toum
ha avuto per tema: Memorici e
identità nella storia valdese. Dopo che è stato evidenziato (chiudendo il circolo idealmente aperto dalla prima relazione) che la
ricerca della memoria e della
identità è necessità di ogni grup
po sociale con caratteristiche
sue specifiche, e rilevato come il
passato, sotto forma di storia,
sia base indispensabile per ogni
apertura verso il futuro, si è visto come tre siano i concetti
cardine della « memoria valdese »: l’origine, la fedeltà a tale
origine, le sofferenze conseguenti a tale fedeltà. Non a caso il
testo capitale della storia di
« produzione » valdese, quello
del Léger, è organizzato in due
sezioni: una dedicata alla « dottrina » (confessioni di fede,
« moeurs », ecc.), e l’altra alla
storia delle persecuzioni. E a tale patrimonio si guarda con occhi diversi a seconda delle circostanze: così, quando nel 1889,
in occasione del secondo centenario del Rimpatrio, si edifica
la Casa Valdese, simbolo tangibile dell’accettazione da parte
statale, è come affermare agli
occhi di tutti il diritto di far sentire la propria voce che Secoli di
persecuzione non hanno soffocato, e ciò vale tanto più nell’epoca del Risveglio, in cui emerge
la necessità di aprirsi all’Italia
intera.
La storia viene quindi letta
anche in funzione del programma che ci si dà, ed è da qui che
si forma e rafforza l’identità.
Alberto Corsanì
da tutti gli enti presenti sul territorio.
Per la FIAT si sono mobilitati
tutti; per la FILSETA non facciamo niente? o aspettiamo che
qualche creditore presenti i conti in tribunale?
Ultima considerazione molto
amara: è ormai certo che per
risolvere i problemi occupazionali occorrerà percorrere la difficile strada della ridistribuzione
del lavoro; però i 250 lavoratori
della RIV di Villar che tutti i sa;
bati fanno straordinario, e gli
accordi per lavorare 7 sabati, co;
me straordinario alla Martin di
Porte, certamente non vanno in
questa direzione.
(Seguono 6 firme)
TORRE PELLICE
Droga
perché?
Non c’erano dati, come in tante altre occasioni abbiamo visto: tanti tossicodipendenti, tanti morti, tanti «usciti dal giro'»;
non erano illustrati gli effetti
della droga, il processo di produzione, le « vie della droga » ;
la mostra che è stata esposta
nei locali del Priorato Mauriziano di Torre Pellice voleva essere un invito alla riflessione, a far
comprendere che tutti siamo
chiamati a far sì che la peste della droga sia sconfìtta.
« Il percorso della tossicodipendenza » : questo il titolo della ventina di cartelloni, preparati a cura del Gruppo Abele di
Torino. E’ un percorso che non
è obbligato, ma che talora sembra diventarlo, perché non si vedono vie di uscita.
E’ un percorso che si intraprende per uscire dalla solitudine, dalla sofferenza, dalla noia,
che porta inevitabilmente alla
solitudine, alla sofferenza, alla
disperazione, quando non alla
morte.
Alcuni cartelloni riportano gli
ambienti, le situazioni, le condizioni di vita comune attraverso
le parole dei ragazzi che vivono
la realtà della tossicodipendenza. Colpisce il cartellone che riporta alcune giustificazioni di
chi è entrato nel giro; sotto
ognuna di esse c’è un segno di
solitudine, di stanchezza. Ma incontri, persone, esperienze significative possono impedire il coinvolgimento nella droga.
Dalla droga si può uscire, è
una volontà da costruire. Si
tratta di offrire una molteplicità
di proposte.
L’importante è non rimanere
indifferenti.
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10
10 cronaca delle\^lli
25 maggio 1984
GUIDA Al MUSEI VALDESI - 6
Il museo della Balsiglia
Nella storia valdese il nome
della Balsiglia evoca un momento fondamentale: «perché 15. i
Valdesi rischiarono di essere
schiacciati per sempre».
Alla Balsiglia, villaggio ormai
abitato solo d’estate, ebbe infatti luogo l’ultima e più drammatica difesa dello sparuto drap>pello valdese durante il Glorioso Rimpatrio. E il museo ci aiuta a ricostruire e a ripercorrere
i fatti salienti di quella pagina
storica.
La vicenda deU’edificio stesso
è. emblematica. Fu eretto nel
1889 come scuola-monumento,
per celebrare il 2° centenario del
Rimpatrio. Nel 1939 la scuola
era ormai chiusa: in occasione
del 250° aimlversario del Rimpatrio, vi venne allestita una mostra storica. E praticamente inalterata essa è rimasta fino ai nostri giorni. La realizzò Alberto
Ribet, allora pastore di Massello, coadiuvato da Arturo Pascal
(parte storica). Paolo Paschetto
(grafica), Vincenzo Taccia (quadri su vetro), Alessandro Ribet
(fotografie), Arturo Monnet
(plastico) e Emanuele Tron.
Visita al museo
L’esposizione museale della
Balsiglia è esclusivamente incentrata sull’episodio del Rimpatrio e dell’assedio delle forze
valdesi da parte dell’esercito
franco-sabaudo. l promotori non
ritennero opportuno inserire
questa ricostruzione storica in
un contesto europeo, sia perché
« nel ’39 i Valdesi conoscevano a
fondo la loro storia, ramavano
e la coltivavano, aiutati in questo da una buona schiera di storici specializzati che sapevano
tener desto l’interesse sull’argomento », sia perché l’episodio del
Rimpatrio era percepito «a sé
stante, come storia di fede e di
testimonianza ».
L’esposizione è limitata ad ima
sola stanza (quella che un tem
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po serviva da aula di scuola,
mentre i locali del primo piano,
un tempo alloggio per il maestro, sono oggi adibiti a posto
di tappa della Grande Traversata delle Alpi) e rievoca i tre
momenti cardine degli armi 16861690: l’esilio, il rimpatrio, l’assedio.
L’esilio
Nel 1685 Luigi XIV, re di Francia, revoca l’Editto di Nantes.
Questo editto, promulgato nel
1598 da Enrico IV a favore degli Ugonotti, introduceva per la
prima volta il principio di libertà religiosa, offrendo uguaglianza di diritti civili ai protestanti
francesi. Un notevole passo
avanti nella storia europea, vanificato però dalla abrogazione
decisa meno di cent’anni più
tardi dal dispotico Re Sole.
I valdesi delle Valli Chisone e
Pragelato (allora sotto il dominio francese) sono costretti ad
abiurare o emigrare. Pochi mesi
più tardi anche Vittorio Amedeo II (nipote di Luigi XIV)
prende le stesse misure contro
i valdesi delle altre valli (Pellice, Angrogna e Germanasca).
Iniziano mesi terribili.
« Resistere o emigrare? La
scelta non è facile... Nella drammatica. assemblea di Roccapiatta, i Valdesi decidono la resistenza. Il 21 marzo (1686), allo
scadere dei termini loro concessi, i Valdesi celebrano il loro ultimo culto, con fredda lucidità,
in attesa della fine».
Le truppe franco-sabaude accerchiano le valli. In poco tempo dei circa 14.000 valdesi che
allora le abitavano 2.000 muoiono, 8.500 vengono impri^onati,
gli altri abiurano. Alcuni mesi
dopo, su intervento delle potenze protestanti, Vittorio Amedeo
II concede ai prigionieri la facoltà di esiliare. D’inverno, attraverso le Alpi, solo 2.490 riescono a raggiungere la Svizzera
o la Germania.
Nel museo sono esposti documenti di questo periodo: un
lasciapassare per i valdesi diretti nel Brandeburgo, una lettera di esiliati a Ginevra, alcune carte di Enrico Arnaud.
Il rimpatrio
Una carta geografica, stampe
dell’800 e fotografie dei luoghi
ricostruiscono invece l’itinerario seguito per il rimpatrio.
Fu nel 1689 che i valdesi, sotto la guida del pastore Enrico
Arnaud, decidono di organizza
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^meopati§
re una spedizione militare per
ritornare alle valli. La situazione politica europea pare favorevole. Novecento uomini partono
la notte del 26 agosto da Prangins, vicino a Ginevra. Solo 200
km. li separano dalla meta, ma
la fatica è durissima. Attaccati
di continuo dalle truppe ducali,
senza poter riposare, arrivano in
seicento a Frali il 6 settembre.
Arnaud predica nel tempio sulle parole del salmo 129. Pochi
giorni dopo, a Sibaud, questi uomini si giurano reciproca fedeltà, alla luce della Parola di Dio.
L’assedio
Grafici alla parete, plastico al
centro della sala e stampe antiche rappresentano la fase finale dell’accerchiamento.
E’ stato Gianavello, nelle sue
« Istruzioni », a suggerire la Balsiglia come postazione strategicamente difendibile. L’esercito del
Catinat attacca inutilmente le
postazioni valdesi fino alla fine
del 1689. I valdesi resistono e
riescono a passare l’inverno, pur
tra estreme difficoltà di sopravvivenza. Sono ormai ridotti a
trecento. I franco-sabaudi attaccano nuovamente a primavera.
In pochi giorni la sorte dei vaidesi appare segnata: sono ormai
accerchiati e stanno per capitolare. Ma nella notte, mentre è
scesa improvvisa la nebbia, trovano un varco attraverso i dirupi e si salvano fuggendo dalla parte del torrente Ghinivert.
Tre giorni dopo, il 18 maggio
1690, il duca di Savoia abbandona l’alleanza col re di Francia e
si unisce ai paesi protestanti :
i valdesi sono liberi.
Uscendo dal museo
E’ senza dubbio opportuno
esplorare i luoghi che sono stati
teatro dell’assedio. Le ricostruzioni dei grafici stimolano questa curiosità. Si imbocca dunque un ripido sentiero dietro le
case presso il museo per giungere fino alla piccola mianda
posta sopra la Balsiglia. Risulta
difficile proseguire fino alla
sommità dei Quattro Denti, dal
momento che i sentieri sono
ormai scomparsi e la vegetazione è fitta: qui il manipolo valdese si era ritirato per un’ultima, disperata difesa. Si può comunque deviare sulla sinistra
verso il Rio Ghinivert, attraversare un ponticello provvisorio e
ritornare alla Balsiglia per la
mulattiera in poco più di un’ora.
Si avrà così un’idea di dove fossero poste le difese dei valdesi
e gli accampamenti dei francosabaudi.
Altra possibile escursione è
quella agli Ourtiaré. Dal ponte
di Balsiglia si sale per la ripida
mulattiera sulla sinistra orografica del Germanasca fino al Clot
dà Mian. Da qui una facile mulattiera conduce agli Ourtiaré,
ove Arnaud ed i suoi pernottarono la sera del 6 settembre
1689.
Roberto Giacone
L'opuscolo sul museo della
Balsiglia è opera di Paolo Ribet,
Raimondo Geme, Renato Bertot.
Con questo articolo terminano
le presentazioni degli opuscoli
sui musei delle Valli Valdesi. Le
precedenti "guide" sono apparse
sutVEco-Luce nn. 47, 48 e 50 del
1983 e nn. 16 e 18 del 1984.
Hanno collaborato a questo
numero: Giorgio Castelli, Giovanni Conte, Thomas Elser,
Marco Fraschia, Paolo Gay,
Aldo Rutigliano, Franco Taglierò, Erika Tomassone, Dario Tron, Cinzia Vitali Carugati.
Pentecoste '84
« RESPONSABILI
IN CRISTO
DEL NOSTRO FUTURO »
Pace
« Io vi lascio pace; vi do la mia pace. Io non do come il
mondo dà » (Giov. 14: 27).
« Felici sono coloro che costruiscono la pace, questi saranno chiamati figliuoli di Dio » (Matt. 5: 9). Cioè: tu qui ed
ora sei già una persona felice se costruisci la pace, e sarai
chiamato figliuolo di Dio.
La pace di cui parla Gesù non è l’assenza di guerra, ma
la espressione di un nuovo stato di relazione tra Dio e
la creatura umana: il dono di vita nuova. Ma questa pace ricomprende tutti gli aspetti della vita di relazione dell’uom.o
coi suoi simili e con Dio.
Il credente pertanto è doppiamente responsabile: come
cittadino di questo mondo partecipa a tutta la problematica
della guerra, e come cittadino del Regno di Dio è chiamato
a vivere il suo impegno per la pace.
La costruzione della pace ha come finalità la ri-costruzione dell’uomo come figliuolo amato e riscattato di Dio.
Perciò, costruire la pace per il credente significa costruire
tutta la propria esistenza in questa nuova situazione di relazione con Dio ed impegnarsi nello stesso tempo affinché altri
diventino anch’essi costruttori di pace.
Chi lotta per la pace è sempre vincitore perché realizza
sempre qualcosa di valido, che edifica e che serve non a se
stessi soltanto, ma soprattutto al prossimo. E questo impegno per la pace deve essere ampio, attento, costante in vista
della creazione di una pedagogia ed una cultura di pace fra
gli uomini che sono, cioè siamo, naturalmente pedagoghi e
cultori di guerra.
Uno dei canali di formazione della cultura della guerra
sono i mezzi di comunicazione di massa ( = mass media), televisione in testa perché aiuta a rendere normale per adulti
e bambini violenza, guerra, assassini, rapine ed altro. E’
chiaro che i mass media non sono diabolici in sé e quindi da
esorcizzare così come non sono la causa di tutto il male
esistente. Così come son tutti da capire il «Raduno degli alpini » cui partecipano anche molte donne; il « Giuramento »
delle reclute come giorno di festa grande per militari, genitori e fidanzate; il canto con accenti accorati circa il corpo
del capitano fatto a pezzi àa inviare uno al reggimento, uno
ai fafmiliari ecc. Sono questi certamente elementi di sfida alla
cultura della pace.
A questa pedagogia e cultura della guerra bisogna opporre una pedagogia e cultura della pace perché si possano creare rapporti nuovi tra le persone.
Una delle esperienze più meravigliose che si possano fare è
la scoperta che il « nemico » non esiste più e che questo nemico è tuo fratello a tutti i livelli: personale, familiare, vicino
di casa, connazionale.
Questo impegno per la pace è dunque nello stesso tempo
l’annuncio e la sfida che il Signore ci rinnova ancora oggi.
Il credente deve essere sempre consapevole della propria
responsabilità in Cristo per il futuro. « Vi è una posterità per
l’uomo di pace» (Salmo 37: 37).
Perché questa promessa sia operante è necessario valutare sempre criticamente il nostro modo di vivere oggi in
vista del futuro: lavoro, scelte, progetti, realizzazioni devono
contenere già oggi le gemme di sviluppo per il futuro. Guadagno, benessere, successo non devono essere finalizzati a
noi stessi e limitati all’oggi, ma finalizzati al futuro mondo
di pace.
Il futuro ha avuto inizio già oggi, non appartiene tutto
alle generazioni di domani, ma è già nostro.
Aldo Rutigliano
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25 maggio 1984
cronaca delleValli li
CHI HA PAURA DEL
CONVITTO CATTIVO?
Molti lettori che non vivono alle Valli forse si annoiano a sentir di matrimoni, battesimi e funerali che avvengono in questi luoghi così amati e così
distanti. Raccontiamo allora qualcosa
che accomuni tutti. Raccontiamo una
« pìccola storia ignobile » che potrebbe succedere a Bergamo o a Riesi,
ovunque ci sia una scuola media, una
struttura burocratica e degli emarginati.
Inventiamoci questa storia in forma
drammatica e ridendo tentiamo umilmente di castigare i costumi.
La scena: una scuola media statale
(moderna, completa di infrastrutture,
attrezzata).
I personaggi:
II Gigante Buono: un'entità immaginata dal Ministero della Pubblica Istruzione, normalmente definita « corpo insegnante ». Il corpo insegnante, in realtà, Falcucci permettendo, è fatto di
persone, posizioni, scelte pedagogiche
differenti e spesso laceranti e contraddittorie; ma dì questo non si tiene conto, anzi, sì cerca di frullare il tutto e
di far uscire un « Gigante Buono » al
di sopra della realtà, che non ha più
niente dì umano (come il Genio di Aladino).
I tre Porcellini: ovvero poche decine
di ragazzi « normali » (moderni, attrezzati, infrastrutturati).
Gli animali da cortile: ovvero molte
decine di ragazzi pieni di problemi, difficoltà familiari, carenze cbe a tutti i
costi si cerca di far entrare nella categoria dei 3 Porcellini,
II lupo cattivo: un Convitto che nasce e vìve come diaconia, come esperienza evangelica e che sempre più ogni anno sforna « lupacchiotti » scomodi. maleducati, faticosi.
La semplice trama:
Il Gigante Buono trova generalmente
facile strigliare i porcellini. Tutto è
semplice e pulito. I porcellini ingrassano, ingoiano nozioni, si annoiano in
silenzio, accettano parole che non comprendono (rispetto, autorità, logica, applicazione, ecc.).
Gli animali da cortile piluccano qua
e là nozioni, quel tanto che basta per
sopravvìvere e andare a piluccare nella
classe seguente, e vivono nel continuo
terrore di cambiare categoria e diventare lupacchiotti.
Ed è a questo punto che entrano in
gioco i lupacchiotti del convitto. I loro
codici sono diversi, il loro modo di capire è fatto di moirsi, il loro modo di
parlare è fatto di terribili ululati.
Il protagonista, ovvero il Gigante
Buono, decide che chiunque non sia
porcello, 0 quanto meno non si sforzi
di esserlo, è automaticamente un pericolo pubblico, e invece di imparare
a ululare con i lupi per comunicare,
continua ad ostinarsi a parlare in « porcellese », carinamente, in sintonia con
i ben più familiari porcellini.
Quale finale?
Il finale più ovvio è che il Lupo Cattivo venga punito per il solo fatto di
esistere, quindi sepolto, dimenticato e
rimosso.
E questo capita oggi qui a Torre Pellice, nella Scuola Media Statale.
Il Convitto Valdese, una scelta che
appartiene a tutti noi evangelici, è un
« lupo cattivo » scomodo e fastidioso,
ricettacolo di « ladroni » che è meglio
rimuovere, allontanare, al massimo tollerare, applicando il massimo di intolleranza consentita dalla legge.
Questo atteggiamento dei « Gigante
buono » non è nuovo, è ormai caratteristico della scuoia dell’obbiigo. Nozionismo, Incapacità pedagogica, pressapochismo e ignoranza vengono fuori
in tutto il loro splendore proprio nei
« casi difficili » che il Convitto propone.
Tacere, mediare, mugugnare è scorretto. Non è civile né evangelico.
E' importante che la comunità locale
e quella ecclesiale affrontino questo
probiema cbe riguarda tutti. Specie
nella prospettiva e nella speranza che
il Convitto ospiti sempre più emarginati, ovvero persone che chiedono qualcosa a ciascuno di noi.
Pretendiamo da uno stato civile non
solo strutture architettoniche o piani
di riforma, ma rigore immediato, nelle
forme concrete in cui le istituzioni si
incarnano.
Il lupo cattivo è nostro. Non chiudiamolo neH'armadio della falsa coscienza.
« Ciò che avrete fatto al più pìccolo dei miei, lo avrete fatto a me ».
Paolo Cerrato, Torre Pellice
liano dei comitati per la pace e il
disarmo, ribadisce da un lato la necessità che, su una questione di così
grande rilevanza quale l'installazione
di ordigni rrucleari sul proprio territorio, sia la popolazione, direttamente
inter[>ellaia, a pronurtciarsi (si vedano a
questo riguardo le due leggi di iniziativa popolare); d'altro lato II movimento esprìme l'esigenza di sviluppare
forme di partecipazione popolare alle
scelte di politica internazionale dei governi.
In questo contesto si inserisce la decisione, assunta dairassemblea nazionale dei comitati per la pace, tenutasi ad Ariocia i giorni 23-24-25 marzo
1984, di promuovere iniziative volte
« alla completa denuclearizzazione del
territorio italiano per sbloccare la logica delTequilibrio del terrore e per
sollecitare analoghe misure in ambedue i blocchi ».
il Comitato 'Pace e Disarmo Val Pellice, aderendo a questa iniziativa, consapevole che la scelta della denuclearizzazione coinvolge direttamente I cittadini e non va demandata agli organismi governativi, invita i partiti, le chiese, i gruppi e le associazioni alla discussione e ad una presa di posizione
in merito.
Per poterci confrontare su questi temi sarebbe bene organizzare un eventuale incontro, in sede da concordare,
in una di queste date: 21-28 maggio.
Chi fosse interessato a questa iniziativa si rivolga alcuni giorni prima ad
uno di questi numeri telefonici:
Abele Franco, Via XX Settembre 12,
Torre Pellice, tei. 932002
Borgarello Lucilla, Via Alfieri 2, Torre
Pellice, tei. 91535.
NON DIMENTICARE
VILLA OLANDA
Caro Direttore,
abbiamo letto con grande interesse
gli scritti di Bruno Bellion e di Andrea
Ribet sulla Casa di Riposo di S. Germano e desideriamo ringraziarli di cuore: nella nostra ormai assai lunga vita
In cui abbiamo cercato di essere utili
alla nostra Chiesa, abbiamo sperimentato che quando si promuove un'azione
utile e importante e che questa azione
è capita i mezzi arrivano sempre...
quindi coraggio!
Siamo grati a Andrea che ha ricordato i lavori del Rifugio e dell'Ospedale di Torre Pellice, due opere che ci
stanno particolanmente a cuore ma vorremmo non fosse dimenticata Villa
Olanda; questa casa, situata in una
posizione unica e splendida, è già stata nel passato di grande utilità (ha accolto i russi, pensionati, persone sole) e lo sarà anche nel futuro per l'impegno sociale assunto dalla Chiesa
Valdese ospitando le degenti del Padiglione Psichiatrico nel piano superiore
e nella villetta, ma a parer nostro bisogna valorizzare quanto è ancora disponibile. La vita si allunga e sono
molti i coniugi che hanno la fortuna
di invecchiare insieme. Villa Olanda
ha stanze spaziose, luminose che danno sul bellissimo parco, munite dì servizi e si presterebbe splendidamente
per una casa di riposo per coniugi.
Il Comitato Pace e Disarmo
Val Pellice
DENUCLEARIZZARE
IL TERRITORIO
C’ERANO
ANCHE LORO
Amnesty International
L'installazione dei missili sul territorio nazionale pone nuovi problemi alla
distensione internazionale che non ci
possono lasciare indifferenti.
Di fronte a questa grave scelta del
governo, che si inserisce nella logica
della corsa al riarmo, il movimento ita
Per un taglio redazionale, nella cronaca sull'incontro giovanile del T° Circuito a Bobbio tenutosi il 6 maggio
(vedi Eco n. 19 dell'11 maggio) non sì
fa cenno alla partecipazione dei giovani dell'Unione della Piantà (Villar Pellice), che pure si erano prodigati nell'organizzazione della caccia al tesoro
che aveva concluso la giornata.
Franco Taglierò, Torre Pellice
TORRE PELLICE — Martedì 29 maggio alle ore 20.30 nel Salone Comunale, viale della Rimembranza, avrà luogo
una riunione, che verterà sul tema;
Amnesty International in difesa dei diritti umani. Prospettive di attività future nella Val Pellice.
Tutti sono cordialmente invitati, in
modo partiooiare 1 giovani.
Seguirà un dibattito.
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Non è una vendita è una stravendita. Beati i primi
Sull'esempio di altre nazioni protestanti bisognerebbe permettere agli ospiti
di portare i loro mobili, sistemare la
camera come meglio desiderano e ricrearsi così un angolino di casa. Siamo certi che ne potrebbe risultare
una cosa bella, buona e che potrebbe
essere di benedizione per molti e senza enormi spese. Il Comitato fa quanto può e lo fa bene ma deve essere
aiutato; nel corso dell'estate sì cercherà di avere qualche manifestazione
a Villa Olanda per farla conoscere ed
apprezzare: a chi Interessa questo eventuale progetto chiediamo di segnalarlo al Comitato.
Grazie deH'ospitalità.
Ade e Enrico GardioI, Torre Pellice
RINGRAZIAMENTO
« Gesù disse: Io sono la resurrezione e la vita »
(Giovanni 11: 25)
I familiari del compianto
Amelio CardioI
profondamente commossi per la dirno*
strazione di affetto tributata al loro caro, ringraziano di vivo cuore tutti coloro che si sono uniti al loro dolore.
S. Secondo di Pinerolo, 24.5.84.
RINGRAZIAMENTO
(( Cristo Gesù, nostra speranza »
(I Tim. 1: 1)
Nella pace del suo Signore si è
spenta
Evelìna Pons
Nel dame l’annuncio il fratello Carlo e la sorella Nella con le rispettive
famiglie ringraziano di cuore il prof.
Varese, i medici e il personale dell’Ospedale Valdese di Torino per le
infaticabili cure, gli amici dell’Ospedale, i pastori e la comunità tutta di
Corso Principe Oddone per l’accompagnamento sereno e affettuoso, il sig.
Gobello, Tamica Mariuccia Barbiani e
il personale deH’Asilo di San Giovanni
per le cure fraterne.
Eventuali doni in memoria vanno devoluti alla Chiesa Valdese di Torino o
alle Associazioni di ricerca contro il
cancro.
Luserna S. Giovanni, 21 maggio 1984
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Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74^4 (Ospedale Civile).
Ambulanza ;
Croce Verde Pinerolo: 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica :
Notturna: tei. 932433 (Ospedale Valdese).
Prefestiva-festiva: tei. 90884 (Ospedale Mauriziano).
Guardia Farmaceutica :
DOMENICA 27 iMAGGIO 1984
Luserna San Giovanni: FARMACIA
CALETTO - Via Roma 7 - Telefono
909031.
Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pellice: telefono 91.996.
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12 uomo e sodetà
25 maggio 1984
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IVREA - CONVEGNO MIR E MOVIMENTO NONVIOLENTO
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Crescere
dal pacifismo aila nonvioienza
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Si è svolto dal 23 al 25 aprile
scorsi un convegno organizzato
dal MIR e dal Movimento Nonviolento sul tema « Crescere dal
pacifismo alla nonviolenza », a
cui ha partecipato con interesse anche tm gruppo di evangelici. L’iniziativa era emersa dalTassemblea nazionale del MIR
nell’83 dove — alla comune constatazione positiva della crescita
del Movimento nonviolento per
la pace — si imiva la preoccupazione che l’obiettivo della pace
rischia di rimanere generico e
non produttivo, se non è sostenuto da ima precisa prassi e teoria della nonviolenza. Il MIR ha
inteso quindi realizzare un incontro tra militanti pacifisti e militanti nonviolenti. Constatando la
larga partecipazione al convegno
(250 presenze) si può ritenere
che l’obiettivo sia stato sostanzialmente raggiunto.
L’incontro si è articolato in
tre giornate. Nella prima si sono avute tre relazioni introduttive: « La nonviolenza evangelica liberatrice » vista da Mons.
Arrigo Miglio di Ivrea sotto la
angolatura biblico-teologica; una
lucida e appassionata relazione
storico-patristica di Massimo
Toschi, studioso di storia delle
reli^oni; infine l’attualizzazione
politica di Antonino Drago vicepresidente del MIR. Il tema avrebbe potuto essere ulteriormente sviluppato da altri punti
di vista oltre che da quello cattolico. Dobbiamo riconoscere come nota autocritica la mancanza di una nostra voce.
H secondo giorno l’assemblea
si è suddivisa in gruppi, nei quali si è registrata una particolare
intensità di partecipazione e vivacità di confronto. Dato il notevole numero di persone si sono
formati sette gruppi sui centri
di interesse:
— Storia della nonviolenza, guidato da Nanni Salio, prof, di
fisica all’univ. di Torino;
— Ipotesi per un’alternativa: il
• L’Eco delle Valli Valdesi >: Fleg.
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nuovo modello di sviluppo,
guidato dall’ing. Bruno Morandi di Roma;
— Difesa popolare nonviolenta
(ancora Nanni Salio);
— Educazione al disarmo e alla
pace, con Mario Borrelli di
Napoli, segr. dell’Ist. Ital. per
la Ricerca sulla Pace (IPRI);
— La nonviolenza in Italia: da
Capitini a oggi (prof. Alberto
L’Abate, sociologo dell’univ. di
Ferrara);
— Obiezione di coscienza, con
Maurizio Saggioro di Milano,
primo operaio obiettore sul
lavoro (contro la produzione
bellica);
— Nonviolenza e tecnologia dell’informatica (prof. Enrico
Cordoni di Roma).
Questa seconda giornata si è
conclusa con ima rappresentazione teatrale allestita dagli Amici del MIR di Viareggio sul
testo di don Sirio Politi (primo
prete operaio italiano) intitolato
« Le ombre di Hiroshima ». Tutte
le riflessioni e le proposte dei
due primi intensi giorni sono
confluite nel momento conclusivo, la tavola rotonda del 25
aprile.
La presenza varia degli intervenuti (appartenenti — oltre all’area nonviolenta — a diverse forze politiche) rende difficile una
sintesi. Ci pare più opportuno
concludere con una nota relativa
all’intervento di Nanni Salio. Riferendosi a un episodio narrato
nella biografia di Trocmé («Tuo
fratello non deve morire », ed.
Claudiana), Salio ha ricordato
che la possibilità dell’azione nonviolenta non è illimitata, ma risulta fattibile soltanto se assunta per tempo e se in essa investiamo la nostra vita. Ci pare
che in questo richiamo all’impegno qui ed ora si esprima il contenuto più sostanziale del convegno « Crescere dal pacifismo alla
nonviolenza ».
Eliada Resta MetaUini
Alle radici della crisi
(segue da pag. 1)
di una solidarietà realmente « ecumenica ». Invece non è così:
solo una ristrettissima élite cosmopolita fa realmente parte di
questa società-mondo, una gran
parte delle società sviluppate vi
è più o meno implicata mentre
la stragrande maggioranza del
Terzo Mondo ne è del tutto esclusa. Il risvolto paradossale di
questa situazione è che molti
ostacoli si oppongono all’allargamento della società mondiale,
primo fra tutti quello dei nazionalismi la cui forza rimane intatta. L’internazionalizzazione del
capitale, del lavoro, della distribuzione commerciale, lungi dal
portare al superamento dell’idea
di nazione, non fa che favorire
una trasformazione dello stato,
il quale tende sempre di più verso una forma di « statalismo autoritario ». Il che porta ad « un
declino della democrazia rappresentativa e delle libertà pubbliche. Il ruolo organizzatore dello
stato è sempre più appannaggio
della burocrazia amministrativa
piuttosto che della rappresentanza politica mediante i partiti ».
A livello sociale siamo in presenza di una « società mista »
dove coesistono formazioni socio-storiche distinte: post-industriale, industriale, tradizionale,
MINORANZE MINACCIATE
Gli Indios
Amuesha del Perù
ecc... In questo quadro così
frammentato e esposto alTemergere di nuovi « movimenti sociali » (donne, giovani, ecologisti,
pacifisti, ecc...) « lo stato costruisce il consenso sociale (appoggiandosi su una nuova forma di
legittimazione: non tanto il mantenirnento dell’unità nazionale —
riferimento ultimo — quanto il
mantenimento di un ordine basato sulla sanità e la sicurezza.
Questo tipo di consenso, essendo
in crisi anche l'egemonia ideologica, non passa più attraverso la
scuola bensì attraverso i mass
media ».
Tale processo di trasformazione autoritaria dello stato avviene indipendentemente dalle politiche scelte per gestire la crisi:
basta confrontare infatti le affinità pratiche tra le politiche
« di destra » del Nord Europa (e
Nord America) e quelle « di sinistra » del Sud Europa. Ma questa tendenza non è necessariamente meccanica o irreversibile: i movimenti sociali emergenti, anche se ancora molto scoordinati e privi di un progetto politico chiaro, rimangono vivi ed
attivi nella società mista e possono benissimo contrastare e
battere questa tendenza antidemocratica. Questa è la sfida del
realismo utopico.
Gli Indios della valle del Palcazu sono condannati entro breve tempo alla miseria, alla fame ed all'emarginazione urbana:
un « piano di sviluppo » minaccia infatti le ultime particelle di
terra di cui ancora dispongono.
La valle, che il governo peruviano pretende disabitata, conta in
efl'etti da 1().000 a 15.000 persone,
di cui 3.000 Indios. Questo territorio è compreso nel quadro del
progetto speciale « Pichis-Palcazu », e cioè in un piano di sviluppo, che in gran parte deve
essere finanziato dall’A.I.D. (Agenzia Americana per lo Sviluppo Intemazionale) che prevede
tra l’altro la costruzione di una
importante strada attraverso la
valle, lo sfmttamento della foresta ed una colonizzazione agricola su grande scala.
Il governo peruviano giustifica questo progetto con la necessità di meglio sfruttare il potenziale economico delle risorse di
questa valle. In realtà, si tratta
di una vallata ecologicamente
fragile, con un alto tasso di piovosità, terreni poveri ed in forte pendenza. Il progetto avrà
comunque, inevitabilmente, catastrofiche conseguenze sull’ambiente e sul modello di vita degli Amuesha, gravemente minacciati di totale estinzione. Il piano iniziale, armunciato dal governo alla fine del 1980, prevedeva l’immigrazione di ben 150
mila nuclei familiari nelle tre
valli del Pichis, Palcazu e Pachites. Nel marzo 1981, in seguito
alla pressione sia interna che intemazionale, la proposta veniva
riesaminata e poco dopo l’A.I.D.
intraprendeva un più serio studio sul potenziale economico della valle. Un’équipe di 18 persone,
comprendente biologi, agronomi
ed un antropologo che lavorava
con gli Amuesha da 12 anni,
pubblicava una relazione di 700
pagine sul risultato delle sue
ricerche, fornendo un certo numero di proposte e raccomandazioni specifiche.
Progetti indìgeni
Jean-Jacques Peyronel
Il nuovo progetto del PichisPalcazu e la relazione degli
esperti, hanno entrambi sottolineato l’esigenza di « un programma di sviluppo specificatamente
rivolto alla comunità indigena »,
destinato ad aiutare gli Amuesha
nell’affrontare le drammatiche
trasformazioni conseguenti al
progetto. Ma quando i piani definitivi sono stati redatti ed un
mutuo di 18 milioni di dollari
fu concesso all'A.I.D. per porli
in esecuzione, ogni riferimento
La comunità missionaria
(segue da pag. 8)
« statico »: è la Comunità locale
che diventa luogo di missione.
La dinamica è tutta nell’azione
di Dio.
In Occidente
Diversa la situazione nelle
Chiese dell’Europa occidentale,
in gran parte Chiese di Stato,
con mezzi, possibilità, libertà e
potere: anche qui è presente la
responsabilità « missionaria » o
meglio « evangelizzatrice » delle
Comunità. Ma qui le Chiese si
organizzano per « uscire » ed
operare « nel mondo », per incontrare. dialogare ed annunciare
l’Evangelo ai non-credenti, per
lo più già « battezzati » ma « secolarizzati ».
E’ emerso con chiarezza come
ogni Chiesa cerchi il modo di
testimonianza più idoneo alla
propria situazione: i risultati sono, ovunque, nelle mani di Dio,
che opera attraverso la Comunità, se la Comunità non sceglie il
conservatorismo, ma accetta lo
scandalo della Clroce (Filipi).
Molto spazio è stato dato nel
Convegno, all’aggiornamento e
confronto delle varie realtà ecumeniche: più « essenziali », di ricerca comune, studi biblici e riunioni di riflessione intorno ai
documenti di Lima, o più « ufficiali », come alcune manifestazioni per l’anno luterano — anno santo, o addirittura « teatrali », come rincontro del Papa con
le delegazioni protestanti ed ortodosse durante il suo viaggio in
Austria, nel settembre 1983, raccontato con vivacità dal vescovo
luterano di Vienna. « Fatti come
questo, però — dice il documen
(2 - fine)
alla specificità è stato ignorato.
Nei programmi di sfruttamento
della terra, od in quelli dell’amministrazione e dell’azione sanitaria, gli Indiani sono stati assimilati al resto della popolazione
valligiana del Palcazu. Benché
l’A.I.D. abbia speso una somma
considerevole per elaborare la
sua relazione, le raccomandazioni relative agli Amuesha sono
state evidentemente disattese ed
il tutto lascia trasparire, senza
alcun dubbio, la più assoluta
mancanza di interesse per la sorte degli abitanti più poveri ed
indifesi della regione.
In particolare non è stato tenuto conto delle raccomandazioni degli esperti per un tracciato
della strada che preservasse il
sud della valle e invece l’A.I.D.
ha permesso che la costruzione
della strada iniziasse senza alcuna modifica, benché tale strada non sia prevista in questi
termini né nella redazione del
progetto, né dalle condizioni del
mutuo.
La terra
degli Amuesha
to conclusivo del Convegno —
possono essere esperienze interessanti, ma non fanno avanzare
di un passo l’ecumenismo ».
Molto bello e ricco il confron
to sull’impegno delle varie Chiese per la Pace: assunto come
« status confessionis » dalle Chiese tedesche, ovunque, pur con
accentuazioni diverse, il problema e l’azione sono presenti in
primo piano. La risoluzione finale del Convegno indica alle Comunità come linea di responsabilità un contributo fattivo per
appianare e superare i contrasti
fra le varie posizioni nell’impegno per la Pace.
Mi sembra superfluo aggiungere che molta attenzione è stata data, durante il Convegno, alla situazione italiana: questa ci
è nota.
Giuliana Gandolfo
Sembra tuttavia che le condizioni del mutuo diano agli Amuesha un punto in loro favore: una
conditio sine qua non per la concessione del mutuo era infatti,
quella che il governo potesse
fornire la prova che gli « Amuesha avessero ottenuto dei titoli
legali o dei permessi per l’utilizzo ed il godimento dei loro
territori tradizionali ». Queste
condizioni furono apportate in
seguito all’intervento di Survival
International presso l’A.I.D. Quest’ultima, nel settembre 1983, infatti dichiarava che tutte le condizioni erano state assolte, poiché il governo peruviano aveva
rilasciato i titoli legali delle terre alle 13 comunità Amuesha interessate dal progetto.
Qccorre però precisare che
quei territori non sono quelli
originari, e che sono molto esigui per le necessità degli Indios
Amuesha.
Infatti, quando gli esperti avevano esaminato le necessità di
terra per ogni singola comunità, tenendo conto del potenziale
sfruttabile, e dello spazio abitualmente occupato, raccomandarono una congrua estensione
di terra riservata agli Amuesha.
Attualmente, una sola comunità
possiede una sufficiente quantità di terra coltivabile; e nessuna
comunità può disporre di una
porzione di foresta sufficiente a
garantire la propria esistenza.
Se si continueranno ad ignorare i suggerimenti degli esperti, non ci saranno più terre sufficienti per gli Amuesha, la cui
sopravvivenza è dunque gravemente minacciata. Essi saranno
costretti ad esiliarsi nei suburbi
urbani per condurre una squallida esistenza di miseria.
Survival International propone
di scrivere lettere di protesta all’A.I.D.:
— The Desk Officer for Perù,
Agency for International Development, Department of
State Building, 120 21st Street,
NW. Washington DC, 20523,
USA.
— S.E. Fernando Belaunde Terry, E1 Presidente de la Reoubblica. Palacio de Gobierno, Lima, Perù.
Si raccomanda di sottolineare
il fatto che le proposte del gruppo di esperti inviato dall’A.I.D.
non sono prese in considerazione; e di invitare le autorità responsabili a riconsiderare i prevedibili danni per l’ambiente, e
le pesanti minacce che gravano
sugli Amuesha qualora i termini delle relazioni non vengano
rispettati.
Tavo Burat
m
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