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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
venerdì 4 FEBBRAIO 1994
ANNO 2 - NUMERO 5
DIRITTI E RESPONSABILITÀ
MATERNITÀ
PIERA ECIDI
La scelta della maternità,
della paternità, la «generatività» fa discutere. C’è il
caso torinese di Dina che non
vuole un figlio che il suo ragazzo invece vuole, c’è il caso contemporaneo di Flora, la
quindicenne napoletana che
partorisce in bagno una bambina e la nasconde nell’armadio e ora è accusata di infanticidio. Luoghi diversi, ambienti sociali diversi: ma perché il primo caso fa discutere
e il secondo «non fa notizia»
e raggiunge a malapena le pagine locali di cronaca? Perché
la storia di Flora è storia vecchia come il mondo e quella
di Dina è invece storia recente, anzi, recentissima. La prima è storia di paura, di solitudine, di ignoranza, di vergogna, di abbandono con cui le
donne per millenni hanno vissuto il rapporto tra sessualità
e maternità (fuori dal matrimonio ma anche spesso dentro il matrimonio). La seconda è storia recente, dovuta a
una lunga lotta delle donne
per la possibilità di autodeterminazione garantita dalla legge di una maternità (e paternità) responsabili.
Le donne hanno sempre
«deciso» se avere o no un figlio; deciso da sole, o insieme magari alla vicina di casa,
abortendo con la mammana
sul tavolo da cucina, costrette
a mentire al marito, ai parenti, agli altri figli, a tutto e a
tutti. La diversità garantita
dalla legge 194 è che questa
«decisione» della donna sia
possibile alla luce del sole, e
senza rischiare la pelle, nel
disinteresse e nell’ipocrisia
generale. Che al dramma che
ogni donna patisce quando
deve decidere se accettare o
meno una maternità non si
aggiunga l’abbandono, la
mancanza di solidarietà sociale, il rischio di morire. Perché per secoli le donne sono
morte, per aborto clandestino.
II caso di Dina è perciò un caso «recente», ma recentissimo è invece l’atteggiamento
del partner, lo studente Francesco che proclama di volere
il bambino a tutti i costi. È
questo che fa discutere.
Per secoli gli uomini hanno
abbandonato le donne dopo
averle «inguaiate», o usato il
matrimonio come «rimedio
alla concupiscenza», senza
curarsi delle conseguenze, o
hanno attuato il controllo della sessualità femminile attraverso una rigida codificazione patriarcale, per assicurarsi
la legittima prosecuzione della stirpe. Il corpo della donna
è dunque un contenitore? La
richiesta del giovane partner
di Dina potrebbe inserirsi in
questo filone di controllo della paternità. O potrebbe anche rappresentare il fatto
nuovo e positivo di un desiderio di paternità come valore responsabile. Ma resta il
fatto che Dina non ce la fà a
volere quel figlio.
Certamente il tema della
generatività è un dramma, un
dramma con tre soggetti, ciascuno dei quali ha il suo «diritto» e la sua parte di verità.
Se c’è la concordia degli intenti tutto va bene: il futuro
bambino ha diritto alla vita, il
padre e la madre hanno diritto
di volerlo, e si assumono i relativi doveri. Ma se non c’è
concordia e c’è conflitto si innesca il problema della scelta.
Che nella condizione umana
del peccato e del limite è
sempre un passaggio doloroso e contraddittorio.
E noi qui dobbiamo dire
molto chiaramente un sì e un
no. Sì alla vita, a tutte le possibilità sociali, materiali, psicologiche che assicurino la
maggiore apertura alla vita
come dono e come realtà, anche se la ragazza è una ragazza madre. No all’uso del corpo della donna oltre la sua
volontà, perché il corpo non è
un meccanismo, è un tutt’uno
insieme alla psiche, alla coscienza, allo spirito. Non è un
contenitore. Non lo è quando
ci scandalizza la possibilità
dell’«utero in affitto», che
sfrutta le donne più povere a
vendere il corpo come nel
Terzo Mondo si commerciano gli organi dei bambini. Alla donna è stato dato il mistero e la responsabilità della generatività. Lei sola può scegliere - se c’è conflitto e contrasto - e a lei deve andare
non il nostro giudizio etico,
né tantomeno il rifiuto legislativo e sociale, ma la nostra
solidarietà nella sofferenza.
Le parabole del Signore sono una visione del mondo nuovo che emerge
La fede e l'incredulità hanno lo stesso tempo
________________CARLO GAY________________
«... mentre gli uomini dormivano venne il suo nemico e seminò delle zizzanie
in mezzo al grano... e i servitori dissero:
Vuoi tu che le andiamo a cogliere? Ma
egli rispose: No, che non sradichiate insiem con esse il grano»
(Matteo 13,24-30)
La parabola del seminatore è l’annunzio della Parola di Dio che
trionfa sulla siccità, sui rovi, sulle strade
e che appare in modo straordinario. Ci
costringe all’ottimismo. Come nel giorno della creazione, Dio vide che questo
era buono. Come nei dipinti di van Gogh, l’alba trionfa sulla notte, la sacca
delle semenze si sgonfia, ma nel solco
aperto il seme penetra; intere generazioni sorgeranno e avranno sviluppo, vinceranno fame, stenti, morte. Non possiamo non vedere un mondo nuovo che
emerge, che aiuta l’uomo fanciullo o
adulto.
E la visione di un mondo nuovo che
riesce a dimenticare l’odio, le guerre. Le
distruzioni di Coventry, di Dresda, di
Hiroshima, di Berlino vengono colmate;
i porti risorgono, i cantieri di navi e di
aerei riprendono vita. Ma la parabola suscita in noi altre visioni; la visione di
una chiesa che vince la notte del pessimismo, delle divisioni, dei compromessi, degli odi, delle sopraffazioni. È la vi
sione di una terra splendida, di un cielo
sgombro di nubi, di una vita che sgomina
la morte, la malattia, le epidemie. Una
terra non più maledetta!
La parabola delle zizzanie è la parabola di un mondo che non è più il mondo
creato da Dio. Un mondo nel quale le
nubi tornano, le alluvioni riappaiono, i
fiumi straripano; un mondo nel quale le
case, le fabbriche si svuotano, le filosofie e le teologie assumono un aspetto depressivo.
Cerchiamo di capire ed esprimiamo
stupore, meraviglia, angoscia. «Mentre
gli uomini dormivano» si verifica il disastro. Gli uomini che non .seppero ammirare quel mondo nuovo che appariva
sempre di nuovo, sono costretti ad avvertire l’opera del nemico che «nella
notte venne, seminò la zizzania in mezzo
al grano e se ne andò». Un episodio che
appare come un incidente, una casualità;
ma che ora è lì, davanti all’uomo solo e
davanti alle moltitudini come evento carico di distruzione e di morte. Che fare
di fronte alla contraddizione fra un mondo «buono» seminato con «buona» semenza e un mondo degradato, decaduto,
vittima dell’avversario implacabile e
crudele?
«Vuoi tu che l’andiamo a cogliere?».
Non abbiamo saputo celebrare l’Iddio
creatore, ma non potremo arrenderci
all’avversario di Dio. La risposta del
Cristo non potrebbe essere più originale:
«No, che talora, cogliendo le zizzanie,
sradichiate insiem con esse il grano».
La zizzania resta zizzania, il grano resta
grano. Ogni ateismo scompare come
nebbia. Ma ogni antiateismo è vano, può
distruggere il corpo, ma non l’anima.
Nessuna negazione può cancellare Dio,
ma nessuna imposizione di stato può
aiutare l’Iddio vivente. «Lasciate che
ambedue crescano insieme fino alla
mietitura». Sembra assurdo che Dio non
sia entusiasta delle buone azioni dei credenti. Ma Dio non ha bisogno di difensori, di fanatici, di gesuiti; non ha bisogno di inquisitori. Il centurione, buon difensore dei suoi dèi, è travolto dall’accettazione della morte del Figlio di Dio
(Marco 15), perché la croce è potenza e
sapienza di Dio. Così Saulo diventa Paolo sulla via di Damasco.
«Fino alla mietitura». Non è un periodo breve. E il tempo nel quale fede e incredulità avranno le stesse possibilità, la
stessa sfida; avranno diritto all’esistenza,
alla manifestazione di tesi contrarie. La
mietitura è l’immagine del giudizio. Giudici non sono i mietitori, ma il Signore.
Egli giudicherà: tempi e modi del giudizio ci saranno rivelati. A noi tocca nella
fede vivere il tempo pre.sente. In Giovanni 21, 22 è scritto che grande era la curiosità di Pietro sul destino di Giovanni:
«Signore, e di lui che sarà? Gesù gli rispose: Se voglio che rimanga finch'io
venga, che t’importa? Tu .seguimi».
Consiglio ecumenico
Quali rapporti
con la Chiesa
cattolica?
Per la prima volta da molti
anni, il Comitato centrale del
Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec), riunito a Johannesburg dal 20 al 28 gennaio,
ha dedicato una sessione alla
discussione dei rapporti fra il
Cec e la Chiesa cattolica, che
non fa parte del Consiglio ma
collabora con esso a vari livelli: in particolare attraverso
il gruppo di lavoro comune
Cec-Chiesa cattolica, e la
Commissione teologica del
Cec «Fede e Costituzione», di
cui i cattolici fanno parte a
pieno titolo. Da tempo si parla di una possibile adesione
della Chiesa cattolica al Cec,
ma ad essa si frappongono
difficoltà di ordine teologico
e organizzativo. Tuttavia i
cattolici fanno parte, in misura crescente, dei vari «Consigli nazionali delle chiese». E
proprio il Segretario generale
del Consiglio delle chiese
britanniche e irlandesi, il pastore riformato John Reardon, ha parlato a Johannesburg in termini entusiastici
della partecipazione cattolica
allo stesso Consiglio, iniziata
nel 1990: «La Chiesa cattolica prende molto sul serio la
sua partecipazione al Consiglio delle chiese. Ricevo più
corrispondenza dalla Chiesa
cattolica che da qualunque altra chiesa membro». Sulla base della positiva esperienza
britannica, ha detto Reardon,
è auspicabile che la Chiesa
cattolica possa presto far parte anche del Cec; ma questo
«non potrà avvenire senza un
ripensamento fondamentale
delle strutture e dei metodi di
lavoro del Cec». Anche John
Neill, vescovo della Chiesa
anglicana irlandese, ha affermato che il Cec dovrà cambiare radicalmente «se vogliamo essere seri nel nostro
rapporto con la Chiesa cattolica» e se essa vorrà diventarne membro.
Ecumene
Le chiese americane
impegnate a favore
dei terremotati
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Del.la Parol,a
Il vincolo del Patto
con Israele
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PAG. 2 RIFORMA
VENERDÌ 4 FEBBRAIO JvENI
Los Angeles: dopo il catastrofico sisma che ha sconvolto la metropoli californi
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Le chiese americane unite in un grande
slancio di solidarietà a favore dei terremotati
JEAM-JACQUES PEYRONEL
Il tremendo terremoto che
ha colpito Los Angeles ha
provocato l’immediata mobilitazione delle chiese per portare i primi aiuti alle migliaia
di senzatetto. Domenica 23, i
700 membri della «Northridge United Methodist Church», nella valle di San Fernando, si sono radunati per
pregare per gli amici e per i
vicini che hanno perso i loro
cari e le loro case. Il pastore
di quella chiesa, rev. David
L. Richardson, si è rivolto
all’assemblea con queste parole: «Abbiamo un gran bisogno di essere qui oggi per sostenerci gli uni gli altri e per
camminare insieme». La
chiesa di Northridge, rimasta
quasi indenne, sorge a pochi
passi dal luogo di maggior distruzione, nel condominio in
cui sedici persone hanno trovato la morte, travolte dal
crollo dei loro appartamenti.
Nessuno di loro era membro
della «Northridge United
Methodist Church» ma molti
dei loro vicini lo erano, per
cui la chiesa si è trasformata
subito in un centro di accoglienza e di rifugio per i numerosi senzatetto, pur continuando ad essere un luogo di
culto. Il pastore Richardson
ha invitato i sinistrati a dormire nelle aule della scuola
domenicale e ad usare i servizi e la cucina, e i membri di
chiesa si sono immediatamente mobilitati per offrire
camper, stanze e qualunque
altra cosa potesse essere di
aiuto ai loro sfortunati vicini.
Il culto di domenica 23, du
Los Angeles: il condominio di Northridge Meadows in cui sono morte 16 persone
rante il quale molti hanno
raccontato come avevano vissuto i momenti della scossa
sismica, è stato particolarmente partecipato, con un
fervore nelle preghiere e negli inni che da tempo non si
verificava. E così è stato in
molte altre chiese della città
devastata.
Il «Church World Service»,
un organismo di aiuto del
Consiglio nazionale delle
chiese (Ncc), ha lanciato un
primo appello per raccogliere
500.000 dollari necessari a
coprire i bisogni più urgenti
di assistenza materiale e di
cura pastorale. Il Consiglio
ecumenico delle chiese (Cec)
ha già inviato 10.000 dollari.
A livello locale è molto attiva
la «San Fernando Valley Interfaith Coalition» che collabora con oltre 300 chiese nella valle di San Fernando e
che comprende responsabili
cristiani, ebrei, islamici, indù
e buddisti. Questo organismo,
presieduto dal rev. metodista
Allyn Axelton, conosce bene
i bisogni della popolazione
locale, essendo già impegnato
in molti programmi a favore
dei poveri (centri di accoglienza, mense popolari,
ecc.). Nella sola valle di San
Fernando, che ha una popolazione di 2 milioni di persone,
il 30% è costituito da rifugiati, da senzatetto e da operai
agricoli.
Anche il «Southern California Ecumenical Coun
cil», diretto dal rev. David
Fremer, è fortemente impegnato nei soccorsi, in particolare a favore di coloro che rischiano di essere dimenticati
dai vari programmi in atto.
Coordina le azioni delle 18
chiese protestanti, ortodosse e
anglicane che ad esso fanno
capo. Il rev. David Fremer fa
notare come le varie chiese
stiano unendo la gente in una
«catena di solidarietà» in cui
ognuno si preoccupa dell’altro. «Spiritualmente - dice
Fremer - un terremoto è
un’esperienza molto forte
perché è fondamentalmente
fuori dalle nostre mani... esso
crea una comunità di esperienza, in un modo reale e
immediato».
Germania, da alcuni anni, migliaia di persone stanno abbandonando le loro chiese
Le difficoltà delle chiese: calano le entrate
aumentano le critiche alla tassa ecclesiastica
Gli uffici finanziari della
Chiesa cattolica e della Chiesa evangelica in Germania riferiscono che nel 1993 le entrate dovute alla tassa ecclesiastica sono state inferiori di
1.600 miliardi rispetto ai preventivi. Ciò a causa sia della
recessione economica sia
dell’uscita massiccia delle
persone dalle chiese. La punta più alta di questo esodo si
è raggiunta nel 1991, in seguito all’introduzione di un
contributo speciale di solidarietà. In quell’anno 170.000
cattolici e 320.000 protestanti si sono fatti cancellare dalle rispettive chiese.
Il ridimensionamento dello
stato sociale e la caduta del
benessere stanno mettendo in
difficoltà le chiese: ormai
non ci sono più solo i vecchi
liberali incalliti, gli agnostici
e gli atei a lottare contro la
tassa ecclesiastica, anche i
cristiani cominciano a prendere le di,stanze. Aumentano
le di.scussioni sull’opportunità che lo stato si faccia
esattore per conto delle chiese riscuotendo un obolo forzato da parte dei contribuenti,
tanto più che la Costituzione
sanci.sce la netta separazione
fra stato e chiese: e queste ultime si sentono mancare il
terreno sotto i piedi.
In questi ultimi tempi si
sono poi moltiplicate le pro
teste dei fedeli per il modo in
cui talvolta vengono impiegati i fondi di cui le chiese
dispongono. In dicembre
molti fedeli hanno tenuto a
Ferlino una riunione di protesta di fronte all’ex quartier
generale della De della Germania orientale. La Chiesa
evangelica aveva appena
comprato un grosso, centralissimo edificio per farne la
sede dei suoi uffici nella capitale: prezzo dell’operazione
48 miliardi. Un portavoce
della Chiesa evangelica ha
giustificato l’acquisto dicendo che il palazzo si trova nella zona del futuro quartiere
dei ministeri.
A Colonia un affare immobiliare dello stesso genere ha
agitato gli animi dei cattolici
renani. La diocesi ha speso
oltre 75 miliardi per l’acquisto nel centro della città di un
edificio già appartenente a
una banca, da adibirsi a centro per incontri e riunioni.
Si è costituita una «lega
contro l’abuso della tassa ecclesiastica», presieduta da un
pastore luterano di Frema, di
tendenze conservatrici, Jens
Motschmann, il quale ha cominciato a raccogliere gli
esempi di cattivo impiego del
denaro che affluisce nelle
casse delle chiese: fra questi
ha elencato anche le spese
per il Kirchentag del 1993 a
Monaco, costato circa 25 miliardi, di cui 7 di contributi
statali.
Un segno della ipersensibilità dei fedeli nei confronti di
questo problema è dato dal
caso della vescova Jepsen di
Amburgo che ha dovuto rinunciare all’acquisto di una
villa di 200 metri quadrati
che sarebbe stata utilizzata
sia come abitazione, sia per
servizio. Il costo di un miliardo non era poi esagerato, ma
la gente ha protestato ironizzando sulla «sobrietà» della
vescova che pochi mesi prima aveva ipotizzato la vendita di chiese per recuperare
denaro e aveva ventilato la
possibilità di una decurtazione degli stipendi pa.storali per
risparmiare.
Dal 1967 al 1992 le entrate
fornite alle due maggiori
chiese tedesche dalla tassa
ecclesiastica sono più che
quintuplicate passando da
3.000 a oltre 17.000 miliardi
1 anno. In totale le diocesi
cattoliche e le varie chiese
territoriali evangeliche dispongono di circa 35.000 miliardi l’anno (54% la Chiesa
cattolica, 46% la Chiesa evangelica), perché alla somma precedente si aggiungono
7.000 miliardi di contributi
statali di vario genere, 5.000
di entrate ottenute sfruttando
il patrimonio immobiliare e
voci di minore entità. Le offerte spontanee dei fedeli non
raggiungono il 5% del totale.
Questa enorme massa di
denaro serve in gran parte a
coprire gli stipendi degli oltre 350.000 dipendenti delle
chiese (vescovi, preti, pastori, diaconi, operatori sociali,
funzionari, impiegati ecc.), il
resto viene impiegato per attività sociali (scuole materne,
istituzioni per anziani, ospedali, progetti di sviluppo nel
Terzo Mondo ecc.). Gli esperti finanziari delle chiese
fanno balenare il pericolo
che la fuga delle persone dalle chiese e la conseguente diminuzione delle entrate si ripercuota sui più deboli: meno denaro, meno aiuti alle
opere sociali.
In realtà né la «Charitas»
cattolica né il «Diakonisches
Werk» evangelico corrono
alcun rischio: il 70% delle loro spese in questo .settore viene rimborsato o da coloro
che usufruiscono del servizio
o dai servizi sanitari e sociali
pubblici, il 20% è sostenuto
da particolari contributi statali, il 5-7% è coperto da offerte. Dei 40.000 miliardi che
ogni anno vengono spesi nella «diaconia» solo da mille a
duemila miliardi escono davvero dalle casse delle chiese,
non una lira di più.
(Da Der Spiegel )
di cortesia da Billy Graham
Festival del film di Lipsia
Premio della giuria ecumenici
LIPSIA — La giuria ecumenica del 36“ Festival del fil
cumentario e di animazione a Lipsia ha assegnato il suo p
al realizzatore croato Radovan Tadic per il suo film videi]
vere e morire a Sarajevo». Due menzioni speciali sono sU
tribuite a «Isingiro Hospital» dell’olandese Hillie Moleña
«Fiori grigi» del georgiano Wachtang Mikeladse. «Vi\,
rnorire a Sarajevo» va al di là dei documentari di guerra ob
ri, rileva la giuria; con il procedimento della cinepresa soa
va, esso rende la realtà direttamente afferrabile e trasforq
spettatori in testimoni. Questo film non pone al centro le q
stanze bensì gli uomini, e dimostra che la vita è più fortel
morte. Il film «Insingiro Hospital» racconta la storia (ffl
giovane madre di 15 anni colpita dall’Aids in un ospedali
Tanzania. Il film georgiano si interroga sul futuro dei b^
che sono cresciuti senza amore.
Congo: la Chiesa evangelica
chiede la fine delle violenze
BRAZZAVILLE — La lotta per il potere che per tu
1993 ha opposto i partiti presidenziali e quelli dell’oppos^
ha avuto negli ultimi mesi esiti particolarmente cruentil
capitale. Molte voci si sono alzate nel paese per esigere il
immediata delle violenze e il ricorso al dialogo. I pastoril
evangelisti della Chiesa evangelica del Congo hanno sce'
giorno di Natale per interpellare i credenti. Invitano i con|
a «tornare a Gesù Cristo e a fermare la stupidità umana;
scendere le differenze onde salvaguardare la nazione con
se». Da parte loro si impegnano, a fianco delle altre forza
del paese, a riconquistare la pace e l’unità nazionale. Lai
congolese turba gravemente il funzionamento della CI
evangelica: la direzione della chiesa, che è situata a Sudi
città, è chiusa; nel luglio scorso, il Sinodo della chiesa nJ
potuto riunirsi, molti pastori che lavoravano alla direzionai
seminario teologico della chiesa sono stati rispediti nella
regione di provenienza per ragioni di insicurezza a Frazza
In Papuasia-Nuova Guinea
gli anglicani negano
di voler diventare cattolici
LONDRA — In una conferenza stampa tenuta a Londdicembre scorso il vescovo anglicano Paul Richardson
Rongo ha precisato che la sua chiesa intendeva semplicerf
vedere fino a che punto potesse associarsi alla Chiesa cat^
romana pur mantenendo l’identità anglicana e rimanendo I
bro della comunione anglicana. Nel London Daily Telei
del 15 dicembre era apparsa la notizia che la Chiesa anglo
di Papuasia-Nuova Guinea voleva diventare membro d
Chiesa cattolica romana. La stessa notizia era apparsi
Catholic Heraìd che, in prima pagina, annunciava: «Gli a
cani della Nuova Guinea si avvicinano a Roma» e riferivi
la Chiesa anglicana di Papuasia-Nuova Guinea voleva di\
re cattolica romana per via della sua opposizione alPordin
ne delle donne sacerdoti. «Abbiamo sempre precisato che t
no.stra intenzione lasciare la comunione anglicana -ha affa
to il vescovo - volevamo vedere fino a che punto potevama
vicinarci alla Chiesa cattolica di Papuasia».
Namibia: assemblea dei battisi
Stati Uniti: metodisti in visita^
NORTH CAROLINA — Il dott. Donald English, pres:
del Consiglio mondiale metodista e il segretario generale
Joe Hale, sono stati in visita con le rispettive consorti d
niugi Graham, nel North Carolina. Si è trattato soprattu
una visita di cortesia, in cui i due leader metodisti hanno ■
esprimere a Filly Graham la loro stima e l’apprezzameE
nietodismo mondiale per l’impegno profuso in decenni u
vità evangelistica nei cinque continenti. Il dott. English I
cordato di aver partecipato alle crociate evangelisticj
Graham in Inghilterra sin dai primi anni ’50 e ha detto c
questi decenni il mondo evangelico è stato talmente coiij
dalla predicazione di Filly Graham che questi «in un cer
so appartiene a tutte le denominazioni cristiane». Grah™
dimostrato di apprezzare il programma evangelistico che!
todisti intendono attuare, specialmente nei paesi deH’E|
orientale, e ha dato degli utili consigli in merito. Nel 1993
Graham sarà impegnato in una gigantesca campagna di ev
lizzazione che collegherà tramite la televisione e altri mtì,
comunicazione circa 700 grandi città in 130 paesi diversi!
WINDHOEK — Nell’agosto scorso ad Harare, nello i
babwe, in occasione del Consiglio generale dell’Allel
mondiale battista, venne accolta in questo organismo la •
venzione battista della Namibia, formatasi in seguito allí
sione di cinque associazioni battiste diverse (cfr. RifQ
40/93). I battisti della Namibia hanno tenuto la loro asseti
generale annuale il 19 e 20 novembre 1993 ed hanno elet»
me presidente della neonata convenzione dive can Roí,
già presidente dell’associazione meridionale, e come vice
sidente V. Hiliwa, dell’associazione del nord. La convena
della Namibia conta circa 4.000 membri battezzati in 58 clj
e luoghi di predicazione. Nel primo semestre del 1993 cU
stati 360 battesimi.
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L’ecumenismo che si reaiizza a liveiio iocaie e trova impuiso neile assemblee mondiali. Nella foto l’assemblea di Canberra del Consiglio ecuI menico delle chiese
La settimana per l'unità a Ivrea
Fedeltà alla Parola
le fiducia nello Spirito
ALBERTA ALUFFI*
I rapporti fra cattolici e vaidesi a Ivrea sono come un
jfiore sbocciato anzitempo,
destinato ad essere bruciato
jdal gelo o come un bocciolo
|di primavera che porta in sé
la speranza della pienezza e
Ideila bellezza che sarà? In
questo clima delicato e tremante, ma reciprocamente fi1 ducioso e soprattutto fiducioI so in Dio, la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, appena trascorsa, ha avuto
alcuni momenti di particolare
intensità in una liturgia della
Parola, con la presenza della
Chiesa valdese, dell’ortodossa e della cattolica, e in uno
scambio di predicazione tra
valdesi e cattolici; il vicario
della diocesi di Ivrea ha predicato al culto valdese, il pastore valdese di Ivrea alla comunità cattolica di San Giacomo in Rivarolo Canavese.
In questi momenti di incontro
sono stati letti i testi di Isaia
65, 17-25, Giovanni 15, 9-17
e degli Atti (4, 23-35).
Sono rimaste certamente
nel cuore di tutti alcune ricchezze; nella liturgia della
Parola sono emerse le differenze delle tre chiese nei gesti
di fede, nelle preghiere, nei
canti, nei rapporti; ma nella
diversità del rito l’unica fede
scaturiva spontanea ed era
comunicata ai presenti che
accoglievano l’espressione
dell’altro non con curiosità,
ma con amore. Le differenze
sono una ricchezza, una ferita, alle volte, che fa male ma
che ci fa ripensare e ci fa crescere; dobbiamo guardare a
queste differenze con profondo rispetto, ricordando che attraverso di esse lo Spirito del
Signore ci chiama a conversione.
Palpabile poi la forza della
Parola durante la predicazione. Voci diverse, con stili diversi hanno commentato Atti
4, 23-35 e la Parola è risuonata nelle varie liturgie con un
tono che mi è parso sempre
adatto alla comunità a cui si
rivolgeva; allora ho pensato
alla Pentecoste, ricordata da
tutti e tre i predicatori, il vicario Pier Giorgio Debernardi,
il pastore Gianni Genre e il
vescovo Luigi Bettazzi. Ho
ripensato al vento e al trema
re delle mura che gli Atti riportano come immagini
dell’irruzione dello Spirito.
L’invito a credere profondamente nell’opera dello Spirito
Santo in tutte le nostre chiese,
ad annunciare con franchezza
a tutte le genti che Gesù Cristo è l’unico nostro salvatore,
a porre al centro della nostra
vita di fede la Parola di Dio, a
seguire il precetto dell’amore
che ci porta inevitabilmente
alla condivisione dei beni, di
tutti i beni, e alla testimonianza che è annuncio della Parola e donazione di noi agli uomini tutti nostri fratelli, è risuonato con vari accenti unitamente al richiamo alla conversione, alla preghiera
profonda, alla crescita della
coscienza di chiesa come corpo di Cristo, come comunione, come immagine della vita
di Dio; questa chiesa che è
già una e che scomparirà
quando saremo in Dio.
Ho colto con gioia l’esortazione di tutti i predicatori alla
conversione, a perseverare
nella conversione; e per noi
cattolici mi sorregge la speranza che la conversione alla
povertà di beni materiali e alla povertà di potere, iniziata
con fatica ma con forza dal
Concilio Vaticano II, si trasformi via via in un desiderio
talmente forte in tutta la
Chiesa cattolica da diventare
un grido di invocazione perché lo Spirito ci dia forza e
coraggio di rinnovarci.
Veramente è grande e creatrice la Parola! In questi ultimi tempi continuano a risuonare in me alcuni versetti del
Salmo 37: «... non c’è in me
nulla di sano/ nulla è intatto
nelle mie ossa/per i miei peccati» a cui rispondono immediatamente nel mio cuore altri
versetti del Salmo 22 «Il Signore è il mio pastore/ non
manco di nulla» e del Salmo
33 «... i ricchi impoveriscono
e hanno fame/ ma chi cerca il
Signore non manca di nulla».
Dono le mie riflessioni così,
semplicemente, alla mia chiesa e alla Chiesa valdese, come
un seme tra tutti i semi che lo
Spirito Santo ha gettato tra
noi in questa settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.
* resp. ufficio ecumenismo
e dialogo interreligioso della
diocesi di Ivrea
Battisti, valdesi e cattolici a Torino
Liturgìe comuni
e scambio dì pulpiti
DONATELLA SAROGLIA
A Torino la Settimana di
preghiera per l’unità dei
cristiani (Spuc) è diventata un
importante appuntamento di
verifica del lavoro ecumenico
svolto nel corso dell’anno. La
rilevante presenza evangelica
e l’impronta data dal card.
Pellegrino alla diocesi hanno
fatto sì che il dialogo fra cristiani sia sempre esistito, seppur con alterne vicende. Ma si
può affermare che ormai è radicata una vera e propria «tradizione ecumenica», che supera ampiamente i confini dell’
Ottavario; grazie anche al lavoro continuativo del gruppo
locale del Sae (Segretariato attività ecumeniche) che, a Torino, è rigorosamente interconfessionale.
Da due anni a questa parte
la novità più rilevante riguarda la costituzione della Commissione evangelica per l’ecumenismo (Cepe); composta da
valdesi e battisti, si pone come
interlocutore «ufficiale» nei
confronti della cattolica Commissione diocesana per l’ecumenismo e il dialogo con le
altre religioni. Ne è nata una
collaborazione interessante. Il
frutto più significativo è la
preparazione della Spuc, per
la quale rappresentanze delle
due commissioni si incontrano, organizzano il lavoro, si
dividono i compiti.
La formula che ha riscosso
il maggior successo è quella
dei primi due giorni. In essi,
contemporaneamente in 4 o 5
chiese (parrocchie e comunità
evangeliche), le liturgie ecumeniche non sacramentali sono caratterizzate dalla predicazione di un prete e di un pastore. La terza sera è invece
sempre riservata a una conferenza; quest’anno si è scelto
un tema d’attualità: «Etica e
politica, quale il ruolo delle
chiese cristiane», a cui hanno
preso parte Franco Giampiccoli, già moderatore della Tavola valdese, e Mario Berardi,
della Rai di Torino. Per gli altri appuntamenti di preghiera,
gli incontri vengono convogliati su una comunità sola:
una sera cattolica, una sera
evangelica, una sera ortodossa, per assaporare una liturgia
propria della confessione
ospitante. La domenica è de
dicata ad un momento di festa.
Quest’anno, al tempio valdese
di corso Vittorio, una rassegna
di corali cattoliche, evangeliche, ortodosse ha visto un afflusso notevole di pubblico.
Infine la chiusura, per tradizione nel tempio valdese, affidata al Sae. Una liturgia ecumenica con tre brevi predicazioni e un gesto significativo.
Dopo la benedizione del pane
(secondo la tradizione ortodossa) i tre officianti hanno
preso i vassoi e sono usciti dal
tempio, seguiti dall’assemblea. Al suono della fanfara
dell’Esercito della Salvezza
hanno raggiunto il salone attiguo dove si è condiviso il pane, in amicizia. Durante gli incontri la colletta è stata destinata alla raccolta di fondi per
aiuti alla ex Jugoslavia, a significare che l’unità dei cristiani sul piano spirituale deve
tradursi in concreto nell’attenzione verso chi soffre.
Finita la Spuc gli appuntamenti ecumenici continuano
senza interruzione. I teologi
cattolici ed evangelici si sono
già ritrovati al Get (Gruppo
ecumenico teologico), in cui
vengono discusse le più importanti questioni teologiche:
il ’93-94 è l’anno dei sacramenti. Riprendono le attività
del Sae e presto le due commissioni ecumeniche si incontreranno per confrontarsi e per
progettare qualcosa di nuovo.
Viterbo
Un incontro
molto riuscito
Giovedì 20 gennaio la comunità cattolica di Viterbo e la comunità battista di Ronciglione
si sono incontrate in occasione
della Settimana di preghiera
per l’unità dei cristiani. Alla
manifestazione, che si è svolta
alle 17,30 presso la Chiesa del
Gesù, nel capoluogo, hanno
preso parte una sessantina di
persone delle due confessioni.
Il pastore battista Claudio Jafrate ha tenuto l’omelia. Hanno
commentato i testi biblici anche il vescovo di Viterbo,
mons. Fiorino Tagliaferri e il
prof. Giuseppe Danieli.
Iniziative ecumeniche a Mondovì
Ebrei e cristiani
cercano il dialogo
CLAUDIO BO
Con la preghiera comune
in duomo, a Mondovì
Piazza, i cattolici e i protestanti monregalesi hanno
concluso domenica 23 gennaio le celebrazioni della settimana dedicata all’unità dei
cristiani e all’ecumenismo.
Momento intenso di preghiera e di comunione, condotto
dal vescovo di Mondovì,
mons. Enrico Masseroni, e
dal pastore della Chiesa
evangelica del Cuneese, Herbert Anders.
Il pastore Anders ha predicato sul brano degli Atti degli
apostoli che ha dato il tema
alla settimana di preghiera,
un passo che sottolinea l’importanza e la forza della preghiera comune. Mons. Masseroni, invece, ha preso spunto dal Vangelo di Matteo, con
riferimento alla fede nel rapporto fra l’uomo e Dio.
Ma se la settimana ha avuto il suo culmine nelle celebrazioni in duomo, molti altri
sono stati gli appuntamenti
in cui i cristiani (evangelici e
cattolici) e gli ebrei hanno
avuto momenti di confronto
e di dibattito. Infatti l’aspetto
di maggior novità è stato
l’intrecciarsi della Settimana
di preghiere con il dialogo
con gli ebrei, per sottolineare
l’importanza di un ecumenismo che superi l’ambito cristiano e si indirizzi verso altre religioni, prima fra tutte
l’ebraismo con cui il cristianesimo condivide la matrice
biblica. Per questo lunedì si è
svolta una visita alla sinagoga di Mondovì: il dott. Levi
ha accompagnato un nutrito
gruppo di cristiani (evangelici e cattolici) a visitare i locali di culto dell’antica comunità ebraica monregalese.
Assai interessante la conferenza tenuta il sabato dal
dott. Fulvio Ferrano, pastore
della Chiesa metodista di
Alessandria, sul tema: «Siamo in tempi apocalittici?».
Fulvio Ferrano, che è laureato in Filosofia e in Teologia
ed è autore di diversi testi
sulla Riforma, ha affrontato
con decisione e rigore il non
facile tema, illustrando diverse letture dell’Apocalisse,
vari filoni di pensiero del
mondo cristiano in rapporto
alla letteratura apocalittica.
Da una parte il filone che
attende l’Apocalisse come
momento preciso della storia
con cui l’uomo deve confrontarsi, per cui è bene si prepari
e cerchi di prevederne la scadenza. Dall’altra l’atteggiamento più distaccato di chi
vede nella chiesa l’attuazione
del regno di Dio che trionferà
sulle potenze avverse, che
non prevarranno.
Dall’altra ancora una lettura esistenziale per cui tutti i
tempi sono apocalittici e richiedono un impegno costante nella fede e nella lotta.
Ferrarlo propone una lettura
«politica» molto concreta.
Gli imperi degli uomini, i governi oppressivi e tirannici,
le ingiustizie perpetrate
dall’uomo sull’uomo si contrappongono alla potestà di
Dio: il cristiano deve dire il
suo no ai poteri terreni, alla
violenza, alla sopraffazione,
agli abusi, all’inquinamento
e dire invece il suo sì al Dio
della storia.
La settimana per l'unità a Bari
Vìncere ^esclusione
ANNA PORTOGHESE
Il teologo Yaroslav Volf,
autore del saggio apparso
su Protestantesimo 4/93,
«L’esclusione e l’abbraccio»,
non avrebbe certamente immaginato di finire nella
drammatizzazione di un sabato sera, il 22 gennaio, tra
un gruppo di giovani della
Fgei, all’estrema periferia
del capoluogo pugliese.
Il programma della «settimana di preghiera per l’unità
dei cristiani» prevedeva infatti un incontro giovanile
nel quartiere San Paolo, zona
«dormitorio» della città, tra
giovani cattolici, ortodossi e
protestanti in un un’ampia
struttura polifunzionale semisferica; incontro atipico,
che avrebbe visto alternarsi
alle testimonianze le riflessioni, i cori, mimi, preghiere,
semplici coreografie.
Il testo di Volf prende in
esame la pulizia etnica nell’
ex Jugoslavia e l’apparente
insolubilità del conflitto. Cristina, Giovanni, Viviana, Alberto, Daniela si alternano
nella recita del testo che raggiunge toni di profondità
particolare perché il conflitto
non è lontano di qui. Dal San
Paolo si sente il fragore del
mare che sbatte sugli scogli,
lo stesso mare Adriatico che
si tinge di sangue sull’altra
sponda. Il racconto raggiunge il pathos nella descrizione
dell’abbraccio.
Che le religioni debbano
darsi da fare per piantare
l’albero della pace all’interno
del loro giardino, estirpando
le vecchie radici dell’odio e
dell’indifferenza, è quanto
auspicano nel loro intervento
gli studenti della comunità
cattolica di Sant’Egidio, che
pensano a un prossimo incontro di «Religioni per la
pace» a Gerusalemme, città
detta «della pace». Il tema
dell’esclusione e dell’abbraccio corre ancora tra i bellissimi canti di varie tradizioni
religiose della corale ecumenica, diretta da Anna Sinigaglia, della Chiesa battista di
Bari.
Poi, d’un tratto, si esibiscono i ragazzi del quartiere:
sono in due, chiusi in grandi
sacchi neri, raffiguranti
l’uno la città che non comunica, l’altro la periferia che
si sente esclusa dai circuiti
vitali. Ancora una volta 1’
esclusione. Una voce fuori
campo invita a superare
l’estraniamento perché Luna
parte ha bisogno dell’altra e
perché, tolti i sacchi, le sagome nere scopriranno di essere uomini bisognosi di un
abbraccio col «tu» vicino,
col «tu» di Dio.
Tutta l’assemblea ne è presa, e la preghiera del «Padre
Nostro» si fa invocazione e
ricerca di volti. Poi, con uno
sventolio festoso, i giovani si
salutano per un prossimo appuntamento.
4
PAG. 4 RIFORMA
Vita Delle Chiese
venerdì 4 FEBBRAIO
I rapporti con il cattolicesimo della Chiesa valdese di piazza Cavour
Esperienze ecumeniche a Roma
FRANCA LONG
. Signore, ti preghiamo
per quei fratelli e quelle sorelle che non condividono la scelta ecumenica di questo culto e ne sono amareggiati. Rendi noi tolleranti e attenti nei loro confronti; quanto a
loro fa’ che capiscano il senso
di questo incontro nel tuo nome, la ricchezza che nasce
dall’ascolto, le possibilità
aperte per una testimonianza
più efficace».
Così una giovane donna
evangelica ha pregato durante
il culto di domenica 23 gennaio nel tempio valdese di
piazza Cavour; ospite un
gruppo della parrocchia cattolica di Cristo Re col parroco,
don Angelo Arrighini, che ha
tenuto il sermone. I rapporti
fra le due comunità sono ormai consolidati, almeno per
quanto riguarda l’annuale
scambio dei pulpiti. Domenica 30, infatti, alla parrocchia
Cristo Re la predicazione è
stata tenuta dalla pastora Ma
ria Bonafede nel corso della
messa di mezzogiorno.
L’altra comunità con cui i
valdesi di piazza Cavour hanno da molto tempo rapporti
ecumenici, sia nel Coordinamento romano migranti e nella collaborazione al mensile
«Confronti» sia in momenti di
culto, è la comunità di base di
San Paolo. Domenica 16 gennaio, negli ormai «storici» locali di via Ostiense, una delegazione ha partecipato alla festa per i vent’anni della comunità, condividendo la meditazione della Parola e la Santa
Cena con fratelli e sorelle venuti per l’occasione da varie
parti d’Italia a dire la loro solidarietà e il loro affetto all’ex
abate di San Paolo, Giovanni
Franzoni, e alla sua comunità.
Nel quadro della settimana
di preghiera per l’unità dei
cristiani un altro appuntamento per la chiesa di piazza Cavour è stato l’incontro promosso dai giovani del Sae,
(Segretariato attività ecumeniche) la sera di domenica 23.
Nella cappella delle suore
francescane di via Giusti
mons. Clemente Riva ha aperto rincontro dedicato al comandamento evangelico: portare i pesi gli uni degli altri. Il
tema della povertà e delle responsabilità che le chiese hanno avuto, e hanno, nell’accettare le drammatiche disuguaglianze sociali ed economiche
nel mondo è stato il motivo
conduttore delle preghiere, dei
canti e della predicazione.
Quest’ultima, curata dalla pastora Bonafede, ha avuto come testo un inquietante passo
del Deuteronomio (15, 4-11).
Il sermone ha sottolineato lo
scarto tra la volontà di Dio
espressa dal versetto 4 (Se ubbidirete al Signore... non ci
sarà nessun povero fra voi) e
la realtà storica descritta dal
versetto 11 (Ci saranno sempre poveri nella vostra terra).
Dalla tensione fra queste due
dimensioni riceve senso l’impegno per la generosità e la
giustizia a cui siamo chiamati
dalla Parola di Dio.
IL SIE LANCIA UN SONDAGGIO
QUALI INNI PER I BAMBINI?
In previsione dell’uscita di una raccolta di nuovi inni anche per i bambini da utilizzarsi prossimamente come aggiunta all’attuale Innario, il Sie ritiene di interpellare le scuole domenicali per conoscere quali canti, fra quelli già pubblicati sulla
rivista «La scuola domenicale» e sul «Cantiamo a Te», sono conosciuti e utilizzati.
Preghiamo pertanto gli interessati di segnalarli con una crocetta nell’elenco sottoindicato e, eventualmente, aggiungere il titolo di altri canti, fornendo in questo
caso anche il testo e la musica.
Si prega di ritagliare o fotocopiare il modulo e di inviarlo al Sie, via Porro
Lambertenghi 28, 20159 Milano entro il mese di aprile 1994- Grazie.
« s > Si » “****»*•«* 0; S
□ 1. Noi cammineremo per la valle □ 48. È risorto
□ 2. Un fiume in più □ 49. Nel carcere di Filippi
□ 3. A Dio tutto appartiene □ 50. Abbiam coperto la terra
□ 4. La parola del mio Signore □ 51. Credi anche tu?
□ 5. L’ultimo treno □ 52. Come un tempo
□ 6. Te voglio seguir □ 53. Grazie Signore
□ 7. Apri i miei occhi □ 54. Tu, Padre
□ 8. Dio parla ad Elia □ 55. Passeri e gigli
□ 9. Lodi dell’Eterno □ 56. Versetti liturgici
□ 10. Voglio ritornare □ 57. E nato Gesù
□ 11. Là, presso il fiume □ 58. La nave
□ 12. Dio di gioia □ 59. Lampada e luce
□ 13. Dopo la lunga attesa □ 60. Tre tende
□ 14. Vieni, o Salvatore □ 61. Il tuo amore, Dio
□ 15. Cristo è risorto □ 62. Se apriremo i nostri cuor
□ 16. Alleluia □ 63. Signore, ascolta
□ 17. Davide e Golia □ 64. Per ogni dono
□ 18. Salmo di Davide □ 65. Tutti gli anni nasce
□ 19. Eterno è il suo amor □ 66. Tu hai creato
□ 20. Veniamo a te □ 67. Esci dalla tua terra
□ 21. Ubbidire si deve a Dio □ 68. Gerico
□ 22. Continua a predicare □ 69. Tu, Dio mi sostieni
□ 23. Lode a Lui □ 70. Presso il fiume noi sediamo
□ 24. Grazie □ 71. Cantino al Signore
□ 25. Chi è costui? □ 72. Guarda come i fiori
□ 26. La città □ 73. Gesù siamo qui
□ 27. Alleluia! □ 74. Alleluia
□ 28. Let my people go □ 75. Lode a Dio
□ 29. lo sarò con te □ 76. Giona va a Ninive
□ 30. Eravamo schiavi □ 77. Benedetto sia
□ 31. Lasciate che i bambini □ 78. Preparate la via
□ 32. Osanna! □ 79. Soffio del Dio vivente
□ 33. L’avventura di giona □ 80. Alla mia mensa
□ 34. Un amico vero □ 81. Come soffio
□ 35. La lettera di Geremia □ 82. Tutti i bambini
□ 36. Shalom □ 83. Molti bimbi piccoli
□ 37. Padre Nostro □ 84. Non temere
□ 38. 11 figliol prodigo □ 85. Aiutaci ad amare
□ 39. Turto era buono □ 86. C’eri tu? (id. 47)
□ 40. Campana della creazione □ 87. La creazione
□ 4L Con Lui □ 88. 11 sole e la luce
□ 42. Gloria □ 89. Un .sereno Natale
□ 43. Abramo □ 90. Come i magi
□ 44. Oggi è nato □ 91. Padre Nostro
□ 45. Accorrete □ 92. Di buon mattino
□ 46. Betleem □ 93. Zaccheo
□ 47. C’eri tu? □ Altri
Convegno
Religione
a scuola
La Commissione europea
chiesa e scuola (Iccs) organizza la sua prossima Conferenza triennale a Roma dal
25 al 29 luglio, presso la Facoltà valdese di teologia, in
collaborazione con il Servizio
istruzione e educazione (Sie)
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia.
In tutti i paesi d’Europa si
sta sviluppando un dibattito
sul significato e il molo dell’insegnamento religioso nelle scuole. Punto centrale della
discussione è se questo insegnamento debba avere o meno carattere di confessionalità. I processi di laicizzazione e di urbanizzazione in corso in Europa hanno influenza
anche sul ruolo e la posizione
delle chiese e della religione.
Le chiese stanno perdendo o
hanno già perso il loro molo
di guida nella società.
Durante la Conferenza
verrà presentata la posizione
sull’insegnamento religioso
di alcune chiese di «minoranza»; protestanti nell’Europa
del Sud, cattolici in Scandinavia, cristiani in società non
religiose (Est europeo).
Il programma prevede due
relazioni: una del sociologo
A. C. Zijderveld, dell’Università «Erasmo da Rotterdam», che avrà come argomento la nuova presa di posizione delle chiese nei paesi
dell’Europa e sul suo significato per la responsabilità culturale ed educativa delle
chiese. La seconda (prof. Suzanne Heine, docente di Teologia pratica a Zurigo) esaminerà le questioni dal punto di
vista della chiesa e della teologia. Coordinatore della
Conferenza sarà il prof. Ninian Smart, docente di comparazione delle religioni in
California.
La Conferenza si concluderà con un culto ecumenico
in più lingue, con celebrazione della Santa Cena.
L’alloggio è previsto presso la Casa valdese e la Facoltà valdese di teologia. Per
ulteriori informazioni scrivere a: Sie - via Porro Lambertenghi 28 - 20159 Milano;
tei. 02-69000883.
A Cagliari il gruppo di lavoro teologico
Fgeì-chiese
il rapporto funzion
GIORGIO TAGLIASACCHI
Fra il 14 e il 17 gennaio la
Chiesa battista di Cagliari ha ospitato la segretaria nazionale della Fgei, Silvia Rostagno, e Sandro Spanu, studente in teologia. Entrambi,
all’interno della Fgei, impegnati principalmente nel
Gruppo di lavoro teologico
(Grulateo), hanno portato
nuova energia al nostro gmppo giovani e alla comunità
tutta.
Visibilmente emozionati
hanno coordinato la sera del
15 una rifiessione su «Immagini di Dio», alla presenza di
più di trenta persone, tra giovani e meno giovani, i quali
hanno lavorato assieme per
circa tre ore, intense e sentite,
su un argomento che sotto alcuni aspetti ha diviso e non
unito. Porre sul piatto della
bilancia un così scottante argomento, che mette in discussione un Dio onnisciente
e onnipotente, crea nei più
conservatori un rifiuto ad accettare la discussione (problema che in molti casi è alla
base dell’incompatibilità fra
Fgei e comunità). Nella realtà
di Cagliari abbiamo invece
riscontrato la disponibilità assoluta di tutta la comunità a
VENE
risi
Al
dì
discutere e confrontars
questa nuova esigenza
flessione teologica dei gi
ni della Fgei.
A seguito dell’inconti
sabato il culto Fgei ha
specificatamente mess
evidenza le riflessioni p(
nali dei giovani, confroi
con alcuni passi della Bil
Il risultato è stato sorp
dente: vedere la chiesa
piena e coinvolta è stato ej
zionante e bellissimo; vi
figure «storiche» della o
nità ringraziare ed espri
i complimenti sinceri
quanto fatto deve essei
insegnamento, un inciti
to a tutte quelle comunii
hanno rapporti distaccati’
i giovani della propria cl
perché i giovani che (e a
in questi giorni lo hanni
mostrato) vogliono gettai
basi per un lavoro comu
proficuo nel nome del Si
re. Il rapporto tra giova
meno giovani deve conti
re, in una società che dà
pre meno spazio al diati
Silvia e Sandro hanno poi
una testimonianza import
che ora Cagliari deve cu
dire e far maturare. C
questo Dio? La domanda
ce ne fosse bisogno, da
suona più forte.
Servizio rifugiati e migranti
Essere chiese insiemi
Le Federazione delle chiese
evangeliche in Italia (Fcei), tenendo presente il crescente numero di credenti evangelici
esistente fra gli immigrati in
Italia, ha indetto un secondo
convegno sul tema «Essere
chiesa insieme» (il primo si è
svolto nel settembre 1990 a
Ecumene). 11 convegno si
svolgerà dal 15 al 17 aprile
1994 presso il Villaggio della
Villaggio della gioventù a Santa Severa
Campo invernale
LUANA PALLAGROSI
Il campo invernale tenutosi
al Villaggio della gioventù di Santa Severa è stato
senz’altro a carica positiva.
Chi vi ha partecipato è potuto
tornare alla sua comunità o al
suo gruppo giovanile ricaricato per il nuovo anno. 11 tema, i ruoli nella vita e nel
teatro, è stato svolto avvalendosi della partecipazione di
professionisti: Salvatore Intelisano, psicologo, e Luciano
Cannito, coreografo e direttore del teatro Petruzzelli di
Bari e, non meno importanti,
una decina di campisti di diverse parti d’Italia, che hanno
coordinato i lavori.
L’aspetto più rilevante,
probabilmente, è proprio questo: il campo ce lo siamo autogestito; oltre al gruppo di
campisti e coordinatori, quasi
ognuno dei 70 partecipanti
provenienti da tutta Italia ha
svolto un compito nel campo.
Ciò ha fatto sì che le attività
fossero varie, molto partecipate e ben riuscite. Abbiamo
provato a produrre letteratura.
teatro, musica valorizzando i
diversi doni a disposizione.
Ciò che è stato davvero
coinvolgente è l’entusiasmo
generale. Forse questa generazione non è davvero più come quella degli anni ’80. Sin
dal primo giorno ci siamo resi conto di essere un bel gruppo di ragazzi e ragazze con
tanta voglia di divertirsi, ma
anche di condividere tutti gli
aspetti del campo, dall’organizzazione dei lavori alle nottate canterine. Ci siamo proprio divertiti e abbiamo vissuto sul serio la vita di una
comunità. Ognuno dava il
suo e ne sono nate tali amicizie da farci disperare di lacrime il giorno della partenza.
Ho l’impressione di trovare
con sempre maggiore facilità
ragazzi e ragazze che hanno
tante idee, voglia di realizzarle e soprattutto la disponibilità a dare il loro tempo e le
loro energie. Al campo ce
n’erano molti così, e tanti per
la prima volta hanno lavorato
insieme sperimentando quell’unità che viene dalla collaborazione a un progetto.
gioventù, a Santa Severa. I
me già il precedente, qu|
convegno vuol essere un’c
sione di incontro fra i cred
italiani e quelli esteri per i
diare e sperimentare la pi
bilità di vivere la propria 1
insieme. 11 convegno si riv
a tutte le comunità, sia qil
italiane che quelle degli ii^
grati. La questione della)
senza di credenti evangi
immigrati dovrebbe coirti
gere tutti, indipendenteml
dal fatto che nella propria
munità siano presenti o no.|
Il convegno non vuole (
re un evento limitato a qij
tre giorni, ma si inserisc
un processo che ormai
moto da vari anni e del q^
tutte le nostre chiese dov
no prendere atto e farsi
volgere. Il convegno può
sere preparato con iniziti
locali, come già in progti
ma in alcune zone. Il Ser
rifugiati e migranti della 1
è pronto a dare tutto l’a
che possa servire. Si posti
richiedere il programmai
materiale di studio e di
mazione. Dopo il convegn
spera che il cammino pO
proseguire con la Pentecd
’94 a Firenze, dove gli et|
gelici immigrati dovreblJ
diventare più visibili tra ;
In giugno, poi, è previsto
campo su questo tema al
tro ecumenico di Agape.
Per tutte le informazion
volgersi al Servizio rifugi^
migranti della Fcei. Tel. '
483188; fax 06-4828728.
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VENERDÌ 4 FEBBRAIO 1994
PAG. 5 RIFORMA
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I risultati di un'inchiesta nelle chiese battiste italiane
Aumentano le corali, mentre
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ANNA SINIGACLIA
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mma
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nvegn
no po
entea
può
Raccomandato all’attenzione dell’Assemblea
Ucebi 1992 è circolato ultimamente in ambito battista
un questionario sulla musica
nelle chiese, al quale ha risposto una quarantina di comunità di varia consistenza
delle diverse regioni. I risultati di questa piccola inchiesta sono stati poi illustrati al
seminario sulla musica indetto dalla Fcei a Ecumene per
la fine dello scorso novembre. Le domande partivano
dalle necessità riguardanti la
conduzione del culto.
Quali innari usate? Avete
un organista? Un coro? Voci
singole? E poi alcune domande su possibili agganci
esterni quali: La chiesa è
aperta per concerti? Avete
strumentisti qualificati? In
che occasioni suonano? Sono
inseriti nella comunità? Alcuni dei dati emersi meritano, a mio giudizio, di essere
evidenziati.
Innanzitutto l’uso degli innari. È ovvio che il più utilizzato è VInnario cristiano
nuovo; nel 12% dei casi però
esso non è stato adottato dalla
comunità, che canta ancora
con l’Innario vecchio. Quasi
ovunque si aggiungono altre
raccolte di canti: Cantiamo
insieme lei che offre il vantaggio dell’ausilio delle cassette, l’innario Alleluia!, ecc.
Diverse chiese hanno poi
composto delle sintesi da diversi innari.
Salvo rare eccezioni nelle
grandi città, c’è sempre un
solo organista: e in molte
chiese piccole non ce n’è
nessuno. Mentre il loro livello è considerato generalmente buono, il livello del canto
nella comunità viene definito
solo come discreto e si solleva soltanto quando è sostenuto da componenti il coro locale. Confortante il dato che
il 50% delle comunità possiede un coro, anche se talvolta
composto da pochi elementi.
Giustamente il seminario ha
auspicato l’inserimento delle
corali nella liturgia del culto,
per dare una più viva testimonianza a chi entra per la
prima volta in una delle nostre chiese.
Dal questionario risulta che
vi sono 15 voci soliste, di ottimo livello professionale, e 6
gmppi strumentali, di cui uno
solo è inserito regolarmente
nel culto. Esistono poi 4 aggregazioni vocali-strumentali:
1) Bambini e/o giovani con
chitarre
2) Chitarra, violino, voce
sohsta e coro
3) Due chitarre più pianoforte e coro
4) Tastiera, basso, batteria ,
voce,coro.
La musica eseguita da questi vari elementi va dal Gospel al Soni alla musica classica: la prevalenza è però ovviamente di inni e canti di
chiesa, con buono spazio per
gli spiritual. Infine il 30%
delle chiese organizza concerti al proprio interno e il
18% «esporta» la propria
musica.
Il questionario ha dato dei
risultati meno scoraggianti di
quanto si poteva temere: occorre comunque favorire il
ministero della musica perché diventi un servizio per
tutti e da tutti riconosciuto e
accettato.
L’inchiesta suggerisce delle
fasi successive assai ambiziose, che vedrebbero la creazione di cori a livello regionale
supportati da gruppi strumentali (classici) per arrivare poi
a convegni evangelistici musicali, un po’ sullo stile di
«Pentecoste ’94». Proprio per
questo prossimo appuntamento si sta cercando in Puglia di
preparare un coro che proponga anche ciò che di «nuovo» è stato raccolto al seminario, vale a dire composizioni di questi ultimi anni.
Napoll-Vomero
Ebrei e
cristiani
Domenica 23 gennaio giornata comunitaria centrata sul
problema di Israele. Il pastore
Gino Conte, membro della
Commissione per l’ecumenismo, ha sviluppato, sia durante il culto sia in un dibattito
nel pomeriggio, la questione
dei rapporti tra cristianesimo
ed ebraismo. La vera, grossa
questione ecumenica, come è
stato a suo tempo osservato
da Karl Barth, è la frattura
che si è operata già al tempo
della chiesa primitiva tra
ebrei e cristiani. Il Nuovo Testamento registra i primi segni di questa frattura; Paolo
se ne occupa e preoccupa nella sua epistola ai Romani; noi
siamo eredi di una situazione
complessa; non siamo esenti
da colpe e responsabilità anche per quanto riguarda la situazione attuale. Gino Conte
ha anche presentato a grandi
linee la bozza di un documento che la commissione per le
relazioni ecumeniche sta elaborando in vista della discussione al prossimo Sinodo. Il
tempo, sempre tiranno, ha
purtroppo troncato una discussione appassionante.
Pomaretto: incontro di preghiera per l'unità dei cristiani
Un culto in comune nel tempio
Da Abramo alla Gerusalemme celeste: un lungo cammino
spirituale nel quale tutte le
chiese sono inserite: questo è
stato il tema del culto in comune che nel tempio di Pomaretto ha concluso gli incontri
ecumenici sul tema del lavoro.
Il tempio di Pomaretto era
affollato, la sera del 25 gennaio, e la presenza dei gruppi
corali, oltre al suono dell’organo, ha permesso di cantare le
lodi del Signore con una buona partecipazione dei presenti.
Don Silvio Tron, parroco di
Perosa, ha presentato alcune
riflessioni sulla chiesa di
Abramo, con un parallelo molto significativo sul cammino
che le chiese percorrono per
fede, verso un approfondimento del loro rapporto con Dio e
verso una migliore conoscenza
reciproca. Il cammino terminerà con la fine dei tempi, ha
ricordato il pastore Donato
Mazzarella, commentando il
brano dell’Apocalisse che parla della santa città, quando si
aprirà per noi la casa di Dio,
ma ciò ci impedisce di stabilirci oggi nel mondo con la convinzione di possedere la verità.
Al contrario degli incontri
precedenti, gli interventi spontanei sono stati molto scarsi.
Sergio Ribet ha messo in evidenza questo fatto, che rivela
la consapevolezza di avere come interlocutore Dio e non più
forze umane. Perciò Dio rimane enigmatico e non può essere catturato da nessuno che si
ritenga interprete della sua volontà; agli esseri umani rimane
il compito di «asciugare le lacrime» dagli occhi dei fratelli,
credenti o non credenti, che
sono uniti nella stessa dolente
condizione di necessità.
Conferenza del Circolo culturale valdese e metodista di La Spezia
La sofferenza non sì cura con ì farmaci
ELISABETTA SENESI
Il collettivo culturale della
chiesa valdese e metodista
di La Spezia nel suo primo
appuntamento di quest’anno
(21 gennaio) ha organizzato
una conferenza-dibattito dal
titolo «Sofferenza perché»
con la partecipazione, molto
apprezzata dal numeroso pubblico, del prof. Marco Ricca,
primario di medicina del
«Nuovo ospedale San Giovanni di Dio» di Firenze e libero docente della clinica
medica generale dell’università, sempre di Firenze. L’argomento, piuttosto complesso, è stato affrontato con
grande chiarezza dall’oratore
che, sviluppando problematicamente tale tema, ha distinto
in un primo momento il dolore dalia sofferenza. Mentre il
dolore non è altro che un sintomo, un avvertimento che
segnala qualcosa che non va
nel nostro organismo e, in
quanto tale, rappresenta un
importante meccanismo di difesa per il nostro corpo, la seconda è qualcosa di più complesso di cui dolore, ansia,
depressione costituiscono gli
aspetti fondamentali.
Se il dolore è una sofferenza prevalentemente fisica che
ha una funzione organica positiva, per lo meno fino al
momento in cui non diventa
incontrollabile come nel caso
di una malattia grave e incurabile, la sofferenza riguarda
prevalentemente la sfera psichica, spesso difficile da controllare. L’ansia, che ne è una
componente, è quello stato di
disagio la cui causa non è definita, a differenza di quanto
avviene nella paura che è la
percezione, anche vaga, di un
qualche pericolo dal quale è
necessario difendersi. Se
quindi, anche in questo caso,
la paura può essere benefica
in quanto difende l’uomo da
minacce che incombono su
lui, l’ansia può produrre situazioni di difficoltà psichica
più o meno gravi, quali ad
esempio la depressione, la cui
incidenza è purtroppo in forte
aumento nella nostra società
occidentale.
A questo punto il prof. Ricca si è richiamato alle possibili interpretazioni della sofferenza, così come si sono
sviluppate attraverso la storia.
Accanto alla visione di stampo prevalentemente cattolico.
per la quale la sofferenza è
vissuta come strumento di
espiazione e di redenzione,
l’oratore ha messo in evidenza quella corrente di pensiero
che si rifà alla teologia riformata, secondo cui in primo
piano non stanno le sofferenze e l’espiazione, ma la morte
e la resurrezione del Cristo.
Una sofferenza vista come
via per la redenzione (vedi
lettera apostolica «Salvifici
dolori» di Giovanni Paolo II)
non è affatto condivisa dal
pensiero protestante in quanto
al credente non è dato di poter arrivare alla salvezza con
le sue forze, ma solo in virtù
della grazia di Dio.
Una terza visione della sofferenza, peraltro abbastanza
diffusa sia nel passato che
nell’oggi, ritiene il dolore una
punizione divina. E qui l’oratore ha esemplificato con l’atteggiamento che da più parti
si è manifestato nei confronti
del diffondersi dell’Aids; malattia vista come una specie di
peste del secolo, quasi giusta
punizione al degenerare dei
costumi sessuali.
Se poi guardiamo alla
realtà attuale, la sofferenza è
sempre di più percepita come
un disvalore, come qualcosa
da eliminare radicalmente.
Nello stesso momento in cui,
e a ragione, da un lato si è
messa in atto una strategia
sempre più efficace contro il
dolore, dall’altro si tende a
una medicalizzazione sempre
più forte della sofferenza: basti pensare all’enorme consumo di antidepressivi e di ansiolitici. Sembra quasi che
l’uomo di oggi per poter vivere non possa fare a meno di
supporti farmacologici. Questo ricorso continuo ai farmaci produce sicuramente un
impoverimento affettivo
dell’uomo, una limitazione
delle sue capacità emotive e
relazionali.
Il fenomeno, secondo Ricca, è la diretta conseguenza di
un grave problema esistenziale che attraversa l’individuo
nella nostra società e che lo
pone in difficoltà riguardo al
senso da dare alla sua esistenza; il vuoto interiore che
spesso ne deriva, accompagnato dall’assenza di risposte
valide e significanti, è sicuramente il fattore scatenante
della sofferenza e del disagio
sempre più diffusi in una società cosi detta del benessere.
PRAROSTINO — Ha ricevuto il battesimo la piccola Debora
Gönnet di Nella e Sergio; preghiamo affinché Dio benedica
e sostenga questa famiglia. ...
• La comunità si è raccolta intorno alle famiglie in lutto di
Rena Odino, originaria delle Fontanette, e di Aldino
Avondetto, in occasione della loro sepoltura nel cimitero di
San Bartolomeo.
VENARIA — Venerdì 14 gennaio è mancata dopo una lunga
malattia la sorella Luigia Cuci Fantinelli. Il funerale è stato tenuto dal pastore Paschetto nel nostro tempio, lunedì 17.
Nel ricordare la sorella scomparsa la Chiesa battista si stringe con affetto intorno alla figlia Francesca e a tutta la famiglia Spandre.
ANGROGNA — «L’amore perfetto caccia via la paura» (I
Giovanni 4, 18). Con una fresca e sentita predicazione su
questo testo, il nostro membro di chiesa Elio Meggiolaro
ha fatto il suo «debutto». Tutti hanno molto apprezzato le
parole e la testimonianza di Meggiolaro e hanno ringraziato
il Signore per aver suscitato questo dono nella nostra chiesa. Noi ringraziamo Elio per il suo servizio e preghiamo
perché il Signore lo confermi in questa vocazione al ministero della Parola nelle altre nostre chiese, tutte bisognose
di una parola spontanea come la sua.
• Sabato 22 gennaio abbiamo accompagnato rispettivamente
al cimitero di Pradeltorno e a quello del capoluogo Oreste
Simond, da anni residente a Pinerolo che ha voluto essere riportato a riposare in mezzo ai suoi monti dell’alta vai d’Angrogna, e Annette Rivoira, mancata all’età di 89 anni dopo
una vita di lavoro trascorsa accanto al marito Eli (mancato
due anni fa) e ai suoi due figli. Come in occasione del funerale del padre, così anche stavolta sono stati proprio quattro
dei figli di Annette a portarla a spalle al luogo della sua sepoltura, in un ultimo bel gesto di amore filiale. Siamo vicini
con affetto e con la speranza che viene dalla fede ai cari di
questi due angrognini nati e ora sepolti nella nostra valle.
PRAMOLLO — Mercoledì 19 gennaio, nel tempio di San
Germano, abbiamo salutato per l’ultima volta il fratello
Oreste Long (Ciotti). Per molti anni era stato membro del
Concistoro e cassiere; finché la salute glielo ha consentito,
ogni domenica è stato presente al culto: per la sua comunità
è stato un esempio di fede e di rettitudine. Ai suoi famigliari esprimiamo tutta la fraterna solidarietà cristiana della comunità, nella certezza che Dio sarà la loro forza e la loro
consolazione.
PAGLIARA (Me) — Il 27 gennaio scorso, colpito da infarto,
è morto Cosimo Stracuzzi, anziano della nostra piccola comunità. Aveva aderito al protestantesimo in giovane età, in
seguito a contatti avuti con la vicina chiesa di Rocchenere,
e aveva consolidato le sue convinzioni evangeliche negli
anni della prigionia durante l’ultimo conflitto mondiale. Impiegato presso la Centrale del latte di Messina, dov’era analista, ha dedicato il suo tempo libero a curare con dedizione
e perseveranza il gruppo di evangelici che nel dopoguerra si
era formato a Pagliara: un gruppo visitato durante la settimana dal pastore di Messina, ma che si riuniva tutte le domeniche per il culto presieduto da Stracuzzi. I funerali hanno registrato una grande affluenza, segno della stima di cui
era circondato. Gli evangelici di Pagliara, di Rocchenere e
di Messina conservano di lui un grato ricordo, memori
dell’esempio di fede che egli ha dato e della sua predicazione semplice ma piena di sostanza evangelica.
SAN GERMANO — L’Unione femminile ha invitato a uno
dei suoi incontri il dottor Flavio Maina, primario dell’Ospedale valdese di Pomaretto, perché presentasse il lavoro, i
problemi e le prospettive dell’ospedale. È stato un momento
molto simpatico, seguito con attenzione dalle sorelle. In
modo particolare ha colpito l’osservazione che a Pomaretto
non si è ancora riusciti a sviluppare in modo soddisfacente
il volontariato ospedaliero. Questa sarà certo una prospettiva di lavoro su cui le chiese della zona si vorranno incontrare nel prossimo futuro.
• Con gioia annunciamo che si sono uniti in matrimonio
Giorgio Bounous e Silvia Frighi. Ai giovani sposi auguriamo una lunga vita insieme, accompagnati dalla benedizione del Signore.
Nella «Piccola collana moderna»
.. è uscito il n. 72
Valdo Benecchi
I DIECI COMANDAMENTI
, avventura di libertà
Prefazione di Pietro Giachetti
, ,pp 120, 10ill.nl, £15.000
Al Sinai il popolo liberato dall’amore di Dio è Ghia-maio a crescere, a maturare nella libertà, nella responsabilità, nel servizio a Dio e al prossimo. Il
popolo vive un’avventura di libertà orientata dalla
volontà di Dio. I comandamenti: la «Carta costituzionale» per continuare a vivere come popolo libero. Per riscoprire il prezioso contributo che dalle
'«dieci parole».possiamo oggi ricevere nella nostra
riflessione sull’etica. ,,.
vfCiUUfClf lei.
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1-10125 TORINO '
TEL. 011/668.98.04 - C.C.P. 20780102
6
RIFORMA
VENERDÌ 4 FEBBRAIO I994 spec
IL VINCOLO
DEL PAHO
DANIELE GARRONE
Leggi e comandamenti occupano un posto
di grande rilievo nella storia del popolo
d’Israele. I libri del Pentateuco in particolare sono pieni di prescrizioni e di ordinamenti
legali che spesso trascuriamo perché ritenuti
noiosi o comunque legati a una situazione
storica contingente. In realtà, per Israele, il
Diritto non ha solo un valore sociale e istituzionale: esso deriva dalla relazione partico
lare che Dio ha stabilito con il popolo; è
frutto di un patto proposto da Dio e liberamente accettato dal popolo. Riscoprire il valore teologico e spirituale della legge per
l’antico Israele può quindi aiutarci a riflettere sulla nostra situazione presente di cittadini di una democrazia in cui spesso il nesso
tra libertà e legge non è stato sufficientemente avvertito.
Le pagine dell’Esodo che
narrano gli eventi del
monte Sinai sono tra le più
complesse del Pentateuco. Il
testo che noi leggiamo è con
ogni probabilità il risultato
della confluenza di tradizioni
originariamente distinte e risalenti a epoche diverse;
spesso l’interesse degli studiosi si concentra principalmente sull’individuazione di
queste tradizioni e sulla ricostruzione della storia del testo. Tuttavia è innegabile che
il testo, così come lo leggiamo, anche in una traduzione,
abbia una sua coerenza, un’
architettura significativa che
esprime un messaggio preciso che vorrei delineare in
queste righe.
Israele è appena stato testimone e beneficiario della
«liberazione» dalla schiavitù:
«Avete visto quello che ho
fatto agli Egiziani e come vi
ho portato sopra ali d’aquila» (19,4). Il popolo di schiavi che gridava (2, 23ss.) è stato visto e ascoltato da Dio (3,
7-10) che lo ha liberato. Di
più, è stato condotto fino alla
sua presenza: «Vi ho condotto
fino a me» (19, 4). Come già
aveva rivelato a Mosè la sua
decisione di liberare Israele
dall’Egitto (3, 7-10), Dio ora
annuncia il suo proposito di
stipulare un «patto» con il
popolo.
La liberazione
culmina nel patto
I 9 è però una differenza:
la stipulazione del
patto è «proposta» al popolo
e viene realizzata soltanto dopo averne ottenuto il «triplice
assenso». Già questo elemento è assai significativo. La liberazione culmina in un vincolo (il patto); il primo atto
degli uomini liberi è quello di
legarsi a un patto, ma questo
vincolo è assunto nella libertà
e con piena cognizione di
causa, non è subito.
Vediamo, da vicino. «Se
veramente ubbidite alla mia
voce, se osservate il mio patto, sarete fra tutti i popoli il
mio tesoro particolare - tutta
la terra è mia - sarete per me
un regno di sacerdoti, una
nazione santa» (19, 5-6). In
queste poche frasi si condensano il «proposito» di Dio di costituirsi un popolo consacrato - e la «condizione»
posta da Dio di osservare la
sua volontà, vincolarsi al suo
patto. Il Signore di tutti i popoli può riservarsene uno in
modo esclusivo, può destinarne uno a un servizio particolare. Essere «tesoro particolare» di Dio non vuol dire essere gratificati più degli altri,
ma essere oggetto di maggiori pretese da parte di Dio;
Israele non è qui oggetto di
un privilegio ma destinatario
di una vocazione particolare.
Mosè espone al popolo il programma di Dio (19, 7) e il
popolo liberato dà «concordemente» il suo primo assenso (19, 8).
A questo punto viene preparato l’evento della manifestazione della volontà di Dio
(19, 1-25), che avviene in due
riprese: innanzitutto le dieci
parole, il Decalogo (Esodo
20, 1-17), poi un’altra serie di
comandamenti (Esodo 20, 23;
23, 33), chiamata comunemente «libro del patto». Le
«E Mosè salì verso Dio; e l’Eterno lo chiamò dal monte, dicendo: “Di’ così alla casa di Giacobbe, e annunzia questo ai
figliuoli d’Israele: Voi avete veduto quello che ho fatto agli
Egiziani, e come io v’ho portato sopra ali d’aquila e v’ho menato a me. Or dunque, se ubbidite davvero alla mia voce e osservate il mio patto, sarete fra tutti i popoli il mio tesoro particolare; poiché tutta la terra è mia; e mi sarete un regno di sacerdoti e una nazione santa. Queste sono le parole che dirai
ai figliuoli d’Israele”.
E Mosè venne, chiamò gli anziani del popolo, ed espose loro tutte queste parole che l’Eterno gli aveva ordinato di dire.
E tutto il popolo rispose concordemente e disse: “Noi faremo
tutto quello che l’Eterno ha detto”. E Mosè riferì all’Eterno
le parole del popolo»
(Esodo 19, 3-8)
«Poi Dio disse a Mosè: “Sali all’Eterno tu ed Aaronne, Nadab e Abihu e settanta degli anziani d’Israele, e adorate da
lungi; poi Mosè solo s’accosterà all’Eterno; ma gli altri non
s’accosteranno, né salirà il popolo con lui”.
E Mosè venne e riferì al popolo tutte le parole dell’Eterno e
tutte le leggi. E tutto il popolo rispose ad una voce e disse:
“Noi faremo tutte le cose che l’Eterno ha dette”. Poi Mosè
scrisse tutte le parole dell’Eterno; e, levatosi di buon’ora la
mattina, eresse appiè del monte un altare e dodici pietre per le
dodici tribù d’Israele. E mandò dei giovani tra i figliuoli
d’Israele a offrire olocausti e a immolare giovenchi come sacrifizi di azioni di grazie all’Eterno. E Mosè prese la metà del
sangue e lo mise in bacini; e l’altra metà la sparse sull’altare.
Poi prese il libro del patto e lo lesse in presenza del popolo, il
quelle disse: “Noi faremo tutto quello che l’Eterno ha detto, e
ubbidiremo”. Allora Mosè prese il sangue, ne asperse il popolo e disse: “Ecco il sangue del patto che l’Eterno ha fatto con
voi sul fondamento di tutte queste parole”.
Poi Mosè ed Aaronne, Nadab e Abihu e settanta degli anziani d’Israele salirono, e videro l’Iddio d’Israele. Sotto i suoi
piedi c’era come un pavimento lavorato in trasparente zaffiro, e simile, per limpidezza, al cielo stesso. Ed egli non mise la
mano addosso a quegli eletti tra i figliuoli d’Israele; ma essi
videro Iddio, e mangiarono e bevvero»
(Esodo 24, 1-11)
due raccolte di comandamenti costituiscono la base del
patto (cfr. 24, 8).
Giungiamo così alla «cerimonia» del patto (24, 1-11).
Questo brano rappresenta il
compimento del programma
esposto da Dio in Esodo 19,
3ss. Consideriamo dapprima i
vv. 3-8: Mosè riferisce al popolo il Decalogo e il «libro
del patto» (3a). Il popolo dà il
suo secondo assenso «ad una
voce»: «Noi faremo tutte le
cose che il Signore ha dette»
(3b). C’è già una progressione rispetto a 19, 7: ora il popolo non risponde per così dire «in linea di massima» ma
con cognizione di causa, perché ha udito le leggi di Dio.
Il «libro del patto»
Mosè scrive (24, 4) le
leggi che ha appena
esposto oralmente, erige un
altare e colloca dodici pietre,
tante quante sono le tribù. Si
tratta evidentemente di un
simbolo del popolo nella sua
globalità. Segue un sacrificio
(v. 5) del tutto particolare
perché è offerto da laici, oltre
tutto giovani. È vero che a rigore il sacerdozio non esiste
ancora (bisogna attendere i
capitoli 25-31 e 35-40), ma il
fatto che il sacrificio sia offerto da giovani laici non è
dettato da ragioni contingenti.
Alla luce di 19, 6 il fatto assume una forte carica simbolica: in un popolo di sacerdoti, tutti, anche i più giovani
tra i laici, possono celebrare
un atto di culto.
Mosè compie poi una singolare operazione col sangue
delle vittime appena immolate: con una metà asperge l’altare, l’altra la mette da parte
in alcuni bacini. Prima del
completamento della cerimonia, abbiamo il «terzo assenso» del popolo. Non si tratta
di una banale ripetizione, abbiamo una nuova escalation.
11 popolo aderisce al patto
sulla base del «libro del patto» letto ad alta voce da Mosè, cioè sulla base di un testo
scritto e non di un semplice
discorso. A noi potrà sembrare che la formula che esprime
l’impegno del popolo, «faremo e ascolteremo», presenti
una sequenza illogica, ma essa vuole esprimere l’idea che
il vero ascolto è quello di chi
mette in pratica. Un ascolto
della volontà di Dio non seguito dalla sua esecuzione
non è ascolto!
Finalmente la cerimonia si
conclude con un gesto che ha
fatto scorrere fiumi d’inchiostro: Mosè «asperge il popolo» con la metà del sangue
che aveva messo da parte.
Quale sarà mai il significato
di questo rito singolare? Vuole esprimere un legame «di
sangue» tra Dio (rappresentato simbolicamente dall’altare)
e il popolo (raggiunto dal
sangue)? Oppure il rito è simile a quelli che accompagnavano in antichità la stipulazione di patti? In questo caso il sangue rappresenterebbe
simbolicamente il castigo
(sorte cruenta) che incombe
sugli eventuali trasgressori
del patto. Credo tuttavia che
il parallelo più stretto e la
ii&IHIllliíiiliífé: #ì
Le alture del monte Sinai
spiegazione più probabile si
trovino all’interno della Bibbia. C’è un altro caso in cui
degli uomini vengono toccati
con del sangue: la consacrazione dei sacerdoti (Esodo
29, 20ss. e Levitico 8, 22ss.).
Siamo al pieno compimento
di Esodo 19, 6, il «sacerdozio
universale». Non solo i giovani offrono sacrifici, ma tutto il popolo è «consacrato»
con un rito che evoca quello
previsto per i sacerdoti. Israele è ora una «nazione santa
(cioè appartata per Dio), un
popolo di sacerdoti».
I versetti 9-11 introducono
un’ulteriore progressione.
Mosè, Aronne e due suoi figli
e 70 «eletti» (v. 11), scelti tra
gli anziani di Israele, salgono
sul monte Sinai e sono ammessi alla «visione di Dio»
(seppure da sotto il pavimento su cui egli sta eretto), senza però morire. In 33, 20 sarà
detto a Mosè stesso che l’uomo non può vedere «il volto»
di Dio e rimanere in vita. I 70
anziani sono certo degli «eletti», ma stanno a rappresentare tutto il popolo: se Aronne e i suoi figli possono evocare il futuro sacerdozio, i 70
anziani evocano la componente laica del popolo. Come
in futuro i sacerdoti, così ora
tutto Israele è ammesso ad
avvicinarsi a Dio: «Un regno
di sacerdoti, una nazione
santa». Esodo 24 rimane una
sorta di «vetta» in tutto il Pentateuco, forse addirittura una
sorta di «paradiso perduto».
Ben presto ci sarà l’erezione
del vitello d’oro, la rottura del
patto (Esodo 32). Il patto sarà
ristabilito da Dio (così come
c’è un patto anche dopo
l’uscita dal giardino dell’
Eden, Genesi 9), ma ci sarà il
sacerdozio e Israele non sarà
più ammesso «direttamente»
alla presenza di Dio.
«Fare e ascoltare»
la volontà di Dio
In che rapporto sta Esodo
19-24 con quello che segue? Più che della successione di due «epoche», si tratta
della tensione tra due possibilità: da un lato ciò che Israele
diventa quando Dio gli dona
la sua libertà e quando il popolo accoglie il servizio che
Dio gli affida; dall’altro ciò
che Israele può continuare ad
essere grazie al perdono di
Dio. Il «progetto di Dio» è in
tensione con ciò che il popolo
fa nella sua autonomia. Perché non pensare che, di fronte
al lettore, le due possibilità
siano per così dire contemporanee e che, in fondo, la prima voglia prevalere sulla seconda? Dove Israele (ma anche la chiesa) riceve la libertà
e la vive «facendo e ascoltando» le cose che Dio ha detto,
dove la libertà è vissuta nel
vincolo del patto, lì si realizza Esodo 24, lì ci sono giovani che offrono il culto a Dio,
un popolo intero di sacerdoti,
laici e sacerdoti che salgono
insieme al monte di Dio. Esodo 24 è raccontato più come
promessa che come dimensione perduta.
Riscoprire il nesso tra
libertà e legge
Esodo 19-24 esprime una
connessione paradossale.
La liberazione culmina nel
vincolo a una legge; la legge
è data nella libertà e, come
vedremo, per la libertà. L’uomo libero vive la sua libertà
nel servizio alla volontà di
Dio, Dio chiama al suo servizio uomini e donne che ha liberato. Non c’è spazio, in
questa dialettica, per la libertà intesa come arbitrio, come totale assenza di limiti e
come azione senza criteri e
neppure per una legge schiavizzante.
Tra le molte linee di rifleÉ
sione che da qui possono svi:
lupparsi (anche attraverso 1
Nuovo Testamento) vorrij
proporre concludendo un pi'
rállelo (spero non troppo ardi,'i
to) con la situazione delle nffl i
stre democrazie. Anch’es^
vivono di un legame profon#
tra libertà e legge. Nascom;
da una liberazione, voglionr
essere emancipatorie, eppua.
il loro atto costitutivo è l’ad®
zione di una legge, di ut®
Carta fondamentale. La 13
bertà scaturita dall’emancip®
zione dev’essere trascritta if
un patto. Così, ad esempio, il
prologo della Costituzione
gli Stati Uniti d’America, :
culmine dell’elencazione d®
beni che si vogliono salva*'!
guardare stabilendo la Cosffl
tuzione, parla significativi'!
mente di «assicurare le beni
dizioni della libertà a né
stessi e alla nostra posterità^
non a caso riecheggiando :
linguaggio biblico. Il nessi
tra liberazione, libertà e leggi
che Esodo 19-24 evidenzia,!
dunque un tema suggestivOanche per la nostra riflessioni
di cittadini di una democrazi^'
Non è azzardato pensati;
che tanti guai del nostro pai'
se derivino anche dal fattiche la dialettica biblica trf
libertà e legge ha avuto scaiii
sa incidenza nella religiositi'i,
degli italiani. Il riscoprilÉi
questo nesso può essere ui
nostro contributo spirituali^
alla ricostruzione dell’Italia, f
i
1
Signore nostro Dio
Tu che hai davanti agli occhi
le nostre libertà senta altro criterio
che il nostro mtere,sse particolare
insegnaci ad impegnarci nel pàtio.
Tu che hai davanti agli occhi
le nostre leggi arbitrarie
ei nostri legalismi sofiàcanti
donaci la tua libertà
ed insegnaci a vivere in essa.
Libera i nostri cuori e le nostre menti,
rendici capaci di servire te con riconoscenza
e il nostro prossimo con responsabilità.
Amen
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In ca
Case
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il diri
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Fondato nel 1848
Di fronte alla crisi
La solidarietà non esclude
la ricerca della giustizia
Solidarietà: è un concetto che sentiamo sempre più utilizzare intorno a noi. Se ne parla a proposito del rapporto
Nord-Sud, quando ci si vuole rapportare a soggetti più
sfortunati di noi, agli ultimi, a quelli che non hanno diritti.
I «contratti di solidarietà» sono diventati la risposta a una
crisi industriale che riguarda ormai quasi tutti i settori, di
solidarietà si parla e si cerca di metterla in pratica verso i
profughi dell’assurda guerra in Bosnia. Ma sarebbe forse
meglio operare affinché vengano superate le ingiustizie e
le sofferenze a cui rispondiamo con la solidarietà? Il dizionario chiarisce che si tratta di «sentimento di fratellanza, di
vicendevole aiuto, materiale e morale fra i membri di una
società o di una collettività». Apriamo, con alcuni interventi pubblicati a pagina 3, un possibile dibattito sul valore e sul concetto stesso di solidarietà.
VENERDÌ 4 FEBBRAIO 1994 ANNO 130 - N. 5 LIRE 1300
I giorni delle elezioni si
avvicinano. Nelle Valli
come altrove cresce la febbre
elettorale e intanto continuano i sondaggi e le inchieste
elettorali. Di alcuni di essi i
mezzi di informazione ogni
tanto propongono spezzoni,
altri invece sono «riserva privata» dei politici i quali li
interpretano a volte anche un
po’ liberamente; da ogni
parte c’è comunque l’esigenza di sapere, di valutare, di
informarsi. Il sondaggio in
sé, se è fatto correttamente, è
un mezzo civile e utile di
informazione. Ma sovente
tutto questo non si verifica in
maniera soddisfacente.
Spesso quello di fronte a
cui ci troviamo è già un’interpretazione del sondaggio, è
VERSO LE ELEZIONI
SONDAGGI?
DAVIDE ROSSO
un riferimento ad esso.
Spesso a fianco del sondaggio o dell’inchiesta compare
un commento che fa riferimento ad alcuni aspetti del
sondaggio, ma non ci è dato
di conoscerlo. Solo visti nella
loro completezza, con tutte le
informazioni eie chiavi interpretative necessarie a capirli,
i sondaggi e le inchieste sono
uno strumento utile, altrimenti possono diventare addirittu
ra dannosi. Bisognerebbe abituarsi a porre maggiore attenzione ai dati prima di passare
ad ascoltare le analisi che su
di essi vengono fatte. Una
cattiva analisi, infatti, può
giustificare delle posizioni
prese, può far nascere idee
sbagliate nella gente, può in
sostanza influenzare i comportamenti, e non solo quelli
elettorali; a meno che non sia
proprio questo uno degli
scopi, più o meno celati, del
sondaggio stesso.
Se il sondaggio è uno strumento moderno che può aiutare la libertà di opinione,
bisogna in sostanza evitare
che diventi un limite alla
libertà stessa. Bisogna dunque armarsi di un buon senso
critico, non tanto contro il
sondaggio in sé, quanto contro le interpretazioni che ci
vengono proposte e i riferimenti di comodo che a volte
si possono cogliere con una
lettura superficiale.
Dobbiamo saper sfruttare
meglio i mezzi di informazione come il sondaggio o
l’inchiesta, ma essendo bene
attenti a che i dati siano completi e non funzionali a qualche tesi preconfezionata.
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Piemonte
2.000 miliardi
di investimenti
nel 1994-96
«800 miliardi di lire di
fondi comunitari, statali e
regionali che genereranno
investimenti complessivi per
oltre 2.000 miliardi. Questo il
risultato che abbiamo ottenuto e che offriamo agli operatori pubblici e privati della
provincia di Torino, compresa una parte del capoluogo,
del Verbano-Cusio-Ossola e
della valle Scrivia». L’assessore regionale all’Industria e
al Lavoro, Giuseppe Cerchio,
ha espresso soddisfazione per
la ripartizione dei crediti indicata dalla Cee per le aree a
declino industriale e sottolinea che «in un momento di
grave crisi per Torino e per il
Piemonte si tratta di una
forte opportunità che dobbiamo ora cogliere operativamente individuando progetti e
programmi adeguati, utili,
quantificabili e di un certo
respiro».
Il finanziamento comunitario assegnato al Centro-Nord
Italia è di 684 milioni di Ecu
(circa 1.300 miliardi di lire)
per il triennio 1994-96.
Considerato che le tre aree
riconosciute alla nostra regione rappresentano circa un
terzo di quelle italiane, al
Piemonte giungeranno da
Bruxelles circa 400 miliardi nei prossimi tre anni.
Siccome il contributo comunitario attira una quota corrispondente di cofinanziamento, tra Stato, Regione e enti
pubblici saranno mobilitati
altri 400 miliardi. «Si può
quindi dire - ha precisato
Cerchio - che nelle zone a
declino industriale del
Piemonte sono ipotizzabili
nel prossimo triennio investimenti per circa 2.000-2.500
ntiliardi, tenuto conto che le
risorse pubbliche genereranno e favoriranno anche l’attivazione di investimenti privati, segnatamente da parte di
piccole e medie imprese industriali e artigiane».
Mercato del lavoro e istruzione sono due realtà inscindibili anche nel Pinerolese
Istituti secondari: scuole di disoccupazione?
Occupazione e istruzione:
un binomio che pare sempre
più inscindibile e con il quale
occorre fare i conti ogni anno
di più. Nel futuro del mondo
del lavoro c’è sempre meno
spazio per persone con basso
livello di istruzione e sempre
più le opportunità saranno
riservate a chi ha saputo
dotarsi di adeguata formazione. Sarà inoltre importante
avere la necessaria capacità
di riciclarsi poiché ben difficilmente chi entra oggi nel
mondo del lavoro potrà pensare di mantenere lo stesso
posto per tutta la vita. Di
tutto questo si sta prendendo
sempre più coscienza e i
dibattiti si stanno ripetendo.
Le Valli denunciavano fino a pochi anni fa una descolarizzazione elevata, tassi di
proseguimento scolastico
ampiamente sotto le medie
nazionali; è cambiato qualcosa? I dati più recenti ci
dicono che il distretto scolastico più «disastrato», quello
di Porosa Argentina, ha sfiorato nel 1992 un tasso di scolarizzazione del 50% (era del
42% cinque anni prima),
mentre analoghi o più signi
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Luserna San Giovanni: i’istituto tecnico «Aiberti»
ficativi aumenti denunciano i
distretti di Torre Peilice, ora
al 62%, e di Pinerolo, quasi
al 65%. Il tasso di proseguimento per distretto evidenzia
un certo livellamento, avendo il distretto di Porosa quasi
raggiunto la vai Pollice al
livello del 73%.
Ma le scelte scolastiche dei
giovani (che proprio in questi giorni vivono questi delicati momenti) si orientano in
base alle opportunità di lavoro ovvero esiste una forma di
collegamento fra scuola e
attività produttive? Sulla
base delle iscrizioni alla
prima classe questo non è
così evidente. Sono raddoppiati gli iscritti alla scuola
agraria di Osasco, e questo
può andare in linea con la
tendenza ad occupare persone nei settori forestali e della
tutela ambientale anche se al
momento mancano ancora le
risorse agli enti locali; ma se
confrontiamo i dati dell’area
pinerolese con quelli regionali ci si trova di fronte a
valori elevatissimi nel settore
alberghiero e commerciale;
quale sarà la sorte dei 219
iscritti al primo anno dell’alberghiero nel ’93-94? E
quella dei 212 neoaspiranti
ragionieri e dei 176 iscritti
alla prima geometri?
Sono queste effettivamente, come spesso si dice, scuole di disoccupazione oppure
un po’ di cultura in ogni caso
può sempre tornare utile? E i
licei, che denunciano un calo
di interesse ad eccezione del
settore linguistico, non potrebbero essere proprio quegli istituti in grado di fornire
una conoscenza generale che
garantisce successive possibili correzioni di rotta?
Il mercato del lavoro prosegue la sua crisi e se risulta
evidente come si entra sempre più tardi nelle attività
produttive, chi entra attraverso i contratti di formazione
sono per lo più giovani fra i
19 ed i 25 anni, ma con appena il diploma della scuola
dell’obbligo. E gli altri?
Andranno a ingrossare le file
della schiera di iscritti al collocamento che a fine ’93 contava circa 7.000 persone, per
il 70% composto da donne.
Dopo «l’emancipazione» concessa da
re Carlo Alberto il 17 febbraio 1848, che
ha riconosciuto loro i diritti civili e politici, i valdesi si sono posti più volte il
problema di una loro rappresentanza
diretta nel Parlamento. Tra il 1848 e il
1897 ci sono state venti elezioni col
sistema del collegio uninominale. Fino al
1861 i valdesi delle Valli erano divisi in
due collegi: quello di Bricherasio e quello di Perosa. Per l’elezione del primo
Parlamento italiano nel 1861 i collegi
elettorali furono modificati e il collegio
di Bricherasio comprese i mandamenti di
Bricherasio, Luserna, Torre Peilice, San
Secondo, Perosa e Perrero, cioè tutte le
valli valdesi. Gli elettori valdesi ammessi al voto erano però solo qualche centinaio; aveva piena cittadinanza politica
solo chi aveva compiuto 25 anni di età,
era in grado di leggere e scrivere e pagava almeno 40 lire di imposte annue.
Nel 1882 il numero dei valdesi aventi
diritto al voto triplicò, dato che la nuova
IL FILO DEI GIORNI
DEPUTATI
_____________GIORGIO GARDIOL____________
legge elettorale allargava il diritto di
voto a chi aveva compiuto 21 anni, ma il
collegio delle valli valdesi fu modificato
e le Valli finirono in Torino IV.
Il primo deputato valdese fu Giuseppe
Malan, eletto nel 1850 nel collegio di
Bricherasio. Malan, unico protestante del
Parlamento subalpino, si sedette tra i
deputati del centrosinistra e nei suoi
interventi parlamentari sostenne la
necessità della separazione tra lo stato e
le chiese, il riconoscimento della libertà
di coscienza e di religione, il matrimonio
civile. Fu rieletto per altre due legislature, nel 1853 e nel 1857. Nel 1853 il
generale Beckwith ne sostenne reiezione in quanto in quella legislatura si
sarebbero dovuti discutere la modifica
del codice per i «culti acattolici» e il sussidio ai valdesi.
Dal 1860 al 1886 non fu eletto nessun
valdese. Il collegio di Perosa elesse
Cesare Bertea, un avvocato, e quello di
Bricherasio il generale Filippo Brignone,
il marchese Emanuele di Rorà, l’avv.
Luigi Tegas, il generale Giovanni
Battista Enrico Geymet. Nel 1886 fu
eletto Giulio Peyrot, un industriale di
Torino di orientamento conservatore, che
partecipò alla buona riuscita dei festeggiamenti del bicentenario del Rimpatrio.
Morì nel 1896.
A sostituirlo, nel 1897, fu eletto il
pastore valdese Enrico Soulier, rappresentante della destra che però era sostenuto anche da alcune società operaie.
Soulier, che era originario di Pramollo,
fu confermato deputato per altre quattro
legislature.
In Questo
Numero
Uomo e montagna
L’agricoltura, specie
quella montana, è da anni
in difficoltà, spesso per
colpa di norme che ne
penalizzano le opportunità
obbligando sempre a puntare sulla quantità. Ma l’agricoltura è anche un modo di
garantire la presenza dell’
uomo in montagna e occorrerebbe incentivarla; la
Confederazione italiana
agricoltori ha presentato
una proposta di legge di
iniziativa popolare per
rilanciare il ruolo del settore come attività produttiva.
Pagina li
Sistema SANITARIO
Con il 1994 cambia la
mappa della sanità pubblica; fine dei bollini, nascono i farmaci divisi per
fasce e per età dei fruitori.
Dal 1“ gennaio però ci
sono già stati alcuni cambiamenti che non facilitano la comprensione delle
nuove norme su chi deve
pagare, come e cosa.
Cerchiamo di spiegare i
nuovi meccanismi della
sanità.
Pagina II
Mutuo soccorso
Nel Ì848 a Pinerolo
nasceva la «Società degli
Operai»: era la prima lega
di assistenza reciproca,
nata dopo l’abolizione del
divieto' di associarsi. Ora a
Pinerolo un’interessante
mostra propone le bandiere delle Società di mutuo
soccorso.
Pagina in
Pinerolo calcio
Finisce con tre espulsi e
sei ammoniti la partita del
Pinerolo con il Pietrasanta,
ma alla fine i biancoblù
conducono in porto la vittoria e mantengono il loro
terzo posto in classifica.
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PAG. Il
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Uno scorcio di Viiiar Peiiice
SI RICORDANO LE PRIME VITTIME CIVILI DEL NAZIFASCISMO — Esattamente 50 anni fa si registravano
in vai Penice le prime vittime civili della barbarie nazifascista: il 3 febbraio a Bobbio veniva ucciso, in azione di
rastrellamento, un ragazzo di 18 anni; il giorno dopo la zona dell’Inverso Roland! di Torre Pellice vedeva l’incendio
di molte case da parte dei fascisti; in altre parti del paese
ancora incendi alle case. Ma la giornata viene ricordata
soprattutto per l’uccisione di nove vittime civili: l’episodio più grave accadeva a Fra d’ Gay, ancora nell’Inverso
di Torre Pellice. In quegli stessi giorni veniva presa la caserma della milizia a Bobbio Pellice e venivano catturati i
primi ostaggi, fra loro diversi insegnanti del Collegio valdese, a Torre Pellice. Per ricordare quei fatti l’Anpi di
Torre Pellice, in collaborazione con i Comuni di Bobbio e
Torre Pellice, organizza alcuni momenti pubblici sabato 5
febbraio; alle 15, omaggio floreale al cippo che ricorda i
fatti di Pra d’ Gay e alle 16 commemorazione ufficiale
presso il municipio di Torre Pellice.
VENTO FORTE, CADE LA VECCHIA CIMINIERA — Il
forte vento dei giorni scorsi, invece di portare un po’ di neve anche nella parte bassa delle valli, ha causato alcuni inconvenienti: brevi interruzioni nell’erogazione dell’energia
elettrica, caduta di qualche albero e, a Villar Pellice, della
vecchia ciminiera simbolo della manifattura produttrice di
feltri ex Crumière.
FRALI: NUOVO ASSESSORE — Dimessosi l’assessore
Giulio Peyrot il Consiglio comunale, riunitosi venerdì
scorso 28 gennaio ha votato in sua sostituzione Claudio
Richard. Tra le decisioni assunte l’approvazione di un piano di edilizia convenzionata che prevede la costruzione di
tre nuovi condomini nei pressi della discoteca di Frali.
NO ALLA CHIUSURA DEGLI UFFICI POSTALI —
L’amministrazione comunale di Angrogna ha preso la
scorsa settimana posizione contro il progetto di ristrutturazione delle Poste che avrebbe come immediata conseguenza la chiusura dei piccoli uffici montani. Il documento approvato all’unanimità dal Consiglio comunale esprime solidarietà ai lavoratori postali impegnati contro tali propositi e la volontà di opporsi in ogni modo possibile alla cessazione di un servizio essenziale per la popolazione di un
comune esteso su un vastissimo territorio montano. Nel
frattempo è in pubblicazione presso il Comune e la sede
della Comunità montana il progetto preliminare di variante del piano regolatore; fino all’11 febbraio sarà possibile
prenderne visione in orario di ufficio e fino al 13 marzo
chiunque potrà presentare osservazioni e proposte di pubblico interesse, da redigersi in carta da bollo oltre a cinque
copie in carta libera e consegnare presso l’ufficio tecnico
della Comunità montana.
LA SOCIETÀ CIVILE PINEROLO — L’amministrazione
comunale di Pinerolo ha organizzato per il 1993 una serie
di incontri sul tema «La società incivile» in cui si parlò di
mafia, razzismo, emarginazione; ora prende il via un nuovo ciclo, questa volta dal significativo titolo «La società
civile». Il primo appuntamento è previsto per giovedì 3
febbraio, alle 21, presso l’auditorium di corso Piave, e
avrà per oggetto «Le nuove regole per le istituzioni». Interverranno il sindaco di Torino, Valentino Castellani, e il
docente universitario Gustavo Zagrebelsky.
ATTIVITÀ DEL GRUPPO TEATRO ANGROGNA — Il
Gruppo teatro Angrogna intende promuovere, in collaborazione col Servizio cristiano di Riesi, il Roegen téater
(Danimarca) e il Centre culturel di Cucuron (Francia), una
manifestazione artistica e culturale, nel periodo 23 luglio5 agosto 1994, denominata «Pace, giustizia, ambiente».
L’iniziativa, pensata nell’estate del ’92, il giorno dell’assassinio del giudice Borsellino da parte della mafia quando i gruppi erano per una manifestazione teatrale in Danimarca, vuole essere una testimonianza di solidarietà per
chi, in una zona di frontiera per l’Europa dei popoli, si
batte per un mondo più giusto. Una novantina di persone,
circa trenta per gruppo, si imbarcherà il 23 luglio da Genova alla volta di Palermo; nei giorni seguenti vi saranno
momenti di spettacolo, incontri e dibattiti che culmineranno in un meeting a Riesi il 29 e il 30 luglio. Ne! frattempo
il Gruppo sta lavorando alla preparazione di un nuovo
spettacolo, una sorta di «Amarcord» degli anni che vanno
dalla Resistenza alla caduta del Muro di Berlino ed è perciò alla ricerca di vestiti (da uomo e donna) degli anni ’40
e ’50. Chi intende collaborare può mettersi in contatto con
Jean-Louis Sappè presso il Centro culturale valdese di
Torre Pellice (0121-932566).
E Eco Delle ¥illi ¥ìldesi «
Riforma dei sistema sanitario
Chi paga le medicine
dal 1-gennaio?
LUCIANO MOSELLI
Il 1° gennaio è cominciata
con precisione svizzera la
cosiddetta riforma (per qualcuno rivoluzione) del servizio sanitario nazionale, annullando la precedente che
tanto era costata dal punto di
vista dei mezzi e delle persone impiegate.
Quella dei bollini è stata
una manovra macchinosa e
dispendiosa che però, da un
punto di vista strettamente
economico, ha dato i suoi
fmtti. Se nel 1992, infatti, si
erano spesi per la sanità
14.490 miliardi, per il 1993
la spesa dovrebbe aggirarsi
sui 12.500 miliardi. Il governo conta di spendere nel ’94,
in questo ambito, 10.000 miliardi. Ora, aumentando la
spesa per ovvi motivi, come
pensa il governo di poter risparmiare? Lo vedremo nel
prossimo autunno, quando
presumibilmente i fondi andranno alla fine.
Sono state abolite le fasce
di reddito e si è passati a una
suddivisione per età. Coloro
che hanno meno di 10 anni e
più di 60 pagano 5.000 lire
per ricetta per i farmaci mutuabili, cioè per quelli compresi nelle fascie A e B. Chi
è tra i 10 e i 60 anni paga
5.000 lire per ricetta per i
medicinali di fascia A e il
50% del prezzo di quelli in
fascia B. I farmaci in fascia
C sono a totale carico di tutti. Solo quattro categorie di
persone non pagano nulla:
gli invalidi civili al 100%,
gli invalidi per servizio di 1°
categoria, gli invalidi di
guerra di categorie da 1 a 8 e
gli indigenti. Chi ha un’invalidità civile del 100% deve
rivolgersi all’Ussl di appartenenza, chiedendo che il proprio codice sia modificato in
50C: non facendolo si troverebbe a pagare il ticket.
Chi paga per intero un medicinale, non deve pagare
null’altro che il prezzo al
pubblico del farmaco stesso:
niente 5.000 per ricetta, dunque. Chi ha un’esenzione per
patologia può continuare ad
avere sei farmaci prescritti
per ricetta, purché siano
quelli della «terapia cardine».
Per quanto riguarda la diagnostica e le prestazioni specialistiche, le tre categorie di
invalidi prima citate non pagano nulla; chi è sotto i 10
anni e sopra i 60 e gli altri invalidi, pagano 5.000 lire a ricetta; i soggetti in età intermedia pagano le prestazioni fino a 100.000 lire.
Infine chi ha un’esenzione
per patologia paga 5.000 lire
a ricetta solo per le prestazioni correlate alla patologia
stessa.
Assemblea provinciale Confagricoltori
Una proposta di legge
per l'agricoltura
MAURO GARDIOL
un momento non sempliFvce per organizzazioni di
categoria come la Coldiretti
che da un lato abbandona il
tradizionale connubio con la
De (o partito popolare) e
dall’altra, in attesa di nuove
identità, deve fare i conti con
un preoccupante calo di adesioni.
Per contro l’altra organizzazione agricola massicciamente presente sul territorio
delle Valli, la Confederazione italiana agricoltori, sta
raccogliendo nuovi consensi
e si sta attrezzando anche a
proposte di gestione del territorio. La scorsa settimana si è
svolta a Chivasso l’assemblea provinciale che ha fra
l’altro consentito di presentare un’importante proposta di
legge di iniziativa popolare
dall’impegnativo titolo «Ristrutturare il territorio, potenziare l'agricoltura per costruire un’Italia nuova».
«La confederazione italiana agricoltori - dice il presidente provinciale, Lodovico
Actis Perinetto - intende raccogliere 50.000 firme a sostegno di questa proposta di
legge; si tratterebbe di una
legge assai innovativa che
vuole affrontare i problemi
della ristrutturazione del territorio e del potenziamento
per uscire dalla crisi. Vogliamo cioè puntare a un impegno politico professionale
volto a creare le condizioni
necessarie per il rilancio
dell’economia e della qualità
della vita valorizzando pro
prio l’agricoltura come elemento centrale per il mantenimento del territorio. Stanno
aumentando i fenomeni di
concentrazione urbana, di degradazione delle zone industriali, di crisi delle periferie
e di sviluppo delle infrastrutture dei trasporti che alla
fine incentivano la mobilità e
favoriscono la concentrazione della popolazione in aree
ben determinate a svantaggio
di altre, specialmente quelle
montane e collinari, creando
nuovi problemi di difesa del
suolo. La legge che proponiamo segna una svolta individuando l’agricoltura come
funzione primaria».
Al di là di queste dichiarazioni di principio, quali sono
gli elementi essenziali e concreti della proposta di legge?
«Noi prevediamo che ci si
possa dotare di due nuovi
strumenti - continua Actis
Perinetto -: un comitato
scientifico al quale affidare il
compito di definire una “carta nazionale per l’u.so del territorio” e un'autority nazionale che abbia il compito di
verificare la compatibilità di
tutti gli interventi sul territorio. Ai governanti vogliamo
chiedere più attenzione verso
l’agricoltura, meno assistenza ma neppure indifferenza.
Alle organizzazioni che rappresentano le imprese minori
chiediamo di collaborare con
questa iniziativa proprio per
avviare un rilancio della produzione; da parte nostra saremo impegnati al massimo per
raggiungere l’obiettivo delle
50.000 firme».
La neuropsichiatria infantile all'UssI 43
Cercasi specialista
per i bambini
CARMELINA MAURIZIO
Da circa due mesi il servizio di neuropsichiatria
infantile dell’Ussl 43 è senza
neuropsichiatra; il titolare,
dott. Carlo Frizzi, ha chiesto
un anno di aspettativa a partire dallo scorso novembre a
al suo posto, a parte una breve parentesi di una sostituta
che poi ha vinto un concorso
altrove, non c’è nessuno; qual
è la situazione?
«Stiamo cercando disperatamente un sostituto per il
dott. Frizzi - dice il coordinatore sanitario dell’Ussl, Gianni Rissone - ma è veramente
difficile superare gli ostacoli
creati dalla normativa nazionale dell’incompatibilità tra il
prestare servizio ospedaliero
e in altre strutture pubbliche.
Per quanto ci riguarda stiamo
sondando tutte le graduatorie
possibili, ma fin qui abbiamo
solo avuto risposte negative;
stiamo valutando la disponibilità di altri specialisti».
Se da un lato c’è un discorso più ampio che tira in ballo
una legge nazionale e che di
fatto penalizza i consultori e i
servizi sociali, dall’altro c’è
la volontà di far funzionare
comunque un servizio, senza
causare troppi disagi agli
utenti.
«Con la mia collega - spiega la psicoioga Renata Bot
tazzi - abbiamo deciso d
durre parzialmente alcun
nostri impegni in mod
garantire ai piccoli ut©
alle loro famiglie la tutel
casi che abbiamo in ca
Comunque dobbiamo ]
carico anche dei casi nuij
che ci si presentano e cher
si possono rimandare in al
sa di un nuovo specialisffl
tuttavia un nuovo neurM
chiatra non arriverà, sa^
presto costrette a dirotta?
Pinerolo alcune situazion
Il servizio di neurops^
tria infantile in vai Pel
che da qualche anno pres
sua consulenza in più ca
della tutela matemo-infai
rischia in questa situazioi
essere fortemente penali
to; i disagi già si stanni
cendo sentire e potrebbe!
velarsi più sensibili, ma]
do gli sforzi compiuti
nalmente dagli operatori.
In questo senso si colli
va interpretata la lettera cl
capo istituto della scuola b
dia di Lusema San Gio’
e Torre Pellice ha inviati
centemente alla Comui
montana-Ussl 43 per sai
come potrà continuare la a
laborazione sin qui costd
fra il servizio di neurofl
chiatria e la scuola, che èl
turalmente uno degli uti
più importanti e coinvolti a ¡
assiduità.
Posta
Luoghi
montani
incontaminati
Riteniamo che ci siano pochissimi luoghi montani (e
non solo) che riescono a
mantenere la loro bellezza e
tranquillità senza che questi
vengano disturbati e inquinati da moto e auto o che l’ambiente venga rovinato, danneggiato, se non distrutto,
dalle ruspe per formare nuove e sempre più lunghe piste
da sci, creando ampie zone
alberghiere, piccole città, per
avere sempre più il massimo
dei divertimenti e del comfort, senza mai uscire così
dai ritmi, dalle mode, dai rumori delle piccole e grandi
città. Non temiamo impianti
sciistici al Pra, ma temiamo
sicuramente per la sua pace e
bellezza, per una minacciata
tranquilla e piacevole «escursione», che crediamo si possa definire passeggiata anche
per i non allenati.
Perché bisogna sempre ricorrere all’automobile, questo
mezzo di cui oggi non sembriamo riuscire a fare a meno? Si comincia con i permessi, poi con la navetta, per
poi arrivare a chissà che cosa
(oppure lo si può anche immaginare). Si spendono miliardi per gli spot sull’educazione e protezione dell’ambiente: ma dov’è il nostro impegno? Dove finiscono le nostre ideologie sull’ecologia?
Un altro esempio è il Barbara. Piccolo ma gradevole
luogo, fornito di ampio parcheggio, si riesce comunque
ad arrivare in auto fin quasi al
rifugio, parcheggiando le auto lungo la strada o addirittura nei prati (dal parcheggio al rifugio sono tre minuti
a piedi...). Dunque proteg
mo realmente l’ambiente
cando noi stessi. La mo
gna esiste per essere pero
a piedi, oggi anche in me
tain bike, non per essere
giunta in ogni punto da pi
malici, asfalto e cemento.
Perciò il servizio di na^
potrebbe essere utilizzatoli
persone con problemi mpl
in modo da permettere Ifi
una giornata di svago; ^
troppo si parla molto di «
improprio della pista e
navetta. Baldi giovani dii
trambi i sessi trovano pi "
con relativi bagagli, sul
zo meccanico. E questi
piccolo insignificante sej
che in quanto tale non
vrebbe causare danno
che la pista c’è, il mezzoii
re, usiamoli !
Non vogliamo biasi
coloro che tramite una stri
raggiungono con meno
gi i luoghi di alpeggio; ^
sono loro a procurare d0
irreparabili. E il pericolo
viaggia sul sempre più sol
filo del «benessere», m(
tra virgolette: la baita risB
turata che finisce nelle ni
sbagliate, il terreno vendi
allo speculatore, che profl
te posti di lavoro, beness
per molti, (magari ha il]
dorè di non dire «per tutti
a cascate. Peccato che in^
cuni casi le stesse possi
essere cascate di cementOif
bitume, di gas di scarico,
di che inorridire a quanto]
brutto si può insinuare
una piccola strada sterri
con un’innocua navetta-,
conche di montagna seti
da strade carrabili ce ne s0>
migliaia!
Salviamo quanto rimani
gioco lungo sarà meglio f
tutti.
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Sud,
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NOTIZIARIO DELLA FEDERAZIONE GIOVANILE EVANGELICA ITALIANA
DISOCCUPAZIONE: BASTA LA PAROLA?
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Dall’ultimo film di Gabriele Salvatores,
Sud, ricaviamo l’intuizione che attraverso la
lente della “questione comunicazione” è possibile Isolare e leggere un aspetto importante
della “questione disoccupazione”. L’epilogo di
Sud è racchiuso nell’urlo - “lavoro! lavoro!” sparato ne! buio da Ciro i! disoccupato, ormai
braccato dalia polizia: la rivolta dei disperati è
sedata, resta un grido, un fuoco di pistola e
un lampeggiante blu a segnalare l’emergenza.
C’è una questione di “registro” che chi interviene sul tema disoccupazione deve porsi.
Il terreno è scivoloso e la demagogia incombente: i tamburi di Taranto e il fumo nero dei
copertoni bruciati a Crotone accompagnano
un rap rabbioso partorito dalla bile operaia di
chi di parole ne ha ascoltate già troppe. Il
dramma occupazionale si sente facilmente, lo
si sente sulla propria pelle e su quella del
prossimo, di un conoscente, di un’amica, di
un familiare, di una sorella o un fratello di
chiesa. Certo, rispetto a qualche decennio fa,
visivamente la percezione è più difficoltosa:
“Le condizioni economiche generali rendono
assai più difficile percepire fisicamente la presenza del disoccupato intorno a noi, che pure
intuiamo e sappiamo esistere”.iTra occhio e
parola è quest’ultima ad assumere un rilievo
politico e sociologico fondamentale: si è innanzi cioè alla questione del dire la disoccupazione, poiché la parola può certo graffiare e
spezzare, trascinare, svegliare e liberare, ma
anche promettere e ri-ordinare, razionalizzare
ed in-cantare.
E di incanto, assuefazione e digestione del
problema da parte della società italiana deve
trattarsi se è vero quanto scrivevano due sociologi nel 1986: “Quando più di due milioni e
mezzo di disoccupati convivono con altrettanti
doppio lavoristi...; e quando il sistema sociale
sembra in grado di tollerare tassi di disoccupazione che dieci anni fa sarebbero stati
esplosivi, allora vuol dire che la parola disoccupazione ha mutato il senso originario: non
vuol dire più la stessa cosa, non descrive più
la medesima situazione”^. Erano gli anni in
cui Craxi, capo del governo, affermava che la
“nave Italia” procedeva sicura. Le cifre sono
quasi identiche a quelle di oggi: è l’emergenza che è divenuta ordinarietà? Nel nostro
Paese i senza lavoro restano infatti oltre
2.500.000: per l’ottobre 1993 il tasso di disoc
cupazione italiano, secondo l’Istat, supera
ri1%. Disaggregando il dato emerge il carattere squilibrato e selettivo del fenomeno disoccupazione: il tasso diventa del 18,9% per
il Mezzogiorno, del 9,8% nel Centro, del 6,8%
nel Nord. Nell’Italia meridionale un individuo
su cinque è disoccupato (1 donna su 4 e 1 uomo su 6)3. Sembra poi che le previsioni più
accreditate non lascino scampo: la quota dei
senza lavoro è destinata a crescere in Italia e
in tutta l’area dei paesi più ricchi.'*
Eppure il problema semantico segnalato
da Accornero e Carmignani - cosa significa
oggi la parola disoccupazione? - non nasconde solo un problema di individuazione e misurazione del fenomeno - chi sono e quanti sono i disoccupati? Nel linguaggio degli analisti
un individuo in età da lavoro può essere occupato, disoccupato, sottoccupato, inoccupato, inattivo, mentre la stessa parola “disoccupazione”, sulla bocca degli economisti, può
accompagnarsi ad aggettivi come “involonta
rebbe liberarsi di lacci e laccioli retorici e urlare di stare buoni e zitti, e che ormai bisogna
abituarsi a considerare la quota di disoccupati
come “fisiologica” e strutturale al sistema Italia; e chi si affanna a far passare la parola
chiave: “flessibilità”, “mobilità”, “modello Volkswagen”, ecc.; altri ancora innestano il dramma nella commedia: come quando “gli economisti argomentano che per combattere la disoccupazione occorre ridurre l’inflazione... e
poi si scopre che il paese europeo dove negli
anni ‘80 la disoccupazione è salita più in fretta è la Germania, quella cioè dove l’inflazione
si è portata nel frattempo al minimo”.^ Persino
il sacro iinkage tra sviluppo delle forze produttive e incremento dell’occupazione sembra
essere entrato in crisi di fronte agli attuali modelli produttivi: “il trend di quest’epoca è (ottenere) la stessa produzione con un minore numero di addetti”.8 Si balbetta e si brancola
quindi, tra spezzoni di analisi e misure tampone.
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n° 1 febbraio
V. 1994 J
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ria”, “volontaria”, “strutturale” o “frizionale”. La
griglia di senso che ne vien fuori risulta estremamente complessa. Non è la banale questione del sesso degli angeli: come qualche
anno fa sottolineava l’economista Salvati passando al vaglio il programma del Ministero del
Lavoro, “la mancanza di un’analisi di com’è
fatta la disoccupazione costituisce una lacuna
grave”, anzi un impedimento al varo di qualsivoglia efficace politica occupazionale.®
A livello di comunicazione politica, il fenomeno disoccupazione è stato spesso trattato
tra retorica ed enfasi: il problema non è il
quanto, ma il come se ne parla.® C’è chi vor
NUOVA REDAZIONA?
E' nata la redazione napoletana del Notiziariof
Dunque, Ciro deve muoversi al buio, e
questo buio dfeve subirlo. Il lampeggiante blu
illumina la trattativa emergenziale tra governo
e le parti sociali sui cosiddetti “ammortizzatori”: quale barella porterà via Ciro ferito e gli altri disperati come lui? Il prepensionamento, la
cassa integrazione o l’indennità di disoccupazione?9 E cosa ne sarà di coloro i quali non
riusciranno mai ad accedere ad un inquadramento contrattuale e a conquistarsi “il diritto
alla barella”?
Per tanti ragazzi e ragazze della fgei l’orizzonte oscuro della prospettiva (dis)occupazionale è una realtà incombente. Il prossimo
campo studi nazionale potrebbe essere l’occasione per raccontarsi e, nel contempo, per
poter imparare a dire la crisi occupazionale
del nostro Paese.
Pasquale lacobino (Firenze)
note
1) A.Accornero, F.Carmignani, ¡paradossi
delia disoccupazione. Il Mulino, Bologna
1986, p.35
2) Ivi, p.151.
3) l’Unità, 24 dicembre 1993.
4) Per la cittadella Europa il botto di fine
anno è arrivato dal rapporto semestrale
dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo
Sviluppo Economico (OCSE): per il 1994 si
prevede per i 18 Paesi dell’area Ocse-Europa
un tasso di disoccupazione dell’11,4% (a fronte del 10,7% del 1993), destinato a toccare
quota 11,5% nel 1995: tra due anni circa 22
milioni di individui in età da lavoro saranno alla ricerca di un impiego. Per l’area Oese nel
suo complesso, quella cioè relativa ai 24 Paesi aderenti, la cifra dei senza lavoro prevista
per il 1994 arriva a quota 35 milioni (nel 1985:
32 milioni in totale e oltre 19 milioni per l’area
europea). Lo stesso rapporto attribuisce al
tasso italiano una previsione di crescita: dal
10,2 del 1993 aH’11,1 del 1994, per poi toccare ri 1,6 nel ‘95. Cfr. la Repubblica del 21 dicembre 1993.
5) M.Salvati, // dubbio dello scemo del villaggio, in Micromega, n.1, 1996, p.101.
6) Cfr. A.Accornero, F.Carmignani, op.cit.,
P.48 e ss.
7) Ivi. Ricordiamo che si ha inflazione
quando i prezzi in media aumentano. Il riferimento è alla Germania Occidentale preunificata. E’ curioso notare che anche per l’Italia,
negli ultimi anni, si è presentato questo andamento a senso inverso tra tasso di inflazione
(diminuito e contenuto) e tasso di disoccupazione (in aumento). Per un approfondimento
del rapporto tra i due tassi si veda un datato
ma ancora prezioso saggio di F.W.Scharpf,
L’economia politica dell’inflazione e della disoccupazione in Europa occidentale, in,
G.Pasquino (a cura di). Le società complesse, Il Mulino, Bologna 1983, pp.87-199.
8) G.Marchetto, Il lavoro nella società crudele, in. Il cerchioquadrato, supplemento a il
manifesto àe\ 12 dicembre 1993.
9) Il decreto legge sull’occupazione del 7
gennaio 1994 stanzia 1.500 miliardi di lire per
aumentare l’indennità di disoccupazione e
quella di cassa integrazione, per estendere la
cassa integrazione alle aziende con un numero di addetti compreso tra 15 e 50, per finanziare 17.000 prepensionamenti nel settore siderurgico (10.000 per l’Uva), per incentivare la
flessibilizzazione dell’orario di lavoro. Cfr. i
quotidiani dell’8 gennaio 1994.
Il 23 gennaio (una bellissima giornata di
sole!) ci siamo incontrate a Napoli con la redazione di Torino e, oltre a pianificare assieme il lavoro che ci aspetta, abbiamo avuto
un’utile occasione di valutazione del lavoro
svolto fino a questo punto.
Da questo numero in poi ci troverete dentro Riforma non più ogni due mesi ma ogni sei
settimane; ed è da questo numero che le due
redazioni cominciano a lavorare assieme.
Perché una nuova redazione a Napoli?
Sicuramente ci sono motivazioni di ordine
logistico. La mozione approvata dallo scorso
Congresso parlava chiaro: il Notiziario piace,
si vorrebbe averne ancora e di più... ma sarebbe stato difficile mettere in cantiere un incremento del Notiziario senza pensare parallelamente di potenziare le forze che ci lavorano. La presenza di due redazioni, dislocate a
Napoli e Torino, dovrebbe facilitare i contatti
con i corrispondenti e i collaboratori e sgrava
re i redattori e le redattrici torinesi da un bel
po’ di lavoro.
Attraverso questa operazione speriamo
anche di riuscire a dare maggiore visibilità alle attività che i gruppi Fgei svolgono localmente. A volte siamo noi stessi/e a sottovalutarne l’importanza! Se tutto quello che riguarda convegni, campi, rapporti internazionali,
trova ampio spazio in articoli e resoconti, ci
pare che non sia sempre così per ciò che riguarda la vita quotidiana dei gruppi. Pensiamo ai gruppi aderenti alla Fgei, ma non solo:
ci sembra importante dare più voce alle realtà
giovanili delle nostre chiese legate solo da un
sottile filo alla Fgei o per niente vicine.
A questo proposito, dal prossimo numero
chiederemo di volta in volta a due gruppi di
presentarsi. Saranno graditissime fotografie!
La redazione napoletana
(Deborah, Emma, Luta, Marta e Nunzia)
10
^ AUTOGESTIAMOCI
VERSO UNA GIUSTA DIREZIONE
Campo invernale a Santa Severa
Non c’è cosa migliore che iniziare un nuovo anno con la carica giusta.
Le sensazioni che ci hanno lasciato quei 4
giorni, a cavallo tra il 1993 e il 1994 a Santa
Severa, dovranno bastarci fino al prossimo
appuntamento, regionale o nazionale che sia,
o quanto meno, saranno stati utili per alimentare la consapevolezza che come giovani siamo in possesso di idee, capaci di iniziativa,
pronti a responsabilizzarci. Una consapevolezza che va rinforzandosi, grazie alla fiducia
e agli spazi che ci vengono offerti da chi crede al valore del contributo che i/le giovani delle nostre realtà evangeliche possono dare.
Sicuramente sono stati giorni di festa, ma
prerogativa giovanile è quella di provare la
propria costruttività di analisi e di studio in un
ambiente di costante voglia di socializzazione
e divertimento.
Il tema del campo, vissuto in un continuo
Gioco di Ruoli, ci ha portato ad immedesimarci nell’ALTRO/A che incontriamo nelle realtà
di tutti i giorni: la famiglia, la comunità, il lavoro.
Si è cercato di capire meglio il nostro rapporto con Dio, immedesimandoci in alcuni
personaggi biblici.
Abbiamo scritto delle Pieces teatrali su dei
personaggi storici per sperimentare i ruoli in
scena.
Validi collaboratori sono stati Salvatore Intelisano (Psicologo) e Luciano Gannito (Coreografo), ai quali vanno i nostri ringraziamenti oltre che per il loro apporto, anche per la loro capacità di coinvolgimento di tutti i partecipanti al campo.
Il nostro intento nel conoscere meglio gli
altri e noi stessi, potrebbe esserci d’aiuto per
una più efficace comunicazione personale
con l’esterno.
Da sottolineare la molteplice provenienza
dei partecipanti al campo; Sardegna, Sicilia,
Campania, Lazio, Umbria, Toscana, Liguria,
Piemonte, Lombardia, Friuli, per un totaie inaspettato di 70 persone. La maggior parte dei
campisti/e inoltre, aveva partecipato nella
scorsa estate o al campo Cadetti o al campo
Giovani. Questo non ha creato alcuna incompatibilità, anzi tutti insieme abbiamo vissuto
ogni momento del campo.
Anche quest’anno l’ultimo giorno è stato
dedicato alla Formazione Quadri. In particolare sono state fornite tecniche di animazione.
L’augurio è che il gruppo di giovani staffisti/e
che organizzano campi invernali o estivi, diventi sempre più vasto per garantire una continuità coerente con il nome del Centro che ci
ospita; Il Villaggio della Gioventù.
Emanuele Troiani (Roma)
Vi ricordate il gioco del “Se fosse... “!
Se fosse una parola, sarebbe... AMICIZIA!
Se fosse un gesto, sarebbe... un ABBRACCIO! Se fosse un luogo, sarebbe... SANTA
SEVERA!
Quando quest’anno ho deciso di partecipare per la prima volta ad un campo invernale,
ho sentito dentro un forte desiderio.
Il nuovo anno doveva avere un inizio diverso, qualitativamente intendo!
Doveva essere un inizio speciale per un
anno speciale! L’idea di poter fare come tante
altre mie amiche: trascorrere la sera dell’ ultimo dell’anno “incartata come una caramella”
(per chi conosce Baccini) in giro per locali,
nella speranza di Incontrare “l’uomo della propria vita”, mi rattristava molto.
Volevo presentarmi al nuovo anno con un
paio di jeans strappati, suole consumate, insomma, vestita in maniera ordinaria, ma con
dentro una grande ricchezza.
Quello che cercavo erano cose semplici:
amicizia, affetto, un po’ di cultura e persone
Vi vogliamo così!
non “anonime” con le quali condividere delle
emozioni.
Nessuna delle mie aspettative è stata delusa. S. Severa si è rivelato davvero quel luogo
“magico” descrittomi da alcuni/e amici/che.
Vedere ragazzi e ragazze che con estrema
semplicità mettevano a disposizione del campo la propria disponibilità e competenza, mi
ha lasciata piacevolmente sorpresa; abituata
come sono a fare i conti con quel “grande
freddo” della vita quotidiana.
Al ritorno, nel mio zaino non c’era solo
biancherìa sporca, ma il sorriso, la gioia, il calore, la voglia di vivere, la cultura che settanta
persone mi hanno trasmesso.
I canti, i cori, le parole mi risuonano ancora
dentro accompagnate da! ricordo di volti che
mi sembra di conoscere da sempre...
Ma un coro, tra tutti, mi risuona più forte;
quello dei/lle ragazzl/e sardi/e : “VI VQGLIAMQ CQSI’I” Anch’io “Vi voglio cosi’!”.
Convegno giovanile alle Valli
V>
Il 15 e II 16 gennaio, rispettivamente sabato e domenica, alla foresteria di
Bobbio Penice si è svolto un
congresso organizzato dalla
giunta EGEI-Valli.
Il tema del convegno,
prendendo spunto dagli ultimi fatti accaduti nelle scuole
Italiane, è stato suil’autogestione, e più precisamente
se questa può essere appiicata, e se sì dove.
Per rispondere a questi quesiti la giunta ci
ha proposto due giochi, che hanno costituito i
momenti più intensi del convegno. La partecipazione, rispetto alle aspettative, è stata piuttosto... mediocre. La ragione per cui moiti/e
ragazzi/e non hanno partecipato, è che hanno
preferito andare a sciare, quindi sicuramente
possiamo scusarli (!?!#?!)! Lasciamo stare
questo discorso che è meglio!!
Comunque nel convegno erano rappresentate tutte le valli, quindi lo scopo della FGEIValli che è proprio queilo di fare incontrare i/le
giovani evangelici/che delle diverse vallate, è
stato raggiunto.
Il convegno è iniziato con un gioco di presentazione, che in sostanza voleva far abbinare una persona ad una canzone.
Dopo ia presentazione abbiamo iniziato il
primo dei due giochi di cui parlavo sopra, che
ha coinvolto tutti/e I/le partecipanti In discussioni (a volte molto accese!), e occupato tutto
il pomerìggio, compresa parte della serata ..
resto della serata-nottata è proseguito all’Insegna di musica Jazz e poesia. La musica è
stata suonata da un complesso locale che ha
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suonato fino a tarda notte, mentre le possi
sono state recitate in una breve parenti^
(purtroppo!) da Roberto, Luciano e Pier Paci
che oltre a poesie di autori famosi, hanno n
citato delle proprie composizioni. ,
Il culto domenicale è stato eseguito da n
ragazzi e ragazze e in particolare la med|
zlone è stata fatta da Patrick, trovando inj
cuni passi biblici... il modo di rimanere in tein
con l’autogestione. Bravo Patrick!!!
Nel pomeriggio si è fatto il secondo g/o(jj
Questo è stato un gioco di schieramenti c
ha suscitato dei dibattiti molto interessanti..
Da tutto questo siamo riusciti a trarne fi
che l’autogestione non è sempiice da appfn
re, soprattutto nelle grandi istituzioni, ec|,
praticamente impossibile autogestire uno
to. Probabilmente sarà così, però il nos|i
convegno ce lo siamo gestito in modo im^l^
cabile, anche se questo è stato possibile
zie soprattutto alla giunta EGEI che ha fasi
un ottimo lavoro e che vi dà appuntamem'
per il 4,5 e 6 marzo ad Agape per un con®
gno sulla MAFIA. 'i
Roberto Di Bernardini (Torre Pe//«^
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LA TOSSICODIPENDENZA
Convegno della Fgei Triveneto
Donateila Daino (Torino)
Il 27-28 novembre si è tenuto a Venezia ii
convegno FGEI del Triveneto. Vi hanno partecipato circa 40 persone ed è stato affrontato
lo spinoso problema della tossicodipendenza.
Sono intervenuti il pastore Castelluccio, il dottor Morpurgo ed una psicoioga, il cui apporto
è stato particolarmente apprezzato e che lavora in una comunità di recupero di Venezia.
L’argomento trattato è fra i più complessi e
discussi, tanto che c’era il pericolo di cadere
in luoghi comuni, cosa che si è riusciti ad evitare grazie agli stimoli offerti dai relatori e
aH’entusiasmo dei partecipanti.
E’ difficile determinare il motivo per cui un
SUD: I DIREHORI D'ORCHESTRA
Campo invernale a Bethel - alcune riflessioni di un campista
Ma chi sono i direttori d’orchestra? La nostra ricerca ha inizio nel momento stesso in cui ci accorgiamo di non essere più disposti a lasciarci sballottare dagli eventi, dalla volontà altrui e dal caso.
«Il Sud è sempre stato così e così rimarrà per sempre», è una frase ricorrente... Dobbiamo evitare di accettare le cose con rassegnazione, dobbiamo
agire e non soltanto reagire, dobbiamo combattere la nostra indifferenza e
quella degli altri, dobbiamo evitare di danzare al passo deH’abitudine.
Il nostro Sud è paragonabile ad una vera e propria orchestra composta da
numerosi strumenti, molto diversi tra loro. Alcuni sono più prepotenti e hanno
tendenza ad imporsi, altri riescono a trovare raramente lo spazio per esprimersi, altri ancora sono scordati ed ogni volta che entrano in scena ci fanno
fare brutte figure. Ci sono dei passaggi che escono mglio, altri un po’ meno,
ma non dipende dal caso, né dalle stelle: dipende soprattutto da noi. Quello
che il più delle volte non sappiamo è che siamo noi tutti (senza alcuna distinzione) I direttori d orchestra e a volte siamo I peggiori nemici di noi stessi.
Amos Carri (Cerìgnola)
\
ragazzo od una ragazza arrivino a far uscì
stupefacenti, troppe sono le cause e un gri
rilievo hanno le vicende individuali perchéi
possa tracciare un identikit delle persone ali
schio.
Tra i fattori scatenanti sembra si possa cdl
locare la mancanza di affetti, di ideali, oi
uno scopo nella vita. E’ la sensazione di vili
to interiore e l’impossibilità di comunicare ed
qualcuno a spingere molti verso la droga. Té
fragilità sono caratteristiche dell’adolescen»
ed è proprio questa l’età in cui si hanno i prii»
approcci con la droga.
Se arduo è individuare i motivi che portai*
alla tossicodipendenza, ancor più complessi
è trovare una via d’uscita. A lungo abbiarr*
discusso se la fede può essere un’ancora é
salvezza, ma ci siamo trovati concordi nel dii*
che la risposta che ognuno deve trovare è d>
sì personale che se per alcuni Dio può riempt
re il vuoto di affetti e ideali, per altri la religi*'
ne può essere inutile o addirittura d’ostacolo.
Pare comunque assodato che per usciti
dal tunnel della droga sia necessario ritrovai*
lo spazio per se stessi, il rispetto per la prf
pria persona e quindi la capacità di rela#
narsi con gli altri.
Ciò che è triste è che per decidere di usot
re dalla tossicodipendenza bisogna aver toO
cato il fondo della propria disperazione; I*
persone che entrano in comunità hanno difaé
alle spalle in media dieci anni di eroina.
Molti altri sono stati gli argomenti discussitra cui appena accennato quello del proibizié
nismo. Numerosi gli stimoli offerti da ques»
convegno, che ci ha lasciato tutti più ricchi.
Isabella Mica (Verottsl
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Vi ho beccati! Siete voi quelli che ogni anno si chiedono se sia possibile passare delle
vacanze estive “alternative”, all’estero, senza
* spendere troppo e magari rendendosi utili.
Ogni anno però non riuscite a trovare niente
per cui lasciate i vostri buoni propositi da parte e vi andate puntualmente a rincoglionire
sulle spiagge di Rimini. Orbene, da adesso in
avanti per voi non esistono più alibi di sorta.
Nei mesi di giugno, luglio, agosto e settembre la Fondazione John Bost, un’opera protestante francese che si occupa di handicappati
mentali, ricerca volontari che siano disposti a
dedicare un mese di servizio presso i propri
“ospiti”. La fondazione si trova nel sud-est
della Francia, nella regione di Bordeaux e
non lontano da Bergerac (la città di quel nasone di Cyrano): accoglie circa 1.000 malati
in oltre venti padiglioni sparsi su di un territorio di più di 200 ettari ed è all’avanguardia per
quanto riguarda il trattamento dell’handicap
mentale.
Nell’estate del 1991 ho avuto la fortuna di
fare un mese di volontariato presso la Fondazione: un’esperienza unica, favolosa, che mi
ha segnato nel profondo. Quel mese mi ha
permesso anzitutto di scoprire il mondo
dell’handicap e di liberarmi dei pregiudizi che
potevo avere in merito, imparando a riconoscere e rispettare la dignità di persona che
ogni malato ha. Ma i giorni passati a Bergerac
sono anche stati l’occasione per conoscere
gli altri sessanta giovani volontari provenienti
da mezza Europa e anche dall’Africa. Solo
italiano (incredibile!) ho presto dovuto imparare a districarmi tra polacchi, cechi, danesi, tedeschi, marocchini e (udite, udite) anche
qualche francese: una vera babele! I momenti
di vita comune durante le pause del lavoro ed
i week-end hanno creato delle amicizie fortissime ed in qualche caso (come nel mio, ad
esempio) anche qualche cosa di più (chi vuol
capire, capisca).
Cos’altro dire? Potrei aggiungere che la regione della Borgogna è meravigliosa e che
durante le pause del lavoro (due giorni alla
settimana) si ha la possibilità di scoprirla anche grazie ad alcune gite, che si trova il tempo di creare delle iniziative ecumeniche come
un culto domenicale con dei cattolici (o conoscere delle figure bizzarre come la ragazza
olandese calvinista ultraconservatrice che si
dichiarava contraria al voto alle donne), che
...insomma tutto il resto spetterà a voi scoprirlo e viverlo.
Ancora qualche informazione pratica. Per
fare domanda bisogna avere almeno 18 anni,
conoscere un minimo di francese (se hanno
accettato me ...), mentre non è necessario
avere esperienza nel campo dell’handicap. La
Fondazione rimborsa il biglietto di viaggio dalla frontiera francese (poveri siciliani!) ed offre
il vitto e l’alloggio (delle ottime e spartane tende).
Scrivere a: La Fondation John Bost, Servce du Personnel, 24130 La Force, chiedendo
maggiori informazioni ed il dossier di iscrizione per lo “stage bènèvole” estivo, oppure rivolgetevi alla Segretaria (Silvia Rostagno 063219729) che ha i moduli d'iscrizione.
Buon mese di servizio.
Pier Paolo Long (Pinerolo)
da[ consiaCio
Ringrazio ancora il gruppo di Cagliari per la splendida accoglienza e per il loro
buon umore, in occasione del nostro incontro a metà gennaio! Vi sto già facendo pubblicità!
E’ arrivata la prima scheda di adesione e merita particolare attenzione, non solo
perché è la prima, ma soprattutto perché è di un nuovo gruppo. Ci rallegriamo e speriamo di conoscere presto le 7 ragazze di Orsara di Puglia!
Vi ricordo che la prima domenica di marzo ci 'compete' il culto nelle comunità. Naturalmente con le comunità si può stabilire un'altra domenica. Il cultoFgef è un'occasione importante di incontro con le chiese, oltre che un momento fondamentale per il
gruppo per confrontarsi con la Bibbia. Dove non c'è un gruppo fgei è possibile che
gruppi fgei vicini si organizzino per incontrare comunque queste comunità. Le collette
di questa domenica, anche in mancanza di culto, vanno inviate al cassiere della Fgei:
CCP n. 20098406, Intestato a Emanuele Sbatti, via Venezian 3, 40121 Bologna.
La prossima riunione del Consiglio si terrà il 5/6 febbraio a Milano.
Silvia Rostagno (Roma)
J
NUOVA POVERTÀ' IN EUROPA
Realtà cristiane e valori economici
Come affrontare la nuova situazione economica europea dopo il crollo della cortina di
ferro e il fallimento dei sistemi basati sullo stalinismo?
E’ quello che ci siamo chiesti durante la
conferenza tenutasi a Storkow, una località vicino a Berlino, dal 29/11/93 al 5/12/93 e organizzata a livello europeo daii'M.C.S..
Una quarantina circa i giovani provenienti
da tutta l’Europa e oltre si sono interrogati,
anche tramite dei giochi, sul significato del
denaro, sul sistema capitalistico e sulla necessità di trovare una terza strada tra capitalismo e sottosviluppo.
I partecipanti, appartenenti alle diverse denominazioni cristiane, si sono confrontati anche sull’aspetto teologico della questione,
concordando sulla necessità di riscoprire i valori cristiani.
Gii interventi che si sono susseguiti hanno
evidenziato ia visione che cattolicesimo, orto
dossia e protestantesimo hanno dell’economia, in particolare del sistema capitalistico;
inoltre è stata descritta l’esperienza egiziana
di sviluppo tenendo conto dei valori cristiani.
Tra gli interventi di notevole interesse ha
suscitato quello di un ricercatore Inglese che
ha presentato la “new economica foundation”,
un'associazione che promuove una visione
diversa dell’economia, che non sia più individualista ma che tenga conto di altri elementi
come i’ecologia, l’etica, i valori cristiani, la giustizia sociale.
Accanto ai momenti di lavoro, con la collaborazione degli interpreti, ci sono stati anche i
momenti di svago e di divertimento, come la
visita a Berlino e la festa finale.
Soprattutto durante la festa finale si è sentita l’atmosfera cordiale e amichevole che si è
instaurata nonostante ie differenti cuiture di
provenienza e ie diverse iingue.
Un’atmosfera resa più coinvoigente da un
coro africano che si è esibito in spirituais in
varie lingue e con vari ritmi.
Nella pausa dell’esibizione del coro la festa
è andata avanti con i contributi di alcuni partecipanti che hanno voluto condividere con gli
altri canzoni, poesie e giochi.
La conferenza si è ufficialmente conclusa
la domenica mattina con l’ultima meditazione
in cui canti e preghiere si sono susseguiti in
un suggestivo clima di saluto.
L’atto finale è stata la foto di gruppo a ricordo di un esperienza divertente e al tempo
stesso interessante ed edificante.
Un’esperienza che permette di entrare in
contatto con realtà poco conosciute e che, al
tempo stesso, ci da la possibilità di confrontarci con protestanti di altri paesi, per capire
meglio noi stessi, ia nostra identità nei tentativo di migiiorarci.
Noemi La Fata (Ponte Di Piave - TV)
TI CREDEVO DIVERSO
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‘mie’ stelle; lì lo ritrovo ogni sera ricercando quel sorriso.
^ cecidi dei i^^uda/te<^’
Ho parlato con le stelle l’altro giorno, stavo cercando Dio, e mi
è successa una cosa strana: è venuto da me.
«Ciao» gli ho detto, «chi sei?». Non l’avevo riconosciuto. «Sono Dio» mi ha risposto. «Ti credevo diverso, sei piccolo». «Tu mi
vedi piccolo perché in questo momento hai bisogno di vedermi
così, hai bisogno di rivedere la tua vita con l’innocenza di un
bambino». «Ma io pensavo di avere bisogno di una mano forte
che mi conducesse, di una figura potente che mi desse sicurezza!» Niente da fare non ci voleva credere e io mi stavo preoccupando. «Come! Non riconosco Dio, non era quello che pensavo,
cosa faccio adesso?!» Lui però sorrideva fiducioso, mi stava dando proprio quel sorriso di cui avevo bisogno.
Me ne sono accorta solo quando se n’è andato indicandomi le
Ughetta Boglioló (Cagliari)
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LA MEMORIA E’ UN FIUME
si perde lontano
Il sogno è ali di farfalla,
apro gli occhi e prende il volo.
Vola via con lui,
è il richiamo del vento
Voglio stare fra le tue braccia,
ma devo partire.
Voglio il riposo,
ma nel sonno penserò al viaggio.
Penserai alia meta?
No, mi accoccolerò e mi ascolterò vivere.
Mi penserai?
No, ti ascolterò parlare.
Il tuo amore è calcolo!
No, è un bambino che gioca con i numeri.
I tuoi occhi sono chiusi!
Sono aperti al sogno.
II tuo cuore è freddo, non ha posto per
me.
Prova a bussare.
G.J.
posta - posla -'posta - posfa ooshi ‘ posta - posta- posta - posta - posta - posta - posta - po
Non posso fare a meno di parlare di Dio
Vorrei condividere con le lettrici ed il lettori
del Notiziario FGEI alcune mie considerazioni
sulle “Riflessioni a cura del Grulateo” uscite
sul numero di dicembre del Notiziario con il titolo “Orizzonte di senso”.
Il dialogo che Bettina ci propone contiene
una confessione di fede. L’oggetto di fede è
un “orizzonte di senso” (“credo in un orizzonte
di senso”) ed esso è proposto come oggetto
di fede in chiara alternativa ad un dio o ad
una dea (“non mi interessa parlare di un dio o
di una dea”).
Ecco poche brevi considerazioni.
Come cristiano non solo mi interessa, ma
non posso fare a meno di parlare e testimoniare di Dio, che si è rivelato al popolo di
Israele e che si è incarnato in Gesù Cristo, il
quale è morto e risorto per il perdono e la vita
nuova di coloro che credono In lui, ai quali ha
promesso la resurrezione e l’ingresso nel Regno di Dio. Questo è, molto sinteticamente, il
centro della fede cristiana. Di tutto ciò non si
parla nella riflessione di Bettina.
Che cos’è “un orizzonte di senso”? Che
cos’è “una circonferenza di raggio infinito”?
Che cos’è “una struttura che mi è limite”?
Spesso critichiamo il linguaggio della nostra
liturgia ed il modo in cui si parla di Dio e di fede. Ma è questo il linguaggio alternativo che
proponiamo noi della FGEI? Mi chiedo quante
e quanti, siano quindicenni o sessantenni, lo
abbiano capito, lo, sinceramente, no.
Al di là del linguaggio, mi sembra che il
contenuto di questa riflessione teologica in
cui non si parla di Dio, di questa confessione
di fede in cui non si parla di Cristo, non abbia
nulla a che fare con il contenuto della fede cristiana.
Si pone quindi il problema da dove ha origine la nostra riflessione teologica. Come cristiani/e evangelici/che siamo figli/e della
Riforma la quale ha messo al centro del discorso di fede Cristo come ci è testimoniato
nella Bibbia, quale unico Signore. Questo mi
sembra sorgente di grande libertà, perché se
Cristo è l’unico Signore della nostra fede e
quindi della nostra teologia, allora è anche
l’unico criterio con cui valutare ogni teologia
(compresa quella della Riforma stessa).
E’ una via difficile ma entusiasmante, penso comunque l’unica percorribile da noi protestanti per fare una teologia veramente fedele
all’Evangelo di Gesù Cristo.
Fraternamente.
Marco Cisoia (Roma)
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4
TOGLITI LE SCARPE!
Assemblea Europea del MCS in Svezia
“Togliti ie scarpe! Tu vivi nelia società moderna”. Questo è stato il titolo dell’ultima assemblea europea del WSCF (Federazione
Mondiaie degli Studenti Cristiani) tenutasi ad
Hoor, Svezia, dal 28/12/93 al 5/1/94. Vi hanno partecipato più di cento persone provenienti da tutta Europa. La delegazione itaiiana
era composta da Donatella Rostagno, Luciano Kovacs e da chi scrive.
Nell’antichità ci si togiieva i calzari in un
luogo sacro, o prima di entrare in un tempio. Il
titolo del congresso è stato una esortazione a
considerare la società moderna come il luogo,
la dimensione neila quaie viviamo il nostro essere cristiane/i. L’incontro è stato un congresso-conferenza. Ad una parte “tecnica” è stata
affiancata una parte tematica.
Abbiamo ascoitato le relazioni di coioro
che hanno lavorato per la federazione nei due
anni passati, abbiamo discusso e approvato
mozioni, abbiamo eietto le persone che guideranno il lavoro della federazione nei prossimi due anni. A questo proposito sono lieta di
annunciare che Òonatelia è stata eletta membro dell’ERC (Consiglio Europeo) in qualità di
Solidarity coordinator.
Abbiamo inoltre riflettuto sull’identità e sul
ruolo dei/lle cristiani/e nella società moderna.
E’ opinione ampiamente condivisa nel WSCF
che l’identità cristiana, la fede, il rapporto con
la Bibbia siano alla base del nostro impegno
neila società e verso la gente che ci circonda.
La conferenza, pertanto, è stata abbinata ai
congresso affinché ia rifiessione suila nostra
identità guidi, indirizzi il lavoro che la federazione si propone di svolgere nei prossimi due
anni.
Tre specialisti sono stati invitati a sviluppare il tema del congresso. Greta Hofsten, scrittrice-giornalista svedese, presidente di un
movimento che si chiama più o meno “cristiani per il socialismo” (diverso da quello italiano), ha parlato del rapporto esistente tra fede
cristiana, chiesa e società moderna in relazione alle varie tendenze poiitiche esistenti in
Europa. Alla signora Hofsten abbiamo chiesto
un parere sulla dialettica esistente tra dubbio
e certezza nella fede di ciascuno/a di noi e in
che rapporto stessero le due componenti nella sua fede. Ci ha risposto: ’’Noi siamo il dubbio, Dio è la certezza. Il problema è che diamo troppa importanza a noi stessi”. La risposta ci è piaciuta.
Il secondo oratore è stato un sociologo e filosofo tedesco, Hanke Brunnkhorst, il quale
ha parlato del concetto di modernità nei passato e nel presente, e del concetto di libertà
nel cristianesimo e neila società moderna.
L’argomento si presentava molto interessante, peccato che nessuno (interpreti compresi)
abbia compreso altro che il titolo.
Il terzo oratore (questo si è lasciato capire)
è stato un pope ortodosso finiandese. Egii è
intervenuto sul ruolo del cristianesimo nelia
società moderna da una prospettiva ecumenica.
Ai cento e più partecipanti è stato chiesto
di scegliere uno tra dieci interest group. Ciò
ha dato a ciascuna/o di noi i’opportunità di ritrovarsi ogni giorno in un gruppo ristretto
composto sempre dalie stesse persone e ha
faciiitato la discussione e ia riflessione su vari
temi (es: solidarietà, liturgia, Europa deli’est,
donne e uomini nella stessa fede etc.). I gruppi avevano anche il compito di produrre mozioni sul tema affrontato.
Alla conferenza erano presenti una pastora
iuterana, un pastore riformato, un pope ortodosso, incaricati di guidare la meditazione
che si teneva ogni mattina dopo colazione.
Partecipare a queste meditazioni mi ha dato
l’opportunità di sperimentare liturgie “nuove” e
di condividere momenti di intensa spiritualità.
Durante gii otto giorni trascorsi ad Hoor abbiamo lavorato tanto e abbiamo imparato tanto. Abbiamo sicuramente ricevuto moiti stimoli
rispetto ai quali abbiamo ancora molto da riflettere. Per Donatella e per me è stata una
splendida occasione per rincontrare gli/le amici e amiche conosciuti/e al BigE, per Luciano
è stata un’occasione per incontrare tante nuove persone. Insomma, un’esperienza molto
arricchente pensata per dare nuovi stimoli ai
movimenti nazionali.
Daniela Rapisarda (Roma)
Le decisioni dell'Assembiea
Non è facile riassumere i temi che l’assemblea ha votato come prioritari per lo svolgimento del lavoro nel prossimo anno e mezzo.
La quantità di mozioni che è stata presentata
(e che abbiamo dovuto votare) era enorme:
alla fine eravamo sfinite!
Potrei raggrupparli per grandi temi.
Anche nel WSCF il lavoro sulla teologia
femminista e sul dialogo tra i sessi è fondamentale. Nell’European Regional Commeettee (ERC) è prevista la figura di una Women's
coordinator che si occupi in particolar modo di
questo tipo di lavoro. La coordinatrice del lavoro delle donne si occuperà di potenziare il
già esistente “network delle donne" (è orribile
tradurre questi “titoli" in italiano) facendosi carico di diffondere informazioni, riguardanti il
lavoro che svolge, a tutti i movimenti nazionali
e cercherà di informarsi sul lavoro svolto nelle
altre regioni delWSCF: per es. Asia o America
Latina. Inoltre, dovrà organizzare nel 1994
una conferenza sul tema del dialogo tra i sessi, esplorando i punti di vista economico, poli
r
ERRATA CORRIGE
nella MAPPA DELLA FGEI dello scorso numero del Notiziario ci sono sfuggiti alcuni errori:
•a* tei di Andrea Rostagnol (segretario
fgei Piemonte): 011-3291044
tei di Daniele Del Priore (segretario
fgei Lombardia): 02-66040826
«ar rappresentanti fgei per ADELFIA:
Sara Grasso e Paolo Testa
scusateci!!
tico, spirituale e teologico.
Sotto il titolo di Solidarity work si sono raggruppati molti temi. La Solidarity coordinator e
il gruppo di lavoro saranno innanzitutto impegnati nell’organizzazione di una conferenza
che analizzi il processo psicologico che genera fenomeni quali la xenofobia. Il nazionalismo, il denominazionalismo e tutte le forme di
pregiudizio.
Considerata la forte presenza di stranieri
nei nostri paesi, la Solidarity coordinator dovrà incoraggiare il coinvolgimento di studenti
stranieri nei movimenti a livello locale. Il progetto è quello di condividere esperienze personali in un contesto multi-culturale e multi-fede
Speciale attenzione dovrà essere dedicata
alla situazione degli studenti e delle studentesse nell’ex Iugoslavia, cooperando magari
con organizzazioni che hanno già avviato
contatti in quest’area.
Un aspetto importante di quest’area di lavoro sarà il sostegno al Progetto Sud che riunisce i/le giovani dei movimenti greco, francese, italiano, portoghese e spagnolo. L’attività
principale consisterà nell’organizzazione di
una conferenza, che si terrà a luglio in Sicilia,
dal titolo “L’altra Europa” (intendendo il sud
d’Europa).
L’assemblea ha riconosciuto che non esiste una identità comune nel WSCF Europe,
ma piuttosto una “unità nella diversità”. Il
WSCF infatti consiste di diversi background,
culture, denominazioni e approcci teologici. E’
necessario quindi che il lavoro del Programmatic coordinator e del gruppo di lavoro continui per facilitare la comprensione reciproca
tra i diversi movimenti della Federazione. Inol
(ïo
(z neta
L
19-20 febbraio 94 Roma
(Facoltà di teologia)
Convegno di CASSIOPEA
Prosegue la discussione sulla Genealogia e l'elaborazione della "Carta d'identità" di Cassiopea.
dalle 9,30 di sabato alle 16,00 di domenica
iscrizioni:
Silvia Rostagno (06-3219729)
Cinzia latrate (06-5780412/06-3204768)
19-20 febbraio 94 Casa Cares
(Reggello FI)
Incontro regionale giovanile sulla “Comunicazione"
(giochi, canti, riflessioni per stare insieme e conoscersi)
organizzato dalla Fgei Toscana
costo: L,30.000
iscrizioni: Laura Casorio (0586-751241)
26-27 febbraio 94 Casa Cares
(Reggello FI)
Convegno Fgei
Ortodossia: una realtà da conoscere per un dialogo migliore
sono particolarmente invitate le persone coinvolte ed impegnate nel Progetto
Albania e nelle Relazioni Ecumeniche
Internazionali della Fgei
costo: L.35.000
iscrizioni: Giorgio Bonnet (02-2480037)
12-13 marzo 94 Mottola
Convegno Fgei Puglia e Lucania
organizzato^ da Capernaum
Eros e Agape:
comunicazione o conflitto?
iscrizioni:_
Rocco La Manna (099-8803292)
4-5-6 marzo 94 AGAPE
Convegno sulla MAFIA
a cura della Fgei Sicilia
Relazioni (Questione meridionale - Storia della mafia - Mafia e consenso sociale - Ruolo delle chiese)
Gruppi di lavoro (Stereotipi e consenso
sociale - Mafia ed economia - Mafia e
politica)
costo: L.80.000 (sono previste borse
campo)
iscrizioni:
Andrea Rostagnol (011-3291044)
VEN
rai
tre il Programmatic working group dovrà fare
in modo di stimolare nei movimenti la riflessione e l’anaiisi del significato deil’identità degli studenti e delle studentesse cristiani/e.
L’esigenza nasce dalla constatazione che i
nostri movimenti stanno attraversando un periodo di crisi: gli studenti e le studentesse, infatti, sembrano essere meno interessati/e ai
temi poiitici o reiigiosi.
Fondamentale nel WSCF Europe è il Progetto dell’Est che ha l’obiettivo di facilitare e
potenziare la presenza e la partecipazione
dei membri dei movimenti deli'Europa dell’est
nel lavoro della federazione europea.
Per conciudere, essendo il WSCF una or
ganizzazione ecumenica, si è sottolin\
l’importanza deH’ecumenismo che non
tema a sé, ma deve essere tenuto in coni
razione in ognuna deile attività che si ergi
zeranno. Una conferenza su questo ter
occuperà di trovare il modo di vivere tutti!
sterne nei reciproco rispetto senza nege^
diversità che effettivamente esistono. E
bra che questo si possa ottenere vera!
soie con ia comprensione delie differè.
piuttosto che con il pretendere di esseri
te/i uguali. Sembra banale, ma vi assh
che per certi aspetti siamo ben loi
dail’aver raggiunto questo risultato.
Donatella Rostagno (Miti
OIÜDI M»o
MUSICA E DISCHI
PIAHA GAI.II El 22 - TEL 070-490252 - CAGUAE<.I
REDAZIONE: a Torino C/o Anna Lo Grasso, via Genova 64,10126 Torino (Fax C/o Riforma 011/657542); a Napoli C/o Riforma, via Foria 93, 80137 Napoli (tei 081/291185, Fax 081/291175).
REDATTORI/TRICI: a Torino Max Cambellotti, Daniele Griot, Bettina König (coordinatrice - tei 0121/543819), Anna Lo Grasso (tei 011/6967671), Samuele Montalbano, Elia Piovano.
a Napoli Deborah D'Auria, Marta D'Auria, Nunzia D'Auria, Lula Nitti (tei 081Ä729572), Emma Olivieri.
HANNO COLLABORATO A QIJE^O NUMEROü4^etta BogliQi£Amos Cam^onatella Dai^^Roberto DùAmardini, Mai^Gisola, Gi^io Guelm^ni, Pasquale lacobino, Giovanni dalla,
Noemi La Fata, Pier Paolo Longnrabella Mic^Hnlela Rapisiyf; DonatellaJB My6^chellenbayy(%manuele jpBni.
^CORRISPONDENTI REQ10ftQ!l: Laura,Ci^oi^luri PaJJp^rgifrSarah ^JuR^lli, MariaJ^^liarello, RostagriQ^9°Tia SoullJ^fT^olo Testa
D
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venerdì 4 FEBBRAIO 1994
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I rappresentanti di diverse occupazioni interpretano un concetto di cui si parla molto
DalPapostolo Paolo alle radici giuridiche
tutti (o quasi) i nomi della solidarietà
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CiTL
’4é.
Su che cos'è la solidarietà
abbiamo interpellato alcune
figure professionali. Ecco le
loro risposte.
Bruno Tron, pastore a Pinerolo - Non è facile dire in
poche battute che cos’è la solidarietà; proporrò alcune frasi che spero siano in grado di
suscitare un dibattito. Il terreno favorevole alla solidarietà
non può essere la cattiva coscienza o la volontà di compiere qualcosa per sentirsi a
posto. L’unico terreno è quello dell’amore gratuito e della
passione per la giustizia.
La solidarietà non è soltanto, né principalmente, soldi.
Anche nei casi dove i soldi
sono l’unico modo per esprimerla materialmente, la solidarietà è prima di tutto un
rapporto umano che coinvolge tutta la nostra persona,
mettendo in questione la nostra mentalità, i nostri modelli... (vedi tutto il discorso
sul rapporto Nord-Sud nel
mondo, per esempio).
L’esercizio della solidarietà
deve essere intelligente e umile. Intelligente, perché esige
la ricerca di risposte diversificate ed appropriate e il
governo di tali risposte; umile, perché deve sempre tener
presente i nostri limiti e accettare i fallimenti con serenità
(niente salvatori onnipotenti o
quasi che risolvono i nostri
problemi) ma, soprattutto,
umile perché nella solidarietà
il dare è anche sempre dispoI nibilità a ricevere. Nel gioco
della solidarietà non ci sono
soggetti e oggetti, ma solo
soggetti da tutt’e due le parti.
Ben l’aveva capito l’apostolo
Paolo nel caso della colletta
per le comunità della Giudea
colpite dalla carestia (2 Corinzi 8, 14 e 9, 14).
Enrico Fumerò, docente al
Collegio valdese di Torre
Pellice - La radice del concetto di solidarietà è giuridica e si riferisce alla situazione in cui più persone condividono le medesime responsabilità o sono obbligate
a rispettare uno stesso impegno. La solidarietà comporta
dunque l’accettazione di una
sorte comune. Nella vita politica e sociale l’uso di questo
concetto è legato prevalentemente alle dichiarazioni di
principio (esprimere solidarietà). Nella Costituzione
francese del 1793 (una delle
più audaci della storia europea) l’idea di solidarietà fra i
ceti sociali compare all’art.
21 del preambolo ma viene
neutralizzata da una serie di
garanzie che assicurano comunque alla ricca borghesia
del tempo il mantenimento
dei suoi privilegi.
Secondo Federico Mayor,
direttore generale dell’Unesco, «il reddito del 20% più
ricco della popolazione mondiale è superiore di 150 volte
rispetto al reddito del 20%
più povero e questo scarto è
stato raddoppiato negli ultimi
trent'anni. Anche nei paesi
sviluppati le disuguaglianze
si accentuano. La legge spietata delle società a due velocità domina quasi tutti gli stati, mentre si universalizza su
scala planetaria». Altre fonti
CI dicono che contro le
250.000 chilocalorie che uno
statunitense ha ogni giorno a
sua disposizione per spostarsi, divertirsi, nutrirsi, scaldarsi d’inverno o rinfrescarsi
d estate, ci sono le 1.700 di
un pachistano o le 588 di un
etiope. Di fronte a questi dati
strutturali appare quanto mai
arduo fare un discorso sulla
solidarietà che non sia generico o elusivo.
Paola Cordiera, imprenditrice di Pinasca - Solidarietà
è un atteggiamento, un «modus vivendi» che sintetizza il
comandamento «amatevi gli
uni gli altri...». Chi riesce nella sua vita a realizzare questo
messaggio è quasi perfetto,
poiché la perfezione non è di
questo mondo e procediamo
tutti per tentativi ed errori.
Solidarietà è carità, generosità, affetto, aiuto incondizionato che nulla vuole in cambio. Non è solo donare, ma
qualcosa in più; fare un’offerta in denaro o beni materiali
può anche essere facile, per
niente faticoso. Spesso chi sa
essere solidale rischia il suo
posto di lavoro, perde la sua
immagine: in questi giorni
vediamo gli operai scendere
in piazza davanti ai cancelli
della Fiat ed esporre ai microfoni dei giornalisti, con serenità, le loro problematiche,
consapevoli dei rischi a cui
vanno incontro. Anche questa
è solidarietà.
Solidarietà è uscire dal proprio benessere per scoprire le
miserie altrui, darsi da fare
per superarle, impegnarsi socialmente. Solidarietà può anche essere comprare qualche
fazzoletto dall’extracomunitario invece di cacciarlo malamente; è abbandonare i nostri egoismi, le nostre comodità, dare uno scossone alle
nostre sicurezze; e tutto questo, lo dico anche per me
stessa, non è assolutamente
facile...
Gianclaudio Magra, operatore giovanile presso la Comunità montana vai Pellice Solidarietà significa farsi
prossimo, significa essere
consapevole che i problemi
degli altri sono problemi di
cui posso e devo farmi carico,
come fossero miei, anzi perché sono anche miei. La salute di un individuo, per esempio, è inestricabilmente collegata all’ambiente, ed è impossibile essere sani in una
società malata che non provvede ai bisogni fisici e psichici fondamentali. Le categorie
deboli non possono star bene
quando non viene riconosciuto il loro contributo alla società.
Consapevole della facilità
con cui si dicono e si scrivono certi pensieri e d’altro
canto della difficoltà, che a
volte ci fa sentire impotenti,
di trovare azioni solidali concrete e specifiche, provo a fare alcuni esempi. Essere solidali può voler dire aderire a
gruppi di volontariato, scambiare quattro chiacchiere col
vicino, esprimere sempre le
proprie opinioni, denunciare
carenze o sprechi nei servizi
pubblici o privati, fare bene il
proprio lavoro e questo vale
ancor di più nei servizi di
pubblica utilità, educare i
propri figli, nipoti, ecc. senza
violenza affinché dal nostro
esempio possano imparare
una cultura di pace, boicottare i mercanti d’armi, sforzarsi
di accettare le diversità senza
remore e paure ma come elemento arricchente e indispensabile, accettare l’aiuto di altri quando si è in difficoltà,
non sprecare risorse naturali e
energetiche, saper ascoltare...
Solidarietà non è dunque
solo l’azione individuale per
aiutare l’emarginato o il povero, ma è soprattutto impegno sociale e politico. Ognuno di noi ha le potenzialità
per intervenire e affrontare i
problemi che la vita a qualsiasi livello ci pone di fronte;
senza cadere nel delirio
dell’onnipotenza dobbiamo
saper assumere atteggiamenti
positivi possibilmente insieme. Concludo citando M.
Wilson: «Lo star bene si può
solo condividere, non si può
star bene dimenticandosi degli altri».
Solidarietà può essere la condivisione di un’esperienza di vita
Pinerolo: le bandiere delle Società di mutuo soccorso
Carte dì identità multicolori
ERICA BONANSEA
T T na stretta di mano, le
>> ^ bandiere della solidarietà» è il titolo di una mostra
di antiche bandiere delle società di mutuo soccorso, inaugurata sabato 29 scorso a Pinerolo nella sala dei cavalieri
in via Giolitti 7.
La mostra vuole ricordare
l’importanza che ebbero le
società di mutuo soccorso fino alla creazione della previdenza statale e richiamare
l’attenzione sull’operato che
ancora attualmente svolgono
in qualità di associazioni di
mutua volontaria. Non a caso
la città di Pinerolo è stata
scelta come sede di questa
manifestazione.
È nata qui, infatti, nell’ottobre del 1848, dopo che lo Statuto Albertino aboliva il di
vieto di associarsi, la prima
lega di assistenza italiana col
nome di «Società degli operai
di Pinerolo». I soci, che versavano una quota di iscrizione e successivamente quote
mensili, ricevevano in caso di
malattia una lira al giorno,
cosa che permetteva alle famiglie di operai e artigiani di
non ridursi completamente in
miseria se un loro membro
fosse stato impossibilitato a
lavorare. Sull’esempio della
Società degli operai, che era
laica e aperta ai lavoratori di
ogni religione, ne sorsero presto di simili: alcune generali,
altre agricole o per i militari
in pensione, altre ancora femminili che dipendevano di solito da quelle maschili, alcune
cattoliche. Le bandiere che si
possono ammirare nell’esposizione erano la carta di iden
tità delle varie associazioni,
ognuna delle quali ne possedeva una personalizzata che
veniva fatta uscire dalla sede
dal portabandiera ufficiale in
ogni occasione importante:
cortei, inaugurazioni, festività
cittadine e anche funerali dei
soci. Erano solitamente in
velluto cremisi con frange e
ricami ispirati ai mestieri, al
cristianesimo, alla mitologia
classica; su molte bandiere vi
erano due mani intrecciate,
simbolo della solidarietà.
La prima bandiera della società degli operai di Pinerolo
era un tricolore di dimensioni
modeste e senza decorazioni,
poi sostituito da un tricolore
molto più grande con le mani
della solidarietà ricamate e la
scritta «Società di mutuo soccorso fra operai di Pinerolo.
Unione Fratellanza».
Una corale in Sicilia
Durante le vacanze di Natale un gruppo di coralisti e amici
di Luserna San Giovanni ha fatto visita ad alcune comunità
della Sicilia. «E stata una bella occasione per conoscere una
realtà delle^ nostre chiese al Sud, che molti di noi non avevano
mai visto. E stato davvero importante poter stare in fraternità
con quelle piccole ma vive comunità; anche il paesaggio, il lavoro, il territorio hanno lasciato in noi una traccia indelebile».
Un'audiocassetta del coro «La Grangia)
Il patrimonio
del canto popolare
_________PAOLA REVEL________
T1 faut dans la vie avoir
^Xle cœur content! Ça
nous rend plus riche que l’argent comptant!». Sono le parole della prima canzone contenuta in una nuova audiocassetta, che la Camerata corale
La Grangia e il suo direttore.
Angelo Agazzani, hanno preparato per festeggiare il 40°
anno di attività. «Un piccolo
monumento al virtuoso Robert Taglierò, enciclopedia
vivente e, a volte comparata,
del canto della sua vai Pellice». In 40 anni di ricerca. Angelo Agazzani ha incontrato
molti anziani che gli hanno
confidato il loro patrimonio
di canzoni, ben consapevoli
che solo trasmettendo da bocca ad orecchio, dall’anziano
al giovane, questa cultura non
andrà persa.
Robert Taglierò è senza
dubbio il numero uno di questi informatori, non solo per
la vastità del repertorio di sua
conoscenza, non solo per la
formidabile memoria, ma anche per la disponibilità, la
cordialità, l’accoglienza che
hanno fatto della sua casa,
anche grazie alla moglie Clotilde, un centro di raccolta e
di trasmissione di quella cultura, propria del mondo contadino ma anche del mondo
valdese che, in quanto minoranza, ha saputo mantenere
un patrimonio di indubbio valore artistico. Ogni canzone è
uno stralcio di vita, è un episodio legato alla sua storia;
dice Robert: «Mi i son nassù
a Torre Pellice, .t la borgà de
Santa Margherita el 19 de
dzember: fezia ’na freid del
diao...». «Quand je suis né, je
suis né en automne...» canta
Robert.
E così di seguito, basta una
parola, che richiama immediatamente un canto... nel
dialogare tra amici, tra il gustare un buon bicchiere di vino, tra il tintinnare della tazzina del caffè, racconta la sua
vita, parla della sua famiglia,
del primo incontro con Clotilde: «Et nous, nous sommes
restés là... je ne savais pas de
quoi parler».
«Son ’namorà di voi, ohi là,
trollalà, e còl trollalerilelà,
’ncalo pà divlo!».
«Mon père et ma mère,
c’étaient des encyclopédies de
chansons. Moi j’ai appris
d’eux ce que j’ai pu, et puis il
y avait un onde de ma mère,
qui était tailleur...». Uno zio
sarto, che aveva imparato il
mestiere a Embrun, nella vicina Francia, porta a Villar Pellice un bel patrimonio di canzoni francesi. Robert le impara, sera dopo sera. «Le soir,
après souper, il venait là, chez
mon pére et il chantait...».
Il canto, come espressione
spontanea dell’umanità, è
spesso l’unico mezzo che
hanno gli uomini per distrarsi
e rallegrarsi dopo la faticosa
giornata di lavoro. Attraverso
il canto l’uomo narra la sua
esistenza, racconta della guerra, del matrimonio, della famiglia, ci fa partecipi della
sua gioia e dei suoi dolori.
Sono proprio quei momenti
della «veglia» nella stalla che
diventano fondamentali per la
vita di gruppo, per la società:
attraverso il canto gli anziani
informano i giovani, danno
loro delle regole da seguire,
degli insegnamenti da mettere
in pratica. «Cultura degli incolti - come la definisce
Agazzani - a misura d’uomo,
legata a una sopravvivenza,
fatta di povertà e di grandi fatiche».
Gran parte di questo patrimonio Robert lo sta affidando, da tempo, a Enrico Gay,
in modo che nulla vada perso:
senza dubbio il canto rimane
qualcosa di vivo solo quando
si può insegnare, si può rendere altri partecipi del fatto
narrato, in parole e in musica.
In questa nostra società affannata rischiamo di perdere la
nostra identità, il nostro patrimonio di valori, di tradizioni,
di esperienze, di momenti di
vita in comune, che un tempo
venivano gelosamente custoditi e tramandati di generazione in generazione: dalla
famiglia, ma anche dalla
scuola, dalla comunità religiosa. Chi può oggi farsi carico affinché questa cultura
non vada perduta?
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via Pio V, 15-10125 Torino
Tel. 011/655278
Via Repubblica, 6 -10066
Torre Pellice (TO)
tel/fax 0121/932166
Sped. in abb. post./50
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non può essere venduto separatamente
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Resp. Franco Giampiccoli
Stampa; La Ghisleriana Mondov)
Una copia L. 1.300
14
PAG. IV
E Eco Delle %lli \àldesi
venerdì 4 FEBBRAIO 1994
►enef
Alimentazione, nutrizione e mangiare sano
La ciotola d'argilla
VALERIA FUSETTI
Presentiamo una seconda
ricetta a base di pollo, questa volta accompagnato da
rape bianche, che alle valli
si trovano facilmente negli
orti familiari.
vantaggio di ridurre il tempo di cottura in modo sensibile. Un buon contorno per
questo piatto sono le
da non spappolare le verdure. Coprite e lasciate insaporire alcuni minuti prima
di servire in tavola.
Pollo aglio e limone
Dosi per quattro persone:
4 galloni e cosce di pollo, 1
spicchio d’aglio schiacciato,
2 cucchiaini di foglie di rosmarino, 1/2 cucchiaino di
sale, un pizzico di pepe, 1
cucchiaino di buccia di limone grattugiata (solo la
parte gialla), 1/3 di tazza di
succo di limone (filtrato con
il colino), 1/2 tazza di brodo
di pollo oppure di vino
bianco.
Levate la pelle al pollo,
mettetelo in una teglia
antiaderente da forno. In
una tazza mescolate l’aglio,
il sale, il pepe, la buccia
grattugiata del limone e il
rosmarino. Dopo aver irrorato il pollo con il succo di
limone e il brodo (o il vino),
cospargetelo con gli aromi
ben mescolati. Cuccete in
forno a 180° rigirandolo
ogni 10’, sino a completa
cottura. Senza la pelle, che
è la parte più grassa, questo
piatto è anche adatto a diete
ipocaloriche; eliminato il
sale è un piatto saporito anche per coloro che soffrono
di pressione alta. L’eliminazione della pelle ha anche il
Rape in «vinegrette sauce»
Ingredienti: 1 spicchio di
aglio tritato, 1/4 di cucchiaino di sale, 1/4 di mostarda di Digione, 2 cucchiai di aceto di mele o di
vino, 9 cucchiai di olio
d’oliva, 1/4 di cucchiaino di
pepe in polvere, due o tre
rape a persona.
Lavate e affettate, non
troppo sottili, le rape;
mettetele in una padella antiaderente ben spennellata
di olio, coprite e fate cuocere a fuoco basso per ottodieci minuti. Se tendono a
seccarsi troppo durante la
cottura aggiungete un po’
d’acqua; mentre le rape
cuociono sciogliete la mostarda nell’aceto intiepidito.
Quando è sciolta aggiungete
l’aglio schiacciato e il sale,
mescolate bene e poi, un
poco alla volta, versate tutto
in un pentolino in cui avrete
messo l’olio. Mescolando
con un cucchiaio di legno
fate intiepidire e, prima di
spegnere, mettete il pepe, se
è possibile macinato di fresco. Quando le rape sono
cotte, prima di spegnere, irroratele con la «vinegrette
sauce», circa un cucchiaio
ogni due o tre rape, a piacere. Mescolate bene il tutto,
ma delicatamente in modo
Mousse di mele
Dosi per quattro persone:
600 gr. di mele. Sbucciati i
frutti, levate i torsoli e affettateli finemente; fate cuocere con pochissima acqua, aggiungendo all’inizio il succo
di 1/2 limone filtrato. Quando le mele saranno cotte e
l’acqua interamente evaporata, schiacciatele con il cucchiaio di legno e aggiungete
una piccola noce di burro.
Frullatele e poi dividete la
mousse in quattro coppette,
spolverate con un leggero
velo di zucchero di canna a
cui avrete aggiunto un cucchiaino di semi di finocchio
o di anice. La mela è uno dei
frutti più ricchi di vitamine
(B1, PP, C. Il suo valore calorico è notevole: 128 calo-,
rie per 100 gr. La sua digeribilità la rende l’unico frutto
ad essere consigliato anche
dopo il pasto; è indicata nelle astenie, contro l’anemia e
la demineralizzazione. In
Bretagna gli infusi di mele
sono tuttora usati per combattere i reumatismi, le
bronchiti e le affezioni intestinali; in questo caso le mele vanno taghate a fette, con
la buccia, fatte bollire per
1/4 d’ora in un litro d’acqua.
L’infuso può essere bevuto a
volontà durante la giornata.
Appuntamenti
4 febbraio, venerdì — TORRE PELLICE: A partire da
qupta data. Radio Beckwith (fm 91.200 e 96.500) presenterà,
nei giorni di lunedì, mercoledì e venerdì, in coda ai notiziari
delle Ile delle 14,30, una nuova rubrica «50 anni fa, oggi»,
con breve racconto di episodi della resistenza alle valli valdesi
raccontati giorno dopo giorno.
4 febbraio, venerdì — TORRE PELLICE: A partire dalle
21, presso il cinema Trento, si svolge una seconda serata di
sensibilizzazione sui problemi dell’ex Jugoslavia. Sono previste testimonianze del fotografo Paolo Siccardi, autore del libro
«Una guerra alla finestra» e di rappresentanti del gruppo «Io
donna contro la guerra». Seguirà la proiezione gratuita del film
jugoslavo Tango argentino di Goran Paskaljieve.
5 febbraio, sabato — PINEROLO: AU’auditorium di corso
Piave, alle 21,30, il collettivo Zeroazero propone una rappresentazione teatrale «Gerolamo» scritta e raccontata da Domenico Castaldo; musiche di Paolo Zaltron.
6 febbraio, domenica — VILLAR PEROSA: Alle 21, nella
chiesa valdese, per la rassegna Piemonte in musica, Renzo
Brancaleon al violoncello e Luca Brancaleon, al pianoforte,
eseguiranno musiche di Beethoven, Grieg, Chopin.
8 febbraio, martedì — TORRE PELLICE: Organizzato
dall’Associazione pace vai Pellice e da Radio Beckwith evangelica, alle 21, presso la sala consiliare del municipio, si svolge
un incontro dibattito sulla situazione nella regione balcanica
del Kossovo; interviene il giornalista Claudio Canal.
10 febbraio, giovedì — TORRE PELLICE: L’Università
della terza età propone, alle 15,30 presso il salone della scuola
Mauriziana, un incontro con Augusto Serra, già direttore centrale della banca Crt, sul tema «Bot, Cct, Ecu... vediamoci
chiaro!».
12 febbraio, sabato — PEROSA ARGENTINA: Presso la
sede della Comunità montana, alle 17, in collaborazione col
Centro culturale valdese, Dario Seghe parlerà su Arte rupestre
delle nostre valli.
12 febbraio, sabato — PERRERO: A partire dalle 19,30,
con una cena e l’orchestra «Simpatia», si svolge una serata di
carnevale proposta dalla Pro Loco; a seguire ballo, bugie e spumante. Gradita la presenza in maschera. Domenica 13 sfilata
dei bambini in maschera per le strade del paese con spettacolo
finale al palazzetto culturale con la compagnia del Melarancio
che presenterà «Il libro delle fantapagine».
12 febbraio, sabato — VALLI CHISONE E GERMANASCA: Le aziende agrituristiche delle due valli organizzano due
serate gastronomiche con piatti tipici: il 12 febbraio è prevista
la «cena di carnevale», mentre il 17 sarà la volta della «cena
del falò». Alle proposte, che avranno un costo di 25.000 lire,
aderiscono le aziende «La miando» di Salza di Pinerolo (0121808077), «La ciabrando» di Pomaretto (0121-82018) e «La
meizoun bianche» di Mentoulles (0121-83933).
SCI — Ancora una positiva
giornata per i giovani sciatori
di Prali e di Pragelato domenica scorsa; le gare disputatesi
in vai Gesso hanno infatti visto numerosi piazzamenti degli atleti pinerolesi e un ottimo successo per le ragazze,
con Susy Pascal. Nella categoria baby femminile, 2 km,
Ketty Pascal è giunta seconda
dietro a Manuela Aimar (vai
Maira); nona Stefania Bonino
(Prali). Altro secondo posto
nei cuccioli femminile, 3 km,
con Valentina Richard giunta
dietro l’atleta della valle Pesio
Daniela Dalmasso; sesta Monica Magnarini del Passet.
Fra i ragazzi, dietro il vincitore Roberto Mauro della vai
Pesio: Demis Richard 3°, Diego Lageard 9°, Paolo Nota
11°, Eliseo Pons 13° e Mario
Perro 17°.
Fra le ragazze, km 4, grande
prestazione delle pinerolesi:
successo per Susy Pascal davanti a Serena Peyrot; poi 4“
Stefania Ghiri, 9“ Francesca
Bonino, 1(P Giulia Magnarini,
1 r Stefania Bonansea, 14“
Erica Breuza.
Negli allievi, sui 7,5 km,
solo alcuni piazzamenti: Daniele Breuza 7°, Alessandro
Sappè 9°, Robert Degano 12°,
Patrick Bonansea 13°.
Fra le allieve, 5 km, quinto
posto per Francesca Albarello,
12“ per Elisabetta Perro e 14”
per Sara Bouchard.
Negli aspiranti maschili, km
10, si è classificato 5° Stefano
Felizia; per le ragazze nella
stessa categoria, 5 km, 3° posto per Elisa Rostan, 6° per
Elena Groppo e 7° per Chiara
Groppo.
Buon terzo posto infine per
Andrea Roggia, del Passet,
nella categoria juniores sulla
distanza dei 10 km.
GINNASTICA ARTISTICA — Si è svolta domenica a
Rivoli, organizzata dalla locale Polisportiva, la prima prova
stagionale di ginnastica artistica, settore propaganda, alla
quale hanno partecipato oltre
450 atleti della provincia di
Torino. Tra queste si sono distinte le rappresentative dei
Centri avviamento allo sport
3S di Cumiana, Luserna e
Torre Pellice guidate da Silvia
Sbarato, Gigi D’Agostino e
Sandra Zoppi. Prossimo appuntamento a Carmagnola il
12 marzo. Questi i più significativi risultati delle atlete
pinerolesi.
Minitrampolino: Valeria
Gontero 9/10, Elena Issoglio
7/10, Simona Zadro 6,5/10,
Elisa Tourn 7,5/10, Francesea
Rivoira e Valeria Grillo 7/10.
Trave: Valeria Gontero
9/10, Francesca Rivoira
8,8/10, Elena Issoglio 8,3/10,
Alessandra Cesan 8/10, Priscilla Pozzi 8/10, Elisa Cerini
8/10, Marta Perucca 7,8/10,
Simona Zadro 7,7/10, Valeria
Grillo 7,7/10.
le 3S, la quarta e ultima prova
del campionato pinerolese di
corsa campestre valida per
l’assegnazione dei titoli individuali e a squadre. Le gare
saranno valide anche quale
prova di selezione della rappresentativa provinciale Libertas che parteciperà alla leva nazionale a Benevento. Il
ritrovo è previsto per le 8,30,
l’inizio gare alle 9,30. Per
iscrizioni e informazioni tei.
0121-902146.
PALLAMANO STUDENTESCHI — Sono iniziate le
fasi interdistrettuali dei campionati studenteschi di pallamano che a partire da quest’
anno escludono dalle gare i
tesserati alle varie federazioni
rendendo più avvincenti ed
equilibrati gli incontri tra le
rappresentative .scolastiche. Si
sono disputate a Pinerolo le
fasi iniziali di qualificazione;
sorprendenti sono stati i successi del Liceo classico Porporato, sia in campo maschile
che femminile.
CORSA CAMPESTRE —
Si svolgerà domenica 6 febbraio a Luserna san Giovanni,
con l’organizzazione del loca
PALLAMANO — Domenica delle occasioni mancate
per le formazioni lusernesi nei
campionati di pallamano; il
3S Graphicart ha affrontato in
casa, nel campionato di serie
D, il Csen Vercelli soccombendo per 27 a 32. Gli ospiti
sono parsi più vigorosi, al limite della fallosità, e i valligiani sono stati presi da eccessivo nervosismo, senza riuscire ad impostare le azioni pur
nelle possibilità della squadra.
Nel campionato di C femminile la sconfitta è stata più
netta con l’Aosta (7 a 19).
Per il Pinerolo anche una traversa colpita da Pallitto, quasi
a colpo sicuro.
Con questo risultato comunque i pinerolesi si confermano
più che mai al terzo posto; domenica trasferta ardua con la
capolista Colligiana.
BOCCE — Continua a sperare il Veloce club di Pinerolo
nel campionato di serie Al
dopo che l’ex capolista Chiavarese ha subito un’inopinata
sconfitta a Pordenone con il
Plozner. Il Veloce si è aggiudicato nettamente il derby con
la Valpellice per 12 a 4 e ora
insegue i nuovi capolista del
Tubosider (15 a 1 al Noventa)
distanziato di 8 punti.
Sabato prossimo il Veloce
affronterà in casa proprio la
capolista in una specie di spareggio, mentre la Valpellice
sarà in trasferta a Chiavari.
CALCIO — Partita nervosa quella di domenica a Pinerolo nel campionato nazionale
dilettanti dove era ospite il
Pietrasanta, una delle poche
formazioni capaci all’andata
di superare i biancoblù. Tre
espulsi e sei ammoniti la dicono lunga sulla difficoltà
dell’arbitro a controllare la
gara. Il Pinerolo ha alla fine
vinto, solo per 1 a 0, grazie a
Serra, autore della rete dopo
pochi minuti. Assenti i due attaccanti più titolati Labrozzo e
Ceddia, la squadra ne ha fortemente risentito faticando assai a contenere gli ospiti: ancora una buona prestazione
per il portiere Mulato, autore
di diversi interventi risolutivi.
VOLLEY — Ancora un
turno favorevole alle tre compagini di Pinerolo impegnate
nei campionati di B1 e CI.
La formazione maschile ha
vinto per 3 a 0 sul campo del
Mezzolombardo, una formazione che mai finora aveva
concesso punti sul parquet di
casa e si mantiene in una ottima posizione in classifica. Le
ragazze di Mina hanno faticato un po’ a vincere in casa col
Cecina perdendo il secondo
set; poi le pinerolesi si sono
ben riprese chiudendo sul 3 a
1. La corsa alla promozione
resta dunque riservata alle
quattro formazioni di testa, S.
Croce e Castellanza a 20 punti, Pinerolo e Lauretana a 18.
La CI femminile ha visto
ancora un successo per 3 a 0
per l’Antares Pinerolo; questa
volta la vittoria era prevista
essendo Favversaria l’ultima
in classifica Saronno, tuttavia
per le pinerolesi si conferma
la bella realtà di un campionato che le vede sempre al terzo
posto in classifica.
Nel campionato provinciale
femminile, 1“ divisione, il 3S
Nova Siria ha subito invece
una netta sconfitta per 3 a 0 in
casa ad opera del Bruzolo.
TENNIS TAVOLO —
Giornata non troppo favorevole per la polisportiva Valpellice; l’unica vittoria è arrivata dalla D regionale che ha
superato il Fiat per 5 a 2 grazie a Sergio Ghiri, Piras e
Giuliano Ghiri.
Nella serie C i valligiani sono stati nettamente battuti a
Torino dal Crdc per 5 a 0 e
anche le ragazze della serie D,
che pure rimangono al comando della classifica, sono state
sconfitte ad opera del Benevagienna per 3 a 2.
Nel campionato di serie D3
la Valpellice è stata superata
dal Moncalieri per 5 a 2. Sabato prossimo i campionati
saranno fermi per far posto ai
vari tornei provinciali.
Cinema
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma, venerdì
4 II viaggio; sabato 5 Una
bionda tutta d’oro; da domenica a giovedì. Un mondo perfetto; feriali ore 21, domenica
ore 14,15, 16,30, 18,45, 21.
TORRE PELLICE — II cinema Trento propone, venerdì
alle ore 21, Tango argentino;
ingresso libero.
Sabato, ore 20 e 22,10, domenica, ore 16, 18, 20 e 22,10, lunedì, ore 21,15, Un mondo
perfetto con Kevin Costner.
USSL42
CHISONE - QERMANAS
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;!
Ospedale valdese, Pomaretto,!
tei. 81154.
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 6 FEBBRAIO
Perosa Argentina: Farmaci.
Ragliarli - Piazza Marconi
tei. 81261
Ambulanze:
Croce verde, Perosa: tei. 81000
Croce verde, Porte : tei. 201454
6,i
USSL 43-VALPELLICE-^
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva: j
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 6 FEBBRAIO
Bibiana: Farmacia Garella
Via Pinerolo 21, tei. 55733
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 91996
Croce Verde - Bricherasio, tel.J
598790
USSL 44 - PINEROLESEt
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
Ospedale civile, Pinerolo, tel,|
2331
Ambulanza:
Croce Verde, Pinerolo, tei;
22664
SERVIZIO INFERMIERISTIG
dalle ore 8 alle 17, presso i di-,
stretti.
SERVIZIO ELIAMBULAN2
telefono 118
Nelle
Chiese
Valdesi
TORRE PELLICE —
Domenica 6 febbraio, durante il culto, si svolgerà ]
l’assemblea di chiesa; i
all’ordine del giorno: elezione dei deputati al Sinodo )
e alla Conferenza distrettuale, elezione revisori dei|
conti, relazione finanziaria]
e preventivo 1994.
• Prosegue il lunedì sera,]
presso il presbiterio alle
20,45, la serie di incontri di ]
studio dedicata all’ordinamento valdese.
POMARETTO — Domenica 6 febbraio, alle 10,]
nei locali del teatro, si riu-,
nirà l’assemblea di chiesa;'
all’ordine del giorno: ele-J
zione di un anziano per laj
zona di Fleccia, situazione ,
finanziaria.
• Lunedì 7 febbraio, alle j
20,30, presso l’eicolo grando, il gruppo giovani incon- '
trerà un operatore del servizio per le dipendenze
deirUssl 42.
PINEROLO — Sabato 5
febbraio, alle 17, nei locali i
della chiesa valdese in via
dei Mille, proseguono gli]
incontri teologici «Giovanni Miegge»; argomento 1
dell’incontro il capitolo X
del terzo libro deir«Istituzione cristiana» di Giovanni ]
Calvino.
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SAN SECONDO — Domenica 13 febbraio, alle 15,
presso i locali della chiesa
valdese, si svolgerà una riunione straordinaria dell’Assemblea delle corali.
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Attualità
fazione della Chiesa pentecostale libera di Casoria a favore degli immigrati
ili uomini sono più importanti delle leggi
PAG. 7 RIFORMA
MASSIMO APRILE
incenzo Vastarella è pastore della Chiesa penteistale libera di Casoria (Na)
t via Arpiño 135, che condu]e con la collaborazione di
Intonio Luciano. La comujità, costituita da un centinaio
i credenti, è sorta per la sua
iiangelizzazione che risale a
5 anni fa. A quel tempo Vin;nzo era custode del mercato
tofrutticolo di Napoli. In se|uito alla sua conversione,
roprio dal mercato cominciò
sua attività missionaria da
li nacque la chiesa di cui è
lesso pastore. Vincenzo e
[oncetta, sua moglie, hanno
itto figli. Uno è stato ucciso
d 1984, il 23 dicembre. Era
rapido 904 sul quale fu
hessa la bomba fascista che
splose a San Benedetto Val
|i Sangro. Abramo, questo
ra il nome del figlio, di 28
tini, si trovava proprio nello
compartimento in cui ci fu
|esplosione.
A Vincenzo e a sua moglie
[oncetta rivolgiamo alcune
imande riguardo al loro im;gno a favore degli extracopnitari che frequentano la
hesa di Casoria.
- Innanzitutto, quanti sono
\da dove provengono?
«È già da qualche anno che
bbiamo una quindicina di
[■ricani, per lo più del Ghana,
ne partecipa alle nostre riuloni di culto e di preghiera.
Iella maggioranza non hanno
Vgolare permesso di soggiorb. Questo rende tutto molto
|ù difficile. Sono infatti spesp sottoposti a condizioni di
(ta difficilissime e sono sfratiti anche nel lavoro».
- Che cosa fate per loro?
1 «Un fratello della nostra colunità, un operaio di una fabrica di cornici, ha procurato
pi lavoro per diversi di loro.
Ho che a parità di prestazioni
italiano guadagna 75.000
re al giorno e a loro viene of[rta una paga di sole 25.000
Ve giornaliere. In molti casi
prchiamo loro alloggio e sti
La raccolta del pomodoro è uno dei settori in cui prospera io sfruttamento degli immigrati
puliamo per loro il contratto
di affitto, dell’acqua e del gas.
E la nostra mediazione è molto importante perché la gente
non ha fiducia in loro. Ecco
perché spesso vivono in condizione subumana. Un solo
esempio per tutti; al Lago Patria, a nord di Napoli, la camorra affitta loro dei loculi al
cimitero, dove poi loro vanno
a dormire di notte».
- Come comunicate con loro?
«Per lo più sono loro a parlare un po’ di italiano. Qualche volta hanno invece bisogno di qualcuno che traduca
dall’inglese. Questo però non
impedisce loro di sentirsi pienamente parte del nostro culto, di dare testimonianze, di
cantare e di pregare. Per ragioni di lavoro frequentano
soprattutto il culto domenicale, e spesso la domenica sono
ospiti di qualche famiglia. In
genere erano già evangelici
quando sono venuti in Italia,
spesso pentecostali, ma ci sono anche presbiteriani e di altre denominazioni. Sono persone che hanno una grande fede. La loro presenza alle nostre riunioni è per noi di grande incoraggiamento e di edificazione. Insomma spesso sono
loro ad evangelizzare noi».
- Dare asilo a dei clandestini è un reato, lo sapete ?
«Ci dispiace trasgredire la
legge. Ma cosa dovremmo
fare? Questi sono uomini, e
sono spesso più cristiani di
noi. Come potremmo sbattere
la porta in faccia ai nostri fratelli?
Voglio raccontare cosa è accaduto qualche giorno fa a
John ed Elisabeth, una giovane coppia che frequenta la
chiesa. Sono entrambi clandestini: lei fa la domestica a ore
e lui lavora da un distributore
abusivo di gas per auto. Ovviamente il distributore non è
suo; per molto tempo hanno
dormito in una baracca di ferro accanto a quella dove hanno la pompa e le bombole.
Un giorno sono arrivati i carabinieri e in un batter d’occhio hanno demolito la baracca e poi hanno portato John in
caserma. Verificato che si
trattava di un clandestino avevano già avviato le pratiche
per fargli il foglio di via e rispedirlo in Ghana. John ha
avuto paura, ha temuto di non
poter riabbracciare la moglie;
noi, avendo saputo la cosa, ci
siamo raccolti in chiesa per
chiedere al Signore di fare
Japoli: il Carnevale del Gridas nel quartiere di Secondigliano
' vertice e i tanti pappici
LUISA RITTI
I econdigliano: quartiere
• della periferia nord-occientale di Napoli. «Qui le
Irade sono larghe come piste
l aeroporto, ma attorno non
lè nulla». Felice Pignataro,
pponsabile del Gridas, deprive con amarezza una del; zone più «a rischio» della
ptà e continua: «Il fatto è
pe questo quartiere è un caP di assurdità, un aborto fin
pila concezione. L’abbiamo
pto nascere e crescere in
paniera abnorme».
[Alla «167» di SecondigliaP vivono 100.000 persone,
pipate in palazzoni che la
pnte chiama «vele» per la
prò forma piramidale. Enor1 e avveniristiche costruzio
• avrebbero dovuto ospitare
aa serie di strutture: alcuni
jFirenze 20-22 maggio
Pentecoste 1994
Incontro degli evangelici
italiani
|P6r informazióni scrivere a:
Pentecoste '94
wa dei Serragli 49
50124 Firenze
asili nido, un centro polifunzionale (con palestra, piscina,
spazio per un teatro, biblioteca), un centro sociale; sono
tutti edifici ultimati e mai assegnati, ormai in preda al degrado.
«Gridas - illustra Pignataro
- significa Gruppo di risveglio dal sonno. La nostra Casa della cultura è presente a
Secondigliano dal 1981. Abbiamo cominciato a lavorare
insieme ai ragazzi delle scuole del quartiere, dando l’opportunità di fare fuori quello
che la struttura scolastica non
permetteva loro di fare: dipingere i muri, usare la pittura e le tecniche di comunicazione creativa come mezzi di
illustrazione dell’utopia, della possibilità di cambiamento. Da allora abbiamo creato
ben 110 murales, in giro per
l’Italia».
Il Gridas è una presenza viva e significativa, a Secondigliano, attenta alle situazioni
di forte disagio del quartiere
e della città. La gente li conosce, forse soprattutto perché
ogni anno a Carnevale, con i
ragazzi di alcune scuole, preparano una sfilata in maschera. Si tratta di un Carnevale
singolare: partendo da un fat
to emergente dell’anno in
corso si organizzano laboratori per la fabbricazione di
maschere, pupazzi in cartapesta, striscioni colorati, strutture ambulanti, tutto costruito
con materiale di risulta.
«Quello dei laboratori continua Felice Pignataro - è
un momento importante per i
ragazzi, perché è un modo
per capire che a scuola non
ci si va solo con la testa, ma
anche portando con sé le mani e tutto il corpo...». I temi
del Carnevale del Gridas sono sempre legati all’attualità:
nel ’91, ad esempio, scoppiata la guerra del Golfo, per le
strade di Secondigliano sfilarono grossi carri armati in
cartapesta, insieme ai pupazzi che rappresentavano Bush
e Saddam Hussein. Nel volantino che presenta il Carnevale ’94 leggiamo:«È nella
logica del Carnevale il rovesciamento dei ruoli e noi la
usiamo per mostrare un capovolgimento dei luoghi comuni e delle omologazioni,
una sorta di “utopia per le
strade”, così che per una volta almeno nell’anno le cose
siano mostrate per il verso
giusto».
Quest’anno il Gridas ha
qualcosa per questo ragazzo.
John, mentre era in caserma,
ha cominciato a pregare. Lo
ha fatto con tutta la forza e la
fede di cui era capace: sapeva
che soltanto l’intervento del
Signore avrebbe potuto salvarlo; i carabinieri sono rimasti stupiti. Di fronte ad una
persona con tanta fede non sapevano che fare; quando è sopraggiunto il maresciallo tutto
era ormai pronto per l’espulsione, ma la preghiera di John
li aveva commossi: siamo certi che il Signore ha toccato il
cuore di questi uomini che pure svolgono con dedizione il
loro servizio. Il maresciallo ha
parlottato con gli altri carabinieri, poi hanno deciso di lasciarlo andar via, anzi, si sono
offerti di accompagnarlo a casa. Ma John non ha una casa;
così ha preferito andar da solo; è andato da Elisabeth, ha
abbracciato commosso sua
moglie e con lei è venuto in
chiesa. Noi eravamo ancora in
preghiera e quando h abbiamo
visti comparire sulla porta abbiamo ancor di più reso gloria
al Signore».
Gli uomini sono più importanti delle leggi e Dio ama
quelli che sono più poveri,
senza terra e senza casa.
Taranto: una comunità per minori
La «mimosa»
fiorisce tutto Tanno
FRANCESCO PETR08ILLO
Un gruppo di operatori
fortemente motivati e un
gruppo di ragazzini riempiono
dei loro gridi festosi e di allegri richiami l’appartamento al
7° piano di un palazzo in una
via del centro di Taranto. È
«La mimosa», una comunità
un po’ speciale, un po’ famiglia un po’ laboratorio, dove i
problemi dei piccoli ospiti
vengono affrontati ponendo in
primo piano il soddisfacimento del diritto all’amore, alla
considerazione e al rispetto.
Più in particolare «La mimosa» è una struttura di tipo
parafamihare che attualmente
accoglie 12 minori dai 4 ai 12
anni. L’équipe degli operatori
è composta da tre educatori,
un’assistente sociale e una
psicoioga. I minori che vengono ospitati rientrano ogni
sera in famiglia, e pertanto il
compito di questa équipe è da
una parte quello di sostenere
il bambino con attività di doposcuola e con attività di laboratorio (per esempio dipingere su vetro o lavorare il legno), dall’altra è di intervenire sul sistema familiare, del
quale il bambino è solo l’elemento più fragile e indifeso
che ne subisce le problematiche e le riproduce nella scuola e nel rapporto con gli altri.
L’obiettivo è quindi, quando
è possibile, il ricupero del minore mediante il ricupero della famiglia.
Purtroppo i responsabili,
per avviare una struttura del
genere in un contesto socioculturale ed economico difficile come quello di Taranto,
sono andati incontro a mille
difficoltà, la principale delle
quali probabilmente è stata
quella economica: infatti solo
da due anni il Comune eroga
regolarmente, ma in maniera
veramente esigua, i contributi
per il mantenimento dei pie
Il Carnevale del Gridas a Secondigliano
aderito al «Cerchio dei popoli», un coordinamento costituito da una moltitudine di
associazioni, gruppi e singoli
che sono al lavoro da qualche
mese in vista del «G7», il
vertice dei sette paesi più industrializzati previsto per luglio a Napoli. La prima uscita pubblica del coordinamento sarà proprio il Carnevale
del Gridas. Ma che cosa significa «O’ vertice e i pappici», il titolo del Carnevale di
quest’anno? Chi sono questi
«pappici»?
«I pappici - spiega ancora
Pignataro - sono i “tanti piccoli” a cui vogliamo dare voce e visibilità in contrapposizione ai “sette grandi” che
gestiscono le sorti del pianeta. Vogliamo dare spazio a
chi non conta nulla ma, scavando costantemente, può arrivare a tarlare dall’interno il
sistema economico e politico
che ci governa. Assieme ai
sette pupazzi in cartapesta (i
sette capi di stato) saranno
certamente presenti alla sfilata tutti i “senza potere”, a cominciare da Pulcinella. E poi
rappresenteremo per le strade
i “sette peccati capitali”:
emigrazione, recessione, cassa integrazione, disoccupazione, fame, guerra, disperazione...».
Da qui a febbraio i laboratori per la preparazione del
Carnevale saranno aperti tutti
i giorni, presso le scuole che
aderiscono all’iniziativa. Il
corteo mascherato si svolgerà
domenica 13 febbraio.
coli a loro affidati. Molti operatori, così, dopo un periodo
prestato volontariamente, si
allontanano per un posto di
lavoro retribuito. Questo ci
dovrebbe far pensare molto
sul futuro della nostra società,
che investe poco o nulla nei
servizi sociali. Taranto comunque, nel campo dell’assistenza ai minori, offre i seguenti servizi:
- un contributo economico
alle famiglie di origine affinché il minore si veda tutelato
ed eserciti pienamente il suo
diritto a essere educato nell’ambito della sua famiglia. Il
servizio è regolamentato in
modo da «garantire una rigorosa valutazione delle capacità educative dei genitori e
un controllo sull’effettiva utilizzazione del contributo».
Nel frattempo la famiglia è
seguita per il raggiungimento
dell’autonomia economica;
- nel 1989 sono stati istituiti dei centri di interesse (laboratori per l’attività di stampa,
informatica, animazione teatrale, corsi sportivi) in alcuni
quartieri. I centri guidati da
operatori specializzati hanno
dato un risultato complessivamente positivo, sebbene una
vera e propria verifica non sia
stata possibile;
- alla fine di ogni anno scolastico 400 minori della città
e delle borgate usufruiscono
di soggiorni in località montane o marine. Il servizio è rivolto ai bambini fra i 6 e i 12
anni;
- fornitura gratuita di occhiali a minori della farsela
dell’obbligo appartenenti a
famiglie bisognose.
Speriamo che con la nuova
amministrazione tutto ciò
continui e, anzi, i servizi si
moltiplichino, poiché il problema minorile è molto sentito nella nostra città, dato che
la microcriminalità è in forte
espansione.
Verdi
Intesa battista
Al presidente della Camera,
on. Giorgio Napolitano
Signor Presidente,
purtroppo lo scioglimento
anticipato delle Camere ha impedito che fosse approvato in
tempo utile il disegno di legge
Atto Camere 2572 «Norme per
la regolazione dei rapporti tra
lo Stato e l’Unione cristiana
evangelica battista d’Italia
(Ucebi)», in quanto nella Prima Commissione non venne
mai affidato la sede legislativa.
Come Lei ricorda tale approvazione fu oggetto anche di un
mio sollecito per il Suo autorevole intervento che di fatto avvenne.
Stante dunque il fatto che gli
hiñera del disegno di legge sono purtroppo rimandati alla
prossima legislatura riterrei di
significativa importanza un
Suo urgente incontro con il
Presidente dell’Ucebi, pastore
Franco Scaramuccia. A tale
proposito se Lei, signor Presidente, come mi auguro e spero,
vorrà ricevere il pastore Scaramuccia, mi renderei disponibile a renderlo possibile ai fini di
favorire un più positivo rapporto con le comunità degli
evangelici battisti che molte
speranze avevano riposto
nell’attuazione dell’Intesa già
definita con il governo.
on. Lino De Benetti - Roma
16
PAG. 8 RIFORMA
VENERDÌ 4 FEBBRAIO
Il soggetto alla ricerca di un posto nella società moderna
Un libro del riformato Fadiey Lovsky
Le chiese muovono
verso l'unità
MAURIZIO ABBÀ
Verso l’unità delle chiese;
il titolo di questo libro*
a prima vista pare quasi un
repertorio di formule per condurre in porto il cammino
ecumenico. La fascetta allegata dice; «Per capire le divisioni tra i cristiani e tendere
alla comunione delle chiese.
Contiene una liturgia per
l’unità dei cristiani». Il titolo
originale suona invece più sobrio, ma non per questo privo
di speranze; «Un passato di
divisioni, una promessa di
unità».
«In questo libretto non ci si
prefigge altro obiettivo se
non quello di andare direttamente alle incrinature che
hanno portato a tali divisioni,
di puntare dritto agli eventi
essenziali, senza supportare,
volutamente, il racconto con
tanti riferimenti. L’esposizione, certo, si basa su opere storiche serie; ma l’obiettivo di
questo studio è cercare di
mostrare come i cristiani si
siano rassegnati alle divisioni
e perché sia necessario che
non giungano più ad assuefarsi ad esse. Si evocherà
dunque, innanzitutto, la prima delle rotture, quella che si
è operata in seno al popolo
ebraico tra coloro che hanno
confessato che Gesù era il
Messia, il Cristo, e coloro che
non potevano affermarlo né
comprenderlo» (p. 13).
L’autore, membro della
Chiesa riformata di Francia,
parte sì da lontano, ma non la
prende alla larga, centra subito il punto focale e questo è il
merito di questa «fatica ecumenica»; non il papato, non il
culto mariano, non il sacerdozio ordinato; questi sono con
trasti successivi, ma la prima
divisione, foriera e modello
per quelle successive, è stato
il distacco tra Israele e la
Chiesa.
L’approccio mi pare vada
nella direzione giusta; a colpire la tesi della chiesa che sostituisce Israele perché divenuta essa stessa il vero Israele, attingendo a una presunta
quanto terrificante teoria (non
biblica, sia chiaro) del «rigetto». La chiesa arrivò a sanzionare la pena di morte per chi
si convertiva all’ebraismo e
per il convertitore.
Il libro riflette il fatto che
oggi cresce la consapevolezza
che il protestantesimo non è e
non può caratterizzarsi come
anticattolicesimo e il cattolicesimo non si può delineare
come baluardo antiprotestante. Lo Spirito Santo susciti un
santo discernimento; ogni
confessione deve rinunciare al
superfluo che ostacola il cammino dell’unità. Già, ma che
cosa è essenziale e che cosa
non lo è per ciascuna famiglia
confessionale? Se tutti ci fermassimo a riflettere un po’,
potremmo già nel prossimo
futuro evitare di scambiarci le
reciproche accuse di «giudaizzare», come avveniva in
passato. Forse quella che veniva utilizzata come un’accusa infamante potrebbe (certo,
con contenuti adeguati e senza volere, ancora una volta,
scippare Israele) diventare
parte significativa di un programma di risanamento per la
vita, la spiritualità e la prassi
del cristianesimo.
(*) Fadiey Lovsky; Verso
l’unità delle chiese. Prefaz. di
A. Décourtray. Edizioni Qiqajon-Comunità di Bose, pp 107,
£ 12.000.
PROTESTANTESIMO IN TV
(Replico} lunedì 7 febbraio - ore 8 circo - Roidue
OLTRE IL MURO DELLR GUERRR
La partecipazione degli evangelici agli aiuti umanitari in
alcune zone dell'ex Jugoslavia è occasione di diretto contatto con la dura realtà vissuta dalk popolazioni (mnvolie nella guerra
Tradotto in italiano l'ultimo stimolante libro del sociologo francese Alain Tourai
La modernità ha un futuro che deve passa r
attraverso la rivalutazione del soggetto ^ ^||
ALBERTO CORSANI
Né con l’orgoglio dei modernisti a tutti i costi né
con il disincanto dei postmoderni, né con lo storicismo né
con la «fine della storia».
L’ultimo libro del sociologo
francese Alain Touraine, ci
coinvolge come protestanti e
come italiani. Il volume*,
complesso per i continui riferimenti storici, filosofici e politici ma agevole quanto allo
stile, ci interessa per almeno
due motivi; da un lato in uno
dei suoi capitoli dedica un
certo spazio alla Riforma e ai
suoi rapporti con la modernità’
(partendo dalla lettura che fece Max Weber dei rapporti
fra protestantesimo e capitalismo), dall’altro fornisce alcune indicazioni stimolanti per
una fase in cui mutano molte
delle coordinate dell’agire
collettivo e politico.
Touraine tratta con cautela
i rapporti tra protestantesimo
e capitalismo; a lui preme,
leggepdo Weber, il fatto che
alla base dell’affermazione
dell’intrapresa economica sia
non la fede, «dunque una cultura religiosa, ma la rottura
dei vincoli sociali imposti
dalla paura del giudizio di un
dio nascosto» (p. 39). L’importanza del protestantesimo
«non attiene qui al contenuto
della sua fede, ma al suo rigetto dell’incanto del mondo
cristiano, definito contemporaneamente dal ruolo dei sacramenti e dal potere temporale dei papi» (pp 39-40). In
questa luce, il capitalismo descritto da Weber non sarebbe
«la forma economica della
modernità in generale, ma
quella di una concezione particolare della modernità fondata sulla rottura tra la ragione e la credenza e tutte le
appartenenze sociali e culturali» (ibid.). Da qui deriverebbe tutta la violenza che
contraddistinse, nella società,
la modernizzazione capitalista, fatta di tensioni e lacerazioni.
Oggi tutte queste lacerazioni si sono moltiplicate; finché
c’era un senso della storia
che «teneva insieme» era
possibile vedere un orientamento del mondo; ora stentiamo a trovarci delle coordinate utilizzabili e il «villaggio globale» si presenta come
un caleidoscopio, non più interpretabile alla luce degli
schemi conosciuti, esploso in
mille schegge d’identità.
La risposta a questa situazione Touraine la vede nella
rivendicazione del polo «trascurato» della modernità,
cioè nell’autonomia e nel
ruolo propositivo del soggetto. Finora la modernità stessa
aveva privilegiato l’altro polo, cioè la tendenza razionalizzante espressasi con maggior evidenza nel secolo dei
Lumi, nel positivismo e nel
materialismo, visione che
ha corroborato e informato di
sé le visioni finalistiche della storia dall’idealismo al
marxismo.
La razionalità ha evidenziato i propri limiti, e la ragione
stessa, come scrisse Horkheimer, «non basta per difendere la ragione» (p. 250). E ancora; Michel Foucault ha studiato con terrificante lucidità
i modi in cui la razionalità si
è messa al servizio del potere
nelle sue forme più repressive, sotto forma di manicomi,
carceri, maisons de santé, ricettacoli di varia devianza, il
tutto a detrimento del rapporto soggettivazione-razionalizzazione.
Il soggetto a cui si rifà
l’autore, ignorato o quasi dal
pensiero greco, che parlava
di esistenza dell’anima ma
non di M/i’anima per ogni individuo, si afferma invece
nella visione giudaica e poi
in quella cristiana, che nel loro ricondurre all’individuo la
lettura del mondo «introducono un principio di soggettivazione del divino che è l’inizio del disincanto del mondo.
Il cristianesimo spinge questa tendenza ancor più lontano, spezzando il vincolo che
legava la religione a un popolo e dando un’espressione
non sociale al popolo di
Appuntamenti
Mercoledì 9 febbraio — MILANO; Alle ore 18, nella sala
di via Sforza 12/a, si tiene il secondo incontro a cura del past.
Antonio Adamo sui titoli cristologici nel Nuovo Testamento.
Tema del giorno è; «Gesù figlio dell’uomo».
Venerdì 11 febbraio — GENOVA; Alle ore 17,30, nella sala convegni della Banca di Genova e S. Giorgio (via Ceccardi
1), padre Giorgio Vasilescu, della Comunità ortodossa romena
di Torino, parla sul tema; «Le prime comprensioni cristiane».
Venerdì 11 febbraio — TORINO: La scuola di pace «Ernesto Balducci» organizza per le ore 21, presso il salone valdese
di corso Vittorio Emanuele II 23, un incontro con la teologa
domenicana e collaboratrice di «Mosaico di pace» Antonietta
Potente sul tema; «Osare il futuro della storia per promuovere
una cultura di pace, per avviare una scuola di pace». Altri interventi nell'anno a cura di R. La Valle, E. Peyretti, A. Marasso,
N. Salio, L. Grassi, L. Millu. Per informazioni; Beati i costruttori di pace, c/o Adi, via Perrone 3bis, tei. 011-543597,
5620805,4472417.
Venerdì 11 febbraio — BERGAMO; Alle ore 21, nella sede del Centro culturale protestante (via Tasso 55), il prof. Daniele Garrone parla sul tema; «Evangelici e ebrei in Italia: i
destini paralleli di due minoranze».
Venerdì 11 febbraio — ASTI: Alle ore 21, presso l’Archivio storico del Comune (via Massaia 15), il prof, don Gianpiero Bof, docente di Teologia protestante presso l’Università di
Urbino, parla sul tema: «“Non c’è autorità se non da Dio’’
(Rom. 13,1); Paolo e il potere».
Sabato 12 febbraio — NAPOLI; Alle ore 17,30, nei locali
della chiesa valdese (via dei Cimbri), il prof. Lucio Baglio parla sul tema; «Fede cristiana e vita eterna».
Domenica 13 febbraio — ROMA: Alle ore 16, presso le
suore francescane in via Giusti 12, mons. Michael L. Fitzgerald, segretario del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, parla sul tema: «Il dialogo tra cristiani e musulmani: presupposti, problemi, prospettive».
Dio» (p. 51). In questo, naturalmente, la Riforma giocherà un ruolo essenziale,
ponendo l’accento sulla responsabilità dell’individuo e
al tempo stesso richiamando
l’attenzione su un Dio non
più sacralizzato.
Così «le riforme religiose
travalicano il razionalismo
del Rinascimento sia mediante il richiamo umanista alla
coscienza e alla pietà sia mediante il richiamo antiumanista all’arbitrio divino» (p.
55); naturalmente il testo a
cui più volte l’autore fa riferimento in queste pagine è il
luterano Servo arbitrio. Il
soggetto che si formerà e attraverserà i secoli sarà dunque caratterizzato dalla libertà e dalla capacità di essere autonomamente creativo.
Il soggetto cerca di collocarsi nella società postmoderna, che altri definiscono postindustriale e che Touraine
definisce come società programmata, caratterizzata dalla libera circolazione dei beni
culturali, che hanno sostituito
i beni materiali, con tanto di
propri mezzi di produzione,
canali di diffusione, tipologie
di consumo, ecc. (il passaggio da una società industriale
a una società programmata,
tra l’altro, non sempre avviene in modo indolore: nell’ex
mondo comunista non sta
certo affermandosi il liberalismo). La situazione attuale è
comunque una chance da
sfruttare, che porterebbe vigore a una modernità di cui
alcuni decretano la fine e altri
continuato a proporre secondo schemi non più praticabili.
Ci sono però delle condizioni da rispettare: occorre
tener conto - cosa che non
fanno i postmodernisti dell’aspetto sociale del conflitto tra industria culturale,
potere culturale da una parte
e soggetto dall’altra: «Si parla della nostra società come
di una società dell’informazione (...). Quanto tempo occorrerà ancora perché si ritrovino esseri umani e rapporti sociali dietro le tecni
che (...)?» (p. 294). Noi
lo questione di cultur,^
una materialità nello se
in atto in questa fase
sformazione: «Il soggi Lhc
-»/-»Il <a
costruisce al tempo ^ollan
mediante la lotta coni invivi
apparati e mediante il j
to per l’altro come sog :jjand;
il movimento sociale è f „j yiv
ne collettiva di difes
.soggetto contro il potei ijonj
la merce, dell’impresa e endo
stato. Senza questo pasS ^età a
al movimento sociale, i j] „
getto rischia di dissol
nell’individualità» (p,i "
Infatti oggi i «moti» di 1 p-jj '
zione non sono più leg
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piuttosto legati alla dife ^
soggetto: educazione, s
formazione. ‘
Occorrerà tener conte
minoranze sociali (ani ¡a poi
giovani, minoranze eti jjlora
emarginati ma senza pi
dere di difendere per pi nens
pio ogni «differenzi juj^d
quanto tale: ciò che con joliti
rapporto sociale, il rap ;he a
di forze da riequilibrar
che l’affermazione
identità) all’interno de
stre società, e più anco:
le categorie (maggio:
dei «dannati della tem
affolleranno le nostre
re o moriranno di fani
Un
guerre.
La modernità non j
solvere tutti i probler
l’uomo; ma al tempo
può vedere lucidament
siano i propri limiti, è
di una capacità di anali
za precedenti, che la ri
cono ai suoi doveri e n
no (magari drammatic
te) che un’idea di prò
può rivelarsi illusoria
attuarsi a scapito di mil
persone o dell’ambien
altre epoche questa op
nità di verifica non eri
cessa. Oggi bisogna far
lere, ma per far questi
(tutti i soggetti) devono
ne la volontà politica.
(*) Alain Touraine:
della modernità. Mi
Il Saggiatore, 1993, pp 44
50.000.
COMITATO TORINESE
PER LA lAlClTÀ DELL/V
SCUOIA
CO.M1TATO NAZIO.NA
SCUOLA
E COSTITUZIONE
MOVIMENTO «CARTA ’89»
3aza:
Saler
III
Torino, 18 febbraio - Pidazzo Lasearis (via Alfieri 11
FEBBRAIO 1984-FEBBRAIO
IL NEOCONCORDATO HA 10 ANÌ#om
UN BILANCIO LAICO
(convegno nazionale)
PROGRAMMA
Relazione introduttiva (Carlo Ottino)
«Concordatoe vita italiana». La scuola (M| quei
lo» c
■enze
laidi
lai
ore 9
ore 9,45
tori;
nodi
icen:
A. Manacorda); La famiglia (Piero Bellini);
beni culturali (Sergio Lariccia)
ore 14,30 «Quanto costa allo Stato il finanziamento dd
Chiesa» (Marcello Vigli)
ore 15,30 Tavola rotonda «Il Concordato; bilancio e
spettive dì abrogazione». Partecipano Fr ”
Bolgiani, Guido Fubini, Bianca Guidetti si“
Aldo Ribet, Gustavo Zagrebelsky. A seg
conclusioni di Cesare Pianciola. i
Aderiscono fra le altre associazioni: Centro «M. Pannu
Cgil-scuola Torino, Cidi Torino, circolo Arci-gay «Maurice»|» '
no, ist. di studi storici «G. Salvemini», Comunità cristiane di
Torino, Federazione nazionale insegnanti, Uil-scuola Torini ,
riviste «A sinistra», «Confronti», «Ecole», «Ha keillah - biiW °
le ebraico torinese», «Laicità», «L’incontro», «Riforma».
Per informazioni istituto di .studi storici «G. Salvemini»
011-835223 (dal lunedì al venerdì, ore 16-19). .
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17
ENERDI 4 FEBBRAIO 1994
PAG. 9 RIFORMA
Un volume a cura di Filippo Gentiioni inaugura una nuova collana del Gruppo Abele
Etica e politica sono concetti da rivisitare
alla luce di una nuova idea di solidarietà
EMANUELE REBUFFINI
M). Nod
i CUltUfi
nello se
fi Hi® Edizioni Gruppo Abele
'' ''Oggi hanno avviato una nuova
empo s collana di 5 volumi dal titolo
ta cont «Vivere la solidarietà» per
ante il / di rispondere alla do
yme sog ^anda: che cosa significa oggi vivere la solidarietà?, per
il dijes sgombrare il campo da confud potei, jjQjjj o semplificazioni che
tpresae endono a ridurre la solidasto pass -jgfà alla sfera del buon cuore.
telale, i j] pjjjjjQ volume si intitola
i isson g politica*, è una rac:olta di cinque saggi a cura di
° I Filippo Gentiioni, nei quali si
P'“. ìffrontano i grandi temi all’ordine del giorno: democrailla ditei jja e economia, chiesa e laizione, s pace g nonviolenza. Se
a solidarietà si trova «in quel
:r conttì in cui l’etica lambisce
all (an politica e viceversa» (p. 7),
inze eti jPora ci si deve sforzare di
senza pi stabilire un ponte tra due din per p nensioni ineludibili. No,
lerenzi quindi, al pragmatismo, a una
che con jolitica senza principi etici
il ra{ ;he alla fine è la politica del
uilibrarfl
ione
mo del
ù anco]
aggio:
la terrj
ostre
di fai
più forte; no all’integrismo, a
una politica che si identifichi
con un’etica particolare, che
«faccia discendere la propria
prassi da un Corano e da un
Vangelo».
Dopo Kant non è più possibile pensare a un’etica al singolare, ma pluralismo non significa scivolare nel relativismo esasperato o in qualche
forma di pensiero «debole».
Come scrive Gentiioni nell’
introduzione «non di compromessi né di mediazioni “al
centro" hanno bisogno tutti i
dannati della terra che si
affollano alle nostre porte»,
ma di un’etica forte: «nessun
adattamento dei principi alla
prassi, soprattutto nessun livellamento degli ideali che
ciascuno (...) persegue».
La pace appare a Gentiioni
come termine di confronto
obbligato, crocevia tra etica e
politica, non uno dei problemi, ma il problema. Egli denuncia i limiti di un pacifismo solamente etico, che
pensa alla pace in astratto; la
pace interiore è importante,
ma la vera sfida è la pace delle armi, cioè la pace politica.
Di qui l’invito al movimento
per la pace a rinnovarsi, a ricercare nuove modalità di
azione e nuovi linguaggi. Un
invito alla ricerca, all’analisi,
alla sperimentazione, perché
non c’è nulla di scontato,
perché la pace è un luogo impervio che impegna la ragione e la passione: «Il crocevia
ricorda la croce, segno di
sofferenza, di difficoltà, di
sconfitte, di insuccessi, ma
anche e soprattutto di speranza, di tentativi sempre reiterati, di braccia non abbassate ma allargate in un abbraccio» (p. 94).
L’altro saggio meritevole di
segnalazione è «Politica e
nonviolenza» di Nanni Salio,
instancabile ricercatore per la
pace che ripropone la nota
classificazione delle forme di
violenza: la violenza diretta,
che si esercita direttamente
1
lÄt
3aza: le situazioni di conflitto impongono di riconsiderare gli approcci al pacifismo
sulla persona umana e la cui
manifestazione più evidente è
la guerra; la violenza strutturale, imputabile alle strutture
socioeconomiche che impediscono il soddisfacimento dei
bisogni umani fondamentali;
la violenza culturale, quegli
aspetti della cultura adoperati
per giustificare le precedenti
forme, per esempio la dottrina della guerra giusta, l’ideologia del libero mercato.
Segue una distinzione fra
diverse forme di nonviolenza: quella del codardo (atteggiamento meramente passivo), quella del debole, propria di chi si astiene dalla
violenza «solo perché non dispone dei mezzi necessari e
allora sceglie una forma di
resistenza passiva con la riserva mentale di impiegare
la violenza quando sarà in
grado» (p. 105).
Infine vi è la nonviolenza
del forte, di matrice gandhiana, di chi rinuncia alla violenza per profonde convinzioni morali. Essa, spiega Salio, non si improvvisa, è frutto di un processo di maturazione, di un lavoro su di sé
che deve portare a sconfiggere la paura della morte. È una
visione del mondo, una dottrina etico-politica, un pensiero articolato e complesso
che si ispira a principi di
unità tra tutti gli esseri viventi, un’elaborazione che si basa «su una particolare concezione dell'uomo capace di
comportamento morale e
perfettibile e la cui natura
non è necessariamente malvagia; su una particolare filosofia della storia intesa
non solo come successione di
guerre e di violenze, su una
concezione dell’economia e
dello sviluppo ispirata al
“benessere di tutti”».
(*) Gentiioni, Mancina, Monticone, Salio. Zamagni: Etica e
politica. Torino, Edizioni Gruppo Abele, 1993, pp 128.
ÍIOW
IONE!
ieri li
falerno: una conferenza di Giancarlo Rinaldi presso il Centro «Aurelio Cappello)
Il Risveglio e le origini del metodismo
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GIOVANNI ANZIANI
Salerno la comunità me-todista ha inaugurato
[attività del proprio centro
bomunitario «Aurelio Cappel(^0» con una importante conferenza del dottor Giancarlo Rinaldi, lo scorso 19 gennaio,
lai titolo: «Il Risveglio nelFlnghilterra del ’700: origini
^1 metodismo». Il programbia del centro «Cappello» per
quest’anno prevede una serie
li conferenze pubbliche sulla
t*-Oria e sull’attualità del me[odismo. Si vuole in questo
^odo operare perché la conoscenza di questo movimento
Religioso e culturale consenta
metodisti italiani di riscoprirsi componente significati''a della società odierna e
permetta alla città di uscire
al proprio provincialismo
pulturale.
Il dott. Rinaldi ha esordito
presentando l’origine della
Chiesa d’Inghilterra (da Enrifo Vili a Guglielmo d’Orane illustrando il quadro pol'hco, sociale e religioso delI *"ghilterra all’inizio del
j'PO. Siamo all’inizio della
^rivoluzione industriale» e
due immagini stanno a indicare lo stato delle cose nella
chiesa e nella società. La prima è quella della «congregazione addormentata», quindi
una chiesa con poca vitalità,
ripiegata su se stessa e rassegnata ad essere rimorchio del
potere del re. La seconda immagine è quella di «una donna ubriaca di gin che allatta
un neonato nelle strade di
Londra»: una società, quindi,
abbruttita dal lavoro disumano e dall’abuso dell’alcol.
In questa Inghilterra opera
un giovane pastore anglicano
uscito dalla famosa università
di Oxford: John Wesley. Dopo l’esperienza dell’Holy
Club di Oxford e dopo il fallito tentativo di evangelizzare i
pellirosse della Georgia americana, vi è la sua «conversione». Siamo a Londra, in quel
famoso 24 maggio 1738, e
Wesley partecipa a una riunione dei Fratelli moravi in
Aldersgate. Qui, come egli
stesso scriverà nel proprio
giornale, sentirà il suo cuore
riscaldato e comprenderà la
forza travolgente dell’amore
di Dio in Cristo. Quell’esperienza non solo cambierà la
Una predicazione In piazza di
John Wesley
vita di quest’uomo, ma darà
inizio a un movimento di risveglio tra i più significativi
in Inghilterra.
Rinaldi si è così soffermato
soprattutto nel presentare due
caratteristiche del metodismo:
la certezza della salvezza per
la libera grazia di Dio e l’impegno per la santificazione,
una santificazione che deve
essere intesa soprattutto nel
suo riflesso sociale e non come la ricerca di una «santità»
religiosa e morale. Vi era in
John Wesley una fiducia ottimistica nel miglioramento
della persona: anche nel più
incallito peccatore è sempre
presente la forza per la rinascita. Così l’idea della progressiva santificazione dei
convertiti permette a ognuno
di conquistare un «amore perfetto» di Dio e del prossimo.
Questo consente al metodista
di operare nell’Inghilterra abbruttita dall’alcol e dal lavoro
disumanizzato, di lottare sia
contro le fabbriche di alcol
(chiamate da Wesley «avvelenatori generali») sia contro la
tratta degli schiavi.
A conclusione Rinaldi ha
cercato di dare indicazioni per
l’attualizzazione del messaggio di Wesley in due linee: la
necessità della chiesa di oggi
di un rinnovato impegno sociale e l’urgenza, per la chiesa, di un’azione profetica alr interno dei mutamenti della
politica italiana. Buona è stata
la presenza di persone anche
estranee al piccolo mondo
evangelico della città, tutte
molto interessate in particolare a capire l’idea wesleyana
della santificazione e della
perfezione cristiana.
Pagina di un’opera di Gioachino Da Fiore (fine sec. XIII)
STE
Riflettere intorno a Dolcino
A cura del «Centro studi dolciniani» (Csd, che ha sede presso
la chiesa valdese di Biella, via Fecia di Cessato 9) è uscito il n.
0 della Rivista dolciniana che intende essere «uno spazio a disposizione di tutti coloro che vogliono dire qualcosa sul piano
storico, etico, politico e più in generale culturale, sollecitati dal
proprio interesse per le tematiche dolciniane. È dunque uno
spazio libero che non ricerca una dimensione scientifica ma stimoli per la riflessione. I promotori del Csd sperano solo, senza
alcuna retorica, di fare così qualcosa di utile al fine della divulgazione di un pensiero “altro”. Per questo chiedono il contributo di tutti, un contributo di idee e di scritti soprattutto. Nel 1994
il Csd festeggia i vent’anni di attività, e vent’anni non sono
qualcosa di effimero; con l’iniziativa della rivista, essi sperano
di rafforzare il lavoro sin qui svolto». Nel numero 0 appare un
consistente studio di Giovanni Gönnet sulla «Visione escatologica della storia presso Gioachino da Fiore, fra Dolcino e i vaidesi d’Austria della 2° metà del sec. XIV» e una ricerca di C.
Momese su «Le donne nella rivoluzione apostolica». Ci sono
poi interessanti contributi di Piero Delmastro («La popolarità di
Dolcino»), A. Giacomelli («Popolo, “lupi rapaci” e “rustici” tra
ortodossia ed eresia nell’Appennino bolognese»), F. Federici(«Don Milani e don Mazzolali: l’altro cattolicesimo»), interventi di R. Pecari («Giorgio Fox: grande partigiano della pace»), G. Lucini («Una vicenda medievale sul lago Maggiore: i
Mazzarditi»), la recensione di Tavo Burat sui capitoli relativi a
Gherardo Segalello e a Dolcino in Eretici e eresie medievali di
Grado G. Merlo, corrispondenze sugli ultimi lazzarettisti e sugli itinerari dolciniani in Valsesia e nel Biellese orientale.
La rivista dolciniana. Abbonamento £ 30.000 comprensivo
dei due numeri del 1994 e del n. 0; versamento sul ccp n.
107372/6 intestato a «Maglia studio redazionale» editore - via
Lazzari 5-28100 Novara (specificare la causale).
Libri
Le abitudini dei «papalagi»
«Se parlate a un europeo del Dio dell’amore, questo torce il
viso e sorride. Sorride della semplicità del vostro pensiero. Porgetegli però un pezzo rotondo e lucente di metallo, o un pezzo
di carte grande e pesante e vedrete immediatamente brillare i
suoi occhi, e salire molta saliva alia sua bocca. Il denaro è il
suo amore. Il denaro è il suo Dio». Queste frasi potrebbero
adattarsi benissimo anche ai nostri giorni, tuttavia sono di Tuiavii*, capo villaggio delle isole Samoa, che parla al suo popolo
al ritorno da un viaggio in Europa compiuto agli inizi del nostro secolo. Erich Scheurmann, artista tedesco amico di Hermann Hesse, fuggito nei mari del Sud di fronte alla prima guerra mondiale, raccolse questa testimonianza senza che il narratore ne fosse a conoscenza e la pubblicò. Ne scaturisce un vero e
proprio tesoro di saggezza, una narrazione, allo stesso tempo
divertente e feroce, delle abitudini dei «papalagi» (ossia gli uomini bianchi), dalle abitazioni al denaro, dal lavoro alla considerazione di Dio. all’uso delle macchine. Il tutto con un lingu3§gio che a noi fa un po’ sorridere, che diremmo primitivo,
«alla maniera dei bambini», ma che rende tuttavia molto bene
1 idea delle realtà descritte, che noi non facciamo fatica a riconoscere e a identificare immediatamente (il metallo rotondo è il
denaro, il luogo della finta vita è il cinema).
Lo scopo originario di questo racconto non è certamente
quello di costruire un pamphlet contro la civiltà occidentale,
ma in primo luogo di mettere in guardia il popolo delle isole
dal fascino perverso del mondo «civile». Il capo Tuiavii «aveva
la capacita di guardare le cose senza pregiudizi. Niente poteva
abbagliarlo, nessuna parola poteva distoglierlo dalla verità. Vedeva, per così dire, la cosa in sé». Questo è dunque il papalagi:
«Un uomo debole e confuso, che ama ciò che non è reale, e che
non riesce più a riconoscere quel che è reale, che confonde
l’immagine della luna con la luna stessa».
(*) Erich Scheurmann (a c. di): Papalagi. Discorsi del capo Tuiavii di Tiavea delle Isole Samoa. Roma, Stampa alternativa, 1993,
pp 61, £1.000.
18
PAG. 1 O RIFORMA
VENERDÌ 4 FEBBRAIO
Una delle scoperte più importanti del nostro secolo divide gli esegeti della Bibbia. Un importante libro fa il punto sulla questi
Qumran: ¡ manoscritti scoperti nel 1947 e la nascita del cristianes!
MAURICE BODMER
Un autore che spera di
promuovere il suo libro
a best seller o un articolo in
un giornale a scoop usa per
prima cosa dei titoli e sottotitoli provocatori e scandalosi.
Chi è tentato di comprare un
libro sullo «scandalo religioso del secolo»' si trova raffreddato quando legge sulla
copertina che le prime opere
degli autori trattano di argomenti esoterici come il «Santissimo sangue e il Santo
Graal» o «il Tempio e la Loggia». Ho sfogliato il libro e
visto che il testo di 340 pagine era corredato da 40 pagine
di note bibliografiche, senza
parlare di molte fotografie dei
luoghi, dei documenti e dei
protagonisti del giallo; l’ho
comprato.
Il libro tratta della scoperta
dei manoscritti del Mar Morto negli anni successivi al
1947 e della loro pubblicazione molto lenta e «censurata»
da parte di un gruppo di eruditi che si è arrogato il monopolio della divulgazione di
questi documenti. Altri ricercatori hanno tentato di accedere, senza successo, alle
informazioni celate dalle pergamene. Il libro racconta la
storia del conflitto tra chi
avrebbe interesse ad occultare le informazioni su un periodo che ha coinciso con la
nascita del cristianesimo e chi
invece proclama che queste
informazioni appartengono
alla scienza. La contesa invade anche la metodologia, la
datazione dei documenti e di
altri oggetti, come l’esegesi
dei documenti e il loro collegamento con 1 documenti
dell’Antico e del Nuovo Testamento.
Pochi giorni fa il pastore
Emidio Campi mi ha mandato
un articolo di Haustein’che
recensiva alcuni libri trattando
dell’archiviazione (Verschlulssache) dei rotoli, tra i quali quello di Baigent e Leigh.
La recensione del libro era
misera, trattava solo del capitolo consacrato ai rappresentanti del Vaticano (The Vatican’s Representatives), tradotto in Tedesco «Agli ordini del
Vaticano» (Im Auftrag des
Vatikans). Sui metodi adoperati, sulla relazione tra i documenti (del deserto e altri) e la
storia dei giudei e della comunità di Gerusalemme, niente.
Solo ecumenismo di salotto:
oggi non sta più bene parlare
dell’Inquisizione!
L’opera di Baigent & Leigh è un libro di divulgazione.
Esso si basa su una documentazione estesa. Tra gli specialisti più citati emerge R. H.
Eisenmann’. Anche Eisenmann esce malconcio dalla
recensione di Haustein, che
non sembra accettare nessuna
ipotesi o nessun modello che
esca da lo schema insegnato
dalle chiese.
Prima di leggere questo libro credevo che i nostri teologi riformati fossero presenti
e attivi anche nel campo
dell’«archeologia cristiana».
O che essi fossero al corrente
dei risultati della divulgazione degli scritti scoperti negli
ultimi decenni. Invece ho
scoperto che la disputa oppone praticamente solo diversi
studiosi agnostici o senza appartenenza denominazionale
accentuata al «gruppo internazionale» (che fa capo a
«rEcole biblique et archéologique française de Jerusalem») che dipende dalla
Commissione biblica pontificia, il cui capo è il cardinale
Ratzinger (che dirige anche la
Congregazione per la dottrina
della fede). C’era all’inizio
un evangelico nel gruppo intemazionale, una persona che
molti di noi hanno conosciuto
durante i campi lavoratori di
Agape (1950), lo scozzese
John Stmgnell, allora studente in teologia. Col passare degli anni egli entrò nella chiesa romana, e si identificò con
la linea del gruppo internazionale, di cui prese la direzione tra il 1986 e l’89. Si potrebbe anche parlare di un
terzo «partito» formato da
israeliani. Un fisico, membro
della Knesset, un ex capo
dell’Haganah e altri si sono
impegnati per la loro divulgazione. Però gli israeliani non
hanno pubblicato molto e per
loro il contenuto dei documenti interessantissimo per la
storia del popolo ebraico, non
implicava la loro fede.
Le due versioni
Secondo gli autori, il
«gruppo internazionale» avrebbe sì pubblicato i documenti biblici ma avrebbe tentato di ritardare la divulgazione dei documenti cosiddetti
«settan», che erano attribuiti
agli esseni o ad altri gruppi o
correnti ebraici. Il gruppo ha
anche tentato di situare i protagonisti descritti nei rotoli
nel primo secolo a.C.
1 «contestatori», appoggiandosi su tutte le informazioni a disposizione, hanno
ricostruito una storia molto
diversa. Le loro tesi principali sono le seguenti.
Occupazione del Qumran
Secondo le monete trovate
nella località Qumran, il sito
sarebbe stato occupato durante diversi periodi, principalmente tra il 103-76 a.C. e il 6
e 67 d.C. Poche monete
(ebraiche) datano del periodo
132-136 d.C. (rivolta di Simeone bar Kochba). Una fucina, delle frecce, le muraglie
spesse, suggeriscono più una
fortezza che un «monastero»
di nonviolenti.
Sinagoga, chiesa e moschea,
li diaiogo possibile.
E necessario
Ogni mese
su Confronti:
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dialogo,
ecumenismo,
laicità,
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culture,
etica, politica
Confronti: obbonomonto annuo lire 50,000; jetnesttole li» 28 000
Uno copio lire 6.000. Versamento siJ ccp n. 61288007
intestato olio Vio Firenze 38,0Ör84 Romo
------------------tox 4827901.'
Abbonomeniò annuo CONFRONTI + «FORMA lire 100.000
Il monastero di Khirbet Qumran, dove vissero gli esseni tra ii II secolo a.C. e il 70 d.C.
Il documento di Damasco
Esso era conosciuto già alla
fine del secolo scorso. Delle
copie recenti (del nono secolo) furono scoperte al Cairo e
pubblicate nel 1910. Nei documenti del Qumran si trovò
una versione molto più antica
dello stesso testo. Il testo parla di un gruppo di ebrei rimasti fedeli alla legge: tra di loro un «maestro di giustezza»
che li trascina nel deserto, in
un posto chiamato «Damasco», dove viene concluso un
nuovo patto con Dio. Nei rotoli, il «giusto» viene espresso dalla parola «Zaddik», (il
«maestro di giustezza», «Moreh ha-Zedek»). Più tardi Josephus parla di un maestro
«Sadduc» o «Zadok», capo di
un movimento ebraico antiromano. Questo patto è lo stesso descritto nella «regola della comunità di Qumran». È
improbabile che si tratti della
città romanizzata di Damasco
nella provincia di Siria. Il fatto è che dei frammenti di pergamena appartenenti a 10 copie del documento di Damasco furono trovati a Qumran.
D’altra parte Damasco poteva essere un nome di copertura durante la rivolta del 66
o il sito conosciuto oggi come Qumran può avere acquistato questa denominazione
più tardi.
II documento elenca delle
regole di comportamento,
analoghe a quelle della comunità. Una parla del matrimonio e dei bambini (dunque
non si rivolgono ad uomini
casti). Un’altra si riferisce ad
altre comunità disperse in
tutta la Palestina. Il documento denuncia tre crimini
commessi dai nemici del
«giusto» che hanno aderito a
un nuovo patto: la ricchezza,
la profanazione del Tempio e
la fornicazione (vista come
poligamia e lo sposare la nipote, usanza tipicamente erodiana).
Datazione dei documenti
Le gesta del «Prete malvagio» implicano che la storia
si svolga prima della distruzione del tempio (70 d.C.). Il
«rotolo della guerra» e il
conamento di Habakkuk alludono ai sacrifici offerti dai
soldati romani ai loro stendardi. Questo non avveniva
durante la repubblica ma solo
dopo l’avvento dell’impero.
Gli autori stimano che i documenti si riferiscano al periodo
erodiano.
Rilettura degli atti
La via di «Damasco»: che
cosa avrebbero avuto da fare
Saulo e il suo gruppo di sbirri
a Damasco, nella provincia
romana di Siria? Invece egli
poteva benissimo effettuare
un azione di comando a «Damasco»/Qumran, in Palestina,
a una trentina di chilometri a
est da Gemsalemme. Dopo la
sua conversione egli rimase
tre anni a «Damasco» (Gal. 1,
17-18). Secondo i «rotoli», il
tirocinio e periodo di prova
per un neofita era di tre anni.
Dopo, tranne Giacomo e Cefa, nessuno si fida di lui (Gal.
1, 18-20). Poi il gruppo lo
«esilia» a Tarso. Anni dopo
(58) si ritrova a Gerusalemme. Nel frattempo egli ha
scritto molti messaggi, ha
creato delle comunità in tutto
il Medio Oriente, e ora entra
in conflitto con i «puri» della
comunità di Gerusalemme.
Ora non si tratta più di concorrenza ma di scisma tra
Paolo e il gruppo dei discepoli zeloti e nazionalisti. Paolo
sta per essere linciato quando
giunge una coorte romana venuta a sedare questa rivolta
zelota, che incatena l’agitatore. C’è il complotto dei quaranta che giurano di ammazzare Paolo. Non si tratta dei
soliti Farisei o Sadducei. Sono Zeloti, organizzati ed efficaci. Per proteggere Paolo,
cittadino romano, il tribuno
mobilita 200 fanti, 200 lancieri e 70 cavalieri.
Giacomo il giusto
Giacomo, secondo il Nuovo Testamento fratello di Gesù, sarebbe il maestro di giustezza. Si pensa che il suo assassinio abbia scatenato la rivolta dei patrioti ebrei nel 66.
Questa rivolta fu repressa,
finì con la distruzione del
Tempio e il suicidio collettivo dei difensori della fortezza
di Masada. Il «Prete malvagio» potrebbe essere Anania.
Quanto al «Bugiardo», traditore, protetto dal suo statuto
di cittadino romano, sarebbe
Paolo.
Esseni o Zeloti?
Gli Esseni, nonviolenti e
casti, non avrebbero vissuto
clandestinamente nel deserto
ma nella vicinanze delle loca
II commento di Habakkuk
Questo documento scoperto a Qumran narra aspetti
della storia del gruppo. Esso
descrive uno scisma causato
da un individuo chiamato il
«Bugiardo» che trascina una
parte dei fedeli a rompere
con il patto e a smettere di
ubbidire alla legge. Un altro
avversario sarebbe il «Prete
malvagio», probabilmente un
membro dell’establishment
sacerdotale, «collaborazionista», del Tempio. Egli però è
solo un avversario, non un
traditore.
lità. Essi non rischiava
persecuzione o la repres
Gli Zeloti (Simone lo Zf
i Sicari (Giuda Iscaric mate
Nazareni hanno vissuto! tra le
so nella clandestinità, ik neta,
serto. Secondo Baigf che la
Leigh, Gesù era un Naz brilli
ma non aveva abitato a I non si
reth. La località non esJ nostri
ancora. assurr
dell’i:
Conclusione porta
Ogni credente si poni ™
tanto delle domande s
gnificato di un passo 1 °
che non riesce a capin
non sono mai riuscito a .
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le esegesi di diversi te P
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la biblioteca di Agape. I ^
no. Oggi, avendo ricfi
nuove informazioni (ci
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per la lotta finale degH
66-70.
Le informazioni otte
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Toccherà ai teologi vali
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contestazione dei giorni
gli articoli pubblicati su
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hanno avuto il merito di
gliare la curiosità dei et®
e degli altri.
Auguriamo che gli evS
lici siano protagonisti qi
volta e che non sia neceS
aspettare altri 40 anni pf
cedere a questa informaZ
Bibliografia
( I ) Michael Baigent aU
chard Leigh: The Deai
Scrolls Deception, Corgi I
(1993) U.K. (first editioi
nathan Cape U.K. 1991) (»
tolo: The sensational 1
behind the religious Scatfi
the Century) (titolo tedi
«Verschlußsache Jesu»
chen 1991).
Desii
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'atzin^
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sig. Eie
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ecc. Int
afferma
(2) Jorg Haustein: Verd
che Qumran- KonfessionsS
liehe Überlegungen zum i
Streit um alte Rollen. Ma'
dienst des konfessionsk
chen Instituts Bensheiffli'
u.3/1993, S.45 -47.
Uno dei rari frammenti del manoscritto in greco
(3) Robert H.Eisenrnam,
cabees, Zadokites, Chrir
and Qumran (Leiden, 1983
Robert H. Eisemann: i
the Just in the Habakkuk r
(Leiden, 1986).
OIRE
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RED.
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/ENERDI 4 FEBBRAIO 1994
Pagina Dei Lettori
PAG. 1 1 RIFORMA
jestif
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[Posta
iNiente
iincretismo
Desidero rispondere breveente alla lettera del sig. Fioio di Torre Pellice (Riforma
el 7 gennaio) che mi lancia
’accusa di essere un «piccolo
'atzinger sincretista» (diverente!).
Per meglio capirci, dirò chi
Isono. Sono una persona che,
irca 20 anni fa, uscì dalla
hiesa cattolica in aperto disIsenso con la gerarchia. Entrai
nelle comunità cristiane di base, nel cui ambito sono rimasto anche quando chiesi di entrare nella Chiesa valdese.
Ebbene, la ricerca teologica e
di fede delle comunità di base, che io condivido pienamente e che è alla base della
mia formazione, è quanto di
Ipiù lontano si possa immagi|nare dal sincretismo di cui il
sig. Fiorio mi accusa con legIgerezza e superficialità.
La mia piccola esperienza,
oltreché la mia intelligenza,
escludono che io volessi mischiare Cristo con Brahma e
chiavi Maometto e Buddha e Mosè,
repres; ecc. Intendevo semplicemente
e lo Z| affermare che le chiese riformate operano per un dialogo
tra le grandi religioni del pianità, ns neta, non escludendo a priori
Il dibattito sui trasferimenti pastorali nelle chiese valdesi del Sud Italia
La disponibilità non può essere un assoluto
iscario
issuto
Baigi
3ne
i poni
che la luce della verità di Dio
in Naa brilli anche in esse. Questo
tato a ^ non significa affatto negare la
lon esi nostra identità cristiana per
assumere acriticamente quella
dell’interlocutore; non comporta la rinuncia a dire che
per me, cristiano, la salvezza
ndelii P®*" Cristo (ma passa soisso 1» ° tramite lui, è il suo l’unico
nome della salvezza?). Intendevo esprimere un dubbio serio: Dio che è libertà e sapien
:apm
cito ai
3. Un
isposi infinita, che per sua natura
:rsi te
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rito
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listi (f
necci
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ormaZ
ia
non può essere confinato, come può aver scelto una sola
strada per la sua rivelazione?
Una strada unica, assolutamente esclusiva e determinante? Certo, non tutte le strade
hanno eguale importanza, non
sono tutte egualmente efficaci. Ma è compito dell’intelligenza illuminata dalla fede
separare il grano dalla pula.
Nel dibattito sui trasferimenti pastorali Erika Tomassone dice di non volersi
schierare; ma poi, leggendo il
suo articolo, si capisce che ce
l’ha con qualcuno. Se quel
qualcuno fossi solo io, pazienza. Si ha invece l’impressione che il bersaglio sia più
ampio, ma non è chiaro da
chi esattamente sia rappresentato. Si tratta dei pastori interessati dagli spostamenti di
quest’anno? Si tratta dei pastori che si sono trasferiti
nell’ambito delle Valli negli
anni precedenti? Chi dovrebbe avere la coda di paglia?
Chi è diventato aggressivo a
causa di un senso di colpa?
Questo è il modo di interpellare che mi ha fatto reagire
alla lettera di Monica Natali.
Sparare nel mucchio non serve né a porre i problemi né a
risolverli. Visto che fare nomi
e cognomi sembra indelicato,
non resta che interpellare privatamente le persone a cui si
ha un rimprovero da muovere
(Matteo 18, 15), oppure porre
la questione in modo tale che
inviti tutti a una riflessione,
ed eventualmente a un ripensamento. Ma attaccare con
sentenze perentorie, non lasciando agli interpellati altra
Sia allegro, sig. Fiorio, il
sincretismo non alberga nella
nostra chiesa, siamo protestanti, gente seria e rigorosa
(e che, Dio sia benedetto,
crede nella libertà di ricerca e
di espressione della fede). Si
lasci anche lei catturare dal
dubbio e dall’incertezza, ogni
tanto. L’ebraismo è sopravvissuto nei secoli forse anche
grazie all’esercizio del dubbio e della dialettica, il cristianesimo rischia di non vedere il tramonto del terzo
millennio a causa delle sue
troppe, assolute certezze, che
non si possono mai discutere
e confutare.
Con un fraterno abbraccio.
Salvatore Tonti - Torino
Via Pio V, 15 - 10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/657542
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DIRETTORE: Giorgio GardioI
VICEDIRETTORI: Luciano Deodato, Emmanuele Paschetto
REDATTORI: Stello Armand-Hugon, Claudio Bo, Alberto Bragaglia, Daniele
Busetto, Luciano Cirica, Alberto Corsani, Piera Egidi, Fulvio Ferrano, Maurizio Girolami, Anna Maffei, Milena Martinat, Carmellna Maurizio, Luca Negro, Luisa Nitti, Jean-Jacques Peyronel, Roberto Peyrot, Gian Paolo Ricco, Giancarlo Rinaldi, Fulvio Rocco, Pietro Romeo, Marco Rostan, Pien/aldo Rostan, Marco Schellenbaum, Federica Tourn, Florence Vinti, Raffaele
Volpe
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Worma è II nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con II n. 176
gennaio 1951, responsabile Franco Giampiaoli. Le modifiche sono state reoistrate
con ordinanza in data 5 marzo 1993.
numero 4 del 28 gennaio 1994 è stato consegnato per l’inoltro postale all’LIfficio CMC
oro, via Reiss Remoli 44/11 di Torino mercoledì 26 gennaio 1994.
scelta che quella di sedersi
sul banco dei penitenti, non è
il modo più efficace per avviare una riflessione.
Le ovvietà, cara Tomassone, certe volte si rendono necessarie; accade quando ciò
che sembra ovvio viene messo in questione. Si può non
dar peso allo stile virulento di
Monica Natali e cogliere invece la sua intenzione profonda. Resta il fatto che la
Natali ha lanciato delle accuse, e a tale accuse ho ritenuto
giusto rispondere, anche perché ero sicuro che erano indirizzate ad altri e non a me.
So benissimo che Natali ha
avuto il coraggio di dare
espressione a un mormorio
diffuso, ma appunto vedo in
questo mormorio più la propensione a dare giudizi massicci che non la capacità di
veder chiaro nelle situazioni.
Se dovessimo dar corda a
questi giudizi sommari dovremmo ammettere: 1) che i
pastori che restano alle Valli
non stanno spendendo energie per il loro ministero, ma
cercano solo una sistemazione tranquilla e ben protetta;
2) che le chiese delle Valli
non sono luoghi in cui, pur
tra debolezze e contraddizio
La firma e
le convinzioni
Caro direttore,
la lettera pubblicata sul n.
46 di Riforma sotto il titolo
«Appello per il voto a Napoli»
con la mia firma insieme ad
altri, in realtà non corrisponde
alle mie convinzioni, se viene
interpretata a suggerire che
stavo esortando tutti i cittadini
a «votare per la sinistra»! Ciò
che volevo esprimere invece
era che la città di Napoli ha
bisogno di essere governata da
persone competenti, destra o
sinistra che siano. Per questo
mi sentivo libero di invitare le
persone a votare per la persona (e l’amministrazione) che
sembrava più preparata, invece di guardare soltanto al nome del partito.
Non bisogna dire a me, cresciuto in Inghilterra sotto la
paura della guerra fredda e
dei missili nucleari sovietici
già puntati su di noi, che un
governo ossessionato dal potere è un male terribile. Destra 0 sinistra che sia. Ma noi
parlavamo di una città che ha
bisogno di salvezza.
Se io ho dato l’impressione
di credere che la salvezza di
Napoli (o del mondo) si ottenesse votando per la destra o
per la sinistra, mi dispiace di
aver messo la mia firma, perché esprimendo un simile
punto di vista chiaramente
metto a rischio la mia credibilità quando parlo del Signore
Gesù Cristo, l’unico vero sal
ii clic
di prima pagina
Il Sud Africa si sta avviando, in mezzo a sacche
di violenza, alla democratizzazione. Le prossime
elezioni ne costituiranno
una tappa importante, anche se non priva di rischi.
La democrazia sarà il futuro di questi bambini?
ni, si testimonia l’Evangelo e
si vive la fede in Gesù Cristo,
ma associazioni spente in cui
si pensa solo all’ordinaria
amministrazione. Non si voleva dire proprio questo? Può
darsi di no: comunque le accuse hanno un loro peso, e
l’effetto di queste accuse, formulate o sussurrate, è di rendere impossibile una riflessione serena.
L’articolo di Erika Tomassone, a parte gli spunti polemici non pienamente trasparenti, contiene un contributo
valido e costruttivo alla riflessione, quando attira l’attenzione sui fattori che possono
in certi casi rendere traumatico un trasferimento fuori dalle Valli. E questa era effettivamente la terza ovvietà della
mia lettera, che Tomassone
non ha menzionato, ma a cui
ha dato uno sviluppo che sarà
opportuno non lasciar cadere;
se ho capito bene invoca
comprensione per questi fattori, oggettivi o soggettivi che
siano; non soltanto, ma invita
i pastori e le pastore a prenderne pienamente coscienza,
a distinguerli, e poi a discuterne insieme, eventualmente
con l’aiuto di un esperto che
abbia la funzione di rendere
valore. Che tutti votino secondo la propria coscienza è
un dovere anche questo davanti al Signore; ma non ci
perdiamo in queste soluzioni
umane se compromettono la
nostra fiducia (e il nostro impegno) nel piano di salvezza
dell’Iddio onnipotente.
Russell Pipe
Esercito della Salvezza,
Napoli
Il culto
in eurovisione
La lettura dell’articolo sul
culto in eurovisione il mattino di Natale {Riforma n. 2 del
14 gennaio), di Mirella Argentieri Bein, mi spinge a
esporre anche la mia valutazione sullo stesso. La signora
Argentieri con molto savoir
faire scrive che «la formula
scelta non mi ha pienamente
convinta». Io scrivo, più duramente, che il culto nel suo
insieme non mi è piaciuto,
con l’eccezione del sermone
del pastore Platone.
Poiché un culto evangelico
valdese è una cosa rarissima
alla televisione italiana, ancora di più in un’ora e in un
giorno così importanti, avrei
approfittato della rara occasione per fare vedere al popolo italiano, a chi non conosce
nulla dei valdesi e dei protestanti in genere, chi e che cosa siamo e come è la nostra
«messa»; un culto più tradizionale, più raccolto sarebbe
stato più adatto.
E stata abolita la toga ai pastori? Il correre di qua e di là
per inseguire la lettura dei vari passi della Bibbia, l’iniziare e terminare la trasmissione
con una cantata in tedesco,
l’inserire canti in senegalese
con accenni di danza, non rispecchiano certamente i nostri culti ma piuttosto, direi,
culti evangelicali o culti sperimentali come talvolta vengono chiamati tali culti fuori
dalla norma.
Un normalissimo culto, forse per noi troppo consuetudinario, ma nobilitato dal sermone del pastore Platone e
dai cantici della tradizione
loro evidenti i meccanismi
della riflessione. Questa analisi o autoanalisi ha però come scopo la professionalità,
dice Tomassone. In altre parole, se non fraintendo, è ammissibile soltanto se in essa si
dà pienamente spazio alle esigenze del ministero, che includono la disponibilità al
trasferimento, ricordando che
non si tratta di andare in terra
di nessuno, ma in chiese che
sono famiglie accoglienti; e
Tomassone conclude augurandosi che pastori accettino
di servire in chiese del Sud.
Dato che sono compietamente d’accordo con questa
parte deU’articolo, ammesso
che Labbia interpretata correttamente e non eccessivamente banalizzata, aggiungo
solo una precisazione: la mia
lettera non intendeva minimamente mettere in questione il
principio della disponibilità
pastorale, ma semplicemente
reagire a una sua assolutizzazione che ritengo sbagliata e
pericolosa. Non si tratta di
aprire processi, ma di imparare a portare insieme una responsabilità che ci coinvolge
tutti, dalle Valli alla Sicilia.
Bruno Rostagno
Torre Pellice
riformata, probabilmente sarebbe stato maggiormente capito dai telespettatori per la
sua semplicità e linearità. Un
paio di vuoti e qualche inconveniente tecnico avrebbero
potuto essere evitati con una
maggiore accortezza.
Malgrado la mia posizione
negativa, desidero comunque
riconoscere la buona volontà
e la fatica dei realizzatori, invitandoli tuttavia a tenere
sempre presente che tali trasmissioni, quando si possono
realizzare, sono viste da un
pubblico preponderatamente
cattolico e ad esso dobbiamo
principalmente rivolgerci
chiedendoci sempre «capiranno che siamo evangelici vaidesi portatori della sola parola di Dio» e non «una setta»
qualsiasi?
Italo Artus-Martinelli
Crema (Cr)
La guerra
è malvagità
Desidero rispondere al fratello luterano di Sanremo indignato con i comunisti russi
e non solo russi: non si può
dimenticare quanto hanno fatto gli zar, anche se io non ho
mai approvato come sono finiti i Romanov. E in Germania sono state inventate le camere a gas e i forni crematori,
i campi di concentramento
dove hanno perso la vita politici, partigiani e altri, campi
di annientamento dove sono
stati annientati, al suono della
musica di Wagner, 6 milioni
di ebrei. E prima ancora altri
milioni di ebrei erano stato
massacrati con i più crudeli
pogrom e i torturatori erano
anche italiani.
Nel libro della Genesi al
cap. 8 sta scritto che Dio si
era pentito di avere mandato
il diluvio e disse: io non maledirò più la terra a cagione
dell’uomo perché i disegni
del cuore dell’uomo sono
malvagi fin dalla sua fanciullezza. Ho studiato storia antica e le garantisco che nulla è
nuovo sotto il sole (Ecclesiaste 1, 9). Ma non possiamo
incolpare Dio per tutta la
malvagità che l’uomo compie: l’uomo ha voluto e vuole
essere libero e Dio ci lascia
fare, ma ci mette davanti il
frutto delle nostre azioni, e
ora stiamo raccogliendo quello che abbiamo seminato.
La parola guerra è malvagità e la malvagità è il retaggio della guerra, da qualunque parte venga. Ricordo i
martiri di via Asti a Torino.
Erano italiani quelli, io li ho
visti, non l’ho letto.
Adriana Bertero Grassi
Rivalla
Amministratori
di Dio
Gli archivi della città di
Mulhouse contengono un interessante documento datato
gennaio 1537, che inizia in
questo modo:
«Noi, sindaco, piccoli e
grandi consiglieri, nuovi e
vecchi capi di corporazioni,
auguriamo a ciascuno dei nostri cittadini e parenti, ecclesiastici e laici, nobili e popolani della nostra città: Pace,
grazia, misericordia da Dio
nostro Padre celeste e una conoscenza pura di Gesù Cristo,
nostro solo salvatore. Durante
l’anno trascorso abbiamo diligentemente fatto annunciare e
predicare la sacra dottrina,
pura e chiara, a voi abitanti
della nostra città. Per la grazia dell’Onnipotente, la conoscenza di Dio è riccamente
accresciuta insieme al vero
amore cristiano che è fortificato per noi e tutti i credenti,
e per i nostri concittadini più
deboli è una consolazione
nella pena. Così in questi
tempi difficili, incresciosi e
pericolosi, possiamo rallegrarci con voi nella nostra
santa fede cristiana. Questa si
fonda sulla pura Parola di Dio
che è insegnata tutti i giorni
nella nostra chiesa! Ed è per
essa che invochiamo il nostro
Padre celeste in Gesù Cristo a
cui sia pubblicamente reso
omaggio e rispetto».
Dove trovare ai nostri giorni delle autorità civili realmente dirette dalla Parola di
Dio? Ma questa parola ci impegna a essere sottomessi alle
autorità stabilite, qualunque
sia il loro carattere.
Ora toccherà a noi riflettere
bene su coloro ai quali daremo la nostra fiducia. Senza
commenti, a ognuno la sua
responsabilità per il nostro
avvenire. Auguri a tutti, elettori e amministratori.
Silvio Rivoir - Torre Pellice
RINGRAZIAMENTO
«/ giorni deli'uomo sono
come i'erba...»
«Ma ia benignità dei Signore
dura da eterno in eterno
per quelii che io temono»
Salmo 103, 15, 17
I familiari di
EIvy Fornerone
ringraziano di cuore tutti coloro
che con presenza, fiori, scritti e
parole di conforto hanno preso
parte al loro dolore.
Un particolare ringraziamento
al dottor Andrea Ciancio, al pastore Klaus Langeneck, alla ditta
Annovati SpA e ai colleghi di lavoro di Guido,
Prarostino, 4 febbraio 1994
I necrologi
si accettano entro
le ore 9
del lunedì.
Telefonare al
numero Oli655278 • fax
011-657542.
20
PAG. 12 RIFORMA
In molti stati della Malaysia sta aumentando pericolosamente la pressione islamica
«La nostra piattaforma politica è il Corano»
Quando la «Sharia» diventa legge dello stato
JÛROEN DAUTH
»T ^ niondo islamico è at«Xti
. traversato da un grande
risveglio. Noi torniamo ai
fondamenti dell’Islam, alla
nostra vera identità, quella
islamica».
Con queste parole Haji Nik
Aziz Nik Mat, primo ministro
dello stato del Kelantan, in
Malaysia, ha presentato recentemente in Parlamento un
progetto di riforma del diritto
penale per orientarlo secondo
la Sharia, vale a dire il complesso di norme che fa capo
al Corano. Il giorno stesso la
proposta è stata approvata
senza dibattito dalla Camera
dei deputati, in cui il Partito
panislamico della Malaysia
(Pas) ha la maggioranza. Secondo queste nuove norme
gli adulteri saranno in futuro
lapidati, ai ladri verrà mozzata la mano e gli apostati saranno giustiziati.
La Sharia è già in vigore in
molti altri stati della Malaysia. La sua applicazione tuttavia è limitata al diritto di famiglia e riguarda solo i musulmani; il diritto penale segue da secoli le norme giuridiche occidentali, come sancisce la Costituzione dello
stato federale malese, eredità
del colonialismo britannico.
Anche il diritto di famiglia
delle minoranze religiose, in
primo luogo i buddisti cinesi
poi induisti e cristiani, è regolato da norme giuridiche di tipo occidentale.
Ma d’ora in poi le cose
cambieranno, almeno nello
stato del Kelentan dove il
Pas, di netto orientamento
fondamentalista, ha preso il
potere quattro anni fa e si
propone di trasformare la
Malaysia in una repubblica
islamica. Tra le norme più
note della Sharia vi è T obbligo del velo per le donne,
quando compaiono in pubblico, la proibizione degli alcolici, dei giochi d’azzardo e
delle lotterie. Per Haji Nik
Aziz Nik Mat e per il suo governo non ci sono dubbi: queste leggi sono contenute nel
Corano, che è stato dato da
Allah, e non si può fare a meno di seguirle.
«Siamo un governo eletto
democraticamente - ha detto
Nik Aziz - la nostra piattaforma politica è il Corano. I nostri elettori dunque conoscevano le nostre idee e per questo ci hanno votati. Noi siamo
innanzitutto servi di Allah e
come tali abbiamo il dovere
di vivere secondo le indicazioni che Allah ha dato al
profeta Maometto e che troviamo nel Corano».
Con l’introduzione del diritto penale islamico il governo del Kelantan si è posto
contro la Costituzione dello
stato federale della Malaysia.
La Malaysia è retta da una
coalizione di partiti che comprende etnie e religioni diverse. Se è vero che l’Islam è la
religione nazionale, la Costituzione afferma comunque il
carattere pluralistico della società malese, nella quale i
musulmani rappresentano poco più della metà della popolazione. Il principale partito
della coalizione governativo
è rUmno (Organizzazioni
nazionali malesi unite), i cui
sostenitori sono dello stesso
stampo di quelli del Pas. Il
fatto però che le minoranze
non malesi siano quelle che
praticamente detengono il potere economico lo rende più
cauto nei suoi movimenti.
In molti stati della Malaysia, il diritto penale viene modificato per orientarlo secondo la Sharia
Questo è il grosso problema della Malaysia. Il «divide
et impera» applicato dagli inglesi aveva stabilito dei ruoli
per i due maggiori blocchi etnici. Il ruolo politico per i
malesi, quello economico per
i cinesi, gli stranieri. Dopo
trent’anni la situazione non è
cambiata e i malesi, fomentati dal fondamentalismo islamico che fa leva sulla loro
sensazione di essere stranieri
in patria rifiutano, soprattutto
i giovani intellettuali, i modelli dell’Occidente e vedono
nell’Islam la vera alternativa.
L’Umno deve tener conto di
queste frustrazioni e in qualche modo rappresentarle. Per
questo ha fondato un’università e una banca islamica, e ha
sviluppato una retorica islamica assai pericolosa per non
perdere i contatti con i suoi
elettori. Questa strategia ha
portato all’inizio di novembre
alla vicepresidenza del partito
un duro dell’Islam, Anwar
Ibrahim, un politico della
nuova generazione, sostenuto
dai giovani intellettuali; e già
si guarda a lui come al futuro
capo del governo.
Il governo malese (e TUmno stesso) si trova in una situazione difficile. Se blocca
l’entrata in vigore nel Kelantan del nuovo codice penale,
perché in contrasto con la
Costituzione, deve fare i conti con il Pas e la marea montante del fondamentalismo.
Haji Nik Aziz ha già affermato: «Qualunque opposizione
all’introduzione del diritto
islamico verrà considerato
come un attentato alla libertà
religiosa dei musulmani».
Per il momento la Sharia
non verrà applicata nel Kelantan alle minoranze non
musulmane. Ci sarà una fase
di transizione dove le minoranze, se lo vorranno, potranno ancora avvalersi del diritto
«secolare». Nik Aziz stesso
ha spiegato che «col tempo,
quando si saranno abituati alle nuove leggi, tutti i cittadini
passeranno sotto il diritto
islamico».
11 presidente dell’Umno,
che è anche primo ministro,
Datuk Seri Mahathir Mohammed, ovviamente musulmano, ha girato elegantemente
la questione alla magistratura
che, secondo il diritto vigente, dovrebbe annullare la
riforma effettuata nel Kelantan. Ma a Kuala Lumpur si sa
benissimo che una decisione
del genere non solo non fermerà l’integralismo islamico,
ma anzi lo renderà più compatto e aggressivo.
Non si può infine sottovalutare la forza del movimento
missionario islamico che agisce in tutto il paese ed ha i
suoi padri spirituali in Iran e
in Libia. Questo movimento
ha fondato dei villaggi, i cosiddetti villaggi Dakwah, nei
quali le norme del Corano
vengono applicate rigidamente: è contrario alla modernizzazione della Malaysia, soprattutto secondo i modelli
capitalistici di sviluppo sostenuti dall’attuale governo, che
tendono all’industrializzazione del paese.
11 governo islamico del Kelantan fa appello, in questa
situazione, anche allo spirito
del martirio. «I mullah - dice
ancora Haji Nik Aziz - sono
come i tappeti persiani, più
sono calpestati, più acquistano valore». (Epd)
Usa: lancio di una campagna organizzata dal Cec e dal Ncc
Per il rispetto dei diritti umani
Il 10 dicembre scorso, in
occasione delia Giornata dei
diritti umani, due manifestazioni hanno radunato rappresentanti di chiese e di gruppi
di azione locali allo scopo di
dimostrare che, negli Usa, le
persone di colore si vedono rifiutati i diritti che altri considerano come acquisiti. A Birmingham, in Alabama, e nella
riserva indiana di Pine Ridge,
nel Sud Dakota, incontri similari hanno segnato l’inizio di
una campagna che per un anno cercherà di mettere in evidenza le violazioni dei diritti
umani.
Tale campagna è un progetto comune del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) e
del Consiglio nazionale delle
chiese degli Stati Uniti (Ncc),
che mira a mobilitare maggiormente l’opinione pubblica
sul razzismo e su altri abusi
nel quadro del diritto intemazionale sui diritti umani. A
Birmingham Jean Stromberg,
direttrice deH’Ufficio del Cec
a New York, si è espressa in
questi termini: «Siamo tutti
diventati consapevoli del modo in cui le preoccupazioni e i
problemi mondiali e locali
siano strettamente legati. (...)
Ciò che tocca direttamente
uno di noi tocca tutti indirettamente».
Anne Braden, copresidente
del «Comitato di organizzazione del Sud per la giustizia
economica e sociale», ha dichiarato: «Dobbiamo agire
per ottenere una maggioranza antirazzista in questo paese». Albert Molkiber, che dirige la «Commissione antidiscriminazione americano-araba», ha sottolineato che «i diritti civili devono essere legati ai diritti umani». C. T. Vivian, del «Centro per il rinnovamento democratico» ha fatto notare che «l'America non
ha valori che non siano ogni
giorno compromessi dal suo
razzismo».
promesse tradite, di trattati
ignorati e di malintesi culturali perpetuati per rafforzare il
potere bianco.
A Pine Ridge, capi tribali,
giuristi e militanti per la difesa dell’ambiente, esperti del
diritto autoctono e leader spirituali hanno parlato di generazioni di emarginazione, di
Secondo Phyliss Young,
che milita per la difesa dell’ambiente e che ha organizzato la prima conferenza internazionale delle popolazioni
autoctone nel 1977, «Pine
Ridge e Black Mills sono il
nostro cuore, la nostra terra
promessa». Durante i prossimi mesi l’accento verrà posto
sull’educazione: aiutare le
chiese e le comunità a individuare e a comprendere i problemi. In autunno, il Cec organizzerà visite di équipes
ecumeniche internazionali in
vari luoghi (New York, Chicago, Pine Ridge, Oakland, E1
Paso, Birmingham e Miami)
dove gruppi locali denunceranno le violazioni dei diritti
umani verificatesi all’interno
delle loro comunità. Sulla base di queste informazioni,
verrà redatto un rapporto che
sarà sottopposto alla Commissione dei diritti umani
delTOnu. (Soepi)
venerdì 4 FEBBRAIO 19(
Dalla Commissione ecumenica europe,
Un futuro pos$ibile|
per Pagri coltura
La «Commissione ecumenica europea per “Chiesa e
Società”» (Eeccs) ha tenuto
la sua assemblea generale il
23 e 24 settembre scorso ed
ha approvato il rapporto del
suo gruppo di lavoro sul tema «Un avvenire possibile
per l’agricoltura e la società
rurale». Il rapporto è così
articolato: 1 — Analisi: a) i
contadini, i rurali e le strutture sociali; b) la fame e
l’abbondanza; c) tecnologia
agricola e ambiente; d) le
politiche dei prezzi e il ruolo
dei consumatori. 2 - Segni di
speranza; per una politica
agricola e rurale diversa: a)
rispetto alla dimensione sociale e economica; b) rispetto ai paesi in via di sviluppo;
c) per un agricoltura durevole; d) rispetto ai consumatori; e) rispetto ai paesi dell’Europa centrale e ai paesi
dell’Est. 3 - Raccomandazioni: a) alla Comunità europea; b) alle chiese. Pubblichiamo qui di seguito l’introduzione al rapporto:
«Le chiese che collaborano
nel quadro dell’Eeccs (Commissione ecumenica europea
per “Chiesa e società”) desiderano esprimere la loro
profonda preoccupazione circa il futuro dell’agricoltura e
della società rurale nella Comunità europea e altrove nel
mondo. La fame, che è la
conseguenza di una povertà
endemica, di alluvioni e di
guerre nelle città e nelle campagne, colpisce ancora oggi
intere popolazioni nel mondo.
Ciò contrasta fortemente con
l’abbondanza dell’Occidente
ricco, che invece si vede costretto a fare pressione sul
suo settore agricolo per farlo
produrre meno. Nello stesso
tempo è sempre più evidente
che alcune forme di produzione agricola esercitano pressioni ingiustificabili sull’ambiente, tanto nei paesi ricchi
quanto nei paesi poveri.
Di fronte a questa situazione siamo chiamati, in quanto
chiese, a promuovere una
presa di coscienza della nostra responsabilità, individualmente e collettivamente.
In accordo con la Terra e con
i suoi abitanti, vogliamo costruire una struttura sociale
durevole su scala mondiale,
in cui coabitino la giustizia e
la pace.
Crediamo che l’universo è
stato creato da Dio e che esso
sia la sua creazione continua.
Tutte le cose sono in relazione le une con le altre; questo
significa che l’umanità non
può essere considerata con
isolata dal “resto”. Siamo st
ti chiamati ad agire co®
“fattori” nella fattoria di Di
ad essere gestori per le gen
razioni future; a riconosceie
a cercare di rendere visibile il
nesso che unisce tutte le coi
ey
Crediamo che Dio cerca di
stabilire relazioni giuste e r^
te tra le persone. Nella trad
zione cristiana, il paradoss
sta nel fatto che la vera perst
nalità si scopre nella relazi
ne. Secondo questa tradizij
ne, la giustizia non può essa
attuata se non si tiene cont_
del fatto che Dio ha un’opz«
ne preferenziale a favore d
povero
Il nostro sguardo sul m®
do viene inoltre illumina
dalla luce dell’Evangelo
Cristo; speriamo che alcui
modi di vedere tratti dalla nt
stra tradizione siano in sintj
nia con quelli di altre persot
che hanno segnato la stra¡
da seguire nei campi del
agricoltura e della vita rural
La costruzione di una politi(
comune è il segno stesso d
scopi perseguiti in comuni
La revisione di queste polii
che da parte degli uomini p<
litici e dei funzionari è UD
pratica che si giustifica.
Le chiese desiderano incK
raggiare la Comunità europe
ad andare avanti su quest
strada, in vista del bene cc
mune. Quest’ultimo dovrà r
specchiare i bisogni del Te
Mondo, quelli dell’Euro
dell’Est, dei consumatoriT
degli agricoltori del Nord
del Sud, nonché quelli d
l’ambiente naturale. È
compito immenso, dato c
nella stessa Europa bisog
far fronte a conflitti di int
ressi; la soluzione di ques:
conflitti è però assolutame
necessaria se la società mo;
diale vuole evitare di fra:
mentarsi ancora di più. O,
accordo ottenuto in seno
Gatt dovrà, in futuro, rispett
re questo bene comune, e no
essere motivato dagli intere
si dei potenti; la stessa coi
vale per la Pac, come segn
di scopi comuni.
La nostra preoccupazioii
per questioni quali la salvi
guardia della società rurale
le disparità regionali, il debí
to del Terzo Mondo e la prfl
dazione degli eccedenti
paesi ricchi ci portano a chie
dere il proseguimento del
revisione della Pac attua'
mente in corso, sulla basi
delle linee di pensiero
presente rapporto».
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Si può salvaguardare la società rurale con questo tipo di agricoltura'