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L. 400
Anno 118 - n. 4
22 gennaio 1982
Sped. abbonamento postale
I gruppo bis/70
biblioteca valdhse
10066 TOi^RE PEILICI
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
DALLA RELAZIONE INTRODUTTIVA AL DIBATTITO DI ECUMENE
Credono nel raggiungimento
della pace universale basata sulla giustizia. Sono per la libera ed
indipendente ricerca della verità.
La religione — sostengono —
deve essere causa d’amore e di
affetto nel processo verso l’unità
del genere umano. È la dottrina
dei Baba’i, tutta spiritualità, obbedienza verso le autorità civili,
niente politica e tutto lavoro,
perché il lavoro — dicono — è
sacro. Eppure malgrado la professione di questi inoffensivi
principi di pace e amore universali la comunità dei seguaci di
Baba’u’ llah in Iran, sotto il regime di Khomeini, vive una tragedia che sembra essere ignorata
dai grandi mezzi di comunicazione di massa. In questi giorni il
segretario dell’assemblea spirituale nazionale dei Baha’i d’Italia, Giovanni Fava, si è rivolto
al presidente della Repubblica
Pertini e alle segreterie di tutti
i partiti affinché il mondo conosca il genocidio che il regime di
Teheran sta perpetrando contro
la minoranza Baha’i.
Perché questo sanguinario accanimento? Probabilmente in
Iran sta oggi succedendo quello
che capitò nella Germania di Hitler: scaricare su di una minoranza significativa (in Iran i Baha’i sono 300 mila) le frustrazioni e la crisi del regime dittatoriale. Riferisce un comunicato della
Federazione delle chiese protestanti di Zurigo che i Baha’i compirono un vero atto di coraggio
rifiutando, pubblicamente, d’iscriversi prima al partito unico dello
Scià Pahlevi e poi di partecipare
al referendmn nazionale per la
repubblica islamica. Il rifiuto di
lasciarsi coinvolgere da qualsiasi politica, il professare una religiosità tutta spirituale senza
clero e gerarchie, considerare sacri ¡1 lavoro, l’uguaglianza dei diritti dell’uomo e della donna, l’unità del genere umano nel rispetto delle diversità di lede o d’ideologia non sono solo principi fondamentali della religiosità Baha’i
ma rappresentano l’esatto contrario dell’ideologia islamica di
Khomeini. Il regime di Teheran
si accanisce dunque contro un
movimento, anch’esso originario
dell’Iran, che pur considerando
Maometto apostolo di Dio e gli
Iman suoi successori, predica
una religione che vuole costruire, con l’amore, l’unità dell’umanità. Eliminare i Baha’i dal mondo islamico significa tentare _ di
cancellare un modo alternativo
di credere in Dio considerato dagli ayatollah più pericoloso dello stesso cristianesimo. Il che da
un lato ci spinge sia a solidarizzare con questa minoranza oppressa sia a riflettere sul nostro
essere cristiani. ___
Accusati dagli ayatollah di filosionismo e di essere agenti imperialisti,i Baha’i rischiano di essere cancellati dall’Iran. Ma la
loro scomparsa segnerebbe anche la fine del tentativo di costruire in Iran una società democratica.
Giuseppe Platone
La crisi deirintrasformabilità
Malqrado i ritardi e le enormi difficoltà, nella lotta per la pace che non è mai disgiunta dalla
lotta per la giustizia si può battere l’intrasformabilità dei sistemi politici in cui viviamo
Dopo aver riferito, nel numero scorso, sul dibattito del recente
convegno di Ecumene tra responsabili ecclesiastici (« Una cultura di
pace contro la morte ») riprendiamo di seguito stralci essenziali della relazione introduttiva al convegno, tenuta dal pastore Sergio
Aquilante.
Il testo che segue, registrato dal vivo dalla nostra redazione, per
ragioni di spazio è stato condensato in molte sue parti e per ragioni di tempo non è stato rivisto dall’autore.
Dopo un’ampia introduzione, in cui Aquilante descrive la crisi
attuale dei blocchi USA-URSS egli viene a parlare della lotta per la
pace: tema di riflessione e impegno per le nostre chiese non solo
in vista della « settimana della libertà » di febbraio ma di lunga
scadenza.
La questione della pace si intreccia con la crisi profonda dei
grandi sistemi politici, crisi che
contiene elementi catastrofici e
drammatici. In altri termini la
questione della guerra e della pace è strettamente collegata al
problema del mutamento dei sistemi politici e della enorme difficoltà con cui questo mutamento si scontra. E qui cogliamo l’intreccio tra le ’questioni
interne, le questioni sociali e politiche e le questioni internazionali. Due esempi; da un lato la
risposta di Reagan alla crisi che
ha in sé una pericolosità che
man mano va emergendo, una
risposta che può vincere solo a
condizione di ridurre ulteriormente il tasso di democraticità
della società americana. Si tratta
di una risposta di intrasformabilità. Dall’altro lato la questione polacca: anche qui si ha l’impressione di scontrarsi con un’altra intrasformabilità. Di fronte
alla crisi del rapporto stato-società, crisi che è in tutto il mondo, che rimette in discussione
forme di potere ecc., la risposta
che viene data è quella che abbiamo visto, una risposta per
conservare. Sembra quindi che
questa intrasformabilità dei sistemi politici organizzati rigoro
samente all’interno del sistema
bipolare che si vuole mantenere
in piedi ad ogni costo rappresenti
un rischio effettivo per la pace.
Oggi non possiamo non chiederci
se la questione della pace e della
guerra non dipenda da questa
crisi dei sistemi sociali e politici
e dalle politiche tese a impedirne la trasformazione.
Imprevedibile
protesta
Il tema della pace non appartiene oggi all’ideologia, appartiene alla realtà. La gente avverte, più o meno consapevolmente, tutta la pericolosità della
situazione che noi stiamo vivendo
e la terribilità di una eventuale
guerra nucleare. Allora la gente
si ribella, protesta, non più perché c’è stata una scelta ideologica (« io sono un pacifista ») ma
perché avverte che stiamo arrivando alla resa dei conti. E questa protesta, in certi luoghi, è
esplosa fuori degli strumenti tradizionali, come i partiti o i sindacati; vedi per esempio i gran
SALMO 31: 15
I miei giorni sono in tua mano
E’ già piena di bellezza e di
forza questa espressione della
fede biblica se riferita, come appare a prima vista, ai giorni che
ci stanno davanti, pochi o molti
che siano. Ma lo è ancor più se
teniamo conto del fatto che letteralmente il salmista dice « Le
tappe della mia vita sono in tua
mano », riferendosi alla totalità
della nostra esistenza.
Guardando alla propria vita
passata, ciascuno di noi è in grado di riconoscere delle svolte che
hanno inciso profondamente sulla sua vita, segnando il periodo
successivo e dividendo la vita in
tappe diverse.
A volte si è trattato di una intuizione, di uno slancio, di una
decisione coraggiosa, di una liberazione che ci ha fatto fare un
passo avanti nella nostra vita. O
si è trattato di eventi dolorosi
ma che accolti e trasformati dalla potenza creatrice del Signore
hanno stretto la nostra vita nel
vicolo angusto della crescita e
'della creatività.
Altre volte vi sono state invece
scelte sbagliate, viltà, colpe, atti
o omissioni di atti, che hanno
pesato sulla nostra vita quasi paralizzandola per un tempo. O
eventi esterni rispetto alla nostra
diretta responsabilità — un torto subito, una rottura di affetti,
una malattia — che hanno pro
strato la nostra esistenza deprimendola per un tempo fino ai limiti della sopportabilità.
Ebbene, di tutta questa materia della nostra vita — che si è dipanata attraverso tappe diverse
e che ognuno ben conosce per
ciò che lo riguarda — questo salmo ci insegna a dire: « le tappe
della mia vita sono in tua mano ».
Tutte. Non solo le tappe più belle, percorse con passo sicuro,
gioioso e riconoscente, ma anche
quelle più faticose, più tristi, più
amare. Anche quelle come la tappa che il salmista ha appena attraversato: quella di una infermità — forse poco piacevole a
vedersi — che dalla sofferenza
della malattia lo ha fatto precipitare in quella ancor più cruda
e angosciosa della .solitudine, dell'essere evitato da vicini e conoscenti, tanto da far dire: «io sono del tutto dimenticato, come
un morto». Eppure, anche questa
tappa della vita — confessa il salmista, confessa la fede — è nelle
tue mani. Anche questa parte della mia vita che sembra il riflesso
della reiezione, dell’abbandono,
della maledizione, è oggetto della
cura di mani che afferrano, custodiscono e preservano, che rappresentano la forte rocca, la fortezza, il rifugio del credente.
Da dove viene questa espressione COSÌ piena e così totale del
la fiducia? Qual è la misteriosa
origine della fede? E' Dio nel suo
impenetrabile disegno, certo, non
possiamo dire altro. Ma sul piano più vicino a noi della descrizione dei fenomeni che ci accadono, possiamo dire che l'origine di questa totale fiducia — o
almeno il luogo in cui essa si
sviluppa — è l’esperienza dell’esaudimento. Nel libro dei salmi c’è tutta una serie di canti
« di distretta ed esaudimento »
che hanno lo stesso schema: la
descrizione di una situazione angosciosa, l’invocazione del soccorso di Dio, il grido di riconoscenza per l’esaudimento. E’ a partire dall’esperienza del superamento di una tappa difficile che l’inno di lode sgorga dal cuore del
salmista nella consapevolezza di
essere stato messo sul terreno
solido e sicuro, come un perseguitato che sia messo in una città fortificala (v. 21). Ed è su questa base molto concreta della comunione personale col Signore
fondata sull’esaudimento della
nostra preghiera, avvenuto spes,50 in modo così “mirabile”, straordinario, al di là della nostra
immaginazione, che la nostra fede è cresciuta, si è rafforzata, ed
è stata da noi confessata nella
riconoscenza.
Franco Gianipiccoli
(continua a pag. 5)
di movimenti per la pace in Gian,
da, in Germania... In questo quadro notiamo che le chiese hanno
riacquistato un proprio ruolo;
con i loro comitati sono dentro
il movimento, hanno capito che
non si può soltanto parlare di
pace, predicare la pace, ma che
si deve star dentro la lotta per
la pace che è strettamente colle' gata — ci ha ricordato ad Ecumene il rappresentante ufficiale della chiesa riformata olandese nell’IKW — con la battaglia politica.
In Olanda il comitato interconfessionale per la pace (IKW) si
pone il problema di organizzare
il potere all’interno del movimento, ovvero si pone il problema di
organizzare la continuità del movimento e di organizzarne il peso
sulla vita politica. Le chiese che
entrano nel movimento per la
pace compiono un salto enorme
di qualità. E a ben guardare questi grandi movimenti ci portano
a considerare un’altra grossa
questione: il ruolo dell’Europa
e della sua intenzione politica,
che sembra trovare un punto di
forza, anche se problematico, nella tenuta della democrazia. Che
è il modo europeo di costruire
l’immagine della politica, il rapporto tra politica e società, ecc.
ma anche in un’idea espressa
proprio da questi grandi movimenti per la pace: l’idea di una
salvezza possibile del mondo rispetto alla possibilità imminente
della guerra.
La crisi della
situazione italiana
I movimenti per la pace oggi
non sono separati dalla politica
anzi tendono a rimettere in movimento una politica democratica, a ricostruire il rapporto tra
massa e politica e anche questa
è ancora una volta una grande
idea europea. Ora in questo intreccio tra questioni interne e
questioni esterne noi leggiamo
la crisi della situazione italiana,
che conosciamo per esperienza
diretta. Le crisi non vengono a
caso, forse stiamo pagando cib
che abbiamo seminato un tempo
e cioè una costruzione industriale
fondata sulla media tecnologia.
Questo modello ha certamente
funzionato un tempo: tra il 1955
e il 1962. L’errore è stato di non
tener conto della sua temporaneità, di averlo voluto eterno anche se con gli aggiustamenti del
caso. Col passare del tempo la
tecnologia media è diventata relativamente obsoleta, da qui la
decadenza della nostra industria.
La via d’uscita da questa crisi
viene declamata quasi ogni giorno: massiccia riconversione industriale, spostamento di investimenti, spostamento di manodopera da settori improduttivi a
settori produttivi, pianificazione
democratica articolata, passaggio
Sergio Aquilante
(continua a pag. 4)
2
2 vita delle chiese
22 gennaio 1982
INTERVISTA A EUGENIO STRETTI
COLLEFERRO E FERENTINO
I giovani evangelici romani
Jii vista del prossimo convegno hiblico-teologico sul tema
della lettura della Bibbia che si terrà nei locali della Facoltà
Valdese tra il 29 e il 30 gennaio a Roma abbiamo rivolto ad
Eugenio Stretti, animatore di questa ricerca interdenominazionale, alcune domande.
— Puoi dirci brevemente come
siete nati e come organizzate il
vostro lavoro?
— Tra la fine del ’79 e gii inizi
deH’80 alcuni giovani evangelici
battisti, valdesi e salutisti di Roma, lanciarono la proposta di avere riunioni interdenominazionali mensili a livello cittadino.
I primi mesi furono essenzialmente di conoscenza reciproca;
nel maggio 1980, l’assemblea dei
partecipanti a tali incontri, decise di darsi un minimo di struttura e di formulare dei programmi per l’anno seguente.
La struttura è molto semplice:
ogni gruppo giovanile designa un
proprio rappresentante, trimestralmente i rappresentanti dei
gruppi si riuniscono e pianificano il lavoro. Esistono inoltre 4
gruppi di interesse: gruppo musicale (una quindicina di persone), gruppo teologico (10 persone) e i gruppi sui «mezzi di
comunicazione» (10 persone) e
«ricreativo» (Bazar, gite ecc.).
Ad ogni gruppo è affidata la programmazione di una domenica
(la terza del mese).
— Quali sono gli scopi che vi
prefiggete?
— Se permetti riprendo testualmente l’ultimo comunicato
stampa, diramato alle agenzie di
stampa evangeliche (nev e Idea)
e alle testate evangeliche denominazionali e non, al termine del
II anno di attività lo scorso giugno: « ...questa nostra attività,
non intende sovrapporsi o peggio
sostituirsi alle singole iniziative
che i gruppi giovanili portano
avanti per proprio conto. Non si
tratta neppure di un « supergruppo evangelico interdenominazionale », semplicemente intendiamo incontrarci e collaborare,
nello spirito di Marco 9: 38-90,
consapevoli della unicità dell’E.
vangelo (Gal. 1: 6), pur nella diversità e pluralità della testimonianza che le Chiese Evangeliche
in Italia rendono al loro unico
Signore, Gesù Cristo. (I giovani
evangelici romani)... intendono
essere al servizio dell’Evangelo
in comunione con quanti credono sia possibile, al di là di obiettive differenze teologiche e denominazionali, rincontro tra evangelici italiani nello spirito fortemente unitario che caratterizzò il
II Congresso Evangelico (Roma 1965) ».
— Quali sono i rapporti con la
EGEI?
— A tutti gli incontri è sempre stato presente un membro
dei gruppi di Piazza Cavour e/o
di Monte Sacro. Prossimamente
il gruppo musicale « ger » e il
corrispondente del gruppo FGEI
di Piazza Cavour organizzeranno
una riunione in comune. Al Convegno « Leggiamo la Bibbia oggi » sono stati invitati sia la
« Commissione Biblica PGEI »,
sia il « Servizio Studi » della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia.
Analoghi inviti saranno inviati
alle chiese evangeliche ed alle di
rigenze ecclesiastiche presenti
nella città. Se vuoi il nostro slogan di lavoro si può riassumere
così: « lavorare uniti, consapevoli
delle reciproche diversità ».
Intervista raccolta da
Giuseppe Platone
Convegno giovanile
I « giovani evangelici romani » promuovono, neH'ambito di una comune ricerca interdenominazionale (federati e
non) tra i giovani evangelici delle chiese romane, un Convegno Biblico-Teologico dal titolo:
« Leggiamo la Bibbia oggi »
Facoltà Valdese di Teologia,
Roma 29-30 gennaio 1982
(Via Pietro Cossa, 42 - 00193 Roma)
Programma:
Venerdì 29 gennaio:
ore 19.30: arrivo;
ore 21 : Relazione del prof. Pietro
Boiogrresi, professore di Teologia Sistematica presso
«Istituto Biblico Evangelico»
di Roma.
Sabato 30 gennaio:
ore 9 : Relazione del prof. Bruno
Corsani, professore di Esegesi e Teologia del Nuovo
Testamento presso « Facoltà
Valdese di Teologia ».
Nel pomeriggio (ore 17) in collaborazione con il « Centro Evangelico di Cultura di Roma » Tavola rotonda sul tema: « Leggiamo la Bibbia oggi ».
Partecipano: Pietro Bolognesi, Bruno
Corsani, Paolo Ricca, Stefano Woods.
Modera i lavori: Eugenio Stretti,
ore 20: Conclusione con agape fraterna.
Per iscriversi al Convegno e per ogni
altra informazione telefonare al numero
telefonico di Roma (06) 3604504 chiedendo di Eugenio Stretti. Orari telefonici: 13-13.30: 19.30-20.
Il cammino recente
di due comunità
Le due comunità del basso Lazio in questi ultimi tempi hanno dovuto sperimentare tre periodi: un primo senza pastore
titolare con la collaborazione del
Circuito e durante questo periodo tutto il lavoro delle due comunità era organizzato e diretto dal sovrintendente pastore
Giovanni Scuderi; un secondo,
con un pastore a mezzo tempo,
e un terzo, quello che abbiamo
iniziato da poco, con un pastore
a pieno tempo.
Il primo è stato caratterizzato
dalTalternarsi di pastori e laici i
quali, ogni domenica si sono avvicendati per la predicazione nelle due comunità. Il pastore Scuderi ha curato, a Colleferro lo
studio biblico, il catechismo e
uno studio di confronto sulla Parola di Dio con vari gruppi del
cattolicesimo. Gli studi biblici
nei vari gruppi della comunità
di Ferentino sono stati curati
dal pastore Franco Sommani.
Ringraziamo di cuore questi pastori e gli altri che, oltre ai loro
normali impegni, ci hanno aiutato in un periodo difficile. Il Signore li benedica. Mentre non è
mancata la predicazione della
Parola di Dio, in questo periodo
si è tuttavia sentita la mancanza
della cura individuale, soprattutto nella comunità di Ferentino i cui membri sono dislocati
in piccoli gruppi che si stendono
intorno alla cittadina fino ad
una distanza di circa 20 Km. A
Colleferro, invece, i membri della comunità risiedono in un raggio massimo di 2 Km. dalla chiesa e questo rende più facile riunirli o visitarli.
Il secondo periodo non è stato
affatto positivo. La cura delle
due comunità era stata affidata
al pastore Sergio Aquilante il
quale sebbene già carico di lavoro aveva accettato ugualmente
questo nuovo incarico. I fratelli
si erano contentati di avere un
pastore a tempo molto ridotto
poiché dicevano che era meglio
avere poco piuttosto che niente.
Ma una sera mentre un gruppo
di fratelli lo attendeva per lo studio biblico, arrivò la notizia che
il pastore aveva avuto un incidente d’auto nei pressi di Colleferro. Questo incidente lo ha costrétto a letto per molto tempo
e sebbene il fatto risalga ài marzo scorso, a tutt’oggi egli non si
è ancora del tutto ristabilito.
Chiediamo in preghiera per il pastore Sergio Aquilante che il Signore lo ristabilisca presto e
completamente cosi che egli possa tornare presto a lavorare appieno per l’opera del Signore.
Il terzo periodo è iniziato da
quest’autunno. Finalmente, dopo
tante discussioni, forse anche
sofferte, abbiamo avuto l’assegnazione del pastore Odoardo Lupi il quale si sta occupando con
amore delle due comunità. Egli
è qui da poco ma un buon quadro di attività è stato programmato dai consigli di chiesa. Tutto procede bene e con l’aiuto del
Signore vogliamo continuare la
testimonianza nel luogo dove
Egli ci permette di vivere. Chiediamo perciò che il Signore ci
fortifichi nella fede per aiutare
il nuovo pastore nel compito impegnativo della cura di due comunità parecchio diverse Luna
dall’altra.
Riccardo Mortali
DALLE CHIESE
Testimonianza di un incontro con Gesù
GENOVA — E’ stata ricevuta
il 20 dicembre come membro della chiesa valdese una sorella di
origine francese, Simone Caniglia Salvarelli, che ha dato in
quefi’occasione la significativa
testimonianza che riportiamo.
« L’itinerario di questo mio
cammino di fede inizia da un
campo biblico ad Agape.
Fu il mio primo contatto con
la Bibbia alla quale, nell’istruzione religiosa ricevuta, non fui
rnai avvicinata, e fu una rivelazione — la rivelazione della Parola così diffìcile, oscura eppure
già manifestata come una grande schiarita.
Fu soprattutto la scoperta di
Gesù storico, senza miti, così, diverso dai Gesù del catechismo
dell’infanzia che a un certo momento si abbandona, un Gesù
laico, non clericale, senza incenso né candeline, e straordinariamente vivo.
E così, Dio era entrato neila
mia vita. Di ritorno a Genova,
ben decisa a non lasciare perdere questa strada di ìuce, ci fu,
c’è tuttora la frequentazione dello studio biblico del venerdì, sera
dove piombai così, impreparata,
e la frequentazione del culto domenicale che mi apparve subito
corno un bene inaspettato e irrinunciabile.
Scoprii una chiesa seria e sobria, nell’aspetto e nel comportamento, una chiesa né madre né
padre, senza indulgenza illusoria,
senza autoritarismo, ma una
chiesa per ’adulti’ più responsabili e liberi, una chiesa mossa da
un amore di conoscenza, una conoscenza offerta a tutti per mezzo dell’Evangelo come fonte viva, intensamente annunziato dalla predicazione, non solo dei pastori ma anche dei laici — questa molteplicità di contributi di
tutta la comunità mi colpì molto.
Dalla predicazione valdese, approfondita, chiarificatrice e rigeneratrice, ricevo una costante luce, un insegnamento di assoluta
necessità per una vita nuova. Ho
avuto la consapevolezza del dono
di Dio ».
Con dicembre è iniziato, nello
studio biblico intercomunitario
del venerdì, sera, a Sampierdarena, la lettura del libro di Giobbe. Questo studio biblico costituirà l’ossatura di una serie di
culti evangelici alla radio che sono stati richiesti a Genova. La
serie andrà dal 7 febbraio a metà marzo
Nuova confermazione
MARSALA — Un Natale straordinario quest’anno per la locale comunità valdese. L’atmosfera spirituale già elevata di per
se stessa per la ricorrenza natalizia s’è accresciuta nella gioia
comunitaria di una nuova confermazione. Cos’è infatti una
confermazione nella comunità se
non il segno miracoloso della
realtà del Natale del Signore che
si rinnova in essa?
Pina Coppola, dapprima diciottenne catecumena nella nostra
chiesa, ora studentessa di teolo
gia nella nostra Facoltà di Roma, ha voluto confermare solennemente il significato del Battesimo, entrando a far parte, coscientemente ora ed ufficialmente, del popolo dei credenti.
Nel piccolo locale di culto, parato a nuovo, affollato di fratelli di chiesa, di parenti, amici attenti, la giovane emozionata ha
risposto con tre « sì » sinceri e
solenni alle tre domande liturgiche, ed ha quindi letto la sua
personale confessione di fede.
Seguì, la formula ufficiale del
gradimento della chiesa, l’abbraccio del pastore a nome di
tutti, il regalo di circostanza della S. Scrittura, l’augurio espresso con le parole dell’Apostolo a
Timoteo : « nessuno sprezzi la tua
giovinezza; ma sii d’esempio ai
credenti ».
Tra i presenti anche Maria Gabriella, l’ultima nata della nostra
comunità, quindici giorni, ma cosi, brava e silenziosa. Ai genitori
felici, Enza e Salvatore, i migliori auguri cristiani per la nuova arrivata. Alla novella conferniata l’auspicio di una indefettibile fedeltà al Signore e di un
buon anno di studio alla Facoltà.
Rinnovata la
Foresteria
VENEZIA — Da un anno è stata riaperta la Foresteria di Palazzo Cavagnis. Sono stati fatti
parecchi lavori di restauro e di
riattamento (compreso rimpianto termico di tutto lo stabile).
ai quali ha attivamente collaborato il geometra Luigi Csermeli.
La Foresteria, oltre che come
ospitalità a gruppi italiani e stra
nieri e a persone singole, evangelici e non, è servita come punto di incontro per convegni giovanili e per altre attività della
nostra Chiesa. La presenza e la
collaborazione del direttore Riccardo Bensì è molto apprezzata
e per questo la comunità gli è
grata.
Marcella Decker Giampiccoli
Ho conosciuto Marcella fin dai
tempi, ormai lontani, della nostra comune giovinezza a Torino; la vedevo, oltre che ogni domenica al culto di Corso Vittorio dove si recava in compagnia
della sua buona mamma e della
sorella Lisa, in altre occasioni
simpatiche e stimolanti. Erano
gli anni in cui Mario Rollier ci
riuniva nei primi G.G.V. (Gruppi giovanili valdesi) ed in cui
Carlo Lupo commentava in modo indimenticabile, in pubbliche conferenze nei locali dell’Y.M.C.A. di Torino, l’epistola
di S. Paolo ai Romani.
Erano anche gli anni dei primi allegri ed impegnativi campeggi organizzati dall’U.C.D.G.
nei locali delle vecchie scuole di
Ghigo dì Prali in cui si annodavano amicizie salde e durature.
Poi tutte e due sposammo un
pastore e cosi seguimmo le nostre vie diverse; Marcella a Palermo, Rodoretto, Prali, Bergamo, Milano, Roma, Ginevra, poi
di nuovo Milano e Bergamo. Ci
ritrovavamo d’estate, al Sinodo,
come se non ci fossimo mai lasciate. Ricordo di essermi seduta spesso vicino a lei durante la
moderatura di suo marito. Non
erano precisamente sinodi ireni
ci e alla fine Neri e Marcella salivano spesso un giorno a Pramollo quasi per smaltire nella
purezza delle montagne la tensione accumulata nell’aula sinodale.
Era una donna pratica, aveva
studiato da infermiera, era aliena dalle parole inutili, sapeva interessarsi del suo prossimo ed
era anche modesta.
La sua è stata una vita di fede
e di servizio. Certamente quando
questa vita è stata vissuta in due
non è faciie per chi rimane continuarla come non è facile per
noi, che abbiamo amato Marcella, realizzare che se ne è andata
cosi presto silenziosamente quando la sua presenza era ancora
tanto utile a viste umane.
Ma, se il Signore l’ha cosi voluta richiamare a sé, a noi e specialmente al compagno della sua
vita ed alle sue figliole non rimane altro, nonostante ogni an.goscioso perché, se non avere
fiducia, tanta fiducia in quell’Eterno Creatore che ha detto a
lei e ripete anche a noi: «Non
temere, perché io ti ho riscattato, t’ho chiamato per nome, tu
sei mio» (Isaia 43: 1).
Elsa Rostan
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22 gennaio 1982
vita delle chiese 3
DIBATTITO SUL COLLEGIO VALDESE
Rimboccarsi le maniche
MATRIMONI MISTI
Esigenza di chiarezza
Il dibattito sul futuro del Collegio di Torre prosegue. Invitiamo chi voglia ancora intervenire
il farlo in modo conciso: massimo due cartelle dattiloscritte a
spazio 2.
Vorrei esprimere il mio modesto punto di vista a proposito
del « ridimensionamento » dell'attività del Collegio. Ho seguito alcuni dibattiti, ho letto attentamente gli interventi pubblicati su
queste colonne: mi sembra però
che siano gli obiettivi stessi ad
essere fra di loro discordi e che
la situazione sia sempre più nebulosa. Manca intanto, chiaramente, una volontà ufficialmente
espressa: il Sinodo stesso non sapeva evidentemente quali pesci
pigliare ed ha pensato bene di
rimandare la palla; autorizzando
una « chiusura parziale » l’Assemblea ha praticamente autorizzato il comitato a fare come
vuole a costo, anche, di continuare quell’opera di smantellamento
iniziata dal comitato stesso.
Scrive Aldo Rostain su « l’EcoLuce » deiril settembre: «Questo comitato non ha idee, non sa
dove reperire danaro, non si adopera per reperirlo, non sensibilizza i Valdo-Metodisti di tutta Italia, non riesce nemmeno a sensibilizzare il Sinodo e la Tavola,
ma si limita a fare da notaio alla
chiusura ». Da allora qualcosa è
stato fatto, il comitato si è riunito (...quante volte?), si sono indette riunioni con i genitori... e
basta.
Si tratta indubbiamente di problemi complessi, molti dei quali
non conosco a fondo; è comunque sicuramente negativo il qualunquismo con cui viene portata
avanti la cosa: cosa c’entrano i
genitori? Sono solo la strada più
facile per far vedere che qualcosa si è fatto, ma i genitori possono mettere insieme qualche
soldo, non certo risanare il bilancio: e poi, diciamolo, ormai i
figli già sono dentro la scuola ed
il problema diventa astratto e
accademico.
Si coinvolgano piuttosto i genitori di domani, il che vuol dire
coinvolgere la società tutta e non
solo il mondo valdese ma il mondo economico, politico, ecc. DelVaut-aut « o mi date dei soldi o
chiudo » non importa niente a
nessuno; l’impostazione deve essere un’altra, quella della valorizzazione dell’asse culturale valdese, anzi evangelico, alla luce
del mantenimento e del ripristino di quella identità che
il lassismo degli ultimi anni
ha messo e mette in pericolo, in
tutti i campi. Ho sempre detto,
e molti mi hanno criticato per
questo, che era più facile un tempo combattere sulle montagne
con gli archibugi che combattere
oggi nella vita di tutti i giorni.
Ma questo non vuol dire arrendersi.
Personalmente non prendo
nemmeno in considerazione Tipotesi di « parziale chiusura »: la
cosa si traduce unicamente in un
discriminamento verso gli allievi
che rimarranno fuori della porta,
creerebbe un risparmio minimo
lasciando inalterate le spese. Le
ipotesi quindi rimangono due
sole: chiudere o andare avanti.
Per quanto riguarda la chiusura ci sono poche parole da fare:
chiudiamo e avremo perso un’altra fetta della nostra identità,
chiudiamo c avremo perso un’altra fetta della nostra storia; in
compenso, avremo un ennesimo
Collaboratori
La, riunione dei collaboratori della
cronaca delle Valli si terrà giovedì
21 gennaio alie ore 20,30 in via Cittadella 8 a Pinerolo (casa Gay).
edifìcio abbandonato che costerà
comunque un occhio della testa
in manutenzione.
Oppure si prosegue, cosa che
non ho l’ingenuità di ritenere facile, ma che non è certo impossibile. « L’Eco-Luce » ha pubblicato
il 27 novembre un interessante
intervento di Arturo Cericela, ricco di valide ipotesi: altre ne verranno certamente e saranno valide se viste nell’ottica di volere
che il Collegio, come scrive Cericola « ridiventi punta di diamante dell’istruzione protestante italiana ». Per arrivare a questo sono a mio parere indispensabili
alcune condizioni:
1) che l’argomento sia affrontato con una nuova ottica e che
il comitato si rinnovi nelle idee e
forse nei personaggi;
2) che si recuperi un valido
corpo insegnante (da quanto tempo il Collegio non è che un’area
di parcheggio per giovani laureati in attesa di sistemazione?) alla
luce anche del prossimo pensionamento di alcuni insegnanti della vecchia guardia;
3) che si prepari e si preveda
un accurato programma didattico che, pur rispettando ovviamente le direttive ministeriali,
offra qualcosa di più profondo e
più completo rispetto alla scuola di Stato.
Allora e solo allora, si potrà
affrontare seriamente il problema dei finanziamenti. Non si può
andare in giro a chiedere denari
quando contemporaneamente si
parla di chiudere baracca e burattini. Allora e solo allora si potrà affrontare il Sinodo con la
dovuta fermezza e ottenere il meritato impegno da parte delle
chiese. Allora e solo allora si potrà andare a battere i pugni sul
tavolo dei pubblici amministratori per ottenere comprensione e
aiuto per un problema che riguarda la società tutta. Le strade per ottenere aiuto e quattrini
sono infinite: se i nostri bravi
"vecchi” e buoni valdesi miliardari (qualcuno con i soldi in
Svizzera — e cerchiamo di avere il coraggio di dire ogni tanto
anche queste cose) fanno orecchi
da mercante, ci sono altre strade.
Ci sono, basta saperle cercare e
soprattutto volerle cercare.
Per concludere trascrivo testualmente la chiosa del già citato Rostain: « Bisogna che ci rimbocchiamo le maniche,. se non
vogliamo continuamente piangere su quello che si sarebbe dovuto fare e non si e fatto e se vogliamo, soprattutto smettere dì
essere i notai del fallimento delle
nostre opere ».
Stello Armand-Hugon
SAN SECONDO - « Il Concistoro della Chiesa valdese, riunito
in seduta ordinaria il 3 gennaio
1982, nel corso di una lunga ed
approfondita discussione sulla
presenza di un pastore valdese in
matrimoni misti celebrati in chiesa cattolica durante una funzione non comprendente la celebrazione della Messa e sulla partecipazione di detto pastore per
porgere l’augurio della comunità
valdese al termine della cerimonia; nonché della presenza, allo
stesso titolo, di un sacerdote cattolico in occasione di matrimonio
misto in chiesa valdese;
rilevato che detta partecipazione (approvata dal Sinodo valdese 1971, atto 46/52) è stata attuata a S. Secondo in due occasioni: una volta in chiesa valdese
ed una in chiesa cattolica;
constatato che la grande maggioranza della popolazione, sia
valdese che cattolica, ha interpretato questa presenza come una
concelebrazione da parte del prete e del pastore insieme ed ha
contribuito a creare l’impressione che non ci sono più differenze
fra le due chiese e che ormai
« tutto fa lo stesso »;
considerato che queste conclusioni sono errate e falsano la situazione e che la concelebrazione
è stata esclusa fin dal principio
sia da parte valdese che cattoli
ca, al fine di evitare maggiori
confusioni ed equivoci fra i
membri delle due chiese
delibera alla unanimità di porre fine a questa forma di partecipazione in cerimonie nuziali.
Si rammarica che da parte
cattolica non sia stata presa in
considerazione una proposta alternativa già per altro sperimentata, almeno una volta, in Val
Penice e si dichiara disponibile
a studiare, in occasione di matrimoni misti, forme diverse di
presenza ecumenica che evitino
le confusioni e gli equivoci dell’esperimento attuato finora ».
Questa decisione, presa dopo
due 'discussioni e 15 giorni di
riflessione, è stata particolarmente meditata e sofferta da parte
del Concistoro. Non si tratta,
semplicemente, di riconoscere
che un esperimento fatto molto
seriamente non ha dato i risultati sperati — queste sono cose
che capitano — ma di non poter
mantenere posizioni assunte in
un momento di sincera apertura
ecumenica. Tuttavia di fronte
agli equivoci così pesanti che si
sono manifestati e che continuavano ad approfondirsi, il Concistoro è stato unanime nel ritenere che senza chiarezza non si
fa nulla, neppure e soprattutto
l’ecumenismo.
DALLE CHIESE
Tempo di Natale
FERRERÒ MANIGLIA — Co
m’è tradizione, i bambini della
Scuola domenicale e del I e II
anno di catechismo hanno preparato per Natale un culto, che
hanno poi tenuto sia a Ferrerò
che alla festa della sera del 25,
nella Chiesa di Maniglia. Il tema
scelto quest’anno era la pace.
Per diversi sabati, lasciato da
parte il programma delTEvangelo di Marco, i bambini si sono
concentrati su alcuni testi biblici
inerenti il tema scelto. Insieme
allo studio biblico è stato fatto
un piccolo questionario: è stato
chiesto a genitori ed amici di
esprimersi sulla domanda « che
cos’è per te la pace ». Le risposte
sono servite poi come base per
la meditazione, che si divideva
nei classici tre punti. Dapprima
si è vista la speranza dei profeti ed il suo adempimento in Gesù, il secondo punto vedeva le
caratteristiche della pace (libertà, giustizia e amore), nel terzo
punto infine si esaminavano vari
aspetti della pace: la pace nel
creato, la pace interiore, tra gli
uomini, ed infine tra i popoli.
Molti canti (di soli bambini e
con la comunità) hanno segnato
10 stacco tra le brevi meditazioni
che centravano i diversi momenti del culto. I partecipanti hanno
mostrato di gradire molto il
messaggio loro rivolto dai bambini, come era già successo nella
serie di riunioni quartierali per
11 bicentenario della Scuola domenicale. È nata così l’idea di
ripetere l’esperienza a Massello
il 27. Dopo il culto si è pranzato
insieme e passato un bel pomeriggio in allegria.
Diffondere l’Eco
PINEROLO — All’ultima assemblea di chiesa del 20 dicembre il pastore Platone, della redazione dell’Eco delle Valli, ci
ha illustrato in modo molto chiaro e vivace la nuova veste del
giornale. Speriamo che i presenti
non ancora abbonati al nostro
settimanale lo abbiano fatto all’uscita dalla chiesa e che tutti
insieme troviamo il modo di fa.r
meglio conoscere il giornale in
città. È già una buona cosa passarcelo fra noi una volta letto,
ma dovremmo imparare a considerarlo anche uno strumento
di testimonianza verso l’esterno.
• Ai culti di Natale e di Capodanno (presieduto da Gianni
Long) ha partecipato la nostra
corale.
• Hanno terminato là loro esistenza terrena: Mario Costantino, Aldo Prelato e Maria Long
(Mimi).
Decesso
i OWIARETTO — Giovedì 14 u.s. si
sono svolti I funerali del nostro fratello Oreste Colle! deceduto presso
l'Ospedale valdese di Pomaretto all’età di anni 71. Ai familiari in lutto
la simpatia cristiana di tutta la comunità.
PRAROSTINO
Per la pace
Studi biblici
BOBBIO PELLICE — Mercole
dì 20, ha avuto inizio al Presbiterio un ciclo di studi biblici centrato sullo studio di alcune parabole.
L’iniziativa è stata presa in seguito alla richiesta di ripristinare la riunione « quartierale » che
al centro era stata soppressa per
la scarsa partecipazione della comunità.
• Sono stati celebrati in quest’ultima settimana i funerali di
Paolo Charbonnier (Pulüc) e
Giovanni Francesco Charbonnier
(François). La comunità esprime alle famiglie la sua simpatia
cristiana.
Attività quartierale
■ ANGROGNA — Auguri alla piccola
Silvia battezzata nella riunione quartierale del Prassuit-Vernè; ai genitori
Edy e Ercole Monnet l'incoraggiamento di educare la piccola alla luce della Parola.
• Sabato 23 alle 16.30 incontro dei
bambini delle scuole domenicali per
un pomeriggio comunitario. Domenica
24 sera alle 20.30 primo incontro del
comitato festeggiamenti di Chanforan
al Presbiterio. Nelle riunioni del Serre (25), Martel (26), Prassuit (27),
Cacet (28 gennaio) prosegue la riflessione sui temi della pace. Ricordiamo fin d'ora l'assemblea di chiesa di
domenica 31 gennaio alle ore 10, in
Cappella, sulle finanze della nostra
chiesa.
Domenica 20 dicembre la Comunità, costituitasi in assemblea
subito dopo il culto, ha ascoltato
dai fratelli Attilio Pornerone e
Claudio Paschetto la lettura dell’atto costitutivo del Comitato
per la pace e il disarmo del pinerolese ed una relazione sulle iniziative ed i propositi dello stesso
comitato.
Al termine ne è seguito un
breve dibattito, dopo di che l’assemblea ha deciso all’unanimità
di dare la propria adesione al
Comitato.
• Sabato 26 ha avuto luogo nei
locali del teatro di S. Bartolomeo l’annuale festa dei bambini
con larghissima partecipazione di
bambini e adulti.
A tutti i bambini che hanno
contribuito con le loro esibizioni ail’ottima riuscita del pomeriggio, alle brave e veramente
pazienti monitrici che li hanno
guidati ed aiutati, ed alla infaticabile Signora Tourn, vanno la
simpatia e la riconoscenza di
tutta la Comunità.
• Il nostro fratello Griglio Ernesto è deceduto il 22 dicembre
all’ospedale civile di Pinerolo in
seguito ad un grave intervento
chirurgico, all’età di 82 anni.
Il funerale ha avuto luogo mercoledì 23 dicembre nel tempio
di San Bartolomeo e poi nel cimitero di Roccapiatta.
Alie famiglie in lutto rinnoviamo i’espressione della nostra
simpatia cristiana.
• Domenica 27 dicembre, nella
cappella del Roc, nel corso del
culto domenicale abbiamo presentato al Santo Battesimo la
piccola Sylvie Bertin di Sergio e
Godino Gemma, del quartiere del
Roc. Alla bimba e ai genitori il
nostro augurio che la piccola
Sylvie possa crescere nella fede
e nella conoscenza del Salvatore
Gesù Cristo.
PRAMOLLO
Nel corso del culto di domenica 10 gennaio ha avuto luogo l’insediamento dell’anziano Franca
Peyrot Long, che inizia così un
importante periodo di servizio
nella comunità.
• Sabato 2 gennaio ci siamo
riuniti pér accompagnare aìTultima dimora terrena la sorella
Enrichetta Rostan ved. Ribet,
dei Bocchiardi, deceduta all’età
di 83 anni presso l’ospedale di
Pomaretto, dove era ricoverata.
Ai familiari colpiti dal dolore
esprimiamo la solidarietà e le
condoglianze di tutta la comunità.
• Domenica 24 c.m. avrà luogo
un’assemblea di chiesa, alla quale tutti sono cordialmente invitati a partecipare.
TORRE PELLICE
Eiezioni
L’Assemblea di chiesa del 10
gennaio ha eletto i deputati al
Sinodo bielle persone di Maria
Tamietti e Anna Bosio, e quelli
alla Conferenza Distrettuale nelle
persone di Bianca Sappè, Italo
Pons e Gianfranco Mathicu.
UNIONI FEMMINILI
Comunicato
La FFEVM ricorda a tutte le unioni
la riunione di giovedì 28 gennaio alle
ore 14.30 presso il convitto valdese
di Villar Perosa. Tra gli argomenti di
discussione: la preparazione di un documento sulla pace, della giornata
mondiate di preghiera, del viaggio ad
Ecumene in occasione del Congresso
deH'8-9 maggio 1982.
4
4 vita delle chiese
22 gennaio 1982
DIO INTERVIENE NELLA NORMALITÀ’ DEI NOSTRI CULTI - UN BATTESIMO SINGOLARE
Dio non cessa mai di stupirci
Il Signore non ha voluto che
quel culto fosse un culto « normale » come quelli soliti. Eppure nella nostra Chiesa di via 4 novembre a Roma il culto del 10
gennaio era stato particolare,
con l’amministrazione del battesimo al piccolo Federico Napoleoni (papà cattolico e mamma
evangelica), e il pastore Scuderi
ce l’aveva messa proprio tutta
per farci comprendere il significato del battesimo cristiano predicando Su Calati 3: 25-29. Anzi,
alla fine, allontanandosi dallo
schema già scritto e ciclostilato,
ci aveva indotto a compiere una
severa riflessione autocritica circa la nostra responsabilità „ di
membri di Chiesa verso i catecumeni, che talvolta avvertono in
noi una certa carenza di fede,
una partecipazione formale più
che vissuta alla vita della Chiesa, e una carenza di spirito comunitario, tanto da esprimere riserve e dubbi sulla prospettiva
di una ammissione in Chiesa. Ma
più di lì il pastore non poteva
andare, e certamente non immaginava neanche minimamente cosa sarebbe accaduto nei prossimi trenta minuti, qualcosa che
ha inciso profondamente non solo sulla vita di una creatura amata e scelta da Dio, ma anche su
quella di alcuni di noi e, non ultima, del nostro pastore.
Ma procediamo con ordine.
Quella mattina io avevo condotto con me al culto due amiche.
Caroline, francese, e Angela, cattolica di Napoli. Quando il pastore Scuderi alla fine del culto scese dal pulpito. Caroline gli si fece incontro per parlargli subito,
ma, invitata a pazientare, attese
che avesse finito di salutare quasi tutti i presenti. Alla fine eravamo rimasti solo in pochi, io.
Caroline, Angela, Virginio, Emilio, Alessandra, Giovanni, Bruno
ed alcuni altri giovani. Volevamo
anche noi salutare il pastore, ma
soprattutto stare insieme alle due
ragazze che per la prima volta
partecipavano al culto.
« Voglio essere battezzata ora ».
Vi pare assurdo rivolgersi cosi
ad un pastore che non si conosce
e per di più la prima volta che
si ascolta un culto, e li sulla porta dove di solito avviene il commiato?
Eppure queste furono le prime parole di Caroline al pastore
Scuderi, il quale, e lo abbiamo
notato tutti noi ragazzi che gli
stavamo attorno, non si aspettava certo una simile richiesta. Il
colloquio a due fu brevissimo.
Dopo aver chiesto i motivi di un
tale desiderio, ed avendo compreso che in quel momento, Colui che era stato invocato all’inizio del culto aveva d’autorità preso in mano la situazione, il nostro pastore si rese conto che
non si trattava di una richiesta
dovuta ad emotività momentanea, ma che dietro allo sguardo
dolce e sereno di chi chiedeva
il battesimo con tanta insistenza
ed umiltà, c’era una decisione di
vita seriamente meditata. Iddio
aveva chiamato alla fede una sua
figliuola ed ora ella chiedeva il
battesimo proprio a quel fratello che la Chiesa aveva incaricato
del ministero pastorale in quella
precisa comunità, mettendogli
sulle spalle in modo particolare
la responsabilità di accogliere
tutti senza discriminare alcuno,
annunziare loro revangelo ed amministrare i sacramenti. Non l’aveva detto lui stesso alcuni momenti prima nella predicazione?
Ma ora egli si rendeva conto che
una tale decisione non poteva
prenderla da solo e subito, senza coinvolgere la Chiesa nella
sua precisa responsabilità. Fu allora che il pastore ci chiamò tutti a riflettere e decidere. Rien
trammo nel tempio e ci sedemmo un po’ a caso, alcuni sulle
prime due panche insieme al pastore, davanti al fonte battesimale, altri su alcuni sgabelli, Virginio addirittura per terra, e Caroline fece la sua professione di
fede. Nata in Francia 23 anni or
sono da famiglia dichiaratamente atea, educata nell'ateismo, da
qualche tempo aveva sentito l’esigenza di una fede che non fosse solo negli uomini o in qualche vaga idea, ma in Dio. Dopo
alterne vicissitudini e sofferenze
materiali e spirituali per condurre una vita retta, pur nella solitudine in cui venne a trovarsi,
rincontro con alcuni credenti
aveva fatto maturare in lei una
precisa fede cristiana. Era venuta a Roma per trascorrere qualche giorno di vacanza con me
prima di tornare a Torino ed
iniziare un nuovo lavoro. Era stata condotta al culto e la predicazione, ed il fatto che proprio
quella mattina vi fosse un battesimo, era stato per lei un se^o,
forse il più chiaro e significativo,
che Dio la chiamava definitivamente ad una decisione di fede.
Perciò lei chiedeva ora, a tutti
noi, piccola' assemblea di credenti fino a mezz’ora prima a lei
sconosciuti, di accoglierla mediante il battesimo nella comunione della Chiesa del Signore
Gesù Cristo.
Molti di noi, pastore compreso, erano commossi, visibilmente e senza falsi pudori. Il pastore
propose a Caroline di leggere in
silenzio la formula di professione di fede che la nostra liturgia
indica per il battesimo e l’ammissione in Chiesa degli adulti, e
di riflettere con attenzione prima
di esprimere se si sentiva o no
di farla propria. Trascorsero alcuni minuti, ed ognuno di noi ne
avvertì tutta la serietà e la gravità, poi, nel silenzio generale.
Caroline espresse il suo SI.
A questo punto il pastore chiese personalmente a ciascuno di
noi di pronunciarci per l’accettazione o no della richiesta di battesimo e tutti, ad uno ad uno,
demmo il nostro assenso con
gioia e responsabilità. Per ultimo
si pronunziò anche il pastore
Scuderi. Allora spontaneamente
Caroline si inginocchiò lì, in
mezzo a noi, sul pavimento, ed il
pastore, che era seduto accanto
a lei, in tutta semplicità lesse la
formula di professione di fede e
le chiese se confessava Gesù Cristo e prometteva di essergli fedele. Il SI della risposta fu per
noi la conferma che ancora oggi
il Signore, nella pienezza della
sua sovrana libertà, rivolge vocazione a chi vuole ed aggiunge
alla sua Chiesa quelli che sono
sulla via della salvezza. Questa
volta Egli aveva operato fuori di
noi, ma servendosi anche della
testimonianza di alcuni di noi, e
proprio alla nostra Chiesa aveva
concesso la grazia di accogliere
un’altra sorella. Caroline si avvicinò al fonte battesimale, dove
mezz’ora prima era stato amministrato il battesimo ad un pic
colo fanciullo mentre altri avevano invocato il Signore per lui, ed
il pastore la battezzò mentre noi,
piccola Chiesa, pregavamo per
lei. Tre membri del concistoro,
forse incuriositi dall’insolita riunione, si erano frattanto avvicinati a noi e uno di essi, anch’egli
pastore, sorrideva. Dopo ci siamo
rec^i tutti nella sala del concistoro dove fu redatto Tatto di
battesimo che anche noi abbiamo firmato, quasi « padrini » o
•meglio testimoni della professione di fede. Nel contempo Virginio, notato sul tavolo dello studio
del pastore un Nuovo Testamento lo prese e, dopo aver scritto
di sua spontanea iniziativa una
dedica ed il testo di Giovanni
8: 32, lo portò ai due pastori presenti perché lo firmassero e, dopo averlo fatto firmare anche a
noi ragazzi, lo consegnò a Caroline.
Non credo che alcuno di noi
dimenticherà questo giorno in
cui Dio NON FIA VOLUTO che
un altro culto passasse nella solita normalità della nostra vita
ecclesiastica. « Dio non cessa mai
di stupirci », lo avevamo sentito
dire pochi minuti prima nella
predicazione ed ora ne vivevamo
la realtà. Possa il nostro sguardo essere sempre cosi attento e
penetrante da riuscire a scorgere, al di là dello spessore opaco
della nostra vita ecclesiastica, i
segni meravigliosi dello Spirito e
dell’amore di Dio.
Laura Gessner
NOTIZIE DAL « GIGNORO »
Vocazione e servizio sociale
Nelle ultime « Notizie dal Gignoro » troviamo un’interessante
riflessione sul rapporto tra servizio sociale e impegno vocazionale.
Trattandosi di un tema che interessa direttamente tutte le opere
della nostra chiesa, riteniamo utile far parte di queste riflessioni
ai nostri lettori. Potrebbe così avviarsi un dibattito proficuo per
tutti.
La Casa di Riposo « H Gignoro » è a Firenze, in via del Gignoro
n. 40. Ospita, con eguale trattamento, anziani di diversa condizione,
di otto chiese o confessioni religiose. « Il Gignoro » è affidato dalla
Chiesa Evangelica Valdese alla gestione di un Comitato del quale
fanno parte i delegati di cinque Chiese Evangeliche in Firenze. 162
ospiti attuali sono serviti da 15 persone, e da volontari esterni che
si aggiungono agli interni.
Il tema si era proposto con un
interrogativo finale. E’ stato tolto, ma torna ad affacciarsi tra le
righe. Si delineano tre tipi di intervento :
1 ) - Un servizio sociale esercitato nei quadri delle or.ganizzazioni pubbliche. All’origine dell’impegno — in particolare per
il personale preparato anche tecnicamente — vi è quasi sempre
una forte componente vocazionale laica. Poi l’impegno subisce le esigenze della burocratizzazione, il lavoro si spersonalizza e la spinta ideale cede il
passo al tran tran quotidiano.
E’ una parabola spesso sofferta, subita e poi accettata con un
allineamento al livello « produttivo » della nostra burocrazia.
MA BEN SPESSO si fanno
esperienze di segno contrario ;
assistenti sociali che esercitano
la professione con sensibilità,
con una competenza resa preziosa da un impegno vocazionale,
portano avanti un,servizio complesso, sempre tale da richiedere
largo dispendio di energie. Questo ci dice che il giovane, la giovane che « scelgono » questa strada hanno degli spazi per vivere
la loro vocazione laica al servizio degli anziani; la loro strut
tura interiore può controbilanciare gli eccessi della burocratizzazione.
2 ) - Un servizio sostitutivo per
gli obiettori di coscienza. « Era »
una soluzione valida. Ora tutto
sta precipitando nel caos dell’ambiguità. Dal giorno nel quale il
concetto « obiezione » è stato indefinitamente allargato, una massa di migliaia di giovani ha creduto di poterne approfittare. La
controrisposta degli organi militari è stata penosa; si riconosce
la « obiezione » ma non si assegna che col contagocce un servizio civile sostitutivo. Passano i
mesi (che contano agli effetti del
servizio), i giovani sono «congelati » nella vana attesa di una assegnazione. Al modesto « risparmio » del Ministero della Difesa, che riversa miliardi in armamenti più che discutibili, corrisponde per il naese la perdita
secca di impegni ideali per il bene comune, un ulteriore abbassamento del già basso livello della nostra società.
Si dice anche, e le prove non
mancano!, che troppi obiettori
hanno fornito servizi stracchi,
deludenti, quando non hanno
procurato dei problemi con le
loro pretese stravaganti. Ma que
sto rientra nel conto dei profitti
e perdite di ogni impegno ideale, volto al bene comune. Non è
accettabile che proprio lo Stato
voglia umiliare e spegnere delle
istanze ideali che insorgono nelle generazioni giovani della società, distruggere un patrimonio
così prezioso. Dobbiamo collaborare alla affermazione della
obiezione di coscienza, dando
spazio per servizi sostitutivi,
esercitando pressioni perché vengano ufficialmente accettati, e
scoraggiando quanti col loro atteggiamento rimettono in discussione anche l’impegno degli altri.
3) - Un servizio salariato normale presso istituzioni di assistenza. Si tratta della maggior
parte del personale che opera
nelle Case di Riposo, negli ospedali, ecc. Qui la fine o la assenza originaria di una vocazione, di
Un motivo ideale che abbia portato a una scelta di lavoro, è catastrofica. Basta osservare quanto può succedere oggi negli ospedali per rendercene conto. La
stessa preparazione tecnico-professionale passa in secondo piano di fronte all’urgenza di avere
al lavoro personalità dotate di
senso di sacrificio, di devozione
per le creature in sofferenza, di
umanità. Su questo terreno solo
un impegno vocazionale può rispondere alle esigenze del servizio, solo delle motivazioni interiori hanno delle garanzie.
Non è fuori luogo ritenere che
dei credenti possano, in istituzioni pubbliche o private, esercitare un lavoro come vocazione
laica, rendendo valida testimonianza indiretta della loro fede.
Vi è in ognuno una struttura interiore che, quando è solida, sa
trovare sempre la strada per
esprimersi nel concreto delle situazioni quotidiane.
La crisi
(segue da pag. 1)
a una tecnologia medio-alta ecc.
Cose che sentiamo ogni giorno,
però, chissà perché, questa via
non la si segue e qui c’è già una
questione morale. La FIAT ha
fatto e sta facendo una riconversione. Si è riconvertita in una
grossa finanziaria anche se ovviamente è ancora in piedi il
settore automobilistico e questa
operazione fa certamente gli interessi della famiglia Aghelli; c’è
però da chiedersi se fa anche gli
interessi degli operai. C’è poi il
problema delTUniversità, la tecnologia medio-alta a cui si dovrà arrivare ha bisogno di conoscenza scientifica. Ma l’Università sappiamo cos’è, tutti dicono
che deve cambiare, che deve funzionare meglio ma i cambiamenti
effettivi non si vedono, ed ecco
anche qui si registra una questione morale. Le cose non mutano
non perché la direzione politica
del paese è marcia... guardiamoci
dai facili moralismi. Siamo invece persuasi che questa direzione politica è rimasta legata alla
mentalità di un tempo che non
corrisponde più alle esigenze di
oggi. Anche certe sue immagini
di modernità sono più apparenti,
più ideologiche, più intenzionali
che reali. La direzione politica
del nostro paese non ce la fa,
però non se ne va, né vuol cambiare, anzi blocca di fatto il mutamento.
La guerra, fine
della politica
In questa crisi noi ci chiediamo: dove sono le nostre chiese,
dove siamo noi, abbiamo qualcosa da dire? Io penso che qualcosa da dire ce Tabbiamo. Possiamo intanto contribuire a modificare una certa concezione della politica. Possiamo contribuire
a modificare quella concezione
secondo cui la guerra è intesa
come un altro modo di far politica, mentre in realtà la guerra
è la fine della politica.
Ricordo il congresso EGEI del
’66, nelle tesi votate si affermava
che uno dei compiti della chiesa
è di dire la verità. In questo spirito dobbiamo dire chiaramente
che ci sono cose non negoziabili;
si può forse negoziare la creazione? Si può forse negoziare la vita? Secondo me bisogna parlare
ad alta voce della vita come valore e battere la concezione per
la quale la vita è intesa come
strumento. ,
Nel corso del recente campo
di Ecumene sulla pace riflettendo
sul 2" capitolo della lettera di
Paolo agli Efesini è emerso questo interrogativo: « Può la storia
della mia personale salvezza andare avanti separata dalla storia
della salvezza del mondo? ». Certo, come credenti rispondiamo
negativamente a questa possibilità, Ma forse è più interessante
sapere come una persona non
credente, docente universitaria a
Bari, ha spontaneamente reagito
di fronte a questa domanda:
« Oggi grossi settori della cultura laica producono teorie di morte; da voi evangelici — ha affermato —, proprio per la vostra
matrice d’origine ci aspettiamo
una cultura della vita e quindi
è importante che la salvezza personale e quella cosmica non vadano separate ». Una risposta
che fa riflettere.
Credo, per concludere, che possiamo ricostruire un’idealità per
la gente. Possiamo chiamare la
gente ad impegnarsi dentro il
movimento per la pace poiché le
trasformazioni a livello individuale, a livello collettivo sono
possibili malgrado i ritardi e le
enormi difficoltà. Nella lotta per
la pace che non è mai disgiunta
dalla lotta per la giustizia si può
battere Tintrasformabilità dei
sistemi politici in cui viviamo.
Sergio Aquìlante
5
22 gennaio 1982
prospettive bibliche 5
LA FEDE INTERROGA
Di Mosè ce n’è uno solo
Chiunque può indirizzare a questa rubrica una breve domanda su un
problema di fede che gli sta a cuore, ricevendo una risposta da un collaboratore del giornale. Domanda e risposta saranno anonime perché risalti maggiormente il contenuto del dialogo della fede.
Ho letto su « La Notte » una
corrispondenza da Tel Aviv in cui
è detto:
' « Le ventimila parole della ’Genesi’, il primo dei cinque libri /di
Mosè della Bibbia raggruppati
nel Pentateuco, furono scritte da
una sola persona, e non da tre
autori come assunto dalla moderna critica biblica, a quanto
hanno accertato con l’ausilio del
computer ricercatori del politecnico di Haifa, al termine di cinque anni di ricerche ».
Che valore ha questa notizia?
E’ con questo titolo che il settimanale Panorama del 21 dicembre ha pubblicato la notizia
dei risultati del calcolatore dell’Istituto tecnologico di Haifa in
Israele sul primo libro della Bibbia e che corrisponde a quanto
pubblicato da La Notte a cui il
nostro lettore si riferisce.
Panorama è più preciso e particolareggiato e ci serve quindi
meglio de La Notte per inspondere alla domanda che ci viene
rivolta.
Si sa che nel 1753 il medico di
Luigi XV, appassionato lettore del
testo ebraico dell’Antico Testamento, notò come sono presenti
diversi nomi di Dio in Genesi e
che ciò era dovuto alla diversità
delle fonti che avevano dato ori
gine alia formazione dei racconti della creazione delTuniverso
e dell'uomo.
La critica biblica è arrivata
poi alla convinzione (non condivisa da tutti e con diverse sfumature piuttosto rilevanti) che
la Genesi è il risultato della redazione ultima di tre fonti di origine diversa, una chiamata Jahvista dal nome di Dio Jahvè, una
Elohista, dal nome di Dio Elohim
e una sacerdotale perché i Leviti, sacerdoti d’Israele, hanno dato il loro apporto non solo alla
redazione finale delle fonti Jahvista e Elohista, ma inserendo nella stesura di Genesi un loro originale contributo a carattere ovviamente sacerdotale (riti, genealogie, tradizioni cultuali ecc.).
La notizia diffusa dall’Istituto
di Haifa è questa; « Il computer
del Technion ha dimostrato che
i testi attribuiti al Jahvista e all’Elohista .sono linguisticamente
indistingrubili, mentre il linguaggio del codice sacerdotale è alquanto differente ».
Questo è il risultato di cinque
anni di ricerche condotte dal biblista Jehuda Radday sul « Progetto Genesi ».
Ora, v’è da dire che tali risultati non possono essere messi in
dubbio; che tale ricerca riguarda
(dovute del resto al fatto che Genesi raccoglie sì tradizioni diverse, ma viene « pubblicato » da
una sola redazione), ma i contenuti delle fonti per scoprire tutta
la ricchezza del messaggio prosente in ciascuna di esse. Infine
va osservato che i racconti di
Genesi sono l’ultimo stadio di
una lunga tradizione orale. La
pluralità delle forme della tradizione è stata alla fine fissata in
un’unica forma scritta così com’è giunta fino a noi.
la paternità del Pentateuco attribuita a Mosè da una larga fascia
dell’ebraismo e del cristianesimo. Del resto il gruppo del Technion non è preoccupato dell’identità dell’autore della Genesi (alcuni anni fa lo stesso gruppo,
con lo stesso metodo, ha dimostrato la diversità delle fonti di
Isaia e di Giudici, diversità non
solo come divisione tradizionale;
primo, secondo e terzo Isaia, ma
all’interno stesso di ciascun profeta).
Facciamo ora alcune considerazioni sulla domanda del lettore. Questi strumenti definiti dalla
scienza « avanzati e sofisticati »
non sono ancora in grado di risolvere la questione della « ipotesi documentaria », come l’ha
sempre prudentemente chiamata
la critica biblica, e questo per
la semplice ragione che non è risolvibile sulla base dei calcoli
linguistici soltanto (del resto il
computer rileva la differenza linguistica tra lo Jahvista e TElohista insieme e il sacerdotale). La
diversità delle fonti sta piuttosto nell’impostazione teologica
dei racconti della Genesi; è chiaro che Genesi 1: 1-2; l-4a contiene un racconto della creazione
diverso da quello che ci offre Genesi 2: 4b seguenti. E’ chiaro anche che Genesi 1 usa come nome
di Dio solo Elohim, mentre Genesi . 2 si serve di due nomi di
Dio: Jahvè e Elohim.
Si tratta quindi non di esaminare le somiglianze linguistiche
I miei giorni in tua mano
(segue da pag. 1)
Ma che dire delle situazioni in
cui non c’è uno sbocco positivo
di questo genere? Vi sorto sbagli
che non sono riparati e superati,
ferite che non si rimarginano,
malattie che non guariscono. Vi
sono tappe a cui non ne segue
un’altra a partire dalla quale si
possa cantare la liberazione ricevuta. Dobbiamo allora concludere che solo alcuni credenti fortunati possono cantare « i miei giorni sono in tua mano », o piuttosto che tutti possiamo cantare
quest’inno per un tempo nella
nostra vita, ma che a partire da
un certo punto vi sono tappe della nostra vita che sfuggono di
mano a Dio?
C’è un’altra parola in questo
salmo che può indurci a rispondere di no e a guardare anche al
di là dell'ultima tappa, una parola molto simile alla prima: « io
rimetto il mio spirito nelle tue
mani ». La forza di questa parola, ben lo sappiamo, sta nel fatto che secondo uno degli evangeli, Luca, questa è l’ultima par
rola di Gesù sulla croce. In questa parola noi abbiamo cioè la
lettura che Gesù ha' fatto di questo salmo, e sappiamo che lo ha
letto a partire dalla sua ultima
tappa, tremenda, di fallimento,
di abbandono, di morte. Eppure,
malgrado questo, malgrado l’angoscia del « Dio mio, Dio mio,
perché mi hai abbandonato? »,
ripetendo le parole di questo salmo, moltiplicandone la fiducia '
col Nome che vi ha aggiunto, dicendo « Padre, nelle tue mani rimetto il mio spirito », Gesù ha
stroppato i limiti di questo salmo, i limiti della nostra condizione umana, ha esteso l’esperienza dell’esaudimento e della
liberazione dalla distretta al di
là della morte stessa.
Per questo possiamo sperare.
.Non solo di una speranza bella
ma fragile e limitata come quella del salmista, che in un certo
senso presuppone un lieto 'fine
che spesso la nostra travagliata
esistenza non ha; ma di una speranza più profonda e più certa,
che non sappiamo descrivere, ma
che sappiamo localizzare in ipia
persona, Gesù il Risorto. Legati
a lui nel vincolo della comunione e della fede, grazie al cammino che egli ha aperto, per il
grande esaudimento che egli ha
ricevuto al di là della morte,_ pur
nella nostra debolezza possiamo
e dobbiamo confessare:
« Io mi confido in te, o Eterno;
io ho detto: tu sei l’Iddio mio.
I miei giorni sono in tua mano ».
Franco Giampiccoli
m. TUO E’ IL REGNO
Promessa e soccorso
Il tema centrale dell’Assemblea è noto
ai più grazie al « Padre Nostro ». Ne costituisce la conclusione solenne, è «dossologia», azione di grazie. Il regno è il
regrio di Dio; la potenza indica il potere
creatore di Dio, nel contesto della resurrezione, già avvenuta, di Cristo; la gloria
è essenzialmente la sua sovranità, la sua
bontà riconosciuta, già reale « nei cieli »,
che nella confessione di fede penetra già
nel mondo.
Chi prega lodando Dio in questo modo, esprime la sua fiducia, che Dio possa
adempiere alle sue richieste, se pure in
un modo che non ci si immaginava. La
potenza di Dio crea uno spazio nuovo,
anche dove non sappia,mo vedere altro
che morte, distruzione, fine della vita.
Possiàmo pregare con fiducia « venga il
tuo regno » perché confessiamo anche
« tuo è il regno », e questo significa ; « tu
puoi stabilire il tuo regno ». Il grande potere della fede sta in questo : siamo coinvolti in qualcosa di futuro, che Dio ha già
saldamente in mano fin da ora. Secondo
Calvino, è questa l’espressione della fede
CÌ6l Cr6(j6nt6.
Si potrebbe obiettare che in questo modo si diminuisce l’azione delTuomo. Ma
in realtà è vero il contrario. Ci impegniamo più facilmente per qualcosa che ha un
futuro, che ci sostiene, anche dove dovessimo fallire.
Bibbia e tradizione
Per molti è stata una sorpresa scoprire
in una traduzione moderna della Bibbia
tra virgolette, o in nota, le parole « tuo
è il regno, la potenza e la gloria ». Queste
parole non si trovano nel testo più antico della preghiera del Signore. Nella « Didaché », documento dell’inizio del secondo secolo, abbiamo la prima citazione di
questa dossologia, nella forma « tuo è il
potere e la gloria ». Questa è anche la forma che troviamo nelle antiche traduaoni, siriaca e copta, I primi manoscritti del
Nuovo Testamento che contengono la
dossologia nella sua forma tripartita vengono da Bisanzio e risalgono al V secolo.
Dobbiamo riconoscere che i cattolici, pregando il « Padre nostro » senza la dossologia finale, usano la forma originale.
All'ascolto della Parola
a cura di Gino Conte
Proseguiamo nella pubblicazione degli studi preparatori dell’Assemblea di Ottawa 1982, tradotti e ridotti da Sergio Ribet, ricordando cbe il Sinodo 1981 ha richiamato l’attenzione delle chiese sull’Assemblea dell’Allèanza Riformata Mondiale con
l’atto 41/SI/81.
Il tema di fondo della nostra Assemblea generale dunque non è biblico? Non
è così. Troviamo una dossologia, quasi
identica, nella preghiera di Davide in
I Cronache 29: 11-13. E nella nostra tradizione orale queste parole appartengono
al contesto del « Padre nostro ».
Tradizione vivente
Il protestantesimo ha riconosciuto nella Bibbia la sola norma per la fede. Il canone biblico è la testimonianza che la
chiesa ha prodotto. D’altra parte la chiesa ha bisogno di una confessione di fede
che aiuti ad orientarsi nella Bibbia; il
« Credo », e le altre confessioni, ci aiutano a trovare il centro del messaggio biblico. Al loro sorgere, le confessioni hanno dato comprensibilità all’Evangelo. Oggi, dobbiamo interpretare le confessioni
classiche. Ma, per il contenuto, la nostra
comprensione della Scrittura dipende da
queste. Una testimonianza nuova deve essere preparata dalla interpretazione e
spiegazione dei vecchi documenti di fede
e dei testi liturgici.
Tuttavia, senza una confessione personale, che è la più viva « tradizione », non
possiamo trasmettere la Bibbia con autenticità. La questione più importante è
di sapere se quel che si è trasmesso come centro della Scrittura e norma di
ogni altra tradizione della chiesa è l’Evangelo. La frase « tuo è il regno, la potenza
e la gloria » appartiene, come dossologia,
alla tradizione liturgica più prossima al
centro della Scrittura. Collega la Riforma
alla tradizione delle chiese orientali, e
non è estranea al cattolicesimo. Chi prega esprime così, la suà certezza, che Gesù
aveva competenza per insegnare « venga
il tuo regno », perché attraverso la sua
storia personale rivelava il regno e ce ne
apriva le porte. E’ lo stesso contenuto dell’Evangelo della resurrezione di Gesù
Cristo.
Questo tradizionale epilogo del « Padre
nostro » impedisce una comprensione della domanda « che il regno venga » nel senso di un esorcismo, in linea con la preghiera ebraica del Kaddish, presente nella liturgia della sinagoga del tempo. Chi
sinceramente prega « tuo è il regno » sa
che Dio è Dio, e che per grazia ci si può
rivolgere a lui come ad un padre.
Ricerca critica e fede
Lo studio critico del testo biblico è iniziato nei primi tempi della chiesa, ed è
perciò la più antica disciplina dello studio biblico scientifico contemporaneo. Oggi la critica testuale è opera ecumenica, e
la maggior parte delle chiese ne riconosce i risultati. Le nostre traduzioni sono
basate su edizioni critiche dei testi ebraici e greci. In alcuni ambienti ecclesiastici tuttavia la ricerca scientifica sulla Bibbia è guardata con sospetto. In parte
questo è comprensibile, perché la ricerca
scientifica ha radici extraecclesiastiche.
Spesso sentiamo dire che questa ricerca
indebolisce la fede, e che in essa non c’è
accordo, ma incertezza di giudizio.
Ma nel suo fondamento, la critica scientifica fa parte della capacità umana di
autocritica, di pentimento. Ha, fra gli altri suoi compiti, quello di abbattere le
barriere umane che ci separano da Gesù.
E’ un mezzo, adeguato alle nostre possibilità, per il ricordo, che ha il suo posto
ben stabilito nella vita della chiesa, come
conseguenza della incarnazione. La soluzione non sta nella fuga dalla critica, ma
in una critica coerente che « prova gli spi
riti », e cerca il Gesù reale. La tentazione
della critica sta nell’arroganza, nel divenire fine a se stessa. Ma questo è un abuso che può essere evitato nella fede, mentre respìngere la critica porta necessariamente alla superstizione.
Ma i risultati non sono spesso contraddittori? In realtà vi sono acquisizioni da
cui non si torna più indietro. La critica
ha confermato che alcuni testi sono documenti in senso stretto (a partire dal
battesimo di Gesù ad opera del Battista),
altri sono interpretazioni della chiesa, tesi anzitutto a esprimere il senso dell’attività di Gesù (come i suoi discorsi in Giovanni). La critica ha anche attestato la
relativa affidabilità del testo biblico. Vi
sono ben poche varianti che alterano il
significato di un testo.
Naturalmente la critica scientifica non
può prendere il posto della decisione di
fede, ma contribuisce a chiarire la nostra
situazione. Scartando le pezze di appoggio insicure, mette a fuoco la decisione
di fede. L’Evangelo non ha da temere la
verità. L’esame critico dei manoscritti che
ci son pervenuti non ha minacciato la
fede. Ci ha anzi conservato la Bibbia. Senza la critica, modifiche, volontarie o no,
del testo avrebbero portato a bibbio diverse. Cosi, stava per avvenire verso la
fine del quarto secolo, quando Girolamo
iniziò la traduzione della Bibbia in latino.
Lo studio critico della Bibbia è solo un
aspetto della interpretazione delTEvangelo, che è essenziale alla missione. L’esame
di un testo biblico ci aiuta, non solo a ripetere il messaggio, ma ad interpretarlo,
cioè a confrontarlo con la chiesa e l’umanità di oggi.
Certo vi sono cristiani che abitano in
luoghi dove si fa la fame, o vige una pesante discriminazione razziale, luoghi dove una esegesi sapiente potrebbe essere
un lusso. C’è chi ha bisogno di pane e giustizia, negati da nazioni all’apparenza cristiane e istruite. Sarebbe ipocrisia dare
giudizi di sottosviluppo teologico, in questi casi. Accade che, in modo carismatico, questi credenti trovino testi biblici che
parlano direttamente alla loro situazione.
Molto del nostro futuro dipenderà dalla
nostra capacità di condividere una esegesi biblica specializzata, comprendendo i
loro metodi e accettando i risultati della
loro ricerca. E’ questo uno dei compiti
massimi che toccano alla cristianità del
nostro tempo. La fede che non « prova gli
spiriti » degenera in superstizione ; la critica senza speranza di fede conduce alla
disperazione.
6
6 fede e cultura
SI DISCUTE ATTORNO AD UN PROGETTO AMBIZIOSO
Una radio evangelica
Le perplessità derivanti dalla « chiesa elettronica » americana e le ri
Per tutti i suddetti programmi dovrebbe essere facile anche
contare sull’aiuto di non evangelici.
Quanto ai « Programmi evangelici », essi dovrebbero basarsi
su: a) Studi biblici, b) Schede
informative, c) Letture, d) Ri
sposte a quesiti degli ascoltato
ri, e) Dibattiti, f) Telefono aper
------------------ w iv^ 1 1 to, g) Dialoghi con cristiani d
sposte dei fautori del progetto - Uno schema di possibile programma fcomten“““’
Le trasmissioni della sera po
In questi tempi a Milano — a
livello di Federazione regionale,
come pure di Consigli di chiesa
e perfino di « base » — fervono
le discussioni intorno al progetto, già in cantiere da diverso
t tempo, di dar vita ad una radio
locale evangelica. Può essere
quindi interessante, portare a conoscenza dei lettóri alcuni elementi di questo dibattito.
I numerosi fautori del progetto partono dal presupposto che
la mezz’ora o anche l’ora settimanale spuntata come spazio autonomo presso le radio altrui sia
ormai chiaramente insufficiente.
Ciò anche sulla base dell’esperienza di specialisti del settore,
come il pastore Paul Eberhard,
della Federazione Luterana Mondiale, per dieci anni direttore di
una radio evangelica ad Addis
Abeba. Egli sostiene che, per ottenere risultati apprezzabili, occorre poter contare su una presenza quotidiana (non meno di
una, due ore al giorno).
In termini generali il momento appare estremamente favorevole ad una incisiva presenza
evangelica nella società: forse
mai come oggi vi è stata nel nostro Paese una cosi vasta disponibilità potenziale da parte della
gente, una così ampia apertura
da parte delle istituzioni e dei
« mass media ».
Riserve e critiche
L’ipotesi in oggetto suscita naturalmente anche riserve e critiche, che è giusto valutare.
A parte problemi di costi e di
personale occorrente, vengono
sollevate anche riserve di altro
genere, riassumibili nel timore
che un’iniziativa come questa si
traduca in una espressione di
confessionalismo e di ghettizzazione. Grava su queste preoccupazioni l’esperienza della « Chiesa elettronica » americana, molto
positiva dal punto di vista della
« audience », molto negativa da
quello politico, culturale e religioso.
A questo tipo di riserve i fautori del progetto rispondono che,
per essere conseguenti fino in
fondo, bisognerebbe arrivare a
sopprimere tutti i nostri giornali e le nostre case editrici. Essi
ritengono che questo tipo di critiche parta da un fondamentale
equivoco: il problema infatti non
sta nella disponibilità del mezzo, ma nell’uso (buono o cattivo)
che se ne fa. Un « medium » è,
per antonomasia, un « mezzo
per , comunicare »: con chi, che
cosa, in che modo dipende da
noi e dalle nostre scelte.
Una radio evangelica dovrebbe
comunicare con:
a) Tutti: un pubblico indiffe
renziato, da interessare prevalentemente con discorsi di natura
sociale, culturale, civile.
_b) «Area protestante»: così
è stato recentemente definito dal
Moderatore Bouchard quell’insieme di persone che, anche senza
avere alcun collegamento con le
nostre organizzazioni, si identifica almeno parzialmente con la
cultura protestante, costituisce
cioè quelli che si chiamano « simpatizzanti ». Un campione di que.
st’area può essere considerato,
ad esempio, il milione e oltre di
persone che la domenica mattina
(nonostante l’orario impossibile)
ascolta il « Culto Evangelico » alla RAI; ma forse si tratta di una
cifra assai maggiore, considerando la parziale rotazione degli
ascoltatori in un mese.
L’esistenza di una radio evangelica a livello locale avrebbe il
grosso vantaggio di costituire per
questa « area protestante » —
attuale, ma soprattutto potenziale — un costante punto di riferimento e di contatto; sarebbe
quindi un formidabile strumento
in funzione del lavoro di evangelizzazione.
c) Diaspora: la radio avrebbe una importante funzione di
collegamento con le comunità
periferiche e con la diaspora, che
verrebbe efficacemente sostenuta,
motivata, animata.
Impostazione
dei programmi
La radio dovrebbe avere un carattere assolutamente laico (non
solo nell’impostazione e nei programmi, ma anche nel nome); essa dovrebbe riservare solo una
fascia oraria limitata ai programmi religiosi, che verrebbero a
costituire come una rubrica fissa quotidiana, ben separata anche nel nome e nella gestione dal
resto. Questo carattere laico non
è solo strumentale (per ottenere
un maggiore ascolto), ma essenziale (per consentirci di svolgere la nostra opera principalmente nel sociale) e funzionale alla
nostra vocazione protestante di
servizio e di presenza nel mondo, quale sale e lievito.
Per illustrare più efficacemente
questi concetti, proviamo ad abbozzare uno schema di programmi. Sappiamo che la radio è un
« medium » assolutamente elastico, più o meno estensibile, a seconda delle intenzioni e delle
possibilità (da un’ora alla settimana a 24 ore al giorno). Per capirci meglio sulle intenzioni,
partiamo dall’ipotesi di un programma completo, tenendo presente che questo deve costituire
il punto d’arrivo, dopo un periodo più o meno lungo (e avver
ADISTA
Agenzia di informazione stampa
CAMPAGNA ABBONAMENTI 1982
ordinario 12.000
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sostenitore 50.000
enti, riviste, giornali 25.000
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intestato
ADISTA
via Acciaioli, 7 - 00186 Roma
Dalla sua origine a oggi per 15 anni consecutivi ha registrato
e trasmesso con puntualità e obiettività avvenimenti e documenti dell'area cattolica e laica
tendo che esso, in ogni caso, non
richiede l’operatività sull’arco
dell’intera giornata, ma può essere efficacemente realizzato anche
in sole due-tre ore giornaliere).
Ovviamente all’inizio si partirà
con programmi assai ristretti.
I « Programmi laici » dovrebbero essere basati su: a) Dibattiti politici su problemi nazionali e locali (con partecipazione di
esponenti dei partiti); b) Inchieste sociali; c) Voce degli emarginati (microfono a disposizione
di disoccupati, handicappati, dro.
gati, omosessuali, lavoratori del
Terzo Mondo, malati, vecchi, dimessi dalle carceri, ecc.); d) Programmi di cultura popolare (sullo stile del « Calendario del Popolo » e, parzialmente, del « Politecnico » di Vittorini): conferenze, rubriche, letture e conversazioni, narrativa, poesia, brevi
corsi (anche di sostegno per
scuole elementari e medie, 150
ore), ecc.; e) Divertimento qualificato: musica classica, jazz,
folk, rock, leggera (ma presentata e inquadrata criticamente);
f) Trasmissioni per bambini e
ragazzi (racconti, fiabe, letture
a puntate di libri d’avventura,
ecc.); g) Posta degli ascoltatori;
h) Telefono aperto.
Irebbero essere registrate in
cassette e ritrasmesse in automatico il mattino dopo, in modo
da raggiungere fasce compietamente diverse di pubblico (casalinghe). Il materiale prodotto,
che non sia di stretta attualità,
può essere registrato e archiviato e quindi riutilizzato dopo un
certo periodo (circa 6 mesi), tenuto conto della normale rotazione degli ascoltatori: in tal modo la quantità di materiale da
produrre si ridurrebbe sensibilmente, dopo il lavoro dei primi
sei mesi.
L’attività iniziale dovrà essere
naturalmente commisurata alle
concrete disponibilità finanziarie
e di personale; può essere ipotizzata in una-due ore per sera, gestite anche da una sola persona.
Onde mantenere in dimensioni
« umane » l’impegno dei volontari
(una sera la settimana), per far
funzionare regolarmente la radio
sarebbero sufficienti sette persone.
Il costo degli impianti e delle
attrezzature è valutabile sui 15
milioni (assai meno con materiale d’occasione); la cifra può
essere raccolta mediante sottoscrizione (100 quote da 150.000
lire). Aurelio Penna
TELEVISIONE
Meglio l’altra faccia
Da qualche settimana va in onda sulla rete I, alle 20.40 ogni
lunedì e venerdì, una serie di
film intitolata « La faccia onesta
dell’America », interprete principale Spencer Tracy. Quest’ultimo
è stato senz’altro un ottimo attore, espressivo, divertente e simpatico, ma sui contenuti delle
pellicole c’è a mio avviso qualcosa da ridire: ho l’impressione che
attraverso questi filmetti non certo recenti (pare che la TV ne abbia in programma diciotto) non
si voglia soltanto ricordare un
divo in gamba, ma anche e soprattutto « rilanciare » concetti e
valori superati. Le storie presentate non aiutano lo spettatore a
riflettere sui laceranti problemi
che agitano la società americana,
oppure vi accennano in maniera
zuccherosa. Il personaggio positivo, l’eroe, è sempre un uomo:
un dinamico sergente intento a
massacrare i pellirosse, un bonario e astuto padre di famiglia
che salva i figli e la consorte dai
guai nei quali si erano cacciati,
un pio religioso depositario di
verità e saggezza; della donna
viene costantemente offerta una
immagine irreale e irritante. La
protagonista di « Gente allegra »,
ad esempio, ha come massima
aspirazione il matrimonio e il
possesso di un aspirapolvere; la
Tass di « La donna del giorno »,
giornalista impegnata e famosa,
rinuncia ai propri ideali per dedicarsi alle faccende domestiche
canterellando, mentre Mary
« San Francisco » è vittima _
scrupoli morali quasi ridicoli.
Non ci sono accanto a Tracy don.
ne razionali, capaci di difendersi
da sole e di prendere le loro decisioni senza consultare il maschio di casa. È indubbiamente
triste che mentre milioni di donne lottano per ottenere la completa parità vengano trasmessi
spettacoli del genere; volendo
commemorare il bravo Spencer
era meglio proporre due o tre
film più moderni, fra gli ultimi
da lui girati.
Se la faccia onesta dell’America è rappresentata da genitori
moralisti, persecutori di indiani
e casalinghe ottuse, credo che di-*
versi spettatori preferiranno come me quella « disonesta », formata da obiettori di coscienza,
emigrati, femministe ecc.
E. M.
PAROLE E MUSICA
Una nuova
raccolta
di canti
Il Dipartimento d’Evangelizzazione dell’Unione Cristiana Evangelica Battista d’Italia (UCEBI),
ha edito una raccolta di canti
per le comunità cristiane evangeliche, rispondendo alla richiesta che, da più parti, viene fatta
di un rinnovamento del repertorio ormai invecchiato del canto
ecclesiale.
« Cantiamo Insieme » è una selezione di 50 inni e canti di vario
genere, alcuni di autori moderni,
italiani e non, di gusto giovanile,
per intenderci, ed altri già contenuti da tempo in altre raccolte
e rispondenti a sensibilità diverse.
L’originalità dell'edizione
(stampata, ma non pubblicata,
quindi non in commercio) consiste nel fatto che è accompagnata
da una cassetta su cui, a scopo
didattico-divulgativo, sono registrati i canti, eseguiti da un
gruppo vocale all’unisono, con accompagnamento del pianoforte.
Sul libretto si trovano parole e
musica, con armonizzazione a 4
voci per gli inni che si prestano
all’esecuzione delle corali. Ogni
brano è poi corredato dalla notazione degli accordi per l’accompagnamento della chitarra.
La raccolta, dunque, può essere usata e divulgata con facilità
anche dove non siano disponibili
persone preparate in campo musicale.
Nella prefazione leggiamo:
« Cantiamo Insieme non ha alcuna pretesa di originalità, completezza e perfezione: vuole essere accettata dalle comunità e
dai singoli credenti come uno
strumento per esprimere l’appartenenza al Signore e l’impegno di
testimonianza ed evangelizzazione nel nostro tempo ».
F. T.
— Cantiamo insieme - II Vangelo, la grazia, la fede - Selezione di canti per le comunità
cristiane, n. 1 - UCEBI, Dipartimento d’ Evangelizzazione,
1981.
TRIBUNA LIBERA
Spirito e scienza
di
di
In questi ultimi anni i giornali, i settimanali, la radio e televisione, hanno cercato di divulgare delle nozioni sulle recenti
conoscenze scientifiche nel campo della biologia e della origine
della vita sulla terra, partendo
dalla apparizione della cellula,
ai primi organismi sino ai mammiferi, uomo compreso.
Purtroppo, sebbene molto istruttive, queste descrizioni sono
aridamente scientifiche e materiali, come se il processo avvenisse in modo del tutto consecutivo ed automatico.
In pratica una visione ateistica
del mondo. A partire da Darwin
si è compreso che tutte le forme
viventi, attraverso innumerevoli
trasformazioni prodotte dalla
selezione naturale e dalle condizioni ambientali, hanno formato
la biosfera attuale.
In altri termini, si attribuisce
alla cellula la proprietà di modificarsi in modo intelligente sotto
la spinta di stimoli vari.
Ma gli scienziati spiegano questo processo col solo intervento
del DNA: le nucleoproteine e gli
enzimi che nei cromosomi regolano il codice genetico ed il procedimento vitale.
Gli atomi di queste proteine,
come mai sono diventati così in
telligenti? La biologia molecolare
non lo spiega.
Secondo esperienze fatte, i gas
dell’atmosfera primordiale della
terra, sotto l’influenza di scariche
elettriche, hanno prodotto delle
proteine che nel corso di miliardi di anni, si sono aggregate nel
formare casualmente una cellula.
Si dice a questo proposito che
se una scimmia potesse battere
i tasti di una macchina da scrivere, per qualche miliardo di anni, finirebbe per scrivere la Divina Commedia.
Ma questo non è possibile.
Allora è meglio spiegare questo fatto, con le ipotesi del fisico
atomico Charon, che attribuiscono all’elettrone le proprietà dello spirito.
Infatti la Bibbia, per voce di
un chiaroveggente autore ci dice
che Iddio formò l’uomo dalla
polvere della terra (H.O.N.C.Na.
Ca.Fe.P.S. ecc.) che gli soffiò nelle narici un alito vitale e che
l’uomo divenne un’anima vivente.
Dinanzi alle meraviglie della
natura, non c’è che una risposta:
l’intervento divino, finalizzato dal
micro al macrocosmo. '
Verrà il tempo in cui anche
la scienza dovrà tener conto delle forze spirituali.
Enrico IWargiunti
7
22 gennaio 1982
obiettivo aperto 7
1 CAMPI INVERNALI DI AGAPE ED ECUMENE
LA VERA PACE E’ FRUTTO DI GIUSTIZIA
L’impegno per la pace ha fatto discutere e riflettere i partecipanti ai campi invernali di Agape
(Torino) su: «Costruire la pace oggi» ed Ecumene (VeUetri) su: «L’Europa sceglie la pace? Temi
e iniziative per un rilancio della distensione internazionale ».
Organizzati entrambi con molta cura i campi
invernali di studio hanno ascoltato oratori più italiani ad Agape — tra gli altri Giorgio Rochat, Alberto Tridente, Rinaldo Bontempi — e più stranieri
ad Ecumene; erano infatti presenti esponenti provenienti dall’Olanda, dal Belgio, dagli U.S.A. e dall’U.R.S.S.
Agape ha registrato 160 presenze. Ecumene si
è attestata sul centinaio di persone. Benché diversi come tipi di contributo e di materiale prodotto
(il dossier del campo di Agape si può richiedere
aUa Segreteria di Agape, 10060 Frali) i campi sulla
pace di Ecumene e di Agape hanno indubbiamente
segnato — nell’ambiente valdese e metodista —
un primo passo in avanti neU’informazione e nella
presa di coscienza sui temi della pace nel quadro
della crisi internazionale in cui viviamo.
In questa pagina presentiamo una valutazione
di Saverio Merlo dell’incontro di Agape e un’intervista, raccolta da Giuseppe Platone, al direttore di
Ecumene pastore Sergio Aquilante. In ultima pagina pubblichiamo i documenti prodotti dai campi di Ecumene e di Agape. Il lettore avrà cosi un
quadro completo di questa vasta riflessione condotta nei principali centri giovanili delle nostre
chiese.
Ecumene: insieme
credenti e non credenti
— Avete scelto il tema della pace: perché?
— È chiaro che questo nostro Campo
si colloca nel quadro delle iniziative che
in questi mesi sono state realizzate, anche
dalle chiese protestanti, a livello nazionale e internazionale. Vorrei ricordare che
nello statuto di Ecumene è esplicitamente
detto che questo Centro si pone come un
punto di riferimento per tutti coloro che
individuano nell’azione per la pace e la
giustizia la testimonianza che le chiese
sono chiamate a dare.
Devo specificare, però, che l’esigenza da
cui siamo partiti ed alla quale abbiamo
sentito di dover dare una risposta è stata
di analizzare criticamente — come abbiamo scritto nella presentazione del Campo — le vecchie categorie che interpretavano gli schieramenti mondiali (imperialismo, politica dei blocchi, paesi non allineati, ecc.), e di valutare se esse sono
ancora sufficienti a comprendere i nuovi
conflitti che mettono in questione sempre
più drammaticamente gli equilibri internazionali.
Abbiamo voluto organizzare, cioè, un
Campo di « studio » cui abbiamo scelto
consapevolmente di dare un taglio « politico » piuttosto che « etico ».
Il contributo
degli oratori stranieri
— Uno dei pimti più interessanti del
Campo riguarda la presenza di oratori
stranieri. Che tipo di informazioni hanno
portato e quali le reazioni da parte dei
campisti?
— Se mi permetti vorrei dare una risposta articolata. La partecipazione di
fratelli e amici di altri paesi è stata certamente molto significativa. Ci sono stati
però anche altri momenti importanti che
pure vorrei sottolineare.
Dall’estero sono venuti a portare un
contributo al dibattito: Laurens Hogebrink, rappresentante della chiesa riformata olandese nel consiglio interecclesiastico per la pace (IKV); John Collins, pastore metodista americano del comitato
interconfessionale per la pace e la giustizia; George McClain, segretario della
federazione metodista americana per razione sociale; Glen Stassen, teologo battista americano, animatore di un comitato
per la pace nella città in cui lavora.
Questi fratelli hanno illustrato la situazione dei rispettivi paesi e l’azione che vi
svolgono le organizzazioni, i comitati di
cui fanno parte. 11 Campo ha ascoltato e
discusso con interesse le loro relazioni.
Tu mi chiedi quali sono state le nostre
reazioni: non ho la capacità di leggere
nel cuore degli uomini; posso dire tuttavia che c’è stata da una parte una sorta
di sorpresa (che qualificherei positiva)
nell’incontrarsi con fatti, progetti, lotte
Nella foto: Rinaldo Bontempi (PCI),
Francesco Saija (DP), Ermanno Geme
(Agape) alla Tavola rotonda del campo
di Agape.
Agape: un nuovo
modello di sviluppo
di cui la stampa italiana è raro che parli; dall’altra parte la consapevolezza (che
per quel che riguarda me personalmente
qualificherei amara) di una nostra scarsa conoscenza tecnica dei termini in cui
si pone oggi la questione della pace e
della guerra.
A questi fratelli si è aggiunto il Dott.
G. Bautdinov, direttore dell’agenzia stampa sovietica Novosti per l’Italia, che ci
ha presentato i sentimenti del popolo sovietico sul problema della pace, e le interpretazioni che nello stesso mondo sovietico vengono date della questione dei
blocchi e degli equilibri internazionali.
Anche questo intervento ha suscitato interrogativi di non scarso rilievo: la questione afghana, polacca, del socialismo
nell’Est europeo, e così via. Interrogativi
che per alcuni, mi sembra di poter dire,
sono stati veramente « sofferti »: c’è stato
infatti chi, pur rifiutando di lasciarsi definire membro ossequiente dell'area « occidentale », sotto la spinta di determinati
avvenimenti non ha potuto non dare una
valutazione critica della situazione dei
paesi dell’Est. Il dibattito è stato teso ma
ha indubbiamente fornito elementi di
chiarezza.
— Potresti evidenziare altri momenti
importanti del Campo?
— Innanzitutto, le due incisive e stimolanti relazioni introduttive: la prima di
Ari Derecin (dell’Università di Napoli)
sugli equilibri internazionali e l’Europa
dal ’45 ad oggi; la seconda di Biagio De
Giovanni (dell’Università di Napoli) sugli
aspetti politici della crisi internazionale
di oggi; quindi le comunicazioni di organizzazioni particolari: la EGEI, la « Commissione per la pace » delle chiese valdesi e metodiste; la CGIL (sulla sua comunicazione c’è stato un dibattito politico
veramente vivace); la rivista PRAXIS.
Vorrei poi sottolineare la « Tavola rotonda», a cui hanno partecipato: Livio Labor (PSD, Nanni Magnolini (CESPE,PCI),
Lidia Menapace (PDUP), Laurens Hogebrink, in rappresentanza dei movimenti
europei per la pace, che ha suscitato una
discussione, impegnando il Campo per
quasi tutta una giornata.
Infine ricordo lo studio biblico su Efesini 2: 11-22, introdotto da Arrigo Bonnes,
segretario della « Commissione per la pace » delle chiese valdesi e metodiste. C’è
stata anche una riflessione in gruppi, di
cui uno di lingua inglese. A questo punto
permettimi di rallegrarmi per una cosa: a
Ecumene ci siamo sempre sforzati di lavorare insieme, e cioè di costruire i ragionamenti un po’ per uno, anche con
quelli che hanno ispirazioni diverse dalla
nostra, su temi strettamente « politici »
(tutti comprendono che in questo contesto s’è dovuto adottare da pàrte nostra
linguaggio e categorie politiche). Nel corso dello studio biblico di cui dicevo, abbiamo avuto invece dei non credenti che
si sono sforzati di entrare nelle categorie
teologiche e di intrecciarle con quelle politiche.
Altre questioni mi sembra che possano
trovare risposta nel documento conclusivo del Campo.
Il tema affrontato questo fine d’anno
ad Agape è stato portato alle prime pagine dei giornali e all’attenzione di tutte le
coscienze, in Italia, da non più di sei mesi
a questa parte, e già rappresenta un obiettivo perseguito in ogni regione e città, a
livello nazionale, da comitati, gruppi, circoli e movimenti in parte preesistenti, in
parte sorti per la prima volta nella seconda metà dell’Sl.
Ai giovani e agli anziani, a chi si affaccia per la prima volta nel nome della
pace alla realtà politica e a chi dopo
anni di militanza si accorge di aver sbagliato a sottovalutare questo tema così
centrale e così distorto dai mass media,
Agape ha voluto offrire un’occasione per
incontrarsi, per discutere e confrontarsi
con gli esperti: storici come Giorgio Rochat, ricercatori come Claudio Canal,
sindacalisti (Alberto Tridente), «politici»
(Rinaldo Bontempi, Francesco Saija),
« tecnici » (Aldo Ferrerò), pastori (Ermanno Genre).
Come tutti sanno, il fatto che ha dato
l’occasione per il costituirsi anche in Italia di un vasto movimento di massa per
la pace è la decisione del governo italiano di permettere l’installazione' a Comiso
dei missili nucleari a gittata media.
Nel campo si è detto tra l’altro che la
installazione va rifiutata non solo perché
espone la nostra penisola al rischio di un
attacco nucleare, ma anche perché noi diventeremmo un paese potenzialmente genocida e complice del massacro di intere
città: questo è infatti lo scopo dei missili nucleari.
Il campo ha dunque percepito l’impegno urgente e prioritario di premere affinché il governo italiano riveda la sua
decisione riguardo a Comiso; ha approvato un messaggio in tal senso indirizzato
al governo, oltre a una mozione concìusiva più ampia che verrà pubblicata dal
Servizio Informazioni di Agape.
Ma anche riuscire a impedire l’installazione dei missili nucleari a Comiso è una
condizione necessaria, non sufficiente per
garantire la pace; primo, perché la NATO
e gli USA dispongono già di mezzi per
rimpiazzare anche una mancata installazione dei Cruise, dalle portaerei ai sottomarini lanciamissili; secondo, perché limitarsi a guardare Comiso senza chiedersi il perché e il come di tutti gli altri armamenti, dai missili nucleari a breve gittata, di cui dispone anche p. es. l’esercito italiano, all’armamento convenzionale,
che attualmente detta ancora legge nelle
situazioni di guerra limitata e di controrivoluzione in tutto il mondo (dal Salvador all’Afghanistan, dal Medio Oriente alla Polonia) è troppo limitativo e in ultima
analisi insufficiente..
Se infatti il problema principale fosse
quello di limitare la corsa al riarmo nucleare dell’Europa, potremmo tranquillamente delegare tutto alle trattative di
Ginevra. Ma questo non lo vogliamo, perché non ci fidiamo degli accordi fra potenti, che mentre parlano di pace non esitano a ricorrere alle armi per mantenere
il proprio dominio nelle rispettive zone
d’influenza. La pace non è dunque una cosa semplice né da comprendere né da realizzare: è un complesso di condizioni e di
trasformazioni, appena abbozzate; ha mol.
ti aspetti e molti nomi, principalmente
quello della giustizia (e così suona il titolo del campo internazionale previsto
per quest’estate). È vano parlare di una
pace che non intacchi i rapporti di sfruttamento che ancora spremono le risorse
del Terzo Mondo e che uccidono più di
molte bombe atomiche; ed altrettanto vano è dichiararsi solidali con i movimenti
di liberazione quando i nostri produttori
di armi continuano indisturbati a profittare delle esportazioni ai peggiori regimi
razzisti e fascisti del Terzo Mondo.
Per una cultura della pace
Quella della riconversione dell’industria
bellica è una battaglia durissima, e con
poche chances di vittoria, e tale resterà
finché saranno in pochi ostinati « addetti » a condurla. Perché ‘ non estendere
la possibilità della obiezione di coscienza,
oggi concessa in Italia a medici e coscritti diceva, anche agli 80.000 lavoratori occupati nell’industria delle armi? Questa
una delte ipotesi di Alberto Tridente.
E perché concepire il servizio civile solo come alternativa a quello militare,
senza chiedere che venga istituzionalizzato e allargato, sulla base del principio
che alla comunità nazionale serve più lavoro socialmente utile che uso di armi?
Perché non realizzare una « difesa » come sicurezza organizzata e gestita dalla
gente, anziché come preparazione alla
aggressione contro il « nemico »? E ci
vuole un esercito armato fino ai denti per
fronteggiare le « calamità naturali »?
Sono solo alcuni esempi e interrogativi di quella « cultura della pace », la cui esigenza è emersa diverse volte nel campo.
Infatti la pace non è solo un diverso modello economico e politico, ma è anche
una nuova cultura, un modo di impostare la vita, il rapporto con gli altri e con
ia natura, il lavoro e i consumi.
Anche all’interno delle chiese cristiane
si è cominciato a percepire il mandato
evangelico di costruire la pace come un
mandato precisamente politico; ma per
fare questo le chiese devono convertirsi,
rinunciare a teorizzare qualche forma di
guerra giusta (come sempre hanno fatto
nella storia del cristianesimo), e sovente
anche sciogliere i loro complessi legami
col potere economico e politico.
La questione « per quale disarmo battersi » (unilaterale? solo nucleare o totale?) non è stata sufficientemente approfondita durante il campo, e costituisce
uno dei nodi ancora da sciogliere, sia tra
credenti « pacifisti », sia nell’ambito più
generale dei movimenti per la pace, anche
se la maggioranza dei campisti si è espressa a favore del disarmo unilaterale e totale.
Fino ai prossimi campi sullo stesso
tema (internazionale e campo cadetti):
le nostre parole siano azioni per la pace!
8
8 ecumenismo
22 gennaio 1982
AUMENTA L’INTERESSE PER AMERICA, AFRICA, ASIA
I PROTESTANTI NELLA STAMPA ITALIANA
Teologie O confronto Attività ecumenica
Nel corso degli anni 70 in Europa si è parlato sempre di più
'delle teologie provenienti dai paesi del cosiddetto « Terzo Mondo »,
di quella latinoamericana soprattutto, più legata ai nostri schemi
culturali e che si è sviluppata col
nome di Teologia della Liberazione, ma anche di quelle provenienti dall’Africa, che pongono il problema delle culture islamiche e
animiste e dell’« africanità », e
dell’Asia, che pongono il problema del dialogo con le grandi religioni orientali.
Incontri europei
Nel 1976 a Dar Es Salaam un
gruppo di teologi provenienti
dall’Africa, America Latina e Asia
fondano l’Associazione Ecumenica dei Teologi del Terzo Mondo con lo scopo di approfondire
i loro legami e lo sviluppo delle
loro teologie. Si svolgono così
tre successivi incontri: sulla teologia africana ad Accra nel 1977,
su quella asiatica a Sri Lanka nel
1979, su quella latinoamericana a
Sao Paulo nel 1980, ed uno di valutazione generale a New Delhi
nel 1981.
Intanto nel 1980 si pongono le
basi per un incontro con i teologi del cosiddetto « primo mondo ». Grazie ad una serie di contatti avviati dall’Associazione
Ecumenica dei Teologi del Terzo
Mondo con alcuni gruppi di teologi dell’Europa occidentale interessati alla riflessione dell’.Associazione, si costituisce un Comitato organizzatore di un incontro
che si è tenuto a Woudschoten
(Olanda) dal 10 al 14 dicembre
1981. Del Comitato organizzatore
fanno parte, tra gli altri, teologi
come George Casalis (Francia),
Jacques Van Nieuwenhove (Belgio), Dorothee Sòlle (Germania).
In preparazione dell’incontro
in Olanda, si svolgono diversi incontri preparatori a livello nazionale in diversi paesi europei.
Quello italiano si è svolto a Roma il 30 e 31 ottobre scorso sul
tema « Fare teologia in Italia negli anni ’80. Le sfide delle teologie del Terzo Mondo », a cui hanno partecipato una settantina di
teologi cattolici e protestanti interessati all’iniziativa. Il dibattito
— introdotto da brevi comunicazioni di Severino Dianich, Giulio Girardi, Sergio Rostagno,
Giorgio Girardet, Rocco Cerrato,
Gianna Sciclone, Eugenio Bernardini, Carlo Molari e José Ramos Regidor ■— ha messo in mostra la difficoltà di delineare un
quadro completo della teologia
italiana e di comprenderne le sue
linee portanti. Ha inoltre messo
in mostra la sua crisi attuale, le
difficoltà di incontri informali
tra i teologi italiani e la sostanziale impreparazione di fronte
alle domande provenienti dalle
teologie del Terzo Mondo. Il convégno di Roma si è concluso con
l’intesa di continuare a incontrarsi su questi temi ed eleggendo la
delegazione per l’incontro dell’Europa occidentale in Olanda
di cui sopra.
Sfida alla teologia
In Olanda si sono incontrati
poco meno di un centinaio di
RITARDO
Per un errore di programmazione la pagina « obiettivo aperto » sulla Comunità Ev. di Azione Apostolica non giunge in
tempo per la domenica della
CE9AA (24 gennaio) e sarà pubblicata sul prossimo numero.
Ce ne scusiamo con i lettori e
con le chiese.
teologi e di laici, uomini e donne,
provenienti da quasi tutti i paesi
dell’Europa occidentale e alcuni
ospiti/osservatori dall’Africa e
dall’America Latina oltre che dall’Europa orientale (Germania Est,
Polonia, Cecoslovacchia, Jugoslavia e Romania).
Il tema è stato « Il futuro dell’Europa: una sfida per la
teologia ». Il lavoro, suddiviso in
gruppi di studio (teologia femminista, minoranze, problema
della pace, questioni del lavoro,
cultura e funzione culturale della
religione, strutture e ideologie
del capitalismo), si è svolto nelle
tre tappe seguenti:
— analisi degli elementi oppressori e liberatori che caratterizzano la realtà europea e ai
quali la riflessione e la pratica
dei. cristiani e delle chiese devono essere attente;
— analisi e interpretazione della funzione — positiva o negativa, oppressiva o liberatrice —
esercitata dalle chiese e dalle
teolcgie in questo contesto;
— proposte di linee di lavoro e
di temi in vista di lina riflessione
e di una pratica cristiana più
autenticamente liberatrice.
Il risultato deU’incontro è stato piuttosto interessante: da una
parte è emersa una notevole diversità di approcci ai diversi temi e una notevole frammentarietà delle esperienze e delle riflessioni, tanto che a volte era veramente diiTicile capirsi; dall’altra
è emersa la necessità e l’urgenza
di incontri di questo tipo, e di
incontri/confronto con quelle
teologie provenienti dai continenti che stanno lottando per pari
condizioni di vita, di dignità e di
cultura. Proseguendo su questa
linea di riflessione (nel gennaio
1983 è previsto rincontro dell’Associazione Ecumenica dei Teologi del Terzo Mondo con una rappresentanza di teologi deH’Eurepa occidentale e del nordamerica) ci si rende conto meglio dell’impasse in cui la nostra teologia sembra trovarsi oggi, dei suoi
limiti ma anche delle sue prospettive una volta avviatasi definitivamente a considerarsi come accompagnamento critico e creativo della prassi di liberazione dei
cristiani e delle chiese
Eugenio Bernardini
"4- Echi dal mondo
cristiano
a cura di Renato Coìsson
In Russia grande
potenziale religioso
(Information) — L’arcivescovo Wladimir Sabodan, direttore
della accademia teologica di Mosca, in visita in Germania, si è
espresso sulle relazioni chiesastato in Russia. La Chiesa ortodossa russa conta circa 12.000
preti e diaconi, la cui formazione
nelle facoltà teologiche è completamente gratuita. 900 studenti
seguono, inoltre, corsi di teologia per corrispondenza. Le relazioni con lo stato sono « in sviluppo ». Tuttavia il diritto di praticare la religione è .assolutamente garantito.
Nel popolo russo vi è un grande potenziale religioso, che si
traduce, soprattutto fra i giovani, in un interesse massiccio per
la vita cultuale.
Etiopia: arresto
di un giornalista
(BIP) — Duro Burje, responsabile stampa della chiesa Mekane Yesu (luterana) d’Etiopia è
stato arrestato il 20 novembre
scorso.
Non si sa il motivo dell’arresto.
Si sa soltanto che Burje stava
prendendo delle fotografie nel
corso dell’esproprio dei locali
della chiesa da parte di funzionari del governo.
Secondo il servizio stampa della Federazione Luterana mondiale, l’esproprio ha avuto luo.go senza incidenti, ma la chiesa ha avuto a disposizione soltanto una
giornata per evacuare un edificio
di nove piani con 50 uffici e nove
appartamenti.
Dalla rivoluzione del 1974 ,il
governo etiopico ha già confiscato 15 edifici appartenenti alla
chiesa. Questi provvedimenti non
colpiscono soltanto la chiesa Mekane Yesu; anche altri edifici di
Addis Abeba sono stati nazionalizzati da un governo che evidentemente ha bisogno di uffici in
edifici in buon stato. Uno degli
appartamenti apparteneva alla
moglie di Ondina Tumsa segretario generale della chiesa che è
scomparso dal 1979. La signora
Tumsa è stata arrestata nel febbraio del 1980. Ha avuto il permesso di uscire dalla prigione
per assistere allo sgombero del
suo alloggio, accompagnata da
un poliziotto. È apparsa in buona salute.
Un certo numero di chiese e
di Federazioni di chiese, fra cui
la Federazione Luterana ed il
Consiglio Ecumenico delle Chiese, hanno scritto al governo etio'pico per protestare contro queste confische.
Marocco protestante
(BIP) — Si è tenuto recentemente a Rabat il sinodo della
Chiesa Evangelica del Marocco.
La Comunità Protestante conta 300 famiglie sparpagliate su
tutto il territorio del Marocco.
La partenza di molte famiglie europee ha indebolito questa piccola Chiesa che vuole comunque:
— manifestare il suo appoggio
ad Eirene (opera a favore dei
lebbrosi e mini-progetto di rimboschimento nelTAtÌantide);
— essere una presenza vivente
dell’Evangelo, pur rispettando i
divieti di proselitismo stabiliti
dal governo;
— mantenere delle relazioni ecumeniche in un momento in cui
l’ecumenismo vive un momento
di transizione.
Polonia: relazioni fra
cattolici e protestanti
(BIP/SNOP) —- Le relazioni
fra cattolici e protestanti in Polonia sono difficili — afferma
Jacqueline Boynton in un articolo su « Lutheran ». La giornalista cita le opinioni di Alfred
Jagucki, presidente della più importante comunità luterana in
Polonia.
Dal 1945 i protestanti polacchi
Sempre vivace l’attività ecumenica di fonte cattolica.
Ija Rocca del 15 die ritorna
sulla intenzione del Segretariato
vaticano per l’unità dei cristiani
di partecipare ai lavori per la organizzazione della assemblea del
C.E.C. prevista per l’83. Nel corso della quale, come ci dice Popoli e Missioni di dicembre, saranno discussi documenti su Battesimo, Eucarestia e Ministeri,
preparati congiuntamente da teologi protestanti, ortodossi e cattolici.
Già il 9 die. La Rocca aveva ricordato l’iniziativa della Diocesi
di Bari per un seminario ecumenico cui è prevista la partecipazione dei pastori Vicentini e
Ricca. Ed aveva anche annunciato un incontro ecumenico in Svezia sul tema « Chiesa e Turismo ». Pubblicava inoltre una intervista col past. Sonelli centrata sulla idea della morte nella luce di Cristo.
Nello stesso spirito rientra la
pubblicazione integrale da parte
del Regno di die. del documento
« Ecumenismo e cattolicesimo »
votato dal Sinodo vàldo-metodista deH’81, di cui viene criticata
la scarsa apertura ecumenica.
si sono battuti su due fronti:
contro il materialismo ufficiale
dello stato e contro la chiesa
cattolica. I luterani sono attualmente 70.000, mentre prima della guerra erano più d’un milione. Per questa diminuzione molte chiese sono vuote o poco frequentate, mentre le chiese cattoliche sono strapiene. Per questo
molte chiese luterane sono state
occupate dai cattolici.
Due anni fa le relazioni erano
più cordiali, sottolinea Jagucki.
Cosi nel sud del paese dove si
trova la maggioranza dei luterani, uno stesso libro di preghiera
era utilizzato da luterani e cattolici ed i cori delle diverse chiese cantavano nelle altre chiese.
« Purtroppo queste relazioni
sono finite » ha dichiarato Jagucki, attribuendone la causa all’elezione di un papa polacco, ciò
che ha rinforzato la posizione
della chiesa cattolica in Polonia.
Malgrado ciò i luterani danno
prova di grande vitalità.
Così nella regione di Cieszyn
hanno aperto una casa di riposo.
Hanno anche un orfanotrofio ed
una casa di diaconesse. Le due
chiese luterane di Cieszyn contano 1.000 membri Tuna.
In Polonia accanto ai 30 milioni di cattolici ci sono 700.000 fra
protestanti e ortodossi.
Gente Veneta del 12 die. ritorna, a cura di Anna Ravalli, sulla
riunione del novembre a Mestre
dei gruppi ecumenici del Triveneto, con l’attiva partecipazione
del past. avventista Di Bartolo e
di quello valdese Fanlo y Cortes.
Famiglia Cristiana del 13 die.
riprende largamente il resoconto dell’incontro ecumenico di Logumkloster, sottolineando la presenza attiva di luterani e riformati, soprattutto francesi.
Madre di Dio del 15 die. dedica pagine e illustrazioni a rievocare la figura di Albert Schweitzer. Ed infine Città Nuova del 25
nov. fa altrettanto per la persona di Chiara Lubich, che in Germania e in Inghilterra lavora da
tempo per collegare l’attività dei
suoi «-focolarini » con quelle di
luterani, metodisti e anglicani.
^ ^ ^
Nel quadro di una inchiesta
sulle minoranze linguistiche in
Piemonte, Stampa Sera del 19
die. ospita un articolo del past.
Platone sulla posizione dei vaidesi, sostanzialmente trilingui, se
all’italiano e al francese aggiungiamo l’ancora coltivato occitano.
« 4:
Come protesta per la situazione polacca una veglia con digiuno si è svolta per alcuni giorni
nella chiesa di san Roberto Bellarmino a Roma, con la partecipazione, fra gli altri, della sorella valdese Hedy Vaccaro Ne danno notizia vari giornali, tra i quali Lotta Continua e il Resto del
Carlino.
>!( iic
Secondo Lotta Continua del 22
die. e TAvvenire del 2 gennaio la
situazione in Irlanda appare oggi migliore che non lo scorso anno. Perdono importanza gli estremisti, sia i cattolici dell’I.R.A.,
che i protestanti del rev. Paisley,
al quale è stato ritirato il visto
sul passaporto per viaggi negli
Stati Uniti. La Rocca del 15 die.
informa anche che è in corso da
parte cattolica una revisione delle rigide prescrizioni sui matrimoni misti.
si«
Dimensioni Nuove di die. pubblica un lungo studio sul profeta
Geremia a cura di Carlo Fiore,
in cui viene sottolineato il rapporto tra il past. Bonhoeffer e
Geremia stesso. 24 Ore invece
pubblica il 27 die, un articolo di
Gian Carlo Magistroni, che identifica nei versetti dal 13 al 16 del
capitolo 18 dell’Esodo (il colloquio tra Mosè e suo suocero Jethro) tutti gli elementi fondamentali della teoria e prassi moderna del « management ».
Niso De Michelis
Giornata della lebbra
« Date loro la prova del vostro
amore». (2 Corinzi 8: 24).
Domenica 31 gennaio 1982 sarà
celebrata nel mondo la XXIX
Giornata della lebbra.
La Missione Evangelica contro
la lebbra, a carattere internazionale e interdenominazionale si
associa a questa celebrazione e
invita tutte le Chiese Evangeliche
ed i Membri che ne fanno parte
a fare altrettanto.
La lebbra nel mondo costituisce oggi ancora un grave problema che coinvolge più di 15 milioni di malati tra cui non meno
di 5 milioni di bambini. Di essi
solo 1/3 ricevono cure adeguate,
gli altri sono abbandonati a se
stessi con le conseguenze che si
possono facilmente immaginare.
Spetta a chiunque è animato
da un senso di umanità, ma soprattutto a coloro che, per la
grazia del Signore, sono pervenu
ti alla conoscenza della carità di
Cristo schierarsi in favore di un
si gran numero di uomini nella
sofferenza e adoperarsi a che la
mano tesa li raggiunga per aiutarli e, se possibile, guarirli nel
corpo e nello spirito perché possano vivere una vita normale utile a se stessi ed agli altri e alla
sola gloria del Signore.
Il nostro invito è pertanto rivolto a tutti. Le vostre preghiere e il vostro aiuto concreto non
sono soltanto utili e necessari,
ma sono indispensabili soprattutto in questi tempi duri nei quali
il lavoro della Missione si compie.
Il Segretario per l’Italia
della Missione Evangelica
contro la lebbra
Past. Guido Mathieu
Via L. Pasteur 60
Bordighera (IM)
C.c.p. 26340199
9
22 gennaio 1982
cronaca delle Valli 9
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE ||^ btGVB
Risolta la crisi poiitica?
Tensioni
nel
sindacato
Le tensioni che travagliano la
maggioranza politica della Comunità montana Val Pellice sembrano trovare una soluzione. Come si ricorderà il PSI aveva richiesto — sotto rincalzare della
opposizione democristiana — un
ruolo adeguato nella maggioranza per i propri rappresentanti.
Tutto ciò aveva fatto pensare alle possibilità della costruzione di
una diversa maggioranza che includesse anche la DC.
POMARETTO
La votazione ha sorpreso i responsabili sindacali. Martedì sera, a Pinerolo, dopo una intensa
giornata di dibattito sulla piattaforma rivendicativa nazionale
e su quella della « vertenza Piemonte », i delegati sindacali delle principali fabbriche del pinerolese hanno respinto i documenti sindacali con una schiacciante
maggioranza: due terzi contrari,
un terzo favorevole.
Si trattava di prendere posizione su argomenti importanti
quali la ricostruzione nelle zone
terremotate, l’occupazione e lo
sviluppo del mezzogiorno, il mercato del lavoro, la riforma della
pubblica amministrazione, il fisco, le pensioni, le tariffe, il ticket
sulle medicine, il salario. Argomenti questi che interessano tutti i lavoratori e l’insieme della
economia italiana.
Nella « vertenza Piemonte » gli
argomenti riguardano la politica
industriale, la situazione della
Fiat e dell’Indesit, il rilancio dell’edilizia, la costruzione di due
centrali (una nucleare e una termoelettrica), i trasporti.
Cosa succede? Perché nella prima consultazione « di massa »
organizzata dal sindacato, i quadri sindacali bocciano le proprie
segreterie? Ai lavoratori non interessano questi problemi?
Niente di tutto questo. Si è
trattato di un dissenso profondo
dal modo coti cui i documenti
cercano di dare soluzione ai problemi dell'economia. Si dice no
alla politica dei due tempi: prima una moderazione nelle richieste salariali tenendo conto delle
compatibilità economiche, e poi
le- riforme necessarie per migliorare la qualità della vita dei lavoratori e dei pensionati. Si apre
così nel sindacalo della nostra
zona una tensione tra i responsabili e i delegati che più fono
vicini agli umori della “base” dei
lavoratori.
Che le divergenze tra i sindacalisti a pieno tempo e lavoratori vi siano, lo dimostra anche
l’andamento delle assemblee che
si stanno svolgendo nelle fabbriche sugli stessi argomenti. In
molte fabbriche le piattaforme
sono state respinte a larga maggioranza, oppure i lavoratori si
sono astenuti dal votare. .
Il dibattilo che si .svolge è però mollo importante. E’ infatti^
passibile che queste lacerazioni
segnino la ripresa di un dibattito sulla natura del sindacato e
sullh sua linea rivendicativa. In
una situazione come quella del
pincrole.se con oltre .“l.SOO disoccupati, con un terz.o delle industrie maggiori in cassa integrazione, è importante che il sindacato sia veramente rappresentativo dell’insieme dei lavoratori.
Ben vengano dunque i dissensi
e le critiche ed il controllo di
base.
Ancora una volta il sindacato
si dimostra uno strumento di
reale democrazia. E non è poco
di questi tempi.
Giorgio Gardiol
Piccoli comuni
« C’è un futuro per i piccoli
comuni?»: a questo interrogativo hanno cercato di rispondere
gli intervenuti ad un incontro organizzato a Pomaretto sabato
scorso dal gruppo «Cultura e Territorio» della Val Germanasca.
L’argomento in discussione derivava dalla reazione di alcuni
abitanti della Val Germanasca
alla iniziativa del comune di Pomaretto tendente a iscrivere nei
propri elenchi tutti coloro che,
pur formalmente residenti nei
comuni dell’alta valle, « svernano » a Pomaretto.
L’iniziativa era stata duramente criticata, anche sulle pagine di questo giornale, con alcune lettere di lettori. Ora dopo
il censimento, il gruppo « Cultura e Territorio » ha riproposto il
problema allargandolo alla esistenza stessa dei piccoli comuni
di montagna. Salza di Pinerolo
e Massello contano appena un
centinaio di abitanti, alcuni dei
quali passano l’inverno nei comuni di fond'ovalle. Se alcuni abitanti di questi comuni verranno
censiti nei comuni di fondovalle
chi farà ancora l’amministratore
in questi comuni? Ci saranno le
firme necessarie per presentare
le liste elettorali? E di più, se
questi comuni verranno accorpati ad altri, gli amministratori
di questi ultimi si interesseranno
veramente dei problemi dei piccoli comuni visto che gli elettori sono così pochi?
A questi interrogativi T avv.
Pier Claudio Costanzo, Rinaldo
Bontempi, capogruppo del PCI
alla regione, e l’on. Fiandrotti del
PSI hanno risposto dicendo che
il problema non deve vedere una
contrapposizione, quasi una
guerra, tra comuni poveri, ma
che è necessario affrontare le cause dello spopolamento della montagna.
Per far questo è necessario in
primo luogo organizzare la difesa dei posti di lavoro oggi messi in crisi in tutto il pinerolese.
La residenza degli uomini è infatti legata al lavoro: se questo
non c’c l’esodo degli uomini è
certo.
Tutti gli altri problemi, giuridici c amministrativi, possono
ti'ovare soluzione con un po’ di
buona volontà.
E. T.
L’esito delle trattative per la
formazione della Giunta comuna,
le di Pinerolo (che vede la partecipazione della DC, del PSI, del
PSDI, del PLI con l’appoggio esterno del PRI), trattative che
però erano estese anche alla situazione politica dell’intero comprensorio, comunità montane
comprese, rafforzava l’ipotesi di
una evoluzione in questo senso
anche per quello che riguardava
la Val Pellice.
.Giunge ora invece la notizia che
le sezioni socialiste della Val Pellice si sono espresse a larga maggioranza per il mantenimento
della formula attuale che vede
in maggioranza la Sinistra indipendente, il PCI, il PSI e il PLI.
La decisione dei socialisti della
Val Pellice si pone in contraddizione con una linea politica della
segreteria di zona del PSI che
tende ad estendere la formula
politica di Pinerolo a tutti i maggiori enti locali del pinerolese.
La Giunta di sinistra della Comunità Val Pellice rimarrà dunque in piedi (a meno di ripensamenti tra le forze politiche) ma
qualcosa cambierà. Si avranno
alcuni rimpasti in Giunta. Stando
ai si dice, dovrebbero entrare in
Giunta Sibille, che sostituirebbe
Giordano che non è più consigliere di comunità e un altro
consigliere, che appartiene però
all’area dell’attuale maggioranza.
Questa soluzione politica che
mantiene una continuità di formula e di programma politico
con la precedente rafforzerà certamente le capacità di governo
da parte della sinistra che non
dovrebbe più trovarsi in difficoltà di fronte all’opposizione DC.
Tutta una serie di programmi
in campo assistenziale e sanitario dovrebbero quindi trovare una applicazione nelle decisioni
della Comunità.
Per altro questa soluzione provocherà una serie di contrasti
tra le forze politiche nel pinerolese. Diffìcilmente il PSI a questo
punto cederà il suo posto nella
Comunità Pedemontana ai rappresentanti del PCI che da tempo lo rivendicano essendo un posto che è riservato alla minoranza del comune di Pinerolo. Ed
inoltre diffìcilmente la DC potrà entrare in maggioranza nella
Comunità Val Chisone e Germanasca.
gg
PROTESTA IN VAL PELLICE
Sul collocamento
Nuovo primario
all’ospedale valdese
TORRE PELLICE — Il prof.
Beniamino Lo Bue, già" noto nella valle, ha vinto il concorso pubblico per titoli ed esami per il
posto di Primario di Medicina del
nostro Ospedale.
Il prof. Lo Bue proviene dalla
carriera universitaria, ove ha acquisito la libera docenza in Semeiotica Medica. Specialista in
malattie di cuore ed in gastroenterologia, è autore di numerose
pubblicazioni scientifiche ed è
insegnante di patologia cardiovascolare presso rUniversità di Torino.
Al prof. Lo Bue vada il nostro
fraterno saluto e la nostra viva
solidarietà per il gravoso compito a favore della popolazione valligiana.
Sempre all’Ospedale di Torre
Pellice, il dott. Maggiarotto ha vinto il concorso per assistente di
Medicina e la dott.ssa Campolò
quello di bioioga presso il laboratorio. Laura Bellion è entrata
in ruolo come infermiera professionale.
A tutti questi validi collaboratori, già inseriti da tempo nell’Ospedale, le nostre vive felicitazioni ed il grazie per l’impegno
che si sono assunti, presso l’Ospedale che è stato recentemente
dichiarato, con Legge Regionale,
sede di pertinenza ospedaliera
per le esigenze della USL valligiana.
D. V.
I Sindaci dei Comuni di Angrogna,
Bobbio Pellice, Lusernetta, Bora, Torre
Pellice e Villar Pellice
iritengono doveroso denunciare pubblicamente la grave decisione assunta
dal Sindaco di Luserna San Giovanni,
Maestro Benito Martina, volta ad impedire che, come proposto dalla Commissione Comunale di Luserna S. Giovanni per il collocamento, venga redatta una graduatoria unica a livello di
Valle per il collocamento al lavoro;
segnalano tale inqualificabile atteggiamento all'attenzione della popolazione ed in particolare all'attenzione delle
Associazioni Sindacali e dei Partiti Politici, precisando:
che la decisione del Sindaco di Luserna avrà l’effetto di rendere estremamente difficoltoso, se non impossibile,
l'accesso dei disoccupati della Valle ai
posti di lavoro presso le industrie di
Luserna S, Giovanni;
che detta decisione viene dal Sindaco
di Luserna motivata dalla esigenza di
discutere il problema del collocamento
unitamente a numerosi problemi '' di
Valle; in altri termini, viene motivata
■ Hanno collaborato per questo numero: Ada Bogo, Anna
Bosio, Mario Campagnolo,
Gino Conte, Ivana Costabel,
Fianco Davite, Paolo Gay, Alba lazeolla, Vera Long, Luigi
Marchetti, Paola Montalhano,
Edi Morirli, Italo Pons, Paolo
Ribet, Franco Taglierò, Cipriano Tourn, Enrico Tron.
dalla esclusione della Democrazia Cristiana dal governo della Valle;
che in questo modo ia Democrazia
Cristiana della Val Pellice attraverso ii
Sindaco Martina, intende far pagare ai
disoccupati della Valle una propria
sconfitta politica.
i Sindaci sottoscritti condannano tale ingiustificabile atteggiamento, deplorano che la legislazione in vigore in
materia di collocamento si presti a ricatti politici del genere e si riservano
ogni iniziativa in materia di programmazione e gestione comunitaria atta a
garantire i legittimi interessi della popolazione della Val Pellice.
Addi, 15 gennaio 1982.
Seguono le firme dei Sindaci di
Angrogna, Bobbio Pellice, Lusernetta, Rorà, Torre Pellice, Villar
Pellice.
Area del cimitero
ANGROGNA — La Commissione Provinciale per i cimiteri
ha espresso parere favorevole
alla riduzione dell’area dei cimiteri del Capoluogo, riducendola
da 200 a 50 metri dai confini dei
cimiteri stessi.
Ora la Regione dovrà emanare il decreto di approvazione, dopodiché si potrà definitivamente
mettere la parola « fine » su una
pratica iniziata fin dal 1976, respinta dal Medico Provinciale,
ripresentata dal Comune e finalmente approvata.
Intanto il Piano Regolatore
(attualmente in Regione per la
approvazione) reca già il limite
dei 50 metri dai cimiteri, corrispondente alla riduzione richiesta.
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10
10 cronaca delle Valli
22 gennaio 1982
LE ALTERNAflVE AGLI ISTITUTI PER MINORI - 3
Cos’è la comunità - alloggio
Quando né l’adozione speciale
né raffldamento familiare sono
praticabili, l’unica alternativa valida per i minori che non possono stare in famiglia è la comunità-alloggio. Anche in questo caso
si tratta di una forma d’intervento recente che, come raffldamento familiare, rientra nelle linee
operative della riforma assistenziale.
La comunità-alloggio tipo si
presenta in questo modo; un numero massimo di 8 minori affldati a tre educatori i quali vivono
insieme a loro una vita di comunità, in un alloggio qualsiasi, preferibilmente inserito in un quartiere. L’ambiente abitativo di una
Conferenze
PINEROLO — « Biblioteche e sistemi
bibliotecari in Danimarca » è il titolo
della conferenza che il dr. Krogh dell'istituto danese di cultura di Milano,
terrà all'Auditorium di Corso Piave, 7
sabato 23 gennaio alle ore 14.30.
Segnalazioni
ANGROGNA — Il Gruppo Teatro Angrogna mette a disposizione di scuole
e gruppi la video cassetta del film
« Pralafera 1920 » realizzato per la Rete Tre sotto la regìa di S. Ariotti. Per
contatti scrivere al gruppo, piazza Roma 2, 10060 Angrogna, tei. 0121/944133
o 944150.
PINEROLO — La prossima assemblea
del Comitato pinerolese per la pace e
il disarmo si terrà venerdì 22 alle ore
21 presso la Camera del Lavoro, via
Demo 8.
Argomento di discussione: la partecipazione alla manifestazione regionale
dì Cuneo prevista per il 30 gennaio.
Mostre
PINEROLO — L’Assessorato alla Cultura comunica che anche quest'anno
verrà organizzata la mostra « Arte in
vetrina » riservata ai pittori pinerolesi.
La mostra, tema libero, dur,erà dal
7 al 14 febbraio. I pittori che intendono partecipare alla manifestazione dovranno consegnare una delle loro opero di misura non superiore a cm. 30x40
nelle mattinate del 1 e 2 febbraio dalle
ore 8.30 alle ore 12.30 o nel pomeriggio del 3 febbraio 1982 in Biblioteca rivolgendosi alla sig.na Camerario.
COMUNE DI ANGROGNA
AVVISO
PUBBLICO
CONCORSO
E’ indetto pubblico concorso per titoli ed esami ad
un posto di « Operaio addetto alla guida di autobus
di linea ».
Titolo di studio richiesto;
licenza scuola media inferiore. Scadenza 11 febbraio
1982.
Per informazioni rivolgersi alla Segreteria del
Comune.
II. Sindaco
(CÓÌSS011 prof. Franca)
comunità-alloggio deve essere simile ad una casa normale, di modo che il minore possa sentirsi il
più possibile « a casa sua ». D’altra parte il rapporto tra minori
e educatori deve essere spontaneo, non burocratizzato e non gerarchico, onde poter sfruttare al
massimo le possibilità che offre
la vita comunitaria. Infine è preferibile che le comunità siano
miste (maschi e femmine) e verticali (cioè formate da minori di
età diverse) per non differenziar,
si dalla realtà sociale circostante. Lo stesso vale per gli educatori: è bene che siano di ambo i
sessi, meglio ancora se sono coppia.
Nel panorama delle comunitàalloggio esistenti in Italia vi è
una gamma vastissima di situazioni: si va dalla comunità
che di fatto è un piccolo istituto,
alla comunità pubblica in cui
ruotano 8/9 educatori per 5/6 minori, alla comunità privata dove
minori e educatori condividono
la stessa vita 24 ore su 24.
Recentemente, la Regione Piemonte ha svolto un’indagine approfondita su tutto il territorio
per verificare la situazione dell’assistenza ai minori: anche se,
negli ultimi tre anni, sono stati
chiusi o ristrutturati una buona
parte di istituti privati tradizionali, esistono tuttora in Pièmonte alcuni mega-istituti, isolati da
ogni contesto sociale, dove sono
ricoverati oltre 100 minori dello
stesso sesso. In compenso sono
sorte un buon numero di comunità-alloggio pubbliche e private
(una trentina), ognuna delle qua.
li accoglie da 5 a 10 minori di
ambo i sessi. In un suo recente
documento la Regione analizza le
varie forme di comunità-alloggio
e rileva in particolare l’altissimo
costo di quelle pubbliche, dovuto
all’alto numero di personale educativo. Nello stesso tempo si interroga sulla validità educativa
e affettiva di educatori che vivono in comunità solo due o tre
giorni alla settimana. La situazione, da questo punto di vista,
appare nettamente migliore per
le comunità-alloggio private dove generalmente l’educatore è
fortemente motivato e vive in
permanenza nella comunità che
è anche la sua casa. Il limite di
quest’ultima impostazione, però,
è la sua non facile generalizzazione.
Patente auto
È stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 3 del 5 gennaio
1982 il decreto che stabilisce l’aumento del 30"''o dei bolli da applicare sulle patenti di guida. Questi i nuovi importi:
Patente tipo B lire 11.000
Patente tipo C lire 9.000
Patente tipo D-E lire 8.000
TESSUTI
La comunità-alloggio si indirizza principalmente ai minori adolescenti, dai 12 ai 18 anni. Per i
minori sotto i 10 anni, laddove
è possibile, è certamente meglio
privilegiare ' l’affidamento familiare oppure l’adozione speciale, nei
casi di abbandono. Ma l’adozione speciale, quand’è possibile, si
rivolge generalmente a bambini
piccolissimi e l’affidamento fami,
liare, che non c ancora molto
diffuso, va spesso incontro a fallimenti. In queste condizioni l’unica alternativa all’istituzionalizzazione tradizionale rimane la
comunità-alloggio, specie per
quegli adolescenti ultraquattordicenni per i quali comunque non
è più possibile l’adozione speciale
ed è fortemente problematico
l’affidamento familiare.
Le linee di tendenza, in Piemonte, da parte della Regione, del
Tribunale per. i minorenni, del
Comune di Torino, sono di ridurre ai minimi termini l’istituzionalizzazione dei minori sotto i 10
anni (il Comune di Torino si è
impegnato a ritirare dagli istituti, entro due anni, tutti i minori
tra 0 e 6 anni), favorendo al massimo l’affidamento familiare e
l’adozione speciale, e potenziando
ulteriormente le comunità-alloggio per adolescenti. La fascia di
età che pone i maggiori problemi è quella tra i 14 e i 18 anni
perché è quella più esposta ai
rischi sempre più diffusi nella
nostra società; droga, prostituzione, delinquenza, e quella per
cui l’adozione e l’affidamento non
sono soluzioni adeguate (e tanto
meno lo sono l’istituto tradizionale o la casa di correzione). Le
comunità-alloggio pertanto rappresentano l’unica soluzione valida per questa fascia di età che
presenta i problemi più gravi e
delicati. Il problema è che, anche
in Piemonte che pure è la regione d’Italia più attrezzata, c’è una
grossa carenza di comunità-alloggio in grado di rispondere efficacemente a queste nuove problematiche psico-sociali che non sono più ormai circoscritte alla
sola metropoli.
Ma, come ricordavano giustamente Nella e Luciano Deodato
su questo giornale a proposito
della tragedia successa a Riesi,
non è facile trovare le persone
motivate e preparate disposte ad'
assumersi questa responsabilità.
Intanto continuano a verificarsi
drammi e tragedie di minori emarginati da una società priva
di valori e incapace di proporre
ideali. E ciò costituisce una
grossa sfida per la nostra testimonianza cristiana.
Jean-Jacques Peyronel
Appuntamenti
ecumenici
« Ecumenismo
e cattolicesimo »
TORRE PELLICE — Il documento preparato dalla Commissione consultiva per le relazioni
ecumeniche della Tavola Valdese
e pubblicato sull’Eco-Luce, sarà
oggetto di discussione in un incontro delle comunità cattolica e
valdese. Sarà presentato da due
oratori: il pastore Sergio Ribet
e don Mario Polastro.
L’incontro è stato promosso
dal collettivo biblico ecumenico
di Torre Pellice, ed avrà luogo;
giovedì 28 gennaio ore 20.45 nel
Salone Comunale di viale Rimembranza a Torre Pellice.
Tutti sono cordialmente invitati.
Assemblea collettivi
ecumenici
A PINEROLO il 24 gennaio
dalle ore 14.30 alle 18 si tiene il
preannunciato incontro dei collettivi biblici ecumenici con la
comunità valdese di Pinerolo sul
tema « La testimonianza comune». L’invito è aperto ai membri di chiesa.
DECRETO SULLA FINANZA LOCALE
I Comuni senza soldi
I convegni dell’A.N.C.I. (associazione nazionale dei Comuni
italiani) sul problema della finanza locale pare non siano serviti a nulla. Il governo ha emanato il decreto, in base al quale
gli Enti Locali devono redigere il
bilancio annuale, nella direzione
opposta alle richieste degli amministratori comunali e agli impegni assunti da personalità governative.
« Discutere, presentare proposte costruttive, sperare che il confronto sia foriero di una normativa seria è solo tempo sprecato! » afferma un assessore reduce dal convegno dell’A.N.C.I.
Dal punto di vista politico il
decreto è inaccettabile soprattutto per il chiaro soffocamento dell’autonomia delle amministrazioni locali. Infatti i margini di intervento dell’Ente sono pressoché ridotti a zero, e non tanto
per il tetto massimo deH’aumento della spesa corrente per il 1982
(16'’/o), che è giustificabile, quanto piuttosto per i vincoli di destinazione e di utilizzo delle risorse finanziarie e per le imposizioni limitative anche per Comuni non deficitari.
Dal punto di vista applicativo
il decreto pone enormi problemi
per la vaghezza di certe disposizioni. Certo è che i balzelli piccoli e grandi che i cittadini dovranno pagare sono numerosi:
dall’addizionale sul consumo di
energia elettrica alle varie concessioni comunali...
Ma uno degli aspetti più inquietanti del decreto riguarda
CONFEZIONI
l’obbligo per gli Enti Locali dell’aumento delle tariffe dei servizi pubblici erogati. La legge prevede infatti che, complessivamente, gli utenti devono coprire con
i loro contributi il 25% di tutte
le spese di gestione del servizio.
Con due significative eccezioni: per i Comuni interamente
montani i contributi dovranno
coprire il 20% del costo di gestio.
ne mentre per i Comuni deficitari
i contributi devono coprire il 30
per cento. L’applicazione non
graduale della norma creerà dei
problemi molto seri. In questi
anni, infatti, sono sorti servizi
di pubblica utilità in moltissimi
Comuni: le mense per gli alunni,
gli asili nido, i servizi per gli
anziani...
Essi non hanno avuto una nascita ed una esistenza facile; basti pensare alle difficoltà finanziarie che, come sempre, si sono
man mano scaricate sui servizi,
a certe resistenze culturali al
sorgere di determinati interventi per tutti e non solo per i « poveri »...
Grande parte dei servizi pubblici sono però sorti per la richiesta dei cittadini e per la scelta politico-finanziaria delle amministrazioni. I costi dei servizi
poi, sono stati assorbiti in larghissima parte dall’Ente Locale,
anche se, giustamente, si sono
adottati criteri tali da far si che
l’utente pagasse in genere il costo vivo del servizio (all’incirca il
10% del costo totale), lasciando
al Comune il costp del personale. Procedimento corretto ed in
ARREDAMENTO
p«<lus«ia
Via Duca degli Abruzzi, 2 - PINEROLO (To) - (Telef. 0121/22671)
analogia con gli altri servizi erogati al cittadino dal Comune. Infatti come non incide il costo
del personale comunale sul cittadino che ottiene il rilascio di una
carta di identità o di un certificato di nascita, non si vede perché
dovrebbe incidere suli’ottenimento dei servizi sociali.
L’imposizione della nuova norma intacca però la prassi sopra
descritta; non solo, ma provoca
una serie di effetti negativi a catena. Infatti, e per esemplificare,
che cosa succederà quando le
tariffe delle mense scolastiche,
degli asili nido, dei servizi per
gli anziani dovranno aumentare
di punto in bianco di oltre il 100
per cento, riversandosi di fatto
sull’utente più « abbiente »?
È facile da immaginare; infatti si può realisticamente prevedere che:
— i servizi pubblici, per i costi
che si abbatteranno soprattutto sulla fascia con reddito
medio-basso e medio, saranno via via disertati da questi
utenti;
— i servizi si ridurranno quindi,
contrariamente alla politica
perseguita in questi anni, ad
assistenza per i poveri, con
tutte le conseguenze negative
che in passato si è teso a superare. I costi del servizio
saranno a questo punto a totale carico dell’Ente Locale.
Altroché compartecipazione
nelle spese nella misura del
20-25%!
— a conti fatti sarà difficile mantenere aperti molti servizi.
Da quanto detto emerge una
domanda: il governo vuole veramente una compartecipazione
nelle spese dei servizi da parte
dell’utenza, e quindi sarebbe logico l’aumento delle tariffe del
16%, oppure il progressivo smanteilamento dell’esistente?
E per finire una considerazione
ancora. Mentre il governo da un
lato dispone aumenti del 16%
delle entrate degli Enti Locali
e mette in crisi pubblici servizi,
dall’aitra dispone cospicui aumenti della entrata per il ministero della difesa: 34% in più!
Marco Armaiid Hugon
11
cronaca delle Valli 11
23 gennaio 1982
1® CIRCUITO
DONI
Il senso dell’antimilitarismo
Pro Asilo per wec9hi
di Luserna San Giovanni
Perveiiutì nel mese di novembre 1981
La seconda conferenza del ciclo
sulla pace organizzato dal Consiglio del 1“ Circuito si è tenuta venerdì 8 gennaio a Torre .Pellice.
Le due relazioni di R. Peyrot
sulle iniziative che finora sono
state prese in senso antimilitarista, e di A. Ferrerò su obiezióne
di coscienza e guerra nucleare,
hanno offerto ai presenti molti
dati interessanti e svariati spunti di riflessione; la partecipazione tuttavia è stata inferiore a
quanto l'importanza e l’urgenza
del problema facevano prevedere. Questo fatto è certamente la
conferma della necessità di iniziative quale quella delle Chiese
Valdesi della Val Pellice. Infatti,
se la richiesta di pace e l’impegno per la sua difesa sembrava
avessero trovato un forte sostegno a Torre e in tutta la Valle,
oggi ci si accorge di quanto questo risveglio sia stato momentaneo e non abbia avuto incidenza
nella maggioranza della gente. E_’
necessario intensificare gli sforzi
nelTistituire una rete di informazione capillare.
Si avverte il dovere di dire che
l’impegno antimilitarista non è
frutto della paura o della gravità
di una situazione, ma è una obbligata conseguenza della fede in
Gesù Cristo.
Il dr. Peyrot ha passato in rassegna le numerose iniziative in
difesa della pace, in Italia e in
Europa, e quelle che ora è necessario condurre, con l’appoggio di
forze sindacali e politiche. Ha
indicato anche le più importanti
riviste attraverso le quali è possibile tenersi aggiornati in questo campo. Come impegno personale, egli ha individuato tre punti primari, il rifiuto di ogni forma di violenza tra persone (dalla coercizione al razzisrno), l’importanza della educazione dei
bambini alla pace, la necessità di
informazione, nostra e riflessa.
Il vasto campo della guerra nucleare è stato affrontato da A.
Ferrerò che ha costruito il suo
intervento in tre punti principali;
— oggi verifichiamo la disaggregazione dei blocchi (USAURSS) che hanno dominato la situazione mondiale finora; si fa
strada invece una nuova politica
di spartizione delle zone di influenza che deve tenere conto
della relazione tra nord e sud del
mondo, tra paesi sviluppati e sottosviluppati.
— è indispensabile che il lavoro dei movimenti per la pace sia
volto alla informazione della popolazione attraverso tutti i canali, giornali e mass media. E’ necessario rendere noto lo stato di
crescente militarizzazione della
nostra società, e la facilità con
cui strutture che oggi consentono l’utilizzo di energia nucleare
potrebbero essere indirizzate verso scopi militari.
— è necessario che i movimenti per la pace e i cittadini in generale studino il problema della riconversione di industrie attualmente impegnate nella produzione di armi in attività civili e non
militari; grande sostegno può offrire il movimento obiettori di
coscienza, che deve cercare di
svilupparsi anche in altre forme
tra i lavoratori occupati in industrie belliche.
E’ seguito un vivace dibattito.
A. B.
Cara magna Linota,
ho apprezzato il tuo pensiero
riguardo il « sentirci trascurati »
dal nostro vastore (Luce del 30
ottobre) e ini sono sentita incoraggiata a chiederti anch’io un
consiglio.
Ho letto con interesse l’articolo di G. Platone su culto dei morti, corone e lumini, però per me
non è stato esauriente, in quanto è stato scritto per adulti; che
cosa diresti tu a dei bambini protestanti, quando hanno perso
uno dei membri più cari della
loro famiglia o un carissimo amico? Ti spiego: noi siamo valdesi,
ed i miei figli, di nove e undici
anni, hanno perso il loro papà
quando erano molto piccoli. Il
più grandicello ha sofferto con
consapevolezza una perdita simile. Per la più piccola le cose sono
andate diversamente. Era tanto
piccina!...
Lei non riesce ad accettare
« l’ingiustizia » (secondo lei) di
essere stata, privata del suo papà.
Frequenta la quarta elementare
in una scuola pubblica di città,
ed ogni anno per almeno una^
settimana mia figlia va in crisi
completa intorno ai primi di novembre quando la società tutta
si concentra su questo terribile
« culto dei morti ». Il problema
si acutizza perché il suo maestro,
molto cattolico a modo suo, abbonda di particolari riguardo
a questa, ricorrenza. Non sono riuscita ad ottenere da questo maestro, rigido, tradizionale, ferreo
nel suo modo di fare, un minimo
di comprensione nei riguardi di
mia figlia. Quando li ha portati
a messa, ¡’abbiamo sapute) solo al_
ritorno dai racconti dei nostri
figli; i dettali che parlano dei
soldati caduti e dei morti .sono
angoscianti; i temi « Come hai ricordato i tuoi, cari » o « Come ho
trascorso il giorno dei Santi e
dei Morti » o argomenti del genere, sono allucinanti.
Personalmente mi sento terribilmente in debito verso mia figlia, perché fino ad ora non sono
riuscita a darle una spiegazione
che la renda un po’ più serena.
Non ho la minima idea se tu hai
dei figli, forse si, forse no, e se
hai avuto da piccola la perdita
di una persona molto cara...
Sorella (scusa se ti chiamo cosi, però ti sento molto vicina),
ti invito a metterti nei panni di
tutti questi bambini. Che cosa
diresti loro?
(lettera firmata)
Sorellina cara,
nella tua lettera mi parli di due
problemi diversi, e piuttosto
grossi. Comincerò dal meno difficile; il modo di fare scuola di
questo maestro; ti confesso che
mi scandalizza, corrie credente e
come cittadina. Come farà a
spiegare ai suoi scolari la Costituzione un insegnante che si ritiene in diritto di portare a messa i bambini senza prima informare i genitori, sapendo che non
tutti sono cattolici? E come possiamo protestare per le offese alla libertà di coscienza in Polonia,
in Russia o in Iran, quando non
la rispettiamo in casa nostra?
Mi fa vertire in mente una frase che ho letto non so più dove;
« Nessun errore è imperdonabile,
fuorché quello di chi è troppo sicuro di non sbagliare ».
Se chiedi che cosa farei al tuo
posto, devo dire che protesterei
con tutti i responsabili, anche
riconoscendo le sue buone intenzioni e il fatto che la colpa non
è tutta sua se a quarant’anni dalla Liberazione i nostri politici,
laici o credenti, continuano a tenere in piedi un concordato che
rincoraggia ad agire co.sì. Il brutto ò che la tua piccola rischierebbe di pagare lei per le tue proteste, se il maestro fosse così meschino da prendersela con lei, e
succede spesso; eppure io non vedo altre possibilità.
Per i temi lugubri^ .sui morti,
credo che risponderei facendo
leggere ai miei figli, il primo novembre, quel bellissimo episodio
raccontato nel secondo libro di
Samuele (cap. 12); il figlio di Davide è molto malato e David
prega, piange, digiuna e si dispera. Quando il bambino muore,
nessuno osa dirglielo, perché tutti pensano; « Se sembrava pazzo di dolore quando era malato,
chissà che cosa succederà quando saprà che è morto?». Invece
il re si alza, fa il bagno, si cambia vestito, va al tempio a pregare; poi torna a casa e si mette
tranquillamente a mangiare, fra
lo stupore di tutti, ricominciando serenamente la sua vita normale, in attesa del momento in
lo riunirà al suo
cui la morte
figliolo.
Al momento di fare il tema, se
fossi tua figlia, scriverei che il
mio papà non vorrebbe lagrime,
fiori e visite al cimitero, perché
lui non è un fantasma chiuso in
una tomba, e lo sento più vicino
nella casa dove siamo vissuti insieme, fra le cose che ha fatte
per noi, cpn le persone che lo
hanno conosciuto e che continuano a volergli bene. Lui vorrebbe
sapermi buona e felice e non ha
bisogno delle mie preghiere; la
Grazia di Dio è sufficiente.
Ho lasciato in fondo l’argomento più difficile; la ribellione della tua piccola per 1’« ingiustizia »
di non avere anche lei, come i
suoi compagni, un papà che le
stia vicino. Faccio fatica a parlarne, perché tutti, prima o poi,
ci troviamo come lei a dire « non
è giusto » davanti al dolore, alla
malattia, alla morte dei nostri
cari, davanti alla prepotenza
trionfante o alla sconfitta immeritata, davanti alle mille ingiustizie quotidiane.
Eppure, credo che proverei a
chiederle se le sembra affrettando ingiusto avere una mamma,
un fratello, una casa, delle persone che le vogliono bene, cibo, vestiti e giocattoli, tutte cose che
altri bambini non hanno. E’ giusto che lei sia sana e normale e
altri no? Intendiamoci bene; non
vorrei mai consolarla con il « mal
comune, mezzo gaudio » che è un
discorso egoista e nacschino. Vorrei solo dire che, se ci ricordiamo di ringraziare per quel che
abbiamo, non ci avanza molto
tempo per piangere su quel che
ci manca, e che siamo debitori
verso gli altri per tutte le cose
belle, che ci son toccate; vita,
salute, allegria, capacità, amici,
libri, bei ricordi.
E poi ci sono sulla terra tante
altre ingiustizie che possiamo
contribuire a raddrizzare, invece
di romperci la testa su quelle che
non riusciamo a capire e che non
dipendono da noi.
Ho paura di non essere riuscita a risponderti come volevi. Forse leggerido la tua lettera, qualcun altro riprenderà il discorso
per cercare di aiutare tutti questi
bambini, alle prese con grossi
problemi. Ti abbraccio con tanto
affetto.
Magna Linota
L. 5.000: Visentini Maria, in mem.
del marito (ospite Astio).
L. 10.000; Stocchetti Vittoria (Genova); Ricca Elena (ospite Asilo).
L. 12.000; Griglio Guido, in mem. del
fratello Giovanni.
L. 15.000: Alba Scroppo Severino, in
mem. di Adele Pastorello (Catania).
L. 20.000; Malan Emilio; Michelin Salomon Maria ved. Malan, in mem. del
marito e dei fratelli Umberto e Enrico;
Erica Armand Pilon, in mem. di Bruno
(Chiavari); Bertalot Giovanna (Angrogna); Elsa e Gio-vanni Boero Boi, in
mem. di’ Paschetto Ernestina Rivoiro.
L. 22.000: Pons Fina (ospite Asilo).
L. 24.000; Mourglia Emma.
L. 25.000: Elide Platzer, in mem. dei
suoi cari (Milano).
L. 30.000; Long Monti Emilia, in memoria di Coìsson Adolfo e Pastorello
Adele (ospite Asilo); Livio e Gianni
Gobello, in mem. dei genitori.
L. 40.000; N. N., ricordando i loro
cari (Villar Pellice); Stalle Lidia ved.
Griglio, in mem. del marito Giovanni (S.
Secondo di Pinerolc); Griglio Nadia, in
mem. del papà G. Giovanni (S. Secondo
di Pinerolo).
L. 42.000: Elvira e Wanda, in mem.
del nonno Griglio Giovanni (S. Secondo di Pinerolo).
L. 50.000: Silvia e Mario Armand Pllon (Torino): Iolanda, Dario e Franco
Varese, in mem. dell'Ing. Guido Decker; dalla Graziella, un pensiero di
gratitudine per la sollecitudine dimostrata alla sorella Letizia (Genova);
Amelia e Camillo Cornaz (Aosta); N.
N., in mem. di Federico Balmas; Riccardo Scroppo, in mem. di Adele Pastorello ved. Bianco (Catania): Forneron Elda (Torre Pellice); Ivonne Odetto,
in mem. di Edmondo Vola (ospite Asilo); In mem. di Predino Balmas, la
mamma e la sorella; Ottavio Scroppo,
in mem, di Pastorello Adele (Palermo);
Emilia Long Monti, in mem. di Besson
Nancy ved. Morra (ospite Asilo).
L. 70.000: Unione Femminile di S. Remo e Alassio.
L. 100.000: Dora e Cristian Gysin, in
mem. della cara zia Adele Pastorello;
Laura Monastier, in mem. di papà,
mamma e Linette; Fuhrmann Olga e Aldo; Iolanda Rivoiro Pellegrini, in ricordo di mia madre, per rinnovo cucina
(Torino): Oscar Coìsson, in mem. dei
genitori Giovanni Adolfo e Adelina Bonnet in Coìsson; Andrée Blanc, Rene
et Hélène Blanc Bonnet, en souvenir de
leur chère maman (Lausanne); N. N..
L. 4B0.000: Jeannette e Elena Montaldo (U.S.A.).
L. 500.000: Piera Scroppo, profondamente riconoscente per le amorevoli
attenzioni rivolte alla mia cara mamma.
L. 60.000: Choeur paroissial de Morges (tramite sig. P. Collt).
L. 145.000: Condomini di via Vittorio
Amedeo 11, in mem. della sig.ra Nancy
Besson In Morra (Torino).
L. 150.000; Alda e Tullio Beux (Torre
Pellice),
L. 200.000: Griffa Angelo Marino (Torino); Figli e nipoti, in ricordo di Margherita e Liline Beux; Famiglia Morra
Franco, in mem. delia mamma.
L. 300.000; Sig. Roberto Borsetti, in
mem. dello zio Mario Archetti,
L. 1.940.165: Comitato Vallone (Olanda).
« Il Signore e il mio pastore,
nulla mi mancherà »
(Salmo 23)
L’il gennaio il Signore ha richiamato a sé
Teresa Marullo
Reedtz Vinay
Nella speranza della resurrezione ne
danno la dolorosa notizia il marito, i
figli e tutti i parenti.
Roma, 11 gennaio 1982
K La donna che teme l’Eterno
sarà lodata »
(Prov. 31: 30)
Il 13 gennaio ci ha lasciati
Marcella Decker Ciampiccoli
Lo annunciano, ricordandola con infinita riconoscenza per quello che è stata e per tutto quello che ha saputo
darci, il marito Neri, le figlie Pinzi
con Franco e Jacopo, Bibi con Valerio
e Paolo, la sorella Lisa e i cognati
Nella, Lily, Gustavo, Franco e ¡Marcella con le loro famiglie.
I funerali hanno avuto luogo a Torre Pellice il 16 gennaio e la famiglia
è vivamente grata ai numerosi amici
che hanno voluto esprimere la loro solidarietà con la presenza e con gli
scritti.
Torre Pellice, 16 gennaio 1982
AVVISI ECONOMICI
CERCASI urgentemente per Pensionato Anziani (25 ospiti) direttrice-economa, possibilmente conoscenza francese. Telefonare ore 19-21 al n.
0121/932352.
RAGAZZA 19enne diplomata in dattilografia cerca lavoro come impiegata oppure come aiuto pettinatrice.
Telefonare 011/486061
TRASLOCHI e trasporti per qualsiasi
destinazione, preventivi a richiesta :
Sala Giulio, via Belfiore 83 - Nichelino - tei. (Oli) 6270463 - 6272322.
Pervenuti nel mese di dicembre 1981
L. 20.000: Longo Alliani Anna, in memoria del marito (osp. Asilo); Corsani
Bilione Ondina (osp. Asilo); Gaydou
Emilio; Margiunti Luigia e Enrico; Zecchili Nelly (Venezia); Mariuccia Grill,
in mem. di Liline Beux; Gallino Francesco (Front Canavese); Frache Ida; Bertin Rina, in mem. di Liline Beux.
L. 25.000; Jofer e Laura Lodi, in memoria di Liline Beux; L. e G. Gay, in
mem. di Liline Beux.
L. 30.000: Graziella Lupo, in mem.
di Lilly Lupo (Como): Long Emilia, In
mem, di Liline Beux (osp. Asilo): L. E.;
Flora e Rene Pons, In mem. di Liline
Beux.
L. 40.000: Sara e Sauro Gottardi (Alblssola); Albarin Toselli Alda; Nuccia
e Alda Long, in mem, di Liline Beux.
L. 50.000: Giordano Bensì, in mem.
di mia moglie (osp. Asilo) ; Malan Sapei Maddalena (osp. Asilo); Mathieu
Berta, in mem. di Elena Di Pillo (Bordighera): Meynet Mario e Albina: M. R.
Albarin; Bianca e Rino Hugon, in memoria della mamma Matilde Roman; Lina e Edmondo Benedetto; L. e P., in
mem. di Francis e Dino Rostan; Livio e
Dina Gobello, in mem. di Liline Beux;
N. N.; Marcella e Alberto Bellora; Aldo
e Bianca Richard, in mem. del loro
maestro Adolfo Coìsson: Morello Lucia (Torino); Marisa e Franco; Malan
Sapei Maddalena, in mem. dei suoi
cari (osp. Asilo); Albarin Adriana; Lega Femminile Valdese di Como.
USL 42 -- VALLI
CHISONE-GERMANASCA
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 81000 (Croce Verde).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 24 GENNAIO 1982
Rinasca: FARMACIA BERTORELLO Via Nazionale, 22 - Tel. 840707.
Ambulanza:
Croce Verde Perosa: tei. 81.000
Croce Verde Porte: tei. 74197
USL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica:
Notturna: tol. 932433 (Ospedale Valdese) .
Prefestiva-festiva: tei. 90884 (Ospedale Mauriziano).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 24 GENNAIO 1982
Luserna San Giovanni: FARMACIA
GALETTO - Via Roma 7 - Telefono
909031.
Ambulanza:
Croce Rossa Torre Pellice: telefono 91.288.
USL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefo
no 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza:
Croce Verde Pinerolo: 22664.
/
12
12 uomo e società
22 gennaio 1982
I DOCUMENTI CONCLUSIVI DEI DUE CAMPI INVERNALI
Per il disarmo unilaterale
AGAPE
I movimenti per la pace ed il
disarmo sono una realtà ricca di
potenzialità. Pur consapevoli dei
limiti di questi movimenti occorre vincere il tradizionale
distacco, la nota diffidenza a favore di una presenza critica attiva che sia in grado di assicurare efficacia e continuità. Sono
essenzialmente due i pericoli
che scorgiamo nel lavoro dei movimenti per la pace; 1) rincorrere
sempre le scadenze che vengono
proposte dalle superpotenze, giocare sempre di rimessa nel terreno che altri impongono. Per
esempio concentrarsi sul problema degli armamenti nucleari
senza tener conto degli armamenti convenzionali, delja produzione
e vendita che incrementa oggi il
processo di militarizzazione delle
società in molti paesi; oppure
limitarsi a combattere l’installazione dei missili sul territorio
del proprio paese dimenticando
le migliaia di testate nucleari già
dislocate sui sommergibili e sulle portaerei. 2) Accettare la logica della propaganda dei governi e dei mass media che giustificano il riarmo come « risposta »
al riarmo del blocco avversario
e con la minaccia di scontro tra i
due blocchi; mentre la logica dell’equilibrio del terrore è strumentale soprattùtto alla volontà
di riaffermare la spartizione del
mondo e a soffocare le voci di
dissenso interno. Per questo riteniamo che uno dei compiti
principali del movimento per la
pace sia la controinformazione,
le lotte contro il monopolio delle
informazioni sui problemi internazionali politici e militari.
Contro la politica
dei blocchi
Occorre quindi saper cogliere
l’intreccio con la realtà politica
quotidiana nell’impegno per la
trasformazione della società:
una società che non vogliamo
capitalista e succube della politica imperialistica americana e
che non vogliamo costruita sul
modello del « socialismo reale »
dei paesi dell’Est controllati dal
Comitato di Redazione; Franco
Becchino, Mario F. Berutti. Dino
Ciesch, Niso De Michelis, Giorgio
GardioI, Marcella Gay, Aurelio Penna, Jean-Jacques Peyronel, Roberto
Peyrot, Giuseppe Platone, Marco Roc.an, Mirella Scorsonelli, Giulio
Vicentini, Liliana Viglielmo.
Editore: AlP, Associazione informazione Protestante - Torino.
Direttore Responsabiie;
FRANCO GIAMPICCOLI
Redazione e Amministrazione: Via
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• La Luce »: Autor. Tribunale di
Pinerolo N. 176, 25 marzo 1960.
• L’Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunal* di Pinerolo N. 175, 8 luglio 1960
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)
l’URSS ed in cui la democrazia
e la libertà sono soffocate come
i recenti fatti di Polonia confermano. Nonostante le ripetute
sconfitte crediamo che sia oggi
possibile lavorare per un nuovo
internazionalismo che vada oltre
la politica dei blocchi che noi
rifiutiamo; pensiamo altresì che
l’Italia e l’Europa possano impegnarsi per un ruolo autonomo
dai blocchi e in questa prospettiva ci sentiamo politicamente impegnati.
La « nuova qualità della vita »
che oggi da più parti viene invocata è una realtà concreta nella misura in cui diventa coscienza politica ed etica personale rispetto ad una situazione di morte per fame, di sperpero delle risorse, di disparità tra paesi ricchi e paesi poveri, di investimenti
sbagliati.
È necessario capire e analizzare come in Italia il nuovo protagonismo politico degli stati maggiori dell’esercito sia indizio di
un progressivo tentativo di militarizzazione della società, da non
intendersi semplicemente come
l’esercito al potere, bensì come
un’organizzazione sociale sull’impronta di quella militare, gerarchica e autoritaria. In questo
processo, tipico di altre istituzioni (magistratura, industria), bisogna operare scelte politiche
che diano spazio al controllo e
alla gestione diretta da parte di
ognuno. È un concetto ampliato
di sicurezza, come difesa di un
tessuto sociale minacciato da agenti diversi: il « nemico », « l’alluvione », « la crisi ».
Il discorso sulla pace non deve mai essere slegato dal suo
rapporto con la giustizia su questa terra. La gius|tizia è il vero
nome della pace. Non possiamo
pensare alla « nostra » pace senza collegarla con il diritto alla
pace degli altri popoli, senza cogliere tutte le conseguenze che i
nostri discorsi di pace hanno per
l’insieme delle nazioni. La « mia »
pace che comporta la morte del
prossimo è inaccettabile e da rifiutare. Il criterio della pace è la
giustizia: « Il frutto della giustizia sarà la pace e l’effetto della
giustizia tranquillità e sicurezza
per sempre» (Is. 32; 17).
La pace dell’Italia, dell’Europa, non è scindibile dalla situazione di guerra o di militarizzazione deH’America Latina o dalla
situazione in Polonia in cui si è
bloccato militarmente un processo di democratizzazione voluto
dal popolo. Non possiamo preoccuparci di una pace « europea »
senza tener conto del fatto che
la pace in cui viviamo ha il suo
fondamento nella politica dei
blocchi, nel lavoro schiavizzato,
nei milioni di morti per fame in
ogni parte del mondo. Consideriamo pertanto riduttivo lottare
contro i missili senza lottare contemporaneamente per la riconversione dell’industria bellica,
senza mostrare solidarietà coi
tentativi di avviare un’economia
autonoma nei paesi del Terzo
Mondo, pur coscienti che ciò
comporta una necessaria contrazione per i nostri consumi a tutti i livelli della società.
Le Chiese vivono in questa reai.
tà e la storia insegna quanto il
loro ruolo sia stato, a partire
dal secondo secolo dopo Cristo,
un ruolo che ha troppo spesso
sostenuto e giustificato la guerra
ed il militarismo. Occorre oggi
che le Chiese rompano questa
catena di corresponsabilità e
compromissione con il potere e
gli armamenti; ci vuole una conversione radicale, un cambiamento di mentalità da vivere in
prima persona e non solo da annunciare agli altri. Le Chiese devono ritornare alla scuola di pacifismo creativo che Gesù di Nazareth ha loro insegnato ma dal
quale si sono troppo presto distaccate. Solo con questa « rottura », questa conversione, le
Chiese diventeranno « soggetti di
pace » in questo mondo, insieme
ad altri uomini non credenti.
La responsabilità
delle chiese
Di fronte alla sistematica violazione e alTinefficacia degli accordi e dei trattati sul disarmo e
sul controllo degli armamenti, riteniamo che il disarmo unilate- •
rale e la costituzione di zone denuclearizzate possano diventare
dei rèali obiettivi politici per i
quali batterci. Ciò significa che
dobbiamo favorire nel nostro
paese una presa di coscienza su
tutti questi problemi. Soprattutto crediamo che le Chiese debbano assumersi in prima persona
questa responsabilità. Come credenti riteniamo che la politica
del disarmo unilaterale trovi il
suo fondamento nella vita, morte
e resurrezione di Gesù di Nazareth: « In Gesù Dio si’ è disarmato. Dio si è dato senza protezione e senza armi nelle mani di
coloro che invocano sempre più
protezione e riarmo. In Gesù Cristo Dio rinuncia alla violenza...
Ha iniziato in Cristo, unilateralmente, a rinunciare alla minaccia della violenza» (D. Snelle).
Il rifiuto degli armamenti nucleari non può in ogni caso risparmiarci da una attenta analisi dell’uso del nucleare civile
che rappresenta un pericolo rea
le per l’ambiente naturale e la
vita umana. Qui ci preme però
sottolineare il nostro NO assoluto all’offerta di protezione che
proviene dagli armamenti nucleari. Accettare una simile protezione sulla vita significa affidare la
nostra esistenza all’« idolo » dell’ombrello nucleare e sottrarla alla signoria di Gesù Cristo. Noi
riaffermiamo che la protezione
della vita è unicamente in DiS.
Come ci ricorda Bonhoeffer, niente e nessuno ci può garantire la
pace in modo assoluto: né gli
armamenti né le alleanze politiche. La pace la si può « osare »
e, per dei credenti, la si può osare soltanto « per fede ».
No al bipolarismo
ECUMENE
1. - L’assemblea del Campo Invernale sottolinea innanzitutto
la necessità di una lotta e di un
impegno collettivo, perché non
sia costruita la base missilistica
di Comiso che, oltretutto, darebbe l'avvio alla installazione di
nuove basi missilistiche in tutta
l’Europa occidentale.
Pur ritenendo positivo, in linea
di principio, l’avvio dei negoziati a Ginevra, si denuncia il fatto
che tali trattative possano finire
con il legittimare l’installazione
dei Cruise e dei Pershing, sia nell’ipotesi che i negoziati segnino
il passo, sia che si trovi un accordo nel potenziamento dei due sistemi militari.
L’assemblea ritiene che il «NO»
ai missili a Comiso non va subordinato né all’avvio né ai risultati dei negoziati. Si chiede,
piuttosto, che il nostro paese ritiri l’assenso al progetto NATO
per i missili europei e si sottolinea che, contrariamente a quanto
sostengono la NATO e gli USA,
non vi è alcuna necessità militare per il rafforzamento e il rinnovo tecnologico dell’armamento nucleare.
2. - L’assemblea registra che
mentre il movimento europeo
per la pace si pone l’obiettivo di
garantire la pace a partire dalla
denuclearizzazione dell’Europa,
in Italia si denotano ritardi nella costruzione di un movimento
che abbia una dimensione politica tale da condizionare e indirizzare le decisioni del governo an
che sul terreno del controllo democratico della spesa pubblica.
Questo moviménto esprime oggi
in Italia delle potenzialità che
vanno sviluppate e arricchite attraverso un confronto con le forze politiche, allo scopo di individuare le connessioni esistenti
tra gli obiettivi e i problemi di
politica internazionale e quelli di
politica interna, e di costringere
le stesse forze politiche a dare
risposte chiare e non ambigue
alle domande che vengono dal
movimento.
3. - L’assemblea sottolinea infine che esiste uno stretto collegamento tra l’obiettivo della pace e la realizzazione della giustizia. L’assemblea individua, all’interno di questa problematica,
la necessità di uscire dal bipolarismo e di individuare tutti gli
strumenti utili ad incrinare e, in
prospettiva, a dissolvere i blocchi.
Emerge altresì la necessità di
definire un nuovo ruolo dell’Europa con una effettiva autonomia
politica ed economica rispetto
alle due superpotenze. Diviene
sempre più evidente la necessità
che essa avvii con il Terzo Mondo, a partire dai paesi del Mediterraneo, un rapporto basato non
sullo sfruttamento ma sulla integrazione reciprocamente vantaggiosa delle rispettive economie, nella prospettiva di eliminare la diseguaglianza Nord-Sud,
e di instaurare un nuovo ordine
internazionale basato sulla giustizia e sull’uguaglianza degli uomini e sull’autodeterminazione
dei popoh.
ABBONAMENTI SOSTENITORI
Albissola Sup,: Gottardi Sauro — Aosta: Monaya Carlo — Alessandria:
Chiara Aldo, Salviate Egisto — Bruino: Menusan Aldo — Coazze: Boero
Allea Nella — Biella: Revelli Nella,
Zaidera Cimma Lilia — Bergamo: Eynard Elena, Eynard Giancarlo, Barbaglio
Mariuccia, Bottoni Pietro, Gay Luciano,
Tosi Giuseppe, Tschudi Matilde, Rivoir
Alma — Brescia: Lorandi Micheletti
Anna Maria — Calosso: Tomassone
Evangelina — Candele: Sorelle Peraldo
Bert — Dresano: Manfredini Tullio —
Felónica Po: Natali Valdo — Cigliano: Bono Diego — Fresinone: Costa
Luigi — Firenze: Villani Maria Luisa —
Luserna S. Giovanni: Turin Riccardo —
Genova: Cattaneo Paolo — La Maddalena: Lena Ottavia — Moncalieri: Grandi Carlo — Inverso Pinassa: Giaiero
Valdo — Mompiano: Macchini Siro —
Pino Torinese: Armand Pilón Mario —
Montebelluna: De Nardo Nica — Perosa Arg.: Prelato Bruno — Pinerolo:
D'Urso Margherita, Serafino Ettore —■
Pomaretto: Di Gennaro Anna — Pordenone: Corei Ada — Piombino: Banchetti Giuseppe — Rivoli: Pavarin Rita —
Reggio Emilia: Beltrami Arrigo — Roma: Angiolillo Zannino Gioia, Angiolillo
Guglielmo, Conti Giovanni, Vezzosi Giovanni, Girardet Alberto, Titta Dreher
Gabriella — Savona: Gazzano Pina e
Angelo — S, Germano Chisone: Bertalot Giovanni — St. Christophe: Gon
Doni Eco Luce
net Arturo — Svizzera: Kunzler Bertin
E. — Ouartu S. Elena: Angiolillo Laurini Simonetta — Ouingentole: Raffaldi
Grusi Regina — Torino: Gandolfo Sergio, Pons Carlo, Salma Renato, Vinay
Bianca, Mussano Irma, Peyrot Alberto,
Bert Oriana, Berutti Alice, Desana Mario — Taranto: Velluto Vera — Torre
Pellice: Peyrot Roberto, Rostagno Avondetto Laura, Cocorda Niny, Tomassini
Loris — Vercelli: Trogliotti Tron Eulalia.
DONI DI L. 1.000
Abbadia Alpina: Griva Elisa — Albino: Honegger Nellie — Ameno: Selti
Giuliano — Angrogna: Co’isson Stefano, Buffa Emilio, Gaydou Lidia — Bricherasio: Fornerone Caterina — Cantalupa: Travers Fiordalisa — Caselle:
Vannucci Emanuela — Genova: Grill Pierino — Massello: Giraud Silvio, Micol
Elisa, Micol Ernesto, Tron Alfredo, Pons
Luigi — Ivrea: Girodo Ester — Inverso
Pinasca: Lageard Lili, Chambón Leontina, Pons Irma, Chambón Enrico, Coucourde Luigi — Loano: Pirazzini Mario
— Marsala: Garzia Salvatore — Luserna
S. Giovanni: Rivoira Danilo, Odetto Nonne, Bouchard Bianca, Gonin Emma, Beux
Vittoria, ReveI Clara, Chauvie Geymonat Elena, Gobello Livio, Meynet Maria
Luisa, Bonnet Buffa Lina, Frache Ida,
Grand Pietro, Co'isson Bartolomeo, Pons
Livia — Palermo: Calderone Giuseppe
— Porosa Argentina: Paolasso Ughetto
llda, Voiat Bartolomeo, Pons Marcello,
Chambon Lina — Perrero: Pons Anna,
Tron Milena, Martinat Emma, Micol Renata, Poet Nonne, Pascal Alda, Peyrot
Beniamino — Pinerolo: Kickten Ada,
Poet Adele, Giraud Erica, Peyronel Amalia, Pogliani Nelly, Griot Alfredo, Costantino Ernesto, Balmas Rina, Guiot
Renzo, Türck Elda, Coucourde Giulio,
Alliaud Elisa, Griot Ferruccio — Pomaretto: Prandini Giovanni, Ribet Giosuè,
Peyronel Olga ved. Massai, Poet Albertina, Tron Augusto, Vannucci Edmondo,
Pastre Filiberto, Bouchard Elvira, Wilhelm Germano, Long Aldo, Ribet Sergio,
Baret Federico, Genre Germana, Grill
Onorato — Pramollo: Reynaud Elena v.
Bouchard, Balmas Ettore, Bertalot Emilio, Bounous Claudio, Bounous Marco,
Costabel Silvio, Jahier Adolfo, Jahier
Alberto, Jahier Edvico, Long Amato,
Long Bartolomeo, Long Elisa, Travers
Leontina, Long Enrico, Long Ernestina,
Long Ernesto fu Daniele, Long Guido,
Long Irene, Long Levi fu Emilio, Long
Marco, Long Silvia, Peyronel Silvio,
Peyrot Pierino, Reynaud Aldo, Sappè
Carlo, Sappè llda,. Soulier Silvio, Travers Attilio, Sappè Franco — Prato:
Rizzi Daniele — Frali: Grill Enrico —
Porte: Beux Amato — Riesi: Naso Angelica — Riva di Pinerolo; Bianco Luciana — San Germano Chisone: dalla Lino, Long Jahier Elena, Beux Ersilio,
Beux Franco, Beux Eli, Long Renato,
Sappè Filiberto — S. Secondo: Paschetto Ugo, Longo Pietro, Paschetto Valdo,
Avondetto Emilio, Paschetto Elena, Romano Amilcare, Ribet Umberto, Don
Elvira, Griglio Nadia, Griglio Francesco,
Romano Elvina, Godine Attilio, Besson
Wilma, Ferrerò Emilio, Paschetto Marcella -— Torino: Selti Alberto, D’Ursi
Daniele, Romussi Ines, Somma Angela, Gente Guido, Soulier Bartolomeo,
Balma Arturo, Salma Roberto, Ricca
Alina, Mathieu Bruno, Robino Alma,
Tron Laura — Torre Pellice: Jouve Alice, Gay Ester, Benech Sergio, Armand
Hugon Adolfo, Eynard Vittorina, Armand
Ugon Jolanda, Giazzi Anna Maria _________
Venosa: Ferrenti Francesca — Villar
Perosa: Bleynat Roberto, Castagna Paola, Serre Samuele, Soulier llda ved.
Ruffino — Varago: Bidinotto Rino — Villar Pellice: Gay Enrico.
Angrogna: Puy Adelia — Aosta: Tartaglione Nicola, Resburgo Luigi, Nicoletta Giselda, Rocca Silvia, Marzone
Ercole, Marconi Mario, Christillin Marisa, Wuille-rmoz Graziella, Ferrarese
Emilio — Bergamo: Kupfer Vera —
Bordighera: Pensato Olga — Catania:
Giacinto Lidia, De Laurentis Ottavia, De
Felice Matilde, Fam. Grimaldi, Scudati
Nino, Bundi Lino — Coazze: Ruffino
Bianca — Collegno: Zebelloni Paolo