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Anno 114 - N. 7
18 febbraio 1977 - L. 150
Soedizione m abbonamento postale
I Gruppo /7C
BIBI.iOTECA VALDESE
10066 TOaRE PEUjICE
ddle valli valdesi
SETTIMANALE DEI I F CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
LA PRIMA PAGINA DELLA BIBBIA
SINISTRA INDIPENDENTE E ABORTO
Un inno al Dio che non ^ pag«u=a e la trave
cessa di fare cose nuove
Un testo che stabilisce la relazione tra ii Creatore, le creature e la
creazione e che apre uno spazio alia comprensione dell’esistenza dell’uomo non alla sua conoscenza scientifica
Come è noto, il dibattito sull’aborto che dovrebbe aprirsi in
Senato e la successiva votazione vedranno con molta probabilità i 16 senatori della sinistra indipendente giocare la carta decisiva per l’approvazione o la bocciatura della legge approvata
dalla Camera., Di fronte alla perplessità ultimamente rivelata da
parte di diversi senatori cattolici eletti come indipendenti nelle
liste del PCI, Tullio Vinay hà ribadito con chiarezza la sua posizione con questa lettera inviata al quotidiano « La Repubblica ».
Il rapporto tra scienza e fede, tra creazione e ipotesi scientifiche della formazione del sistema solare, è un problema che continuamente si ripropone ai credenti. Non pensiamo di risolverlo, ma
di contribuire ad un suo corretto inquadramento riproducendo da
« La Vie protestante » questo articolo di R. Martin-Achard, prof, di
Antico Testamento a Ginevra, che ci sembra particolarmente adatto anche ad una lettura in gruppo e discussione per catecumeni,
gruppi giovanili, gruppi di studio biblico.
I lavori sull’Antico Testamento, che proseguono da più di
centociquant’anni, hanno dimostrato con evidenza che esso non
è stato composto in un giorno,
ma che la sua elaborazione è
durata secoli e che i dati che lo
compongono hanno una storia
lunga e complessa che gli specialisti si sforzano di ricostruire.
I temi della creazione, dell’elezione d’Israele o della speranza
messianica, sono tutti temi apparsi ad un dato momento dell’esistenza del popolo di Dio, che
hanno preso, talvolta 'molto tardi, una importanza decisiva a
causa di circostanze particolari
vissute da Israele, per occupare
finalmente il loro posto specifico
nell’insieme della tradizione biblica.
Una nozione come la creazione
del mondo per opera di Dio è maturata attraverso i tempi vissuti
dai credenti d’Israele, non s’è imposta d’un sol colpo, ma si è formata lentamente fino a diventare uno degli elementi essenziali
della fede biblica.
LA SCOPERTA DEL
LIBERATORE
DIO
SOMMARIO
Femministe evangeliche
La Feder. protestante in Francia
Dibattito su
«Protestantesimo»
Tu sei Pietro...
4
5
Cronoca delle valli 6-7
e ci hanno imposto una dura
schiavitù.
Allora abbiamo gridato verso il Signore, il Dio dei nostri
padri, e il Signore ha ascoltato la nostra voce; ha visto
che eravamo poveri, infelici,
oppressi.
L’Eterno ci ha fatto uscire
dall’Egitto con la sua mano
forte (...), ci ha fatto giungere in questo luogo e ci ha dato questo paese (Deuteronomio 26: 5-9).
In altre parole, Israele è stato
messo anzitutto in presenza del
Dio Salvatore, piuttosto che del
Dio Creatore. Solo più tardi gli
è stato rivelato che il Dio a cui
doveva la sua liberazione, era anche il Dio che aveva voluto per
l’umanità l’ambiente vitale che
si chiama terra. Seguendo la
Bibbia ebraica, il Simbolo degli
apostoli confessa anzitutto il Padre e solo dopo il Creatore.
Questo significa che il primo
capitolo della Genesi dove ci c
raccontata l’origine del cielo e
della terra, non è il più antico
testo della Bibbia e la sua importanza, pur notevole, cede il
passo ai testi che celebrano il
Dio che ha liberato Israele dalla
schiavitù.
Genesi I non è che un testimone, tra tanti altri della tradizione biblica; è stato composto, senza dubbio nel VI oV secolo a. C.
da un sacerdote colto e non è il
solo testo biblico a parlare dell’opera creatrice di Dio.
Si possono leggere su questo
tema altri brani che descrivono
la nascita del mondo in diverse
maniere; Genesi 2; Isaia 40: 12 e
seg.; Proverbi 8, Giobbe 38 e seg.;
Salmo 8 e altri ancora.
Da un documento all’altro variano i dettagli, ma l’essenziale
non sta in questo, bensì nell’affermazione tante volte ripetuta
che il Dio d’Israele, cioè il Dio
che si è manifestato a lui attraverso i patriarchi e al tempo di
Mosé, è anche il Dio a cui l’insieme degli esseri creali devono
resistenza.
Quando la Bibbia parla della
creazione, lo fa non per rispondere ad una curiosità scientifica,
ma per confessare la grandezza
del Dio biblico e rassicurare i
credenti che la loro sorte quaggiù è in buone mani, poiché dipende da Qualcuno che sa ascoltare e vedere gli affanni degli uo
Più volte, nella stampa quotidiana, è apparso il mio nome
fra quelli il cui voto è incerto
sulla legge dell’aborto che dalla
Camera dei deputati deve passare al Senato. Desidero esprimere la mia opinione personale
che, forse, è diversa da quella
di ogni schieramento, come i
miei colleghi di gruppo sanno
bene.
La legge in votazione è fatta
mini, e sa rispondere alla loro
attesa.
UNA CQRNICE
PER L’ESISTENZA UMANA
Parlare della creazione, per
l’uomo della Bibbia, è compiere
un atto liturgico, è celebrare il
suo Dio e fortificare la sua fede
e non assolutamente risolvere i
problemi che pone la situazione
attuale degli studi scientifici.
Genesi I: un testo che con altri, esprime la fede biblica nel
Dio creatore. Di questo testo non
dobbiamo fare un assoluto malgrado la sua bellezza ed il suo rigore. Esso è costruito come una
liturgia per la festa che ricorda
l’atto creatore di un Dio che non
cessa di fare cose nuove; riunisce tutto ciò che l’uomo incontra
quaggiù, per farne un insieme
R. Martin-Achard
(continua a pag. 8)
NELLE UNIVERSITÀ’ ITALIANE
Uno degli elementi, ma non il
primo né cronologicamente né
teologicamente, ecco ciò che gli
esperti biblici hanno detto e ridetto da alcuni anni.
Israele non ha all’inizio confessato l’Iddio che ha fatto il cielo
e la terra, ma ha scoperto Dio
quando era un popolo oppresso,
al momento in cui questi lo strappava alla sua sorte avversa. Ha
incontrato Dio nella sua storia;
le sue più antiche confessioni si
riferiscono non ad un atto divino che fonda l’universo, ma al
gesto liberatore di qualcuno che,
mosso a pietà dei suoi, interviene per condurli dalla schiavitù
ad una terra dove potranno vivere da uomini liberi.
II Dio biblico appare nelle più
vecchie tradizioni d’Israele, non
come l’Essere supremo che si
autocompiace nella sua eternità;
ma come colui che scende nell’esistenza umana per trasformarla.
Un antico credo d’Israele dichiara precisamente:
« Mio padre era un arameo
errante. Egli è sceso in Egitto (...) E’ diventato una nazione grande potente numerosa. Ma gli Egiziani ci hanno
maltrattati, ridotti in povertà
Un nuovo sessantotto?
La ripresa del movimento studentesco merita attenzione e partecizione indipendentemente da analogie o differenze col ’68
Sono in molti, ormai, giornali,
riviste, mass media in genere,
che di fronte alla crescente mobilitazione degli studenti universitari di queste settimane contro la riforma Malfatti, si chiedono, tra un misto di stupore e
di allarme, se ci troviamo di
fronte a un nuovo sessantotto.
Crediamo che sia" poco importante porsi la questione in questi termini. Certo vi è l’analogia
di alcuni aspetti comuni, certamente presenti, come il rifiuto
della delega, la diffidenza verso
tutte quelle forze politiche che
pretendono di imporre con una
elaborazione fatta a tavolino
obiettivi e forme di lotta che invece devono essere espressione
diretta dei bisogni e delle esigenze di tutti gli studenti, il ritorno a vecchi slogans come « ce
n’est qu’un début, continuons le
combat» (non è che un inizio,
continuiamo la lotta), la fantasia e la creatività dimostrata dai
giovani nelle manifestazioni e
nei cortei. Ma al di là di queste
analogie, che senso ha parlare
di un « nuovo sessantotto », senza tener conto delle profonde diversità storiche sopraggiunte da
allora?
Ci sembra più opportuno, allora, cercare di cogliere alcuni
elementi caratterizzanti questa
esplosione nelle Università.
Una prima caratteristica comune a tutte le varie situazioni
di lotta esistenti, è il ritorno in
massa degli studenti negli ate
nei. Non è più casuale assistere
ad assemblee in cui vi siano migliaia di studenti. Questo è un
fatto nuovo, che modifica una
situazione di crescente disgregazione e di sostanziale disinteresse da parte di larghe fascie di
studenti, che si era verificata
negli ultimi anni.
L’Università era diventata un
edificio dove si andava solo per
sostenere un esame. Ora invece
il movimento ha aggregato un
numero notevole di persone, e,
sia pure procedendo faticosamente e non in linea retta, comincia a porsi problemi come
quello di una gestione diversa
dell’Università, della didattica,
del controllo degli organi decisionali, tutti temi che si saldano fra loro e che rimandano a
questioni più generali (quali il
senso che può avere oggi in Italia il conseguire una laurea), rimandano cioè ai nodi della società italiana.
Un altro elemento molto importante da rilevare è come il
movimento sia partito in modo
diverso e non omogeneo nelle
varie parti d’Italia: in alcune
sedi la spinta è stata esercitata
dal personale precario (esercitatori, borsisti, contrattisti), il
quale però nella maggior parte
dei casi non si è limitato ad una
lotta settoriale contro il tentativo di Malfatti di espellerlo, ma
ha cercato in modo vincente di
collegarsi con gli studenti. In alcune sedi (e Torino è tra que
ste) il processo è stato inverso:
sono stati gli studenti che partendo dalla loro condizione di
disagio ( sbocchi occupazionali,
costo degli studi, mancanza di
strutture quali mense e case dello studente) esasperata dalla
circolare Malfatti che vietando
l’iterabilità degli esami annullava in pratica la possibilità di gestire liberamente il piano di studi, hanno preso posizione contro il reazionario progetto di riforma in cantiere. Riforma che
prevede fra l’altro un attacco
pesantissimo alla scolarizzazione di massa, l’introduzione di
tre distinti livelli di laurea che
dividono gli studenti in categorie A, B e C, ed il ritorno al potere dispotico dei baroni universitari i quali, se questo progetto passasse, gestirebbero indisturbati e a loro piacimento l’Università.
Ma l’elemento forse più importante che caratterizza la profonda diversità dal ’68, è la composizione sociale dei nuovi protagonisti di queste lotte: giovani disoccupati, forza lavoro in
atto occupata in una miriade di
lavoretti saltuari, lavoratori-studenti per lo più supersfruttati in
piccole fabbriche e aziende terziarie, gli stessi lavoratori dell’Università, tutti personaggi sociali, che poco hanno di simile
con quelli che «fecero il sessantotto ».
Daniele Tron
per evitare un male maggiore,
quello degli aborti clandestini i
quali sono una tragedia specialmente nelle categorie più povere che devono ricorrere a mezzi rozzi, pericolosi, che arrecano danni, se non morte, alla madre. Nessuno, in alcun schieramento politico, considera l’aborto né un bene liberante né una
via per la limitazione delle nascite. Nel primo caso chi può
ignorare il trauma che arreca
alla donna, e chi può supporre
che essa lo faccia alla leggera?
Nel secondo caso, con tutti i
mezzi oggi a disposizione, bisognerebbe esser irresponsabili per
servirsi dell’aborto. È un male
che c’è, e la nuova legge vuol rimediarvi almeno in parte. In
una società diversa non ci sarebbe bisogno di tale legge.~ Promulgarla oggi significa solo tener conto della realtà umana
nella quale viviamo. Anche i consultori prospettati nel progetto
Pratesi non tengono conto di
questa realtà, bensì di una futura verso la quale vogliamo
camminare, ma quando, speriamolo, sarà raggiunta non solo
non occorreranno i consultori
ma neppure la stessa legge approvata dalla Camera.
Il mio punto di vista, che suppongo evangelico, è che non si
può togliere la pagliuzza dall’occhio del fratello quando una trave ingombra il nostro, come diceva Gesù. Ora la trave, l’immensa trave, è il vero aborto, il
tragico aborto dell’umanità dei
nostri tempi. Sono milioni di
bimbi che muoiono ai seni aridi
dalle loro madri per mancanza
di nutrimento, milioni di bimbi che già si esprimono, nei giochi o nelle attività pratiche, e
che muoiono per malattie contratte a causa della denutrizione! Il vero ed immenso aborto
è provocato dalla produzione e
vendita delle armi, dall’accaparramento delle ricchezze nei paesi ricchi a danno del Terzo Mondo! Il diritto alla vita è minato
nelle fabbriche e nelle miniere
dove padri di famiglia vivono
IO o 20 anni in meno per silicosi
o altre malattie contratte sul lavoro! Questo è il problema che
prima di tutto deve essere affrontato e qui, in primo luogo,
la chiesa deve lottare per la difesa del diritto alla vita. Allora,
e solo allora, tolta la trave che
ci oscura la vista avremo gli occhi limpidi per discutere se l’essere umano inizia nel feto, dove
sembra esser già programmata
resistenza del nascituro, o quando emerge la persona cosciente,
come diceva il biologo J. Monod.
Non voglio ignorare la gravità
del problema che ci viene proposto e nemmeno i casi di coscienza che esso può provocare,
ma mi domando se non v’è caso
di coscienza maggiore di fronte
alle decine e centinaia di milioni di vite umane interrotte a causa della fame e della guerra. La
legge passata alla Camera ha
certo dei difetti, e non solo di
terminologia ma vorrei sperare
che essa passi tale e quale al Senato per evitare la sua caduta.
In quest’ultimo caso la tragedia
degli aborti clandestini continuerà ma sulla chiesa, che così poco ha fatto contro gli armamenti e contro la fame, peserà una
condanna di ipocrisia che nessun bel discorso sul diritto alla
vita potrà annullare.
Tullio VInay
2
18 febbraio 1977
Dalle nostre chiese
Visita del Moderatore a Ivrea e Vallecrosia-Bordighera - Incontri ecumenici a Napoli - Riconfermato il pastore Bertolino
IVREA
La comunità ha ricevuto la
visita del Moderatore Aldo Sbaffl: una breve visita, inserita in
un programma assai impegnativo, che è stata per tutti noi
motivo di gioia e di riconoscenza. Giunto fra noi nel pomeriggio del 22 gennaio, proveniente
da Aosta e in viaggio verso Biella, il Moderatore ha preso com
tatto con il gruppo dei responsabili delle attività ecclesiastiche
(Consiglio di chiesa. Scuola domenicale, Unione femminile e
gruppo giovanile)- che hanno
tracciato un quadro della vita
della comunità nei suoi vari settori. Poi ha trascorso la serata
partecipando ad una cena comunitaria con un buon numero
di membri di chiesa. Il messaggio che ci ha rivolto in quell’occasione, è stato apprezzato da
tutta l’assemblea, soprattutto
per la nota della fiducia e della
gioia cristiana da cui era ispirato, in questi tempi in cui si è
facilmente spinti al lamento ed
al pessimismo.
La comunità di Ivrea ringrazia di cuore il Moderatore e gli
augura ogni vero bene nel suo
compito di responsabilità, in favore della Chiesa nel suo insieme.
• Attendiamo con gioia la visita del prof. Domenico Maselli il
quale ha accettato di essere con
noi in occasione del 129” anniversario della emancipazione dei
Valdesi. Sabato sera, 12 febbraio, il prof. Maselli terrà una
conferenza su questo tema:
Esperienze e prospettive del
Protestantesimo italiano in questo secolo. Presiederà anche il
culto domenica 13 febbraio e,
insieme ad un gruppo di membri delle comimità dei Fratelli,
parteciperà al pranzo comunitario, nella sala della nostra
chiesa.
Anche di questa visita ci rallegriamo, sapendo che ne trarremo ispirazione per la nostra
fede e per la nostra testimonianza cristiana.
BORDIGHERA
VALLECROSIA
Domenica 12 dicembre u.s. la
nostra comunità ha avuto la
gradita visita del Moderatore il
quale ha presieduto il culto del
mattino nel tempio, nel corso del
quale il Pastore Peyrot gli ha
porto a nome della comunità il
più caldo e fraterno benvenuto.
Nel pomeriggio ha avuto un incontro con il Consiglio di chiesa
per l’esame di alcimi problemi
di carattere locale e generale.
Lo ringraziamo sentitamente per
questa sua visita e per il bene
che ne abbiamo ricevuto.
• Un « bazar » a scopo assistenziale, organizzato dall’imione
femminile, ha avuto luogo nel
pomeriggio di domenica 19 dicembre. Grazie alla collaborazione di molti esso ha avuto im ottimo esito nonostante il tempo
pessimo che ha caratterizzato
quella giornata. L’ammontare
del ricavo (L. 560.(X)0) è stato
l’incoraggiante esito della manifestazione che, come sempre,
è pure stata una buona occasione di comunione fraterna.
• L’Assemblea di chiesa del
16 gennaio ha nominato quale
anziano della Comunità il pastore emerito Guido Mathieu il
quale presta la sua collaborazione al pastore di San Remo per le
attività di chiesa a Bordighera
e Vallecrosia.
• Domenica 30 gennaio, secondo l’invito rivoltoci dalla Missione evangelica contro la lebbra
abbiamo celebrato la XXIV
Giornata Mondiale contro la
lebbra al culto del mattino nel
tempio e ad una riunione pomeridiana con proiezioni luminose
alla Casa valdese di Vallecrosia.
L’interesse suscitato per questa
opera altamente umanitaria e
cristiana si è concretizzato con
numerose e generose offerte devolute alla Missione.
• Mercoledì sera 2 gennaio alla Casa valdese di Vallecrosia
ha avuto luogo una riunione nel
corso della quale il Pastore Gino Conte di Torino ha parlato
della attività della CEvAA, ed
ha illustrato il suo dire con la
proiezione di interessanti diapositive. Lo ringraziamo sentitamente.
• Numerosi ospiti hanno approfittato della riapertura a metà
gennaio della Casa valdese di
Vallecrosia. Molti di essi si uniscono a noi ai culti della domenica mattina togliendoci dall’impressione del nostro isolamento
e dandoci di sperimentare una
volta di più quanto è buono e
piacevole che fratelli dimorino
insieme. A loro tutti il nostro
affettuoso augurio di un buon
soggiorno « dalle, nostre parti ».
• L’anniversario della emancipazione dei Valdesi sarà da noi
celebrato la domenica 20 febbraio. All’àgape e al pomeriggio
comunitario si uniranno a noi
fratelli e sorelle della comunità
di San Remo accompagnati dal
pastore Peyrot e dalla sua Signora. Ce ne rallegriamo di cuore e domandiamo al Signore di
benedire per tutti quella giornata.
PALERMO
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la singolare vicenda di un popolo chiesa
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V’è stato im altro motivo di
gioia: il fratello Giulio Cesarò
ha compiuto 25 anni di servizio
ininterrotto come membro del
Consiglio di chiesa.
Un’altra vita che ha seguito
fedelmente la Parola che dice:
« Più felice cosa è il dare che il
ricevere ».
Quest’anno l’unione femminile della comunità valdese di Palermo s’è riimita ogni martedì:
pomeriggio apportando delle
modifiche a quello che era il
normale svolgimento delle riunioni. E ciò nella ricerca di quel
contatto umano, fraterno che
oggi vediamo sempre più scomparire.
Le riunioni si svolgono di volta in volta nelle case di alcune
sorelle, a partire da quelle che
per motivi di salute o di distanza dal tempio o per inoltrata
età, non hanno la possibilità di
prendere parte attiva alla vita
della comunità.
Questo ritrovarsi unite nella
lettura e nella meditazione della Parola del Signore, permette
di conoscersi più a fondo e di
rinsaldare quei vincoli di vera
fraternità cristiana che dovrebbero unire i membri delle nostre chiese.
NAPOLI via dei Cimbri
Il pastore Carcò ha rivolto un
appello per sensibilizzare i credenti sull’attuazione dell’art. 30
del Sinodo 1975, dell’adeguamento cioè deH’anno ecclesiastico a
quello solare. « In un tempo di
crisi — egli scrive sxil "Vincolo",
periodico delle comunità Valdesi dì Napoli e Caivano, — in
tutti i campi, a tutti i livelli e in
tutto il mondo, bisogna riflettere insieme sulle contribuzioni
per l’opera del Signore che rappresentano un aspetto concreto
della nostra fede ».
Il Signore Gesù Cristo è stato testimoniato in occasione dei
battesimi di August-Leif-Eriksonn Viero (4.7.’76) e di Vittorio Raffaele D’Angelo (5.12.’76)
e dei funerali di Margherita Turincich (7.6.’76) e di Maria Fauconnet Paotini (21.7.’76). Anche
quest’anno ha avuto luogo la
« settimana biblica » nel mese di
settembre insieme con la comùnìtà del Vomere. È continuata
la partecipazione fattiva all’« Ora del Vangelo » a Villa Betania
(Ospedale Evangelico di Ponticelli) e al lavoro della giunta
dell’ospedale stesso (B. Decker,
vice presidente; P. Olivieri, revisore conti), (jontìnua pure la
partecipazione della comunità
al lavoro del Circuito e del Consiglio delle Comunità evangeliche napoletane.
Un’interessante novità sul tema « Religioni a confronto » è
quella della trasmissione di una
radio locale (Napoli City), che
ha luogo il sabato alle ore 22 e
si protrae fino alle 24 ed oltre.
Vi partecipano un gesuita, un
pastore avventista, im testimone
di Geova e il pastore valdese di
Via dei Cimbri.
Altre riunioni interconfessionali sono state quelle di mercoled’i 19 e di domenica 23 gennaio. Ambedue si sono tenute
nell’auditorium dell’Archidiocesi
napoletana. La prima, coll’intervento di un prelato cattolico torinese e del Prof. Bruno Corsani della nostra Facoltà di Teologia, sulla nuova traduzione interconfessionale del Nuovo Testamento; la seconda sul tema
dell’unità delle varie confessioni.
Vi assistevano, oltre a personalità cattoliche, il past. S. Carcò,
il cappellano della NATO, il pastore G. Williams, segretario
della Conferenza delle Chiese
Europee, il pastore E. Santi
della Chiesa metodista di Portici col fratello Dott. Teofllo, entrambi dirigenti dell’Istituto « Casa Materna », vari membri delle chiese evangeliche, etc.
La riunione ha avuto luogo prima nell’auditorium, dove alcuni
giovani hanno trattato argomenti sociali e vari, e cantato canzoni inerenti ; poi, nella Cattedrale di Napoli, si è svolto un
culto comune, dedicato esclusivamente al nostro Redentore ed
è stato cantato un bellissimo inno del XIV sec. sul tema « Cristo Risorto ».
FIRENZE
Il problema della evangelizzazione nella nostra città — leggiamo sull’ultimo n. di « Diaspora evangelica» — è fortemente
sentito da molti nelle varie chiese evangeliche e anche il Consiglio dei pastori sta studiando le
possibilità di un’azione comune.
Tra l’altro urge il problema della presenza evangelica nei programmi delle radio e televisioni
libere (...). Spesso i membri di
chiesa aspettano che il pastore
solleciti la loro collaborazione,
ma è importante che tutti gli
evangelici prendano l’iniziativa
e suggeriscano idee e progetti,
soprattutto se possono impegnarsi per realizzarli.
Convegno a S. Fedele
La Federazione Regionale
Lombarda e del Piemonte Orientale ha deciso, sulla base della
esperienza dello scorso anno, di
riprendere — presso il centro
evangelico « P. Andreetti » di
San Fedele d’Intelvi — lo studio
di testi di Dietrich Bonhoeffer.
Con la partecipazione di Paolo
Ricca, della Fa,coltà Valdese, il
tema di quest’anno sarà : La teologia pastorale in Bonhoeffer.
Questo secondo appuntamento
annuale sui testi bonhoefferiani
sarà dunque incentrato sull’aspetto teologico della « cura d’anime », mentre lo scorso anno
si è esaminato il rapporto tra
chi « annuncia la Parola e chi la
riceve ». Il convegno inizierà domenica 30 febbraio alle 19,30 per
poi proseguire nelle giornate di
lunedìi e martedìi. Il termine deirincontro è previsto per martedì alle 13 con il pranzo. Prenotazioni presso il pastore valdese
di Como, tei. 0131/273440.
Sarebbe interessante se dal
convegno scaturisse un breve
documento che potesse raccogliere sia l’intervento introduttivo, sia la sostanza del dibattito
insieme al rinvio ai testi originali del noto teologo tedesco.
Femministe ma credenti
Domenica 16 gennaio la comunità valdese di Palermo si è riunita in assemblea, presieduta
dal Pres. della CED past. Giulio Vicentini, per la riconferma
del pastore Archimede Bertolino che quest’anno termina il primo settennio come pastore della comunità.
Una grandissima percentuale
dei membri elettori (82 su 97)
era presente, oltre a diversi
membri non elettori che hanno
partecipato all’assemblea anche
se non all’elezione.
Il pastore Bertolino è stato
riconfermato con 80 si (un solo
no ; e una scheda bianca). ì: stata una chiara dimostrazione di
gratitudine a chi con amore ha
curato ogni membro della comunità per 7 anni.
Rispondendo ad una lettera apparsa sulla rivista « Effe » in
cui si sosteneva la tesi « femministe o credenti », un gruppo di
femministe evangeliche di Torino ribatte con la tesi «femministe
e credenti ». Dopo aver esortato le non credenti ad andare al di là
del Loisy, teologo di settantanni fa (e vengono così citati Bultmann e la sua scuola, il Belo, il Conzelmann, il von Rad e particolarmente l’Introduzione del Corsani), la lettera prosegue nella
parte che qui riproduciamo.
Però, mentre a questo punto
per voi il discorso è chiuso, per
noi comincia di lìi l’avventura
della fede, che si muove in un’altra dimensione, né migliore né
peggiore, né più in alto né più
in basso, ma diversa. E siccome
non è detto che ciò che non si
capisce non esista, vi chiediamo
semplicemente di tener conto
di questa possibilità: il credente non dimostra ma testimonia
di ciò in cui crede.
Per noi non è solo il femminismo ma soprattutto l’Evange
10 che ci aiuta a mettere criticamente tutto in discussione,
perché è l’annunzio di un mondo nuovo, -con rapporti nuo.vi
ispirati all’amore e che si concreta nella lotta per la dignità
e i diritti di ogni persona, perciò anche di quelli femminili
conculcati.
« La caratteristica della tradizione rivoluzionaria cristiana (da
Gioacchino da Fiore a Jan Huss
e Thomas Muntzer) e degli attuali teologi della speranza e
della liberazione, è di concepire
11 Regno di Dio non come un
altro mondo, nello spazio e nel
tempo, ma come un mondo diverso, cambiato mediante i nostri sforzi. Tutto si gioca nella
nostra storia di uomini, essa è
l’unico luogo dove si costruisce
il regno di Dio » ( da « Parola di
uomo » di Roger Garaudy - ed.
Cittadella - pag. 157).
Quanto ai rapporti di Gesù
con le donne, premesso che i
racconti evangelici vanno letti
nel contesto della società del
tempo, essi ci paiono radicalmente innovatori per allora; ne
citiamo alcuni esempi:
— Gesù loda Maria di Betania
che si è messa ad ascoltarlo,
come gli allievi-uomini ascoltavano i loro maestri, e che
rifiuta il ruolo tradizionale
della casalinga, che sua sorella Marta invano le mette
davanti.
— Gesù, giudeo e maschio, violando la legge ebraica, rivolge direttamente la parola ad
ima donna, per di più samaritana (il suo popolo era disprezzato dai giudei) e per di
più per dichiarare proprio a
lei di essere il Messia.
— Gesù scandalizza fortemente
i benpensanti del tempo, frequentando gli ambienti delle
prostitute e perdonando l’adultera.
— Gesù si lascia toccare da una
donna che aveva perdite di
sangue e la guarisce, rompendo il tabù deH’impurità.
— Gesù fa infine delle donne,
che non potevano testimoniare nei tribunali, le prime testimoni della sua risurrezione.
Purtroppo, dopo l’esplosione
egualitaria della chiesa primitiva ci fu una progressiva involuzione che portò al riemergere
del potere maschile nelle chiese; anche la lettura biblica, da
allora, fu fatta in chiave maschile.
Al tempo stesso, come giustamente ricordate, la svolta costantiniana condusse alla chiesa
istituzionalizzata, gerarchica, autoritaria.
Non mancarono però attraverso i secoli, movimenti alternativi di contestazione e di ri
forma, di norma fortemente repressi dalla chiesa ufficiale per
mezzo del braccio secolare, suo
alleato. Di essi in genere si sa
molto poco nel nostro paese, dove la cultura storico-religiosa è
poco approfondita ed a senso
unico. Forse occorrerebbe accanto al rifiuto dell’istituzione,
una modifica alla struttura portante della cultura, anche, almeno, soprattutto, in chi milita a
sinistra.
Un esempio di questi movimenti lo cogliamo nelle origini
della Chiesa valdese. Tra i caratteri peculiari che la distinsero fin dagli inizi, quando nel 12°
secolo era ancora un movimento considerato eretico, vi era,
oltre alla scelta di povertà e al
rifiuto della società gerarchica
del tempo, la libera predicazione di uomini e di donne, che contestava il monopolio del clero
sulla Bibbia, usurpandogli il suo
ruolo di addetto ai lavori, restituendo al popolo la Parola di
Dio senza intermediari e alla
donna una dignità pari a quella
deli’uomo.
Ai giorni nostri, sempre più
numerosi gruppi di credenti non
si riconoscono più nella chiesa
istituzione, ma riscoprono la
realtà del popolo di Dio, si riappropriano della Parola e cercano di vivere la loro fede in modo nuovo all’interno delle lotte
per il socialismo; sono le Comunità di base (Cdta) e i Cristiani per il socialismo (CpS).
Concludendo, anche per noi il
mondo è stato creato per donne e uomini, l’annunzio di liberazione del Cristo è per tutti.
Ne consegue che il compito della comunità cristiana non è di
rivendicare privilegi o noteri, di
« concordarsi » ma di esserePER-gli-altri, particolarmente gli
ultimi.
Anna, Carmela, Eliada, Eve
lina, Luisa, Mariella, Oriana,
Patrizia.
3
18 febbraio 1977
LA FEDERAZIONE PROTESTANTE FRANCESE La Chiesa
Dai Luterani agli Tzigani
Chiese, istituzioni e movimenti uniti per rendere una testimonianza comune alla sovranità di
Cristo - Nelle difficoltà si scopre che l’essere diversi è il fondamento di una vera comunione
nel
mondo
Un osservatore attento ed esperto è stato all'Assemblea di
Bari, Albert Nicolas, segretario della Federazione Protestante Francese. A Ini ci siamo Quindi rivolti per avere un riscontro e un
punto di riferimento nella Federazione vicina. Ma invece di chiedergli un giudizio su Bari e sulla nostra Federazione, gli abbiamo
chiesto di farci un ritratto della Federazione francese mettendo
in risalto soprattutto i tratti che gli sembravano più simili e più
utili da conoscere di fronte ai problemi emersi a Bari. Ne è uscito
un vero e proprio affresco che riteniamo di notevole utilità e che
pubblichiamo in due puntate.
La Federazione Protestante di
Francia è stata fondata nel 1907,
poco dopo la separazione delle
Chiese dallo Stato, senza dubbio per permettere alle Chiese di
Francia di garantirsi una coordinazione interna, e di condurre
un dialogo più proficuo con i
pubblici poteri. Come spiegano
gli ultimi due paragrafi dei nostri statuti attuali, la Federazione si incarica di:
— « impegnarsi per la salvaguardia delle libertà religiose e difendere, all’occorrenza, gli interessi comuni del protestantesimo francese »;
— « rappresentare il protestantesimo francese nei confronti
del potere costituito e delle
istituzioni straniere e internazionali ».
La situazione è rimasta pressoché immutata fino al 1960 circa.
È allora che in seguito al rinnovamento ecclesiologico europeo,
è stata affrontata una svolta assai importante durante l'Assemblea Generale di Montbéliard
(1960). A partire da questa data, la Federazione Protestante di
Francia è composta sia dalle
Chiese, sia da Istituzioni, Movimenti e Opere « che partecipano
insieme, al ministero della Chiesa di Gesù Cristo ».
Dopo questo cambiamento dei
nostri statuti, il Consiglio della
Federazione, che ne è rorganismo
direttivo, è composto di 30 delegati delle Chiese, e di 10 delegati
delle Istituzioni, dei Movimenti
e delle Opere.
Si comprenderà immediatamente l'importanza di questa
svolta, che mi pare significativa
nell’ambito delle Chiese della Riforma e di ciò che devono essere, mettendo in pratica seriamente il .sacerdozio univ, rsale, e confermando in tal modo. Chiese e
Movimenti, una solidarietà ed
una comune responsabilità.
I due primi paragrafi degli statuti che ho già citato, indicano
che la Federazione ha per oggetto:
— « di rendere, aH’interno del
nostro popolo, una testimonianza comune alla sovranità
del Cristo vivente »;
— « di contribuire al riavvicinamento delle Chiese e delle Opere. Istituzioni e Movimenti, aiutandoli ad assumere le
loro responsabilità ed a coordinare la loro azione ».
La composizione
della Federazione
Le Chiese consociate: esse accettano di praticare Fintercomunione. È d’altra parte l’unica
condizione esplicita. La Federazione conta 9 Chiese o Unioni di
Chiese: sin dall’origine vi sono
quattro Chiese aderenti al Consiglio Ecumenico delle Chiese (2
Chiese Riformate e 2 Chiese Luterane, doppie a causa del concordato in Alsazia ed in Lorena),
la Missione Popolare, che agisce
soprattutto negli ambienti operai, la Federazione delle Chiese
Battiste, le Chiese Riformate E
vangeliche indipendenti (soprattutto nel sud della Francia) da
tre anni la Chiesa Apostolica
(che comprende una quindicina
di comunità) e da un anno la
Missione Evangelica dei Tzigani
di Francia (che comprende all’incirca 20.000 membri). In tutto si
possono calcolare all’incirca 800
mila persone.
Fra le Istituzioni, i Movimenti e le Opere, collegate alla Federazione si ritrovano più o meno
tutte le espressioni dell’impegno
dei cristiani nella vita o nella
società: Movimenti giovanili.
Movimenti di adulti, Centri regiona'i. Giornali e Riviste, la Federazione delle Istituzioni Cristiane che raggruppano la maggior parte delle opere diaconali.
le Istituziorii di Diaconesse e
Comunità diverse, la « Cimade »,
l’Azione Cristana in Oriente, ecc.
È evidente che un simile insierne disparato e complesso, è continuamente dibattuto fra il desiderio di restare una « confederazione », nella quale ciascuno rimane sovranamente autonomo e
si accontenta di sedere ad una
tavola comune, una o due volte
l’anno... o di divenire una Federazione, nella quale i membri alFtdano all’organismo che costituiscono insieme, una parte della
loro propria responsabilità.
E così che sono stati creati
successivamente un servizio di
Radio-Televisione, un servizio di
Informazione che si occupa della stampa, una Commissione di
vicendevole aiuto, le Opere di
Carità Militari, degli Ospedali e
delle Prigioni, il Centro Protestante di Studi e di Documentazione (CPED) e, da qualche anno, un servizio dei gruppi di Ricerca Biblica. Abbiamo pure una Commissione per gli affari
sociali, economici e internazionali. Ciascuno di questi servizi co
nosce i problemi di una vita federativa. Si possono immaginare
facilmente le difficoltà del Servizio della Radio-Televisione. E gli
sforzi che bisogna fare perché,
malgrado la grande diversità, si
evidenzi tuttavia una testimonianza comune all’Evangelo di
Cristo.
L’unità
nella diversità
Il Consiglio della Federazione
Protestante di Francia, che si
riunisce tre week^ends ogni anno, è composto da 40-45 persone.
Esso mette in luce, come si può
immaginare, una grandissima
diversità sulla maggior parte dei
problemi affrontati. E nonostante non siano mai escluse le minacce di secessione o di esplosione, la personalità dei vari presidenti (Marc Boegner, Charles
Westphal, Jean Courvoisier...) e
la volontà dei partecipanti, hanno fatto sì che, bene o male, si
sia potuta affermare una Comunità responsabile di lavoro per
la testimonianza resa alI’Evangelo di Cristo e per un’azione
concreta in Francia. E possibile
anche, che l’evoluzione interna
delle Chiese e dei Movimenti, abbia fatto toccare loro col dito
l’estrema diversità' esistente all’interno delle Comunità e delle
regioni, ed abbia indotto i vari
membri della Federazione a constatare che i problemi che si
pongono fra di loro, sono gli
stessi che essi incontrano all’in
terno del loro organismo.
Talune Chiese che pensavano,
ancora qualche anno fa, di potersi, unire esplicitarnente intorno ad una Confessione di fede
ereditata dalla Riforma, sono state obbligate a constatare che esse conoscono, come la Chiesa Riformata di Francia, delle interpretazioni molto diverse.
E quanto meno curioso che ci
siano voluti alcuni secoli, perché
le Chiese della Riforma, che hanno voluto affermare di fronte alla Chiesa Cattolica, la possibilità
di una responsabilità di ognuno
alla luce delle Sacre Scritture e
sotto la guida dello Spirito Santo... arrivino a riconoscere solo
oggi la validità di una diversità
che non è un’anomalia, ma al
contrario il fondamento di una
vera comunione.
La Chiesa Riformata di Francia ha ammesso da una ventina d’anni la duplice possibilità
di intendere l’ordine del battesimo... La maggior parte delle nostre Chiese, accettando il principio dell’obiezione di coscienza,
ha ammesso che vi potevano essere diverse possibilità di obbedire nella società aH’ordine del
Signore.
Considerando tutto ciò, si capirà dunque senza fatica, che
l’arrivo degli Tzigani è delle tre
Comunità Pentecostali di Bretagna (come membri « aderenti »)
non ha creato una situazione
completamente nuova.
Albert Nicolas
RICOSTITUITA L’ALLEANZA EVANGELICA
AlVinsegna del revival
Rinunciando al velleitarismo polemico contro la Federazione delle
Chiese può rendere un servizio all’evangelismo italiano
La 3“ assemblea della Alleanza
Evangelica Italiana si è riunita
il 29 gennaio a Poggio Ubertini.
Firenze è a una ventina di chilometri, ed i numerosi partecipanti li hanno percorsi sotto un
cielo grigiobavoso che a tratti
scaricava acqua a barili.
La Alleanza Evangelica, da poco ri-costituita nel suo ramo italiano, ha alcuni scopi precisati:
« offrire ai credenti evangelici
uno strumento per promuovere
insieme l’insegnamento biblico,
la preghiera e i vari ministeri
cristiani » ; « mobilitare ogni dono e risorsa disponibile nelle
chiese per istruire il popolo dei
credenti e richiamare la sua attenzione sui gravi pericoli della
deviazione, dottrinale e pratica,
dalla verità » ; « stimolare ed incoraggiare i credenti ad adempiere il grande mandato dell’evangelizzazione »’. La sua ’Confessione di fede’ ricalca il simbolo di Nicea (a. 325).
I lavori dell’assemblea
In apertura abbiamo avuto
uno studio di Gian Nunzio Artini su Mafteo 16:13-17 e 21-23 :
l’impostazione non è strettamente esegetica, ma d’una grande;
ricchezza evangelica nei motivi
d’edificazione, di impegno pratico, che offre insieme a una bella libertà, una tesi conclusiva
sorprendente : « coloro che non
hanno il Signore non hanno nulla da insegnarci».
Era logico aspettare con una
certa curiosità la relazione del
presidente. Elio Milazzo ha svolto la sua relazione col chiaro intento di ricercare obiettività anche nelle statistiche, che assomigliano a tante altre che conosciamo: 131 membri nel 1976,
ma solo 81 paganti, («quelli che
hanno avuto maggiore visione
di fede »).
Gran parte della relazione è
dedicata agli aiuti che l’Associazione ha portato nel Friuli terremotato; una solidarietà tempestiva, operata con amore e grande intelligenza pratica. Direi che
questa azione per il Friuli, piut
tosto che l’inutile tentativo di
far chiasso e farsi ’rispettare’,
ha agito come cassa di risuonanza, ed ha giovato alla diffusione della associazione stessa.
Il bilancio è presentato dal
fratello Brandoli, e presenta
quei problemi che conosce ogni
comunità evangelica : aumento
delle spese, sacrificio degli uni
e inerzia di altri, entusiasmo fiducioso per progettare — nonostante tutto — nuove manifestazioni.
In un ambiente manifestamenté all’insegna del revival fondamentalista anglosassone, non potevano mancare alcune relazioni
tipiche: Mr. Dagson con «i Gedeoni » per diffondere la Bibbia,
e i films di Billy Graham, e l’Unione Biblica Ospedaliera. Scusatemi se, a differenza dei presenti, che si muovevano con disinvoltura nel labirinto delle sigle anglosassoni, la mia ignoranza manifesta s’è fatta ottusità.
Alle elezioni, sono risultati quelli che già esplicavano i vari servizi, tranne la vicepresidenza,
che è andata a un fratello di
Ostia Lido.
Pochi gli ordini del giorno;
fra questi uno, assai pesante e
motivato, sul problema che pone la recente traduzione del
Nuovo Testamento curata dalla
Società Biblica: Matteo 16, 18 è
un errore macroscopico nei confronti della quasi totalità delle
comunità evangeliche, le quali
per molte ragioni saranno costrette a rifiutare un testo che,
nell’insieme, ha grossi meriti.
Alleanza e Federazione
Almeno su questo, ritengo che
Alleanza e Federazione d. Chiese
si incontreranno largamente, anche se si tratta di due misure
diverse: la prima raccoglie singole persone, la seconda corpi
ecclesiastici. L’Alleanza è come
una media comunità locale che
progetta o assume compiti al
di là delle proprie forze (in proposte teologiche, tecniche, finanziarie), la Federazione è un gros
so organismo impacciato dal burocratismo e da bloccaggi che
non le consentono di esplicare
tutte le sue potenzialità; l’Alleanza è (in Italia) legata a frange degli evangelicals anglosassoni conservatrici in teologia e reazionarie in politica; la Federazione è fin troppo attenta al dibattito teologico contemporaneo
ed ha espresso soprattutto predilezioni per una sinistra politica italiana scollata dalla realtà
delle nostre chiese. Però non ho
avuto la sensazione, almeno durante questa giornata, che l’A.E.I.
Si volesse porre come alternativa alla F.C.E.I.; m’è parso che
dietro certe battute del passato
ci fosse del velleitarismo, e l’attesa di una affermazione in chiave polemica. Qualcosa sta cambiando, nonostante il grave equivoco nel quale sempre si muovono certe iniziative italianizzate: ci parlano di unione, di unità, ma vengono fra noi con la
forza dirompente del settarismo
di casa loro ; all’estero accolgono chiese, personalità di rilievo
teologico, ma da noi ammanniscono luoghi comuni invece di
nutrimento teologico alternativo. Nutrite di motivazioni teologiche, certe posirioni dell’A.E.I.
potrebbero avere un’area di
ascolto, ma ritengo che proprio
i fermenti operanti all’interno
della Federazione delle Chiese
siano destinati a soddisfare talune ben legittime richieste e
quindi a raggiungere gran parte
dell’evangelismo, anche con l’offerta d’una adeguata mediazione biblico-culturale. Decantata
da sempre possibili albagie ed
ambizloncelle, che non attribuiamo in esclusiva all’Alleanza, per
carità!, ma al genere umano,
questa organizzazione potrà rendere dei servigi all’evangelismo
e mettere a servizio di tutti dei
grandi doni. In definitiva, l’impegno comune è .sempre — secondo quanto indicava il fratello Artini — quello di « rispondere al bisogno che le creature
hanno del Signore».
Luigi Santini
Sindaco protestante
in un comune cattolico
In un paese tradizionalmente
cattolico, il municipio di Figuera Da Foz, (distretto di Coimbra, nel centro del Portogallo)
ha adesso un sindaco che è pastore della Chiesa Presbiteriana :
il reverendo Josè Manuel Leite ;
sabato e domenica scorsi egli ha
anche tenuto prediche nella basilica di Fatima nel quadro dell’ottava di preghiere per l’unità
dei cristiani.
Candidato del PSP nelle ultime elezioni amministrative con
10.243 voti, il pastore Leite ha
parlato a Fatima che è uno dei
maggiori Santuari Mariani del
mondo, sulla Riforma calvinista
e sulla storia dei presbiteriani in
Portogallo. (Ansa)
A Cuba 196 sacerdoti
per 10 milioni di abitanti
Secondo i dati statistici riportati dall’Annuario Pontificio,
il numero dei cattolici a Cuba
è quasi dimezzato nel 1976 rispetto al 1961. In tale anno la
percentuale dei cattolici era del
90,41%; oggi è del 50,25%.
Alcuni osservano che la causa
di questa diminuzione deve essere attribuita allo scarso numero di sacerdoti, che attualmente a Cuba sono 196 per una
popolazione di dieci milioni di
abitanti.
Da alcuni anni il governo non
concede permessi di entrata a
sacerdoti stranieri o a cubani
che abbiano studiato all’estero.
Attualmente i seminaristi a
Cuba sono 45 e le ordinazioni
negli ultimi cinque anni sono
state 36. (ANSA)
Un nuovo Schweitzer
Su disegno dell’architetto svizzero Maurice Lack sono iniziati
i lavori per la costruzione di un
nuovo centro Albert Schweitzer
a Lambarenè destinato a sostituire gli edifici troppo vecchi e
inadeguati dell’attuale ospedale.
In effetti, dopo molti anni di
studio e di esitazioni dovute a
difficoltà finanziarie, un progetto definitivo è stato approvato
dal Consiglio della Fondazione
dell’ospedale e dal governo del
Gabon. Costruito in epoche successive, questo ospedale si situerà accanto al vecchio e permetterà, non solo le cure adatte
alle esigenze della medicina attuale, ma anche la costituzione
di un centro internazionale di
ricerche sulle malattie tropicali.
Società biblica
riconosciuta in Mozambico
La Società biblica, si apprende da Maputo, è stata riconosciuta ufficialmente dal governo
del Mozambico dopo la sua
riorganizzazione. Il nuovo consiglio di direzione comprende il
vescovo anglicano Dinis Salomao Sangulane e i pastori Isaac
David Mahlalela, segretario generale del Consiglio cristiano e
Amosse Balthazar Zita, della
Chiesa presbiteriana, vice-ammistratore della Società.
Questo riconoscimento legale
dovrebbe facilitare l’importazione e la stampa in loco di Bibbie
e Nuovi Testamenti. Ma per ora
i permessi di importazione non
sono ancora stati accordati dall’Istituto nazionale del libro, la
autorità competente, per cui
nuovi passi sono stati intrapresi
presso il governo. (BIP)
Un libro per
la Chiesa spagnola
Quando fiorisce il mandorlo,
è il titolo di un libro scritto dal
pastore francese Aimé Bonifas
e pubblicato da Les Bergers et
les Mages (Parigi 1976). Il libro
rende conto della presenza del
movimento protestante in Spagna, delle sue origini e dei problemi che esso incontra attualmente. Il libro, che può essére
richiesto all’autore, 91 route de
Sauve, 30000 Nimes, è venduto
a totale beneficio della Chiesa
Evangelica Spagnola.
4
4
18 íebbraio 1977
A colloquio con i lettori
A proposito di traduzioni interconfessionali
Ecumenismof^airitaKana ?
Con le lettere giunte (ahimè troppo
spesso di lunghezza eccessiva) si potrebbe riempire ben più di una pagina. Vogliano scusarmi gli autori se
sono costretto a sfoltire e in molti casi a riprodurre parzialmente.
Sul Gruppo
Teatro Angrogna
Tiene il campo la discussione sulla
trasmissione di Protestantesimo” dedicata al GTA.
Danilo Musso, Luserna S. Giovanniy pur osservando che le giustificazioni finali del Gruppo correggono in parte l’impressione generale della trasmissione^ scrive:
Però, dato che la rubrica Protestantesimo è una rubrica rivolta all’attenzione di diecine di milioni di cattolici
{od atei) e non a pochi evangelici, credo che all’ascoltatore non protestante,
la trasmissione abbia lasciato l’impressione che i Valdesi di oggi pensino
solo alla politica e trascurino la religione. Anche se questo, in parte, confessiamolo, è purtroppo vero, non credo sia il caso di strombazzarlo ai quattro venti. Sarebbe più opportuno discutere gli argomenti politico-sociali
in altre sedi, evangeliche o laiche, e
dedicare alla rubrica televisiva argomenti attinenti all’evangelizzazione,
airecumenismo (nel senso di fratellanza, ecc. non di unione), alla storia valdese, alla riforma protestante, all’insegnamento religioso, alla vita costumi
usi delle valli valdesi, alla vita delle
varie chiese evangeliche, ecc. ecc.
E dopo aver accennato alle trasformazioni che il popolo valdese ha conosciuto nella sua storia, soprattutto recente, conclude amaramente:
Questa trasformazione è oggi purtroppo giunta ad un punto tale che c’è
da chiedersi se non sia l’ora di elimir
nare addirittura le denominazioni, ormai palesemente false : « Popolo valdese », « Chiesa Valdese », sostituendole con altre più appropriate. Difat,
ti, i valdesi di oggi (almeno nella loro maggioranza) non sono più « vaidesi », vale a dire seguaci di Pietro
Valdo e credenti nei suoi insegnamenti, che sono poi gli stessi di Cristo. Cristo e Valdo hanno estdtato la povertà:
i valdesi di oggi cercano invece la ricchezza e si associano a movimenti proletari che combattono qualsiasi idea
religiosa. L’abbandono delle Valli da
parte dei suoi abitanti, se talvolta (eccezionalmente) è stato nel passato una
necessità vitale, nella maggioranza dei
casi (specialmente negli ultimi tempi)
è stato voluto dagli stessi valdesi per
procurarsi un tenore di vita migliore,
per arricchirsi insomma, dimenticando od ignorando che uno dei pilastri
sui quali Pietro Valdo ha basato l’inizio del suo movimento è la povertà,
effettuando cioè un processo inverso
di quello effettuato inizialmente dal
movimento valdese: invece di passare
dalla ricchezza alla povertà, passare
dalla povertà alla ricchezza!
Davide Baret, Pomaretto, sempre a
proposito di questa trasmissione protesta « anche perché i fondi così faticosamente raccolti dai responsabili delle
nostre comunità vengono malamente
sperperati, mentre le nostre poche opere che danno ancora un servizio gratuito alla popolazione si dibattono in
continue difficoltà finanziarie ».
Augusto Armand Hugon, Torre Pellice approva la recensione di A. Taccia e aggiunge;
Per quanto riguarda il taglio « politico » del pezzo, mi pare sia da rilevare il fatto che esso è ormai sorpassato; la visione che viene presentata
della lotta di classe, come di altri problemi, non tiene conto né dei « nuovi
corsi » né comunque di tutti i mutamenti verificatisi in questi ulimi anni, e non soltanto nel mondo italiano.
Si tratta insomma di un’espressione
ingenua e grossolana, che oggi non è
più condivisa da nessuno, o caso mai
a malapena nelle frange dell’extraparlamentarismo di sinistra.
Sicché quella « coscientizzazione del
le masse » (per adoperare termini in
voga) cui aspira quella rappresentazione teatrale, finisce soltanto per provocare o vellicare sentimenti velleitari o
demagogici.
Se si vuole fare della <f cultura popolare », il modo migliore non è certo
quello di ripescare luoghi comuni e
servirsi di un linguaggio, che vorrebbe
essere liberatorio, mentre il tutto finisce in mistificazione ed ottiene come
risultato un’ulteriore emarginazione
dai reali dibattiti della politica attuale
proprio di quella gente che si vorrebbe
politicizzare.
Quanto al messaggio evangelico, meglio non parlarne; rimane il fatto increscioso che attraverso la rubrica
« Protestantesimo » il Teatro Angrogna può apparire averne avuto una specie di avvallo, ed in certi ambienti ne
ha forse anche ottenuto credibilità.
Ma sotto questo aspetto, la colpa non
è del Teatro Angrogna.
Ancora una lettera aperta, indirizzata « ai membri Valdesi e Metodisti
nella Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia ».
I sottoscritti, membri della Comunità Evangelica Metodista di Roma, sono delusi... e anche peggio! di come
vengono fatte le trasmissioni televisive
« Protestantesimo ».
Questa trasmissione ci presenta, in
questi ultimi tempi delle volgari « Sceneggiate ».
Domenica 23 gennaio u.s. apparvero sul video creature smanienti di ambo i sessi che si sbracciavano, urlando (con il pugno chiuso e alzato), invettive contro i datori di lavoro.
AUa fine di questa sordida commedia apparvero coppie, che schiena
contro schiena, si lamentavano dicendo che : la notte non potevano fare all’amore perché pensavano al lavoro del
giorno dopo.
Per testimonianza di quanto su
scritto, basta chiedere di rivedere in
moviola alla T.V. la sequenza di Protestantesimo del 23 gennaio 1977.
Molti amici cattolici ci hanno criticato amaramente, e noi non abbiamo
potuto dar loro torto.
Perché questa trasmissione non è un
messaggio evangelico? Perché non far
conoscere la nostra storia?
Abbiamo tanta storia e tanti martiri!
Speriamo che si rifletta su questo
problema e non si abbia più da essere mortificati dai nostri parenti e amici, non evangelici.
La lettera è inoltrata da Lia Fanfani per conto di quaranta firmatari;
Dora Pagnoni, Anna Fanfani, Ida Bevilacqua, Agnese Davr'o, Lea De Angelis, Maria Grazia Capuano, Wally
Bedini, M. Baldi, Emma Sbaffi, Fonzi
Maria, Restivo Adele, Laura Sbaffi,
Goliarda Petresi, Grazia Imett, Elena
Sbaffi, Jolanda Tagliarini Guarnera,
Stefano De Angelis, Ezio De Angelis,
Tarquini Pasqualini, Tarquini Enrico,
Tarquini Dema, Tarquini Lucia, Oigo
Liliana, Pistecchia Norma, Rita Celli,
M. Santacroce, più 12 firme illeggibili.
Con questa lettera pensiamo di concludere gli interventi sulla trasmissione dedicata al Gruppo Teatro Angrogna (salvo ovviamente interventi eventuali del Gruppo o Servizio della Federazione e una lettera del past. Giovanni Conte rinviata per mancanza di
spazio) dato che l’essenziale è stato
detto in modi spesso molto simili da
più parti.
Ancora Guido Baret interviene nel
dibattito sulla T.E.V. rivolgendo due
domande ad Aldo Ferrerò a proposito del suo articolo sulla « destra valdese » su Com/Nuovi tempi n. 3:
1) Perché il Sig. Ferrerò riduce a
metà le presenze ai culti di appello di
T.E.V.? La mia domanda è dettata
unicamente da curiosità perché non attribuisco al lapsus molta importanza;
errori di valutazione in eccesso o in difetto ne sono stati commessi in tutti i
tempi e in tutti i campi: come in passato ben noti dittatori usavano valutare a metà le forze avversarie, cosi
oggi i « capi-popolo » sono soliti valutare al doppio le forze dei dimostranti.
2) Ritengo che il Sig. Ferrerò non
si sia preoccupato di accertare se,
quella che egli definisce borghesia sia
più rappresentata nella cosidetta destri
valdese o in quella che, per analogia,
chiamerei sinistra valdese. A meno
che siano meno borghesi quelli che,
per opportunismo, visto l’aria che tira, giocano a fare i proletari.
Il seguito al prossimo numero
F. Giampiccoli
La presentazione della traduzione interconfessionale in lingua italiana corrente del Nuovo
Testamento, la cui serietà mi
pare fuori discussione, ha lasciato in ombra un'altra operazione
della Elle Di Ci di Torino, cioè
l'edizione italiana della Traduction Oecuménique de la Bible —
Nouveau Testament (TOB), gettata sul mercato alcune settimane prima che uscisse il NT interconfessionale. Si tratta di un
Nuovo Testamento che esteriormente, nel formato, colore della
carta e della copertina, emblema
ed altri accorgimenti tipografici
ricopia fedelmente la TOB francese. Per quanto riguarda il contenuto il discorso è in parte diverso. NelTedizione francese il
commento — questo il suo interesse — era interconfessionale
ed è stato riprodotto in lingua
italiana. Solo il testo non è quello della TOB né quello di una
traduzione interconfessionale italiana, ma è quello della Commissione episcopale italiana. Viene dunque venduto come ecumenico ciò che parzialmente non
lo è.
Veramente, a quanto mi con
sta, un tentativo di traduzione
interconfessionale a livello di
specialisti fu tentato, ma fu presto bloccato dall’ intransigenza
dei vescovi cattolici responsabili
del settore. Si potrebbe pensare
che i protestanti italiani sono sì
degni di collaborare ad una traduzione in lingua corrente (destinata ai poveri, come viene
sempre sottolineato con raro cattivo gusto): qui non sorgono
problemi insormontabili di traduzione. Gli stessi protestanti
poi non possono più apparire in
ima edizione destinata ad altri
lettori e forse più impegnativa.
Qui sorgono alcuni insormontabili problemi.
Abbiamo forse a che fare con
un « ecumenismo all’italiana »?
Naturalmente ciò non toglie
nulla a chi ha lavorato alla traduzione in italiano corrente, facendo un lavoro scientifico e
rendendoci un servizio. Peccato
solo che la chiesa cattolica ita'iana non abbia potuto fare a
meno, anche in questo caso, di
dar l’impressione’ di giocare su
due tavoli, con poste e regole diverse.
Sergio Rostagno
Fede, politica
e TEV
Giovanni Gönnet, Bari, dopo aver
notato una serie di divisioni che « accentuino ad aggravarsi », commenta:
Lotte, dissensi anehe teologiei, scomuniche e bandi ci sono sempre stati
in mezzo a noi valdesi, fin dall’apparire delle nostre prime comunità all’epoca di Valdesio, il quale su molti punti
di dottrina e di organizzazione ecelesiastica non andava eerto d’accordo
con i suoi confratelli di Lombardia,
ma almeno si aveva il coraggio di discuterne apertamente, con franchezza,
come ne fa fede il resoconto dell’incontro di Bergamo del 1218. E che cosa
dire delle conclusioni del Sinodo di
Chanforan del 1532, contro le quali
due « barba » andarono addirittura a
protestatre in Boemia? I richiami storici potrebbero continuare, ma mi preme concludere con un augurio : che
si organizzino in tutte le nostre chiese degli incontri proprio con lo scopo
di far incontrare insieme proprio quel-,
li che si trovano ora agli antipodi : giovani e vecchi, di sinistra e di destra,
compagni e no ecc., come si fa neUe
tavole rotonde o nelle conferenze stampa, ma dove ognuno è al tempo stesso
interrogante e interrogato, senza chiusure preconcette, apertamente, fraternamente, con amore, cercando proprio
di realizzare I Cor. 13.
___________LA DISCUSSIONE SULLA RIVISTA « PROTESTANTESIMO »
Maturo sviluppo
Gmo Conte contrappone alle critiche di E. Genre una tesi opposta
documentandola con un estratto dall’indice
Leggendo l’articolo di Ermanno Genre « Protestantesimo » si
rinnova pubblicato sul n. 5 (4.2.
1977), con Timmaginazione vedevo il rossore salire fino alla
punta delle orecchie di Paolo
Ricca e di Sergio Rostagno: ma
come si fa a metter la gente cos', in imbarazzo annunciando con
tale enfasi tefnpi nuovi per la
Facoltà? L’entusiasmo può giocare brutti scherzi, di forma e
di sostanza, anche se uno « si
prende la responsabilità » di
esprimerlo...
Dissento in modo netto e motivato dal giudizio che E. Genre
dà della rivista che «in questi
ultimi 7-8 anni » sarebbe « scaduta d’interesse » ; sarebbero stati « anni di calo » per la « lontananza dei contributi della rivista
rispetto ai problemi che la chiesa affrontava nel quotidiano » e
per « il modo stesso con cui si
affrontavano certi problemi teologici, l’assenza di certe problematiche ».
Scorrendo semplicemente alcuni titoli di contributi pubblicati negli ultimi otto anni (D,
risulta secondo me insostenibile
il giudizio di E. Genre. Non sono stati anni di calo ma di maturo sviluppo. Al livello culturale che è e deve essere il suo,
la rivista non è stata affatto
estranea ai problemi che la chiesa via via affrontava — se solo
la si è voluta leggere; e l’approccio ai problemi teologici è
stato tutt’altro che monocorde.
Certo, varie problematiche sono state assenti o quasi, ma qui
il discorso si fa vasto e grave:
come mai i problemi culturali,
scientifici, economici, giuridici,
filosofici, letterari, artistici, etici sono affrontati così poco, s’intende in ottica riformata? Come mai è così, diffìcile che uno
scienziato — ne abbiamo — ci
faccia parte della sua riflessione di fede sui problemi che gli
si pongono oggi nei molteplici
rami della scienza? Come mai
è cosi, raro che un medico — ne
abbiamo — ci coinvolga, a livello culturale e teologico, nel travaglio pieno di tormento e di
speranza che l’evoluzione della
scienza e della tecnica sanitarie
comportano? Come mai, se si
prescinde dalla storia religiosa,
è così difficile che uno storico —
ne abbiamo — ci presenti e problematizzi teologicamente lo stato della ricerca storica odierna?
Abbiamo psicologi e psichiatri,
abbiamo insegnanti, abbiamo
letterati, cultori di filosofia, di
arte, e cos’; via — ma a livello
di chiesa è spesso come se non
li avessimo. Eppure il loro apporto è stato richiesto e sollecitato da « Protestantesimo ». Difficoltà di coPegare fede e cultura? Disattenzione alla pur es
senziale componente culturale
della testimonianza protestante
in Italia, dove certo siamo quattro gatti, ma percentualmente
piuttosto sapienti?
C’è anche l’altra faccia del
problema: non è che questo laborioso apporto culturale, teologicamente avvertito, sia poi
tanto richiesto da noi valdesi
che condividiamo con l’evangelismo italiano, federato e non,
una diffusa disappetenza culturale, soprattutto teologica. Ricerca e riflessione culturale, se
sono vere, sono dure e faticose:
per tutti, e per i credenti con il
sovrapprezzo del travagliato confronto con l’Evangelo. Cos; molti prendono l’illusoria scorciatoia
del sentimento religioso e di fatto scindono religiosità e cultura. Molti altri pensano di essere culturalmente più impegnati
perché militano politicamente ;
in realtà molta militanza politica è altrettanto « incolta », cioè
più ideologicamente stereotipa e
’fìssa’ che culturalmente vigile e
critica nel senso più ampio del
termine: e come protestanti sappiamo che il criterio ultimo di
questo atteggiamento vigile e critico è l’Evangelo, inteso appunto non in senso biblicistico e
moralistico, ma culturalmente
vivo e battagliero, tale da renderci pronti a misurarci con
tutto e con tutti, per guadagnarne almeno alcuni.
Una diffusa indifferenza alla
umile ma viva ricerca di « Protestantesimo » non è di oggi né
degli ultimi 8 anni e certo il
primo amministratore Mario
Ferrerò doveva correre dietro i
suoi abbonati come fa l’amministratore di oggi... (non capita
un po’ anche all’Eco-Luce?). Sarà sempre così? Quanto a me,
mentre dico un caldo «grazie»
a chi in questi anni ha scritto
e a chi ha diretto la rivista, devo pur dire che l’annuncio « Protestantesimo si rinnova » mi suona ambiguo: si rinnova in che
senso? Non tutto il « nuovo » di
questi anni è stato teologicamente nuovo, vivo, positivo. Senza negare fiducia a priori, spero e desidero che la rivista continui a vivere, nuova ogni numero e ogni anno, nella linea tenuta con perseverante fermezza e
lucidità teologica; non vorrei
davvero, in futuro, riceverla con
minor piacere e leggerla con minor frutto.
Gino Conte
(1) Segnalo per esempio: 1968:
l'Evangeio sociale negli Stati Uniti (R.
Bertalot), teologia nel mondo delle
scienze moderne (J. Moltmann), lettura
critica di Barth (G. Tourn). 1969: Til
lich e Barth (R. Bertalot), tesi sull'impostazione della pedagogia evangelica (S.
Rostagno), demitoiogizzazione bultmanniana e contestazione (S. Ceteroni),
psicanalisi e religione ( R. Jouvenal),
Romani 13 nell'interpretazione della pr=ma Riforma (A. Molnar), significato e
limiti della teologia del separatismo di
A. Vinet (V. Vinay), problemi esegetici
nelle traduzioni "ecumeniche" del N.T.
(B. Corsani), il cattolicesimo del dissenso ( P. Ricca). 1970; profezia e rivoluzione nell'A.T. {A. Soggin), il chiliasmo
rivoluzionario (U. Gastaldi), il Picco'o
Catechismo di Lutero come strumento
d'evangelizzazione fra gli italiani dal
XVI al XX secolo {V. Vinay), sionismo
e antisionismo (F. W. Marquardt), i 25
anni della rivista. 1971 ; Società Bibliche e Italia risorgimentale (G. Spini), la
cristologia di H. Kueng (P.C. Bori e S.
Ceteroni), per una storia della teologia
moderna {G. Tourn), ecclesiologia e
etica politica in Calvino (V. Vinay), la
risurrezione, fatto storico o interpretazione? (S. Ceteroni), la "teologia del
mondo" (V. Subllia). 1972: la fede
nel Dio creatore (A. Soggin), l'apocalittica (B. Corsani), la redenzione storica
(V. Subilia), teologia della croce e
classi sociali a Corinto (S, Rostagno),
lo scontro fra Anabattismo e Riforma
(V. Vinay), l'imposizione delle mani
nel N.T. (B. Corsani), problemi della
biologia moderna (P.L. Jalla), la questione battesimale secondo Barth (V. Subilia). 1973: il comuniSmo dei Fratelli HutteritI (U. Gastaldi), l'incontro
fra cristianesimo e ìslàm (A. Soggin),
passato e futuro d'Israele in Rom. 9-11
(B. Corsani), politica senza chiesa, chiesa senza politica? (V. Subilia), Barth in
chiave di socialismo (V. Subilia), significato attuale della giustificazione
(id.). 1974: vari e forti contributi per
l'8° centenario valdese (A. Molnar,
K.V. Seige, G. Gönnet, E. Balmas, /.
Subilia), prima e seconda Riforma, un
dialogo mancato (G. Tourn), i presupposti filosofici della teologia della liberazione (V. Subilia). 1975: T ateismo
oggi (V. Subilia), l'uomo fra evoluzioni
smo e soteriologia (V\/. Schiichting ), la
teologia della liberazione (P. Ribet), ecologia e teologia (P. Comba), l'Evange!o glovannico nell'ambiente e nella chiesa primitiva (O. Cullmann), per una
teologia della pace ( P. Ricca). 1976:
Nairobi; un nuovo commento aH'epìstola ai Romani (S. Rostagno), processo
alla teologia contemporanea (V. Sub'lia), i Valdesi nel Medioevo (E. Balmas) e l'ultimo n., presentato da E
Genre. Regolari e ampie rassegne sull'attualità ecumenica: Upsala (V. Subilia), Lovanio ( P. Ricca), Accra {V. Vinay e V. Subilia), Nairobi (V. Subilia,
M. e A. SbafFi, A. Comba); rassegne di
studi calviniani, bonhoefferiani, tillichiani, cullmanniani, sull'etica sociale, su revisione o abrogazione del Concordato,
sulla teologia politica, sul problema della morte in chiave sociologica ; dibattiti
su sionismo e antisionismo, protestanti
e Resistenza, per non parlare della sostanziosa pubblicazione di studi critici
e recensioni in ottiche svariate
5
18 febbraio 1977
I £ Æ V
i If] ' ■ ’ ••' •.
f
%:
Il Pietro di Masaccio
(particolare de II tributo, cappella Brancacci,
Firenze).
P come Papa
PAPA, voce greca che significa
semplicemente padre, ma usata
nella Chiesa Romana come titolo
del Sommo pontefice, ossia capo
visibile della Chiesa. Nei primi
secoli si chiamava papa ogni vescovo; S. Girolamo per esempio
chiama col titolo di papa Atanasio, Epifanio, Paolino ed Agostino; i greci danno quel titolo tuttora a tutti i lor preti. Siricio, fu
il primo vescovo di Roma (secolo IV) che prese per se quel nome come un titolo, ma non fu
che nel secolo VII che esso diventò nella Chiesa Latina esclusiva proprietà dei vescovi di Roma. Orbene, l’istituzione rappresentata oggi da quel nome, e
chiamata papato, è assolutamente anticristiana, come lo dimostrano la Bibbia, la Storia e il
buon senso.
1. LA BIBBIA. I preti pretendono che Gesù abbia costituito
un papa nella sua Chiesa; dicono che Ei fece S. Pietro pontefice massimo, dandogli la suprema direzione della Chiesa.
1. I passi ch’essi citan nella
Bibbia non parlano di nissuna
istituzione simile al papato.
a) Matteo XVI, 18: « Tu sei
Pietro, e su questa roccia edificherò la mia Chiesa ». Citando
quelle parole, i preti voglion far
credere che Cristo ha edificato
la sua Chiesa su Pietro — mentre Gesù dice ch'Egli edificherà
la sua Chiesa sopra una roccia...
Qual’è quella roccia fondamentale della Chiesa? È Cristo stesso
(Atti IV, 11; Rom. IX, 35; X, 11; I
Pietro II, 6,7)
La nuova traduzione del famoso passo di
Matteo 16: 18 — al posto di quella ben
noia a cui siamo abituati: « tu sei Pietro e
su questa pietra edificherò la mia chiesa »
— ha già causato un certo disagio, o addirittura una fiera opposizione (vedi l’articolo a p. 3),
tra gli evangelici che si accostano alla Traduzione interconfessionale del Nuovo Testamento. Abbiamo quindi chiesto al prof. Bruno Corsani, uno dei traduttori, una spiegazione esegetica di questa traduzione. Per allargare il
quadro accostiamo al discorso esegetico protestante di oggi una pagina del manuale di polemica che ha fornito armi agli evangelici della
fine del secolo, con la sua interpretazione tradizionale, e una pagina di O. Cullmann, lo studioso protestante che con la sua opera fondamentale, apparsa nel 1952, ha segnato una svolta determinante nella comprensione del testo da
parte evangelica.
L’aver accettato che la roccia sia Pietro ha
minato la tesi protestante di sempre? Al contrario, ci sernbra che abbia messo ancor più in
luce la funzione insostituibile e intrasmissibile
degli apostoli e il fatto che qualsiasi idea di
« successione apostolica» è del tutto assente
dalla parola di Gesù a Pietro.
red.
Tu sei Pietro, e su di te,
come su una pietra...
L’immagine della pietra nel giudaismo e nel Nuovo Testamento. - La
debolezza della tradizionale interpretazione protestante
Tutti i Cristiani poi son paragonati a delle pietre che entrano
nella costruzione dell'edificio, Efesi 11,20. — Può darsi anche che
la roccia su cui fu fondata la
Chiesa è la fede in Cristo Gesù
che Pietro fu il primo a proclamare in modo esplicito. Così la
pensa S. Agostino, il quale spiega
il passo nel modo seguente
(Tract., ult. in Johan). « Super
hanc petram quam confessus es
aedificabo Ecclesiam meam. Petra enim erat Cristus, super quod
fundamentum etiam ipse aedificatus est Petrus». [Sopra la pietra che tu hai confessato edificherò la mia Chiesa. La pietra
infatti era Cristo, sopra il cui
fondamento anche lo stesso Pietro è edificato]. Così l’intendeva
Fabiano, uno dei primi vescovi
di Roma, il quale scriveva alTimperatore Zenone, che Cristo
aveva detto a Pietro: « Super
ista confessione, aedificabo Ecclesiam meam » CSopra questa
confessione edificherò la mia
Chiesa]. Così Tintendeva il Concilio di Basilea, il quale fa scrivere ai Boemi: « Super hanc petram, scilicet fidei, aedificabo Ecclesiam » [Sopra questa pietra,
e cioè la fede, edificherò la Chiesa]. — Così credeva anche S.
Ambrogio, il quale scrisse (De
incarnai, cap. 4): « Petrus pri
matum confessionis accepit, non
honoris ». {Pietro ricevette un
primato di confessione, non di
onore]. (...).
(Teofilo Gay, Arsenale Antipapale, Napoli, Stab. Tip. F. Raimondi, 1897, 2* ed.).
Nel Giudaismo
L’immagine della « pietra » o
« masso roccioso » era molto comune nel mondo giudaico: diversi testi dell’A. T. usano questa immagine come epiteto dì
Dio stesso. Il « cantico di Mosé » critica Israele perché
« ha abbandonato l’Iddio che
l’ha fatto e ha sprezzato la Rocca della sua salvezza »
(Deut. 32: 15).
« Hai abbandonato la Rocca
che ti diè la vita, e hai obliato
l’Iddio che ti mise al mondo »
(Deut. 32: 18).
Il « cantico di Anna » dichiara :
« Non v’è rocca pari all’Iddio
nostro» (I Sam.,2: 2); mentre
Isa. 26: 4 dichiara ; « L’Eterno è
la roccia dei secoli» e 44:8:
« Non v’è altra rocca ».
Però nello stesso libro il profeta può applicare l’immagine a
se stesso : « Ho reso la mia faccia simile a un macigno » (Is.
50:7, greco pétran). Anche Abramo poteva essere dai Giudei paragonato alla roccia su cui
Dio stabilisce il mondo : « Quando Dio gettò lo sguardo su Àbramo che doveva nascere, disse:
Ecco ho trovato una roccia su
cui costruire e fondare il mondo. Perciò egli chiamò Abramo
roccia» (Jaiqut I § 766).
Nel Nuovo Testamento
Anche nel N.T. l’immagine
della pietra o del masso roccioso è usata con libertà (come
tutte le immagini bibliche, del
resto). Ci sono numerosi passi
in cui l’immagine è usata per indicare il Cristo (p. es. Rom.
9: 33; I Cor. 10: 4; indirettamente anche I Cor. 3: 11 dove
Cristo è l’unico fondamento). In
altri passi si riferisce all’ascolto
e alla pratica delle parole di Gesù (Mt. 7 : 24-27). In I Pie. 2:5
l’immagine della pietra (lithos)
è usata per indicare i credenti,
e in Ef. 2: 20 e Apoc. 21 ; 14 il
fondamento sono i dodici apostoli, sui quali sono edificati i
credenti nel primo passo, la nuova Gerusalemme nel secondo. In
Mt. 16: 18 l’immagine della pietra e del fondamento è applicata a Pietro.
Secondo l’uso dell’immagine
« pietra », varia anche la funzione attribuita a Cristo, ossia
quando l’immagine non si riferisce a Lui, la sua funzione può
essere quella ■ di edificatore (in
Mat. 16:18), oppure quella di
tempio (in Apoc. 21:14), pietra
angolare (Ef. 2:20), pietra vivente eletta e preziosa, alla quale si accostano le altre (I Pie.
2: 4-5).
« Simone detto Masso »
Com’è che Simone riceve l’epiteto o il soprannome di Kefà?
Diciamo intanto che il nuovo
Alcuni testi
le altresì ti dico; Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò
la mia Chiesa e le porte dell'Ades non la potranno vincere
(Matt. 16; 18).
...edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Gesù Cristo stesso la pietra
angolare... (Ef. 2; 20).
E il muro della città aveva dodici fondamenti, e su quelli stavano i dodici nomi dei dodici
apostoli dell'Agnello. (Apocalisse 21 ; 14).
|o non prego soltanto per questi ma anche per quelli che credono in me per mezzo della loro
parola ( Giov. 17; 20).
(Trad. Riveduta )
nome si trova in questa forma
(aramaica) in Gv. 1:42 (ma anche più volte in I Cor. e Gal.),
mentre in altri passi il soprannome è grecizzato e mascolinizzato (Pétros: Mt. 4: 18; 10: 2;
Mar. 3: 16; Le. 6: 14). Infatti
l’equivalente greco di Kefà è
femminile, pétra, come in latino, francese, italiano, e non va
bene per un uomo come l’aramaico Kefà che è maschile. In
Mt. 16: 18 Gesù parlando aramaico avrà detto « Tu sei Kefà
e su questo Kefà edificherò...»;
una corrispondenza migliore, in
italiano, potrebbe essere questa:
« Tu sei un masso roccioso, e
su qesto masso roccioso edificherò... ».
Roccia non vuol dire Papa
L’interpretazione protestante sbaglia se persiste a stornare da questo
passo il riferimento a Pietro - Ma quella cattolica sbaglia quando vi
inserisce un’allusione a inesistenti « successori »
...Mi paiono perciò insoddisfacenti tutti i commenti protestanti che cercano di stornare
il riferimento a Pietro, in questo o in altri modi. No, è un
fatto che Gesù intende proprio
la persona di Simone, quando
dice che su questa roccia edificherà la sua ekklesia: su questo discepolo, che durante la vita di Gesù ha posseduto quelle
determinate qualità e quelle
specifiche debolezze, su di lui
che allora era il portavoce dei
discepoli, il loro rappresentante
nel bene come nel male — e in
tal modo roccia del gruppo dei
discepoli — su di lui deve essere fondata la chiesa che dopo la
morte di Gesù deve continuar
ne l’opera sulla terra.
Bisogna dare ragione all’esegesi cattolica quando essa rifiuta quegli altri tentativi d’interpretazione. Essa, però, opera in
modo ancor più arbitrario quando cerca di vedere in questo testo un’indicazione relativa a
« successori ». Chi parte senza
preconcetti dall’esegesi e da questa soltanto, non può giungere
a pensare seriamente che Gesù
abbia avuto in mente dei successori di Pietro, quando dichiara a questi che egli è la roccia
sulla quale dovrà essere edificata la comunità del popolo di
Dio, che conduce al Regno di
Dio (...).
...Ammettiamo pure che Gesù
in questa prima frase abbia pensato ad un periodo che abbracciasse parecchie generazioni —
benché vi si opponga il fatto
che egli attendeva una fine prossima — : non per questo sarebbe detto che il « Roccia-KefaPietro », che compare in questa
proposizione, comprenda pure
successori di Pietro. Soltanto
l’opera dell’ediflcare appartiene,
in questa prima fase, a un futuro non limitato, e non la posa
del fondamento della roccia, sul
quale si edifica! Nel futuro Gesù edificherà su di un' fondamento che, durante la esistenza
terrena sua e di Pietro, è stato
posto proprio nella persona storicamente individuata di questo
apostolo. Vedremo che Timmagine del fondamento, equivalente a quella della roccia, in tutto
il Nuovo Testamento designa
sempre soltanto la funzione apostolica, irripetibile e cronologicamente possibile soltanto agli
inizi della edificazione : Efes.
2: 20; Rom. 15: 20; I Cor. 3: 10;
Gal. 2: 9; Apoc. 21: 14, 19. In
Matt. 16:18 Pietro è interpellato nella sua irripetibile qualità
d’apostolo. (...)
Quando il Cristo giovannico
nella preghiera sacerdotale (Gv.
17:20) parla delle generazioni
future che crederanno « mediante la parola degli apostoli», non
parla neppure qui di successori
degli apostoli, ma degli apostoli
stessi; di ciò che la loro parola,
detta una volta per tutte, rappresenta per la Chiesa futura.
Oscar Cullmann
(« San Pietro. Discepolo - Apostolo - Martire », in Cullmann e
altri: Il primato di Pietro nel
pensiero cristiano contemporaneo, Il Mulino, 1965, pp. 291-294).
È ozioso discutere se questo
nuovo nome sia stato dato a Simone al momento della sua chiamata come narra Giovanni, o
dopo che egli aveva confessato
Gesù come il Cristo, il Figlio
del Dio vivente (cosi si potrebbe supporre leggendo Mt. 16).
C’è anche chi pensa che il nuovo nome sia stato dato nell’occasione ricordata da Luca 22;
31-32 (Cullmann). Sta di fatto
che il primo evangelo collega
strettamente il nuovo nome
« masso roccioso » alla confessione Tesa da Pietro in 16 ; 16.
Questo Simone, che nonostante
le esitazioni e le incertezze di
altri, pronuncia una testimonianza così precisa, è un masso roccioso che può ben servire da
fondamento al gruppo dei seguaci o alla comunità di Gesù!
Non da solo, ovviamente, come
preciseranno Ef. 2: 20 e Apoc.
21:14 e come risulta dallo stesso vangelo di Matteo, che in
18:18 ripete anche agli altri la
promessa relativa al « legare e
sciogliere » che in 16:19 è fatta
a Simone soltanto. Al cap. 16
l’apprezzamento di Gesù è per
lui soltanto, perché soltanto lui
manifesta la sua fede nella testimonianza del V. 16.
Pietro o Cristo?
Questa alternativa, in questa
forma paradossale, non si pone
affatto nel N.T.! È come se si
fosse chiesto ai Giudei se la
«rocca» della loro salvezza era
l’Eterno oppure Abramo! Secondo il contesto, la stessa immagine può essere applicata liberamente all’uno o all’altro o ad
altri ancora: è il senso dell’immagine, caso per caso, che ne
guida l’applicazione. In Mt. 16:18
Cristo si presenta come il costruttore, quindi il testimone
della fede può apparire sotto
l’immagine di «pietra». Altrove,
p. es. in I Cor. 3: 10-11, Paolo
presenta se stesso come architetto e fondatore, gli altri predicatori come edificatori e Cristo figura sotto l’immagine del
fondamento insostituibile. È la
libertà e la ricchezza del linguaggio parabolico.
Questa varietà rende superflui
i tentativi di cambiare il significato di Mt. 16:18, come se. Gesù
avesse detto, indicando Simone:
« Tu sei Pietro » — e poi indicando se stesso « ...e su questa
pietra edificherò...» (esegesi del
dito). Il parallelismo delle due
frasi, e l’uso del dimostrativo
’questa’ (gr. taùte) ci obbligano
a vedere nella seconda parte della frase un riferimento alla persona menzionata nella prima :
tu sei masso roccioso, e su questo masso (cioè su te in quanto
ti comporti da masso roccioso)
io edificherò...
È solo a partire da qui che
cattolici e protestanti possono
elaborare le loro dottrine confessionali divergenti, e cercare di
dimostrare se da Mt. 16:18 si
può « dedurre » il papato oppure
no. Io credo che gli apostoli siano quelli per la cui predicazione doveva credere in Cristo la
generazione successiva (Giov.
17: 20). In questo senso sono
stati le « pietre storiche » sulla
cui predicazione si sono edificate le prime comunità. Ma Mt.
16:18 non parla né di successori né di potere da trasmettere
a un papa o a una gerarchia.
Bruno Corsani
6
18 febbraio 1977
cronaca delie valli
Iniziative anticoncordato
nelle scuole del pinerolese
PERRERO
Urbanizzazione
Diamo qui dt seguito una panoramica delle iniziative promosse
in diverse scuole del pinerolese contro la festività dell’11 febbraio e
contro il principio concordatario. Nella quasi totale disattenzione su
questo problema anche da parte di molti insegnanti, sta crescendo
un movimento dt denuncia e di lotta democratica contro l’assurdità
delle norme concordatarie tuttora vigenti.
Si può comunque rilevare che nel pinerolese l’impegno anticoncordatario manca di molti sostegni che potrebbero costituire una
spinta significativa. Molti silenzi sono indicativi...
gruppo di lavoro che ha discusso il problema del Concordato e
dell’ora di religione e che ha stilato, alle fine un documento.
Pinerolo
Circolo Didattico
di Villar Porosa
Ampiamente reclamizzata dalla
« Stampa », criticata dalla « Lanterna », l'iniziativa degli insegnanti del circolo di Villar Perosa di protestare contro la vacanza deiril febbraio facendo scuola, non è certo passata inosservata. Un gruppo di insegnanti dello
stesso circolo, favorevole alla vacanza e a tutto ciò che vi sta dietro, ha inviato ai genitori dei propri alunni un volantino in cui si
dichiarava che su questi problemi bisogna prima di tutto discutere e che l’abolizione delle lezioni di religione è una proposta
poco seria. Così le persone poco
serie sono andate a scuola e le
persone serie sono andate a
spasso.
Nel circolo dì Penosa Argentina, invece, pochissimi insegnanti
hanno tenuto regolarnìente lezione; solo a Pomaretto si è avuta una presenza rilevante.
Pur essendo ima protesta di
carattere civile e non confessionale, gli insegnanti valdesi del
circolo di Villar vi hanno aderito con grande consapevolezza;
tuttavia alcimi hanno espresso
im certo senso di disagio nel considerare la successiva vacanza
del 17 febbraio. E’ sufficiente la
« nobiltà » di una causa per giustificare una politica-vacanziera
che così volentieri stigmatizziamo quando la praticano gli altri?
Perosa Argentina
Nella Scuola Media di Perosa,
circa 25 ragazzi delle varie classi, praticamente tutti cattolici,
su richiesta delle famiglie, ed alcuni insegnanti, si sono riuniti a
scuola, e si è portato avanti con
questi il lavoro didattico.
Val Penice
Scuola Media Statale
di Torre Pellice
L’il febbraio, come previsto,
gli insegnanti, nella quasi totalità, si sono trovati a scuola dove
hanno ricevuto e parlato con un
certo numero di genitori ai quali era stato inviàto un ciclostilato di cui si riporta più sotto il
testo. La maggior parte della
mattinata però, che nelle intenzioni doveva essere dedicata ad
una lettura di « aggiornamento »,
è stata assorbita da una discussione più approfondita sul significato della nostra presenza a
scuola nella giornata che ricorda
il Concordato e su che cosa si
debba intendere oggi per antifascismo, estendendosi di qui alla tematica più generale dei rapporti tra gli insegnanti (se e come debbano venire affrontate, o
meglio confrontate, eventuali discordi concezioni che non possono non riflettersi sul nostro vivere insieme nello stesso ambiente di lavoro, e sui contenuti
e metodi deirinsegnamento).
Non è certo la prima volta che
nella scuola si dibatte questo tipo di problema, ma forse in questa occasione si è sentita l'esigenza di una verifica più puntuale, di una ricerca più, profonda di autenticità e di chiarimento. Si è deciso di continuare questa analisi in una prossima riunione realizzando in questo modo nel concreto una delle forme
più valide di « aggiornamento ».
« Anche quest’anno l’il febbraio,
anniversario «lei Patti stipulati nel
1929 tra lo Stato Italiano e la Santa
Sede, sarà giorno di vacanza per le
scuole.
Molti Insegnanti di «]uesta Scpolc
ritengono assurdo che la Repubblica
Italiana, là cui Costituzione si ispira
ai principi dell’antifascismo, dell’uguaglianza di tutti i cittadini e dei rispetto di tutte le convinzioni, vogba ancora celebrare una ricorrenza in cui
sono stati riconosciuti privilegi di
ogni genere ad una determinata istitu
zione, (per di più per iniziativa del
regime fascista allora al potere in Italia).
Questi Insegnanti hanno deciso
di conseguenza di « rifiutare » tale vacanza e si troveranno pertanto a Scuola la mattina di Venerdì 11 Febbraio
per lavori inerenti al loro aggiornamento e per ricevere dalle ore 10,30
alle ore 12 i Genitori e gli Studenti
che volessero chiedere più ampie spiegazioni circa l’argomento in questione,
oppure desiderassero avere uno scambio di idee su argomenti attinenti alla
scuola, agli alunni, ecc.
1 docenti aderenti all’iniziativa
P.S. - I Professori desiderano anche
chiarire che non si può confondere la
festa del 17 Febbraio con la rlcorren
za dell’ll, come se il 17 fosse una Fe
sta Valdese e l’il una Festa Cattolica
11 significato è profondamente di
verso. Infatti il 17/2, in cui sarà va
canza per decisione del Consiglio d’istituto ' in conformità alle altre Scuole
della Valle, ricorda la concessione dei
diritti civili ad una categoria di per
sone che ne era priva, mentre i’11/2
al contrario ricorda la concessione di
ingiusti privilegi, come sopra illu
strato ».
Collegio
Il corpo insegnante del Collegio — ci ha detto il preside prof.
Augusto A. Hugon — ha contestato la festività dell’ 11 febbraio, presentandosi regolarmente a scuola. La presenza degli
studenti del liceo era pressoché
totale; molte invece le assenze
nella scuola media.
Biennio di
Luserna S. Giovanni
I professori hanno potuto scegliere liberamente di fare scuola o restare a casa: così gli studenti. Si è comunque formato un
Nella Scuola Media di S. Lazzaro, a Pinerolo si è tenuta un’assemblea di insegnanti, a cui ha
partecipato quasi metà del corpo
docente di quella scuola, per discutere sul significato del concordato per la scuola, sulla bozza di revisione e sui canali di penetrazione dell’ideologia cattolica tra le masse.
Quanti insegnanti
di religione
nel pinerolese?
Nelle Valli Chisone è Germanasca sono in tutto 4 i sacerdoti
che insegnano religione cattolica
nelle scuole medie: 1 a Perrero;
1 a Perosa e Fenestrelle (Scuola Media Statale « Gouthier »);
uno a Villar Perosa; e un altro a
Perosa (sezione staccata dell’ITIS di Pinerolo).
Per il numero «ielle ore con>
plessive di insegnamento, se questi insegnanti avessero un orario uguale a quellò degli altri,
basterebbero due o, al massimo
(tenendo conto del fatto che
l’ITIS appartiene a un altro ordine di scuola), tre.
Nella Val Pellice sono cinque:
rispettivamente 1 a Torre Pellice, 2 a Lusema San Giovanni
(Scuola media e Biennio sperimentale), 1 a Bibiana eia Bricherasio.
Gli insegnanti di religione a
Pinerolo — tra laici e sacerdoti,
un numero superiore alla decina — coprono tutte le ore di religione nelle diverse scuole di
Pinerolo.
Ricordiamo per inciso che lo
stato sborsa oltre 25 miliardi
l’anno per pagare gli insegnanti
di religione nelle scuole.
Nella seduta del 12 febbraio, il
Consiglio comunale di Perrero
ha esaminato e approvato un regolamento per l’attuazione delle
opere di urbanizzazione, in seguito all’entrata in vigore della legge nazionale sull’edificabilità dei
suoli. L’architetto Giulio B’anc,
membro della commissione edfi
lizia, ha illustrato gli aspetti positivi e quelli negativi della legge, che, se da un lato disciplina
le costruzioni che in modo selvaggio hanno finora sottratto all’agricoltura terreni di vitale importanza, da un altro rischia di
gravare talmente di tasse chi
vuole costruire, che il costo degli alloggi diventerà insostenibile per chi ha pochi mezzi. Un altro difetto della legge suU’edificabilità dei suoli è che gli stessi
parametri valgono per la città
e la montagna, senza tener conto
delle situazioni ambientali diverse. In base al regolamento, chi
costruirà case nuove dovrà anche provvedere alle opere di urbanizzazione (strada, fognatura,
acquedotto); se il privato non
può eseguire queste opere, il Comune può richiedergli una quota
per il potenziamento del servizio. Il contributo che il Comune
incassa deve essere iscritto in
un capitolo a parte del bilancio
e usato solo per questi scopi. Le
quote per il Comune di Perrero
saranno più o meno uguali a
quelle dei Comuni vicini che si
sono già dati il regolamento.
Una seconda relazione non fuori tema, è stata presentata al
Consiglio dal geom. Fausto Costoli, incaricato del progetto di
fognatura per Perrero capoluogo. Data la particolare conformazione deH’abitato, se si vuole servire tutte le costruzioni esistenti, l’opera richiede una spesa tre
volte superiore alla somma che
il Comune può spendere. Si è
perciò deciso di prevedere comunque un progetto globale che
possa essere approvato rapidamente, quindi di eseguire i lavori più necessari spendendo gli
ottanta milioni che già sono stati assicurati con un mutuo. Percompletare l’opera sarà necessa
rio chiedere un nuovo finanziamento.
Il Consiglio ha inoltre ratificato la delibera della giunta che aveva affidato ad un tecnico la
perizia sulla scuola di Trussan;
prima delle vacanze di Natale si
era dovuto constatare che la
scuola, di proprietà della chiesa
di Villasecca, aveva bisogno di
urgenti riparazioni per poter essere ancora adoperata. Le lezioni si svolgono ora in una casa
privata presa in affitto dal Comune.
Il Consiglio ha anche provveduto a sostituire un meiribrcD dimissionario della commisssion.'
edilizia: è stato nominato il geometra Daniele Rostan di Perosa Argentina.
Comunità Montana Val Chisone e Germanasca
VISITE GERIATRICHE
Dal 1“ febbraio 1976 si svolge Pramollo 10, Roure 55, Salza di
presso l’Ospedale Valdese di Po- Pinerolo 3, San Germancr Chisomaretto il servizio di visite ge- ne 47 piu i 73 anziani della Casa
BORA’
Luned', 21 febbraio, alle ore
20, nei locali del Centro Sociale
di Educazione Permanente avrà
luogo una proiezione di diapositive sul Kilimangiaro.
riatriche. L’iniziativa è stata molto apprezzata e le prenotazioni
sono giunte numerose sia direttamente alla Comunità Montana,
sia tramite gli uffici comunaliTutti gli anziani sottoposti a questa visita si sono dichiarati molto soddisfatti tanto per l’accuratezza dell’indagine medica che
per l’utilità che ne hanno tratto.
Al 31 dicembre scorso si erano
effettuate 771 visite così ripartite: Fenestrelle 15, Inverso Pinasca 20, Massello 4, Perosa Argentina 59, Perrero 32, Pinasca 172
(l’Istituto Cottolengo non ha ritenuto di usufruire del servizio),
Pomaretto 53, Porte 31, Prali 10,
di Riposo, Usseaux 22 e Villar
Perosa 165.
Come si può vedere da un’analisi di questi dati, i Comuni di alta montagna sono quelli che meno hanno usufruito dell’occasione offerta per effettuare un con
tro'lo -medico generale. Ci rendiamo conto che il disagio e le
spese che questi anziani incontrano per raggiungere l’Ospedale
di Pomaretto possono a volte
scoraggiare anche chi desidererebbe usufruire del servizio.
Inoltre la maggioranza della popolazione dei Comuni di alta
montagna è iscritta alla mutua
dei Coltivatori Diretti che non è
convenzionata con l’Ospedale di
zona. Ciò porta a doversi recare
___ r^r-ii A r-»Aii iTf- a Pinerolo per le analisi con un
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE: IL PROBLEMA DELLA SALUTE ulteriore disagio ed una maggior
________________ _____ , . I------------------------------------------------spesa. In effetti solo 62 coltivatori diretti si sono sottoposti alla visita e 18 di questi non hanno
poi fatto le analisi richieste ed il
quadro delle loro condizioni di
salute è rimasto forzatamente
incompleto.
Proprio in considerazione di
queste effettive difficoltà, la Comunità Montana cercherà di facilitare le pratiche di prenotazione ed il ritiro delle analisi presso
la mutua dei Coltivatori Diretti
di Pinerolo.
Dall’analisi delle visite finora
effettuate, risulta evidente l’im■portanza del carattere preventivo del servizio che ha permesso
in molti casi di intervenire per
evitare il peggioramento delle
condizioni di salute, come pure
l’opportunità di consigliare controlli periodici contro l’insorgenza delle malattie.
Il servizio continuerà a svolgersi in questa linea di prevenzione.
Occorre la partecipazione di tutti
per scoprire un modo di vivere diverso
In attuazione delle leggi riguardanti l’ordinamento regionale, che prevedono l’istituzione
delle Unità Locali dei Servizi,
come strutture a gestione locale di intervento nel settore sociale e sanitario (al punto da
assorbire le funzioni stesse delle « mutue »), la Comunità Montana Val Pellice già da parecchi
anni si sta muovendo per porre
le basi in vista della creazione di
queste nuove strutture. Tra i temi di rilevanza primaria, emerge quello, già in avanzata fase
di elaborazione, della medicina
preventiva e della tutela della
salute. Interventi concreti sono
già stati attuati in settori specifici, come quello degli anziani e
dell’età evolutiva. Ma emerge
sempre più forte l’esigenza di
allargare la prospettiva in una
ottica che abbracci tutta la popolazione del territorio. Molto
opportunamente la Comunità
Montana ha indetto una pbblica assemblea per portare a conoscenza della gente i termini
esatti della questione, per informare sulle cose fatte e sui progetti elaborati e per sollecitare
soprattutto la partecipazione di
tutti. Infatti una simile ricerca
deve più che mai essere condotta con la massima aderenza alle situazioni concrete e reali della Valle, e con la diretta colla
borazione dei cittadini. Si tratta
infatti di predisporre l’abbozzo
di « mappe di rischio », cioè
identificare i « fattori nocivi », le
cause ambientali, sociali, familiari, psicologiche, economiche
da cui possano derivare situazioni di malattia, invalidità, squilibrio fisico 0 psichico, alienazione ecc. Si tratta inoltre di valorizzare l’esperienza di ognuno
per rilevare i diversi comportamenti nei confronti della salute
e della malattia, affinché le soluzioni non siano ancora una
volta demandate agli organismi
tecnici o amministrativi, ma
emergano dal confronto delle
esperienze singole o di gruppo
con i dati derivati dalla con«3scenza scientifica e dalla sperimentazione tecnica. Il discorso
introdotto dal Presidente Longo e dall’Assessore Bert, che ne
hanno dato l’impostrazione politica, è stato sviluppato, per gli
aspetti contenutistici, dal Prof.
Ivar Oddone, dell’Istituto di psicologia del lavoro della Facoltà
di Magistero di Torino, noto per
i suoi studi e per le sperimentazioni avviate in questo settore specie nell’ambiente di fabbrica. Il Dott. Henry, psicologo
della Provincia e operatore nelle équipes della Comunità Montana, ha portato esempi concreti tratti dalle prime ricerche fat
te in Valle con gli operatori sociali.
Se abbiamo compreso bene
questa assemblea non ha voluto
essere che un primo approccio
alla trattazione di un tema che,
per sua natura, deve essere continuamente verificato nel contatto con la gèntè considerata
non solo oggetto di prestazione,
ma soggetto attivo nella valorizzazione delle idee e delle
esperienze di tutti. Sarà dunque
molto importante il modo come la ricerca sarà proseguita e
le forme di partecipazione che
verranno proposte. Non ci pare
che la grossa assemblea centralizzata sia lo strumento più idoneo per raggiungere il più alto
numero possibile di persone e
compiere un lavoro efficiente. Se
dunque si richiede da una parte
alla Comunità Montana il massimo sforzo per avvicinarsi il
più possibile alla realtà con effettiva disponibilità di ascolto,
dall’altra si richiede a tutti uguale disponibilità per rendere veramente operante la partecipazione e concreta la collaborazione. Lo scopo è vitale, e tale da
coinvolgere veramente l’impegno
e l’attenzione di tutti, come si
esprimeva il Dott. Oddone, si
tratta di scoprire un modo di
vivere diverso.
a. t.
SAN SECONDO
• All’ospedale civile di Pinerolo
è deceduto il fratello Edvico Costabel (Centro) di anni 62, dopo
settimane di malattia e sofferenza. Il funerale si è svolto nel
tempio di S. Germano dove la
famiglia ha abitato prima di trasferirsi a S. Secondo. Esprimiamo alla vedova e ai figli la nostra solidarietà cristiana.
• Le riunioni quartierali della
settimana 20-27 febbraio: martedì Miradolo, via Colombini;
mercoledì Miradolo Paglierine ;
venerd'; Rivoira - Prese.
/
7
18 febbraio 1977
CRONACA DELLE VALLI
OSPEDALE VALDESE DI TORRE PELLICE
!
Approvata la pianta organica
L
Dopo oltre un anno dalla classificazione è giunta, finalmente,
l’approvazione da parte della Regione, della nuova pianta organica dell’Ospedale di Torre Pellice.
Ciò significa che l’Ospedale potrà avere un corpo sanitario e
superare l’attuale situazione caratterizzata da un insufficiente
numero di Sanitari.
In questi ultimi tre anni tutto
il peso della Direzione dell’Ospedale e della responsabilità dei
malati è caduto quasi unicamente sul Dr. Enrico Gardiol il quale, con spirito di sacrificio, ha
acconsentito a che si potesse
giungere alla classificazione, alla
approvazione della pianta organica, e quindi aH’arrivo dei nuovi sanitari. Per l’Amministrazione e per tutta la popolazione la
collaborazione del Dr. Enrico
Gardiol è stata l’elemento determinante che ha impedito la chiusura dell’Ospedale, proprio negli
anni in cui si cercava di ristrutturarlo, di dotarlo di attrezzature valide e di aumentare il numero del personale.
Il Dr. Gardiol ha rassegnato le
dimissioni dall’Ospedale per il
31 dicembre scorso, ma l’Amministrazione lo ha pregato di continuare il suo servizio sino all’arrivo dei nuovi medici.
Siamo certi di interpretare il
pensiero di tutta la popolazione
della Valle, delle migliaia di persone che, ricoverate presso l’Ospedale di Torre Pellice, sono
state da lui curate in questi 38
anni di servizio impegnato, esprimendo all’amico Enrico Gardiol
il senso di una profonda riconoscenza per quanto egli ha fatto.
Allora, quando essere medico
voleva dire essere disponibili
giorno e notte, nei giorni feriali
come in quelli festivi: quando
non c’ erano « contratti », né
straordinari rimunerati, ma solo
una scelta etica che inchiodando
al letto del malato chi aveva
« scelto », lo rendeva disponibile
alla società, all’ Ospedale, alla
Chiesa. « E’ una missione », si
diceva allora: ed in questo modo, medici, infermiere, diaconesse si usuravano in un lavoro che
non dava tregua, nel contesto di
ambienti di lavoro oggi inimmaginabili. Ma è proprio grazie
queste persone che oggi si è in
grado di poter proseguire, in
nuove prospettive, il mandato
assistenziale dei nostri Ospedali;
per la fedeltà di queste persone
nei momenti difficili che sono
stati superati perché esse non
hanno ceduto quando il futuro
era incerto e le prospettive tutt’altro che incoraggianti.
Siamo certi che il Dr. Enrico
Gardiol lascia l’Ospedale con
l’umano rimpianto di un medico
che ha molto dato, poco avuto se
non quel personale e non trasferibile stato d’animo di chi rinvia
alla propria casa, alla propria
famiglia, il paziente guarito: e
d’altra parte con la profonda
soddisfazione che l’Ospedale continua la sua opera per la popola
zione della Valle che egli scels“
e si impegnò a servire fin da
quando, come studente, vinse la
borsa di studio dedicata ai medici che si impegnavano per un
tempo ad esercitare la loro missione nelle Valli.
Il personale dell’Ospedale Valdese di Torre Pellice e la Commissione dell’Ospedale desiderano fargli giungere, anche attraverso questo giornale, i sentimenti di stima e di amicizia che
si sono maturati in una così lun
ga collaborazione ed un fraterno
grazie per la sua costante opera
per l’Ospedale.
La Direzione Sanitaria del
l’Ospedale è stata assunta dal 16
c.m. dal Prof. Valerio Gay, il
quale sovraintenderà all’attività
medica internistica con i nuov’
assistenti che hanno coperto a
norma di legge i posti della nuova pianta organica.
Il 1° gennaio hanno preso servizio il Dr. Luca Richiardi ed il
Dr. Sergio Cabodi, già allievi
presso la Divisione di Medicina
dell’Ospedale Valdese di Torino,
e la Dr.ssa Ornella Michelin-Sa
SERVIZIO MEDICO
Comuni di ANGROGNA - TORRE
PELLiCE - LUSERNA S. GIOVANNI
- LUSERNETTA - RORA'
Dal 19 al 25 febbraio
Dott. DE BETTINI GIANCARLO
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Torre Pellice
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Martedì 22 febbraio
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Torre Pellice: Tel. 90118 - 91.273
VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellice : Tel. 91.365 - 91.300
Luserna S. G. Tel. 90.884 - 90.205
lomon di Torre Pellice, che aveva terminato il suo tirocinio
presso l’Ospedale Valdese di Pomaretto: il 16 febbraio il Dr.
Riccardo Delleani, già allievo interno presso l’Ospedale Mauriziano di Torino.
Dal 1° di febbraio l’Ospedale
è dotato di guardia medica permanente dalle 8 alle 20 di ogni
giorno e di servizio di pronta reperibilità durante le ore notturne.
Altri Sanitari giungeranno nel
corso dell’anno a completare
l’organico.
L’Amministrazione dell’ Ospedale è molto grata al Prof. Valerio Gay per aver accettato questa incombenza, oltre al già pesante lavoro deirOspedale di Pomaretto. Siamo certi che medici
e personale, in questo delicato
momento di trasformazione, porteranno avanti con comune impegno e senso di responsabilità,
il pesante carico di una assistenza sanitaria quale è richiesta agii
Ospedali che hanno ottenuto la
classificazione.
Per la CIOV ■ Varese Dario
Federazione Femminile
Valdese invita le sorelle
alla
GIORNATA MONDIALE
DI PREGHIERA
Liturgia preparata dalle
donne della R.D.T. (Rep.
Democr. Tedesca) con il
tema « L’amore in azione »
per domenica 6 marzo ’77
alle ore 14,30
a S. Secondo di Pinerolo, nella Chiesa Valdese,
riunione per le Unioni
Femminili di: Bobbio P.,
Villar P-, Torre P., Luserna S„ Giov., Angrogna, Rorà. San Secondo, Prarostino, Pinerolo, San Germano, Pramollo, Villar Porosa;
ai Chiotti di Ferrerò,
nella Chiesa Valdese, riunione per le Unioni Femminili di Pomaretto, Chiotti Villasecca, Perrero, Massello, Prali.
Per la relativa organizzazione, ci sarà un incontro il venerdì. 25.2.1977 alle ore 14,30 sempre a San
Secondo, a cui si invita vivamente la presenza di almeno una rappresentante
per ogni Unione Femminile.
Per informazioni rivolgersi a Niny Boer - telefono 90.367 Lus. S. Giov.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
• Il culto di domenica prossima, presieduto dalTanz. Dino
Gardiol, sarà seguito da una discussione comunitaria sul testo
della predicazione: Luca 10:3842. Tutti coloro che lo desiderano potranno fermarsi dopo il
culto e partecipare a questi momenti di riflessione nel confronto con la Parola di Dio.
• Presso l’Asilo Valdese la settimana scorsa è deceduta all’età
di anni 84 la sorella Gay Avelina di Torre Pellice.
Rinnoviamo ai familiari l’espressione della nostra simpatia
cristiana.
VALDESI FILOFASCISTI
Una politica di convenienza
Caro Direttore,
le polemiche non sono di mio
gusto ma a volte necessarie per
ristabilire la verità storica. Il
pastore Nisbet non vorrebbe
che le giovani generazioni fossero ingannate e contesta le mie
affermazioni a proposito di Chiesa Valdese e fascismo. Vorrei
fosse ben chiaro che non ho mai
parlato di fllofaseismo del popolo Valdese, bensì di alcuni
suoi dirigenti. Il popolo Valdese
si è adagiato, non voleva grane,
brontolava, come molti allora,
ma non ha reagito. Filofascista
era una minoranza della borghesia Valdese di allora. Nisbet ricorda che eran tempi grami:
d’accordo e bisogna sapersi mettere nei panni dei dirigenti di
allora, ma una politica almeno
più dignitosa era possibile. Nisbet parla dei telegrammi al
Duce inviati dal Sinodo. A dire
il vero io pensavo ad altre manifestazioni di fllofaseismo. Ma
anche i telegrammi per me furono una vergogna evitabile. Vi
era la tradizione del telegramma di ossequio al re (anche questa discutibile) ma il Moderatore propose un telegramma anche al Duce ed in tal modo esponeva gli oppositori (e ve ne furono) a persecuzioni se si pronunciavano contro. Se Rollier e
Miegge non seppero resistere.
errarono e perché non dirlo? Ma
diedero molte altre prove di antifascismo. Il Moderatore invece
voleva propiziarsi il potente e
se non era fascistoide, di fronte
al vangelo errava tanto più, in
quanto per interesse (se tal si
può dire) della Chiesa, adulava
acriticamente il potente. Del resto Nisbet lo riconosce quando
afferma : si trattenne il. flato
poi... Quindi per un piatto di
lenticchie si tradisce il vangelo,
per il cosiddetto interesse della
CHIESA si fa una POLITICA
di convenienza. Non è necessario fare anche noi una autocritica se vogliamo seriamente parlare di politica nella Chie.sa?
Ma io mi riferivo ad una circolare inviata dal Moderatore ai
pastori nella quale esprimeva la
propria commozione per essere
entrato nella sala nella quale il
Duce riceveva... La circolare
l’ho stracciata subito con rabbia
ed ho forse avuto torto, ma deve esistere negli archivi, se si
può mi si smentisca. Non era
filofascismo? Nisbet deve anche
ricordare che in una seduta segreta per reiezione del Moderatore, il candidato a tal carica
disse che avrebbe accettato a
patto che egli potesse designare
i membri della Tavola che il Sinodo doveva eleggere. Il sub
programma era pareggiare i con
PERRERO
Consorzio Agricolo
Alpe Muret
I soci del Consorzio di Miglioramento Agricolo denominato
« Alpe Muret » nel comune di
Perrero sono convocati in Assemblea per il giorno 13 febbraio
alle ore 14 in prima convocazione ed alle ore 15 in seconda convocazione, presso le scuole comunali per discutere alcuni argomenti posti alTordine del giorno.
Fra i principali notiamo l’acquisto di abbeveratoi per il bestiame, l’affitto del pascolo per
la stagione 1977 ed infine la costruzione di due stalle con relative abitazioni per i mandriani,
concimaie, collegamenti stradali
ed idrici. Per la costruzione di
queste opere il Consorzio ha
inoltrato alla Regione Piemonte
una richiesta di contributo di
poco inferiore ai 100 milioni.
L’assemblea dovrà quindi deliberare in merito alla ubicazione
delle costruzioni ed eventualmente la designazione di un tecnico incaricato della progettazione.
Si ricorda intanto ai proprietari di terreni posti nell’area del
Consorzio, che non fossero ancora soci, che possono diventarlo
dietro semplice presentazione di
.una domanda al Consiglio Direttivo del Consorzio stesso.
Presso i consiglieri‘ sono dispo*
nibili dei modelli di domanda
già predisposti.
È stata battezzata Pons Raffaella di Renzo e Giovanna Micol. La comunità possa circondare con la sua solidarietà la famiglia ' nella guida della piccola
sulla via della fede.
____________ANGROGNA
Buona partecipazione al culto di domenica 13 a Pradeltor■no in cui si è ricordata l’emancipazione concessa nel secolo
scorso al popolo valdese.
• L’Unione Femminile riunitasi nel pomeriggio di domenica
13 ha curato nel dettaglio la giornata del XVII e ha deciso per
mercoledì 23 c.m. con inizio alle 14 di compiere una visita agli
anziani del « Rifugio ». È stata
inoltre programmata una « giornata dell’anziano » per l’ultima
domenica di marzo che si svolgerà nella sala unionista.
Infine, domenica 13 marzo la
Unione Femminile di Angrogna
visiterà quella di Pomaretto.
• Il Concistoro, riunitosi sabato 12 sera, ha deliberato tra le'
altre cose, di convocare una riunione in marzo in vista dell’Assemblea che dovrà nominare due
membri del Concistoro. Il programma verrà annunziato a suo
tempo.
POMARETTO
ti non consacrando più altri pastori (Ayassot e Coisson eran
se non erro candidati), emeritando anzi tempo i pastori inefficienti (naturalmente a suo giudizio) e capitalizzando i proventi di una colletta triennale... Ottimo amministratore capitalista,
ma dimentico che la chiesa vive di fede e tutti i pastori devon saper rinunciare anche al
poco che ricevono se non giungono i mezzi, ma mai rinunciare alla proclamazione del vangelo. Non era anche questa una
manifestazione di ima politica
fascista nella Chiesa? Senza voler condannare uomini (chi di
noi non erra?) condanniamo almeno certe politiche e non si
lotti contro ad altre politiche di
oggi soltanto perché non piacciono. Cerchiamo piuttosto, insieme, come deve agire il Cristiano nell’interesse del Vangelo
e non della Chiesa quale ente
costituito.
Guido Rivoir
• Per l’esattezza, il verbale del Sinodo 1936 dice : « Il moderatore propone che sarebbe opportuno che il Sinodo gli (a Mussolini) mandasse un
messaggio di devozione e riconoscenza
per affermare la fiducia in Lui.
E’ questo un atto doveroso. La Commissione di esame si associa alla proposta approvata per acclamazione... ».
E’ una pagina assai triste da rileggere,
dalla quale comunque è assente quel
« prohlamentfe » con cui Nisbet qualificava l’assenso della Commissione
d’esame.
Quanto alla circolare cui fa cenno
Guido Rivoir essa dice : « L’udienza
concessami il 6 aprile (1936) dal Capo del Governo mi ha veramente confortato, confermando la certezza che
possiamo continuare a fare assegnamento sul Suo appoggio, neUa difesa
dei diritti connessi con la libertà religiosa garantita dalle leggi ».
A parte una certa ingenuità per cui
i mali che minacciano la Chiesa (di
cui si fa lucidamente cenno nel contesto) sono imputabili ai funzionari,
mentre il Capo è garante di giustizia,
non vi è cenno della commozione de'
Moderatore al suo entrare nella sala
di ricevimento del Duce. Si tratta di
un’altra visita (ma ve ne furono altre
oltre a quella del ’36?) o Rivoir confonde con la commozione che, se non
erriamo, colpì il Luzzi quando andò a
portare al capo del governo la sua tra
dazione della Bibbia? (N.d.R.).
Doni per l’Asilo
di Luserna S. Giovanni
I doni « Pro Deficit » di gennaio, al prossimo numero.
Hanno collaborato: Elio Rinaldi, Fernanda Fiorio, Giuseppe Anziani, Helena Machado. Giuliana Failla, Guido
Mathieu, Ermanno Rostan,
Luigi Marchetti, Dino Gardiol,
Franco Davite, Liliana Viglielmo.
Incontro Monitori del 3“ circuito. - Sabato prossimo 19/2
avrà luogo a Pomaretto nei locali del Convitto Valdese alle
ore 15,30 rincontro dei monitori
del circuito. Nella prima parte
del programma si affronterà il
problema del canto ai bambini
sotto la guida del sig. Ciesch di
Villar Pellice. Verrà quindi presentata e discussa una lezione
del programina per confrontare le diverse esperienze. È prevista la cena in comune per avere una ampia possibilità di conoscersi e di discutere.
XVII Febbraio
alla RIV-SKF
di Villar Porosa
Anche quest’anno, con il tradizionale appuntamento che ha avuto la sua
origine nel lontano 1948, le maestranze della RIV-SKF di Villar Perosa, in
occasione del XVII Febbraio, hanno
celebrato la ricorrenza valdese con un
tangibile segno di amore cristiano attraverso una sottoscrizione a favore dei
nostri Istituti di assistenza.
La . somma raccolta e stata di lire
1.624.000 di cui: Direzione Generale
L. 15Ò.000, Maestranze L. 1.474.000.
L’importo è stato così distribuito;
Rifugio C. Alberto — per incurabi
li — L., lOO.OOO; Asilo Valdese di Luserna S. Giovanni 400.000, Asilo Valdese di San Germano 624.000; Convitto
femminile di Torre Pellice 200.000;
Convitto maschile di Pomaretto 200
mila; Scuola Materna di San Germano 100.000.
A nome degli Enti beneficiati esprimiamo la nostra riconoscenza a tutti
i donatori e collaboratori che, senza
distinzione di credo politico o religioso, hanno dimostrato in modo così concreto la loro sensibilità verso chi si
trova nel bisogno.
Elvina Gardiol - Renato Long
San Pietro Valdo!
« Fervè 17: San Pé Valdo, prò
motor (1174) dei pi antich arbeuj
ereticai ed la prima airforma, caporion dij Valdèis ésterminà ant
ij sécol XIII e XVI, e arcoyrasse
peuj ant le combe del Chison e
del Pélis. —- Falò ant le combe
Pélis e San Martin per arcordé
la libertà religiosa consedùa dal
Piemont ai Valdèis ».
(Da un almanacco in piemontese 1911, segnalato da Aldo Ri
bet).
E’ mancato improvvisamente all’affetto dei suoi cari
Mario Eynard
di anni 71
Per desiderio dell’estinto lo partecipano, a funerali avvenuti, la moglie
Jouve Anita; le figlie Bianca e Laura
con le loro famiglie, cognate, cognati,
nipoti e cugini.
La salma è stata tumulata nella
tomba di famiglia a Luserna S. Giovanni sabato 12 febbraio 1977.
« Non essere savio agli occhi
tuoi, temi il Signore e volgiti
indietro dal male ».
(Proverbi 3: 7).
La famiglia ringrazia sentitamente
tutti quanti hanno espresso il loro affetto e la loro solidarietà. In modo
particolare la dottoressa Ornella Michelin Salomon, il dott. Enrico Gardiol, il
prof. Dario Varese, il past. Achille Deodato e signora, la direzione ed il personale tutto dell’Ospedale Valdese di
Torre Pellice.
Torre Pellice, 15 febbraio 1977.
La Redazione partecipa al lutto che
ha colpito il nostro linotipista signor
Enzo Jouve con la morte del cognato^
Mario Eynard.
8
8
18 febbraio 1977
UOMO E SOCIETÀ’
Una sconvolgente intervista
Pochi hanno seguito gli sviluppi che ha avuto in Svizzera la vicenda
Roche-ICMESA - La storia di un uomo che ha perso tutto per aver
osato denunciare un colosso multinazionale
L’intervista si conclude sulla
questione « protezioni politiche ».
La « condanna » subita dalla Roche è stata in effetti più che altro simbolica (300 milioni contro
i 20 miliardi previsti dal regolamento del MEC). Il ministro italiano del Bilancio dell’epoca —
secondo Adams — scrisse ben
tre lettere, una più insistente dell’altra, a difesa della Roche.
« Può ■ darsi — egli conclude —
che l’interessamento del ministro
abbia avuto una certa influenza ».
Tanto per la cronaca, il ministro
era Giulio Andreotti.
Nel numero successivo de
L’Europeo lo stesso on. Andreotti ha inviato la sua « sdegnata
protesta » per simile accusa. Ma
la denuncia di Adams resta. Come pure resta l’improvviso licenziamento — sarà una coincidenza — del direttore del settimanale Gianluigi Melega da parte dell’editore Rizzoli.
Roberto Peyrot
Il « caso Roche », a poco più
di sei mesi dal dramma che ha
colpito la popolazione di Seveso
e dintorni colla spaventosa nube
di diossina ormai si sta addormentando accanto ai numerosi
altri scandali nazionali: di tanto
in tanto qualche piccolo sussulot (come la denuncia dell’altro
giorno di risorgenti dermatiti infantili ed ora la richiesta di mandare l’esercito a bloccare le zone
inquinate), ma, per il resto, tutto
tace.
In Svizzera, invece, le Camere
hanno dibattuto il tema delle
colpe della multinazionale elvetica: gli scontri (del tutto ignorati dalla nostra stampa quotidiana) sono stati piuttosto aspri.
Di fronte alle insistenti domande se potesse veriflcarsi una « Seveso svizzera » il ministro dell’economia Brugger ha assicurato
che la cosa era impossibile in
quanto la produzione degli ultimi quantitativi di triclorofenolo (il diserbante da cui si sviluppa la diossina) prodotti a Basilea dalla Hoffman-La Roche risalivano al 1969. Fu appimto in
quell’anno che la multinazionale
calò in Brianza, acquistando
ricmesa.
Dal dibattito è comunque risultato che per la legge svizzera i dirigenti della Roche non
hanno commesso alcun crimine
e che del resto « gli italiani non
haimo mai chiesto la loro estradizione » (Servizio Documentazione de L’Europeo del 21.1.77).
La questione è anche andata al
Parlamento europeo in Lussemburgo dove per la prima volta
tutti i partiti politici indistintamente hanno chiesto con ima interpellanza se l’Europa dei Nove romperà 1’« accordo di associazione » colla Svizzera come
conseguenza di una serie di abusi — non solo Seveso — di cui
viene fatta risalire alla Roche la
responsabilità.
L’affare
Stanley Adams
Se gli italiani non hanno mai
chiesto l’estradizione dei dirigenti della multinazionale elvetica, a
sua volta però l’Azienda in questione non ha esitato a bandire
dalla Svizzera il dott. Stanley
Adams, che fu per 10 anni un suo
dirigente. Adams vive ora esule
a Latina, dopo che è stato raggiunto dalla « vendetta » della
grande Ditta quando ne denunciò le malefatte. Il già citato settimanale ha intervistato quest’uomo: il colloquio, oltre a dire cose molto interessanti, rivela anche la drammatica vicend ■
di una persona coraggiosa che
per essersi volontariamente messa contro una « grande potenza »
ha conosciuto il carcere, ha visto morire la moglie, ha perso i
beni, il lavoro e la patria di adozione (egli è inglese).
Nella sua qualità di « product
manager » (la più alta posizione
di dirigente che il gruppo svizzero potesse affidare a uno straniero) Adams non solo venne a
conoscenza, ma doveva rivedere
la forma giuridica di accordi illegali della Roche conclusi con i
grossi clienti mondiali in violazione del Trattato di Roma. Si
trattava — in breve — di accordi mediante i quali la multinazionale (poi processata e condannata ad una lieve ammenda) pur
praticando dei prezzi « ufficiali »,
provvedeva poi a rimborsare sottobanco un 10 per cento (una
elegante forma di « bustarellismo ») ai responsabili degli _ acquisti. Ma la cosa che spinse
Adams a denunciare al MEC
l’Azienda fu la speculazione sulle vitamine che colpì i paesi come l’America latina e Tindia, dove la popolazione stenta ad arrivare al limite di sopravvivenza.
A sua volta, l’Adams venne arrestato su denuncia della Roche
coir imputazione di aver « trasmesso al Mercato comune informazioni su una Ditta svizzera ». Messo in carcere e liberato
poi su cauzione pagata dal MEC,
cui riuscì fortunosamente dalla
prigione a far conoscere la sua
situazione, venne poi condannato a 12 mesi, alla revoca della
cauzione di 25 mila fr. sv., ad una
multa di altri 5 mila franchi, alla condizionale per tre anni ed a
5 anni di espulsione della Satìzzera. Il processo avvenne a Basilea dove (come dice lo stesso
Adams) « la Roche è padrona di
tutto ». Nel frattempo, durante
la sua carcerazione, la moglie
subì un duro ed illegale interrogatorio al termine del quale si
impiccò, lasciando tre bambini.
Al marito non fu concesso di andare ai funerali, nemmeno sotto
scorta.
Ora il caso Adams è in appello, sempre a Basilea. Egli ritiene
che non cambierà nulla ed in tal
caso ricorrerà prima a Losanna
ed in caso negativo al Tribunale
internazionale dell’Aja: il Consiglio d’Europa interverrà per tutte le spese giudiziarie.
Chi ha protetto
la Roche?
Ma, tornando a Severo, Adams,
nel corso di questa sconvolgente
intervista precisa che, cessata la
produzione del triclorofenolo nel
mondo, tranne che in una fab
No alla pena di morte
Sesottàó recenti notizie di
stampa gH aderenti al « partito popolare italiano » avrebbero iniziato a Napoli una
sottoscrizione popolare per la
richiesta della pena di morte
nei casi di sequestro di persona, di omicidio a scopo di
rapina e di uccisione di tutori dell’ordine: e pare con successo.
Che isolate ed incontrollate
voci, nell’immediata reazione
emotiva a certe imprese criminose di vistosa gravità, possano levarsi per invocare il
ripristino della pena di morte, può anche spiegarsi, se non
giustificarsi; che un movimento organizzato si faccia promotore di una sottoscrizione
al riguardo è, però, sintomo
di un tale disperato smarrimento del senso dei più elementari valori umani e civili, che il fatto deve essere immediatamente segnalato e l’iniziativa decisamente contestata.
Vi sono certo elementi per
essere preoccupati^ come for
se non mai nella breve storia
di questa nostra fragile Repubblica, dalla travolgente ed
apparentemente irrefrenabile
avanzata della criminalità, comunque la si voglia etichettare. Gli impulsi alla violenza
provengono da ogni parte e
tutti e ciascuno rischiamo di
venirne sollecitati. Ma proprio a queste sollecitazioni
dobbiamo trovare la forza d’
resistere nella quotidiana ed
anche minima condotta della
nostra vita.
Il nostro no alla pena di
morte, che sotto l'aspetto politico e giuridico trova fondamento nel dettato dell’art. 21
della Costituzione (« Non è
ammessa la pena di morte,
se non nei casi previsti dalle
leggi militari di guerra»), può
e deve essere pronunciato senza tentennamenti, anche con
un richiamo esplicito, senza
falsi pudori, alla nostra fede
in Cristo, che è venuto a dare
vita e non morte, e che ha vinto la morte.
ALDO RIBET
brica in America, la Roche a Seveso costruì nuovi capannoni
e cominciò a produrre il terribile veleno senza chiedere alcun
permesso all’autorità italiana,
non solo, ma lasciando invariata
la licenza originaria dell’lcmesa
che ha il « permesso per fabbricare prodotti farmaceutici e coloranti non pericolosi ». Per di
più, Adams aggiunge che allo
scopo di ridurre notevolmente i
costi di produzione gli impianti
vennero costruiti modificando i
progetti originali, specie per
quanto atteneva ai dispositivi di
sicurezza. I quantitativi di diserbante prodotti raggiungevano le
3500 tonnellate annue: un po’
troppo come « stabilizzatore » di
profumi e coloranti. Il prodotto
prendeva poi il volo per gli Stati Uniti: dove andava a finire?
In Vietnam, alla Nato o dove altro? La Roche di certo non lo ha
mai detto.
Fondo
di solidarietà
Continuano le sottoscrizioni dei nostri lettori e qui di seguito diamo un
elenco aggiornato della situazione.
Desideriamo coiroccasione ricordare
che attualmente le destinazioni del nostro « fondo » sono tre. e precisamente: per i terremotati del Friuli (in
cassa ca. L. 120 mila); per gli aiuti alle popolazioni del Libano (ca. L. 210
mila). Ricordiamo che per quanto riguarda questa destinazione abbiamo
già effettuato un primo invio di medicinali particolarmente richiesti tramite la Regione Piemonte e che abbia
mo acquistato a prezzi vantaggiosi tramite l’Ospedale valdese di Torino. Infine, terza destinazione, il fondo per
manente per il programma di lotta ai
razzismo del Consiglio ecumenico delle Chiese (in cassa ca. L. 350 mila).
Le sottoscrizioni vanno inviate come di consueto al conto corr. postale
n. 2/39878 intestato a Roberto Peyrot,
C.so Moncalieri; 70, Torino, indicando
possibilmente la destinazione della sottoscrizione stessa.
D. Falbo L. 2.500; E. e M. Bein
(due vers.) 37.500; M. Buzzi (id.)
12.500; G. Conti (id.) 20.000; P. ¿orbo (id.) 6.000; C. Tron 5.000; fam.
Frache 3.000; N.N. con simpatia (due
vers.) 30.000; L. Malacrida 5.000; E.
Maurin 2.000; G. e I. Eynard 100
mila; M. Campesc 10.000; R.M.F.C.
5.000; N.N. 70.000; N. Coisson 5.000;
Unione Femminile Reggio C. 20.000;
G. Pepe 10.000.
Totale L. 343.500;
In cassa L. 678.961.
pree. 335.465;
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE a cura di Tullio Viola
Contestazione strisciante
Così crediamo di poter qualificare l’opposizione al regime,
che va gradatamente e sempre
più affermandosi in molti paesi
dell’Europa Orientale. Molto significativa, da questo punto di
vista, ci sembra essere la situazione in Cecoslovacchia.
«. In~un’intervista resa pubblica dalla televisione austriaca il 1
c., uno degli esponenti della "Carta ’IT’ (manifesto di protesta
contro il regime) ed ex ministro
degli esteri cecoslovacco, il sig.
Jiri Hajek, ha definito come segue il significato politico di quel
manifesto.
Il manifesto, prendendo la difesa dei diritti civili (ha detto
Hajek), è stato firmato da persone che, in gran parte, si qualificano per "marxiste". Queste
persone vedono, nel pieno rispetto della convenzione per i diritti dell’uomo, da una parte un
approfondimento del sistema socialista cecoslovacco (nel senso
della democrazia, dell’umanismo
e, in pari tempo, nel senso d’una
maggiore efficienza sociale ed
organizzativa), d’altra parte un
contributo al progresso della distensione in Europa. Hajek ha
fatto notare che il docurnento
finale della conferenza dei Partiti Comunisti europei a Berlino,
raccomandava proprio la ratifica e il pieno rispetto di quella
convenzione ».
È stato chiesto ad Hajek se è
vero che Dubeek, il famoso capo della cosiddetta « primavera
di Praga » (1968), si è rifiutato di
firmare la « Carta ’11 », e perché.
Hajek ha risposto: « Io non
ho notizie su questo presunto rifiuto di Dubeek; non so neppure
se qualcuno abbia fatto dei passi verso di lui, o abbia potuto
avvicinarlo». (...) Risulta tuttavia che « la “Volksstimme”, il
giornale comunista. austriaco
(pro-moscovita), una diecina di
giorni fa aveva affermato che
Dubeek, il quale non risiede a
Praga, ma presso Bratislava, in
Slovacchia, non avrebbe approvato l’iniziativa degli autori della "Carta ’11", trovandola troppo
spettacolare. È certo che questa
“Carta" non ha avuto, fino ad
oggi, la stessa risonanza in Slovacchia, che in Boemia e in Moravia. Infatti la proporzione fra
Slovacchi e Cechi, che hanno
firmato, è di circa '4, mentre
essa è di ’/i quanto al numero
degli abitanti in tutto il paese.
Hajek ha anche affermato che
le autorità si proponevano di
stendere un velo di silenzio sulla violenta campagna di stampa, scatenata in gennaio contro
i difensori dei diritti civili. Hajek
arriva addirittura a dire che la
comparsa davanti al procuratore generale, di due esponenti della “Carta ’11", e cioè del sig. Patoska e di lui stesso (31.1.’77),
rappresenterebbe "una specie di
riconoscimento” per il loro movimento. E ha sottolineato che
“il procuratore non ha fatto riferirnento ad alcun articolo del
codice per metterci in guardia,
cosa (questa) per lo meno inabituale’’.
La straordinaria moderazione,
dimostrata dai giornali ufficiali
a partire dalla metà della settimana scorsa, sembra infatti pro
vare che le persone più dure,
nella direzione del partito, non
sono riuscite ad imporre totalmente il proprio punto di vista.
Una di queste persone, il sig.
Vasil Bilak, membro del presidio e segretario del comitato
centrale, lunedì 1 febbraio ha
smentito, davanti a un’assemblea di funzionari del partito,
che siano sorte delle divergenze
fra i principali dirigenti, circa
l’attitudine da adottare riguardo ai firmatari della Carta ’11.
È giunta la notizia che l’ambasciata USA a Praga, ha protestato per la requisizione, operata dagli agenti di polizia, degli appunti d’un giornalista americano, recatosi, per alcuni giorni, da Berlino-Ovest nella capitale cecoclovacca.
Infine il direttore d’orchestra
Leonard Bernstein, che è un attivo collaboratore di “Amnesty
Internazionale”, ha annullato la
propria partecipazione al Festival musicale della "Primavera di
Praga” ».
In campo intemazionale si ha
una dichiarazione da parte del
Partito Comunista della Spagna.
In essa si qualificano come « arbitrarie ed antidemocratiche » le
misure prese dal governo cecoslovacco contro i firmatari della
Carta ’77 ( scrive « Mundo Obrero », organo del Partito). «Non
è una democrazia (si legge nella dichiarazione), anzi proprio
il contrario. In una democrazia
socialista, il diritto d’opinione,
di critica e perfino di contestazione, dev’essere garantito ».
(Da « Le Monde » del 9.2.’77).
Un inno
(sefue da pag. 11
coordinato dal a volontà divina
che deve servire da cornice all’esistenza umana; spodesta tutte le forze davanti a cui il cuore
umano è pronto ad inchinarsi
(astri, acque, terre, mostri) per
farne strumenti a disposizione
dell’umanità; stabilisce le relazioni tra il Creatore, le creature
e la creazione, che non possono
essere né separati, né confusi;
fa dell’uomo un’immagine — una
« icona » — di Dio e l'invita a vivere al ritmo dell’opera creatrice, con le sue sere e i suoi mattini, i suoi giorni di lavoro e i
suoi riposi...
E’ vano voler ritrovare qua e
là, in un particolare del testo
questa o quella scoperta scientifica, un accordo tra ciò che dice
lo scienziato oggi — ma non ieri
o domani — e revocazione
straordinaria che apre la Genesi.
Genesi I scopre piuttosto per
noi uno spazio di vita, in cui Dio
rivolge una parola all’uomo per
renderlo libero e responsabile
del mondo in eui si muove; ci rivela che la terra dove scorrono
i nostri giorni, non appartiene ad
altri che a colui che invochiamo
chiamandolo « Padre »; ci rivela
che la nostra esistenza su questa terra non è dunque un’esistenza di orfani e che la salvezza non consiste per noi nel fuggire una realtà materiale alla
quale Dio sarebbe decisamente
estraneo.
Genesi I ci chiama così ad
avanzare quaggiù con calma e
fermezza, sapendo che il cielo e
la terra riposano su un ordine
voluto e mantenuto da Dio, un
ordine che Dio saluta alla fine
della sua opera creatrice con un
« molto bene », che evoca non già
il paradiso perduto, ma ciò che
Dio si propone di fare in definitiva nel suo Regno.
Genesi I ci rimanda infatti a
quel « nuovo cielo e nuova terra » che secondo la dichiarazione
profetica, ripresa dal Nuovo Testamento (Isaia 65: 17; 2 Pietro
3: 13; Apocalisse 21: 1), devono
segnare il termine ultimo del
l’azione divina inaugurata con
Abramo e consacrata dal Cristo.
(trad. di Evelina Pons)
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8 luglio 1960
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