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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Spedizione in a. p. 45% • art 2 comma 20/B legge 662/96 - riliale di Torino.
In caso di mancato recapito restituire al mittente presso l'Uccio PT Torino CMPNord
Lire 2200 - Euro 1,14
Anno IX - numero 24-15 giugno 2001
EDITORIALI
lala è fínüa
SPIRITUALITAHHHHI ■■■■■COMMENTI!
Una comunità evangelica ecumenica II nuovo mercato della pedoñiia
mmM
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■ BIBBIA E ATTUALITÀ ■
L'ALBERO
DELLA VITA
«Il Signore piantò un giardino in
Eden»
Genesi 2,8
SECONDO Genesi 2, l’essere umano è creato dalla terra; il racconto disegna uno spazio dove questo essere occupa il centro; l’azione
divina è quella del vasaio che raccoglie l’argilla, la modella e poi soffia
l’alito divino che trasforma quella
pasta primordiale in una persona vivente. La vita sarebbe questa unione
primordiale, il materiale più comune
e alla mano: terra (adamà), e l’alito
divino (nesama) che trasforma rimpasto in essere vivente, persona
[adam). Dio si inchina per trasformare la materia morta in essere vivente. Intravediamo così l’ombra
della condizione umana: se Dio ritira
il suo alito ritornerà la morte. La «vita» dell’uomo è un soffio, un dono
divino che non è permanente.
La seconda azione divina in Genesi 2 è «piantare un giardino pieno
di alberi»: Dio circoscrive una parte
del suo mondo perché in esso cresca
un giardino per l’uomo. Questo luogo è un recinto sacro, un tempio che
accoglie la presenza di Dio, gli alberi
sono i mattoni, la vita nella sua molteplice varietà sono le pietre viventi
di questo primo luogo sacro dove
egli si rivela all’essere umano; il suo
perimetro è custodito daTcherubini.
Nel centro ci sono due alberi misteriosi: l’albero della vita, l’albero della
scienza del bene e del male. Per brevità, soffermiamoci solo sul primo.
Possiamo anche immaginare l’albero
come metafora di una vita vissuta
sotto lo sguardo di Dio, che dà e preserva la vita. Da una parte Dio vuole
che questa creatura viva circondata
dalla vita; dall’altra la vita di questo
essere è fragile, sfuggente. L’albero è
l’antidoto contro questa precarietà,
preserverà la vita se l’essere umano
rimarrà a contatto con Dio, la sorgente della vita. Il racconto ci indica
il limite, la condizione e il destino
dell’essere umano. Cercando di essere come Dio e raggiungere la vita
eterna, l’essere umano ha peccato e si
è allontanato dalla sorgente della vita, dall’alito divino. L’uomo aveva la
vita mentre era a contatto con Dio,
vicino della sorgente della vita. La vita eterna è una promessa e un dono
di Dio, non una nostra conquista.
L’uomo che si allontana da Dio rimane confinato nel tempo di durata
dell’alito che poi l’abbandona.
Nella visione dell’autore dell’Apocalisse, ricompare l’albero
della vita e il dono della vita eterna.
Fra l’albero della vita, ormai perduto,
e l’albero ritrovato nella Gerusalemme celeste si innalza l’albero dell’ignominia, l’albero della morte, la
croce, il segno della maledizione. La
croce diventa l’innesto della vita in
tm mondo circondato e segnato dalla
morte. La croce è segno di morte e di
vita. Come l’albero perduto indicava
l’antidoto contro la morte, la croce
acquista la dimensione atroce di
Ognuna delle nostre morti, e da essa
scaturisce la potenza finale della redenzione: la morte di croce capovolge l’ordine che domina la terra a Est
di Eden: vivere per morire. La morte
di Cristo sulla croce ci coinvolge in
tma morte che è verso la vita, verso la
risurrezione.
Martin Ibarra
di LUCA MARIA NEGRO
di GIOVANNI SARUBBI
ECO DELLE VALLIHH
Le «botteghe» alla Crumière
di MASSIMO GNONE
Anche l'Italia ha firmato il Protocollo di Kyoto per la limitazione dei gas serra
Ue e Usa divisi suii'ambiente
Per rispondere all'emergenza ambientale ci vuole una svolta tecnologica ma anche
un nuovo modello di vita, più sobrio e responsabile verso la natura e i paesi poveri
GIORGIO GARDIOL
Firmo. No, non firmare. La controversia che ha contrapposto il
governo Amato e Silvio Berlusconi
ha riguardato più la politica estera
che le misure da prendere per contenere l’effetto serra. Alla fine, il ministro Gianni Mattioli ha firmato il documento che prevede l’adesione
deirUnione europea al Protocollo di
Kyoto per la limitazione dei gas di
serra. Si tratta di un atto preparatorio alla sua ratifica, che dovrebbe avvenire entro il 2002. Il vertice dei ministri dell’Ambiente a Lussemburgo
è stato uno dei momenti della contrapposizione tra Ue e Usa, dopo la
Conferenza dell’Aia nel novembre
scorso, la riunione del G8 sull’ambiente a Trieste nel febbraio scorso.
..I Israele-Palestina
Preoccupazione
della Fcei
Nella sua ultima seduta, lo scorso
2 giugno a Roma, il Comitato generale della Federazione delle chiese
evangeliche in Italia ha approvato
una mozione sulla tragica escalation
di violenza in atto in Medio Oriente:
dopo «l’ennesimo episodio di violenza verificatosi a Tel Aviv - si legge
nella mozione - il Comitato generale si dichiara preoccupato per la situazione che sembra portare a sviluppi sempre più tragici. Consapevole che nelle nostre chiese questo
conflitto è per molti motivi non
compreso in tutte le sue molteplici
dimensioni, il Comitato generale invita le chiese e i credenti a un’ulteriore riflessione, alla preghiera determinata e capace e all’appoggio
alle iniziative che possano essere
prese per tentare vie di pace», (nev)
e prima della Conferenza sul clima
di Bonn del 16 luglio e dell’incontro
sul tema dell’ambiente del G8 a Genova (20-22 luglio).
Gli Usa chiedono più tempo per
consultare le parti, industrie, paesi
industrializzati quali Canada, Giappone, Russia, Australia, Nuova Zelanda, Ucraina, Kazakistan, Norvegia e Islanda per dilazionare nel
tempo l’applicazione degli accordi
di Kyoto, mentre i paesi dell’Unione
europea premono per una loro sollecita applicazione. Silvio Berlusconi
si è inserito come testa di ponte nel
fronte europeo, per acquistare «credito» nei rapporti con gli Usa.
Che cosa prevede il Protocollo di
Kyoto? Urgenti misure per il contenimento delle emissioni gassose ih atmosfera. Il clima sta cambiando:
G8 di Genova
Gli evangelici
si preparano
Dopo l’adesione ufficiale al «Genoa Social Forum», il «cartello» di
associazioni e gruppi che, in occasione del G8, sta organizzando il
«contro vertice» di Genova contro la
globalizzazione selvaggia del mondo, prosegue la preparazione da parte della Federazione delle chiese
evangeliche in Italia (Fcei) in vista
delle marfifestazioni previste dal 20
al 22 luglio. Insieme alla Federazione delle chiese evangeliche in Liguria, la Fcei sta ipotizzando di organizzare un incontro internazionale
di preghiera, previsto per domenica
22 a Genova, in un luogo ancora da
definire. Le chiese evangeliche stanno inoltre elaborando il testo di un
«manifesto», di cui si è discusso in
occasione della riunione del Comitato generale Fcei del 2 giugno. (nev)
nell’ultimo secolo la temperatura
media del pianeta è aumentata di circa mezzo grado centigrado e gli oceani si sono innalzati di 10-20 centimetri, a causa dei cosiddetti gas di serra
e della loro concentrazione nell’atmosfera (principalmente anidride
carbonica, metano e clorofluorocarburi) che riscaldano l’atmosfera. Oggi
la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera è di 380 parti per
milione: tutto ciò deriva principalmente dall’utilizzo di combustibili
fossili come fonte energetica. Gli
scienziati attribuiscono all’aumento
di questa concentrazione il cambiamento del clima e la maggior frequenza degli eventi climatici estremi
come cicloni, tifoni, alluvioni e han
Segueapag. 15
Valli valdesi
I primi risultati
di «Agenda 21»
Il «Forum per l’Agenda 21» che fa
capo alla Provincia di Torino ha
chiuso una fase di concertazione relativa alle politiche del territorio. Il
progetto, recependo le indicazioni
deH’Assemblea di Rio de Janeiro
(1992), cerca di lavorare alla definizione di strategie per sviluppare attività produttive nel rispetto dell’ambiente e secondo una corretta gestione delle risorse. Diventa quindi centrale il concetto di sviluppo sostenibile; diventano essenziali i «patti territoriali» e si deve sviluppare l’unità
di intenti tra enti locali di vario livello. Nell’incontro conclusivo di questa fase è stato diffuso il primo Rapporto sull’impronta ecologica della
Provincia di Torino.
Apag. Il
L'OPINIONE
OMOSESSUALITÀ
PAURA E RABBIA
Paura e rabbia. Sono le reazioni ricorrenti quando nelle chiese si accenna 0 si discute di relazioni omosessuali. La paura di chi denuncia l’omosessualità come la devianza che infrange
il rapporto con Dio ed è responsabile
della deriva delle chiese. La rabbia di
chi denuncia questa posizione come
responsabile di sofferenze atroci per
quegli uomini e quelle donne che vedono negato il proprio amore e la propria identità. Due posizioni inconciliabili perché ognuna indivìdua nell’altra
la causa della rottura di un rapporto.
Due posizioni che rischiano di impuntarsi in uno stizzito silenzio, salvo
scattare in occasioni che ripropongono la questione come nel caso del Gay
Pride di Verona del 9 giugno.
È necessario un lungo percorso affinché possiamo convertirci dal silenzio della paura e della rabbia a parole
di accoglienza e comunione. Le tappe
di questo cammino sono l’ascolto della
narrazione della storia d’amore dell’altra persona, un passo indietro delle
chiese e uno avanti nella predicazione
della grazia di Dio. Il racconto dell’amore quotidiano, nel suo splendore
e nelle sue fatiche, smonta le immagini
morbose di una sessualità che crediamo mostruosa, dà conto delle aspirazioni e dei sentimenti più profondi
ogni giorno aggrediti dalle umiliazioni
del pettegolezzo sull’intimità deUa tua
persona e delle tue relazioni. L’ascolto
dei racconti dell’amore quotidiano ribalta l’immagine mostruosa della devianza e dispiega storie di uomini e
donne che afifontano il mestiere di vivere sotto il peso del giudizio suUa propria persona e sul proprio amore.
Insieme aU’ascolto delle storie
d’amore quotidiano le chiese devono
fare un passo indietro e un passo avanti. Mi clfiedo perché le chiese siano così
attente alla gestione della sessualità,
sia omosessuale che eterosessuale, perché ritengono che sia loro compito
esprimere una parola definitiva in merito. Mi domando se questo non sia il
tentativo che le chiese compiono per legarsi alla sfera profonda della persona,
alla sua intimità, e così fondare il senso
della propria esistenza. Le chiese devono retrocedere da questo tentativo per
fondarsi invece sulla parola di Dio che
ci annuncia il suo amore gratuito e indiscriminato. Quell’amore che Matteo
ci dice piovere sui giusti e sugli ingiusti
(Matteo 5,45). Questo è il passo avanti.
Le chiese fanno un passo avanti se
spostano il loro fondamento dal giudizio sulla gestione della sessualità al discepolato della parola di Dio, se escono dal chiuso dell’intimità verso
l’aperto della parola di grazia e, alla
luce della grazia, accolgono l’altra persona. Allora le chiese potrebbero promuovere la pratica di relazioni giuste
e non violente tra persone. Credo infatti che l’urgenza che è posta alle
chiese non sia quella di pronunciarsi
sui modi con cui viviamo la sessualità,
ma sia la denuncia delle relazioni violente e la promozione di relazioni
amorevoli e di cura. Alla luce di questa
conversione sapremo leggere meglio
quei testi biblici che sull’omosessualità sembrano fin troppo chiari. La
paura e la rabbia possono essere superate grazie a una strategia che preveda
l’ascolto delle storie d’amore, un passo
indietro dall’indagine sulla gestione
della nostra sessualità e un passo in
avanti nell’annuncio dell’amore gratuito e indiscriminato di Dio.
Alessandro Spanu
2
PAG. 2 RIFORMA
VENERDÌ 15 GIUCi^,^^
VEN
<PMa questo
dichiaro, fratelli:
che il tempo è
ormai abbreviato;
da ora in poi,
anche quelli che
hanno moglie.
suino come se non
l’avessero;
^'’quelli che
piangono, come se
non piangessero;
quelli che si
rallegrano, come se
non si
rallegrassero; quelli
che comprano,
come se non
possedessero;
^'quelli che usano di
questo mondo,
come se non ne
usassero, perché la
figura di questo
mondo passa»
(I Corinzi 7, 29-31)
«"De/ resto,
ciascuno continui
a vivere nella
condizione
assegnatagli dal
Signore, nella quale
si trovava quando
Dio lo chiamò.
Così ordino in tutte
le chiese.
^’’Qualcuno è stato
chiamato quando
era circonciso? Non
faccia sparire la
sua circoncisione.
Qualcuno è stato
chiamato quand’
era incirconciso?
Non si faccia
circoncidere.
'^La circoncisione
non conta nulla,
e l’incirconcisione
non conta nulla;
ma ciò che conta
è l’osservanza dei
comandamenti
di Dio. Ognuno
rimanga nella
condizione in cui
era quando fu
chiamato»
(I Corinzi 7,17-20)
«Fratelli, ognuno
rimanga davanti
a Dio nella
condizione in cui
si trovava quando
fu chiamato»
(I Corinzi 7, 24)
LA REALTÀ DELLA GRAZIA
Quando la grazia d afferra ci trasforma in testimoni. Allora diventa un'esperienza di
fede che ci apre spazi di libertà in cui conta solo l'impegno per Dio in questo mondo
GIOVANNA PONS
La nostra vita scorre scandita dal tempo che passa e il
tempo che abbiamo a disposizione ci sembra sempre troppo
breve per portare a termine tutti
i nostri progetti. Sovente siamo
obbligati a sconfinare nel tempo
che avremmo voluto dedicare
ad altre cose.
«Il tempo stringe»
T L tempo stringe» è il titolo
«...........
di un libro pubblicato nel
1988 dalla casa editrice Queriniana. L’autore, il fisico e filosofo tedesco Cari Friedrich von
Weizsàcker, auspicava la convocazione di un’assemblea mondiale dei cristiani per la giustizia, la pace e la salvaguardia del
creato. Da Basilea a Graz, noi
oggi siamo entrati in questo
processo. Constatiamo però
quanto sia difficile ottenere un
accordo tra i vari paesi emergenti nel campo deH’industrializzazione, per limitare l’inquinamento diminuendo l’emissione di gas nocivi. Ormai i segnali del degrado degli ecosistemi
Un commento di Calvino
Molti provano tal piacere nell’oro, nel marmo e nei dipinti da diventare come pietre, trasfigurandosi in metalli,
e diventando simili a idoli. Alcuni sono talmente rapiti
dal profumo della cucina, da esserne inebetiti e incapaci
di afferrare alcunché di spirituale. Si può dire altrettanto
di ogni altra cosa. È dunque chiaro, con questa considerazione, che la licenza di abusare dei doni di Dio è già in
parte limitata, ed è confermata la regola di sipi Paolo, secondo cui non dobbiamo aver cura delia nostra carne
per compiacere alle sue cupidigie (Rom 8,14); se si concede loro troppo, ribollono senza misura.
Ma la via più sicura e più breve per ottenere questo si
ha quando l’uomo ha imparato a disprezzare la vita presente e a meditare suirimmortalità celeste. Da essa derivano due regole. La prima consiste nel fatto che chi usa
di questo mondo deve essere nei suoi riguardi come se
non ne usasse; chi si sposa deve essere come se non si
sposasse; chi compra, come se non possedesse, secondo
l’esortazione di san Paolo (1 Cor 7,29-31). L’alira'consiste
nell’unparare sia a sopportare pazientemente e con cuore tranquillo la povertà, sia ad usare con moderazione
dell’abbondanza. Colui che decide di usare dì questo
mondo come se non ne usasse, non solo elimma ogni intemperanza nel bere e nel mangiare, ogni piacere, ogni
eccessiva ambizione, ogni orgoglio... ma corregge anche
ogni preoccupazione e sentimento che distoglie o impedisce di pensare alla vita celeste, e di ornare la nostra
anima con i suoi veri ornamenti... Perciò, sebbene la libertà dei credenti nelle cose esteriori non si debba restringere a certe formule, è tuttavia soletta a questa legge; essi si permettano soltanto il minimo indispensabile.
Giovanni Calvino, Istituzione della religione cristiana
volume primo, libro terzo
si moltiplicano, ma coloro che
hanno in mano il potere economico preferiscono sconfinare oltre i limiti di tempo che la natura
può ancora concederci, piuttosto che rinunciare, anche solo
parzialmente, ai loro interessi.
Il tempo di cui ci parla l’apostolo Paolo però si consuma nella prospettiva di un limite che
non potrà mai essere superato,
un limite assoluto posto davanti
a noi in un futuro che si avvicina
sempre di più. «Il tempo è ormai
abbreviato» o «Il tempo stringe»
vuol dire che al di là di questo
tempo non c’è più nessuna possibilità di sconfinamento e l’essere umano si trova in una situazione dalla quale non può
evadere. Questa situazione di
confine assoluto, per il cristiano,
non si identifica con la fine della
vita o della corporeità, ma con la
liberazione da sé stesso. Quando ci poniamo il problema della
«vera realtà», allora ci sentiamo
in qualche modo separati dalla
realtà in cui viviamo, separati
dalla problematica dei rapporti
che instauriamo nella nostra vita e dai conflitti che ne derivano,
separati dalla sofferenza che
questi ci procurano, separati
dalla gioia dei nostri successi,
dall’ansia degli affari economici,
dal modo di usare le cose buone
che Dio ci ha dato.
provvisorio. «Da ora in poi, anche quelli che hanno moglie, siano come se non l’avessero; quelli che piangono, come se non
piangessero: quelli che si rallegrano, come se non si rallegrassero: quelli che comprano, come
se non possedessero: quelli che
usano di questo mondo, come se
non ne usassero, perché la figura
di questo mondo passa».
Cogliere l'essenziale
«Come se»
Quale tempo?
VI sarebbero allora due modi
diversi di pensare il tempo?
Un tempo che si può dilatare a
nostro piacere e un tempo che ci
minaccia invece con il suo limite
invalicabile? Non è il tempo che
cambia, ma la nostra prospettiva, l’orientamento che diamo alla nostra vita. Se siamo colti dalla
percezione di un tempo limitato
a nostra disposizione che ci obbliga a vivere da confinati in una
realtà provvisoria, allora non
possiamo più illuderci di poter
giocare con questo tempo costruendoci dei paletti che poi
non rispettiamo. Non possiamo
credere che la nostra chiesa sia
quella vera, che esista una morale superiore alle altre cui tutti dovrebbero uniformarsi, che possa
esistere un dolore assoluto perché porterebbe all’odio, una
gioia assoluta perché condurrebbe all’esaltazione, un rapporto
perfetto perché condurrebbe alla
chiusura e all’egoismo. Nella visione della vera fine è come se il
tempo si abbreviasse all’estremo,
si riducesse all’infinito e ogni nostro agire diventasse relativo e
CHE cosa vuole dirci l’apostolo Paolo? Che dobbiamo
attendere la fine senza più preoccuparci di questo mondo che
passa? Non più provare sentimenti di gioia 0 di dolore, non
essere più attivi o produttivi?
Qui si delinea il momento in cui
non vale più la pena di vivere
solo per porre in questione il
mondo intorno a noi, di mettere
in discussione ciò che fanno gli
altri o le altre. Questo è il momento di cogliere una critica
che ci viene da oltre confine,
quel confine per noi invalicabile. Un giudizio che ci strappa
dalla nostra realtà e ci fa vivere
in una realtà nuova: la realtà
della grazia. Di contro alla minaccia della fine ci coglie la
realtà della grazia, nel tempo di
un attimo, di un lampo, di un
«come se». Questo «come se»
viene ripetuto per ben cinque
volte in tre versetti. È il tempo di
un sospiro, una fessura da cui si
intravede un nuovo orizzonte.
Non che le cose di questo
mondo non contino più, hanno
solo perduto la loro assolutezza,
la loro sacralità, la loro religiosità. Tutto deve essere riconsiderato nella sua relatività, nella
prospettiva della fine: la chiesa,
la famiglia, la gioia e il dolore, il
guadagno, la carriera, l’uso della
terra, la fine della vita. Se i rapporti si consumano, scopriamo
nuovi modelli di relazione che ci
permettano di accogliere le diversità e di riconciliarle. Assolutizzare il proprio modello confessionale 0 culturale conduce
alle guerre etniche, è necessario
il dialogo e il rispetto dell’altro.
Se il 20% della popolazione
mondiale consunta il 70% di
energia e produce il 50% di scorie vuol dire che i ricchi vivono a
spese dei poveri. Quale gioia
possiamo gustare senza condivisione, come possiamo essere felici senza curarci della sofferenza degli altri? Usare la terra al di
là delle sue risorse vuol dire lasciare in eredità alle generazioni
future un pianeta invivibile.
IN questo testo ci vengono
chiesti riflessione e ridimensionamento delle nostre pretese, ci viene chiesto di cogliere
l’essenziale nel tempo di un «come se». E l’essenziale è il dono
della grazia che chiama il credente a vivere già qui e ora una
vita che lo renda partecipe di ciò
che c’è «oltre» quel limite invalicabile che la Bibbia chiama il regno di Dio. Vivere una vita che
ci renda partecipi del regno di
Dio non vuol dire disprezzare le
cose di questo mondo che passa: i legami affettivi, il nostro
compito nella società... ma vuol
dire non lasciarci dominare dalla preoccupazione delle cose e
dei sentimenti al punto da non
essere più capaci di discernere
la prossimità di Dio nello spazio
e nel tempo di un «come se».
Se proiettiamo sulle cose e
sui rapporti umani un significato assoluto, definitivo, sacro,
essi diventeranno oggetto di
lotta e di violenza di cui continueranno a soffrire gli umani e
la creazione. Il Vangelo ci invita
a prendere posizione e a lavorare secondo le nostre competenze in ogni campo del sapere
umano, in campo scientifico ed
economico, in campo politico e
culturale. Ma se questa realtà in
cui viviamo non riesce ad estinguere i nostri bisogni e acuisce
sempre più in noi il senso dell’assenza di qualche cosa che
ancora non abbiamo, allora bisogna perdere la figura, l’immagine di quel desiderio per aprirci alla possibilità di riconoscere
la presenza di colui che è «la
via, la verità e la vita».
Nelle parole dell’apostolo
Paolo cogliamo questa preoccupazione: egli ci invita a vivere
in questo mondo secondo la
struttura della grazia, ci invita
cioè a «tracciare figure, modi di
vita, forme, strutture che rimandano oltre sé stesse». Esse
non si identificano con la grazia, ma indicano alla grazia:
una grazia che può essere afferrata dall’intuizione o dall’immaginazione, nello spazio di un
«come se». Perché Dio chiede
per sé un tempo brevissimo, ma
costringente. Quando la grazia
ci afferra ci trasforma in testimoni e allora diventa esperienza di fede che ci apre spazi di libertà in cui non c’è più nulla
che conti, se non ciò che Dio ci
chiede: l’impegno per lui in
questo mondo che passa.
Note
omiletiche
L'apostolo Paolo n
prende il discorso dòi
versetto 26: «Penso dun
que che questa sia la co
sa migliore da farsi, datò
che viviamo in un peno
do critico, cioè che è be
ne per l'uomo rimanere
come sta». Passa cioè dal
le disposizioni per | sin
goli gruppi delle cornunità al discorso di prlnc|
pio. Egli crede all'escatologia, vale a dire nella
futura fine del vecchio
mondo. Questo significa
allo stesso tempo, la ve'
nuta del mondo nuovo di
Dio, già ora valido e operante, a cui appartiene la
comunità cristiana.
L'attesa escatologica
nella cui luce tutto ciò
che è terreno viene relativizzato e che invita a un
«possedere come se non
possedessimo» (v. 29) pòtrebbe essere fraintesa
nel senso che non vale la
pena impegnarsi, visto
che la scena di questo
mondo passa. Se tutto
quello che costruiamo
crolla di nuovo, se il mondo salvato non può essere
allestito da noi, diventa
facile cedere a una rassegnazione che paralizza
ogni attività. Ma ánchese
la cristianità ha ceduto
spesso a questa tentazione, tale conclusione non
deriva dall’essenza della
speranza cristiana che ci
insegna piuttosto a prendere seriamente «a realtà
penultima» nella luce
dell'«ultima». Noi non
possiamo certo anticipare
l'azione redentrice di Dio,
ma possiamo testimoniarla e annunciarla con la
nostra attività temporale
e imperfetta.
«Il tempo è ormai abbreviato» (v. 29a) ha il
valore di un futuro imminente che in un certo
modo è già entrato nel
presente. E allora da questa situazione particolare
scaturisce una conclusione di ordine generale che
si allontana dal problema
del matrimonio. Non solo, ma con i vv. 30 e 31
essa si rende indipendente anche dalla data della
parusia perché il cristiane)
ha il diritto di usare dei
beni di questo mondo
senza diventarne schiavo.
Anche Giovanni Calvino,
commentando il passo
che abbiamo scelto, dice
che il buon uso del mondo consiste a non cadere
nell'intemperanza, ma
neppure nell'austerità.
Esteriormente nulla
cambia: in accordo con i
versetti 2 e 5 dello stesso
capitolo, il cristiano continuerà ad avere una
moglie e la cristiana un
marito, sempre attendendo alle proprie occupazioni. Però la loro situazione interiore non '
sarà più la stessa per ii
fatto che la loro felicita
non è più legata alle
realizzazioni terrestri. Al
versetto 31 l'espressione: «la figura di questo
mondo passa» può signi'
ficare che il mondo ben
presto avrà finito il suo
compito. L'apostolo Paolo stabilisce un rapporti
dialettico col mondo che
rende impossibile ogh' ;
divinizzazione delle cos
del mondo e, nello stess
tempo, rende impcissibii I
la volontà di darsi in modo assoluto a ciò che
relativo.
Per
approfondire
- Héring, J., 1959:
première épìtre de Sa
Paul aux Corinthiens, u
lachaux et Niestié.
- Wendiand, H.
1968: Le lettere ai Con"
ti, Paideia.
- Krèck, W., 1?86: 0°^.
matica Evangelica, Li
diana. , ,.,ì.
- Calvino, G., 18?^'.
tuzione della rehgi°
cristiana, Utet.
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La particolare esperienza della connunità evangelica ecumenica di Albano Laziale
Allarga la tua tenda, rinforza i tuoi paletti
Il cairvnino di una comunità aderente all'Ucebi che vuole essere un luogo di sperimentazione
(ji un ecumenismo più ampio e che si apre all'accoglienza di credenti di diversa confessione
^llar^ci lei tiid tBTidci, stGfidi
¡¡¡massimo i tuoi teli, allunga
la funi 0 rinforza i tuoi paletti»
nsaia 54,2): questo testo biblico che ha fatto da motto a
una recente assemblea della
federazione delle chiese evaneeliche in Italia (Torre Pellice,
1997), ha accompagnato anche il cammino di una piccola
comunità battista, quella di
Albano Laziale (Roma) che
nello stesso anno, al termine
diun lungo cammino di riflessione sullà propria identità
e vocazione, ha deciso di assumere la nuova denominazione
di «Comunità evangelica ecumenica, membro dell'Unione
cristiana evangelica battista
d’Italia». Una comunità ecumenica («allarga la tua tenda») ma al tempo stesso solidamente piantata («rinforza
i tuoi paletti») sul terreno della Riforma; una comunità
che, come si legge nel progetto
comunitario approvato nel
1997, vuole «essere all’interno
del protestantesimo un luogo
di sperimentazione di un ecumenismo più ampio, aprendosi all’accoglienza di credenti di
diversa confessione» e riaffermando nel contempo «la specificità di evangelici radicati
nella teologia della Riforma e
nell’esperienza di fede "non
conformista” propria del battismo». Attualmente la Comunità evangelica ecumenica
conta 37 membri effettivi, sia
evangelici (provenienti da diverse denominazioni) che cattolici, e una popolazione complessiva di circa 120 persone; è
impegnata in una serie di attività sul territorio, sia a livello sociale che in collaborazione le comunità battiste dei
Castelli (Ariccia e Fontana di
Papa) e con gruppi ecumenici.
In questa pagina presentiamo
alcune riflessioni che tentano
di render conto del nostro
percorso spirituale; gli autori
sono due membri cattolici
della comunità, Ilaria Ciriaci
e Massimo Vanni, e il presidente del Consiglio di chie
sa, il battista Enzo Cascione.
Per ulteriori informazioni vi
invitiamo a consultare il sito
web della comunità: www.yepa.com/klevang_ ecum.
(Luca Maria Negro)
Massima apertura, senza
rinnegare le proprie radici
ENZO CASCIONE
\ LLARGA la tua tenda,
rinforza i tuoi paletti».
È così che la comunità evangelica ecumenica di Albano
Ba inteso il suo impegno ecumenico: come massima apertura al dialogo con tutti,
senza mai rinnegare le sue radici di comunità evangelica e
battista, i suoi «paletti» che affondano nel terreno comune
a tutti i cristiani, il terreno solido é fertile della parola di
Dio che ci chiama a testimoniare fattivamente la nostra
fede. La nostra coscienza ecumenica è così cresciuta, in oltre veiit’anni di vita comunitaria, «allargando la tenda»,
attraverso rincontro coniugato con l’impegno comune per
la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato. Sono quattro gli «incontri» che hanno
segnato in modo particolare il
nostro cammino comunitario.
Il primo incontro, in ordine
cronologico, è stato quello
con tanti fratelli e sorelle delle altre chiese protestanti: un
incontro che ci ha fatto scopritela centralità del comune
riferimento alla teologia della
^orma: sola grazia, sola fede, solo Cristo, sola Scrittura.
Siamo stati la prima comunità battista italiana ad avere
come suo conduttore un valdese; fra i membri della norria comunità ci sono valdesi,
morrnati, metodisti, luterani,
catelli e sorelle che provengono da chiese evangeliche
®ere. Particolarmente arrichente è stata la collaborariOne con numerosi studenti
cShdentesse della Facoltà
^uese di teologia.
*1 secondo incontro è stato
pello con i «laici» e, più in
erde, l’apertura alla gente
tutti i giorni, attraverso un
jtylzio cristiano anch’esso
Pico», di testimonianza si^osa. La nostra prima predazione, infatti, deve essere
Dw K tlelle nostre azioni:
Pfrehé è dal nostro amore, e
^ dalle nostre parole, che
^osceranno che siamo dipoli di Cristo. Fra le tappe
^ Questo incontro ricordia®1 Impegno nel movimento
K t la pace contro i missili a
^ Ptso, il servizio ai terre
Dia n Senerchia in IrpiI il lavoro sociale svolto, ad
•tipio, con un doposcuola
^••••ato per quattro anni da
pUppo di volontari.
incontro è stato
L *0 con alcuni gruppi «di
del mondo cattolico, e
il terreno dell’incontro è stato
molto pratico: l’impegno comune per la difesa di alcune
conquiste civili prima, e poi
l’impegno nel cosiddetto
«processo conciliare» delle
chiese cristiane per la giustizia, la pace e la salvaguardia
del creato, preparando e accompagnando le due assemblee ecumeniche europee di
Basilea 1989 e Graz 1997. È da
questo impegno comune che
nasce l’esperienza del «gruppo ecumenico di Albano»,
che oggi si è praticamente integrato nella comunità.
Infine, l’ultimo incontro
che ci ha aiutati ad «allargare
le nostre tende» è stato quello
con tanti fratelli e sorelle immigrati: anzitutto attraverso
l’impegno sociale della comunità (il «progetto Filoxenia» di
accoglienza a una famiglia di
rifugiati kosovari, i corsi di
italiano per stranieri, la partecipazione ad associazioni locali che si occupano di immigrazione), e poi anche attraverso la presenza di cosiddetti
«stranieri» all’interno della
comunità, cosiddetti perché
in Cristo nessuno di noi è più
straniero. Anche rincontro
con questi fratelli e sorelle,
provenienti da altri paesi
dell’Europa, dell’America Latina e dell’Asia, ha contribuito
e contribuisce ad allargare il
nostro orizzonte ecumenico e
ci fa sperimentare, domenica
dopo domenica, la realtà della
chiesa universale.
Abbiamo in comune molto
più di quel che pensiamo
ILARIA CIRIACI
La mia storia di fede inizia
in una parrocchia cattolica all’interno della quale ho
svolto delle attività di servizio
che, ancora prima di essere di
sostegno a qualcuno, sono
servite alla mia formazione,
alla ricerca di me stessa, del
progetto su di me. Le successive esperienze, le scelte personali e di coppia, mi hanno
di fatto allontanata da quel
contesto particolare, rassicurante come ogni ambito che ti
appartiene, ma anche soffocante se decidi che è tutto ciò
che vuoi e che ti basta. Un
turbinio di esperienze si riaffacciano alla memoria ripensando al quando e al come
del mio cammino successivo.
Solamente ora, fermandomi a
guardare da lontano la mia
storia, colgo un unico filo
conduttore che unisce immagini a parole, affetti a prove,
tutte importanti e nessuna da
rinnegare. Ho conosciuto
persone molto diverse da me
e dalla tradizione dalla quale
provenivo e all’interno della
quale avevo affondato ben
salde le radici della mia sicurezza. Per scoprire che proprio l’esclusione di quelli che
differivano da me determinava, di fatto, la paura di leggere
la realtà e di condividere una
grazia che era, sì, per me ma
non solo a me destinata. Che
la grazia è per l’uomo e non
per alcuni uomini.
L’Assemblea di Graz del 1997
Sulle «vie della pace», un
giorno, ho incontrato la comunità evangelica di Albano:
un po’ diversa da come è oggi, ma già in marcia; così come il popolo di Dio, non ancora «popolo», camminava
alla ricerca di una sua ulteriore identità. È il sogno di Dio:
suscitare uomini e donne nel
deserto per connotarli in un
popolo. Soltanto qualche anno più tardi la condivisione
di slogan e di ricerca intellettuale si sono modificate, per
lasciar spazio a un percorso
gomito a gomito, che prendeva corpo, giorno dopo giorno,
raccogliendo tra l’aJtro le sfide emergenti dalle varie tappe del «processo conciliare»
intrapreso dal movimento
ecumenico, e ci interrogava
sui temi della giustizia, della
pace, della salvaguardia del
creato. È ormai da dieci anni
che il mio cammino si affianca a quello di una comunità
che in parte, ormai, mi somiglia. Mi somiglia perché tutti
noi, come recita una confessione di fede ecumenica,
«...crediamo che nel nostro
incontro con fratelli e sorelle
di altre tradizioni non abbiamo nulla da temere. Poiché
quando ci riuniamo con spirito di umiltà e di apertura
scopriamo che abbiamo molto in comune, abbiamo doni
da ricevere e da condividere,
abbiamo bisogno gli uni degli
altri. Crediamo che le nostre
divisioni siano contrarie alla
Scrittura...».
È sintomatico, importante,
stimolante e provocatorio per
il mio cammino che proprio
nel momento in cui questa
comunità raccoglieva l’invito
a «rafforzare i propri paletti»,
l’impulso ad allargare le sue
porte e la capacità di accoglienza non siano venute meno, anzi, hanno sostanziato e
meglio connotato la sua specificità. Non è stata, dunque,
la fredda ricerca di una tradizione piuttosto che di un’altra a coinvolgermi nel cammino comunitario, ma l’evoluzione naturale di un’affinità
che si è andata trasformando
in cammino comune di fede.
Alcuni mesi fa ho deciso di
diventare a tutti gli effetti
membro della comunità evangelica ecumenica di Albano, nella consapevolezza che
l’essere umano, che io non
posso camminare da sola,
che la grazia è per me, per
ciascuno di noi nella dimensione del popolo di Dio, nella
dimensione della gratuità.
«J Una tenda al posto dell'edifido sacro
Una chiesa che si muove
senza paura nell'umanità
NIASSIMO VANNI
.. \ LLARGA la tua tenda»:
>>/jLla tenda evoca nei nostri pensieri l’idea di qualcosa di fragile, di esposto ai
venti, di precario, di provvisorio; la tenda anche oggi si
mette per ripararsi dal sole,
dal vento, dalla pioggia, al
mare, oppure su un terrazzo,
si pianta in un prato o nel bosco o in un campeggio per
surrogare quello che al momento non si ha, cioè una casa. La tenda come riparo o
come sostituzione temporanea della casa.
Che cosa ha a che fare la
tenda con l’immagine che
spesso abbiamo oggi e che si
è consolidata di «chiesa»,
cioè l’edificio sacro ardito ma
solido, alto e imponente,
slanciato verso le immensità
della divinità, oppure quella
di chiesa come comunità dei
credenti altrettanto solida e
quadrata nelle sue certezze,
dogmatiche o meno, espresse o meno, dichiarate o meno, sancite o meno, edificio
umano inamovibile e impermeabile alle contaminazioni
del mondo ateo, agnostico o
diversamente religioso?
La tenda, al contrario, lascia passare l’aria, l’acqua, il
calore, l’umidità, il suono, i
profumi e i lezzi dell’umanità. La tenda mi è simpatica,
perché si lascia condizionare
e contaminare da ciò che la
circonda: è solida, perché
piantata nei suoi paletti, ma è
leggera e sempre pronta a
piegarsi alla necessità di andare altrove, anche per dare
riparo là dove serve, ad esempio ai disastrati, ai derelitti, ai rifugiati; ed è a dimensione umana: tenda non evoca l’idea di qualcosa che avvolge tutti, minacciosa, che
tutti sovrasta; non è un tendone, non si parla qui di un
circo, si parla di qualcosa che
accoglie mentre è sospinta
verso l’umanità.
Questa tenda chiama alla
mente l’idea di una comunità
disposta ad assumere la condizione umana, senza alienazioni, disposta ad andare verso, andare incontro, senza
condizioni, senza la paura di
dover preservare o difendere
qualcosa, l’identità; e questa
identità a volte è proprio una
condanna, un macigno appeso al collo; per difendere la
mia identità religiosa rischio
di perdere quella di essere
umano, quasi dimenticando
come Gesù stesso fu condannato da quelli che volevano
preservare la propria identità
e il proprio potere religioso.
Purtroppo la precarietà tipica della tenda è oggi sempre più sconosciuta, in tempi
in cui predominano l’ansia
della sicurezza, la paura della
morte, con telefoni sempre a
portata di mano (perché non
si sa mai...), con l’ossessione
della comunicazione nell’assenza della relazione, con le
assicurazioni, le analisi, i
controlli sanitari... Ma il cristiano, uomo o donna di speranza, lascia nel tempo di oggi, nel tempo dell’uomo planetario, il segno della speranza? Quale la sua testimonianza, quale la nostra testimonianza? È quella di chiese
chiuse, impermeabili, inossidabili, timorose di contaminazioni? Qual è il nostro messaggio di riconciliazione, se
continuiamo a discutere e litigare sulle nostre questioni
dogmatiche e di potere, senza badare alla sostanza che ci
unisce? Forse l’umanità si
fermerà ad aspettare le nostre manovre di retroguardia,
quando incombe la globalizzazione dei mercati, della fame, delle guerre, dei genocidi
e delle ingiustizie sociali?
Che cosa devo fare oggi per
essere fedele al messaggio
d’amore e di pace trasgressivo del Cristo? che altro, se
non riconoscere il peccatore
che è in me e lasciare che lui
mi trasformi in uno di quei
poveri in spirito che chiama
beati, e mi guidi nel tentativo
assurdo di mostrare che, sì, è
possibile avere relazioni prive di interesse, che non contano solo gli indici di borsa,
che denaro e potere spesso
corrompono e impediscono
di incontrare l’altro?
La tenda ci proietta un’immagine di chiesa che si muòve senza paura all’interno
dell’umanità e si perde in essa; una chiesa con i paletti
sempre ben piantati sulla Parola di Dio, ed è questa la sua
identità, per cristiani sempre
più umanizzati e convinti di
assumere la condizione umana. E noi, saremo capaci di
parlare la stessa lingua dell’umanità credendo nell’importanza dei valori umani?
Saremo capaci di imparare da
quelli che ci precedono nel
regno di Dio, dai peccatori e.
dalle prostitute, i valori che ci
fanno diventare veramente
uomini e veramente donne?
Sicuramente possiamo imparare dal laico Gesù che da laico ha vissuto la sua sconfitta e
la sua vittoria; sempre disponibile ad andare dove era necessario, dove meglio poteva
servire, coperto solo da quella
impalpabile tenda.
Il logo della comunità
ecumenica di Albano
Il logo della comunità
evangelica ecumenica di Albano Laziale è composto
dal nome e da tre simboli
che caratterizzano la comunità: la croce ugonotta, la
navicella «Oikoumene» e
l’arcobaleno. La croce ugonotta è il simbolo del protestantesimo dei paesi latini. Si tratta di una croce di
Malta, a cui è appeso un
pendaglio raffigurante una
colomba, simbolo dello Spirito Santo. La barca con la
croce e la scritta «Oikoumene» (termine greco che significa «l’intera terra abitata») è il simbolo del movimento ecumenico. La navicella sui flutti del mare è la
chiesa stessa, e la vela che la
sospinge è la croce di Cristo. L’arcobaleno è il simbolo biblico del patto fra
Dio e l’intero creato: secondo il racconto della Genesi,
dopo il diluvio universale
Dio decise di non maledire
più la terra a motivo della
malvagità umana, e mise in
cielo il suo arco(baleno) come segno del patto: «Vi dò
un segno dell’alleanza che
ho stabilito tra me e voi e
tutti gli esseri viventi che
sono con voi e per tutte le
loro generazioni in futuro:
ho messo il mio arco tra le
nubi. Sarà il segno dell’impegno che ho preso verso il
mondo» (Genesi 9,12-13).
4
PAG. 4 RIFORMA
VE
Si è svolta a Driebergen la IV Conferenza europea dei cappellani carcerari
Giustizia e riconciliazione dentro e fuori
Negli ultimi anni vi è stato ovunque un incremento massiccio del tasso di carcerazione
I cappellani svolgono una funzione di supporto e di accompagnamento insostituibile
SERGIO MANNA
DALL’8 al 14 maggio si è
tenuta a Driebergen, in
Olanda, la quarta Conferenza
europea dell’Ipca (International Prison Chaplain’s Association). Intorno al tema
«Liberaci dal Male. Giustizia
e riconciliazione in prigione e
nella società»; si sono ritrovati a discutere insieme 120 tra
cappellani e cappellane provenienti da tutti i paesi d’Europa e appartenenti alle varie
confessioni cristiane.
Ecumenica fin dalla sua
fondazione, avvenuta nel
1985 a Bossey (Svizzera),
questa associazione ha il pregio di riunire in sé protestanti, cattolici e ortodossi che, al
di là delle barriere confessionali, sono uniti nel desiderio
di impegnarsi insieme nelle
carceri sia nell’ambito della
cura pastorale dei detenuti e
del personale carcerario che
in quello del rispetto dei diritti umani e della tutela delle
minoranze.
Foto di gruppo dei cappeliani e deile cappellane che hanno partecipato all’incontro di Driebergen
Aumentano i carcerati
La sezione europea dell’Ipca si è rivelata anche come
un ottimo strumento di collegamento, formazione e sostegno per tutti quei cappellani
e cappellane che per ragioni
geografiche, politiche o economiche si trovano ad operare in contesti di isolamento o
di particolare disagio.
Nel corso della Conferenza
di quest’anno le relazioni del
dott. Andrew Coyle dell’«International Centre for Prison
Studies» del King’s College
dell’Università di Londra, e
del prof. Johannes A. van der
Ven, dell’Università di Nijmegen, hanno fatto il punto
della situazione delle carceri
in Europa e in altri paesi del
mondo, mettendo in luce come negli ultimi anni vi sia
stato quasi ovunque un.incremento massiccio del tasso
di imprigionamento: dall’Inghilterra e il Galles che hanno raddoppiato in pochi anni
la popolazione carceraria,
all’Olanda che l’ha quadru
plicata (pur essendo stata in
passato un modello illuminante in materia di politiche
carcerarie), per finire agli Stati Uniti che hanno raggiunto
in pochi anni addirittura un
record di crescita del 500%.
Conseguenza di tale situazione è spesso il sovraffollamento delle strutture carcerarie che rischiano di esplodere. Emblematico il caso di
Kresty, la prigione di San Pietroburgo che pur avendo una
capacità di 3.000 carcerati ne
detiene in realtà 10.000, con
10 o 15 detenuti costretti a vivere in piccole celle con soli
due o tre letti, in condizioni
così disumane che spesso coloro che sono in attesa di giudizio sono pronti a dichiararsi colpevoli pur di essere trasferiti altrove. Per contro, in
molte prigioni olandesi è garantita ai detenuti la cella singola, ma non è permesso loro
di consumare insieme i pasti
(esclusa la santa cena), quasi
che fosse possibile favorire il
reinseripiento nella società a
chi per anni (talvolta molti)
ha fatto ogni giorno colazione, pranzo e cena fissando il
muro della propria cella senza poter parlare e condividere
qualcosa con qualcuno. Le
prigioni, quasi ovunque, rischiano di diventare sempre
di più dei luoghi di esclusione
dalla società civile, nei quali
l’aspetto punitivo è dominante mentre quello rieducativo
pressoché inesistente. Ed è
davvero strano pensare di
escludere un gran numero di
persone dalla società mettendole dietro le alte mura di un
carcere per un certo numero
di anni pretendendo poi che
possa bastare questo a trasformarle in cittadini e cittadine migliori. È questo l’ambito nel quale si trovano ad
operare molti dei cappellani e
delle cappellane che abbiamo
incontrato e che spesso, oltre
a offrire ascolto e sostegno
spirituale e materiale, cercano di fare da ponte tra il carcere e quella società più o
meno civile, della quale esso
è un prodotto.
Il ruolo dei cappellani
Allora la domanda se in
una società secolarizzata abbia ancora senso la presenza
religiosa dei cappellani e delle cappellane sembra essere
una domanda retorica. Di
fatto gli studi condotti recentemente tra gli operatori carcerari e i detenuti nell’Europa settentrionale rivelano
che la presenza dei cappellani è più che gradita e che essi,
con la loro offerta di ascolto e
di amicizia insieme alla loro
carica di umanità e spiritua
lità, svolgono una funzione di
supporto e di accompagnamento insostituibile, capace
talvolta di imprimere una
svolta a delle esistenze apparentemente immutabili. Di
questo e di molto altro si è discusso a Driebergen.
Al termine della Conferenza sono stati eletti i nuovi
membri del comitato direttivo deiripca-Europe nelle persone dei pastori Hittjo Hummelen (riformato olandese,
presidente), Susanne Bjerregaard (luterana danese), Werner Burki (riformato francese), Nicolai Georgiev (ortodosso bulgaro), Philip Revell
(cattolico inglese), Jarmo
Rubala (luterano finlandese),
Gabor Roszik (luterano ungherese) e Sergio Manna (valdese italiano). Tornando a casa ci ritroviamo a riflettere su
una frase scritta a sua moglie
Diga da Vaclav Havel, ora
presidente della Repubblica
ceca, mentre era in carcere:
«Non mi sento mai dispiaciuto per me stesso, come qualcuno potrebbe pensare, ma
mi dispiaccio per gli altri prigionieri e in generale per il
fatto che le prigioni debbano
esistere e che siano come esse sono e che il genere umano non abbia ancora inventato un modo migliore per venire a capo di certi problemi».
Una presa di posizione molto ferma della sezione italiana di «Noi siamo chiesa»
«Bisogna mettere in discussione il sistema dell'8%0»
Il 21 maggio scorso, la sezione italiana di «Noi siamo chiesa»
ha pubblicato un lungo documento, fortemente critico, sulla
questione deH’8%0. Pubblichiamo l'ultima parte del documento
che fa riferimento all'8%0 dell’Unione delle chiese metodiste e
valdesi, in un’ottica di opposizione di fondo al sistema dell’8%0.
(...) «Noi siamo chiesa»
constata che il sistema in vigore si consolida sempre di
più e che inoltre questa situazione di privilegio è ben poco
conosciuta favorendo una
commistione tra la dimensione dello spirituale e quella
del temporale poco «laica».
«Noi siamo chiesa», in nome dell’imperativo evangelico «gratis accepistis, gratis
date» (Mt. 10, 8), che pretende l’assoluta gratuità nell’annuncio dell’Evangelo, si sente in dovere di continuamente riproporre, anche sulla base di quanto afferma la Gaudium et spes (cap. 76), la rinuncia unilaterale della
Chiesa cattolica all’attuale sistema invitando a cercare
nuovi modi per sostenere le
necessità della chiesa stessa.
«Noi siamo chiesa» ritiene
auspicabile che comunque
inizi una nuova pacata discussione su questi problemi,
senza zittire chi espone opinioni diverse da quelle ufficiali. Per essere efficace la riflessione potrebbe allargarsi
alla gestione dei beni della
Chiesa cattolica e degli ordini
religiosi che, specialmente
nelle grandi diocesi nel nostro
paese, sono molto consistenti. La trasparenza e la correttezza nella amministrazione
dei fondi, che la Cei cerca di
promuovere e che tutti speriamo si generalizzi nella nostra chiesa, non sono sufficienti. Bisogna discutere nel
merito della destinazione dei
fondi pubblici e dei beni delle
diocesi e delie parrocchie. Per
una riflessione approfondita
sarebbe anche utile esaminare le situazioni che esistono in
paesi di antica cristianità e
quelli dove la Chiesa cattolica
romana è minoranza.
Per chi firmare? Allo stato
delle cose il contribuente cbe
non condivide il sistema, pur
continuando a sollevare le
sue obiezioni di principio, si
trova di fronte ad opzioni
molto rigide:
- non può trattenere l’8%o
della propria Irpef (glielo impedisce la legge):
- se non fa alcuna opzione,
decidono per lui quelli che
scelgono:
- se firma per lo stato, opzione che sembrerebbe abbastanza ovvia, si trova però
di fronte a una gestione oscura (è quasi impossibile riuscire a sapere come vengono
spesi i 150-200 miliardi della
quota dell’8%o a gestione statale), con destinazioni molto
diverse e imprevedibili: nel
'99 fu finanziata la presenza
italiana in Albania e in Kossovo (art. 6 della legge n. 186
del 18-6-99) e negli ultimi
quattro anni si è attinto a
questi fondi anche per il restauro di chiese e conventi:
esiste un’ultima possibilità a
cui ricorrono da tempo molti
cattolici anticoncordatari:
quella di firmare a favore della «Unione delle chiese metodiste e valdesi» oppure delle
«Assemblee di Dio in Italia».
Queste due chiese hanno firmato Intese con Io stato che
prevedono di destinare i fondi dell’8%0 conseguenti alle
opzioni a loro favore per
«scopi sociali e umanitari anche a favore di paesi del Terzo Mondo», escludendo esplicitamente il sostentamento dei pastori o le spese
per il culto. Inoltre queste
chiese hanno deciso di non
partecipare, in proporzione
alle scelte espresse, alla ripartizione dei fondi dell’8%o re
lativi a quei contribuenti (sono la maggioranza) che nella
dichiarazione dei redditi non
hanno espresso alcuna opzione. La partecipazione alla
divisione di fondi per cui non
è stata espressa alcuna volontà ci sembra fortemente
criticabile: essa permette il
raddoppio delle somme versate dallo stato ed è prevista
sia per la Chiesa cattolica che
per le altre tre confessioni
(Chiesa luterana. Chiese cristiane awentiste del settimo
giorno e Unione delle comunità ebraiche) che hanno firmato con lo stato una normativa analoga a quella della
Chiesa cattolica.
La firma a favore di una
delle due chiese sopraindicate ci sembra utile anche tenendo conto del tipo di interventi che esse realizzano e
della accertata trasparenza
della loro gestione. Ha però
una sua validità la considerazione che l’accettazione dell’otto per mille da parte di altre confessioni tende a rafforzare e a rendere credibile tutto il sistema: per questo motivo noi auspichiamo che in
queste chiese non si abbandoni la discussione sul fondamento stesso di tutto il sistema dell8%o e sul suo concreto funzionamento.
11 due volti di una stessa medaglia
Ecumenismo missionario
e missione ecumenica
ELISABETTA RIBET
COME il Padre mi ha mandato, così io mando voi
(Gy 20, 21). Un inizio di movimento missionario ecumenico. Questo il titolo dell’annuale seminario ecumenico
tenutosi tra il 14 e il 23 maggio al Centro di incontri di Josefstal, della Chiesa luterana
in Baviera. 31 differenti confessioni, dalla Chiesa ortodossa a quella riformata passando per gli anglicani e i luterani, e 19 nazionalità possono essere, e lo sono senza
dubbio state, un ottimo caleidoscopio attraverso il quale
guardaré la realtà molteplice
e multiforme dell’Europa cristiana centro-occidentale.
«Mission impossible»?
Il primo giorno di lavoro è
iniziato con lo slogan «mission impossible». Si può ancora parlare e progettare la
missione, oggi? E dove, in
che modo? L’ecumene, inteso come insieme di contesti
in cui Ip diverse chiese vivono e testimoniano la loro fede, può essere campo di missione? Fino a che punto si
può essere missionari senza
«pescare nelle acque» delle
altre chiese? Possiamo osare
sognare una missione ecumenica, in cui le chiese cristiane unite nella testimonianza abbiano un progetto
comune, almeno in Europa?
È possibile trovare un percorso comune attraverso gli
innumerevoli ritagli e cuciture del grande patchwork di
religioni e culture che è la
spiritualità contemporanea?
Dietro i grandi vetri delle
finestre del Centro immerso
nel verde di una tiepida primavera alpina abbiamo iniziato a raccontarci, come
persone e come delegati delle,
rispettive chiese. E, nel contesto di ognuno, abbiamo
iniziato a guardare quali tracce le differenti missioni avessero lasciato dietro di sé, nelle vite delle singole persone e
in quelle delle chiese. Dopo
un paio di giorni ha fatto irruzione il prof. W. Ustorf,
cattedra di missiologla alla
facoltà statale di Birmingham, portando scompiglio
nel delicato lavoro di guardarsi dentro con un intervento molto laico e poco incline
a lasciar passare la missione
come un argomento facile da
digerire nella storia della
chiesa e della società. Il linguaggio sociologico-economico utilizzato dal professore per illustrare il suo punto
di vista, a volte inesorabilmente lontano dall’idillico
vocabolario utilizzato talvolta dagli apologeti della missione cristiana ha suscitato
reazioni forti in molti dei
partecipanti, indipendentemente dalla loro appartenenza a una o all’altra chiesa.
A fianco della storia della
missione i lavori hanno anche coinvolto la teologia, con
un’interessante animazione
biblica sul testo di I Pietro 2,
9-10 e la nozione di popolo
scelto, di popolo di sacerdoti.
nel modo In cui le differenti
sensibUità e storie portano ad
interpretare questi concetti
Ma numerosi sono stati i pas’
si biblici che hanno accompagnato la sessione, uniti à
ricchi e variopinti momenti di
preghiera comune (mattino e
sera) durante i quali le dive:se tradizioni e teologie si sono intrecciate a canti nella
deliziosa cappella del Centro
Negli ultimi giorni della
sessione sono stati presentati
in sei laboratori alcuni lavori
in ambito ecumenico già attuati in diversi paesi europei,
dalla Finlandia alla Gran Bretagna alla Germania, destinati a pubblici differenti, dagli
alunni dei licei ai non credenti. Missione ecumenica
dunque, oppure ecumene
missionaria? L’ultima parte
dei lavori è stata fatta in
gruppi regionali, perché è
evidente che l’est europeo ha
problemi e contesto piuttosto diversi dalla Baviera 0 dai
Balcani. Per alcuni le due
coincidono, per altri assolutamente no. Per alcuni è fondamentale che le chiese lottino insieme per portare avanti
un lavoro di testimonianza in
un contesto ormai quasi del
tutto secolarizzato, per altre è
intanto importante costituirsi come chiese.
Attuare la «Charta
oecuraenica»
Due osservazioni in conclusione: intanto un grazie a
chi di dovere per la stesura e
la redazione della Charta
cecumenica, perché questo
documento può essere ed è
un testo di riferimento che
mette effettivamente d’accordo i professori di teologia
delle facoltà ortodosse russe
e gli emancipati pastori multiculturali del cuore dell’Europa. Quasi ogni dibattito
avvenuto durante la sessione
di studi ha fatto riferimento
alla Charta come documento
davvero comune, non solo alle alte sfere degli studiosi e
dei teologi, ma anche ai fratelli ed alle sorelle di chiesa,
ai giovani ed agli anziani.
In secondo luogo, un’osservazione di tipo più sociologico: non si sa se per una
fortunata coincidenza 0 per
vocazione, le chiese europee
che hanno inviato loro delegati hanno quest’anno dipinto un quadro multiforme e
ampio di persone: giovani e
meno giovani, «pezzi grossi»
e «comuni mortali», teologi e
volontari, donne e uomini, di
un ampio raggio di confessioni e denominazioni diverse. La cosa è stata da tutti letta come un interesse di tutte
le chiese in tutti i loro aspetti
verso l’ecumenismo e verso
la testimonianza cristiana,
verso la possibilità di mettere
in opera dei lavori comuni
per proclamare il messaggi»
evangelico, rimanendo, certo, uniti ma non uniformi in
un mondo in cui la monocultura delle menti e delle spiritualità tende a travolger®
ogni cosa. La Charta cecurrt^'
nica è scritta, possiamo co
minciare a metterla in opera,
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La firma della «Charta œcumenica» (foto Kek/Marianne Ejden
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PAG. 5 RIFORMA
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Quest'anno quasi 200.000 persone hanno visitato la Fiera del libro di Torino
Una vetrina suireditoria italiana
Molto frequentata anche dai giovani e dagli studenti delle scuole, Interessati in particolare
al padiglione su uomo e ambiente. Si è parlato anche di e-book, cioè di editoria elettronica
La fine della Fiera del libro,
anche quest’anno, ha registrato il solito pienone, confermato da chi fa le somme e
ha segnalato quasi 200.000
presenze dal 17 al 21 maggio
U Lingotto di Torino, un incremento di visitatori di oltre
16 000 visitatori rispetto al
20Ò0. Anche i grossi editori
sono soddisfatti: Einaudi ha
portato a casa il doppio delPanno passato, Feltrinelli il
40% in più, e a ruota seguono
Garzanti, Adelphi e persino
Marsilio (tornata per festeggiare i suoi primi 40 anni) e
Stampa alternativa.
Contenti naturalmente si
sono mostrati gli organizzatori soprattutto quando, al
momento del tradizionale taglio finale della torta, Enzo
Ghigo, presidente della Fondazione per il Libro, ha annunciato che dall’anno prossimo la Fiera del Lingotto potrà fregiarsi del marchio intemazionale. Prima presenza
straniera a testimoniare il
cambiamento di rotta sarà la
Spagna. Un passo avanti verso la Buchmessé? Ernesto Ferrerò, direttore editoriale della
Fiera, assicura che no, Torino
non è una piccola Francoforte, l’idea è piuttosto quella di
rendere l’appuntamento del
Lingotto una vetrina dell’editoria italiana sulla piazza intemazionale.
Un primo passo in questo
senso si era già fatto per l’edizione di quest’anno, dedicando un posto d’onore alla letteratura olandese e fiamminga.
Due nomi, fra tutti: Hugo
Claus, conosciuto in Italia per
La sofferenza del Belgio, un
corposo affresco delle Fiandre
durante la seconda guerra
mondiale pubblicato nel ’99
da Feltrinelli e vincitore nel
2000 del premio Nonino, e
Cees Nooteboom (tradotto in
Italia da Iperborea oltre che
da Feltrinelli), poeta e romanziere, scrittore «nomade» di
numerosi libri di viaggio, considerato uno dei maggiori
scrittori dell’area linguistica
nederlandese, oggi anche «in
odore» di Nobel.
Molto frequentato, sopratùttto dai ragazzi delle scuole,
il padiglione attrezzato a far
onore al tema di quest’anno,
la natoa. Anche nei dibattiti,
all’ordine del giorno è stato il
rapporto tra l’uomo e l’ambiente, analizzato nelle sue
applicazioni tecniche e prospettive scientifiche, oltre che
nelle interpretazioni letterarie e raffigurazioni artistiche,
senza trascurare le non facili
implicazioni etiche. E ancora:
SI è discusso di editoria reliSosa (cioè cattolica, in dibatnti organizzati da editori catmlici), si è celebrato l’o®3Sgio a Mario Luzi, che ha
Accolto intorno a sé alcuni
Ila 1 maggiori poeti italiani di
W- Com’era prevedibile, si
anche parlato di e-book (in
particolare Mondadori dopo
^anno di discussa assenza è
rnata alla Fiera soltanto con
stand dedicato alla librerà virtuale), ma con un sucsso tutt’altro che propor^nato alle aspettative (e alla
I ^micità): per ora l’editoria
i ®”ronica costa troppo e
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n i^ria di pagare via interte ri 1 ^ ne farà la subdola re. del numero della mia carta
medito?). Si assicura co
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Ig.Pdr ora il vecchio manua^aceo tiene ancora,
.miche alla Fiera però
SI av
segno dei tempi, e
te ^®®ddhe allarghi il cuo{f'falche organizzatore
PPo ottimista o distratto
aveva riservato per la presentazione del libro di Giancarlo
Caselli e Antonio Ingroia,
{L’eredità scomoda, edito da
Feltrinelli), la «sala gialla», la
più capiente; la più inutilmente capiente, in questo caso, visto l’esiguo drappello di
fedelissimi (una ventina?) a
testimoniare interesse per la
mafia e l’antimafia, sparuto
rimasuglio delle standing
ovation di qualche anno fa,
quando per gli stessi temi e
gli stessi protagonisti si dove
va aprire l’Auditorium e la
gente faceva la fila anche per
ore pur di entrare ad applaudire il magistrato-eroe. Le cose cambiano, lo stato si distrae, le persone dimenticano: Caselli, lui, è sempre lo
stesso, e continua a dire, per
esempio, che la separazione
delle carriere mina le basi di
un paese democratico, che la
sentenza Andreotti ha un significato innanzitutto politico, che la mafia non è un
problema di ordine pubblico
da affrontare solo quando ci
sono fatti di sangue.
Che senso ha, a fronte di
questo disinteresse, la folla
radunata ad applaudire il dibattito autocelebrativo proposto dalla rivista MicroMegal Dietro il titolo «Scrittori e
politica», poi completamente disatteso in favore di considerazioni banalizzanti sulla
necessità di continuare a
esercitare il diritto di critica.
Paolo Flores D’Arcals e altri
intellettuali convenuti (Marco Travaglio e Carlo Freccero
in prima fila) non hanno trovato di meglio, più soddisfatti del criticatissimo Bertinotti
del dopovoto, che compiacersi della supposta tremarella che avrebbero messo alla destra in campagna elettorale. Niente tristezze, niente
autocritica, niente approfondimenti: in fondo è stato
quasi un successo. Con buona pace del commissario
Montalbano, che voleva dimettersi, ha detto il suo creatore Andrea Camilleri, ma
poi, a quanto pare, ci ha ripensato. Allora alla fine della
fiera, come al solito, tutti
contenti, e arrivederci al
prossimo anno.
Lo stand della Claudiana
La Claudiana: un'occasione
di apertura culturale
Viaggio nella Scrittura dietro le sbarre
Le carceri, si dice spesso,
sono luoghi di frontiera. Il
che, tradotto, significa che
sono luoghi di abuso, tossicodipendenza, diritti negati,
povertà ed emarginazione.
Sono sovraffollati, si calcola
che siano 15.000 i detenuti in
esubero, nonostante negli ultimi trent’anni si siano spesi
4.000 miliardi per l’edilizia
carceraria, e sono il simbolo
concreto deH’irrisolta riflessione sul senso della punizione del reato e del recupero del trasgressore. Edoardo
Albinati, che ci lavora e della
sua esperienza di insegnante
a Rebibbia ha fatto un libro
{Maggio selvaggio, edito da
Mondadori), sostiene in una
intervista a Narcomafie che è
paradossale pensare al carcere come a un’occasione di
recupero, quando è proprio
in carcere che alla persona è
negato ogni spazio di azione
e cambiamento, così come
ogni attività produttiva e
qualsiasi rapporto umano
autentico.
In un certo senso non è
troppo dire che il grado di democrazia di una società si riconosce dalle sue carceri. È
un argomento che comunque
non è troppo di moda, di questi tempi, ed è quindi un merito l’averlo portato all’attenzione del pubblico della Fiera
del Libro in occasione della
presentazione di Scritti galeotti, della francesista Daria
Galateria, edito dalla Rai-Eri.
Un libro che parte da Dostoevskij, Voltaire e Oscar Wilde per raccontare gli scrittori
dietro le sbarre, i casi di coscienza, le loro reazioni, le pagine scaturite da un’esperien
za così radicale; e si scopre
che per alcuni è occasione di
crescita, per altri addirittura
di paradossale libertà come
per Goliarda Sapienza, che
chiede di restare in prigione
per continuare a scrivere.
«Gli autori qui citati sono
solo una parte di un universo
che scrive - ha ricordato il sociologo Luigi Manconi, intervenuto alla presentazione sabato 19 maggio - anche oggi
c’è un bisogno irresistibile di
comunicare: chi lo fa con
racconti o poesie, chi con il
linguaggio del corpo, tatuandosi o addirittura autolesionandosi. In ogni caso la scrittura è un’evasione, in tutta
Fambiguità semantica del
termine». Sono messaggi da
raccogliere, soprattutto in un
momento in cui il rapporto
fra carcere e società è peggiorato: «Sempre più si vogliono
relegare le prigioni ai margini
- ha aggiunto Manconi - anche da un punto di vista ur
banistico sono progettate in
periferia, nell’illusione di separarle dal corpo “sano" della società».
«Il libro ci dimostra che la
galera è galera, ottusità burocratica e strategie di resistenza sono una costante, oggi
come ieri», ha aggiunto Sergio Segio, seduto accanto al
giudice Caselli durante il dibattito (lo stesso Caselli che
vent’anni fa era tra gli obiettivi di Prima Linea; e fa un certo effetto, positivo, vederli ora
dalla stessa parte). E anche se
il carcere non è certo degli
scrittori, come ha detto Sergio Cusani (processato per
Tangentopoli, e che insieme
con Sergio Segio e il Gruppo
Abele si batte da tempo perché il Parlamento vari un
provvedimento urgente di
amnistia e indulto), il libro
della Galateria ha il pregio di
riportare l’attenzione sulla responsabilità che lo stato ha
nei confronti dei carcerati.
Alla Fiera del libro è sempre presente uno stand dell’editrice Claudiana; abbiamo
fatto un piccolo bilancio
dell’edizione del 2001 con il
direttore editoriale, Manuel
Kromer.
-Una valutazione della Fiera: com’è andata, quest’anno?
«Anche se i giornali hanno
parlato di successo crescente, credo che la Fiera del libro quest’anno sia andata
meno bene degli anni passati; ci sono stati dei ritardi
nell’organizzazione e il pubblico era composto soprattutto da scolaresche che,
chiaramente, non sono interessate ai nostri libri».
- Chi si avvicina allo stand
Claudiana?
«I curiosi, che guardano
soprattutto i “Cinquantapagine”, e il pubblico colto che
si interessa a tutte le nostre
pubblicazioni. Si vendono
bene titoli come Protestanti e
cattolici: le differenze di Giorgio Girardet, e in particolare
quest’anno sono stati molto
richiesti Valdo di Lione e i
"poveri nello spirito” ài Carlo
Papini e La sfida di Babele,
curato da Elena Bein Ricco,
presentato proprio durante
la Fiera».
- C’è stata una buona affluenza agli incontri proposti
dalla Claudiana?
«La presentazione del libro
è andata bene, ha richiamato
una cinquantina di persone;
l’altro incontro, invece, quello
sull’ecumenismo, è stato un
fallimento: l’avevamo progettato nell’ambito della mostra
su Melantone e se non ha funzionato alla Fiera, ha comunque portato un’impennata di
visite alla mostra nei giorni
successivi. Bisogna aggiungere che i convegni mi sono
sembrati poco frequentati in
generale: anche quello della
Elledici sulle “Religioni in Italia” con Massimo Introvigne è
stato disertato; forse ne avevano programmati troppi».
- Conviene alla Claudiana
tenere uno stand alla Fiera?
«Sì, è un investimento finanziario consistente ma utile: ogni anno riusciamo a raccogliere indirizzi di persone
nuove che chiedono di essere
aggiornate sulle nostre pubblicazioni; per non parlare
dell’aspetto proficuo degli incontri con gli altri editori, tipografi e librai».
- Che cosa pensa dell’internazionalizzazione della Fiera? Si trasformerà in una
“Buchmesse italiana”?
«Non credo, anche se sarebbe auspicabile; la Buchmesse di Francoforte è una
fiera dei diritti, non si vendono libri come al Lingotto. Anche se, ma è stato un caso,
l’edizione polacca de II popolo del Libro di Silvia Gastaldi
e Claire Musatti l’abbiamo
concordata proprio alla Fiera. Inoltre Francoforte si è ormai imposta come leader
mondiale, seguita da Londra
e Bologna per l’editoria per
ragazzi; non vedo che spazio
ci sia per Torino, soprattutto
a maggio, quando le case editrici concentrano le uscite dei
nuovi titoli per Natale».
- Un’ultima domanda: la
presenza della Claudiana alla
Fiera è occasione di evangelizzazione?
«Non direttamente: la Claudiana ha lo scopo di diffondere la cultura protestante, l’effetto di evangelizzazione può
arrivare al massimo in modo
indiretto. Però in effetti succede: per esempio quest’anno ho convinto quattro persone a dare l’otto per mille alla Chiesa valdese».
L'editoria religiosa coincide con l'editoria cattolica
Il lapsus forse più tipico
della cultura italiana (cattolico come sinonimo di cristiano, se non addirittura di religioso) ha ancora una diffusione enorme, in alto come
in basso, nel sentire comune
come nelle grandi case editrici di cultura religiosa. Un ennesimo esempio è stato fornito dal dibattito proposto alla Fiera domenica 20 maggio,
organizzato dall’Associazione
Sant’Anselmo, un gruppo costituito da alcuni intellettuali
cattolici per promuovere la
cultura teologica. Il titolo
prometteva un incontro, sulla carta molto stimolante, su
Editoria e religione, o meglio
ancora (come specificava il
sottotitolo) sull’«interesse per
la cultura religiosa nell’editoria italiana ed europea»: ma
sarebbe stato più appropriato limitarlo a II ruolo dei cattolici nell’editoria italiana e
francese, perché di questo in
effetti si è parlato.
Moderati dalla giornalista
Maria Pia Bonanate, infatti,
hanno parlato, nell’ordine
Elio Guerriero, vicedirettore
della casa editrice San Paolo,
Ferruccio Parazzoli, direttore
della collana Uomini e religioni della Mondadori, padre
Nicolas-Jean Sed, delle francesi Editions du Cerf, e Rosino Gibellini, direttore della
Queriniana. L’ordine degli
interventi, in questo caso, è
stato decisivo,«erché il tono
del dibattito l’na data la prima citazione di Guerriero,
tratta da Hans Urs von Balthasar: il compito dell’editore
cattolico è duplice, fare buone edizioni di testi biblici, libri di pietà e di teologia all’interno della chiesa e far
passare la visione del mondo
cattolica all’esterno.
Si è trovato spiazzato, così,
Parazzoli, che non è riuscito
del tutto a evitare l’impressione che la ferma negazione
da cui è partito (il fatto che
esista un buon mercato di
circa 400 miliardi l’anno non
è l’unico motivo che spinge
l’editoria «laica» a occuparsi
di argomenti religiosi) fosse
in realtà soprattutto retorica.
Padre Sed, a sua volta, si è limitato a presentare, con dati
statistici eloquenti, la situazione difficile dell’editoria
cattolica nell’area francese,
da sempre a confronto con
una laicità molto agguerrita.
Dal suo punto di vista la
grande sfida sembra quella di
rispondere alla più profonda
crisi di trasmissione dei contenuti di base del cristianesimo dai tempi della Rivoluzione francese.
Più proficuo l’intervento di
Posino Gibellini che ha collegato l’uscita dall’isolamento
della teologia italiana con il
clima conciliare degli Anni
Sessanta, che permise la
pubblicazione di teologi (tutti protestanti, tra l’altro) co
me Barth, Bultmann, Bonhoeffer e Moltmann, da parte
di editrici cattoliche o laiche,
come Feltrinelli o Bompiani.
O ancora, ha accennato alla
trasformazione imposta dall’irruzione delle teologie
dell’America latina, dell’Africa e dell’Asia, che hanno imposto nuovi temi anche alla
cultura europea, oppure alla
necessità di inserire nell’Università italiana l’insegnamento della teologia.
Nonostante questi spunti,
si è trattata di un’occasione
mancata. E non stupirà, allora, che nel grande stand sul
cristianesimo, curato dalla
stessa Associazione Sant’Anselmo (ben 500 mq), a fronte
di un profluvio di titoli sulla
storia della Chiesa delle origini, sui Padri, sul papato,
comparissero sparuti volumi
sull’ortodossia e praticamente nulla non solo sulla Riforma, ma persino sul Cinquecento in generale, saltato
quasi in blocco. Forse è mancato lo spazio.
Pagina a cura di Federica Tourn
Foto di Pietro Romeo
6
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 15 GIUGNo^nn, ^|gjER
La Fondazione Ferrerò di Alba ha dedicato una mostra all'arte di Eugenio Bolley
L'elicottero rosa
Il pittore e scultore evangelico di Bardonecchia esprime nella sua opera un profondo Interesse
per il linguaggio dell'uomo e della musica e per il recupero di una natura incontaminata
PAOLO FABBRI
UNA mostra antologica
è sempre occasione per
riflettere sull’intero percorso
di un artista e particolarmente lo è quella dedicata a Eugenio Bolley dalla Fondazione Ferrerò di Alba (Cn), per il
gusto eccellente con cui è
stata allestita, favorendo la
lettura di un mondo poetico vario e complesso come
quello dell’artista di Bardonecchia. Tralasciamo l’esordio figurativo, interessante
ma ancora privo di quell’impronta originale che emerge
con le prime tavole a fondo
blu, da cui parte la nostra
analisi. Proprio questo fondo
blu, inteso come fondo a tinta unita, colpisce come primo elemento di continuità
della pittura di Bolley, un
fondo che poi assumerà sfumature diverse o tenderà a
dilavarsi nel celeste chiaro
oppure diventare bruno, come nei quadri della serie
Tamburi Shinto, o verde, come nella Variazione in chiave
di Sol del 1991, e resterà uno
degli elementi caratterizzanti
il suo messaggio figurativo.
Quel fondo blu parte certamente dal cielo delle montagne della valle di Susa, e rappresenta certamente il primo
fondamentale elemento di
contatto con la natura incontaminata vagheggiata dall’artista: definisce il mondo in
cui in cui Bolley recupera la
purezza della propria infanzia-adolescenza, per proiettarla su quello schermo e
contemplarla con uno stupore attonito. Quel fondo blu fa
pensare allo splendente fondo oro dei pittori bizantini,
che inventavano con quello
un mondo trascendente, fatto di purissima fede, al di
fuori del tempo e della morte,
nella gioia della speranza. Lo
spettatore viene chiamato a
collocarsi di fronte a questo
schermo e contemplare il
messaggio che vi si proietta,
come fa il minuscolo seg
mento di uomo nello splendido Il filosofo, metafora dello stesso pittore e di tutta
l’umanità, che osserva e sembra concludere con Immanuel Kant: «Due sole grandi
realtà io conosco: il cielo stellato sopra di me e la legge
morale dentro di me».
È questa la verità come oggetto di contemplazione, la
verità che emerge delicata e
quasi furtiva, con sillabe piuttosto che con parole, che
stentano a emergere, perché
domina il silenzio e quando
vi riescono non lo interrompono, perché si fanno pensiero puro, segno grafico incidente il piano ma non flatus
vocis fluttuante nell’aria. Segno grafico che divaga sulle
culture,,Jé sfiora appena, come nelle Divagazioni sul segno del 1977, o si ricollega alla musica, come con Omaggio
a Mozart e soprattutto con la
serie di quadri in cui compaiono note, chiavi musicali
o altri segni che richiamano i
suoni. Segni musicali che si
associano a ideogrammi nei
quadri dipinti sotto Tinflusso
del periodo giapponese, come in Madrigale giapponese
del 1992, in cui compare an
che un quadrato riempito di
quadratini, che testimonia
del riferimento al modo in cui
Kandinskij rappresentava gli
agglomerati di persone, mentre altrove è più evidente il
collegamento con Paul Klee.
Questi segni sonori si slanciano, si raccorciano, si contorcono secondo un ritmo,
un’armonia, un contrappunto del tutto interiori, che raccolgono il canto della natura,
lo trasfigurano, lo proiettano
sul fondo verde, celeste, viola, formando un concerto panico, che entra nello spettatore e gli fa ascoltare la musica della sua stessa anima. Altre volte i segni diventano
aspri, misteriosi, potentemente evocativi, come in Segni barbarici del 1981, dove
le forme, talvolta a incastro,
presentano un mondo in formazione, le cui forme protozoiche suggeriscono incontri
e scontri, perfezione e imperfezione, accoglienza e repulsione in un perpetuo divenire, che si fa metafora del nostro mondo tormentato, visto
da chi ha scelto la solitudine
delle montagne, ma non ha
rinunciato a seguire con intensa partecipazione le vi
........
Particolare de «Il corrispondente estero» (Calendario 1996)
cende del mondo. Proprio
queste vicende danno al segno il senso della tragedia in
Abbecedario a Sarajevo, 19791994, in cui i singoli grafemi
diventano metafora di persone e cose, con le striature di
rosso che evidenziano il sangue versato, mentre il «5»
rosso vivo diventa appello
lancinante alla coscienza.
Sulla stessa linea si muove Le
parole del Re, che fa parte di
una serie dedicata alle dittature: un manichino apre una
brutta bocca piena di denti
aguzzi, mentre tutto il resto
della tavola è coperto di caratteri cuneiformi, spesso
terribilmente simili a stilemi
di corpi contorti, da cui spirano la sofferenza e la morte.
È stato scritto che i segni
grafici di Bolley rappresentano una sorta di linguaggio
primigenio. Credo che questa
interpretazione abbia un fondamento; io credo però che i
segni di Bolley siano quelli
che egli ritrova nel suo riandare all’infanzia-adolescenza, con la sua introversione,
la sua solitudine, il suo amore per Ü bello e il buono. Nel
suo La vai di Susa com’era
c’è indubbiamente la ricerca
di un mondo primigenio, ma
è pur sempre una ricerca
verso la purezza di una natura incontaminata, vagheggiata forse proprio nell’età più
bella. Gli altri quadri di paesaggio infatti conservano intatta la visione di una natura
abitata dagli esseri umani
che con lei convivono, senza
distruggerla.
Il senso drammatico della
distruzione emerge nella serie dei mangianuvole, dove il
pericolo si palesa nel fondo
blu del cielo sotto forma di
macchia inquietante, di aquilone che cala dall’alto con i
quadratini colorati di scuro a
indicare la provenienza negativamente umana, di automobili che scaricano dalla
marmitta i loro veleni, che diventano ogni volta simbolo
del male che incombe.
Eugenio Bolley, scultore
con i materiali di ricupero
Bolley non è soltanto pittore ma anche uno scultore,
che utilizza per i suoi lavori
oggetti di metallo o di legno
gettati via perché ormai inutili. Inizialmente la sua ricerca si rivolge agli oggetti della
civiltà monttmara e di qui nascono le famose serie degli
Urogalli, degli Equilibristi e
tanti altri oggetti singoli, ciascuno con la sua motivazione
poetica. In queste serie di lavori Bolley manifesta indubbiamente un intento ludico,
un bel gioco attraverso cui fa
rivivere gli oggetti della civiltà montanara con ironia
ma anche con profonda tenerezza. Con grande amore
vengono saldati insieme forconi, zappe, roncole, ruote,
ramponi da ghiaccio ecc. per
ottenere animali immaginari,
omini sospesi ad altezze stratosferiche a far mostra della
loro abilità di equilibristi, forme che null’altro hanno da
dire se non di essere semplicemente belle.
C’è qui anche una sorta di
difesa della civiltà tecnologictunente superata, ma più rispettosa della natura, trasferendo gli oggetti ormai privi
di valida funzionalità pratica
a una funzionalità estetica,
che non conosce obsolescenza. In occasione della
mostra Bolley si è dedicato a
una serie di sculture del tutto
nuova: Gli elicotteri. In questa serie gli attrezzi della civiltà alpina vengono tralasciati per prendere in considerazione vecchie valvole,
piccoli manubri, bulloni,
cucchiai, piccole ruote e innumerevoli altri pezzi meccanici gettati via. Anche per
queste sculture è chiaramente presente il gioco, il riandare all’infanzia-adolescenza,
ma c’è soprattutto una ricerca delle cose scartate, che
non è più tentativo di conservare, in qualche modo le
forme della cultura contadina, ma è pura e semplice valorizzazione delle cose buttate dopo averle usate o magari
senza averle usate.
Nel sottrarre alla distruzione questi oggetti inutili c’è
qualcosa di più del gioco, c’è
un riferimento al meccanismo spietato della società,
che emargina i deboli, gli incapaci, i depressi ed esalta i
forti, i solidi, i vincenti insomma. I deliziosi elicotteri
di Bolley si fanno allora metafora degli ultimi, dell’orfano e della vedova biblici, degli sconfitti. Gli oggetti prima
dimenticati rivivono circonfusi nella gloria intangibile
della bellezza e testimoniano,
in qualche modo, della fiducia in un Dio la cui logica fatta di amore è diversa da quella del mondo, (p.f.)
Dalla montagna all'azienda
poi di nuovo fra i monti
Eugenio Bolley nasce a Gap
(Francia) nel 1935, ma si trasferisce presto a Torino dove
lavora, prima come tecnico
poi come dirigente, presso
un’azienda che produce macchine di precisione. A lato
della sua attività professionale coltiva la pittura da autodidatta con intensa passione.
Nel 1972 la galleria Quaglino
Incontri di Torino gli organizza una mostra per i suoi Mangianuvole, quadri rivolti al
problema dell’inquinamento.
Nel 1973 Bolley decide di
«Gli urogalli della Tavola rotonda» (1982)
Omaggio a Mario Rigoni Stern
(1999)
lasciare la sua attività professionale, ritirandosi a Bardonecchia per dedicarsi esclusivamente alla pittura. In
questo percorso incontra il
messaggio dell’Evangelo trasmessogli da un pastore battista e la sua vita ne viene
trasformata. Nel 1975 tiene
una mostra a Aix-en-Provence poi a San Marino. Alla fine
degli Anni 70 gli editori Friuli
e Verlucca gli dedicano un libro. Agli inizi degli Anni 80
comincia la serie di sculture
con gli attrezzi agricoli e in
particolare degli Urogalli.
Nel 1983 viene invitato al
Quirinale dal presidente Pettini. Nel 1987 viene invitato
in Giappone dove si ferma
alcuni mesi producendo
quadri ed esponendo in diverse città.
Le mostre si susseguono in
varie località, tra cui Torre
Pellice, dove il Centro culturale valdese gli dedica nel
1995 una mostra intitolata
Dal silenzio originario ai segni. Nel 1996 realizza 13 quadri per il calendario ufficiale
della Rai e nel 1997, in occasione dei Campionati mondiali di sci del Sestriere e su
incarico delle Ferrovie, crea
per la valle di Susa una scultura mobile detta Testa rossa
in acciaio e alluminio. Nel
1999 ha realizzata una mostra
nel principato di Andorra.
Forum interreligioso a Messina
Le religioni e il problema
della salvezza dell'uomo
CARMELO LABATE
ORGANIZZATO dal Sae di
Messina, gmppo ecumenico «E. Gialla», in collaborazione con l’Istituto superiore
di scienze umane e-religiose, e
le associazioni culturali «Nuovi orizzonti» e «Terra e cielo»,
l’il maggio 2001 presso l’Aula
magna dell’Università di Messina si è svolto un forum interreligioso e interculturale
sulla s^vezza dell’uomo. Il forum, moderato dal teologo
cattolico Giuseppe Ruggieri,
ha visto i contributi di Abd al
Latif Conti della Comunità religiosa islamica italiana (Coreis) di Milano, di Jiens Sielmann, pastore valdese e di
Demetrio Neri, professore di
bioetica all’Università di Messina, di ispirazione laica.
Ha aperto i lavori la prof.
Carmen Salvo, di «Nuovi orizzonti», spiegando come la
provocazione contenuta nel
titolo del forum era la stessa
posta dal filosofo Heiddeger
alTinterno di un’intervista in
polemica con Jünger. Nell’attuale società segnata da incontri e convivenze tra tradizioni diverse, seppure originate dalla fede nello stesso
Dio, questo rimando assume
significati individuali, sociali
e politici, ed esige risposte
concrete per un sano sviluppo delle società. L’arcivescovo Marra, pur sottolineando
la piena fedeltà all’identità
cattolica, ha incoraggiato
l’iniziativa e ha auspicato la
realizzazione di un dialogo
aperto e improntato all’accoglienza del «diverso»: accoglienza spirituale sì, ma anche concreta e attiva.
Don Giuseppe Ruggieri,
nella sua breve introduzione,
ha messo in rilievo come per
un corretto dialogo tra ispirazioni diverse non si debbano
rimuovere le differenze a favore dei soli elementi che accomunano; occorre anzi partire dalla propria diversità
per accogliere il «diverso da
sé». La base del dialogo sta
proprio nel prendere atto
delle diversità, più ancora
che degli aspetti comuni. Abd
al Latif Conti, con un intervento dal profondo contenuto spirituale, ha sottolineato
l’unicità del Dio che salva: il
percorso di salvezza consiste
nel vivere con coerenza i dettami divini scritti nella sua rivelazione, Coerenza non vuol
dire mera osservanza esteriore dei precetti, quanto conquista interiore della stessa
vita divina. Demetrio Neri ha
proposto una visione laica e
terrena della salvezza, convinto che senza un riferimen
to centrale all’unicità del!
uomo, l’uomo stesso finisce
col causare la sua autodistruzione. Salvezza significa non
confondere l’ariima col genoma, l’essenza profonda
dell’uomo con la catena del
Dna; piuttosto sta nel trovare
in tale essenza (o anche solo
nella sua ricerca) il motivo
per non abusare dell’ambiente e/o del diverso.In
questo senso, conclude Neri
con una citazione, «non si dà
il cielo senza la terra».
Di diverso timbro il contributo di Jens Sielmann, die
partendo dall’esperienza esistenziale e interiore ha sottolineato che in una visione
cristiana la salvezza è tutt’altro che solo una questione
ultraterrena. Anzi, salvezza
in tutti i discorsi di Gesù significa invito a una vita autentica sotto l’orizzonte della
vittoria decisiva sulla morte.
Questo significa, secondo
Sielmann, da un lato vivere
la certezza che la morte in
tutte le sue espressioni è itota, fatto che fa sì che chi si ritiene salvato, si impegna nella società. Bisogna quindi superare ogni forma di subalternità ed emarginazione
prodotta dalla società dei
vincenti per condividere e ricostruirne una di convivetiza
sociale coerente e armonica
secondo l’amore inclusivo e
incondizionato di Dio.
Numerosi gli interventi e »
domande. L’ampio dibattito
che è seguito ha toccato tnolO
punti: la salvezza deH’aniino,
resistenza di un percorso comune a tutti gli uomini, lo
«laicità» della salvezza, l’espOj
rienza storica ed il senso de
male, l’amore quale chiave di
salvezza. La giovane Mam,
Gussio riferiva come, interrogandosi in un gruppo di suo
coetanei sulla salvezza, al
domanda cosa fosse la danna
zione, la risposta più
era stata: chiusura e rifui
dell’altro. La Gussio conci
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chiedendosi: davvero i gid
ni sono senza valori? Nell
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del forum e che la T.pocomincia proprio nella di P.
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Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA
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È stato il tema centrale dell'Assemblea del 16° circuito tenutosi ad Adelfia
Il pastore e la comunità oggi
«Chi è oggi il postore o pastora, e nello stesso tempo che cosa sono oggi le nostre chiese?»
le chiese siciliane hanno discusso anche di predicatori locali, ecumenismo e immigrazione
IH,KM ECKERT
Alla presenza di 24 dele^ Relegati e parecchi
nJi, domenica 20 maggio
M aiuto luogo l’assemblea
a»l 16» circuito nel Centro
ÍvanÜediAdelfia-Scoglitti
Oculto è stato presieduto dal
“ovriatendente pastore Italo
Pons. Un tema di fondo di varie relazioni morali presentaré stato colto bene dalla resone del Consiglio di circuito uscente (e poi riconfermato), che ha riassunto le sue
ossenrazioni innanzitutto sotto la domanda: «Chi è oggi il
pastore ola pastora, e nello
stesso tempo cosa sono oggi
le nostre chiese?». Non solo,
ma anchealla luce di alcune
incomprensioni e trasformazioni all’interno di diverse comunità siciliane, si è dunque
dato mandato al Consiglio di
«elaborare un apposito documento da sottoporre allo studio delle chiese del circuito,
da cui si evinca chiaramente
quale debba essere oggi il
molo del pastore e quali dovrebbero essere le condizioni
ddl’essere chiesa, con invito a
monitorare i relativi risultati»,
lin secondo punto preminente sia nell’anno ecclesiasdco ttascorso sia nel dibattito assembleare, che va visto
anche in collegamento alle
responsabilità proprie di ogni
comunità locale per la messa
inpratica del sacerdozio universale, era quello della formazione continua e della «regolarizzazione» di predicatori
epiedicatrici laici ovvero loci. Con grande riconoscena, infatti, si può constatare
che diverse comunità dispongono di persone interessate, formate, esperte in merito, anche se non sempre
iscritte al molo dei predicatori locaU. Pertanto si sollecitano il Consiglio di circuito e le
singole comunità «a pro
I sovrintendente del 16» circuito, pastore Italo Pons, ha presieduto i lavori dell’Assemblea
grammare e a realizzare forme utili a livello locale e di
circuito (anche in collaborazione bmv) per invogliare i
non iscritti a iscriversi, ma
soprattutto a predisporre dei
programmi locali che permettano di verificare la preparazione di base» e di accrescerla. Un bell’esempio di
mutuo sostegno bmv si sta
per avviare su richiesta della
comunità battista di Fioridia,
che l’assemblea ha accolto,
sulla collaborazione pastorale per due culti e uno studio
biblico al mese.
Per quanto concerne invece
i contatti con la Conferenza
episcopale siciliana, si è dovuto constatare che da parte
cattolico-romana sin d’ora
non è stato accolto quanto
auspicato da parte dell’Assemblea autunnale. Cionono
stante l’assemblea «incoraggia il Consiglio ad insistere
sull’avvio di contatti a pari diritto e dignità sulle tematiche
concrete già evidenziate e comunicate a sufficienza».
Tra le altre decisioni prese,
vanno nominate quelle che
invitano il Consiglio di circuito a non perdere di vista sia la
folta presenza di persone immigrate ed emigrate, nonché
quella di turisti provenienti
soprattutto dall’Europa centrale, e a studiare forme adatte di condivisione spirituale
concreta. L’assemblea si è
inoltre rallegrata dell’esistenza del nuovo sito web del circuito. Il bilancio dell’anno
concluso è stato approvato,
mentre la discussione su
quello preventivo per l’anno
in corso è stato rinviato all’autunno, per «consentire al
le chiese del circuito una discussione sulle proposte del
Consiglio» (atto 29).
Dopo le diverse elezioni e
designazioni, si è dato ampio
spazio ai ringraziamenti. Lasceranno in estate il 16» circuito il pastore Franco Giampiccoli (Palermo via Spezio),
il pastore già emerito Samuele Giambarresi (Agrigento
Grotte), e anche il pastore
Pawel Gajewski (Lentini e
Fioridia) che ha collaborato a
molte iniziative bmv. Inoltre
è stato già rivolto il benvenuto al pastore Bruno Gabrielli
e al diacono Guglielmo Grucitti che approderanno in
settembre in Sicilia (Palermo
Noce; Agrigento Grotte),
mentre il pastore Giuseppe
Ficara resterà nel circuito
spostandosi da Trapani-Marsala a Palermo via Spezio.
Chiesa valdese di Ivrea
Incontro con il prossimo
pastore della comunità
cmoacarucati
La comunità di Ivrea ha
avuto l’occasione di incontrare il prossimo pastore
Marco Cisoia, la moglie Francesca Giaccone e il piccolo
Mattia nel corso del fine set™ana dopo Pasqua: sabato
d aprile si è svolto l’incontro
il Consiglio di chiesa e
®menica 22 il pastore Gisola
^tenuto la sua prima predilettone. Dopo il culto, du®te il pranzo comunitario e
CI corso del pomeriggio a
•Il Lanavese, è stato possiti!! iniziare una co
jiT^itza reciproca e la famiGisola ha avuto una pri
Ubrerie
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1.02/76021518
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ZE; Bg. Ogni.ssanti
‘ .055-282896
Libreria di cultura
I piazza Cavour, 32;
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ma presa di contatto con la
nostra realtà. In attesa dell’arrivo definitivo del prossimo settembre, diamo ancora
il benvenuto al pastore Gisola e alla sua famiglia.
Domenica 3 giugno è stata
una domenica molto significativa e commovente per la
nostra comunità: nel corso
del culto di Pentecoste sono
stati insediati due nuovi
membri del Consiglio di
chiesa (Eliada Resta e Pier
Alberto Faita) e sono stati salutati i due membri uscenti.
A Odette Coisson ed Eli Buffa va un ringraziamento sincero per il lavoro svolto. In
particolare ricordiamo la dedizione e il costante servizio
reso da Odette, non solo come cassiera nel corso dei
suoi 15 anni di Consiglio, e
l’impegno di Eli nella gestione degli stabili. Alla fine del
culto e poi durante il pranzo
comunitario ci sono stati altri momenti di commozione
e di saluti per il pastore Gregorio Plescan e famiglia ai
quali la comunità ha voluto
esprimere il suo affetto, insieme alla riconoscenza al
Signore per il buon cammino percorso insieme in questi sette anni. Rinnoviamo
loro ancora un «grazie» di
cuore e un affettuoso «arrivederci», mentre auguriamo
loro un periodo benedetto
nella nuova sede.
, ,Chiesa valdese di Roma-piazza Cavour
Domenica di Pentecoste
con due confermazioni
FRANCA LONG
Z"' t È un momento nella
\\ nostra vita che segna
il cambiamento, il punto in
cui ci si spoglia per lasciarsi
rivestire. Non si possono mettere delle toppe su un vestito
vecchio; non si può vivere un
cristianesimo mondano che
coccola i peccati... impedendo l’opera radicale del Buon
pastore». Così racconta la sua
conversione a Cristo Maria
Grazia Mazzola, nel momento
della sua ammissione nella
chiesa valdese di piazza Cavour, a Roma, a Pentecoste.
Nella sua appassionata testimonianza descrive le tappe di
un viaggio «nuovo ogni giorno», partito dal. rifiuto delle
ingiustizie sociali e dell’arroganza del potere, per passare
attraverso l’esperienza di fede
in una chiesa pentecostale
molto amata e vivere poi rincontro con la Chiesa valdese,
la sua storia, il coraggio delle
sue scelte. Di un lungo cammino ha parlato anche Luca
Zacchi nella sua confessione
di fede, centrata sulla parola
biblica «Tu sei prezioso ai
miei occhi, sei degno di stima
e io ti amo», (Is. 43, 6). Luca si
è rivolto alla comunità, chiedendo a ognuno di essergli vicino, di dargli «conforto nell’angoscia o nel timore, richiamo se preso da presunzione od orgoglio».
i Chiese valdesi di Ferentino e Colleferro
Visita della comunità
valdese di Forano Sabino
CESARE MILANESCHI
Il culto, in un tempio molto affollato, è stato presieduto dalla pastora Maria Bonafede, che ha predicato sul testo di Numeri 11, con una
forte sottolineatura della dinamica tra i credenti impegnati nella chiesa (i convenuti nella tenda con Mosè) e
i due, Eldad e Medad, rimasti al campo (ai margini, fuori della chiesa, fuori degli
schemi?) col popolo scontento e inaffidabile, a cui imprevedibilmente il Signore
dà il dono della profezia. La
libertà dello Spirito che soffia dove vuole è stata la
«buona notizia» annunciata
ancora una volta in questa
Pentecoste di inizio millennio, testimone dell’infinita
varietà del male sulla Terra.
Il coro della comunità, diretto con sapienza dal maestro
Raimundo Pereira Martinez,
ha accompagnato i vari momenti del culto dall’invocazione alla santa cena.
In un’atmosfera di festa si è
svolta l’àgape comunitaria, a
cui ha fatto seguitò l’assemblea di chiesa, con un ampio
dibattito sulla relazione morale del Concistoro e l’elezione di una nuova diacona nella persona di Rossella Luci.
Particolarmente affettuoso il
saluto al diacono uscente
Ugo Masini e a Rosella Panzironi, alla vigilia del loro trasferimento alle valli valdesi.
Domenica 27 maggio le
chiese valdesi di Ferentino e Colleferro hanno ricevuto la visita fraterna della
comunità di Forano Sabino
che ha partecipato al culto a
Ferentino; al termine la corale diretta dal maestro coreano Chun Soon Sub ha eseguito alcuni canti, e altri ancora ne ha eseguiti durante
l’agape fraterna tenutasi in
località «Forma coperta»,
dalla famiglia Propoggia.
Questa famiglia si è prestata
per accogliere un’agape di
quasi cento persone, nonostante pochi giorni prima
fosse stata colpita da un lutto. Per la chiesa di Ferentino
infatti non sarebbe stato facile trovare una soluzione alternativa all’organizzazione
già in atto e proprio questa
disponibilità, insieme alla
delicatezza dei fratelli di Forano, ha dato all’incontro un
carattere di profonda solidarietà, che si è espressa nel
desiderio di ricambiare la visita in tempi vicini.
Nel pomeriggio la chiesa di
Forano ha raggiunto Colleferro, dove il coro ha tenuto
un concerto insieme all’Accademia corale «G. P. da Palestrina», che da diversi anni
si raduna per le prove nei locali della chiesa valdese.
Mentre questa ha tenuto un
concerto di ampio respiro,
con brani di Palestrina stesso, con madrigali e con testi
di autori moderni (Z. Kodaly,
I. Bardos, ecc.), il coro di Forano ha eseguito brani che
traggono origine dal culto
protestante. L’inedito accostamento dei due indirizzi
musicali, nel momento solo
occasionale, si è rivelato suscettibile di ulteriori sviluppi,
tanto che si è ipotizzata qualche altra collaborazione. Fra
l’altro la corale «G. P. da Pale
strina» ha nel suo repertorio
molti brani apprezzabili in
ambito protestante: i corali
vocali e organistici di J. S. Bach, i madrigali, i canti delle
tradizioni popolari natalizie,
e altri ancora.
Nelle due chiese di Ferentino e Colleferro resta, a ricordo di questo incontro fraterno, il disegno del tempio
di Forano, eseguito da Gigliola Ribet nel 1989, in occasione del centenario del teiripio stesso, e donato alle due
chiese nell’occasione.
La nuova vitalità della chiesa di Forano, con la presenza
significativa del gruppo coreano, dice che non si tratta
solo di una storia passata ma
di una vitalità presente, che è
motivo di incoraggiamento
anche per le chiese che hanno ricevuto la solidarietà fraterna di questa visita. Questo
fatto induce a una riflessione
che raramente abbiamo il coraggio di fare ad alta voce: da
quando è andato in crisi l’anticlericalismo di origine ottocentesca, diverse chiese evangeliche hanno perso popolarità e membri. Ghi non
aveva forti motivazioni teologiche spesso è stato risucchiato nel gran vortice del
crescente consenso di cui ha
goduto la Chiesa cattolica negli ultimi decenni; fra i nuovi
membri delle chiese evangeliche si potranno contare più
facilmente i figli delle ondate
migratorie dal Terzo Mondo
che i discendenti di persone
che aderirono in passato al
protestantesimo. Ma questo
sarà possibile se non ci limiteremo a ospitare i nuovi arrivati nei nostri locali, ma sapremo costruire con loro
quella solidarietà pluralista
di cui ha bisogno l’intera società italiana ed europea nel
prossimo avvenire. Su questa
sfida si deciderà gran parte
anche del nostro futuro.
AGENDA
15 giugno
ROMA — Alle 19, nel tempio valdese di via IV Novembre
107, Mario Cignoni tiene una conferenza sul tema «Una
canzone di guerra e la resistenza armata dei valdesi alla fine
del Quattrocento. Nuove scoperte nell'Historia del Miolo
(1587), il più antico storiografo valdese».
GENOVA—Alle 21, nella sala del Dopolavoro ferroviario (v.
A. Doria 9), il sociologo e politologo Marco Revellf illustra il
tema «Vecchie e nuova povertà nei paesi ricchi».
FIRENZE — Alle ore 21, nella sede del Centro culturale P. M.
Vermigli (via Manzoni 19), conferenza-dibattito su «Il senso
del sacro nella coscienza religiosa contemporanea». Intervengono il rev. Alessandro Cortesi, il rabbino Joseph Levi,
Mohammed Bamoshmoosh e la past. Gianna Sciclone.
CINISELLO — Alle 21, al Centro culturale evangelico «J.
Lombardini» (v. Monte Grappa 62/b), prosegue il ciclo di incontri sulla bioetica. La bioioga Marina Fabbri introduce il
tema «La sperim§ntazione sulle cellule staminali umane».
UDINE — Alle ore 20, alla chiesa metodista (p.le D’Annunzio 9), Giovanna Gandolfo Taverna tiene una conferenza su
«Vita ed opere diaconali in Italia e Austria della contessa Elvine de La Tour (1841-1916) che amava Dio e i bambini».
REGGELLO (Fi) — A Casa Gares inizia il campo precadetti
che si conclude il 1” luglio.
Protestantesimo
Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle
ore 24 circa e alle ore 9,30 del lunedì successivo. Domenica
24 giugno, alle ore 23,50 circa, andrà in onda: «Il Kirchentag:
200.000 evangelici tedeschi alla manifestazione religiosa di
tutta Europa». La replica sarà trasmessa lunedì 25 giugno alle
ore 24 e lunedì 2 luglio alle 9,30 circa.
8
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
Si è conclusa a Roma una serie di quattro incontri promossi dalla Fdei
Confronto generazionale sulla violenza
Una riflessione tra i due «Decenni» ecumenici, quello di solidarietà delle chiese con le donne
e quello contro la violenza. Non stanchiamoci mai di promuovere il dialogo e il confronto
ORimAZAMPERINI
SI è tenuto il 22 maggio
scorso, nei locali della
Chiesa metodista di via Firenze a Roma, il quarto e ultimo incontro interdenominazionale della Fdei dal titolo
«Confronto generazionale sul
tema della violenza. Da un
Decennio all’altro». L’argomento è stato scelto in occasione del passaggio dal Decennio appena trascorso in
favore delle donne, a quello
attuale contro la violenza. La
coordinatrice è stata Doriana
Giudici, presidente della
Fdei. Tre oratrici, una «nonna», una «signora» e una
«giovanissima», hanno illustrato il tema ciascuna dal
proprio punto di vista e secondo le proprie esperienze.
La prima, Annik GentnerReboul, ha parlato della sua
esperienza nella Cimade; sorta durante la seconda guerra
mondiale per assistere i rifugiati, questa associazione ha
continuato a operare in Algeria durante la guerra del ’60
sperando di contribuire all’instaurazione della democrazia. La continua opera di
assistenza verso i diseredati
l’ha portata a convivere con i
musulmani imparando ad
apprezzarne le differenze, osservando il loro modo di vivere la fede; da qui ha tratto
ulteriore ispirazione per la
propria. Sposata a un tedesco, collabora con lui dal ’65
in «Eirene», un’associazione
costituita per permettere agli
obiettori di coscienza di lavorare all’estero nel servizio ci
vile nei luoghi dove c’è bisogno di riconciliazione. Suo figlio stesso, inviato dalla Germania a prestare il proprio
servizio civile nella città martire di Oradour in Francia dove la popolazione è stata bruciata viva in chiesa dalle SS
per rappresaglia, ha potuto
dimostrare come due popoli
nemici possano ora guardarsi
con occhi diversi da quelli
dei genitori e perdonare anche se non dimenticare.
La seconda donna, Claire
Calmettes-Uhl, anch’essa di
origine francese, ha invece
voluto mettere un accento
particolare sulla violenza verso le donne nella pubblicità.
Le radici della violenza sono
sottili ha detto: nel quotidiano, in strada e alla televisione; qui, un esempio per tutti,
le donne quasi sempre appaiono svestite. Ha annunciato inoltre di aver formato
in seno alla Chiesa luterana
di Roma un gruppo di studio
per approfondire i numerosi
casi di violenza sulle donne
riportati nella Bibbia, coinè a
esempio gli episodi di Rachele e di Susanna. In essi si vede
purtroppo come questi siano
ancora inquietantemente attuali. Ha fatto presente inoltre come molte dorme luterane siano sposate a cattolici e
come vivano situazioni di disagio rispetto alle donne francesi o tedesche. Molti di questi guasti vengono proprio
dalla diversa educazione che
si impartisce ai figli. Calmettes-Uhl ha concluso il suo intervento sostenendo che per
migliorare la condizione bi
sogna'cominciare dalle piccole cose: fermarsi di tanto in
tanto per riappropriarsi del
proprio tempo per pregare e
meditare.
Una parola di speranza è
venuta dalla «giovanissima»
Paola Pasquino, che fa parte
di un gruppo di circa 70 giovani che si confrontano su
tutti i problemi di attualità e
cercano di non farsi trovare
impreparati di fronte ai cambiamenti. Pur convenendo
che i giovani sono spesso bersagli passivi di fronte alla violenza, dei film e della tv, Pasquino ha aggiunto che non
tutti la subiscono: la maggior
parte di loro ha una grossa
capacità di reazione, malgrado molti di questi messaggi
negativi siano purtroppo subliminali. L’importante è non
farsi cogliere impreparati di
fronte ai fenomeni attuali come la globalizzazione e il
multirazzismo. Inoltre ha fat
to notare come non sempre
la violenza dei giovani abbia
le sue radici in un’infanzia
problematica; anzi, spesso
sono proprio coloro che hanno avuto di più che, non essendo abituati a rinunciare,
non accettano le limitazioni.
Il peggior nemico è la solitudine: se non ci si confronta
con il prossimo non si può
capire e non si accetta la differenza. In conclusione Paola
Pasquino ha rallegrato l’uditorio dicendo che la maggioranza dei giovani non è affatto violenta, ma pronta al dialogo e rispettosa del prossimo. Purtroppo il problema
non è di facile e immediata
soluzione, ma l’unica via da
seguire è quella del confronto
continuo, del dialogo e dell’informazione. Bisogna cercare di coinvolgere tutti nella
riflessione e buone palestre
potrebbero essere le attività
di volontariato, le chiese e
tutti i luoghi che favoriscano
la socializzazione.
L'attività annuale del gruppo ecumenico del Sae di Reggio Calabria
L'ecumenismo deH'uomo e l'ecumenismo di Dio
FRANCESCA MELE TRIPEPI
IN spirito di fraternità si è
svolto, mercoledì 30 maggio, a Reggio Calabria, l’incontro ecumenico che, per
consuetudine, conclude l’attività annuale del gruppo locale
Sae (Segretariato attività ecumeniche). È stata la comunità
parrocchiale di Santa Maria
della Cattolica ad accogliere
quest’anno i cristiani delle diverse confessioni e una rappresentanza della comunità
Baha’i, riuniti per esprimere
la lode al Signore e invocare il
suo Spirito, fonte di unità. Era
sicuramente quella la sede
ideale, per la storia stessa della parrocchia, radicata nella
tradizione della spiritualità
orientale, e a questa singolare
connotazione ha dato risalto
la presenza del coro bizantino
di Palmi, che ha eseguito magistralmente alcuni brani della Divina liturgia di San Giovanni Crisostomo, patrimonio
condiviso dalle chiese ortodosse e da quella cattolica di
rito greco. Tutto l’incontro.
infatti, ha espresso la gioia di
sentirsi uniti nella preghiera
con canti e inni delle diverse
tradizioni cristiane.
Elemento centrale della celebrazione: la riflessione biblica (Romani 3, 21-24; 29-30)
guidata dal pastore emerito
valdese Piero Santoro, che da
diversi anni è un valido punto
di riferimento per il movimento ecumenico a Reggio
Calabria. Ed è stata, appunto,
una lettura in chiave ecumenica quella che il pastore ha
proposto ai presenti: un con
Lo ha promosso il Servizio cristiano del centro siciliano
Un «simposio d'arte» a Riesi
ULRICH ECKERT
SABATO 26 maggio l’ambiente suggestivo degli
ulivi del Servizio cristiano di
Riesi è stato popolato da una
decina di artista e artisti di
Riesi e dintorni. Su suggerimento di alcuni componenti
del gruppo residente, la direttrice Eliana Briante aveva
invitato persone interessate a
partecipare a un «simposio
d’arte» e all’appello si sono
presentate sia persone che si
dedicano nel loro tempo libero a pittura o scultura, sia
alcuni professionisti anche
con mostre internazionali al
abbonamenti 1999
interno
estero
sostenitore
L. 10.000
L. 20,000
L. 20.000
le spalle. Alla manifestazione
hanno partecipato anche
cinque classi di quinta elementare delle scuole statali;
alunne e alunni hanno non
solo osservato le persone
adulte mentre producevano
quadri o sculture, ma hanno
elaborato forme e disegni
propri adoperando della pasta di sale. Nel quadro di un
piccolo concerto conclusivo,
durante il quale il sindaco e
l’assessore per la Pubblica
istruzione hanno apprezzato
il simposio, si sono poi presentate le diverse opere prodotte su tele o in argilla.
Già durante le manifestazioni principali in occasione
dei 40 anni di esistenza e di
testimonianza del Servizio
cristiano, da varie parti si affermava il bisogno di invogliare l’ambiente riesino a iniziative culturali, e di intensificare anche in questo la collaborazione tra l’istituto valdese
e le diverse forze sociali e culturali del paese. Il piccolo
simposio, la cui idea è nata
proprio a fine marzo, è sicuramente un passo incoraggiante
in questa direzione, e in questa prospettiva si colloca anche un progetto previsto per il
prossimo settembre nel quale
verranno ospitati artisti e artiste per più di una settimana
per ispirarsi e per lavorare
sull’argomento dell’agape,
dell’amore per il prossimo.
fronto tra l’ecumenismo dell’uomo, fragile e contraddittorio, e l’ecumenismo di Dio,
totale e immutabile. Una lettura, anche, nell’ottica di
quella dottrina della «giustificazione per fede» che ha determinato la rottura tra la
chiesa cattolica e le chiese
protestanti, ma sulla quale, finalmente, si è aperta la strada
della riconciliazione.
«Purtroppo - ha rilevato
Piero Santoro - l’unica cosa
in cui noi cristiani di tutte le
confessioni siamo davvero
uniti è il peccato, da cui nascono le divisioni. Non riusciamo ad accettare un Dio
che ama tutti indistintamente, che non fa preferenze.
Cerchiamo di sostituire al
Dio di tutti un Dio privato,
un Dio della tribù. Ma è proprio l’amore gratuito di Dio,
che non si commisura ai nostri meriti, il nostro sostegno
e la nostra speranza nella
realizzazione della buona notizia che il Signore Gesù ha
portato a tutta l’umanità».
La struggente invocazione
al Padre, espressa nel canto
guidato dalla corale carismatica della parrocchia, ha fatto
vibrare i cuori in quell’anelito
all’unità che nasce dal sentirsi famiglia di Dio. La stessa
invocazione è stata il fulcro
della preghiera Baha’i e delle
preghiere spontanee, ribadita
dalla versione ecumenica del
Padre Nostro. Particolarmente coinvolgente lo scambio
della pace, accompagnato
dal canto dello Shalom. E il
canto finale «Un sol corpo,
un sol Spirito» ha reso tangibile la comunione già esistente e, nello stesso tempo,
ha ribadito la volontà di essere docili strumenti di quel
piano d’amore che il Salvatore ci ha rivelato.
Vi
i
I Battisti, valdesi e metodisti in Sicilia
La trasmissione fedele
della parola di Dio
PAWEL GAJEWSKI
COME porre al centro della predicazione e del culto la parola di Dio, ovvero come riuscire trasmetterla nel
modo più fedele e più incisivo possibile? Quali sono gli
strumenti esegetici più efficaci e, al tempo stesso, alla
portata di chi non ha compiuto studi in teologia? Queste e molte altre domande sono diventate una sorta di trama del progetto di aggiornamento dei predicatori e delle
predicatrici locali, promosso
dal Consiglio del 16“ circuito
valdese e metodista e realizzato in collaborazione con
l’Associazione delle chiese
battiste della Calabria e della
Sicilia. Una struttura flessibile e modulare del progetto ha
permesso di organizzare in
Sicilia, nell’arco di cinque
mesi (dal dicembre scorso ad
aprile), sei incontri in cinque
località diverse, condotti da
due pastori in servizio nelle
chiese battiste e due pastori
valdesi, con una partecipazione complessiva di circa
cinquanta persone.
La suggestiva e ospitale atmosfera del Servizio cristiano di Riesi ha fatto da corni-,
ce al seminario intensivo finale, condotto durante l’ultimo fine settimana di maggio, dal prof. Yann Redalié,
docente di Nuovo Testamento alla Facoltà valdese di
teologia. Nella valutazione
conclusiva del progetto e del
seminario è stata più volte
ribadita la necessità di continuare tali iniziative, inserendole tra le attività ordinarie
del circuito e dell’Associazione delle chiese battiste.
del 16“ circuito, ha rievoca
a figura dell’animatore
ogico presente e istituzion"
hzzata m molte chiese
1 ecumene protestante riJ'
L’Abbate di Riesi, ha ricoÌ
to il «teologo itinerante» nÌ
particolare fornia di
ro spesso auspicata dal i
store Tullio Vinay. ~
La necessità di «avvicina
re», anche fisicamente alla
Sicilia e al Sud la possibili
di formazione teologica a 4
stanza è stata ribaditala
Giuseppe Borzì, studente de
corso a distanza della Facoltà
e predicatore in una deli
numerose comunità pentecostali del Catanese. Nino
Leone Puntarella della C¿e
sa valdese di via Spezio di
Palermo, invece, ha sottoli
neato che la formazione biblica deve riscontrare nelle
chiese della Sicilia una maggiore attenzione rispetto a
quella dimostrata finora.
Alla fine, chi scrive queste
note deve aggiungere una'
cosa di non poca importan-i
za. Tutto il progetto, incluso'
il seminario di Riesi, è statoi
gestito in autofinanziamen '■
to. Il 16“ circuito ha contribuito alla copertura di alcune spese legate all’organizzazione del seminario con-,
elusivo; l’efficace collaborazione di Eliana Briante, direttrice del Servizio cristiano
di Riesi, ha permesso di ottimizzare al massimo i costi di
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vitto e di alloggio. Tuttavia
nei bilanci delle nostre chiese la voce «formazione teologica permanente» dovrebbe
conquistare uno spazio ancora più ampio rispetto aj
quello attuale. |
Chiesa battista di Mottola
Cinque battesimi
la domenica di Pentecoste
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VIRGINIA MARIANI
NUNIIA NOTARISTEFANO
Domenica ii maggio la
scuola domenicale della
Chiesa battista di Mottola ha
concluso gli incontri con il
culto di adorazione incentrato sul «sogno di Giacobbe»:
sia le drammatizzazioni sia la
meditazione curata da Giovanna Speranza, accompagnata nella conduzione della
liturgia per la prima volta dalla giovanissima Antonella
Gentile, hanno condotto l’attenta comunità nella ricerca
del significato del «sogno»
nella Bibbia e nell’approfondimento del personaggio di
Giacobbe. Ai momenti di canto della scuola domenicale si
sono affiancati quelli comunitari anche durante la colletta,
come sempre devoluta al Servizio istruzione e educazione.
Altro importante momento
comunitario domenica 3 giugno quando sono scesi nelle
acque battesimali le sorelle
Loredana Belfiore, Carmela
Romanelli, Maria Colacicco e
i fratelli Pasquale Romanelli e
Mario Greco che ci hanno ricordato il versetto: «Cambiate
vita e ciascuno di voi si faccia
battezzare nel nome di Gesù
Cristo. Riceverete il perdono
dei vostri peccati e il dono
dello Spirito Santo» (Atti 12,
38). La domenica di Pentecoste è stata quindi per la comunità di Mottola una domenica
di festa arricchita dalle numerose presenze esterne di parenti e amici e amiche, in cui
si è sentito davvero soffiare lo
Spirito di Dio.
La liturgia ricca di canti anche nuovi, di fervidi momenti
di preghiera è stata accompa
gnata da due animazioni da»
zate di lode e di testimoniaiza. La predicazione è stataci
rata dal pastore Martin Iban
che attraverso i testi di Genes
1, 1-3 e di li Corinzi 3,12-H
ha condotto un’ampia rifl»
sione sullo Spirito Santo, sui
libertà cristiana, su alcu#
delle peculiarità teologici
battiste e, quindi, sul signif
cato del battesimo. 1
Dopo la predicazione oCT
battezzando ha dato la sij
emozionata e sentita testim
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canto che ciascuno diesi
aveva scelto di voler canta*
con tutta la comunità. ^
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PAG. 9 RIFORMA
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Prosegue il dibattito verso il Convegno nazionale dell'Llcebi suH'identità battista
Essere battisti oggi in Italia
indente
'evocato
oreteo.
^uziorta
ese del.
te. Gino
ricorda
Abbiomo bisogno di aggiornare le nostre modalità di vita comunitaria e di testimonianza
L'identità si trova per differenze, ma fa comprendere subito che anche l'altro è importante
doriana giudici
Intendo, per poiimorfia della chiesa, resistenza nel suo seno di divisioni più 0 meno nettamente
accentuate, alcune inoffensive, altre pericolose. Quando,
recitando il “credo” confessiamo la nostra fede nella
chiesa, “una e santa", noi intendiamo quella chiesa in cui
siamo stati battezzati... una
chiesa concreta di cui siamo
partecipi attivi. Una collettitìtà concreta e visibile di uomini e di donne. La chiesa
non può essere oggetto di fede se non è quella in cui si
trovano donne e uomini che
credono in Dio per mezzo di
Gesù Cristo».
Queste parole del teologo
Karl Barth scritte in «Appendice» al suo testo di commento esegetico al «Credo»,
riconosciuto come «Confessione fondamentale della fede cristiana», ci permettono
di allontanare subito ogni
dubbio circa la possibilità di
una tentazione orgogliosa e
isolazionista dell’Ucebi che
vuole, all’alba del XXI secolo
dalla nascita di Cristo ergersi
a paladina di verità solo da
lei custodite. Non è così! È la
ricchezza dei doni della fede
che vogliono essere celebrati,
nel prossimo settembre, at•Iraverso im Convegno nazionale sull’identità battista.
Ancora Karl Barth ricorda come esistono tante e diverse
^chiese cristiane che sono
*Ì8Sorelle» fra loro, proprio come in una stessa famiglia, da
uno stesso padre e da una
stessa madre, spesso nascono figli e figlie, fisicamente,
intellettualmente, spiritualmente diversi. Altra cosa sono le «false» chiese, quelle in
cui è negata la sovranità della Parola di Dio rivelata attraverso Gesù il Cristo.
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Il mondo che cambia
L’annuncio del Convegno
dell’Ucebi ha fatto però anche sorgere altri sospetti:
«Non saranno le prove generali per un futuro “meltingpot” di tutti i protestanti italiani?». «Perché sottolineare
le peculiarità della propria testimonianza se si sta pensando di omologarsi ad altri?».
No, la decisione dell’Ucebi
ha ragioni molto più semplici
e concrete: il mondo che ci
circonda cambia a un ritmo
molto accelerato; noi abbiamo ereditato, da chi ci ha
preceduto nella fede, modalità di vita comunitaria e di
testimonianza che, forse,
vanno aggiornati ai tempi.
Perché la recente assemblea del Movimento delle
donne battiste ha deciso di
cambiare obiettivi nella conduzione del centro di Rocca
di Papa? Perché i giovani delle chiese, sdoprattutto nelle
grandi città, amano incontrarsi, discutere, studiare insieme molto più spesso di
quanto non facessero le generazioni precedenti? Perché
molte nuove tematiche, come
per esempio l’ecumenismo,
non dividono le chiese per organizz^ioni ma tutte le chiese protestanti ospitano nel loro seno opinioni contrastanti? Il mondo, laico o religioso,
ci provoca, ogni giorno; noi
dobbiamo mettere a punto i
nostri strumenti di conoscenza e di intervento. Insomma:
è un convegno dei battisti (e
delle battiste) per i battisti.
La propria identità
Se è vero che la ricerca della
propria identità fa parte del
percorso di vita e di pensiero
di ogni essere umano, perché
non deve essere lecito e utile
a una realtà collettiva come le
chiese battiste ricercare il
senso dei propri punti di for
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■ L'«autonomia» delle chiese dell'Llcebi
Libertà sì, ma nell'unione
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Noi sappiamo, come afferma Giovanni 3, 8, che
«chiunque è nato dallo Spirito è come il vento, che soffia
dove vuole e tu ne odi il ruroore ma non sai né d’onde
'tiene né dove va» e quindi
■lon siamo in grado di stabilito, una volta e per sempre,
dove e chi siamo, secondo
appunto l’opera riformatrice
costante dello Spirito Santo,
fi altronde noi «camminiamo
per fede» e non «per visioni»
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Il ringi»'!
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citon sappiamo, oltre quella
curva del nostro cammino.
Che cosa il Signore ci abbia
Ptoparato.
S altresì vero però che al
,.|'^®rité, nel punto in cui
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Sado di stabilire e definire
, -|^®tomo e che cosa ci cirQ^da. In altre parole, come
‘ r®amo spesso, la chiesa vive
® ^Uel luogo e in quel temtjui, adesso. Ne è una teumonianza la nostra Conssione di fede che indica
-ì J,PdntO’ in questo tempo,
Slamo e cosa crediamo.
punto, come ha sottoli
"pto il past. Massimo Aprile,
lj.*®tourare lo scarto tra la
■^0 prescrittiva (i principi) e
descrittiva {la vita delle
j, tounità)». A mio avviso
{¡,®P®tto debole di questo
■^Porto è che c’è una «listr “Spulati 5, 13) delle no® chiese che è diventata
Occasione alla carne» nel
to che dal momento che le
nostre chiese sono «autonome», tendono a fare «quello
che vogliono», venendo meno
al patto sottoscritto nella confessione di fede, invece di
«servire le une alla altre».
Se da un lato è vero che
questa autonomia è indispensabile per la crescita e lo
sviluppo che lo Spirito Santo
suscita in esse, dall’altro lato
è vero però che si perdono di
vista i termini che ci siamo
dati dello «stare insieme». Diciamo che una volta stabilito,
attraverso la confessione di
fede, quello che riteniamo
che il Signore ci ha fatto essere in questo momento, e definite le regole comportamentali, le chiese dovrebbero rispettarle, salvo ridefinirè, in
ogni momento, i nostri principi e quindi la confessione
di fede, le regole e quant’altro del nostro essere «chiese dell’Unione». Mi sembra
quindi che da questo punto
di vista il convegno sarà utile
alla verifica dello «status quo»
della nostra unione.
Non ho volutamente toccato i punti fondanti citati da
Aprile quali il sacerdozio universale, la separazione tra
stato e chiesa, il battesimo
dei credenti, il congregazionalismo, perché ritengo che
al di là del contributo dei singoli, dovranno essere le chiese a esprimere il loro sentire
che si tradurrà poi in conferma o meno di chi siamo e dove siamo ora nel percorso
che il Signore ci ha chiamate
a percorrere alla sua gloria.
za, di caratterizzazione, di differenziazione? Chi ha voluto
questo convegno sa benissimo che per «identificarsi» occorre nello stesso tempo conoscere gli altri, guardare gli
altri, essere solidali con gli altri che, con noi, fanno lo stesso cammino, cioè seguire Gesù. Spesso sono anche le
esperienze personali che ti
fanno temere esiti negativi da
parole, da situazioni e da iniziative che invece ad altri ricordano cose positive.
Aver partecipato alle tante
battaglie del femminismo
comporta per me che il suono della parola «identità» mi
riporta subito alla parola
«l’altro». L’identità si trova
per differenze ma ti apre immediatamente una nuova
prospettiva: l’importanza
dell’altro. La ricerca, il consolidamento, l’aggiornamento dell’identità battista non
vuol dire irrigidirsi, rinchiudersi, ma riconoscere gli uni
gli altri le diverse ricchezze di
cui si è portatori. Anche la
parola «differenza» va compresa nel suo giusto significato: non vuol dire diseguaglianza ma peculiarità. Con il,
convegno di settembre l’Ucebi non vuole segnare confini
ma, anzi, chiarire alle altre
chiese protestanti su quali
valori i battisti si impegnano
di più, ben sapendo che i
principi cristiani sono di tutti
e per tutti. Nessuna rivendicazione quindi di alcuna primogenitura ma la confessione di una specifica vocazione
all’interno della chiamata
che riguarda tutte le chiese.
Cercare la nostra identità, i
nostri doni specifici, nella liturgia, nella preghiera, nella
testimonianza, vuol dire anche esprimere il desiderio di
una maggior comunicazione
con le altre chiese per arricchirci reciprocamente.
I «principi» battisti
Certo dobbiamo riconoscere che alcuni «principi» battisti, se intesi troppo rigidamente, possono venire «dogmatizzati» diventando così
dei freni e dei pesi per le stesse chiese battiste. Così l’autonomia della chiesa locale, se
non e armonicamente coniugata con la solidarietà con le
altre comunità può diventare
un freno per lo sviluppo della
testimonianza. Sacerdozio
universale, battesimo dei credenti, sono principi di cui i
battisti non sono i proprietari
assoluti, ma sono presenti
nelle coscienze di tantissimi
credenti di chiese diverse dal
hattismo. Sarebbe infantile
L'incontro internazionale di Berlino
I battisti per la libertà
la pace e la giustizia
Evangelici battisti provenienti da tutti i continenti si sono
riuniti a Berlino dal 26 al 29 maggio 2001. Su invito dell’Alleanza battista mondiale (Abm), della Federazione battista europea (Ebe) e dell’Unione battista della Germania i partecipanti hanno riflettuto sul tema «Identità battista e culture nazionali». A conclusione dei lavori i partecipanti hanno approvato
il documento che pubblichiamo qui sotto.
SALVATORE RAPISARDA
se noi ce ne arrogassimo
l’unicità. Ricercare la propria
identità vuol dire soprattutto
capire quali doni, quali valenze possono essere messe
in comune per una migliore
testimonianza dell’Evangelo
in una società già di per sé
molto lontana dalle istanze di
fede ma che, specie nell’ultimo anno a causa dell’Anno
Santo, è diventata ancor più
aliena dall’adorare Dio «in
spirito e verità».
Certamente l’Ucebi deve
prepararsi al convegno con
spirito di umiltà e con molto
studio di ricerca, se vuole
uscire dalle tre giornate più
forte e determinata dall’impegno cristiano. Occorre infatti che al termine del Convegno si abbia coscienza che
la nostra identità e la nostra
specificità si valorizzano solo
se si apre al dialogo, al confronto, all’ascolto. Mi auguro
che dopo quelle giornate si
riscopra anche la nostra incompletezza e si riparta per
tessere nuove relazioni e
nuovi confironti che, alla luce
della parola di Dio, diano
nuovo vigore all’annuncio
della Buona Novella.
Al Centro evangelico Bethel di Berlino, dal 26 al
29 maggio si è tenuto un incontro internazionale su «Identità battista e cultura nazionale». Sotto gli auspici dell’Alleanza mondiale battista,
della Federazione battista europea e dell’Unione battista
della Germania, circa 30 delegati di tutti e cinque i continenti hanno .affrontato il tema
dell’incontro alla luce delle
recenti e sempre attuali sfide
dell’insorgere di nazionalismi
e dispotismi regionali, spesso
uniti a intolleranza religiosa e
confessionale, nonché delle
persecuzioni delle minoranze
e delle discriminazioni razziste e sessiste presenti un po’
ovunque. Tra i relatori figurano nomi noti e meno noti tra i
battisti: K. e A. Truebind, G.
Borchert, N. Wright, K. Clements, E. Geldbach, Th. Lorenzen e altri, provenienti, oltre che da paesi europei e
nordamericani, anche dall’Africa, dall’Argentina, dall’India e dall’Australia. I relatori
hanno affrontato temi quali
«Popolo, cultura e cittadinanza» nell’Antico e nel Nuovo
Testamento, «Rapporto con la
Democrazia», «Il significato
della cultura alla luce della fede nel Dio trinitario». Dall’ex
Jugoslavia, dall’Argentina,
daH’Africa e dall’India si sono
sentite testimonianze circa i
diversi conflitti regionali dovuti a ideologie nazionalistiche con discriminazioni degli
stranieri, nonché discriminazioni di stampo razzista e sessista, il tutto condito da intolleranza etnica e religiosa.
Il documento conclusivo
in'vita la chiese a levare la voce, anche sulla scia di testimoni come D. Bonhoeffer, in
difesa di chi non ha voce, delle minoranze discriminate,
per difendere il diritto alla libertà di coscienza, per ribadire l'impegno a combattere
ogni nazionalismo, ogni discriminazione, ogni sessismo
e razzismo. Tra l’atro, le chiese vengono invitate a «operare per la giustizia e la pace... a
opporsi attivamente contro
l’uso della guerra e della violenza quali strumenti di risoluzione delle dispute nazionali e dei conflitti etnici». Le
chiese vengono invitate, inoltre a «usare ogni opportunità
per esprimere praticamente
quell’unità in Cristo che trascende le nazioni, le culture,
le classi e il genere».
L’invito alle chiese parte
dall’ascolto del grido di dolore che si leva a causa delle discriminazioni presenti in diverse parti del mondo e passa
per una sincera confessione
di peccato per «Esser venuti
meno nell’amore per lo straniero», nel non aver parlato e
agito con decisione e nel non
aver svolto un molo decisivo
come operatori di pace e di
riconciliazione. Si confessa
che spesso è venuto meno lo
spirito profetico necessario
per opporsi con decisione ai
governi e alle istituzioni,
mentre, nel contempo, è
mancato il necessario rispetto per le culture a cui si è portato l’Evangelo. Per guardare
avanti, tra l’altro, viene sollecitato un impegno attivo nei
processi volti al bene comune
delle società e a vigilare sull’abuso del potere aH’interno
e àiresterno della chiesa.
Alleanza battista mondiale
Dichiarazione di Berlino su identità battista e culture nazionali
Alle chiese e agli aventi parte nell'Alleanza battista mondiale
Sorelle e fratelli,
1 - Abbiamo ascoltato il grido del popolo di Dio proveniente da diverse aree di conflitti etnici nel mondo. Abbiamo ascoltato testimonianze di
prima mano dall'Europa, dall'Asia, daH'Africa e dal Sud America, che ci
dicono di conflitti etnici, razziali e religiosi che affliggono i nostri fratelli
e le nostre sorelle battisti.
2 - Riconosciamo con tristezza che molte delle nostre società e paesi
sono guastati da nazionalismo intollerante, odio razziale ed etnico, diffidenza verso lo straniero, e da discriminazioni razziali, culturali e religiose.
3 - Confessiamo che come chiese e singoli battisti spesso siamo stati
complici di ciò. Siamo venuti meno nell'amore per lo «straniero», nel
parlare e nell'agire con decisione e nell'agire da operatori di pace e per
la riconciliazione. Siamo arretrati di fronte al male e non abbiamo assunto posizioni profetiche di fronte ai governi e alle istituzioni. Nella nostra
missione abbiamo spesso mancato di rispettare le culture indigene di coloro con cui abbiamo condiviso l'evangelo.
5.7 Che il nazionalismo o l'appartenenza a una ideologia nazionale
che esalta una nazione sopra le altre, usati per escludere altri, sono una
forma di idolatria e non sono compatibili con la nostra fede cristiana.
5.8 Che la missione della chiesa in tutte le culture consiste nel testimoniare alle culture il nome di Cristo e nell'operare per la loro trasformazione secondo i valori del regno di Dio (Mal 5, 13-16).
5.9 Che come battisti che sostengono la libertà di coscienza, la libertà
religiosa per tutti e la separazione tra chiesa e stato, noi siamo particolarmente sensibili ai diritti umani di tutti i gruppi di minoranza che sono
perseguitati nelle nostre società.
4 - Abbiamo ascoltato
4.1 Le tradizioni bibliche e ciò che ci dicono circa le culture, le nazionalità etniche e la cittadinanza.
4.2 Gli stimoli della storia della chiesa nel corso dei secoli e in luoghi
differenti, che fino a oggi ci dicono come la chiesa ha affrontato il nostro tema.
4.3 Le nostre tradizioni battiste e specialmente quei punti forti che
parlano alla nostra situazione presente.
4.4 Le sfide del mondo contemporaneo, specialmente il nazionalismo,
il genocidio e gli orrori della «pulizia etnica», nonché la discriminazione
razziale e gli effetti della globalizzazione.
4.5 Le testimonianze che ci siamo scambiate condividendo le nostre
«storie» da tutto il mondo.
5 - A conclusione della nostra discussione affermiamo
5.1 La verità biblica secondo cui tutti gli esseri umani sono in relazione reciproca in un comune progenitore, creati da Dio per la comunione
con Dio e tra di loro, nel quadro delle benedizioni del creato (Gen. 1-2;
Atti 17, 26).
5.2 Che i gruppi umani, le culture e le nazioni vanno difesi in quanto
hanno un ruolo cruciale nella definizione delia nostra identità e nel formarci, alla luce di Dio, nel popolo che siamo; e celebriamo la diversità di
queste culture.
5.3 Che la signoria di Gesù Cristo è il fondamento principale per
l'identità di ogni credente e di ogni comunità cristiana (/ Cor. 3, 11).
5.4 Che Cristo ci chiama a formare una comunità caratterizzata da
uguaglianza radicale in cui «tutti sono uno in Cristo» (Gal. 3, 28), al di là
di qualsiasi distinzione umana, e in cui la diversità di doni complementari
nell'evangelizzazione, nell'impegno sociale e in quello per la giustizia
vengono dati per l'opera del regno di Dio.
5.5 Che qualsiasi forma di discriminazione razziale è peccato e che, invece, i cristiani sono chiamati ad «amare lo straniero» (Deut 10, 18-19).
5.6 Che mentre agiamo come cittadini pienamente attivi e responsabili
di una particolare nazione, il nostro impegno nazionale è comunque sempre visto come provvisorio, perché siamo «cittadini del cielo» (Fllip. 3, 20).
6. Chiediamo alle chiese e agli aventi parte nell'Alleanza battista mondiale
6.1 Di studiare le tradizioni bibliche per quanto hanno da dire circa le
culture, le aspirazioni nazionali e la cittadinanza responsabile.
6.2 Di istruire e informare gli aventi parte nella chiesa intorno alle sfide attuali a cui si è fatto cenno, di riflettere e confrontare la nostra storia
e le colpe legate a questi temi, e di onorare i martiri dei tempi moderni.
6.3 Di incoraggiare la partecipazione attiva delle chiese battiste e dei
loro membri ai processi che costruiscono società e operano per il bene
comune, e di vigilare sugli abusi del potere dentro e fuori della chiesa.
6.4 Di accettare la sfida di essere «portatori del messaggio della riconciliazione» in Cristo, riconciliazione che va intesa per gli individui e per le
comunità allargate.
6.5 Di ricercare la giustizia con la preghiera sentita, il coraggio e la testimonianza profetica.
6.6 Di vedere Cristo nell'altro e nell'altra in tutti i nostri rapporti con
quanti sono diversi da noi dal punto di vista razziale, etnico o culturale.
6.7 Di avere rispetto per i diversi modi in cui l'Evangelo viene contestualizzato nelle diverse culture.
6.8 Di sostenere il principio battista circa la libertà religiosa e la libertà
dei gruppi minoritari che spesso si sentono impotenti.
6.9 Di operare per la giustizia e la pace per tutti e di opporsi efficacemente alla guerra e alla violenza come mezzi di risoluzione delle dispute
nazionali e dei conflitti etnici.
6.10 Di cogliere ogni opportunità per dare espressione pratica a
quell'unità in Gesù Cristo che trascende le nazioni, le culture, le classi e il
genere.
6.11 Di servirsi delle risorse dell'Abm nell'affrontare i temi delle culture e delle etnie, e in particolare di sostenere il Decennio Abm per la
«Giustizia razziale».
6.12 Di fare causa comune con i credenti di altre tradizioni cristiane e
con tutte le persone di buona volontà che agiscono come operatori di
pace e di riconciliazione in situazioni di conflitti etnici o religiosi.
Dopo queste cose guardai e vidi una folla immensa che nessuno poteva contare, proveniente da tutte le nazioni, tribù, popoli e lingue, che
stava in piedi davanti al trono e davanti all'Agnello, vestiti di bianche vesti e con delle palme in mano. E gridavano a gran voce, dicendo: «La salvezza appartiene al nostro Dio che siede sul trono, e all'Agnello». E tutti
gli angeli erano in piedi intorno al trono, agli anziani e alle quattro creature viventi: essi si prostrarono con la faccia a terra davanti ai trono e
adorarono Dio, dicendo: «Ameni Al nostro Dio la lode, la gloria, la sapienza, il ringraziamento, l'onore, la potenza e la forza, nei secoli dei secoli! Amen» (Ap. 7, 9-12).
10
PAG. 10 RIFORMA
Commenti
venerdì 15 CIUCNO^, ^
LA SCUOLA È FINITA
COME RIPRENDERÀ?
MAURIZIO GIROUUWI
L’orientamento del governo
Berlusconi sulla riforma dei cicli scolastici si a^unge ad altri
problemi che, se non risolti,
renderanno calda la ripresa autunnale delle lezioni. Sulla
scuola incombe l’incognita della Corte dei Conti che ha sollevato obiezioni e chiesto al governo uscente chiarimenti, in
assenza dei quali la riforma dei
cicli non partirà. Vi è poi il
blocco del concorso per l’assunzione di docenti precari che,
nella migliore delle ipotesi, sarà
superato il 13 luglio, il che renderà impossibili le nomine in
tempo utile per una regolare ripresa delle lezioni. Sono inoltre
aperte la vertenza del personale
ausiliario, tecnico e amministrativo proveniente
dagli enti locali e
La conclusione
dell'anno scolastico
dalle questioni «ideologiche» (la
Costituzione, la laicità dello stato, ecc.), alcuni interrogativi restano: i finanziamenti statali alle scuole private, come si conciliano con gli aumenti ai presidi,
ai docenti e agli ausiliari della
scuola di stato? la pressione fiscale finirà per crescere? E se
non crescerà, che ne sarà della
sanità e delle pensioni? Sarà tutto privatizzato? I difensori della
riforma dei cicli (Cgil, associazioni di categoria) minacciano
di chiamare gli «utenti» (studenti, genitori, docenti) a una
dura lotta, con argomenti non
banali: la riforma è fortemente innovativa, eleva l’obbligo
di due anni e pre^^^***’ vede la formazione fino a 18 anni, permetterà di
passare dall’attuale 68% di di
quella dei diri- laSClO aperti problemi plomati al 100%
genti scolastici
(presidi e direttori). Per non dire dell’attuazione del contratto
stipulato tra go- ™*™*^*»*
verno e sindacati confederali
che prevede l’adeguamento entro ü 2004 delle retribuzioni dei
docenti ai livelli europei.
Si potrebbe ipotizzare che il
governo, con un po’ di soldi
(tanti) ai dirigenti e un po’
(molti meno) al resto del personale e con un decreto di assunzione dei precari vincitori di
concorso, potrebbe disinnescare il conflitto. La realtà è più
complessa. Il Polo delle libertà
ha preso impegni precisi: finanziare la scuola privata ovvero
porla, come chiede da anni il
papa, su un piano di effettiva
parità con quella statale; dare
facoltà ai dirigenti scolastici,
come accade nelle imprese, di
scegliersi gli insegnanti; finanziare tutte le scuole, private e di
stato, in rapporto al numero di
allievi. A ciò si aggiungeranno i
bonus regionali alle famiglie
che iscrivano ì loro figli alle
scuole private. Se poi l’idea del
governatore del Lazio Storace
(una commissione di censura
sui libri di storia) dovesse essere accolta dal governo, l’ideologia della scuola sarebbe definita: impresa, Minculpop e Aspersorio. Quanto alla Costituzione,
che pone l’istruzione come funzione fondamentale dello stato,
sancisce la libertà dell’insegnamento ed esclude finanziamenti
alle scuole private, la Casa delle
libertà ha più volte dichiarato
che porrà mano alla modifica
della sua prima parte.
difficilmente risolvibili
entro l'autunno
Ma seppure prescindiamo
dell’Europa e di
ridurre il rischio
analfabetismo di
ritorno (34%); dà
al vecchio asilo la
lllliililJllBHl dignità di scuola
per l’infanzia, valorizza la progettualità delle scuole nell’attuazione dell’autonomia. Ma i
critici della riforma non sono
solo nel governo: una parte dei
sindacati, confederali e non, e
una parte degli insegnanti, memore del «concorsone» fallito e
frustrata da aumenti inferiori
alle attese, ritengono che una fase di ulteriore riflessione sia necessaria, per correggere o addirittura smontare la riforma dei
cicli. Insomma vi è una grande
confusione sotto il cielo.
Personalmente condivido il
parere di chi ritiene che la riforma sia stata pensata e varata
senza coinvolgere i soggetti interessati che se la sono trovata
sulla testa secondo il principio
paternalistico «tutto per il popolo, nulla attraverso il popolo». Ma ho forti preoccupazioni
sugli esiti di una brusca frenata
di un treno che è ormai in corsa
da mesi. E se il blocco significasse semplicemente un ulteriore disinvestimento dalla
scuola pubblica? Saranno gli insegnanti e le loro organizzazioni, una volta tanto, in grado di
mettere tra parentesi i loro interessi particolari e le loro antiche divisioni ideologiche per
porre al centro della loro lotta
l’unico vero obiettivo importante di questa fase, la difesa
della Costituzione e dei diritto a
una scuola che sia palestra di
pluralismo e di democrazia e
non terreno di contesa fra contrapposti fronti ideologici?
i: Eco DELLE \iUJJ VàLDEa
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valli valdesi) £ 30.000. Partecipazioni: mm/colonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1.000.
La testata Riforma è registrafa dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L'Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche regisfrate il 6 dicembre1999).
Il numero 23 del’8 giugno 2001 è stato spailo dall’LIfficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 6 giugno 2001
2001
Asioclato alla
Unione alampa
periodica Italiana
Si sta sviluppan(jo anche in Italia una lucrosa attività economica criminale
Il nuovo mercato della pedofilìa
/ pedofili ci sono sempre stati, ma oggi sono diventati i consumatori di un commercio illecito
che aggrava il fenomeno. I richiami sessuali della pubblicità, l'etica e l'educazione cristiana
GIOVANNI SARUBBI
DI f Tonte a notizie riguardanti violenze su bambini 0, come nel caso scoperto
recentemente a Roma, dell’arresto di persone o organizzazioni dedite alla pedofilia, il primo sentimento che
sorge spontaneo, soprattutto
in chi ha figli, è quello di fare
giustizia sommaria, della distruzione pura e semplice di
coloro che si macchiano di
tali crimini. C’è chi chiede la
pena di morte e chi, come ha
fatto il ministro della sanità
Veronesi, propone la castrazione chimica per chi abusa
dei bambini.
Dopo il clamore conseguente agli arresti di pedofili
o a tragici fatti di sangue a
danno di bambini, gli organi
di stampa scoprono che il pedofilo di turno è stato egli
stesso, da ragazzo, una persona abusata. È una costante
che orarriai si può verificare
in tutti i casi venuti a galla negli ultimi anni. «NeU’80 per
cento dei casi sono ex bambini abusati. In ogni caso, hanno avuto padri in parte o del
tutto assenti, e madri tendenzialmente depresse». L’affermazione è dello psicoanalista
Cosimo Schinaia (intervista a
Repubblica del 24 maggio),
della società freudiana, autore del libro «Pedofilia e pedofilie» di prossima pubblicazione. 1 pedofili, sia nella versione Soft, di quelli cioè che si
limitano a guardare foto pedopomogr^che, sia in quella
di «mostri assassini», prima di
essere dei colpevoli sono essi
stessi delle vittime di un male
ben più grave che percorre
tutta la società. Nella stessa
intervista Schinaia solleva,
molto opportunamente, il
problema della pubblicità
che, sempre più invasivamente, «fa del corpo dei bambini un oggetto dichiarato di
desiderio erotico». Da un lato,
dice in sostanza Schinaia, ci
si indigna per i pedofili, dall’altro non ci si oppone alla
diffusione di una cultura che
mercifica tutto e che, nel nome del profitto, non esita a
utilizzare persino i bambini
in atteggiamenti molto lontani dalla loro natura.
La pedofilia, come problema riguardante la sfera sessuale, affonda le sue radici
nella notte dei tempi: non si
tratta di un fenomeno nuovo
o ignoto al genere umano.
Quello che è nuovo, è la sua
trasformazione in una lucrosissima attività economica fa
cente capo a organizzazioni
criminali che del commercio
di materiale pedopornografico, e non solo, hanno fatto la
propria fonte di arricchimento. C’è, e di questo bisogna
prendere coscienza, chi deliberatamente ha deciso di
usare la perversione individuale o le difficoltà di tipo
psicologico di persone vittime
di situazioni familiari drammatiche, per arricchirsi. È facile capire di chi parliamo. Si
tratta di quelle stesse organizzazioni criminali che diffondono la droga, che gestiscono
la prostituzione o il cosiddetto «turismo sessuale» in paesi
asiatici dove la prostituzione
di bambini e bambine avviene alla luce del sole. A quanto
ammonta il giro di affari dei
gangster della pedofilia? E dove vengono riciclati tali capij,..
tali? Domande per ora senza
risposte anche se si tratta di
cifre iperboliche.
L'estensione del fenomeno
Si ha invece un’idea, seppure parziale, di quanti sono i
pèdofili in circolazione nella
sola Italia. Si tratta, con una
stima per difetto, di 20-30.000
persone. 11 dato risulterebbe
dal numero di accessi a un sito pedofilo in lingua italiana
realizzato a Copenaghen in
Danimarca. Un sito noto già
da due anni e di cui era stata
chiesta la chiusura dove non
ci sono fotografie di bambini
ma la esaltazione ideologica
della pedofilia, dove viene
cioè fornita, per così dire, la
base «culturale» della «ideologia pedofila». Ebbene in questi due anni gli accessi a tale
sito sono stati oltre 27.000 ed
è presumibile, vista l’assenza
di foto, che gli accessi misurino effettivamente i teorici della pedofilia, coloro che cioè
ne vorrebbero addirittura la
legalizzazione. Ma l’estensione del fenomeno potrebbe essere molto maggiore. Gli specialisti di fenomeni sommersi,
infatti, dicono che le dimensioni reali di tali fenomeni sono, in genere, dieci volte quello che appare in superficie, la
classica punta dell’iceberg. Se
così fosse ci troveremmo di
fronte a un vero e proprio
esercito di pedòfili che giustificherebbe l’interesse economico delle cosche criminali
per un mercato tanto vasto
quanto putrido e disumano.
Allora servono sicuramente
gli studi psicologici per curare
chi è malato, ma serve di più
una lotta accanita contro le
organizzazioni criminali che
diffondono la perversione per
trarne un profitto. Questo è il
vero problema contro cui non
c’è l’impegno e l’attenzione
necessaria da parte di tutte le
forze politiche e sociali.
La pubblicità, che in Italia
ha un fatturato di circa 30
miliardi al giorno, ha anche
la sua parte di responsabilità
visto cbe usa sempre più
massicciamente richiami sessuali, sia in modo palese sia
in modo occulto, sia verso i
telespettatori di sesso maschile sia verso quelli di sesso
femminile. Non è esagerato
affermare che la pubblicità
condiziona pesantemente i
comportamenti etici e morali
soprattutto delle giovani generazioni. La pubblicità fa
«cultura», diffonde concezioni filosòfiche sfruttando i
sentimenti profondi di quelli che non sono considerate
più persone, e quindi da rispettare, ma «consumatori»
da spremere fino all’osso. Ma
il livello di assuefazione ai
messaggi pubblicitari è tale
che oramai nessuno più fa
caso a pubblicità che non siano particolarmente spinte e
trasgressive. E non si tratta
solo di pubblicità televisiva.
In alcune città, per esempio,
alcuni negozi di moda, per
pubblicizzare pantaloni da
donne, hanno pensato di ricorrere a una foto che ritraeva due donne in un chiaro atteggiamento sessuale. Con la
sessualità non si può scherzare: gli effetti possono essere imprevedibili.
IN questo più o meno vago
inizio d’estate, siamo stati
abbondantemente informati
da giornali e televisione e radio che quest’anno almeno 30
milioni di italiani andranno in
vacanza, al mare o in montagna, in Italia e all’estero. È difficile calcolare la spesa complessiva di questo esodo, ma
si aggirerà certamente su varie migliaia di miliardi, segno
che l’economia delle famiglie
italiane, nel loro complesso, è
abbastanza florida. Non vorrei rovinare le vacanze a nessuno né tantomeno fare il
moralista, compito per il quale non sono tagliato. Non ho
potuto, tuttavia, non rilevare
il contrasto fra queste notizie
sulle prossime vacanze, fortemente enfatizzate, e i tanti
appelli accorati che ogni giorno riempiono le nostre cassette delle lettere.
id'
j-uLi'C ’
Il costo delle vacanz
PIERO bensì
Sono richieste di collaborazione da parte delle varie organizzazioni che si occupano
dei due miliardi di disperati
nel mondo. Non se ne parla
quasi più nei nostri media. La
miseria non fa notizia, ormai.
L’Alto Commissariato dell’
Onu per i rifugiati, tanto per
fare un esempio, ci ricorda
che i rifugiati afghani in Pakistan sono due milioni, che vivono sotto tende, senz’acqua,
senza medicinali, senza servi
Cambiamento di valori
e di modo di vita
Allora, più che di giustizia
sommaria, abbiamo bisogno
di cambiare radicalmente il
modo di vivere e i valori oggi
dominanti. Valori che negano
la solidarietà, che istigano a
commettere reati, che fanno
del profitto un valore assoluto a cui tutto sottomettere.
Occorre allora impegnarsi de-~
cisamente per opporsi a questo martellamento continuo
dei cittadini attraverso una
grande campagna contro la
pubblicità che, per come è
fatta, stravolge la realtà, è del
tutto ingannevole, fuorviànte
e perciò pericolosa perle
conseguenze sociali devastanti che può avere. Come
cristiani abbiamo il dovere di
dire parole chiare su tali questioni e di avere atteggiamenti altrettanto chiari e conseguenti sul piano personale,
ecclesiale e sociale. L’etica e
la morale proposta dalla nostra società non hanno alcun
legame o rapporto con il messaggio cristiano così come esso si configura nei Vangeli.
Il cardinale Ruini, nella sua
prolusione al Consiglio permanente della Conferenza
episcopale italiana (Cei), il26
marzo scorso, ha affermato:
«Non è possibile assumere
come criterio primario e sovrano delle proprie scelte e
decisioni il risultato economico, o l’indice di ascolto,
che si spera di conseguire,
posponendo a questi ogiii
consideraziofie di ordine etico ed educativo: chi opera
così prepara un futuro setripre peggiore, del quale egli
stesso rimarrà prigioniero». E
un’affermazione che condivido in pieno. Peccato che
Ruini e la Cei si trovino oggi
alleati, sul piano politico e
sociale, proprio con chi qU“
criterio ha elevato a proprie
ragione di vita.
Ai
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zi igienici. E come loro, forse
peggio di loro, sono centinaia
di milioni di esseri umani uccisi dalla fame, dalla sete, dalle malattie. I bambini non
possono essere vaccinati e
molti di loro non superano i
quattro anni d’età.
■ Se i 30 milioni di vacanzieri
italiani destinassero alla miseria del mondo anche solo
10.000 lire l’anno, si raccoglierebbero 300 miliardi. Ci lamentiamo spesso della pre
senza degli immigrati fra noi
invece di lamentarci, impani'
mo ad aiutarli a vivere nel loro ambiente e saranno anco
più felici. Non deleghia®
sempre tutto al
nostra responsabilità
duale non può essere acca»
tonata e se non ci sbrighiamo
ben presto a questo Decide
te ingrassato verrà presenta
il conto, e sarà per noi
conto molto pesante e do
roso. Gesù ce l’ha
«Andate via da me, maled
(...) perché ebbi fame e n
mi deste da mangiare, e
sete e non mi deste da o
(...). In verità vi dico che
quanto non l’avete
di questi minimi, non 1 a
fatto neppure a me»
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(Rubrica «Un fatto,
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diouno «Culto evangelico» e ,
della Fcei di domenica Wging'
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M Avanzata una proposta italo-francese
Quattro giorni fra i forti
Un viaggio di quattro giorni attraverso il patrimonio fortificato alpino delle alte valli Chisone e Susa e del Briançonnais.
Questa la proposta che la Comunità montana valli Chisone e
Germanasca insieme al «Service patrimoine de la Ville de
Briançon», aU’interno del progetto europeo Interreg II, hanno
proposto nei giorni dal 12 al 15 giugno ai professionisti che lavorano sul territorio per la valorizzazione del patrimonio storico delle fortificazioni. Nel corso dei quattro giorni per gli operatori sono state organizzate oltre alle visite ai forti di Fenestrelle, Exilles (nella foto), e quelli di Briançon anche una serie
di seminari di studio che avevano lo scopo di mettere in comune fra i vari operatori le conoscenze e le esperienze.
PAG. 11 RIFORMA
INfumerosi incontri in tutto il Pinerolese
Lo sport a porte aperte
Sono state molte alle Valli le strutture sportive che domenica
10 giugno hanno aperto i battenti al pubblico per la manifestazione «Sport a porte aperte per tutti». L’iniziativa, promossa
dalla Provincia di Torino, che si pone come obbiettivo quelle di
diffondere la pratica sportiva tra la popolazione, ha anche quest’anno riscosso un notevole successo anche se la mattinata
piovosa non ha certo favorito l’inizide affluenza di pubblico.
Numerosissimi gli sport che era possibile «provare» gratuitamente negli impianti sportivi di Pinerolo, San Germano, Pinasca, Luserna San Giovanni solo per fare alcuni nomi di Comuni
che hanno aderito all’iniziativa: dal calcio a cinque all’equitazione, dalla pallavolo al tiro con l’arco, al salto in lungo e altri.
Riforma
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I Fondato nel 1848
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Si è chiusa la prima fase di lavoro deH'organismo di concertazione della Provincia
((Agenda 21»: sviluppo compatibile
A partire dalla Conferenza di Rio de Janeiro (1992) si progettano tutte le possibili collaborazioni
per uri utilizzo corretto delle risorse a disposizione del territorio. Le diverse strategie di interventi
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LO scorso 8 giugno,
con l’assemblea plenaria, il «Forum per l’Agenda 21» della Provincia
di Torino ha concluso
una prima significativa
fase di concertazione sul
territorio. I primi 6 mesi
diattività del Fomm sono
stai dedicati all’attivazione delle sedi di concertazione a carattere locale e
alla definizione di un primo quadro di riferimento
incentrato sulle criticità
ambientali, sulle opportanità, sugli obiettivi generali e specifici, sulle linee d’azione. Le diverse
torture in cui è articolaid il Foruha sono ormai
pienamente funzionanti
e certamente nei prossimi mesi si potrà avere
un’accelerazione dei lavori soprattutto in terminidi qualità della partecipazione e di capacità di
concretizzare le linee
d’azione in progetti. Del
resto «Agenda 21» è un
processo, definito con la
conferenza di Rio nel
1992, yolib a definire le
strategie di sviluppo per il
21“ secolo in grado di assicurare una corretta gestione delle risorse.
Og^ si registra un progressivo consolidamento
■ nascita dell’Agenda 21 :
» sviluppo sostenibile è
agenda delle sedi di
joncertazione dello svi*®ppo locale e, sia pure
“«differenti livelli di
fptofondimento, tutti i
^tti territoriali» hanno
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, e azioni nei più
^nati settori di interno; si diffonde Tazio‘“toale secondo i prin“Pi dell’Agenda 21. Nu®«osi Comuni e Comuyi ,®pwane hanno pren»*' «vvio di propri
Agenda 21; si
¿J^tìizzando la saldaprincipi di so“'^ftdità ambientale e
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¿'i^'^®*'*R3tivi delle
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gruppi di lavohanno cercala »y?®ontare le azioni
vitj j ^toentrare l’attideii’a® ® seconda parte
al fine di per
venire, a dicembre, alla
definizione di un «Piano
d’azione» coerente, realizzabile e verificabile. Ai
partecipanti è stato distribuito il primo rapporto sull’Impronta ecologica della Provincia di Torino: esso costituisce il
primo tassello del futuro
sistema di indicatori per
l’Agenda 21 provinciale.
Gli abitanti della provincia utilizzano una quantità di natura pari al 20%
del territorio nazionale: è
un dato non dissimile da
altre realtà sviluppate
comparabili alla nostra,
tuttavia esso impone una
riflessione sulla sostenibilità dei nostri processi
di produzione e consumo, per ricercare soluzioni innovative nel modo di pianificare, abitare,
produrre, muovere persone e merci.
Nei gruppi si è discusso
di «Strategie e azioni di
sostenibilità per un’agricoltura equilibrata e
multifunzionale» individuando gli strumenti per
la diffusione delle buone
prassi e per l’applicazione della multifunzionalità dell’agricoltura: accordi volontari, contratti
di conduzione, protocolli
di intesa produzioneconsumo, certificazioni;
«Strategie e azioni per la
sostenibilità dei processi
produttivi» con percorsi
di accompagnamento e
sostegno al sistema produttivo per un rafforza
mento dell’innovazione e
della gestione delle problematiche ambientali
connesse alla produzione
e per insediamenti produttivi maggiormente
ecoefficienti; diffusione
di prodotti e servizi ambientalmente più sostenibili; e ancora, «Strategie e
azioni per la sostenibilità
dell’assetto territoriale» e
strumenti di armonizzazione delle politiche insediative orientati a un minor consumo di risorse
naturali e alla qualificazione del paesaggio, urbano e non; difesa del
suolo; conservazione e
valorizzazione degli spazi
naturali; «Strategie e azioni per la sostenibilità
del sistema della mobilità
e dei trasporti», «Strategie
e azioni per la sostenibilità dei modelli di consumo» con l’indicazione di
promuovere consumi più
sostenibili, valorizzando i
prodotti locali e tipici e i
prodotti a più alta efficienza ambientale per ridurre i consumi di energia e di risorse.
Il Pinerolese è ih pieno
dentro alle strategie
dell’Agenda 21, e non solo perché molte linee di
progettazióne si stanno
muovendo nella logica
della sostenibilità (il rapporto intermedio cita ad
esempio il programma
«Leader plus» delle nostre Comunità montane
o il tavolo di concertazione del patto territoriale).
Case di riposo di San Giovanni
Asilo e Rifugio
un ente solo?
PAOLO GAY
A Luserna San Giovanni, frazione San Giovanni, a poche centinaia
di metri l’uno dall’altro ci
sono due istituti valdesi
che offrono ospitalità a
persone anziane, l’Asilo e
il Rifugio Re Carlo Alberto. Nati a pochi anni di
distanza, a fine ’800, i due
istituti per oltre un secolo
hanno reso un prezioso
servizio diaconale in modo indipendente l’uno
dall’altro. Perché non
unificarli in un solo ente?
Un gruppo di lavoro
composto da rappresentanti dell’Asilo e del Concistoro di Luserna San
Giovanni, del Rifugio Re
Carlo Alberto e della
Commissione sinodale
per la diaconia (Csd) ha
lavorato su quest’idea,
evidenziando che ciò permetterebbe una migliore
gestione dei costi e del
personale, una più efficace politica comune nei
confronti degli enti pubblici, il tutto con 1 principali obbiettivi di rinsaldare i rapporti degli istituti
con la chiesa locale in un
reciproco arricchimento
nella dialettica predicazione-diaconia, e di sempre migliorare i servizi offerti agli ospiti.
Queste considerazioni
sono state esposte all’assemblea della Chiesa valdese di Luserna San Giovanni, riunita la sera del
8 giugno scorso; al termine di un vivace dibattito
dall’assemblea è scaturito un invito ad approfondire la questione precisandone gli aspetti giuridici, tecnici, organizzativi, patrimoniali e finanziari, nonché ad esplorare ad ampio raggio il modo di migliorare le forme
di collaborazione già in
corso tra i due istituti.
¡CONTRAPPUNTO I
LE CHIESE
E IL TERRITORIO
SERGIO RIBET
Territorio è una parola
magica, una parola contenitore, una parola da Comunità montana, un termine del baseball, etnologica
ed etologica (gli indiani
della riserva e i cervi delle
riserve, evocati nella Conferenza del I distretto come
metafora del valdese); ma,
per intenderci, una volta si
diceva «Le vaili valdesi».
Chiese è un
termine che in
italiano abitualmente non
conosce plurale, e si usa di
solito con la
minuscola, vera o presunta.
Ma, per inten- h™™™™
derci, qui vuol
dire le chiese e le opere vaidesi che si trovano nelle
valli valdesi. Tuttavia, la
Conferenza non ha inteso
in senso restrittivo né Luna
nè l’altra di queste realtà.
Parlando delle Olimpiadi
del 2006 o della visita che
riceveremo come chiesa dai
fratelli e sorelle della Cevaa, parlando di bilanci o
di laicità, promuovendo
musica o cultura, auspicando un equilibrio strutturale
tra chiese, opere, iniziative
varie, riflettendo sul ruolo
politico delle istituzioni
pubbliche, e della scuola, la
Conferenza non si è rinchiusa in un ghetto. Ha cercato di comprendere la situazione in cui viviamo, di
trovarne le radici (loglio e
grano) nel passato recente
e remoto, di interrogarsi
sul futuro in senso globale:
la nostra fede, la nostra
diaconia, spicciola e istituzionale, la nostra identità
in un contesto ecumenico e
interculturale, interetnico,
intergenerazionale...
E non si è fatta una divisione irreale tra Valli e resto del mondo, pur prestando attenzione alle specificità della zona. Al dibattito della Conferenza ben si
è accompagnata la predicazione della domenica mattina (con la comunità di
Pomaretto, a cura di Franco Siciliano), che partendo
dagli episodi della tentazione di Gesù e del Getsemani, secondo l’Evangelo
di Matteo, ha invitato a fermarsi, riflettere, pregare e
seguire le orme di Gesù.
In modo particolare la
discussione sulla diaconia
ha tenuto conto delle coordinate chiese e territorio.
L’ordine del giorno approvato su questo tema riassume appena qualche punto
giustizia alla passione con
la quale si è affrontato il tema. Se non c’è una informazione propositiva che
vada dalle chiese alle opere
e dalle opere alle chiese, se
non c’è fiducia che le assemblee (di chiesa, di circuito, di distretto) siano
mature anche per comprendere l’essenziale degli
impegnativi
La Conferenza
distrettuale si è
interrogata sui
possibili rapporti
con l'esterno ■
problemi di
gestione e di
amministrazione che le
chiese o le opere (in modi
e per fini diversi) devono
affrontare, si
snatura il nostro essere.
Con forza
il delegato della Tavola valdese ha sottolineato che il
benessere o il malessere del
corpo intero può dipendere
da un solo punto dolente. E
la Conferenza ha tenuto
presente, pur senza sovrapporsi a quanto è di competenza sinodale, la chiesa
tutta, e non soltanto la «zona» delimitata da confini
territoriali. Per dirlo in altri termini, la Conferenza
del Primo Distretto ha
ascoltato la Parola e si è interrogata sul come metterla in pratica, prendendo
anche alcune decisioni operative e indicando linee
sufficientemente precise,
ha fatto politica, si è preoccupata non (solo) di sé e
per sé, ma della polis, del
«territorio», delle valli vaidesi, non solo per la Chiesa
valdese alle Valli.
Anche su questioni che
non si sono poi tradotte in
atti della Conferenza c’è
stato lo stesso modo di intendere. Se non troviamo
atti specifici sulla questione dell’ecumenismo, oppure sul rapporto con la presenza di molte denominazioni in zona, o ancora sull’otto per mille, sulle olimpiadi, sulla situazione politica, questo non è avvenuto
per dimenticanza ma perché già ci sono atti sinodali 0 di una Conferenza distrettuale in anni passati
che indicano sufficientemente in quale direzione
muoversi oppure, al contrario, perché certi temi devono ancora essere maturati. Allora possiamo dire che
è stata una buona conferenza? Non esageriamo...
Umaùa però: ci si è confrontati su questioni concrete e
reali, con buona dose di verità. E speriamo di averlo
fatto, ancora una volta, sot
del dibattito, e non rende to lo sguardo del Signore.
12
PAG. 12 RIFORMA
RIAPERTA LA STRADA DEL BARBARA — Dopo i lavori di ricostruzione del muro e della scogliera
in località Lautaret nella bassa valle dei Carbonieri, anche il resto della strada della «Comba» è
stata ripulita dai detriti accumulati nell’alluvione di ottobre. La transitabilità è dunque di nuovo possibile, anche se in condizioni non ottimali
poiché alcuni tratti di asfalto sono stati asportati. Garantita comunque l’accessibilità agli alpeggi del Pis della Rossa e al rifugio del Cai.
ACCORDO ACEA-NOICOM — Nel Pinerolese nasce
il marchio «Aceacom»; è frutto di un accordo economico e operativo fra la Noicom, gestore di telecomunicazioni del Nord Ovest e l’Acea, il consorzio pinerolese per la gestione dei servizi energia,
acqua, rifiuti. In sostanza le due aziende opereranno d’intesa e Acea si presenterà sul proprio
territorio anche con la possibilità di offrire un
servizio di telecomunicazione vendendo i contratti Noicom che diventeranno «Aceacom».
LA PROVINCIA AL CIRCONDARIO — «La Provincia
è qui» è lo slogan della Provincia di Torino per
informare sul decentramento dei servizi al pubblico presso le sedi dei circondari. Ricordato che
per la nostra zòna il Circondario è ubicato a Pinerolo vicino al liceo scientifico di via dei Rochis, la Provincia segnala che i cittadini possono
recarsi all’ufficio decentrato per: tesserino disabili per la circolazione suUe autolinee regionali,
tesserini di pesca, iscrizione albo autotrasportatori, autocertificazione sugli impianti termici inferiori ai 35 kw di potenza, formazione professionale dei dipendenti, concessioni stradali, accesso agli atti amministrativi della Provincia.
Quale iniziativa di pubblicizzazione verranno
distribuiti pieghevoli informativi presso i centri
commerciali e i luoghi di ritrovo della zona.
ESTATE RAGAZZI PER LA MATERNA — Dopo la positiva esperienza dell’anno scarso il Comune di
Angrogna, in collaborazione con quelli di Luserna San Giovanni, Villar e Torre Pellice e la Comunità montana vai Pellice, ripropone un centro
diurno estivo rivolto ai bambini che hanno frequentato la scuola materna. La sede del centro
saranno le scuole elementari di Angrogna dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 17, con partenza e ritorno da Torre Pellice con trasporto sul pulmann
di linea. Gli animatori saranno forniti dalla Tarta
volante; la quota di adesione, per quattro settimane, compresi i pasti, i trasporti e le attività, è
di 400.000 lire. Le iscrizioni si possono fare nei rispettivi Comuni di residenza: per informazioni
telefonare alla Comunità montana 0121-9524212.
NO AL G8: PROSEGUONO INCONTRI — Il gruppo
di cittadini e associazioni che intendono dimostrare contro la prossima riunione dei «G8» a Genova continua a ritrovarsi al circolo Stranamore,
presso la sede di Alp, ogni giovedì sera alle 20,45.
Il 14 giugno sarà presente una rappresentanza
della Rete Lilliput di Torino per organizzare la
partecipazione alle manifestazioni di Genova.
MOSTRA DI QUADRI IN CLAUDIANA — Fino al 30
giugno la libreria Claudiana di Torre Pellice ospita una mostra di quadri della pittrice Wilma Roberto Dalla Pria. Venti acquarelli della pittrice torinese presentano, attraverso fiori e paesaggi,
l’itinerario artistico dell’autrice. Si può visitare
dal martedì al sabato ore 9,15-12,30 e 15,25-19.
SI PATTINA A PINEROLO — Anche quest’estate il
Palazzetto del ghiaccio di Pinerolo riapre i battenti a tutti gli appassionati di pattinaggio su roller: la pista sarà aperta al pubblico mercoledì e
venerdì ore 21-23 e il sabato ore 15-17,30 e 21-23.
GIOCANO, RUBANO E POI SI PENTONO — Un fatto curioso successo a Roletto sabato 9 giugno.
Da un negozio di giocattoli spariscono 10 playstation e relativi giochi ma viene anche ritrovato
uno scontrino del bowling con due soprannomi.
Il primo è di un ragazzo che lavora come commesso nello stesso negozio che però, interrogato
dai carabinieri, nega di aver commesso il fatto.
L’altro pseudonimo è quello di un suo amico.
Ecco arrivare ai carabinieri una telefonata anonima che annuncia il luogo dov’è nascosta la refurtiva, poi effettivamente ritrovata. Sul posto c’è
anche un foglietto indirizzato alla titolare del negozio: «Scusate per questo grave errore: perdono». I due ragazzi sono indagati a piede libero.
MASSELLO: AZIENDA FAUNISTICA — Con un manifesto affisso in alcune borgate l’amministrazione comunale di Massello ha comunicato alla
popolazione di aver avuto «un primo incontro
con il concessionario della costituenda azienda
faunistica». L’amministrazione ribadisce la soddisfazione per la realizzazione di uno degli
obiettivi perseguiti e respinge le «considerazioni
circa i vincoli alla proprietà o negli utilizzi del
territorio che verrebbero a determinarsi in esito
alla costituzione dell’azienda».
E Eco DELLE ^LLI mOESI
A colloquio con Gianni Granata, presidente Agess
«Botteghe» alla Crumière
Entro il prossimo ottobre saranno ultimate le strutture
destinate alle attività artigianali e di ricettività turistica
MASSIMO CNONE
GLI onori di casa li fa
Giovanni Granata,
dal dicembre scorso presidente dell’Agess, la società per azioni a capitale
misto pubblico e privato
che ha l’incarico di sovrintendere alla ristrutturazione e quindi alla
gestione della Crumière
di Villar Pellice. È ormai
a buon punto anche il
secondo lotto dei lavori
all’antico stabilimento
tessile. «Prevediamo di
ultimare la struttura entro ottobre - dice Granata - poi ci sarà l’inaugurazione». Ma il futuro del
progetto sembra legato
allo sviluppo turistico
della vai Pellice. Granata
mette l’accento sulle olimpiadi del 2006 e sulla
necessità di una più ampia integrazione turistica. L’auspicio, ma ci sarebbero già trattative in
corso, è la messa in rete
«virtuosa» delle attività
museali e delle offerte
turistiche della vai Pellice: ovvio il riferimento ai
musei valdesi e al costruendo Istituto di valorizzazione della pietra a
Villa Olanda.
Un bel colpo d’occhio:
è la prima impressione
del visitatore. ÀH’interno
le finiture sono curate, i
tetti sono in rame, i pavimenti di legno e domina
l’abbinamento della pietra di Luserna con l’utilizzo di materiali originali: i
vecchi mattóni a vista ripuliti fanno la loro figura.
«La foresteria disporrà di
80 posti letto ripartiti fra
una camerata e una serie
di stanze più piccole spiega Granata - il ristorante potrà invece ospitare 60 coperti, con la disponibilità ad accogliere
oltre ai gruppi anche matrimoni e altre feste private». La sala da pranzo
trova posto in un unico
grande ambiente luminoso che dà direttamente
sulla piazzetta interna.
«Da subito ci sarà bisogno di una gestione diretta dell’Agess, unica per
foresteria e ristorante dice Granata - quindi dovremo disporre di un direttore, un cuoco e un
maître. Il personale sarà
poi potenziato con un reclutamento spicciolo 0
con una convenzione con
l’istituto alberghiero».
Il vero cuore della Crumière consiste nella serie
di vani destinati alle «botteghe» artigianali e commerciali. «Ci sono già state delle richieste - spiega
Granata - e buona parte
delle botteghe sono già
state assegnate: per il primo anno l’uso è completamente gratuito». Dall’
autunno prossimo la Crumière dovrebbe quindi
avviarsi a diventare un
centro commerciale e artigianale, aperto al pubblico e polifunzionale:
museo dell’industria tessile, sale a disposizione
della popolazione, ristorante, foresteria e galleria
di botteghe. Questo oltre
all’attività della Nuova
Cmmière, che continua a
lavorare come feltrificio.
L’ambizioso progetto,
costato quasi 9 miliardi
(6 spesi per il secondo
lotto), per due terzi coperti dal finanziamento
europeo, vive della passione e dell’impegno dello stesso Giovanni Granata e di un gruppo di «amici della Crumière» che si
riunisce già da qualche
mese. L’Agess si occupa
anche della gestione dei
palazzetti del ghiaccio
del Pinerolese. «Per quel
che riguarda Pinerolo la
convenzione è scaduta prosegue Giovanni Granata -, ma stiamo trattando con il Comune. A
Torre Pellice continuerà
la gestione della struttura
del Filatoio, anche durante l’estate per il pattinaggio sui rode, aspettando la costruzione della nuova struttura olimpica a monte dell’hotel
Gilly per la quale ci sono
15 rniliardi».
Luserna San Giovanni
È aperto il cantiere
dei Bellonatti
Cantiere aperto in piazza XVII Febbraio a Luserna San Giovanni dove sono ripresi i lavori interrotti l’anno scorso per la
manutenzione Acea sulla
rete degli acquedotti durata diversi mesi.
La ristrutturazione riguarderà anche via delle
Scuole, via Beckwith e la
salita al tempio, ma sarà
soprattutto la piazza a
essere interessata dai
principali cambiamenti.
La sede stradale sarà rilocalizzata dalla parte opposta, lungo il muro della chiesa cattolica, quindi l’area pedonale sarà
spostata verso l’antica
ala del mercato. La ri
strutturazione compre„
de anche un nuovo an '
do urbano e —
Me
si
Una nuov,
pavimentazione, coni
possibile posa di J
fontana monumentale
della piazza,;
via Beckwith sarà siste scina
ma ol acciottolato,! 1
delle Scuole sarà ’
mentata con degli auto, maif
bloccanti in cotto e sarà
realizzato un nuovo sei noni'
ciato per la salita al t
quan
Pavi- awei
pio e per 11 piazzale. L'in. iVor
tera operazione, dal co. vuole
sto di quasi mezzo mi. ¿carè
bardo, dovrebbe essere strutt
entreranno, tinua
«difficolta permettendo» lauda
come rilevano dall’uffi. naiii
do tecnico del Comune, rosai
«Ne
dicon
Lavori in corso aila Crumière
Consiglio comunale a San Germano Chisone
Una convenzione per i trasporti
DAVIDE ROSSO
La prossima seduta del Consiglio
(
comunale di San Germano, che si'
terrà nei locali del municipio il 15 giugno alle 20,30, avrà all’ordine del giorno l’approvazione della convenzione
sui trasporti. «Per il momento - dice il
sindaco, Clara Bounous - si tratta di
prendere atto delle convenzioni approvate nelle scorse settimane in Comunità montana. Intanto però da parte nostra sono in via di definizione le
pratiche per l’attribuzione degli appalti per il trasporto sulla linea di Inverso Porte che, con il nuovo piano
preparato congiuntamente con la Provincia, da linea scolastica si è trasformata in linea pubblica».
Le novità sui trasporti contenuti nel
id
m
nuovo piano concordato con laProvin- seopn
eia da parte della Comunità montana mw
nei mesi scorsi riguardano poi, per quel àPtu
che interessa San Germano, l’attivaBO' Perosi
ne di una nuova linea marcatale clieva jefer
nei giorni di mercato dai Martmata ______________
San Germano e la razionalizzazione
della linea Villar Perosa-San Germano-1
Pramollo. Il Consiglio comunale del 15*
si occuperà poi oltre che di traspoj
anche di alcune varianti al Piano regr
latore che riguarderanno la zona di i#
rina, dove è prevista la creazione din
area ricreativa, e quella del Malanaggio_^_J
All’ordine del giorno anche alcune ve
riazioni al bilancio e l’approvazioBTLm
delle misure per la riduzione, coniprel
previsto dalla legge Regionale per lezoquand
ne montane, del costo del gasolio edfgia. Al
gas usati per il riscaldamento. *l'citt
ilii
e Cui!
Il programma «Salute e sicurezza» della AsI 10
Il problema alcol nel Pinerolese
PIERVALDO ROSTAN
. .T > ALCOL non aiuta
J.J chi lavora»; è questo uno dei concetti più
volte ripresi su un quaderno dell’Asl 10 appena
pubblicato nell’ambito
del programma di informazione ed educazione
sanitaria «Salute e sicurezza». La campagna dell’Asl prende le mosse da
considerazioni generali e
da una specifica indagine
condotta in alcune fabbriche del Pinerolese. I
dati nazionali danno la
dimensione di un fenomeno. I «bevitori problematici» in Italia sono oltre 11 milioni di persone,
nel Piemonte un milione;
gli alcolisti sono tre milioni in Italia e 215.000 in
Piemonte: in pratica i
soggetti interessati da alcol^ipendenza sono circa
il 20% della popolazione.
Le morti che annualmente si stimano correlate
all’alcol sono 30.000.
Nel Pinerolese la situazione non è certo migliore, anzi, in alcune aree
marginali è più grave che
altrove: come confermano i dati rilevati dai medici e dagli operatori del
la sanità, nell’ambito del
47 comuni dell’Asl sarebbero circa 20.000 le persone interessate da abuso o dipendenza da alcol.
Già qualche anno fa una
indagine condotta nel
basso Pinerolese, escludendo dunque vai Pellice
e vai Chisone, aveva portato su 30 comuni a individuare 16.000 persone
interessate da alcoldipendenza e 4.000 veri alcolisti. È un problema
che colpisce prevalentemente gli uomini (80%)
contro il 20% di donne e
la popolazione di età
compresa fra i 50 e i 70
anni; è un problema che
ha ovvie ripercussioni sia
a livello sociale e famigliare che sanitario e di
conseguenza economico.
All’ospedale di Pinerolo vengono ricoverate
ogni anno circa 500 persone con patologie chiaramente collegabili all’uso di alcolici (300 sono
veri e propri alcolisti):
«Tenuto conto che il costo di ricovero si aggira
sulle 400.000 lire al giorno- dicono all’Asl - si
può calcolare che si spendano per questo tipo di
ricoveri circa 2 miliardi
l’anno». E la provenienza
dei ricoverati evidenzia
un’omogeneità nella diffusione del fenomeno:
metà arrivano dalla pianura, un 25% ciascuna
dal territorio delle due
Comunità montane. «Il
problema, secondo quanto affermato da alcuni
imprenditori, interessa
anche le fabbriche e le
officine della zona», puntualizza il direttore dell’Asl 10, Ferruccio Massa.
Ed ecco l’uscita del quadernetto informativo. Le
aziende coinvolte a suo
tempo neH’indagine furono i tre stabilimenti Skf
della zona (Airasca, Plnerolo e Villar Porosa): il
quadro non è rassicurante: il 4,2% dei lavoratori è
alcolista e il 14% «a rischio». In particolare la
situazione è peggiore a
Pinerolo e Villar con una
punta del 36% di persone
con problemi di alcolismo nel gruppo dei lavoratori giovani allo stabilimento di Villar Porosa
anche se la fascia di età
con più incidenza (anche
perché presenta un maggior numero di lavoratori
nelle fabbriche) è quella
fra i 30 e i 50 anni.
I progetti lungo il Chisone
Dubbi sulle centrali
to risj;
lo scoi
do si s
exchif
Piossa
Crea, i
Le centrali idroelettriche in progetto lungo il
corso dei torrenti Chisone e Germanasca continuano a far discutere.
Negli ultimi mesi il «Comitato per la salvaguardia del torrente Chisone
e dei suoi affluenti» ha
promosso nelle due valli
alcuni incontri pubblici,
l’ultimo dei quali si è tenuto venerdì 8 giugno ai
Chiotti in vai Germanasca. «Considerando che il
futuro “dell’energia pulita” è affidato soprattutto
all’uso e alla trasformazione dei raggi solari hanno detto i rappresentanti del Comitato - siamo preoccupati perché
le centrali in progetto per
la vai Germanasca avranno dei costi elevati in vari
settori». Il pericolo, è stato detto, è che si impoveriscano le attività agricole residue, che si minino
i possibili sviluppi turistici, che si impedisca al
torrente di smaltire una
notevole quantità di rifiuti scaricando i danni
da inquinamento a valle
dove i problemi sono già
pesanti, che si annienti
un importante habitat
naturale e in ultimo, ma
non per importanza, 6 )
il canale di adduzione cei
metterà in pericolo “
na a valle del suo ‘
so e soprattutto la boti Lo
ta di Pian Faetto; tuw|tdi8
ciò senza un apporto» fble,
levante, in perceniu*%ac
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già rinnovabile.
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rincontro erano pi'
mente convinti sulla
spettive dell’eneri
lare, ma le preoccu,
ni del Comitato non
no prese alla leggo^E ^
nessuno in valle
probabile che il diD^"'
avrà una prosecuzione
13
E Eco Delle Yaui Aàldesi
PAG. 13 RIFORMA
Strutture pubbliche a Luserna e Perosa Argentina
e La corsa alla piscina
™Pren.
voarte.
I nuov,
' conia
di nnj
Oliale ÿ
izza. In
Mentre si aspetto lo fine dei lavori all'impianto di Pinerolo
si valuta l'attività dei due poli valligiani già in funzione
CUMOINA MAURIZIO
mWIDE ROSSO
Aspettando l’apertura della nuova pi
«siste. scina di Pinerolo, che a
ato.via quanto pare dovrebbe
^ pavi^ avvenir® in settembre,
ili auto, mai giochi pare non sia0 e sarà no ancora del tutto fatti,
ovo sei. con l’attribuzione della
alteiB. gestione e ancora alcuni
de. L'iii. lavori da finire, per chi
dal co. vuole nel Pinerolese prezzo mi. ticarè sport acquatici le
' essere strutture pubbliche con' l’anno, tinuano a essere le colttendoi' laudate piscine di Luserlall’uffl. na in vai Pellice e di Pe
niiune, rosainvalChisone.
«Nel corso dell’anno dicono alla piscina di Perosa, che è di proprietà
provinciale - ospitiamo i
corsi per le scolaresche
delle valli ma anche corsi
per adulti e offiriamo una
ampia gamma di possibilità di pratiche sportive
'fatiche. Con la chiudelle scuole poi la
a attività continua,
pie se 'quest’anno per
a volta chiudere|ln agosto, mese in cui
slitamente la piscina
non è molto frequentata». Ma quanto influirà
l’apertura di una nuova
struttura a Pinerolo sulla
toguenza alla piscina
¡lesina? «Dal punto di
usta del pubblico adulto
non moltissimo - dicono
s^pre a Perosa - anche
s#wiamente chi oggi
per quel èjinerolo viene fino a
ittivazio- Perosa o va a Luserna
lecheva pferirà utilizzare la
Valli Chisone e Germanasca
Via a Estate ragazzi
con alcune novità
La piscina di Luserna San Giovanni
nuova struttura cittadina laresche del territorKVT
irti
i Provin.
nontana
irtinata|¿_
così come le scolaresche
pinerolesi. 11 vero problema per noi però dal punto di vista del pubblico è
il bacino d’utenza valligiano limitato in termini
quantitativi, ma questi
sono problemi diversi».
La piscina perosina comunque ha una discreta
affluenza di pubblico e
ha un’orario che, con offerte differenziate, va
dalle 9,30 del mattino alle 21,40 di sera dal lunedì
al venerdì.
Con la fine dell’anno
scolastico invece la piscina comunale di Luserna San Giovanni ha
avviato l’orario estivo,
che prevede un’apertura
di 45 ore settimanali, sia
per il nuoto libero che
per i numerosi corsi offerti. La struttura, che
durante l’anno scolastico viene utilizzata a pieno regime da molte sco
con 1 mesi estivi si apre
soprattutto a coloro che
oltre al nuoto vogliono
godersi il fresco del prato antistante, vogliono
rimettersi in forma prima di andare al mare o
vogliono semplicemente
nuotare. Le proposte come a Perosa sono molte:
dall’acquagym alla ginnastica preparto in acqua, dai numerosi corsi
per bambini e adulti,
all’acquadency, dal nuoto per anziani ai corsi di
avviamento allo sport. 1
prezzi, anche qui praticamente identici a quelli
di Perosa, variano dalle
7.000 lire per gli adulti
(5.000 lire bambini) ai
tesserini da 10, 20 ingressi (60-95.000 lire rispettivamente), dai corsi di 10
lezioni a 80.000 lire adulti, 55.000 bambini, alle
20 lezioni a 150.000 adulti e 100.000 lire bambini.
Finite le attività scolastiche, in molti Comuni
valligiani sono in dirittura di arrivo le attività legate a «Estate ragazzi».
La Comunità montana
valli Chisone e Germanasca, anche per venire incontro all’esigenza dei
Comuni di organizzare
più settimane di attività
per i ragazzi delle scuole
dell’obbligo, ha preparato anche quest’anno un
programma di animazione che si svolgerà all’incirca in una settimana e
che a turno raggiungerà
vari Comuni della vai
Chisone. il programma
avrà come titolo «Viaggio
in... un pianeta sconosciuto», e prevede escursioni sul territorio, giochi
per stimolare l’utilizzo
dei cinque sensi,, esplorazione, illustrazione e
drammatizzazione di testi. A questo programma
in quasi tutti i Comuni
che aderiscono all’iniziativa solitamente seguiranno una o due settimane di attività gestite direttamente da animatori
dei Comuni che svolgeranno un proprio programma appositamente
preparato.
A inverso Pinasca per
esempio, dove i ragazzi
iscritti per il momento
sono una ventina e l’Estate ragazzi inizierà il 18
giugno, la seconda settimana prevede tra l’altro
una prima gita a Pracatinat di un giorno e una
seconda alla piscina di
Miradolo. «Visto il successo della scorsa estate
nazione f
ermano
ile del li
|LJ Molti malumori per i progetti che interessano Cumiana e Piossasco
traspoi
ino rei
naditi
uove centrali: la cittadinanza dice no
met
cune«
MASSIMO CNONI
rvazioSTL mercato vince semle, coni pre? Forse no, anche
per le aquando si tratta di enerolioedigia. Alla domanda alcuni cittadini di Piossasco
______Cumiana hanno voluto rispondere no già dal
Ip ® scorso 10 aprile, quan™ si sono radunati nella
t* ® chiesa del Carmine di
9II ™ssasco per fondare il
UR Crea, il Comitato rischio
ambiente. In balinza, ^ ® costruzióne di
duzioipe centrali terjnoelettrioloWtUa notizia è circolata
0 per® “fratta e la gente non ci
ripete anche veto; tulfydi 8 giugno in un’as
jportoi l^lea convocata nella
Centura chiesa sconsacrata
e di en«'»«uè passi dal munici
i contene
ese'!”’frolla: più di 200 per
sulle P®
:cup3^
tnonj
lesso per ascoltare
sdenti di Gian Pie■ di Legambien¿Nanni Salio, dell’
aiuto del Piemonte,
prima delle due
b dovrebbe sorgere
di Cumiana,
tOiift confine
jj^possasco. «Non esis-Wcora un progetto
lavo - spiega Giulio
I portavoce del
‘®io, che all’inìzio
j|?rata contava già
ferenti - ma nella
presentata al
di Cumiana dal-*à Tecnoimmagi, ®®de operativa a
”0« incaricata di
TlOvere il progetto,
.'“{ari alcuni eletratterebbe di
¡jRttale da 760 mei,i«imentata a me'“•t due ciminiere
da 80 metri e una serie di
torri di raffreddamento
da 25 metri; secondo la
relazione un “impatto visivo limitato’’!».
Quali sono i rischi per
gli abitanti? «Saranno
scaricati 4 milioni di metri quadri di fumi a 100°
ogni ora - continua allarmato Ameglio - con un
prevedibile aumento di
3° dell’atmosfera circostante. Questi fumi, oltre
all’anidride carbonica,
contengono ossidi di azoto e carbonio, gas responsabili dell’effetto
serra. L’acqua per il raffreddamento viene pompata dal terreno, con il rischio dello svuotamento
delle falde, e vicino alla
centrale scorre il Chisola,
nel quale potrebbe essere scaricata l’acqua bollente. Tutto questo senza
contare l’inquinamento
elettromagnetico, già un
problema a Piossasco per
la presenza della sottostazione Enel in località
Combe (a soli 200 metri
dalla centrale progettata)». Una presenza «scomoda» anche per tutti i
Comuni circostanti.
Sulla centrale i Consigli
comunali di Piossasco e
Cumiana hanno entrambi votato all’unanimità
un ordine del giorno contrario alla costruzione
della centrale, un’opinione ribadita dai due sindaci nel corso della serata:
«Prima di fare il "cartello
dei no” bisogna conoscere il problema - afferma il
sindaco di Piossasco,
Laura Oliviero, rispondendo alle accuse di «titubanza» delle amministrazioni lanciate dal
Crea come Comune
non possiamo chiudere la
porta in faccia a nessuno,
ma se arrivano queste
proposte è perché Piossasco si trova in una condizione di arretratezza e
sottosviluppo turistico e
commerciale». Ancora
più deciso l’intervento
del neoeletto sindaco di
Cumiana, Roberto Costelli: «Siamo contrari alla
centrale - dice il sindaco
- ho chiesto all’Acca che
si ritiri dalla costituenda società che dovrebbe portare avanti questo
progetto e l’Acea si è ritirata. Quei terreni sono e
rimarranno agricoli».
Ma i problemi non fini
scono qui. In cantiere c’è
l’ipotesi di un’altra centrale da costruire all’interno della pista di collaudo Fiat di Rivalla, sulla
frontiera dei Comuni di
Piossasco, Rivalla, Volverá e Orbassano. «La Fiat si
è comportata con estrema arroganza - denuncia
Ameglio del Crea - all’
amministrazione la notizia è arrivata solo a marzo dal ministero dell’Ambiente quando la Fiqt
aveva già iniziato i piani
nell’ottobre scorso. Su
questa centrale sappiaiho
poco, solo che la potenza
sarebbe di 400 megavvatt
e l’energia prodotta per
essere rivenduta».
POSTA
L'apparenza
conta
Certo nella società dell’immagine di oggi è più
che giusto alla fine vederla e pensarla come ha
scritto su Riforma-L’eco
delle balli valdesi di venerdì 18 maggio la cara
sorella Rosy Castelletti
Balos della comunità valdese di Trieste. Come
cristiani dobbiamo gioire
di tutto quello che è stato
fatto dai nostri fratelli
cattolici e rallegrarci con
loro del papa Giovanni
Paolo II, guida spirituale
della loro chiesa che per
missione di pace e fratellanza porta per il mondo,
in viaggio con il suo aereo personale, la parola
di Cristo da parte della
Chiesa cattolica.
Anche questi sono dei
messaggi cristiani visibili, portati con qualsiasi
«mezzo» che permettono
alla Chiesa cattolica di
farsi conoscere più da vicino. Le croci, i santini, le
immagini di Cristo sono
tutti modi per essere visibili agli altri, suscitare
curiosità, con la speranza
di avvicinare qualcuno al
proprio credo religioso.
Fondamentale non è più
essere ma apparire, felici
di «apparire».
Intendo infine precisare che non c’era da parte
mia alcuna intenzione di
«colpire duramente» il signor Adriano Longo della
cui persona ho stima
profonda e rispetto, ma
porre le mie perplessità
sull’atto dell’inaugurazione «dell’autobus valdese». Con fratellanza
Tiziana Bouchard
San Germano
- dicono in Comune a
Inverso Pinasca - abbiamo deciso di ripetere
l’esperienza dell’Estate
ragazzi anche quest’anno. Da noi il programma
che coinvolge, come per
altro negli altri Comuni,
ragazzi delle elementari
e delle medie, prevede
due settimane di attività:
la prima gestita dagli animatori della Comunità
montana e la seconda da
due animatrici che proporranno oltre alle gite
un nostro programma
specifico sulla fiaba».
Discorso simile per
San Germano. «Da noi le
settimane di attività saranno tre - dicono in Comune -. Si inizierà il 25
giugno e si arriverà fino
al 13 luglio. Quest’anno
la risposta in termini di
iscrizioni è stata superiore all’anno passato e attualmente abbiamo già
52 bambini che hanno
fatto domanda di partecipazione alle attività.
Come lo scorso anno la
prima settimana sarà gestita dalle animatrici della Comunità montana e
mentre le altre due prevedono da una parte un
programma sulla fiaba
inserita nel contesto ambientale e dall’altra due
laboratori; uno di teatro
di burattini e uno più
propriamente teatrale
gestito dall’associazione
Nonsoloteatro». La novità a San Germano però
è il prolungamento dell’orario delle attività in
alcune giornate anche al
preserale e al serale.
NELLE CHIESE VALDESI
CAMPI AGAPE — Il 17 giugno prende avvio il campo per i più piccoli (I, II, Ili elementare), su «Che cosa
faccio oggi? Quasi quasi creo», fino al 24 giugno. Dal
24 giugno al 3 luglio sarà la volta del primo dei campi
per ragazzi e ragazze dai 14 ai 17 anni, su «Realtà utopica o utopia reale?».
MASSELLO — Domenica 17 giugno assemblea di
chiesa, alle 11,15, sulla Conferenza distrettuale; durante il culto, battesimo.
PERRERO-MANIGLIA — Domenica 24 giugno, assemblea di chiesa, alle 10, sulla Conferenza distrettuale; al termine, agape comunitaria per salutare la
pastora Di Carlo.
PINEROLO — Domenica 17 giugno, alle 10, festa
annuale della comunità.
POMARETTO — Incontro ecumenico al Centro anziani, giovedì 14 giugno.
PRAROSTINO — In occasione della «Festa del faro», il culto di domenica 17 nel tempio di San Bartolomeo è anticipato alle 9. Alle 16 di domenica 17 riunione al Collaretto. Giovedì 21 giugno, alle 16, riunione
ai Cardonatti.
SAN GERMANO — Viene organizzato dalla chiesa
valdese un viaggio in Sicilia nei giorni 15-25 aprile
2002; il viaggio si realizzerà solo se si raggiungerà il
numero di 45-50 iscritti. Per informazioni rivolgersi al
pastore Deodato, 0121-58614.
VTLLASECCA — Culto a Combagarino, domenica
17 giugno, alle 9.
VILLAR PELLICE — Sabato 16 giugno alla scuola
della Piantà, pranzo preparato per gli anziani del
quartiere e per gli ospiti della Miramonti; in quell’occasione vi sarà anche la prima delle riunioni quartierali estive, per il quartiere della Piantà e dei Garin
Incontro di famiglia il 23 giugno
Tocca ai Chauvie
Dopo i vari Geymonat, Peyronel, Janavel anche la
famiglia Chauvie (nella versione italianizzata Chiavia)
avrà un suo momento di festa. L’appuntamento è per
il 23 e 24 giugno quando è fissato il «rendez vous» in
piazza Gianavello a Torre Pellice intorno alle ore 10.
Nel pomeriggio è previsto il classico «tour» dei luoghi
storici valdesi della vai d’Angrogna (da cui proviene la
maggior parte dei Chauvie). Domenica ci sarà il pranzo, alle 13, al ristorante Palavas di Villar Pellice. E prevista la partecipazione di un gruppo di Chauvie dalla
Francia e più precisamente dalla zona di Grenoble.
Per informazioni si può telefonare ad Adriano Chauvie (0121-944184), a Nataly Plavan (0121-900173) o al
ristorante Palavas (0121-930728).
I Successo deiriniziativa della scuola a Torre Pellice
Giro del mondo in 80 giochi
Grande successo di
partecipazione a piazza
Muston per la festa multietnica, organizzata dall’istituto comprensivo
«Gianni Rodari» di Torre
Pellice, che con la giornata dello scorso 9 giugno ha così concluso un
lavoro durato tutto l’anno scolastico, nell’ambito di un ricco progetto di
antropologia interculturale. «Gli altri siamo noi,
in viaggio nel Mediterraneo e oltre», questo il titolo del progetto, ha visto la partecipazione delr
le classi terze, quarte e
quinte elementari di Torre Pellice, Angrogna, Villar Pellice e Bobbio Pelli
ce, e quella del gruppo
teatro della scuola media. Oltre all’esposizione
dei lavori che i bambini e
i ragazzi hanno realizzato nel corso dell’anno
scolastico, con la collaborazione del Cisv e dei
suoi operatori, i bambini
presenti in piazza Muston hanno giocato al
«Giro del mondo in 80
giochi», passatempi e divertimenti dei bambini
dell’America Centrale,
dell’Argentina, dell’Europa dell’Est e dell’Africa.
Nell’ala del municipio di
Torre Pellice è stata poi
allestita la mostra «Un
anno con Rodari», a conclusione del lavoro che
in omaggio al grande
scrittore a cui è intitolato
l’istituto, docenti e bambini hanno portato avanti dallo scorso autunno.
Nuove varietà saranno presentate il 28 giugno
Il Priistinenc è sempre più rosé
DANIELA GRILL
SI rinnova l’appuntamento con i vini Prustinenc; giovedì 28 giugno nella sala consiliare
di San Bartolomeo, a Prarostino, alle ore 18,30, saranno presentati il Prùstinenc rosso, il Prustinenc
rosé e il Priistinenc robur:. «Cogliendo l’occasione della presentazione
dei vini - spiega il sindaco, Luca Veltri - sarà presentata anche l’ipotesi di
accordo per un progetto
delia Provincia di Torino
che vede coinvolte varie
amministrazioni comunali della zona, con la
cooperativa "La malva» di
Bibiana; si tratta di una
iniziativa che andrà a in
teressare delle sperimentazioni nel settore agricolo e vitivipicolo con la
realizzazione anche di vigneti sperimentali. Per la
presentazione di questo
progetto sono stati invitati i presidenti delle 4 Comunità montane: vai Pellice, Pinerolese pedemontano, valli Chisone e
Germanasca e valli Po,
Bronda e Infernotto». Per
quanto riguarda invece il
vino Prustinenc, la produzione totale di quest’
anno sarà minore rispetto
agli anni passati, ma ad
un livello qualitativo decisamente migliore: l’uva
della vendemmia 2000
era particolarmente buona e ha raggiunto una
buona gradazione.
Questo è invece l’ultimo anno di produzione
del robur, vino invecchiato in botti di legno di rovere che assume particolari caratteristiche: continua ad aumentare invece
la produzione di rosé, che
quest’anno sarà quasi pari a quella del rosso. «Avremmo voluto utilizzare
i locali del museo delia
viticultura per la presentazione del vini - aggiungono gli amministratori
comunali - ma i lavori di
ristrutturazione non sono ancora stati ultimati e
non ci è stato possibile. A
questo punto speriamo
sinceramente di poter
avere il museo pronto
per la Festa dell’uva del
prossimo ottobre».
14
PAG. 14 RIFORMA
E Eco Delle ’Iàlli Iàldesi
venerdì'5 ciuop^ ^
■■ La Nazionale ciclisti a Luserna
Calcio e solidarietà
Per il sesto anno l’associazione «Senza confini» vai Penice organizzerà periodi di accoglienza ai bambini bielorussi;
a sostegno delle azioni di
accoglienza si colloca la
partita di calcio di domenica 17 giugno alle 18 allo stadio «Ezio Lork» di
Luserna. Si affronteranno la «nazionale italiana
master ciclisti» che allinea fra gli altri Claudio
Chiappucc e Moreno Argentin e una formazio
ne locale composta da
elementi della squadra
calcio della Caffarel, dell’associazione <<Senza
confini» con la partecipazione dell’allenatore lusernese di Isolde Kostner,
Valerio Ghirardi, e dell’olimpionico di pattinaggio Fabio Carta; ingresso
lire 12.000. Seguirà una
cena con gli atleti al ristorante «Il vecchio melo» di
Villar Porosa. Prenotazioni ai numeri 0121-399941,
75068,91909.
M Primo alla «Corsa 'd Roca Bera»
Garnier da record
Claudio Garnier del
Gasm di Torre Pellice si è
aggiudicato domenica 10
giugno la «Corsa ’d Roca
Bòra» organizzata dall’Avis di Luserna e dalla polisportiva Villarese. Sul
podio anche Paolo Bessone, 2“, e il vincitore
deiranno scorso Davide
Bonansea, 3“. Domenica
prossima altro appuntamento con la corsa in
montagna con la 3D edizione della corsa del Castelluzzo di Torre (foto).
Appunti di un viaggio comunitario della Chiesa valdese di Rorà
Insieme attraverso la Sicilia, ora per ora
ENRICA COSTANZO
IL programma del viaggio dal 19
al 26 maggio in Sicilia era organizzato da un siciliano di Palermo,
il pastore Stefano Mercurio, pertanto siamo partiti da Rorà abbastanza tranquilli e sereni poiché
sapevamo di essere in buone mani.
Siamo stati alloggiati al Centro diaconale La Noce che ci ha lasciati
meravigliati per il calderone di attività molto diversificate dove tutti
operano con senso di responsabilità, serenità e amore e dove si ha
l’impressione di far parte di una
struttura che è una perla in una
città densa di problematiche, di
multietnie e di traffico disordinato
(questa è la realtà di moite città).
Abbiamo partecipato al culto
nella chiesa valdese di Palermo,
adottata in quei giorni dagli alunni della scuola La Noce (così tutte
le scuole elementari palermitane
con i monumenti più importanti
della città). I bambini erano informatissimi sia suU’edificio sia suUa
storia valdese e delle VaUi; sareb
be opportuno che anche i bimbi
delle Valli fossero altrettanto documentati sulla storia delle nostre
chiese meridionali.
Abbiamo visitato il centro di Palermo, il duomo di Monreale, il
monte Pellegrino, Cefalù, siamo
stati alla spiaggia di Mondello e a
cenare in un ristorante di Sferracavallo. Siamo poi partiti alla volta
del Servizio cristiano di Riesi, dove siamo rimasti due giorni. Durante il viaggio abbiamo ammirato ettari ed ettari di zone coltivate
a vigna e grano. Lo stesso Centro è
immerso in una conca di orti e vigne e produce olio, verdura e frutta biologica. La vendita di questi
prodotti aiuta a sovvenzionare il
Centro che vive anche grazie al
volontariato e all’impegno di giovani di varie nazionalità ed è un
punto di riferimento per molti
bambini di Riesi che possono usufruire della scuola e delle altre
strutture.
Abbiamo poi visitato i bellissimi
mosaici di villa del Casale di Piazza Armerina e la VaUe dei templi di
Agrigento. Dopo Riesi siamo partiti per Scoglitti-Adelfia e il giorno
seguente siamo andati a visitare il
parco Neapolis (Siracusa), dove
abbiamo visto l’anfiteatro greco e
l’orecchio di Dionisio. Siamo
quindi partiti per visitare Catania
e conoscere alcuni dei nostri fratelli, capeggiati dal pastore Italo
Pons. Il giorno dopo era, purtroppo, anche l’ultimo di vacanza
quindi, dopo una breve escursione
al vulcano, siamo ridiscesi per arrivare a Palermo nel pomeriggio.
Abbiamo attraversato l’isola tra
zone montane, collinose e pianeggianti in un tripudio di natura, orti, pecore, borghi e villaggi immersi in una pace arcaica o cittadina.
È stata una bella vacanza che
non dimenticheremo sia per Taffiatamerito del gruppo, sia per le
conoscenze storico-culturali, sia
per la dedizione di tutte le persone che abbiamo conosciuto nei
Centri, sia perché quest’isola ci
ha, forse, insegnato ad apprezzare maggiormente il vivere minuto
per minuto, ora per ora.
Recita il 30 giugno a Lusernetta
«Briga lo violaire»
Giovanni Conte detto
«Briga» era un suonatore
ambulante nato a Lottulo, piccolo borgo in vai
Maira, verso il 1850 e lì
morto nel 1933. Aveva
una ghironda, una grancassa sulla schiena che
batteva con una mazza,
dei piatti sopra la grancassa, dei sonagli sul
cappello e alle caviglie.
Suonava contemporaneamente tutti gli strumenti e, secondo il ricordo di chi lo ha conosciuto, era un bravo suonatore. Di Briga si sono potuti
ricostruire alcuni viaggi
attraverso i «carnets de
route» (raccolta di autorizzazioni rilasciate dai
comuni francesi nei qua
li si fermava a suonare)
dai quali risultano lunghi
percorsi in anni diversi
in quasi tutti i dipartimenti; i discendenti di
Briga affermano che egli
viaggiò anche in Inghilterra e in Spagna.
Briga partiva dal suo
paese a piedi portando
con sé tutti gli strumenti
e il fardello personale,
superava i valichi fra le
valli e verso la Francia; i
suoi viaggi erano lunghi
e duravano, a volte, degli
anni. Suonava nelle piazze dei paesi ma talvolta
anche nelle abitazioiii
delle famiglie ricche in
occasione delle nozze,
portava con sé a volte
uno o più figli che collaboravano distribuendo
dei foglietti con i testi
delle canzoni. Ora la storia di questo personaggio
(che oggigiorno potremmo chiamare «artista di
strada») della tradizione
entrato nella storia moderna delle valli eccitane
è diventata uno spettacolo teatrale curato e portato in scena da Dario Anghilante e Giulia Mattalia
e dalla Compagnia «Il
melarancio». Per il Pinerolese la prima rappresentazione è prevista per
il 30 giugno a Lusernetta.
Í Seconda rassegna a Cantalupa
Cantalibri al via
Seconda edizione di
Cantalihri a Cantalupa
dal 16 al 30 giugno, organizzata dal Centro culturale in collaborazione
con il Comune. Nel corso
delle settimane, nel Centro polivalente, in via Roma 18, si susseguiranno
diversi incontri: si inizia
sabato 16 giugno, alle 21,
con Arnoldo Foà che recita Leopardi: mercoledì
20 sarà la volta della presentazione del libro di
Gianni Oliva «La storia
degli alpini»; giovedì 21
avrà luogo una sacra rappresentazione nei giardini del monastero a cura
de «Il teatro delle dieci».
Clou della manifestazione le giornate del 23 e
24, quando si potranno
incontrare diversi autori
di libri recenti, dislocati
in vari punti del paese ed
è stato studiato un percorso per creare una sorta di passeggiata attraverso la cultura libraria. Gli
incontri potranno avvenire anche in caso di cattivo
tempo, in locali e strutture predisposti lungo il
cammino. Primo incontro con l’autore nei giardini del monastero; si
prosegue in contrada Pignatelli, nel centro storico, per giungere alla piaz
rochet
rA T VA
za del municipio e alla
villa comunale. Di qui si
continua verso la borgata
dei Bianciotti, al ponte
del Poeta e alla borgata
della Muratiera. Lungo le
strade di campagna, costeggiando il torrente Nocetto e i prati, si arriva alla zona dei laghetti Boda:
qui, nel prato delle «legnere» (cataste di legna),
si conclude il percorso.
Nei due giorni di incontro
con gli autori, si esibiranno lungo il percorso i
gruppi di musica tradizionale «Triolet», «Pive
delle Alpi», «Li deiblandu», mentre nei pomeriggi sono previste attrazioni
per i piccoli, con letture
di fiabe e animazioni.
Sabato 30 si conclude
con un concerto finale
degli «Architorti», ingresso lire 10.000 e prevendite presso Rogirò, nella
struttura polivalente.
APPUNTAMENTI
14 giugno, giovedì
PINEROLO: Alle 21, nei locali dell’oratorio di San
Domenico, assemblea dell’associazione «Formiche e
cicale». All’ordine del giorno dibattito pubblico sulle
questioni relative al G8.
15 giugno, venerdì
LUSERNA SAN GIOVANNI: All’Asilo valdese, dalle
15 in poi, pomeriggio di festa con la partecipazione
del «Quartetto d’archi» dell’orchestra giovanile di Torino, seguito da tè, bevande varie, torte e biscotti. Al
termine, estrazione dei premi della sottoscrizione.
PINEROLO: Alle 18, all’Expo Fenulli, concerto di
gruppi pop e rock. Alle 21, nella chiesa di San Verano,
concerto del coro «J’amis di Casalgrasso».
INVERSO RINASCA; Festa della birra, fino a domenica 17 giugno. Si comincia alle 21, con il concerto
del gruppo «Loscky Boscky»; sabato 16, alle 20, assado e, alle 21, musica con i «Radio Freccia», che eseguono musiche di Ligabue; alle 23,30 i «Big Marna».
16 giugno, sabato
PINEROLO: Alle 21, in piazza San Donato, spettacolo teatrale «Fagiolino e l’uovo magico»; ingresso li
bero. Alle 22,15, all’Expo Fenulli, «Ascolta la terra».
PINEROLO: Alle 16, in’^via Vescovado 20, incontro
del comitato Rutelli con Fon. Merlo e il sen. Fassone;
tema dell’incontro il rilancio del progetto politico
dell’Ulivo e la cultura della coalizione.
CANTALUPA: Alle 21, al Centro Silvia Coassolo,
concerto del gruppo «I solisti dell’estro armonico»;
durante la serata Arnoldo Foà recita Leopardi.
PRAGELATO; In frazione Ruà, rassegna «Fiori di
montagna, i più vari tipi di fiori per ogni gusto».
17 giugno, domenica
TORRE PELLICE: Alle 15, a Villa Elisa in via Angrogna 14, giornata dedicata alla campagna a favore
dell’opera sociale dell’Ywca-Ucdg.
TORRE PELLICE: Dalle 10,30 alle 12,30 e dalle 15
alle 17, sarà visitabile il vecchio mulino ristrutturato a
Santa Margherita.
PINEROLO: Alle 21, in piazza San Donato, spettacolo «Heina e il Guhl», ingresso libero. Alle 22,15,
all’Expo Fenulli, «A la baguette», ingresso lire 6.000.
PRAROSTINO: Trofeo della Liberazione, gara in linea su strada, ritrovo àd Abbadia Alpina (di fronte alla Fiat Linea), partenza alle 9,30.
INVERSO PINASCA: Alle 17, musiche eccitane con
gli «Aire Doc»; alle 19, cena con assado, alle 21 si esibisce il gruppo occitano «Lou seriol».
18 giugno, lunedì
PINEROLO: In piazza Baudenasca, alle 21, spettacolo di teatro di figura «Il principe ranocchio».
19 giugno, martedì
SAN SECONDO: Festa alla borgata Airali, alle 21, al
teatro tenda, concerto di musica popolare piemontese con il complesso «Quattr ass e’n Napoli».
PINEROLO: Nel cortile della scuola elementare, alle 21, i «Periplos del Cile» presentano «Porqué el conejo tienes las orejas tan largas»; alle 21,45 il «Gufobuffo» di Torino presenta «I tetti e la Luna».
20 giugno, mercoledì
SAN SECONDO: Alle 21, al Teatro tenda, musica
con «Gli Emp» e gli allievi della scuola di canto Airali.
PINEROLO: Alle 15, nel reparto pediatria dell’ospedale Agnelli, la compagnia «Il Gufobuffo» presenta
«Biancogiallorossoblu». Alle 21,15, all’Expo Fenulli,
Tragala teatro presenta «Ulisse all’inferno».
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Comunale ha in programma, venerdì 15 giugno, ore 21,15 Liain;sa-'
bato 16, ore 21,15, Th{
snatch (lo strappo); domenica 17 ore 16,17,45e;
19,30, lunedì, martedì e
giovedì, ore 19,30, Pokémon 3; domenica, lunedì, martedì e giovedì,
ore 21,15, Thirteen days,
13 giorni.
PINEROLO —La mul
Usala Italia ha in programma, alla sala «5cento». Pearl Harbor; feriá
e festivi ore 21,30; allasala «2cento» va in visione,
da venerdì, il cartone
animato Shrek; feriali e
festivi, 20,30 e 22,20, sabato 20,30 e 22,30.
LO
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Val Pellice di tennis tati
lo, ha ottenuto il prin
posto in doppio conVi
solatto del Moncalii
nella categoria nc4/5
I Le celebrazioni a Prarostino i giorni 16-17 giugno
II Faro, simbolo della memoria
A Prarostino, sabato 16
e domenica 17 giugno, si
celebra il 34° anniversario della costruzione del
Faro, inaugurato il 18
giugno del 1967 e situato
nella frazione di San. Bartolomeo. Il monumento
fu costruito interamente
in pietra grazie alla manodopera volontaria e
vuole commemorare tutti i caduti del Pinerolese,
e non solo, durante la
guerra di Resistenza della seconda guerra mondiale; situato in zona panoramica il Faro raggiunge un’altezza di circa 30 metri e tramite una
scala interna è possibile
salire fin sulla punta, dove c’è un terrazzino con
vista sulla pianura.
Sabato 16, alle 21,30, si
partirà a piedi dalla frazione San Bartolomeo
con la tradizionale fiaccolata commemorativa diretta verso il cippo del
Bric, dove verranno posati i fiori in memoria ai caduti. La serata proseguirà
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redazione. rbe@tpellice.tìscalinet. it
alla pista coperta con le
danze occitane a ingresso
libero in compagnia del
gruppo «I triolet».
11 giorno seguente, domenica 17 giugno, alle 9,
si svolgeranno le funzioni religiose nelle rispettive chiese valdese e cattolica. Alle ore 10, nella sala
consiliare, avrà luogo
l’apertura della mostra
fotografica sulle testimonianze della seconda
guerra mondiale a cura
di Tiziano Giustetto. Seguiranno nel parco del
Faro i saluti al pubblico
da parte deH’amministrazione comunale, di
un rappresentante dell’
Anpi (Associazione nazionale partigiani italiani) di Pinerolo, e l’orazione ufficiale tenuta dall’on. Giorgio Merlo. «La
manifestazione sarà seguita e allietata dalla presenza della banda musicale Ana di Pinerolo spiega Luisa Bertalot, assessore alla Cultura -;
quest’anno sono stati invitati alla commemorazione anche rappresentanti dell’esercito; come
tutti gli anni saranno anche presenti, e speriamo
siano numerosi, i sindaci
dei vari paese limitrofi:
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venerdì 15 giugno-
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STAMPA
Fra cattolici e laici
Lo storico torinese Angelo D’Orsi, dopo una serie di
rese di posizione da parte
Sei papa e dei vescovi itaHan( avanza in forma provocatoria ma ragionata una
selle di richieste alla Chiesa
cattolica italiana (24 mageio); «Sogno una chiesa ^ve- che si dedichi tutta
alla cura di coloro che sono
entro il suo seno, rinunciando però a queUa politica d ecumenismo che letta
in controluce appare una
politica di imperialismo
spirituale; una chiesa che
rtaunci a portare avanti un
progetto di organismo superstatuale, una sorta di
terza Gnu E ancora,
una chiesa che anche
quando amministri il conforto per gli umili, e un tetto e un pane per i poveri,
nonio faccia con intento di
surrogazione dei pubblici
poteri ma in spirito di autentica, gratuita carità».
L'articolo prosegue con
delle richieste ai singoli: «Ai
gUtolid (come del resto ai
Mei) chiedo di non accettare come data e immutabile la divisione in laici e
non laici (...). Chiedo di lasciar cadere le pretese totalitarie (...); chiedo (...) di ri^ciare a ogni forma di
{feselitismo e (...) alla tenlazione di far usare la reli
*' ne (...) come un discrile civile e politico. Ai
iattolici chiedo non già di
punciare a essere tali (aniàe se mi piacerebbe fosseito un po’ più cristiani e un
io’ meno apostolici e tomi), bensì di vigilare afché qualsivoglia suggeòne teocratica sia battuta sul nascere».
i A Torre Pellice per ¡I centenario delle diaconesse in Italia
Casa delle diaconesse: due giorni di festa
BRUNO MATHIEU
S ABATO 30 giugno e dome
1.........................
nica 1° luglio si svolgerà
l’annuale festa della Casa valdese delle diaconesse a Torre
Pellice che, quest’anno, ricorderà il centenario dell’istituzione delle diaconesse in Italia (1901-2001). Infatti, nel
1901 il Sinodo valdese dibattè
la possibilità concreta di aprire una opera diaconale femminile presso il rifugio Re
Carlo Alberto, iniziativa già
prospettata dal pastore Guglielmo Melile nel 1896, progetto che non andò in porto.
La concreta applicazione della proposta trovò invece slancio al Congresso nazionale
delle Unioni cristiane delle
giovani, a Genova, per merito
di Berta Turin; con la collaborazione del pastore Ernesto
Giampiccoll, fu costituito un
comitato promotore che, con
la piena approvazione del
Concistoro valdese di Torino,
individuò nell’Ospedale evangellco la sede più adatta
per l’istituzione della scuola
di formazione diaconale femminile denominata Casa italiana delle diaconesse.
L’apertura della festa avverrà sabato 30 giugno alle
14,30 con l’apertura degli
stand coni lavori eseguiti
dalle ospiti; una conferenza
sul significato della presenza
delle donne all’interno della
diaconia; la proiezione di un
film del 1954, seguito dalle
testimonianze delle diaconesse. Verrà offerto il consueto tè, e sarà possibile vistare la mostra fotografica
presentata dalle opere dove
hanno prestato il loro servizio le diaconesse.
La domenica 1° luglio si
aprirà con il culto, alle ore 10,
della comunità di Torre Pellice, nel giardino della Casa, e
la predicazione sarà a cura del
moderatore, pastore Gianni
Genre. Al termine del culto, il
pastore Alberto Taccia presenterà un ricerca storica
a Girai;
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ROMA - CASTEL SANT'ANGELO - 2-8 luglio
Nell’ambito della manifestazione «Invito alla lettura» che
si tiene a Roma, nei giardini di Castel Sant’Angelo dal 15
giugno al 29 luglio, le chiese valdese e metodista di Roma
non solo saranno presenti con un apposito stand, ma organizzMo anche un settimana di incontri, dal 2 all’8 luglio,
con il seguente programma:
«VIVERE LA FEDE TRA INCONTRI E CONFLITTI»
Lunedì Zluglio, ore 18,30
«La Bibbia in Italia: una sconosciuta?», a cura di Daniele
Garrone. Libro segnalato: G. Girardet, La Bibbia: uno
sguardo nuovo su un libro antico, Claudiana, 2001.
Lunedì 2 luglio, ore 20
■ «Dalla Genesi alla Mongolia: rileggersi a partire dai raccontì biblici», conversazioni con Massimo Zamboni, a cura di Simonpietro Marchese. Libro segnalato: M. Zamborae L. Ferretti, In Mongolia in retromarcia. Giunti, 2000.
'urtedì 3 luglio, ore 18,30
Quale responsabilità nei confronti del Sud del mondo?
'lobalizzazione dei mercati e impegno per la giustizia
Gnomica», intervengono Alberto Castagnola, Giorgio
■TTriiol, Thomas Noffke. Libro segnalato: L. Gallino, Glo'Ltzzazione e disuguaglianze, Laterza, 2001.
Medi 4 luglio, ore 18,30
'immigrazione plurale: quali conflitti? quale ricchezintervengono Annemarie Dupré, Paolo Naso, Laura
^rio. Libro segnalato: E. Bein Ricco (a cura di), La sfidi Babele, incontri e scontri nelle società multicultu1. Claudiana, 2001.
^ì 5 luglio, ore 20,30
LP®^2are le catene della violenza, a partire dalla differiza donna», intervengono Gabriella Paparazzo, Silvia
’’ipisarda, Doriana Giudici. Libro segnalato: E. Green,
"^tne amare, Claudiana, 2000.
^^dì6luglio, ore21,30
j, ha una fantasia illimitata», riflessioni sul dolore e
l^enza con Luigi Pintor, Daniele Garrone, Filippo GenPaolo Ricca, Rosanna Vano, Maria Bonafede. Libri
L. Pintor, Il nespolo, Bollati-Boringhieri, 2001;
•Marguerat, Vivere con la morte, Claudiana, 2001.
■nica 8 luglio, ore 18,30
nG®^®®f3nti e Risorgimento a Roma: dalla Repubblica roarato“ '«lana a ______________________________.
Porta Pia», intervengono Gian Paolo Romagnani,
f Giorgio Bouchard, Laura Ronchi. Libri se
o1?'Ï998^q I^isorgimento e protestanti, Claudiana,
Eottiagnani (a cura di), La Bibbia, la coccarda
Claudiana, 2001.
128 v^8*rire concerto gospel.
:no.
sull’operato delle diaconesse
(pubblicato in un libretto, disponibile per la prima volta in
quest’occasione, intitolato:
«Carità, umiltà e speranza»
con contributi delle pastore
Giovanna Pons e Letizia Tomassone). Farà seguito un dibattito e messaggi vari. Alle
12,30 verrà servito il pranzo
comunitario, nel giardino della Casa. Nel pomeriggio: musica, stand, giochi, visita alla
mostra; come consuetudine.
la festa terminerà con l’estrazione dei biglietti della sottoscrizione a premi (ora in vendita presso la Casa).
Saranno due giornate dedicate alla memoria, una pagina
della nostra storia che ha avuto un’importanza fondamentale nel servizio delle diaconesse che hanno operato sia
all’interno delle nostre opere
diaconali che all’esterno, nelle comunità e anche in collaborazione con gli enti locali.
Programma
sabato 30 giugno
ore 14,30: apertura delle attività (banchi, mostra delle attività
svolte dalle diaconesse, palloncini e altro);
conferenza sul diaconato femminile; film del 1954
sulle diaconesse; testimonianze delle diaconesse;
tè offerto.
ore 15,30:
ore 10:
ore 16,30:
domenica 1“ luglio
culto con la comunità di Torre Pellice nel giardino
della Casa, predica il moderatore, past. Gianni Genre, liturgia a cura degli ospiti della Casa;
il pastore Alberto Taccia presenta una ricerca storica sull’operato delle diaconesse, messaggi vari;
ore 12,30: pranzo nel giardino della Casa (£. 25.000, non occorre prenotare);
musica, banchi, giochi, visita alla mostra;
estrazione sottoscrizione a premi.
ore 11:
ore 15:
ore 16,30
Torre Pellice: la Casa delle diaconesse
Ue e Usa divisi sull'ambiente
no perciò chiesto una stabilizzazione della concentrazione
dei gas e dell’anidride carbonica attorno alle 400-500 parti
per milione entro il 2100.
Una prima convezionequadro per il controllo del clima si era raggiunta a Rio de
Janeiro, nel 1992, ratificata da
180 paesi compresa gli Usa
(l’Italia l’ha ratificata nel
1994). La Convenzione prevede l’adozione di misure concrete arrivare all’obiettivo. È
stata istituita una Conferenza
operativa permanente nel
quadro dell’Gnu e si è arrivati
alla stipula del Protocollo di
Kyoto del 1997 che prevede
l’impegno dei paesi industrializzati (e solo di questi) a
controllare i consumi energetici in modo da mettere sotto
controllo le concentrazioni di
anidride carbonica nell’atmosfera. Il Protocollo entrerà in
vigore quando sarà firmato
da un numero di paesi responsabili del 55% delle emissioni gassose in atmosfera. Finora hanno ratificato il
Protocollo 30 paesi per circa
il 15-20% delle emissioni.
L’Italia non lo ha ancora ratificato, ma si è dotata di una
legge sulle emissioni, la «carbon tax», e ha sbloccato i fondi per l’applicazione degli accordi di Kyoto nel febbraio
del 2000. Sulla base dell’accordo l’Italia dovrebbe ridurre le proprie emissioni del
10% entro il 2010, prendendo
come dato base le emissioni
del 1990.11 Parlamento ha ritenuto di impegnare il governo a raggiungere questo ohiettivo entro il 2008.
Senza misure di contenimento delle emissioni nel
2100 avremo un aumento
della temperatura media di 6
gradi centigradi, un aumento
del livello degli oceani di 88
cm. Le conseguenze sarebbero la desertificazioni di grandi
arèe, alluvioni, siccità. La stabilizzazione delle concentrazioni dei gas esige politiche di
riduzioni dei consumi energetici e l’aumento della capacità di assorbimento del carbonio da parte delle foreste.
Esattamente il contrario di
quanto sta avvenendo nei
paesi industrializzati. Ci vuole perciò una svolta tecnologica per rispondere alla crescente domanda di energia
anche dei paesi meno industrializzati con il ricorso a
fonti alternative ai combustibili fossili e all’impiego di tecnologie a bassa intensità di
carbonio. Dietro la proposta
di Usa, Canada e Giappone e,
da noi, di alcuni esponenti
della Casa delle libertà di rilanciare il nucleare vi è questo problema: tuttavia l’uso di
energia nucleare apre altrettanti e più grandi problemi di
sicurezza per le popolazioni.
Sul problema dell’energia
vi è poi la sollecitazione di alcune grandi multinazionali
per l’adozione di regole e
meccanismi globali sia per
favorire gli investimenti e le
iniziative per lo sviluppo delle energie rinnovabili e l’aumento deH’efflcienza energetica, sia per consentire il
«commercio globale» dei permessi di emissioni.
Come si vede, gli interessi
sul clima sono molto forti. Le
nostre chiese, nonostante gli
appelli del Consiglio ecumenico delle chiese per un «etica della società responsabile»
degli Anni Sessanta e per la
«salvaguardia del creato»
(Seoul, 1992) non hanno ancora metabolizzata il problema. I dibatti si fanno, l’informazione c’è. I nostri comportamenti non cambiano. Eppure la strada è indicata: lavorare per costruire una società responsabile e sobria.
Giorgio Gardiol
POSTA
La storia
siamo noi
Più giustizia
e condivisione
«La storia è nelle mani di
Dio e non in quelle del papa»,
questa affermazione di Fulvio Ferrario in un suo articolo, peraltro molto stimolante,
di poche settimane fa, devo
dire che alla luce degli ultimi
avvenimenti in Palestina mi
lascia esterrefatto. «Avere
qualcosa nelle mani» significa poterne disporre a piacimento e quindi portarne in
pieno la responsabilità. Mi
pare che tutta la «reologia
dopo Auschwitz», da Weisel a
Lévinas a Ricoeur, si muova
in tutt’altra direzione, di un
Dio cioè che lascia la storia
nelle mani dell’uomo: «La
storia siamo noi», canta De
Gregori; «La storia è un incubo da cui tento di svegliarmi», recita Joyce. Del resto lo
stesso Ferrario ammette che
la storia è guidata «anche dal
papa»; certo, come da Bush,
Berlusconi, Rutelli, il Dalai
Lama o i kamikaze palestinesi, in direzioni divergenti o
opposte, e la somma algebrica è la nostra storia.
In quanto al grande attivismo del pontefice, se è a fini
di pacificazione, come spesso
è oggettivamente, mi pare
comunque commendevole.
Nel rapporto con le altre fedi,
non nego che vi sia una pretesa egemonica sottintesa,
ma mi pare che il papa tenda
quanto meno a eliminare
una serie di falsi problemi o
di residui nominalistici (vedi
la dichiarazione cattolico-luterana sulla giustificazione) o
problemi di «primato». Ma
ho l’impressione che tutto
ciò derivi dalla coscienza di
una propria cronica debolezza nella totale inanità ad incidere sulla storia dei costumi
sessuali che, almeno in Occidente dalla scoperta della
contraccezione, hanno preso
una tangente clje neanche
l’Aids è riuscito a deviare: per
ironia della storia, Italia e
Spagna sono i paesi più cattolici e anche meno prolifici
al mondo. Su questo terreno
il povero pontefice sa di non
poter manco contare su Casini e Buttigliene.
La lettera sulle scelte non
espresse dell’otto per mille di
Daniele Meytre, {Riforma del
18-5), mi ha sollecitato a scrivere. Nella Bibbia troviamo
spesso la sollecitazione a sostenere il povero, il bisognoso
condividendo con esso quello
che abbiamo, cioè quello che
è nostro. 11 denaro proveniente dalle scelte non espresse
deH’8%0, però, non è denaro
nostro e non è neanche destinato dal contribuente alla nostra chiesa. Contemplando il
sistema economico odierno,
nazionale e internazionale,
vediamo l’accumulo di grandi
ricchezze da un lato, estrema
povertà e morte dall’altro; milioni di esseri umani muoiono
ogni anno di fame, innanzitutto bambini. È chiaro, penso, che con i nostri soldi non
potremmo cambiare questa
situazione, ma dovremmo comunque fare di tutto per impedire che si continui a «produrre» queste vittime di tali
sistemi economici estremamente ingiusti e criminali.
Penso che la nostra chiesa
abbia il compito di predicare
ai popoli la giustizia e la condivisione, mostrare alle vittime le cause della loro situazione e della loro sofferenza,
parlare in modo chiaro ai governanti e ai responsabili economici della profonda ingiustizia di questo sistema economico. Non è un compito facile ma, nella Bibbia per mezzo dei profeti, Dio chiede «che
la giustizia scorra come un
fiume fra voi». I popoli chiedono giustizia per poter costruire loro stessi una vita dignitosa: come i discendenti
dei pellerossa chiedono le terre sottratte loro a suo tempo
dai bianchi; altrettanto i campesinos delle diverse regioni
dell’America Latina; come anche gli Ogoni, etnia africana,
chiedono giustizia per la loro
terra, sottratta e devastata
dalla multinazionale Shell a
causa della ricerca del petrolio. Sosteniamo la loro richiesta di giustizia, denunciando
decisamente le ingiustizie dei
potenti di oggi e di ieri.
Enzo Robutti
Anguillara (Roma)
Anita Marks Bellavia
Favara (Ag)
PARTECIPAZIONI
RINGRAZIAMENTO
«Sois fidèle jusqu'à la mort,
et je te donnerai
ta couronne de la vie»
Apoc. 2, 10
I familiari dl
Alina Tron ved. Breuza
nell’Impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano di cuore
tutti coloro che con presenza,
scritti, preghiera e fiori hanno
preso parte al loro dolore.
Un ringraziamento particolare
alla dott.ssa Taraselo, all’Ospedale valdese di Pomaretto, a
Maddalena e alle sue colleghe,
alla Croce Verde di Perosa Argentina, alla pastora Di Carlo, a
don Pasqualino, a tutti gli amici
di Salza e alle OF Gardenia,
Didiero di Salza, 7 giugno 2001
RINGRAZIAMENTO
... Egli ha abbattuto le mie forze
durante il mio cammino,
ha accorciato i miei giorni»
Salmo 104, 24
Le figlie e familiari tutti del caro
Carlo Alberto Malan (Nini)
ex partigiano
riconoscenti, ringraziano di cuore tutti coloro che con scritti, presenza, parole di conforto e fiori
hanno preso parte al loro grande
dolore.
Un ringraziamento particolare
al dott. Genesi, ai medici e agli
infermieri dell’Ospedale valdese
di Torre Pellice, al prof. Sergio
Gandolfo, a Laura Bellion, Aldo
Bounous, Franco Martina, Laura
Nisbet, ai pastori Berutti, Taglierò e Davite, all’Anpi, all’associazione Gl, agli amici di Marisa e
Ivana e alle OF Giachero.
Angrogna, 14 giugno 2001
RINGRAZIAMENTO
«A te, o Eterno, io levo l'anima
mia. Diq mio, in te mi confido:
fa' che io non sia confuso»
Salmo 25, 1-2
La moglie, la figlia, il genero e
la nipote del caro
Serafino Rostagno
ringraziano di cuore parenti, amici e tutti coloro che con preghiere, parole di conforto, fiori, scritti,
presenza e opere di bene hanno
condiviso il loro dolore.
Un grazie particolare al medico curante dott. Aimetti, al past.
Bellion, all’équipe del 118,
aH’amministrazione comunale,
alla polizia municipale, all'Unione musicale, all’Avis di Inverso
Rinasca e alle OF Garderya.
Inverso Rinasca, 6 giugno 2001
RINGRAZIAMENTO
Elvira, Paolo, Giulia e i familiari del caro
Ettore Sordello
commossi per la grande manifestazione di stima e affetto tributata al loro caro, ringraziano tutte le persone che hanno preso
parte al loro dolore. Un particolare ringraziamento ai medici e
al personale dell’Ospedale valdese di Torre Pellice, a don Armando, a Cristina e Patrizia per
le amorevoli cure, e a tutti gli
amici.
«Non muoiono quelli che si
amano; rimangono dentro di
noi» (dal Diario di Anna Frank).
Torre Pellice, 15 giugno 2001
) necrologi si accettano
entro le 9 dei lunedì. Tel.
011-655278 - fax 657542.
16
PAG. 16 RIFORMA
Villaggio Globale
venerdì 15 GIUg^,^^
Il docunnento sottoscritto da trentanove leader di comunità religiose americane
Lettera aperta al Presidente degli Stati Uniti d'America
Pubblichiamo il testo della «lettera aperta» che 39 leader religiosi americani hanno inviato, il 22 maggio scorso, al presidente George W. Bush, in riferimento alla questione del risparmio energetico e della giustizia rispetto al clima (vedi,la notizia pubblicata in prima pagina del numero 23 di Riforma). I
39 firmatari sono cristiani ed ebrei.
(Traduzione dall'inglese di Antonella Visintin)
servi e protegga la creazione
di Dio. Il risparmio energetico è una questione di fedele
amministrazione.
«E la luce fu»
(Genesi 1,3)
«In quanto capi delle maggiori comunità religiose, noi
preghiamo tutti gli americani
di riflettere con attenzione e
parlare chiaramente dalle loro profonde convinzioni morali e religiose circa le recenti
decisioni sul piano energetico. Non sono in gioco il black
out o l’incremento dei prezzi
del petrolio ma il futuro della
creazione di Dio sulla terra,
la natura e la tenuta della nostra economia, la salute pubblica, la qualità della vita e il
futuro di figli e nipoti.
11 dibattito ha luogo in circostanze senza precedenti: il
riscaldamento del clima è un
fatto scientifico, le aspirazioni dei paesi sviluppati fanno
crescere i consumi, la ricerca
di energie pulite ed efiìcienti
rende l’energia rinnovabile
un’opzione tecnologicamente disponibile ed economicamente accessibile. Dobbiamo
ingaggiare questa sfida facendo perno su chi ha questa
sensibilità morale.
Non siamo scienziati, esperti di energia o politici.
Ma poiché la sfida solleva
questioni morali e religiose
fondamentali crediamo che
una prospettiva di fede possa
aiutare a dare forma ad una
discussione nazionale.
Risparmio energetico
e amministrazione
del creato di Dio
“Al Signore appartiene la
terra e tutto quel che è in essa"
(Salmo 24,1).
Nella luce, nel vento, nella
terra e nell’acqua le risorse
energetiche sono doni abbondanti per il benessere
umano offerti dal nostro
creatore Dio. Poiché noi siamo chiamati a curare il giardino (Gen. 2, 15) abbiamo
l’obbligo morale di scegliere
la più sicura, pulita e sostenibile forma di energia che pre
Risparmio energetico
e responsabilità verso
le future generazioni
Il dono della creazione
dev’essere conservato nel
tempo per tutti i figli di Dio
(Gen. 9, 12). L’umanità è di
fronte a una fondamentale
scelta di priorità per il suo
futuro: ridurre l’uso di risorse energetiche che causano
riscaldamento del pianeta,
sporcano l’aria, avvelenano
la terra con rifiuti radioattivi,
mettono in pericolo la salute
delle persone, e investire in
energie rinnovabili e tecnologie pulite. Il risparmio
energetico è una questione
di responsabilità intergenerazionale.
Il dono della creazione di
Dio dev’essere condiviso alla
pari fra i figli e figlie di Diò.
La politica energetica deve
essere uno stmmento di giustizia economica e sociale
qui e all’estero. I primi beneficiari di una nuova politica
energetica devono essere in
primis fra noi i poveri, le persone vulnerabili e i malati ai
quali diamo assistenza con
alti costi energetici. Il risparmio energetico è una questione di giustizia per tutti i
popoli e le nazioni.
Risparmio energetico
prudenza
e precauzione
Non c’è una sola soluzione
all’attuale sfida energetica.
Non dobbiamo sacrificare la
Risparmio energetico
e giustizia
Il profeta Michea disse al
cap 6, 8: “O uomo. Egli ti ha
fatto conoscere ciò che è bene;
che altro richiede da te il Signore, se non che tu pratichi
la giustizia, che tu ami la misericordia e cammini umilmente con il tuo Dio?".
sicurezza economica per assicurare la salute dell’ambiente. La prudenza, i’applicazione del principio morale
al servizio del bene comune,
dovrebbe guidarci a soddisfare le necessità, in modo tale
da aumerltare la sostenibilità.
Per questo maggiori investimenti nell’efficienza energetica sono oggi un imperativo
morale. 11 risparmio energetico è una questione di prudenza dell’azione umana.
Risparmio energetico
nell'era del riscaldamento
del pianeta
Le politiche energetiche
americane sono una causa
del cambiamento climatico.
Con meno del 5% della popolazione mondiale, la nostra
nazione sta generando più
del 22% dell’emissione di gas
serra. Gli Stati Uniti hanno la
responsabilità morale di guidare una transizione verso
un sistema energetico globalmente sostenibile. Per questo
dobbiamo sottoscrivere accordi internazionali come il
protocollo di Kyoto che fissa
obiettivi e limiti al risparmio
energetico. Il risparmio energetico è un gesto di solidarietà globale. Preghiamo perché la saggezza, la fede e la
solidarietà del popolo americano aiuti tutti insieme in
questa congiuntura critica a
dare nuova direzione alle no^
stre politiche energetiche nazionali.
“Che la luce sia", disse il
Creatore. E la luce fu».
Liberi di scegliere
deciso di dare l’otto per mille dell’Irpef alla Chiesa valdese (Unione delle chiese valdesi é metodiste) ma fai parte di una di quelle categorie di contribuenti che non ha l’obbigo di presentare la dichiarazione dei redditi, ecco come devi fare;
1. prendi la copia del modulo CUD 2001 che ti è stato inviato dal datore di lavoro o, in caso di pensione, dall’lnps o da altri enti previdenziali;
2. firma nella casella prescelta senza superare i bordi;
3. firma la copia del modulo dove è scritto «Firma» (dunque sono due le firme da apporre sul modulo CUD 2001);
4- inserisci il modulo in una busta che puoi compilare con le indicazioni riportate qui
sotto;
5. consegna la busta chiusa allo sportello di una banca o di un ufficio postale.
ricorda
- se scegli di firmare non hai alcuna maggiore imposta da pagare;
- se scegli di firmare sei tu che decidi chi gestirà il tuo otto per mille del reddito
Irpef, se no lo decideranno gli altri (infatti viene ripartita la quota otto per mille
anche di chi non esprime alcuna scelta in base alle percentuali delle scelte
espresse);
- se scegli di firmare a favore della Chiesa valdese puoi essere certo che l’otto per mille del reddito Irpef verrà investito in ospedali, scuole, case per anziani, programmi assistenziali e culturali in Italia e all’estero. Inoltre, sarai
sempre informato su chi ha ricevuto il tuo aiuto, quanto ha ricevuto e per
fare che cosa.
Firma qui
Chiesa evangelica valdese (Unione delle Chiese metodiste e valdesi)
via Firenze 38 - 00184 Roma - tei. 06-4745537; fax 06-47885308; E-mail: TVmode@tin.it - sito Web; http;//www.chiesavaldese^
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