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ANNO LXXVI
Torre Pellk^v'r 14 giugno 1946 • ' ’ ,' ^ PELLICE
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^ NuUa sia più forte delia vostra fede!
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(Gianavello)
SiTTÌMANALE DELLA
ABBONAMENTO
Italia : Annual«
Estero ; »
L. 150,— Semestrale L, 75,—
» 300,— » » 175,—
Ogni cambiamento d’indirizzo costa Lire Cinque — La copia Lire 4,—
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(1 Jean II,
Quel est le commandement ancien dont
parle l’apôtre, en quoi se différencie-t-il du
nouveau?
Ouvrons l'A.T. au Deutéronome VI. Nous
y lirons ce que le N.T. appelle le Sommaire
de la Loi : « Tu aimeras ¡’Etemel ton Dieu,
de tout ton cœur, de toute ton âme, de tonte
ta force : Le peuple d’Israël écoutait en tremblant et »ceux qui l’entendirent» ne supportaient pas cette déclaration (Hébreux XII.
18-22). Et jusqu’au temps du prophète Esrïe
le peuple est resté dans la crainte, parce que
il se sentait pécheur; ne dit-il pas par la
bouche du prophète : <( Tu es irrité, parce
que nous avons péché tout en reconnaissant
que : c’e.st toi, Eternel qui es notre père.,
qui dès l’éternité t’appelles notre Sauveur
(Es. LXIV, 4 et LXIII, 16). Le peuple reconnait la paternité de Dieu et sa souv ain :;é
mais il Le craint.
— Est-ce que Dieu pouvait leur commander l’amour? A vues humaines, les Israélites avaient raison de craindre : peut-on commander l’amour?
Poui' peu que l’ont ait expérience de la
vie, bien sûr que non ! Le commandement
ancien, comme toute la Loi, (( qui devait conduire à la vie se trouvait conduire à la mort»
iRom. VII, 10).
7-11).
— Voyons maintenant le commandement
nouveau: rien n’est changé dans son texte,
si ce n’est que quelqu’un des évangélistes ^
ajoute: « de toute ta pensée», et Jésus approuve le scribe qui l’énonce. Mais que s’estil passé entre les deux proclamations du commandem.ent? Rien moins que Jésus, l’incarnation du Fils de Dieu, venu pour nous faire connaître le Père de miséricorde, le Dieu
d’amour, l’Amour lui-même. En Jésus <i povs
avons connu l’amour en ce qu’il a donné sa
vie pour nous » (I Jean 16).
Mais l’amour dé Dieu n’est compris que
par celui qui accepte le don de Dieu et corsent à son tour à se donner (I jean IV, 8 à
11 et 16 à 19). La crainte qui suppose un
châtiment est bannie quand l'amour atteint
la perfection de l’amour de Dieu : » il n’y a’
plus de condamnation » ; le nouveau commandement (I Jean IV, 21) «n’est point pénible
parce que tout ce qui est iné de Dieu triomphe du monde» (c’est-à-dire de noire nature) » et la victoire qui a triomphé du monde c'est notre foi».
L’amour parfait c’est l’acte par lequel on
se possède pour se donner: c’est l’acte sublime par excellence. «Ces trois choses demeurent: la foi, l’espérance et l’amour, mais
la plus grande c’est l’amour ». T. J.
ADESSO BASTA!
Nel numero del 2 febbraio del Politecnico, accanto ad una fotografia molto espressiva in cui si vede un alto prelato cattolico
nell’atto di benedire un gagliardetto fascista,
si leggevano, a guisa di commento, le seguenti parole : « Benedivano i gagliardetti iascisii, non vogliono benedire le bandiere rosse del popolo. I partili del popolo oggi sono
pieni di cattolici, ma coloro che hanno potuto
andar d'accordo con Mussolini e con Hitler,
con Franco e con Dolfuss, oggi si rifiutano di
andare d’accordo coi partiti del popolo... Chi
agì ieri per odio della libertà, pon può agire
oggi per amore della stessa : è ancora per odio
che agisce, ed è per odio che non vuole benedire le bandiere rosse del popolo... ».
Non sta a noi di chiarire, in questo momento, i rapporti che intercorrono tra il cattolicesimo romano e la concezione economica e sociale della vita, come è espressa dai
cosidetti partiti del popolo o partiti di sinistra, forse anche di estrema sinistra. E non
contestiamo affatto ai partiti di sinistra il
diritto di polemizzare con il cattolicesimo romano, rappresentato dalle sue istituzioni e
dalle sue gerarchie più che dalla pietà dei
fedeli, in vista di una chiarificazione delle
posizioni reciproche o di una più esatta comprensione dei limiti entro cui la Chiesa ed i
partiti politici si devono muovere. Un processo di revisione del cattol'cesimp romàno
s’impone, per amore o per forza; più la
Chiesa si sottoporrà a questa revisione, allo
scopo di liberarsi dai suoi atteggiamenti politici e dai suoi interessi terreni, più essa acquisterà in forza spirituale e in fedeltà al
proprio mandato.
Bisogna però ammettere che il commento
del Politecnico non è dei più felici nè dei
più adatti a condurre la Chiesa cattolica sulla via dell’autorevisione o per lo meno del
ravvedimento.
Che i comunisti ed i socialisti cattolici ci
tengano ad affermare la loro fede religiosa,
sta bene; ma che proprio essi, i cosidetti
rappresentanti dei partiti progressisti e di
avanguardia in tutti i settori della vita, non
sappiano sganciarsi da certe manifestazioni
grottesche e pagane della reliigiosità cattolica e se l’abbiano a male ogni qualvolta la
Chiesa non benedice i loro gagliardetti, mentre prima benediva i gagliardetti fascisti, è
certo un cattivo segno. E’ segno che il cat
tolico, in genere, quand’anche aderisca ni
partiti più rivoluzionari, non sente Eesigenza di purificare la propria religiosità e, per
quanto si dia a protestare contro la politica
della Chiesa, in realtà non si scandalizza affatto degli errori e delle infedeltà religiose
di cui la sua Chiesa gli offre ricco esempio.
Ora è tempo di dire : basta ! Basta con
questa ibrida mescolanza dì cose sacre e di
cose profane ! Basta con queste contaminazioni della spiritualità cristiana e del messaggio di Gesù Cristo ! Basta con le benedizioni dei gagliardetti di qualsiasi colore e
di qualsiasi misura, con le benedizioni delle
automobili, delle armi e degli eserciti, delle
navi e delle case ! Queste sono forme di religiosità che offuscano il puro Cristianesimo
di Gesù Cristo e trattengono l’uomo dal comprendere che il messaggio di Cristo è innanzi tutto un messaggio rinnovatore del singolo individuo, una potenza di vita nuova
operante in noi e attorno a noi in vista delia
trasformazione morale e spirituale della società.
Il Cristianesimo ufficiale dello Stato è pieno di questi errori e di queste contaminazioni che materializzano la pietà dei fedeli e
1 abbassano al livello di una delle tante pratiche propiziatorie .delle religioni pagane.
Bisogna, perciò, lottare per conservare al
vero Cristianesimo il suo carattere di spiritualità e di interiorità.
Noi non ci domandiamo perchè la Chiesa romana si rifiuta ora di benedire i gagliardetti dei popolo, se essa considera più
pericolosa l’ideologia comunista che non il
tirannico governo dei fascisti. Vogliamo soltanto dire alla Chiesa che Ge.sù non avrebbe
benedetto alcun gagliardetto e che gli apostoli non avrebbero certo celebrato la messa o
la S. Cena sotto la protezione delle armi di
questo mondo, come invece spesso avviene
ed è avvenuto; perchè non c’è alcun rapporto
tra l’opera che Gesù Cristo è venuto a compiere sulla terra e certe manifestazioni della religiosità cattolica più affini al paganesimo che non al Cristianesimo.
I cristiani di tutti i paesi e di tutte le confessioni hanno un compito importante da assolvere in questo dopo guerra : rendere la
religione cristiana sempre più aderente al
pensiero ed allo spirito di Cristo, liberandola da tutti i suoi elementi terreni e contradditori.
I cristiani stessi debbono accingersi a
que!5t*opera di purificazione, se non vogliono che una rivoluzione violenta spazzi via
con gli elementi perituri anche ciò che do
vrebbe rimanere a edificazione delle anime.
E. Rostav.
CHIESA VALDESE
RIgruardate alla rocela onde fosle lafllatL
Isaia LI.: 1.
• REDAZIONE : Via Slbaud, 7 - Bobbio Pellice
AMMINISTRAZIONE : Via Carlo Alberto, 1 bis - Torre Pellice
E
La faccenda va complicandosi; cerchiamo
di ricapitolare. L’antefatto, dunque, è stato
un infelice bando di Concorso « per produzioni drammatiche valdesi» indetto dalla Società di Studi Valdesi. Poi... il fattaccio: il sottoscritto scrive riguardo ai dramrtii storici vaidesi che « tolti non molti lavori, si tratta di
tremende scenate buttate allo sbaraglio ».
Quelli della Commissione per le produzioni
ecc. si se.ntono toccar nel vivo. Per primo
reagisce il Presidente, sig. S. Tron, il quale
trova il mio ragionamento « alquanto inconcludente », e mi propone, con fine ironia, di
scrivere ancora, « ad edificazione dei probabili ,autori ». Entra poi in scena un secando
membro della Commissione, il quale fa giustizia sommaria, e tenta di affogarmi in un
diluvio di scienza teatrale. T. Balma, sul n.
12 di « Persona » mette avanti tutto a posto
il surricordatÒ sig. presidente della Commissione ecc., chiaramente significando che esso
non è capace dì intendere (( il problema di
un teatro religioso ». E vi dirò la ragione :
perchè c( ha al suo attivo certi mattoni (corsivo di T. B.) drammatici di cui non sapresti
dire se siano sopratutto fatui o sopratutto privi di una qualsiasi teatralità ». La ragione non
so fino a qual punto sia calzante ; in ogni modo mi libera dall’ingrato compito di dover rispondere alle atrocità scagliatemi dal signor
S. Tron.
Però, se T. Balma dà, su c( Persona ». un
solo (definitivo, caspita!) colpo mancino al
collega-presidente, sul n. 16 de « L'Eco »
s’arrovescia con tutta la sua possanza contro
me, tapino!, che se avessi pensato di dover
passare tutti questi guai...
T. Balma non accetta le mie modeste, molto modeste vedute; e va bene. Soltanto, per
contrabattere assume ùn tono che non saprei
definire che con un aggettivo « intimidatorio »
che ricorda quella onniscenza che era propria
di un mio... paesano, oggi, floscio come un
pallone sgonfiato. Dico di G. Papini, il quale
nelle sue frequenti polemiche usava lo stesso
metodo di intimidazione per sconcertare prima e poi sommergere chi aveva il dono di dispiacergli...
Caro Balma, non è novità la raccolta del
Ronfantini (per Bompiani) e neppure la^precedente. punto disprezzabile, del Toschi (per
l’Ed. Fiorentina) : il concetto della contemporaneità della storia ha per lo meno l’età di mio
nonno ; il viennese H. von Hoffmannsthal lo
conosciamo tutti, almeno come geniale librettista di R. Strauss, e per quanto riguarda
» Jeder-mann » ci sarebbe, appunto, da mettersi d’accordo sulla sua » sacralità » (ma abbiamo gustato il passaggio dosato con sapienza,, l’apertura lirica, ecc. Letteratura, alla fine!) in molti, ed io fra gli altri, abbiamo avuto il piacere di conoscere gli scritti del mìo
contradditore; il to,scano J. Lombardìni non è
uno sconosciuto; Giorgio Spini, certo, è una
autorità fnlcuni dei suoi li metterei fra i
« non molti lavori ») ma. essendo protestanti e fiorentini sia lui che io. lo conosco
discretamente, ed alcuni suoi lavori li ho recitati anche io... in prima visione.
Con questo voglio giungere solo ad un punto, ed è che l’intimidazione, lo sfoggio della
sapienza (di molto facile acquisizione, del
resto), sono fuori luogo. Almeno che Balma
non abbia voluto cogliere l’occasione per dare un saggio di bravura; e questo non lo
credo.
Nessuno nega che egli abbia » esperienze»
in proposito, e non riconoscere quanto sa fare e fa per le nostre filodrammatiche sarebbe in vero poco generoso. Ma questo non significa ohe Balma possa pontificare sul dram
ma, e neppure riportare come mie, idee che
non ho mai espresso. (Questo egli fa per lo
meno in due occasioni, nel suo ultimo articolo).
Infine, che proprio io mi dia a sfondare porte aperte, è un fatto quasi curioso : credo di
essere troppo dotato di quella smaliziata e toscana scienza del reale per pensare di additare nuovi orizzonti o atteggiarmi a scopri
tore di approdi fin’ora ignoti.
No, quella mezza colonna non conteneva
nessuna rivelazione ■— lo Si^vo bene. L’ho
scritta sote-perchè pensavo che ad ognuno fosse lecito avere un personale punto di vista
ed esprimerlo anche se non avesse il dono
delle novità.
I Con questo lascio Balma ai suoi convincimenti — del resto non cosi lantani dai mìei
(il sig. S. Tron ci unisce!) — e mi fermo
ad un suo appunto che mi suggerisce alcuni
pensieri — pochini, in verità — sulla letterarietà del dramma valdese.
« ... il principale interesse del nostro dramma sacro deve essere religioso, non letterario », scrive a ragione T. Balma. Ed ha ragione fin tanto che si resta sulle generali. Che
se poi sì guarda addentro, pi si avvede che
Balma scrive, in parole povere : prima il contenuto, poi la forma. Alla prova dei fatti mi
permetto di dubitare della possibilità di gustare (avere interesse) Faspetto religioso di
un dramma senza insieme gustarne l’aspetto
letterario. Non è forse qui, in questa necessaria letterarietà del dramma, la condanna dell’arte come evocatrice di fantasmi? la condanna dello stesso drmama « sacro?».
Inoltre : quello che manca, penso, alla letteratura drammatica valdese, non è la fede
degli scrittori nè il contenuto degno ed intensamente vissuto : manca la letteratura, o
meglio, le preoccupazioni letterarie sono state le ultime, povere cenerentole. (E dire che
lo scrittore faceva un’opera... letteraria!!!).
Perchè tante tremende scenate? Ccmfessiamolo pure ; la coscienza letteraria non è il
forte dei Valdesi, non è mai stato il loro
forte. (V’è un solo nome che conta in sede
letteraria, un nome valdese, Jahier; ma lo
scrittore appartenne alla Firenze de « La Voce »). Non vale ribattere che i dotti e gli
austeri disprezzano le profane ciance • se l’Italia ha voluto avere come i grandi popoli la
sua traduzione classica della Bibbia ha dovuto attendere un lucchese, G. Diodati...
Viene da pensare, ogni volta che si trincera
su preoccupazioni dì contenuto, a questa incapacità letteraria per cui si nega fin l’evidenza. E l’evidenza è che non si è mai scritto
qualcosa di efficace e che mancasse di una
adeguata forma letteraria.
Che i drammi del sig. Tron siano dei «mattoni », secondo l’espressione di T. Balma, significa solo che essi sono digiuni di letteratura, di quella letteratura che fonde arte e
contenuto in una cosa, il dramma.
Così, ragazzi! date retta a Gigi ; e’ ci vàie un po’ più di letteratura!! L. Santini
II
[
Ben venga il dramma sacro valdese; gli
diamo senz’altro il più caldo dei benvenuti.
Ma per essere tale deve essere dramma, deve essere sacro e dev’essere valdese. Dramma, cioè azione. Non esposizione dialogata
di sentimenti o .pensieri, ma vita vissuta; in
una parola : lotta. Sacro, cioè lotta tra bene
e male e trionfo del bene. Ma non lotta campata in aria, tra le nuvole, in un'atmosfera
idealizzata e irreale, sibbene lotta combattuta nel bel mezzo del nostro mondo di peccato, nel fango delle nostre passioni. La scena, nel teatro sacro medievale, era rappre^ntata da tre piani sovrapposti : nel piano
inferiore c’era l’inferno, in quello superiore,
il paradiso, e in quello di mezzo il mondo;
ed era in questo piano di mezzo, nel cuore
stesso dell’uomo, che si svolgeva la lotta tra
potenze celesti e infernali. Valdese, cioè lotta improntata ad un largo e sano spirito valdese, evidentemente senza limitazioni di tempo e spazio. Ma spirito valdese non vuol dire gretto settarismo, travestimento della storia e della realtà, partito preso, smaccata
esaltazione delle nostre reali o immaginari»
virtù, disprezzo degli avversari.
Ciò premesso venga pure il dramma sacro
valdese. Però di questo dramma, di cui sembra volersi far promotore il sig. Santini, ri-
2
f'.
L’EOO DELLE
^w
vàu VALDESI
mane per i lettori del nostro giornale una
idea molto confusa. Ci vorrebbe una defìni2ione più esatta e precisa e specialmente ci
vorrebbe un esempio probante.
La definizione fu abbozzata tempo fa in
opuscolo dovuto alla penna coniugata di Subilia e Balma che sembrano essersi fatti i primi paladini di questo genere dranunatico ; senonchè quella definizione non ci pare nè
esauriente, nè convincente.
Quanto all’esempio ci si rimanda al dramma sacro, 0 « mistero», che dir si voglia,
di Jacopo Lombardini ; « I Valdesi di Calabria» premiato alcuni anni fa in un concorso drammatico. L’esempio mi sembra pericoloso. Il •« mistero» di Lombardiai, per
ogni rispetto inferiore a tutta la bella produzione del nostro Eroe vaWese, fu giudicato
degno di premio non tanto per il valore
intrinseco dell’opera, quanto per deferenza
verso 1 meriti artistici indiscutibili del nostro
grande Scomparso, meriti che, sia detto qui
di passata, dovrebbero essere maggiomiente
sottolineati e ricordati dalla nostra stampa,
perchè I/>mbardini non è solo uno dei campioni più puri del nostro movimento partigiano,
ma è uno dei nostri più pregevoli scrittori di
co«e Valdesi.
Però « I Valdesi di Calabria» come esempio di dramma sacro valdese, non persuade
e non può essere considerato come un vero
e proprio « dramma». Non persuade perchè
non è una germinazione spontanea venuta su
in un momento di grazia come il resto della
sua produzione; non è ispirazione del cuore
ma prodotto del cervello, peggio, della volontà : improvvisazione occasionale su un soggetto non suo. ispirata a criteri non suoi per
provare una tesi non sua. Improvvisazione
occasionale perchè buttata giù. com’ebbe a
confessarmi l’autore, in solo quatf.'o giorni
per prendere parte al concorso .Vuston Con
tesi e criteri non suoi, perchè scritta a sangue freddo dietro suggerimento di amici con
l’intento prestabilito di dare un esempio concreto di dramma vlaldese.
Manca dunque ancora e la definizione e
l’esempio.
LE RAPPRESENTAZIONI
PROFANE VALDESI
E mentre si discute di dramma sacro valdese, la gioventù delle nostre associazioni celebra la sacra ricorrenza del 17 febbraio con
delle commedie profane. Si lavora a dare mcremento al teatro serio ; si indicono concorsi
per dare impulso alla produzione e alla ra^
presentazione dì drammi valdesi che rendano- viva e palpitante la grande e gloriosa storia del nostro popolo,- si cerca di arginare, almeno sulle nostre scene che si profe.s«ano vaidesi, l’invadenza sempre più minacciosa della
frivolità e della mondanità ; ed ecco che persino la sacra ricorrenza della nostra libirazione che si dovrebbe, e che una volta effettivamente si voleva, celebrare in modo degno. quasi come un culto, viene celebrata
ca proprio nella Ginevra Ita!' 'na, gi.'t tanto
profanata dal Casinò, con una ranpresemazio
ne profana.
Non vi è per i giovani valdesi di Torre
Penice nessuna produzione drammatica seria
degna di loro ?
Ben venga dunque allora il dramma sacro
valdese. S. Tron
P.S. — Si ricorda agli interessati che il
concorso bandito in dicembre scorso {vedi
Eco delle Valli 21-12-45) per la produzione di
drammi valdesi scade il 31 di questo mese.
Chi vuole prendervi parte è pregato di mandare le sue produzioni entro quella data a uno
dei tre membri della Commissione. S.T.
LE BABBUCCE
DI SIDI FERUGI
Nel 1830, quando i Francesi mossero alla
conquista di Algeri, scelsero come punto di
sbarco una piccola baia a 25 km. circa a ponente di Algeri. Protegge la baia una penisoletta nella cui solitudine abitava un marabutto : Sidi Ferugi, donde il nome odierno
della località di Sidi Ferruch.
Il santone, vedendo avvicinarsi le imbarcazioni degli infedeli, le affrontò da solo entrando scalzo nell’acqua, brandendo le sue
sacre babbucce che scagliò contro i nemici
per annientarli, invocando sul loro capo l’ira di Allah.
Ma invano.
Povero Sidi Ferugi : ci rimase male certamente. Ma un po’ di colpa ce l’aveva ; è vero che non conosceva come noi Unamuno, non
sapeva che le idee valgono quando le si adoperano «come le scarpe, mettendole e usandole ». e aveva equivocato e fatto il contrario; aveva usato le scarpe nel modo in cui
si sogliono adoperare le idee : esponendole
gl bacio dei fedeli. Quando sentiva il biso
gno di solitudine (per pregare o per dormire) si ritirava nella tenda, e fuori lasciava le
babbucce, un po’come Gessler. Gli era capitato di notare, quando dormiva con un occhio solo —traguardando dalle fessure della
tenda — che i suoi adoratori, venuti da lontano per venerarlo, in presenza del silenzio '
e delle babbucce erano tutti compenetrati
dell’arcana potenza del duplice mistero : nel
silenzio sentivano la presenza di Allah, e
nelle babbucce quella del venerato suo servo
e loro marabutto Sidi Ferugi ; e baciate queste si ritiravano confortati e sereni.
Sidi Ferugi non approfondiva tanto il perchè delle cose : s’era convinto così attraver.so
i fatti che le sue babbucce emanavano un
fluido pieno di sacralità; credeva che Allah
compiaciuto della vita austera de| suo servo
fedele, vi avesse misteriosamente trasfusa In
sua onnipotenza.
E quando apparve il nemico infedele, equivocò ancora una volta; usò ancora le scarpe
come si usano le idee : sbattendole sulla testa dell’avversario.
Ma inutilmente.
Chissà se rifaremo questa vana esperienza? G.A.C.
Réunion des
Sociétés
biblicfues
Le Conseil international des sociétés bibliques, créé en 1939 par les Sociétés bibliques britanniques, américaine, écossaise
et hollandaise, a convoqué au début de mai,
à Londres, une séance à laqueUe assistaient
des représentants des Eglises, des Sociétés
bibliques nationales et des agences biblique.s
de 12 pays d’Europe; en outre, une forte
délégation de la Société biblique américaine ainsi que des représentants des agenc,rs
d’outre-mer étaient également présents.
L’objet principal de cette conférence consistait à étudier quel serait le meilleur moyen de répondre aux besoins grandissants
des Eglises en Bibles, Nouveaux Testaments
et Evangiles. Après un tour d’horizon, au
cours duquel une importance particulière fut
accordée à l’Europe, la création d’une Alliance universelle des Sociétés bibliques fut portée à l’ordre du jour. Une invitation à faire partie de cette Alliance sera adressée à
toutes les Sociétés bibliques nationales, vraiment représentatives et missionnaires. Une
assemblée constitutive sera organisée, dès
que six sociétés auront accepte' d’entrer dans
un tel groupement; les statuts proposés seront alors définitivement adoptés, ainsi que
I organisation d un executif dont le centre serait à Londres, et un premier bureau régional à Genève.
La première tâche de ce secrétariat sera
d’organiser la collaboration des sociétés bibliques et d’assurer à la diffusion biblique
un développement aussi large que possible.
II devra aussi recevoir des informations sur
les besoins des diverses Eglises, sociétés ou
agences nationales, et sur les meilleurs
moyens d’y faire face. Enfin, la nécessité
d’établir des relations avec les organismes
chrétiens internationaux et œcuméniques
déjà existants se fait de plus en plus sentir
et le bureau de Genève en sera responsable à l’égard des organisations qui ont leur
siège dans cette ville.
Les délégués à la conférence ont aussi
exprimé avec force leur conviction que le
meilleur moyen d’assurer une diffusion satisfaisante de la Bible consiste à créer dans
chaque pays où cela est possible une Société biblique nationale, groupant des représentants des Eglises, des Sociétés bibliques
regionale^ déjà constituées, et des délégués
des sociétés de mission intérieure ou en
terres lointaines. En de nombreux pays, des
pourparlers sont déjà en cours.
L’exposé des besoins en Bibles dans le
monde entier, et tout spécialement en Europe, a permis aux représentants des sociétés
bibliques et des Eglises des pays actuellement désignés dans le domaine de la reconstruction sous le terme de « pays donateurs »
de prendre conscience de l’effort que ces
Eglises plus fortunées ont à assumer, en ce
qui concerne la diffusion biblique, en faveur
de celles qui sont dépourvues de moyens.
Des développements nouveaux sont attendus
dans les pays nordiques et en Suisse.
La conférence des Sociétés bibliques a
permis de jeter les bases d’une politique à
longue portée. Peu de décisions pratiques
ont pu être prises sur le moment, mais les
projets élaborés à la conférence seront suivis d’une action concrète dès que la création
<le l’Alliance universelle des sociétés biblitues aura été acceptée.
(S.Œ.P.I.).
m
COMUNICATI
Vi La 39.a Sessione della Conferenza Di‘Vstrettuale del 1“ Distretto è convocata a Tori, re Pellice alle ore 9 precise del 20 giugno
nell’Aula Sinodale della Casa Valdese e sarà
inaugurata con un breve culto presieduto dal
-pastore Elio Eynard. I delegati laici dovranno
presentarsi al Presidente provvisorio muniti
....della delega dell’assemblea di chiesa.
La Commissione Distrettuale.
F. U. V.
CONVEGNO GENERALE
La domenica 23 corrente, aile ore 15 avrà
luogo, in località Eiretta, vicino a Lazará
(Pramollo), un convegno generale per la gioventù alle Valli.
Diversi oratori parleranno sul tema : « Lux
lucet... ».
In caso di cattivo tempo il Convegno avrà
luogo alla stessa ora nel tempio di Pramollo.
CRONACA VALDESE
Dopo una lunga vita di indefesso lavoro è terminata la vita terrena di Giacomo Malan. dei Malan Superiori. Aveva conosciuto i dolori e le
pprezze della vita, ma con la sua forte volontà e
la sua forte salute aveva superato ogni specie di
ostacoli, allevando una numerosa famiglia tutta
unita attorno ai suo focolare. Le lagrime che i figliuoli spargono per la separazione dai loro genitori, onorano i defunti e confortano quelli che sono
nel lutto; sono l’espressione della riconoscenza e
della speranza.
1! Signore faccia risplendere la luce della sua
Parola sul sentiero di coloro che camminano nell’ombra del lutto.
Bokbi«»
Nel pomeriggio del 2 corrente avevano luogo
i funerali di due bambini : Alma Charbonnier
(Arbaud) e Silvio Michelin {Capoluogo), deceduti
dopo breve inalattia. Nello stesso giorno si spegneva all’età di 65 anni Pietro Cairus (Cairus), Ai
congiunti l’espressione della nostra simpatia.
— Ringraziamo vivamente il prof. Baridon che
ancora una volta ha presieduto il culto principale,
in assenza del pastore.
- L’8 corrente si univano in matrimonio Giovanni Ribet e Anna Mondon. Auguri nel Signore.
R.
il
La domenica 12 maggio u. s., 61 fratelli delle
Chiese del Mantovano giungevano in treno a Verona (molti di loro avevano già percorsi diversi
chilometri o in bicicletta o in camion) ed insieme
con quelli del luogo, nel Tempio, partecipavano
al Culto presieduto dal signw Severino Zotta,
mezzogiorno pranzo ai sacco su in collina; visita
alla città ed alle 15 erano di nuovo raccolti nel
Tempio. Presiede il Pastore di Felonica e, rivolto
¡1 suo messaggio, hanno la parola oltre al signor
Zotta, i Fratelli Renzo Dessy e Felice Crespi, i
quali indirizzano pressanti appelli ai convenuti perchè siano sempre la «luce del mondo» ed «i,
sale della terra ». La corale di Felonica canta due
cori sotto la direzione di Dante Tabellini. Verso
.sera, accompagnati dai fratelli Veronesi, quelli d
.Mantovano riprendono la via del ritorno grati a
Dio della bella giornata trascorsa e riconoscenti
alla Chiesa sorelia della città scaligera della sua
fraterna, cordiale accoglienza.
A causa della^oppressione domenicale dei treni
sulla linea Verona-Brescia, il Pastore sig. Davide Forneron e una rappresentanza della Chiesa
di Brescia non poterono partecipare ai convegno e
fu un grande dispiacere per tutti i partecipanti i
quali pensarono a loro con molta simpatia.
La domenica 26 maggio u.s., nel pomeriggio,
è ^ato celebrato un matrimonio a Santa Lucia
di Quisteilo ed è stato un avvenimento per quella nostra Comunità. Il Tempio era affollato : estranei, simpatizzanti, tutti ,■ fratelli del luogo ed anche
un buon gruppo di fratelli felonichesi quivi oortatf
in camion da! nostro membro di Chiesa Eugenio
Veneri al quali rinnoviamo i nostri vivi ringraziamenti.
E’ stato amministrato il santo battesimo a ]anavel Arnaldo di Davide e di Giordan Rosina (Chahnols). 11 Buon Pastore protegga e benedica questo tenero agnello del Suo gregge,
_ Iddio ha richiamato da questo mondo lo spinto del signor Grand Giovanni, all’età di 42 anni.
Ammalato da alcuni anni, egli molto ha sofferto I
sicamente e moralmente. Ma sopportò la prova con
animo forte, sostenuto dalla sua fede in Dio. Invochiamo le consolazioni di Dio sulla famiglia afflitta.
All’alba di lunedi IO corrente, l’anima de'
signor Arturo Garnier rispondeva all’appello del
divino Maestro che lo chiamava a più alte dimore
della Casa del Padre. Pochi giorni di malattia
contro la quale nulla poterono nè la scienza medica nè il grande amore dei suoi cari. Oltremodo
doloroso il distacco prodottosi quasi repentinamente e a un’ora in cui sembrava che la crisi
avrebbe esito favorevole. Dio, che dispone delle
nostre vite e che fa concorrere tutte le cose al
bene — anche se non lo vediamo ora ____________ di
quelii che lo amano, giudicò che il nostro fratello — che non aveva che trentadue anni aveva terminato la sua carriera terrestre. Miste
riose le vie di Dio che non comprendiamo ora,
ma ohe ci saranno spiegate un giorno là dove
tutto conosceremo.
Alla giovane compagna del nostro fratello, alla
loro bambina, come a tutti i parenti, vogliamo
dire ancora la nostra profonda simpatia cristiana
nella loro grande afflizione.
Doni ricevuti dai Cassiera
dalla Tavola Valdasa
nei mesi di Gennaio e Febbraio
Per IsUhito Evangelico Femminile di Firenze :
Matilde Raffa Stampa 1000 — Girardet Roma .100 — Chiesa dii Milano 2000 — Chiesa li
Fiume 3400 —• Chiesa di Coazze 500 — Chicia
di Aosta 505 — Signore di Bergamo 7000 —
Chiesa di Trieste 1000 —
Per Orfanotrofio’ di Torre Pellice :
Immovilli, Levante 100 — Signore di Bergamo
10.000 — Dora Fontana Roux 200 — Alberto e
Amelia Besson 500 — Galante Lea 500 — Roberto e Nelly Berton, in mem. di Augusto Berton 500
— Jeanne Janavel 1000 — Bianchi Antonio 125 —
Peyrot Ernesto 100 — Chiesa di Coazze 500 —
Scuola Domenicale di Ivrea 300 — Cesira T'ron,
in memoria dei suoi cari Giosuè e Adele ,50, '
Per Orfanotrofio di Pomaretto :
Immovilli, Levante 100 — Signore di Bergamo 9000 — Dora Fontana Roux 200 — (Chiesa
dei Fratelli, Levante 250 — Chiesa di Coazze 500
■— Scuola Domenicale di Ivrea 300 •— Peyrot
Ernesto 100 — Don Bruno, in mem. Gardiol Ma
riuccia e Codino Elda 100 — Coucourdc Giulio
(fan ) .50 — Unione Giovanile San Secondo 1500
Grioi Alfredo e Margherita 25 — Gardiol Paolo Alessandro 25.
Per Asilo di Sicilia:
Immovilli, Levanto 100 — A. Cristadoro, Taranto 150 — Signore di Bergamo 6000 — Domemco. Guido, Mariamalia Colucci, in mem. di Lidia Comba 250 — Lidia Comba 35.
Per Asilo Italia :
Bergamo 7000 — Chiesa di Coazze
5(K),
Per Asilo di S. Germano :
Immovilli, Levanto 100 — Signore di Bergamo
6000 -- Dora Fontana Roux 150 — Peyrot Ernesto 100 — Chiesa di Coazze 500.
Per Asilo S. Giovanni :
Immovilli, Levante 100 — Emilie Serflno, California 500 — Signore di Bergamo 5000 — Roberto e Nelly Bertin in mem. di Alberto Lunghi,
100 — Joséphine Sauthier e fam., id., 500 —
Chiesa di Coazze 5(X).
Per Rifapo Carlo Alberto :
Immovilli, Levanto 100 — Chiesa dei Fratelli,
Levanto 250 — Bianchi Antonio, Levanto 125
Peyrot Ernesto 100 — Chiesa di Coazze 500
Cesira Tron, in mem. dei suoi cari Giosuè e Adele 50 — Dora Fontana Roux 150.
Ospedale di Torre Pellice :
Dora Fontana Roux 150 — Peyrot Ernesto 100
Cesira Tron. in mem. dei suoi cari Giosuè e
•Adele 50. __
Ospedale di Pomaretto :
Dora Fontana Roux 150 — Peyrot Ernesto 100
Cesira Tron, in mem. dei suoi cari Giosuè e
•Adele 50.
Per Diaconesse :
E. Peri, Roma 50 — Immovilli, Levanto, 100 —
Signore di Bergamo 10.000 — Dora Fontana Roux
200 — Selma Longo, in mem. di Lidia Comba,
100 — Sergio e Mirella Bianconi, id., K50 —
Giovanni Messina, Roma 200 — Cesira Tron, in
mem. de! suoi cari Giosuè e Adele 50.
vChiesa di Milano per Istituti Ospitalieri 4000.
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