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*TÎi'
ECO
DELLE VALLI VALDESI
Past. TACCIA Alberto
10060 ANGR03NA
SelHinanale
della Chiesa Valdese
Anno 98 - N. 43
Una copia lire 50
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Eco; L. 2.500 per Tinterno
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TORRE PELLICE - 1 Novembre 1968
Ammin. Claudiana Torre Pellice • C.CJ*. 2-17557
LA RIFORMA, UN TEMPO PRIVILEGIATO
in cui il Signore visita il suo popolo
F.'-uminando il brano di Calvino
riportato qui accanto, possiamo ricavarne alcune linee interpretative
fondamentali del fenomeno della
Riforma del xvi secolo.
1
La Riforma non è opera della Chiesa, ma di Dio.
lo- nia come kairòs della
La, Riforma della Chiesa è opera di Dio ed è altrettanto indipendente dalla speranza e dal pensiero dell’uomo quanto lo è la
risurrezione dai morti o un altro miracolo di questi fatta. Sicché,
quanto alla possibilità ^ fare qualcosa a tale scopq, non bisogna
attendere che si manifesti la buona volontà della gente o che mutino le situazioni, ma bisogna farsi strada attraverso la disperazione. Dio vuole che il suo Evangelo sia predicato. Ubbidiamo a
quest’ordine! Andiamo dov’egli ci chiama! Quale sarà il ri.sultato, è cosa che non deve preoccuparci.
Calvino
dalla Epistola a Carlo V, 1543
Questo significa che essa non è
stata e non poteva essere programmata, né è il frutto di circostanze storiche favorevoli o dell’iniziativa dei suoi protagonisti.
Non che si possa parlare della Riforma senza tener conto della personalità dei Riformatori e dei fattori politici, economici, storici,
culturali e spirituali in senso lato
che l’hanno in misura maggiore o
minore influenzata e condizionata;
ma l’elemento costitutivo della Riforma è stato un intervento di Dio
nella storia del suo popolo.
Se volessimo esprimere questo
pensiero con un concetto biblico,
potremmo dire che la Riforma è
stata un kairòs della storia della
salvezza: questo termine del Nuovo Testamento designa un momento, un tempo scelto da Dio per manifestare con particolare evidenza
la sua opera di giudizio e di grazia sulla Chiesa. E’ un « tempo opportuno », un tempo in cui il Signore è vicino, in cui lo si può trovare, si può tornare a lui, ci si può
ravvedere (cfr. Is. 55). La Riforma
è stata uno di questi tempi privilegiati, un’occasione di ravvedimento, perchè il Signore stava visitando il suo popolo, stava « parlando al cuore di Gerusalemme ».
Ma proprio perchè la Riforma è
un momento privilegiato nella storia tra Dio e il suo popolo, comprendiamo che Calvino affermi
che per vivere questo kairòs decreìato da Dio, « non bisogna attendere che si manifesti la buona
volontà della gente, o che mutino
'c situazioni ».
« Non bisogna attendere ». C’è
«.hi dice che il peccato fondamentale (li Lutero è stato l’impazienza: le sue rivendicazioni erano legittime, ma ha avuto il torto di
non saper aspettare. La sua fretta
lo ha tradito. Chi rimprovera l’impazienza dei Riformatori, chi pensa che avrebbero dovuto aspettare
perchè solo così la Chiesa cristiasi sarebbe riformata senza lac« i orsi, dimostra di non avere
miinvso la vera natura della Ristoria
2 Per Calvino la Riforma è
un miracolo, di un genere
affine alla risurrezione dai
morti.
Questo accostamento tra Riforma e risurrezione (si noti che Calvino non parla di guarigione, ma
di risurrezione!) ci suggerisce una
triplice considerazione:
a) Sentendo parlare di « risurrezione dai morti » il nostro pensiero corre spontaneamente al deplorevole stato della cristianità
nella prima metà del xvi secolo.
Si può citare a questo proposito
l’ultima opera del teologo cattolico Hans Kiing, « L'Eglise », nella
quale egli conclude la sua diagnosi
parlando di « disgregazione generale della Chiesa cattolica », che
aveva condotto quest’ultima in
una a situazione disperata »: si
pensa alla valle piena di ossa secche della visione di Ezechiele (capitolo 37). Eppure non è a partire
da questa situazione disperata della Chiesa che la Riforma dev’essere interpretata. La Riforma non
è sorta a motivo di questa situazione, nè per porvi rimedio; il
Concilio di Trento ha rimediato,
senza Riforma, anzi in diretta antitesi ad essa. La Riforma, appunto, non è stata nella sua ragione
profonda un’operazione di salvataggio in una situazione disperata.
Il problema fondamentale di Lutero non fu la Chiesa, ma la salvez
za. Non dunque: come si può rimediare a una situazione ecclesiastica disperata?, ma: come può
l’uomo peccatore sussistere davanti a Dio? Luterei non è l’uomo davanti alla Chiesa, ma l’uomo davanti a Dio. In questo senso si può
dire che la Riforma è stata più
che una riforma^ della Chiesa: la
riforma è venula dopo, è stata una
conseguenza dirètta e necessaria,
ma non la ragione del movimento
che chiamiamo Riforma. E stata
anzitutto un in;rontro con Dio. E
proprio perchè eie stato alla base
questo incontro don l’Iddio vivente, che vivifica i morti, per questo
la Riforma è s ata anche una risurrezione della Chiesa.
b) La Riforma è stata qualcosa di radicale, senza mezzi termini, come appunto^^fe Tisurrezione
dai morti. La radicalità della Riforma spiega e giustifica il suo
momento polemico. La Riforma è
stata polemica non già perché « i
tempi erano cosi » — come spesso
si dice — ma perché la Riforma
era così, cioè perché la sua natura
stessa lo esigeva, la sua natura radicale. Desideriamo sottolineare
questo fatto perché oggi il termine
e il concetto di Riforma sono stat' depotenziati, svirilizzati, hanno
perso appunto ogni connotazione
d‘ radicalità. Oggi, l’equivalente
del termine « riforma » del xvi secolo è « rivoluzione ». E anche se
bisogna guardarsi dall’applicare
concetti socio-politici a fenomeni
religiosi, è però indispensabile
rendersi conto che la Riforma del
XVI secolo produsse un rovesciamento completo di posizioni teologiche e dell’intera struttura dogmatica e organizzativa della Chiesa romana. Occorre rendersi conto
che la Riforma non è aggiornamento, riformismo, progressismo,
r qualcosa di più profondo, di più
globale, di più radicale. È la Riforma della Chiesa.
c) La Riforma ha significato
un salto qualitativo rispetto alla
tradizione ecclesiastica precedente, proprio come la risurrezione
rappresenta un salto qualitativo
rispetto alla morte. E qui si pone
il problema della continuità: la
Riforma è un momento di discontinuità nel grande corso della storia cristiana? Una deviazione dal
grande fiume, una diramazione dal
grande tronco? Se così fosse, essa
dovrebbe prima o poi essere riassorbita. Noi pensiamo invece che
la Riforma è un momento di continuità nella storia della salvezza
che non sempre coincide con la
storia della istituzione ecclesiastica. La rottura provocata dalla Riforma è _dello stessp genere di
quella provocata dal cristianesimo
rispetto alla sinagoga, come ha
scritto Roland de Pury in « Che
cos’è il Protestantesimo? ».
3 Infine il testo di Calvino ci
illumina su quello che è stato il momento costitutivo
della Riforma. « Dio vuole
che il suo Evangelo sia predicato. Ubbidiamo a quest’ordine... ».
L’anima della Riforma è stata la
predicazione dell’ Evangelo, cioè
la predicazione di Cristo. Lute
ro scrisse un giorno: « Io dico:
l’Evangelo, l’Evangelo, Cristo, Cristo. Ed essi rispondono: i Padri, i
Padri, la Tradizione, la Tradizione,
gli Statuti, gli Statuti ». La Riforma è stata, nel suo insieme, una
epifania della Parola. Il Signore è
vicino quando parla. La Parola
predicata, rettamente predicata è
la vicinanza del Signore.
La predicazione, non la dottrina
(neppure la retta dottrina) ha dato vita alla Riforma. Molte dottrine dei Riformatori erano già state elaborate, ma non erano state
predicate. Senza predicazione non
c; sarebbe stata la Riforma, ci sarebbe stata, semmai, una scuola
teologica in più. Per questo è
estremamente difficile parlare dei
<« valori della Riforma ». Questa
non può essere scomposta in valori, altrimenti si ha il corpo sanza l'anima.
Qual’è stata la predicazione della Riforma?
Essa ha proclamato la gloria di
Dio: ha posto Dio al centro, cioè,
e ha creduto e affermato che egli
esercita la propria sovranità sul
mondo in modo diretto, senza che
la Chiesa abbia da mediarla, se
non, appunto, attraverso la predicazione.
Essa ha affermato la vita dell’uomo come vocazione, il che significa che fin dalle radici dell'esistenza, fin dal seno di nostra madre Dio ci ha preso in mano; la
vocazione non è un complemento,
un arricchimento, un coronamento, è la vita. E significa pure che la
vita dell’uomo che è stato così preso in mano da Dio dev’essere di
totale consacrazione a lui: Calvino
diceva che « l’ufficio della Parola è
di immolare totalmente l’uomo a
Dio ».
Oggi ancora.
Paolo Ricca
deila salvezza. Quando'esso appare sulla scena della storia, non si
può a.spe(tare, bisogna ubbidire.
Se il kairòs dipendesse dagli uomini, se fosse un tempo scelto da loro, se fosse una decisione imposta
dalle circostanze, allora si potrebbe attendere e pazientare e magar- procrastinare. Ma poiché è un
tempo decretato da Dio, esso è necessariamente « compiuto », come
dice la Scrittura (Marco 1: 15). Il
nostro tempo non è mai compiuto,
c ’è sempre una possibilità migliore sperata per l’avvenire, si può
sempre verificare un’occasione più
propizia; così si può sostenere che
! vK'casione propizia per riformare
hi Chiesa cristiana non era il XVI,
ma il -XX secolo. Ma quando si annuncia il tempo compiuto di Dio,
allora non si può aspettare, bisogna ubbidire. I Riformatori hanno
ubbidito.
Per i terremotati del Trapanese
IL VILLAGGIO
«SPERANZA»
Molte Chiese e organizzazioni, all’estero e
in Italia, hanno permesso alla Federazione
delle Chiese evangeliche in Italia di offrire a
venti famiglie del paese di Vita, per mezzo
del Scrviz.io Cristiano di Palermo, un villaggio prefabbricato che a giorni aprirà le porte
Vita, in provincia di Trapani, si trova a 75 km. da Palermo, in una zona di
interesse turistico, per la vicinanza di
Segesta, una delle mete più importanti della Sicilia, e di Calatafimi, il cui
monumento ossario ricorda una decisiva battaglia dei Mille di Garibaldi per
la liberazione dal governo dei Borboni.
Vita è uno dei centri agricoli del
Trapanese seriamente danneggiati dal
terremoto del 15 gennaio. La sua popolazione attuale è di circa 3.000 abitanti. Le statistiche danno un elevato
indice di emigrazione : 1028 persone dal
1963 al 1967. Altre 60 persone sono emigrate dopo il terremoto. Il 60% degli
uomini rimasti nel paese supera il 60°
anno di età.
Le case dichiarate inabitabili sono
900. Su 600 baracche richieste, per 1200
alloggi, ne sono state costruite ed as
segnate solo 200 per 400 alloggi. Circa
100 famiglie vivono ancora sotto le
tende o in ricoveri di fortuna. Recenti
scosse di terremoto hanno ridestato il
panico fra la popolazione e abbiamo
dovuto di nuovo distribuire alcune
tende, che ci erano state precedentemente restituite.
Il « Servizio Cristiano » della Chiesa
Valdese di Palermo, fin dai primi giorni del terremoto — come è noto —
portò i primi soccorsi alle popolazioni
colpite dalla catastrofe, raggiungendo
quasi tutte le località maggiormente
danneggiate. Ma in seguito, per evidenti ragioni di opportunità e di economia di forze, si preferì, scegliere una
sola località, su cui concentrare il massimo sforzo: Vita. Quivi furono distribuiti la maggior parte dei soccorsi provenienti dalTItalia e dall’estero.
Successivamente, ma per naturale
sviluppo della prima azione di soccorso, si sentì, la necessità, anche perchè
1 nostri amici all’estero ci sollecitavano
in questo senso, di costruire delle case prefabbricate per i terremotati di Vita. Le autorità cittadine e soprattutto
la popolazione con la quale eravamo
in contatto, ci chiedevano di continuare la nostra azione per la quale, successivamente, ci hanno fornito i mezzi
la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, la R. T. Suisse Romande
« Chaine du bonheur », TEntre-aide
Protestante (E.P.E.R.-H.E.K.S.), « Brot
für die Welt » (Germania), il « Diakonisches Werk, Hessen-Nassau », la Chiesa luterana d’Italia e in Austria.
Nonostante il nostro impegno, ci
siamo ben presto imbattuti in molte
difficoltà che, all’atto pratico, hanno
ritardato l’attuazione del nostro progetto. La maggiore difficoltà è stata
quella di avere la disponibilità di un
terreno su cui costruire. Sarebbe lungo accennare a tutti gli ostacoli che
si sono frapposti e che, alla fine, ci
hanno indotto a procedere all’acquisto
in proprio di un terreno adatto.
Siamo molto grati all’Ingegnere G.
Vacirca che ha preparato il progetto
del Villaggio e ci ha dato la sua preziosa e disinteressata collaborazione
tecnica. I lavori di preparazione sono
stati iniziati dopo il 15 agosto e abbiamo fiducia che potremo costruire le
baracche prima dell’inizio dell’inverno.
La costruzione prevede 20 case prefabbricate che avranno rispettivamen
Pietro V. Panasela
(continua a pag. 2)
2
pag. 2
N. 43 ^ 1 novembre 1968
'ACLA COMFERFÆA ‘SWAOfì BUSI ARIA DEL U DISTRETTO, A RARI
f r
Dibattiti suite ipere sociati latta Chiesa
Nel confronto fra le due tesi in campo - quella della diaconia “tradizionale” e quella della prassi della chiesa intesa come lotta di classe — la forte maggioranza ribadisce il significato
e il valore delle opere attraverso cui le modeste comunità del Distretto offrono la loro umile e
fraterna diaconia: sono pur segni positivi, che contestano la logica del profitto e dello sfruttamento
Una buona consuetudine vuole che ogni
anno, in autunno, le Chiese del V Distretto
tengano una Conferenza Distrettuale Straordinaria, per impostare le attività dell’anno.
ecclesiastico iniziato. Anche quest’anno, la
Chiesa Valdese di Bari ha gentilmente ^pitato ventiquattro Pastori e Deputati (delle
Comunità delle Puglie, dell’Abruzzo, del Molise e della Campania), esperti, membri della
Commissione Distrettuale, rappresentanti del.
la Chiesa Metodista e della F.U.V., che, il
12 e il 13 ottobre, si sono riuniti per discutere il problema delle opere sociali della
Chiesa, per esaminare la Rdazione Prògrammatica della Commissione Distrettuale e per
eleggere un nuovo Presidente della Commissione Distrettuale, a causa dell’avvenuta
elezione del Past. Enrico Corsani a membro
della Tavola. Non sono mancati gli spunti
polemici per rendere molto vivace l’atmosfera. Le formalità preliminari di rito sono state adempiute dal Seggio provvisorio composto dal Past. Giuseppe Castiglione, Presidente e da Pietro Maffione, Segretario. I lavori
dell’assise di Bari sono stati diretti dal Seggio definitivo composto dal Past. Salvatore
Ricciardi, Presidente, dal Dr. Emidio Sfredda, Vice Presidente, e da Pietro Maffione,
Segretario.
Ai consueti indirizzi di saluto è seguita la
presentazione delle relazioni sulle opere sociali. 11 Past. Ernesto Naso ha letto uno studio su : « Significato e validità della diakonia », che, partendo da un’accurata documentazione critica, giunge alla sostanziale identificazione tra diakonia e testimonianza, due
aspetti della medesima realtà della vita spirituale del credente. Il Past. Giaima Sciclone, ospite della Conferenza, ha trattato il tenia : « L’Evangelo dei poveri : da che parte
sta la Chiesa? », prendendo spunto dalla interpretazione di alcuni testi neotestamentari.
L’esegesi della Sciclone è sembrata ai più rigidamente ancorata a presupposti marxisti.
Di chiara ispirazione marxista, infatti, è la
teoria della prassi della Chiesa intesa come
lotta di classe. L’opera sociale deve tendere
al riscatto delle masse dalla schiavitù del sistema, attraverso un paziente lavoro di sensibilizzazione all’autodeterminazione assem.
bleare. La discussione che ha preso l’avvio
dalla presentazione dei due studi ha visto subito delinearsi le due correnti di pensiero
oggi di moda in seno alla nostra Chiesa : lo
sparuto gruppo dei « contestatari » a oltranza, che si riconosceva nella relazione Sciclone e il compatto, schiacciante gruppo dei
« non contestatari », che s’ispirava aUa relazione Naso. Non ci sono stati cartelli nè interruzioni... Del resto, l’energica presidenza
Ricciardi non ha prestato il fianco a una simile eventualità. Nonostante la contestazione
in sordina, gl’interventi sono risultati piacevolmente eccitanti, anche se, talvolta, l’acredine della polemica ha un po' esacerbato gli
animi delle parti. Nel complesso, com’è naturale, non si può dire che si sia giunti a
una conclusione soddisfacente per tutti: le
cose più importanti, però, sono state dette
ed è venuto fuori, nel corso del dibattito, il
concetto più logico e obiettivo, la necessità,
cioè, di un approfondimento teorico del tema
della prassi della Chiesa, che sia scevro da
ogni « preclusione dogmatica ». La ricchezza
dialettica della Conferenza di Bari è tutta
nel contenuto degli interventi, in genere, non
vaghi e astratti, ma concreti e documentati.
Tre sonò stati gli altri' argomenti di fondamentale importanza trattati dalla Conferenza: 1) Tevangelizzazione; 2) il coordinamento delle opere sociali del Distretto; 3) le
finanze. La somiglianza con i temi discussi
nella Conferenza Ordinaria di Napoli, del giugno scorso, dimostra come le Conferenze
Straordinarie scaturiscano dal bisogno di una
analisi più metodica dei problemi dei Distretti, fatta a cavallo tra Tanno ecclesiastico che si è appena concluso e quello che è
appena cominciato. Non si tratta, in fondo,
di grosse novità; da anni, si discuteva sui
modi di evangelizzazione e sul coordinamento
delle opere sociali. In quest'ultima occasione
si è giunti, finalmente, alla determinazione
del principio delTevangelizzaz’oné, da farsi
in base alle diverse località,, il che permetterà, per esempio, lo svolgimento di un’attività
di tipo prettamente intellettuale, come le
conferenze, nei grossi centri urbani. Nei piccoli centri rurali, dove ancora non ha fatto
presa lo spirito « ecumenico » del Cattolicesimo metropolitano, si dovranno adottare
metodi più opportuni.
La Conferenza di Bari segna pure una data storica per le attività sociali del Distretto.
Le opere sociali^ infatti, a partire da questo
mese, saranno coordinate, anche sotto il profilo finanziario, dalla Commissione Distrettuale. Si è trattato di una decisione molto
meditata. L’obiettivo principale è il varo di
una politica comune delle opere esistenti, in
vista del reimpiego degli attivi di cassa per
altri bisogni finanziari delle Comunità e per
la creazione di nuove opere. La validità delle quattro opere sociali, attualmente in funzione, è data dall’impegno costantemente
profuso da esse al servizio degli umili. C’è
chi afferma che la piccola beneficenza sia
« integrazione nel sistema socio-economico
che opprime », al presente, « le classi più
povere ». Le Chiese Valdesi del V Distretto
non sono ricche, ma ciò che possono dare,
per amore di Cristo, mettono spontaneamente a profitto di chi soffre; questo è senz’altro
un elemento positivo, che contesta la logica
dello sfruttamento delTuomo da parte dell’uomo e la logica del profitto di marca smithiana o marxista. Si è ritenuto di stare più
modestamente con i piedi sulla terra, senza
pretendere di risolvere i conflitti sociali, da
un momento alTaltro, con azioni rivoluzionarie di sensibilizzaz one delle masse all’autodeterminazione. Le nostre opere sociali, se
vogliamo, as^ai limitate nella quantità e nella qualità, sono una piccola risposta all’imperativo della testimonianza, mediante il ser.
vizio reso a fratelli nel bisogno.
Le Comunità del V Distretto sono state
invitate a versare il 20,5% in più, rispetto
allo scorso anno, sul totale della contribuzione alla Cassa Centrale. I motivi delTaumen.
to sono indubbiamente gravi. Le piccole
Chiese sperdute sui monti delTAbruzzo e le
medie Chiese cittadine, a base prevalente
liuiiiMHiiiiiiiimmi II
ci scrivono
Fede
e architettura
Una lettrice, da Torino :
A proposito della costruzione di un
tempio a Villar Perosa, desidererei dire anch’io una parola. Prima di tutto,
a quanto mi consta, non si tratta soltanto della costruzione d; un tempio,
ma di tutto un complesso di stabili
utili per la vita di una comunità:
presbiterio, sala delle attività, giardino d’infanzia, foresteria ecc. Io non
mi sento di condividere l’opinione di
coloro che dicono : perchè si spreca
tanto denaro per queste costruzioni,
invece di dare la somma equivalente
al Biafra?, perchè per esprimere un
simile giudizio sull’operato di una comunità sorella dovrei prima guardare a me stessa e privarmi di molte
cose nella mia vita personale; solo allora avrei l’autorità per dire come i
miei fratelli devono spendere il loro
denaro, senza essere ipocrita. Infatti,
quante cose superflue nella vita di
ciascuno di noi, (forse assai più superflue che non alcuni stabili al servizio di una comunità), le quali sono
un’offesa non solo per i piccoli biafrani, ma per qualsiasi derelitto nel
mondo intero.
Quello che vorrei dire ai fratelli
della chie.sa di Villar Perosa è questo:
fate tutto il possibile perchè l’erigendo tempio sia estremamente semplice,
nella più pura tradizione valdese, disadorno fino alla povertà, rivestito
soltanto di quella sobrietà decorosa,
che sono appunto la caratteristica dei
nostri templi, e che costituiscono un
invito alla meditazione e alla preghiera.
Il tempio di Prali, per esempio, ci
perdonino i costruttori, non ha proprio nulla dei nostri templi : sembra
una grigia triste fabbrica, di cui il
campanile, altrettanto dispendioso
quanto perfettamente inutile, è la ciminiera. L’interno è di una falsa semplicità, vale a dire è pretenzioso, non
esente neppure da un oscuro simbolismo, del tutto estraneo alla semplicità della pietà valdese e alla schiettezza di una testimonianza riformata.
Sulla facciata, nè uno stemma, nè un
versetto, nè una croce; per cui più
di un visitatore occasionale di Prali
si domanda perplesso che cosa sia mai
quello stabile, e si allontana con la
testa ancora più confusa riguardo alla
fede, e alle diverse religioni.
Nei miei numerosi viaggi all’estero
ho visto nei paesi protestanti molte
chiese, anche appartenenti a comunità
assai ricche, che erano semplicissime
fresche belle, tenute con una cura e
un amore grandissimi; esse si presentavano immediatamente per quel che
volevano essere : una testimonianza
nitida, inequivocabile alla fede evangelica. Auguro di cuore che così possa essere per il futuro tempio di Villar Perosa.
Edina Ribet
Chi sporca,
paghi
Un lettore, da Torino:
Caro direttore.
come è stato molto brevemente accennato sull'« Eco-Luce », con il favor
delle tenebre e contando sull’anonimato, un gruppo di coraggiosi contestatori ha lordato i muri del Collegio.
Sono state sostenute delle spese per
ripulire i muri così valorosamente
lordati : non sarebbe bene che in modo anonimo i genitori di quei coraggiosi e i loro sostenitori sia laici che
pastori rifondessero queste spese, specialmente nel periodo in cui viene
rivolto l’appello per cancellare il deficit della Chiesa?
Guido Ribet
mente impiegatizia, ancora una volta sono
chiamate a un sacrificio notevole. L’esperienza del passato e la fede ci confortano nel ritenere che questo nuovo appello troverà una
risposta adeguata.
La Conferenza ha eletto il Past. Salvatore
Ricciardi Presidente della Commissione Distrettuale. Il 1® novembre, a Barletta, le
Chiese Valdesi delle Puglie interverranno al
Congresso delle Chiese Evangeliche delle Puglie e della Lucan a. si spera, in modo massiccio. La Federazione — si ha coscienza di
ciò anche nell’Italia Meridionale — non è
l’incontro dei vertici delle Chiese, ma deve
divenire rincontro delle Comun’tà per una
più proficua testimonianza dell’Evangelo.
Una corale svizzera, guidata dal Past. Arsuffi, visiterà le Chiese delle Puglie. Anche
questo sarà un forte ^richiamo evangelistico.
L’Unione Giovanile di Orsara ha chiesto
aiuto e collaborazione alla Conferenza per la
creazione di un Centro di studi e di esperienze, per i giovani del Distretto, al fine di
contribuire all’elevaziohe soc’o-economica dei
contadini del luogo. E’ in progetto, sempre a
Orsara. una Cooperativa di produzione, trasformazione e distribuzione tra i contadini,
per tentare di risolvere la perdurante crisi
agricola locale.
La prossima Conferenza Ordinaria si terrà
nei locali della Chiesa di Napoli Vomero nel
giugno del 1969.
Pietro Maffione
Il vil^ggio
il
M
(segue ¿Sa pag. 1)
tiì la superficie di^irca 55 mq. Ogni
alloggio è compo^ di 2 stanze da
letto, 1 soggiorno, l’camerino, cucina,
bagno, entrata. Leíase saranno consegnate completamente arredate. Il Centro Sociale è costituito da una baracca doppia di mq. È.,40. È prevista anche la costruzionei'di stalle e di magazzini per riporre i raccolti agricoli.
Le case sarannoìdate in assegnazione temporanea aMe famiglie, fino a
quando non avramo la casa in muratura costruita a si»se dello Stato. L’assegnazione sarà fatta in base alTindagine statistica delle famiglie terremotate, senza alcuna discriminazione religiosa, politica, seiìuendo il criterio
della necessità. In aso dubbio si procederà ad un sorteggio.
L’idea della costit azione di una cooperativa agricola g à da tempo prevista, è giunta lentamente a maturazione, e con l’aiuto finanziario del Diakonischen Werkes, Hessen-Nassau, dal 1
settembre abbiamo intanto assunto un
dottore in agraria, Dr. N. V. Sprio che
ha già iniziato uno studio preliminare
della situazione agricola di Vita e ha
preso contatto con la popolazione in
qualità di consulente tecnico-agricolo.
La sua attività'rientra nel quadro di
una azione volta ad incrementare la
produzione e a migliorare il reddito,
arginando, per quanto è possibile, l’emigrazione e l’abbandono della terra.
Da circa due mesi risiede a vita un
giovane di nazionalità tedesca, Walter
Weichel, inviatoci dal team ecumenico
di Catanzaro cui siamo grati della
fraterna collaborazione. Egli tiene il
contatto con la popolazione e rappresenta sul posto il Servizio Cristiano
di Palermo.
Durante l’estate un gruppo di bamDine terremotate sono state ospiti della Comunità Riformata di Poschiavo,
per circa 1 mese. Siamo grati al past.
M. Guidon, e in modo particolare al
Sig. A. Compagnoni, alla Comunità e
a tutta la popolazione poschiavina per
l’accoglienza festosa e affettuosa che
le bambine e le accompagnatrici hanno ricevuto.
L’avvicinarsi della stagione invernale pone gravi problemi di non facile
ed immediata soluzione per le zone
terremotate. La nostra opera non può
certo nè affrontare nè risolvere la vastità e la complessità di tutti questi
problemi, ma vuole essere solo un piccolo e modesto segno dell’amore di Gesù Cristo verso i nostri fratelli.
■ J A ’d
TOnnE PELLìCE
Ospedale Valdese
Si informa il pubblico che l’Amministrazione, d’intesa con il Corpo Sanitario, ha deciso di sospendere temporaneamente l’attività del Reparto
Maternità nell’Ospedale Valdese di
Torre Pellice, allo scopo di riorganizzare totalmente, in un prossimo futuro,
il servizio ostetrico ospedaliero.
Comunicazione verrà data ulteriormente della ripresa della attività del
reparto suddetto.
Il Presidente
Edoardo Aime, Pastore
“Il tempo è ormai abbreviato,,
Il ricco stolto
(Luca XII: 13-23)
Nel meditare le parabola di Gesù è di primaria importanza
riflettere sulla situazione in cui esse furono pronunciate. L’occasione della parabola in esame è precisata dalla richiesta contenuta nei versetti 13-15. Un uomo interpella Gesù per chiedereh di
intervenire in una questione di divisione di eredità. Gesù rifiuta.
Vuole forse Gesù affermare una netta separazione fra le esigenze
della fede e quelle dei problemi scottanti della vita cotidiana, fra
il sacro e il profano? Molti lo hanno pensato e questo spiega le
infedeltà della Chiesa nei suoi rapporti con il mondo.
Ma la risposta di Gesù ha la sua motivazione in una diversa
esigenza. Questa viene annunciata nella parabola del ricco stolto.
Quando Gesù afferma che il ricco della parabola è « stolto »
non reca, un giudizio così severo a causa del cattivo uso delle ricchezze che fa quest’uomo (v. 21). È sempre présente nella Chiesa
il tentativo di ridurre il messaggio di Cristo ad un semplice insegnamento moralistico. Così facendo noi trasformiamo Gesù in
un Maestro di saggezza e dimentichiamo che egli è venuto per
annunciare la buona novella del Regno che viene.
È il messaggio del Regno che pone in crisi la nostra mentalità, che può mutare la nostra comune politica del possesso in
qualcosa di completamente diverso: la esigenza del dono, che è
appunto un segno del Regno.
L uomo della parabola è « stolto » perchè non sa discernere
il tempo in cui vive. Gesù è venuto ad annunziare un « evento »
che doveva realizzarsi da un momento all’altro: « l’ora è venuta », « il Regno di Dio è venuto fino a voi ». Il Regno è imminente, anzi, è già presente ed operante in Gesù che lo annuncia.
È proprio alla luce del Regno che viene, che appare in tutta
la sua miopia spirituale la domanda di colui che voleva che Gesù intervenisse in un problema di eredità; è proprio perchè l’atto
decisivo di Dio nella storia sta per compiersi che si rivela « stolta » 1 impostazione della vita del ricco della parabola, ed anche la
nostra impostazione della vita. La parabola ci costringe a riflettere su quale fondamento è riposta la nostra « sicurezza ». Su quello che possediamo, sulla nostra pietà personale (Luca XVIII: 9-14,
la parabola del Fariseo e del pubblicano), oppure unicamente nel
Signore che viene?
Siamo interpellati da Dio e non possiamo eludere le scelte
definitive a meno che non vogliamo essere come gli uomini del
tempo di Noè. Anche allora — dice Gesù — « nei giorni innanzi al
diluvio, si mangiava e si beveva... e di nulla si avvide la gente
finché venne il diluvio che portò via tutti quanti, così avverrà
alla venuta del Figliuol dell’uomo » (Matt. XXIV: 37-39).
L’annuncio del Regno di Dio, relativizza dunque tutto quello
cui noi diamo così grande importanza nella vita.
Il commento più aderente al messaggio di Cristo contenuto
nella parabola del ricco stolto, lo ha dato un giorno l’apostolo
Paolo, scrivendo ai credenti di Corinto: « Ma questo io vi dichiaro fratelli, che il tempo è ormai abbreviato; talché, d’ora innanzi,
anche quelli che hanno moglie, siano come se non l’avessero; e
quelli che piangono, come se non piangessero; e quelli che comprano, come se non possedessero; e quelli che usano di questo
mondo, come se non ne usassero; perchè la figura di questo mondo passa » (I Corinzi VII: 29-31).
Aldo Sbaffi
Concerto di musica sacra a Inserna San Iriovauni
Domenica 10 novembre 1968, alle ore
15.30, nel Tempio Valdese dei Bellonatti
avrà luogo un Concerto di musica sacra, con
la partecipazione del Gruppo Corale Valdese,
dei Bläser » della vai Pellice e degli organisti Franco Taglierò (per i nn. 7 e 10) e
Ferruccio Rivoir (per i nn. 3. 6. 9); Direzione: Cantor Prof. Ferruccio Rivoir.
PROGRAMMA
1. M, Greiter (1490-1550) Salmo 68 - testo
italiano inno n. 336 - Coro e ottoni.
2. M. Praetorius (1571-1621) Corale a 4 « Lobe meine Seel den Herrn » - Ottoni.
3. Ch. J. Stanley (1713-1786) Voluntary
op. 7/9 - Organo.
4. L. Bourgeois (1510- ?) Salmo 98 - testo
italiano Inno n. 340 . Coro.
5. M. Franck (1573-1639) Pavana a 4 - Ottoni.
6. y. 5. Bach (1685-1750) Fuga in sol. min.
BWV 131 a (dalla cantata BWV 131) opera dubbia - Organo.
7. L. Bourgeois (1510* ?) Salmo 77 - testo
francese Psaumes et Cant. n. 11 - Coro
e organo.
8. y. G. Ch. Stori (1675-1719) Sonala e fuga
a 4 , Ottoni.
9. G. F. Haendel (1685-1759) Fuga in sol
min. (trascr. Guilmant) • Organo.
10. M. Luther (148.3-1546): a) Corale «Ein
feste Burg ist unser Gott » stesura originale - Trombe.
b) Corali n. 5 e 8 . testo tedesco - dalla
cantata BWV 80 per la « Festa della Riforma » (1730) di J. S. Bach - Coro, organo e trombe.
Ahbuimo ricevuto, in memoria della Sig.ra
Giorgina Jahier-Downie. per Asilo dei vecchi
e Giardino dlnjanzia: Sig. Silvio Contri, Firenze L. 5.000: Sig.ra Lina Peyrot-Perazzi
5.000; Sig.ra Elena Capuzzo-Cattaneo 10.000;
Fam, Cruccu Milano e Santini. Firenze
L. 20.000.
TORIH
Il Past. Piero Santoro ha lasciato la comunità di Torino, dove ha prestato la sua
attività per circa due anni, occupandosi in
particolare del Lingotto, per raggiungere la
nuova sede di lavoro a Palermo.
Il 4 ottobre, con una riunione fraterna in
loco, la comunità del Lingotto ha voluto trascorrere alcune ore in compagnia del suo Pastore per salutarlo e dirgli tutto il suo affetto. Il Past. Carlo Gay, che abbiamo avuto il
privilegio di avere tra noi prima ancora del
suo insediamento, ha presieduto la riunione
ed ha illustrato la vasta opera sociale che la
chiesa di Palermo sta svolgendo. Dopo il
canto dì due inni e dopo la preghiera abbiamo ascoltato alcuni messaggi rivolti dagli anziani Crespi, Garrone e Pizzo. La riunione
si è chiusa, con una tazza di tè e con un
messaggio del Past. Santoro il quale altresì
ha proiettato delle diapositive riguardanti alcune attività di questa parte della Comunità
di Torino.
La domenica successiva, con un cullo con
S. Cena e la predicazione sul testo d¡ Alti 20
V. 32, il Pastore ha salutato definitivamente
tutti i fratelli di chiesa.
Rivolgiamo ancora al signor Santoro, che
per circa due anni ha guidato la nostra ComunUà. un fraterno saluto ed un pensiero
di gratitudine per la sua predicazione e per
il suo esempio di amore fraterno e dì umiltà
nel servizio. T.
SUSA - COAZZE
Al Pastore Ayassot di Torino e alla numerosa e brava schiera di Predicatori laici, suoi
collaboratori, i nostri vivi ringraziamenti di
aver curato spiritualmente la Comunità di
Coazze per dei mesi.
Simpatizziamo con i congiunti e particolarmente con la vedova Hilda nata Soulier i
quali piangono la dipartita, ma con il Signore, dei loro Cari: Adelaide Mattone ved.
Ruffino, Domenico Ruffino e Serafino Ruffino di Ruadamonte. Quest'ultimo era una
figura caratteristica e nota a molti; era uno
zelante assertore della sua fede evangelica e
della potenza dello Spirito Sanio; egli avrebbe voluto convincere tutti a riconoscere e
ad amare il Cristo come loro Salvatore come
egli Taveva conosciuto e lo amava; era affezionato alla sua Chiesa per la quale contribuiva generosamente; aveva 93 anni e
con la salute che il Signore gli concesse fino
all'ultimo, immancabilmente ogni domenica
(e aveva parecchia strada da fare a piedi) ha
continuato a partecipare al Culto, uditore e
facitore della Parola.
Nel Tempio di Coazze è stato celebrato dal
Pastore Vetta il matrimonio del nostro
fratello Doti. Adelio Bolley con la sig.na
Ondina Campo, entrambi di Susa; a Prali si
sono sposati i nostri giovani Franco Gallo
di Almese e Dolly Blanc di Buttigliera Alta.
Il Signore benedica quei cari sposi e sia
l’Ospite benedetto di quelle nuove famiglie.
Ringraziamo cordialmente il Pastore Pons
e Signora, i loro collaboratori, tutta la Chiesa della fraterna accoglienza fattaci in occasione della gita di Chiesa — Susa-Coazze —
a Pramollo e il Pastore Vetta e il nostro fratello Ugo Tomassone di avere presieduto dei
Culli domenicali.
3
1 novembre 1968 — N. 43
pag.»
Mentre riprende il lavoro nella nostra Facoltà di Teologia, a Roma
Vocazioni ai servizio della Parola di Dio
La contestazione più vera è quella che rivolge alla società il Signore, nella sua Parola
Questa contestazione non è un vanto nè un merito, ma un servizio: il contributo costante di ogni autentica teologia protestante
Il inifilior contributo che la teologia protestante può rendere alla
società è di sottoporne tutti gli aspetti alla critica costante della Parola di
Dio. La responsabilità di questo costante raffronto critico spetta a tutta
quanta la chiesa, e non a pochi iniziati. Perciò è urgente un richiamo
alla chiesa tutta, cioè a! popolo di
Dio nel suo assicirie, a prendere sul
serio la sua \ orazione di popolo degli oracoli di Dio (per usare l’espressione con cui Paolo si riferisce a
Israele in Koin. 3,2); a non cullarsi
neH’illusione che la conoscenza della Scrittura che avevano le generazioni passate autorizzi i membri di
•chiesa oggi a ritenersi dei conoscitori
della Parola di Dio. (.luesto tanto piìi
che il cattolicesimo romano fa dei
passi da gigante in (¡ucsta cono.scenza. sia al livello degli sj»eciali-ti clie
del clero e del laicato giovane, raggiungenilo posizioni competitive
rispetto agli analoghi settori del
protestantesimo. E’ indispensabile e
urgente richiamare tutto il pojvolo
credente a (juesta vocazione, aumentare il nuuìcro di coloro che lo aiutano nello studio biblico meiliamlo i
frutti pili maturi della ricerca scientifica e del rinnovamento biblico degli scorsi decenni, permettere a coloro che sono stati incaricati di partecipare a queste ricerche o di seguirle pili da vicino, di dedicarsi
anche a formare quei quadri intermedi soprattutto sul terreno dell’acquisizione del metodo di ricerca
e di interpretazione, sollevandoli da
altri incarichi e preoc,cu])azioni.
E’ prematuro dire come si svolgerà in concreto questo lavoro durante Panno. Il sinodo valdese ha
auspicato (e quindi autorizzato) la
sperimentazione di metodi nuovi;
un numero particolarmente elevato
di iscritti costituisce senza dubbio
un punto di partenza favorevole. Se
a questo si accompagna anche una
viva passione nel senso sopra indicato (e il tenore delle domande presentate lo lascia sperare) e un impegno rigoroso, perseverante, deciso,
Gommciò
una lunga
àtotia
Il ’'Coulege'% un casolare di Pradeltorno in
cui è stata ricostruita,
nel cuore riposto del
vallone d’Angrogna, la
antica ’’scuola dei Barbi” valdesi (nella foto
in alto l’interno, con la
grande ’’tavola”): qui
furono preparati i predicatori della grande diaspora italiana.
disposto al sacrificio, che non si affanna e disperde intorno a molte
cose (come Marta, Le. 10,41) ma fa
buon uso del tempo (kairós) con le
opportunità che offre (Efes. 5,16),
questo sforzo di ricerca comune in
vista di risultati sempre migliori
non potrà non portare buoni frutti.
Davanti alla prospettiva di questa
comune ricerca e di questo comune
lav’oro, svaniscono le discriminazioni e i computi che alcuni potrebbero fare, di studenti che hanno o che
non hanno « contestato ». La « contestazione », nelle sue forme più appariscenti, ha avuto la sua giustificazione nell’immediatezza e nella
spontaneità. Al di fuori di queste
manifestazioni eccezionali, essa si
identifica con il tipico orientamento
critico di tutta la teologia protestante. Guai se la contestazione clamorosa dovesse diventare un « vanto »
nel senso criticato da Paolo nelle
sue lettere, o un merito nel senso in
cui era un inerito trent’anni fa aver
fatto la marcia su Roma. Qui non
ci sono studenti che hanno o non
hanno contestato — come alcuni decenni or sono non ci dovevano essere studenti « convertiti » o « nonconvertitl»; ci sono dei giov^ani
mossi in circostanze forse diverse a
i]uesto studio; accomunati da una
medesima insufficienza di fronte alla vocazione cristiana nel mondo;
Contro la fame degli altri
Le offerte in favore del nostro appello contro la fame nel mondo continuano a giungerci regolarmente e
quotidianamente : nel prossimo numero forniremo un nuovo elenco dei
sottoscrittori.
Desideriamo ancora una volta sottolineare il fatto che parecchi fra i
donatori si sono quotati per dei regolari versamenti mensili e dobbiamo nello stesso tempo rilevare che
vari casi si tratta di piccole somii t;, frutto di notevoli sacrifici, che ci
conmuiovono particolarmente.
A tutti i nostri lettori rinnoviamo
il nostro fervido appello affinchè vogliano partecipare a questa lotta conuno dei più brutali nemici del1 umanità : li invitiamo a non lasciarsi prendere dal pessimismo o, peggio
'^^^l’iudifferenza, di fronte al
« Iginio anzi, qua
TTmrioct ’ fare colle nostre
htÌ^o-- Ricordiamoci anche
-e un giorno presto o tardi, ci verrà
to individualmente: «Avevo fa1. . V ;j che cosa hm fatto per Me?».
•V atte.sa che l'EPER, l’organo assisteiirjale della Federazione svizzera
segnali un’opera da poter sostenere
col nostro impegno, informiamo i lettori che abbiamo predisposto un terzo versamento in franchi svizzeri, pari a L. 300.000 circa (portando cosv la
somma totale a circa L. 1.000.000) a
favore del Biafra. Come abbiamo
scritto nel numero scorso, invitiamo
coloro che desiderano, d’ora in poi, inviare le loro offerte specificamente
per le popolazioni del Biafra, a rispondere all’appello della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia
facendo ì loro versamenti sul c.c.p.
n. 1/31882 intestato al Past. Mario
Sbaffì, Via Firenze 38, Roma.
Ricordiamo, infine, ai sottoscrittori di far pervenire le loro offerte sul
conto corrente postale n. 2/39878 intestato a Roberto Peyrot, corso Moncalieri 70, 10133 Torino. Grazie!
iiiiimiiiiiiimiimiMiiii
COMUNICATO
F. U. V.
E' uscita suirultimo numero della rivista
« Diakonia » edita ad Agape, 10060 Frali,
la circolare autunnale della FUV. I punti
principali di questa, sui quali è richiesto il
parere delle Unioni locali e di chiunque sia
interessato ai relativi problemi, sono i seguenti :
1) La Federazione Giovanile Evangelica
Italiana.
2) La riforma delle unioni.
3) La bozza del nuovo Statuto FUV presentata dal Comitato Nazionale aU'esame
delle unioni.
Per un'involontaria dimenticanza manca
la segnalazione dell’indirizzo del nuovo responsabile cadetti: e il Pastore Marco Ayassot, 10060 Prarostino (To). Tutti i gruppi
di cadetti, qualsiasi sia la forma della loro
attività, sono invitati a mettersi in contatto
con il Responsabile.
Il segretario FUV comunica il proprio
cambiamento dj indirizzo, che dal novembre sarà il seguente: Claudio Tron. 10060
Perrero (To).
Il segretario: Claudio Tron
debitori verso se stessi, al livello della loro formazione culturale, d’una
ricerca più profonda e d’una risposta più meditata alla qpiestione del
senso della vocazione cristiana nel
mondo d’oggi — e diffìcilmente questa preoccupazione è dissociata da
quella di mediare anche ad altri
quest’ansia, questa- volontà di ricerca, e le varie tappe della medesima.
A questa volontà di mediazione,
quali che siano le forme in cui domani si esplicherà, non è abusivo
dare il nome tradizionale di « vocazione pastorale », se la ricerca e la
mediazione vogliono esercitarsi sul
fondamento della Parola di Dio. Se
il punto di partenza è questa convinzione del nostro comune bisogno
di ricerca (fondato sulla consapevolezza della nostra incapacità e
inadeguatezza), e una comune ansia
di servizio; e la convinzione di fede
che l’uno e l’altra vengono non da
noi stessi ina da una superiore chiamata, possiamo considerare la possibilità di un anno di lavoro comune
neH’ascolto della Parola.
Bruno Corsani
(Roma). Paolo Ribet (Roma). Sergio Ronchi
(Roma), Enrico Scarinci (Forano), Francesca
Spano (Roma); in II anno G'useppe Platone
(Torino) e in IV anno Gian Maria Grimaldi
(Milano), il praeses degli studenti; questi sono in maggioranza valdesi, S. Ronchi è battista, G. M. Grimaldi metodista. Seguono
pure i corsi alcuni ex-sacerdoti che però non
risiedono in Facoltà, mentre otto studenti
stranieri, fra cui due malgasci, condividono
in pieno la vita di Facoltà e abitano nel convitto. Sono infine particolarmente numerosi,
quest’anno, gli iscritti esterni; e si spera che
anche il corso di formazione teologica per
laici, che si aprirà venerdì 8 novembre, raccoglierà un buon numero di iscritti.
Le lezioni sono iniziate lunedi 28, e 1°
stesso giorno si è tenuta una prima assemblea di coloro che vivono e lavorano in Facoltà: professori, studenti, personale; è stato
deciso di tenere periodicamente queste assem
blee, ogni 2-3 settimane, in modo da discutere in questi incontri, soprattutto fra studenti e professori, una nuova sperimentazione del piano di studi, secondo le indicazioni
di un ordine del giorno votato nell’ultimo
Sinodo.
Purtroppo il prof. Valdo Vinay. il quale
nelle scorse settimane ha subito un intervento chirurgico che Tha duramente provato,
non ha potuto partecipare a questo « rientro »
d'autuimo; gli auguriamo di cuore di potersi presto rimettere e riprendere il suo posto
di servizio e pensiamo a lui con viva simpatia in questo tempo di prova.
Anche se si sta ancora cercando un sostituto, la signora Marta Macchioro si prepara
a lasciare il suo posto di servizio, dopo vari
anni di apprezzata direzione del Convitto; a
lei e al suo compagno, con un sentimento di
viva gratitudine, auguriamo un sereno riposo.
MiiiuiMiiiimiimiiiiiiimiimiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniii'
iimiiiiiiiimiiiiiiuiiiumiimmiiiiim
I
Ripresa aulunnale
Convino (di Torre Pellice
AN N 0 11 4
Sono otto i nuui'i studenti di I anno,
altrettanti gli sti aaieri, fra i quali per
la prima volta d-w Africani: Malgasci
Il 114® anno acc. /c-mfco della Facoltà Val.
dese di Teologia, ii: Roma, è iniziato. Sabato
sera l'aula magna nella Facoltà era gremita
di intervenuti a ud ì ve la prolusione detta dal
prof. Vittorio Subi:,;! su «Le nuove tendenze della cristianità all’Assemblea di Nuova
Delhi», seguita con desto interesse. L’indomani il prof. J. Aliicrto Soggin ha presieduto U culto inaugurai e celebrato con la comunità nella chiesa valdese-di Via IV Novembre, predicando PEvàngelo secondo il Salmo 23, una efficace predicazione che ha fatto risultare tutta la roluista ricchezza di questo classico salmo, fé
Come annunciato, la [lopolazione della Facoltà, se ha perso alcuni elementi che hanno
terminato il loro corso di studi a Roma, si è
quest’anno notevolmente accresciuta: otto
sono infait; i giovani, iscritti in I anno: Mirella Aliale (Torino), Carlo Cazzola (Torino),
Al'da Chiavenuto (Aosta). Hilda Girardet
L’attività del Convitto di Torre Pellice, che anche durante l’estate accor
glie ragazzi in vacanza o per studiare, non conosce sosta durante l’intero
anno : ciò non toglie che anche per
noi la fine di settembre sia un momento di ripresa ; l’arrivo dei « nuovi » e il
ritorno dei « vecchi », è un momento di
sospensione, persino di emozione sia
per il personale educativo, sia per i ragazzi stessi che ritrovano i loro compagni o che iniziano una nuova vita in
un ambiente cosi diverso da quello loro abituale.
Particolarmente laborioso è risultato quest’anno l’inserimento di quattro
dei nostri ospiti appartenenti a un
gruppo sociale molto interessante : i
loro genitori svolgono il loro lavoro
presso i parchi di divertimento (chi
possiede una giostra, chi un tiro a segno) e sono costretti a continui spostamenti. Si tratta di ragazzi svegli,
ma molto « covati » dai genitori, che
conservano un senso vivo e geloso della famiglia, sovrastata per lo più dalla
figura del nonno.
Altre categorie di ospiti, tra le più
disparate, rendono vivo e interessante
l’ambiente del Convitto: abbiamo ragazzi provenienti dall’estremo sud, dal
nord industriale, figli di gente molto
facoltosa o assai modesta, provenienti
da ottime famiglie 'Valdesi e di tutte
le altre denominazioni evangeliche; e
ancora un profugo ungherese, un « testimonio di Geova », un israelita, un
iiMiiiiiiMiiiiiiiiiiiiimiiiiiiii
iiimimiiiiiimniiimiiiiiiiiiiimiiinmi
A Cinìsello l'avvio del Centro
Culturale "J. Lombardinì
A un mese circa dall’apertura della
scuola Media serale e del Centro culturale « J. Lombardini », a Cinisello,
a che punto si è? Da una lettera del
pastore Giorgio Bouchard stralciamo
alcune notizie.
Il lavoro delle prime settimane è
stato assai intenso. Nel complesso, si
sono finora presentate 94 persone, le
quali domandavano però cose diverse: la maggioranza desidera un corso
regolare di 2-3 anni in vista della licenza media; un gruppo desiderava
dare l’esame di 3® media nel 1969 (e a
questi non si è potuto rispondere positivamente) ; alcuni infine volevano,
soltanto un corso d’inglese per lo più
tecnico, per evidenti motivi di lavoro
(e qui, se si troveranno gli insegnanti, si tenterà più in là di rispondere
positivamente; per ora non è stato
possibile).
Anche con questa selezione, tuttavia, rimanevano in troppi e si è chiesto agli ultimi venuti di attendere
l’anno prossimo; per gli altri, i professori hanno deciso di sdoppiare la
classe almeno provvisoriamente: si ha
cosi, una prima in due sezioni, in
ognuna delle quali le presenze sono
state finora di 20-30 per sera (con presenze globali oscillanti fra 40 e 54).
Questo ha non raddoppiato ma triplicato il lavoro degli insegnanti: infatti per reggere una situazione di
questo tipo, non solo bisogna raddoppiare le ore di lezione, ma anche il
lavoro di gruppo da parte dei professori delle singole materie e il lavoro del gruppo nel suo insieme.
’Tutti gli "alunni" sono notevolmente simpatici, ma alcuni mostrano
scarso interesse all’aspetto culturale
della scuola e maggiore interesse alle possibilità, diciamo, di "fraternizzare” offerte dalla scuola; questi giovani, rumorosi e indisciplinati, suscitano insofferenza in quelli più seri
(l’età media degli "alunni” si aggira
sui 18 anni). Il problema è stato denunciato in classe, senza ancora prendere alcuna misura, ma convocando
fi
un’assemblea che deciderà i problemi
disciplinari e avvierà una prima discussione sui problemi del metodo di
studio (i giovani sono stati molto sorpresi dal fatto che il corso di geografia è cominciato da... Cinisello, eco.!).
Jl problema di fronte al quale ci si
trova è questo : che l’inevitabile selezione elimini sii i meno seri, ma non
quelli che sono solo culturalmente arretrati: questi si vuole appunto che
restino, anzi.
L’esistenza della "comune” evangelica di Via Monte Grappa si è rivelata efficiente: i molti problemi pratici
(ad es. la necessità di raddoppiare,
dall’oggi aH’indomanl, l’attrezzatura)
hanno potuto essere rapidamente risolti, sia pure con fatica personale;
e l’esistenza di questo nucleo di famiglie dà un tono particolare al lavoro
del Centro: su di essa si incentra la
possibilità di avviare un discorso evangelico non a partire da una cultura,
ma a partire da un fatto di esistenza
concreta, anche se certo molto limitata.
Pratico e funzionale il fatto di poter tenere nelle stesse aule la piccola
scuola domenicale e il corso di catechismo: ragazzi e bambini ci si trovano bene, e anche a loro servirà la
piccola biblioteca che si va costituendo.
Il consiglio della chiesa di Milano
ha deciso di invitare la comunità a
sostenere finanziariamente l’opera e
la risposta è stata pronta e molto
bella; la chiesa di Como ha dedicato
a questo scopo una colletta domenicale, e così pure quella dì Zurigo, mentre quella di Bergamo si prepara a
fare altrettanto (se non l’ha già fatto). Dato che l’iniziativa è bidenominazionale, anche la Chiesa Metodista
d’Italia ha inviato un versamento. Se
i problemi finanziari non sono cosi
risolti, sono però alleggeriti, e il gruppo ha il sentimento rallegrante di
essere sostenuto, anche al di là di talune divergenze di pensièro e d’impostazione.
ragazzo inviatoci dalla protezione dei
minorenni; tre ragazzi le cui famiglie
sono in dissolvimento, per cui, moralmente e finanziariamente, risultano
abbandonati.
Tutto ciò vien detto non per fare un
pezzo di colore, ma perchè desideriamo si sappia che la funzione svolta da
questo convitto è nello spirito di servizio' verso tutti, nel ministerio della
Parola e su di una linea evangelica.
E possiamo dire che i risultati raggiunti sono consolanti se giudicati non
in astratto, ma paragonati ai risultati
raggiunti da altre comunità simili in
Italia o all’estero e tenendo presente le
componenti sociologiche interne cui
abbiamo accennato, e le condizioni
ambientali esterne. Una parte delle
Valli, infatti, ignora il lavoro del Convitto, o non lo sostiene o lo critica senza conoscerlo. Anzi, gli echi di queste
critiche di chi non sa, sono state captate e messe per iscritto anche su fogli
ufficiali e su un foglietto anonimo (di
quest’ultima critica, colorata da una
buffa spolverata di marxismo, il lettore
attento di destra o di sinistra che fosse, avrà fatto giustizia sommaria).
La nota caratteristica della nostra
comunità è la serenità, o addirittura
l’allegria come molti visitatori — anche di recente — hanno osservato.
Mettiamo poi in rilievo la coesione del
personale educativo, la mancanza di
divisioni o di gruppi di potere tra i ragazzi, il senso di sicurezza e di protezione che i ragazzi respirano. È ben
vero che non abbiamo mai realizzato
una calda atmosfera tipo famiglia: la
grandezza e la dispersione degli ambienti non facilita questo raccoglimento; d’altra parte riteniamo che un sistema pedagogico basato sull’eccessivo
peso affettivo da parte degli educatori
non vada neppure incoraggiato per
motivi educativi e anche perchè non è
consigliabile distrarre i ragazzi che
hanno una famiglia regolare, dai loro
normali affetti.
Per terminare queste brevi note, invitiamo i lettori a venirci a trovare.
I consigli da parte di esperti saranno
non dico ben accetti, ma preziosi! Infatti l’organizzazione della vita comunitaria con finalità educative è un settore molto specializzato, e, malgrado
gli studi teorici e le visite fatte ad istituti italiani e stranieri, noi riteniamo
che molte cose abbiamo ancora dà imparare.
Franco Girardet
Direttore del Convitto
e i suoi Collaboratori
NOTE STATISTICHE
60 iscritti al primo ottobre. (Lo scorso anno erano a tale data 52); scolari
delle elementari 20; alle medie 29; al
ginnasio-liceo valdese e altre scuole superiori di Torre Pellice e Pinerolo IL
Evangelici, simpatizzanti e indifferenti 37 ; cattolici 23.
RINGRAZIAMENTO
Perchè io stimo che le sofferenze del tempo presente non siano punto da paragonare con la
gloria che ha da essere manifestata a nostro riguardo.
(Romani 8: 18)
Commossi per la testimonianza di
affetto e simpatia ricevuta per la dipartita di
Maria Gociino
n. Bounous
i familiari ringraziano tutti coloro che
hanno preso parte al loro dolore. In
modo particolare il Past. Achille Deodato, il Dott. Giampaolo Ferraris e i
vicini di casa.
Pinerolo, 23 ottobre 1968
4
pag. 4
N. 43 — 1 novembre 1968
Notiziario
ecumen ico
a cura di Roberto Peyrot
Una nazione e i suoi profeti
ASSOCIAZIONE ECUMENICA
PER LA RICERCA BIBLICA
Parigi (bìp) — Un certo numero di cristiani, che soffrono psr la divisione delle
chiese e nella certezza che la stessa può essere superata neirascolto comune della Parola
di DiOj parimenti convinti dell’urgente necessità di un lavoro b’blico in comune per
meglio approfondire questa Parola e presentarla meglio al mondo, ha preso Tiniziativa
di fondare TAssociazione Ecumenica per la
ricerca biblica, il cui scopo è di promuovere
la ricerca biblica in tutte le sue forme.
Suo primo obiettivo è quello di organizzare i lavori preparatori per la traduzione
ecumenica della Bibbia ed appoggiarne la
diffusione nei paesi di lingua francese del
Terzo Mondo senza alcun vantaggio commer
ciale.
Altro scopo deir Associazione è quello di
sostenere — nei limiti delle sue possibilità
— la Biblioteca ecumenica e scientifica dì
studi biblici, fondata congiuntamente dall’lstì
tuto cattolico di Parigi, rAssociazione cattolica francese per lo studio della Bibbia ed
il Serviz’o biblico della Federazione prote
stante di Francia. Gli sviluppi delle varie di
scipline che consentono uno studio approfon
dito della Bibbia esige in effetti degli stru
menti di lavoro sempre più estesi e perfezionati. Questa biblioteca si sforza di riunire a
Parigi tutto ciò che è necessario alle varie conoscenze del testo e del mondo delPAntico e
del Nuovo Testamento. Essa rimane aperta a
tutti quegli specialisti le cui ricerche sono
vòlte verso la Bibbia.
VERSO UNA "RAZIONALIZZAZIONE"
DEI LUOGHI DI CULTO?
Landau^ Germ. Occ, (bìp) — Un’animatissima discussione sulla costruzione delle
chiese ha avuto luogo in occasione della riunione annuale degli studenti di teologia dì
Landau.
Dopo il dibattito, è stata inviata una lettera ai responsabili ecclesiastici ed al Sinodo
della chiesa per invitarli a mandare delle
circolari alle parrocchie ed al pastori affinchè si rendano conto dell’urgente necessità
di cambiare la politica tradizionale della costruzione delle chiese.
I cambiamenti riguardano i seguenti punti:
— Campanili e campane devono scomparire.
— Gli organi devono essere piccoli e funzionali.
— Le normali chiese deovno venir sostituite da un insieme di costruzioni parrocchiali contenenti locali per varie attività.
Gli studenti in teologia hanno affermato,
durante le discussioni, che le costruzioni tradizionali accentuano il fossato fra la parrocchia ed il mondo e non sono aperte verso
l’esterno. Inoltre, hanno anche considerato il
fatto che questi nuovi centri parrocchiali sarebbero assai meno costosi delle chiese classiche.
Villa Olanda
OFFERTE IN MEMORIA
In memoria Pastore Guido Comba: B. e
B. M. Albarin (Roma) L. 30.000.
In mem. Pastore Seiffredo Colucci : Mario
Damilano e famiglia (Torino) L. 5.000; Pastore R. Jahier (Luserna S. Giov.) 20.000;
Paat. G. Bertin e Signora (Luserna S. Giov.)
10.000; Dott. M. Bagnarelli e Doti. Ricci
(Torino) 20.000; Giovanni Chilosi (Massa)
10.000; Dott. P. Pellizzaro e madre (Luserna S. Giov.) 50.000; la Famiglia 100.000.
POMARETT
OFFERTE IN MEMORIA
DEL DOTT. QUATTRINI
In memoria del dott. Quattrini sono giunti
questi doni: per TO.spedale Valdese di Pomaretto: la moglie e i figli L. 50.000; suor
Arcangelo Ferrara L. 10.000; Onorato GriU
L. 5.000.
Per la Chiesa Valdese di Pomaretto: suor
Arcangelo Ferrara L. 5.000.
La campa
della Scucia Latina
fa sentire i suoi r ntocchi per ringraziare
sentitamente tutti (luegli amici che, in questi ultimi mesi, si soii ricordati di lei :
Clelia Vigliano L. 1.000: Gretcl Denzer
(Germania) 19.960; Ulrich Mahrung (Germania) 14.045;Amal:a Geymet 10.000; Kirchengemeinde Katlenburg 7.825; N. N» pro
« Campana » 5.000; N. N. pro Borsa di studio 5.000; Fam. Gustavo Bouchard 10.000;
E. C Paolo Gay - Chiavari 10.000; Evangelische Johannesgemeinde Weil/Rhein 20.950;
e per rammentare a tutti coloro che volessero dimostrare in modo concreto il loro interesse per la Scuola Latina di Pomaretto, che
vi è un numero di c.c.p. 2/20928 intestato
alla « Associazione Amici della Scuota La.
lina ».
UN POPOLO SENZA SPADA
Mentre si celebrano i 50 anni della Repubblica Cecoslovacca, il prof. A. Molnàr ricorda
L’ascendenza spirituale di una nazione duramente provata nella storia lontana e recente
Neirultimo numero di Koslnické Jiskry, il settimanale dei fratelli cèchi,
Amedeo Molnàr ha fatto il punto della
situazione attuale richiamandosi alle passate esperienze del popolo cèco e in particolare al teologo taborita Pietro Chelcicky, uno dei teorici della non violenza.
Non è la prima volta nella storia
del nostro giovane stato che abbia
mo rinunciato a resistere con le ar
mi ad un attacco di forze eorazzate
Le ragioni di una simile rinuncia fu
rono diverse nei due casi, come d’al
tra parte furono diversi il carattere
e il fine delle due pressioni esterne,
quella di una volta e quella di oggi.
Rimane però il fatto raro e nuovo
che non soltanto la saggezza degli
uomini di stato ma anche un discernimento comune e stranamente unanime delle masse di cui facciamo
parte ha rifiutato la via della violenza anche per difendersi. Certo
noi non pensiamo di essere con questo giunti in un’epoca in cui « una
nazione non alzerà più la spada contro Valtra nazione, e non conosceranno più la guerra »; non siamo
neppure diventati una nazione di
colombe da un giorno all’altro.
Non compete a noi trasformare
ciò che è Stata una tragica necessità,
in virtù.
Tuttavia questa rinuncia mi incoraggia ad esprimere ugualmente la
speranza che una difesa senza armi
— che pur non si arrende e non tradisce — costituisce un segno inconsapevole; l’indicazione di una dimensione che forse appartiene al futuro; quella nella quale « i mansueti erederanno la terra ».
E’ una direzione che la bruna mano di Martin Luther King ci ha indicato; la via percorsa da Albert
Schweitzer; la strada imboccata, dopo qualche comprensibile esitazione, da Martin Niemòller.
La dimensione della non violenza
non offre alcuna garanzia di successo sul piano della storia. Tuttavia
se per qualsiasi ragione ci troviamo
impegnati in essa è necessario che
ci chiediamo se siamo capaci di percorrere fino in fondo la nostra strada e se essa costituisca una scelta e
non una imposizione.
Per percorrerla con pienezza e
sopportare le prove che essa ci impone, non possiamo fare a meno di
quella luce che, in analoghe situazioni, servi da guida ai padri della
riforma. La stessa che aiutò Francois Palacky a formulare la sua memorabile tesi che, nel 1875, significò
assai più che una constatazione di
valore storico ; «: ogtii volta che abbiamo vinto, fu sempre grazie ad
una superiorità morale più che alla
nostra forza materiale; ed ogni volta che abbiamo dovuto soccombere
è stato per la nostra carenza di vitalità spirituale, di saldezza morale
e di coraggio; se non riusciremo a
sollevare lo spirito del nostro corpo
ad un livello più alto e nobile di
quello che anima oggi i nostri vicini, non potremo mai trovare un posto onorevole nella famiglia delle
nazioni e neppure salvaguardare la
nostra stessa semplice esistenza ».
Dopo la nostra esperienza recente
una nuova meditazione del nostro
Pietro Chelcicky si impone. Abbiamo vissuto troppo a lungo sotto la
impressione che ^ il suo rifiuto di
ogni violenza toccasse i limiti della
esagerazione.
Cosa farcene ■ del Sermone sul
monte in mezzo alle relazioni politiche, ci chiedevaino? Dire sì agli
insegnamenti del Sermone sul monte, non significava .forse negare ogni
nostra responsabilità nella vita pubblica e davanti a^a storia? Chelcicky non aveva for^e tradito la rivoluzione hussita ?
Credo che andiamo scoprendo
sempre più chiaramente come Chelcicky, nel condannare l’impiego delle armi, la violenza, l’oppressione
non abbia certamente voluto rafforzare il campo ( he alla rivoluzione si opponeva. Al contrario, ha
voluto spingere fino alle estreme
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L'URSS E I GIOVANI
-ff E’ stato celebrato nelPURSS il 50°
anniversario della fondazione del Komsomol,
la nota organizzazione della gioventù. Noi
abbiamo avuto Poccas'one di conoscere personalmente quell’organizzazione (a Leningrado, nel luglio scorso). Essa ci ha ricordato i « giovani esploratori », la cui « educa,
zione » però appare fortemente politicizzata,
almeno nelle intenzioni delle autorità che
« li educa ». Sottolineiamo la parola « educazione », perchè in effetti non si può dire
che vi sia democrazia : cioè i giovani del
Komsomol, nel campo politico, non « ”si”
educano », ma « vengono educati ». Un po’
come nel nostro fascismo, sebbene in modo
serio (l’educazione fascista, come tutti sanno, non era seria), con una notevole ampiezza di respiro (il marxismo è un’ideologia uni.
versale, ma ci è apparsa colà fortemente inquinata di nazionalismo) e con grande profusione di mezzi. Ma che effetti ha quella
educazione?
rt I dirigenti comunisti sovietici non sono
minacciati dalla contestazione come in Francia, in Germania, in Italia o in Giappone.
Ma essi si preoccupano dell’apatia: malgrado
tutte le grandi tirate sul paese della gioventù. la gerarchia sembra non fidarsi della propria gioventù.
L’URSS è certamente un paese di giovani.
Nell’industria, il 49% dei lavoratori hanno
meno di trentanni. Lo stesso per il 50% degli insegnanti, degli ingegneri, dei medici,
dei ricercatori. Settecentocinquantamila giovani hanno partecipato, nel 1967, al lavoro
delle commissioni elettorali; nei Soviet locali, si contano trecentocinquantamila giovani deputati. Al Soviet supremo delVURSS,
centottanta deputati hanno meno di trenta
aitili. Questo dà un’idea di come la gioventù
partecipi ai pubblici affari.
Eppure, negli organi supremi, la gioventù
è molto poco rappresentata. Mentre gli aderenti al partito (nelVultimo decennio) che
non superano’ i quarantanni d’età, assommano a circa la metà dei tredici milioni di
iscritti, la gioventù non ha neppure un rappresentante nell’Ufficio Politico. I più giovani in quell’ufficio, cioè Scelepine, Demicev, Machevov e Cerbitski. hanno cinquanta
anni. Nel segretariato del Comitato Centrale,
v’è una sola eccezione: Catucev (promosso
nello scorso aprile), che ha quarantun anni.
Il paese della gioventù è, di fatto, diretto
se non dai ’’vecchi”, in ogni caso certamente non dai giovani ».
a cura di Tullio Viola
NECESSITA' ME N'E' IMPOSTA
« Tredici membri del ’’Tribunale Internazionale dei crimini di guerra”, creato
su iniziativa di Bertrand Russai ’’perchè dei
grandi crimini erano stati commessi contro
una piccola nazione, il Vietnam”, hanno pubblicato (in occasione del cinquantesimo anniversario dell’indipendenza della Cecoslovacchia) una dichiarazione di condanna dell’invasione della Cecoslovacchia da parte delle
forze armale sovietiche ». Fra i firmatari, notiamo Bertrand Russell, Jean-Paul Sartre.
Gunther Anders, Simone de" Bealivoir, Wl9dimir Didijer e Laurent Schwartz. Ad essi
si è associato il celebre scrittore negro James
Baldwin.
« Accusiamo i capi dell’URSS », afferma
la dichiarazione, « del crimine della guerra
d’aggressione. Chiediamo a tutti i democratici e a tutti i socialisti di difendere il diritto del popolo cecoslovacco di perseguire i
propri ideali socialisti con mezzi democratici.
Questa dichiarazione presenta dunque la richiesta che le truppe sovietiche vengano immediatamente ritirate, e che la sovranità cecoslovacca venga completamente reintegrata.
Affermiamo la nostra convinzione che la
causa rivoluzionaria del popolo vietnamita è
la stessa di quella del popolo cecoslovacco.
L’uno si batte contro Timpcrialismo mondiale; l’altro per lo sviluppo più completo dei
veri principi socialisti d’espressione democratica.
Operando al fine di distruggere questo movimento democratico, i capi sovietici impediscono i progressi dei popoli di tutto il mondo verso il socialismo. Questo impMmento
non può che rinforzare lo stesso imperialismo, i cui crimini noi abbiamo deciso collegialmente di denunciare ».
Questa vorremmo chiamare « una tradii,
zione laica dell’imperativo categorico paolino » (I Cor. 9: 16), fra le numerose possibili : cioè l’obbligo morale di denunciare le
prepotenze. Ci sembra che i cristiani dovrebbero sentire, almeno altrettanto fortemente
e con gli accenti analoghi che la propria fede
suggerisce, quell’obbligo : « a tempo e fuori
tempo », a destra non meno che a sinistra,
se cosi si può dire, dell’arcobaleno politico.
(Notizie tratte da « Le Monde »
del 29.10.1968)
conseguenze la lotta in favore delrumano fra gli uomini.
In questo senso il suo programma
non violento fu un appello alla lotta
spirituale, all’interno dello spazio
che la rivoluzione aveva creato.
Egli rimase irriducibilmente ostile a tutte le forme di discriminazione sociale contro le quali la rivoluzione si era schierata. Con il suo
monito egli si rivolgeva ai rivoluzionari affinchè, proprio attraverso
« l’uso della forza e della potenza
di questo mondo » non mancassero
la meta perseguita. Attraverso la violenza egli temeva che essi avrebbero
finito per rendere un servizio al nemico e ceduto alle insidie del diavolo, « installandolo su un trono più
forte e più possente di quello di cut
disponeva in precedenza ». L’obiettivo d’un socialismo dal volto umano, secondo la bella espressione che
abbiamo adottata, ha certamente
avuto in Chelcicky, « maestro delle
otto beatitudini », uno stimolante
precursore.
Amedeo Molnàr
Il paese di Ciovaimi Hess
Era la fine dell’anno 1414; due comitive si dirigevano verso la città di
Costanza. Una, quella di papa Giovanni XXIII veniva da Bologna, con
numeroso e magnifico seguito ; l’altra era composta da otto uomini, fra
i quali Giovanni Huss, citato a comparire davanti al Concilio. Huss, già
in precedenza era stato' accusato di
eresia, in seguito ai sermoni tenuti
nella cappella di Betlemme, di cui,
nel 1402, l’avevano nominato predicatore.
Correvano tempi tristi, allora, per
il papato e il Concilio convocato da
Giovanni XXIII avrebbe dovuto risolvere lo scisma fra i tre papi: Gregorio XII (Angelo Cortis) a Rimini,
Benedetto XIII (Pedro de Luna) in
Aragona, e lo stesso Giovanni XXIII
(Baldassarre Costa) a Bologna. I
pontefici rivali dovevano spesso ricorrere alle armi per mantenere le
loro posizioni ed allo scopo erano
sempre in cerca di denaro e di potere. Le cose spirituali, perciò, erano vergognosamente neglette, o peggio ancora, sfruttate.
Nei suoi sermoni Giovanni Huss si
era fieramente opposto agli abusi e
quindi all’autorità del papa e non
aveva avuto paura di predicare contro i vizi e la corruzione di tutta la
società, senza distinzione di classe.
Non era protestante, nè gli sembrava
aver abbandonato o tradito la dottrina della chiesa cattolica, in nessun
punto essenziale. Proclamava soltanto la necessità di uno studio più profondo della Bibbia, che riteneva autorità spirituale, superiore al Concilio.
Aveva letto gli scritti di Wiclif, che un
suo discepolo Girolamo da Praga era
riuscito a portargli dall’Inghilterra, e
anche da loro traeva ispirazione. La
bolla papale di Alessandro V, allora
pontefice, aveva però colpito tutti
quelli che, nella città di Praga, leggevano od insegnavano le dottrine di
Wiclif e più di 200 libri del riformatore inglese erano stati dati alle fiamme. Ma il fuoco non poteva distruggere sentimenti ed idee. La città di
Praga venne allora minacciata d’interdetto. Al fine di risparmiarne gli
abitanti, Huss lasciò Praga continuando a predicare altrove. Tornato,
in seguito, a Praga, attaccò la gerarchia papale con uno scritto : « Sulla
chiesa ». Secondo interdetto e secondo esilio volontario di Huss. Fu allora che in una delle sue lettere, alludendo scherzosamente al proprio nome (Huss significa «oca») scriveva:
« Se l’oca che è un uccello timido e
non può volare in alto, ha potuto
rompere i suoi legami, verrà un giorno che l’aquila volerà nell’aria e attirerà a sè gli altri uccelli».
Ma, tornando al Concilio di Costanza, occorre aggiungere che l’imperatore Sigismondo di Lussemburgo si
era anch’egli accordato con Papa
Giovanni XXIII per aprire il Concilio a Costanza per sanare, oltre allo
scisma, le eresie dei seguaci di Huss.
L’imperatore stesso sarebbe intervenuto. Giovanni Huss che si era messo in viaggio con il presentimento di
non uscirne vivo, malgrado il salvacondotto di Sigismondo, aveva incontrato manifestazioni di simpatia fra
gli abitanti di tutte le città che attraversava ed anche fra gli esponenti del
clero. L’imperatore, che gli aveva promesso l’immunità, si lasciò convincere dal Concilio a non mantenere la
parola data e Huss venne rinchiuso
in un carcere immondo, dove una fortissima febbre minacciò di condurlo
alla tomba. Nei mesi seguenti venne
nuovamente e più volte tradotto davanti al Concilio, interrogato aspramente e richiesto di ritrattare i suoi
scritti. Ma l’indomito spirito di Huss
non intendeva piegarsi alle minacce.
Finalmente gli avversari, per aver
ragione, almeno in parte, della sua
ostinatezza, gli offrirono di ritirare
l’accusa di eresia, se soltanto avesse
riconosciuto l’autorità del Concilio,
superiore a quella della coscienza individuale. Huss non cede neppure a
quest’ultima lusinga. Sa che la sentenza senza speranza l’attende, ma
scrive : « Preferirei esser gettato in
mare, con una macina d’asino al collo, piuttosto che offendere quelle'
semplici anime cui ho predicato l’evangelo ».
Il 6 luglio 1415, giorno della sua
nascita, Huss dopo esser stato spogliato e degradato e con in capo un
cappello di carta a forma piramidale
con figurazioni di orrendi diavoli, è
condotto al supplizio. Vede lungo la
via un fuoco dove stanno bruciano ì
suoi libri. Sorride, perchè sa che la.
vera luce non può essere offuscata
dalle fiamme e che lo spirito indistruttibile dovrà sopravvivere. Legatoai palo dirà àncora : « Così voi riducete al silenzio l’oca, ma fra cento anni sorgerà un cigno che non potrete
far tacere ». Parole che sembrano quasi una profezia, se pensiamo all’opera,
di Lutero che, nel secolo seguente, avrebbe continuato la sua.
Si afferma che gli uomini detti superiori, cioè che in un popolo s’innalzano al di sopra della massa, sono, per
cosi, dire, espressi dal popolo stesso,
nati cioè dalle sue aspirazioni e dalla
sua collettiva coscienza.
Se cosi, è, lo stesso spirito che nel
1415 affermava al Concilio di Costanza che la coscienza libera dell’uomo è
il maggior bene dell’umanità, oggi ancora dev’essere presente nel piccolo
popolo che una volta costituiva il regno di Boemia.
Anch’esso legato ad un palo, per cui
se non brucierà materialmente il suo
corpo verrà comunque soffocata la sua
voce. Anch’esso, semplice gente, che
della libertà di coscienza avrebbe voluto servirsi per migliorare — non già
per distruggere — la struttura sociale
del proprio paese, sfrondandola dei
rami, ormai troppo carichi d’ombra,
per immettervi una linfa nuova, capace di apportarvi il rigoglio di una
vivente fioritura.
Valgano anche per Praga 1968 le ultime profetiche parole di Giovanni
Huss, sul silenzio imposto con il fuoco
e con la violenza e sulla certezza che
dalle ceneri risorga quella libertà che
egli stimava più cara delle vita.
L. Pennington de Jongh
La vita (Iflle Chiese
in Cecoslovacchia
Ginevra (soepi) — Due Chiese lute.rane
della Cecoslovacchia hanno assicurato al dr.
Paul Hansen, segretario per le Chiese minoritarie della Federazione lulerana mondiale,
che gli avvenimenti delFagosto non hanno
frenato il processo di liberalizzazione avviato
dallo Stato nelle sue relazioni con le Chiese,
processo inizialo nello scorso gennaio.
Dopo il suo ritorno da Praga il dr. Hansen
ha dichiarato quanto lo ha colpito il rinnovamento della vita delle comunità: aumento del numero dei fedeli, accresciuta partecipazione dei giovani ai corsi d’istruzione religiosa, attività comunitaria vivente a ttìva.
Egli ha incontrato personalità direttive
della Chiesa evangelica slovacca della Confessione di Augsburg, che conta 510.000
membri, della Chiesa evangelica slesiana della Confessione di Augsburg, che conta 50
mila membri, e di altre Chiese protestanti.
Le riforme continueranno — gH ® stato detto — in base alla legge del 1949 sulle relazioni fra la Chiesa e lo Stato, in attesa di
una nuova legislazione.
Le Chiese hanno espresso di nuovo la loro
gratitudine per la dichiarazione fatta dal Consiglio ecumenico delle Chiese a proposito degli avvenimenti di agosto.
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (To)