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Spedizione in a. p. 45%
art. 2 comma 20/“ '
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■
IL TRIBUNALE
DI CRISTO
«Tutti dobbiamo comparire davanti
al tribunale di Cristo»
II Corinzi 5,10
POSSIAMO leggere questa frase come una parola di minaccia: chi
non si preoccupa o non si spaventa,
all’idea di dover essere citato in giudizio davanti a un tribunale? Quante sono state le coscienze che si sono lasciate
catturare e soggiogare da quel potere
religioso che sembrava l'unico in grado
di gestire il divino e di dire ciò che è bene e ciò che è male? L’apostolo Paolo,
riferendosi alle autorità e ai magistrati,
scriveva «non vuoi temere l’autorità?
Fa’ il bene e avrai la sua approvazione;
ma se fai il male, temi, perché egli non
porta la spada invano» (Romani 13, 34). Basta fare il bene? Esso viene fatto
tutto e fino infondo o rimangono degli
spazi d’ombra? L’apostolo Paolo aggiunge: «Il bene che voglio, non lo faccio, ma il male che non voglio, quello
faccio» (Romani 7,19). Non è forse proprio questa la nostra esperienza quotidiana? Conosciamo anche l’affermazione del salmista «Tutti si sono sviati,
tutti si sono corrotti, non c’è nessuno
chefaccia il bene, neppure uno» (Salmo 14,3) per cui, davanti alla prospettiva del «tribunale di Cristo» non possiamo che tremare: hanno ragione
quelli che parlano di giudizio e di castigo. Ma hanno forse ragione anche
coloro che sostengono che questa etica
cristiana non è autentica poiché prescrive di fare il bene soltanto per paura,
per la paura di un giudizio.
POSSIAMO leggere questa frase come una parola di rassegnazione.
Così come tutti sappiamo di dover morire e non possiamo fare assolutamente nulla per impedire che ciò accada,
così è anche del «tribunale di Cristo».
Come c’è la morte, così alla fine c’è il
giudizio. Qualcuno magari prova a
brigare un po’: qualche raccomandazione, qualche indulgenza (qua e là ci
sono ancora dei «tesori» della chiesa
che si sono accumulati e che non sono
ancora stati lucrati? Lo saranno magari il prossimo giubileo?), qualche
pentimento in extremis, qualche buona opera extra? Ma per i più è chiaro: è
inutile affannarsi. E un po’ come il fato, come il destino: non dipende da
noi, è così e basta. In questo caso si cerca di fare quello che si ritiene il proprio dovere, senza bisogno di stare a
preoccuparsi tanto se questo produce
degli esiti positivi. Dio sa ogni cosa e
cluindi ci si affida alla sua clemenza: si
spera solo che non sia un Dio rancoroso che ha preso diligentemente nota di
tutte le malefatte commesse.
POSSIAMO leggere questa frase come una parola di speranza. «Il tribunale di Cristo» è la conferma che la
nostra storia individuale e la storia collettiva di questo mondo sono importanti agli occhi di Dio. La storia è tanto
importante da andare verso la sua fine
aove però non c’è il nulla, ma il Signore
me ci attende. Il mondo non è in balia
nel caos e osiamo, nella fede, riaffertnarlo anche oggi, all’indomani delI immane tragedia che ha colpito il
i-entro America: esso è, e rimane, il
ntondo creato e amato da Dio. E Dio
prende sul serio la nostra vita così come
^ende sul serio il nostro peccato. Slama forse noi che non riusciamo o non
imgliarno prendere sul serio la nostra
ita e in particolare la vita del nostro
Prossimo. Dio è certamente il miseri°faioso, egli è colui che ci fa grazia,
eh fimane pur sempre il Dio santo
ci Saliera il peccato. Dio dunque
Chiama a vivere senza paura e senza
g *®S”o2¿one un’etica autentica, che è
Puf ogni creatura e rispetto per
mta la creazione.
Arrigo Bonnes
ÜMM
SI I TIMAWLi: DKU r. CHIKSK liVANCKI.K HK lì VTTISTE, METODISTE, VALDESI
L'ambiente continua a essere ostaggio di interessi economici e di mediazioni politiche
Il clima e l'amore per la creazione
Mentre si succedono le conferenze mondiali dell'Onu sui cambiamenti climatici continuano
anche i disastri ambientali e le polemiche. Le responsabilità dei movimenti politici e delle chiese
ANTONELLA VISINTIN
SI torna a litigare sulla distribuzione delle responsabilità fra
scienziati, governi e gruppi di pressione di parte industriale o di parte
ambientalista, fra Nord e Sud del
mondo, fra Europa e Usa. Il riferimento è alla recente Conferenza
mondiale dell’Onu sul cambiamento del clima a Buenos Aires
dove, a quasi un anno di distanza
da Kyoto (dicembre 1997) si discute l’applicazione del protocollo
sottoscritto in quella sede ma non
ancora ratificato dagli Usa.
Per dar corpo alia notizia, alcuni
giornali hanno dato spazio alla
presa di posizione del Brasile che
non intende ridurre le proprie
emissioni di anidride carbonica
finché i paesi sviluppati non manterranno le promesse assunte con
il trattato di Kyoto. Argomenti a sostegno di questa decisione: da un
lato l’accusa a noi di avere aumentato le emissioni dell’11% e, dall’altro, il richiamo alla diversa e imparagonabile quota di responsabilità
del fenomeno, che per l’Occidente
risale a un secolo e mezzo fa mentre data a soli 50 anni l’industrializzazione del Sud del mondo. Se
poi si riuscisse a fare pagare ai paesi inadempienti una penale, aggiunge il Brasile, sarebbe possibile
istituire un fondo per lo sviluppo
pulito di cui potrebbe usufruire
anche il Sud dei mondo.
A due anni dalla Petizione sul clima promossa dal Consiglio ecumenico delle chiese, dunque, lo scenario dello scontro non appare sostanzialmente modificato: l’ambiente continua a essere ostaggio
di interessi economici e di rappresaglie e mediazioni politiche, pure
in nome della giustizia nelle relazioni infraumane. Non è alla destra
liberista che mi interessa guardare,
perché per essa tutto è «risorsa»,
nel senso che ogni cosa vivente o
inanimata è in funzione del capitale e dello sviluppo. Ma guardo alla
sinistra e alle chiese. Una sinistra
concertativa che non si è schierata
sul «Mai» (l’Accordo multilaterale
sugli investimenti), casualmente
sventato, dopo due anni di trattative «riservate» in area Oese (l’organizzazione dei 29 paesi più ricchi
del mondo) e oggi sospeso. Tale accordo prevedeva regole per proteggere gli investimenti all’estero dalle
limitazioni delle legislazioni nazionali in materia sociale e ambientale viste come lesive della concorrenza internazionale.
La sinistra nostrana sta patrocinando la privatizzazione e la liberalizzazione della gestione delle risorse primarie, quali acqua e energia,
e dello smaltimento dei rifiuti soprattutto per risanare i bilanci e accetta che gli obiettivi di qualità siano limitati all’efficienza dei servizi.
Ma a chi importa che queste risorse
hanno un valore ambientale e sociale? Che la raccolta differenziata
si faccia appaltando il lavoro a coo
perative con contratti non paragonabili a quelli dei lavoratori delle
aziende di raccolta e smaltimento
sia pubbliche che private? Che né
per l’acqua né per l’energia siano
previste misure che incentivino il
risparmio nei consumi, mentre sarà
affidata ai Comuni la definizione di
un eventuale bonus premiante per
chi si distinguerà nella raccolta differenziata dei rifiuti? Che particolarmente per il Sud Italia, ma non
solo, prospetti di fatto l’incenerimento del 50-70% dei rifiuti? O che
la ricerca e l’applicazione di tecnologie che utilizzino energie rinnovabili non trovino finanziamento e
sostegno politico? La sinistra, intanto, continua a perseguire una
politica dei trasporti su gomma, di
cui conosciamo il pesante impatto
ambientale, e parla di prevenzione
dei disastri naturali come di qual
Il devastante uragano Mitch
Sottoscrizione della Fcei
per l'America Centrale
La Federazione delle
chiese evangeliche in Italia (Fcei) ha aperto una
sottoscrizione a favore
delle vittime deU’uragano
Mitch nelTAmerica Centrale. L’uragano ha causato la morte di oltre 20.000
persone, soprattutto in
Honduras e Nicaragua. Le
chiese evangeliche della
regione partecipano al
soccorso delle popolazioni in collaborazione con
«Action by Churches Together» (Act), un’agenzia
internazionale che fa capo al Consiglio ecumenico delle chiese e alla Federazione luterana mondiale. I fondi raccolti in
Italia attraverso la Fcei sa
ranno inoltrati proprio attraverso l’Act. L’uragano
ha anche distrutto mille
edifici in Nicaragua, e fra
questi numerose chiese
evangeliche. Il Consiglio
delle chiese evangeliche
del Nicaragua (Cepad) ha
chiesto la solidarietà delle
chiese. Le offerte vanno
inviate sul conto corrente
postale n. 38016002 intestato a: Federazione delle
chiese evangeliche in Italia, via Firenze 38, 00184
Roma, specificando nella
causale: «prò vittime uragano Mitch». La Fcei i donatori sull’utilizzo dei
fondi ricevuti, sia direttamente che tramite la
stampa evangelica, (nev)
Il primato del papa
La via «romana» all'unità
è un vicolo cieco
La Congregazione vaticana per la dottrina della
fede, presieduta dal cardinale Joseph Ratzinger, ha
reso note il 30 ottobre le
sue «Considerazioni» sugli
atti, appena pubblicati,
del Simposio «Il primato
del successore di Pietro
nel mistero della Chiesa»,
svoltosi nel dicembre 1996
in Vaticano. La Congregazione ribadisce i «punti
essenziali» della tradizionale dottrina cattolica secondo cui il successore di
Pietro «è la roccia che,
contro l’arbitrarietà e il
conformismo, garantisce
una rigorosa fedeltà alla
Parola di Dio». «Le considerazioni del cardinale
cosa che solo lontanamente si relaziona con le scelte di politica industriale, commerciale e ambientale.
E poi le chiese. La Commissione
del Consiglio ecumenico, che aveva
organizzato la Petizione sul clima, è
infaticabile nel lavoro di lobby e di
produzione di materiale ben documentato e disponibile, attento
nelTanalisi e nella descrizione del
possibile ruolo delle chiese e dei
cristiani, nonché dei riferimenti
teologici. Anche la Commissione
ecumenica europea «Chiesa e società» (Eeccs) che svolge azione di
lobby presso il Parlamento europeo
a Bruxelles e Strasburgo tiene sotto
controllo il tema dei cambiamenti
climatici. Ricordo la recente consultazione svoltasi a Herrenalb, in
Germania, sui temi deU’economia,
dell’ecologia e del lavoro, un appuntamento da collocare nel processo, avviato da chiese e organismi
laici non governativi, di coniugazione di obiettivi ecologici e sociali per
uno sviluppo sostenibile che aveva
avuto nella Conferenza di Rio de Janeiro del 1992 su ambiente e sviluppo un suo momento di gloria.
Clima, infatti, significa politica,
economia, lavoro ma anche amore
per la creazione e la diversità delle
specie. Va in questa direzione la
proposta di una giornata dell’ambiente fatta a Graz come occasione
per pensare alla domanda di riconciliazione che ci viene dal resto del
mondo vivente. Le chiese svizzere hanno accolto l’invito e già quest’anno hanno prodotto del materiale liturgico e di riflessione (disponibile se interessa) centrato sulla
passione di Dio per la diversità.
Purtroppo però, ancora una volta i
segni e i danni dei mutamenti climatici appaiono con maggiore violenza nel Sud del mondo, dove
l’Occidente esporta le produzioni e
con esse tecnologie «energivore». E
così le singole chiese, piccole società di mutuo soccorso spirituale
e, se va bene, diaconale, si fanno
condurre dalla corrente sventolando imbelli e tragiche il vessillo della
giustizia mentre a ben altra testimonianza saremmo chiamati.
MEDITAZIONE!
Storia di una vocazione
di MARIA BONAFEDE
Ratzinger - ha dichiarato
Paolo Ricca, docente di
storia della chiesa alla Facoltà valdese di teologia di
Roma - equivalgono a dire che non c’è unità senza
papa e non c’è papa senza
primato. Riconoscere il
primato significa accettarlo: “con Pietro" equivale a
“sotto Pietro”». Insomma,
conclude Ricca, «l’unità
cristiana non è altro che
l’unità cattolica estesa a
tutti i cristiani. Se questa
dovesse realmente essere
la via che da Roma ci viene additata per giungere
all’unità cristiana, allora
dovremo dire e ribadire
che questa non è una via
ma un vicolo cieco», (nev)
PRIMO PIANO
I 90 anni della Olivetti
di PLESCAN, DALMAS, PERINI _
A PAGINA J
. l£ lE ....
II Giubileo del Cec
di KONRAD RAISER .
A PAGINA 4
CHIESE ‘
L’ospedale di Napoli
di MASELLI, VICENTINI ^ ^
PAGINE 6-/
EDITORIALE
Le elezioni americane
di GABRIELU LETTINI
2
PAG. 2 RIFORMA
VENERDÌ 13 NOVEMBRf.
199(
«Quando il
Signore volle
rapire in cielo Elia
in un turbine,
Elia se ne andò da
Ghilgal con Eliseo.
(...) Ed Elia gli
disse: “Fermati
qui, ti prego,
perché il Signore
mi manda al
Giordano”. Egli
rispose: “Com’è
vero che il Signore
vive, e che tu vivi,
10 non ti lascerò”.
E proseguirono il
cammino insieme.
Cinquanta
discepoli dei
profeti andarono
dietro a loro
e si fermarono
di fronte al
Giordano, da
lontano, mentre
Elia e Eliseo si
fermarono sulla
riva del Giordano.
Allora Elia prese
11 suo mantello,
lo arrotolò e
percosse le acque,
le quali si divisero
in due. Così
attraversarono
il fiume a piedi
asciutti. Quando
furono passati,
Elia disse a Eliseo:
“Chiedi quello che
vuoi che io faccia
per te, prima che
io ti sia tolto”.
Eliseo rispose: “Ti
prego, mi sia data
una parte doppia
del tuo spirito”!
Elia disse: “Tu
domandi una cosa
difficile; tuttavia,
se mi vedi quando
io ti sarò rapito, ti
sarà dato quello
che chiedi; ma, se
non mi vedi, non ti
sarà dato”.
Essi continuarono
a camminare
discorrendo
insieme,
quand’ecco un
carro di fuoco e
dei cavalli di fuoco
che li separarono
l’uno dall’altro, ed
Elia salì al cielo in
un turbine. Eliseo
lo vide e si mise a
gridare: “Padre
mio, padre mio!
Carro e cavalleria
d’Israele”! Poi non
10 vide più. E,
afferrate le proprie
vesti, le strappò in
due pezzi; raccolse
11 mantello che era
caduto di dosso
a Elia, tornò
indietro, e si fermò
sulla riva del
Giordano; e, preso
il mantello che era
caduto di dosso
a Elia, percosse
le acque, e disse:
“Dov’è il Signore,
Dio d’Elia”?
Quando anch’egli
ebbe percosso le
acque, queste si
divisero in due,
ed Eliseo passò»
STORIA DI UNA VOCAZIONE
Il rapporto tra Elia e Eliseo ci fa capire che anche la nostra vocazione è legata a
relazioni umane^ a parole e a volti che ci indicano e ci fanno scoprire il Signore
MARIA BONAFEDE
Elia e Eliseo. Il profeta Elia,
uomo di Dio, e il suo discepolo e collaboratore Eliseo che
egli aveva incontrato e chiamato
nel corso del suo ministero. È la
storia della vocazione di Dio, ma
è anche la storia di un legame
profondo, di un rapporto importante e intenso, così profondo e
così importante che la sua conclusione, annunciata fin daU’inizio, la fine di Elia, è vissuta con
dolore, come una cosa impossibile, ed Eliseo non vuole lasciare
andare Elia che ha finito il suo
mandato, ed è richiamato da
Dio in modo misterioso.
Tre volte Elia saluta Eliseo e
vuole presentarsi da solo al Signore, e tre volte Eliseo afferma
solennemente che non lo lascerà
andare; «Com’è vero che il Signore vive che tu vivi, io non ti
abbandonerò». Per due volte
gruppi di profeti gli annunziano
che il Signore sta per sottrargli il
suo maestro Elia, e per due volte
Eliseo li fa tacere rifiutando anche solo di parlarne: «Non sai gli dicono - che oggi il Signore ti
porterà via il tuo maestro? Sì lo
so, ma state zitti, non parlatene».
contarlo così, dando tanta importanza al loro rapporto, alla
vocazione che si incarna in modo così forte con il loro legame e
con la loro separazione?
Ci sono esempi di eventi e anche vocazioni di profeti descritte
in modo più lineare e narrativo.
Ad esempio il Primo libro dei Re
che racconta proprio la chiamata di Eliseo da parte di Elia: «Elia
trovò Eliseo, figlio di Shafat che
arava... Elia, avvicinatosi a lui gli
gettò addosso il suo mantello.
Ed Eliseo... corse dietro ad Elia»
(1 Re 19,19-20).
Il ruolo delle relazioni
nella nostra storia di fede
(Il Re 2, 1-14)
Nella foto: Marc Chagall, Il commerciante di
bestiame (1912-23)
Un legame profondo
Nel nostro testo è chiaro che
l’affetto, il legame tra Eliseo
e il suo maestro è un legame reciproco, perché Elia continua a
lasciarsi seguire da Eliseo, nonostante ogni volta annunzi che
il Signore gli ha ordinato di presentarsi da solo, prima a Betel,
poi a Gerico, poi al fiume Giordano. E anche alla fine, quando
ormai è chiaro che questa separazione è inevitabile, Elia si
preoccupa del suo discepolo e
gli si rivolge con una domanda
carica di comprensione: «Dimmi cosa posso fare per te, prima
che il Signore mi porti via». Ed
Eliseo chiede di poter ricevere
in eredità la stessa vocazione
profetica che era stata di Elia.
Poi continuano a camminare e
a parlare.
Sembra quasi che la parola di
Dio e la vocazione che egli rivolge sia intessuta, in modo essenziale, con le parole che Elia ha
speso e scambiato con Eliseo.
Sembra, da questo legame così
forte e così umano, che il legame che Dio istituisce con le persone che chiama, passi e si intersechi con i legami che la sua
vocazione fa nascere e crescere
nel tempo e nell’intensità.
Il brano racconta il passaggio
di mano tra il profeta Elia e il
profeta Eliseo. Ma perché rac
MI chiedo se in questa forte
sottolineatura del loro legame non ci sia per noi un’indicazione importante; la parola di
Dio e la sua chiamata, ci viene
comunicata attraverso persone
concrete, parole che hanno per
noi dei volti e delle storie, rapporti che ci legano e senza i quali non ci è dato di ricostruire il
nostro itinerario di fede. Proprio
come Eliseo non conosce Dio
che dalle parole di Elia, dalla
chiamata che Elia gli ha rivolto,
dalla storia che è cominciata
quel giorno in cui Elia, passando
accanto a lui, gli mise addosso il
suo mantello e lo coinvolse in
una vita che non avrebbe potuto
immaginare prima.
Forse ciascuno di noi potrebbe ripercorrere la propria storia
di fede, il proprio cammino,
lungo di decenni o di pochi mesi, e vedere che la vocazione e la
grazia di Dio spesso sono legate
a parole e a volti che ci indicano, che ci fanno scoprire il Signore e la vocazione che rivolge
a ciascuno nella sua storia concreta. La nostra biografia di
donne e di uomini e la nostra
biografia di credenti si intrecciano tanto che è difficile separarle e parlarne come se si trattasse di strade parallele o di segmenti misurabili della nostra vita: fin qui ci sono io con la mia
umanità e di qui in poi c’è la
mia fede; da una parte i rapporti
nei quali cresco nella fede e
dall’altra i rapporti che con Dio
e con la fede non c’entrano.
Tutto è così unito nella nostra
vita, così mescolato, le parole
umane e le parole di Dio che ci
raggiungono ancora attraverso
parole umanissime e volti, incontri, inviti dei quali soltanto
dopo, e neanche sempre, possiamo riconoscere valenze di
verse e dimensioni che vanno al
di là delle intenzioni. Elia è il
maestro di Eliseo ed Eliseo è il
suo discepolo. Ma Elia è anche
una persona insostituibile nell’umanità di Eliseo ed Eliseo una
persona che Elia ama e asseconda. E poi c’è quel mantello tra di
loro, segno della vocazione di
Dio, ma anche segno del loro
rapporto, simbolo di una storia
che ha legato la loro esistenza,
mantello che va da uno all’altro
e che rimane come memoria
struggente del maestro che non
c’è più, come testimone da agitare nel momento del dolore e
del dubbio e come strumento
della presenza di Dio. Come una
staffetta, questo mantello passa
di mano in mano, da persona a
persona, da credente a credente...
Quando celebriamo la cena
del Signore, o quando nel corso
del Sinodo si impongono le mani
sui nuovi pastori consacrati: che
cosa sono questi gesti, questi segni che ci parlano di Dio, che ci
annunziano il suo perdono e il
suo amore, che deìineano una
vocazione e un impegno nella
nostra vita, se non un passare di
bocca in bocca un messaggio
che però anche lega, crea relazione, intesse storie altrimenti
disparate, costruisce ed edifica
un’assemblea di uomini e donne, che altrimenti non avrebbero
nulla in comune, e li fa essere
una comunità di credenti?
condivide la vita del mondo. Poi
Elia è portato via in un istante,
da un carro di fuoco, e il fatto
che Eliseo riesce in quell’attimo
a vederlo scomparire in cielo è il
segno che la sua vocazione di
profeta e di erede di Elia è approvato da Dio, è una sua scelta.
Eliseo è disperato, il dolore ha
delle manifestazioni fisiche: si
strappa i vestiti, e vede andare
via colui nel quale ha riconosciuto una protezione e una forza per sé e per tutto Israele. A
questo punto due azioni ci colpiscono: Eliseo raccoglie il mantello d' Elia, raccoglie quella vocazione che ha così' fortemente
voluto. Raccoglie il mantello,
che lo lega alla vocazione di Dio
e alla chiamata del suo maestro.
Con questo gesto Eliseo si colloca nella storia della sua fede e
assume il compito che vuole
portare davanti a Dio.
L'incontro faccia a faccia
con Dio
Che cos'è la chiesa?
CHE cosa altro è la chiesa, se
non questo essere collegati
dalla vocazione di Dio e dalla
sua parola, catena di testimoni,
comunione di santi, ambito di
relazioni in cui ci sono volti,
rapporti, legami che diventano
fondamentali e di cui non si riesce a fare a meno? E in cui ci sono anche simboli, gesti, parole
che collegano il ricordo e ne riproducono la forza di comunicazione. Come quel mantello
che di per sé non è che un mantello, ma che diventa segno di
una realtà che ha la forza di spostare le acque. Concreto e ambivalente come l’acqua del battesimo che non è che acqua ma
che ci parla della grazia di Dio
che consente di vivere giorno
dopo giorno, concreto come il
pane e il vino che condividiamo
nella cena del Signore, umanissimi elementi della vita quotidiana ma anche nutrimento e
gioia della vita comune, e simbolo dell’amore con cui Dio
Ma la vocazione raccolta deve divenire certezza dell’approvazione di Dio, la fede di
Eliseo deve diventare incontro
faccia a faccia con Dio, senza
intermediari, senza più maestri,
senza nessun altro che ci possa
preservare dalla durezza e dalla
meraviglia di essere soli e sole
davanti a Dio con le nostre domande: «Eliseo prese il mantello, lo sbattè contro le acque del
fiume e invocò: “Signore, Dio di
Elia, dove sei?’’».
È la prima volta che Eliseo si
rivolge direttamente a Dio. Per
lui, prima, Dio parlava solo per
bocca di Elia, ed egli poteva capirne l’amore, la vicinanza, la
grazia per mezzo di Elia. Forse
non avrebbe mai conosciuto
Dio, se Elia non lo avesse un
giorno chiamato e non lo avesse
avvolto nel suo mantello. Ma
viene un momento in cui l’incontro non può che essere un
vis-a-vis, una domanda essenziale, un rischio personale, un
abbandonarsi a Dio che si può
decidere soltanto da soli e che
non è garantito da nessun gesto,
nessun ambito, nessun altro
rapporto se non quello che Dio
vuole costruire con te.
Le acque del fiume si aprono.
Il Signore, il Dio di Elia è lì, e
apre davanti ad Eliseo una strada che egli dovrà percorrere e
sulla quale ora sa di poter camminare.
(Seconda di una serie
di tre meditazioni)
Note
omiletiche
2 Re, 1-19 è un racco»,
sconcertante in cui ' ^
solo versetto (11)
conta l'ascensione
utilizzando immagini J
manifestazioni divine^
ro di fuoco, tempesta(
sono pochi raccontili*
l'Antico Testamento!
parlano di ascensioni«
l'elevazione di Enoc int
nesi 5,20 e Deuterone!
34 parla della morta*
Mosè ma afferma in m ’
un po' misterioso che
stesso si occupa di
rarlo e che nessuno hà»
visto la sua tomba. Inf.
conti simili si vuol "
la persona che è toltaì
mondo è in qualchemo4
associata alla sfera diDiij
quindi al suo potere,
prio perché nella sua»)
era stato già associatojj
manifestazione straord^
ria dell'azione di Dio.
Questo racconto pud
però anche sui passagji
dello spirito che avevaa
ratterizzato la vocazii»
di Elia a Eliseo. Il modoi
cui sono raccontatel'i
scensione di Elia e I'
zione dello spirito profef
co da parte di Eliseo è»
trecciato con la loroaiS
zia e il loro legame, ed
testo sembra che queii
passaggio dello spir'il
dall'uno all'altro sia
to anche all'accettazi«!
della separazione. BÌ!0|
che Eliseo accetti di
re andare Elia per
svolgere il suo compite
d'altra parte è neceail
che Elia ed Eliseo pati
ancora, stiano insietti«|j
a lungo, che Eliseo siai
compagnato in quei
momento così diffidlel
la sua vita e della sual
ria di uomo di fede;
VEJ®
Nei
diu
Una
GRE
IN quei
celebra
sto accompagnarne)
garantito dal racconti
Elia accetta di prolun^
la condivisione del can
no da un luogo all'al
prima che accada ciòd*
annunziato fin dalfià
Di rilievo anche la . , ^
za dei profeti minorid
ricordano ad Eliseo la
altà e con i quali egli
modo di elaborare il(
prio lutto, la necessl
l'ineluttabilità di qui
separazione
Il mantello di Eliagi
un ruolo importante;
lo un mantello, ma f
glie anche la
vocazione e dello spitW
Elia: nella mentalità»
ca il vestito è segnd
identità e di riconoMUq
to di chi lo porta
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«anima*',
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venerdì
113 NOVEMBRE 1998
PAG. 3 RIFORMA
I I 90 anni dell'azienda sono stati ricordati con un convegno internazionale e con l'apertura del suo archivio storico
Adriano Olivetti e l'utopia di una «nuova comunità»
^egUAnni 50 «la fabbrica», che in Piemonte ha forgiato Ivrea e il Canavese, fu anche cultura e politica nuova e ricerca
di una qualità migliore della vita. Ma il «modello Olivetti» ha creato anche aspettative eccessive e atteggiamenti passivi
Una riflessione sull'anniversario
CHEOOBIO PLESCAN
IN questi giorni si stanno
celebrando i 90 anni della
Olivetti. La ditta, e la sua
«anima» Adriano (che morì
improvvisamente nel 1960)
hatmo letteralmente «forgiato» Ivrea e il Canavese nel
bene e, come oggi si vede,
anche nel male. Nel bene,
perché con la sua politica
aziendale riuscì a costituire
una serie di strutture che
trasformavano la «fabbrica»
m un motore di cultura per il
mondo in cui si trovava. Casa per i lavoratori, servizi,
mense, arditi esperimenti
architettonici, biblioteche,
case editrici...: questo è, volutamente alla rinfusa, l’elenco assolutamente parziale delle opere che l’Olivetti di
Adriano ha messo in cantiere, molte delle quali tuttora
in funzione, anche se oggi
sono state praticamente tutte vendute. La qualità della
vita, che per molte città è ancora un obiettivo irraggiungibile, per Ivrea è generalmente una parola che ha un
significato reale.
Tutto questo non avvenne
per caso, ma fu conseguenza
di scelte precise della proprietà, che andavano dal «pescare» ingegneri e architetti
giovani e sconosciuti per tuttoËpaese, all’evitare di assuKÈte manodopera meridieitale, di modo da evitare di
avere una proletarlato sradicato che nel futuro avrebbe
potuto costituire motivo di
tensione.
D’altra parte, con il senno
di poi, ci si rende conto che il
«presenzialismo buono» del
modello Olivetti ha creato
una serie di aspettative e anche di atteggiamenti passivi
che, oggi, eporediesi e canavesani stanno pagando. Di
fatto la ditta Olivetti faceva
«tutto» per Ivrea (si racconta
che tutta la via centrale di
Ivrea fosse pavimentata con
l’acciottolato fino a quando
Adriano Olivetti non fece notare al sindaco che questo
non era ormai più possibile...
e rOlivetti sostituì la pavimentazione, facendola a
«pavé»!), e lo faceva anche
bene, per cui le persone non
sembrano essere state educate all’iniziativa individuale,
ma piuttosto al lavoro serio
in un quadro in cui il «papà
buono» decide.
Oggi, con una crisi disastrosa alle spalle (in una ventina d’anni Ivrea ha perso
una quindicina di migliaia di
posti di lavoro, e non dimentichiamo che la cittadina ha
circa 20.000 abitanti) e una
frammentazione delle ex fabbriche Olivetti di fronte, ci si
rende conto di come la sfida
sia quella di superare la mentalità olivettiana, per sviluppare una serie di iniziative locali, alla quale sfida non sia
mo più abituati da generazioni. Un indicatore di questa
rassegnazione diffusa è il saldo costantemente passivo
della popolazione (ahimè,
anche nella nostra chiesa),
soprattutto giovanile, per
mancanza di sbocchi lavorativi in loco oltre a un costante
stato di tensione, latente ma
percepibile in tutti i settori
della società: c’è poco da stupirsi, se la realtà è che le condizioni di lavoro nella galassia dell’ex Olivetti sono tali
per cui puoi essere mandato
a lavorare a Milano o in altre
regioni italiane da un giorno
all’altro, indipendentemente
dalla tua situazione familiare.
In questa situazione le
chiese, anche la nostra, si
trovano generalmente sbilanciate, sia perché coinvolte
nella storia gloriosa del passato (Willy Jervis era ingegnere deU’Olivetti; moltissimi
valdesi hanno lavorato in
quella stessa ditta... Adriano
Olivetti era addirittura nipote
del pastore Revel e studiò al
Collegio di Torre), sia perché
siamo poco abituati a uscire
dalle porte della chiesa e parlare alla città dei suoi problemi più drammatici in quanto
cristiani. Eppure, forse, ci
viene chiesto di indicare il
pastore, in una città dove «le
pecore si smarriscono (...) e
non c’è nessuno che se ne
prenda cura, nessuno che le
cerchi!» (Ezechiele 34,6).
Avanti tutta verso le telecomunicazioni
CADIGIA PERINI
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95.
IL gruppo Olivetti ha subito
negli ultimi anni un profondo mutamento strutturale
e di indirizzo. Il grande cambiamento riguarda la graduale uscita dal mercato dell’
nformatica a favore della decisa entrata nel mercato delle
telecomunicazioni. Anche se
àncora oggi Olivetti è per
teoiti sinonimo di macchine
per scrivere e computer, di
ratto l’azienda ha abbandooato (sta abbandonando) i
tettori che le hanno dato notorietà a livello mondiale. Nel
gennaio del 1997 la divisione
j 'vetri Personal Computers» (Opc) viene difatti venóla alla Piedmont Internaonal (Centenary Group,
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rimanere a Ivrea. Dal dicembre 1995 al giugno 1998 Olivetti è passata da 30.000 a circa 15.000 addetti.
Queste cessioni e la conseguente perdita di posti di lavoro (diretti e indotti) hanno
portato soprattutto a un impoverimento del territorio
canavesano. Allargando poi
gli orizzonti, si può dire che
l’Italia ha perso la sua maggiore azienda informatica
(conosciuta in tutto il mondo), operante in un settore
sempre più strategico. L’incremento di personale in
Infostrada e Omnitel non riesce a bilanciare la perdita di
occupazione generale.
Solo le azioni reagiscono
positivamente a questo nuovo scenario. Il titolo Olivetti
difatti è in costante e continua ascesa, per la gioia degli
azionisti. Ecco le principali
aziende rimaste nel Gruppo
Olivetti.
Il settore di punta
le telecomunicazioni
Olivetti opera nelle telecomunicazioni attraverso Oliman, la società congiunta
Olivetti-Mannesmann costituita nel 1997, controllata per
il 62,5% da Olivetti e per il
37,5% (ma diventerà 49,9%
entro febbraio del 1999) dalla
tedesca Mannesmann. Oliman è l’azionista di controllo
di Omnitel e possiede l’intero
capitale di Infostrada. Omnitel, operatore di telefonia
mobile Gsm, è attiva dal dicembre 1995. Attualmente
occupa circa 4.500 dipendenti, per la maggior parte giovani laureati e diplomati, su diverse sedi nel territorio nazionale. Infostrada, costituita
nel 1995, ha ottenuto nel febbraio 1998 la licenza di operatore per la telefonia fissa.
Questo ha fatto lievitare
l’azienda che ha attivato un
forte piano di assunzioni,
principalmente però per il
«cali center» (il centro di supporto telefonico) dove impegna soprattutto giovani. Attualmente la società impiega
circa 1.600 persone. Infostrada controlla interamente Italia Online, il secondo «Internet Provider» italiano.
Quello che rimane
dell'informatica
Olivetti Lexikon (100%
Olivetti). Opera nel mercato
dei prodotti per l’ufficio:
stampanti, fax, fotocopiatrici: Gruppo Tecnost (Olivetti
al 50,1%). Opera nei sistemi
informatici per l’automazione dei servizi, attraverso le
società Tecnost Sistemi (sistemi di collaudo, pedaggi
autostradali...); Mael (sistemi per pronostici, bigliettazione...); Tecnotour (sistemi
per la gestione passeggeri
nei trasporti); Gruppo Ois
(100% Olivetti). Opera nelle
soluzioni integrate e servizi
per la pubblica amministrazione e le imprese. Olivetti
Ricerca (circa 80%, il restante 20% è posseduto dalla
Wang). Opera nelle attività
di ricerca e sviluppo di soluzioni informatiche.
L’opinione diffusa è che
tutta l’area informatica, pezzo per pezzo, verrà ceduta
quanto prima. 1 dipendenti
Lexikon hanno la sensazione
che il prossimo «bene di famiglia» a essere venduto sia
proprio la loro società. Insomma dobbiamo abituarci,
sentendo parlare di Olivetti,
a non pensare più a un computer, una macchina per
scrivere, un bancomat, o a
un registratore di cassa, ma
piuttosto a un telefono, sia
di quelli che trillano nelle
nostre tasche sia di quelli
nelle nostre case. Dobbiamo
anche abituarci non dire più
«Olivetti? Stai a Ivrea?», perché la risposta potrebbe essere «Ivrea? E dov’è? No, sto
a Milano».
I rapporti con il mondo culturale italiano
DAVIDE DALMAS
OLrVETTI è un nome che
richiama alla mente
molte cose. È uno dei non
moltissimi nomi italiani che
hanno visibilità nel mondo
(Furio Colombo ricorda il
negozio Olivetti sulla Quinta
strada di New York), ed è anche il nome di un sogno. Il
sogno era quello di unire
cultura e industria, intellettuali e manager, fabbrica e
territorio. Soprattutto con
Adriano, Olivetti fu quindi
anche una casa editrice (Comunità), un movimento politico, un incontro di intelligenze diverse. Da Ivrea sono
passati allora molti tra i più
importanti intellettuali italiani del nostro secolo (da
Paolo Volponi a Franco Fortini, da Geno Pampaioni a
Franco Ferrarotti, da Giovanni Giudici a Furio Colombo, a Luciano Gallino). Architettura, sociologia, letteratura, filosofia erano argomenti che avevano a che fare
con produzione, profitto,
macchine, personale. Se è
più sospettabile che un poeta come Fortini venisse destinato all’onomastica dei
prodotti (inventò nomi celebri come Lettera 22, Divisumma, Lexicon) e alla pubblicità, non era raro però trovare un romanziere (Volponi) come capo del personale
1970: inaugurazione della chiesa valdese a Ivrea
oppure un critico (Pampaioni) come segretario generale
di Adriano. Girava allora una
barzelletta: due leoni si incontrano in Canavese, quello
che sta arrivando da lontano
chiede all’altro perché sia
così bello e pasciuto, al che
questi risponde: «Qui la vita
è comoda, ogni tanto scendo
e mi mangio un intellettuale
senza pericoli, tanto sono
così tanti che non se ne accorge nessuno».
Si è discusso a lungo se
questo modello fosse tipicamente paternalista o se fosse
una specie di utopia al lavoro. Quello che è certo è che
esso rappresentava il modello opposto a quello della Fiat
di Valletta. C’era un abisso
tra un’inipresa nella quale il
direttore raccomandava di
non assumere due membri
della stessa famiglia contadina, perché il conseguente
abbandono della campagna
avrebbe creato uno squilibrio che era contrario agli interessi di tutto il territorio e
quindi della fabbrica stessa,
e una che quando apre uno
stabilimento che richiama in
un anno 60.000 immigrati, si
preoccupa solo che sia attiva
la catena di montaggio e non
che ci siano servizi, case,
ospedali a disposizione dei
lavoratori. Più avanti i due
modelli saranno meno contrapposti e si avranno anche
degli scambi e degli intrecci.
L'azienda e Ivrea tra gli Anni 50 e 60
______ALBERTO COBSANI
IVREA fine Anni 50. Quello
che in altri contesti sarebbe stato un «paesone» di
15.000 abitanti, si presentava
invece come un centro urbano organicamente definito,
con una sua riconoscibile impronta. Anche questo, prima
di addentrarsi nelle strategie
aziendali e nelle inedite scelte culturali deiroiivetti, era ’
segno di un’impostazione
complessiva del pianeta-territorio. Patti territoriali (ne fa
fede il più aggiornato libro in
materia, G. De Rita-A. Bonomi. Manifesto per lo sviluppo
locale. Dall’azione di comunità ai Patti territoriali, Bollati Boringhieri, v. p. 88 ss.) e
gestione del territorio sono
espressioni familiari in questi
ultimi anni, ma lo erano molto meno allora, quando l’immigrazione verso il NordOvest era fenomeno di grande massa e Torino si adeguava alla nuova situazione con
la costruzione di nuovi quartieri dormitorio fuori dalla
struttura urbana e avvicinando di conseguenza le zone
più periferiche al centro.
Giorgio Bouchard era arrivato, pastore neoconsacrato,
proprio nel 1958 a Biella e
Ivrea: «Percorrendo le strade
per le visite nelle famiglie ricorda - si restava colpiti
dalla bellezza della città, tanto nei quartieri operai quanto
nelle zone residenziali e
commerciali, e d’altra parte
bisogna pensare che Adriano
Olivetti aveva già lanciato il
primo piano regolatore italiano, nel 1937, per il Canavese
e la Valle d’Aosta».
Passando a parlare del
mondo-Olivetti, Bouchard ricorda l’impatto con questa
singolare industria: «Si trattava - dice - di un’azienda sicuramente moderna. Camillo
Olivetti era in origine un medio proprietario agricolo, era
ebreo e nel suo ambiente fu
guardato come un caso strano perché aveva sposato una
valdese, Luisa Revel, figlia del
pastore, ma soprattutto perché aveva alienato le cascine
per aprire un’azienda industriale. Allora l’ambiente del
Canavese, a differenza di
quello del Biellese già più
orientato all’industria, era
ancora piuttosto restio a innovare. Poi Camillo mandò il
figlio Adriano a studiare negli
Stati Uniti, dove conobbe
l’organizzazione fordista della fabbrica e si preparò a capire più tardi le dinamiche
del New Deal. Quanto ai rapporti alTinterno della fabbrica era evidente che eravamo
su un altro piano rispetto a
quelli torinesi della Fiat.
Certo Adriano Olivetti aveva una visione "globale” per
cui organizzò addirittura un
sin-dacato, cosa che ovviamente faceva storcere il naso
a molti, ma soprattutto aveva
cercato di percorrere la via
del coinvolgimento di tutti i
livelli dell’azienda: si raccontava infatti che un operaio,
sorpreso a sottrarre dei tasti
di macchine per ufficio, si
giustificò dicendo che gli servivano per mettere a punto
un nuovo modello: divenne
progettista».
Il Movimento di Comunità
fu molte cose insieme: progetto editoriale, visione politica (ma la lista che si presentò alle elezioni del 1958
non raggiunse risultati apprezzabili), sistema di relazioni industriali, creazione di
una temperie culturale che si
estendeva potenzialmente a
tutta la cittadinanza... «Io prosegue Bouchard - non
condividevo quel progetto
politico (accolto invece da
buona parte della comunità
valdese: mi trovai un pochino
a disagio per questo, arrivando dall’esterno in questo
contesto molto coeso), ma
apprezzai subito il valore della rivista Comunità e fre
quentai la biblioteca Olivetti,
dove il fratello aveva scoperto la prima edizione, pubblicata da Cremonese, della Storia dell’età moderna di Giorgio Spini. Mi colpì il fatto che
sulla stessa rivista il grande
urbanista Lewis Mumford
(autore de La cultura della
città), avesse scritto una sua
riflessione sul tema "fede,
speranza e amore”. Non bisogna però dimenticare che
le Edizioni di Comunità avevano anche pubblicato due
libri di Giovanni Miegge».
Naturalmente non mancarono i rapporti con la Chiesa
valdese: «La nostra comunità
crebbe con l’affluenza di nuovi residenti e molti erano impiegati aU’Olivetti. L’azienda
aiutò la nostra chiesa donandole il terreno su cui è stato
costruito il tempio, e aiutò
anche il pastore Tullio Vinay
quando questi volle affiancare al Servizio cristiano la
Scuola meccanica: furono donati dei macchinari e soprattutto venne distaccato per un
anno a Riesi l’ing. Leuzinger
come insegnante in quella
scuola. Non mancò chi valutò
l’interventismo sociale della
Olivetti come una nuova, raffinata maschera del "disegno
capitalistico”; ma nessuno
poteva negare l’anomalia,
tecnologicamente avanzata,
rappresentata dalla Olivetti di
quegli anni; e di fronte agli
aspetti oggi così inquietanti
di quella che chiamiamo globalizzazione, l’idea di un’azienda così profondamente
radicata nel proprio territorio
è da rivalutare».
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4
PAG. 4 RIFORMA
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Ecumene
venerdì 13 novembre 11
3-14 dicembre: Vili Assemblea del Consiglio ecumenico delle chiese
Il giubileo del Cec: aspettative e speranze
La scelta di un paese africano è legata alla convinzione del Cec che è soprattutto in
quel continente che si deciderà il futuro del movimento ecumenico nel XXI secolo
KONRAD RAISER
Fra un mese, dopo il culto
di chiusura, la Vili Assemblea del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec)
sarà conclusa. Durante gli ultimi tre giorni, i 12,13 e 14 dicembre, i partecipanti ascolteranno e discuteranno le relazioni dei comitati, e determineranno gli orientamenti
futuri del Cec. Questa parte
del programma si concluderà
la domenica 13 dicembre e
lascerà il posto a una serie di
manifestazioni destinate a
celebrare il 50° anniversario
del Cec, fondato nell’agosto
1948 ad Amsterdam.
La questione ortodossa
Che cosa dobbiamo aspettarci da tutto ciò? Che cosa
possiamo sperare di raggiungere? Alcuni fatti verificatisi
in questi ultimi mesi fanno
temere che l’Assemblea venga perturbata da dissensi che
toccheranno non solo l’ordine del giorno ufficiale ma anche le festività del giubileo.
Alcune chiese ortodosse
hanno messo in discussione
la propria adesione al Cec. Alcune di queste ridurranno
probabilmente l’entità delle
loro delegazioni di cui peraltro limiteranno il mandato e
la partecipazione. Attualmente, ci sforziamo da una parte
e dall’altra di chiarire la situazione onde evitare una crisi
durante l’Assemblea. Le questioni sollevate dalle chiese
ortodosse vengono prese
molto sul serio dai responsabili del Consiglio. Ma è evidente che esse non potranno
essere risolte in modo soddisfacente durante l’Assemblea.
Prevediamo dunque di avviare, dopo l’Assemblea, una riflessione e una serie di discussioni che verranno affidate a una commissione nominata dal nuovo Comitato
centrale eletto a Harare.
La questione sessuale
Un altro motivo di preoccupazione è legato alla questione di sapere se, sì o no,
l’Assemblea affronterà il
problema così controverso
dell’orientamento sessuale,
e in che modo. Molte chiese
membro, soprattutto in Europa e nel Nord America, sono state confrontate, in questi ultimi anni, a una domanda pressante da parte di propri membri che auspicano
che esse definiscano o rivedano le loro posizioni sull’
orientamento sessuale.
L’esempio più recente è il
dibattito che ha avuto luogo
alla Conferenza di Lambeth
dei vescovi anglicani nei mesi
di luglio e agosto scorsi. La
maggior parte delle chiese
dell’Africa e di altre regioni
del Sud, nonché le chiese ortodosse, non sono invece disposte né pronte ad aprire il
dibattito su questo punto.
Per questo, esso non è stato
oggetto di alcuno studio serio
da parte del Cec. Siamo lontani da un accordo consensuale su questa questione, il
che basta a escludere la possibilità di una presa di posizione deH’Assemblea. Durante l’Assemblea di Lambeth, la
questione era ufficialmente
all’ordine del giorno; non
sarà così a Harare.
Durante i primi cinque
giorni dell’Assemblea le chiese membro, le organizzazioni
Regala
un abbonamento a
RIFORMA
1948 -1998
World Council of Churches
„J
Il logo per il cinquantesimo anniversario del Cec
(Wcc)
e i gruppi ecumenici che sono stati invitati a presentare
le loro attività e la loro esperienza ecumenica e a dire ciò
che aspettano dal movimento ecumenico, porteranno i
loro contributi. Tali contributi sono stati ripartiti in sei filoni tematici, ma la scelta del
contenuto e del metodo resta
fra le mani di coloro che saranno incaricati di presentarli. Questo spazio, chiamato
«padare» (termine shona che
significa luogo di incontro), è
parte integrante dell’Assemblea, anche se non fa parte
dell’ordine del giorno ufficiale. Durante questo «padare»,
delegati e delegate scambieranno tra loro e con altri partecipanti le loro idee e le loro
visioni, il che permetterà loro
di definire in modo chiaro e
preciso il mandato che essi
daranno al Cec per il futuro.
Si parlerà anche della sessualità umana e dell’orientamento sessuale, sia nell’ambito delle questioni legate alla giustizia e ai diritti della
persona, sia nel quadro della
comunità cristiana aperta a
tutti. Il «padare» sarà un elemento nuovo e stimolante
del programma dell’Assemblea e siamo stati molto attenti a definire bene le «regole del gioco» affinché esso sia
un’occasione di scambio e di
apprendimento reciproci e
non di provocazione e di
scontro. Un gruppo consultivo è stato nominato per controllarne lo svolgimento e intervenire in caso di conflitto.
Gestire i conflitti
Le assemblee precedenti
hanno mostrato che una riunione intemazionale ecumenica di questa ampiezza rischia di generare conflitti.
Questo rischio, non lo si può
evitare ma il Consiglio ha
sempre dato prova di sufficiente maturità per venire a
capo dei conflitti in uno spirito di comprensione e di rispetto reciproci. L’Assemblea
di Harare non romperà con
questa tradizione.
Una questione tuttavia rimane: l’Assemblea lascerà la
propria impronta sulla storia
del movimento ecumenico?
Saprà dargli un orientamento
nuovo e dinamico? Alcuni
elementi ci consentono di rispondere affermativamente.
Primo: sono 22 anni che il
Cec non ha svolto un’Assemblea in Africa. La V Assemblea, a Nairobi, nel 1975, ha
avuto luogo durante il grande
periodo delle lotte di liberazione, in particolare in Africa
australe, e specificamente
nello Zimbabwe. Da allora, la
fine del regime dell’apartheid
in Sud Africa ha inaugurato
una nuova era della storia
postcoloniale dell’Africa. Ma
questa nuova era di cui si
sperava che sarebbe stato un
periodo di ricostruzione e di
rinnovamento per la comunità degli uomini e delle donne del continente, è caratterizzata da una successione
ininterrotta di conflitti interni che non finiscono mai. Così le chiese africane, che sono
depositarie del messaggio a
favore della giustizia, della
pace e dell’edificazione di comunità responsabili, si vedono investite di una grande responsabilità. Il Cec ha scelto
deliberatamente un paese
dell’Africa australe per tenervi la propria Assemblea giubilare; intende così esprimere la sua convinzione che è
soprattutto in Africa che si
deciderà il futuro del movimento ecumenico nel XXI secolo. Ci aspettiamo quindi
daH’Assemblea di Harare che
essa proclami un messaggio
di speranza e di solidarietà
alle chiese dell’Africa. Il continente aspetta che le chiese
del mondo, riunite nell’ambito dell’Assemblea, prendano
chiaramente posizione sul
problema del debito internazionale che annienta la vita sociale ed economica dei
paesi africani, i quali costituiscono la maggioranza di
quelli che vengano chiamati i
«paesi poveri altamente indebitati». (Cec-info)
(1 ~ continua)
* Segretario generale del Cec
Il Consiglio internazionale delle chiese cristiane (Cicc)
Contro il diavolo, il comunismo e il Cec
ANNETTE BIRSCHEL
Da 50 anni una dozzina di
uomini di chiesa, fedelissimi della Scrittura, combattono duramente contro il
diavolo, il comunismo e soprattutto il Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec): il
Consiglio internazionale delle chiese cristiane (Cicc) ha
celebrato recentemente il
suo giubileo. 57 chiese diedero vita al Consiglio, fondato il
12 agosto 1948 nella chiesa
inglese di Amsterdam. Il luogo era stato scelto con cura:
fu proprio in questa chiesa
che i Padri pellegrini celebrarono nel 1620 il loro ultimo
culto in Europa prima di imbarcarsi sul Mayflower per
raggiungere il nuovo mondo.
Anche quei cristiani protestanti doc si sentivano, 50 anni fa, dei pellegrini. Il loro intento era quello di «strappare
la maschera che copriva il
volto bugiardo» del Movimento ecumenico, allora ancora
giovane, che si adoperava per
l’unità dei cristiani. Da mezzo
secolo questi cristiani, che vogliono essere fedeli alla Bibbia, combattono contro quello che ritengono l’inquinamento della fede provocato
dai compromessi con le altre
confessioni, soprattutto con il
■'cattolicesimo. Essi affermano
che l’ecumenismo è un tradimento della parola di Dio.
Sia il luogo, sia la data di
nascita non erano casuali.
Nello stesso 1948, solo dieci
giorni più tardi, sempre ad
Amsterdam, al Concertgebouw, sarebbe stato fondato
il Consiglio ecumenico delle
chiese. Per molti anni il Cec,
di cui si preannunciava la costituzione era stato il bersaglio principale di questo
Contro-Consiglio, che operava soprattutto negli Stati Uniti. Il suo presidente. Cari
Mcintire, ne era già allora il
principale animatore. Ancora
oggi per Mcintire il Consiglio
che ha sede a Ginevra è una
«Agenzia di Satana». Il lavoro
del Cec e delle 330 chiese,
protestanti, ortodosse, anglicane che oggi ne fanno parte,
l’impegno per la pace e la
giustizia, sono opera di comunisti e non di cristiani.
Per decenni questo pastore
americano è stato presente,
infaticabile, agli incontri del
Cec, per protestare contro le
infiltrazioni comuniste, contro l’apostasia, contro il dialogo «diabolico» con le altre religioni. Mclntire ha organizzato delle vere e proprie campagne di odio soprattutto nel
periodo critico della guerra
fredda. Oggi nella chiesa inglese di Amsterdam la parola
comuniSmo non ha più molto
senso, ma il Cec rimane il nemico. «Non esitiamo ad affermare che il Cec è una caricatura della chiesa una, santa e
universale di Cristo» ha gridato ai fedeli Jaap Maris, Segretario generale del Cicc.
Sulla questione della giustizia, della pace e della salvaguardia del creato il Consiglio delle chiese evangeliche
«fedeli alla Bibbia» non Amolé
prendere posizione. Sono cose che spettano a Dio. «Un
idealismo così antibiblico come quello del Cec porta solo
ad un anticristianesimo», ha
dichiarato Mclntire da buon
patriota e convinto fondamentalista e anticomunista.
Dalla sua chiesa, la Chiesa
presbiteriana degli Stati Uniti, Mclntire era stato allontanato già 50 anni fa. Pare che
sotto la sua guida il numero
delle chiese che appartengono al Cicc sia oggi di 718, di
un centinaio di paesi diversi.
Ed è un numero imponente,
di fronte alle 330 chiese del
Cec. Secondo diversi osservatori si tratterebbe però in genere di gruppi dissidenti di
taglio conservatore, appartenenti all’area «evangelica!»,
che hanno abbandonato le
loro chiese d’origine perché
ritenute troppo liberali.
Da 50 anni Mclntire è il capo di questa pia impresa. Da
giovane era un uomo imponente, oggi è spesso sulla sedia a rotelle e ha qualche difficoltà nel parlare. Nonostante
abbia 92 anni non ha nessuna
intenzione di abdicare. Il suo
secondo, il segretario generale Maris, che ha 88 anni, ha
deciso invece di lasciare il suo
posto a qualcuno più giovane,
se si riesce a trovarlo. (epd)
Dal Mondo Cristiano
Bulgaria: i Testimoni di Geova sono stati
ufficialmente riconosciuti dal governo
Ifc:
SOFIA — Con un decreto ministeriale datato 6 ottok,
1998, il governo bulgaro ha concesso all’Associazione dei?
stimoni di Geova in Bulgaria lo status ufficiale di associa^
religiosa. Questa decisione è il risultato di un lungo pr^
legale durato oltre tre anni. Il 9 marzo scorso la Commì^
europea sui diritti umani aveva fatto una relazione sul&
dei Testimoni di Geova criticando il governo bulgaro. La^
legale che accompagna questo decreto, ratificando la
zinne negoziata di questa controversa questione, specif,
possibili alternative al servizio militare e la possibilità di
scelta individuale in relazione alle trasfusioni di sangue.]]!
verno bulgaro assume così una posizione diametralmenK_
versa rispetto alle conclusioni proposte nella relazione d
Commissione parlamentare in Francia (10 gennaio 1|^
Maurice Verfaillie, direttore del settore pubbliche relazig
libertà religiosa per conto della Chiesa awentista della!)
sione euroafricana, si è espresso in questi termini; «Lad
sione della Commissione europea sui diritti umani del 9^
zo 1998 probabilmente favorirà una nuova visione dei(|
dei Testimoni di Geova e in una certa misura modifiche
pregiudizi nei confronti delle minoranze religiose in Euro
Ratifica l’applicazione dell’articolo 9 della Convenzioneei^
pea per la difesa delle libertà fondamentali, ispirando rispn
verso il diritto della libertà religiosa».
Linai
mile
(h
Argentina: dibattito sull'insegnamento
della religione nelle scuole pubbliche
BUENOS AIRES — Dopo alcune precise richieste ava«
dalla gerarchia cattolica, in Argentina sta assumendo uni
rilievo il dibattito sull’insegnamento della religione nellesc)
le pubbliche. L’agenzia Prensa Ecumenica di Buenos Aires
diffuso in settimana due prese di posizione di esponenti «
gelici. Secondo il vescovo metodista Aldo Etchegoyen,
gnamento confessionale deve essere una precisa responsi
lità delle singole comunità» e quindi nella scuola pubblica]
essere ipotizzabile «solo una informazione generale sulla;!
ria delle religioni e sui valori dell’ecumenismo». Ancora
chiaro il pastore Juan Pedro Schaad, presidente della Gli
evangelica del Rio de la Piata: l’insegnamento scolastico p
blico deve essere «obbligatorio, laico e gratuito». (itM
Brasile: successo degli evangelici
al 2" turno delle elezioni amministrativa
RIO DE JANEIRO — Successo elettorale evangelico doi
ca scorsa nel secondo turno delle votazioni amministrai
nello stato brasiliano di Rio de Janeiro. Nuovo governai
dello stato è Anthony Garotinho, 38 anni, 4 figli, presbiteiii
presentato dal Partito democratico del lavoro, eletto (
57,9% dei voti. Vicegovernatore è Benedirà de Silva, Par#i
lavoratori, membro delle Assemblee di Dio in Brasile. (/
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Italia: convegno su «Il mare che unisce
Scuola, Europa, Mediteranneo»
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SESTRI LEVANTE — «Il mare che unisce. Scuola, Eur« i
Mediterraneo»: questo il titolo del convegno di studio] \\|
mosso a Sestri Levante (Genova) dal ministero della Pupi
istruzione. All’incontro hanno partecipato esponenti dei» i.ucj
mi scolastici dell'area mediterranea, ad esempio dellAlpp
e del Marocco. L’incontro ha dedicato particolare atteni Tvald(
alla dimensione sempre più «multiculturale» delle ^tislog;
e al rapporto tra «Educazione interculturale e dialogo uitMw .
ligioso». Al centro del Convegno, però è stata la presenti
di 50 progetti interculturali selezionati dal ministero pe
ro alto valore educativo e didattico; tra questi il progn
«Semi di pace», promosso dalla rivista Confronti e presi
a Sestri da Pupa Garribba, redattrice della rivista.
l’attenzione che il Convegno ha dedicato al tema
zione religiosa in un contesto sempre più segnato dm P‘ lezione de
smo confessionale: a questo riguardo esponenti deUap. guardato \
nità islamica e della Federazione delle chiese evangeuc Betolese,
Italia (Fcei) hanno arnito modo di sottolineare l’inadegu» Ptecisam
della risposta educativa della scuola italiana alla cresceni® chepe, la
manda di pluralismo che si esprime al suo interno. _
®ate valli
Evangelizzazione con Internet? mSià
rtO dol (
AUSTRALIA — «Internet avrà sulle chiese un Bonh)
più grande del telefono, deH'automobile e della stan’P Perl’occaj
gelare (e forse un po’ azzardata) dichiarazione di ^ J^sario di
del settore, l’australiano Steve Hewitt, direttore di u f A
blicazione specializzata del settore. In un articolo jj "®H’ente f
nel numero di settembre della «Rivista cristiana di . [°,^azzor
ter», Hewitt esamina con entusiasmo «le possibilitàJ^^1|j suhijg co
gelizzazione di questa nuova tecnologia in grande e P ^ -»uà pjgji
ne» ma si chiede anche ragionevolmente:
mettere in comunicazione dei credenti loritani tra j ^
portare alla costituzione di una vera comunità?».
Venezuela: scarsità di pastori battisti
Morbegm
Sondrio, i
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CARACAS — In Venezuela il 26% delle comunità
sono senza pastore e la predicazione viene tenuta
o diaconi. Il dato è emerso nel corso ded’arr^H^lfiigppÈ
battista nazionale che ha rivolto alle comunità r j
consociarsi per mandare almeno un
candidato ogni J
chiese a frequentare una facoltà teologica.
Scozia: piace il «giardino della Bibbiì^
ELGIN — Riscuote sempre più successo il j^gje sC
bia», creato nel 1996 a ridosso della celebre càtt® pn
di Elgin. Il giardino, pianificato a forma di croce ^
ta 104 dei 110 vegetali nominati nella Bibbia: dal a ^
.......... .j vegetali nominati nella Bibbia
vo, dal «giglio di Pasqua» al sicomoro di Zaccheo
''"'certo
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13 NOVEMBRE 1998
PAG. 5 RIFORMA
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; Una nuova serie dell'esecuzione integrale delle composizioni bachiane
Le Cantate della gioia dei credenti
l'inaugurazione di un nuovo organo in concomitanza con l'inizio della stagione
inilanese. Il concerto del «Sola Fide» e il confronto con la fedeltà del Signore
paolo fabbri
IS
122 ottobre si e tenuto a
San Simpliciano a Milano
ilio concerto della X serie
¡elle settimane Bach per
l'esecuzione integrale delle
sue cantate, in occasione
¿’inaugurazione dell’orgajo Störmthal: un’occasione
¿osa, e la gioia è stata il filo
conduttore di questa serie
¿icata al primo anno di attività di Bach a Lipsia. La
Cantata Bwv 37 {«Chi d’ora in
poi crederà e riceverà il battolino»), il cui tema è la sola
azionee« j stata composta per
ndorispe fpscensione: una festa che
Bach affronta con un organi
ento
che
(m
) contenuto agli archi e due
oboi d’amore. Essa si apre
con un coro che enuncia l’argomento, ripetuta per gettare
le basi del discorso teologico
ste avai^ successivo. L’aria seguente,
ndounl con violino obbligato, è uno
e nelle s(S stupendo duetto fra questo e
nos Aiies i tenore a cantare le lodi del
onentieii Signore, mentre il basso conlyen, «ili tinuo esprime le pulsioni più
respons pioionde dell’anima. Il corale
pubblica] prima parte, sim
ale sulla! metrica alla seconda, con
Ancora un'intensa lode per i doni di
della Gli mentre le evoluzioni
clastico p dell’organo rappresentano i
moti dell’anima nel dubbio
del contrasto fra Dio e il maligno. La seconda parte si
J apre con un recitativo in cui
, i il basso enuncia la giustificaitrfltlV^ none per fede, con enfasi poI sta al verbo g/awùen (credelico domi re],]] corale finale, una preiministrOT ^ q¡q perché infonda
governai^ fe¿e e perdoni i peccati, si
iresbiteiiaiHinalza gradualmente in un
ariegato gioco fra coro e
ìtramenti.
La Cantata Bwv 86 («In ve
eletto
'a. Part
!ile. (näi
Ton Koopman, organista e direttore oiandese
inisce
loia, Euu
i studio
ella PubB
snti
1 dell’AHJi«
re atteid
Una mostra e una conferenza a Morbegno, in provincia di Sondrio
<1 valdesi in fiera» tra la storia e la società dell'oggi
e nostre! //T'^^ldesi in fiera» era lo
.Inori intó li . che circolava a
SenfaS K^gno, in provincia di
resenta^Soudrio, nei giorni della IX
tero
nrovrani m prodotti della
progra^ Montagna lombarda» e della
e preseui
crescent®
iffettoa
rità in verità io vi dico»-1724)
vede alla sua base il principio
dell’intervento di Dio nei
momenti difficili, quando si
osserva la sua legge, principio affermato da Dio nel pellegrinaggio di 40 anni nel deserto. La cantata si apre con il
solo basso che enuncia il
Vangelo del giorno; «In verità
in verità vi dico che quel che
chiederete al Padre egli ve lo
darà nel nome mio» (Giovanni 16, 23). Segue il dialogo di
violino e basso continuo con
il contralto. Vi è poi un corale
centrale, in cui contralto e
oboi d’amore si inseguono
sullo stesso tema, finché gli
oboi disegnano la Engel
Schar (schiera di angeli) evocata dal canto. Il tenore in un
delicato recitativo segna la
differenza tra la fedeltà di Dio
e quella degli esseri umani,
per poi intavolare una bella
aria in cui si riaffermala fiducia nell’intervento di Dio.
Una strofa dell’antico corale
di Paul Speratus (1523) chiu
de la composizione con una
nota di speranza.
Ha chiuso il concerto la vasta cantata Bwv 194 («Tripudio ardentemente atteso»,
1723) il cui testo è diviso in
due parti separate dallo stupendo corale a noi noto perché fornisce la melodia all’inno 103. La prima parte esalta
il nuovo edificio dedicato al
Signore, richiamandosi però
all’umiltà predicata da Gesù
e al richiamo rivolto da Mosè
a Israele, subito prima di entrare nella Terra promessa,
affinché non creda che i frutti
meravigliosi di quella terra
siano prodotti solo dalle sue
mani senza alcuni intervento
di Dio. La seconda parte è
un’esaltazione della trinità.
L’intera cantata ha struttura
monumentale, probabilmente collegata all’importanza
dell’edificio di culto allora
inaugurato. Una complessa
ouverture corale è suddivisa
in tre parti, a cui segue un recitativo in cui i riferimenti
all’infinita grandezza di Dio
mirano a ridimensionare 1’
importanza deU’edificio.
L’aria che segue è una pastorale di struggente dolcezza.
Ancora un invito alla gioia nel
recitativo del soprano, che si
trasforma in preghiera nell’aria successiva ispirata all’esempio del profeta Isaia, e
poi il corale di cui si diceva.
Un recitativo del tenore prosegue nell’invito alla gioia,
che viene sottolineato nell’
aria successiva dai vocalizzi
sulla parola Freude (gioia),
che emergono su un accompagnamento di solo basso
continuo. Anche dietro quest’aria si nasconde un motivo
di danza. Il recitativo seguente è in forma di duetto tra il
basso che propone la fragUità
della carne e il soprano che
afferma la forza dello Spirito
sostenuto da Dio, per approdare all’aria in cui entrambi
proclamano la propria gioia
per l’aiuto di Dio con vocalizzi insistiti sulla parola Haus
(casa), che fanno del nuovo
edificio la metafora del luogo
celeste in cui un giorno i credenti incontreranno Dio. Nel
recitativo che precede il finale
il basso, con il solo accompagnamento del basso continuo
esorta l’assemblea a aprire il
cuore ai doni dello Spirito per
diventare a sua volta casa di
Dio e l’assemblea risponde
con fervore nel corale conclusivo, in cui il tripudio della fede, quasi fosse stato frenato e
controllato durante tutta la
composizione, esplode in tutta la sua pienezza. Ton Koopman, all’organo e quale direttore, ha sapientemente diretto l’Amsterdam Baroque Orchestra and Choir.
LUCIANA CERGNAR
I», o *vyiiiL»aiuci» c uciict
« «Fiera del Bitto» (10-18 ot
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noranza neH’ambìto delle varie manifestazioni della settimana fieristica: così il «popolo valdese» ne è stato ospite.
Positiva è stata la risposta
del pubblico della Fiera, di
scolaresche e delle autorità
regionali, provinciali e locali.
Queste infatti, nel pomeriggio di sabato 8, dopo avere
inaugurato e visitato la Fiera
guidate dal sindaco di Morbegno, si sono recate a palazzo Malacrida per vedere la
mostra «Dalle Valli all’Italia»
curata dal Centro culturale
valdese di Torre Pellice e
l’esposizione di libri dell’editrice Claudiana. Nel pomeriggio di venerdì 16, in una
delle sale del settecentesco
palazzo Malacrida, introdotta
e moderata dall’assessore alla Cultura di Morbegno Alba
Rapella, il pastore Giorgio
Tourn, presidente del Centro
culturale valdese, ha tenuto
una brillante conferenza dal
titolo «1848-1998. Il cammi
no della libertà religiosa in
Italia». La sua relazione, vivace, aneddotica e a tratti venata di fine umorismo, pur rievocando vicende del passato,
è stata quanto mai attuale e
ha trovato pieno riscontro
nel pubblico presente che ha
dato vita a un appassionato
dibattito.
Ma l’occasione per la conoscenza della realtà valdese è
stata data anche dallo stand
in Fiera allestito dalla Comunità montana vai Pellice che,
anche con un video, illustrava la storia della minoranza
valdese e la vita, l’economia e
la cultura della valle. Nel
giorno dell’inaugurazione i
valdesi si sono presentati ai
visitatori con l’esibizione della corale di Pinerolo. Dalla
sala convegni del polo fieristico le melodie di inni di
chiesa, dei lamenti di prigionieri «eretici», paragonabili ai
negro spiritual, e di invito alla
pace hanno inondato i 10.000
e più metri quadrati di esposizione. La presentazione dei
brani da parte del pastore
Paolo Ribet ha permesso una
maggior comprensione degli
stessi, diretti dal m.o Roberto
Morbo ed eseguiti dal coro
con puntuale, sentita ed efficace interpretazione.
M Un convegno a Siracusa
Le genti del Libro in Sicilia
tra passato e futuro
SALVATORE RAPISARDA
. .T E genti del Libro tra
storia e futuro: ebrei,
cristiani e musulmani a confronto in Sicilia» è il tema del
convegno tenuto a Siracusa il
24 e 25 ottobre. L’organizzazione e la gestione del convegno è stata curata dalle associazioni Biblia, Qol e dall’Istituto mediterraneo di
studi universitari (Imsu) che
a Siracusa negli ultimi anni
ha curato diversi incontri tra
esponenti delle tre religioni
abramidiche e ha anche organizzato corsi di islamistica.
Il Comune di Siracusa e la locale Apt figuravano tra gli organizzatori.
La Sicilia, è stato ripetuto
nel corso del convegno, è stata luogo di incontro, di collaborazione e di sviluppo delle
tre religioni monoteiste e delle genti che a esse hanno appartenuto. Lo hanno sostenuto le relazioni degli storici
Giuseppe Giarrizzo (Università di Catania), Adalgisa De
Simone e Francesco Renda
(Università di Palermo), Cesare Colafemmina (Università di Bari), Mahmoud Salem E1 Sheikh (Università di
Firenze) e dello scrittore siracusano Sergio Caldarella.
Specialmente alla corte delTilluminato sovrano Ruggero
II, nel XIII secolo, si è realizzata una simbiosi tra le tre
culture, che ha dato vita a
preziose opere di traduzione
di testi liturgici e di filosofia
nelle lingue araba, ebraica,
greca, latina, siciliano del
tempo: opere di poesia, di
scienza medica e geografica
hanno beneficiato di quel clima di interscambio culturale.
Tutto questo è chiaramente
documentato da atti notarili,
aneddoti, iscrizioni, onomastica e toponomastica.
Dunque in Sicilia, è stato
detto, si è realizzata una felice esperienza di incontro, di
integrazione, di messa a disposizione di talenti che potrebbe fungere da riferimento per gli incontri interculturali e interreligiosi che a seguito delle attuali migrazioni
e aperture internazionali si
farmo sempre più frequenti e
necessari. È stato anche abbozzato, di sfuggita, il sogno
culturale e politico di una Sicilia che, grazie al proprio
Dna, possa fare da ponte tra
l’Europa cristiana e occidentale, il Medio Oriente e la riva
sud del Mediterraneo. Al sogno di una Sicilia testa di
ponte per nuovi scenari geopolitici, tuttavia, si contrappone la constatazione che la
stessa Sicilia rischia di perdere il suo contatto con l’Europa se non compie grandi
passi per adeguarsi alla nuo
Lezioni al Seminario battista di Praga
Ecclesiologia e genere» allo studio
«
«Ecclesiologia e genere» è
stato l’argomento delle «Hugey Lectures», una serie di lezioni biennale tenutasi all’International Baptist Seminary
di Praga il 1“ e 2 novembre.
Nel suo primo intervento
Ruth Gouldbourne, docente
alla Facoltà battista di teologia di Bristol, ha esplorato il
rapporto tra ecclesiologia e
genere nei gruppi anabattisti
del Cinquecento. Per scoprire
in che modo gli anabattisti
modificarono il rapporto tra i
sessi bisogna paragonare la
loro prassi con quella delle altre chiese dell’epoca, sia protestanti sia cattolica. Focalizzando in particolare sui due
sacramenti dei battesimo e
dell’eucarestia, Gouldbourne
ha messo in evidenza come
l’ecclesiologia anabattista effettivamente condusse a cambiamenti importanti nel significato attribuito al genere e al
ruolo assunto dalle donne
nella chiesa. Le discriminazioni a cui erano soggette le
bambine al momento del battesimo cattolico sparivano nel
battesimo del credente praticato dagli anabattisti. L’eucarestia inoltre era celebrata
non da un sacerdote maschio
ma da tutta la comunità, fatta
di fratelli e sorelle che, riunita
in un «patto d’amore», consacrava insieme gli elementi.
Gli anabattisti infatti erano
considerati una minaccia per
l’ordine sociale costituito e lo
spazio diverso accordato nei
loro incontri al corpo femminile avrebbe contribuito a
creare una realtà percepibile
all’esterno come destabilizzante. Benché l’ecclesiologia
degli anabattisti del Cinquecento avesse la possibilità di
modificare in modo significativo il rapporto tra i generi, e
cambiamenti in questo senso
ebbero luogo, l’anabattismo
continuò ad affermare la subordinazione della donna all’uomo, della moglie al marito. Le conseguenze dell’ecclesiologia anabattista per il nostro modo di costmire e comprendere sono ancora da sviluppare. Saranno il tema delle
altre lezioni che Gouldbourne
terrà in futuro, «Gli inizi battisti» e «I battisti oggi».
va realtà culturale, politica e
produttiva europea. Per queste ragioni la Sicilia deve
guardare a Nord mentre è
Chiamata a tendere la mano
a Sud. Il convegno, valido come corso di aggiornamento
per insegnanti, ha avuto come relatori esponenti quasi
esclusivamente dell’area
ebraica e cattolica. La voce
musulmana era affidata al
solo Mahmoud Salem E1
Sheikh e l’area cristiana, secondo il modello consolidato
nel vezzo italiano, era affidata a relatori cattolici, dimenticando la voce protestante e
facendo l’inconscia equazione cristianesimo uguale cattolicesimo.
Oltre agli aspetti squisitamente storici, il convegno ha
toccato aspetti più vicini alle
questioni spirituali e teologiche patrimonio dell’ebraismo, dell’Islam e del cristianesimo. Quali scritture? si è
chiesto Gianpaolo Anderlini
(Qol). Su «Le religioni dell’ascolto» ha parlato Pierre
Lenhardt (Ratisbona-Gerusalemme). Una divagazione
particolarmente ispirante
sulla «Storia dei tre anelli»
l’ha condotta Paolo De Benedetti (Biblia). Si è così parlato
di ascolto della parola e di
ascolto reciproco, di centralità dell’uomo, di verità, di rifiuto delle verità escludenti,
di interpretazioni inclusive,
di poliedricità della parola biblica, di esegesi narrativa, di
fantasia, di cuore, di fede, di
speranza, di amore. È stato
sottolineato che il dialogo deve avvenire senza mediazioni, ma nell’incontro quotidiano degli umani che sanno
superare paure, pregiudizi e
barriere ataviche.
Guardando al futuro. Brunetto Salvaran! (Qol) ha tracciato, per sommi capi, i possibili scenari del dialogo interreligioso. Con efficacia giornalistica ha parlato di dialogo
hard, per significare l’atteggiamento letteralista-fondamentalista sicuro di sé e aggressivo; dialogo light, per
descrivere l’atteggiamento individualistico-sincretistico
pronto a «navigare» per qualsiasi sito religioso: il terzo
modello lo ha chiamato dialogo Graz, cioè modellato sul
tema della riconciliazione. Il
modello Graz, al di là dell’attuale affievolimento di quella
spinta, presuppone identità
ben definite che si pongano
in un atteggiamento di mitezza, di accoglienza, di testimonianza. Come alternativa al
modello Graz si può immaginare il modello Dumia. Dumia è il tempio che in Palestina, nell’oasi di pace Nevè
Shalom-Waat as Salam, è
aperto a ogni ricerca, al silenzio come alla preghiera, offre
un posto a credenti e a non
credenti, e a ogni persona comunque in ricerca.
Si è cercato di concludere il
convegno con una parola che
costituisse una pista per andare avanti. La parola speranza è sembrata adeguata in
un momento in cui i conflitti
non mancano, ma in cui si
può dire, con connotazione
positiva, quel che diceva Primo Levi: «Se è accaduto, potrebbe accadere ancora». Anche la parola «uomo», come
realtà di confronto concreto,
è stata proposta quale terreno di verifica del dialogo che
vuole coinvolgere tutti personalmente, a tutti i livelli, e
senza mediazioni.
Nev agenzia stampa
notizie evangeliche
abb. L. 60.000-ccp 82441007
intestato a Nev - Roma
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RIFORMA 13 NOVEMBRE 1998
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In caso«
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L'Editore
Il presidente dell’ospedale, Sergio Nitti, con il direttore sanitario,
Salvatore Accardo, e il sindaco di Napoli, Antonio Bassoiino
Un'avventura della fede
DOMENICO NASELLI
IL trentennale di Villa Betania ricordato sabato scorso
a Napoli non è una celebrazione del passato. È una tappa di un cammino ultracinquantenario verso il futuro
che per i cristiani è segnato
dalla volontà di Dio e nel caso nostro è stato presente
nelle visioni di quello che fu
un profeta, Teofilo Santi. Egli
aveva avuto l’intuizione dell’ospedale evangelico già nel
1944, quando aveva scoperto
che 40.000 napoletani senzatetto erano sfollati nelle grotte delle colline che circondavano la città. Ma l’apertura
dell’ospedale rischiava di rimanere un sogno. Una prima
casa trovata alTArenella nel
1946 fu all’ultimo momento
negata all’ospedale per l’intervento diretto della curia:
una seconda che avrebbe dovuto essere costruita nella
zona alta della città non ricevette mai il permesso di fabbricazione con la scusa che
avrebbe tolto la vista di tre ci
pressi. Tale scusa non valse
più quando su quel terreno
fu costruita una scuola per
giovani americani a cura del
comando militare a cui fu poi
affittata. Intanto era nato un
comitato formato da tutte le
chiese evangeliche della città
che gestiva gli ambulatori iniziati nel 1946 presso la Chiesa evangelica valdese e poco
dopo presso quella battista e
quella metodista. Lì si curarono oltre 12.000 nullatenenti napoletani.
Mutato il clima religioso,
nel 1962 il comitato comprò
un terreno a Ponticelli, quartiere che non aveva alcuna
struttura sanitaria. I preti del
quartiere che avevano imparato a conoscere il dottor
Santi al Centro sociale «Casa
mia» dettero la loro collaborazione. Lo stesso fece anche
in seguito l’arcivescovo, Corrado Ursi. Nel 1966, quando
era già cominciata la costruzione, vennero a mancare i
fondi ma una visita di un
esponente del centro ecumenico di Ginevra permise con
Tirvtervento delle chiese europee di poter dedicare l’ospedale nell’ottobre 1968. La
visione dei fondatori era ben
più ampia di quello che fu
possibile fare allora. Già nel
’71 Santi dichiarava che l’ospedale stesso era troppo
piccolo e che avrebbe avuto
bisogno di un ampliamento.
Il primo trentennio di vita
dell’ospedale è stato caratterizzato da grandi battaglie,
da forti trasformazioni, come
quella da opera all’insegna
del buon samaritano ad
un’azienda moderna, senza
fini di lucro ma costretta dai
limiti della buona amministrazione. Quando dieci anni
fa celebravamo il ventennale
dell’ospedale affermammo,
Eben-Ezer, fin qui il Signore
ci ha soccorsi, ma ci rendemmo conto che molto restava
da fare perché l’ospedale fosse davvero parte integrante
di questo rione senza strutture, che cresceva ogni giorno., l.a sua base giuridica era
incerta. La lentezza dei pagamenti delle rette da parte degli enti pubblici metteva
l’ospedale in grandi difficoltà
economiche.
Ora l’ospedale è una fondazione riconosciuta nell’
ambito dell’ordinamento valdese, è divenuto ospedale generale di zona, è compresa
nel piano regionale ospedaliero varato in Campania solo
quest’anno. È però indispensabile un ampliamento perché possa far fronte alle sempre crescenti necessità di una
zona di Napoli che comprende ora circa 300.000 abitanti.
Non possiamo infine dimenticare che Villa Betania è
l’unico ospedale evangelico
del Sud e il suo servizio è anche quello di una raccolta
ideale degli evangelici meridionali. La nostra fiducia è in
quel Signore che ispirò il dottor Santi e che oggi ha dettato ai cappellani evangelici di
Villa Betania bellissime pagine di meditazione e di confessione cristiana.
Già nel 1944 Teofilo Santi avrebbe voluto questo istituto ma Toscurantisrììo]
I trent'anni dì servizio dell'ospedi
Verso nuovi obiettivi con il progetto di ampliamento
ANNA MAFFEI
L> ATMOSFERA, già dalla
I mattina presto di sabato
31 ottobre, era quella delle
grandi occasioni. Il sole aveva già fatto capolino fra le rare nubi ma poi aveva stabilmente preso posizione maestoso e caldo nel cielo ormai
terso. Buon presagio. Così
aveva inizio la lunga mattinata della celebrazione per il
trentennale dell’ospedale
evangelico di Napoli «Villa
Betania». Gli ospiti, arrivati
alla spicciolata, erano tanti, e
non solo provenienti dalle
chiese partenopee. Avevano
risposto all’invito della presidenza dell’ospedale pastori e
non, ormai anche residenti
altrove, che a «Villa Betania»
avevano offerto negli anni
qualcosa delle loro energie e
del loro tempo.
Un benvenuto del presidente della Fondazione Betania, Sergio Nitti, ha aperto
davanti a oltre 500 presenti
l’incontro pubblico, che era
stato preceduto da una visita
ai vari reparti dell’ospedale di
un gmppo di ospiti fra i quali
il presidente della Camera
dei deputati, on. Luciano
Violante. Quest’ultimo ha
portato a nome delle istituzioni un saluto caldo e partecipato, che rifletteva una
buona conoscenza dell’Ospedale e della sua storia. «Sono
qui stamane - ha detto, offrendo ai convenuti la chiave
di lettura della sua presenza per valorizzare le forze positive della città». Nel suo inter
vento ha infatti accostato il
ruolo positivo dell’ospedale
in un tessuto urbano ancora
violentemente lacerato dalla
camorra, ad alcuni altri segnali positivi che giungono in
questi mesi da Napoli e dalla
Campania.
L’intervento del giudice
Verde, vicepresidente del
Consiglio superiore della magistratura, dopo aver ripercorso brevemente la vicenda
dell’ospedale ba considerato
che solo «una straordinaria
forza interiore poteva consentire il raggiungimento di
risultati che sono oggi sotto
gli occhi di tutti». In conclusione si è detto certo che tale
forza «porterà senz’altro a
conseguire gli ulteriori obiettivi che i responsabili della
stmttura si ripromettono, auspicando che ciò avvenga
sempre tenendo in giusta
considerazione non soltanto
la malattia, ma anche la personalità degli ammalati.nel
pieno rispetto della fede religiosa e delle idee professate».
Anche il pastore e deputato
Domenico Maselli, da sempre grande amico di «Villa
Betania», ha appassionatamente ricordato gli inizi dell’opera, le difficoltà incontrate sul suo cammino ma anche la fede che ha sempre
animato, fino ad oggi i suoi
responsabili.
Il presidente della fondazione Betania, Sergio Nitti, a
conclusione di questa prima
parte dell’incontro ha ricordato a tutti il nuovo traguardo
da raggiungere: costruire sul
Il tendone che ha ospitato il culto
suolo a disposizione un nuovo corpo di fabbrica che consenta all’ospedale di rispondere pienamente ai compiti
del piano ospedaliero e alle
normative vigenti sempre più
esigenti in termini di spazi
per la sistemazione dei servizi. «Per il finanziamento
dell’ampliamento - ci ha detto Nitti - si farà fronte in parte
con la disponibilità dell’ospedale stesso, con la solidarietà
delle chiese evangeliche fondatrici, specie di quelle che
ottengono i contributi dell’otto per mille, e anche e soprattutto, speriamo, con la contribuzione della Regione Campania ai sensi dell’articolo 20
della legge 67/1988 che prevede l’impegno finanziario delle
Regioni per la ristrutturazione
degli ospedali pubblici». Del
progetto di ampliamento, e
delle difficoltà burocratiiii
finora incontrate, il presiil®
te Nitti ha poi parlato ané
con il sindaco di Napoli,Ji
tonio Bassolino, intervennj
alla fine della manifestazioi
pubblica, e lo ha accoip
gnato a una visita ai vaiij
parti dell’ospedale.
Il culto, organizzato e pi
sieduto dal pastore Massi
Aprile, cappellano dell’osp
dale, con la predicazionel
pastore Giorgio Bouchail
aveva come motivo domimi
te il versetto 1 del capitola!
di Isaia; «Il deserto e lati
arida si rallegreranno, la si
tudine gioirà e fiorirà conri
rosa». Una crescente partii
pazione e a tr.atti commcsi
ne ha accompagnato tufi
culto che è stato, come II
va essere, il momento ce<
le di tutta la celebrazione,
Un punto di riferimento per una difficile situazione metropolitana
Riportiamo ampi stralci del
saluto del presidente della Camera dei deputati, on. Luciano
Violante
LUCIANO VIOLANTE
(...) La scelta di realizzare
proprio a Ponticelli l’ospedale di Villa Betania ha inciso
positivamente, in questi
trent’anni, sul tessuto sociale
di un quartiere sviluppatosi
nell’epoca del sacco edilizio
della città senza che fosse
previsto alcun servizio sociale
e sanitario e con un’insufficiente struttura scolastica. In
riferimento a quegli anni Allum scrive che l’unica stmttura organizzata presente storicamente sul territorio era la
camorra’* che si costituiva così come l’unico interlocutore
di fatto per le decine di migliaia di persone che erano
arrivate qui dai quartieri storici di Napoli e da fuori città,
costretti a vivere in un quartiere-dormitorio che, in meno
di vent’anni, è passato da 60 a
300.000 abitanti.
Oggi l’ospedale costituisce
un punto di riferimento insostituibile per oltre 300.000
persone che vivono a Ponticelli, offrendo ai cittadini prestazioni qualificate in particolare nella terapia intensiva
neonatale e con il pronto soccorso attivo che ha quasi raddoppiato la sua attività negli
ultimi due anni, passando da
23.797 prestazioni del 1996
alle oltre 40.000 nei primi dieci mesi di quest’anno.
Ma la struttura di Villa Betania, affiancandosi all’attività scolastica e sociale dei
centri «Emilio Nitti» e «Casa
Mia», all’asilo aperto per i
bambini più poveri, al doposcuola e alla scuola serale costituiscono insieme una risorsa preziosa per il quartiere e
per l’intera città. Grazie all’
impegno costante delle comunità evangeliche e di tutti
gli operatori di queste struttu
re gli abitanti di Ponticelli, a
cominciare dalle ragazze e dai
ragazzi, sperimentano quotidianamente una pratica della
solidarietà e dell’azione sociale che si fonda sui valori
della legalità e dell’impegno
civile, sull’efficacia dei servizi
resi, che sono gli elementi indispensabili di una cultura e
di un costume democratico
che occorre rafforzare a ogni
livello della società partenopea e campana.
Tutti noi sappiamo quanto
forte nella cultura evangelica
è il principio di responsabilità e sappiamo anche che
nella vita quotidiana, specie
chi ha responsabilità politiche, si trova spesso di fronte
all’alternativa tra responsabilità e solidarietà. Voi qui, con
il vostro lavoro, ci mostrate la
possibilità concreta che i due
principi convivano nell’interesse di una vita che si svolga
con dignità. Esperienze durature e di alto profilo morale
come queste rappresentano
un punto di forza essenziale
per lo sradicamento di una
cultura ancora diffusa in alcuni settori della società, dove è l’appartenenza a prevalere sulla cittadinanza e dove
continua ad esistere un grave
deficit di cultura delle regole.
Si tratta di una condizione
che affonda le sue radici nella
storia della città, cresciuta e
sviluppatasi per secoli come
l’unico reale centro urbano
del Mezzogiorno peninsulare.
Questa situazione ha innescato una serie di processi di cui
il più evidente è stato il progressivo degrado e disordine
urbanistico e la coartazione
degli spazi vitali per gli abitanti vecchi e nuovi di Napoli.
Già Nitti descriveva l’area metropolitana come una «corona
di spine» intorno all’organismo cittadino, ampliatasi senza regole e divenuta un magma soffocante di condizioni
avverse ad ogni accettabile livello di qualità della vita ur
II Presidente Violante assiste al culto insieme aiie aitre autorità
bana. (...) È su questo terreno
che ha attecchito e continua a
svilupparsi la pratica e il controllo camorristico del territorio che occorre battere con
uno sforzo comune delle forze civili e politiche.
Sappiamo che in questi ultimi mesi la città ha subito
nuovi attacchi della camorra,
nuovi episodi di violenza e di
intimidazione che non possiamo sottovalutare. Sappiamo che a Napoli c’è ancora
oggi, nonostante gli sforzi del
Comune, della Provincia e
della Regione, un tasso di sofferenza sociale elevatissimo.
Per poter utilmente combattere contro questi mali, per
poterli vincere, è necessario
avere il realismo della verità,
guardare in faccia le cose che
ancora non funzionano, ma
non dimenticare le cose che
funzionano.
Ci sono due Napoli, due
Mezzogiorno, due Italie; una
di queste è la Napoli, il Mezzogiorno, l’Italia che funziona. Su ciò che funziona dobbiamo far leva per combattere ciò che ancora non funziona. Vorrei invitare, proprio
all’interno di questa splendida opera, a non dimenticare
ciò che abbiamo costruito, le
battaglie che abbiamo vinto,
la forza dei nemici che sono
stati sconfitti: vorrei invitare
a trarre da ciò che abbiamo
costruito la forza per continuare a costruire.
Sono qui stamane non solo
per ragioni di amicizia e di riconoscenza. Sono qui per valorizzare le forze positive della città, per sostenere tra l'altro lo sforzo della scuola che
si è trasformata oggi in una
nuova linea di frontiera proprio per l’impegno degli insegnanti nella direzione della
crescita di una cultura della
legalità diffusa. Nella provincia di Napoli, l’anno scorso,
700 tra capi di istituto e docenti delle scuole di ogni genere e grado hanno partecipato ad un corso di aggiornamento su questi temi.
Per questo oggi la camorra
individua nelle istituzioni
scolastiche un nuovo nemico
che può rivelarsi in pochi anni capace di sottrarle il serbatoio di reclutamento costituito dalle giovani generazioni.
Sono certo che, anche di
fronte alle recenti aggressioni
subite, gli insegnanti e le loro
famiglie proseguiranno nel
loro impegno civile per Taffermazione dei valori della
legalità e della democrazia.
Ma essi non devono essere
lasciati soli e bene ha fatto il
ministro Berlinguer a recarsi
subito in quella scuola diii
poli dove un insegnantéH
stato aggredito.
Accanto a questo sfoi
per la diffusione capili*
nella scuola della cultural
la legalità esistono o;
piano economico alcuni*
dicatori positivi di una*
lontà di costruire nuovet
prese e nuova occupai®
che emerge in particolw
i giovani. Al 2 ottobre I
città di Napoli si segn^
aver presentato il pi"
numero di proposte?*'
prestito d’onore: 4.77J'
10,6% del totale) eiaCaf
nia, nel suo insieme, e
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percentuale più alta: "1
25%. Al settembre di
anno tra i dodici Patti
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Coedizione in a.p. 45%
rt 2 comma 20/B iegge 662/96 - Filiale diTorino
¡caso di mancato recapito si prega restituire
,1 mittente presso i’Ufficio PT Torino CMP Nord.
L'Editore si impegna a corrispondere il diritto di resa.
Fondato nel 1848
È TUTTOMELE, FINO A DOMENICA — Si è aperta
sabato scorso e proseguirà fino a domenica 15 la 19^ edizione di «Tuttomele» a Cavour; è un intero paese che nel
corso degli anni ha saputo salire alla ribalta della cronaca,
rilanciando una produzione ben radicata nella zona e costruendo intorno a questo frutto una serie di appuntamenti e
di incontri culturali e ricreativi. Resta, comunque, il ruolo
centrale della produzione agricola; resta l’importanza di
una nuova considerazione del settore: un’agricoltura che rispetti l’ambiente nel momento della produzione è un’attività che tutela il territorio. Prima che una festa Tuttomele è
D
< <
VENERDÌ 13 NOVEMBRE 1998 ANNO 134 - N. 44 LIRE 2000
Ha fatto notizia la settimana scorsa l’intervento dei
earahinieri in una casa di una
frazione di Ferrerò in cui
un’anziana donna vive con
suo figlio in condizioni simili
a quelle in cui vivevano all’inizio del secolo le famiglie
più povere. La situazione economica della famiglia non è
del tutto negativa, ma non c’è
stata l’ambizione di rimodernare la casa e quindi l’aspetto
dell’abitazione lascia un po’
sgomenti. Purtroppo non c’è
solo questa famiglia che vive
in tali condizioni. Alcune persone, perlopiù sole, in vai
Germanasca hanno scelto di
vivere come si viveva una
volta quando c’era miseria e
non è possibile modificare
questa scelta daH’estemo.
SOCIETÀ E ISOLAMENTO
TRASCURATA?
CLAUDIO TRON
I servizi sanitari, la persuasione della cura pastorale, i
consigli dei vicini e parenti
non sortiscono alcun effetto.
Spesso per giunta persone titolari di pensione o comunque
di un reddito fisso trattengono
in casa il denaro incassato e
diventano bersaglio ghiotto di
ladruncoli o di falsi funzionari
che varie scuse le imbrogliano
e deruban'o. Che dire di fronte
a queste situazioni? Non c’è
evidentemente nessuna risposta. Resta comunque importante far sentire a tutti la loro
dignità di persone amate da
Dio. Nessuno deve essere
identificato con la casa in cui
vive, col disordine dei suoi
abiti, con la mancanza di igiene a cui si lascia andare; uno
non è mai innanzitutto il suo
disordine, non è mai lo scemo
del paese, né lo sporco, né
l’orso riottoso a ogni tipo di
dialogo, ma è innanzitutto figlio 0 figlia di Dio. Se le tue
scelte di vita sono poco aggiornate, vuol dire che il tesoro della salvezza è tenuto in
vasi di coccio particolarmente
malandati (II Cor. 4, 7); ma
nessuno porta scritta nella sua
foggia nel vestire questa comune salvezza. Tutti quanti
siamo solo vasi di coccio. Allora se è vero che l’abito non
fa il monaco, è anche vero
che non fa il dannato. Guai
quando sono gli altri che costruiscono intorno a una persona il suo ruolo di essere
asociale. Se la persona se lo
sceglie lei, non glielo si può
impedire, ma questo ruolo deve essere contrastato con tutti
i mezzi che non contraddicano il rispetto dovuto agli altri.
Lavoro a Pinerolo
La Beloit
si occuperà
di assistenza?
Dalla fine di novembre alla
Beloit Italia di Pinerolo inizierà la cassa integrazione
straordinaria. La decisione è
stata comunicata ai lavoratori
e ai sindacati la scorsa settimana nel corso di un incontro
in cui l’Azienda ha ribadito la
presenza di 130 lavoratori in
esubero nell’area produttiva,
e di voler avviare uno studio
sulla terziarizzazione dei servizi. Nel futuro della Beloit
Italia dovrebbe esserci quindi
uno spostamento verso l’assistenza al cliente, la fornitura
ni ricambi e contratti post
vendita, piccole ricostruzioni
u riparazioni sul mercato
nell’Europa del Sud e mediterranea. Con questo intervento di riorganizzazione la
neloit Italia si pone come obiettivo di abbattere i costi
nmri attuali del 40% e di avei un utile operativo lordo inumo al 10%. La richiesta inunto di cassa integrazione a
®ro ore interessa 280 lavorane per 12 mesi e non è prevista rotazione.
«La situazione è da noi riteta difficile - dice Marco
“faggini, della Cgil di Pinen 7 il nostro obbiettivo priatio è la difesa massima
occupazione anche attra00 abbattimento dei coutiL’ Permettano un migliore
r degli impianti e ga
,j una maggiore occupa
.uo»-1 sindacati chiedono di
fg '?^ore la formazione proper migliorare la
ngn^^^’ooalità del personale e
ng ,.eterne così il riutilizzo
taif, ' '.ojpianti di Pinerolo. Insto d' ' ^voratori hanno chiedeie ’ P^ecipare con una loro
sinjfo^'ooe alle trattative tra
e azienda. La proaccettata dai sinvista 1 Fiom e Uilm
in cui ^òriuzione particolare
la d-ovano i lavoratori e
sentan^^^^^o di una rappresa sindacale unitaria
regolami,
lente eletta.
Le opere diaconali non possono rispondere al loro mandato al di fuori della comunità dei credenti
Vivere il rapporto concreto tra diaconia e predicazione
CARLA BEUX
Diaconia. Parola che suscita appassionato interesse
negli addetti ai lavori per i
problemi che pone e che sono
continue sfide, indifferenza
negli altri. Ne è sintomo il dibattito sinodale che registra un
calo di presenze notevoli
quando si tocca il tema «Diaconia, Ciov, Csd». Ma non
credo che si tratti veramente
di indifferenza o di disinteresse. Credo piuttosto che i problemi che vengono alla luce
quando si parla di diaconia sono di tale portata e i cambiamenti avvengono così velocemente da sconcertare. Esempio; gli ospedali. Si è passati
nel giro di poco più di 20 anni
da piccoli ospedali ben funzionanti, con tutti i servizi necessari alla popolazione che li
utilizzava, alla necessità di
cambiare completamente. In
Italia si è avuta la riforma sanitaria e con essa sono cominciate le ristrutturazioni, le assunzioni tramite concorso, le
battaglie per la sopravvivenza, i costi elevati di funzionamento, le norme sempre nuove da rispettare. Nonostante il
cambiamento la popolazione
continua ad apprezzare il servizio che gli ospedali rendono
ma non li capisce più bene, li
sente più lontani. Chi conosce
il lavoro difficile della commissione, la Ciov, che li gestisce per conto di tutta la chiesa? Ora, con decisione dell’ultimo Sinodo, l’ospedale di
Torino forma un’unica unità
ospedaliera con quelli di Pomaretto e Torre.
Ancora: le case per anziani.
Parliamo di tre di esse, le più
grandi: gli asili di San Germano, di San Giovanni e del Rifugio Re Carlo Alberto. Si
stanno rapidamente trasformando per adeguarsi alle leggi vigenti che impongono
standard e costi elevati. I comitati che le gestiscono si
sentono spesso impotenti di
fronte ai costi di gestione che
rischiano di escludere proprio
la gente delle Valli. Che cosa
fare, quali decisioni prendere?
Come coinvolgere le chiese in
questi problemi che sono di
tutti? E qui sta il nodo da
sciogliere: la diaconia non è
una parte staccata dal corpo
della chiesa, da affidare ad addetti ai lavori sempre più specializzati. È la chiesa che possiede il ministero della Parola
Una veduta dell’Asilo dei vecchi di San Germano Chisone
e il ministero della diaconia.
Vorrei provare a raccontare
una storiella. «Esistevano una
volta alle Valli delle chiese
valdesi che non ospitavano
sul loro territorio alcuna opera
diaconale. Povere chiese! Non
avevano la possibilità di lamentarsi che la diaconia portava via troppo denaro, troppe
energie, troppe teste pensanti.
Non potevano discutere sulla
qualità del servizio che queste
opere avrebbero dovuto rendere 0 criticarne l’operato.
Ma soprattutto non potevano
impegnarsi attivamente a fa
vore di esse, non potevano essere membri dei comitati, né
essere dei volontari che prestavano un servizio al loro interno. Povere chiese! Non sapevano proprio come fare per
rendersi utili. C’erano una
volta alle Valli solo le opere
diaconali, senza nemmeno
una chiesa intorno. Avrebbero
dovuto sentirsi felici, potevano sperimentare in tutta pace
ogni nuova tecnica, erano libere, senza comitati, senza visitatori. Eppure le povere opere diaconali si lamentavano di
essere sole, di non vedere nes
La recente tesi di laurea di Giulia Cartini è stata dedicata ai percorsi di vita dei
maestri e maestre evangelici come emergono dalle numerose lettere inviate al Comitato di evangelizzazione, fondato nel 1860
per coordinare l’opera della Chiesa valdese al fuori delle Valli. Ne pubblichiamo
una di Flora Aretini ( ¡892).
«La Scuola predetta si aprì col Novembre 1891 e si chiuse con l’Aprile ultimo
decorso, stando così aperta lo spazio di
sei mesi. Le lezioni furono date tre volte
alla settimana, per la durata di due ore. Il
numero delle alunne che la frequentarono dall’apertura alla chiusura fu di 55; la
loro età compresa fra gli 8 e i 18 anni; il
loro mestiere era per alcune di sarta e cucitrice in bianco, per altre di tessitrice e
per altre di sgusciatrice di pinoli. Alcune
erano intieramente analfabete allorché
vennero; altre poterono formare una seconda classe elementare e le rimanenti
una terza. Tutte quante fecero progressi
IL FILO DEI GIORNI
SCUOLA
EVANGELICA
GIULIA CARTINI
nell’Istruzione; e quelle d’infra le analfabete che frequentano regolarmente alla
fine del Semestre leggevano nel libro. Ed
anche nella aritmetica e nell’ortografia
fecero progressi, talché alla fine del corso Insegnanti ed allieve provarono la
dolce sensazione di non aver sprecato il
loro tempo...Mercè la generosità di una
signora forestiera, che ha raccolto una
piccola somma per costituire una Biblio
teca per queste giovani, esse si mantengono in relazione con me, poiché ogni
Domenica vengono a prendere buoni libri da leggere, invece di pascere il loro
spirito delle micidiali letture che guastano cuore e mente...All’epoca della chiusura della scuola esse furono così soddisfatte di ciò che avevano imparato che
vollero dare una prova della loro riconoscenza offrendo all’insegnante un magnifico mazzo di fiori, legato con un bel nastro, una torta smisurata e squisita, ed accompagnando il tutto con una lettera affettuosa di ringraziamento...Quando ritorno col pensiero ai primordi del mio
magistero in questa città e ricordo quale
avversione si aveva di mandare i bambini alla Scuola Evangelica, e confronto tale avversione con la manifestazione che
queste ragazze cattoliche mi hanno dato,
non posso fare a meno di riconoscere che
il Vangelo è dal nostro popolo esplicitamente apprezzato».
suno, non potevano nemmeno
permettersi di avere il culto il
giovedì mattina. Senza parlare
poi dei doni o del lavoro volontario che non poteva più
essere svolto perché non esistevano le comunità. Un giorno le chiese e le opere si ritrovano sul territorio delle Valli.
Sorpresa, entusiasmo mitigato
da un po’ di sana diffidenza.
“Di cosa ti occupi tu?’’, chiede la diaconia alla chiesa. “Di
predicare, di assicurare i culti,
i catechismi, le attività, di visitare le famiglie, di inviare
alla Tavola le collette e le
contribuzioni. E tu?’’. “Di curare i malati, gli anziani, di
accogliere i bambini, i disabili, gli stranieri”, dice a sua
volta la diaconia. Insieme
provano a pensare a che cosa
le unisce: “Perché predico? si chiede la chiesa - perché
devo comunicare che Gesù, il
Cristo, è morto e risorto per
l’umanità”. “Perché agisco? si chiede la diaconia - perché
Gesù è morto e risorto per salvare l’umanità e lo devo comunicare con i mezzi a mia
disposizione”».
Ecco allora la scoperta fondamentale: non esiste una
diaconia evangelica senza la
comunità nella quale si matura la dimensione di fede e di
annuncio, ma non esiste una
chiesa che annuncia solamente senza un’azione diaconale.
Qui si potrebbe concludere la
storia, ma non credo che possiamo farlo. Non basta capire
che non esiste contrapposizione tra diaconia e predicazione, occorre viverla tutti i
giorni. Abbiamo una grande
responsabilità nella gestione
del nostro territorio, una responsabilità che ci obbliga a
caricarci nuovamente della
fatica della condivisione dei
problemi anche con chi è al
di fuori della nostra chiesa. E
questo perché non possiamo
farne a meno, perché Gesù è
morto e risorto per tutti noi e
lo dobbiamo testimoniare con
tutti gli strumenti a nostra disposizione nel luogo dove il
Signore ci ha posti.
8
PAG.
Il
E Eco Delle %ldesi
VENERDÌ 13 NOVEMBR^ :
C]
UNA NUOVA AMBULANZA, CRI IN FESTA — Giornata
di festa per la Croce Rossa di Torre Pellice; domenica
scorsa è stata inaugurata una nuova ambulanza attrezzata
per il soccorso avanzato (foto) e nel contempo è stata aperta anche la nuova sede del gruppo Pionieri, una quarantina
di giovani impegnati da diversi anni in attività collaterali
della Cri. La giornata è stata anche l’occasione per salutare
il vecchio e il nuovo presidente della sezione di Torre Pellice: ad Arnaldo Bracchi, per anni impegnato nell’attività e
promotore proprio del gruppo pionieri è infatti da poche
settimane subentrato Mario Tarditi. Festa della Croce Rossa ma anche festa del volontariato in genere (erano presenti rappresentanti di molte «croci» e di gruppi di protezione
civile); e proprio sulla capacità di mettersi insieme per offrire un servizio agli altri si sono soffermati molti degli intervenuti alla giornata.
OLTRE 400 MILIONI ALLA PEDEMONTANA — Un
contributo di 416 milioni è stato erogato dalla Regione
Piemonte alla Comunità montana Pinerolese pedemontano
per il ripristino di opere di bonifica danneggiate da diversi
eventi alluvionali. A beneficiare degli interventi saranno
diversi Comuni della fascia collinare.
CONCLUSA LA VICENDA CLEMENT ALLA SKF? —
Il pretore del lavoro ha confermato recentemente il giudizio emesso in primo grado che ordina alla direzione della
Skf di reintegrare nel suo molo a Villar Perosa Giampiero
Clement, trasferito mesi fa dall’azienda negli stabilimenti
di Airasca. La vicenda che si protraeva ormai da tempo ha
visto scontrarsi la Skf (intenzionata a trasferire Clement) e
il lavoratore, unitamente al sindacato Alp (associazione lavoratori pinerolesi), che riteneva inammissibile il trasferimento «operato unicamente per allontanare un rappresentante storico del sindacato dagli stabilimenti di Villar Perosa». Il pretore ha dato ragione a Clement giudicaiìdo valide le obiezioni portate dal lavoratore che essendo anche
consigliere comunale può chiedere di non essere trasferito
dal suo luogo di lavoro.
CONTRIBUTI PER PULIZIA BOSCHI — La Comunità
montana Pinerolese pedemontano assegna anche quest’anno
dei contributi a chi esegue interventi per la cura del bosco o
dei fondi mrali. Le domande di contributo, compilate su appositi moduli, devono pervenire agli uffici della Comunità
montana entro il 30 novembre. Saranno sostenuti interventi
di pulizia su boschi e sentieri infestati da arbusti, rovi, fogliame o alberi secchi, la raccolta di nidi di processionaria
del pino, il ripristino di fontane. Ogni intervento potrà essere finanziato per un massimo di un milione di lire.
LA COLDIRETTI SUL FISCO IN AGRICOLTURA —
La Coldiretti ha organizzato lunedì mattina, a Cavour, un
convegno su fisco e agricoltura: «L’Irap ha aumentato del
400% la pressione fiscale nel settore agricolo e a questo
balzello si aggiunge la questione deH’obbligo di registrazione per contratti di affitto per i fondi rustici», lamenta il
sindacato agricolo che promette «chiederemo al governo
D’Alema urgenti modifiche nel senso delle promesse fatte
al tavolo di concertazione».
croci ugonotte in oro e argento
tesi
& delmastro
(Da marzo a maggio
omaggio ai
confermandi)
via trieste 24, tei. 0121/397550 Pinerolo (To)
Continua la discussione sulla caseificazione negli alpeggi
Fare ¡1 formaggio è complicato
C’è preoccupazione sul futuro della caseificazione nei
nostri alpeggi. Dei 230 alpeggi presenti, tra la vai Pellice,
Chisone Germanasca e Susa,
pochi sarebbero in regola se si
applicassero le norme sulla
caseificazione recentemente
varate dall’Unione europea.
Risulta così sempre più urgente la necessità di riammodernare i piccoli caseifici situati
in quota dove però a volte sono necessari interventi di non
lieve entità. In questo momento è necessario però collaborazione e chiarezza tra gli operatori del settore e chi svolge
l’azione di controllo per rendere i caseifici efficienti con
il minor dispendio possibile di
risorse. Di queste tematiche si
è discusso sabato 7 ottobre a
Susa in un incontro pubblico,
promosso dal Parco naturale
Orsiera-Rocciavré dal titolo
«La caseificazione in alpeggio si può?... si può fare» a
cui hanno partecipato molti
operatori di vigilanza, veterinari, allevatori.
Che la caseificazione si faccia e si possa fare non ci sono
dubbi, come è emerso dagli
interventi dei vari relatori, il
problema è l’adeguamento degli impianti alle norme imposte dall’Unione europea e dalle recenti normative statali e
regionali (quest’ultima per altro introduce la possibilità di
deroghe su varie materie relative alla produzione di formaggi in montagna). «Gli alpeggi - ha sottolineato Mauro
Deidier, presidente del parco
Orsiera-Rocciavré - hanno bisogno della produzione di formaggi e sarebbe assurdo che i
produttori non adeguassero i
loro impianti ma sarebbe anche poco logico che non -i lucessero i controlli. Il problema
oggi è che i proprietari degli
alpeggi non investono sulle
strutture e che servono aiuti
anche finanziari agli allevatori
non proprietari, per migliorare
gli standard di igiene. Le nuove norme regionali comunque
permettono ai produttori di
mettersi a norma in fretta, e i
veterinari sembrano intenzionati ad applicare le nuove normative con intelligenza incontrando gli allevatori per informare e non per inquisire».
Il problema tra l’altro, così
come è emerso dal convegno
di sabato, è anche quello di
convincere gli allevatori a fare gli adeguamenti necessari
dopo anni che producono in
un certo modo. «Qualcosa comunque sembra muoversi ha detto Alberto Mancuso,
funzionario del settore vigilanza e controllo degli alimenti della Regione Piemonte - e il processo di messa a
norma procede. Le deroghe
introdotte dalla recente normativa regionale consentono
alle aziende di mettersi in regola. In un anno si è assistito
alla quadruplicazione a livello regionale di aziende che
sono venute alla luce e 271 di
esse hanno chiesto una o più
deroghe che riguardano la
maturazione del formaggio a
più di 60 giorni, la quantità di
latte trattato, le produzioni
tradizionali». La volontà in
molti casi c’è ma occorre aiutare e informare i produttori.
«Dopo trent’anni in cui nessuno procedeva a dei controlli - ha detto Stefano Gatto,
del servizio sanitario dell’Asl
10 - è difficile e poco produttivo oggi applicare le norme
in modo fiscale. In questo
momento occorre non punire
ma educare. In molti dei nostri alpeggi della vai Chisone
per esempio esistono possibilità per creare le condizioni
per la produzione di formaggi
a norma». Le garanzie comunque per i consumatori
provengono anche dagli operatori, come a ricordato Mauro Daveni della federazione
provinciale Coldiretti: «In
montagna oggi - ha detto non esiste praticamente più la
raccolta del latte e la caseificazione diventa quindi spesso
l’unico modo per utilizzarlo.
Occorre che si accolga la
consapevolezza che 1 margari
sono patrimonio di tutti».
Azienda sanitaria yn inte'
Lo sviluppo IQyg
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dei trapianti
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dal 1999, una capillare
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Un'indagine effettuata in Alta vai Pellice
Terreni favorevoli
alla coltura del melo
RIFIUTI MENO CARI PER CHI HA IL COMPOSTER —
Anche Lusema San Giovanni, come già aveva deciso Torre
Pellice, riduce l’importo della tassa raccolta rifiuti per chi
ha aderito alla campagna per il compostaggio promossa
dall’Acca. La scorsa settimana il Consiglio comunale ha deliberato una riduzione del 30% a chi ha acquistato un «composter» per trasformare i rifiuti domestici in compost. Nella
stessa seduta è stata anche individuata un’area idonea per
l’atterraggio dell’elisoccorso nelle adiacenze del cimitero,
dove verrà realizzato un piazzale di atterraggio.
La coltivazione del melo
occupa, in Piemonte, una superficie di oltre*5.700 ettari;
già praticata con successo in
molte zone montane, potrebbe rappresentare un’interessante prospettiva di sviluppo
agricolo anche per l’alta vai
Pellice: è questo il risultato di
un’indagine condotta per conto dell’Unione agricoltori da
Emanuela Rancati e Luigi
Scalerandi, in collaborazione
con i tecnici della Comunità
montana vai Pellice.
Sul totale della coltivazione
regionale, ben 900 ettari di
meleto si trovano nella zona
della vai Pellice, Pinerolese e
Cavourese. La frutta che si
ottiene nell’area pedemontana è caratterizzata da peculiarità che la rendono più ricca e
pregiata; il clima, caldo di
giorno e molto freddo di notte
specie nel periodo della maturazione, la composizione
dei terreni e l’irraggiamento
solare favoriscono la formazione di mele più consistenti,
colorate e croccanti, più zuccherine. Lo studio condotto
fra Torre Pellice e Bobbio
Pellice ha riguardato terreni
sui due versanti, fra i 600 e i
700 metri, con qualche punta
fino ai 900 metri; sono stati
considerati 34 appezzamenti,
campionati i terreni, valutata
la presenza di parassiti. Due
coltivazioni di meli già esistenti sono state al centro
dell’indagine; numerose sono
state le vecchie varietà piemontesi individuate.
I risultati della ricerca presentata la scorsa settimana a
Bobbio Pellice dimostrano,
secondo l’Unione agricoltori,
che esistono anche in alta vai
Pellice molti fattori favorevoli alla coltura del melo e che è
possibile effettuarla nel rispetto dell’ecosistema montano. Con questo sistema si può
puntare ad ottenere un prodotto di elevata qualità. Naturalmente siamo a livello di
sperimentazione; è accertato
che il melo cresce bene in alta valle: solo le prove potranno dare indicazioni più precise sulle varietà, i sesti di impianto, le tecniche.
C’è poi la questione del
mercato: «Fino a che si ha
una produzione di pochi quintali è facile smaltirla con la
vendita diretta - ha sottolineato Dario Bricco della Coop
Valpellice di Campigliene -;
ma se si sale di qualche quintale non si sa più che farne e
nello stesso tempo non si hanno quantitativi sufficienti ad
entrare nel mondo della grande distribuzione». Insomma si
può investire sulla coltivazione del melo, impiantare qualche area a frutteto; una pianta
costa circa 7.000 lire e per almeno tre anni non darà resa.
Piantando un albero però si
cerca di dare un futuro e una
Dibattuti in un incontro a Pinerolo
Funzioni e ruolo
del giudice di pace
PAOLO GAY
prospettiva a territori spesso
abbandonati.
Sono ormai tre anni che il
giudice di pace ha iniziato
ad operare, sostituendo il giudice conciliatore che prima
del 1995 aveva il suo ufficio
in tutti i Comuni. Questa figura di magistrato onorarlo
(cioè non «di carriera») è ancora un organo un po’ sconosciuto ai cittadini: per diffondere la conoscenza è stato organizzato a Pinerolo la sera
del 6 novembre un incontro
nel quale hanno parlato, dopo
il saluto del sindaco della
città, Alberto Barbero, il presidente dell’Associazione nazionale giudici di pace. Mollo, il sen. Elvio Passone, e il
presidente della Federconsumatori Piemonte, Calabrese.
Il giudice Mollo, illustrate
brevemente le competenze
giurisdizionali dei giudici di
pace, ha attirato l’attenzione
sulla loro funzione conciliativa, di «paciere» per questioni
che potrebbero sfociare in
una causa civile, senza limiti
di valore, aiutando le parti a
ricercare una soluzione amichevole. Ha insisitito su questa funzione anche il sen.
Passone, evidenziando come
essa si inquadri in un più ampio dibattito di ricerca di nuovi strumenti di giustizia come
l’arbitrato, o commissioni
conciliative promosse dalle
Associazioni dei consumatori, evitando le lungaggini e i
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Sia Regione (in collabora
rione con la comunità ebraijj, la Società di studi valdesi
l’Istituto piemontese per la
®ria della Resistenza e della
società contemporanea), dal
itolo significativo «Dalla
emancipazione delle minoranze religiose alle libertà costituzionali», pensata in occasione del 150° anniversario
delle Lettere Patenti.
A guidare gli intervenuti in
iin viaggio ideale nelle Valli
sono stati il consigliere regionale Marco Bellion e il sindaco di Angrogna, Jean-Louis
Sappé. Dopo aver illustrato
alcuni dati, certo noti a chi
conosce bene il territorio, come l’alto indice di mortalità,
la tendenza allo spopolamento, il pendolarismo diffuso,
Bellion è passato a sottolineare l’importanza dei progetti
sul territorio elaborati dalle
Comunità montane in questi
vent’anni, anche se in gran
parte rimasti sulla carta per
mancanza di risorse.
Iprogetti quindi ci sono, almeno in buona parte, e anche
ili obiettivi di crescita non
lancano. Bellion ne illustra
ilcuni: dal miglioramento
delle infrastrutture, spinosa
questione ben nota in Valle,
Festa per l'insediamento ufficiale
P’merolo accoglie il
vescovo Deberbardi
Un particolare della Crumière a Villar Pellica
alle nuove forme giuridiche
di cooperazione economica,
che mettano a frutto l’interazione fra pubblico e privato, e
allo sviluppo del settore delTagroindustria, definito da
Bellion «uno dei pochi in grado di creare almeno 50.000
nuovi posti di lavoro». Senza
dimenticare la valorizzazione
dei prodotti del sottobosco,
con la creazione di marchi di
qualità, e la nuova categoria
dell’ «agricoltore pluriattivo»,
che va tutelato dal punto di
vista giuridico e previdenziale. Citato anche l’ultimo studio, che avrà termine nella
prossima primavera, sul possibile collegamento fra la vai
Pellice e il Queyras.
Naturalmente occorre che
lo stato sia presente se non si
vuole che le Valli diventino
la famigerata «riserva indiana», sottolinea ancora Bel
lion. E Jean-Louis Sappé richiama l’attenzione sui rischi
di uno sviluppo turistico incontrollato, fatto «dall’esterno» (e pensa al suo spettacolo
«Fort Village»), senza coinvolgere chi in montagna ci vive. E ancora il sindaco di Angrogna a raccontare la non facile realtà del suo Comune,
«il più povero del Pinerolese», vittima dell’emigrazione
e di un’attività agricola poco
redditizia, aggravata da tecniche arretrate. «Il Comune non
avrà mai, con le sue sole forze, le risorse necessarie per
integrare un eventuale contributo finanziario pubblico in
vista di investimenti - ha detto Sappé - ma dato che gli
angrognini hanno la testa dura, proprio pochi giorni fa abbiamo predisposto un nuovo
progetto di sviluppo, in attesa
di eventuali fondi».
Domenica 8 novembre è avvenuto l’ingresso ufficiale del
nuovo vescovo della diocesi
di Pinerolo, mons. Piergiorgio
Debernardi. È stato accompagnato da mons. Pietro Giachetti, che per 22 anni ha guidato la diocesi di Pinerolo, e
da mons. Luigi Bettazzi, vescovo di Ivrea, diocesi di provenienza del nuovo vescovo.
Sulla piazza del duomo il
vescovo è stato accolto da una
grande folla; presenti parrocchiani e diaconi ma anche i
rappresentanti del mondo politico e sociale mons. Debernardi ha ricevuto il saluto ufficiale dal sindaco, da un rappresentante del laicato e, fra
gli altri, dalla rappresentanza
valdese. Mentre lo accoglieva
come nuovo concittadino il
sindaco, Alberto Barbero, ha
sottolineato che «non serve
avere di fronte l’idea di una
città ideale: i responsabili della società politica e civile e gli
operatori delle chiese devono
camminare insieme per costruire una città vivibile».
Durante la cerimonia nel
duomo, il vescovo ha sottolineato che vuole parlare alla
gente con il cuore, stando
sempre dalla parte degli emarginati e delle persone in
difficoltà, e ha chiesto l’appoggio e la solidarietà dei fratelli e delle sorelle per il suo
ministero. Ha poi rivolto la
parola anche ai valdesi, confermando la sua disponibilità
a continuare il dialogo ecumenico, intrapreso dal suo
predecessore; «Consideratemi
un fratello, che con voi vuole
proseguire sul cammino del
dialogo e del confronto».
«Per la realtà delle nostre
chiese qui nel Pinerolese il
cammino del dialogo ecumenico ormai è irreversibile - ha
detto nel saluto al vescovo la
pastora di Pinerolo Anne Zeli
- anzi, si può dire che negli
ultimi anni questo cammino
del dialogo è diventato un
esempio per il rapporto fra
cattolicesimo e protestantesimo nel resto dell’Italia: pensiamo per esempio al documento sui matrimoni interconfessionali. Nel nuovo documento sull’ecumenismo e
sul dialogo interreligioso, approvato dal Sinodo valdo-metodista quest’anno, viene ribadito che la riconciliazione
tra cattolicesimo e protestantesimo è il compito più arduo
che ci sia. Speriamo che insieme a lei possiamo proseguire su quel cammino di dialogo sincero, cercando la riconciliazione senza nasconderci le diversità, consapevoli
del fatto che ciò che ci unisce, è anche la nostra incompiutezza come cristiani. “Non
è ancora stato manifestato ciò
che saremo”, dice la prima
epistola di Giovanni. Ci unisce dunque la parzialità di
quello che conosciamo, testimoniamo, profetizziamo, ci
uniscono i molti peccati, la
resistenza ostinata opposta alla parola di Dio. Ci unisce
però ancora di più la promessa divina delle cose che ci
stanno davanti, verso cui siamo protesi (Filippesi 3, 13).
Su quel cammino verso il regno di Dio abbiamo bisogno
gli uni degli altri. Solo insie
me possiamo divenire testi
moni delle promesse di Dio e
strumenti del suo amore ver
so il mondo».
Nelle
Chiese
Valdesi
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A colloquio con Stefano Cotterchio
Un'agenzia di lavoro
interinale a Pinerolo
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Cercate un lavoro saltuario,
palificato e garantito? Oggi
SI può: così almeno sostiene la
«Temporary, Società di fornitala di lavoro temporaneo
hpa», che ha aperto il 19 ottoore scorso un’agenzia a Pinertao. La Temporary (nata da
sNewservice», una società di
taryizi a diffusione nazionale)
^infatti l’obiettivo di favori!^olimpiego di personale loca0 nelle aziende del Pinerolese
traverso l’offerta di lavoro
nterinale. L’agenzia si propendi fornire manodopera quatacata per un periodo limitato
ne aziende che in determinati
Omenti abbiano bisogno di
oprire dei «buchi», ma non
guano 0 non possano assuuna persona a tempo
j’ouo. Dal punto di vista del
''Oratore significa invece
un’occupazione limi,uel tempo ma regolata da
. taquadramento legale che
assicura gli stessi diritti del
taquadramento legale che
cpl^^'^ura gli stessi diritti del
lo ^ lontpo indetermina«In proprio Pinerolo?
i^oesto territorio esistono
(^^.0 realtà aziendali imporga Stefi
come la Caffarel - spiefg '7ano Cotterchio, uno dei
.JPonsabili della Temporary
gQ ''tao le agenzie interinali
Con 'duciate su Torino,
tand' ohe i giovani
re ^ emigrare per trova
csitta ''?®"'Puzione che magari
'•'‘«''•cinoacasa».
ooondo i responsabili del
la Temporary, che ha filiali in
tutta Italia, il settore del lavoro interinale è in grande
espansione, perché risponde
alle nuove esigenze del mercato del lavoro, che vuole
un’offerta qualificata ma flessibile. A questo proposito
l’agenzia di Pinerolo ha anche predisposto, con un progetto multiregionale sostenuto fra l’altro dalTUnione europea e dal ministero del Lavoro e della Previdenza sociale, l’avvio entro il prossimo 30 novembre (ma la data
potrebbe slittare) di corsi di
formazione per lavoratori interinali per servizi alle imprese. Si tratta di quattro percorsi formativi gratuiti, di 24 ore
l’uno, relativi a diverse figure
professionali (precisamente
dell’area informatica, linguistica, contabile e dei servizi),
destinati a un massimo di 12
persone. Lo scopo è aggiornare le competenze degli interessati in vista di una rapida
operatività al momento dell’eventuale assunzione. Il
corso comprende anche uno
stage presso un’azienda; ogni
partecipante avrà diritto a un
rimborso spese di 120.000 lire. Per le iscrizioni e qualsiasi
altra informazione è possibile
rivolgersi alla sede dell’agenzia Temporary di Pinerolo,
via Saluzzo 23 (tei. 0121375084; fax 375607; e-mail:
temporary.pinerolo@sail.it).
Un incontro di studio al Museo diocesano di Pinerolo
La ricerca di nuova spiritualità
DAVIDE ROSSO
La ricerca di nuova spiritualità, di benessere interiore, di «appigli» diversi a
cui rivolgersi, sembra in qualche modo caratterizzare la nostra epoca. Su questi temi occorre interrogarsi soprattutto
all’interno delle chiese storiche e rincontro che si è tenuto
al museo diocesano di Pinerolo sabato 7 novembre, proptosto dall’associazione «Amici
di don Barra» e dal «Centro
giovani diocesiano», intendeva affrontare proprio queste
tematiche. All’incontro, che
aveva per titolo «Nuovi orizzonti di spiritualità», hanno
partecipato tra gli altri don
Mauro Pozzi e la pastora Anne Zeli che hanno provato a
dare una lettura del fenomeno.
Per Pozzi la causa della ricerca di spiritualità contemporanea è da ricercarsi sostanzialmente in tre cause scatenanti; l’attuale mancanza di
ideologie forti, l’importanza
preponderante che il sapere
scientifico è venuto acquistando con conseguente desacralizzazione della natura e
marginalizzazione di Dio, e la
nuova frontiera della fisica
quantistica che vede il mondo
non più come macchina ma
come relazione, in cui ogni
cosa prende vita dall’energia
e in cui l’uomo è profondamente coinvolto nel mondo e
lo modella. Secondo Pozzi
oggi c’è domanda di «sapienza» in senso biblico, occorre
I un’esperienza che parli al
cuore, non basta più conoscere razionalmente e la contemplazione 0 la meditazione
cambiano la vita, se non sono
vissute in modo consumistico.
Per Anne Zeli invece i nostri orizzonti di spiritualità
possiamo raggiungerli solo
radicandoci a terra. Spiritualità è «incarnare» la fede nella
vita di tutti i giorni e le radici
sono nella Bibbia. Non si può
delegare ad altri la propria vita spirituale (il proprio essere
in rapporto con Dio), i «santi»
sono quelli che vivono nella
presenza di Dio non essendo
tolti dalla vita normale. «Per i
grandi riformatori - ha detto
la pastora - la meditazione, la
preghiera non sono un modo
per raggiungere Dio ma per
esprimere nella vita quotidiana “la Grazia di Dio” che ci
viene regalata e di cui dobbiamo aver cura. Nella nostra società dove nessuno ci regala
mai niente questo è importante, attenzione a non creare altri pesi ma piuttosto a liberare
le anime». Ma perché la gente
cerca altrove? C’è un problema di comunicazione, ha sottolineato la Zeli, molte delle
cose che vengono proposte
come alternative si trovano
anche nella Bibbia. Il modo di
vivere la fede è molto personale ma è importante riscoprirsi partecipi ad una comunità di persone.
Nel corso dell’incontro sono state poi presentate le
esperienze personali della
scrittrice Maria Luisa Monferrini Gribaudi e dell’opera
tore pastorale cattolico Patrizio Righerò. La prima ha parlato del percorso che ha condotto, pur rimanendo legata
alla religione cattolica, attraverso differenti tecniche (dallo yoga alle tecniche di respirazione, alle filosofie orientali), nel tentativo, riuscito, di
ritrovare una tranquillità spirituale che aveva perduto. 11 secondo ha invece riportato diverse testimonianze di ragazzi
e ragazze che attraverso gli
esercizi spirituali hanno riscoperto la loro spiritualità. Quel
che mi sembra importante sottolineare a margine di quest’
incontro è che se la ricerca di
nuova spiritualità è un fenomeno sempre più presente
nella nostra società, occorre
però tener presente che i movimenti o le religioni alternative non possono essere considerate dei semplici rifugi in
cui alcuni si riparano in attesa
di momenti migliori o peggio
ancora delle fonti da cui attingere tecniche o sistemi diversi
per avvicinarsi a Dio. Occorre
certo non chiudersi come
chiese storiche di fronte a
questi temi ma interrogarci
sul nostro modo di porci di
fronte al mondo, riproporsi
con più forza e intensità, vivere la possibilità che ci pone il
mondo nella Parola tenendo
presente che gli «altri» esistono, confrontandoci con loro
per quello che sono senza vederli né come antagonisti né
come qualcuno o qualcosa da
reinglobare dimenticando i loro «contenuti».
SEMINARIO BIBLICO DELLE UNIONI
FEMMINILI — Sabato 14
e domenica 15 novembre si
svolge a Torre Pellice un
seminario biblico delle
Unioni femminili alla Foresteria valdese: alle 15 di sabato introduzione di Jules
Matanda e Elisabetta Ribet
«Essere chiesa insieme»,
prosecuzione dei lavori fino
alle 20,30; domenica alle
10 culto con santa cena nel
tempio, alle 11,30 musica e
canto, conclusione plenaria
dei lavori alle 16.
ANGROGNA — Da
domenica 15 novembre riprenderanno i culti in francese, che salvo eccezioni si
svolgeranno la seconda domenica di ogni mese. Riunione quartierale martedì
17 novembre alle 20,30 a
Pradeltorno.
BOBBIO PELLICE —
Riunione quartierale alla
borgata Cairus martedì 17
novembre alle 20.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Riunione quartierale venerdì 13 novembre alle 20,30 agli Airali.
Studio biblico giovedì 19
alle 20,45 al presbiterio su
«La cena del Signore in comunione col Risorto».
MASSELLO — Assemblea di chiesa di inizio attività domenica 15 novembre alle 11,15 sui lavori siI nodali e sul programma
1 della vita della chiesa.
PERRERO-MANIGLIA — Incontro dell’
Unione femminile martedì
17 novembre alle 14,30.
PINEROLO — Giovedì
19 novembre alle 15 incontro dell’Unione femminile
con la pastora Giovanna
Pons che parlerà su «La
bioetica e i problemi della
fede»; rincontro è aperto a
tutta la comunità.
POMARETTO — Riunioni quartierali: giovedì
12 alle 15 all’Inverso Paiola, domenica 15 a Combavilla alle 14,30, mercoledì
18 alle 20,30 a Pomaretto.
Studio biblico sul Libro dei
Salmi giovedì 19 novembre
alle 20,30 all’Eicolo grande. L’Unione femminile
dell’Inverso si incontra venerdì 13 alle 14,30.
PRAROSTINO — Riunione quartierale giovedì
19 novembre alle 15 a Pralarossa.
RORÀ — Venerdì 13,
alle ore 21, nella sala comunitaria, riunione del
gruppo teatro. Giovedì 19 ,
alle ore 20,30, riunione
quartierale alle Fucine: culto e studio del documento
«L’ecumenismo e il dialogo interreligioso».
SAN SECONDO —
Riunione quartierale giovedì 19 novembre alle
20,30 a Cavoretto.
TORRE PELLICE —
Riunioni quartierali: martedì 17 novembre ai Simound, mercoledì 18 ai
Bouissa. Lunedì 16 novembre alle 20,45 al presbiterio studio biblico su
c<Gesù e il padre: la preghiera di Gesù nel Vangelo
di Marco».
VILLAR PELLICE —
Riunioni quartierali: lunedì
16 novembre alle 20,30 al
Teynaud, venerdì 20 alle
20,30 al Ciarmis.
VILLASECCA — Riunioni quartierali: martedì
17 alle 14,30 ai Trossieri,
alle 20 a Morasso; mercoledì 18 alle 14,30 a Bovile,
alle 20 a Trussan.
10
PAG. IV
E Eco Delle ^lli ^ldesi
HOCKEY GHIACCIO
Settimana controversa per
l’HC Valpellice Sparea; nel
turno di mercoledì 4 novembre è arrivato il secondo successo consecutivo: a Torre
Pellice i biancorossi hanno restituito al Feltreghiaccio la
sconfitta della giornata inaugurale imponendosi per 6-2. I
veneti hanno resistito solo per
metà gara rispondendo con
puntualità alle prime due reti
messe a segno per i valligiani
dal torinese Marchetti. Sul 2-2
il Valpellice ha cambiato passo, realizzando con Berti, Volante, De Luca e Melotto.
Battuta d’arresto invece domenica con l’Auronzo di Cadore: i piemontesi si sono portati quasi subito in vantaggio
con il terzino Paolo De Luca,
ma pochi secondi prima era
successo un episodio destinato a cambiare radicalmente
l’andamento della sfida. Dopo
2’ e mezzo il portiere Rossi
che risentiva di un infortunio
alla gamba patito in allenamento, era stato sostituito dal
secondo Burrato: da quel momento in poi incertezza ed errori hanno caratterizzato tutta
la partita del Valpellice che in
difesa ha commesso grosse
Sport
ingenuità che hanno consentito agli ospiti di andare prima
sul 4-1 e poi sull’ 8-5 dopo
che i biancorossi avevano recuperato fino al 4-3. Una rete
ancora di De Luca ha rilanciato le speranze dei valligiani
all’inizio del terzo tempo ma
l’ultima rete dei veneti ha
chiuso l’incontro sul 9-6. Le
marcature valligiane sono state di De Luca (3), Vasicko,
Volante e Melotto; dopo la
sfida di martedì ancora a Torre Pellice con la lanciatissima
capolista Val Venosta ancora
imbattuta, domenica la Valpe
salirà ad Asiago.
PALLAMANO
Week-end europeo per la
pallamano pinerolese e provinciale: si è infatti disputato
a Tremblay en Trance (Parigi)
un torneo internazionale al
quale hanno preso parte atleti
di Germania, Belgio, Lussemburgo, Croazia, Italia e Francia. Presenti al torneo due
rappresentative provinciali
torinesi nelle cui formazioni
giocavano parecchi atleti valligiani. La partecipazione alle
gare rientra nel progetto della
Federazione nazionale parzialmente finanziato dalla Regione Piemonte «Progetto
pallamano a scuola» e consiste nella diffusione della pallamano fra i vari ordini di
scuola . Sul piano agonistico i
risultati sono stati positivi,
specie se considerato l’elevato livello della manifestazione: la formazione denominata
«Minimes», guidata da Silvio
Pellissero, si è classificata 13^
mentre quella dei «Benjamines» della prof. Alba Genti è
giunta 15^
PALLAVOLO
Espugna il campo di Castronno il Magic Pinerolo in
B1 femminile; grazie a un perentorio 3-1 le biancoblù si
sono portate a quota 6 in classifica. Male invece il Body
Cisco sconfitto in casa per 30 dal Biella in B2. Sono state
più le note negative di quelle
positive nella settimana pallavolistica delle formazione del
3S; nel settore ragazzi il 3S
Pinerolo ha superato l’Arti &
mestieri per 3-0; fra gli junio
res il 3S Pinerolo ha perso in
casa dell’Arti & mestieri per
0-3; in prima divisione maschile il 3S Pinerolo ha perso
per 0-3 dbl De Tommasi edilizia; la formazione juniores
femminile ha perso in casa
per 0-3 dal Chieri e le ragazze sono state battute per 0-3 a
Cafasse; successo infine per
3-1 del 3S sul San Francesco
in prima divisione femminile.
TENNIS TAVOLO
Prima sconfitta per la Polisportiva Valpellice in CI nazionale; a Verres Rosso (1),
Gay (2) e Malano vengono
battuti per 5-3 in un incontro
equilibrato. Netta vittoria invece in C2 con la Valpellice
che batte per 5-0 l’Enel Torino grazie a due punti di Giuliano Ghiri e Gino Piras e uno
di Maurizio Migliore. Ancora
una sconfitta per la DI con
Picchi, Battaglia e Peracchione; opposti alla Telecom Torino i valligiani sono stati battuti per 5-1: unico punto per
Erick Belloni.
I prossimi incontri saranno
a Torre Pellice alla palestra di
via Filatoio sabato 14 dalle
15,30: la CI sarà opposta al
Casale, la C2 al Sisport Fiat e
la DI al Crdc Torino.
A colloquio con Franca Coisson, presidente della Commissione ospitaliera valdese
I tre ospedali piemontesi nella Ciov
Il Sinodo 1998 ha deciso di
dare attuazione all’unificazione dei tre ospedali evangelici
del Piemonte sotto una unica
gestione Ciov e ha approvato
un nuovo statuto per la nuova
Ciov; nelle ultime settimane la
Commissione sinodale per la
diaconia ha eletto il nuovo comitato Ciov e il suo presidente
nella persona di Franca Coìsson; al suo interno è stato nominato vicepresidente il pastore Giorgio Bouchard, già
presidente della commissione
direttiva dell’Ospedale evangelico di Torino. Nel corso
della stessa riunione la Ciov
ha nominato il dott. Luigi Stabile, già direttore generale
dell’Evangelico di Torino, direttore generale di tutti i tre gli
ospedali a guida Ciov e cioè
Torino, Torre e Pomaretto.
Prima di questi atti la Tavola valdese, utilizzando il
decreto legislativo 460/97 sugli enti non commerciali e le
Onlus (organizzazioni non
lucrative) aveva trasferito alla
Ciov la proprietà dell’immobile che a Torino ospita l’Ospedale evangelico; inoltre è
stata trasferita alla Ciov an
Segnalazioni
ALLA SCOPERTA DEL PO — Mercoledì 18 novembre, alle
20,30, al cinema Trento di Torre Pellice i ragazzi, le famiglie
e gli insegnanti della terza F della scuola media «Brignone»
di Pinerolo, sezione di Abbadia Alpina, invitano i cittadini e
soprattutto i ragazzi e le ragazze a una serata dedicata alla
presentazione di un video documentario su «Alla scoperta
del Po». Si tratta di un lavoro interdisciplinare che ha coinvolto allievi, genitori e insegnanti con l’obiettivo di migliorare la conoscenza storica e ambientale del territorio, grazie
anche all’uso di mezzi audiovisivi, attraverso visite e soggiorni alle sorgenti e al delta del Po, e attraverso lo scambio
culturale con una scuola media della provincia di Ferrara.
ORTICOLTURA BIOLOGICA — L’azienda agrobiologica
«La praglia» propone un corso pratico di orticoltura biologica per coltivare un orto sano con abbondanti raccolti e benefici per la salute, a partire da venerdì 13 novembre presso
il Centro sociale di via Lequio a Pinerolo. Si tratta di una
serie di incontri dalle 21 alle 23 con cadenza settimanale fino a venerdì 5 marzo; si parlerà tra l’altro di compostaggio,
di irrigazione e difesa delle piante, di piante aromatiche e
frutti di bosco. Le iscrizioni si raccoglieranno la sera di venerdì 13 novembre, quando sarà presentato il corso, o telefonando a «La praglia» 011-9840631.
MOSTRA DI AMNESTY — Il Gruppo Italia 90 vai Pellice di
Amnesty International e l’Associazione per la pace vai Pellice organizzano, durante le manifestazioni «Diritti umani e
pace»per il 50° anniversario della Dichiarazione universale
dei diritti umani, una mostra di fotografie e disegni neH’atrio
del municipio di Torre Pellice dal 14 al 20 novembre.
MUSICHE IRLANDESI A LUSERNA — «Celle», gruppo
proveniente da Manchester e una delle più interessanti novità
del 1998 sarà ospite di Tacabanda a Luserna San Giovanni
sabato 14 novembre alle 21,15 nella palestra comunale.
ffi
^ TRASPORTI
► f E ONORANZE FUNEBRI
VAL PELLICE
di Giacotto & c.
Funerali ovunque
Via 1 ■ Maggio 8,10062 Luserna San Giovanni (To)
»fax 0121^94340 immtm » k»iívo)
che la proprietà dell’ex casa
dei professori di Pomaretto,
già utilizzata dall’ospedale
nel periodo dei lavori ora ultimati: «Stiamo valutando i
possibili utilizzi della struttura - dice la presidente Franca
Coisson -; l’ipotesi prevalente è quella del “hospice”». Intanto l’unificazione fra gli
ospedali valligiani e quello di
Torino si è formalizzata a fine settembre col trasferimento alla Ciov di tutte le attività
e delle attrezzature; «Da quel
momento abbiamo un solo
ente plurisede - precisa Franca Coisson -; un ente che ha
550 dipendenti e un fatturato
di circa 50 miliardi».
La nuova Ciov (Franca
Coisson, Giorgio Bouchard,
Gianfranco Baldi, Myriam
Bein, Valdo Fornerone, Alida
Long, Angela Tedino Forapani) ha davanti una sfida e alle
spalle un’eredità; «Dobbiamo
un grazie di cuore a quanti in
questi anni, a volte difficili,
hanno operato con dedizione
e a titolo di totale volontariato - dice ancora Franca Coisson -; penso in particolare a
Giovanni Mourglia e Bruno
Prelato che hanno retto per
tanti anni i comitati di gestione degli ospedali di Torre e
Pomaretto, a Jolanda Rivoiro
Pellegrini, Franco Rollier,
Grazia Brilli, membri Ciov
per tanti anni, a Giorgio Crespi e Paolo Gay membri Oev
da alcuni anni e a Giovanni
Ghelli, a sua volta presidente
Ciov e membri Oev; dovremo
riuscire a custodire il bene
che ci hanno lasciato per il
servzio del nostro prossimo».
DONI • DONI • DONI • DONI • DONI
Asilo valdese di Luserna San Giovanni
ELENCO DONI ANNO 1997
AGOSTO
£ 70.000: Sauro Gottardi.
£ 100.000: Evelina Albarin.
£ 500.000: I nipoti in memoria
di Paimira Grill.
£ 600.000: Davide Dogliani in
memoria di A. Albarin.
£ 1.000.000: Febe Giolitto
Mollica.
£ 5.000.000: Giorgio e Donateila Rochat.
NOVEMBRE
SETTEMBRE
£ 50.000: Adelina in memoria
deila cara zia Paimira; Lucia
Battaglino.
£ 100.000: Anna Malanot in
mem. dei suoi cari.
£ 150.000: Onoranze funebri
Perassi, Bessone e Monnet.
£ 200.000: Rina Ciafrei; Ètiennette e Pierluigi Jaila con
riconoscenza; Annina Aversa
in memoria dei genitori.
£ 500.000: N. N.
£ 1.000.000: Enrica e Aldo
Malan.
£ 3.446.500: Comité vaudois.
£ 30.000: N.N.
£ 50.000: Laura Long Lodi in
mem.di Clara Revel.
£ 100.000: Laura e Jofer Lodi
in mem.dei loro cari; Laura
Long Lodi in memoria di Dina
Albarin; Onoranze funebri
Giachero.
£ 200.000: I figli e la moglie in
mem. di Arturo Balma; Lilia
don Scotta in memoria deila
mamma; Elsa e llda Comba.
£ 250.000: Carmen Bounous.
DICEMBRE
OTTOBRE
£ 50.000: Olindo Bufalo; Laura e Fiore Pittavino in memoria dei loro cari.
£ 100.000: Enza Molineri;
Giovanni e Attilio Revel con
Ester Pons in mem. di Stefano Revel; Orfilia Godine.
£ 200.000: Giovanna Bertalot.
£ 30.000: Fam. Danna Odino.
£ 50.000: Chiara Coisson;
Vittoria Colongo in mem.
deH’avvocato R. Jouvenal.
£ 100.000: Rodolfo Tomasini
in mem. della mamma e degli
zii Adolfo e Irma Coisson;
Unione femminile di Bobbio
Peilice; Albino Avondetto in
mem. dei suoi cari; N.N.;
E.B.; Maria Rassetta Alliaud
in mem. di Lisetta Alliaud; Società di cucito di Luserna San
Giovanni.
£ 150.000: Elena Pons.
£160.000: N.N.
£ 200.000: Nella Revel in memoria di Emilio Revel e Susanna Pons.
£ 2.000.000: Pierpaolo Zagrebelski.
£ 8.000.000: N.N. (segue)
venerdì 13 NOVEMBRE
Appuntamenti
13 novembre, venerdì —
PEROSA ARGENTINA: Alle
15, in piazza mercato, per conoscere i problemi legati al lupo e
alla pastorizia appuntamento
per visitare i pascoli di Pomaretto protetti dalle recinzioni
elettrificate fomite dal Wwf.
13 novembre, venerdì —
SAN GERMANO: Alle 20,30,
all’ex municipio di Borgata
Turina incontro con Fabrizio
Carro su «I fiori di Bach».
13 novembre, venerdì —
TORRE PELLICE: Alle ore
20,30, nella sala consiliare della Comunità montana, serata dibattito su «Il lupo e la pastorizia, problemi e soluzioni», con
introduzione e presentazione di
Maurizio Quirino, del Wwf
Piemonte e Valle d’Aosta; interventi di Paolo Ciucci, Claudio Goia e Gianfranco Righerò.
13 novembre, venerdì —
VILLAR PEROSA: Per «Serate natura», alle ore 20,45 alla
biblioteca comunale, «Uno
sguardo fuori casa Lombardia», diapositive di Angelo e
Paolo Liettl, Alberto Catteneo.
14 novembre, sabato — PINEROLO: Alle 14,30, all’auditorium di corso Piave, «L’anoressia e la bulimia nell’adolescenza: conoscere per prevenire», tavola rotonda con Angelo Grillo, direttore del Dipartimento di salute mentale
dell’Asl 10, il dott. Spinelli,
primario di neuropsichiatria infantile dell’Asl 10, la dott. Pavia, psichiatria e psicoterapeuta, e Luisa Ciccolini, psicoioga
del Aba di Torino.
14 novembre, sabato —
TORRE PELLICE: Al teatro
del Forte alle 21,15 la compagnia «Filarmonica Clown» presenta «Don Chisciotte», di Bolek Polivka. Ingresso lire 15
mila, ridotto 10.000.
14 novembre, sabato — PINEROLO: Al teatro Incontro
ultimo appuntamento per la
XIII rassegna di teatro dialettale con la commedia brillante in
tre atti «Na tòta sfaragià», presentata dalla compagnia «Piccolo varietà». Ingresso lire
13.000, ridotto 8.000.
14 novembre, sabato —
BAGNOLO: Alle 21,15 al teatro «Silvio Pellico» va in scena
«Il suicida» con la compagnia
«Sergio Tofano». Ingresso lire
15.000, ridotto 2.000.
15 novembre, domenica —
PINEROLO: Alle 21,15 al teatro Incontro concerto dei vincitori delle sezioni musica da camera e pianoforte del Concorso
internazionale di musica.
16 novembre, lunedì — PINEROLO: Al Circolo sociale,
alle 21, concerto per pianoforte, viola, violino e violoncello
del Quartetto quadro veneto,
musiche di Mozart e Brahms.
Ingresso lire 15.000.
16 novembre, lunedì — PI
NASCA: Fiera autunnale a
Dubbione.
17 novembre, martedì —
PINEROLO: All’Associazione Stranamore, via Bignone 89,
alle 21,15, proiezione del film
«The boxer» di J. Sheridan. Ingresso libero.
19 novembre, giovedì —
TORRE PELLICE: Alle ore
15,30, per l’Unitrè, alla biblioteca della Casa valdese, conferenza della dott.ssa Isa De Maria su «Il ’68 vissuto e ricordato
da una studentessa dell’epoca».
19 novembre, giovedì —
PINEROLO: Al Circolo sociale, alle 21, concerto del «Jazzinaria quartet», canzoni italiane
in jazz. Ingresso 15.000.
20 novembre, venerdì —
TORRE PELLICE: Alle 21,
nella sede del Cai in piazza
Gianavello, diapositive su «A
sud del Caucaso, Georgia, Armenia, Azerbaijan», a cura di
Alberto Forneris.
20 novembre, venerdì —
TORRE PELLICE: Alle ore
20,45, alla Biblioteca della Casa valdese, su iniziativa del
Gruppo studio vai Lucerna, Manuel Kromer parlerà su «L’editrice Claudiana ieri e oggi».
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CHISONE - GERMA!
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festini
Ospedale dì Pomaretto, tei. sii*
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 15 NOVEMBRI
Ferrerò: Farmacia ^
Via Montenero 27, tei. 8481
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei
Croce Verde, Porte : tei. 2014jJ
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VAL PELLICE
Guardia medica:
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notturna, prefestiva, festivi
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telefono 932433
Guardia farmaceutica; d
DOMENICA 15 NOVEMBR uninositi
Bricherasio: Farmacia Feti ellissini
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tei. 59774 Eravam
Ambulanze: ¡o spiaz
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Croce V. - Bricherasio, tei. 598| ¡^Hi. Ma
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PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festivi
Ospedale civile, tei. 167-23311)
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
SERVIZIO INFERMIEF
dalle ore 8 alle 17,
sedi dei distretti.
SERVIZIO ELIAMBUl
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16,30, Small soldiers; 2(f
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PINEROLO — La multi®
Italia propone alla sala
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gli altri giorni Salvate il sci
to Ryan; feriali ore 21,30,
menica ore 15, 18,15 21,30,
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Via dei Mille, 1 - 10064 Piner^ ontari e
tei, 0121-323422; fax 3238Ji ^
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VALPELLICE
Via Roma 45 - Luserna|l
G iovanni - 0121 /90024I |
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Lunedì e venerdì ore 14-1 i
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tei. 0121-933290; fax 932«»^ Mgj
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Pubblicazione unitaria con deve i
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Reg. Tribunale di Pinerolo fi
Resp. ai sensi di legge Pi®'’®
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RIFORMA 13 NOVEMBRE 1998
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impedì la nascita fino agli Anni 60. Oggi è un efficiente presidio sanitario
ngelico dì Napoli «Villa Betanìa»
esperienza del «deserto» e la lode a Dio
CIULIO VICENTINI________
A parola «deserto» ricorreva dappertutto, su foJietti distribuiti a profusioe su poster alle pareti; de,po biblico, ovviamente,
wo r «'ambiente, invece, e l’atmova, testi« tali da rassomi
: iare piuttosto al suo oppoiceutica: p. festa, spazi aperti,
OVEMBI iminosità splendente di una
nacia Fei ellissima giornata, gente
inuele 8$ ioiosa e vociante.
Eravamo in molti nell'am
10 spiazzo retrostante l’oel. 953355. redale Villa Betania, a Pon0, tei. 598] celli. Mancavo da Napoli da
odici anni, ho ammirato la
lendida organizzazione,
no stato accolto e salutato
jnviso sorridente da sorelle
fratelli conosciuti negli an
11 della mia permanenza naloletana. Era, davvero, una
sta nelle parole, nelle stretdi mano. Festa anche nella
■costanza che ci riuniva, feta della Riforma, festa per la
rrenza del 30“ anniversaio dell’ospedale in un lontaSessantotto. Deserto an,e allora, a suo modo.
Appena arrivati ci è stata
lessa in mano una rosa, un
el bocciolo su un lungo ste), liberato dalle spine e protto da carta stagnola. Che
is’era? Un simpatico gesto
CE — E A benvenuto? 0 altro? Lo si è
in prograt ipito subito dall’animaziovenerdì 1 e che accompagnava gesti e
abato 14,0 stole; quella rosa, anzi quelsiose, sarebbero state utilizcia, doma atenei culto, poco dopo,
all soldie l’enorme capannone, tutto
unedì 16 «Rancore, comprese le sedie
eia
La multi!
1 sala «5(
re 20,45, 0
tesserati;
ate il sold
•e 21,30, d
suo interno, era pronto per
grande riunione di ricono;enza, di lode a Dio, di interissione nella situazione, apunto, di «deserto» in cui
antinuiamo a trovarci anche
ggi, anche qui in questa
.5 21 30 napoletana, al di là
Tutti pai elle apparenze. All’interno a
'0 22 20 si parete di fondo,
' dometì “fi palco leggermente
20 lalzato spiccava, al centro,
n grande mucchio di sabbia,
cinema Cd anta quanta ne può scaricare
gramraa, vi ^ grosso furgone adoperato
Le fareB leE’edilizia. Oltre questa sab5 14, ore il lia, nulla più, se non il vuoto
imenica (d Ielle nostre attese che non
ledi, mafts ardarono ad essere colmate,
1, Gallo»
iMlC
mentre il magnifico coro battista dava inizio alla celebrazione liturgica.
Canti, preghiere, letture bibliche, predicazione si snodavano, una dopo l’altra,
senza spazi vuoti, in stretto
collegamento, seguendo una
(quasi) invisibile regia, efficace, coinvolgente. In momenti
diversi e successivi, alcune
azioni simboliche, senza interrompere i canti e le preghiere, hanno animato le immagini e i concetti che via via
erano ripresi e ribaditi nei testi cultuali.
Una lunga fila di bambini,
procedente dall’ingresso, sorreggeva con le manine alzate
una grande croce di legno.
Arrivati al mucchio di sabbia,
la croce è stata issata nel bel
mezzo di esso. In un momento successivo, sempre procedendo dall’ingresso, un piccolo corteo di pastori, alcuni
in toga, ha deposto una grande Bibbia aperta al centro
della sabbia. Successivamente ancora, la colletta è stata
fatta dai presenti uscendo,
ciascuno dal proprio posto, e
deponendo le offerte in grandi cesti, recandosi nel contempo anche a piantare la rosa, ricevuta in consegna, nella
sabbia attorno alla Bibbia e
sotto la croce. Alla benedizione liturgica, infine, i bambini,
ancora in corteo, ciascuno
con una piccola palma in mano, sono andati a piantarla
fra le «rose» del deserto, trasformandolo in un giardino
fiorito. È persino superfluo
notare quanta fosse la commozione in tutti i presenti.
Non ho visto se qualche lacrima ha inumidito gli occhi di
qualcuno, ma dentro di me
l’ho pensato, perché così mi
sono ritrovato anch’io.
Il sermone ha ripreso, in
fascio, le parole «deserto»,
«rosa», aggiungendovi l’«acqua», dal testo di Isaia 35.
Dall’insieme dei gesti simbolici e delle parole (anche in
persone non inclini al fondamentalismo biblico) si è capito con plastica evidenza che
è possibile leggere sia la congiuntura napoletana di trenta
anni fa, per la quale è nata ed
è cresciuta Villa Betania, sia,
altrettanto e più, rileggere il
presente, qui e altrove, attraverso la pregnanza di immagini bibliche, non solo nella
loro intrinseca efficacia,
quanto, soprattutto, nella
forza propulsiva che esse
mantengono per l’impegno
di tutti. Agli ideatori e organizzatori della festa, riuscita
ottima sotto ogni punto di
vista, in particolare al presidente Sergio Nitti, ai pastori
Massimo Aprile e Anna Maffei, al maestro Carlo Leila, direttore del coro, senza escludere alcuno di tutti gli altri
numerosi e validi collaboratori, un vivo plauso e un sentito ringraziamento.
I fiori piantati nel «deserto»
Ospiti e amici
fra chiese
e istituzioni
Erano presenti alla celebrazione i responsabili nazionali
delle chiese fondatrici dell’ospedale o loro rappresentanti: David Armistead (responsabile per l’Italia dell’Esercito della Salvezza), Jürgen Astfalk (decano della
Chiesa evangelica luterana in
Italia), Franco Becchino (vicemoderatore della Tavola
valdese), Valdo Benecchi
(presidente dell’Opera per le
chiese evangeliche metodiste
in Italia), Daniele Benini
(Chiesa cristiana awentista
dePsettimo giorno). Renato
Maiocchi (presidente dell’Unione cristiana evangelica
battista d’Italia), Roberto
Mazzeschi e Silvio Roncavasaglia (rappresentanti della
Chiesa apostolica in Italia).
Per la Federazione delle chiese evangeliche in Italia c’era
il presidente Domenico Tomasetto e per il Gruppo interconfessionale attività ecumeniche, Gustavo Galeota.
Molti anche gli ospiti provenienti daU’ambito politico.
Oltre agli oratori, già citati, e
al sindaco di Napoli, Antonio
Bassolino, sono intervenuti i
deputati Giorgio Gardiol e
Aldo Cennamo, il presidente
del Consiglio della regione
Campania, Raffaele Calabrò,
l’assessore regionale alla Sanità, Marco Cicala, il presidente della V Commissione
regionale, Antonio Cantalamessa, il direttore dell’Asl
Na 1, Costantino Mazzeo, i
consiglieri comunali Giovanni Squame e Giuseppe Russo, il presidente della Circoscrizione, Vincenzo De Cicco, il presidente dell’Associazione religiosa istituti sanitari, Umberto Rizzo, il direttore generale dell’Ospedale internazionale di Genova, Luciano Giuliani. Giorgio
Bouchard, predicatore al
culto, rappresentava anche,
come suo presidente, l’Ospedale evangelico valdese
di Torino. Era anche presente il console generale della
Repubblica federale di Germania, Hans Georg Fein.
e sfide della vita anche nel momento della malattia
MARTA D’AURIA
iJO
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AL 22 al 24 e dal 27 al 29
ottobre nell’atmosfera
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-ompagnato la celebrazione
he part-ti® Jel 30“ anniversario delerienza t» ospedale evangelico «Villa
mmerciali* «tania», si sono svolti due
rei. dopo" f’oinari sulla pastorale clini30376. organizzati dal servizio di
^PPellania evangelica. Il rettore degli incontri è stato il
astore battista Maurice
'*iggs, docente di Educazioi Pastorale clinica presso il
'Partlniento di cappellania
61 «Bowman Gray Baptist
‘Ospitai» della città di Win’ “"-Salem nel North Caroli[, .l^?a). Cappellano da trenani presso la grossa strut^ "“^pedaliera (che dispoett ì novecento posti
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ier interesse di due di¡D “'.8'^nppi di persone (ri
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J —«OH ari e pastori) sul delicato
*3 "iPiaaso ministero di cuPastorale agli ammalati,
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[io,L ’ '^loitatore o visitatrice
fax 323831
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conRif“"^.
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deve “•nono o visitatrice
essere cosciente che la
aarvizio fotografico è di
IIMBERTO de MATTIA
natura umana vive della tensione tra due poli: finitezza e
creatività. Chi offre relazione
di aiuto deve raggiungere una
profonda consapevolezza non
solo della propria «creatività»,
intesa come capacità di saper
accettare le sfide della vita e
di saper cogliere la presenza
di Dio anche nella buia esperienza della malattia, ma anche del proprio limite.
Nell’incontro con l’ammalato 0 con chi si trova in uno
stato depressivo acuto, è necessario che ci sia un equilibrio tra questi due differenti
aspetti del nostro essere. «Per
chi offre relazione di aiuto lo
Il pastore Massimo Aprile, cappellano dell’ospedale
scopo primario - ha detto
Briggs - è quello di dialogare
con il paziente per comprendere meglio il significato della
malattia e della sua particolare situazione spirituale».
Un primo momento della
relazione di aiuto è il guadagnarsi la fiducia dell’altro.
Chi desidera offrire sostegno
e aiuto deve imparare ad essere «flessibile»; il visitatore
deve, nel corso dell’incontro
con l’ammalato, cercare di
capire se è il momento di avvicinarsi o di mantenere una
distanza (a volte anche fisica), di parlare 0 di tacere. Lo
scambio dialogico diventa
dunque uno dei momenti più
delicati nella cura pastorale:
il rapporto di reciproca fiducia può essere rafforzato o interrotto anche da una semplice parola o frase detta.
Briggs ha precisato che nella
comunicazione con l’ammalato è necessario formulare
delle «domande aperte», domande che lasciano all’altro
uno spazio e un tempo per
maturare dentro di sé liberamente la decisione su come
esprimere il proprio travaglio
e in che modo eventualmente chiedere aiuto. Questa abilità non è facile da svilupparsi, ma l’azione dello Spirito di
Dio può aiutare Rincontro e
L’intervento del giudice Giovanni Verde, vicepresidente del Csm
La luce di Cristo
sulla nostra storia umana
la comprensione reciproca.
La sfida è quella di incontrare le persone «lì dove esse
si trovano». Questo processo,
ha ricordato Briggs, altro non
è che una significativa maniera di rendere attuale il modo
in cui Dio stesso è entrato in
relazione con l’umanità. Attraverso l’incarnazione di Gesù Cristo, Dio ha incontrato
gli ammalati, i poveri, gli
emarginati lì dove si trovavano. Avvenuto Rincontro è necessario che tra il paziente e il
visitatore si instauri una sincera «collaborazione», volta a
comprendere quale percorso
di ricerca, di riflessione si
vuole compiere insieme. Naturalmente questo è impossibile se si vive una relazione
impari tra una persona sana,
che in più ostenta delle certezze incrollabili, e un’altra
malata e indebolita.
Nel ministero della pastorale clinica è necessario porsi in
un attento atteggiamento di
ascolto e saper attendere. «La
fretta - ha detto Briggs - è nemica della relazione di aiuto.
Chiedere ad una persona “come stai?” è una domanda ordinarla, ma molto profonda.
Ricordiamoci di fare questa
domanda agli altri quando
abbiamo almeno due minuti
per ascoltare la risposta».
Il pastore Giorgio Bouchard
ha tenuto la predicazione nel
culto di ringraziamento per i 30
anni di Villa Betania. Ne riportiamo la parte finale. Il testo di
riferimento era Isaia 35.
GIORGIO BOUCHARD
(...) Sorelle e fratelli di Napoli, che a questo ospedale
avete dato tanta fatica e tanto
amore, ricevete con umiltà e
riconoscenza questa esortazione del profeta. Le difficoltà sono state e restano
grandi, talvolta le nostre mani si infiacchiscono, le ginocchia vacillano, il nostro cuore
si smarrisce: in questo smarrimento i profeti dicono a
ognuno di noi e a tutti noi insieme: fortificati, fortificatevi
perché il tempo messianico
viene, anzi, perché il Messia è
già venuto, e oggi lo Spirito
dimora tra di noi e rende efficace il patto che Dio ha stabilito con noi. Certo la vostra
opera è una battaglia continua, ma tutta la vita è una
battaglia e vince chi ha fede.
Voi avete fede per grazia di
Dio, e in Cristo voi vincerete.
Non dimenticate, care sorelle e cari fratelli, che ci avete dato tanto in questi anni,
la fede, la parola di Dio, la comunione fraterna possono
scatenare in voi (e intorno a
voi) delle immense energie
morali: vi possono mettere in
grado di compiere quelle
opere che sono necessarie
per la salvezza del mondo.
Perciò il nostro testo si conclude su di un doppio registro: conferma la speranza e
conferma il giudizio. Da una
parte, il deserto non soltanto
rifiorirà, ma sarà percorso da
una strada maestra che permetterà ai credenti di attraversare vittoriosi la storia.
Dall’altra parte il profeta riafferma il giudizio di Dio; e anche noi, ai quali spetta il
compito di predicare la grazia di Dio, non possiamo sottacere il fatto che Dio giudicherà il mondo.
In questa bella Napoli noi
non possiamo limitarci ad
ammirare la linea del Vesuvio
o la bellezza del lungomare
Caracciolo, dobbiamo anche
annunciare il giudizio sulla
camorra, sulla viltà e sulla
menzogna: noi non abbiamo
il diritto di giudicare nessuno
ma abbiamo il dovere di ricordare a tutti che Dio li giudicherà (e ci giudicherà).
L’inquietante disorientamento del nostro tempo deriva
anche dal fatto che la maggior parte di noi ha dimenticato la realtà del giudizio di
Dio. Una grande filosofa,
Hannah Arendt, ha scritto;
«Salvati per grazia, noi sappiamo che saremo misurati
secondo le opere: dobbiamo
dire a tutti che un giorno non
dovranno soltanto restituire
la vita a chi l’ha creata, ma
dovranno rendere conto della
loro vita: noi tutti saremo
chiamati in giudizio». Contrariamente a quello che pensano alcuni increduli. Rattesa
messianica non è una evasione dalla realtà. Rattesa messianica getta semplicemente
la luce di Cristo sulla nostra
storia umana e, rnentre ci dà
la gioia di saperci amati, di
sapere che lo Spirito infinito
che governa il mondo ci vuole
bene, nello stesso tempo, ci
aiuta con chiarezza a vedere
le nostre responsabilità.
Sorelle e fratelli, a Napoli
voi avete costruito e animato
l’ospedale, perché sapete di
essere salvati per sola grazia
e perciò siete tenuti a operare
con immensa energia come
fate. Dio ha benedetto questa
casa perché essa è st^fta costruita sulla fede e noi siamo
convinti che continuerà a benedirla perché la fede continua ad animarla. In questa
casa noi non facciamo miracoli perché noi non siamo il
Cristo, ma abbiamo aiutato a
nascere 50.000 bambini, abbiamo guarito molta^gente,
abbiamo accompagnato
molte persone negli ultimi
giorni della loro vita terrena,
abbiamo pianto e pregato
con loro. Da molti fratelli e
sorelle ci siamo congedati
proprio qui nella cappella
dell’ospedale prima di rendere alla terra ciò che è della
terra nella certa speranza
della resurrezione e della vita
eterna. Alcuni di voi hanno
qui crudelmente sofferto, eppure hanno continuato ad
operare con fede. Possiamo
concluderne che l’aurora del
tempo messianico ha cambiato con la sua luce le mura
di Villa Betania e di questo
rendiamo grazie a Dio.
Momento di canto nel corso del culto
12
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 13 NOVEMRRc (NERDÌJ;
Si è svolta a Torino la festa di canto delle corali delle valli valdesi
Una grande passione per la libertà
Un pomeriggio di festa, ma anche di memoria storica e di riflessione nell'anno
delle celebrazioni del centocinquantesimo anniversario dell'Emancipazione
MAURO PONS
Domenica 1° novembre
250 coralisti provenienti
dalle valli valdesi, da Torino e
da Genova si sono riuniti nel
tempio valdese di corso Vittorio Emanuele II a Torino
per celebrare con le loro
splendide voci la celebrazione della chiusura del centocinquantesimo anniversario
delle Lettere Patenti. Un pomeriggio di festa, ma anche
di memoria e di riflessione
che ha riunito più di trecento
persone, le quali hanno assistito con emozione e gioia al
susseguirsi ininterrotto di
complaintes, di inni, di canti
provenienti da altre aree del
mondo. I vari canti sono stati
intervallati dalla lettura di testi: da pagine bibliche a testimonianze colte nel tortuoso
e sofferto svilupparsi del protestatesimo europeo.
Il tono alla manifestazione
è stato dato dal discorso introduttivo del pastore Giuseppe Platone, il quale nel
tratteggiare gli eventi che
condussero alla firma regia
delle Lettere Patenti del 1848,
ha sostenuto che questa ricorrenza non riguarda oggi
unicamente la minoranza
valdese presente alle valli vaidesi 0, più estesamente, le
chiese evangeliche in Italia,
ma tutti i cittadini e tutte le
confessioni religiose. «In
buona sostanza le libertà
concesse sono state l’anticamera del principio della libertà di coscienza oggi pienamente recepito dalla Costituzione repubblicana». Si è
trattato insomma nella storia
del nostro paese del raggiungimento di un punto di non
ritorno e allo stesso tempo
Un momento della festa di canto nel tempio di corso Vittorio a Torino
(foto Pietro Romeo)
dell’imprimere una forte accelerazione allo sviluppo della democrazia in Europa.
«Forse - ha continuato Platone - il tema della libertà religiosa per gli evangelici che
hanno siglato, in questi anni
recenti, le Intese con la Repubblica, previste dalTart.8
della Costituzione, è in un
certo modo diventata questione risolta. Se è così mai
come ora bisogna occuparsi
della libertà degli altri. Cioè
di tutte quelle formazioni religiose, a cominciare per esempio dall’Islam che è pur
sempre numericamente la
seconda religione in Italia,
che non hanno potuto o voluto accedere ad un pubblico
riconoscimento. Occorre
porsi dalla parte di chi si sente oggi discriminato, demonizzato, ghettizzato. Impegniamoci a garantire ampia
libertà a tutte le confessioni
che abbiano requisiti di serietà, trasparenza, apertura:
una libertà religiosa è tale se
sa esprimere tolleranza, fraternità, giustizia, eguaglianza, solidarietà. Per questa libertà si è tenuto duro sapendo che “dove c’è lo Spirito del
Signore, lì c’è libertà” (II Corinzi 3, 17), anche se questa
libertà non è mai compiuta.
Il mondo evangelico è caduto, più volte, nelle semplificazioni, nei pregiudizi. Ma in
questo rischioso percorso la
parola di Dio ci orienta. E da
questo continuo ritorno alla
sorgente che non muore, rinasce la nostra passione per
la libertà di ricerca, anche nel
campo della fede».
Il pomeriggio ci ha poi offerto momenti bellissimi di
canti che riunivano tutte le
duecentocinquanta voci, con
altri momenti più intimisti,
dove le singole corali ci hanno offerto un assaggio del loro repertorio. Tra i momenti
più particolari, vogliamo ricordare il canto di Freedom is
Corning della corale valdese di
Prarostino-San Secondo e il
nuovo e bellissimo Tu meus
es, composto dal maestro Flavio Gatti in memoria di Paola
Taccia Cambellotti, eseguito
con passione e maestria dalla
corale evangelica di Torino.
La comunità metodista di Padova ha accolto il pastore Richard Crocott
Utilizziamo i doni di Dio ponendoli al servizio degli altri
PAOLO T. ANGELERI
Domenica 1° novembre,
per il culto di insediamento del nuovo pastore Richard Grocott, la comunità
metodista si è riunita alla presenza della sovrintendente
Clara Pea Cozzi e di Daniela
Campbell, del Consiglio del
7“ circuito, per accogliere il
nuovo fratello venuto fra noi
a utilizzare i doni ricevuti da
Dio «per farli valere al servizio degli altri» (I Pietro). Molto bello l’inno scelto: «Ben è
la messe grande/ ma pochi
sono ancora, sono pochi gli
operai/ Eccomi, eccomi,
manda me/ Nella messe tua
Signore, eccomi manda me».
Erano presenti molti fratelli e sorelle, cattolici del gruppo interconfessionale guidati
da don Giovanni Brusegan,
addetto ai rapporti ecumenici per la diocesi di Padova.
Molto importante l’intervento della prof. Salzano, cattolica, che da anni si occupa di
ecumenismo e in particolare
delle relazioni ebraico-cristiane. Attorno alla nostra
chiesa gravitano gruppi numerosi di pentecostali africani e filippini, che utilizzano
in ore diverse della settimana
i nostri locali: erano presenti
al culto di domenica e uno
dei loro pastori è intervenuto
con un breve messaggio. Non
mancavano poi i rappresentanti della chiesa vicentina: la
presidente Gabriella Gianelìo. Lina Veller e altre sorelle.
Il pastore Grocott nel suo
sermone ha insistito sull’importanza del servizio, parten
gioventù evangelica
SOTTOSCRIZIONE 1998
normale.................... L. 45.000
sostenitore....................90.000
estero.........................60.000
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cumulativo GE/Confronti........90.000
versamenti da effettuare sul ccp n. 35917004 intestato a:
gioventù evangelica
via Porro Lambertenghi, 28
20159 Milano
do dall’episodio del paralitico di Capernaum secondo il
racconto di Marco 2, 4: gli
amici dell’infermo non si limitano a portarlo nei pressi
di Gesù, «ma non potendo
accostarsi a lui a causa della
folla» scoperchiano il tetto
della casa e calano il lettuccio
proprio davanti al maestro.
Così anche il nostro servizio
nei confronti del prossimo
non può e non deve limitarsi
a un semplice tentativo, ma
deve proseguire fino al conseguimento del fine: il raggiungimento di Gesù. Al termine del culto la comunità e
tutti gli amici si sono riuniti
nei locali sociali per prendere
parte all’agape, splendidamente preparata dalle sorelle
del gruppo di attività femminile, a cui va tutta la nostra
gratitudine.
Richard Grocott è inglese
di Chester; si è laureato in sociologia nel 1984 all’Università di Aston (Birmingham);
ha insegnato inglese in una
scuola evangelica di Tokyo e,
ritornato in Inghilterra, ha
iniziato gli studi di teologia al
Wesley College di Bristol per
la formazione pastorale. Si è
sposato nel 1989 con Carol, a
Newcastle, County Down, Irlanda del Nord. Dopo un anno di prova e la consacrazione in Inghilterra, nel 1993, la
Divisione per l’estero dell’Opera metodista britannica
10 ha destinato a Roma come
pastore della Comunità metodista di lingua inglese a
Ponte Sant’Angelo, e un mese prima di recarvisi era nato
11 figlio John. Al termine del
servizio a Roma, il pastore ha
chiesto l’assegnazione a una
chiesa italiana e la Tavola
valdese ha deciso di inviarlo
a Padova per servire anche la
comunità di Vicenza.
Siamo riconoscenti al Signore per questa valida nuova presenza pastorale fra noi.
«Il mondo è la mia parrocchia» diceva Wesley: il fatto
che Grocott sia inglese ci ricorderà ogni giorno la concretezza del richiamo all’universalità e globalità del messaggio evangelico. Abbiamo
sempre presente l’impegno, i
doni, la spiritualità e l’agape
del pastore Robert J. Mollar,
rimasto fra noi tre anni, e
confidiamo che i semi gettati
da lui vengano coltivati dal
fratello Richard. Viviamo in
questo scorcio di millennio
anni spesso oscuri e pieni di
incertezze: guerre, rumori di
guerra, terremoti, timori di
disastri economici e finanziari, aumento della miseria e
calamità di ogni genere; l’Evangelo, prevedendo tutto
questo, ci esorta, pur nell’inevitabile perplessità, a non disperare (II Corinzi 4, 8). Abbiamo in Cristo e nelle sue
promesse la certezza di un regno di pace e di amore. La
presenza di un pastore cbe
viene a noi nel nome del Signore, non può che aiutarci e
spronarci in questo cammino
della speranza: «Non è ancora
manifestato ciò che saremo;
sappiamo però che quando
egli sarà manifestato, saremo
simili a lui perché lo vedremo
come egli è. E chiunque ha
questa speranza in lui, purifichi se stesso come egli è puro» (I Giovanni 3,3-4).
Chiesa valdese di Siena
Gioia per l'insediamento
del pastore Eugenio Stretti
ANTONIO CAPANNOLI
Domenica 25 ottobre,
durante il culto, presso la
locale Chiesa valdese ha avuto luogo l’insediamento del
pastore Eugenio Stretti. Il presidente del Consiglio di chiesa, Franco Pavone, lo ha presentato alla comunità, specificando che prima di giungere
a Siena egli ha svolto il ministero pastorale nelle chiese di
Carrara, Taranto, Pomaretto,
Venezia e ultimamente Roma,
da dove aiutava la pastora
Maria Bonafede nella conduzione della comunità di Fontana di Papa. Il pastore Stretti
è attivamente impegnato nel
movimento ecumenico e nel
dialogo interevangelico, ed è
stato tra i fondatori del Consiglio locale delle chiese cristiane di Venezia nel 1993. Il presidente ha inoltre precisato
che la Tavola valdese ha assegnato al pastore Stretti la cura
della chiesa di Siena con un
quota di tempo a disposizione del Concistoro della Chiesa valdese di Firenze, come
supporto al pastore Gino
Conte per la conduzione di
quella grossa comunità.
Stretti nel suo sermone ha
predicato sui testi di Isaia 40,
1-9 e Marco 1, 1-11, in cui si
evidenzia che solo attraverso
l’esperienza del battesimo
dello Spirito Santo il credente
può immergersi totalmente
nel «tempo definitivo di Dio»
(kairòs) per sfuggire al «tempo terreno» (krónos) e affidare
completamente la sua vita e
quindi anche il suo tempo
nelle mani del Padre celeste
che non mancherà certo di
benedizioni. Dopo avere spiegato il significato dei due termini della lingua greca, il pastore si è soffermato in modo
particolare sull’importanza e
l’efficacia nella vita del credente dell’essere inserito nel
tempo definitivo di Dio perché egli a sua volta possa farsi
portatore verso gli altri del
piano di Dio per la salvezza di
tutta l’umanità. La (
di Siena ha accolto con^^
patia e un fraterno benvei^'
rea.
il nuovo pastore, auguri
ghun buono e proficuo nel
do di lavoro nella nostra cii
per proseguire l’operato
qui svolto con zelo e de
ne dai suoi predecessori fi
pastora Giovanna Pons pry
e la candidata al tninistZ
pastorale Monica Micheli
Salomon ultimamente, sotó
la cui guida la piccola ràat*
nace comunità è cresciuta ei
è rinsaldata.
BRUNO
Al culto del 25 ottobre, coi
me ogni domenica, erano'
presenti alcuni fratelli coreOJ
ni e simpatizzanti che hann}
apprezzato il messaggio d|
pastore Stretti e, al termiS
tutti gli intervenuti si sono
trattenuti a lungo per salutai
re personalmente il pastore^
fare conoscenza. Un priniol
importante impegno del pai
store è stato comunque ptfi
visto per la domenica preco.
dente, 18 ottobre, in cui da
rante il culto è stato celebrati
il battesimo della bambina
Caterina Donnini, nipotii
del fratello Giovanni, teso#
re e anziano della comuni|
Al pastore Stretti va inolili
l’augurio affinché sottola
guida del Signore e la sua
esperienza maturata presso
la comunità di Fontana diP®
pa, egli possa lavorare effic®
cernente anche qui, soprat
tutto con i giovani ai qui,
anche se sono in piccolo »
mero, ma ben armonizzatii
di provenienze culturalidiverse, è affidato l’oggi masoprattutto il domani della comunità. Nella speranza chef i
Signore ci dia la saggezza
cessarla per riconoscere
zione di Dio nella nostra
nell’altrui vita e a esserglieni
riconoscenti, insieme a Elie
zer, servo di Abramo, dicia-:
mo: «Benedetto l’Eterno (...)(
sempre benigno e fedele verso il mio Signore (...) cheta
guidato i miei passi sulla via
giusta» (Genesi 24,26-27).
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Cronache
RORÀ — Il 1° novembre, in occasione di un pranzo comunità’
rio per ricordare la Riforma, abbiamo avuto il piacere i!
avere tra noi il prof. Bruno Corsani con la moglie Mirell*
Comba. Affrontando il tema «Lutero e la Bibbia», Corsanita
articolato la sua esposizione su due punti: «Che cosa la Bit
bia ha fatto per Lutero»; «Che cosa Lutero ha fatto per»
Bibbia». La Bibbia ha allontanato Lutero dagli schemi me'
dievali e lo ha portato ad avere una nuova visione di Dio.W
sua lettura era stata relegata all’ambito dell’esercizio de»
pietà, mentre Lutero, grazie all’esegesi e allo studio, trove»
in essa pace e liberazione nonché confronto nella scopef®
di un Dio non più castigatore ma capace di perdonare p®
sola grazia. Lutero d'altra parte ha insegnato, tradotto e pr®
dicato la Bibbia, l’ha utilizzata abbondantemente per far®
conoscere al popolo il contenuto e guidarlo, nello stes»
tempo, a coglierne la centralità piuttosto che dare eccessi
rilevanza a elementi marginali'. Affrontando il tema delh
centralità della Bibbia si è creato infine un interessante di'
battito che ha indotto a riflettere sull’unità della Chiesa.
VILLASECCA — La comunità è stata ripetutamente eolP**® ^
lutto nelle ultime settimane: sono mancati Arnaldo 6
della Torre, deceduto a 59 anni il 18 ottobre scorso, doP
vari anni di malattia; Alberto Clot dei Trossieri, deceduto
29 ottobre all’età di 85 anni; lo ricordiamo per la conosce
za di tutte le famiglie della vai Germanasca che aveva ^
quisito in molti anni trascorsi al servizio del negoziant
bestiame Emilio Gardiol e dei figli. Con lui sparisce, co
diceva qualcuno, una biblioteca di informazioni che et
utili anche per il lavoro pastorale. Infine Bruno
wiiii «livelle 11 lavuiu jjaòLUicuc. iiiiiiic jjiuhv/ ^
re dei Trossieri, deceduto il 3 novembre all’età di
Fino a poche settimane prima della morte, malgrad
male inesorabile, aveva dato ancora qualche volta
no ai figli, ben noti in valle per la scelta coraggiosa di vi jj
della coltivazione della terra con la produzione biolo^
piccoli frutti. Ai familiari tutti va la nostra fraterna sim^
tia, come pure a Luigia Refourn ved. Giors,
della sorella Maria Alessandrina, deceduta il 26 ottobre
anni, sepolta nel cimitero cattolico dei Trossieri.
SAN SECONDO — Domenica 25 ottobre durante il
ta battezzata Sabrina Gardiol di Sereno e Vilma. <
mo al Signore di benedire la piccola e la sua famiglia
*m mmetStrice
claudmna
GIN
13
13 NOVEMBRE 1998
Vita Delle Chiese
ti
sin.
Un'importante iniziativa presa dalla comunità battista di Casorate Primo
tina settimana per ricordare Martin L. King
Collaborazione con le parrocchie e con l'amministrazione comunale per
realizzare una mostra, contatti con le scuole, un concerto e un dibattito
bbuno colombu
piando.
comitato, nominato
eratn i ISal Consiglio di chiesa di
'orate Primo e costituito
essori I ine®*’” comunità,
ms nrii ¡preparato il progetto di
oi®M ^fnio^stra interattiva della
M?rh IV £ta di una settimana per
n Sedare, prima della fine
la ir,»TÌftanno, il pensiero e 1 opec£ pi Martiri Luther King. Il
^ %getto è stato presentato
nhro téassessore ai Servizi sociali
a, er’aÌp Comune e dia locale par
'llì corej}
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aggio di
termini
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I primo f
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celebratd
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nipotini
1, tesori»
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sotto li
e la sui
a pressi
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re efBc»'
, sopralai quir
xolo »
mizzatie
lurali'digi masodella i»i
ichia cattolica, con cui si
0 da diversi anni buoni
iporti ecumenici, e ha tro) a consenso entusiasta di
i e la loro partecipazione
[iva. Il parroco, don Sante
itta, ha messo a disposidone la chiesa di Santa Ma(¡a, che viene usata quasi solo
per attività culturali, un telel^re, un videoregistratore e
Bilmpianto di amplificazioH8, pannelli di vari colori per
Ufoto e alcuni giovani. Il Coijne ha patrocinato l’iniziaiva mettendo a disposizione
pdi pannelli bianchi, mafeti e inviti alle scuole staidellazona e del personale.
Abbiamo inserito la mostra
nel giorno di chiusura del
fetone» (27 ottobre), antica
iaa contadina, o meglio, fielaàgricola con vendita di prodotti, bestiame e quant’altro
allegato alla campagna, oggi
ancora festa cittadina e laica
con esposizione e vendita di
macchinari agricoli, animali
da cortile e un mercato di
bancarelle in cui si vende di
tutto, e molte migliaia di persone provenienti da mezza
Lombardia. Si trattava per la
nostra chiesa di un’occasione
da non lasciarsi sfuggire per
presentarsi per la prima volta
all’esterno del proprio locale
di culto con una manifestazione su un personaggio portatore di grandi valori per
l’umanità. Alcuni giornali locali avevano già da alcuni
giorni pubblicato il calendario
dell’iniziativa e altri avevano
colto l’occasione per ricordare pubblicando articoli dello
stesso M L. King. La mostra è
dunque iniziata sabato 24 ottobre sera, nella chiesa di San
Vittore Martire, recentemente
affrescata con raffigurazioni
di racconti biblici, con un
concerto della corale ecumenica «Gospel Singers», che interpreta molto bene i negro
spiritual con coinvolgimento
del pubblico e che ha ricevuto
ripetutamente e lungamente
gli applausi del numeroso
pubblico, anche esperto.
Martedì 27, ultimo giorno
del Festone, è stata inaugurata e aperta al pubblico la sezione fotografica della mostra, mentre l’impianto sonoro diffondeva spiritual e un
«videobox» appositamente allestito trasmetteva un documentario sulla vita di King.
Tre interventi hanno aperto
1955: l’arresto di Rosa Parks
originò ia rivoita dei neri e il boicottaggio degli autobus urbani
questa «sezione»: don Sante
Torretta ha presentato l’iniziativa anche sotto l’aspetto
ecumenico: l’assessore Tonarelli ha presentato la mostra
quale contributo culturale e
sociale della Chiesa battista
alla cittadinanza e alle scolaresche in particolare. Chi scrive queste note ha presentato
la figura, l’opera e il pensiero
di King dal punto di ^sta dei
valori evangelici e della nonviolenza espressi dal movimento della lotta contro la segregazione razziale, per i diritti civili e politici. La mostra,
oltre che d^le foto, era arricchita da articoli di vecchi
giornali di 30 e più anni fa, e
questa sezione è rimasta
aperta al pubblico fino a sa
bato 31.1 visitatori sono stati
ogni giorno numerosi e interessati. Ogni mattina due scolaresche delle scuole di Casorate e dei Comuni vicini hanno visitato la rassegna fotografica mostrando grande interesse e una buona conoscenza delle condizioni di vita
del popolo afroamericano durante tutto il periodo dell’attività del leader nero. Premio
Nobel per la pace.
La sera del 29, nel cinema
parrocchiale, unico esistente
e funzionante ogni fine settimana con proiezioni di prima visione, è stato proiettato
il film Grido di libertà, che
racconta la storia del leader
sindacale sudafricano Steven
Biko, che ben si adattava al
tema centrale della mostra,
anche se avremmo voluto La
lunga strada verso casa, che
riporta la famosa vicenda di
Rose Parks: non è stato purtroppo possibile averlo. Durante tutta la mostra vi è stato un tavolo con libri della
Claudiana, biografie di King,
Bibbie e altro materiale. Sono
stati distribuiti centinaia di
pieghevoli pubblicati dal Dipartimento di evangelizzazione e altrettante fotocopie
con il famosissimo discorso
Ho fatto un sogno. La mostra
si è chiusa al pubblico il 31
ottobre, ma prosegue nei nostri locali sussidiari e con interventi nelle scuole per almeno un mese.
Politici, tecnici, pastori e membri di chiese venuti con diverse delegazioni
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irenze: operatori danesi in visita al Centro sociale
GINO CONTE
Tutto è cominciato due
anni fa; un’assistente soche segue in modo particolare alcuni dei giovani
ispiti del Centro diurno di
aabilitazione psico-sociale
içstito dalla Cooperativa sodale «La Riforma», era stata
Pipita dalla mostra dei lavori
prodotti dai giovani, che era
lanuta a visitare; proprio in
Ilei periodo era in programma a Firenze e in Toscana la
»sita di un gruppo di parla^»rttari e amministratori
Wtblici danesi, particolar®anie interessati alle strutturaassistenziali, soprattutto in
»»»tpo psichiatrico. Un doigté presso l’Università di
faceva da tramite e
a traduttore. Ed ecco la pri^jtìsita al nostro Centro, in
^Manzoni, che deve essere
Jtiltata così interessante,
^■nostri ospiti, da produr,ttn effetto-domino. Si sono
Il artj susseguite altre visite
%i gruppi, ed è verosimile
.la serie continui. La se^5» volta si è trattato di un
amministratori e di
politiche della
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dif^Sruppo era costituito da
^«itori di istituti psichiatrici
protrincia di Zelanda (la
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Cfintm ® come è sorto il
vangelico di solida
rietà e a come si sono sviluppati il Centro sociale evangelico e la Cooperativa sociale
«La Riforma», constatando
quella che è una costante per
tutte le nostre opere: la capacità di trasformarsi, via via
cercando di adeguarsi alle
esigenze nuove che si presentano nell’evoluzione, non
sempre lineare, della società.
Si avvertiva che, questa volta,
gli ospiti venivano da ambienti ecclesiastici: erano infatti particolarmente interessati ai rapporti fra chiese e
opere, come pure ai rapporti
fra le varie chiese evangeli
che, nonché a quelli con il
cattolicesimo romano; particolarmente attenti allo sviluppo organizzativo della nostra diaconia, all’autonomia
dei comitati a cui è affidata la
gestione delle opere, alla
composizione perlopiù interdenominazionale di tali comitati. Evidentemente istituivano confronti sia con la loro
situazione in patria e nell’ambito della loro chiesa di stato,
sia con le diverse realtà che
stavano visitando nella nostra
regione. Domande specifiche
riguardavano poi la storia e la
consistenza attuale del prote
stantesimo italiano, come pure il modo in cui è organizzata e cerca di vivere la nostra
Chiesa valdese.
L’incontro amichevole e vivace si è concluso con lo
scambio di doni: agli ospiti è
stata offerta una copia della
Storia dei valdesi di Giorgio
Tourn - in inglese, non essendo ancora disponibile
una versione danese del nostro best seller -, mentre essi
hanno donato al Centro una
bella copia delle Novelle di
Andersen: in italiano. E in
italiano si è potuto dire: arrivederci.
L'iniziativa della Fgei a Venezia tra il 23 e il 25 ottobre
Incontro con i giovani evangelici croati
CIPRIANA TOMASELLI
SI è svolto a Venezia nei
giorni 23-25 ottobre un
importante incontro tra alcuni fgeini/e e un gruppo di giovani luterani e riformati, provenienti dalla Croazia. Questa
è la seconda volta che le
realtà giovanili evangeliche
italiana e croata si incontrano: un primo incontro aveva
già avuto luogo lo scorso
maggio, quando una delegazione di giovani del Nord Italia si era recata a Slavonski
Brod, grazie anche all’interessamento e alla collaborazione
del Servizio rifugiati e migranti della Fcei. In quell’occasione era stato affrontato il
tema del «come essere cristiani nella vita di tutti 1 giorni».
L’esito dell’incontro era stato
molto positivo per i partecipanti e, in un’ottica di continuità di rapporti e di scambio
con questi giovani, è stato deciso di proseguire questa proficua collaborazione, approvata anche all’ultimo con
gresso Fgei. Si è quindi approdati all’incontro appena
conclusosi, incontro durante
il quale noi partecipanti (25
circa) abbiamo riflettuto sui
diversi modi di vivere la nostra fede e abbiamo preparato
insieme il culto domenicale.
Il testo per la predicazione,
proposto dagli amici croati,
era Romani 12,1-2 e riguardava l’esortazione a non accettare passivamente ciò che ci
accade, ma a trasformarci in
continuazione per adempiere
nel modo migliore alla volontà del Signore. Credo che
rincontro sia riuscito molto
bene, grazie anche a un’ottima organizzazione, e che anche i nostri amici croati siano
tornati a casa soddisfatti. Personalmente mi ritengo molto
fortunata per aver partecipato a un incontro di questo tipo; per la prima volta infatti
ho conosciuto dei giovani
che, come me, appartengono
a una minoranza religiosa
molto simile alla mia, ma che
hanno anche vissuto da vici
no il dramma della guerra
nell’ex Jugoslavia e ora partecipano alla costruzione di un
paese nuovo come la Croazia,
dove tuttavia la religione cattolica è religione di stato,
mentre le minoranze sono
malviste o addirittura osteggiate dal governo.
Eppure i ragazzi e le ragazze che ho conosciuto mi sono
sembrati molto propositivi e
ottimisti, fiduciosi in un futuro cambiamento: questo grazie anche a una fede in Dio
davvero incrollabile, a volte
un po’ ostentata, ma a loro
necessaria per andare avanti.
Anche se non abbiamo mai
parlato esplicitamente della
guerra, ho comunque percepito il segno lasciato dentro
di loro da un evento così
drammatico; e ho constatato
l’umiltà e la determinazione
con cui affrontano la vita di
oggi. E ora mi piace pensare
di avere degli amici che condividono la mia stessa fede,
in un paese che non è poi cosi lontano come pensavo.
PAG. 9 RIFORMA
TORINO — Alle ore 9 e alle ore 14, presso l’ex seminario
vescovile (via XX Settembre 83) si tiene il secondo incontro
organizzato dalla Commissione cattolica per l’ecumenismo e il dialogo del Piemonte-Valle d’Aosta sul tema: «Pluralismo religioso e culturale in Europa». Per informazioni
rivolgersi a Elda Fava Possamai, tei. 011-3092217.
ROMA — In concomitanza con l’inaugurazone della nuova
sede ristrutturata della Libreria di cultura religiosa, si inaugura, all’uscita dal culto, nei locali della Chiesa valdese di
piazza Cavour, la mostra storica «Dalle Valli all’Italia» che
restarà aperta fino a fine mese.
17 nooembre
Agenda
nouei
SARONNO (Va) — Alle ore 21, nell’Aula consiliare della
scuola Aldo Moro (viale Santuario 13), il past. Giovanni
Carrari, per l’organizzazione dell’Associazione culturale
protestante, parla sul tema: «Chiesa e chiese nel Nuovo Testamento - Pluralismo e ecumene nel I secolo cristiano».
Per informazioni telefonare a 02-9624441; 02-9626451.
18 novembre
PIACENZA — Alle ore 21, nella sala del Quartiere 3, la
Chiesa metodista, in occasione dell’anniversario della
Riforma protestante, organizza una manifestazione pubblica con la partecipazione del pastore Massimo Aquilante
e del coro della Chiesa coreana di Piacenza.
MILANO — Alle 9, nella sala congressi della Provincia (Corridoni 16), si tiene un incontro con le scuole sul tema «Ricordare oggi per il futuro». Riflessioni e testimonianze sulla
legislazione antiebraica del 1938; intervengono Furio Colombo, Guido Lopze, Amos Luzzatto, Carlo Maria Martini.
19 novembre
TRIESTE — Alle ore 17,30, nella basilica di San Silvestro,
per il ciclo di incontri oragnizzato dal Centro culturale elvetico valdese «Albert Schweitzer» su Trieste nell’Ottocento, il prof. Bruno Maier parla sul tema: «La vita letteraria».
GENOVA — Alle ore 17,30, nella sala della Società di letture
e conversazioni scientifiche del Palazzo Ducale (piazza De
Ferrari), il professor Giuseppe Barbaglio parla sul tema:
«Un Dio violento?» per il ciclo di studi del Sae su pace e
guerra. Per informazioni rivolgersi allo 010-566694.
VENEZIA — Alle ore 15,30, presso il liceo scientifico «d'.
Bruno» di Mestre (via Baglioni 49), per l’organizzazione
del Centro culturale Palazzo Cavagnis, il prof. Giorgio
Tourn parla sul tema: «La Riforma in Europa nella seconda metà del secolo XVI» nell’ambito del corso per insegnanti su «Il cristianesimo, l’Italia e l’Europa».
1
re
RICCIONE — Alle 9, al Palazzo del turismo, inizia il corso di
aggiornamento per insegnanti sul tema: «L’Apocalisse nella
storia» organizzato da Biblia. Fra i relatori: Tede Vetrali,
Piero Stefani, Sergio Givone, Rinaldo Fabris, Mario Miegge,
Guido Fink. Informazioni a Biblia, tei. 055-8825055.
21 novembre
MILANO — Alle ore 17, in via Sforza 12/a (libreria Claudiana), il Centro culturale protestante organizza una conferenza del past. Fulvio Ferrario sul tema: «L’assunzione del
concetto filosofico di Dio da parte della teologia cristiana»
prima di un ciclo sulla storia del pensiero cristiano antico.
PALERMO — Il Centro diaconale La Noce invita all’inaugurazione della Foresteria. Alle 10 di sabato 21 visita del
Centro: alle 13 aperitivo e buffet. Nel pomeripio visita
guidata della città, rievocazione storica deU’edificio; alle
18,30: taglio del nastro, messaggi e saluti e alle 20 cena
dell’inaugurazione. Domenica alle 11 culto con la comunità metodista e valdese della Noce presieduto dal pastore
Winfrid Pfannkuche; alle 13 agape con intermezzo musicale, messaggi e saluti agli ospiti. Per prenotazioni e informazioni telefonare ai numeri 091-6817941/3.
22 novem^\
BASSIGNANA — Alle ore 16, nella chiesa metodista (via
della Vittoria 5), il professor Roberto Frache, ordinario di
Chimica analitica all’Università di Genova, parla sul tema:
«Crisi ecologica e cristianesimo».
ROMA — Alle 16, presso le Suore francescane missionarie
di Maria (via Giusti 12), per il ciclo organizzato dal Sae su
«Paternità-maternità di Dio e unità della famiglia umana»,
il rabbino Vittorio Della Rocca parla sul tema: «Il Padre di
tutti: “Ecco ti ho disegnato sulle palme delle mie mani” (Is.
49,16)». Introduce Maria Vingiani. Tel. 066-530976.
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Radio e televtsionè:
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CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul
primo programma radiofonico della Rai, predicazione e
notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di Raidue a cura
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne alle 23,40 circa e, in replica, il
lunedì della settimana seguente alle ore 9,15 circa. Il 15 novembre andrà in onda: «Intervista a Konrad Kaiser in vista
dell’Assemblea di Harare del Consiglio ecumenico delle
chiese; Liberi: un culto evangelico a Rebibbia; Alle origini
della tolleranza religiosa: l’Editto di Nantes 400 anni dopo;
Incontri: rubrica biblica». Replica il 23 novembre.
AVVERTENZA: i programmi relativi a questa rubrica vanno
inoltrati 15 giorni prima del venerdì di uscita del settimanale.
14
PAG. 10 RIFORMA
Riforma
Elezioni americane
Gabriella Lettini
NEW YORK — Le elezioni di «medio termine» che venivano viste come una sorta di referendum su Clinton e il Partito democratico, sono state invece un referendum sul Partito
repubblicano. Certo i repubblicani sono riusciti, per la prima volta in 70 anni, a mantenere la maggioranza per sei anni di seguito. Ma la realtà è che per la prima volta dal 1934,
il partito che non detiene la maggioranza è riuscito a guadagnare qualche seggio. I democratici hanno guadagnato 5
seggi alla Camera, mantenendo le posizioni al Senato.
L’inaspettata decisione di Newt Gingrlch di lasciare la carica di presidente della Camera è stata maturata dopo che
gran parte del suo partito aveva cominciato ad imputare la
sconfìtta alle sue prese di posizioni troppo moderate. In
realtà i repubblicani ora incolpano i propri leader per una
strategia che molti condividevano: minare la credibilità politica di Clinton per sconfìggere i democratici su tutta la linea. Ma hanno pagato il prezzo del non avere una visione
complessiva per il futuro. L’elettorato ha dimostrato di essere stanco degli attacchi alla cosiddetta «moralità del presidente» e di essere invece interessato a una concreta visione politica e sociale. Invece di gridare allo scandalo sul caso
Lewisnky, i repubblicani avrebbero fatto meglio a prendere
sul serio problematiche come la riforma dell’educazione, i
tagli allo stato sociale e la riforma della sanità.
Una vignetta uscita sul New York Times raffigura il tipico
maschio bianco della classe media, che si lamenta del risultato delle elezioni: «Se aveste lasciato fare a noi, avremmo
vinto. Invece sono arrivate le donne, gli afroamericani, gli
ispanici, e tutte queste altre minoranze...». I risultati del
voto sono stati in gran parte determinati dall’affluenza alle
urne di quei segmenti della popolazione che tradizionalmente non determinavano l’andamento delle elezioni a
causa della loro scarsa affluenza alle urne. I risultati sembrano essere la risposta delle minoranze agli attacchi nei
confronti di una presidenza che per quanto assolutamente
criticabile si è dimostrata realmente sensibile ai problemi
delle donne e delle minoranze. Molti commentatori pensano che Hillary Clinton abbia avuto un ruolo fondamentale
nello spingere le donne a esercitare il loro diritto di voto.
Nel momento più caldo della presidenza del marito, Hillary
non solo ha agito con grande dignità, ma non ha mai cessato di occuparsi delle problematiche politiche e sociali che
coinvolgono l’elettorato, mantenendo un contatto molto
stretto con la gente comune, in particolare con le donne.
Non si può fare a meno di domandarsi quale impatto abbiano avuto sull’opinione pubblica alcuni recenti atti di
violenza di matrice ideologica, i cosiddetti «crimini
dell’odio», perpetrati di recente, quali i barbari assassini di
un afi'oamericano, di un giovane omosessuale e di un ginecologo ebreo che praticava l’aborto. I repubblicani, con
le loro campagne aggressive contro gli omosessuali e contro l’aborto, non hanno saputo rispondere in modo appropriato, anzi sono stati accusati di creare un clima di intolleranza e di terrore che è in parte responsabile di questi
crimini. Al tempo stesso, il loro disinteresse per le problematiche che coinvolgono le comunità nere non li rende
certo i paladini della lotta contro il razzismo. Molte persone intervistate all’uscita dalle urne hanno dichiarato che
sarebbe ora che i repubblicani si occupassero della riforma delle scuole o dello stato sociale, invece di mettere in
prima linea la lotta contro l’aborto o contro le unioni di
fatto. In 19 stati gli elettori dovevano anche votare per un
referendum che comprendeva 14 domande. La scelta era
tra posizioni liberali o conservatrici riguardo a problematiche quali l’aborto, le minoranze, il controllo delle armi
da fuoco, le tasse. Gli elettori barino votato in stragrande
maggioranza per le posizioni più liberali.
Il messaggio dei cittadini americani sembra essere molto
chiaro: basta con il maccartismo sessuale, e la caccia alle
streghe nei confronti dei propri avversari politici. Quello
che conta per la gente è la determinazione ad affrontare con
serietà i veri problemi sociali, in un paese dove 41 milioni di
persone non ricevono alcuna forma di assistenza sanitaria,
dove i tagli allo stato sociale sono stati selvaggi, dove la
maggior parte dei senzatetto sono bambini e bambine, e
dove le donne e le minoranze sono ben lungi dall’avere non
solo gli stessi doveri di tutti, ma anche gli stessi diritti.
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E-Maii (Napoli): riforma.naimbox.netway.it
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Croce. Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Giorgio GardioI, Maurizio
Girolami, Pasquale lacobino, Milena Mattinai, Carmelina Maurizio, Luca Negro,
Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE:Stelio Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
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EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l. - via S. Pio V, 15 bis -t Ot 25 Torino.
nonpuò0s»Fe veduta
1998
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Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. t76 del t® gennaio t95t. Le modifiche
sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 43 del 6 novembre 1998 è stato spedito dall'Ufficio CMP
Nord di Torino mercoledì 4 novembre 1998.
VENERDÌ 13 NOVEMBRr
Continua la riflessione su come cambia il lavoro
Spostare le ìdee^ non chi lavora
Il telelavoro presuppone una vera rivoluzione culturale
negli individui e nelle aziende, con vantaggi e svantaggi
STEFANO PIETRA*
IN quella che per comodità
possiamo chiamare società
postindustriale, connotata da
strutture e culture contrapposte a quelle precedenti,
prevale la produzione di beni
immateriali (informazioni,
idee, simboli, valori, estetica)
rispetto alla produzione di
beni materiali costruiti in serie: la centralità del sapere rispetto al produrre, la flessibilità nei confronti della ripetitività, l’incertezza di fronte
alla stabilità. Il lavoro postindustriale non ha più bisogno
di un luogo centralizzato in
cui tutti convergono, né di un
orario comune per una esigenza reale della produzione.
Grazie alle tecnologie disponibili si può realizzare il sogno dell’ubiquità, spostando
le idee invece che gli uomini:
in reai tìme. Del resto l’organizzazione produttiva si è incentrata sugli obiettivi da
raggiungere piuttosto che sui
processi da controllare e la
piramide organizzativa lascia
il posto alla rete estesa. Si
passa dal motto «non siete
pagati per pensare» a quello
coinvolgente «la qualità dipende da voi». La gestione
autonoma del proprio lavoro
permette di annullare i vincoli di spazio e di tempo e le
conseguenze che questi hanno imposto all’organizzazione delle città, alla vita privata, alla psicologia di ognuno.
Il telelavoro è un’opportunità di cambiamento, ma presuppone una vera e propria
rivoluzione culmrale negli individui e nelle aziende. «Per
ogni telelavoratore - afferma
Sergio Campo dall’Orto, docente di Gestione dell’informazione aziendale dell’Università di Castellanza - un’
impresa ha un vantaggio economico annuale di 9 milioni
e 300.000 lire, derivante
dall’aumento di produttività
(media del 15% annuo) e dal
risparmio degli spazi per l’ufficio». Una convenienza economica non teorica, bensì riscontrata con i risultati ottenuti da cinque aziende internazionali che hanno applicato il telecommuting. L’importante, dicono gli esperti, è
che il telelavoro si applichi
soltanto nei casi in cui è possibile tecnicamente e nei modi in cui esso può rendere i
massimi vantaggi. Le soluzioni organizzative sono diverse.
Con l’ufficio satellite un’impresa può decentrare parte
delle proprie attività, magari
in un luogo più vicino alle
abitazioni dei telelavoristi.
In Italia è interessante l’esperienza della Caritada, ma
E interessante il cammino
progressivo di questo
pontefice verso una revisione
severa della storia della Chiesa cattolica. Nei giorni scorsi
una commissione di storici
voluta dal papa ha riesaminato la storia dell’Inquisizione, tenebroso strumento ecclesiastico colpevole di atroci
sevizie contro ebrei, musulmani, eretici medievali di
ogni tipo e, con particolare
virulenza, contro i protestanti e i loro predecessori. Questo riconoscimento degli errori compiuti è in vista di un
solenne atto di pentimento e
di richiesta di perdono, che
dovrebbe avvenire durante il
Giubileo e che già ha avuto
alcune anticipazioni in questi
ultimi anni.
È certamente un atteggiamento insolito per la Chiesa
cattolica, abituata a presentarsi come unica e infallibile
all’avanguardia, almeno in
Europa, è l’Inghilterra, che ha
ormai trecento telecottages
perfettamente funzionanti.
In America stanno spuntando come funghi catene di
servizi che rendono disponibili spazi attrezzati come uffici di supporto e già si è scatenato il business dei prodotti e
dei servizi per il telelavoro
dai software per monitorare
le attività svolte in remote
Work e che producono report
per la valutazione economica, fino a soluzioni integrate
che permettono l’utilizzo di
videocomunicazione, la condivisione di documenti e l’accesso a Internet.
Se il telelavoro presenta
molte opportunità c’è pure
qualche pericolo e inconveniente di cui bisogna tener
conto e una possibile illusione da eliminare subito: che
sia un rimedio contro la disoccupazione. Per le aziende, la rivoluzione telelavoro
vuol dire vincere la resistenza al cambiamento dei vecchi manager, veder diminuita
l’identità aziendale, ripensare tutto il sistema dei controlli e della formazione. Anche
se il telelavoro non significa
che tutti e sempre devono
stare a casa, perché questa è
semplicemente una modalità
organizzativa che interessa
alcune mansioni e non per
tutta la vita. Per i telelavora
tori questa esperienza può
ingenerare un senso di precarietà e di isolamento. In
ogni caso, l’impiego a distanza non significa lavoro nero,
ma solo lavoro decentrato
con tutti i crismi della legalità. Almeno in un primo momento, però, può pesare l’emarginazione dalle dinamiche aziendali e la lontananza
dal sindacato. Le donne, poi,
oltre al doppio lavoro, possono essere condizionate negativamente dal ritorno full time nei confini familiari.
* membro della Commissione Lavoro della Federazione
delle chiese evangeliche
in Italia
Il computer entra nella case fin
dagli anni della scuola
Scheda
Applicazioni del telelavoro
Metà delle imprese lombarde è incuriosita dal telelavoro,
ma solo 18, cioè appena il 4%, lo sperimenta davvero e solo
una lo ha introdotto nel quadro di una riorganizzazione
aziendale. È quanto è emerso qualche mese fa da un’indagine sulle nuove forme di lavoro condotta dall’UnionCamere Lombardia. Il campione esaminato è piuttosto vasto
con 68 imprese nei servizi (11.000 addetti) e 819 nell’industria (91.000 addetti).
Il telelavoro suscita molto interesse nei settori del credito.
e delle assicurazioni e poi del commercio, della gomma e
delle materie plastiche. L’impiego a distanza, invece, non
attira più di tanto il settore poligrafico-editoriale (42,9%)
che potrebbe però essere rivitalizzato da questa nuova opportunità organizzativa con la tecnologia esistente. L’appeal del telelavoro cresce con la dimensione aziendcde, ma
a prenderlo in considerazione sono anche le piccolissime
imprese che non superano 9 addetti. A prevedere un uso di
questo strumento sono le aziende che già, in qualche modo, sono in rete con banche dati a fornitori (58%).
Tuttavia non tutte le imprese sono pronte a fare questo
salto per le difficoltà organizzative e per la insufficienza
delle reti. Su 190 aziende che ritengono comunque possibile il telelavoro il fenomeno interesserà al massimo il 5% dei
dipendenti con le mansioni amministrative rivolte alle attività informatiche di routine. Le 18 imprese che utilizzano il
telelavoro, che hanno In media 115 addetti, lo hanno applicato ai profili medio alti: nel 17% su richiesta dei lavoratori,
del 22% per razionalizzare le collaborazioni esterne e del
39% dei casi per rendere più snella l’organizzazione.
îjlJÎüliibjJî) díjíi; dJ] Í2J
PIERO BENSÌ
portatrice di verità. Atteggiamento che dovrebbe fare riflettere gli insegnanti e gli
operatori dell’informazione
italiani, per i quali tutto ciò
che ha sapore di protestanti
(o anche solo di ecumenico)
o viene taciuto o comunque
travisato. Non abbiamo più i
roghi dell’Inquisizione, ma
siamo ancora vittime di una
mentalità «onnicattolica».
Scrive argutamente lo storico
Giorgio Spini: «Verso i protestanti lo zelo censorio arriva
a limiti grotteschi. Se il presidente degli Stati Uniti (protestante) la domenica va in
chiesa, tutti i nostri giornali e
telegiornali riferiscono che è
andato a messa. In una chiesa si può sentire solo una
messa, non un culto evangelico. Se capita di parlare di un
pastore, i nostri mass media
lo chiamano sacerdote o prete protestante. Ci mancherebbe altro che gli italiani capissero che esiste anche un
cristianesimo tutto laico.
-.1
m
ilmanife
Poca laicità in
Molti i commenti ai
vaticani sulla crisi e la |
zinne del nuovo govei,
«Paese da poco repubbli,
e di modesta laicità-sci
Rossana Rossanda (2loi
bre) -, che non ha vissuta
la lacerazione della Rif,
luterana né il terremoto.
Rivoluzione francese, fiì.
non ha costmito un’idea pi
blica di sé come l’inghl,
la Francia e in modo ma
anche un po’ spaventevoL
Germania. Una fondazioneii
etica pubblica in tema di ij
viduo e stato e più oltre]
i generi, di relazioni paren
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Altri commenti su Citte
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tobre - (...) è consistito lyedenti già
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13 NOVEMBRE 1998
PAG. 1 1 RIFORMA
a logica del
eno peggio
ultime vicende politiche
Le hanno suscitato noie interesse e molti cittali oggi si sentono un po’
tologi 0 esperti di politifjeibarenei luoghi di la^ si sente ripetere il solito
Lineilo appreso dai telenali. «Poteva andare pegL’abbiamo scampata belProdi benino... D’Alema
liincontinuità... certo i pro¡mici sono, e sono tanti,
sa meglio non si può fa» Se chiedi: «Meglio rilito a che cosa?» ti accorgi
mancano i punti di riferito e che la distorta infor'^one ha generato qualun
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mi i, ipo^se fare. Vista la situabllcfetì ine; questa è l’unica legge
ella su ! iannaria possibile. Questa
asta d tóca passa purtroppo anche
‘^^'^flfnostro giornale e quindi
ifinta* ® pericoloso e poco
nuto».
labnrad ipondente alla nostra proa dS Wone di seguaci del maelo dellal »oGesù di Nazareth. Perché
a e tnm abbia
tra non« » accettato il dio mercato
.|le ‘3 come nostro dio (certo solo
mdere ci non possiamo fare di
Waail «amente da persone cona dellasi “d® quali siamo!) per cui
, -„Pirtx tutto gli viene sottomesso e
io frati® Wficato. Si smantella lo
7ia p al™ slam sociale e aumentano i
pstantpi disoccupati? L’importante è
■a forte I ®a la borsa vada bene!
■ sostani Appoggiare una politica
ice dei» “taglia fuori dalla sua protesi cai ^ prospettiva i
ditltti fondamentali della
peisona e nello stesso tempo
ìerire che ci si vuole impeaie per i minimi è pura
ocrisia. Gesù nella parabola
lei lavoratori delle diverse
Ite prefigura una società in
;ui ognuno ha secondo le
ioprie necessità. La costrulone di questa società deve
ssete il nostro progetto di
fedenti già da subito. Se poi
lensiamo che il messaggio
[evangelico sia utopia e come
tale non sia adatto a persone
adulte che hanno i piedi per
terra, allora scegliamoci un
teo maestro da seguire. Le
Wlcoltà che si incontrano
tella realizzazione di un proptto così alto, non possono
Sciarci andare all’accetta“One dell’esistente.
^nostra responsabilità è
Wde: accettando l’esisten‘tucciamo venir meno quel®voce profetica che sempre
'elevata contro le ingiustie a favore dei diseredati.
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'cora chi resiste e spera:
credenti e non credenti impegnati nella lotta di liberazione dei popoli oppressi. Il
loro impegno viene definito
velleitario perché al di fuori
delle compatibilità del sistema capitalistico vigente. Per
loro è velleitario l’impegno di
chi pensa di cambiare le cose
accettando il sistema così
com’è. Tutto può essere cambiato, anche il «Moloch» del
capitalismo. Riforma dovrebbe dare spazio a entrambe le
posizioni aprendo un dibattito importante per noi e per le
nostre chiese.
Rossana Dì Passa
Isola del Liri
' I numerosi doni
del predicatore
locale
Domenica 11 ottobre il pastore valdese di Genova si è
recato a Chiavari per l’incontro pomeridiano in ricordo
della famiglia Cereghino,
cantastorie valdesi di Favaie
di Màlvaro. Pertanto il culto
del mattino è stato condotto
dal fratello Emanuele Di Natale. Ogni volta che egli ha
l’opportunità di predicare, io
attendo il suo sermone con
viva curiosità perché so in
partenza che mi stupirà e mi
lascerà commossa e arricchita. Questa volta Di Natale ha
saputo fondere con maestria
le tre parabole del servo malvagio che, ricevuto il condono del proprio debito dal suo
Signore, non fa altrettanto
con il proprio debitore; quella del padre misericordioso
(figliol prodigo) e quella del
buon samaritano, per invitarci a esercitare la carità. Taltruismo, la misericordia.
Recentemente il pastore
Paolo Ricca ha pronunciato
questa frase: «Cristo non si
lascia ridurre al “formato cristiano” di se stesso». Non appena Tho udita, ho subito
pensato ai sermoni di Di Natale: ho avuto la gioia di
ascoltarne tanti che mi hanno rivelato, oltre alla sua conoscenza della Bibbia e alla
sua vasta cultura, l’apertura
della sua mente, la sua tolleranza, la conoscenza delle fedi viventi, ma soprattutto la
sua fede, divenuta ancora più
profonda dopo l’improvvisa
separazione terrena dall’adorata figlia Susanna. Come il
contadino porta l’albero perché dia maggiori frutti, credo
che Dio mandi delle prove ai
suoi figli per renderli più spirituali e fedeli.
Emanuele Di Natale è ben
conosciuto alla Chiesa riformata svizzera di Genova, a
Sanremo e nella Riviera ligure, a San Marzano, dove si reca spesso a predicare, e so
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Nella collana «Cinquantapagine» è uscito U n. 9
Fulvio Ferrano
Il Credo
pp. 63, L. 5.000, cod. 242
^6 antiche parole dol Credo hanno per noi an
?0ra significato oggi? Il li- ...............
illustra sinteticamen- te
chiaramente il Credo di
'!^6a-Costantinopoli ac^clto da cattolici, prote®'9nti e ortodossi: una con®ssione ecumenica della
w cristiana.
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 - TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
http;//www.arpnet.tt/“valde9e/claudian.htni
prattutto a Frali dove, ben 50
anni fa, iniziò il suo ministero. Infatti giovanissimo, nel
1948, era lì con il gruppo di
giovani che costruivano Agape sotto la guida del pastore
Tullio Vinay. Il pastore, notate le sue doti, gli affidava
spesso il compito della predicazione nel tempio, fornendogli del materiale per la preparazione. Nato a Palermo,
quand’era dodicenne la sua
famiglia si trasferì a Genova,
dove egli si diplomò capitano
di lungo corso. Dopo avere
tentato di intraprendere la
carriera e desiderando tuttavia mettere radici e avere una
famiglia, si occupò presso la
Società telefonica (e fu la sua
fortuna perché via etere conobbe Maja, che lavorava ai
telefoni in Svizzera). Qui a
Genova, poi, il pastore Paolo
Marauda lo stimolò a coltivare la propria vocazione, mediante la preparazione personale, senza frequenza di corsi
particolari.
Egli è quindi un autodidatta che trae spunto per i propri sermoni dalla lettura, dai
fatti della vita quotidiana e
naturalmente dalla profonda
conoscenza della Scrittura.
Emanuele Di Natale è un prezioso dono che il Signore ha
voluto fare alla nostra comunità e a quanti hanno il privilegio di ascoltarlo. Qualcun
altro avrebbe potuto ricordare i suoi cinquant’anni di
predicazione e la sua figura
assai meglio, ma non so se lo
avrebbe fatto con lo stesso
affetto, ammirazione e gratitudine che ho per lui. Grazie,
Eie, per quanto ci hai dato sinora e per quanto ancora ci
aspettiamo da te.
Renata Pampuro Busani Genova
L'enciclica
e il gesuita
F. Suarez
La lettera enciclica Fides et
ratio, minitrattato di teologia
tomistica, offre interessanti
spunti per comprendere la
pretesa cattolico-romana di
inquadrare forme di pensiero
«non componibili» nella consapevolezza che «la Chiesa è
depositaria di un messaggio
che ha origine in Dio stesso»
(II Cor. 4, 1-2) e per questo il
Magistero ha la funzione di
«diaconia della Verità». Alcune spigolature ci vengono offerte dai riferimenti alla teologia protestante e. alle religioni sorte in Italia.
La filosofia di Tommaso
d’Aquino, «novità perenne»,
tramite l’opera del gesuita
spagnolo Francisco Suarez
(Disputationes Metaphysicae), avrebbe influenzato l’in
Studenti e studentesse a confronto con una realtà «unica)
La Facoltà di teologia visita le Valli
SAHDBA SPADA
Dal 17 al 22 ottobre la Facoltà valdese d
teologia si è trasferita a Torre Pellice.
Non si è trattato di una consuetudine ma della decisione dei docenti, degli studenti e delle
studentesse di aprire Tanno accademico
1998-1999 nelle valli valdesi, in considerazione del fatto che questo è il 150“ anno dall’emanazione delle Lettere Patenti ad opera
del re Carlo Alberto e che, inoltre, numerosi
studenti del Centro e Sud Italia spesso conoscono le valli valdesi solo per sentito dire.
Ciò ha significato per studentesse e studenti (battisti, metodisti, valdesi, liberi, pentecostali, luterani) la possibilità di confrontarsi con una realtà che è un «unicum» in Italia, perché è difficile trovare una regione italiana con un così alto numero di protestanti,
e prendere atto che la loro percentuale elevata, a volte del 60-70%, in alcune cittadine ha
dato vita a quella che siamo soliti indicare
«chiesa di popolo». Questa caratteristica ci ha
accompagnato per tutta la settimana e ha fatto nascere in noi (quasi tutti provenienti da
una realtà di diaspora), dopo aver ascoltato
pastori, pastore ed esponenti politici, innumerevoli interrogativi: fino a che punto esiste
o può esistere, in una realtà come quella delle Valli, la dimensione del dialogo tra pastori/e e membri della comunità, dato il loro
elevato numero e la loro assenza, a volte totale, nella vita della chiesa (su mille membri
di chiesa solo cento si vedono in chiesa la domenica mattina, e tra l’altro sono sempre gli
stessi)? che cosa vuol dire evangelizzare in un
contesto come questo? e come evangelizzare? Che posto occupano le opere diaconali
nell’annuncio del messaggio evangelico?
Questi e tanti altri interrogativi sono nati
durante questi giorni; alcuni di essi rimangono ancora aperti e credo che non siano solo
interrogativi degli studenti della Facoltà, ma
costituiscano dei nodi aperti per il mondo
protestante italiano. Come valutare questa
esperienza? Sicuramente in modo positivo.
Poter vedere e toccare con mano ciò che si è
letto nei libri non è cosa da poco, lo stare seduti in panche, o prati che hanno segnato la
storia della Chiesa valdese (per esempio
Chanforan), sentire «passione» nella voce di
Toti Rochat mentre ci raccontava i fatti storici, ha suscitato sentimenti forti. Non si trattava di commozione per qualcosa che è altro da
me, ma per qualcosa che riguarda anche me,
perché anch’io sono parte <li questa storia, la
storia dei valdesi mi appartiene, è ciò che mi
ha preceduto e io ne colgo i frutti (indipendentemente dalla mia appartenenza denominàzionàle). Però ho avuto la sensazione che i
valligiani si chiudano a volte nel loro piccolo
mondo, come se pensassero di essere soli,
mentre basterebbe allungare un po’ lo sguardo, distoglierlo dai bei paesaggi che lo caratterizzano, per vedere che anche nel resto
dTtalia ci sono tanti altri protestanti.
segnamento nelle Facoltà teologiche evangeliche tedesche
(paragrafo 62, pag. 93). Nell’
ambito della controversistica
tipica del secolo successivo
alla Riforma, l’opera di Francisco Suarez (1548-1617) non
poteva non essere conosciuta
e contestata, in ordine al concetto di Rivelazione. Tuttavia
un protestante di allora e di
oggi non può rilevare l’anticipazione di tematiche successive nella ecclesiologia di questo acuto gesuita che, nei suoi
scritti, non si è limitato a un
semplice commento della
Summa Theologica.
La novità nel pensiero di
Francisco Suarez consiste nel
fatto che egli non identifica in
modo immediato il corpo mistico di Cristo con la Chiesa.
Una affermazione grave in
teologia cattolica, ma che
suona favorevolmente alle
orecchie del teologo protestante. Per il gesuita Suarez la
Chiesa di Gesù Cristo è composta dai credenti in Cristo,
dai giusti dell’Antico Testamento (idea dei padri apostolici), dalla Chiesa cattolicoromana che si identifica con
la Chiesa di Roma. Al pari dei
nostri predecessori, mi pare
che come protestanti aperti al
dialogo ecumenico non possiamo non concordare con il
fratello Francisco Suarez.
Poco più avanti, nel paragrafo 72 (pag. 105-107), il
pontefice romano manifesta
la sua incapacità di cogliere
oniro
i
11
NOVEMBRI 1998
Barare
L’Assemblea del Cec tra tensioni e speranze
Argentina
Un pastore per i desaparecidos
Giovani
Il Nord-Est dopo Maso
Ecumenismo
Una «giustificazione» di troppo
Islam
Quando «Maometto» era un cardinale
Confronti: una copia lire 8.000; abbonamento annuo lire 65,000;
(sostenitore lire 120.000 con libro in omaggio). Versamento sul ccp 61288007
intestato a coop, Com Nuovi Tempi, via Firenze 38,00184.Roma.
Chiedete una copia omaggio telefonando allo 06-4820503, fax 4827901,
(indirizzo Internet: Http://hella.stm.it/market/sct/home.htm)
la fede delle sorelle e dei fratelli indiani: «Ci si guarderà
dal confondere la legittima
rivendicazione della specificità e delToriginalità del pensiero indiano con l’idea che
una tradizione debba rinchiudersi nella sua differenza
e affermarsi nella sua opposizione alle altre tradizioni, ciò
che sarebbe contrario alla
natura stessa dello spirito
umano» (pag. 107). Il pontefice ignora i tentativi cattolici
indiani di dialogo da Panikkar a De Mello: come si
può pretendere di dialogare
con le sorelle e i fratelli indiani ignorando le loro categorie
di pensiero? Le stesse parole
«religione» non ha riscontro
in sanscrito: è una parola
comprensibile solamente
nelle categorie filosofiche occidentali. Questa enciclica ci
permette tuttavia di capire
questo pontefice, al di là delle interpretazioni giornalistiche; egli è un perfetto tomista, fedele in teologia dogmatica al maestro di Roccasecca
e al pari suo disponibile nel
campo dell’etica sociale.
È troppo chiedere ai fratelli
cattolici di non imitare il papa
ed essere pluralisti come furono e sono tanti spiriti illustri
che hanno onorato madre
Chiesa? Ce lo auguriamo per il
bene della causa ecumenica e
per le urgenze di un corretto
dialogo interreligioso.
Eugenio Stretti - Siena
Nuovi indirizzi
La Chiesa metodista di Bologna comunica il proprio indirizzo di posta elettronica:
metodisti.bo@tizeta.it
Il pastore Emanuele Casalino comunica il proprio nuovo indirizzo; via Parrella
265/A, 80041 Bosco Reale
(Na). Tel. 081-5373055.
; La fede e il
canto in chiesa
Nella nostra comunità, la
Chiesa metodista, la fede e il
canto sono state la base di
tutto. Dio ha donato una bella voce a diverse sorelle e fratelli. Abbiamo avuto maestri
di grande talento e pazienza;
il professore Donini, direttore
dell’Istituto Briccialdi di Terni, il pastore Mario Sbaffi, la
professoressa Rosa Ammonti,
il fratello Gaetano Amato,
l’insegnante Paola Roela, la
sorella Anita Castagna, la sorella Peggy Bertolino e ora
anche il nuovo pastore Sabine Vosteen. Insieme abbiamo
imparato tanti inni e abbiamo goduto a cantarli.
A Terni il lavoro è stato
sempre un problema e così i
nostri giovani sono andati a
cantare in altre comunità e
anche questo li rende felici.
Mi associo totalmente alle riflessioni sulla revisione dell’Innario cristiano fatte da Renata Pampuro Busani di Genova {Riforma del 28 agosto
scorso) perché penso le stesse
cose. Concordo anche con
Giampaolo Caria di Quartu
Sant’Elena (Ca) per la lettera
aperta a Vittorio Sgarbi
[Riforma del 28 agosto scorso). Gli argomenti che Riforma ci offre sono stimolanti.
Maddalena Balducci Roela
Terni
PER LE VACANZE
Un fratello della chiesa
di Biella mette a disposizione uno 0 due minialloggi situati a 100 metri dallo
Ionio dal mese di setternbre al mese di giugno in
forma gratuita (salvo rimborso gas e luce). Se il
soggiorno sarà stato gradito sarà pure gradita
un’offerta alla Facoltà di
teologia o a «Riforma».
La casa si trova a Ardore
Marina (Re), servita dalla
ferrovia; gli aeroporti di
Reggio e di Lamezia Terme sono a 100 km. Rivolgersi a Arcangelo Caccamo, tei. 015-590504.
RINGRAZIAMENTO
«Iddio asciugherà ogni lacrima
dai loro occhi e non ci sarà
più la morte: né ci saranno
più cordoglio, né grido,
né dolore perché le cose
di prima sono passate»
Apocalisse 21,4
I familiari dei compianto
Bruno Rostan
deceduto ali'età di 65 anni, ringraziano tutti coioro che lo hanno sostenuto nel periodo della malattia
e che hanno partecipato al lutto in
occasione della sua dipartenza.
Un ringraziamento particolare
ai medici e al personale tutto dell’ospedale di Pomaretto per le cure e il tatto con cui lo hanno seguito durante i ricoveri e in occasione degli esami di laboratorio e
dei controlli specialistici.
Trossieri di Ferrerò
3 novembrel 998
I necrologi si accettano
entro le ore 9 del lunedì.
Telefonare al numero
011-655278
fax 011-657542
16
PAG. 1 2
RIFORMA
Johannesburg: Vertice di personalità politiche e religiose
Sud Africa: codice di condotta per tentare
di risolvere la grave crisi spirituale e morale
In un grande sforzo per
tentare di risolvere la crisi
morale del loro paese personalità politiche e religiose del
Sud Africa, tra cui Nelson
Mandela, si sono impegnate
a rispettare un codice di condotta comprendente dieci
principi: integrità, incorruttibilità, buona fede, imparzialità, franchezza, senso delle
responsabilità, giustizia, rispetto, generosità e attitudine a dirigere. Tale impegno è
stato pronunciato in occasione di un Vertice svoltosi a
Johannesburg il 22 ottobre
scorso. Il Vertice era stato organizzato da un Forum di responsabili religiosi del paese,
istituito lo scorso anno dopo
un colloquio con il presidente Mandela circa il medessere
spirituale e morale esistente
in Sud Africa.
«Il nostro paese sta attraversando una profonda crisi
morale - lamentano in un comunicato i partecipanti al
Vertice la cooperazione
globale della popolazione e
delle istituzioni è necessaria
per produrre una trasformazione realistica». I leader religiosi hanno chiesto inoltre a
tutti coloro che occupano posti di responsabilità di firmare
il codice di condotta, e di avviare un processo di consultazione per incoraggiare tutti
i settori della società a rispettare questo codice.
Durante il Vertice, il presidente Mandela ha ricordato
che «quando abbiamo chie
Nelson Mandela
sto Io scorso anno ai responsabili delle nostre comunità
religiose di esercitare la loro
influenza per promuovere la
ricostruzione e lo sviluppo
del nostro paese, in particolare il suo rinnovamento morale, lo abbiamo fatto senza
idee preconcette né istruzioni sul modo di procedere. Sapevamo solo che la trasformazione sociale del nostro
paese non poteva essere separata dalla sua trasformazione spirituale». Il passato
del paese e la realtà dell’apartheid hanno intaccato il
tessuto morale della società,
ha aggiunto il presidente:
«Non avevamo previsto che
avreste risposto organizzando un Vertice che riunisce i
leader politici del nostro paese e i rappresentanti delle
grandi comunità religiose.
Questo fatto è già un grande
risultato che ci rende fiduciosi per il futuro».
Che l’apartheid sia un peccato e che abbia incoraggiato
un comportamento vergognoso non è più da dimostrare, ma «i sintomi del nostro
malessere spirituale sono fin
troppo noti. Essi vanno dalla
corruzione che rode i settori
pubblico e privato, dove i posti di responsabilità sono
considerati come occasioni
di arricchimento personale,
alla corruzione che imperversa nel nostro sistema giudiziario, alla violenza nelle relazioni interpersonali e familiari, in particolare gli abusi
sempre più numerosi nei
confronti delle donne e dei
bambini e all’ampiezza dell’evasione fiscale e al rifiuto
di pagare i servizi».
E «l’ampiezza di questo
marciume è tale» ha aggiunto Mandela, che anche alTinterno di comunità religiose si
trovano autori o complici di
crimini o di atti di violenza
contro donne e bambini. La
vastità del problema e la difficoltà di mobilitare la società in vista di sradicarlo
non erano stati previsti, ha
rilevato il presidente. Il governo di Nelson Mandela dà
la priorità assoluta alla lotta
contro questi mali. Anche se
continuano ad un livello
inaccettabile, le cose stanno
cambiando: infatti vari settori della società, fra cui le
chiese, cominciano a riaffermare i loro valori morali «che
sono la condizione di ogni
società decente». (enì)
Impressioni contrastanti di un viaggio in Medio Oriente -5
Diaframmi occupati
ADRIANO ROANO
Le speranze sorte con i primi kibbutzim
si sono ridimensionate: quanta sia la distanza da quel sogno di collettivizzazione di
mezzo secolo fa e la situazione odierna è
evidente nell’intervista a due lavoratori di
una cooperativa inserita in Au pays des
orangers di Amos Citai, ma si avverte anche
passeggiando nel quartiere Yenim Moshe; il
borgo che sorge sulla collina prospiciente la
Porta di Jaffa, da cui la divide l’abbacinante
spianata degli atelier di artisti, ha una destinazione d’uso meno dirompente di quella
originaria. Questo borgo dotato di un mulino a vento fu voluto nel 1860 da sir Moses
Montefiore, un idealista livornese di capitali
britannici animato da sincera passione civile, che volle creare una comunità autosufficiente nella desolazione che regnava fuori
le mura: Mishkenot Sha’anannim, in ebraico «residenze tranquille».
E realmente tali si presentano seminascoste tra i folti giardini; pensate per offrire un
futuro ai poveri del ghetto e per gli immigrati
ashkenaziti, sono tra i primi insediamenti
non invadenti. Ora si limitano a ricoprire il
ruolo di quieto rifugio per insigni artisti (Simone de Beauvoir, Isaac Stern, Milan Kundera), meta di pellegrinaggio in omaggio al
valore umano dell’opera del filantropo morto ultracentenario nel 1885, equiparato a
Nathan il saggio. Eppure fu sostenitore della
Eretz Yisrael, ma non perseguì mai la prevaricazione dei diritti degli arabi.
La diversità tra quella pace e la rilassata
animazione di Amman è misurata non solo
culturalmente dalla differenza etnica, ma è
separata tangibilmente dall’odissea dei pochi chilometri che dividono le due capitali.
La ferita del confine è suppurata dal 1954 in
un racconto di Emil Habibi (La porta di
Mandelbaum) e ancora oggi è faticoso attraversare. Non è consentito transitare sul ponte Allenby se non sugli autobus che, con lentezza ed esose tasse doganali in costante aumento, completano il percorso in alcune ore
non quantificabili con precisione: dopo aver
superato un primo indolente controllo in
pieno deserto infestato da mosche che si addensano nel taxi collettivo, superato due
sbarramenti con interrogatorio, atteso pratiche levantine asfissianti, si raggiunge Al Malek Hussein, il ponte sul Giordano ridotto a
rigagnolo dal prelievo a monte di Gerico. Il
prezioso elemento è il fattore di maggior
tensione economica non ancora esploso
nell’area, ma già si pagano cifre enormi per
una bottiglia di acqua potabile e intere zone
non riescono ad irrigare i campi come facevano da millenni; ora anche il Battista avrebbe problemi a immergere alcunché.
Anche per questo i mercati giordani risultano pittoreschi per la bonomia di chi li frequenta, ma meno interessanti per le povere
merci esposte. Tuttavia quale cordialità traspare dai gesti! Ciascuno il suo e nessuno intimidatorio o di possibile insulto: quegli uomini scambiano con la venditrice sorrisi distesi, in cui si avverte rispetto e la medesima
capacità di creare atmosfere serene, come
quelle costruite attorno al mulino di Montefiore dall’altra parte del Giordano dagli artisti ebrei, apolidi nella loro ispirazione.
VENERDÌ 13 novembre
Lo ha dichiarato il primo ministro della Sassonia-Anhalt
L'etica protestante del lavoro va rivista
alla luce della dottrina sulla giustificazionei
«
Il cristianesimo corre il rischio di essere emarginato se
le grandi chiese cristiane non
rafforzeranno la loro cooperazione e non giungeranno
alla «comunione senza esclusiva». Lo ha dichiarato il vescovo Christian Krause, presidente della Federazione luterana mondiale (Firn), davanti ad oltre 70 teologi luterani convenuti a Wittenberg
il 27 ottobre scorso per esaminare l’applicazione della
nozione della «giustificazione» nei diversi contesti.
«La mondializzazione appiana le differenze tra le
chiese - ha detto Krause -; a
livello mondiale ci sono oggi
soltanto cristiani, e non più
cattolici o protestanti». La rapida crescita di nuove chiese
carismatiche diminuisce il
fossato tra le chiese storiche,
ha proseguito il vescovo: «Ad
un tratto, le chiese cattolica e
luterane scoprono di essere
più vicine Luna delle altre di
quanto non lo siano rispetto
¿le giovani chiese dell’Africa
e dell’Asia». Per Krause, gli
sforzi compiuti dalla Firn e
dal Vaticano per giungere a
un accordo su una «Dichiarazione comune» riguardante la dottrina della giustificazione è «un elemento importante nel dialogo tra le chiese
storiche».
Wittenberg, nella Germania orientale, è per i luterani
un luogo storico. Il 31 ottobre
1517, Martin Lutero, allora
giovane monaco cattolico.
aveva affisso sulla porta della
chiesa del castello della città
le sue 95 tesi che segnarono
l’inizio della Riforma. Ma
Wittenberg è anche un simbolo dei cambiamenti verificatisi in Europa dopo la caduta del comunismo alla fine
degli Anni 80. La città è stata
sotto il regime comunista
dalla fine della seconda guerra mondiale fino alla rivoluzione pacifica del 1989. Oggi
Wittenberg e tutta la regione
vicina della Sassonia-Anhalt
si trovano confrontate a gravi
problemi economici e sociali.
Reinhard Hoppner, primo
ministro dello stato della Sassonia-Anhalt, che ha giocato
un ruolo importante in quanto laico nella Chiesa protestante dell’ex Germania Est,
ha sottolineato che «l’etica
del lavoro» dei protestanti
deve essere rivista alla luce
dell’insegnamento di Lutero
sulla giustificazione. In Sassonia, il tasso di disoccupazione è del 20%, ha spiegato,
e molti disoccupati si sentono emarginati perché viene
detto loro che «il lavoro volontario, la formazione e il lavoro a domicilio non contano; conta solo il lavoro salariato. Sulla base della dottrina della giustificazione, dobbiamo dire alla gente che il
senso della loro vita non dipende da un lavoro salariato.
Dobbiamo cambiare il nostro
modo di pensare».
Hoppner, che è entrato in
politica diventando membro
del Partito socialdemocratk
ha anche criticato il modoÌ
cui ia Germania, dopo latj!
nificazione, ha trattato i] pj,
blema del passato comunL
cercando di punire i nteipk
della Stasi, la polizia
dell’ex Germania Est. La do(
trina della giustificazione ¡
Lutero pone l’accento sulla
necessità del perdono e delk
riconciliazione, ha ricordato
Hoppner, la cui carriera mi.
versitaria è stata ostacolata
dalla Stasi. «Molti pensauo
che il tema del perdono sia
una questione che ha a cha
fare con la chiesa e non al
nulla a che vedere con il
mondo - ha affermato -. Pg
me è il contrario. Che cosa
abbiamo fatto dopo la rivolti,
zione pacifica? Abbiamo cercato dei colpevoli per punM,
bloccando così la ricerca della verità. In Sud Africa sii.
proceduto diversamente, eia
verità è diventata il fondamento della riconciliazione»,
Successivamente, Hoppner
ha precisato che non intendeva paragonare «i cambiamenti avvenuti nella Germania dell’Est con la fine dell’apartheid in Sud Africa. La
situazione dell’apartheid era
peggiore di quella che abbia,
mo conosciuto... ma in Sud
Africa è stato detto ai colpevoli: “Se ci aiutate a trovatela
verità, allora siamo pronti a
perdonare”. Noi invece abbiamo cercato dei colpevoi
senza offrire loro la riconciliazione». (i
i.
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