1
ANNO LXXV
SjMmÌ
Tonre ‘
•<* ^
'®w,
- : '
-w'
<% %1944-XXII
L’ECO
I '*i
•' *■'»,-.• '■. ', .\f^ -UìF:-f* *^s- .,?».
n'. 4» ■'
Nulla ala più forte della vostra fede I
(Olanavello) SETTIMANALI DELLA
ai
ABBONAMENTO
Italia e Impero . Anno L. 30 •
Estero » »30»
Ogni cambiamento d'indlrizso costa una Ura
r Semestre L. io
» » 10
La copta Cent. 40
A ^
5
"s?.iC'i; %||J
i^íUíífí;'-:
Biblioteca Valdese
TORRE PELLICE
if >?3
M
'-m
/*v
•*VlW*^4ílí« P^** rweew wniie ivaiw lagiiaiii
Í
[m ’ V (l«to U: U
La ppedicazione di I^ìodb
' -1».. H'., j ■* ' -}■■ 1 '1 1, ■. .1 1 t ticl'irir;f|-|- , f, ;MrMt0rei Prof. OINO COSTASÙ ' ' .-',y . \
AMMCNIBTIIAZIONB e REDAZIONE: Ji- »
Via Carlo Alberto, 1 bla — TORRE PELLICE X
E'um naagniiìca stoiria:
ualiest — a traverso il deseirto per
la su aida deiiie carovame — s avanza dai
paiej© id Israele, un proieta di Geova. li
iicordo d un passaio disastro, quand’egli
ceircava di evitare uno ^piacevìoile dovere ed il rinnovato comando deirora, non
gli ipermettono più né esdtazion©, nè rilamo. — « Liu pttrroLa delVEterao venne
a G'tona una seconda volta
Cosi si alza il profeta e va.
Alla fine, la grande città di N^ve è
in Vista. Essa é vasta: una circonferen'za di tre giornate di cammino; e per le
sue strade, i suoi parchi e le sue piazze,
li pi oieta pi'ocjama il suo messaggio, ora
alia follia sui mercati, ora ai gruppi
d uomini seduti col sole in faccia, ai piedi dei tori alaiti che fan sentinella alle ;
porte, ed ora davanti a qualche nobile
dimora, destinata anch essa ad una subitanea, rovina.
E una missione che domanda coraggio- ed ardire. Egli è solo e straniero,
tuttavia, questa, volta, egli non cerca di
assicurarsi la salvezza, nascondendosi
tra la folla; anzi, attrae Tattenzione di
tutti col suo triste ed allarmante ritornello: « Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta ». Egli sa d’essere suddito 4’jin pkicoio regno il cui monarca
ha — -per così dire — quasi acoeittata la
sovranità d’Assiria; ed ora egli osa proclamare la vicina distruzioine proprio
di questa Assiria. Ma nel nome dì Dio
egli ha innalzato il suo stendardo e sa
che Dio è con lui.
Il suo breve e sorprendente messaggio consta di poche parole: due o tre al
massimo, ma sufficienti per dire quanto
vicino sia il giorno della sciagura, quanto terribile il di della -^an catastrofe.
« QuarantÀ giorni... Ninwe distrutta ».
Il profeta noh cerca d’attenuare, con
frasi elaborate, la gravità delle sue parole; il suo d-o-vere è di annunziare ciò
che TEterno gli ha imposto, ed il suo ardire e la fermezza delle sue parole hanno un subitaneo effetto sugli uditori,
perchè egli parla come iin uomo asisolutamente convinto. Perciò dice la Scrittura: « 1 Niniviti credettem a Dìo, bandirono un digiuno, si vestirono di socchi
dai più grandi ai più piccoli ».
A suo tempo la notizie perviene anche alla reggia. Tutta la diplonMzia dell’impero assiro s’associa ¿H’entusiaiaTio
popolare; il re si alza dal trono, si to^
glie di dosso il manto, si copre d’un
s^co e si mette a sedere sulla Genere.
Se questo movimento di rawedimenlo generale fu :prodotto da superstiafio»ne o fede, non sappiamo. « Iddio giusto
che prova i cuori ed i reni, lo sa ».
In ogni caso la storia del ravvedimento ninivita è storico e proverbiale
ed il credente, paragonandolo a quello
che suscitò la predicazione di Giovanni
Battista, rende gloria a Dio che ci ammanisce, rivelandosi in tutta la Sua potenza nelle parole d’un altro profeta:
« Ad un dato momento Io parlo riguardo ad una nazione, riguardo ad un regno di svellere, d‘ahhattere, di distruggere; ma se quella nazione contro la
quale ha pairlato si converte dalla sua
malvagità. Io mi pento del male che avevo pensato di farle » (1). Queàta profe^
zia non è meno chiara di quella di Giona. Nw piarla d’una possibilità lontana,
d’un atto vicino e pronto ned suoi
effetti. La proclamazione infatti dèi profeta ebbe la sua realizzazione, non nella distruzione della città, ma nel fatto
del pentimento che allontanò il colpo
fatale.
A A A
Si osservi in ultimo che questo ravvedimento popolare è menzionato dal
(1) Qswmla 18: 7, 10.
gnore Gesù in Matteo 12: 41: « I ninìviti risorgeranno, nel dì del giudizio, con
questa generazione e la coùdanneranrio,
perchè essi si ravvidero alla predicazione di Giona ed ecco qui, vi è più che
Giona ».
Ned nostri giorni Colui ohe è più che
Giona è qui. Egli non percorre le nostre
strade, come allora in Ratestina, ma è
nei nostri pensieri, nelle nostre menti.
Egli è presente e ci parla: « Abbi zelo e
ravvediti. Io sto alla porta e pìcchio. Se
uno ode la mia voce e apre la porta, Io
entrerò da lui, e cenerò con Ivi ed egli
-f .meco »,
Riteniamo
fermamente quel che abt l»am ricevuto; il Signore ci guarderà,
¡'■ JBecondo la Sua promessa, netlil’ara del
cimento che ha da venire su tutta la
-,f terra, per mettere alla piova quelli che
' vi abitano. Teniamo fermamente, o credenti ! L’ora del cimento è vicina ed il
Signore è fedele. X.
if ma mtmiti
Con questo suo insiegnamietnto (Maltteo
6. 25-34) il Maestro -pone sul ipiano superiore della fiducia nel Padre Celeste
e nel Suo amore per tutte le creature
un’attitudine dèlia mente orientale e le
conferisce valore universale, rendendola accetta on-che alTiadltivisimo occidentale sempre pensoso del futuro e semipre guidato dalla sollecitudine del domani.
nea di condotta che noi, se abbiamo fiducia, come dobbiamo averla, neli’amore paterno di Dio, dobbiamo tenere.
Può sembrare inopportuno il richiamare tale insiegnamento in un momento come questo in cui le crescenti difficoltà della vita materiale, le langustie, i
pericoli, le risltrettezze e le lirnitazioni
pongono innanzi ad ogmmo di noi, singolarmente, come dinnanzi ai popoli ed
ai governanti una coistante visione paurosa e preoccupante dell’immiediato avvenire, a, pena temperata dairanticipazione di un più lontano futuro riparatore e sanatare delle presenti miserie, al
quale non si sa come nè quando si potrà pervenire, avvolto com’è nella nebulosità della rtìtorica dottrinaria e dèlia dubbiosa buona volontà degli uomini.
Eppure, nessun tempo come il presente è atto a corroborare la profonda
saggezza che, anche sotto un aspetto
puramente umano, informa le parole di
Gesù.
Ogni giorno' migliaia di vite umane
sono troncate da tragici eventi che si
svolgono nelle località più imprevedibili. La relativa sicurezza che dopo secoli di connivenza sociale l’uomo civile
era riuscito a conquistare per la sua incoluinità è iirsidiata da ogni .parte da
formidabili mezzi di offesa e di distruzione. Abbiamo visto migliaia di carriere pervenute al loro apice spezzate
alFimprowiso e precipitare nella miseria, nell’obbrobrio, nella morte. Le mod^te dimore, conquistate a prezzo di
duri sacrifizi ed i sontuosi palazzi dell’opulenza e dell’orgoglio umano sono
stati ridotti in un attimo allo stesso informe cumulo di rovine, del pari ai
templi fatti di mano d’uomo. Innumeri
poi le minori tragedie; i risparmi accumulati pazientemente, forse con penose
rinunzie, resi irrisori dal deprezzamento
delle valute; i cari ricordi della oscura
nostra vita e di quella dei nostri vecchi
distrutti inesorabìlmenite quasi con sadica gioia dal fèrro, dal fuoco...
Mai come oggi tutto appare vanità,
vanità delle vanità. Perfino i valori spirituali,! più elevati, i più puri, sono
stroncati da im’ondata distruggitrice e
crudele. E mai è apparsa tanto evidente
la nostra impotenza ad evitare con la
previggenza, con la prudenza umane,
che siano travolte le persone e le cose
che ci sono care, a salvare per l’avvenire quello che è oggetto, non solo della
nostra concupisoenza, ma fin quello che
costituisce la nostra ragkme d’esistere.
Quello Ae è vero in ogni tempo, l’inceriezza cioè del domani, la precarietà
del poss^so, appare oggi cento volte
più evidente, con una crudezza, una
spietata eloquenza che attanaglia e cuoce e che potrebbe gettarci nella-disperazione, se la stessa voce che ci ammonisce a spogliarci delle preoccupazioni
esagerate riguardo al domani, non d
desse subito la sublime ragione delrammonimeinto e non traodaase la B
Dobbiamo allora metterci a giacere
ed aspettare passivamente die Dio risolva le nostre difficoltà? A volte, dopo
un tormentoso affannarci che non ha
'servito a nulla, sembrerebbe questa la
migliore delle soluzioni. Si direbbe che
Dio stesso, frustrando ogni ¡nostro piano
ed ogni nòstra iniziativa, ci obblighi a
amile condottai- Potrei citare una recente le^erienza personale per cui, dopo im
m,esè di delusioni e contrattempi, abbanidonando ogni azione, ma, si badi
bene, pregando fervidam-aite, ebbi in
poche ore la soluzione dalla difficoltà in
cui mi dibattevo, in ima direzione impensata e con straordinaria fadlità
Quale debba essere la nòstra Condotta, sempre e più che mai in questi tempi, ci è chiaramente indicato: « Cercate
in prima il regno di Dio e la sua giustizia; e tutte queste cose vi saranno sopraggiunte ».
Nella particolare contingenza, un
modo di cercare il regno di Dio può
consistere nel non diramma'tizzare le no.s! re difficoltà partiooliari, nel non sopravalutare la nostra ' personale tragedia,
ma con spirito di carità e fraternità
guardarci attorno ed apportare il nostro
aiuto ed il nostro conforto ad altri, facendo agire quelle deboli forze dell’amore che sono in, nostro potere, e che
l’aiuto di Dio può centuplicare in un
mondo agitato dalle forze dell’odio,
dallo spirito di vendietita e di ritorsione.
E’ purtroppo facile, e lo vediamo ogni
giorno, che le preoccupazioni materiali
per rinioerto domani generino l’egoismo anche in coloro che, nella prospe^
rità, si acquistarono fama di generosi e
caritatevoli, e sono ritenuti e si ritengono ancora buoni cristiani.
Ma in chi comprende il senso dell’insegnamento del Cristo, le difficoltà ed i
disagi, da tanti condivisi, dovrebbero
esaltare lo spirito di carità, moltiplicare
la generosità quando questa diventa un
sacrificio, ed e^ere un salutare esperimento di quelle sofferenize cui si veniva
in aiuto ma contro le quali d si credeva
assicurati.
•
Si, lo so: il danaro affluisce più abbondante che mai alle sottoscrizioni, ai
fondi della beneficenza e simili, ma cop
ciò è foiae esaurita Vosservanza del precetto? E forse accresciuta la nostra carità? O non è solo effetto dieli’abbonr
danza stessa di una moneta rinvilita per
la quale la disponibilità dei donatori è
forse aumentata in ben maggior misura
delle loro elargizioni?
E’ questo un dubbio Iq^ttìmo e più
fondiate di quanto si ritenga. L’uomo
non vive di solo pane, neanche quand’è
sfollato o sinistrate o piange la tragica
perdita dei suoi, ma anche della Parola
di Dio, e deH’amare dei fratelli.
Se la ansàMa solledtudine d^d domani ha fatto di ¡parecchi dei nostri degli
esosi speculatori, de^di avidi accumulatori di ricchezze problematiiche, ad altri
ha ìspiiato Fatteggiamento dei fratello
magl^ore verso il ftgiUuol prodigo; se in
tanti ha suscitato un senso di faatìxEo
nel vedere raccotTeire dì tanti fratelli in
cerca di asilo, essi sono ancora in tempo
per meditare l’applicazimie all’ora prer
sente dell’eilema Parola di e per
ricoidarsi die Egli vuòte si cooperi all’awmto del Regno non solo con la xi^
petizione del Padre nostro, non spio
con sterili ‘ voti, ma con i fatti, sopratutto con i /otti. ‘Vuole che ognunio aj^sca personalmente e metta il suo cuore
in quello ohe fa e non si limiti á fornire,
a persone delegate allo scopo ì mezzà
necessari, disturbandosi e sacriifiicianicb il
meno possibüe.
Se mai fu ora di rinunzie, essa è proprio Tattuale. Oli ha la fortuna di non
essere ad esse obbUgoito da for^ maggiore, é finora sono ancora moM tra 1
Valdesi delle Valli, riconosca Topportunità che gli è offeria dì collaboraze atl’awento del Regno di Dio. ^esto regno che semibra oggi tanto lontano, più
lontano che moi,npuò sussistere malgrado tutto nel profondo dell’anima nostra
e potrebbe manifestarsi tra noi con
esempi di vera fratelianza
Quant’è bello, quanto conforme all’iamore cristiano che i fratelli Aiimoiri'no
con i fratelli. Si badi: con, non solo accanto, scambiandosi visite più o meno
fredde e rare, affatto estranei, se pur
non ostili e reciprocamente irwidiosL
* * «t
Valdesi ! ho additato il perteolo, non
completamente ipotetico, che reocessiva
preoccupazione per il nostro particolare
domani raffreddi la nostra carità e comprometto la saldezza della nostra compagne. Ognuno fra noi può sviluppaipe
le idee qui enunciate facendo te applicazioni al suo caso. Vi chiedo ih craiidluslone: Vogliamo noi che rateiate distretta porti quei frutti salutari che i
forzati ravvicinamenti potrebbero produrre di maggior coesione, di irecdproca carità, oppure, intenti soli alle egoistiche cure per la nostra casa ed i nostri interessi materiali, traacuraine l’occasione che Dio ci offre «d awaloraFe la
caliinniosa opinione che oramai non
esiste più tra noi cemento di sorta e
che solo il caso di una comune disoenr
d^iza ci permette di portane lo stesso
nome? M. Eynard.
Il tempo e l’occasione
Uh pastore racconta di una «ua visita: ■ ■ I
« Mi ricordo che, anni or sono, nel
villaggio di *** parlavo, durante una visita pastorale, della vita e della morte,
i girandS aigomeniti di tutte le mie visite. Lo spunto era venuto naturalmente; nello stesso « quartiere » era morto,
di morie improvvisa, all’età di 54 anni,
un padre di famiglia. Il fatto dolooroso
aveva destato una forte Impressioine; i
miei QsiDìti parevano pariiioolairitnieiaite
colpiti.
Il marito, penmeroso, osservò:
« Volere o no, é certamente una cosa
seria dòver « partire » cod, senza' aver
l’occasione o il tempo di prepararsi I »,
« n tempo ! L'occasione ! Eppure egU
aveva vissuto 54 anni e non era
pronto 1 ».
Che cosa strana, quasi «asurda, eppure così reale, così tragicamente aittu^e 1
Noi ci agitiamo moJito, faedamo dei
grandi discorsi, discutìaino sottìlmentev
poi, quando l’ora lanriva, la grande ora,
non abbiamo avuto l’occasione nè il
tempo di prepararci- Del resto non è forse una cosa tanto strana- Perdiè l’uomo
ohe non ha accettato 11 messaggio di
Gesù vede in questa preparasslona, solo
una preparazione alla morte, considerata come la fine ài tutte le cose. Ed allora sembra Euicora strano die le vite sla
una preparazione alla morte 1 Si fanno
gli scongiuri, si lavora pNBr la vite su
questa terra, si omaiidera FeslstemEa
compresa tra la nascite e U morta eoma
Tunica realtà die ai riempie di un’attività che non conceide requte nè pinuae,
2
H:.:%-^yji i 1^1 ■
v^-t» ‘ -J
>• .''^.f .' h V'
Z'-'l^-W
y&
_»*■ ** r
«n
-V. V‘ì%*rt,v’^r «
r /
VAiEIKBSE
■^j‘
1% ^
j^ì^v||a:'#>i caimr,
Ja
im
Iwe ài ■
-jt ... “''.® ^ sésn» alte aaoirte. Chi
fa dèlia Idèè" di qtiesta vita, una prepar
'lazkme aiUa morte, (quegli va incoBntro
alte vera vita. , . ro. »
^4‘f^òrè> àìn€èo%.
^,Ì"
Un lettore di Torre Pellicc i
-'* Nell’attraversare, l’alitTo giiomo, la no
Gariosità etimologiclie
VÀLD'i'Sli
compagni « Polo 1179: « Valdeim Vodde dixstqs,
ii super Rhoda’aldesi così chiache era stato
Narra il finate Walti^ Map, autore di
un cunoeo^ h^ il cui titolo
iji italiano si potrebbe tradurre: bazze
cole curiali, e che fu anche segretario
dtì IH; Concilio Iteterano che interrogò
Pietro Valdo ed ì suo:'
veri di Lione » nell’:
9ios.„ a primate
qui fuerat dvis làtgd'i
num: udimmo anche i
mati diai loro capo ______________
cittadino di Lione, sul Rodmu>».
E’ chiaro. E tutti i Valdesi sanno che
si chiamano Valdasi piaxdiè, nei tempi
antichi, ci fu un certo Pietiro Valdo,
im tragico caso occorso ad un amico ca'
ricco mercante in Ldorwi, il quale, d<^
nssinm, morto d’improvviso in un bel
mattino della primavera 1173 durante
un’amichevole convecisainone, si convertì, come diremmo oggi noi. Cioè dopo
una lunga dopo ctveir cercato inr
vano consiglio ed aiuto dalle autorità
ecclesiastiche del suo tempo^ sentì, che
nooo era sempre attuai le; era appunto
la parola rivolta da Gesù al giovane
rivolta a lui, uomo riozo: « Va, vendi
ciò che hai, dcdlo ai, poveri... poi vieni
e seguitaim ». Valdesi quindi d. chiaimamo pecchè, nonostante l’ostilità e
i incomprensiQne idiei fcimiliari e d^li
amici, Pietro Vaddo applicò senza riserve il piano divmo. E tutti sanno come
egh andò, distribuì i suoi beni, fece tradire le Sacre Scritture e trovò il cibo
^irituale per l’anima sua.
Quee^ è arcìnoto; un po’ meno noto
è che i signori filologi non sono molto
soiMisfatti. Dell’anima di: Pietro Valdo,
non si preoccupano certamente, ma dei
suo nome sì; o meglio del suo soprannome: Valdo. Questo Valdo non è, ovviamente, un cognome come .diremmo
oggi: esso starebbe ad indicaire il paese
d’origine: Vaud, Wald, Vaux (V. * Storia dei Valdesi » di E. Comba). Ma anche cosi il problema non è {risolto perchè non si vede bene come da uno di
questi nomi possa derivjire, etimologicamente, Valdesi.
Che i Valdesi esistano, è indiscutibile. Che un loro capo Piijtro sia esistito, andie ciò pare probaibile. Cosa significhi realmente il tennine Valdese,
questo è invece discutibile,
Orbene, molto tempo fa visse im persoi^gio autorevole di Santa Romana
Chiesa il quale, come ricompensa della
sua dottrina e della energia con cui aveva controbattuto le eretiche argomentazioni, ebbe il titolo di [ Valdensis: il
Valdese.
E la ^legazione deU’dnorifloo aggettivo è pimamente etimologica, magari xm
po’ arbitraria, ma interessimte; Valdensis è la risultante di due piasioile latine:
vàlidus ensìs che tradolto significa :
forte spada.
Questa spiegazione dellai parola Voi
dese ha qiialcosa di strano e di seducente: noi saremmo dunque, per la... fi
lologia, delle forti spade.
Ricordate il passo di Efiaini 6: 17?
« Prendete... la spada dello Spirito,
che è la parola di Dio ».
Valdesi: cioè uomini, cioè addirittura « spade dèlio spirito », <doè * facitori
della Parola »; uomini e <lonne la cui
vita è trasformata, rinnoviita, materiata della quotidiana meditazione della
Parola di Dio, che è diveatata ispirarione e norma vita.
Quale maravigUoso titolo di-gloria;
quale tremenda rraponsabilità ! Il nostro stesso nome c’hnpegnal II nostro
stesso nome ci condanna !
■ lUfOoìogo.
Nel ooirao del nostro
verso l’alto, ! che noi
pw meglio imparane lerid^
fonde, in modo da essere
gito fedeli nel servirio '
deHa verità, Inaftancaibili, „
fot« ogni giorno rinnovate
dell
psltegrlna^o
possiamo semplù pro^enipre mella santità e
bdnedsttí, con
0. Stanley.
stra cittadina, ho dovuto rallenitàre la
mia non veloce corsa in bicicletta, «nri,
addiiritturai abhandonarie il mio cavallo
perchè una coda di notevoli proporzioni ostava il passaggio. L’ho risalita:
uomini, donne, giovanetti, di tutte le
classi sociali. La testa... della coda cominciava sulla soglia dalla bottega del
tabaccaio. Stava per gixmgerie l’ora della distribuzione del tabacco, e la gente
aspettava, imperterrita, ^tto la pioggia.
Ogni tanto, nelle passate settimane,
prima dèli’istituzione dèlia tessera del
tabacco, i nostri grandi quotidiani hanno 'Consacrato, tra uh bombardamento e
l’iaitro, lo spazio prezioso delle loro co^
lonne al problema del fumo ! Il problema del tabacco era sviscerato sotto tutti i suoi aspètti: quasi quasi si aveva
l’impressione che il tabacco fosse indispensabile alla salute fisica, e costituisse nello stesso^terapo un fattore di consistenza morale !
Non riesco a capire come tanti buoni cristiani possano perdere il loro tempo atta caccia del... fumo, quando tanta miseria aspetta om aiuto che non viene. Mi pare che consacrare tanto tèmpo a discutere dlel modo di distribuire
del... fumo sia un’offesa al dolore d’
questa nostra umanità che geme.
Non voglio condannare in modo assoluto tt tabacco,'e so bene che mi si
dirà che il suo uso non è un peccato e
che mi si citerà un po’ di latino: omnia
pura puris.
Però io mi damando: se qu^to uso è ,
divenuto una necessità indi^>ensabile
per tanti e tanti uomini e donne, ciò
nfm significa forse che tanti e tanti uomini e donne sono diventati schiam della loro abitudine? Che la toro abitudine
è diventata un vizio?
Questa schiavitù è una manifestazione del peccato, ed anche qui il credente deve dare la sua testimonianza. Forse si troverà che la mia convinzione è
un po settaria-, ma nxi domando ancora:
quel latino che ho citato sopra: tutto è
puro per chi è puro, che cosa ci ha da
fare con un fumatore incallito che non
può fare a meno del suo impuro tabacco nxaleodorante nel tempio puro dello
Spirito Santo?
Vi prego di scusare questa sfuriata...
A. K.
AVVISO DI CONCORSO
Per te borsa « Giacomo Pellegrino »
La Commissione Amministrativa degli Istituti Ospitalieri Valdesi rende noto: che a datare dal IO gennaio 1943 è vacante la Borsa
! Giacomo Pellegrino » di lire 1000 (mille) annue, riservata a studenti universitari valdesi
aspiranti alle professioni seguenti:
medico-chirurgo, notaio, farmacista.
Le domande debbono essere presentate alla
sede deir Amministrazione, in Torre Pellice via Angrogna, 12 - entro l] 31 gennaio 1945 ed ivi pure potranno essere richieste le maggiori informazioni occorrenti.
Si’ricorda che 11 beneficato dovrà assumere
per i^ritto l’impegno morale di esercitare la
professione nelle Valli.
Torre PeUice, 5 maggio 1944-XXII.
Il Presidente:
Pastore Arnaldo Comba.
La Scuola Domenicale
Ventesima lezione - 14 maggio
TOMMASO
Lettura: Giov. 20: 19-29 - Imparare vers. 2629 - Versetto centrale: 0. 28.'
1. L'apparizione di Gesù. Mentre i discepoli
di Emmaus erano per via, Gesù apparve anche agli undici, come abbiamo veduto. Il nostro racconto indica il carattere straordinario
del fatto: le porte erano chiuse, per timore
dei Giudei. Ma le porte chiuse non sono un
ostacolo per Gesù: soltanto i cuori chiusi lo
sono. li''
C^ù: a) si fa riconoscere ai suoi discepoli
indicando loro 1 segni della crocifissione;
b) augura loro due volte: « La pace sia con
voi », sottolineando così la promessa di quella pace, di cui avevano tanto bisogno nel loro
lutto tormentoso; c) dà loro l’incarico di essere suoi « inviati » (apostoli), come egli è l’inviato di Dio, e comunica loro lo Spirito Santo
e l’autorità di rimettere i peccati (a tutti, dunque, non soltanto a Pietro...). Essi annimceraimo U perdono di Dio, con l’autorità del
loro mandato, ai peccatori ravveduti e addolorati.
2. Toma. Non dobbiamo considerare Toma
ccane un uomo incline atto scettidsmo, sebbene sapesse all’occasione formulare obiezioni, certo erano neU’animo anche dagli al
tn (Glov,^14: 5). llja egfi era sopratuttó uno
spiFijto sensibile, malinconico, pronto a vedere le cose In nero (cfr. Giov; 11: 16). Era certamente uno del più sconsolati tra i discepoli, e se non era con loro la sera di Pasqua,
e forse perchè aveva cercato la solitudine’
per dare sfogo al suo dolore. Perciò (3esù'lo
tratta con particolare riguardo, e gli conceae personalmente, otto giorni dopo, le stesse
prove che aveva date a tutti gli altri la sera
di Pasqua. E Toma, In quel momento, esprime primo fra tutti la fede più alta in Cristo,
ciiiamandolo: « Signor mio e Dio mio 1 »
Perciò il rimprovero di Gesù: «Non essere
incredulo ma credente» è soffuso di bontà
come sempre verso coloro che cercano con
animo sincero la fede. Ma al tempo stesso
Gesù annuncia una nuova «beatitudine» per'
tutti coloro che « crederanno senza vedere »
A costoro appartengono tutte le generazioni
al credenti che accettano la risurrezione sql1 autorità della testimonianza apostolica, e al
tempo stesso intendono, per fede, quanto è
vero che Gesù è tutto un messagifló di vita
e che egli' ha « prodotto in luce la vita e l’immortalità» (2 Tim. 1: 10).
Qronaca Valdese
ANGROGNA (Serre)
Martedì 25 aprile abbiamo accompagnato
alla loro ultima dimora terrena le spoglie
bimba Livia Monnet di Silvio
M Alma. Non è piaciuto al Signore che questa creatura aprisse gli occhi aUa luce di
jiuesto mondo. Ai genitori esprimiamo ancora una volta la nostra fraterna simpatia cristiana ricordando loro la parola: « I miei
pensieri non sono i vostri pensieri, nè le mie
vie sono le vostre vie».
— Domenica 23 aprile, nel corso del nostro culto nel tempio del Serre, sono stati
presentati al Battesimo i bambini: Eliana
Monnet, Silvia Monnet, Laurina Monnet. Ida
Monnet di Ernesto e Rosalba Benech (Maisonassa). Il Signore circondi con la Sua grazia 1 bambini ed i loro genitori.
— p<roenica 30 aprHe, rispettivamente nel
tempio di Pradeltomo e nel tempio del Serre, yraivano presentati al S. Battesimo i
bambini: Bruno Beppino Agli di Giuseppe e
Comba Margherita e Vanda Chiavia di Firmino e di Lidia Bertalot. Il Signore circon
grazia questi teneri agnelli
della Sua greggia ed assista i genitori nel1 adempimento delle promesse fatte.
— Domenica 14 maggio nel tempio del Serre, dopo li culto domenicale, avrà luogo una
piccola festa di chiusura delle nostre tre
Scuole domenicali. Il programma è stato preparato. Invitiamo tutti d membri di chiesa a
par^ipare a questa festicciola, durante la
quale 1 migliori alunni verranno premiati.
e. a.
PERRERO-MANIOLIA
Il 24 aprile un lungo corteo accompagnava
nel cimitero di San Martino le spoglie morali di Adele V. Poet ved. Notte, deceduta a
Ferrerò nel suo 67° anno di vita. Alle famiglie afflitte le nostre più vive condoglianze.
— Domraica 30 aprile, nel tempio di Ferrerò, ha ricevuto il Battesimo Odetta Collet
di Oreste e di Adelina Foet, delle Grangette.
Dio benedica questa tenera creatura insieme
a coloro che l’hanno presentata al Signore !
PRAMOLLO
Il 15 aprile è stato celebrato U matrimonio
di Edvi Long (Ribetti) con Siena Elvira Sappé, della vicina Chiesa di S. Germano.
11 29 aprile, si sono uniti sotto lo sguardo
del Signore Paot^na Beux (Bosi) e Cesare Augusto Constantin, della Chiesa di Riclaretto.
Che il Signore accordi le Sue preziose benedizioni a questi nuovi focolari.
— Sono state presentate al Santo Battesimo: Laura Long di Edmondo e di Elena Rlbet, e Alice Long di Edvico'e di Elena Beux.
Vadano a queste bambine i nostri affettuosi auguri, mentre domandiamo a Dio di aiutare i genitori, i padrini e le madrine a meintenere fedelmente i loro impegni.
PHAROSTINO
matrimoni. Luigi Slmond e Lidia Cardon; Renato Gardiol e Ines Odino. Su queisti
nuovi focolari Invochiamo le benedizioni del
Signore.
— Da Premeno (Novara) è giunta notizia
della tragica dipartenza del carabiniere Davide Emilio Forneron di Alessio. Pensiamo
con grande simpatia al vecchio padre, alla
giovane sposa, alla tenera bimba ed ai parenti tutti cosi crudelmente provati.
SAN GERMANO CHISONE
Domenica 16 aprile abbiamo accolto nelle
file dell’Unione i giovani e le giovani confermati il Venerdì Santo. A ciascuno è stato offerto un ricordo della loro entrata nella « C.
Robert ». •
Dopo una meditazione di circostanza è stato
presentato uno studio su Giovanna d’Arco, mirabile figura di credente e di eroina.
— Il 14 aprile, si addormentava nel Signore Giulia, Videlongo in Barbero, nella bella
età di anni 87. Da più di un anno era ospite
gradita del Villino Fede insieme col suo marito. Qualche mese fa avevamo avuto la gioia
di festeggiarli in occasione delle loro nozze
d’oro.
— Il 17 aprile è stata deposta nel cimitero d’inverso Porte la spoglia mortale di
Luigi Avtmdet, di anni 75. Dal suo ritorno
daH’Amerlca era sempre vissuto da eremita
nella sua casa di Ponte Palestre.
— Il 22 aprile ha avuto luogo all’Asilo il
servizio funebre di Cesare Paladini, chiamato improvvisamente aU’altra riva In età di
anni 82. Era II vecchio più gagliardo della
nostra comunità, ed essendo pronto e svejto
rendeva preziosi servizi alla Direzione e ai
frateUi
Alle famiglie visitate da questi lutti esprimiamo la nostra simpatia cristiana.
Vil^bgasr.fglvcdi) è deceduto improv'WMimentfg £l*'d(4lore in chimica Erberto Viricord^o con piacere i suoi ccmdl: ?il s^ carattefe gioviale. Era dotato di una non comune intelligenza e di una
torte volontà; potè così percorrere la carriera degli studi con distinzione. Aveva una
vera nostalgia delle Valfi. nelle quali avrebbe vivamente desiderato di potersi stabilirenon gU fu mai possibile di realizzare il suo
desitoio. A Villarbasse, dove da vari anni
risitóeva, ri fece molto apprezzare per 1 suoi
modi gentili, la sua^onestà professionale e sopratutto per il suo buon cuore sensibile al
biso^i altrui. La sua. dipartenza suscitò un
rimpianto generale in quel paesello e nei dlntornli ^pove egli era diventato Tamico di tutti.
Il ser^o funebre è stato presieduto dal
pastore Rostan davanti ad una folla di persone estranee alla nostra professione di fede
evangelica.
Al fratelli, alle sorelle ed a tutti i congiun-'
vogliamo dire la nostra viva simpatia crisrisiid»
I Consìgli di Chiesa di tutti i Distretti sono viramentc pregati di
far pervenire entro il 31 corr. al
cassiere o al vice-cassiere il saldo
dei loro versamenti per il corrente
anno ecclesiastico. '
Si prega pure, di far pervenire ai
Sovrintendenti entro il 7 Giugno te
relazione annua con il relativo sunto.
I membri delle nostre comunità
vorranno ricordarsi che, quantunque
la Tavola non abbia rivolto nessun
Appello speciale per l’aumento delle
contribuzioni, la situazione economica
della Chiesa è preoccupante.
L’Ufficio della Tavola
Torre Pellice
^^^AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
Il 39 aprile si è addormentata, fidente nel
Signore, nel suo 79o anno d’età
Maria Costabel
Ne danno l’annunzio: il fratello LUIGI con
la moglie FANNY BLANC, i nipoti GINO ed
ELISA, riconoscenti a quanti furono larghi di
affettuosa simpatia per la cara estinta, ai vicini di casa, al pastore L. Rivódre per la sua
assistenza religiosa.
Valentino-Lusema San Giovanni.
A Villarbasse (Rivoli), il 20 aprile u. s., decedeva improvvisamente il dottore in chimica
Erbario Vinay
Addolorati ne danno la partecipazione a funerali avvenuti: il fratello ERMANNO colla
moglie CLEMENTINA PASCAL, le sorelle
VIOLETTA, ALICE, ESTER, il nipote GUSTA. VO colla moglie MATILDE LIPPERT.
le zie, i cugini e congiunti tutti.
« Fattosi sera, Gesù disse: Passiamo aH’altra riva ».
• S. Marco 4: 35.
Il signor BOUCHARD PAOLO rinpraefa
sentitamente i pastori sipnori,Ricca e Chauvie e tutte le persone che hanno assistito la
sua cara moglie
Caterina Bouchard
naia Qay
durante la sua malattia, come pure quelle
che le hanno manifestato la loro, simpatia.
■»CNSIEIll
I nostri difetti sono, in un primo tempo, dei viandanti, poi diventano i noatri
o.spiti, ed infine sono ì nostri padroni.
E. Thiaud.
II modo più sicuro di guastane un «er
vizio che tu rendi a qualcuno, è di renderlo con Taspiettoi che tu avresti se lo
rifiutassi. Seneca.
CERCASI seggiolino da passeggio per bimbo.
— Rivolgerei al giornale.
MARESCIALLO mutilato, Valdese, cerca impiego, posto fiducia o altro lavoro. — Rivolgersi al giornale.
Prof. Orno CosTABEL, Direttore responsal)lle
Autorizzazione Min. Cultura Popolare N. 10
del 7 gennaio 1944-XXn
ARTI GRAFICHE *' L'ALPINA „ - Tom Pellice