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AnnoIV
numero 34
del 6 settembre 1996
L. 2000
Spedizione in abb, postale/50%
Torino
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Bibbia e attualità
COME
UN BAMBINO
<(In verità vi dico che chiunque non
avrà ricevuto il Regno di Dio come un
bambino, non vi entrerà affatto»
(Marco 10,15).
.. /k H, che bella età» diceva una signora guardando mia figlia
che dormiva nel passeggino. Un’osservazione comune che sottintende che
l’infanzia è un periodo spensierato,
- innocente, non ancora intaccato dalla
malizia, dalla fatica, ecc. Un’occhiata
al mondo infantile demolisce questa
nostra idea illusoria. L’infanzia è in
realtà l'età in cui si è in balia di adulti
più 0 meno cresciuti, in cui si è vulnerabili, in cui in fondo come persone si
conta poco o nulla; anzi il bambino, o
la bambina, come ogni altra persona
soffre, muore, è frustrato, è crudele,
capace di emarginare, capace di creatività. Soprattutto l’infanzia è l’età
della dipendenza dagli adulti.
/L DETTO di Gesù mette in relazione
il bambino e l’accoglienza dei Regno; allora esso può essere interpretato
così: «Chiunque non accoglie il Regno
di Dio come un bambino lo accoglie...»
certamente esso si presta a essere interpretato mettendo l’accento sull’identità
del bambino, soprattutto se ci leghiamo all’idea dell’infanzia come età mitica. Tanto più si idealizza e si mitizza
l’infanzia, tanto più si è portati a evidenziare delle qualità morali che rendono esemplare il bambino. Potrebbe
essere un'esortazione a recuperare
spensieratezza, innocenza e ingenuità.
rUTTAVIA il testo non mette l’accento su come il bambino è, ma su
come accoglie il Regno. Qui si potrebbe far riferimento alla dipendenza dei
bambini dagli adulti: un bimbo chiede aiuto e amore agli adulti; noi reclamiamo il Regno e lo riceviamo avendo
le mani vuote, come un bambino dipendente dagli adulti accoglie ciò che
gli viene dato. Così Dio dà il Regno:
gratuitamente, non a coloro che lo
meritano, non a coloro che hanno raggiunto un qualche traguardo spirituale. L’esemplarità non sta quindi in
una qualità innata nei bambini,
quanto piuttosto al loro posto nell’ordine sociale. I bambini sono la figura
di coloro che sono senza potere.
Questa posizione dell’infanzia rispetto alla società è vera ancora
Oggi, se consideriamo che per affermare che i bambini e le bambini hanno
dei diritti si deve convocare una conferenza internazionale dove poi emerge
che molti di loro sono trattati come
merce acquistabile. Ancora oggi perciò
questo detto di Gesù ci è comprensibile. Entrare nel Regno di Dio era spesso
visto all’epoca di Gesù come un lavoro, una battaglia lunga come la vita
per raggiungere una giustizia davanti
a Dio. L’esempio del bambino ci indica che questa possibilità è mandata in
frantumi dalla grazia di Dio per chi è
pronto a accettare l’annuncio dell’Evangelo innanzitutto come azione
gratuita e liberatoria di Dio.
T 'INVITO di Gesù ci porta quindi al
cuore delTEvangelo e ci invita a
valutare in maniera positiva e decisiva la dipendenza da Dio, in un’epoca
in cui vige il mito dell’indipendenza e
dell’autonomia. Mi pare tuttavia importante considerare la dipendenza
da Dio come essenziale per la fede, anzi come condizione senza la quale non
c’è un rapporto riconoscente con Dio.
^avremo sicuramente combattere con
te immagini sgradevoli che la dipendenza ci rimanda. Se però considerassimo con occhio serio e amichevole la
nostra infanzia, il nostro ruolo di genitori, potremmo acquistare familiarità con la dipendenza da Dio.
Erika Tomassone
SET I IMA NAI.E DELLE^ é|IffiSE"^EVAMGEEICHE: B.ATTISTE,. METODlSTEv'VALDESE
/
Concluso a Torre Pel lice il Sinodo delle chiese valdesi e metodiste
Ricerca di identità e impegno evangelico
V • •
E stato un Sinodo concreto, che ha mostrato-sensibilità civile ma non ha affrontato la
questione forse cruciale dell'essere minoranza in una società che si evolve rapidamente
CIORGIO TOURN
Autoritario, simpatico, pedànte, così è visto il signor Rossi dai suoi colleghi, dagli
amici della domenica e dai figli; anche il Sinodo
valdese appena concluso, come il signor Rossi, è
tutto e tutto insieme, e definirlo con un sofo aggettivo è impossibile. A giudizio di alcuni, infatti, la sessione '96 rivela una caduta di tono della
compagne valdese e metodista, un dibattito in
tono minore, senza quei momenti di tensione
ideale che caratterizzavano assemblee del passato; neppure il dibattito sul millennio-giubileo
è stato di questo tipo, lievemente conflittuali
erano certo le opzioni, ma composte poi in un
confronto pacato.
Proprio per questo, dice qualcun altro, è stato
un buon Sinodo, concreto, che evita la retorica e
si attiene al quotidiano, un’assemblea piena di
buon senso (una della parole chiave nel dibattito) anche quando si trattava di affrontare problemi difficili in campo organizzativo e finanziario. Tutti hanno ragione: il tempo delle passioni è forse passato) siamo entrati nella quotidianità. E non è necessaTiamente un male perché i problemi sono stati letti in ottica di impe-^
gno evangelico, come documentano gli ordini
del giorno sugli immigrati senza statuto giuridico, la violenza sessuale e altre che si leggeranno
su queste pagine e non sono mancati i momenti
felici: 1 culti del mattino, il messaggio di Hugo
Malan, ex moderatore della Mesa (Tavola) sudamericana, l’accoglimento delle due chiese, riformata di Portici e coreana metodista di Roma, il
saluto dei delegati esteri.
La Commissione d’esame, giustamente, ha rinunciato a pilotare i lavori sinodali limitandosi
a segnare alcuni punti fermi e fare qualche verifica puntuale lasciando di conseguenza al Sinodo, come raramente in passato, la libertà di
esprimersi. Non tutto è stato però perfetto: come sempre l’assemblea è stata percorsa da una
forte tensione fra le coscienze individuali, di
credenti e comunità, fra i nostri «desideri» (altra
parola chiave del dibattito) e una visione comune dell’opera, fra le esigenze di singoli e l’inevitabile delinearsi di grandi strutture organizzative come il progetto di formazione, della Facoltà
di teologia e la Commissione sinodale per la
diaconia, fra il prendere decisioni coerenti con
le nostre affermazioni terzomondiste e le esigenze di casa nostra. Il problema non è però
costituito da questa tensione, che potrebbe di
II corteo, guidato dal pastore Paolo Ricca, si avvia al culto inaugurale
ventare conflitto, non sta in ciò che si è visto,
discusso, previsto, sta in quello che non abbiamo visto e non prevediamo. A costituire problema non sonp cioè le questioni organizzative, e
neppure teologiche in senso stretto, ma il senso
ultimo della nostra' presenza: a chi stiamo parlando e cosa stiamò dicendo? E per affrontarlo
non basta scrutare Torizzonte delle celebrazioni, delTecumene, della secolarizzazione, occorre scrutare dentro di noi, il nostro cuore, occorre esaminarci per capire dove ci collochiamo
nella cristianità, nel paese, nella fede, chi siamo
e dove stiamo andando.
Non dobbiamo infatti illuderci, non si vive
mai nel vuoto, in attesa di scegliere la direzione
giusta. In una società che evolve abbiamo una
collocazione e una identità, e il più delle volte
non è quella che vorremmo ma quella che gli
altri ci attribuiscono (anche la nostra inesistenza e irrileyanza sono un’identità!), ma soprattutto siarrio trasportati in una direzione definita
anche quando non ce ne rendiamo conto. A
questo riguardo il inessaggio che il Sinodo ha
inviato alle chiese è esemplare: probabilmente
dice poco agli italiani à cui lo abbiamo indirizzato ma molto a noi perché, come uno specchio, ci dice chi siamo. Analizzando attentamente quello che abbiamo detto e altrettanto
que|lo che abbiamo taciuto, il perché e il come
abbiamo detto certe cose, comprenderemo dove stiamo andando. Minoranza cristiana in una
società cattolica, nei quadro della civiltà bianca
europea post moderna; è questa la nostra identità? Qualcuno dice che dobbiamo solo assumerla perché ci è data, altri che dobbiamo
crearla, comunque sia è da vivere in modo propositivo, consapevole. Per iniziare questa riflessione avremmo dovuto invertire l’ordine dei lavori e iniziare dal tema della cultura (perché
questo è l’interrogativo di fondo). Discutendo
invece dellé operazioni culturali,^ cioè di libri, •
radio, giornali, formazione, abbiamo evitato la
questione di fondo ma la ritroveremo, anzi essa
ci ritroverà, molto presto, prima del previsto.
■ Il caso di Angela Celentano, scomparsa sul Monte Fallo
Il Sinodo solidale con la chiesa di Vico Equense
Il caso di Angela Celentano, la bambina scomparsa
sul monte Faito nel corso di
una festa della scuola domenicale della Chiesa cristiana
evangelica di Vico Equense,
ha profondamente commosso il Sinodo |th.e ha
riiandato, un telegramma alla famiglia: «Colpiti dal vostro immenso dolore d siartto raccolti intorno alla Parola del Signore e abbiamo
pregato per voi». In seguito,
informato di una manifestazione in calèndario per il 2
settembre a Napoli, organizzata dalle chiese che si riuniscono nella «Consulta
evangelica», e alle quali appartiene anche la comunità
pentecostale di Vico Equense, il Sinodo ha espresso la
propria adesióne.
«Il Sinodo delle chiese vaidesi e metodiste - si legge
nel messàggio del Seggio informato della iniziativa *
delle chiese cristiane, aderisce idealmente alla manifestazione del 2 settembre ed è
solidale con voi nella richiesta che la magistratura svolga indagini senza trascurare
alcun dato, senza prevenzioni e con determinazione. Si
rammarica che organi di
stampa abbiano ancora una
volta manifestato odiosi pregiudizi nei confronti delle
chiese evangeliche e dimostrato di ignorare la serietà
di un movimento come
quello pentecostale che mira
alla conversione radicale dei
cuori che accolgono Gesù
Cristo come unico Signore
della vita dei credenti».
Alla manifestazione hanno
preso parte alcune migliaia
di persone, in massima parte
membri delle chiese evangeliche di Napoli. Una delegazione, guidata dai pastori
Michele Romeo, pastore della chiesa cristiana evangelica
di Vico Equense, e Remo
Cristallo responsabile del
Centro studi di Monteforte e
della quale facevano parte
anche la pastora battista Anna Maffei, e il nonno di Angela, Anania, evangelico di
nascita e anziano della chiesa, è stata ricevuta dal prefetto al quale ha consegnato
un messaggio, in cui si
esprime la tristezza per gli
infamanti Sospetti che la verità sia tenuta nascosta
all’interno della chiesa
evangelica, quasi essa fosse
una setta esoterica, si ribadisce la volontà di collaborare pienamente con la giustizia, tanto più che nelle
chiese evangeliche è presente la preghiera per le autorità costituite e si ricorda
chè l'azione degli evangeliéi
mira a ricostruire il fisico e
lo spirito di quanti sono afflitti da malattie o si sono
dati alla droga e al crimine.
ULTIM'ORA
È morto Tullio Vinay
Lunedì 2 settembre, ^rso le 17, è morto nel sonno,
all’età di 86 anqi, il pastóre Tullio Vihay; la moglie,
Fernanda, era stata ricoverata in-ospedale quache
giorno prima per un intervento chirurgico. I funerali
si sono svòlti nella chiesa valdese di Roma, mercoledì
4, con una predicazione del pastore Paolo Ricca.
Tullio Vinay esercltò^il suo ministero pastorale a
Firenze durante la seconda guetta mondiale, salyahdo molti ebrei ricercati. Dal 1946, come segretario
nazionale della gioventù valdese {FuV), fir l’animato^
re instancabile di un’intera generazione di giovani,
indirizzandoli vèrso la costruzione dèi «villaggio» di
Agape, a Pràli (To): un centro ecumenico che ha tuttora,una funzione,essenziale per la riconciliazione e
il dialogo tra 1 popoli e le fedi. Nel 1961, con un piccolo ^ppo della comunità di Agape, fondò il «Servizio cristiaino» di Riesi (CI), al servizio di una delle zone più depresse e dimenticate della Sicilia.
L’opera di Tullio Vinay è conosciuta, amata e sostenuta in molti paesi d’Europa; i suoi libri Giorni a Riesi
(1966), Ho visto uccidere un popolò: Sud Vietnam, tutti devono sapere (1974), Il mondo nuovo (1984),
L’amore è più grande (1995), tutti editi dalla Claudiana, sono stati tradotti in varie lingue. Ne! 1976 Tullio
■Vfinay venne eletto al Senato della Repubblica come
indipendente nelle liste del Pei. Nel 19B3 chiese di
non essere ripresentato per ragioni di salute.
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 6 SETTEMBR^gq^
«Signore, tu mi
hai esaminato
e mi conosci.
Tu sai quando
mi siedo
, e quando
mi alzo,
tu comprendi
da lontano
il mio pensiero.
Tu mi scruti
quando cammino e quando
riposo, e conosci
a fondo tutte le
mie vie.
Poiché la parola
non è ancora
sulla mia
lingua, che tu.
Signore, già la
conosci appieno.
Tu mi circondi,
mi stai di fronte
e alle spalle,
e poni la tua
mano su di me.
La conoscenza
'' che hai di me è
meravigliosa,
troppo alta
perché io possa
arrivarci.
Dove potrei
ìa andarmene
lontano dal tuo
spirito, dove
^ dalla
tua presenza?
Se salgo in cielo
tu vi sei;
se scendo nel
soggiorno dei
morti, eccoti là.
Se prendo le ali
delValba e vado
ad abitare
alVestremità
del mare, anche
là mi condurrà
la tua mano
e mi afferrerà
la tua destra.
Se dico: "‘Certo le
tenebre mi nasconderanno
e la luce
diventerà notte
intorno a me”,
le tenebre stesse
non possono
nasconderti
nulla e la notte
per te è chiara
come il giorno;
le tenebre e la
luce ti sono
uguali.
‘ Sei tu che hai
formato le mie
reni, che mi hai
intessuto
nel seno di mia
madre.
Io ti celebrerò,
perché sono
stato fatto in
modo stupendo»
(Salmo 139,1-14)
(■ I
LA PRESENZA DI DIO
Il salmista ha provato a fuggire da se stesso e da Dio ma ha capito che non si
può fuggire dalla presenza di Dio, che è più forte della morte e delle4enebre
MARIA BONAFEDE
Questo salmo così caro alla
nostra fede, letto e riletto ih
preghiera spesso nei momenti'di
maggiore incertezza e di solitudine profonda, è la preghiera e
la dichiarazione di una persona
che è alle prese con chi mente
nel nome di Dio, con chi si fregia
del nome di Dio per dire menzogne (w.19-21). Il contesto potrebbe essere quello di un credente minacciato di menzogna
da falsi profèti che, dice il versetto 20, si servono del nome di
Dio per fare violenza e a garanzia del proprio male operare e
dell’oppressione di tanti.
L’antico credente, in questa
situazione di crisi e senza sapere
quale sarà la sua sorte, senza sapere se ci sarà per lui un domani
in cui ancora confessare la sua
fede, ripercorre in preghiera la
sua vita, tutta la sua vita. I verbi
«mi alzo, mi siedo, cammino, mi
fermo, dormo, entro, esco»,
esprimono nella forma concreta
della lingua ebraica che non usa
concetti astratti, la durata e le
azioni di una giornata intera, ma
anche le azioni e la durata della
vita intera con ciò che la accompagna e la qualifica, pensiero e
parola. Egli ripercorre la propria
storia, la propria esistenza, le
proprie parole che sono lo strumento che legano un uomo, una
donna ad un altro/à, che instaurano rapporti di verità o li inquinano nella menzogna.
Questo credente minacciato
rilegge la sua storia e chi legge è
coinvolto personalmente in
questa rilettura, è portato a seguirne l’esempio. Possiamo rileggere insieme a lui e di fronte
a Dio, la nostra personale esistenza e la storia delle nostre
chiese, in un'analisi difficile ma
lucida e profonda. Questo
sguardo retrospettivo è molto
eloquente: egli scopre e quindi
dichiara due cose.
La prima: la forte, piena, consolante presenza di Dio in ogni
momento e in ogni decisione
della vita: «Tu ci sei, o Dio; ci sei
sempre stato». Il salmista guarda
indietro e può dire a Dio: Tu non
mi hai mai abbandonato, la tua
conoscenza, il tuo abbraccio
amoroso non ha lasciato fuori
nemmeno una parola della mia
vita, nemmeno un movimento,
nemmeno un pensiero inartico
lato. Anche quando il pensiero
non arriva alla bocca, anche
quando non sono in grado di dire, tu o Dio. mi circondi, mi
stringi, mi abbracci.
Bisognerebbe leggere questo
salmo nelle carceri, nei reparti e
nelle corsie degli Ospedali pediatrici dove ci si incontra in quell’
umanità ferita e in chi la accompagna, un sentire che non può
tradursi in parole, che non trova
parola: Tu, Signore, conosci il
senso di ogni esistenza, conosci i
pensieri, non come uno che
guarda distante, ma come colui
che mette la sua mano, che culla,
che stringe, che circonda d’amore. Ma in questo sguardo retrospettivo il salmista scopre la presenza di Dio, quello sguardo.che
scruta e comprende ogni cosa e
ogni pensiero anche quelli ine-,
spressi, anche come una presenza scomoda: «Dove me ne andrò
lontano dal tuo spirito? Dove fuggirò dalla tua presenza? Se salgo
in cielo tu ci sei; se scendo nel soggiorno dei morti, eccoti là...».
11 salmista sembra sapere che
non si può fuggire dalla presenza di Dio, perché ci ha provato, è
un’esperienza che può descrivere così minuziosamente, in largo
e in lungo, ha provato a fuggire
da se stesso e da Dio... e ha fatto
esperienza che Dio non molla.
La sua fede non è la fede sicura,
tronfia, di chi si affida a Dio una
volta per sempre certo, per sempre, della sua benevolenza: ,ci è
presentata come una fede che si
è fatta strada fra molte fughe, fra
grandi incertezze, fra stanchezze
e abl^andoni. La sua fede ci è
presentata come una lotta,,come una vita in cui la presenza di
Dio è stata avvertita come ingombrante, e la dichiarazione
che il Signore lo circonda da
ogni parte e mette la sua mano
sopra di lui, significa anche che
egli ha avvertito la presenza del
Signore anche come la presenza
di uno che gli sta addosso.
Ed ecco i luoghi della fuga:'il
cielo, il soggiorno dei morti, oltre la linea deH’orizzonte, le tenebre. Ecco i luoghi della ricerca determinata di sottrarsi allo
sguardo e alla guida di Dio. Certamente si tratta di antitesi paradossali, e il cielo e lo sheol sono usati per dire il luogo più alto
e il più basso possìbile. Però è
singolare che sia detto qui che è
passibile anche andare a cercare il posto in cui Dio non c’è in
cielo, che normalmente è il luogo in cui ci si aspetta di trovarlo.
Ma l’esperienza umana è davvero imprevedibile, e si può cercare di evitare Dio anche mettendosi nei cieli della spiritualità,
nel cielo della perfezione,
dell’ascesi, della religione: lì ci si
crede al riparo da Dio e dal suo
sguardo che scandaglia le viscere e conosce ogni cosa, si crede
di averlo imbrigliato, addomesticato, ridotto all’immobilità.
Invece Dio torna a farsi conoscere, a farsi incontrare come
una presenza più forte della
morte, più forte delle tenebre e
degli abissi della nostra vita. Dio
ha un raggio di azione e di conoscenza che è più vasto dello
stesso, orizzonte, del confine e
del limite a cui può giungere il
nostro tentativo di fuga.
Chi è in grado di sopportare
una simile presenza, un simile
testimone nella sua vita? Dio
non è solo testimone dell’innocenza, è anche testimone della
colpa: questa è l’esfjerienza della fede, e chi non ha mai tentato
di fuggire Dio con tutte le sue
forze e con la più raffinata fantasìa, con l’abisso di una vita perduta nelle tenebre o di una vita
illuminata e incontaminata, chi
non ha mai cercato di scappare
lontano da Dio, forse non ha conosciuto la fede nell’Iddio vivente, per il quale tenebre e luce sono ugualmente penetrabili.
' Il salmista dice: «Signor^ tu
mi scruti e mi conosci». Chipuò
sopportare di essere conosciuto
così profondamente, persino
negli angoli bui della propria coscienza? «Tu sai quando mi sie-'
do e quando mi alzo... tutte le
mie strade sono aperte per te».
Chi non vorrebbe fuggire da un
simile testimone? Chi non vorrebbe spezzare un tale sodalizio?
Nulla è nascosto a( suoi occhi: il
sentiero più internò della nostra
vita interiore, rultima via d’uscita, la più nascosta piega della
nostra coscienza... Nessuno
vuole essere conosciuto così
profondamente, abbiamo una
terribile paura di essere conosciuti e violati. Evitiamo persino
di conoscerci da noi stessi, rimuoviamo continuamente i no
di della nostra vita, abbiamo il
terrore di guardarla in faccia con
lucidità, figuriamoci se reggiamo
una conoscenza così profonda!
Non riusciamo a sopportare che
Dio sia veramente Dio.
«Tu hai messo la tua mano sopra di me...». Non resta che arrendersi, che riconoscere la presenza e l’amore di Dio che ci
cerca e ci trova, aprire la nostra
vita a questo amore forte,
profondo, irresistibile. 11 salmista sembra capirlo quando ritrova il suo posto di fronte a Dio
che è quello di essere una sua
creatura, l’oggetto di un amore
che non si arrende, la creatura
che il creatore intesse nel seno
di sua madre e nelle profondità
della terra. Una creatura mortale, i cui giorni sono contati e
scritti nel libro di Dio. Ma questa coscienza non è più spaventosa, ma tranquillizzante, perché questo antico credente, e
noi con lui, è stato condotto per
mano a capire che i pensieri di
Dio sono meravigliosi e insondabili è più numerosi della sabbia: ma la sua vita è accompagnata anche da questa meravigliosa certezza espressa alla fine
del V. 18: «Quando mi sveglio sono ancora con te!».
Non è stato un sogno l’amore
profondo di Dio. Non abbiamo
sognato la sua presenza amorevole, il suo abbraccio saldo e per
sempre. Non è stato un incubo
Tessersi persi, Taver conosciuto
le tenebre e la morte, Taver provato ad andarsene da Dio: è stata proprio Tesperienza sofferta
della nostra vita. Ma «quando ini
sveglio sono ancora con tei». Nella vita appare come uno squarcio che irrompe nella nosti;a storia la grazia di Dio: qualunque
possa essere la strada della nostra vita e della nostra storia e
qualsiasi possa essere stato il
percorso della nostra fede, anche i percorsi più abissali nei
luoghi reconditi della coscienza
e dell’esperienza umana, c’è la
possibilità di tornare alla vita, a
un nuovo giorno di vita con la
gioiosa consapevolezza che siamo ancora con lui e lui con noi.
«Meravigliosa
sono le
operi
e Vanimam
lo sa molto beìh
Le mie ossa
ti erano
nascosti
quandofù^
formati
in segT0t
e intessuto nel
profondi
della tenta
I tuoi OCCi
videro la m
informe del mi
corpo e nel tU
libro erano tu
scritti i giorni
che mi erano
destinati^
quando nessuno
d’essi era sorto
ancora,
Oh, quanto mi
sono preziosi
i tuoi pensieri,
o Dio! Quanti
grande il lóro
insieme!
Se li voglio
contare, sono
più numerosi
della sabbia
quando
mi sveglio som
ancora con te.
Certo,
tu ucciderai
l’empio, oDio;
ivaggio
alo
ELIE
toTa
ioferrarf
laravaggi
di grar
I0,;SUCC
irma, c
ittolica,
’iciale
ipplicav
lipi e pei
ipo, il
:iconf(
la vita
mnqi:
ieri div
irreqc
perciò allontoz stasia, i
natevi da me cisich
uomini Potess
, imto ir
sanguinari le viene
Essiparlam
contro dite e, e prim
malvagiamente-,
i tuoi nemici ell estrai
Predicazione tenuta a Torre
Pellice durante uno dei culti
mattutini del Sinodo.
si servono
del tuo nome Snnem
per sostenere
la menzogna.W^^^^^^
Signore, noni whe il
odio forse
che ti odianolW^aie
E non detestop^^^^
quelli «taauc
insorgorw^^^^
loliodiCif^i
diunodio^ i’^eoi
perfetto! tudio™
li considero «j>braj
i miei nemici deoiog
Esaminami
oDió ^oneai
econosd
Mettimi ttm tóggjjj
provo fermât
e conoscj^pij
i miei pensieri
Vedi se c’è in mf
qualche vr^^
iniqua e guidam^
miperlavur^^^^
eterno»
(Salmo 139.
3
PAG. 3 RIFORMA
La religiosità del pittore sconvolgeva gli schemi abituali
Caravaggio cristiano ribelle
L'aderenza al testo biblico si accompagna spesso
] ai carattere passionale e eversivo delia rappresentazione
ELIO RINALDI
I ^Omlwravaggio: Il sacrificio di Isacco
i erano |
stinati;
essano
a sorto
incora,
into mi
ìreziosi
dnsieri,
ìuant’è
? il lóro
tsiemol kJEL 1573, mentre Torqua• ri to Tasso pativa nell’ospi
[ voglio ¡Q ferrarese, in Lombardia, a
'e, sono Saravaggio nasceva un pitto, è di grande genio. Se il prinwrOSif no, succube della Controìabbia' rorma, dibattuto tra morale
j • Jttollca, regole della Chiesa
quando fficlale e diritti dell’arte,
io sono consensi da prìn
cipi e persone influenti del
ipo, a secondo invece, fu
iconformista neJl’arte e
a vita, autentico ribelle,
lunque, anche se per ca:eri diversi, ambedue furoirrequieti e fervidi nella
itasia, bramando la vera liirtà dello spirito.
iCi si chiede pertanto don[e potesse scaturire l’ardito
jirito innovatore di colui
e viene considerato come
rimo pittore dell’età moj, Pensiamo che alla ba
ro al to B, e prima di ogni commenmovttP' da rilevare il coraggio
. iicezionale del Caravaggio
nemici ell’estraniarsl dall’etica cononinriiì ®PO'‘anea che andava pereiV ituandosi nelle elaborate
7 nome Iroie manieristiche; il suo fu
ctovìpré Atteggiamento antimitico
Sienv 1 spregiudicata insofferenza
ZOgntt<' ffso tutte le convenzioni di
•ocrita moralistica umana,
kehe il tema delle opere gli
7iva dettato non dalTester
conte,\
Certo,]
cidermì
, o Dio;\
Uonta4
i da me\
iominiì
uinariì
arlarwì
detesto
elli eh
organo^
0 di te\
re, noi
dal suo intimo.
Quale artista è stato giudito con tanti pesanti epiteti?
® "plctor praestantissimus»
«taaudit» (maledetto), ris^so, plebeo, mostro di natuAlezza, tenebroso, delin' tti genio, ecc. Per se
/i//toÌr?’ '-^*tttenticato, il Caravagj. JjÌ'’ riabilitato dal critico
in OdlOlL Atte olandese Van Mender
„wfottd recenti, dal nostro
SrfeuOt ^dioso Roberto bonghi. Ci
IsidefO' ®ora possibile un parallelo
? Aittgolare posizione
lemi .®°^§|ca dell’artista con
inamili +,! .,?* filosofi e scienziati
ni/i i tn’ttfltitando ogni imposiO idi L ne autoritaria, seguirono
'OnOSCi Battale creatività. Ci parri, ™ accogliere quanto
I e, a tal proposito. Giusta
mi aiy^io^- ^Asola: «Certo, il Cara*
non fu filosofo né
^ttiatore religioso, né poli, . toa partecipò di quelle
Are e forze nuove di cui
0. Galilei, Masaniello sa‘0 assertori in occasioni e
nhe è stata rawi
jf, °ttgine della polemica
^ c,ontro la so
r la ripfttformista del tempo e
secolarizzato che
'tertt ^^ya» i canoni dei temi a
) 14-24) p ® religioso secondo
prova
:onosct
’risiera
^ in me
tradizione, ma in uno spirito
nuovo nel quale filtravano i
nostri «luterani» ossia protestanti. L’essere credente, pertanto, nel Caravaggio (contro
il falso pietismo gesuitico) era
una partecipazione non tanto
all’episodio narrato, ma con^
cezione di una religiosità non
certo confessionale ma lontana e quindi ribelle verso gli
schemi già prefissati, ricchi di
emotiva mistica esteriore
(Bernini in scultura. Luca
Giordano, Mattia Preti e altri
in pittura). Si determinava
così un dissidio tra lo spirito
di verità cristiana (il credente)
e la tipica violenza spavalda
del ’600 (il ribelle).
Il critico Fracastel, tra l’altro, dice: «Era un modo di
strappare ai sacerdoti “intoccabili” il privilegio di interpretare gli eventi sacri come
se fossero avvenuti solo nelle
ricche sale cardinalizie»; era
un modo (per il Caravaggio)
di ritornare al Vangelo. Nel
valore taumaturgico e umano
del Cristo, Argan a tal proposito annota; «L’arte non era
per lui attività intellettuale
(...) ma morale (...) nell’affermare la “sua” verità, cioè il
suo modo di sentire non riecheggiando i luoghi comuni
degli altri»; ecco perché il gusto del tempo, orientato ad
una pittura facilmente leggibile, isolò il Caravaggio che
era alla ricerca di nuovi valori
di coraggiosa libertà; oggi egli
è considerato come l’ultimo
grande pittore autonomo e
singolarmente religioso in
una non comune spiritualità
tesa alla personale «confessione» di fede.
Proprio in questi giorni, e
fino al prossimo settembre,
Firenze ospita nel Salone, dei
’500, a Palazzo Vecchio, una
mostra intitolata «Da Malta
a Firenze»; la tela esposta (m.
3,61 per 5,20) proviene dalla cattedrale de La Valletta
(Malta) e rappresenta «La decollazione del Battista». La resa della drammatica realtà e
la presenza contrapposta della luce violenta svelano un
singolare aspetto di una visione profondamente religiosa;
la spregiudicata aderènza al
testo biblico in un contesto
brutalmente umano giustificano l’ostilità suscitata nel
clero ufficiale dell’epoca (come nella tela «Morte della
Vergine», oggi al Louvre).
Se ancora oggi nella pittura
possiamo capire il valore
eterno della coscienza inditriduale e l’intima, sofferta vitalità della religione, lo dobbiamo proprio al grande Caravaggio, tanto contestato ma
finalmente «riscoperto» in
una palingenesi dell’arte vista in una nuova prospettiva,
sentita come «intrusione lirica» ma soprattutto volta allo
«Spirito di Verità».
^ La rivista della Facoltà di teologia
«Protestantesimo» a
50 anni di pubblicazione
«Protestantesimo», la rivista della Facoltà valdese di
teologia, ha celebrato i propri
50 anni di attività il 24-25 novembre 1995, con un convegno di studiò dedicato al tema «Fondamento come promessa. Teologia contemporanea e prospettive dell’antropologia», a cui hanno preso parte teologi e teologhe
cattolici e protestanti ma anche specialisti di altre discipline umanistiche e scientifiche in sènso «duro».
Nella prima siezione del
convegno e anche del fascicolo monografico Klauspeter
Blaser affronta lo sviluppo
della teologia protestante nel
XX secolo e Hans-Martin
Barth si interroga sul motivo
dell’identità in rapporto alla
giustificazione per fede,
mentre Luigi Sartori prende
in esame da un punto di vista cattolico e ecumenico il
rapporto fra chiesa e giustifi/ cazione.
Nella seconda sezione, dedicata alla «tematica fondazionale della promessa», Mario Miegge, docente di Filosofia all’Università di Ferrara,
esamina il tema della frattura
tra identità e promessa nella
filosofia da Nietzsche a Hannah Arendt, e lo psichiatra
Giovanni Jervis i concetti di
persona e identità. Marco M.
Olivetti affronta poi «la persona come debito ontologico», mentre l’identità femminile viene studiata nelle relazioni di Elizabeth Green e
Cettina Militello.
Piera Egidi ha pubblicato alcuni racconti del '68
studenti, femminismo, sperimentazione
_______FEDERICA TOUBM_______
UN aborto femmina che
parla al telefono e vuole
cambiare il mondo, uri uomo
e una ragazza qualunque legata a una sedia, una madre
preoccupata per le correnti
d’aria e un figito indifferente.
Cominciano più o meno così
i tre racconti di Piera Egidi, l
senzadenti, Odisseduzione,
DilUnger, scritti nel ’68 o poco dopo e ora proposti dalla
rivista semestrale «Lettera»,
pubblicata dall’Istituto Alvar
Aalto, Museo dell’architettura e delle arti applicate, e dedicata all’arte, all’architettura e al design. Cominciano in
modo insolito e proseguono
sulla falsariga dell’assurdo,
calcando i toni, contorcendo
e piegando le parole noncuranti del rischio di sacrificare
il significato, per stupire il
lettore, per rendergli difficile
la lettura e obbligarlo a fare
uno sforzo per capire.
Sono passati più di 25 anni: Piera Egidi ha cambiato modo di scrivere, e lo si
vede bene nei due libri che
ha pubblicato (Ragazza allo
specchio per la Books & Video nell’85 e La signorina
Salvetti per l’editore Albert
Meynier, nel 1986), dove non
c’è traccia delle sferzate linguistiche di questi primi racconti e la narrazione è tornata piana, svuotata di simboli,
addomesticata dalla storia
che si vuole raccontare. Oggi
la scrittrice ha ripreso in mano le pagine di allora e, dice,
si è divertita a rileggerle.
- Come sono nati questi
racconti?
«Li ho scritti tra il ’69 e il .
’71. Guardandoli retrospettivamente riconosco dei temi
cari a quel periodo, vedo la
rabbia di una generazione
che travolgeva tutti i rapporti. DilUnger è un’analisi impietosa e feroce del rapporto
madre-figlio, all’insegna del
grottesco, del parossistico.
Odisseduzione è la radiografia altrettanto spietata di un
rapporto uomo-donna, con
in nuce la rabbia delle prime
femministe: si parla di un
rapporto di potere in cui il
maschio si squalifica e scompare fino a (Sventare una sigla, mentre cresce il soggetto
al femminile “iaunaqualunque”, anche al prezzo della
rottura di un rapporto malposto. Il terzo, I senzadenti, è
nato daU’esperienza del movimento studentesco nel momento in cui si delineavano
già le prime fi'atture, quando
il femminismo è stato costretto a denunciare il maschilismo all’interno dei
gruppi di sinistra, ad esempio in “Lotta continua” dove
là rottura ha portato allo sfascio del movimento. Io racconto la difficoltà di riconoscersi persona - ecco ì’.aborta
- e il disadattamento delle
donne che hanno dovuto
condurre queste battaglie
negli stessi movimenti in cui
militavano».
- Che cosa dire dello stile:
uno stile che è volutamente
provocatorio, sperimentale,
personale?
«Era il prodotto della sperimentazione di tutte le avanguardie degli anni ’60, e di
una rabbia verso la cultura
impaludata che ci avevano
fatto ingurgitare; una ribellione alle convenzioni linguistiche, un voler provocatoriamente spezzare le regole senza l’obiettivo di una ricerca
stilistica particolare.
Volevo dimostrare anche
l’assurdità del linguaggio
convenzionale, mettere a nudo i sentimenti che ci sono
dietro le parole. In DilUnger
l’opposizione del figlio alla
madre è manifestata attraverso i gesti. I libri che ho
scritto dopo hanno visto una
gj-ande maturazione letteraria, grazie alla scoperta del
decadentismo e dei grandi
scrittori del '900, Proust,
Thomas Mann, Woolf, che mi
hanno insegnato l’attenzione
per la sfumatura».
- Che cosa ne pensa adesso,
dopo 25 anni, dei personaggi
di allora?
«Li trovo divertenti e graffianti; ancora attuali, perché
non credo che i problemi a
cui alludono siano stati risolti. Delle battaglie di allora
posso solo dire che noi eravamo molto vivi e veri, 'senza i
disvalori con cui sono state
illuse le nuove generazioni:
certo la nostra generazione si
è spezzata in mille rivoli dopo la grande onda d’urto,
senza avere la forza sufficiente per ricostruire dopo àyer
distrutto. E allora se abbiamo
avuto una responsabilità, è
stata quella di non vincere».
Un libro recente di Luigi Sandri stimola il dibattito
Esistono alternative cattoliche al papato?
EUGENIO BERNARDINI
Davanti al titolo* dei
pregevole libretto di
Luigi Sandri, un protestante
direbbe: «Magari!». Magari
Wojtyla fosse rultjmo papa
che incarni il proprio ruolo
in modo così pienamente
monarchico, sia dentro che
fuori la sua chiesa. Sarebbe
la chiave di volta di una radicale riforma cattolica e di un
notévole, passo in avanti del
dialogo e della pratica ecumenica.
Ma questo non basterebbe
a fondare evangelicamente il
papato. Un papa democratico
e aperto, un papa ecumenico
che promuove la collegialità e
la partecipazione dei cattolici
è certo auspicabile ma se,
contemporaneamente, non
superasse la concezione gerarchica della chiesa e la separazione fra sacerdoti e laici
( e qualche altra casetta) ci
troveremmo comunque e
sempre di fronte a una struttura ecclesiastica che contraddice la forma e la sostanza dell’annuncio evangelico.
Sandri, con la sua riflessione, dà voce ai moltissimi cattolici che nel mondo continuano a sperare e a sognare
un papa diverso, riformato,
rispettoso delle diversità e
della collegialità. Anzi, nelle
ultime pagine del suo saggio,
descrive una figura che non
solo cesserebbe di essere un
papa re, ma cesserebbe anche di essere un papa divenendo invece, come vescovo
di Roma, una specie di portavoce mondiale di un cattolicesimo riconciliato, sia pure
nella diversità, con le altre
chiese e in dialogo con le altre religioni; così «il vescovo
di Roma sarebbe ricondotto
all'essenziale per ogni discepolo di Gesù [...] deponendo il
potere accumulato nei secoli e
tornando a vivere semplicemente l’avventura di un povero cristiano» (p<76).
Si tratta di un sogno gran
de, così grande che non consente di sperare che possa
avverarsi solo con un processo di riforma tutto interno
all’istituzione papale. Ci vuole, anche e soprattutto, un
, grande sforzo e una grande
volontà del mondo cattolico
(lo sta esprimendo ultimamente il movimento «Noi siamo chiesa»). Ma ci vuole anche un confronto non più
rinviabile con la Riforma protestante che sul papato; ha
espresso la più rigorosa critica teologica proponendo anche forme alternative di governo e di unità della chiesa.
Perché qui sta il punto: la
chiesa deve governarsi in
qualche modo e i cattolici
non più «sudditi», ma non
ancora «cittadini», non possono pensare di procedere
solo per sottrazione (nìeno
papato). Ci vuole un’alternativa, bisogna prefigurare il
modo in cui si governerebbe
la Chiesa cattolica una volta
riformato radicalmente il papato, anche nel senso descritto da Sandri. Le scelte
fatte dai protestanti non appaiono adeguate? La gerarchia di assemblee del sistema
sinodale o il congregazionalismo, l’indipendenza della
chiesa nazionale o regionale,
il governo collegiale e non
personale, elementi tipici del
protestantesimo, non soddisfano? L’unità spirituale, anche se non giuridica, delle diverse «famiglie» protestanti
(anglicani, luterani, riformati,
metodisti, battisti ecc.) e
quella espressa dal Consiglio
ecumenico di Ginevra sono
insufficienti? Ma le proposte
dell’appello «Noi siamo chiesa» non vanno proprio in
questa direzione? Insomma,
ci piacerebbe discuterne insieme. Un sogno, lo sapeva
bene Martin Luther King, è
ancora più grande e affascinante quanto più appare realizzabile. E per questo ci vuole un programma concreto.
(*) Luigi Sandri: L’ultimo papa re. Wojtyla, breve storia di
un pontificato controverso. Datanews, Roma, 1996, pp 78, lire
10.000.
4
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PAG. 4 RIFORMA
Ecumene
VENERDÌ 6 SETTEMBRE
-■ Alla Conferenza mondiale di Rio de Janeiro sono stati presentati I rapporti sui colloqui bilaterali degli ultimi
I metodisti a confronto con le altre famiglie confessionali
Anglicani, cattolico-romani e ortodossi stanno discutendo, su basi diverse e con diverse accentuazioni
le vie per una più proficua testimonianza della fede insieme alla chiesa nata dal programma di Wesley
CUUDIOH. MARTELLI
La grande apertura ecumenica è stata una delle
caratteristiche principali della XVII Conferenza mondiale
metodista di Rio de Janeiro.
La giornata di punta è stata
lunedì 12 agosto, quando in
sessione plenaria hanno presentato il loro rapporto le
commissioni di dialogo con i
cattolico-romani, con gli anglicani, con gli ortodossi.
È stata una giornata veramente importante preceduta
da unó straordinario intervento di Eva Burrows che fu il
generale comandante dell’
Esercito della Salvezza dal
1986 al 1993. Questa piccola'
donna, d^l’elegante figura in
una semplice divisa bianca,
ha letteralmente suscitato
l’entusiasmo delle migliaia di
delegati e osservatori presenti. Ricevuta da un prolungato
applauso dalla Conferenza in
piedi ha parlato sul tema «Comunicare la Buona Notizia in
tutto il mondo». Uh linguaggio essenziale, mai retorico,
denso di concetti, vibrante di
una fede vissuta, ricco di esperienza e di testimonianza,
ha fatto veramente vibrare il
cuore di tutti richiamando
ognuno al privilegio di èssere
i testimoni di Cristo in questo
nostro tempo.
Dopo un così alto momento è stato il turno dei rapporti
delle commissioni. Non rapporti diplomatici, sottigliezze
teologiche, linguaggi sfumati
ma quasi un proseguimento.
su fatti concreti, della medesima passioi^ vissuta nel saluto della Burrows. Introducendo il rapporto della Commissione anglicani-metodisti
dal titolo «Condividendo la
comunione apostolica», il
primate della Chiesam’lnghilterra dell’America latina,
portando il saluto deH’arcivescovo di Canterbury, spiritosamente ha dichiarato che
l’errore più grande dell’episcopato inglese del XVIIl secolo fu quello di voler impedire a John Wesley di predicare. Ma forse fu proprio
questa colossale topica a far
sì che Wesley, rispondendogli
per le rime, tracciasse il motto-programma che da allora
ha caratterizzato il metodismo: «Il mondo è la mia parrocchia». Il documénto in
sintesi afferma che, superate
le divergenze del passato, tra
anglicani e metodisti è giunto
il tempo per intraprendere la
strada che riporti queste due
grandi' famiglie cristiane
all’unità.
I colloqui iniziati da molti anni e proseguiti in varie
forme tra il Consiglio mondiale metodista e la Conferenza di Lambeth hanno
messo a punto tra il 1992 a
Gerusalemme, il 1994 a Dublino e il 1996 a Kanuga
(North Carolina), il programma di questo cammino, che
parte da alcuni punti fermi;
comune fede in Dio, eterna e
indivisibile Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo; nell’opera di redenzione di Gesù Cri
sto perfettamente bastevole
per la salvezza del mondo;
nella giustificazione per grazia mediante là fede; nel ruolo supremo per la fede e per
la yita della Sacra Scrittura
contenente tutto ciò che è
necessario e sufficiente per la
salvezza; nel valore dei sue
soli sacramenti istituiti dal
Signore e cioè il battesimo e
la santa cena; nel considerare
tutta la storia soggetta al giudizio finale di Dio e nella piena’speranza della vita eterna
nel Regno di Dio che 'viene.
Nel documento, com’è ovvio, sono molte le questioni
trattate e non solo quelle dèi
passato ma anche quelle del
futuro. Colpisce l’umiltà nel
concepire le chiese, della
quale ognuna delle due confessioni ha coscienza di essere allo stesso tempo pienamente parte, per grazia di
Dio, eppure solamente un segno che non deve gloriarsi di
se stesso ma operare alla sola
gloria di Dio.
Le tappe future sono molto
chiare e indicate nella risoluzione approvata dal Consiglio mondiale metodista e
dalla Conferenza di Lambeth:
camminare verso una più
piena comunione nella fede,
nella missione, nel culto e nei
sacramenti. Ciò significherà
nei prossimi anni pieno riconoscimento dei membri, ac-,
coglienza nella cena del Signore, reciproco riconoscimento e intercambiabilità
dei ministri, creazione di comuni strutture decisionali.
Una veduta d’insieme deiia Conferenza
Veramente un grande passo
in avanti anche verso l’unità
visibile della chiesa.
Non meno stimolante il
rapporto della Commissione
ortodossi-metodisti, il cui lavoro è iniziato con tre primi
incontri tenutisi a Oxford nel
1992, a Istanbul nel 1993 e in
North Carolina nel 1995. Il
colloquio è all’inizio ma apre
nuovi orizzonti all’ecumene
cristiana soprattutto se si
pensa che certo non sono né
organici né frequenti gli incontri di questo tipo tra ortodossi e protestanti, anche se
essi collaborano da decenni
nel Consiglio ecumenico. Sono i primi passi per cono
scersi, per offrirsi reciprocamente i doni delle diverse
tradizioni, per colmare oceani di silenzio, pregiudizio,
ignoranza. Non ci sono però
solo le diversità. Un terreno è
stato individuato non solo
nella condivisione della fede
comune confessata da ambedue le chiese per mezzo del
Credo niceno-costantinopolitano, ma anche dall’enfasi
posta dalle rispettive storie,
esperienze e aspettative
sull’azione potente e risolutiva dello Spirito Santo.
Per ultimo, certo non per
importanza, menzioniamo il
rapporto tra cattolico-romani
e metodisti. 1 colloqui tra le
due chiese datano or® flf’
quasi un trentennio corni s
prassi seguita oggi anchei
le altre chiese protestanti
rapporto presentato all
verte sul tema «La Paiola 'tvita». È il risultato di unsi '«
e articolato confronto sa
Rivelazione e la fede chea
denzia sia le convergenze
le divergenze su ciò,che
due chiese intendono in
teria. Varrà la pena di studi ;;
re questo rapporto pett j'
che esso si è sforzato di.®
tere in luce allo stato atta
del cammino ecumenico,
spirito di reciproco ascoi
di amorevole aperturai
anche in netta divergenza.
isiei giorni della Conferenza si
^ L'eredità comune che unisce
è tenuto anche il consueto seminario a cura della Società storica metodista mondial
le chiese metodiste nei cinque continenti
le
FEBE CAVAZ2UTTI ROSSI*
La storia può essere affascinante anche per chi
non ha una mente da storico.
Se si tratta della storia di famiglia ripercorrerla è un bisogno e quasi un dovere, per
avere quella comprensione di
sé senza cui non è possibile
far fruttare al meglio, e per il
bene comune, le doti che ci
vengono trasmesse per eredità spirituale e culturale.
Quando poi a narrare sono
studiosi che padroneggiano
la materia e la espongono
con la semplicità e la lucidità
di chi sa, allora non si può
che restare avvinti, e memorie antiche diventano realtà
vive, cariche di significato e
di sprone per il presente.
I seminari di storia metodista che la Società mondiale
metodista di studi storici
(Wmhs) tiene in occasione
della quinquennale Conferenza mondiale metodista offrono l’occasione di ascoltare
esperti di grande valore. I temi dell’incontro*che ha avuto
luogo a Rio de Janeiro dal 7 al
9 agosto sono stati tre: Wesley
e la nostra eredità, il movimento di rinnovamento Holiness e il sorgere delle chiese
pentecostali, la diffusione del
metodismo nell’America Latina. Richard Heitzenrater,
(Duke University, Durham,
Usa), forse il maggiore esperto di Wesley nel panorama
mondiale, è partito da un dato che storicamente non può
essere messo in dubbio: Wesley si è occupato dei poveri,
il movimento metodista si è
formato dall’evangelizzazione ai minimi della società.
Questo è certo.
Ma è tutto così senza sfumature? E chi erano i poveri a
quel tempo, qual era il livello
di vita al di sotto del quale si
Un momento di animazione
era co’nsiderati bisognosi, in
che modo lo stato soccorreva
attraverso la Poor Lawì Naturalmente studi sullo stato della società al tempo di Wesley
non mancano, ma il professor
Heitzenrater ha usato la lente
di ingrandimento e messo in
crisi certi concetti che sono
spesso usati a mo’ di slogan e
con superficialità. Si scopre
così un metro wesleyano di
misurare povertà e ricchezza
utilissimo per ogni tempo;
non solo chi manca di cibo,
abiti, casa, o lavoro è povero;
lo è anche chi non ha questi
beni in misura adeguata alla
dignità della sua esistenza;
cioè è povero chi non ha una
casa decorosa, chi non può
nutrirsi a sufficienza, ecc. La
ricchezza comincia esattamente dal medesimo punto:
chi godè di questi beni primari è ricco e perciò debitore
verso il fratello.
Il filo di questo discorso è
stato ripreso da Tim Macquiban, (Westminsler College,
Oxford) per mettere a fuoco
le strategie che il metodismo
ha sviluppato nel XIX secolo
di fronte ai cambiamenti della società e alle nuove povertà, sistematizzando e or
ganizzando l’idea della vocazione alla santità sociale dei
credenti. Un salto oltre oceano, e Ted Campbell (Wesley
Theological Seminary, Washington) ha illustrato l’impatto della evangelizzazione
metodista sul tessuto degli
emarginati neH’America Latina. Questo straordinario capitolo di storia metodista, del
tutto sconosciuto fra noi, è
stato ampliato magistralmente, con dovizia di dati, da
José Miguez Bonino (Istituto
superiore metodista di teologia, Buenos Aires). Bellissimo
il racconto dell’evangelizzazione in Perù e in Cile: storie
straordinarie di alfabetizzazione e promozione umana;
storie commoventi di lotta allo schiavismo; storie di martirio nel Guatemala, dove i
metodisti hanno preso le difese degli indios. E si scopre
una piccola cosa istruttiva:
Miguez Bonino, che ha ampiamente usato la teologia
della liberazione per la predicazione agli emarginati, fa
conoscere Wesley e i fatti del
primo metodismo alle comunità di nuova formazione nel
suo paese e in altri paesi latinoamericani, di recente an
che fra i minatori in Bolivia.
C’è qualcosa di più distante
di un evangelizzatore britannico del XVIII secolo e un minatore latinoamericano della
Bolivia? Ebbene, in questa
sua opera di divulgazione
Miguez ha sperimentato che
gli sfruttati, gli emarginati vivono quei racconti con la
partecipazione attiva di chi
può paragonarli alla propria
condizione e trovandovi strade per il riscatto.
Donald Dayton (Northern
Baptist Theological Seminary, Lombard, Usa), grande
esperto del movimento di
rinnovamento Holiness e del
pentecostalismo, ha tracciato
alcune linee del sorgere del
movimento pentecostale dal
seno delle comunità metodiste negli Usa e nell’America
Latina. Anche questo è un capitolo da noi generalmente
ignorato, assai istruttivo.
La Wmhs ricorda quest’ anno anche alcuni anniversari
significativi, con convegni e
pubblicazioni. 115 anni fa,
per la prima volta, il metodismo mondiale, nei suoi vari
rami e forme di espressione,
ha sentito la necessità di riunirsi in una Conferenza ecumenica a Londra. Si compiono 50 anni da quando le chie
se dei Fratelli negli Usa si sono unite alla Evangelica!
Methodist Church, per poi
confluire nel ramo maggiore
metodista e formare l’attuale
United Methodist Church nel
1968. La Società di studi storici compie 85 anni di vita e 25
del suo assetto moderno attuale, che la vede presente
nei cinque continenti, con un
bollettino quadrimestrale di
collegamento e informazione.
Oggi la Wmhs (che dipende
direttamente dal Consigliò
mondiale metodista) è guidata da un presidente, un segretario generale, un cassiere, e
12 vicepresidenti sparsi nelle
due Americhe, nell’Europa
continentale, in Gran Bretagna e Irlanda, nel Medio ed
Estremo Oriente, in Africa e
nell’Oceania. Si regge con il
John Wesley
E-Mail: Riforma @ Alpcom.it
Via Pio V, 15 -10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/657542 ,
Via Foria, 93 - 80137 Napoli - tei. 081/291185 - fax 081/291175
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DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORI: Luciano Deodato,
nueie Paschetto. REDATTORI: Stello Armand-Hugon, Claudio Bo.
glia, Alberto Corsani. Marta D’Auria, Avernino Di Croce. Piera Egidi (respon ..
contributo dei me
aderiscono alla Società|
dollari per un anno e 20J
cinque anni): l’esecutivof
riceve emolumenti e (
cepresidente ha la respo®
bilità di reperire in prop®
fohdi necessari allo svoi|
mento della propria
al meglio. j
*vicepresidente
ai sensi di legge), Fulvio Ferrarlo, Giorgio GardioI, Maurizio Girolaml.
tei, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa Nitti,
Peyronel, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Pietro Romeo, Marco Rosian, "
do Rostan, Federica Tourn, Florence Vinti, Raffaele Volpe, ‘
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EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l. -via Pio V. 15 bis -10125Torino.
impala eonL’£^cMl0\ttdUìatìtl^^
non può 0saèr$ vénduta aepäratammte . %
Tariffe inserzioni pubblicitarie; a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000. Parts®'!’*’
zioni: millimetro/colonna £ 1.800, Economici: a parola £ 1.000.
Riforma è il nuovo fitolo della testata La Luce registrata dal Tribunale 4'
il n, 176 del 1“ gennaio 1951, responsabile Franco Giampiccoli. Le modi"
state registrate con ordinanza in data 5 marzo 1993, all'Ó*’*'
Il numero 33 del 30 agosto 1996 è stato consegnato per l'inoltro posta» “
CMP Nord, via Reiss Remoli 44/11 di Torino mercoledì 28 agosto 1996.
5
ni i anni
Spedizione in abb. postate/50 - Torino
In caso di mancato recapito si prega restituire
al mittente presso l'Ufficio PT Torino CMP Nord.
L’Editore si impegna a corrispondere
Il diritto di resa.
Fondato nel 1848
stano orm
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protestanti,
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“La Parolai
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su dò, eh?
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ena di studi
iortoperc
>rzato dia
' stato alta
cumenico,
roco'ascoll
apertura I
ivergenza.
, Con un culto presieduto dagli ospiti della Casa di riposo,
e al quale hanno partecipato numerosissimi membri delle
chiese non solo delle Valli, il 1° settembre è stato inaugurato il parco dell’Asilo dei vecchi di San Germano. Il giardino, che risponde alle più avanzate disposizioni in materia di
sicurezza e si inserisce armoniosamente nelFambiente, è
stato pensato come luogo di incontro tra la Càs^ di riposo e
il paese; perciò comprende anche un parco giochi per i
bambini, in modo che le varie età della vita possano dialogare insieme. L’opera, molto bella e vivamente apprezzata
da tutti, costata 240 milioni, valorizza ulteriormente la struttura e la qualità del servizio offerto dall’Asilo.
Delle va f j j
VENERDÌ 6 SETTEMBRE 1996 ANNO 132 - N. 34 ' URE 2000
Il nodo forse più intricàto
quahdo affrontiamo non il
problema ma la realtà dei matrimoni interconfessionali,
sembra essere quello dei figli.
Le nostre figlie, i nostri figli,
saranno valdesi, saranno cattolici, non saranno niente? O,
come si diceva una volta, li
«facciamo» valdesi, li «facciamo» cattolici?
Tre considerazioni si impongono. In primo luogo
dobbiamo poter dire qualcosa ai nostri figli. Sul piano
sociologico, culturale, etico,
può essere relativamente facile dire che cosa sia essere
valdesi o cattolici o qualche
altra cosa. Ma sul piano della
fede? I nostri figli saranno
credenti? Saranno cristiani?
Non saranno nulla, se non
MATRIMONI INTERCONFESSIONALI
FIGLIO DI DIO
SERGIO RIBET
viene loro testimoniato nulla.
Anche se la nostra testimonianza potesse essere sempre
sincera, coerente, cristallina,
i nostri figli potranno ñon essere nulla; e viceversa, anche
contro una testimonianza
opaca, incoerente ? non autentica dei genitori, lo Spirito
Santo può trovare altre vie
per parlare alla creatura umana con le parole di Gesù Cristo, il vivente.
Non dire nulla ai nostri figli, lasciare «che decidano loro», è dimissionare dal nostro
dovere di genitori. In secondo
luogo dobbiamo essere coscienti del fatto che non siamo padroni dei nostri figli.
Dimission^e sarebbe sbagliato, ma ancora più squallido
sarebbe combattere sui nostri
figli una battaglia come se i
nostri figli fossero proprietà,
o peggio sudditi, giuriscUzione
membri d
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di Pinosi
Elezioni a Pinerolo
Ancora
incertezza per
le comunali
Le elezioni comunali di Pinerolo (se verrà confermata
la data di novembre) si avvicinano rapidamente e dopo la
pausa delle ferie gli incontri
riprendono febbrilmente. In
realtà non c’è ancora chiarezza né nell’Ulivo né nel centro-destra. Dato per scontato
un impegno diretto di An, almeno al primo turno, potendo contare su un certo seguito giovanile e soprattutto
dovendo fare i cónti con un
centro che tenta ancora di rilanciarsi senza la zavorra ingombrante degli uomini di
Fini, appare sempre più probabile la ricandidatura di Livio Trombotto. Dopo aver a
lungo proclamato la propria
intenzione di abbandonare la
politica locale, l’attuale sindaco potrebbe essere il leader
di una coalizione di centro.
Nella stessa area vuol pescare la Lega che pur non escludendo intese con altre forze
politiche dovrebbe candidare
a sindaco Stefano Drago; ma
la Lega di Pinerolo sta con
Bossi o preferisce la linea più
morbida del federalismo e di
Irene Pivetti?
Per non parlare del centrosinistra: tutto bloccato intorno al dualismo fra gli attuali
assessori Elvio Rostagno, appoggiato da Alternativa e
buona parte dei Popolari q
Alberto Barbero, appoggiato
dal Pds, da una parte dei Socialisti e forse da Rifondanone. Proprio i neocomuni, sti avevano proposto alle forze della sinistra un tavolo di
confronto sui programmi con
la speranza di individuare alcune priorità irrinunciabili,
alcune convergenze e successivamente un possibile candidato a sindaco. Ma c’è ancora spazio per una media^J®ae nell’Ulivo o emergerà
all’ultimo momento un personaggio capace di unificare
•f superare le attuale còmpoIjcnti contrapposte?
Un'indagine del Cile e dell'Osservatorio regionale porta alla luce dati interessanti
Scuola e mondo del lavoro: quale rapporto?
PIERVALDO ROSTAN
CJ è un rapporto diretto
fra ciò che si impara a
scuola e il lavoro che ci si trova a fare dopo qualche anno?
Insomma i giovani del Pinerolese trovano un’occupazione
grazie all’istituto di provenienza e nel settore in cui si
erano formati?
Su questi temi il Cilo (Centro di iniziativa locale per
l’occupazione) e l’Osservatorio regionale sul mercato del
lavoro hanno condotto una
lunga indagine mediante interviste condotte fra i diplomati delle scuole professionali e i centri di formazione
del Pinerolese relativamente
alla situazione dei diplomati
nel 1992. Sui circa 900 ragazzi diplomati ne sono stati
intervistati 672; di questi il
73%, ha fornito risposte valide per l’indagine. Risultano
in netta maggioranza i maschi, per il semplice fatto che
nel settore formazione professionale manca un indirizzo
a forte prevalenza femminile
come invece avviene nei licei
o nelle magistrali. Dal punto
di vista della distribuzione
Manifestazione sindacaie a Pineroio
geografica degli studenti va
considerato come il 69% risulti residente nella pianura e
fascia pedemontana, il 19%
in vai Chisone e il 12% in vai
Pellice, differenza fra le due.
valli probabilmente spiegabile sul piano storico e anche
contingente: vocazione più
industriale in vai Ghisone,
ma anche totale assenza di
scuole superiori e maggiore
vocazione a frequentare un
liceo in vai Pellice.
In generale cosa dice l’indagine? Gli occupati sono il
62% dei diplomati, le persone
in cerca di occupazione sono
il 35% e gli studenti il 19%;
in queste due ultime categorie
risulta una presenza femminile più marcata (+5%). La
differenza sui disoccupati e
sugli studenti conferma anche
il fatto che la prosecuzione
degli studi tenda a deprimere
il tasso di disoccupazione: in
sostanza, al di là deU’investimento in formazione, il permanere nel mondo della
scuola in molti casi allontana
semplicemente il presentarsi
sul mercato del lavoro, nascondendo dunque un possibile incremento della disoccupazione. La vai Chisone è
caratterizzata da un tasso di
prosecuzione degli studi significativamente inferiore alla media così come a fronte
di un elevato successo maschile (80% di occupati) si
registra un 49% di femmine
in cerca di lavoro. In generale
comunque, nel corso del
triennio successivo al titolo
di studio, -quasi tutti hanno
avuto almeno'un’occupazione; non hanno infatti mai,
avuto esperienze lavorative
24 persone, il 6% delle femmine e il 2% dei maschi. Ma
il dato più caratteristico, rispetto al tipó di indagine, è
quello dei soggetti in cerca di
occupazione: il 23% risuìtà
occupato ma è insoddisfatto
del lavoro ottenuto; più in generale sui circa 400 occupati
metà si trovano neH’industria
e metà nel terziario, con ovvia prevalenza degli uomini
nell’industria e delle donne
nei servizi. Pochissimi, in
conclusione, hanno dichiarato
di aver trovato lavoro grazie
all’istituto di próvenienza.
Negli archivi della Tavola valdese, a
Torre Pellice, si trovano due interessanti lettere dell’aprile 1828. Sono
una richiesta dell’allora moderatore Pietro Beri al vescovo di Pinerolo, monsignor Pietro Rey, e la risposta di questi.
Il Bert descrive il caso poi fa alcune
considerazioni, sperando in tal modo di
convincere la controparte della validità
delle sue posizioni. Il caso: una ragazza,
Petronilla Reynaud, vuole sposarsi. Preparando i documenti, si scopre che è
stata battezzata in chiesa cattolica. Vi è
Opposizione al suo matrimonio con un
valdese. Da dove nasce questa cosa?
Dal fatto che un certo Michele Reynaud,
cattolico romano, ha contratto matrimonio nel 1799 con Margherita Grill, protestante. Nel Regno di Sardegna non si
potevano celebrare matrimoni misti.
Gli sposi hanno convenuto che i figli
sarebbero stati educati nella religione del
padre o in quella della madre secondo il
loro sesso: dunque i maschi cattolici b le
IL FILO DEI GIORNI
UN «CASO»
BRUNO BELLION
femmine valdesi. Bert trova questa convenzione del tutto naturale. Non così il
vescovo, il quale osserva che tale accordo «può essere naturale, vale dire apparire legittimo, solo se si crede alla verità
delle due religioni e alla possibilità di
salvezza nell’una nell’altra: senza dubbio in tal caso sarebbe naturale o indifferente crescere i figli cattolici o prote'
stanti; ma siccome secondo i principi
cattolici, cioè secondo la sana ragione,
non vi può essere che una sola religione
vera... la convenzione di cui trattasi tra
gli sposi apparirà sempre impossibile,
cioè illegittima, a un vescovo cattolico».
Ma non è tutto; non si sa per quale ragione, nonostante l’accordo di cui abbiamo detto, Petronilla, una figlia Reynaud, viene battezzata cattolicamente,
anche se poi frequenta la Chiesa valdese
dove sarà confermata. Secondo il Bert
questo è motivo sufficiente perché la
giovane ^ìa a tutti gli effetti considerata
valdese e quindi non vi possa essere opposizione al suo matrimonio. La giovane, egli dice, non ha contravvenuto ad
alcuna promessa, perché altri hanno
promesso nel suo battesimo. Ma, obietta
il vescovo, questa libertà di farsi protestante è libertà di contravvenzione, «libertà di fare il male, ma la libertà di fare
il male non implica la legittimità di farlo». Petronilla e per il battesimo ricevuto e per T illegittimità della convenzione
dei genitori è tenutà a mantenere le promesse che altri hanno fatto e «tornare
alla sola vera religione». Se il vescovo
acconsentisse al suo matrimonio con un
valdese, le farebbe un torto ulteriore.
dell’una o dell’altra chiesa.
Neppure noi siamo nostri, se
siamo stati sequestrati dalla
fede: siamo di Cristo. Come
potremmo fare dei nostri figli
quel che noi vogliamo, o peggio farne oggetto di chiese
che pretendessero appartenenza? Al contrario, cercheremo
di dire alle nostre figlie e ai
nostri figli che anch’esse, anch’essi sono chiamati alla libertà piena dei figli di Dio.
Non merce, neppure merce
spirituale, ma uomini e donne
che Dio chiamala libertà.
7. In terzo luogo non sarà mai
superfluo ricordare a noi stessi èhe se siamo nonostante
tutto pieni di speranza lo siamo perché Dio non ci lascia
senza testimoni è veglia anche
quando noi sonnecchiamo.
¡N Questo
Numero .
.Maltempo
Sarà forse un’annata da
dimenticiue per i rifùgi alpini: il maltèmpo (soprattttttp le pit^ge) e anche la
fase economica non proprio brillante hanno limitato sensibilmente l’afflusso
di escursionisti nelle strutture della vai Pellice. Ne
parliamo con i gestori.
Pagina II
Azienda Usi 10
La Regione Piemonte ha
recentemente approvato il
piano di organizzazione
aziendale della Usi 10. Le
principali novità riguardano i servizi di trasporto sanitario, i servizi dentistici,
le convenzioini con le
strutture abilitate alla riabilitazione di individui dipendenti da sostanze.
Pagina II
Ecomuseo
Le valli Chisone e Germanasca potrebbero realizzare prossimamente un
ecomuseo; questo tipo di
struttura servirebbe a valorizzare tutte le tradizioni
culturalL produttive e natu“rali del tarritorio, costruendo una serie di «percorsi»
fra i vari «siti» museali.
Pagina III
Miniere
Intorno alle miniere della vai Chisone si è costruita un’interessante iniziativa museale. Ma i minatori
ci sono ancora e il loro futuro appare incerto.
■ Pagina III
Francobolli
A Torre Pellice, presso il
Centro culturale valdese, è
allestita una mostra dì
francobolli raccolti nel
tempo dal pastore battista
Paolo Sanfìlippo sul tema
del protesfantómo.
Pagina IV
6
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L’inaugurazione deiia mostra storica sui Piemonte alla stazione ferroviaria di Torre Pellice
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IL PIEMONTE LINGUISTICO — Quando mercoledì 28
.agosto alla stazione ferroviaria di Torre Pellice è stata inaugurata la mostra «Il treno della storia, il Piemonte linguistico» che è allestita su quattro vecchi vagoni ferroviari, non
c’era una gran folla. Eppure l’esposizione è interessante,
permette di entrare in contatto con una parte della storia
della nostra regione tutt’altro che secondma. Oltre ai pannelli esplicativi, alla fine la mostra può contare su un computer: può sembrare Un gioco, ma digitando sui vari tasti è
possibile scoprire il differente modo di dire la stessa parola
in molte località'idel Piemonte. Anche questo dà conto della
varietà e della ricchezza dei linguaggi. La mostra resterà
aperta fino al 14 settembre, dalle 11 alle 16,30.
' j'-S
SOTTOSCRIZIONE A PREMI DI RADIO BECKWITH —
Mercoledì 28 agosto sono stati estratti i biglietti vincenti
della sottoscrizione a premi di Radio Beckwith; ecco l’elenco dei .numeri estratti: 690, 1108, 1222, 1294, 3366, 1173,
1779,1195, 1088, 213, 0038, 03"79, 0622, 1663, 0026, 1767,
1619, 1899, 934, 1823.1 premi possono essere ritirati presso
il negozio Sibille Hifi di Torre Pellice, fino al 31 ottóbre.
CELEBlUziONI DELLA RESISTENZA — Il 6 settembre a
Torre Pellice alle 20,30 partirà una fiaccolata' dalla sede
. dell’Anpi, con la partecipazione della banda musicale, se-,
guirà alle 2I,30 ài cinema Trento dopo il saluto alle autorità,
lo spettacolo «Bella ciao» del Gruppo Teatro Angrogna. Al
^Baghòou in vai d’Angrogna si ricorda ogni anno l’inizio
ids ■ della Resistenza; domenica 8 ritrovo alle 10,30 presso la la; pide a Jacopo Lombardini: canti della Resistenza con Mauri- '
zio Volpe e orazione ufficiale del sindaco di Pramollo, Ribet. Pranzo al sacco o su prenotazione alla Cà d’ia pais.
Il maltempo e questioni economiche scoraggiano gli escursionisti
L'estate nera dei rifugi alpini
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FS: LA STAZIONE DI TORRE RESTERÀ CHIUSA — A
seguito di un ordine del giorno votato dal Consiglio comunale di Torre Pellice contro la chiusura della stazione Fs di
Torre Pellice, fon. Giorgio Merlo aveva chiesto un incontro
ufficiale alle Fs di Torino. Venerdì scorso il deputato
dell’Ulivo e il sindaco»di Torre Pellice, Marco Armand Hugon, hanno incontrato il direttóre compartimentale dott.
Gorzegno. In sostanza non è emersa nessuna speranza di riaI^rtura di una stazione che negli ultimi anni aveva venduto
‘ ' titoli di viaggio per più di 300 milioni di lire. Sono una-ventina le stazioni Fs già chiuse in questi mesi e altre lo saranno: questa è la strategia dell’azienda. I biglietti saranno acquistabili, a partire da gennaio, pres.so le ricevitorie totocalcio o lotto; per quelli di lunga percorrenza occorrerà andare
a Pinerolo, poche speranze anche per il raddoppio della tratta Pinerolo-Torino. E la gestione delle stazioni? Chi taglierà
le erbacce e toglierà la neve d’inverno? Si aprirà una trattativa fra la società che gestisce le stazioni e i Comuni.
AL VIA L’UNIVERSITÀ DI PINEROLO — Entro il 6 settembre dovranno pervenire le preiscrizioni ai due corsi universitari per il diploma in Economia e amministrazione delle
imprese o in Economia e gestione dei servizi turistici in vista
dei test di ammissione che inizieranno il 16 settembre; entro
il 10 ottobre si effettueranno le iscrizioni vere e proprie. I
due corsi avranno la durata di 3 anni e vedranno un numero
massimo rispettivamente di 77 e 55 studenti in modo da permettere un più efficace rapporto tra studente e docente.
: Tanti giorni di pioggia o di
nebbia in montagna; un’estate
veramente da dimenticare per
gli operatori dei rifugi alpini
delle nostre vallate. Se negli
ultimi anni fra gruppi organizzati, proposte di attività, scolaresche e famiglie la stagione
era stata generaJmme buona,
l’annata l996 verrà ricordata
come un vero disastro. È questa la parola con cui Roby
Foulard, gestore del rifugio
Jervis nella conca del Fra,
apre la nostra conversazione:
«Le molte giornate di pioggia
ci hanno indubbiamente danneggiati - dice Foulard - ma
ho la netta impressione che in
realtà abbia inciso e molto la
reces'sione economica; manca
il denaro e si fa molta attenzione a spenderlo».
Il calo è di italiani e di stranieri, anche se belgi e olandesi, tedeschi e inglesi hanno in
buona parte coperto il mancato arrivo dei francesi: «Fra gli
italiani c’è stato un calo del
40% - precisa il gestore del
Jervis -; soprattutto sono
mancati i passaggi, di quanti
attraversando le nostre zone
si fermavano da noi a pranzo». Salito a 7-8 il numero
delle persone impegnate
nell’attività del rifugio nei
periodi migliori, quest’anno
al Fra hanno lavorato il cinque «ma se va avanti così torneremo alla gestione famigliare», commenta preoccupato Foulard. C’è anche spazio per una riflessione in più:
«Dobbiamo rimboccarci le
maniche tutti insieme, saper
proporre delle attività organizzate (le uniche che non registrano cali anzi hanno maggiore successo), bisogna far
crescere in tutta la valle la
Il rifugio della Vaccera presso Angrogna
cultura dell’accoglienza turistica. In Valle d’Aosta ad
esempio c’è molta più attenzione nell’organizzare il prodotto vacanze; noi rischiamo
di restare a mani vuote».
E di «estate da dimenticare» parla anche Valter Benazzo, gestore del rifugio del
Barbara: «Non si contano le
prenotazioni saltate, diventate
quasi la quotidianità - afferma -; pochissimi hanno trascorso un’intera settimana al
Rifugio e del resto come dar
loro torto? Le giornate veramente belle sono state pochissime». «Malissimo» è la
risposta che arriva dal gestore
del riimovato rifugio Granerò
in alta vai Fellice, l’unico non
raggiunto da strade. Il miglioramento degli standard di accoglienza, i 48 posti letto, la
bellezza del luogo non hanno
portato i turisti là dove nasce
il Fellice. Il Granerò resterà
aperto fino al 20 settembre,
sperando in qualche domenica di sole poi si vedrà: nelle
DUE DELIBERE DELLA COMUNITÀ MONTANA —
Nel corso di una rapida seduta, venerdì 30 agosto, il Consiglio della Comunità montana Chisone e Germanasca ha ripreso in esame alcuni punti del regolamento relativo ai concorsi per l’assunzione del personale, dopo che il Coreco di
Torino aveva rinviato la delibera per i necessari chiarimenti. Le modifiche, ritenute dagli amministratori del tutto irrilevanti, hanno richiesto pochissimo tempo per la presentazione e altrettanto per l’approvazione. Subito dopo è stata
. riformulata la delibera relativa al metodo di gara per l’acquisto di mezzi meccanici attrezzati, anche questa rinviata
dal Coreco. L’urgenza di avere la delibera operante si spiega con il fatto che i mezzi da acquistare sono in massima
parte destinati allo sgombero della neve e che quindi dovrebbero essere in funzione prima della stagione invernale.
•ti'
GEMELLAGGIO PINEROLO-TRAUNSTEIN — I 10 anni del gemellaggio tra la città di Finerolo con Traunstein
(Baviera) sono stati ricordati sabato scorso con una breve
cerimonia, alla presenza dei due sindaci e di autorità (prefetto di Torino, comandante della «Brigata meccanizzata
Finerolo» di stanza a Bari, assessori della città di Gap). In
un documento congiunto i sindaci a nome delle città hanno
I ribadito di voler continuare la collaborazione in cartipo
economico, sociale, sportivo e turistico. Il sindaco di
Traunstein ha ricordato in particolare i! «motore» del gemellaggio, l’ex consigliere Àdriano Richiardone, che come
consigliere comunale ed ex deportato in Germania ha voluto il gemellaggio anche come segno di pacificazione e nello spirito della costruzione della nuova Europa.
L'organizzazione dell'Us110
La Regione approva
il piano aziendale
Il piano di organizzazione
aziendale deH’Usl. 10 di Finerolo è stato approvato dalla
Regione Fiemonte; ci saranno
obiettivi, strumenti e persone
per conseguirli: l’azienda Usi
potrà coprire i posti in servizi
ritenuti carenti. Uno specifico,
nucleo di valutazione avrà il
compito di verificare il puntuale raggiungimento dei risultati. Intanto sono state ridefinite le convenzioni che regolamentano i servizi di trasporto sanitario da parte delle
8 associazioni esistenti nel Finerolese: «La principale novità - dicono airUsl 10 - è
costituita dall’avvenuta uniformità delle condizioni per
l’accesso e la fruizione dei
trasporti. Si conferma la collaborazione fra Usi e volontariato e garantita a tutti la continuità del servizio».
Qualche novità anche per il
settore dentistico. È infatti
pienamente in funzione il
nuovo servizio di odontoprotesi: il cittadino che intende
usufruirne potrà prenotare
normalmente la visita odontoiatrica presso all’ospedale.
Fresso gli ambulatori dell’Usl
erano attualmente in servizio
3 medici specialisti in attività
«conservativa» per 80 ore settimanali di ambulatorio;
Con Kavvio dell’attività di
odontoproteri si sono aggiunte 13 ore; l’utenza potrà ottenere dal servizio sanitario
con il semplice pagamento
del ticket, i necessari apparecchi correttivi fino alla pro
tesi totale. Altra notizia importante riguarda l’attivazione, decisa il 22 agosto, di una
serie di convenzioni con enti
o strutture autorizzate alla
riabilitazione dei soggetti dipendenti da sostanze stupefacenti o psicotrope; per il Finerolese si tratta delle comunità della «Ficcola casa della
divina provvidenza» Cascina
Roche di Finerolo, «La verbena» a Torre Fellice, della
comunità «Gineprodue» di
Scalenghe, della «Cascina
nuova» di Roletto del Gruppo Abele e della coitiunità residenziale «Accoglienza Fradeltomo» gestita da una cooperativa sociale di Torino.
Infine, a seguito dell’istituzione a livello regionale,
dell’Arpa (agenzia regionale
protezione ambiente), l’azienda Usi, primo caso in Fiemonte, ha prodotto e inviato in
Regione un progetto di articolazione del servizio. Il progetto è in corso di sperimentazione dal 1° agosto e prevede la
costituzione di una mappa territoriale delle attività produttive, degli impianti di depurazione e delle infrastrutture
ambientali, che con.sentirà di
monitorare la presenza di industrie ad alto rischio e le
aree compromesse o a rischio
ambientale. È poi in via di definizione un protocollo operativo degli operatori, in modo
da conoscere le modalità di
intervento di ciascun operatore rendendole omogenee e più
chiaramente valutabili.
ultime notti di agosto il termometro è sceso non lontano
intoijio allo 0.
, Chi invece sembra aver goduto di un’estate almeno sufficiente è stato il rifugio Vaccera in vai d’Angrogna; posto tappa della quasi ignorata
Gta (Grande traversata delle
Alpi) fra il Gran Truc di Framollo e la Sea di Torre Fellice, il rifugio Vaccera lavora
soprattutto con i gruppi di
studenti e di giovani. «Grazie
all’impegno di cooperative di
animazione non sono mancati
i gruppi - dice Faola Oddono
- certo i passaggi sono sensibilmente diminuiti ma non
mi sembra il caso di lamentarsi troppo: i gruppi sono saliti ugualmente. In ogni caso
il tempo sfavorevole ha inciso negativamente».
Ci sarà la classica coda di
estate settembrino adatta a gite di un fine settimana in
montagna? È la speranza di
quanti lavorano nei nostri rifugi in quota.
Andar per funghii
avara per
Í raccoglitori
I
Annata difficile per i cefcj.
tori di funghi, ma anche per ,
venditori; infatti oltre a uj'.
estate particolarmente avat
di boleti, tutti devono fare
conti con le normative nazioij
nali e regionali e con le dift|
colta di applicazione. >
Nel 1993 il Farlamento ita.
liano aveva emesso unàìegfc
sulla raccolta e commerciaci
zazione dei funghi epige^^
352.. Venivano dispostele
normative per la raccolta (coi.
attribuzione alle Regione de|fc
la competenza riguardo f
quantitativi) e la vendita
«soggetta ad autorizzaii0|
comunale» e «previa ceitil
u
sa di ui
al pubi
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l’hanni
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Joro lol
larirà
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cazione di avvenuto contro^ ' silenzic
da parte delI’Usl». Un succi . nora all
sivo regolamento sulla raceÉ «arte 1(
ta e commercializzazione coi( '£ioni
fermava la necessità di aut^ Sfatte in
rizzazione del sindaco «escili fpo quin
sivamente per gli eserèenl tributo i
che siano stati riconosciuti i. Com]
idonei alla identificazione del*
le specie fungine commerci
lizzate dai competenti seryi^
territoriali della regioneii
Dunque l’Usl ha il compitódi
controllare e certificaréla
commestibilità dei iPuiiJ^
nessuno però neU’amDlti
deirUsl 10 si assume tale responsabilità non avendola
competenza, dunque in teori
nessuno potrebbe ve
funghi. Fer ovviare a queli (ììicenti
piu anz
bailamme alcuni Comùhisi
sono organizzati propOiieS^ j quelli ri
ai raccoglitori che vendott^-rant’an
funghi freschi un modello di
autocertificazione che cons
te al cliente di individuatelo
me e recapito del venditotdt
Il timori F
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I, menti e
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investiiT
voraz
Sidentit
:he han
La Casa di Souchères Basses a Pragelatô|
50 anni di attività
passare
a Casa Alpina
Quest’anno ricorre il cinquantenario della costruzione
della «Casa Alpina don Barra» di Fragelato. La struttura
di Souchères Basses nel por.so dell’anno ospita molti turisti, gruppi di scolaresche,
gruppi parrocchiali, le colonie Telecom ecc., che qui organizzano i loro soggiorni
studio o le loro vacanze.
Quest’anno nell’ambito dei
festeggiamenti per la ricorrenza della nascita della
struttura. Casa Alpina ha organizzato, tra l’altro, una settimana di studio biblico e un
incontro con il cardinale Ersilio Tonini, che si chiuderanno l’8 settembre. Nel corso dell’8 settembre, giornata
dedicata alle celebrazioni, saranno presentate' le attività
della Casa Alpina per i prossimi anni (in particolare le attività inerenti alle settimane
di studi biblici che si terranno
con scadenza annuale nei
prossimi cinque anni) e verrà
inaugurato il nuovo edificio
della Casa. Questa nuova
struttura è il frutto di un re
pila ge
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cente ampliamento, che pora®rodiitti
la capacità ricettiva delli^a nuo\
struttura da 164 a 200 postt»avoro, c
letto divisi in 64 camerePtaa cop
cui molte con bagno), ®
più, oltre alle mansarde'e>f|gruppo
una piccola piscina da albef|P|iguardc
go. realizzate anch’esse ne^^lecnica
corso di questi ultimi lavol|E®etri pg
nel corso della giornata poi^ f^ologi)
sarà l’intervento, tra gli altre «èridoi
del cardinale Ersilio Tonimi ;;lTutto
che parlerà sul tema «Ds,4 iimrazioi
Barra e i giovani di oggi»; ^
Nei giorni precedenti i f®' '“Si
steggiamenti. Casa Alpina ® « 7?“Szic
organizzato in prima persoDS|B,,, ®ci gi<
come tradizione ormài ttóm
ni, una «settimana di ®
blici» sul tema «La BibOt,
centro della vita della chl®^ 6fali
e suprema autorità in matef».
di fede». Nel programmaom’
la «.settimana», diretta
Carlo Ghidelli. assistente^'
desiale generale J
versità cattolica del
Cuore di Milano, e ^
tori il biblista Rof'i?'’®
na. sono stale inserite aà
un visita al museo di Prai
al Centro di Agape.
Per la pubblicità su
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DIBATTITO
La miniera
tra lavoro e museo
PIERO BARAI
La mostra provvisoria sulle miniere, dopo una pau
sa di un anno, torna ad aprirsi
al pubblico della valle, completamente rinnovata e arricchita. Molti minatori e parenti
l’hanno visitata, pare anche
con piacere, stupiti di vedere
immagini del loro lavoro quo• tidiano e passato. Pare che sia
ancora incompleta, certo mancano del tutto la storia e le
immagini dell’organizzazione
sindacale dei minatori e delle
loro lotte. Questa parte comparirà in un libro in allestimento, ma è significativo il
( silenzio di chi ha lavorato finora alla ricerca. I minatori da
parte loro hanno disertato le
azione coiij jjunioni sul progetto di museo
ità di auto.j .fatte in questi anni e non hanaco «escju-'' no quindi portato il loro coni esercentij/tributo di riflessione,
conoscimi Complesso di inferiorità o
•azione del-i ^timori per il futuro di un lavo'Ornmerc^ il ro Che comincia a diventare
enti servici ^ storia e riguarda ormai pòche
regione»||ídecine di lavoratori? Certo il
salvataggio dell’azienda avve-nuto.nel ’90 con l’acquisto
delle azioni da parte della Lu’ zenac francese non è stato indolore. In base al piano di risanàmento sono stati espulsi a
Varie riprese con prepensionamenti e mobilità e dimissioni
incentivate tutti i lavoratori
più anziani e l’étà media di
quelli rimasti è intorno ai quarant’anni. Le modifiche
profonde aH’organizzazione
del lavoro, sostenute da forti
investimenti in tutte le fasi di
iavorazione, hanno mutato
l’identità stessa dei miriatófi'
he hanno visto il loro lavoro
lassare dal mestiere secolare
Ièlla gestione Villa a metodi
ili a quelli delle cave, con
di macchinari diesel ad
Ita produttività. La produzione si è mantenuta intorno alle
40.000 tonnellate annue di
Í¡laico alla Gianna, ma gli ocupati della miniera sono passati dai 160 del 1990 a 70
Sperai, con una trentina in
Coltivazione. L’aumento della
che portS^rodùttività è stato altissimo,
a nuova organizzazione del
ayoro, che ha distrutto la vecÌChia coppia dei piccoli cantieri e introdotto il lavoro di
«Enippo in grandi cantieri, ha
/riguardato anche la gestione
Ìecnica (dove c’erano i geoimetri oggi ci sono ingegneri e
compito di
tiffcaréla'
ei funghi;
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ra gli altri'
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sièridotta all’osso.
..- - . Tutto il processo di ristrut
ema «Deij frazione è stato accompa(.Sfiato da episodi di lotta (il
piu lungo quello contro l’in^duzione dei diesel, durato
®eci giorni) ma alla lunga si
Jente l’effetto della «cura»
astica che ha ridotto la solidarietà interna. La politica
«®nerale del sindacato con
1 oggi»«
denti 1 tS’
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di Frali ^
vince poco i minatori, abituati
da anni a bocciare gli accordi
(vedi accordi di luglio e riforma delle pensioni che ha aumentato anche per i minatori
il periodo di lavoro). Da un
anno si è costituita una sezione di Alp, Associazione dei
lavoratori pinerolesi, che resta ai margini in quanto non
rappresentata nel Consiglio di
fabbrica. I lavoratori della
Luzehac Val Chisone sono
spronati alla collaborazione
per aumentare la produttività;
in particolare alla partecipazione al programma contro
gli infortuni, che si sono fortemente ridótti rispetto al
1990 ma che restano in miniera su una media di uno al
mese, viste le attuali condizioni dei cantieri.
Purtroppo ci sono Stati alcuni infortuni gravi, di cui
uno che ha causato la morte
del tecnico Marco Brugiafreddo. Sono in corso alcune
cause in tribunale. Alla silicosi, di cui un tempo morivano
moltissimi minatori e che oggi non viene più riconosciuta,
si sono sostituiti rischi nuovi
e non ancora manifesti, come
quello dovuto all’esposizione
ai gas di scarico dei mezzi
diesel, che permangono anche dopo la depurazione, che
li porta sotto il limite legale
ma non li elimina del tutto. Si
danno all’esterno lavorazioni
un tempo della miniera.
Da vari anni sono dati in
appalto i lavori di scavo delle
gallerie (una ditta bergamasca con una ventina di operai
sta scavando la galleria di
Pomeifrè verso il giacimento
di Rodoretto) e se va bene la
nuova miniera entrerà in funzione per il 2000. Non conosciamo ancora i nuovi metodi
di lavoro in questa nuova sezione, ma è probabile che si
crei un nuovo periodo di ri-'
duzione del personale, dopo
pochi anni di pausa (anche
perché le vecchie coltivazioni sono alla fine). La direzione sperimenta nuovi macchinari, come la macchina
Shaeff per abbattere e caricare il talco eliminando lo sparo delle mine, sotto gli occhi
critici e ansiosi dei minatori
che sanno da tempo cosa significa per loro innovazione
e sviluppo e competitività. I
minatori quindi vedono il
progetto del museo sulla miniera come un tassello esterno del cambiamento in atto,
che oggi serve da vetrina per
l’azienda e domani farà parte
di un più ampio tentativo di
uso turistico di un territorio
ampiamente spopolato. Forse
la miniera continuerà, per po- /
chi, e sarà una «questione di
macchine», come dice il nuovo amministratore delegato,
non più di uomini.
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Il progetto per un ecomuseo che dovrebbe interessare le valli Chisone e Germanasca
Un proposta dì valorizzazione turìstica
ÚAVIOE ROSSO
Un ecomuseo per la valorizzazione turistica, eco-;
nomica e culturale delle valli? Sembra questa l’intenzione della Comunità montana
Chisone e Germanasca che
ha preparato un progetto per
la costituzione di un’ecomuseo sul suo territorio, presentato in un incontro tenutosi
mercoledì 4 settembre nella
sala della Comunità a Perosa.
Il progetto prende le mosse
da una legge regionale che
promuove l’istituzione di
questo tipo di musei al fine di
ricostruire, testimoniare e valorizzare la memoria storica
delle singole località. Per la
gestione degli ecomusei, tra
l’altro, la Regione Piemonte
stanzia per il 1996 un miliardo, ma bisogna fare in fretta
e bene se si vuole accedere ai
finanziamenti visto che sono
già 5 o 6 i progetti presentati^
ma la legge della concorrenza impone che non siano più
di 3 o 4. ;;
Vediamo più nel dettaglio
il progetto preparato per le
valli Chisone e Germanasca.
L’idea è quella di un ecomuseo d) tipo «disperso» che
comprenderebbe ùn sito-museo capofila, sede delle strutture principali, un centro di
documentazione, dei siti museali collocati sul territorio,
dei siti di visita (segnalati e
spiegati) e infine dei percorsi
che permetterebbero di visitare il territorio e di raggiungere i vari siti.
L’ecomuseo della vai Chisone e Germanasca dovrèbbe,
nelle intenzioni,degli estensori del progetto, raggruppare i
principali luoghi visitabili
nelle due valli (dal Forte di
Fenestrelle ai vari musei, dalle miniere di talco e,grafite ai
parchi naturali, dalle centrali
elettriche ai rifugi antiaerei, e
inoltre una serie di laboratori
artigianali). Gli obbiettivi sono quelli di conservare, presentare e spiegare degli insiemi naturali e culturali coerenti rappresentativi del territorio, e inoltre di presentare il
patrimonio culturale delle
valli anche attraverso attività
di animazione e contribuire
allo sviluppo economico e
culturale dell’area.
La nascita dell’ecomuseo
darebbe vita oltre che a
un’associazione di tipo economico-culturale tra tutti i
musei, i produttori, le collettività e le associazioni turistiche interessate, anche a una
seconda associazione, 1’«Associazione degli amici dell’
ecomuseo», che avrebbe il
compito oltre che di raccogliere materiale per le collezioni e di collaborare alle attività di animazione anche di
diffondere l’idea nella popolazione; infatti la popolazione
locale in questo tipo di musei
è di fondamentale importanza. Al fine di conquistare
questo tipo di pubblico il progetto prevede una serie di
animazioni socio-culturali destinate alla popolazione locale perché questa risòopra il
proprio patrimonio e inoltre
sia portata a partecipare alle
attività organizzate dall’ecomuseo. Per «conquistare» il
pubblico esterno poi si punterà ovviamente sulla notorietà dèi principali siti delle
valli. Potenzialmente il pub«,
blico sarà sia quello proveniente dall’area metrepolitana
di Torino (a 1-2 ore d’auto)
sia quello nazionale e stranie
Anche l’attività mineraria rientrerà nei patrimonio cuiturale del territorio delle valli Chisone e Germanasca
ro, interessanti questi ultimi
due anche da un punto di vista più strettamente economico-tujistico perché devono
soggiornare sul posto (qui
però ettfergono gli annosi
problemi della strattura ricettiva), e ancora il pubblico delle scuole e quello degli specialisti. *
Il progetto prevede poi una
serie di iniziative come sentieri didattici o «di inte^retazione» (sentieri da percorrere
a piedi in un ora ò due, lungO'
i quali sono collocati dei pannelli che spiegano un aspetto
del tema scelto per l’itinerario, tema che può essere naturalistico, storico, architettonico ecc.), formazione del
personale d’accoglienza e
delle guide alla conoscenza
del patrimonio deH’ecomuseo e di marketing culturale,
ma anche la creazione di una
«pass-ecomuseo» che per
mette Laccesso ai vari musei
e siti delle valli, che eventualmente potrà essere promossa con formule di marketing. Ruolo importante dovrebbe avere poi iUcentro di
documentazione, dove ¿verrà
allestito un archivio con documenti di diversa natura, dal
catalogo degli oggetti, conservati nei diversi siff a tutti i
documenti,relativi ai temi '
trattati nelle collezioni. Dovranno poi essere raccolti in
collabora’zione con l’«Associazione arriici dell’ecomuseo» e Conservati nel centrò
di documentazione, per ciascun Comune, le crònache,
manoscritti, pubblicazioni
ecc. che abbiano riferimento
con la stòria, gli abitanti, -i
monumenti e le tradizioni del
territorio, andando così ad arricchire il già grande patrimonio culturale ed etnografico delle valli.
Una nuova formula per fare cultura
Come si struttura
un ecomuseo
L’ecomuseo è un’evoluzione dei musei all’aria aperta
nati un secolo fa nell’area
scandinava e diffusisi poi in
Europa e in Nord America.
La formula dell’ecpmuseo
(concetto elaborato nel 1971
dallo studioso francese G.-H.
Rivière) prevede che esso sia
il museo di un territorio ben
determinato (deve riflettere
cioè il suo passato e il suo
presente) e allo stesso tempo
uno strumento che un potere locale e una popolazione
concepiscono, costruiscono e
gestiscono unitariamente: il
potere locale fornendo esperti, risorse e attrezzature; la
popolazione mettendo a disposizione i saperi, i modi di
vita e di produzione, le aspirazioni. Per questa formula la
partecipazione della popolazione interessata è una condizione fondamentale per il riconoscimento e il successo
dell’ecomuseo.
Gli obiettivi sono quelli di
conservare gli oggetti, le costruzioni, le testimonianze
della vita delle passate generazioni; conoscere, sviluppare
un’attività di ricérca e di documentazione; contribuire allo sviluppo economico, sociale e culturale del territorio. I
temi degli ecomusei sono in
linea di massima due: la vita,
le attività, l’architettura del
mondo rurale da una parte, e
il passato (e il presente) industriale (storia industriale, mineraria, tessile, artigianale
ecc) dall’altra. Le formule organizzative a cui possono essere ricondotti gli ecomusei
sono 1’«ecomuseo concentrato» (una spècie di parco in
cui sono collocati gli edifici e
gli elementi di interesse, un
vero e proprio museo gestito
unitariamente, ma con forti
agganci con collettività e popolazioni locali), e l’«ecomuseo disperso» o in «catena»
(un’associazione di strutture
indipendenti disperse nel territorio, organizzate anche come itinerario, coordinate da
un comitato scientifico e uno
amministrativo in cui siedono
esperti, amministratori delle,
collettività interessate, responsabili delle singole strutture); quest’ultima possibilità
corrisponde di più al caso
dell’ecomuseo delle valli
Chisone e Germanasca.
Gli ecomusei ufficialmente
accreditati come tali sono oggi un centinaio in tutta Europa. Solamente in Francia ve
ne sono 28 riconosciuti dal
ministero della Cultura ,e alcune deqine di locali. Essi
hanno un certa importanza
dal punto di vista turistico
per le aree in cui sono collocati, riuscendo ad attirare da
alcune decine a diverse centinaia di migliaia di visitatori;
e poiché una prima visita richiede almeno mezza giornata, gli effetti sulla frequentazione turistìca e sui pernottamenti sono notevoli, con possibili benefici economici.
Una giornata di festa a Frali^
1689: il primo culto
dopo il Rimpatrio
MARIO ALBERIONE
Quando nell’agosto del
1689 i valdesi sulla strada del Rimpatrio arrivarono a
Frali trovarono il tempio «devastato» dagli arredi che gli
occupanti cattolici avevano
abusivamente introdotto: statue, quadri, candele, mentre
la Bibbia aperta posta sul tavolo al centro della chiesa era
stata rimossa. Fu quindi necessaria un’opera di radicale
pulizia per poter nuovamente
ripristinare il culto riformato;
famoso fu il sermone pronunciato dai pastore condottiero
Enrico Amaud.
Domenica 28 agosto il candidato Emanuele Fiume ha
presieduto il culto a Frali, ricordando la ridedicazione del
veechio tempio, meditando^
sulla prima epistola ai Corinzi, 3, 9-15. «Siamo chiamati ha detto Fiume - ad essere
collaboratori di Dio» e nello
stesso tempo «corpo ed edificio di Dio». La costruzione
intera della chiesa è epstituita
dai credenti ma la «pietra angolare, il fondamento di b^e»
è Gesù Cristo.. «Noi sia'mo
chiamati a' continuare quella
costruzione, con fede, come
fecero gli antenati valdesi, am
anche con zelo ed entusiasmo.
Così come fecero i nostri antenati, semplici, poveri ma
convinti, che attraversarono le
Alpi da Ginevra a Bobbio '
Fenice con zaini di 50 kg sulle spalle, riprendiamo - ha
concluso Emanuele Fiume - il
cammino spirituale senza lasciarsi frenare dai dubbi, dallo
scetticismo e dai pericolosi
compromessi, per camminare
lungo i sentieri della fede con
determinazione e coraggio e
la convinzione intima che la
meta del Regno di Dio non è
poi così lontana».
Davanti al tempio di Prall
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v’»«,- /• 4. • ’ ^ ;
Torre Peltice: una mostra singolare
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Prosegüdqo fleir^fio del
Centri» culturaie váldese a
Torre, Pellica le periodiche
rassegne espositive: dopo
l’interessante thostra su «I
valdesi e le missioni», dal 1°
settenjbre fino alla metà di
novembre si potrà visitare
una vera e propria «rarità»,
cioè di una parte significativa
della raccolta di francobolli
del pastore, battista Paolo
Sanfdippo, interamente dedicata alla storia del protestantesimo. Sanfilippo è morto
nel 1995 alj’età di 92 anni,
dopo una vita intensa come
pastore, studioso, pubblicista:
aveva conosciuto la fede protestante attraverso le pagine
della rivista «Conscientia» e
soprattutto gU scritti di Ganzale: fu in effetti un «gangaliano», oltre che mazziniano
convinto, e a Gangale dedicò
anche alcuni libri. Studiò teologia nella scuola battista che
aveva sede a Ronta in Piazza
in Lucina e nel 1930 iniziò il
suo ministerio a Galàtro, piccolo paese'in provincia di
Reggio Calabria: fu poi pastore a Fioridia (Siracusa), a
Bari e Chiavari.
Fra le tante attivi^ di Sanfilippo, la raccolta di francobolli contenuti in alcuni album che sono stati gentilmente ceduti al Centro culm•rale, costituisce una vera e
propria sorpresa, infatti Tiii^
teresse filatelico e quello cul; turale' sono strettamente connessi. Come in ogni collezio, ne, si tratta di francobolU raccolti secondo il crherio tema/ tico con il massimo di ele
menti; foglietti, quartine, bu«ste «primo giorno», annulli
■speciali, il carattere culturale,
è dato dal fatto che si tratta dì
un tema storico, cioè appunto
del protestantesimo. >¡1^^
La vicenda protestante è ripercorsa attraverso i suoi personaggi, i suoi momenti essenziali, le sue ramificazioni
culturali. Si va così da <teretici» come Savonarola o Dante
Alighieri all’ampia rassegna
su Lutero e Calvino, alla
guerra dei contadini agli anabattisti, alla chiesa anglicana
in Inghilterra, alla Riforma in
Francia, alla Danimarca, Finlandia, Ungheria, senza dimenticare il Concilio di
Trento, e poi la vicenda dei,
Padri pellegrini, le personalità pròtestanti nel mondo, gli
Stati Uniti. I
In realtà ciò che anima la
raccolta, oltre al piacer^ filatelico e all’interesse storico, è
proprio la vita della grande
comunità evangelica di cui
Sanfilippo fa parte come pastore, come protestante: più
che filatelia e cultura, vi è
nelle pagine dei suoi album
(riprodotte nella mostra del
Centro culturale) un’amorevole testimonianza. Proprio
da questo punto di vista la
mostra si presta a circolare in
futuro nelle chiese evangeliche: accordi a questo fine potranno essere presi con il
Centro culturale a partire dal
prossimo mese di dicembre.
Fino alla metà di novembre
l’orario di visita a Torre Penice va dallé 9 alle 12 dalle 14
alle 17 nei giorni feriali.
Lo spettacolo
mancato
Desidero rispondere, tramite il vostro giornale, a tutte le
persone che mi chiedono di
vedere o di rivedere lo spettacolo «Fuochi», spettacolo
sulla storia dei valdesi, tratto
dal romanzo «Ascanio e Margherita» di Marina Jarre, che
tanto interesse ha suscitato
ovunque sia stato presentato e
che non capisco perché non
AGAPE «KAIROS
JEUNESSE» — Si svolge dall’8 al 15 settembre
un incontro della rete europea di organizzazioni
che si occupano di migranti.
RIUNIONI DEL TERZO CIRCUITO — Domenica 8 settembre a Bovile, riunione quartierale.
Inizio ore 15.
BOBBIO PELLICE —
Domenica 8 settembre, alle 10,30, culto di insediamento del nuovo pastore
Donato Mazzarella.
MASSELLO -- Domenica 29 settembre parteciperà al culto la corale di
Perrero-Maniglia che organizza anche un pranzo
comunitario.
TORRE PELLICE —
Domenica 8 settembre, ore
15, pomeriggio comunitario ai Simound.
venga portato a Torre Pellice.
Mesi fa lo spettacolo è stato
proposto alla Comunità montana vai Pellice, insieme a
un’altra produzione della
compagnia Assemblea teatro,
per il periodo del Sinodo, a
condizioni economiche più
che vantaggiose. Evidentemente l’attenzione degli aiiiministratori pubblici è stata
rivolta ad altre scelte culturali, e lo spettacolo «Fuochi»
privato dell’onore di una replica nella sua sede naturale:
Torre Pellice.
Ringrazio voi per l’attenzione e tutte le persone che
seguono e apprezzano il nostro lavoro.
Gisella Bein - Torre Pellice
Bambini di
CernobiI
Il prossimo 6 ottobre giungeranno in vai Pellice 20 bambini provenienti dalla Bielorussia, che verranno ospitati
presso altrettante famiglie. Il
comitato promotore ha organizzato una raccolta di indumenti in buono stato per questi bimbi che hanno dagli otto
ai 12 anni di età. Chi avesse
qualcosa da dare può portarlo
l^esso la sede della Pro Loco
di Torre Pellice (via Repubblica 3a) dal 5 al 25 settembre.
CONTRO IL DISAGIO
Associazione Arcobaleno
via Roma 41 (seccmdo piano)
LUSERNA S. GIOVANNI
Tatti i giorni dalle 17 alle 19
Tel. 954401
Delle ¥illi '\àldesi
XX Rassegna dell'artigianato
Incontri e iniziative
Spazio incontri Expo Fenulli
Venerdì 6 settembre
Ore 18,30: «Libri e autori», a cura di Einaudi diffusione Pinerolo; «Incontri con la gastronomia e la tradizione agricola della regione Abruzzo», a cura di Coldiretti
d’Abruzzo; incontro con i campioni della pallavolo e del
calcio.
Ore 21: serata folcloristica con il coro «Folk-Rio» di
L’Aquila (Regione Abruzzo).
Sabato 7 settembre
Ore lb,30: danza jazz-aerobica a cura del Body Building
Center di Pinerolo. Ore 18,30: «Incontro con i vini del
Pinerolese», a cura dell’azienda vinicola Dora di Frossasco; seguirà l’assaggio con i bocconcini della Locanda
del centro di Pagno (Cn); «Mangiare e bere nel Pineròlese». Presentazione della guida gastronomica realizzata
dallo Studio Erica in collaborazione con l’Azienda di
promozione turistica del Pinerolese, a cura di Edoardo
Ballone.
Ore 21: serata danzante (liscio, merenghe, ecc.) con l’orchestra spettacolo «Vito Valente».
Domenica 8 settembre
Ore 16,30: Esibizione di Step-Slide-Aerobica a cura della
palestra Sportime di Pinerolo.
Ore 18,30: «Novità editoriali», a cura della casa editrice Al
zani.
Ore 21: Festival del Cinquantenario del Cna Spettacolo della scuola di ballo «A. Tron» di Pinerolo con le danze latinoamericane standard rock and roll.
Mostre presso PExpo Fenulli
- «Sport nel Pinerolese. Competizione e tempo libero».
Mostra fotografica coordinata da Mario Benna e Eraltìo
Isaia e 3s Libertas di Lusema San Giovanni.
- «Pinerolo fumetto ’96». La mostra mercato del fumetto
nuovo e da collezione.
Programma:
Sabato 7 settembre: ore 17,30 incontro con Massimiliano
Prezzato e lo staff di «Engaso 0.220», conferenza e disegni; ore 21 incontro con lo staff di «2700», conferenza e
disegni.
Domenica 8 settembre: ore 16 incontro con i disegnatori di
«Lazarus Ledd»; ore 16,30 incontro con i disegnatori di
«Engaso 0.220»; ore 17 incontro con Liiigi Piccato (disegnatore di «Dylan Dog») e Gino Vercelli ( disegnatore
de «L’incontro Never Mystère», «Zona X», «Martyn
Mystère»); ore 17,30 incontro con Paolo Mottura (disegnatore di Disney); ore 18 incontro con l’autore Ade Cap
(autore e sceneggiatore). Saranno esposte le tavole originai di «Erinni», «Spray Liz», «Legs Weaver»,^ «Dylan
Dog», «2700», «Engaso 0.220», «Lazarus Ledd», «Il potere e la gloria», «Margot», «Ubi» e in prima visione assoluta le tavole originali di «Dylan Dog».
Spettacoli in Palazzo Vittone «Sere insieme»
Venerdì 6 settembre — Ore 21, il siparietto di San Matteo
di Moncalieri «Preuva d’amour», testo e regia di Secondino Tri vero.
Sabato 7 settembre — Ore 21: Compagnia teatrale «’L
Ciabot» di Piossasco «L’eredità ‘d magna Ninin», commedia brillante in tre atti di Luigi Oddoero.
6 settembre, venerdì —
LUSERNA SAN GIOVANNI: Presso la sezione locale
Avis prelievo mensile.
6-8 settembre —- INVERSO RINASCA: La Pro Loco
organizza presso i propri locali la festa del paese.
7 settembre, sabato —
SAN GERMANO CHISONE: Caccia al tesoro notturna
in località borgata Turina, a
cura dell’associazione «La
turinella».
7-8 settembre — PEROSA ARGENTINA: Presso le
scuolè elementari e medie
appuntamento per tutti i collezionisti con «Collezionando», le più belle e strane collezioni riferite a qualsiasi tematica con possibilità per i
collezionisti di scambi, a cura
dell’associazione Giochinpiazza.
8 settembre, domenica —
LUSERNA SAN GIOVANNI: «Gli amici di Luserna»
organizzano «La pietra di
Luserna» una giornata alle
cave di gneiss.
8 settembre, domenica —
TORRE PELLICE: Dalle 8
alle 17 mercatino biologico
nell’area dell’isola pedonale.
8 settembre, domenica —
TORRE PELLICE: Raduno
trattoristico della vai Pellice
con sfilata nelle vie cittadine
e premi per i migliori addobbi, òrganizzato dal circolo
Mûris.
8 settembre, domenica —
PRAROSTINO: Giro motociclistico «Da nostre part»,
cavalcata motociclistica non
competitiva delle colline pedemontane.
8 settembre, domenica —
PORTE: Mostra mercato «Il
raccolto» con mostra sulle
meridiane.
8 settembre, domenica —
SAN SECONDO: Con partenza alle 6,30 dal piazzale
del municipio gita al Parco
naturale Monte Avic, valle
Chalamy, Val d’Aosta.
12 settembre, giovedì —
TORRE PELLICE: Dalle
8,30 alle 11,30 prelievo collettivo Avis presso le ex
scuole mauriziane.
CALCIO: IL PINEROLO
PAREGGIA CON IL
VIAREGGIO
Nemmeno due mesi dopo
aver partecipato alle finali del
campionato nazionale di serie
D, il Pinerolo si è ritrovato alle prese col campionato. Domenica scorsa al Barbieri è
arrivato il Viareggio, e i biancoblu dopo un buon avvio
hanno dovuto inseguire i toscani pér raggiungere il pareggio praticamente allo scadere. Infatti dopo essere passato in vantaggio al 10’ del
primo tempo il Pinerolo è stato raggiunto e superato dai toscani ma ha saputo riprendersi e agguantare il meritato pareggio con Mollica al 92’.
Dopo il buon quarto posto
dell’anno scorso è chiaro che
l’obiettivo è la conferma di
quella insperata posizione o
almeno la leadership in Piemonte; molte le trasferte in
Toscana. La partenza di Fabbri ni, goleador e uomo guida
della squadra, insieme a quella del portiere Mulato potrà
pesare. Fra i pali Oraziani dovrebbe non dovrebbe far rimpiangere l’ex n. 1; in avanti
tutti gli altri sono stati confermati e dunque il meccanismo
dovrebbe essere collaudato.
In difesa è restato Fallito, uomo leader del reparto che può
anche contare sulla puntualità
di Giorsa e Benecchio. Intanto comincia in settimana la
coppa Italia con rincontro
col Casale e domenica 8 settembre trasferta in casa del
Pietrasanta.
VOLLEY
INTERNAZIONALE A
PINEROLO
Sarà un fine settimana all’insegna del volley quello
che vedrà impegnate al palazzetto dello'sport di via dei
Rochis Alpitour Cuneo, Gabeca Montichiari, Mta Pado
va e Cannes volley. Il torneo,
organizzato dal 3S Libertas
nell'ambito della rassegna di
artigianato, avrà come prologo un ricco programma di attività ricreativo-sportive. Nella prima giornata si affronteranno, alle 16, Padova e Cannes e alle 20,30 Alpitour Cuneo e Gabeca Montichiari;
domenica finali alle 14 (3® e
4° posto) e alle 17 (1° e 2“ posto). Il torneo di pallavolo
sarà anche il prologo del concorso ippico internazionale
che si svolgerà in piazza
d’Armi nel fine settimana
Liceo classico pareggiato
Liceo Europeo
VIABECKWnHI- 10066 TORRE PELLICE-TEL 01J1O1E60
La cerimonia di inaui^nrazione dell'anno .scolastico 1996-97
avrà luogo nell'Aula sinodale della Casa x aldesc.' \ ia Bechwith 2. Torre Pellice
sabato 14 .settembre 1996 alle ore i .0
Il prof. Giorgio Balmas. direttore artistico di Lingotto .Musica,
terrà la prolusione sul tema
Musica a .scuola: come'/
Una proposia musicale ixmita dalla scuola e afjemmasi nella società
1-a cerimonia sarà seguita da uti rinfresco nel giatdino del
Collegio'valdese. La giornata Inaugurale si concluderà alle
ore È1 nel tempio valdese di Torre Pellice con un concerto
di archi e fiati a cura del «Kammermusikgruppen» della Kollegschule Bethel di Bielefeld (WeStfalia) e dei quartetto a fiati
«L, Hugues» del Civico istituto rnuslcale «A. corelli» di Pinerolo. Saranno eseguile musiche di L. van Bc*ethoven. L. Hugues. G. Gabrieli. P. Hindemith. c. Siamiiz. .loh Ne|X)muk
Hummel. .1 Haydn. F. Schuberi.
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENiCA 8 SETTEMBRE
Rinasca: Farmacia Bertorello
- V. Nazionale 22, tei. 800707
Ambulanze:
óiLc
dome
Croce Verde. Perosa: tei. 8IOOO
Croce Verde, Porte : tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 8 SETTEMBRE
San Secondo: Farmacia Mel-'ij
lano - via Rol 16, tei. 500112,
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355'
Croce V. - Bricherasio, tei. 59879Ó ì
vòlta.
i^choi
V quest
fiden
figlioi
riletti
scriss
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva; ''
Ospedale civile, tei. 2331 it
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664 ' ,J,
SERVIZIO INFERMIERISHq^.„
dalle ore 8 alle 17. presso lesedi dei distretti.
ClN.E3I,\
TORRE PELLICE — llci- ^
nema Trento ha in prograa-;
ma, giovedì 5 settembre, ore^^^
21,15, Giovani streghe;, venerdì 6, ore 21.30. Serata A#*,
pi (spettacolo musicale dii
Gruppo Teatro Angrogna); sabato 7, ore 20 e 22,10, Giq^¡;
ni streghe. 4
BARGE — Il Comunale ha
in programma, venerdì 6 settembre. L’ussaro sul tetto;
bato 7. Facile preda; domeiica 8, A wong foo, grazie di
tutto!; lunedì 9. De hard. Dur
ri a morire; martedì 10, L’ift*¿,
cantesimo del lago; mercóle®
ll. Il taglia erba; giovedì 12»,'
Dead men wolking, condaiiy
nato a morte. Inizio sj
ore 21.15.
PINEROLO — La multisala Italia ha in programma, allí
sala «5cento» The rock; feri^
19.45 e 22.20. sabato 19.45 6^;;
22.30. domenica 14.45, ^
19.45 e 22,30. Alla sala «2cèm
to» è in visione II rompiscàt«H^l
le: feriali 20,20 e 22.20,
20.20 e 22.30. domenica-spat'A
tacoli continuati dalle 14.30;
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Rag. Tribunale di Pinerolo n^
Resp. ai sensi di legge Pie« ^
Stampa; La Ghisienana Mondo«
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Fede e Spiritualità^
• Una singolare rilettura della parabola del figlioi prodigo sul testo di Luca
Il ritorno di un padre perduto
Il testo biblico basta sicuramente a se stesso: àccostarvisi con le perifrasi
può servire tuttavia a cogliere alcuni aspetti del suo valore sempre attuale
PAG. 5 RIFORMA
fíLo studioso dsllo. Scrittiirci 6 colui che ptende io RiveUizioite non
come una cosa unica e irripetibile, chiaramente definita, ma come
qualcosa di infinitamente produttivo, che vuole essere scavato e rivoltato: “Voltala da ogni lato, perché tutto è in lei”», scrive Geri^ebom Scholem (1897-1982, filosofo e storiccrebreo tedesco). In
questo spirito, non certo ritenendo che la parola biblica sia insufficiente in se stessa, proponiamo una rilettura della parabola del
figliol prodigo (Luca 15, 11-32) firmata da Lothar Zenetti. Questa
rilettura ha precedenti illustri in campo letterario: André Gide ne
scrisse una rilettura (Il ritorno del figlio prodigo), Rainer Maria
i Rilke ne costruisce una parafrasi aH’interno degli autobiografici
■ ^Quaderno di Malte Laurids Brigge, Franz Kafka scrisse una novella
breve, Ritorno a casa, evidentemente ricalcata sulla parabola.
LOTHAR ZENETTI
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/NÈSAURIBILI sono le parole di Gesù, le immagini che
egli elabora di Dio e degli esseri umani. A volte si ha l’impressione che queste siaho
soltanto il primo anello di
una catena di storie per immagini sempre nuove. Prendiamo solo il racconto dell'
amore pronto al perdono di
Dio che, come un padre, accoglie nella smi casa il figlio
perduto e se lo stringe al cuore
con gioia. Ma anche questa
storia incomparabile non sta
isolata. Va messa in un contesto. Ci si deve chiedere: A chi
tei) l’ha raccontata e perché?
Chi apre il Vangelo di Luca
non deve cercare a lungo: Gesù rispondeva con questa storia a chi gli rimproverava che
era uno scandalo che egli si
interessasse dei reprobi, dei
peccatori e degli empi...
Gesù aveva appena raccontai^ del figlio perduto e del
buon padre quando sentì che
alcuni dei più anziani ascoltatori prendevano la storia a
pretesto per lamentarsi ancora una volta del mondo empio e in particolare della giò
unale ha »S S^entù di oggi: «Sì - dicevano
■' - oggi è la stessa cosa. Questi
piovani non hanno alcun riguardo per i loro genitori. Per
anni ci si è presi cura di loro e
si è fatto tutto per loro. Ma
quando crescono tutto questo non ha più nessun valore.
D’un tratto sanno tutto meglio: e un giorno vanno via di
; casa, si prendono una stanza
■ da qualche parte, si trasferi: scono in una comune o con- vivono con un’amica. Un
¿tempo questo non sarebbe
^;, mai successo». «Sì, la gio) 19,43'a| i''»fVentù di oggi...», dicevano, e
5, 17.15,'^ ( erano tutti d’accordo sul fat
----.rfB to che questa gioventù non
era buona a nulla.
Gesù allora prese di nuovo
la parola e disse: «Lasciatemi
» .S®®°rrtare ancora una storia,
‘lacera un uomo che aveva due
, figli maschi. Soprattutto però
aveva la sua professione e a
fluesta consacrò tutto se stessi- Voleva fare una carriera e
Raggiava molto. Così awen•ie che lasciò sempre più alla
•boghe l’educazione dei figli e
ebbe sempre meno tempo e
Vo^glia di dedicarsi alla sua fabbglia. Quando tornava a caea d^ lavoro era stanco e aveva bisogno di riposo e gli inte®asi e le domande della moSie e dei figli presero a dargli
boia. Così avvenne che a poco
poco si estraniò dàlia proP^ia.famiglia. Presto anche
on sua moglie le cose non
darono più al megliò; veni
a casa sempre più di rado;
,, una stanza in città e
b giorno la moglie scoprì
6 suo marito conviveva con
,j donna. Ma di divor
' bome lei gli proponeva,
"on ne voleva sapere,
mn L ‘^•sprezzavano l’uoQiiai padre e al
1-®,nionte più li legava. La
¿-^•e pianse molto. Un
giunse la notizia che il
V dittala** colpevole in
indpKv appropriazioni
J'^obiteecheerastatomes
• ih ^0 moglie andò
‘ però ? 'dsita. I figli
' vollero sapere di
ocompagnarvela. "Per noi
quello là è morto - dissero -,
non abbiamo più niente a
che fare cori lui’’.Così passò il tempo, trascorse un anno. E poi un
giorno ecco il padre in piedi
davanti alla porta. Aveva un
brutto aspetto e non bsava
quasi dire una parola. Ma la
moglie lo abbracciò con tutto il suo amore, gli preparò
degli abiti nuovi e nella sua
contentezza cominciò a preparare un banchetto a festa.
Quando il figlio più piccolo
venne da scuola per poco
non restò senza parole per lo
stupore. Ma quando vide
com’era felice la madre e
com’era confuso il padre, si
sedetté lo stesso a tavola con
loro. Più tardi si trovò da solo
di fronte al padre, e questi finalmente disse: “lo so di non
essere più degno di chiamarmi tuo padre e soprattutta di
stare qui da voi. Una donrfa
come tua madre non la merito". E cominciò a piangere.
Allora il figlio gli si gettò al
collo e disse: “Padre, per me
eri morto, un estraneo... ma
ora ho la sensazione che Sei
vivo, che ci sei”. E piansero
entrambi. .
11 figlio più grande si comportò invece in modo diverso.
Tornò la sera dal lavoro, ma
non disse una parola, come
se tutto ciò non lo riguardasse per niente, e si ritirò presto. La mattina dopo videro
che non c’era più. Senza che
qualcuno se ne fosso accorto
aveva preso le sue cose e se
n’era andato. E essi cercarono invano un breve saluto o
una parola di commiato».
(traduzione di
Giovartna Venduti)
i «Riconciliazione»: terina di Graz '97
Cristo, un muro abbattuto
GIANNA SCICLONE
.. ■p' LUI (Cristo) che è la
\\ JZi nostra pace; lui che
dei due popoli ne ha fatto
uno solo ed ha abbattuto il
muro di separazione con Tabolire nella sua carne la causa
delTinimicizia... affin di creare in se stesso dei due un solo
uomo nuovo, facendo la pace; ed affin di riconciliarsi
ambedue in un corpo unico
con Dio...» Efesini 2,14-16.
Cristo, la rivelazione del
Dio unico per i cristian, è un
muro abbattuto, non può essere utilizzato per separare,
per alimentare conflitti con le
altre religioni. La sua morte, il
-SUO togliersi di mezzo', che è il
punto centrale della rivelazione, impedisce di fame un
motivo di separazione, di
condanna di chi la pensa diversamente.
La sua morte profana im^
pedisce di farne un idolo, che
uno può brandire dalla sua
parte contro i nemici, per distruggerli, perché Gesù il
Messia è morto per la vita dei
suoi e dei nostri nemici! 1 due
popoli di cui si parla qui sono
i giudei e i gentili: la Bibbia
non può immaginare una diversità più grande, che è vera
e propria inimicizia. Come si
può accostare Dio agli idoli? 1
popoli possono essere nemici
per cause diverse: perché non
sanno o non vogliono spartire
tra loro la terra o le risorse
economiche; non sanno e
non vogliono ascoltare le lingue, le tradizioni, le religioni,
che i gruppi e diverse etnie
possono raccontarsi tra loro.
Ma una vera nazione è tale
solo se è composta di molte
etnie, molte lingue, tradizioni
e religioni; non si torna indietro al tempo delle tribù, dove
si apparteneva tutti alla stessa
famiglia. È buono e bello vivere insieme nella diversità:
ciascuno allarga i propri orizzonti e acquisisce un po’ di
conoscenza dagli altri. Stiamo
parlando di diversità che non
minacciano la vita o gli interessi essenziali e legittimi degli esseri umani... Insieme si
può e si deve cercare il bene
comune. Ogni volta che qualcuno invoca Dio solo per se
stesso contro altri o se ne ritiene runico interprete autorizzato, escludendo altri, si
creano situazioni di guerre è
di conflitto. Ma il Dio unico
che vogliamo confessare come nostro Signore fa dei diverse popoli un solo popolo,
che è il suo corpo vivente nel
mondo. Dio ha creato e ama
la diversità, la molteplicità
delle ra^ze, delle lingue, dei
suoni e dei colori, delle specie
di vita sulla terra..
Dio è uno solo non perché
ciascuno lo catturi per sé e lo
usi contro gli altri, ma perché
vuole trascinare in un progetto di umanità nuova e unica
tutti i popoli della terra. «Riconciliare» significa «diventare altro»,'è quello che Dio ci
fa essere strappandoci alTinimicizia e al peccato che ci dividono e ci fantio sentire superiori gli uni agli altri.
Due testimonianze della potenza del messaggio biblico che si rivolge a chiunque e dovunque
Son bambino, son piccino
GUSTAVO BOUCHARD
DI tutta la mia esperienza
pastorale mi è rimasta
particolarmente impressa la
testimonianza del fratello
Giovanni Bevilacqua che ho
conosciuto, durante e dopo
la guerra, a Cerignola. Giovanni faceva parte di una di
quelle bande dedite al furto e
alla grassazione a cui a volte
si rivolge chi ha avuto una vita difficile e grama; ricordo di
averlo conosciuto mentre visitavo dei parrocchiani. Mi
raccontò della sua storia e
della sua partecipazione'a
queste bande che non si occupavano solamente di furti
ma anche di violenze peggiori: di notte vagava sempre in
cerca di occasioni per fare
«affari» e portava semjpre con
sé un pugnale, complice delle
sue azioni delittuose.
Giovanni Bevilacqua, in
occasione di uno di questi
giri notturni aveva sentito,
sul tardi, cantare dei canti
della scuola domenicale; un
gruppo di bambini si era ritrovato in una casa e cantava
degli inni molto conosciuti:
«Son bambino, son piccino,
ma il Signore mi vuol ben».
Queste parole lo aveva talmente toccato nel cuore che,
tornato a casa, non riusciva
più a dormire, compietamente sconvolto dall’idea
che un certo Gesù gli potesse
ancor voler bene.
Furono momenti drammatici: la sera dopo tornò davanti alla Casa dove aveva
sentito cantare e a poco a po-,
co scoprì la comunità evangelica. La prima volta si
fermò sulla soglia della chiesa, poi entrò ma rimanendo
sempre in fondo, quasi temesse di contaminarsi, poi
pian piano si affezionò ed eb
be dei momenti di testimonianza, cosa che significò il
cambiamento radicale della
sua vita. Al momento della
conversione tornò nei luoghi
dove aveva compiuto tanti
delitti; prese il suo pugnale e
lo scaraventò in una fossa
gridando; «Basta, ho fatto
tanto male con l’aiuto di questo pugnale». Giovanni Bevilacqua divenne membro deh
la comunità di Cerignola, e in
seguito membro del Consiglio di chiesa.
Lo ricordo perché, come
ogni contadino povero e miserabile di allora, ogni sera
andava nel luogo dove si radunavano i contadini alla ricerca di un posto di lavoro.
Questo mi ricordava la parabola dei lavoratori delle diverse ore: sempre si presen-• lavano ma non sempre il lavoro c’era per loro. Nel suo
tempo di lavoro, coglieva
l’occasione per dare la sua testimonianza: non aveva una
grande facondia né una particolare loquela ^er interessare ì suoi compagni di lavoro ma amava cantare i nostri
inni; quando era il tempo
della potatura degli ulivi cantava e il canto commuoveva i
suoi compagni. Dava cosi la
sua testimonianza e contribuiva poi ad arricchire la vita
della comunità stessa.
L’ho rivisto molti anni dopo, era diventato vecchio e
stava intrecciando i canestri
con i giunchi: quando mi ha
visto si è messo a piangere e
mi ha ricordato la sua yita, il
suo passato. Così ci siamo
abbracciati e separati ma con
un pensiero di gioia perché
sentivamo che la nostra vita
non ci apparteneva, apparteneva ormai al Signore qualunque fosse stata la nostra
vita precedente.
La donna che strinse un tesoro fra le mani
A' ■
Quando ero pastore alle
’
Valli, quasi ogni anno
partivo in missione verso il
Sud: Puglia, Calabria, Basilicata, Sicilia, a volte in compagnia e a volte da solo.
Spesso ritrovavo degli amici
e si ricreavano dei bei climi
di fratellanza come quando a
Reggio Calabria ho ritrovato
l’amico Ernesfo Pozzanghera, il poeta.
Un anno ho fatto il giro
della Sicilia: Riesi, Vittoria,
Pachino, insieme ai pastori
Alberto Ribet e Roberto Nisbet. Mentre viaggiavo alla
volta di Riesi mi è capitato di
far conoscenza con una donna di cui ho già parlato in
queste pagine (l’Eco delle
valli n. 31, 1962). Nonostante
sia passato molto tempo, ricordo con chiarezza una
contadina seduta seduta accanto a me, vestita di nero. Il
suo sguardo attento e intelligente si presta alla comunicazione: parla un siciliano
con il rapido succedersi delle
d addolcite a tal punto da
rendere piacevole e incomprensibile a un tempo le parole che essa mi rivolge con
squisita cortesia.
La conversazione procede
stentatamente; tento di cogliere un senso dalle sue parole. Scendendo sul terreno
religioso ci si comprende meglio e mi accorgo di essermi
trovato per caso seduto vicino a una credente. I versetti
dell’Evangelo scoprono un
largo terreno comune; irnprowisamente la lingua diventa comprensibile eppure
lei non ha mai letto né posseduto un Evangelo nìé tanto
meno una Bibbia. Frequentando la chiesa da buona cattolica, sa pérò cogliere all’interno della predicazione quei
versetti biblici che poi impara
a memoria. Questa sorella mi
ha fatto pensare all’incontro
che Paolo ha avuto à Filippi
con un gruppó di donne credenti (mentre l’apostolo parla, tutte le donne di quel
gruppo odono ma soltanto
Lidia, la mercantessa di porpora, fa tesoro del suo messaggio: «Il Signore le a^rì il
cuore per renderla attenta alle cose dette da Paolo»).
Verso la fine del viaggio,,
quando ormai la conversazione comincia a languire,
l’anziana contadina, dopo
una lunga riflessione mi
chiede se ho ancora dei
Nuòvi Testamenti dentro il
sacco. Me ne resta una sola
copia di cui le faccio donò.
Con emozione stringe nelle
sue mani quel tesoro che
aveva sognato da tanto tempo di possedere, come un
bimbo al quale è stato dato
un giocattolo atteso da lungo
tempo. Non posso dimenticare l’attimó in cui, scesa
dalla corriera, la donna, avvolta nel suo scialle nero, mi
fa un cenno di saluto, sollevando con gioia'il Nuovo Testamento che le avevo dato.
Chi ha paura di Lutero?
7/8
LUGUO AG0ST0199Ó
Ecumenismo:
verso im concìlio ecumenico nel 2000?
La proposta del segretario del Cec
Giubileo:
non sarà ecmnenico.
Nostra intervista a Milan Opocensky
Protenstantesimo:
interrogativi all’Ulivo.
A colloquio col pastore Sergio Aquilante
Islam:
brutti e cattivi. Niente intesa
Oanfronii: Una copia lire 8.000; abbonamento annuo Ure 65.000;
(sostenitore Uiè 120.000 con libro in omaggio). Versamento sul ccp 61288007
intestato a coop. Com Nuovi Tempi, via Firenze 38,00184 Roma.
V . ;ì. Per infimmazionì; telefono 06-4820503, fax 4827901,
p A (indirizzo Internet; Http://heUa.stm.it/maAet/sct/home.htm)
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PAG. 6 RIFORMA
Vita Delle Chiese
Il campo studi al Centro «Menegon» di Tramonti
Tealogia cristiana del l'ebraismo
La riscoperta ragionata delle radici della nostra fede
per una nuova comprensione dell'Antico Testamento
LINO PIOONI
UN richiamo costante,
consolidato anche dalle
esperienze degli anni passati, è rappresentato dal campo stùdi che si tiene a Tramonti di Sopra ai primi di
agosto. Quest’anno si è continuato ad approfondire la
realtà dell’ebraismo in relazione alle origini del cristianesimo. Gli «Elementi di teologia cristiana dell’ebraismo» sono stati presentati
con linguaggio semplice e
appropriato da Sergio Cozzi
che ha indicato, nella dispensa consegnata ai partecipanti, una bibhografìa essenziale per ulteriori approfondimenti personali.
La riscoperta e la rivalutazione delle radici della nostra fede è iniziata con una
chiara esegesi di alcuni capitoli della lettera ai Romani
(9, 10, 11) riguardanti il problema della salvezza di 1sraele. Questo argomento è
stato considerato poi riflettendo sulla teologia cristiana
nel confronto tra le epistole
di Paolo e i Vangeli. Con la
cristologia, l’escatologia e la
parusia nel pensiero di Paolo
sono state precisate alcune
istanze farisaico-rabbiniche
e apocalittiche presenti in alcuni passi di Paolo. Oscar
Cullmann, è stato notato a
proposito di I Corinzi 15, 2028, riscontra la chiave di tut^
Il Centro «L. Menegon» a Tramonti di Sopra
ta la cristologia neotestamentaria nella «sottomissione del Figlio al Padre». Parlare del Fi^io ha senso solo in
ordine alFazione rivelatrice
di Dio, non in ordine all’essere di Dio, ma appimto per
questo in tale azione Padre e
Figlio sono realmente una
cosa sola.
In questa prospettiva non
si ignora un’istanza basilare
ebraica: il ruolo di Cristo
non deve oscurare la sovranità unica di Dio. Gh acceimi
alla teologia cristiana di rottura con l’ebraismo hanno
trovato in alcune pagine
deìl'Ebraismo di Hans Kung
una guida preziosa. Anche
l’interrogativo «Eredità o rapina dell’ebraismo?» e il tentativo di dare una risposta
positiva ad istanze ebraiche
(«Quale halakhà cristiana?»,
«Il patto non disdetto») sono
state rivisitate con testimonianze di esperti di ebraismo, da Màrtin Cunz a Daniele Garrone a Paolo De Benedetti.
La conclusione del campo
ha portato fratelli e sorelle
provenienti anche da regioni
diverse dal Nord-Est a riflettere sulle comuni radici della
fede e ad andare oltre le convinzioni acquisite per tentare
di fonnulare una nuova comprensione dell’antica Parola.
9Ì Emidio Campi, professore aH'Università di Zurigo
Insegnare le parole della fede è un privilegio
Il pastore Emidio Campi è
stato recentemente nominato professore di Storia della
chiesa nella Facoltà di Teologia dell’Università di Zurigo:
su questo suo nuovo inctuico
gli abbiamo rivolto alcune
domande.
- Dal 1 ° ottobre di quest'
anno assumerà l'incarico di
docente di Storia della chiesa:
che cosa significa questo per
lei?
«Non sono così ingenuo da
non misurare l’ardua difficoltà del compito che mi attende, né così superficiale da
non prevedere che qualunque mio sforzo sarà impari
alle esigenze della formazione di nuovi pastori e pastore,
inevitabilmente accompagnato da lacune incolmabili.
D’altra parte ritengo che nella comunità cristiana non ci
sia carisma più lieto di quello
riservato a chi insegna alle
nuove generazioni le parole
della fede confidando nello
Spirito, che solo sa dirozzarci
e recidere gli artigli del nostro egoismo. Ascrivo a mio
provvidenziale privilegio
questa nuova fase della vita».
- Come vede ora il suo rapporto con la Chiesa valdese?
«Nei mesi precedenti alla
chiamata mi sono domandato innumerevoli volte, con
una ìiunta di inquietudine e
con un pungolo di rimorso,
se,il mio compito tassativo
non fosse quello di continua' re a svolgere il ministero pastorale volonterosamente intrapreso e rinunciare alla
prospettiva di un’attività accademica. Per quanto mi sia
sforzato di assumere il punto
di vista della critica più severa, sono giunto alla conclusione che l’inserzione nel
corpo docente della Facoltà
di Teologia di Zurigo, lungi
dall’essere un abbandono
dellà vocazione pastorale, mi
pone semplicemente nel pieno di una attività didattica e
>;
ìia#
Ai
scientifica confacente alle
mie capacità. La vocazione è
incancellabile e inesausta nel
mio cuore. Mi auguro (e que-,
sto è anche un impegno) che
la chiesa possa beneficiare di
questa attività di ricerca. Non
nascondo che mi rattrista un
po’ l’idea di finire in quella
specie di “binario morto” che
è il cosiddetto ruolo dei “pastori fuori ruolo” e che sarei
lieto se, al di là dell’owia collaborazione occasionale che
certo non mancherà, si potesse trovare una formula atta ad assicurare una partaci- ■
pazione continuata alla vita
della chiesa». /
- Quali sono i ricordi più
vivi del suo ministero pastorale nella Chiesa valdese?
«Vari ricordi mi si assiepano nella mente, risalendo con
il pensiero a 23 anni di ministero. Penso all’anno di prova
nella comunità di Polonica
Po, a cui è seguita la formativa esperienza di lavoro tra i
nostri emigrati nel VViiruenberg. Vi è stata poi la svolta
decisiva della mia vita, con
l’invio in missione a Ginevra
presso la Federazione mondiale degli studenti cristiani.
La partecipazione al servizio
pastorale nelle chiese di Firenze e Siena, insieme al fratello Luigi Santini, è stato un
periodo largamente benedet
to che ricordo con emozione.
Infine, il periodo trascorso
nella comunità di Zurigo ha
costituito un privilegio. Penso con riconoscenza alle tante persone che lungo questo
itinerario mi hanno aiutato
nei modi più diversi nella comune opera di edificazione
della chiesa. Per la fraternità
e la solidarietà, per la collaborazione e la sollecitudine
desidero ringraziare tutte
queste persone, ma il mio
grazie non può non estendersi alla Chiesa valdese nel suo
insieme: è lì che ho avuto il
privilegio di udire il messaggio della vita in Cristo, che ho
imparato a vedere la mia esistenza, quella della chiesa
universale e dell’umanità nella luce dell’amore di Dio, che
è resurrezione e vita», (e.b.)
Appuntamenti
Incontri
sul finire
dell'estate
Sul finire dell’estate ci sono
ancora alcuni appuntamenti
che meritano di essere segnalati nel panorama delle
iniziative dei Centri evangelici italiani e all’estero. Domenica 8 settembre si apre a
Ecumene (Velletri) il campo
teologico dedicato al tema
Lavoro: vocazione, diritto, dignità, ricchezza.
Il lavoro è, come dimostrano gli ultimi eventi e discorsi
fra mondo politico, sindacale, imprenditoriale e soprattutto i dati statistici e l’ansia
di molte famiglie, la questione centrale dèlia società italiana ma anche europea; la
disoccupazione mortifica la
dignità della persona.
Su questo problema, a cui
l’anno scorso era stata dedicata fra l’altro la «Settimana
della libertà» che la Federazione delle chiese evangeliche in Italia organizza intorno alla festa del XVII Febbraio, i credenti possono riflettere partendo dagli insegnamenti biblici e confrontandosi con esperti del settore. Al campo, che sarà coordinato da Doriana Giudici,
intervengono anche Maria
Bonafede, Anne Marie Dupré, Domenico Maselli, Paolo Naso, Bruno Ricca, Stefa-,
no Pietra, Sergio Rostagno,
Antònella Visintin, Federica
Antenozio. Per informazioni
rivolgersi a Ornella Sbaffi,
Ecumene, tei. 06-9633310;
fax 06-9633947.
Un altro appuntamento
tradizionale è quello che si
svolge a Vaumarcus, nella
Svizzera romanda, a cura di
un gruppo della Federazione
svizzera delle donne protestanti. Dal 20 al 22 settembre
di tiene infatti Equinoxe
1996, incontro dedicato quest’anno al tema Sulle tracce
Donne delle minoranze
ebraismo e Riforma
Il «Centre for Italian Women’s Studies» istituito presso il
Department of Italian Studies della University of Reading,
Gran Bretagna, sta organizzando un convegno che si terrà fra
il 5 e il 7 aprile 1998 presso il Dipartimento, sul tema «Donne delle minoranze: ebraismo e Riforma».
Il convegno vuole esplorare la vicenda biografica, la cultura, la scrittura, e più in generale la vita sociale e comunitaria di donne appartenenti a minoranze religiose in Italia fra il
Medioevo e l’età contemporanea. Si invitano studiose e studiosi interessati a presentare proposte di intervento, con indicazioni di massima, entro i primi di ottobre 1996. Alla
proposta dovrà far seguito un breve sommario che verrà richiesto entro il marzo 1997.
Si prega di inviare la propria adesione a
Centre for Italian Women’s Studies - Responsabile Verina
Jones (abitaz. 44-171 -9350298).
Coordinamento Claire Honess, Francesca Medioli (441734-318400; 44-1734-316500). Department of Italian Studies, Faculty of Letters, University of Reading. Whiteknights, Reading, RG6 2AA, Inghilterra.
Fax:44-1734-316797.
E.mail: c.e.honess@reading.ac.uk f.medioli@reading.ac.uk.
VENERDÌ 6 SETTEMBRE 1^^
della gioia. Una citazione del
grande scrittore ebreo di origine egiziana, vissuto negli
ultimi anni a Parigi, Edmond
Jabès, apre la presentazione
del programma: «In ogni
gioia c’è come uno stagno di
amarezza: in ogni dolore c’è
un angolo di giardino di
gioia». L’incontro perciò, in
lavoro di gruppo, plenarie,
atelier di tessitura, musica,
ecc., si chiederà a quale gioia
le donne credenti debbano
tendere, come suscitarla di
fronte alle difficoltà quotidiane, quale legame la gioia abbia con la sofferenza, quale
sia l’insegnamento biblico in
proposito.
Informazioni e iscrizioni
(entro l’8 settembre) devono
essere richieste a Martine
Berger, tei. 0041-56-4013369.
I Centro culturale «Emilio Nitti»
Un'estate per lavorare
sull'educazione ambientale
SALVATORE CORTINI
T AVORARE insieme all’
\\ educazione dell’am
biente» è stato il tema del
programma estivo svoltosi al
Centro culturale «Emilio Nitti» di Ponticelli (Napoli). Per
tutto il mese di luglio circa 20
ragazzi hanno preso parte alle
attività di studio del territorio,
di animazione (simulando il
comportamento rispetto all’
ambiente) di gioco e di escursioni sui monti campani.
. Si è realizzato un grandissimo murale, grazie alla competenza dell’architetto Franco, che fa anche l’obiettore,
all’entrata del villaggio Caracciolo dove è situato il Centro, che è stato il frutto di
riflessioni e disegni sull’ambiente. Inoltre è già da
un anno che durante questo
periodo sperimentiamo «impariamo a cucinare»: alcuni
giorni vengono dedicati alla
cucina. Si sono realizzate, vi
sto che la struttura lo peÌmette, alcune ricette della tradìzione napoletana. Perché la
tematica sull’ambiente? Rite,
niamo che, anche se sono nu,
morose le riflessioni che^av*
vengono nell’ambito educati-'
vo, i progressi sono stati
poco significativi che c’è ani^
cora tanto da lavorare.
Abbiamo così inteso data'
un nostro contributo alla
problematica ecologica, a cui
noi attribuiamo un ruòlo es-j
senziale nel processo di caipbiamento degli atteggiamenti
e dei inodi di stare nella so-,
cietà. È stato necessario per
affrontare il tema ci<eàra5
un’atmosfera di conoscenti
e fiducia, di disponibili! ‘
all’ascolto, di competenza^
per soddisfare le aspettativi
dei ragazzi. L’obiettivo
programma era quello di i
ziare una riflessione che'fi
se al di fuori dell’ambito scoi
lastico, che fosse libera e iii|
mediatamente sperimentà^ii
È ini
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I la stori
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no. Sì,
. 1». . .
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Un murale racconta l’esperienza estiva di quest’anno a PqnticeUtl
Uuzioni
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io. 1
ossibili
CENTRO DI FORMAZIONE
DIACONALE
«Giuseppe Comandi» |
FIRENZE I
ISCRIZIONI AL CORSO DI FORMAZIONE
Sono aperte le iscrizioni al corso di formazione diaconale.T^J
durata del corso è quadriennale. La domanda va presentata ^
tro ottobre su modulo fornito dalla segreteria stessa. E richiestaci
licenza di scuola secondaria superiore, l/le candidati/e dovranno!
contemporaneamente, iscriversi ad un corso universitario (laurwj
o diploma) nell’ambito educativo, sociale, sanitario o de|l’ac^3
glienza (per esempio: educatori/trici, assistenti sociali, gestione
servizi di accoglienza come foresterie o case di riposi^
infermieri/e).
Quota di iscrizione, convitto, borse di studio e prestito
La quota di iscrizione per un anno è di lire 100.000. Gli/'le st“*
denti/esse possono chiedere di alloggiare presso il. convitto w
Centro. In questo caso possono usufruire di una borsa di
che sarà mantenuta se gli studi prpseguirànno regolarmente. Inà
tre, a richiesta, possono ottenere un prestito, senza interesse, nin*
borsabile all’inizio della loro attività lavorativa.
Inizio dei corsi, programmi, frequenza
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lettive si effettuano già durante i mesi di settembre e ottobre
variare anche la data di inizio delle lezioni e ciascuno dovrà ■■
re il calendario del corso prescelto. L’ammissione al CFD I**®9lvef!
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lì 6 SETTEMBRE 1996
PAG. 7 RIFORMA
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Miporma
Le due vie di Graz
Sergio Rostagno
È in gioco la storia dell’Europa, proprio quella che impariamo sui libri, soltanto, non al passato, ma al futuro:
la storia dell’Europa che verrà. Hanno le chiese collaborato alla storia degli ultimi 4 secoli? Credo di sì. Se non
proprio le chiese come tali, di sicuro il cristianesimo, un
vasto fenomeno che le chiese, bene o male, rappresenta
o jj„ Sì, negli ultimi 4 secoli si è discusso molto anche di
n'nt 1 religione, prò e contro. Le chiese hanno fatto (o contri
buito a fare) la storia d’Europa.
I problemi che si pongono oggi, alle soglie del 2000, sono di natura diversa, ma non meno impegnativi. Allertare i cristiani europei è perciò doveroso e indispensabile.
Del resto non è la prima volta che i credenti sono chiamati alle loro responsabilità da nuovi eventi. Alla fine
della seconda guerra mondiale la bomba atomica Usa
(che era stata appena sganciata sul Giappone), mobilitò
molte energie di rinnovamento. I popoli si dividevano
nei due grandi schieramenti che conosciamo. Usa da una
[ parte, Urss dall’altra. Cominciava la còrsa agli armamenti atomici e aH’equilibrio della paura. Nello stesso tempo
si fondava l’organizzazione delle Nazioni Unite, con la
speranza di arbitrare tra le nazioni. Occorrevano non soltanto idee, ma soprattutto persone atte a sconfìggere le
strategie basate sulla paura e perciò pericolose. I popoli
sembravano impazziti. La paura sembrava spingere a soluzioni irrazionali, che avrebbero potuto oltrepassare il
linùte della guerra fredda e suscitare un nuovo orrìbUe
[ conflitto mondiale. C’era U rischio che prevalessero soluzioni irrazionali, appunto. 11 mondo non va da solo nel
senso giusto, non va da solo nel senso della pace e della
iJducia reciproca. I cristiani del 1945 erano coscienti di
questo e fecero ogni sforzo per sostenere le soluzioni paCiflche, la corsa non agli armamenti, ma all’idea che una
via d’uscita fosse in ogni caso possibile.
1 cristiani del 2000 sono messi di fronte agli stessi i intenogativi. Anche adesso la paura sembra consigliare soluzioni irrazionali e occorre che ci sia chi, invece, crede
fermamente nella possibilità della ragione umana. Anche
adesso il mondo ha bisogno di persone coraggiose per
contrastare le tendenze alla disgregazione. 11 mondo non
‘’^ da solo nel senso giusto: sono proprio i cristiani che lo
o. Bisogna aver fede per Sostenere fino in fondo le
iossibilità di intesa e per tenere in scacco la paura, che è
pre una cattiva consigliera. I cristiani del 2000, come
quelli del 1945, possono sentire che qualcosa dipende an;he da loro. Essi hanno un mare di forze nascoste. Hanno
[una fede che non indietreggia di fronte ai rischi e che sa
lardare molto al di là dei piccoli interessi quotidiani.
I Del resto, come in tutta l’epoca moderna, così anche
dal 1945 a oggi le chiese hanno vinto tutte le battaglie che
^veyano per obiettivo i diritti civili, i diritti di tutti, la giustizia, la libertà e hanno perso invece tutte le volte che
lanno cercato di rinforzare la fede per se stessa o la presa del cristianesimo sulla società. Questo fatto, che appartiene all’epoca moderna e contemporanea, dà molto
da riflettere. La fede si è perfino rinforzata quando ha
tombattuto battaglie puramente laiche. È un fatto che
dovrann(|,i non si sottolinea abbastanza. Perciò bisogna diffidare di
appelli che sembrano soltanto rinnovare il clima
qnticellif
ONE
ìi»
ONE
sonale. U
:ntata en
•¡chiestala
»Itinnetó* crociate e che contrappongono la fede al mondo;
^SllUIIv . flUcarflì ____is________♦ ___j _ _ _i_ _ i _ _ . . i i
i riposo,
ìstito
□li/ le sttt
invitto del
di studio
lente. Ino!"
resse, riffl'
itegli appelli vogliono farci credere che la sorte del
ifflondo dipende dal fatto se saremo capaci di cambiare 0
, Mostro cristianesimo in un cristianesimo più intimo, più
convinto, più evidente, più pio; e che quando saremo
1,1 ^cambiati potremo salvare anche gli altri.
In Europa forze cristiane di questo tipo, di tutte le
Chiese, sono sollecite nel cercare di creare intese in que1*0 senso. La grande Assemblea ecumenica di Graz del
“7 oscilla anch’essa tra i due modelli che abbiamo de®Wttto. Sta alle chiese dire quale visione debba prevalere
quali strategie stanno per essere messe in atto. Co
' prove s6'
tobre.
)vrà seguf'
D è conse¡¡ceduta da
'8 noveia*'
enza è ob
formazio'ìi
può anelli
( FirenV
alCfO
feuni
que sia la questione della funzione delle chiese cri
^®ne nella crisi mondiale non può essere evitata. Tale
lunzir
ione non può essere soltanto consolatoria, né può
solvefsi in un puro appello a un generico «rinnovaonto». Su questo avrei voluto sentir parlare Jean Fi^er, segretario della Conferenza delle chiese europee,
M fine di agosto a Torre Pellice.
fondazione «Doti. Enrico Gardioi»
Via Beckwith 1 - 10066 Torre Pellice (To)
Bando di concorso
Per l’assegnazione di borse di studio per l’università
tari valdesi che intendano avviarsi agli studi universiPer esercitare nelle Valli le professioni di medico, notaio,
segretario comunale, posstìno richiedere una bor- ®tudio entro il 30 ottobre 1996, indicando:
universitaria prescelta (Medicina o Giurisprudenza);
economiche personali e familiari (copia della dilazione dei redditi);
"tacoltà I
delle spese che intendono pagare con la borsa
Sto rivolgersi alia Presidenza del Colle
Pl2i Beckwith 1 - 10066 Torre Pellice (To) - tei.
^ ^^^^1260. fax 0121-932272
Un'esperienza a Tresanti per ricordarci di un caso di cui si parla poco
Saharawi^ un popolo dimenticato
L'ex colonia spagnola è contesa per ¡giacimenti di fosfati: ¡ suoi
abitanti riparano a migliaia nei campi profughi. La sorte dei bambini
SERGIO BORRONI
FRANCA COSSA
Grande movimento il^
agosto 1996 alla Casa
Tresanti; oltre ai «soliti» bambini bielorussi, ospitati come
l’anno scorso, sono invitati a
pranzo 10 bambiniiafricani
provenienti dal Saharawi,
che stanno trascorrendo un
periodo in Italia ospiti del comune di Scandicci.
Due gruppi di bambini,
due realtà completamente
diverse, accomunati dal fatto
di pagare, Ipro, soprattutto
loro, i bambini, le colpe di altre persone. I bambini di
Cernobil vittime, oltre che
-dell’incoscienza di chi ha
causato materialmente il disastro, della «logica del risparmio» (l’equivalente comunista della «logica del
profitto») di chi nel progetto
dei reattori di Cernobil e di
tanti altri, molti ancora funzionanti, ha anteposto i bassi
costi alla sicurezza, e di chi
ha criminalmente deciso di
tenere le popolazioni colpite
all’oscuro del rischio che
correvano, condannando a
morte migliata di questi
bambini, nella folle speranza
di nascondere le colpe pro-'
prie e del sistema che aveva
dato loro il potere.
I bambini del Saharawi, vittime da una parte della brutale invasione di una nazione, il Marocco, il cui re nel
1979 ha firmato la Carta per i
diritti deU’uomo ma che evidentemente non ritiene.uomini i 2 milioni di abitanti del
Saharawi, dall’altra dell’indifferenza del mondo: infatti chi
conosce la vicenda del Saharawi, o semplicemente sa dove si trova? Il Saharawi, ex
Sahara spagnolo, è una regione sulla costa atlantica africana, appena a sud del Marocco. Nonostante l’àridità di
quasi tutto il territorio, è un
paese ricco per i grandi giacimenti di fosfati, materia pri
Maestra e allievi in un campo profughi
ma indispensabile per i concimi chimici.
Una simile ricchezza fa gola a Maròcco e Mauritania,
ma il territorio è colonia della
Spagna che è un osso un po’
duro. Finalménte l’aborrito
colonialismo finisce e i paesi
fratelli, accomunati nel doloroso destino di paesi •coloniali e nel ricordo dei soprusi e
delle ruberie degli europei,
possono festeggiare la ritrovata libertà dei 2 milioni di
fratelli musulmani del Saharawi invadendone il territorio, indifferenti alla loro pretesa di autodeterminazione.
La Mauritania però, a seguito
di sconvolgimenti politici interni, lascia la sua fetta, che
viene immediatamente inva
sa dal Marocco. Il-^popolo
Saharawi non può resistere,
nonostante la guerriglia del
Fronte Polisario, e deve subire un dominio militare durissimo. Circa 400.000 persone
fuggono in Algeria, dove vengono accolte in campi profughi vicini al confine con il
Saharawi, in pieno Sahara,
una delle zone più inospitali
della terra.
Da 21 anni abitano questi
campi, mantenuti dagli aiuti
deU’Onu e da azioni di privati
che per fortuna li completano. La situazione umana e
sanitaria di questa gente è
terribile, ma non vuole spostarsi dai deserto per mantenere la pressione sul confine
con il Saharawi; in proposito,
TORINO — Nel salone della chiesa valdese
di coeso Vittorio Emanuele II 23, il prof. Eugen Drewermann tiene una conferenza sul
tema «“Funzionari di Dio” o profeti? Una
critica teologica e psicologica alle strutture
della chiesa». La serata, durante la quale sarà
anche presentato il libro «Funzionari di Dio. Psicogramma
di un ideale (Kleriker)», Ed. Raetia, Bolzano, 1996, è proposta dal Centro evangelico di cultura «A. Pascal» e dal
Goethe Institut di Torino. linformazioni allo 011-6692838.
REGGELLO —^ Presso Casa Cares si tiene
il primo degli incontri per le donne previsti
per il nuovo anno ecclesiastico. Tema dell’
incontro, che sarà introdotto dalla pastora
“Maria Bonafede, è «La grazia e il peccato».
Per informazioni tei. 055-8652001.
TRIESTE — Incontro dei catecumeni e dei
ragazzi delle comunità evangeliche del
Nord- Est sul tema «Antisemitismo e razzismo». Il programma prevede la visita alla
Risiera di San Sabba alle 11, alle 13 il pranzo al sacco nei locali della comunità di San
Silvestrò e nel pomeriggio proiezione video e dibattito. Per
informazioni tei. a Sandra Rizzi, 041-5202285.
CULTO EVANGELICO: ogni domenica
mattina alle 7,27 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie
dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva realizzata dalla Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche
altemé da Raidue alle 23,40 circa e, in replica, il lunedì della settimana seguente alle
ore 9,30. Lunedì 9 replica dei servizi sulle
chiese bruciate negli Usa e sul Sinodo valdese.
Grazie
Letiziai
Solo poche righe per esprimere un fraterno rmgrazia->
mento a Letizia Tomassone.
In questo periodo, come è
notò, è in atto il cambio di direzione del Centro di Agape.
Dopo cinque anni Letizia lascia questo incarico per tornare ad occuparsi, come pastora a tempo pieno, di una
comunità. Ho avuto modo, e
anch&-la buona sorte, di essere da lei coinvolto in alcuni
campi tenuti a Agape.
Ne ho tratto un grande
giovamento e ho potuto,
seppur non in modo continuo, condividere almeno
parzialmente il progetto che
lì. Letizia e i/le residenti,
hanno portato avanti. E soprattutto coglierne lo spirito.
Certo, la conclusione di un’
esperienza così «intensa» lascia un senso di dispiacere e
di rammarico ma più di questo, e oltre, rimane in me e in
coloro che hanno vissuto
analoghi percorsi, un moto di
gratitudine e una consapevolezza di ciò che si è ricevuto.
E un desiderio di ripartire ancora verso altre occasioni di
lavoro e testimonianza comune. Sì, l’agape non verrà
mai meno ma abbiamo bisogno che qualcuno, con parole
e gesti quotidiani. Ce lo ricordi. Grazie.
Stefano Meloni - Cagliari
nel 1976 l’Onu condanna
l’invasione del Saharawi ma
nessuno se ne accorge.
È una situazione per certi
versi simile a quella che viveva il popolo palestinese, con
alcune differenze; gli abitanti
del Saharawi sono meno numerosi dei palestinesi: la vita
nei campi profughi è peggiore; i mass media di tutto il
mohdo ignorano la loro sorte. I palestinesi sono stati per
decenni strumento di lotta
sia fra i due blocchi che dei
paesi mediorientali contro
Israele.
In quanto tali, molti potenti della terra avevano un preciso interesse a mantenere
viva l’attenzione sulla ^tuàzione palestinese e torme di
giornalisti ne parlavano,
molti convinti in buona fede
di aver scelto loro di farlo. Il ,
Saharawi interessa solo per i
fosfati, non per motivi politi- i
ci, e il Marocco ha aVuto l’astuzia di mantenerne stabili
e bassi i prezzi. Non esiste un
Opec dei fosfati. Quindi a
nessuno interessava cambiare la situazione, né a Ovest
né a Est.
I bambini saharawi sono ^
qui per ricordarci che invecé *
c’è qualche problema anche
dalle loro parti, e pensianio
sia una buona cosa che ab-.;
biano trovato interlocutori in
altri loro simili, diversamente sfortunati. Non è successo
nulla il 7 agosto a Casa Fresanti,, nulla è cambiato, nia
adesso dodici bambini bielorussi sanno che in Africa c’è
il Saharawi, dovè i bambini
sono scuri, hanno gli occhi ■
neri e si chiamano Ahmed,
Ibrahim, Miriam... e dieci
bambini saharawi sanno che
esiste un paese in Europa
che si chiama Bielorussia do
ve piove quasi tutti i giorni, i
bambini sonò-biondi, hanno
gli occhi azzurri e si chiamano Vova, Dima, Vitali, Jenia...
È poco, ma il mare è fatto di
gocce d’acqua.
P.^RTECIPÀZIOXI
RINGRAZIAMENTO
«Beati i mansueti perché
essi erederanno la Terra»
Matteo 5, 5
Il pignore ha richiamato a sé,
all’età di 94 anni
Federico Sarù
Lo annunciano la moglie Margherita Long, la figlia Paola con II
marito Bruno Mathieu e i figli Marco e Patrizia con Paolo Carbonatto e la piccola Annapaola, e parenti I tutti.
Si ringrazia la «famiglia» della
Casa delle diaconesse è In particolare la direttrice, suor Ermellina, il personale e l’amica Alba
Garrou. Eventuali offerte alla Casa valdese delle diaconesse.
Torre Pellice, 31 agosto 1996
Peri vostri acquisti,
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12
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/' PAG. 8 RIFORMA
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Brasile: dopo il massacro dei 19 contadini senza terra
I contadini «marcati per morire»
Un'équipe internazionale comprendente un rappresentante
del Cec si è recata recentemente sui luoghi della tragedia
Tre mesi dopo il massacro
perpetrato il 17 aprile scorso
nella città di Eldorado do Caraja (stato di Para), durante il
quale la polizia militare ha
ucciso diciannove contadini
senza terra e ferito gravemente cinquanta persone, fra cu)
donne e bambini, una «équipe» internazionale si è recata,
dal 16 al 21 luglio scorso, sui
luoghi del massacro. André
Jacques, presidente del Servizio intemazionale per i diritti
umani, con sede a Ginevra, vi
rappresentava il Consiglio
ecumenico delle chiese (Cec).
L’articolo che segue è la sua
testimonianza.
AHPRÉ JACQUES
IL riso era ancora verde e il
mais maturava le sue spighe quando i capangas hanno fatto improvvisamente irruzione. I loro metodi sono
troppo noti perché i contadi,ni abbiano avuto tempo di
dubitare di ciò che li. aspettava. Già i fucili crepitavano e
le case bruciavano. Bisognava di nuovo emigrare.
Eppure queste quarantadue famiglie erano state installate legalmente dall’Istituto nazionale della riforma
agraria (Incra), su queste terre lasciate all’abbandono dal
proprietario. Questa «appropriàzione» era stata decretata
nel 1985 e da allora i contadini avevano costruito il loro
villaggio, si erano organizzati
con un senso di adattamento
che merita di essere sottolineato in questo contesto
ostile. La loro sorte sembrava
migliorare e il riso, il mais e
la manioca nutrivano le famiglie; la caccia portava ogni
tanto un complemento apprezzabile.
Perché quindi questa espulsione selvaggia e disumana? La spiegazione è tanto semplice quanto classica:
l’ex proprietario, senza più
alcun diritto su questo terreno, lo però venduto ed è subentrato il nuovo proprieta' rio che, fuori di ogni diritto
legittimo, ha deciso l’espulsione di coloro che avevano
faticato per dissodare il terreno e per sistemare la fazenda. Gli è bastato pagare i
servizi di sicari, di pistoleiros,
poliziotti privati senza fede
né religione, temibili.
Quest’esempio di Xiam, bioa ci ricorda che i grandi
proprietari (l’uno per cento
della popolazione possiede il
48% del territorio) sono tuttora padroni assoluti e godono di una totale impunità. Situazione feudale, retaggio
La notizia del massacro sulla prima pagina di un giornale brasiliano
dell’epoca coloniale, che va
di pari passo con una vera e
propria cultura: disprezzo totale per i contadini la cui vita
non conta, suscettibilità feroce per tutto quello che
metterebbe in questione il
potere della casta, potere legato alla proprietà della terra, anche se lasciata all’abbandono. D’altra parte, è vero, questi stessi fazendeiros
sono entrati nel sistema capitalistico globalizzato e fanno dunque parte di due forze
economiche, il che accresce
ancora di più il loro potere,
compreso quello esercitato
in Parlamento. Si capisce la
collera dei contadini senza
terra e la forza del loro movimento, il Mst; si capisce anche la forza di speranza di
questi esclusi della società
brasiliana nel volere accelerare l’entrata in vigore della
riforma agraria; di qui l’occupazione di terre, causata dalle lentezze, dall’assenza di
convinzione e dall’assenza di
risorse dell’lncra.
«Alle cinque della sera»,
come nel poema di Garcia
Lorca, alle cinque della sera
del 17 aprile 1996, ^1 chilometro 100 della PA 150, a Eldorado do Caraja. Siamo a
sud dello stato di Para, già
colpito innumerevoli volte;
nessuna coltura possibile,
ma nessuna grande fazenda,
terre bruciate, inospitali, popolate di migranti in cerca di
un ancoraggio. Alle cinque
della s?ra, i poliziotti della
polizia militare, inviati dal
governatore Gabriel per
«sgombrare la strada», hanno
sparato sui manifestanti in
marcia verso Maraa per chiedere ciò che era stato formalmente promesso dall’lncra; il
riconoscimento dei loro diritti alla terra. Avevano ancora fiducia nel governatore
che aveva promesso, il 6
marzo scorso, di inviare 12
tonnellate di viveri e 70 casse
di medicinali. Promesse non
mantenute. Il governatore;
con questa decisione criminale, credeva di potere spaventare questi uomini, queste donne, questi bambini,
con duecento poliziotti pesantemente armati. Irresponsabilità? complicità? desiderio di dare una lezione
esemplare? Fatto sta che lo
scontro è avvenuto e ha lasciato diciannove itiorti sul
terreno, alcuni scomparsi,
decine di feriti, nel corpo e
nell’anima.
La commozione nazionale
è stata alUaltezza dello scandalo e l’emozionè è giunta
oltre i confini del paese. Il
massacro di Eldorado, che
un memoriale disegnato dal
più noto architetto brasiliano, Niemeyer, ricorderà a
Brasilia e a Macaxeira, rimarrà come il frutto tragico
di una situazione conflittuale
che occorre risolvere rapidamente se si vogliono evitare
violenze ancora più drammatiche, ivi compreso per la
democrazia brasiliana.
Il Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), rispondendo
all’appello del suo partner
Cese (Coordinamento ecumenico di servizi), ha organizzato una delegazione europea alla quale si è aggiunto
un membro del Consiglio
delle chiese deU’America Latina, per esprimere alie vittime la simpatia della comunità ecumenica, per ottenere
informazioni dirette, per sostenere la lotta del Mst e gli
sforzi delle chiese e delle organizzazioni non governative, nonché per chiedere la fine dell’impunità. Si dice dei
leader contadini che essi sono «marcati per morire»; tocca a noi aiutarli perché siano
«marcati per vivere». (eni)
Sono spesso costretti con la forza a prendere le armi
Bambini soldati in quasi tutto il mondo
Bambini e ragazzi al di sotto dei 18 anni sono-coinvolti
in misura impressionante in
gran parte dei conflitti armati. Lo sottolinea uno studiorapporto effettuato per conto
di diverse organizzazioni tra
cui rUnicef e la comunità religiosa dei quaccheri. 1 mino.*
renni sono reclutati soprattutto nelle guerre civili, sia
dalle truppe governative che
dai ribelii, e vengono impiegati nei compiti più pericolosi, come i combattimenti in
prima linea e la ricerca delle
mine. Il bambino soldato ti. pico è il ragazzo che vive sul- la strada, il profugo senza genitori, il ragazzo cresciuto
nelle bidonville delle città o
nei villaggi evacuati.
Il rapporto ripete ancora
una volta l’appello a non reclutare ragazzi ai di sotto dei
diciotto anni, e quest’appello è stato accolto, sulla carta,
da diversi stati. In realtà gli
eserciti non rispettano questo limite o i ragazzi, per'
mancanza di documenti,
non sono in grado di dimostrare la loro giovane età. Secondo il rapporto, anche
l’Onu dovrebbe intervenire
subito e modificare la Convenzione sui bambini e portare da 15 a 18 anni il limite
minimo di età per l’arruolamento di soldati.
I soldati bambini spesso
sono addirittura fra i 10 e i 14
anni. Non si hanno cifre precise perché sia i governi, sia i
ribelli non ne ammettono
l’esistenza. Lo studio, che at
tinge a documentazioni di
Organizzazioni non governative raccolte in 24 paesi
diversi, afferma che in diversi casi un terzo dei combattenti è al di sotto dei 18 anni.
In paesi travagliati dalla
guerra civile come EI Salvador, l’Etiopia e l’Uganda
vengono arruolate e armate
anche le ragazze.
La maggior parte dei bambini e dei ragazzi sono costretti con la forza a prendere
le armi, talvolta Vengono rapiti nei pressi delle scuole. E
sono trattati così brutalmente che molti di loro si suicidano. Quando sono feriti
I nessuno si occupa di loro.
Anche dopo la fine di una
guerra vengono abbandonati
a se stessi. (epd)
BALE
VENERDÌ 6 SETTEMBRE 199i
* Burundi: le violenze preoccupano fortemente le chiese
Fare presto per evitare un nuovo genocidio
Le chiese e le organizzazioni ecumeniche hanno
condannato le violenze scoppiate nel Burundi dopo il
massacro compiuto il 20 luglio scorso in un campo profttghi: «Il Consiglio ecumenico delle chiese condanna categoricamente i massacri
perpetrati in Burundi - ha
dichiarato il pastore Michael
Davies, segretario generale
ad interim del CeC -. La recente carneficina, che ha fatto trecento nuove vittime nel
campo di Bugendana, nella
regione di Gitega, costituisce
una “escalation" della violenza che, dal 1993, ha già
causato la morte di circa
150.000 persone,'principalmente bambini, donne e
persone anziane».
«Dopo il genocìdio compiuto in Ruanda il Cec, le sue
chiese membro e le organizzazioni di chiese ad esso collegate hanno messo in piedi,
nell’ambito di Act (Azione comune-delle chiese), e in cooperazione con la Conferenza
delle chiese di tutta l’Africa
(Ceta), programmi di aiuti
umanitario di urgenza e di
soccorso pastorale alle vittime di questa tragedia. Inoltre, il Cec si è sforzato di so-,
stenere le chiese della zona,
in particolare quelle del Burundi e del Ruanda, nei’loro
sforzi per promuovere intorno a loro la pace e la riconciliazione - ha spiegato Michael Davies -. Ci uniamo
all’appello pressante lanciato
dal delegato speciale delle
Guatemala
Vendita di bambini: un mercato
che frutta centinaia di miliardi
Le organizzazioni per la
protezione dei bambini stimano che in Guatemala la
vendita dei bambini frutti
centinaia di miliardi. Il traffico illegale delle adozioni viene condotto «da una piccola
cerchia di avvocati», ha affermato Guillermo Monroy
dell’Organizzazione non governativa Gruppo Prodem,
che si batte perché venga stilata una convenzione per i
diritti dei bambini.
Solo nel 1995 la «vendita»
di bambini, soprattutto all’
estero, a coppie desiderose di
adottarli ha fruttato oltre 300
miliardi di lire. Monroy ha
sollecitato il governo guatemalteco a emanare delle leggi chiare per l’adozione e a
firmare in proposito l’accordo internazionale dell’Aia.
Secondo ricerche condotte
dalle organizzazioni che si
occupano della protezione
dei minori l’80% dei 5 milioni
e mezzo di bambini e bambine del Guatemala vive sotto la
soglia della povertà. Un terzo
è costretto a lavorare per sopperire alle difficoltà finanziarie della famiglia, oltre 5.000
vivono sulla strada. Negli ultimi 5 anni circa 150.000 bambini sarebberb morti per sottonutrizione e malattie, iepd)
Nazioni Unite in Burundi
che chiede che misure d'
genza vengano prese a live)
internazionale per fermare
ciclo della violenza nella zo:
dei Grandi Laghi prima
sfoci su un nuovo genocidi!
«Chiediamo con insistei
ai governi del Ruanda e
Burundi, ai loro esèrciti e a
tutti i gruppi armati della ztì-i
na, di cessare immediata-,
mente queste carneficine, e
di por fine fin d’ora al circolo,
vizioso delle rappresaglie,
Facciamo appello al Consf
glio di sicurezza deU’Onu,
all’Unione europea e all’Or,
ganizzazione dell’unità africana affinché accelerino l’a.
zione destinata ad offrire una',
protezione alle persone piij ■
vulnerabili, esigano un ces4-/
te il fuoco e una soluziorie negoziata a questo conflitto etf
aiutino alla loro applicazióne»,. ha precisato Davies.
Il segretario generale delléi
Federazione luterana moni
diale (Firn) Ishmael Nokai”
teologo dello Zimbabwe, h’à
inviato una lettera al precisi
dente della Tanzania, Benjàvi
min Mkapa, in quanto dm
gente di uno degli stati limi,«’'
trofi del Burundi, esortandolp
a proseguire i suoi sforzi per
cercare di ristabilire la pai^:
in Burundi e in Ruanda. «Il
conflitto in Burundi noripuói
essere risolto con mezzi mi-j
tari. È pertanto della maspliì
ma importanza promuover^
la mediazione, instaurarèil
dialogo tra le parti, e trovfflel
soluzioni pacifiche al conflits»;
to» ha sottolineato IshrtaA
Noko, che ha confermati} al
presidente Mkapa la volonà’
della Firn di continuare i suoi
programmi di aiuto umaiiitario e di sostegno pastoral|al'
le vittime.
.j ^
La situazione dei diritti umani nella Guinea equatoriali i
l/impunità crea un vuoto etico fra la gente < i
La Commissione dei diritti
umani dell’Onu si è riunita a
Ginevra nella scorsa primavera. Martijn Doolaard vi rappresentava l'Alleanza riformata mondiale (Arm). Questo
estratto della sua relazione riguarda la situazione nella
Guinea equatoriale.
MARTIJN DOOLAARD
E
la quinta volta che Carmelo Mocong, direttore
dell’Associazione della Guinea equatoriale per la difesa
dei diritti umani, ha preso la
parola circa la situazione del
suo paese. Nonostante il suo
intento dichiarato di tornare
ad un regime democratico, il
governo viola sistematicamente i diritti umani e le libertà fondamentali. Durante
l’anno 1995 e l’inizio del
1996, membri dell’opposizione sono stati posti in detenzione per un breve periodo perché esercitavano i loro
diritti politici, e sono stati
maltrattati nei posti di polizia e nelle caserme militari.
Sono stati sottoposti a forme
di tortura molto crudeli. Anche il sindaco della capitale,
Malabo, è stato arrestato e
maltrattato, e gli autori di
questo delitto sono rimasti
impuniti. L’impunità istituzionalizzata in Guinea equatoriale crea un vuoto etico
nella comunità.
Altrettanto inquietanti sono il largo fosso tra il testo
delle leggi e decreti destinati
a proteggere i diritti dei cittadini e la loro applicazione, e
la violazione di queste leggi
nella vita quotidiana da parte
delle autorità governative, di
cui così spesso è stata denunciata la tirannia. L’Arm ha
lanciato un appello alla Commissione per chiedeile di fare
Guinea equatoriale: una via della
capire al governo della Guinea equatoriale che nulla si
risolve con la forza e con atti
unilaterali, e di convincerlo
ad aprire un dialogo con le
forze polifiche del paese e di
rispettare i principi fondamentali della democrazia e
del diritto. Inoltre, l’Arm ha
chiesto il rinnovo del mandato del relatore speciale sui
diritti umani nella Guinea equatoriale, perché è importante tenere la situazione sotto controllo internazionale se
si vuole che i diritti umani
vengano rispettati.
Nel suo rapporto, il relatore speciale, Artucio, ha rilevato vari sviluppi positivi che
purtroppo sono stati eclissati
dalle elezioni presidenziali
del febbraio 1996, nel corso
delle quali tutti i diritti politici sono stati violati. Il candidato comune dell’opposizione è stato arrestato e torturato. L’opposizione ha ritirato
il suo candidato, per cui il
presidente ha ottenuto il 99%
dei voti. II ministro dell’Interno è tuttora presidente del
comitato elettorale, uno dei
capitale, Malabo
molti esempi della
plicazione di raccomano®t
zioni che erano state
precedenza. La libertà r® '
giosa viene generalmente
spettata, salvo in alcune zo
rurali dove i preti sono si
cacciati o maltrattati
pretesto di avere predio ,
contro il governo. ^
Nella risoluzione sui di .
umani nella Guinea equat»
riale, adottata per co
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verso la democrazia ab® j
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Siam
butti
prati
lerci
cetta
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Siam
«noi