1
LA BUONA NOVELLA
GIORNALE DELLA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
Seguendo la rciilà nell« rariià
Kkks. IV. 15.
Si distribuisce oyni Venerdi. — Per radun Numero centesimi 10. — l’er cadmia linea d inserzione centesimi 20.
Condizioni d’A»«iioeiazionei
PerTomso — Un Anno !.. S.—Adomicilio L. « • — Pruviscie L. • *0.
Sei mesi . - . » »•
Tre mesi • •. — • • •* — • •
Per Francia e Stizzera franco a destinazione, e per l’Inghilterra franco al confine lire » 5«
per un anno, e lire * per sei mesi.
Lo Aewiciazioni si ricevono: in ToRiicnall't;fililo ilrl MIornule,viale del ne, num.31.
— A Genova, alla CapprII* ValUriic. mina di S. Chiara.
Nelle provincie, presso tutti gli U/llcii pattali per mezzodì V'abita, che dovranno essere inviati
franco al Direttore della ncos.\ N(ivtI,i.A e non altrimenti.
All’estero, ai seguenti indirizzi; Lo:iDRA,dai sigir Nissheu c C. lihrai, 21 Berners-itreet;
Parigi, dallalibreriaC. Meyrucis, rue Tronchel,‘i; Nimf.s dal sig. l*cyrot-Tinel libraio; Lio:ie;
dai sigg. Deni» el Petil Pierre librai, rue .Neuve, I8; Ginevra, dal sig. E. Beroud librai»
Losassa, dal sig. Delafontaine libraio.
Soniiiiario.
Appendice: Cenni storici sulla Riforma in Italia nel secolo XVl. — Alleanza evangelica. —Corrispondenza tra un padre cappuccino ed un evangelista della nostra Chiesa. — Industrie e maneggi de’sanfedisti. — Lo Statoromano svelato.
— Andate di filo a Gesù. — Notizie ; Savoia. Inghilterra - Prussia.
AVVISO
ALLEANZA EVANGELICA
L’Ufficio del Ramo britannico ha la sofldisfazione di annunziare ai membri ed agli
amici dell’ALLEANZA EVANGELICA che la
prossima conferenza annuale si terrà, a Dio
piacendo, a Glasgow e comincierà il mercoledì mattina, 20 agosto, anno corrente.
L’apertura sarà preceduta da una raunanza
generale preliminare, il martedì sera; il
Concilio si chiuderà con una assemblea pubblica il venerdi sera, 22 agosto. Il signor
John Henderson aderì volontieri d’incaricarsi della presidenza nella serata, e l’onorevole lord Benholme di quella dell’assemblea pubblica. Il reverendo James Sherman , antico ministro di Surrey Chapel,
presiederà la prima seduta della conferenza
e pronuncierà il discorso anniversario. Due
APPENDICE
CENNI STORICI
DELLA RIFORMA IN ITALIA
NBL SECOLO SVI.
XXXII
Ma per distruggere la fiorente Chiesa di Locamo, anziché ricorrere all’aperta violenza, come
« Napoli, nelle Calabrie e in altri luoghi fu praticato, i nemici della Riforma fecero uso dell’artifizio e dell’intrigo; armi polenlissinie nelle loro
mani, e meglio adatte che la forza, a debellare
in quel paese i partigiani della nuova chiesa evangelica. Imperocché si trattava disuscitarc contro
i Locarnesi non solo i cantoni cattolici della Svizzera, ma gli stessi cantoni protestanti. A questo
relazioni saranno lette nel corso delle sedute; l’una, sul legame eh’ esiste fral’iiUeressamento attivo per le missioni estere eia prosperità spirituale delle nostre proprie Chiese;
l’altra, sugli oggetti sopra i quali l’attività
dei cristiani britannici e di quelli del continente può esercitarsi iti comune.
Più estese istruzioni verranno in seguito
date; ma intanto sollecitansi tutti coloro che
hanno a cuore l’opera e i progressi dell’Alleanza a far il possibile onde assistere al
Concilio. Gli amici di Glasgow desiderano al
vivo di veder largamente rappresentate l’Inghilterra , rirlanda, il paese di Galles ed
ogni nazione continentale. Eglino offrono
di buon grado l’ospitalità loro a tutti i fratelli che saranno disposti ad accettarla.
Londra, 10 giugno 1856.
Carlo Jakson, segretario
J. P. Dobson, do.
CORRISPONDENZA
tra nn Padre Cappuccino ed un Rvangelisla
della noslra Chiesa
È gran tempo che da un carissimo fratello
in Gesù Cristo ci venne comunicata la interessante corrispondenza che ora pubblichiamo :
non fa di mestieri accennare i varii motivi che
ne ritardarono fin qui l’inserzione ; però assi
oggetto si ebbe cura di rappresentare i riformati di Locamo come imbevuti delie dottrine di
Servet, d’arianismu, d’anabattismo, dì socinismo, ecc., autori di scandali, turbatori della
pace pubblica e della concordia nazionale, e per
ciò indegni della protezione dei calvinisti. G invano quei miseri spedirono a quest’ultimi un’esplicita professione di fede religiosa; il veleno
della calunnia s’era già infiltrato negli animi.
La quislione fu portala davanti alla Dieta generale, e per via d’arbitrato fu deciso che i Locarnesi dovessero sottoporsi di bel nuovo alla religione romana, o lasciare, in una colle loro famiglie, il paese, senza poter inai tornarvi, nè stabilirsi
snl territorio de’cantoni cattolici, e furon comminale pene severissime contro chiunque fosse
convinto d’opinioni contrarie alla fede cattolica.
L’esecuzione di queslo editto fu commessa a
deputati papisti, i quali, recatisi immantineule
sopra luogo, malgrado i rigori dell’inverno, ese
curiamo l’onorevolo persona cho ci trasmise it
carteggio che non fu miniraamento per nostra
mala voglia od incuria. Anzi dichiariamo d’essero al presento lietissimi, potendo soddisfanil desiderio del gentile fratello non .solo, ma
eziandio il nostro, coirolTerirc ai lettori della
Buona Novella un mezzo eificace d’istruzione;
e porgendo a lui i dovuti ringraziamenti, diamo
principio alla pubblicazione della corrispondenza.
Il Padre Teodosio al sig. Bruschi.
Vregialisnmo Signore,
Avendo inteno che la S. V'. aveva piacere d
tenere con lac una conferenza in materia di religione, e non potendo fermarmi più a lungo
per impegni contratti, la prego a volermi far
noti i suoi dubbi per lettera, mentre io mi dichiaro pronto a risponderle per posta corrente,
lesto di famiglia in Potitedecimo; ella quindi
saprà dove dirigere i suoi scritti. Mi mandi la
sue lettere franche di posta, io farò altrettanto.
Addio.
Colgo la presente occasione per dirmi
Della S. V.
Umil.mo Servo
Frà Tbodosxo, Cappuccino.
F. Brnfchi al Padre Teodosio,
M.to Rev.do Padre Pro.ne Ots.mo,
la replica alla sua pregiatissima di ieri, hi>
l'onore di comunicarle esser la paternità V.
M. R. stata indotta in errore quando ha intesa
aver io desiderato una conferenza in materia di
religione colla medesima. Non ho cercato mai
discussioni con chicchessia, come non ne ho
guirono senza indugio il loro mandato. Alcuni
si sottomisero, senza tanto esitare, alla Chiesa romana, chiedendo perdono del loro traviamento e
promettendo d’obbedire per l’avvenire alle sue
leggi; ma allri, volendo rimanere fedeli ad ogni
costo al culto evangelico, recaronsi in compagnia delle donne e dei figli alla sala del Consiglio, dove uno d’essi dichiarò, a nome di tutti^
qual era la fede per cut làceasi guerra contro
tanti innocenti; in qual modo aveanla abbracciala, quanto diversa fosse dalle condannate
dollrine di Servet, d’Ario e di Socino; e coraefortemenle legata colla purità de’ costumi, colla
concordia de’ cittadini e coll’ordine sociale. L’oratore finiva col dimostrare l’ingiustizia di quell’editto chc puniva del bando una eletta parie dì
quel popolo siala sempre fedele alla Confederazione, ed invocando grazia per una molliludiua
sì numerosa, composta in gran parte di deboli
donne e di innocenti fanciulli. Ma nè ragiona-
2
Ticusate giammai. Ella andò parimente errata
quando inimaginò aver io dei dubbi da farle
noti. No, mio Rev.do Padre, non ho dubbi. La
mia credenza religiosa è il frutto di lunga e penosa lotta: i dubbi, la Dio mercè, sono svaniti;
la verità si è fatta giorno sino al mio cuore ; l’Iio
ricevuta con gioia, e son felice di poterle annunziare che son cristiano per vera ed intima
convinzione. — Questa vittoria completa sul mio
intelletto e sul mio cuore non fu l’opera degli
immensi volumi dei santi Padri della Chiesa ,
uè dei sottili trattati d’un’arida teologia, atta
solo ad usar l’intelletto senza mai dir nulla ad
un povero cuore: no, no: fu invece opera di
quella parola semplice e maestosa ad un tempo,
che fu dettata da Colui, il quale multifariam
■multisque' modis olirti loquens patribus iti Prophelis, novissime diehus istis locutus est nobis in Filio — di quella parola proclamata dal Salmista,
parola di verità; testimonium Domini fidele —
principitim verborum tuorum veritas — di quella
parola ohe è eterna, ferma ed incrollabile in
stemum, Domine, verbum tuum pcrmanet—Cosìum et terra transihunt, verba autem mea twn
transibunt— di quella parola tutta chiara e raggiante di quella divina Luce da cui emana; prsceptum Domini lucidum, illuminans oculos. ■— Lvrcema pedibus meis verbum tuum et lumen semilis
meis — di quella parola infine, atta per ogni
guisa a diradar le tenebre dell’umana ignoranza,
a render savii a salute, a convertire i cuori —
Sapientiam -prmstans parvulis — quscumque scripta sunt, ad nostram doctrinam scripta sunt —
omnis scriplnra divinitus inspirata ufilis est ad
Jocendum, ad arguendum, ad corripiendum, ad
ei-udiendum in justitia — lex Domini immacidata
i'onvertens animas. — Dopo di che giudichi la
P. V. se io possa aver dubbi avendo creduto al
Signore ! Ah ! Dio volesse che ella pure aprisse
il suo cuore a queste parole, ed umilmente projitrata innanzi al Signore dicesse insieme con Samuele: loquere. Domine, quia audit servus tuusi
— Se ferma però è la mia credenza perchè basata sul fondamento degli Apostoli e dei profeti
non ne segue che io rinunzi alla gentile offerta
■da lei fattami d’intraprendere meco una epistolare corrispondenza sulle dottrine in nontroversia fra noi; l’accetto anzi cou vivissima riconoscenza verso il Signore, il quale prego a benedire questa corrispondenza stessa, con fare a
sua gloria risplendere luminosamente agli occhi
menti, nè suppliche valsero a iinpielosire quei
deputati, i quali, spinti dal proprio fanatismo e
Aiie più aizzati dagli agenti papali, intimarono a
meglio che duecento cittadini di sgombrare il
paese in brevissimo tempo. Ed era miserando
spettacolo il vedere tante famiglie, per lo più
operaie, dare l’ultimo addio alla loro patria. Fu
ad esse negato un rifugio in alcuni cantoni protestanti; negato persino il passaggio pel territorio
lombardo, per cui non rimaneva loro che il difficile cammino a traverso i ghiacci e le nevi,
iatio più lungo e più duro da’bisogni ond’erano
tormentate, e dai patimenti cni soggiacevano ,
jipecialmente i loro pargoletti. K fu gran ventura
quella di poter condurre seco loro i figli e le
poche masserizie; perocché la crudellii del nunzio
pontificio era salita si alto, da pretendere che i
deputati della Diala degli uni e delle allre le privassero.
La.cillà di Locamo, che applaudì follemente a
di ambedue noi la glorioiia fiaccola della verità
che cerchiamo.
Cominci dunque, mio rev. padre, a confutare
ciò che ella chiama errori della Chiesa a cui ho
l’onore di appartenere ed io le prometto in ricambio una ebdomadaria risposta. Si tratta di
convincere un uomo il'quale, quanttmque sostenga di esser dalla parte del vero, deve essere
ciononostante, aldi lei pulito di vista, nell’errore
e quindi sulla via della perdizione : e siccome
ella dee credere di esser ministro di colui che
instancabilmente cercava la pecorella smarrita,
ho il diriltoTli aspettare da lei quanto ieri nella
pregiatissima sua mi prometteva. In tale aspettativa ho l’onore di dirmi
Della P.tà Sua M.to Rev.da
Dev.mo Servitore
F. Bruschi
Il Padre Teodosio al signor Bruschi.
Preg.ma Signore,
Ricevuta appena la di lei pregiatissima, e certo
prima di aprirla, non poteva più capire in me
stesso dalla gioia nella speranza di poter in essa
riscontrare una chiara, distinta e categorica esposizione dei suoi principii e delle sue credenze in
materia di religione. Ma con mio sommo dispiacere mi sono trovato deluso nella mia aspettazione. Invece di una determinata professione
di fede ella mi ha scritto una lunga tiritera di
testi, da farne una lunghissima predica sulla parola di Dio. Non era questo per fermo ciò che
io domandava; io bramava sapere da lei quali
sono i punti del suo dissenso dalla Chiesa cattolica, onde poterle rispondere adeguatamente;
cosa che ella in ultiso desidera ohe io faccia,
senza però poter capire a qual rigore di logica.
Se veggo bene nei testi citati, V. S. si è formata
una religione a norma del suo privato giudizio,
perchè si è posta ad ascoltare Iddio parlante al
suo cuore nelle divine Scritture ; ma, di grazia,
che le ha detto mai! quali ispirazioni ne ha mai
ricevute ! Io noi so, e bramo saperlo. Parlando
storicamente, questo so di certo che fino dai
tempi del gran Bellarmino fere octoginta sectae ex
uno Luthero prodierunt: arrogi che quasi un altro
centinaio almeno di sètte diversepullulò da quell’epoca in poi variantisi all’infinito. Si trova olla
forse in una di quelle ottanta accennate di sopra,
o in una delle altre successive? Io noi so, lo ri^
questi ed altri fatti d’intolleranza, non tardò a
soffrirne le conseguenze neH’avvilìmento dell’industria e del commercio di cui gli espulsi
erano principale strumento. Le quali calamità
divennero vie più sensibili per altri naturali e
civili ilagelli da cui quella città fu assalila. In
prima spaventose tempeste devastarono il territorio, indi un morbo micidiale mietè mollissime
vile; ed in ullimo discordie intestine aggravarono la mi.sera condizione dei superstiti; senza
coniare le prigionie, le confische ed altri mali
cui gli agenti papali, intemperanti nella vittoria,
sottoposero questo o queU’altro individuo sospetto d’eresia.
Nò più felice era la condizione delle ciltii
lombarde, dove il trionfante fanatisijjo giunse a
dettar leggi e dispurdere i riformali, con tutti i
mezzi ch’erano in suo potere; nou meno deploranila la sorte del ducato di Parma, il cui principe, per un trattato conchiuso con l’aolo IV, diede
peto, e di cuore bramo saperlo per poterle attendere la promessa. Quando V. S. avesse a combattere le mie credenze, ella certo potrebbe farlo
senza richiedermi delle mie private convinzioni,
chè sa benissimo la mia fede essere quella di
tutti i cattolici. Io poi come potrei farlo a di lei
riguardo, se mi scrive la sua credenza d’oggidr
essere il frutto di lunga e penosa lotta, dalla
quale lotta ignoro quale vittoria abbia mai riportato? Io aspetto pertanto dalla S. V. un’altra
lettera nel senso indicatole di sopra; una lettera
cioè che indichi i motivi delle sue presenti opinioni, e dell’abiura dall’antica sua fede, e nella
speranza di uix favorevole riscontro passo a segnarmi
Di V. S.
Um.mo Servitore
Frà Teodosio Cappuccino
F. Bruschi al Padre Teodosio.
M.to Rev.do Padre Pro.ne Oss.mo
Mi ha recata non pooa maraviglia le pregiatissima sua, nella quale ella mi dice che aspettavasi da me una chiara, distinta e categorica
esposizione de’ miei principii e delle mie credenze in materia di religione: una determinata
professione di fede, non che i punti del mio dissenso dalla Chiesa Cattolica. Io mi era creduto
che ella'non avesse altro diritto che quello di
aspettarsi una risposta categorica alla lettera che
mi aveva spedita, e credeva aver adempiuto al
mio dovere, con disingannare la P.a V. M.to.
Rev. dagli errori in cui la medesima era stata
indotta a mio riguardo. Ella dicevami: aver inteso che io desiderava tenere una conferenza religiosa seco loi, ed aggiungeva: che io le esponessi i miei dubbi per lettera. — Io credo averle
categoricamente risposto dicendole: non essere
esatta la prima di queste sue assertive, ed esser
totalmente priva di fondamento la seconda: —
Io non ho dubbi, le dicea: e per provarglielo trascriveva alcuni passi delle divine Scritture, per
mostrarle appunto che la mia fede era fondata
sopra una base ben ferma. Comunque sia, quantunque in quella lettera non le avessi fatto uni.
esplicita professione di fede, nè espostile i punti
del mio dissenso dalla Chiesa papale, cosa che
la paternità vostra non domandavami, mi pare
però che ella avrebbe potuto, e con gran facilità, dedurre e l’iina e gli altri dalla serie me
la vila e i beni de’ sudditi iu balia degli inquisitori.
t)gni angolo d’Italia ebbei suoi martiri; nè di
tutti potremmo tener discor.so, senza uscire dai
ristretti limiti che ci siamo imposti nel presente
lavoro, il quale anziché una sloria completa
della Uiforma italiana, ne è un saggio. Laonde,
passando sotto silenzio la misera fine di Fanino
da Faenza, di Galeazzo Trezio da Lodi, di Pomponio Algieri napolitano, di Francesco Gamba
lombardo, di Domenico della Casa Bianca vendo, di Barloccio da Spoleto, d'Aonio Paleario
veronese, e di mollissimi allri dannali in parte
a perir vivi Ira le fiamme e in parte abbruciati
dopo d’aver lasciala la vita sul patibolo, ci occuperemo di Pietro Garnesecchi, uno de’ principali e >>!ù illustri seguaci della Riforma.
(Continua;.
3
desima dei testi che le trascrissi. Da essi in
latti rilevasi chiaramente che io ritengo la Bibbia come divina, e quindi per vero tutto ciò che
essa contiene. Che io la ritengo per ferma e
stabile nelle sue promesse come nelle sue minaccie ; e quindi ogni uomo dee sforzarsi di uniformar la sua fede e la sua condotta ai suoi domini ed ai suoi precetti per ottener quelle e per
isfuggir queste. Che ió la ritengo come chiara
e luminosa in tutto ciò che cencerne la fede e ia
morale; e quindi sufficientissima ad ottenere lo
scopo per cui venne dettata, cioè l’eterna salvezza
per quei che la leggono o che ne ascoltano la
genuiha lettura colle dovute disposizioni, e piegano la loro ragione alla perfetta ragion del Signore ed aprono coll’aiuto di Dio il loro cuore
alla di lei salutare influenza. Il che in breve vai
quanto dire che l’unico codice che per me faccia autorità in materia di religione è la parola
di Dio : che credo la Bibbia, tutta la Bibbia, e in
religione null’altro che la Bibbia. E se questa
non è una determinata professione di fede, non
so quall’altra mai esser lo possa. — Mi pare inoltre che la Paternità Vostra M.to Rev.da avrebbe
con egual facilità potuto dedurre da quei testi
ila me trascritti alcuni punti essenziali del mio
dissenso dalla Chiesa papale. — Ritenendo io infatti la Bibbia per parola di Dio vivo e vero, tale
credo dover essere il rispetto che le si deve, che
nessun uomo,o casta d’uomini possa mutarla;
che quindi la Clliesa papale avendolo fatto, come
lo proverò quando occorra, io non poteva restare
dopo tal conoscenza in quella Chiesa. — Credendo io la Bibbia dettata da Dio per l’istruzione
di tutte le sue creature, e quindi intelligibile e
chiara in tutto ciò che concerne l’eterna salvezza;
io dovea separarmi da una Chiesa che ne proibisce la lettura, qualora non se ne ottenga un
permesso speciale, o non leggasi con annotazioni,
frutto del privato giudizio d’un uomo, e sanzionate dal privato giudizio d'un altro. — Ritenendo
io questo sacro volume tutto per sommamente
istruttivo e necessario a salvezza, io doveva separarmi da una Chiesa che ne legge sol qualche
squarcio al popolo, ed in una lingua che il popolo non intende. — Ritenendo infine la Bibbia
come l’intiera e completa rivelazione della divina
volontà a nostro riguardo, e in conseguenza come
pienamente suiEciente a conoscere la divina volontà medesima; era, ancóra una volta, mio debito
separarmi da una Chiesa che la proclama insufficiènte, ed aggiunge alla parola di Dio, e dà lo
Stesso valore agli innumerevoli Padri in foglio
della Chiesa greca e latina, non che alle cosi dette
Decretali. — Tutto ciò. mio reverendo Padre, pareàmi cosa facile a dedursi da quei testi che io
le trascrissi. Ma alla Paternità Vostra piacque
invece l’andar a cercare le fere octoginta sectae,
che'ix tino Luthero prodierunt, non che le altre
cento che ella dice (come tutti i papisti) esser
pullulate da quell’epoca iu poi; e, schermendosi
(lall’intrapreuJer sul serio ]a confutazione dei
miei principii, ne pretesta a sua discolpa il non
sapere a quale di quelle sètto io mi appartenga.
Le confesso che questo pretesto e questa scusa
hanno prodotto in me vivo dispiacere a di lei riguardo, imperocché, come posso io rjedere che
ella supponga in buona fede appartenere io a
qualcuna delle sètte da lei accennate , mentre
Jion può ignorare ciò che ('■ noto a tutto il paese,
cioè esser io un m*inbro della Chiesa di Gesù
• 'risto cho è nelle valli di Piemonte, Cbiesa che
dai papisli medesimi è riconosciuta come di
lunga pezza anteriore alla riforma? Ella non può
allegare ignoranza a questo proposito; crederei
anzi di farle ingiuria supponendo la paternità
vostra digiuna dei fatti di questa Chiesa narrati
nelle patrie istorie, non chc delle di lei dottrine
conosciute da ognuno che abbia fatto il più meschino corso di storia ecclesiastica. —
Checché ne sia, ella ha colla presente la mia
determinata professione di fede, non che la esposizione di alcuni punti del mio dissenso dalla
Chiesa papale, in un con alcuui dei motivi che
ne determinarono la mia uscita: onde non mi
resta ora che attendere dalla di lei gentilezza il
pieno mantenimento della sua promessa. Nella
quale aspettativa passo a confermarmi
.Della Pat.tà Vostra M.to Rev.da
Um.ino Servitore
F. Bruschi.
Ill'STRIE E «ANECGI DEI SANFEDISTI
fContinuazione^
Il sanfedismo avendo per base l’intolleranza
e per iscopo l’esterminio di tutto ciò che al suo
sistema si oppone, deve di necessità osteggiare
ogni principio di libertà politica e religiosa; però
l'esperienza chiaro addimostra che verso i liberali non solo, ma verso gli stessi increduli usano
pure i sanfedisti qualche indulgenza, mentre
contro gli evangelici nutrono tale un livore, ed
una rabbia che tocca, starei per dire, l’idrofobia.
Eppure sembra che la cosa passar dovrebbe diversamente, essendo che noi conveniamo con
essi su molli articoli fondamentali di religione,
p. e., conveniamo nell'ammettere l’esistenza di
un Dio uno e trino , nel credere la Divinità di
G. C. e l’opera compiuta della Redenzione. Ci
accordiamo nel riconoscere la rivelazione dell’Antico Testamento e del Nuovo ed in tntti gli
articoli dell’Apostolioo Simbolo siamo di pieno
accordo. Dunque almeno qualche simpatia dovrebbero sentire più verso noi, che verso coloro
i quali ogni rivelazione discredono : eppure il
contrario ci dimostra l’esperienza di lutti i luoghi e di tutti i giorni, e ci odiano con un odio
veramente perfetto , come enfaticamente esprimevasi un prete, applicandoci le parole latine
d’un salmo: perfecto odio ecc. Più. Se una chiesa
del culto romano si converte in teatro, in fondaco, in istalla, in opificio, nessuno se ne occupa,
nessuno parla, ma se trattasi di farne un tempio
evangelico per annunziarvi fa parola di Dio, si
scatena l’inferno, e il sanfedismo move ogni pietra per impedirlo. Più ancora. .Se si aprono in
una città dei postriboli anche a contatto di chiese
e conventi, nessuno si oppone, nessuno move
lagnanze, anzi vi son dei preti che affittano a
tal’uso le loro case, e vanno in persona a riscuotere la pigione, e se per avventura o sopra
le porte, o vicino alle finestre dei lupanari vi è
qualche madonna, come spesso accade, vi sono
i devoti che vanno ad accendervi ogni sera la
lampana, affinchè i concorrenti trovino meglio
la porta, e non cadano, per le scale; ma se si
apre una scuola o un luogo di riunione per gli
evangelici, affine d’ammaestrarvi gU ignoranti
ed edificarsi scambievolmente colla lettura della
parola di Dio, si grida tosto alla profanazione,
all’eresia, allo scandalo, al sacrilegio. Chi mi
sa dir la ragione di un tal procedere dei sanfedisti? Le ragioni principali sono due. La prima
è perchè dicono che l'eresia (intendi la verità)
è un morbo epidemico c contagioso che facilmente si attacca, si diffonde e porta la rovina
dèlia santa fede, che paura! che fede hanno mai
in quel portse inferi non prsvalehunl chc! hanno
sempre sulla linguai La seconda ragione, c forse
la più interessante, è questa. I razionalisti, gl'increduli, le meretrici e tutti quelli che non professano altro culto diverso dal romano, son tutte
pecore dell'ovile dei preti, sicché oper battesimi
o per matrimoni , o per mortorii, tutti devono
pagare ai preti i suoi diritti di stola bianca e
nera, sicché o in vita, o in morte,, o dopo morte,
0 latte, o lana, o pelle, qualche cosa devono lasciare alla bottega; che meraviglia adunque che
1 bottegai se la passino di buona intelligenEa
coi loro avventori? credano o non credano, purché quand’è ora aprano il borsellino e paghino,
hanno adempiuto il loro dovere colla Santa madre Chiesa. Ma i protestanti che professano altro culto, che hanno altri pastori, e che in tutto
sono emancipati dalla dominazione del prete, e
non lasciano più speranza di buscar da loro nemmeno un soldo, questi devono essere perseguiti
senza dar ad essi quartiere né iu città, nò ¡n campagna, questi sono la peste della Società, la rovina della religione degli avi, e giacché per la
malvagità dei tempi non si può più arrostirli
sui roghi e spandere al vento le loro ceneri, non
si deve comportare almeno che abbiano cogli
altri comune il riposo nei cimiterii. Questo
il linguaggio dei sanfedisti, e parmi che siano
assai coerenti ai loro principii.
Queste società segreto organizzate per la difesa della santa fede accolgono nel loro seno persone d’ogni ceto , condizione e sesso , purché
siano zelanti. Ognuno ha i suoi obblighi da
adempiere. I ricchi danno danaro per pagare
delle spie, stampare libercoli, e corrompere, se
loro vien falto, alcun di quei vili, che allettati
dalla speranza del danaro e del lucro, tornano
quai cani sudici ad ingoiare le feccie che già
avevano vomitate. 1 dotti si applicano a comporre o tradurre libercoli intitolati: Letture Cattoliche, che dispensano gratuitamente a chi ne
vuole e a chi non ne vuole, e quali dottrine contengano questi libri lo diremo, a Dio piacendo,
in altri numeri. Quelli poi, che come suol dirsi,
non hanno ne sale in zucca, nè danari in tasca,
sono impiegati a fare da spie, da mandatarii, ed
ogni più vile incombenza viene loro affidata, ed
essi a tutto di buon grado si sottopongono per
amor della santa fede.
Un'altra malvagia industria che usano costoro
è quella di far perdere il lavoro agli operai. Appena scuoprono che talun di costoro ha abbracciato il Vangelo, vanno tosto a denunziarlo al
suo principale, e se questi è un bietolone, come
spesso succede, il povero lavorante si trova senza
lavoro e senza modo di sostenere la famiglia.
Molti altri e di vario genere sOno i mezzi che
usano per raggiungere il loro scopo, fra i quali
tiene principalmente luogo il danaro, e quando
ci rimproverano di comprar le anime non fannoaltro che dirci ciò che fanno essi stessi. Con questo
mezzo riuscirono ultimamente in Genova di oom-, ■
prarsenc uno che da qualche tempo si fingeva
evangelico, ma'che non era de’nostri, altrimenti
sarebbe restato con noi. Vada pure superbo il
Cattolico di simili acquisti, noi invoce andiamo
superbi d'averlo perduto.
Nel prossimo numero esamineremo la dottrina
delle Letture cattoliche. (Continua).
LO STATO ROMANO SVELATO
Le Glaneur Savoyard, sollo l’esposto litoio,
ci piesenla un quadro assai bene colorilo delle
Irisli conJizioui in cui si trovano le provincie
4
italiane soggette al dispotismo dei cardinali ;
dispotismo ch’esercita eziandio, com’è noto,
i suoi malefici influssi, in ordine allo coscienze,
sopra una gran parte dell’Europa medesima.
Le verilà maestrevolmente raccolto nell’articolo
e l’idea di far sempre meglio conoscere il più
fiero avversario dol Vangelo, e il più intimo nemico dell’Italia in particolare e della civiltà in
genere, c’invitano a riportare le varie parti di
cui si compone il quadro suddetto.
I.
Progressi del liberalisìno negli Stati romani.
« Saranno ormai 2.5 anni che le deplorabili
condizioni dei papali dominii attirano l’attenzione dell’Europa.
t Innanzi l’anno 1831, sapevasi che cotesti
dominii erano male amministrati, poveri, senza
industria, senz’arti; il popolo, degradato e ignorante; ma sembrava ch’ei fosse accostumato a
tale imperio, come privo d’idee politiche, e lo
si abbandonava alla sua sorte.
• Nel 1831, videsi in pochi giorni un movimento liberatore percorrere le provincie dell’Adriatico, propagarsi di città in città con la rapidità del lampo; dappertutto le popolazioni si levarono con entusiasmo, le truppe resero le armi
senza colpo tirare, i prelati non ebbero che il
teqipo di fuggire. Le armate estere soffocarono
questo moto, ripristinarono le autorità clericali,
ma il paese non potè pacificarsi.
» I seguenti 16 anni scorsero in cospirazioni e
malcontenti da una parte, in crudeltà dall’altra ;
le città tentavano successivamente di sollevarsi,
la gioventù agitavasi nelle società segrete; i cardinali non sapevano che pagare dei mercenari
forestieri ed organizzare una polizia vessatoria
sfcelta fra le classi corrotte e depravale. Le prigioni, le galere, le fortezze si riempivano del
fiore della popolazione ; e cosi il malcontento
non faceva che aggrandire ed invadere le provincie state fino allora inoperose, come il patrimonio di san Pietro, la campagna di Roma, ecc. Nel
1849, apparve nel popolo di Roma, persino nelle
ultime classi, la convinzione che non era da
sperarsi alcuna prosperità fino a tanto che i preti
avrebbero il potere.
€ Nel (832, come oggidì, le potenze avevano
riconosciuto la legittimità delle doglianze dei
Romani, e raccomandato al papa la secolarizzaaione deH’amministrazione: il papa promise, poi
deluse con misure dittatorie. Oggi gli si domanda la stessa cosa, dichiarando in pari tempo
di voler rispettare il suo diritto di sovranità ;
questa illusione proviene da una veduta insufficiente della natura e dei principii della corte di
Koma.
« Si crede poter separare nel papa il sovrano
temporale dallo spirituale, ma invano; i due sono
intimamente fusi in una stessa persona. Giammai il papa ha preteso, accettando uno Stato
mettersi nel rango dei principi secolari, nè dì
centrarne le obligazioni. Il pontefice in sè è tuttod dominio non è che un mezzo di ricchezza e
d’influenza diplomatica, una'dignità affatto suddita e signoreggiau dal di lui titolo ecclesiastico. Che cos’è infatti la dominazione diretta
sovra tre milioni d’uomini per chi pretende rej[nare spiritualmente sull’umanità ? »
{Continua).
Andate di filo a Gesù
Un nobile proprietario, membro della Chiesa
papale, vivea ritirato ed avea il torto di lasciare
gli affari suoi iumano ad agenti malvagi. Certo
di lui affittuale, vicino il termine della sua locazione, stava per essere congedato daH’intendente che voleva, senza più, dare ad un altro la
terra. « Ma, dicea^i il lavoratore lagrimando,
mio padre e l’avo mio vissero in cotesta casa e
del frutto di cotesti campi: sareste voi così crudele! che devo io fare? » — Non avendo potuto
impietSsire il cuore del fattore, ei risolse di presentarsi al padrone del podere. Passo inutile !
Il portinaio del palazzo si oppose all’entrata, imperciocché il malvagio intendente gli aveva data
la parola d’ordiue.
L’affittuale , disperato , ricorse ad un mezzo
estremo: scavalcò il muro del giardino e penetrò uella casa per una porticina. Nessuno fortunatamente seguiva i suoi passi e l’infelice s’innoltrava determinato di continuare l’avventura.
All'uscio di una camera egli udi pregare; era la
voce di sua signoria; aspettò che avesse finito.
Il proprietario implorava con fervore l’intercessione della Vergine Maria e di san Francesco.
— Quand’ebbe terminato, l’affittuale, conturbato
per la sua strana posizione, picchiò pian piano
alla porta: < Entrate » gli fu detto, ed entrò.
« Chi siete voi, amico mio? » chiese il padrone,
«Che domandate?». L’atfittuale trattò l’affar
suo, gli espose i duri procedimenti dell’intendente, aggiunse ch’egli e la sua famiglia sarebbero ruinati, infine parlò in maniera da commuoverlo. Vi riuscì ; il proprietario ascoltò attentamente , assicurò il pover’uomo della sua
protezione, e gli disse che l’affittanza sarebbe
rinnovata. — Il lavoratore gli manifestò con
semplicità, ma con sincerità profonda, la sua
riconoscenza, ed allontanossi con rispetto. Tuttavia un pensiero lo colse: egli conosceva il Vangelo, e si rivolse indietro;
— « Illustrissimo, gli disse, io mi comportai
seco voi con assai libertà, e nondimeno l’avete
tollerato, ed anche salvate me e la mia famiglia.
Che Iddio vi colmi di benedizioni I Ma sarei
fors’io troppo ardito se vi parlassi d'altra cosa? »
— c Ebbene I caro mio, parlate senza paura ».
— « Mentre stavo alla porta, udii che pregavate la Vergine Maria e san Francesco, e non
appariva contentezza in voi. Scusatemi, ‘illustrissimo, io non posso credere che la Vergiie
e san Francesco sieno in caso di esservi più utili
di quello che l’agente e il portinaio lo sieno stati
a me. E me perduto! se mi fossi confidato a loro:
maio mi rivolsi direttamente a voi, illustrissimo,
e voi vi degnaste ascoltarmi. Se dunque piacesse
a vossignoria di uon più andar dietro nè alla
Vergine Maria,- nè a san Francesco, ma d’indirizzarsi a dirittura al Signore Gesù medesimo
per chiedergli quello di cui bisognate, Egli esaudirebbe la preghiera, poiché è scritto: — Io non
respingrrò colui ohe verrà a me ». — E cavando
di tasca un Nuovo Testamento , il buon contadino aggiunge : « Osservate qui nel Vangelo di
san Giovanni, VI, 37, Gesù Cristo ha detto ciò
a tutto il popolo. Se vossignoria vuol farne la
prova, ella nou s’appoggierà più sul falso ed otterrà delle benedizioni ».
Dicesi che il proprietario fu colpito da questo
ragionamento ben semplice, e che più tardi rinvenne ciò che un misero peccatore pentito sempre trova, guardando a Cristo; vale a dire, il perdono, la pace, la sahezza. — t Come accurata
mente mi si aveva nascosto il Vangelo! » diceva
egli, percorrendolo e pensando alle sue inutili
divozioncelle passate, in verso ai santi.
(Le Glaneur SavoyardJ.
Savoia. — Congreghe vescovili. — Riferiamo
letteralmente le due seguenti notizie che trovansi nel Risorgimento:
« Ci viene assicurato che di questi giorni ebbe
luogo a Moutiers, dietro invito, dicesi, e sotto
la direzione di monsignor arcivescovo di Genova,
un congresso dei vescovi di varie diocesi della
Savoia e del Piemonte — con intervento anche di
monsig. Dupanloup vescovo d’Orléans. — Vuoisi
che fosse lo scopo della riunione quello di provvedere di comune accordo sul contegno che debba
nelle odierne contingenze tenere lo episcopato
verso il governo. Ed anzi si soggiunge che uno
fra i congregati ebbe l’incarico di rappresentarli
colla persona e colla firma, per avere maggiore
speditezza e securtà di azione entro i limiti prefissi. Non dubitiamo punto che il ministero avrà
avuto voce, in tempo utile, di colesta convocazione, ed avrà prese le sue precauzioni. — Comunque, questo fatto che in altri momenti ci
parrebbe la cosa la più naturale, nelle presenti
contingenze ci pare abbia un grave significato,
massime anche pel mistero cou cui venne coperto.
— « Si dice che il ministero pensi a rispondere all’indirizzo che i vescovi della Savoia gli
hanno mandato. Non sappiamo quanto possa
averci di vero in questa voce, ma se la cosa è,
ce ne rallegriamo, come di una occasione offerta
al ministero di spiegare una buona volta come
la pensi in queste delicatissime quistioni politico-religiose ».
Inghilterra. — Conversione. — Il reverendo
Tobias Bolton, vicario della cappella romana
di Newcastle-on-Tyne, ha pubblicamente abiurato agli errori del papismo nel tempio della
Trinità.
Prcssia. — Alleanza eTangelica. — Una deputazione dell’alleanza evangelica di Londra e
di Parigi si è testé presentata al re di Prussia,
onde proporgli una riunione internazionale cristiana a Berlino per Tanno prossimo venturo.
Questa deputazione è stata benissimo accolta »
Potsdam. S. M. le dichiarò di prendere il più
vivo interessamento circa al progetto di riunione
dei cristiani di tutte le parti del mondo; che gli
rincresce di vedere divisioni nella Chiesa, e che
riconosce essere l’avvenire di essa legato ai principii dell’alleanza evangelica.
<Srua* ■•■•eBle* gereate.
ANNUNZI.
HORÆ APOCALYPTICÆ
OSSIA
LE PROFEZIE DI DANIELE
l'WHUSSB M S. 6I0ÏAIIM APOSIOIO
3* Edizione torinese
Vnrol. in-lSo di 530pag., con mappe.
Hrczzo liii. 1, C5.