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Anno 128 - n. 7
14 febbraio 1992
L. 1.200
Sped. abbonamento postale
Gruppo II A/70
In caso di mancato recapito rispedire
a: casella postale - 10066 Torre Pellice
tV J'-'
UU
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
LA LEGGE BLOCCATA
Obiettori:
dietrofront!
La legge che regolarizza l’obiezione di coscienza, approvata
dalie due Camere il 15 gennaio,
non piace a Francesco Cossiga.
Il presidente la ritiene incostituzionale, e sabato 1° febbraio
l’ha rispedita al Parlamento per
approfondimenti. Cossiga ritiene
l’obiezione di coscienza un « diritto limitato » cioè subalterno
alla « preservazione dei valori
della difesa della patria e dell’obbligatorietà del servizio militare ». Questo il pretesto « morale » della bocciatura. Ma in
pratica quello che si spiccona
via è la sentenza n. 467 (19 die.
’91) della Corte costituzionale
che metteva in dottrina: « La
coscienza individuale ha rilievo
costituzionale ».
Questo preambolo aveva caratterizzato la riforma della legge:
nessuna richiesta di obiezione di
coscienza può essere rifiutata,
salvo le eccezioni che, appunto,
Cossiga ritiene troppo esigue e
richiede più rigorosi accertamenti. La nuova legge sottraeva —
fatto importantissimo — al ministero della Difesa controllo e
vaglio delle domande, sottraendo gli obiettori anche al Codice
penale militare di pace.
L’unilaterale decisione di Cossiga è grave, presa a cavalio di
uno scioglimento delle Camere,
e significa — secondo alcuni —
disattendere la volontà sovrana
del Parlamento. Immediate le
reazioni del presidente delia Camera, Nilde Jotti, che si è già
impegnata a far riesaminare immediatamente la questione per
venirne a capo in tempo. Durissima la reazione della Lega degli obiettori: « Cossiga dimostra
in tal modo di essere certamente il presidente della Repubblica dei militari, ma non certo di
una società civile che da decenni chiede sia risolta questa faccenda ».
Marius Gnech Verdini
Sull’argomento è da registrare inoltre una presa di posizione del moderatore delia Tavola
valdese, past. Franco Giampiccoli, che in una nota ha dichiarato:
« Consideriamo la nuova legge
sull’obiezione di coscienza una
buona legge, che segue l’indirizzo per ii quale da tempo le
nostre chiese lavorano. A parte
la questione deila copertura finanziaria su cui non si discute,
non vedo quale altro ostacolo
debba essere frapposto alla sua
promulgazione.
Le Chiese valdesi e metodiste
si sono sempre impegnate per
promuovere l’obiezione di coscienza come forma di testimonianza cristiana, ed hanno una
convenzione col ministero della
Difesa per accogliere obiettori di
coscienza in servizio civile alternativo ».
HAI RINNOVATO
L’ABBONAMENTO?
ABBONAMENTO 1992
ITALIA ESTERO
Annuale 52.000 85.000
Costo reale 75.000
Sostenitore 90.000
Via aerea 150.000
SINODO DELLE CHIESE VALDESI DEL RIO DE LA PLATA
Camminando con gli indios
Verrà (discussa la responsabilità dei credenti in quella che è stata la costruzione della
società latinoamericana - Una ’’Giunta delle missioni ” attiva fra le popolazioni indigene
Il 16 febbraio, con un culto presieduto dai pastori Bianca Armand Pilon e Hugo Malan, si aprirà neila chiesa di Ombues de
Lavane la 29“ Assemblea sinodale delle Chiese valdesi del Rio de
la Piata. Un Sinodo importante per le decisioni che do.vrà assumere dopo la sessione congiunta tra il Sinodo delle Chiese valdesi
e quello della Chiesa riformata argentina (19 e 21 settembre scorso) che ha stabilito un’unità di azione tra le chiese sui temi della
missione, della ricerca teologica e dell’ecumenismo « di base ».
Un Sinodo che dibatterà il tema della responsabilità dei credenti nel’a costruzione della società latinoamericana a 500 anni
dall’arrivo di Colombo nelle Americhe.
Sul tema del rapporto tra le Chiese cristiane e le comunità
indigene abbiamo chiesto al moderatore della Mesa, past. Hugo
Malan, di fare il punto dell’azione delle Chiese valdesi del Rio de
la Piata.
« Siamo agli inizi del ’92 e qui
in America Latina nessuno può
evitare di rispondere alle domande e alle sfide che la presenza degli indigeni pone alla coscienza
dei credenti », racconta Hugo Malan, moderatore della Mesa vaidense.
A 500 anni dalla venuta di Cristoforo Colombo l’Uruguay e l’Argentina, dove operano le nostre
chiese valdesi, frutto dell’emigrazione deirSOO, si interrogano sulla
sorte degli indigeni. In Uruguay
non ce ne sono più: sono stati
sterminati alcuni decenni fa. In
Argentina invece la situazione è
diversa: sono 500 mila su una popolazione di 33 milioni, l’l,5%
della popolazione. Vivono nelle
terre non gradite ai conquistadores o ai coloni, emarginati,
senza un reale potere né economico né politico.
« Tutte le chiese cristiane hahXio organizzato forme di presenza, di testimonianza e di aiuto
verso queste popolazioni: la Chie
sa anglicana nelle province di
Salta e di Jujuy; la Chiesa metodista nella provincia di Neuquén
(Patagonia) la Chiesa cattolica
dappertutto. Da 25 anni le chiese
valdesi, insieme ad altre chiese
protestanti, svolgono un servizio
diaconale nel Chaco argentino,
tra le popolazioni Tobas».
All’inizio dell’opera vi è una
coppia di metodisti, il dr. Enrique Cicchetti e sua moglie Virginia, che nel 1965 hanno dato inizio ad un’opera di servizio cristiano medico, sociale, educativo in collaborazione con l’opera
religiosa della Chiesa evangelica
unita (Toba). Ben presto quest’opera è stata sostenuta da altre
chiese (Chiesa metodista. Discepoli di Cristo, Chiesa valdese,
Chiesa riformata. Assemblee di
Dio) che hanno dato vita alla
JUM (Giunta unita delle missioni).
« La JUM opera in una zona di
10.000 Kmq (grande quanto la Basilicata) con una popolazione di
La Chiesa
valdese di
Ombues de
Lavàlle che
ospiterà il 16
febbraio i
deputati alla
29 “ Assemblea
sinodale delle
chiese del Rio
de la Piata.
35.000 persone, un terzo delle quali indigeni delle tribù Tobas e Matacos. Gli indigeni vivono principalmente vicino al fiume Bermejo e al suo affluente Bermejllito, una zona con un clima secco
ricca di pascoli e boschi. Economicamente la zona è caratterizzata dalla coltivazione del cotone,
XVII FEBBRAIO
Viva la libertà!
« Cristo ci ha liberati perché fossimo liberi.
State dunque saldi e non vi lasciate porre di nuovo sotto il giogo della schiavitù» (Galati 5: 1).
Mi è stato raccontato, in una delle chiese dove
sono stato pastore, che la mattina del 17 febbraio
i ragazzi delle scuole percorrevano in corteo le strade del paese urlando a squarciagola: « Viva la libertà! ». Confesso che la cosa mi ha colpito, soprattutto perché rileggendo l’editto di emancipazione non sono del tutto sicuro che esso sia precisamente un manifesto di libertà, ma tant’è: così è
stato interpretato già dal Sinodo del 1848 che ringraziava il Magnanimo Sovrano (le maiuscole sono
nel testo) per le libertà che egli aveva concesso ai
suoi popoli ed alla popolazione valdese in particolare.
A ben guardare, quelle libertà concesse da Carlo'
Alberto significavano semplicemente uno spostare
il punto di equilibrio. I valdesi avevano, ben prima
del 1848, dimostrato che la loro vera libertà non
poteva né essere concessa né essere tolta dall’autorità del principe, perché essa è dono di Dio in Cristo. Come illustra Giorgio Peyrot nel suo studio
su « Il patto dell’Unione del 1561 » i valdesi, di
fronte all’alternat iva posta di abiurare o di esporsi
al massacro, precisarono la loro linea di condotta,
impegnandosi a sostenersi reciprocamente, a mantenere con la grazia di Dio la pura predicazione
dell’Evangelo, a rendere ubbidienza ai Superiori
(oggi diremmo allo stato) «come la parola di Dio
comanda ». Questa riserva indica il bilico della bi
lancia del principio del doppio lealismo che ha caratterizzato e caratterizza la condotta politica dei
valdesi come chiesa e come popolo. Con il 17 febbraio 1848 l’obbedienza ai Superiori diventa più
agevole, si sposta un poco il bilico della bilancia.
Ma quel che rimane fermo è « come la parola di
Dio comanda ».
Ed essa è un costante richiamo a quella libertà
più alta, a quella libertà per la quale Cristo ci ha
liberati. Ciò è innanzitutto una ventata di aria fresca che ci investe, che toglie dalle nostre spalle il
peso dei « doveri » per trasformarli in « possibilità », possibilità che Dio ci offre.
Perché non c’è alcun dubbio che i comandamenti di Dio mantengono il loro valore, che si
deve amare il proprio prossimo, sia esso tuo amico o tuo avversario; ma questo non è un tuo dovere, bensì un tuo diritto: tu hai il diritto di amare il tuo'prossimo.
Libertà significa anche apertura alla speranza e
alla fede. Vuol dire che ti puoi rilassare, che Dio
ti dà la possibilità di sorridere, anche di te stesso.
Significa che, come il Sinodo del 1848, sai essere
riconoscente per la libertà che hai tu e che hanno
gli altri, ma anche che sei disposto ad impegnarti
con tutte le tue forze perché ciascuno abbia la
libertà che gli conviene, anche se il suo credo non
è il tuo, anche se il colore della sua pelle è diverso
da quello della tua.
Per tutto questo diciamo ancora oggi e a voce
alta: « Viva la libertà! ».
Bruno Bellion
dall’allevamento dei bovini, dallo
sfruttamento delle foreste per la
produzione di tannino e di traversine per le ferrovie. I lavori meno
remunerati sono riservati ai Tobas o ai criollos (meticci discendenti dagli spagnoli e dagli indigeni). I Tobas, 50 anni fa, sono
stati evangelizzati da missionari
pentecostali che hanno trovato
una buona accoglienza in quanto
la spiritualità tradiz-onale degli
indigeni si incontrava assai
bene con la spiritualità pentecostale. Oggi esiste una Chiesa pentecostale (la Chiesa evangelica
unita argentina) che è composta
da 16 mila fedeli, tutti indigeni.
Fin dall’inizio il nostro lavoro
è stato di cercare insieme ai
Tobas risposte alle domande sia
sul piano spirituale che politicosociale ed economico.
Ma quanti errori abbiamo commesso! Troppo spesso i nostri
consigli non erano altro che le
proposte della società occidentale! ».
Attraverso un continuo riesame delle proprie posizioni la JUM
è riuscita a evitare nuovi errori
cd oggi è impegnata in cinque settori principali: rorganizzazione
delle donne, l’azione nei quartieri (barrios), la creazione di associazioni comunitarie in campo
agricolo, il Ceree e la comunità
di Colchón.
« Sono tutte iniziative che hanno al centro un progetto educativo. Per noi — continua Hugo
Malan — l’educazione è un processo continuo di apprendimento
nella vita quotidiana. Perciò anche il sapere, la cultura popolare
devono essere valorizzati. Le donne, nella cultura indigena, avevano un ruolo che oggi deve essere
riscoperto. Nel progetto culturale vi è il bilinguismo, cioè lo stuGiorgio Gardiol
(continua a pag. 5)
2
fede e cultura
14 febbraio 1992
NOVITÀ’ CLAUDIANA
Calvino e la
cultura occidentale
Un testo qualificato, scritto in forma chiara, che colma una lacuna
nella cultura italiana - Il ruolo importante della predestinazione
Mancava, nella cultura italiana, una biografia di Calvino
scientificamente affidabile e aggiornata rispetto alla ricerca storica: la lacuna è ora colmata
da questo volume di Alister E.
McGrath *, che la Claudiana presenta in elegante veste tipografica e con ricco apparato illustrativo. Inserendosi nella migliore tradizione anglosassone,
l’autore coniuga efficacemente rigore documentario e fluidità
espositiva: l’esito è, mi pare, di
alto livello, sia per quanto riguarda la parte propriamente
biografica che quelle, rispettivamente, teologica e storico-culturale.
McGrath inserisce la figura di
Calvino nel quadro della cultura europea contemporanea, utilizzando ima vasta conoscenza
della letteratura (molto utile e
ampia la bibliografia; l’editore
ha aggiunto l’elenco delle opere disponibili in italiano), sempre vagliata criticamente in base alle fonti: queste lo costringono a mettere qualche punto
interrogativo ad alcune opinioni
storiografiche correnti, come
quella relativa aH’immatricolazione di Calvino, quattordicenne, airUniversità di Parigi, nel
1523 (p. 37).
La formazione
di Calvino
Nella presentazione dell’eredità della Scolastica e dell’Umanesimo, McGrath utilizza la competenza specifica acquisita scrivendo opere dedicate alla teologia tardo-medievale e ai suoi
rapporti con la Riforma: in particolare, sono interessanti le precisazioni introdotte a proposito
del « nominalismo », categoria
che McGrath, con tutta la ricerca più recente, considera generica; al suo interno, vanno distinte la via moderna, piuttosto
incline a una sottolineatura del
concorso umano, mediante le
opere, nel processo salvifico, e
la schola augustiniana moderna,
che sostiene appunto le tesi di
Agostino, sottolineando il ruolo
della grazia e l’aspetto della predestinazione (pp. 61 ss.): questa
seconda corrente influenza in
modo significativo la formazione del pensiero calviniano.
Nella presentazione dell’attività ginevrina del riformatore e
del soggiorno strasburghese che
la interrompe e la influenza,
l’opera non pare presentare novità sostanziali rispetto a quanto assodato in precedenza: per
l’Italia è tuttavia quasi inedita
l’efficace demolizione della leggenda che vuole Calvino dittatore indiscusso nella Ginevra riformata.
La verità è che il riformatore
dovette lottare spesso e volentieri contro alcuni gruppi di
pressione della città; e che non
sempre l’autorità politica fu dalla sua parte; per la maggior parte della sua vita, inoltre, egli
non godette dello status di cittadino di Ginevra il che, già di
per sé, costituì un limite obiettivo alla sua possibilità di influenzare il dibattito politico. In
questo quadro, viene relativizzato il ruolo svolto dal riformatore nella vicenda di Serveto;
l’episodio, inoltre, viene inquadrato storicamente, e l’autore si
domanda con ragione perché, tra
tutte le atrocità commesse da
protestanti e papisti in quel secolo di fuoco, proprio questo sia
diventato un simbolo dell’intolleranza religiosa.
Nell’esposizione della teologia
di Calvino le pagine dedicate alla predestinazione sono molto
importanti per comprendere la
funzione svolta da questa dottrina nell’opera del riformatore
e quella, non esattamente identica, attribuitale dalla successiva
ortodossia riformata. Calvino
parte dalla constatazione che alcuni credono e altri no e la
interpreta, in continuità con la
tradizione della schola augustiniana moderna, come conseguenza della decisione eterna di Dio:
su questo punto, egli non innova, né tale dottrina, per sé presa, può essere considerata il
centro della sua teologia. Sono
i teologi del secondo Cinquecento (McGrath sottolinea il ruolo
di P. M. Vermigli e G. Zanchi),
e poi quelli del secolo XVII, fino ai canoni di Dordrecht, a conferire alla dottrina della predestinazione un’importanza sempre
maggiore, anche nel quadro della polemica intra-evangelica.
Esaminando il tema, molto discusso, deH’influenza di Calvino
e del suo pensiero sulla cultura
occidentale, l’autore sottolinea
tre aspetti: 1) Il carattere internazionale del calvinismo ha fatto di questo movimento una for
Sabato 15 febbraio — NAPOLI: Alle
ore 17,30, presso il Circolo culturale
« G. Caracciolo » (via dei Cimbri, 8),
il past. Giorgio Tourn, direttore del
Centro culturale valdese di Torre Pellice, terrà una conferenza sul tema:
Giovanni Miegge, teologo italiano.
Domenica 16 febbraio - GENOVA:
Alle ore 15, presso la Chiesa valdese, conversazione sul tema: Movimenti ereticali in Italia dal Medioevo fino alla Riforma. Introduce II pastore
T. Fanlo y Cortés e interviene la
prof.ssa Nirvana Sianone.
Lunedì 17 febbraio — BASSIGNANA (Al): Il Centro culturale protestante di Alessandria organizza per le ore
21,15, presso il Centro comunale di
cultura, una conferenza pubblica con
diapositive del past. Giuseppe Platone
sul tema L'utopia di Riesi tra storia
e futuro.
Giovedi 20 febbraio — PADOVA: Il
Centro « M, Salizzato » organizza presso la sala dello Studio teologico per
laici (Chiostro della magnolia - Basilica del Santo), allé 20,30, un dibattito nel X anniversario della nascita
dei Centro stesso. Luigi Salizzato, don
Bruno Forte e mons. Luigi Sartori parleranno sul tema; I cristiani di fronte alla cultura e all'ecumenismo oggi.
Seguirà una rassegna di canti.
Venerdì 21 febbraio — ASTI: Alle
ore 21, presso la Scuola biblica ecumenica (c.so G. Ferraris, 81), il pastore Eugenio Bernardini parla sul tema: La preghiera di Israele. Per informazioni tei. 0141/294184.
CINEMA: ’’LANTERNE ROSSE”
La lotta impari delia
“quarta signora”
Una pellicola di rara poesia, ma allo stesso
tempo carica di una coinvolgente drammaticità
za spirituale in grado di plasmare una civiltà, svincolandosi ben
presto dall’ambito piuttosto angusto della città sul Lemano. 2)
Il forte atteggiamento positivo
nei confronti del mondo (al di
là delle caricature) ha permesso ai calvinisti di vivere la loro fede nel quadro dell’attività
secolare, scardinando quell’inveterata superstizione cristiana
che considera la « religione » un
affare domenicale, abbandonando a se stesso l’ambito secolare. 3) Va infine ricordata la vulnerabilità del calvinismo alla
secolarizzazione che ha finito, in
molti casi, per farne una forza
ideologica propulsiva, e anche
progressiva, svuotata però del
suo contenuto dì fede, con esiti
spesso ambigui, anche se sempre interessanti.
L’opera di McGrath non nasconde un’intenzione apologetica, nel senso migliore del termine. La figura di Calvino, più
di altre, è legata a una quantità di leggende da sfatare, e l’autore si impegna in questo compito senza risparmio di erudizione. La sua formazione scientifica (è laureato in fisica, oltre
che in teologia) gli permette tra
l’altro di smontare il mito del
Calvino oscurantista. Non fosse
che per questo, il libro meriterebbe un grande successo; in un
paese come il nostro, analfabeta in fatto di storia religiosa,
sarà poi utilissima la presentazione schematica di una teologia
più citata che conosciuta e delle sue radici nella storia del pensiero cristiano: la Riforma non
nasce dal nulla, ma è uno sviluppo della grande tradizione
cattolica (cioè: universale) della
chiesa di Gesù Cristo.
¡Fulvio Ferrarlo
‘ A. E. MCGRATH, Giovanni Calvino.
Il Riformatore e la sua influenza nella cultura occidentale, Torino, Claudiana, 1991, pp. 391, L. 42.000.
Venerdì 21 febbraio — CHiVASSO
(To): Alle ore 21, presso la chiesa
valdese di via fvrea 8, il past. Giorgio Tourn parla sul tema: Identità protestante oggi.
Sabato 22 febbraio — MILANO: Dalle 15 alle 17, nella sala al primo piano di via Sforza, prosegue il corso
di informazione biblico-teologica per
adulti sul tema: Approccio alla Bibbia.
Sabato 22 febbraio — MILANO: Alle ore 17, presso la sala attigua alla libreria Claudiana (via Sforza, 12/a),
Il past. Eugenio Rivoir parla sul tema:
L’immagine moderna dell'universo e
dell'uomo: l’impatto sul credo tradizionale.
Sabato 22 - domenica 23 febbraio
— PACHINO (Sr): Alle 15,30 inizia il
secondo incontro per predicatori locali
della Sicilia, con l'esegesi del Salmo
. 90 a cura del gruppo di Pachino. Alle 18 il past. John Hobbins présentera un quadro storico del Pietismo e
I suoi fondamenti teologici. I lavori
riprendono domenica alle 9,30, e prevedono la partecipazione al culto e
la discussione sul sermone, visto nei
suoi aspetti esegetici e omiletici.
Sabato 22 - domenica 23 febbraio
— CINISELLO BALSAMO: Al Centro
• Lombardini » terminano gli incontri
sul tema « Conoscenza di Dio •>. Sabato alle 19,30 II dio del pathos contro
il dìo impassibile; domenica, alle 16,
Dio al plurale e al singolare. Gli incontri sono coordinati dal past. Berlendis, dalla FGEI e dal gruppo biblico Lombardini.
Il film si svolge nella Cina del
1920. Songlian viene ad entrare
nella casa di tm signorotto, Chen,
in qualità di « quarta moglie ».
Fra le mogli una sola può essere la preferita ; in ogni caso colei che si ribellasse verrebbe punita.
Più che di azione è un film di
poesia, di metafore, la descrizione lucida di una ribellione interiore.
Come riconoscere un buon
film? Lacunosa distribuzione,
uscita nelle sale cinematografiche con dieci mesi di ritardo,
scarso rilievo sui mass media.
Siamo • allora sicuri di non sbagliare, e non sbaglia chi ha deciso di trascorrere una serata in
compagnia di un regista cinese,
Zhang Yimou.
Chi si aspetta da un film di
recente produzione effetti speciali, musiche travolgenti e rocamboleschi colpi di scena, rimarrà sicuramente deluso: la
narrazione è lenta, com’è lento
il procedere della vita, in un
palazzotto feudale, in Cina, nel
1920. In quel luogo la tradizione
e la monotonia sembrano dominare, ma l’arrivo di una ’’quarta
signora”, la quarta moglie del
padrone, cambierà l’atmosfera.
La storia si tinge di rosso: rossa
la luce delle lanterne, rosse le
vesti delle signore, rosso fuoco
il temperamento delle donne cinesi.
E la lentezza del racconto si
trasforma in ansia, angoscia, rabbia per un destino crudele, che
condanna una giovane diciannovenne, rimasta orfana, a consumare la sua vita tra le mura invalicabili di un palazzo. La sua
giovinezza e la sua scaltrezza si
scontreranno con il consumato
cinismo delle altre tre mogli,
ormai rassegnate al gioco delle
lanterne, molto simile ad una
’’roulette russa”. La scelta, per
la giovane, è allora ristretta a
due alternative: o vinta, rassegnata a quella condizione, o costretta ad una lotta impari, insostenibile.
Una grande carica
drammatica
I-a "quarta signora”, la protagonista del film, è interpretata
da Gong Li, compagna di lavoro ma anche di vita del regista.
La sua carica drammatica è percepibile, quasi palpabile. Accanto a lei solo ruoli femminili,
tra cui spicca quello dell’ancella, poco devota alla quarta signora. Sarà lei a dare ulteriore
drammaticità alla vicenda, con
la sua fedeltà al padrone, tanto
da meritarsi il ruolo di "prima
amante” ufficiale. .
Il signorotto, padrone del feudo, non è praticamente mai presentato da Zhang Yimou. Si in
tuisce che le vicende sono pure
e semplici questioni tra donne,
regolate senza esclusione di colpi. E al padrone non resta altro
che constatare ed imporre le sanzioni.
Il film è tratto da un romanzo di Su Tong. «Tutte le opere
maggiori del cinema cinese — afferma il regista — sono tratte
da romanzi. Gli scrittori cinesi
preferiscono non scrivere esclusivamente per il cinema ».
Zhang Yimou, regista di soli
quarantadue anni, ha sempre lavorato nel mondo del cinema ricoprendo diversi ruoli quali direttore della fotografia, attore
e regista. Si può considerare uno
dei più interessanti esponenti
della "quinta generazione” dei
registi cinesi. Il suo stile narrativo, personale e preciso, lo ha
portato in breve tempo a meritare il consenso unanime della
critica internazionale. Vincitore
dell’Orso d’argento al festival
del cinema di Berlino (1987) col
suo film Sorgo rosso, si è poi ripetuto, alla Mostra del cinema
di Venezia del 1991, vincendo il
Leone d’argento con Lanterne
rosse, in un’edizione che ha visto prevalere un altro film di
indubbi valori artistici: Urga, di
Nikita Mikhalkov.
Lucidità nella
narrazione
Queste, che sono le due opere
maggiori di Zhang Yimou, trattano due vicende molto diverse
tra loro: più incalzante e cruenta la prima, più lenta ed inquietante la seconda. Il filo d’unione tra le due opere sta nell’intensità e nella lucidità di narrazione che è insita in entrambe le
pellicole.
Poco più di due ore di proiezione presentano la poligamia
del signorotto senza neppure
sfiorare la benché minima volgarità. Inoltre, neppure quando
l’intensità dell’azione è incalzante, l’autore decide di rafforzarla con roboanti effetti sonori o
scenici: le musiche si mantengono imparziali, quasi a non voler
interferire con le vicende del
film.
Lanterne rosse si avvia ad un
imprevisto quanto meritato successo. Programmato con un po’
di scetticismo in poche sale italiane, premia coloro che credono ancora in un cinema d’autol'e. La luce ammaliante ed inquietante, diffusa dalle lanterne
rosse, non può che creare interesse verso culture così diverse dalle nostre, ma così affascinanti. Per capire appieno lo spirito del film bisogna chiudere
gli occhi, mentre la "terza signora’’ esegue i suoi vocalizzi,
e lasciarsi trasportare da quella
voce mistica in una fredda mattina d’inverno cinese del 1920.
Antonio Ferri
— Guarda che ridicolo idolo adorano questi selvaggi.
— Padre... è d’oro!
3
commenti e dibattiti
14 febbraio 1992
DIRITTI UMANI
Una morte
in differita
Le immagini non sono lo specchio della verità che spesso è mistificata
Molto, moltissimo è stato detto e scritto sul filmato trasmesso da Telemontecarlo e relativo all’esecuzione tramite sedia elettrica di un condannato a morte negli USA.
Non so se questa sia effettivamente la maniera
migliore per condurre una
campagna contro la pena
di morte, certo è che chi si
scandalizza meglio farebbe
ad adoperarsi anch’egli in
questa battaglia di civiltà,
magari proprio insieme ad
Amnesty.
Ma c’è dell’altro: intanto, perché dire « morte in
diretta »? Questo era un
caso clamoroso di ’’differita”, le immagini essendo
state filmate molto tempo
prima. Non era un’azione
contemporanea alla messa
in onda. A differenza di altre trasmissioni che hanno
’’sconvolto” l’Italia (penso
alla maratona in diretta
sulla morte del bambino
nel pozzo di Vermicino, o
al giocatore di basket morto sabato scorso per infarto sul campo) qui mancava il « pathos » della diretta; c’era il pathos della
preparazione, le polemiche
a priori, gli inviti a guardare o a non guardare. Poi
l’attesa all’interno stesso
della trasmissione di Mino
D’Amato, un piccolo dibattito, il suo invito a guardare con serietà.
Mi chiedo se non stia
qui, e non nelle immagini
in sé, quel che di disumano che è stato messo all’indice. Se c’è qualcosa
che può offendere l’umanità forse è proprio questo
scarto tra la ripresa (realizzata. Ovviamente al momento dell’esecuzione) e il
fatto che noi ce la vediamo
in poltrona. Se c’è stata
violenza da parte della TV
sul condannato (ma perché non si parla, anche di
chi l’ha condannato e ha
lasciato entrare l’operatore?) è stato all’atto della
ripresa delle immagini.
All’atto della visione entra in campo la curiosità
morbosa degli spettatori,
che una volta, più onestamente, uscivano almeno in
piazza per assistere al rogo o si spingevano ad
infierire in prima persona
sui tapini inchiavardati alla gogna.
Ciò che mi ha urtato è
stato l’insistere sui volti
degli spettatori (in studio)
negli attimi dell’esecuzione, andare a cercare i loro
sguardi angosciati mentre
il sonoro ci proponeva
(scusate il dettaglio) le
scariche elettriche. C’è in
questo un gioco morboso:
vaccinati all’immagine di
ogni sorta di violenze (pensiamo all’assassino che fa
a pezzi le proprie vittime,
sotto processo in queste
settimane), abbiamo il terrore di non sapere più se
siamo sensibili o insensibili, e probabilmente ci « riconosciamo » nel vedere
l’angoscia degli altri. Una
sorta di compassione del
pubblico, come nella « sceneggiata ». Ma ognuno di
noi, almeno, guardi (o non
guardi), faccia la sua scelta, ma viva e interpreti il
proprio personale disagio,
e magari disgusto, senza
far proprio quello degli altri. E se si vuole trasmettere im filmato su un’ese- •
cuzione, che sia quello e
basta.
Ma a questo proposito
c’è da dire un’altra cosa.
La trasmissione è stata
fatta con calcolata regia:
quei volti, con le scariche
per colonna sonora, rispondevano alla necessità di
sottoUneare quegli attimi
(ma ce n’era bisogno?).
Sentire e non vedere (o
meglio, vedere le reazioni
di altri uomini) aumenta il carico di emotività
(Hitchcock insegna), sembrava che quei 30” non
passassero mai. Una vera
e propria dilatazione del
tempo; altra vecchia e ben
nota ambizione umana, destinata ad essere frustrata
(tranne che nel gioco del
teatro, dell’illusione artistica, della messinscena),
quella di fermare il tempo,
prolungare il piacere o
l’angoscia.
Scrive il regista Eric
Rohmer : « Più che il pathos dell’azione è il mistero stesso del tempo che
provoca l’angoscia».
C’è stata poi la «coda»,
le dimissioni (o il licenziamento?) del conduttore, e
infine un dubbio : era vero
o tutto falso?
Ebbene, questo è l’universo televisivo ; una discussione su quel filmato
non può fare a meno di essere anche una discussione
su tutto il contorno di polemiche, strali, deprecazioni, curiosità, dubbi sull’autenticità delle immagini.
Nell’epoca in cui la tecnica garantirebbe in teoria
una riproduzione del reale
sempre più sofisticata, è al
tempo stesso molto facile
falsificare, mistificare. Si
pensi ai « falsi Modigliani», o alle immagini della
guerra del Golfo. Noi vedevamo i bagliori e sentivamo gli scoppi. « Bombe
intelligenti », ci hanno detto. Lo si è visto sotto le
macerie...
Qui sta la vera violenza,
la vera strumentalizzazione che il mezzo televisivo
opera. Ci mostrano la violenza e dicono che non c’è :
giù botte tra due giocatori
in campo ( « ma non è successo niente... »). A chi credere? All’immagine (che
non ci dice tutto) o a chi
la commenta (che può dire
quel che vuole)?
Alberto Corsani
XVII FEBBRAIO
La libertà non è soltanto il sentimento di non essere
sottomesso a qualcuno, è anche il dovere di non sottomettere nessuno.
LA TENTAZIONE DEL DENARO
L'uomo
che corruppe
Hadleyburg
Leggiamo la notiziola di una diocesi cattolica del « profondo Nord » (d’Italia) in lite con un’amministrazione rossa della sua
zona « per lo scrigno di monete d’oro da
un miliardo rinvenuto sotto l’altare di una
chiesetta ceduta al Comune per 4 milioni,
camposanto incluso ». Quando il Comune
provvede al restauro scopre nelle fondamenta lo scrigno di pietra pieno di monete
d’oro antiche che i numismatici stimano
oltre un miliardo di lire attuali. La Curia
ne rivendica la proprietà e dichiara nullo
il contratto, naturalmente il Comune pensa
il contrario e la controversia arriva in Pretura.
Non sappiamo come finirà, né se la vendita fosse regolarmente documentata. Interessano di più certe parole che sembrano tolte da favole d’altri tempi: tesoro, monete d’oro, scrigno; interessa la querelle
che si scatena quando vanno di mezzo i
soldi; interessa soprattutto che una delle
parti in causa sia religiosa. Non che i religiosi (di qualsiasi chiesa) rispetto al denaro siano più puri degli altri, per carità.
Piuttosto la cronachetta gustosa ricorda il
racconto di Mark Twain scritto poco più
di cent’anni fa (e che qui viene appena introdotto), L’uomo che corruppe Hadleyburg.
Nella cittadina che porta quel nome, la
comunità religiosa (questa volta protestante) è il modello classico del pio perbenismo;
sempre in chiesa, facce seriose, sorrisi
stampati, reputazione puritana di alto profilo. Si narra che una sera alle 10 qualcuno bussa a un uscio. Dentro, una donna
legge L’araldo del missionario. E’ sola, il
marito, vecchio cassiere di banca, è fuori
per lavoro. « Avanti », dice la signora, ed
entra uno sconosciuto. Come nei film americani, la porta non è sbarrata, a Hadleyburg
non c’è da temere nulla. L’uomo posa un
sacco e si congeda; c’è un foglio con la spiegazione, dice. La vecchia signora è spaventata ma curiosa: il sacco contiene 160 libbre
di monete d’oro con una storia incredibile.
Ero disperato, avevo perduto tutto al gioco
-— dice la lettera —; una notte giurisi qui;
incontrai qualcuno, chiesi aiuto, mi diede
20 dollari, ripresi a giocare e ora sono ricco. Ma il mio ignoto salvatore mi fece anche
un’osservazione. Cercate in città la persona
più virtuosa che può avermela fatta; se vi
dirà: l’osservazione era questa e questa,
confrontatela con quella che è contenuta
qui in una busta chiusa: se le ^frasi coincidono, l’uomo è lui, il sacco d oro è suo.
Ora non possiamo seguire Mark Twain
in tutto lo sviluppo della vicenda. Ma vi
lasciamo immaginare il profumo della tentazione, non aggressivo, sottile, come un
gas inodoro ma che inebria e fa cadere
la maschera già descritta da Nathaniel
Hawthorne HI velo nero del pastore). In
breve, si finisce anche là in tribunale con
un crescendo di udienze esilaranti. L apologo si chiude; lo stemma che era stato il
vanto di Hadleyburg; « Non indurci in tentazione » viene epurato, si cancella il
« non ». Un sacco d’oro ha corrotto la città (si resiste a tutto fuorché alk tentazioni), oppure sotto sotto corrotta lo era sempre stata, come tutti e ovunque, religiosi
e no. Mark Twain non ha concluso con un
fervorino, né ha citato la Bibbia. Invece,
volendo, si può essere pedanti e pesanti citando una recente dichiarazione dello storico medievalista Jacques Le (5off; « Esiste
un fenomeno (...) su cui (la chiesa) ha motivo di dire qualcosa. E’ il denaro »; infine
meditando una lapidaria sentenza di Paolo.
« L’amore per il denaro è la radice di tutti
i mali », prima lettera a Timoteo 6: 10.
Renzo 'Turinetto
IL RISCHIO AUTORITARIO
Secondo coscienza
purché si dica:
signorsì
« Il vostro ritorno, coraggioso e sofferto, ha significato la vittoria dell’inestimabile diritto dell’uomo alla libertà religiosa,
del diritto di ciascuno, come individuo e come comunità ad attuare, secondo i dettami della propria
coscienza, la propria essenziale relazione con Dio nel
contesto stesso della storia
in cui Dio lo ha collocato:
la sua terra, là sua patria,
la sua famiglia, la sua comunità...
... la storia, anche quella
del nostro tempo, dimostra
che né libertà civili, né
libertà politiche harmo solide fondamenta là ove
non sia riconosciuta e ben
fondata la libertà religiosa e che, al contempo, non
si ha presenza di vera libertà religiosa al di fuori
di un quadro di certe, piene e garantite libertà civili e politiche ».
Queste parole, pronunciate dal presidente della
Repubblica, Francesco Cossiga, il 3 settembre 1989
a Torre Pellice all’apertura del Convegno storico
internazionale sul « Glorioso Rimpatrio » furono,
al termine delTintervento,
lungamente applaudite. Oggi mostrano una grande
fragilità.
Lo stesso Presidente ha
rinviato alle Camere per
un riesame una legge, per
.niente liberale, di regolamentazione dell’obiezione
di coscienza. Il motivo è
un riferimento alla Costituzione, che al suo art. 52
recita, tra l’altro: « Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge ».
Non è necessario essere
dei giuristi per capire che
con legge ordinaria si possono stabilire i limiti dell’obbligo militare, comunque considerati. Non è
necessario, per stabilire
dei lirniti, rivedere la Costituzione.
Sono, infatti, esonerati
da quest’obbligo tutti i
cittadini di sesso femminile, senza che questo sia
previsto dalla Costituzione.
Invece, per Cossiga, i limiti derivanti dalla coscienza renderebbero il servizio
militare facoltativo e intaccherebbero, cosi, la legge fondamentale dello stato. E’ appena il caso di
sottolineare che facoltativa è una cosa che si può
fare o non fare a piacimento e non una cosa che,
nel caso che non la si faccia, deve essere adeguatamente sostituita.
I modi e il momento in
cui questo atto viene compiuto dal capo dello stato Io rendono di una gra
vità difficilmente sopravvalutabile. E’ noto a tutti
il grande pasticcio procedurale che il rinvio alle
Camere della legge sull’obiezione di coscienza ha
ingenerato. Infatti le Camere sono attualmente
sciolte. E’ molto dubbio
che in tale frangente po.ssano rivotare una legge.
D’altra parte è altrettanto
dubbio che il governo possa, in considerazione di
una situazione di necessità
e di urgenza, passarla come decreto legge. In buona sostanza il Presidente
può difficilmente sfuggire
al sospetto di aver volutamente insabbiato la legge
sull'obiezione di coscienza
in un momento di paralisi
delle istituzioni, ben sapendo che - questo ne
avrebbe fatalmente provocato il rinvio a dopo le
elezioni e al nuovo Parla
mento.
A questo punto le esternazioni del Presidente non
possono provocare altro
che costernazione tra i cittadini che abbiano un minimo di sensibilità democratica. Il tempo in cui
avevano l’apparenza di manifestazione di volontà moralizzatrice che non poteva non essere condivisa
appare ormai solo un bel
ricordo. Oggi questa apparente volontà moralizzatrice mostra il volto sgradevole di strumento provvisorio per rendere popolare un uso autoritario della
funzione di capo dello stato.
La pretesa che tutti dicano « signorsì » nell’esercito corre un grosso rischio di dilatarsi nella pretesa che si dica lo stesso
« signorsì » nella vita civile e politica. A poco valgono gli inviti pressanti di
cittadini di grande autorevolezza democratica affinché il Presidente si dimetta. Finché vuol stare al
suo posto, ci sta. Sono del
tutto illusorie le procedure di impeachment che
il PDS vorrebbe adottare.
E finché fa il Presidente,
Cossiga lo fa come vuole
lui.
Questa vicenda e il suo
contesto pongono degli interrogativi piuttosto seri
agli evangelici italiani e in
particolare ai valdesi. Se
ci fosse oggi una nostra
assemblea o un sinodo,
cosa diremmo? Nel Sinodo del ’91 ci siamo espressi su varie situazioni politiche (albanesi, Jugoslavia,
omicidio di Libero Grassi).
Potremmo passare ancora
sotto silenzio le esternazioni di Cossiga?
Claudio Tron
OPUSCOLO DEL XVII FEBBRAIO
Bruna Peyrot
LA MEMORIA VALDESE
FRA ORALITÀ’ E SCRITTURA
L. 5.000
4
vita delle chiese
14 febbraio 1S92
ASSEMBLEA DEL 1® CIRCUITO
L'assistenza spirituale
nelle nostre opere
Dal dibattito è emersa l’esigenza di potenziare l’attività pastorale
nell’ospedale e presso le altre opere presenti nel primo circuito
Domenica 2 febbraio, presso
la Sala unionista del capoluogo
di Angrogna, si è tenuta l’Assemblea del I circuito.
I lavori, presieduti dal sovrintendente Claudio Pasquet, si sono soprattutto incentrati su un
progetto di assistenza spirituale nelle opere del circuito presentato dal pastore Vito Gardiol il quale, da ormai un anno e mezzo segue, su incarico
del Consiglio di circuito, l’ospedale di Torre Pellice.
Dal ricco dibattito su questo
progetto è emersa chiaramente
l’esigenza di un pastore che, libero dalla responsabilità di una
chiesa specifica, si dedichi al lavoro di assistenza spirituale nell’ospedale e presso gli altri istituti della chiesa presenti in vai
Pellice. Si è sottolineato poi in
particolare il fatto che questo
pastore non si limiti alla cura
degli ospiti valdesi delle nostre
opere, ma anche (e per qualcuno forse soprattutto) del personale evangelico che lavora in
queste opere, con tutti i problemi e lo stress che il loro lavoro oggi presenta.
Ancora, nell’ipotesi che si possa presto o tardi avere questa
particolare figura pastorale nel
nostro circuito, si è anche detto che sarà necessario trovare
il modo migliore per « armonizzare » il suo lavoro con quello
dei pastori delle singole chiese,
e si è anche iniziato a pensare
ai modi pratici di questa collaborazione. Così ci si è chiesto
se i pastori dovranno continuare a visitare i membri delle loro comunità ricoverati in ospedale, oppure se dovranno affidarli a questo « cappellano ». E
ci si è anche interrogati se egli
non debba svolgere un ministero di.« accoglienza » a chi entra
nell’ambiente ospedaliero (così
diverso dal normale ambiente di
vita) piuttosto che una vera e
propria assistenza spirituale, anche in considerazione del fatto
che nell’ospedale di Torre le degenze non superano in media i
10/15 giorni e non ci sarebbe
perciò neanche il tempo per una
cura pastorale approfondita.
Intanto, nell’attesa dell’eventuale arrivo di un « cappellano », è importante intensificare
e migliorare sin da ora ciò che
già si fa. Si è così deciso di
far sì che il pastore Gardiol porti a due pomeriggi la settimana (dall’unico attuale) la sua
presenza nell’ospedale e di procedere ad organizzare anche qui.
come già in alcuni istituti della valle, un culto settimanale.
Tutto questo dibattito si è alla fine « concretizzato » in due
atti approvati dall’assemblea.
La presentazione « ufficiale »
del nuovo animatore giovanile
del circuito. Massimo Long, che
ha esposto ai presenti le linee
del lavoro che intende portare
avanti nei prossimi mesi, l’approvazione della proposta del
Consiglio di circuito di portare
da 100 a 150 lire per membro
di chiesa la contribuzione che
le coìnunità versano per le attività del circuito, e infine la
decisione di mettere all’ordine
del giorno della prossima as
semblea la richiesta della chiesa di Bobbio di arrivare ad una
posizione unitaria delle chiese
del circuito in merito all’accettare o meno la presenza di bandiere e di labari di varie associazioni ai funerali nei nostri
templi, salvo discuterne nel frattempo nei singoli concistori, sono stati gli altri momenti dell’assemblea che si è conclusa
dopo tre ore di lavoro, attorno
alle 18. Prima del ritorno a casa, tutti han potuto « rifocillarsi » presso un piccolo « buffet »
gentilmente organizzato dalle
sorelle dell’Unione femminile di
Angrogna.
Ruggero Marchetti
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Il malato è una persona
Venerdì 21 febbraio
a INCONTRO FCEICRUPPI GIOVANILI
PINEROLO — Alle ore 20,45, nei locali della Chiesa valdese di via dei
Miile 1, il Consiglio nazionale della
EGEI incontra i gruppi giovanili del 1”
distretto; la giunta FGEI-vaili invita
dunque tutti i gruppi a partecipare a
questo incontro.
Domenica 1° marzo
□ GIORNATA MONDIALE
DI PREGHIERA
VALLECROSIA — Le Unioni femminili valdesi del I distretto e di Torino si incontreranno con le sorelle di
Vallecrosia e Bordighera. Per informazioni e prenotazioni pullman rivolgersi
a Wanda Rutigliano (tei. 0121/92731)
e Lidia Noffke (0121/51372).
SAN GERMANO — Un’ottantina di persone si sono raccolte
presso l’Asilo di S. Germano,
mercoledì 5 febbraio, per ascoltare il past. François Rochat che,
forte di un’esperienza ventennar
le come cappellano di ospedale,
ha parlato su L’incontro con la
persona malata. Due i concetti
che sono emersi ; l’ammalato
che noi incontriamo o curiamo
non è un oggetto, ma ima persona che nella sua interezza viene
colpita dalla malattia. E quando
noi incontriamo qualcuno che
soffre dobbiamo saper ascoltare,
lasciare che questa persona
esprima se stessa. Solo da tm
incontro rispettoso dell’altro potrà nascere qualcosa di positivo.
E’ stato un momento importante, questa serata col past. Rochat, che ha certamente arricchito tutti i presenti. L’Asilo si ripropone, dunque, non solo come
luogo di assistenza per alcuni
ma anche come luogo di riflessione per tutti.
• Come forse qualcuno ricorderà, in occasione del centenario
del tempio furono presentati dei
filmati degii anni ,1940/60 curati
dal sig. Edmondo Long. Questi
film sono stati riprodotti su cassetta video ‘e posti in vendita.
Ebbene, tirati i conti, contro
ogni aspettativa, si è visto che le
cassette prodotte e vendute sono
quasi un centinaio. Le spese sono tutte rientrate e il guadagno
(L. 600.000) è stato devoluto a favore dell’Asilo. Ringraziamo in
modo particolare Renzo Richiardone e Paolo Pons, che hanno
curato l’edizione dei filmati, e
Elio Prot che ha curato la vendita delle cassette.
• Due membri della nostra
chiesa ci hanno lasciato : Elvira
Avondet ved. Beux, di anni 82,
e Aldo Ferrier, di anni 79. Nella
tristezza per la separazione esprimiamo alle famiglie la nostra
simpatia, resi forti dalla certezza
della resurrezione.
Elezioni
TORRE PELLICE — L’assemblea di chiesa di domenica 9 febbraio ha approvato il preventivo
'92 ed ha proceduto all’elezione
dei suoi rappresentanti. Deputati
al Sinodo saranno Roberto Peyrot e Mirella Bein Argentieri
(supplenti Emanuele Bosio e Alberto Corsani); alla Conferenza
distrettuale Roberto Charbonnier, Ekler Negrin, Piervaldo Rostan (supplenti Giorgio Boaglio
e Maria Tamietti). Sono stati
confermati nella carica di revisori dei conti Bruno Cesan, Luciano Panerò, Romano Puy.
o L’Unione femminile informa
che in occasione della giornata
mondiale di preghiera, che avrà
luogo a Vallecrosia domenica 1”
marzo, verrà organizzato un pullman con partenza alle 5,45 da S.
Margherita e fermata davanti alla Foresteria e agli Appiotti. Per
informazioni e prenotazioni rivolgersi a Jole Tomasini (tei.
91059).
• La comunità è vicina con cristiana simpatia alla famiglia di
Rachele IVIichelin ved. Jourdan,
deceduta il 6 febbraio.
Culto sull’IsIam
BOBBIO PELLICE — Domenica 19 gennaio i catecumeni ed
i bambini delia scuola domenicale hanno presentato rm culto/studio sull’Islam.
• Le nostre sorelle in Cristo
Anna Bertinat v. Rostagnol e
Maria Artus non sono più tra
noi. La consolazione dell’Evangelo ha rinnovato in ciascuno di
noi la serenità e la calma della
fede in Cristo, il Risorto dai
morti.
• La nostra comunità ringrazia Alberto Lazier del Castagneto, che ha presieduto il culto in
francese.
Benvenuti
POMARETTO — E’ nato Davide, di Nadia Serre e Loris Alasia; un benvenuto al piccolo e
rallegramenti a papà, mamma ed
anche alla sorella Barbara.
PRAROSTINO — La comunità dà il benvenuto a Diego Bocchiardo di Sandro e Claudia
Jourdan; Luca Rivoiro di Flavio
e Patrizia Pons ; Stefano Paschetto di Renzo e Eliana Ricca. Congratulazioni ai genitori e auguri
per una vita ricca di benedizioni.
La Santa Cena
RORA’ — Martedì 18 e martedì 25 febbraio, alle ore 15, presso
il presbiterio, prosegue i suoi
incontri il gruppo donne che sta
effettuando una riflessione sulla
Santa Cena; lo stesso gruppo
presiederà l’assemblea di chiesa
del 23 febbraio.
XVII febbraio
alle Valli
Presentiamo gli appuntamenti per le chiese delle valli in
occasione del XVII febbraio; due gli elementi comuni, l'accensione dei falò del 16, alle ore 20, e la colletta dei culti a favore
delle chiese sorelle del Rio de la Piata.
Primo circuito
ANGROGNA — Lunedì 17, ore 9,30, corteo dalla piazza del capoluogo e dal Serre fino al Vengie; canto del Giuro di Sibaud e ritorno
al capoluogo. Ore 10,30 culto nel tempio con partecipazione della corale
e del coretto della scuola domenicale; la predicazione sarà tenuta dall’ospite della giornata, pastore Cesare Milaneschi. Alle ore 12,30 agape
comunitaria nella sala unionista a cura dell'Unione femminile. Nel pomeriggio interventi vari, tra cui quello di Milaneschi ohe illustrerà un
video su I valdesi di Calabria.
BOBBIO PELLICE — Il culto del 16 sarà curato dai giovani; parteciperà ia corale. In serata, alle ore 19,15 corteo con fiaccolata da piazza Caduti per la libertà a Sibaud; intorno al falò momenti di preghiera,
canto e rifiessione. Lunedì, culto alle ore 10,30 con S. Cena; partecipano i giovani ed il Gruppo canto; alle ore 12,30 agape comunitaria preparata dali'Unione femminile. Alle ore 21 rappresentazione deiia commedia « Un morto da vendere », replicata la sera del 29 febbraio.
LUSERNA SAN GIOVANNI — La sera del 16 febbraio, si snoderà
per le strade della collina una fiaccolata organizzata dal gruppo cadetti.
Essi invitano tutti ad unirsi a loro per raggiungere un falò partendo
dal tempio alle ore 19 in punto. Chi vuole fare II percorso con loro
(una fiaccola potrà essere fornita sul momento) è perciò invitato a trovarsi sul piazzale del tempio un po’ prima dell’ora fissata per ia partenza. Il XVII il culto, alle ore 10, vedrà la partecipazione deila corale;
alle 12,30, alla sala Albarin, agape comunitaria al termine della quale
vi saranno alcuni messaggi; Massimo Long parlerà della sua attività di
animatore giovanile nel 1° circuito. Alle 20,45, sempre alla sala Albarin,
serata comunitaria con proiezione di diapositive e canti.
RORA’ — il culto, alle ore 10, vedrà la partecipazione della corale
e la celebrazione della Cena del Signore; aile ore 12,30 agape comunitaria nelià sala attività al termine della quale Bruna Peyrot parlerà
della sua attività nella ricerca della memoria storica.
TORRE PELLICE — Al tradizionale falò dei Coppieri, il 16 sera, interverrà il preside del Collegio valdese Elio Canale; al culto, alle ore
10, seguirà alle 12,15 l’agape alla Foresteria. Alle 20,45, nel tempio, la
filodrammatica dell’Unione giovanile dei Coppieri presenterà tre atti
di V. Calvino dal titolo: «Quando arriva don Gonzalo» (repl. sabato
22). Alla serata parteciperà la corale.
VILLAR PELLICE — La serata del 16 vedrà una fiaccolata dei giovani dail’inverso alla volta del falò del ponte delle Buine. Al culto, alle
ore 10, parteciperanno con una recita anche i bambini della scuola domenicale; il pranzo comunitario si svolgerà alle 12,30 nella sala di piazza Jervis. Aiie 20,45 i giovani dell’inverso presenteranno la commedia
«Un mazzo di rose scarlatte»; repl. sabato 22 febbraio.
Secondo circuito
PINEROLO — La sera del 16, oltre al falò al Besucco, ricordiamo
una riunione nella sala di via dei Mille. Il culto del XVII, alle ore 10,
vedrà la partecipazione della corale e la celebrazione della Cena del
Signore; alle 19,30, cena con la partecipazione di un esponente di Amnesty International.
PRAMOLLO — Il culto del XVII sarà presieduto dal professore della
Facoltà di teologia, past. Daniele Garrone. L’agape sì svolgerà nella sala
delle attività. In serata, alle ore 20,30, la filodrammatica presenterà la
commedia brillante di F. Roberto «Il tempo non è galantuomo»; repliche
il 22 ed il 29 febbraio.
PRAROSTINO — Oltre ai falò nelle borgate, domenica sera ci sarà
la fiaccolata dal Roc a S. Bprtolomeo. Il XVII, culto alle 10,30 con S.
Cena e partecipazione della corale. Il pranzo comunitario si svolgerà
alla trattoria Tarin; nel pomeriggio, alle 16, verrà presentato il libro
« Civiltà a pina e presenza protestante nelle valli valdesi » da parte degli
autori. Una mostra ricca di documenti fotografici su questo tema è
stata allestita nel tempio di S. Bartolomeo. La corale offrirà l'esecuzione di brani musicali.
SAN GERMANO — Domenica 16 febbraio sarà ospite il moderatore,
past. Franco Giampiccoli. Egli condurrà il culto al mattino, ore 10, ed
il pomeriggio, con inìzio alle ore 15, terrà una conversazione, presso
l’Asilo, sulla vita della nostra chiesa. Tutti sono cordialmente invitati
a partecipare. Lunedì 17, alle ore 9,15 partirà il corteo, preceduto dalla
banda municipale. Dopo la sosta tradizionale all’Asilo, il corteo si
riporterà al tempio, dove si terrà il culto alle ore 10,30. Alle ore 12,30
avremo l’agape fraterna presso le sale delle vecchie scuole. Parteciperanno a questa giornata anche alcuni allievi della scuola per non vedenti di Torino.
SAN SECONDO — Il culto del XVII, alle ore 10, sarà presieduto
dal pastore della Chiesa valdese di Milano Salvatore Ricciardi. Il pranzo
comunitario sì svolgerà alle 12,30 nella sala attività.
VILLAR PEROSA — Il culto, alle ore 10, prevede la S. Cena; alle
12.30 pranzo comunitario al Convitto. Alle 20,30 il Gruppo teatro presenterà la commedia «Quel grand’uomo di papà»; repl. sabato 22 febbraio.
Terzo circuito
PERRERO-MAN1GLIA — Il culto dèi XVII sarà a Ferrerò, alle ore 10,30
nel tempio; alle ore 12,30 agape nella sala attività. Ospite della giornata sarà Franco Caivetti che parlerà del Centro culturale valdese.
MASSELLO — Il culto del XVII, ore 11, sarà presieduto dal moderatore della Tavola valdese, past. Franco Giampiccoli, nella sala del
Reynaud,
PRALI — Alle 9,30 partirà il corteo; alle ore 10,30 culto con predicazione del past. Ken Hougland; alle ore 13 pranzo comunitario. Alle
19.30 cena ed alle 20,30 recita in patois di « Veglie e leggende ».
VILLASECCA — Alle 9,30 corteo in partenza da Chiotti; ore 10 culto
con predicazione del past. Bony Edzavé, della comunità di lingua francese di Roma. L’agape comunitaria si svolgerà nella sala di Chiotti.
5
14 febbraio 1992
vita delle chiese 5
ROMA: LA TAVOLA ROTONDA AL SEMINARIO SULL’ECUMENISMO
Sfide alle chiese
Il Consiglio ecumenico, la KEK, il processo « Giustizia, pace integrità del creato» - I rapporti dell’ecumene con la Chiesa di Roma
CORRISPONDENZE
Francesca Naso
La tavola rotonda dal titolo
Dove va il movimento ecumenico? che sì è svolta il 1“ febb'aio presso la Facoltà valdese di teologia neH’ambito del
seminario Fede evangelica e movimento ecumenico, ha rappresentato un’apertura di orizzonte
che ha sottoposto all’attenzione
dei partecipanti i principali nodi dell’ecumenismo internazionale.
Aldo Gamba ha illustrato la
fase di svolta e di riorganizzazione che sta affrontando il Consiglio ecumenico delle chiese.
,41 di là delle questioni — pur
importanti — dell’assetto finanziario e dell’organizzazione interna, il CEC si trova a confrontarsi con dei problemi di
identità: l'apertura doverosa e
positiva ad un numero crescente di donne, laici, giovani ipct"
te in campo forze e sensibilità
nuove, ma come si concilierà
questa esigenza con la necessità
che un organismo internazionale e interconfessionale abbia
una nropria « memoria collettiva«?‘Come si garantirà il mantenimento di una traccia ideale
lungo un cammino che è in continua evoluzione?
L’apertura al Terzo Mondo,
inoltre, ha posto come questione centrale quella del rapporto
con le teologie contestuali. Le
reazioni negative, specie di parte ortodossa, dovrebbero tener
conto che anche la teologia sinora ufficialmente accreditata
può essere definita come « contestuale ».
Infine il CEC si trova di fronte al « nocciolo » delle diverse
ecclesiologie. Un recente documento del Comitato centrale del
CEC indica 1’« unità visibile »
come mèta dell’ecumenismo: ma
mette in evidenza una certa
« impasse » nel parlare alternativamente di unità, processo conciliare, koinonia... Probabilmente
l’incertézza non è solo terminologica...
Renzo Bertalot ha poi affrontato l’alternativa Roma e GinevralRoma o Ginevra? Quali sc>
no le linee sulle quali si baserà
il dialogo tra il CEC e la chiesa
di Roma? Un’indicazione può
venire dal lavoro del gruppo misto tra rappresentanti di questi
due « poli »: tra il 1966 e il 1990
gli incontri sono stati sei, e fra
le tante questioni dibattute Bertalot ne ha portate all’attenzione alcune fondamentali. Innanzitutto si parla di un unico movimento ecumenico comune, e
se c’è un « criterio di avvicinamento tra CEC e Roma, è il
servizio a quest’unico movimento ». L’unità nella chiesa si esprime nella consapevolezza del]’« unità nella diversità », nella
convinzione dell’« unità nell apostolicità », e deve essere unica
la missione stessa.
Collegialità
e primato
Roma: un momento dei lavori
nei gruppi.
E’ chiaro che restano aperti
problemi rilevanti specialmente
nel campo etico, o nelTalternativa tra « collegialità » e « primato »: su questo sarà necessario
lavorare in questo spirito di servizio, tenendo presente che sarebbe necessaria una vera e_ propria « formazione ecumenica ».
Si dovrebbe giungere alla elaborazione di una « teologia della
comunione »; la comunione è infatti « indispensabile per proseguire il dialogo ».
Nel cammino su « Giustizia,
pace, integrità del creato », secondo Debora Spini, il movimento ecumenico « lancia una sfida
a se stesso », misura la propria
capacità di dare al mondo una
parola, un’indicazione forte, a
cui possano seguire dei fatti.
FIRENZE, 7-8 MARZO
Il futuro della diaconia
Per una riorganizzazione della
diaconia - Prospettive per le opere valdesi e metodiste negli anni '90 è il titolo del convegno
che si terrà a Firenze nei giórni 7-8 marzo prossimi.
Il convegno, che è il secondo
sul futuro delle nostre opere,
si inserisce nel programma di
riorganizzazione della diaconia,
e fa seguito al mandato sinodale che chiede alla Tavola valdese e alla CIOV di « elaborare
un progetto definitivo », considerando le indicazioni emerse nel
dibattito sinodale «sui temi dei
controlli sulle opere, della loro
crescita, della loro specificità,
del loro finanziamento, del loro collegamento nazionale e del
loro rapporto con la predicazione» {46/SI/91).
Il passo successivo al convegno sarà dunque la stesura del
progetto, che sarà poi inviato
alle opere e alle chiese, affinché
possa essere discusso.
Il programma del convegno,
che si svolgerà presso l’istituto
Gould, prevede alle 8,30 del sabato uno studio biblico sul tema: Non cosi tra voi: potere e
servizio nella chiesa. Seguirà La
diaconia allo specchio, resoconto di un’indagine condotta da
Tavola e CIOV con i comitati
di alcune opere, a cura di Paolo Ribet. Nel pomeriggio Franco Giampiccoli terrà una relazione sul tema: Verso una Commissione sinodale per la diaconia? Un progetto dibattuto. La
mattina di domenica è dedicata
in particolare all’ipotesi della
creazione dell’ospedale plurisede
(48/SI/91) e al tema del condono fiscale in rapporto alle no.stre opere. Seguirà un culto e
il pranzo conclusivo.
Il costo del convegno è di L.
75.000 (dal venerdì sera al pranzo di domenica) o di L. 50.000
(da sabato mattina al pranzo
di domenica). I costi di partecipazione sono a carico delle
singole opere.
L’intervento di Debora Spini.
Diversa è peraltro la comprensione che le chiese e le diverse tradizioni hanno di tutto il processo: per alcuni il « JPIC » è attinente alla confessione di fede
stessa; per altri (in prevalenza
gli ortodossi) è sostanzialmente
« politica ». Altri ancora, come è
risultato da Seoul, vedono la necessità che tutto ciò si traduca
in prassi (ed è evidentemente il
Terzo 'Mondo ad avvertire maggiormente questa necessità, dovendosi confrontare giornalmente con la miseria e la fame).
Dall’intervento di Debora Spini
è emersa una preoccupazione
importante; il fatto che il CEC,
neH’ambito del proprio programma di riorganizzazione operativa,
« assuma » il processo conciliare
con una delle « unità » in cui si
articolerà, presenta senz’altro
vantaggi tecnici, ed è un riconoscimento dell’importanza e della
centralità della tematica. Vi è
però un rischio, ed è che il
« JPIC » resti parzialmente confinato in un ambito di addetti ai
lavori: sarà importante, dunque,
che venga mantenuto un costante legame con le chiese che si
sentono coinvolte.
L’Europa in
trasformazione
Paolo Spanu ha infine illustrato l’azione e le prospettive della
Conferenza delle chiese europee
(KEK): essa si trova a fare i
conti con le emergenze di
un’Europa in trasformazione. Ha
preso posizione sul conflitto jugoslavo, cercando di spingere al
dialogo le chiese di Serbia e
Croazia, promuove la ‘riconciliazione, come è successo per il caso albanese, e i diritti umani
facendo pressione sui governi.
Sul versante del dialogo con
il cattolicesimo è stata ribadita
l’importanza di avere come interlocutore il Consiglio delle conferenze episcopali.
In vista delle prossime scadenze, poi (assemblea protestante
europea di Budapest il marzo
prossimo; assemblea di Praga
della KEK), Spanu ha poi fornito delle indicazioni che i protestanti italiani dovranno tener
presente: la necessità di tradurre
nelle nostre chiese e nel paese le
indicazioni della KEK; la necessità di contribuire con essa alla
definizione delle strategie della
KEK rispetto aU’Europa, in coordinamento con le strategie protestanti: c’è necessità di confronti a livello intemazionale in materia di evangelizzazione ma anche dei « nuovi modelli di sviluppo che si vanno delineando »; la
necessità di ridefinire il rapporto
tra federazioni denominazionali
europee (per esempio la Federazione battista europea) e la KEK;
la necessità, infine, di aprirsi anche qui in Italia ad un più approfondito dialogo con l’ortodossia.
Alberto Corsani
RIESI — Il 7 febbraio 1992
all’età di 81 anni, si è improvvisamente spenta la sorella in
fede Francesca Naso, donna di
grande fede, di impegno costante e qualificato che ha saputo,
in più modi ed in ogni tempo,
rendere testimonianza concreta
all’Evangelo di Cristo.
Con una predicazione incentrata su Marco 12: 28-34 e Calati
2: 19-20, il past. Mauro Pons ha
« salutato », nel tempio di via
Paraci, l’ex diaconessa che, per
circa 12 anni, ha saputo servire il Signore in situazioni ed
ambienti difficili, dove la sofferenza altrui è stata per lei uno
stimolo ad amare, a solidarizzare, a vivere accanto agli ammalati; cosa che ha continuato
a fare durante il suo impiego
presso la sede INAM di Riesi,
a contatto con i reali e complessi problemi della città.
Con Francesca Naso scompare un « pezzo di memoria storica » della Chiesa valdese di Riesi, ma soprattutto scompare un
« pungolo », un esempio, un modello veramente evangelico di vivere con autenticità nella « Verità » che rende veramente liberi
gli uomini. Ci è dato di ricordare, al di là delle attività interne della comunità, il suo impegno gioioso e sistematico a favore di Amnesty International e
dell’ACAT, con le continue lettere-petizione a favore degli esiliati politici, dei condannati a
morte, degli emarginati, coinvolgendo l’intera comunità e parte
della città stessa.
Questa, nell’insieme, è l’eredità lasciataci da una sorella che,
con fede e con coraggio, ma soprattutto con amore, ha sempre
combattuto contro le ingiustizie.
Nell’esprimere ad Angelica e Liborio Naso i fraterni segni della solidarietà evangelica, vogliamo insieme chiedere al Signore
di saper testimoniare l’Evangelo di Cristo sulla scia tracciataci da cotanta servitrice.
I rapporti
ecumenici in città
SAMPIERDARENA-SESTRI —
Le chiese evangeliche valdese
(Genova Sampierdarena) e metodista (Genova Sestri) hanno
formulato un documento relativo ai rapporti ecumenici locali
in città; ne pubblichiamo il testo:
« Le chiese valdese di Sampier
darena e metodista di Sestri,
riunite in assemblea straordinaria per discutere i rapporti ecumenici il giorno 12 gelalo 1992,
hanno convenuto sui seguenti
punti:
1) una chiesa assume un atteggiamento autenticamente ecumenico quando è disponibile ad
aprirsi a tutti (Giovanni 17: 1618). Essere ecumenici in concreto significa ricercare il dialogo
con la realtà del mondo circostante, a cui l’Evangelo deve essere annunciato. Tale atteggiamento deve tradursi nella costante preoccupazione di essere
presenti, nei limiti ovviamente
delle forze di ciascuna chiesa,
ovunque si offra uno spazio per
la predicazione di Gesù Cristo
crocifisso e risorto;
2) le due comunità sono convinte che l’impegno per l’annuncio cristiano, ragione prima della loro esistenza, le chiama
sempre di nuovo a conversione,
perché ogni chiesa è rimessa
in discussione dalla Parola dell’Evangelo;
3) la franchezza e la libertà
che Dio dona ai suoi figli per
annunciare l’Evangelo permettono loro di superare ogni calcolo, ogni compromesso, ogni
umana paura (I Giovanni 4; 18).
Una chiesa dunque che vorrà essere ecumenica non solo a parole sarà essa stessa prornotrice e protagonista di iniziative
piùttosto che limitarsi a reagire alle proposte altrui;
4) una vera apertura ecumenica è possibile soltanto attraverso la riscoperta di una comune identità evangelica; pertanto, aU’interno dell’evangelismo cittadino, i rapporti interdenominazionali dovranno essere intensificati con quelle comunità con cui già sono operanti
e dovranno essere avviati con
impegno là dove ancora non esistono;
5) sui rapporti interconfessionali col cattolicesimo dovrà essere raggiunta tra le diverse comunità evangeliche genovesi una
certa chiarezza e unità d’intenti, che consenta di costituire in
tempi non lunghi un Comitato
evangelico per i rapporti ecumenici, che si presenti come interlocutore autorevole agli organismi del mondo cattolico impegnati nel dialogo ecumenico;
6) tutti i membri di chiesa
sono invitati a impegnarsi personalmente affinché i propositi
qui manifestati abbiano un seguito nell’azione delle due comunità ».
Camminando con gli indios
(segue da pag. 1)
dio sia della lingua tradizionale
che dello .spagnolo. Uno dei motivi di dominazione coloniale è infatti la lingua spagnola. Il Ceree
(il Centro educativo rurale di E1
Colchón) è lo strumento per questa azione di rivalorizzazione di
una cultura bilingue ».
L’azione delle chiese non si limita alla cultura ma affronta, in
collaborazione con le strutture
pubbliche, il grave problema sanitario dei Tobas. La tubercolosi
ha decimato le comunità toba.
Oggi si fa molta prevenzione ed
informazione, ma si cerca anche
di recuperare la medicina tradizionale basata su principi omeopatici.
« Vi sono poi quattro terreni
di impegno essenziali — termina
Malan —. L’assistenza giuridica:
troppe volte i Tobas sono stati
truffati perché non conoscevano
le leggi dei bianchi!
L’incontro ecumenico con i responsabili religiosi della comunità toba per una ricerca comune
di spiritualità cristiana.
La lotta per la riconsegna delle
terre. "Un indio senza terra è un
indio morto": la distruzione della
cultura toba è cominciata quando è stala tolta loro la terra. La
JUM, grazie ad aiuti, ha acquistato le terre e le ha ridate ai Tobas.
Oggi, con la legge ’’dell’aborigeno’’ i Tobas si sono visti riconsegnare 12 mila ettari. E’ ancora
troppo poco.
L’azione pastorale. La Chiesa
unita ha chiesto alla nostra Facoltà teologica (TISEDET di Buenos Aires) una collaborazione nel
campo della teologia pratica. La
Facoltà ha risposto con una ricerca biblico-teologica: la lettura
’’aborigena" della Bibbia. La JUM
non ha voluto mai aprire nuove
chiese, ma vuole fare il suo cammino di fede insieme ai credenti
indigeni ».
I Sinodi delle Chiese valdesi
del Rio de la Piata hanno sempre
manifestato il loro appoggio a
quest’opera. Anche noi, in Italia,
possiamo essere vicini ai nostri
fratelli della JUM. Le collette
delle nostre chiese in occasione
del XVII febbraio sono dedicate
al sostegno di queste opere.
a cura di
Giorgio Gardiol
6
6 prospettive bibliche
14 febbraio 1992
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
LA FEDE E IL DENARO 2
Nel Nuovo Testamento si parla
spesso di denaro e di prosperità:
se ne parla quasi sempre in termini
di ricchezza e di ricchi.
La ricchezza è vista anzitutto come una tentazione: la tentazione di
diventare dipendenti e quindi schiavi della ricchezza, in senso lato (denaro, proprietà, guadagni, ruberie
ecc.). Il passo fondamentale a questo riguardo mi sembra essere quello di Matteo 6: 24:
« Nessuno può servire a due padroni; perché o odierà l’uno ed amerà l’altro, o si atterrà all’uno e sprezzerà l’altro. Voi non potete servire
a Dio e a Mammona ».
Ricordiamo alcuni passi evangelici che sono come un commento a
questo versetto.
Il raccondo del giovane ricco (Marco 10: 17-31 e par.) ci presenta un
uomo impegnato sul piano religioso,
attento alla propria vita e desideroso di viverla davanti al Signore.
Quando il Signor Gesù lo pone di
fronte a una scelta (« Vendi tutto
ciò che hai e dallo ai poveri »), una
scelta ben precisa, o i tuoi averi o
il Signore, quest’uomo sembra trovarsi di fronte a qualche cosa a cui
non aveva mai pensato, ma che lo
inchioda in modo totale: « Ma egli,
attristato da quella parola, se ne andò dolente, perché aveva di gran
beni » (v. 22). Di fatto egli dipendeva totalmente dai suoi averi, ne era
schiavo e non è riuscito a liberarsi.
La fiducia deiruomo
nelle proprie ricchezze
La parabola del ricco stolto (Luca
12: 13-21) mette in evidenza la fiducia che l’uomo tende a riporre nella
ricchezza, sembra che essa possa difenderci da tutto, ma in un mornento essa diviene inutile. Ma quest'uomo, divenuto ricco perché la proprietà ha dato molto frutto, si lega
totalmente a quel che possiede, la
sua speranza per la vita futura è lì.
Il problema di fondo è quello della libertà. Siamo chiamati ad essere
liberi da ogni cosa per essere servi
unicamente del nostro Signore: essere liberi non vuol dire considerare
la povertà come una virtù, anche se
potremmo dire: meglio poveri e liberi che ricchi e schiavi, ma poter
usare liberamente di tutto quello
che il Signore ci dà. Questo pensiero
lo troviamo espresso in modo incisivo nella I epistola dell’apostolo
Paolo ai Corinzi (cap. 7: 29-31):
« Il tempo è ormai abbreviato; da
ora in poi anche quelli che hanno
moglie siano come se non l’avessero;
quelli che piangono, come se non
piangessero; quelli che si rallegrano,
come se non si rallegrassero; quelli
che comprano, come se non comprassero; quelli che usano di questo mondo, come se non ne usassero, perché
la figura di questo mondo passa ».
In una parola tutto è relativo di
fronte al regno di Dio che incombe
sulla storia degli uomini e su quella
di ciascuno di noi. Siamo chiamati a
Anche il Nuovo Testamento parla spesso di denaro e quasi sempre ne
parla in termini di ricchezza e di ricchi. Il problema di fondo che emerge dai vari racconti e parabole è quello della libertà: siamo chiamati ad
essere liberi da ogni cosa per essere servi unicamente del nostro Signore.
Nel Nuovo Testamento non ritroviamo la legge della decima ma « quello che ciascuno potrà secondo la prosperità concessagli y> (I Cor. 16: 2);
Siamo noi stessi chiamati a fare le nostre scelte, secondo la nostra coscienza e libertà, e a vivere in modo autentico il rapporto col nostro
denaro e «on i nostri beni.
vivere senza complessi e angosce,
usando di tutto quel che il Signore
ci dà, ma tutto ha senso solo nella
prospettiva del nostro « essere col
Signore ».
A questo riguardo è interessante
considerare l’atteggiamento diverso
di Gesù di fronte a due ricchi. Il primo è quello di cui abbiamo già parlato: il giovane ricco che va da Gesù
a chiedere cosa deve fare per eredidare la vita eterna. Gesù, dopo avergli ricordato i comandamenti, lo
esorta a liberarsi di tutti i suoi averi,
e quello si allontana tristemente.
Un incontro che
cambia tutta la vita
L’altro è Zaccheo (Luca 19: 1-10).
Se c’era un uomo schiavo delle ricchezze era proprio lui! Si era arricchito approfittando del suo mestiere iniquo e con soprusi e frodi. Ma
l’incontro con Gesù è talmente traumatico che cambia tutta la prospettiva della sua vita. Il denaro non ha
più importanza, anzi è un peso, ed
egli vuol farne qualche cosa di utile
per chi ne ha bisogno. Non solo, ma
la presenza del Signore nella sua
vita crea in lui un pentimento autentico che consiste nel cercare in tutti
i modi di rimediare al male fatto agli
altri: « Se ho frodato qualcuno di
qualche cosa. gli rendo il quadruplo ». A lui Gesù non chiede niente,
perché si trova di fronte a un uomo
liberato nei riguardi del suo denaro.
L’apostolo Paolo, scrivendo ai Filippesi, sottolinea questa stessa libertà per quanto lo riguarda, mentre ringrazia di cuore i Filippesi per
un dono che gli hanno inviato, probabilmente in denaro, mostrando
chiaramente di averlo molto gradito
dice: « Ho imparato ad essere contento nello stato in cui mi trovo; io
so essere abbassato e so anche abbondare; in tutto e per tutto sono
stato ammaestrato ad essere saziato
e ad avere fame, ad essere nell’abbondanza e ad essere nella penuria;
10 posso ogni cosa in colui che mi
fortifica» (Filippesi 4: 11-13).
In questo contesto, come si pone
11 problema dell’uso del nostro denaro? Come si esprimerà, concretamente, la nostra riconoscenza per quello
che Dio ci dona, la nostra libertà di
usarne e la nostra appartenenza al
Signore?
Nella libertà che i credenti hanno
in Cristo la legge è non abolita, ma
superata. Nel Nuovo Testamento non
ritroviamo la legge della decima.
Anzi, si trovano numerosi passi nei
quali si dimostra come uno spirito
legalista riesce a sconvolgere le co
scienze sì da far ritenere di essere
osservanti della legge pur tradendone lo spirito. Per quel che riguarda
il nostro tema è interessante ricordare quello che dice Gesù in Marcò
7: 10-13: « Mose infatti ha detto:
Onora tuo padre e tua madre, e: Chi
maledice padre o madre sia punito
di morte; voi, invece, se uno dice a
suo padre o a sua madre: Quello con
cui potrei assisterti è Corban (vale
a dire, offerta a Dio), non gli permettete più di fare cosa alcuna a prò
di suo padre o di sua madre; annullando così la Parola di Dio con la
tradizione che voi vi siete tramandata. E di cose consimili ne fate tante! ».
Questo spirito legalista è sempre
in agguato nella nostra vita, così se
il postro Sinodo ha detto che se riuscissimo a dare almeno il 3% delle
nostre entrate la vita della nostra
chiesa ne riceverebbe un nuovo respiro, subito qualcuno ha preso questa affermazione come una legge: sono a posto se do il 3%.
La raccolta di denaro
nelle chiese
Si sono due passi della Scrittura
che possono darci delle indicazioni
preziose; tutti e due si riferiscono alla raccolta di denaro che le chiese,
sorte dalla predicazione dell’apostolo
Paolo, hanno fatto per i credenti di
Gerusalemme che, per un insieme
di cose, si sono ritrovati in gran bisogno di aiuto.
Il primo passo si trova in II Cor.
8: 1 ss.:
« Fratelli, vogliamo farvi conoscere la grazia che Dio ha concesso alle
chiese della Macedonia. Pur nelle
molte tribolazioni con cui sono state
provate, la loro gioia incontenibile e
la loro estrema povertà hanno sovrabbondato nelle ricchezze della loro generosità. Infatti, io ne rendo testimonianza, hanno dato volentieri,
secondo i loro mezzi, anzi, oltre i
loro mezzi, chiedendoci con molta
insistenza il favore di partecipare a
questa sovvenzione per i santi. E non
soltanto hanno contribuito come noi
speravamo, ma prima hanno dato se
stessi al Signore e poi a noi, per la
volontà di Dio ».
In quest’ultima frase c’è il segreto di ogni autentica generosità
evangelica: prima hanno dato se
stessi al Signore.
Il secondo passo si trova in I Cor.
16: 1-2:
« Quanto alla colletta per i santi,
come ho ordinato alle chiese della
Galazia, così fate anche voi. Qgni
primo giorno della settimana cia
scuno di voi, a casa, metta da parte quello che potrà secondo la prosperità concessagli, affinché, quando
verrò, non ci siano più collette da
fare ».
Non più decime, dunque, ma
« quello che ciascuno potrà secondo
la prosperità concessagli »: siamo
noi stessi chiamati a fare le nostre
scelte, secondo la nostra coscienza e
libertà.
Ma nemmeno spontaneismo e improvvisazione e tanto meno briciole
del nostro superfluo.
Un atto volontario di
gioia e riconoscenza
L’apostolo anche su questo fatto
insiste per una fede consapevole e
chiara nelle sue decisioni e nella sua
coerenza: ogni primo giorno della
settimana. E’ un atto volontario, fatto con gioia e riconoscenza; un atto
impegnativo e personale: nessuno
dovrebbe venire a ricordarcelo, perché se no ce lo dimentichiamo. In
un certo senso questo dimenticare
tradisce un nostro dimenticarci di
Dio e della sua permanente grazia
su di noi.
Vi è poi tutto un altro aspetto che
non vogliamo sviluppare qui: si tratta dell’impegno solidale con chi ha
bisogno di noi sul piano finanziario,
come noi abbiamo bisogno degli altri nel cammino della comune fede:
è il significato profondo con cui i
credenti della Macedonia hanno voluto partecipare alla colletta per « i
santi in Gerusalemme »; e c’è l’impegno solidale perché l’Evangelo sia
annunziato e la chiesa del Signore
possa vivere: è il significato che i
credenti di Filippi hanno dato al loro dono inviato all’apostolo Paolo.
In modo diverso ma uguale nella
sostanza anche noi siamo chiamati a
vivere in modo autentico il rapporto con il nostro denaro e con i
nostri beni.
Franco Sommani
NOI NON PARLIAMO
DI ECUMENISMO.
(
LO FACCIAMO
•orfirxid
il mensile dove si incontrano
cattolici, protestanti, ortodossi,
ebrei, musulmani, credenti
senza chiesa, non credenti.
ABBONAMENTI: un anno (11 numeri) lire 50.000
- sostenitore lire 100.000 - una copia iire 5.000.
Versamenti sui c.c.p. 61288007 intestato aila
coop. Com Nuovi Tempi, via dei Banco di S. Spirito 3. 00186 Roma ■ tei. 06/686.47.33 ■ 689.30.63.
7
14 febbraio 1992
obiettivo aperto
LA PROVINCIA DOVE SI VIVE MEGLIO SECONDO ”IL SOLE-24 ORE”
Gorizia, tu sei... benedetta
L’industria, il turismo e il commercio svolgono un ruolo fondamentale nello sviluppo della provincia - La ricerca
di dialogo fra cattolici italiani e comunità slovene - Il dialogo ecumenico e la presenza culturale protestante
"Una mela spaccata" Fare e
Gorizia, in base alla classifica
de "Il sole-24 ore”, è al vertice
delle città italiane in termini di
« qualità della vita ».
A guardarla dall'alto del massiccio e poderoso castello, secondo la definizione di un urbanista, Gorizia sembra una "mela
spaccata” con i suoi tredici chilometri di confine che attraversa la città zigzagando tra le case,
separando i sobborghi, tagliando i viali, spartendo le colline
sino ad arrivare ad un muretto
sormontato da una rete di recinzione, che di tanto in tanto
qualche "piccone” della destra
politica italiana vorrebbe abbattere, e che divide una piazza: di
qua l’Italia, di là, oggi, la nuova
Repubblica di Slovenia con la
vecchia stazione ferroviaria.
Dopo essere stata per secoli
una città deirimpero asburgico,
con una popolazione cosmopolita e poliglotta (2/3 di lingua italiana, 1/3 di lingua slovena e
tedesca), nel 1918 fu annessa al
Regno d’Italia e con l’avvento
del fascismo iniziò un capitolo
nero per gli sloveni: proib'to
l’uso della lingua, che venne abolita nella scuola e nelle redaz’oni dei giornali. Molti sloveni furono costretti ad emigrare. Alla
fine della seconda guerra mondiale furono le truppe della IV
armata jugoslava ad occupare
per una quarantina di giorni la
città. « Furono giornate lunghe,
come anni, mentre la gente sbalestrata viveva nel terrore degli
arresti, rappresaglie e deportazioni di persone che, a centinaia,
sparirono senza fare più ritorno ». Oggi a Gorizia gli sloveni
rappresentano 1/10 della popolazione, hanno un quotidiano,
una casa della cultura (Kultumi dom), scuole elementari. medie e superiori,_ gruppi
musicali, sportivi... Negli ultimi
anni il dialogo s’è fatto sempre
più intenso, portando un netto
miglioramento nei rapporti tra
la popolazone italiana e slovena.
Con una provincia tra più
piccole d’Italia, appena 467 kin ,
e soli 25 comuni, e una popolazione globale provinciale di meno di 140.000 abitanti, senza pnmeiigiare in quasi nessuno degli
indicatori presi in considerazione dai giornalisti che hanno elaborato la classifica, Gorizia e
riuscita in questa lusinghiera
impresa di raggiungere a vetta
in termini di qualità della vi •
Gli indicatori sono quelli relativi al tenore di vita, gli affari
il lavoro, i servizi, la cnminahtà, la popolazione, il te’npo libero. Senza entrare nel dettaglio di ogni singola voce posiamo individuare nell’mdtisinfl
turistica, che ha m
suo sicuro punto di nie
rimento; neWindustria c
stica, nonostante la crisi del set
tore, di Monfalcone- nella produzione vinicola del Rollio e d^^
risonfino; nell inàusina
tare favorita dalla zona franra”- e nel commercio con la
Repubblica slovena, tagiom
di un benessere discreto, n
ostentato. L’autoporto di Dovizia, l’aeroporto di g
gionari, il porto di Monfalcone,
l’autostrada Alpe-Adria , .
restituito alla
ca funzione di Porta . deh Occi
dente verso i Balcani. Ma
gente non si ferma, passa. Nel
giro di tre anni il capoluogo è
sceso di circa duemila unità e
anche l’intera provincia ha subito un calo demografico. Il mondo della scuola si è, da un lato,
arricchito con la prestigiosa presenza di una articolazione
della Facoltà di scenze politilitiche di Trieste, mentre la scuola materna comunale va in crisi per mancanza di mezzi. Le
librerie prosperano.
« La tranquillità sta di casa a
Gorizia »: è il titolo di commento apparso su un giornale locale
in riferimento al « primato » conseguito. Chi proviene da altre
realtà forse non considera del
tutto positiva questa tranquillità. Il goriziano è schivo, parla
poco, certamente cordiale e corretto, ma forse un po’ diffidente
nel trattare con l’interlocutore.
« Chissà quante volte ho richiamato alla mente queste parole di Gesù: "Se due o tre si
riuniscono per invocare il mio
nome, io sono in mezzo a loro"
(Mt. 18: 20) quando insieme a
pochi altri fratelli, ancora stordita per la frenesia e i disguidi
che possono sorgere neH’organizzare una conferenza o un incontro diocesano fra giovani, mi sono trovata di fronte alla sala
Semivuota, contando poche decine di persone e tutte già conosciute nelle altre occasioni. E’
mai possibile — pensavo — che
qui' a Gorizia non ci si possa
incontrare con più entusiasmo?
Non riuscivo a comprendere e
ritornavo a casa delusa e convinta che nella mia città sarebbe stato difficile proporre iniziative comunitarie con successo.
Mi consolavo leggendo il verset
Vna veduta generale della città di Gorizia.
to del 'Vangelo, ma rimanevo in
cuor mio convinta che il numero delle persone potesse essere
in qualche modo una garanzia
di realizzazione di una comunità. La Chiesa cattolica propone
spesso, come suo punto di forza,
l’assemblea numerosa dei fedeli. I miei fratelli goriziani rifiutano questo schema: le messe
domenicali sono ancora abbastanza frequentate, ma è difficile ritrovare la stessa partecipazione in altre occasioni, anche
le più tradizionali ».
Così ci dice Betty, nel collettivo che sta preparando questa
pagina, e Sergio aggiunge: « I
punti di riferimento della vita
cattolica goriziana sono stati, fino a circa 20 30 anni fa, le parrocchie del Duomo, di S. Ignazio e del S. Cuore, situate nel
centro della città. Negli ultimi
anni, con il sorgere di nuove
zone abitative, più periferiche,
popolate da famiglie mediamente più giovani, altri centri hanno acquisito maggiore importanza nel calamitare l’attenzione
dei cattolici goriziani».
Come si vede emerge un quadro della Gorizia cattolica comune a quelli di molte cittadine
della provincia italiana e non in
contrasto con gli orientamenti
proposti oggi da Roma: molto
tempo dedicato a "fare”, e con
risultati senz’altro apprezzabili,
un po’ meno tempo dedicato a
"riflettere” sul significato di ciò
che si fa.
Un discorso a parte forse merita il tentativo di dialogo e di
integrazione con le comunità
slovene della città e d’oltre confine, che da qualche anno i gesuiti cercano di stimolare e mantenere vivo.
Nel frattempo, visto che abbia
SCHEDA
La presenza protestante nell'lsontino
A cura di: Liliana Batti Miliesi, Arrigo Bonnes, Elisabetta Corubolo, Carlo Nanut,
Marianka Srebrnic, Sergio
Tomba, Marta Visintin, Massimo Zidarich.
La presenza protestante nell'lsontino, come del resto in tutta la regione e nel litorale Istriano, risale senza ombra di dubbio all’epoca immediatamente successiva alla Riforma.
Sappiamo che Bonaventura von Eckh,
deputato goriziano alla Dieta delle Provincie interne dell'Impero a Bruck, aveva aderito alle deliberazioni degli atti a favore della Riforma. Su suggerimento di Porzia, visitatore apostolico,
l'arciduca Carlo inviò a Gorizia, nel
1574, una commissione di ecclesiastici per invitare i capi e il popolo 'a
restare nella fede romana. Tale commissione bruciò pubblicamente i libri
. eretici » e lasciò ai protestanti la
scelta tra l'abiura o l'emigrazione.
Soltanto tre famiglie nobili scelsero
di emigrare, la maggioranza preferì rimanere, nascondendo le nuove idee.
Il barone Lorenzo, signore di Vipacco, ricevette nel 1584, pena la multa
di 1.000 ducati, l’incarico di indurre
i suoi sudditi evangelici a ritornare
in grembo alla Chiesa cattolica o emigrare.
Una delle figure di maggior spicco
nell’lsontino fu il canonico sloveno
Primo Trubar che, aderendo alla Riforma, ha dato dignità di lingua letteraria alla parlata slovena delle genti
provvedendo alla traduzione della Bibbia e alla stesura di una grammatica.
Una efficace e regolare estirpazione del protestantesimo fu condotta
nel 1593-'94 dal patriarca di Aquileia,
Francesco Barbaro, ohe con l’aiuto del
braccio secolare dei commissari arciducali si assunse il compito di riportare ” con zelo e carità » nella primitiva fede la popolazione e gli espo
nenti della nobiltà.
Ci vollero più di due secoli perché il protestantesimo riapparisse ufficialmente in Gorizia. Bisognò infatti
aspettare l'arrivo di un commerciante
di Francoforte, Giovanni Cristoforo Bitter, che rilevata una piccola fabbrica
di zucchero, portò con sé. una squadra di operai tedeschi, tutti di fede
evangelica. La politica più tollerante
dell’Austria e la necessità di capitali
facilitarono l'installarsi di numerosi
evangelici provenienti dalla Germania,
dalla Boemia e da quei Grigioni che il
Vergerlo aveva evangelizzato due secoli e mezzo prima partendo proprio
da queste zone. Non essendo però
consentito il culto pubblico i protestanti si raccoglievano, tutte le domeniche, in casa Ritter. L assistenza
spirituale veniva data, di quando in
quando, dal pastore luterano di Trieste.
Nell'anno 1857 il figlio di Cristoforo, Fleinrich — nel frattempo divenuto « von » Ritter —, ottenne daH’imperatore il nullaosta per la costituzione del gruppo luterano di Gorizia
alle dipendenze della comunità augustana di Trieste e per la nomina di
un pastore vicario. Nel 1864 venivano
edificati il bel tempio e la casa pastorale in un ampio giardino. Nel 1865
la comunità di Gorizia contava 169
membri comunicanti: 62 svizzeri, 44
tedeschi, 2 inglesi, 1 italiano, 60 austriaci.
Nel 1873 venne aperta una scuola
con 102 allievi, di cui 30 cattolici e
2 ebrei.
Il crollo degli Imperi centrali segnò l'inizio della decadenza. Molti tor
narono alle terre d'origine. Le confische del governo italiano furono pesantissime e colpirono le attività commerciali, industriali e umanitarie. Tipico il caso dell'orfanotrofio aperto
dalla contessa Gräfin E. de la Tour
e ohe « passò » ad un ordine religioso cattolico!
Nel 1918 i superstiti cominciarono
tenacemente a ricostruire sia la chiesa che la casa pastorale, duramente
colpiti dai bombardamenti. Dopo la fine della prima guerra mondiale cominciò ad entrare a far parte della
comunità un numero sempre crescente di italiani. Iniziato il distacco
dalla comunità augustana di Trieste,
ottenne collaborazione e aiuto dalla
« missione metodista », il che la portò ad aderire, successivamente, alla
Chiesa metodista episcopale. Carlo
Romano fu, nel 1919, il primo pastore di lingua italiana e a lui, in questi ultimi settant'anni di storia, sono
succeduti altri quattordici pastori che,
nel bene e nel male, hanno lasciato
la loro traccia in una comunità che,
con l’andare del tempo, non è riuscita né a espandersi né a rinnovarsi e oggi risente dell’anzianità dei
suoi membri. Il tempio, troppo grande per l’esigua consistenza della comunità, è da tre anni inagibile: la
speranza è che, la prossima primavera, grazie ad un finanziamento regionale già stanziato, si riesca a fare quegli interventi atti a renderlo
nuovamente agibile. La bella casa pastorale — divenuta un • lusso » che
la chiesa non può permettersi — è
stata recentemente venduta unitamente ad un pezzo del parco.
mo cominciato a parlare delle
minoranze, ci sembra giusto ricordare l’ormai ’’ scomparsa ”
comunità israelita. « La prima
menzione di Gorizia è quella che
si riscontra in un documento di
Trieste del 949 in cui si parla di
un Daniele David, israelita di
Gorizia, che poi fu tintore in
Trieste, uomo di straordinarie
ricchezze, che aveva potuto dare
"da solo" a mutuo al vescovo
Giovanni III di Trieste la considerevole somma di cinquecento diecisette marche e mezza per
difendere il territorio triestino ».
Una plurisecolare leggenda (la
luce della luna), a testimonianza
proprio deH’inserimento nel tessuto storico della comunità
ebraica goriziana, racconta di un
mercante ebreo di nome Samuel,
che tutti i suoi vicini consideravano un ricco... e che viene poi
ucciso per avidità da un suo
compagno di viaggio. Si trattava di una comunità che, per secoli, si è mantenuta intorno alle
duecentocinquanta persone e che
oggi conta poche unità che si
sono unite alla coinunità di
Trieste. La vecchia sinagoga è
stata acquisita dal Comune che
ha provveduto a restaurarla e
la utilizza per mostre e conferenze relative all’ebraismo.
Dulcis in fundo: il dialogo ecùmenico. Gorizia lo vive stentatamente, tra il tenace impegno di
pochi e l’indifferenza dei più.
Come la fontana malata di Palazzeschi esso tossisce, tossisce,
un poco si tace, di nuovo tossisce. Poesia a parte, l’ecumenismo esiste per volontà di un piccolo gruppo SAE, di recente costituzione: poche persone di buona volontà, sinceramente interessate, e nulla più. Anche quest’anno, come nel recente passato, per la settimana ecumenica
di preghiera si sono avuti due
incontri, poco ’’affollati”: uno
liturgico, l’altro di dibattito. In
essi si scopre — come sempre — la poca conoscenza che
il mondo cattolico goriziano ha
della realtà protestante. Basterà
riaprire, nella piccola abside che
da oggi in poi costituisce la nuova sala comunitaria, il Centro
di cultura "A. Schweitzer” per diffondere una maggiore conoscenza o bisognerà trovare o inventare nuovi modi di comunicazione?
Betty ci ricorda: « I miei fratelli goriziani hanno bisogno di
parlare, di esprimere a quattr’occhi quella quotidianità che
non amano scoprire nelle assemblee numerose. E quanto poco
sforzo è necessario alle volte:
è sufficiente stare ad ascoltare
ed emerge una realtà diversa.
Non una realtà fatta di grandi
gesti o complicati sermoni o
suggestive preghiere, ma di brevi meditazioni, anche contraddittorie, di piccole attenzioni verso il prossimo, anche di^ curiosità un po’ pettegole per le scelte di vita del vicino di casa,
che però possono fornire l’occasione di far riflettere sulle proprie. E mi e capitato, spesso
con stupore, di scoprire, in persone viste e salutate molte volte distrattamente per strada, un
desiderio vivo di approfondire
il loro problema religioso, spinti da una fede personale forse
non ispirata a schemi di tradizionali ortodossie. Sono spesso
proposte nuove di introspezione,
che sconvolgono i miei presuntuosi principi di credente. E
proprio vero che il Signore crea
occasioni di comunione al di
fuori delle nostre aspettative e
dei nostri progetti».
8
8
ecumenismo
14 febbraio 1992
VERSO L’ASSEMBLEA PROTESTANTE EUROPEA INCONTRO CON I LUTERANI SCANDINAVI
I cristiani e l'Europa
Si terrà a fine marzo a Budapest I assise che segue indirettamente l’invito rivolto dal nostro Sinodo del ’90 ai protestanti europei
Vivere “sul
53
Dal 24 al 30 marzo 1992 si
svolgerà a Budapest l’Assemblea
protestante europea in cui saranno riuniti, per la prima volta,
i rappresentanti delle chiese protestanti dell’intera Europa. Tema
dell’Assemblea sarà La responsabilità cristiana per l’Europa. Tale incontro sarà una conseguenza indiretta della proposta fatta
dal Sinodo valdese 1990 a tutte
le chiese evangeliche in Europa,
relativa all’auspicata convocazione di un Sinodo evangelico europeo. Una proposta parallela era
stata lanciata nel febbraio ’91
da Lukas Vischer, dal vescovo
luterano danese Christiansen, dal
vescovo luterano rumeno Klein,
dal presidente dell’EKD vescovo
Kruse e dal presidente della Federazione protestante svizzera,
Rusterholz, e si era concretizzata in un incontro svoltosi a Basilea dal 23 al 27 agosto 1991,
intorno al tema Testimonianza
comune delle chiese evangeliche
in Europa.
Dialogo e
testimonianza
Il documento preparatorio dell’Assemblea, giunto in questi
giorni, afferma che « la nostra
prima preoccupazione è il dialogo che deve aver luogo tra noi
dopo i numerosi cambiamenti
verificatisi in Europa. In che
còsa consiste la nostra testimonianza? Quali sono i nuovi compiti che spettano alle chiese protestanti? ». Nella premessa il documento afferma inoltre: « Ci
riuniamo perché vogliamo ricordare i tesori e le forze positive
della fede protestante... vogliamo
riflettere in modo nuovo sulla responsabilità protestante per lo
stato, l'economia e la società...
vogliamo esprimere chiaramente la voce protestante e aprire
il cammino per un approfondimento della comprensione e della cooperazione ecumeniche con
tutte le altre confessioni cristiane ». Il lungo documento è articolato in cinque capitoli. Il primo, intitolato L'Evangelo, fonte
di libertà e di comunità, sottolinea fortemente quello che è il
centro della Riforma, cioè il
messaggio della giustificazione
per grazia mediante la fede, il
quale rappresenta « la base per
una nuova partenza comune » e
« crea la libertà per l’avvenire ».
Il secondo capitolo (Proclamare l’Evangelo in modo rinnovato e in condizioni nuove) dichiara senza ambiguità; « Non si può
oggi considerare l’Europa come
un continente ’’cristiano”... Il
semplice fatto che diverse religioni sono presenti sul territorio
indica già che l’Europa non è
un continente cristiano. Il giudaismo, come pure l’Islam, hanno profonde radici storiche in
vari paesi europei ». Per cui oggi « le chiese rappresentano solo
una corrente nella moltitudine
di correnti di pensiero che partecipano alla formazione dell’Europa futura». Bisogna inoltre fare i conti con la secolarizzazione, che « è un fenomeno di
dimensioni e sfaccettature multiple ».
questo contesto, « la predicazione non può avere come
scopo il rendere inesistente il
processo di separazione della
chiesa e della società. La chiesa ^ non può voler tornare ad
un epoca in cui l’insegnamento
cristiano e l’ordine sociale erano strettamente collegati».
Anche perché « le chiese sono
pronte a riconoscere espressamente che i ’’lumi” hanno permesso l’affermarsi di valori essenziali che hanno il loro fondamento nell’Evangelo ». Ma riconoscere i benefici del processo di secolarizzazione «nella misura in cui quest’ultimo libera
le donne e gli uomini dai pregiudizi e dai tabù » non significa
rinunciare ad un atteggiamento
critico che è proprio del messaggio cristiano: «La chiesa deve continuamente porre la questione della vera libertà degli
uomini », ma senza autoritarisrno in quanto « il messaggio cristiano non ha il diritto di diventare un’ideologia della società ».
Ma quali sono i compiti specifici della responsabilità protestante nell’Europa in formazione? A questa domanda cerca di
rispondere il terzo capitolo del
documento. Prendendo chiaramente le distanze da ideologie
e movimenti nostalgici e restauratori, « l’attenzione delle chiese
deve essere centrata sulla questione dell’instaurarsi di un ordine dal volto umano che renda
giustizia alla libertà e ai diritti
umani, nonché alle esigenze di
giustizia, di pace e di salvaguardia del creato ». Ne va della sopravvivenza stessa dell’umanità. Infatti « l’avvenire dell’Europa è legato all’avvenire dell'umanità in quanto tale ». Ora,
« le nazioni industrializzate d’Europa fanno parte di quelle che
sono all’origine della crisi mondiale. Esse hanno pertanto una
responsabilità particolare nel
contribuire alla sua risoluzione »,
e ciò a tre livelli; lo squilibrio
Nord/Sud, la tensione Ovest/Est,
la crisi ecologica.
Il processo
conciliare
Il processo conciliare intrapreso a Basilea (Pentecoste 1989)
« è il tentativo di fare della crisi globale il tema comune delle
chiese ». Le chiese protestanti
si impegnano a difendere ovunque « l’ordine democratico » e a
« incoraggiare una partecipazione attiva». Pur riconoscendo la
« superiorità » del sistema di economia di mercato rispetto a
quello di economia pianificata
FRANCIA
La vita religiosa
in un recente sondaggio
PARIGI — Secondo un sondaggio SOFRES/Madame Figaro, il 79“/o dei francesi si dichiara cattolico, 1,5% protestante,
0,5% ebreo, 0,5% musulmano (altri; 1%; senza religione: 18%).
Il 59% dei francesi desidera
che i propri figli si sposino in
chiesa, il 71% vuole un funerale
religioso. L’81% vuole fare battezzare il proprio figlio.
Un cattolico su dieci va regolarmente a messa. Cinque anni fa, erano il 14%. Fra i francesi nati prima della guerra il
90% si dichiara credente. Fra
quelli nati prima del ’68, tre su
dieci affermano di non esserlo.
(BIP)
Dopo il caso (di « santa Brigicia », un dibattito
fraterno nei locali della Facoltà di teologia
e cmlralizzata dei paesi comunisti, il documento evidenzia i
« limiti di questo sistema » in cui
« la libera concorrenza si effettua sempre a datino del più debole, a meno che non sia limitata da una legislazione sociale
efficace ».
Inoltre « l’inadempienza del sistema appare pienamente di
fronte alla povertà dei paesi del
Sud ». Le chiese sono chiamate
« a far posto alla dimensione
della responsabilità sociale e
ecologica », a continuare il loro
impegno a favore della pace e
dei diritti umani che « è una dimensione essenziale della testimonianza cristiana in Europa ».
A questo riguardo, di fronte ai
pericoli incombenti in tutta Europa, i cristiani europei non possono non fare una profonda confessione di peccato per la responsabilità delle loro chiese rispetto alTantisemitismo. Anche
nei confronti degli stranieri le
chiese sono chiamate a combattere ogni forma di discriminazione spirituale e sociale.
Quale futura
struttura politica?
Il quarto capitolo si chiede:
Quale struttura politica approviamo per l’Europa? La CEE
(Comunità economica europea)
è ritenuta troppo legata agli interessi economici dei propri
membri. Il Consiglio d’Europa non ha una « vera autorità ».
La CSCE (Conferenza per la sicurezza e la cooperazione in Europa) « potrebbe essere considerata come punto di partenza di
un’unione politica europea più
larga » ma, per ora, essa dispone « di poteri decisionali insufficienti ».
Pertanto « le chiese protestanti non si identificheranno pienamente con alcuna delle istituzioni esistenti ». In compenso è importante che « le istanze ecclesiali che operano presso le
varie istituzioni europee (KEK,
EECCS) coordinino efficacemente le loro attività ». Infine, ncll’ultimo capitolo dedicato a Comunione, testimonianza e servizio delle chiese protestanti, viene posta la questione « della testimonianza comune delle chiese protestanti a livello europeo ».
Per questo, le chiese europee
hanno bisogno di « approfondire
la comunione tra di loro» e di
intensificare la loro cooperazione. E ciò deve essere fatto « nel
contesto del movimento ecumenico » (KEK, CEC).
Tale comunione deve attuarsi
sul piano teologico (« Cosa significa il me.ssapgio della giustificazione oggi? »), sul piano missionario («Come incontriamo gli
uomini e le donne del nostro tempo?»), sul piano diaconale
(« Che cosa significa diaconia nella nuova situazione dell’Europa? ») e su quello della riconciliazione (« Quale contributo nossiamo dare per .superare in modo costruttivo il peso del passalo?»).
^Assemblea di Budapest in
cui, per la prima volta, saranno
riunite le "famiglie” protestanti
europee (battisti, luterani, metodisti, riformati), sarà l’occasione
per affrontare insieme tutte queste questioni. Non per opporre
un confessionalismo protestante
ai »entativi egemonici del cattolicesimo romano, ma per dare
un contributo (questo s), protestante) alla costruzione di una
società libera, democratica, pluralistica e laica. Questa è una
sfida alla quale il protestantesimo, nato in Europa, non può
sottrarsi senza rinnegare se stesso.
Jean-Jacques Peyronel
Roma, Facoltà valdese di teologia: rincontro tra il prof. Paolo Ricca,
J. Wilkstrom e il past. Mekkala.
« Luterani all’altare del Papa »
("Avvenire”), «L’abbraccio ai
vescovi luterani ». Questi alcuni
dei titoli che la stampa italiana
aveva riportato il giorno successivo all’incontro ecumenico .svoltosi in San Pietro il 5 ottobre '91.
Uno storico incontro tra luterani, svedesi e finlandesi, p>er ricordare Brigida (principessa svedese sposata con 8 figli, poi vedova e fondatrice di un ordine religioso), canonizzata prima della
Riforma. « S. Brigida, una santa
dalle dimensioni europee », così
definita da Giovanni Paolo IL
In quella preghiera ecumenica,
sotto l’altare del Bernini, trasmessa in diretta dalla televisione, quella sera d’ottobre sembrava ricomporsi una frattura durata secoli tra la chiesa della Riforma e la Chiesa cattolica.
« E’ venuto il momento di dichiarare che le denunce del tempo della Riforma non sono più
valide », aveva detto l’arcivescovo luterano Bertil Werkstrom.
« Da Giulio Andreotti a Gustavo
e Silvia (reali di Svezia) rigorosamente in nero, alla signora
Walesa, che sfoggiava un completo viola... » ("Avvenire”) caratterizzavano la cornice della
concelebrazione presieduta dal
papa e dai due vescovi luterani.
Parole, immagini, sensazioni
che certo non erano passate
inosservate al pubblico italiano;
in modo particolare è da credere che gli evangelici italiani
non avessero del lutto compreso e condiviso queH’inconlro.
In quei giorni gli alti esponenti delle chiese luterane scandinave si erano incontrati con il
presidente della FCEI, Giorgio
Bouchard e con il moderatore.
Franco Giampiccoli, che avevano espresso alcune riserve, soprattutto per l’immagine che la
stampa aveva dato dell’incontro.
Dopo alcuni mesi l’arcivescovo luterano finlandese lohn
Wikstrom è stato ospite della
Facoltà valdese di teologia, accompagnato dal pastore Mekkala.
L’importante occasione c il proficuo dibattito sono stati organizzati dal prof. Paolo Ricca.
L’arcivescovo, dopo aver dato
alcune informazioni di carattere
storico sulla Finlandia, è passato a descrivere le tappe fondamentali dell’impegno ecumenico
della Chiesa luterana.
« Nel lavoro ecumenico è necessario capirsi — ha dichiarato — e per capirsi bisogna gettare le premesse per il dialogo »
e, citando Paul Tillich; « Bisogna
porsi sul confine. Sul confine si
deve imparare ». Ha inoltre ricordato che in Finlandia esiste
una forte minoranza ortodossa.
Dopo i luterani e gli ortodossi,
la terza confessione religiosa del
paese è quella dei pentecostali.
La Chiesa luterana è impegnata
nel confronto ecumenico con
ambedue le denominazioni.
Nell’incontro non si poteva
non ricordare l’episodio qui citato, anzi la questk)ne è stata posta dagli s'udenti luterani tedeschi presenti in Facoltà. Un coro
unanime ha chiesto spiegazione
del significato della celebrazione
ecumenica avvenuta in San Pietro.
« Per quale motivo — è stato
chiesto — prima della celebrazione in Vaticano non vi siete
incontrati con gli evangelici italiani? ». « Come mai non avete
pensato che dichiarare Brigida
santa sia dei cattolici che dei
luterani poteva essere frainteso? ». « Siete consapevoli che la
stampa italiana e soprattutto
quella cattolica hanno strumentalizzato l’avvenimento? ».
L’arcivescovo ha cosi risposto:
« Non sono affatto sorpreso di
queste domande. Qui voi avete
segnalato le cose negative. Il fatto ad esempio che il papa accolga come fratello l’arcivescovo, all’altare (per ricambiare un invito) non può farmi valutare preventivamente quale e quanto
grande significato per Roma abbia avuto questo. E’ chiaro che
tutto può essere strumentalizzato, anche quello che ha fatto
Gesù è stato strumentalizzato,
tanto più quello che facciamo noi uomini. La nostra chiesa si sente in continuità con la
chiesa precedente alla Riforma,
per cui non ci fa problema dichiarare che S. Brigida è santa
sia dei cattolici che dei luterani;
ma non siamo venuti per celebrare la canonizzazione, che tra
l’altro non accettiamo; per noi
ogni credente che muore per
Gesù Cristo fa parte del popolo
dei santi. Quando si fa qualcosa di pubblico, c’è sempre il rischio di fraintendimenti e non
mi sento responsabile di quello
che la stampa italiana ha scritto ».
Un dibattito dai toni sereni;
in quell’aula risuonano ancora
quelle parole che abbiamo esaminato nel seminario sugli articoli di Smalcalda ' (di prossima
pubblicazione in Italia). Dice Lutero; « Il papa, però, non vuole
lasciare che si creda, ma afferma che per salvarsi occorre ubbidirgli. Questo non lo vogliamo
fare, anche se ciò significasse
morire nel nome di Dio. Tutto^
questo deriva dal fatto che egli
ha voluto essere chiamato iure
divino capo supremo della Chiesa cristiana. Perciò ha dovuto
porsi sullo stesso piano di Cristo e addirittura al di sopra di
lui e farsi esaltare come capo,
poi come signore della chiesa ed
infine anche di tutto il mondo
o addirittura come un Dio in
terra, fino ad osare ordini anche
agli angeli del cielo! ».
Italo Pons
Stefano Mercurio
Articoli di Smaicalda. iV, Il papato.
9
14 febbraio 1992
7all¡ valdesi
COMUNITÀ’ MONTANA VALLI CHISONE E GERMANASCA
PARCO ORSIERA-ROCCIAVRE’
Le linee di intervento Un nuovo presidente
Salvaguardia dell ambiente, turismo, valorizzazione dei prodotti tipici,
sport giovanile e riscoperta del francese: i temi programmatici del '92
I programmi di intervento per
l’anno 1992, curati dai vari assessorati, sono stati esposti al
Consiglio della Comunità montana Chisone e Germanasca nella
seduta di venerdì 7 febbraio.
Questi, in sintesi,, i punti più significativi.
Ecologia e ambiente. I Comuni che compongono la Comunità montana trasportano i rifiuti solidi urbani alla discarica
controllata dell’ACEA, che fino
ad oggi non consentiva riciclaggi di alcun genere. -E’ in progetto, invece, un sistema di ricuPCTO che richiede una raccolta
differenziata e perciò sono già
in opera le campane per il materiale vetroso e un cassone per
i rifiuti ingombranti fornito ai
Comuni che ne facciano richiesta, non avendone uno in proprio. Si prevede una campagna
di sensibilizzazione anche per la
raccolta dei materiali pericolosi,
quali pile e farmaci scaduti.
Nel settore ambiente c’è un
enorme lavoro da compiere, per
tamponare nella misura del possibile il degrado della montagna
disabitata: basti pensare al ri
Perosa Argentina: la sede della Comunità montana valli Chisone
a Germanasca.
pristino delle vecchie mulattiere, delle fontane e dei luoghi con
particolarità storiche o naturali.
Turismo e artigianato. Il programma si basa sull’incentiva
CRISI SKF
Accordo raggiunto
180 i lavoratori prepensionati e un anno di
cassa integrazione straordinaria - Ma basterà?
Un accordo è stato raggiunto
tra sindacati e SKF dopo la ripresa delle trattative e due giorni di intense riunioni. Si tratta
di un accordo che viene accolto dai rappresentanti dei lavoratori come « il male minore »
e prevede la proroga per un anno della cassa integrazione straordinaria, provvedimento che
nella prima fase riguarderà 4/5
dei lavoratori che a suo tempo
l’azienda aveva considerato in
esubero. L’accordo raggiunto
prevede anche la richiesta di 180
pensionamenti anticipati, mentre la mobilità sarà avviata per
scaglioni, un primo a maggio ed
un altro in autunno, prevedendo anche delle verifiche intermedie; saranno dunque possibili alcuni, limitati, casi di recupero
di manodopera.
Nel frattempo anche all’interno del sindacato prosegue il dibattito su quale ruolo debba o
possa giocare la rappresentanza
dei lavoratori in questo periodo
di crisi generalizzata: « gestione » della crisi e pura difesa dei
posti di lavoro o discussione a
360 gradi nella ricerca di nuove prospettive occupazionali?
Cinema
TORRE PELLICE — Il cinema Trento ha in programma: « Robin Hood principe dei ladri », giovedì 13, ore 21,15,
sabato 15, ore 20, 22,15, domenica 16,
ore 15,15, 17,40, 20, 22.15. lunedi 17,
ore 16 e 21.15 e « L'amore necessasario » venerdì 14, ore 21,15.
BARGE — Il cinema comunale ha
in programma, venerdì 14, ore 21, ■ Europa ».
PINEROLO — L'Hollywood (via Nazionale 73, Abbadia) ha in programma
da giovedì 13 a mercoledì 19 « J.F.K.,
un caso ancora aperto »; feriali: 18.30,
22: fest, 15, 18,30, 22.
L'Italia (via Montegrappa 2) « Nightmare 6, la fine »; feriali: 20,15 e 22,20;
fest. 14,15, 16,15, 18,15, 20,15, 22,20.
Al Ritz è in programma, da giovedì 13 a lunedì 17, « Maledetto il giorno che t'ho incontrato »; feriali: ore
20, 22,15; festivi 14, 16, 18, 20, 22,15.
Il municipio di Villar Perosa
Anche gli amministratori locali si stanno muovendo su questa linea, per verificare se esiste lo spazio per creare un piano di sviluppo per le valli, avvalendosi anche di quanto leggi
nazionali o interventi CEE consentono in tema di industria, artigianato e terziario in genere;
su questi temi l’amministrazione di ■pillar Perosa intende proporre un incontro pubblico entro breve tempo.
zione di iniziative che si propongano di valorizzare le risorse turistiche, dal materiale divulgativo, alla partecipazione a
mostre e rassegne, alla segnalazione di itinerari turistici e all’organizzLizione di escursioni
guidate in montagna. Anche la
promozione dell’attività artigianale tende a far conoscere un
settore che riveste ancora una
certa importanza e che va sicuramente incoraggiato.
Informazione e cultura. L’informazione è data dal semestrale « Tuttovalli » che segnala manifestazioni di ogni genere e programmi di associazioni culturali,
turistiche e sportive. Si va anche ampliando il « centro di documentazione » che raccoglie
pubblicazioni di cultura locale.
Altre iniziative sono ormai consuete: spettacoli teatrali, serate
musicali, corsi di parlata locale, incontri con genitori e insegnanti. Sarà ripresa la « Semaine du français », che ha ottenuto un buon successo e si aggiunge la promozione della ricerca archeologica, mediante un
aiuto finanziario.
Agricoltura, forestazione e
protezione civile. Il settore agricolo non è certamente qui in
espansione come altrove, tuttavia gli interventi previsti si propongono di sostenere la produzione e di favorire la vendita
dei prodotti tipici: latte e derivati, carne, frutta, vino locale,
miele. La lotta alle malattie del
bestiame e ai parassiti costituisce un capitolo molto importante per riuscire ad ottenere prodotti sani e di qualità.
Sport. Le attività proposte sono ormai collaudate e si rivolgono particolarmente agli alunni delle scuole: corsi di nuoto,
di atletica, di sci. Nel programma è previsto un contributo al
Comune di Pragelato che organizzerà i giochi invernali di valle. E’ una novità, invece, il progetto di una gara podistica internazionale di due giorni, tra
le località di Frali e Abries, come inizio di una maggiore conoscenza e collaborazione tra
paesi dei due versanti alpini.
Liliana 'Vigllelmo
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Il Parco naturale Orsiera-Rocciavrè, fra i principali parchi del
Piemonte, ha un nuovo presidente, vice e giunta esecutiva. Finalmente, dopo settimane di
blocco pressoché totale dell’ente,
da martedì 4 febbraio il Consiglio ha espresso il consenso sufficiente all’elezione degli organi
di gestione.
Il nuovo presidente, uscito a
sorpresa nella stessa seduta di
martedì 4, è Mauro Deidier, proposto dai dieci consiglieri della
vai Chisone al fine di sbloccare
la situazione di « impasse » nella quale si trovava il parco; infatti già martedì 14 gennaio
scorso erano state presentate al
Consiglio due candidature alternative: quella di Giancarlo Vinassa, valsusino e già presidente del Parco dei laghi di Avigliana, sostenuto dai consiglieri
della stessa vai Susa, e Alfio Usseglio di Coazze in vai Sangone, presentato dalla stessa valle; nonostante le molteplici votazioni nessuna delle due aveva
raggiunto il quorum di 22 voti
minimi stabilito dal nuovo statuto dell’ente adottato nel novembre scorso. La proposta della vai Chisone ha raccolto un
consenso allargato, pari a 25 consiglieri, che ha consentito di procedere con la nomina senza difficoltà.
Oggi il Parco Orsiera-Rocciavrè è di fatto una realtà amministrativa di tutto rispetto: 11
mila ettari, 9 Comuni, 3 Comu
nità montane, 20 dipendenti di
cui 16 guardaparco, oltre 2 miliardi di bilancio annuo.
Vicepresidente del parco è
stato nominato il geom. Silvano
Alotto, valsusino, già presidente
uscente del parco stesso, incarico conservato per 5 anni, assessore all’Ambiente del Comune di
Bussoleno. Nella nuova giunta
esecutiva sono state rappresentate in modo equilibrato le 3 valli (Chisone-Sangone-Susa), con
3 rappresentanti ognuna e pertanto, non solo territorialmente
ma anche politicamente, si profila una gestione unitaria. Il programma di lavoro presentato
per i prossimi 5 anni prevede
la revisione dell’intera organizzazione del parco, oggi diviso fra
3 sedi amministrative, compresa
l’ultima acquisizione di Castello
Borello a Bussoleno in vai Susa,
affittato recentemente per costituire il Centro visite valle Susa. Nella sede in vai Chisone di
Pra Catinat il parco dispone di
un fornito museo a fianco del
centro di soggiorno. Il programma ha poi dedicato attenzione
ai problemi del territorio, degli
alpeggi, della gestione faunistica
(contenimento di cinghiali e mufloni, reintroduzione dello stambecco), alle attività didattiche e
di educazione ambientale effettuate con la collaborazione dei
16 guardaparco, alla nuova legislazione nazionale sulle aree
protette, nonché al miglioramento deH’immagine del parco.
PALAGHIAGGIO DI TORRE PELLICE
Presto il via ai lavori
Una copertura per la patinoire in attesa della realizzazione di una scuola per l'hockey
Potrebbe essere ormai imminente l’avvio dei lavori per la
copertura del palaghiaccio di
Torre Pellice, una pista costruita nei primi anni ’70 e per
metà ricostruita nell’estate del
1977 dopo che l’alluvione del
19 maggio aveva asportato una
delle due tribune e metà pista
di pattinaggio.
La Comunità montana vai Pellice ha recentemente assunto
una delibera per affidare i lavori di copertura in legno lamellare ad una ditta leader nel settore, la Holzabau di Bressanone;
la copertura dell’impianto costerà circa 840 milioni, ma si
supereranno certamente i due
miliardi con le opere in cemento
armato, la nuova centrale termica, gli impianti elettrici.
Rispetto al progetto originale,
dell’arch. Martinelli, il magistrato del Po aveva chiesto di introdurre alcune modifiche, sostanzialmente per evitare che i basamenti Su cui poggeranno le
8 arcate si venissero a trovare
troppo in vicinanza del torrente
Pollice. L’aspetto esterno dell’opera con le soluzioni adottate
sono visibili nell’atrio del municipio di Torre Pellice; è forse
opportuno notare che comunque
di sola copertura si tratterà e
non di totale chiusura dell’impianto. cosa che avrebbe comportato non solo maggiori spese
ma oggettive difficoltà, vista la
zona su cui sorge la ’’patinoire”.
Si dovrebbe chiudere così nel
1992 un progetto di cui si parta
da anni e che in parte significativa è stato finanziato con i
soldi che lo stato aveva stanziato alla fine del 1988 con la legge
che doveva finanziare le opere
legate ai ’’mondiali” di calcio del
’90 in Italia, lasciando qualche
briciola anche per altri sport.
Un analogo impianto dovrebbe
sorgere, con le stesse modalità
di finanziamento, anche a Pontechianale, in alta vai Varaita.
Il presidente della Comunità
montana vai Pellice, Giorgio Cotta Morandini, forse ottimisticamente, prevede « la disponibilità della pista coperta di Torre
Pellice per settembre-ottobre »
ed aggiunge, da personaggio
strettamente legato allo sport
del ghiaccio: « E’ probabile che
la Federazione sport ghiaccio
crei in vai Pollice un centro federale per la pratica dell’hockey
Su ghiaccio », attività che in valle ha una tradizione di oltre mezzo secolo.
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Quando si parla di attività legate aH’ambiente, ne] Pinerolese,
il pensiero va sovente al Centro
di Pra Catinai, un punto di riferimento non solo a livello regionale; a dieci anni dall'avvio dell’attività vale la pena di fare
il punto, verificarne le prospettivo.
Un po' di storia. Il Centro è
nato in occasione della necessità di ricupero di strutture sorte negli anni '20 come sanatori,
voluti dalla famiglia Agnelli per
la cura dei dipendenti del gruppo Riv affetti da malattie polmonari. La funzione ospedaliera
è stata mantenuta fino agli anni
'70 quado la Regione, venuta meno la funzione sanitaria e nel
quadro di una ristrutturazione
generale del settore, si poneva
Incontri
TORRE PELLICE — Il PDS organizza un incontro, giovedì 13 febbraio alle ore 20,30, presso il salone della
Comunità alloggio di via Angrogna, con
la partecipazione di Giorgio Ardito in
vista delle prossime elezioni politiche
generali.
PEROSA ARGENTINA — Nell'ambito
di una serie di incontri organizzati dal
Centro culturale valdese sul tema « Vita e cultura nelle valli Chisone e Germanasca mercoledì 19 febbraio, alle ore 17.30, nella sala Lombardini,
Ugo Piton parlerà del suo libro « Joi,
travalh e soufransa de ma gent ».
Concerti
TORRE PELLICE — Organizzato dalla
Università della terza età, sì svolgerà un concerto pianistico di Claudia
Bracco, lunedì 17 febbraio alle ore
15,30, al salone di via al Forte; In
programma musiche di Mozart e Chopin.
Mostre
TORINO — Resterà aperta fino al 16
febbraio la mostra delle opere di Gianni Tribaudino organizzata dalla Regione Piemonte presso la sede di Piemonte artistico culturale in via Roma
264.
TORINO — Dal 19 febbraio al 5
marzo, nella sala esposizioni del palazzo della giunta regionale, sarà aperta al pubblico la mostra » Il computer di Tullio Pegge »; l'orario di apertura è: 10-19 tutti i giorni, domenica
esclusa.
Appuntamenti culturali
prima la questione del futuro e
decideva poi, con un’apposita legge, lo svincolo della destinazione originaria e la ristrutturazione a fini sociali, assistenziali e
turistici; nacque un consorzio
per la gestione di cui fanno parte Provincia di Torino, Comune
di Torino, Comunità montana
ed alcuni Comuni. Oggi la Regione finanzia in buona parte
l’attività di educazione. Il centro di Pra Catinat è situato nel
comune di Fenestrelle, nel territorio del Parco naturale "Orsiera-Rocciavrè”, dunque un ambiente ’’privilegiato”.
« L’attività è di tipo prevalentemente educativo — ci dice
Giovanni Borgarello che lavora
presso il Centro — basti ricordare che ogni anno abbiamo circa
250 classi che vengono a fare
dei soggiorni didattici incentrati sull'educazione ambientale. Si
tratta dunque di circa 5.000 bambini/ragazzi per lo più delle scuole medie inferiori, anche se abbiamo significative presenze fra
i bambini delle elementari e fra
gli studenti delle superiori. La
maggior parte delle attività si
svolge all'aperto, nei boschi e nei
prati, per essere poi ripresa nel
Centro ».
Qual è l’area di provenienza
dei ragazzi?
« Direi che se pure la maggior
parte di loro proviene dalla provincia di Torino e dal capoluogo, la provenienza è estesa a
tutta la regione; del resto l’intervento economico della Regione
è proprio finalizzato ad abbassare i costi a carico delle famiglie ».
Il Centro si trova aH’intemo
del Parco regionale Orsiera-Rocciavrè; esistono rapporti fra i
due enti?
« Gli organismi amministrativi
sono ben distinti; è chiaro che
invece, per l’attività con i ragazzi, ci avvaliamo della collaborazione del Parco: anche i guardaparco, spesso, incontrano le
classi illustrando il territorio ed
un’attività che per dei giovani
provenienti in prevalenza dall’area metropolitana è totalmente nuova ».
E’ possibile attribuire a Pra
Catinat anche una valenza sotto
il profilo occupazionale?
« Tenendo anche conto del periodo in cui in molti settori produttivi assistiamo alla caduta di
CUNEO — • Celti a Cuneo » è il
titolo di una serie di appuntamenti
musicali e culturali in programma nelle prossime settimane. Questi i primi
incontri: sabato 15 febbraio ore 18
(rid. teatro Monviso - Cuneo], apertura rassegna etno-fotografica « Blins,
villaggio dai volti di pietra » (photo D.
Fusaro, illustrazioni N, Baudinol; giovedì 20 febbraio, ore 10,30 (sala d’onore municipio dì Cuneo] presentazione
stampa del nuovo disco di musica celtica di Alan Stivell « The mist of avalon »; ore 21 (Palatenda, piazza d'armi Cuneo) concerto di Alan Stivell band,
prima del tour europeo • The mist of
avalon • (introduce lo spettacolo il
gruppo • Li troubaires de coumboscuro »).
Programmi di Radio Beckwith
________FM 91.200 ■ 102.350
Radio Beckwith, in occasione del
XVII febbraio, trasmetterà in diretta il
culto alle ore 10 dal tempio di Torre
Pellice.
autoriparazioni
Costantino Marco
Officina autorizzata FIAT
LA PRIMA IN PINEROLO
Via Montebello, 12 - Tel. 0121/321682
PINEROLO
4 nidi sono pochi
158 bambini frequentano i nidi - Le tariffe variano tra le 95 e le 540 mila mensili - Alti i. costi
occupazione certamente il Centro rappresenta anche lavoro
per un certo numero di persone, direi una quarantina, impiegate nei vari settori ».
Entrando nel vivo dell’attività
proposta, com’è organizzato il
soggiorno di una classe?
« Lavoriamo per settimane didattiche; generalmente i ragazzi
lavorano metà giornata con un
operatore fornito dal Centro e
per metà con i propri insegnanti. Bisogna poi aggiungere che
parlando di educazione ambientale non intendiamo soltanto la
conoscenza della natura ma parliamo anche dei modi di comportamento verso di essa; ad
esempio quando ci accingiamo
a partire alla "scoperta” del bosco con dei gruppi di ragazzi
’’metropolitani" vediamo gente
con radio a tutto volume, giovani urlanti ecc.: quando si scopre
che gli animali di fronte a ciò
non escono a farsi vedere, allora
i ragazzi possono rendersi conto
che dal loro comportamento ne
consegue uno ben preciso degli
animali. Dopo un po’ cambia anche l’atteggiamento dei ragazziOltre a ciò, nelle nostre proposte
inseriamo anche aspetti riguardanti il funzionamento della società umana, i rapporti sociali.
Per quanto riguarda gli insegnanti vorrei sottolineare un elemento in più: ci siamo posti il
problema di riuscire a dare continuità alle esperienze condotte
a Pra Catinat e perciò abbiamo
attivato dei momenti di formazione, in collaborazione con
riRRSAE, per l’approfondimento di alcune tematiche ».
L’attività di Pra Catinat è legata solo alla scuola o ci sono
altri periodi nell’anno in cui c’è
spazio per associazioni e gruppi?
« Nel periodo estivo finisce il
lavoro con le scuole, accade ormai da anni che si ospitino soggiorni estivi organizzati da committenze pubbliche o private
(SIP, Fiat, Italimpianti alcuni
esempi); abbiamo allora del misto di vacanza e formazione anche per adulti. Analogamente abbiamo più volte ospitato incontri di associazioni ambientaliste
che periodicamente confrontano
fra loro le metodologie di educazione ambientale utilizzate sia
in Italia che all’estero».
Piervaldo Rostan
Che in barba a quello che ci
dicono le statistiche ci sia un
leggero aumento delle nascite o
che qualcosa sia cambiato nella
mentalità delle famiglie di queste
vallate, è un fatto che attualmente tra Pinerolo, Torre Pellice
e le valli Chisone e Germanasca
esistono e godono di buona salute quattro nidi comunali e la
richiesta perché aumentino i posti a disposizione o si creino nuove strutture è molto forte.
Abbiamo svolto una piccola indagine tra i nidi comunali per saperne di più e per capire a chi
sono destinati i posti, quanto si
paga, come funzionano.
I nidi — si diceva — sono quattro, per la precisione uno si trova
a Torre Pellice ed è convenzionato anche con il Comune di
Luserna San Giovanni; un altro
è a Perosa Argentina ed è aperto ai Comuni di Pomaretto, Vìllar
Perosa, Pinasca e Inverso Pinasca, mentre altri due sono a
Pinerolo e servono rispettivamente la zona Tabona e la zona
Serena. Complessivamente ci sono oltre centocinquanta posti a
disposizione, destinati innanzitutto ai bambini residenti nei Comuni convenzionati; laddove rimanessero scoperti dei posti
sono accolte anche iscrizioni
fuori Comune. Quest’ultimo caso
non si verifica da alcuni anni,
anzi le liste di attesa composte
dai piccolini dei Comuni per i
quali il nido è convenzionato
sono sempre più lunghe e, secondo le operatrici che abbiamo sentito, le famiglie che iscrivono i
propri figli ai nidi sono in deciso
aumento.
In questo momento il nido di
Torre Pellice ospita 30 bambini,
quello di Perosa 18 e i due di
Pinerolo rispettivamente 54 e
56. Il personale non è sufficiente e soprattutto nei due nidi
del Comune di Pinerolo l’òrganico non è al completo. Se ci
fossero tutti gli operatori previsti i nidi di Pinerolo potrebbero ospitare rispettivamente 75
bambini invece degli attuali cinquanta.
Sia i due nidi pinerolesi che
quello della vai Chisone prevedono delle fasce di reddito per
il pagamento delle rette. In particolare a Pinerolo si va da un
minimo di 95;000 lire mensili
fino ad un massimo di 540 000
lire per gli eventuali non residenti. Sono previsti dei casi particolari per cui il nido è a carico
totale del Comune. Al nido di
Perosa si paga una quota media
di 250.000 lire e 5.000 per ogni
giorno di presenza; mentre a
Torre Pellice le famiglie pagano
da quest’anno 200.000 lire mensili, più 6.500 per le presenze
quotidiane.
In tutti e quattro i nidi le
rette sono aumentate di recente
(da gennaio a Pinerolo e a Perosa, da settembre a Torre Pellice).
I costi che spettano ai Comuni
sono, nel caso dei nidi convenzionati con più paesi, divisi in
proporzione al numero dei posti
a disposizione.
Carmelina Maurizio
Costruzione serramenti alluminio *Doppie finestre *Verande *Ringhiere *Vetrine blindate *Portoncini ingresso
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murane
DLCKJ-ZERRAfTIENT
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11
14 febbraio 1992
lettere
li
LE MISURE
PRATICABILI
Ho letto l'articolo di fondo L'autoimmobile » apparso sul n. 3 del
17.1.1992 e come tanti altri anch'io mi
sono « divertito » al gioco del pari e
dispari; posso anche assicurare che
si è divertita mezza Europa a questa
soluzione tutta italiana per la lotta
all'Inquinamento atmosferico. Decisa la
circolazione a targhe alterne per ridurre l'inquinamento, tutti a naso ail'insù per intuire le eventuali modifiche atmosferiche (vento, pioggia, neve, inversioni termiche) che, sole,
avrebbero ridotto l'inquinamento ed eliminato le targhe alterne.
La circolazione a targhe alterne riduce la stessa di circa il 15%, mentre la riduzione dell'Inquinamento atmosferico è praticamente nulla; ben
altre sono le cause sostanziali.
L'inquinamento atmosferico aumenta, il traffico è sempre più caotico
ed allora si adotta quella soluzione
di effetto, di Immediata applicazione,
di nessun costo, che non richiede
alcuna programmazione, ma soltanto
una buona dose di fantasia, dote che
non manca mai alle nostre amministrazioni, siano esse statali, regionali, provinciali o comunali.
La parte importante del cosiddetto
decreto delle targhe alterne non è tale norma, bensì quella che comincia
ad imporre la riduzione di inquinanti
come zolfo e composti aromatici dalle benzine verdi e non e dai gasoli
per autotrazione e per riscaldamento,
attualmente fra i peggiori in Europa.
Perché non guardare a ciò che hanno fatto le grandi città estere dove
mai è stata applicata la soluzione delie targhe alterne (vedi Londra e Parigi per citare le maggiori)? E perché,
anche in Italia, le targhe alterne non
sono mai state applicate nella stagione calda pì'er limitare l'inquinamento
atmosferico?
Agevolare l'acquisto di auto catalizzate, costruire parcheggi pubblici, ripristinare l'obbligo del parcheggio privato per le abitazioni residenziali e
per gli uffici, recuperare centinaia di
box trasformati, per la maggior parte
illegalmente, in magazzini o piccoli laboratori, togliendo dalle strade migliaia
di autovetture parcheggiate 24 ore su
24, costruire strade di scorrimento veloce con sovra e sottopassi nelle città, sfalsare gli orari di entrata ed
uscita delle scuole, uffici, ecc., tutto
ciò fluidificherebbe la circolazione con
conseguente diminuzione dell'inquinamento atmosferico; il tutto contemporaneo alla realizzazione di una vera
efficiente rete di trasporti pubblici e
ad un reale controllo delle emissioni
nell'atmosfera.
Tutto questo, non richiede una grande fantasia, ma semplicemente una
corretta ' e metodica programmazione
senza demagogia.
Abbiamo uno degli indici più bassi,
in Europa, nel rapporto chilometri di
strade per abitante; più della metà
delle auto vendute in Italia nel 1991
sono straniere e la produzione giapponese e perfino sudcoreana preme
sempre di più.
Viviamo con l'automobile e dobbiamo imparare a convivere con essa,
senza distruggere le nostre città ma
neppure senza renderci schiavi delle
stesse: è ormai un modo di vita irreversibile.
Occorre una politica lungimirante e
lasciare il pari-dispari ai vari casinò,
dove è più divertente per chi li vuole frequentare, senza obbligo naturalmente.
Italo Artus-Martinelli, Crema
QUALE
ECUMENISMO?
Gentile Direttore,
di « ecumenismo » abbiamo tutti la
bocca piena e tanta voglia di realizzare. Ma realizzare che cosa? Quale
ecumenismo e con chi?
Diamo per scontato che ognuno di
noi sappia cosa significhi « essere ecumenici ». Rimangono da chiarire gli argomenti, le tematiche (che non potranno essere che teologiche, visto che
stiamo parlando di Evangelo e non di
storia della chiesa o di filosofia del
diritto), gli interessi comuni da programmare e sviluppare.
Si pone, pertanto, la domanda: con
chi?
Dalle esperienze di fede che assieme ad altri fratelli abbiamo portato
avanti devo confermare, con una cer
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Redattori: Alberto Corsani, Luciano Deodato (vicedirettore), Giorgio Gardiol (direttore). Carmelina Maurizio, Jean-Jacques Peyronel, Piervaldo Rostan.
Comitato editoriale: Paolo T. Angeleri. Mirella Argentieri Bein, Claudio
Bo, Alberto Bragaglia, Franco Carri, Rosanna Ciappa Nitti, Piera Egidi,
Adriano Longo, Emmanuele Paschetto, Roberto Peyrot, Sergio Ribet,
Mirella Scorsonelli.
Collaboratori: Daniela Actis (segreteria), Mitzi Menusan (amministrazione), Stelio Armand-Hugon, Mariella Taglierò (revisione editoriale).
via Arnaud, 23 10066 Torre
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Pellice - telefono 0121/91334
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REDAZIONE e AMMINISTRAZIONE; via Pio V 15 - 10125 Torino telefono
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Consiglio di amministrazione: Roberto Peyrot (presidente),, Silvio ReveI
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Italia
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Finanziari, legali, sentenze: l 800 ogni parola
Prezzi non comprensivi dell'lVA
FONDO DI SOLIDARIETÀ’: c.c.p. n. 11234101 Intestato a La Luce, via
Pio V. 15 - 10125 Torino
Amministrazione del fondo: Maria Luisa Barberis, Renato Coisson. Roberto Peyrot
ta amarezza, che « fare ecumenismo »
è per molti più una questione di
carattere politico, un sentirsi « impegnato », un volersi « vedere » stimato e lodato da certi ambienti (anche
protestanti) che una esigenza di condivisione di intenti e di esperienze di
fede. Spesso ci si illude di poter condividere con l'altro fratello (specialmente se egli è un cattolico) questioni teologiche ed ecclesiologiche.
D'altronde, dovrebbe essere chiaro
questo concetto; fare ecumenismo col
tale cattolico non vuol dire affatto
operare con la struttura, la gerarchia
ed il magistero che governano ed indirizzano quel credente, ma operare
solamente con la singola persona, che
non ha mai avuto (e temo che mai
potrebbe avere) delega di rappresentare ufficialmente la sua chiesa.
Rer quanto riguarda il cattolico, si
possono fare, quindi, a mio avviso,
due riflessioni:
1. egli è un cattolico di nome e
di fatto.
In tal caso, la questione dell'eoumenismo è altamente problematica, in
quanto protestanti e cattolici sono agli
antipodi poiché diversa è l'impostazione di fede; diversi sono lo spessore
e, perfino, il significato stesso di alcuni dei termini adoperati, che non riguardano, certo, questioni marginali.
Siccome fare ecumenismo richiede di
realizzare un programma comune, non
vedo come lo si possa fare concretamente.
A meno che non sia un ecumenismo fine a se stesso che, più che
altro, è un rapporto di buon vicinato con reciproco scambio di cortesie
formali. Ma, in questo caso, non potremo certo dire che stiamo facendo
ecumenismo col cattolicesimo. Al momento, altra strada praticabile, in questo senso, non mi sembra ci possa
essere: pregherei, a tal proposito, chi
ne avesse individuata una nuova di
renderla nota;
2. egli è cattolico solo di nome.
Ma anche in tal caso il problema
non esiste, essendo costui staccato
dalla gerarchia, dalla dottrina, dalla
teologia, dalla dogmatica della chiesa
di Roma; infatti, egli è cattolico solo accidentalmente; rappresenta solo
se stesso, un credente qualsiasi, con
cui, naturalmente, è sempre possibile
iniziare rapporti ecumenici.
Ed allora? Allora, caro pastore Bianchi di Ferrara, non illudiamoci che
avere e mantenere, giustamente, dei
rapporti di lavoro e dei momenti di
Dreghiera con i fratelli cattolici significhi entrare nella sovranità di comando e di regno della Curia pontificia
e della sua dottrina. Il monolitismo
cattolico rimane tale, con tutti i suoi
paramenti, con la sua presunzione di
considerare i vescovi di Roma come
gli unici depositari ed i successori
legittimi degli apostoli... Allora sarebbe molto meglio, bandite simili illusioni, dedicarsi ad un ecumenismo più
efficace e più realizzabile: cominciamo a fare ecumenismo coi nostri fratelli protestanti; cominciamo a conoscerci meglio, a frequentarci, a pregare più spesso insieme, ad evangelizzare congiuntamente, a condividere
concretamente le nostre esperienze di
fede,
Oui c'è bisogno di mille settimane,
altro che la semplice « settimana » per
l'unità dei cristiani!
Fraterni saluti.
Pasquale Stillitano, Asti
RISPOSTE DIVERSE
Dal « Piccolo messaggero » (bollettino informativo della Chiesa valdese di
Torino) colgo l'informazione che la signorina Lidia è stata licenziata dall'organico della Libreria Claudiana a
seguito della decisione di affidare la
contabilità al Centro servizi di Torre
Pellice.
Rimango sbalordita dalla dualità di
risposta della nostra chiesa.
Da una parte II pastore di Villar Perosa prende posizione a favore dei
lavoratori della SKF esortando i datori di lavoro a non togliere loro un
diritto fondamentale. E dall'altra la
chiesa non si è preoccupata di dare
questa opportunità alla signorina Lidia. In più solo ora la comunità di
Torino piano piano si ristabilisce dalla
lacerazione provocata dalla vicenda Morelato.
Mi piacerebbe sapere quali sono le
molle che fanno scattare decisioni di
questo tipo: da un lato tenere un
collaboratore malgrado II parere negativo delle apposite commissioni.
sopportando le conseguenze che si sono verificate, e dall'altro licenziare
una persona per un riordino amministrativo.
Distinti saluti.
Graziella Frola, Torino
RICORDANDO
UNA COMPAGNA
Di STRADA
L'improvvisa scomparsa di Marisa
Calliero ci ha lasciati dapprima completamente increduli, poi sgomenti ed
annichiliti.
Marisa è stata nel nof:ro circolo,
per otto anni, la direttrice didattica
e per molti di noi, in quegli anni e
dopo, anche un'amica.
La ricordiamo come direttrice: serena e sorridente, sensibile ed attenta
ai più delicati problemi, rigorosa e
competente, leale ed onesta con tutti, coerente con le proprie scelte ma
sempre rispettosa delle opinioni altrui.
La ricordiamo come direttrice-amica
alla quale potevamo confidare qualsiasi problema scolastico o personale sicuri di essere pazientemente ascoltati, realmente capiti e soprattutto non
dimenticati.
La ricordiamo come direttrice-compagna di svago, pronta a sorridere, scherzare e cantare nei « pranzi di fine
anno ».
Grazie a Marisa e al suo modo di
essere molti di noi sono riusciti a
crescere, cercando di dare nella quotidianità della propria professione il
meglio di sé.
Molte altre cose Ognuno di noi vorrebbe raccontare di Marisa Calliero,
ma sono ricordi personali che, forse
egoisticamente, ognuno cerca di tenere per sé, per poterli rivivere mentalmente o per poterli ricordare con
le persone più amiche: le immagini
e i ricordi che di Marisa si vogliono gelosamente conservare per sempre.
E noi oggi pensiamo a lei con grande rimpianto e grande amarezza; pensiamo a suo marito, ai suoi figli ed
ai suoi parenti ai quali vorremmo poter dimostrare tutta la nostra partecipazione al loro immenso dolore.
Gli insegnanti del Circolo
di Villar Perosa
Ogni volta che capita improvviso un
incidente mortale a una persona, la
morte che l'ha colpita sembra dilagare a macchia d'olio, per penetrare con
la sua presenza inquinante nell'esistenza di tutti coloro che hanno amato quella persona.
I frutti di quella presenza sono lo
spavento, il senso d'impotenza e, per
un credente, il dubbio sulla reale esistenza di Dio in mezzo a noi.
lo credo che la prospettiva con la
quale guardiamo questi « eventi » vada rovesciata, per non permettere alla morte di dare i suoi frutti, poiché
la speranza ohe è in noi ci dice che
la morte è già stata vinta. Non possiamo quindi pagarle questo tributo
d'_nore che consiste nel metterla al
centro della nostra attenzione, il forte dolore dovuto alla mutilazione che
abbiamo subito non potrà scomparire
così in fretta, ma la sua presenza
non può impedirci di spostare per un
attimo il nostro sguardo su un altro
momento che ci ha coinvolti, che è
precisamente il momento della nascita della persona che ci è cara.
A me pare che Marisa, nascendo,
abbia ricevuto tre grandi doni: la bellezza, il privilegio di trovarsi inserita
con la sua famiglia in una comunità
di credenti e la fragilità. La bellezza,
per dare un po' di luce a chi l'avvicinava e la fragilità, perché attraverso di lei potesse manifestarsi perfetta la potenza di Dio.
L'essere cresciuta con un riferimento alla morte ed alla resurrezione di
Cristo forse le ha dato la forza in
qualche momento difficile ma, soprattutto, ha dato a noi che la ricordiamo
la possibilità di vedere nel suo modo
di occuparsi del proprio lavoro e di
tutto il suo prossimo un segno del
regno di Dio già operante in mezzo
a noi.
La presenza, nel mondo, dell'ingiustizla, della sofferenza, delle privazioni, della malattia, è una cosa che balza agli occhi di tutti, ma molti, per
ignavia, per egoismo o per indifferenza, fingono di non vederé.
Chi dà un senso alla propria vita
cercando di contrastare tutto questo
male con le deboli forze che ha, in
clude un po' anche chi gli sta intorno in questo senso ed in questo progetto. E' un « effetto-luce » che scaccia le tenebre di fuori. Voleva dire
questo, Gesù, quando parlava di « sale della terra e di luce del mondo »?
Molti hanno scritto di Marisa con
parole che cercassero di esprimere
tutto l'affetto e la riconoscenza che
proviamo per lei. Mi pare importante
ricordarla sul nostro giornale anche
come nostra sorella nella fede (che
si è sempre battuta per la laicità),
nonostante che I nostri percorsi siano avvenuti su strade diverse ed apparteniamo perciò a chiese ed a confessioni diverse,
Graziella Tron Lami, Pinerolo
RINGRAZIAMENTO
« Nel mondo avrete tribolazioni;
ma fatevi animo, io ho vinto il
mondo »
(Giovanni 16: 33)
I familiaTi di
Rachele Michelin ved. Jourdan
profondamente commossi ringraziano
tutti coloro che hanno preso parte al
loro dolore.
Un ringraziamento particolare al pastore Rostagno, alla dott. Condò e alle
infermiere delFUSSL che con tanta
gentilezza hanno aiutato ad assisterla.
Torre Pellice, 7 febbraio 1992.
Redattori, collaboratori, tipografi sono vicini a Piervaldo Rostan e aRa sua
famiglia in occasione della morte della nonna.
« In pace mi coricherò e in pace
dormirò perché tu solo, o Eterno^ mi fai abitare al sicuro »
(Salmo 4: 8)
Nella pace del Signore dimora per
sempre
Lina Cibert ved. Ciampiccoli
La ricordano con immenso affetto la
sorella Silvia, i figli Gustavo, Franco,
MarceUa, con le rispettive famiglie, riconoscenti per tutte le manifestazioni
di affetto e simpatia ricevute.
Gorle, Bergamo, Bellagio, 8 febbr. ’92.
Redattori, collaboratori e tipografi, ricordando la promessa del Signore che
« ci libera dalla morte e ci consola in
Ogni nostra afflizione », sono vicini a
Franco Giampiccoli ed alla sua famir
glia in questo triste momento.
AVVISI ECONOMICI
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anche da ristrutturare, zona Torre
Pellice. Tel. 0121/91918, ore pasti.
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ANNA MADAJ-IRRGANG (ul. Male)
Laki 3 m. 25 - Warszawa - Polonia), catechista polacca, corrisponderebbe volentieri in lingua inglese
con valdesi e metodisti.
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Via Nazionale, 29 - Tel. 51017.
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Croce Verde Porte; Tel. 201454
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(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo; Tel. 22664.
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Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva; Telefono 932433.
Guardia farmaceutica :
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Maestra 44 - Tel. 92744.
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SERVIZIO ATTIVO INFERMIERISTICO; ore 8-17, presso I distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA, elicottero; tei. 116.
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12 villaggio globale
14 febbraio 1992
CINQUECENTENARIO: INTERVISTA A ENZO LESCE
DOPO LA TRAGEDIA DI BAGOLI
LAmerica Latina paga i-a roulotte come
ancora quella conquista
La conquista di 500 anni fa e gli attuali problemi economici e politici - Le chiese e l’impegno di oggi in vista della liberazione
unica
Una « mappa » delle situazioni più gravi, fra
mancanza di alloggi, degrado e criminalità
Enzo Lesce è stato professore aU'università di Rosario, ed è
egli stesso di nazionalità argentina. Attualmente si trova in Italia,
ed ha tenuto fra l’altro una serie di lezioni alla Facoltà valdese
di teologia, incentrate sulla conquista dell'America e sulle conseguenze sociali e politiche che essa ha comportato. Gli abbiamo
rivolto alcune domande' sull’argomento.
— Qual è il prezzo pagato dalle popolazioni indigene in seguito alla conquista dell’America?
— E’ lo stesso, tremendo
prezzo che hanno pagato tutti
i popoli sottomessi: la perdita
della propria cultura, la perdita di vite umane e, ciò che nesg di più in prospettiva, la perdita della dignità, lo « stigma »
di chi è vinto, dal quale cominciamo lentamente ad uscire.
—. Italia c’è aria di celebrazioni per il quinto centenario della conquista: è possibile
proporre una « controcelebrazione », che parli anche dal punto
di vista di chi è stato conquistato? Che cosa si può fare di
concreto?
— Già, il grande capitale internazionale, come erede di coloro
che finanziarono la conquista,
oggi cerca di celebrarla e pretende anche di farci partecipare ai suoi festeggiamenti. E’ come chiedere che l’oca festeggi il
pranzo di nozze dopo essere stata uccisa.
Allora, a fronte di tutto questo, vale la pena oggi di far
vedere a coloro che vivono in
Europa — e in particolare al
popolo spagnolo e a quello portoghese — che essi non hanno
niente da celebrare, che i loro
antenati furono nello stesso tempo vincitori e vittime, e che il
ritardo secolare dal quale negli
ultimi tempi stanno uscendo è
anch’esso un prodotto della, conquista.
In quanto a ciò che si può
fare di concreto nei confronti
della celebrazione: tutti sappiamo che una controcelebrazione
è già cominciata; ma, indipendentemente dal valore simbolico che essa può avere, credo
che sia più importante prendere
coscienza del fatto che sotto 1
nostri occhi si sta sviluppando
una nuova conquista... ne sa
qualcosa il popolo iracheno.
La migliore controcelebrazione
è far conoscere la realtà dei popoli che lottano per la loro libertà agli europei, perché ne
prendano coscienza. Così si po
trà passare dalle parole di consolazione per ciò che è successo nel passato alla solidarietà
effettiva per i fatti di oggi.
— C’è un legame tra la conquista di 500 anni fa e l’attuale
situazione di sottosviluppo e miseria in cui versano milioni di
latinoamericani?
_ — L’attuale situazione del1 America Latina è in parte il
prodotto dell’eredità coloniale,
che ha lasciato in ritardo il continente, ma,è anche (e in modo
speciale) il risultato della sconfitta delle rivoluzioni per l’indipendenza degli inizi del XIX secolo.
La Rivoluzione messicana, quella di Hidalgo e di Morelos, fu
un movimento indio-meticcio
che impegnò tutti i settori della
società. Esso fu sconfitto dall’esercito con la complicità dell’aristocrazia messicana. Solo
nel 1821 quegli stessi che avevano boicottato il primo movi
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mento indipendentista proclamarono un’indipendenza totalmente
priva di contenuto: si trattava
di associare le classi di potere
neiramministrazione dello stato,
ma il grosso della popolazione
restava sottomesso. E tutte le
rivoluzioni in America Latina
hanno conosciuto un processo
simile; la borghesia ’’mineraria"
in Messico, Perù o Bolivia, la
borghesia terriera in Uruguay e
Argentina si associarono al capitalismo inglese per occupare un
posto al sole nel mondo, e attualmente, nel nuovo modo di
dividere i ruoli in questo mondo guidato dal capitale finanziario, i popoli continuano ad essere nella miseria. Il ritardo di
sviluppo latinoamericano non è
una maledizione biblica, ma una
scelta stabilita dalla classe dominante.
— Quali responsabilità hanno
le chiese nella conquista? E ancora: ci sono stati dei credenti
che hanno predicato l’Evangelo
come liberazione, e che si sono
opposti allo sfruttamento e al
genocidio?
—- La conquista si è realizzata in nome del cristianesimo, e
si è sviluppata come una gigantesca crociata, anche se dail’ultima, quella contro gli Albigesi, erano già passati tre secoli.
Il periodo della conquista ha
avuto termine verso il 1560, ma
il lavoro della Chiesa cattolica
come principale apparato ideologico di dominio cominciò nel
1492 e si mantenne.
C’erano settori della chiesa
che hanno affrontato più o meno apertamente la politica ufficiale con un certo successo. In
questo momento, mentre il capitale finanziario sta portando a
buon fine la sua "seconda conquista", si vedono settori cristiani che, come dite anche voi,
predicano l’Evangelo come liberazione. Nel caso delle chiese
evangeliche questa "politica" è
in generale chiara e coerente,
ma per i vescovi cattolici del
Brasile, per esempio, il compito
diventa estremamente difficile,
perché hanno poca autonomia e
nella loro chiesa ci sono posizioni decisamente diverse al vertice. Può darsi che in questa
lotta per la liberazione dei popoli sudamericani le chiese evangeliche debbano lavorare anche
per liberare i cattolici progressisti.
— La storia ufficiale dice che
i conquistatori portarono civiltà e cristianesimo, altri si oppongono a questa tesi, sostenendo
piuttosto che le popolazioni conquistate hanno subito dolore
e... Controriforma. Che cosa ne
pensa?
— Entrambe le affermazioni
sono veritiere. E’ vero che venne una nuova civiltà, diversa e
per molti aspetti più sviluppata
di quella precedente; però questo fu fatto con metodi brutali che miravano al guadagno.
D’altra parte la "controriforma
religiosa” non era una condizione
indispensabile per condurre la
conquista. Bisogna pensare che
nell’America del Nord Io sterminio delle popolazioni indigene
fu condotto dagli stessi individui che in Europa erano perseguitati per la loro eterodossia.
Allora non furono in ultima
analisi il cristianesimo e la Controriforma i responsabili; lo furono piuttosto le imposizioni delle regole economiche della borghesia nascente.
Intervista a cura di
Emanuele Casalino
Emanuele Fiume
Tre bambini innocenti sono periti nel rogo della roulotte in
cui abitavano, incendiatasi a
causa di un cortocircuito. E’ avvenuto a Bacoli, sulla costa Plegrea che, dietro le apparenze,
nasconde lo squallore della roulottopoli di via Torre di Cappella, di cui nessuno vuole parlare.
A questo ha pensato invece il
Procuratore della Repubblica,
dott. Del Giudice Miraglia, che
ha individuato nella dinamica
deH’incidente le responsabilità
degli amministratori locali e di
alcuni tecnici, e ha emesso sette avvisi di garanzia.
Una terribile fatalità, hanno
scritto i giornali, una « fatalità » che difflcilmente si sarebbe
verificata se chi di dovere avesse provveduto ad assicurare quel
minimo di manutenzione e controllo della funzionalità dei servizi essenziali, quali l’acqua, l’illuminazione e la rete fognaria.
L’amministrazione forse considerava le normative vigenti non
applicabili agli insediamenti dei
senzatetto e dei terremotati.
E’ chiaro che la presenza di
questa gente è scomoda, poco
gradita a quei settori sociali
« benpensanti » della città...
A farne le spese sono state
tre innocenti creature, che vivevano in quella fatiscente roulotte che chiamavano impropriamente casa: per loro era così,
dal momento che dalla nascita
fino alla loro prematura fine
non ne avevano mai conosciuto
una vera.
Così è la nostra realtà: una
serie di contraddizioni tra situazioni di bisogno e povertà e situazioni di consumismo sfrenato che rappresentano un ulteriore schiaffo alla miseria.
La madre dei bambini ha dichiarato che essi venivano chiusi con un lucchetto dall’esterno
per la presenza di ladruncoli e
malintenzionati, cercando di attenuare le responsabilità del marito che aveva escogitato questa soluzione infelice; ma non
si può negare che in questi posti furti e aggressioni siano all’ordine del giorno, cosi come
lo spaccio di droga, il contrabbando di sigarette e altre attività illecite: una realtà di emarginazione, di degrado, che dimostra che questa famiglia è essa
stessa vittima dell’ignoranza e
dell’analfabetismo, forse costretta come altre a vivere di espedienti e attività che a volte superano i limiti della legalità.
Questa tragedia evidenzia il
quadro aberrante della vita nelle roulottopoli, nei quartieri
ghetto della periferia urbana,
nelle baraccopoli, dove regnano
la promiscuità, la delinquenza
giovanile e non, il lavoro nero
e pericoloso, la prostituzione,
ecc..., risultato di condizioni difficili e disumane, che hanno tolto a questa gente la speranza
nel domani.
Oltre alla roulottopoli di Bacoli vi è anche quella del « parco container » della Schiana, a
Pozzuoli, l’obbrobrio delle famose « vele » della 167 di Secondigliano: edifici mostruosi e disumanizzanti, per la cui progettazione si è tenuto conto di tutto, tranne del fatto che in quelle case dovessero abitare persone e non insetti; siamo ancora
una volta di fronte allo sperpero di denaro pubblico, dovuto a un’allegra gestione del potere politico ed economico.
Nel parco container la gente
vive nel fango e nei liquami,
esposta perennemente alle malattie infettive. Sono circa 150
famiglie, sistemate in questo posto da nove anni nei tuguri di
lamiera, isolati tra l’altro con
l’amianto, che è cancerogeno. Al
tra gente vive ancora, a dieci
anni dal sisma che colpì Pozzuoli, nei prefabbricati leggeri,
negli alberghi requisiti, in attesa di una sistemazione definitiva. Dopo un’ennesima manifestazione, in cui la tensione è esplosa in modo pericoloso, il sindaco ha cominciato a riconsiderare la cosa, rispolverando un progetto di 350 appartamenti.
E non si tratta, come certa
stampa cerca di far credere, di
fenomeni circoscritti neH’ambito di una realtà colpita da eventi particolari, momentanei. Il
problema della casa è stato uno
dei più gravi dal dopoguerra, e
le soluzioni operate sono state
sempre parziali e inadeguate. Ci
sono gli esempi del piano Fanfani, della Gescal. che hanno assorbito i contributi dei lavoratori e dei pubblici dipendenti,
ammontanti a migliaia di miliardi, in minima parte utilizzati per l’edilizia popolare. I fondi per la ricostruzione delle aree
terremotate dell’Irpinia, e successivamente della zona Plegrea,
tra appalti e subappalti, sono finiti nelle tasche di imprenditori,
molti dei quali in odore di camorra.
E nel contempo si registra un
altro fenomeno preoccupante,
che è raggiungersi ai senzatetto « storici » e terremotati di
una notevole fetta di sfrattati:
in genere sono operai monoreddito, cassaintegrati, pensionati
impossibilitati a far fronte a richieste di affitto esose, in molti casi estorsive. Costoro finiscono per incrementare la popolazione delle baraccopoli, con la
tensione e i disagi che ne derivano.
L’inerzia delle istituzioni, comuni, regioni, stato, è totale;
non esiste un piano per l’edilizia popolare, neppure nei progetti di trasformazione dell’assetto territoriale, mentre si incrementa la costruzione di case di lusso e parchi residenziali.
Intanto la legge 219, che prevede la spesa di 2.350 miliardi
per l’edilizia popolare nella sola provincia di Napoli, è rimasta sulla carta, perché il governo delega alle regioni la gestione di questi fondi, ma la Regione stessa non ha ancora predisposto un piano organico per
far fronte all’emergenza casa.
La gente però non si rassegna al vuoto lasciato dalle forze politiche tradizionali, organizza una sua opposizione tramite
comitati popolari, organismi di
base autonomi che cercano di
sollecitare le forze sane del paese.
Le cose potranno cambiare sostanzialmente se la politica verrà impostata come servizio alla collettività sociale, se la democrazia verrà compresa come
garanzia di tutte le libertà, a
partire dalla libertà dal bisogno.
Umberto Delle Donne
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