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Roma, .5 Giugno 1909
SI ]30bbllsa ogni Sabato
ANNO II N. - 23
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Propugna gl’interessi sociaii, morali e religiosi in Italia
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ABBONANIKKTI
Italia : Anno L. 5,00 — Semestre L. 1,50
Estero : » » 5,00 — « « 3,00
Un numero separato Cent. 5
I manoscritti non si restitniscono
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Direttore e Amministratore : B. Celli, Via Magenta 18, Roma
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IL PRDBLEillil DELL’ESISTEHZa E LS FEDE
Il problema dei problemi
Il magnifico edifizio della Scienza, che, nonostante
la crisi vera o imaginaria di cui parlò Achille Loria
nel suo Discorso inaugurale degli studi, nella regia
Università di Torino, il 4 novembre 1907, s’inalza
sempre piu, empiendoci di stupore e di ammirazione,
ha — coinè ogni altro edifizio — un fondamento;
chè — se non l’avesse — non potrebbe star ritto. Il
fondamento dell’ edifizio scientifico è ampio assai e
serve di base, non pure alla Scienza, ma alla filosofia
e ad ogni altra sorta di sapere: dal sapere complesso
ed alto della persona colta o dotta, al sapere minimo
e quasi trascurabile di chi non abbia letto nemmeno
il frontispizio d'un libro solo, per la semplicissima
ragione ch’e’ non sa leggere.
In che consiste questo ampio fondamento su cui si
erige tutto quanto il sapere umano ? — Consiste nella
presupposizione che un qualche cosa esista. È chiaro !
Se nulla esistesse, noi dovremmo tapparci la bocca e
rassegnarci al silenzio. Se nulla esistesse, addio, sapere ! addio, scienza ! addio, filosofia ! tutto crollerebbe,
come quei castelli di carte che i fanciulli costruiscono:
e buona notte ! Ma tutti quanti — dal filosofo, allo
scienziato, alla donna analfabeta, al bambino — di
qualche cosa parliamo; perchè tutti quanti imaginiamo,
supponiamo, presupponiamo che qualche cosa esista.
Esiste veramente questo qualche cosa ? Esisto io ?
Esistete voi, cortesi e cari Lettori? Esiste il mondo?
Ridete ?...
Ebbene fate m:le a ridere. Il problema dell’esistenza
è il problema fondamentale, è il problema dei problemi ; e questo problema — di tutti il più grave —
ha attratta l’attenzione di ogni pensatore, degno di
questo nome, prima e dopo di Cartesio ; ha attratta
l’attenzione di ogni antico e moderno pensatore : e
sarebbe strano davvero che in voi eccitasse solemente un riso di compassione. Stuart Mill diceva:
« Ciò che io so del mondo, lo so dalle mie sensazioni. Ma esiste dunque realmente un mondo, nel
senso che debba esservi qualche cosa di diverso dalle
mie sensazioni ? >. Come vedete, questo gran maestro
del positivismo non rideva... Ed io potrei citare altre
testimonianze ; ma quella del Mill mi pare da sè più
che sufficiente. Smettete di ridere, ve ne prego; chè
la cosa è troppo seria*
Molti han dubitato dell'esistenza del mondo; e che
abbiano dubitato, è cosa certa, anzi certissima.
Si risponde a don Abbondio
« Cameade ! Chi era costui ? — ruminava tra sè don
Abbondio seduto sul suo seggiolone, in una stanza del
piano superiore, con un libricciolo aperto davanti...
Cameade! questo nome mi par bene d’averlo letto o
sentito ; doveva essere un uomo di studio, un letteratone del tempo antico : è un nome di quelli ; ma chi...
era costui ? »
Poiché don Abbondio non ha le idee troppo chiare,
e poiché quella ciarliera di Perpetua non sarebbe in
grado di schiarirgliele, risponderò io...a don Ab
bondio.
Cameade era, sì, un < uomo dì studio > ; ma un < letteratonc » non direi. Era piuttosto un pensatore, un
filosofo, un raziocinatore abilissimo, » meraviglioso » ;
a Roma si vuotavano i teatri, quando lui teneva —
come oggi sì direbbe — una conferenza e tutti concorrevano a sentirlo ; discretamente sofista, riscoteva
applausi a tutt’andare ; negava la fede che la Ragione
ha in sè stessa, cioè negava la... Ragione: uno scettico dunque, anzi un ultrascettico.
Cameade ebbe dei precursori — Arcesilao, se non altri — ; ed ebbe soprattutto dei successori, in ogni secolo della storia e fino a noi : Pirrone, Enesidemo,
Agrippa, Sesto Empirico, nei tempi antichi, e tanto
per nominarne alcuni solamente ; e, nei tempi a noi
più vicini, una falange addirittura.
Pirrone ha fatto scuola e dato il proprio nome alla
tendenza filosofica ch’egli rappresentava: anche adesso,
spesse volte, invece di dir Scetticismo, sì dice Pirronismo, e si dice la stessa cosa o press’a poco.
Ma guardiamoci bene dal confondere lo scettico o
pirroniano con l’incredulo. Ci corre ! Il vocabolo scetticismo si usa a sproposito, quando lo si fa sinonimo
à!incredulità. L’incredulo nega. Lo scettico non nega,
come non afferma : egli dubita. Non dubita di tutto
(non conosco nessuno scettico che dubiti proprio di
tutto) ma dubita. Pirrone, per esempio, non dubita
delle « impressioni di coscienza », nè dei c fatti interni » ; ma dubita che fuori di luì esista un mondo ! Un
esempio chiarirà un poco. Io ho Videa del cavallo ; e
voi pure, non è vero ? Ma altro è l’idea del cavallo
e altro è il cavallo stesso: ¡’ammetterete, io spero. Ora
Pirrone credeva ’ all’esistenza dell’idea cavallo, ma
dubitava dell’esistenza dell’oggetto esterno corrispondente, ossia dubitava A&Wanimale cavallo.
Tra i moderni rievocatori del dubbio di Cameade
e dì Pirrone, ricorderò — così, un poco alla confusa
— l’arguto Montaigne che lo esprime nel suo pittorico
francese per noi antiquato; Cartesio, il padre della
moderna filosofia ; Huet, vescovo d’Avranches e discepolo di Cartesio; Pascal, che ridipinge l’antico dubbio con colori vivacissimi ; Hume che non esita a
metter in forse fin le matematiche ; Kant, che — se
ben si osserva — non fa che rinfrescare le obiezioni
degli antichi scettici greci ; Stuart Mill, il Taine, il
Véron, i quali ad una voce sostengono che « le nostre
percezioni potrebbero benissimo non essere se non
allucinazioni e che nulla può renderci assolutamente
sicuri dell’esistenza del mondo sensibile ».
E basti così.
Sarà sodisfatto don Abbondio della mia risposta un
po’ generica? —Speriamo di sì, e andiamo innanzi.
Pro Pirronismo
Nel pensiero moderno, il Pirronismo, ossia lo Scetticismo, è largamente rappresentato. Non si può dunque considerarlo come una cervellotica fantasia balzata in mente a qualche solitario stravagante. Ed io
soggiungo — senza tema di venir seriamente contraddetto — che l’idea fondamentale dello Scetticismo è
giustissima. Non è possibile dare una vera dimostrazione dell’esistenza di checchessia: la si accetta per
fede. Cartesio tentò svincolarsi dal dubbio mediante
la famosa formula: Cogito,ergosum ! (penso, dunque
esisto U ; altri cercò e cerca di cavarsela, con quest’altra formula : « Sento : dunque esisto » ; altri con quest’altra ancora ; « In me discerno la legge del dovere
{V imperativo categorico, come lo chiamava il Kant
con una locuzione ch’è una delizia I) : dunque esisto ! >
Benissimo ! signori miei ; ed ora accomodatevi e ab
biate la squisita gentilezza di dimostrarmi che pensate ò sentite o distinguete in voi la legge morale.
Poste le premesse vostre —si sa! — ne deriva che
esistete; ma quel che a me preme sono appunto le
vostre belle premesse, che voi... non potete dimostrare,
e che — come me — ammettete per semplice atto di
fede. — Gastone iFrommel è del mio parere : « In certi
ambienti, si ha l’abitudine di mettere in burletta lo
Scetticismo, o almeno d’accoglierlo con un sorrìso :
e — sotto pretesto che, in pratica, il dubbio radicale
non la spunta e non dura — ci si ingegna di refutarlo
per via d’argomenti pratici che si tengono atti a distruggerlo... Ma quest’è un fargli ingiuria e pigliare
un abbaglilo madornale ». — Enrico Bois non la pensa
altrimenti': « Se si dovesse scegliere tra scienza assoluta e perfetto scetticismo, è chiaro come il sole che
noi non abbiamo la scienza assoluta e che però bisognerebbe rassegnarsi al dubbio universale o all’assoluta ignoranza ».
Federigo di Rougemont definisce lo scetticismo:
« un atto di sfiducia dell’uomo verso sè medesimo ».
Appunto ! E se si tratta di sfiducia, per liberarsene
non c’ è che un mezzo : voler credere. Ma se si prescinde da la fede, il Pirronismo rimane incrollabile.
« Se il nostro spirito è in diretta relazione solamente
colle idee, chi ci assicura » domanda il Cantoni « chi
ci assicura dell'esistenza stessa degli oggetti ?» E
prosegue : « Lo stesso Locke dovette riconoscere che
tale esistenza non è una verità intuitiva e che è anche difficilmente dimostrabile. Egli quindi si appella
al senso comune, alla credenza universale, alla nostra
coscienza ».
E come fare altrimenti ? Senza la Fede, è impossibile risolvere il problema dell’esistenza !
Non reco altre testimonianze ; tanto più che questi
signori filosofi non usano il linguaggio comune e popolare, quale occorrerebbe in un lavoro come questo,
che vorrebbe essere semplice e chiaro.
Il Saisset, eh’ era membi'o dell’Istituto di Francia,
il Saisset, che noi già conosciamo, per confutare lo
Scetticismo, ha fatto appello sAVevidenza. Ma che cos’è l’evidenza, se non un altro nome dato alla fede ?
Dire : « È evidente che il cavallo esìste » non è dimostrare l’esistenza del cavallo. La frase : « È evidente
che esiste il cavallo » significa soltanto : « Tutti quanti
crediamo che esista il cavallo; tutti quanti cediamo
alla irresistibile fede che ci sospinge ad ammettere che
il cavallo esista ». Che sia così, lo confessa il Saisset
medesimo. Secondo lui, per sceverare il vero dal falso
abbiamo un criterio naturale : Vevidenza; ma non è
possibile dimostrare questo criterio: lo si accetta;
per accettarlo, è necessaria la fede; questa fede è in
tutti, ed è ingenua e spontanea {naive et spontanee).
D’accordissimo ! Non io negherò che tale fede sia
€ ingenua e spontanea > ; a me solamente preme che
si riconosca che è... fede ! E dì qui non si scappa 1 II
sapere si fonda su la fede : il che è quanto si voleva
dimostrare, direbbe un professor di matematica.
(Per non ingombrare il periodico, si rimanda la
continuazione di quest’articolo al prossimo numero).
Un giudizioj^l Draussin
Ad invogliare altri tra i nostri Lettori a soscriversi per l’acquisto deH’opiiscolo di propaganda, che
stiamo per pubblicare sotto il titolo La fede è come
taria, cediamo alla tentazione di tradurre quanto
il valente pubblicista francese Draussin scrive nell’ultimo numero della Vie Nouvelle :
« La Luce pubblica una serie di cinque articoli
« del professor Bartoli, i quali poi dovranno essere
« raccolti insieme in un opuscolo da 4 centesimi, a
« scopo di propaganda. Eccone i titoli: 1) La vita
« e lo fede; 2) La scienza e la fede; 3) L’ipotesi
* scientifica e la fede; 4) Il problema dell'esistensa
* e la fede ; 5) Fede naturale e fede religiosa.
* Di questi articoli i due primi sono già apparsi ;
< sono assai ben fatti e dinotano — oltre che una
2
LA LUCE
< sod?. coltara — una notevole abilità (un remar
< qiiable talent) di volgarizzazione ».
L’incoraggiamento, quando venga da persona competente com’è il Draussin, fa un bene immenso.
L’autore (che, tra parentesi, non è il prof. Bartoli)
glien’è per ciò grato assai, quantunque egli senta
benissimo di non meritare del tutto la preziosa lode.
Ljl luce ih jtmERlCfl
I nostri Lettori americani potranno facilmente farci pervenire il prezzo del loro abbonamento, versandolo al nostro
Amministratore per l’America
Signor
prof, pastore J^ìberfo Qhf
86 Romeyn Str.
Eochester X. T.
Dimostrazione cristiana mondiale
contro li Paganesimo moderno
« Cristiani di tutto il mondo uniamoci! » cosi
comincia l’appello che il parroco di San Marcello,
sotto il patronato di prelati e di nobili gentiluomini
e gentildonne, ha largamente diramato in Eoma e
fuori.
In che cosa deve consistere questa dimostrazione ?
Nel commemorare il XVP centenario della morte
di San Marcello, « il papa del trionfo cristiano sull’antico mondo pagano ».
« San Marcello, vincitore del paganesimo antico,
otterrà per Pio X la vittoria completa sul paganesimo moderno ».
A questa conclusione giunge la circolare del Reverendissimo parroco, la quale pur portava in testa
l’aureo motto evangelico : « La nostra fede vince il
mondo».
Questa parola è di San Giovanni Apostolo ed a
lui ci rivolgiamo per sapere « quale fede », secondo lui, è quella che ci assicura la vittoria.
Apro la sua I Epistola e trovo al capo V verso 5®
quanto appresso : « Chi è colui che vince il mondo
se non colui che crede che Gesù è il Figliuolo di
Dio? ».
Non Le pare, Reverendissimo parroco di San Marcello, che una dimostrazione cristiana mondiale non
dovrebbe imperniarsi sul nome d’un discepolo e seguace del Cristianesimo, ma bensì su quello del Fondatore stesso ?
Non è San Marcello che va fatto conoscere ai paganizzanti moderni, ma è il Cristo dei Vangeli.
Qual San Marcello vuoisi oggi evocare;?
Quello della leggenda ?
Di grazia, le leggende come gramigna hanno già
invaso siffattamente il bel giardino della cristianità
che conviene sradicarle ed arderle al fuoco di una
sana ed onesta critica, anziché farle rifiorire.
E’ il San Marcello della storia che si vuole onorare ?
Lo si faccia pure, a patto di non farlo uscire dal
quadro suo storico e di non volere supplementare
i pochi ed incerti dati che abbiamo sui di lui con
compiacenti interpolazioni ed aggiunzioni.
Due cose, le fonti più autorevoli, documentano
circa il vescovo di Roma Marcello :
a) egli fu per tendenza novasiano, cioè stava
pel rigore della disciplina; e siffattamente la volle
mantenuta ed applicata che sollevò una vera 'rivoluzione di protesta, fra i numerosi lapsi, che altri
di più larga manica riammetteva mediante la semplice raccomandazione di qualche vero o pseudo martire-confessore ;
ù) dopo tre anni di vacanza della sede episcopale di Roma, Marcello venne eletto dal clero, ma
non ebbe riconoscimento legale come i suoi predecessori. Tanto è vero che Massenzio rimprovera a
Marcello (eo quod ecclesiam ordinaref) {\) di ricostituire la gerarchia e gli ingiunge di rinunziare
al suo titolo episcopale, non riconosciuto dallo Stato
■ {ùt negaret se esse episcopum) (1).
Per il clero romano il nome di Marcello può rivestire un fulcro speciale, quale nuovo anello di riallacciamento per la sua catena di vescovi di Roma
che' costituiscono la cosi detta successione apostolica ; ma, affé mia, che ci si proponga San Marcello
qual correttivo delle tendenze pagane del nostro
tempo è sconoscere il male ed il rimedio ad un
tempo !
Mi conceda il Reverendo iniziatore della commemorazione centenaria di San Marcello di proporgli
questo quesito : E’ Ella ben certo di combattere il
paganesimo, favorendo pratiche idolatriche in onore
di una creatura umana che, usurpando anche una
minima parte del culto dovuto al solo Dio, diventa
un idolo, se pure in veste cristiana ?
Quirita.
(1) V. Liber Pontìficalis. Duchesnes: Eet: sur le
Liber Pontif. Tillemont, De Rossi, eco.
Cenni storici sulla proprietà ecclesiastica
Ci rimane a dire, nell’esame dei rapporti dello
Stato con la Chiesa, dei beni ecclesiastici : questione
questa assai complessa, come ebbe ad osservare l’onorevole Orlando nel suo discorso al Parlamento sulla
politica ecclesiastica.
Esponiamo qui, brevemente, alcuni cenni storici
intorno ai beni ecclesiastici, riserbandoci di trattare
in apposito articolo il problema del riordinamento
della proprietà ecclesiastica in Italia.
La Chiesa, nei suoi inizii, non fu mai proprietaria,
sia perchè composta non di ricchi, sia perchè priva
del riconoscimento giuridico. « Sono eccezioni, scrive
l’on. Calisse, prof, di diritto ecclesiastico nella Regia
Università di Pisa, quei fatti che possono ricordarsi
di possessi antichissimi ecclesiastici, tenuti o sotto
altrui nome, come proprietà privata, od anche dalle
Comunità cristiane, in quanto riuscivano a prendere i caratteri di qualche Corporazione che fosse
riconosciuta dalla legge » [Diritto Ecclesiastico,
pag. 176).
Nei primpi tempi suoi, la Chiesa visse delle giornaliere oblazioni dei fedeli, in generi naturali e in
contribuzioni pecuniarie. Ma, cessate le persecuzioni,
mutarono affatto le sue condizioni, anche rispetto ai
beni terreni. La Chiesa, difatti, ottenne la capacità
giuridica di possedere e di acquistare. Quindi il suo
patrimonio crebbe rapidamente, sia per le donazioni
dei principi, come dei privati, sia per la confisca
dei beni ai templi pagani. Inoltre è da osservarsi
che la legislazione contribuì all’accrescimento del
patrimonio ecclesiastico, avendo il diritto romano
degli ultimi tempi stabilito una quantità di massime,
le quali, facendo eccezione al diritto comune, avvantaggiavano la Chiesa, sia nel fare gli acquisti, sia
nel conservare l’acquistato.
Tutti questi beni erano amministrati dai vescovi,
coadiuvati dai diaconi. E la distribuzione delle rendite era fatta secondo questa regola, cioè queste
erano divise in quattro parti : una pel vescovo,
un’altra pei chierici viventi vita comune, la terza
pel mantenimento del culto e degli edifizi ecclesiastici, l’nltima era destinata ai poveri, parte assai rilevante, perchè in essa veniva compreso quanto era
esuberante, dopo soddisfatti i bisogni più urgenti.
Durante il Medio Evo il patrimonio della Chiesa
crebbe ancora, e assunse diversi caratteri che conservò nei tempi posteriori. Invero gli ordini monastici ebbero le loro proprietà che costituivano una
massa del tutto separata da quella dei beni diocesani. Formarono pure un patrimonio speciale le fondazioni, massime di beneficenza. Finalmente, un’altra
parte dei beni ecclesiastici fu destinata ad essere
dote dei sìngoli uffici del clero, per il culto e la
cura delle anime, e venne chiamata benefisio, per
la ragione che gran parte di essi venivano conferiti dallo Stato. Onde, non di rado, si videro i Sovrani disporre del superfluo a benefizio dei laici.
Cosi Cjatlo Martello e suoi successori se ne valsero,
persinÓ’( per ricompensare i loro soldati. Anche Carlo
il Calve si è creduto in diritto di fare concessioni
sul superfluo dei chierici, lasciando solo ad essi il
necessario sostentamento.
Ma dopo l’nndecimo secolo, la Chiesa volle scuotere il giogo della tutela dei principi, proibi ai vescovi la infendazione delle rendite ecclesiastiche, e
fece obbligo ai laici di restituire i beni che da essa
provenissero sotto pena della scomunica ; cosi i Papi
poterono man mano attribuirsi la intiera disposizione di tutti i benefizi, per la pienezza della potestà spirituale, benefizi che potevano conferire non
solo nella vacanza, ma altresi molto tempo innanzi.
E fu solo verso la metà del secolo XVI che cominciò a prevalere il principio del supremo dominio
dello Stato sulla proprietà della Chiesa ; cioè all’epoca della Riforma. E difatti, nell’anno 1525, fu elaborato un progetto da sottomettersi alle deliberazioni della Dieta di Augusta, mediante il quale, i
beni ecclesiastici erano secolarizzati ed attribuiti allo
Stato. Tale progetto che non venne allora accolto
dai cattolici, rimase l'ideale dei giuristi francesi per
due secoli, e fu attuato dalla maggioranza degli Stati
protestanti, come la Svezia, Danimarca, Prussia, Stati
Germanici, ed anche dalla Russia, ove Caterina II
tolse alle Chiese ed ai conventi i loro beni, li sottopose aH’amministrazione di un collegio economico,
e più tardi, alle Corti camerali, assegnando agli ecclesiastici salari e pensioni.
La Francia, di poi, che con la sua Rivoluzione
sconvolgeva ogni ordine sociale, fu la prima a dichiarare i beni ecclesiastici proprietà nazionale, rilasciando solo provvisoriamente ai Comuni gli edifizi
religiosi per l’esercizio del culto. Ma più tardi, restaurata la Monarchia, sì restituirono alla prima destinazione le chiese e gli edifizi sacri, alcuni fondi,
e le case non ancora alienate, che facevano parte
delle .parrocchie, finché prevalse l’idea di stipendiare i,ministri del culto, per farne dei pubblici
ufficiali. Ma attuata ora la Separazione della Chiesa
dallo Stato, in senso radicalissimo, fu soppresso il
bilancio dei culti, e si costituirono le associazioni,
dette cultuali, per l’esercizio dei differenti culti.
In Italia, sotto l’occupazione francese, si attribuirono al Regio Demanio, le proprietà ecclesiastiche
degli ordini religiosi, rispettandosi quelli del clero
secolare.
Infine la Spagna, nell’ultima rivoluzione, incamerava in favore dello Stato tutti i beni della Chiesa,
stipendiando il clero.
Diremo prossimamente dell’ attuale ordinamento
della proprietà ecclestiastica in Italia, e delle riforme che al medesimo si devono apportare, conformemente ai nuovi principii che devono regolare
i rapporti dello Stato con le Chiese.
Enpieo ^eyniei!>
RETTIFICA
Fra i nostri Lettori può darsi che qualcuno abbia
avuto sott’occhio il N’ 22 Evangelista, in cui
sotto il titolo Problema grave è comparsa una
lettera aperta del sig. G. E. Meille al sig. P. Griglio.
In essa leggesi che la lettera stessa venne « cestinata » da la « Luce », alla quale prima era stata
mandata.
Per rispetto alla giustizia ed alla verità dichiariamo ;
a) Che la lettera del sig. Meille non fu da noi
cestinata.
b) Che eravamo disposti a stampare tutta quella
parte della lettera che nel fatto rispondeva all’arl’articolo del sig. Griglio.
c) Che il sig. Meille ritirò il suo manoscritto
di cui esigeva la pubblicazione integrale.
La Direzione.
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LA LUCE
2)ivagazioni matrimoniali
E’ stata nuovamente sollevata alla Camera la
questione della precedenza del matrimonio civile su
quello religioso ; ma inutilmente, perchè sopra certi
argomenti, non è il pensiero del legislatore quello
che prevale ma bensì quello della Chiesa, del Vaticano ; ministri e deputati, (siano essi cattolici, oppure increduli) della maggioranza giolittiana, parlano
e votano come alle mogli e alle suocere detta il
confessore. Con tutto ciò sussiste, a parole, l’indipendenza assoluta del potere civile da quello religioso e si afferma la suprema autorità dello Stato !
La ragione addotta dal guardasigilli On. Orlando,
che cioè il sancire per legge la precedenza del
matrimonio civile sarebbe riconoscere a quello religioso una importanza che non ha, contiene una parte
di vero, ma è pure speciosa e tradisce troppo chiaramente la paura di toccare certi tasti, di ferire
certe suscettibilità, di destare, con questo caldo,
qualche vespaio molesto. Luigi Capuana afferma che
nella provincia di Catania é avvenuta una intesa fra
autorità politica e religiosa e che il matrimonio in
chiesa segue sempre quello celebrato davanti allo
stato civile ; e sarà benissimo. I preti di quella
diocesi avrebbero finalmente inteso il loro dovere.
Più soggetto a cauzione ritengo l’asserto del fine e
spiritoso ma alquanto codino scrittore del Corriere
della Sera, quando dice, chi sa in base a quali dati,
che < in ogni parte d'Italia, se non altro per rispetto
alla dignità della chiesa (?), i parroci si guardano
bene dal far servire l’indipendenza del vincolo religioso dal vincolo civile a disonesti scopi d’ingarbngliatori >.
Oh come va, allora, che ci siano tanti matrimoni
contratti solo in chiesa e che ci voglia di tanto in
tanto, come per gli ufficiali, una sanatoria che riconosca legale ciò che prima tale non era ? Perchè
i parroci hanno sempre predicato e predicano che
il solo matrimonio valido è il religioso, chiamando
queiraltro un concubinato? E’ verissimo che i più
interessati sono gli sposi ; ma si deve pur tener
conto dell’ignoranza grandissima, della forza della
tradizione e della cieca fiducia di molta parte del
popolo nostro ne’ suoi direttori spirituali. I difensori
dello stata quo hanno un bel vantarsi indipendenti
liberali e spregiudicati ; s’illudono: essi sono tuttora
vittime dell’atavismo e dell’ambiente, imbevuti dello
spirito chiesastico e schiavi del prete che temono
come l’ombra di Banco. — Del resto, a noi l’argomento poco interessa, poiché noi abbiamo risolto la
quistione da tempo. I ministri evangelici non si sognerebbero nemmeno di benedire un matrimonio che
non fosse stato legalmente compiuto ; e poi la loro
benedizione non avrebbe alcun valore, poiché il
matrimonio non è sacramento e il rito compiuto in
chiesa non costituisce vincolo.
Noi osserviamo la legge e riconosciamo, attualmente,
come solo valido per gli effetti civili il matrimonio
celebrato in municipio. Ma se guardiamo alla realtà
delle cose, non è la presenza di un ufficiale dello
stato civile o del ministro di una religione che possa
dare al matrimonio il suo vero carattere ; anzi
quante unioni disgraziate e quante magagne sono
debitamente registrate allo stato civile e solennemente benedette in chiesa ! Il matrimonio vero è
l’unione spontanea e profonda di due esseri che vengono a formarne uno solo e che si giurano fede nel
cospetto di Dio.
Che il matrimonio vero e santo non si faccia nè
in municipio nè in chiesa, è, dopo migliaia di casi,
comprovato dal fatto seguente che colgo fresco fresco.
A Nevr Jersey si presentarono al Municipio dnc^
forestieri, uomo e donna, per ritirare una licenza.
Parlavano male l’inglese e l’assessore, fraintendendo
la loro domanda, li uni in matrimonio. Fu soltanto
quando i due dovettero firmare il registro e pagare
la tassa richiesta che si ♦avvidero... del loro nuovo
stato civile. La donna, (e l’nomo no, chi sa perchè ?)
si mise a protestare con energia, ma l’assessore
impassibile si limitò a rispondere: « oramai è troppo
tardi : siete coniugati. Io non posso sciogliere il vostro vincolo ». E i due sposi... per forza, dovettero
ricorrere al magistrato.
E’ matrimonio quello ? Ne è la parodia, eppure
ha la sanzione della legge.
E quello religioso ? Quali unioni ha talvolta il
coraggio di benedire in nome di Dio !
Lessi alcuni mesi or sono che il famoso pastore
socialista H. Kutter era stato accusato davanti al
sinodo di Zurigo per essersi rifiutato dì benedire
il matrimonio fra un vecchio di 60 anni e una giovane di 20. Dignitoso rifiuto, degno di essere imitato da ogni ministro del culto che abbia un alto
senso della sua missione ! poiché non è lecito rendersi complice, in nome di Dio, di certi turpi mercati e connubi che del matrimonio usurpano il nome
e che ripugnano, non che al senso morale, alle leggi
stesse della natura.
Entiieo I^i’s/oife
L> 'Evangelista di Carrello
airArciprete di Castel del Griudice
LETTERA AEERTA
Molto Reverendo Signore,
Non ho avuto la fortuna di sentire la predica che
voi faceste la mattina dell’Ascensión e ; ma da quanto
m’è stato riferito dalle vostre stesse pecorelle, che
ne ridevano di cuore, ho potuto arguire che vi siete
inconsultamente scagliato contro di noi, umili ma
sinceri e fedeli segnaci del Cristo. Non posso confutare la vostra argomentazione, perchè non la ho
udita con i miei propri orecchi. Tuttavia, se per
abbattere la nostra dottrina profondamente cristiana,
voi — come m’è stato assicurato — ricorrete ad
argomenti pari a questo : « Gli Evangelici sono in
errore, perchè tengono le loro radunanze di notte »
mi preme di farvi notare che la Chiesa papista —
difesa in codesto peregrino modo dai suoi valorosi
capitani — non potrà reggere a lungo !
Sappiate, M. Reverendo Signore, che noi Evangelici non siam qui per trafficare sulla credulità nè
sull’ignoranza, facendo turpe commercio di cose sacre
— come da altri si suole — ; noi siamo qui per
predicare unicamente e il più puramente possibile
la fede che ha per oggetto Cristo, la fede che purifica, inalza e nobilita, spronando al bene e alla
santità, la fede che purtroppo voi non predicate,
poiché al Cristo avete sostituito tatto un mondo di
bagattelle di ver un conto.
Procurate, in ogni modo, di farvi tornare in memoria la sfida a pubblica discussione ch’io ebbi l’onore
di lanciarvi l’anno scorso, e che voi... coraggiosamente avete respinta ! Ve la rinnovo oggi per la
seconda volta e più solennemente ancora. Accettate
il guanto di sfida !
Oh, se voi e i vostri consorti vi risolveste finalmente a leggere e a far leggere l’E vangelo ! Come
noi, allora, provereste l’uj'gente bisogno di additare
al popolo il Cristo redentore, il Cristo unico intercessore e mediatore tra Dio e gli nomini, soave
amico dei peccatori, santo giudice e santificatore
delle anime 1 8. Pasqaaloni.
Conferenze distrettuali
Toscana ^ Sardegna
Il capodistretto sig. pastore G. D. Buffa
ci partecipa quanto segue :
« La Conferenza Distrettuale T. - S. si
aprirà, Dio volendo, a Rio Marina il 15
Giugno, alle ore 20,30, con un culto presieduto dal sig. DotiG. Grilli di Livorno».
Sicula
Il capodistretto sig. past. Luigi Rostagno
ci annunzia che la Conferenza Distrettuale
Sicula s’adunerà, piacendo a Dio, il 15 corrente a Vittoria. Culto d’apertura alle 10,30;
al quale presiederà il pastore Arias di Caltanissetta.
PI STORljt
I Vgldisl dtl PtHlnali t Ugl XI
Colla sua lettera del 18 maggio 1478, Luigi XI,
re di Francia, aveva imposto la cessazione delle
inquisizioni fatte a danno dei Valdesi dell’Embrunese. Ma ci vuol altro che la parola d’un re per
frenare quella tigre di cui disse il Niceolini che
« non si sa se più d’oro o più di sangue ha sete ».
L’arcivescovo d’Embrun, signore feudale di Freissinière, gl’inquisitori ed altri personaggi interessati
a moltiplicare le vittime, per spartirsene le spoglie,
seguitarono come prima. Il re reiterò i suoi ordini,
precisandoli, nelle lettere del 31 marzo e dell’8
aprile 1479. Ciò nullameno, i processi e le condanne
continnaiono in quello stesso anno e nei seguenti.
L’arcivescovo Baile, avendo citato a comparirgli dinanzi i consoli di Freissinière, Michele Ruffi o Roux
e Giovanni Giraud, come rappresentanti dei Valdesi
di quella valle, vi si recarono bensì, ma per protestare che, essendo la loro causa pendente presso al
re, non risponderebbero al prelato. Costui allora li
mandò al rogo senz’altro. Nel 1483, Baile procedette
contro novantanove eretici; il potere regio intervenne
nuovamente facendo intimare al poco cristiano vescovo di ’desistere da ogni violenza, ma la morte
del re, sopravvenuta il 30 agosto, lasciò libere le
mani al rapace e crudele ecclesiastico che non mancò
di approfittarne.
Dicesi che, in memoria di Luigi XI, i Valdesi
abbiano dato il nome di Val Luisa alla loro valle,
detta prima Val Futa ossia Valle dei Poggi, tuttavia
la prima menzione che si è ritrovata di quel nuovo
nome è del 1469, anno in cui non appare che quel
re fosse àncora intervenuto a proteggerli.
Giov. Jalla
Le soliecitudÌDÌ
Rimetti la tua via nel Signore e confidati in Lui, ed
Egli farà.
Sai. XXXV, 5.
Intiere foreste americane sono devastate da un
pìccolissimo insetto. La filossera estende le sue desolazioni sopra i vigneti. Parassiti d’ogni specie sono
apparsi, i quali danneggiano enormemente l’agricoltura. Tutti questi animaletti, appena visibili ad occhio nudo, pullulano con inconcepibile rapidità e denudano in poco tempo i giganti della natura...
Questo spettacolo tristissimo ci fa pensare allo
stato miserando delle anime dei cristiani, che tuttodì
si lascian rodere dai denti finissimi ed acutissimi
delle sollecitudini della vita. Si, queste sollecitudini,
son# gl’insetti parassiti che attaccano la vita del cristiano, dalle radici alle più eccelse frondi, e in minor tempo che non si crede le sottraggono ogni freschezza e l’estingono. Iddio, che creò gl’insetti, può
valersene contro 1’ umanità ribelle ; ma le nostre
sollecitudini non ci vengon da Dio. Esse hanno origine dalla nostra incredulità ; sono un male che facciamo a noi stessi, e dal quale Egli vuole liberarci.
« Rimetti la tua via nel Signore, confidati in Lui,
ed Egli farà I >
Contro un nemico forte, potente e compatto, noi
possiamo arrischiare la lotta, assaltarlo, tentar di abbatterlo unendo l’astuzia all’audacia ; ma contro nemici, individualmente deboli, ma numerosi, che ci
assiepano d’ogni intorno, ci pungono coi loro strali,
non ci dànno nè posa nè pace, siamo del tutto impotenti. Un nomo può sbranare un leone, un orso,
una tigre, e ciò s’è visto ; non si legge mai che
uno abbia potuto salvarsi da uno sciame d’api avventati contro di lui. Parimenti, un nomo capace di
sostenere la maggiore afflizione, di soffrire il più
acerbo dolore, spesso si accascia e soccombe alle
punture delle molteplici sollecitudini giornaliere. La
4
LA LUCE
lotta più difficile è quella adunque che devesi soste- j
nere contro avversari numerosi e invisibili, inafferrabili, che ci assalgon nell’ ombra, ci insi(fiano in
ogni loco, ad ogni istante, e ci colpiscono del continuo coi loro aculei, non fieri ma velenosi. Ora, da
quelli ci vuole liberare Iddio. « Non siate con ansietà solleciti 1.. » « Gittate sopra di me tutta la vostra sollecitudine I »
Un cuore agitato, perplesso, inquieto, sgomento,
non par colpevole a prima vista, ma degno di compassione e di simpatia ! E una disgrazia, dicesi, non
una colpa, di avere l’animo cosi fatto. Però, osservate come quel cuore, sotto l’influenza de’ pensieri,
dei crucci, delle inquietudini, delle sollecitudini quotidiane, si rannuvola, si rattrista, si sprofonda lentamente in tale stato, da non provar più nè la gioia
della speranza, nè il vigore della fede. La sua vita
religiosa illanguidisce, il sentimento della presenza
di Dio si attutisce : egli vive, ohimè ! una vita desolata e triste. Ebbene, a quell’anima Iddio dice :
« Getta su di me tutta la tua sollecitudine ! Eiguarda
gli uccelli del cielo ; considera i gigli della campagna ; mira i fiori dei campi : quelli non seminano,
questi non filano, e nondimeno son nutriti e vestiti :
quanto sei tu da più di loro ! » .
E’ commetter peccato « come i pagani » Tesser
solleciti, quando Iddio dichiara di volere assumere
su di Sè le nostre sollecitudini — di voler « fa
Lui ! » Perchè dunque non lo lasciamo fare ? Riconosciamo questa colpa, che è comune a tutti,! cristiani, e impariamo a credere nelle non fallaci promesse del Padre celeste.
Oh, si : « Egli farà ! » Egli, che ci ha dato il cibo
che dimora in vita eterna, come non ci darebbe eziandio, e come un soprappiù, il pane che perisce ?
Egli, che ha provveduto all’anima nostra un manto
di giustizia e di gloria, come non vestirebbe il corpo
nostro, che è tempio suo ? Perchè esser solleciti come
i pagani, quando abbiamo un Padre che sa le cose
di cui abbiamo bisogno innanzi che gliele chieggiamo ?
A Lui dunque la cura del nostro corpo, del nostro
cibo, del nostro vestire — delle nostre strettezze
ed infermità. L’indomani non ci preoccupi T « Quelli
che cercano il Signore non hanno mancamento d’alcuu
bene ». (Sai. XXXIV, IO). i
V.
La Dottrina Cristiana spiegata al popolo
L’opera Sacerdotale di Qesù Cristo.
Riconciliazione e Sacrificio
D. — Mostrate la necessità della riconciliazione.
R. — La separazione tra Dio e l’uomo — prodotta
dalla caduta — rende necessaria la riconciliazione. E
siccome la separazione è reale non soltanto per l’uomo,
ma anche per Dio, ne segue che anche la riconciliazione è una necessità non soltanto per Tuomo, ma altresì per Dio. Ciò non punto significa che ‘questa riconciliazione di Dio implichi un cambiamento nell’essenza di Ini considerata metafisicamente, poiché, mediante la sua immanenza nel mondo, Dio non aveva
cessato di essere in rapporto virtuale col mondo decaduto. Nondimeno è certo che l’amore vivente di Dio
trova nel mondo — a cagione del peccato — un ostacolo, vai quanto dire un limite che condanna l’amore
divino (il quale vuole realmente manifestarsi nel mondo)
a rimanere senza attuazione esteriore. Dio è obbligato,
a causa di quest’ostacolo o limite, a ritenere la rivelazione del suo amore nelle profondità del suo essere
invece di lasciarla effondere sul mondo (1). Bisogna
dunque sopprimere l’ostacolo o limite anzidetto, per togliere quella contraddizione tra la giustizia e l’amore
che esiste nei rapporti di Dio col mondo. E questa è
la riconciliazione.
D. — Da che cosa può esser tolto via siffatto limite ?
R. — Il vero sacrificio soltanto può togliere questo
limite.
D. — E che cosa intendete voi con la parola « vero
sacrificio t *
R. — Il vero sacrificio è un atto morale che consiste nella immolazione del principio cattivo, in una
morte al peccato e in una rinascita in Dio, nell’ubbidienza alla sua legge perfetta.
LJ
D. — Chi deve compiere siffatto sacrificio espiatorio?
R. — Lo deve compiere l’umanità. Essa, l’umanità
peccatrice, essa deve morire al peccato e rinascere in
Dio: nei che consiste il sacrificio espiatorio, ossia riparatore.
D. — Ma era essa in grado di compierlo ?
R. — No. A causa appunto dei peccato che aveva fiaccate le sue energie morali e spirituali, essa era divenuta impotente a compiere questi due atti indispensabili : a) Interrompere lo sviluppo del peccato in lei.
b) Iniziare un nuovo sviluppo di vita nell’amore, nelTubbidienza, nella giustizia (1). Abbiamo visto — infatti —
in altro studio che l’uomo non ha soltanto dei peccati,
ma è peccatore. Le trasgressioni non sono in lui accidentali, non lasciano sussistere la sua bontà primitiva.
No, è la sua natura che è corrotta. Guardi solo un
istante non solo a ciò che ha fatto, ma a ciò che è, e
ne sarà convinto.
D. — Che cosa dunque è necessario perchè l’uomo
possa essere salvato ?
R. — Per essere salvato Tuomo deve venire cambiato. E non potendo cambiarsi da sè fu necessario per
questo un aiuto dall’Alte. Vedremo in seguito in che
consistette quest’aiuto.
u. i.
(1) Riassunto da Martensen.
jiella pcitisoia e «Ile j;o|t
Torrepellice
Il giorno dell’Ascensione, gita delle Associazioni Cristiane della Gioventù di Torino e di Val Pollice alla
Ginevra italiana.
— La signorina Emilia Romano, figlia del pastore
in riposo signor Giovanni, alunna del primo anno di
quel liceo, ha recentemente ottenuto, mediante concorso, uno degli assegni liceali per il Circondario di
Pinerolo. Vive congratulazioni!
San Germano Cbisone
Il 13 maggio, festa del Canto, per le Scuole Domenicali di Val Chisone.
Ferrerò
Anche quivi festa del Canto, il 20 maggio, per i
bambini di Perrero-Maniglia e di Villasecea.
Milano
La prima settimana di giugno di questo anno resterà memorabile per la seconda Chiesa Valdese di Milano, perchè la domenica 6 giugno essa inaugurerà la
bella Cappella che è stata eretta appositamente per
essa, in Via dei Fabbri N. 9, ed il martedì seguente
essa avrà il piacere di,ospitare i membri della Conferenza Distrettuale, che si aprirà, Dio volendo, alle ore
9 ant., con un culto presieduto dal signor Stefano Revel,
pastore a Mantova.
Fra le questioni che saranno trattate, noto la seguente, che può interessare anche i lettori della Luce :
« L’indirizzo della stampa evangelica contemporanea
in Italia » : lavoro preparato dal signor Emilio Rivoir,
pastore a Brescia.
Si avrà inoltre una serie di conferenze le sere di lunedi, martedì, mercoledì e giovedì, che saranno tenute
rispettivamente dai signori Silva, Buffa, Simeoni «
Gorsani. B. Bevel
OLTRE LE /ILFI E I HflRI ^
Francia
Saint-Denis — In un lungo contraddittorio che durò
più ore, il pastore Schaffner — narra il Semeur Vaudois — ebbe a lottare con increduli di vaglia, uomini
e donne. Uno di questi avversari esclamò : « Vi crediam sincero. Esponendo la vostra fede, voi attendete
al vostro mestiere di pastore, ma dove sono le vostre
pecorelle? Voi siete solo soletto qui. Chi ardisse affermar di credere in Cristo, provi ad alzarsi ».
Subito, un giovane timidissimo, che non aveva mai
aperto bocca, si alzò e proferì innanzi all’ assemblea,
che si fece rispettosa d’un tratto, queste parole : « Io
credo in Dio e nel Cristo Salvatore ; se voi avete diritto di
non credere, io ho diritto di attestare la fede mia ».
Profonda impressione. All’ uscita, uno degli uditori
disse al signor Schaffner : « Cittadino 1 Felice voi che
avete tal fede ».
Caro — Il curato ricusò di seppellire la madre del
sindaco, sotto pretesto che la famiglia non aveva pagato < il denaro pel culto ». Un maestro fece da prete,
tra la serietà generale.
Parigi — Il sigi Lindegaard-Petersen, licenziato in
teologia, (evangelica), reduce da Roma, tenne -venerdi
scorsòi nelHempìo di Batignalles, una conferenza su
« Roma e le feste per la beatificazione di Giovanna
d’Arco ».
— Alla chiesa dell’ Oratorio, lieta festa della gio-'
venta con gran concorso. La strettezza dello spazio ci
impedisce di descriverla. Diremo solo che il pastore
Dumas rivolse ai giovani — speranza della chiesa avvenire — queste solenni domande : « Pregate voi ? Come
pregate ? Quando ? — Credete voi ? — Avete voi ordinata la vostra vita come dev’essere una vita cristiana ? »
Svizzera
Ginevra — A preparare la commemorazione del centenario di Calvino, il pastore Eugenio Choisy, dottore
di teologia, darà alcune lezioni su Calvino e l’opera sua.
— Apprendiamo con piacere che tra i rappresentanti
della Chiesa Valdese alle feste pel 4“ centenaio di Calvino sarà anche il Cav. Paolo Longo, pastore a Torino,
il quale dal Comitato del Museo storico della Riforma
e da quelló delTAssociaaione pel monumento della Riforma
è stato invitato a intervenire come presidente delia
Società di Storia Valdese.
— Col cuore profondamente addolorato diamo l’annunzio della morte di Ernesto Naville, gloria dell’evangelismo, strenuo difensore del cristianesimo. Egli è
morto placidamente a 93 anni, in pieno possesso delle
facoltà mentali e morali ! Ginevra piange il suo grand’uomo ; e noi ci uniamo al suo gravissimo lutto. Nei
prossimo numero, piacendo a Dio, il cav. pastore P.
Longo, che conobbe personalmente l’illustre filosofo cristiano, parlerà di lui con molta competenza. Del Naville, or’ è pochissimo, è stato pubblicato una nuova
opera importante: « Les Systèmes de Philosophie ou
les Philosophies affirmatives ».
— Le conferenze, in tedesco, sotto la tenda della
Zeltmission, si sono protratte fino al di di Pentecoste.
Zurìgo — Per il 400’ anniversario del Riformatore
di Ginevra, si terrà un’ esposizione calviniana. (Non...
« calvinista », chè calvinista ha due soli significati, l’uno
serio e l’altro buffo : calvinista è chi crede alTEvangelo,
per impulso ricevutone dai movimento riformatorio promosso da Calvino ; e calvinista è colui che non ha tutti
i suoi... capelli 1)
.Austria
(0. Jalla) E’ stata pubblicata una carta geografica
della Chiesa evangelica in Austria per opera del Consiglio Ecclesiastico Nazionale. Su tela, marchi 8.50, ossia undici lire franca in Italia, presso lo Hof-Kartographische Anstalt, G. Freytag e Berndt, Vienna VII, I.
Ecco una sorgente d’informazioni importanti sui progressi del Cristianesimo evangelico in Austria, venuta
in luce or ora in occasione del 60- anno di regno delTlmperatore Francesco Giuseppe. Vi si osserva in modo
evidente la divisione delle due confessioni sparse nell’Austria, ed ogni stazione segna inoltre se vi risieda
un pastore, od un evangelista od una scuola, ecc. II
lavoro litografico è eccellente.
Reccomandiamo tale carta a chiunque s’interessi del
meraviglioso sviluppo della causa evangelica nel vicino
Impero, ove va producendosi il movimento religioso
noto sotto il nome di Los von Rom.
Spagna
Due notìzie strabilianti, se si tien conto della grande
intolleranza religiosa che ancora regna nella Spagna.
Al principio di quest’anno un cristiano evangelico fu
eletto sindaco di Villae.scusa. Il pastore evangelico Don
Cipriano San Jòsè è stato eletto giudice di pace nella
città di Cigales.
Le proteste dell’ Arcivescovo di Villadolid a nulla
son valse. Il che dimostra che anche in Ispagna la
luce' comincia a farsi strada.
Madrid — Dal 13 al 17 maggio, sinodo della Chiesa
Riformata spagnola, con rappresentanti delle congregazioni di Madrid, Siviglia, Malaga, Valenza, Salamanca,
Sabadell, Cigales, Esteban e Villaescusa. Presiedeva il
pastore (.'abrera.
— Secondo una statistica del Fliedner, pastore a Madrid, vi sarebbero in Spagna 213 luoghi di culto evangelico, 20.000 convertiti adulti, 12.000 alunni, 10 giornali evangelici, 4 ospedali, 4 librerie.
Russia
La commissione speciale per la religione ha formulato un disegno di legge, in cui si dice che ogni maggiorenne può abbracciare un^altra religione, purché riconosciuta da la legge ; i minorenni, già passati allo
stato coniugale, possono fare altrettanto, col consenso
dei genitori o di chi per essi.
5
LA LUCE
Inffbilterra
— Secondo il celebre scrittore Ginseppe Hocking,
da cinquant’ anni in qua in Inghilterra il numero dei
cattolici romani non è cresciuto, èd è cresciuto invece
il clero. Cinquant’anni or sono c’erano 958 tra preti, frati
e monache ; adesso ve ne sono 4193 ! 1 II clero secolare
(cioè i preti) era, cinquant’anui or sono, rappresentato
da 683 individui ; adesso è rappresentato da 2137 ! ! Il
clero regolare (frati e monache) non comprendeva che
70 individui ; adesso ne comprende 1131 ! ! Questi sarebbero i bei trionfi vantati dai bacchettoni !
Londra — Una grande esposizione missionaria sta
per Inaugurarsi a Londra nell’Agricoltura! Hall, la quale
durerà dall’S di Giugno al 3 di luglio.
Questa esposizione sarà la più grande e la più straordinaria del genere che sia stata fatta fino ad ora a
Londra e nel mondo intero.
Vi si ammireranno cose veramente rare e meravigliose, che certo serviranno ad accrescere 1’ attrattiva
in tutti i veri cristiani per l’opera delle missioni.
Le cose più caratteristiche di questa esposizione saran queste : Un villaggio affricano ove si vedranno operai indigeni al lavoro ; una strada cinese ; un grazioso
villaggio giapponese, un bazzar indiano con botteghe
•come quelle di Madras ; un facsimile dell’ospedale missionario di Bannu sulla frontiera dell’ Afganistan ; lavori eseguiti da alunni nelle scuole delle missioni ; una
gigantesca carta dell’Uganda con una snperfice di 2000
piedi quadrati, la quale conterrà precise indicazioni sulle
strade ferrate dell’Uganda, su le sorgenti del Nilo, su
la cattedrale di Mengo, sul Euyenzori ecc. ece. Si vedranno inoltre capanne indiane ; case di Esquimesi ; un
mercato ove al pubblico si venderanno i più svariati
prodotti di tutti i paesi in cui si svolge 1’ opera missionaria. ’
Il concorso all’ Esposizione si annunzia fin d’ ora eno)-me ; le richieste infatti di biglietti d’ingresso è immensa, fin d’ora, e 500 bigliettari sono sempre affaccendati da mattina a sera. Un esercito di 10.000 inservienti
sarà sempre a disposizione dei visitatori per dar loro
tutte le spiegazioni necessarie. Continue conferenze riguardanti r esposizione stessa e le missioni. Tutti i
giorni si terrà un culto di apertura, al quale presiederanno eminenti personaggi, e, fra gli altri, lo stesso
Lord Mayor di Londra.
Stati Uniti s
Nuova York — La chiesa evangelica, che ha a pastore il Dr. Wilton Merle Smith, mantiene da sè 9
missionari in Cina, e a tal fine spende ogni anno 250
mila lire. Si occupa del pari di una stazione missionaria situata in una landa solitaria del Kentucky, e
pensa al necessario per un’altra opera evangelica mediante due cappelle nella stessa Nuova York. In detta
chiesa, tre persone dasè sole provvedono a tre dei detti
missionari di Cina.
F^orto Hioo
Secondo la Vie Nomelle, una sola chiesa (denominazione) evangelica a Porto Eico comprende 4000 membri, con 16 pastori, 196 luoghi di culto, 72 scuole domenicali, 4021 alunni.
Palestina
Il lago di Galilea, il lago di Gesù è ora percorso da
un vaporetto.
Cina
Secondo dice ì’Eglise Libre, nella persecuzione del
1900 sarebbero periti 290 missionari evangelici e 16000
cristiani indigeni. In quell’anno gli evangelici erano
110.000 ; adesso sarebbero quasi il doppio : contando i
catecumeni e i bambini, 1 milioni di persone sotto l’influenza dell’Evangelo !
ECHI DELLE MISSIONI
Da Kimberly (Sndaffrica) giungono le seguenti notizie :
« Il signor Capitano Bertrand e la sua signora (già
Vice presidentessa del Comitato Nazionale Italiano delle
Unioni Cristiane Femminili), erano nel Sudaffrica fino
dal p ottobre ultimo, essendosi ivi recati quali delegati della Società delle Missioni di Parigi pel 75' anniversario della prospera Missione del Lessato. Dal novembre in poi, i due zelanti coniugi cristiani hanno
collaborato alla Missione della stazione francese di Mafube nell’Est Griqualaud, di cui è missionario il signor
Pàolo Eamseyer.
Tale opera ha 15 stazioni annesse con evangelisti
indigeni, e comprende una superficie eguale al Pìe^ònfó.
La signora ha fondato ivi, come già nel mese precedente a Thabana Morena, una Unione femminile assai
promettente.
Terminata la loro benevola collaborazione, i signori
Bertrand son partiti a cavallo con dieci compagni per
attraversare tutto il Basutoland. Li accompagnavano
il missionario Eamseyer e vari suoi convertiti, i quali
conducevano i cavalli e recavano le tende e le provviste. I viaggiatori raccolsero varie osservazioni etnografiche, geografiche ed ecclesiastiche, poiché il caro
Capitano, oltre ad essere un generoso amico delle Missioni, è anche Presidente della Società di geografia di
Ginevra.
Oltrepassati i monti Drakensberg, la comitiva entrò
nella bella valle dell’Orange, attraversando il fiume e
vari affluenti di esso tra paesaggi veramente pittoreschi.
Per raggiungere l’altipiano del Lessnto l’ultima notte si
accamparono sopra un colle alto 8000 piedi (m. 2700);
e di là poteron ammirare la selvaggia cascata detta
Maletsuanyane, una delle più grandiose del mondo,
poiché l’acqua cade da non meno di 6Í0 piedi di altezza (m. 183).
Dopo un breve soggiorno a Bloemfontein sulla via
ferrata, ove la signora tenne una interessante radunanza
all’Unione Cristiana Femminile, i viaggiatori raggiunsero Kimberley, e di li stavano per partire alla volta
della stazione zambesiana di Victoria Falls, óve li
aspettavano i loro amici, i coniugi Luigi e NiuàJalla.
Avremo dunque tra non molto notizie frésenle ed imparziali sul campo missionario, in cui lavorano undici
dei nostri fratelli evangelici italiani ».
> ' O. Jalla.
• •
Apprendiamo con piacere che il caro signor Adolfo
Jalla, missionario valdese su le rive del fiume Zambesi, sta per tornare in Italia a godersi un po’ di
congedo.
_______________
Conferenza distrettuale
delle Valli
Mercoledì 26 corr. alle 10 si apriva questa conferenza
nel Tempio di Perrero (Valle di San Martino) in presenza di oltre sessanta membri della conferenza e di
un affollato uditorio, con un culto presieduto dal sig.
Alessio Balmas, pastore di Angrogna, il quale tenne un
edificante discorso intorno all’ordine di Dio a Gedeone :
« Va’, con cotesta tua forza, e tu salverai Israele dai
Madianiti ; non t’ho io mandato ? » (Giudici VI, 14).
Costituitasi poi la conferènza sotto la presidenza provvisoria del decano dei pastori delle Valli, sig. Daniele
Gay di Prarostino, il seggio definitivo risultò composto
dei signori Alessio Balmas pastore presidente, Giuseppe
Long maestro vicepresidente ed Eugenio Eevel pastore
segretario.
La prima giornata venne consacrata alla lettura e
discussione del rapporto della Commissione Esecutiva,
il quale venne fatto dal segretario di essa sig. pastore
B. Soulier per la parte riassuntiva dei rapporti delle
Chiese, e dal sig. pastore Augusto Jahier per la parte
delle osservazioni generali. Questo lavoro venne compiuto dai due relatori nel modo più coscienzioso ed esauriente, e diede luogo ad una interessantissima, per'
quanto talvolta assai vivace, discussione. La Commissione Esecutiva, come pure quelle del canto sacro, si
ebbero i meritati ringraziamenti dell’assemblea per l’opera loro efficace.
L’indomani, la seduta antimeridiana fu iniziata dalla
lettura, seguita da discussione, di un lavoro assegnato
dalla conferenza dell’anno scorso al sig. pastore Eli
Bertalot di Massello, sull’ argomento : « La vita spiritnale nelle nostre Valli ».
Assai bello fa trovato questo scritto e ricco di osservazioni di non comune interesse.
Venne poi in discussione la proposta fatta dal sinodo
scorso di modificar la costituzione nel senso dell’Amministrazione unica; e la conferenza fu unanime nel
decidere che, tal modificazione richiedendo lunghi e ponderati studi, si dovesse proporre al sinodo prossimo di
nominare una commissione incaricata di quegli studi.
Finalmente si udì la lettura d’un lavoro sul soggetto :
« Come accrescere il numero delle vocazioni al ministerio ed aU’insegnamento nelle nostre chiese ?» di cui
la Tavola ed il Comitato d’evangelizzazione aveano incaricato il segretario della Tavola.
Nella seduta pomeridiana fu scelta Torino come sede
della. prossima conferenza distrettuale, dietro^ gentile
invito del pastore sig. Giampiccoli ; e furono eletti i
30 deputati della conferenza al sinodo, nonché là niioVa
Còmmissione Esecutiva del Distretto. Questa risultò
composta'dei sigg. Bart. Soulier presidente, Giuseppe
Long vicepresidente e Alessio Balmas segretario. Il
pastore sig. B. Léger, la Chiesa e la popolazione tutta
di Perrero fecero alla conferenza la più cortese accoglienza ; e non va taciuto che anche i due albergatori
del luogo (uno dei quali è cattolico) vollero dare alloggio gratuito ai membri della conferenza.
El Kalil
Gaardaodo attorno
(Noterelle e Spigolature)
Da tre settimane almeno è in tipografia un < Dal
Chiosco alla Libreria » e non ha mai potuto trovar
posto nelle nostre colonne divenute ormai troppo anguste. Prevediamo chq non troverà posto neppure questa
volta. I sommari di certi periodici (come, per qsempio,
delTattraente V Cultura Contemporanea ») sono cosi
ampi che ci prenderebbero più di mezza colonna 1! pi
è forza dunque di restringerci a nominare alcuni dei
periodici e dei libri ricevuti. Eccoli : « Cultura Cojitemporanea » sullodata; c Battaglie d’oggi, » con un
serio articolo del diréttore Gennaro Avolio sul « Celibato del Clero »; c Avanguardia, » organo dei Cristiani sociali;’c Fede e Vita, » organo della Eederazione degli studenti per la cultura religiosa; « Éusségua Numismàtica; » « Vita letteraria; » % Faut-il
deyepir mage?"»'di Fernand Divoire; « Dio concepito
come bellezza, » dì Ei P. Berg; « In occasione del cfmtenario della nascita di Alessandro Gavazzi, » cenno
bÌóg:ràfico di l1 Conti. '
Qualche recensioncina a più tardi.
* f.
« Un sacerdote del Modernismo » pubblica nella « Gazzetta di Caltagiroue » un articolo « La Chiesa nel Vangelo », da cui caviamo alcuni importanti ed energici
periodi.
« La Chiesa fu in origine società missionaria e quindi
il Cristo raccomandava vivamente a coloro che gli stavano più da vicino la propagazione evangeliea.
Nel fatto oggi là Chiesa è divenuta maestra di verità teologiche, laddove Gesù ne avea fatto una maestra e projiagatrice di vita cristiana. La Chiesa oggi
non è la organizzazione della fede collettiva e società
dei credenti in Cristo, ma bensì un grande istituto
dove si coniano formule dogmatiche... rituali... e forme
di governo autocratico, fiscale e forcaiuolo.
Torni il Papa all’istituzione evangelica della Chiesa,
ed al par ¿li un Gregorio I, respinga come « Nomen
Blasfemiae et maxima stnltitìa » il titolo < Epìscopus
Episcoporum » secondo il detto del Cristo : Chi è primo
tra di voi si faccia l’ultimo e chi è padrone si'faccia
come servo... Tornino i vescovi ai tempi d’Ignazio‘(fiori
quello di Lqiola) ed allora vedremo nelle Chiese ripristinata la vera vita cristiana, umile, amabile, fècrifida
d’ognì bene sociale ».
I . i'?V!
*
• •
La c Vera Boma » dice di non voler impegnare col
prof. Bartoli la lotta sul terreno dottrinale, perchè la
Chiesa papale non ha bisogno di difendersi. Comodo!
Non si potrebbe imaginare più completa ritirata.!.
I signori della « Vera Eoma » pregano per l’ex
padre Bartoli ! Benissimo ! E’ certo però che si sentono sconfitti.
II medesimo periodico dice di « scorgere nel movimento evangelico italiano tutti i caratteri della speculazione quattrinaia ». Non sa dir altro ; perciò rifrigge la già « stagionata » calunniai
Ormai abbiam capito: quei signori si dànno per
vinti !
♦
* *
Avremo in Eoma l’Università biblica gesniticó-papalina. Chi sa che eségesi... scientifica vi si insegnerà i
♦
• •
A proposito deU’ormai famosa allocuzione papale ai
delegati del clero di Fermo, Angelo Crespi ha pubblicato nell’ « Azione Democratica » di Torino un artìcolo intitolato « La più grande tra le virtù ; » articolo che ^ se lo spazio consentisse — dovrebbe esser
qui riprodotto per intero. Ne diamo un semplice saggio,
stralciandone quanto segue; ,
« Tale allocuzione coutieue pensieri che paiqno appositamente formulati per dar l’ultimo suggello
tesi di coloro che sostengono che lo spirito cristiano è
.V--. ■ò'. 'ì (5UC' . :
6
6
LA LUCE
completamente esulato dal papato e di coloro che reputano indubbia la eterodossia stessa del pontefice attuale.
Ed. invero, non v’è alcuno di noi che non abbia avuto
brividi di interiore misteriosa letizia ogni qualvolta
passarongli per lo spirito le sublimi parole con le quali
Cristo proclamava che nel conflitto tra gli uomini e Dio,
è a questo solo che la nostra obbedienza è dovuta ; o
quelle altre con cui l’Apostolo delle genti proclamava
che la carità è la più grande fra tutte le virtù : parole queste che sono il più luminoso commento delle
altre del Cristo, secondo le quali i soli due comandamenti in cui la legge si riassume son quelli dell’amore
il più intenso per Dio e dell’amore fraterno tra gli uomini, ed i due comandamenti ne fanno uno solo. Ora
quando un pontefice viene a fare dell’obbedienza cieca
e passiva non solo la più grande, ma Vnnica tra le
virtù, non è solo lo spirito, ma la lettera stessa dei
più sacri e più meritamente famosi testi del cristianesimo che vien posta in oblio, calpestata e tradita ».
Nel « Giornale d’Italia » il letterato veneziano senatore Molmenti amministra una lavata di capo alr « Osservatore Eomano » che l’ha attaccato per un
articolo dal Molmenti pubblicato nel « Marzocco » di
Firenze intorno e a favore del recente libro del Luzzatti : « La libertà di coscienza e di scienza ». Questa
gentile sfuriata del Molmenti meriterebbe, come l’articolo del Crespi, un’integrale riproduzione ; ma come
fare ? Eccone alcuni dei pensieri più belli, parte del
Luzzatti stesso, parte del Molmenti :
« I culti religiosi possono essere bugiardi o idolatri,
ma il senso del divino è eterno e inestinguibile. —
Solamente le due libertà infinite della Scienza e della
Fede a vicenda si riscontrano, si giovano, si illuminano. — Lo Stato ha l’obbiigo di proteggere col diritto pubblico e col diritto civile l’idea divina, che si
ordina in un culto. — Se lo Stato non dichiara la sua
incompetenza in materia di fede, deve determinarsi a
favore di un culto dominante di contro ad altri tollerati. — Si osa dire (e 1’ « Osservatore » l’aveva detto
infatti) in questi tempi che la Chiesa cattolica, rappresentando la verità assoluta nella Fede, non resta
allo Stato altro obbligo che quello di seguirla e di assecondarla in ogni cosa. — Come fa la Chiesa a non
avvedersi che soltanto la libertà può salvarla, se non
ha ancora la speranza, che pare impossibile, di confondere i due reggimenti e di dominare essa sullo
Stato ? — Gli è che bisogna essere ciechi, vivendo nei
nostri tempi, a non comprendere che la sola salvezza
della Fede è nella libertà costituzionale; fuori di essa
non vi è che la sopraffazione della Chiesa sullo Stato,
cosa impossibile, finita perfino nelle Eepubbliche dell’America centrale e del Sud. ovvero, cosa più probabile,
la sopraffazione dello Stato sulle Chiese ».
iti
*
Poiché stiamo raccogliendo pensieri, registriamo
anche questo dell’onorevole Gioii tti :
« Se vi sono ecclesiastici che hanno usato minacce
spirituali per influire sull’animo degli elettori, sono
questi veri reati che bisogna denunziare all’autorità
giudiziaria... ».
♦
Secondo l’on. Podrecca, che ha proferito un vivacissimo discorso alla Camera, le « minacce » o qualche
cosa di simile ci sarebbe stato. Il Podrecca citò in proposito molti fatti esilaranti, dichiarando — tra l’ilarità generale — di voler mirare a c purificar la religione ».
*
Le prime parlate parlamentari di don Eomolo Murri
sanno di pochino assai.
T^efforica ingannatrice
Il solito giornaletto settimanale mi segue come
l’ombra il sole. Bene sta, e che buon prò gli facciano le mie gite I Esso m’ha tenuto dietro ad Ortona
e fa vari appunti alle mie conferenze di colà. Prima
di tutto, nega, al solito, che la Chiesa cattolica apostolica romana si sia punto mutata dai tempi apostolici a noi, e domanda con grande sicumera: « Hanno
mai potuto dimostrare i protestanti che una sola,
ancho una sola delle dottrine insegnate oggi dalla
Chiesa cattolica, non sia conforme all’insegnamento
della Chiesa primitiva ? »
Rispondo subito aU’Ara/ifo, ma brevemente, perchè non ho tempo da perdere. Mi sento capace di
dimostrare contro di lui e contro tutti i dottori cattolici del mondo, che le seguenti dottrine non furono
tenute nè sempre, nè da tatti, nè dapertutto, quindi,
non sono cattoliche.
a) La supremazia spirituale del Pontefice romano e la sua infallibilità;
b) L’Immacolata Concezione di Maria e il culto
di lei;
c) Il culto degli Angeli;
d) L’invocazione dei Santi;
e) Il Purgatorio;
/) La transustanziazione;
g) La comunione sotto una sola specie, (in quanto
suppone una dottrina teologica);
h) La confessione auricolare, ecc. ecc.
Mi provi VAraldo, se gli basta l’animo, che tutte
le predette dottrine furono credute semper, iibique
et ab omnibus nella Chiesa primitiva, ed egli ha vinto.
Naturalmente, 1’ Araldo da buon modernista cattolico dirà che tali dottrine non s’incontrano nella
Chiesa primitiva, se non in germe e che, di poi,
si sono sviluppate. Tante grazie ! rispondo io. Altro
che sviluppo 1 Un semplice presidente degli anziani,
un primus inter pares, è divenuto, coll’ andar del
tempo, vescovo ; quindi arcivescovo ; di poi l’arcivescovo della città più importante è divenuto patriarca ; poi il patriarca dell’Occidente è divenuto Papa.
Cosi, a poco a poco dal regime democratico si passò
all’aristocratico ; da questo al monarchico, costituzionale prima, assoluto di poi. Oggi il papa è il solo
padrone delle anime, come dei dogmi. Egli è il Dio
sulla terra ; egli è solo, e tutto si accentra in lui.
Non c’è più bisogno di concili ; egli è un concilio
ecumenico in permanenza. La Chiesa è lui ; anzi,
egli è Dio, perchè possiede attributi divini. Infatti,
certi teologi squilibrati e alcuni canonisti matti non
si sono vergognati di chiamarlo un vice Dio in terra.
E’ finito lo sviluppo ? Porse no. Io conosco alcuni
cervelli bizzarri che tengono il Papa in quella reputazione che i lamaisti del Tibet tengono il gran
Lama. Spieghi l'Araldo questo processo e mostri
com’esso sia sviluppo legittimo e non mutazione radicale. Provi, per esempio, come il culto delle imagini si sia sviluppato dall’orrore alle imagini : il
celibato dei preti dal matrimonio dei preti ; la comunione sotto una sola specie dalla comunione sotto
le due specie; il culto della Vergine dalla mancansa assoluta di culto alla Vergine, ecc. ecc. Forse
che il germe è una negazione ?
L’Araldo mi tombatte in un’altro punto. Io asserì
nella mia conferenza che le nazioni evangeliche sono
le più colte, le più ricche, le più potenti, le più morali del mondo. Egli lo nega, e con una volata rettorica afferma che « quando Massoneria e protestantesimo non lavoravano in mezzo alle popolazioni italiane, e queste erano fortemente attaccate alla Chiesa
cattolica, l’Italia era la terra benedetta, era l’invidia degli altri popoli, era la maestra delle nazioni
nelle scienze e nelle arti, era la regina dei mari
ecc. ecc. »
Mi saprebbe dire l'Araldo in che secolo l’Italia
fu mai tanto fortunata ? Fuori l’anno, fuori la data I
Venga al concreto, lasci! voli rettorie! che possono
bastare ai gonzi, ma non a gente che ha un po’ di
cervello! Quanto poi al fatto da me asserito, alla
superiorità, cioè, delle nazioni evangeliche sulle cattoliche, desso è cosi evidente e noto, che a sentirlo
negato à&ll'Araldo mi par di sognare. Ma per chi
scrivete voi, o scrittori del foglio romano ? Hanno
occhi i vostri lettori, sanno essi leggere, vivono
essi in questo mondo, fanno essi parte del consorzio civile, ovvero vegetano ritirati in qualche remota
plaga del mondo ? Credete forse che ignorino come
presso le nazioni evangeliche vi è maggior potenza
politica, maggior ricchezza, maggior ordine civile?
E’ cosa nota, notissima, che in Inghilterra e nei paesi
evangelici del Nord, la bestemmia è quasi ignota,
il duello è scomparso, il giorno del Signore osservato, la letteratura e i teatri pornografici vietati, il
furto, l’omicidio, e, in generale, i delitti più rari,
l’ignoranza e l’analfabetismo quasi sradicato e la professione di cristiano onorata e di pubblica ragione.
Questo è noto. Si sa anche che nella Germania, nella
Svizzera, in Irlanda e in altri paesi, le città e le
province evangeliche sono superiori in cultura, ricchezza, civiltà e nettezza alle province cattoliche
loro contigue. Si visiti, per esempio, la Slesia, quasi
esclusivamente evangelica, e poi si passi alle vicine
Folonia e Boemia cattoliche ; si confrontino in Irlanda
1’ Ulster evangelico e il Connaugbt cattolico ; si
comparino insieme i Cantoni svizzeri evangelici e
cattolici ; e finalmente si dia un’occhiata ai Valdesi
casa loro, cioè, nelle Valli del Piemonte, e poi si
guardi il mezzogiorno d’Italia o certe parti della
Sicilia dove i preti regnano onnipotenti. Chi non è
upido, ovvero cieco volontario, vedrà cose tali che
gli daranno non poco a pensare. Se poi gli scrittori
iHl'Araldo non lo sanno, viaggino, s’informino, s'istruiscano, e dopo scrivano ! Sappiamo anche che
l’Italia nostra, a confessione di tutti, tiene il primato
ei delitti di sangue, è notissima per l’analfabetismo
di parte de’ suoi abitanti, mostra a tre quarti del
mondo evangelico e civile la sua povertà negli stracci de' suoi emigranti, ed è famosa per la sistematica violazione della domenica, per la bestemmia e
per altri gravi disordini civili e morali, assai meno
comuni nei paesi evangelici. Se il mio contraddittore
ignora tutto questo, legga la Civiltà Cattolica di questi ultimi vent’ anni, e se ne persuaderà agevolmente.
E basti cosi. UAraldo deve riempire le sue col(»nne, e, quando non c’è di meglio, esso fa della rettorica. Eccellente cosa, dirà qualcuno ! Peccato, che
non sempre il tratto eloquente e la volata rettorica
cpincidano colla verità !
Gioi<gio Battoli
. Chiesa Evangelica Valdese
Facoltà di Teologia
Il Consiglio della Facoltà rende noto a quanti l’aviso può direttamente o indirettamente concernere,
che :
la sessione èèesami semestrali è stabilita per la
d)ita 14 a 19 giugno;
la sessione d’esami generali, per la data 21 a 24
iugno.
Il 9 di giugno è fissato come ultimo termine ’per
li; presentazione delle tesi.
Il Consiglio avverte i signori studenti, i quali desiderano essere ammessi alla sessione d’esami generali, ch’assi debbono esprimere cotesto loro desiderio
p ar iscritto al decano della Facoltà prof. dott.E. Bosio,
SI, Via de’ Serragli, Firenze, e non più tardi dell’ll
df giugno.
Per il Consiglilo
Giovanni Luzzi, Segretario.
Salice Piangente
Giovedì mattina, 27 maggio, spegnevasi quasi snbitt.neamente, per malattia cardiaca, uno degli ormai rari
superstiti dell’epoca eroica della nostra evangelizzazione,
pochi mesi soltanto dopo colui che fu, nelle mani dì
D|io, ristrumento della sua conversione.
Si chiamava Demetrio Rivara, di 83 anni di età,
oriundo di Guastalla, ma da molti anni stabilito a Mino, dov’egli aveva impiantato, insieme coi figli, una
C|isa editrice di cartoline illustrate e di pubblicità.
Il veterano della nostra evangelizzazione, G. D. Turino, allora al principio della sua missione in Lombhrdia, doveva tenere una radunanza in Guastalla; ed
il Eivara, armatosi d’un nodoso bastone, si recò nella
stia,, colla ferma intenzione di fare qualche brutto
herzo al predicatore. Ma, quando egli lo udì parlare,
Ipito dalla serietà del predicatore ed affascinato dalla
bi^llezza delle cose che udiva, tutto vergognoso, nascose
suo bastone sotto il banco, come cosa diventata inutile, ed ascoltò colla massima attenzione fino alla fine, ,
rmando fin da quel momento il proposito di abbracare le verità evangeliche, ch’egli udiva allora per la
ima volta.
Egli lascia nel dolore, una numerosa famiglia alla
qitale porgiamo la espressione della nostra simpatia
clistiana più sincera, raccomandandola a Colui che può
dàre la consolazione vera.
B. Revel.
Domenico Giocoli, gerente responsabile
Ti pografla dell’Istituto Gould Via Marghera 2, Roma
SI ARMAMI Pastore André - Viollier. — Volume
ininUlll dì 180 pagine. — Prezzo dì favore L. 1,20..
Dirigere con Cartolina-Vaglia alla Traduttrice: Carmsn Silva, 9 Via Rusconi — Como.
7
LA LUCE
IL TRAMONTO DI ROMA
Sfudio di sforia e di psicoio«
àia del Prof. G. BartoU.
Questa verdeggiava, fiòriva, fruttificava. E il divino agricoltore raccoglieva i fiori, ne formava dei
grandi mazzi, li offeriva in alto con atto sacerdotale,
e questi salivano, salivano, verso l’aria, verso la luce,
verso le stelle.
L’ammalato tacque e trasse un grande respiro.
— La visione è finita ? — domandò Miss Florence.
— Sì, è finita — rispose il Lincoln — non vidi più
altro.
— Dio ti chiama alla fede — mormorò a bassa voce
la signora Lincoln.
— Gesù ti ha fatto una grande grazia — aggiunse la
figlia.
— Ed ora a lei, D. Ottavio — disse il malato — debbo
•credere alla visione?
— Sì, certamente sì — rispose il sacerdote.
— E quali ne sono le conseguenze?
— La fede nell’immortalità dell’anima.
— La credo ora con tutto il mio cuore.
— La fede nella divinità di Gesù (Jristo.
— Adoro il Cristo. Egli è il Salvatore dell’umanità.
— La necessità della espiazione dei peccati commessi.
— Perchè questa conseguenza? non la veggo nella
mia visione.
— Signor Lincoln — disse Miss Florence — la terra
vermiglia, la pioggia di sangue, i venti, i tuoni, i fulmini, l’uragano che flagella la terra incolta e brulla,
la quale poi rinverdisce e fiorisce nel sangue e pel
sangue...
— Veggo ora — gridò il dottore — immortalità dell’anima, divinità di Gesù Cristo, espiazione dei peccati : nient’altro ?
— Vita cristiana altresì — soggiunse D. Ottavio. —
Si ricorda le anime che non appena cadute dalla terra
in grembo al Cristo, Gesù guardava con amore e le
baciava ? Quelle anime, anche in vita, erano state care
a Lui ; l’albero buono aveva prodotti frutti buoni. Il
«Cristo fruttifica in coloro che lo amano.
— Veggo! veggo! E questo è il cristianesimo?
— È tutto qui.
— Allora sono cristiano. Edvige vieni qua, Amelia
alla mia sinistra, Miss Florence, davanti a me. D. Ottavio, riceva il mio atto di fede in Cristo e di dolore
dei miei peccati !
I sani caddero in ginocchio, e l’ammalato fissando
le chiare pupille nel crepuscolo vespertino, pregò’il
Cristo, quale lo vide nella landa dell’al di là, coltivare la terra vermiglia del proprio sangue.
Don Ottavio si fermò ancora una buona mezz’ora
in casa Lincoln, e quindi, verso le 23, fece ritorno
a casa.
Quei signori inglesi erano fra gli amici più fedeli
e generosi ch’egli avesse in Roma Aveva fatto la loro
conoscenza in modo affatto causale, una diecina d’anni
prima: ma da quel giorno, la loro relazione era divenuta sempre più intima, profonda e famigliare. Le
signore Lincoln erano le cassiere del sacerdote caritatevole. Quando egli non sapeva a chi ricorrere per
avere denari da spendere nelle sue opere di carità,
si rivolgeva alle due signore inglesi. Esse non gli dicevano mai di no. Vivevano esse stesse assai modestamente, ma i poverelli erano i loro padroni. Così
interpretavano quello pie il cristianesimo, così praticavano la religione di Gesù ! Il dottore poi era attaccatissimo a D. Ottavio, perchè poteva scambiare con
lui due parole a cuore aperto, sopra ogni genere di
argomenti, sicuro di trovare in lui un contradditore
cortese, una mente vasta, un intelletto potente. Il
signor Lincoln riputava un vero favore le visite del
sacerdote cattolico ; e benché per delicatezza non lo
dicesse, avrebbe bramato che quei colloqui fossero
quotidiani e che D. Ottavio non lasciasse passare occasione per visitarlo. D. Ottavio lo sapeva, e quindi,
capitava spesso presso i suoi cari amici, se non altro,
per salutare il dottore e dire una buona parola alle
sue gentili benefattrici.
Ma vi era un’altra persona, che aveva una stima illimitata e un grande affetto per D. Ottavio Miss Mary
Florence. Questa forte donzella, ■ tutta affetto per gli
amici e tutta carità per i poveri, era una specie di
pupilla del dottor Lincoln, avendole questi per molti
anni fatto da padre. Rimasta orfana assai per tempo
di ambedue i genitori, il dott. Lincoln ne aveva curato
con affetto più che paterno l’educazipne e le sostanze,
ed ora, giùnta all’età matura, nè avendo voglia di maritarsi, passava il suo tempo fra lo studio dell’arte per
la quale provava una grande attrattiva e le òpere di
carità cristiana. Ella non abitava in casa Lincoln,
bensì con una zia in una delle tante Pensioni romane ; ma una buona parte del giorno lo trasoorrevcogli amici dai quali veniva considerata come di famiglia.
Miss Florence era un contrasto vivente delle signore Lincoln. Mentre queste erano quiete, tranquille,
silenziose e tutte occupate nelle cure domestiche. Miss
Florence aveva insieme dell’artista e del soldato. Ella
si buttava con caratteristica energia in ogni cosa che
facesse, onde gli amici, motteggiandola, la solevano
chiamare signorina Energia, di che ella, non che offendersi, si gloriava.
Incontrarsi con D. Ottavio e concepirne grande stima
ed affetto fu una cosa sola. Il sacerdote, accortosi del
suo influsso sulla inglese, non tardò a servirsene a
pro dei suoi protetti. Miss Florence diventò in breve
il galoppino di D. Ottavio. Era sempre pronta a qualunque ora del giorno e della notte a mettersi in
istrada per rendere servizio al suo amico ; e lo faceva con tanta disinvoltura e semplicità, che altri
avrebbe potuto credere che D. Ottavio la pagasse un
tanto il mese, o fosse essa legata al sacerdote da vincoli di parentela. Questi le era assai grato e ne la ricompensava con quei tratti gentili dèi quali egli era
maestro,, e con quelle istruzioni e quei colloqui elevati, onde Miss Florence, intelletto alto e fine, era
a dirittura assetata. Vi era un’altra^ ragazza, la quale
avrebbe voluto prendere, presso il degno sacerdote,
il posto di Miss Florence, ma le condizioni di famiglia
non glielo permettevano. Essa era Bice Turini.
Vili.
Pettegolezzi di begbioe.
Il donnone di Trastevere aveva un grosso guaio che
gli rodeva quel suo cuore di donna grassa e nerboruta. Si era accorta da qualche tempo, che D. Ottavio,
suo confessore da quasi sei anni, si andava, a poco a
poco, sviando dal confessionale di S. Maria in Trastevere, e temeva, non senza ragione, che egli non fosse
per abbandonarlo definitivamente.
Dacché, colpa dei fati aversi, aveva perduto quell’indimenticabile di suo marito, due sole consolazioni
restavano al donnone : il letto e il confessore : il letto
per adagiarvi sopra quel suo corpaccio molle e pesante ; il confessore per mettergli in grembo l’anima desolata. Perchè il donnone albergava in corpo un’anima
desolata. Era desolata che il mondo non andasse come
voleva lei. Se Domeneddio avesse avuto giudizio
avrebbe dovuto prender consiglio dal donnone su¡
come fare arar dritto questo mondo birbante, che va
sempre fuori di strada. Intanto, il donnone gemeva
e si desolava, e da ciò prendeva occasione ogni giovedì per andare a sfogarsi al confessionale di D. Ottavio, dove raccontava i piccoli peccati suoi e i molti
e grossi peccati altrui.
Ma quel D. Ottavio, quanto era mutato da due anni
in qua! Quando apparve per le prime volte al confessionale di S. Maria in Trastevere, fu un generale
sgomento fra i vecchi confessori di quella chiesa. La
clientela di monsignor SbiriJigoli, i devoti del canonico Cacciastecchi, le penitenti del beneficiato Anatrelli furono per dileguarsi, attirate in un subito dall’attrazione dell’astro novello che appariva sull’orizzonte. Era così giovane, quel novello confessore ! Aveva
una faccia così ascetica! un volto così soave! due
occhi così profondi ! un sorriso così dolce ! uno sguardo
così intelligente ! delle maniere così gentili ! Vestiva
così garbato! Ñon fiutava tabacco! Non usava fazzoletti turchini! Oh! quei fazzoletti turchini! Come li
odiava il donnone! E poi, D. Ottavio era così fervoroso e zelante ! Le api di S. Maria in Trastevere videro dove stava di casa il nettare soave, e volarono
a lui irresistibilmente. Monsignor Sbiringoli scosse la
testa e masticò amaro. Il canonico Cacciastecchi tirò
dieci accidenti secchi a quel giovincello che rapiva
le pecorelle altrui. Il beneficiato Anatrelli, col suo
fiuto di fine segugio, odorò in D. Ottavio un modernista della più bell’acqua ed aspettò ogni peggìor cosa
di lui. Ma le pecorelle belavano dietro D. Ottavio,
non ostante le querimonie dei vecchi pastori.
Il giovane prete si mise di buzzo buono a rattopare
quelle vecchie gonnelle : ma tant’è : ell’erano sempre
vecchie,' troppo vecchie per lui! La conseguenza fu
questa, che voltando egli, coH’andar del- tempo, ad
altri pensieri la niente, e diminuendogli la convinzione in certe cose, fino allora, da lui fermamente
credute, non fu più assiduo come prima al confessionale, e cominciò a trascurarlo, per indi abbandonarlo,
quasi del tutto. Le pecorelle, abbandonate da D. Ottavio, fecero ritorno agli antichi pastori.
Ogni giovedì, il donnone teneva circolo in casa sua.
Vi convenivano cinque o sei donne del vicinato, la più
giovane delle quali non aspettava più i quaranta. Il
donnone stesso aveva toccati ì cinquanta, ma conscia
della sua floridezza, aveva fatto punto fermo ai quaranta, nè c’era forza in terra che bastasse a smuoverla di lì. A quel convegno di donne pie e di beghine confermate in grazia, si parlava di ogni ben di
Dio : dei peccati dei preti, non esclusi i proprii confessori ; dei peccati dei frati e delle monache ; dei peccati delle conoscenze, e dei peccati del genere umano.
Pensando esse sempre ai peccati proprii, non è maraviglia che pensassero anche tanto ai peccati altrui.
Mentre passavano in rassegna i peccati degli altri,
centellinavano il caffè sempre buono del donnone, e
uno o più bicchierini di rosolio squisito, che l’ospite
fabbricava con rara perizia a bene e a conforto spirituale della sua anima.
Quel giovedì il donnone aveva un diavolo per capello. Le amiche se ne accorsero, e gliene domandarono la cagione.
— La solita ^ rispose secco secco il donnone —
anche questa mattina D. Ottavio non è venuto a confessare. E pure, è il mio giorno. Affé mia ! A che
gioco si giuoca ?
— Lascialo ! lascialo ! — gridò una delle comari —
va da nìonsignor Sbiringoli ! Egli non manca mai ; e
poi è un vero padre, un sant’uomo !
— Manica larga ? — domandò la Giulia.
— Cosi, così! In certe cose larghissimo, in altre
stretto come un busto. Buono però...
— Fa troppe domande — osservò un’altra.
— Fa troppe domande ? Si capisce ! — replicò la
penitente di monsignor Sbiringoli. — Perchè ci si va
a confessarsi ? per dire i proprii peccati. Dunque, fuori,
senza vergogna !
— Ma D. Ottavio mi ha detto più volte che intorno
a certe cose i confessori non dovrebbero mai o quasi
mai interrogare i penitenti, specie noi donne.
— Che D. Ottavio di Egitto ! — fece la penitente
di monsignore. — Quel vostro D. Ottavio mi puzza
di eretico.
— D. Ottavio non è un eretico — osservò il donnone.
— È solo un po’ tiepido. Si è annoiato del confessionale — osservò un’altra delle ospiti.
— Monna Teresa, gli avete mai domandato perchè
trascura le sue penitenti ?
— Più vòlte, ^bo stata persino a trovarlo a casa.
— E chè ‘vr ha detto?
— Fu così freddo con me, così riservato e misurato
che mi fece morire le parole in bocca. Finalmente, non
sapendo più che dire, sciamai : < Ma, non mi conosce
lei? Sono la sua penitente ! ».
— E che cosa rispose egli ?
— Una risposta fredda, glaciale, tagliente come un
coltello: < Io non ho penitenti fuori del confessionale ». Tornai a casa che avevo gli occhi pieni di lagrime.
— È un barbaro quel D. Ottavio ! — gridò la penitente di monsignore.
— È un selvaggio quell’uomo! — sciamò la penitente del beneficiato Anatrelli.
— Se il mio confessore mi rispondesse in quella
maniera — osservò un’altra — gli salterei agli occhi
come una gatta inferocita.
— Ma, da che dipende questo suo cambiamento?
Tre anni fa era ben diverso.
^ Dice di non aver tempo — rispose il donnone.
— Pensa male e l'indovini — gridò la più vecchia
di tutte.
— Che male vo,lete pensare di D. Ottavio ? — domandò la Enrichetta.
, — Non saprei — disse la vecchia. — Saranno sospetti senza fondamento, ma... ci sono dei ma...
— Dite, dite, monna Brigida — fecero tutte in coro
— Che c’è di nuovo?
— Si dirà che D. Ottavio è troppo moderno — suggerì il donnone. — Ogni prete colto è ora preso di
mira dai fanatici.
— No, no I — replicò la vecchia — non si tratta di
eresie. — C’è di mezzo un bel volto, due occhi meravigliosi, e una capigliatura, quale poche delle nostre
ragazze hanno in Trastevere.
— Impossibile! — gridò il donnone.'— Non calunniate D. Ottavio 1 ì
— Voi siete troppo semplice — monna Teresa —
rispose la vecchia — o meglio, volete troppo bene a
D. Ottavio.
— Ma dite 1 Insoràma, chi è ? come si chiama ?
— Non parlate tutte insieme ! lasciatemi prender
fiato.
— Dunque?
(10) (Continua).
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Ma il lor servizio - Ori toI’ , .
Che al (>ar di /¡HVini - Foreste raré
La bari» àgli •• Adeaéo appdrf.
E iol si àòcóihodà - Barbà a'Cipalli
Uaàndo ò fiàfàiio^ « Falbe « da^Wü
, 1 L’Acx^ua mrantft MliMlint pre|MDrata craifaistsma speciale e eoa materia dì primis«
sima quabtk,.possiede ile ’rm# terapeutiche le quab sòlmato sono un possente e
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rumente composto di sostanze Tcgeta|L Non eahlMa fl colore dei ¿apolli e ne impedisce la
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