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Anno 120 - n. 25
22 giugno 1984
L. 500
Sped. abbonamento postale
Gruppo 1 bis/70
In caso di mancato recapito rispedir«,
a: casella postale - 10066 Torre Pellice
Sig. FELLÍGRINI Elio
Via Caiuti Liberta’ 3
1006G TORRE PELLICE
delle valli valdesi
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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGEUCHE VALDESI E METODISTE
DAL SINODO DI DOURDAN, PRESSO PARIGI
Una chiesa radicata e missionaria
Non si è ancora spenta l’eco
dei discorsi dì stima, di solidarietà, di alletto per Enrico Berlinguer. Vogliamo, anche noi, dire una parola e richiamare (al
di là del suo impegno nella lotta
per la pace e una società più pulita e giusta) tre aspetti della
sua « opera » e del suo stesso
modo di essere.
1. Tempo fa Giorgio Bouchard
ed io abbiamo avuto un incontro con Berlinguer, sulla questione delle Intese. Rimasi molto colpito dalla serietà e dalla
attenzione con le quali egli partecipava alla nostra vicenda,
ascoltando e, a sua volta, ponendo quesiti. La nostra esigenza di libertà era anche la sua e
c’era in lui la volontà di comprendere i nostri problemi ed
una piena apertura verso la nostra realtà di chiese di minoranza. Apertura che egli ribadì
nella sua nota intervista ad Adista, considerando i rapporti anche con il mondo protestante internazionale.
2. Nel periodo in cui Berlinguer
aveva avanzato la sua proposta
sulla « austerità », mi capitò di
andare a Ginevra, presso il Consiglio Ecumenico delle Chiese,
-illcuni ieaders del movimento
ecumenico erano particolarmente interessati a questa proposta
(inviai loro copie del saggio pubblicato dagli Editori Riuniti).
Nella raffigurazione che questi
fratelli avevano dell’Italia e della sua cultura, suonava strano
che si potesse parlare di austerità. E in effetti si trattava di
una grossa novità. Era l’indicazione di un modo nuovo di vivere, in vista di un reale processo di rinnovamento : « la politica di austerità... può condurre verso un assetto economico
e sociale ispirato e guidato dai
principi della massima produttività generale, del rigore, della
giustizia, del godimento di beni
autentici, quali sono la cultura,
l’Istruzione, la salute, un libero
e sano rapporto con la natura »
(E. Berlinguer).
3. Si è molto detto, in questi
giorni, del rigore morale di Berlinguer, in lui così ìntimamente
connesso con la sua concezione
alta della politica. Questo sigdiifìca una cosa molto precisa : non
è vero che l’Italia (come predicano ( sacerdoti del realismo) è
il paese dell’impossibilità al nuovo, e che pertanto bisogna ’adattarsi’: anche in questa nostra
Italia delle tante miserie, della
politica intesa esclusivamente
come gioco del potere, ecc. ecc.,
c’è chi è riuscito a viversi e a
operare in modo diverso. E noi
(gli uomini, le donne, le chiese
« del ravvedimento, della nuova
nascita e della speranza») non
possiamo non essere interessati
a queste esperienze di « diversità » e di « novità » ( anche a livello della soggettività), e a confrontarci con esse.
Naturalmente, neanche la commozione, la simpatia, la stima
più profonda possono portarci
ad una esaltazione dell’uomo e
delle sue opere. Noi sappiamo
che ogni carne con tutta la sua
grazia è come l’erba che verdeggia la mattina e la sera si secca.
Ma abbiamo anche fiducia totale nella benignità di Dio e nel
suo amore che copre ogni distanza e supera tutti i confini
che gli uomini tracciano.
Fedele ad un retaggio storico glorioso, la Chiesa riformata di Francia non per questo è ferma
sulle posizioni del passato: ha strutture di evangelizzazione da cui faremmo bene a imparare
La Chiesa Riformata di Francia ha tenuto il suo 67” Sinodo
Nazionale a Dourdan, una casa
di vacanze alla periferia dell’area metropolitana di Parigi,
dal 5 all’8 maggio scorso. Vi sono stato invitato in rappresentanza delle nostre chiese valdesi
e metodiste, e ne ho ricevuto
un’impressione molto positiva.
Avanti tutto, è da notare come la Chiesa Riformata di Francia si sia sforzata di adeguarsi
alla realtà di un paese, in cui gli
immigrati stranieri, specie musulmani, neri o asiatici, sono ormai una massa imponente. Il
Sinodo si è trasferito per il culto domenicale nel tempio della
comunità di Versailles e Yvelines Sud, in una zona che negli
ultimi trenta anni ha avuto un
insediamento massiccio di lavoratori stranieri. Da una quindicina di anni, vi è stato creato il
« Centre Huit » dedicato appunto all’accoglienza degli immigrati, in cui sono all’opera un pastore, come animatore, ed una
quarantina di evangelici laici. Il
centro offre ospitalità a gruppi
o associazioni di operai stranieri, che altrimenti non avrebbero
modo di esprimersi: ha una serie di attività proprie fra cui anche un corso di teologia e collettivi di studio e di dibattito:
organizza fra l’altro un Festival
dell’immigrato, in cui le varie nazionalità presenti nella zona partecipano con la loro musica e
con il loro folklore. Essermalmente, il centro offre uno spazio
per la libertà di parola e richiama l’attenzione pubblica su problemi e realtà, di cui i mass media non si occupano. Ormai il
problerna dell’immigrazione si
pPfl'e''pure~per ITtaiia: dnvxemmo aliene noi evangelici italiani
far tesoro delle esperienze che
il protestantesimo francese ha
fatto in questo campo.
La Chiesa Riformata di Francia è infatti una chiesa fedele ad
un retaggio storico glorioso, che
risale alla Riforma del secolo
XVI, ma non per questo è ferma
sulle posizioni del passato. E’
una chiesa missionaria, che ha
una sita Commissione permanente per l’evangelizzazione: questa
ultima è impegnata nel campo
dei moderni mezzi audio-visivi,
ma non trascura il ministerio
itinerante di pastori a ciò dedicati specificamente. Al 'solito,
molto bene farebbero le nostre
chiese valdesi e metodiste se imparassero a fare altrettanto.
Due importanti
problemi
Al centro dei lavori sinodali
sono stati soprattutto il problema del riconoscimento liturgico
dei ministeri e quello del significato del matrimonio civile e
religioso.
Il primo è sorto da una critica della prassi tradizionale per
cui solo al ministero pastorale è
dato solenne riconoscimento mediante una liturgia di consacra
MEDITANDO IN SEGUITO ALL’INCONTRO DI POGGIO UBERTINI
Uniti nella stessa chiamata
« Sono io che ho scelto voi, e v’ho costituiti, perché andiate
e portiate frutto» (Giovanni 15: 16).
Sergio Aquilante
Nel recente incontro di Poggio libertini tra Fratelli e Valdesi-Metodisti sul tema « Diaconia
ed evangelizzazione » il confronto, avvenuto, dopo una maggiore conoscenza fraterna dei
partecipanti, sull’orientamento
spirituale e pratico delle nostre
comunità, ha servito a chiarire
molte prese di posizione, ad eliminare equivoci ed a sentirci
uniti nella testimonianza evangelica in Italia. Dopo questo incontro, non sarà più possibile qualificare una chiesa come portatrice soltanto di una responsabilità sociale e politica, né qualificare l’altra come soltanto spirituale ed evangelizzatrice. Il
confronto si è quindi spostato da
considerazioni sociologiche molto interessanti alla Parola di Dio.
Qual è il senso profondo della
vita dei credenti? Quale è la loro
responsabilità verso il mondo?
Quali sono le esperienze spirituali determinanti nella nostra vita
personale e nelle nostre chiese?
Fra i passi biblici più frequentemente meditati insieme vi è
stato quello di Giovanni 15; 12-17.
La premessa di ogni missione
o discepolato è l’Evangelo, la
Buona Novella del Signore crocifisso e risorto. Un Evangelo niù
grande di noi: delle nostre esperienze, delle nostre opere, dei
nostri sentimenti e delle nostre
azioni. Più grande della nostra
religiosità o della nostra profanità.
L’Evangelo ha la sua radice, la
sua fonte, la sua identità in quello che Dio ha fatto per noi, in
quello che Cristo ha fatto con
noi. Questo rapporto stabilisce
fra Lui e noi un rapporto ben
preciso: siamo, fatti, siamo chiamati « amici ». Per meglio farsi
intendere Gesù contrappone alla
realtà dell’amicizia la pesantezza di una schiavitù. Il servo non
sa cosa vuole nè dove vuole condurlo il Suo padrone, è uno strumento più o meno materiale, sul
quale un’altra volontà s’impone
senza dialogo, senza ragionamento, senza programmi comuni. Diventiamo invece « amici » di Cristo, perché Egli ci rivela la volontà del Padre, il programma
del Padre, il piano della redenzione, la volontà di salvezza. La
comunione con il Figlio si apre
e ci apre verso il Padre. In questa comunione si attua il mistero della Rivelazione, della comunicazione della trasformazione da
estranei a « familiari di Dio ».
Questa comunicazione dell’Evangelo si articola in alcuni fatti
ben definiti:
1. « Non siete voi, che avete
scelto me ». Il fondamento della
nostra vita non riposa sulla buona volontà, sul temperamento disponibile dei nostri sentimenti,
sulle nostre « convinzioni ». Evangelo è Buona Novella di Dio e
questa parola « di Dio » non è una
parola dell’uomo, ma è stata
sempre, è e sarà sempre « di
Dio ». Non vi è un momento in
cui esSo diventa « nostro » né prima né dopo la nostra adesione
o conversione o rinnovamento. Il
«sì» di Dio non diventa mai
semplicemente un sì dell’uomo,
né individuale, né collettivo, né
gerarchico, né democratico. Ma
è di Dio: ha cioè in sé una oggettività, una permanenza, una
continuità mai rinnegatile. Dio
non rinnega Se stesso. L’Iddio
zione, col risultato di assimilare
pericolosamente il 'pastoratp
^angelico al sacerdozio cattóli:
co. 11 Smodo ha deciso "che ^
darà pubblico riconoscimento,
mediante una cerimonia liturgica, a tutti quelli che Dio ha chiamati ad un ministero, sia pure
a tempo parziale e nòn a vita.
Il secondo problema è sorto
invece nel caso di qualche candidato al ministero pastorale,
che ha una vita coniugale al di
fuori del matrimonio civile, in
municipio; che in Frància ?. l’unica forma legale di sposalizio.
Mentre sentivo aibattere questo
problema, non riuscivo a impedirmi di considerare che i nostri avi dell’età di Dante non'etòriòTàiUo peggiori ct'isllàni di noi,
benché non avessero né il matrimonio civile in comune, né
quello religioso in chiesa. Gli
sposi si sposavano da sé, a casa
Vivente rimane il Vivente e non
può mai diventare istituzione,
oggetto di contrattazione o di
adeguamento o di dimensione
umana.
2. Il « non siete voi » è soltanto l’ombra del « ma sono io
che ho scelto voi ». Per questo le
insistenti affermazioni delle Confessioni di fede della Riforma
protestante tornavano sempre a
sottolineare la primaria, insostituibile volontà di Dio in Cristo.
Per questo il termine teologico
di « elezione » costituisce nel
suo martellamento sull’indegnità
umana il segno di una realtà assolutamente nuova per l’uomo:
è il segno di una nuova umanità.^
I teologi della Riforma non si
stancavano di contrapporre alla
volontà dell’uomo vista come fragile sabbia la volontà di Dio, vista come roccia indistruttibile.
3. « V’ho costituiti, perché
andiate e portiate molto frutto ».
La spina dorsale del credente sta
in questa « costituzione », in questa « chiamata ». Il credente acquista una fisionomia fondata
sull’invio fra gli uomini, fra la
gente. Ed è su questa chiamata,
che le vie, i modi, le opinioni divergono.
Gli uni vedono in questa chiamata la possibilità di formare
« comunità di risvegliati, di credenti ben differenziati », convertiti, che si riconoscono dai segni
della conversione e della nuova
nascita. Si tratta di una trasmissione della fede da « fede a
fede » con forte accentuazione
sulle caratteristiche psicologiche
comuni. Non di rado queste comunità stabiliscono delle norme
Carlo Gay
(continua a pag. 6)
loro, coi simbolo dèll’anelio e alla presenza di un notaio che 'ÌÌ5‘
registrava per scritto la volontà.
Dopo le nozze, gli sposi andavano a ringraziare Dio nella loro
chiesa e facevano celebrare una
messa per questo. Ma solo dopo
il matrimonio, nel quale i coniugi CTano ministri di Dio sotto
oigni rispetto. E mi domandavo
se anche noi moderni non faremmo bene a ritornare al costume della cristianità medioevale.
Ma i protestanti francesi, per ottime ragioni, sono attaccati a
quello « stato civile » e a quel matrimonio civile, con cui la_Riyoluzione e Napoleone li affrancarono dalFodioso clericalismo del
l’Antico Regime; ai matrimonio
in Comune con tanto di tricolo
re'repuopiicaño. non intendono
rinunciare. Il Smodo ha deciso
perciò che il pastore non può
essere coniugato senza un regolare matrimonio civile. Ha tuttavia riconosciuto che «il rispetto, l'amore e la fedeltà sono costitutivi di ogni coppia che si impegna ad un progetto comune...
Ciò vale tanto per le conpie deicoabitanti che per le cC^^e sposatè“civlltìiente ».’ Ha inoltre impegnato le comunità di « riprendere la riflessione su questa questione per permettere entro breve tempo una soluzione per le
coppie dei coabitanti». Non si
considera dunque già esaurito
l’argomento.
Scuola e laicismo
L’attaccamento dei protestanti francesi alla tradizione fieramente laicista della loro Repub-'
blicà' si è fatto sentire anche nel
férmo appoggio del Sinodo al
progetto di legge Savary sulla
scuòla -prlvàta è al « rammaricò » da esso espresso senza mezzi termini « nel vedere la gerarchia cattolica impegnata a tal
punto in questa discussione ».
D’altra parte in questo Sinodo
così laicista e «tricolore» era
presente come invitato, in forma
del tutto ufficiale, un ecclesiastico cattolico-romano in rappresentanza della sua confessione
cristiana. Mi domando se anche
in questo non faremmo bene a
imparare dai nostri fratelli di
Francia.
-'Vìi
' Vedi articolo a pag. 3 (n.d.r.).
Giorgio Spini
2
2 fede e cultura
22 giugno 1984
PROTESTANTESIMO IN TV
IVREA
L’importanza di spiegare Il cristiano e la pace
Dal confronto tra una trasmissione più estetica e una più didattica
emerge chiaramente quale deve essere il nostro apporto evangelico
Circa un anno fa era stato presentato a ’’Protestantesimo” un
« Ritratto di Pietro » che aveva
suscitato consensi e polemiche.
« Il corpo perduto », sulla figura di Maria Maddalena, trasmesso il 16 aprile, sembra realizzato dagli stessi autori. E' la
stessa la costruzione narrativa, la
stessa l’indubbia capacità con cui
è condotto il filmato; la stessa,
però, anche la confusione.
La stessa, ma forse più grave
dato l’argomento; perché il filmato afifronta il tema non facile
e forse discutibile della sessualità nei riguardi di Gesù. Ci viene
presentato un gruppo di persone, mostrate alternativamente
mentre leggono e discutono dei
brani biblici e mentre li drammatizzano, interpretando ima
« storia » di Maria Maddalena, in
parte tratta dagli episodi biblici
della donna che al banchetto versa profumo su Gesù e di Maria
Maddalena al sepolcro (ma non
è opinabile identificare queste
due figure in uno stesso personaggio?), in parte immaginaria, in
cui vediamo questa donna, riconoscente per il perdono ricevuto,
dire il suo amore per Gesù; un
amore tale da poter essere
espresso con le parole del Cantico dei Cantici.
I Vangeli non ci dicono molto
dei personaggi che incontrano
Gesù: escono dall’ombra per un
momento per poi ricadérvi; e
talvolta in queirattimo la loro
figura è abbastanza interessante
da spingerci a chjederci « che cosa sia successo dopo ». Parecchie
opere letterarie o cinematografiche, alcune anche di valore, partono da questa domanda inespressa, continuando una storia
immaginaria di questi personaggi e esplorandone la psicologia.
Il risultato può essere artisticamente valido e nei casi migliori
può anche costituire un’opera di
meditazione e riflessione su un
testo biblico.
Anche il filmato, mi pare, si
muove su questa linea, presentando un’interpretazione molto
poetica e non priva di fascino,
ma molto libera e poco rigorosa.
« Protestantesimo » ha fra i
suoi scopi, mi pare, quello di favorire ima conoscenza della Bibbia in un pubblico che di norma
la conosce poco e male, magari
deformata dai vari kolossal te
Protestantesimo
in Tv
Il rete • ore 22.45
La trasmissione « Protestantesimo » che andrà in onda
lunedì 25 giugno alle 22.45 su
TV 2 presenta un servizio su
« Pentecoste ’84 » alle Valli
Valdesi, uno scambio di visite tra la comunità valdese di
Piazza Cavour e la comunità
di base di S. Paolo ed infine
un commento di Paolo Ricca
sulla visita del papa in Svizzera.
levisivi e cinematografici che ad
essa si ispirano; anche « Il corpo perduto », però, presenta un
episodio biblico deformato, o almeno liberamente interpretato
che, se può aiutare la riflessione
per chi già conosce il testo, tende a darne una visuale sbagliata
a chi non lo conosce, giacché
spesso è il primo impatto con un
episodio, un racconto, un testo,
specialmente se esposto in forma
visiva, che ne determina la conoscenza — o la conoscenza parziale, inesatta, svisata.
Capita abbastanza spesso alla
Scuola Domenicale, per esempio,
che i bambini correggano il testo biblico che /egeono in base a
quanto hanno visto in televisione.
Ad evitare fraintendimenti sarebbe stata utile, a « Protestantesimo » una premessa che precisasse quanto era stato aggiunto al testo da altri passi biblici.
Le poche parole di commento
dette in conclusione non bastavano infatti a chiarire e ad evitare l’equivoco.
Dopo un mese circa, la trasmissione di lunedì 14 maggio ripropone il problema in maniera diversa, presentando un lavoro teatrale, «Di Babilonia in Babilonia », ispirato aU’Anocalisse, realizzato da un gruppo filodrammatico giovanile di una chiesa
evangelica di Torino.
Anche in questo caso, una libera rielaborazione ispirata a un
libro della Bibbia, appunto l’Apocalisse. Una rielaborazione molto
ardua di un libro che è certo
uno dei più oscuri e difficili della Bibbia; la scelta e l’interpretazione di alcuni brani di esso; la
decisione di uno stile di recitazione; tutte difficoltà che rendono il lavoro impegnativo e la
cui soluzione può prestare il fianco a critiche e discussioni. E infatti, in questa trasmissione, si
discute; per la presentazione di
questo spettacolo è stata scelta
un’iimpostazione non spettacolare, forse un po’ didattica ma
tuttavia la migliore, forse, per un
programma di questo tipo: le singole scene erano via via commentate e discusse, con rintervento
di un pastore e con le risposte e
le spiegazioni dei giovani dhe avevano realizzato lo spettacolo.
Indubbiamente sul piano estetico questo programma non regge il paragone con l’altro: l’immediatezza, anche emotiva, di un
filmato non interrotto è molto
superiore; e un’impostazione didattica non giova alla spettacolarità.
D’altra parte « Protestantesimo » è, sia pur in senso lato, una
trasmissione didattica; intendendo con ciò ohe vuole favorire la
conoscenza; e la chiarezza è perciò molto importante.
Se la prima trasmissione era
più bella, più spettacolare, di
maggior presa emotiva, la seconda si presentava con maggior chiarezza; e solo per questo,
direi, era da preferire per una
rubrica come «Protestantesimo».
Roberta Colonna Romano
Lunedì 4 giugno, si è svolto
rincontro organizzato dalla chiesa valdese e dal movimento cattolico Pax Christi sul tema « Il cristiano e la pace ». E’ stato un momento ecumenico importante di
riflessione comunitaria sul problema concreto della pace. Data
l’inclemenza del tempo rincontro
ha avuto luogo al chiuso anziché
all’aperto, come previsto. La sala
era tappezzata di cartelloni e
pannelli riportanti i dati più recenti relativi alla situazione bellica in generale e alla situazione
economica con particolare riferimento alle spese per gli armamenti.
Ha aperto la serata il Past. Luciano Deodato che ha ampiamente illustrato e attualizzato il
messaggio del profeta Michea secondo il racconto del cap. 4. Egli
si è soffermato in particolar modo sulla responsabilità della nostra generazione nei confronti
della pace, e sempre partendo
dalle parole del profeta, ha elencato tre aspetti essenziali che
riguardano il nostro futuro: I.
occorre una nuova umanità forte deU’amore per il prossimo e
saggia del timore dell’Eterno per
opporsi all’equilibrio del terrore
dei rapporti internazionali; IL
occorre convertire l’industria bellica per contribuire a risolvere i
problemi della sopravvivenza in
tutti i paesi del mondo; III. occorre far progredire l’educazione
alla pace perché nasca una nuova mentalità che dia un nuovo
assetto universale della società.
Egli ha concluso accennando al
futuro escatologico del profeta
che forse è già un presente per
noi dato che la storia di Dio ha
incontrato la storia degli uomini
nella persona di Gesù Cristo. E’
seguito un intervento-testimonianza su Don Lorenzo Milani
con la lettura di brani tratti da
« L’obbedienza non è niù una virtù» (Silvio Salussolia, Matteo
Antonicelli).
Ha poi parlato il Vice-presidente di Pax Christi Gianni Novello
che è anche presidente della commissione per i diritti dell’uomo.
Egli si è soffermato sulla necessità di liberarsi dai miti della
cultura del dominio politico, industriale, economico o sociale e
anche liberarsi da visioni pessimistiche o rassegnazione per diventare un’unica famiglia capace
di ricevere il dono della pace
dato a ciascuno di noi da Dio,
senza possibilità di delega. Occorre diventare un popolo che
cammina verso la pace e le obiezioni di coscienza, il volontariato
e la solidarietà con popoli del
Terzo Mondo in liberazione sono
tutti segni luminosi di questo
cammino.
E’ poi seguito un altro intervento-testimonianza su Martin
Luther King con la lettura di alcuni brani dei suoi discorsi più
famosi: « E’ mezzanotte nelTordine sociale e nell’ordine morale » e «Ancora un sogno» (Past.
Del Priore). Purtroppo non si è
svolto il dibattito desiderato;
forse eravamo troppo pochi (70
circa) ci sono state solo alcune
informazioni e comunicazioni su
ciò che si fa concretamente per
la pace da parte dei comitati per
la pace e delle organizzazioni nonviolente. La serata si è conclusa
con la lettura di un brano della
predicazione di Helmut Gollwitzer al Kirchentag ’83 sul testo di
Romani 8 e con una preghiera
del vescovo Bettazzi.
C. V. c.
TITOLO FUORVIANTE
Caro direttore,
il giornale « La Luce » è l'unico giornale a tiratura nazionale delle Chiese
Valdesi e Metodiste attraverso il quale testimoniamo la nostra fede, affrontiamo i problemi che travagliano la
nostra società, discutiamo la nostra
organizzazione ecclesiastica.
E’ uno strumento di informazione per
quanti ci conoscono poco o non ci
conoscono affatto ed è importante, perciò, usare un tipo di linguaggio che
abbia la stessa valenza all'interno e
all'esterno del mondo evangelico.
Per esempio, il titolo che ha introdotto la relazione del convegno pastorale del IV Distretto: ■■ Famiglia pastorale in crisi? » (La Luce, 25.5.84) può
essere fuorviente ed offrire una visione
distorta del problema che, io credo,
si è voluto trattare e che, da quanto
emerge dalla lettura dell'articolo, è
un problema che riguarda non solo il
corpo pastorale, ma la Chiesa tutta, direi le Chiese tutte, di ogni confessione
cristiana. Si tratta di chiedersi che cosa significa essere cristiani e in che
modo vivere il cristianesimo oggi. Essere cristiani significa fruire del sacro. identificare il servizio per il Signore con il servizio per e nella Chiesa, gestire il potere ecclesiastico, stabilire codici di comportamento per i
diversi ruoli o significa impegnarsi attivamente per annunciare la Parola di
Dio dovunque, « a tempo e fuor di tempo », cercare di mettere in pratica
1-47045
MIRAMARE
DI RIMINI
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A 50 metri dalla spiaggia — ambiente familiare
servizi e il trattamento.
ottimi i
(spesso senza riuscirci) gli insegnamenti di Gesù e vivere la sua prassi di liberazione del povero, dell'emarginato,
dell'oppresso, la prassi della giustizia
e dell'amore? Davvero importante l'argomento proposto dalla Commissione
esecutiva del IV Distretto ed è stato
un vero peccato che un problema così
complesso che investe il ruolo dei
Ministeri nella Chiesa, i rapporti interpersonali, il nostro modello di vita, sia
stato dibattuto settorialmente. In un
mondo che sembra avviarsi alla distruzione totale, alTautoannientamento,
dove morte, violenza, droga sono il
pane quotidiano, dove la guerra è diventata uno strumento di politica economica, dove milioni di persone ogni
giorno muoiono di fame e per malattie
e conseguenze della denutrizione, dobbiamo amaramente constatare di essere
stati dei servitori infedeli ed è necessario che le Chiese, le comunità si
interroghino perché non è possibile
continuare a preoccuparsi della vita
ecclesiastica, del proprio orticello come se i nostri problemi non fossero
collegati a quelli del mondo.
Gesù pianse su Gerusalemme dicendo: oh se tu avessi capito quali sono
le cose che conducono alla pace... ma
ormai sono nascoste agli occhi tuoi. A
distanza di 2000 anni, per la Cristianità in crisi, le cose che conducono
alla pace sono ancora parzialmente
nascoste.
Vera Velluto, Taranto
ANITA GAY
Sia l'ospitalità ricevuta, sla la dolce
consuetudine di fraterni scambi di pensiero, durante i mesi estivi, mi spingono ad associarmi con poche parole
a quanto già è stato detto egregiamente
sulla vita di Anita Gay.
In realtà, e non solo per il nostro
desiderio, vi sono esseri che non possono morire perché hanno lasciato sui
loro passi una scia di luce in cui per
mangono anche dopo il loro passaggio
all'altra sponda.
La scomparsa di persone come Emilio Nitti e Anita Gay, che Dio ha preso
con sé a breve distanza di tempo, ci
ha prostrato l'ànimo nel più doloroso
sbigottimento perché la loro volontà
verso il bene era così tesa da sembrare indistruttibile. Al tempo stesso,
tuttavia, si prova, nel pensare a loro,
quel senso di vittoria sulla morte che
danno il pieno adempimento, la messe
copiosa, la fede senza dubbi e tentennamenti, la costante donazione di sé.
Esseri simili trapassano soltanto, non
muoiono mai in mezzo a noi e rimangono fermi messaggeri deH'Evangelo
che, benché muti, essi attestano con
una forza anche maggiore col loro silenzio. E' un silenzio pieno di significato che ci spinge interiormente, con
urgenza, a seguirli nelle loro opere.
Se mi è permesso vorrei soffermarmi su un episodio. Mai si potrà dissipare nel mio spirito l'impressione che
ricevetti dalla gioia, direi quasi sovrannaturale, di cui era intrisa Anita, e
che quasi la trasfigurava, nei giorni
precedenti alla sua partenza per Firenze dove doveva recarsi a prendere una
infelice ragazza madre araba col suo
piccino di'pochi mesi per tenerli con
sé. Il pastore francese che si occupava di fare espatriare le persone esposte a pericoli dai loro luoghi d'origine,
neH'affidargliela l'aveva avvertita che
la ragazza era la più difficile del gruppo, ma Anita, nel suo entusiasmo per
l'aiuto che poteva dare, non vedeva
ostacoli. Più ardua era l'impresa con
maggiore fervore vi si buttava dentro.
Fece per lei e per il piccino ciò che
si può fare per dei figli, mettendo a
disposizione di quegli abbandonati se
stessa, la casa e la parentela.
E se poi non ne sortì il risultato
voluto lei tendeva ancora a giustificare
le speranze mancate con generoso
cuore. L'amore fu sempre in lei più
vivo di ogni evidente realtà.
Questo è solo « un » episodio (la
sua vita d'Africa ne deve essere co
stellata), ma fu quello che chiuse una
esistenza di continua donazione e che
rivela, forse più che ogni altro, la sua
fiducia nel prossimo, la speranza che
il bene non sia mai inutile.
Noi che le stavamo vicino ragionavamo con mente consapevole delle
umane miserie, lei pur ammettendole
copriva quelle miserie con la sua carità e col suo amore, non le giudicava.
Aveva imparato la compassione del
Cristo per i peccatori e la necessità
di redimerli. Né II suo sforzo rimarrà
vano.
Mi sia permesso ricordare qui, con
sincera commozione, anche Ernesto
Tron, Emilio Garrou e Pauline Bleynat,
persone elette da non molto scomparse, che facevano parte in senso lato
del gruppo familiare.
Avete vissuto quaggiù in un mondo
di integrità e di bellezza spirituale, ora
non vi può aspettare ohe una più ampia e più gioiosa visione di tale bellezza qualunque sia il momento del
vostro risveglio nella resurrezione.
Myrte Gilioli
ENRICO BERLINGUER
Il giorno 11 giugno 1984 è morto Enrico Berlinguer, un uomo che per tutto
l'arco della sua vita ha politicamente
combattuto per fare del nostro paese,
un paese libero e democratico, ha lottato per i diritti della classe operaia,
per i giusti diritti dei lavoratori, e per
nuovi posti di lavoro, ha combattuto
perché ogni uomo fosse libero in un
paese libero, e la classe operaia questo lo sa, penso ohe il ricordo di
questo grande per la sua forza e per
la sua dirittura morale sarà sempre
vivo nei nostri pensieri, fino all'ultimo
è rimasto fermo come un combattente
sulla sua barricata.
Il nostro paese avrebbe bisogno di
molti uomini come lui, credo che alla
notizia della sua morte molti siano
coloro che hanno sentito un nodo alla
gola, penso di interpretare tutti indistintamente, mentre porgendo alla Signora Berlinguer e ai suoi figli le più
sentite condoglianze degli abitanti delle
Valli Chisone e Germanasca chiudo
queste brevi righe dicendo: « ADDIO
ENRICO » addio compagno di lotta.
Carla Bortuzzo, Villasecca
ibi
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3
22 giugno 1984
fede e cultura 3
INCONTRI TRA FRATELLI, VALDESI E METODISTI APOSTOLO DEL PACIFISMO NONVIOLENTO
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t
Un convegno più cordiale
Rafforzata coscienza di una fede comune e di una comune battaglia, nuova capacità di esaminare criticamente le proprie posizioni
Jean Lasserre
Quasi sempre i convegni evangelici, scriveva qualche tempo
fa Marcello Cicchese su « Credere e comprendere », sono riunioni di famiglia, confortanti e
rassicuranti perché si ritrovano
persone conosciute da molti anni, si scambiano notizie e ci si
sente a casa propria, con il rischio di una certa propensione
alla chiusura, al voler risentire
cose già note, mentre spesso il
diverso disturba per il semplice fatto che è diverso.
Questo terzo incontro tra Fratelli, Metodisti e Valdesi, il cui
argomento è stato suggerito dal
lavoro comune svolto al Gignoro e al Gould da credenti delle
Assemblee e valdo-metodisti, è
stato invece una riflessione fraterna su evangelizzazione e servizio al prossimo, portata avanti da evangelici di provenienza
diversa, uniti dalla fede nell’unico Bifore e dal comime impegno di servizio, separati da tra- ■
dizioni differenti e da un passato non privo di polemiche.
Accanto alle relazioni bibliche
di Gioele Corradini e Alberto
Taccia, molti fratelli impegnati
nelle varie attività diaconali
hanno brevemente presentato il
loro lavoro, in xm ampio ventaglio di forme, dal « Lombardini »
di Cinisello all’attività dell’« Arca» fra i tossicodipendenti.
Cos'è per te l'Evangelo
« Se vi chiedessero ; che cos’è
per te l’Evangelo, cosa rispondereste? ». Con il suo stile un
po’ fondamentalista, ma certamente simpatico, Steve Woods
ha con questa domanda « provocatoria », introdotto il dibattito
del primo incontro tra Fratelli
e Metodisti delle comunità carrarine.
Un incontro, nato dal reciproco desiderio di superare il passato, fatto di scomuniche e di
qualche abigeato, in vista di un
possibile comune impegno evangelistico in una cittadina che,
grazie alla nota « Accademia di
Belle Arti », conosce una discreta presenza di giovani artisti,
provenienti da tutto il mondo.
Per venire incontro alle esigenze di questi giovani, un Fratello, dotato di una particolare
sensibilità evangelistica, non disgiunta da una notevole carica
umana, ha preso in affìtto, nel
1975, l’antica sala della nostra
Chiesa metodista in Marina di
Carrara, trasformandola in Biblioteca circolante ( tra i titoli
più richiesti dagli studenti, i libri sul cattolicesimo del prof.
Subbia ) e luogo di evangelizzazione e culto, aperto a tutti.
In questa ottica di dialogo e
comunione fraterna, sabato 19
maggio, ci siamo ritrovati in una
cinquantina di evangelici, provenienti anche da Luni, Sarzana e
Spezia, per ascoltare il programma del 3° Incontro Fratelli-Valdesi su : « Diaconia ed Evangelizzazione », espostoci da Steve
Woods, presidente del comitato
promotore. Abbiamo appreso,
tra le altre cose, con interesse,
del lavoro dell’Arca, una organizzazione missionaria americana, appoggiata anche dai Fratelli, che si occupa del ricupero dei
tossicodipendenti,
« Bibbia e lavoro », una ricetta un po’ drastica, ma non succede qualcosa di simile, naturalmente con altri presupposti, anche a San Patrignano? In ogni
caso, come ha osservato Woods,
l’opera sociale rappresenta una
novità, nel panorama dei Fra
__________CHIVASSO
Pedalare
per la pace
Domenica 1° luglio p.v. si terrà la
prima edizione della « 31.000 metri
per la pace », pedalata ecologica nel
chivasse.se con pranzo al sacco. Con
qualsiasi tipo di bicicletta, i partecipanti partiranno alle ore 9 dal Municipio e ritorneranno alle 19. Il programma, con la partecipazione del
gruppo « La Cuntradansa » è organizzato dal Comitato pace e disarmo di
Chivasso che ha sede vresso la Chiesa
valdese. Per informazioni tei. 011/
911.35.82, 918.75.55.
telli che tendono a privilegiare
nell’evangelizzazione la tenda,
l’opuscolo e le trasmissioni radiotelevisive.
Per parte nostra, si è sottolineata l’urgenza, biblica e teologica, di mettere in atto una evangelizzazione contestuale, rispondente così alle esigenze delle popolazioni, nel cui ambito territoriale vengono a trovarsi le nostre chiese evangeliche.
In particolare, mi sembra che
in Carrara, le nostre chiese evangeliche non possano restare indifferenti alle necessità del numero crescente di latinoamericani che « bussano alle nostre
porte»; tra l’altro, molti di loro provengono dalle dinamiche
chiese evangeliche di quel martoriato continente.
Eugenio Stretti
Mi pare che dal panorama sia
emersa la tendenza prevalente
fra i valdo-metodisti a lasciar
parlare i fatti, privilegiando la
forma della testimonianza, resa
quando la gente ti donianda che
cosa ti spinge a darti da fare per
gli altri, e l’insistenza invece dei
Fratelli sull’evangelizzanone come compito primario ((< Vieni a
Cristo, e risolverai anche jl problema della droga »). Io penso
chè i due atteggiamenti siano
non contrastanti, ma corriplementari, e che dal loro confronto non possiamo che tornare arricchiti.
Rispetto al primo incontro di
Pravemara mi è parso di cogliere un atteggiamento di minore diffidenza e di maggiore
cordialità, la rafforzata coscienza di una lede comune e di una
comune battaglia, e una nuova
capacità, forse non tanto di cogliere gli aspetti positivi nelle
scelte degli altri, quanto di esaminare più criticamente le proprie posizioni, prima date per
scontate.
E non è poco, se il confronto
con i fratelli ci aiuta a vedere
più chiaramente i nostri diletti,
nelle grandi cose come nelle piccole. Così forse noi Valdesi, per
timore di pronunciare il nome
di Dio invano, talvolta ne parliamo troppo poco.
E, tra le piccole cose, come
non lasciarci trascinare dal ritmo gioioso con cui i Fratelli
cantano i medesimi inni, cosi gravemente solenni durante i nostri culti da diventare cupi e
malinconici?
Marcella Gay
L’improvvisa morte del pastore Jean Lasserre è una grande
perdita per tutti quelli che lavorano per la pace. Egli ha dedicato tutta la sua vita all’insegnamento e alla pratica della nonviolenza evangelica. E’ morto a 75
anni lo scorso novembre e fino
all’ultimo è rimasto attivo.
Per più di trent’anni Jean Lasserre è stato pastore in varie parrocchie operaie della Chiesa riformata francese (Bruay-en-Artois, Maubeuge, Eperney e St.
Etienne). Ha lottato contro l’emarginazione, il razzismo e la
prostituzione affrontando il problema della violenza e dell’ingiustizia sociale. Per combattere
l'alcoolismo ha organizzato la
vendita di succhi di frutta a basso prezzo (la vendita di vino a
costo bassissimo provocava molti alcoolizzati).
Nel 1957 è diventato redattore
del « Cahiers de la Réconciliation » mensile del Movimento Internazionale della Riconciliazione
(M.I.R.) del quale nel 1961 diventa segretario internazionale
per i paesi di lingua francese. In
questo periodo fa numerosi giri
dì conferenze in Francia, Belgio,
nella Svizzera francese, portando il messaggio della nonviolenza che scaturisce dalle parole e
dalla vita di Gesù Cristo. Approfondisce il contenuto teologico
dei Cahiers.
Nelle sue conferenze propone
ai suoi ascoltatori un’alternativa alla difesa armata; la difesa
popolare nonviolenta che si fonda sulla disobbedienza civile agli
ordini ingiusti, sulla non-collaborazione con l’invasore.
Nel 1966 insieme con un medico svizzero viene mandato dal
M.I.R. nello Zaire per una visita
alla Chiesa Kimbanguista. Scopre così che questa Chiesa per
seguitata durante decenni fino
alla fine degli anni ’50 è una
Chiesa genuinamente cristiana,
fondata da un profeta africano
Simon Kimbangu. Dopo il suo
ritorno fa conoscere questa Chiesa hi Europa, stabilisce così il
contatto della Chiesa Kimbanguista con il Consiglio Ecumenico
delle Chiese ed in seguito nel
1969 la Chiesa Kimbanguista ne
diventa membro.
Il pastore Lasserre ha parteci-'
pato alle lotte nonviolente dei
contadini del Larzac (Altopiano
nel Massiccio Centrale) contro
l’estensione della zona militare
sulle loro terre. Dopo 10 anni
(nel 1981) queste lotte sono state
vittoriose.
Durante la guerra d’Algeria
Jean Lasserre è stato al centro
della campagna nonviolenta contro i campi di internamento dove furono rinchiusi numerosi algerini dichiarati « sospetti ».
Questa campagna non solo ha
provocato la chiusura dei campi
ma ha anche contribuito alla fine di questa guerra.
Jean Lasserre è stato uno dei
fondatori del gruppo di lavoro
ecumenico « Teologia e nonviolenza » che ha organizzato dei seminari annuali. Inoltre ha aiutato sempre gli obiettori di coscienza e ha testimoniato in loro
favore in molti processi.
Dopo alcuni anni di ministero
pastorale a Calais Jean Lasserre
si è ritirato a Collonges d’Or vicino a Lione dove ha continuato
ad animare i gruppi nonviolenti
francesi; ha preso parte a numerose manifestazioni e marce per
la pace contro le armi nucleari
all’Est e all’Ovest. Inoltre ha
partecipato anche a dei digiuni
e organizzato veglie di preghiere
per la pace e contro la corsa al
riarmo. Hedi Vaccaro
LA LEZIONE DELL’AGAPE IN UN ARTICOLO DI JEAN LASSERRE
Forza, violenza e nonviolenza
Vi è spesso confusione tra i
termini « forza » e « violenza ».
Si parla di « forze dell’ordine »
che ricorrono alla « forza » contro i manifestanti o i sovversivi.
Come risultato abbiamo dei malintesi di cui il peggiore consiste nel dire che essendo infine
inevitabile il ricorso alla forza,
la violenza diventa necessaria e
legittima. Viene così evitato un
problema essenziale.
Soprattutto nei confronti della
violenza pubblica il problema è
temibile. Indubbiamente non si
può concepire una società nella
quale i responsabili non dispongano dei mezzi per fare rispettare l’ordine, le decisioni e le
leggi del popolo. Occorre tuttavia distingue.re tre diversi gradi
di questi mezzi:
a) la costrizione può essere
soltanto morale; essa si origina
dalla pressione esercitata daH’opinione pubblica o dall’autorità
dei responsabili senza che vi sia
l’intervento di nessuna forza fisica, né di una chiara minaccia
di un simile intervento (ad es.
quando i vigili urbani mi obbligano a prendere la « deviazione »
predisposta);
b) la forza implicante il ricorso ad un intervento fisico (o alla
chiara minaccia di un simile intervento) contro una persona che
si rifiuta di obbedire, beninteso
quando questo intervento rimane fondamentalmente rispettoso
della persona su cui viene esercitato (ad es. quando la polizia
arresta un manifestante afferrandolo per le mani, ma senza
che questa pressione fisica cessi
di essere rispettosa e cortese,
anche se il manifestante si agita
o scalcia per liberarsi);
c) vi è violenza quando: 1. il
ricorso alla forza è impietoso o
incondizionato; 2. implica la distruzione o l’inizio della distruzione fisica, sociale o morale dell'altro; 3. manifesta un reale disprezzo nei confronti dell’altro
(ad es. le brutalità poliziesche e
soprattutto il pestaggio, per non
parlare delle torture...).
E' possibile dunque chiarire il
problema con un teorema simile: il ricorso alla forza può essere indispensabile e benefico per
la società e per la sua sopravvivenza pacifica e normale solo se
non supera un certo limite di
intensità; ma oltre questo limite non è più benefico per la società ma inizia a essere distruttivo, non è più utile alla giustizia e alla pace ma comincia a
degradarle e a distruggerle.
Se ci immaginiamo un manometro il cui ago oscilla da 0 (assenza totale di ogni costrizione
da parte dei responsabili della
società) a 100 (quando l’autorità
abusa in tutto della sua forza
senza rispettare niù nessuna legge umana e divina) possiamo
postulare che vi è un limite al
di là del quale il ricorso alla
forza da parte dello stato non
protegge più la società ma inizia a distruggerla.
Proponiamo di fissare questo
punto limite da non oltrepassare là dove le « forze dell'ordine »
passano dalla forza alla violenza, vale a dire quando il loro
comportamento diviene inumano, distruttivo e sprezzante. Un
nonviolento può arrivare ancora
a ricorrere allo ludo o aH’aikido,
ma non oltre. Oltre questo limite la spirale della violenza predomina e viene scavata la tomba della società.
Non basta però praticare lo
judo per essere nonviolenti! La
nonviolenza è un certo modo dì
affrontare l’ostilità e la ingiustizia. Si tratta di un atteggiamento globale dell’uomo, un
attacco alPìngiustizia che impegna la persona nella sua totalità interiore, intima, non dissociabile dal comportamento esteriore, essendo questo il frutto di
quello. La tecnica nonviolenta è
indissociabile dalla vita spirituale. Martin Luther King la descrive in otto punti:
1. Si attacca non la persona
dell’avversario, , ma l’ingiustizia
che egli promuove o effettua (allo stesso modo in cui Gesù non
attaccava il peccatore ma il peccato).
2. Ci si comporta in modo tale
da rendere chiaro che viene cercato il dialogo con l’awersario,
un dialogo che si vuole rispettoso (così come Gesù cercò sempre il dialogo con i suoi avversari).
3. Si esercita sull’avversario
una pressione morale reale che
al limite può diventare intollerabile, ma sempre tale che la sua
coscienza ne viene colpita; perché si cerca di convincere tanto
quanto di vincere (Gesù faceva
sempre appello alla coscienza
dei suoi avversari).
4. Si disobbedisce apertamente ma senza alcun disprezzo, senza ironia, verso le esigenze o le
leggi dell’avversario; si vuole così anche mostrargli come egli sia
migliore delle sue leggi e che egli
acquisterebbe onore se se ne sbarazzasse (Gesù ha violato apertamente certe pratiche rituali del
suo popolo ma ha soprattutto
portato fino alla fine la sua missione malgrado tutte le minacce
e le intimidazioni).
5. Si accetta di soffrire al posto deU’avversario senza per questo infliggergli per contropartita
alcuna sofferenza se non quella
che nascerà dalla sua coscienza
posta di fronte al nostro comportamento (così come Cristo ha
riportato la vittoria sulla nostra
malvagità con la sua passione).
6. Si agisce in tutta umiltà,
contìnuamente cercando cosa
possa esservi di vero nelle argomentazioni o nell’atteggiamento
dell’avversario e riconoscendo
immediatamente gli errori che
si sono potuti commettere (Gesù
ha mantenuto un comportamento modesto, senza arroganza durante tutto il suo ministero e la
sua passione).
7. Sì combatte in piena verità,
alla luce del giorno, senza alcuna
menzogna e tranello, in modo
• da chiarire la situazione vista
dalle due parti così com’essa è
e manifestando così con chiarezza davanti a tutti l’ingiustizia
messa in causa (Gesù permetteva alla verità di prorompere
ovunque sul suo passaggio).
8. Si ama l'avversario cercando il suo vero bene, per giungere ad una vittoria che sia di tutti senza cne vi siano né vincitori né vinti (Gesù ha portato l’amore dei suoi nemici fino al rischio della sua vita continuando
sempre ad appellarsi alla loro
coscienza per salvare anche loro).
Si può dire che la nonviolenza
è il modo cristiano di lottare
contro i nostri avversari, chiunque questi siano.
In un’epoca in cui gli eserciti
dispongono di mezzi di distruzione fantastici e terribili ■—
mentre il sistema e l’ideologia
militari si fondano su tre postulati non dimostrati: 1. l’esercito
può difendere la nazione; 2. può
dissuadere l’eventuale aggressore; 3. non vi è altro modo di difendere la nazione — non è tempo di sostituire l’esercito con una
difesa nazionale popolare nonviolenta?
da: « Cahiers de la Réconciliation », dicembre 1983
4
4 vita delle chiese
22 giugno 1984
PENTECOSTE ’84 - RIUSCITA GIORNATA A POMARETTO
SAN GERMANO CHISONE
Responsabili in Cristo
del nostro futuro
100 anni delia
Unione femminile
Pino all'ultimo gli organizzatori sono rimasti col naso aH’insù
a scrutare il cielo. Ma dopo cinquantacinque giorni di pioggia,
finalmente è arrivato il sole. E
tutto è filato lìscio per « Pentecoste '84 » a Pomaretto. La festa
delle comunità valdesi delle Valli Chisone e Germanasca ha preso il via sabato 9 sera con lo
spettacolo del Gruppo Teatro
Angrogna: «Ninna nanna della
guerra» davanti ad un pubblico
numeroso e giovane che gremiva
il tempio. « E’ stata una serata
di riflessione e divertimento —
ammette un giovane pomarino
— un modo nuovo di fare teatro
e di affrontare il tema della pace, senza quei lunghi discorsi
complicati in cui non capisci
niente ». La serata è finita con
una veglia notturna intorno a
un fuoco, con una chitarra, a
chiacchierare sino all'alba. La’serate musicale-impegnata ha lasciato il posto, il giorno dopo,
all’incontro popolare vero e proprio che ha avuto un suo primo
momento d’insieme nel culto
mattutino.
I rag^zi d’Agape hanno letto i
testi biblici della creazione, i
bambini delle scuole domenicali
hanno intervallato la liturgia con
inni di gioia. Le oltre 500 persone che, anche fuori del tempio,
seguivano il culto sono state afferrate dai messaggi lanciati nell’assemblea. Ermanno Genre, direttore del centro di Agape e pastore di Prali, ha spiegato il motto della giornata: « responsabili
in Cristo del nostro futuro» alla luce di una nuova necessaria
solidarietà tra uomo e creazione
che affonda le radici nell’antica
sapienza biblica e nelle nuove
battaglie ecologiche del nostro
tempo.
Commosso e convinto Raimondo Genre, insegnante, ha ricordato lo scopo concreto dell’incontro: ricostruire l’Asilo dei vec.
chi di San Germano Chisone i
cui costi, si prevede, superino i
2 miliardi. « Forse la scelta della
ricostruzione è una pazzia — ha
detto chiaramente il pastore Renato Coisson, paziente regista di
tutta la giornata — ma se è la
pazzia dell’Evangelo... andremo
sino in fondo. Cerchiamo mille
valdesi g;enerosi che diano im
milione ciascuno. Più o meno un
mese di stipendio. Chi può farlo
lo faccia a favore di un’opera
che si rinnova in favore delle
categorie più emarginate e deboli della nostra società». Tra i
numerosi stands che riempivano
gli spazi della festa l’audiovisuale che illustrava il nuovo progetto di ricostruzione curato dall’ar.
chitetto Mesturino (lo stesso che
ha progettato l’Asilo dei vecchi
di Luserna San Giovanni) è stato fortemente apprezzato. « Il
progetto è semplicemente fantastico, realizzarlo significa — confessa un’infermiera che lavora
tra gli anziani — reimpostare il
rapporto con gli ospiti dell’Asilo, speriamo che l’audiovisuale
giri tra le comunità affinché tutti
i valdesi interessati capiscano il
senso di questa scommessa che
riguarda, in fondo, l’unico Istituto per anziani delle Valli Chisone e Germanasca ».
Malgrado domenica 10 si siano
svolte feste concomitanti con majorettes e cotillons la partecipazione a « Pentecoste '84 » è stata
discreta. Un gruppo di svizzeri e
un pullman da Angrogna con i
bambini delle Scuole domenicali
completavano il quadro. « Mi pare — notava Franco Calvetti, direttore didattico, aggirandosi tra
i tavoli del buffet in cui sono
stati distribuiti quasi 400 piatti
di polenta e "sautissa” — che ci
sia un 70% di giovani. E’ esatta
mente il contrario di quello che
succede per gli incontri classici
della comunità, ma per molti
questo è un incontro alternativo». Tra festa e riflessione, voglia di stare insieme e di cogliere
significativi contenuti per una
testimonianza sempre più difficile si è svolto anche il pomeriggio che si è aperto con una
"pièce” teatrale: « Se mi chiamano, parto », di ironia sulla guerra
e sui militarismi, sostenuta da
canti popolari e dalla chitarra
di Dario Tron.
Il pastore Bruno Rostagno ha
poi invitato sulla pedana Emilio
Rostan del Consiglio di fabbrica
della Filseta (« da 700 siamo ridotti a 400 operai ») e un rappresentante degli operai della Fiat
di Villar Perosa, entrambi hanno sottolineato il quadro di crisi economica e occupazionale
della Valle che coinvolge anche
le chiese. L’ultimo appello, lanciato dal pastore Luciano Deodato di Pinerolo, era per la denuclearizzazione di piccole aree,
di alloggi privati, di ogni proprietà: « rasentiamo il ridicolo, ma
sommando tutte le piccole realtà
possiamo avere un peso significativo nella battaglia contro la
autodistruzione ».
Le corali hanno chiuso il programma mentre la lolla cominciava, lentamente, a muoversi.
Nel saluto conclusivo il pastore
Paolo Ribet ha ricordato che non
si è insieme in un progetto di
amore e solidarietà come il nostro per vincoli di folklore o di
radici etniche comuni ma per la
vocazione ricevuta in Cristo.
Prima di tornare a casa, tra
lo stupore dei più piccoli, il
gruppo di Agape ha gonfiato ima
grande mongolfiera con i simboli della pace che è volata rapida
verso la montagna mentre gli
operatori televisivi di "Protestantesimo” l’inseguivano con la telecamera.
L’incasso della giornata (superiore ai 5 milioni) non ha certamente risolto il problema del
finanziamento del nuovo Asilo di
San Germano ma la giornata in
sé è stata per tutti, un’iniezione
di fiducia e di fraternità. Antonio
Monteggia, metodista di Luino,
piombato lì per caso, era soddisfatto; « lo scriva pure che il
protestantesimo non è sempre
triste e intellettuale ». Claudio
Tron, valdese di Massello, storceva un po’ il naso. Gli autoadesivi e le spille. con ii simbolo
della festa non gli sono andati
proprio giù; « Ma a parte le patacche — ha concluso il nostro
amico — è stata una bella festa
in famiglia ».
Giuseppe Platone
Il centenario deU’Unione Femminile è stato ricordato domenica 13 maggio.
La festa ha avuto inizio sin dal
mattino, con un culto presieduto
dalle stesse unioniste. Esse hanno presentato, nel loro messaggio, la figura delle due sorelle di
Betania: Marta e Maria. Ne hanno descritto le indoli e, alla luce
dei racconti evangelici, si sono
soffermate suirinsegnamento che
da tali racconti scaturisce: è
necessario ascoltare l’Evangelo
della redenzione (come è' il caso
di Maria) prima di rendere il
servizio del buon samaritano
(come è il caso di Marta). La pa-'
rola di Gesù è più importante di
tutti i valori terreni. Si sono susseguiti i canti e dell’assemblea e
delle unioniste stesse, nonché
della Corale che — con gesto fraterno — si è unita alla nostra
gioia e che ringraziamo.
Al termine del culto la signora Clara Bouchard ha presentato
il 6' opuscolo del Comitato del
Museo, uscito in occasione del
centenario dell’Unione. L’opuscolo è interamente dedicato a momenti di vita e testimonianze sul
lavoro della donna nell’economia contadina, con una parte
dedicata alle istituzioni femminili nella chiesa quali — appunto — l’Unione.
La festa è proseguita nel pomeriggio nella Sala Valdese. Il
pastore Conte ha aperto la riunione con un breve messaggio,
dando poi il benvenuto agli ospi
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Incontri fraterni
LUSERNA SAN GIOVANNI — L'estate è per molte chiese un periodo di
relativo riposo, di dispersione. Ma è
anche talvolta occasione di incontro con
fratelli e sorelle provenienti da paesi
lontani ohe vogliono visitare le chiese
delle Valli Valdesi. Così la chiesa di
Luserna San Giovanni ha avuto la possibilità di incontrare per due sere di
seguito due gruppi provenienti da paesi
e situazioni completamente diverse. Innanzitutto un gruppo di Siissen, nella
Repubblica Federale di Germania, col
quale la lingua ha costituito una difficoltà di comprensione immediata, ma
non ha impedito che ci fosse una reciproca informazione sul lavoro che la
chiesa compie là nel Württemberg e
qui in italia. La sera successiva un simpaticissimo gruppo -di fratelli e sorelle
Uruguayan! ha avuto difficoltà molto
minori e la lingua così melodiosa è
stata compresa, anche se in qualche
momento si è ricorso aH’interprete ufficiale, pastore Elio Maggi.
Il primo gruppo era organizzato in
maniera imp>eccabile, il secondo si era
invece costituito spontaneamente, perché si tratta di singoli o di gruppi familiari che sono qui indipendenti l'uno
dall'altro. Ma è difficile resistere all'invito dell'animatore della nostra commissione ricevimenti Livio Gobello. E
così una cinquantina di persone hanno
passato una bella serata, che ha conosciuto momenti di Intensa partecipazione e commozione, in cui si sono date
e ricevute notizie e informazioni su
conoscenti, parenti e amici, ma anche
sul lavoro e sulle difficoltà che le nostre chiese conoscono qui e là. E anche è risuonato un invito a un maggior
impegno nella testimonianza all'Evangelo che costituisce la nostra responsabilità comune. Durante il culto della
domenica 17, il pastore Elio Maggi ci
ha rivolto un efficace messaggio
evangelico, richiamando tutti i presenti
alla speranza ed alla libertà che vengono da Cristo. Grazie, amici e fratelli uruguayani, e buon soggiorno in mezzo a noi.
Nel culto di domenica 10, presieduto
dal pastore Mauro Pons, sono stati
presentati al battesimo i piccoli Alan
Bertramìno di Ivo e Marina Buffa e
Demis Favatier di Stefano e Silvana
Peyronel.
La comunità si rallegra con queste
famiglie nella gioia ed invoca su di
esse e sui loro bimbi le benedizioni
de! Signore.
Costantino e Roberto Balmas e confer.
mati Danilo Ayassot, Silvia Boetto, Luciano Fraschia, Cristiana Grill, Giulietta
Griot, Alberto Lazzero, Pier Paolo Long,
Marco Primadei, Pier Carlo Reinaudo,
Paola Ressent, Laura Trombetto, Alessandra Zorzan.
'• La comunità ringrazia i pastori
emeriti Achille Deodato e Ernesto Ayassot per aver presieduto i culti del 20
e 27 maggio u.s. e la corale Croix de
Camargue per aver partecipato al culto serale deH'Ascensione.
'• Il culto del 3 giugno è stato presieduto da Gianni Long che ha celebrato Il battesiimo di Marco Geymonat di
Valdo e di Alda Lapisa.
• Sono state benedette le nozze di
Donatella Busillo e Moreno Cornia;
Enrica Long e Livio Ciardossin; Claudia
Vayr e Sergio Righerò.
Che il Signore, che abbiamo invocato nel corso dei battesimi, delle confermazioni e delle nozze, continui a
rimaner vicino benedicendo tutti questi
fratelli.
Culti
Pentecoste
PRAROSTINO — Orario dei culti di
domenica 24 giugno: ore 8.30 al Roc;
ore 10,30 a S. Bartolomeo: ore 15 a
Roccaplatta (Rostagni).
PINEROLO — Durante il culto di
Pentecoste sono stati battezzati Luca
Concistoro
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VILLASECCA — il Concistoro è convocato per il giorno 22 giugno alle
ore 20.
ti: il pastore Pierluigi Jalla e signora, la signora Graziella Fornerone nella sua qualità di membro del Comitato FFVM, molte
sorelle delle Unioni vicine e le
sorelle stesse della comunità. La
signora Conte ha trasmesso i saluti del pastore Enrico Tron, del
pastore Bert e signora, leggendo poi una lettera della signora
Laura Bertin. Avremmo tanto
desiderato di avere anche queste sorelle e questi fratelli con
noi. Da queste righe inviamo loro il nostro affettuoso pensiero,
con l’augurio migliore per la loro salute.
La signora Clara Bouchard
presentò ancora, con alcune varianti, l’opuscolo del Museo. La
signora Fomerone, a nome del
Comitato, rivolse un messaggio
ponendo di fronte airUnione
l’impegno nella comunità e l’attività attualmente in via di strutturazione: VAsUo dei Vecchi di
San Germano. La più giovane
unionista, da poco entrata nei
ranghi dell’Unione, espose i motivi che la portarono a far parte
dell’Unione stessa e invitò altre
sorelle a fare altrettanto. Era
presente anche un gruppo di giovanissime che stanno rendendo
un valido servizio e nella comunità e nell’Unione. Questo ha
fatto sì che ci siamo veramente
sentite « comunità »: le anzianis
sime, le anziane, le meno giovani, le giovani e le giovanissime.
Si sono susseguite piacevolmente delle poesie, delle scenette, dei racconti, dei ricordi, sia
in francese, sia in italiano e anche in patois. Si giunse così all’ora del tè che venne servito dopo una piccola cerimonia di rito: lo snegnimento delle 10 (xlO)
candeline fatto dall’unionista più
anziana.
E’ stata una buona e bella
giornata e ne rendiamo lode al
Signore.
Siamo anche riconoscenti per
aver potuto trascorrere tale giornata ancora col pastore Conte
e la signora che, fra alcuni mesi, partiranno per la loro nuova
sede ed ai quali rivolgiamo il iiostro solidale e affettuoso pensiero.
Ed ora noi proseguiremo, con
l’aiuto del Signore, il nostro cammino. E’ stato detto: « L’Unione
deve continuare a vivere »! In
questo nostro servizio ci sia di
aiuto l’insegnamento che ci viene dalle sorelle di Betania: Gesù
Cristo è il nostro sommo ed unico bene, la nostra vera vita, la
buona parte che non ci sarà mai
tolta. Nelly Rostan
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»
5
22 giugno 1984
Vita delle ^ese 5
1.^'
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TERMINATE LE 16 ASSEMBLEE
RADUNO DI EVANGELICI
La realtà dei circuiti
Non sempre il dibattito delle
Assemblee di circuito di fine anno sfocia in ordini del giorno
mentre a volte ne viene presentato dal Consiglio di Circuito uno
per ogni argomento. Nell'esaminare gli atti delle 16 assemblee ci
troviamo quindi di fronte a situazioni articolate e differenziate
pur neH’ambito di una stessa impostazione. Anche i temi affrontati sono i più vari.
Uno largamente presente negli
atti è quello delle forze pastorali
e laiche disponibili sul territorio
di competenza. La situazione di
diaspora della maggior parte delle comunità pone grossi problemi di collegamento e di equilibrio
negli impegni. Se ne è parlato
in Sicilia dicendo che nell’invio
di pastori si deve considerare la
.specificità dei compiti loro assegnati per una migliore comprensione dei problemi del Sud e della sua gente; se ne è parlato in
Calabria per la situazione di Salerno ed in Toscana ner Tipotesi
di abbinamento Spezia-Carrara.
Preoccupazioni per i frequenti avvicendamenti pastorali sono
emerse in Lombardia. L'assemblea infatti auspica che « la Tavola, quando intenda portare variazioni alla sistemazione del
campo di lavoro solleciti il parere dei Consigli di Chiesa e dei
Circuiti coinvolti ». L’Assemblea
del Veneto auspica invece « che
sia posta in atto una l'evisione
del corpo dei regolamenti in merito alle differenze esistenti fra
le Chiese autonome e quelle locali ». L’apertura degli orizzonti
a nuove chiese libere è vista fa\'orevolmente in Toscana tramite l’accordo con le chiese di Sassari e di Nuoro; perplessità vengono invece esprèsse a Bologna
dove l’Assemblea ritiene che un
analogo accordo, nella situazione
locale, non abbia ancora i necessari presupposti per essere ratificato.
In altre situazioni (Roma) è
stato espresso parere favorevole affinché la Chiesa metodista
di via XX Settembre sia curata
dal pastore Odoardo Lupi e in
Emilia si rileva che la situazione
di cura pastorale risulta soddisfacente rispetto alle esigenze.
A questo tema viene spesso abbinato, nei resoconti, quello della presenza esterna della comunità con la predicazione e la testimonianza. Alle Valli è stata
ascoltata una relazione del pastore Bruno Rostagno sui problemi
e gli obiettivi della predicazione
nell’oggi.
Diversi i corsi di aggiornamento per pastori e laici promossi da comunità e circuiti.
L’anno luterano ha risvegliato
Io slancio delle comunità verso
una presentazione all’esterno dei
temi principali della propria fede. La maggior parte delle relazioni citano questa opportunità.
Vi è però diversità di impostazione tra chi ritiene di dover essere presente nel tessuto sociale
anche al di fuori dei canali classici per esprimere una propria
posizione là dove la gente si trova e si organizza e chi è più cauto ed esprime una visione di chiesa più intimistica e ristretta alTambito ecclesiastico.
Il rinnovamento del culto con
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ampliamento della partecipazione attiva dei membri della comunità è stato richiesto dalTAssemblea calabrese.
Dallo sguardo di insieme si rileva che le Federazioni Regionali
tra le Chiese Evangeliche sono
un punto di riferimento essenziale per il lavoro espresso dai
Circuiti, soprattutto dove la coscienza di essere una diaspora
disseminata spinge le comunità
a superare il rischio dell’isolamento con proposte varie di collegamento od organizzazione di
seminari rivolti alTinterno delle
comunità ma in una nrospettiva
aperta. Dell’aiuto consistente dato dalle Federazioni regionali si
fa cenno nelle relazioni della Liguria e della Toscana mentre invece da Tòrino si rileva che la
collaborazione ad una Assemblea
congiunta con i Battisti piemontesi è stata al di sotto delle
aspettative.
Giornate di riflessione sui rapporti con il Cattolicesimo, le Intese e lo Stato, la ficrura di Zwingli, sono state proposte in Toscana; altre giornate comunitarie
si sono tenute in Liguria. Un riuscito seminario teologico tenutosi in marzo a Portici verrà ripetuto nell’autunno in sede ancora da stabilire. Infine TAssemblea della Val Germanasca « invita il Consiglio a promuovere incontri di aggiornamento e di discussione su argomenti attinenti alla vita in Valle ed ai rapporti con le chiese locali ».
Altro tema rilevante, quello
della educazione alla pace. Molti
i Circuiti che se ne sono occupati. Alle Valli la commissione a
cura del Distretto sta allestendo
un intenso programma di manifestazioni che fra l’altro prevede
l’inserimento di un volontario
che lavorerà per un anno intero
su questo tema. Le Chiese della
Sicilia coinvolte in prima persona « esprimono la propria preoccupazione per il moltiplicarsi a
Comiso e a Vittoria di atti repressivi nei confronti di quanti
manifestano democraticamente e
pacificamente la loro scelta contro Tinstallazione dei missili ». Le
Chiese dell’Abruzzo inviano una
lettera al Presidente Pertini in
cui chiedono « Lo scagionamento
dei pacifisti e il ripristino dell’agibilità del terreno La verde
vigna di cui sono comproprietarie ». Anche in Puglia TÀssemblea con un atto invita le comunità a proseguire la riflessione
sulla pace con riferimento alla
Parola di Dio.
Altro argomento che vai la pena di sottolineare è quello degli
stabili. Ne ha trattato l’Assemblea in Val Chisone con la decisione di ristrutturare l’Asilo per
anziani di S. Germano e contemporanea richiesta di finanziamento alle comunità stesse interessate più da vicino all’opera;
ne ha parlato l’Assemblea abruzzese facendo il punto sul progetto di S. Salvo, rilevando come
in questa fase preparatoria si sia
notato un incremento di visite,
convegni, incontri nella zona.
Nelle Puglie è stata recepita
con soddisfazione la decisione
della Tavola di dotare la chiesa
di Foggia di un locale di culto
adeguato.
In Toscana è stata inviata una
raccomandazione alla Tavola per
accelerare i tempi della ristrutturazione della Casa Valdese di
Rio Marina mentre si è contrari
alla alienazione di stabili della chiesa a Siena.
Ultimo ma non meno importante tema, il lavoro giovanile:
nel Circuito Val Pellice c’è la
preoccupazione della formazione
e cura d’anime e da Roma l’Assemblea invita « i Consigli di
chiesa a prendere maggiori contatti con i giovani al fine di impegnarli ad una vita effettiva di
testimonianza »; infine la Val
Germanasca ha discusso sul tipo
di lavoro che dovrà essere svolto in vallata dalTanimatore giovanile Dario Tron.
Adriano Longo
All’insegna della serenità e
delTallegria si è tenuto a Vallecrosia, nei giorni 5-6 maggio, rincontro delle Scuole Domenicali
della Liguria e del Basso Piemonte.
E’ stata veramente una lieta
riunione dove più di 100 persone
tra bambini e genitori hanno vissuto un’esperienza comunitaria
ricca di giochi, canti, drammatizzazioni, proiezioni, musica e poesia. Due partite di pallavolo hanno ulteriormente vivacizzato il
convegno con lo sfrenato tifo
degli spettatori.
Alla sera del sabato, i monitori presenti hanno avuto l’opportunità di scambiarsi esperienze
ed opinioni sui programmi, sul
materiale e sulle varie metodologie adottate nelle S.D.
E’ emersa in maniera tangibile la necessità di creare, alTinterno delle nostre scuole, un vero
rapporto socializzante di amore
e di amicizia: solo così, infatti,
bambini che si incontrano una
sola volta alla settimana potranno diventare il seme gettato sulla buona terra.
Interessante è stato lo spoglio
e la presentazione dei questionari
precedentemente compilati dai
bambini; questi ultimi erano
stati divisi per fasce d’età e ad
ogni gruppo erano stati sottoposti diversi quesiti. I bambini hanno palesato pareri positivi circa
il materiale adottato e dimostrano interesse al canto, alla drammatizzazione, alla vita in comu
ne. Inoltre alcuni tra i ragazzi
più grandi hanno dichiarato che
il tempo-Scuola è insufficiente
per sviluppare problemi e discussioni su argomenti quali la guerra, la fame, le problematiche dei
« diversi » ecc.
Il gruppo monitori auspica la
possibilità di estendere il questionario a tutti i genitori al fine
di verificare vari perché:
— presenze saltuarie dei bambini alla scuola domenicale;
— scarsa partecipazione degli
adulti-genitori alla vita della
comunità;
— rapporto comunità/famiglia.
Il culto domenicale a Bordighe
ra è stato tenuto da giovani delle chiese di Genova e Savona
mentre il coro era composto dai
bambini di tutte le chiese. Un
grazie particolare a Sara che con
tanto affetto e pazienza li ha diretti.
Cogliamo ancora l’occasione
per ringraziare dell’ospitalità veramente fraterna che la Casa
Valdese di Vallecrosia ci ha offerto.
Il prossimo appuntamento di
studio per i monitori, della Liguria e del Basso Piemonte, nonché per tutti coloro che si interessano ai problemi della Scuola Domenicale, è fissato a Genova il 29/30 settembre con relazioni di F. Girardet sul programma futuro e di P. Spanu
sulla Santa Cena.
S. R. G.
Un messaggio da
una piccola valle
SCUOLE DOMENICALI A VALLECROSIA
Sete di amicizia
Il 19 e 20 maggio scorso ha
avuto luogo in Val Bregaglia un
« Raduno degli evangelici di lingua italiana in Svizzera ». Quest’iniziativa è nata alTinterno
del Sinodo Evangelico Svizzero
(S.E.S.), come invito rivolto agli
evangelici di lingua italiana in
Svizzera a coinvolgersi nel processo sinodale, A conclusione della prima sessione sinodale, svoltasi a Bienne dal 12 al 15 maggio
1983, l’assemblea composta da
200 membri, così si esprimeva in
una lettera indirizzata a tutti gli
evangelici della Svizzera: « Proveniamo da chiese e movimenti
evangelici diversi. In presenza
dei grandi compiti che oggi ci
stanno davanti, crediamo indispensabile stringere maggiormente i legami tra chiese di
maggioranza, chiese libere e comunità evangeliche, mettendo in
comune le nostre particolarità ».
Guidati da questa speranza, gruppi delle chiese evangeliche di lingua italiana di Basilea, Berna
e Zurigo, hanno raggiunto la Bregaglia,, insieme ai delegati del
S.E.S.
Dopo la meditazione d’anertura e il saluto ufficiale del gruppo
organizzatore locale, nel primo
pomeriggio, il prof. Lukas Vischer ha tenuto un discorso introduttivo ai lavori di gruppo
sul tema: Il servizio del credente
nel mondo, come espressione della iede in Dio.
Nel corso dell’ esposizione il
Prof. Visoher così riassumeva i
temi in discussione nel S.E.S.:
un primo grande tema è quello
delle Comunità viventi. « Esso
non sarà soltanto al centro della prossima assemblea sinodale a
Losanna..., ma va considerato come fondamentale per l’intero sinodo ». Perché la testimonianza
di Gesù Cristo, in questo mondo,
è sperimentata quando è portata
da comunità viventi, cioè da quelle comunità che cercano di mettere in pratica il Vangelo nella
loro vita quotidiana.
Un secondo grande tema è
quello della testimonianza nella
società. Il Vangelo non può fermarsi ai confini della chiesa, ma
deve agire emehe nella società,
perché « la Signoria e il diritto
di Dio toccano tutti gli aspetti
della vita ». E un terzo tema è
quello dell'Orizzonte universale:
« la responsabilità della Chiesa
si limita agli ambienti specifici
nei quali viviamo? » oppure va
oltre i confini nazionali? La risposta del S.E.S. è stata quella
di proporre alle chiese di riflettere su questa responsabilità universale sotto due aspetti: « La vita minacciata » e « Essere cristiani in un paese ricco ».
I cristiani possono lottare per
la conservazione di tutta la vita
creata, unendosi in un patto d’alleanza. « L’Alleanza riformata
mondiale ha fatto la proposta »
di formare « una catena mondiale nella quale ogni anello, ogni
membro conta ». « La mia ' speranza », ha concluso Lukas Visoher « è che il S.E.S. aiuti i cristiani evangelici svizzeri a diventare una parte di questa catena ».
I partecipanti hanno quindi
potuto scegliere liberamente il
tema di discussione, riunendosi
ili otto gruppi, più o meno numerosi.
Tra i temi favoriti ricordiamo:
« Vivere la fede in una comunità
vivente », « Vivere la fede in una
minoranza evangelica », « Vivere
la fede nella famiglia », « Vivere
la fede in un Culto per i nostri
giorni »... Dalle relazioni che i
vari gruppi hanno fatto a conclusione del convegno, è emerso un
tema ricorrente che, come Lukas
Vischer ha riassimto, dice: Il corpo di Cristo, rotto per noi e per
il mondo intero.
Grazie al comitato promotore
e a tutti i laici e pastori che tanto si sono impegnati per il buon
esito di questo raduno, l’Assemblea di Bondo ha potuto votare
una Dichiarazione alle Comunità
evangeliche di lingua italiana in
Svizzera, in cui tra l’altro si legge: «Abbiamo realizzato che
proprio il fatto di aver potuto vivere queste giornate insieme, pur
venendo da luoghi così lontani e
da realtà così diverse, ci ha dato
l’occasione di scoprire che la diversità costituisce il fondamento di un arricchimento reciproco.
Abbiamo per esempio constatato che testimonianza personale e
testimonianza nella società sono
intimamente collegate come espressione della nostra obbedienza al Signore... Quest’incontro
può diventare un pimto di partenza per progredire nella via
della testimonianza e del servizio
nel mondo in cui Dio ci ha posti ».
La diversità come fondamento
di un arricchimento reciproco è
stata anche vissuta nel momento ,
culminante dell’incontro: il Culto con la celebrazione della Santa Cena, la domenica mattina
nella bella, antica chiesa di Bondo, traboccante di fedeli. C’eravamo tutti, anche la televisione
svizzera, per raccontare a quelli
che non c’erano che in una piccola Valle, ai margini della Svizzera e sul confine con l’Italia
(confine attraversato, sin dal
1500, da molti predicatori italiani che avevano aderito alla Riforma), gruppi di minoranze
evangeliche di lingua italiana,
svizzeri e italiani insieme, avevano cercato di capirsi ed amarsi, al di là delle loro differenze,
in reciproca sottomissione, per
la gloria del loro comune Signore.
Giovanna Pons
Casa balneare
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6
if^v
22 giugno 1984
MEDITANDO IN SEGUITO ALL’INCONTRO DI POGGIO UBERTINI
NOVITÀ’ CLAUDIANA
1^
iti nella stessa chiamata
WALTER J. HOLLENWEGER
fe" ■
il-'
(segue da pag. 1)
di riconoscimento e differenziazione da quelli del mondo, perché i credenti non sono del mondo.
Gli altri vedono nella « costituzione » una chiamata a vivere la
speranza di rinnovamento del
mondo. Si tratta di annunziare al
mondo il messaggio dei «nuovi
cieli e della nuova terra ». Ma
non si tratta di vivere in un
ghetto interiore, rifuggendo dal
mondo esterno. Si tratta di combattere, nella presente generazione, le forze, le potenze contrarie al Regno di Dio: il peccato, la
fatalità della trasgressione alla
legge di Dio, la malattia, la morte. Si tratta di piantare, lungo
la via verso la salvezza, dei segni
di rinnovamento. Quando Gesù
passa, vince le infermità e può
dire agli uomini: I tuoi peccati
ti sono rimessi. L’alba del nuovo
giorno vede il tramonto del male, delle contraddizioni e della
morte.
Così la chiamata di Dio nel
mondo implica il portare molto
frutto, conduce uomini a Cristo,
nel combattimento della fede. La
chiamata implica la nascita dei
testimoni, nella immensa libertà
del cristiano, in una varietà di
situazioni, in una varietà di
« missioni » in un discepolato,
che non è costruzione di sempre
nuovi regolamenti e leggi ecclesiastiche, ma è esplosione di doni, ministeri, « molto frutto ».
Qui, in seno alle comunità, ma
altresì in tutta la chiesa, dobbiamo constatare che le vie della
testimonianza trovano accenti,
segnalazioni differenti. Gli uni
sottolineano che è tempo di mettere in maggiore evidenza il rinnovamento della vita individuale
per la ricchezza dei doni e ministeri, che sono dati dallo Spirito
Santo perché i credenti siano
maggiormente illuminati e fortificati. Gli altri vedono la testimonianza della chiesa in atti e in
opere cosiddette sociali, in cui il
male viene combattuto in forme
visibili e in un lavoro, al quale
partecipano non di rado non credenti o gente non allineata con le
nostre posizioni confessionali e
culturali: un lavoro, che può assumere un profilo non conformista, non di rado in antitesi con
l'opinione pubblica dominante,
e che va dal campo interiore al
mondo politico e sociale.
Nell'una o nell'altra posizione
l'Evangelo non va taciuto, ma riconosciuto ed affermato come
fonte e ragione autentica della
nostra testimonianza. L'Evangelo, che è potenza e sapienza di
Dio in ogni nostra debolezza, va
proclamato in modo chiaro e costante, in modo da non essere
mai confuso con ideologie o motivazioni teoretiche.
Evangelizzazione: è l’esigenza
che sentiamo di dovere trasmettere alle nuove generazioni. Ma
la diaconia è il servizio reso all’uomo del nostro tempo. E non
vi è epoca che non ne abbia bisogno in modo continuo e decisivo. Servizio reso a Dio nella persona del prossimo, nelle varie
situazioni in cui questo prossimo vive: nelle sue necessità, nelle sue angosce, nel suo smarrimento, netta sua solitudine. In
questo senso l'affermazione delle
antiche comunità cristiane: « hai
visto il tuo prossimo — hai visto il tuo Dio » riprende il suo
valore e dkquista nuovo splendore.
Terminando, sottolineiamo due
note del nostro testo. La prima
è la certezza che il frutto della
fede «sia permanente», non sia
cioè continuamente condizionato
da entusiasmi passeggeri, ma resista al logorio del tempo ed ai
mutamenti delle mode.
La seconda nota è il richiamo
al grande comandamento: che vi
amiate gli uni gli altri. Se questo
è vissuto, diventerà vera la promessa di Cristo: « affinché tutto
quello che chiederete al Padre,
nel mio nome. Egli ve lo dia ».
Conflitto a Corinto
Esperienze ad Efeso
Carlo Gay
Saggi di interpretazione narrativa della Bibbia
Introduzione di Ermanno Genre, pp. 156, L. 7.200
Molti parlano di « teologia narrativa », Hollenweger ne dà qui
una pratica dimostrazione con tre « modelli » od esempi particolarmente riusciti. Da molti anni, ormai, la critica biblica procede nel
suo fecondo lavoro con l’aiuto delle scienze parallele: l’archeologia,
la storia delle religioni, l’etnologia, la linguistica ecc., ma i suoi
frutti sono purtroppo riservati agli «addetti ai lavori ». Il comune
lettore della Bibbia ne è tagliato fuori e non sospetta quale ricchezza
di dati la scienza biblica potrebbe fornirgli per una piena comprensione del testo. Anzi, il "fossato" tra critica biblica e cultura del singolo lettore è destinato ad aumentare: come colmarlo?
E' possibile reinserire il lettore moderno nel « contesto storico »
del brano biblico, ricreando per così dire il « clima », la temperie spirituale in cui i testi biblici si sono formati? In altre parole: è
possibile divulgare intelligentemente i risultati delle scienze bibliche non mediante una piatta ed arida trattazione, ma con la vivezza di una narrazione che ci « situi » nell’epoca senza dimenticare
ovviamente i problemi che interessano noi e la nostra chiesa?
Walter Hollenweger, pastore e teologo della Chiesa riformata
svizzera, vi si cimenta con questi tre esempi particolarmente riusciti. Vi racconta in dettaglio:
a) Le vicende della turbolenta comunità di Corinto ai tempi di Paolo;
b) Il dramma della comunità ebraica in esilio a Babilonia fra
Ezechiele e Isaia jr. (2» parte);
c) La « ripresa » della comunità di Efeso dopo la dura persecuzione di Domiziano ai tempi deiranziano Giovanni, il veggente
di Patmos, autore deU’Apocalisse.
Perfettamente fruibili da ogni lettore, questi « racconti » sono
particolarmente adatti per lo studio a gruppi e si prestano ad essere
drammatizzati in qualsiasi forma. La discussione può far nascere
poi un dialogo ohiarifìcatore e molto proficuo perché coinvolgente.
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DIO NON STA
AL GUINZAGLIO
Espressa o inespressa circola nel BEIM
la convinzione di fède che il ministero,
l'istituzione sacra — ispirata da Dio —
garantisca il costante collegamento alla
fonte originaria, attraverso la successione dei ministri ordinati, appunto, e al
tempo stesso ne attualizzi validamente la
sostanza. Nel gran fiume della storia della chiesa ci sono stati e ci sono meandri,
momenti di secca parziale, salti, cadute,
ma è garantito il collegamento con la fonte e il proseguire, quieto o tormentato,
ma continuo, verso la foce, verso Dio.
a cura di Gino Conte
In una nostra comunità questa riflessione bìblica è stata condotta nel quadro dello studio del documento ecumenico «BEM». Al cuore dì questo documento c’è la convinzione della continuità indefettibile della chiesa, fondata certo su Dio, su Cristo,
suU’evangelo, ma di fatto, storicamente, nella realtà quotidiana di ogni giorno e
dei secoli, sul ministero ordinato. In rifenmento a^questa convinzione, leggiamo
una serie di passi della profezia di Ezechiele: 8; 10: 18" ss.; 11: 22 ss.; 43: 1-5, fra
molti altri.
La storia del giudaismo, cioè dell’ebraismo posteriore all’A.T. e che anzi già affiora negli strati più recenti di quest’ultimo, è del più vivido interesse, a raffronto con la storia della chiesa cristiana. Ed
^ un raffronto severo, per noi. Mentre il
giudaismo è stato forzato dalle circostanze a tornare dal Tempio alla Parola, la
chiesa è rifluita ben presto dalla Parola
verso il Tempio, ha ri-istituito il sacrifìcio, sia pure inéruento, e di conseguenza
il sacerdozio e tutto il mondo del « sacro ». Davvero, il confronto con la vicenda spirituale giudaica resta vitale per la
nostra ricerca ecumenica, per la nostra
lettura critica del BEM.
Gino Conte
Sì e no
Questa fede è ambivalente. Da un lato,
certo, il Patto di Dio,, la sua chiamata,
la sua promessa sono indefettibili: Dio
non si rimangia le sue parole, non toma
sul suo impegno, non rinnega il suo amore.
Noi sì, però. E allora noi, suo popolo, ci
accorgiamo che Dio è buono ma non bonaccione, non innocuo; e nel suo richiamo
e giudizio ci accorgiamo che niente di
ciò che siamo, organizziamo e facciamo,
nessuna nostra istituzione, per « sacra »
che la consideriamo, ci garantisce im bel
nulla. Essere chiesa, vivere una vita ecclesiastica anche piena di « attività » svariate, avere un culto, dei «sacramenti»,
un ministero (« ordinato ») non cl garantisce la presenza di Dio. Può solo garantirci una nostra sicurezza ecclesiastica —
e bmscamente, bmtalmente possiamo accorgerci che è una sicurezza fasulla, oltre
che peccaminosa.
Noi ci siamo, ma Dio non c’è; può esserci il più splendido recipiente, splendido istituzionalmente, architettonicamente,
liturgicamente, anche cultursilmente, socialmente e magari politicamente splendido: ma recipiente vuoto di lui, vuoto del
suo Spirito, privo di « vita eterna».
Dio è con noi, ma non perché lo vogliamo noi, né quando, né dóve, né come lo
vogliamo noi. Lo è solo perché, e quando,
e dove, e come vuole lui. Perché è Dio,
Dio si rivolta al suo solo Signore’. Ezechiele è sacerdote fino al midollo, per lui
il Tempio è tutto e che « vede »? Il Tempio, la « casa dell’Eterno » abbandonata
dalla « Gloria dell’Etemo ».
La certezza ormai plurisecolare del legame organico fra il Tempio ’ e la presenza di Dio s’infrange: e proprio nella visione di un sacerdote! « Qui c’è il tempio
dell’Eterno», si proclamava proprio in
quegli anni a Gerusalemme (Geremia 7:
4) — qui c’è Dio, con noi e per noi, siamo al sicuro. Ma Dio se ne va. Colui che
era, sì, il Santo, ma «il Santo in mezzo
a voi» (Osea 11: 9), non è però legato
al guinzaglio, o alla catena: ed ecco, ora
è il Santo, ma fuori, « sopra di voi, su,
in alto » (cfr. Ez. 10: 19; 11: 23).
Mentre a Gerusalemme si coltivano fallaci speranze e irredentismi, fondati appunto sul Tempio, in Babilonia Ezechiele
pre-vede ciò che sta per avvenire; e il
cuore del disastro incombente sta in questo: la « Gloria dell’Etemo », la sua presenza maestosa si stacca dal Tempio, da
Sion, da Israele. Dio, il Santo, si « santifica », si separa, scinde le sue responsabilità, sconfessa il suo popolo. Non è più
in mezzo ad esso, ma di fronte, e gTincombe sopra, come una nuvola di tempesta, di giudizio.
nassero prepotenza ed empietà (cfr. 1 Samuele 4): Dio non è una tigre al guinzaglio.
Più tardi, a desolazione consumata, a
giudizio attuato, Ezechiele ’’vedrà” e annuncerà ancora che la « Gloria dell’Eterno », proveniente dall’oriente dove si era
trasferita fra i deportati che avevano pur
dovuto e potuto imparare a vivere la fede e il culto senza il « tempio », torna a
«riempire la (sua) casa» (43: 1-5). Come
notavamo, il sacerdote Ezechiele non riesce a concepire il pieno ritorno di Dio
fra i suoi altrimenti che come un suo
ritorno nel Tempio.
Eppure già allora era cominciata la dispersione (diaspora) ebraica; non tutti
rientrarono in Palestina, forti nuclei rimasero in Mesopotamia, anche conclusa la
dejrartazione, e in Egitto, anche terminato il tempo dell’esilio. Già allora il giudaismo aveva cominciato a imparare a
vivere senza Tempio, gradatamente sostituito, alnjeno in parte, dalla Legge, dalla
Parola — promessa e comando, istruzione di vita —, e il culto rituale Sostituito,
almeno in parte, da quello sinagogale e
dalla fede-ubbidienza. Un processo che
divenne forzatamente radicale e, almeno
finora, durevole, dopo la distruzione dell’ultimo Tempio, nel 70 d.C. *.
Dio ci sconfessa
Le visioni di Ezechiele
In questo quadro prende vita, senso
l’ampia parabola delle visioni strane, balenanti di Ezechiele, comunque riteniamo
d’interpretare la psicologìa religiosa di
questo giovane sacerdote che è in Babilonia, fra i deportati della prima deportazione (597 a. C.) — la "crema" di Giuda —, stanziati sulle rive del Keoar, nel
basso Iraq odierno. Nelle sue visioni, è
messo crudamente di fronte alle colpe,
alle empietà pagane con cui il popolo di
Il profeta "anticipa”, "vede” nel futuro.
Nel 586, in un paese desolato, nella Gerusalemme messa a sacco dai soldati di Nebucadnetsar scatenati dopo i lunghi mesi
di assedio (affrontato con una resistenza
strenua di cui Israele ha dato prova più
volte nella sua storia), nel saccheggio e
nella distruzione del Tempio, nella profanazione del « santissimo », il popolo di Dio
ha sperimentato in modo radicale, apparentemente definitivo la libertà sovrana
di Dio, che già altre volte si e -a manifestata, ad es. quando Dio ave\ i lasciato
tranquillamente cadere in mano ai Filistei l’Arca santa del Patto, che gli israeliti avevano creduto di poter portare in
battaglia come un « carroccio » invincibile, lasciando che a casa, in patria, domi
Imparare a vivere
senza « tempio »
Noi cristiani sappiamo, almeno teoricamente, che l’èra del Tempio si è conclusa, con la venuta di Cristo (continueremo a riflettervi, la settimana prossima); e
pensiamo sempre a Israele e alla Chiesa
come a due realtà cronologicamente successive. Dovremmo invece sempre, più biblicamente (almeno, secondo Romani 911), pensare a loro come a due realtà parallele, che s’interpellano reciprocamente.
In questo senso profondo non è possibile, per la chiesa, alcuna riflessione ecumenica e alcun confronto ecumenico che
non includano anche Israele; lo ha ricordato anche il recente documento sinodale valdese-metodista sull’ecumenismo.
‘ fi cap. 8 della profezia di Ezechiele è una descrizione impressionante del panteon In cui si
era trasformato gradatamente il Tempio salomonico: il culto — 0 sarebbe più giusto dire: i culti? — che vi si svolgeva era massicciamente
sincretistico; forse anche allora molti dicevano
« abbiamo tutti lo stesso Dio, in fondo », semplicemente raffigurato e pensato in termini diversi? Ma l'Eterno (YHWH) è un Dio geloso, ogni
idolo al suo cospetto, lo muove a gelosia,
’ Questo sacerdote profeta non riesce, infatti,
a concepire neppure la Nuova Gerusalemme, il
« regno di Dio » ricostruito dopo lo sfacelo, altrimenti che raccolto e accentrato intorno a un
nuovo Tempio: e all'Insegna di questa visione
avverranno i successivi rimpatrii, più o meno
gloriosi, con Zorobabele, Neemia, Esdra e la problematica ricostruzione. Fra parentesi, nei « Giuro di Sibaud » non è licenza poetica, ima svarione teologico parlare di « ...rendere gli aitar ai
grandi santuari... »: essere l'israele delle Alpi, va
bene, ma non fino a questo punto!
’ Non l'edificio, o meglio II complesso di edifici, per glorioso e sontuoso che fosse, bensì
l'Istituzione: tutto ciò che il mondo del Tempio
rappresentava e che per israele è stato più spesso occasione di idolatria palese (ad es. Ez. 8)
o segreta o spiritualizzata (ad es. Ger. 7, 4) che
luogo di fede. Già nell'A.T. il Tempio appare in
una luce molto problematica, in pesante bivalenza: la predicazione profetica, spesso, non ne è
solo un correttivo morale, ma una contestazione
teologica (a cominciare da Nathan, cfr, 2 Samuele
7: 4 ss.): dei sacrifici, del sacerdozio.
’ All'epoca dei N.T., e fino alla distruzione del
Tempio, questo rappresentava — in termini spirituali ma anche politici — il cuore della Nazione
ebraica dispersa fra le nazioni, la diaspora guardava ad esso e vi contribuiva con l'annua offerta per il Tempio, come oggi la diaspora ebraica guarda a Erets Israel; ma già allora la vita
spirituale del giudaismo pulsava e si forgiava
nella sinagoga. La lucidità e la forza spirituale
del rabbinato, dopo la distruzione del Tempio, ha
portato alla totale sostituzione della « Legge » al
Tempio, assicurando a Israele la possibilità di
sussistere nella fede senza » tempio ». Che poi
nella sua ulteriore vicenda millenaria Israele abbia avuto evoluzioni e involuzioni parallele a quelle del cristianesimo, ora analoghe ora diverse,
è questione complessa; diciamo solo che vi sono presenti gli sviamenti umani e la fedeltà di
Dio,
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7
22 giugno 1984
otíettívo aperto 7
IL LIBRO CLAUDIANA PER QUEST’ESTATE
DESIDERIO E TENEREZZA
l! dibattito etico in corso nelle nostre chiese ha bisogno di una chiara riflessione evangelica sulla sessualità - Abbiamo chiesto a due teologi un giudizio su una recente opera — impegnativa, ma essenziale — della nostra Editrice
è
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#■
Ecco un libro che bisognerebbe
utilizzare per una nostra riflessione, ricco di spunti, evangelico nella
impostazione dei problemi, scritto
in modo avvincente: questa era
stata la mia reazione immediata già
nel corso e rafforzatasi al termine
della lettura. Utilizzarlo può significare recensirlo, accostarlo ad altri studi sul tema. Ora la Claudiana
fa assai più, lo traduce integralmente. Non si può dunque far altro
che auspicarne la lettura e la diffusione.
Il sottotitolo dato al volume definisce l’ambito della ricerca: storia
e materiale per un'etica cristiana
della sessualità e del matrimonio.
Problemi della massima attualità
non solo per la coscienza moderna
ma per le chiese cristiane ed in particolare per quelle evangeliche in
cui si vanno delineando conflittualità estremamente forti proprio su
questo tema. Ieri il terreno di scontro è stato la politica, oggi rischia
di essere il sesso.
Liberi da condizionamenti
Modi diversi di leggere la Scrittura, di impostare la fede, di far
teologia, che convivono all’interno
delle nostre comunità, vengono ora
alla luce e si pongono in alternati\a. La riflessione di Eric Fuchs sarà di indubbia utiliiaTrT quèsfa ricerca, anche se, temo, rischia di
apparire eccessivamente conservatore (nella sostanza) a coloro che auspicano un’etica cristiana più aperta alle esigenze della coscienza moderna e troppo moderna (nella forma) a coloro che pensano doversi
I iproporre l’etica tradizionale fatta
di divieti e di distacco sostanzialmente negativo nei confronti della
realtà sessuale. Questo pare essere
infatti il problema che si pone oggi
alla coscienza cristiana: sapersi liberare dai condizionamenti e storici e culturali del passato, che hanno
quasi sempre rnarginalizzato o emarginato la sessualità dal campo dell'esperiènza cristíáñáT~senza cadere
vittima dei nuovi condizionamenti
storico-culturali che ne fanno il luogo della realizzazione di sé neU’esuerienza del piacere. Liberarsi dalla
sessuofobia senza cadere nella sessuomania, ricondurre il sesso alla
sua dimensione di autentica e fondamentale esperienza umana senza
farne la chiave interpretativa della
esistenza.
Facile a dirsi, difficile a farsi.
Fuchs lo dimostra, indirettamente,
nella seconda parte del Suo lavoro,
seguendo passo passo lo sviluppo
della teologia cristiana nella storia.
II nesso verginità-virtù e quello sesso-^eccatò, di derivazione agostinian"i, liiHno determinato per secoli
l’etica dei cristiani. Occorre tornare
aH’etica biblica, dice Fuchs, consapevole che l'uomo non è uno spirito
puro prigioniero in un corpo materiale, che lo trascina al male, ma una
realtà complessa di cui il corpo è
m
parte THT ^
^nToTEe ha un corpo ma sono il
mio corpo e di conseguenza In mig
s'essùàlTtà è parte di me"sfiÌió.
Senza una chiara idea del còrpo,
e di conseguenza della sessualità,
non si comprende la creazione, la risurrezione, la salvezza. Eliminare il
sesso o marginalizzarlo equivale a
fare del cristianesimo una delle tant^l~eligioni spiritualiste che acCOTfTpagnano laTtoria delTumanità in cui
la salvezza è evasione dal corporeo,
fu^ga dalla storia. ~~~
Una proposta nuova
Ma la ricerca di Fuchs va oltre
questa correzione della teologia cristiana tradizionale, la sua è una proposta nuova: dare un senso teologico alla sessualità stessa. Da negazione di Dio, impedimento aU’anima,
ostacolo sulla via della santità, leggerla come forma della conoscenza
di Dio, modo di percepire"rá~reaTta~
stessa della rivelazione. In che sen-'
so? Vivere la propria sessualità, come la percepiscono gli autori biblici, significa essenzialmente sperimentare la realtà dell’altro cosi coirle la tede è essenzialmente saper
situare la propria esperienza in riferimento ad un Altro in forma assoluta, Dio.
La fede non è annullarsi nel grande mare del divino, naufragare nell’indistinto e nell’indefinito ma ricevere l’impatto dell’altro da sé, di Dio
e di Dio come la Parola che crea relazione, storia, comunione. Dio non
è un dio della vita e della vitalità ma
dell’alterità e della diversità a cui
deve corrispondere un’etica del sesso, o meglio del rapportoTrà i sessi,
molto cmara, che vede Faltro come
termine di relazione, ma anche come
limite alla espansione del proprio
ioTun altro con cui intreccio una comunione di vita creatrice di storia,
che mi permette di essere me stesso
e di creare una realtà nuova ed imprevedibile. Una relazione autentica
secondo Fuchs, non può essere vissuta che dalla coppia di coniugi che
vive la libertà della sua relazione
nella reciproca fedeltà.
Per la nostra identità
Se questo ha da essere il comportamento dei credenti nella società
moderna trattasi evidentemente di
una posizione in netta opposizione
alla visione moderna della sessualità, risolta in termini di estrinsecazione ludica del proprio idU
^Questa correlazione tra etica c teologia, fra nTo3o""di“vivgireMa" pròpria
umanità e concezione di Dio costituisce, a mio avviso, l’interesse del
libro. La nostra cultura si sta sempre più caratterizzando come una
sorta di ileo-paganesimo retto dalle
ferree leggi della produttività in cui
la visione cristiana della vita si trova
nettamente emarginata. Che lo sia
non è tutto sommato un guaio, lo è
sempre stata, anche nei momenti di
maggior successo, ma bisogna che i
cristiani ne prendano coscienza ed
assumano con coraggiosa libertà la
loro identità senza compromessi.
Ben vengano dunque le riflessioni
in cui si conciliano, come in questa,
ispirazione evangelica di fondo, modernità di approccio, revisione critica e libertà di giudizio.
Giorgio Toum
Il libro di Fuchs si situa di fronte
all’odierno disfacimento delle tradizioni riguardanti la sessualità, il matrimonio e i rapporti tra uomo e donna in generale.
In un momento in cui la questione della sessualità sembra aver superato ogni tabù e dove si pensa di
aver combattuto con successo una
morale arretrata e colpevolizzante,
la capacità di coesistenza pacifica tra
uomo e donna diventa sempre 'piu
difficile.
~La cosiddetta « liberazione sessuale » che promette la realizzazione
della persona, si rivela spesso come
una nuova forma d’oppressione e un
modo di ridurre l’altro a oggetto.
Origine di questo conflitto, secondo
Fuchs, è la tensione tra desidgrig
(violenza) e tenerezza (rispettojTcioè,
fìgìiardo alla creazione di Dio, tra disordine e ordine.
La risposta della Bibbia e le interpretazioni che ne sono state date attraverso i secoli, nonostante la difficoltà dell’argomento, ci riconducono comunque sempre di nuovo verso la volontà di Dio che desidera per ^
le sue creature' la vita e non la mor- '
te. Secondo il disegno divino l'unione di due esseri differenti è non solo
possibile ma origine di una nuova vita (di cui è simbolo il figlio). Ogni
rapporto di coppia è incluso in questo progetto che fa parte della loro
vita.
Quello che secondo me rende il libro interessante è la teoria di Fuchs
della coppia come cellula di base per
la società. La sua analisi del rapporto tra uomo e donna dal punto di vista cristiano non è centrata su quali
possono essere le forme diverse, le
espressioni diverse, individuali, ma
le include in un orizzonte più vasto,
cioè la creazione nel suo insieme.
Fuchs non perde mai di vista il mondo nella sua totalità. Dio ha creato
dal disordine un mondo funzionale
Particolare da "Nel crepuscolo" di Chagall.
alla vita, dove ogni cosa è legata all’altra. L’uomo e la donna sono l'esempio di questa correlazione. La
coppia in tal senso assume una responsabilità politica. La sua felice
riuscita o i suoi "problemi non sono
più soltanto questioni private ma
collegate alla società.
Questo aspetto mi sembra molto
importante in una società sempre
più caratterizzata da rapporti internazionali, se non intercontinentali
(imprese multinazionali, emigrazione etc.), che ci pone davanti a tante
nuove e diverse possibilità di vivere
il rapporto coll’altro.
Il libro mi sembra uno stimolo
per una riflessione su questi rapporti in vista della creazione di un mondo nuovo che corrisponde alla volom
tà di Dio, cioè che permette la vita.
Fuchs non ci fornisce forse ima
risposta alle tante domande sulla
sessualità che ci turbano oggi, ma
ci mette su una pista importante: la
responsabilità che Dio ha dato a noi
(uomo e donna ugualmente) per la
sua creazione.
Sltta Druecke Campi
Il piano dell'opera
I. Significati umani della sessualità.
1. Il controllo simbolico della sessualità.
2. Sessualità e parola.
a) Le « evidenze » della fisiologia.
b) Le elaborazioni della cultura.
c) La legge del linguaggio e l’umanizzazione
della sessualità.
3. Conclusione.
II. Uomo e donna ad immagine di Dio:
la teologia biblica della sessualità.
1. L'ordine della differenza: la sessualità fra la
vita e la morte.
2. All'inizio, l'alterità...
a) « Quel che Dio ha unito »: l'Insegnamento
di Gesù.
b) Il meraviglioso e il tragico: l'insegnamento
dell'Antico Testamento.
c) Essere il proprio corpo: l'Insegnamento di
Paolo.
3. Conclusione.
III. L’amore e Tistituzione; la teologia biblica del matrimonio.
1. Il matrimonio secondo l'Antico Testamento.
2. Il matrimonio secondo II Nuovo Testamento.
a) L'insegnamento di Gesù.
b) L'insegnamento della tradizione apostolica.
1. Gli evangelisti.
2. L'apostolo Paolo.
3. La tradizione paolinica.
3. Conclusione.
IV. Cristianesimo e sessualità; una storia ambigua.
1. La chiesa antica e la sessualità (fino al 250
circa).
2. La chiesa antica e il diritto matrimoniale.
3. Il « sì, ma » della grande tradizione patristica
nei confronti del matrimonio e della sessualità (iV e V secolo).
Le cause esterne.
Le cause interne.
4. Agostino e la tradizione morale medievale.
a) Sessualità e concupiscenza.
b) Gii scopi del matrimonio.
c) Il matrimonio come sacramento.
5. L'evoluzione del diritto matrimoniale dal IV secolo alla fine del Medioevo.
6. La Riforma e II protestantesimo.
7. In occidente ci sono ormai due etiche cristiane diverse.
a) La morale cattolica.
b) La morale protestante.
1. Sessualità e contraccezione.
2. L'aborto.
8. Conclusione.
V. Uomo e donna: un’umanità da costruire. Riflessioni etiche.
1. Significato umano deila sessualità: un’interpretazione teologica.
2. La coppia costituisce l'orizzonte della sessualità.
a) La fedeltà.
b) La libertà.
c) La coniugalità.
Nota aggiuntiva: e II figlio?
3. Valore spirituale dell’erotismo.
4. Conclusione.
Epilogo: La duplice battaglia dell'etica cristiana.
Excursus: Nota suiromosessualità.
Tesi riassuntive.
Eric Fuchs: Desiderio e tenerezza, Claudiana
1984, pp. 320, L. 15.500.
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8 eciimeiiiffliio
GINEVRA - LA VISITA DI WOJTYLA AL CONSIGLIO ECUMENICO DELLE CHIESE
Un polo 0 un ostacolo?
A Ginevra Giovanni Paolo II mette nettamente in chiaro che in sostanza l’ecumenismo cattolico significa essere in comunione col papa
L’elicottero della polizia sorvola il Centro ecumenico; tutto
intorno divieti di passaggio, transenne, poliziotti con il mitra
spianato. « Sembra di essere in
patria... », commenta agrodolce
un sudamericano. Poi mezz’ora
di fila sotto il sole per passare,
uno per uno, attraverso il rituale del controllo di sicurezza. Nell’atrio una folla di robusti individui in vestito scuro e cravatta
azzurrognola, i gorilla.
Nella cappella l’atmosfera è
distesa. Ci sono sei sedie sul palco e un mazzo di fiori. Questo è
in realtà il culto di Pentecoste
del Consiglio Ecumenico. Dopo
i saluti e le presentazioni all’ingresso del Centro ecumemco, il
pontefice accompagnato da Philip Potter entra nella cappella.
L'assemblea in quel momento
sta cantando im inno di lode al
Signore. Sul podio prendono posto il metropolita ortodosso Emilianos, rappresentante del Patriarcato ecumenico, la dottoressa Marga Buhrig, uno dei presidenti del Consiglio ecumenico,
Giovanni Paolo II, Philip Potter,
Joachim Held, moderatore del
Comitato centrale del Consiglio
ecumenico e la signora Sylvia
Talbot, vice moderatrice dello
stesso Comitato centrale. Ciascuno di loro conduce una parte
della liturgia.
mente teatiali di Paolo VI che
aveva fÌ55rdàto cQ cEiàmarsi
.paolo ma. di essere fìit*.
tavli^un puntiglio néT-precisare
che in sostanza l’ecumenismo
cattolico significa comunione col
papa. In altri termini, ritorno a
Roma. Qualcuno all’Alleanza riformata si chiede se è valsa la
pena di investire tutto l’impegno
e il tempo che è costata la visita
per sentirsi ripetere queste cose.
Potter, che rappresenta non
una singola chiesa o una singola
ecclesiologia, ma un consiglio di
chiese dalle tradizioni diverse,
ha ricordato che «l’imità che
cerchiamo è una comunione conciliare di chiese locali che hanno
la loro esistenza in Dio, quale
si è rivelato in Cristo e nello
Spirito Santo», ed ha sottolineato come «il Consiglio ecumenico ha manifestato concretamente la sua solidarietà con i
poveri e con gli oppressi nonché
con tutti coloro, cattolici romani compresi, che soffrono e sono
in pericolo a causa della loro fedeltà all’Evangelo ». Ha poi parlato della formazione ecumenica, ossia « dei mezzi per cui uomini e donne, giovani e vecchi,
sani e handicappati, hanno imparato ad essere rinnovati mediante la preghiera e lo studio in
comune della Parola di Dio e a
rispondere con umiltà ed audacia
alle esigenze dell’Evangelo. Do
vunque ciò è accaduto, ha soggiunto Potter, la chiesa ha acquistato credibilità agli occhi del
mondo ».
Colloquio privato
Terminato il culto, Potter e
Giovanni Paolo si son ritirati
nella grande aula adiacente la
cappella insieme con un’ottantina di persone al seguito, funzionari del Consiglio ecumenico e
rappresentanti degli altri organismi del Centro ecumenico (Alleanza riformata. Federazione
luterana. Conferenza delle Chiese europee) per un colloquio privato nel corso del quale ha avuto luogo uno scambio di doni e
di idee. Temi principali: Pentecoste e l’ecclesiologia, l’importanza della comunità locale, la
solidarietà con gli oppressi, la
comune testimonianza.
rità pur ammesse da tutti o da
molti avrebbero un’importanza
diversa per gli uni e per gli altri.
Che significato ha ciò per il movimento ecumenico? Il pontefice
avrebbe sottolineato l’importanza delle questioni ecclesiologiche
limitandosi per altro a indicare
la necessità che siano appròfondite. Se a questo scambio di
idee seguiranno fatti concreti e
quali, rimane da vedere.
Parlando con chi è in grado
di paragonare le due visite, questa e quella fatta da Paolo VI
15 anni fa, si ricavano due impressioni. Sul piano esterno la
visita di Paolo VI aveva avuto
qualche elemento spettacolare e
leggermente sensazionalì^Ico che
è del tutto màncatoTquésta volta. Se non fosse stato per l’apparato di sicurezza che ha invaso il palazzo e i dintorni e in certa misura disumanizzato il tutto, l’atmosfèra sarebbe"stata simile a quella di altri incontri
con patriarchi e capi di grandi
chiese. Sul piano personale Giovanni Paolo è affabile, mentre
Pàof6~VI era tredao. Ma coh
i quest’ultimo, vinta la freddezza
\ si arrivava al contatto vero, men
\tre con il pontefice attuale sembra più difficile superare il muso della cortesia.
non interamente, dai cattolici,
senza contare le spese del servizio di sicurezza). Ciò che ha disturbato molti è il fatto che il
papa sia stato ricevuto dal Consiglio federale al completo, cioè
dalla massima autorità dello
stato. Dopo le polemiche suscitate dal progetto di mettere un
vescovo cattolico-romano a Ginevra, quel ricevimento è risentito da molti come una violazione della tradizionale « pace confessionale » elvetica. Ci si può
anche chiedere se in fin dei conti non vi sia contraddizione tra
il ricevimento solenne che il Consiglio federale svizzero ha riservato àrpontefice in quanto capo
di stato e l’annunciato proposito
« pastorale » della visita.
Quando si sono visti passare
in tante occasioni i dignitari ecclesiastici di diverse chiese e
confessioni per i locali del Consiglio ecumenico, si finisce per
classificarli per tipi: quelli che
mettono al centro dei loro pensieri la predicazione dell’evangelo ai poveri e agli oppressi, e
quelli che si preoccupano piuttosto dell’apparato ecclesiastico
e delle sue prerogative. Giovanni Paolo II, per la sua stessa funzione, appartiene piuttosto a
quest’ultima categoria.
Aldo Comba
La stampa ovviamente non era
ammessa a questo incontro. Abbiamo raccolto le impressioni di
alcuni dei partecipanti. L’atmosfera è stata serena, le domande e le risposte ampie e franche. Sarebbe perfino stata avanzata l’idea di creare uno speciale
gruppo di studio per valutare la
questione delle differenti gerarchie di valori esistenti nelle varie tradizioni cristiane. Certe ve
Violazione della
’’pace confessionale”
Comunicato AEV
Nulla di nuovo
La visita del papa al Consiglio
ecumenico si colloca nel quadro
di un viaggio in Isvizzera che
non ha mancato di suscitare dibattito e polemiche. Tralasciamo quelle relative al costo del
viaggio (due milioni di franchi
svizzeri pagati in gran parte, ma
L’Associazione Evangelica di
volontariato riceve spesso segnalazione di nominativi di volontari esteri disponibili per l’estate
’84. Le strutture interessate possono telefonare ad Adriano bongo - Via Arnaud 34 - Torre Pellice - Telef. 0121/91.801.
Poi i due discorsi: Potter in
un rapido inglese. 17 minuti ; GiovaiffllPaolo m un lento~~ìrancese,_37 minuti Tutti e~dliè Ihanno
ricordato vari aspetti e momenti di collaborazione tra il Vaticano e il Consiglio Ecumenico,
ma, a ben guardare, Potter sottolinea ciò che unisce^ il papa.
ciò che divide. Il paragrafo pTO
signincativo del discorso papale
è dedicato infatti a rivendicare
la centralità del vescovo di Roma «pòltr^sìbilB è t;araiii.H nsiITiHità ». « Essere' m comumone
conTTr vescovo di Roma vuol dire testimoniare visibilmente che
si è in comunione con tutti coloro che confessano questa stessa fede (la fede di Pietro e di
Paolo) che l’hanno confessata
dalla Pentecoste e che la confesseranno finché venga il giorno del Si^ore».
Nulla di nuovo, dunque; forse
persino un indurimento delle posizioni. Non~le parole lègger^
IL NUOVO CODICE DI DIRITTO CANONICO - 3
Tentare un confronto fra il
vecchio Codice di Diritto canonico del 1917 e il nuovo Codice
del 1983 richiede anzitutto valutare la diversità delle situazioni
nelle quali i due codici sono stati compilati. Il codice del 1917
ebbe una portata storica, perché
rifondeva e riproponeva tutto lo
sviluppo giuridico della Chiesa
cattolica romana, dal medioevo
all’inizio del secolo JÒC. Il Concilio di Trento aveva riproposto
la dommatica cattolica; il Concilio Vaticano I voleva riproporre l’ecclesiologia cattolica, ma
gli avvenimenti storici (la conquista di Roma da parte del Regno d’Italia) lo arrestarono alla
definizione del primato e della
infallibilità del papa. In entrambi i casi non si pensò di affrontare l’ardua impresa di una ra
Il popolo di Dio
NOVITÀ’ CLAUDIANA
WALTER J. HOLLENWEGER
CONFLITTO A CORINTO
ESPERIENZE AD EFESO
Saggi di interpretazione narrativa della Bibbia
Introd. di Ermanno Genre, pp. 160, L. 7.200
Non un « romanzo biblico » di fantasia, ma un nuovo metodo di spiegazione della Bibbia che ricolloca il lettore nella
situazione storica del tempo, ricreando il « clima » spirituale
in cui i testi biblici si sono formati.
La comunità di Corinto ai tempi di Paolo; l’esilio della
comunità ebraica a Babilonia; Efeso ai tempi del veggente
di Patmos.
Un metodo attivo di lettura biblica utile anche per studio a gruppi.
LA COMUNITÀ’ DELLE DONNE
E DEGLI UOMINI NELLA CHIESA
(Sheffield 1981)
a cura di Constance F. Parvey
(coed. ELLE DI Cl/Claudiana), pp. 256, L. 16.000
Il testo del Rapporto della conferenza del C.E.C.
ruolo della donna e dell’uomo nella chiesa del futuro.
sul
CLAUDIANA - Via Pr. Tommaso 1 - 10125 TORINO
c.c.p. 20780102
dicale rifondazione del diritto
canonico.
L’impresa fu affrontata da papa Sarto (Pio X) col Motu Proprio « Arduum sane munus » del
19 marzo 1904. Il clima nel quale
i lavori della Commissione si
svolsero era quello nettamente
reazionario, imposto da Pio X
con la condanna del modernismo. Il Codice del 1917 ne risentì
fortemente l’influsso sia nel tono generale, pesantemente autoritario e costrittivo, sia nei
contenuti il cui indirizzo generale era diretto a salvaguardare
l’assoluta autorità del potere centrale: un acido sapore da codice
penale, dal quale nessuno si salvava, eccetto l’unica, assoluta,
incontrollabile autorità del romano pontefice e della sua Curia. L’episcopato era ridotto a
« prefetture », i fedeli a « sudditi ».
Il nuovo codice sorge nel -Jima del Concilio Vaticano II, o
meglio nel clima del post-concilio e ne risente tutte le contraddizioni: sotto certi aspetti è del
tutto diverso, sotto altri tende a
conservare quanto è conservabile — nel nuovo clima — del passato.
to da una definizione generale
che mai il vecchio codice avrebbe immaginato (can. 204):
« Sono cristiani coloro i quali — in quanto incorporati a Cristo mediante il battesimo — sono costituiti come popolo di Dio
e perciò sono a loro modo fatti
partecipi della funzione sacerdotale, profetica e regale di Cristo e, secondo la condizione propria di ciascuno, sono chiamati
a compiere la missione che Dio
ha affidato da compiere alla
Chiesa ».
Certamente quel « a loro modo » e quel « secondo la condizione propria di ciascimo » preannunciano la distinzione fra clero
e laici che sarà poi precisata, ma
è importante questa affermazione che clero e laici costituiscono insieme la Chiesa e devono
insieme compiere la missione ad
essa affidata.
Diritti e doveri
di tutti i cristiani
Il popolo di Dio
Il mutamento più evidente fra
il vecchio e il nuovo codice è la
impostazione generale dei contenuti. I] vecchio codice era
strettamente giuridico, mentre il
nuovo codice — nella sua parte
centrale — tende a tradurre in
formule giuridiche le affermazioni dei documenti del Concilio Vaticano II e, in particolare,
della Costituzione dommatica
« Lumen Gentium », sulla Chiesa.
Il secondo libro (oltre 500 canoni sui 1752 che compongono l’intero codice) raccoglie sotto il titolo generale « Il popolo di Dio »
tutto ciò che riguarda la struttura della Chiesa ed è introdot
II can. 208 riconosce l’eguaglianza di « dignità e di azione »
di tutti i cristiani (Christifldeles)
nella edificazione del Corpo di
Cristo; l’obbedienza ai « Pastori » non toglie l’importanza dei
diretti contributi che i singoli
possono dare, secondo la loro
propria competenza (cann. 212,
215, 216, 218).
Doveri e diritti
dei laici
Il dovere fondamentale dei
laici è l’annuncio dell’Evangelo
a tutti gli uomini (can. 225). La
parte riguardante i diritti e i
doveri dei laici non è priva di
ambiguità. Ad essere cattivi, si
potrebbe dire che i laici hanno
il dovere di fungere da « braccio
secolare » della gerarchia; non
più « braccio secolare » nel sen
so repressivo, ma nel preciso significato di essere strumenti del
potere della gerarchia in tutti
quei settori della vita consociata nei quali la gerarchia non può
agire direttamente: la famiglia,
le strutture sociali e politiche, i
vari settori professionali (cann.
225 - 228). Ma forse questa interpretazione è proprio « cattiva ».
Nella misura in cui il codice rispecchia i documenti conciliari,
si deve tener presente che una
delle istanze maggiori del Concilio — o almeno della parte progressista — era di rivendicare
la diretta responsabilità dei laici
nella evangelizzazione. Il codice
insiste nei concetti di « condizione, capacità, competenza »; non
parla di « carismi »: forse perché il carisma non è un concetto giuridico? oppure perché è ritenuto un concetto pericoloso
per i « tradizionalisti »? E’ difficile dirlo.
Ci sono delle novità che non
vanno trascurate e che sono significative, anche se non rivoluzionano l’assetto tradizionale.
Anzitutto la rivalutazione di certi « ministeri » che da secoli erano stati ridotti a tappa obbligatoria e transitoria per coloro che
si preparavano al sacerdozio. Il
canone 230 afferma che i laici
possono essere assunti stabilmente come « lettori » e « accoliti ». Non è precisato cosa possono fare in quanto tali, oltre
alla partecipazione alla liturgia.
Ma in seguito è detto che in caso di necessità « mancando i ministri », i laici possono supplirli
in alcuni compiti, cioè « esercitare il ministero della parola,
presenziare le preghiere liturgiche, amministrare il battesimo
e distribuire la sacra Comunione » (can. 230, par. 3).
L’impegno attivo dei laici nella vita della Chiesa è regolato
mediante una nuova struttura, i
Consigli pastorali, prevista dal
can. 511 per le singole diocesi.
I laici chiamati a parteciparvi
devono rappresentare, per quanto è possibile, le diverse componenti sociali e professionali della diocesi (can. 512).
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.Alfredo SonellI
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22 giugno 1984
cronaca delleValli 9
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La popolazione delle valli vaidestnon~graM^e irpentapartito.
0uestà~nn3maziónedér voto dei
17 giugno scorso. Preso nell’insieme delle aree omogenee delle vallate il voto premia i partiti di
opposizione al pentapartito: PCI,
DP e PR guadagnano il 3,34% in
Val Pellice, il 4,65% iti Val Germanasca, il 3,41% in Val Chisone
e il 4,23% nella città di Pinerolo.
Mentre il pentapartito perde il
2,06% in Val Pellice, il 2,53% in
Val Germanasca, lo 0,09 in Val
'Chisone, e Z’8,19% a Pinerolo. Ciò
rispetto alle ultime elezioni politiche del giugno ’83.
La campagna elettorale alle
valli si è svolta; come del resto
in quasi tutte le altre zone delriialia, aU’insegna dei problemi
interni e questo dato va quindi
sottolineato.
.All’interno del pentapartito, il
PSI tiene i suoi voti ed in qualche caso aumenta come in Val
Pellice ( + 1,19%) in Val Germanasca (+0,93) in Val Chisone
(+0,25) mentre a Pinerolo mantiene l’identica percentuale delibi.
.All’interno del blocco di governo si ha il crollo del raggruppamento PLI-PKI cììè~W~scorso anno àvèvà' àvuTo un buon successo
e confidava in una buona affermazione. Opgi ouesto raggruppamento perde il 4,29% in Val
Pellice, il 5,99% in Val Germanasca. il 5,96 in Val Chisone, il 7,48
a Pinerolo. Motivo di onesta Perdita l’assenza di candidature importanti per il vin'efólese~come
era stata quella di^usannq AgnEL
UJo sc'óTso anno e vróbahilmente
il mancato interessamento di
questi partiti ai vroblemi della
occupazione nelle vallate. La DC
ricupera in narte quesJ.ajefSit£L,
gfaziSvmTdm~MTmd carididatura
locale ( + 1,55% in Val Pellice, +
2,54% in Val Germanasca, +
5,66% in Val Chisone) mentre
continua a perdere (—0,29%) a
Pinerolo. Il PSDI perde, nia poco: mediamente Vz punto in Percentuale. Il MSI, tranne che in
Val Germanasca, registra una
perdita di mezzo punto.
Il maggior beneficiato della
avanzata elettorale della sinistra
di opposizione è il PCI che guadagna 2,56% in Val Pellice, il
4% in Val Germanasca, il 2,10%
in Veli Chisone e il 2,51% in Pinerolo. DP aumenta di auasi mezzo punto ed il PR di un punto.
Tra i commenti che si sentono
in aueste vrime ore molti attribuiscono l'aumento del PCI al cosiddetto «effetto Berlinguer», ma
ci sia permesso dissentire in
quanto se si esamina a fondo il
volo si osserva che l’aumento del
PCI è più forte in quei seggi dove risiede una popolazione operaia e quindi le ouestioni del decreto antinilazione, della lotta
contro la deindustrializzazione
delle vallate, in dePnitiva la linea del PCI in questi ultimi mesi è premiata. La morte dell’on.
Berlinguer può aver fatto conoscere meglio la linea del partito
comunista e perciò ci sembra di
poter affermare che il voto al
PCI sia un voto cosciente e non
«sentimentale». Tale impressione è rafforzata anche dall'analisi
del voto a DP.
Rispetto alle elezioni europee
del '79 si nota in tutte le vallate
il crollo delle liste autonomiste,
cheHi ^uellè eleztont avé'v'dHò Uttenuto un buon risultato.
LE ELEZIONI DEL 17 GIUGNO PER IL PARLAMENTO EUROPEO
1 risultati elettorali alle Valli Crescono PCI e PR, stabili PSI, DP, ricupera la DC, crollo PLI-PRI, perdono MSI e PSDI
COMUNI Armo PCI DP PR MSI PSI PLI Eur. Popoli U. PRI (U. Valdot.) Ligi Federale I VeneUt PSDI DC
ANGROGNA 1979 133 9 16 8 42 56 22 15 Î12
1984 111 20 21 3 37 42 5 10 112
BIBIANA 1979 194 14 73 44 106 208 112 122 873
1984 275 28 78 42 119 139 12 13 111 843
BOBBIO PELLICE 1979 103 4 7 3 99 55 32 50 28
1984 130 15 9 3 81 33 8 20 24
BRICHERASIO 1979 208 31 84 49 104 284 33 no 1119
1984 414 47 113 66 173 345 11 7 131 1064
LUSERNA SAN GIOV. 1979 1041 49 241 89 581 588 115 296 1624
1984 1326 179 282 125 521 646 26 27 223 1385
LUSERNETTA 1979 60 2 14 2 23 19 10 24 204
1984 71 1 17 3 15 25 2 1 10 158
RORA’ 1979 47 1 4 2 62 11 7 16 12
1984 38 6 6 1 68 2 4 _ 8 7
TORRE PELLICE 1979 762 49 213 52 417 569 139 194 566
1984 737 107 216 43 444 557 28 13 107 463
VILLAR PELLICE 1979 176 5 16 10 103 91 87 50 113
1984 212 19 22 14 92 108 15 3 41 117
Totale Val Pellice 1979 . 2778 164 668 259 1575 1881 557 __ 877 4651
% 20,71 1,22 4,98 1,93 11,74 14,03 4,15 6,54 34,68
1983 3149 489 660 344 1475 2613 82 724 4202
% 22,44 3,48 4,70 2,45 10,51 18,61 0,58 5,16 28,94
1984 3314 422 764 300 1550 1897 111 64 661 4173
®/o 25,00 3,19 5,77 2,27 11,70 14,32 0,84 0,49 4,99 31,49
MASSELLO 1979 22 4 7 1 17 6 15 5 9
1984 13 16 2 3 28 4 » 4 8
PERRERO 1979 188 9 36 11 85 72 64 23 231
1984 204 41 14 8 87 40 2 1 14 236
POMARETTO 1979 310 4 45 8 143 86 130 _ 30 140
1984 330 31 34 17 153 63 8 — 22 129
PRALI 1979 84 2 7 5 57 25 57 _ 15 49
1984 70 20 3 — 88 12 1 — 6 46
SALZA 1979 38 3 5 3 13 6 11 , . 12
1984 24 7 2 5 8 1 — — 1 16
Totale Val Germanasca 1979 642 22 100 28 315 195 277 73 441
% 30,67 1,05 4,78 1,34 15,05 9,32 12,23 — 3,49 21,07
1983 617 116 53 26 368 243 — 6 50 412
% 31,95 6,00 2,69 1,34 19,05 12,58 — 0,31 2,59 21,34
1984 641 115 55 33 364 120 11 1 47 435
% 35,19 6,32 3,02 1,82 19,98 6,59 0,61 0,06 2,58 23,88
FENESTRELLE 1979 81 9 27 25 66 81 157 24 247
1984 67 14 16 19 66 45 10 3 8 253
INVERSO RINASCA 1979 187 6 18 2 69 34 26 13 52
1984 196 16 24 10 51 18 7 2 17 58
PEROSA 1979 771 36 125 43 344 306 177 166 933
1984 789 95 102 45 361 247 17 11 119 1003
RINASCA 1979 429 22 83 24 269 147 145 73 692
1984 449 72 78 24 220 148 8 7 59 736
PORTE 1979 205 6 23 7 84 59 22 34 288
1984 228 10 27 12 92 49 7 6 9 229
PRAGELATO 1979 25 1 10 2 7 70 14 19 200
1984 22 7 9 8 13 56 7 — 9 162
PRAMOLLO 1979 119 5 5 90 10 29 14 28
1984 93 8 5 6 78 7 1 1 5 28
ROURE 1979 122 6 39 31 84 66 227 48 165
1984 148 27 31 25 114 49 13 — 33 248
SAN GERMANO CHIS. 1979 462 9 43 13 313 112 72 5 32 193
1984 453 47 48 14 309 86 10 — 28 155
USSEAUX 1979 11 1 10 7 10 10 36 —, 15 75
1984 9 5 8 12 11 9 17 1 7 73
VILLAR PEROSA 1979 904 32 119 30 365 387 178 114 643
1984 928 78 104 56 336 228 22 47 176 750
Totale Val Chisone 1979 3316 128 502 189 1701 1282 1083 552 3513
% 27,04 1,05 4,10 1,55 13,87 10,46 8,83 — 4,51 28,65
1983 3186 342 362 290 1671 1710 — 82 490 2601
% 27,65 2,91 3,08 2,47 14,23 14,56 — 0,70 4,17 26,75
1984 3382 379 452 231 1651 942 119 83 470 3695
% 29,66 3,33 3,97 2,03 14,48 8,27 1,05 0,73 4,13 32,41
Tot. Val Chisone Germ. 1979 3958 150 602 217 2016 1477 1360 — 625 3954
% 27,57 1,05 9,20 1,52 14,04 10,29 9,48 — 4,36 27,54
1983 3186 342 362 290 1671 17110 — 82 540 3553
% 28,38 3,27 3,05 2,40 19,95 14,39 — 0,65 3,98 26,18
1984 4023 494 507 264 2015 1062 130 84 517 4130
% 30,42 3,74 3,84 2,00 15,24 8,03 0,99 0,64 3,91 31,23
SAN SECONDO 1979 303 22 114 40 192 259 74 — 104 676
1984 395 85 134 57 162 269 7 15 81 781
PRAROSTINO 1979 160 6 36 4 153 58 22 — 39 68
1984 152 25 32 10 119 55 9 3 30 77
PINEROLO 1979 6103 400 1365 725 2401 3674 446 1210 7712
% 25,40 1,67 5,68 3,02 9,99 15,29 1,86 —, 5,04 32,09
1983 6176 835 1037 1116 2087 4608 — 95 956 6648
% 25,48 3,45 4,28 4,60 8,61 16,00 — 0,39 3,94 27,43
1984 6568 824 1390 882 2020 2938 1127 99 825 7794
% 27,99 3,52 5,93 ' 3,76 8,61 12,52 0,55 0,43 3,52 33,22
10
ÍO CTonáca delle^Ui
A TORRE RELUCE IL 23 E 24 GIUGNO
Appuntamento da non mancare
Eccoci quasi alla vigilia del1 appuntamento alle manifestazioni per la Pace organizzante dalla speciale Commissione nominata dalPassemblea della Chiesa Valdese di Torre Pel^ lice in ossequio al voto espresso
lo scorso anno dal Sinodo Valdese.
Il nostpo giornale neU'arco di
temno del 1983 e nel corso del
corrente anno ha dato largo spazio alla trattazione dell’argomento visto in tutte le sue angolature con le cronache di incontri, dibattiti, marce e tavole rotonde,
sia nell’ambito ecclesiastico che
in quello civile.
Un. movimento, quello della
Pace, di primaria importanza
ohe non è nato ieri ma che affonda le sue radici nel messaggio
evangelico, quell’Evangelo non
lettera morta ma spirito vivificatore che rinnova — in opposizione al concetto letterale espresso
dagli autori dell’Antico Testamento per cui pace significa vivere una esistenza tranquilla,
senza i tra.umi delle guerre o le
agitate vicende che tormentavano il popolo d’Israele — che rinnova, dico, la tensione del concetto profetico di Pace mirante
aH’awento del Regno di Dio; indi argomento di fondo di tutta la
predicazione apostolica (Atti. 10:
36), prezioso frutto della realizzata giustificazione della creatura rispetto al Creatore, strettamente collegata alla evoluzione,
e concretizzazione del concetto
di giustizia, libera risposta alTAmore di Dio verso ogni creatura (Rom. 6: 13) per cui Cristo è
la nostra pace, la pace di tutte
le creature, « dono che supera
ogni intelligenza, che conduce all’avvento del Regno fatto di giustizia, pace ed allegrezza che
vengono dallo Spirito Santo »
(Roni. 14: 17). I movimenti pacifisti vantano una lunga storia.
Dagli inizi del presente secolo,
con diverse denominazioni (lo ricordiamo ai giovani che quelle
esperienze non conobbero) ecco
i Cavalieri della Pace, il Movimento degli studenti cristiani
per la pace, e poi i Partigiani per
la Pace, il M.I.R. e tanti altri sodalizi. In Italia il movimento dei
Cavalieri della Pace, intorno agli
anni ’20 ebbe un grande animatore nel past. Giovanni Posabella della Chiesa Metodista Wesleyana, e nel past. valdese Giovanni Bertinatti affiancati da
laici quali Mario Falchi, Cesare
Gay e L. Nitti, per citarne alcuni
e numerosi furono i centri ove si
formarono Gruppi di Cavalieri
della Pace nei tormentati anni
dal 1925 in poi. Nel periodo fascista l’appartenenza a gruppi
pacifisti significava essere antipatrioti! Portare il distintivo del1'« Eques Pacis » esponeva a
prendersi delle botte o, nel migliore dei casi, vederselo strappare (come capitò alla allora
giovinetta Marcella Gav!) Nel 1931
il fondatore del Movimento, il
cap. Bach, invitato dalle ACDG,
tenne xma serie di conferenze nelle Comunità delle Valli, indi a
Pinerolo, Genova, Firenze finché
fu diffidato dalla polizia. La
rivista Gioventù Cristiana era
l’unica voce che in Italia dava
informazioni e notiziari sui Mo
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vimenti pacifisti in Italia e all’estero. E’ doveroso ricordare,
ai giovani, come, dopo gli orrori
della guerra del 1914-18, un movimento notevole era nato nel
se^o della internazionale riconciliazione (MIR); movimento presto soppresso dapprima in Germania, dai nazisti, poi nella scimmiottante. Italia.
Col crollo, inevitabile, del nazismo e del fascismo, ecco
che i Movimenti pacifisti, largamente sorretti dal CEC, hanno ripreso attività e vigore.
Siamo ancora in piedi! Or dunque da queste colonne viene rivolto tm vivo appello non solo
alla cittadinanza di 'Torre Penice ma a tutta la popolazione della Val Pellice e del pinerolese
per una partecipazione massiccia
alle due giornate per la Pace, il
23 e 24 giugno in piazza Muston
come già annunziato. Nessuno
manchi, ogni cittadino è impegnato e i cristiani in prima fila,
certo!
Domenico Abate
Programma
SABATO 23 GIUGNO
ore 11: Apertura stands con Mostre e
Audiovisivi, Banco iibri, vendita poster, foulard, adesivi, distintivi;
ore 16.30: Laboratori d'informazione e
discussione sui temi: Pace « Radici della violenza delTuomo. Interpretazioni bibliche. Interrogativi storici »
(conduce: Paolo Spanu.Segretario Dipartimento teologico UCEBI - Rivoli);
Giustizia « I confini della giustizia di
Dio. Impegno dei credenti. La giustizia dell'uomo » (conduce: Saverio
Merlo, professore di filosofia . Torino); Partecipazione « Sovranità popolare e interferenze estere. Il ruolo
dei movimenti di opinione » (conduce; Bruno Segre, avvocato. Direttore
de « L'Incontro » - Torino) ; Nonviolenza « La nonviolenza come metodo
attivo alla costruzione della pace »
(conduce: Giuseppe Marasso, esponente del MIR . Ivrea);
ore 18.30: Gruppo occitano «Lour Resi»
con danze e musica;
ore 21: Tavola rotonda; « Le Chiese e
la pace. Incoerenze di ieri e impegno oggi ». Relatori: Pastore Valdo
Benecchi della Comunità Evangelica
di Milano; Sac. Dr. Vittorio Morero,
Direttore de « L'Eco del Chisone »,
Pinerolo; Prof.sa Adelaide Alessandrini, esponente Movimento Pace e
U.D.I., Roma.
DOMENICA 24 GIUGNO
ore 9; Marcia podistica non competitiva. Con percorso attraverso la collina di Torre Pellice. Aperta alla partecipazione di singoli o nuclei familiari. A tutti i partecipanti verrà offerto un omaggio a ricordo;
ore 15: Trattenimento musicale con il
complesso Melchisedek di Torino;
VAL PELLICE
Tutti d’accordo
Nel Consiglio della Comunità Montana delT8 giugno, su alcune deliberazioni sui cui contenuti sono intervenuti consiglieri di diversa militanza politica, si è verificata la convergenza dell'opposizione guidata dalla D.C.
Non si è trattato di una nuova posizione politica della minoranza, ma
ciò lascia Intravvedere che essa riesce a riconoscersi In talune assunzioni
di responsabilità proprie della maggioranza e a convergere il suo voto all'unico fine di tutelare gli interessi di
tutti i Comuni della Valle.
Emblematica la soluzione alla proposta di emendamento della minoranza
alla deliberazione di accettazione e
destinazione del legato Bertorello Caterina (lire 40 milioni lasciati, in parti
uguali, all'Ospedale Valdese di Torre
Pellice e all'USSL 43) che per la parte
spettante alla USSL, nella stesura Iniziale, prevedeva di privilegiare sia il
costituendo Foyer di Bobbio Pellice per
anziani sia la Comunità Alloggio di via
Angrogna che potrebbe sistemare i
giovani non più in età assistiblle e
sènza parenti.
I due schieramenti politici, senza fare ricorso alla votazione dell'emendamento, sono riusciti a convergere su
una formulazione delTatto di destinazione del lascito rivolta al » soggetto »
— cioè l'anziano o il giovane in situazioni difficili — anziché all'« oggetto »
cioè alle due istituzioni.
Sulla proposta della Giunta di presentare istanza di modifica dell'Art. 36
della L.R. 56/1977 che fa obbligo ai
Comuni al di sotto dei 10 mila abitanti
di redigere i Piani Pluriennali di Attuazione previsti dai rispettivi piani regolatori comunali o dal piano intercomunale, vi è stata pure convergenza
di voto.
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I Piani di Attuazione sono importanti strumenti operativi per la programmazione del territorio, ma non sono
proponibili ai Comuni al di sotto dei
10.000 abitanti per le loro situazioni finanziarie.
All'unanimità il Consiglio ha approvato una mozione sulla notificata soppressione del servizio pubblico di linea
(I.N.T.) che unisce Bricherasio a Barge. Sul problema si è innestato un
particolareggiato discorso tecnico dell'arch. Longo della maggioranza sulla
viabilità in generale il quale ha lamentato con obiettività le grosse responsabilità della Regione sul problema non
disgiunte da quelle del Comprensorio
di Pinerolo che, discutendo senza soluzioni di sorta progetti e proposte del
collegamento di Pinerolo e Valli con
Torino, sta per perdere i finanziamenti
a favore del Comprensorio medesimo.
Tuttavia sui grandi temi della politica
d: Valle non vi possono essere ancora
convergenze perché la minoranza talvolta persegue interessi opposti.
A. K.
ore 16.30: Bruno Gabrielli, responsabile Pace della Federazione Chiese
Evangeliche di Sicilia e Calabria: Riflessione biblica e messaggio; Intermezzo con l'intervento di coralisti
valdesi:
ore 17.30: Lancio di una mongolfiera e
palloncini portatori di messaggi per
la pace;
ore 18; Canzoniere per la pace di un
Gruppo Giovani di Torre Pellice;
ore 21: Trattenimento artistico musicale con la partecipazione del Gruppo occitano « Lour Rest », del Gruppo « Astrolabio » e « Appalachian
County ».
Durante i due giorni di manifestazione funzionerà un servizio continuato di ristoro.
Collaborano; Comitato pace Val Pellice; Federazione Giovanile Evangelica
Italiana; Comitato per il Nicaragua.
Aderiscono alla manifestazione sportiva: Assessorato allo Sport e tempo
libero della Provincia; Assessorato allo
Sport della Comunità Montana Val Pellice; Assessorato allo Sprort del Comune di Torre Pellice; Pro Loco e Associazione Commercianti di Torre Pellice.
In caso di cattivo tempo la manifestazione si svolgerà parte neH’Aula sinodale della Casa Valdese di Via
Beckwith per i dibattiti ed i messaggi
e per la parte dei trattenimenti ricreativi nel Salone comunale di Viale Rimembranza.
CONFCOLTIVATORI
Convegno
La Confcoltivatori provinciale
organizza per il 25.6.’84, ore 21.
a Cavour presso il municipio,
un convegno-dibattito sul problema della sanità in agricoltura dal titolo : « Il risanamento
del bestiame, la situazione e le
prospettive ».
Interverranno oltre alcuni veterinari reg. e prov. l’ass. alla
sanità della reg. Sante Bajardi.
Data l’importanza dell’argomento sia per gli allevatori che
per i consumatori si spera in
una larga partecipazione.
La Oonfcoltivatori
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3
.5
<■)
Q
11
22 giugno 1984
cronaca delleValli 11
51,
¥
SULLA PETIZIONE
DELLA TEV
Caro Pastore Platone,
ho sempre letto con interesse e piacere i Suoi scritti. Ma ora, dopo l’articolo « Petizione » (v. Eco-Luce dell'S
giugno), non posso non rivolgermi a
Lei per chiarire alcuni punti.
Anzitutto, non mi consta che uomini
della TEV (Testimonianza Evangelica
Valdese) si siano mai dati convegno
nelle « strette stanze » dell’archivio
valdese di Torre Pellice, che poi « strette stanze » non sono. Si tratta di un’unica immensa sala divisa, solo apparentemente, da alti scaffali.
Neppure mi consta che siano mai
state richieste firme a favore di una
petizione da inviare al Sinodo, concernente gli omosessuali, in ospedali e
tanto meno al capezzale di malati.
Personalmente Le posso dire che,
sebbene molto vicina alla « vecchia
quercia » di cui Lei parla, né otto anni
fa né oggi sono stata « violentata » affinché firmassi petizione alcuna o facessi parte della TEV.
Convinta che Lei conosce la sincerité del Suo .< anziano interlocutore » e
ne apprezza la dedizione al lavoro pastorale di tanti e tanti anni, vorrei ammettesse che, pur non condividendo
più punti della TEV e non facendone
parte come me, non le si può negare
onestà negli intenti. Perciò nessun
campo di battaglia ma incontro e dialogo. esame amichevole e chiaro dei
van problemi, come Lei dice.
Cordialmente.
Liliana Ribet, Torino
RInfrraziamo il pastore Giuseppe Platone Iter l’articolo intitolato « Petizione 1 pubblicato su L’Eco delle Valli
dell'otto corrente.
Ci piace ch’egli abbia paragonato ad
una vecchia quercia l’anziano pastore
ciie milita nelle file della TEV. Triste e non conforme a verità sarebbe
stalo il paragonarlo ad una canna al
vento o ad un lucignolo fumante!
Ringraziamo pure l’autore dell’artieolo per aver riportato quanto afferma
la nostra petizione, augurandoci che
gli assidui lettori del giornale vi meditino sopra.
Doljbiamo però, in merito a quanto
il sig. Platone afferma nel suo scritto,
chiarire alcuni punti. A parte il fatto
che i membri TEV non cercano riparo all’ombra della vecchia quercia essendo detti membri pèrsone pienamente responsabili facenti parte della chiesa che cercano di servire fedelmente
nei vari campi di attività, siamo costretti a precisare :
1) Nessun convegno o adunanza è
mai stato tenuto « nelle strette stanze
dell’archivio della Casa Valdese ». Da
anni affittiamo un locale che serve per
il nostro archivio e per riunioni varie
come quelle di preghiera.
2) Non abbiamo mai raccoI,to firme al capezzale di malati degenti ^all’ospedale, l’informazione è inesatta e
la respingiamo energicamente. E’ suocesso che un membro TEV della comunità di Angrogna abbia dato in visione ad una sua conoscenza pure di
Angrogna e che lavora all’Ospedale, la
petizione illustrandone il contenuto.
Questo è tutto. Da lungo tempo è in
atto nei confronti della TEV una campagna denigratoria non certo edifi?^^
teTma passiamo al 3“ punto. Saremmo
lieti di poter seguire come TEV la via
maestra per far giungere al Sinodo la
nostra voce. Da circa otto anni chiediamo di poter dialogare apertamente
e sinceramente con i responsabili più
diretti della chiesa sui problemi che la
travagliano, questo dialogo ci è sempre
stato negato. D’altronde, come pastore
di una comunità Fautore dell’articolo
ben conosce quanto sia difficile in una
assemblea di chiesa, con tempi limitati e ordini del giorno zeppi di temi da
affrontare, andare su questioni importanti che richiedono una speciale ed
accurata attenzione. Il Sinodo, a suo
tempo nominò una Commissione per lo
studio della omosessualità e la TEV
fece altrettanto.
La documentazione raccolta non è
da sottovalutare perèhé, vedi caso, anche noi non accettiamo giudizi massicci e generici, non amiamo gli slogans né i proclami moralistici né le
patenti di scomunica, ma soprattutto
non vogliamo ohe nella chiesa vi siano dei vinti e dei vincitori, ma semplicemente dei fratelli uniti ed impegnati per soluzioni valide che aiutino la
chiesa. Difendiamo con umiltà ma con
fermezza quelle verità profonde, lievito di un protestantesimo vivo, che affermano essere la religione un fatto di
coscienza, che accentuano la piena so
vranità del Vangelo per riviverlo giorno dopo giorno.
E’ alla luce di questo Vangelo che
tentiamo di dare una risposta ai gravi
problemi sociali, morali e spirituali
che affliggono i credenti ed il mondo
di oggi.
-Per l’assemblea TEV i delegati Enrico GardioI, Guido
Ribet, Graziella IPerrin.
Foto BONARDO
• Matrimoni
• Battesimi
• Cerimonie e Partecipazioni
VIA SILVIO PELLICO, 3 - 10064 PINEROLO
TEL. (0121 ) 75086
Scopo del mio articolo ’’Petizione’^
era quello di illustrare contenuti e
obiettivi della petizione TEV contro
Vomosessualità (della quale non si era
ancora parlato) e non quello di denigrare la TEV 0 il lavoro del pastore
Nishet come archivista per il quale
nutrOf e non da oggi, affetto fraterno
(a riprova si legga la mia intervista a
Nisbet **La stanza dei ricordi** in Eco/
Luce 12.12.1975). Ammetto di aver
dato Vimpressione di non condividere
i metodi, lo spirito di giudizio e il separatisi^ della TEV, Vimpressione e
esatta ^enso che il dialogo all’interno
della chiesa, nelle sedi adatte, sia essenziale per superare gli ambiti separati in cui sovente d trinceriamo e
per maturare, tutti insieme — senza
crociate e senza demonizzare le persone — una coscienza teologica che trovi nel Sinodo la massima espressione.
G. P.
IL FINE E I MEZZI
Vorrei che » La parola e i simboli »
di Claudio Tron sull’Eco-Luce del 1°
giugno facesse riflettere e discutere.
Sono d’accordo con lui sulla « chincaglieria sacra » valdese. Queste forme
di rifornimento delie nostre casse sono
evangelicamente discutibili. E’ vero che
non tributiamo culto a siffatti oggetti,
tuttavia sui segni della fede dobbiamo
essere sobri e non superficiali, e
quanto ai metodi, seri e non ciarlatani: non c’è fine che per un credente
giustifichi qualunque mezzo. Quindi
per le stesse ragioni concordo oon chi
critica i bazar di molte nostre chiese,
alcuni tipi di varia lotteria, e i prezzi
alti del » bar all’aperto » durante il Sinodo. Quando si esprimono questi punti di vista si è accusati di ingratitudine e simili. E’ invece la mia sensibilità
di ex-cattolico convertito all'Evangelo
che viene urtata da tali sistemi, e mi
chiedo se essi non hanno finito per
ottundere la sensibilità spirituale di
chi protestante è nato.
Renzo Turinetto, Ivrea
LA MATERNA
A TORRE PELLICE
Lettera aperta al prof. Roberto Eynard, direttore didattico, e per « conoscenza » airamministrazione comunale e alle maestre della scuola materna statale di Torre Pellice.
Oggetto, naturalmente, la scuola materna.
Ora, che la scuola volge al termine
volevo porle, professore, come genitore
alcune domande a seguito di qualche
considerazione sul funzionamento della scuola di cui lei è responsabile. Come lei ricorderà, airinizio dell’anno,
alcuni genitori tra i quali io chiedevamo di poter formare un « comitato » o
comunque una rappresentanza di genitori che discutesse con le maestre
alcune questioni che ritenevamo importanti (salone, spazi esterni, alimentazione ecc.). Per sondare la sua
opinione in merito chiedemmo un appuntamento, ma dopo un mese e mezzo per poterla vedere fummo costretti
ad irrompere nel suo ufficio (era l’ora
in cui lei dovrebbe ricevere). Concesse
un’assemblea a metà della quale se ne
andò sbattendo la porta dopo averci dato senza alcuna allusione degli « ignoranti » : quello che noi chiedevamo già
esisteva, era il Consìglio di Circoscrizione. Quando venne convocato (unica
volta in tutto iFanno) intervenemmo al
consìglio; le cose andarono peggio.
Chiedevamo di essere informati, di entrar nel merito del funzionamento della scuola; una maestra presente disse
che non capiva perché noi chiedevamo
queHe cose quando tutti i mesi facevano un’assemblea coi genitori per informarli : volgeva il terzo mese e di assemblee manco l’ombra.
Per quel c^he mi risulta fino ad oggi ne sono state fatte due; alla seconda non ho partecipato, alla prima, (presentazione del piano di lavoro) un genitore disse che se la relazione delle
insegnanti aveva un difetto era di essere perfetta. Concordavo con quella
definizione, anche se a me come difetto sembrava gravisrimo : era tanto
bella che sembrava finta. Naturalmente non ci fu discussione; la serata finì
con un giro turistico delle aule. Ml’uscita mi sentivo un po’ preso in
giro.
Come poi sia andata durante l’anno non so; mio malgrado non ho avuto la possi'bilità finora di saperlo. Quel
che posso notare in mio figlio è che
ha acquisito un notevoile timore dell’autorità (le maestre) e che fa un bel
disegno, ossessivamente sempre lo
stesso, ma comunque un bel disegno.
Per il resto sì sentono voci, tante e
non benigne alle quali non si può dare
né ragione né torto per il semplice motivo che non siamo messi in condizione di giudicare.
Prima di venire alle domande le devo dire, professore, che forse non le
avrei mai scritto auesta lettera se giorni addietro amici nostri, che come noi
mandano loro figlio alla scuola pubblica, non avessero manifestato la volontà
di rivolgersi per l’anno venturo alla
scuola privata. Le loro argomentazioni
erano efficaci e non banali.
Io non manderò i miei figli alla
scuola privata e non già per il timore che là gl’inculchino la paura delrinferno (non è certo peggiore della
paura dell’autorità), ma perché ritengo che la scuola pubblica sia e possa
essere più aperta e democratica. Peccherei d’opportunismo se facessi diversamente solo perché la scuola di
cui lei è responsabile aperta e democratica non lo è.
Le domande che voglio farle sono
queste :
Sarà fatta per fine anno un’assemblea dove ci verrà raccontato cosa si è
fatto durante l’anno senza trincerarsi
dietro un frasario astratto, altisonante
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Non è una vendita è una stravendita. Beati i primi
ed incomprensibile? Quale spazio ci
sarà per la discussione di problemi non
previsti dalle maestre?
Per l’anno venturo il famoso salone
che il Comune ha concesso (l’ha poi
concesso davvero? Lei per ottenerlo
ha fatto il possibile?) verrà usato? Civilmente arredato? (ne approfitto per
informarla che una sera — in una
riunione che non c’entrava niente con
la scuola, perché come tutti sanno quel
salone viene usato prevalentemente per
altro — m’è capitato di vedere a venti
centimetri da terra una presa di corrente rotta, fuoruscente e coi fili scoperti. Il guasto non era recente, portava tre generazioni di scotch. Sara stata sostituita?). Perché mi pare ehe tre
aule di quattro metri per quattro (forse 4x5) in un seminterrato siano uno
spazio un po’ angusto per quasi sessanta bambini. A lei no?
Quale funzione pedagogica svolgono
i ci^rtoni d’auto usati? Glielo chiedo ^pèrèhé allo sprovveduto genitore
quel lastricato in cemento sozzo ed arredato unicamente con copertoni d’auto usati gettati alla rinfusa, più che
un giardinetto di una scuola ricorda
il desolato paesaggio di una bidonviiUe
sudamericana.
Infine volevo chiederle come mai
quest’anno non sono stati distribuiti i
fogBctti per il prolungamento della
scuola a luglio? Mi pare che se almeno
tredici famiglie mandano i loro figli
la scuola dovrebbe restare aperta.
Queste domande, professore, ho voluto
fargliele pubblicamente non sedo perché
in sede ristretta non hanno mai avuto
risposta, ma soprattutto perché ritengo che lei debba dare una spiegazione, almeno per quelle ehe sono le sue
'responsabilità (so bene che non tutto
dipende da lei) non tanto a me, ma a
tutti quelli èhe credono nella scuola /
pubblica, perché se è vero che non vogliamo peccar d’opportunismo è àitrettanto vero che non siamo disposti in
virtù di un’ipotesi politica a costringere oltre misura d nostri figli al peggio. Distinti saluti.
Andrea Salusso, Torre Pellice
• Hanno collaborato a questo
numero; Bruno Bellion, Comitato Ambiente e Territorio
di Sciclt, Dino GardioI, Antonio Kovacs, Vera Long, Sandra Rizzi Grill, Cinzia Vitali
Carugati.
Per assoluta mancanza di spazio siamo costretti a sospendere
la pubblicazione di alcune rubriche e a rinviare la pubblicazione
di alcuni articoli.
RINGRAZIAMENTO
(c L’Eterno è Colui che ti corona
di benignità e di compassioni »
(Salmo 103: 4)
Aimunziando Fimprovvisa dipartita
della amata mamma
Dora De Carlo ved. Petrosi.llo
i figli Vera, Mario, Cesare ed i familiari tutti esprimono un sentito ringraziamento alla comunità e al Pastore
Salvatore Ricciardi per l’annunzio delFEvangelo e per la affettuosa partecipazione al loro dolore. Un particolare
sentimento di riconoscenza al Pastore
Ricciardi, alla moglie Elda, al figlio
Stefano per il sollecito aiuto prestato
con affetto fraterno nella dolorosa circostanza.
Taranto, 8 giugno 1984
Gesù disse; « Chi crede in me,
anche se muore vivrà; e chiunque vive e crede in me, non
morrà mai » (Giov. 11: 26).
E’ tornata serenamente nella casa
del Padre
Mafalda Musmeci
nata Bertolino
di anni 72
Sorretti dalla fede, addolorati per la
separazione ne danno il triste annuncio
i familiari tutti.
Grotte, 14 giugno 1984.
AVVISI ECONOMICI
CEDESI avviato negozio di ferramenta
e colori in Nichelino. Telefonare
6272322.
12
R' '
^ .
I.»'.
22 giugno 1984
■fe-.
DAL RAPPORTO DI UNA DELEGAZIONE ECUMENICA CANADESE
Atrocità in Guatemala
n periodico Service de presse réformé, mensile dell’Alleanza
riformata mondiale, ha pubblicato nel numero dello scorso aprile
il riassunto del rapporto che una delegazione ecumenica canades'B ha fatto dopo aver visitato il Guatemala, Ne riportiamo oui
appresso i passaggi più. significativi.
lo: se si rifiutano, vengono uccisi dai militari. Quando i vescovi
cattolici hanno protestato contro queste pattuglie chiedendone Io smantellamento, è stato
loro risposto che esse costituivano « lo strumento più efficace
per pacificare la popolazione rurale ».
Doni Eco-Luce
' ...Nella provincia settentrionale di Alta Verapaz circa mille
persone sono state uccise in parecchi villaggi. Per compiere questi massacri, compiuti lo scorso
anno, le pattuglie .civili organizzate dall’esercito hanno radunato tutti gli scolari ed i loro insegnanti, hanno dato loro dei
coltelli dalle lame acuminate
ordinando di uccidere tutti gli
abitanti. Coloro che si sono rifiutati di obbedire sono stati messi a morte.
Nello scorso luglio, a Baja Verapaz, le donne di un villaggio
si erano recate ad un mercato
vicino. Al loro ritorno furono
avvisate che l’esercito aveva occupato il villaggio. Una delle don
SCIGLI
g .•
In piazza per la pace
¡W-: .
Per estendere alla cittadinanza l’informazione circa la raccolta di firme per il «Referendum
popolare istituzionale » sull’installazione dei missili nucleari a
Comiso, domenica 27 maggio, in
Piazza Italia ha avuto luogo un
pubblico dibattito con la partecipazione di Bruno Gabrielli e di
Francis Rivers esponenti del
Coordinamento Nazionale dei Comitati per la pace e del CEDIP
di Catania.
La Chiesa Evangelica Metodista di Scicli, quel mattino, ha
trasferito il momento di culto in
Piazza, buona parte della cittar
cfinanza si è unita ad essa e insieme hanno partecipato alla manifestazione per il disarmo e la
pace.
Il Comitato Ambiente e Territorio locale, di cui fanno parte e
in cui lavorano membri della
Chiesa Metodista, ha presentato
l’indicazione del Coordinamento
Nazionale dei Comitati per la
pace per la raccolta delle firme a
sostegno delle due proposte di
legge di iniziativa popolare: la
prima di Raniero La Valle, l’altra di modifica dell’articolo 80
della Costituzione Italiana.
• L’Eco delle Valli Valdesi »: Ftea.
rribunale di Pinerolo N. 175.
Comitato di Redazione: Valdo Benecohi, Mario F. Berutti, Franco Carri,
Giorgio GardioI, Marcella Gay, Adriano Longo, Claudio H. Martelli,
Jean-Jacques Peyronel, Roberto Peyrot, Giuseppe Platone, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Liliana Viglielmo.
Direttore Responsabile:
FRANCO GIAMPICCOLI
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V. 15 - 10125 Torino - tei. 011/
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Redazione l’Eco delle Valli Valdesi:
Vìa Arnaud, 23 - 10066 Torre Pellice.
Editóre: AIH. Associazione Informazione Protestante - Via Pio V, 15
- 10125 Torino.
Regist'-o nazionale della Stampa n.
00961 voi. 10 foglio 481.
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Decorrenza 1° genn. e 1° luglio (semestrale) da versare esclusivamente sul c.c.p. 327106 intestato « L'Eco
delle Valli . La Luce » - Casella postale- 10066 Torre Pellice.
Pubblicità: prezzo a modulo (mm
49x53) L. 9.000 (oltre IVA).
Inserzioni: prezzi per mm, di altezza, larghezza 1 colonna: mortuari
350 - sottoscrizioni 180.
Economici 200 e partecipazioni personali 350 per parola, i suddetti
prezzi si intendono esclusa IVA.
Fondo di solidarietà cx.p. 11234101
Intestato a « La Luce: fondo di solidarietà», Via Pio V. 1$ . Torino.
Stampa; Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellica (Torino)
L’iniziativa è stata inserita nel
quadro nazionale delle proposte
e delle altre attività che in Italia
e in Europa portano avanti i movimenti pacifisti con diverse forme di lotta, ma che puntano
sullo stesso obiettivo del disarmo e della pace.
A Scicli, già da tempo il Comitato Ambiente e Territorio opera e promuove iniziative per la
sensibilizzazione dei cittadini a
condurre insieme la lotta per la
pace, contro la rassegnazione e
rimmobilismo dei politici e contro chi crede che l’installazione
dei missili a Comiso sia garanzia di pace e sicurezza. Esso si
è fatto portavoce della volontà
di pace presentando al Consiglio
Comimale la richiesta di denuclearizzazione del territorio sostenuta da circa duemila firme,
purtroppo vanificata dalla mancanza di volontà politica e dalla
scarsa sensibilità morale. Il Comitato Ambiente e Territorio si
prefigge di rilanciare l’obiettivo
di denuclearizzazione del territorio comunale, presentandolo alla
nuova Giunta e al Consiglio Comunale, nell’ambito della più
grande battaglia di denuclearizzazione dell’area del Mediterraneo che si vuole un mare di pace e di cooperazione fra i popoli.
Bruno Gabrielli ha presentato
il cammino percorso e le lotte
talvolta dure affrontate dal Movimento per la pace, sottolineando i momenti più difficili della
repressione poliziesca a più scadenze fino a quello del sequestro
del Campo IMAC e della ’’Vigna
verde”. Ha illustrato le due proposte di legge ed ha indicato
l’obiezione fiscale alle spese militari, come concreto contributo
al disarmo.
Francis Rivers, partendo dalla
delicatissima situazione venutasi a creare nel Golfo Persico dovuta al conflitto Iran-Iraq, ne
ha dichiarato la pericolosità di
« focolaio » ed ha tracciato l’espansionismo americano in America Latina, in Europa e in Medio Oriente non inferiore né di
minore rilevanza strategica di
quello sovietico.
Per quanto concerne la posizione del popolo americano sulla
politica degli armamenti, egli ha
potuto affermare che non v’è
soltanto l’America di Reagan
guerrafondaia e antieconomista,
ma v’è anche un consistente movimento d’opinione per la giustizia, la libertà e la pace in America e fra i popoli.
E’ stato incisivo, utile e notevole il contributo che i due esponenti hanno dato alla manifestazione caratterizzandola soprattutto dal punto di vista della sollecitazione delle volontà al
disarmo (anche imilaterale) e
alla pace, le quali non possono
passare al di là della determinazione di ciascuno. Importante è
stato anche l’invito ai presenti ai
riflettere sulla scelta della obiezione fiscale, come disubbidienza
civile, alle spese militari.
ne entrò lo stesso nel villaggio
e vi trovò i suoi cinque bambini, il marito e parecchi altri abitanti impiccati.
Questi non sono che due esempi delle gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani che sono in aumento in Guatemala.
La delegazione ecumenica che
ha visitato questo Paese poco
dopo che un golpe militare sostituì il gen. Rios'Montt col gen.
Mejia Victores si è resa conto
che il genocidio in atto degli indiani Maya (costituenti il 70%
della popolazioiie) si è ancora
aggravato sotto il nuovo regime.
Tutte le principali Chiese del
Canada erano rappresentate nella suddetta delegazione. Una metà dei cornponenti si è anche recata nel sud del Messico dove
ha visitato 100 mila profughi guatemaltechi che vi hanno trovato
asilo.
Sono tutti rimasti sconvolti
dall’intensità e dalla sofisticazione della repressione che prevede
il controllo totale della popolazione da parte militare. Dai racconti dei profughi, dai lavoratori, da pastori e preti hanno anche appreso dell’esistenza di un
milione di profughi interni —
tutti indiani — rifugiatisi nelle
regioni rurali isolate dove ora
infuria la peggior repressione.
Gli attacchi dei militari nei confronti degli indigeni assumono
la dimensione di un vero e proprio genocidio.
I contadini sono costretti a Jar
parte delle « pattuglie civili » c
a uccidere il loro stesso popo
Durante il governo di Rios
Montt, durato 18 mesi (quest’uomo è membro attivo di una setta con sede in California, la
« Chiesa della Parola ») sono stati uccisi oltre 15 mila indigeni;
col nuovo dittatore questa linea
viene continuata.
Tutti e due i dittatori hanno
fatto seri approcci presso il governo americano per ottenere
rinforzi militari. Da informazioni avute in Centro America tutto lascia supporre che le truppe
guatemalteche potrebbero essere
utilizzate, accanto a quelle delTHonduras, per aiutare a combattere la guerriglia nel Salvador nonché il governo sandinista in Nicaragua. Ciò significherebbe che l’esercito guatemalteco verrebbe dotato di armi assai
più sofisticate, atte a servire pure per la repressione nel proprio
paese.
Il rapporto fa sei raccomandazioni al ministro degli esteri
canadese, ivi compresa la richiesta che il Canada condanni il
Guatemala presso le Nazioni unite. Chiede inoltre al Canada di
mantenere la sospensione degli
aiuti al Guatemala e nel contempo di aumentare in modo sostanziale le sovvenzioni a favore
dei rifugiati in Messico.
Viene chiesto infine ai cristiani canadesi « a titolo individuale
e collettivo » di inviare — tramite le proprie comunità — la loro
solidarietà colle raccomandazioni proposte al governo canadese
ed ai loro deputati in Parlamento. R. P.
DONI DI L. 1.000
Luserna S. Giovanni: Gay Jeannette
— Pomaretto; Grill Elvira — Milano:
Zelaschi Cesira.
DONI DI L. 2.000
Angrogna: Long Eldina — Luserna
S. Giovanni: Malan Rosetta, Pons Livia.
DONI DI L. 3.500
Mariglianella; Lecce Gennaro — Venezia: Terenzio Giuseppe.
DONI DI L. 4.000
Luserna S. Giovanni: Bertin Ivo, Bertalot Ada, Pons Flora, Vittone Maria
Rosa — Torre Pellice: Jourdan Ferruccio, Bosio llda, Scroppo Erica, Corsani
Ferruccio — Angrogna: Sappè JeanLouis — Alvignano: Fiorio Maria Teresa — Torino: Mertinat Maria, Tron Eugenio, Pons Ezio, Mariotti Silvio, Corongi Gaetano — Genova: Mastrorilli
Annunziata — Casalecchio di Reno: Boni Giovanni — Potenza: Travascio Giuseppe — Pisa: Platania Angelo — Prato: Magni Franco — Catania: Giacinto
Lidia — Prarostino: Avondetto Bruno,
Cardon Mirella, Godine Adelmo, Pons
Enrico, Robert Clorinda, Ribet Umberto — Merano: Rostagno Guido — Cantalupa: Rostan Roberto — S. Pietro in
Bagno: Ceseri Samori Vincenza — S.
Secondo: Griglio Fanny — S. Fermo:
Wyss Rodolfo — Termoli: Nuozzi Isolina — La Spezia: Granella Dario —
S. Giacomo degli Sohiavoni: Di Giorgio
Antonio — Roma: Durand Mirella, Rocco Fulvio — Porte: Bocchiardo Silvio
— Pont Canavese: Roncagliene Bruno
— Reggio Calabria: Romeo Domenico
— Palermo: Genovese Giuseppe —•
Venaria: Salvatore Antonio — Milano: Zelaschi Leonardo, Polo Giancarlo
— Pinasca: Rostan Aldo — Moncalieri: Pons Corrado — St. Denis: Gros
Nino — Villa S. Sebastiano: Piacente
Fileno.
DONI DI L. 50.000
Torino: Gianni, Piera, Simona, Elèna
Doline.
A.M., 29 anni, tipografo, sposato con due
figli, è stato portato via da poliziotti in borghese.
Da 26 mesi è rinchiuso in un carcere segreto
senza processo. Non ha avuto contata nè con
i familiari nè con l^ali. (La moglie che chiedeva notizie è suu imprigionata due volte).
In casi simili nel suo Paese, si applica normalmente la tortura.
Come A.M. esistono migliaia di casi in tutto
il mondo.
Per quali reati può succedere tutto ciò ?
Per tanti reati che hanno nome: Anarchico,
Ebreo, (Comunista, Dissidente, Negro, Obiettore, Sindacalista, Cattolico...
Un’arma l’abbiamo tutti per combattere tutto
ciò: carta, penna, francobollo e l’iscrizione ad
Amnesty International.
é
AMNESTY
INTERNiqiONAL
In difesa dei Diritti dell’Uomo
AMNESTY INTERNATIONAL
Sezione italiana0019S ROMA. Viale Mazzini 146
Telefoni 06/39.08.98 - 06/38.94.03.
C/C Postale 22340004
Nome.
Cognome.
Via_____
Città.
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