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Anno IX — N. 16. II SERIE 31 Agosto 1860.
LA BUONA NOVELLA
GIORNALE DELLA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
Seguendo la veritk Della carità. — Efes. VI. 15.
PREZZO DI ASSOCIAZIONE > LE ASSOCIAZIONI SI IIICBVONO
Per lo Stato [francoa destinazione]____£.3 00 In Toamoall'UfflziodelGiornate.viadel Principe
Per la Svizzera e Francia, id............. 4 25 Tommaso dietro il Tempio Valdese.
Per l'Inghilterra, id................... „ 5 50 ' Nelle Proviscib per mezzo di franco-bolli po
Per la Oermania id................... „ 6 50 •: stali, che dovranno essere inviati franco al Di
Non si ricevono associazioni per meno di un anno, i rettore della BroKA Novellì.
Airestero, a’seguenti indirizzi: Parigi, dalla libreria C.Meyrueis, rue Rivoli;
Ginevra, dal signor E. Berond libraio ; Inghilterra per niezzo di franco-bolli
inglesi spediti franco al Direttore della Buona Novella.
SOMMARIO
Biografia: Samuele llebich — Varietà: La festa del 16 agosto sui monti Valdesi — Polemica; —
Corrispondema della B, Novella : Livorno.
B10GR;%FIA
SAMUELE HEBICH
OSStA
« CO:^IE SEDUTTORI, EPPUR VERACI »
{II Cor. VI, 9 )
Caro fratello,
L’opera procede assai lentamente in Italia! —A chi la colpa?
Molte sarebbero su di ciò le risposte: ed eccone una, ch’io porrò a
carico della coscienza dei vostri lettori, come della mia: sì, la causa
principale della fiacchezza dell’opera evangelica in Italia si è il nostro timore degli uomiui, la mancanza di zelo per la salute delle
anime, e il colpevole nostro comprometterci col mondo. Ci è mestieri
ricominciare a trattar la questione di convertir anime siccóme Vaffare il più importante, e far comprendere ai politici, ai negozianti,
agli artisti occupati nei loro affari, ohe l’affar nostro, quello a cui
ci attacchiamo con maggior tenacità, intensione e gelosia, che non
qualsiasi usuraio ne ponga neH’ammassar scudi, si è di lucrar anime
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a Cristo. — “ Perchè veniste voi alle Indie? ” chiedea un motteggiatore ad uu missionario appena shai'cato; “ credete voi dunque
che Dio voglia mandar tutti questi poveri 'pagani all’inferno? ” —
“ Non ne sò nulla, rispose il messager di salute; ciò però ch’io so, si
è che se voi. Signore, non vi convertite, sarete trattato assai più rigorosamente che non questi pagani. ”
Un altro gli osservò esserci molte oscurità nella parola di Dio; e
il missionario sapendo come l’ufficiale, che gli avea proposta quella
questione, fosse im uomo leggero di costumi, gli rispose: “ ciò può
essere, Signore, ma avvi però una cosa assai chiara, che è dire il VII
commandamento (il quale prescrive — non commettere adulterio).”
Un terzo, avendogli, dopo una di lui predicazione, detto temere
assai che il Salvatore, stanco di sua resistenza, avesse rinunciato di
battere alla porta del suo cuore, dal missionario ebbesi questa risposta: “ in tal caso ci è necessario porci immediatamente a ginocchio, chiedendo a Dio che ci salvi da sì gran sventura! ”
Il perchè mediante questa prontezza, e l’aversi quale unico pensiero quello della salute delle anime, Samuele Hebich diventò e diventa tuttavia lo stromento della conversione di molti. Lo si vide
entrare in una casa chiedendo del Signore o della Signora: — “Il
Signor non può ricevervi, ” risponde il servo a cui il padrone avea
ordinato di chiudere la porta ad Hebich;ma questi soggiunse tosto:
“ Bisogna ch’io lo vegga! ” e poscia si pose a far la sentinella onde
aspettare il padrone di casa. Dio coronò la sua fedeltà; e l’anima
lungo tempo ribelle, ma alla fine vinta e convertita, finì col ricev^ere
volentieri quella visita che avea sì incivilmente rifiutata.
Si vorrebbe sostenere che il Vangelo sia assai privo di risorse, e
che non possa offrire se non cose vecchie ; e i cattolici-romani annunciano già vicina la morte del protestantismo, il quale, quantunque giovine, avrebbe a loro parere in sè la decrepitezza della vecchiaja.
Ma il cristiano fedele, colui che nel mondo non ammette fra gli
uomini altra distinzione eccetto quella che avvi fra coloro che non
convertendosi si perdono, e coloro che sono penitenti, vigilanti, e
camminano diritto pel sentiero deH’eterna salute; colui che si volge
solo alla coscienza, e drizza soltanto al cuore le sue frecce; colui che
non teme inasprire, ferire, e scuotere eziandio le anime addormentate, onde strapparle all’eterna rovina; costui dico, imporrà ben tosto
il silenzio al disprezzo dell’indifferenza, ed anzi ecciterà contro dì sè
l’odio e r agitato tumulto dei nemici della croce di Cristo, e l’esempio di Hebich ce ne fornisce una prova evidente.
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... 243 ...
Nato nei dintorni d’Ulni sul principiar di (jiiosto secolo, ci fu ben
{X)CO istruito dal padre, che era Pastore, ed abbandonò la casa paterna a 14 anni, per fare tre volte successive in qualità di principiante
un mestiere. Dapprima fu confettiere; poscia un fratello, stabilito a
Lubecca, gli propose di suppeditargli i mezzi onde compiere la sua
istruzione rimasta assai incompleta, per lanciarlo poi nella carriera
del commercio. —“ Gli era questo un tempo £ussai penoso per me! ”
scrive egli, “ avea meritata la morte eterna co’ miei peccati; la coscienza non mi lasciava un istante di pace, e la legge di Dio confermava la sentenza di mia condanna! ” — L’anima sua risvegliossi
alfine, e trovandosi di fronte ad un Dio santo, udì che dal più profondo della coscienza s’innalzava una voce di dolore: — “ ^Montagne
cadete su di noi ! colline, copriteci !” — e cercando distrarsi da sì
lugubri pensieri, si pose a seguir la folla dei cittadini di Lubecca, i
quali celebravano nel 1821, una gran festa popolare; ma il peso che
sentiva neH’interno del cuore, non gli consentì restare a lungo fra il
tumulto della festa ; quindi se ne allontanò, e solo, andò errando fra
i campi per sentieri solitarii, fino a che stanco, gettossi in ginocchio,
e volse un sguardo a Colui, la cui santità eragli stata dall’anima sua
. manifestata. Non avea più amici sulla terra, ma rinveniva finalmente un Amico fedele, che “ ama i suoi sino alla fine. ” Indi confortato levossi; Iddio erasi abbassato sino a lui; e quantunque nou
conoscesse ancora il mistero della Croce di Cristo, s’avvide però ben
tosto che il Signore gli avea tolto il suo })eso.
Queste nuove impressioni non erano però che il principio dell’oliera della Grazia, mentre i dubbii, le difficoltà d’intelligenza o di
cuore ricominciavano la lotta ; e quindi egli si vide necessitato di
esaminare la Scrittura, onde cercarvi il balsamo. Il Vecchio Testamento, a cui dapprima si volse con grande cura, gli insegnò ad esiger molto da sè stesso, anzi il più possibile ; e la predicazione del
Pastore Geibel gli forniva un alimento airanima, di cui essa avea
gran bisogno, e così trovò Colui che ci ha tanto amati sino “ a dar
l’anima sua alla morte, e ad intercedere pei peccatori. ” In consedi ciò nacque in lui un ardentissimo desidei'io di attestargli l’amor
suo, la sua riconoscenza; nè credette dimostrarglielo meglio die
cercando di accendere in altri cuori il fuoco che già gli ardea nel
suo.
Le sue prime conversazioni non rimasero prive di effetto in coloro
a’ quali si volgeva ; per cui sin d’allora volse in mente il pensiero di
recarsi a predicar la verità ai poveri pagani, ed il Pastore Geibel, a
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cui aprì l’animo suo, così gli rispose: “ couiinciate a predicare coll’esempio, ed a serrire il Signore secondo la vostra vocazione. —
flel)ifih seguì questo consiglio, e mentre viaggiava come negoziante
in Russia, nella Finlandia, e nella Svezia guadagnandosi la vita col
commorcio, spargeva nel medesimo tempo la .semente di salute. Tuttavia non sentendosi satisfatto di tutto ciò, scrisse nel dicembre
1830, al Direttore della casa delle missioni in Basilea: “ Io sono
“ nella ferma deterininazione di predicar 1’ Evangelo ai pagani.
“ Iddio non mi ha conces.so che facoltà mediocri e le mie cogni“ zioni sono poche, per cui non ho la pretesa di diventare un
“ gran sapiente ; tuttavia .se si ti attasse di rispondere alla domanda;
“ come mai un povero peccatore possa essere giustificato e salvato
“ innanzi a Dio, credo poter fornire una risposta perfettamente
“ esatta. D’altronde Dio annunciò l’Evangelo col mezzo di uomini
“ senza lettere, ma forti di sua forza; ed anche in oggi egli dà ima
“ jjarte di questa forza ai suoi inviati. Ecco la mia confidenza, ecco
“ la mia preghiera, giacche egli è un Dio vivente, il quale non
“ vuole al certo jiiegar soccorso alla propria causa, ”
La sera di Natale 1831, il giovine Hebich aH’età di 28 anni entrava
nello stabilimento diretto dal venerabile Blumhardt, e i di lui particolari talenti mostraronsi ben tosto in occasioa della guerra tra Basilea-città, e Basilea-campagna. Il Contingente Federale fornì alla
Casa delle Missioni una folla di curiosi, i quali venivano non solo ad
osservare i corritoi, la biblioteca, o gli allievi-missionarii, ma sopratutto i deformi feticci mandati dalla Siberia, o dalla Sierra-Leona,
i quali oifrivano ai soldati annojati, delle smorfie beh singolari.
Hebich la faceva da cicerone: però pensando come i Cristiani di
nome, che gli stavano dinanzi, fossero la maggior parte idolatri,
avendo nel fondo del cuore un dio favorito, un vizio, od un peccato
predominante, faceva col mezzo di una naturalissima transizione
passaggio dagli dèi di legno agl’idoli secreti del cuore; e in ciò proCTirava confìggere ben bene il dardo, per cui molti fra i visitanti la
Casa delle Missioni ricevettero una profonda impressione che forse
per alcimi fu sorgente di vita eterna.
Hebich stava già da due anni e mezzo a Basilea quando nelle
Indie aprivasi una via novella alle missioni, dacché l’intolleranza del
G-overno russo avea cacciati dal Caucaso Zaremba e i suoi colleghi,
dove si affaticavano o fra i Tedeschi, o di mezzo ai Tartari ; e il 24
marzo 1834, dopo essere stato caldamente raccomandato al Padrone
della vigna, Hebich e i suoi compagni, ordinati pastori nella Chiesa
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del Gran-Ducato di Baden, partivano per Tlnghilterra, onde poi pei
le Indie, o giungevano a Calicutta, il 18 Ottobre.
II tempo del tragitto non fu perduto dal nuovo missionario, anzi
jiensando che la sua prima stazione fra i pagani potesse essere il
bastimento medesimo, sul quale tanti marinai vivono e mnojono
senza speranza alcuna, si ix)se tosto all’opera ; “ se non che, osserva
“ egli, questo è un terreno assai duro: questi marinai vogliono tutto
“ fuorché la vita in Cristo: gli ho già invitati molte volte a visi“ tarmi, ma niuno comparve. ” Ed egli vedendo che nessuno gli si
accostava, non si tenne perciò vinto: anzi volle predicar loro liberamente il pentimento e la fede.
Recatosi dunque semplicemente di mezzo a loro, disse: “ Miei
“ cari amici, io sono un servo di Cristo, mandato da Lui per annuu“ ziare a tutti quelli che potro raggiugnere, e in particolare a voi,
“ la buona novella di salute. E siccome nou voglio che alcuno di
“ voi possa nel giorno del giudizio accusarmi d’aver navigato seco
“ lui senza averlo avvisato del suo pericolo, e deU’unico mezzo di
“ salvezza che Dio ci ha conceduto, così mi propongo di predicarvi
“ immediatamente il Vangelo. ”
Se nonché non avendo alcuno de’ marinai dato un segno di volerlo
ascoltare, ritirossi abbattuto nella sua stanza: ma ecco avvicinarglisi
uno di essi, il quale a nome de’ compagni lo avvertiva che sarebbero
pronti ad ascoltarlo. “ Ora consacro tre ore al giorno all’ istruzione
“ religiosa, scriveva egli ai suoi amici; nella prima ricevo un giovine
“ della Svizzera Francese, il quale mi pregò istruirlo nella religione,
“ il cui il suo cuore lo inclina, facendogliene sentir il bisogno; ed ho
“ la dolce speranza ch’ei giugnerà a Cristo. Dopo di lui viene un
“ giovine ufficiale, e poi il secondo pilota che si priva di un’ora di
“ sonno, onde passarla meco. ” Dio dirige i servi suoi :
NeU’istante in cui la nave si avvicinava al porto di Calicutta, un
giudice, per nome Nelson, spinto da un vago desiderio di aver notizie
si diresse verso il luogo dello sbarco. Fuvvi un momento in cui si pentì
di consumare il tempo in prospettiva così poco sicura, ma dopo un
istante di riflessione proseguì la via incoraggiato dal pensiero che troverebbe forse a bordo un missionario cui egli potrebberiuscirutile;e infatti noner^si ingannato.IIebiched i snoiconii>agni rinvennero,da quel
giorno, dal sig. Nelson la piii perfetta ospitalità, ed eziandio alcune
laccomandazioni presso un’uomo assai influente in Mangalore, dove
essi doveano fare i primi tentativi di missione. In un’ altra lettera
daremo dettagli su di questa impresa dei missionarii; e per ora'ti
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basti il dire che Hebich vi fa abbondantemente benedetto, che vi si
affaticò con uno zelo instancabile, come se ne può giudicare da ciò
ohe fece in tempo di vacanza nelle Montagne Turchine;
Dalle sette del mattino alle due o tre ore pomeridiane andava
istruendo di casa in casa: dalle quattro e mezzo alle sei predicava;
quindi unendosi un crocchio da 15 a 20, persone in una casa del
luogo, predicava loro in particolare il Vangelo: ed in seguito, continuava i suoi trattenimenti religiosi sino alle undici od a mezzanotte.
Quando era a Bangalur predicava tre volte al giorno: “ il mio
“ carro è sempre attaccato, dicea nel suo originale linguaggio, dalle
“ sei del mattino sino a mezzanotte ” — Ei rimase colà 21 anni.
“ Dopo questo tempo di servizio un soldato inglese ottiene d’ordi“ nario la pensione: io però non ambisco simile ricompenza, ma solo
“ di piacere a Dio, e di condurre anime a Colui che per esse ha sbor“ sato una taglia sì dolorosa ” — “ Dopoché uno ha servito sì a lungo
“ un padrone di questo mondo, ne diviene superbo; ma dopo aver
“ servito tutto questo tempo il Padrone celeste, si diventa vergognoso
“ e confuso giusta quella parola —“ dite; non siamo che servi inutili.”
“ E certamente, essendo egli che produce in noi tutto ciò che havvi
“ di buono, mentre quantp è di cattivo dipende da noi suoi servi; e
“ del cattivo ce ne può esser molto in sì lungo tratto di anni. ”
L’anno scorso Hebich, minacciato d’apoplessìa, fu rinviato dai medici in Europa; ed il 28 ultimo ottobre giungea a Marsiglia, e fortificato dal viaggio, si sentì in istato di rendere testimonianza immediatamente di sua fede. A Nizza interessò molti membri della colonia
straniera all’opera delle missioni, e due giorni dopo Natale arrivava
a Basilea, dove rinvenne cuori aperti e molti bisogni da soddisfare.
Dopo le prime visite, ed una serie di comunicazioni date alla casa
delle missioni, cominciò a predicare, dietro preghiera di molti pastori,
a San Martino ed a San Leonardo. Egli imparò, conversando coi
pagani, a parlare alla coscienza; quindi sa trovare la corda che vibra
e recar colpi vigorosi che fanno esclamare: “ che farò io per esser
salvo ? ” Ei non conosce che un libro solo, la Bibbia: non fo uso di
parole ricercate, ma chiama le cose pei nomi loro, concentrando tutti
i suoi pensieri, l’amor suo, i suoi sforzi in G-esiì Cristo, e dicendo ad
Israele il di lui peccato colla semplicità d’un Griovanni Battista. La
sua barba bianca, l’occhio limpido e vivo, la bocca sorridente in un
e severa, l’abito suo medesimo, consistente in una specie di toga
nera con un collo grande e bianco, eccitano l’attenzione; c ben presto
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vide accostarsi alla sua cattedra la moltitudine degli abitanti di Basilea, avidi di udirlo ogni giorno nell’annunciare la conversione e la
salute iu Cristo.
Quando un uomo dorme, è disposto a battere colui che lo sveglia
contro il suo desiderio; e ciò accadde anche atl Hebich. I prudenti,
gli uomini pei quali la religione ò una buona istituzione de’ tempi
passati, che bisogna onorare come uua reliquia, ma seguendo parola
per parola la raccomandazione di Talleyrand : “ sopratutto, signori
Pastori, non voglio zelo ! ” costoro pensarono che il nuovo Apostolo sarebbe ottimo per selvaggi, quindi gridarono allo scandalo, e
(juasi alla profanazione. Sul principio di quest’anno, mentre uu immenso uditorio stava unito per ascoltarlo, il missionario sale la cattedra, e preso per testo Matteo in, dal 1° al 12° versetto, disse:
“ Vedemmo 1’ ultima volta come Giovanni Battista ebbe ben
“ presto finito colla gente del popolo, la quale pentita, confessò
“ i suoi peccati e ne ottenne perdono. Ma ecco i Farisei ed i Sadducei,
“ ed ecco il modo con cui li accoglie: ” “ Razza di vipere ! chi mai
“ vi apprese a fuggir la collera ventura ?” — La è questa, certo,
“ una parola assai dura, e tanto più dura perchè si è la parola di Dio.
“ Quali sono dunque queste due classi di persone ? Sono i due poli
“ opposti, ma in fondo costituiscono la medesima classe.
“ I farisei sono gli assassini di Gesù Cristo... Essi non avevano
“ bisogno d’un Salvatore, credendosi perfetti, ed adoravano sè stessi.
“ Ecco ché erano i farisei. — Quanto ai sadducei, essi formano il
“ polo opposto, vivendo a loro piacimento, come i bruti, nella forni“ cazione, e nella lussuria quasi altrettanti pagani. Intendetelo bene:
“ gli uomini religiosi, nou convertiti, non valgono più dei cattivi,
“ dacché sono disprezzabili egualmente gli uni che gli altri.— Qual
“ cosa havvi mai di più spaventevole che il voler stabilire la propria
“ giustizia? Anche a questi Giovanni Battista gridò: “ pentitevi!
“ spogliatevi deU’ipocrisia e d’ogni vostra ingiustizia! ” “ E quando
“ si dice a-questi sedicenti giusti: tir non sei cristiano, ma pagano;
“ (juesti gridano, vi insultano, e non vi ascoltano in alcun modo. E
“ non ne avete rossore ? — Voi mentite, giacché non vivete nè con
“ Cristo, nè per Cristo. ”
Non aveva ancora proferite il predicatore queste parole, che molti
uditori uscirono, chiudendo con romore la ¡wrta; indi fuvvi un cupo
mormorio, fra cui si poterono intendere questi accenti: “ discenda
dalla cattedra ! abasso, abasso ! ”
Hebich non cambiò di colore; fece cantare un versetto di uu can-
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tico, indi ricominciò a parlare; ma interrotto da una voce stentorea
che gridava “ a basso, a basso! ” si fermò, fece una breve preghiera,
ed uscì. Il gran consiglio si occupò allora di lui; gli uomini che non
conoscono altra prudenza ad eccezione di quella che cerca trattenere
il mondo nel sonno di morte, volevano che gli si proibisse di predicare; se non che alzatosi nell’assemblea un vecchio quasi ottuagenario, disse: “ Egli ha predicato con forza: alcune pungenti espres“ sioni ferirono certuni; ma ciò che egli ha predicato si è la nostra
“ fede. Chiudere le chiese non sarebbe certo ottimo consiglio. ”
In appresso molti oratori parlarono in favor deU’Evangelo, ed uno
dell’adunanza così si espresse; “ ogni volta che udii Hebich, ne fui
“ edificato; e colui che si crede ferito dal suo modo ruvido, certa“ mente deve ci'cdersi ferito dalla Parola di Dio; giacché la Parola
“ di Dio è un martello che spezza le pietre. Lo Spirito di Dio spirò
“ di mezzo a noi, per cui non maraviglio se siasi sviluppato eziandio
“ l’odio contro di lui. Gresil fu perseguito: molti si sentirono feriti,
“ molti vennero risvegliati; ebbene, che Dio ci doni di tali predi“ catori! ”
Quindi dietro il voto del gran Consiglio, che respinse alla maggiorità
di 44 contro 42 la proposizione di \àetare la predicazione al missionario, questi continuò l’opera sua benedetta: ed ora egli predica
con gran benedizione a Berna e nei cantoni tedeschi.
Un’altra volta potrò fornire ai vostri lettori alcuni dettagli delle
sue fatiche in qualità di missionario presso gl’indiani. Per oggi
finisco recandovi ancora alcune parole d’un discorso d’IIebich; —
“ Oh anime dilette, cominciate a pregare! Senza preghiera ci manca
“ il tutto. Riunitevi una mezz’ora; ciascuno preghi almeno cinque
“ minuti; poi leggete qualche cosa della Bibbia, ritornate a leggerla,
“ e poi cantate. Pregate di nuovo, ma per breve tempo; parlate di
“ ciò che avete letto, ma senza lunghe dicerie; e siate certi che la
“ benedizione discenderà su di voi ! ”
VARIETÀ
LA FESTA DEL 15 AGOSTO SVI MONTI VALDESI
Questa festa che, quantunque di recente istituzione, si può dire ormai trasfusa nello abitudini del nostro popolo, riuscì, in quest’aimo ancora, per ogni
verso, interessantissima A renderla tale, concorsero: primieramente il sito,
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che, centrale ad un tempo e di facile accesso, offriva allo sguardo maravigliato una delle vedute più stupende che dallo nostre alture si possano go
dere; in secondo luogo, il tempo che piovoso il giorno prima, piovoso ancora
l’indomani, fu in quel giorno ciò che di più propizio si sarebbe potuto desiderare ; in terzo luogo ed infine le gloriose e sacre memorie che a quel sito
si collegavano, e le molte buone cose che dalla bocca dei varii oratori chc
successivamente arringarono l’assemblea, ci venne fatto di sentire.
La seduta, cui presiedeva il sig. Moderatore, iniziata col canto dell’ inno
nazionale, la preghiera e la lettura del Salmo 103, durò dalle ore 9 ant. alle
12, e dall'l alle 3 pom. La narrazione storica affidata alla penna eloquente del
sig. Appia tenne per ben tre quarti d’ora la numerosa udienza (si pretende
kì accostasse ai 3,000 individui) come appesa al labbro del simpatico oratore che avea impreso a celebrare le gesta, in gran parte compiute sul luogo
st«sso 0 nelle vicinanze, del difensore di Rorà, di quel Ginsvè Giannveh,
vero Gedeone valdese, altrettanto tremendo al nemico cui incuteva terrore
la potenza del suo braccio, (panto caro al suo popolo, del quale, dopo due
secoli, egli è ancora l’eroe più simpatico e più popolare.
l’uomo di forte tempra, che all' intrepidezza del soldato accoppiava la sagaeità del capitano, ed alle doti più eminenti che fanno il guerriere, la pietà
e la fede in Dio che son proprie del cristiano ; uomo che in tutta la sua
carriera, la quale fu lungi, non ebbe chc icii pensiero, non provò che ?nt’amore, non si propose chc un còmpito, ecco quale ce lo dipinse il sig. Appia;
percui quando terminando il suo dire, l’oratore espresse il voto chc molti
uomini di questa tempra potessero partorire ancora alla Patria ed alla
Chiesa, le nostre Valli, non vi fu fra le migliaja raccolta in Piun-Prd chi
nell’intimo del cuor suo non facesse eco al generoso augurio.
I signori Bert di Torino e Rivoir di Maniglia fecero l’un dopo l’altro,
risaltare alcuni degli ammaestramenti religiosi e morali che scaturivano dal
racconto che si era udito, quindi salì la rustica bigoncia il sig. prof. Geymonat incaricato di rivolgere all’assemblea parole di cristiana esortazione
sopra un testo delle Sante Scritture. L’oratore avea scelto a tema della sua
allocuzione quel versetto 6°, del capo 20 di S. Matteo, in cui il Signore fa
dire dal padron di casa a quei lavoratori che, aU’undecima ora, rinviene
ancora scioperati, sulla piazza : « Perchè ve ne state qui tutto il dì scioperati ? » La sua parola impressiva ed untuosa nello stesso tempo che grave
e rivolta con forza singolare alla coscienza dei suoi uditori cui rimproverò
di aver fatto così poco fino ad ora per lo stabilimento del regno di Dio nel
proprit) cuore e quindi nel mondo, avrà, noi lo speriamo, rimandato più
d'uno conturbato in casa sua, e deciso a non più perdere un’ istante del
tempo che gli rimane per riconciliarsi con Dio c condurre a buon termiuc
la gi-ande opera statagli affidata. '
Al Sig. Geymonat succedette alla tribuna un'Americano il Sig. Dottor
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N. N. chc speclahuente insistette suH’obbligo che spetta ai figli di coloro,
che a costo di tanto sangue sparso hanno conservato in quei monti la pura
luce deU’Evangelo, di farla risplendere più lungi che possono in quell’Italia
che sì stendo innanzi a loro ricca di molti beni di Dio, ma povera ancora
di quello che tutti li avvanza e a tutti pone il suggello : l’Evangelo.
Il contrasto tra la pace e l'allegria che si scorgevano dipinti su tutti i visi,
in quei medesimi siti che per tanto tempo rintuonarono dalle grida selvatiche
dei persecutori e dei gemiti delle vittime; il contrasto più ancora tra quella
paco e queir allegrezza e le scene di stragi e d’incendio di cui, quasi nel
medesimo momento o per un motivo analogo, erano teatro i declivi e le
Valli del Libano, nou poteva non isvegliar nell’assemblea sensi di forte
compassione e di dolorosa pietà qer quei poveri Cristiani della Siria così
barbaramente trucidati dai Musulmani.
Il Sig. Meille di Torino si fece interprete di questi sentimenti, e concliiuse la sua parlata col proporre che venisse fatta immantinente una
colletta il di cui prodotto sarebbe mandato ai Cristiani perseguitati del
monte Libano, come pegno della viva simpatia chc sentono per essi i Cristiani un tempo perseguitati anch'essi, ma ora, per grazia di Dio tranquilli
e felici dei monti Valdesi.
Tale proposta venne favorevolmente accolta; otto o dieci collettori scorsero immantinente le file, cd in meno di un quarto d’ora, consegnavano al
presidente, por quel santo fine, la vistosa somma di 229 fr.
Con questa buona azione si pose termine alla seduta del mattino. Quella
del dopo pranzo (lo spazio ci vieta di descrivere il sempre incantevole spettacolo che offre l’ora della rifezione, e le centinaja di crocchi grandi e piccoli di gente sdrajata sull’erba, « prendendo il loro cibo con letizia e semplicità») esordì colla solenne distribuzione dei premi stati assegnati a quegli
individui o stabilimenti che nell'mxnua esposizione dclTindustria Vaìdcsc,
che suol farsi all’epoca del Sinodo, furono giudicati meritevoli di speciale
distinzione. Molti furono i premiati, e fra essi due ottime istituzioni degne
ambedue della simpatìa di tutti i buoni, \'orfanotrofio e la smola della ratjazze povere di Torre. — A questa semplice ma commovente solennità ne
tenne dietro un’altra alla quale non possiamo che applaudii'e con tutto il
cuore. Un’invito speciale era stato diretto ai bambini delle scuole della Domenica d’intervenire alla festa, e questi vi si trovavano numerosissimi,
sotto duo bandiere su cui, iu mezzo ai nazionali colori, splendeva il candeliere e le sette stelle, stemma antichissimo delle Chiese Valdesi. Fattili avvicinare alla tribuna, il Sig. Moderatore rivolse loro calde ed affettuose
parole, cui questi cari bambini risposero facendo salire al cielo la giuliva
armonia dei loro pii concerti.
Narrò quindi il Sig. professore Charbonnier il viaggio da lui testò compiuto in Ginevra come rappresentante della Chiesa Valdese presso le varie
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società religiose chc iu questa città celebravauo hi loro festa annuale; hi
buona accoglienza che vi ebbe, l’interesse grandissimo cho colà si porta
alla nostra Chiesa, e terminò tessendo una breve ma interessante biografia
del celebre predicatore inglese Spurgeon, ch’egli avea avuto il vantaggio
non solo di sentire ma di avvicinare. — Il Sig. Olivet in una concisa allocuzione, ma ricca di generosi e cristiani pensieri, si tolse l'incarico di giu.'itificare la festa attuale dal rimprovero che da taluni le vien mosso, di risuscitare memorie irritanti che sarebbe opera pili cristiana il seppellire
affatto ncU’obblio, e pose fine alla sua confutazione con uu evviva a Vittorio
Emanuele IIil re leale e <jalaut’uomo,am fecero eco le migliaja ivi raccolte.
Brevi ma stringenti parole di cristiana esortazione furon fatte sentire ancora dal Sig. Appia, in rapporto cou quelle stateci al mattino indiriziate
dal Sig. Geymonat. Un premio di 150 fr. venne offerto dal medesimo, a
nome di persona incognita, per la miglior memora intorno al mezzo giudicato il più acconcio jier introdurre maggior ordine e pulizia nelle case de'
nostri contadini; quindi fatta consapevole l'assemblea che la festa avrebbe
luogo l'anno venturo sul monte della Vacherà, parrocchia di Angrogna,
dopo una fervida preghiera del Sig. Gay pastore a Villar-Pellice, ed il
canto dell'ultimo versetto del Te Deum, l’aduuanza si sciolse, ed in un
batter d’occhio quei luoghi un momento prima così popolati erano ridiventati deserti, mentre i numero.si sentieri, che da direzioni opposte, vi faceano
capo erano stipati di gente che tornavano alle loro case, lieti come suol
essere chi ha assaporato la presenza di l)io e ricordate le testimouianze
della sua misesicordia e della sua inconcussa fedeltà.
poiiCmcA
Nella nostra solita corrispondenza di Firenze del 20 luglio p. p. trovavasi
fra altre cose, questo periodo tutt’altro che malevole intorno alla Chiesa
italiana libera, testò costituitasi in Firenze.
« La nuova congregazione costituitasi di fresco fa progressi marcanti, e
« non basta 1 attività di duo evangelisti a soddisfare ai bisogni di essa. Le
« adunanze sono affollatissimo e nou senza frutto. L’idea costituzionale
« stessa fa de’ passi negli animi, ed oramai ha preso piede appo questa
« importante fratone dei cristiani fiorentini......e convien dirlo; a volerlo
« o non volerlo, il tempo farà si ohe quella idea già vittoriosa nel campo
« delle coso civili e politiche, lo sarà pure, sebben con altro significato, ncUe
« religioso cd ecclesiastiche questioni. Onde, giova sperare, che anche co« loro i quali dal primo imperfetto saggio sono rimasti indietro, muteranno
« sentimento, cd a più completa e ]iiù .savia applicazione del costituzionale
« pensiero, daranno la loro appro\ azione. »
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Quale non fu adunque la nostra maraviglia ricevendo, giorni sono, iu
occasione della medesima, la seguente lettera:
« Egregio sig. Direttore del giornale la B. N.
« A nome di una Chiesa mal giudicata e male interpretata ho scritto
« alla meglio quc,sta confutazione alla lettera del suo con-ispondeute 0- C.
« L.; ed a nome della stessa Chiesa, la prego d’inserire nel suo pregiato
« giornale la mia Polemica. La riverisco distintamente cd ho l’onore di
« dirmi suo ecc.
li Firenze 16 agosto 1860.
« Antonio Gilseppe De Paoli »
Se abbia o no il sig. De Paoli mandato dalla Chiesa italiana libera di
Firenze di pai-lare al di lei nome, noi non lo sappiamo; ma ciò non avrebbe
tolto chc non pubblicassimo la sua Polemica, » quando fosse stata dettata
in termini, non diciamo già cristiani, ma solo civili.,Ma quando iu essa due
rispettabili signore di cui — ad onta dei principii ecclesiastici erronei cui
ubbidiscono — nissun cristiano può disconoscere lo zelo che hanno sJ)iegato
in Firenze, a pro’ deU'Evangelo, vengono chiamate: le due Jezabelìe, che i
cristiani di Firenze han no respirile dal loro seìw; quando il nostro corrispondente vi viene, senz’ ambagi di sorta, tacciato di nullità d’importanza,
incapace di fare il bene ed astiandolo in coloro che efficacemente V operano
con sacrificii di sanità corporale e d'interessi ; quando infine, con orgoglio
mal celato c calunniose insinuazioni, si oppone le Chiese che per la grazia
di Dio e l'operosità d'uomini di fede (quella a nome di cui il sig. De Paoli
scrive) avanzano di giorno in giorno, alle altre, che per la inespierienza, la
poca carità e la nulla morale condotta di certi imlividui cui fu ciecamente
affidala la somma delle cose, camminano con piede di testuggine .............
Noi, non solo non ci stimiamo tenuti a pubbUcare simiU contumcUe, ma
nel farlo stimeremmo essere di nocumento aUa Chiesa italiana libera, di cui
si pretendono l’apologla, alla quale Chiesa noi siamo sinceramente affezionati, ma il di cui avvenire sarebbe per noi cagione di grande apprensione,
qualora fossero molti nel di lei seno quelli cho sentono e parlano come il
sig. De Paoli nella sua Polemica.
L.\ Dieezioke
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CORRISPONDENZA DELLA B. NOVELLA
LiccirnOj ^20 (Kjosfn 1 SCO
Caro Signoi'e e fratello,
I preti lianuo uu bel giiJare die la Bibbia, nelle mani de’ laici, h una
pe.ste, im veleno, un pascolo mortifero; i fatti sono jiiù eloquenti delle loro
declamazioni, e provano, anche ai meno chiaroveggenti, che le dottrine
evangeliche, e non già le snervanti e soporifiche superstizioni romane, sona
atte a rigenerare e salvar l’uomo e la Società.
Da una lettera proveniente da Fitto di Cecina e comunicatami gentilineute, ricavo quanto segue:
Un uomo di quel paese era talmente immerso nell'ubbriachczza e nel
libertinaggio, che l'autore della lettera sovraccennata, non esita punto a
dire « ch’egli era peggio d'un bruto. » — Avendo letto le S. Scritture,
« egli abbandonò tutti i suoi vizj, e divenne un mansueto agnello. » D'allora
in poi, quest’uomo, avendo trasferito il suo domicilio a Cast.igneto, diede
ai suoi conoscenti lo spettacolo d’una vita affatto nuova. Poche settimane
or sono, egli fu colpito d'una malattia che lo condusse in breve al sepolcro.
Durante gli ultimi giorni della sua vita, in vano il prete del paese l’esortò,
con minaccie, a cercar la sua salute nella mediazione della Madonna e dei
Santi; l’ammalato, con in mano la Bibbia, gli rispondeva; « Non conosco
altro ilediatorc fra Dio e me che Cristo Gesù: a chi posso io affidare l’anima
mia meglio che a colui che ha data la vita per me ? » Dopo la sua morte
« cosa credete cho facesse il prete ? » continua l’autore della lettera.— « Lo
fece seppellire fuori del Cimiterio, a’ piè d'un cerro !......» Pare che, a
Castagneto, il prete faccia da gonfaloniere, imperocché un Sindaco, amico
della legge, non avrebbbe permesso che, nel suo Comune, essa fosse violata
in im modo così scandaloso. Un amico del defunto, avendo informato il
goyerno deH’accaduto, « dopo quattro giorni venne l’ordine da Firenze che
fosse dissotterrato subito, e sotterrato nel cimiterio, con tutti gli onori dovuti
al cristiano. » Que.sto fatto non mi reca maraviglia: i preti sono dappertutto
i medesimi. Ricevono volentieri nei campi santi le persone di mala l^lta,
purché si sieno lasciate amministrare, in extremis-, ma, crederebbero commettere una profanazione seppellendovi un cristiano evangelico, fos.se pure
stata la sua vita un modello di santità. — Se l’uomo di cui parliamo avesse
vissuto, sino alla fine, nel disordino, il prete di Castagneto l’avrebbe, senza
dubbio, seppellito lui stesso in terra santa ; ma. hoimè ! quest’uomo aveva
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letto la Bibbia cd abbandonato i .suoi vizj ; il proto non poteva pordonargìi
un tanto delitto; epperciò egli lo fece seppellire noi campi!
Il fatto ch'io vi ho citato è un’indizio dell’opora che stù compiendosi silenziosamont« in Toscana dalla Parola di Dio, che ormai, dai nostri colportori fu portata in tutte le città, e quasi in tutti i villaggi di questa provincia.
I cristiani evangelici di Fitto di Cecina sono in corrispondenza con quelli
di Calci; e questi, ogni domenica, fanno un viaggio di 7 miglia per intervenire al nostro culto, in Pisa, ove, da due o tre mesi, la nostra cappella è
frequentata in un modo tale da rallegrare chiunque s’interessa ai progressi
del regno di Dio nella nostra patria. — Un nostro egregio amico, il signor
dottoro Chiesi, che anche sotto il governo granducale, spesso si recò a
Firenze ed a Pontedera, ov’egli celebrava il nostro culto di casa in casa,
continua a visitare i cristiani evangelici di quest’ultimo paese.
Un antico membro della Chiesa di Pontedera, già evangelista nella Chiesa
di Piazza Barbano, ed anziano (se non m’inganno) della nuova Congregazione fiorentina, il signor Barzali fu chiamato a Livorno dal reverendo
signor Lauria di Torino, per evangelizzare gli Israeliti, nello loro case.
Fra questi, molti intervengono volonticri al nostro culto, e si rallegrano di trovare in noi il rispetto profondo che nutrono essi stessi per la
Parola di Dio. Alcuni rabbini si compiacquero di assistere al nostro culto,
dando così una prova della loro tolleranza ai membri della Sinagoga Livornese. Se costoro sono amici sinceri della libertà di coscienza e de’ culti i
preti romani, all’opposto continuano ad osteggiarla rabbiosamente. Quando
nel mese di marzo adunavansi nella nostra cappella da 40 a 50 persone,
essi ed i loro seguaci non si diedero pace, prima di aver ottenuto dal governo
locale, un’ordine di chiusura che fu eseguito dalla pubblica forza. Ora elie
abbiamo due depositi di Bibbie e di libri evangelici, l'uno dei quali in via
Vittorio Emanuele, la piiì bella e la più frequentata della città; ora che
intervengono al nostro culto parecchie centinaja di cittadini, appartenenti in
gran parte alla classe instruita; e che da ogni lato, ci si domanda di aprire un
locale più vasto dell’attuale al popolo che, momentaneamente almeno, pare
attratto verso l’Evangelo; i preti incominciano a perdere ogni speranza di
preservare Livorno dall’invasione deU'eresia Valdese. Voglia Iddio realizzare i loro timori ! — Non crediate però ch’essi ed i loro aderenti se no
stieno colle mani in mano; anzi lavorano più che mai di soppiatto, per distruggere l’opera nostra. — Mi fu detto che ultimamente, mandarono uua
deptitazione al governatore cav. Biscossi, onde pregarlo di fai chiudere una
seconda volta la nostra cappella. Se è vero ciò che mi fu narrato, questo
magistrato li avrebbe congedati dicendo, ch’essi potevano indirizzarsi al
Barone Ricasoli. — Il governo sembra deciso a proteggerci energicamente.
Mercoledì sera, all’ora dèi culto, parecchi carabinieri reali passeggiavano
sugli scali di Porta Murata, e due ufficiali della medesima arma stavano
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... ¿ob ...
aUa porta della Cappella, fra la moltitudine cho ascoltava dalla via. L'in
terno, della Cappella è sempre gremito di gente un quarto d’ora almeno
prima che principii il culto. ,
Un giornale di Livorno, in un articolo intitolato ; 1 VaMesi, ci combatte con
un’ardore degno d una miglior causa. Dopo alcuni cenni storici, dettati dirobbesi dal celebre padre Loriquet, la nostra gentile avvers.aria (l'autore dell'articolo 6 una signora) si sforza di pro\ are (se ho capito) che i Valdesi non do
vrebbero discendere dalle loro vette natie, poiché il mestiere di Proseìisfa,c\\e
significa semina zizzanie, è ìina cosa ahictta; e che, da un'altro lato, il eangi;ir
di religione non può vestire apparenza di atto stimabile. - La Sig.a A. B. ]^
non avrebbe probabilmente scritto que.s-te amenità, s'essa avesse riflettuto che
la B. Vergine e molti fra i .santi al culto dei quali essa « si dà appasiona
tamcnte » cangiarono di religione e fecero il mestiere di proseli.sti. D'altronde, qual mestiere fa la signore A. B. P. stessa, quando, nelle colonne
del Vomito essa combatte a prò’ della libertà civile e politica della nostra
patria? Secondo la nostra contradditrioe, il nostro culto « vuoto di imagini
« e di riti, ridotto ad un'idea quasi a.stra;tta di un Dio morto per salvezza
« degli uomini, non ò fatto per i popoli la cui bollente fantasìa empì nei
« secoli del paganesimo i monti, le caverne e le selve di enti divini; e, venuto
« poi il Cristianesimo, si diede appassionatamente al culto dei santi e dei
6. martiri; » La signora B. è molto tenera del Paganesimo e dell'idolatrìa;
ma legga l'Antico Testamento, e specialmente il capo xx doU'E.sodo, ove
l'autore sacro ci narra che Iddio sul monte Sinai, circondato da nuvole
solcate da folgori e d:i tuoni, maledisse l'idolatrìa, od al popolo tremante
disse queste solenni parole: « Non avere altri dii nel mio cospetto, » ch’essa
legga il N. Testameuto e spccialmente il v. 25 del capo i, dell'ilpistùla di
S. Paolo ai liomani, ove l'apostolo, parlando dell idolatrìa, dice: & Essi
« hanno mutata la verità di Dio in menzogna, ed hanno adorata e servita
« la creatura, lasciato il Creatore ch'ò benedetto iu eterno; » di'essa legga
il V. 21 del cap. v, della 1 Ep. di S. Giovanni: «Figlioletti guardatevi dagli
idoli, ? ed essa saprà dirmi, quindi, se Iddio, ai cenni di cui ogni creatura
deve ubbidire, consultò la bollente fantasìa dei popoli orientali, quand’egli
promulgò la sua legge divina e l'Evangelo. — Una parola ancora. La signora B. avendoci udito dire: Non pregate la ergine perchè non vi sente,
esclama; « ohimè ! e se essa non d sente — chi è che di là dal sepolcro
« non sia sordo e muto ? oh ! non vedete voi al suono delle gelide parole
« disfarsi l'Eternità, e le anime dei nostri cari invece di aspettarci a braeda
« aperte, giacere spente colle ossa!...... No, no, assai e troppo il dubbio
« ci perseguita!......fuggiamo gli intricati laberinti di una dialettica buona
« a decompon-e, cd a null'altro mai ! »
Queste parole sono una prova dei pericoli ai quali si espongono i Muriolatri. La direttrice del Jìomito ama appassionatamente il culto della
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Vergine, « la più celeste delle imagini che l’umanità potesse formarsi dell’intercessione...... quella « donna divinamente bella......» Ma siccome,
malgrado la preponderanza esercitata dalla sua immaginazione sulle altre
sue facoltà, essa non può non comprendere che la Vergine, discesa da
18 secoli nel sepolcro, non ci sente; al balenar di questa verità nell’anima
sua, essa vede « l’Eternità disfarsi !......Se essa ci avesse dato retta sino
alla fine, la sera del 15 corrente, essa saprebbe che, quantunque dichiariamo
colla Parola di Dio (Giobbe, xiv, 21; 2 Ke xxii, 20; Eccles. ix, 5, 6). che
la Vergine ed i santi non ci sentono, siamo ben lungi dal credere che le
loro anime e quelle dei nostri cari, invece di aspettarci a braccia aperte,
giacciano spente colle ossa. — Noi crediamo, all’ opposto, ch’esse sono
eterne, ma, essendo nel cielo, « esse non hanno giammai più parte alcuna
in tutto quello che si fa sotto il sole, s (Eccles. ix, 6). Coloro adunque che
vogliono entrar nel regno dei cieli, devono domandare questa grazia, non
a chi non sente, ed anche sentendoli, non potrebbe salvarli; ma al nostro
Salvatore Gesù Cristo, che, dopo aver data, per noi la sua vita, è ora, appo
Iddio, il nostro solo avvocato ed intercessm-e, (1 Giov. u, 1; 1 Tim. n, 5),
e ci supplicò di lasciarci salvare, indirizzandoci queste commoventissime
parole : « Venite a me voi tutti che siete travagliati ed aggravati ; ed io
« vi alleggerò » (Matt. xi, 28).
G. R.
Domenico Grosso gerente.
Pubblicazione recentissima
LE MINISTRE ET LES PRÊTRES
oc EÌPONSB
AUX ATTAQUES DU PARTI CLÉRICAL SARDE
CONTRE
LE PROTESTANTISME
PRIX L. 1, 50.
TORINO — Tipografia CLAÜIiIANA, diretta <la B. Trombetta