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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Spet t.
BIBLIOTECA VALDESE
TORRE PELLICE
(Torino)
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XCIV - N. 46
Una
copia
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TORRE PELLICE, 20 novembre 1964
Ammin. Claudiana Torre Pellice - C.C J. 2-17557
VICARI
Luca IO : 16
I discepoli sono giudici del mondo non perchè abbiano il diritto
di criticare e condannare ma solo perchè la loro parola e il loro esempio devono condurre gli uomini a Dio, esattamente come fece Gesù.
II verbo « ascoltare » non significa infatti stare a sentire, udire,
ma ricevere, accogliere; è il verbo che Gesù adopera per indicare la
fede di un uomo; ascoltarlo significa prestare attenzione al suo messaggio, credere in lui. Ascoltare i discepoli significa accogliere la loro
parola,seguirli sulla via della fede.
Essi sono più che dei messaggeri del Signore, dei delegati, prendono il suo posto, si trovano nella stessa situazione in cui egli si
trovò e con le stesse responsabilità. Come Gesù ba preso il posto di
Dio in mezzo agli uomini, annunziando la parola della vita, cosi i <liscepoli prendono il posto suo, annunziando agli uomini la sua opera.
I discepoli sono i vicari di Cristo in terra, coloro che con la loro
parola e le loro opere rendono viva, reale, presente la parola del Signore e la sua opera nel mondo. Gesù ha bisogno di noi, come ebbe
bisogno dei 70, per estendere la sua predicazione nel mondo. Ha bisogno di uomini pronti e convinti, per poter essere presente nelle
città e nelle campagne, oggi.
I discepoli sono vicari di Cristo nell’educazione e nella scienza,
nell’arte e nell’edificazione di ogni comunità umana, perchè essi portano la sua parola, la parola del Regno come egli la portò nelle cam¡nigne di Galilea.
Una tentazione esiste, è vero: inorgoglirsi pensando di essere vicari di Cristo anche nelle decisioni e nell’autorità, di prendere il suo
posto sostituendosi a lui non solo in terra ma in cielo, di perfezionare
la sua stessa opera facendo meglio e più di lui. La tentazione di dimenticare che siamo uomini e che non tutte le nostre parole ed i nostri atti sono ispirati dal Regno.
I cristiani e la chiesa stessa non sono i delegati di Cristo, i facenti
funzione di Salvatori: «Chi ascolta voi ascolta me» non significa;
( tutto quello che voi dite e fate è cosa mia, sono io che lo dico e lo
faccio ». E’ una promessa, non una garanzia; la promessa che una
nostra testimonianza fedele può condurre gli uomini alla fede in Cristo Gesù. Giorgio Tour;n
Gli anni della "querelle de Dieu„
La lotta affinché Ginevra divenisse una città cristiana
e un centro di formazione riformata s una valutazione
critica non ne diminuisce la portata teologica e storica
ronaca del Concilio
Scacco 0 gaffe dei Pontefice? - Vittoria delia
verità sull’autorità - Serio sforzo della Chiesa
Romana per uscire dall’isolamento confessionale
• Ino dei momenti più belli, più so
lenni, più significativi, più « storici »
dei Concilio Vaticano II ha avuto luoao nel corso della congregazione generale di lunedì, 9 novembre, quando
l'assemblea conciliare, a grande maggioranza, ha respirito lo schema suUs
missioni (De Missionibus), di cui il
papa Paolo VI aveva detto tre giorni
prima, nell’aula conciliare stessa : « Riteniamo che facilmente ■ il testO' saia
aa voi approvato ». Invece solo una
esigua minoranza di « padri » ha approvato il testo: la stragrande maggioranza (1.601 su 1914) lo ha resp^^tito.
il Concilio ha cioè detto di no a un
testo cui il papa aveva detto di si.
Questo fatto può naturalmente resta
re un episodio e non fare storia. E pero un indizio della maturità e dell autonomia con cui si muove ^ Concilio.
Stupisce certo che il papa abbia preso
una posizione cosi netta nei confroi»L.i
di un testo assai scadente e riesce anche diffìcile pensare che Paolo ignorasse l’opinione negativa ohe la maggioranza dei «padri» s’era fatta su
uuesto schema, prima ancora cne iniziasse il dibattito. Dobbiamo dunque
pensare che il papa ha tenta,to una
prova di forza, che non gli è riuscì .a;
eppure, più semplicemente, che na
commesso una gaffe, un passo falso.
Ma a parte questa questione, ohe resta insolubile, e a parte il comprensibile imbarazzo che il papa cieve_ aver
provato dopo il voto di lunedi ccs
antitetico alle sue previsioni e ai suoi
suggerimenti, resta il fatto che 1 assemblea conciliare, in questo caso, non
ha tenuto in alcun conto la parola ocl
papa e giustamente ha votato sfondo coscienza e non secondo le indicazioni papali. E siccome, nel ca^ specifico, il papa aveva torto nel ritenere
che il testo sulle milioni potesse essere « facilmente approvato », perche
— come s’è detto — si tratta di un
documento del tutto inadeguato, il
Concilio ha fatto bene a non allinearsi sulle posizioni del papa. Non si tratta quindi di una « ribellione » dei v^
scovi (come qualcuno na_ detto), ma
semplicemente di una vittoria della
verità sull’autorità.
E’ ormai praticamente certo cne
nella congregazione pubblica conclusi
va della terza sessione del Concilio, j
tre capitoli dello schema sull’ecume
nismo (De Oecumenismo) saranno solennemente promulgati. Dal 5 al 9 ot
tobre scorsi hanno avuto luogo le votazioni decisive su questo- importante
documento, che fu discusso nel corso
della seconda sessione. In questi giorni si stanno votando gli ultimi emendamenti e il testo definitivo sarà pronto per la fine della sessione. La dichia
lezione .sulla libertà religiosa (che
continua a impensierire un numero
cospicuo di « padri » e che tanti ostacoli trova ,sul suo cammino) sarà anche votata in questo scorcio di sessione, ma difficilmente potrà essere promulgata. Per questo bisognerà attendere la prossima sessione. Intanto
dunque, abbiamo il De Oecumenismo,
i punti salienti di questo d,ocumento
possono essere cosi sintetizzati: le
Chiese nate dalla Riforma vengono
denominate « Chiese e Comunità ecclesiali », senza altre precisazioni, in
particolare senza dire che differenza
passa tra una « Chiesa » e una « Comunità ecclesiale » : il fatto importan
t.; però è che si riconosce che le comunità cristiane diverse dalla cattolica. sono delle Chiese o comunque
hanno alcune caratteristiche della
Chiesa. Dal nostro punto di vista, questo riconoscimento non ha nulla di
sensazionale, ma per il cattolicesimo
rappresenta il superamento o perlomeno l’inizio di un possibile superamento di posizioni secolari. Confrontandosi con le Chiese nate dalla Riforma e confrontando queste Chiese e
se stessa con TEvangelo, la Chiesa
cattolica ritiene sempre di essere la
Chiesa cristiana più autentica ma non
si sente più di sostenere una identità
assoluta ed esclusiva tra la Chiesa di
Cristo e la Chiesa di Roma : anche
fuori della comunione con Roma, anche là dove non c’è successione apostolica (intesa in senso cattolico), anche là dove non c’è gerarchia (in senso cattolico), c’è Chiesa, o alineno elementi della Chiesa. Ma il titolo del
capitolo dedicato alle Chiese della Ri
forma parla proprio di « Chiese » Ci
SEGUE
IN SECONDA PAGINA
Il Consistoire
Calvino venne richiamato a Ginevra
nel settembre del 1541 dalle autorità
ginevrine che non riuscivano a controllare la situazione ecclesiastica della città dopo la sua partenza. Vi rierir
trò non da trionfatore, da uomo sicuro di sè, che ha piegato i suoi avversati
ma da suddito fedele delia repubblica
ginevrina, giurando nella prima seduta del Conseil di « être toujours sendteur de (3enève ». Egli si era però iro.
pegnato, nella stessa seduta, di « mettre"^ ordre sus l’église » e intendeva met
tere ordine per davvero.
Si immagina abitualmente Calvino
come un uomo irascibile, duro, aggressivo e lo si qualifica voilentieri come
un tiranno, il tiranno della città di
Ginevra, in cui faceva la pioggia ed
il bel tempo. Un tantino collerico lo
era senza dubbio ed ostinato anche,
non era l’uomo dei compromessi, delle
mezze soluzioni, degli aocomodamenci politici; ma si dimentica che i ginevrini non erano da meno e che il
potere civile, « la Saigneurie » come si
diceva, sindaci, ccnsiglieri, capitano
del popolo, era la Seigneurie di una
città libera del ’5(HJ. Cacciato il vescovo, tutti i poteri in materia amministrativa, scolastica, giuridica e perciò
anche religiosa erano passati nelle
mani del governo cittadino ed i prédicants Calvino e f arei erano stati assunti nel ’36 dal governo per provvedere alle cose della chiesa ma sempre
sotto la tut-ala e le direttive del Con.’eil. Lo scontro eiiur avr'enuto proprie
perchè non si erano piegati alle direttive civili in materia sacramentale. La
stesso situazione trova Calvino al suo
ritorno da Strasburgo.
Il caso di altre città del tipo di Ginevra, come Zurigo e Basilea, è molto
intereissante al riguardo. I governi di
quelle città, le Signorie bernesi e zurighesi, avevano pieno potere sulla vita
ecclesiastica della città, nominavano
e destituivano- pastori, sentenziavano
in materia di religione, di liturgia, di
dogmi ed avevano trovato nell’Antico
Testamento un interesisante preceden,e alla loro prassi ecclesiastica. In
Israele Aronne e Mosè avevano il compito di guidare la vita dei popolo ma
; primo era prete il secondo no, il
primo si occupava dei sacrifici il secondo della vita cotidiana; i pastori
oernesi erano come Aronne ed i magistrati come Mosè ma comandavano
secondi perchè Mosè era più grande
del fratello.
Calvino non era invece disposto in
alcun modo ad accettare questa teoria. Le autorità civili sono responsabili davanti a Dio della vita della città ma è la chiesa sola che è responsabile della fede dei cittadini. La lotta
di Calvino nella città fu sempre lotta
per l’indipendenza della chiesa, per la
totale autonomia della sfera spirituale, autonomia di decisioni, s’intende,
perchè era anche lui convinto, come
rutti gli uomini del suo tempo, che
tutti 1 cittadini, il popolo intero dovesse e potesse essere cristiano. Le autorità della chiesa dovevano provvedere a questo- ed il potere civile le doveva aiutare per il bene comune a faj un popolo cristiano.
Lo strumento creato di comune accordo da Calvino e dal Conseil fu U
Consistoire: una assemblea di pasto
ri e di delegati del potere civile; un
compromesso, dunque, in quanto gii
anziani erano nominati dal Conseil e
ne facevano spesso la politica, cambiavano come i ministri nei nostri gabinetti moderni a seconda della corrente! L’idea fu comunque geniale:
affidare il governo della chiesa non al
clero solo ma alla rappresentanza del.1 comunità stessa, ed in questo Cai
vino apri le porte ai tempi moderni,
perchè da questo principio scaturì, il
principio della libertà politica e della
rappresentanza, in parte almeno. Il
Consistoire vigilava sulla vita religiosa dei cittadini adunandosi in seduta
settimanale ed emanava sentenze di
condanna sino alla scomunica.
Calvino voleva fare di Ginevra una
città santa, nel significato biblico della parola; ncn una città perfetta, senza peccati, ma consacrata a Dio, una
città che vivesse con il solo scopo di
servire il Signore. Il contrasto insomma si può riassumere molto bene con
le parole del testo dell’Institution che
pubblichiamo : « estre nostres » oppure « estre au Seigneur », appartenere
a noi stessi o a Dio. I cittadini di Ginevra, popolo e magistrati, accolgono
con estremo favore Calvino e sono disposti a seguirlo m tutta la sua opera
“Vu que nous sommes
principalement nés à
Dieu, et non pas à
nous,,
Calvin i.
e la sua predicazione, ma senza rinunciare a Se stessi. Sono uomini liberi,
ormai, responsabili delle proprie decisioni e dei propri pensieri, non hanno
bisogno di gente che faccia la lezione;
cattolici non vogliono essere, quelli che
ne avevano vog;lia se ne sono andati
in Savoia; vogliono vivere nella nuova religione, amici dei Bernesi che U
spalleggiano contro il duca e la Francia, ma nulla di più. Non vedono la
necessità di fare della loro città una
città diversa della altre, un bastione
della fede e della verità evangelica, di
sacriñeare la propria vita, i propri interessi ed i propri piaceri per diventare dei protestanti integrali, l’esempio e la speranza della Riforma europea.
Calvino adoperò per definire il suo
atteggiamento e quello della sua città
una esp-ressione felice : « la querelle de
Dieu », la battaglia, la disputa di Dio.
Egli si sentiva investito del com-pito
d; condurre personalmente questa
« querelle » con tutte le sue forze, sa
crificando agi e salute, tempo e fatica. « Dieu doit estre premier servi » è
un’espressione calvinista del tempo,
che rispecchia il suo atteggiamento.
Questo combattimento doveva essere
condotto senza tregua nei confronti
dei falsi cristiani: i papisti anzitutto
e gli antitrinitari e sul fronte dei libertini, gli esprits forts del tempo, uomini svincolati dalla fede, philosophes ed umanisti il cui Dio era l’uomo, norma assoluta di vita e di pensiero. La polemica vigorosa, sarcastica, crudele, a volte speciosa, parcigia
na fu certo il linguaggio del tempo e
Calvino non è secondo a nessuno in
Questo, ma si avrebbe torto di vedere
in .questo spirito polemico il solo desiderio di demolire l’avversario, di ag
gredire, di distruggere. Mosso dalla
certezza di dover condurre a fondo la
« querelle » di Dio, Calvino impegna il
suo avversario in una violenta ricerca,
in un combattimento in cerca della
verità. « Querelle » non significò per
¡■ai litigio, e la prova di questa sua
esatta valutazione dei problemi e della lotta impegnata si ha, a nostro avviso, nella firma dell’Accordo di Zurigo (Consensus Tigurinus) con le
chiese svizzere sulla questione della
S. Cena. Dove Lutero e Z-wingli non
erano riusciti a trovare una formula
di intesa, limitandosi a ripetere teslardamente le loro idee, Calvino e
Bui finger riescono a intendersi. Calvino il fanatico fu quello che riuscì
ad unire il protestantesimo svizzero
laddove il profeta Lutero non seppe
che scrivere sul suo tavolo una citazione scritturale. Gli è che Lutero
non fu l’uomo della querelle de Dieu
ma della sola fide, ed in questo la riforma di Ginevra fu altra cosa che
quella di 'Wittemberg.
Le intricate lotte politiche tra il
Consistoire e Calvino da una parte
ed il Conseil dall’altra, tra la « 'Vénérable Compagnie des paateurs» ed
il partito dei Libertini dominano la
vita ginevrina degli anni ’42-’59. I
Libertini non sono degli scostumati,
degli immorali, sono liberi cittadini
Giorgio Toura
SEGUE
IN TERZA PAGINA
iiiiiiiiiiimiiiimiiii
ALLA LUCE DEL MOVIMENTO ECUMENICO
DEI GIORNI NOSTRI
La Chiesa nella polemica
Ira il Card. Sadoleto e Calvino
Nell’aula magna della Eacoltà di Teologia a Roma,
la prolusione del Prof. V. Vinay all’anno accademico
I Libertini
Questa non è però che la cormee
del quadro e non spiega tutto, non
spiega la violenza dei contrasti tra
Calvino e molti ambienti di -Ginevra.
II contrasto era più profondo ed investiva la vita intera della città, le
sua ragion d’essere, non era solo questione di potere ma di fede.
Anche se la coinciclenza è del tutto ca
isuale, vtorrejnrao uguailnienite sottolineare
il fatto che la prolusione all’anno accademico 1964-65 è avvenuta proprio il 31 Ottobre, nel giorno cioè in cui Lutero, nel lon
tallo anno di grazia 1517, affiggeva le fa
mose « 95 Tesi » alla porta della chiesa de!
castello dj Wittemberg. Generalmente, e
non del tutto a torto, gli slorici pongono
questa data come inizio di quel grandioso
movimento di riscoperta deirEvangelo che
In. determinato il crcillo della vecchia società medioevale, ha dato l’avvio al mondo moderno, ha fondato un nuovo umanesimo, quale è la Riforma protestante. I.a
coincidenza è del lutto casuale; tuttavia in
questo -particolare momento sembra quasi
voler significare che la nostra Facoltà di
Teologia, e quindi anche la Chiesa valde-.e,
si vo-glla ricollegare strettamente alla Ri
forma, continuandone le -linee, proclamando al mondo quella Parola di giudizio e di
grazia, alla quale essa deve essere soltomea
sa, e della quale è stata chiamala a rendere
testi-monianza sia pure nella debolezza della sua carne, con -parole ed opere polenti,
A questo p-ro-posito molto « azzeccata » e
stata la scelta del tema della prol-uisione ler
ta dal Prof. V. Vinay, titolare della Catte
dra di Storia della Chiesa, nell’Aula Magna
della Facoltà, alla presenza di un folto pubblico costituito dai membri delle comumit.'i
evangeliche in Roma, ma anche da illustri
personalità sia del mondo -teologico protestante, come il I¥of. O. Culfinann, grande
amico della nostra Facoltà, sia del mondo
cattolico, intervenute data la attualità delPargomemo : « La Chiesa nella polemica fra
¡; Cardinal Sadoleto e Giovanni Calvino alia luce del movimenlo ecumenico dei nostri giorni ».
L’oratore ha esoriiilo dichiarando che la
scelta deirargomento non era .soltanto dovuta alla ricorrenza del IV Centenario della
morte di Calvino, « ma anche ai recenti sviluppi del no.s-iro dialogo teologico con la
( hie.sa romana. Affinchè questo dialogo possvolgersi con serietà e chiarezza di idee,
è utile rifarsi al tempo in cui ebbe inizio ».
Tratteggiando il carattere dei due uomini
Sadoleto e Calvino, prolagoni.sti della disputa, Foratore ha ines.so innanzitutto in rilievo le tendenze umanistiche di ambedue,
per cui il tono della disputa non è quello
ba.sso della polemica, ma è di allo livello
teologico. A ben con.siderarc la cosa, non
sono soltanto due uomini, sia pure di eccezionale levatura teologica e culturale,
che 4j scontrano bensì due modi opposti
di intendere la Chiesa, rimasti immutati fino ai giorni nostri.
Passando ad esaminare più direttamente
queste due concezioni della Chiesa, il Prof.
Vinay ha tratteggiato in primo lupgo la
ecclesiologia di Sa-doleto, tìpicamente cattolica nel rapporto istituito fra la Chiesa e
lo Spirito di Cristo. Sadoleto infatti, nella
epistola indirizzata al Senato e al Popolo di
Ginevra, per cercare di riguadagnarlo al
al Cattolicesimo, afferma die « la Chiesa
cattolica è... quella (chiesa) che in ogni
tempo passato e presente, in ognj regione
della terra, essendo una e di un medesimo
SEGUE
I.\ SECONDA PAGINA
2
pag. 2
N. 46 — 20 Novembre 1964
La piccola ed operosa fucina della nostra predicazione
Inaugurato il nuovo anno accademico
della Facoltà Valdese di Teologia a Roma
CONTINUA DALLA PRIMA PAGINA
sentire in Cristo, viene diretta cvunque e
sempre dal solo Spirito di Cristo, nellila quale non può esistere ak*un dissidio: intatti
essa tutta è in ®è unita e concorde ». Questa definizione però no-n mette in risalto
che cosa sia veramente la chiesa, ne defini®ce soltanto rattritbuto «cattolica»; ma per
Sadoleto runità fa talmente »parte dell’essenza stessa della chiesa, che, definendo
l’una, &i definiisce anche Taltra. Lo Spirito
di Cristo è ranimatore e il purificatore di
questa unità, per cui l’essere cristiano si risolve nel mantenere e conservare questa
unità, tanto che il Sadoleto ripete la preghiera di Gesù « affinchè siano tuttj uno »•
La vera Chiesa è allora <( quella che conserve l’unità deH’organizzazione, della dottrina, dello sipirito nel consenso fra i credenti del presente e debile passate generazioni ».
L’unità dunque diventa per il cattolicesimo
la garanzia della verità. Mentre i Riformatori ricercano soprattutto la verità evange
lica, il Sadoleto esige l’unità come supremo
comandamento, come segno di cristianesimo genuino, di vera chiesa, di vera dottrina. Sebbene nella lettera ai ginevrini non
venga e^licitamente menzionato, (forse
per un motivo più tattico che altro), nel
magisitero si attua una specie di concmtrazione dello Spirito, per cui, in caso di dubbi o di incertezze »sulla vera religione, bisogna ricorrere alla sua autorità.
Inoltre, il criterio per giudicare della
verità di una dottrina è quello della sua antichità, penchè segno di una continuata assistenza dello Spirito. Da qui si comprende allora l’insistenza cattolica sulla Tradizione. Se poi tale Tradizione sia fedele o
infedele ali’Evangelo, questo non entra in
discussione, perchè la sua fedeltà è garantita dalla assistenza dello Spirito. I Riformatori, viceversa, pur richiamandosi alia
Chiesa antica, pongono in discussione la
fedeltà della dottrina tramandata dai padri. Ed infine, la Chiesa viene presentata
« essenzialmente come una istituzione per
la salvezza degli uomini »: Sadoleto afferma infatlì: «la Chiesa ci ha rigenerati in
Cristo per Dio, ci ha nutriti, confermati,
ci ha insegnato quali sentimenti dobbiamo
avere e -ohe cosa dobbiamo credere, in chi
riporre la speranza, per quali vie tendere
verso il cielo ». La ribellione alla Chiesa
significa allora andare incontro alla perdizione eterna.
Alla epistola del cardinale Calvino, allora esiliato di Ginevra e accolto a Strasburgo, viene invitato da Berna a dare una risposta. In essa Calvino rifiuta innanzitutto l’accusa di essere uno scismatico e
di avere operato una frattura nella chiesa.
« Che quelli di Ginevra — egli afferma con
forza -— ammaestrati dalla nostra predicazione, si siano ritirati dal fango di errore,
nel quale erano stati sommersi, e siano pervenuti alla pura dottrina del Vangelo, tu
chiami ciò abbandonare la verità di Dio;
perchè poi si sono ritirati dalia tirannia
papale per ordinare fra loro una miglior
forma di chiesa, tu dici che ciò costituisce
una vera separazione dalla Chiesa ». Ed aggiunge poco più avanti: « per parte mia ho
sempre mostrato con le parola e i fatti
quale desiderio io avessi dellunione : tut
lavia io intendevo quella unione della
Chiesa che ha inizio in te (o Signore), e
in te fine. Infatti tutte le volte che tu hai
comandato questa pace e unione, hai diclìiarato nel medesimo tempo di essere tu
stesso il solo vìncolo per conservarla ».
Passando a definire la Chiesa Calvino
dichiara che essa « è la società di tutti i
santi, la quale sebbene sia diffusa in tutto
il mondo, e dispersa in ogni tempo, tuttavia collegata da un’unica dottrina di Cristo e da un unico Spirito, cura e mantiene
l’unità della fede e la fraterna concordia ».
La chiesa dunque è in una situazione di
diaspora; e diaspora significa debolezza e
croce, persecuzione ed esilio. Alla autorità
e alla potenza della Chiesa cattolica, « Calvino non contrappone altra forza o vanto
umano, ma una chiesa dispersa e perseguitata nel mondo, una diaspora ».
La Chiesa inoltre è la società di tutti i
santi, vale a dire di « gente messa a parie
per il Signore, sulla quale Cristo stabilisce
la sua siignoria ».
Nella -parola « santi » c’è tutta l’opera del
Signore, perchè questi « santi » sono peccatori eletti, perdonati, giustificati, santificati dal Signore. Rimane cioè ben chiara e
precisa la distinzione fra il Signore e i
« santi ». « L’unità dellia fede e la fraterna
concordia » seno il prodotto dell’unica dottrina, e dell’uniico Spirito di Cristo.
A differenza del Cardinal Sadoleto, che
parla soltanto dello Spirito di Cristo, Calvino precisa e insiste nella sua definizione
di chiesa su due punti: la dottrina, cioè la
Parola del Signore, e il suo Spirito. Criticando la ecclesiologia di Sadoleto, dice
infatti: «Non v’è qui Parola di Dio, quel
segno tanto chiaro, raccomandato tante
volte dal Signore per designare la Chiesa ».
Se la chiesa fesse, come per Sadoleto,
( diretta ovunque e sempre dal solo Spirito di Cristo », allora non si porrebbe più
ii problema della verità e si cadrebbe facilmente nell’errore dì considerare Spirito
Santo i nostri pensieri e j nostri sentimenti
religiosi. Viceversa, per Calvino, la Chiesa è guidata dalla Parola e dallo Spìrito.
Lo Spirito ci dà rintelUgenza e la Parola
controlla lo Spìrito.
La vera chiesa può essere riconosciuta,
secondo Calvino da tre segni principal!;
in primo luogo la dottrina, cioè il Vangelo;
in secondo luogo la disciplina, che è da
intendersi come l’effettiva signoria di Crìeto: e in terzo luogo dalla amministrazione dei sacramenti, alla quale la comunità
deve essere preparata.
L’autorità della Chiesa noin sta nella sua
anlichilà, ma neMa Parola di Dìo, « dì cui
deve essere armato anche il più umile cristiano ».
Molto succìntanienie, questa la ecclesiologìa <‘he Calvino contrappone a quella di
Sadoleto. Queste due posizioni sono rimaste immutate per quattro secoli; ora sembra
che nel Cattolicesimo ci sia qualcosa di
nuovo. « La Parola di Dìo — ha detto 11
prof. Vinay — è ciò che sta a cuore alla
chiesa romana dì oggi, ove essa si trevi effettivamente in processo di rinnovamento »;
<‘osì ancora sembra ci sia un notevole sfor
zo per porre una distinzione fra Cristo e
il Magistero ecclesiastico, accentuando la
riscoperta del laicato, il ricupero della collegialità deirepìscopato, Taperlura ecumenica. Parallelamente, il protestantesimo ha
scoperto che il Sola Scriptura non vuol dire
negazione assoluta della, tradizione, e die
il Sola Fide non vuol dire negazione delle
buone opere.
Le posizioni rigide, statiche per secoli
sembrano ora essere in movimento. Si è
aperto un dialogo teologico che, pur non
polendo fare previsioni su ciò che porterà,
non può non essere seguito con attenzione.
Il culto di inaugurazione dell’anno accaderaico, tenutosi nella chiesa di Via IV
Nciverabre il Iv c. m., è stato presieduto
dal Prof. B. Copsanì, della cattedra di Ese
gesi del Nuovo Testamento. Il testo della
predicazione è stato la parabola del seminatore, secondo il Vangelo dì Mt. 13: 1-17
li predicatore ha iniziato notando come la
realtà controversa ed umiliata del Vangelo
nel nostro mondo provochi nelle comunità
un senso di sconforto e di »sfiducia. Come
può accordarsi, egli si è domandato, questa realtà con la visione gloriosa del Regno
dei cieli, quale troviamo espressa nel Vangelo? Di fronte a questa contraddizione
serge spontaneo il domandarsi che cosa
valga più la nostra fede. Questo senso di
sconforto genera una specie di apoistasia
nelle comunità, che non sono più capaci di
agire come la loro fede comporterebbe.
Ma d’altra parte, questo dubbio e ques o senso di sconforto sono stati anche dei
discepoli che riscontravano una sempre
maggiore incredulità nelTambiente dei Farisei, degli Scribi e del popolo di fronte
alla predicazione e ai segni indicanti la
sua me-isianità. Con la parabcla del seminatore Gesù sembra volen* rispondere al
dubbio dei discepoli, e nello stesso tempo
vuol far loro considerare qual sia la via
scelta da Dio.
Dìo ha infatti scelto la via delFabbassamento, della umiliazione, della croce. Tl
seme viene siparso in una situazione di debolezza, dì precarietà, la maggior parte di
esso cade in un terreno sterile; ma, ac
canto a questo, c’è anche della buona terra, pronta a ricevere il seme e a portare un
raccolto eccezionale.
Il problema delia incredulità non si esaurisce qui. Matteo, Marco e Luca continuano
il racconto ognuno in modo diverso. Anche
essi sono stati tormentati dairangoscioso
prcblema della incredulità. Mt., in particolare, pro-segue riportando la profezia di
L". 6, riferenlesì al tragico incarico del prò
feta di rivolgere la propria predicazione a
un popolo che lia orecchie, ma non ode,
ha cechi ma non vede. Le parole rivolte
dal Signore al profeta esprimono la realtà
più profo»nda della predicazione, che può
eissetre una »pietra d’inciampo, contro la
quale chi urta cade e muore; oppure diventa la pietra angolare che regge tutto
l’edifìcio. Se questo vale »per la predicazione del profeta, a maggior ragione vali
per Cristo che è la pietra d’inciampo o la
»pietra angolare: anzi, le parole dì Isaia trovano in Cristo il loro adempimento.
Il racconto di Mt. però continua e le pa
iole di Gesù pongano con forza l’accento
'U coloro che credono: «A voi è dato di
conoscere i misteri del Regno... Beati gli
occhi vostri percliè veggono e ì vostri orec• l*i, perchè odono! » Il conoscere, il vede
re e l’udire non sono determinati da capacità fisiche o intellettuali superiori a
quelle degli altri uomini, ma sono un dono
di Dio. Il mistero del Regno non significa
solo accettarlo intelleiiualmente, ma laisciare rinnovare tutta la nostra vita da Cristo:
lasciare il trionfalismo ed accettare la croce. Le parole di Gesù non sì riferiscono
soltanto al piccolo gruppo dei Dodici, ma
si rivolgono a tutti i discepoli,. valgono pure
per noi e dobbiamo essere coscienti di questo dono.
La constatazione che accanto alle luci ci
s(jno anche le ombre non deve generare
fatalismo disperato, ma gioia : la semina dell’Evangelo dà un fruito straordinario.
Anche nel nostro tempo c’è della buona
terra, pronta a ricevere il buon seme. Da
qui scaturisce anche per noi un impegno
ben preciso a seminare con gioia, con
umiltà e con semplicità il Vangelo.
In li nee molto succinte questa la predicazione del Prof. Corsani, seguita con attenzione dalla comunità e dagli studenti cui.
forse, ìjìù direttamente essa sì rivolgeva
Al termine di questa cronaca notiamo
con gioia e riconoscenza che quest’anno il
numero degli studenti di primo anno, relativamente alle punte minime registrate in
questi ultimi 2-3 anni, è notevolmente su»periore (due studenti metodisti, due valdesi, un uditore metodista, una uditrice valdese, uno studente statunitense, una ore
matricola che per il inomenlo si consacra
allo studio del greco\ Speriamo che questo non sia una eccezione, nia sia piuttost»)
rinizio di un lungo periodo di ripresa della nostra Facoltà dj Teologia,
/. d.
IIIIIIIIIIHKIIIUHINHHiniKmiItlKIKItHIHh
LA VOCE DEL PASSATO
Questi irrequieti
studenti in teologia...
Pochi giorni fa è cominciato il nuovo anno accademico nella nostra Facoltà di Teologia. Si sono svolti gli esami, e tutto va
avanti in buon ordine. Però, tanto per i
professori quanto per gli studenti sorgono
talvolta delle difficoltà, piccole o grandi,
più o meno gravi, che c’imbarazzano e potrebbero riuscire a farci perdere la fiducia
in noi stessi; soprattutto quando guardiamo
indietro e vediamo procedere con tanta dignità e solennità i grandi conduttori delle
nostre chiese nel passato : Moderatori, Presidenti di Comitati d’Evangelizzazione, Professori e gli studenti stessi di una volta, come li vediamo sulle fotografie e sui quadri
nelle sale della Facoltà.
Perciò vale proprio la pena di guardare
un po’ più da vicino quel bel panorama storico, per vedere se veramente la nostra ammirazione e il nostro timore non sono forse
causati da una illusione ottica. Volgiamo il
nostro sguardo per esempio all’anno 1858
quando la Facoltà si trovava ancora a Torre Pellice e faceva ancora parte del Collegio
Valdese, sotto la stessa Direzione di questo, benché sotto supervisione della Tavola
Valdese.
Alla fine di gennaio 1858 la Tavola Valdese si occupò delle Borse per gli studenti
in Teologìa, e fu in queiroccasione che uno
dei suoi membri faceva notare agli altri che
alcuni studenti si comportavano in un modo
assai poco conveniente ad un futuro Pastore
o Evangelista. La Tavola discusse della questione e incaricò il Moderatore di scrivere
una lettera, riguardante l’accusa contro gli
studenti, alla Direzione del Collegio Valdese. Eccola qui:
La Tour, 29 Janvier 1858.
Messieurs & chers frères!
En s’occupant de la question des Bourses
de Théologie la Table a relevé avec peine
chez des étudiants gagistes l’usage public et
peu convenable du cigarre, la fréquentation
des cafés. Elle se borne à constater ces tendances fâcheuses, contraires aux intentions
charitables des bienfaiteurs, dans la persuasion que la direction, partageant cette manière de voir, adoptera dans sa sollicitude
quelque mesure efficace.
La Direzione del Collegio Valdese si riunì
già il giorno successivo e naturalmente condivise la sollecitudine della Venerabile Tavola. Fu emanato un avviso a tutti gli studenti del Collegio : la Direzione considerava
l’abitudine di fumare in pubblico come incompatibile con l’obblìgazione che il Regolamento del Collegio imponeva a loro, cioè,
dì onorare IMstituto con il loro comportamento. In quanto al frequentare dei « cafés », del quale aveva parlato la Tavola, la
Direzione, purtroppo, non poteva fare niente: « ...la Direction regrette que vous n’ayez
pas songé à lui dénoncer les faits particuliers
qui sont à votre connaissance... Car si elle a
pu jusqu’ici passer un peu légèrement peutêtre sur l’abus dit cigarre, il n’en saurait être
de meme de la fréquentation des lieux de
dissipation ».
Con questo avviso, l'affare avrebbe potuto
essere concluso. Invece fu soltanto l’inizio
di molti guai. Due giorni dopo la pubblicazione, l’avviso sparì. xAlcuni studenti, fra ì
quali il teologo Salomon, non smisero di fumare. Il 27 febbraio 1858, la Direzione si
riunì di nuovo, e decise di chiamare davanti
a sè gli studenti che avevano continuato a
fumare. 11 Salomon però avverti la Direzione per mezzo del bidello che non avrebbe
potuto venire, perchè aveva una lezione da
frequentare nell’ora che gli era indicata.
Inoltre si faceva vedere il giorno dopo sulla
piazza pubblica di Torre Pellice... con un
sigaro in bocca.
La Direzione considerò ciò una sfida alla
sua autorità e comunicava a Salomon che
gli era interdetto di frequentare le lezioni.
Allora tutti gli studenti in Teologia si dichiaravano solidali con lui, e scrissero alla
Direzione la lettera seguente :
La Tour, 7 Mars 1858.
...La manière dont a été traité notre condisciple, les expressions par lesquels on nous
a désignés, engagent l’honueur de la classe
entière. La cause de Salomon cessant d’être
la sienne propre, nous sommes décidés à protester, et à recourir, aussi longtemps que
nous aurons sujet de nous considérer comme
lésés dans nos droits, et victimes d’illégalités
de quelque nature qu’elles puissent être.
Nous ne pouvons pas vous suivre sur le terrain de convenances mal définies, plus mal
observées encore par ceux qui nous les vou
draient imposer. Votre morale n’est pas à
l’hauteur de cet Evangile que vous vous êtes
engagés à servir, et que nous nous faisons
gloire de servir un jour. Nous vous prions
de - considérer que vous n’avez plus à faire
à des enfants qui se courbent sous la férule,
et que si vous semblez avoir pris pour devise : « Sic volo, sic iubeo, sit pro ratione voluntas », une telle maxime ne peut pas être
admise par des êtres rationnels qui ont conscience de leur responsabilitie.
Nous ne reparaîtrons pas aux cours que
lorsque la Direction aura déchargé notre condisciple des tort? prétendus qu’elle lui impute.
Les Etudiants en Théologie:
Gay Daniel
Gay César
Revel Albert
Prochet Matthieu
Jalla Jules
Malgrado questa lettera fulminante dei
suoi « condiscepoli », il Salomon scrisse il
giorno seguente una lettera alla Direzione,
nella quale confessò che aveva fatto male
dì fumare in piazza pubblica ancora il giorno dopo che era stato chiamato davanti alla
Direzione. Ma questa lettera non poteva impedire che la crisi si aggravasse ancora. Il
giorno 10 Marzo gli studenti in Filosofia
(cioè della classe superiore del Collegio) sì
dichiararono solidali anche loro coi Teologi.
Il Professore Revel (il Moderatore della Chiesa Valdese) doveva comunicare alla Direzione che nell’aula non aveva trovato nessuno
per ascoltare le sue lezioni. Al Salomon era
stato vietato; gli altri non venivano per una
loro libera decisione.
La Direzione era sulle furie per la lettera
dei cinque studenti e infatti questi man mano dovevano cedere. L’il Marzo scrissero alla
Tavola quello che era accaduto nellultima
settimana, e ammisero che nella lettera del
CRONACA
DEL
CONCILIO
CONTINUA DALLA PRIMA PAGINA
7 Marzo erano andati troppo oltre : « Il a été
dit à ceux qui ont comparu devant le Directeur. que nous devons rendre une obéissance passive. Nous protestons contre ce
principe. Nous reconnaissons que nous aurions dû nous tenir dans ces termes; nous
rétractons ce qui a pu offenser la Direction,
et la prions de bien vouloir nous le pardonner ».
Poi, già ü 13 Marzo, il segretario della
Tavola, E. Malan, poteva scrivere alla Direzione che gli studenti tutti si erano sottomessi. Avevano chiesto scuse alla Direzione,
in particolare perchè si erano rifiutati di
assistere ai corsi. Anche il Salomon era di
nuovo ammesso nella sua classe.
Il giorno dopo la Tavola comunicava alla
Direzione le pene che sarebbero state inflitte agli studenti ribelli :
tt ...Quant à l’Etudiant Salomon... La
Table a réduit le chiffre de sa Conduite à 6
pour Tannée scolaire, avec menace de peines
plus graves... en nas de récidive. Cet élève
n’ayant pas abandonné les leçons, n’ayant
pas non plus signé la lettre des Etudiants
en Théologie n’est pas passible d’autres
peines.
Les autres Etudiants en Théol. s’étant rendus coupables d’un acte grave d’insubordination, aggravé encore par une lettre offensante adressée à la Direction ont été déclarés
passibles des peines suivantes :
A. Réduction du Chiffre éventuel de la Conduite à O.
B. Privation de la bourse pour un mois ».
Alla fine dell’anno scolastico, in giugno.
Salomon, Revel e Prochet non furono promossi « à cause de leur conduite ». Avevano,
a quanto pare, ripreso la vecchia abitudine
di fumare dopo gli avvenimenti di febbraiomarzo. Ma tutti e tre promisero un ravvedimento della loro vita. Prochet et Revel
dissero che non Tavevano fatto per petulanza. 11 primo scrisse: « ...je n’ai jamais gardé
le cigarre en bouche lorsque j’ai vu un professeur ou un membre de la Table (dans La
Tour). Je n’ai pas promis à la Table de ne
plus fumer en public... Je promets... d'obéir
à Tordre de la Direction du Collège, défendant de fumer en public, et cela d’autant plus
volontiers que je reconnais maintenant avec
l’administration les fâcheuses conséquences
que pourrait avoir ma désobéissance ». Revel
terminò: «Je me soumets...».
Forse un lettore sarà curioso della sorte
dei cinque studenti ribelli. Daniele Gay, dopo un'attività pastorale di molti anni, fu
emeritato nel 1898. Cesare Gay invece non
finì gli studi. Alberto Revel mori nel 1888
come professore di Teologia della Facoltà
Valdese a Firenze. Matteo Prochet fu per
lunghi anni Presidente del Comitato di Evangelizzazione. Giulio Jalla diventò un Evangelista molto stimato e morì di colèra nel
1866. a Genova. Salomon infine, la causa
di tutta la ribellione, fu con.sacrato pastore
già nel 1861) e lavorò a Ro.sario (Argentina)
e negli ■'tati Uniti.
Th. l'an (len End.
Le lettere citale si trot’cino neWArchixno
della Tavola, voi. 18, n. 40. 42, 89. 91. 93,
94, 96, 99. 104. 106, 247. 248 e 249.
fcono dunque Chiese. Oppure il titolo
è solo ad captationem benevolentiae?
Quanto al dialogo interconfessionale,
lo schema non solo lo permette ma lo
raccomanda vivamente ; come pure
raccomanda la preghiera in comune
con i « fratelli separati » e, in qualche
caso, la partecipazione dei fedeli cattolici a cerimonie religiose degli Orto
dessi (tale raccomandazione non vie.i
fatta riguardo ai culti protestanti);
si auspica un’ampia collaborazione
pratica in campo sociale e assistenziale; si chiede ai cattolici di acquisire « una migliore conoscenza della dottrina e della storia, della vita spirituale e culturale, della psicologia religiosa e della cultura » dei « frateil:
separati » ; si ammette che la Chie.s,a
ha commesso delle x colpe contro l’unità » e si chiede perdono a Dio ed agli
altri cristiani per le colpe commesse
(senza orecisare per altro, quali esse
siano, in concreto: una potrebbe es
sere, ad esempio la scomunica di Lutero...); il testo conciliare associa,
inoltre, l’idea ecumenica con quella
della riforma della Chiesa ed afferma
che l’esercizio deH’ecumenismo esige
X la conversione del cuore e il rinnovam.ento della mente » ; si chiede ancluohe Tinsegnamento della teologia nei
Seminari sia improntato a uno spin
to non polemico' e si invitano i mi.sionari che lavorano in terre evange
lizzate anche da altri cristiani a x co
noscere i probierai che sorgono e <
frutti che provengono dalTeeumen;smo per il loro apostolato » ; si ricci
nosce che :la Santa Cena célébrât
nelle nostre Chiese, pur non avend-'
la pienezza della presenza di Crisi ::
(che secondo il cattolicesimo si h’
solo là dove il sacramento dell’ordir;'
—ordinazione sacerdotale — che a su
volta deriva dai vescovo), pure cos'l.
tuisioe e crea una comunione dei ic
deli con Cristo; infine il testo met!;'
giustamente in guardia contro il « fs ì
so irenismo ».
Da tutto ciò risulta che lo schen. ,
sulTecumenis.»no merita, da parte pucestante, un giudizio sostanzialrnerii
positivo. Con questo documento hi
Chiesa cattolica dimostra di voler doflnitivamente uscire dall’isolamento
confessionale in cui era rimasta arroccata fino ai tempi recenti e di partet ipare anch’essa al dialogo che le alti':
Chiese cristiane stanno conducendo tì ;
vari decenni. Certo, le posizioni do: maliche di fondo che motivarono i:
passato l’appello lanciato da Rom-ì
al grande « ritorno all’ovile », non se
no per ora nè abbandonate nè mod»
ficaie. Però, protestanti e ortodossi
non seno più visti solo negativameni e
come dei non cattolici ma positiv.'.mente come dei cristiani che, per
quanto separati da Roma, sono « In
corporati in Cristo». Non si parla (e
speriamo che neppure si pensi) in
termini di «conversione» e neppurr
di « integrazione » : il dialogo interconfessionale ha come scopo «una
più profonda conoscenza e una pi’d
chiara manifestazione delle non investigabili ricchezze di Cristo ».
Non si può certo dire che i presurposti teoiogicl del dialogo forniti da'
10 schema siano molto scddisfacenti :
11 documento conciliare afferma espressamente che « la Chiesa cattolica disinone di tutta la verità rivelata da
Dio e di tutti gli strumenti della grazia»; ma se la Chiesa cattolica dispone già di tutta la verità e di tutti gli
strumenti della grazia, non si vede come il dialogo possa condurla altrove
che a se stessa. Dialogare significa cercare insieme qualcosa che non c’è. Ma
se c’è già tutto, e. se questo tutto si
trova nella Chiesa cattolica, non c’r“
bisC'gno di esser profeti per indovinare come dovrebbe concludersi secondo il pensiero cattolico, questo dialogo. Inoltre, se veramente la Chiesa
cattolica, come afferma lo schema,
possiede già tutta la verità e tutti gU
strumenti di grazia ,non si comprende perchè essa debba ancora essere
riformata; è dunque legittimo chiedersi se la <( pererme riforma » di cui
parla il documento (citando una paro
la di Paolo VI) non debba in realtà es
sere intesa nel senso di un « perenne
s ggiornamento » : ma aggiornamento
c riforma son cose ben diverse.
Questi rilievi critici possono e debbono essere fatti; ma non devono ve
lare il giudizio positivo (in termini
conciliari diremmo; il placet) che lo
schema sulTecumenismo merita di ricevere. Esso costituisce per la Chiesa
cattolica un grande passo in avanti e
forse prelude e una vera svolta del
cattolicesimo nel suo modo di intendere il problema ec’amenico. L’importante, ora, è che la teoria divenga realtà, che le parole divengano fatti. Im
fioccando la via dsU’ecumenismo, la
Chiesa cattolica non sa dove sarà condotta. Anch'.» noi non lo sappiamo, come non sappiamo dove saremo condotti mi. Ma c’è una parola di Gesù
cht forse è opnortuno ricordare in
questo .contesto: «Non essere sollecito
del domani, perchè il domani sarà
sollecito di ce stesso».
Paolo Ricca
3
2G Novembre 1964
N. 46
pag. 3
L'ISOLA MUTA I Conosciamo le nostre opere
(dal giornale di bordo)
Mi è tornata per caso sottomano una
copia dell’£co-Liice con la lettera che il
Pastore Panasela scrisse in risposta al
\ escovo di Palermo, sulle condizioni di
vita della Sicilia. L’ho riletta dopo il
mio viaggio laggiù, ad un’isola che dista due giorni di vela dalla costa sicula : uno scoglio selvaggio e arido eppure profondamente suggestivo.
Al tempo del governo borbonico
alcuni coloni vi si recarono sistemandosi nelle caverne lasciate vuote dai
pirati. Oggi l’isola ha circa quattrocento abitanti e un centinaio di casette minime. La popolazione vive miseramente strappando alla sabbia grigia qualche pomodoro e un sacco di lenticchie.
La pesca è praticata in misura assai
ridotta, soltanto per variare i monotoni piatti quotidiani. Unica risorsa è il
vitello. Lo allevano, lo nutrono con
patte di fichidindia tagliate pazientemente a strisce sottili, scavano serbatoi e pozzi per dargli da bere l’acqua
piovana, poi lo portano al macello in
un'altra isola più grande.
Ritornano a casa con centomila lire,
più o meno, e le versano all’unico spaccio del paese dove per tutto l’anno si
sono riforniti dello stretto necessario.
E ncominciano ad aspettare, con una
m; --ni riserva di spiccioli in tasca, che
r,.“ a un altro vitellino. Se nasce una
tei-mina è un mezzo fallimento; se il
va male o una bestia muore è
-i-villa. Mangiano carne una volta
r n rio, quando si macella il vitello. La
u
ulto radio
ore 7.40
DOMENICA 22 NOVEMBRE
Pastore Bruno Saccomani
DOMENICA 29 NOVEMBRE
Pastore Giov-anni Lento
lo uscivo di notte nel buio profondo (l’isola non ha corrente elettrica).
Passavo tra le case sbarrate, mute. La
promiscuità ristretta in pochi metri
quadrati trasudava dai muri calcinati
e me ne giungeva quasi il sentore viscido, soffocante. Un marinaio mi aveva raccontate fatti irripetibili intorno
a quell'ammucchiarsi d’uomini e donne. vecchi, giovani, ragazzi, animali.
Alla domenica vidi uno sparuto
gruppo di persone uscire dalla messa.
Vi si erano recati per paura, per abitudine, perchè credevano e credono
che Dio sia dalla « parte del prete » e
potrebbe far morire tutti i vitelli. Ma
nessuno ha Fede, nessuno sa chi è Gesù Cristo. Nessun malato ha mai avuto il prete al capezzale, nessuna famiglia una visita, una parola edificante,
un atto di umanità. Quattrocento anime sole, aride, spente come le tre cime
dei vulcani la cui lava ha formato
l’isola.
« Grazie eccellenza », mi disse un
wecchio cui offrivo tabacco per la pipa. Io ero un’eccellenza. Era vero. Avevo sempre la pipa accesa, potevo bere
la birra fresca allo spaccio, pagandola
a prezzo esoso, invece deH’acqua tepida del pozzo con gli scarafaggi dentro. E venivo da un altro pianeta, chiamato « Italia ».
Ebbi degli amici. Un giorno parlai
di Dio in una di quelle casette zeppa
d’immagini, santini, amuleti, rosari
Fu come se parlassi di un Grande straniero, un’« eccellenza » enorme che
forse non scriveva lettere anonime soltanto perchè abitava infinitamente lontano e all’isola non ci sarebbe approdato mai.
Alle elezioni votano quasi tutti per
la democrazia cristiana, anche se sono
contro al prete. Hanno paura che il
lontanissimo Iddio, se votano diversamente, se ne accorga. Eppoi sarebbe
come tradire i Borboni.
'-orano dodici, quattordici ore al giorno su quella terra che è lava in polvere. Anche a Natale, anche la domenica. Nessuno beve vino. L'isola non
ìì. produce, comprarlo non è possibile I bimbi in estate corrono nudi in
mezzo alla strada. Non sanno che cos’è
uu giocattolo.
Davanti alle case i vecchi immobili,
stroncati dall’artrite, fissano il vuoto
(Con gli occhi devastati dal tracoma e
ceni tanto si asciugano le palpebre con
uno straccio sporco. Qualcuno, quando parla, ricorda i tempi di suo padre,
1 tempi dei Borboni. Allora si stava
bene, con un governo che forniva ai
coloni sei tari di paga al giorno, viveri,
acqua. Oggi non c’è denaro, nè viveri,
ne levatrice, nè farmacia. Il medico
manca assai spesso. Molte volte gli
abitanti guardano con terrore le poche
dita d’acqua in fondo ai pozzi delie
case e aspettano la pioggia dal cielo
o l i nave-cisterna dal mare con una
disperazione che ha il sapore dell odio
Nell’isola c’è un prete. Sono stato
laggiù una decina di giorni ma non
riio mai visto. Sta chiuso in canonica
perchè uscire gli sarebbe penoso. Una
volta, con una lettera anonima, ha cercato di rovinare la reputazione di una
ragazza che stava per sposarsi. I motivi non furono mai chiari. La ragazza,
aiutata dalla madre aggredì il prete davanti alla chiesa. Ci fu una denuncia,
poi tutto finì. Non rimase nell’isola
che un silenzioso rancore. Un rancore
che si avverte nell’aria e traduce dag'i
occhi impenetrabili di quella gente abituata a difendere gli interessi « di casa » con una gelosia rabbiosa.
DOMENICA 29 NOVEMBRE 1964
L’Istituto Gouid
Un grande focolare evangelico che da
decenni raccoglie ragazzi di tutta Italia
Il « Gouid » è un’opera sociale educativa rivolta soltanto al ragazzi.
E.SSO è un grande focolare che accoglie di preferenza gli orfani, i diseredati e i poveri in genere per dare loro
una famiglia in luogo di quella infranta dalle dolorose vicende della
vita. Esso apre le sue porte anche a
quei ragazzi meno abbienti delle nostre comunità.
Proprietà della Chiesa Valdese, es
so dipende direttamente dalla Tavola, che ne affida la responsabilità morale e finanziaria al direttore, nominato da essa e coa.diuvato da un comitato direttivo.
L’Istituto non ha nè capitali nè
rendite per il sostentamento dei suoi
numerosi ragazzi. Vive dei doni che
Dio manda tramite i suoi figli, quelli
che hanno capito che; «vi è più
gioia a dare che a ricevere » ; quelli
che sanno che ; « beato è colui che si
dà pensiero del povero ».
I responsabili deU’opera si adopera
no a che i ragazzi godano di una vita
sana materialmente e moralmente.
Essi alternano le ore di studio e di
lavoro con quelle di svago.
Tutti i ragazzi sono iscritti alle
scuole statali della città. Alcuni di loro, accompagnati dal sorvegliante frequentano le classi della Scuola Elementare; altri frequentano la Scuola
Media Unificata; altri l’ultimo anno
del moribondo Avviamento Professionale; altri ancora l’Istituto Tecnico
Industriale, l’Istituto Magistrale, l’Istituto Tecnico Commerciale o l’Istituto per Segretari d’Azienda.
La televisione e il giardino col suo
« Campetto » offrono ore di salutare
svago a tutti i ragazzi.
Centenario della Chiesa Valdese
di Sampierdarena
Ore 12,30 - Agape fraterna, nel Ristorante Lido Azzurro di Pegli.
Ore 16 - Concerto. Cori eseguiti dalia Corale di Torino.
Ore 17 - Conferenza del Past. Ernesto Ayassot : « Cento anni di predicazione evangelica in Italia».
I ragazzi delie elementari preparano i
compiti sotto lo
sguardo vigile della
maestra.
Previa doinanda presentata ai presidi dei vari istituti frequentati, i
« gouldini » sono esentati dalle lezioni di Religione cattolica apostolica
romana ai sensi dell’art. 6 della Legge 24 Giugno 1929 N. 1159 e dell’art. 19
della Costituzione delia Repubblica.
Ma essi freo.uentano tutti i corsi della Scuola Domenicale e quelli imnartiti dal Pa.store Luigi Santini.
L’Istituto « Gouid » non fu sempre
a Firenze. Nacque a Roma nel 1871
per opera dei benemeriti James e
Emily Bliss Gouid. Dopo la loro morte, l’Istituto passò per varie vicende,
finché nel 1919 veniva provvisoriamente chiuso.
Nel 1922 la Tavola Valdese deliberavfa. la sua riapertura, dandogli generosa ospitalità nel Palazzo Salviati di
Firenze, già sede della Facoltà teologica.
Oggi l’Istituto è sistemato in Via
de’ Serragli, 49, in questo vecchio pa
lazzo, il quale per la magnificenza de’la sua quadreria e del giardino fu
noverato im tempo fra le bellezze di
Firenze. Il palazzo sorse verso la metà del 1600 su modeste case dei Del
Rosso e dei Falconetti per opera della
famiglia Del Rosso. Estinta questa, il
palazzo passò ai Salviati e quindi ai
Ricasoli, finché nel 1861, per beneme
rita mediazione del Dott. R. W
Stewart, fu acquistato da John Hen
derson, James Bums, James Lenox
I' Robert A. Macfie e dalla Chies-a
Presbiteriana d’Irlanda fu donato da
loro, con atto di cristiana liberalità,
alla Chiesa Valdese, perchè lo consa
crasse alla cultura delle discipline
teologiche, alla educazione del popolo,
alla diffusione del Vangelo in Italia.
Attraverso la sua opera educatrice,
asso continua quella missione evangelica affidatagli dai suoi fondatori
prima e dai suoi benefattori dopo.
Inoltre, esso risponde pienamente ai
bisogrJ delle nostre piccole comunità
di campagna che non hanno la possibilità di dare ai loro figli l’istruzione
secondaria e professionale.
Provenienti da imdici regioni d’Italia, questi ragazzi trovano al « Gouid »
la loro unità in Cristo che disse : « lasciate i piccoli fanciulli venire a me ».
Per loro il Gouid » è lo strumento
valido ed efficace per prepararsi alla
vita, in ima atmosfera evangelica, familiare. essi aprono la mente e il cuore alle nozi-oni impartite a scuola e
in istituto, e, fondandosi sulla verità
del Vangelo, essi plasmano il loro carattere.
Francesco Amato
ii< iiiiiniuiitinmiiimiiiM
iiiiiiiiimiiiiiiiiiiiii
iiiiiiiiiiimHiiiniiii
Gli anni della '’qnerelle de Dien”
Le bestemmie di quella gente sembrano lamenti, sono il rosario della
disperazione. Per il resto, a quello che
ho potuto accertare, nessuno prega.
Nessuno ride. Non ho mai sentito cantare. L’unica voce che mi è rimasta
nella memoria è il muggito di un vitello. Quel giorno il mare era molto agitato e il barcone non riusciva a staccarsi dal molo per raggiungere il piroscafo ancora al largo. Sembrava che
i' vitello capisse quale destino lo attendeva e non voleva scendere nel bar cone. Aveva, nei grandi occhi sbarrati. una paura folle. Ma il contadino
1 on poteva permettersi il lusso di rimandare il viaggio. Aveva aspettato
un anno. A casa non c’erano più soldi
e il suo bambino, da un mese, mangiavi, pane inzuppato nell’acqua e lenticchie lessate. Aveva bisogno di carne,
di latte in scatola, di zucchero. Allora
si contadino incominciò a bastonare il
vitello sul muso. Lo batteva in silenzio, sempre più violentemente via via
che il fischio della sirena sollecitava il
carico. 11 vitello muggiva e sanguinava. Poi cadde sul fondo del barcone.
C’era stato un giorno in cui quel
contadino aveva vuotato nell’abbevelatoio del vitello assetato anche la sua
fiasca d’acqua perchè la bestia non
soffrisse.
Questa è l’isola muta. L'isola che
non conosce Cristo. Ce ne sono molte
di queste « isole » intorno a noi. Ma
noi che il Cristo Lo conosciamo siamo le « eccellenze » che stanno a guardare.
MARCO
CONTINUA DALLA PRIMA PAGINA
che vogliono vivere come loro pare e
piace, senza che il Consistoire debba
mettere fi naso nei loro affari. Il
maggior esponente della corrente.
Ami Perrin, il capitano del popolo,
era tutt’altro che un dissoluto o uno
sciocco, anzi poteva considerarsi una
delle tre o quattro personalità cittadine. Gli scontri avvengono sul piano politico e teologico contemporare.9,mente e si concludono sempre iri
un processo. Ameaux, il venditore di
carte condannato nerchè ha parlato
male di Calvino, Castellion, il maestro
umanista espulso perchè le sue idee
non collimano del tutto con quelle
della Compagnie, Berthelier, figlio del
martire decapitato nel 1519, consiglieve arrogante e violento, che non si sottomette alla scomunica del Consistoire e la fa revocare dal Conseil: tutti
casi di cui sarebbe troppo lungo narrare le vicende ma che gettano una
luce chiarificatrice sulla posizione assunta dal riformatore e dalla cittadinanza in materia di vocazione evangelica.
C’è poi nel ’52 il caso di Michele Serveto, il medico spagnolo arso vivo a
Champel sotto l’accusa di bestemmia
ed eresia. Tutti conoscono il suo nome
e sanno che fu una vittima della tirannia calvinista; le cose non sono
tanto semplici; la responasbilità giuridica di Calvino in quella faccenda
non è grande, il processo fu istruite
dalla magistratura ginevrina come
tanti altri in base all’accusa del riformatore ma, provata l’eresia di Serveto (negazione del dogma della trinità
ir; particolare) in base alle sue stesse
dichiarazioni, Calvino non potè piu
nulla per lui, non riuscì neppure a far
modificare la sua condanna. Non s;
deve dimenticare che la giustizia del
’500 non è fondata sul codice napoleonico e che l’accusa di bestemmia era
passibile di morte in tutti i paesi del
mondo civile cattolico o protestante.
Gine’/ra non era certo l’ultima citt-i
in materia di giustizia medievale: dal
’41 al ’46 aveva emanato 58 condanne
a morte e 76 all’esilio e in un mese
aveva squartato o arso una ventina di
cittadini sospetti di diffondere la peste!
Non si può dunque legittimamente
dire che Serveto fu vittima di Cavino e della sua intransigenza; vittima
certo, ma della giustizia di una città
cinquecentesca e di una situ^one di
compromesso in cui la religione cristiana e lo stato, la politica e la feda
erano ancor troppo confuse e vincolate perchè si potesse sperare una concezione più libera
In questo equivoco sta il limite e 1^
crisi della riforma calvinista a Ginevra, non nelle condanne e nelle legi;
slazioni restrittive, nelle imposizioni
o nelle limitazioni delle libertà individuali. Pretendere che il Riformatore
pensasse ed agisse come noi e ohe i
cittadini di Ginevra ragionassero co
me dei borghesi moderni o dei socialisti è assurdo; Ginevra non poteva
essere diversa da quella che fu nel suo
tempo e non siamo certo noi, uomini
del XX secolo, i più qualificati a rifare la storia altrui, noi uomini della
alienazione e deH’incomunicabilità,
pieni di miti e di contradizioni ; non è
certo da uomini che conduconoi la loro
vita politica come la conduciamo noi
all’est ed all’ovest, che può venire un
giudizio autorevole sulla Ginevra di
Ami Perrin e di Calvino.
Una cosa deve però essere notata
dal p'unto di vista della fede. Calvino
aveva ragione di chiedere ai ginevrini
quello che chiedeva loro; servire il Signore, ed aveva pienamente ragione
di porre questo compito davanti a loro con serietà, aveva anche ragione
d; applicare e far applicare dal Consistoire una rigida disciplina sulla fede e la vita dei credenti; dove sbagliò
fu nel credere che un popolo potesse
diventare cristiano. L’Europa cattolica
era stata per secoli questo mondo ordinato ed organizzato dalla fede, più
esatto dire dalla religione orisriana,
milioni di cittadini, milioni di credenti fra cui non esistono atei increduli
ma solo eretici o peccatori. Senza vnierlo Calvino accolse questa concezione, che fu quella del cattolicesimo e
dello stesso protestantesimo del suo
tempo e ohe continua ancora ad essere l’idea corrente; 100 milioni di europei = lOO milioni di battezzati lOO
milioni di cristiani.
Quello che Calvino chiede ad un cristiano è giusto; fede ed obbedienza,
testimonianza coerente, ;< oster la seigneurie et regime de soy-mesme... pour
le resigner a Dieu », come dice felicemente; è invece impossibile ed ingiusto, lo comprendiamo noi oggi con fatica. imporre ad una città intera di
compiere questo ; la fede cristiana nasce nella libertà e nel dono di sè, non
nella coercizione.
Giorgio Touni
((Sous ne sommes point nostres,
nous sommes au Seigneur!))
Nous ne sommes point nostres, pourtant que nostre raison et volonté ne dominent point en noz conseils, et en ce que nous avons à
faire. Nous ne sommes point nostres : ne nous establissons donc point
ceste fin, de chercher ce qui nous est expédient selon la chair. Nous ne
sommes point nostres : oublions-nous donc nous-mesmes tant qu'il sera
possible, et tout ce qui est à l'entour de nous. Derechef, nous sommes
au Seigneur: vivons et mourons à luy. Nous sommes au Seigneur: que
sa volonté donc et sagesse préside en toutes noz actions. Nous sommes
au Seigneur: que toutes les parties de nostre vie soyent referées à luy,
comme à leur fin unique. O combien a profité l'homme, lequel se cognoissant n'estre pas sien, a osté la seigneurie et régime de soy-mesme
à sa propre raison, pour le resigner à Dieu !
Institution Chrétienne III/6
Car icelle ( la croix ), renversant la fausse opinion que nous concevons naturellement de notre propre vertu, et découvrant notre hypocrisie laquelle nous séduit et abuse par ses flatteries, elle rabat la présomption de notre chair laquelle nous était pernicieuse. Après, nous
ayant ainsi humiliés, elle nous apprend de nous reposer en Dieu, lequel, étant notre fondement, ne nous laisse point succomber ni perdre
courage... Car ce n'est point un petit profit que l'amour de nous-mêmes,
lequel nous aveugle, soit ôté afin que nous connaissions droitement notre faiblesse; d'avoir un droit sentiment d'icelle, afin d'apprendre une
défiance de nous-mêmes ; de nous défier de nous-mêmes, affin de transférer notre fiance en Dieu ; de nous appuyer sur Dieu en certain fiance
de coeur, afin que, par le moyen de Son aide, nous persévérions jusques
à la fin victorieux...
cit. da A. M. Schmidt, Calvin, pag. 114.
4
pag
N. 46 — 20 Novembre 1964
F. U. V. Gruppo Valli - Convegno della ripresa Ringraziamento
VA L DIS M 0
RiopLATENSE ^3 Chi6S3 VsMbsg sIIb VsIIì,
Il i-,i. li ).hi. tb.« la sua siluanone, le sue responsabililà
Dopo anni di trattative, lo scorse
mese di agosto si è realizzato, con la
firma del relativo contratto. Tacqui
sto e il trapasso del Tempio della Chiesa Scozzese alla Chiesa Valdese.
Bahia Bianca è la città più importante del Sud Argentino e si verifica
oggi verso di essa una costante e contigua immigrazione di valdesi da Colonia Iris, soprattutto per ragioni di
studio e di lavoro.
L’avvenuto insediamento di un pastore in detta località permette di
prendersi direttamente cura sia del
centinaio di famiglie colà residenti,
sia di altre 60 famiglie riunite in 5
gruppi ohe potrebbero diventare i nuclei base di altrettante chiese.
locale di culto nella città
di La Paz (Argentina)
Domenica 5 luglio u. s. alla presenza aeì Presidente della Commissione
Esecut’va e del Presidente della Commissione di Evangelizzazione, pastori
Wilfrido Artus e Norberto Berton, fu
dedicato il locale di culto che la Chiesa Valdese di San Gustavo ha aperto
nella città di La Paz, provincia di Entre Rios.
Dopo Tatto solenne di collocare la
Bibbia sul pulpito, il pastore Artus
pronunciò il suo messaggio centrale
basato su DeuteTonomio 4: 10, per esor
tare la congregazione a svolgere la
sua azione evangelizzatrice fuori dal
le, pareti dei templi, compiendo co.sì
la sua vera missione. Ai tempo stesso
fece notare ai presenti la gioia che
atti come questo producono nella
Chiesa Valdese tanto nel Rio de la
Piata come in Italia.
Ospedale evaiijielico
Iruguiiv
Con la celebrazione di un culto svoltosi nelTOspedale stesso, fu dedicato
a Montevideo il 14 settembre scors )
l’Ospedale Evangelico delTUruguay.
La costruzione, iniziata nel 1949 e
continuata grazie alTappoggio e allo
sforzo di tutte le denominazioni evangeliche del Paese, ha il compito di offrire assistenza medica a tutti coloro
che desiderano ricorrere alla sue pre
stazioni in un ambiente decisamente
evangelico.
L’Associazione di Pastori delTUruguay, attualmente sotto la presidenza
del Pastore valdese Wilfrido Artus,
avrà Tincarico di assicurare i servizi
di un cappellano con l’intento di por
tare un’assistenza pastorale di carattere ecumenico, esente da ogni enfasi
confessionale.
Du« eminenti chirurghi valdesi fanne parte del personale medico deilTo
spedale, che è dotato di tutti i piu
avanzati ritrovati della scienza e della tecnica, per offrire la migliore assistenza ai 40 posti-letto distribuiti in
tre piani. _ ^ ^
Il pastore valdese di Montevideo
Juan'Tron ebbe Tincarico di pronunciare il messaggio centrale del culto
con il quale l’ospedale fu dedicato.
Anche quest'anno, sotto una fitta pioggia
invernale, ci siamo riuniti per il Convegno
dei Responsabili delle Unioni Giovanili delle
Valli, nella sala di Attività di Angrogna.
Tutte le Unioni erano rappresentate salvo
due.
Nella mattinata, dopo un saluto da parte
del Past. Taccia capo-gruppo alle Valli e dei
rappresentanti delle Unioni di Angrogna,
abbiamo avuto un Culto tenuto dal Presidente dell’Unione di Angrogna. Dopo di che
è stata data la parola al Past. Sonelli, che ci
ha parlato sul tema: a La Chiesa Valdese alle Valli, la sua situazione, le sue responsabilità ».
Egli ci ha detto ch<ì in questo tempo, il
mondo intero è rivestito da un senso di religiosità, e l’occidente, soprattutto, si richiama sempre alla religione, e vediamo che
anche la Chiesa dell’Est tenta approcci con
la Chiesa dell’Ovest. In Cina esiste una
Chiesa autonoma organizzata, ed anche in
Russia è stato ricostituito il Patriarcato Ortodosso. Ma, da che cosa è portato questo richiamo alla religione? forse dalla paura comune della bomba Atomica? Che cosa è
dunque questo senso di religiosità che investe l’uomo di questo secolo?
Forse la risposta è che l’uomo cerca una
organizzazione tecnica per qualunque cosa,
quindi anche per la religione si cerca di
organizzare tutto sotto una bella vernice, e
di incollarci su una bella etichetta con un
nome che distingua; in questo caso può essere il Cristianesimo, che è la religione più
bella e perfetta...
Ma noi, non possiamo accettare questo,
perchè esiste un abisso radicale tra la religione e la fede.
La religione è solo un tentativo di rispondere ai bisogni dell’uomo, alle esigenze etiche e morali, oltre che sentimentali, ma la
fede ci mette in una posizione del tutto diversa, nella fede è Dio che cerca l’uomo, Egli
ama l’uomo e gli viene incontro distruggendo quello che egli ha fatto nelle sue cattive
intenzioni.
La fede è l’cppoisto della religione, con la
fede l’uomo viene giudicato, afirontato e salvato da Dio, la religione è quello per cui
l’uomo sente il bisogno di cercare un essere
superiore, come elemento necessario.
Dio opera in uno schema del tutto libero
che prende poi una via di manifestazione in
Gesù Cristo.
Anche nelTAntieo Tostaimento e fra gli antichi Ebrei troviamo la distinzione fra religione e fede : vi erano gli Ebrei per discendenza e gli Ebrei per fede. I primi rappresentavano l’apparenza esteriore, e i secondi,
pur avendo una antica tradizione, avevano
una vera fede.
A questo punto, il Past. Sonelli si riferisce agli articoli del Past. Tourn su Diakonia, dove i Valdesi sono classificati in tre
gruppi : la periferia, gente indifferente o
quasi, i membri attivi, ì quali hanno una
convinzione personale e agiscono attivamente in seno alla Chiesa, ma individualmente;
ed un terzo gruppo di pochi che si sentono
chiamati verso qualcosa di nuovo, e sentono
uno slancio verso l’Evangelizzazione.
Ma, dobbiamo chiederci : « che cosa facciamo noi Valdesi per dare una testimonianza in Italia, e che cosa richiede il popolo
italiano da noi? La risposta è che il popolo
italiano da noi non richiede proprio nulla,
ma vive in una grande indifferenza, ma non
dobbiamo pensare che i nostri sforzi sono
inutili, essi sono efficaci per quelli che Dio
ha predestinato a Salvezza.
Ma, oltre ad interessarci deU’esterno, dobbiamo altresì interessarci dell’interno della
nostra Chiesa, e vedere se la Chiesa è la
creazione continua dello Spìrito del Signore.
Quindi, che faremo noi di fronte al cattivo
funzionamento di una Chiesa? Che diremo
noi? c( A chi ce ne andremo noi? » La risposta è ancora sempre: «Tu solo hai parole
di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio ».
Così termina lo studio del Pastore Sonelli,
egli ci pone 4 domande da discutere in gruppi. I gruppi che discutono le domande sono
cinque, e il tempo a disposizione è molto
breve, quindi quando si danno gli esiti della
discussione, ci accorgiamo che alcune domande non sono state discusse, o molto brevemente. Tra le cose dette si è ribadito che
la differenza fra la religiosità e la fede è
che la prima viene da un senso naturale dell’uomo, la seconda viene da Dio. La Chiesa
inoltre non è mai un’Agenzia di Culto, o
non lo dovrebbe essere. Si è pure sottolineato che i giovani desidererebbero che la celebrazione della Santa Cena fosse più frequente, stando però attenti a non cadere nell’abitudine. Abbiamo particolari responsabilità verso l’evangelizzazione e con i Cattolici
si dovrebbe discutere di più. Nel pomeriggio
Claudio Tron ci parla sulle conclusioni del
Congresso FUV tenutosi nel mese di Agosto
ad Agape, e ci fa notare che le Valli hanno
brillato per la loro assenza.
Claudio ci dice che un fatto che è risultato molto chiaro sia dall’inchiesta svolta fra
ì Giovani, sia dal Congresso, è che la Chiesa
non dà una testimonianza abbastanza forte
in parole e in atti.
Quello che manca oggi nelle nostre Unioni è lo studio della Parola di Dio. Le Unioni non sono quelle che riuniscono dei Giovani che pensano e che agiscono prendendo
delle decisioni significative riguardo a Gesù
Cristo.
Dobbiamo formare delle vere Unioni Cristiane, e non dei Clubs Culturali, dobbiamo
vedere ai nostri Convegni dei giovani che
sentano veramente la loro responsabilità e
che non vengano solo per divertirsi.
Dobbiamo avere, quali Un\ioni iGtìoiVianili, una chiara e netta presa di posizione
di fronte a vari problemi quali quello della
violenza e della guerra, dovremmo stimolare
ed incoraggiare le vocazioni pastorali; e formare anche dei gruppi di servizi come il
Colportaggio per la diffusione dei libri della
Claudiana.
Terminato lo studio di Tron, si inizia una
discussione che si protrae sui temi accennati
abbracciando tutta la gamma delle attività
vecchie e nuove delle Unioni.
Al termine dei dibattiti, dopo aver udito
l’esposizione del programma FUV per il prossimo anno presentato dal Past. Giorgio Bouchard, si procede alla rielezione del Comitato di gruppo che viene rieletto all’unanimità, ad eccezione della sostituzione di
R. Genre che viene sostituito da F. Monnet
di S. Secondo.
Esso risulta composto da : Past. A. Taccia,
(Capo-gruppo), P. Gardiol, A. Gardìol, G.
Gardiol, A. Sibille, G. Dufour, F. Monnet.
Ringraziamo i giovani di Angrogna per la
bella e fraterna ospitalità.
DM.B
Le Unioni Femminili di S. Germano Chi
sane e di Pomaretto si sono volenterosa
niente impegrwte in uiut collaborazione eoa
( i Claudiana. L*amministrazione della no
stra Libreria Editrice ringrazia di cuore
queste sorelle, come tutti coloro che, adulti
e giovani, in molte comunità offrono gene
rosamente uiui generosa collaborazione.
//« Claudiana
Direttore resp.: Gino Conte
Reg. al Tribunale dì Pìneroìo
D. 175. 8-7-1960
fin. Subalpina « n.» Torre Pelliee (To'
avvisi economici
miiiiimiiMiliiHiiiiii
iniiiiiiimiiiiiii:
Personalia
E’ nato, a Torre Pellice, il piccclo
Federico Bernardo, figlio del pastore
Alfredo Sonelli.
Ai felici genitori i più cordiali auguri per la loro famigliola accresciuta
dalla venuta del loro secondogenito.
Per la "Pro Valli"
Abbiamo ricevuto per la ” Gianavella * :
Frache Alido (Villar Pellice) L. 1.000; Beux
Fiorello (Torinol 1.000; Cilot Désirée (Perrero) I.OÌÌO; Ghigo-Gay Ida (Torre Pellice'
1.000; Famigli
Pasquet Guido
Viglielmo (Perrero) 1.000,
(Torre Pellice) 5.000.
iiiiiiliiiiiiiiiiimi
iiiiimiiiiiimiiuiiimiiiiiiiiiijiii
CONVEGNO
A.I.C.E.
Tutti i colleghi ed amici sono invitati a partecipare al Convegno che
avrà luogo D. v. domenica 29 corr. a
Villar Perosa col seguente programma:
Mattino : culto - Pranzo in comune
Pomeriggio: ore 14,30: studio' del
pastore Giorgio Tourn sul tema : « La
pedagogia di Calvino ». Il C. M.
BOBBIO PELLICE
Martedì 10 novembre nel corso della nostra riunione quartierale ai Cairus sono stati
presentati al Battesimo i bambini : Rostagnol
Bruno di Giovanni e Bertinat Margherita
(Eyssart); Rostan Silvina e Rostan Albino
di G. Daniele ed Artus Anna Emma (Rostagni).
La grazia del Signore circondi ed accompagni sempre questi bimbi e tutti i loro cari.
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bosco. Rivolgersi al giornale.
RINGRAZIAMENTO
I familiari della compianta
Margherita Charrier
ved. Balmas
ringraziano sentitamente in modo par
ticolare i sigg. Dottori Demo, Conti,
Mariina ; le Rev. Suore e il personale
delTOspedaile Civile di Pinerolo; i sigg'Pastori A. Deodato-, P. L. Jalla, A
Genre, e i vicini di casa per le amorevoli cure prestate e tutti coloro che
con fiori, scritti, ed opere di bene han
no partecipato al loro dolore.
Pinerolo, 16 novembre 1964.
POMARETTO
iiimimiiimiiiimmiiii
iiiiiiimimmtiiiimiiiiiiii""
Un^opeea evangelica fiorentina é nel bisogno
Notizie dal “ Ferretti
5?
Abbiamo ripreso Tanno scolastico al
completo: 29 bambine e giovanette,
le vere padrone di casa, occupano tutta la villa di via S. Pellico 2. Quattro
sono le toscane, mentre le altre provengono da molte regioni — dal Nord
come dal Sud — ed ariche «a atoe
Chiese ; ci sembra però che i problemdi adattamento siano rapidarnente risolti, per quello stile familiare che
caratterizza la vita della casa ed il
buono spirito che anima le Piy
di Le scuole frequentate dalle alunne sono le più diverse: finite le elementari, ognuna prende un corw di
studi confacente alle sue attitudiin.
lE, preoccupazione del Comitato e ohe
le alunne escano dallTstituto con dna
qualifica ed un pane nelle m.a,ni. Cer
to a Firenze la scuola è notonamente
assai dura, e v’è chi fatica parecchio
ad ambientarsi e tenere il ritmo di
studio richiesto. Da quest’anno, a sostituire un’altra ottima insegna,nte, ii
doposcuola è tenuto da una giovane
della comunità fiorentina, Daisy Mazzetti, che ha concluso splendidamente i suoi stud.i magistrali.
La formazione evangelica ci sta naturalmente molto a cuore, come il loro
inserimento nella comunità dei ere
denti. Le Ferrettine, infatti, sono con
tutti gli altri nella Scuola Domenicale come in quella Biblica ed ai catechismi; inoltre, a rimediare quel vuote di preparazione che talvolta si osserva nelle nuove venute, in settimana quelle dai nove ai dodici anni se
guono una lezione biblica, curata que
sfanno dalla giovane Beatrice Monti.
Osserviamo spesso l’importanza che
ha avuto per il carattere e la costanza
nella fede la cura assidua dedicata ne
gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza: là dove una creatura s’è aperta
alTevangelo, v'è stata una benedizione che resta per tutta la vita anche
quando condizioni ambientali ed ereditarietà sembravano congiurare contro il suo vero bene.
E il finanziamento? Sarebbe istruttive. ed edificante, vedere dettagliatamente quali sono le « entrate » del
Ferretti: di fronte al costo medio di
22/23 mila lire che costa mensilmente ogni alunna, vi sono le quote quasi
sempre modeste dei parenti o delle
chiese madrine, quando non v’è che
una assai aleatoria « riconoscenza ».
Ma questa è un’Opera, un autentico
servizio' reso con amore, fondata nella
fiducia che il Signore provvederà.
Una crossa difficoltà è data attualmente dalla necessità di trovare una
nuova direttrice, la sig-ra Emma Villani, dopo 23 anni di lavoro compiuto
con abnegazione, chiede giustamente
di essere sostituita. Non sembra facile trovare tale sostituzione, eppure si
tratta di uno di quei servizi vocazionali che hanno un richiamo particolare :
servire delle creature, accoglierle da
un mondo che spesso le abbandona e
poi restituirle alla società con un caratiere, una preparazione, per cui saranno testimoni d’un modo di intendere e spendere utilmente la vita. Noi
confidiamo che quesfultima notizia
non cada nel ■vuoto, ohe qualcuno senta di dover rispondere : « Eccomi,
manda me ».
Borse di studio
Anche quest’anno, grazie alle generose offerte di numerosi fedeli amici, è stato possibile aiutare quattro giovani studenti che saranno un giorno dei bravi e capaci insegnanti
alle Valli, come già lo sono altri undici aiutati, a suo tempo, con le nostre Borse di
Studio.
Sono : Arnoulet Ombretta di Torre Pellice
(U Mag.le); Pascal Adriana di Maniglia di
Perrero (P Mag.le); Giordan Guido di Angrogna (IV“ Mag.le); Armaiid-Hugon Marco
di Torre Pellice (IP Mag.le) a ognuno dei
quali è stata assegnata una borsa di studio
di L. 45.000.
Offerte pervenute prò Borse di Studio A.I.C.E.
Gardiol Frida (Trieste) 2.500; Geymonat
Elena (Torre Pellice) 1.000; Beux Maria
(Torre P.) 1.000; Gay Marcella (Pinerolo)
9.500; Tourn Flora (Bordighera) 1.000; Ribet Liliana (Torino) 1.000; Jervis Lucilla
(Torre Pellice) 1.500; Arnoulet Fiorentina
(Torre P.) 1.000; Ugolini Vittoria (id.) 1.000;
Peyrot Maria (Genova) 1.000; Peyrot Elena
(Genova) 1.000; Sommani Margherita Torre
Pellice) 500; Balma Elsa (Pomaretto) 1.000;
Pascal Adriana (Maniglia) 3.000; Gardiol
Yvonne (U.S.A.) 15.550; Bonnet Ethel (Luserna S. G.) 2.500; Eynard Boberto (Torre
Pellice) 2.500; Peyronel Giorgio (Milano)
L. 20.000.
— Recentemente sono stati celebrati i seguenti servizi funebri: Pastre Giovanna Clementina dei Blegieri, deceduta dopo breve
malattia; Pons Enrico Umberto, padre della
signora Miegge, deceduto all'ospedale di Pomaretto: il servizio è stato celebrato dal Pastore di Massello Giorgio Tourn; Tron Susanna Celina ved. Rostagno, consorte del compianto maestro Rostagno e madre del Sindaco; Jahier Lidia ved. Mourglia, da lungo
tempo sofferente. Alle famiglie la nostra viva
simpatia.
— Domenica 8 dicembre la nostra comunità ha ricevuto la visita del Pastore Tourn
Cipriano e della signora: al mattino il Pastore ’lourn ha dato un vibrante messaggio
al culto; ha celebrato il battesimo di Long
Massimo di Gino e Pastre Vilma; nel pomeriggio la signora Tourn ha tenuto un’interessante conferenza sulle chiese del Baden alla
riunione delle sorelle di Chiesa. Ringraziamo
di cuore i nostri ospiti d’onore per la buona
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Rimborsi addizionoli e con^aa^li
contributi pensione per coltivatori
Si rende noto che Tufficio Provinciale per
i Contributi Unificati in Agricoltura ha
provveduto presso le esattorie a disporre per
i rimborsi delle quote di addizionale contributi pensione invalidità e vecchiaia erroneamente addebitati nel conguaglio 1962-63.
Beneficeranno di tale rimborso tutte le
ditte che nel mese di Ottobre 1963 hanno
ricevuto la cartella esattoriale per tale pagamento ed hanno provveduto in merito.
Inoltre presso le esattorie sono predisposti
gli sgravi relativi al conguaglio quota contributi Previdenziali per le ditte che hanno
già versato per gli anni 1962-63 più di quanto dovuto ai sensi della legge N. 9 del 9-1-63,
la quale determina il contributo non più in
proporzione al terreno coltivato, ma alle unità lavorative.
Per qualsiasi informazione o chiarimenti
rivolgersi all’Ufficio Zona Coltivatori Diretti,
Pinerolo, Vie. Carceri 16, angolo C.so Porporato - tei. 21.50 - oppure presso i recapiti.
giornata ricca di
nuove.
— Siamo riconoscenti ai maestri Franco
Calvetti e Claudio Tron per i profondi messaggi dati rispettivamente al culto in Pomaretto ed al Clot Inverso. A nome della comunità li ringraziamo di cuore.
— Ricordiamo le prossime riunioni e culti : Mercoledì 25 Novembre, riunione alla
Lausa e Domenica 29 Culto alla cappella dell’Inverso, ore 10,30.
I responsabili. Anziani e Diaconi hanno distribuito le buste trimestrali per poter
inviare regolarmente alla Tavola l’introito
delle collette onde evitare che la nostra Amministrazione debba ricorrere alle Banche e
pagare alti interessi per far fronte alle spese
cleU'opera.
~ Ricordiamo alla Comunità che l’Ospedale di Pomaretto attende le offerte in natura della nostra comunità, secondo una buona tradizione passata e un po’ dimenticata.
— Gli abbonamenti alTEco delle Valli si
ricevono soltanto più entro Natale; dopo
tale data il cassiere non potrà più ricevere
nessun abbonamento: occorrerà farlo direttamente.
— L’Amico dei Fanciulli è aumentato
quest’anno : i bambini sono pregati di versare la somma di L. 750 per tutto l’anno.
Acquistando ì VINI MARSALA
dal fi-atelllo Garzia SalTatore, via
Cappuccini, 6, Marsala, contiribuirete alla «relazione di un fondo per
la cO'Silruzione di tm’Opera Evangelica in Marsala, in quanto tiutto
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