1
1997
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IL PERDONO DI
DIO E IL NOSTRO
«Tutte le cose che legherete sulla terra, saranno legate nel cielo; e tutte le
pse che scioglierete sulla terra, saranno sciolte nel cielo»
Matteo 18,18
n^CENTEMENTE l’opinione pubElica italiana si è mobilitata in relazione al caso del condannato a morte
americano Joseph '0 Dell. Non ci si è
però interrogati sul significato e lo scopo della «pena» nella sua dimensione
più ampia. Essa mira semplicemente a
un «giusto» riequilibrio che la società
inooca nei confronti dell’individuo che
hasbagliato (insieme a un oscuro desiderio di vendetta), o mira al tentativo,
eertamente più faticoso, del recupero
delia persona «colpevole» che potrà
nuovamente ritrovare uno spazio nella
vita associata e riproporre una collaborazione alla collettività? E che cosa
dire davanti alla sempre più evidente
categoria della «colpa collettiva» che
segna la maggior parte delle tragedie e
delle ingiustizie del nostro tempo? Dovepassa il confine fra innocenza e colpevolezza rispetto alla sperequazione
sempre maggiore nella distribuzione
delle ricchezze sul nostro pianeta o nello sEuttamento delle risorse ambientali? t anche nei rapporti quotidiani, soprattutto per chi ancora ha il coraggio
di definirsi cristiano, dove si esprime il
riflem di quel perdono di Dio che sta
alla base della nostra libertà e della
nostra esistenza rinnovata?
¿fIMPRESSIONE di disagio davanti
a questi interrogativi è pesante:
perché da sempre abbiamo cercato di
tenere distinto il perdono di Dio
dall’esercizio del nostro perdono. Anche nelle chiese, come nelle aule di tribunale e forse nel segreto delle nostre
coscienze, abbiamo affidato alla grazia
di Dio chi non abbiamo saputo o voluto perdonare qui e adesso. Abbiamo
cercato capri espiatori, individuali o
collettivi, pur di giustificarci davanti
agli altri e a noi stessi. La parola di Gesù sul cosiddetto «potere delle chiavi»,
al di là dei diversi approcci ermeneutici e delle molteplici esegesi possibili, ditnora inquietante. Comunque la si voglialeggere, questa dichiarazione di
Gesù lega il perdono di Dio all’esercizio
del perdono reciproco che dobbiamo
praticare fra noi, esseri umani. Il testo
dice che quando Pietro, che non ha ancora afferrato quale sia la portata
dell’amore e del perdono di Dio, perdotterà, anche Dio perdonerà. Quando
ttoi perdoniamo, anche Dio perdona,
mo vuole perdonare attraverso il nostro perdono, accetta di far dipendere il
Ptoprio perdono dal nostro perdono.
Siamo in presenza del più grande
paradosso della fede cristiana,
quello dell’incarnazione, di un Dio che
sottomette se stesso agli esseri umani,
che affida la sua Parola alle nostre pa™e, il suo perdono al nostro perdono.
Gesù afferma questo paradosso perché
sa che se questo avverrà, anche soltanto, tn alcuni istanti della nostra vita, se
riusciremo a sperimentare anche solo
“ri piccolo frammento di questo perdoo,ci renderemo conto che è possibile
cedere che nulla sia più «irreversibii’’ tohe la storia può essere riscritta e
e> anche nelle nostre storie personali,
Jò una possibilità di avvenire, per noi
X^^^{tsltri. Se questo avverrà, se quePo anche soltanto per il tem
vnV ^ampo, diventeremo consape
i> come Pietro dopo il canto del fajj- che l’amore di Dio non ha
dbiì ^ perdono non è esau
E che noi, ognuno di noi è chiafrodrf*” a tutte le proprie con
ston« vivere e a praticare quej5„.^^^ridosso, che è l’unica speranza
t^ieper il nostro mondo.
Gianni Genre
Sl/I I IM ANALK DKI.LK ( IMI .SK KVAMiKLICHK BA I TIS I K, MI. l ODISTK. VAI.DKSI
L'Italia continua a essere un paese ad alto rischio sismico e di stabilità politica
Fra terremoti e crisi di governo
Cè un nesso tra il nostro modo di affrontare i rischi sismici e idrogeologici e quelli politici
Si corre dietro alle emergenze invece di impostare politiche programmatiche lungimiranti
EUGENIO BERNARDINI
Lf ITALIA è un paese a rischio siI smico. Lo sappiamo per esperienza e per Io sviluppo delle conoscenze sull’origine dei terremoti.
Lo sappiamo talmente bene che
persino nel nostro paese esiste una
normativa antisismica che riguarda
la costruzione dei nuovi edifici, il
rafforzamento di quelli vecchi, la
predisposizione da parte dei Comuni di piani di emergenza, la predisposizione di aree attrezzate che
possano accogliere rapidamente le
strutture di accoglienza temporanee per gli sfollati, e via dicendo.
Ma ad ogni nuovo terremoto ci
sembra di cascare dalle nuvole, ci
scopriamo impreparati, anche psicologicamente, malediciamo la terra che trema e non aspettiamo altro che la smetta, che passi, per tornare a vivere come prima, senza la
predisposizione di quegli interventi
che pure sarebbero obbligatori per
legge o semplicemente ragionevoli.
Lo stesso accade per la situazione idrogeologica del nostro paese:
sappiamo di essere costantemente
a rischio ma si preferisce attendere
la prossima alluvione, o la prossima frana per prenderne coscienza,
per un po’ di tempo. Poi si dimentica, augurandosi che non tocchi
mai a noi bensì sempre agli altri.
Noi ci auguriamo invece che la prevenzione (per quanto umanamente
possibile ed efficace) diventi cultura diffusa e radicata, ben sapendo
che la solidarietà con chi è colpito
da questi eventi sarà comunque
sempre necessaria.
Qualcosa di simile si può dire per
la crisi di governo che stiamo vivendo in questi giorni. Scriviamo a poche ore dal dibattito parlamentare
di martedì; quando leggerete questo articolo saprete se si è trovato
un accordo, se Prodi si è dimesso,
se si sta pensando a un Prodi bis, a
un governo delle larghe intese, a
nuove elezioni. Non siamo in grado
di fare pronostici ma anche in questo caso dobbiamo ammettere che
un po’ tutti siamo cascati dalle nuvole quando Bertinotti ha fatto
Roma: il Quirinale, sede della presidenza della Repubblica
quello che da tempo diceva che
avrebbe fatto. E cioè che se il governo, che sostiene dalTesterno, non
avesse mandato segnali qualificanti
sul terreno della difesa dello stato
sociale, dell’occupazione e della
lotta all’evasione e elusione fiscale.
Rifondazione non avrebbe votato la
Finanziaria. Così come in giugno.
ricorda Paolo Ferrerò, membro della Segreteria nazionale, non votò in
Senato il documento di programmazione finanziario e economico,
ma lo votò alla Camera (dove i voti
di Rifondazione erano indispensabili) solo per non fare cadere il governo e dargli così la possibilità di
mandare quei segnali qualificanti
che Rifondazione chiede per continuare a sostenere un governo che
sa benissimo non essere di sinistra
ma di centro-sinistra.
Si potrà anche non essere d’accordo con le proposte di Rifondazione, si potrà anche pensare che
queste sono in fondo poca cosa rispetto all’alta posta in gioco (l’Europa, il risanamento economico, le
riforme), ma si si è costretti a fare
adesso qualcosa che era meglio fare prima, né si può negare che almeno su alcuni punti le preoccupazioni di Rifondazione siano fondate. Sul lavoro, per esempio, in
particolare per il Sud e per i giovani. Le politiche di risanamento
adottate fin qui dal governo sono
state efficaci su vari piani ma non
su quello occupazionale. Si dirà: la
disoccupazione è un problema europeo, non solo italiano. Giusto.
Quindi è arrivato il tempo di assumerlo come priorità di azione non
solo di intenti (è evidente che tutti
sono a favore di una maggiore occupazione). «Siamo consapevoli
che i lavori socialmente utili - dice
ancora Paolo Ferrerò - hanno una
redditività differita nel tempo e
quindi non sono adatti alle imprese che ricercano un utile più immediato, per questo bisogna che
intervenga lo stato. Invece che
spendere soldi a disastri avvenuti,
li si spenderebbe nella prevenzione
creando posti di lavoro stabili.
Inoltre una grande agenzia pubblica per il lavoro dovrebbe essere in
grado di fare quei progetti europei
di co-finanziamento che oggi pochi
in Italia riescono a fare». Anche nel
campo della lotta all’evasione fiscale, che consentirebbe di migliorare e allargare la protezione sociale invece di continuare a ridurla «si
può fare qualcosa - insiste Ferrerò
- che si fa già con efficacia in altri
paesi, come gli Usa: introdurre il
conflitto di interesse fra cliente e
fornitore consentendo la detrazione dalle tasse di certe spese di cui
si presenta la ricevuta fiscale».
Comunque se ne esca si tratta di
questioni che vanno ben al di là
dell’attuale contingenza politica.
Le chiese in Europa
Immigrazione, razzismo
e diritto d'asilo
Si svolge presso il Villaggio battista della gioventù di Santa Severa
(Roma), daini al 13 ottobre, la tredicesima Assemblea generale della
Commissione delle chiese per i migranti in Europa (Cerne), un organismo ecumenico fondato
nel 1964 per coordinare
gli sforzi delle chiese nel
campo delle migrazioni
e per «monitorare» le
politiche europee in materia. Fanno parte della
Cerne chiese (in maggioranza protestanti) e
Consigli nazionali di
chiese di dodici paesi
dell'Unione europea.
Per l’Italia è membro
della Cerne la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), rappresentata nel suo comitato esecutivo dalla pastora battista Anna Maffei. La Cerne lavora in vari settori e ha statuto di
osservatore presso il
Consiglio d’Europa. Fra i
temi all’ordine del giorno della prossima Assemblea, l’approvazione
di un documento sulla
cooperazione ecumenica nel campo delle migrazioni, del diritto di
asilo e della giustizia razziale, un’analisi delle politiche europee in materia, l’elezione del nuovo
comitato esecutivo, (nev)
Battisti europei
Le restrizioni religiose
sono molto diffuse
La Federazione battista europea (Fbe) riunita
in Consiglio a Novivinodolski (Croazia) dal 24 al
28 settembre, ha fortemente criticato la controversa legge russa sulla
«libertà religiosa». Anche
se in quanto battisti non
ne sono coinvolti poiché
sono presenti in Russia
da più di 15 anni (la Russia conta 92.000 battisti
con 1.200 chiese), ribadiscono che il rispetto
della libertà religiosa è
una questione di principio. «La Fbe si è detta
contraria ad ogni restrizione religiosa - ha dichiarato Renato Maiocchi, presidente dell’U
nione delle chiese cristiane evangeliche battiste in Italia (Ucebi) e
membro del Consiglio
della Fbe - non solo in
Russia, ma in molti altri
paesi. In molti paesi europei e del Medio Oriente esistono gravi discriminazioni, come per
esempio in Bulgaria e in
Macedonia. Focalizziamo dunque la nostra attenzione non solo sulla
Russia, ma su tutti quei
paesi che non fanno notizia e nei quali, di conseguenza, le restrizioni e
le repressioni proseguono indisturbate e ignorate dall’opinione pubblica mondiale», (nev)
CONSIGLIO MONDIALE METODISTA.
Nella riunione del Comitato esecutivo
del Consiglio mondiale metodista è
stata approvata una mozione che invita i metodisti a lavorare affinché siano
cancellati nel 2000 i debiti dei paesi in
via di sviluppo. (pag. 3)
I VALORI DELLA LIBERAZIONE. Come
rendere vivi e condivisi gli ideali della
Resistenza sui quali è fondata la Costituzione? Un compito non facile, poiché la memoria della Liberazione è stata debole nella scuola e retorica in tante celebrazioni ufficiali. (pag. 10)
LA CADUTA DELLA MURAGLIA CINESE.
Il liberismo economico senza libertà
democratiche adottato da Pechino è
una nuova sfida per il modello euroamericano nel processo di globalizzazione dei mercati. Come far convivere
competitività economica, stato sociale
e libertà politiche e civili? (pag. 10)
IL PROSELITISMO. Ritorna la critica contro il proselitismo, che è cosa diversa
dalla responsabilità di assolvere il
mandato missionario dato da Gesù ai
discepoli. Lo ricorda il pastore Piero
Sensi nella rubrica radiofonica «Un
fatto, un commento». (pag. 10)
2
PAG. 2 RIFORMA
All’A;
Della Parola
VENERDÌ 10 ottobri:
«Gesù va al monte
degli ulivi e
all’alba torna nel
tempio. La gente
gli si accalca
intorno; lui si
mette a sedere
e comincia ad
insegnare. Scribi
e farisei gli
trascinano davanti
una donna
sorpresa in
adulterio e la
piazzano lì in
mezzo al gruppo.
“Maestro - dicono
- questa donna
è stata colta
in flagrante
adulterio; Mosè,
nella Legge,
ha prescritto di
lapidare donne
come lei. Tu che
ne pensi?”. Dicono
così per farlo
cadere in trappola
e poterlo poi
accusare. Gesù non
risponde; si china
e si mette a
scarabocchiare in
terra con un dito.
Loro insistono; lui
si alza e dice:
“Bene; quello tra
voi che non ha mai
peccato scagli
pure per primo la
pietra”; si china
di nuovo e toma
a scarabocchiare
in terra. A queste
parole quelli se la
svignano uno
dopo l’altro,
cominciando dai
più vecchi, e Gesù
resta solo con la
donna, sempre lì
in mezzo. Si alza
e dice: “Dove sono?
Nessuno ti ha
condannata?”.
Risponde la
donna: “Nessuno,
Signore!”. E Gesù:
“Neppure io ti
condanno; va’
pure, ma non
peccare più”»
(Giovanni 8,1-11)
«Infatti la Legge
è stata data per
mezzo di Mosè,
grazia e verità
sono venute
per mezzo
di Gesù Cristo»
(Giovanni 1,17)
Tentativo di traduzione essenziale di Sergio
Carile (dal testo greco
delle «United Bible Societies» e con apparato
critico di E. Nestlé)
IL «BENE» E IL «MALE»
Nell'Antico Testamento, il peccato deve essere eliminato mediante l'espiazione
Nel Nuovo Testamento invece, la via della riconciliazione è la redenzione
SERGIO CARILE
Gesù si è sempre dimostrato
un grande psicologo e mi
sembra che in questa occasione
lo abbia dimostrato pienamente. Quando compare sulla scena
pubblica Gesù ha una trentina
d’anni. Si era formato alla disciplina della Legge ebraica e certamente, con Giovanni il Battista, era a conoscenza della setta
degli Esseni di Qumran, avversi
alla classe dominante e in forte
attesa escatologica. Il suo messaggio messianico è comunque
inserito nel quadro della sinagoga ove i precetti erano desunti
unicamente da quello che stabiliva la Legge mosaica. Gesù non
ha mai criticato apertamente la
Legge; tuttavia non vi si è mai
adeguato interamente. La vede
con occhi e intento nuovi: «Per
portarla a compimento», dice
(Mt. 5, 17). Per cui ciò che è decisamente nuovo nel suo insegnamento e da cui è derivato il
cristianesimo, evidentemente
non come erede dell’Antico Testamento ma come suo fine, è
l’annuncio gioioso che con la
sua presenza ha termine un ciclo storico (chrònos) e ha inizio
il tempo giusto (kairòs): quello
dell’attualità del regno di Dio
(basileia tou Theou), tempo di
salvezza per coloro che vi si fossero adeguati. Le due parole
cardinali sulle quali poggia e si
articola con la maggiore traspa
renza il messaggio di Gesù sono
appunto il Tempo, come realtà
attuale, e il Regno, come realtà
esistenziale.
Una nuova comprensione
della Legge mosaica
mento relativo alla coscienza individuale, non esisteva. Esisteva
il peccato religioso, cioè la trasgressione di una legge divina.
Era perciò un atto illecito, non
immorale. Illecito perché violava i limiti posti dalla divinità.
Preghiamo
Liberaci Signore!
Dalla nostra indifferenza
e dalla nostra ingratitudine verso di Te,
da ogni negligenza dei tuoi comandamenti,
da quanto viene ad indebolire la nostra fede...
Liberaci o Signore!
Da ogni forma di egoismo,
da ogni mancanza di generosità e di benevolenza
verso il prossimo, così come da ogni acredine...
Da ogni vigliaccheria e da ogni pigrizia,
da ogni trascuratezza nel nostro lavoro
e da ogni inganno quando giochiamo...
Liberaci o Signore!
Da ogni vanità e millanteria,
da ogni orgoglio
come da ogni scoraggiamento...
Liberaci o Signore e perdonaci!
Assemblea Ceta ad Abidjan
(tratto da In attesa del mattino, della Cevaa, p. 51)
Gran parte perciò di quello
che la Legge aveva prescritto, ora non aveva più alcun valore: era inadeguato e superfluo.
Un primo passo nella nuova
comprensione della Legge possiamo vederlo proprio nel comportamento di Gesù con le donne. Nessuno avrebbe pensato di
discutere con loro (samaritana)
o di cacciare da loro i demoni;
Gesù facendolo (da Maria Maddalena ne ha scacciati sette!. Me.
16, 9) rende evidente che la maledizione del peccato originale
(Ge. 3) non grava più sulle donne. Nel racconto dell’adultera è
appunto ben visibile la crepa
prodotta da Gesù nel quadro generale della Legge mosaica.
Oggi il clima è assai diverso
da quello del tempo di cui stiamo parlando. Con gioia possiamo assumere che l’attuale ebraismo riformato, per esempio
dichiarandosi «disposto a rivedere e persino ad abolire parte
della normativa tradizionale»,
afferma che «le donne sono a
tutti gli effetti parificate agli uomini anche in sede liturgica» (P.
Stefani, 1997).
Il racconto si trova in diversi
manoscritti con numerose varianti, ma nel corpo del Nuovo
Testamento si trova soltanto in
Giovanni (8,1-11), anche se probabilmente si tratta di un inserto non giovanneo e non doveva
far parte originariamente del
contenuto di questo Evangelo. I
commentatori hanno atteggiamenti diversi a riguardo del racconto. A sommi capi si può dire
che tra gli esegeti alcuni lo trascurano, altri lo trattano in appendice, altri lo commentano lì
dove si trova nella maggior parte dei manoscritti. Comunque
questa «perla sperduta della tradizione antica» come la definisce qualcuno (Heitmùller) merita di essere esaminata da vicino.
Ve ne propongo un’analisi.
Cominciamo dal concetto di
peccato. Al tempo di Gesù il
concetto di peccato è del tutto
diverso dal nostro. Non aveva
nulla a che fare con il concetto
di morale, che come comporta
II concetto di peccato
nell'Antico Testamento
Aver mangiato la famosa
mela, per esempio, come
troviamo nel mito genesiaco della creazione deH’uomo, (Ge. 3),
non aveva alcun senso immorale
o peccaminoso in sé, era solo un
fatto di disobbedienza a quello
specifico comando di Dio: «Non
mangiate ecc.». E non si vede come i teologi cristiani abbiano
potuto contorcere il significato
del testo per trarne il dogma del
«peccato originale» di cui non mi
risulta che Gesù abbia mai parlato. E che comunque ha scalzato
per sempre. Male e peccato hanno quindi la medesima fisionomia e si manifestano come infrazione di un tabù. Un tabù è una
cosa molto precisa, tutt’altro che
astratta: si riferisce sempre ad
una azione concreta. La donna
che ci interessa era stata colta
realmente in adulterio.
Nell’ebraismo, quindi nell’Antico Testamento, come in tutte
le religioni non cristiane nelle
quali esiste questo concetto, il
male non è immorale: è una
specie di fluido malefico, endemico che può diventare epidemico; una malattia che non solo
intacca chi ne è colto, ma che
per suo mezzo si diffonde e inquina la società. È dunque un
pericolo pubblico che attira sul
singolo, e sulla comunità tutta,
la maledizione del Dio offeso.
Infatti nell’Antico Testamento
quando si parla di punire un
peccatore viene sempre aggiunto «Così facendo toglierai il male
da in mezzo a Israele» (Deut. 22,
22). Perciò il peccato deve essere
eliminato mediante espiazioni
anch’esse stabilite minuziosamente dalla medesima Legge.
Così vediamo che nel nostro caso scribi e farisei si appellano a
Mosè che nella Legge aveva stabilito che (Lev. 20, 10) «L’adultero dovrà essere messo a morte».
Se nell’Antico Testamento, come in tutte le religioni non cristiane nelle quali esiste questo
concetto, il peccato non è un
problema morale per l’uomo o
dell’uomo, ma è un atto che offende Dio, la via della riconciliazione non può essere che la via
della espiazione (perché io, Dio,
sia riconciliato con te, uomo, io ti
punisco). Gesù stravolge completamente questo concetto; sostituisce l’istituto razionale e demolitore, qual è quello della giustizia (tu hai ucciso, perciò devi
essere ucciso), con l’istituto irrazionale e costruttivo, qual è quello del perdono (tu mi hai portato
la morte, però io ti porto la vita).
Il concetto di peccato
nel Nuovo Testamento
Nel Nuovo Testamento il
peccato, la violazione di
una legge, è il problema della
scelta che si pone all’uomo libero del suo agire. E perciò la via
della riconciliazione non è più
l’espiazione, ma la redenzione
(perché tu, uomo, sia riconciliato con me, Dio, io ti redimo). In
tutto il Nuovo Testamento c’è
una progressione nella acquisizione di questo nuovo concetto
di peccato-redenzione. In Paolo,
per esempio, che intorno agli
anni 50 era alla ricerca di argomenti sul superamento della
Legge, il peccato è ancora inizialmente una trasgressione; la
personificazione di una potenza
contraria a Dio (ambiente gnostico: Bene e Male si combattono) che influenza maleficamente l’uomo. Non è ancora completamente un problema di libera scelta. Possiamo seguire negli
anni il progresso del suo pensiero: I Cor. 15, 56 (circa 52-56) «La
forza del peccato è la Legge»;
Rm. 3, 20: (circa 57-58) «la Legge
dà la conoscenza del peccato»;
fino al superamento che avverrà
in Rm. 10, 4 con l’affermazione:
«Cristo è il termine (superamento: télos) della Legge».
Nei Sinottici i due modi di vedere spesso si intrecciano, non
sono chiaramente distinguibili.
Matt. 12, 31: «Ogni peccato sarà
perdonato, ma non quello contro lo Spirito Santo» (espiazione). Mt. 18, 15: «Se tuo fratello
ha peccato convincilo fra te e lui
solo» (redenzione). In Giovanni
invece, il peccato è visto chiaramente nella luce dell’esperienza
cristiana: cioè nella realtà dell’uomo che lo commette. Gv. 20,
23: «A chi rimetterete i peccati,
saranno rimessi» (grazia).
(1-continua)
Note
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lavorare affinché siano cancellati nel 2000 i debiti dei paesi in via di sviluppo
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«maltoi jraie del Consiglio montuttoè le metodista, Joe Hale, in
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3»- BenJhjpntp a New York mentre
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Lasessione d’apertura è
lata con il saluto della
idente, del Segretario ge
nerale (letto da Donald English) e del presidente del Comitato permanente dell’Opcemi, Valdo Benecchi, che ha
portato i saluti dei metodisti
italiani. Molto tempo e attenzione sono stati dedicati alle
problematiche ecumeniche:
in particolare l’assemblea è
stata aggiornata riguardo al
dialogo instaurato tra la Comunione mondiale anglicana
e il Consiglio mondiale metodista. Il vescovo William B.
Oden e il dr. Wainwright, che
presiedono il Comitato del
Consiglio mondiale metodista per l’ecumenismo e il dialogo, hanno riferito di alcuni
importanti passi avanti compiuti negli ultimi mesi.
Una presentazione su cui è
stata posta molta enfasi è stata quella sulla preparazione
metodista per il millennario
che culminerà con una celebrazione nei primi di dicembre 1999 a Betlemme. Il Consiglio mondiale metodista ha
preparato materiale liturgico
e preparatorio che le chiese
rnembro del Consiglio saranno esortate a utilizzare nei
periodi dell’Awento nei tre
anni che ci separano dalla celebrazione del bimillenario
della nascita del Signore.
Questi materiali verranno al
più presto tradotti in italiano
e verranno pubblicati.
Molto peso è stata dato
all’evangelizzazione da Eddie
Fox, direttore dell’Istituto
mondiale metodista per l’evangelizzazione, che ha incoraggiato i partecipanti ad appoggiare la VI «Conferenza internazionale dei giovani cristiani» che si terrà nel prossimo agosto presso il Centro
metodista di St. Simon’s Island in Georgia, Usa, dove
John Wesley aveva fondato la
prima comunità metodista
d’oltreoceano. Il comitato per
gli affari sociali e internazionali ha posto l’attenzione sui
problemi causati dall’indebitamento con l’estero in molti
paesi in via di sviluppo. È stata approvata una mozione
che chiede ai metodisti di tutto il mondo di lavorare affinché 1 debiti siano cancellati
nel 2000 per renderlo veramente anno del «Giubileo»
nel senso biblico del termine.
Sono stati presentati anche
vari problemi locali che la
chiesa metodista sta affrontando in diverse parti del
mondo: per esempio il timo
re che a Hong Kong i diritti
religiosi nell’ex colonia britannica non siano più rispettati sotto il governo cinese. II
vescovo della Chiesa metodista del Cile ha parlato dei
problemi politici del suo paese e dell’esperienza protestante della persecuzione
sotto il regime di Pinochet. Il
vescovo della Chiesa metodista della Russia ha parlato dei
problemi dei cristiani non ortodossi nel suo paese e ha
espresso la sua preoccupazione nel fatto che ai metodisti potrebbero essere negati i
diritti religiosi nella nuova legislazione che è stata appena
approvata e promulgata.
Molti delegati hanno cominciato a lasciare Roma nel
pomeriggio di venerdì 26, altri hanno colto l’occasione
per visitare un po’ il nostro
paese prima di ritornare a casa. Se ne sono andati dopo
aver affrontato molti argomenti seri e delicati in modo
positivo e competente che
auspichiamo continueranno
a sfidare e ad esortare i metodisti ad essere consapevoli
della loro chiamata a servire
nella «parrocchia mondiale»
di cui parlava John Wesley.
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alla Comunità di Sant'Egidio il Premio metodista per la pace
straordinaria per il mondo metodista italiano
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ASéttìmana straordinaria
per il mondo metodista
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legnato sia a capi di stato
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■er e Mikhail Gorbaclov
a semplici cittadini come
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3iù che eglia in un attacco terrorimerW W, ha chiesto ai paramiliimpefi Idi non vendicarne la
3 5133 Irte. Quest’anno per la priil premio è stato
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figlio pontificio per la laizi! inmes Francis
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Una panoramica della riunione del Comitato mondiale metodista
l’intraprendere iniziative di
pace fra fazioni in guerra» e
«la determinazione della Comunità negli anni recenti a
far incontrare annualmente
vari leader politici e religiosi
per il dialogo e per pregare
insieme per la pace sia localmente che globalmente». Il
prof. Riccardi ha ringraziato
commosso il Consiglio mondiale metodista per la fiducia
dimostrata nei confronti della Comunità e ha sottolineato
come essa, nata nel 1968, abbia lavorato nel miglior spirito ecumenico del Concilio
Vaticano II.
Due giorni dopo, il mondo
evangelico romano si è presentato al Consiglio mondiale
metodista, alla Domus Mariae, il centro congressi dove
si sono svolte le riunioni e dove i delegati sono stati ospitati. In questa serata gli ospiti,
introdotti dal pastore Valdo
Benecchi, unico membro italiano del Consiglio, hanno
parlato del loro lavoro in Italia e più particolarmente a
Roma. Il moderatore della
Tavola valdese ha spiegato ai
delegati il significato dell’integrazione valdese metodista e i frutti di questa esperienza. Il pastore Italo Benedetti della Chiesa battista di
via del Teatro Valle, in rap
presentanza deU’Ucebi, ha illustrato la collaborazione tra
battisti, metodisti e valdesi.
Questa è una delle esperienze
più interessanti per i delegati
del Consiglio mondiale metodista, poiché in molti paesi il
solo dialogo con 1 battisti è
impensabile. I pastori Richard Grocott e Hong Ki Suck
hanno presentato il lavoro e
la testimonianza, rispettivamente della Chiesa metodista
di lingua inglese di Ponte
Sant’Angelo e della Chiesa
metodista coreana di Roma.
La presidente del Consiglio
della Chiesa metodista di via
XX Settembre, Angelica Perres, ha ricordato come i metodisti siano stati i primi a
fondare una comunità evangelica a Roma nel 1872 e ha
sottolineato come i rapporti
con il metodismo mondiale
siano stati incentivati negli
ultimi anni, portando come
esempio il soggiorno di studi
del sovrintendente della
scuola domenicale Gabriele
Bonaiuti per due mesi a Nashville, negli Stati Uniti, ospite della United Methodist
Church, e la presenza di Noemi Di Muro e di Peter Giaccio
al VI Seminario per l’evangelizzazione a Atlanta, ospiti
dell’Istituto per l’evangelizzazione del Consiglio mon
diale metodista. La pastora
Maria Bonafede, della Chiesa
valdese di piazza Cavour, ha
spiegato come spesso ci sia
una certa curiosità nei confronti degli evangelici e come
a volte le viene chiesto di
esprimere pubblicamente
un’opinione riguardo ai problemi della povertà, del divorzio, dell’aborto, del diritto
alla fede degli omossessuali e
riguardo a altri argomenti di
attualità.
Il pastore Fenosoa Andriamitandrina, della Chiesa evangelica di lingua francese
di Roma, ha illustrato come la
sua comunità sia nata prima
della grande ondata migratoria in Italia e perciò abbia potuto aiutare ed essere un «riparo» per gli immigrati francofoni. Hanno presentato le
proprie comunità e il proprio
lavoro il cappellano anglicano di Napoli, rappresentanti
della Chiesa luterana, dell’Esercito della Salvezza, della
Chiesa di Scozia. Il giornalista
Luigi Sandri ha parlato dell’esperienza ecumenica della
rivista «Confronti», che ha tra
i propri obiettivi il dialogo tra
le chiese. Il pastore Valdo
Bertalot, della Società biblica
britannica e forestiera, ha
sottolineato il contributo fondamentale dato dai metodisti
alla diffusione della Bibbia in
Italia. Le presentazioni sono
state intervallate da momenti
di testimonianza delle corali
della Chiesa metodista di via
XX Settembre e della Chiesa
metodista coreana e dal coro
ecumenico Torre di Babele.
Alla fine della serata è stato
consegnato ai delegati del
Consiglio un ricordo della loro permanenza a Roma per
questo importante evento.
Sarà veramente improbabile che ci possa essere un avvenimento del genere in Italia
una seconda volta, ma dobbiamo ricordare le parole con
cui si è espressa la presidente
Alguire, secondo la quale «il
metodismo e la testimonianza
dell’Evangelo in Italia sono
molto importanti per noi rappresentanti del metodismo
mondiale e non ci dimenticheremo mai di voi».
m
Valdo Benecchi durante i lavori del Comitato mondiale metodista
Dal Mondo Cristiano
Usa: una legge per colpire gli stati
colpevoli di «persecuzioni religiose»?
WASHINGTON — Ampio dibattito negli Usa sulla proposta
di un gruppo di congressisti repubblicani per una legge che
colpisca chi nel mondo è colpevole di «persecuzioni religiose». Tra le religioni da «proteggere», secondo i repubblicani,
va iscritto in prima fila il cristianesimo; tra i principali «colpevoli»; Cina, Cuba, Arabia Saudita, Indonesia, Sudan e Marocco. Sono contrari al progetto il pastore battista Oliver Thomas,
legale del Consiglio nazionale delie chiese («non si può pensare che la persecuzione religiosa sia peggiore di quella politica
o etnica») e il vescovo Ting del Consiglio cristiano cinese che
critica «la tendenza degli Usa di presentarsi come i difensori
del cristianesimo nel mondo». (nev/eni)
Svìzzera: no della Feps alla riduzione
del 3% degli indennizzi per i disoccupati
BERNA — In disaccordo con la linea scelta dal governo federale svizzero per ripianare il disavanzo della Cassa federale
(riduzione del 3% degli indennizzi per i disoccupati) si è dichiarata la Commissione chiesa e società della Federazione
delle chiese evangeliche della Svizzera (Feps). In un comunicato stampa la Feps suggerisce che «un’alternativa potrebbe
essere l’introduzione di una tassa sui guadagni in borsa», mai
così alti come negli ultimi mesi. (nev)
Nepal: avvertimento agli avventisti
KATMANDU — Il proselitismo awentista nel Nepal non piace al governo di Katmandu. Quest’ultimo ha rivolto un severo
avvertimento all’opera awentista di aiuti umanitari Adra, finanziata da awentisti americani. L’opera è accusata di proselitismo cristiano nei confronti di coloro che il governo qualifica
«nepalesi docili dei villaggi». «Dopo una lunga indagine, riteniamo che l’Adra ha violato la legge nepalese dedicandosi al
proselitismo» ha dichiarato un portavoce del governo.
Quest’ultimo ha inoltre chiesto alTAdra di chiudere la scuola
awentista di Dhulikel, non lontana da Katmandu, la cui direttrice sarebbe impegnata in attività «evangelistiche». La legge
nepalese vieta le conversioni religiose che possono essere punite con multe o pene carcerarie. (spp/apic)
Chiapas: le responsabilità del governo
SAN CRISTOBAL — Una ferma denuncia dell’atteggiamento
governativo «che nel Chiapas è in gran parte responsabile di
una violenza generata dall’impunità e dalla mancata applicazione dei più elementari diritti dell’uomo» è contenuta in un
documento ufficiale approvato al termine di un incontro ecumenico tenuto il 15 settembre a San Cristobai (Messico). Al
«Secondo incontro ecumenico per la pace e la riconciliazione
nel Chiapas» hanno partecipato sacerdoti e vescovi cattolici,
esponenti battisti, presbiteriani, awentisti e osservatori del
Consiglio latinoamericano delle chiese. (nev/alc)
Polinesia: presentato lo studio sulle
conseguenze degli esperimenti nucleari
TAHITI — È stato presentato a Tahiti il 3 ottobre lo studio
patrocinato dalla Chiesa evangelica della Polinesia francese
sulle conseguenze sociali e mediche che gli esperimenti nucleari sulTatollo di Mururoa hanno avuto sui 737 lavoratori locali che hanno prestato la loro opera nella base francese. «Mururoa e noi» è disponibile in francese e in inglese, costa 95 FF e
può essere richiesto a: Cdrpc, BP 1027, 69201 Lyon, Francia.
Usa: progetto della Chiesa presbiteriana
NEW YORK — Prende corpo il progetto della Chiesa presbiteriana degli Usa, denominato «Una nuova visione per un
nuovo secolo». A Managua (Nicaragua) il 22 settembre scorso, 6 organizzazioni protestanti locali e rappresentanti presbiteriani hanno firmato un accordo che prevede «il rafforzamento dello spirito unitario, la lotta per resistere alle lusinghe
del sistema neoliberale del libero mercato, la presa di coscienza che i cristiani non sono gli unici depositari della verità e che il Signore si manifesta e agisce anche in contesti
non religiosi e non cristiani». (nev/alc)
L
4
PAG. 4 RIFORMA
venerdì io
OTTO^
Schalom Ben-Chorin, rabbino e teologo attivo in Germania
L'uomo ¡1 cui nome vuol dire pace
L'esilio dalla Germania nazista e il debito nei confronti di Martin Buber
Un'attività incessante di ricerca, approfondimento dei testi biblici e conferenze
Alla Scala l'opera di Donizetti
La «Lucia» teatrale presciin
dal retroterra religioso
PAWEL GAJEWSKI
PER il processo di riconciliazione è sintomatico che
uno dei teologi e saggisti più
letti in Germania, cavaliere
deU’Ordine della Grande croce di merito, portatore cioè
del più alto riconoscimento
del governo della Repubblica
federale tedesca, dottore honoris causa dell’Università di
Tubinga e di Monaco di Baviera, sia un ebreo professante che festeggia quest’anno il
suo ottantaquattresimo compleanno, un rabbino e cultore
delle Sacre Scritture: Schalom
Ben-Chorin.
Questo nome è diventato
insieme simbolo e programma che hanno origine da una
profonda testimonianza di
fede e da una grande personalità. Schalom Ben-Chorin
(ma il suo nome anagrafico
era Fritz Rosenthal) nasce a
Monaco di Baviera il 20 luglio
1913 da una famiglia nobile
nella quale convivono sia le
radici ebraiche che quelle bavaresi. A Monaco il giovane
Rosenthal studia germanistica, filosofia, scienze comparative della religione e teologia giudaica. Nel 1934 il regime nazista vieta ai «non ariani» l’ingresso alle università;
è un’aperta dichiarazione di
ciò che accadeva già a partire
dal 1933: una persecuzione
degli ebrei programmata e
organizzata. Rosenthal, nel
1935, riesce ad ottenere il
passaporto. La destinazione
doveva essere Buenos Aires,
dove nel 1933 si era trasferita
la sorella Jeanne. «Io però ho
cambiato la ruota perché il
compasso del mio cuore indicava Gerusalemme» scrive
Ben-Chorin nel suo saggio
«La mia vita» (Mein Leben),
pubblicato nel 1988. Ed è
proprio Gerusalemme‘a diventare per lui non solo città
di residenza ma anche punto
di continuo riferimento.
Già all’età di 15 anni il ragazzo aveva scoperto dal cognome Rosenthal le sue origini ebraiche e aveva cominciato a frequentare una famiglia
di ebrei ortodossi entrando
così in un mondo del quale,
nella casa dei genitori, era rimasto ben poco. Contemporaneamente si era iscritto al
movimento sionista giovanile
«Kadima» e così la strada verso la terra di Israele era diventata parte del suo programma di vita. In quel periodo maturò anche la scelta del
soprannome che lo avrebbe
reso famoso; Schalom BenChorin: «Pace che nasce dalla
Libertà». In ebraico infatti la
parola «Ben» significa «figlio»,
il primo libro pubblicato in
Palestina fu «Al di là dell’ortodossia e del liberalismo» Jenseits von Ortodoxie und Liberalismus) del 1939 che lui
stesso definirà una sorta di
«professione di fede».
Qui bisogna aprire una parentesi. Ben-Chorin considera il tedesco la sua lingua madre. Non l’ha mai abbandonata e anche dopo la sua
emigrazione ha continuato a
scrivere in tedesco, nonostante la sua perfetta padronanza dell’ebraico moderno.
«Si può anche uscire da un
paese ma non si può uscire
dalla lingua madre; essa rimane per me lo strumento
dello spirito e dell’anima»,
confessa. Questa frase è molto importante per comprendere la sua personalità che
può apparire fondata su una
forte contraddizione: un
ebreo che usa e riconosce
pubblicamente la lingua tedesca come propria lingua
madre. Per Ben-Chorin invece le congiunzioni di questo
#* ♦ fc ,r ?
tipo sono elementi principali
per costruire una possibile riconciliazione tra realtà completamente diverse. Però i
suoi libri e il suo pensiero potranno «tornare» in Germania solo dopo la seconda
guerra mondiale e con la nascita dello Stato d’Israele.
Un altro elemento importante nella vita di Ben-Chorin
è una comunità ebraica riformata che egli fonda insieme
ad alcuni amici, a Gerusalemme, nel 1958. Essa si basa
principalmente sul pensiero
di Martin Buber, e cioè sul
pensiero dialogico che tende
a rivalutare e mettere al centro del culto e della vita dei
credenti non i precetti rituali
ma le Sacre Scritture. È la prima, e per molto tempo l’unica, comunità ebràica di questo tipo sul territorio dello
Stato d’Israele. È guidata attualmente dal figlio, Tovia
Ben-Chorin. La morte di
Martin Buber nel 1965 segna
una tappa importante nella
vita di Ben-Chorin. Nel 1966
a Gerusalemme viene pubblicato il volume «Dialogo con
Martin Buber» (Zwiesprache
mit Martin Buber) e, subito
dopo, nel 1967 fino al 1971,
comincia il lavoro sulla grande trilogia «Fratello Gesù»
[Bruder Jesus), «Paolo» [Paulus) e «Madre Mirjam» [Mutter Mirjam), uno dei più
grandi successi editoriali nel
l’ambito della teologia. Fino
al 1996 questi tre libri hanno
raggiunto 16 edizioni solo
nella loro edizione tascabile
in lingua tedesca.
11 semestre estivo all’Università di Tubinga e le lezioni
dedicate al credo ebraico di
Mosè Maimonide segnano,
nel 1975, l’inizio di un’altra
trilogia, completata nel 1980
e questa volta dedicata interamente all’ebraismo: «La fede giudaica» [Jüdischer Glaube), «Le tavole dell’Alleanza»
[Die Tafein des Bundes) e «Il
giudaismo in preghiera» [Betendes Judentum). Queste
due opere diventeranno i veri
pilastri del pensiero di BenChorin. La prima non è solo
un omaggio a Martin Baber e
al suo pensiero dialogico ma
un’ampia interpretazione del
cristianesimo dal punto di vista ebraico. La seconda, invece, è una delle più complete
sintesi dell’ebraismo moderno. Tutte le altre opere e
pubblicazioni ne faranno
sempre riferimento. «...Gesù
proviene dal popolo giudaico,
secondo la carne e... la nostra
fede è inconcepibile senza la
fede del popolo del Patto» recita al punto A 15 il testo base
approvato dalla II Assemblea
ecumenica europea di Graz.
L’esperienza di analizzare il
pensiero e gli scritti del Nuovo Testamento da un punto
di vista ebraico può diventare
Un recente volumetto
L'eresia come scelta
Nella prefazione del suo libretto* l’autore precisa: «Eresia è un termine derivato dal
greco haeresis che significa
“scelta, proposta, inclinazione verso qualcosa o qualcuno’’». Partendo da questa
premessa Giordano Berti divide il suo scritto in 11 capitoli, cominciando dalle origini delle varie eresie nei secoli,
dall’arianesimo alle eresie del
IV-V secolo, a quelle dualistiche, ai millenaristi e pauperisti nei secoli X-XIV; qui troviamo un cenno relativamente ampio sui valdesi che entreranno poi a far parte delle
prime chiese riformate, alle
quali, insieme alle «comunità
protestanti», sono consacrati
due capitoli, per concludere
con gli eretici del cattolicesimo post-tridentino.
In calce un’ampia bibliografia dove compaiono per
quanto riguarda i valdesi i testi di Giovanni Gönnet e
Amedeo Molnar, e per le eresie medievali, fra gli altri,
Cantù, Tocco, Volpe, De Stefano, Capitani, Manselli. Per
quanto riguarda la Riforma
troviamo i nomi di Comba,
Bainton, Weber, Cantimori,
ecc. Il libro permette di avere
un’idea generale dell’evoluzione dell’eresia attraverso ai
secoli, salvo poi ricorrere alle
maggiori opere indicate in
bibliografia per i periodi storici che più interessano, (o.c.)
(*) Giordano Berti: Gli eretici.
Milano, Xenia, 1997.
Librerie CLAUDIANA
MILANO: TORINO:
via Francesco Sforza, 12/A via Principe Tommaso, 1;
tei. 02/76021518 tei. 011/6692458
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piazza della Libertà, 7; piazza Cavour, 32;
teI.0121/91422 tei. 06/3225493
per un cristiano un’affascinante realizzazione di questa
frase! Bèn-Chorin come guida
per questo cammino non rimane solo un'teorico, le sue
idee trovano un’applicazione
molto concreta sia all’interno
dell’ebraismo che nel dialogo
con il cristianesimo. Nonostante la sua età avanzata
svolge ancora oggi instancabilmente l’attività di scrittore
e conferenziere. Solo i suoi libri hanno raggiunto fino al
1995 più di trenta titoli tradotti in diverse lingue. Contributi scientifici, articoli sulle
riviste, lezioni universitarie e
conferenze si contano a centinaia. Negli ultimi anni il suo
impegno si è rivolto verso
una nuova teologia politica
dello stato d’Israele e ancora
più concretamente verso una
moderna visione dell’ebraismo.
La secolarizzazione ha fatto la sua parte anche tra gli
ebrei che vivono sul territorio
israeliano, il classico modello
teocratico, anche nella sua
versione liberale, non è più
da sostenere. Il pensiero di
Ben-Chorin espresso in uno
degli ultimi libri, «L’elezione
d’Israele» [Die Erwählung
Israels) del 1993 punta verso
una riscoperta della propria
identità fondata sulla Bibbia
che può diventare modello e
fattore di riconciliazione per
tutte le nazioni. «Procedendo
per strade diverse passiamo
tutti per la stessa porta, per le
stesse porte»: le parole di
Schalom Ben-Chorin tratte
dal suo libro «Il giudaismo in
preghiera» esprìmono molto
bene la sua visione generale
dell’universo religioso e, in
particolare, del mondo giudeo-cristiano. Lo scopo principale della sua ricerca e del
suo impegno è sempre quello
di aprire le porte chiuse o addirittura riuscire a vedere
delle porte anche in quei luoghi dove, a prima vista, appare solo un muro di divisione.
Le uniche opere di Schalom Ben-Chorin tradotte in
italiano sono Fratello Gesù.
Un punto di vista ebraico sul
Nazareno, ed. Morcelliana,
1983, e II giudaismo in preghiera. La liturgia della Sinagoga, ed. Paoline, 1988.
PAOLO FABBRI
Ricorrendo U 150° anniversario della morte
di Gaetano Donizetti il teatro alla Scala ha predispoStp pn ciclo di quattro opere, due concerti e un balletto, per Commemorare il grande compositore bergamasco.
La prima opera in programma è la Lucia di Lammermoor, capolavoro del maestro, andata in scena dal 19
settembre al 1° ottobre. Il libretto, scritto da Salvatore
Cammarana in tutta fretta
per il musicista, cbe compose
l’opera in pochi mesi con prima rappresentazione nel settembre 1835, trae spunto dal
romanzo The Bride of Lammermoor di Walter Scott.
Lo scrittore ambienta il
racconto in Scozia alla fine
del secolo XVII, quando Guglielmo II il cattolico, re d’Ingbilterra e di Scozia, viene
cacciato e gli succede Guglielmo d’Orange con la moglie Maria, entrambi protestanti, a cui succederà Anna
nel 1702, pure protestante,
che vide realizzarsi l’unione
di Inghilterra e Scozia. Un
periodo denso di contrasti tra
i fautori dell’unione con l’Inghilterra, più legati alla chiesa anglicana, e i sostenitori
dell’indipendenza scozzese,
influenzati dalla chiesa presbiteriana nata dalla predicazione di John Knox. E certamente la dura polemica di
John Knox con i monarchi
della seconda metà del XVI
secolo riecheggiava ancora in
quei contrasti.
Di questa complessa situazione, ben presente nel libro
che offre precisi riferimenti
storici, Cammarana nulla
conserva, se non imprecise
citazioni, commettendo addirittura il colossale errore di
retrodatare i fatti di un secolo, dimostrando la più evidente incultura storica. La
cosa peraltro non stupisce,
siamo in una prima metà
dell’800 ancora compietamente dominato dalla cultura controriformistica che demonizza tutto ciò che riguarda la Riforma protestante.
Cammarana dunque elimina
sostanzialmente lo sfondo e
delinea una vicenda in cui si
rilevano soltanto i sentimenti
più forti e più elementari:
i 30 agi
:orso I
ideila
,-OerI
l’amore e l’odio. I
sono in vario modo
cessivi e fortemente J
rizzati dalle loro passb
me sospese nell’aria,
un’origine definita,
giati con lè tinte foni'
quadro espressionista
Il Normanno è ecc
nel suo servilismo versji
co (fratello di Lucia),
eccessivo nel suo odio
Edgardo (amato dal
Lucia è eccessiva nel
amore che la porta all
sinio e alla pazzia, Edg™»v-eccessivo in un amore! oche se
porta al suicidio (meni irrendo
romanzo muore incidi rà stori
mente). Questo ecces
sentimenti non può che fer™®
re una ben precisas
drammaturgica dettai
montante romanticisij
deriva un libretto im ircaelv
connessioni del raccont
no poco chiare ma i moi i t®olo|
sono estremamente inti anp^ ^
si prestano alla musicai
tanto intensamente esp onèpiù
va di Donizetti. $àtioni
Forse per la prograiBP^nità
■ ■ ■ ^èiltit
n
zinne che le ha poste,
viene spontaneo un coi
mento inusuale fra i
naggi di Lucia e di Tos
pur nella diversità fra.
poiana e una raffinata
donna, hanno molti _
comune. Entrambe soi
vorate dall’amore per
mo, entrambe tradite
ganno, entrambe ass
dell’uomo cbe vuole
tuirsi all’amato, ente
muoiono alla fine, en
sono eroine schiettai
romantiche, lune An
ha interpretato bene il
naggio di Lucia, con i),
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Buono anche il baritoni
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ballo in cui i costumi pi
riopinti avrebbero mi
evidenziato il contrasto
situazione con la paralli
cenda di Lucia. La sceni
fia accentua eccessivani
la tetraggine deU’ambii
Stefano Ranzani ha dirr
memoria con grande ri|
sensibilità.
Convegno biblico della diocesi di Termoli-Larino
lìmoteo e le lettere pastorali
ENOS MANNELLI
. .T L deposito della fede,
vv J. Timoteo e le lettere pastorali»: questo il tema di un
riuscitissimo convegno biblico, organizzato dalla diocesi
di Termoli-Larino, dal 1° al 3
settembre. Al convegno erano presenti numerosi componenti dell’Associazione biblica italiana, guidati dal presidente don Francesco Mesetto, e vari altri docenti di
Facoltà teologiche tra i quali
mons. Vittorio Fusco, membro della Pontificia commissione biblica e il prof. Yann
Redalié della Facoltà valdese
di teologia a Roma. Tre giornate piene, ricche, nelle quali
una dozzina di relazioni sono
state seguite attentamente
dal numeroso pubblico composto da sacerdoti, suore e
laici. Chi scrive queste note è
stato invitato quale pastore
della Chiesa evangelica valdese di San Giacomo degli
Schiavoni, che dal 1993 intrattiene rapporti ecumenici
con le chiese cattoliche della
zona e con il loro vescovo,
Domenico D’Ambrosio. Ogni
giornata iniziava con la «celebrazione delle lodi» (canti,
meditazioni, preghiere) e
quella conclusiva è stata
aperta con una breve meditazione di Yann Redalié su 1 Timoteo 1, 12-17. Erano presenti anche alcuni membri
della Chiesa valdese.
Non è possibile dare un resoconto delle stimolanti relazioni ma vorrei dare, anche
se in maniera parziale, alcuni
cenni dell’intervento del
prof. Yann Redalié, molto apprezzato dai colleghi e dal
pubblico, su «Discernere i
tempi» nelle lettere pastorali.
L’interpretazione delle Pastorali è oggetto di dibattito interconfessionale, per quanto
riguarda il ministero e la costituzione della chiesa, l’evoluzione del cristianesimo primitivo con un certo decadimento della freschezza delle
origini paoline, ma anche la
faticosa ricerca di fedeltà in
situazioni storiche, culturali e
religiose diverse. C’è comunque nelle Lettere una visione
positiva e laica del «tempo
che passa». Per rispondere a
certe preoccupazioni che
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5
lì 10 OTTOBRE 1997
PAG. 5
RIFORMA
Una ricostruzione impietosa delle politiche d'asilo elvetiche negli anni del nazismo
Ipetso,
odo tilt]
ìnte
passici
l’aria,,*
dta.tr 130 agosto 1942, m un di- forti scorso davanti all assem■ della funge Kirche a ZuIfl-Oerlikon, Eduard von
*jger, capo del Diparti1(0 federale di giustizia e
ilizia (Dfgp), prende le dile della politica restrittiva
Rigoverno svizzero verso i
jftighi in fuga dalla Frana, Edsa» (la frontiera è stata chiusa
imorelocbe settimane prima) ri(mente wendo a una metafora che
incitili irà storia: «La barca è pieecces 8!". Von Steiger prosegue
uòchei fermando che il dovere
cisasi sanitario impone di non
dettai' vegliare false speranze nei
»ticismj Va salvato chi nella
to int rea elvetica già siede. Poacconti hi giorni dopo uno studente
aimo, iteologia risponde sulla
Ite inta ampa al consigliere federalusicaai e: «Un’umanità razionata
Ite espi onèpiù umanità».
¡^tionierte Menschlichkeit,
lanità razionata» appunI, è il titolo di uno studio di
mann Kocher, uscito di
inte presso la casa editriGhronos di Zurigo. Nel vote di oltre 600 pagine, Koler propone una ricostrulone particolareggiata delle
®de del protestantesimo
lizzerò posto di fronte al
lamma dei profughi e alla
ilitica d’asilo elvetica negli
li del nazismo e della seinda guerra mondiale.
La storiografia elvetica ha
dicato, particolarmente
(egli ultimi anni, grande attenzione al tema della politica della Svizzera verso i rifu
Il protestantesimo svizzero e i rifugiati (1933-1948)
L'opinione pubblica si oppose, ma con molte sfumature, alle restrizioni operate dal governo
nei confronti dei tanti profughi che cercavano scampo. Il ruolo delle chiese in quel frangente
CP(
aMPBEA TOGKINA
' negli Mini 30 e 40. Il lallentel di Kocher ha il merito di
jlj estenderei! quadro al di là
della sola politica ufficiale,
va mai Fedendo in considerazione
iltezza diuna larga fetta della società civile, le chiese e
nelfJ
aritoni
Ila pai
a scea
umipi
ero mi
itrasto
parallel
a sceni
ssivai
’ambii
la din
ide riji
ageliche e le varie personadei protestantesimo svizio, nell’elaborazione di
politica d’asilo. L’immane di un’opinione pubblica
Kmpattamente schierata
Intro la politica restrittiva
|d governo, come traspare
al noto libro Das Boot ist
all di Alfred Hasler, assume
® ciò contorni più sfumati
5più complessi.
I primi contatti
con i rifugiati
primi anni dopo l’avito al potere del nazismo, il
rotestantesimo svizzero non
®onta in modo complessivo
questione dei profughi, listandosi a collaborare con
organizzazioni di aiuto già
“tenti. I primi contatti con
qtamma avvengono per le
'Ose attraverso alcune par■oiari categorie di persone: i
'*ogi vicini alla chiesa conte, gli ebrei battezzati e
«nbini. Già nel 1934 Geori-,^^orhard crea a Basilea
i„ .*J8®rrizzazione di aiuto
"•«' I rapporti del
ostantesimo svizzero con
iiin confessante tedesca
“Particolarmente intensi.
H repres
della dissidenza eccle'“a in Germania si ina‘ te, fino a toccare
iornaf eZ“, “°n l’arresto e il probe n®' bh Niemoller,
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ebraiche elvetiche.
traso'
ione
avviene nei primi anni non
senza reticenze. Non mancano voci che insinuano dubbi
sui «battesimi fasulli»... La
politica d’asilo attuata dal
Consiglio federale non è ancora tema di discussione per
le chiese.
Dall'annessione
dell'Austria alla guerra
Nel 1938 il volto minaccioso della Germania nazista assume contorni più chiari: in
primavera l’Austria viene annessa al Reich, alla fine di
settembre la Cecoslovaccbia
è costretta a cedere i Sudeti,
in novembre la violenza antisemita si scatena nella cosiddetta «notte dei cristalli». Il
protestantesimo svizzero reagisce pacatamente all’annessione austriaca. Solo i pogrom antisemiti di novembre
apriranno a molti gli occhi
sulle violenze naziste. Intanto la politica del governo elvetico verso i profughi si irrigidisce. In agosto la frontiera
con l’Austria viene chiusa. La
Federazione delle chiese evangeliche svizzere fa il punto della situazione con il
Dfgp, senza però mettere in
discussione i principi che
informano la politica d’asilo
ufficiale. Anche all’interno
delle chiese si levano voci a
favore di una più rigorosa
chiusura delle frontiere e
contro un’eccessiva immigrazione ebraica.
Nel protestantesimo svizzero nascono nuove organizzazioni di soccorso. Se il Comitato ecclesiastico svizzero
di soccorso ai rifugiati evangelici si occupa solo dei cor
II Caffè Rembrandt di Vienna, oltraggiato dai nazisti con la scritta
«Jud» nell’Austria dell’Anschluss
religionari, i crociati di Gertrud Kurz e l’Ufficio di informazione per i rifugiati dei socialisti religiosi estendono la
loro attività a tutte quelle categorie di profughi che non
possono far riferimento a altre organizzazioni.
I conflitti
sulla politica d'asilo
Nell’estate 1942 iniziano le
deportazioni di ebrei dalla
Francia verso i campi di sterminio nazisti nell’Europa
orientale. Migliaia di persone, braccate dalla Gestapo,
tentano la fuga in Svizzera.
Preoccupato da questo nuovo afflusso di rifugiati, il Consiglio federale discute la possibilità di chiudere la frontiera. Il 13 agosto Heinrich Rothmund, capo della divisione
di polizia del Dfgp, invia una
circolare ai posti di frontiera:
gli ebrei in fuga vanno respinti alla frontiera. Scene
atroci si svolgono sulla linea
di confine con la Francia, dove i fuggiaschi vengono rimandati verso una morte
quasi certa. La notizia giunge
presto alla stampa. Alphons
Koechlin, presidente della
Federazione delle chiese
evangeliche, sollecita un incontro con Rothmund, ma
l’alto funzionario non recede
dalle sue posizioni. Il 23 agosto Gertrud Kurz e il banchiere Paul Dreyfus-de Gunzburg
raggiungono von Steiger, in
vacanza a Mont-Pélerin, e lo
inducono a mitigare le misure prese dal suo sottoposto. È
il momento di massima tensione nei rapporti tra il protestantesimo e le autorità federali. Un terreno di collaborazione tra i due contendenti si
riformerà nella prassi delle liste di «non-refoulables». At
traverso i canali dell’ecumene, gli ambienti evangelici
compilano delle liste di nomi
di persone da non respingere
alla frontiera, liste che fanno
poi pervenire all’autorità. I
rappresentanti del protestantesimo svizzero riconoscono
così implicitamente la politica del Consiglio federale, ma
riescono a salvare numerose
persone.
A partire dal 1942 notizie
attendibili sull’olocausto
giungono nelle mani di alcune personalità evangeliche di
spicco. Paul Vogt, dal 1943
«pastore dei rifugiati», lancia
un’ampia campagna di informazione, pubblicando stralci
di resoconti sulle deportazioni dalla Francia. La richiesta
dell’inclusione degli ebrei fra
la categoria dei rifugiati politici a cui concedere l’asilo si
fa strada anche nel protestantesimo. All’azione pratica
si affianca la riflessione teologica sul problema dei rapporti tra cristianesimo ed ebraismo e sul dovere delle chiese
nei confronti dei rifugiati.
Gli ultimi anni di guerra
sono segnati da una distensione dei rapporti con le autorità politiche. Rappresentanti del protestantesimo siedono nella commissione di
esperti per la questione dei
rifugiati istituita nel 1943.
Vogt profonde le sue energie
nella cosiddetta «Freiplatzaktion», la ricerca di alloggi per
rifugiati che per vari motivi
non possono risiedere nei
campi di raccolta e, insieme a
Koechlin, nel tentativo di salvataggio degli ebrei ungheresi, minacciati nel 1944 dalla
deportazione.
Un importante libro di Massimo L. Salvadori su uno statista poco noto
John Calhoun: la libertà fondata sulla Costituzione
GIORGIO BOUCHARD
PARLANDO degli Stati U
1......
niti d’America, noi europei e noi italiani in particolare abbiamo un po’ sommariamente adottato (e adattato)
un celebre giudizio di Hegel:
quello secondo cui il «nuovo
mondo» sarebbe, appunto,
nuovo a tutti gli effetti: cioè
non ancora veramente soggetto di storia, creatore di
cultura; una specie di grande
colonia europea, cresciuta in
modo indebito e sproporzionato. Dopodiché non riusciamo a capacitarci del perché
questa stramba provincia abbia finito per vincere tutte le
contese del nostro secolo.
Il bel libro che Massimo
Salvadori ci ha recentemente
donato* ci aiuta a superare
questo inveterato pregiudizio
e a capire l’America per quello che è: il massimo protagonista della storia contemporanea. Certo, il punto di partenza di Salvadori è singolare: egli dedica 300 pagine a illustrare accuratamente il
pensiero politico di quel John
Calhoun, che di solito è considerato come uno dei maggiori reazionari d’oltreoceano, e talvolta non è considerato affatto. Invece dal libro
emerge, potente, l’attualità di
questo trascurato pensatore.
Calhoun (1782-1850) nasce
nel South Carolina, e diventa
presto uno dei massimi esponenti politici degli stati del
Sud: ministro della Guerra a
35 anni, segretario di Stato,
vicepresidente degli Stati
Uniti, due volte candidato alla presidenza, per decenni
dominatore della scena congressuale; grande sostenitore
della guerra contro l’Inghilterra (1812-14) e dell’annessione del Texas, riesce nei ritagli di tempo a diventare
«uno dei più potenti pensatori politici del suo tempo». Uomo del Sud, egli vede con
grande diffidenza l’egemonia
del Nord industriale: sa, e dice, che le tariffe protezionistiche imposte dal Nord finiranno per rovinare l’economia
agricola del Sud. Soprattutto,
sa che il Nord finirà presto o
tardi per imporre la liquidazione della schiavitù. Padrone di schiavi come Jefferson,
a differenza del grande democratico suo maestro, egli
non è tormentato dalla sua
condizione di privilegio sociale: con tutta l’aristocrazia
sudista egli si considera, con
fierezza, un «capo di uomini»,
il leader di una civiltà regio-,
naie fondata sull’idea della
comunità. È impressionante
notare come questo piantatore anticipi molti dei concetti
che più tardi saranno resi celebri dalla penna di Toennies:
nella comunità prevalgono i
rapporti umani, culturali: il
padrone, certo, sfrutta il suo
schiavo, ma si sente anche
obbligato verso di lui quando
lo schiavo è vecchio e malato.
Nessuno è solo, nella vita della piantagione.
A fronte di questa realtà comunitaria si erge la società
capitalistica: anche lì il lavoratore viene comprato, ma di
volta in volta: appena non
serve più, viene abbandonato
senza pietà: basta visitare le
metropoli d’Europa e del
Nord America, dice Calhoun,
per rendersene conto. A questo egli aggiunge una serrata
critica alla democrazia di
massa di cui scopre, prima di
Tocqueville e di Max Weber,
le potenzialità bonapartistiche. Certo, egli si trovava in
un osservatorio privilegiato:
tramontata la grande generazione dei «padri della patria»,
arriva presto per gli Usa l’ora
delle presidenze che si fondano sull’appello diretto alla
«volontà popolare». Tipica in
questo senso è stata la presidenza di Andrew Jackson
(1828-1836), di cui Calhoun
divenne presto un tenace oppositore: tuttavia Calhoun
non si ferma eli’appeal populistico di Jackson; egli analizza senza pietà la tremenda
«macchina di partito», che da
New York si estende a macchia d’olio su tutto il paese.
Apparentemente gli elettori
(ormai diventati milioni) scelgono i loro rappresentanti
politici: in realtà sono i dirigenti politici (i quali, osserva
Calhoun, hanno sempre bisogno di un capo carismatico)
che si fanno eleggere dalla
base, e poi governano con lo
spietato «spoil System», la distribuzione di tutte le cariche
pubbliche a vantaggio dei
vincitori. Chi ha letto Max
Weber si stupirà di trovare già
negli scritti di questo sudista
le considerazioni del grande
maestro del Novecento: ma
Weber aveva visitato gli Usa, e
aveva letto un altro grande
critico della democrazia di
massa: il pastore Channing,
ben noto anche a Tocqueville.
Ma la critica di Calhoun va
anche più in là: egli si attacca
all’idea giacobina della democrazia, l’idea secondo cui
una repubblica vive essenzialmente in base a un patto
tra individui (o tra individui e
stato). Partendo dal caso
americano Calhoun nega che
alla base degli Usa vi sia un
patto di questo genere: alla
base c’è storicamente un patto federale fra stati-, e, a loro
volta, gli stati sono una federazione di comunità locali.
Certo, Calhoun dice questo
per difendere il diritto sudista
a mantenere la schiavitù ma,
osserva Salvadori, la sua critica alla democrazia astratta
conserva una grande attualità
indipendentemente dalle sue
motivazioni. La libertà, egli
dice, non è fondata sul voto
della maggioranza (che può
anche mandare al potere un
dittatore): è fondata sulla Costituzione, espressione giuridica del Patto originario. E c’è
di più; Calhoun ritiene che il
pericolo maggiore per la libertà venga dall’unione tra il
potere politico e il potere economico, e critica duramente
la battaglia populista che il
presidente Jackson condusse
contro la Banca degli Usa.
Così come era, la Banca costituiva una forma di contropotere: invece una miriade di
banche statali avrebbe finito
per essere asservita ai politici
di turno, sempre ossessionati
dal bisogno di denaro.
Hofstadter ha definito Calhoun «il Marx della classe signorile»; può darsi: certo, nella grande crisi della democrazia che stiamo attraversando,
valeva la pena che Salvadori
gli dedicasse alcuni anni della
sua vita, e noi qualche ora del
nostro tempo libero.
(*) Massimo L. Salvadori: Potere e libertà nel mondo moderno.
John C. Calhoun: un genio imbarazzante. Bari, Laterza, 1996,
pp.XXV-301,£ 48.000.
In libreria
La Sicilia
una regione
dell'Europa
SALVATORE RAPISARDA
Luigi Riccobene, valdese
di Riesi, già insegnante di
lingue, ha scritto un’opera
poderosa, di oltre 1.200 pagine*. Una tale fatica, durata 17
anni, frutto di lunghe e approfondite ricerche presso
biblioteche e archivi in Italia
e all’estero, rivela un grande
amore per quell’aspetto della
vita che è la memoria, che
non vuole relegare nell’oblio
fatti e personaggi che ci hanno lasciato un ricco patrimonio di cultura oltre che di
umanità.
Il luogo di nascita e la formazione spirituale di Riccobene, ampliata anche grazie
alle sue letture e ai suoi viaggi, spiegano in parte il suo interesse per la Sicilia. Tuttavia
non si tratta qui di un’opera
storia a fini campanilistici. Lo
stesso titolo dell’opera pone
la Sicilia in relazione con
l’Europa, fa dell’isola una
componente intrinseca alla
storia europea. La Spagna di
dopo la pace di Utrecht e la
Francia della Rivoluzione,
nonché l’Austria e l’Inghilterra che si oppongono all’impero ottomano e alla Russia,
e ancora l’Olanda, Malta e lo
Stato Pontificio si incontrano
e si scontrano in Sicilia, coinvolgendo così l’isola nella storia continentale e evitando
così di emarginarla alla periferia delle terre cristianizzate.
È in Sicilia che incontriamo
l’ammiraglio Nelson e lord W.
Bentinck, che sognava di dare
all’isola un regime costituzionale di tipo inglese.
Riccobene fa abbondante
uso di opere di storia, di memorie, di diari di viaggiatori
dell’epoca, molti dei quali
stranieri, di lettere, di annali,
di cronache. La lettura diventa come un viaggio tridimensionale che ci fa attraversare i
paesaggi, la storia e ci fa incontrare i personaggi. Attingendo ai diari dei viaggiatori
entusiasti l’autore ci descrive,
con dovizia di particolari, la
vegetazione, le colture, l’architettura delle città. Anche
l’archeologia ci fa provare
l’eccitazione di assistere a un
ritrovamento prezioso. Tutto
ciò è collocato nel quadro dei
grandi avvenimenti storici
che vedono all’opera le diplomazie delle grandi monarchie
e dell’impero. E aH’interno di
questo quadro, altrove presentato in maniera asettica, si
collocano ritratti di personaggi, di donne, di giovani, di
sposi, di avventurieri, che ci
fanno toccare con mano come la storia sia anche espressione di umanità, di sofferenza e di aspirazioni di uomini e
donne.
Sia per il contenuto che per
la prosa scorrevole e essenziale l’opera si legge con grande piacere, affascina come un
romanzo. Già Leonardo Sciascia, alla lettura della prima
parte, aveva espresso giudizi
lusinghieri e aveva incoraggiato l’autore a proseguire nel
suo impegno. Tra i tanti aspetti dell’opera, chi scrive ha
trovato interessanti le notizie
circa i rapporti tra la colonia
di militari inglesi, accompagnati dalle loro famiglie, al
comando del generale Stewart, e la curia di Siracusa;
rapporti che, in un primo
tempo, grazie alla sensibilità
culturale e religiosa di mons.
G. M. Capodieci, portarono
alla concessione di una cappella per il culto riformato,
cappella che venne poi lasciata «per non dare dispiacere ad
alcuno» (leggasi il vescovo).
(•) Luigi Riccobene: Sicilia ed
Europa, 1700-1815. Palermo,
Sellerio, 1996, 3 voli., £ 180.000.
6
PAG.
RIFORMA
VENERDÌ 10 OTTOBRf i
Colloquio con Franco Brescia, operatore in un centro di recupero a Napoli
Droga: la repressione non risolve il problema
Le politiche di «riduzione del danno» dovrebbero ricevere un aiuto dalla notizia
che in Svizzera continuerà l'esperimento di fornire eroina sotto controllo medico
ANNA MAFFEI
E di qualche giorno fa la
notizia che i cittadini
svizzeri hanno bocciato a larga maggioranza (70,6% contro il 29,4%) un referendum
che voleva abolire un esperimento in atto da tre anni su
un campione di 1.000 eroinomani. È un programma che
fornisce ai tossicodipendenti
altrimenti reputati irrecuperabili eroina gratuita sotto
stretto controllo medico e li
inserisce in programmi ad
hoc che, con l’ausilio di una
assidua assistenza psicologica, cerca di favorire il loro
reinserimento nella società.
Abbiamo interpellato Franco
Brescia, operatore presso il
Centro di recupero per tossicodipendenti «La tenda» a
Napoli, per avere una sua
opinione in merito.
- Prima di tutto, si può parlare secondo lei di tossicodipendenti «irrecuperabili»?
«No, probabilmente dobbiamo parlare di tossicodipendenti che non sono stati
da noi messi in condizione di
prendere una decisione di
uscire dalla tossicodipendenza, che non hanno trovato
nessuno in grado di aiutarli.
Oppure tossicodipendenti
che non hanno incontrato la
comunità terapeutica giusta,
perché l’offerta sul piano di
sistemi di divezzamento di
lungo periodo è molto varia».
-1 sostenitori dell’esperimento svizzero dicono che la
linea della repressione rispetto alla tossicodipendenza è
fallimentare e vanno cercate
altre vie. Cosa ne pensa?
«Sicuramente la via della
repressione è fallimentare.
Nel caso di una malattia per
esempio, reprimere non è
utile, ma è bene che il male si
evidenzi per poi poter essere
curato. Il reprimere può servire a nascondere i sintomi,
almeno quelli meno evidenti
e questo può significare ritardare la soluzione del problema. Per le tossicodipendenze
reprimere, ossia confinare il
tossicodipendente nell’ambito dell’illegalità, significa sottrarlo a qualsiasi tipo di intervento educativo o terapeutico neil’ambito della società».
- Se la linea repressiva non
serve, che cosa servirebbe?
«Quello che serve è la riduzione del danno. La demonizzazione in assoluto della
sostanza è giusta ma non si
deve demonizzare anche
quello che assume la sostanza. La distinzione va fatta fra
la sostanza, il mercato che
fiorisce intorno alla sostanza
e l’utente di quel mercato.
Questa distinzione porta a ridurre il danno perché chi assume droga non sentendosi
criminalizzato acceda in maniera dignitosa a servizi nei
quali possa avere una mano.
Riduzione del danno significa anche, come minimo, poter offrire dei luoghi sicuri
dove c’è chi fornisca ai tossicodipendenti una siringa pulita o dei preservativi. Riduzione del danno significa aiutarli a vivere, a non ammalarsi, così che possiamo dar loro
una mano quando decidono
di uscirne».
- L’esperimento svizzero fa
due cose: cerca di spezzare il
circuito criminale del traffico
di droga e di ridurre il danno
per la persona sotto trattamento. Che cosa ne pensa, dovremmo estendere questo
esperimento anche in Italia?
«Su questo ho un posizione
personale che non necessariamente rispecchia quella
del Centro dove opero. Nella
nostra società la demonizzazione dell’eroina non va di
Franco Brescia nei locali del
centro «La tenda»
pari passo con la demonizzazione di altre sostanze come
l’alcol o il fumo che sicuramente provocano più morti
di quanto non faccia l’eroina.
Se l’eroina fa i morti che fa è
per il taglio cattivo o per il
contesto in cui viene assunta
la sostanza. Se fra le libertà
dell’essere umano abbiamo
contemplato la libertà di “farsi del male”, attraverso l’alcol
e la nicotina, allora anche se
tale affermazione appare brutale, perché non considerare
la droga pesante come una di
queste possibilità, se questo
può servire a far sopravvivere
le persone che vogliamo aiutare? Solo se continuano a vivere possiamo sperare di poterle un domani recuperare.
Rispetto al fumo anche se si
sa che ci sono più probabilità
che la persona contragga un
tumore ai polmoni, si ritiene
di non poter intervenire nella
sfera del privato, e questo si
applica anche all’abuso di alcolici. Allo stesso modo credo
possa essere consentito l’uso
di droghe pesanti, purché in
maniera controllata. Ci sono
infatti per l’eroina maggiori
possibilità che la sostanza
iniettata possa essere letale e
quindi della sua non nocività
dovrebbe farsi carico il sistema sanitario. Il che non significa incoraggiare le persone
all’uso di stupefacenti. Afizi
io credo che dovrebbero essere proibite tutte le forme di
pubblicità di tabacco e alcolici, anche quelle indirette, non
perché se qualcuno voglia bere non possa farlo, ma dovremmo come società garantire gli individui più deboli, e
questi davanti alla pubblicità
soccombono. E questo non
vedo perché non possa essere
possibile anche per l’eroina».
- Quali sono secondo lei gli
impedimenti politici e psicologici perché questo avvenga?
«Gli impedimenti psicologici credo che siano la paura
di allearsi con il male. Qualcuno dice che lo stato diventerebbe spacciatore. Il concetto di spacciatore è ben diverso da chi per ridurre il
danno e assicurarsi una via
d’uscita dà una sostanza in
situazioni protette e offre al
tossicodipendente una tranquillità di base, per la quale
egli non debba, per procurarsi la sostanza, percorrere
strade di micro e macro criminalità. È un concetto completamente diverso da quello
dello spacciatore, lo si usa solo per impressionare la gente.
Lo spacciatore ha interesse
esclusivamente a vendere,
non ha interesse a tirar fuori
la gente da questa schiavitù.
L’impedimento politico credo che sia la paura di perdere
consensi da parte della maggioranza silenziosa che è
spesso influenzata dai luoghi
comuni, dal cosiddetto buon
senso, dalla paura di sporcarsi le mani. Il timore politico,
che è condiviso purtroppo da
molte comunità terapeutiche, è che si perda quel consenso. Dal punto di vista sociale le ragioni sono simili.
Non si ha la forza di fare un
lavoro di educazione reale,
che è una cosa diversa dalla
pubblicità che viene fatta
contro la droga. E quindi si
preferisce reprimere. E comunque mettere insieme
eroina, alcol, tabacco e tante
altre tossicodipendenze personali che ogni individuo ha
come proprio spazio di alienazione. In questo caso il discorso diventerebbe molto
più approfondito e non fa comodo a nessuno.
Il disegno di legge in discussione al Parlamento
Diritti e doveri per gli immigrati
Pubblichiamo qui di seguito parte dell’intervento dell’
on. Domenico Maselli, relatore sul disegno di legge del governo in materia di immigrazione, per conto della Commissione Affari costituzionali
della Camera.
DOMENICO MASELLI
Questo provvedimento,
pur espungendo scientemente, e avendone ben contezza anche per incontri avuti con chi si occupa di questo
grande problema, la questione dell’asilo umanitario, che
è oggetto di un altro disegno
di legge presentato al Senato,
nonostante tale fatto che ne
limita oggettivamente l’ampiezza, rappresenta il tentativo (secondo me riuscito in
buona sostanza e in molta
parte) di dare alla materia nel
suo complesso, appunto con
quella sola eccezione, un governo generale. Tale governo generale deve sottendere a due criteri fondamentali.
Non vorrei usare termini, a
cui tante volte si ricorre, di
solidarietà e sicurezza. Non
lo faccio volentieri, perché mi
sembra che in questo caso vi
sia di più della solidarietà e
della sicurezza.
Si tratta infatti di impostare
una legge che abbia veramente il segno del diritto e del dovere. Vi sono i diritti di chi, affamato, viene nel nostro paese a cercare un lavoro e a dare
il suo contributo al nostro popolo, il quale, quando agisce
nei modi regolari e con la volontà di collaborate e di fare,
deve trovare un popolo pronto a accoglierlo e a assicurargli tutti i diritti. Vi sono poi i
doveri che da una parte spettano alla difesa del paese e
della sicurezza dei cittadini,
ma dall’altra parte anche agli
immigrati, nel senso di sottostare alle leggi della nazione
che li accoglie. Ecco perché la
normativa deve, per così dire.
avere queste due gambe: da
una parte deve stabilire i limiti entro cui ammettere a lavorare, ma anche i diritti che gli
stranieri, una volta entrati nel
nostro paese, debbono avere
riconosciuti.
Da questo punto di vista la
normativa al nostro esame fa
un gigantesco passo avanti,
anche se a me dispiace che
da essa sia espunto il diritto
di voto, che è un po’ come la
ciliegina sulla torta di tutti i
diritti civili, che peraltro era
riservato soltanto a chi avesse avuto la carta di soggiorno,
e che credo sia volere di questo Parlamento reintrodurre attraverso legge costituzionale e senza ritardi, dal momento che comunque era
previsto che questo diritto
trovasse applicazione soltanto nel 2000 (ossia cinque anni
dopo il 1995).
Ebbene, credo che questo
diritto, qui annunciato, debba essere conferito, ma che
sia solo l’ultimo dei veri diritti civili, che sono quelli alla
sanità, alla scuola, all’alloggio, a un lavoro regolare e
non di sfruttamento o a un
lavoro nero. Noi, infatti, non
combatteremo mai l’immigrazione clandestina se non
le contrapponiamo un’immigrazione veramente civile,
con tutti i diritti che ciò comporta. Aggiungo che non
combatteremo mai un razzismo non voglio dire nascente, ma che vi è la possibilità
che nasca, se non escludiamo
che l’immigrato possa fare lavori neri, che vengono sottratti agli italiani.
Vi sono lavori che non vengono svolti e il contributo che
gli immigrati possono dare è
grandioso; già il ragioniere
generale dello Stato, Monorchio, ha fatto presente che
questi immigrati, se lavorano
regolarmente, possono aiutarci in una fase per il nostro
paese resa difficile purtroppo
dalla scarsità di nascite: qual
cuno deve pagare le pensioni.
Dunque, la lotta alla clandestinità è interesse degli italiani e anche, prima di tutto, degli immigrati, i quali hanno
diritto a che siano riconosciuti i loro principi e il loro lavoro. Questo non vuol dire che
non si debba tener conto delle varie situazioni; da questo
punto di vista il progetto di
legge consente di colpire i
«mercanti di morte», non solo
quelli che fanno arrivare in
Italia i clandestini, dietro il
pagamento di somme enormi, ma anche quelli che li
fanno lavorare «in nero» e che
preferiscono non regolarizzare i rapporti di lavoro.
La legge potrà offrire nuove
strade, a esempio grazie alla
carte di soggiorno, che elimina la provvisorietà che sempre esiste nei permessi di
soggiorno; l’importante è che
questa carta consenta non
solo di immettere queste persone nella vita civile, e speriamo presto anche di ammetterli al diritto di voto, ma
di garantire loro una sicurezza di vita.
Dobbiamo anche ricordare
che questo progetto di legge
è stato esaminato dalla Commissione con uno spirito che
raramente abbiamo potuto
registrare. Do atto a tutte le
componenti, della maggioranza e dell’opposizione, di
aver lavorato veramente per
fare passi avanti. Certo, c’è
stata qualche eccezione, ma
tutte le forze hanno cercato
di dare il loro contributo,
tanto è vero che si è potuto
svolgere un ampio dibattito,
anche con il governo, il quale
ha accolto alcune proposte;
mi riferisco per esempio al
passaggio parlamentare del
regolamento, che abbiamo
voluto inserire nella legge
perché davvero questa sia la
legge per il Duemila e consenta a tutte le componenti
parlamentari di dare il proprio apporto.
Testimoni di Geova
Condannato chi li ha definii
«associazione a delinquere
Sono state ora rilasciate le
motivazioni della condanna
per «diffamazione a mezzo
stampa» che la Corte d’Appello di Venezia aveva emesso il
17 luglio nei confronti dell’aw. Luciano Faraon, noto
esponente di due gruppi antisette, il Gris e l’Aris. I giudici
di 1° grado avevano ritenuto
non diffamatorie le affermazioni contenute in un articolo
pubblicato su un bollettino
parrocchiale intitolato «Ama
Geova e distruggi la famiglia»,
e quelle contenute in un altro
articolo apparso sul Gazzettino di Venezia considerando
l’espressione «associazioni
per delinquere» rivolta a altri
gruppi religiosi e non ai Testimoni di Geova.
«Questa Corte - si legge nella sentenza - non intende assolutamente (...) esprimere
giudizi o valutazioni in merito alla congruità o alla rispondenza della dottrina della
Congregazione Cristiana dei
Testimoni di Geova ai principi
generali di ordine pubblico e
buon costume del nostro ordinamento, essendo tale valutazione già stata compiuta
dall’Autorità competente con
Dpr 31 ottobre 1986 n. 783, col
quale, previo parere favorevole del (Consiglio di Stato (sez. I,
n. 1360 del 30 luglio 1986),
conferiva la personalità giuridica alla congregazione».
Poi i giudici entrano nel
merito dei testi «Entrambi gli
articoli di stampa in esame
contengono espressioni e frasi
sicuramente idonee ad
dere la reputazione deì^mj
ci della confessione reM
dei “Testimoni di Geova^
non costituendo le espresi
usate legittimo esercizig
diritto di cronaca e di cri&
come avevano invece al
mato i giudici di primo J
In riferimento aile accuse,
Faraon i giudici dicono;
si può consentire che, pef,
stenere le proprie ragio^
addebiti ad una congrega
ne religiosa finalità crini
se» aggiungendo che «nejji
confutazione di caratterei
trinale, nessun argomenta
natura teologica e filom
sorregge le affermazioni]
l’articolista, unicamenteri
to a negare la religiosità i f
dottrina dei Testimoni dia
va e a dimostrarne la periti
sità sociale».
La sentenza prosegi
«L’annoverare poi la co(i|
gazione dei Testimoni dia
va fra le associazioni
(con un implicito giudici
illegalità, in quanto nel m
ordinamento le società seg
sono vietate) non rispettali
pure il criterio della veritài
rica, essendo il culto profe _
to in sedi esistenti inni''
città ed essendo notoria li
ra di proselitismo capii
che gli adepti di tale reli§
compiono, soprattutto
giorni festivi e che, a pm
dere da ogni giudizio din
to in ordine alla dottrim.
vulgata, non può che susd
rispetto per l’impegno spà
Immigrati nel frigo di una nave a Mazara del Vallo (foto I. BroiK
Chiesa evangelica
valdese
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UN CORO GIOVANE PER DUE SERATE — Hanno
riscosso un indubbio successo i giovani del Fellbacher
Kanunerchor an der Lutherkirche che hanno presentato il
loro repertorio musicale in due serate, a Torre Pellice e a
San Germano. I canti, nella loro classicità e nella perfetta
impostazione, sono stati molto apprezzati, così come le esecuzioni di brani all’organo. Il ruolo del canto e della musica
nella vita della chiesa (i giovani costituiscono un importante
coro della chiesa luterana della zona di Stoccarda) è stato
ancora una volta confermato dai fatti, così come la validità
degli scambi fra persone di diversi paesi. Per i coristi tedeschi, ospitati nelle famiglie, è stato organizzato anche un intenso programma di visite di conoscenza della storia valdese; domenica 5 il coro ha partecipato al culto a Torre Pellice
proponendo alcuni canti gospel.
A T VA [ [ " VAI [ ì)
Lj. Ld
VENERDÌ 10 OTTOBRE 1997 ANNO 133 - N. 38 LIRE 2000
E indubbiamente significativo il fatto che la Federazione delle chiese evangeliche in Italia abbia deciso di
tenere la sua assemblea a
Torre Pellice: questo avvenimento si inserisce così anche
nel quadro dei vari momenti
che caratterizzeranno la nostra riflessione e il nostro impegno per la libertà nell’anno
che ricorda il centocinquantenario del 17 febbraio 1848.
Sarebbe positivo se, a questo venire della Fcei verso le
valli valdesi, corrispondesse
anche un andare dei valdesi
di questa zona verso la Federazione. Corrispondesse cioè
l’interesse a conoscerne maggiormente la realtà e le attività. Non si può infatti dire
che alle Valli se ne sappia
PROSSIMA ASSEMBLEA A TORRE PELLICE
LA FEDERAZIONE
MARCO ROSTAN
molto, di Federazione: anche
qui, come del resto per molte
altre realtà che pure hanno
senso solo in stretto rapporto
con le comunità, dal circuito
al distretto al Sinodo, molti
ritengono che si tratti di cose
per gli «addetti» e hanno difficoltà ad andare oltre il confine delle attività della propria chiesa.
Della Federazione molti
sanno che si occupa del culto
radio e di protestantesimo in
tv; alcuni conoscono il Servizio migranti e i monitori utilizzano il materiale per la
scuola domenicale e il catechismo. Ma quali sono le
chiese che fanno parte della
Fcei, oltre quella valdese? È
importante o no che la Fcei
dialoghi di più con tutte le
chiese evangeliche e cerchi di
esprimere in Italia la voce
dell’insieme del protestantesi
mo? È facile che un valdese
delle Valli abbia una precisa
opinione, pro o contro, in merito al cattolicesimo: molto
meno diffusa è la conoscenza
degli altri evangelici, anche se
per fortuna non mancano dei
rapporti locali con alcune di
queste chiese. Naturalmente
poi sulla Fcei ci sono un sacco di critiche: ma di questo
parleranno i delegati all’Assemblea. Le nostre chiese potrebbero cogliere questa occasione per coinvolgersi in quello che le chiese evangeliche
cercano di dire e di fare in Italia: l’identità valdese è importante ma lo è anche la ricerca
di una comune linea di testimonianza evangelica nel nostro paese: per questo si è costituita trent’anni fa la Fcei.
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JVal Pellice-Queyras
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OÌteHito un finanziamento
Ceedi SOO milioni per il pro^ getto di fattibilità del collegamento vai Pellice-Queyras
iante trenino a cremaglie, si è riunito sabato scorso il
isiddetto «comitato di piloiggio» di cui fanno parte tecici e amministratori. Presenper la parte francese Pierre
tnéoud e il sindaco di Ai_ lles, Félix Tonda, è stata
^badita da parte degli esponti del Queyras la volontà
proseguire nello studio del
'getto. Il gruppo di lavoro
ivrà fornire indicazioni sulricadute sul territorio sia
'ho il profilo dell’impatto
iibientale che dell’occupaijone indotta, definendo ana grandi linee quello che
à il capitolato speciale
V appalto internazionale con
n quale verrà affidato il lavoro di vera e propria progettatone. Per quanto riguarda la
Comunità montana vai Pellisono state coinvolte nel
pippo di lavoro tutte le pro‘Ossionalità esistenti.
Entro la fine dell’anno dorrebbero essere individuate le
r^oordinate del possibile proSptto, comprese alcune ipote’ <ri tracciato. Resta l’incoSfuta dei costi, sia di realizzatone che di gestione: «Quei ^P°tesi di collegamento è
odubbiamente interessante e
linea con la nostra proposta
sviluppo della valle in senecocompatibile - dice l’asssore al Turismo, Bruna
~ prima di dare il
spf. • progetto dobbiamo es’0 grado di valutare conche cosa comporg j.'h lermmi di occupazione
lf^„/""hduta sull’economia
Semi?*’ A-’oocasione ha condi in ^ h Félix Tonda
tanirnrappresenw ^ella Ciov con cui i
Un dorrebbero realizzare
dante^f®”® ^"^^rreg riguar
nstrutturazione del
Ijj “spedale di Aiguilles.
Convegno del Centro culturale organizzato a Torre Pellice su identità valdese, gestione del territorio e turismo
Allo sviluppo delle Valli non basta il solo turismo
GINO LUSSO
Se esaminiamo la cartografia tematica regionale,
prodotta a cavallo degli Anni
70 e 80, relativa alle aree di
particolare pregio ambientale
e a quella dei beni culturali,
architettonici e urbanistici, le
valli valdesi non occupano
certamente una posizione privilegiata. Nel loro interno non
troviamo santuari, sacri monti, eremi, monasteri, castelli,
forti, torri, palazzi nobiliari di
particolare valore; il solo «oggetto culturale» riportato è un
indefinito tempio valdese a
Angrogna. Se prendiamo poi
in esame gli elementi fisicoambientali, la situazione cambia di poco: su circa 160 zone
piemontesi di particolare pregio ambientale, le aree ubicate nelle Valli sono solo cinque. Due sono i parchi comunali di Lusema San Giovanni
e Prarostino e tre sono le aree
montane di Ferrerò, dell’alta
vai Germanasca e del PraGranero in vai Pellice.
Impostare una politica turistica per le valli valdesi partendo da queste caratteristiche
diventa operazione veramente
difficile. Mancano i grandi
La Balziglia, uno dei luoghi più significativi per la memoria valdese
scenari alpini delle alpi Graie
e Pennine, mancano specifiche situazioni floro-faunistiche, come il bosco di pino
cembro delTAlevè in vai Varaita o la stazione di leccio di
Chianocco, mancano le unità
paesaggistiche complesse come l’alta vai Sesia e come le
alpi Veglia e Devero. Eppure
una lettura anche superficiale
delle statistiche turistiche piemontesi pone le valli valdesi
tra i luoghi di maggior interesse per il turismo non di
massa, specie di provenienza
oltremontana. La risposta a
questa apparente contraddizione è facile da dare: l’elemento attrattivo è fatto da un
mix di storico, di romantico,
di etnico e di idealistico che
scaturisce dalla presenza in
queste valli, e da molti secoli,
della comunità valdese.
Sui problemi e sulle potenzialità di questa situazione si
è tenuto sabato 4 ottobre,
presso la Biblioteca valdese a
Torre Pellice, un teso e partecipato colloquio avente come
tema «Turismo e identità valdese». Probabilmente pochi
altri problemi coinvolgono in
maniera così diretta il mondo
valdese come l’approfondimento della propria identità e
dell’uso, o dell’abuso, che di
questa ne fanno i mass media.
Solo una profonda conoscenza della storia e del modo di
vita valdese permettono di capire certe reazioni, che a volte
potrebbero apparire eccessive,
quando si tratta di utilizzare la
storia della comunità che tutti
sentono patrimonio collettivo
non mercificabile.
L’esposizione dei progetti
turistico-culturali, fatta dagli
assessori delle Comunità
montane vai Pellice e vai
Chisone e Germanasca, ha
messo in evidenza le difficoltà, i limiti ma anche gli
aspetti positivi che si prospettano per gli enti locali che
debbono operare in realtà etnicamente e culturalmente
molto complesse e in condizioni ambientali difficili e delicate. La discussione, né poteva essere diversamente, si è
altresì focalizzata sul problema dello sviluppo complessivo delle Valli e sulle capacità
e possibilità progettuali delle
classi dirigenti. E infatti ben
evidente che una comunità
che intende stabilmente vive
II pastore valdese di Costapiana in vai
Pragelato, Davide Jourdan (o Jordan),
in seguito alla revoca dell’editto di Nantes del 1685 dovette come tanti altti abbandonare la sua terra e cercare rifugio
all’estero. Nel 1687 dall’Inghilterra si
imbarca per l’Olanda ma, giunta alla foce
del Reno, la nave viene assalita da pirati
algerini. Da qui l’inizio di una vicenda
degna di un romanzo di Salgari. Con il
Jourdan caddero nelle mani dei pirati due
studenti in teologia e due altri pastori
francesi, Giacomo Fourne e Isacco Brassard. Sarà quest’ultimo a scrivere le memorie dell’avventura a sua volta raccolte
e riportate da Jean Jalla. Ridotti in schiavitù «dove il bastone non era loro risparmiato» furono destinati alla fabbricazione
di mattoni «come gli ebrei in Egitto». Un
prete lazzarista offrì loro di ottenere la
cessazione dei maltrattamenti con la richiesta al re di Francia di un riscatto se
avessero accettato di abiurare e farsi cat
IL FILO DEI GIORNI
AVVENTURE
CON I PIRATI
ALBERTO TACCIA
tolici. Ma, manco a dirlo, «ricevette una
fiera e nobile risposta negativa».
Ma ecco la flotta francese sottoporre
Algeri a un furioso bombardamento. I
turchi rispondono con altrettante cannonate, con l’originale variante di legare
sulla bocca dei cannoni alcuni prigionieri
francesi. Il 4 luglio il pastore Brassard e
altri prigionieri vengono prelevati per seguire la stessa sorte. Il premuroso lazzari
sta rinnova la sua offerta alle stesse condizioni, ma ottiene «risposte degne di
gente da molto tempo risoluta a rinunciare a tutto fuorché alla loro fede». Ma il
pascià di Algeri, accorgendosi che tra i
prigionieri ci sono degli esuli perseguitati
dal re di Francia, decide di risparmiarli,
mentre ritiene di «passare al cannone» il
padre lazzarista, il quale per salvarsi la
vita non esita a farsi giudeo. Malgrado
ciò non sfuggì alla sua triste sorte insieme al console francese e alcuni altri che
invano si offersero di diventare musulmani. Ma il pascià non apprezzava chi si faceva musulmano per interessi personali!
Nel 1688, quando l’Inghilterra e l’Olanda dichiararono guerra alla Francia, i
nostri eroi vennero liberati. Ritroviamo il
pastore Jourdan come ministro a Villar
Pellice nel 1692, da cui però come cittadino francese sei anni dopo dovette riprendere la via dell’esilio unendosi alle
colonie valdesi in Germania.
re in una determinata realtà
territoriale non può puntare
tutto il suo sviluppo sulla sola
opzione turistica; deve invece
creare le condizioni per uno
sviluppo armonico di tutti i
settori produttivi, potenziando quelli esistenti e creando
le condizioni per l’esprimersi
di nuovi: mai come in questo
momento è indispensabile saper vivere la nuova realtà politica sovranazionale, usando
le risorse che vengono proposte, identificando nicchie di
sviluppo che abbiano prospettive di reale innovazione e
che siano il prodotto del coinvolgimento e della corresponsabilità di quella parte della
comunità alle Valli che crede
nel loro sviluppo e rifiuta di
gestirne la sua lenta agonia.
L’eterogeneità delle caratteristiche etniche degli abitanti delle Valli, la significatività che esse hanno per ambiti ben più vasti, le relazioni
che la comunità sa intessere
con aree europee ed extraeuropee sono condizioni che
meritano l’investimento di
energie per un progetto che
potrebbe sembrare utopistico
ma che potrebbe diventare
avveniristico.
Casa
delle diaconesse
Torre Pellice
La Casa di riposo
valdese delle diaconesse ricerca operatore
d’assistenza con qualifica di Adest. Le domande, corredate di
curriculum vitae e fotocopia dell’attestato
Adest, devono pervenire entro il 31-101997 alla Casa delle
diaconesse, c/o Hotel
du Pare, viale Dante
58, 10066 Torre Pellice
8
PAG. Il
- E Eco Delle Vat.lt Aàldesi
VENERDÌ 10 OTTQRRp
MONVISO RE DI PIETRA — Il 13 luglio di quest’anno una
grande manifestazione culturale si svolgeva ai piedi del
Monviso; un gruppo di artisti ha proposto una complessa ricerca che indaga sui valori deirinteriorità neH’esteriore,
dell’etico nell’estetico, dell’uniformità nella diversità. Manufatti, composizioni musicali e letterarie, portati là dove altri portarono la voce dell’intolleranza e della divisione, hanno cercato di proporre esperienze di coesistenza sociale. Una
mostra, comprendente i progetti, le sculture, le poesie e i racconti, le fotografie di quella serata, è stata inaugurata sabato
4 ottobre presso la galleria d’arte contemporanea di Torre
Pellice «Filippo Scroppo» e sarà visitabile fino al 26 ottobre.
, ESPLOSIONE IN UNA CASA DI PEROSA — Un boato e
molta paura hanno fatto seguito a una fuga di gas nell’appartamento di Maria Stocco, in via Cavour a Perosa Argentina. L’esplosione, avvenuta prima dell’alba, ha causato
gravissiim danni all’alloggio e a quelli soprastanti, dichiarati inagibili a causa dei danni riportati. L’anziana donna è
stata ricoverata all’ospedale di Pinerolo ma le sue condizioni non sono apparse gravi. Nello stesso appartamento viveva anche un nipote della signora Stocco, Roberto Ughetto,
31 anni, a sua volta ferito gravemente nell’esplosione.
GINNASTICA PRESCIISTICA DEL CAI — Il Cai Uget
Val Pellice organizza un corso di ginnastica presciistica libero a tutti, presso la palestra comunale di via D’Azeglio a
Torre Pellice. Il corso inizierà giovedì 16 ottobre e avrà la
durata di due mesi; sara articolato in due lezioni settimanali, il m^edì e il giovedì dalle 19,30 alle 20,30. Per informazioni rivolgersi al Cai in sede, in palestra nelle ore indicate o telefonando al presidente Ilario Merlo (59315).
CORSI PER I RAGAZZI A TORRE PELLICE — L’assessorato ai Giovani di Torre Pellice ripropone anche quest’anno, alla palestra di via D’Azeglio nella seconda parte del
pomeriggio, una serie di corsi di attività ludico-sportive rivolte agli studenti delle scuole dell’obbligo. A partire dalla
seconda settimana di ottobre saranno avviati corsi di pallavolo (11-14 anni), minivolley (8-10 anni), attività motorie
(3-6 anni), ginnastica artistica (6-14 anni), psicomotricità
e 6-7 anni), scherma (6-8 e 9-13 anni). Per informazioni e iscrizioni rivolgersi in Comune, ufficio scuola.
INCONTRO SULLA SIAE — Come è noto a quanti organizzano feste, spettacoli o manifestazioni, spesso a titolo di totale volontariato, i rapporti con la Siae risultano per lo più
ostici e onerosi. Perplessità si sono levate da più parti e
1 on. Giorgio Merlo ha a suo tempo avanzato delle proposte
di modifica della normativa. Per discutere dell’argomento il
deputato pinerolese ha organizzato per venerdì 10 ottobre,
ore 20,45, all’hótel Cavalieri in strada Orbassano a Pinerolo, un incontro dibattito con l’on. Giorgio Benvenuto, presidente della commissione Finanze della Camera.
GITA NEL BRIANÇONNAIS — Il Centro culturale valdese e
la Beidana organizzato una gita nel Briançonnais domenica
19 ottobre; il programma prevede la partenza alle 7 davanti
al Centro culturale valdese a Torre Pellice (per i non residenti si possono prevedere fermate lungo il percorso). Breve
sosta a Briançon. Alle 11 visita al mulino di Villar d’Arène
e a seguire pranzo al Ristorante «Bellevue». Alle 14 visita al
forno comunale di Villar d’Arène con proiezione del film
«Alpine Village» (1953) sulla lavorazione del «pain bouilli». Il rientro è previsto per le 20. Costo lire 55.000, comprendente il viaggio, il pranzo e le visite guidate. Informazioni e iscrizioni presso il Centro culturale entro giovedì 16
ottobre dalle 9 alle 12 (lun.-ven.), tei. 0121-932566.
LEGGI DI INIZIATIVA POPOLARE — Al municipio di
Torre Pellice i cittadini possono firmare tre proposte di legge di iniziativa popolare in materia di immigrazione, che riguardano l’elettorato amministrativo attivo e passivo, il trasferimento ai Comuni delle competenze sul soggiorno temporaneo e permanente dei cittadini stranieri, la riforma del
regime giuridico della cittadinanza italiana (si chiede che
chi nasce in Italia, mche da genitori stranieri, comunitari o
non, divenga cittadino italiano). Queste proposte, sostenute
dall Associazione per la pace, vanno nella stessa linea di alcuni emendamenti al disegno di legge governativo in discussione al Parlamento. Orari fino al 27 ottobre- lun 8 3012,30; mart. 10,30-12.30; mere. 10,30-12,30 e 14-17- e’iov
10,30-12,30; ven. 8,30-12,30 e 15-16. ®
Una zona storicamente esposta a fenomeni sismici, finora non troppo gravi
fiirism<
Terremoto: quali rischi per il Pinerolese Mi
La terra trema lungo la dor
sale appenninica seminando
distruzione e panico ma, se
osserviamo attentamente le
cartine d’Italia con le varie
zone a rischio sismico (in tutto più del 40% del territorio
nazionale) scopriamo che una
piccola parte del Piemonte risulta a sua volta a rischio e
quel lembo di terra corrisponde proprio alle vallate pinerolesi oltre alla vai di Susa. Del
resto la storia ci ha proposto
vari episodi sismici nel corso
dei secoli: uno dei più violenti colpì, secondo quanto evidenziato dalla cartina, la vai
Pellice nel 1808.
C’è dunque un effettivo rischio terremoto nelle valli
valdesi? Da una quindicina
d’anni a Pinerolo la Regione
Piemonte ha aperto un ufficio
per la prevenzione del rischio
sismico e con i tecnici di quel
servizio abbiamo affrontato la
problematica per la nostra zona. «Per secoli - racconta
Vittorio Giraud, geologo
presso il servizio regionale di
Pinerolo - si sono considerati
i terremoti solo sulla base
dell’esperienza e della storia.
I documenti dell’Enel hanno
consentito di indicare gli
eventi sismici nel corso degli
anni ma chiaramente non si
era in presenza di indicazioni
di tipo scientifico. Per quel
che riguarda il territorio piemontese e in particolare sulla
nostra zona, esistono notizie
di diversi terremoti; i più forti sono avvenuti proprio nel
Pinerolese e alcuni anche nel
Cuneese. Sulla base dei dati
storici il Cnr ha proposto nel
1980 la classificazione in zo
Una raffigurazione del terremoto del 1808 nel Pinerolese
na sismica di 2“ categoria. Va
per altro rilevato che i tipi di
fenomeni che hanno interessato le nostre zone sono quasi
sempre stati di modesta entità
anche se molto frequenti: si
pensi che in un anno si può
arrivare ad alcune centinaia
di scosse, quasi mai avvertite
dalla popolazione».
Fra le più forti vanno segnalate le scosse avvenute intorno al 4 aprile del 1808, dove, pur in assenza di vittime,
crollarono diversi edifici in
vai Pellice; nel secondo dopoguerra fenomeni rilevanti
si verificarono nel 1947 (epicentro a Pinerolo), nel ’64
(Bibiana), nel ’70 (ancora Bibiana) e il 5 gennaio dell’80
con epicentro a Cumiana, ma
intensità rilevata sia nelle valli che a Torino. Molte altre
scosse ebbero come epicentro, sempre nello stesso periodo, il Cuneese o la vai di Susa. Come si diceva generalmente le scosse che interessa
Pi nero lo
« Keaton » per
fare cultura
Per la
pubblicità
su
tei. 0121-323422, fax 0121- 323831
È nata a Pinerolo sei mesi
fa per convogliare le risorse
culturali del territorio su
obiettivi comuni: è Progetto
Keaton, un’associazione culturale che intende promuovere iniziative competitive sotto
il profilo della qualità intellettuale e artistica. Nel corso di
quest’anno Progetto Keaton,
da Buster Keaton, il celeberrimo attore che seppe portare
nel mondo della celluloide la
propria carica spettacolare e
poetica in modo non convenzionale, ha appoggiato due
iniziative importanti per Pinerolo, sua sede costitutiva: i
corsi di Teatro aperto e la rassegna teatrale «Aspettando
l’inverno». L’associazione ha
fornito il proprio appoggio
promozionale e organizzativo
a Nonsoloteatro, struttura professionale teatrale da tempo
impegnata nel Pinerolese, e
intende continuare a percorrere la stessa strada nel futuro.
Attualmente Progetto Keaton
sta promuovendo una mostra
dedicata a un’interessante figura di poeta e inventore della
fine del secolo scorso: Pietro
Corzetto Vignot, da Ivrea, che
inventò il primo battello in
grado di immergersi nelle
profondità marine grazie solo
all’aria compressa. Progetto
Keaton lancia la prima campagna di tesseramento annuaie, alla ricerca di soci che aiutino concretamente lo sviluppo della vita culturale a Pinerolo e dintorni. I soci sostenitori versando la quota di lire
10.000 riceveranno tra l’altro
una guida culturale dedicata
alla bassa valle di Susa e alla
vai Cenischia e .sconti su spettacoli teatrali.
Val Pellice
Troppa carne
nelle fatture
Troppa carne per gli utenti
delle mense del Centro d’incontro di Torre Pellice e di
due case di riposo, il Foyer di
Angrogna e Casa Barbero di
Bibiana: secondo calcoli approssimativi il quantitativo
medio di carne consumato dagli anziani ospiti dei tre presidi sarebbe stato, a partire dal
1992, anche sei volte superiore al fabbisogno normale. Nel
1992 le due Case per anziani
e la mensa erano ancora tutte
e tre convenzionate con T allora Ussl 43, e le forniture di
carne erano assicurate da una
società di Angrogna, il Chiot
dl’Aiga carni di B. Gonin &
C. snc. Di una fattura «strana» relativa a una fornitura
considerata eccessiva, se n’è
accorta proprio l’Usl 10 nell’autunno del 1996 durante un
normale controllo e ha subito
provveduto a informare la
Procura della Repubblica.
L’Usl non gestisce direttamente più nessuno dei tre presidi sotto osservazione: la fornitura dei pasti di Casa Barbero è stata data in appalto a una
cooperativa esterna nel maggio del 1995, a Torre Pellice
gli utenti della mensa Centro
d’incontro adesso consumano
i pasti confezionati al San
Giuseppe e anche al Foyer di
Angrogna dalla primavera di
quest’anno la gestione delle
forniture alimentari è affidata
alla cooperativa «Alveare».
L’indagine sembra ora avvicinarsi alla conclusione: i
risultati ottenuti fino a questo
momento sono ovviamente
coperti dal segreto istruttorio,
ma si calcola che il danno subito dalTUsl oscilli dai IGO ai
200 milioni.
no il Pinerolese non sono
nemmeno avvertibili dalla
popolazione. La forza sprigionata sottoterra dalla tensioni accumulate nel tempo è
limitata e dunque non in grado di produrre gli effetti devastanti che abbiamo in questi giorni sotto gli occhi nel
Centro Italia. «Bisogna anche
fare attenzione a non confondere i vari sistemi di misurazione dell’intensità dei terremoti - precisa Giraud -; ad
esempio, la scala Mercalli
misura gli effetti sulla costruzioni e sull’ambiente e non la
forza in sé di un terremoto».
Prevedere i terremoti è impossibile, prevenirne gli effetti invece si può; se il sisma si
può definire un «fenomeno
naturale» è altrettanto vero
che l’intervento dell’uomo
può limitarne o accentuarne i
danni. In conseguenza dell’inserimento del Pinerolese nella
seconda classe del rischio sismico, dal 4 febbraio 1982 in
questa zona ogni costruzione
deve rispettare particolari norme tecniche di progettazione
e costruzione. «Varie normative hanno cercato nel corso
degli ultimi anni di dare indicazioni sulle metodologie di
costruzione a partire da una
valutazione della reazione dei
materiali e delle strutture a
fronte delle azioni orizzontali
causate dai terremoti - spiega
l’architetto Mauro Picotto, incaricato di esaminare i proget
ti Proveiiienti dalla zo„elÈ stata
smiche del Pinerolese
sostanza le case sonopd ^genzi
tate per sopportare dei] mozion
chi verticali e bisogna un
sto caso tener conto ani ,te cap:
una possibile azione sìsl «prendi
La normativa definisce il t Operar
ri di costruzione in basi (zia tui
classificazione del rischi^ iSusa i
smico. Sulle nuove cosini. i i® tr*e
ni, superata una prima ù ^osa co
impostazione dei primi (ori pub
non ci sono grossi probymnti >
si riscontra ormai unac,
omogeneità di progetti
complesso è il caso di risi
turazioni; l’edificio esisti
ha già delle sue carattet
che fisiche e dunque nea
terebbe uno studio speà
caso per caso. Le norm
sono comunque abbastk
precise. Dal punto di vistt
cittadino è chiaro che q.
comporta oneri aggiunti
i professionisti, oneri\
però dovrebbero qualific,
in senso positivo l’imeni
Anche il più recente dea
in materia, sulle strutturi
rarie portanti tende a s,
guardare le tipologie est
ti, senza inserire troppe
mento armato che potrei
anche non garantire eqi
brio sulla struttura».
Il legislatore ha cercai
tutelare il cittadino dal ris
sismico fornendo dunque
teri di costruzione o ris
razione tali da far rea[,
modo positivo una casa,
sollecitazioni «orizzontai]
un terremoto; ma è possil
distinguere una maggio»]
minore stabilità dell’edil
anche sulla base del sotti
10 esistente?
«Indubbiamente ci sim\
tuazione morfologiche jk
ricolose - chiarisce Vit#
Giraud -: le creste o le àti
11 isolate, le scarpate iiji
cative sono elementi di ¡x
colosità maggiore. Bisoi
comunque essere molto cu
le informazioni sono trcj
recenti rispetto alla
della Terra. Sui terre
mancano troppi elemeni^
conoscenza, la ricerca è
stanzialmente agli inizi»
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Biblioteca comunale di Pomaretto
Concorso fotografici
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pesti.
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1-H.IANA VIGLIELMO
La biblioteca comunale di
Pomaretto ha bandito un
concorso fotografico per
bambini e adulti con lo scopo
di incoraggiare le persone di
qualsiasi età a guardare il
proprio paese con curiosità e
interesse. Il tema per i ragazzi è «Pomaretto» e per favorire la partecipazione gli organizzatori forniscono un apparecchio fotografico monouso dotato di rullino, da restituire entro il 31 ottobre
prossimo. Per gli adulti i temi
sono due: «La lettura» e «Pomaretto», con la medesima
data di presentazione.
Questa iniziativa e altre simili segnano il rilancio della
biblioteca come centro di un
programma culturale, rivolto
a tutti gli abitanti del Comune, che l’anno scorso ha ottenuto lusinghieri risultati. Particolarmente seguiti sono stati gli incontri con un gruppo
di giovani «conteurs», che
raccontavano storie in patuà
e in italiano: gli ascoltatori
aumentavano ad ogni appuntamento e la serata conclusiva, che è stata animata da alcuni attori del Gruppo Teatro
Angrogna, ha avuto un buon
successo. L’assessore!
cultura di fresca nomina,
lo Corsani, che ha avuto W
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dogi Cl
lettivo
folte (
pare nelle iniziative di 1
mozione del libro, si è
molto soddisfatto per la
laborazione ricevuta da
persone: inoltre il patrimofl
librario della biblioteca baj
cevuto un incremento
fondi messi a disposizio|
dal bilancio comunale e j
contribuente regionale, olii
che dall’adesione al ceo*
rete di Pinerolo. Non va
trascurata come importaOj
l’organizzazione degli ino“
tri con Mirabel-et-Blacons.
località francese che intratj"
ne da tempo rapporti di
cizia con Pomaretto.
Per il prossimo anno do
tività si pensa di ripieno
gli incontri inoltro appfo^^:
con i «conteurs», la
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fotografie del concorso. ]
to questo dimostra che
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una biblioteca può diven
qualcosa di un semphee
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leggere la gente è di pe
già una gran bella cosa
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9
10 OTTOBRE 1997
ie
lirisiTio e proposte di rilancio
iti: e il Pinerolese?
la zonÌÈ stata costituita ufficialolese Ite il 30 settembre la nuoonopfil Agenzia di accoglienza e
-■e deiJ mozione turistica del PineSnainl .je, un consorzilo a prevaand Ite capitale pubblico che
«e JiJ «prende anche soci privati
'Wc/c, ^rano nel settore. L’An base, tzia turistica locale della
rischia 1 Susa e del Pinerolese è,
’ costiTf alette istituite, la più nu■imaf2 prosa contando 25 soci fonyrimia, ¡tori pubblici e 26 privati. Si
prohll tivati alla costituzione do' «nac( jieune incertezze; decisa
liii primo tempo una sede
ica a Pinerolo, a seguito
le proteste della vai S usa si
lenti a uno sdoppiamento
■ sedi (Pinerolo e Oulx).
ori per una prevalenza
5ie istanze valsusine? «Il
problema - sottolinea il
idente della Comunità
[tana valli Chisone e Gerisca, Erminio Ribet - so1 Officili rapporti fra bassa
Ita vai Susa; o l’area inteita dall’agenzia cresce nel
»complesso o soffre neliieme». «Sarà la validità
progetti - rilancia l’asses' Turismo della Comumontana vai Pollice, Bru:yrot - a determinare le
e i flussi delle risorse»,
lerolese comunque si sta
;ando. Soggetti pubblici
ivati, riunitisi fin dalla prilera a margine del dibattiuUa costituzione dell’Atl,
10 dato vita a un’associabile denominata «Qui Pinete», organismo che ragippa commercianti, esercenti, guide naturalistiche,
' incessionarie di trasporti
pale la Cavourese, la Seg
^geiti.
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«Collettivo Miegge». Il
Jippo, composto da una
itina di persone, ha alle
spalle una storia e una
ica di incontro sedimentagruppo si incontra una
a al mese, sempre di dorica, e svolge una strana
ìvità, incrociando (dalle
17 alle 19) una modalità
anale di lettura e analisi
precedentemente
e introdotti da uno dei
dogi che curano i lavori del
lottiyo, a una più libera, a
disordinata ma sempre
lionata ricerca di senso,
'a connessione tra quel che
'ti effettivamente dicono e
0 in cui essi parlano a
d. credenti di questo tempo
“ collettivamente ricercano
Icore 20 alle 22). In mezsimpatica cena comua in cui scambiamo pane
'faieri, frutta e relazioni,
d|Dienti e biscotti, infore vino.
i ®8li anni passati si sono
'ntati alcuni autori «clas
* ^1 protestantesimo (LuCalvino, Miegge Bon
'ffer, Tillich); l’anno scor
* e confrontati con la ri’I® di un credente prove_ c da una diversa tradizio
essionale e si è letto e
^sso il testo del filosofo
Vattimo, Credere di
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01 ai-954194
credere, incontrando alla fine
dell’anno l’autore, che è venuto a Torre Pellice. Quest’
anno si affronterà il nodo dei
nodi e cioè la cristologia: la
scelta non è accademica (approfondire un tema noto) né,
crediamo, banale (è ovvio che
i cristiani e in particolare i
protestanti si occupino di cristologia). E non è neanche il
punto di partenza, ma semmai
Io spartiacque di un percorso,
l’approdo all’aspetto della nostra fede che oggi appare più
centrale e problematico.
Si parlerà di cristologia a
partire da testi di autori e autrici molto diversi e in particolare pagine scelte da:
L’umanità di Dio, di Karl
Barth; la Cristologia di Dietrich Bonhoeffer; la Teologia
sistematica di Paul Tillich e
Gesù, figlio di Miriam e profeta della Sophia di Elisabeth
Schussler Fiorenza. I testi che
non si trovano in commercio
vengono fotocopiati a cura del
Centro culturale valdese. II
primo incontro è fissato per il
12 ottobre a Villar Pellice. Le
date e le sedi degli incontri
successivi saranno puntualmente pubblicati sull’Eco e
sui dépliant del Centro culturale. Ai «vecchi» del Collettivo e a quanti quest’anno vorranno unirsi al gruppo l’augurio di una ricerca fecona.
E Eco Delle Yaui "^ldesi
Sono in corso accertamenti sul patrimonio immobiliare
I Comuni delle Valli e Pici
PAG. Ili
giovia 13 laghi di Prali, la Comunità montana valli Chisone
e Germanasca. Una ventina di
soggetti, anche in questo caso
per incentivare l’attività turistica e proporre nuovi progetti. Una prima sfida, soprattutto per i territori delle tre Comunità montane, deriva dalla
possibilità di presentare richieste di finanziamento sulla
base del regolamento 2081/
93. Le tre Comunità montane
stanno facendo da capofila
nella raccolta di progetti, di
enti pubblici o di privati, sapendo però che i primi potranno ottenere fino al 70%
mentre i secondi solo il 15%.
I progetti saranno decine per
valle, incontri ci sono già stati
e altri ne sono previsti; entro
il 30 ottobre dovrà essere
espresso l’interesse per certe
iniziativa da parte dei proponenti. Agenzie specializzate
nel settore sono già all’opera:
«Verrà confermata la nostra
scelta di puntare su un turismo non aggressivo, che punti
sulla cultura - precisa Erminio Ribet -; in ogni caso crediamo in una visione unitaria
del settore». «Le indicazioni
regionali confermano appieno
la validità delle linee programmatiche contenute nel
nostro piano di ecosviluppo»,
ribadisce Bruna Peyrot mentre Claudio Rivoira, assessore
della Pedemontana, si dichiara preoccupato «dalla carenza
di progetti pubblici e soprattutto della difficoltà nel reperire le risorse per completare
le opere visto che dalla Regione arriverà soltanto una
parte del costo dei progetti».
DAVIDE ROSSO
Il verosimile trasferimento
dell’onere dell’accertamento dei versamenti dell’lei
del 1993 dal governo ai Comuni ha posto questi ultimi di
fronte al problema materiale
sia dell’accertamento del proprio patrimonio immobiliare
sia dei controlli delle dichiarazioni lei del ’93. Molti Comuni alle Valli non potendo
spesso provvedere agli accertamenti in maniera autonoma
hanno deciso di affidarsi a
imprese specializzate.
In Comuni come Villar Perosa e Angrogna gli accertamenti sono già cominciati e
procederanno per alcuni mesi. Entrambi i Comuni si sono
affidati a imprese specializzate che richiedono per il loro
operato il 45% dell’evasione
riconosciuta. Le imprese da
prima verificheranno il patrimonio immobiliare e procederanno agli accertamenti
quindi, dove sia necessario,
verranno contattate direttamente le persone interessate e
le stesse imprese gestiranno
poi eventuali contenziosi. «Il
compenso a percentuale - dice il sindaco di Angrogna
Jean-Luis Sappé - garantisce
la correttezza nell’esecuzione
del lavoro e lo stimolo all’impresa ad eseguire appieno il
proprio lavoro; inoltre, in caso non fosse riscontrata evasione, per il Comune non ci
sarebbero entrate ma neanche
spese». Chiediamo ancora al
sindaco Sappé se recentemente sono stati fatti anche degli
accertamenti sui tributi dovuti
Il municipio di Viilar Porosa
per i rifiuti: che cosa vi aspettate, basandosi anche sui dati
emersi in quell’occasione, dai
controlli sulle dichiarazioni
delfici? «Per i rifiuti sono
stati riscontrati 11 evasori totali e 8.000 mq non dichiarati
- risponde il sindaco -. L’
amministrazione sa bene che
tali verifiche sono provvedimenti spiacevoli e impopolari, ma ritiene prioritario anteporre a qualsiasi altra iniziativa la ricerca del bene comune, che in questo momento è
costituito sia dal risanamento
delle finanze comunali sia
dall’equa applicazione dei tributi su tutti i cittadini. Per
quel che riguarda Pici, se si
riscontrerà evasione, non abbiamo nessuna intenzione di
perseguire con intenti punitivi
i cittadini ma far sì che tutti
paghino il dovuto e semmai
evitino inutili sanzioni. È una
questione di giustizia nei confronti di chi paga, ma anche
di chi è in buona fede».
Questi controlli, abbiamo
chiesto al vicesindaco di Villar Perosa, Mario Coriasco,
forniranno anche ai comuni
delle vere e proprie banche
dati quale sarà la loro utilità?
«Uno dei nostri desideri - dice Coriasco - è quello di dotare il Comune di strumenti
informatici e di una banca dati
da cui attingere le informazioni per migliorare i servizi che
offriamo ai cittadini; purtroppo l’attuale organico del nostro ente non ci permetteva
questo ma con l’intervento
dell’impresa esterna finalmente potremmo avere una banca
dati aggiornata il che porterà
un vantaggio anche in termini
di efficenza dei servizi».
Anche nel Comune di Pinerolo sono in atto i controlli
lei ma qui si è preferito iniziare con i versamenti lei del
’94: «Abbiamo deciso di affidarci - spiega l’assessore
Augusto Serra - a un’agenzia
esterna, la Conrit, specializzata nella riscossione tributi,
per quel che riguarda la raccolta dei dati e la loro verifica. Appena sarà possibile ottenere i tabulati definitivi (a
giorni dovremmo essere in
grado di avere le prime bozze) procederemo alla contattazione dei contribuenti nelle
cui dichiarazioni si sono riscontrate anomalie e solo dopo un colloquio con i contribuenti là dove sarà necessario si procederà ai successivi
accertamenti. Si tratta di un
lavoro indispensabile soprattutto per dotarsi di dati affidabili per gli anni successivi
e poter così avanzare previsioni attendibili».
Voci del cattolicesimo pinerolese: don Vittorio Morero
Le qualità del futuro vescovo
PIERVALDO ROSTAN
Mons. Pietro Giachetti,
per vent’anni vescovo
di Pinerolo, ha terminato il
proprio ministero; i prossimi
mesi diranno quale sarà il
nuovo vescovo di questa diocesi «di frontiera», occasione
di confronto e di dialogo ecumenico. La scelta verrà da
Roma, anche se la chiesa pinerolese cercherà di riflettere
sul suo futuro (ci sarà un’assemblea il 26 ottobre, ndr) e
magari anche di comunicare a
chi dovrà indicare il nome del
nuovo vescovo i propri pensieri e le proprie aspettative.
Iniziamo questa settimana un
viaggio nel cattolicesimo pinerolese per conoscerlo, per
presentarne le aspettative, le
speranze e le preoccupazioni
proprio in un momento comunque delicato della sua vita. Iniziamo questa ricerca
con don Vittorio Morero, direttore del settimanale cattolico di Pinerolo L'eco del Chisone e indubbiamente un «osservatore privilegiato» di un
cattolicesimo che qui, come
altrove, ha molte anime. «Siamo di fronte ad una realtà, comune ad altre chiese - esordisce don Morero - un pochino
frammentata proprio perché il
cattolicesimo vuole sperimentare una nuova evangelizza
ffi
TRASPORTI
E ONORANZE FUNEBRI
VAL PELLICE
di Giachero & Giacotto s.n.c.
Funerali ovunque
Via 1' Maggio 8,10062 Lusema San Giovanni (To)
fai. • fax 0121^54340 (notturno a festivo)
zione; ma si tratta di diversità
non conflittuali fra di loro come è accaduto negli Anni 60
quando c’era un conflitto interno. Oggi si tratta di esperienze che certe volte comunicano fra di loro e certe volte
non comunicano; la nostra
difficoltà sta oggi nella maturità delle esperienze che però
comunicano poco fra di loro.
Certo i conservatori convivono con i “progressisti”, ma
non parlano fra di loro, non si
scambiano le esperienze».
- Qual è il rapporto fra la
base cattolica e il giornale da
lei diretto ?
«Ci sono dei pregiudizi nel
senso che molti ritengono
L’eco del Chisone non il giornale della chiesa e pertanto
non credono di doversi esprimere attraverso il giornale. Ci
sono poi molti cattolici che
non si esprimono, che non dibattono, che non fanno sentire
la propria voce; la nostra
struttura gerarchica in questo
senso rischia di togliere responsabilità ai membri della
comunità. C’è poca abitudine
al confronto e questo mi
preoccupa. E allo stesso modo
mi preoccupa la questione
ecumenica; si tratta di una vocazione fondamentale, non
soltanto diplomatica; deve essere un sistema di vita all’interno della comunità. Ma
l’ecumenismo ha sottratto
molte energie rispetto al dialogo col mondo laico con cui
il nostro giornale vuole invece
confrontarsi sempre».
- Il Pinerolese si contraddistingue per la compresenza di
protestanti e cattolici, per un
dialogo oggi più intenso di ieri, poi c’è un mondo lontano
da fedi di qualunque tipo eppure spesso cresciuto nella
cultura cattolica come nel resto d’Italia...
«Io credo che l’Italia abbia
una sua unità culturale ed è
un’unità che non è fatta solo
di cattolicesimo; c’è una unità
culturale che risale all’Umanesimo e al Rinascimento. Il
cristianesimo ha convertito
ma non ha potuto costruire
una sua cultura originale.
Questa premessa per dire che
in tutti i secoli, e anche oggi,
noi cristiani siamo una minoranza e qualche volta ho un
po’ di invidia verso il mondo
valdese per la sua capacità di
distinguere i membri attivi dagli altri: noi abbiamo un cattolicesimo fatto di convenzioni
sociali, di devozione, di tradizioni che è il 60%; i membri
attivi e coinvolti sono circa il
10%. Quando facciamo le
confermazioni dei ragazzi, su
30 restano in comunità 7 o 8».
- In questo contesto quali
caratteristiche dovrebbe avere il prossimo ve.scovo di Pinerolo ?
«Non posso fare un identikit preciso ma è chiaro che
qui ci vuole una persona che
continui il lavoro di monsignor Giachetti. Non si tratta
tanto di strategia o di programmi quanto di spiritualità:
mons. Giachetti è un vescovo
umile, una persona che ha lasciato che parlasse più la parola di Dio che la sua. Bisogna poter contare su una persona che sa ascoltare, vicino
ai problemi della gente; l’errore di molte classi dirigenti, e
quindi anche di quelle di chiesa, è l’arroganza, la troppa sicurezza di sé. Ecco, dovessi
indicare due caratteristiche
per il futuro vescovo di Pinerolo direi: umile e profondo
conoscitore della Bibbia».
INCONTRI TEOLOGICI «G.
MIEGGE» — A partire da domenica 12 ottobre inizierà il
ciclo degli incontri teologici
«Giovanni Miegge» presso la
sala delle attività di Villar Pellice, alle 17,30. Il tema di quest'anno sarà «La cristologia»,
riflessioni partendo dal testo di
Karl Barth «L'umanità di Dio»,
Claudiana (testo esaurito, verranno distribuite delle fotocopie).
1° CIRCUITO — Venerdì 17
ottobre assemblea del 1° circuito a Rorà. Sono invitati, con
voce consultiva, i direttori delle opere e i presidenti dei loro
comitati.
T CIRCUITO — Venerdì 10
ottobre assemblea di circuito
alle 20,30 a Villar Perosa,
ASSEMBLEA DELLE CORALI — Domenica 19 ottobre
si svolgerà a Pinerolo l'assemblea delle corali.
SCOUT — Sabato 11 e domenica 12 ottobre incontro
dei monitori scout alla Gianavella, alle 15 di sabato 11.
BOBBIO PELLICE — Sabato
11 ottobre, alle 14,30, prima
lezione della scuola domenicale con il pastore. Alle 15 incontro dei catecumeni del precatechismo e alle 15,30 di
quelli del catechismo. Domenica 12 alle 14,30, primo incontro dell'Unione femminile nella
sala unionista.
LUSERNA SAN GIOVANNI
— Domenica 12 ottobre Festa
del raccolto: alle 10 culto, alle
14.30 nella sala Albarin esposizione e vendita dei prodotti
locali (la sala sarà aperta da
sabato pomeriggio fino alle 19
per gli espositori): alle 19 merenda sinoira (prenotarsi presso l'Asilo 0 presso i pastori entro giovedì 9); il pastore Pasquet terrà una conversazione
sulla storia del tempio di San
Giovanni. La Società di cucito
inizia le sue attività giovedì 9
ottobre alle 14,30 e prosegue
il 2° e il 4° giovedì del mese
presso la biblioteca dell'Asilo.
11 Gruppo donne insieme si ritrova venerdì 17 al presbiterio.
PERRERO-MANIGLIA — Il
culto per l'inizio delle attività si
svolgerà domenica 12 ottobre
alle 10 a Perrero, con la partecipazione della corale e di un
gruppo di catecumeni e catecumene di Losanna, accompagnati dai loro pastori. Chi desidera partecipare con gli amici
svizzeri sabato 11 alla cena a
Perrero e domenica 12 a Maniglia può prenotarsi presso
Sylvaine Dupont.
PINEROLO — Sabato 11
ottobre dalle 15 incontri con i
genitori dei catecumeni.
POMARETTO — Venerdì
10 ottobre culto al Centro anziani. La scuola domenicale riprende sabato 11 ottobre alle
14,30; a Inverso venerdì 10 alle 17. Domenica 12 ottobre alle 10 culto con Santa Cena, alle 14,30 bazar dell'Unione
femminile nei locali del teatro.
PRALI — Il gruppo teatro è
invitato a ritrovarsi domenica
12 ottobre, alla sera, per preparare lo spettacolo da presentare in occasione delle manifestazioni per il 150° anniversario del 17 febbraio. La
corale riprende le prove venerdì 17.
PRAMOLLO — Domenica
12 ottobre, ore 10, culto di
apertura delle attività.
PRAROSTINO — Domenica
12 ottobre alle 10 culto di
apertura delle attività con la
partecipazione della corale,
RODORETTO-FONTANE —
11 servizio pastorale a Rodoretto e Fontane è affidato al predicatore locale Claudio Tron;
chi avesse idee e suggerimenti
per le attività invernali può rivolgersi a lui al 808817.
TORRE PELLICE — Domenica 12 ottobre, alle 10, culto
al centro con la partecipazione della scuola domenicale.
Mercoledì 15, alle 15, si ritrova la Società di cucito; alle
20.30 riunione quartierale ai
Chabriols.
VILLASECCA — Giovedì 9
ottobre alle 14,30 inizio delle
attività dell'Unione femminile.
10
PAG. IV
E Eco Delle ¥vlli Aàldesi
La generazione
di Lilia Davite
Pensare a Lilia in tutti questi giorni ha coinciso per me,
in larga parte, con il ripensare
a quello che forse di più
profondo condividevo con lei:
l’appartenenza a una determinata generazione. Ripensare a
quanto ci è stato e ci siamo
dette in ormai più di trent’anni di percorso comune. Dicevano che dovevamo studiare e
approfondire (e Lilia ha sempre studiato con rigore e passione); dicevano che l’impegno a trasformare il mondo e
la pratica della solidarietà e
della giustizia non dovevano
rimanere per noi una bella
esperienza della gioventù, ma
diventare una scelta duratura
della vita (e Lilia questo ha
fatto, con modalità e luoghi di
impegno diversi, ma sempre
con immutata radicalità).
Ci è stato detto che la professione era un luogo di impegno e di identità non trascurabili (e tutte le colleghe
che Lilia ha avuto in tanti anni potrebbero testimoniare la
creatività e lo spessore della
sua professionalità); poi ci
siamo detti che non doveva
mo non proiettarci con assolutismo nell’impegno ma
prenderci cura anche del nostro privato (e Lilia ha viaggiato e si è divertita; ha investito nelle amicizie e nell’amore; ha avuto cura della
sua persona, della sua fragi
lità, della sua casa, che è piena del pensiero dei libri, della
memoria dei suoi viaggi,
dell’intensità del suo impegno
ma anche di armonia e di bellezza). Ho continuato a pensare, un po’ rozzamente, che
era stata proprio brava, che ce
l’aveva messa davvero tutta.
L’amore grande e il rispetto
profondo che nutrivamo per
lei viva ci impediscono di investigare sulla conclusione
della sua vita: e davanti alla
sua morte restiamo in silenzio
e affidiamo a un Altro il desiderio di trovare un senso e un
perché delle cose.
Ma la nostra generazione
continua a incontrarsi alle sepolture altrettanto spesso forse che nei luoghi dell’impegno o della festa: una volta è
una malattia incurabile e inquietante, una volta un incidente stradale che percepiamo come non del tutto imprevisto, una volta un gesto che
ci mette in discussione e ci
travaglia, perché non lo sappiamo capire o accettare. E
tornano su le cose: quello che
volevamo essere e ciò che
non siamo stati, cosa abbiamo
sognato e perduto, quanto ci
siamo spesi e affaticati, gli
errori compiuti e i disconoscimenti di cui siamo stati oggetto. Ho pianto in questi
giorni. Per Lilia, certo; ma un
pochino anche per noi e mi
chiedevo: possiamo dare una
mano a noi stessi oggi? Possiamo farlo collettivamente
come allora pensammo di
darla ai poveri del mondo o ai
combattenti del Sud Vietnam? O come farlo? O è davvero, e definitivamente, arri
Mostra al Centro culturale valdese
Le suggestioni di
Valerio Righini
FRANCO CALVETTI
Dopo la pausa di agosto, in
cui sono state esposte le
opere figurative di Vincenzo
Taccia, la sala Paschetto toma
a riprendere il suo progetto
originario: presentare le ricerche espressive della pittura e
scultura informali dei nostri
artisti contemporanei. Eravamo presenti all’appuntamento, che unisce intenditori, critici, collezionisti e curiosi, per
la bellissima esposizione di
Valerio Righini. Proveniente
dalla provincia di Sondrio,
Righini ha compiuto brillanti
studi a Milano, alla Brera e al
Politecnico, laureandosi in architettura. Nel 1978 ha vinto
l’Ambrogino d’oro per la sua
produzione artistica, distinguendosi per le riuscitissime
illustrazioni di libri di poesia
quali II grande male di David
Maria Turoldo e Torsi ed acque, poesie di Stéphane Mallarmé; è anche conosciuto per
l’impegno che profonde per
promuovere rapporti artistici
fra la Valtellina e la Svizzera.
A Torre Pellice è venuto portando 24 grandi quadri e diverse cartelle di grafica che
spaziano dal 1988 ad oggi.
Sono oli, acrilici, tecniche miste che interpellano il visitatore suscitando impressioni di
profondo spessore esistenziale. Non si può rimanere indifferenti. Il suo percorso artisti
co? Righini segue un itinerario molto personale: si interessa ai dorsi-torsi e approda
oggi a una elaborazione di angeli guerrieri. I suoi dorsi-torsi, che possono anche far pensare a dei totem, sono pezzi
della figura umana smembrati, tronchi di un corpo dolente
e ferito che evocano intensa
drammaticità. Tutti i suoi critici hanno visto in questa
umanità dilacerata dei riferimenti biblici o danteschi. Ma
l’ultimo discorso artistico di
Righini è forse il più travagliato ma anche il più affascinante: gli angeli. I suoi angeli
non hanno nulla da spartire
con le figure tradizionali di
custodi, puttini. I suoi angeli
hanno le ali trasformate in
scudi e da questi fuoriescono
lame e punte, strumenti di lotta e di aggressione. Tanto aggressivi che si parla di «angeli
guerrieri». Ci piace immaginare che questi angeli siano lì
per difendere l’umanità travagliata alle soglie del Duemila.
Qualcuno potrà dire che è
un’esposizione difficile, comprensibile solo a una élite intellettuale sofisticata, ma è invece una mostra che lascia un
profondo segno di interrogazione e di riflessione esistenziale. Ancora una volta la pittura-arte informale ha fatto
centro suscitando reazioni e
coinvolgimenti. La mostra è
aperta fino al 12 ottobre.
LABORATORIO ARTIGIANALE
di PASTICCERIA
di Sergio Mollea
Apertura al pubblico di un punto vendita al minuto di
Pasticceria fresca e secca - rinfreschi - spedalità toltesi
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Torre Penice, via Matteotti 5 (cortile interno) tei. 932895
vato il tempo in cui ciascuno
affronta e subisce il proprio
male e il male della città in
cui vive in una solitudine ripiegata? Sono domande, davvero, e non tacite accuse o
autoaccuse: perché la nostra è
una generazione generosa e
affaticata, come lo era anche
Lilia; per essa desidero adesso solo parole di aiuto e di
bene, e non di giudizio.
Francesca Spano
Pinerolo
Rinalda
Motroni
Dal 1958 al 1961 ho fatto
parte dei servizi sanitari
dell’Ospedale valdese di Torre Pellice e ho vissuto in stretto contatto con Rinalda Motroni, all’epoca direttrice
dell’ospedale. Sono trascorsi
molti anni da allora, ma i ricordi non sono svaniti. Erano
tempi diversi, diversa la situazione sociale, diversa l’organizzazione del lavoro, diversa
la situazione finanziaria.
L’ospedale non aveva tutte le
attrezzature tecniche moderne
ma nascevano bambini, si effettuavano interventi chirurgici di vario tipo, c’era un modesto pronto soccorso, si facevano ingessature, suture e altro, i medici erano operatori a
tutto campo. La direttrice Motroni supervisionava ogni settore, dalla cucina ai reparti di
degenza e sala operatoria,
all’approvvigionamento. Si
occupava della piccola ammi
nistrazione, riceveva gli ospiti, i donatori, i parenti dei degenti, le persone interessate.
Esigente e severa con tutti,
cominciando da se stessa, ma
sensibile ai bisogni di tutti, disponibile ad ascoltare. Problemi di lavoro e anche personali
degli operatori trovavano
orecchie attente, era pronta a
consigliare ma anche a riprendere, se necessario. La sua
grande sensibilità nei confronti dei malati si manifestava
nel seguire il caso patologico
di ognuno e nel rapporto umano che si stabiliva con loro.
Non ho avuto più occasione
di rivedere la signora Motroni, ma la rivedo nella mia
mente nel suo peregrinare da
un punto all’altro dell’ospedale, sempre attenta al buon funzionamento dell’istituto, competente e responsabile, svelta
e agile con la sua divisa impeccabile. La sera, dopo cena,
si metteva all’armonium e accompagnava il canto di qualche inno. Dopo, noi che vivevamo sotto lo stesso tetto perché l’ospedale offriva possibilità di alloggio, avevamo l’occasione di intrattenerci con lei
per uno scambio di pensieri
sulla giornata di lavoro, malati e altro. Infine ancora un giro per dare la buonanotte ai
pazienti, cercando di rilevare
qualche altro bisogno.
Per la direttrice Motroni
l’ospedale era la sua casa, a
esso dedicava tempo, forze,
energie, i suoi talenti, i suoi
pensieri. Grazie Rinalda per
l’opera compiuta con amore.
Alba lazeolla Kovacs
Torre Pellice
)PORT
HOCKEY GHIACCIO: LÀ VALPE HA UNO SPONSOR — L’H.C. Valpellice, che si appresta a disputare il campionato di serie B di hockey su ghiaccio, ha uno sponsor: in
settimana è stato raggiunto un importante accordo economico
con la Tnt Traco, già impegnata in altri settori sportivi. Per sabato 11 è prevista la presentazione della squadra, probabilmente con un’amichevole col Chiasso già annunciata e rinviata
all’ultimo momento. Il campionato partirà il 19 ottobre e vedrà
partite quasi sempre di domenica con le sole eccezioni dei
confronti col Chiavenna (sabato 25 ottobre a Torre Pellice) e
col Como di Bertotto in trasferta (martedì 16 dicembre). Ci saranno poi due turni infrasettimanali giovedì 4 dicembre e martedì 6 gennaio quando terminerà la prima fase del campionato.
Al via nel girone occidentale (le prime tre disputeranno la fase
finale con le prime cinque del girone orientale) saranno otto
formazioni: oltre al Valpellice, Como Promolinea, Lariana
Hockey, Civette Milano, Homets Bergamo, Falchi Boscochiesanuova, Varese, Chiavenna.
OTTIMO AVVIO DEL TENNIS TAVOLO — Ottimo
avvio del campionato di tennis tavolo C2 per la Valpellice; opposti al Cus Torino i valligiani hanno vinto brillantemente per
5-1 grazie ai due punti di Malano, Migliore (nuovo arrivato in
valle da Torino) e al punto di Sergio Chiri. Ancora una sconfitta invece per la DI che ha perso 2-5 in casa dello Csain Torino; i due punti sono stati di Giuliano Chiri che ha giocato
con Battaglia e Franco Picchi.
CORSA SU STRADA — La pattuglia degli atleti pomarini
che si sono cimentati sulla dura distanza di km 21,097 della
maratonina d’autunno disputatasi domenica scorsa a Sangano
ha centrato l’obiettivo di salire sul podio. La gara, valevole come campionato italiano individuale, ha visto Santa Doina salire
al secondo gradino del podio e Milena Poèt al 3° posto; un ottimo risultato per le due atlete che solo da quest’anno si cimentano con la maratonina. Fra gli uomini di rilievo le prestazioni di
Roberto Cascone in Ih 27’10”, Angelo Mastronardi (Senior A)
e del sempre fortissimo Graziano Piccolotto fra gli Amatori.
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via Raviola, 10/A - Pinerolo
tei. 0121-794596-76464
4-12 ottobre — PINEROLO:
Mostra collettiva «L’arte nel
tempo libero» con esposizione di
pitture su tela, stoffa, ceramica,
ricami, lavori artigianali su ferro,
legno e altri materiali, presso la
Saletta del borg. San Lazzaro: feriali 15,30-18,30, festivi 10-12 e
15,30-18,30.
7 ottobre-1“ novembre —
TORRE PELLICE: Nell’atrio
del Centro culturale valdese mostra dell’Acdg (Associazione cristiana delle giovani) in orario 912 e 14,30-16,30 dal lunedì al
venerdì.
9 ottobre, giovedì — ANGROGNA: Alle 21 al tempio
del Serre incontro-dibattito sul
tema «Progetto di valorizzazione
turistica della vai d’Angrogna:
un’idea di una politica di sviluppo per un territorio a rischio».
10 ottobre, venerdì — PINEROLO; Alle 20,45 nella sala di
rappreseiUanza del municipio
conferenza sul tema «La figura e
l’opera di Guillame Dufay» con
Simone Monge.
10 ottobre, venerdì — PINEROLO: Alle 17 a Palazzo Vittone inaugurazione dell’esposizione «Carla Tolomeo: omaggio a
Mantegna e oltre».
10- 11 ottobre — TORRE
PELLICE: Alla Bottega del
possibile seminario su «Domiciliarità e handicap: mettere in rete
le risorse», per informazioni e
iscrizioni telefax 0121-953377.
10 ottobre, venerdì — PINEROLO: Al Salone dei Cavalieri,
alle 18, inaugurazione della 1“
edizione dell’esposizione «Textilia: arti tessili tra modernità e tradizione», a cura dell’Auser.
11 ottobre, sabato — PINEROLO: Alle 17, nella saletta Pro
Pinerolo a Palazzo Vittone «La
bella lavanderina: ricordi e poesia del piccolo mondo di Rodoretto», presentazione delle sorelle Breusa a cura di Lina Dolce.
11 ottobre, sabato — PINEROLO: Al Teatro-incontro di via
Caprini «Nona giuteme», commedia brillante. Ingr. 13.000.
11 ottobre, sabato — TORRE PELLICE: Per il centro storico mercatino naturale dalle 8
alle 17.
11 ottobre, sabato — ANGROGNA: Alle 14,30 al capoluogo San Lorenzo, dalle 14,30,
Festa dei bambini e mostra dei
funghi; alle 21 al tempio del Serre concerto del duo FenoglioPonte.
11 ottobre, sabato — PINEROLO: Nella chiesa del Colletto, alle 21, concerto dell’ensemble «Cantica Symphonia» diretto
da Giuseppe Maletto.
11- 12 ottobre — RORÀ: 4”
fiera della castagna con stand e
fiera mercato per le vie del paese
sabato e domenica, bazar a cura
della Chiesa valdese, menù a base di castagne presso gli agriturismi e ristoranti locali e distribuzione di caldarroste; domenica
apertura della mostra fotografica
a cura della Fondazione italiana
foto, apertura del Laboratorio artigianato, descrizione del «paese
di Rorà» a cura del past. Giorgio
Toum, apertura del museo valdese, rassegna di artisti negli angoli
più caratteristici del borgo.
11-12 ottobre — PINEROLO: «Pinerolo città d’arte a porte aperte», visite guidate; per
informazioni Ufficio Turismo
tei. 0121-361271 e 361272.
12 ottobre, domenica — LUSERNA SAN GIOVANNI:
Dalle 9,30 alle 17,30 a Villa
Olanda «Start trekking»; pranzo
al sacco, pastasciutta, tè, dolci:
per prenotarsi tei. 0121-932149.
12 ottobre, domenica — ANGROGNA: Al Rifugio Barfè
«Festa d’Barfè», con pranzo e
pomeriggio musicale.
12 ottobre, domenica — BIBIANA: Castagnata per bambini.
12 ottobre, domenica — PINEROLO: «Il cuore della città»,
esposizione per le vie e le piazze
della città di artisti, che si ritroveranno alle 9 presso la sede della Pro Pinerolo; alle 15,30 le
opere saranno trasferite nella sala
mostre di Palazzo Vittone.
13 ottobre, lunedì — PEROSA ARGENTINA: Fiera autunnale con rassegna zootecnica e
sagra dei prodotti di valle.
16 ottobre, giovedì —
ROLO: Ultimo appuntamento
per la stagione concertistica 1991
dell’Orchestra camerata ducai
«Città di Pinerolo» con il
concet
to di Uto Ughi alle 21, musiche
di Vivaldi e Paganini. Ingresso
lire 25.000, ridotto lire 23.000
16 ottobre, giovedì —
GROGNA: Nel tempio di Prj"
deltorno, alle 21, incontro dibat.
tito sul tema «L’acqua, una risotsa della montagna. La proposta
di una centralina idroelettrica
Altre proposte?». ’ ,
17 ottobre, venerdì — VIL Ltto I i
LAR PEROSA: Alle 16,45 Sto«
presso la scuola professional '«siduo
«Agnelli», prima lezione del cot- -----^
so di aggiornamento per inse. _
gnanti delle scuole di ogni ordine ìjKj^ que
e grado «Leggere il territorio, fc^jevo v
valli Chisone e Germanasca tra iKnare de
Mpicc(
lizzato,
'• E^nuando
- VI
storia, natura e cultura» sul tenia
«Le opere difensive della valle»'
relatore Dario Gariglio.
VALLI
CHISONE - GERMANASCj;
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 12 OTTOBRE
Villar Perosa: Farmacia De
Paoli - via Nazionale 29, tei.
51017.
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
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priment!
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po 1891
L'edificio
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Giotte av
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 12 OTTOBRE
Luserna San Giovanni: FaidÌ tondi zolfi
macia Vasario - Via Roma li
(Airali), tei. 909031. stfaÉ&s
Ambulanze: mi erano!
CRI - Torre Pellice, tei. 953355 F
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790 ; 1
to Chiesa
SERVÌZIO ELiAMBULANZ^
telefono 118
Cinema
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isate ai
TORRE PELLICE — Il ci
nema Trento ha in programma,
giovedì 9, ore 21,15, e venerdì
10, ore 21,15, Quando eravamo
re di Leon Cast (Premio Oscar
’97 miglior film documentario);
sabato 11 (ore 20,10 e 22,10) domenica 12, ore 16, 18, 20,10®
22,10, e lunedì 13 ore 21,15, Air
force one, con Harrison Ford.
BARGE — Il cinema Comm
naie ha in programma, venerdì ujg
10, ore 21,15, Riccardo 111,1®
uomo o un re; sabato 11, or® Bcoltàe
21,15, Swingers; da domenic®
igazzi (
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12, ore 15, 17, 19, 21 a
16 (feriali ore 21) Lolita
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L’Eco Delle Valli Valdesi
Via dei Mille, 1 -10064 Pinerolo
tei. 0121-323422; fax 323831
redazione Torre Polliti®
tei. 0121-933290; fax 93240»
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non può essere venduto separatam^ ®
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Resp. ai sensi di legge Piera ^9'“'
Stampa: La Ghisleriana Mondovi
Una copia L. 2.000
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ij 10 OTTOBRE 1997
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^^ Vita Delle Chiese
Festeggiati i cento anni della chiesa valdese di Grotte (Agrigento)
Il futuro della testimonianza evangelica
Un passato bello e affascinante, un presente con una piccola comunità in
un grande edificio di culto e spaziosi locali, un futuro tutto da progettare
PAG. 7 RIFORMA.
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li Pra' dibat
^ «sor. , N piccolo sogno si è rea
opostas I lizzato, un sogno che ho
-(luando sono entrato per
ttiina volta sulla piazza
Lrto I a Grotte per teneSto con Toramai piccoresiduo della comunità
jj grande chiesa valdese
r inse. ferito al municipio. Volevo
ordine [ere questa chiesa gremiorio, le gigvo vedere la piazza risca tra lare del canto della cod tema j^tà che esce dalle fine''dle»; jj aperte, volevo vedere
ivimento e vita. Ce l’ab
----j,o fatta. Il 14 settembre
liamo festeggiato i 100 anjall’inaugurazione della
lesa (la data esatta è 14
*mm imo 1897).
Ìi ^edificio era pieno, più di
1 i5 persone per il culto; fralesorelle di tutta la Sicilia
sono messi in viaggio per
stiva' leggiate con le comunità
.81154 ¡Agrigento e Grotte i 100
Eli di questo testimone ben
bile di una storia bella e
scinante. Non ci sono in
-iu Di lia altre chiese del secolo
19, tei, so costruite in tale posile, in una delle piazze più
urtanti del paese, fra il
31000 lidpio u la chiesa del Car91454 !; ine.Nella chiesa di Grotte è
i lallizzata in modo visibile
^ storia della comunità, la
uria di una chiesa cresciuta
* infretta perché rispondeva
»la sua predicazione in
mole e opere ai bisogni e ai
desideri della popolazione.
Grotte aveva una sua vivacitàsodale e politica. I minali: FaiAftoiidilolfo lottavano per la
ima ÀI Vikra^e della loro industrutture feudali in
cui erano inscritte le zolfare,
per una vita digni59379(1 Iosa e per la giustizia sociale.
laChiesa valdese nacque e
iperò in questo contesto. La
loia evangelica ha liberato
liaia di persone dell’handell’analfabetismo:
late ai «carusi», bambini
igazzi che nelle miniere
'ano portare sulle spalle
inerale fino al pozzo,
^so venduti da genitori ai
inieri, sfruttati e maltratlinel mondo durissimo
^la miniera, che però nel
•avamo jpp frequentavano
’ , teoio giovanile della Chie
mTdfr ' aveva un lo
m 1 n e ®®ll’ulh'a piazza, poteva15 Air '^Sg^re i libri della biblioord circolo stesso,
■ ‘^oca l’unica del paese.
ConiB' tj storia di questa chiesa.
Il crei non è senza
u ambiguità; sicura•u iute non era facile per pa’tj e evangelisti e maestri
•tee queste situazioni: lacon persone che spesriuscivano a distinguila l’essere anticlericali
Wisti e evangelici. Senz’
te in alcune situazioni la
^ ^angelica è stata struWizzata per scopi politi%ticlericali. Ma le chiese
a loro volta hanno cerodi sfruttare questi molli di fermento sociale,
testo non mi sembra cosi
® distinguere nel concretila vita di una persona
^ libertà evangelica e la
“i^iyile. Trovo che que«mbiguità e i tentativi,
■¿teihpre felici, di gestire
^ it situazioni siano uno
I aspetti più affascinanti
teoria della chiesa di
- Il ciramma,
venerdì
ANI
int
ro,
tett,
......
Un momento della giornata di festa
emigrati, e tra questi anche
molte persone vicine alla
Chiesa valdese, forse perché
nelle scuole, nelle offerte culturali della vita della chiesa
avevano ricevuto un bagaglio
culturale che ha loro permesso di affrontare le difficoltà
dell’emigrazione. Inizia così
negli Anni 20 il lento declino
di questa chiesa.
Con la giornata del 14 settembre abbiamo voluto ricordare questa storia. La
giornata è stata divisa in due
momenti: al mattino il culto,
con una riflessione sulla storia di Grotte alla luce del primo versetto del Salmo 115, a
cui ha partecipato la corale
della Chiesa valdese di Riesi.
Quella domenica mattina
non eravamo indifesi come al
solito, contro i frequenti disturbi della particolarmente
noiosa campana della vicina
chiesa del Carmine: il canto
della comunità era udibile in
tutto il circondario.
Nel pomeriggio ha avuto
luogo una conferenza pubblica a cui hanno partecipato
ancora più di 100 persone,
tra cui anche un gruppo di
cittadini di Grotte. Il Comune
aveva offerto il patrocinio
pubblicizzando a proprie
spese l’incontro. Il sindaco,
professor Antonio Cimino, ha
partecipato in veste ufficiale
alla conferenza ed era presente al culto in veste privata.
La commemorazione è stata
affidata al prof. Salvatore
Aronica, che insegnava storia
e filosofia al liceo classico di
Agrigento, simpatizzante della Chiesa valdese. Con la sua
grande conoscenza della storia del Risorgimento in Sicilia, Aronica ha contestualizzato la storia della chiesa di
Grotte, ha spiegato molto bene come diversi momenti e
movimenti abbiano spinto
nella stessa direzione, abbiano cominciato a collaborare
e intrecciarsi: il moto di Grotte del febbraio 1868 contro il
governo sabaudo, ma per
uno stato unitario; lo scisma
di Grotte del 1873 causato dal
rifiuto del vescovo di Girgenti
(Agrigento) di nominare come arciprete di Grotte un sacerdote che simpatizzava per
i garibaldini; la fondazione
della Società operaia «Verità
e giustizia» nel 1876; il congresso dei fasci operai a Grotte nel 1893, e in mezzo la nascita della Chiesa valdese nel
1885; tutto questo insieme
aveva creato il clima particolare di cui rende testimonianza il tempio.
Abbiamo vissuto così una
splendida e calda giornata
comunitaria. Ringraziamo
tutti coloro che da vicino e da
lontano sono venuti per trasformare questa giornata di
commemorazione storica in
una festa di fraternità; in particolare il sindaco Cimino e
l’amministrazione comunale
per tutto il sostegno concreto
e molto spontaneo alla nostra giornata; le sorelle Martorana di Palermo e il Comune di Grotte. Si è intanto concretizzata l’idea di completare finalmente la facciata della
chiesa; durante l’ultimo restauro infatti si era spezzata
la lapide di marmo con il versetto di Atti 16, 31. Le sorelle
Martorana hanno offerto la
nuova lapide e il Comune ha
fatto in modo che per la giornata dei 100 anni la chiesa
potesse ancora una volta mostrarsi con la facciata completa. Un ultimo ringraziamento va alle parrocchie cattoliche di Grotte, che hanno
spostato la festa della Madonna delle Grazie dalla seconda alla terza domenica di
settembre, per lasciare spazio alla nostra giornata.
La giornata di Grotte è stata
occasione di testimonianza
nei confronti del paese: quella domenica, forse dopo molti
anni, la gente nei bar, per la
strada parlava dei valdesi. Ma
come può continuare la presenza evangelica? C’è il tempio, ci sono spaziosi locali, recentemente ristrutturati. Forse il vecchio modello per
Grotte si sta inesorabilmente
esaurendo. Ma sarebbe un
nostro compito, come chiese
viciniori e come circuito e distretto e, perché no, in collaborazione con il Comune,
sviluppare un progetto in cui
la testimonianza della Chiesa
evangelica continui.
Chiesa valdese di Felonica Po
Un pastore battista con la
«collaborazione territoriale»
MARTINO BABAZZUOLI
IN un’atmosfera di intensa
gioia spirituale e fraterna,
domenica 14 settembre, nella chiesa valdese di Felonica
Po completamente gremita,
è stato ufficialmente insediato il pastore Carmine Bianchi, della Chiesa battista di
Ferrara, che ha così assunto
il pieno incarico della cura di
ambedue le comunità. Dopo
il saluto rivolto a tutti i convenuti dal pastore uscente
Samuele Giambarresi, la sovrintendente dell’8° circuito
valdese-metodista Annalisa
Pilotti di Bologna ha condotto la liturgia del culto d’insediamento, nel corso del quale ha presentato il pastore
Bianchi e ha letto l’atto di
nomina da parte della Tavola valdese.
Nel suo sermone il pastore
Bianchi, prendendo come
immagine la marcia del popolo di Israele nel deserto, i
cui tempi erano segnati dalla
nuvola che rappresentava la
presenza dell’Eterno, e si accampava quando la nuvola
si fermava, ha osservato come anche la chiesa in cammino debba sostare e accamparsi quando e dove si fa
sentire in modo particolare
la presenza di Dio.
Con uno sguardo retrospettivo ha poi illustrato il
progressivo sviluppo delle
relazioni fra le due comunità,
a partire dai primi contatti
stabiliti all’inizio di questo
secolo, all’istituzione di un
elenco di «membri valdesi»,
con pari diritti, nei registri
della chiesa battista di Ferrara, la maggioranza dei quali
si erano lì trasferiti da Felonica negli Anni 60, per arrivare
agli incontri divenuti ormai
tradizionali da decenni per la
celebrazione del XVII Febbraio, agli scambi di pulpito
nella settimana di Pasqua,
alla collaborazione a iniziative evangelistiche ed ecumeniche a Felonica, fino ai recenti Consigli di chiesa congiunti, per perfezionare la
realizzazione di questo piano
di lavoro comune per il quale
è stato determinante l’impegno del pastore Giambarresi.
Questo incontro ha voluto
essere perciò una sosta, sotto
lo sguardo dell’Eterno, prima
di riprendere insieme un
cammino che coinvolge nell’impegno non solo i pastori
ma le tre comunità di Felonica, Ferrara e Rovigo con i relativi predicatori locali.
Al termine del culto ha preso la parola il fratello Luca
Zarotti, membro della Tavola
valdese, rilevando l’importanza di questo esperimento
di collaborazione bmv, il primo effettuato per un gruppo
di chiese vicine ma situate in
tre regioni diverse. Con la comunità locale erano presenti
alla cerimonia quella di Ferrare e di Rovigo, con massiccia partecipazione della sua
numerosa componente nigeriana, ed erano presenti anche il pastore Adamo, della
Chiesa valdese di Milano e la
pastora Lidia Giorgi della
Chiesa battista di Rovigo.
Gran parte dei presenti ha
poi potuto fraternizzare durante l’agape allestita nei locali attigui alla chiesa, al termine della quale i fratelli e le
sorelle nigeriane hanno eseguito un programma di inni
spirituali e di danze.
Nel primo pomeriggio il
parroco di Felonica, don Tonino Frigo, ha portato il suo
saluto e augurio al nuovo pastore e ha auspicato che il clima di fraternità e ecumenica
stabilitosi negli anni recenti
con il pastore Giambarresi e
la fattiva collaborazione
nell’organizzare insieme, fra
cattolici ed evangelici, incontri e manifestazioni culturali
possano continuare. Per concludere festosamente, i numerosi bambini presenti
hanno avuto il loro momento
di divertimento assistendo
allo spettacolo di marionette
presentato dal pastore Yves
Mera, della Chiesa riformata
di Francia, e rispondendo ai
suoi quiz biblici.
Le suggestive tappe di un viaggio in Germania organizzato dalla Chiesa valdese di Torino
Lutero, Bach e Arnaud per un molteplice richiamo alle radici della fede
ALBERTO TACCIA
te ahi problema che
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sti diversi, ritorna: la fePolitica.
»Ifo'?®' dell’economia dello
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"“«ndiahf*’® guerra
molti grottesi sono
Lutero, Bach, Arnaud.
Partiamo da questi tre
nomi per definire i filoni
evangelico-culturali in cui ha
voluto inserirsi il viaggio in
Germania organizzato in settembre dalla Chiesa valdese
di Torino. Le tappe fondamentali dell’itinerario sono
state Eisenach, Erfurt, Koten,
Eisleben, Wittenberg, Lipsia
per Lutero e Bach, e Walldorf
e Schoenenberg per i valdesi.
Maulbronn. Una rapida visita è stata dedicata allo
splendido complesso di edifici che costituiscono l’antico
monastero di Maulbronn, costruito dai cistercensi nei primi decenni del nostro millennio e utilizzato dalla Chiesa evangelica, dopo la Riforma, come chiesa, sala di importanti concerti di musica
religiosa e scuola di formazione teologica protestante,
nel rispetto dell’architettura
originaria e della sua primitiva destinazione come luogo
di culto, di meditazione e di
istruzione.
Buchenwald. Un’altra visita
è stata compiuta al luogo della memoria delle vittime del
campo di concentramento di
Buchenwald, dove dal ’37 al
'45 ben 50.000 persone furono
assassinate. La lettura di un
testo biblico e un momento di
silenzioso raccoglimento da
Foto di gruppo dei partecipanti al viaggio ai piedi della statua di
Bach a Eisenach
vanti alla cella del pastore
Paul Schneider, ricordato come il «predicatore di Buchenwald», hanno inteso sottolineare la nostra commossa solidarietà nel ricordo di questo
coraggioso servitore della Parola anche nelle spietate condizioni che precedettero il suo
assassinio. Anche Bonhoeffer
fu detenuto in questo campo
prima della sua esecuzione a
Flössenburg.
San Nicola di Lipsia. Un altro momento importante è
stata la visita alla chiesa
evangelica di San Nicola a Lipsia, punto di convergenza
per migliaia di cittadini cri
stiani e non, durante il regime comunista, spazio di libertà in tempo di dittatura,
in cui risuonava unica e sovrana la Parola del Vangelo e
la preghiera per la pace. Picchiati, allontanati, arrestati dalla polizia, i membri di
questo grandioso movimento
si sono moltiplicati perseverando nell’azione nonviolenta. Scrive un pastore: «Erano
bastate poche settimane del
movimento nonviolento per
far crollare tutto un movimento ideologico basato sulla dittatura». Ogni lunedì, ancora oggi, continua la preghiera per la pace.
Bach. «Lodate l’Eterno, voi
nazioni tutte». Il canto del
coro di voci bianche maschili
della Thomas-Kirche di Lipsia si eleva limpido e luminoso nel mottetto, nell’ambito di uno splendido concerto
liturgico, accompagnato dal
possente suono del grande
organo. Bach fu Kantor e organista in questa chiesa dal
1723 al 1750; la sua casa natale a Eisenach come la casa
in cui abitò a Lipsia sono diventati musei con l’esposizione di manoscritti e partiture delle sue numerosissime
opere, nonché di numerosi
strumenti d’epoca.
Lutero. Ma è stato soprattutto Lutero con l’appassionante vicenda della sua vita a
focalizzare l’interesse dei
partecipanti; da Eisenach
con visita alla Wartbourg a
Erfurt, Eisleben e infine Wittenberg. Non è senza grande
emozione che molti di noi
hanno visto per la prima volta quei luoghi che furono teatro degli inizi della grande
opera riformatrice di Lutero,
che sta ancora oggi alla base
del nostro vivere e comprendere l’Evangelo.
I valdesi. Il viaggio è iniziato in un clima di fraterna accoglienza da parte delle famiglie di origine valdese della
cittadina di Walldorf, che ci
hanno ospitato per due notti.
Culto in comune, molta gioia
e molta fraternità nella stupita riscoperta di lontani, ma
ancora viventi, legami di fede. Infine è fra i luterani di
origine valdese di Schònenberg che si è concluso il nostro viaggio. Nel tempietto
(che conserva la tomba di Arnaud), con la visita al museo
valdese ricco di oggetti e documentazioni che ci rinvia ai
primi insediamenti valdesi, e
con un ottimo pranzo preparatoci da un gruppo locale
nella casa di Arnaud, abbiamo salutato la Germania portando con noi la magnifica
esperienza di un grande arricchimento culturale e spirituale e di una simpatica vita
comunitaria nel comodissimo pullman Bouchard.
Il richiamo alle radici della
nostra fede e il ricordo di coloro che in tempi diversi
hanno lottato per la sua affermazione hanno contribuito a riconfermarci nella nostra vocazione di testimonianza evangelica nel tempo
presente. Una parola di viva
gratitudine al pastore Platone per la perfetta organizzazione, al pastore Martin Hindricks, nostra guida per la
maggior parte del viaggio, a
Albert De Lange che ci ha accompagnati nella visita a
Maulbronn e Schònenberg,
nonché a tutti i fratelli e amici di Germania per la loro
fraterna accoglienza.
12
PAG. 8 RIFORMA
Delle Chiese
VENERDÌ 10 OTTQBRp
Celebrati i cinquantanni delle chiese valdesi di Colleferro e Ferentino
Evangelici nella società italiana
Le due comunità, ben radicate nel loro territorio e aperte alle istanze sociali
ed ecumeniche, sono nate durante un avventuroso periodo di evangelizzazione
GIANNI MUSELLA
FRANCESCO TRAVERSI
. .T L vento soffia dove vuo
«ll
. le, e tu ne odi il rumore,
ma non sai né da dove viene
né dove va; cosi è di chiunque
è nato dallo Spirito» (Giov. 3,
8). In questo versetto biblico
è racchiusa la storia fantastica e avventurosa della nascita
delle comunità valdesi di Colleferro e Ferentino. In anni
(siamo nel 1947) in cui le forti
tensioni sociali, politiche ed
economiche esacerbavano gli
animi mettendo uomo contro
uomo, ideologia politica contro ideologia politica, dove
una frase o un atteggiamento
potevano far scoppiare tafferugli incontrollabili, ecco che
lo Spirito di Dio, invisibile e
potente, accompagna un funerale, quello dell’evangelica
Sila Amicarelli Passera, e accende una fiamma che illuminerà le vaste zone del basso Lazio e di tutta la Ciociaria.
Sono passati 50 anni, sono
passate le tensioni che producevano odio e rancore, ma
purtroppo sono passati anche i protagonisti di quel primo ed esaltante periodo di
evangelizzazione. I loro volti,
i loro simpatici atteggiamenti
ci sono rimasti impressi nelle
foto in bianco e nero della
mostra fotografica inaugurata a Colleferro il 14 settembre, nei locali della chiesa di
corso Turati: un banco dei libri conteneva le pubblicazioni della Claudiana e soprattutto il pregevole volume, redatto dalle due comunità, in
cui sono state raccolte le
molteplici testimonianze di
tutti i protagonisti di questi
cinquant’anni.
Una gioiosa testimonianza
evangelica è stata data, nel
pomeriggio di giovedì 18, al
numeroso, attento e competente pubblico presente, dalla
corale metodista coreana di
Roma, diretta da Lee Sung
Sin: attraverso le melodie della tradizione italiana e coreana ci si è tutti sentiti uniti nelle parole dell’evangelista
Matteo (5, 12) «Siate lieti e
contenti, perché Dio vi ha
preparato in cielo una grande
ricompensa».
Sabato 20 il prof. Alberto
Soggin ha presieduto una serata sul tema «Com’è iniziato
tutto... testimonianze dei
protagonisti». Come per incanto, mentre quei lontani
avvenimenti venivano raccontati, i personaggi raffigurati nelle sbiadite foto prendevano vita tra i banchi, in
mezzo a coloro che li conobbero e tra i più giovani che ne
hanno sentito soltanto parlare; ecco il pastore Vinay, il pastore Scuderi, il prof. Gönnet
con la sua inseparabile Vanda, ecco i giovani studenti
della facoltà, un giovane e
immutabile Antonio Ronzoni,
Rocco Matturro, Starnuta Ripari, Orlando Ippoliti, Armerino Perfetti, Sisto Bondatti
che prega accanto al tavolo
della Santa Cena in mezzo al
grano e sotto il sole, gli sposi
Benedetti tra i primi convertiti della zona Anagni-Ferentino, Riccardo Mortati, la famiglia Cristiano e tanti bambini,
molti dei quali oggi cominciano ad avere più di qualche
capello bianco.
La storia delle due comunità è stata cucita insieme dai
ricordi e dagli aneddoti citati
da alcuni dei pastori che si
sono susseguiti nelle due
chiese, l’esuberante e pirotecnico Salvatore Carcò, Teodoro Fanlo y Cortés, Odoardo
Lupi, Maria Adelaide Rinaldi.
La figura, l’impegno e l’insegnamento del pastore Valdo
Vinay, come era logico, è sta
Momento di convivialità ai festeggiamenti per il cinquantenario
ta presente in ogni ricordo e
in ogni testimonianza, soprattutto perché il segno che
ha lasciato nelle due comunità è e rimarrà indelebile.
Al culto di ringraziamento
di domenica 21, tenuto dalla
pastora Dorothee Mack, erano presenti delegazioni delle
chiese di Forano, Albano,
Ariccia, Isola del Liri, Perugia,
Sant’Angelo in Villa, Roma, il
moderatore della Tavola valdese, Gianni Rostan, e la sorella Franca Long, la sorella
Rivoir per il circuito e il fratello Leonardo Casorio per il distretto. La meditazione è stata tenuta dal pastore Carcò,
che prendendo spunto dalla
lettera dell’apostolo Paolo ai
Filippesi (1, 1-11), ha sottolineato che pur se prigioniero,
l’apostolo raccomanda alla
comunità di Filippi che il fondamento di tutta la vita cristiana è la grazia di Dio condivisa con tutti i membri di
quella comunità; ricorda con
profondo affetto tutte le sorelle e i fratelli e li esorta a
volgere la loro testimonianza
all’avvenire, al futuro. È infatti certo per la grazia che condivide che Dio porterà a compimento l’opera di testimonianza che ha iniziato in loro;
ricorda infine che tutta l’ope
ra che Dio ha compiuto, compie e compirà è sempre alla
sua gloria. L'esortazione che
Carcò, primo pastore delle
due comunità, ha voluto lanciare è che questi primi 50
anni non sono un punto di
arrivo e nemmeno la fine
dell’evangelizzazione nel basso Lazio, ma il segnale che la
testimonianza di Dio deve
continuare instancabile, con
più forza e più determinazione, giorno dopo giorno.
Comunità e ospiti hanno
poi consumato un delizioso
pasto nel giardino della chiesa. Nel pomeriggio c’è stato
un incontro sul tema «Il protestantesimo nella società italiana», tenuto dal prof. Giorgio Girardet; hanno portato il
loro saluto e la loro testimonianza il pastore Fattoli per la
chiesa di Isola del Liri, il pastore Luca Negro per Albano,
il pastore Foligno per Sant’
Angelo in Villa, il pastore Colombo per Ariccia e il diacono
Sacripanti per Perugia; un
particolare saluto è venuto
dalla comunità gemellata di
Rheydt attraverso il pastore
Harald Kamp, che ha sottolineato il profondo affetto che
da dieci anni lega le due comunità e segno ne siano le
frequenti visite che membri
delle due chiese si scambiano: come ricordo per il cinquantenario la comunità di
Rheydt ha donato alla chiesa
di Colleferro un artistico calice per la Santa Cena. Sono
stati letti anche i messaggi inviati dalle chiese e dai pastori
che non hanno potuto partecipare alla festa. Con le prime
ombre della sera, fra un fraterno e caloroso salutarsi,
ogni fratello è tornato alla
propria dimora, portando in
cuore la gioia di una giornata
passata nella testimonianza e
nell’amore di Gesù Cristo.
Le celebrazioni si sono poi
chiuse mercoledì 24 con una
conferenza del prof. Paolo
Ricca e di don Giovanni Cereti tenutasi nella sala consiliare del municipio di Ferentino, nel corso della quale è
stato ampiamente trattato il
tema dell’ecumenismo. Ricca
ha posto in risalto il fatto che
l’ecumenismo rappresenta
oggi un’urgenza e un imperativo: partendo dall’analisi
di testi biblici, quali le lettere
ai Filippesi e ai Corinzi e il
Vangelo di Giovanni, egli ha
ribadito come l’esigenza dell’
unità sia oggi un’esigenza
della chiesa. Nella storia, ha
detto, ci sono stati sempre
momenti di divisione: ora bisogna superarli tenendo conto che l’unità dei cristiani
presuppone il rispetto della
loro diversità.
Don Cereri ha sottolineato
che il contatto con le altre religioni ci fa riflettere, come
cristiani, sulla piccolezza
delle nostre divisioni. Occorre oggi un forte impegno di
tutti i cristiani per la pace, la
giustizia e la salvaguardia del
creato: la prossima celebrazione dei 2000 anni dalla nascita di Cristo può rappresentare un momento tangibile per l’unità del popolo
cristiano.
Campo internazionale estivo a Bethel
Un percorso fra le dinamiche del potere
MANUELA MOLINARI
SIAMO partiti da molte
città d’Italia come Catania, Firenze, Taranto, Torino
(solo per citarne alcune) e
dalla Germania 8 giovani di
Desdra, giungendo in 65 a
Bethel per partecipare al
campo giovani internazionale
sul tema «Potere e alienazione» svoltosi dal 20 luglio al 1°
agosto. Una presenza rilevante che ha rappresentato una
sfida non solo per il centro
ma anche per lo staff organizzativo che, benché numeroso, era alla sua prima esperienza. Bethel si è trovata così
ad essere, come in altre occasioni, per dodici giorni, come
«ombelico d’Italia» aperto
all’Europa e al mondo in un
incrociarsi, notte e giorno, di
lingue, accenti e religioni.
Il campo era stato pensato
e organizzato come un percorso che toccasse le molte
dinamiche del potere che
ciascuno di noi incontra necessariamente nel corso della
propria vita. Dopo un’introduzione sui luoghi del potere
e il ruolo dei media, ci siamo
soffermati sulle dinamiche
all’interno della famiglia e
nei rapporti interpersonali,
proseguendo poi con il sistema di controllo economico e
politico e con le religioni.
Queste ultime a volte a partire da pretese di esclusività e
verità rappresentano un potere che crea contrapposizione e conflitto. Il campo si è
svolto in modo creativo ed
emozionante, con nuvole di
energia che esprimevano forti potenzialità. Fra i membri
dello staff qualche problema
è sorto daH’inevitablle contrapposizione, specie per chi
Assemblea plenaria al campo internazionale
era molto giovane, tra l’assumersi la responsabilità di guida e il sentirsi ancora troppo
complici e compagni di gioco
dei partecipanti.
Data l’eccezionaiità delle
premesse la vera svolta del
campo si è avuta dopo la simulazione di un Parlamento
di Bethel, che ha consentito
ai campisti e allo staff di parlarsi più liberamente, non a
caso nella plenaria finale è
stata giudicata l’animazione
più riuscita perché più coinvolgente e partecipata. Spero
che esperienze così formative
possano servire da incoraggiamento per decisioni future
sempre più originali sia da
parte di Bethel che da parte
dei giovani nelle loro comunità e realtà locali. A tal proposito siamo in attesa, per il
prossimo anno, di una verifica delle direttive sinodali che
affrontano il tema dell’interazione e del coinvolgimento a
tutto campo della funzione
formativa, tramite un «tavolo
comune dei centri giovanili»,
un lavoro non semplice ma
sicuramente utile per un
coordinamento e un consolidamento delle esperienze
educative. Nello specifico registriamo nel Centro di Bethel sia una fondamentale e
continuativa dimensione internazionale che la positiva
collaborazione tra membri
dello staff provenienti da diverse località con l’obiettivo
di una sempre più allargata
progettualità.
Campo cadetti al Bethel
Come sconfiggere
la violenza che è in noi
PAOLO MORLACCHETTI
DERCORSI alternativi
alla violenza» è stato il
tema del campo cadetti ’97
tenutosi lo scorso luglio
presso il Centro evangelico
Bethel. È stato un campo
molto intenso, che ha visto la
partecipazione di una ventina di ragazzi e ragazze da tutta Italia, riuniti nella suggestiva cornice del parco nazionale della Sila.
Parlare della violenza è parlare di noi stessi. È raccontare
la nostra città, le nostre esperienze, la nostra famiglia, le
nostre emozioni. Quotidianamente ciascuno di noi si trova
a contatto con una realtà di
violenza, a tutti i livelli, della
quale spesso non ci accorgiamo fino in fondo. La violenza
non è soltanto fisica, non è
soltanto verbale, non è soltanto quella che ogni giorno
leggiamo sui quotidiani o vediamo nei film, la violenza è
anche un modo di vita. Spesso invece siamo portati a
identificarla come qualcosa
di esterno a noi, come qualcosa che non ci riguarda e di
cui quindi non ci poniamo il
problema. Esiste invece una
violenza più complessa fatta
di silenzi, di indifferenza, di
atteggiamenti opportunisti e
complici, della quale noi stessi, nella nostra vita di tutti i
giorni, siamo pienamente
partecipi. È proprio nella^
na presa di coscienza di
realtà di violenza così co'
Pi
plessa e radicata in noi e
nostro mondo che si
i presupposti per la creaA
last«
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HART
di percorsi alternativi.
La nostra stessa vita dif.
non è immune dalla viole»
che spesso esprimiamo ú¡,
teggiamenti di chiusura)
superiorità verso il pressi
La violenza quindi è quali
che ci appartiene; sta a
cercare di superarla, atta
so una maggiore conosa
di noi stessi e una maggj
sensibilità e accoglienza^
so il nostro prossimo.
Riconoscere nell’altroli
nostro.prossimo è
molto difficile, ma propi
questo si fonda il punte]
partenza per una non viol
za che ci coinvolga fino
fondo. Questa è stata la
che ci siamo posti nel coi
del campo attraverso
di simulazione, animazit
laboratori creativi .È
proprio per mezzo dei 1¡
ratori che i ragazzi e le rai
ze hanno potuto costui
una metafora “creativa” d¡
loro esperienze di violei
quotidiana. Del resto una]
sposta coraggiosa a qui
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dalla storia stessa di Bel
dal suo essere centro
al confronto, allo scambi
all’accoglienza.
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AOSTA— Nel mese di luglio due interessanti conferenze®
nizzate nel tempio di Courmayeur hanno ricordato cm
cisività alla cittadina turistica la presenza evangelicaf
Valle. La prima, del pastore Gino Conte, aveva peri
«Lo Spirito Santo nella Bibbia»; la seconda, a cura del| ® ‘
store Ruggero Marchetti, era sul tema «È possibile oggi«
dere nella Trinità?». ^
• Sempre a Courmayeur si sono svolti nel periodo estìi
culti della domenica pomeriggio: uno di questi è statoal °
tato dal battesimo di un bimbo di turisti svizzeri.
• Siamo grati ai predicatori locali che hanno coadiuvai
pastore alternandosi più volte nella predicazione.
• Domenica 28 settembre, nel corso dell’assemblea dici
sa che, iniziata con il culto alle 10, si è protratta fino
16,30, sono stati eletti i diaconi Vanda Monaja, Sandro
Tommaso, Oriana Henriet e Giselda Challancin; la dopi
ta al Sinodo ha presentato nella sua relazione gli argomi
che esso ha deciso di sottoporre all’attenzione delle cl
locali. Dopo l’agape in comune è nata un’intensa discui
ne dalla quale sono emerse le linee per l’attività invernalo
• La comunità sta lavorando per le celebrazioni del celi
nario della chiesa, che ricorre nell’anno 2000. A tale prof
sito chiede a tutti coloro che hanno notizie e/o fotogtal
relative alla storia della chiesa di Aosta di volerle inviari
pastore Marchetti.
aperan
enza nc
il di qui
ò la be
!l,ü’3:
J>ASSU:
PINEROLO — Con la partecipazione della corale, dellascii beare,
domenicale, dell’Unione femminile, del Centro d'ascoll iia scorc
del Centro d’accoglienza è stato celebrato il culto di iB die diffi(
delle attività. Dopo un’agape in comune la giornata è« ¡Ila vita
tinuata con l’esposizione di progetti per il 150° annive® ìncanze
rio della libertà, che dovrà avere Pinerolo come cenW ìnso, da
manifestazioni per coinvolgere tutti i cittadini. rispo;
• Sono da segnalare gli incontri ecumenici a Saluzzo iti igica ai
me a cattolici e ortodossi, a cui hanno partecipato i ti* iDza. (
pastori con membri della nostra comunità, terminati ti love drc
chiesa di San Nicola con la predicazione di Anne Zeli- Sfetami
• In occasione del 60“ anniversario dell’Avis nella pj® bada sei
omonima è stato celebrato un culto ecumenico con u !Hza a j
scovo mons. Pietro Giachetti e la pastora Anne Zeli- ®suinat
• Durante l’estate abbiamo udito la predicazione dei p» Stura o
ri Bruno Bellion, Alfredo Janavel e Massimo Marottoll 'e dive]
la studentessa in teologia Elisabetta Ribet e del predi® ^Ogene
locale Gianni Long. Li ringraziamo per i loro messaggi- lierno.
• Molti i matrimoni, celebrati nel nostro tempio e in IjJ ' ¡Unente
tà vicine: Patrizia Giusiano e Paolo Campra; Lidia Po«® itiifarn
Luca Lagni; Marina Resani e Sandro Fornerone; T'" «ende |
Costa e Elio Padrone; Giovanna Camusso e Rino W n gR ^
Cinzia Slgot e Michele Mazza; Denise Santesso e D ^ Wuzioi
Tron. A tutti questi sposi auguriamo ogni bene nel
• Ci ha lasciati improvvisamente Lilia Davite. Prego*
Dio che aiuti i genitori in queste ore di tristezza.
SAN GERMANO — Nel periodo estivo abbiamo
predicazione della pastora Laura Leone, dei membri^
comunità Ileana Lanfranco Berrei, Monica Godirio^^^j
“'disco
fcdi dilE
“go dir
Garrone e del pastore Ruben Vinti a cui siamo ricon
ti. Abbiamo anche avuto fra noi il moderador dellä ^
vaidense, pastore Delmo Rostan e, domenica 28 s
bre, il pastore Bert Flofmann in visita alle Valli oob '
membri della sua comunità della Chiesa riform
Cantone di Berna.
• Domenica 28 settembre è stata battezzata Lucr^*' ^
telme, di Marco e di Patrizia Buonomo. Alia
munità augura di crescere sotto lo sguardo del Ng
che pertanto la sua vita sia sempre serena e benedc
te
13
10 OTTOBRE 1997
a íiíij
nella
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vi.
Vita Delle Chiese
La Congregazione livornese ha rinnovato il Consiglio in primavera
Il tempio olandese-alemanno
[a storia dell'edificio di culto è ricca di pagine di predicazione e testimonianza
ma comprende anche i drammatici ricordi del periodo bellico 1942-44
PAG. 9 RIFORMA
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UBANTE la trasmissiotelevisiva «Linea blu,
e jl stare», andata in on}4 giugno e in buona
dedicata a Livorno, è
jarsa inquadrata anche la
celata del tempio della
egazione olandese-alea e in particolare il suo
[de rosone e tre cuspidi
izzate. Questo edificio è
ato recentemente a riare l’interesse di qualiti ambienti cittadini,
[gelici e non, con la for¡one di un nuovo Considella congregazione, colè scritto dal pastore Mauro
ilNista sul n. 14 di «Rifor. La visione seppure iitanea della chiesa olanmi ha richiamato alla
loria alcuni ricordi ricol¡abili alla mia fanciullezza
a mia gioventù, che evi;iano l’importanza storile quell’edificio ha rive:o, non solo per l’evangeliitaliano ma anche per
ìlio internazionale.
[i è gradito iniziare con le
ile che scriveva nel suo liàutobiografico Dall’alba
itramonto (Ed. Fides et
lor, 1934) Giovanni Luzzi,
luttore della prima Bibbia
léduta. «Ecco nel 1931 giundal Concistoro della
iesa olandese-alemanna di
livomo, rimasta senza pastoie, un invito ad andare a Fi■•lenze, almeno due volte al
mese ad aiutare quella congi^one finché non avesse
tiovatpmodo di uscire dalle
in cui si trovava. A
pl^relle ed a que’ fratelli’,¡tócchi de’ quali io conoscevo, stimavo ed amavo già
damolti anni, non potevo diredi no (...) ed accettai l’invisperando che questa sapienza non sarebbe durata
|iù di qualche mese; invece
ò la bellezza di tre anni: il
131, il ’32 e il ’33; ma la cor
Un particolare del tempio
dialità con cui la congregazione mi trattò sempre e le
gentilezze di cui mi fu sempre
affettuosamente larga, mi resero durante tutto il triennio,
facile e gradevole il compito
assegnatomi».
Fa seguito una bella fotografia del tempio con le sue
cuspidi ancora intatte. Negli
stessi anni durante il periodo
estivo i culti si tenevano a domeniche alterne, nella chiesa
olandese e nella chiesa valdese di via Verdi. Vi si celebravano anche, assieme agli altri
evangelici livornesi, particolari culti, per esempio durante la settimana di Pasqua,
molto solenne quello del venerdì santo. Vi era una particolarità che sconcertava un
po’ alcuni, ma nello stesso
tempo denotava il carattere e
la precisione di quella comunità. Appena iniziato il culto,
le porte venivano chiuse e il
solerte custode invitava cortesemente i ritardatari a tornarsene indietro.
Nel periodo bellico dal
1942 alla primavera del 1943
un candidato al pastorato,
Hans Kickeven, che prestava
servizio militare a Livorno, vi
teneva il culto domenicale
per la comunità di lingua te
desca a cui si aggiungevano
alcuni militari. Ricordo che ci
salutammo con questo giovane caporale, subito dopo uno
dei primi bombardamenti aerei americani sulla città, mentre era di piantone sulla porta
dell’albergo in cui il suo reparto era accantonato. Nel
1944 con il sopraggiungere
delle forze alleate, il tempio
olandese venne subito requisito e destinato come chiesa
principale protestante della
«Peninsular base section»
(Pbs), come testimoniava una
targa posta nell’ingresso:
«Soldiers of United States
army and allìed forces worshipped in this church 19441946» To thè Glory of God
erected by peninsular base
section. U.S.Army May 1946.
Però solamente il 14 ottobre del 1945, si potè avere un
culto di «ridedicazione» dopo
il completamento di consistenti restauri, avendo l’edificio risentito anche interamente dei violenti bombardamenti (la strada alle spalle
della chiesa porta tuttora
tracce della sua quasi completa distruzione). 1 culti erano quasi sempre tenuti dal
capo dei cappellani, colonnello Frank M. Brown, un pastore luterano. Il regolamento militare consentiva la presenza ai culti anche di civili
italiani, ma vietava la predicazione a pastori non appartenenti alle forze armate.
Quindi vi era la costante partecipazione di un gruppetto
di evangelici locali. Le assemblee dei militari erano ovviamente sempre molto numerose, molto frequenti gli interventi di cantanti e complessi strumentali nell’ambito dei servizi religiosi. Le collette venivano divise in parti
uguali per i restauri del tempio olandese e di quello valdese anch’esso seriamente
danneggiato. Terminato il
culto dei bianchi, iniziava
quello della compagnia dei
neri, acquartierata nelle vicinanze. Ogni domenica alle 19
vi era un culto serale, a cui
partecipavano anche alcuni
genieri inglesi ma il numero
complessivo dei presenti era
piuttosto limitato.
Un’immagine rimasta per
me indimenticabile fu quella
del culto di Pasqua 1945 (1°
aprile) quando il fronte era
ancora attestato sulle sponde
dell’Arno. I soldati arrivavano
direttamente dalla linea, saltavano giù dalle loro camionette e entravano in chiesa
con l’elmetto in mano e la carabina in spalla, mentre una
dozzina di ausiliario distribuivano all’ingresso gli innari
e i programmi. Certo in quel
momento l’idea nonviolenta
doveva ancora nascere!
Nella primavera del 1946 vi
fu un avvicendamento di
truppe e un cambio di cappellano. Subentrò James T.
Wilson, e pur permanendo
nella chiesa olandese il culto
principale, furono privilegiati
i servizi religiosi celebrati
nelle cappelle approntate
presso i vari reparti. Allorché
le forze alleate lasciarono definitivamente libero il locale,
vi furono per un certo periodo contatti e offerte alla Chiesa valdese, ma soprattutto i
proibitivi costi di manutenzione e l’irreperibilità di una
completa documentazione,
fecero allora cadere ogni ipotesi di utilizzo. Nell’arco degli
Anni 70-80 la chiesa fu ancora utilizzata per il culto sabatico della Chiesa awentista
del 7“ giorno.
È auspicabile quindi che il
nuovo organismo interdenominazionale, recentemente
costituitosi, possa ora riutilizzare al meglio il tempio,
così felicemente ubicato e
ben individuabile, per l’opera
di evangelizzazione nella
città labronica, ancora e sempre «to thè glory of God».
I Si è svolto a fine agosto il campo giovani al Centro di Ecumene
poga, scorciatoia alle ansie del vivere quotidiano
STEFANO D’ARCHINO
inviaci
— ^assumere droga è cercon una sostanza,
Ila scorciatoia dalle ansie,
to di ale difficoltà, dalle tristezze
lata ew Ha vita quotidiana, dalla
annive tocanza di prospettive e di
3 centi ìnso^ dal disagio sociale. È
aa risposta farmacologica e
uzzoli» ^ica ai problemi dell’esiitoin snza. Con le cosiddette
doari B love droghe, ecstasy e meZoll’ letamine soprattutto, si fa
ellapi® tada sempre di più la tenI con .flza a passare da droghe
all-. j Asúmate per spirito di avP jlPlrifa 0 ribellione, a droghe
■odril‘' divengono sempre più
iredi ogenee al sistema di vita
1^0 testimoniano
.ri 'ri .¡j, ^frito del consumo degli
in fabbriche e
ride per tenere il passo
A Sii aumentati ritmi di
_ Azione, la diffusione dellain droghe nei concerti
Ho Arioteca, che permettodilatare il tempo dello
ori di massa del sabato se
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rinata
i-ezia
cola'a
lO®
Sigri'
edotta'
ra, per poi ritornare in apparente normalità al lunedì al
lavoro o a scuola, oppure ebe
permettono di tentare il successo, più fortemente di anfetamina e cocaina, aumentando la resistenza al lavoro e
alla concentrazione oltre i livelli a cui resiste il corpo.
Le nuove droghe si vanno
così ad aggiungere alle vecchie, come eroina e alcol che,
con differente risonanza sociale, allontanano chi ne è dipendente dal coinvolgimento
nella vita sociale e politica.
Vecchie e nuove droghe concorrono quindi a portare tanti
giovani non sulla strada di un
cambiamento della propria
vita e delle prospettive della
nostra società, ma da emarginati oppure, sempre di più,
da integrati e funzionali al sistema, in passivi strumenti di
quella società la cui mancanza di senso e di prospettiva è
proprio generatrice della cultura della droga.
È questo uno degli aspetti
c(
Per la
Pubblicità
su
tei. 011 -655278, fax 011 -657542
emersi nel campo giovani di
Ecumene ’97, svoltosi dal 18
al 25 agosto, con trentacinque
fra ragazzi e ragazze, dedicato
a riflettere sul problema delle
droghe, sulla cultura che c’è
dietro, sulle evoluzioni degli
ultimi anni e sulle strategie di
riduzione del consumo.
Con il dottor Giuseppe De
Luca ci siamo concentrati
sulle nuove droghe e sulla
evoluzione della cultura della
droga. Abbiamo poi visto alcuni aspetti sulla legislazione
dell’uso delle droghe e come
alcune economie dei paesi in
via di sviluppo si basino ampiamente sulle coltivazioni illegali. Abbiamo discusso a
lungo le tesi antiproibizioniste, ebe prevedono una legalizzazione differenziata per i
vari tipi di droga e prevenzione più che proibizione, con
Roberto Spagnolo del Coordinamento radicale antiproibizionista e con un gioco di
simulazione che riprendeva
la decisione del Consiglio comunale di Torino di due anni
fa sulla distribuzione controllata di eroina. Abbiamo avuto
da Franco Brescia, operatore
del centro di recupero «la
Tenda» di Napoli, la possibilità di confrontarci con 1’
esperienza e il vissuto degli
eroinomani. Altri momenti
hanno arricchito il campo:
un percorso multimediale fra
Baudelaire e i contemporanei
sulla droga nell’arte, e tre
film; «Cristiane F.», «Bird» e
«Trainspotting». Quest’ultimo è stato motivo di discussione per il suo riferirsi allo
«scegli la vita» del Deuteronomio e per la sua equiparazione fra una vita con l’eroina e una vita consumistica
senza scopo.
Per la preparazione del culto finale i giovani si sono voluti porre la domanda su qual
è la risposta dei credenti, di
coloro che vedono la propria
vita come quella dell’umanità secondo l’annuncio della
buona novella di Gesù Cristo,
a un giovane che sceglie la
droga. Una risposta che non
è apparsa semplice, sia per la
complessità del problema,
come tutti i relatori hanno ripetuto quasi all’unisono, sia
perché non sembra molto
presente all’interno delle nostre chiese.
Perché dunque scegliere la
vera vita che è in Gesù, rispetto alla falsa vita della droga o
di uno sterile consumismo?
Composita la risposta del culto finale. Un invito a non disperare, un invito a guardare
ciò che succede con altri occhi, un richiamo alle proprie
responsabilità, al non pretendere tutto subito come alla
non emarginazione, e soprattutto un annuncio: l’amore di
Dio in Cristo è più forte di
qualsiasi sostanza o disagio
ed è la forza che muove e
cambia la nostra vita.
Agenda
CARBONIA — Il gruppo femminile della
Chiesa battista organizza un convegno dal
tema «Donne che cambiano... alla ricerca di
nuovi percorsi di identificazione femminile», presso i locali della comunità. Interverranno la pastora Elizabeth Green e Anna
Lai, presidente di un’associazione culturale di donne della
città di Carbonia. Per ulteriori informazioni: Maria Meloni
(tei. 0781-24426) o Pina Mola Miglio (0781-660667).
TORINO — Alle ore 18, nel tempio valdese
di corso Vittorio Emanuele II, si tiene un
concerto di musiche, spagnole per organo
dei secoli XVI-XVIII. Esegue Massimo De
Grandis. Musiche di S. Aguilera de Heredia,
A. de Cabezón, F. Correa de Arauxo, P. Bruna, J. B. J. Cabanilles, M. López, D. Xarava, N. Casanoves.
Per informazioni: Colegio de Salamanca (tei. 011-835745).
TRIESTE — Per il ciclo dei concerti d’organo
proposto dal Centro culturale elvetico-valdese «A Schweitzer», nella Basilica di San Silvestro in piazza S. Silvestro alle ore 20,30 tiene
un concerto l’organista Giuliana Maccaroni.
Per informazioni tei. 040-632770.
MILANO —Alle ore 21, nella sala attigua alla
libreria Claudiana in via Francesco Sforza
12/a, con la collaborazione del gruppo interconfessionale Teshuvà, sulla scorta di quanto
emerso a Graz nel giugno scorso si terrà un
incontro sul tema «La radice ebraica del cristianesimo». Partecipano Paolo De Benedetti, don Gianfranco Bottoni e Gioachino Pistone. Tel. 02-76021518.
CAGLIARI — «Cristiani impegnati per
l’unità. Le difficoltà di realizzare un sogno» è
il titolo dell’incontro ecumenico delle chiese
cagliaritane battista, cattolica e ortodossa
che si tiene alle ore 21 presso la chiesa battista in viale Regina Margherita 54. Partecipa
il segretario del Ccee, don Aldo Giordano, che rifletterà sui
risultati e le conseguenze della II Assemblea ecumenica
europea. Per informazioni tei. 070-666876.
CARBONIA — La chiesa battista organizza
alle ore 20 presso i propri locali in via Abruzzi
una conferenza sull’ecumenismo. Il tema
dell’incontro è «Parliamo di Graz». I relatori
saranno; il pastore della chiesa battista di
Sulcis-Iglesiente, Giuseppe Miglio, il segretario generale del Consiglio delle conferenze episcopali europee, mons. Aldo Giordano, e il pastore della Chiesa battista di Cagliari, Herbert Anders. Presenzieranno all’incontro anche il vescovo di Iglesias, mons. Arrigo Miglio, e il pastore della Chiesa cristiana awentista del settimo giorno,
Marco Menna. Per informazioni tei. 0781-660667.
TRIESTE — Per il ciclo dei concerti d’organo
proposto dal Centro culturale elvetico-valdese «A Schweitzer», nella Basilica di San Silvestro in piazza S. Silvestro alle ore 20,30 tiene
un concerto l’organista Cristiana Spadaro.
Per informazioni tei. 040-632770.
TRIESTE — Per il ciclo dei concerti d’organo
proposto dal Centro culturale elvetico-valdese «A Schweitzer», nella Basilica di San Silvestro in piazza S. Silvestro alle ore 20,30 tiene
un concerto l’organista Christopher Stembridge. Per informazioni tei. 040-632770.
SONDRIO — «La Chiesa ortodossa. Fede e
ecumenismo oggi» è il titolo della conferenza
che padre Traian Valdman, archimandrita
della Chiesa ortodossa romena di Milano,
terrà alle ore 18,30 presso il Centro evangelico di cultura in via Malta 16.
TORINO — Alle ore 17, nell’ambito della serie «Musica e preghiera» presso il tempio valdese di corso Vittorio Emanuele 23, letture
bibliche e brani di Krebs, Sweelinck, Bruhns,
Walther. Organista Chiara Cassini.
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO; rubrica televisiva di
Raidue a cura della Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche
alterne alle 23,40 circa e, in replica, il lunedì
della settimana seguente alle ore 9,30 circa.
Lunedì 13 ottobre sarà trasmessa la replica
della trasmissione: «L’impegno del Consiglio ecumenico
oggi nel mondo; premio metodista per la pace alla comunità di Sant’Egidio; incontri: rubrica biblica». Domenica 19
ottobre andrà in onda: «La Comunicazione religiosa televisiva alle soglie del 2000; 50 anni di testimonianza: la chiesa
valdese di Colleferro; noi siamo chiesa; incontri: rubrica
biblica». La replica sarà trasmessa lunedì 27 ottobre.
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica
deve inviare i programmi, per lettera o fax, quindici giorni
prima del venerdì di uscita del settimanale.
IKiifokma
ITALIA
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ESTERO
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14
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 10 OTTOBRF
A
I valori della Liberazione
Maurizio Girolami
Rendere vivi e condivisi gli ideali della Resistenza sui
quali è fondata la Costituzione italiana: ecco un compito
non facile, poiché la memoria della Liberazione è stata
debole nella scuola, rituale e retorica in tante celebrazioni ufficiali.
Su cento giovani solo cinquanta si diplomano; non più
di 15, quelli che frequentano i licei, studiano la storia
contemporanea; solo 7-8 di essi portano storia agli esami
e arrivano a farsi un’idea del nazifascismo, del 25 aprUe e
della nascita della Repubblica. Da qui il successo elettorale di An alle elezioni del 1993. Quand’anche la scuola
funzionasse bene, la sola memoria non basterebbe a unire intorno ai valori della Resistenza: lo sappiamo noi cristiani, che spesso ricordiamo il sacrificio di Cristo in modo rituale, senza viverne l’essenza che è il servizio al
prossimo sofferente.
Vivere i valori della Liberazione significa prevenire il
riprodursi, di una società gerarchizzata e autoritaria, caratterizzata da diseguagiianze crescenti tra ricchi e poveri, settentrionali e meridionali, garantiti e emarginati,
bianchi e neri, disoccupati maschi e femmine, titolari di
rendite, gran^ evasori e contribuenti a reddito fisso. Significa anche, sia per i cittadini sia per i ceti dirigenti,
operare in coerenza con i valori fondativi della Costituzione, rafforzare la democrazia, la libertà e l’eguaglianza
delle opportunità cioè assicurare a ognuno i diritti fondamentali (l’istruzione, il lavoro, la salute) senza i quali
egli, come diceva Violante nella sua intervista a questo
giornale, non è veramente libero.
Nella scuola statale, queUa aperta a tutti senza distinzione di reddito o di convinzioni religiose o ideologiche,
vivere i valori della Costituzione nata dalla Resistenza
equivale renderla realmente capace di promuovere la
convivenza, il dialogo e la cooperazione di docenti e studenti nel favorire lo sviluppo della personalità di ciascuno, non solo per adeguare la forza lavoro agli standard
formativi delle società industrializzate, ma perché la formazione deUa personalità dei giovani è di per sé un valore di civUtà e un presidio di democrazia. Per questo servono risorse finanziarie e professionali.
È invece inaccettabile da un punto di vista laico, cioè
evangelico, il disegno esplicito del governo di finanziare,
contro il dettato costituzionale, le scuole private, caratterizzate da finalità di lucro e/o da un indirizzo pedagogico
di parte. E ciò vale per ogni altra «riforma» che punti a ridurre e privatizzare, in parte o in toto servizi essenziali
come la sanità o le pensioni, stabilendo U principio che la
loro quantità e qualità dipenda sempre di più dal reddito
anziché da una fiscalità equa ed efficiente.
Anche U lavoro, fondamento della Repubblica nata dalla Liberazione, chiama in causa la scuola: il lavoro dei
docenti deve puntare a fornire ai giovani motivazioni e
competenze cognitive adeguate a un mercato del lavoro
più complesso che in passato. Ma sono soprattutto i ceti
dirigenti ad essere chiamati a realizzare per tutti questo
diritto-dovere. In un’epoca in cui lo sviluppo delle tecnologie tende a ridurre l’occupazione e la globalizzazione
attira investimenti nelle regioni ove l’essere umano, per
fame, lavora per un dollaro al giorno, è evidente che a incrementare i posti di lavoro non bastano incentivi e sgravi fiscali alle aziende; servono interventi pubblici diretti:
per creare infrastrutture, soprattutto nel Sud, proteggere
il patrimonio ambientale e artistico, sviluppare il risparmio energetico, la raccolta e il riciclaggio dei rifiuti.
Si tratta di iniziative capaci di creare occupazione, reddito, quindi mercato interno e contributi pensionistici.
Dove trovare le risorse? Realizzando appieno un preciso
valore costituzionale: la solidarietà nel contribuire in proporzione delle proprie risorse al benessere collettivo. Volgcnmente, pagare le tasse. La legge finanziaria ammonta a
un decimo dell’evasione fiscale stimata. In tempi di banche dati telematiche e di controlli incrociati per combattere efficacemente l’evasione non c’è nulla da inventare.
Riforma
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Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Giorgio GardioI, Maurizio
Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Negro,
Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
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Pubblicatone mttìmanale unHarla con L'Eco delle vatti vtdeal;
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Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 176 del l'gennaio 1951. Le modifiche sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 37 del 3 ottobre 1997 è stato consegnato per l’inoltro postale all'Ufficio CMP
Nord, via Reiss Romoli 44/11 di Torino mercoledì 1® ottobre 1997.
Cresce il processo di globalizzazione dei mercati
La caduta della muraglia cinese
Il liberismo economico senza libertà democratiche adottato
da Pechino è una nuova sfida per il modello euro-americano
PAOLO FABBRI
IL congresso del partito comunista cinese si è appena
chiuso con la schiacciante affermazione di Jiang Zemin,
che ha spazzato via il suo più
pericoloso avversario Qiao
Shi e determinato una brusca
svolta in senso liberista, che
supera le stesse posizioni
deU’awersario. Una nuova linea politica che, proposta dal
premier Li Peng al Fondo monetario internazionale riunito
a Hong Kong, ha destato vivi
consensi dai rappresentanti
del mondo occidentale. Sintetizzando al massimo, il
nuovo corso può essere così
riassunto: rifiuto di ogni dogma per realizzare l’obiettivo
primario dello sviluppo economico in funzione del benessere del popolo, mediante
la privatizzazione delle piccole e medie imprese e la riforma di quelle grandi con l’intervento di investitori stranieri. La considerazione più immediata è che se nel 1989 a
Berlino è caduto un muro, nel
1997 a Pechino è caduta una
muraglia che ha aperto un
paese immenso al libero circuito economico.
Approfondendo l’analisi
vorrei evidenziare soprattutto
due punti, per le conseguenze che ne verranno a tutto il
mondo. La prima è la forte
accelerazione che subirà il
processo in corso di globalizzazione dei mercati dalla entrata a vele spiegate di un
paese, pure già significativamente presente, che conta oltre un miliardo e duecento
milioni di abitanti e ha sottratto alla fame centinaia di
milioni di persone. Un paese
che è cresciuto negli ultimi
vent’anni al ritmo del 9% annuo e nel 2020, secondo il
Fondo monetario internazionale, raggiungerà quasi gli
Usa per volume di merci
scambiate. I mutamenti in atto ci porteranno assai più rapidamente verso un panorama economico mondiale
completamente diverso; le
colline diventeranno montagne e sarà possibile che si verifichi il viceversa. Ai paesi
dell’attuale C7 (Usa, Giappone, Germania, Francia, Italia,
Inghilterra, Canada) si prevede che se ne aggiungeranno
altri: Cina, India, Indonesia,
Russia, Brasile. Le principali
forze motrici di questo cambiamento sono l’innovazione
tecnologica e la globalizzazione dei mercati. Proprio questi
due fenomeni hanno consentito all’economia Usa di crescere ininterrottamente a ritmi eccezionali per anni, contenendo la disoccupazione al
Una parata militare in Cina
di sotto del 5% senza incremento dell’inflazione.
L’innovazione tecnologica
ha creato produttività in misura maggiore degli aumenti
salariali, che sono stati peraltro contenuti dalla concorrenza dei paesi emergenti nel
mercato globale. Alcuni economisti americani parlano di
«new paradigm», cioè una
nuova teoria che consente un
ciclo praticamente ininterrotto di crescita (taluno dice addirittura una «new era»). I sostenitori di queste posizioni
ritengono che le altissime
percentuali di crescita dei
paesi emergenti (5,8% per
molti anni) faranno da puntello allo sviluppo dei paesi
del G7. Al di là di queste posizioni estreme c’è comunque
una realtà in rapido movimento che impone un adeguamento delle regole di
mercato e dei modelli socioeconomici di tutti e in particolare di quelli europei. Il tipo di adeguamento può essere diverso da paese a paese,
ma deve comunque esserci.
Gli Usa, seguiti poi dalla Gran
Bretagna della Tatcher, hanno adottato una forma di liberismo spinto, che ha ottenuto risultati straordinari
sull’occupazione, ma al prezzo della emarginazione di vaste fasce di persone sbattute
ai margini della società perché rimaste senza occupazione, non sono state in grado di
restare agganciate al mercato
del lavoro modificando la
propria professionalità o la
località di residenza.
Noi europei, che abbiamo
costruito uno stato sociale capace di fornire garanzie di
gran lunga maggiori e di ammortizzare le situazioni negative più pesanti, siamo in cerca di un diverso modello.
Questa ricerca richiede creatività, il coraggio di tentare
vie nuove e la consapevolezza
che non ci è possibile isolarci,
pena il rischio di essere declassati da montagna a collina perdendo i vantaggi accumulati e forse di più. La se
conda considerazione è relativa al modello socio-economico. Con il nuovo corso la
Cina ha scelto di affrontare il
mercato globale tentando di
costruire una società capitalista senza democrazia o almeno senza democrazia in senso
euroamericano. Qualche economista ha già detto che ciò è
impossibile: senza democrazia non si attuerebbero quei
correttivi che consentono di
passare da un equilibrio ad
un altro senza schianti. Ma è
proprio vero? Siamo sicuri
che una cultura che ha prodotta una società di mandarini durata 2.000 anni non sia
in grado di creare un contesto
sociale in cui l’economia si
muove liberamente entro i limiti e le regole fissati dal potere politico autoritario?
Penso che la corruzione (il
peccato dell’uomo, diremmo
noi credenti in Cristo) sia la
minaccia più grave per questo modello, però non mi
sentirei di escludere che possa avviarsi e durare a sufficienza da costituire un punto
di riferimento nel mondo, ma
soprattutto in Asia, dove alla
libertà economica molto
spinta non fa riscontro una
analoga libertà politica e civile, dove parvenze di regole
democratiche nascondono
forme più o meno gravi di autoritarismo. Se ciò fosse vero
noi europei non dovremmo
preoccuparci solo di salvare
lo stato sociale ma ben di più.
Alla nascita della moderna
democrazia occidentale la
cultura protestante ha dato
un contributo determinante,
ora è giunto probabilmente il
momento in cui dovrà darne
un altro per mantenerla. I
problemi prettamente economici della globalizzazione dei
mercati e quindi della competitività vanno intrecciandosi strettamente con quelli politici e, in ultima analisi, con
l’etica. A noi, minoranza protestante italiana, spetta il
compito di guardare in avanti
con speranza e contribuire a
dare delle risposte.
Ritorna U problema del
proselitismo. All’inizio
dell’estate la Chiesa ortodossa russa si era fortemente lamentata per la presenza in
Russia di predicatori cattolici
e protestanti e aveva tentato
di far approvare dal governo
una legge che limitasse l’ingresso in Russia di missionari
occidentali. La legge non è
passata.
Nelle settimane scorse il
Comitato centrale del Consiglio ecumenico di Ginevra è
ritornato sull’argomento
condannando senza riserve il
proselitismo soprattutto nei
paesi del blocco ex comunista. Ora, se proselitismo significa semplicemente mettere in pratica il mandato che
abbiamo ricevuto da Gesù
stesso, «Andate dunque e fate
miei discepoli tutte le genti»,
le lamentele di Mosca e di Ginevra non hanno ragione di
■^ / - , ‘7-> /.
—/cTùa/c
PIERO bensì
essere. Poggiano su un presupposto completamente
sbagliato e cioè che possano
esistere delle nazioni cristiane, siano esse ortodosse, o
cattoliche o protestanti. Ma
non è così. Non esiste un popolo cristiano. Esistono popoli e nazioni in mezzo ai
quali delle comunità cristiane ortodosse, cattoliche o
protestanti (sempre sparute
minoranze, sempre «piccolo
gregge» di cui parlava Gesù)
tentano con difficoltà di ren
“ . «-■
ìms.
m*«** BUU nài, ;
il manìfeslo
Italia indivisibile
in una ri
uba ài}
(ova al cin
¡¡napoli,
Filippo Gentiioni (2i nre
tembre) riflette sul legameS Secabi
cattolicesimo e unità ' '
se. I riferimenti sono, oltrej
le parole del presidente l
Consiglio, anche a quelle!
mons. Ruini, presidente dé
Gei, e del papa stesso. GeJ
Ioni esprime dubbi suH'ej
cada del «collante cattolio
(«Riuscirà il Vaticano là do
fallirebbero le forze di poi
zia, la magistratura, ecc,»)|
ritiene che questi discorsi b
cano offesa ai fedeli di ali
fedi: «Sia a quelli di anticlr
sima, e italianissima, trai
zione come i protestanti, t
a quelli di più recente e ma
siccia immigrazione come!
musulmani e i buddisti,
rebbero forse italiani di se
B?». E l’ultima domandai
ancora più inquietante;
politica dell’unità cattolii|
del paese giova, poi, aliai
sa del cattolicesimo? (...)
stretta unità fra fede relig
sa, etnia, cultura, nazioni^
un ricordo del passato;
via, tutt’al più, alle tristÌ|
sanguinose esperienze di
ex Jugoslavia. Forse che ili
deano e Prodi vorrebbero!
re dell’Italia una specie|
Croazia, una e cattolica?»
Iella stri
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La rivista settimanali
fa capo a un gruppo di oi
nizzazioni di volontariatDi|
«non profit» dedica un arde
lo sul numero del 26 setter
bre alla riforma della sciiol
«Un elemento di critica
scrive Alba Ardiri - arrii
dalla comunità valdese,
dice no alle scuole confei
nali, e no soprattutto
nanziamento statale». E
cora: «La divergenza coi
cattolici ha una sua radii
culturale. Mentre i prirni
fermano con forza il diritto)
esercitare pubblicamente
propria fede, e dunque ant
nelle aule, invece uno
cardini del protestantesii
(...) è che la religione va ^
gnata “in famiglia e i
chiese”. Lo ribadisce il p®'
re Domenico Tomasetto,
sidente della Federazio]
delle chiese evangeliche
in una lettera inviata al nu
stro Berlinguer auspici
rafforzamento della sciti
pubblica nella sua dimeni
ne laica e pluralista.
scuola in cui al posto delll
di religione (...) si studi p®
tosto la storia delle religio®
D
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rUmb
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Berazio
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Nbut
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ptale r
pUechii
iche.
3, fi
dere testimonianza del grande dono che hanno ricevuto:
l’Evangelo di Gesù Cristo,
questa straordinaria buona
notizia di perdono, di libertà,
di amore.
Solo il Signore conosce i
suol discepoli; ma stando alle
dichiarazioni delle persone,
in ogni nazione la grandissima maggioranza non crede
in Cristo, non accetta l’Evangelo, anche se è stata battezzata e iscritta nei registri di
qualche parrocchia. A queste
moltitudini presenti ovu
que, vere «pecore senz^P
store» (come le definiva
sù), le chiese, tutte le chi
hanno il dovere di
messaggio cristiano, sc
troppe preoccupazion
turbare la pace ecclesias
Non con la pretesa
strare l’eccellenza di »i,
ticolare comunità crisi'
bensì con lo spirito di c
mette a fianco del co
di viaggio perché sa
una parola da dire, un
diavi
d’amore da compiere, uji^^
to di solidarietà da esP
re, affinché il viaggio u ^
meno impervio e pò*®®,
eludersi in un porto
sicura
(Rubrica «Un fatto, u
mento» della trasmisti ^
Radiouno «Culto ovariè ,
curata dalla Federazio^^
le chiese evangeliche,
in onda domenica 5 ot
Sa
Se
fiaml
15
£19
?nì 10 OTTOBRE 1997
Pagina Dei Lettori
PAG. 1 1 RIFORMA
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SfftCba di mio padre che si
evangelico
»ile ¡Napoli, con mia grande
Lesa e costernazione ho
(21 sei Lo prendere atto delle
gametj nrecabile condizioni di
struttura. Cartacce
ique, mucchi di spazzaadestra e a manca, tomivelte 0 prive di qualsiajrmazione riguardo alntità dei defunti che in
iiposano.
acente a quel cimitero
cattolico da cui ho
Io con i miei occhi cone come i parenti di quei
ti si sbarazzavano dei
rifiuti: senza rispetto alfacevano del nostro una
lìta di pattumiera! Per chi
irda «A livella» di loto, si è
ta l’impressione che il
ero» Gennaro Esposito,
l’evangelico napoletano,
le proprio fastidio vicino
tomba di qualche «mar» dell’altra sponda...
Una simile mancanza di
ìtto e direi di discrimiilone ho avuto modo di
¡alarla in alcuni villaggi
L Jugoslavia o in Roma,opo la caduta dei ri:tivi regimi; la volontà
ica in quei casi era quelli ànceUare ogni segno di
»presenza religiosa o etfcersa da quella attualite al potere. Certamente
I «Oli è questo il nostro caso,
■meno in teoria; la pratica
postraperò che in fondo,
■'"""landò un segno di una
cristiana diversa, il
lìsultato non sembra cam
biare di molto. La distanza
non mi permette di indagare
sulle responsabilità di una tale incuria anche se alcune di
esse ho potuto constatarle di
persona. Per questo motivomi chiedo se le nostre comunità che operano in quella
città non dovrebbero fare
qualcosa, per esempio e per
cominciare un lavoro sul posto con succhi per le immondizie, scope e rastrelli, per
dare un segno visibile di civile protesta nei riguardi di chi,
in quelle condizioni lascia la
traccia della presenza evangelica in Napoli.
Claudio Musto
Vicosoprano (Ch)
Immanuel Kant
figlio del
proprio tempo
il solito disguido postale mi
rende nota con deprecabile
ritardo la precisazione di Antonio Ardito su Kant. La mia
mania di essere ultrasintetico
(anche per simpatia verso i
lettori) può aver dato adito a
equivoci, però bisogna giocare a capirsi. Non ho mai avuto
l’intenzione di fare di Kant un
precursone di Freud. Kant, figlio del suo tempo, si adegua
in materia di omosessualità
alle «leggi di natura» valide
per la cultura del suo tempo.
Contestualmente però Kant
teorizza un’etica formale cioè
astorica e relazionale che tende a responsabilizzare l’individuo in relazione agli altri e
non a colpevolizzarlo in relazione a «leggi di natura», variabili da Copernico a Galilei.
Anche un certo Karl Marx fu
tutt’altro che esente da contraddizioni simili; si tratta,
forse, più di comprendere che
di legittimare e magari anche,
semel in anno, sorridere.
Enzo Robutti - Roma
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e va in* ! contributi possono essere inviati sul conto corrente
a e nell (stale numero 38016002, intestato a: Federazione
e il pasti ìDe chiese evangeliche in Italia, via Firenze 38, 00184
ietto,pi ima, specificando nella causale: terremoto Umbriaerazioj jrche. Per ulteriori informazioni; Fcei, 06-4825120diched 3768, fax 06-4828728.
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OTTOSCRIZIONE A FAVORE
DELLE AREE TERREMOTATE
Inseguito al terremoto che ha devastato parte
ìU’Umbria e delle Marche, colpendo la popolazione e
' leggiando gravemente abitazioni e edifici artistici, la
lerazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) lantma sottoscrizione di solidarietà. «In questo modo nell’appello firmato dal presidente Fcei, pastore
imenico Tomasetto - ancora una volta intendiamo
lecipare all’opera di ricostruzione con il contributo
ìUe chiese evangeliche in Italia e di quanti si rivolgeno a esse. Quanto prima saranno identificati gli
ittivi specifici su cui concentrare il nostro aiuto. Dei
itributi e del loro impiego sarà data informazione
ipleta attraverso i nostri mezzi di comunicazione».
wnfhmti
10
OTTOBRE 1997
Madre Teresa
Santa per i poveri, santa per i potenti
Sviluppo
Í
lar t. ,.
P'f« ^oiese su stato sociale, giustizia, ambiente
Cattolici
Senza la De, in che direzione andare?
Minori
“^tubini lavoratori. Sfruttati dalla povertà
Pace
^uovo modello di difesa o caschi bianchi?
una copia lire 8.0Ó0; abbonamento annuo lire 65.000;
lire 120.000 con libro in omaggio). Versamento «ul ccp 61288007
a cia>p. Com Nuovi Tempi, via Firenze 88,00184 Roma,
copia omaggio telefonando allo 06-4820508, fbx 4827901,
gytzo Internet: Http://heIla.8tm.it/market/8ctAiome.htm)
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¡a cui*'
Un «pianetino»
intitolato
a Mario Ferrerò
Caro direttore,
mio fratello Paolo G. Comba si trasferì negli Stati Uniti
dopo l’ultima guerra mondiale con una «borsa» dei Mennoniti. Dopo una lunga carriera nell’università e nell’industria si è ormai dedicato a
pieno tempo al suo hobby
preferito: l’astronomia. Ha
scoperto decine di «pianetini»
o asteroidi al più grosso dei
quali, un «sasso» di 15 km di
diametro, ha attribuito il nome di Mario Ferrerò. La cosa
è stata debitamente omologata dalle società astronomiche
statunitensi (che per loro misteriose ragioni scrivono
«Marioferrero» in una sola
parola).
Mario Ferrerò è stato un
membro fedele della Chiesa
valdese di Torino, a cui ha lasciato una parte sostanziale
del suo patrimonio, e di cui è
stato per anni eccellente organista. Negli Anni 30 lavorò
all’Osservatorio astronomico
di Pino Torinese, più tardi al
Politecnico di Torino.
È simpatico osservare che a
distanza di decenni e all’altro
capo del mondo qualcuno si
ricorda di lui. Il nome di Mario Ferrerò ruota ormai nello
spazio a cui egli dedicò tanta
parte della sua attività professionale e del suo interessamento personale.
Aldo Comba - Torre Pellice
1? Tagliare le spese
militari
Mentre si discute la Legge
finanziaria 1998 e le riforme
dello stato sociale, mi pare
utile ricordare che c’è un settore della spesa pubblica che
ha goduto negli ultimi anni di
incrementi circa quadrupli
rispetto al tasso di inflazione:
si tratta delle spese militari,
passate dai 26.000 miliardi
del 1995 ai 31.000 miliardi
dell’anno in corso.
Mi pare evidente che una
parte almeno di questo incremento spropositato si possa
tranquillamente ricuperare
«Grazia» chiesta da Norberto Bobbio e altri intellettuali
Per Sofri, Bompressi e Pietrostefani
Al Presidente della Repubblica
Negli otto mesi trascorsi dalla condanna di
Adriano Sofri, Ovidio Bompressi e Giorgio
Pietrostefani a 22 anni di prigione, le perplessità, i dubbi e lo sconcerto che, sin da
primo momento, quella sentenza aveva prodotto in noi e in molti altri hanno suscitato
manifestazioni di profonda preoccupazione
in settori via via sempre più vasti dell’opinione pubblica.
Intanto però le settimane e i mesi di prigione si sono succeduti e continuano a succedersi inesorabilmente. E anzi, proprio
l’estendersi dei pronunciamenti contro l’esito «definitivo» del processo per l’omicidio
del commissario Calabresi sembra rendere
tanto meno giustificato, a nostro avviso, il
protrarsi di quella detenzione. Questo per
diversi motivi:
- la debolezza delle accuse e i limiti manifestatisi nella conduzione del processo rendono pressante l’esigenza di riconsiderare
complessivamente l’intera vicenda in un clima di riacquistata serenità;
- va inoltre sottolineato che Sofri, Bompressi e Pietrostefani hanno mostrato sin
dall’inizio il più rigoroso rispetto delle regole dello stato di diritto, tanto più quando
hanno scelto di assoggettarsi a una condanna che pure essi ritenevano del tutto immotivatà e ingiusta; un tale atteggiamento, venutosi a aggiungere a molti altri atti di in
dubbio valore sociale e morale compiuti
neH’arco di tanti anni, rende del tutto privo
di senso pensare che i 22 anni di carcere loro comminati possano avere un qualsiasi
contenuto rieducativo e riabilitativo, posto
che la prigione possa effettivamente rieducare e riabilitare.
A questo punto non possiamo non rilevare, con un senso di crescente allarme, che
una serie di atti giudiziari discutibili e discussi, culminati nell’ultima sentenza della
Cassazione emessa nel gennaio di quest’anno, rischiano ora di trasformarsi in un fatto
di ingiustizia definitivo e dai dolorosi risvolti; constatiamo altresì che tre persone di
qualità indubbie rischiano di venire sottratte per sempre alla vita democratica del nostro paese.
Ci rivolgiamo pertanto a Lei, Signor Presidente, nella sua qualità di supremo garante e
per i poteri che Le sono conferiti dalla legge,
perché voglia intervenire con un atto di grazia a favore di Sofri, Bompressi e Pietrostefani, quale unico mezzo immediatamente disponìbile per ricondurre la loro vicenda in
una prospettiva di giustizia.
Norberto Bobbio, Chiara Acciarini, Luigi
Ciotti, Furio Colombo, Giorgio Gardiol,
Bruno Manghi, Pietro Marcenaro, Ernesto
Olivero, Giuseppe Platone, Vincenzo
Scudiere, Nicola Tranfaglia, Gianni Vattimo
senza intaccare minimamente l’operatività delle nostre
Forze armate (del resto già
eccessive rispetto alle finalità
esclusivamente difensive asségnate loro dalla Costituzione in vigore).
Si tratta di cifre che non
sono certo risolutive rispetto
a quanto necessario per il risanamento dei conti pubblici, ma non sono neanche irrilevanti e, soprattutto, si
tratta di dare un segnale di
equità nel momento in cui s
parla di ulteriori tagli a pensioni e sanità.
Fausto Angelini
Lega obiettori di coscienza,
Torino
Lettere brevi
Chiediamo ai lettori di scriverci lettere di 15-20 righe
dattiioscritte. Grazie
CENTRO DI FORMAZIONE DIACONALE
«Giuseppe Comandi»
FIRENZE
ISCRIZIONI AL CORSO DI FORMAZIONE
Sono aperte le iscrizioni al corso di formazione diaconale.
La durata del corso è quadriennale. La domanda va presentata entro ottobre su modulo fornito dalla segreteria
stessa. È richiesta la licenza di scuola secondaria superiore.
I/le candidati/e dovranno, contemporaneamente, iscriversi
ad un corso universitario (laurea o diploma) nell’ambito
educativo, sociale, sanitario o dell’accoglienza (per esempio: educatori/trici, assistenti sociali, gestione dei servizi di
accoglienza come foresterie o case di riposo, infermieri/e).
Quota di iscrizione, convitto, borse di studio e prestito
La quota di iscrizione per un anno è di lire 100.000. Gli/
le studenti/esse possono chiedere di alloggiare presso il convitto del Centro. In questo caso possono usufruire di una
borsa di studio che sarà mantenuta se gli studi proseguiranno regolarmente. Inoltre, a richiesta, possono ottenere un
prestito, senza interesse, rimborsabile all’inizio della loro
attività lavorativa.
Inizio dei corsi, programmi, frequenza
Alcuni corsi professionali sono a numero chiuso e le prove selettive si effettuano già durante i mesi di settembre e
ottobre. Può variare anche la data di inizio delle lezioni e
ciascuno dovrà seguire il calendario del corso prescelto.
L’ammissione al CFD è conseguente aH’iscrizione ad un
corso professionale ed è preceduta da un colloquio. Il corso
di formazione diaconale inizierà l’8 novembre. Il programma è disponibile in segreteria. La frequenza è obbligatoria.
La segreteria è a disposizione per fornire tutte le informazioni necessarie (programmi, caratteristiche dei corsi, costi
etc.) e per risolvere dubbi anche di carattere personale. A richiesta si può anche organizzare una visita.
Rivolgersi a:
CFD - c/o Istituto Gould - via dei Serragli, 49 - 50124 Firenze - tei. 055-212576, fax 055-280274. Chiedere dell’addetto al CFD.
DONNE DELLE MINORANZE
EBRAISMO E RIFORMA
A centocinquant’anni dall’emancipazione
Convegno di studi sulle dorme delle minoranze
5-7 aprile 1998
Centre for Italian Women’s Studies
University of Reading
Due comunità, i valdesi e gli ebrei d’Italia, accomunate da
discriminazione persecuzione che ne hanno segnato la memoria collettiva e l’agire quotidiano; due minuscole comunità di minoranza che hanno dimostrato un’influenza culturale molto più ampia del loro dato numerico, una presenza elaboratrice e suscitatrice di energie politiche e culturali
collegate ad ampie tradizioni europee ed extraeuropee. Il
convegno, che si propone di mettere a fuoco i complessi legami che uniscono identità di genere e identità religiosa e
culturale nelle due comunità, avrà luogo nel campus
dell’Università di Reading, una città situata nella valle del
Tamigi, tra Londra e Oxford.
I relatori, tra i quali Luciano Allegra, Marina Caffiero, Piera Egidi, Anna Foa, Marina Jarre, Michelle Magdelaine, Susanna Peyronel, Bruna Peyrot, Giovanna Pons, Adriano Prosperi, Claudia Roden, Renata Segre, Ariel Toaff, provengono
da diversi paesi europei (Italia, Gran Bretagna, Francia e
Paesi Bassi) e non (Israele, Stati Uniti e Australia). La sera
del ó aprile i Renaissance Singers, sotto la direzione di
Edward Wickham, presenteranno un concerto di salmi ed
epitalami in ebraico di Salomone de’ Rossi.
Le lingue del convegno saranno l’italiano e l’inglese. Ove
necessario, verranno fornite traduzioni e sommari scritti.
Responsabile: Verina Jones Coordinamento: Claire Honess e Francesca Medioli.
Per avere ulteriori informazioni e ricevere copia del programma completo con scheda di prenotazione, rivolgersi a
Claire Honess, Centre for Italian Women’s Studies, Department of Italian Studies, University of Reading, Whiteknights,
READING RG6 6AA, UK tel: 44-1189-316304. fax: 44-1189316797. E-mail: c.e.honess@reading.ac.uk.
RTECIPAZIONI
RINGRAZIAMENTO
«Egli ha abbattuto le mie forze
durante il mio cammino,
ha accorciato i miei giorni»
Salmo 102, 24
Le sorelle, I fratelli e i familiari
tutti del caro
Franco Ricca
profondamente commossi per la
grande dimostrazione di stima e
di affetto tributata al loro caro,
nell'impossibilità di farlo singolarmente ringraziano di cuore tutti
coloro che con presenza, scritti,
parole di conforto, fiori e offerte
hanno preso parte al loro dolore.
Un ringraziamento particolare a
tutto II personale dell’Ospedale
valdese di Torre Pellice, al pastore Marottoli, agli enti, associazioni
e gruppi sportivi intervenuti e un
grazie di cuore ai cari amici di
Guillestre.
Torre Pellice, 10 ottobre 1997
RINGRAZIAMENTO
«Il Signore è il mio pastore,
nulla mi mancherà»
Salmo 23, 1
La moglie, i figli, le figlie e i familiari tutti del caro
Davide Monne! (Davi)
commossi e riconoscenti per la
grande dimostrazione di affetto e
di stima tributata al loro caro,
nell’impossibilità di farlo singolarmente ringraziano tutte le gentili
persone che con presenza, scritti,
parole di conforto e offerte hanno
partecipato al loro dolore.
Un ringraziamento particolare
al personale medico e infermieristico deU’Ospedale valdese di Torre Pellice e al pastore Taglierò.
Angrogna, 10 ottobre 1997
I necrologi si accettano
entro ie 9 del lunedì. Tel.
011-655278 e (fax) 657542.
ri m mmeitttrice Claudiana
Lt_ VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO Tel. 011/668.98.04 - Fax 011/650.43.94 - Ccp 20780102 http://www.arpnet.it/~valdese/claudian.htm
16
PAG. 1 2 RIFORMA
BALE
VENERDÌ 10 ottobre ]qq^
Dopo l'approvazione a schiacciante maggioranza da parte della Duma
Russia: firmata da Eltsin la nuova legge sulla libertà religiosa
FERDINANDO PALAZZO
Venerdì 26 settembre
1997 il presidente della
Federazione russa, Boris Eltsin,ha firmato la contestata
legge sulla libertà religiosa. La
firma ha avuto luogo dopo
che la Duma (camera bassa
del Parlamento) aveva approvato il 19 settembre a schiacciante maggioranza (358 voti
a favore contro 6) la nuova
bozza di legge elaborata in seguito al «veto» posto dal presidente nel mese di luglio e dopo che il Consiglio della Federazione (camera alta) aveva
anch’esso passato la legge,
con voto unanime dei presenti e senza neanche discuterla.
La nuova formulazione contiene poche novità rispetto a
quella su cui era stato posto il
veto e in particolare; nel preambolo alle quattro religioni
«tradizionali» (russo-ortodossa, ebraica, islamica e buddista) è stato aggiunto il termine «cristianità», che però non
comporta particolari conseguenze pratiche: i «gruppi religiosi» registrati da meno cji
15 anni (cio,è,^aJ ,1982 quando^
il regime comupjsta non riconosceva molte confessioni religiose, tra cui il cattolicesimo) devono ottenere un permesso armuale per l’esercizio
dell’attività di culto fino al
raggiungimento del quindicesimo anno. Rispetto al testo di
lugUo i predetti «gruppi» pos
Mosca; celebrazione dì massa in occasione del «Millennio» cristiano
sono detenere delle proprietà,
insegnare religione ai loro
aderenti e svolgere attività caritativa; rimane loro negato
l’accesso a scuole pubbliche,
prigioni e ospedali, nonché la
creazione di proprie strutture
educative, la stampa di proprie pubblicazioni e l’utilizzo
di missionari stranieri. La legge, inoltre, pur non preveden(ÍO resistenza di una religione
di stato, riconosce il ruolo
particolare della Chiesa ortodossa nella storia e nella cultura del paese.
Va precisato che, a parte alcune proteste, la nuova versione ha ottenuto il supporto
plebiscitario del Parlamento
e ha destato scalpore più su
giornali stranieri che su quelli locali. Per quanto riguarda
il mondo protestante, si stimano in 3.500-4.000 le organizzazioni religiose registrate, alcune presenti da oltre
un secolo, come la Federazione battista russa, per la
quale non dovrebbero sussistere problemi di sorta, mentre per altre che durante
l’epoca comunista si erano
affiliate alla «Federazione
battista», salvo uscirne dopo
il crollo della dittatura, si
tratterà di capire quale sarà
concretamente l’applicazione della legge.
Spesso infatti le leggi in
Russia sono applicate in modo diverso nelle varie regioni
e in alcune, talvolta, vengono
addirittura ignorate; a questo
proposito c’è da chiedersi
quale potrà essere l’applica
zione della legge in Cecenia, autoproclamatasi Repubblica islamica indipendente, assurta recentemente
all’onore delle cronache perché non applica il codice penale russo, ma la legge coranica. L’esigenza stessa di
un’autorizzazione annuale
comporterà negoziazioni caso per caso, per ciascuna
realtà religiosa, incrementando quindi il grado di arbitrarietà e di dipendenza dagli
organi preposti al rilascio dei
permessi. Il fine dichiarato
della legge è quello di difendere il popolo russo dall’influenza di sette religiose particolarmente pericolose e se
questo è vero non dovrebbe
sussistere un atteggiamento
preconcetto sfavorevole ai
cosiddetti «gruppi religiosi».
Purtroppo c’è da chiedersi
come possa un «gruppo» non
pienamente riconosciuto, detenere delle proprietà, in un
paese dove la burocrazia gioca un ruolo significativo e
inoltre sussiste il timore che,
attraverso la legge, la Chiesa
ortodossa elimini le minoranze interne. A questo proposito l’evacuazione avvenuta pochi giorni dopo la firma
della legge di alcuni edifici
ubicati non lontano da Mosca e appartenenti alla Chiesa ortodossa ucraina, fanno
insorgere dei legittimi dubbi
sull’uso della norma legislativa potrebbe essere fatto.
Mercedes Merono e Elsa Manzotti hanno visitato diverse regioni italiane
La testimonianza di due madri argentine di Plaza de Mayo
PAWEL GAJEWSKI
Dal 9 al 28 di settembre
hanno visitato l’Italia
due rappresentanti dell’Associazione «Madri di Plaza de
Mayo». Invitate dalla rete Radiè Resch di solidarietà internazionale, Mercedes Merono,
vicepresidente dell’associazione, e Elsa Manzotti si sono
recate in diverse regioni dando vita a numerose manifestazioni pubbliche, dibattiti,
incontri con la stampa. Il 16
settembre Mercedes e Elsa
hanno partecipato all’incontro organizzato dal Comune
di Salerno a cui hanno aderito fra gli altri il Coordinamento ecumenico per la pace e il
disarmo di Napoli. In questa
occasione abbiamo rivolto alcune domande a Mercedes.
- Il vostro lungo itinerario
italiano può essere considerato una testimonianza e una
sensibilizzazione. Quali sono
le risposte al vostro messaggio?
«Dovunque andiamo, troviamo sempre numerosi
gruppi di persone che ci accolgono con grande calore.
La solidarietà degli italiani
con la nostra lotta ha una
storia abbastanza lunga. Una
cosa che consideriamo molto
importante è che siamo state
ricevute da molti sindaci delle città. Nella situazione di
continua minaccia da parte
dei servizi segreti argentini
questi gesti di sostegno morale da parte delle autorità civili diventano molto preziosi.
Proprio poche settimane fa la
nostra sede di Buenos Aires è
stata derubata di tutte le attrezzature per stampare il
nostro giornale e dei documenti riguardanti le nostre
denunce. Malgrado la vicinanza di una stazione di polizia, della continua presenza
delle pattuglie armate nella
zona, non sono stati trovati
né colpevoli né refurtiva».
- La vostra recentissima denuncia contro il card. Pio Laghi, all'epoca della dittatura militare nunzio apostolico
in Argentina, ha fatto molto
scalpore: qual è la posizione
della Chiesa cattolica in Argentina e del Vaticano nei
confronti del regime e nei vostri confronti? Da molti ambienti l’attuale papa viene
considerato un grande difensore dei diritti umani; è stato
così anche nel caso dei vostri
figli «desaparecidos»?
«No, non è stato così! La
Chiesa cattolica-istituzione è
stata l’unica madre che non
ha mai rivendicato la scomparsa dei suoi figli. Su ottantasei vescovi che erano in Argentina, solo cinque hanno
preso posizione contro il- regime. Due di loro sono morti
in incidenti stradali che rimangono tuttora avvolti nel
mistero. La nostra presidente, Hebe de Bonafini, aveva
chiesto diverse volte ma senza esito negli ultimi anni di
essere ricevuta dal papa. Grazie a un prete, suo amico, lei
con un piccolo gruppo di
madri ha potuto avvicinarsi
al Santo Padre durante una
delle udienza pubbliche. Alla
presentazione “Queste sono
le Madri di Plaza de Mayo,
madri dei desaparecidos”, il
papa ha dato a Hebe un piccolo crocifisso. Hebe ha risposto: “Ancora un altro!’’.
Bisogna dire d’altro canto
che ci sono stati non pochi
preti, frati e suore che hanno
condiviso la sorte dei nostri
figli in tutti i sensi della parola; intendo che spesso anche
molti di loro sono scomparsi
senza nessuna traccia».
- In questo contesto sembra
molto difficile conciliare la
propria fede in Dio con la lotta che portate avanti...
« Praticamente tutte noi
siamo di estrazione cattolica
e quindi molto spesso viviamo un’esperienza di fede
molto contraddittoria. Elsa
Manzotti racconta spesso che
dopo la scomparsa del figlio e
della nuora, entrambi molto
attivi nelle varie attività parrocchiali, è andata dal parroco per chiedergli un intervento, una denuncia presso
le autorità civili e religiose.
L’unica risposta che ha ricevuto era che dobbiamo pregare, pregare molto. Per noi
invece, la difesa della vita è
sacrosanta, è anche il modo
migliore di esprimerci come
cristiane, ma questa difesa va
legata indissolubilmente alla
difesa di tutti i diritti fondamentali della persona umana: libertà, giustizia, uguaglianza, salute, lavoro, educazione».
- Siete state sostenute da altre chiese cristiane?
«In Argentina, la chiesa di
maggioranza è la Chiesa cattolica ed è stato naturale anche per quelle pochissime
che magari professano un’altra religione o un’altra confessione cristiana di rivolgersi
alla gerarchia cattolica, senza
però nessun effetto come ho
già detto. Abbiamo però avuto molti segni di solidarietà
spontanea da parte dei cri
stiani evangelici in Europa.
Ancora nel 1978 i giovani della chiesa luterana in Germania ci hanno mandato un
contributo corrispondente ai
sessanta litri di sangue da loro donato. Non mancano 1
segni di solidarietà da parte
di personaggi di estrazione
protestante appartenenti al
mondo della politica e della
cultura. Quando la situazione
diventa tesa, arrivano sempre
numerosi fax-e lettere cosicché il presidente Menem dice
che noi importuniamo molti
personaggi importanti».
- Numerose famiglie delle
vittime hanno accolto favorevolmente le proposte di risarcimento, la riesumazione dei
resti, comunque una sorta di
compromesso con il governo,
voi invece avete rifiutato decisamente simili proposte. Non
esiste allora una possibilità di
riconciliazione?
Bambini che giocano in una baraccopoli alla periferia di Buenos Aires
Francia: pronto il nuovo progetto
La legge sullimmigrazione
non soddisfa la Cimade
mi
Una delegazione della Cimade (agenzia ecumenica di
aiuto sociale e umanitario) è
stata ricevuta il 5 settembre
scorso dal ministro dell’Interno, Jean-Pierre Chevènement, a proposito del progetto di legge sull’immigrazione, predisposto dal nuovo
governo francese.
Su molti punti (problemi
dei visti, delle zone di attesa,
della natura dei certificati di
soggiorno rilasciati, del diritto d’asilo), il ministro si è
mostrato aperto e perfino d’
accordo con diversi rilievi di
fondo che non sono stati
presi in considerazione, o lo
sono stati in modo insufficiente, nel progetto di legge.
Purtroppo, il ministro ha
confermato che il progetto di
legge, giunto a una fase di
elaborazione molto avanza
ta, non potrà ormai essere
emendato, se non su punti
marginali.
- La Cimade si rammarica
che le associazioni che han
no una conoscenza precisa delle realtà vengano sentite solo dopo che le decisioni
essenziali sono già state prese; nonostante alcuni progressi, questa precipitazione e questa assenza di effettiva concertazione esprimono la scelta del governo di situarsi nella continuità dell’
ÌGesù I
sibile
baguaii
attuale normativa legislativa,!
- La Cimade lamenta chei
governo sciupi così un’occa,]
sione rara di elaborare utr
legge per gli stranieri che si
rispettosa dei diritti e delle ij
bertà fondamentali, e si
ispirata ai principi fondato^
di uno stato di diritto. I
- spera che la Camera dei
deputati e la maggioranza di
governo sapranno assumete
le loro responsabilità, in eoe,
renza con i loro impegni elet-j
torali.
- chiede la messa in atto di
un vero cambiamento di log!.:
ca circa la legislazione sugli;
stranieri, ponendo come re
gola i principi di libertà e d
u^aglianza e come eccezio-^ffono
ni le restrizioni. ^ „ac
- propone che questo nuo, ¿ collo e
vo progetto definisca la situa, g{g cht
zione degli stranieri a partite ¡^ti pie
dai diritti fondamentali, al fi.
ne di rompere con la concezione tradizionale di polizia
amministrativa. J
- auspica la creazione di
una autorità indipendente ^ '
per gestire i diritti degli stranieri, al fine di sottrarsi alla
speculazione politica che ca- i^m^tiv
ratterizza i dibattiti e le pratiche che li riguardano.
- chiede l’adozione dina
testo conforme alle speranze,‘
a lungo deluse, di una legge^^^°”*
più giusta e più umana, (hip)
^^rr€rB s<
Uto. Lo s
«La vita non ha prezzo e
l’unico risarcimento possibile è la giustizia. Siamo donne
e per noi la giustizia non significa una pallottola in testa
a chi ha ucciso i nostri figli;
questa sarebbe solo una crudele vendetta. Giustizia significa verità, chiarezza e piena
responsabilità di chi ha commesso o ordinato questi orrendi crimini. Non possiamo
accettare le leggi assolutorie
veramente abominevoli, come ad esempio, la legge
dell’ubbidienza dovuta, secondo la quale tutti i militari
fino al grado di colonnello
sono stati assolti senza nessun processo poiché considerati semplici esecutori di ordini. Non accettiamo che gli
alti funzionari del vecchio regime vengano rilasciati senza
scontare neanche un quarto
della pena dovuta, e che le
loro prigioni assomiglino
piuttosto ad alberghi di lusso.
In tutte le nostre manifestazioni non portiamo odio o
rancore, ma un grande carico
di tenerezza e di compassione per tutti. La carità, la solidarietà e la riconciliazione,
sono comunque figlie della
giustizia e non possono esistere senza di essa».
Chi sono
le Madri di Plaza de Mayo
Nell’aprile 1977 un piccolo gruppo di madri, dopo il sequestro dei loro figli, cominciò a radunarsi nella «Plaza de
Mayo» per esigere la verità sulla sorte dei migliaia di «desaparesidos». Indossavano i fazzoletti bianchi ricavati dai pannolini dei loro figli. Nacque così un forte movimento di opposizione nonviolenta contro la dittatura militare più sanguinosa della storia argentina e il fazzoletto bianco diventò
simbolo di una lotta pacifica ma perseverante contro ogni
ingiustizia. L’«Asociacion Madres de Plaza de Mayo» si inserisce nell’ampio quadro dei vari organismi di difesa dei diritti umani in Argentina quali: «Madres de Plaza de Mayo Linea
fundadora», «Abuelas de Plaza de Mayo», «Comision de fa'
miliares de detenidos, desaparecidos y presos politicos».
L’arrivo dei governi costituzionali ha creato una forte
contrapposizione delle Madri di Plaza de Mayo rispetto alle
madri appartenenti ad altri gruppi. Le prime infatti non
hanno accolto la riesumazione dei resti e il risarcimento
economico alle famiglie delle vittime, rivendicando e conti;
nuando la lotta dei loro figli e per i loro figli. In questi ultimj
anni, secondo le dichiarazioni delle madri, si sono aggiunti
nuovi motivi di resistenza e di lotta in difesa della vita uiuO'
na: l’attuale modello economico in Argentina assicura il benessere a pochi, condannando milioni di persone alla disoccupazione, alla miseria e all’emarginazione in un contesto di crescente repressione: «La politica non può esser
dissociata dall’etica e dai sentimenti», affermano.
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Inoltre le Madri sostengono il movimento delle donne ,
Sarajevo, i «senzaterra» brasiliani, gli /.apatisti del Chiapas
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prigionieri politici peruviani, le Madri del Sé di Suu Pau
(che esigono la ricomparsa dei bambini sequestrati e c
stretti a prostituirsi). Attualmente l’associazione delle Ma
di Plaza de Mayo gestisce un centro sociale a Buenos Air
basato sul lavoro volontario di 30 madri; in più vi sono lo
liali sparse su tutto il territorio argentino con 300 j,
molti paesi europei esistono associazioni di solidarietà
le Madri di Plaza de Mayo (in Italia; «Solidarietà italiana c
le Madri argentine di Plaza de Mayo»). L’AssociazioneJiaU^
cevuto nel 1992 il premio Sakharov e nel ’97 la me
della resistenza in Olanda.
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