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Anno 118 - n. 40
1 ottobre 1982
L. 400
Sped. abbonamento postale
I gruppo bis/70
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
LA LOTTA CONTRO LA MAFIA E LA SUA MENTALITÀ’
Palermo; le coscienze si muovano
Al di là della scossa provocata dall’assassinio del prefetto, è necessario richiannare la codei nostro popolo, afflitto da tanti mali, alla fede in Cristo sul fondamento del Vangelo
« Innanzitutto io ritengo che
non si risolve tutto con interventi di polizia ma con una mobilitazione morale. Occorre creare le
premesse culturali perché il mafioso di fatto si senta emarginato nella comunità »; queste parole, pronunciate dall’arcivescovo
di Crotone in un’intervista a La
Repubblica del 35 settembre, sono l’ultima presa di posizione in
ordine di tempo da parte di un
alto esponente della chiesa cattobca nei confronti della mafia.
Ma, prima di questa, altre voci
si sono levate coraggiosamente,
prima fra tutte quella del cardinale Pappalardo, arcivescovo di
Palermo, oltre a quella dei parroci di Bagheria, Casteldaccia e
Altavilla Milicia.
Si tratta di un fatto nuovo che
potrebbe rivelarsi decisivo sul
piano di una effettiva lotta antimafia. Nuovo perché tra l’atteggiamento del cardinale Pappalardo oggi e quello del cardinale
Rufiìni qualche anno fa, c’è un
abisso. Decisivo perché ciò che
finora ha reso inafferrabile il potere mafioso è, oltre alle connivenze e collusioni col potere politico legale, la famigerata omertà, questa implacabile legge del
silenzio, così profondamente radicata nella mentalità delle masse meridionali. Ora, indubbiamente, la chiesa cattolica è tuttora, specie nel Sud, la maggiore
e più potente organizzazione di
massa, con un fortissimo potere
sulle coscienze. Tale potere finora è stato usato in funzione
subalterna alle forze politiche ed
economiche per mantenere lo
status quo, quindi la sudditanza
del popolo rispetto al potere, sia
a quello legale, democristiano^
sia a quello illegale, mafioso.
Ma se ora, come è lecito sperare dopo queste chiarissime prese di posizione, la chiesa cattolica prende le distanze da almeno
uno di questi due poteri (e forse
anche dall’altro...), ciò potrebbe
significare, a lungo andare, un
passo decisivo verso lo sradicamento del fenomeno mafioso in
quanto segnerebbe un cambiamento sostanziale a livello delle
coscienze. Infatti, se è vero che
mafia, camorra e n’drangheta
sono uno degli aspetti più drammatici della questione morale nel
nostro paese, è chiaro che solo
un profondo cambiamento delle
mentalità potrà porre fine a questa tremenda logica di sopraffazione e di morte, più efficacemente di qualsiasi provvedimento di
polizia. Isolare il potere mafioso
e corrotto è un’impresa impossibile se non si agisce contemporaneamente, anzi prioritariamente, sull’« humus » morale che favorisce il suo radicarsi e il suo
proliferare. Ora, su questo fronte della rigenerazione morale, o
per dirla in termini biblici, della
« metanoia », del cambiamento di
mentalità, la Chiesa ha una responsabilità ben precisa alla quale non può' sottrarsi, perché ne
va della sua fedeltà e della sua
coerenza con l’Evangelo. Perciò
speriamo che le voci coraggiose
che si sono levate in questi giorni siano profetiche, siano cioè il
segno della presenza operante
dello Spirito nella Chiesa.
.lean-,Iacques Peyronel
scienza
L'uccisione del generale C. A.
Dalla Chiesa e della sua sventurata consorte ha lasciato nel
cuore di tutti una impressione
profonda e dolorosa. L’ondata
di violenza che da tempo investe la città di Palermo, è stata
come un tornado che ha abbattuto anche il grande albero. La
mafia colpisce oramai anche uomini di autorità e di prestigio.
Tuttavia riteniamo che questo
così efferato delitto non sarà
questa volta archiviato come
tanti altri delitti a carico di
ignoti.
Abbiamo fiducia
che qualcosa cambi
Una mobilitazione delle coscienze è in atto. Gli uomini politici sono messi con le spalle
al muro con tutte le loro responsabilità. 11 partito di maggioranza è scosso da un pauroso
terremoto. L’opinione pubblica ,
non si accontenta più di solenni
funerali di stato, con relativa
commossa partecipazione delle
più alte autorità governative e
con vistose corone di fiori. Abbiamo fiducia che qualcosa stia
cambiando. Il Parlamento si è
affrettato ad approvare la legge antimafia. Un commissario è
.riato nominato ed inviato rapidamente a Palermo. Molti veli
cadranno, molte coperture inleressate saranno rimosse, molte complicità rese note. I morti
chiedono giustizia, anche quelli
che non sono stati mai ritrovati perché seppelliti nelle colate
di cemento della speculazione
edilizia maliosa.
Si rifiuta
la sconfitta
E’ vero che sul luogo del massacro qualcuno ha scritto: « Qui
è morta la speranza dei palermitani onesti ». Ma si tratta di
un grido di dolore più che di
rassegnata rinunzia alla lotta
contro la mafia.
Pensiamo per un momento
quante preziose vite umane sono state così crudelmente stroncate, pensiamo allo strazio dei
familiari, al danno che la mafia
arreca a tutti i settori della nostra economia, al discredito che ,
la Sicilia ne subisce, alle spese
che lo Stato deve affrontare e i
cittadini pagare per il manteni-'
mento e la mobilitazione di tutto l’apparato delle forze dell'ordine. A Palermo è stata recentemente distrutta, per ritorsione, dalla mafia una delle più
grandi cererie d’Europa e un
centinaio di operai sono rimasti disoccupati.
Giustizia e verità
sono inseparabili
Nella lotta contro la mafia è
necessario che sia rinnovata la
fiducia verso gli organi che am
Si raggiungeranno finalmente i mandanti? Luciano Liggio,^ che^
nella foto compare in una delle sue molte incolumi apparizioni nei
trihunali italiani, è stato recentemetite incriminato come mandante dell’assassinio del magistrato C. Terranova e della sua scorta
Mancuso. ,
ministrano la giustizia. La giustizia anche se, come si dice, ha
i piedi di piombo, arriva, lentamente, ma inesorabilmente. Basta dare tempo al tempo. Alimentare dunque la fiducia negli
animi è necessario, ma anche
rinunciare alTomertà che è invece la forza della mafia.
Bisogna diffidare di chi continua a sostenere che la mafia non
DAL CULTO CONCLUSIVO DELLE MANIFESTAZIONI DI CHANFORAN
Senza la Parola il deserto
Lasciatemi immaginare Giosuè
che. ha di fronte a sé finalmente
il territorio in cui stabilire una
volta per tutte questo popolo
stanco, polveroso, nomade, sino
ad allora senza terra. Un popolo
più simile agli attuali palestinesi
che non all’Israele industriale e
militarizzato di Begin.
E a questo popolo — le cui
nuove speranze e progetti si
proiettano sulla figura di Giosuè
come su uno schermo — di fronte alla nuova avventura dell’insediamento, di fronte all’incognita del domani viene offerta una
sola arma: la Parola di Dio.
Ascoltiamo cosa dice il testo:
Questo libro della legge non si
diparta mai daila tua bocca ma
meditalo giorno e notte, avendo
cura di mettere in pratica tutto
ciò che vi è scritto poiché allora
riuscirai in tutte le tue imprese,
allora prospererai (Giosuè 1: 8).
Insomma non è sufficiente abitare nella terra promessa. Per
essere felici bisogna abitare con
il Signore, con la sua Parola, per
conoscere la pace (lo shalom) e
cogliere il senso stesso della vita:
è un insegnamento che attraversa tutto l'Antico Testamento, dal
Pentateuco ai Profeti al Salmista
che ricorda: « Beato l’uomo H
cui diletto è nella legge dell’Eterno » (Sai. 1: 2). Ma c'è di più.
Non è l’uomo che ' conquista la
terra promessa, sotto la guida
di strateghi militari come Mosè
o Giosuè: è Dio che la dona nella sua Grazia.
Siamo così di fronte a uno dei
grandi temi della Bibbia: non è
l’uomo che conquista ciò che Dio
ha promesso ma è Dio stesso che
dona ogni cosa.
« E’ per Graz.ia — dirà più tardi l’apostolo parlando della salvezza dell'uomo — che voi siete
stati salvati mediante la fede, e
ciò non viene da voi ma è un
dono di Dio » (Efes. 2: 8).
Anche la Riforma protestante
porrà l’accento sul libero dono
di Dio, sulla sua Grazia salvifica: non ci si salva con le proprie
mani, né mercanteggiando con
Dio la propria anima ma lasciando che la sua Parola trasformi
ed orienti la nostra vita.
Conte dice uno dei più grandi
pensatori evangelici del nostro
secolo, Karl Barth, « la Riforma
protestante ci ha bruscamente
tolto tutto di mano lasciandoci
soltanto la Bibbia ». In effetti
non abbiamo altre sicurezze da
offrire. Il cemento che ci lega,
la prospettiva che ci unisce è
questa Parola biblica che abbiamo imparato ad ascoltare, a discutere e ad amare dalla Scuola
Domenicale, al Catechismo, alle
riunioni di quartiere, ai culti.
Questa Parola che ci mette in
crisi e ci risolleva, che vorremmo a volte forse respingere per
il suo radicalismo eccessivo ma
di cui abbiamo timore a disfarci
perché rappresenta pur sempre
l’ultima speranza che abbiamo,
questa Parola che percorre tutta
la lunga storia del Maidismo fin
dalle origini.
A Lione, alla fine del XII secolo, Valdo fa tradurre in linguaggio popolare le parti essenziali della Bibbia gelosamente tenuta sotto chiave dal clero. Gli
scritti del Valdispio antico si richiamano tutti alla Scrittura,
così la Nobla Leygon dei Barba
del 1400 ci ricorda che « ...si notis
voulons aimer Christ et savoir sa
Giuseppe Platone
(contìnua a pag. 6)
esiste e che si tratta non di una
organizzazione criminale che ha
le sue radici in Sicilia e le sue
ramificazioni in ogni parte del
mondo, ma di criminalità comune diffusa ovunque'.
Il giudizio di Dio
Dobbiamo annunziare che, olti'e la giustizia degli uomini, c’è
la giustizia di Dio. Colui che ha
detto: « Non uccidere » è anche
Colui che entra nella storia e
dichiara che chiederà conto della vita dell’uomo, alla mano dell’uomo (Genesi 9: 5).
Se gli uomini avessero timore
di Dio, cioè non paura del suo
giudizio, ma amore, rispetto, sottomissione alla sua volontà di
amore e di redenzione, non _ si
commetterebbero tante iniquità
e tanti delitti. Occorre perciò richiamare la coscienza del nostro
popolo, afflitto da tanti mali, alla fede, ma alla vera fede in
Gesù Cristo, sul fondamento del. l'Evangelo.
Spesso infatti al posto della
fede che sola può redimere l’uomo, c’è solo una grossolana superstizione incapace di operare
un vero rinnovamento delle coscienze e un cambiamento della
r'ita.
Abbiamo fiducia che l’ora che
attraversiamo, così piena di
eventi che maturano dolorosamente, sia l'occasione propizia
non solo per un profondo rinnovamento politico, ma anche
leligioso, se è vero che anche la
Chiesa Romana che finora aveva
taciuto, ora parla con forza e
coraggio, contro quella mafia,
nella cui lotta noi evangelici di
Palermo siamo impegnati da un
\entennio e ci sentiamo uniti,
oggi più che mai, con tutte le
forze politiche e religiose della
città.
Pietro V. Panasela
2
2 fede e cultura
1 ottobre 1982
TRA LE PUBBLICAZIONI DELLE EDIZIONI PAOLINE
La Bibbia a fumetti
A colloquio con i lettori
Veramente di grande interesse e suggestione — e non solo
per ragazzi — questa «Storia
Sacra tutta a immagini », che le
Edizioni Paoline pubblicano in 3
volumi (sarebbe più esatto dire
tre « albi ») per un totale di
761 pagine e molte migliaia di
disegni, tutti a colorii
Si tratta in pratica di una lunga collana di storie o episodi,
ognimo dei quali con un senso
compiuto, cadenzati su una estensione di tre-quattro pagine al
massimo; strutturati tuttavia entro un racconto semplice e continuo.
I limiti per così dire fisiologici del « medium-fumetto » non
tolgono nulla alla forza espressiva dell’opera e non impediscono che il messaggio biblico arrivi in modo convincente, persuasivo e sostanzioso. Ciò grazie a
delle immagini molto belle, essenziali, di taglio cinematografico e ad un testo preciso, semplice, comprensibile; capaci insieme di suscitare autentiche emozioni e soprattutto di trasmettere fedelmente il messaggio. Il
libro è tradotto daH'americano
( « The Comic Stripe-Bible », ed.
David C. Cook Publishing). L’editore italiano non precisa qual
è la matrice denominazionale
dell’opera. Personalmente, in .seguito ad una superficiale analisi
letteraria del testo e dell’immagine, mi sentirei di scommettere per una « mano » protestante, sulla base di una serie
di elementi; una forte « passione biblica » che percorre tutto il
libro; il fatto che due terzi di
esso siano dedicati all’Antico
Testamento, mentre più della
metà del volume sul Nuovo tratta della chiesa nascente (Atti,
Epistole); l’estrema sobrietà con
la quale vengono delineati alcuni personaggi, tradizionali « cavalli di battaglia » cattolico-romani (Maria, Pietro); lo spazio
preminente riservato alla figura
e alla predicazione di Paolo; il
fatto che l’Antico Testamento
presenti una breve appendice
sugli apocrifi, illustrata da un
altro disegnatore e con un testo
stilisticamente ben diverso dal
resto, nel quale non si stenta a
rilevare una evidentissima impostazione cattolica (per il linguaggio, le argomentazioni, ecc.).
Se effettivamente si tratta di
un’opera protestante, l’editore
italiano avrebbe fatto bene a
renderlo noto, mettendo tra l’altro in luce i propri meriti di
apertura culturale, alTintemo di
una simpatica iniziativa ecumenica.
Se invece questa ipotesi fosse
errata, vi sarebbe ancor più da
rallegrarsi per la solidissima
« coscienza biblica » raggiunta
dal cattolicesimo americano.
Simboli
di fede
Nel campo del sempre necessario aggiornamento rispetto alle attuali espressioni e tendenze
della teologia cattolica, una particolare attenzione merita una
recente « Teologia simbolica »
francese
Partendo dal presupposto che
l’uso dei simboli per esprimere
Tesperienza poetica o spirituale
risale alle origini del linguaggio,
sulla scia degli psicanalisti (specialmente C. G. Jung) l’autore intende ricercare il senso nascosto
delle raffigurazioni, dei miti e
dei riti sotto i quali si esprimono simbolicamente tanti significati profondi nel campo della
rivelazione cristiana. La prima
parte del libro analizza le strutture simboliche e definisce il significato dell’attività simbolica.
La seconda parte presenta una
descrizione simbolica della ricerca di Dio, esplorando i vari
aspetti della vita spirituale descritta dai mistici. La terza parte infine mette a fuoco la funzione dei simboli quali strumenti della vita di grazia.
L’opera, anche se di non facile
lettura, offre degli stimoli interessanti e si propone per la sua
novità nel campo della cultura
teologica.
Apocrifi
Con un breve saggio storico®
— che è anche e soprattutto una
EDIZIONI CLAUDIANA
Nella « Piccola Collana Moderna » esce il n. 43 :
a cura della Commissione del Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste, pp. 144, L. 4.600
I matrimoni interconfessionali
tra cattolici ed evangelici
I « matrimoni misti » ; dietro le complesse terminologie giuridiche e le « dispense » ecclesiastiche, un problema umano che interessa un numero crescente di famiglie. E’ giustificato il « diritto di
opzione » che la Chiesa cattolica continua tenacemente a porre sui
nascituri esigendo, con le « cauzioni », un impegno preventivo al
battesimo e all’educazione cattolica degli eventuali figli?
Un matrimonio misto nel tempio evangelico con l’assenso della
Chiesa cattolica, un tempo impensabile, è oggi possibile. Ma è accettabile che ciò avvenga alle condizioni imposte dall’autorità cattolica— sempre relative ai figli — e quasi si trattasse di un rito
cattolico celebrato per « delega »?
Quali progressi sono stati fatti nella legislazione delle Chiese
e nella prassi di questi ultimi dieci anni in questo che è giustamente considerato il « banco di prova » della reale volontà ecumenica?
La Commissione del Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste
presenta ora il primo risultato del suo lavoro che intende tornire
un inquadramento storico e teologico del problema, esaminando
m particolare la normativa vigente delle Chiese cattolica e valdesemetodista, la prassi seguita nell’ultimo decennio e i tentativi di
superamento dell’attuale situazione di stallo.
II cammino necessario per risolvere questo problema ed eliminare le sofferenze che ingenera nei singoli è certo ancora lungo e
difficile ; ma un primo passo determinante può essere costituito
dal conoscere i suoi termini essenziali. E’ quel che si propone questo volumetto.
CLAUDIANA - Via Pr. Tommaso 1 - 10125 Torino - c.c.p. 20780102.
nutrita antologia ragionata di
testi dell’epoca, ordinati per argomenti — si intende « far conoscere l’idea popolare che i cristiani, vissuti un secolo dopo
Cristo, si erano fatta delle origini della loro chiesa ». Ci si propone in sostanza una rivalutazione degli apocrifi in quanto, a
modo loro e pur incorrendo talora in clamorosi errori teologici, essi sono pur stati dei « propagatori del cristianesimo »: il
che in un certo senso è vero, come è vero che in ogni caso meritano di essere conosciuti.
Per parte nostra vogliamo osservare che molti degli apocrifi,
messi all’indice e cacciati per
così dire dalla porta, hanno finito per rientrare dalla finestra;
tale è il caso ad esempio degli
autori che, con le loro opere,
hanno alimentato numerose costruzioni teologiche posteriori
della Chiesa romana, prima fra
tutte quella concernente ia figura e il ruolo di Maria, intorno
alla quale è ben nota l’estrema
sobrietà dei testi canonici.
Affrontando l’opera con un
minimo di discernimento e
distacco critico, possiamo dire
di trovarci di fronte ad una lettura interessante e per certi versi
perfino piacevole.
Aurelio Penna
^ Storia Sacra tutta a immagini. 3
voli., pp. 761, L. 14.000.
® C.A. Bernard, 1981, pp. 447, L
20.000.
® B. Bagatti, La chiesa primitiva
apocrifa del II secolo, 1981 pp. 114
L. 7.000.
DISARMO
UNILATERALE
Caro direttore,
mi ha procurato grande gioia conoscere il testo dell'OdG sinodale sulla
pace nella sua redazione definitiva (La
Luce 31.8). Esso meritava forse un risalto maggiore sul nostro settimanale,
dato il suo evidente carattere di svolta.
Mi riferisco in particolare all'affermazione, netta e senza equivoci, del disarmo unilaterale come « sola possibile
apportatrice di risultati concreti ».
Mi riconosco pienamente in questa
affermazione, grato agli estensori e al
Sinodo che l’ha approvata.
Detto questo, saremo capaci di sviluppare tutte le conseguenze pratiche
di ciò che viene detto in questa risoluzione? Sapremo ricuperare il » colpevole ritardo », o lo lasceremo ancora
aumentare?
Dire che siamo per il disarmo unilaterale (nella speranza, certo, che lo
facciano anche gli altri), che siamo
contro i nuovi missili nucleari a Comiso e che esprimiamo fondate preoccupazioni per le centrali nucleari che
sorgeranno nel nostro paese, questo
basterebbe a darci tutto un programma
di lavoro per i prossimi dieci anni almeno: nella testimonianza e nel lavoro politico, nell’evangelizzazione, nella
catechesi e perfino nella cura d’anime.
Dire queste cose, infatti, significa
uscire dal vecchio pregiudizio (credo
ancora abbastanza radicato tra noi) che
la chiesa possa solo trasformare la
mentalità degli individui, e che le strutture della nostra società siano invece
immutabili e comunque non di sua
competenza.
Quando, molti anni fa, lo scrittore
Cassola era tra i pochi a parlare di
disarmo unilaterale, lo trattavano da
pazzo. Oggi, questo OdG sinodale ha
dato a me e credo a molti altri nuovo
A PROPOSITO DI OMOSESSUALITÀ’
Svista sconcertante
Solo ora vengo a conoscenza
della pagina pubblicata da La
Luce del 30.7.1982 sul tema Omosessualità e fede cristiana, in
cui viene riportato un documento « approvato all’unanimità »
dalla Assemblea della TE"V del
10.7.1982, come risulta dalla circolare della stessa TE"U in data
15.7.1982. Dal documento risulta
che secondo « l’eminente teologo Karl Barth » la omosessualità « può avere la sua bellezza
particolare, la sua spiritualità e
persino la sua santità ». La citazione è riportata dalla prefazione di Paolo Ricca al libro pubblicato dalla Claudiana nel 1976:
Omosessualità e coscienza cristiana, p. 25. L’attribuzione a
Barth di una affermazione di
questo tipo mi è subito apparsa
incredibilmente assurda. Sono
andato a controllare il testo originale tedesco (Dog. III/A/184 s.)
e la traduzione francese (Dog.
15/171 s.).
Barth prende in considerazione le tendenze all’eremitaggio
(Einsiedelei) maschile o femminile, gli Ordini (religiosi o profani), i chiostri di uomini o di
donne, inierpretandoli come volontà di vivere per se stessi, invece che in comunione dell’uomo con la donna e della donna
con l’uomo: valuta queste tendenze come « disubbidienza » alla volontà di Dio. Ritiene che
questi fenomeni di isolamento
« disumano » possano costituire
i primi passi nella direzione della « malattia chiamata omosessualità », che segna « l’apparizione della perversione, della decadenza, dello sfacelo che si manifesta quando l’uomo non vuole
riconoscere la validità del comandamento di Dio » in materia.
L’omosessualità è « un’ultima
conseguenza » di un disconoscimento di Dio, che porta al di
sconoscimento dell’uomo, cioè a
una essenziale disumanità, realizzata in una mascolinità senza
la donna e in una femminilità
senza l’uomo. Quindi l’etica cristiana deve con decisione mettere in guardia dalla tentazione
di percorrere una via la cui triste conclusione può essere la
omosessualità, ma che « nei suoi
inizi » (cioè nella beata solitudo
dell’eremitaggio e del chiostro)
« può essere circondata da uno
splendore di particolare bellezza
e di svariata spiritualità, persino da un profumo di santità ».
Bisogna quindi che il comandamento di Dio sia conosciuto
e inculcato con chiarezza sin dall’inizio: « la vera e propria perversione, la decadenza originaria e il vero sfacelo si producono dove l’uomo non vuole più
vedere l’uomo dell’altro sesso,
cioè la figura originaria del proprio prossimo, non vuole più essere messo in questione da lui,
non vuole più essere responsabile nei suoi confronti, ma vuole essere uomo per se stesso —
come uomo sovrano o come donna sovrana —, essere contento
di sé, godere di se stesso e bastare a se stesso... Il comandamento di Dio gli rivela... che egli
può essere autenticamente uomo soltanto come uomo con la
donna, soltanto come donna con
l’uomo. Nella misura in cui egli
consente a questa scoperta,
non può aver luogo in lui nessuna specie di sottile o grossolana
omosessualità ».
E’ alquanto sconcertante che
una trssemblea di credenti voti
all’unanimità, senza controlli, e
pubblichi un documento dichiarativo basato sulla citazione di
una svista certo piuttosto massiccia.
V. Subilia
fiato e coraggio.
Certamente ii Signore ci farà fare dei
passi in direzione opposta a tutte ie
cose (e sono moite) che portano alia
guerra. Per ii resto, speriamo che i
nostri figii possano essere verso di noi
più indulgenti di quanto noi siamo verso la generazione dei nostri genitori.
Con un fraterno saluto,
Saverio Merlo, Torino
PUNTO DI PARTENZA
Cari frateili,
questo è i’anno in cui i Valdesi ricordano la loro adesione aiia Riforma Protestante suggeiiata al Sinodo di Chanforan nel 1532.
Il prossimo è, invece, il quinto centenario della nascita di Lutero.
Le domande che mi pongo, e non
solo io, non sono molto diverse da
quelle che si pone e pone il moderatore della Tavola Valdese G. Bouchard
nella sua predicazione a Chanforan il
22 agosto (La Luce n. 37).
Cioè: Chanforan risponde ancora ai
problemi di oggi? Possiamo limitarci a
ripetere soltanto le decisioni di Chanforan, quelle dei riformatori del XVI
secolo d. C.?
lo credo che è giunto il tempo che
noi protestanti si rifletta più a fondo
sul modo in cui vediamo e ci rapportiamo alla Riforma Protestante.
Non sono quindi d’accordo con chi
eventualmente la vede essenzialmente
come un punto di arrivo. Se ci definiamo protestanti più che mai dobbiamo
viverne lo spirito: l’idea che la cristianità, la Chiesa, noi dobbiamo continuamente ravvederci, riformarci alla luce
della Parola di Dio.
E questo significa saper predicare e
vivere oggi il Vangelo: nella nostra epoca!
Cogliere quello che Dio intende dirci, camminare verso la terra che oggi
ci indica, cosi come Abramo seguì
l’indicazione di Dio per lui.
lo credo che più che mai c’è il rischio di fare della Riforma la nostra
« tradizione ».
In questo senso auspico tanto che
sulle pagine del nostro giornale si apra
un dibattito.
Dibattito che inizi un discorso organico sul senso di essere oggi protestanti, e di esserlo in Italia, nel XX
secolo d. C.
Perché, p. es., non siano solo parole, seppure impeccabili, quelle del ■ Documento suH’Ecumenismo ». Anche in
questo senso non si farà molto di più
mentre c'è un mondo che non può credere e noi cristiani dobbiamo davvero
ravvederci confessandoci.
Scusatemi per la lunghezza.
Tiziano Stefanelli, Prato
OMOSESSUALITÀ’
t
Caro direttore,
nel leggere in « La Luce » la lettera
di Paolo Russo, un ex omosessuale, ho
sentito un soffio di aria fresca che ha
fugato, in parte, lo sbigottimento che
ho provato durante questi ultimi mesi, nel leggere tutte le lettere e
tutti gli articoli che non solo hanno
tentato di giustificare l’omosessualità
ma anche di farla riconoscere come
una parte della natura umana, e quindi, di poter essere accettata anche dai
credenti.
Il fratello Russo, al quale vanno i
miei più sentiti ringraziamenti, con la
sua coraggiosa lettera ci ha ricordato
che il Vangelo di Cristo è ancora la
potenza di Dio per la salvezza totale
degli uomini e che in esso, anche oggi,
vi è liberazione dalla potenza di tutti i
nostri peccati, non esclusa l’omosessualità.
Riconosciamo umilmente di essere
stati impegnati nella teologia e nelle
parole piuttosto che nella ricerca della
potenza del Vangelo che trasforma la
vita dell’uomo, rendendolo veramente
una nuova creatura in Cristo Gesù.
Sicuramente è tempo per la Chiesa
Valdese di riscoprire i principi della
Riforma e invece di discutere continuamente, di inginocchiarsi e pregare affinché la potenza di Dio invada nuovamente i suoi fedeli e renda ancora il
Vangelo l’unico, insostituibile strumento di liberazione dai peccati e dai vizi,
includendo l’omosessualità.
Gianpaolo Bizzari, Roma
3
fede e cultura 3
1 ottobre 1982
CONGRESSO INTERNAZIONALE DI STUDI CALVINIANI PER LA PORTA STRETTA DELLA COERENZA
Calvino custode
della chiesa ginevrina
Calvinus Ecclesiae Genevensis
Custos. Questo il tema conduttore del « Congresso internazionale di studi calviniani » che ha
avuto luogo a Ginevra dal 6 al
9 settembre con la partecipazione di un centinaio di studiosi
di Calvino e della Riforma protestante del XVI secolo.
Quella dei congressi calviniani
è una tradizione ormai ben affermata che risale già agli inizi del
secolo ma che recentemente è
andata assumendo sempre più
regolarità. L’ultimo congresso aveva avuto luogo ad Amsterdam
nel 1978, e quello precedente a
Francoforte nel 1974. Anche la
dimensione internazionale di tali
congressi è andata via via rafforzandosi quando a partire dal
1974 si costituirono delle conferenze regionali di studi calviniani (America del Nord, Africa, Europa Orientale e Europa Occidentale).
Lo sforzo organizzativo della
Facoltà di teologia di Ginevra, a
cui era stato affidato il compito
di preparare il congresso, è stato indubbiamente notevole. Tra
tutti gli incontri finora svoltisi
quello di Ginevra ha visto la maggiore partecipazione di studiosi
e il più ampio ventaglio di comunicazioni.
Le relazioni
Ha aperto il congresso uno
studio magistrale del prof. Peter
dell’università di Strasburgo sul
tema « Ginevra nella predicazione di Calvino ». Fra il Calvino
professore e il Calvino uomo di
stato — questa in sintesi la tesi
di Peter — c’è il Calvino predica
tore della Parola e questa è la
chiave di interpretazione per
comprendere il pensiero e l’opera
di Calvino. Il prof. Kingdon dell’università di Madison, USA, ha
trattato il tema « Calvino e il
cambiamento di politica della
città di Ginevra », un contributo
che è servito a mettere in luce
il contributo sociale e politico
dato da Calvino allo sviluppo politico della città. Il Dr. Koch di
Lipsia, DDR, si è soffermato sul
tema « Calvino, le chiese estere e
come un riformatore interviene
nella vita di una chiesa che non
è la sua ». Una presentazione oltremodo istruttiva e di altissima
attualità ecumenica. Molto ben
documentato è stato lo studio
del Dr. Saxer di Dubendorf, Svizzera, che ha presentato una aggiornata rassegna delle ricerche
calviniane dal 1974 al 1982. Vi è
chiaramente un rinnovato interesse per il pensiero e l’opera di
Calvino. Chiaro, anche se privo
di particolare originalità, il contributo del prof. Leith di Richmond, USA, sulla « Struttura della teologia di Calvino ».
Alcune critiche
Il congresso è stato arricchito da un numero — a detta di
molti congressisti — troppo ingente di seminari su temi specifici e molto particolari. Da « Rapporti tra Calvino e la confessione
d’Ashurgo » agli « Influssi di Calvino sui puritani inglesi », dalla
« Questione del Nicodemismo »
al « Ruolo dei Padri nell’esegesi
di Calvino ». Quésto ha significato spesso per i partecipanti
fare scelte assai penose dato che
i seminari avevano luogo simultaneamente. In questo, forse, gli
organizzatori hanno peccato della tipica « accidia accademica »!
È spiaciuto notare che né i seminari né le comunicazioni al congresso abbiano tenuto conto del
rapporto, ancora tutto da chiarire, tra Calvino e gli altri riformatori svizzeri; non solo Zwinglio,
ma anche Ecolampadio, Haller,
Vadiano. È stata forse un’occasione mancata se si tiene conto
che il congresso aveva luogo proprio in Svizzera. Sarebbe infine
stato auspicabile che nell’anno
centenario dell’adesione del movimento valdese alla Riforma uno studio sui rapporti tra la prima e la seconda riforma figurasse tra i temi del congresso.
Nuova edizione
di tutti gli scritti
Infine il congresso si è occupato della questione della preparazione della nuova edizione delle opere di Calvino. Come è noto
l’Opera Omnia contenuta nel Corpus Reformatorum non corrisponde più ai criteri odierni di
scientificità. Il congresso ha nominato una commissione internazionale incaricata di reperire
i fondi e di iniziare il lavoro editoriale in vista della pubblicazione della Editio Secunda.
Nel complesso quindi un congresso ben riuscito che è servito
a fare il punto sull’attuale situazione della ricerca calviniana ed
ha espresso alcuni temi su cui
dovrebbe concentrarsi l’attenzione degli studiosi nei prossimi
anni.
Emidio Campi
Pio IX non era rimbambito
La « Luce » del 20 agosto a
completamento della recensione
di Eugenio Rivoir al libro di
Augusto Bernhardt Hasler sulla
infallibilità papale e il Concilio
Vaticano 1 che comparirà presto
in italiano presso la Claudiana,
ne riporta le pagine 91-94, proprio quelle pagine in cui si giustifica con forza l’intransigente
dogmatismo di Pio IX con la sua
tarda età che gli impediva di essere padrone di sé.
A me sembra che Pio IX fino
agli ultimi giorni della sua vita
che è stata abbastanza lunga,
abbia sempre mantenuta una
graiide lucidità di mente che si
è sempre espressa con una grande coerenza, come ne fanno fede
i discorsi che furono raccolti in
quattro volumi dal De Franciscis, stenografo del papa, clje lo
stesso papa faceva stare dietro
un cortinaggio nella sala del trono dui-ante i ricevimenti. Né si
può parlare nemmeno della
mancanza di un adeguato equilibrio psichico che gli avrebbe
impedito, come sostiene Carlo
Falconi, di preservare la sua fede personale sincera e profonda dal fanatismo manicheo e
crociatesco e dal masochismo
ascetico. L’epilessia che lo colpì
in età giovanile c da cui si guarirà attraverso un’intensa terapia non inciderà allatto sul suo
carattere.
In un suo famoso saggio edito da Laterza nel 1928 e che a
suo tempo ha fatto testo, il grande storico Antonio Monti ha ridimensionato l’uomo che era
stato mitizzato da una ingenua
fede popolare. Fra l’altro smentiva la sua instabilità di carattere do-vuta ad una grave malattia. « Io non credo — affermava
il Monti — che in Pio IX si possano riconoscere le caratteristiche dell'uomo suggestionabile,
anzi sono convinto che si ingannerebbe chi con un'argomentazione che può sembrare assai
facile ed attraente, ma che è una
realtà piena di insidie, volesse
dedurre dalla grave malattia
sofferta una instabilità del carattere di Pio IX, giudicando
per instabilità il contrasto fra
la sua condotta degli anni 1846-48
e quella degli anni posteriori.
Sarebbe un errore perché lo
smentirebbe la ferrea coerenza
che dal 29 aprile alla morte dominò la sua condotta, tenendolo
sempre uguale a se stesso e sempre fedele alla linea di azione
propostasi e inducendolo anzi a
segnare a sé e al suoi successori
una via politica di fronte allalegge delle Guarentigie che anche oggi il papato ritiene come
la migliore ».
Monti scriveva così nel ’28.
Ormai le Guarentigie non esistono più, da oltre un cinquantennio. La vera via migliore serviva a preparare il Concordato.
Pei quanto attiene alla coerenza di Pio IX citiamo un paio
di brani da suoi discorsi. Nel
1870 a proposito della ricorrenza della Lega Lombarda diceva:
« Sorse allora una Setta, nera
di nome e più nera di fatti, e
si sparse nel paese, penetrando
adagio adagio in molti luoghi
(la Carboneria). Più tardi un’al
Fausto Salvoni
DIBATTITI
tra ne comparve, che volle chiamarsi giovane; ma in verità era
vecchia nella notizia e nella iniquità, A queste due altre ancora
ne tennero dietro, ma tutte alla
più portarono le loro acque torbide e dannose alla vasta palude massonica ». Oueste sette naturalmente erano quelle che avevano maggiormente contribuito
a disgregare quei valori universali sui quali fino allora si era
basato l’ordinamento civile d'Italia.
Nella allocuzione ai caidinali
del 12 marzo 1877, ad un anno
dalla morte, con animo affranto, così si esprimeva: « Corre
già il settimo anno dacché un
governo usurpatore, calpestando
ogni diritto divino ed umano, in
aiuto alla fede dei più solenni
trattati ed abusando dell'infortunio di una generosa nazione,
occupò a mano armata tutto il
resto delle nostre provincie, ed
invase questa Santa Città riempiendo di lutto con la consumazione di un’opera così iniqua la
Chiesa Universale ».
Chi volesse prendersi la briga
di spigolare nei quattro volumi
del De Franciscis rimarrebbe
colpito dal rigore logico che dc>
mina dal primo all'ultimo di.scorso. Altro che squilibrio logico o rimbambimento senile!
Con il dogma deH’infallibilità
papale, che è al vertice dell’esperienza politica-ecclesiastica di
Pio IX, si è voluto ribadire in
modo netto e deciso la definitiva inconciliabilità con la civiltà
moderna.
Armando Barone
L’il settembre 1982 è mancato
a Milano all’età di 75 anni il prof.
Fausto Salvoni, strappato alla
sua esistenza laboriosa da un rnaÌe che da alcuni anni compiva
la sua opera distruttrice e contro
cui aveva lottato con non comune forza d’animo e serenità di
spirito.
Era nato nel 1907 a Rudiano,
in provincia di Brescia. Diventato sacerdote, aveva ultimato i
suoi studi nell’Istituto Biblico dei
gesuiti a Roma ed era passato
ad insegnare nei seminari. Il
campo dei suoi studi fu sin dall’inizio quello delle discipline bibliche e tale doveva restare per
tutto il corso della sua esistenza: lingue orientali, storia, esegesi e teologia dell’Antico e del
Nuovo Testamento. Non si sottrasse ai problemi di coscienza
che non tardò a porgli l’inevitabile confronto con l’essenza dell’evangelo e la natura della chiesa apostolica. L’aspetto più sentito della crisi che andò maturando in lui fu però quello della sua
condizione di sacerdote, che gli
appariva sempre meno compatibile col chiarirsi delle sue idee
sulla ’’evangelicità” e sulla comunità cristiana. La sua non fu
quindi una crisi della fede. La
fede del cristiano rimase, allora
ed in seguito mai insidiata da
dubbi, come rimase del resto intatta la fedeltà alla sua vocazione, anche se doveva essere realizzata in altro modo.
L’approdo alla
Chiesa di Cristo
È del 1950 la decisione di lasciare il sacerdozio. Non erano
più i duri tempi della crisi modernista e nei casi simili a quello
del prof. Salvoni non mancavano
offerte di un accomodamento
vantaggioso, che doveva essere
pagato con la discrezione e la
rinuncia ad uscire del tutto dalla chiesa di Roma. Gli venne offerto un impiego nella redazione
dell’Osservatore Romano. Per lui
si scomodò anche l’arcivescovo
di Milano, il Cardinal Schuster,
in un vano tentativo di trattenerlo. Fausto Salvoni preferì la
sua libertà di studioso e di credente, pagandone l’inevitabile
prezzo; la difficoltà di rifarsi una vita a 43 anni, la dolorosa rottura con la propria famiglia, l’umiliazione del bisogno, che lo
costrinse a svendere la parte più
preziosa della sua biblioteca (libri rari ed anche pregevoli codici orientali).
Dopo qualche anno venne l’approdo alla Chiesa di Cristo, che
dal 1949 era presente in Italia
con i suoi missionari ed ebbe
ben presto in lui il collaboratore
di maggior prestigio nel nostro
paese. Possono averlo attratto a
questo tipo di chiesa di origine
revivalistica, inducendolo a passare sopra ad altri suoi aspetti
che non gli erano certo congeniali, l’accento posto sulla restau
razione di un cristianesimo puramente neotestamentario, l’assenza di strutture istituzionali,
l’immediatezza ed il calore dei
rapporti comunitari e soprattutto l’importanza riconosciuta agli
studi biblici, e quindi la possibilità di potervi continuare proficuamente il suo lavoro di studioso e di docente. A coronamento
di una intensa attività svolta nell’ambito della Chiesa di Cristo in
Italia egli realizzò nel 1972 la
trasformazione della scuola biblica di Milano in una facoltà di
studi biblici, che oggi ha il nome
di « Libera Facoltà Biblica internazionale»: una iniziativa indubbiamente interessante per il proposito che la ispira, che non è
quello di formare predicatori per
le chiese, ma di offrire liberamente e disinteressatamente, cioè
senza pregiudiziali di tipo confessionale e scopi proselitistici,
gli strumenti essenziali di una
organica e moderna cultura biblica.
Le opere
Fausto Salvoni è stato un grande lavoratore ed un fecondo autore di studi sull’Antico e sul
Nuovo Testamento. Le sue ricerche, per l’oggetto ed il modo che
le distinguono, risentono più dell’esigenza di una corretta informazione e di una sintesi orientativa che della preoccupazione
di una approfondita analisi critica. Tra le sue opere le più impegnative e notevoli sono certamente quelle in cui si riflettono
maggiormente i problemi che lo
condussero fuori del cattolicesimo. Esse costituiscono una serie
di sei volumi comparsi tra il
1970 ed il 1977 e raccolti sotto
un comune significativo pre-titolo, « Dal cristianesimo al cattolicesimo » (Da Pietro al Papato,
1970; Strutture della chiesa, ’74;
Confessioni dei peccati, Cena del
Signore, Sacerdozio e ministeri.
Il battesimo, tutti nel 1977). Doveva completare la serie un grosso lavoro in tre volumi dedicato
alla mariologia, di cui solo il primo è stato approntato per la
stampa (dovrebbe uscire in coedizione con la Claudiana).
In questi scritti la ricerca passa daH’amtaito strettamente biblico alla storia, affacciandosi su
ciò che sta immediatamente oltre il Nuovo Testamento per cogliervi la transizione alle forme
del cattolicesimo.
Comunque si voglia valutare
criticamente la produzione di
Fausto Salvoni e per quante contraddizioni si possano trovare
nell’uomo, ci sembra che il tratto caratteristico di questa attiva
e consacrata esistenza sia una
fondamentale coerenza tra la vicenda personale e le scelte fatte
dal cristiano e dallo studioso.
Considerata in questa luce, quella di Fausto Salvoni è stata certamente una testimonianza coraggiosa ed esemplare.
Ugo Gastaldi
Edizione speciale di « Protestantesimo »
Fedeli nei secoli
LUNEDI’ 4 OTTOBRE
Seconda rete ■ ore 22.40 circa
La rubrica curata dalla Federazione delle Chiese Evangeliche per la TV presenta eccezionalmente l’edizione televisiva
del film sulla storia valdese recuperato dopo molti dalla
Società di Studi Valdesi, girato alle Valli negli anni ’20.
Il film costituisce un interessantissimo documento che
permette di valutare la visione che avevano di sé e della loro
storia i Valdesi di 60 anni fa. Presentato in prima visione
durante il Sinodo nel tempio di Torre Pellice, il film verrà
proiettato integralmente nelle sue parti storiche preceduto
e seguito da un’introduzione e da un breve commento.
4
^ vita delle chiese
1 ottobre 1982
SOCIETÀ’ DI STUDI VALDESI
Il CIRCUITO
Le iniziative dell’estate Presenti alia mostra
Di alcune iniziative che la nostra Società ha realizzato nel
corso della scorsa estate, già è
stato riferito sul giornale: Convegno Storico, seduta annuale,
conferenza del prof. Rochat,
proiezione del film del 1924, passeggiata storica, giornata di
Chanforan il 12 settembre.
Vorremmo aggiungere, per
più completa documentazione, le
due Mostre organizzate nel mese
di luglio ed agosto. Nel primo
caso si è trattato di una partecipazione alla Mostra dell’Artigianato organizzata dal Comune di Torre Pellice e dalla Comunità Montana Val Pellice.
La Società ha allestito una sala, presentando oggetti di artigianato, di proprietà del nostro
Museo, unitamente ad una ricerca documentaria su tre oggetti di uso comune: il rastrello, il cestino, la paletta di legno.
Il visitatore era messo in condizione di comprendere il lavoro
dell’artigiano da una ricca do
cumentazione fotografica e dall’oggetto nelle sue diverse fasi
di lavorazione. Un succinto catalogo (il n. 4 dei quaderni della
S.S.V.) illustrato ed accompagnato da una breve introduzione sul tema permetteva di utilizzare al massimo la visita.
Piena e volenterosa la collaborazione da parte di un gruppo
di studenti del Collegio Valdese,
sotto la guida del prof. Pizzo,
il grosso del lavoro è stato condotto però da Marco De Pettini e Renato Bertot cui va il nostro ringraziamento. La nostra
sala ha suscitato molto interesse in tutti i visitatori e approvazione anche da parte di coloro che avevano riserve critiche
sull’insieme de’la manifestazione. Di altro genere fu invece la
Mostra allestita nei locali del
Collegio Valdese, gentilmente
concessoci, sui Valdesi e la Riforma, nel quadro delle manifestazioni del Centenario.
Come quella dello scorso an
no aveva intenti chiaramente divulgativi e non presentava di
conseguenza documenti inediti o
scoperte.
Particolare cura è stata data
naturalmente alla Bibbia di Olivetano con l’esposizione delle
due prime edizioni e di altro
materiale documentario. I visitatori, non moltissimi, che hanno dedicato qualche momento
alla visita ne hanno ricavato una indubbia utilità.
Anche per questa mostra il
ringraziamento è d’obbligo a tutti coloro che vi hanno lavorato,
in particolare ringraziamo il pastore C. Gysin di Basilea, il sig.
Jacques Picot di Ginevra, il pastore René Péter-Contesse bibliotecario della Biblioteca dei Pastori di Neuchâtel ed i professori Peter e Roussel che hanno
procurato, spesso gratuitamente, il materiale documentario che
non eravamo in grado di reperire nelle nostre Biblioteche.
G. T.
ALLE VALLI VALDESI
PINEROLO — Le comunità
del II Circuito hanno partecipato alla rassegna dell’artigianato
pinerolese con due iniziative.
E’ stata presentata la stampa
protestante essenzialmente con
le pubblicazioni della Claudiana
ed è stata preparata una serata.
Lo stand dei libri è stato attrezzato con alcuni pannelli che illustravano il tema del valdismo
medioevale e il sinodo di Chanforan, con una serie di fotografie di antiche stampe e due disegni che evidenziavano questi
due momenti della nostra storia : le figure dei barba a rappresentare il movimento valdese e
il profilo stilizzato del monumento di Chanforan a sottolineare
la svolta del valdismo. La sequenza delle stampe illustrava
visivamente il passaggio dalla
clandestinità del movimento valdese alla predicazione pubblica.
Le pubblicazioni presentate
hanno suscitato un buon interesse nel pubblico, interesse che a
nostro avviso dovrà essere assicurato in futuro, infatti la diffusione del pensiero protestante
può trovare anche in sedi come
questa un terreno propizio.
Pomeriggio alla Gianavella
Domenica 19 nel pomeriggio
una sessantina di persone si sono ritrovate insieme alla Gianavella anzi alle due Gianavelle, inferiore e superiore, per una simpatica iniziativa dell’Unione femminile di Torre Pellice. Quest’ultima uscendo un po’ dai consueti
binari delle sue attività, ha organizzato un incontro-visita, appunto alle due Gianavelle, coinvolgendo alcuni membri del Comitato Luoghi Storici Valdesi; così
le persone intervenute hanno prima ascoltato una succinta ma
molto chiara esposizione dei fatti storici della Gianavella (e di
Gianavello ovviamente) dal periodo persecutorio all’Emancipazione, poi ci sono stati alcuni
interventi: molto apprezzata la
suddetta esposizione che ha fatto
il M.o Edgardo Paschetto come
pure gli interventi del Dr. Enrico
Gardiol e del sig. Silvio Bertinat.
La parte diremo ufficiale si è conclusa con alcuni canti, fra cui
uno molto significativo noto in
inglese nella versione di Joan
Sabato 2 ottobre
□ TELEPINEROLO
CANALE 56
Alle ore 20.05 va in onda la trasmisSione « Confrontiamoci con l'Evangelo »
(a cura di Marco Ayassot, Franco Davite e Attilio Fornerone).
Domenica 3 ottobre
□ RADIO KOALA
FM 96.700 - 90300 - 93700
Alle ore 12.45: Culto Evangelico a
cura delle Chiese Valdesi del II Circuito.
Lunedì 11 ottobre
□ INCONTRO PASTORALE
Il prossimo incontro pastorale avrà
luogo alla Foresteria Valdese di Torre
Peliice con inizio alle ore 9.
Programma:
— Riflessione Biblica (B. Rostagno) ;
— Tema dei giorno « H. Goliwitzer
Interrogativi sul senso della vita Claudiana
— Programmazione incontri 1982-83:
— Questioni organizzative.
Baetz, Libertà, parola con cui
aveva pure avuto termine il discorso del M.o Paschetto cioè libertà di essere e credere ciò che
si pensa giusto senza subire persecuzioni, deportazioni o al limite
ghettizzazioni. L’Unione offrì poi
il thè, si visitarono i locali delle
due case sia restaurati che da
restaurare, aprendo così un discorso che per finire vorremmo
riportare qui, estendendolo magari agli altri luoghi storici delle
Valli: cioè organizzare durante
dei pic-nic nella bella stagione
delle vere e proprie « Roide » in
cui persone volenterose potrebbero dare una mano al riassetto
e ristrutturazione di posti che
sono in abbandono; questo vale
specialmente per i giovani!
Successo
del bazar
. SAN SECONDO — Il 7 settembre è deceduto il fratello
Aldo Costantino di Pontanavè
all’età di 85 anni. Il funerale è
stato celebrato dal past. Arnaldo Genre che ringraziamo. Esprimiamo ancora alla famiglia il
nostro affetto fraterno.
• Il bazar ha avuto buon esito
per la partecipazione della comunità e di quelle viciniori, pur
avendo cambiato la domenica
(prima di settembre) a causa della nuova data del sinodo.
Ringraziamo quanti hanno collaborato alla preparazione ed alla riuscita di questo pomeriggio.
Solidarietà
cristiana
VUJLASECCA — Fra le tante
manifestazioni di gioia di queste
ultime settimane, la nostra comunità ha vissuto anche momenti di tristezza per la morte
della maestra Elena Viglielmo e
di Luigia Peyronel in Viglielmo.
Ai rispettivi familiari vada la
espressione della solidarietà e
della comunione cristiana della
fede nèlla lesurrezione dei morti in Cristo.
• Invochiamo la consolazione
dell’Iddio vivente sulla famiglia
di Marina e Attilio Gardiol per
la morte della mamma Germana Coutantin.
• Alla sig.ra Wanda BufaloRutigliano la nostra comunità
esprime tutto il proprio affetto
e simpatia cristiana per la perdita del suo papà Ciro Bufalo,
deceduto a Condove all’età di
circa 95 anni.
• Il Concistoro è convocato
per sabato 2 ottobre, ore 20. O.d.G.: Programma attività dell’anno 1982-83. - Varie.
• Domenica 3 ottobre, alle
ore 10.30, Culto con S. Cena. Questa domenica segna l’inizio delle attività 1982-83.
Tutti i bambini della Scuola
dom,enicale e i catecumeni dei
quattro anni sono invitati a parteciparvi accompagnati dai genitori.
La liturgia del culto sarà condotta da un gruppo misto di ragazze e ragazzi.
r DISTRETTO
I membri dei concistori, i responsabili delle attività settoriali, e degli
istituti sono invitati a partecipare
allo
INCONTRO DEI
CONCISTORI
che si terrà domenica 10 ottobre
alle ore 14.30 nella Sala valdese di
San Secondo, per una discussione
sulla situazione delle valli introdotv
ta da tre relazioni:
— Situazione politica e occupazionale (G. Gardiol):
— Situazione delle opere in riferimento alla riforma sanitaria (A.
Taccia):
— Situazione spirituale e rapporti'
ecumenici (G. Tourn).
Chiusura dell'incontro ore 18.
Sulle orme di Fra Dolcino
COSSATO — Sabato mattina
11 settembre, nell'ambito delle
« giornate dolciniane », si è svolta la marcia lungo i sentieri che
la tradizione popolare vuole percorsi dagli Apostolici e dai loro
alleati dalla Val Sesia al monte
Rubello sovrastante Tri vero. Alla sera, a Cossato si è svolto un
dibattito particolarmente ricco
di spunti sulla funzione della
« minoranza » oggi in Italia; alla tavola rotonda sedevano Cavallo, consigliere regionale friulano di DP particolarmente impegnatosi nella battaglia per il
riscatto della lingua e della nazione friulana; Elio Roccarand,
eletto consigliere regionale valdostano per la « Nuova Sinistra »; Sergio Rihet, pastore valdese di Rorà, e Tuvo Burat per
il Centro Studi Dolciniani come
coordinatore. Al dibattito, svoltosi alla biblioteca civica, hanno
partecipato operai, insegnanti,
amministratori pubblici e pretioperai.
Domenica mattina, alla Bocchetta di Margosio, all’aperto,
nei luoghi dell’estrema resistenza dolciniana, si è tenuto un significativo culto evangelico, presieduto dal fratello metodista
Paolo Bensì di Novara, che ha
centrato la lettura della Parola,
la meditazione e le preghiere,
sulla Pace e sulla fraternità nei
confronti dei popoli, quale il Palestinese, oggi vittime di persecuzioni feroci come quella subita dalla comunità dolciniana.
Iniziato col salmo 85 il culto è
proseguito con la lettura e la
meditazione su Michea 3: 9-12
di impressionante attualità, e
Luca 13: 3 ed il canto degli inni
« La parola antica che da Dio
procede », « Forte Rocca » e « Il
Regno tuo, Signor nel mondo
venga ». Alla santa cena, hanno
preso parte anche amici che hanno latto cerchio intoino al gruppo degli evangelici (particolarmente numerosa la comunità
metodista di Vintebbio).
Si è poi saliti al cippo eretto
sulla vetta del monte Mazzaro,
sui ruderi dell’obelisco innalzalo nel 1907 dai tessitori valsesiani e biellesi e poi abbattuto vent’anni dopo dai fascisti (si tratta lorsc dell’unico esempio di
monumento attinente alla riforma religiosa distrutto violentemente durante il regime), dove
si è svolta l’assemblea della Ca
de Studi Dossinian, con interventi di Roccarand in francoprovenzale, di Cavallo in friulano, “di Sergio Franzese in romani cih (lingua zingara) e Burat
in piemontese.
Dopo il pranzo al sacco « con
appoggio » alla cascina del Margosio il pomeriggio si è svolta
una festa montanara con canti,
córente e gighe tra lo scampanio
delle vacche e delle capre, e musiche sonate con viòla dij horgno
(ghironda), flauti e mandolini
da] gruppo di « musica celtica »
dei Refolé di Biella.
T. B.
Il secondo momento della nostra presenza prevedeva l’organizzazione della serata del 3 settembre. Il pastore Franco Davite ha dapprima inquadrato storicamente il movimento valdese,
mettendo a fuoco il senso della
nostra testimonianza oggi dopo
la svolta di Chanforan. E’ stato
quindi proiettato un audiovisivo
dal titolo « S. Germano Chisone, luoghi vicende e personaggi
nella storia dei Valdesi ».
Questo lavoro proposto dal
Museo valdese di S. Germano e
Pramollo, ha presentato la vita
di una comunità dopo il sinodo
di Chanforan attraverso una serie di immagini assai efficaci.
Le Corali del Circuito, dirette
da Claudio Morbo, hanno completato la serata eseguendo alcuni inni e per finire il giuro di Sibaud.
Questa esperienza pubblica delle nostre comunità a Pinerolo è
stata senz’altro positiva e ci auguriamo che II gruppo di lavoro
possa allargarsi in futuro per
dare a questa presenza nella società un senso di autentica partecipazione comunitaria.
NEL TEMPIO DEI
PICAPERE
Culto in
piemontese
BIELLA-PIEDICAVALLO —
Domenica 29 agosto, il tempio
dei picapere di Piedicavallo era
gremito per l’ormai tradizionale
culto in lingua piemontese, presieduto dal pastore Barbio della comunità battista di Valperga
Canavese, con la graditissima
partecipazione della corale di
San Germano Chisone, diretta
dalla sig.a Türk, che già aveva
cantato nel culto nella sala valdese di Biella al mattino. li pastore si è particolarmente soffermato su Matteo 15: 1-9 {Anlora
ceri Scriba e Farisei a son venti
da Gerusalem, e a l'han dì-je:
per cos’alo ch’i tò dissèpol a
trasgredisso la tradission dj'antich?...), dopo che il lettore aveva utilizzato 'L Testament neuv
de Nossegnor Gesù-Crist, tradot
in lingua piemontèisa (Londra
1834), e ha sottolineato come la
Parola di Dio rimanga nel tempo
essenziale punto di riferimento
e faro per la nostra vita.
Sono stati cantati gli inni 136
(Mach Gesù dia soa cesa, l'è l'unich fondator), 14 (Lauda nòstr
gran Signor, làuda ’I Signor ed la
glòria) e 183 (Glòria al pare, glòria al fieul, glòria, glòria a le Spirit Sant); la corale ha infine magistralmente cantato da sola
« El giurament ed Sihaud » pure
in piemontese. Al termine, Camillo Brero, autore delle traduzioni, ha manifestato la gioia di
trovarsi insieme per dì ’t hin nella lingua degli affetti più cari al
cuore; Nello Casale ha portato
i saluti dei valit dia Bursc, dei
montanari della Comunità dell’alta valle del Cervo che proprio
questa primavera aveva organizzato un’indimenticabile visita alle valli valdesi.
Fuori dal tempio, sul minuscolo sagrato che dà sulla via principale del paese, la corale ha ancora intonato canti religiosi e
profani attirando l’attenzione di
un pubblico numeroso e affettuosamente interessato. La giornata
si è chiusa offrendo così una singolare testimonianza di amore
fraterno ne! nome del Signore,
della civiltà alpina che accomuna le valli all’alto biellese e nella gioia di parlare da uomini liberi la lingua dei padri.
5
1 ottobre 1982
vita delle chiese 5
VERSO L’ASSEMBLEA DELLA FEDERAZIONE - 2
UNIONE PREDICATORI LOCALI
Le modifiche alio Statuto Appello ai giovani
,_■ _ ___•_1_c/^ir^liTìO
Tra i temi che verranno più
discussi nella VI Assemblea dell^
pggi — che come è noto si terrà
a Vico Equense dal 29 ottobre al
1« novembre prossimi — vi è la
proposta di modifica allo statuto
della Foei, elaborata dal Consiglio e che è in questi giorni inviata a tutti i delegati.
La scorsa Assemblea discutendo sulla struttura organizzativa
della Fcei aveva chiesto al Consiglio di elaborare una nuova proposta di statuto da discutere ed
eventualmente approvare alla
prossima Assemblea generale della federazione. Il Consiglio fin
dalle sue prime sedute ha affrontato questo compito nominando
al suo interno una commissione,
che ha presentato una prima bozza che poi è stata portata a conoscenza degli esecutivi delle
chiese membro, della Fgei e della
Fdei. Raccolte poi le osservazioni
il Consiglio ha poi approvato la
propostà definitiva che è ora al
vaglio dei delegati.
Ma vediamone le novità principali.
Composizione
deH’assemblea
Per evitare che ogniqualvolta
una nuova chiesa o unione di
chiese entra a far parte della federazione si debba procedere ad
una modifica del numero dei delegati all'assemblea e a una modifica statutaria (come è avvenuto a Torre Pellice accogliendo le
Chiese Libere) la nuova proposta
di statuto stabilisce che l’assemblea generale della Fcei sia composta da delegati delle chiese,
membri effettivi, nel seguente numero: 2 delegati fino a 500 membri, 5 delegati fino a 1.500 membri,
10 delegati fino a 2.500 membri,
Nuovo telefono
20 delegati fino a 5.000 membri,
30 delegati fino a 10.000 membri,
40 delegati oltre 10.000 membri.
Stabilisce inoltre che ogni chiesa aderente sia presente con due
delegati con voce deliberativa,
analogamente alla Fgei e alla
Fdei, e che le Federazioni regionali siano presenti con un delegato con voce deliberativa.
Secondo una prassi già adottata nelle ultime assemblee si
propone inoltre che gli invitati
rappresentanti di chiese non
membri della federazione abbiano voce consultiva nell’assemblea. Ciò al fine di consentire a
queste chiese di conoscere direttamente il dibattito assembleare
e di consentire alla assemblea
di acquisire valutazioni provenienti da' tutti i settori dell’evangelismo italiano.
Federazioni regionali
La nuova proposta di statuto
regolamenta anche la costituzione delle Federazioni regionali che
possono essere costituite « al fine
di coordinare la evangelizzazione, la testinwnianza e il servizio »
delle chiese membro della federazione nell’ambito di una o più
regioni italiane.
Gli statuti di queste federazioni non debbono essere in contrasto con lo statuto della Fcei e
le stesse devono essere riconosciute dal consiglio della Fcei
per poter inviare il loro delegato
all’Assemblea generale.
Compiti del consiglio
Secondo quanto deliberato dalla assemblea di Torre tra i compiti vi è ora quello di predisporre i bilanci preventivi annuali
« d’intesa » con le chiese membro e quello di sottoporre ai revisori annualmente il conto consuntivo.
Il Consiglio assume inoltre piena responsabilità dei servizi del
* 1 ' f J? _ t Í-* 4-^ 1 ^ yf TTTT/A
dalità di funzionamento ».
Rapporti con le chiese
Tra le novità proposte vi è
quella di una riunione annuale
tra il Consiglio della Fcei e i rap,presentanti delle chiese membro,
delle Federazioni regionali, della
Fgei e della Fdei per la « consultazione sui problemi di comune
interesse ».
Si tratta qui della proposta
di un vero e proprio « stato generale » dell’evangelismo federato che sarà quanto mai utile non
solo per chiarire eventuali incomprensioni ma soprattutto per programmare il lavoro comune.
Fgei e Fdei
Secondo la richiesta della Fgei,
questi organismi non vengono
più considerati « organismi settoriali » ma semplicemente organizzazioni con le quali la Fcei
« mantiene rapporti di fraterna
collaborazione » superando così
i contrasti con lo statuto della
Fcei. .
Queste in sintesi le principali
modifiche che come si può vedere hanno il solo scopo di rendere
più funzionale l’attività della federazione sia per quanto riguarda i meccanismi interni (rapporto Consiglio-servizi) sia per quanto riguarda i rapporti con le chiese membro.
Di tutto questo si discuterà nel
corso di una sola serata dell’Assemblea di Vico Equense. E’ dunque opportuno che i delegati che
hanno osservazioni alla proposta
di modifica dello statuto le facciano per iscrìtto già all’inizio
dell’Assemblea e che queste vengano sottoposte ad una apposita
commissione tecnica che -verrà
eletta dall’Assemblea all’inizio, in
modo che la discussione avvenga principalmente sui problemi
più importanti sollevati dalle
proposte di modifica.
Giorgio Gardiol
Anche quest’anno i predicatori
locali hanno avuto un incontro
informale in coincidenza con il
Sinodo, come era stato richiesto
dalTassemblea generale.
Non potevano ovviamente essere prese decisioni di sorta, tuttavia rincontro è stato rnolto
utile sia per uno scambio di vedute sul piano di lavoro che la
commissione dovrà attuare, sia
per uno scambio di esperienze
tra predicatori che provenivano
da realtà geografiche e sociali tra
loro molto diversificate.
È stato distribuito ai presenti,
e verrà inviato agli assenti, un
elenco di aggiornamento di libri
di non eccessivo costo, utili alla
preparazione storico - esegetica
degli interessati. L’elenco è accompagnato da brevi note indicative del contenuto di ogni testo onde facilitarne la scelta.
È stata presa .-«in visione una
bibliografia vasta e circostanziata, preparata ed inviataci dalla
« Commissione Studi » che, appena stampata, verrà messa a
disposizione dei predicatori e che
fornirà loro uno strumento di
consultazione per ampliare le lo
ro ricerche nelle varie discipline
teologiche.
Sono stati affrontati vari temi,
tra i quali l’utilizzazione delle finanze, l’argomento di studio da
trattare nella prossima assemblea, ecc.
Anche questa volta è stato posto l’accento sul problema che
i predicatori sentono particolarmente come proprio e che viene
sempre affrontato sia nelle Assemblee generali che negli incontri informali. Il problema del
modo di riuscire a stimolare il
maggior numero possibile di gio.vani perché vedano nella predicazione lo sbocco naturale del loro impegno di credenti e vi si
preparino adeguatamente. A questo proposito sono emerse alcune indicazioni pratiche; ad esempio quella di sensibilizzare Consigli di chiesa e Concistori affinché incoraggino maggiormente ì
giovani ad avviarsi sulla strada
della predicazione, e quella di
invitare le comunità a tenere durante l’anno alcune predicazioni
specifiche sul tema.
Èva Rostain
CORRISPONDENZE
Saluto ai Manocchio
CARRARA — La sorella più anziana della nostra comunità, Emma Puccìarelli, di Marina di Massa, ha festeggiato il suo 90" compleanno insieme a tanti membri
della chiesa di Carrara, che si
sono radunati intorno a lei In
un bel giorno di sole.
Nonostante i suoi anni la nostra sorella segue quanto può
la vita comunitaria e sostiene
con preghiera e con aiuto materiale il lavoro e l’opera della
chiesa ed insegna a grandi e piccoli la sua esperienza di vita:
Italia, paese di immigrazione
Discutendo del tema della pace
il Sinodo ha sottolineato che non
c’è pace senza giustizia. La teologa Dorothee Solle nel suo intervento al Sinodo ha ribadito che
si tratta di scegliere tra una pace fondata sulle armi e una pace
fondata stilla giustizia.
L’emigrazione è proprio un segno evidente di ingiustizia sociale, un fenomeno che obbliga uomini, donne, bambini a lasciare il
proprio paese per trovare un lavoro che permetta loro di vivere. È diventato un fenomeno talmente grande e globale che coinvolge un numero sempre maggiore di paesi. Parlare dell’emigrazione oggi significa non soltanto
essere confrontati con il proletariato degli emigrati nei paesi industrializzati dell’occidente, ma
anche con il proletariato dei ri;
fugiati politici, degli immigrati
clandestini...
Per restare soltanto alla situazione italiana ritengo che ci siano due aspetti più recenti della
questione dell’emigrazione che
vanno tenuti presenti in vista
dell’azione delle nostre chiese.
Anzitutto occorre rendersi conto che negli ultimi anni l’Italia è
divenuta anche un paese di immigrazione. Forse vi è già capitato di incontrare alcuni di questi immigrati. Provengono generalmente dall’Africa del Nord,
dal Sud Est Asiatico. La maggior
parte di loro entrano in Italia
La nostra responsabilità
Il Sinodo, udita la relazione della
Commissione per l'emigrazione,
considerando che il problema dell’emigrazione va oggi particolarmente raccomandato all'attenzione delle
nostre chiese,
poiché i rientri degli emigrati vengono ad aumentare le file dei disoccupati in un paese impreparato ad
accoglierli senza creare drammi familiari,
poiché l'Italia stessa è diventata
paese d'immigrazione di centinaia
di migliaia di lavoratori soprattutto
dei paesi dell'Africa e dell'Asia,
chiede alla Tavola e al Comitato
Permanente dell'Opera per le Chie
se metodiste, per quanto di sua
competenza, di ristrutturare la
Commissione in stretta collaborazione con la Federazione delle Chiese evangeliche (FCEI) e secondo
quanto deliberato dall'ultima Assemblea della FCEI stessa. In due gruppi di lavoro, uno all'estero e uno
In Italia, valendosi quest’ultimo
dell'esperienza maturata da lunghi
anni dal Centro Emigrazione Siciliana in Europa (CESE) di Palermo,
invita le comunità a nominare un
responsabile che sia in costante
contatto con la Commissione emigrazione per ricercare i modi e le
possibilità di intervento o di servizio.
clandestinamente e sono addetti
ai lavori più pesanti e meno retribuiti, Non esistono ovviamente statistiche ufficiali al riguardo, ma secondo alcune stime si calcola che i lavoratori immigrati in Italia siano all’incirca
un milione. Esistono alcune inchieste drammatiche sulla condizione delle donne filippine e
coreane a servizio nelle case di
nostri concittadini e non di rado soggette ad abusi sessuali.
L’altro aspetto dell’emigrazione
che va tenuto presente è quello
del costante e massiccio rientro
degli emigrati italiani dopo 10,
20, 30 anni passati all’estero. Gli
esperti parlano di « re-emigrazione ». Perché contrariamente a
quanto si potrebbe pensare questo rientro non è preparato e
pianificato. Nella maggior parte
dei casi la decisione di ritornare
in Italia è il risultato di una decisione impulsiva, presa senza
conoscenza delle conseguenze
pratiche a cui si andrà incontro.
Così i pochi risparmi accumulati
in anni di duro lavoro sono spesso consumati in brevissimo tempo e/o spesso investiti in progetti condannati al fallimento e che
comunque non aiutano ad inserirsi realmente nella società italiana. Questa situazione è causata in larga misura dalla crisi
economica dei paesi come la
Germania, Francia, Svizzera, Belgio ecc. che, con forme più o
meno cortesi, stanno applicando
una « politica del ritorno » degli
operai stranieri. Questa politica
varia dall’offerta di indennità
speciali per chi decide di iasciare il paese e rientrare fino alla
creazione di un’atmosfera xenofoba. Il risultato è che l’Italia
sta assistendo passivamente a
questo ritorno massiccio di emigrati e si trova ora impreparata
ad accoglierli. E queste persone
vanno ad aumentare l’esercito
dei disoccupati.
Come chiese noi non possiamo
ignorare questi due nuovi aspetti dell’emigrazione. Il compito
di assistere questi uomini, donne, bambini, anziani non può essere delegato a commissioni di
specialisti o magari addirittura
ad altre chiese dato che la stragrande maggioranza è cattolica
o musulmana. Invece noi dobbiamo, assieme a loro, esprimere
pubblicamente la loro sofferenza e denunziare le strutture economiche e politiche che mantengono in piedi un sistema di oppressione e sfruttamento.
Sitta Campi
« Il Signore è il mio pastore, nulla mi mancherà ».
• Quest’anno nella chiesa di
Carrara sono stati confermati
nella fede i tre fratelli Della Latta: Bettina, Markus e Tobia. Il
pastore A. Manocchio, che li aveva seguiti durante l’inverno ha
preparato insieme a loro il culto di confermazione, che ha presieduto e tutta la comunità come una grande famiglia si è
stretta intorno a loro con molta
gioia e partecipazione sentita.
• In luogo degli studi biblici
purtroppo sempre poco frequentati (anche se calorosamente sostenuti nelle assemblee!) abbiamo avuto quest’anno conferenze
precedute o seguite da un’agape
fraterna di domenica. Per 4 volte
il nucleo centrale della comunità
(circa 20 persone) si è riunito,
con un gruppo di simpatizzanti,
partecipando con interesse e vivacità a queste riunioni. I temi:
il significato della Riforma per
noi (relatore Vincenzo Danesi di
Lerici), la questione ecologica
nella prospettiva biblica (Jimenez e Manocchio), il concetto
della pace nel Nuovo Testamento (M. Sinigaglia).
Oltre a dare sp'unti per discutere insieme di aspetti e problemi
della vita cristiana questi convegni danno anche la possibilità di
maggiore conoscenza reciproca e
di incontro con simpatizzanti e
membri della diaspora.
• La comunità di Carrara saluta con gratitudine il pastore
Alfonso Manocchio e la sua famiglia che si sono trasferiti in
Sicilia dopo tre anni di servizio
a Carrara e La Spezia e augura
loro calorosamente che nel nuovo luogo trovino la gioia, la soddisfazione e la possibilità di lavoro che si aspettano.
Ogni pastore che lascia una
comunità oltre ad un pezzo del
suo cuore lascia anche un’impronta; a Carrara sarà il gruppo dei ventenni e trentenni e
la « componente straniera » che
lo ricorderà con particolare gratitudine per tanti impulsi ricevuti, il gruppetto dei « simpatizzanti » che così saggiamente
ha saputo motivare ed indurre
alla collaborazione ed i membri
delle diaspore di Gragnana e
Pietrasanta, che ha seguito così
fedelmente.
6
6 prospettive bibliche
UNA PUBBLICAZIONE DI « CREDERE E COMPRENDERE
Beatitudini attualizzate
Una serie di studi biblici tenuti e discussi in una piccola
chiesa evangelica, successivaiTiente pubblicati su un giornaletto vivace e stimolante quale
si presenta al lettore « Credere
e comprendere »; una bella iniziativa, di seria divulgazione biblica e teologica, nata nel contesto delle chiese dei Fratelli, ma
che, per la serietà del lavoro
esegetico e la facilità del linguaggio, credo e auspico possa
interessare i membri delle nostre chiese.
L’autore, professore associato
presso la Facoltà di Matematica
della Università di Parma, ripropone la lettura delle beatitudini, tentando, se mi è permesso
di rilevarlo, per la prima volta,
per quanto concerne la sua denominazione, di attualizzare la
Parola di Dio, come egli stesso
afferma nella introduzione: « se
è vero che una certa lettura 'secolare' delle beatitudini tende a
usare questi detti di Gesù come
supporto di impegni etici sociali o individuali prescindendo dall’opera di Cristo sulla croce, è
anche vero d'altra parte, che una
certa lettura religiosa del vangelo tende a presentare l’opera
di salvezza di Cristo prescindendp messaggio delle beatitudini. Entrambe le operazioni sono illegittime: le beatitudini
hanno senso soltanto in bocca
a Gesù, e Gesù non può essere
conosciuto e accettato se non si
nconoscono e non si accettano
i suoi annunci di beatitudine »
(pag -11).
E’ riuscito questo tentativo di
« comprendere le beatitudini e
applicarle alla nostra vita »? Mi
sembra che vi sia il tentativo di
« mediare » tra la attualizzazione
come avviene di solito nelle no.stre chiese e la « fuga mundi »
tipica dei messaggi risvegliati;
come primo tentativo può anche
andare bene, ma è proprio vero,
ad esempio, che le migliaia di
giovani evangelici sfilanti per le
vie di mezza Europa « citando
Matteo 5: 9 » sono, secondo l’opinione diffusa negli ambienti
risvegliati nostrani, « completamente secolarizzati »?
Nonostante questi limiti da
lettura « interclassista », mi sembra possibile auspicare che Marcello Cicchese e gli amici di
« Credere e comprendere », ci
forniscano altri spunti per avviare un confronto biblico tra le
due aree del mondo-evangelico;
un confronto serio, dove alla attenta documentazione sul piano
esegetico, si affianchi, come in
questo caso, la semplicità del
linguaggio, essenziale perché la
gente ci comprenda, e vada co.st
a buon fine un’opera di divulgazione del dato biblico-teologico.
Eugenio Stretti
Marcello Cicchese : « Le beatitudini
di Gesù: un tentativo di comprenderle e applicarle alla nostra vita ».
Stampato a cura di « Credere e Comprendere » c/o Graziano Venturi Via Bisenzio, 20 - 50127 Firenze,
c.c.p. 11914304. Lit. 2.500.
EDIZIONI CLAUDIANA
BRUNO CORSANI
Matteo, Marco, Luca
Guida alla lettura della Bibbia
Prefazione di Paolo Spanu, pp. 347, L.
9.500
presentazione originale della testimonianza sul Gesù
dei Vangeli sinottici (Marco, Matteo e Luca), che permette la rico
n mf^cÌÌ: n"“" (“°è’di quefSmoni ano
au^dro^rii^rc«° consentito ai tre evangelisti di darci ciascuno un
di ogni evSehsta ^ ^ ® dell’apporto «redazionale»
u «forzatura» dei testi biblici e senza costringere
^ equilibrismi, con la straordinaria capacità di
dattica di CUI ha già dato prova. Corsani consente di ripercorrere le
tappe storiche della formazione della tradizione dei detti e dei fatti
di Gesù fino alla loro sistemazione definitiva in quella forma letteraria originalissima che sono i Vangeli che noi conosciamo,
j ^ tratta in sostanza di comunicare ai « laici », cioè ai non addetti ai lavori, per i quali il libro è pensato, le acquisizioni più sicure della « critica biblica » (« storia delle forme », « storia della
redazione » ecc.), senza appesantire il discorso con questioni teoriche o disquisizioni teologiche, ma mostrando pianamente e semplicemente come sono andate le cose nella formazione del Vangelo
ncordando sempre che i Vangeli non sono nati in un « gabinetto »
teologico, ma nel vivo della comunità primitiva con le sue esio-enze
e le sue intenzionalità
1 ottobre 1982
Senza la Parola
CLAUDIANA - Via Pr. Tommaso 1
c.c.p. 20780102
10125 Torino (Italy)
( segue da pag. 1 )
doctrine, il nous faut veiller et
lire l’Ecrìture ».
Ma dove emerge in modo lampante la centralità della Scrittura nella vita del Valdismo antico
è a Chanforan, 450 anni fa, nelVincontro-confronto con gli esponenti della Riforma.
Questa diaspora europea dei
Barba e di eretici costretti ad
una vita mimetizzata e notturna,
questa comunità di perseguitati
che prega con le parole del Sermone della Montagna entra nel
gravide movimento della Riforma
della chiesa presentando il progetto, ambizioso ma audace, di
dare la Bibbia ad ogni famiglia.
Ormai la .battaglia della Riforma iniziata da Martin Lutero
quindici anni prima di Chanforan necessitava di un’arma efficace, realmente risolutiva e indispensabile: la Scrittura nella
lingua volgare. E, come sapete,
il popolo raccolse una cifra enorme per dotarsi di quest'arma e
questa fu, accanto alle tante discussioni e chiarimenti teorici
sulle nuove dottrine che arrivavano dalla Germania e dalla
Svizzera, la prima decisione concreta assunta dal popolo valdese
a Chanforan. La Bibbia rimaneva al centro dell'esperienza di
fede.
E oggi ancora il simbolo più
frequente nelle nostre chiese è
appunto la Scrittura aperta sul
tavolo della Santa Cena. E davanti a questo libro ereditato
dalle passate generazioni si apre
il nostro futuro che senza la Parola di Dio è un deserto, è l’arido luogo in cui viviamo oggi;
una società condizionata dalla
corruzione e dalla violenza, un
mondo abitato da un’umanità
spaccata in due: una parte disperata ed affamata e l’altra psichicamente vuota per la massificazione della cultura, per l’eccesso di benessere, spesso rassegnata alle guerre e alla possibile
ecatombe nucleare.
Ma è possibile trasformare il
deserto in cui viviamo non dico
m una terra promessa in cui
scorre il latte e il miele ma almeno in un mondo vivibile?
Abbiamo già visto che con le
nostre mani e con la nostra mentalità non ce la facciamo a resistere e a costruire qualcosa di
nuovo. Per parte nostra noi riusciamo soltanto ad andare a rimorchio degli imperativi della
nostra società. Per iniziare qualcosa di nuovo occorre trovare
una forza che non è dentro di noi
ma che Dio ci può dare come
la diede al suo popolo ai tempi
lontani di Giosuè. E questa forza
che ci smuove e che trasforma
è possibile averla rimettendo al
centro della vita la Parola di Dio.
Solo così troveremo, giorno per
giorno, l’energia per partecipare
ad un progetto nuovo per tutti
dove la nonviolenza conta più dei
missili e degli eserciti, dove la
fraternità e la sincerità non sono
parole vuote e dove la solidarietà con i minimi non è più una
bella frase religiosa ma un’esperienza reale.
Non si tratta soltanto di guardare indietro nella storia per riscoprire lo stile di vita del 'Maidismo del medioevo che di continuo si confrontava con le parole più radicali di Gesù. Si tratta di guardare al futuro perché
la Riforma non è dietro di noi
ma davanti a noi, puntando sulle cose essenziali, insegnando ai
nostri figli la lunga storia dell’amicizia di Dio con l’uomo sapendo che anche la terra promessa senza la sua Parola è un
arido luogo, un deserto. E sapendo anche che nella battaglia
per costruire un nuovo modo
di vita non abbiamo altro da seminare che la speranza di questa Parola di salvezza che, in
Cristo Gesù, ci chiama alla testimonianza piena, senza risparmio
e senza paura sapendo che Dio
stesso accompagna davvero nelle nuove situazioni coloro che
credono in lui. Dice dunque Dio
al suo popolo; « Sii forte, fatti
animo: non ti spaventare e non
ti sgomentare, perché l'Eterno,
il tuo Dio, sarà teco dovunque
andrai ».
Giuseppe Platone
IL DIO DEL BINAI
Esodo 20 e 32
È sul Sinai che sono state pronunciate
le dieci Parole, i comandamenti. Sono le
parole del patto di Dio con il suo popolo; le parole che danno la vita, le vere garanti dell’umanità della vita. Sono il fondamento solido sul quale è costruita la
relazione di alleanza, non solo con Jahvé,
ma tra l’uomo e l’uomo.
Al principio, ci sono state le dieci parole della creazione: creavano lo spazio
nel quale doveva situarsi Fumanità, un
mondo umano tratto dal caos, dal nulla.
Dieci parole che davano la vita, che han
fatto nascere il mondo di Dio. Dieci parole creatrici di vita, affermanti la legge regale del Dio vivente. Non c’è stata lotta
cosmica, non c’è stata battaglia fra gli
dèi del caos e il Dio della vita. Questi non
ha avuto bisogno dei venti, né delle acque, né delle stelle, né delle potenze cosmiche a dargli man forte. Ha parlato, e
tutto ha preso a vivere. Dieci parole di potenza. Dieci parole di vita.
Poi, ci sono state le dieci parole in E.gitto, dieci parole di distruzione, dieci parole di sfida, dieci parole di morte pronunciate sulla divinità del dio-uomo, il
faraone. Ognuna di queste parole è stata
una sfida lanciata all’Egitto, alla sua potenza economica e politica, alle acque che
gli garantivano la vita, ai suoi dèi, alla
sua potenza militare superiore, al suo
stesso avvenire.
Liberazione
E ora, le dieci parole del Sinai. Dieci
parole che enunciano la presenza di Jahvé, le sue promesse e le sue esigenze. Esse
non cominciano con « Non...! », ma con
l’affermazione della libertà che Jahvé stesso ha data: « Io sono Jahvé il tuo Dio... ».
L’esodo è il vero fondamento del Sinai.
Questo Dio non vuole essere conosciuto
in primo luogo come un legislatore, ma
a cura di Gino Conte
di lavori dell’assemblea generale dell’Alleanza Riformata Mondiale, a Ottawa, ogni giornata iniziava con un’ora di studio biblico; se ne
sono succeduti di carattere assai vario, e proporne alcuni — almeno in condensato
ai nostri lettori e un po invitarli a partecipare a un aspetto non secondario diquel1 incontro. Iniziamo con lo studio che pure a Ottawa ha aperto la serie, e che è stato
presentato dal pastore nero sudafricano Allan Boesak, poi eletto presidente dell’ARMquesto condensato non può rendere l’irruenza della presentazione, a tratti eccedente
1 limiti di una sobria esegesi del testo, ma carica del pathos di un’esperienza vissuta.
come un liberatore che ha strappato il
suo popolo alla schiavitù d’Egitto e lo ha
liberato dal giorno dell’oppressione. Ciò
che lo differenzia totalmente dagli altri
non è il fatto di aver creato i cieli e la
terra, ma di essere il liberatore del popolo asservito, colui che dà libertà e vita
agli oppressi.
(Ecco, quest’accentuazione tipica di
una "hlack theology” o di una “teologia della liberazione’’, largamente
spiegabile in base alla situazione
vissuta, non deve mettere in ombra
il fatto che oggi, ad esempio, la proclamazione del Dio creatore e la fede
in lui, nella situazione culturale e
scientifica di oggi, è una sfida e un
dono altrettanto rilevanti quanto
quelli della liberazione, g. c.).
L’Egitto è il paese della morte in cui
Israele è vissuto sotto la legge della morte: la voce che vi risuonava era quella del
padrone implacabile. L’Egitto è il paese
della servitù in cui Israele è vissuto sotto la tffannia degli dèi. Popolo atterrito e
asservito. Al Sinai la sua vita ricomincia,
la voce che ascolta è quella del liberatore. I suoi comandamenti non schiacciano, ma dànno vita e libertà. Il popolo
non è più la proprietà dell’uomo divinizzato: è il popolo libero del Dio vivente.
(Ma a questo Dio che lo ha liberato esso
ora appartiene, anima e corpo...).
Il vitello d’oro
Al Sinai accade anche qualcos’altro. La
storia del vitello d’oro è uno dei capitoli
più incomprensibili della storia d’Israele. Questa gente, questo popolo ha udito
la sua voce, ha visto i suoi interventi, il
modo in cui l’ha fatto uscire dall’Egitto
« sulle ali dell’aquila » e l’ha condotto
« a sé ». « Avete visto che cosa ho fatto
agli Egiziani» (Es. 19: 4). Gli israeliti
hanno percepito la sua presenza durante
le dieci piaghe d’Egitto, nella nuvola e
nella colonna di fuoco, nell’acqua scaturente dalla roccia, nella manna, pane dal
cielo. Hanno ascoltato la sua voce nelle
dieci parole. Ed eccoli distogliersi da lui
e adorare un falso dio che si son fabbricati essi stessi. Ed erano ancora al Sinai!
Notiamo che nell’adorazione degli idoli
si verifica uno scambio:
— il vero profeta di Dio, Mosé, è scambiato con il profeta che farà ciò che il
popolo chiede, Aaronne;
— la storia della liberazione del popolo
per opera di Dio è scambiata con la storia d’Israele prima del passaggio del Mar
Rosso, il popolo si assoggetta a una nuova schiavitù;
— il Dio della liberazione, il Dio del Sinai, Jahvé è scambiato con il vitello d’oro:
« Scambiarono la loro gloria con la figura
di un bove che bruca l’erba» (Sai. 106:
20);
la libertà del popolo che può fare la
volontà di Jahvé è scambiata con la mentalità servile di coloro che dipendono da
idoli che non possono vedere né udire né
rendere giustizia, né soccorrere i deboli
e i bisognosi. (Sai. 82).
I falsi dèi di oggi sono altrettanto reali
quanto il vitello d’oro: razzismo, materialismo, sfruttamento, nazionalismo, militarismo...
La presenza di Jahvé,
promessa e esigenza
Il Dio che si fa conoscere nei suoi atti
di liberazione, nel patto, nelle parole di
vita, è il Dio della promessa: « Sarò il
vostro Dio e sarete il mio popolo ». La
promessa è semplice. Non ci sono precondizioni, né garanzie: accettare il patto
vuol dire accettare il rischio con Dio.
Vuol dire credere che la voce di Mosé il
peccatore, talvolta timoroso, esitante, è
di fatto la voce del Dio vivente. Vuol dire
ascoltarla, questa voce, e ubbidirgli, camminare con lui, anche senza sapere e.sattamente dove conduce la strada. Proprio
come Abramo. Camminare nel deserto,
anche quando la tentazione di tornare in
Egitto si fa più forte. Vuol dire ascoltare
nella voce del profeta la nostra vocazione^ personale alla giustizia, alla pace e
all’amore. Vuol dire capire che Gesù di
Nazareth è colui che era stato promesso,
vuol dire prendere la sua croce e se.guirlo, in un servizio disinteressato, in un
amore senza riserve.
Allan Bcesak
7
1 ottobre 1982
obiettivo aperto 7
UN DOCUMENTO VOTATO DALL’ASSEMBLEA RIFORMATA DI OTTAWA, AGOSTO ’82
IL RAZZISMO
E IL SUD AFRICA
Con i cristiani riformati neri del Sud Africa dichiariamo che l’apartheid è un peccato e la sua giustificazione un’eresia
Pubblichiamo in questa pagina il testo con cui
l’Assemblea dell’Alleanza Riformata Mondiale di
Ottawa ha preso posizione sulla questione dell’apartheid (sviluppo separato) e del razzismo.
I titoli sono redazionali.
Questo testo risulta un po’ composito e con
qualche ripetizione, perché è frutto della fusione
di due testi precedenti, dato che il problema è
stato discusso in due distinti gruppi di lavoro; è
comunque chiaro, netto. È stato votato alla quasi
unanimità, ma con dolore. Non menziona a suffi
cienza (vi è solo un fugace accenno, verso la fine)
il fatto che anche nelle chiese bianche « sospese »
vi è stata e vi è una minoranza — esigua forse,
ma attiva e pronta al sacrificio, alla persecuzione,
al confino, e non dòma — che lotta accanto ai fratelli neri (o coloured; non si dimentichi che nell’Africa del Sud sono discriminati anche gli abitanti di colore non neri).
Sull’Assemblea delI’ARM abbiamo riferito nel
n. 37 del 10.9. .Altri documenti dell’Assemblea
sono presentati a p. 8 di questo numero.
Gesù Cristo ha confermato la
dignità umana diventando lui
stesso uomo. Con la sua vita,
morte e risurrezione ha riconciliato gli esseri umani con Dio e
fra loro; ha abbattuto il muro
di separazione e di ostilità ed è
diventato la nostra pace. È Signore della sua Chiesa e ci ha
uniti in un solo Signore, un solo
battesimo, un solo Dio che è tutto in tutti. (Efe. 4: 5-6).
L’Evangelo di Gesù Cristo esige dunque una comunità di credenti che trascende tutte le barriere di razza, una comunità nella
quale l’amore di Cristo e quello
del prossimo hanno superato le
divisioni di razza e di colore.
L’Evangelo affronta il razzismo
che, nella sua essenza, è una forma d’idolatria. Esso favorisce un
senso aberrante di supremazia,
nega Tumanità comune di persone create a immagine di Dio, jdistrugge la comunità dei credenti
e nega la sua opera di riconciliazione e di umanizzazione. Rende
.sistematica l’oppressione, la dominazione e ringiustizia. Perciò
la lotta contro il razzismo, dovunque esso si manifesta, in forma aperta o mascherata, è una
responsabilità affidata alla Chiesa
dall'Evangelo di Gesù Cristo, in
tutti i paesi e in tutte le società.
Oggi — senza negare l’universalità del peccato del razzismo
— dobbiamo attirare in modo
particolare l’attenzione sull’Africa del Sud. Là l’apartheid lancia
oggi una sfida particolare alla
Chiesa, specie a quelle che appartengono alla tradizione riformata. Le chiese riformate afrikaans
bianche dell’Africa del Sud hanno elaborato attraverso gli anni,
e nei dettagli, questa politica e
la giustificazione teologica e morale di tale sistema. L’apartheid
è dunque un’ideologia pseudo-religiosa, oltre che un sistema politico; dipende in larga misura
da tale giustificazione teologica e
morale. La divisione delle chiese
riformate neH’Afrìca del Sud, in
base alla razza e al colore, fin
davanti alla mensa del Signore,
è sostenuta come un’interpretazione fedele della volontà di
Dio e della concezione riformata della Chiesa nel mondo.
Ciò porta praticamente alla divisione dei cristiani alla mensa
del Signore, e in politica generale a una divisione che si è perpetuata, salvo poche eccezioni, con
l’espresso assenso delle chiese
riformate afrikaans bianche. Tale situazione interpella con forza
particolare l’Alleanza Riformata
Mondiale.
Non è la prima volta che l’Alleanza ha dovuto affrontare questo problema. Nel 1964 l’Assemblea generale, riunita a Francoforte sul Meno, ha dichiarato che
il razzismo non è altro che un
tradimento dell’Evangelo: «L’unità in Cristo di membri non solo
di diverse conferenze e denominazioni, ma di diverse nazioni e
razze anticipa la pienezza dell’unità di tutti nel regno avvenire di Dio. Perciò l’esclusione di
una persona, in base alla razza,
al colore o alla nazionalità, da
una qualsiasi comunità cristiana
e da una. parte della vita della
Chiesa, contraddice la natura
stessa di quest’ultima. Allora l’Evangelo è oscurato nel mondo e
la testimonianza delle Chiese è
resa inefficace ».
Ledere il fratello
è ledere Cristo
L’Assemblea generale dell’A.
R.M., riunita a Ottawa, dichiara:
Le promesse di Dio per il mondo e per la Chiesa sono in totale
contraddizione con l’ideale e la
pratica dell’apartheid. Queste
promesse, chiaramente proclamate dai profeti e adempiute in
Gesù Cristo, sono la pace, la giustizia e la liberazione. Esse racchiudono la buona notizia per i
poveri e la liberazione per gli oppressi, ma anche il giudizio di
Dio contro il rifiuto dei diritti e
la distruzione deH’umanità e della comunità.
Ci sentiamo obbligati dall’Evangelo a levare la voce in difesa
degli oppressi. « Nessuno dei nostri fratelli può essere leso, sprezzato, respinto, maltrattato o offeso, in un modo o nell’altro, da
noi senza che nell’atto stesso noi
lediamo, sprezziamo, respingiamo, maltrattiamo o opprimiamo
il Cristo, con il male che facciamo... Non possiamo amare Cristo senza amarlo nei nostri fratelli ». (Calvino). '
In certe circostanze la confessione di fede di una chiesa deve
tracciare una linea netta fra la
verità e l’errore. Per essere obbediente e fedele a Gesù Cristo,
può essere in dovere di respingere le pretese di un governo ingiusto e oppressivo e denunciare i cristiani pronti al compromesso.
Crediamo che questo sia oggi,
il caso nell’Africa del Sud. Le
chiese che hanno accettato le
confessioni di fede riformate si
sono dunque impegnate a vivere
come popolo di Dio e a mostrare nella loro vita quotidiana e
nel loro ministero che cosa questo significhi. Tale impegno esige che si manifesti concretamente la comunità fra le razze, una
testimonianza, resa insieme, alla
giustizia e all’eguaglianza nella
società, e l’unità alla mensa del
Signore.
La Nederduitse Gereformeerde Kerk e la Nederduitse Hervormde Kerk accettando, peggio,
giustificando attivamente il sistema dell’apartheid con un’interpretazione abusiva dell’Evangelo e della confessione di fede riformata, contraddicono nella dottrina e nella pratica le promesse
alle quali pretendono di credere.
Perciò l’assemblea generale dichiara che questa situazione costituisce uno status confessionis
per le nostre chiese, il che vuol
dire che consideriamo questa
questione come un caso che non
è possibile lasciar correre senza
mettere in serio pericolo l’integrità della nostra confessione comune di chiese riformate.
Insieme ai cristiani riformati
neri dell’Africa del Sud noi dichiariamo che l’apartheid (o:
« sviluppo separato ») è un peccato, che la giustificazione morale e teolo,gica che ne è data
è uno stravolgimento dell’Evangelo e, nella sua disubbidienza
persistente alla Parola di Dio,
una eresia teologica.
L’assemblea generale dell’A.R.
M. riafferma quanto detto nelle
sue dichiarazioni anteriori, nel
1964 e nel 1970, su questa questione; ripete la sua ferma convinzione che l’apartheid costituisce un peccato ed è incompatibile còn l’Evangelo, per le seguenti ragioni:
a) si basa suH’impossibilità
radicale di una riconciliazione
fra esseri umani, rendendo così
inefficace la potenza di riconciliazione e d’unione del nostro Signore Gesù Cristo;
b) la sua applicazione, attraverso strutture razziste, ha portato ad accordare privilegi esclusivi alla parte bianca della popolazione, a detrimento dei neri, e
c) crea una situazione d’ingiustizia e di oppressione; ampie deportazioni rovinano la vita delle famiglie e colpiscono
dolorosamente milioni di persone.
Perciò bisogna che si riconosca che l’apartheid incorre nella
collera di Dio, e lo rattrista; perché ogni essere umano è stato
creato a sua immagine.
Una sospensione
inevitabile
L’assemblea generale esprime
la sua profonda delusione perché, malgrado appelli precedenti
di assemblee generali dell’A.R.M.,
la Nederduitse Gereformeerde
Kerk (nella Repubblica sudafricana) e la Nederduitse Hervormde Kerk van Afrika non hanno
finora avuto il coraggio di riconoscere che l’apartheid contraddice la natura stessa della Chiesa
e oscura l’Evangelo agli occhi del
mondo. L’assemblea supplica
dunque nuovamente queste due
chiese di conformarsi alle promesse e alle esigenze dell’Evangelo.
L’assemblea generale ha una
responsabilità particolare nel denunciare il peccato del razzismo
in Sud Africa, quale si esprime
nell’apartheid. Questo peccato è
istituzionalizzato da leggi, da decisioni politiche e dalle strutture
della nazione; ha avuto per risultato ingiustizie, sofferenze e
uno sfruttamento inimmaginabili, e ha portato alla degradazione
di milioni di Africani neri per i
quali Cristo è morto; infine ha
ricevuto una giustificazione morale e teologica da parte delle
chiese neerlandesi riformate
bianche in Africa del Sud, le
quali sono membri della nostra
Alleanza e con le quali condividiamo una comune eredità nella
tradizione riformata.
Allan Aubrey Boesak
Presidente
dell’Alleanza
Riformata
Mondiale
Alian Aubrey Boesak, il teologo sudafricano che l’Assemblea dell’Alleanza Riformata
Mondiale ha eletto proprio
presidente con un gesto concreto che suggella e sottolinea il chiaro rifiuto dell’apartheid, è pastore nella Nederduitse Gereformeerde Sendingkerk nella Repubblica del
Sud' Africa. Si tratta di una
numerosa chiesa nera appartenente alla famiglia delle
chiese riformate olandesi che
da generazioni ha centrato il
proprio lavoro tra la popolazione « di colore » distinta sia
dagli Afrikaans, di origine
olandese, che dagli altri bianchi. Il Dr. Boesak si è distinto non solo come pastore ma
anche come vivace cappellano per gli studenti lavorando
neirUniversità di ’West Cape.
A seguito della pubblicazione
del suo libro Farewell lo Innocence (Addio all’innocenza,
1976), il Dr. Boesak si è fatto
conoscere in tutto il mondo
come uno degli esponenti più
responsabili della teologia
nera del suo paese. Altre .sue
opere: Corning out of thè
Wilderness (Uscire dal deserto, 1975), The Finger of God '
(11 dito di Dio, 1979). Strettamente unito alla suq, gente,
egli è diventato un ben noto
anim.atore e portaparola dei
diritti umani nei confronti
della questione dell’apartheid.
Il Dr. Boesak è nato nel
1946, ha studiato teologia in
Sud Africa. Olanda e Stati
Uniti specializzandosi in teologia biblica ed è stato consacrato nel 1968. Sposato con
4 figli, oltre a ricoprire diversi incarichi nella sua chiesa,
è stato consulente alla Conferenza di Melbourne sull’evangelizzazione (1980), presidente del Movimento Student’ Cristiani in Sud Africa
(1977) e presidente dell’ABRECSA, l'Alleanza dei cristiani riformati neri in Sud
Africa (1981).
Perciò, malgrado ci dispiaccia
e siamo stati reticenti a giungere a tanto, ci sentiamo costretti
a sospendere le chiese bianche
N.G.K. e N.H.K. dal privilegio di
essere pienamente membri del
l’Alleanza, cioè di inviare delegati alle assemblee generali e di
essere membri di un comitato o
di una commissione di un dipartimento, fino al momento in cui
^ il Comitato esecutivo dell’A.R.M.
avrà deciso che queste due chiese abbiano dato prova di un
cambiamento radicale, manifestato con le loro dichiarazioni
e con la loro prassi.
Saranno nuovamente accolte
con calore soltanto quando si
saranno verificati questi cambiamenti:
a) i cristiani neri non siano
più esclusi dal culto, in particolare dalla cena del Signore;
b) sia dato, a parole e coi
fatti, un aiuto attivo a coloro che
soffrono del sistema dell’apartheid;
c) siano adottate delle risoluzioni sinodali non equivoche
che rigettino l’apartheid, sia nella
sfera ecclesiastica sia in quella
politica.
L’assemblea chiede al Comitato esecutivo dell’A.R.M. di verificare regolarmente la questione
nel suo insieme.
Interrogativi
per le nostre chiese
Nel momento stesso in cui diciamo queste cose, noi, delegati
all’assemblea generale confessiamo di non essere esenti da colpe quanto a razzismo. Questo è
una realtà presente ovunque e
là dove si manifesta, esige il ravvedimento e un’azione conforme. Ne risulta una serie d’interrogativi per le nostre chiese:
1. Come combattiamo il razzismo nelle nostre società e nelle nostre chiese?
2. Come giungeremo a capire la nostra complicità nelle
strutture razziste del Sud Africa
attraverso l’intervento economico, soprattutto dei paesi e delle
chiese dell’Europa occidentale e
dell’America settentrionale?
3. Come rimaniamo sensibili
al modo insidioso di scusare il
razzismo e l’ingiustizia sociale in
nome degli interessi economici e
della sicurezza nazionale?
4. Come possiamo manifestare concretamente la nostra preoccupazione per le vittime del
razzismo in Africa del Sud e altrove, e attestare loro la nostra
solidarietà nella lotta che sostengono per la giustizia, la pace, la
riconciliazione e la liberazione
umana?
5. Le chiese dovrebbero sforzarsi di sviluppare le relazioni
con le chiese nere in Africa del
Sud e con le chiese e i cristiani
(neri e bianchi) impegnati in tale lotta.
6. Esaminando la nostra solidarietà con coloro che lottano
per la giustizia, in questa situazione, chiediamo pure alle chiese
di non evitare di discutere la
questione difficile e dolente: come rendere testimonianza alla
grazia riconciliatrice di Dio a
coloro che vediamo sviati nell’oppressione e nell’errore?
pagina a cura di Gino Conte
8
8 ecumenismo
1 ottobre 1982
TRA I DOCUMENTI DELL’ASSEMBLEA RIFORMATA DI OTTAWA I PROTESTANTI NELLA STAMPA ITALIANA
Dalla parte dei deboli
Inquinamento
Lesotho
Il nostro settimanale ha informato ripetutamente, in questi ultimi anni, sulla situazione
dolorosa del piccolo Stato incastrato nella Repubblica Sudafricana, e in particolare di quella
Chiesa evangelica, membro della CEvAA; Laura Nisbet vi lavora da alcuni anni. All'Assemblea
Riformata di Ottawa era presente Ben Masilo, un responsabile di quella Chiesa sfuggito a
un attentato (che ha però fatto
vittime nella sua famiglia) e riparato all’estero. L’Assemblea
ha votato la risoluzione seguente:
L’Assemblea generale delVARM
prende conoscenza della situazione politica di grave oppressione sviluppatasi e attualmente
presente nel Lesotho. Numerose
persone hanno dovuto riparare
all’estero; alcune sono scomparse misteriosamente all’interno
del paese; altre sono state assassinate brutalmente. Le vittime
sono in gran parte membri della Chiesa evangelica del Lesotho, membro dell'Alleanza.
Condanna le intimidazioni continue di cui sono vittime certe
persone nel Lesotho; impegna
vivamente^ il Primo Ministro Leabua Jonathan e il suo governo a
liberare tutti i detenuti politici,
a rimettere in vigore la costituzione e ad autorizzare libere elezioni che designino un governo
scelto democraticamente.
Esprime alla Chiesa evangelica del Lesotho la sua solidarietà in questo periodo difficile nel
quale la sua vita e la sua testimonianza sono duramente minacciate. L’Assemblea assicura
alla Chiesa e a tutti i suoi membri le proprie preghiere e il proprio appoggio. Esprime altresì
la propria simpatia alle persone
CEvAA
Incontro
degli inviati
Nell’ultima settimana di agosto si è tenuto a Vaumarcus
(Svizzera) rincontro di preparazione degli envoyés (inviati: persone inviate da una chiesa ad
un’altra come scambio di collaborazione) che operano in gran
parte nell’ambito della CEvAA.
All’incontro di quest’anno hanno partecipato una sessantina di
persone provenienti da Svizzera, Francia, Olanda, Camerún,
Italia (7) e Uruguay che si preparavano ad iniziare o continuare la propria attività in Angola,
Benin, Camerún, Francia, Gibuti, Italia, Lesotho, Rwanda e
Svizzera.
Il tema di questo incontro era
« L’Evangelo nel quotidiano » ed
è stato sviluppato in tre momenti: meditazione quotidiana,
studio biblico sul testo Colosses! 2,6 a 4,6, e lavoro di gruppo,
a partire da un questionario sulla realtà vissuta. A sua volta lo
studio biblico si è articolato su
tre piste: 1 ) Interpretazione
strutturale; 2) Analisi storicocritica; 3) Trascrizione nella
realtà di oggi.
Questo incontro da una parte
è stato molto positivo, in quanto ha dato la possibilità ai partecipanti di conoscersi e di
scambiare le proprie esperienze,
dall’altra per ]a varietà dell’impostazione dei partecipanti e per
la brevità del tempo, questa cono.scenza e questo scambio non
hanno però potuto essere molto
approfonditi. G. T.
che in queste circostanze hanno
perduto dei familiari.
Si è pure proposto che, seguendo l’esempio di Amnesty International, dalle nostre chiese
partano lettere che chiedano al
Governo del Lesotho quanto
espresso in questo documento.
Le dittature, specie le piccole,
non amano la pubblicità.
Per gli aborigeni
del Canada
Anche senza apartheid legalizzato, un certo razzismo (o rapacità razziale) è presente in molti luoghi; e l’Assemblea, prendendo sul serio l’invito del documento sul razzismo (vedi p. 7
dr questo numero, n.d.r.) a scovarne le manifestazioni in ogni
paese e chiesa, ha votato una
risoluzione relativa allo status
degli aborigeni canadesi, il cui
spazio vitale è almeno in parte
minacciato dal pur comprensibile e utile programma di sfruttamento delle immense risorse
del grande Nord, da parte del
governo federale e dei governi
regionali canadesi. E’ prossima
una riunione dei vari primi ministri con una delegazione di
aborigeni canadesi, indiani e
esquimesi (inuit). Ecco il documento votato dall’Assemblea:
L’Assemblea generale dell’ARM
esprime la propria preoccupazione che sia data una soluzione
giusta al problema dei territori
rivendicati dai popoli aborigeni
del Canada.
Inoltre l’Assemblea generale
impegna con insistenza i governi
federale e provinciali a rispondere rapidamente ed equamente a queste rivendicazioni e a
condurre negoziati sinceri, senza imporre pre-condizioni.
Infine V Assemblea generale
impegna con insistenza il governo canadese a non intraprende
re alcuna azione volta a spossessare gli Indiani delle loro terre.
L’Assemblea chiede che lo sviluppo delle risorse nei territori
del Nord non sia proseguito se
non quando sia stato risolto il
problema delle rivendicazioni
territoriali degli Indiani.
Libano
Al termine di un dibattito anch’esso molto tormentato, come
sempre avviene quando non solo ci si trova di fronte a una dolorosa e intricata questione di
conflitto, ma al problema di
Israele, è stata votata a netta
maggioranza questa risoluzione,
che però non ha soddisfatto nessuno:
L’Assemblea generale dell’ARM
esprime la sua profonda simpatia nei confronti del Libano, diventato teatro di una guerra che
non è sua, e il suo orrore di fronte a tutte le distruzioni e le nrorti di cui il governo d’Israele si
è reso responsabile nel corso
dell’attuale invasione.
Chiede alle sue Chiese membri
d’interpellare i propri governi
rispettivi e di impegnarli a valersi della loro influenza per ottenere che.
1. tutte le truppe straniere
si ritirino a: più presto dal Libano;
2. i Palestinesi dispongano finalmente di una terra che appartenga loro e nella quale possano costituirsi in Stato.
L’Assemblea ricorda che una
soluzione durevole del conflitto
presuppone che sia riconosciuto il diritto all’esistenza di tutti
i popoli che vivono nel Medio
Oriente, e che si stabiliscano fra
loro, in particolare fra gli Israeliani e i Palestinesi, relazioni di
rispetto reciproco, di collaborazione e di fiducia.
G. C.
Esaurito l’interesse della stampa alle vicende sinodali, si torna
a parlare di noi, specie nella
stampa cattolica, soprattutto
per le attività ecumeniche. Si
parla ancora del Congresso di
Strasburgo dei « carismatici »,
ridiscutendone le origini protestanti e l’apertura alla intercomunione, non ancora accolta da
parte cattolica. Il S.A.E. ha tenuto una sua prima riunione a
Torre Pellice sul tema « La Pace: dono di Dio e impegno dei
cristiani », con relazione introduttiva del pastore Giorgio
Tourn. E la seconda, ormai tradizionale, alla Mendola sull’analogo tema « La Pace : sfida del
Regno », con relazioni, fra gli
altri, dei pastori G. Girardet,
P. Ricca, P. Spanu e G. C. Williams, segretario generale della
Conferenza delle Chiese Europee (protestanti e ortodosse). E’
stato anche celebrato, nell’occasione, il 76° compleanno del pastore Valdo Vinay.
Da segnalare inoltre altre attività ecumeniche, come la costituzione in Brasile.di un Consiglio Ecumenico, nel quale si
affiancano ai cattolici rappresentanti luterani, ■ metodisti e
riformati. L’attività dell’Istituto
Ecumenico di Tantur (fra Gerusalemme e Betlemme) di iniziativa cattolica, alla quale partecipano costantemente altre
chiese cristiane, protestanti e
ortodosse, e, a titolo personale,
ebrei e musulmani. Un Convegno a Verona per sacerdoti cattolici, destinato ad approfondire lo studio dei problemi ecumenici. Un Seminario svoltosi
a Verbania, fra sacerdoti di varie chiese americane di diversa
denominazione, con particolare
riflesso alla situazione italiana
in tale campo. Un Convegno a
Rocca di Papa, proseguito a Firenze, in cui si sono incontrati
alcuni vescovi cattolici, rappresentanti anglicani, riformati e
metodisti di varia provenienza.
dedicato alla ricerca dei possibili punti di incontro.
Ed alla realtà ecumenica può
accostarsi il programma, annunciato dalla Rete 3 della RAI
per la prossima estate, per una
illustrazione ecumenica dell’Antico Testamento nel quale un
rabbino illustrerà « La sacralità
e l’uomo nella Bibbia»; il pastore Girardet parlerà della
« Profezia nella Bibbia » ; e Adriana Zarri, cattolica, di « Dio
e natura ». Così, come un articolo del pastore Carile su « Messaggero Cappuccino », che riassume la storia e puntualizza l’attualità del processo ecumenico.
Nonché gli articoli, sempre più
numerosi, destinati ad una miglior conoscenza di Lutero, nella imminenza del V Centenario
della sua nascita.
FLASH, settimanale abruzzese, dedica due pagine, con fotografie, alla presentazione della
Comunità Metodista di Pescara
e diaspora, fatta dal pastore
E. Mannelli.
Rocca di luglio pubblica un
ampio resoconto delle iniziative evangeliche a Comiso, contro
l’installazione di missili. L’articolista non sembra entusiasta
delle conclusioni raggiunte, perché trova che esiste ancora una
« divaricazione grave tra il mondo religioso e quello politico ».
Continua la polemica tra ConiNuovi Tempi e TAvvenire (interventi di Milaneschi e di Liverani) sul limite cui sarebbe
giunto lo « inquinamento protestante » nelle comunità di base
che a CNT si riferiscono.
Niso De Michelis
Segnalazioni e ritagli per questa rubrica vanno inviati direttamente al curatore: Niso De Michelis, via S. Marco 23, 20121 Milano.
Sinodo della Chiesa
Riformata di Francia
Il Sinodo della Chiesa Riformata di Francia ha avuto luogo
a Valence.
La sessione di quest’anno era
consacrata soprattutto ai problemi della vita interna della
Chiesa Riformata affrontati però sèmpre in un’ottica di testimonianza verso l’esterno.
Accanto al rapporto del Comitato Centrale le varie Commissioni (Evangelizzazione, Ministeri, Catechesi, Azione Apostolica,
Liturgia, Matrimonio ecc.) hanno presentato il proprio lavoro
che è stato poi ampiamente discusso ed hanno ricevuto le direttive per il proseguimento del
lavoro stesso.
Grande spazio ha avuto la discussione sull’evangelizzazione
fissando gli obiettivi che la commissione deve prefiggersi tra cui
segnaliamo « la riflessione, coinvolgendo altri gruppi, sui problemi del mondo che chiamano i
cristiani ad impegnarsi nei combattimenti del tempo in cui viviamo, mettendo l’accento sulle
questioni che interpellano la
(ihiesa nel modo di vivere e di
annunciare l’Evangelo » e « l’animazione e la formazione in vista
di una migliore partecipazione
di tutti al ministero della Chiesa
ed alla sua azione apostolica ».
Al riguardo viene sottolineato
che la Commissione deve « collaborare alla riflessione della Chiesa nel quadro della partecipazione dell’E.R.F. alla CEvAA ed al
DEFAP ».
Approfondito anche il dibattito
sui ministeri ed in particolare
sull’Istituto Protestante di Teologia (I.P.T.) che viene incoraggiato a favorire tutto il lavoro di ricerca appoggiando coloro che
“j- Echi dal mondo
cristiano
a cura di Renato Coisson
potrebbero portarla avanti con
profitto.
Notevole è stato anche il rapporto finanziario in cui « le cifre » sono state analizzate a fondo in una relazione di 15 pagine
in cui partendo da una analisi
dell’evoluzione avvenuta in questi anni si fanno le previsioni per
il futuro, ponendo alla fine la
vera domanda di fondo « Per
quale progetto di Chiesa lavoriamo? » perché anche il progetto
finanziario trova il suo senso nel
progetto di Chiesa che si vuole
costruire.
Il Sinodo ha poi fissato il suo
calendario di lavoro per i prossimi tre anni: 1983 Relazioni esterne; 1984 Matrimonio (con il
grosso problema della coabitazione); 1985 (Juale riferimento
alla Sacra Scrittura.
Per la prima volta nella sua
storia il Sinodo ha avuto una
Moderatrice, la signorina Marthe
Westphal.
I luterani del Brasile
sono ad un bivio
(Information) — I 750.000
membri della Chiesa Evangelica
Luterana del Brasile vivono attualmente « un momento importante della loro storia » per due
motivi. Innanzitutto la fine della
preminenza del nucleo tedesco
nell’insieme della Chiesa. Vi è poi
il problema della forte emigrazione interna verso il nord del
paese; è impossibile seguire i
membri delle parrocchie su distanze di 3-5.000 chilometri ed è
difficile costituire rapidamente
nuove parrocchie in queste zone.
Scambio pastorale fra
Danimarca e India
(Information) — Il vescovo
della Chiesa Luterana dell’India
del Sud sarebbe favorevole ad
uno scambio di pastori fra l’India e la Danimarca. Egli pensa
che i pastori danesi hanno il
vantaggio di una eccellente preparazione di cui potrebbero far
parte ai colleghi indiani, mentre
Questi ultimi potrebbero aiutare
i pastori danesi a comprendere
l’induismo la cui influenza cresce nelle parrocchie.
Norvegia:
maggioranza e Chiesa
di Stato
(Information) — Secondo le
ultime statistiche del 1980 la
maggior parte dei 4.000.000 di
norvegesi dichiara di appartenere alla chiesa luterana (92,2%)
mentre il 4,2% appartiene ad al;
tre chiese cristiane e il 3,6% si
dichiara ateo.
Spagna: emissioni
protestanti alla radio
(Pro Hispania) — Da parecchi
mesi i protestanti dispongono di
15 minuti di trasmissione al sabato e di 15 minuti alla domenica, dall’antenna municipale di
Rubi (vicino a Barcellona), un
tempo uguale a quello della chiesa cattolica.
La divisione del tempo è stata discussa di comune accordo
in una riunione dove accanto ai
rappresentanti della Radio vi
erano Cattolici, Fratelli, Pentecostali e Riformati.
Spagna: presto la
prima donna pastore
(Pro Hispania) — Ha iniziato
il suo anno di prova nella chiesa
di Ma’aga-Los Rubios Ester Vidal, candidata al ministero che
ha finito i suoi studi teologici.
Una donna-pastore in Andalusia: decisamente, e per fortuna,
i tempi cambiano!
DOCUMENTO SU
L’ECUMENISMO
Per la ristampa del documento
suirecumenismo che stiamo preparando per rispondere alle ultime ordinazioni giunte, desideriamo conoscere eventuali altri ordini di chiese.
Prezzo invariato (L. 150 la copia, minimo 20 copie) ma con aggiunta delle spese postali. Telefonare in redazione 011/655.278 entro il 15 ottobre.
Avvertiamo che oltre tale data non
sarà più possibile rispondere ad altre richieste.
9
1 ottobre 1982
cronaca delle Valli 9
COMUNITÀ’ MONTANA VALLI CHISONE E GERMANASCA
La piscina sarà aperta?
Ospitalità
Che Torre Pellice sia un luogo
su cui converge un grosso flusso
turistico è cosa risaputa. La particolarità della storia valdese, le
iniziative culturali, l'esistenza di
strutture ricettive, la relativa facilità a raggiungere la vallata da
Torino, sono alcuni dei motivi
che spingono molti a soggiornarvi per periodi più o meno lunghi.
Ma questa ospitalità quali problemi comporta? Non potendo in
poche righe fare un’analisi di
tutti gli aspetti concentriamo la
nostra riflessione sul settore che
più ci è vicino, il turismo ecclesiastico. Le molteplici iniziative
per Chanforan hanno indubbiamente contribuito ad incrementare questo filone, per cui in più
occasioni, si sono avute compresenze di gruppi, non solo nelle
varie foresterie, ma anche negli
alberghi. Ogni domenica gruppi
diversi sono stati presenti ai nostri culti in un’atmosfera cosmopolita. Se si pensa che ciascun
gruppo non è abbandonato a se
stesso ma vi è sempre qualcuno
che l’accompagna nelle visite ai
musei, ai luoghi storici, alle strutture diaconali, ci si rende conto
come questo servizio di presenza
se pure in un quadro di programmazione (gli stranieri prenotano
per tempo), assume ormai una
dimensione tale che se .non opportunamente distribuita, finisce
col saturare in maniera preoccupante coloro che prestano questo
servizio. Anche i benefìci e gli stimoli che provengono da questi
contatti, rischiano di annullarsi
e di perdere la loro efficacia, se
la rotazione dei gruppi è troppo
vorticosa in proporzione al numero di coloro che se ne occupano.
In secondo luogo rischia di raggiungere solo marginalmente le
comunità che hanno invece la
sensazione che « quelli di fuori »
assorbano troppo le forze pastorali locali. E’ corretto porsi l’interrogativo: a chi affidare la responsabilità principale dell’accoglienza? Alla Società di Studi
Valdesi — perché depositaria
della storia? — Ai Pastori — perché loro il mestiere della testimonianza all’esterno? — Alle
Commissioni ricevimento o ai
gruppi femminili che si occupano dei buffet e dei baz.ar? — Alle
foresterie — perché questa è la
loro funzione?
In linea teorica, penso sia chiaro a tutti, che ogni associazione
o gruppo o struttura, non è che
un tassello e tutti insieme- compongono il mosaico. A livello pratico invece, non si è ancora raggiunta altrettanta chiarezza. Per
cui la decisione autonoma di ciascun organismo e le richieste di
accoglienza dei gruppi hanno^
creato situazioni di sovrapposizione o di carenza di iniziative a
seconda dei periodi. Succede poi
che chi ha l’acqua alla gola, vada
a ricercare collaborazione e soccorso aggiungendo ulteriori impegni a chi ne ha già in .sovrannumero.
E’ quindi fortemente sentita la
esigenza di trovare una sede in
cui tutte le associazioni che si
occupano di accoglienza possano
dibattere il problema, presentare
e coordinare le loro proposte di
lavoro, richiedere ed offrire collaborazione, ed in ultima analisi
decentrare, distribuendo su un
numero più ampio di persone e
di comunità questo importante
impegno dell’ospitalità.
Adriano Longo
POMARETTO — La piscina
di valle, il Consorzio previsto
per la sua gestione e la bozza di
statuto di questo Consorzio, sono stati al centro delle discussioni deirultimo Consiglio della Comunità Mentana Valli Chisone
e Germanasca.
Se saranno superate le difficoltà finanziarie della ditta costruttrice — ha assicurato il presidente Daviero — la piscina potrebbe essere aperta al pubblico
per la fine dell’anno. Intanto la
Provincia di Torino e la Comunità Montana hanno costituito
un consorzio per la gestione che
si annunzia senz’altro assai onerosa, La bozza prevede un accordo per 5 anni con una ripartizione delle spese che prevede
« a carico della Provincia di Torino un contributo pari al 60 Vo
del costo della convenzione stipulata con il gestore con un
massimale non superabile di 70
milioni annui » e il resto a carico della Comunità Montana.
Il Consorzio è parso ad alcuni consiglieri veramente minuscolo (sei persone in tutto), e si
è proposto di allargarlo anche al
Comune di Perosa Argentina.
Ma, a quanto è risultato dai successivi interventi, il Comune ha
già ricavato da quest’opera tali
e tante seccature, da non desiderarne altre.
Infine si è accettata la possi-,
bilità che altri enti entrassero
a far parte del Consorzio (il Centro di soggiorno parco Orsiera
Rocciavré ex Pra-Catinat, per
esempio), quindi l’approvazione
della bozza è stata rimandata
alla prossima assemblea della
Comunità. Rimane da cercare la
società sportiva che si assuma
l’incarico di far funzionare gli
impianti, essendo questo tipo di
gestione convenzionata meno costosa della gestione in proprio. I
Comuni delle due valli, che sono rappresentati nel Consorzio
dalla Comunità Montana, sono
invece invitati a fare il possibile perché la piscina sia frequentata, in modo particolare dagli
alunni delle scuole.
Dopo la discussione degli argomenti ereditati dalla seduta
precedente, il presidente ha
sciolto l’assemblea non essendovi il numero legale per affrontare l’ordine del giorno di prima
convocazione. Così, con l’espediente di passare gli argornenti
da un Consiglio all’altro, si ottiene che gli assenti non blocchino l’attività della Comunità
Montana. Ma, proprio in coda
alla seduta, le dimissioni dell’assessore Bruno Nevache hanno
riportato a galla il problenia politico sommerso dall’ordinaria
amministrazione. Infatti il presidente ha ripreso l’ipotesi di
una giunta unitaria, con la partecipazione di democristiani, comunisti e indipendenti di sinistra ora nella minoranza consiliare
Questa idea, che dovrebbe
scombussolare tutto il Pinerole
Un documento dei ragazzi di S. Lazzaro
Dichiariamo la pace
I) STANOTTE HO FATTO UN SOGNO
Stanotte ho fatto un sogno
che non avevo fatto mai:
sognavo che gli uomini
non combattevano più.
Vedevo una stanza che
nel sogno era piena di re
e il patto che firmavano
diceva: la guerra mai più!
II) IL NOSTRO SOGNO
Durante i Laboratori Catechistici
(1-13 settembre 1982) abbiamo imparato questo canto e anche noi
abbiamo fatto un sogno; Reagan e
Breznev, Pettini e Mitterrand, con
tutti i capi di Stato sedevano nel
palazzo intorno a un grande tavolo e
non riuscivano a firmare il trattato
di pace.
Nella piazza antistante si erano
radunati tutti i bambini e i ragazzi
del mondo, che scandivano in coro: « Pa-ce, pa-ce, pa-ce! »: « Non
più bombe ma pane! »; « Non più
bombe ma bombi! ».
I « grandi » delle nazioni si sono affacciati alle cento finestre del
palazzo, hanno visto i milioni di
bambini e hanno detto: “ La pace
dobbiamo farla per loro ». E la pace
fu fatta.
La festa della pace incominciò
nella piazza davanti al palazzo e si
diffuse in tutte le piazze del mondo...
— I cannoni sparavano fiori
le mitraglie suonavano un bellissimo ritmo di danza
III) LA PACE È SOLTANTO UN SOGNO?
E quando l'ultimo firmò
la pace fu scritta nei cuor
si presero per mano e
pregarono grati il Signor.
Intanto per le strade
si ballava intorno ai falò:
nel fuoco si bruciavan
ie divise, le armi e i cannon.
i caccia da guerra diventavano
ospedali per curare gli ammalati
i giovani soldati gettavano la divisa
i carri armati si trasformavano in
trattori
e il deserto incominciò a fiorire.
— Il bambino più forte non alzava
più il pugno contro il più debole
non c'era più nessuno che moriva di fame
non c'erano più bambini orfani,
mutilati, sfigurati dalle bombe
chi aveva del pane non lo sprecava più ma lo divideva con gli
altri e ce n'era per tutti
anche nelle famiglie non si bisticciava più
nel quartiere nessuno veniva ,
scartato o lasciato solo
nella scuola tutti si fermavano
per aiutare quello che restava
indietro
nella fabbrica tutti avevano un
posto di lavoro...
Ma il 13 settembre terminarono i
laboratori e il sogno fini.
No. La pace, che abbiamo sognato,
può diventare realtà da quando è
nato Gesù a Betlemme e gli angeli
hanno cantato:« Gloria a Dio in
Cielo e pace in terra agli uomini
che Egli ama » (Vangelo di Luca
2, 14).
Chiediamo
ai nostri genitori
ai nostri insegnanti
agli uomini politici
ai ragazzi del mondo
a tutte le comunità
di lavorare con noi perché il sogno
della pace si avveri presto presto
presto.
L'assemblea
dei lalloratori dei ragazzi
Parrocchia di San Lazzaro
Pinerolo. 13 settembre 1982.
.se, nelle Comunità Montane e
neiruSL 44, piace molto ai democristiani e poco ai comunisti.
L’assessore dimissionario, forse
con eccessivo ottimismo, si è
detto certo che si riuscirebbe in
questo modo a ridurre l’assenteismo dovuto al disinteresse.
Che la partecipazione si rianimi sostituendo ad una giunta
amorfa una giunta litigiosa, è
proprio tutto da verificare.
Liliana Viglielmo
_______REGIONE
Vertenza
Piemonte
TORINO — La «vertenza Piemonte » che opponeva il sindacato CGIL-CISL-UIL alla Regione Piemonte si è conclusa
con la firma di un documento
che impegna - la Regione ad una
serie di iniziative per risolvere
il grave problema occupazionale.
Tra le decisioni più importanti
vi sono:
— Creazione della banca dei
dati sull’industria piemontese :
entro la fine dell’anno si avrà
una banca dei dati regionali.
— Accordo FIAT: la regione
si adopererà per il rispetto dei
termini per il rientro dalla cassa integrazione dei 24.000 lavoratori sospesi.
— Credito: attraverso la FinPiemonte la regione si impegna
ad aiutare le aziende dei settori
siderurgico, tessile, dolciario,
grafico, cartario, casalingo.
— Lavori socialmente utili: la
regione organizzerà corsi per
1500 lavoratori in cassa integrazione da impiegarsi in lavori
utili per la collettività.
— Interventi straordinari : la
regione effettuerà interventi
straordinari nell’Alto Novarese
e nella tfalle Scrivia per tentare
di risolvere la grave situazione
occupazionale.
Altri punti toccati dall’accordo col sindacato sono la formazione professionale, i trasporti,
la sanità e l’edilizia in cui verrà
data celerità ai meccanismi di
spesa già stanziati.
Come si vede il Piemonte ha
fatto la sua parte, tocca ora al
governo aiutare concretamente,
con provvedimenti conseguenti,
il piano per fare uscire il Piemonte dalla crisi.
gg
« Pinerolo pedala »
PINEROLO — Sono stati oltre
2.500 i partecipanti alla pedalata
ecologica organizzata dal gruppo sportivo Condor in collaborazione con l’Eco del Chisone.
Speriamo che questa iniziativa
serva a sensibilizzare di più le
persone all’uso della bicicletta
in città, con vantaggi per tutti:
meno inquinamento, facilità per
i parcheggi dei forestieri.
Giornata
degli anziani
PRAMOLLO — L’Amministrazione Comunale intende anche
quest’anno dedicare una giornata agli anziani, pertanto invita
tutti i pramollini che hanno superato il 75° anno di età al pranzo che verrà offerto presso la
trattoria « Genzianella ». Parteciperà anche la Corale Valdese
che allieterà il pomeriggio con
l’esecuzione di alcuni canti. I coralisti sono quindi convocati per
sabato 2 ottobre alle ore 20, per
rivedere e « rinfrescare » il repertorio.
Ancora
cassa integrazione
La FIAT ha comunicato recentemente che 35.000 lavoratori dei
propri stabilimenti sarebbero
stati posti in cassa integrazione per periodi vari. A questi si
aggiungono altri 5250 dipendenti della carrozzeria di Rivalla
che rimarranno per un periodo
di due settimane in ottobre. Il
motivo della cassa integrazione è
la necessità di ammodernamento della linea della Ritmo.
Anche la RIV, per la stasi di
mercato internazionale, ha deciso la cassa integrazione per i
proori dipendenti. Entro la fine
dell’anno 1200 dipendenti (su
1600) dello stabilimento di Villar
Perosa, 550 dello stabilimento di
Pinerolo rimarranno a casa per
15 giorni, mentre 900 dello stabilimento di Airasca avranno 9
giorni di cassa integrazione.
Zona sismica
PINEROLO — I comuni del
pinerolese sono in zona a rischio
sismico di 2" grado. Ciò comporta che i progetti per nuove edificazioni e ristrutturazioni siano
approvati da un apposito ufficio
geologico. Gli organici di questo ufficio sono insufficienti e i
tempi sono lunghi : di qui la
protesta del comprensorio pinerolese che mira ad ottenere inoltre incentivi finanziari e una
legge regionale apposita.
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10
ÍO cronaca delle Valli
1 ottobre 1982
COLLEGIO VALDESE DI TORRE RELUCE
SCUOLA LATINA
La novità del Linguistico
L’anno scolastico ’82-83 vede l’organizzazione
studi - Sottolineata l’importanza delle lingue
TORRE PELLICE — Il 15 set
tembre, studenti, familiari e una
folla di amici hanno gremito l’aula sinodale per l’inaugurazione
dell’anno scolastico 82-83 del Collegio valdese.
Il programma è stato vario in
familiare e festosa semplicità.
Una breve lettura biblica ed una
riflessione del past. E. Ayassot
sul versetto del Salmo 90 che dice « insegnaci a contare i nostri
giorni, affinché acquistiamo un
cuore savio ». È ovvio che il
« contare » non si riferisce soltanto al conteggio aritmetico sul calendario ma riguarda soprattutto il calcolo del valore di ogni
giorno della nostra esistenza. Come le monete non si calcolano
solo a numero, ma secondo il
valore del loro conio, così i giorni della nostra esistenza non vanno contati solo per il loro numero, ma per il valore e il significato, più o meno importante, di
ciò che in essi abbiamo fatto o
acquisito. Una lunga serie di giornate « vuote », vale assai meno
di un solo giorno in cui sia avvenuto qualcosa di importante,
forse decisivo per tutta la vita.
Così anche per la scuola, tanto
più che si tratta degli anni più
belli e preziosi della giovinezza.
Così la breve riflessione termina
rammentando come, per il cristiano il valore di ogni giorno
sia tanto più alto quanto più ci
si rende conto che ogni giorno
è un dono di Dio che va utilizzato al massimo con riconoscenza
verso Colui che ce lo ha donato.
Dopo una diecina di minuti il
tono cambia: la prof. S. Tron,
preside della Media, condivide
con gli alunni un po’ di nostalgia per le vacanze ormai terminate, di cui rievoca alcuni personali ricordi di un breve soggiorno in Svizzera.
Prende quindi la parola il preside del Ginnasio-Liceo, prof. E.
Armand Ugon che si rivolge soprattutto agli allievi più grandi
tracciando un succinto disegno
del programma che li attende nella speranza che, alla conclusione, i risultati finali siano migliori di quelli dello scorso anno;
che è « passato » senza che tutti
i candidati alla prova decisiva
siano riusciti a « passare », anche se non tutti e soltanto per
loro demerito.
Un saluto ed un augurio speciale vengono rivolti ad alcuni
nuovi insegnanti che sostituiranno qualche collega che ha lasciato il nostro Istituto meritando
la riconoscenza di docenti ed allievi per il lavoro svolto fra noi.
Il dott. E. Gardiol, a nome del
« Comitato del Collegio » che ha
espresso questi pensieri, assieme
all’avv. M. Gay, rivolge un augurio particolare ai giovanissimi
che formeranno la prima Media
di quest’anno, felicitandosi con i
genitori che hanno dato prova
della loro fiducia nella nostra
scuola, preferendola per l’iscrizione dei loro figli.
Il prof. Giaccone, vice-preside
del nuovo Liceo linguistico presenta la grande novità di que
st’anno, che ha subito destato
interesse e attirato buon numero di iscrizioni e illustra l’importanza sempre maggiore della
conoscenza delle lingue. La conoscenza di più lingue è oggi essenziale in un numero sempre
più grande di professioni e nei
più svariati campi di attività.
Studiare le lingue è oggi indispensabile.
L’avv. Gay presenta poi la
scrittrice Alba De Cespedes che,
avendo sposato un diplomatico
valdese, il dott. Bounous, è diventata, anche per residenza, uno
dei personaggi della Valle del
Penice. Cosa dirne? Basterà forse notare che il suo « dire » è
allo stesso livello del suo « scrivere », che tanti conoscono ed
apprezzano. La scrittrice, con vivezza e semplicità, racconta un
di un nuovo corso di
da Alba De Cespedes
po’ la sua vita, come e perché è
diventata scrittrice. Parla dei
suoi viaggi attorno al mondo,
dei suoi soggiorni in tanti paesi
diversi che ha avuto il privilegio
di visitare, soggiornandovi più
o meno a lungo, vedendoli dal
doppio osservatorio di moglie di
diplomatico e di scrittrice. Poiché parla a studenti non dimentica di porre in risalto il valore
degli studi umanistici e in particolare della conoscenza di quante più lingue possibile. La novità
del nuovo Liceo Linguistico non
poteva avere più felice presentazione. Gli alunni ed il pubblico
lo hanno apprezzato ringraziando
con un lungo applauso.
La riunione termina con la preghiera e l’invocazione delle benedizioni del Signore.
E. A.
L’apertura
dell’anno scolastico
POMARETTO — Mercoledì
15 settembre, nel primo pomeriggio, una folla di ragazzini e
ragazzine festanti si assiepava
all’ingresso della sala-teatro del
Convitto Valdese, e poi gaiamenle la invadeva: con loro molti
genitori, e amici della Scuola
Latina, la nostra Media Parificata delle Valli Chisone - Germanasca, che in quel giorno ha
inaugurato l’anno scolastico 19821983.
Una meditazione sulla parabola dei due figlioli, del pastore
Marco Ayassot che è anche
membro del Comitato del Collegio Valdese e Scuola Latina, ha
aperto la riunione, preceduta e
seguita dal canto di un inno.
Dopo un breve saluto di Ettore Serafino, membro del Comitato (era pure presente altro
membro del Comitato nella per
INAUGURATO L’ANNO SCOLASTICO AL BUNIVA DI LUSERNA
La scuola pubblica si rinnova
LUSERNA SAN GIOVANNI
— Folta partecipazione di genitori all’assemblea che è stata indetta per il 20 settembre nella
sede distaccata di Luserna San
Giovanni.
L’iniziativa del preside dell’Istituto Tecnico Commerciale e
per Geometri « M. Buniva »,
prof. C. Zanzottera, e del suo
coordinatore prof. V. Armand
Hugon, ha avuto il merito di fare conoscere ai genitori intervenuti gli obiettivi di questo Istituto, al suo 4° anno di attività.
Sono 221 gli studenti che lo
frequentano. Numerosi quelli
che provengono da Bibiana, Bagnolo e Barge.
Comune e Provincia, secondo
le rispettive competenze, hanno
contribuito al nuovo assetto edilizio della sede distaccata, che
i genitori sono stati invitati a
visitare.
E’ stato rilevato dal Preside
quanto sia fondamentale per
creare un clima favorevole allo
studio ed ai rapporti fra ragazzi
e personale non docente, il cui
numero è inadeguato, l’aspetto
educativo al quale gli studenti
saranno chiamati con l’autodisciplina. I genitori sono stati invitati a contribuire a questa forma educativa.
Sono stati assicurati tutti gli
sforzi perché la scuola funzioni
il meglio possibile, indipendentemente da tutte le difficoltà
esterne non facilmente superabili.
■ Hanno collaborato a questo
numero: Domenico Abate,
Ernesto Ayassot, Teodoro
Salma, Tavo Burat, Maria
Luisa Davite, Amalia Geymet,
Edi Morini, Aldo Rutigliano,
Giusy Trimarchi, Margarete
Ziegler, Ferruccio Malanot,
Giorgio Tourn.
Sono state proposte attività integrative che dovrebbero essere
non solo complementari alla
preparazione di base, ma anche
di stimolo agli stessi studenti;
inoltre dovrebbero funzionare
gradatamente alcuni laboratori.
Il servizio mensa sarà curato
dal Comune.
Due gli obiettivi che l’Istituto
si prefigge di raggiungere:
1“) Estendere nell’ambito territoriale, come è stato attuato
a Pinerolo, con piena soddisfazione, esperienze di lavoro durante l’estate, per verificare l’applicazione dei programmi culturali di base nella pratica.
A questo proposito si richiede la collaborazione di Aziende
e Enti del territorio che possano offrire ai ragazzi tali esperienze.
’2“) In previsione della riforma scolastica, già approvata da
un ramo del Parlamento, avviare la pratica di riconoscimento
dell’autonomia della sede distaccata dell’Istituto, per legare la
scuola al suo territorio, anche
nella prospettiva di avere un
gruppo di insegnanti sul territorio medesimo con i vantaggi che
ne possono derivare. Questa soluzione potrebbe però presentare anche aspetti negativi.
Il Preside ha fatto ancora rilevare, richiamandosi all’impegno di studenti e genitori, che i
diversi Enti (banche ecc.) che
offriranno eventuali posti di lavoro, si orienteranno sul voto
conseguito alla maturità partendo da 56 o 58/60 o dal 60 in giù.
Un’attenta assemblea ha seguito le lucide argomentazioni
sulla scuola sollevate dal prof.
Zanzottera, identificandosi cosi
con la sua linea appassionata a
difesa e promozione di una
scuola pubblica rinnovata, che
richiede però impegno diverso
da parte di docenti e studenti.
non disgiunto da un nuovo tipo
di collaborazione dei genitori,
che non sia quello personaleegoistico e non si limiti all’ultimo mese di scuola.
Il giudizio sull’Istituto è generalmente positivo.
Alba e Antonio Kovacs
sona della sig.ra Marisa Coucourde Pons) la prof.ssa Amalia
Geymet, Preside, ha svolto una
relazione sull’attività dell’anno
scolastico passato, ed ha accennato, per il futuro, alle difficoltà
che si prospettano, ma anche
alle speranze in una mantenuta
se non migliorata efficienza dell’Istituto, e nella rafforzata coscienza, da parte della nostra
gente, del ruolo che l’Istituto
può ancora svolgere e del significato culturale insito nella sua
presenza in questa zona.
Il pastore emerito Silvio Long,
sceso da Pramollo, ha poi portato un simpatico saluto, ricco di
ricordi della sua infanzia ed adolescenza, di quand’era studentello oltre sessant’anni addietro,
nella Scuola Latina, ed ha brevemente parlato del suo lungo
e benedetto ministerio pastorale
nel distretto Rio-Platense.
Infine il passaggio alla parte
ricreativa : il sig. Benedetto,
guardia ecologica, l’ha resa piacevole e nel contempo istruttiva,
illustrando una bella serie di diapositive sulla flora delle nostre
valli. Vivi applausi hanno ringraziato il sig. Benedetto.
L’anno scolastico è aperto :
buon lavoro agli insegnanti, che
è giusto ringraziare per quanto
han fatto e si impegnano a fare,
ed auguri ai ragazzi per un cammino sereno e costruttivo sulla
non sempre facile via della conoscenza e del sapere.
A. G.
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Nuova preside
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TORRE PELLICE
TORRE PELLICE — In aper
tura della seduta la nuova preside, prof. Mirella Antonione Casali rivolgendosi il 23 settembre
al Consiglio di Istituto, al quale
ha portato il suo cordiale saluto,
ed ai numerosi genitori che
hanno seguito i lavori del Consiglio. ha e,spresso il compiacimento di trovarsi in una cittadina
come Torre Pellice caratterizzata
dalla sua civiltà e dall’amore che
i suoi cittadini hanno per la scuola.
La Preside ha ricordato la prof.
Mirella Bein, che è stata trasferita in altra sede, che nella
sua attività è stata di stimolo
ed ha profuso per la causa scolastica molte energie con intelligenza.
Al suo indirizzo ha inviato l’augurio di buon lavoro nella nuova
sede.
Il Consiglio di Istituto ha proposto la riduzione deH’orario di
lezione della 4» e S"“ ora, e in alternativa, della prima e ultima
ora per agevolare i ragazzi che
provengono da Angrogna Villar
e Bobbio Pellice i quali usano i
mezzi di trasporto di linea il cui
orario differisce da quello della
scuola e ha richiesto perciò l’autorizzazione al Provveditore.
E stato fissato l’orario di ricevimento dei genitori da parte
della Preside nei giorni di martedì, venerdì e sabato dalle ore
8,30 alle 10,30; negli stessi giorni
la Segreteria sarà aperta al pubblico dalle 9 alle 11.
Due le decisioni di rilievo prese dal Consiglio.
La prima è stata quella di soprassedere a dare il richiesto parere sul Programma di formazione sportiva per l’anno 1982 predi
sposto dagli Assessori all’Istruzione e allo Sport del Comune
in base alla Legge Regionale
10/79, perché il programma penalizza le attività sportive emergenti, non tiene in alcuna considerazione la fascia dei giovani
dai 14 ai 18 anni, età particolarmente delicata, e l’utilizzo degli
impianti non trova collocazione
nell’ambito scolastico.
Il C. di I. si ritroverà il 30 settembre per riprendere in esame
questo programma insieme agli
Assessori del Comune che saranno opportunamente invitati, unitamente ai genitori dei ragazzi.
L’altra decisione riguarda la
procedura per l’acquisto dei libri
di testo per la scuola.
Il C. di I. è venuto nella determinazione di procedere, quest’anno, all’acquisto dei libri interpellando altri fornitori oltre ai locali. La fornitura sarà affidata alla
Ditta che praticherà sui prezzi
di copertina uno sconto maggiore. Così operando la scuola potrà acquistare un numero più alto di libri per la dotazione scolastica.
Il Consiglio di Istituto si è
espresso favorevolmente circa la
proposta di redigere un regolamento ed ha considerato qualificante un’iniziativa tesa a rilevare se è possibile nell’ambito
del territorio e a ragione veduta,
trasformare la .scuola a « tempo pieno ». .
Si tratterebbe di un salto di
qualità. Occorre ovviamente un
approfondimento delle esperienze del « tempo pieno » laddove è
adottato e un confronto, aperto e
costruttivo, con i genitori e gli
Enti Locali.
A. K.
11
1 ottobre 1982
cronaca delle Valli 11
45 anni
dell’AVIS
L’AVIS di Pinerolo
in occasione
del 45° anniversario della sua
fondazione ci ha fatto dono
di questa litografia
di G. Damilano.
Ringraziamo per il gentile
dono e soprattutto
ringraziamo i 730 soci
dell’AVIS per il loro costante
impegno nell’aiuto
ai sofferenti e ai malati.
Sono un esempio di come
il volontariato organizzato
e disinteressato
è indispensabile per
l'organizzazione
sanitaria del paese.
Ancora una volta:
grazie AVIS!
La redazione
■ /*»
L’ambulanza
e gli autisti
RISPOSTA
ALLA LETTERA APERTA
In riferimento alla lettera aperta inviatami tramite ■■ l'Eco delle Valli Vaidesi •' ed « Il Pellice » da Renato Pizzardi e per meglio chiarire quanto già
detto durante la trasmissione di Telecupole, desidero rifare brevemente la
storia dell’ambulanza in questione.
Da parecchio tempo eravamo al corrente che la CRI di Torre Pellice necessitava di un nuovo mezzo di trasporto infermi. Con i volontari ed il loro
Presidente avevamo avuto incontri e
confronti sul tipo di mezzo necessario,
sulle modalità dell’acquisto, sull’uso
dell’ambulanza. In accordo con loro eravamo arrivati alla decisione di acquistare un FIAT 238, impegnandoci a ricercare come poter superare il problema
della targa: infatti i volontari delia CRI
sostenevano di non poter guidare una
ambulanza con targa civile,'d’altro canto la Comunità Montana- U.S.L., acquistando il mezzo con denaro del Fondo
Sanitario Nazionale, sapeva, dalle informazioni assunte in Regione, di non
poter fare altrimenti che metterle targa civile ed intestarla a sé.
Per discutere il problema il 29.4.82
avevamo un incontro con il Presidente
Regionale ed il Presidente Provinciale
dei volontari CRI, presenti il Presidente GardioI ed il sig. Collino del Sottocomitato di Torre Pellice: in quell’occasione venivamo a conoscenza del fatto
•che i volontari della CRI potevano guidare mezzi con targa civile, purché si
facesse una convenzione tra U.S.L. e
CRI per definire i termini dell’accordo
sull’utilizzo dell’ambulanza. Si sarebbe
convenuto che l’U.S.L. metteva a disposizione della CRI il mezzo e sosteneva le spese per il bollo, l’assicurazione, il carburante, la manutenzione, mentre la CRI avrebbe assicurato il servizio trasporto infermi. Ci lasciavamo in
attesa di avere a disposizione una bozza di convenzione già siglata in altra
USL con le CRI locali.
Dopo un po’ di tempo, in data 20.5.82
perveniva alla USL una lettera a firma
del Presidente del Sottocomitato di
Torre Pellice Dott. GardioI il quale comunicava che Consiglio. Autisti e Barellieri riuniti avevano unanimemente
deciso di non accettare di prestare servizio su di un mezzo non targato CRI.
Verbalmente il Presidente affermava che
la CRI non aveva bisogno del nostro
mezzo. Si chiudev'S così tutto il discorso.
Naturalmente l’U.S.L. sta verificando
alcune altre possibilità per la guida della sua ambulanza sul territorio e 1 utilizzo del mezzo dovrebbe essere assai
prossimo.
Logicamente abbiamo perso tempo e
l’autoambulanza è rimasta in garage,
mentre le necessità sul territorio ci
sono e gli interventi si fanno aspettare. Ma la disponibilità è indispensabile
da parte di tutti, se vogliamo effettivamente rispondere alle esigenze della
nostra popolazione.
Il Presidente: Franca Co'isson
Flash, mass media
e il culto
Sul numero del 24 settembre ho letto la lettera del sig. R. Peyrot in risposta alla mia del 17 settembre (vedi i
nn. 39 e 38). Ringrazio il sig. Peyrot
per questa sua lettera molto significativa ed anche molto istruttiva per me.
Essa infatti mi ha insegnato una cosa
che proprio ignoravo, mi ha informato
cioè della pratica esìstente — sembra
—: anche nella chiesa: la pratica dei
due pesi e due misure. Infatti condanna severa e scandalo per due fotografie scattate in tutta discrezione ad un
battesimo, non certo per « voler eternare ”, come immagina il sig. Peyrot,
e neanche <■ per un più o meno legittimo orgoglio di parenti », come immagina ancora il sig. Peyrot, ma semplicemente a ricordo di una giornata di
gioia e di speranza anche. Viceversa
massima tolleranza, anzi — sembra —
autorizzazione data agli operatori televisivi « a disturbare la funzione » (sono
parole del sjg. Peyrot), in vista di immagini da trasmettere televisivamente
« a milioni di persone » a soddisfazione
della loro curiosità.
Sono così informato di quelli che sono, a giudizio del sig. Peyrot, i diversi
criteri seguiti, non so con quanta coerenza, dalla chiesa nei suoi giudizi.
Ringrazio dell’informazione, ma rimango
nelle mie idee, ribadendo pienamente
quanto scritto nella mia precedente lettera e ritenendo di non aver per questo ad essere gratificato del certificato
di incapacità a rendermi conto della
differenza che c’è tra le cose, per
esempio tra le patate e le mele.
Edoardo Micol, Luserna S. G.
Caro Direttore,
poiché siamo state chiamate in causa
da un lettore dell’Eco-Luce vorremmo
dire semplicemente che non abbiamo
cambiato parere, ma 1) ci sembra del
tutto sproporzionato rapportare un semplice battesimo privato alla ripresa televisiva dell’apertura del Sinodo chè,
questa, ha almeno la motivazione di
farci conoscere ai nostri concittadini: 2) ci saremmo però aspettate, da
qualcuno più in autorità di noi, un intervento per ottenere dai mass media
un maggior rispetto del nostro pubblico, soprattutto nei momenti di raccoglimento durante il culto; non rifiutiamo di farlo anche ora, ma è chiaro
che ci vuole ben altra voce. Ci auguriamo che ciò sia fatto in avvenire da
chi di dovere.
Anna Bosio - Evelina Pons
CORSO DI ESPRESSIONE
CORPOREA
E SPAZIO TEATRO
TORRE PELLICE — Il Gruppo Teatro
Angrogna, in collaborazione con gli Assessorati alla Cultura della Comunità
Montana Val Pellice e del Comune di
Torre Pellice organizza: Percorsi nello
spazio teatro (corso di espressione corporea e gioco teatrale).
Un percorso di lavoro attraverso le
possibilità espressive del linguaggio
corporeo. La ricerca personale di forme e ritmi di comunicazione all’interno del gioco teatrale.
Il programma prevede: Decondizlonamento fisico e identità corporea; Coordinamento motorio, ritmo corporeo ed
analisi del movimento; Elementi di mimo: Comprensione e scrittura del segno nel linguaggio corporeo attraverso
giochi di relazione; Comportamento sociale, processi di identificazione e ricerca del personaggio; Movimento e relazioni nello spazio-teatro.
Durata del corso: ore 21 articolate
come segue: 12-15-19-26 e 29 ottobre,
dalle 19 alle 22; r novembre, dalle 15
alle 18 e dalle 19 alle 22.
Animazione del corso: Federico Vallino.
Partecipanti: n. max. 20. Età mìnima
anni 18.
Quota d’iscrizione: L. 12.500, da versare all’inizio del corso.
Iscrizioni presso Jean-Louis Sappé via XX Settembre 7 - Torre Pellice.
Il corso si terrà presso la Palestra
Comunale - Viale Dante - Torre Pellice.
Ogni partecipante dovrà munirsi di una
tenuta sportiva o simile, comoda e
leggera. È preferibile una presenza costante, dato il carattere di continuità degli incontri.
COMITATO PINEROLESE
PER LA PACE E IL DISARMO
PINEROLO — Il Comitato di coordinamento pinerolese per la pace e il
disarmo, dopo la pausa estiva, riprenderà la sua attività con una pubblica
assemblea che si svolgerà venerdì 1°
ottobre 1982, alle ore 20.45, presso i
locali del quartiere S. Lazzaro (via dei
Rochis 3 - Pinerclo).
In questa assemblea, oltre ad una
panoramica sulla situazione piemontese
dei Comitati per la pace, si intende fare una verifica sulle attività svolte, sulla partecipazione dei vari gruppi aderenti e discutere sulle attività future.
GITA A CASTELNUOVO (AT)
TORRE PELLICE — La Cooperativa
Operaia di Consumo organizza per domenica 17 ottobre una gita per i soci
e simpatizzanti a Casteinuovo Don Bosco, visita all’abbazia di Vezzolano
e pranzo a Pino d’Asti. Per prenotazio
Cara magna Linota,
ho letto sul numero dell’EcoLuce del 31 agosto ultimo scorso, la domanda che ti ha rivolto
un interlocutore circa l'appellativo di Israele delle Alpi dato al
popolo valdese.
Desidero farti conoscere d mio
punto di vista al riguardo.
Penso che l’appellativo di
Israele delle Alpi sia stato dato
al popolo valdese a motivo delle
molto evidenti analogie tra le
vicende storiche del popolo di
Israele propriamente detto, e
quelle del popolo valdese. Ambedue questi popoli hanno avuto origine dalla risposta affermativa alla vocazione rivolta da
Dio (vedi Àbramo e Valdo di
Lione).
Ambedue questi popoli hanno
sofferto per l’oppressione dei nemici. Ambedue sono stati liberati; ambedue hanno conosciuto l’wniliazione dell'esilio; ambedue hanno provato profonda
nostalgia per la terra dei padri;
ambedue hanno potuto fare ritorno al paese natio; ambedue
hanno monunciato un solenne
giuramento di fedeltà a Dio
(Mitspa - Sibaud); ambedue nei
momenti più cruciali sono stati
salvati da eroi (vedi Giudici Gianavello e il capitano Jahier
ed altri); ambedue hanno registrato imprese che hanno del
leggendario per opera di giovinetti (Davide che atterra il tracotante gigante Golia e Peiret
Revel il quale, anch’egli con la
fionda, atterrò lo spavaldo Moro di Mondovì).
Ambedue i popoli hanno ricevuto da Dio una vocazione di testimonianza verso il mondo pagano e, per il popolo valdese, la
testimonianza evangelica racchiusa nel motto « Lux lucet in
tenebris ».
Analogie evidenti che senza
dubbio erano presenti alla mente dello storico Giovanni dalla
quando al principio del secolo
si accingeva a scrivere la storia
del popolo valdese da lui appun
ni, entro il 9 ottobre, e maggiori informazioni rivolgersi alla Cooperativa e
alla merceria Stefanetto.
ASSEMBLEA DEL CENTRO
SOCIALE PROTESTANTE
PINEROLO — Venerdì 1 ottobre alle
ore 21 nei locali del Cesp (via dei Mille 1) si terrà l’assemblea dei soci per
discutere i programmi e le iniziative
per l’autunno inverno. L’assemblea è
aperta a tutti.
RINGRAZIAMENTO
« L’Eterno conosce i giorni degli
uomini integri; e la loro eredità
durerà in perpetuo. Essi non sarare confusi nel tempo dell’avversità » (Salmo 3'7 v. 18 - 19a)
E’ mancato
Umberto Mourglia
di anni 59
Lo annunciano la moglie Letizia Baret,
il figlio Mareo con Fiorella, le sorelle
Emida e Vera, la cognata, i cognati, ì
nipoti, parenti ed amici tutti.
Si ringrazia in modo particolare il
Dott. Peyrot per la fraterna assistenza;
si ringraziano inoltre i medieì ed il
personale tutto dell’Ospedale Valdese
di Pomaretto, per l’assistenza competente e partecipe, i parenti e gli amici
che gli sono stati vicini durante la lunga malattia.
Si prega di devolvere eventuali offerte in memoria a favore deU’Ospedale Valdese di Pomaretto.
Pomaretto, 26 settembre 1982
RIISrGRAZIAMENTO
« Io sono persuaso che né morte,
né vita, potranno separarmi dall’amore di Dio che é in Cristo
Gesù nostro Signore »
(Rom. 8: 38-39)
I familiari della sorella
Luigia Peyronel
ved. Viglielmo
nella impossibilità di farlo personalmente, ringraziano tutti coloro che con
la loro presenza, scritti e fiori, hanno
voluto prendere parte al loro dolore.
Villasecca, 12 settembre 1982
AVVISI ECONOMICI
PICCOLO CHALET a Frali disponibile in periodo invernale - Telefonare 0121/8514.
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e piccole dimensioni) - Telefonare
0121/8514.
to definito con Vappellativo di
« Israele delle Alpi ».
Con i miei più cordiali saluti
Guido Mathieu
Gentilissimo pastore Mathieu,
la ringrazio per i chiarimenti.
Sono sicura che interesseranno
il leUore che aveva chiesto spiegazioni c molti altri.
Però io continuo ad essere convinta che tutte queste analogie
non sono la caratteristica più
importante. Anche nella storia
di altri popoli troviamo un Balilla che ripete il gesto di Davide contro Golia.
Per i credenti la storia del popolo eletto e di tutti gli uomini
è soprattutto la storia della Grazia di Dio, che suscita la fedeltà, ma rimane nonostante le infedeltà, sempre presenti nella vita d’Israele come in quella dei
Valdesi: « se siamo infedeli. Egli
rimane fedele, perché non può
rinnegare se stesso» (II Timoteo 2: 13).
Magna Linota
URI A.1 - VALLI
GHISONE-CERM ANASCA
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 81000 (Croce Verde).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 3 OTTOBRE 1982
Ferrerò: FARMACIA VALLETTI - Via
Monte Nero. 27 - Tel. 848827.
San Germano Chisone: FARMACIA
TRON - Telef. 58766.
Ambulanza:
Croce Verde Porosa; tei. 81.000
Croce Verde Porte: tei. 201454
USL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica:
Notturna: tei. 932433 (Ospedale Valdese) .
Prefestiva-festiva: tei. 90884 (Ospedale Mauriziano).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 3 OTTOBRE 1982
Luserna San Giovanni: FARMACIA
CALETTO - Via Roma 7 - Telefono
909031.
Ambulanza:
Croce Rossa Torre Pellice: telefono 91.288.
USL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza:
Croce Verde Plnoroio: 22664.
12
12 uomo e società
1 ottobre 1982
FRANCIA
GERMANIA
Chiesa e potere oggi
Numerose personalità del protestantesimo francese hanno lanciato, recentemente, un appello di solidarietà al governo
socialista di Mitterrand. L’avvenimento merita attenzione e riportiamo qui appresso alcuni stralci riassuntivi dal documento pubblicato da « Le Monde ».
« Seguendo l’esempio di Gesù
Cristo i cristiani debbono considerarsi strumento di rottura al
conformismo e alle ingiustizie
della società » (art. 14 della dichiarazione votata dal Smodo
francese su « Chiesa e Potere » nov. 1972). Dieci anni dopo la
predetta dichiarazione su « Chiesa e Potere » ecco che un appassionato dibattito ha sollecitato e
mosso le Chiese riformate a motivo del nuovo clima politico. La
Francia è retta ormai da un governo che in più modi si impegna, nel rispetto delle istituzioni e della libertà, a dare una
particolare dinamica per una
più efficiente giustizia e solidarietà sociale.
« A noi sembra doveroso, in
questo tempo — affermano i firmatari dell’appello — sottolineare le convergenze fra l’azione governativa di ispirazione socialista e le conseguenze che derivano dal fatto che noi ci proclamiamo cristiani evangelici. Per
noi Gesù Cristo è sorgente di VITA; Lui opera per sanare tutti
i mali, per la solidarietà e la
fratellanza fra tutte le creature,
come dire per questa umanità
della quale noi siamo partecipi,
parte viva. Da molti anni Sinodi, Assemblee, ecc. hanno espresso e deliberato risoluzioni relative ai mali che affliggono la società, particolarmente sulla utilizzazione politica e militare dell’energia nucleare, gli esperimenti nucleari, il commercio delle
armi, la droga, il diritto alla
obiezione di coscienza, i problemi della immigrazione e degli
stranieri, la partecipazione finanziaria delle Chiese ai progetti
di sviluppo del terzo mondo, la
fame nel mondo, ecc. Allorquando un avvenimento perturba la
vita nazionale o quella di altri
paesi, quando degli uomini sono
umiliati, perseguitati, oppressi
ecco allora che noi, popolo di
credenti, protestiamo contro la
oppressione e ciò in virtù dei
nostri principi e della nostra fede quali creature di Dio. Ma ancora di più è nei tantissimi fatti
della minuta vita quotidiana
che noi sia come individui che
come Chiese ci sentiamo chiamati alla edificazione della città
dell’uomo (...). Dal maggio dello
Comitato di Redazione; Franco
Becehino. Mario F. Berutti, Dino
Ciesoh, Niso De Michells, Giorgio
GardioI, Marcelia Gay, Aurelio Penna, Jean-Jacques Peyronel, Roberto
Peyrot, Giuseprpe Platone, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Giulio
Vicentini, Liliana Violielmo.
Editore: AlP, Associazione Infor
mazione Protestante - Torino.
Direttore Responsabile:
FRANCO GIAMPICCOLI
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - tei. 011/
655.278 - c.c.p. 327106 intestato a
■ L'Eco delle Valli - La Luce ».
Redazione Valli: Via Arnaud. 25 •
10066 Torre Pellice.
Pubblicità; prezzo a modulo (mm
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Inserzioni; prezzi per mm. di altezza. larghezza 1 colonna: mortuari
280 - sottoscrizioni 100 - economici
200 e partecipazioni personali 300
per parola (oltre IVA).
Fondo di solidarietà c.c.p. 11234101
intestato a u La Luce; fondo di solidarietà », Vìa Pio V, 15 - Torino,
• La Luce »: Autor. Tribunale di
Pinerolo N. 176, 25 marzo 1960.
• L’Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175, 8 luglio 1960
Stampa; Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Peliice (Torino)
scorso anno il cambiamento politico in Francia ha suscitato
una straordinaria attesa, rinfocolato una nuova speranza; in
siffatta situazione noi dobbiamo,
vogliamo essere lucidi e concreti
portatori di solidarietà. Negli
orientamenti socialisti noi abbiamo riconosciuto parole ed ispirazioni che traggono radici dall’evangelo.
impegniamoci a dare il meglio
della nostra testimonianza, ove
occorra esprimendo la nostra
critica costruttiva (...)- Noi dobbiamo cooperare per la crescita di una società migliore tenuto conto che la nostra deve
essere una fede creatrice, incarnata con gli altri uomini, con
tutta l’umanità nelle dimensioni
individuali e collettive (...).
sulla
Nove tesi
educazione
alla pace
Silenzio e prudenza
delle nostre chiese
Certo noi abbiamo coscienza
delle difficoltà relative al cammino che dobbiamo percorrere
nel mondo (...). Siamo ben consapevoli delia complessità dei problemi. Ci stupisce il silenzio o
una certa mal celata prudenza
delle nostre Chiese..., di uomini
e donne che svolgono attività di
servizio nelle nostre opere, nelle comunità. Ecco perché formuliamo questo appello: riteniamo
che è necessario cooperare nella
società nella quale si opera per
dare agli uomini lavoro, giustizia e libertà. Infine noi siamo
¡persuasi che le difficoltà che si
incontrano non giustificano un
nostro pessimismo, o il mettere
in causa i provvedimenti che le
autorità hanno preso o si ripromettono di portare avanti al fine di instaurare una maggiore
giustizia sociale e dare dignità
umana ad ogni creatura (...).
Pertanto a motivo di questa
aflérmazione di solidarietà con
il nuovo potere sociale, nelle
conquiste come nei fallimenti
Sia chiaro che il messaggio
evangelico da una parte è un incessante richiamo alla speranza
dei figliuoli di Dio, un netto ripudio alla rassegnazione, al conformismo, all’egoismo individualista (...) è altresì una certezza
per via della quale noi dobbiamo essere facitori, guaritori del
nostro prossimo. Or dunque
tutto ciò che può farci muovere d’accordo con gli altri sulle
vie del bene ci trovi consenzienti (...); come dire che per noi è
valido tutto ciò che è capace di
trasformare e rinnovare in pienezza di vita la luminosa prospettiva della speranza e della
fede cristiana. In tal senso la
società nella quale viviamo deve
avere il nostro pieno appoggio
(...); saremo pertanto validi cooperatori.
Fervido è il nostro auspicio
che questo nostro appello sia
ben inteso e accolto da tutti i
membri delle nostre Chiese
CA-anaeliche... ».
1. L’educazione alla pace è anzitutto una educazione al sentimento, anzi alla sensibilità, e cioè
alla capacità di percepire la violenza nascosta nell’indifEerenza,
nel disprezzo, nell’ingiustizia, nell’afflizione e nelle angosce ciré ogni essere umano può incontrare, e ciò prima ancora che queste giungano ad una concreta
manifestazione di violenza.
Seguono numerose firme fra
cui: Roby Bois, Bernard Charles, Dorotea e Georges Casalis,
Jacques Cousouyan, J. A. Dupont, Hervé Dupont-Monod, Dominique Fabre, François Gehrardt, André Leenhardt, J. C.
Muller, C. e J. Ott, Geneviève
Poujol, Guy Raffi, Jacques Stewart, Pierre Weben,,.
2. L’educazione alla pace significa suscitare in ogni creatura, che è nata o che nascerà fra
gli uomini, una profonda repulsione ed anzi una nausea pressoché fisica verso ogni manifestazione di violenza, ed anzitutto
verso la cosiddetta violenza fisica. Non deve esser mai dato ad
intendere ai fanciulli che si possa resistere alla violenza, poiché
la violenza fisica degrada doppiamente chi la compie: essa non
soggioga soltanto il corpo, ma
anche lo spirito.
3. L’educazione alla pace significa insegnare che cosa è la guerra. La guerra è la forma di violenza fisica più collettiva, e perciò più crudele, che esista. Ed è
giusto che davanti ad essa gli
uomini si sentano sempre più atterriti, via via che il mondo progredisce nei suoi micidiali ritrovati.
D. A.
4. L’educazione alla pace significa pure conoscere il terrore che
la pace porta con sé per gli altri,
i quali appunto per questo temono di entrare in guerra. Ma
oggi, conservare la pace può anche sempre significare questo:
sopportare una determinata
DAL « TRIBUNALE 8 MARZO »
I diritti della partoriente
Il « Tribunale 8 marzo », che
da anni si batte perché vengano
riconosciuti e rispettati i diritti
delle donne, ha ora messo a punto un’interessante « Carta dei diritti della partoriente », che speriamo trovi presto applicazione
completa dappertutto, attraverso
leggi regionali e provinciali.
Il Tribunale si propone inoltre
di fondare delle « Case di Maternità », edifici prossimi agli ospedali e ad essi collegati, riservati
alle future madri, che verranno
assistite da personale specializzato (anche nel campo psicologico) che le seguirà dagli inizi
della gestazione fino al puerperio,
in un clima di serenità e distensione, perché l’arrivo di un nuovo essere umano sia davvero un
evento lieto sotto ogni aspetto.
Ecco la « Carta dei diritti della
partoriente »:
o per scoprire quelle condizioni
socio-ambientali e metaboliche
che predispongono al danno cerebrale fetale;
— misure contro la nascita
prematura;
— screening (ovvero una serie
di esami) dopo la trentaduesima settimana di gravidanza per
diagnosticare eventuali compromis.sioni fetali;
— oculata assistenza ostetrica durante il travaglio e il parto, uso adeguato del monitoraggio.
Diritto a essere creduta e ascoltata, diritto a essere rispettata:
Diritto a essere informata;
— sulla prevenzione
— sul suo stato di salute ed
eventuali cautele da adottare
— sull’andamento della gravidanza
— sull’alimentazione
— sui farmaci
— sulla sessualità in gravidanza e durante il puerperio
— suH’andamento del travaglio
e della fase espulsiva.
Diritto a partorire un figlio sano attraverso:
— un’accurata igiene prenatale; indagini diagnostiche atte a
scoprire eventuali infezioni pericolose per i postumi neurologici
— nella sua persona: la donna
non deve essere costretta a vivere situazioni che ledano il suo
diritto alia riservatezza e alla
privatezza ( tricotomia, visite
in presenza di estranei, o di
personale in numero eccessivo,
linguaggio offensivo, atteggiamenti di indifferenza, cinismo,
prevaricazione).
Deve essere garantita l’informazione sull’esistenza e ubicazione di corsi di preparazione al
parto con metodi diversi (consultorio o altre strutture) fin dai
primi mesi di gravidanza;
— nel suo corpo: prima della
somministrazione di qualsiasi
farmaco o trattamento, la donna
ha diritto di essere informata
dal personale medico e paramedico che Lassiste di qualsiasi effetto, diretto o indiretto, rischio
o perìcolo per lei o per il nascituro connesso all’uso del farma
quantità di offese, di ingiustizie
e di sofferenze, ma che d’altronde non si vogliono subito eliminare, né tutte né interamente,
perché spesso, in quel caso,
derivano purtroppo altre ingiustizie ed altre incalcolabili sofferenze.
5. L’educazione alla pace risulterà pertanto una educazione
alla insicurezza, al dubbio, alla
diffidenza, e questo anche in contrasto con il proprio convincimento personale, se non addirittura con la propria fede religiosa vissuta, la quale non è certo
impotente! Ma quanto più sarà
indispensabile mantenere la riserva del dubbio, in contrasto
con coloro che detengono il potere sulla terra...
6. L’educazione alla pace significa pure: insegnare la disubbidienza e il disordine, quando
l’ordine è di tacere il male, o di
nasconderlo, e di negare la realtà
concreta dello scandalo... L’educazione alla pace significa vivere in mezzo alla confiittualità
permanente, per evitare il pericolo della guerra.
7. Vivere in mezzo alla confiittualità significa inserirsi deliberatamente tra la colpa e la reazione, da una parte, e la riconciliazione e il perdono, dall’altra; e
questo secondo una tecnica tutt’altro che facile, ma del tutto
comprensibile. A questo fine dovranno essere espressamente tenuti presenti tre punti successivi,
strettamente fra loro collegati:
1) comprendere (la situazione, gli uomini, la vita...);
2) contendere (contestare,
contrastare);
3) abbandonare la contesa,
la contestazione, il contrasto
(perdonare).
E questo valga sia per le amicizie e per i rapporti umani tra
singoli, che per la politica mondiale.
co o al’ trattamento prescritto
durante la gravidanza, il travaglio, la nascita e l’allattamento
e a essere informata dell’esistenza di terapie alternative.
La donna partoriente, dopo
consultazione medica, ha diritto
di scegliere la posizione per partorire da lei ritenuta meno stressante;
— nei suoi affetti; la donna
partoriente ha il diritto di essere accompagnata durante il travaglio e il parto da persona di
sua scelta (marito, compagno,
madre, amica, ecc.);
— nella sua condizione di madre; la donna ha diritto di richiedere su sua scelta che il
bambino venga posto, seguito e
accudito accanto al suo letto e
nutrito secondo le sue esigenze,
piuttosto che secondo gli orari
ospedalieri;
—nelle sue esigenze psicologiche e in quelle del suo nucleo familiare; la donna ha diritto di
essere informata se esistono problemi o difficoltà, accertati o sospetti, presenti o futuri, sulla
condizione di salute sua e del
bambino.
Diritto a consultare durante la
degenza la propria cartella clinica e quella del bambino, in cui
siano menzionati i nomi e la professione di coloro che si sono
occupati di entrambi, e a esigere
copia della cartella a conclusione
della degenza.
Diritto a ricevere nell’ospedale le informazioni giuste e un
primo addestramento pratico per
la cura del bambino.
E. M.
8. L’educazione alla pace è una educazione alla vita e alla
attività politica. Qui, dovranno
avere una precedenza assoluta:
1) una instancabile trasformazione e riformazione dei gruppi, e ciò perché da solo nessuno
può ottenere alcunché; mentre
dall’altro canto con l’operare
sempre con gli stessi grupp;i o
con le stesse persone, si raggiungerà col tempo una situazione di
falsità ideologica e sociale;
2 luna altrettanto instancabile accurata revisione degli ordini
di priorità da assegnare agli scopi prefissi;
3) una non meno instancabile consultazione di svariati esperti e tecnici, per ciascuna delle
questioni che aspettano la loro
soluzione, e quindi una quanto
maggiormente possibile autonomia di decisione dalle loro conclusioni esclusivamente tecniche.
9. L’educazione alla pace è una
educazione che ha per fine ultimo la trasformazione del mondo, e il suo divenire un mondo
di Dio. Questa trasformazione
comprende la nostra stessa trasformazione come individui, e
cioè la trasformazione della nostra vita (la vita nuova o rigenerazione, l’abbandono delle nostre
umane scale di valori, e infine la
nostra rinuncia a voler trovare
da per noi stessi le soluzioni ai
problemi che siamo soliti porre
a noi ed al nostro prossimo.
Queste Tesi sono state concordate in un convegno a Leuenburg, al quale hanno preso parte
gli studenti della Facoltà di Teologia dell’Università di Basilea.