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Roma, 25 Luglio 1008
Si pobbllea ogni Sabato
ANNO 1 - N. 30
L A.
Propugna gFinteressi socìalU morali e religiosi in Italia
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ABBOKAMKNTI
Italia : Anno L. 2^50 — Semestre L.
Estero : » » 5,00 — * «
Un numero separato Cent. 5
I manoseritti non si restituiscono
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per avvisi ripetuti prezzi da convenirsi.
Direttore e Amministratore : B. Celli, Via Magenta 18, Roma
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Fer tutto ciò che concerne non
solo la direzione, ma anche l’amministrazione del periodico, rivolgrersi da qui innanzi a B. Celli — Via
Magenta 1<S — Boma.
CAMBIAMENTI D’INDIRIZZO
Si avvertono i signori AhTaonatl
che per ottenere un oamlbiamento
d’in'Jlirizzo all’interno occorre inviare una cartolina con risposta pagata ; e che per ottenerlo dall’interno all’estero occorre inviare l’ammontare completo del porto in ragione di 5 centesimi per numero e per
copia.
Gaardaodo attorno
(Noterelle e Spigolature)
Nasi, l’eterno Nasi, riempie ancora di sè qualche
colonna di giornale; ma la sua celebrità e il suo prestigio vanno perdendo d’importanza di giorno in
giorno. Anche la Sicilia, vissuta fino ad ora sotto
una specie di fascino ipnotico irresistib le, si ridesta
a poco a poco alla vita, e comincia a respirare più
liberamente. Riuscirà presto a scuotere del tutto il
giogo e a riconoscere l’errore in cui è stata immersa fino ad ora. Credevamo che la coscienza pubblica in Sicilia fossa spenta, era invece soltanto assopita. 11 tempo ci dimostrerà che l’onestà, la rettitudine, la giustizia, sono virtù che il buon popolo siciliano apprezza ancora, come abborrisce da tutto ciò
che è vile e basso e turpe. Mentre assiste a questo
lento ritorno della coscienza siciliana alla limpida e
chiara percezione del bene e del giusto, l’Italia si rallegra, e fa voti perchè presto questo triste'e vergognoso episodio abbia fine.
Accade qualche volta che i popoli come gl’individui cadano in errori che sembrano dover essere
per loro una vergogna incancellabile e un’eterna condanna.
Ma se si ricredono, se si rialzano, se sconfessano finalmente il loro operato, quanto più in alto si elevano
nella st ma dei buoni! Così avverrà per la Sicilia
quando Nasi sarà da tutti dimenticato.
Quali e quanti pasticci sieno accaduti e vadano
accadendo nell’ambiente misterioso dell’alta framassoneria non vogliamo nè possiamo indagare.
E neppure vogliamo erigerci a giudici di avvenimenti che non ci riguardano e che non conosciamo
abbastanza a fondo ; ma ci sia permesso di fare alcune
riflessioni obiettive suggerite soltanto dal più semplice buon senso. La framassoneria aveva ragione di
essere ne» tempi andati, quando le parole libertà, indipendenza, libertà di eoseienza eco., erano bandite
dal vocabolario, quando il tiranne opprimeva l'individuo, e questi era obbligatp a trovare appoggio nella
solidarietà di altri individui, e a celarsi all’ occhio
vigile del nemico La framassoneria aveva ragione di
essere quando il potere di Roma papale era ancora
grande e bisognava lavorare in segreto per opporsi
alla onnipossente influenza clericale.
Ma oggi ! Oggi che di tiranni è spenta la razza,
oggi che tutte le idealità possono essere liberamente
propugnate, che ogni individuo può proclamare senza
tema la sua fede politica e religiosa dinanzi a tutto
il mondo, che le armi del papato sono diventate strumenti innocui capaci solo di spaventare qualche spirito sempliciotto, o qualche donnicciola fanatica, oggi,
diciamo, nel secolo dei lumi, nel secolo della libertà,
a che può mai servire questa società segreta che lavora nell’ombra, e propugna ideali sconosciuti?
Ci vien detto che la vera framassoneria è religiosa
e ammette l’esistenza di un Supremo Architetto, e la
sopravvivenza dell'anima al corpo ; ma i fatti recenti
dimostrano piuttosto il contrario, e, diremo meglio,
dimostrano che la maggioranza dei membri di questa
società tende al più aperto ateismo.
■Vien fatto perciò di domandarsi se ancora oggi, à
questi lumi di luna, un cristiano possa affiliarsi ad
unc simile società e trovare in essa quelle soddMa'v
zioni che in altri tempi forse vi si trovavano.
Ah se i Massoni d’Italia lavorassero tutti alla luce
del sole per il trionfo del bene e della verità, quanti
pasticci di meno ! E come tutti accorreremmo volenterosi a prestar loro mano forte nella lotta aperta
contro il male!
Dunque Peary riparte per tentare di nuovo la scoperta del Polo Nord. Egli ha dichiarato di essere deciso di arrivare sino al limite delle forze umane per
raggiungere lo scopo che si è prefisso E’ un un bell’esempio di costanza e dì forza di volontà. Se tutti
coloro che si prefiggono per iscopo un bene morale
qualsiasi, se i discepoli di Cristo, che vogliono fòrtemente l’avanzamento del suo regno, prendessero per
motto le ardite parole del Peary, quanto cammino si
farebbe, e quanto presto il mondo sarebbe trasformato !
« Fino al limte delle forze umane! » E’una frase
degna d’un eroe, e il mondo ha bisogno di eroi 1
N. N.
SS
I tre Capacci olì
Storia del Secolo XVI
Senza offendere dii che si sia fra i lettori della
« Luce » credo che pochi hanno letto la splendida
prefazione di Giovanni Calvino '(Jehan Calvin)
alla sua dotta esegesi dell^ prima Epistola di S. Paolo
ai Corinti. Il commentario è dedicato al signore (1)
c Galliaze Caracciole », uomo nobile ma assai più
di fama per l’eccellenza delle sue virtù che non
per la nobiltà del casato (2), figlio unico ed erede
iegittirao del Marchese de Vico.(3)
Allude quindi il grande riformatore ai sàcrificii
compiuti per fede inciollabile dal nobile Maichese
Galeazzo, il quale pur godendo di altissima posizione
civile, aven'do consorte nobile e casta, copia di ban.
bini ottimamente educati secondo il mondo civile,
riposo e agio squisiti in casa sua, tutto lasciò per
arruolarsi sotto la bandiera (l’ensejgne) di Cristo,
il vessillo del Redentore... e dopo avere abbandonati gli allettamenti del mondo, visse modestamente
e frugalmente come il più umile dei, fratelli della
comune plebe.
Forse al marchese Caraccioli non piacque tanto
elogio ; e particolarmente quando Calvino asserì che .
l’esempio suo era rarissimo fra molti castellani e
monsignori riformati che non abbandonavano senza
acri rimpianti poderi, castellarne, onori, ricchezze,
eredità, dominii, signorie mondane per seguire il
Cristo.
Lo chiama quindi « très bOB témoin » ottimo
testimonio, del Vangelo nell’opera difficile di lasciare ogni cosa per seguire Gesù. (4) Seppe portare la sua croce, ' :
Chi era Qaleasso C^aruccioli ? Chi era Carneade diranno alcuiiÌ ’e;tìipebtoero molti che aihmè !
Vangelo che salva potrebbero rinvenire nelle ore di
lotta per la loro esistenza morale e spirituale.
Intanto rispondiamo con semplici e confrontate
note, ricavate sopratatto dai lavori di N. Balbani e
da quanti dopo di lui in Italia ed all’estero se ne
servirono.
Qaleasso Caraccioli', marchese di Vico ebbe i natali in Napoli nel 1517 e fu di antica e distintissima nobiltà napoletana, cosicché giovane ancora
visse a corte dell’imperatore come paggio e quindi
come gentiluomo camerlengo. Nel 1537 tolse a
sposa la gentildonna Vittoria Caraffa di Nocera
(Umbria) dalla quale fu allietato assai per la nascita
di quattro figli. Nel 1536 Calvino aveva fatto il
suo ingresso in Ginevra, ma as.sai prima che venisse nota l’opera sua in Italia, per varie vie diplomatiche, la Riforma Ev.' tedesca e quella zvingliana
(5) erano cònoscinte e studiate con amore intenso.
Nel 1540, e nel 1541, vivendo in pace nella famiglia sua, e negli uffici suoi, frequentando le coltissime conversazioni degli amici dei fratelli Valdes,
0 meglio del Celebre Card. Poli e di Juan ValJès
« cavaliere illustre deU’imperatore ma assai più
cavaliere illustre di Cristo » egli pure mira ad ottenere una nobiltà superiore alla terrena, qnella
cioè spirituale che deriva dalla vita intima col Salvatore.
Non sono ancora ben definiti i colloqui! ereticali
di Chiaja, là dove gentildonne, prelati, umanisti
convenivano a discutere o meglio ad edificarsi sull’Evangelo, ma sappiamo che il Caraccioli vi partecipò, e che ranimo suo fu vinto a Cristo. Invero
quando Pietro Martire Vermigli esule per la fede
evangelica riparò in Straburgo, Caraccioli che lo
aveva conosciuto a Napoli lo andò a trovare, con
una missione speciale, come pure più tardi fece nel
1551, quando lasciò la sua famiglia e volontariamente si rese esule per sfuggire alle vendette dell’inquisizione.
2
: U -.
LA LUCE
Donna Vittoria Caraffa, nipote di Paolo IV (G.
P. Caraffa) benché supplicata di seguire il marito
coi figli mai non vi volle accondiscendere ; e ciò
di leggieri si comprende in quei tempi di profonda
ignoranza, allorché solo donne di alto sentire come
Giulia Gonzaga, Vittoria Colonna, le Merenda di
Bergamo, Olimpia Morata ecc. e le pie contadine
valdesi avevano coltura e conoscenza delle sacre
scritture come l’avola e la madre di Timoteo.
Dopo breve soggiorno in Augusta quando la corte
imperiale si recò nei Paesi-Bassi, dopo la prima.
abdicazione di Carlo Quinto, Caraccioli fissò il suo
definitivo soggiorno in Ginevra, presso Calvino cui
era molto affezionato, e quivi col conte Celso dei
Martinenghi di Brescia e parecchi altri riformati
italiani che più tardi furono ostici al Riformatore,
fondò la prima chiesa evangelica italiana di Ginevra.
Il conte Martinengo n'era il pastore e Caraccioli
ne fu semplicemente il diacono.
Iddio ci conceda nella nostra nuova Italia nomini
di simile fede e di ugual robusta tempra. Molti
d’infra noi non hanno ancora resistito fino alla persecuzione, fino alla pigrizia... od all’ignavia nella evangelica testimonianza combattendo contro il male. Nel
1553, come pure negli anni susseguenti fino al
1560 egli ebbe colloqui in Italia certo con salvacondotti col padre, collo zio Caraffa (Pio IV) colla
moglie e coi figli che egli supplicò di venire a
coabitare con lui in Ginevra. Odiato, vilipeso, maledetto dai suoi più cari, dalla consorte cui aveva
serbata incorrotta ed inviolata la fede, egli per
sempre ritrassesi in Ginevra, dove nel 1560 p.issò
a seconde nozze colla donna Anna Framery di
Eouen, e certo non fu questo il più beU’atto di sua
vita, benché Calvino lo avesse' approvato. Fu membro del Piccolo Consiglio, poi del Concistoro e del
Grande Consiglio della Bontà protestante dove
benché fosse povero accoglieva con generosa ospitalità i fuorusciti italiani. Mori li 7 di
1586.
*
* •
Poco si sa della vita di Antonio Caraccioli il
quale nel medesimo perìodo del sec. XVI, invece
di seguire le idee di riforma ecclesiastica e religiosa ne fu nemico e si fece verso l’anno 1556
delatore dei principali aderenti di quella nel suo
« Compendium haereticorum » (Elenco degli eretici)
che per Paolo IV ed il Sant’Uffizio deirinqnisizione,
ebbe valore uguale a quello del celebre Teatino dedicato a Clemente VII (Giulio de’ Medici) prima
della grande persecuzione ed inchiesta del 1542.
I nomi citati nel Compendium dimostrano quanto
nelle principali città d’Italia e presso a persone
cospicue avessero fatto impressione le dottrine e le
opere della riforma religiosa bramata dalle menti
più elette e colte, ma pur dimostrano come e quanto
facilmente l’inquisizione con mezzi or violenti or
subdoli abbia potuto soffocare quel movimento di
libertà di coscienza e di fede. Chi avessse desiderio
di leggere questo compendio lo troverebbe nella
« Rivista Cristiana » di Aprile 1876j pubblicato
ed accuratamente postillato dal rimpianto professore Dott. Em. Comba.
Quando il grande riformatore italiano Pietro
Martire Vermigli, splendida figura, l’apostolo degli
evangelici italiani di Napoli, di Lncca, di Firenze
e di Pisa si recò colTillustre amico suo Teodoro
di Beza al colloquio di Poissy (1561) egli vi fu
bene accolto dalla furba e crudele Caterina dei
Medici (che nei 1572 faceva firmare al figlio la
strage della S. Bartolomeo) e con lei e col cardinale di Lorena in lingua toscana lungamente ragionò circa le dottrine evangeliche. In Poissy fra
i prelati cattolici più propensi alla riforma egli trovò
un altro concittadino, già a lui noto, il principe
Giovanni Antonio Caraccioli di Melfi, figlio del
maresciallo Giovanni, di antica famiglia napoletana
€ certo apparentata a quella dei due precedenti
Caraccioli de’ quali parlammo.
Contrario a Roma, ai suoi dogmi, ai grandi abusi
dei prelati, Giovanni Antonio che dopo vita tempestosa ed alquanto sbrigliata aveva ottenuto il vosco
vado di Troyes (Champagne) desiderava senza uscire
dal clero regolare unirsi agli ugonotti e formare coi
capi della Lega protestante una chiesa gallicana da
Roma papale indipendente.
Prima del colloquio di Poissy più volte aveva
visitato Calvino e quindi Beza ed aveva anche ottenuto una specie di « permissione ecclesiastica »
onde essere alla volta vescovo di Troyes (Trescae)
e pastore protestante, presidente del Concistoro di
Troyes. Per via di licenze specialissime, e come
abate di S. Vittore, ottenne di portare la sua lunga
barba e più tardi di ammogliarsi.
Dopo la battaglia di Dreux e la vittoria del de Guise
e di Caterina dei Medici (1562) il povero vescovo
due volte in partibas nicchiò, si confessò, s’impappinò cogli ugonotti e coi cattolici e mori disprezzato dai due partiti cui egli (almeno lo diceva)
•avrebbe voluto dare una unione reale. Avrebbe
attecchito in Francia una riforma mitigata gallicana ?
Con dei prelati di fede dubbia e di costumi leggeri
come quelli del pastore vescovo di Troyes abbiamo
ogni diritto di dubitarne ; e d’altra parte sappiamo
che già nel 1569, dopo le stragi spagnole dei Paesi
Bassi, malgrado la pace di Saint-Germain, tutto era
predisposto per la rovina del protestantesimo, per
la S. Bartolomeo, per l’assassinio di Coligny « le plus
grand des français » come lo chiamò Voltaire, e per
l’abiura del valoroso ma debole e galante Enrico
di Navarra. Pio V, Gregorio XIII e Sisto V non
perdettero né il tempo, né le occasioni, né gl’intrighi.
Caro lettore,
A quale dei tre Caraccioli ti pare somigli la
presente generazione italica, a quale brami tu rassomigliare ?
Alla tua coscienza la risposta. P. li.
(1) Monsignore, nobile, si direbbe oggi —
(2) L’austero e sobrio riformatore Calvino segue in
questo punto gli usi e costumi dell’epoca sua ,benché
nulla vi sia di esagerato nei suoi elogi.
(3) Ciò dice per i diritti riguardo ai titoli e privilegi inalienabili del detto —
(4) Chi ama padre, madre, moglie, figli più di me
non è degno di me. (Gesù Cristo
(5) Nel 1521 — 1527 — 1529 - 1530 (Spira) Lutero, Bucero, Melantone Zvinglio, Ecolampadio
ecc. ecc. —
I loro libri circolavano in Italia
I Risvegli
Si parla molto di risvegli, si prega per averne, se
ne sente dunque il bisogno. Invero, ci vorrebbe a negarne il valore una buona dose d’ignoranza, e altrettanta indifferenza per disinteressarsene. Noi sentiamo
ogni tanto che abbiamo mestieri di essere agguantati
da Dio, scossi e scrollati, voltati e rivoltati, agitati e sconvolti, e tutto ciò allo scopo di essere
nettati e rinnovati. Noi ci rechiamo in chiesa con la
segreta speranza che una forza nuova scenda su noi,
ci sprema lacrime di pentimento, ci strappi gridi di
liberazione. Noi insomma desideriamo che lo spirito
Sante ci tolga dal sonno.
Sappiamo pure che se la vita della collettività
è il complesso delle energie individuali, gli individui
dipendono però assai dalla collettività. Il coscritto,
pauroso nel ricevere l’ordine della partenza è spesso
trasformato dalla vita comune del reggimento ; il coraggio gli viene dall’insegnamento dei capi, dalla bandiera, da un concetto nuovo della patria, dal trovarsi
coi compagni, onde, venuta l’ora della battaglia, egli
combatte da leone. Il mutamento è djvuto in gran
parte alla collettività. Lo stesso segue al cristiano
allorquando la chiesa è vivificata, risvegliata. Egli ha
del fuoco, dell’entusiasmo, dell’energia. Egli parla, egli
canta, egli prega, egli agisce. Alla freddezza è sottentrato il fervore. E non c’è motivo per che il fuoco,
quando sia acceso, si spenga.
Il desiderare dei risvegli è adunque cosa buona.
Se non che, si deve ammonire che non vanno trascurati i mezzi naturali normali, per farennico assegnamento sullo straordina,rio. Non buttiamo làgli inaffiatoi,
quasi bastasse la pioggia del cielo a far crescere gli
ortaggi.
Per quanto i risvegli possano essere grandemente
benefici, non dimentichiamo che la vita religiosa ha
delle leggi ben definite, e che vi sono per crearla, e
mantenerla, del mezzi naturali sicuri al par di quelli
per l’alimentazione del corpo.
C’è un rischio, infatti, nella brama smodata dei risvegli ; ed è quello di far dipendere la vita religiosa
da fatti maravigliosi, straordinari, da problematiche
commozioni che potrebbero anche venir meno alla
nostra aspettazione.
Non occorre cercare tanto lontano la vita delle anime nostre. Dio ha messo alla nostra portata quanto
basta per che noi non siamo dei dormienti, bensì dei
risvegliati, dei vigilanti, dei viventi. Nulla giammai
si troverà — diciamolo chiaro e forte — che valga a
sostituire la semplice lettura della Bibbia, la preghiera
semplice, la semplice chiesa del villaggio con i suoi
cantici, il suo pastore, i suoi sacramenti.
E lo Spirito Santo che converte mediante i risvegli, non
vale più di quel che opera a domicilio, poiché Egli è
lo stesso. — Si mettono in non cale i mezzi pratici,
semplici, naturali, quasi essi non venissero da Dio,
per l’appunto quanto lo straordinario e il meraviglioso.
Noi invochiamo le quaglie del deserto e del miracolo invece di allevare delle galline.
Cotesto sprezzo dei beni di Dio non è cosa sana.
Bramate pure i risvegli, invocateli, sta molto bene.
Ma, anzi tutto, « preparate le vie del Signore. » Non
c’è punto bisogno che venga d’oltre l’Alpi o d’oltre i
mari, un pastore, ad insegnarvi la via della salvezza,
per vedere il vostro peccato, per pentirvi, per credere,
per afferrare Gesù Cristo, per ubbidire allo Spirito
Santo. Tutto ciò può farsi in casa e con le risorse
locali. Si cominci adunque dal naturale, in religione
ed in tutto. E’ il mezzo migliore per preparare lo straordinario e il miracoloso, se ancora occorre.
(Imitato da H. Dieterlen)
Emilio l^ivoii»
^3
Il lamento deirflpmenia
Con questo titolo, la signora W. Monod
ha scritto nella rivista protestante francese
Poi et Vie un articolo che ci sembra dover
far conoscere ai nostri lettori. DelFArmenia ormai poco si parla ; ma il silenzio
che si fa sopra di lei non vuol dire già
che laggiù, intorno all’Ararat, tutto sia
pace e prosperità.
Quando, or saran da dieci a dodici anni,
si seppe in Europa che 300.000 Armeni erano stati massacrati, un grido
d’orrore rintronò in tutto il mondo civile,
e ci furono dovunque agitazioni, proteste
e discorsi infiammati contro la barbarie
dei Turchi e dei Curdi e del soldati della
mezzaluna ; si fecero appelli ai Governi,
perché agissero diplomaticamente, e si
formarono Comitati perchè raccogliessero
soccorsi efficaci a lenir le miserie di una
popolazione decimata, a salvarne gli avanzi,
a proteggere donne e bambini... poi, il
silenzio !
In questa occasione così tragica e dolorosa si è potuto constatare che la stampa
politica si mostrò inetta, e sopratutto venale a favore del Turco oppressore e sanguinario. Ai primi scatti di indegnazione,
alle prime descrizioni di scene selvagge e
obbrobriose, tenne dietro un continuo rilassamento. La pubblica stampa si volse
ad altri argomenti : le quistioni politiche,
com’è naturale, i probessi scandalosi, i
drammi deU’adulterio, le gare, le corse,
i teatri. E il pubblico credette i massacri... finiti !
Tacque dunque la pubblica stampa : ma
3
LA LUCE
dovette tacere eziandio la privata corrispondenza. « Non possiamo scrivere — dicono gl’indigeni non solo, ma gli stessi
Europei domiciliati in Armenia — non possiamo scrivere quel che tanto brameremmo
farvi conoscere, per non nuocere a coloro
stessi cui vorremmo venire in aiuto, e non
esporre noi stessi all’espulsione o a dei
provvedimenti* che renderebbero ogni nostra azione impossibile ».
V.
{continua)
BANDIERA BIANCA
Un buon Congresso
Si tratta del Y‘ Congresso Nazionale Francese
della Pace che tenne le sne assise alla EochelÌe
li 7, 8 e 9 Giugno 1908.
Esso raccolse 152 adesioni, e i nove decimi degli
aderenti inscritti parteciparono alle sedute, seguite
da numeroso pubblico, e improntate a grande cordialità. La vetusta città, cosi celebre negli annali
del protestantesimo, fece liete accoglienze ai Congressisti.
Uno spirito di conciliazione e prudenza informa i
varii ordini del giorno sulle questioni più attuali
e scottanti.
Ecco quello sulla coloni suasione votato ad unanimità :
« Il V‘ Congresso nazionale della Pace esprime il
voto che prescindendo dalle convenzioni internazionali vigenti, una intesa delle nazioni civilizzate
statuisca per le Colonie un « Codice internazionale
di colonizzazione tale da garantire i diritti, e da
definire i doveri degli indigeni. E dà incarico alla
delegazione permanente di presentare nn voto in
questo senso al Congresso internazionale di Londra.»
Sulla questione del Marocco si vota a grande
maggioranza la seguente deliberazione : « Il Congresso fedele ai principii affermati dai Congressi
anteriori, stimando che rincivilimento del Marocco
sarebbe di gran beneficio per rAfrica del Nord,
ricorda -che il partito della Pace è ostile ad ogni
guerra di conquiste ed esprime il desiderio : Che
le operazioni militari incalzanti attualmente sul
Marocco abbiano a ripigliare, il più presto possibile,
il carattere di operazioni di polizia previsto dall’Atto
di Algesiras, e reputa che quest’atto, consacrante
il gran principio delle giurisdizione internazionale,
deve restare a base della politica francese al Marocco. »
Il presidente, sig. Beauquier, deputato del Doubs,
ricevette nell’atto d’inaugurare la seduta del giorno
8, il seguente dispaccio dal Congresso della Lega
dei Diritti dell' Uomo », riunito a Lione nello
stesso tempo :
» Il Congresso della lega dei Diritti dell’Uomo,
riunito a Lione li 6, 7 e 8 Giugno, rivolge al VCongresso della Pace, riunito alla EochelÌe, i suoi
sensi di simpatia ed esprime il voto-che i lavori
di esso possano affrettare verso la soluzione la
questione dell’Arbitrato Internazionale e quelle della
riduzione simultanea e progressiva degli armamenti».
— Il presidente, Francis de Pressensé, deputato del
Eodano » — (D i Aa Pai.x par le Droit)
Emilio Riv/oip
GIUSEPPINA ASTESANO OSCULATI
EYfl MQELI5nO E F/lFI5nO
Risposta alle lettere d una fervente
Cattolica - romana
Bel volnme di 247 pag. 13 per 20.
L. 1. franco di porto
dirigersi al Sig. L, Bartoli
Piani di Vallecrosia
(Porto Maurizio)
Con criterio politico e pedagogico molto discutibile, il Ministero della P. I. ha dato come tema di
componimento italiano per la licenza liceale il se
gnente brano di Carducci : <c io non sono di quelli
che stoltamente o scelleratamente sognano che la
la miseria e il dolore abbiano da finire ; ma sono
di quelli che fermamente credono e vogliono che la
miseria debba essere alleviata e il dolore sollevato ».
Ignoro come abbiano trattato l’argomento i giovani che lo hanno scelto. Ma si può essere certi
che quei poveri licenziandi, ignari di quistioni economiche e sociali, sotto l’incubo di una possibile
bocciatura, pensosi solo di fare un lavoro che meriti
l’approvazione del professore, di cui probabilmente
ignorano le opinioni politiche, avranno seguito la
falsariga tracciata dalle parole di Carducci, ipnotizzati dal suo gran nome e abbagliati dalla sua
gloria, venendo ad una conclusione per quant’è possibile conforme alle idee del poeta, delle classi dirigenti e del governo.
Tendenziosa pertanto appare la scelta del tema
in questi tempi di agitazione e di lotta ; poco savio
il tentativo di volerci mescolare dei giovani che
devono anzitutto pensare a studiare e che a quelle
lotte hanno da rimanere estranei ; alquanto irriverente il valersi di un gran nome per presentare e
direi quasi imporre una dottrina sociale tutt’altro
che infallibile.
Non più studente, pur troppo ! io avrei svolto
l’argomento a un dipresso cosi :
Con tutta l’ammirazione e la stima che nutro pel
nostro grande poeta civile, a me pare che nelle
parole citate egli abbia detto una corbelleria, per
usare l’espressione di cui si servi il Cardinale d’Este verso un altro grande poeta, l’Ariosto.
Ammettiamo pure che il brano citato non esprima
tutto il pensiero del Carducci sull’argomento, e costatiamo una volta di più come non vi sia nulla di
più arbitrario, di più ingiusto e che falsi maggiormente il concetto direttivo^ di. un autore che il
citarne frasi staccate tolte dal loro contesto. Lasciamo da parte il dolore che, nelle attuali condizioni
di esistenza, è inseparabile dalla vita umana e costituisce anzi un mezzo efficacissimo di educazione
mortile e di progresso ; esso pure sparirà nn giorno,
quando il peccato, che ne è la prima e ùnica causa,
sarà tolto via, ma al presente è stoltezza sognare
che abbia da cessare. Ma la miseria perchè non dovrebbe finire ? è forse nn male necessario, se non
pure un bene, nn elemento di progresso ? rientra
essa forse nell’ordine di natura od è conforme al
piano, alla volontà di Dio, il quale volle che l’uomo
possedesse la terra e potesse guadagnarsi il pane,
sia pur col sudor della fronte ? La miseria corrisponde essa a un ideale di giustizia ? forma essa
un elemento costitutivo della vita umana e della
società ? No, la miseria è l’opera dell’uomo : è il frutto
dell’iniquità, della violenza, dello sfruttamento oppure dell’ozio, del vizio e dell’infingardaggine. Come
l'alcoolismo, come la guerra, come la prostituzione,
essa é una escrescenza del corpo sociale : piaga o
tumore che sia, e guaribile, perchè non è congenita
nell’uomo.
Che ci abbiano ad essere sempre dei ricchi e dei
poveri, e che sian stolti o scellerati coloro che sognano e predicano una perfetta uguaglianza economica più ingiusta dell’attuale disuguaglianza, può
darsi : quella è un'altra qnistione ; ma che la miseria nera, senza conforto e senza uscita che disfà i
corpi e uccide le anime e rende impossibile una
vita degna di quel nome, non debba cessare mai e
abbia a incombere sempre come una maledizione
sopra una parte deU’uraanità non più colpevole dell’altra che è ricca ! via, è il pensare codesto ,ch’è
stolto e scellerato.
« Non siavi alcun bisognoso fra te » : tale era
la norma, l ordine dato in nome di Dio ad Israele,
e non a quel popolo soltanto, credo io, ma a tutte
le genti che avessero il sentimento della solidarietà
e della giustizia. Ma, siccome nella pratica troppo
presto e troppo sovente è avvenuto d’infrangere
quelle norme e di calpestare quei sentimenti, cosi
ci sono stati in ogni età dei profeti per richiamare
gli nomini aH’adempimento dei lóro doveri e dei
sognatori per descrivere un ideale sociale realizzabile sopra questa terra-. « Non avverrà più che
essi edifichino delle case e che altri vi abiti, che
piantino e che altri mangi il frutto : e non si affaticheranno più in vano » (1). Codesto, in un avvenire più vicino, fattibile e che dipènde dall’nomo.
In un altro avvenire più remoto e che dipende
da Dio, nella nuova terra contemplata e vaticinata
dal Veggente, in quel rinnovamento universale
dietro cui l’intero creato sospira, anche il dolore
scomparirà : « non vi sarà più cordoglio, nè grido,
nè travaglio, nè morte, e Iddio asciugherà ogni lagrima dagli occhi loro » (2).
Facendo eco a codeste aspirazioni e a codeste
speranze che si tradurranno in realtà, nn altro
grande poeta, V. Hugo, ha cantato :
« Nous allons à l’amour,-an bien, à l’harmonie,
0 vivants, qui fiottez dans l’enigme infinie.
Un arbre, auguste à tous les yeux.
Conduit votre navire à travers l’âpre abîme;
Jésus ouvre ses bras sur la vergue sublime
De ce grand mât mystérieux.
Les peuples trouveront de nouveaux équilibres.
L’homme illuminerà l’ombre qui l’environne ;
Et l’on verrà, changeant l’esclavage en couronne.
Des fleurons sortir da carean. »
Ora, francamente, se codesto è un sognare « stoltamente 0 scelleratamente », io me ne sto co’ sognatori, e con coloro che quei sogni si studiano di
tradurre in pratica, in realtà.
Enrico
(1) Is. c. 65. V, 22 ?
(2) Apoc. cap. 21. v. 4
P. 8. Avevo scritto da tre giorni quanto sopra,
quando Ugo Oietti pubblicò sul Corriere della Sera
un bellissimo articolo, sjil medesimo argomento.
pjtCIME PI STORIft
vita di sltnll'dtì laldwi dalla tipi
I Valdesi, che da più di due secoli cercavano rifugio nelle Alpi contro le pei secnzioni ed inquisizióni di
Francia, d’Itàlia e d’altri paesi, erano oramai tanto
accalcati in queU’alpestre regione, che a mala pena
vi capivano. Le crudeltà di Borelli avevan reso malsicuri fin gli ultimi ricatti ; altri profughi affluivano continuamente dal piano o dalle basse valli.
I segni di coltura che ritrovansi ad alture sorprendenti ci danno un’idea dell’operosità di quei
fuggitivi, avvezzi forse ad una vita tanto più facile
nelle fertili campagne o nelle città che avevano abbandonate per poter godere della libertà di coscienza.
Ed oggi ancora, nelle Alpi Cozie, si abita assai più
alto che in tante altre valli alpine ; così a Massello,
la Balziglia (alt. 1380), a Eodoretto, le Coste (1691)
a Frali, la Maiera (1551), ad Angrogna, Enchioccia
(1417). Sul versante francese è anche più notevole
la situazione di Dormillouse, in una orrida e remota
regione divisa da ogni altra umana abitazione per
mezzo d’una china rovinosa, affatto impraticabile
neirinverno. Ma il record dell’altitudine lo vince il
comunello di S. Verán, nella valle del Guil, eretto
a 2046 metri sul livello del mare ; onde quei valligiani dicono
, « San Verán
Lon plus aut pois
dount mingien de pan. »
Quando anche quelle erme alture ebbero ricovetato più abitanti che non ne potevano nutrire,
anche vivendo frugalissimamente, bisognò pensare
all’avvenire delle nuove generazioni, onde nacquero
le colonie valdesi nelle valli circonvicine ed anche
in regioni assai distanti.
Giov. Jalla
4
LA LUCE
Crìsfianesimo sociale
{Continuazione redi N, prec.)
N on si dica che questo danaro anderebbe disperso,
senza costrutto. V’indicherò io come vi si possa rimediare. Avete una donna di servizio ? Raddoppiatele il
salario, che sarà sempre minore del vostro. — Fate
lavorare operai a giornata ? Raddoppiate loro la paga,
che sarà sempre minore della vostra. Cosi facendo, darete fondo in breve alla vostra privata sostanza, se
è piccola ; e se fosse grande, e poiché avete parecchie
■persone di servizio e poiché fate lavorare molti operai,
comportatevi come s’è detto, e sarete presto ridotto ai
minimi termini. E se le cose andasser per le lunghe,
triplicate, quintuplicate le paghe : per un certo tempo
almeno, esse saranno ancora minori delle vostre entrate,
quand’anche non percepiste stipendio.
Si direbbe ch’io mi faccia beffe. No, parlo sul serio.
Non s’ha diritto di professar certe teorie, senza met
terle in pratica. Non si ha diritto d’accamparsi contro
la proprietà individuale, se si è e se si resta possidenti.
Non si ha diritto di pigliarsela col danaro, se si fa
rocchio di triglia al...danaro. Il principe Kropotkine ha
mandato ad effetto le sue teorie. Era ricco : s’è fatto
povero. Tolstoi ha serbato il suo, contentandosi di intestarlo alla moglie. Ecco perchè, io ammiro grandemente
Kropotkine e provo la massima freddezza per Tolstoi.
Gli anarchici sacrificano spesso vita e averi ; i socialisti
conservan ogni cosa. Ecco perchè io provo irresistibile
simpatia per gli anarchici, e un sentimento opposto
per i socialisti.
G. S,
^continua)
]Y(lta Penisola e nelle Jsole
(Notizie delle nostre Chiese)
SottoscrizionB al fondo “ Matteo Proeliet „
Per scuola maestri evangelisti
( Ventisettesima lista)
Somma precedente..................L. 22.975.29
Miss Carson, Belfast . . L. st. 1 — « 25.00
Signora Squintani (Chiesa via Manzoni)
Firenze ....... c 5.00
Chiesa di Siena (2* versamento) . . % 35.00
Donato Nicola Caruso, Carunchio . < 1.00
Signora Cantone Giuseppina. . . * 1.00
Waldesian Society of Carlisle, Pa. (2‘
versamento) ...... c 385.35
G. D. A. Ugon, Novaggio ... « 20.00
Colonia Cosmopolita, Uruguay Pesos
41.20................................. 220.91
(Magdalena D. de Rivoir Pesos 4.70
— Esteban Benech 1.50 — Susana
Guigou 1.00 — Dino y Gustavo Bounous 2.00 — Juan Favai 1.00 — Santiago Tourn 1.00 — Pablo Pons 5.00
— Pontet Hermanos 5.00 — Juan P.
Grill 0.50 — Santiago Pons 0.50 —
Pablo Baridon 1.00 — Daniel Manuel
Dalmas 1.00 — Pedro Bounous 10.00
— Daniel Baridon 1.00 — J. Augusto
Long 1.00 — Timoteo Gönnet 5.00)
Chiesa di Messina........................ 570.00
(M. Pulejo De Fernex 50 — Cav. uff.
G. Sarauw 100 -- G. R. Sanderson 100
— Dom. Trombetta e fam. 50 — Roberto e Barbara Troeglen 25 — Anna
Tobler 10 — A. Paraseandalo 10 —
A. e M. Chauvie 25 — Maria l.azzarini 10 — Francesco Guttarolo 5 —
Adele Mazzitelli 10 — Giuseppe Trombetta 5 — Gemma e Alfredo Brofferio 10 — Eugenia Frizzoni Scaglione
10 “ Giannina Cianciolo 1 — Giuseppe
De Tommaso 2 — Francesco Curasi 1
— Antonio Vinci 10 — Guglielmo ,
Falkenburg 5 — Axel Fog 20 — Elisa
Righetti 5 — Luigia Trobia 5 —
Comm. C. Sarauw 100 — Cand. Giulio
Tron 1)
Totale L. 24.238.45
Falermo
In quell’istituto Nautico ha conseguito la patente
di Capitano di lungo corso il signor Beniamino Arnao
figlio deirevangelista G .Arnao. — Cordiali mirallegro.
Mantova
Conferenza dstrettuale
La conferenza distrettuale L. V. E. fu aperta a Mantova nel giorno 7 corr. mese con un culto pubblico
presieduto dal pastore sig. P. Calvino di Lugano sul
testo I Tess. 1, 3.
L’oratore, parlandoci dell’opera della fede, della fatica
della carità, della perduranza nella speranza, e citando
a illustrazione delle sue idee tutti quei grandi uomini
di Dio che furono P. Valdo, M. Lutero, Franke, Zinzendorf. Comandi, ecc... riuscì edificante assai.
Dopo il culto, il seggio eletto nelle persone dei sigg.
pastori P. Calvino, presidente, D. Buffa di Venezia,
vice-presidente e P. Maggi di S. Lucia segretario, occupa il suo posto, e tosto la conferenza inizia i suoi
lavori.
Sono rappresentate tutte le congregazioni, ed è pure
presente il Signor G. D. Ugon di Novaggio, pastore
emerito.
Dopo che il sig. B. Revel, presidente della C. E.
ebbe accuratamente esposto il lavoro da essa compiuto,
si passò alla lettura e discussione delle relazioni delle
singole chiese dalle quali notammo con piacere che
l’opera nel distretto è stata fatta aggressivamente, con
solerte attività ed amore, e che il Signore l’à benedetta
concedendoci un sensibile progresso. Varie questioni
di vitale importanza Vennero animatamente discusse.
Ne noteremo due soltanto. 1® La necessità di uu secondo
pastore fisso per la chiesa di San Giovanni in Conca
di Milano, e ciò per potere maggiormente evangelizzare
l’immensa metropoli. 2® La necessità che venga provveduto nel giornale la « Luce » ad alcune lacune che
la conferenza scorge, per renderlo più completo e più
adatto per l’opera a cui è destinato. Appositi ordini
del giorno vennero debitamente presentati ed all’unanimità approvati.
La lettura della ben elaborata relazione del signor
Silva sui benefici delle Colonie estive per i fanciulli,
richiama pure l’attenzione della conferenza. Egli ne ha
fondata una, specialmente per i bambini delle nostre
scnole domenicali, a S. Fedele d’Intelvi, paese ch’è a
800 m. sul livello del mare. Necessiterebbe adoperarsi
ciascuno per quello che può, al fine di istituire dei
piccoli comitati che s’interessassero a raccogliere fondi
per mandare bambini alla Colonia, affinchè essa abbia
presto rigoglioso sviluppo.
Come soggetto di studio per la prossima conferenza
venne proposto il seguente argomento : « L’indirizzo
della stampa evangelica in Italia ».
Esauriti i lavori, i signori pastori D. Borgia e G.
Messina si recarono rispettivamente a S. Lucia e a
Felónica a tenervi conferenze speciali.
La C. E. riusci composta come segue : P. Calvino
vice-presidente, E. Menotti segretario.
A deputati effettivi al sinodo vennero eletti i signori :
A. Giampiccoli (Milano) L. Montandon (Como) Guglielmo Varese (Milano) ; come supplenti i signori : R.
Cominelli (Brescia) Boyer Alfredo (Lngano) E. Pedranzon (Venezia).
Non vogliamo deporre la penna senza aver prima
ringraziato ancora volta il signor S. Revel e la sua
famiglia per la gentile e fraterna accoglienza fattaci.
Pervengano Loro da queste colonne i sensi della nostra
più viva e sentita riconoscenza.
Eloa
Q-enova
Dalla relazione annua di quel Consiglio, la quale ci
dà come cifra rappresentante l’attivo L. 6793, stralciamo i periodi seguenti :
« Non è il caso qui di parlare della frequentazione
dei culti perchè coloro che prendono interesse alla
loro chiesa sanno al par di noi a qual punto ci troviamo.
Notiamo che abbiamo avuto un miglioramento sensibile
nella frequentazione domenicale del culto delle 5. p. m.
durante l’inverno e la primavera.
Tre furono le classi di catecumeni frequentate complessivamente da una trentina di persone. Non abbiamo che da lodarci in genere della loro puntualità,
della loro regolarità e della loro applicazione. — Quattordici di essi furono ammessi alla santa Cena 11 giorno
di Pentecosle dopo di aver subito nn buon esame dinanzi al Consiglio.
E’ giunta l’ora in cui la chiesa di Genova col cuore
pieno di gratitudine per quanto il Comitato ha fatto
per lei, deve dire : « Aiutate le nostre sorelle più deboli e meno numerose, la chiesa nostra è maggiorenne e può provvedere alle sue spese ».
Sanremo
Togliamo dalla relazione annua del Consiglio :
« Ogni Venerdì sera, ebbe luogo una Conferenza. Sebbene queste conferenze settimanali non fossero annunziate al pubblico in modo particolare, pure vi accorse
ogni volta un bel numero di estranei. Le adunanze di
evangelizzazione del Venerdì segnarono quest’anno
quanto alla presenza continuata di persone estranee,
un vero progresso che speriamo vorrà mantenersi ed
accentuarsi in avvenire. In Maggio, il pastore tenne
ancora una conferenza speciale sopra il laicismo areligioso e il clericalismo, considerandoli come atteggiamenti dello spirito entrambi superati. Molta gente vi
accorse, e molto viva fu l’impressione — stando a
quello che ci fu riferito — che il pubblico riportò
dalle verità che furono proclamate e dimostrate.
Un medico di Torino, distinto professionista e scienziato, nei dne mesi che passò in Sanremo per motivi
di salute, attratto per mezzo delle conferenze, frequentò
anche i nostri Culti : fu con grande emozione che a
Natale egli si accostò alla Santa Cena con noi dopo
trent’anni d’indifferenza religiosa pratica. Se ne partì
benedicendo il Pastore per il bene ricevuto. Il Signore
compia in lui l’opera incominciata ».
"Venezia
Dalla relazione annua di quel Copsiglio di Chi esa
caviamo queste notizie :
« L’evangelizzazione è stata proseguita in varie maniere, tra le quali non ultima la scuola serale di lingue, francese, inglese e tedesca, che ha annoverato 68
iscritti, dei quali soli 8 evangelici e gli altri 60 cattolici 0 israeliti, Non hanno tutti perseverato fino alla
fine. Anzi, alcuni non si videro più sin dalle prime
lezioni, ed altri disertarono dopo ; ma quasi tutti costoro mostrarono nella loro defezione l’efiìcacia della
confessione auricolare, sia che essi stessi, oppure qualcuno della famiglia, si sia presentato alla grata del
casotto ! Però, i più perseverarono alla primavera ;
ed alcuni di essi offrirono nelle lezioni stesse la opportunità di interessanti conversazioni religiose. Nelle
conversazioni inglesi, una volta per settimana, sotto
la direzione di miss F., si cantarono pure gl’inni del
risveglio inglese, con accompagnamento di chitarra e
di mandolini. Varii sott’ufficiali di marina vi presero
una parte attiva ed entusiasta. Parecchi di codesti
alunni intervennero a varie conferenze ».
L’opera nostra e 11 Problema
dell’Emigrazione
(Relazione letta alla Conferenza Siculo)
L’immenso sviluppo dell’emigrazione siciliana in
America, in questi aitimi anni — 100.000 persone
lasciarono l’isola l’anno scorso, soltanto — ne fa
un fenomeno degno di studio non solo per parte
del professore di Economia politica o di statistica,
0 di considerazione per parte del commerciante che
cerca nuove vie e non battute per arricchire, ma
anche per parte del filantropo che nelle nuove forme assunte dalla miseria e dalla infelicità umane
deve trovare nuovo incentivo ad azione pronta, energica, caritatevole. Ora, la Chiesa Evangelica che
predica e sparge le dottrine di Colui che « andava
attorno facendo il bene », di Colui che si fece povero, acciocché noi arricchissimo per la sua povertà,
di Colui che annichilò se stesso e prese la forma
di servo essendosi reso ubbidiente insino alla morte
ed alla morte della croce, è e dev’essere filantropica
per eccellenza ed il ministerio evangelico, che non
si cura di rituali e paramenti sacri e confessione
e lunghe orazioni, ma si ricorda che Dio dev’essere
adorato in Ispirito e Verità, e che il secondo grande
comandamento simile al primo è : « Ama il tuo
prossimo come testesso » si distinguerà sopra ogni
altro per opera disinteressata a favore dello sfruttato e del disgraziato. Nihil fiumani a me alienum
puto ! Ecco pertanto le ragioni del presente modesto
lavoro intorno all’opera nostra nei suoi Rapporti
col problema dell’emigrazione.
Non è compito nostro il ricercare le cause dell’emigrazione siciliana ; costatiamo solo il fatto che
5
LA LUCE
-certi paeselli delle provincie di Trapani o diGirgenti sono spopolati, e gli nsci di molte case sbarrati
da anni ed anni, certi quartieri di New York o
Boston sono chiamati addirittura « Little Sicily »
e le Compagnie di Navigazione e di Assicurazione
cresciute di numero in questi ultimi tre anni hanno fatto affaroni nel porto di Palermo. Vero è che
in questi ultimi dieci mesi la crisi bancaria negli
Stati Uniti d’America ha cagionato la disoccupazione del 50 Oio degli operai e che migliaia e migliaia
dei nostri connazionali sono rimpatriati — 30.000
in marzo — incoraggiati in questo dalla modicità
del prezzo di trasporto,— 50 lire da New York a
Napoli ! — ma non dubitiamo per un istante che
si tratta solo di una leggera burrasca e presto
l’immensa Eepubblica riprenderà la solita sua attività commerciale.
Non è neppure compito nostro esaminare se l’emigrazione sia un bene od un male. Anzi dal pondi vista di noi Evangelici, risolviamo subito la
-questione dicendo che i nostri contadini o zolfatai
siciliani, intelligenti, solerti, strappati dall’ambiente
di miseria, di grettezza, di pregiudizii del paese
natio e lanciati, per cosi dire, dalle necessità della
vita in quel grande Stato dove .respirano a pieni
polmoni l’aria delia libertà, non potranno che migliorare moralmente e materialmente per un tale
cambiamento e portare più tardi con sè nella patria
i germi di quei progressi civili e religiosi che un
secolo di governo patrio non avrebbe potuto introdurre nel paesello infeudato al Signorotto capo-partito od all’arciprete direttore della Cassa Borale.
Ciò premesso, chiediamoci': Che cosa possiamo
fare, noi, Chiesa Evangelica per quei disgraziati
che dalla miseria sono costretti ad imbarcarsi per
gli Stati Uniti o pel sud America, che cosa possiamo fare per dar loro aiuto materiale e morale?
0 se volete la questione posta all’americana : Che
profitto possiamo trarre per 1’ Evangelo dalle migliaia di emigranti che lasciano il paese che stiamo
evangelizzando ?
(Continua)
Alberto Clot, Pastore,
OLTRE LE ai7\ E I HiIRI
(Notizie delle Chiese Evangeliche estere)
Svizzera
La Costituente di Ginevra La terminato i suoi lavori
e adottato in modo definitivo la Costituzione della Chiesa
separata dallo Stato.
e. r.
— La « Basler Festwoche » è una settimana del
mese di Giugno che ogni anno viene intieramente consacrata dai Cristiani di Basilea e dei paesi circonvicini :
Baden, Württemberg, Alsazia, all’udizione degli annui
resoconti delle varie società che oècnpansi dell’incremento del Regno di Dio e che fan capo in quella nobile città, gran centro di vita intellettuale, scientifica,
religiosa e sociale.
La società di soccorso pei Protestanti dispersi in
paesi cattolici, la società biblica, la missione fra gli
Ebrei, varie altre ancora e last not least, la società
per le missioni fra i popoli pagani. I progressi più
rimarchevoli che fa quell’opera osservansi nel Camerún
dove i Negri dimostrano un vivo desiderio di farsi
istruire e nella Costa d'oro dove le nuove congregazioni distinguonsi per l’assiduità ai culti • nonché per
una generosità che li ponè in grado di coprire quasi
da soli le loro spese locali. Però non hanno ancora
abbastanza esperienza per fare da sè nell’esercizio del
ministero e della disciplina. La popolazione pare in
complesso, ben disposta verso il Cristianesimo segnatamente verso le scuole. Quei Negri hanno capito
l’importanza dell’istruzione più facilmente che quella
della conversione. Sventuramente l’alcoolismo è la
maggior maledizione infiitta da bianchi senza coscienza
a quelle popolazioni venute a contatto colla civiltà
imbastardita di speculatori, cristiani di nome, increduli
ed immorali di fatto. Inoltre gli stregoni o preti pagani esercitano tuttora una grande iufiueuza e sono
temuti più che non paia. Però i missionari sono stati
rallegrati anche dalla conversione di quattro di questi
preti feticisti.
Anche nell’India e nella Cina l’opera ha fatto rallegranti progressi, sebbene il risveglio nazionale e politico, che osservasi in seno a quelle immense popolazioni,
sia piuttosto avverso al Cristianesimo considerato come
la religione degli sfruttatori e ih parte (nelle Indie)
dei dominatori di quei paesi.
F. C.
Germania
Di alta importanza è la fondazione nella città universitaria di Tubinga di un istituto destinato ad accogliere studenti in medicina che voglion dedicarsi all’opera delle missioni fra i pagani. ^Il principale iniziatore di quell’istituto è un negoziante di Stuttgart
il sig. Paolo Lechler, il quale è coadiuvato dal Dott.
Fiebig, ch’è stato per molti anni medico in Africa e
in altri paesi tropici ed ora mediante interessantissime
e dotte conferenze ha saputo nelle principali città della
Germania e della Svizzera tedesca guadagnare numerose simpatie e sottoscrizioni all’idea del signor Lechler.
P. C.
Gome attirare uditori?
(Relazione letta alla Conferenza Siculo)
Invitato dal Presidente della nostra Commissione
Esecutiva, il nostro stimato ed apprezzato Capo-Distretto, a parlarvi sul soggetto, da lui proposto,
« di alcuni mezzi efficaci per attrarre uditori », ho
accettato l’incarico più, direi quasi, per spirito di
disciplina, che perchè io avessi o mi immaginassi
di avere alcunché di nuovo-e di strabiliante da porre
dinanzi alla vostra considerazione.
Ora che ogni Pastore non legge più per esteso
la relazione annua della propria Chiesa, ma viene
presentato un sunto di tutte, dal Capo- Distretto,
più che mai si sente il bisogno di qualche lavoretto
su qualche soggetto speciale, per potere in qualsiasi
modo impiegare il tempo e fornire lavoro alla Conferenza Distrettuale, il cui compito altrimenti sarebbe esaurito forse in una sola giornata. Il brevissimo e succinto lavoro, che ho 1’ onore di presentarvi adunque, può considerarsi come un
riempitivo, forse come un pleonasmo ; ecco, se
io fossi cuoco, piuttosto che Pastore, in
questo momento starei preparando il ripieno per
infarcire una zucca... intendiamoci bene, però : non
vorrei essere frainteso in modo che voi abbiate a
credere che il mio sia un pasticcio e che la Conf.
Dist. sia una zucca!... E chi sa ? forse dopo la mia
lettura, il pasticcio lo troverete ; ma non trovando
la zucca da infarcire, sarete costretti a mangiarvelo
così crudo e nudo, seppure non lo ricaccerete tntto
in gola a chi l’ha composto !
Signori I Voi lo sapete : gli Evangelici d’Italia
si sono oggi posto dinanzi un punto interrogativo,
e sia benedetto e lodato Iddio, che essi l’abbiano
fatto. La domanda è la seguente : * Come riuscire
ad evangelizzare l’Italia ?» E questa domanda è
sorta per una duplice ragione : U) perchè si è visto
che la nostra opera in Italia, se non ha perduto
terreno, però non ha fatto in quaranta e più anni
di lavoro, quel progresso che si aspettava e si desiderava ; essa si è quasi cristallizzata in un gelido
ghiaccinolo, pendente dai tegoli in una rigida nottata invernale. 2 ) perchè l’intellettualità e la
psiche umana dei giorni nostri non sono più, come
erano un dieci o quindici anni or sono, infatuate
dietro al materialismo antireligioso; ma hanno ripreso un indirizzo ascensionale verso più alti ideali : si sente il bisogno di spaziare nelle più sublimi
sfere dell’idealismo ; la scuola di Hegel sotto varie
sfumature torna a rifiorire ; d’altra parte la scienza positiva, servendosi degli straordinari fenomeni
medianici innegabili, sì è messa in capo di arrivare
sperimentalmente a provare Resistenza delRanìma:
lo studio deH’ipnotismo, del magnetismo, della telepatia, dello spiritismo, e in genere delle cosi dette
scienze occulte, ha scosso la mente di molti studiosi.
E 'che dire del modernismo cattolico romano ? Non
è necessario dimostrarlo con prove, è un fatto a
voi tutti noto : se la grettezza e la superstizione
del clericalismo Cattolico Romano, se forse anche
la freddezza e la piccineria settaria delle varie
Chiese Protestanti, sono criticate e disprezzate ancora dalla grandissima maggioranza, é innegabile
però che generalmente parlando si è ravvivata l’aspirazione verso un ideale religioso, verso il soprannaturale, verso la tanto detestata e malmenata
metafisica.
Quale momento adunque più propizio di questo
per evangelizzare l’Italia ? « Carpe diem »
ci consiglia la prudenza : se ci lasciamo sfuggire
quest’ottima occasione, ^altri forse saprà incanalare
la nobile aspirazione religiosa moderna per altre vie
forse nocive, e certo non mai utili, nobili, vere,
sante, come quelle che al Cristo s’ispirano ed al
Cristo fanno capo ; come quelle, che è nostro
dovere difendere e propagare, se siamo veramente
convinti che nell’Evangélo è la verità, che in Cristo
e in nessun altro è da salute dell’individuo e della
società moderna !
Ma come fare?.,. Come farei conoscere?... Come
attrarre uditori alle nostre adunanze ?...
(continua)
Giuseppe pásalo
per la jYÌorale
(iranducQfo di Bàden
Il ministro delle ferrovie Barone v. Marschall si è
meritato i ringraziamenti delle società contro la letteratura immorale col proibire la vendita del Simplicissimus in tutte le stazioni delle ferrovie del Granducato.
prussici
La polizia di Berlino ha ricevuto dal Ministero l’ordine di procedere con tutto il rigore consentito dalla
legge contro l’esposizione al pubblico e la vendita
clandestina di stampe immorali. Peccato che non tutti
i pornografi possano venir esposti alla berlina non soltanto a Berlino, bensi in tutte le altre città, chè ben
presto se ne avvantaggerebbe assai la salute pubblica
fisica e morale !
Baviera
Alla conferenza delle Amiche della Giovinetta intervennero ben 70 delegate di 23 paesi. In vista del congresso internazionale indetto a Ginevra per la prima
settimana del p. v. Settembre vennero escogitati i
mezzi più efficaci onde mettere in guardia le giovani
contro i pericoli dei quali esse sono minacciate da
queirinfame associazione internazionale pel traffico delle
schiave bianche. Si decise di fare un uso ognor più intensivo della stampa onesta non solo per far conoscere i pericoli ma anche tutti i rifugi, homes, asili
e altri mezzi di salvataggio che sono a disposizione
delle pericolanti nella maggior parte dei paesi civili.
Pur troppo ci saranno sempre delle giovani che o per
colpevole ignoranza, o per stupidaggine o per istinto
si lasceranno accalappiare da quei pirati che le nostre
leggi barbare per eccesso d’umanità trattano con tali
riguardi che rasentano la connivenza.
Svizzera
L’altrieri è stato dal Tribunale di Lugano condannato un prete di un paese vicino per delitti infami.
Degno di nota è il modo in cui il giornale clericale
riporta il verdetto del Tribunale : “ L’anconitano x. x
(quel miserabile è italiano) è stalo condannato... eco.”
ma si guarda bene dal dire ch’è un prete.
— Quel medesimo giorno la solerte polizia luganese
metteva la mano su una madre infame che aveva venduto la propria figlia I
P. C.
DemoisellB franpse diplMii expdrimeatéa
connaissant musique, allemand, anglais, cherche situation pour octobre. Institutrice ou dame de C. ie. Adlresse : M.lle Cousin, Pension du Fort, TORRE PELLICE (Torino).
6
6
LA LUCE
Salice 71aii!l«ite
Con l’intervento del Pastore Sig. Calvino ebbero
luogo ad Arogno i funerali di una cara sorella, la
signora Fulvia Casellini V,va Sartori di anni 65.
Essa fu una delle prime ad abbracciare 1’ Evangelo,
al quale rimase fermamente attaccata fino alla morte.
Alla cerimonia sul Camposanto intervennero circa
200 persone ; tra le quali notammo l’egregio Sindaco
nostro, la cui presenza era garanzia d’ordine.
Del resto l’ordine ad Arogno è sempre rispettato ;
e in questa dolorosa occasione, le campane della chiesa
comunale furon sonate, senza che alcuno avanzasse opposizione. Pietro Cossi
ECHI DELLE MISSIONI
« ,
Congo
Tutti sanno le atrocità, commesse dai Delegati del
re dei Belgi per costringere i poveri negri del Congo
a raccogliere la imposta quantità di gomma elastica
che ha un si grande valore. Ma non sanno che i missionari del Vangelo si sono pure recati in quella parte
centrale dell’Africa e che mentre annunziano la buona
novella difendono i diritti di quella popolazione, e protestano contro la barbarie di sedicenti cristiani, che
per soddisfare la loro passione di ricchezza, sacrificano
senza esitare la vita dei loro simili. Le proteste dei
missionari hanno indotto alcune potenze Europee a
intervenire in favore di quel popolo oppresso, e si è
dovuto mettere un freno alla condotta di quegli agenti
del re dei Belgi.
I^pra un altipiano, al sud del Congo, non lungi da
un fiume, trovasi la città di Bougandanga, circondata
da un’immensa foresta. Quivi apparve nel 1891 il vapore che portava due missionari. Alla vista del vaporo
e di quegli uomini bianchi, i negri fuggirono e si nascosero ; poi attratti dalla curiosità si accostarono,
furono ben trattati , e si, fecero Qon cenni capire alla
meglio. I missionari dovettero studiare quella lingua
senza nissnno scritto, poi tradurre una parte del Vangelo, e predicare, insegnare a leggere ai più giovani,
far conoscere la storia di Gesù e del suo amore. Quella
popolazione era cannibale, schihva degli stregoni, sempre in guerra, una tribù contro l’altra, immorale e
crudele. I primi convertiti furono tre giovanotti che
i missionari tennero al loro servizio e ai quali insegnarono il Vangelo. Dopo una guerra i missionari erano
sempre molto occupati a curare le ferite. Essi erano
generalmente chiamati per dare i migliori consigli in
favore dei malati, malgrado l’opposizione degli stregoni.
Ma appena cominciavano ad ottenere qualche successo
nella loro opera, una parte della popolazione si sollevò
contro loro e li volevano uccidere. Fortunatamente il
capo Efami si mise a proteggerli, e persuadere i loro
nemici a ritirarsi se non volevano essere massacrati
* dai capi degli nomini dalla pelle bianca. Questo capo
quantunque non esteriormente membro della Chiesa
mori più tardi da vero cristiano. Una epidemia di
vainolo fece morire una buona parte della popolazione,
ed anche degli amici dei missionari, i quali si affaticarono molto nella cura dei poveri malati. Un missionario, M. Scarnell, sentendosi colpito a morte disse al
suo giovane servo ; « Presto io vado a Casa » E il
servo rispose : « Non è arrivato nissun vapore » —
« Prende) ò il volo per un altro paese » — c Ma non
hai delle ale ». Allora il malato accennando col dito
le tombe di altri missionari, disse : « Tu mi seppellirai
accanto ad esse — Quando egli mori quella gente
disse : < La madre del nostro amico non è qui per
piangere colui che ci ha fatto tanto bene ». Altri
missionari vennero a prendere il suo posto. Nel 1906
vi fu nua conferenza generale di tutti i missionari del
centro dell’Africa a Stanley Pool, con rappresentanti
delle varie Chiese. Tutti i cristiani delle vicinanze vi !
assistettero e ascoltarono con avidità le predicazioni,
e presero parte alle preghiere. Vi furono per 15 giorni
3 adunanze ogni giorno. Vi fu una tale effusione dello
Spirito Santo che tutti confessavano i loro peccati con
lagrime, rendevano i beni rubati, gettavano i loro amnleti, ne fecero un gran falò, e si consacrarono con
■ gioia al servizio di Gesù, che mori per i nostri peccati e risuscitò per li nostra giustificazione! D. T.
cinese veccniocflTTOLictie
Svizzera
Il Consiglio della parrocchia vecchio - cattolica di
Berna ha pubblicato il suo rapporto per la gestione
del 1907. Ne stralciamo le seguenti notizie : Il corso
d’istruzione religiosa ù stato frequentato da 152 giovanetti, 30 dei quali hanno fatto la prima comunione.
Il parroco dott. Kunz ha fatte 142 visite all’ospedale,
144 a domicilio e 335 di pastorazione ; altre 428
visite sono state fatte dai vicarii. L’associazione della
Diaspora conta 306 membri, quella delle Dame di carità 143, l’associazione cattolica - liberale 150, la Società dei giovani 40, la Melodia 45. Le entrate ammontarono a L. 12.267 e le spese a L. 8052. Inoltre la
parrocchia ha provveduto ad un migliore sistema di
riscaldamento della Chiesa spendendo L. 11.500. La
Chiesa è stata abbellita con due magnifiche finestre
istoriate dono di dueparrocchiani. Un altro membro
delia parrocchia ha donate L. 3000 per l’opera nella
diaspora bernese. Insomma, la parrocchia di Berna
è in piena prosperità.
* *
A Ginevra hanno seguito il corso d’istruzione religiosa 388 giovanetti della parrocchia vecchio-cattolica :
donde si vede che, malgvsiiola, separasione voluta dagli
ultramontani per veder atterrata l’odiatissima loro
avversaria, la parrocchia vivrà e prospererà sotto il
nuovo regime, sfatando le calunnie di tutti gli avversari ostinantisi a dipingerla come una Chiesa politica
non capace di vivere che con l’appoggio dello Stato.
Videbimus infra.
Austria
L’VIII Congresso internazionale dei Vecchi-Cattolici
avrà luogo a Vienna nel prossimo Agosto.
Inghilterra
Dopo qualche anno di lavoro di organizzazione si è
costituita in Inghilterra la chiesa Vecchio Cattolica
Per ora essa si compone di nove parrocchie staccatesi
dal romanismo. Il Sinodo ha eletto un vescovo nella
persona del rev. Mathew il qualè è stato solennemente
consacrato ad Utrecht dall’Arcivescovo vecchio-cattolico olandese dott. Gul assistito dagli altri due vescovi olandesi, dal vescovo tedesco e da quello svizzero.
Il nuovo Vescovo Mathew ha indirizzata una Pastorale
agli ecclesiastici e laici cattolici del Regno Unito,
annunziando la sua consacrazione. Lo stesso hanno fatto
altri Vescovi Vecchio-Cattolici d’Europa per partecipare alle rispettive Chiese la lieta novella. Si crede
nei circoli vecchio cattolici che il nuovo ramo della
loro Chiesa, surto in Inghilterra, avrà un brillante
avvenire a cagione della crisi profonda che travaglia la
Chiesa romana in quel paese.
u. i.
IN SALA DI LETTURA
Ideali umani
Versi editi ed inediti di F. Italo Giuffrè
Ho qui dinanzi agli occhi il bel volume della seconda
edizione dei canti, che> il Giuffrè affida al giudizio « dei
lettoli e dei critici onesti. »
Ideali umani è un bel titolo per un libro che esce
alla luce del sole in questo nostro secolo, il quale di
ideali si occupa tanto poco ; ed io ho cominciato a leggere coU’auimo già disposto a trovar tutto bello e tutto
buono, essendo io fatta aH’antica, cioè pronta ad entusiasmarmi per ogni vero e buono ideale.
Ed ho percorso in fretta tutte queste 130 pagine,
ansiosa di trovarvi gli ideali promessi, ansiosa di vedervi le ti-acce di aspirazioni alte e nobili, di slanci
sublimi ve.”so tutto ciò che rappresenta la perfezione,
irraggiungibile quaggiù, ma sospirata con ardore.
Se non che, dopo aver letto e riletto queste nitide
pagine tanto elegantemente stampate, ho chiuso il libro
scoraggita e mi son detta : « Ahimè ! Quanto diverso è
il concetto dell’ideale che ci facciamo il signor Ginffrè
ed io ! »
Per me il poeta vei-o non circoscrive le sue aspirazioni nella stretta cerchia delle cose terrene, ma sale
più su verso le regioni dell’infinito in cerca di risposte
alle tormentose domande che l'agitano, di soluzioni ai
dolorosi problemi della vita ; in cerca di pace e di rie
poso, in cerca- del bene e del vero supremo in cu solo
s’appaga l’anima umana. Il poeta vero non si accontenta
di descrivere con colori più o meno foschi i mali delrumanità sofferente, ma va più innanzi e anela alla sua
rigenerazione morale, che sarà fonte di tu'te le altre
rigenerazioni. Dinanzi alla morte non prova l’orrore
dell’abisso e non scorge « il nulla, il vacuo nulla, » ma
vola col pensiero alle sublimi dimore ove « molte stanze »
sono preparate e dove i cari nostri sono andati a precederci. Dinanzi alle bellezze della natura non si accontenta di sfogarsi in canti armoniosi, ma prorompe in
gridi di riconoscenza e d’ammirazione verso il Creatore; in gridi simili a quelli in cui sembrava esalarsi
tutta l’anima del Re salmista quando esclamava ; « I
cieli raccontano la gloria di Dio, e la distesa annunzia
l’opera delle sue mani. »
Certo non tutti vediamo le cose sotto il medesimo
aspetto e il Giuffrè ha diritto di vederle a modo suo.
Soltanto io non posso a meno di provare un senso di
vivo rammarico pensando che un cosi bell’ingegno si
perda in opere che nessun bene possono fare all’umanità.
Perchè scrivere tanti versi per esaltare il Parini, il
Mazzini,il Cavallotti? Altri tempi, altri ideali! Allora
si doveva fare Fitalia, ora si dovrebbero finalmente
fare gl’ltaliaui.
Quanto pessimismo è sparso in queste pagine ! E
come il cuore si gela leggendo parole simili a queste :
« Come catena di forzato al piede
or traggo ildubbio mio.....
e il nulla solo, il vacuo nulla io scemo.
La vita è mistero
è lotta cruenta,
divora il pensiero,
il debole annienta.
Sognar l’Infinito?
E’ sogno infecondo....
Venite sul lito,
tuffatevi in fondo.
Alcune liriche sul proletariato fanno male addirittura.
Le miserie della plebe sono gravi, sono tremende pur
troppo, ma a che servono questi cauti pieni di fiele se
non ad inasprire le piaghe, ad approfondire le sventure,
a rivoltare gli animi, ad eccitare il « leone »
alla strage facendogli fiutare l’odore del sangue ?
E crede davvero il Giuffrè che, quando sarà giunto
il fosco giorno della vendetta, quando il popolo sarà
entrato come un flagello nelle « felici magion
dorate » e calpesterà nella gleba le squalllide e
mosse orride teste dei ricchi, le cose andranno meglio^
e avremo raggiunto l’ideale ?
Strana contradizione ! Il poeta che ha parole tanto
amare e taglienti,e sconforti tanto gtaudi in certe paginedei suo libro, sa poi in altre descriverci con versi veramente be.li e pieni di dolcezza e di fascino gli
affetti domestici, il « bel Ionio mare » e le sue terre
siciliane.
Dove dimentica il suo pessimismo pungente, dov&
mostra la vita qual è e non quale l’immagina uno spirito afflitto da malattia leopardiana, dove le reminiscenze classici? e mitologiche sovrabbondanti non
rendono oscuro il concetto e pesante i’ andatura d.-l
versò, il Giuffrè riesce a destare commozione ed entusiasmo. Allora si è obbligati ad esclamare ; « Peccato
che tutte le pagine del volume non somiglino a questa! *
Lasci il Giuffi’è Timìtazione troppo pedestre dei
classici ; bandisca dalla sua poesia le viete divinità
mitologiche ; s’ispiri alla vita vera qual è ; penetri a
scuotere le fibre più profonde del cuore umano ; assurga a più alte idtalità; commosso prima egli stesso,^
commuova, e allora davvero egli potrà esclamare; « Fate
largo al Poeta ! »
Per conto mio gli auguro con tutto il cuore che
slanciandosi a più arditi, a più sublimi voli in cieli più
sereni e più puri egli possa raggiungere la metaago•gnata tanto, e cingere la fronte col lauro sublime della
vera Poesia !
Adele Celli
TRFHTFHHF impiegato in qualità
I nuli 1 Uilllu di contabile in una importante
Ditta commerciale, desidererebbe occnpaisi qualche
ora della sera presso un ufficio, o negozio, oppure
terrebbe volentieri piccola amministrazione.
Scrivere Amministrazione La Luce, 107 Via Nazionale, Roma.
7
LA LUCE
COLLABORAZIOne FeMMirilLE
Conseguenze logiche
NOVKULA
(Continuazione vedi N. prec.)
È quasi mezzanotte quando la Marchesa
'di Sant’Albano rientra in casa. È stanca
abbattuta più del consueto. Ha presieduto
n, due assemblee femminili rumorose ed
indisciplinate, ha desinato in fretta al club
delle Dame, ha tenuto una conferenza al
•Circolo Filologico, ha ricevuto amici del
suo partito, e parlato e discusso di politica
nel suo palco alFopera.
Tutti hanno ammirato la sua animazione,
la prontezza del suo spirito, la chiarezza
delle sue idee.
Ma la Marchesa non è contenta di sè.
L’immagine di Carlotta e di Lily l’ha perseguitata tutta la sera : lo sforzo che ha
■dovuto fare per allontanare da sè quell’immagine l’ha snervata. Ora ella è stanca
n anela il meritato riposo.
Il vestibolo è illuminato e i servi sono
ancora tutti alzati. Come mai ? La Marchesa
gira attorno lo sguardo meravigliato, ma,
prima ch’ella abbia potuto pronunziare una
parola, la sua cameriera le si fa incontro
colle lagrime agli occhi.
— La Signora Marchesa non si spaventi...
una grave disgrazia...
— Una disgrazia ?... che è stato ? Il
Marchese... chi ?
— No, Signora, non si spaventi, forse
non sarà nulla di grave, il signorino Arturo...
— Arturo ? Ebbene, presto, che è successo ?
— Oggi... — la cameriera non può
quasi parlare per la commozione — oggi
verso le sei baloccandosi sulla terrazza,
s’è spenzolato troppo fuori della ringhiera
•ed è caduto nel cortile...
Ah ! ohe grido ! che grido straziante !
■Chi avrebbe mai pensato che un tal grido
potesse uscire da un tal petto ? Ah, come
si risvegliano gli istinti materni per tanti
anni soflocati a forza ! C’è dunque sempre
ancora la donna, la madre sotto quella
scorsa di freddezza, di noncuranza ?
— Arturo, Arturo ! Oh Dio ! È morto ?
Ella è già di volo su par le scale : la
la cameriera la segue a stento.
■— No, Signora Marchesa, si spera ancora di salvarlo. Si calmi, i dottori non lo
abbandonano.
La madre non ode più nulla. Attraversa correndo le sale ; il cuobe le si spezza
¡nel petto ausante... Arturo, Arturo ! l’ultimo nato, l’ultimo, il più bello, il più intelligente...
L’uscio della camera del malato si apre
■e si richiude. Un medico si fa incontro
alla Marchesa.
— Oh dottore... che sarà? Mi dica che
lo salveremo.
— Marchesa, coraggio. Abbiamo qualche speranza, ma ci vuole ' molta calma ;
il silenzio e la quiete più perfetta sono
indispensabili. Io la consiglio di non entrare
là dentro per ora.
— Perchè ? voglio vederlo, devo vederlo,
sono la sua mamma... egli ha bisogno di
me...
Il medico scuote il capo.
— Non ha bisogno di lei. Marchesa,
gliel’assicuro. Il piccino riposa. 11 menomo disturbo potrebbe provocare una crisi
fatale.
— Ma, dottore, chi lo veglia ? Chi è
con lui ? Non ha domandato della sua
mamma ? Tutti i bimbi vogliono la mamma
quando son malati... Mi lasci entrare...
E sfuggendo alla stretta del medico,
che pietosamente vorrebbe farla retrocedere, ella si slancia all’uscio e penetra
nella stanzetta del dolore.
Quale spettacolo ! Oh cuore, cuore freddo,
cuore insensibile, è giunta l’ora del risveglio, e che risveglio ! * ’
Oh, quella testina cosi bella e ricciuta,
quél visetto così roseo, cosi ridente ancora
poche ore or sono ! Oh quel corpo così
agile, cosi snello, cosi elegante ! Le fasce
insanguinate nascondono ora i riccioli
biondi ; la pallidezza della morte è distesa
sui muscoli del volto contratto dall’agonia;
la rigidezza del cadavere si delinea sotto
le pieghe del lenzuolo p
La Marchesa in atto disperato si porta
la mano alla gola e strappa le trine che
le cingono il collo.
Ella si sente soffocare, si sente morire.
{continua)
R. C. G.
7{eminiscenze
L’editto di Milano segnò, ufficialmente, la caduta
della dottrina ideale cristiana. Costantino crasi affidato
ai proseliti della croce. Sol perchè questi, costituivano
il numero preminente, nel suo esercito ; e^per infervorarli alla pugna, aveva posto snll’aurato labaro pagano,
il monogramma del Cristo. Questo fatto già dimostrerebbe di per sè, come nei figli del martiri fosse nna
tendenza, proclive a corrompere il primitivo fine rigeneratore del Cristianesimo. Essi dilettevansi nell’adulazione, ed acconsentivano che il nome del Santo li precedesse, sui campi.della pugna,, quasi a sostener la sorte
di un nomo vanitoso, ipocrita e crudele.
Nè si può ammettere scusante, l’atto incosciente ;
anzi, quanto più non erano gli animi loro, atti alla testimonianza di quella fede che poggia unicamente sull’amore ed il sacrificio ? Siccome è stato detto : « Non
« siate disavveduti, ma intendenti qual sia la volontà
« del Signore. — Siate adunque, imitatori di Dio, come
« figliuoli diletti. — E camminate in carità, siccome
« ancora Cristo ci ha amati, e ha dato se stesso per
€ noi, in offerta e sacrificio a Dio in odor soave. »
Efesi V. 17 1. 2.
Ma essi chiesero d’incidere, il nome di Cristo, sulle
loro armi ; e commisero il sistematico errore, tuttodì
sostenuto dalla Chiesa Eomana, a fine di conseguire
le sue mene terrene, di riconoscere e di affermare
una fede che dallo spirito soltanto trae le proprie
energie, con un atto puramente materiale. Ma, com’è
dotto ancora : < Ben di voi profetizzò Isaia, di< cendo : Questo popolo si accosta a me con la bocca, e
« mi onora con le labbra; ma il cuor loro è lungi da
« me. Matt. xv. 7.8.
Frattanto, nell’evolversi delle vicende di Costantino
e di Licinio, il vecchio alleato di Massenzio compiacevasi di sostener la parte di patrono del prestigio pagano, e delle istituzioni originarie dell’impero, inacerbendo contro i cristiani delle sue provincie.
Massimi no stesso però non bramava che tali cose si
protraessero lungamente ancora. Senza venire ad un’azione decisiva, il cui esito, con l’attesa ed il succedersi
degli eventi, poteva divenir per lui, periglioso ed incèrto.
L’allontanarsi di Licinio da Bisanzio per l’Italia, gli suggerì l’istante di operare essere giunto, a. 312 d. C.
Passò dunque, con le sue legioni, il Bosforo: e tolte
in suo potere, Bisanzio e Perinto, avanzò ne la Tracia
verso l’Illiria. Presso Adrianopoli, dove il Tungia fa
foce nella Maritza, lo attendeva Licinio.
La battaglia che si combattè, il 1 Maggio del 313,
sui piani di Adrianopoli, ebbe la stessa importanza di
quella combattuta, il 27 Ottobre del 312, a nove miglia
da Eoma, (1) fra Massenzio e Costantino. Siccome in
questa, infatti, in quella ancora, le armi erano chiamate a decidere se il Paganesimo dovesse restar la
religione di Stato dell’Impero, ovvero, se la Chiesa
dovesse ad esso succedere. Come nella precedente
guerra italica, qui ancora }e forze delle due osti non
sì equilibravano: qui, anche Licinio, come Costantino
trovossi in istato d’inferiorità appetto dell’inimico,
eppur vinse; finalmente, anche nel suo esercito, prevalevano in numero i cristiani. Lo prova una prece di
Lattanzio, fatta da questi pronunciare a quelle legioni,
alla vigilia della battaglia. (2)
Ohimè, a comprovare il disfacimento spirituale di
quei nuovi cristiani, eccò ancora nna brutale timidezza
invadente, (3) ed il fatto che, come nell’editto di Milano,
anche in questa orazione, non è fatta menzione alcuna
del Cristo e della croce, ma solo di una divinità vaga.
La vittoria di Adrianopoli consegni a Licinio, l’obbedienza di tutto l’Oriente : ed egli, per porsi a sicuro
da possibili pretendenti, non si rattenne dal cedère ai
sanguinarii istinti che lo dominavano, non rifuggendo
dall’opera più scellerata della sua vita. Egli immolò
le famiglie di DiclezianÙ; Severo e Massimino ; nè le due
vedove di Diocleziano e di Galerio, egli risparmiò dalla
ferocia del suo sospetto ; nè tampoco il suo cuore sì
commosse al candore delle tenere carni, ed ai vagiti
strazianti di pargoli innocenti.
Ora, è naturale la dimanda che segue :
Quei cristiani che, con coraggio e fedeltà, avevansi
assunto il compito della grandezza di quell’uomo, contemplarono inerti, il tragico epilogo di quella guerra ?
La storia non dice se essi prendessero attiva ^arte
all’eccidio, ma non certo in tal caso, un passivo silenzio,
foss’anche di subito smarrimento, d’intima pena andrebbe scevro di colpa ; giacché, alla migliore, esso
sarebbe stato accettato da Licinio qual tìmido consenso
all’opera efferata. Ecco adunque, che anche il favore
dell’unica circostanza attenuante, or citata, quella cioè
di una possibile forma di rinjorso o di terrore, cade ;
e la colpa non esita oltre a mostrarsi intera, in tutta la
sua crudezza. E poi, non a tutti è dato di manifestare,
in un’unica maniera, certe impressioni. Non un grido
solo di orrore, fra tante bocche mute ? non un sol
ge.sto di indignazione, fra tante braccia tremanti ? Via,
è puerile il crederlo. ’
I cristiani, avevano agito neH’impnlsìvìtà del timore di
un ritorno al passato ; e forti della novella sorte, liberamente si vendicavano. Non importa il modo.
Pure, era detto : « Amate i vostri nemici, benedite
coloro che vi maledicono, fate bene a coloro che vi
odiano, e pregate per coloro che vi fanno torto, e vi
perseguitano. » Matt. v. 44.
Che rimaneva lor dunque da fare? Non eransi voluti imporre, nè morire da ribelli ; ma disertare almeno,
fuggire la vita pubblica per molti anni... Lassù, verso
il cielo, fra le roccie e nei silenzi altissimi dei monti, in
un carme di dolore e di speranza, la Chiesa di Cristo
avrebbe gittate le vere e purissime sue basì.
Ma. in loro, i soldati della fede erano spenti ; e riaf fermaronsi quelli dell’Impero, i quali restarono.
Più tardi, Licinio stesso li tradiva.
(continua) Giaeomo Giulia
(1) In località detta dei Saxa Rubra.
(2) Summe Deus, te rogamus... Sánete Deus, preces
nostras exaudí...
(8) Ed era pur detto : € ...E Chi avrà perduta la vita
sua per amor di me e dell’evangelo, esso la salverà. »
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