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Anno 115 - N. 4
26 gennaio 1979 - L. 200
Spedizione in abbonamento postate
1® Gruppo bis/70
archìvio tavola valdese
10066 TORRE PELLICE
ddle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
28 GENNAIO: DOMENICA DELLA COMUNITÀ’ EVANGELICA DI AZIONE APOSTOLICA
>1
V-'.
• Í ■'
Per un impegno comune
nell'evangelizzazione
I passi avanti che la CEvAA sta facendo costituiscono per noi un appello ad essere maggiormente coinvolti nel suo lavoro
L’estate scorsa il Consiglio delle Chiese aderenti alla CEvAA
ha tenuto le sue sedute sulle
montagne del Camerún (Africa
equatoriale occidentale) in Paese Bamileké, ospite di un grande
ospedale delle Chiese Evangeliche Camerunesi.
L’impressione che ne ho riportato è che lo « spirito CEvAA »
ha fatto qualche importante passo avanti; in altre parole che le
convinzioni che hanno condotto
le nostre Chiese a sostituire l'antica Società Missionaria di Parigi con la CEvAA cominciano veramente a penetrare in molte
chiese, nelle comunità e nei membri e comincia a portare frutti
concreti.
CEvAA = Agenzìa
di reclutamento?
Questa idea, che si è conservata per diversi anni e che poneva
seri interrogativi a tutte le nostre
chiese, comincia a dissiparsi. Ne
abbiamo avuto un segno molto
sensibile e preciso: quello dei
bilanci.
Mi spiego: la CEvAA non è
nata in rottura con la Società
delle Missioni e questo era perfettamente logico. Si trattava di
prendere in mano un lavoro iniziato più di un secolo prima,
sempre assai efficiente, di assumere la responsabilità di numerosi europei al lavoro nelle chiese africane, malgasce e polinesiane. Non si trattava di licenziare questa gente e dire loro:
« Grazie, non abbiamo più bisogno di voi ». Oltre a tutto sarebbe anche stato sbagliato perché
questo lavoro è tuttora necessario. Lo scopo della CEvAA è di
rendere coscienti tutte le nostre
chiese della loro responsabilità
nel campo dell’evangelizzazione e
della formazione cristiana, cioè
del loro compito specifico ed in
sostituibile e di concentrare su
questo i non grandi fondi comuni, le idee, gli uomini di cui disponiamo.
I bilanci della CEvAA sono un
indice molto preciso di quanto
si fa in questo campo. Il primo
anno le spese per i « missionari » era circa del 75% di tutto il
bilancio e per alcuni anni la situazione non si è modificata. Quest’anno, per la prima volta queste spese sono scese a meno del
40%. Questo non significa che
sono semplicemente ritornati a
casa molti europei, sostituiti da
membri delle chiese locali (anche
questo è avvenuto, ma non in
così grande proporzione) e non
vuol neppur dire che si sono
chiuse opere non strettamente
evangelistiche (ospedali, scuole
ecc.). Vuol dire invece che la responsabilità economica di queste
opere è stata maggiormente assunta da organizzazioni europee
che hanno lo scopo di sostenere
questo tipo di lavoro (Brot für
die Welt, P.P.P. ecc.) e che i fondi delle chiese sono stati maggiormente impiegati per la formazione sul posto dei responsabili della evangelizzazione e della educazione cristiana.
Inoltre questo fatto mette sempre di meno la CEvAA in condizione di trattare quasi direttamente con i suoi inviati e quindi
di costituire un organismo quasi
autonomo all’interno delle varie
chiese, come succede per tutte
le società missionarie ancora esistenti. Infatti questo denaro è
inviato alle chiese per il loro lavoro, che esse stesse realizzano
ed amministrano e di cui sono
responsabili, anche se condotto
avanti in modo comunitario con
le altre chiese CEvAA che intervengono in questo lavoro con uomini, idee e mezzi.
Sempre sul piano amministrativo un’altra idea si va facendo
strada: quella che ogni chiesa
comunichi alle altre i propri bi
lanci. Sarà un ulteriore grosso passo avanti nella rinunzia delle proprie autonomie egoistiche e nella piena compartecipazione delle forze di ognuno.
La realizzazione di questa idea
non è ancora imminente, anche
perché bisognerà trovare un modo comune di formulare i bilanci perché siano veramente confrontabili gli uni con gli altri;
ma il principio si può considerare accettato.
Fine di una strada
a doppio senso
di marcia
Il superamento di una organizzazione a senso unico (tutto
veniva dall’Europa ed andava
verso il terzo mondo) è stato il
primo obiettivo della CEvAA,
abbastanza rapidamente realizzato sia perché gli europei erano
desiderosi di farsi interpellare
quanto i non europei volevano
porci un mucchio di domande,
anche imbarazzanti.
C’era però il rischio di viaggiare come sulle autostrade in cui
ogni tipo di traffico ha la sua
corsia: i veicoli lenti a destra, i
veicoli veloci al centro, i sorpassi a sinistra.
In altre parole, dall’ Europa:
uomini e soldi; dall’Africa idee
ed iniziative. Non sarebbe una
buona soluzione.
Però come può un europeo intervenire in quei casi in cui l’autorità di un responsabile africano rischia di diventare autoritarismo quando gli europei hanno
fatto ben peggio in Africa? Oppure che dire per aiutare una
chiesa a superare ingiuste differenze di salario fra i propri
operai quando queste differenze
sono state portate proprio da
{continua a pag. 8)
Franco Davite
Messaggio alle Chiese
Cari amici,
la gioia del Natale deve avere, sia per noi
che per voi, un seguito. Abbiamo infatti la
ferma convinzione che Colui che è nato è
il « Dio con noi ». È colui che si è abbassato
per vivere con gli uomini. È Colui che abita
in noi ed in mezzo a noi per condividere le
nostre gioie e le nostre speranze, ma anche
le nostre preoccupazioni ed i nostri problemi. Questa vita condivisa, la riceviamo da
Lui e, con Lui, siamo chiamati a vivere insieme la nostra fede e la nostra speranza.
Questo implica degli impegni precisi e concreti in un mondo diviso e sconvolto da tante contraddizioni e contrasti: miseria e ricchezza, oppressione e libertà.
Questo vuol dire che all’inizio di questo
nuovo anno Gesù ci interpella:
Come il Padre mi ha mandato
così io mando voi.
In Lui e per mezzo di Lui siamo tutti
degli « inviati ». Il Signore ci manda verso
gli uomini lontani come verso quelli vicini.
Membri dell’« Union Spirituelle » del Camerún, una corale che
conta 100.000 iscritti.
Siamo inviati per condividere quello che abbiamo, per quanto poco possa essere, ma
anche e soprattutto per ricevere dagli altri
quello di cui abbiamo bisogno, per poter
compiere fedelmente la missione che è stata
affidata a ciascuno di noi.
È condividendo i doni che abbiamo ricevuto che potremo edificare insieme una comunità degna di questo nome: una comunità aperta verso gli altri — agli esuli, ai dimenticati, ai disprezzati — affinché possano
vivere anche loro come figli di Dio. È questo
un mezzo — ci sembra — per interpellare i
ricchi e le minoranze che su tutti i piani detengono il potere.
Possa lo Spirito Santo spingerci a camminare insieme per andare verso gli uomini
del nostro temix).
Vi inviamo i nostri fraterni auguri per il
1979: che la gioia e la pace di Cristo siano
con voi!
Il Segretariato della CEvAA
Parigi, 5 gennaio 1979
4 VOLTI DI GESÙ’
Gesù
contestatore
La parabola del Buon Samaritano, una delle più note, viene
intesa di solito come se in essa
Gesù volesse insegnare ad assistere chi è nel bisogno. In realtà Gesù non avrebbe avuto alcun
bisogno di scomodarsi per questo: il comandamento di amare
il prossimo esisteva da sempre.
Il fatto è che ciascuno lo interpretava distinguendo i « nostri »
(la famiglia, il popolo, il gruppo) dagli «altri», e facendo valere solo per i « nostri » il comandamento dell'amore. Ora Gesù contesta precisamente questo atteggiamento — la distinzione tra i « nostri » e gli « altri »
— e fa comparire nella sua parabola un Samaritano, una persona cioè emarginata e considerata di seconda classe.
Proprio per il fatto di essere
emarginato il Samaritano capisce meglio degli altri che cosa
voglia dire essere ai limiti, ai
margini. Trovando quindi un
poveretto che è nella necessità,
non sta a guardare a che razza
e a che popolo appartenga, ma
senz'altro supera il limite tra un
popolo e l'altro e lo soccorre.
Questo — dice Gesù — è da farsi.
E di questo oggi avremmo infinite applicazioni, oggi che il nostro mondo è diviso fra est e
ovest (in cui ci sono i nostri e
gli altri) oppure tra paesi ricchi
e paesi poveri (e anche qui ci
siamo noi e ci sono gli altri, sempre con relazioni antagonistiche).
Che cosa significa qui la parabola di Gesù? molto più che l’esigenza della sola assistenza. Ma
la parabola contiene una seconda contestazione: i due personaggi che passano e non si fermano sono un sacerdote e un levita, una sorta cioè di sotto sacerdote. L’esempio da seguire
non è il loro. Perché? Perché essi antepongono il culto all'aiuto
del prossimo e Gesù sembra dire no al culto che in qualche modo distolga dalla tensione verso
l'uomo e dall’amore del prossimo. Eppure molti sono coloro
che praticano un culto che li allontana dalla realtà, dai bisogni
degli altri; e molti utilizzano la
religione per distogliere la gente
appunto dalla preoccupazione
per la giustizia e l’uguaglianza.
Per Gesù questo è un uso sbagliato e, direi, colpevole della religione.
Ma Gesù non contesta soltanto con le parole, lo fa anche con
gli atti. Ricordiamo per esempio
un particolare molto inconsueto
per quel tempo: Gesù aveva delle discepole. Noi parliamo sempre dei discepoli, ci ricordiamo
i 12 apostoli, ma il Vangelo menziona almeno 6 donne che accompagnavano Gesù. Ricordiamo l’episodio ben noto di Gesù
che entra nella casa di Marta e
Maria e vede una delle due sorelle sedersi ai suoi piedi nell’atteggiamento che allora era l’atteggiamento del discepolo e che
era ammesso soltanto per gli uomini. Gesù non la rimanda in
cucina anzi la loda, dice: hai
fatto bene. Ecco dunque un momento in cui Gesù contesta le
discriminazioni correnti proprie
del tempo.
Oppure ricordiamo la figura
del lebbroso: ai tempi di Gesù
si trattava di una persona messa ai margini e sotto questo nome spesso erano comprese anche altre malattie che non erano propriamente la lebbra. Questi uomini erano proprio ai margini della vita, dovevano vivere
in caverne, portare una campanella per avvertire la gente in
modo che nessuno si avvicinasse
a loro, erano considerati come
appestati. Gesù viola consapevolmente le abitudini, i costumi
e le prescrizioni del suo tempo
andando verso di loro e toccandoli, facendo il gesto di rompere
il tabù del loro isolamento.
Ecco, non si tratta di una con-,
testazione fine a se stessa, giusto per essere anticonformisti,
ma di una volontà da parte di
Gesù di rompere tutti gli schemi culturali che dividono gli uomini e che creano all’interno dell’umanità categorie contrapposte: i miei e gli altri, i superiori
e i sotto-uomini. Questo Gesù
non lo vuole.
Aldo Comba
(dalla rubrica televisiva
« Protestantesimo »)
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26 gennaio 1979
6 MESI NEL RIO DE LA PLATA
In città per evangelizzare
Una trasformazione dagli sbocchi imprevedibili - Un’occasione da cogliere - L’evangelo tra i baraccati
Dalle chiese
Argomento di studio dell’anno
nelle Chiese valdesi del Rio de la
Piata è, iper incarico del Sinodo,
il problema deirevangelizzazione.
Le colonie valdesi si sono formate e organizzate nello stesso
periodo, seconda metà dell’ottocento, in cui in Italia si sviluppava il grande movimento di evangelizzazione che doveva portare
alla costituzione di quasi tutte
le Chiese valdesi al di fuori delle
valh. Nel Rio de la Piata si era
invece alle prese con i difficili
problemi dell’ insediamento in
una terra nuova in cui c’era da
creare praticamente tutto, dalla
coltivazione dei campi alla costruzione delle case fino all’organizzazione di una vita comunitaria. Alla tradizionale riservatezza dei valdesi si aggiungevano quindi i problemi del lavoro e dell’organizzazione interna a rendere difficile im’opera
di evangelizzazione all’ esterno.
I valdesi ad ogni modo non si
rinchiusero in un gruppo isolato
dall’ambiente. Adottarono subito
la lingua spagnola, e si inserirono con le scuole e l’attività professionale nella cultura e nella
vita pubblica. Soprattutto in Uruguay divennero una componente
importante nella vita della nazione. Ma quel che più conta è
che la Chiesa valdese, pur senza
sminuire in nulla l’unità con il
ramo italiano, si sente ormai pienamente Chiesa latinoamericana,
e quindi avverte la necessità di
iniziare una fase nuova e di
aprirsi al compito evangelistico.
D’altra parte questa presa di
coscienza non avviene per caso
in questo momento; la fisionomia delle comunità valdesi sta
cambiando, per effetto della tendent presente anche qui a trasferirsi dalla campagna alla città, e questo non fa che accentuare l’esigenza di stringere i contatti con le altre Chiese evangeliche, anch’esse protese, come tutto il protestantesimo latinoamericano, nel movimento evangelistico.
Città e campagna
Un fatto è certo; in città si va
sempre di più; è un fenomeno generale. In Argentina fino a un
decennio fa il centro di gravitazione erano ancora le Chiese di
campagna. Ora tutte le sedi pastorali, tranne due, sono trasferite nelle città. A Bahia Bianca
buona parte dei componenti della comunità, impiegati, insegnanti, professionisti, provengono da
Colonia Iris, ai confini tra la
provincia di Buenos Aires e la
Pampa. A Colonia Belgrano, oltre
ad aziende agricole e allevamenti di bestiame, c’era pure un’industria con un centinaio di dipendenti, la fabbrica dei Fratelli Bounous, produttrice di macchine per l’agricoltura e per
l’edilizia e dei migliori motori
diesel di tutta rArgentina. Tre
anni fa si è trasferita nella cittadina di Galvez. La fabbrica è in
espansione, nonostante la crisi,
e la città permette migliori comunicazioni e minori costi.
In Uruguay da tutto il paese
si va verso Montevideo. Reclutare giovani per le attività giovanili, come monitori o catechisti
sta diventando un problema.
Dopo il liceo vanno a studiare o
a impiegarsi nella capitale. Il
pastore di Montevideo ha il problema di rintracciare e seguire
tutte queste persone, che restano iscritte nella Chiesa d’origine
ma hanno ormai lavoro, impegni, amicizie nella città.
Il fenomeno pare inarrestabile,
ma è possibile almeno controllarlo, opporgli delle alternative?
Alla prossima sessione sinodale
rioplatense una commissione dovrà proporre iniziative per incoraggiare i giovani a fermarsi
nelle campagne. Ma è estremamente problematico inventare
nuovi tipi di intervento nel momento in cui ragricoltura non
solo è stagnante, ma è quasi agonizzante, Strangolata daU’infÌazione, dagli alti tassi bancari e.
come se non bastasse, afflitta da
una serie di raccolti disastrosi.
Tutto questo mentre per nuovi
insediamenti indusitriali mancano
i capitali.
La « nueva
parroquia »
La migrazione verso la città
quindi probabilmente continuerà, anche se il problema dell’assorbimento delle nuove leve di
tecnici e di intellettuali si pone
ormai per Montevideo come per
l’entroterra, data la scarsità dei
posti di lavoro. Ma è anche un
segno di vitalità che la Chiesa
valdese non si lasci prendere dalTansietà, ma affronti questa difficile situazione come un’occasione di testimonianza. Ecco perché
il discorso dell’evangelizzazione
giunge quanto mai tempestivo,
come una risposta data lucidamente in un momento in cui la
tentazione è di rinchiudersi in
un’attesa passiva degli avvenimenti rimpiangendo il passato.
Tra i molti esempi che si potrebbero citare, il più significativo mi sembra quello del lavoro
che si è iniziato nella « nueva
parroquia », un esteso complesso
di quartieri alla periferia di
Montevideo, in cui si va dalle case popolari con minialloggi in cui
famiglie cariche di figli vivono
nella miseria più squallida alle
baracche di fango e lamiera che
qui vengono chiamate col poetico nome di « cantegril ».
Dall’anno scorso in questa zona
è al lavoro una coppia mennonita, per un progetto in cui sono
impegnate le Chiese della Federazione.
Predicare l’evangelo in America Latina significa forzatamente
vivere in solidarietà con chi vive
giorno per giorno tra la disperazione e Tinvincibile aspirazione
a una vita più umana.
(5 - continua)
Bruno Rostagno
VERBANIA INTRA
La domenica 7 gennaio si è
svolta la Festa di Natale della
S.D. che ci ha visti riuniti insieme per un’intera giornata. Infatti, dopo il Culto del mattino presieduto dal pastore, la comunità
si è ritrovata nei locali sociali
per l’agape fraterna. Regnava
fra noi tutti un’atmosfera cosii
cordiale e spontanea che, alla
fine del pranzo, il pastore ha
detto : « Dato che questa mattina, per pura dimenticanza, non
abbiamo fatto la Cena del Signore cosa ci impedisce di celebrarla adesso come facevano i
primi cristiani? I quali dopo aver
preso il loro cibo assieme « con
letizia e semplicità di cuore»
e goduto della comunione che
nasce dallo stare insieme, spezzavano il pane e bevevano il vino ricordando che Cristo è il
Signore non dei morti ma dei
viventi e proprio in virtù di questa morte noi viviamo.
Per alcuni c’è stato un momento di incertezza, però vedendo che altri erano entusiasti di
questo nuovo modo di vivere
l’esperienza dei primi credenti
(in precedenza la comunità aveva seguito uno studio su « La
Cena del Signore nel N.T. »),
hanno capito e tutti di pari consentimento siamo stati pronti a
ricordare questa « predicazione
illustrata » di Gesù.
È stato un momento veramente solenne e abbiamo ringraziato il Signore per questa comunione fraterna che ci univa in
un modo nuovo, reale e profondo.
Alle 15,30, più di 40 fratelli, diversi provenienti da Domodossola, Luino e Omegna, assistevano alla festa dei ragazzi organizzata e presieduta dalla direttrice della S.D. Rosetta Mannelli.
Nel programma erano compresi brani biblici, letture tratte da un libro di R. Follereau,
una drammatizzazione con ombre cinesi della parabola del
«Gran Convito» (Luca 14: 1624), spiegata ampiamente al Culto del mattino, il tutto intercalato da canti di Agape e spirituals sempre attuali. È seguita
CI HA LASCIATI DOPO AVER COMBATTUTO IL BUON COMBATTIMENTO
Il Pastore Gino Manzieri
Quello testé trascorso è stato
un anno di cordoglio, di separazioni dolorose per la Comunità
Metodista di Savona e Diaspora.
Dopo la dipartita del pastore
Siro Cantoni, di Anita Lombardi, Alma Paruzza e Loris Mazzoli, tuttora ricordati con ricot
noscenza a Dio, anche il pastore Gino Manzieri ha lasciato
questa tenda, ch’è la nostra dimora terrena, disfatta dagli anni e dalla malattia, per andare
ad abitare quella casa non fatta
da mano d’uomo, eterna nei
cieli (2 Cor. 5: 1).
Nato a Correggio nell’Emilia
il 6.4,1912 da genitori cattolici,
il rag. Gino Manzieri, per molti
anni, fu devoto cattolico praticante. Ma l’osservanza, anche
scrupolosa, diligente di tradizioni, riti e celebrazioni religiose,
non appaga i desideri intimi,
profondi dell’anima umana che,
essendo di origine divina, anela
al Signore più che le guardie non
anelino al mattino (Salmo 130:6).
Gino cercava un rapporto filiale di comunione personale col
Dio vivente che, mediante l’Evangelo lo assicurasse del suo
amore, lo riconciliasse con Sè,
lo giustificasse per fede e lo salvasse per il sangue della Croce.
Cominciò a frequentare il culto domenicale nel nostro vecchio
tempio disadorno e gli piacque
l’esposizione della Parola di Dio,
della Luce delTEvangelo che dissipa le tenebre, della Verità liberatrice di Cristo, della potenza dello Spirito Santo che soffia
quando gli piace e come e dove
vuole nell’intento di rigenerare i
cuori, consolare gli afflitti, sovvenire alle debolezze umane, intercedere per noi presso il trono della Grazia e rammentare
ai credenti i doveri verso Dio e
verso il prossimo, che il Maestro
divino ha insegnato e posto in
chiaro con l’insegnamento e l’esempio costante della sua vita
terrena.
Grazie allo spirito di testimonianza evangelica e di fraterna
comprensione dei membri di
chiesa Gino ben presto s’inseri,
nella nostra famiglia dove, collaborando con impegno e dedizione alla causa del Regno di
Dio, si guadagnò la benevolenza
e la simpatia di tutti.
A Pentecoste del 1955 fu ricevuto in piena relazione e un anno dopo fu ammessa anche sua
moglie Wilma. In seguito divenne predicatore laico, fu ordinato Evangelista (si licenziò dalla
Perrania dov’era impiegato) e,
infine, incalzato da un sentito
fervore apostolico, dati i prescritti esami, fu consacrato Pastore.
Gino Manzieri, durante il suo
ministerio a Terni, La Spezia,
Savona e Piacenza ha profuso
doni di mente e di cuore per il
progresso dell’Evangelo, ha combattuto il buon combattimento,
ha serbato la fede anche nell’immane dolore per la dipartita
prematura della sua diletta Wilma.
Come eredi di Dio e coeredi
di Cristo i credenti veraci sono
partecipi della Grazia e, pertan
Nei giorni 13 e 14 gennaio si è svolto, ospitato daila Casa Vaidese di
Borgio Verezzi, ri Coiiettivo Teologico
organizzato dalia Federazione delie
Chiese Evangeliche delia Liguria sul
tema » La concezione biblica deli'uomo ».
Esso ha visto la nutrita partecipazione da parte di tutte le Chiese Evangeliche deli’arco ligure da La Spezia
a Imperia; erano presenti pure alcuni
fratelli di Cuneo. Particoiarmente interessante il fatto che, oltre alle Chiese
Federate, hanno partecipato attivamente anche i fratelli di una comunità cristiana non denominazionale, che ha
avanzato richiesta ufficiale di far parte delia Federazione regionale.
Il tema è stato introdotto dai pastore Gino Conte con i'esegesi di Genesi
2: 4-25 e con una successiva approfondita relazione su ciò che la Scrittura dice dell'uomo; ad esse è seguita una lunga ed interessante discussione cui praticamente hanno partecipato tutti i convenuti.
Sostanzialmente è stata riaffermata
l'esigenza di condannare l'idea che tut
to ciò che è legato in qualche modo
alla vita corporea sia secondario o addirittura peccaminoso. La scrittura
prende in considerazione l'uomo nella
sua totalità e scarta ogni fuga spiritualistica. Nel Nuovo Testamento Gesù
accompagna la remissione dei peccati
con la guarigione dalle infermità: la
liberazione del corpo accompagna la
salvezza.
Si è detto in proposito che l'uomo
dovrebbe riappropriarsi del corpo. E
poiché il racconto di Genesi 2 ci presenta una solidarietà profonda dell'uomo con tutta la creazione, il rispetto
dell'umanità dovrà consistere nel rispetto della vita in tutte le sue forme, ivi
compresa la natura e gli animali.
Il Collettivo si è chiuso con un culto comunitario con la celebrazione
della Santa Cena. L'appuntamento è
ancora a Borgio Verezzi il 24 e 25 febbraio, date in cui il Collettivo riprenderà lo studio di alcune tematiche dell'Antico Testamento, già iniziato a suo
tempo con l'assistenza del pastore
Michele Sinigaglia.
F. S.
quindi una ricca merenda per i
ragazzi e per tutti, una magnifica « tombolata » con numerosi
premi che ci ha visti impegnati
fino a tarda sera.
Cosa dire ancora di questa
giornata così; piena e così benedetta? Che il Signore continui
la sua opera fra noi!
_________________ LUINO
La comunità organizza per il
4-2, una « giornata comunitaria »
con la partecipazione dei fratelli di Intra e Domodossola, con
Culto (ore 11); agape fraterna
e alle ore 15 Conferenza del pastore Valdo Benecchi su : « La
situazione dei cristiani nei paesi
dell’Est ». Per i ragazzi sarà preparato un pomeriggio con films,
canti, giochi e merenda.
PACHINO
to, sia che vivano o che muoiano, essi sono del Signore, il giusto Giudice che, in quel giorno,
assegnerà la corona, che non
appassisce, a quanti corrono
con perseveranza l’arringo che
sta loro dinanzi, riguardando a
Gesù, duce e perfetto esempio
di fede (Ebr. 12; 1).
Francesco Cacciapuoti
______COLLETTIVO TEOLOGICO LIGURE
L’uomo nella Bibbia
Come di consueto i bambini
dell’asilo hanno offerto ai loro
genitori e alla comunità valdese
di Pachino una riflessione sul
significato del Natale attraverso
una simpatica recita, scritta dalle insegnanti, fondata sul contrasto: « dio sole » adorato dai pagani, quindi l’adorazione della
natura e oggi il culto che viene
tributato all’inventiva umana, col
« sole della giustizia » (Malachia
4: 2) che Dio fa sorgere con
Gesù Cristo.
Domenica 24 dicembre durante il culto i ragazzi della scuola
domenicale hanno presentato
una drammatizzazione dei cap.
2 e 4 del libro del profeta Daniele nella prospettiva della nascita di Gesù.
Questi due momenti recitativi, oltre a sottolineare l’impegno
di insegnanti e monitori e a mettere in risalto le capacità mimiche e espressive dei piccoli
bambini dell’asilo e dei ragazzi
della scuola domenicale, hanno
raccolto l’interesse di un buon
numero di persone estranee alla
chiesa — tanto che qualcuno di
questi estranei ha esclamato che
questa era una buona idea per
far entrare la gente in chiesa —
e di persone che vivono al margine della comunità. Per noi tutti
è stata occasione per meditare
attraverso una « predicazione »
decisamente non usuale, ma non
per questo meno efficace.
• Il 24 dicembre decedeva a
Torre Annunziata (Na) la sorella Virginia Cataldi Sultana. Il
funerale veniva celebrato il 26
dicembre nella chiesa di Pachino e il pastore predicando su
1 Pt. 1: 3-9 ha rammentato che
in Gesù Cristo noi abbiamo ora
una speranza viva.
• Da più di un mese, tutti i giovedì, il gruppo dello studio biblico — abbastanza nutrito —
sta studiando il tema « il cristiano davanti alla morte ». Le prime due settimane sono state
dedicate al problema della morte nell’A.T.; altre due settimane sono state spese per una riflessione sull’atteggiamento di
Gesù nei confronti della morte
prima nei sinottici e poi in Giovanni; una quinta settimana è
stata dedicata al pensiero paolinico al riguardo. Le prossime tre
settimane vedranno il gruppo
impegnato sopra il libro di P.
Ricca, edito dalla Claudiana, su
questo tema.
• Nel quadro dell’anno del
bambino la comunità sta organizzando una serie di conferenze
pubbliche. La prima si terrà dornenica 28 gennaio nell’aula consiliare del comune di Pachino e
avrà per oratore il fratello dr.
Ernesto Pozzanghera, che parlerà sul tema: « L’influenza del
pensiero protestante nella pedagogia moderna ».
PROTESTANTESIMO
La rubrica Protestantesimo — interrotta per la programmazione di alcune opere liriche — riprende
regolarmente le sue trasmissioni: lunedi 29 gennaio, ore 22.45 sul secondo canale TV.
Tema: Notiziario evangelico: con interventi di
Sergio Rostagno su recenti prese di posizione cattolica in tema di etica, e di
Giorgio Peyrot sul Concordato.
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26 gennaio 1979
DICHIARAZIONE DELLA FEDERAZIONE LUTERANA MONDIALE
Un decalogo luterano
sui diritti dell’uomo
a colloquio con I lettori
QUALE EDUCAZIONE
Il trentennale della Dichiarazione dei diritti dell’uomo (dicembre ’78) è stato sottolineato
anche dalla Federazione Luterana Mondiale (per l’Alleanza Riformata Mondiale vedi il documento pubblicato dall’ Eco-Luce
49/8.12.’78). In un documento riportato da « Fraternité Evangélique », l’organo della FLM in
Francia, che mette in evidenza il cammino ancora da percorrere per la realizzazione dei
diritti dell’uomo, il Comitato centrale della FLM rivolge alle Chiese membro un appello;
società a cui dovremmo rendere
testimonianza;
pubblico che privato della loro
società;
2. A proclamare che la volontà
di Dio si esprime nella protezione dei diritti di ogni individuo
e nella promozione di un ordine
sociale più giusto;
« 1. Ad unirsi in un comune
pentimento per non aver saputo
esprimere con sufficiente fermezza una protesta ogni volta
che i diritti degli altri erano violati e a chiedere perdono per essere complici del peccato di una
3. Ad esprimere la loro gratitudine per il fatto che i principi
essenziali espressi nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo sono riconosciuti dall’insieme delle nazioni e ad operare
per la ratifica e Fapplicazione,
in tutti gli stati, delle convenzioni e dei trattati che ne derivano;
5. A sostenere gli elementi positivi dei sistemi sociali e a respingere le decisioni che conducono alla privazione dei diritti e
alla repressione, e a riconoscere
che i diritti civili e sociali, il diritto all’eguaglianza e alla nondiscriminazione e il diritto a
condividere le risorse della società e a partecipare al potere
politico, sono interdipendenti;
4. A difendere, sul piano individuale e collettivo, nazionale e
internazionale, i diritti delle persone sottoposte a regole e a pratiche oppressive, nel settore sia
6. A denunciare ogni sistema
sociale, come rapartheid, ed ogni
ingiustizia istituzionalizzata che
legalmente o di fatto, priva un
settore della popolazione di diritti ritenuti essenziali per un
altro settore.
RADIO E TELEVISIONE
7. A intercedere per tutte le
vittime delle violazioni dei diritti deH’uomo e a domandare a
Dio di ispirare le decisioni e le
azioni di coloro che possono influire sulla vita e la sorte degli
esseri umani, affinché assumano
Pedini=Erasmo?
Il Ministro della Pubblica
Istruzione, intervistato recentemente alla televisione durante la
rubrica Acquario ha enunciato
una specie di equazione-paragone, che suonava più o meno così: « Come Erasmo è stato mediatore tra Lutero e il papa, così io sono (o sarò) il mediatore
tre le opposte correnti che si battono prò o contro il mio decreto ».
Le equazioni, come i sillogismi,
sono sempre pericolose. Se non
si hanno tutte le carte (stavo per
dire i numeri) in tavola, si rischia di dire cose inesatte, e proprio quella sera il Ministro, pur
professandosi cultore di Erasmo,
è caduto in parecchie incertezze
storiche. Né si può addurre sempre, a propria difesa, la facile
scappatoia dei cosiddetti « traslati » storici! Il Ministro doveva pur sapere che, parlando come tale alla televisione, sarebbe
stato attentamente ascoltato soprattutto dagli operatori della
scuola, vuoi baroni vuoi semplici « faticarì » (leggi: « precari »),
e, se non tutti, almeno qualcuno
avrà sentito come me il dovere
di rivedere quelle carte, e non
solo per il .piacere maligno della
contraddizione!
Se grosso modo si può anche
dire che Erasmo fu sempre portato a mediare in sé posizioni
estreme, tuttavia non mi consta
che fece da mediatore concreto
tra Lutero e il papa, come oggi
lo si può dire a ragione di Carter
tra Sadat e Begin. Anzi, Erasmo
si difese con tenacia dal farsi
qualificare come o filoluterano o
antiluterano. È cosa saputa (e
per tutti cito Jouvenal) che Erasmo, trovandosi a Lovanio, sentì
ad un certo momento il bisogno
di trasferirsi a Basilea per non
essere condizionato da quell’ambiente tipicamente cattolico, e
più tardi, per l’opposto motivo,
si trasferì ancora da Basilea a
Friburgo in Brisgovia per non
essere condizionato da auell’ambiente tipicamente riformato.
Quello ohe più gli stava a cuore
era la propria indipendenza di
spirito. Infatti, come non si sentì di fare il passo decisivo di
aderire alla Riforma, così respinse l’esplicito invito sia dell’Università di Lovanio sia di
Leone X di scagliarsi contro Lu
tero — si era allora nel 1520-1521
— accettando solo due anni più
tardi di scendere in lizza col riformatore sul terreno squisitamente esegetico-teologico dell’ormai celebre diatriba sul libero o
servo abitrio. È vero che nel 1521,
l’anno cruciale della Riforma,
Erasmo aveva accettato di scrivere per l’elettore Federico di
Sassonia quei Ventidue assiomi
per la causa di Martin Lutero
che dispiacquero al riformatore,
ma egli lo fece solo « in nome
della pace religiosa e della tolleranza ».
le loro responsabilità secondo
la sua volontà. Un fatto è purtroppo significativo: il disprezzo
dei diritti deH’uomo è tale, in diversi paesi, che non è possibile
citarli per paura che delle rappresaglie siano esercitate nei
confronti di coloro che sono vittime di tali ingiustizie;
8. A sostenere, con le parole e
con gli atti, coloro che soffrono
per r intolleranza esercitata a
causa della razza, del sesso, delle convinzioni politiche, dell’origine nazionale, di handicaps fisici e mentali o di squilibri della
personalità;
Questi i fatti, noti urbi et orbi.
Ma, ammesso e non concesso che
Erasmo avesse fatto proprio il
mediatore, la sua ipotetica opera
mediatrice fu coronata dal più
clamoroso insuccesso, come tutti ben sanno. Allora, come la
mettiamo con la seconda parte
dell’equazione pediniana? Sarà
meglio per tutti noi andarci a rileggere l'Elogio della Follia!
9. A difendere tutti gli esseri
umani che si vedono privati di
diritti fondamentali come la libertà religiosa, la partecipazione
alla vita culturale ed economica,
il diritto ad una nutrizione sufficiente, all’educazione, alla salute, e che sono cotsì privati della possibilità di essere membri
a pieno diritto della loro società;
Giovanni Gönnet
10. A operare con tutti coloro,
individui o gruppi, che ricercano, affermano e difendono i diritti dei poveri e di chi non ha
voce, al fine di rendere più forte
una comunità di impegno che
trascenda tutte le barriere umane ».
Caro Direttore,
« Educazione in vista della fede », il
tema proposto dal Sinodo valdese aiprimo morr\ento può dare adito a qualche perplessità. Tutti sappiamo che
è il Signore ohe chiama alla fede e,
perciò, l'enunciato del tema proposto,
in apparenza, contraddice questa nostra
ben radicata consapevolezza. Attraverso il processo educativo la società si propone di formare i bravi cittadini, la Chiesa cattolica i bravi cattolici.
Che un buono studio catechistico
possa formare anche dei bravi protestanti, non c'è dubbio. Anche gli uomini religiosi del tempo di Gesù erano bravi Farisei e bravi sacerdoti in
virtù dell'educazione religiosa ricevuta.
Ma per Gesù essi erano razza di vipere e sepolcri imbiancati. Gesù, evidentemente, esigeva di più, molto
di più di un catechismo bene insegnato e bene appreso. Gesù esigeva
una vita nuova, diversa, una nuova
creatura, come dice l'apostolo Paolo.
E il noto teologo E. Kasemann ci ricorda che ■< Gesù ha chiamato dei discepoli, non ha fondato alcuna scuola
per creare dei teologi perfetti ».
Il Sinodo valdese, dunque, a mio
avviso, non chiede alle Chiese una
riforma del processo educativo in vista di una migliore formazione dei
bravi protestanti valdesi, ma, al pari
di Gesù, chiede molto di più e di diverso. Il Sinodo valdese chiede alle
comunità un momento di riflessione e
di autocritica insieme. Un'autocritica
che risuoni come il canto del gallo,
che ci renda consapevoli dei nostri
continui rinnegamenti e tradimenti. Una
riflessione che investa il nostro stesso
modo di essere cristiani, di testimoniare la nostra fede, oggi, nella società attuale, in un mondo che ha bisogno di una parola e di una azione
profetica che indichi la volontà di Dio.
Un momento di autocritica e di riflessione che non può esaurirsi fra un
Sinodo e l'altro, ma che deve accompagnarci per tutta la nostra vita di
credenti se vogliamo davvero ottenere credibilità dai nostri ragazzi.
Gesù si è calato nella nostra realtà umana per viverne le contraddizioni
ed essere per tutte le generazioni a
venire un vivente esempio di fede e
di testimonianza coerente. Ed è questa
testimonianza coerente che va insegnata ai giovani, questo modo difficile di essere diversi. Certo, non ci
piace neppure il vocabolo, con tutte
le sfumature che esso può assumere. I diversi non piacciono a nessuno,
danno fastidio, sono fuori della norma, non rispettano le regole che la
società si è data. Perciò vanno emarginati, se non peggio. A Gesù andò
peggio! Fu messo in croce perché per
tutta la durata della sua vita ebbe il
coraggio e la costanza di denunciare
tutte le infedeltà commesse da chi
¡echi dal mondo cristiano!
a cura di BRUNO BELLION
Aumenta il numero
dei profughi in Africa
Mentre l’attenzione del mondo
è concentrata sulle vicende del
Vietnam e della Cambogia, con
il numero considerevole di persone che per varie ragioni cerca
Hanno collaborato a questo
numero: Enea Balmas - Bruno Bellion - Arrigo Bonnes Renato Coisson - Giovanni
Conte - Franco Davite - Dino
Gardiol - Elena Fuhrmann Ippolito - Franco Scaramuccia Giorgio Tourn.
no di fuggire dai due paesi ed
hanno difficoltà a trovare rifugio in altre nazioni, la Conferenza delle Chiese di tutta l’Africa
(ETÀ) ricorda che alTinterno del
continente africano vi sono oltre
tre milioni di profughi.
Viene sottolineato ohe il loro
numero è in continuo aumento
soprattutto ai confini delle zone
dove la tensione razziale è più
forte e dove i conflitti politici e
sociali sono più acuti. In particolare solo dalla zona del Sud
Africa proviene circa un milione
di profughi. Ma la guerra dell’Qgaden ha avuto le sue conseguenze, talché in Somalia ed
Etiopia i profughi registrati (ma
molti sono completamente abbandonati a se stessi senza alcun
aiuto) sono circa 500.000.
La Conferenza delTETA ritiene che il prossimo futuro anziché vedere la soluzione di questi
problemi, vedrà piuttosto un aggravamento della situazione. Un
problema particolare poi è rappresentato dai profughi provenienti da stati indipendenti, che
spesso non vengono riconosciuti
come profughi e per cui la vita
è tanto più difficile. E’ il caso ad
esempio del governo del Cameroun, il quale non riconosce lo
statuto di profughi ai circa 30.000
esuli dalla Guinea Equatoriale.
Sempre secondo la stessa ETÀ
è indispensabile che i governi
africani imparino a creare istituzioni capaci di trattare le differenze di opinioni senza ricorrere alla violenza. Ma finché questo non avverrà, il problema dei
profughi sarà sempre grave.
Difficoltà finanziarie
per il CEO
Nelle sue recenti sedute in
Giamaica, il Comitato. Centrale
del Consiglio Ecumenico delle
Chiese ha ascoltato con una certa preoccupazione la relazione
della sua Commissione Finanziaria.
In essa veniva posto in evidenza che per i prossimi anni si dovranno fare ulteriori economie
in tutti i campi per fronteggiare
la grave crisi finanziaria che si
aveva In mano il potere, dalla classe
dirigente verso la volontà del Padre.
Dice Kasemann che » la croce di Gesù
continua a restare eretta sulla terra
come segno della verità divina e dello scandalo che essa costituisce per il
mondo ». Non si tratta, dunque, di
studiare il modo migliore di aggregare
i giovani o di trovare nuove formule
per aumentare la consistenza numerica della istituzione Chiesa, (tentazione sempre presente fin dai tempi di
Costantino).
Non si tratta di impartire un catechismo asettico che tenga i giovani separati dal mondo. Nella preghiera sacerdotale, Gesù si rivolgeva al Padre
dicendo: Come Tu hai mandato me
nel mondo, anch’io ho mandato loro nel
mondo. Si tratta di qualcosa che deve vedere l’impegno non solo degli
addetti ai lavori, ma della famiglia e
della comunità tutta.
Si tratta deH'educazione alla fedeltà alla Parola di Dio in ogni luogo e
circostanza. Educazione alla denuncia
coraggiosa della violazione continua
che viene fatta della legge divina che
proibisce ogni forma di ingiustizia e
di oppressione. Educazione ad essere
sempre dalla parte dei miseri, degli
affamati, dei sofferenti contro I potenti e gli affamatori. Educazione alla
libertà in Cristo. Educazione all’amore
fraterno, all'amore del prossimo. Gesù
non esitò a donare la propria vita per
salvare l’umanità, tutta egualmente
peccatrice.
Educazione in vista della tede, appunto.
Vera Velluto, Taranto
VIETNAM
sta verificando nel CEC. Crisi
che non è dovuta a un minore
sostegno finanziario delle Chiesemembro, bensì unicamente al
corso dei cambi che si presenta
in questi ultimi tempi particolarmente sfavorevole. Il CEC riceve infatti circa i due terzi del
suo fabbisogno finanziario in
dollari statunitensi e marchi tedeschi, i quali si sono fortemente svalutati nei confronti del
franco svizzero. Ma gli stipendi
dei funzionari e degli impiegati
del CEC vengono per l’appunto
pagati in franchi svizzeri. Non
essendo accettabile che le riduzioni di disponibilità di franchi
svizzeri vengano scaricate sulle
spalle dei dipendenti, il Comitato Centrale dovrà ridurre necessariamente le sue attività di informazione e di formazione a
favore delle Chiese-membro. E
questo non potrà che avere conseguenze negative per tutto il
lavoro che il CEC aveva in programma dopo r Assemblea di
Nairobi. Sebbene il deficit previsto sia di circa 4 milioni e mezzo di franchi svizzeri, il Comitato Centrale spera di poter almeno compiere il lavoro di informazione tra le chiese, lasciando
da parte altri progetti che pure
riteneva importanti.
Va sottolineato che questa crisi finanziaria non ha nulla a che
vedere con le molte critiche che
vengono rivolte al CEC per il suo
programma speciale di lotta al
razzismo, che è finanziato unicamente con offerte e doni il cui
scopo è ben precisato. Né finora
alcuna chiesa ha deciso di non
versare la sua quota di partecipazione per dissensi o contrasti
con le linee seguite dal programma di lotta al razzismo.
Egregio Direttore,
La faziosità di alcuni redattori della
« Luce » aveva avuto, soprattutto in
passato, il dono di irritarmi: la lettura
del n, 51-52 del 22 dicembre 1978, ricevuto oggi, mi ha fatto soltanto sorridere.
In seconda pagina appaiono due lettere, molto oneste, di Lucio Malan e
di Aldo Rostain. Ma si direbbe che la
risposta preventiva la dà Tullio Viola
in ultima pagina sotto il titolo » La
settimana internazionale - il Vietnam
ieri e oggi »: Viola candidamente afferma che « poiché non è nostra abitudine parlare di cose che non sappiamo, o ohe sappiamo in modo incerto,
così da lungo tempo non abbiamo parlato di quel paese che continua a essere provato da dure vicende storiche. . », ma per sua fortuna — del
Viola — dopo mesi di incertezza, avendo letto nell'Espresso l'articolo di Peter Weiss « Vietnam amore mio » e
avendolo trovato « convincente » (pur
non fornendo praticamente il Weiss
prove di fatto) lo ammannisce tale e
quale al suol lettori.
Tullio Viola cura una rubrica di avvenimenti internazionali e quindi si
suppone abbia avuto accesso al molto
che si è pubblicato anche in organi
di stampa di sinistra, e quindi non sospetti — fra l’altro proprio nell’ultimo
numero dell'Espresso — per fare, alla
luce di avvenimenti obiettivamente
valutati, l'autocritica sulle precedenti
posizioni relative al Vietnam. Per il
Viola tuttavia soltanto il Sig. Weiss,
il quale afferma e non prova, ha il dono di essere « convincente », sollevando così il suo animo dai dubbi che la
lettura della stampa degli ultimi tempi poteva avergli insinuato circa il
perverso evolversi degli eventi nel
Vietnam.
lo molto ingenuamente resto del
parere che « La Luce » — che si dice
organo delle Chiese evangeliche Vaidesi e Metodiste — dovrebbe lasciare
la politica a organi più qualificati e ricordarsi che i suoi lettori sono accomunati solo dal fatto di essere dei
cristiani evangelici e non dalle ideologie.
Cordiali saluti
Vittorio Rostagno, Milano
Caro Direttore,
I Sigg, Lucio Malan di Luserna San
Giovanni e Aldo Rostain di Torino potranno trovare ia risposta alle loro lettere nella stessa « luce » del 22.12
1978 a pag. 10 « Il Vietnam ieri e oggi » a cura di Tullio Viola.
Salvatore Garzia, Marsala
Una lettera e una cartolina dal contenuto opposto evidenziano ancora una
volta che su questioni politiche spesso
abbiamo posizioni divergenti. Ciò che
ci può accomunare come evangelici
non è l’ignorare questa realtà, bensì
il rispondere anche sul piano collettivo
alla vocazione che abbiamo ricevuto
dalVEvangelo: ricercare la verità, la
giustizia e Vagàpe. Pur con tutte le
difficoltà, oggettive e soggettive, che
questo comporta.
F. Giampiccoli
4
26 gennaio 1979
I GRANDI TEMI DELLA FEDE EVANGELICA
IL REGNO DI DIO
Il Regno nella chiesa primitiva
Gli scritti del Nuovo Testamento presentano in misure diverse lo sforzo di conciliare l’attesa
del Regno futuro con la vita presente in una nuova prospettiva: quella della Signoria di Gesù
Con. le lettere di Paolo, gli atti degli Apostoli, le epistole di
Giovanni e l’Apocalisse spostiamo nuovamente la nostra ottica: il « centro » di questi testi
non è più — o non solamente
— l’azione e la Parola di Gesù,
ma torna ad essere quello dell’Antico Testamento, cioè le confessioni di fede, le riflessioni e
l’azione dei credenti. Naturalmente anche i Sinottici — come abbiamo già visto — sono in
rm certo senso una confessione
di fede di uomini e comunità
dello stesso periodo che ci interessa ora, vale a dire dei decenni compresi aH’incirca fra il 50
ed il 100; tuttavia diversa è la
finalità con cui sono stati scritti e diverso quindi è il messaggio che vogliono trasmettere ai
lettori.
Resta comunque la diflìcoltà
di isolare Tincarnazione di Gesù — parola e azione — dalla
testimonianza che le è stata resa
dalla comunità primitiva. Questo
momento straordinario per la
storia dell’umanità, questo umco incontro diretto tra Dio e l’uomo, questa azione e predicazione
del Regno non possono infatti
che essere testimoniati dagli uomini e qumdi riflettono anche
la confessione di fede della comunità che ha dato loro vita.
Un fatto deve però risultare
chiaro, anche se non è facile
isolarlo e comprenderlo nella
sua totalità innovativa: con Gesù Cristo ha avuto inizio qualcosa di nuovo, una nuova speranza
è stata data alTumanità, dei segm ci hanno rivelato quello che
molti avevano atteso senza conoscerlo e che noi continuiamo
ad attendere con la certezza non
solo del suo ritorno ma della
sua precedente mamfestazione.
A partire da questo taglio netto, la storia dei cristiam consiste
in un continuo e sempre nuovo
tentativo di conciliare l’attesa del
Regno futuro con la vita presente, tentativo questo arricchito
da una componente compietamente nuova rispetto alla tradizione delTA.T.: quella della signoria di Gesù, della sua sovranità sul mondo e sulla storia
che dovrà trovare ima collocazione, un rapporto con la signoria di Dio.
Nuova pubblicazione
Confronto
È uscito il numero zero di
« Confronto » (otto pagine, formato tabloid): nuovo bimestrale, realizzato dal Centro Sociale
Evangelico di Firenze. In prima
pagina la redazione chiarisce i
propri scopi: dal collegamento
tra gli evangelici fiorentini al
promuovere il dialogo e il servizio per il prossimo. Il confronto
è quindi — sottolinea il direttore Andrea Mannucci in un breve
corsivo — sia con la Parola di
Dio sia con la società e i suoi
problemi. Gli articoli che s’incontrano, corredati da molte foto, toccano temi d’attualità e di
carattere teologico (ma in linguaggio accessibile). Segnaliamo
particolarmente un interessante
contributo storico in cui si ripercorre, nell’arco di 28 anni, le
diverse tappe che hanno preceduto la costituzione dell’attuale
Centro Evangelico fiorentino.
Non mancano brevi notizie dai
nostri Istituti (Gould, Gignoro,
Ferretti) insieme a recensioni di
libri e spettacoli. « Aspettiamo
le vostre critiche e i vostri consigli — scrive la redazione ai lettori — questo periodico è vostro: non ha finanziatori occulti! ».
« Confronto » sarà inviato gratuitamente a tutti coloro che seguiranno fattivamente l’attività
del Centro. Per maggiori informazioni ci si può mettere direttamente in contatto: Centro Sociale Evangelico, Via Manzoni 21,
50125 Firenze. Agli amici di ’Confronto’, da queste colonne, auguriamo buon lavoro!
Paolo
1. Le Epistole di Paolo, come
tutta la vita e la predicazione
dell’apostolo, hanno il loro centro ideale nella necessità di fare
del cristianesimo non una particolare setta del giudaismo ma
una novità sconvolgente per la
storia dell’umanità intera (v. la
predicazione nelle terre greche e
romane). Alla signoria di Dio nel
popolo di Israele (forma di « regno » a carattere nazionalistico
di cui si è già parlato) si sostituisce una signoria di Gesù sulla
storia e sul mondo nella loro
totalità. Signoria di Gesù significa conseguentemente per Paolo
(proveniente, ricordiamo, dalla
più rigorosa tradizione farisaica) spazzare via dalla comunità
di credenti ogni forma di antica
tradizione, di ritualità, di legislazione per lasciare posto solo
ed esclusivamente alla conoscenza di Cristo: « Per lui ho rifiutato... » (Filippesi 3: 8-9).
Centralità della signoria di Gesù dunque, unita alla certezza
del suo ritorno in un breve volgere di tempo. Da qui una predicazione che tende a sottoiineare
la centralità della fede e non
delle opere, che annuncia la novità dell’evangelo e non si preoccupa di organizzare i credenti e
le chiese in modo duraturo in
quanto imminente è il ritorno
di Gesù e questa è l’unica cosa
che conta.
Nella predicazione di Paolo su
Gesù Cristo viene dunque introdotto un nuovo concetto, destinato a mutare profondamente
l’idea ebraica tradizionale di Regno di Dio: il tempo della signoria di Cristo sulla storia e
sul mondo, mezzo indispensabile per giungere alla signoria di
Dio, alla realizzazione del suo regno. Non solo, ma regno di Cristo e futuro regno di Dio sono
una realtà talmente innovativa ed
importante per l’uomo da far
perdere importanza e significato
ad ogm altro tipo di istituzione,
rapporti, autorità.
Con la morte di Paolo e della
prima generazione di credenti,
le comunità primitive cominciano a dubitare che il ritorno di
Gesù sia così imminente come
in un primo tempo si era pensato; diventa perciò necessario
preoccuparsi maggiormente della dimensione storica delle comumtà stesse, dando loro una
maggiore solidità e organizzazione, rendendole insomma chiese che vivono in un rapporto
complesso ma reale, effettivo
con le istituziom del mondo, con
le « autorità », con i « poteri costituiti ».
Atti
2. Gli Atti degli Apostoli sono
la narrazione di questo intento
organizzativo sia nell’ambito del
giudaismo (Chiesa di Gerusalemme) che al di fuori del mondo israelita (evangelizzazione di
Paolo).
Senza entrare nei dettagli ma
cercando di sottolineare solo gli
aspetti che qui ci interessano in
modo particolare, con gli Atti
si opera una profonda trasformazione della concezione del Regno dei cristiani, che in parte
era già stata annunciata dalla
impostazione paolina del problema: la rilevanza che assume
a partire da questo momento la
chiesa nell’insieme delle comunità mette al centro dell’attenzione sia la realtà storica, politica,
istituzionale (quasi secolare) in
cui agisce la chiesa stessa, sia il
regno di Cristo che ha avuto inizio con la sua incarnazione ma
la cui manifestazione non è più
determinabile. Questa signoria di
Cristo viene così quasi a confondersi con la sua concretizzazione
storica — la chiesa — e perde
tutta la carica rivoluzionaria,
profondamente innovativa che
aveva avuto per le generazioni
precedenti. Quanto al Regno di
Dio esso diventa, conseguentemente, una ipotesi «intellettuale», ideologica, una speranza futura insomma, ma talmente futura da perdere la sua incisività
sulla vita terrena dei credenti.
Il termine Regno di Dio, che negli Atti è presente solo sette
volte, diventa così per la comunità un termine complessivo per
indicare la predicazione apostolica
Giovanni
3. L’intento di riumre narrazione di eventi storici e riflessione
« teologica » delle generazioni
vissute alla fine del 1° secolo, è
particolarmente evidente nell’evangelo di Giovanni.
L’autore non solo vuole narrare la storia di Gesù ma ha anche ben presenti i problemi interpretativi e organizzativi sorti nelle comunità: la tesi di Paolo e la tesi di Atti sono profondamente diverse ed entrambe limitanti; è necessario riflettere
nuovamente sulle vicende storiche e dare loro un nuovo significato alla luce degli avvenimenti più recenti (rottura tra giudaismo e cristianesimo, primi
scontri tra autorità politiche romane e comunità primitive, orgamzzazione ecclesiastica).
Se il problema delle comunità
primitive era stato quello di conciliare (o di contrapporre) presente e futuro, signoria di Gesù
e signoria di Dio, vita di Gesù e
vita degli uomini che non lo
hanno conosciuto, Giovanni propone una nuova impostazione
del problema. Il centro della predicazione — e quindi della fede —, diventano ora la croce e
la resurrezione di Gesù, attraverso i quali sono guardati non
solo la predicazione e l’azione
di Gesù stesso ma la volontà di
Dio e la fede degli uomini. Gesù
come presenza di Dio tra gli uomim: a partire dal preciso momento storico della croce ma
non solo in quello. Nella persona di Gesù si riuniscono presen
te e futuro perché la sua presenza va al di là della situazione
storica e interviene nel concreto
dell’esistenza di ogni uomo. Il
giudizio finale, e quindi il Regno, hanno imzio subito, ora,
nella vita quotidiana del credente, nella sua scelta di seguire o
meno Gesù. Nella proposta di
Giovanni dunque Regno di Cristo e Regno di Dio, presente e
futuro vengono entrambi rivalutati e accòlti nella pienezza del
loro significato.
4. Con l’Apocalisse — scritta
anch’essa alla fine del 1“ secolo — l’urto della speranza e attesa cristiana con la realtà pagana, politica, romana si fa ancora più violento. Talmente violento da portare (o meglio riportare: già ai tempi della nascita di Gesù vi era un diffuso
senso apocalittico) gli uomini a
trasferire le loro attese in un
futuro lontano e simbolico. Ancora una volta il Regno diventa una nuova Gerusalemme che
scenderà dai cieli, il liberatore
interverrà a favore del suo popolo perseguitato: siamo ormai
ben lontani dalle speranze paoline, dall’entusiasmo missionario
dei primi anni.
Signoria di Dio era stato il primo grande tema della fede monoteista; signoria di Dio e signoria di Gesù: ecco la novità fondamentale, ecco il problema dei
nuovi cristiani. Come vivere la
nostra vita terrena in attesa del
ritorno di Gesù e della instaurazione del Regno nuovo, dei
tempi nuovi? I testi dei N.T. ci
danno alcune possibili risposte,
diverse tra loro, tutte ugualmente valide perché tutte vissute profondamente da generazioni di cristiani. La storia della
chiesa dei secoli seguenti, e la
nostra ancora, non sono altro
che un continuo rinnovato tentativo di vivere la fedeltà all’annuncio di Gesù nell’attesa del
Regno.
Daniela Bocassini
(Alla base di questa riflessione
sul Regno nella fede della chiesa primitiva sta un incontro del
Collettivo teologico lombardo
col pastore Domenico Tomasetto).
A Torino con Garaudy, Vandermeerch, Vinay
Due appuntamenti
Organizzato dalle ACLI di Torino, da ComNT, da La Luce e
dal Centro Evangelico di Cultura, avrà luogo il 4 febbraio un
seminario di studio sul tema
« Marxismo e Cristianesimo: oltre il dialogo » con la partecipazione, tra gli altri, di Roger Garaudy e di Tullio Vinay. Il seminario, che avrà inizio alle ore
9, avrà sede nella sala dei congressi della Cassa di risparmio.
Corso Stati Umti 26.
Come è noto Roger Garaudy,
che è stato per anni uno dei
maggiori teorici marxisti del
Partito Comunista Francese, fu
espulso per la sua presa di posizione a favore della « primavera di Praga » nel 1968.
Nella elaborazione del suo pensiero marxista R. Garaudy si è
progressivamente avvicinato alla figura del Cristo fino a dichiararsi cristiano.
All’Unione culturale di via Cesare Battisti 4 avrà luogo il IO
febbraio alle ore 21 un incontro
con Suor Françoise Vandermeerch e Tullio Vinay sulla situazione attuale del Vietnam.
Suor Françoise ha lavorato
per parecchi anni nel Vietnam.
In particolare dopo la liberazione ha collaborato nell’opera di
riabilitazione delle prostitute. Il
suo ultimo soggiorno in Vietnam
risale agli ultimi mesi del ’78
e le sue informazioni sono perciò di prima mano.
UN NUOVO VOLUME DELLA COLLANA "STORICI VALDESI’
Un singolare dossier valdese
La prestigiosa Collana degli
« Storici Valdesi », diretta dal
Prof. Enea Balmas deH’Università di Milano e promossa dalla
Claudiana sotto gli auspici della
Società di Studi Valdesi e grazie
all’appoggio del Consiglio Nazionale delle Ricerche italiano, delrinter-Aid Church di Ginevra,
che vanta già al suo attivo una
lunga serie di importanti realizzazioni {{’Historia breve et vera
[...] di Girolamo Miolo (1971),
{'Histoire mémorable [...] (1972),
la Storia delle persecuzioni e
guerre [...] (1975), che hanno suscitato un vivo interesse ed una
larga eco di consensi nella stampa specializzata e in genere nel
mondo culturale italiano), si arricchisce oggi di una nuova, significativa opera (1).
Il Brej Discours des persécutions advenues en ce temps aux
Eglises du Marquisat de Saluces,
uscito anonimo a Ginevra nel
1620 (ma attribuito ormai sicuramente a Denys Bouteroue, pastore ginevrino d’origine parigina), nasce da un generoso moto
di solidarietà del Sinodo riformato di Briançon verso i confratelli del Marchesato di Saluzzo, duramente perseguitati in
quegli anni dalla politica repressiva di Carlo Emanuele I: persecuzione che raggiunge l’apice
con l'arresto, il processo e l’esecuzione di due esponenti della
Riforma, Pietro Marchisio e Maurizio Mongia, avvenuta a Saluzzo il 21 ottobre 1619.
Nell’attuale edizione il Bref
Discours è preceduto dalle Lettres des fìdeles, la lettera che i
riformati saluzzesi hanno inviato dalla clandestinità ai pastori
di Ginevra (e in particolare, forse, a Giovanni Diodati), ove descrivono la loro misera condizione di perseguitati, e dal Bannissement des gens de la Religion
prétendue Reformée, documento
ufficiale di parte sabauda e cat
tolica che fornisce, in risposta
polemica alle Lettres, la sua versione dei fatti.
L’episodio, in sé modesto e
apparentemente marginale, documenta il progressivo soffocamento degli ultimi focolai della
Riforma protestante in Piemonte al di fuori dell’area valdese.
Con la morte dei due « notabili »
saluzzesi e la successiva repressione che impone ai riformati
l'esilio o l’abiura, viene a spegnersi un moto iniziatosi circa
un secolo prima con la Riforma
di Lutero e largamente diffusosi
in Piemonte; ma più ancora si
dissolve la possibilità di orientare in modo diverso e profondamente rivoluzionario la storia
italiana. Non vi sarà spazio in
Piemonte per una dissidenza religiosa, al di fuori delle valli del
Pinerolese dove sono fissati i discendenti degli antichi Valdesi,
entro limiti « graziosamente tollerati » sulla base dell’accordo di
Cavour del 1561.
Ma anche per il piccolo nucleo
valdese la vicenda di Saluzzo riveste un grande significato. Quanto sopravviveva, verso il 1620, del
fiorente moto riformato piemontese della seconda metà del Cinquecento rappresentava (o avrebbe potuto rappresentare) una feconda occasione di rinnovamento per il Valdismo pedemontano per la evidente complementarietà tra il Valdismo valligiano, tipicamente rurale nella sua
struttura sociale, e questa « riforma di pianura » che avrebbe
arrecato al movimento riformato italiano nel suo complesso
una specificità di vocazione ed
una consapevolezza culturale che
difficilmente potevano essere richieste ad una sola componente,
quella valdese. Il filo che viene
spezzato in quegli anni a Saluzzo, cioè la possibilità di dare vita ad un moto riformato italiano in cui il Valdismo costituisse
solo un valido fermento, ma non
la voce esclusiva, sarà riannodato solo dopo due secoli e mezzo:
troppo tardi, forse, in ogni caso
con un ritardo che nulla potrà
mai colmare.
Sullo sfondo di questo singolare dossier — ché tale risulta
nel suo complesso il volume, grazie alla riunione di tre « pamphlets » diversi ancorché tra loro complementari — si staglia
il problema insoluto della tolleranza, della coesistenza di confessioni religiose diverse, che
agiterà ancora per tutto il secolo e oltre la scena politica europea.
La riproduzione fototipica di
tre testi secenteschi rarissimi,
come l’appendice consacrata al
pastore Denys Bouteroue, in gran
parte costruita su documenti inediti, l’ampia introduzione, che
situa opportunamente il « risveglio » saluzzese degli anni 16161620 nel contesto storico contemporaneo, come l’accurata traduzione italiana, corredata da
numerose ed esaurienti note, la
impeccabile veste editoriale —
tradizionale nei volumi di questa Collana — e la ricca documentazione iconografica e cartografica concorrono a fare di quest’opera, completata da un indice dei nomi propri e geografici
e ulteriormente impreziosita da
una riproduzione di un’antica
carta geografica del Marchesato
di Saluzzo, una delle più significative realizzazioni della Claudiana di questi ultimi anni.
Inf/Claudiana
(1) Deny.s Bouteroue, Discorso
breve delle persecuzioni occorse in questo tempo alle Chiese del Marchesato
di Saluzzo (1620), testo originale francese e versione italiana a cura di Enea
Balmas e Grazia Zardini Lana (con
una cartina, 24 ili.ni f.t. e una antica
carta geografica in fac-simile), 271 p.,
L. 11.000.
5
26 gennaio 1979
LAURA NISBET, DA ANNI AL LAVORO NELLA CEvAA, RIPARTE PER L’AFRICA
ZAMBIA; condividere le speranze
di un popolo che cresce
personale e fondi a seconda delle proprie possibilità.
Laura Nisbet, dopo il diploma
magistrale, nel 1961, è entrata
in contatto con la Società delle
Missioni di Parigi. Un breve
’stage’ di preparazione, poi è
partita per il Gabon dove, per
alcuni anni, ha lavorato nelle
scuole superiori della locale
Chiesa evangelica. Nel 1972, rientrata definitivamente dal Gabon,
la CEvAA le ha richiesto di collaborare ad un programma culturale nello Zambia. Nel frattempo sono passati sei anni.
Chiediamo a Laura Nisbet di
farci il punto su quest’ultima sua
esperienza africana.
— A Chipembi, in Zambia, lavoravo in un liceo protestante
insieme ad una ventina di professori rappresentanti di diversi
paesi e chiese dell’Africa, dell’America e d’Europa. Il problema che immediatamente si pose, fu questo: è possibile rifiettere insieme, dialogare, quando,
in questo ventaglio di nazionalità ognuno è condizionato dal
suo ambiente culturale, sociale e
politico? Era importante scoprire se anche gli altri erano venuti lì con lo stesso scopo: quello
di assumere insieme delle responsabilità missionarie, vale a
dire inserirsi nell’ambiente locale (scuola e villaggi) per vivere
assieme alla gente e partecipare
ai loro problemi, alle loro speranze.
— Scusa se interrompo; quali
sono le tue immediate prospettive per il futuro?
— Sono in procinto — su richiesta della CEvAA — di partire per il Lesotho, un piccolo
paese dove la maggior parte della popolazione maschile è costretta ad emigrare per andare
a lavorare nelle miniere della
più ricca vicina, l’Africa del Sud.
Insegnerò il francese in un collegio misto di 5(X) alunni circa.
Si tratta di una scuola appartenente alla Chiesa Evangelica ;
qui le abitazioni sono vetuste, il
cibo scarso e manca il materiale per l’insegnamento: una scuola povera in un paese povero.
Per essere informati sulla
vita e le prospettive della
CEvAA abbonatevi al
Journal
des Missions
Evangéliques
abbonam. annuo L. 5.500
Rivolgersi a Roberto Coisson - Via G. Matteotti, 13
10066 Torre Pellice.
— Vivendo per la maggior parte dei tempo fuori dall’Italia,
come avverti il tuo rapporto con
la Chiesa Valdese?
pozzo per l’acqua o una scuola
elementare per i loro bambini.
— Quindi il tuo non era un
lavoro esclusivamente scolastico?
— E questo, concretamente,
come è avvenuto?
— Presto è apparso chiaro
che, sia tra le alunne che tra i
professori, alcuni erano animati
dallo stesso scopo. Si è allora
formato un gruppo che si riuniva regolarmente per studiare la
Bibbia e pregare insieme. Proprio in queste riunioni è nata
la coscienza della nostra responsabilità verso la gente dei vicini
villaggi. È così, sorta 1’« azione
sociale », svolta da professori ed
alunne nell’intenzione di iniziare
dei corsi di igiene, puericultura
etc. Parallelamente si cercava
anche di sensibilizzare certi villaggi sulla qualità della vita riuscendo spesso a convincerli a
fare uno sforzo per costruire un
— No, poiché attraverso questa ricerca biblica, di cui dicevo
prima, ci siamo aperti coinvolgendo tutta la nostra scuola rispetto ai problemi della popolazione. Inoltre tenevamo dei corsi di formazione per monitori
delle Scuole Domenicali e qui
cercavamo d’incoraggiare gli
adulti dei villaggi a prendere
parte attiva a questo lavoro. E
non di rado questo avveniva. La
domenica, i professori che erano predicatori laici, andavano
nei villaggi e le alunne che ci
servivano da interpreti, animavano i culti con i loro canti.
— Ihirante questi tuoi sei anni neUo Zambia, cos’è cambiato
a livello di scuola?
— Beh, segnalerei due grosse
novità che hanno avuto ripercussioni nella scuola: la riforma scolastica e il servizio militare obbligatorio anche per le
donne. Inoltre, in conseguenza
al ribasso del prezzo del rame,
che rappresenta la maggior ricchezza dello Zambia, il governo
ha lanciato una campagna per
il ritorno alla terra. A questo fine erano stati pubblicati dei manuali con programmi scolastici
più leggeri per permettere ad
PER L’AFRICA E LA POLINESIA
Richieste di
collaboratori
Questi sono i posti scoperti in varie chiese CEvAA e per
la cui copertura esse si rivolgono alle chiese sorelle. Naturalmente per rispondere a questi appelli non è sufficiente avere
buona volontà ed essere disponibili, bisogna avere le qualifiche professionali necessarie. Qualche difficoltà può sorgere
dal confronto dei titoli scolastici fra le varie nazioni, ma normalmente è possibile risolvere questo problema. Per ir^ormazioni rivolgersi al past. Franco Davite. Chiesa Valdese 10060 San
Secondo di Pinerolo (To) - Tel. 0121/500132.
CAMERUN (francofono)
1 segretario per la direzione
della Chiesa Evangelica
1 levatrice per l’Ospedale di
Mbo
LESOTHO (anglofono)
1 pastore per la preparazione
teologica degli evangelisti
1 professore di N.T. per la
scuola teologica di Merija
COSTA D’AVORIO (francofona)
1 infermiera o levatrice
1 farmacista
1 segretario di direzione per
l’insegnamento
POLINESIA FRANCESE
(francofona)
1 pastore incaricato di corsi
alla scuola pastorale di
Hermon
1 pastore con moglie per cappellania nelle scuole
GABON (francofono)
1 tecnico per lo sviluppo rurale
1 costruttore edile
2 professori di filosofia
2 professori di matematica e
fisica
1 segretario per la gioventù
1 pastore per lavoro di cappellania
TOGO (francofono)
1 segretario per la direzione
della Chiesa
1 amministratore
2 infermiere diplomate
4 professori di francese
ZAMBIA (Progetto Kaputa
anglofono)
1 agronomo
1 infermiera diplomata.
alunni e professori di passare
metà del loro tempo nei campi.
Questa campagna ha portato
frutti un po’ dappertutto e a
Chipembi ci siamo impegnati in
un programma agricolo comprendente la coltivazione di
mais, soia e girasoli, la piantagione di eucalipti, valorizzazione
di un orto già esistente, creazione di un frutteto, costruzione di
un pollaio, di, un porcile ed alcune gabbie per conigli. Tutto
ciò è stato realizzato con i mezzi di fortuna e con i nostri sforzi, il lavoro è stato eseguito dai
professori insieme alle alunne.
— Nell’aprile del 1962, ci fu nel
ternpio di Torre Pellice un culto speciale con imposizione delle mani per la mia partenza per
il Gabon. In quell’occasione la
Comunità di Torre Pellice affermò di non sentirsi estranea a
questo avvenimento bensì, riaffermò il suo impegno missionario. Questo impegno è stato riconfermato dalla chiesa tutta,
quando il Sinodo aU’unanimità
votò per l’adesione della Chiesa
Valdese alla CEvAA, impegnandosi cosi a seguire direttamente
l’attività dei suoi missionari.
I contatti con la Chiesa Valdese si sono mantenuti tramite
corrispondenza con alcune per
sone interessate al mio lavoro,
le Società Missionarie di Torre
Pellice, la lettura regolare del
nostro giornale, e particolarmente con quelle comunità di cui
era pastore mio padre. Forse io
stessa avrei dovuto inviare più
spesso della corrispondenza al
nostro giornale.
Generalmente, quando torno
in Italia, vengo invitata da alcune chiese a parlare del mio la
voro.
Mi auguro, alla vigilia di una
nuova partenza, che i legami con
la mia chiesa d’origine diventino più frequenti nella speranza
che qualche giovane possa sentire la vocazione per un ministero che si svolge oggi in maniera
diversa di un tempo, ma sempre nel medesimo spirito di testimonianza all’evangelo. In questo caso le domande per informazioni andrebbero indirizzate al
Presidente della Commissione
Italiana della CEvAA, pastore
P. Davite.
(intervista raccolta da
Giuseppe Platone)
— Mi sembra che questa panoramica del tuo lavoro è probabilmente molto diversa da un
resoconto di un missionario del
secolo scorso. È cambiato il concetto di missione?
— Fino a qualche tempo fa
esistevano rapporti bilaterali tra
le chiese africane e le società
missionarie europee, oggi varie
chiese dell’Africa, del Pacifico e
dell’Europa hanno deciso di
unirsi per mettere i loro sforzi
in comune ed aiutare le chiese
che ne facciano richiesta. Una
delle originalità della missione
oggi è quella dell’azione apostolica comune della CEvAA, dei
suoi gruppi multirazziali, azione
svolta su delle basi di uguaglianza e di rispetto reciproco. La
nuova regola è quella del «partage»; ogni chiesa partecipa con
All'uscita del culto a N’Konsamba, Camerún.
Notizie in breve
Chiesa minoritaria
chiesa missionaria
do coloro che sono di passaggio.
dal Journal des Missions Evangéliques.
Contribuire con
i francobolli
Alcuni mesi fa si è tenuto a
Dakar, organizzato dalla Conferenza delle Chiese di tutta l’Africa, un colloquio sulle chiese
minoritarie.
Quali le conclusioni?
I 10 comandamenti
dell’ognuno per sé
La Chiesa è missionaria quando ha coscienza del suo carattere minoritario in rapporto all’insieme della popolazione. La
Chiesa è per essenza minoritaria. Questo si oppone all’idea di
una Chiesa che darebbe vita ad
una società teocratica. La Chiesa, nel suo ruolo profetico, non
può coincidere né con uno stato
né con una cultura. Quando
nella storia una Chiesa ha dato
vita ad una religione di stato,
o anche è diventata la religione
della maggioranza, ciò è stato
un accidente. Se si pensa ai primi cristiani, la Chiesa è una minoranza la cui cellula di base è
il cristiano che spontaneamente
rende la sua testimonianza nella
società. Individualmente o come
comimità, i cristiani non devono aver paura di coloro che credono altre cose, anche se sono
aggressivi. Devono essere attenti
alla realtà locale per sapere a
chi essi annunciano l’Evangelo.
Alcuni partecipanti hanno sottolineato l’importanza delle piccole comunità come luoghi di
incontro da una parte fra credenti e non credenti e dall’altra
fra i credenti di un luogo ed i
fratelli di altri paesi accoglien
1. Non cambiare nulla. Non essere mai critico. Non rifiettere e, per nulla al mondo,
non proporre soluzioni nuove
per i problemi.
2. Non avere né opinioni né
impegno politico.
3. Non accogliere lo straniero.
Non dargli confidenza.
4. Non preoccuparti degli emarginati, dei disprezzati, dei
prigionieri né delle loro famiglie, degli uomini delle altre
razze o di fede diversa.
5. Tappati le orecchie di fronte
agli appelli di aiuto. Non assumerti dei rischi.
Il servizio filatelico del DEFAP
(il dipartimento francese della
CEvAA) riferisce sul lavoro svolto nel 1978:
Venduti:
92 kg. di francobolli francesi correnti a 9,50 fr.fr.;
6 kg. di frane, francesi commemorativi a 80 fr.fr.;
14 kg. di frane, stranieri;
340 sacchetti di 100 frane, francesi commemorativi.
È inoltre continuata la vendita diretta a collezionisti, grazie
alla collaborazione di volontari,
come pure la vendita di monete
antiche e vecchie cartoline.
Il totale delle vendite ha fruttato per il 1978: fr.fr. 18.528 equivalenti a 3.613.000 lire.
Si ricorda che in Italia i francobolli possono essere recapitati
a Roberto Coisson - Via G. Matteotti 13 - 10066 Torre Pellice.
6. Non permettere che la riconciliazione giunga ad im vero
amore.
7. Pai pure l’elemosina, ma il
meno possibile.
8. Chiudi gli occhi per non vedere la miseria, il male o l’ingiustizia.
9. Sta’ zitto. Lascia correre.
10. Se unisci le mani per pregare, soprattutto non aprirle.
Paesi ricchi e
paesi poveri
MA. Wolff, Animatore Teologico CEvAA - Alsazia
Segnaliamo;
Rudolf H.
ils si pauvres?
tableaux sur le
développement.
Con una serie
gono spiegati
del creseente
e paesi poveri
Stbahm, Pourquoi sontFaits et Chiffres en 57
méeanisme du sur (sou)
. Edizione La Baconnière.
di grafici e disegni vensemplicemente le cause
divario fra paesi ricchi
6
26 gennaio 1979
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
Per la Regione Piemonte, presentato a Pinerolo da A. Aglietta
Partono Referendum enti-nucleare
le suore
Cinque anziane suore di Cavour, giunte al termine della loro opera, hanno ricevuto una
medaglia d’oro e il saluto della
cittadinanza. Lavoravano da quarantanni nell’ospedale della cittadina piemontese e la loro partenza apre per l’ente una seria
crisi. Così dichiara il quotidiano
che ne dà notizia, aggiungendo
anche questa alle segnalazioni
dello stesso genere che da un po’
di tempo giungono da altri centri del Pinerolese.
Le suore se ne vanno: si chiudono asili per anziani, scuole
materne, ospedali di secondaria
importanza. Quelli che non chiudono si vedono costretti ad assumere personale laico con un contratto di lavoro che impone oneri molto più elevati.
Le suore di Cavour avevano un
orario che iniziava alle 5 per terminare alle 22, senza turni di riposo, senza festività, senza ferie.
Quanti sono disposti a lavorare
così?
La prima parola che viene in
mente — sfruttamento — è molto brutta e le suore la respingerebbero con orrore: non sfruttamento, bensì missione, la ragione stessa della loro vita. Ma
anche escludendo la gioia di
avere una propria famiglia (scegliendo la loro strada se la sono
autonegata) perché rinunciare
ad una serata tranquilla, ad un
buon film, ad un soggiorno al
mare? E tutto ciò per il compenso simbolico di 50 mila lire ogni
sei mesi?
In realtà dietro questo episodio, dal gusto un po’ patetico e
provinciale, traspare la triste
realtà dell’assistenza sanitaria in
Italia. Il recente sciopero del
personale ospedaliero che ha
quasi buttato nel caos il paese
ha messo in luce tutte le carenze
di un sistema dove la missione
diventa industria e si mescolano
gli scarsi guadagni di molti con
gli immensi profitti di pochi. È
raro aprire un quotidiano oggi,
e non trovare notizie scandalistiche sul medico illustre che si arricchiva indebitamente, sulla corsa sfrenata dei partiti ai postichiave delle amministrazioni ospedaliere, sulle multinazionali
dei farmaci che avvelenano il
mondo.
Meglio le suore, si dirà. Meglio
gli enti religiosi che assistono
ammalati, bambini e anziani per
vocazione e non per lucro. Ma
l’applicazione della legge 382 sullo scioglimento delle IPAB (Istituzioni pubbliche di assistenza e
beneficenza) rivela che le Opere pie hanno patrimoni immobiliari di prim’ordine e in più godono di sovvenzioni statali per
miliardi. Insomma, da qualsiasi
parte ci si volti, lo sfruttamento
e la speculazione sono di casa,
accanto ad un indubbio spirito
di sacrifìcio e ad una devozione
che non si può non ammirare.
Però, anche se non tutte le suore (anche questo è successo)
vanno in tribunale reclamando
l’applicazione del contratto di lavoro e il pagamento dei compensi arretrati, la diminuzione delle
vocazioni religiose ripropone la
questione con urgenza; noi giudichiamo con facilità il personale ospedaliero come frettoloso,
distratto, inadeguato ai suoi
compiti, ma sappiamo sempre
valutare la situazione di difficoltà e di disagio in cui si trova ad
operare? Un aumento di venticinquemila lire mensili ha messo
in crisi l’Italia, ma i superprofìtti di chi sfrutta la miseria altrui
per riempirsi le tasche e nemmeno paga le tasse, non sconvolgono nessuno.
Salutando le cinque suore di
Cavour, scrive il giornale, è stato dato l’addio ad un’epoca che
sta morendo. Spariranno d’ora in
avanti lo spirito di dedizione al
proprio lavoro, l’amore per il
prossimo, il gusto per una vita
semplice e attiva? Certamente
no. Spariranno lo sfruttamento
e la speculazione, i profitti illeciti, l’ingiustizia sociale? Probabilmente nemmeno quelli. Ma è
pur sempre una battaglia che vale la pena di combattere.
Liliana Viglielmo
Lunedì, 15 gennaio nei locali di
palazzo Vittone si è tenuto un
incontro per la presentazione
del referendum regionale sulle
centrali nucleari organizzato dal
Partito radicale.
Ha illustrato l’argomento l’exsegretaria del partito, Adelaide
Aglietta, ed è seguito un breve
dibattito, nel quale il tema è stato però accantonato.
Adelaide Aglietta ha esordito
precisando che il referendum
non è contemplato dallo statuto
della regione Piemonte come
forma consultiva determinante,
per cui se fosse indetto avrebbe
un significato puramente simbolico e di avvertimento per le autorità regionali.
Il Piemonte è la prima regione in cui ci si muove in questo
senso, anche perché proprio in
Piemonte dovrebbe essere costruita una delle prime centrali
nucleari italiane.
QUANDO UNA DONNA SUBISCE VIOLENZA
Tacere è una colpa
I giornali hanno dato notizia
che a Torino sabato 13 u.s. una
ragazza di Luserna , dopo essere
stata cositretta a salire isu un’auto, è stata portata fuori città e
violentata da 4 giovani.
Quando si viene a conoscenza
di episodi di violenza sulle donne, tacere è una colpa.
Camminare tranquille per la
strada, uscire da sole per una
passeggiata, andare al cinema
senza essere molestate dal vicino, è un nostro diritto civile.
Questo diritto viene tutelato dalla legge? Leggiamo l'art. 519:
« Chiunque, con violenza o minaccia, costringe taluno a congiunzione carnale, è punito con
la reclusione da 3 a 10 anni ».
Nella realtà la donna violentata
deve dimostrare che l’atto si è
compiuto contro la sua volontà
e quindi che ha opposto resistenza: questa prova, per la donna, è quasi impossibile a darsi.
La difesa deH’imputato si basa
soprattutto sul fatto che la donna era consenziente al rapporto e
qui incomincia il processo, anziché all’accusato, alla aocusatrice,
la conseguenza è che le condanne per violenza carnale sono rare o di lieve entità.
Tutti i delitti contro la libertà
sessuale sono perseguibili a querela della parte offesa da presentare entro tre mesi, non essendo
sufficiente, per aprire un processo, la semplice denuncia o « notizia del delitto ». Ma una volta
presentata, la querela non si può
più ritirare.
La legge prevede una sanatoria generale per tutti i reati contro la libertà sessuale: il matrimonio che la vittima contrae con
il suo aggressore per cui ise la
donna violentata sposa il suo
stupratore questo non è più condannabile. Se c’è già stata una
condanna ne cessano gli effetti
per lui e per chi fosse eventualmente coinvolto nel delitto.
A questo punto viene facile
porsi una domanda: Come « provochiamo » noi donne le violenze carnali? Vestendoci in modo
provocante, seguendo la moda,
comportandoci con charme e seduzione, come gli uomini ci desiderano. In altre parole: corrispondendo al ruolo femminile.
Ma provochiamo la violenza carnale anche quando camminiamo
da sole di notte, facciamo l’autostop da sole, quando abitiamo
da sole e lasciamo entrare ih casa uomini, cioè ogni volta che
usciamo dal ruolo assegnatoci e
ci comportiamo come se fossimo
libere, come gli uomini. La no
stra provocazione è comunque
l’essere donne.
Un secondo interrogativo può
essere: qualora la donna, invocando la legittima difesa, durante l’atto di violenza, uccida il suo
aggressore, è difesa dalla legge?
La risposta è « No, in quanto
l’uomo non sta cercando di ucciderla ». Per poter parlare di legittima difesa bisognerebbe che
lui avesse cercato di farle del
male e l’atto sessuale « non fa
male »!
Dopo questa serie di considerazioni ci chiediamo se alla giovane di Luserna verrà fatta giustizia e se non ci sia possibilità
di mobilitarsi perché queste leggi, cosi ambigue e a difesa del
maschio, vengado modificate.
Un gruppo di donne
Il referendum dovrebbe anche
servire come stimolo per una
maggiore informazione su questo problema. Infatti le poche
notizie che abbiamo ci provengono da paesi in cui le centrali
nucleari sono già in fase di attuazione: per esempio in Inghilterra il governo ha fatto presente ai cittadini che la costruzione di una centrale comporta inevitabilmente una militarizzazione della zona circostante (sembra per un raggio di 100 Km.:
pensiamo al Piemonte I ) con conseguente limitazione della libertà degli abitanti.
In Svezia, un progetto della
centrale nucleare deve essere accompagnato da un dettagliato
piano per l’eventuale evacuazione della zona, piano di cui in
Italia si parla con gran leggerezza, anche dopo che un disastro
è successo (basta pensare a Seveso).
La costruzione delle centrali
nucleari implica necessariamente il problema della destinazione
delle scorie radioattive; sembra
vi sia un accordo a livello europeo per destinare la Basilicata
come deposito delle scorie di
tutta Europa: ancora una volta
l’Italia sarebbe chiamata in primo piano per, è il caso di dirlo,
scopi poco puliti.
Adelaide Aglietta ha concluso
poi invitando i presenti a firmare per il referendum, perché
questo è l’unico mezzo per costringere stampa e forze politiche al dibattito su problemi che
interessano direttamente la
gente.
Il discorso di Adelaide Agliet
Curiosità dairHistoire Generale del Léger
Il diavolo a Perrero
Ancora nei primi decenni di questo
secolo, i nostri nonni e genitori, durante le lunghe veglie invernali che riurrivano nelle stalle la famiglia ed i
vicini della borgata, raccontavano volentieri antiche leggende, delle quali
diavoli e stregoni erano spesso i protagonisti.
Il racconto di queste leggende aveva, a quell’epoca, non tanto la pretesa di far credere all’esistenza di spiriti maligni, quanto piuttosto lo scopo
di ricordare avvenimenti della travagliata storia della nostra gente, ai
quali spesso le leggende facevano riferimento.
Nei secoli passati invece, un po’
tutti credevano alla stregoneria e, se
questo può considerarsi normale per
una popolazione prevalentemente contadina, desta meraviglia il fatto che
anche le persone colte fossero contagiate dalla superstizione. Ne abbiamo un esempio nella « Histoire générale des Eglises Evangéliques de Piémont ou Vaudoises » (1669) scritta dal
Pastore e Moderatore Jean Léger, che
in due o tre occasioni dà credito senza
ombra di dubbio ad episodi intrisi di
superstizione. Riferiamo per curiosità
Il più ' ameno, riferito nella seguente
dichiarazione sottoscritta da alcuni
« notabili » della Val San Martino.
Negli anni 1626-27-28, i cattolici di
Perrero facevano grande affidamento su
un predicatore cappuccino il quale, per
convertire gli eretici, non si faceva
scrupolo alcuno di ricorrere all’impudenza e all'artifizio: adescamento e
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
La musica
come medicina
27 e 28 gennaio: Incontro di
Studio su « Interventi pedagogici - Riabilitativi basati suUa musica e sul ritmo » per educatori,
animatori, le persone interessate ai metodi didattici in generale e al recupero degli handicappati in particolare.
Interverrà il prof. Giordano
Bianchi pedagogista e musicoterapeuta responsabile del CEMB
(Centro Educazione Musicale di
base) di Milano.
Iscrizione: L. 1.000 da versare
possibilmente insieme alla adesione.
Orario: Sabato 27: ore 15-19;
domenica 28: ore 9.30-12.30 e 15-18
Sede: Salone Comunale - Viale
Rimembranza, 9 - Torre Pellice.
Pranzo : del 28 gennaio ore
13 presso Ristorante Seggiovie
Vandalino - Torre Pellice - prezzo L. 5.000.
liberalità erano le sue armi preferite
per subornare gli ignoranti, conquistare i poveri, attirare i deboli. La sua
attenzione era rivolta in modo particolare verso coloro che sapeva in disaccordo coi i Pastori, a causa del
loro rigore morale. Il monaco era riuscito a conquistare alcuni «religionari»,
ai quali aveva giurato che si sarebbero presto convinti che egli predicava la verità e ne sarebbero stati confortati.
Avendo il monaco notato dopo una
predica che i suoi neo-convertiti erano
tristi e preoccupati, scese dal pulpito
e disse loro È bene fratelli, che non
vi resti alcun scrupolo per aver abbracciata la santa fede, che se quello
che v'ho predicato non è la verità, Jo
voglio (disse levando le mani al cielo)
che bora bora il Diavolo m’importi ».
Non aveva ancora terminato di invocare il suo « Maestro » che diventò nero come un camino, tremò e rabbrividi. La vista di quella scena terrorizzò i presenti a tal punto che ve ne fu
uno solo nominato Simon de Brigue
che ebbe il coraggio di soccorrere il
povero padre. Ma come gli si avvicinò
per sorreggerlo, il monaco venne sollevato ad una velocità tale che il
soccorritore non potè fare altro che
acciuffarlo per i piedi per riportarlo
a terra. Dovette disputare col diavolo
per circa un quarto d’ora mentre i
presenti io aiutavano a fare forza col
segno della croce. Dopo che il Brigue
ebbe gridato « lassa me lou a le pa tò
à le mè », finalmente il diavolo lo ri
lasciò, non sappiamo a quali condizion
Dopo questa paurosa avventura, il
monaco scomparve e non sappiamo
che fine abbia fatto.
Tutto quanto sopra esposto è notorio
tanto ai riformati che ai cattolici di
Val San Martino vissuti a quell’epoca
e non può essere smentito.
È ciò che noi sottoscritti attestiamo
in verità come avvenimento incontestabile che abbiamo spesso udito raccontare dagli stessi spettatori.
in fede ne abbiamo dato la presente testimonianza, sottoscritta di nostra propria mano il 13 ottobre 1656.
'Ugonetto Peironello Anelano della
Chieza de Chiotti. Joanni Bonosio Anelano. F. Laurent Ancien et Diacre de
l’Eglise des Clos. Jean Massel Consul
et Ancien du Faet. Jean Planetre Consul et Ancien de la Maneille. Antoine
?ron Syndique et Ancien de S. Martin.
Guido Baret
ta ha già chiarito alcune idee riguardo a questo grosso problema, ma ha ancora detto poco
per soddisfare 1 nostri dubbi;
d’altronde lei stessa ha detto di
non saperne abbastanza, e appunto per questo chiedeva il nostro appoggio al referendum, in
modo da far parlare chi è a conoscenza della questione.
Dispiace solo che il dibattito
che è seguito si sia risolto in un
battibecco politico e che abbia
lasciato da parte il vero problema.
Paolo Gay
Anna Revel
TORRE PELLtCE
Ospedale
valdese:
buone
notizie
Con il 1' febbraio inizierà il
servizio di guardia medica notturna che sostituirà il servizio
di reperibilità sinora attuato.
Tale innovazione che garantisce la presenza in Ospedale di
un sanitario 24 ore su 24, è resa
possibile dal ritorno dal servizio
militare dei dott. Sergio Cabodi,
Luca Richiardi e Riccardo Delleani. I primi due coprono, unitamente alle dott.sse Ornella Michelin e Daniela Rossetti, i ruoli di assistenti effettivi presso la
divisione di medicina: il dott.
Delleani ha vinto l’incarico di
assistente presso il laboratorio
analisi.
In questo modo tutti i posti di
assistente, salvo quello del servizio di radiologia, sono coperti
e ciò rappresenta un buon passo
avanti verso il completamento
della pianta organica dei sanitari.
Con la convenzione, finalmente in atto con l’INAM, per i servizi di radiologia, cardiologia e
laboratorio, ci si sta organizzando per rispondere adeguatamente alle esigenze della popolazione che da anni aspettava l’inizio
di queste attività.
Sarà nostra premura comunicare quanto prima le novità organizzative di questo settore e
fare un punto su quanto potremo offrire in questi importanti
servizi.
Mentre diamo un benvenuto ai
medici, salutiamo con riconoscenza i dott.ri Roberto Charbonnier, Francesco Pinneri e
Giuseppe Catania che hanno in
quest’ultimo anno ricoperto le
funzioni di supplenti.
_______FRALI
Chiusa
la scuola
di Villa
Da lunedì, 15 gennaio, i quattro ragazzi della scuola elementare di Villa sono trasportati in
auto a Ghigo, dove d’ora innanzi frequenteranno le lezioni insieme con i ragazzi degli altri
quartieri. La decisione era già
stata presa all’inizio dell’anno
scolastico, ma finora non era
stata attuata per la mancanza
di un mezzo di trasporto.
La scuola di Villa è l’ultima
scuola di quartiere ad essere
chiusa. Ora resta aperto soltanto più l’edificio scolastico di
Ghigo.
La decisione ha i suoi vantaggi, perché così i due maestri possono dividersi le classi, invece
di dover seguire ciascuno cinque classi come sarebbe accaduto se si fossero mantenute le due
sezioni.
Vi sono naturalmente anche
gli svantaggi, e il principale è il
disagio del viaggio per i ragazzi.
— Dei sette bambini nati nel
Comune di Frali nel 1978, 3 sono di Rodoretto, 1 di Gardiola,
1 di Ghigo, 1 di Villa e 1 di famiglia ora residente a Pinerolo.
b. r.
7
26 gennaio 1979
CRONACA DELLE VALLI
POMARETTO
Benedizione altrui
e confusione nostra
Mercoledì 17 gennaio, S. Antonio abate protettore degli animali, i pochi cavalli residenti nel
comune si sono dati convegno,
con alcune graziose caprette,
alla parrocchia S. Nicolao di Pomaretto per... ricevere la benedizione. Come è d'uso poi ai tempi nostri, i genitori — pardon
i padroni — assieme agli amici
più intimi si sono dati convegno
in un ristorante della zona per
festeggiare l’avvenimento ritornando più tardi alle proprie dimore grazie al generoso sostegno dei fedeli quadrupedi.
L'episodio in sé potrebbe anche non interessarci ed essere
visto semplicemente come un residuo, presso i nostri fratelli cattolici, di una religiosità che credevamo superata dal Concilio
Vaticano II. Si può però aggiungere che lo stesso giorno nella
vicina Perosa, molto più aggiornata con i tempi avveniva la benedizione... delle automobili, e
pochi giorni dopo tutti i telespettatori hanno potuto vedere
il Papa dare il via al rallye di
Montecarlo dopo aver invocato
la benedizione della Vergine del
la strada sui concorrenti.
La cosa però che ci interessa
in quanto è avvenuto a Pomaretto, è che anche alcuni valdesi
hanno partecipato alla cerimonia, bisboccia compresa.
A questo punto non sappiamo
come interpretare questa partecipazione. Si tratta di un... avanzato ecumenismo? (quello che è
difficile fare a livello degli uomini è più facile nel mondo animale), oppure siamo di fronte
ad una manifestazione di religiosità superficiale e superstiziosa?
(non si sa mai... tutto serve) oppure ancora ad una farsa carnevalesca? (che rasenta però la bestemmia) o infine semplicemente
al desiderio di... far festa? (ma .
perché per questo tirare in ballo la religione?).
Non vogliamo drammatizzare
l’episodio ma semplicemente
mettere in guardia da quella che
potrebbe essere una grande confusione di discutibile gusto che
impedisce però di scoprire il valore essenziale della fede come
realtà di vita e fonte di speranza.
R. C.
Incontro
dei dipendenti
della Tavola
Lunedì 29 gennaio alle
ore 20.30, nei locali della
Chiesa Valdese di Plnerolo, si svolgerà un incontro degli operai della chiesa (in attività di servizio
ed emeriti) su particolari
questioni amministrative
concernenti il rapporto di
lavoro.
Introdurrà l’argomento
un membro della Tavola
valdese: Valdo Fomerone.
Tutti gli interessati sono
pregati di prendere nota
di questa scadenza.
TORRE: ALLA SOCIETÀ’ « E. ARNAUD »
La gente cosa legge?
Il problema dell’informazione,
posto nell’ultima Conferenza Distrettuale, ritorna ora alle chiese per essere discusso ma non è
problema facile. Cosa legge la
gente? Che tipo di giornali?
Ascolta la radio “nazionale” e le
radio libere della zona? A tutte
queste domande dovremmo dare come chiesa una risposta per
sapere poi come agire.
Perché poi la chiesa deve interessarsi di queste cose, non potxe.bbe. fare come, ha sempre faU
to? Informare la gente è responsabilità sua?
A tutte queste domande ha
cercato di rispondere il pastore
G. Platone nel corso della seduta dell’Enrico Arnaud, domenica
sera. Il dibattito che ha seguito
la sua introduzione è stato vivace e ricco di spunti pur non presentando soluzioni nuove. E opinione generale che oggi non si
possano fare grandi cambiamenti nel campo dei giornali e si
debba avere l'occhio attento -sul
campo della Radio-TV.
L’ECO-LUCE è un giornale un
po’ insoddisfacente ma il progetto di .scindere le testate non
sembra realizzabile per mancanza di mezzi, di uomini, di abbonati e per una ormai stabile unità realizzata negli ultimi anni.
È però migliorabile. Con inserti, accrescimento delle pagine, diversificazione dei problemi,
aumento della tiratura si potrebbe rimediare ai difetti attuali:
poco spazio per le Valli, poco in
teresse per le questioni locali
delle chiese italiane.
Occorre forse ridimensionare
i sogni, tenere i piedi in terra,
“lavorare” più che progettare,
mettere a profitto quello che si
ha e nei tempi che corrono, non
è poco.
Per nuove forme di comunicazione pensiamoci e cerchiamo di
prepararci a tempo.
G. Tourn
TORRE PELLICE
Sono stati presentati, domenica scorsa, al battesimo Patrick
Davit e Alex Ribotta del quartiere dei Coppieri, il Signore dia
loro di incontrarlo nella fede.
• Sabato sera ore 20.45 incontro organizzato dai giovani sui
problemi della nostra comunità
e del suo futuro. Tutti partecipino ed invitino a partecipare.
• Domenica prossima 28 gennaio « Giornata della CEvAA »,
colletta per quest’opera.
• Della seduta della E. Arnaud
tenutasi domenica 21, con la partecipazione del past. G. Platone
su « L’informazione nella Chiesa » viene data relazione a parte.
Peccato che Tassemblea non
sia stata più numerosa.
• In memoria di Alda Bein
Bouvier un gruppo di amici ha
raccolto la somma di L. 100.000
per il tempio dei Coppieri, li
ringraziamo di aver pensato al
vecchio tempio in restauro.
• È deceduta pressò l’Ospedale
Valdese la nostra sorella Gay
Luigia in Alesso all’età di 79 anni; ai familiari rinnoviamo la
nostra solidale simpatia.
Laura, arrivederci!
Dopo aver trascorso alcune
settimane di vacanza fra noi
Laura Nisbet si prepara a riprendere il mare (ora l’aereo)
per ritornare in Africa. La sua
nuova sede, dopo lo Zambia dove ha lavorato negli ultimi anni,
è ora il Lesotho, paese molto
interessante da tutti i punti di
vista (montagnoso, isolato, di
vecchia cultura indigena) ma posto in una situazione difficile politicamente. A Laura Nisbet le
nostre comunità delle Valli danno un saluto fraterno ed un au
gurio per il suo nuovo lavoro
proprio nel quadro dell’attività
della CEvAA di cui siamo parte.
La ringraziamo anche per il
messaggio che ci ha dato in molte occasioni sollecitando il nostro interesse e la nostra attenzione per i problemi del Terzo
Mondo. La sua preoccupazione
di non essere un caso isolato,
una eccezione, è più che giustificata e sarebbe bello davvero che
altri giovani seguissero il suo
esempio nel quadro di lavoro
della CEvAA.
SERVIZIO MEDICO
Comuni di ANGROGNA - TORRE
PELLICE - LUSERNA S. GIOVANNI
- LUSERNETTA - RORA'
Dal 27 gennaio al 1° febbraio
Doti. DE BETTINI GIANCARLO
Via D'Azeglio, 8 - Tel. 91.316
Torre Pellice
FARMACIE DI TURHO
festivo e notturno
Domenica 28 gennaio
FARMACIA INTERNAZIONALE
( Dr. Imberti)
Vìa Arnaud, 5 - Tel. 91.374
Martedì 30 gennaio
FARMACIA MUSTON
( Dr. Manassero )
Via della Repubblica, 25 - 91.328
Domenica 28 gennaio
FARMACIA VASARIO
( Dott.ssa Gaietto)
Via Roma, 7 - Tel. 90.031
AUTOAMBULANZA
Torre Pellice ; Tel. 90118 - 91.273
Croce verde di Porte tei. 74197
VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellice : Tel. 91.365 - 91.300
Luserna S. G. Tel. 90.884 *90.205
SAN SECONDO
È in distribuzione il Rendiconto Finanziario dell’anno che si
è chiuso il 31 dicembre 1978.
L’Assemblea di Chiesa, convocata per il 4 febbraio discuterà
i bilanci deH’anno passato. Non
dimenticate di portare la vostra
copia del Rendiconto.
• Esprimiamo le nostre condoglianze a Lilly Monnet in Pornerone (Brusiti) per la morte del
padre avvenuta all’Ospedale di
Torre Pellice.
• L’Unione Femminile ha accettato anche quest’anno di preparare il pranzo fraterno del 17
febbraio. I prezzi sono: L. 4.500
per gli adulti e L. 3.000 per i
bambini. Prenotatevi presto e
venite numerosi!
Assemblea
del 1** Circuito
Si ricorda che domenica 28 corr. è convocata la
assemblea del I Circuito
alle ore 14,30 nel « Centro
d’incontro » deU’Asilo Valdese di Luserna S. Giovanni, Via Malan.
Argomento: I temi affidati dal Sinodo allo studio
delle Comunità.
Un cordiale invito a
tutti.
Doni CIOV
nel mese di Novembre 1978
Per Rifugio Re Carlo Alberto
L. 10.000: Coucourde Giulio; Dalmas
Adelina, ricordando la mamma.
L. 15.000: Marino Emanuele (Taranto).
L. 20.000: BodiI Cella Soling, in mem.
Ib. Guldbrandesen (Piacenza).
L. 50.000: Amelia Hurzeler-Cornaz (Aosta); Dott. Ing. Max Rostan, ricordando Ib. Guldbrandesen.
L. 150.000: Società SO.RA.ES., in mem.
del socio Ing. Guldbrandesen.
L. 250.000: Armand Hugon Graziella.
BOBBIO PELLICE
Domenica 21 gennaio, nella
Sala delle attività, l’Unione Femminile ha ricevuto la visita della
consorella Unione di Villar Pellice. È stato un momento di incontro sereno e piacevole, ma
anche un momento di riflessione
su un aspetto importante della
nostra responsabilità di chiese.
È intervenuta la signorina Laura Nisbet, da alcuni anni al lavoro nelle chiese africane e alla
vigilia di una nuova esperienza
in una nazione diversa da quelle
m cui ha finora operato. Con
l’ausilio di un filmato da lei stessa realizzato ha illustrato efficacemente il lavoro che la chiesa
compie in quei lontani paesi che
noi siamo abituati a chiamare
« di missione » e che invece sono i paesi in cui vive una chiesa
che desidera certo ricevere aiuto
e collaborazione dalle « vecchie »
chiese europee, ma che ha anche molto da dare e da insegnare a noi. Le sorelle delle chiese
di Villar e Bobbio ringraziano la
signorina Nisbet e certamente
penseranno spesso a lei ed al
suo lavoro, sentendo che è il lavoro di tutti noi.
• All’Ospedale di Torre Pellice, dove era ricoverato da circa
due mesi, è deceduto il nostro
fratello Davide Gay di 69 anni.
Dopo molti anni di residenza a
Torino era tornato, almeno nella bella stagione, a vivere con
noi, a Bobbio. Poi la malattia lo
ha colpito. Alla sorella che lo ha
curato con affetto durante questi mesi e a tutti i familiari la
chiesa rivolge il suo affetto solidale.
S. GERMANO
POMARETTO
La piccola Shnona è venuta
a rallegrare i genitori Giorgio e
Ida Chiurato. Ci scusiamo per
il ritardo con cui le diamo il
benvenuto e chiediamo al Signore di benedirla assieme ai suoi
genitori.
• All’Inverso Pinasca Cinzia
Long è rimasta vittima di un
cane lupo che l’ha gravemente
morsicata. Dopo una breve degenza all’ospedale di Pinerolo è
tornata a casa dove le sue condizioni sono rapidamente migliorate, tanto che vorrebbe riprendere presto la scuola. Le
auguriamo che questa brutta
avventura possa presto essere
dimenticata.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
L’acustica del nostro tempio
che lasciava non poco a desiderare ed impediva a molti di sentire chiara la voce del predicatore causa l’accavallarsi delle
parole nella risonanza di una
costruzione elicoidale, è stata finalmente messa in efficienza da
un impianto di altoparlanti collocati in punti appositamente
studiati da esperti.
L’impianto, in prova da due
domeniche, è stato giudicato positivo dai membri presenti in
chiesa ed il Concistoro si augura che questa innovazione contribuisca ad intensificare la frequenza ai culti.
• Una ventina di persone ha
partecipato domenica scorsa, dopo il culto, alla riflessione comunitaria sul testo predicato.
Una discussione positiva che
contribuisce al proprio arricchimento spirituale attraverso i
giudizi, le opinioni e le esperienze che ognuno può esprimere liberamente.
• Il culto di domenica prossima, 28 c. m., in lingua francese,
sarà presieduto dal past. Giorgio Tourn che ringraziamo per
la sua fattiva collaborazione.
ANGROGNA
Per Asilo dei Vecchi di S. Germano
L. 5.000: R.B.V.J., ricordando tutti i
miei cari.
L. 10.000: Coucourde Giulio: Silvio,
Papà e mamma, in mem. del caro
Marco.
L. 20.000: Unione Femminile di San
Germano in mem. di Nini Rossotto;
Breuza Irma.
L. 50.000; Gli amici e la maestra della V elementare, un flore alla memoria di Long Marco; N. N., in
mem. di Susanna e Maurizio Rostan;
In ricordo di Ada Grill, la zia Elvira
Grill.
(Continua).
Mercoledì 17 ci siamo raccolti
nel tempio per ascoltare l’annuncio della risurrezione nell’ultimo saluto reso a IVIonnet Giuseppina (Fina) deceduta all’età
di 74 anni. Ai familiari e ai parenti esprimiamo tutta la nostra
simpatia cristiana.
• La cucina della Sala è finita
e dovremmo poterla inaugurare
per il 17 febbraio. Nel frattempo, per completare l’opera, cerchiamo un « potagè » ( stufa familiare) in buono stato, un po’
grande... rivolgersi al pastore.
Il ciclo di riunioni quartierali, con la presenza attiva di alctmi membri dei vari quartieri,
è stato positivo per la possibilità data a tutti di riflettere su
problemi quali quello dell’educazione cristiana in vista della
fede, delle intese, dell’aborto,
dell’informazione, dell’utilizzazione dell’energia nucleare. Tutti
questi temi vengono trattati a
turno nei vari quartieri.
Anche la riunione quindicinale al Centro continua regòlarmente. Ringraziamo il pastóre
Alberto Ribet che ha recentemente parlato sul tema delle intese.
• Ci hanno recentemente lasciati le sorelle Jenny Ronianò ved.
Fomeron all’età di 79 anni e
IVIaria Susanna Bouchard vedi'
Beux, decana della nostra comunità, all'età di 96 anni.
Il primo di questi funerali è
stato presieduto dal pastore
Marco Ayassot che ringraziamo per questo servizio reso alla famiglia e alla comunità. Che
quanti sono stati colpiti nei loro affetti possano ricevere dal
Signore la consolazione che solo
Egli sa dare.
• Il pastore Davite, Presidente
della CIOV, parlerà mercoledì
7 febbraio alle ore 14.30 all’Unione Femminile, del lavoro svolto
da questo organismo. Tutte le
sorelle sono vivamente invitate
ad intervenire.
• Sabato 27 gennaio, alle ore
21, il Gruppo teatrale « I Farsari» di Torino, presenterà, nella
sala Valdese, due pezzi comici di
Sandro Stropparo. Ci auguriamo che il pubblico sia numeroso.
• Un pensiero affettuoso per
tutti quelli di noi che hanno dovuto entrare in ospedale o che
sono da poco rientrati a casa. In
particolare ci rallegriamo perché
la sorella IVlimì Melchìori Peyronel è tornata in mezzo a noi dopo un lungo periodo di assenza.
AVVISI ECONOMICI
CAUSA trasferimento coniugi valdesi
con bambina cercano in Torino alloggio lìbero 3-4 vani e servizi. Tel
ore ufficio 011/5771 interno 311.
Siciliano.
(( Si, Io t^amo d*un amore eterno
perciò ti prolungo la mia bontà »
(Geremia 31: 3)
È mancata
Pierina Balmas in Rosso
di anni 60
Confortati dalla serenità con la
quale ha sopportato le lunghe sofferenze e dal ricordo della sua bontà, umanità e dedizione, lo annunciano il marito, la figlia e i parenti tutti.
Un sentito ringraziamento ai Medici e al Personale delFOspedale Evangelico Valdese di Torino e a tutti coloro che rhanno seguita.
Torino, 17 gennaio 1979.
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Oreste Forneron
neirimpossibilità di farlo singolarmente ringraziano tutti coloro che con parole di conforto e presenza ai funerali sono stati loro vicini in questo momento di dolore.
Miradolo, 6 gennaio 1979
RINGRAZIAMENTO
I figli, le famiglie ed i parenti di
Luigi Rostagno
mancato il giorno 31 dicembre 1978,
ringraziano quanti hanno desiderato
dimostrare la loro viva partecipazione
al dolore dei congiunti.
I funerali si sono svolti a Prarostino
il giorno 2 gennaio 1979.
RINGRAZIAMENTO
I familiari di
Maria Susanna Bouchard
ved. Beux
scomparsa aU’età di anni 96, commossi per la grande dimostrazione di
affetto tributata alla loro cara, neirimpossibilità di farlo singolarmente,
ringraziano tutti coloro che in qualche
modo hanno preso parte al loro lutto.
« Beati quei servitori i quali il
padrone troverà vigilanti, quatu
do verrà » (Luca 12: 37).
S. Germano Chìsone, 14 gennaio 1979
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26 gennaio 1979
UOMO E SOCIETÀ’
Un plagio mortale
L’agghiacciante vicenda del ’’Tempio del Popolo” ricostruita nell’indagine di due cronisti che hanno seguito la vicenda dall’inizio
Com’è riuscito, James Jones,
a trascinare in ima follìa collettiva più di mille persone?
L'agghiacciante vicenda del suicidio collettivo di Jonestown, in
Guyana, è stata ricostruita attraverso le testimonianz® dirette di
due giornalisti americani dell’autorevole «San Francisco Chronicle » che hanno seguito sino
all’ultimo la tragica evoluzione
del «Tempio del popolo» (1).
Laureato, a fatica, in lettere,
ex-pastore della Chiesa Metodista (« nel metodismo non c’è abbastanza amore»), Jones cominciò a predicare la giustizia interrazziale dando vita ad una setta
incredibilmente attiva (una delle tremila che interessano tre
milioni d'americani). Poche regole, rigide, costituivano la base dei
prolissi sermoni di Jones che
spesso si concludevano con delle
spettacolari pseudo-guarigioni. I
seguaci erano per lo più reclutati nel mondo dei ghetti negri e
dei drogati di San Francisco.
A molti di loro risultava infatti
più semplice accettare il messaggio deiregualitarismo e dell’amore totale che il leader carismatico proponeva.
Legame inscindibile
Al Tempio del popolo, una
volta entrati, bisognava presto
cedere tutto quello che, eventualmente, si possedeva (conti in
banca, proprietà) compreso lo
stipendio o la pensione; si legava
così l’adepto — secondo una tecnica usata anche presso altre
sette — al volere del capo che richiedeva ai suoi seguaci atti di
obbedienza sempre più radicali.
L’indottrinamento del gruppo
avveniva nel corso di estenuanti
assemblee in cui si esaltava, con
ufi linguaggio religioso d’effetto,
la figura di Jones, i suoi ideali
egualitari, i suoi dubbi sull’autorità della Scrittura e si rafforzavano le paure nei confronti del
mondo esterno, sempre visto come il nemico numero uno. Jones, grazie ad un abile lavoro
pubblicitario, godette anche di
un certo credito in campo politico; uomini del partito democratico della California e la stessa Rosalynn Carter, moglie dell’attuale presidente americano,
vedevano in lui un « leader »
profondamente impegnato nella
lotta per la giustizia sociale.
Poi cominciò a trasparire
qualcosa di losco nella vita in
comune del Tempio; le testimonianze in assemblea (a quelli di
fuori era quasi impossibile accedervi) sottolineavano sempre
di più contorti aspetti sessuali
insieme alla totale dedizione al
capo, che si considerava ormai
l’incarnazione di Dio. Denuncio
e rivelazioni di ex-seguaci, che
cercavano di far luce sulle misteriose attività della setta, fecero scattare la molla fatale. Jones, terrorizzato dalle critiche
(odiava i giornalisti), decise di
abbandonare San Francisco e
scelse la Guyana (200 ettari nel
pieno della giungla raggiungibile
solo in aereo) per trasferirvi i
suoi seguaci. Era reclamizzata
come la colonia felice del Tempio; oggi sappiamo che quella
colonia era un « lager » in cui si
accavallavano punizioni terribili, inflitte anche ai bambini, e
continue dimostrazioni di fedeltà al capo attraverso periodiche
prove di suicidio di massa.
La tragedia finale ebbe inizio
quando, nel villaggio immerso
nella giungla, si presentò la delegazione guidata dal deputato del
Congresso degli Stati Uniti Leo
Ryan, per svolgere un’inchiesta
conoscitiva. La paura del mondo
esterno, su cui Jones aveva sempre fatto leva per cementare tra
loro gli adepti, aveva finalmente
un volto. Dopo che « gli Angeli »
di Jones, il suo corpo di guardia,
ebbero attaccato il deputato e la
sua delegazione, iniziò il grande massacro in cui tutti i seguaci dovettero bere, incitati dalla
voce di Jones, una micidiale bevanda al cianuro. Alcuni, pochi
per la verità, riuscirono a scappare nella giungla e a portare al
mondo esterno la tragica notizia. In un’ultima lettera su carta intestata della Missione Agricola del Tempio del popolo in
Guyana, si legge: « Ebbene noi
abbiamo trovato qualcosa per
cui morire e si chiama... giustizia sociale». Il plagio era completo.
Un campanello
d’allarme
In un epoca di profonda crisi
di valori, in cui s’assiste ad una
effettiva riscoperta dell’irrazionale, del magico e dell’esperienza mistica, la folle avventura di
Jones è, per tutti, un campanello d’allarme. Spesso sono i falliti della vita, gli emarginati o
i frustrati dalle lotte per trasformare la società che approdano
a esperienze di tipo settario. In
quel contesto può nascere un
processo d’identificazione col
« leader », un itinerario che conduce facilmente al plagio, alla
perdita dell’autonomia di pensiero.
Fenomeni del genere — a
fronte della povertà di proposte
[
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
a cura di Tullio Violaj
L’angoscioso segreto di una guerra lampo
È la guerra Vietnam-Cambogia, risoltasi in pochissimi giorni con la vittoria totale del Vietnam, dopo preparazione lunga e
tecnicamente perfetta e con organizzazione e strategia magistrali. Noi seguimmo per tanti
anni la precedente guerra che il
Vietnam combattè eroicamente
per liberarsi dall’oppressione americana: la seguimmo con sentimenti di profonda simpatia ed
ammirazione, tutt’ora rimasti
inalterati, e fummo sempre portati a trovare giustificazioni verso la condotta del Vietnam anche dopo la fine di quella guerra.
Anche di questa nuova guerra,
dimque, che ha sorpreso tutti (e
noi forse ancor più di altri) siamo portati a trovare giustificazioni: ma non ci sentiamo di farlo oltre ad un certo limite.
Il regime di Poi Fot può esser
stato infame (e certamente lo è
stato!), ma ciò non può giustificare una « spedizione punitiva »,
e neppure una « guerra di liberazione »; l’ostilità cinese può esser
stata minacciosa e la pressione
sovietica ricattatoria (e certamente lo sono state!), ma anche
queste motivazioni, anche se incombenti fino allo spasimo, non
bastano a toglierci di bocca il gusto amarissimo ohe ci lascia
Comitato di Redazione; Sergio
Aquilante, Dino Ciesch, Marco Davite, Niso De Michelis, Giuliana
Gandolfo Pascal, Marcella Gay,
Ermanno Genre, Giuseppe Platone,
Ornella Sbaffì, Liliana Viglielmo.
Direttore : FRANCO GIAMPICCOLI
Oirett. Responsabile: GINO CONTE
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intestato a ; Roberto Peyrot • Corso
Moncalieri, 70 - 10133 Torino.
Reg. Tribunale di Pinerolo N. 175,
8 luglio 1960.
Cooperativa Tipografica Subalpina
Torre Pellice (Torino)
un’operazione di brigantaggio internazionale qualitativamente analoga a quella ohe il Vietnam e
la Cambogia insieme avevano subito in anni non lontani, da buoni compagni comunisti (almeno
così ci era sempre sembrato!).
Ora s’è trovata una formula di
comodo: « Una guerra per procura » (Ruggero Orlando alla TV,
come pure l'inserto de « La Repubblica » del 15.1.’79 ecc.), ma
tale formula nulla ci rivela su
ciò che maggiormente c’interessa: le motivazioni interne allo
stesso Vietnam. Perciò vogliamo
riportare qui quanto ha detto, in
questo senso, Olaf Palme, ben
noto uomo politico, svedese, attualmente capo del locale partito social-democratico (da un
discorso tenuto la sera deU’ll c.
alla TV, V. « Le Monde » del 14-15
corrente).
« ’’Gli ultimi avvenimenti sono
una delle conseguenze nefaste
della guerra americana, che ha
distrutto l'equilibrio delicato della regione. Il fatto che "l’autogenocidio” finisca, nell’interno della Cambogia, è probabilmente
un bene per il popolo cambogiano, ma non si può mai scusare
un intervento in un paese vicino.
Noi dobbiamo protestare, e domandare che l’esercito vietnamita si ritiri al più presto possibile.
La grande questione è quella di
sapere se esso sarà abbastanza
saggio da lasciare il territorio
cambogiano”.
Secondo O. Palme è importante oggi manifestare solidarietà
col principale obiettivo della politica del Vietnam, cioè quello
dell’indipendenza nazionale.
Dopo l’intervento in Cambogia,
gli ambienti conservatori svedesi
rimettono in questione l’aiuto ad
Hanoi, già ben avviato, per risanare le disastrose condizioni di
vita {il Vietnam riceve dalla Svezia circa 400 milioni di corone
all’anno). O. Palme dice invece:
’’Non è con l’interrompere la
costruzione d’un ospedale per
bambini ad Hanoi, che noi potremo aiutare il Vietnam. Se noi
vogliamo evitare un regime più
duro, più repressivo, dobbiamo
anzitutto aiutare a sopprimere
la fame e a creare le condizioni
sociali atte ad aprire il paese, a
dargli un po’ di fiducia in se
stesso e nel proprio avvenire.
Questa è la ragione per cui io
penso che, anche quando il Vietnam commette delle cretinate
(frane.: des bêtises), noi dobbiamo essere solidali col suo popolo” ». (Articolo di Alain Debove).
Doni Eco-Luce
ABBONAMENTI SOSTENITORI
SantagatI Maria ved. Leotta, Catania;
Antonioli Carlo, Aosta; Tessarolo Ernesto, Trieste; Bertarione Benedetto Bice, Pavone Canavese; Frizzoni Bruno,
Bergamo; Rostan Eva, Pinerolo; Gardlol Remo, S. Secondo; Grandi Carlo,
Venaria; De Michelis Niso, Milano;
Di Francesco Ernesto, Torre Pellice;
Desana Mario, Torino; Crespi Giorgio,
Torino; Coisson Assely ved. Chantre,
Perosa Argentina; Laetsch Giovanni,
Pomaretto; Legar Enrico, Inverso Pinasca; Henking Ruggero, Torre Pellica; Andrich Franco, La Spezia; Falbo
Dario, Campalto; Bertin Claudio, Ivrea;
Pontet Giovanni, Torre Pellice; Pascal
Elena, Torino; Bosio Emanuele, Gallarate; Godine Giulia, Pinerolo; Musso
Rolando, Sanremo; Gottardi Sauro, Alblsola sup.; Fam. Fabrizio-Zordan, Udine; Berteli Giulia, Prarostino; Canobbio Antonio, Lerlci; Givri Celli Irma, Bonassola; Pisano Giuseppe, Caltagirone; Ispodamia Bruno, Sampierdarena; Coletta Antonio, Matrice; Citernesi Paola, Torino; Cocorda Niny, Torre
Pellice; Demaria Giorgetta, Torino;
Giardina Calogero Maria, Pachino; Grill
Arturo, Torino; Long Luciano, Pinerolo; Cattaneo Paolo, Genova; Armand
Pilón Erica, Chiavari; Steiner Zavaritt
Matilde, Bergamo; Rostain Zavaritt
Carla, Bergamo; Trogliotti Eulalia,
Vercelli; Sorelle Peraldo Bert, Cándelo;
Vola Renato, Pinerolo; Decker Marco,
Torre Pellice; Garrou Alba, Castelnuovo dei Sabbioni; Decker Bruno, Napoli; Spini Bruno, Sesto Fiorentino;
Scorzon Tina, Mestre; Malan Roberto,
Torino; Banchetti Libero, Rio Marina;
Baer Emilia, Verona; De Nicola Lino,
Sanremo; Ricca Elsa, Torino; Messina
Costantino, Milano.
DONI DA L. 5.00«;
Morando Carolina, Orbassano; Chadima Judith, Verona; Tierque Emilia,
Svizzera; Walker Richard, Inghilterra;
Avondet Bruno, Svizzera; Fam, Boero,
Brasile; Soulier Virginia ved. Rostan,
S. Germano; Ehrhardt Enrico, Germania; Accinelli Erica, Luserna San Giovanni; Martini Etisia, Torino; Rutigliano Romeo, Foggia.
DONI DA L. 3.000
Paschetto Lidia, Abbadia Alpina;
Long Dan Olga, Pinerolo; Bosio Edmondo, id.; Montaldo Paolo, Riva di
Pinerolo; Paschetto Lidia, Pinerolo;
Bounous Silvio, Abbadia Alpina; Turk
Elda, Pinerolo; Daniele Giai Anna Maria, id.; Mazumder Marcella, id,; Fornerone Jole, id.; Eynard Giuliana e Italo, id ; Charlin Calvino Paolo, Angrogna; Balmas Marauda Giulia, Luserna S. Giovanni; Scaccioni Linda, id,
Paschetto Bruno, Torre Pellice; Jour
dan Luigi, Luserna S. Giov.; Corsan
Mario, Torre Pellice; Pons Carlo, To
rino; Pons Giovanni, id.; Fam. Favelli
ni, Antella; Massa F. Paolo, Firenze
Rossi Roberto, id.; Marturano Pierina
Venezia; Pavone Achille, Castellina in
Chianti; Rossini Evelina, Bogliasco
Corlando Febe, Genova; Bertalot Ada
Luserna S. Giovanni; Botturi Guido
Torino; Esercito della Salvezza, id.
Urban Elda, Mestre; Campese Genre
convincenti delle chiese storiche
e al crollo dei valori tradizionali — sembrano destinati, nella
nostra società, ad aumentare.
Un senso di profonda insicurezza e di sradicamento sociale possono essere le premesse per un
salto settario. Inizia così un itinerario, ripensando alla follìa
collettiva di Jonestown, che può
condurre a risultati imprevedibili quanto tragici.
Alcuni studiosi hanno osservato che il lavaggio del cervello,
attraverso le sette, è un tipico
prodotto delle disfunzioni della
società americana. Il « Journal
de Genève» ha commentato:
« Anche se ha avuto luogo in Sudamerica, questa storia raccapricciante appartiene agli Stati
Uniti. Questi slanci di sentimenti religiosi sembrano essere una
costante della storia americana ». Più probabilmente, come la
storia, anche europea, dimostra,
il plagio di massa non ha confini
precisi e mette radici fra coloro
che vivono drammaticamente la
crisi di una società che non ha
saputo, neppure parzialmente, rispondere ai loro bisogni. In questo vuoto frustrante la proposta
settaria acquista un certo fascino; risponde ad un generico bisogno di redenzione, di riscatto
sociale facilmente strumentalizzabile.
Come evangelici, infine, non
credo sia corretto assumere nei
confronti delle diverse sette un
atteggiamento di superiorità o
di velato disprezzo. Semmai dovremmo mettere sull’altro piatto della bilancia il valore della
coscienza responsabile che partecipa, in modo aperto, alle trasformazioni sociali. Cercando
cioè di portare nel vivo delle
questioni un contributo non
preconfezionato ma legato ad
una riflessione critica ed autocritica, ispirata alla libertà dell’Evangelo.
G. Platone
Mary, Pinerolo; Giordano Giulio, Torre Pellice; Saddi Frida, Verona; Garuti Cesare, Firenze; Rapisarda Hanny,
Trieste; Agostini Lidia, id.; Masse! Ettore, Riclaretto; Balma Alice, Torino;
Griglio Aldo, S. Secondo; Muraglia
Margherita, Luserna S Giov.; Coucourde Mario, Inverso Rinasca; Tron Enzo,
Pinerolo; Bounous Renata, Torino; Rostagno Giovanni, Torino; Honegger Emilia. Albino; Endrici Berta, Gardolo;
Rostan Adolfo, Cascine Vica; Jahier
Bouvier Rachele, S. Germano; Long
Meynier llda, id.; Giacone Roberto, Firenze; Jahier Evelina ved. Sappè, S.
Germano; Sappè Ugo, id.; Sappè Enriohetta ved Bouchard, id.; Pireddu
Olga, id.; Long Edmondo, Pomaretto;
Pons Attilio, id.; GardioI Frida, Torre
Pellice; Griglio Francesco, S. Secondo; Long Eugenio, Luserna S. Giov.;
Lodi Laura, id.; Beux Tullio, Torre
Pellice; Gai Pio, Torino; Tron Arnaldo,
Perrero; Mosca Toba Elena, Brindisi;
Tomasetta Elisa, Napoli; Bouchard Samuele, Corneliano d'Alba; Tschudi Matilde, Bergamo; Jalla Hermanno, Bordighera; Janse J., Savigliano; Fornerone
Guido, Rivoli; Rosati Luigi, La Spezia;
Toma Francesco, Sansevero; GardioI
Ada, S. Secondo; Ribet Giosuè, Perosa Argentina; Decker Guido, Torino; Giraud Erica, Pinerolo; Gatto Salvatore,
Luserna S. Giovanni; Breuza Elena,
Pinerolo; Giraud Edoardo, id ; Taglierò Franco, Torre Pellice; Titta Dreher
Gabriella, Roma; Titta Velia, Casacorba
di Vedelago; Casonato Aldo, Pordenone; Giordan M. Luisa, Almese; Viglielmo Elena; Riclaretto; Malanot Grill
Melania, id.; Lazier Albert, Villar Pellice; Rostagno Amedeo, Torino; Rostaing Rachele, Svizzera; Prassuit Camilla ved. Aversa, Chiavari; Piasio Iginio, Vintebbio; Cozzi Sergio, Trieste;
Fontana Delia, Firenze
(1) M. Kilduff e R. Javers, Guyana: la setta del suicidio, pp. 173, Sperling & Kupfer ed, Milano 1978.
Per un impegno
comune
neirevangelizzazione
(Segue da pag. 1)
società missionarie che hanno
operato e che operano ancora in
quelle chiese?
Naturalmente questo discorso
è stato tentato, ma nessuno può
farlo ad un africano meglio di
un altro africano come ad un europeo meglio di un altro europeo.
Credo che ciò è avvenuto
per la prima volta a Bangwa ed
ho ragione di pensare che continuerà.
Non più quindi semplicemente un incontro bilaterale AfricaEuropa, ma veramente la realizzazione di quello slogan che può
essere tradotto così: « da tutti
verso tutti ».
e noi?
In un suo recente articolo Renato Coisson diceva che la chiesa
valdese non ha fatto molti progressi in questo senso. Ha pienamente ragione e non serve, per
consolarci, sapere che alcune poche altre chiese rischiano di farci compagnia!
E’ urgente che la CEvAA non
rimanga ancora confusa con una
edizione più o meno aggiornata
di società missionaria e sia intesa come copertura di interessi
ecclesiastici e conservatori o che
rimanga l’hobby di qualche specialista.
Un solo esempio: molti segni
ci indicano che l’interesse evangelistico è in ripresa in molte
nostre chiese, in diversi ambienti, in zone anche lontane fra di
loro.
La CEvAA è proprio sorta per
questo e con questa convinzione:
nessuno può evangelizzare meglio che in casa propria, ma nessuno può fare questo da solo.
Abbiamo bisogno della collaborazione, delle idee, delle esperienze, della fede, delle forze degli altri fratelli.
Siamo disposti ad accettare
che questo avvenga? Che i fratelli europei e d’oltre mare ci
diano una mano? Essi sono pronti a farlo. Sta a noi di decidere
se vogliamo veramente appartenere alla CEvAA. F. Davite