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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Epàtt.
Eibliousca Valioso
(Tcrino)
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XC - N. 1
Uni copi^ Li re 30
I ^.y4r.!:sr i I I
ANCORA
UN ANNO
(Luca 13; 1-9)
L’anno nuovo è un dono di Dio:
questo I960 in cui ci apprestiamo a
muovere i primi passi è una possibilità nuova che nella sua grazia il Signore ci schiude davanti. Non è il
risultato obbligato di un’anonima
” legge di natura ”, ma il frutto della
volontà possente e misericordiosa del
Signore dell’eternità. In questa realtà invisibile, al di là della realtà apparente dell’eterno e stanco ritorno
di tutte le cose, il credente che porge
orecchio alla Parola di Dio è chiamato a volgere lo sguardo.
Perchè questo dono?
Un giorno Gesù raccontò una parabola, in cui si tratta di un anno di
prova, concesso al fico sterile e condannato. La nota parabola si inserisce in un contesto più ampio in cui
il Signor Gesù ricorda la necessità del
ravvedimento: a! principio del cap.
13 dell’Evangelo di Luca, infatti, egli
prende posizione di fronte a due fatti
di cronaca clamorosi: quello dell esecuzione capitale, per ordine del governatore Pilato, di un gruppo di insorti Galilei, e quello delle diciotto persone rimaste sepolte sotto la torre di
Siloe rovinata all’improvviso.
Fatti di cronaca che purtroppo si
ripetono frequenti: l’anno che si chiude ha visto ancora vittime di guerre
interine e repressioni sanguinose, ed
è di ieri la spaventosa tragedia abbattutasi all’improvviso sugli ignari abitanti di Fréjus. Ma Gesù è stato
■notato — assume un atteggiamento
sconcertante di fronte a questi fatti,
non si lancia in diatribe contro i dittatori (anche se in altre occasioni non
li ha risparmiati, e il suo giudizio su
di loro è chiaro), nè prorompe in accuse o in sospetti cdntro i ” responsabili ” (chissà che anche la torre di
Siloe non fosse stata costruita a regola d’arte nè sorvegliata come prudenza richiedeva); quasi brutalmente
Gesù avverte: ” Se non vi ravvedete,
perirete tutti come loro” — che la
fine venga all’improvviso o al termine di una lunga esistenza, fra un (inno o fra mille, perirete. Fatti come
Fréjus devono, oggi ancora, ricordarci questo severo avvertimento.
Allora comprendiamo il senso dell’anno nuovo che il Signore ci dà. e
¡’anno di rinvio concesso dal padrone
della parabola per il fico sterile piantate} nella sua vigna. E l anno di proroga che ci ha guadagnato l intercessione del vignaiolo — Gesù Cristi},^
radice e forza della nostra vita. E
l’anno della pazienza di Dio, durante
il quale Egli vuol vedere se l’amore
di Cristo porta finalménte frutto nei
nostri cuori e nella nostra vita.
” Lascialo ancora quest’anno...; se
no, lo taglierai ”. Non mi piacciono
i toni apocalittici a buon mercati},
ma l’avvertimento è quello che è, in
tutta la sua tremenda sobrietà. L im-^
portante 'non è che l ultimo giorno
venga quest’anno o fra venti secoli,
ma piuttosto che, quando il giorno
del giudizio sia venuto, la nostra vita non sia trovata vuota di fede, di
speranz.a, di amore: vuota di Cristo.
In questa prospettiva l’anno che si apre è decisivo. Ascoltiamo la preghiera del Cristo che, forte del suo sacri
)ficio d’amore, chiede al Padre e Signore, per ciascuno di noi: Lascialo
ancora quest’anno... forse darà frutto ”! E iniziamolo fiduciosi e volenterosi, quest’anno decisivo, perchè sappiamo — la Parola di Dio ce lo dice! _______ che la virtù feconda dello Spi
rito di Cristo agirà tutto intorno a
noi e alla radice dell’essere nostro,
per creare attraverso i nostri pensieri
le nostre parole, i 'nostri atti, frutti
di fede, di speranza, di amore. Alla
gloria di Dio soltanto. G. C.
L’Anno mondiale del rifugiato
Dalla predicazione tenuta dal Pastore Lesile E. Cooke, direttore del Dipartimento di aiuto alle Chiese e servizio dei rifugiati del Consiglio
corso del culto speciale celebrato nel giugno scorso in cessione dell apertura
dell’Anno mondiale del rifugiato, traduciamo alcuni punti, che ci aiutino a porci
(li fronte alVangoscioso problema umano dei rifugiati.
Giunsi da quelli che erano esiliati a Tel-abib, presso
al fiume Kebar, e mi fermai dov'essi dimoravano;
e dimorai quivi sette giorni, mesto e silenzioso, in
mezzo a loro.
L'appello ad organizzare un Anno mondiale del rifugiato, se deve
avere un senso, è appello ad un vero identificarsi con i rifugiati. « Dimorare dov'essi dimorano ». ^ -i •
Mentre se ne stava accanto agli esiliati, impressionato, silenzioso,
soverchiato dalla loro situazione, Ezechiele apprese non solo la natura
del ministero che doveva esercitare fra loro, ma fu condotto a scoprire
il fine stesso di questo ministero.
Allora gli apparve la verità: per quanto esiliati dalle loro case, e
allontanati dal loro tempio e dai loro altari domestici, erano ancora
nella mano di Dio. Nè la loro sventura nè i loro peccati li avevano
strappati alla mano di Dio, li avevano sottratti al suo amore.
Scorrendo le pagine della profezia d'Ezechiele, ci si accorge che
attraverso le vicissitudini del ministero del profeta, questa visione e
quest'appello ricevuti sulle rive del Kebar l'hanno sempre di nuovo
fortificato e incoraggiato nelle ore di dubbio, e quando il compiersi
della promessa sembrava ritardare. Quando doveva affrontare una
situazione difficile o pronunciare una parola di giudizio o di rimprovero, l'esperienza del Kebar gli rendeva forza e lo nutriva nell assolvere al suo compito... . • -r
Ecco quel che significa un vero identificarsi con la causa dei ntugiati. Significherà che ci assumeremo una cura che non ci lascera riposo la cura di porre le necessità dei rifugiati sulla coscienza di tutti g i
uomini del mondo. Significherà il brutale annientamento di tutti gl.
alibi dietro i quali si nascondono comodamente quelli che pensano:
sono cose di cui si debbono occupare i governi e le Nazioni Unite. Significherà che considereremo ogni rifugiato come una persona e che
risveglieremo il suo senso della responsabilità personale. Qui coloro
che professano la fede cristiana hanno una missione particolare da
¥3 adérripiere... , , i . . «i;
« Dimorare dov'essi dimorano », c' Tara comprendere che gli
uomini devono aver del pane, ma devono anche avere una speranza.
In modo tale che i loro occhi siano sempre rivolti verso I infingo e che
le loro anime siano sollevate dalla sola passione dell'ideale. Qui comprendiamo che gli uomini raggiungono la loro piena statura quando
sono chiamati a superarsi. Leslie E. Cooke.
MessBggio bHs Chiese
Questo ’’messaggio alle Chiese” è stato
rivolto in occasione dell apertura dell Anno mondiale del rifugiato, a firie giugno
1959: per quanto allora l’abbiamo già
pubblicato, lo riportiamo ora che cerchiamo di portare il problema dinanzi all attenzione dei nostri lettori, e lo commentiamo a pagina 2.
Siamo convinti che il più grande
dramma umano del nostro tempo è,
nel mondo intero, il dramma del rifugiato, dell’uomo senza patria.
Il rifugiato e la sua famiglia sono
da più di dieci anni una sfida costante alla nostra testimonianza e alla
nostra compassione, e devono poter
contare sull’aiuto di coloro che hanno per Signore « Colui che non aveva dove posare il capo ».
Crediamo che il Consiglio ecumenico, nella misura delle sue risorse,
ha risposto con perseveranza a questo appello e per questo esprimiamo la nostra gratitudine alla Chiese
grazie alle quali ciò è stato possibile.
Il nostro aiuto non e stato motivato dall’appartenenza dei rifugiati
alle nostre Chiese — di fatto la maggior parte di loro non appartiene ad
una delle Chiese membro del Consiglio ecumenico. E’ il Cristo che ci
forza a agire. Tuttavia, non pensiamo
che i governi del mondo libero abbiano tenuto costantemente come avrebbero dovuto al centro delle loro preoccupazioni un problema che
non è soltanto una tragedia umana,
ma che, se non viene risolto, rimane un pericolo permanente per la
pace e la sicurezza del mondo intero. Per questo accogliamo con un
favore e una speranza rinnovati la
decisione delle Nazioni Unite di proclamare un cc Anno mondiale del rifugiato »•
Il nostro Comitato esecutivo, riunito in febbraio, ha adottato la seguente dichiarazione, che raccomandiamo alla vostra attenzione;
« Il Comitato esecutivo del Consiglio ecumenico delle Chiese
— NOTA con soddisfazione che
59 governi membri delle Nazioni
Unite hanno deciso di proclamare
nel giugno 1959 un Anno mondiale
del rifugiato, « convinti della necessità di intensificare, su scala mondiale, gli sforzi per risolvere il problema dei rifugiati » ;
— RIAFFERMA la preoccupazione costante del Consiglio ecumenico
verso gli uomini senza patria, chiunque siano e ovunque siano;
— SALUTA con gioia la decisione delle Nazioni Unite di proclama
re un anno speciale nella speranza
che tutti i governi che hanno votato
a favore di questa decisione agiranno in conformità con il loro voto e
prenderanno delle misure positive in
favore dei rifugiati;
— AFFERMA che il Consiglio
ecumenico, oltre il suo aiuto permanente, farà tutto ciò che sarà in
suo potere per collaborare ad ogni
azione costruttiva dei governi in vi.sta di risolvere questo problema.
____ ATTIRA l’attenzione dei governi e di tutti coloro che si occupano dei rifugiati sul fatto che questi sono così numerosi e si trovano
in situazioni co.sì difficili che un anno sarà del tutto insufficiente per
trovare per tutti una soluzione. Tuttavia, spera vivamente che il numero dei casi risolti sarà quest’anno
assai maggiore che gli anni scorsi e
che l’Anno mondiale del rifugiato
avrà come effetto in avvenire di assicurare un’attenzione più intensa
che in passato per questo problema;
— PREGA che Dio benedica questi nuovi sforzi ».
II tempo è ora venuto per le nostre Chiese di prender parte a questa iniziativa, e perciò facciamo di
nuovo appello alle vostre preghiere,
a un intensificarsi del vostro servizio, e alla costanza della vostra carità.
I presidenti del
Consiglio ecumenico delle Chiese
Dedichiamo questo primo numero del 1960 ai 45 milioni di
rifugiati che soffrono nel mondo, al grande popolo che senza distinzione di razza e di nazione è unito nella fame, spesso, nella miseria più atroce, aggravate dall'angoscia di essere
sradicati dalla propria terra,
dalla propria casa, sovente sensperanza.
un problema immane, e
può essere efficacemente
affrontato se non su scala internazionale : cosa che le Nazioni Unite hanno voluto lanciando l'Anno mondiale del rifugiato. Ma bisogna che la coscienza di questo problema
maturi in ciascuno di noi. Pos
za
E
non
siate attraverso queste cifre,
questi dati, queste visioni avvicinare un poco questo popolo
che soffre e che anela alla speranza. Ricordate che abbiamo
come Signore quel Salvatore
dei mondo intero venuto fra
noi senza avere dove posare il
capo, solidale con i più derelitti ; era ancora in fasce e già
le violenze degli uomini e della storia avevano fatto di lui
un piccolo rifugiato : come dice la Parola di Dio ( Ebrei 2 :
17), «egli doveva esser fatto
in ogni cosa simile ai suoi fraielli, affinchè diventasse misericordioso e fedele sommo sacerdote... per compiere l'espiazione dei peccati del popolo ».
Rembrandt: La fuga in Egitto
2
Il
pt«. 2
L’ECO DELLE VALU VALDESI
1« Gennaio 1960 — N. 1
IL SECOLO DEI SENZA-TETTO
Il più grave obbligo morale
della nostra generazione
Commentando il Messaggio ecumenico
La prima impressione che suscita
in noi il rileggere, dopo sei mesi,
l’appello del Consiglio ecumenico alle Chiese è un’impressione di confusione e di colpa: non si è fatto nulla;
è come se l’appello fosse caduto nel
vuoto, risuonato nel deserto. In questo, ci siamo conformati una volta
ancora in modo egregio con il nostro
paese.
Già, il nostro delegato aH’O.N.U.,
quando è stato votato l’Anno del Rifugiato, ha votato a favore, ha affermato a nome di tutti noi che anche
l’Italia pensava che fosse giusto, urgente che si provvedesse, insieme, u
sanare questa piaga dolente. Ma
poi... Poi sórge li sospetto che il voto
sia stato dato così, perchè l’iniziativa
era bella, e costava così poco votare.
Forse è ingiusto pensare così, forse il
nostro delegato sentiva fortemente
ciò che faceva e si faceva, là nelle
aule delle Nazioni Unite. Ma sta di
fatto che, dopo il ’’fatto del giorno”
registrato dai nostri giornali, il giorno dell’apertura dell’Anno mondiale
del rifugiato, a fine giugno, il silenzio più completo è sceso sulla questione. Si sta facendo qualcosa, in
Italia? Quel voto aU’O.N.V. sta comportando per noi delle responsabilità, che ci siamo pur prese? Oppure... bisogna pensare che ci siamo associati alla cosa per un moto superficialmente generoso, o peggio pei
subdole considerazioni politiche, senza assumerci nessuna vera responsabilità ma pensando che, una volta
ancora, ci avrebbe pensato ”lo zio
d’America” ? Certo, non vogliamo
disconoscere che qualcosa di fa, in
Italia come in tanti altri paesi, per
mantenere i numerosi profughi: ma
l intenzione dell’Anno del rifugiato
andava appunto al di là di questa triste ordinaria amministrazione, tendeva a risistemare il maggior numero
possibile di famiglie di rifugiati, ponendo il loro problema di fronte alla coscienza personale dei membri
delle nazioni; si vuole cioè che il
problema umano dei 45 milioni di rifugiati sia avvertito da ogni cittadino. E in questo senso, in Italia, non
si sta facendo nulla.
Purtroppo, anche come Chiesa Valdese ci siamo conformati con questo
atteggiamento; e se ci sono persone,
fra noi, che si occupano dei rifugiati, si tratta pur sempre di casi isolatissimi. Bisogna che ce lo diciamo
sinceramente, anche se non è una
lieta verità. Non si sa quasi nulla,
da noi, dei problemi su scala mondiale che i rifugiati rappresentano,
delle loro difficoltà, di come vivono.
di chi li aiuta, di quel che le Chiese e il Consiglio ecumenico fanno per
loro, accanto al lavoro dei dipartimenti delle Nazioni Unite e dell’Al
to Commissariato per i rifugiati.
Quanti di noi sanno quanti campi
n no dei problemi più gravi, nella già
** grave situazione dei rifugiati, è
quello dell’infanzia e adolescenza. Non
sempre le famiglie possano rimanere
unite; quando finalmente il oapofar
miglia ottiene il visto d’ingresso di
un paese e una possibilità di lavoro,
spesso (almeno allo stato attuale)
non può condurre con sè i suoi, che
potrà richiamare solo più tardi. I
bimbi e i giovani sono quelli che più
soffrono della relativa reclusione nei
campi, dell’inattività, della mancanza di ogni intimità familiare; per non
parlare delle difficoltà d’istruzione, in
paesi di lingua diversa.
profughi esistono attualmente in Italia, e quanti li abitano? Quanti di
noi conoscono il lavoro della sezione
italiana del Servizio ecumenico per
i rifugiati, diretta dal Post. Guido
Comba? Quanti di noi sanno qualcosa di più che l’esistenza di case
per rifugiati come VUliveto e Villa
Olanda? C’è da rimanere sconcertati.
E non bisogna assolutamente che
quest’ Armo del rifugiato — che,
nella umile ma fervida intenzione di
chi l’ha lanciato, non pretende certo ’’risolvere” il problema, ma af
frontarlo, seriamente, umanamente
■— passi fne è'^gtà trascorsa la metà! ) senza che anche noi ne abbiamo
preso seriamente coscienza, come
discepoli al servizio del Signore venuto per servire. Cercheremo, sulla
nostra stampa, di dare informazioni
al riguardo; e ci auguriamo che anche la nostra Chiesa, dopo aver conosciuto coloro per cui siamo chiamati a pregare e ad agire, non si
tragga indietro e non scarichi la responsabilità sullo ’’zio d’America”
Guardiamo questi volti, dolorosi o
avidi di speranza. Sono volti di fratelli, i minimi” dietro a cui sta,
oggi ancora, il Signor Gesù Cristo.
Gino Conte
Come vengono accolti
Î rîfngîati ?
Difficile rìambìentarsì
a 90 anni
Contiamo sulla collaborazione del
Past. Guido Comba, che dirige la
branca italiana del servizio ecumenico dei rifugiati, per conoscere quel
che si fa in Italia.
Ricordiamo intanto che. per assistere questi milioni di uomini (13
nella sola Europa) i quali, com e star
IO detto « hanno votato con i loro
piedi», è stato creato dalle Nazioni
umte l’Alto Commissariato, con sede
a umevra, attualmente diretto dallo
svizzero Dr. August Lindt. Numerose
associazioni benefiche — fra cui la
Croce Rossa — si associano al suo
lavoro, e le Chiese danno il loro apporto. Uno dei dipartimenti più attivi dei Consiglio ecumenico e quello
del servizio dei rifugiati, e agisce in
tutti i punti nevralgici del gloho (vedi pagina seguente).
Ma può essere interessante — e stimolante! — sapere quel cfie si sta già
facendo, in altri paesi, in quest’Anno
dei rifugiato.
dollari, cioè il quadruplo delle offerte
negli anni « normali ».
U. S. A. — Il Congresso devolverà
con ogni probabilità 10 milioni di dollari, e altri 20 milioni si propongono
di raccogliere le Chiese; ma la decisione più importante è quella presa
dal Congresso modificando le leggi
dell’immigrazione : potranno entrare
annualmente negli S. U. 20.000 rifugiati oltre gli immigrati normali.
GRECIA. — Per quanto povera e
bisognosa essa stessa di aiuto dispone remissione di una serie di francobolli con sovraprezzo a favore dei rifugiati.
NORVEGIA. — Chiede ai suoi 3,5
milioni di abitanti mezzo milione di
dollari. Un norvegese, Odd Nansen,
che fu il primo Alto Commissario per
i rifugiati, ha detto in questa ocoa
sione : « L’amore del prossimo è sempre una buona politica».
W edete questa vecchietta? Potrebbe
essere una nostra «magna»... Ha
92 anni, e sta volando da Hong-Kong
ad un aeroporto europeo: Roma, Milano, Francoforte, Parigi, Londra....
per lei è lo stesso. E’ una russa che,
stabilitasi con i suol in Manciuria,
allo scoppiare della rivoluzione rus
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sa, è stata poi raggiunta pure là dall’instaurarsi del regime sovietico. Tramite il Consiglio ecumenico e l’ONU,
la sua richiesta di lasciare un mondo
in cui si sentiva estranea è stata accolta: dopo lunghe pratiche ha potuto raggiimgere Hong-Kong e'di là, trascorso un periodo di «quarantena»
igienica e burocratica, con l’aiuto del
Consiglio ecumenico è partita per
una nuova terra : potrà essere una pa.
tria? c’è ancora una speranza nel suo
sguardo? Dipenderà molto da coloro
che l’accoglieranno. La sua è l’odissea
di molti dei 60 ospiti di Villa Olanda.
Abbiamo già parlato, qualche volta,
di questa Casa per profughi, come pure de L’Uliveto (che però non è per
persone anziane ma per rifugiati ancora in grado di lavorare), ma presenteremo più diffusamente questt
Istituti che, sorti con l’aiuto del Consiglio ecumenico sono ora sostenuti
dalla Chiesa Valdese, e sono le uniche «case per profughi» (ci sono, a
Trieste, nell’Emilia, presso Napoli e
altrove dei campi) esistenti in Italia.
SVIZZERA. — Il Governo federale
ha deciso di devolvere a questo scopo
1 milione di franchi, e altrettanti si
propongono di raccoglierne le Chiese,
una parte della stampa sostiene questo impegno, e raccomanda che l’aiuto non si esaurisca in un’offerta in
denaro ma si esprima in solidarietà
umana.
GRAN BRETAGNA. — E’ uno dei
paesi più ospitali (1 rifugiato ogni 200
abitanti): la nazione è mobilitata per
raccogliere quest’anno 7 milioni di
PAESI BASSI. — La regina Giuliana, che fu il primo capo di Stato ad
interessarsi attivamente del problema
dei rifugiati subito dopo la guerra,
invita caldamente il suo popolo a sol
stenere l’Anno mondiale, e il pop»olo
olandese, che già tre anni la spontaneamente ha consacrato un’ara del
proprio salario in favore dei rifugiati ungheresi, conta raddoppiare l'offerta.
E l’ITALIA?
Accanto a quelli dei fanciulli, i casi
dei rifugiati anziani sono fra i più tristi : non possono più nenameno sperare di rifarsi una vita, e non è facile
accettare di dipendere dalla carità
altrui per tutto il resto dei propri
giorni, specie se è la carità burocratica di qualche organizzazione. Si tratta di rendere questa carità calda, personale: di creare delle case e non dei
ricoveri.
Un arrivo di rifugiati, coloro — è stato detto — che « hanno votato con
i propri piedi »,
3
X -r;,X<>' Gennaio I960
L’ECO DELLE VALU VALDESI
pag. 3
iA^LCUN! PUNTI NEVRALGICI
Il materiale per queste pagine sui rifugiati ( specie i dati
statistici) è stato tratto dai bol‘ lettini d'informazione del Consigno ecumenico — in particolare del Dipartimento di servizio dei rifugiati —, e da « La
Vie protestante », che ha dedicato diversi pregevoli numeri
all'Anno del rifugiato.
Le foto e il disegno sono a
cura del Consiglio ecumenico.
il
Maghreb
I a guerra ira grirredentlsti algerini
e la Francia che considera l’Algeria come una delle Regioni del suo territorio metropolitano ha provocato
l’esodo di 240.000 arabi algerini, concentrati ora in numerosi campi in
Tumsia ed in Marocco, in condizioni
imserabUi. Se paesi ricchi e progrediti stentano a riassorbire dei rifugiati,
è facile immaginare come la cosa di
venti tragica in paesi in cui la miseria è per ora cronica, in cui la grande
maggioranza della popolazione è sottoalimentata. Anche qui, in Tunisia e
nel Marocco, le organizzazioni internazionali, e il consiglio ecumenico e
la Chiesa Riformata di Francia fanno tutto ciò che possono ; ma si tratta
spiesso di gocce che cadono su ima
lastra rovente.
Milioni di nofflini si spostano
Dal 1910 al 1939
900.000
250.000
2.500.000
2.000.000
1.400.000
400.000
1.200.000
6.000.000
1.000.000
1.500.000
Durante le guerre balcaniche 900.000 turchi, greci e bulgari
furono costretti ad abbandonare le loro case.
250.000 Armeni — dopo li massacro di 600.000 dei loro da
parte dei turchi — cercano rifugio in Russia.
Alla fine della, prima guerra mondiaie, il trattato di Losanna
(1923) continua lo spostamento di 2.500.0(K) turchi, greci e
bulgari.
La rivoluzione bolscevica trionfa in Russia e 2.000.000 di persone cercano rifugio, in Europa.
La disfatta deH’Impero tedesco e di quello austro-ungarico e
il loro sfasciarsi territoriale obbliga 1.400.000 tedeschi a rientrare in una Germania dai confini assai ristretti.
Gli stati di nuova creazione: Romania e Jugoslavia obbligano 400.000 ungheresi ad emigrare.
Baltici, polacchi e turchi fuggono dairU.R.S.S. in cui si inaugura il nuovo regime.
6 milioni di uomini sono deportati neU’intemo dell’U.R.S.S.
per colonizzare la Siberia
Coloni polacchi, romeni e francesi colmano, con l’appoggio
di vari stati, le zone abbandonate dai rifugiati.
Negli anni 1933-1939 fuea dai paesi a regime totalitario':
1.000.000 dalla Germania, 250.000 dall’Italia, 250.000 dalla
Spagna.
(6.000.000 di ebrei trovano la morte nei campi di concetramento).
17.150.000 uomini, dal 1910 al 1939, sono sradicati.
Dal 1939 al 1959
1.000. 000 1 milione di ebrei riesce a fuggire dalla Germania nazista.
1.000. 000 Hitler costringe un milione di lavoratori di origine tedesca a
rientrare in Germania (1939).
9.000. 000 Circa 9 milioni di uomini sono costretti da Hitler a recarsi
a lavorare in Germania, dai paesi occupati (nel 1945 c’erano
in Germania 2,5 milioni di francesi. 3,5 milioni di polacchi
70.000 lituani 395.000 jugoslavi, e lettoni, danesi, norvegesi,
olandesi, italiani..,). Mentre 8 milioni furono rimpatriati alla
fine della guerra a cura dell’U.N.R.R.A., circa un milione di
, questi iavoratori forzati non vollero tornare nei loro paesi
occupati dai russi ed emigrarono oltre oceano.
3.500.000 II trattato russo-tedesco costringe 3,5 milioni di polacchi ad
evacuare sia verso ia Germania che verso l’U.R.S.S.
1.200.000 Ij’o'ccupazione e la spartizione italo-tedesca dei paesi balcanici provoca la fuga di ungheresi, serbi, croati, romeni, bul
. gari e greci
425.000 In seguito all’armistizio del 1941 la Carelia e la zona del
Ladoga è abbandonata ai russi provocando un esodo finlandese.
: 750.000 Greci fuggonc* la guerra civile.
' 500.000 'Negli stati sateliiti almeno mezzo milione di persone sono
’toccati da scambi di iwpolazione.
4.000. 000 Baltici, polacchi, akraini, caucasici, tedeschi d’origine della
, zona del Volga sono deportati in Siberia.
9:000.000 RipoEKjlamento delle zone così abbandonate: russi negli stati
balticà e nella Prussia orient., polacchi in province tedesche,
cèchi nei SudetL
12500.ÙOO In base al trattato di Potsdam 12,5 milioni di tedeschi di
. -, stirpe (Volksdeutsch) seno rimandati nel loro paese vinto
- (fra questi 4 milioni di transilvani, che erano emigrati dalla
Germania nel XIV sec.O.
400.000 Rifugiati d’origine tedesca viventi in Austria.
530.000 Italiani d’origine devono abbandonare l’Istria, la Dalmaz'a
la Cirenaica.
31.000.000 L’avanzata giapponese in vari paesi asiatici provoca un im■ : ■ menso movimento di rifugiati di svariate nazionalità.
26.200.000 Le guerre di Corea, dTndocina, la fuga di cinesi verso Hon.gKong, il conflitto fra India e Pakistm, dopo il 1945. provocano una nuova immensa ondata di rifugiati.
1.700.000 Rifugiati arabi hanno dovuto abbandonare il territorio
del nuovo stato d’Israele, ritirandosi in Siria, in Egitto,
soprattutto in Giordania.
2.6(X).000 Tedeschi della zona, orientale, per lo più attraverso Berlino, si rifugiano nella Germania occidentale.
180.000 Ungheresi, dopo la rivolta d’ottobre 1956, fuggono la repres
sione sovietico-comunrsta.
240.000 Algerini rifugiati in Tunisia e nel Marocco.
105.625.000 uomini, dal 1939 al 1959, sono sradicati.
(Questo senza calcolare movimenti minori ma sempre considerevoli: ad es. la cacciata degli olandesi dall’Indonesia —
più facilmente riassorbiti, questi —, U conflitto cino-tibetano
con l’ondata di profughi tibetani riparati in India, ecc.).
I a maggior parte dei profughi provenienti dalla zona
^ orientale della Germania e riparati in quella occidentale sono passati attraverso Berlino : mentre la frontiera
che taglia in due il suolo tedesco è diventata ben presto
una cortina di ferro che è praticamente impossibiie superare ciandestinamente, la maggior possibilità di circolazione fra ia zona sovietica di Berlino e Berlino Ovest,
divenuta oggi si può dire libera, ha permesso a centinaia
di migliaia di persone di passare inavvertite nel settore
occidentale della città e di lì, chiesto asilo politico, mediante il ponte aereo (nel centro di Berlino Ovest sorge
l’aercporto di Tempelhof) hanno potuto essere avviate
ai campi di raccolta della Germania di Bonn: fra 2,5 e 3
milioni di rifugiati hanno così varcato la cortina di ferro,
dopo il 1945 ; ora sono quotidianamente 3(X)-40O, soprattutto
giovani. Si comprende facilmente quale problema essi rappresentino, specie se si considera che la Germania ha già
dovuto accogliere, nel dopo guerra, milioni di persone di
stirpe tedesca (Volksdeutsch) costrette a rientrare nella
terra di origine, spesso remota (cfr. il quadro statistico).
Molti di questi rifugiati hanno ormai trovato una sistemazione, nella Repubblica federale o altrove, ma ve ne
sono ancora decine di migliaia nei campi, molti da 10 anni
Berlino
Hong-Kong
P iù lontano da noi, ma ancora ben più impressionante è
r il caso di Hong-Kong : questa colonia della Corona britannica è stata, dopo il 1945, il centro di raccolta di milioni di profughi dalla Cina e dal Vietnam, indigeni, ma
pure bianchi, specie russi venutisi a stabilire in Cina e in
particolare in Manciuria, quando scoppiò la rivoluzione
bolscevica. Questa massa enorme di rifugiati passa pqr
Hong-Kong, dove organizzazioni intemazionali (Coirunissariato per i rifugiati dell’O.N.U., Croce Rossa. Servizi
ecclesiastici — fra cui un centro d’assistenza del Consiglio
ecumenico) si occupano di smistarli in molti paesi del
mondo. Naturalmente questi richiedono esami, specie medici, e danno la precedenza, nell’accoglimento delle doman.
de, ai giovani in grado di lavorare, più facili a riambientarsi. Questo fa sì che i casi più gravi, spesso insolubili
sono quelli dei bimbi, degli ammalati, delle persone anziane : sono questi che continuano a popolare i campi e i centri di raccolta, a Hong-Kong come un po'’ ovunque, sono
gli... X indesiderati » ; di loro si occupa in modo particolare
il Consiglio ecumenico'. Malgrado' lo smistamento, però. so.
no sempre milioni quelli che a Hong-Kong si stipano in
bidonvilles inimmaginabili, in condizioni proibitive.
Pakistan
Q uandO', alla fine della guerra, l’India conquistò rindipen.
denza, il vecchio Dominion inglese si sfasciò e il suo
territorio fu diviso fra l’India propriamente detta (una
federazione di Stati a grande maggioranza indù di razza
e di religione) che^-rappresentava il corpo dell’immensa
penisola, e il Pakistan (in grande maggioranza di razza
semita, e di religione musulmana), diviso in due parti,
quella occidentale lungo il corso dellTndo, e quella orien'
tale intorno al delta del Gange, la zona del mondo più
densamente — e forse più miseramente — popolata. Que
sta spartizione del paese ha portato ad un esodo di musulmani residenti in zone che dovevano far parte dell’India,
verso uno dei due settori del Pakistan. E pure qui, dato
lo stato di miseria cronica di larghissimi strati della popo
lazione, in paesi dove annualmente centinaia di migliaia
di persone muoiono di fame, questi spostamenti hanno
aperto dei problenii tragici.
I 1 Consiglio ecumenico ha raccolto tutto un impressio• nante documentario fotografico sulla situazione dei ri
fugiati. e molte fotografie mostrano, come quella qui a
fianco, dei ragazzi e degli adolescenti: volti segnati dalla
tristezza, dalla fame, dairinquietudme, volti che sembrano
chiedere « perchè? », volti su cui fiorisce come nel deserto
un sorriso fiducioso ; volti di bimbi arabi, cinesi, ungheresi
tibetani, spagnoli, algerini, russi, pakistani, tedeschi, ju
goslavi, i bimbi del gran popolo dei senza patria, che
spesso sono anche senza famiglia.
Medio Oriente
A Itro punto nevralgico sul triste globo dei rifugiati è il
" Medio Oriente : la costituzione dello Stato d’Israele, e la
tensione che da allora ha regnato nella zona, hanno portato' airallontanamento forzato dalle zone israeliane di
arabi, le cui famiglie vi si erano stabilite da secoli: si è
così formata una massa di 1.7(X).000 rifugiati arabi in Egitto
(specie nella fascia di Gaza), in Siria, nel Libano, ma
soprattutto nella già poverissima Giordania, dove sono
cltre mezzo milione, cioè un terzo della popolazione totale!
Essi vivono tutti in campi, assistiti dalle Nazioni Unite;
ma il problema di riadattarli nei nuovi paesi, già zone
m’sere e sottosviluppate, appare insolubile: essi trascorrono
così un anno' dopo l’altro nei campi, chiusi nella loro amar
rezza e nel loro rancore: fin troppo maturi per la propaganda di chi trova il proprio interesse politico a soffiare
su! fuoco. Abbiamo qui una massa che oltre a soffrire profondamente della sua situazione, senza lavoro, senza par
tria, senza prospettive di mutamento, rappresenta pure un
pericoloso focolaio di scontento' e di tensione.
Brasile
. l ->
p eco finalmente un’immagine serena: un pope ortodosso
•“ visita un gruppo di famiglie ortodosse che lo scorso
anno hanno potuto essere risistemate, sotto gli auspici dei
Consiglio ecumenico, in Brasile. Per molti questa è stata,
in tanti paesi, la fine deH’odissea. Ma affinchè i milioni che
ancora attendono conoscano questa gioia è stato lanciato,
alle nazioni e alle Chiese, l’urgente ar>i>ello per l’Anno
mondiale del rifugiato.
4
pag. 4
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
lo Gennaio 1960 — N. 1
CI SCRIVONO
Dialogo sul marxismo
Massello, 14 dicembre 1959.
Caro Direttore,
Mi permetto di esprimere il mio vivo
plauso alla bella ed appassionata rassegna presentata dal prof. Mario Miegge su
« L’Eco » deiril dicembre u. s. di quelli che sono i principi, direi, eterni del
marxismo, che, cioè, non tramonteranno
neanche quando sarà veramente tramontata dovunque la società borghese col sistema capitalista, ma solo con la fine del
mondo e l’avvento di un Regno che nessuna dialettica della storia potrà abbattere.
Forse, però, esistono per noi, non solo
come cristiani, ma anche come uomini
che con serenità possono guardare al passato ed alle conseguenze che ha avuto,
nonché alle riflessioni che ne hanno tratto i nostri padri, alcuni intoppi che non
è il caso di trascurare nè di minimizzare.
E’ molto bello e, più che questo, necessario « rovesciare il meccanismo dell’economia moderna e far diventare l’uomo
soggetto e non più oggetto del processo
di produzione, padrone e non più schiavo della macchina » ma dobbiamo riconoscere che esistono schiavitù ben peggiori di quella della macchina perchè da
quella ognuno è contento di liberarsi o di
essere liberato non appena ne abbia la
possibilità... senza troppi rischi. E forse
una delle più disastrose di queste schia
vitù è quella che può verificarsi nei confronti dello Stato con « S » maiuscola.
Non basta liberare l’uomo, e in particolare l’operaio, da tutte le possibili alienazioni, se, poi, lo si vuole assorbire in
un « collettivo » tendente a togliergli ogni
libertà, ogni volontà, ogni responsabilità,
ogni personalità, sia esso di natura religiosa (v. il caso della Chiesa Cattolica)
0 politica (v. il caso dello Stato Comunista alla lettera). Non è lecito far rientrare nei problemi del « collettivo » tutti
1 problemi del « singolo » da quelli lavorativi, a quelli ricreativi, familiari, affettivi, ecc., appunto perchè il « singolo »
ha un valore ed una vita superiori a quelli del « collettivo » sia come durata, s’a
come portata. 11 « singolo » non può inserirsi in un « collettivo » e dipenderne
allo stesso modo come una pecora si in
serisce e dipende dal branco, solo « tutto »
di cui essa si riduce ad una parte.
Se il « collettivo » ha le sue buone ragioni per esistere ha anche le sue buone
ragioni per esistere nei soli campi di sua
competenza, anche, anzi soprattutto come « collettivo umano ». Solo in questo
modo^ potrà riuscire nei suoi campi stessi,
poiché, diceva il buon Bertoldo : « Chi
s’impiccia degli affari altrui, trascura i
suoi » : invadendo i campi del « singolo »,
che sono ancora i più numerosi, finirà per
lasciar scapitare i suoi.
Cosi, certo, il « singolo » tentato di sottrarsi alla dura dialettica dell’« EntenEller », dell’« Aut-aut » vorrà invadere
quella del « collettivo » con evidenti conseguenze disastrose per entrambi, culminanti nelle non ancora dimenticate interferenze reciproche del pensiero e della
politica — che, sia pure indirettamente,
abbiamo potuto notare ned paesi d’oltre
cortina in questi ultimi anni — con scapito e dell’approfondimento del primo e
della buona attuazione della seconda.
Non si presuppone in questo, mi si potrà obiettare, nn dualismo, una netta separazione — inesistente — fra « singolo »
e « collettivo », fra « spirito » e « materia », in fondo, la quale non fa che accentuare la già grande delicatezza del rapporto fra i due termini? Forse. Ma crediamo che il risolverla sia piuttosto affare
di ognuno, del « singolo » ancora — ed
in questo spicca la sua superiorità — una
questione di vita che non una questione
di dottrina. Allo stesso modo, cioè, come
in astronomia sono considerate parallele
due rette che si incontrano, senza scapito
Frasi significah've
« Ad un grande Papa genovese e devoti»
simo della Madonna, Benedetto XV, va il
merito insigne di aver istituito la festa liturgica di « Maria Mediatrice di tutte le
grazie », la verità che, accettata da tutta la
tradizione cattolica, attende ancora conferma dall’infalKbile parola del Sommo
Pontefice » (da « La Madonna della Guardia », Bollettino del Santuario sul Monte
Figogna). La tranquillità con cui una frase
del genere può trovar posto, sia pure in
un bollettino senza importanza, dà da pensare! E questo tanto più quando si legge,
in tale bollettino, che « la Mediazione di
Maria è insegnata di fatto dal magistero
ordinario della Chiesa, che si manifesta
con la liturgia, le encicliche, le lettere dei
vescovi e la predicazione universale. Ognuna di queste voci s’unisce in coro possente per affermare che Maria, elevata al disopra di tutti gli uomini, sta tra noi e Dio
(la sottolineatura è nel testo), o meglio tra
il Figlio suo e noi (siamo noi che sottolineiamo), designata per essere in eterno
Mediatrice Universale! »
per 1 esattezza dei calcoli ad esse relativi.
E solo il « singolo » può ritrovare la
strada della dialettica « io-tu » di cui parla
Feuerbach, maestro di Marx, in cui i rapporti non sono più quelli ideali di un
collettivo con un altro collettivo, ma quelli concreti, dolorosi e ben più problematici a « tu per tu », appunto, col prossimo, anteriori alla creazione stessa del
collettivo che, poi, non ne è che uno dei
sudati frutti.
Ed è ancora il singolo che riceve una
« vocazione » in base alla quale resterà
sempre tale, che gli piaccia o no, che lo
voglia o no, che sgambetti, che corra, che
faccia orecchio da mercante, che trovi la
scusa di essere balbuziente o zoppo, o
cretino se vuole, da un altro « Singolo »,
da cui dipendono « singoli » e « collettivi » con le loro vocazioni.
E di questo, grazie a Dio, ci è dato dì
fare 1 esperienza più chiara, più inequivocabile, più incontestabile, perchè se non
in noi il che non sia — in qualcuno
almeno dei nostri concittadini è giocoforza riconoscere i segni lampanti di una
vocazione talmente viva e talmente ribelle a qualsiasi tentativo di inserirla in
un piatto ed uniforme « coUettivo » da
non poter essere misconosciuta.
Il problema, dunque, mi pare che non
sia tanto: «Marx in soffitta?» ma: «Che
cosa dì Marx in soffitta? E che cosa fra
di noi? » poiché se è vero che è « scandaloso » ammettere certi punti di Marx,
è forse delittuoso ripudiarne certi altri —
che la Chiesa non ha sempre il coraggio,
di appoggiare. Come di ogni idea, del
marxismo non si può accettare tutto o
niente, ma accettare e rifiutare quello che
va accettato e rifiutato. Non possiamo essere concordi nè con quelli che gridano
allo scandalo e si tappano le orecchie per
non udire le blasfeme parole di Marx
quando ne corrono il rischio, nè con quelli
che aspettano ogni cosa dalle sue dottrine
facendone il metro e la regola dei loro
pensieri, delle loro parole e delle loro
azioni. Dobbiamo riconoscere che non basta sostituire l’aggettivo « scientifico » a
quello « metafisico » della innocua, buona
e vecchia filosofia medioevale, per dare
vita al nostro pensiero e alla nostra speculazione, ma che è necessario, innanzitutto, che partiamo dal nostro intimo,
senza limitarci ad un superficiale desiderio di giustizia nato dal sentimento della
oppressione, che non consideri i motivi
più profondi della sua esigenza, non li
valuti, e non sappia trame le conseguenze. Fraterni saluti.
Suo in Cristo Claudio Tron,
Calvinismo e capitaiismo
ANDRE BIELER :« La pensée écono
mique et sociale de Calvin». Ed.
Georg, Genève, 1959, pp. ^2.
L’editore presenta quest’opera così : « con questo lavoro, possediamo
finalmente una dottrina sociale protestante dettagliata, che esprime il
pensiero originale della Riforma».
L’autore è spinto a questo lavoro
dalle frequenti discussioni intorno alla pretesa di trovare nel calvinismo
l’origine del capitalismo. Egli vttole
vedere che cosa abbia veramente ptensato ed operato Calvino, in campo
sociale. Ma la accuratezza e la completezza della sua indagine fa di quest’opera un vero trattato di morale
sociale calvinista.
Dopo aver confrontato gli atteggiamenti assunti dai grandi riformatori
del secolo XVI, di fronte ai problemi
sociali portati all’esasperazione dalla
combutta fra grandi finanzieri, principi conservatori e curie cattoliche,
da un lato, e dalla rivoluzione anabattista da un altro lato, l’autore esamina la vita e l’attività di Calvino
prima e dopo la conversione, nel primo soggiorno a Ginevra, durante l’esilio a Strasburgo e dal ritorno a Ginevra fino alla morte (1564): sempre
sotto il profilo sociale.
Egli trova così che le sue prese di
posizione hanno un fondamento' dottrinale che deriva dalla meditazione
della Parola di Dio. Perciò esamina
ampiamente la dottrina di Calvino
sulla vita sociale, con un procedimento sistematico che non si lascia sfuggire nessim problema trattato dal riformatore. Alla luce della Rivelazione il destino deH’uomo appare accompagnato da due grandi regimi provvisori ma necessari, fra loro indipendenti ma cooperanti, quali sono lo
Stato e la Chiesa. Dalla loro dialettica viene necessariamente il regime
di libertà democratiche che noi oggi
godiamo, ovimque la dottrina calvinista ha trovato eco.
Le questioni della tensione fra ricchi e poveri, della proprietà, del ruolo economico dello Stato, del lavoro
nelle sue varie forme, sono state esaminate da Calvino alla luce dei testi
sacri e sono state risolte in una equa
distanza fra individualismo e comunismo, e in una esaltazione religiosa
del lavoro umano. Perciò alcune tendenze recenti a collegare il calvtnismo al capitalismo risultano infondate e superficiali. Semmai Calvino ha
sottolineato il carattere sociale dell’uomo. dei suoi beni e del suo lavoro. Solo in quanto il capitalismo viene da una rivalutazione dell’attività
del commerciante, che Calvino seppe
comprendere come funzione della carità, e in quanto esso esigeva il superamento del vincoli ideologici stretta
mente conservatori della scolastica, si
può riconoscere nel Calvinismo originario ed autentico un contributo a
quanto c’è stato di valido neU’esperienza capitalistica. f. d.
Scuola Latina
di Fomaretto
Doni ricevuti con riconoscenza dal 1-91959 al 31-12-1959.
Sig. Emma Rostagno (Alessandria) Lire
5.000; Peyronel Ebie, riconoscente (S. Germano Chisone) 5.000; Chiesa di Como 5
mila; Ida e Gina Bertalol (Pinerolo) 1.000;
Nelly Rostan (S. Germano Chisone) 2.000;
GinPetta Balma (Parma) 1.000; Ilda Revel
(S. Germano Chisone) 2.000.
Contributi volontari alunni.
Couconrde Ferruccio (Inverso Pinasca)
L. 2.000; Pastre Iva (Pomaretto) 2.500;
Peyrot Valdo (Bovile) 1.000; Tron Orlando (Pomaretto) 2.000; Genre Anna (Pomaretto) 2.560; Villielm Roberto (Pomaretto) 1.000; Massel Valdo (Chiotti) 2.000;
Richard Nadina (PraU) 2.000; Bertalot D no (Prali) 1.000; Collet Gino (Pomaretto)
2.000.
Aiuli
e a
busi
La Federazione Luterana Mondiale
sospende gli aiuti alla Siria.
La Federazione Luterana Mondiale
ha smesso di inviare indumenti per j
100.000 rifugiati siriani, perchè il governo esigeva che, oltre ai ventimila
veramente bisognosi, si aiutassero anche quanti erano ormai economica
mente indipendenti. Ultimamente pa
recchi rifugiati si presentavano alle
distribuzioni di indumenti con ia prò
pria automobile. Nel corso degli ultimi sette anni 1.500 tonnellate di in
dumenti erano state spedite in Siria
per conto della Pederazlone Luterana. QuesfUltima continuerà ad occuparsi delTopera di soccorso medico.
(S.OE.P.I.)
ALLEANZA EVANGELICA MONDIALE
SBÉttmana univarsale di /ti^eghiara
Domenica 3 Gennaio - Domenica 10 Gennaio 1960
Appello alla Preghiera
(Il seguente appello alla preghiera è stato firmato da dirigenti delle Chiese di Gran Bretagna e di altri paesi; da rappresentanti dell’Alleanza Evangelica e dalla Fratellanza Evangelica
Mondiale, e da dirigenti di varie Società Bibliche e Missionarie,
la cui coUaborazione ha permesso di spargere in tutto il mondo
e di tradurre in molte lingue gli argomenti di preghiera).
A tutti coloro che in ogni paese
invocano Dio nel Nome del nostro Signor Gesù Cristo
Per quanto l’Alleanza Evangelica abbia avuto il privilegio
di organizzare la Settimana di Preghiera fino dal 1845, è soltanto dal 1860 che, in seguito a richiesta di un gruppo di missionari, è diventata veramente universale. Noi desideriamo in modo
particolare che in questo primo centenario la Settimana di Preghiera sia osservata più ampiamente che nel passato. Non vi è
mai stata un’epoca nella quale vi fosse maggior bisogno di intercessione in comune. La situazione del mondo presenta un
quadro estremamente grave. Mentre ringraziamo Dio per le porte
che sono ancora aperte alla predicazione dell’Evangelo, dobbiamo renderci conto che altre porte si stanno chiudendo. Da ogni
parte il Cristianesimo è sfidato. In un’epoca come questa, la Cristianità deve unirsi in preghiera.
Di nuovo, perciò, noi vi invitiamo ad unirvi nella preghiera e
nell’intercessione in comune durante tutta la prima settimana del
1960. Preghiamo in modo speciale affinchè in questi anni importanti nei quali noi viviamo, possiamo sperimentare tempi di refrigerio spirituale per la presenza del Signore.
Lunedì, 4 Gennaio 1960
La Salvezza di Dio
Letture: Isaia 55; Ilesini 1; 3-14.
Meditazione : Le parole ci mancano per ringraziare Dio di
quanto Egli ha fatto per noi. Noi ci presentiamo dinanzi a Lui
con sentimenti di lode e di adorazione, salvati ed uniti per il
sacrificio di Cristo, desiderosi di essere sempre più trasformati
alla Sua immagine e resi capaci di vivere alla Sua gloria.
Confessione: Noi abbiamo così spesso trascurata questa « così
grande salvezza », non riconoscendo che eravamo interamente
perduti. Abbiamo cercato di salvarci coi nostri propri sforzi e i
nostri meriti. Credendo solo in parte, abbiamo impedito a noi
stessi di essere « salvati appieno per mezzo di Gesù Cristo »
(Ebrei 7: 24-25).
Ringraziamento: Lodiamo Dio per il Suo dono ineffabile^ Egli
ci ha eletti, ci ha perdonati, ci ha adottati, ci ha redenti, ci ha
illuminati con la Sua Parola, ci ha suggellati e santificati col
Suo Spirito (Efesini 1: 3-14).
Supplicazione: Affinchè tutti i membri delle nostre chiese
possano realmente diventare delle «nuove creature»; affinchè la
nostra salvezza divenga in ciascuno di noi una forza dinamica,
che distrugga ogni ostacolo all’opera del Signore; affinchè il
mondo intero giunga alla conoscenza dell’amore divino manifestato in Cristo nostro Signore.
Martedì, 5 Gennaio 1960
La Vocazione cristiana
Letture: Esodo 3: 1-10; Luca 5: 4-11.
Meditazione: Dio non ci salva soltanto; Egli chiama ciascuno
di noi a servirlo. Riscattati a caro prezzo, noi non apparteniamo
piu a noi stessi. Noi siamo diventati un reai sacerdozio per
annunziare al mondo intero l’eccellenza di Cristo.
Confessione: Noi non abbiamo preso sul serio l’appello di
Cristo rivolto ad ogni credente, e neppure la nostra personale
vocazione. Invece di servire Cristo quale Signore, siamo tutti
stati troppo spesso assorbiti dai nostri propri interessi o da
quelli della nostra famiglia. Perfino nel nostro lavoro cristiano,
non ci siamo sempre ricordati di essere al Suo servizio.
Ringraziamento: Quale gioia di essere resi capaci di lavorare con Dio, e di lavorare come Lui! Quale onore di divenire
Suoi collaboratori, e quale privilegio di ricevere la stessa missione di Cristo! (Giov. 17: 18).
Supplicazione: Affinchè il Signore non ci metta da parte, ma
rinnovi la nostra vocazione, come ha fatto per Simon Pietro
(Giov. 21: 15-17).
Affinchè Egli ci riconduca al punto nel quale esclamiamo :
« Eccomi, manda me ! » (Isaia 6: 8).
Mercoledì, 6 Gennaio 1960
Operai cristiani
Letture: Numeri 8: 13-19; Matteo 9: 36-38; Romani 10: 14-15.
Meditazione: Malgrado l’appello rivolto a tutti di lavorare
nella messe, vi sono sempre pochi operai. Preghiamo di più per
coloro che combattono in prima linea; aiutiamoli a portare il
loro peso ; intercediamo con le nostre preghiere per assicurare
loro il rifornimento spirituale e materiale. Essi sono sempre
sovraccarichi e il nemico ne fa oggetto di speciali attacchi. Come
l’apostolo Paolo essi ci implorano: «Pregate per me» (Efesini
6: 19).
Confessione: Troppo occupati di noi stessi, noi non abbiamo
sostenuto i servitori di Dio come avremmo dovuto. Li abbiamo
più volentieri criticati, che non incoraggiati. Abbiamo fatto troppo poco per suscitare e preparare nuovi operai.
Ringraziamento: Lodiamo Dio per tutti coloro cbe hanno
consacrato la loro vita al Suo glorioso servizio; per l’altruismo,
la perseveranza e la fedeltà di coloro che Egli ha mandato: pastori, evangelisti, missionari, diaconesse, infermiere, insegnanti,
ecc.
Supplicazione: Non ci stanchiamo di domandare al Signore di
suscitare nuovi operai; che Egli rinnovi ed accresca continuamente la fedeltà di coloro che già sono al Suo servizio ; che Egli
li preservi sia dallo scoraggiamento che dal mero attivismo, rivelando loro le buone opere che Egli ha innanzi preparate per loro
(Efesini 2: 10).
Giovedì, 7 Gennaio 1960
Porte aperte
Letture: Giosuè 1: 1-9; Atti 16: 5-10; Ap. 3: 8-11.
Meditazione: In un mondo ostile, nel quale una cosi debole
armata sta combattendo, Dio solo può aprire delle porte e mantenerle aperte. « La notte viene, in cui nessuno può operare »
(Giov. 9: 4). Certi paesi sono già chiusi all’Evangelo. Moltiplichiamo le nostre preghiere ed affrettiamoci a servirci di ogni
possibile occasione e di ogni mezzo utile per proclamare l’Evangelo.
Confessione: Troppo spesso ci siamo accontentati delle posizioni già conquistate, senza servirci delle porte aperte in diversi
luoghi. La nostra strategia è stata deficiente; siamo stati inceppati dalla nostra « routine » ed abbiamo anche cercato di forzare quelle porte che Dio stesso aveva chiuso.
Ringraziamento: Lodiamo il Signore perchè la Sua Parola
non è incatenata; perchè le porte di ferro si arrendono al Suo
potere; perchè, malgrado l’opposizione, l’opera dello Spirito
continua a infrangere le barriere umane.
Supplicazione: Affinchè il Signore ci mostri le porte che sono
realmente aperte; affinchè Egli le mantenga aperte, e ci aiuti ad
approfittarne, andando risolutamente avanti; affinchè possiamo
usare quei mezzi di comunicazione che nessuna frontiera od altra
barriera umana possono impedire, come la radio e la stampa.
Affinchè possiamo essere particolarmente coscienti della nostra
responsabilità verso l’antico popolo di Dio: gli Ebrei.
Venerdì, 8 Gennaio 1960
Pericoli e difficoltà
Letture: Giobbe 1: 6-12; 2: 1-6; Efesini 6: 10-12.
Meditazione: Il Signore ci ha avvertiti che nel mondo avremmo avuto tribolazioni; Satana ha chiesto di vagliarci come si vaglia il grano. Le difficoltà ci assalgono dal di fuori, ma sorgono
anche fra noi e nel nostro stesso cuore. La liberazione è promessa, ma sul terreno della fede e della completa obbedienza.
Confessione: Siamo stati spesso ciechi e presuntuosi riguardo
ai pericoli e alle astuzie del nemico; la paura e lo scoraggiamento ci hanno paralizzati. Quante volte il nostro temperamento
e le nostre suscettibilità hanno creato degli ostacoli nei riguardi
di Dio e del nostro prossimo.
Ringraziamento: Fino a questo momento il Signore ci ha
aiutati. Per mezzo delle prove Egli rimonda la nostra vita e purifica la Sua Chiesa. Egli porterà a compimento l’opera che ha
incominciata, e sarà con noi fino alla fine dell’età presente.
Supplicazione: Affinchè quei credenti che sono stati provati,
possano emergere dal loro duro cimento, gioiosi e vittoriosi!
Affinchè la loro radiosa testimonianza possa guadagnare alla
causa del Vangelo coloro che attualmente sono i suoi nemici.
Affinchè la nostra migliore difesa contro gli attacchi di Satana
sia di poter dire : « Egli non ha nulla in me ».
Sabato, 9 Gennaio 1960
Il Risveglio della Chiesa
Letture: Isaia 54: 1-10; Romani 13: 11-14; Efesini 5: 8-14.
Meditazione: Tutto sarebbe meravigliosamente cambiato se
noi fossimo quali Cristo ci vuole. Egli è venuto perchè le sue
pecore abbiano vita ad esuberanza. Fiumi di acqua vìva possono
scaturire dal nostro essere interno. Noi dobbiamo essere puri e
senza colpa, e brillare come luminari nel mondo, tenendo alta
la Parola della Vita. La nostra profonda unità spirituale proverà
la verità del Vangelo.
Confessione: Troppo spesso noi abbiamo il nome di vivere
e siamo morti. La nostra tiepidezza, le nostre miserabili divisioni costituiscono un ostacolo alla conversione delle anime. Per
causa nostra Dio non è glorificato fra i pagani.
Ringraziamento: Tuttavia con Lui ogni cosa è possibile. Egli
fa rivìvere i morti; Egli risanerà le ferite; Egli compenserà delle
annate che han mangiato le locuste (Gioele 2: 25). Vi sono segni
in tutto il mondo di una brama di vita nuova e dell’opera dello
Spirilo. Il Signore renderà la Sua Chiesa capace di essere vittoriosa fino alla fine.
Supplicazione: Ravviva l’opera Tua, ó Signore! Col tuo Spirito liberaci dalla sonnolenza e dall’aridità; riempici della tua
forza, che ci renda capaci di glorificarti mediante la nostra vita
e il nostro servizio, fino a quando la Chiesa comparirà dinanzi
a Te «santa ed irreprensibile» (Efesini 5: 27).
5
F
t
N. 1 — 1« Gennaio 1960
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
pag. 5
Guerra contìnua
In questi giorni di atmosfera natalizia ho cercato anch’io di diventare
« un po’ migliore » come ci è stato
a tutti autorevolmente raccomandato.
Ho detto al mio piccolo maligno demone anticlericale: « Sii buono almeno il giorno di Natale; non veder
sempre tutto nero; non veder sempre
’’preti in cattedra”; ricordati che ci
sono delle anime buone dovunque;
non esser così sospettoso; non rinchiuderti grettamente nei limiti della
tua parrocchietta valdese ai piedi del
Vandalino; guarda più lontano la diaspora d’Italia e, più lontano, la diaspora del mondo. Guarda bene e vedrai che il mondo non è ’’nero”; bisogna sperare, pregare, tendere le
mani ed iniziare un dialogo ».
E’ il più lungo discorso che il mio
demone abbia mai ascoltato; e non
basta! Ho aperto gli orecchi e curato
la vista. Ho riletto gli articoli di Sergio Rostagno e di Franco Falchi; ho
ascoltato i radio-messaggi papali; ho
appreso che, accanto al presepio papale c’era un piccolo abete; ho sentito risuonare l’espressione : « fratelli
separati »; ho letto che U presidente
degli Stati Uniti, dopo aver assistito
ad un culto nella Chiesa presbiteriana di Roma, ha stretto la mano a papa Giovanni XXIII, senza che nessuno si scandalizzasse di non vedergli
baciare l’anello.
E così ho detto al demone tentatore: «Taci». Ed ha taciuto.
Sennonché...
Preti in cattedra
...sennonché le vie del demonio sono molteplici e misteriose.
Così, proprio in questa vigilia natalizia, mi son trovato a dover leggere i resoconti sia pure molto riassunti, dei dibattiti parlamentari, delle
sedute in cui la maggioranza demo
cnstiana con l’appoggio della destra
elenco-fascista ha fatto^ al Vaticano
il più gradito dono natalizio: la legge sul piano decennale della Scuola
Corne è (o dovrebbe essere) noto a
tutti, l’art. 33 della Costituzione della Repubblica Italiana dice, fra l’altro:
« La repubblica detta le norme generali sulla istruzione ed istituisce
scuole statali per tutti gli ordini c
gradi. Enti e privati hanno il diritto
di istituire scuole e istituti, senza oneri per lo Stato ».
Per Natale il Parlamento d’Italia
ha trovato il modo di dare al Vaticano i mezzi di ricevere una grossa,
grossa fetta dei miliardi stanziati per
la Scuola. Intendiamoci : non li verserà direttamente al Vaticano, ma alle Scuole parificate che, bontà loro.
Ordini religiosi ed Enti cattolici fanno sorgere un po’ dovunque. Bontà
loro, bisogna sottolineare, perchè lo
Stato, poverino, non le può istituire
lui quelle scuole e quindi bisogna esser riconoscenti a chi, così disinteressatamente, si sobbarca a quel compito.
Disinteressatamente : infatti chiedonsi soltanto contributi indiretti :
per riparazioni, nuove costruzioni, arredamento, borse e chi più ne ha, più
ne metta (ivi compresa la formazione
spirituale). La Costituzione ' dice:
« senza oneri per lo Stato ». Ma è forse un’« onere » dare ai preti il mezzo
di stare sempre più saldamente in
cattedra?
PARTE SICOIDA
ovverossia Preti ancora in cattedra
E il demonio implacabile mi ha
messo sott’occhio altri resoconti: il
dibattito aU’Assemblea Francese, ancora e anche lì, sulla Scuola. Una discussione così grave che un ministro
ha dato le sue dimissioni e il ditta
Le celebrazioni
nella Valle di
natalizie
ingrogna
ái\lüjtiülil\lá IHerreJ
Le celebrazioni natalizie si sono svolte
ricalcando le linee della più ferrea tradizione! Molto frequentate quindi le feste
ueil'albero tanto al Serre, domen-ca 20' alle ore 14,30, quanto a Pradeltorno, sabato
'¿b alte ore 18,30. Nuovi ornamenti hanno
abbellito quest’anno l’albero che dopo aver servito ai Serre, dove viene iiortato da
baldi giovani che lo vanno a tagliare sulle
nevose cime nei pressi di Serre Malan, viene trasportalo da altri altrettanto baldi giotani a Pradeltorno. Un progranuna assai
nutrito di dialoghi, « rondes » e poesie,
accuratamente preparato dalla Signora Bertalot e dai vari insegnanti nei quartieri,
hanno intrattenuto ai Serre un numeroso
pubblico. A Pradeltorno la festa ha avuto
un carattere più familiare, con un programma meno nutrito, anche a causa della mancanza di persone in loco che possano assumersene la responsabilità totale, ma seguito da un numeroso pubblico accorso anche
da lontano. Al termine di essa i giov^ani
81 sono riuniti nella sala delle attività per
trascorrere un’eretta di simpatica allegria
sgorgata da una viva comunione fraterna.
L stato consumato un modesto, ma assai
gradito rinfresco offerto dall’unione giova.ule locale.
11 nostro pensiero di riconoscenza Va a
tutti coloro che hanno lavorato per la 1 nona riuscita di queste feste: ai giovani che
hanno tagliato e adornato l’albero, a chi
ha portato gli ornamenti dal Serre a Pradeltorno, .agli insegnanti che si sono adoperati perchè ogni bambino studiasse almeno una poesia. Un ringraziamento par
l colare va rivolto alla Signora Bertalot che
si è assunta quasi completamente la responsabilità dell’organizzazione del programma della festa al Serre ed alla Signora Bortolotti che da Palazzolo sull’Oglio
s: è ricordata della sua residenza estiva e
ha inviato ai bimb' del Serre un dono affinchè potessero avere oltre alla soilita
brioche ed al bel libro, anche qualche caramella. E l’elenco non sarebbe completo
se non ricordassimo anche il bel dono inviato dalla Chiesa di Pinerolo per i bimb'i
di Pradeltorno: un panettoncino a ciascuno .issai gradito da tutti, bambini e genitori.
Il giorno di Natale si è celebrato il culto con Santa Cena tanto a Pradeltorno
quanto al Serre. Notevole il numero degli
uditori al .Serre. Purtroppo, come vuole la
più ferrea delle tradizioni della nostra comunità, pochissime persone si sono avviep
nate al Tavolo della Santa Cena che continua a restare nei nostri due templi il
segno dell’amore di Dio che gli uomini del
continuo respingono od ignorano!
Martedì 22 c. abbiamo accompagnato alTestreraa dimora terrena la spoglia mortale di Fraschia Anna, deceduta ai Marti
lia'l dopo anni di immobilità quasi asseiuta che la costringeva a spostarsi soltanto
dalla camera alla cucina e viceversa, ed
ancora con l’aiuto delle sorelle. La speranza che un Salvatore ci è nato, ravvivata dalla vicinanza del Natale, è stata predicata anche in questa occasione in cui la
morte rende più seria la meditazione dei
credenti sul vero significato di questa festa. Ai familiari esprimiamo la nostra viva simpatia cristiana per il lutto che li ha
colpiti.
(Capotuogoj
Albero di Natale. - E’ stato acceso nel
pomeriggio del 26 dicembre. Un programma di recite, jcanti e dialoghi, preparato
dalle Insegnanti, ha avuto un vivo successo.
Alcuni bambini hanno recitato con impegno e con senso d’arte. Ringraziamo cordialmente le signore A. AiUaud-Malanot,
A. Charlin-Chauvie, le signorine B. Armand-Hugon, Eth. Bonnet e Paola Rostan,
per la loro intelligente fatica. Un grazie
particolare ai giovani deU’Unione del PrasBuit-Vernet che hanno supplito volonterosamente alla dimenticanza dei giovani del
Serre, correndo essi stessi in regione Serre
Malan, con un tempo pessimo, per provvedere l’abete, veramente splendido, necessario alla festa. La quale si è conclusa con
una rappresentazione cinematografica apprezzatissima.
Culto di Natale. ■ Tema della predica:
« Se Gesù non fosse nato ». Partecipanti
alla Santa Cena: 64. La colletta, dedicata al
nuovo tempio di Prali, ha fruttato una somma isoddisfacente. La Corale ha cantato un
« Vieux Noël » di Adam de la Halle, che
qualche intenditore presente, venuto di lontano, ha trovato pienamente riuscito. Giriamo il complimento ai soci della Corale,
perchè se lo meritano!
Dipartenza. - E’ stata accompagnata alla
sua ultima dimora terrestre la sorella Giuseppina Malan, della Bonetto, di 69 anni,
deceduta dopo un lungo periodo di degenza Itegli ospedali torinesi. La nostra fraterna simpatia cristiana ai numerosi parenti di questa cara sorella, che ha lasciato
un csemp'o inconsueto di dedizione al lavoro e di cristiana serenità neUa prova.
Elenco Elettori per il 1960. - E’ affiisso
all’ingresso del Tempio, tutti lo possono
ronsultare.
Assemblea elettorale. - Avrà luogo M 10
gennaio p. v., e sarà presieduta dal pastore Gustavo Bouchard. Il corpo elettorale
della comunità dovrà designare il nuovo
pastore titolare deUa Chiesa del Capoluogo.
Culto del 3 gennaio. - Sarà presieduto
dal pastore Alberto Taccia, da Verona.
Istruzione religiosa. - Con il 3 gennaio
riprenderanno tutti i corsi di istruzione
rehgiosa e la Scuola Domenicale del Capoluogo. r. h.
tore francese ha dovuto intervenire
personalmente per salvare una situazione che sembrava potesse provocare una crisi di regime.
Anche in Francia, U ’Vaticano conduce la stessa battaglia: chiede che
lo Stato sovvenzioni le scuole private
dei preti e rifiuta qualsiasi ingerenza
statale. A Parigi si è parlato chiaramente; i preti avevano fatto scomparire dal progetto statale un articolo
che riservava allo Stato il dirittodovere di salvaguardare la libertà di
coscienza nelle scuole confessionali.
Cioè i preti accettavano i soldi dello
Stato, ma non la libertà garantita dallo Stato!
Ne è nato un putiferio; si è venuti
ad un compromesso; si riparlerà ancora del problema.
PARTE TERZA /
,h- '
ovverossia Preti che aspirano aRa cattedra
Questa strenna natalizia al mio demone tentatore l’Ha portata padre
McCluskey un autorevole gesuita statunitense, autore di un libro : « Il
punto di vista cattolico sulla educazione » che ha un grande successo in
America. Le sue tesi, come riferisce
« La Settimana ineom Illustrata » sono state riprese da Time, la nota rivista diretta dal marito della non meno nota signora Clara Booth-Luce, ex
ambasciatrice a Roma.
« La Settimana Incom » riproduce
queste tesi senza batter ciglio. Le scuole parrocchiali (cioè le nostre Parificate e private) esistono per due ragioni : 1) « Per sviluppare la persona
moralmente intelligente »; 2) Perchè
lo esige l’interesse nazionale « che potrebbe esser darineggiato se a questo
particolare genere di scuole non si
danno più aiuti ».
Lo Stato deve sovvenzionare le
scuole dei preti.
Del Bambino'
della Belana e d’altro
Finale messo ma non troppo
E il mio demone^ho perciò dovuto
ascoltarlo ancora;. « Vedi, vecchio
mio; guarda fin che vuoi e ascolta
fin che puoi: del buono e del bene
ne troverai dovunque, ma la Chiesa
di Roma è un’organismo spietato : sa
fin dove può anùare e tino lì va, ma
non oltre; sa quello che può assimilare e fin dove può cedere; può aprire la scala di servizio al successore di
Lutero; nei paesi dove è in minoranza può anche accettare benevolmente
di servirsi dei templi protestanti; sorride benevola agli incontri che non
ITmpegnano, ma l’ultuna parola...
Ricordi novembre 19...? Avevi molti anni di meno e molte illusioni di
più. Accettasti lietamente Tinvito al
circolo universitario Cesare Balbo; fosti accolto cortesemente e seguisti,
attento, la conversazione che t’interessava particolarmente, perché si parlava uelle prove dell'esistenza ai iJio.
bolo cne aa un certo punto, la conversazione aiventò discussione accesa;
qualcuno ti sembrò molto vicino al
tuo cuore di « eretico ». xs allora si
udì la voce dell'assistente ecclesiastico: «... Su questo punto, ricordate:
Lcclesia locata est: (la Chiesa ha parlato) ». E tutto finì nel silenzio. E tu
te ne andasti contrito. Ora non dimenticare : nel mondo cattolico incontrerai 1 preti operai; leggerai la rivista « L’Esprit ». Poi un oel giorno :
« La Chiesa ha parlato » : c è sempre
\m’assistente ecclesiastico ». Scompaiono i preti operai e « L’Esprit » sta
forse per morire... ».
La vai mal e peni la diira!
L. A. Vaimal
Trovo nel numero del 18 corrente
deii'Eco una citazione cne avrei prelerito non vedervi o almeno venere
coniutata, è: Tu ne sais pas ce que
peut taire de nous une première éducatión puritaine. Elie vous laisse au
coeur un ressentiment doni on ne
peut pius jamais se guerir. Ebbene
coaesta e un atiermazlone per lo meno paradossale per non dire falsa.
Avendo ricevuto un'educazione Egida,
mente puritana, come del resto buona parte dei Valdesi della mia generazione e di quelle vicine (coloro in
somma cne sono nati a cavallo di due
secoiu, posso aüérmare di non aver
mai provato alcun risentimento verso
cni tale educazione mi na impartito,
ma piuttosto riconoscenza; se qualcne ribellione vi fu nei corso dell educazione stessa, fu immediatamente
vmta e poi dimenticata. Porse noi,
in virtù appunto di quella educazione, ci si guardava di più attorno e
non ci assorbivamo nella contemplazione dei nostri «complessi»; torse
non ne avevamo! Eppure qualcosa ab.
diamo tatto anche noi; se non altro
abbiamo generato gli attuali uomini
caricm di complessi ed intenti ad una
incessante introspezione, che è poi
una torma scientinca di egocentrismo
non meno odiosa di un’altra.
E poiché GL, autore dell'articolo in
cui e nportata la citazione di cui sopra, sembra rimpiangere la mitologia del Bambino, delia Betana e delia Cicogna, mi permetto di osservare
come una tale mitologia sia prettamente cattolica e ripugnante al nostro stile evangelico. Per conto mio,
a cinque o sei armi, sapevo benissimo
che quei pacchi misteriosi che giungevano a casa alcuni giorni prima di
Natale contenevano le sorprese com
missionate dai miei genitori e che i
doni dell’albero di Natale in chiesa
erano tratto di una contribuzione paterna. Che torse ciò diminuiva il piacere del regalo ricevuto? non mi pare: sapendone la provenienza lo accoglievamo. secondo i casi, con rico»
nosce-nza o con im critico apprezzamento della generosità o meno dei
donatore. I bambini sono molto più
accorti di quanto si creda e sfiesso
tanno finta di credere a cose che a
noi adulti ta piacere che essi credano
Un mio fi^o, educato senza imma
ginazione, direbbe GL, all’età di tre
anni, ad una parente che non voleva
andasse in ima stanza buia, e cercava di trattenerlo dicendo: «Là c’è
babau», rispondeva: «Pammèlo vedere», lasciando trasecolata la buona
signora alla quale spiegai che se avesse avvertito il bambino che c’erano dei mobili in cui poteva inciampare si sarebbe termato. Sono due secoli che G. G. Rousseau avvertiva che
l'educazione basata sulle favole è un
pessimo sistema.
Mi si obietterà che i Pb’otestanti
del Nord hanno Santa Claus o Babbo
Natale. Ma questo non è un tanta
sma, bensì un individuo in oame ed
ossa che si può vedere, deve anzi farsi vedere e inoltre è ben presto identificato. I nostri antichi Valdesi fino
a non molti anni la, non conoscevano
neanche questa personificazione delle
« strenne » e probabilmente vedevano
poche o punte strenne. Non mi pare
abbiano sofferto' d’un complesso di risentimenti.
Mi è capitato invece di notare il disorientamento di quei bambini, cresciuti in un ambiente familiare «mitologico» quando a scuola imparano
che son tutte tavole, per quanto vi
siano non pochi insegnanti che incoraggiano la finzione, facendo scrivere letterine al « Bambino Gesù » o assecondando smancerie del genere. Apprendo dai giornali che raNAL ha
bandito un concorso nazionale tra gli
alunni delle elementari per la più
bella lettera a Gesù Bambino ! ! ! Vi
è un pericolo molto' più grave di quan.
to si creda in simile compiacenze. Sva
nita la fede nel « Bambinello » apportatore di doni e simili miti, può
essere compromessa anche la Fede
pura e semplice. Nel nostro paese sia
mo in prima fila per poter constatare
come una fede che si basa su di una
mitologia abbia bisogno di continui
miracoli per sussistere. La posizione
Cura pastorale
(.i viene proposto da un pastore di aprire
sulle nostre colonne una rubrica: ” Curq
pastorale ; si tratterebbe di offrire una
possibilità di corrispondenza con un pastore ai lettori che de.iiderassero consultarlo.
Pur non assumendo la responsabilità di tale
rubrica, le facciamo un po’ di posto: ecco
il primo "comunicato”. red
OI-TERTE DI MATRINONIO
A CORRELIGIONARI
— Giovane trentaquattro anni, residente
n una località di evangelizzazione del
Piemonte ove svolge una modesta ma sicura
attività commerciale, relazionerebbesi volentieri con signorina evangelica a scopo
matrimonio.
- Giovane trentadue anni residente in
tina parrocebia delle Valli Valdesi, contadino non povero e non rieco, relazionerebbesi volentieri a scopo matrimonio con gio
vanetta credente, contadina o disposta ad
esser tale.
- - S'gnorina quarantenne di ambiente arl'giano, residente in una località di evangelizzazione, Alta Italia, relazionerebbesi
volentieri a scopo matrimon'.o con fratello
in fede.
Inv are eventuali risposte a « Cura pastorale », presso l’Eco delle Valli Valdesi. E’
assicurata ai corrispondenti una riservatezza assoluta. Essi debbono però fornire la
po.ss’bilità di assunzione di ogni informazione sul loro conto e, possibilmente, è
bene che si presentino addirittura con una
lettera di presentazione del loro pastore.
I tre casi su menzionati sono pieuame^e
raccomandati dai rispettivi pastori.
« Cura pastorale » è pure a disposizione
di chiunque desideri un consiglio di natura
« pastorale ».
« protestante » è ben diversa e non è
mai abbastanza presto per affermarla. Quindi ben venga un’educazione
puritana fin dalla culla. Se qualcuno
ne avrà del risentimento, si accodi
pure alla fila che dall’altra parte si
afferma imponente, di coloro che desiderano di rientrare in grembo alla
Madre Chiesa che soddisfa meglio al
loro sentimentalismo ed alla loro morbosa sete di poesia. Ci sarà sempre
chi prende il loro posto, facendo il
viaggio inverso.
L’argomento affrontato da Cl. è più
grave di quanto egli sembra credere.
Per mia esiterienza, nelle famiglie for.
mate da matrimoni misti in cui si
usa « fare il presepio » in omaggio ad
una tradizione poetica, il numero di
figli che aderisce al cattolicesimo è
maggiore che in quelle famiglie in cui
non vige tale consuetudine.
Noi evangelici, noi valdesi, viviamo
in Italia in continuo stato di guerra,
più o meno fredda e la nostra vigilanza non deve mai venir meno. Anche i nostri figli son mobilitati fin
dalla nascita e debbono imparare assai presto a difendersi. Nè si dica che
i bambini non capiscono. Niente meglio di una educazione puritana può
far comprendere loro la differenza
con Tambiente circostante.
Lo so che la moderna letteratura
americana già da anni è in funzione
antipuritana. E se ne vede il bel frutto nella pornografia di Paulkner. di
Hemingway, di Dos Passos e dei loro
epigoni. Ma TAmerica sta anche pagando il fio di questo suo rinnegamento col dilagare dell’amoralità e
della delinquenza e con la progressiva cattolicizzazione, per quanto lenta
e non travolgente come da qualche
parte si pretende, ma sufficiente a far
temere il pericolo che un giorno più
o meno prossimo essa vada a ricercare la sua moralizzazione nelTetdoa del.
la chiesa di Roma, rinnegando le sue
origini puritane e svellendosi dalle
radici che tuttora alimentano il suo
sviluppo spirituale.
Ecco a quali conseguenze può portare una «boutade» apparentemente
innocua, come quella riferita da Cl.
M. Eynard
TOPONIMI
delle Valli Valdesi
di T. G. Fons
li Bunétun : gruppo di case ad Angrogna, sotto la Clava. Nome derivato
ùal precedente, di cui è un accrescitivo: 1674, li Bonettoni.
Buntèmp; villaggio sulla strada di
tondovalle del vallone di Rorà, prima del Pontevecchio. Luogo dove si
sta bene, al riparo,
li Bunii; villaggio di Rodoretto, fra
la Villa e tìerrevecchio. Nome ai
fam. oggi diffuso in quel di Riclaretto, aove lo troviamo nel 1624;
Bounous, Bonoso, Bonosio.
li Burèl: case nel comune di Torre,
sopra il Bèscheis. Nome di fam. che
troviamo fra i martiri calabro-valdesi del 1561, nel Delflnato fin dal
XVi» secolo ed in vai Pragelato almeno dal 1626: Borei, Borrei, 1545,
ad Borellum. 1644, ruata del Borello.
Ma il significato di sporco, impiastricciato, riferito particolarmente
ai VISO. Troviamo lo stesso nome di
abitato nella valle di Barceilonetta.
la Burlerà: case sulla strada detta delle raute, oltre gli Armand, in quei
di Torre. 1660, Borierà. Forse dal
piem. « bulé » fare i covoni, « boria »
massa di covoni.
la Bussatera: gruppo di case all’estremità di S. Giovanni, poco lungi dal
ponte di Bibiana. Boussat è anche
nome di fam. della Francia Mer. ed
ha il significato di « alberato », cespugliato: alla Bozatera ossia alli
Pianazi.
la Bussulea : case nella regione di Mal
pertus, presso i Ciamp. Forse col significato di regione a forma di gob
ba, rotondeggiante, dal prov. busse
lat, gibboso (M.).
la Bussunà: villaggio del Villar, all’Inverso. fra lo sbocco della valle di
Liussa e di quella dei Carboneri. Da
« bussun », cespuglio, e quindi cespugliato, luogo dove abbondano i cespugli. 1613, alla Bossonata.
But (so d’): case al disopra dei Pons
di Pomaretto: quel di Botto; la proprietà di Botto, che è nome di fam.
ancor oggi esistente a Torre, non
valdese. Troviamo nel 1549 un Marcello Botto, delegato d’inverso Pinasca per presentare una supplica
al Duca, dopo che questi aveva ripreso le Valli già occupate dal Lesdiguières; ad hoc de Botta, doo.
1484. 1616, ruata de Botti, 1650, Margherita Bout di Pomaretto
la Buteglio; case ad or. dei Chiotti
sup., sotto la strada provinciale. Da
una cantina all’inizio del secolo
scorso, che aveva per emblema ima
bottiglia.
6
fl
Novità alla Claudiana!
SELMA LONGO
ACCADDE UNA NOTTE
DI NATALE (L. 150)
L'Eco delle Valli Valdesi
Novità alla Claudiana!
VIRGILIO SOMMANI
PROFETI E PROFEZIE
DELLA BIBBIA (L. 600)
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
9
viLcasEcca
Un lutto ha colpito la nostra Comunità
nel periodo natalizio. Il 21 mattina si è
spento a Villasecea il nostro fratello Emanuele Po-ns, che con i suoi 95 anni compiuti era il decano, non solo della Chiesa
di Villasecea, ma di tutta la Val Germanasca.
Egli era nato a Massello, ai Roherts, ma
Si era trasferito presto a Villasecca. Aveva
studiato alla Scuola Latina di Pomaretto e
era stato insegnante nelle nostre scuole di
Quartiere dove si era occupato a lungo del
l’insegnamento del francese in particolare.
Era stato Membro del Concistoro per molti
anni dando una collaborazione particolarmente apprezzata. Era il nonno del Pastore Teofilo Pone ed altri due suoi nipoti,
residenti in Francia lavorano o si preparano a lavorare per le Missioni, l’uno come
professore e l’altro come missionario.
« Barbo Manuel » si è spento serenamente, come serenamente ha vissuto, lasciando
a tutti un esempio di fede e di dirittura
non comuni. Il funerale ha avuto luogo il
23 nel cimitero del Reynaud.
A tutti i familiari, vicini e lontani, giunga ancora un pensiero di viva simpatia
Nel ciclo delle attività della Unione delle Madri è stato organizzato un incontro
con la Dr. Jolanda De Carli Valerio, il
pomeriggio del 20, cui hanno partecipato
numerose le sorelle della nostra Chiesa.
Dopo uno studio della Dottoressa che ha
presentato alcuni problemi pedagogici soffermandosi specialmente sulla nutrizione
dei bambini e dei neonati in particolare,
si è accesa una prolungata discussione su
molte questioni soUevate dalle nostre sorelle su vari problemi medici e psicologici
concernenti i nostri bambini.
Ringraziamo ancora la Dr. De Carli per
questo incontro che ci ha itermesso di avere, e siamo certi che esso è stato per molte
sorelle M punto di partenza di riflessione
e di studio nuovi e sommamente utili per
i loro figli.
Gli alberi di Natale hanno avuto luogo
nei quartieri con il seguente ordine: il 22
a Bovile, il 23 a Roccia, il 24 al Trussan.
Sebbene questi due ultimi siano stati osta
colati dalla neve e dalla tormenta, i bambini hanno potuto recitare davanti ad un
pubblico numeroso ed attento che ha apprezzato la serietà della preparazione e lo
slancio dei ragazzi,
11 27 pomeriggio vi è stata la festa del
l’albero della Scuola Domenicale a ViUasecca. Si è ripresa quest’anno la consuetudine già in uso anni or sono neRa nostra Chiesa di avere la festa dell’albero al
pomeriggio e la decisione si è rivelata utile ed apprezzata. Buone le recite dei ragazzi rappresentanti quasi tutti i quartieri.
Anche il temiK) ha favorito l’afflusso del
pubblico assai mrmeroso.
Non ostante la tormentata notte che aveva rese difficili le comunicazioni, vi è stata
una notevole affluenza al culto di Natale.
La colletta per il tempio di Frali ha frut:ato L. 25.000.
Il 3 gennaio prossimo, a Marsiglia, nei
Tempio della Cliiesa Riformata, sarà consacrato al ministerio pastorale il nostro frateUo Jacques Pons, originario di Villasecca, che si prepara a servire il Signore in
un lontano campo di missione.
L’augurio e la preghiera della nostra
Chiesa lo circonderanno in quel giorno e
nel suo lavoro missionario, mentre dal nostro giornale gli inviamo il saluto fraterno
di tutta la comunità.
SälVI SECU1VIDÜ
piacere e con interesse dal folto pubblico
che gremiva il Tempio e che ha unito sovente la sua voce alle note festose degli
inni natalizi cantati dai bimbi.
Un plauso sincero a tutti e in modo particolare la nostra viva gratitudine a chi si
è interessato di fornire l’Albero ed a tutte
indistintamente le monitrici che in maniera encomiabile hanno dato la loro opera
generosa nel non facüe compito di preparare ed organizzare i vari programmi.
Il Santo Battesimo è stato amministrato
a Bourne Mauro di Dino e di Stefani Ma
A
Il Signore diriga i passi di questo piccolo bimbo e lo faccia crescere in statura
e grazia sotto il Suo sguardo, aiutando i
genitori ed i padrini a mantenere fede alla
promessa di allevarlo nell’amore di Cristo.
TÜRKE PEl.LIEE '
Quest’anno i culti della Vig lia ai Coppieri e di Natale al Centro hanno segnato
una certa diminuzione della frequenza, rispetto agli anni scorsi; comincia a farsi
sent're anche da noi l’esod-o festivo che
rende cosi difficile la vita delle chiese cittadine? Comunque abbiamo avuto delle
belle assemblee raccolte e una buona partecipazione alla S. Cena; il Coro dei Coppieri e la Corale hanno cantato il coro
tradizionale, e s’amo loro assai grati.
Domenica 27 il culto, in francese, nel
Tempio del Centro è stato una volta ancora presieduto dal Fast. Luigi Marauda,
e una volta ancora gli diciamo tutta la nostra gratitudine e il piacere di continuare
a vederlo, ogni tanto, in mezzo a noi.
Le feste dell’Albero si sono svolte, ben
preparate e con buon successo, secondo la
trafila consueta: al Padiglione sanatoriale
dell’Ospedale, organizzata dai giovani de
Coppieri che hanno anche quest’anno po
tuto offrire un bel dono ai ricoverati con
il frutto di una colletta fatta fra un nume
roso gruppo di amici; all’Asilo, ai Si
mound, alla Casa delle Diaconesse, nel
Tempio nuovo, per tutte le Scuole dome
nicali, e ai Coppieri. Sappiamo tutto il la
vero, la pazienza, la perseveranza che tali
feste richiedono a chi le organizza e pre
para: e teniamo a dire qui la nostra molto
viva riconoscenza a quanti hanno volente
resamente collaborato. Ci rallegriamo pu
re con i piccoli che, guidati dalla Sig.a
Varese, sono andati a cantare e a portare
i loro doni aUa Casa delle Diaconesse, al
Rifugio e in alcune case — e con quanti
hanno partecipato alla diaconia della Chiesa in questo tempo di riconoscenza.
L’Unione dei Coppieri ringrazia
sentitamente tutti coloro che con offerte in denaro o in natura hanno
collaborato alla buona riuscita della
manifestazione data, in occasione del
Natale, a favore dei ricoverati nel Re.
parto Sanatoriale dell’Ospedale Valdese.
MASSEL
Dopo le nevicate ed il tempo incerto
del periodo precedente le feste, un bel sole ha favorito il giorno di Natale l’afflusso
dei parrocchiani al Culto solenne, preannuncialo da un suono festoso di campane
che, per la prima volta in San Secondo,
diffondevano dagli altoparlanti posti sul
Campan ie del nuovo Tempio i loro rintoc( hi gioiosi.
Un buon uditorio ha riascoltalo quel
giorno l’annuncio del grande dono del Signore, con attenzione ha prestato orecchio
alla predicazione del pastore Genre che rievocava l’avvenimento solenne di « D o manifestato in carne », e con cuore riconoscente ha partecipato alla Mensa del Signore onde ricevere il pane della vita e il
calice delle benedizioni.
La Corale, egregiamente diretta dalla s’gnora Genre, ha portato il suo contributo
cantando ben quattro inni di circostanza.
Durante il Culto la comunità ha avuto
la gioia di accogliere tra i suoi membri comun'canti la signora Panzolin Evelina che,
proveniente dal cattolicesimo, ha chiesto e
ottenuto, dopo una adeguata preparazione
religiosa, di essere confermata nella nostra
Chiesa. La sincera e commovente confessione di fede di questa nuova sorella è stala per i presenti fonte di gioia e di benedizione, ed ognuno ha chiesto in preghiera
al Signore di aiutarla a mantenere le promesse con fedeltà c di sostenerla nel combattimento della fede e nella testimonianza.
L’Albero di Natale, allestito per la gioia
dei bimbi e dei grandi, si è acceso domenica pomeriggio nel Tempio. Alla luce delle multicolori candeline che rendevano il
tradizionale abete scintillante attraverso il
riflesso delle decine di ninnoli di cui era
adorno, i bambini della Scuola Domenicale hanno svolto un ricco programma di
poesie e di d’aloghi natalizi, portando alla
manifestazione il segno della gioia e della
riconoscenza a Dio per avere Egli manifestalo a noi il Suo infinito amore attraverso il dono del Suo Figl'olo.
Il programma è stato seguito con vivo
ROBA’
Il culto di Natale è stato presieduto dal
past. Gino Conte, dato che il pastore locale
era, proprio in quei giorni, costretto a
letto dall’mfluenza. Gli diciamo grazie per
il buon annuncio che ci ha portato. In
quest’occasione la Corale a cui siamo molto grati ha cantato con slancio l’inno 46.
Le feste di Natale de: Rumer, delle Fucine e del Centro hanno avuto luogo nei
giorni 21, 26, 27 dicembre. Dovunque i
bambini hanno fatto del loro meglio per
ridire con cori, dialoghi e poesie la gioia
di Natale. Se è vero che la Sig.a Amina
Rivoira e le Sig.ne Meli e Adriana Durand
hanno portato il peso maggiore deUa preparazione di queste feste, lungo sarebbe
l’elenco di tutti coloro che hanno dato la
loro collaborazione. La comunità li ringrazia in blocco, in modo speciale il Dr. Meynet, l’Avv. Serafino e la Slg.na Alice Jouve
per i doni, per i pacchi dei bambini.
Il 24 dicembre ha avuto luogo alle Fucine
la distribuzione di pacchi-dono ai bambini
delle scuole del nostro Comune: faceva gli
onori di casa il Dr. Meynet; era presente
il Fre-side della Frovincia, Dr. Grosso, il
quale ha recato il saluto dell’Ammin strazione provinciale, assicurando i presenti
del suo 'nteressamento per le difficoltà delle zone montane, ma anche di una certa
invidia per il clima così salubre delle nostre Valli, ben diverso da quello umido e
nebbioso di Torino. Noi lo ringraziamo
sperando che, attraverso il suo autorevole
nteressamento, divenga realtà il nostro sogno pluridecennale di vedere asfaltala quel,
la strada che percorriamo quasi quotidiana,
mente, in mezzo a buche, strati di ghiaia
malferma, fango o ghiaccio.
VILLitlì PliLLIEE
II a fallu remonter loin dans le passé
pour retrouver dans les souvenirs des anciens un temps aussi désordonné que celui
qui a accompagné les fêtes de Noël cette
année. La neige et le vent de jeudi ont
risqué de tout compromettre. Heureusement une accalmie et la bonne volonté de
tout le monde ont permis que tout se déroule normalement. Le culte de Noël a été
bien fréquenté, la collecte destinée au temple de Frali a été de 6.500 lires. Notre
Union Chorale mérite un éloge et un remerciement particulier pour la persévérance et la bonne volonté qu’elle a manifestées en préparant ses choeurs et en les exécutant malgré le nombre restreint de ses
membres. La fête des enfants a eu lieu au
Reynaud vendredi après midi, les enfants
sont ceux qui naturellement en jouissent
davantage, mais nous avons constaté avec
plaisir le recueillement de toute l’assemblée présente qui tout en laissant à la fête
son caractère de joyeuse rencontre lui confère aussi ce ton sérieux dont les enfants
son! les premiers à bénéficier.
Nous remercions les institutrices qui ont
collaboré à la préparation des dialogues,
Mr. H. Breuza qui nous a procuré comme
par le passé un magnifique sapin, et particulièrement Mr. T. Bert et E. Serafino
qui ont offert aux enfants les traditionelles douceurs. La collecte éffécluée à la sortie a atteint la somme de 4.800 lires et
sera consacrée aux enfants d’un orphelinat en terre de mission.
Les Un’ons dos jeunes et Cadette ont eu
aussi leurs séances de Noël le 26 et elles
eut profité de ces temps de fête pour agrémenter un peu leurs rencontres.
Les jeunes organisent comme d’habitude,
la soirée du premier de l’an et les préparatifs sont à bon point. Les acteurs comptent
naturellement sur l’encouragement de tous
leurs concitoyens et sur leur bienveillance
e' peut’être aussi sur leur indulgence, notre troupe d’acteurs étant cette année à scs
premières armes.
Chaque famille recevra à partir de cette
semaine les « letture bibliche » que notre
église rédige toutes les années pour encourager et faciliter la lecture cotidienne de
la Bible. Les enfants ou les cathécumènes
les distribueront dans les quartiers. Nous
prions chacun d’en faire un usage constant.
Avec les lectures gratuites seront présentées aussi les méditations, ceux qui les désirent sont priés de se prénoter.
Nous saisissons cette occasion pour souhaiter à tous les macelins et à tous nos
amis hors de Massel une année riche en
bénédictions spirituelles et en activités.
La Chiesa tutta ha circondato con la propria cristiana simpatia queste due care famiglie e domanda a Dìo di consolarle e di
edificarle nella fede.
Bentornato! - Alla nostra cara soreUa
Irene Geymet ved. Berton che da 34 anni
risiede in America e ora si trova tra noi
per un soggiorno di vari mesi.
Alla seduta inaugurale dell’Unione delle
Madri, essa ha parlato con commozione
della sua nostalgia per le Valli e dell’affetto che unisce le nostre villaresi di Filadelfia. Sappiamo che le nostre Madri l’hanno
ascoltata con molto interesse, e memori
della dura prova che l’ha colpita nella per.
dita del suo Compagno, hanno tenuto a d'mostrarle tutta la loro simpatia ed il loro
affetto.
A nostra volta ci auguriamo di vedere al
più presto la nostra cara Sorella stabilirsi
« definitivamente » tra noi.
Doni per Pradeltorno
Avondetlo Federico, Torino L. 2.000.
Grazie !
Fcr offerte servirsi del C.C.F. 2/18502
in'estato a Bruno Costabel, via Serre 8,
Angrogna (Torino), specificando la causa,
le del versamento.
Direttore : Prof. Gino Costabcl
Pubblicaz. autorizzata dal Tribunal»
di Pinerolo con decreto del 1-1-19.5-'^
La famiglia del Professor
Nozze. - Il 3 dicembre, con un tempo radioso, dopp'amente gradilo dopo le giornate di pioggia, due nostri cari giovani: Marco Michelin Salomon (Garnier) e Jeannette
Michelin Salomon (Buffa), hanno unito le
loro vite sotto lo sguardo di D'o, circondati
dai loro cari, nel nostro tempio tutto olezzante di fiori.
Dopo la cerimonia è seguito un simpatico trattenimento al Garnier, dove lo spirito
r'chiamava alla mente le sane e belle tradizioni Valdesi e le mense ricoperte di dolci costringevano a pensare all’arte culinaria svizzera...
Auguri ancora, affettuosi auguri!
I nostri malati. - Abb'amo letto nella
« Relazione degli IstiliUti Ospedalieri » che
nel 1958, neU’osptdale di Torre, ci sono
stati 54 malati provenienti dal Villar. La
cifra, a tutta prima, colpisce perchè Villat
non è tanto grande, eppure essa non rappresenta che una parte dei nostri ricoverati.
Parecchi sono convogliati all’Ospedale di
Luserna e altri, in numero sembro maggiore, a quello di Pinerolo senza contare quelli, e sono anche numerosi, che 1 medici
mandano addirittura a Torino.
Che dire poi di coloro che sono curati
nelle proprie case? Abbiamo l’impressione
che il numero dei nostri malati vada sempre aumentando e ci domandiamo : Si era
forse più robusti una volta, quando non
c’erano tante comodità e la vita era meno
facile?
0 sono le preoccupazioni e gli affanni
della vita moderna a m'nare il nostro organismo ?
Quel -che è certo, è che la salute è un
bene infinitamente prezioso. Quando la
possediamo dobbiamo esserne riconoscenti
al Signore e pensare con simpatia a quelli
che soffrono nella loro carne.
1 nostri malati, in questi giorni, sona
purtroppo particolarmente numerosi:
Alcuni hanno avuto incidenti stradali
gravi e abbiamo trepidato per la loro vita,
altri hanno sofferto infortuni sul lavoro che
li hanno obbligati a farsi ingessare un arto,
altri ancora, stanno attraversando una lunga prova fisica che mette a dura prova la
loro pazienza e la loro serenità.
/ nostri lutti. - Guglielmo Cordin di anni 85 di Ucioire, deceduto il 13 novembre
e sepolto nel pomerìggio di domenica 15
dopo una lunga malattia durante la quale
rifulse la premura fedele e perseverante
delle cure dei suoi figliuoli e dei suoi nipotini. Una vera folla di amici e di conoscenti salì fino ad Ucioire per il funerale,
dimostrando così di quanta simpatia ed affetto la famiglia Cordin goda nella comunità.
Il 13 nov., a Genova, decedeva pure improw'isamente il signor Gardiol, consorte
della nostra sorella Susetta Geymonat e
dal Villar partiva un gruppo di parenti per
assistere la vedova nella sua prova crudele
e portarle dalla sua Villar una parola di
conforto e di speranza.
Davide Charbonnier, di anni 69. del Teynaud, deceduto il 20 dicembre dopo una
malattia durala vari mes’ e sopportata con
una serenità esemplare. Froprio sul suo
letto di morte egli offri a quanti lo circondavano lo spettacolo magnifico dei frutt»
maturati attraverso a tutta una vita di pietà e di stud’o della Farcia di Dio. La sua
m.ansuetu-dinc e la sua dolcezza veramente
cristiane, offrirono lo spunto alla meditazione del servizio funebre.
Giovanni Michelin Salomon di anni 71,
del Ciarm s, deceduto il 23 die. e sepolto
il 26 con l’assistenza di una folla assai numerosa di fratelli in fede e dì amici. Fochi
giorni di malattia bastarono per portarlo
alla tomba dopo una lunga vita tutta dedita
ad un lavoro intenso e superiore alle sue
forze come avviene troppo spesso ai nostri
montanari.
Bruno Revel
confortata nel suo lutto dalle manifestazioni di affetto avute sia in Milano che in
Luserna San Giovanni desidera esprimere
la sua gratitudine per quanti le furono vicini in questa penosa circostanza.
Dio ha richiamato a Se il giorno 20 dicembre Vanima buona di
Davide Charbonnier
Ne danno il triste annunzio le figlie.
Aline. Louisette, Ernestine Fiorirle Hilda
colle rispettive famiglie, ringraziando tutte le gentili persone che le furono di
aiuto e conforto nella dolorosa circostanza. Ringraziamenti particolari al Pastore
Sig. Geymet. Doti. Coucourde e De Bettini, alla Maestranza Crumière.
avvisi sanitari
Prof. Dr. Franco Operti
Libero Docente
in Clinica Ortopedica
Specialista in Ortopedia
Traumatologia e Chirurgia Plastica
Visite presso Ospedale Valdese di
Torino: Lunedì e Venerdì ore 16,30
Consulenze presso Ospedale Valdese
di Torre Pellice : previo appuntamento
Dottoressa
Iolanda De Carli l/alerìo
Medico Chirurgo
Specialista
in malattie dei bambini
Psicologia e pedagogia
Consultazioni presso l'Ospedale
Valdese di Pomaretto
Il primo e il terzo mercoledì del mese
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« Fattosi sera Gesù disse: Passiamo all’altra riva ».
(Marco 4: 35).
Redattore: Gino Conte
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