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Anno 113 N. 44
4 novembre 1977 - L. 200
Spedizione in abbonamento postale
I Gruppo /7C
BIBLIOTECA VALDE3S
10066 TORHS PEIL ICS
__________________ddk valli vaìdes
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Mentre si avvicinano le scadenze elettorali della scuola pubblica
Il singolare pluralismo
della scuola cattolica
I cattolici puntano molto sulla scuola ma il loro interesse si sta spostando sempre più dalla scuola pubblica a quella confessionale
IL SOMMARIO DELLA LEGGE - 1
Ama il Signore
Iddio tuo
« Lo spazio per la scuola libera deve essere guadagnato
non entro lo Stato (...) ma contro lo Stato e al di fuori di esso.
E se la Costituzione non ci tutela sufficientemente, il cristiano ha il dovere di ribellarsi ».
Queste parole — pronunciate in
questi giorni dal prof. Gianfranco Miglio deirUniversità Cattolica di Milano al primo congresso nazionale delle Scuole private in Italia — seppur enfatiche
ed estreme, non rappresentano
una posizione marginale e quindi trascurabile.
In questi anni la Chiesa cattolica nel suo insieme sembra
stia operando una scelta di fondo con il tentativo di far passare la scuola cattolica da scuola di élite a scuola di massa (ricercando per questo in tutti i
modi possibili il finanziamento
pubblico) e con un programma
che — pur non rinunciando alla tradizionale impronta confessionale da dare alla scuola pubblica (e non solo per mezzo dell'ora di religione) — presenta
sempre più la scuola cattolica
come alternativa alla scuola
pubblica.
Sono queste le linee, pensate
non tanto a livello nazionale
quanto a livello mondiale, che
emergono dal documento sulla
scuola cattolica che è stato elaborato faticosamente per cinque
anni dalla « sacra Congregazione
per . l’educazione cattolica » ed
è stato pubblicato nel luglio di
quest'anno^
Carattere sacro
Il primo aspetto che risalta in
questo documento è il carattere sacro e la funzione insostituibile della scuola confessionale.
« Nell’incontro con le diverse
culture e di fronte alle incessanti conquiste deU'umanità la
chiesa, attraverso l’annunzio della fede, viene a rivelare 'aH’uomo di tutti i tempi il fine trascendente che solo dà alla vita
il suo senso pieno’. In ordine a
questa sua missione, la chiesa
istituisce le proprie scuole, perché riconosce in esse un mezzo
privilegiato volto alla formazione integrale dell’uomo: la scuola infatti è un centro in cui si
elabora e si trasmette una specifica concezione del mondo, del
l’uomo e della storia. (...) La
scuola cattolica rientra nella
missione salvifica della chiesa e
particolarmente nella esigenza
dell’educazione alla fede » (8-9).
Come giustamente rileva Gianni Gennari nel suo articolo su
Com-NT N. 26, Un’istituzione che
si confonde con la stessa chiesa,
nel documento non si parte da
considerazioni di opportunità,
dimostrando l’utilità e la ragion
d’essere della scuola confessionale; né, si può aggiungere, si
fa una qualche valutazione di
tale scuola che sia pur lontanamente in relazione con i bisogni reali della popolazione scolastica. Viene invece data una
immagine sacrale della scuola
cattolica, e se ne postula la necessità in ordine alla salvezza
dell’uomo.
Dunque, non semplice associazione di laici cattolici accomunati da un’esigenza religiosoeducativa, ma organo della chie
sa-istituzione che ne persegue le
finalità.
È perciò naturale che i laici,
le famiglie, che scelgono tale
scuola per i propri figli siano
subordinati alla gerarchia ecclesiastica, di cui la scuola confessionale è quasi un’emanazione e
da cui essa è gestita e controllata: « I laici impegnati nella
scuola cattolica sono invitati a
’collaborare più immediatamente con l’apostolato della gerarchia’ (...). La scuola cattolica riceve quindi dalla gerarchia, in
questo senso, un ’mandato’ in
quanto istituzione apostolica »
(71). « In caso di difficoltà o conflitti concernenti l’autentico carattere cristiano della scuola
cattolica, l’autorità gerarchica
può e deve intervenire » (73).
Strumento necessario per Impera evangelizzatrice della chiesa e per la salvezza, organo della chiesa stessa, sottoposto alla
sua disciplina e al controllo della gerarchia, la scuola cattolica
ha così le carte in regola per
poter svolgere un ruolo ideologico di primaria importanza: la
riproduzione e la trasmis.sione
di un pensiero cristiano e di valori cristiani in alternativa ai
valori del mondo e dei non credenti. « Nella società attuale caratterizzata, tra altre manifestazioni, dal pluralismo culturale.
la chiesa coglie l’urgente bisogno di assicurare la presenza
del pensiero cristiano in quanto esso, nelle disparità delle concezioni e dei comportamenti, costituisce un criterio valido di
giudizio (...)» (11). L’impegno
educativo della chiesa contribuisce così alla « costruzione della
città eterna » e afferma la presenza dei valori cristiani « di
fronte ad altri elementi caratteristici della cultura contemporanea, quali il materialismo, il pragmatismo, il tecnicismo » (12).
Aroma di apertura
o atmosfera di serra?
Qui compare il concetto di
pluralismo, che sembra fatto ap^
posta per dare un aroma di
apertura e di modernità a documenti come questo. In realtà,
di quale pluralismo si parla?
« (...) la chiesa sostiene il principio del pluralismo scolastico,
la coesistenza cioè, e se possibile la cooperazione delle diverse istituzioni scolastiche, che
permettano ai giovani di formarsi dei criteri di valutazione
fondati su una specifica visione
t continua a pag. 8)
Saverio Merlo
A un dottore della legge che
aveva detto a Gesù: « Maestro,
quale nella legge il grande comandamento? ». Gesù aveva risposto così: « Ama il Signore
Iddio tuo con tutto il tuo cuore,
con tutta Vanima tua e con tutta
la mente tua. Questo è il grande
ed il primo comandamento ».
Esso esisteva già prima della
venuta di Gesù e doveva contraddistinguere il popolo d’Israele come popolo di credenti in Dio. Nel
libro del Deuteronomio (6: 3) il
comandamento dell amore per
Dio possiede il tono di una chiara e ferma esortazione destinata
a prolungarsi nella storia del popolo eletto: « L’Eterno, Iddio nostro, è l’unico Eterno. Tu amerai
dunque l’Eterno con tutto il tuo
cuore e con tutta l’anima tua e
con tutte le tue forze ».
Di fronte a questo comandamento, ci assale un sentimento
di colpa e di umiliazione. Non per
nulla questo testo è inserito nella liturgia di confessione dei nostri peccati a Dio, in uso nella
nostra chiesa. L’Iddio nostro investiga i cuori e va incontro a colui che è « contrito ed ^umile di
spirito ».
Separare i due comandamenti
del Sommario non è né utile né
opportuno. Non si tratta di cose
diverse lontane luna dall’altra;
sono invece profondamente unite
ed esprimono globalrnente la volontà di Dio, unico Signore e unico Dio. Parlare del primo e del
NELLA GERMANIA TORMENTATA E TESA
Rivive a Darmstadt
la chiesa confessante
Due anni dopo la fine della
guerra nazista, a Darmstadt, il
consiglio fraterno della chiesa
confessante ha fatto una dichiarazione a proposito del cammino politico del popolo tedesco.
Questa « dichiarazione di Darmstadt » è stata da allora messa
a tacere sempre di più nella
chiesa, poi calunniata e falsata.
Per la restaurazione che doveva iniziare, la dichiarazione era
un fattore di disturbo.
Noi viviamo adesso trent’anni
dopo. La Repubblica Federale è
una delle potenze economiche
più forti del mondo. Grandi settori del «terzo mondo» e, sempre di più, anche paesi europei
dipendono dalla Repubblica Federale Tedesca. Mentre la Repubblica Federale spinge stati
del sud e dell’ovest europeo ad
accettare il suo «modello» di
politica sociale, essa li minaccia
impedendo loro uno sviluppo
politico indipendente. L’anticomunismo domina come un tempo, la repressione politica cresce. Decisioni che ostacolano la
libertà di lavoro come per esempio il «Berufsverbot» (Divieto
di assunzione professionale) esistono ora anche nella chiesa.
Tutto questo dà la possibilità
di poter riflettere sulla nostra
situazione — alla luce della tradizione della chiesa confessante che ha trovato la sua espres
sione più forte nella dichiarazione di Darmstadt e che ora é
sempre più trascurata. Ma dà
anche la possibilità di riferirci
alle esperienze e ai punti di vista di gruppi attivi di credenti
in molti paesi. (...)
Un invito
a bassa voce
Queste parole servivano di introduzione ad un invito ad incontrarsi dal 7 al 9 ottobre ’77
a Darmstadt. Un invito spedito
nella primavera di quest’anno
un po’ dappertutto in Europa
da parte delle ESG (le comunità studentesche evangeliche) in
Germania e da parte della FUACE (la federazione dei movimenti cristiani studenti) europea.
Un invito timido, fatto a bassa voce e non reclamizzato. La
intenzione era quella di poter
discutere che cosa fare oggi :
non era importante essere molti; era importante che la riflessione potesse avvenire e che fosse fatta bene, con buona preparazione e con il massimo di
serenità. Perché la situazione è
diffìcile, forse perché è importante non rassegnarsi ma non
si sa bene che cosa proporre.
Così., tra i credenti che han
saputo di questo incontro, tra
questa tensione fra la necessità
di far sapere che si vuol riflettere sul proprio impegno e la
volontà di chiarezza che voleva
evitare di essere troppi e forse
con motivi tutti diversi, l’invito
è arrivato anche ad Agape. Ed
è per questo che all’inizio di ottobre di quest’anno me ne sono
andato a Darmstadt insieme a
uno studente in teologia della
facoltà valdese. A incontro finito, cercherò di dire qualcosa,
perché una traccia dei problemi e della riflessione di quei
giorni pòssa rimanere, ed inquietarci utilmente.
Prima di tutto lo stupore degli organizzatori, sommersi di
richieste di partecipazione e
presi completamente alla sprovvista. Si aspettava un pugno di
gente e ne sono arrivati quasi
ottocento da tutte le parti della
Germania federale : l’esigenza
di un confronto teologico che
tenesse conto della situazione
presente era sentita da tanti.
Profittiamo di questa possibilità di discutere — era un po’ il
leitmotiv di tutti i discorsi delle persone che ho incontrato.
Così mentre Emidio (3ampi coy
minciava la serie dei discorsi
spiegando il motivo della riunione, gruppi di volontari con
Eugenio Rivoir
(continua a pag. 5)
grande comandamento significa
riconoscere la maestà di Dio, dell’Iddio vivente e santo, di fronte
al quale « ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto
la terra», ad onore e gloria del
suo santo nome. Chi dice « Som
mario » dice « riassunto » o
« compendio » di leggi e di norme di particolare valore ed importanza per la società. Nel Sommario di cui parliamo, cioè nel
« Sommario della legge » si trovano due comandamenti di fondamentale importanza, da cut dipendono tutti gli altri, in particolare quelli del Decalogo. Essi
compiono in noi e nei nostri rapporti con Dio un’opera di liberazione da quella pesante e superficiale casistica religiosa che cosi
spesso altera e soffoca la. vita
delle chiese e dei credenti e et
additano la via suprema la « suprema lex », cioè quella dell amore ver Dio e per il prossimo. L ipocrisia si annida e prospera
molto spesso nelle chiese, senza
riguardi per nessuno; lamore
per Dio e per il prossimo costituiscono l’antìdoto per eccellenza contro il legalismo e il formalismo che affliggono la vita delle
comunità cristiane.
U «Sommario» della legge non
È tanto una « semplificazione »
della legge divina quanto un richiamo a prendere atto della volontà di Dio per onorarla con la
nostra ubbidienza filiale, cioè in
quel profondo rapporto fra Padre e figlio che è essenziale ad una vera e propria testimonianza
cristiana nel mondo.
Ma allora l’amore per Dio e
per il prossimo sono dunque una
stessa cosa? « No, di certo », risponde Gunther Bornkamm nel
suo libro su « Gesù di .Nazareth »
e si esprime così: « Chi unifica in
questo senso i due comandamenti dimostra di non avere alcuna
idea di ciò che sono i limiti sovrani di Dio e ben presto riduce
Iddio stesso ad un mero vocabolo ad una cifra, dei quali si può
anche fare a meno. L’intero niessaggio del Regno di Dio e la chiamata ad ubbidire alla sua volontà regale ci dimostrano in modo
inequivocabile che, nella predicazione di Gesù, l’amore verso Dio
deve occupare il primo posto;
questa legge non può venire annullata neppure dall’amore per
il prossimo »• _ _ , ^
Non è senzcL rilievo il fatto che
Gesù, rispondendo al suo interlocutore e riferendosi all amore
verso Dio, abbia pronunziato
queste parole: « Questo e il grande ed il primo comandamento».
Tuttavia non dobbiamo dimenticare che, prima di additarci il
dovere dell’amore per Dio, Dio
stesso ci ha parlato con ?cceuit
di grazia e di amore. Noi amiamo Dio perché, come SI esprime
il catechismo di Heidelberg. « Il
Padre eterno del nostro Signore
Gesù Cristo è anche mio e mio
Padre per amore di Gesù Cristo».
Se con certezza sap^amo d essere stati amati da Dio mediante
la morte di Gesù Cristo, allora
comprenderemo la portata del
comandamento che dice: « Ama
il Signore Iddio tuo con tutto il
tuo cuore, con tutta l’anima tua,
con tutta la tua mente ^ cou ìhù
te le tue forze ». Un simile .amore
deve potersi esprimere con un
profondo senso di riconoscenza
da parte nostra, libera da ogni
legalismo formale o sostanziale.
Ermanno Rostan
(continua a pag. 2)
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4 novembre 1977
XVI CJRCUITO
Un'accurata indagine
in vista di un rilancio
VI CIRCUITO
L’Assemblea del XVI Circuito si
^ tenuta a Riesi il 9 ottobre ed ha
centrato il proprio lavoro su una
relazione approntata da Luciano
Deodato e Pino Testa che erano
stati incaricati dalla precedente
Assemblea di studiare le relazioni delle chiese per darne una valutazione complessiva e per proporre alcune linee programmatiche in vista di un rilancio della
testimonianza evangelica nel circuito.
La relazione passa in rassegna
remigrazione, il lavoro giovanile,
l’impegpo sociale, quello finanziario, il ruolo pastorale, le strutture ecclesiastiche, istituti e opere, la predicazione, e conclude
la parte esjxjsitiva notemdo che
« Il rinnovamento teologico dell’epoca barthiana non sembra essere stato granché recepito, e così le comunità si sono trovate a
dover affrontare il mondo non
solo con un ridotto numero delle
proprie forze (dovuto in parte alremigrazione), ma anche senza
essere passate attraverso un ripensamento della propria teologia. Si è così venuta creando una
posizione fortemente squilibrata
che ha segnato il crollo deH’incidenza della nostra predicazione
e determinato nella parte più fedele delle varie comunità un perenne stato di frustrazione ».
Come proposte di lavoro la relazione sottolinea la necessità di
rompere l’isolamento organizzando un incontro annuale per le comunità, istituendo ima circolare
del circuito e inoltre curando
l’unità delta predicazione; propone un potenziamento della riflessione teologica a livello comunitario (preparazione dei monitori
e cura della catechesi) e un’opera
di aggiornamento pastorale tanto individuale quanto collettivo
con la ripresa di incontri periodici.
Per ciò che riguarda l’esterno,
la relazione ha proposto un rinnovato dmpegno di colportaggio
(Nuovo Testamento TILC), di inserimento nelle radio locali e regioriàli e un’apertura ecumenica
e politica (verso le comunità di
base).
Dopo un ampio dibattito l’assemblea ha fatto proprie queste
linee programmatiche (vedi atti).
Al termine il nuovo Consiglio di
Circuito è risultato composto da
Mario Berutti, sovrintendente,
Luciano Deodato, Pino Testa, Pino Calderone, Maria Salerno.
Dagli atti dell’assemblea.
—L’Assemblea di Circuito del
XVI Circuito, dopo avere discusso la relazione della Commissione nominata ad Agrigento nella
assemblea del maggio 1977:
ne condivide in linea di massima le proposte operative,
dà mandato al Consiglio di Circuito di agire secondo quelle linee programmatiche in collegamento con la Federazione, curando in particolare:
a) il collegamento tra le comunità e tra queste e le opere e gli istituti;
b) l’aggiomamento pastorale e
i corsi per predicatori laici
e monitori;
c) l’unità della catechesi;
d) l’azione verso l’esterno con
il colportaggio e l’inserimento eventuale nelle Radio Libere e in quella Regionale.
— L’Assemblea saluta il pastore Samuele Giambarresi che sta
per partire per assiunere un incarico pastorale presso la Chiesa
Valdese di Dio de la Piata, lo ringrazia per la dedizione con la
quale ha servito per lungo tempo
nelle chiese del Circuito, si rallegra tuttavia per la risposta data
dal past. S. Giambarresi alla particolare vocazione rivoltagli e lo
accompagna con le preghiere di
intercessione chiedendo che gli
sia data, nelle difficoltà del compito che egli sta per affrontare,
la capacità di annunciare TEvangelo con fedeltà e chiarezza.
— L’Assemblea esprime a nome di tutte le chiese valdesi e
metodiste che essa rappresenta
il proprio cordiale ringraziamento al sig. F. Pasquini e alTaw. S.
Aloisi per la dedizione con la
quale hanno ricoperto gli incarichi nel Consiglio del XVI Circuito.
L’assemblea del VI circuito.
PROTESTANTESIMO IN TV
La caratteristica principale a livello teologico della Riforma Protestante, che spacca nel XVI secolo
la civiltà occidentale, è la dottrina
della giustificazione per fede, affermata con forza da Lutero contro il
mercimonio di un perdono ottenuto facilmente nelle piazze con l’acquisto delle indulgenze. Nell’ultima
domenica di ottobre, dedicata appunto affa Riforma, la rubrica
« Protestantesimo » ha voluto dibattere questo problema, ponendo
a confronto i pastori Valdo Vinay
mutata visione dell’uomo, non più
inteso come già stabilito nella realtà, ma come dinamico « divenire
persona » alla ricerca della sua identità, offertaci attraverso gli altri, permettono di superare lo iato
apparentemente insanabile che divideva cattolici e riformatori.
Ma è vero che le differenze sono
state appianate e che basta affermare la gratuità dell’esistenza e l’importanza degli altri, della comunità, per sanare le divergenze? E’
sufficiente dire che tutte le strutto
Giustificazione
e Gino Conte con due teologi cattolici. Subito è emersa, da parte
protestante, la necessità di chiarire
bene il significato dei termini.
« Giustificazione » sta per salvezza
e « fede » significa non adesione intellettuale arida e astratta, ma fiducia, comunione fra Dio e credente che, libero dal peccato, diviene
servo dei fratelli, rendendo operativa la propria fede. Fin dall’epoca
apostolica il problema è centrale:
il giusto per fede, il povero di spirito della beatitudine neotestamentaria, colui che si sente « mendicante davanti a Dio » (come diceva
Lutero), è l’insoddisfatto, colui che
continuamente si interroga, lasciando mettere in questione sé e la propria esistenza non giustificata in
sé, ma soltanto in Dio (polemica
paolina contro « l’amore di se stesso »).
I teologi cattolici sembrano accettare con largo consenso queste
precisazioni chiarificanti e ribadiscono che l’azione giustificante è
Tampre gratpitpjdi Dio, la sua accettazione, àpparentemente paradossale, del peccatore e che tutto ciò
deve emergere come struttura portante della Chiesa. Aggiungono che
la diversa situazione storica e la
re della Chiesa sono il segno, l’espressione di questo amore divino,
10 spazio in cui esso emerge ed in
cui Dio appare nella storia? Di
fronte alle innovazioni liturgiche e
alle spinte di rinnovamento che dopo il Concilio Vaticano II, sembrano muoversi all'interno della Chiesa Cattolica, si sarebbe quasi tentati di rispondere affermativamente
e di unirsi aU’ottimismo un po’ facile dei due teologi cattolici che
parevano tutti tesi a dimostrare
che le differenze non ci sono più
ed erano solo provocate da errori
di ottica storica. Ma il principio
della giustificazione, su cui don
Molari e padre Bekes sono così
d’accordo, è davvero applicato a
tutta la vita della Chiesa Cattolica? Pende un interrogativo: perché allora un sacerdozio inteso come mediazione gerarchica e perché
11 culto dei santi e la dottrina delrinfallibilità del magistero della
Chiesa? La domanda, posta dal pastore Conte, è rimasta senza risposta per mancanza di tempo, proprio
quando più spinoso, ma anche più
interessante si faceva il terreno per
un vero confronto.
LucUla Pellenco
riunitasi a Milano il 15/10/’77,
chiede al C.E. della Federazione regionale di convocare al
più presto possibile (eventualmente per l’8 dicembre) a Milano in via P. Lambertenghi un
convegno sulla nostra partecipazione alle radio e tv libere
con particolare riferimento ai
suoi contenuti e sua collocazione. L’assemblea delibera di parteciparvi impegnando le chiese
locali a dibattere i temi del convegno.
L’assemblea, udita la relazione di Paolo Naso sui prossimi
programmi operativi della FGEI
regionale, chiede che sia data
ampia infofnìazione circa le linee operative che verranno fuori dal programmato convegno
di S. Fedele D’Intelvi 15-16 c. m.
Le chiese Ideali, la Federazione
regionale delle chiese evangeliche, gli organi ecclesiastici, in
collaborazione con la FGEI regionale, s’impegnano a non trascurare l’esame »-della «questione giovanile» aU’intemo delle
chiese locali.
Si delinea il legame FGEI
- Federazióne - Circuito
La signora Maria Soggin,
membro del C.E. della Federazione regionale lombarda, con
una relazione sul tema « presenza evangelica nelle radio e tv libere » ha aperto i lavori della
assemblea del VI Circuito che
ha avuto luogo a Milano sabato
15 ottobre. Sugli aspetti di questa particolare « predicazione »
molti sono stati gli interventi,
dai quali sono emerse alcime
precisazioni e linee operative; la
F.C.E.I. regionale ricoprirà una
funzione coordinatrice tra le
varie esperienze in atto nel ciri-^
culto. Nel far questo si è ritenuta utile la costituzione di uno
schedario per avere una panoramica generale sulle varie presenze, dare pareri, fornire delle
consulenze, vedere nella realtà
di base del circuito il terreno
MOTTOLA
Giovani in piazza
Trecento persone, in stragrande maggioranza braccianti agricoli, hanno seguito sulla piazza
di Mottola (Taranto) la conferenza che Rosanna Nitti — a fine agosto — ha tenuto sul tema :
« la FGEI e l’attuale situazione
politica italiana».
Non si è trattato di un gesto
esemplare ma di un risultato che
ha visto tutto il gruppo FGEI locale impegnato, per mesi, in uno sforzo di chiarimento teologico e politico.
Dall’esame della lettera di Giacomo si è preso spunto per analizzare l’ambiente in cui l’Evangelo viene annunciato e vissuto.
Da qui son sorti parecchi interrogativi. Alcuni, rivolgendosi alla FGEI, hanno espressamente
chiesto : « fateci vedere voi come
e cosa fare ». A questo grosso
interrogativo (in realtà una sfida) — in una situazione di grave
disoccupazione e disgregazione
sociale — si è tentato di rispondere. In un locale pubblico, sul
tema, presentato dalla FGEI :
« Concordato e questione cattolica » più di cento persone hanno dibattuto a lungo; nella mat
tinata seguente, per l’ora del
culto, Emilio Nitti — invitato da
Napoli — ha predicato sul tema di Matteo ; « Non sono i sani
che hanno bisogno del medico,
ma i malati; ora andate e imparate cosa significhi; voglio misericordia e non sacrifizio ». Nello
stesso tempo i giovani, nella piazza principale di Mottola, esponevano cartelli, Bibbie, libri e pubblicistica evangelica. « Non abbiamo la pretesa — è stato detto
nelle discussioni che ne sono seguite — di avere soluzioni legislative e politiche originali, ma
sappiamo che l’Evangelo è tutt’altro che indifferente e neutrale di fronte alle ingiustizie, allo
sfmttamento, agli aborti clandestini, alla disoccupazione e alla
violazione dei diritti civili ».
La comunità ha già tentato di
fare, durante una assemblea straordinaria, un primo bilancio dell’iniziativa; non sono certo mancate le autocritiche e le discussioni ma è prevalso il desiderio di
continuare nella direzione di
coinvolgere il paese nella predicazione e nella solidarietà con
quelle scelte che mirano all’emancipazione dell’uomo.
più cpnsono per un esame e discussione di ima comune strategia per i vari aspetti della predicazione.
Paolo Naso intervenendo per
la FGEI regionale, ha di nuovo
interessato l’assemblea sulla
« questione giovanile ». Sono state esposte le future linee operative della FGEI regionale che
verranno esaminate in un convegno a s. Fedele d’Intelvi. La
discussione che è seguita ha
messo in risalto l’importanza di
un più stretto, impegnato confronto e collaborazione tra
FGEI - Circuito - Federazione
regionale.
Nel pomeriggio largo spazio
è stato dato all’esame della realtà di varie comunità e gruppi
del circuito. Concreti apporti
sono stati dati al dibattito non
solo dai membri del Consiglio
di circuito che hanno visitato
le chiese ma anche dai delegati
che hanno fatto presente le reazioni delle stesse, per altro positive. È stato ribadito che è
compito del circuito studiare
possibili interventi, dare indicazioni, per riprendere o fortificare il cammino di una presenza e testimonianza là dove per
varie ragioni ristagnano.
L’assemblea a conclusione dei
suoi lavori ha deciso di riconvocarsi per l’8 marzo a Vercelli
e il 6 maggio a Milano.
Ama il Signore
(segue da pag. 1)
« Ama Dio e fai ciò che vuoi »,
diceva Agostino, uno dei grandi
padri della Chiesa antica. Questa frase piuttosto paradossale
non è detta per aprire la porta
al libertinismo ed alle passioni
mondane. Essa ci fa comprendere che amare Dio, con tutto il nostro cuore, è veramente il primo
e grande comandamento, ma si
tratta di un amore totale, che impegna tutta la nostra vita ed è
la sorgente della nostra testimonianza cristiana.
Come dice l’apostolo Giovanni:
« Noi amiamo, perché Egli ci ha
amati il primo ».
TRIBUNA LIBERA
Il pluralismo della TEV
Un fratello in fede mi ha dato il dépliant di adesione alla
TEV, un altro gli ultimi due numeri 19-20 della circolare personale agli aderenti (23 agosto e
3 settembre 1977). Così, ho potuto anch’io, come Roberto Peyrot (cf. Eco-Luce del 17.6.77),
rendermi conto dell’atto di costituzione di quel movimento
stilato in sette punti nel settembre 1976, nonché dei fini, metodi e mezzi dell’azione proposta
per promuovere un risveglio in
seno alla nostra chiesa. A prima vista, anch’io non avrei nulla da obiettare ; chi oserebbe
contestare l’esigenza tipicamente riformata di un continuo « ritorno al puro e semplice insegnamento del Vangelo », « per
un rinnovamento della chiesa»
e «per un impegno della testimonianza cristiana nel mondo »?
Ma, leggendo più attentamente
l’atto di costituzione della TEV,
sono rimasto e rimango tuttora perplesso sui punti 4 e 6, dove è ripetuto che la chiesa è la
casa di tutti, cioè una famiglia
«nella quale il prossimo è riconósciuto conie fratello, al di
sopra di ogni filosofia o ideologia umana ». Se è ovvio che la
chiesa « deve proclamare la propria indipendenza di fronte a
qualsiasi partito politico », se è
pacifico che nella chiesa non ci
debbano essere partiti, dovrebbe essere altrettanto ovvio e pacifico che i membri di detta casa o famiglia, appunto perché
« convinti della superiorità e
della potenza dell’Evangelo su
qualunque ideologia politica »,
parleranno pure di politica tra
loro, soprattutto in occasione di
elezioni o altre manifestazioni
significative della vita civile. In
altre parole, come in casa o in
famiglia ci si suole informare
vicendevolmente dei vari aspetti e problemi dell’esistenza quotidiana (lavoro, salute, condizioni atmosferiche, studio e avvenire dei figli ecc.) — ma lo facciamo sempre « in ascolto della
Parola di Dio», ponendo «la
preghiera quale base e guida
della nostra azione »? —, non
vedo perché nella comunità cristiana di cui siamo membri non
si potrebbe o dovrebbe discutere fraternamente di quello che
ci unisce o ci separa sul terreno politico. Non è un mistero
che al tavolo della santa cena
si accostano insieme fratelli e
sorelle che sono notoriamente
divisi in tema di fede politica.
Ora, in quel momento, tutti costoro — nessuno lo mette in
dubbio — confessano « Gesù
Cristo come loro personale salvatore e signore », cioè sperimentano una comunione che è
dono di Dio, e sono, o dovrebbero essere, « d’un sol cuore e
d’un’anima sola », vivendo — coinè meno incisivamente traduce
la ’ITLC — «unanimi e concordi » (Atti 4, 32). Ora, questa unanimità, questa concordia, non è
forse un fatto globale, che Investe tutti gli atti della nostra vita, sia spirituale che materiale?
Se si, qualcosa dovrà pur cambiare in noi e tra noi, anche sul
terreno delle nostre proprie personali convinzioni politiche. Qui
sta il nocciolo della questione.
Si parla, s\, di pluralismo: ma,
dóve tutti sono o dovrebbero
essere « unanimi e concordi »,
che senso c’è a parlare di pluralismo? Sarà forse un plurali
smo di partenza, non certo di
arrivo: il fascista e il comunista, il democristiano e il liberale, il socialista e il repubblicano, scoprendosi per grazia di
Dio fratelli in Cristo, dovranno
pur sperimentare di essere «diversi» da quel che erano prima.
Questa « diversità », che va nel
senso dell’unanimità e della concordia di cui parla l’autore degli Atti degli Apostoli, sarà allora la nostra « identità » evangelica.
Qui c’è una questione di fondo, che mi sembra importante.
Quando parlo di « identità »
evangelica, penso non tanto a
quella intesa dalla TEV come
« evangelica valdese », quanto
piuttosto come identità « evangelica riformata» nel senso luterano-'buceriàno-calvinista . del
termine: cioè il sentirci impegnati non solo, genericamente,
come valdesi ed evangelici, ma
anche, più specificatamente, come testimoni, negli atti e nelle
parole, di quella consapevolezza
teologica centrata sulla giustificazione per la fede sola, che il
movimento valdese medioevale
ereditò «el Cinqueèénto dai
grandi riformatori tedeschi e
francesi. Soltanto su questa base vedo possibile per noi valdesi italiani un utile confronto
ecumenico non solo con il cattolicesimo ufficiale, ma anche e
maggiormente con le CdB e i
CpS, ed in questo contesto concordo pienamente con quanto
scrive Ermanno Genre nell’EcoLuce del 16 settembre u. s. a
proposito del dissenso cattolico
e della riforma della chiesa.
Giovanni Gönnet
3
4 novembre 1977
INTERVISTA A GIORGIO GIRARDET
COM - Nuovi Tempi
si rinnova
30 ANNO QUARTO
9 OTTOBRE 1977 LIRE ^
fede polit
vita quotidiana
Un maggiore impegno nel settore biblico programmato per CNT - Critiche ad un protestantesimo che sarebbe altezzoso e tribale
— Com-nuovi tempi si rilancia; ha cambiato la testata, mettendo in evidenza la sigla cnt,
ha modificato rimpaginazione,
annuncia contenuti nuovi. Che
vuol dire? Avete cambiato la linea del giornale?
— Si; e no. Direi che si tratta
di una correzione di rotta. Il
comitato di redazione non è
cambiato ; ma si è trovato unanime nel riconoscere che bisognava dare più ordine al giornale e svilupparne maggiormente i settori più specifici; meno
politica generica e maggiore attenzione alla testimonianza o alla ricerca di fede come si svolge effettivamente, nell’area delle chiese cristiane o anche fuori.
— Allora lasciate l’area del
dissenso cattolico?
— Assolutamente no. Lo abbiamo detto ai giornalisti nella
conferenza stampa in cui presentavamo il nuovo cnt. Anche
se alcuni settori più « politici »
della sinistra cattolica propendono oggi per una maggiore
prudenza (e trovano che noi siamo un po’ troppo rompiscatole), noi restiamo chiaramente
nell’area del « dissenso », perché riteniamo che le acquisizioni degli anni scorsi vadano mantenute ; rinnovamento evangelico
della chiesa cattolica, critica
politica delle istituzioni ecclesiastiche (anche di quelle protestanti), ricerca di una espressione di fede che sia vera, non
convenzionale, non repressiva.
Se mai, dovremo evitare alcune
asprezze di linguaggio che non
sono più necessarie dal momento che il dibattito critico si allarga a settori sempre nuovi del
mondo cattolico. Ma soprattutto dobbiamo guardare alla ricerca di fede che si svolge oggi, in maniera a volte anche confusa, nei settori giovanili che
sono molto più staccati dalle
tradizioni di chiesa. C’è nel paese una crisi profonda di identità e una ricerca di nuove forme di democrazia che coinvolgono anche il settore religioso.
Ma fra i giovani disoccupati, fra
gli emarginati, nel movimento
delle donne noi non siamo estranei; e li vogliamo rimanere per
vivere dall’interno quelle situazioni.
— Fra gli evangelici italiani
c’è un certo malcontento nei rig;uardi di cnt. Forse dalla fusione di Nuovi Tempi con com ci
si aspettava qualche cosa d’altro. Voi che ne pensate, cosa fate per rimediarvi?
— Se lo scontento si riferisce
al fatto che non parliamo abbastanza di quello che succede all’interno delle chiese evangeliche, rispondiamo che quello non
è il compito nostro: c’è La Luce, c’è II Testimonio. A che servono se no? Se invece si lamenta una certa carenza, o mancanza di spessore di una testimonianza cristiana diretta, esplicita, riconosciamo che in parte
hanno ragione; questo è appunto uno degli aspetti su cui ci
vogliamo qualificare meglio.
Tuttavia anche qui è bene non
farsi illusioni. La nostra è una
posizione di ricerca, estremamente aperta, che non si propone di presentare i dati della teologia cristiana, magari di quella delle chiese protestanti: non
siamo il terminale di un pensiero teologico elaborato altrove.
E ne assumiamo anche i rischi;
le pagine bibliche di questi primi numen e il dibattito su «la
fede oggi » ne danno un’idea.
Però pensiamo che sarebbe bene per tutti se anche gli evangelici si lasciassero coinvolgere
un po’ più da questa ricerca e
assumessero verso la loro propria tradizione teologica un atteggiamento un po’ più critico,
un po’ meno sicuro di sé. Il dialogo ne sarebbe facilitato, e forse anche il contributo evangelico sarebbe più evidente.
— Recentemente Ermanno
Genre ha rivolto una serie di
domande a com-nuovi tempi e
più in generale al movimento
del dissenso, in un articolo sull’Eco-Luce, sottolineando alcune
carenze del giornale e del movimento, soprattutto nei confron
A Pontebba, per la ricostruzione del Friuli
Villaggio per anziani
Con un ritardo di alcuni mesi
sul previsto, dovuto alle difficoltà di reperire un terreno adatto
ed ai necessari accertamenti
geologici, si sono iniziati a metà settembre i lavori per la costruzione di un villaggio per
anziani a Pontebba, nell’alto
Friuli.
Il progetto prevede un complesso di 14 case in muratura e,
mezzi finanziari permettendo,
un centro sociale con una sala
di ritrovo, un ambulatorio medico e servizi vari. Su di vm’area
totale di circa tredici mila metri quadrati vi sarà anche la
possibilità di dotare ogni casa
di im discreto spazio coltivabile.
Il complesso, che una volta
costruito sarà consegnato al
Comune di Pontebba e da questo gestito, è destinato ad accogliere gli anziani di questa località e delle valli confluenti; immediatamente quelli che hanno
avuto la casa distrutta o danneggiata in modo irreparabile
dai terremoti di maggio e settembre ed in seguito i meno abbienti.
Criterio fondamentale che ha
guidato la progettazione del villaggio, che oltre tutto rispetterà rigorosamente le esigenze
dell’ambiente locale, è stato
quello di evitare l’emarginazione e qualsiasi forma di « ghetto », escludendo perciò la tradizionale «casa di ricovero». In
questi appartamenti, studiati
per tre, due o una persona, gli
anziani potranno vivere in piena indipendenza ma anche usufruendo di strutture sociali comuni.
Questo intervento, che si aggiunge ai numerosi già in atto
grazie all’interessamento di organismi evangelici, è reso possibile con il contributo finanziario dell’Entraide Protestante
Suisse (HEKS) per 200 milioni
e de «Il Giornale del Popolo»
della Diocesi cattolica di Lugano per 100 milioni. A questi si
aggiunge l’interessamento della
Diocesi di Udine, dei vari gruppi italiani del Segretariato per
le Attività Ecumeniche (SAE) e
di altri enti, per cui è possibile
prevedere il completamento del
Centro Sociale.
Il primo lotto completo di
dieci case verrà consegnato nella primavera del prossimo anno ed il rimanente entro l’estate.
Domenica 23 ottobre si è tenuta l’inaugurazione ufficiale dei
lavori (che peraltro sono già in
fase avanzata almeno riguardo
fondamenta e scantinati) con la
partecipazione delle rappresentanze degli organismi donatori
svizzeri. Il complesso che sorgerà sarà denominato «Villaggio Elsa Treu » in ricordo di ima
giovane^ membro del Gruppo
SAE di Udine, perita nel terremoto del 6 maggio.
Iginio Carera
ti della Riforma. Risponderete
a queste critiche?
— Certamente: abbiamo anzi
ripreso l’articolo di Genre, insieme a un altro intervento critico pubblicato sul Foglio di
Torino (guarda caso, sempre
dal Piemonte!) per sollevare un
dibattito. È bene che si discuta
di queste cose, perché in tutti
questi anni il rapporto fra movimento cattolico di base e protestantesimo è rimasto, per cosi dire, sotto il tavolo: da una
parte e dall’altra c’erano delle
attese e anche delle forti perplessità; ma solo in pochi casi
sono state espresse chiaramente. Questo non ha giovato allo
sviluppo del discorso.
— In breve: cosa pensi delle
critiche di Genre?
— È difficile rispondere in
breve, né forse sono la persona
meglio qualificata per farlo. Dirò solo che Genre, come del resto il protestantesimo italiano
nel suo insieme, partono da un
presupposto che sembra evidente, che non avrebbe bisogno di
dimostrazione e che invece, per
gli altri, è proprio quello che
si dovrebbe dimostrare. Genre
cioè stabilisce tacitamente una
sorta di identificazione fra il
protestantesimo italiano e il
messaggio biblico e teologico
della Riforma e dice, in sostanza, al dissenso: voi andate riscoprendo alcune acquisizioni teologiche e storiche fondamentali
della Riforma, ma non tenete
sufficientemente conto che in
Italia ci sono queste chiese, minoritarie quanto volete, che queste scoperte le hanno già fatte
e le vivono nella loro vita ecclesiastica. Ma questo è il punto.
Perché il dissenso cattolico potrebbe rispondere: è vero che
riscopriamo alcuni capisaldi della Riforma. Però, prima di tutto, li abbiamo riscoperti autonomamente nel corso delle nostre esperienze ecclesiali di questi anni e quindi con una tonalità e una problematica diverse
da quelle riformate. E in secondo luogo il patrimonio culturale e teologico della Riforma è
consegnato nel pensiero dei teologi e nelle esperienze di generazioni di credenti evangelici e
non costituisce, per così, dire, la
proprietà privata di una confessione cristiana particolare. Per
quello che riguarda i nostri fratelli protestanti, dobbiamo ve
dere in che modo essi testimoniano oggi la loro fede in questa società, in mezzo a queste
lotte, in che modo riformano di
nuovo le loro chiese, nei fatti,
non nelle intenzioni. Credo che
questa critica, che non è preconcetta, vada presa sul serio.
Se invece ci contentiamo di
coltivare noi stessi e di propagandare noi stessi, come mi
sembra che stiamo facendo un
po’ troppo negli ultimi anni, se
viviamo soddisfatti nella nostra
« tribù », guardando a tutti gli
altri come a selvaggi...
— Alludi al sermone di apertura del Sinodo?
— Certo. Mi pare che il discorso sulla « tribù » valdese sia
uno di quei discorsi che appunto non ci accreditano al di fuori. Mi sembra che il fatto che
lo abbiamo accettato come cosa ovvia e ci siamo divertiti,
senza però che nessuno lo abbia discusso o denunciato la pericolosità, non faccia che confermare agli occhi del dissenso
cattolico (ma direi di tutto il
paese) che la minoranza protestante è, tutto sommato, poco
interessante : una varietà pregiata nel pluralismo di una società moderna, senza però delle
proposte che realmente coinvolgano tutti.
CONCLUSI I LAVORI DEI VESCOVI SULLA CATECHESI
Sinodo senza sorprese
Le attese che il V Sinodo dei
vescovi cattolici legittimava rientravano molto facilmente in sviluppi prevedibili e gli avvenimenti contemporanei ne hanno chiarito ulteriormente scopi e limiti.
Il gesuita Domenico Grasso esprimeva queste « attese » (Civiltà Cattolica, 3055) anzitutto prendendo le distanze da quella tendenza catechetica definita « movimento antropologico », insegnamento che tiene conto della cultura, della psicologia, dei condizionamenti socio-politici, della situazione delle persone. Ancora
una volta ci troviamo dinanzi alla subordinazione del piano materiale a quello spirituale; mentre il gesuita dice che la linea che
insiste sulla ’’dottrina” e quella
che insiste sull’uomo non vanno
opposte ma « assunte in una sintesi superiore », ribadisce che
« il cristianesimo pur venendo
incontro alle esigenze naturali
dell'uomo, le supera immensamente garantendogli non una felicità meramente naturale, ma
la felicità che consiste nella partecipazione alla natura divina ».
Le linee di riflessione per i vescovi erano già state tracciate
da Paolo VI, che ha scelto il tema di questo sinodo e ne ha indicato il sentiero nella esortazione
apostolica «Evangelii nuntiandiy>
del 1974, vera magna charta dei
catechisti cattolici nella quale,
oltre alle preoccupazioni per i
contenuti ortodossi della catechesi vi è pure, come naiturale conseguenza, la negazione della ecclesialità di comunità di base
troppo critiche e ostili verso la
gerarchia.
Interventi
Gli interventi dei Padri sinòdali insistono nella denuncia dell’insegnamento ’’orizzontaliStiqo”,
che sottolinea troppo l’aspètto
umanò, e pioco quello della rivelazióne. Quasi ógni intervento
sia individuale, dei singoli Padri,
che collettivo, dei gruppi di studio, ripete questo monito dettato
dalla constatazione che gli odierni catechisti devono fare i conti
con una cultura in rapida e profonda mutazione, terreno poco
fertile per il messaggio cristiano,
e con il rilevante fenomeno dell’acculturazione in senso marxista di larghi strati giovanili.
Il Patriarca di Antiochia dei
Siri Antoine II Hayek osserva:
« Bisogna evitare da una parte
una catecheri troppo legata alla
secolarizzazione e in pratica alla
componente socio-culturale o socio-politica, dall’altra le altezze
speculative di un tempo ». A onor
del vero queste altezze, se c’erano, erano insospettate, essendo
la catechesi centrata sulla trita
ripetizione e memorizzazione di
formule destinate a essere inconprese, a perdersi con l’affievolirsi
della memoria religiosa, così debole e del resto così poco e mal
nutrita.
Si ha l’impressione — dai documenti preparatori, cfr. il citato
articolo di G. Grasso, il documento precedente il Sinodo: La catechesi del nostro tempo (il Regno
332-1976) e interventi dei Padri
— che la questione della secolarizzazione non sia adeguatamente indagata e si propongano solo
misure difensive: in sostanza il
semplice richiamo alla ortodossia. Del resto è in base a questa
preoccupazione fondamentale che
sono stati letti episodi quali il
’’catechismo olandese” il ’’catechismo deirisolotto” e tutte le
altre esperienze che cercavano di
fare veramente i conti con una
cultura nuova, con esigenze nuove, tenendo almeno presente che
le vecchie dicotomie, sacro-profano, materiale - spirituale, concedevano approdi poco sicuri e
ancoraggi biblici poco documentabili. Agli interrogativi il Sinodo risponde sostanzialmente negandoli con un forte richiamo,
sul piano dei contenuti, alla Bibbia così com’è interpretata, cattolicamente, dalla Tradizione e
dal Magistero. Il vero problema,
la ri-proposizióne in linguaggio
comprensibile, accessibile all’uomo contemporaneo delle formule di fede, non viene sfiorato.
Resta pure immutabile, non ripensato, il rapporto fede-marxismo che viene semplicemente
riesposto dagli interventi dei Padri antagonisticamente, non solo, ma accomunato in un indistinto mélange di ideologie totalizzanti quali: nazionalismo, radicalismo, sistema radiCal-borghese.
Agganci
discutibili
Ove, metodologicamente, si tentano delle operazioni che tengano conto della cultura originaria,
gli agganci sono del tutto discu
tibili. Mons. Godéffaid 'Mpwati
vescovo di Pointe-Noire (Congo)
segnala: « La mistica d^e. relazioni con i defunti offre l'apertura alla dottrina del Corpo Mistico e al culto dei Santi che intercedono per noi ». Dall’America
Latina la voce del vescovo di Lima Germán Schmitz Sauerbon
giunge al Sinodo portando la richiesta di legare stabilmente alla catechesi l’esigenza della liberazione totale. Il vescovo peruviano non solo ricorda che « la
liberazione integrale costituisce
per moltitudini crescenti di credenti l’itinerario della propria coscienza cristiana » ma chiede anche che la liberazione sia assunta quale categoria teologica procedente dal mistero pasquale.
Non ci si poteva aspettare di meno dal travagliatissimo cattolicesimo latino-americano, che è insieme sia avanguardia che retroguardia, che sa esprimere vescovi come H. Camara e una tradizionale e addomesticata religione
popolare assieme a una vivissima realtà di comunità di base.
Nessuna nota segnala un avanzamento sui temi etici. Una curiosa affermazione del gruppo inglese A, che sarebbe amena se
non indicasse una pietosa realtà
immobilista, dice: « Parte importante della catechesi è anche la
dottrina cristiana sul matrimonio, la famiglia e la morale sessuale. VHumanae Vitae ha contenuti positivi sulla vita familiare, ma non è stata ancora sufficientemente compresa né usata ». Auguriamoci che il gruppo
inglese comprenda, almeno fra
tre anni, per il prossimo Sinodo,
perché la gente non usa i dettati
deirencidica e di questo rifiuto
sappia cogliere il cristiano buon
senso.
Al convegno su « Evangelizzazione e Promozione Umana » dello scorso anno erano uscite cose
interessanti come l’inattesa relazione dello storico prof. Bolgiani.
Da questo Sinodo non v’è nulla
di inatteso, tutto è pilotato e avviene secondo un prestabilito copione con esiti scontati.
Non resta che attenderne un
altro. Alfredo Beriendis
■A- Hanno coHaborato: Mario
Berutrì, Franco Carri, Osvaldo
Cotsson, Ivana Costahd,^^Franco
Cdlvettì, Francò Ùavitè, Dino Gardiol, Luigi Marchetti, Bruno Rostagnó. Franco Scopacasa, Aurelio Sbaffi.
4
4 novembre 1977
UNO SCRITTO DI GIOVANNI MIEGGE DEL 1941
L’enigma del dolore
Per chi non ha fede il dolore non è un problema, è un dato di fatto. Soltanto per chi crede
che all’origine dell’universo è un Dio d’amore, il dolore è un mistero
In una delle ultime «Lettere al direttore», esprimendo
l'esigenza di uno spazio maggiore per la riflessione sul tema
del dolore e della sofferenza, una lettrice citava l’opuscolo di
Giovanni Miegge « Perfetta letizia » come esempio tipico di
questa riflessione. Poiché anche a distanza di 36 anni questo
scritto ci sembra conservare intatta la sua forza evangelica,
abbiamo ritenuto utile ripubblicarlo in due numeri successivi del giornale. Ringraziamo la Claudiana per aver consentito questa ristampa, nella speranza che presto sia possibile
finanziare la pubblicazione del II voi. delle opere di Miegge
contenente questo ed altri scritti pastorali.
Il cimento
Non si può dire, che gli Scritti
Sacri considerino con serena suI>eriorità le afflizioni di ogni sorta, che si accumulano, talvolta
con insistenza angosciosa, nella
vita degli uomini. La « prova » è
il terrore delle anime pie, che
percorre come un lungo brivido
tutto l’Antico Testamento. Iddio
« prova » Abramo, e si tratta del
sacrifizio di Isacco (Gen. 22; 1);
«prova» il popolo (Sai. 81: 7)
nel deserto, e son tormenti, fame, sete, uccisioni; « prova »
Giobbe, e il suo libro è tutto un
limgo gemito. Il libro dei Salmi
è un coro di voci che « gridano
alTEterno », invocando la sua liberazione. Egli « prova i cuori e
le reni » (Sai. 7: 9), e l’uomo esce
stremato da quel cimento, liquefatto come Toro nel crogiolo del
Riaperto il
Centro ev. di
cultura di
Sondrio
l’orafo, e incenerito come le scorie senza valore, che si buttano
nell’immondezzaio... Poiché la
prova è un vero cimento, il supremo cimento, anzi, da cui non
è affatto certo che si esca in buone condizioni.
La consuetudine cristiana di
pensare che le prove « sono per
il nostro bene », che sono uno
strumento nella mano di un Dio
d’amore per il nostro « perfezionamento spirituale », non deve
far velo alla loro tremenda pericolosità. La prova è un vero cimento, e il suo esito rimane incerto fino alla fine; è una « tentazione » alla quale non è affatto
sicuro che si sappia resistere. La
influenza del dolore è naturalmente nefasta. Quando viene dalle circostanze anonime, inasprisce il carattere, indurisce i cuori, suggerisce sentimenti di ribellione e incredulità; quando è imputabile agli uomini, scatena gli
istinti antisociali e può condurre
al delitto. Nel migliore dei casi,
quando ha maciullato la sua vittima cavandole fino all’ultimo
atomo di energia, produce una
rassegnazione passiva, che è una
specie di smcidio morale. Vi sono anime che si perdono nella
prova, ed è anche troppo naturale che si perdano: il miracolo è
che alcuni ne vengano fuori; e,
nessuno se ne salva senza, qualche mutilazione.
In vista deirinizio di un nuovo anno di attività culturale
vorremmo brevemente ricordare
l’ultimo ciclo di conferenze tenute presso la sala del Centro (via
Malta, 16) nel periodo che va
dall’ottobre 1976 al maggio ’77.
In tale periodo sono stati affrontati due temi di carattere
specificamente religioso ; « L’evangelo come annimcio di liberazione» (padre Ernesto Balducci) e «Non uccidere» (Giovanni Franzoni).
Tre sono stati gli argomenti
di carattere storico : « Stato totalitario e coscienza cristiana »
(prof. Paolo Ricca), «Girolamo
Savonarola» (prof. Cesare Vasoli), «Erasmo da Rotterdam»
(prof. Salvatore Caponetto).
Nell’attività del Centro è stata presente anche la problematica del mondo cattolico con
una conferenza su « Antonio
Gramsci e la questione cattolica in Italia » (dott. Josè Ramos-Regidor) e una su « La
chiesa cattolica in Italia dal
1948 a oggi» (dott. Giorgio
Bouchard).
Quali problemi di attualità si
sono avute delle conferenze su
« Antimilitarismo e nonviolenza» (past. Davide Melodia), sulla « Vita delle chiese nell’Éuropa orientale » (dott. Glen G.
Williams), su «Ideologia borghese e fede cristiana» (prof.
Filippo (Sentiloni) e su « Il cristianesimo ha un avvenire? »
(prof. Mario Miegge).
L’attività di quest’anno è iniziata mercoled ì 26 ottobre, alle
ore 21, con una conferenza del
pastore valdese Giorgio Tourn
sul tema « Dalla riscoperta di
Dio all’impegno nella società».
Tra le conferenze che seguiranno e che saranno opportunamente segnalate all’attenzione
della cittadinanza segnaliamo
fin d’ora quella dell’illustre storico prof. Alessandro Pastore
su « La Valtellina nel tardo
’500: fede, cultura, società». Saranno anche affrontati temi quali la sessualità, l’uomo moderno di fronte alla morte, il problema degli anziani, la crisi della famiglia, il fatto cristiano e
la costruzione della democrazia nel socialismo. Il comitato
direttivo del Centro si rallegra
di poter continuare a offrire il
proprio contributo alla vita
culturale sondriese.
Domande
senza risposta
Perché la prova? Mistero. Per
chi non ha la fede, il dolore non
è un problema, è un dato di fatto. La vita è dura e crudele, e
non abbiamo nessuna ragione di
pensare che dovrebbe essere diversa. Soltanto per chi crede che
nell’universo si spiega un disegno
spirituale, e che alla sua origine
è un Dio d’amore, il dolore è un
mistero: ma il mistero è il corrispettivo di questa fiducia e di
questa speràhza. Non abbiamo
infatti altra scelta, che tra queste
due attitudini: o accettare il
dolore come un fatto che non ha
bisogno di spiegazione, e ammettere che la disperazione è normale; o credere e sperare, e accettare che in questa fede e in questa
speranza il dolore resti un enigma.
L’enigma del dolore dev’essere
rispettato seriamente: non è un
indovinello, la cui soluzione si
possa leggere alla pagina seguente. Anche per un cristiano maturo la prova riveste aspetti sconcertanti. Perché sia necessario
che siamo sottoposti a così dura
scuola, non sappiamo. Dio vuole
« provare la nostra fede »? Ma
Egli sa in precedenza quale sarà l’esito della prova; non ne ha
dunque bisogno. O forse la nostra sofferenza è necessaria per
i suoi fini universali, ed Egli ci
espone, come un capo manda allo sbaraglio i suoi uomini, non
« per il 'loro bene », ma per quello della patria? Il pensiero è solenne: ma appunto, l’intima esigenza della nostra fede è che
siamo trattati da Dio come fini,
e non come semplici strumenti;
ed essa è conforme all’Evangelo.
Noi non possiamo conciliare la
« prova » con la fede in un Dio
d’amore, se non possiamo pensare che la « prova » è utile e necessaria per noi; né alcuno, che
sia stato « provato », vorrà dire,
che per qualche aspetto non sia
stato bene; ma la carità verso il
prossimo, e anche verso noi stessi, non ci permette di dire senz’altro: è bene che sia così. Vi è
talvolta nelle prove, che si abbattono su determinate persone o
gruppi di persone una così raffi
nata accumulazione di tormenti,
un ritmo così impressionante di
angosce, che Tinterpretazione più
pia è ancora quella, che non le fa
risalire a Dio, ma al suo « nemico ». Il carattere « demoniaco »
della prova, che TEvangelo afferma senza ambagi, non può essere
semplicemente ignorato; e il fatto stesso che i Libri Sacri offrono pari pari questa duplice, e in
apparenza contradittoria spiegazione: il dolore è opera di Dio
che « prova », il dolore è opera
di Satana che « tenta », deve renderci persuasi, che il problema
del dolore non si risolve facilmente, forse affatto non si risolve.
Aspettare l’Eterno
Il solo significato della « prova » sembra talora che sia di dover aspettare e invocare la liberazione finché venga; e la tentazione tipica in cui si traduce è
di dubitare che venga. La posta
del cimento è la fiducia nelle vie
provvidenziali di Dio. La sofferenza, in sé, è alcunché di opaco,
greve, assolutamente privo di
senso, la cui sola funzione, del
tutto negativa, è quella di contrastare la fede, di renderla difficile, fino al limite della possibilità. Quando i dolori e gli enigmi
della vita ti hanno spinto ad una
tale estremità, che la fede appare a tutti ed a te stesso un assurdo, e tu nondimeno credi
contro ogni evidenza, la « prova »
ha raggiunto il suo scopo. La tua
fiducia nelle vie provvidenziali
di Dio ha resistito a tutti gli assalti. e la vittoria della tua fede
è celebrata nella liberazione che
segue la prova.
« Dal fondo della mía distretta
invocai l’Eterno; l’Eterno mi rispose e mi mise al largo » (Salmo 118: 5).
Nella tensione tra questi due
poli, della « distretta » e della
« risposta deH’Eterno », è tutto il
significato della prova; e la sua
rivelazione giustifica resdamazione vittoriosa:
« Celebrate V Eterno, poiché
Egli è buono, e la sua benignità
dura in perpetuo » (v. 1).
Tale è il ritmo costante del cimento della fede, nel suo decorso normale, vittorioso; l’altro decorso non è, naturalmente, documentato dalla Bibbia, che è il
libro della fede, e non della di■ sperazione.
Questa visione elementare della prova resta in molti casi la più
sana. In presenza della prova,
evitiamo i ragionamenti raffinati
della «spiritualità»; non cerchiamo significati misteriosi, in
ciò che è senza significato, e deve
essere senza significato, per poter adempiere la sua funzione.
Lasciamo alla prova la sua natura di ombra totale, senza luce;
rispetteremo chi soffre e saremo
da lui compresi. Ma ripetiamo a
chi soffre e a noi stessi, che il significato della prova è nella liberazione dalla prova, come la notte fredda e paurosa dà risalto
alla meraviglia del sorgere del
sole, e che le ore più gelide della
notte sono quelle che precedono
l’aurora.
« ...Essi saranno
consolati »
Il significato della « prova » è
nella liberazione dalla prova.
L’Evangelo non ha un insegnamento diverso: ma la visione
della liberazione acquista, nell’Evangelo, una vastità e una profondità, di cui l’Antico Testamento contiene solo profetici accenni. La liberazione, da cui la « prova » riceve un valore spirituale,
la « consolazione », che renderà
« beati » quelli che « fanno cordoglio » (Matt. 5: 4), è il Regno
di Dio, la promessa unica ed ine
guagliabile che racchiude in sé
tutte le beatitudini.
Il Regno di Dio non è soltanto
l’eredità celeste, alla fine della vita terrena, sebbene questa prospettiva meravigliosa sia senz’altro la più grande e l’ultima consolazione. Ma il Regno di Dio è
una realtà presente, un vivere
con Dio, nella « visione » di Dio
(Matt. 5: 8), aH’ombra della sua
« misericordia » (v. 7), un essere
« figli di Dio » (v. 9). Già nel Vecchio Testamento la liberazione,
nei suoi aspetti più alti, era il
Regno di Dio: la rinnovata visione della Sua bontà, nella quale esultano i Salmi.
« Ma pure io resto del continuo
con te... Chi ho io in cielo fuori
di te? E sulla terra non desidero
che te» (Sai. 73: 23-26); la presenza sovrana di quel Dio, che
Giobbe, alla fine delle sue prove,
e prima ancora che la sofferenza
fosse cessata, aveva imparato a
« vedere » (Giobbe 42: 5).
Questa liberazione, per la sua
natura spirituale, può materialmente coesistere con la prova;_ le
circostanze che ci fanno soffrire
possono prolungarsi anche nella
liberazione; ma il prima e il poi,
che si succedono con un ritmo
così impressionante nella preghiera dei Salmi, contrapponendo la prova e la liberazione dalla
prova, si ripetono anche qui.
(Quando la liberazione si compie
sul piano del Regno di Dio, la
prova, anche se materialmente
si prolunga, è intimamente superata, non è più quella; la prova
come ombra senza luce, come
tentazione e cimento, la prova
nei suoi aspetti più tormentosi e
pericolosi, appartiene al pasito.
Resta il dolore santificato di chi
vive con Dio, e non può ormai,
da nessuna circostanza, essere
separato da Dio.
Giovanni Miegge
(1 — continua)
LIBRI - SEGNALAZIONI
Per lo studio deH’A.T.
La Casa Editrice Marietti ha
pubblicato recenterpente tm volume di C. Westermann che merita di essere segnalato e raccomandato ai nostri lettori : in
modo particolare a catechisti,
monitori, a quanti vogliono avere in mano un valido strumento
di approccio all’Antico Testamento. In Germania il volume,
edito nel 1974, è giunto alla sua
seconda edizione (1976), segno
di un suo largo utilizzo e scritto proprio per chi non ha una
specifica preparazione teologica.
Rispetto all’edizione tedesca
il testo italiano presenta un’appendice, molto utile, sui libri
deuterocanonici (Tobia, Giuditta, Maccabei, Sapienza, Siracide, Baruc), testi non compresi
nelle Bibbie protestanti che se
guono il canone ebraico, mentre
sono stati '.introdotti nella tradizione cattolica in modo definitivo col Concilio di Trento
(1546) che ha seguito il canone
alessandrino. L’appendice è dovuta a Gianfranco Ravasi, docente di e.segesi anticotestamentaria.
Numerose tavole prospettiche
aiutano il lettore ad avere un
quadro sistematico del contenuto dell’Antico Testamento.
Utile la visione d’insieme sulla
storia degli eventi e della letteratura biblica a fine volume.
e. g.
Claus WESTERMANN : Primo approccio all’Antico Testamento, Marietti, 1977, pp. 183 L. 4.000.
A un anno dal Convegno ’’Evangelizzazione e promozione umana’
Fermenti riassorbiti
A conclusione dei lavori del
Convegno romano dell’autunno
scorso su « Evangelizzazione e
promozione umana » — come si
ricorderà era un convegno di
vescovi, ecclesiastici e laici che
dovevano rappresentare tutte le
diocesi italiane — durante una
conferenza-stampa, era stata annunciata come imminente la
creazione di un organismo con
il compito specifico di trasmettere alle varie diocesi alcuni dei
temi trattati al convegno stesso. In quell’occasione avevamo
avanzato forti dubbi sull’obiettività di questa procedura: la
scelta dei temi non sarebbe stata strumentalizzata dalla gerarchia ed i fermenti presenti al
Convegno neutralizzati e soffocati?
Ad un anno di distanza ci rendiamo conto che i dubbi non
erano infondati: l’organismo che
doveva istituzionalizzare i problemi emersi al Convegno non
è stato ancora creato. Ma questo significa : c’è la possibilità
di una strumentalizzazione totale.
Ne abbiamo avuto la prova
la settimana scorsa, durante una
conferenza tenuta a Torino dal
gesuita padre Sorge, direttore
di « Civiltà Cattolica », che ha
ripreso il tema dell’« Evangelizzazione e promozione umana»
per fare un bilancio dell’atteggiamento dei cattolici ad un anno dal Convegno romano.
Strumentalizzazione totale, abbiamo detto. Infatti padre Sorge non ha parlato né del Convegno di Roma, né dei temi
emersi, né della problematica
ad esso connessa, né degli ulteriori sviluppi dei temi nelle
varie diocesi.
Il rapido e fugacissimo riferimento al convegno romano, nel
trattare i tre temi prescelti : i
poveri, la cultura, l’unità, gli ha
dato lo spunto e la giustificazione per imbastire un suo particolare discorso politico, legato
più alla lettera di Berlinguer
che al Convegno su « Evangelizzazione e promozione umana ».
Fugacissimo riferimento ; perché il Convegno romano, soprattutto nel lavoro delle Commissioni che raccoglievano lii
modo particolare i fermenti di
base, aveva ben diversamente
affrontato questi temi, inseriti
in un discorso più ampio, di riscoperta di responsabilità cristiana e civile insieme, di inse
rimento cosciente nelle nuove
forme che la società va creando.
Padre Sorge aveva preoccupazioni di difesa ; difesa delle opere
assistenziali cattoliche — ed ecco perché il discorso ha sfiorato i « poveri » — difesa delle antiche strutture — ed ecco perché ha sfiorato, ma in modo
molto diverso da come è stato
trattato a Roma, il problema
della « cultura » — difesa della
«unità» della Chiesa, tema che
a Roma, l’anno scorso non è
stato trattato, salvo che per tacciare di « autoesclusi » i cattolici del dissenso che le autorità
ecclesiastiche non avevano nemmeno invitato a partecipare al
Convegno.
«Fino all’anno scorso — ha
detto padre Sorge — la base era
in fermento ed il vertice dormiva; ora invece succede il contrario ». Il Convegno romano su
« Evangelizzazione e promozione
umana » è dunque servito soltanto alla gerarchia cattolica
per conoscere le esigenze, le
aspettative, le ricerche della base, e servirsene ai propri fini,
secondo le ataviche usanze del
suo potere?
Lietta Pascal
5
4 novembre 1977
La guerra è finita da pochi mesi lasciando spossata e distrutta la Germania. La Chiesa evangelica si è da
poco ricostituita sotto la guida di
un « Consiglio fraterno ». Ne fanno parte
i maggiori esponenti della Chiesa confessante che ha costituito uno dei pochi nuclei di resistenza contro il Nazismo. Questi uomini sarebbero tra i pochi in Germania a poter dire di aver pagato di persona per la loro opposizione; ma sono
questi, insieme ad altri membri della Chiesa evangelica in Germania, a formulare
una « Confessione di peccato » per la chiesa tedesca: il 19 ottobre 1945, in occasione
della prima visita in Germania di una
rappresentanza del Consiglio Ecumenico,
il Consiglio fraterno afferma tra l’altro:
« (...) Noi siamo tanto più grati per questa visita quanto più ci seritiamo con il
nostro popolo non soltanto in una grande
comunione di dolore ma anche in una solidarietà del peccato. Con grande dolore
diciamo: per causa nostra sofferenze senza fine sono state procurate a molti popoli e paesi. Quello che abbiamo spesso indicato alle nostre comunità, lo proclamiamo
ora nel nome di tutta la chiesa: noi abbiamo certo lottato per lunghi anni in nome
di Cristo contro lo spirito che ha trovato
tremenda espressione nel regime di violenza nazionalsocialista; ma noi ci accusiamo di non aver riconosciuto con maggior coraggio, di non aver pregato con
maggior letizia e di non aver amato più
ardentemente.
Qra nelle nostre chiese deve essere fatto un nuovo inizio. Fondate sulla Sacra
Scrittura, portate con molta serietà sulla
base dell’unico Signore della chiesa, esse
si pongono il problema di purificarsi da
influenze atee e di riordinarsi (...)».
Ma una parte del Consiglio fraterno della chiesa evangelica in Germania (e fra gli
altri alcuni pastori come Joachim Beckmann, Hermann Diem, Martin Niemòller
e Ernst Wolf) non si considera soddisfatta fin che non si sia presa posizione sui
pericoli della situazione politica che si
sta irrigidendo. Cosi, l’8.8.’47 viene pubblicata la dichiarazione di Darmstadt.
Il pastore Martin Niemoeller,
uno dei più noti esponenti della Chiesa confessante tedesca,
ad Agape per un campo giovanile negli anni ’60.
AGOSTO 1947 ■ OTTOBRE 1977
Dichiarazione
del Consiglio Fraterno
della Chiesa Evangelica
in Germania a proposito
del cammino politico
del nostro popolo
4 La parola della riconciliazione del mondo con Dio in Cri* ■ sto ci è stata rivolta. Dobbiamo ascoltare, accettare, applicare e realizzare questa parola. Questa parola non è ascoltata, non è accettata, non è applicata e ¡non è realizzata se non
ci facciamo assolvere da tutto il nostro peccato, dal peccato
dei padri e dal nostro peccato e se non ci lasciamo richiamare
per mezzo di Gesù Cristo, il buon pastore, da tutti i cammini
falsi e'malvagi sui, quali noi come tedeschi ci siamo smarriti nel nostro operare e nel nostrò volere politici. ,
O Noi abbiamo errato quando abbiamo cominciatò' a sbgnare il sogno di una missione speciale tedesca come se il
carattere tedesco fosse capace di guarire il mondo.’Con ciò abbiamo aperto la strada all’uso illimitato del potere politico e
abbiamo messo la nostra nazione sul trono di Dio. È stato disastroso il fatto che abbiamo cominciato a fondare il nostro
stato all’interno soltanto su un governo forte, e all’esterno soltanto sullo sviluppo della potenza militare. In questo modo abbiamo rifiutato la nostra vocazione di collaborare con i doni
che sono stati dati a noi tedeschi nel servizio ai compiti comuni dei popoli.
O Noi abbiamo errato quando abbiamo cominciato a costruire un « fronte cristiano » contro certe nuove forme
divenute necessarie nella vita sociale degli uomini. L’alleanza
delia chiesa con le forze che conservavano il vecchio e il tradizionale si è vendicata pesantemente su di noi. Abbiamo tradito la libertà cristiana che ci permette e ci costringe a cambiare forme di vita quando la convivenza degli uomini rende necessaria una tale trasformazione. Abbiamo negato il diritto alla
rivoluzione, ma abbiamo tollerato e approvato lo sviluppo che
ha portato a una dittatura assoluta.
A Noi abbiamo errato quando abbiamo pensato di dover
creare un fronte dei buoni contro i cattivi, della luce contro le tenebre, dei giusti contro gli ingiusti nella vita politica
e con mezzi politici. Così abbiamo falsificato il libero diritto
della grazia di Dio a tutti con la formazione di un fronte politico, sociale e culturale e abbiamo lasciato il mondo alla sua
autogiustificazione.
5 Noi abbiamo errato quando non ci siamo accorti che il
• materialismo economico deH’insegnamento marxista avrebbe dovuto ricordare alla chiesa il compito e la promessa
della comunità per la vita e la convivenza degli uomini per il
tempo presente. Abbiamo trascurato di far diventare problema
della cristianità la causa dei poveri e dei diseredati secondo
revangelo del regno di Dio che viene.
6 In quanto noi riconosciamo e confessiamo tutto questo, ci
■ sappiamo liberati come comunità di Gesù Cristo per un
servizio nuovo e migliore che permetta di rendere gloria a Dio
e salvezza temporale e eterna agli uomini. Non sono parole come « cristianesimo e civiltà occidentale » ma ritorno a Dio e
contatto con il prossimo nella forza della morte e della risurrezione di Gesù Cristo le cose di cui il nostro popolo e, all’interno del nostro popolo, soprattutto noi cristiani abbiamo bisogno.
7 Abbiamo confessato e confessiamo oggi di nuovo: « Per
■ mezzo di Gesù Cristo la gioiosa liberazione dai legami empi di questo mondo ci trasforma per permetterci un servizio
libero e riconoscente a tutte le sue creature ». Perciò preghiamo con insistenza: Non lasciate che la disperazione divenga il
vostro padrone, poiché Cristo è il Signore. Date l’addio ad ogni
indifferenza senza fede, non lasciatevi sedurre da sogni di un
passato migliore o da speculazioni su una guerra futura, ma
diventate coscienti in questa libertà e con grande serietà della
responsabilità che tutti e ognuno di noi portiamo per la costruzione di uno stato tedesco migliore che possa servire al diritto del benessere e della pace interna e della riconciliazione
dei popoli.
Darmstadt, 8 agosto 1947.
Non sia la disperazione
il vostro padrone
ii recente incontro è stato un’occasione per ricevere la lezione della
Chiesa confessante di ieri e per confrontarsi sui problemi^ dell’oggi
Rivive a Darmstadt
la chiesa confessante
(segue da pag. 1)
tinuavano a organizzare gli arrivi e a smistare la gente procurando pasti e pernottamenti —
e l’inizio è stato un po’ così, saltando la puntualità a cui eravamo stati abituati in Germania
e in mezzo a continui interventi
di persone che chiedevano al
microfono aiuti per risolvere situazioni pratiche.
Questo ha dato un tono all’incontro tutto diverso dal normale: non più divisione rigida tra
questioni accademiche e necessità pratiche. La situazione di
oggi, con tanta gente che cercava di incontrarsi per vedere
un po’ che. fare, aveva già dal
primo momento trasformato
rincontro — con molta gioia da
parte degli organizzatori, devo
dire, che vedevano pienamente
confermata l’utilità dell’incontro: non celebrare un anniversario ma dare la possibilità di
riflettere sulla nostra situazione. C’era un po’ dappertutto la
volontà di non fermarsi molto
a far discorsi: una parte storica, sì,, questa ci voleva, perché
nessuno aveva mai parlato a
tutti quelli che eran qui di quel
che era successo subito dopo la
fine della guerra. Ma poi, fuori
un po’ tutti in vari posti della
città a dividersi nei gruppi di
lavoro.
Gruppi e tesi
Vale la pena di dire qualcosa
sui gruppi di lavoro: il primo
gruppo, al quale ero stato invitato a riferire insieme ad altri
rappresentanti di paesi europei,
aveva come tema: «Esperienze
di cristiani nel movimento socialista» (riferimento alla terza
e alla quinta tesi della dichiarazione di Darmstadt); il secondo gruppo discuteva « il ruolo
della Repubblica Federale tedesca nell’ordinamento economico
europeo » ( riferimento alla seconda tesi); il terzo gruppo si
raccoglieva intorno al tema
« Chiesa-stato ; teologia-politica »
(riferimento alla quarta tesi);
il quarto gruppo si occupava di
« lettura politica della Bibbia ;
nuove forme dell’esegesi» (riferimento alla settima tesi); il
quinto gruppo aveva come tema : « Legami di classe della
chiesa » (riferimento alla sesta
tesi): il sesto gruppo voleva esaminare il problema del « militarismo e militarizzazione della
società» (riferimento alla prima tesi).
Nel gruppo al quale ero stato
invitato, c’è stato continuamente un tentativo di confrontare
quel che succedeva in altri paesi europei con quello che avveniva nella Germania federale,
con uno sforzo difficile di tener
conto sia delle informazioni che
man mano arrivavano (e che
continuamente si discutevano)
sia delle possibilità di lavoro e
dei problemi che sorgevano nella discussione: come si fa teologia nella situazione di oggi?
le difficoltà di oggi che influenza hanno sul nostro modo di
credere? ma anche : la nostra
fede cosa ci porta a fare concretamente nelle chiese e delle
chiese? il nostro rapporto con
la chiesa-istituzione, la potente
chiesa tedesca...
Alla fine dell’incontro ogni
gruppo ha presentato un rapporto che è stato letto nella riunione conclusiva, pieno di punti
di partenza per una riflessione
che è solo cominciata (e i rapporti saranno pubblicati perché
appunto le cose non finiscano
qui).
Ulta partecipazione
commovente
Erano previsti a Darmstadt
due momenti di assemblea plenaria. Si dava molta importanza
al primo: una tavola rotonda
sull’attualità della dichiarazione
di Darmstadt con la partecipazione di alcuni tedeschi (Heirich
Albertz, ex sindaco di Berlino,
Helmuth Gollwitzer, professore
di teologia, Norbert Greinacher,
teologo cattolico che tornava da
un viaggio in America latina,
Horst Symanovski, esperto del
rapporto tra la chiesa e il mondo dell’industria, e alcuni amici
di altre parti del mondo : un
rappresentante del consiglio ecumenico, Ninan Koshy, indiano; Giorgio Moustakis, greco,
teologo laico, Emidio Campi,
che aveva lavorato molto per la
preparazione dell’incontro ; André Micaleff, del gruppo di rue
Vaugirard di Parigi.
Da questa tavola rotonda sono certo uscite molte cose interessanti: e a un certo punto,
stimolati dalle cose che gli uomini sul podio stavano dicendo,
han cominciato a venire domande, fitte fitte, una dietro l’altra,
da parte delle persone che gremivano la grande sala, e proteste e proposte e grida e inviti ad
andare avanti ; in pochi momenti
la discussione di quella decina
di persone che proponevano soluzioni e ponevano domande è
diventata una commovente e viva
partecipazione di tutta una sala
che cercava dei modi di vivere e
delle risposte da dare alle sfide
di oggi. Gollwitzer, alla fine, riassumeva così il contenuto della
serata: dobbiamo impegnarci e
lavorare senza lasciarci sopraffare dalla sfiducia e dalla disperazione.
Una serenità
impressionante
Ma il momento forse più interessante di tutto l’incontro è
stato un dibattito a cui non si
era preparati. L’ultima sera,
per quelli che ne avessero
avuto voglia, gli organizzato
ri avevano prevista la possibilità di un incontro tra i responsabili della dichiarazione di
Darmstadt nel ’47 e i giovani di
oggi, un incontro tra generazioni per capirsi e per discutere.
Era stata prevista ima saletta al
primo piano della casa della comunità evangelica di un quartiere della città. Ma la sera la gente non ci stava più: si cercava
un’altra sala, si andava in chiesa
e ancora non c’era posto per tutti. Erano i giovani di oggi che
venuti da tutte le parti volevano
sapere.
E lì coloro che erano usciti
dalla resistenza al nazismo, i
membri della chiesa confessante
che erano andati a finire nei
campi di concentramento, han
cominciato a parlare. Un incontro difficile da raccontare ma estremamente toccante. Niemoller, Kloppenburg, Albertz, Koch,
Gollwitzer ed altri confrontavano i tempi di allora e quelli di
Oggi, si interrogavano su quel che
avevano fatto e cercavano insieme ai più giovani quel,che c’era
da fare oggi. Con una serenità
impressionante e con un notevole senso di distacco da quel che
era successo in passato (spesso
anche con momenti di umorismo di chi sa che le cose son
successe in presenza di uomini e
non di eroi) ci siam sentiti raccontare storie di ieri che tutti
vogliono che non ritornino più
oggi. Questi anziani combattenti, veramente, ci hanno ridato
coraggio. Certo, sappiamo che
la chiesa ufficiale era presente
solo con qualche rappresentante e che tutti quelli che lì, lavoravano, discutevano, riprendevano coraggio, erano e sono
ai margini dell’istituzione-chiesa: grossi problemi si pongono
e il modo di lavorare è diverso
per gli uni e per gli altri (Albertz
diceva: bisogna lavorare nelle
chiese, così, come sono, bisogna
farle svegliare, non rassegnarsi
— Symanovsky si chiedeva; una chiesa capitalista può ancora parlare? — ma Niemdller
aggiungeva, ricordando il passato; spesso ci si dice che bisogna avere molto coraggio per
dire qualcosa di vero; ma più
di una volta per noi è stato
sufficiente accorgerci che gli uomini pieni di potenza che avevamo davanti avevano più paura di noi — e allora, qualche
volta, abbiamo parlato...).
A distanza di qualche giorno,
la situazione in Germania si è
fatta ancora più difficile. Qualcuno ricordava a Darmstadt la
importanza che ha avuto il movimento ecumenico per la chiesa confessante tedesca. Anche
oggi, credo, è importante -— come han sempre saputo i cristiani che da qualche parte lottavano per tener viva la loro testimonianza — non rimanere
soli e non lasciar solo nessuno.
Per questo Darmstadt concerne
anche noi.
pagina e traduzioni a cura
di EUGENIO RIVOIR
6
4 novembre 1977
cronaca delle valli
^ AL COTONIFICIO WIDEMANN DI S. GERMANO
Fallimento pilotato?
PEROSA ARGENTINA
I genitori si preparano
Mi presento sabato mattina
ai cancelli della fabbrica presidiata dalle operaie (gli uomini
fanno il turno di notte) per ricevere informazioni sulla situazione. Infilo una copia dell’Eco
attraverso la porta chiusa perché leggano quanto abbiamo
scritto la settimana precedente,
se corrisponde ai fatti, se vi sono novità, cose da aggiungere.
Lo leggono e dicono che è proprio cosi: grosse novità non ci
sono. Intanto aprono il cancello e mi fanno entrare.
Le donne sono sedute : chi fa
maglia, chi legge, chi mangia un
boccone. C’è calma, dignità, fermezza nei loro volti. Molti visi
noti: sono in buona parte operaie di San CJermano, Pramollo
e dintorni.
Chiedo che mi aggiornino sulla vicenda che stanno vivendo.
Intanto osservo un cartello appeso al muro: una dorma con
un carico di rocchetti di cotone
che la sovrasta. Ma non si vede
sul suo volto né nel fìsico alcim
segno di fatica, di preoccupazione; altra cosa rispetto ai volti che mi stanno davanti.
Penso: se i padroni avessero
un minimo di dignità attaccherebbero altri disegni ai muri dei
loro uffici. Ma forse è proprio
questo coraggio che manca :
guardare in faccia la realtà, le
persone. È più facile nascondere dietro un disegno immaginario e traditore il viso e le mani
delle operaie segnate dalla fatica e dalla realtà di tutti i giorni : quella realtà che arricchisce il padrone.
Su questo riquadro le operàie hanno scritto il loro messaggio di protesta, di lotta, di
giustizia : « Signori padroni vogliamo solo lavoro per mangiare ». Questo è tutto quanto chiedono i 300 operai della Widemann; E questo non è loro concesso?y,perciò sono e restano in
lotta, in assemblea permanente.
Scopro; che le operaie non sanno -'ftéppure più con chiarezza
chi sia il padrone della fabbrica, chi comanda. Una società
americana ha rilevato la gestione precedente e da allora nella
fabbrica non sono più state acquistate le balle di cotone: il
che significa che non si può lavorare. Mi spiegano che la decisione di occupazione è venuta
in seguito a continue promessemenzogne dei padroni e al fatto
stesso di forti contrasti fra i
padroni stessi. Ne è un esempio
il « telex » scritto dagli operai
in risposta al richiamo in America di uno dei dirigenti. Ecco
il testo: «Al Sig. Fossyth —
fabbrica occupata — urge vostra presenza immediata — Maestranze cotonificio V. Widemann
a conoscenza del telex che .richiama il Sig. De Montfalcon,
non accettando tale provvedimento chiedono viceversa l’allontanamento dei Sig.ri Aparo
perché la loro gestione è disastrosa. Se Lei non verrà l’occupazione della fabbrica continuerà. Tutti i dipendenti del cotonificio V. Widemann».
Dal mese di marzo ad oggi sono arrivate al cotonificio 1300
balle di cotone pagate ancora
dalla vecchia gestione; il consumo mensile è di 600 balle. Lavoro per due mesi...
« Il magazzino è quasi vuoto
— mi dioe im’operaia — il che
significa che in caso di fallimento non ci sono neppure 1 soldi
per la liquidazione ». « Dal mese di marzo non ci hanno più
pagato i contributi INPS» —
aggiimge un’altra operaia.
Dopo le continue promesse
non mantenute i padroni osano
chiedere agli operai di sospendere l’occupazione, promettendo
il cotone... che non è mai arrivato. « Se arriva il cotone noi
lo lasciamo immagazzinare, non
aspettiamo altro. Il fatto è che
è solo una scusa. Ciò che interessa ai padroni sono certi documenti che sono qui negli uflBci. Se li vengano pure a prendere. A noi interessa il cotone
per lavorare, non i loro fogli.
Però se non arriva il cotone i
fogli restano 111». „
Mentre parliamo arriva per
l’ennesima volta la camionetta
dei carabinieri: «Già loro vorrebbero entrare per prendersi i
documenti. Quelli interessano
ai padroni ».
Ci sono delle voci di una truffa colossale — mi dicono le operaie — difiBcili da confermare o
smentire. Pare che vi sia un giro di parecchi miliardi di lire
legato ad azioni vendute negli
USA e che sarebbero in buona
parte fasulle.
Le idee sono confuse: nessuno riesce a capire quale sia la
manovra in atto. « Addirittura è
stato assunto, alcuni mesi or sono, del nuovo personale; si tratta di una mossa padronale per
poi dichiarare fallimento e scagionarsi di fronte al mondo operaio? ».
Le richieste dei clienti ci sono, la fabbrica negli anni passati si è ammodernata; possiede la migliore tintoria d’Europa — mi dicono — a motivo
della durezza dell’acqua che dà
dei colori brillanti. Quali sono
dunque i motivi che stanno dietro a questo « mistero »?
Per alcune operaie la cosa è
abbastanza chiara: non si trat
ta di xm mistero, bensì, della solita logica dei padroni che non
hanno scrupoli di inventare i
modi più strani quando vogliono ritirare i loro capitali.
Venerdì 28 ha avuto luogo
una manifestazione che partendo da San Germano ha raggiunto Villar Perosa (ripresa dal
TG2) dove ha avuto luogo un
momento di denuncia aperta
della situazione e di solidarietà
da parte degli operai e delle organizzazioni della zona.
Della questione si sono occupati la Regione, la Comunità
montana, ma senza esito alcuno. I padroni non si sono più
fatti sentire.
Sarà ancora la prepotenza incontrollata dei padroni a sopprimere altri 300 posti di lavoro nelle nostre valli? I precedenti non lasciano molte speranze. Ma gli operai sono decisi a resistere. La solidarietà con
la loro lotta può e deve allargarsi non solo a San Germano
ma in tutto il pinerolese.
Ermanno Genre
Ha avuto luogo a Perosa, nei
locali della Biblioteca Comunale, una riunione di genitori del
distretto scolastico che qui avrà
il suo centro, per la preparazione
del programma e della lista di
ispirazione sindacale da presentare per le prossime elezioni,
E’ stata presentata la piatta-,
forma della CGIL-CISL-UIL, che"'
rivendica la possibilità di adeguamento di mense e trasporti
alle esigenze della popolazione
scolastica, l’estensione del tempo
pieno, l’istituzione di asili nido e
di scuole materne anche nei centri che ora ne sono sprovvisti, la
lotta alla selezione scolastica mediante gli strumenti elencati,
l’inserimento degli alunni handicappati nelle classi normali mediante un’opportuna opera di sostegno, una medicina scolastica
preventiva con interventi mirati
sulla base di mappe di rischio.
I genitori presenti hanno fatto
varie osservazioni e chiesto precisazioni sulla piattaforma, soprattutto sul punto delle mense
e dell' inserimento degli handicappati. Malgrado il senso di de
CENTENARIO DEI TEMPLI
Di PRA DEL TORNO E DEL SERRE
I problemi di ieri e quelli di oggi
Chiese strapiene domenica 30
ottobre, sia al Serre che a Pra
del Tomo, per la celebrazione del
centenario di questi due templi.
Culti con Santa Cena alle 10 al
Serre e alle 14 a Pra del Tomo,
presieduti dal pastore Platone
con partecipazione della corale
di Angrogna. Il pomeriggio, a Pra
del Tqrno, è stato particolarmente dedicato a questa commemorazione. Dopo il saluto, alla fine
del cxdto, di un amico tedesco in
rappresentanza del gruppo di
giovani di Esslingen che questa
estate ha lavorato con la popolazione per riparare la strada rovinata dalTalluvione, ha preso la
parola il prof. Armand Hugon,
presidente della Soc. di Studi
Valdesi, che ha illustrato la situazione di Pra del Torno nel secolo scorso dove una popolazione
di oltre 500 anime doveva vivere
delle scarse risorse agricolo-pastorali di un terreno povero, in
condizioni di sottosviluppo, e
l’improbo lavoro del past. Bonnet che dopo il 1870 si trovò davanti al problema della costruzione contemporanea di due templi nella sua parrocchia, quello
del Serre in sostituzione del
preesistente ormai inagibile, e
quello di Pra del Torno ove poco prima era stata costruita una
chiesa cattolica e si attivava l’opera di penetrazione della Propaganda Fide. Un contributo provvidenziale fu dato dal rev. J. N.
Worsfold che dopo ima prima
visita alle Valli, aveva potuto raccogliere in Inghilterra ima cospicua somma che, integrando
quanto collettato in Italia, permise di coprire la spesa della costruzione del tempio. La cerimonia della posa della prima pietra
avvenne TU agosto 1876 e l’inaugurazione delTedificio terminato
il 3 settembre 1877 alla presenza
di circa 3000 persone giunte da
tutte le parti delle Valli.
Dedicato ai problemi attuali
Tintervento della Prof. Franca
Coisson, Sindaco di Angrogna,
comune che ha avuto in questi
ultimi decenni una forte diminuzione di popolazione dovuta al
progressivo abbandono delle attività agricole per lavori in attività industriali o terziarie nei comuni di fondo valle o della pianura. La popolazione che, ad esempio nel 1951 era ancora di
1703 abitanti è ora ridotta a poco più di 900. Sembra che ora ci
sia un arresto di questo fenome
Comunità Montana Chisone-Germanasca
Organizzata la
raccolta del latte
no, ma i problemi sono ancora
molti, dalle scuole, a cominciare
da quella materna, alla necessità
di una collaborazione di tutti i
concittadini per affrontare e risolvere i vari problemi nello spirito evangelico deU’amore del
prossimo.
Il pastore Alberto Taccia, in
rappresentanza della Tavola Valdese, ha portato il saluto di questa e il suo personale in qualità
di .ex .pastore di Angrogna compiacendosi di ritrovarsi fra i suoi
antichi parrocchiani. Ha rilevato
il senso un po’ trionfalistico delTedificio di Pra del Torno, in uno
stile assai diverso dagli altri
templi e in particolare da quello
del Capoluogo di Angrogna, il più
antico delle Valli, del 1555, ma
che forse esprime una particolare situazione psicologica della
popolazione valdese dopo l’emancipazione del 1848. Forse per diminuire questo senso di trionfalismo, una decina di anni fa,
quando il tempio è stato ridipinto, al posto delle strisele gialle e
rosse, si è preferito un colore
crema alternato con un « lacrimato grigio ».
Un piccolo bazar, una lotteria
e un ottimo servizio di buffet, organizzato dalTUnione Femminile,
era allestito su un lato esterno
della chiesa e, per fortuna, malgrado il cielo coperto di nubi assai minacciose, la pioggia non ha
disturbato la cerimonia.
La colletta all’uscita del tempio era destinata alla raccolta di
fondi per la costruzione di mini-alloggi al presbiterio del capoluogo per accogliere persone
anziane della parrocchia.
O. C.
lusione per le limitate possibilità
del distretto, che ha essenzialmente la funzione di programmare, ma non quella di organizzare,
si è iniziata la raccolta di adesioni per la formazione della lista
che, qualora raccolga i consensi
della popolazione, potrà comunque funzionare da acceleratore,
anche se il motore che aziona la
macchina della scuola continua a
essere altrove.
Mensa
scolastica
a Perrero
Dopo le incertezze di cui abbiamo a suo tempo dato notizia,
si è avviata a Perrero la mensa
scolastica che accompagna il
tempo pieno della scuola media.
L'offerta più vantaggiosa che il
Consorzio dei Comuni ha ricevuto è quella del Convitto di Pomaretto che fornisce un primo, un
secondo e la frutta, resi a scuola,
per 1.200 L., di cui 500 a carico
del Consorzio stesso e la rimanenza a carico delle famiglie.
L’aspetto più importante, però,
non è quello del prezzo, ma quello della dieta che è stata studiata per un ciclo di tre settimane,
in modo da essere varia sia per
il sapore dei cibi, sia per l’apporto delle varie sostanze di cui l’organismo necessita.
Il fatto che il pasto sia consumato nei locali della scuola, sia
pure aggiustati in modo un po’
fortunoso, presenta anche vari
vantaggi per la sicurezza degli
alunni, non più costretti ad attraversare le strade del paese a
ridosso di curve senza visibilità.
PERRERO-MANIGLIA
MASSELLO
RODORETTO
Diamo qui di seguito l’elenco
delle riunioni quartierali: 2 novembre: Pomeifré; 4: Crosetto;
7 : Grangia Didier ; 10 : Baissa ;
14: Forengo; 16: Gardiola; 17:
Bessé; 18: Grangette; 24: Gros
Pasei; 25 : Roberso; 25: Perrero.
Il tema delle discussioni sarà
quello indicato dalla conferenza
distrettuale: la crisi del culto e
la secolarizzazione. Il tema degli studi biblici sarà l’epistola
ai Galati.
Ricordiamo ancora che la
mattina di domenica 6 novembre si terrà a Massello Tassemblea di Chiesa; il pomeriggio a
Perrero si avrà la riunione organizzata dal circuito di tutti
coloro che hanno ricevuto danni dalle frane del giorno dell’Ascensione, per la suddivisione
degli aiuti giunti attraverso la
sottoscrizione della Commissione distrettuale. Sono invitati
tutti quelli che della Val Germanasca hanno ricevuto dei
danni. L’appuntamentò è alle
ore 14,30 presso la sala della
chiesa di Perrero.
In attesa che i gruppi politici
presenti nel Consiglio della Comunità Montana espongano il
programma concordato in comune, si è potuto raggiungere un relativo accordo nella seduta del
28 ottobre almeno su due argomenti importanti: l’organizzazione della raccolta del latte e l’incarico ai tecnici per la redazione
del Piano regolatore generale intercomunale., Ha espresso profondo dissenso dalle suddette
iniziative il capogruppo democristiano, ma siccome, a conti fatti,
i voti contrari sono risultati soltanto quattro su una trentina
di presenti, non si può certo affermare che il gruppo DC abbi .a
dato una grandiosa manifestazione della propria forza politica.
Va benissimo cosi, naturalmente,
si può amministrare anche senza
di loro.
La raccolta del latte nelle zone dove ci sono ancora allevatori è un’iniziativa della Cooperativa di valle. La Comunità Montana acquisterà l’autocarro con ci
sterne refrigerate e i bidoni necessari con una spesa di 40 milioni circa. Il latte verrà trasportato alla cooperativa della vai
Pellice, oppure, trattandosi di un
prodotto con elevato contenuto
di grassi, alle industrie casearie
della pianura. Dopo questa spinta iniziale gli allevatori dovrebbero essere in grado di cavarsela
da soli e di ricavare un certo reddito da un prodotto che ora va in
gran parte sprecato come manigime per i vitelli.
In apertura di seduta, il sindaco di S. Germano, Bouchard,
aveva ricordato la tragica situazione dei lavoratori della Widemann, che occupano uno stabilimento già minacciato di chiusura. Come intervenire per evitare
che le nostre valli si spopolino
sempre di più? Il sindaco di Pinasca ha indicato Tallevamento
condotto in modo razionale come alternativa al ricatto delTindustria. Auguriamoci che non sia
troppo tardi. L. V.
POMARETTO
Sabato sera 29 ottobre alle ore
20,30 si è riunito il Concistoro:
ordine del giorno: nomina delle
cariche in seno al concistoro
stesso. Risultano eletti giusto
Tart. 35 dei regolamenti: Presidente il pastore Coisson Renato,
vice presidente e cassiere Marchetti Luigi, segretario Micol
Flavio. La sig.na Mictd Lauretta
è designata quale vice segretaria
ed archivista.
• Quest’anno è stato organizzato un corso di « pre catechismo » per i ragazzi della l* e 2‘
media. Il programma prevede
durante Tanno, oltre al normale
insegnamento, delle gite e incontri vari. La prima gita si é avuta
sabato 29 ottobre a Frali per la
visita al museo valdese.
• Domenica 30 ottobre organizzata da alcuni giovani della Paiola, ha avuto luogo pres.so la scuo
la quartierale della Paiola stessa,
una « castàgnata » con pmrtecipazione dei bambini della scuola
domenicale delTInverso Pihasca,
• Domenica 30 ottobre è stato
presentato alla comunità ed ha
ricevuto il battesimo il piccolo
Rostan Moreno di Giovanni e di
Costabello Maria. Che lo Spirito
del Signore accompagni lui e i
suoi genitori.
• Sabato 29 ottobre Si sono
uniti in matrimonio Pons Ugo e
Ferrerò Ada. Agli sposi gli auguri
della _ comunità per una lunga
vita in comune sotto la benedizione del Signore.
• Sabato 29 ottobre ha avuto
luogo il funerale del nostro fratello in fede Bleyndt Remo della
Lausa, deceduto presso l’ospedale
Civile di Pinerolo alTetà di anni
61. Ai familiari in lutto tutta la
nostra simpatia cristiana.
M. L.
7
4 novembre 1977
CRONACA DELLE VALLI
UNA VISITA Al VALDESI RICOVERATI IN OSPEDALI PSICHIATRICI QffertG PTO allUVÌOIiatÌ
Tra disagio e speranza
L’incontro con chi trascorre la sua vita neH’inedia, senza speranza di
tornare nella società, nel mondo dei sani, dove la fame di vivere un
rapporto umano diventa struggente
Offerte ricevute dalla Commissione Distrettuale, dal 1° al 31
il Fondo di Solidarietà a favore delle famiglie alluvionate delle Valli
Ore 14.30 di giovedì 20 ottobre.
Mi trovo davanti aU’ingrosso
principale dell’Ospedale psichiatrico provinciale, a Coltegno. Sto
aspettando aìcuni fratelli in fede;
insieme visitererpo una parte degli ammalati di questo imponente complesso sanitario: ammalati che appartengono per nascita
ad una comunità evangelica, per
la maggioranza valdesi delle
Valli.
Perché mi trovo qui?, mi chiedo. Non riesco a darmi una risposta chiara e ben definita ma
solo una rosa di possibili motivazioni: sono diffidente di fronte a quelle attività ecclesiastiche
che vanno per la maggiore e incontrano la simpatia dei più, mi
sento attratto dai « minimi », da
chi è emarginato dalla comunità
(anche da quella dei credenti),
ritrovo in questa malattia della
mente uno dei tanti flagelli di
fronte ai quali mi sono sentito
sconvolto al tempo di una mia
esperienza nel terzo mondo.
A tutto questo e ad altro penso. Nel mentre, il solito stato di
disagio e di speranza mi coglie
tutte le volte che devo affrontare questa esperienza. Disagio perché non so quale preciso significa'to dare alla nostra visita, perché non so se saremo capaci di
trasmettere un po’ di luce e di
amore in quelle menti sconvolte
o disarmoniche, perché non so se
riusciremo a lasciare un segno
della nostra presenza evangelica
o se sarà vana fatica. Ma in fondo uno stato di speranza perché
so che « il pane va gettato sulle
acque », e che « lo spirito soffia
dove vuole », convinto come sono che la logica di Gesù non è
necessariamente quella degli uomini.
I fratelli e le sorelle, nel frattempo, giungono: tre sorelle visiteranno i reparti femminili e
noi tre (due persone anziane piene di slancio ed io) ci avviamo
alle sezioni maschili. Non è possibile questa volta, per ragioni
di tempo, accompagnarci gli uni
gli altri.
Dato che le nostre visite sono
periodiche siamo già conosciuti
dal personale e dai degenti e siamo accolti con vero trasporto di
affetto (schioccanti baci e grandi
manate alle spalle). E non solo
dai nostri correligionari: « io mi
faccio valdese », dice qualcuno
(un ammalato): « solo i valdesi
vengono », dice un altro (un inserviente).
In tre ore circa visitiamo una
ventina di uomini (dai 40 ad oltre 70 anni) che per le più diverse ragioni sono qui ricoverati
(chi da un paio d’anni chi da
più di 30 anni). A tutti portiamo
un abbraccio, un sorriso, una parola di interessamento, un incoraggiamento, un ammonimento,
una battuta; in poche parole cerchiamo di creare un rapporto diretto umano e vero tentando di
far breccia in quelle loro menti
fragili o inceppate.
r
SERVIZIO MEDICO
Comuni di ANGROGNA - TORRE
PELLICE - LUSERNA S. GIOVANNI
- LUSERNETTA - RORA’
Dal 5 «ll'll novembre 1977
Doti. AVANZI LUIGI
Telefono 90614
FARMACIE DI TURMO
festivo e notturno
Domenice 6 novembre 1977
Farmacia internazionale
(Dr. Imberti)
Via Arnaud, 5 - Tel. 91.374
Martedì 8 novembre 1977
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Torre Pellice: Tel. 90118 - 91.273
VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellìce : Tel. 91.365 - 91.300
Luserna S. G. Tel. 90.884 - 90.205
Troviamo così nelle varie sezioni (sono 10 le porte delle sezioni a cui bussiamo) fratelli per
lo più abbandonati dal loro clan
familiare, dalla loro comunità,
dalla società in genere.
Che cosa diciamo a questa gente? Rivolgendoci per la maggioranza del tempo in dialetto piemontese o patois chiediamo loro
notizie della salute, di che cosa
fanno, di che cosa vorrebbero fare, del paese d’origine, dei problemi inerenti alla permanenza
in mezzo agli altri ammalati.
Salute: uno solo è costretto a
letto, tutti gli altri godono di
una discreta salute; molti hanno
una dentatura insufficiente, uno
ha subito una asportazione di
una ciste, uno soffre ancora per
una brutta frattura ad un piede,
due trascorrono la loro vita su
una carrozzella.
Che cosa fanno? A parte due
persone che vediamo regolarmente (con loro piena soddisfazione)
impegnati in lavanderia, gli altri
sono abbandonati aU’inedia. C’è
chi con un po’ di fantasia si crea
un lavoro « Faccio il piantone
della camerata », « faccio il bambinaio », Qualcuno gioca a carte,
alcuni leggono (felici questi perché abbiamo pensato a portare
loro alcune riviste). L’aspetto che
ci ha sempre colpiti maggiormente è proprio, questa assenza pressoché totale di attività. Il personale (sono circa 20 gli assistenti
su 70 degenti in tre turni di lavoro) è impegnato nella sorveglianza e ci è parso poco qualificato per attività di recupero.
Che cosa vorrebbero fare?
Molti (sono per la maggioranza
di estrazione contadina) parlano
della terra e si sente che piacerebbe , loro lavorarla e saprebbero cavarsela bene (uno ci stupisce per le sue precise conoscenze
in fatto di potatura).
Il loro paese di origine? La vai
Germanasca, il Pinerolese, la Val
Penice, un paio da Torino. Si ricordano (non tutti) della loro
borgata, dei loro familiari, della
loro maestra... Alcuni si ricordano di appartenere alla « famiglia
RORA’
La Riforma
è davanti a noi
La giornata comunitaria di
domenica 30 l’abbiamo vissuta
interrogandoci sul significato
della Riforma. Gli interrogativi
sono stati parecchi, anche precisi ; di questo dobbiamo ringraziare i fratelli della comunità di base di c.so Torino di
Pinerolo che avevamo invitati
appositamente.
Abbiamo sottolineato una volta ancora come il messaggio dei
riformatori sia un invito a guardare avanti, a non arrestarci alle nostre realtà, anche confessionali. A Rorà Ci siamo chiesti: quali indicazioni concrete
può dare il messaggio della Riforma a comunità che si dicono riformate? È possibile essere riformati senza cambiare la
vecchia realtà in cui rinchiudiamo le nostre attività, la nostra
testimonianza? Quali passi concreti dobbiamo fare per concretizzare questo messaggio nella
vita della nostra comunità?
Il cammino della comunità di
C.so Torino ci è stato presentato nel pomeriggio, dopo che,
al termine del pranzo, abbiamo
celebrato la Cena del Signore.
Abbiamo così potuto essere informati direttamente sull’esperienza di fede di questi fratelli,
sulle difficoltà che si oppongono al loro cammino.
Gli oltre 60 partecipanti alla
giornata comunitaria ricorderanno con riconoscenza questo
momento di comimione frater
na. L’impegno di mantenere
questi contatti è un desiderio e
una speranza reciproci.
• Ricordiamo i momenti di incontro : giovedii pomeriggio alle ore 16, corso di precatechismo (il valdismo medievale);
ogni venerdì, ore 20, corso biblico per giovani e adulti (Paolo e le sue lettere): ogni sabato
ore 20,30, gruppo giovanile (leggiamo « Il mondo dei vinti » di
Revelli, come chiave di lettura
della storia della nostra zona).
Giovedì 10 novembre unione
femminile, ore 14 (al presbiterio, per il centro e le Fucine).
• A partire da domenica 6 novembre inizierà un altro corso
di scuola domenicale alle Fucine (ore 9).
• Sabato 5 novembre, alle ore
17,30, nella sala delle attività,
si terrà un’assemblea pubblica
sui piano di sviluppo, organizzata dalla Comunità Montana.
PRALI
Il 15 ottobre si sono sposati
Graziella Pascal e Nino Bounous.
Ai due sposi, che si stabiliranno
a San Germano ma faranno parte della chiesa di Pramollo, rinnoviamo gli auguri della nostra
comunità .
• Il 23 ottobre è nato Patrick,
secondogenito di Ugo e di Jole
Peyrot. Ci rallegriamo molto con
i genitori ed i parenti.
Dal Fondo di Solidarietà ECO-LUCE
Clemente Beux - Buenos Ayzes
Pietro e Anna Long - Mìradolo
Chiesa Metodista - Sestri Ponente
Chiesa Valdese - Rio Marina
Chiesa Valdese di Pisa (2° versamento)
Unione Femminile Valdese - Roma via IV novembre
Altenhilfe der Ev. Gemeinde-WaUdorf (Hack e Menaci)
Chiesa Valdese di Basilea
Chiesa Valdese di New York, 155 dollari
L.
ottobre, per
(7° elenco).
1.000.000
15.000
50.000
35.000
35.000
30.000
20.000
386.340
97.000
valdese»; uno cita con grande disinvoltura versetti della Bibbia,
un altro parla dei cattolici con i
toni polemici tipici dei nostri valligiani di 30 anni fa.
I loro problemi? Sono quelli
della loro sopravvivenza, problemi pratici legati alle difficoltà di
vivere in comtmità: le gelosie,
gli scatti di rabbia, i rancori, le
ruberie, le angherie di cui sono
protagonisti o vittime; uno si lamenta perché a suo avviso lo
fanno lavorare troppo, un altro
non è contento perché dopo un
po’ di giorni di libertà lo hanno
riportato in ospedale.^ Non si ha
Timpressione che pensino al loro domani e alla possibilità di
ritornare nella società, fuori.
A tutti diamo un segno di amicizia, un pacco di sigarette, una
cioccolata, un pacco di caramelle, giornali, lamette per radersi e
tante monetine per la macchinetta del caffè. La nostra presenza non è rivolta solo ai nostri
correligionari ma a chiimque si
incontri; tutti hanno sete e fame
di incontri umani, di vivere un
rapporto amico. In tutte le sezioni scambiamo due chiacchiere con il personale incoraggiandolo nell’opera così stressante;
chiediamo informazioni sui nostri amici agli infermieri, al "capo”, che sempre hanno dimostrato la massima disponibilità
nei nostri confronti.
Tanti visi tante situazioni. Ma
dobbiamo partire. Alcune veloci
considerazioni aH’uscita con i
due fratelli: dobbiamo annotare
in futuro maggiormente le nostre
visite, bisogna interessare della
cosa i vari concistori delle valli,
dobbiamo ritornare. Uno scambio di abbraccio fraterno e via...
presto perché la giornata non è
finita: altre riunioni, altri contatti nel mondo dei sani (?).
E sulla via del ritorno lo stesso disagio di prima; il dubbio di
non aver fatto abbastanza, di essere stati banali... Ma insieme la
speranza di ritornare presto e di
fare meglio. Con l’aiuto dell’amico Gesù.
effeci
Totale L. 1.668.340
Totale elenchi precedenti L. 12.251.707
Totale al 31 ottobre
oltre a 155 doUari.
L. 13.920.047
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Ricordiamo a tutti i membri
elettori che domenica 13 c. m.,
dopo U culto, avrà luogo l’Assemblea di Chiesa che dovrà
procedere aUa votazione per la
eventuale riconferma del pastore Taccia, il quale termina quest’anno il suo settennio di ministero nella nostra comunità.
Il culto avrà inizio alle ore 10
e sarà presieduto da un membro della Commissione Distrettuale.
Per la vaUdità delle votazioni
occorre la maggioranza assoluta
dei membri elettori.
___________PRAMOLLO
• Dopo un lungo periodo di malattia il Signore ha richiamato
a Sé la sorella Long Lidia ved.
Long (Ciotti), all’età di 86 anni.
I funerali si sono svolti lunedì
31 ottobre. Ai familiari esprimiamo le condoglianze e la solidarietà cristiana della comunità, nella certezza che il Signore solamente può consolare e
dare la forza per superare le
prove.
• E stata già ultimata la costruzione della strada che va al
cimitero e di quella che raggiunge la borgata Case Nuòve dei
Pellenchi, mentre si sta continuando a lavorare per fare
quella che raggiimgerà i Ribetti. Speriamo che si riesca a terminare prima del sopraggiungere della neve, anche per le altre
borgate che possono disporre
per ora soltanto di una mulattiera.
• Domenica 30 ottobre, giornata della Riforma, è stato celebrato il culto con Santa Cena e
la colletta è stata devoluta alla
Società Biblica.
Assemblea
delle
corali
L’Assemblea delle Corali Valdesi è convocata per
domenica 13 novembre c.a.
alle ore 15 presso i locali
del Presbiterio di Pinerolo.
Le Corali riceveranno
quanto prima una circolare indicativa dei punti
all’ordine del giorno.
Il Comitato
ANGROGNA
• Lunedì, 31 si sono svolti, di
fronte a una folla commossa, i
funerali di Guido Pons (dei
Pons) improvvisamente deceduto all’età di 43 anni. Alla moglie
e ai due figli la comunità valdese esprime la propria solidarietà nel dolore unita alla speranza nella risurrezione di Cristo.
• Domenica 6 novembre alle
ore 10, presso la Cappella, Assemblea di Chiesa. All’attenzione dei presenti verranno presentati i temi del Sinodo e della
Conferenza cui farà seguito la
relazione finanziaria.
• Da sabato 5 novembre la
scuola domenicale si terrà anche al .Serre, alle 14,30. Constatato che i bambini della zonaSerre sono sufficientemente numerosi, si è pensato infatti di
offrire una possibilità anche al
Serre d’istruzione biblica.
• Venerdìi 4 sera riunione aperta in Municipio per discutere il
piano di sviluppo della valle.
Incontro
pastorale
Il prossimo incontro pastorale del I Distretto
avrà luogo lunedii 14 novembre, con il , seguente
ordine del giorno:
Mattino - ore 9.15, nella
Biblioteca di Torre Penice : continuazione discussione bozze per l’ABC della fede evangelica «Uomo» (a cura di Paolo Ribet). Tenere presente per
la discussione « Bilancio
teologico di una generazione » in G. Miegge : Scritti Teologici, p. 137.
Pomeriggio - ore 13.30,
a Villa Olanda: Culto e
secolarizzazione (O. d. g.
C.D.) - Liturgia (R/SC/
1977).
SAN SECONDO
Con 10 anni di ritardo dopo
aver distrutto gran parte della
agricoltura la Amministrazione
Comimale di S. Secondo approva il Piano regolator&Tgenerale.
Inquinamento, strade e ponti
rotti, canali di irrigazipne^.irovinati, campi allagati, terreni,che
franano, aumento dello spezzettamento dei terreni, queste alcune conseguenze del lasciar fare dell’Amministrazione di San
Secondo.
I contadini veri, quelli che
hanno il loro reddito esclusivamente sull’agricoltura, speravano che questo finisse, che si
mettesse un po’ d’ordine al caos
edilizio con il Piano regolatore.
Hanno dovuto ricredersi e dare
ragione ai pessimisti contestatori che dicevano; a pagare questa politica sbagliata saranno
ancora gli agricoltori.
L’Amministrazione è composta da democristiani di destra
e di sinistra, dalla Ooldiretti e
da alcuni valdesi, ha lasciato IL
bere le terre dei «signori», le
terre semiabbandonate di coloro che non vivono sull’agricoltura ed ha piazzato i servizi sulle vigne dei contadini che non
hanno altro mezzo di sostentamento.
Ora ci sarà il ricorso e gli
amministratori dovranno forse
dire con che criterio hanno fatto queste scelte.
La gente non è più disposta
a credere al « caso » delle ingiustizie che colpiscono sempre i
più indifesi.
AVVISO
Società semplice Ripetitore
Televisivo Inverso Slancio
I e II programma RAI
Tutti i soci sono convocati in
assemblea ordinaria domenica
13 novembre 1977 atte ore 9
pressò il Mùnicipiò di Angrogna per discutere il seguente ordine dèi giorno :
1) relazione morale e finanziaria dell’ahno 1976-77;,
2) provvedimenti urgenti per
la sistemazione definitiva del ripetitore e per migliorarne il
funzionamento.
Il Presidente : Silvio Bertin
AVVISI ECONOMICI
CEDESI a Rorà negozio generi alimentari e di monopolio. ■ Rivolgersi ad
Aladino Rivoira, 10060 Rorà.
8
8
4 novembre 1977
[
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
a cura di Tullio Viola
Carcere
suicidio
Si discute e si discuterà ancora a lungo sulla questione se la
morte degli ultimi capi della
banda Baader, nell’ormai tristemente celebre carcere tedesco,
fu un assassinio o un suicidio.
Per quanto non si possiedano ancora prove sicure in merito, molti elementi inducono a concludere essersi trattato di un vero e
proprio assassinio. Il racconto
della signora Bahr -Jedgens, avvocatessa di fiducia dell’unica
superstite, quella Irmgard Möller
che svenne quando sentì gli spari nelle celle vicine, e si risvegliò
poi gravemente ferita fuori della
propria cella, è particolarmente
significativo. Inverosimile è poi
la versione ufficiale delle autorità del Baden-Württemberg, una
delle regioni («Land») più democristiane e reazionarie della
Repubblica Federale Tedesca, secondo cui i prigionieri politici
potevano disporre di armi, di radioline, di transistors, ecc.: queste cose si possono credere della
disorganizzata e permissiva Italia, non deirorganizzatissima e
severissima Germania.
Daniel Cohn-Bendit, il noto leader della contestazione studentesca del maggio 1968 a Parigi, partecipando a una ritmione tenuta
il 18.10 all’università di Francoforte, e consacrata al « suicidio »
di Andreas Baader, Gudrun Ens
__________J
di Stammheim:
o assassinio?
Attenzione!
errore
da correggere
Nel numero scorso è stato
inserito per errore il vecchio modulo di c.c.p. con
l’indicazione dei vecchi importi per l’abbonamento all’Eco-Luce. Precisiamo che
sono validi solo i nuovi importi indicati su ogni numero del giornale nel tassello redazionale: annuo L.
7.000; semestrale 4.000;
estero 10.000; sostenitore
15.000.
slin e Jan-Carl Raspe, ha detto:
« Noi non vogliamo qui lanciarci
in una discussione tecnica e criminologica, per sapere se vi sia
stata morte o suicidio. Non sappiamo quel che sia realmente accaduto a Stammheim », ma ha
molto acutamente commentato:
« Sappiamo che, in questa occasione, si è , dalle due parti, giocato a poker con delle vite umane. Lo Stato ha dimostrato di
essere e di rimanere il più brutale, pronto a sacrificare vite umane per perpetuare la propria logica ».
Ci sembra infatti che questo
sia il senso profondo degli orrendi avvenimenti che hanno moralmente devastato la Germania negli qltimi giorni: Tessersi scatenati, l’un contro l’altro, gli opposti terrorismi, quello degli
estremisti rivoluzionari da un lato, quello delle autorità statali
dall’altro. Ma, mentre il primo
può esser visto come un episodio
di delinquenza comune camuffata di politica, il secondo invece è
un vero e proprio delitto di Stato, una « strage di Stato ». Codeste stragi di Stato sono, a nostro
parere, un sintomo funesto, tenebroso, terribile delTinvoluzione, della decadenza politica attualmente in corso nel mondo occidentale.
Delinquenza comune da un lato, che si manifesta anche in Italia, oltre che nelTazione politica,
anche a scopo di estorsione (sequestri di persone), o in ricatti
d’ogni genere, o in operazioni di
mafia ecc. Stragi di Stato d’altro
lato, di cui anche in Italia da vari anni si sono avuti gravissimi
esempi. In USA, con particolari
d’altro genere e con accentuazioni diverse, nel profondo, la stessa cosa. Allora bisogna dar ragione a François Mitterrand (segretario del Partito Socialista francese) che vede nei due opposti
terrorismi, ma soprattutto nel
secondo, per l’appunto un pericolo estremo per tutta la civiltà
occidentale:
« E’ un problema che investe
gli stessi fondamenti della civiltà
occidentale » (ha detto in un’intervista pubblicata su « Le Matin » del 21.10). Ma, mettendo
l’accento sul significato politico
del terrorismo degli estremisti,
ha aggiunto; « Quelli che spingono la rivolta fino alla barbarie
del nichilismo, provengono gene
Aiuto alla Romania
Elenco delle offerlè per la solidarietà con i terremotati in Romania a tutto il 6 ottobre 1977.
CHIESE BATTISTE - Bari 40.000;
Barletta 20.000; Bollate 24.250; Civitavecchia 70.000; Conversano 47.^0;
Cuneo 100.000; Ferrara 25.000; Firenze 268.000; Gioia del Colle 21.000;
Grosseto 40.000; Isola Liti 33.800; La
Spezia 30.000; Matera 42.000; Meana
50.000; Miglionico 32.770; Milano (2
vers. 150.000; Orbetello 20.000; Pordenone 250.000; Roma (Lungaretta)
63.700; Roma (’T. Valle) 38.000; Ronciglione 20.000; S. Angelo e Sulmo
na 45.000; S. Antonino di Susa 200
mila; Sampierdarena 15.000; Santeramo 45.000; Spirino Saturnio 68
mila 500; Susa (To) 52.100; Valperga
(To) 20.000; Venezia Marghera 53.000.
Totale 1.884.120.
CHIESE METODISTE - Albenga
52.900; Alessandria 52.000; Albanella
2.000; Carrara 36.670; Cremona
30.000; Domodossola 25.000; Genova
Sestri 20.000; Gragnana 10.000; Intra
10.000; La Spezia 23.600; Luino 16
mila; Milano 92.000; Omegna 5.000;
Parma 32.500; Padova 30.200; Piacenza 50.000; Portici 85.585; Rapolla
6.000; Roma 198.705; Roma (lingua
inglese) 31.650; Salerno 8.000; S.M.
Capua Vetere 10.000; Savona 39.050;
Scicli 18.100; Trieste 75.000; Venosa
14.000; Vicenza 40.000; Vomere 9.650.
Totale 1.023.610.
CHIESE VALDESI - Agrigento L.
38.000; Barga 15.000; Bordighera-Vallecrosia 50.000; Borgio Verczzi 11.400;
Campobasso 96.000; Genova 151.250;
Grotte 15.600; Guglionesi 30.000; I
ralmente da ambienti borghesi,
talvolta addirittura dall’alta borghesia. Si potrebbe dire, anche
se la risposta che essi danno non
incontra la nostra approvazione,
che il loro è un modo di opporsi
spiritualmente agli stessi valori
dell’Occidente.
Si tratta di un problema che
abbiamo il dovere di porre a noi
stessi. Se lo devono anzi porre,
ancor più, le stesse oligarchie dirigenti, quelle che essenzialmente producono questo fenomeno e
che, avendo privato la nostra civiltà di ogni forma d’ideale, fabbricano essi stessi questo genere
di opposizione. (...)
Un paese, civile non può difendersi contro il terrorismo che in
un sol modo: non indulgere al
terrorismo, ma contenere la propria severità entro i quadri del
rispetto verso il diritto delle genti. Non si può mancare al diritto delle genti quando si è civili:
in caso contrario, si subisce il
contatto dei barbari ».
Nella fattispecie, quello che
Mitterrand chiama il rispetto del
« diritto delle genti », non è altro
che il rispetto della persona
umana. Perciò, come riconoscono molti tedeschi stessi (H. Boll,
G. Grass, W. Brandt e tanti tanti
altri, per fortuna!), il pericolo
maggiore (lo ripetiamo) proviene di gran lunga dal terrorismo
di Stato, non dall’altro terrorismo!
(La citazioni sono tratte da « Le
Monde » del 22.10).
A PROPOSITO DI DUE ASSASSINII
Pesi diversi
I recenti fatti tedeschi non
cessano di essere inquietanti
anche per noi che ne viviamo
.solo il riflesso in Italia. Tra
gli altri, un particolare mi
sembra vada messo in luce,
ed è il peso diverio che è stato attribuito a due assassini.
Mentre i nostri grandi giornali di informazione erano pieni
di notizie e di tensione per
l’assassinio di H.M. Schleyer,
soltanto qualche trafiletto interno, o il silenzio totale, veniva dedicato all’assassinio di
120 operai uccisi dalla polizia
impegnata a sgombrare una
fabbrica occupata.
Ha certo il suo peso il fatto
che il primo sia avvenuto nella vicina Germania mentre il
secondo sia stato compiuto nel
lontano Equador. È anche vero che nell’un caso si è trattato di una notizia singola, relativa ad una morte repentina,
mentre nell’altro la morte è
sopravvenuta dopo la snervante agonia di sei settimane che
hanno reso familiari ai lettori
dei giornali il nome, il volto e
la persona del prigioniero. Ma,
in coscienza, bastano queste
differenze a spiegare per il
primo caso la sottolineatura
continua e per il secondo il
silenzio più o meno totale?
È inevitabile mettere sul
piatto della bilancia il fatto
che l'uno era un industriale,
anzi il presidente degli industriali tedeschi, mentre gli al
tri erano solo degli operai sconosciuti. E allora il conto dei
pesi diversi torna pienamente.
Ecco, ciò che è inquietante
— pur tenendo conto delle
differenze ricordate — è quanto sia naturale nella società
in cui viviamo (nella coscienza che le è plasmata, nei valori che le sono inculcati, e
quindi nella stampa che la riflette) il pensiero implicito
che l’assassinio di un industriale è infinitamente più grave di quello di 120 operai. Il
peso diverso attribuito a questi assassini è infatti destinato a convincere i lettori dei
giornali che la vita, la sicurezza, il lavoro, il benessere della
gente sono compromessi in
modo infinitamente diverso
se un industriale viene assassinato dai terroristi o se decine di operai vengono assassinati dalla polizia.
Di fronte a questa scala di
valutazioni che ci viene proposta, abbiamo il compito di
mettere in questione l’ovvia
« naturalezza » di questi pesi
diversi: il « posto onorevole »
riconosciuto ossequiosamente
ai potenti corrisponde sempre
ad un arrogante disprezzo dei
poveri, e questo costituisce il
peccato dei « riguardi personali » (Giacomo 2:1-9). Riconosciamolo in questo caso nella
morte; ma soprattutto per ricordarcene nella vita.
Franco Giampiccoli
Il singolare pluralismo
vrea e Diaspora Canavesana 46.000;
Livorno 55.000; Lucca 35.000; Luserna S. Giovanni 155.500; Marsala 5
mila; Massello-Maniglia-Perrero 175
mila 600; Pachino 41.500; Pesco Lanciano 23.000; Pisa 50.000; Sampierdarena 50.000; S. Giovanni degli Schiavoni 41.700; Sanremo 100.000; Taranto 35.475; Tramonti di Sopra 20.750;
Venezia (valdesi e metodisti) 60.000;
Vittoria 21.800; Villar Perosa 50.000;
Vomero 16.090. Totale 1.389.665.
CHIESA LUTERANA - Milano L.
120.000.
DALLE CHIESE .WVENTISTE L.
300.000.
« OSPEDALE EVANGELICO DI
NAPOLI » - L. 200.000.
FONDO SOLIDARIETÀ’ ECO-LUCE - L. 2.230.000.
FEDERAZIONE REGIONALE SI
CULO-CALABRA - L. 34.750.
CHIESA VALDESE E BATTISTA
DI TORINO - L. 233.230.
OFFERTE INDIVIDUALI - Maria
e Fernanda Fiorio (Alvignano) L. 10
mila; Silvana Grassi (Milano) 5.000;
Guarnaccio (Rapolla) 5.000; Lancellotti Domenico (Terni) 5.000; Marianna
Menzane (Montescoglioso) 5.000; N.N.
Milano in mem. figlio Piero 100.000;
Sara Palazzino 10.000; Arcangelo Pino
e Sig.ra (Rapolla) 5.000; Giorgio Spini
(Firenze) 10.000; Agnese e Vaipro
Rossi (Brescia) 20.000. Totale 175.000.
Totale generale L. 7.590.375.
Tali somme sono state inviate ai
terremotati in Romania tramite il Consiglio Ecumenico.
(segue da pag. 1)
del mondo (...) » (13). Dunque,
non un pluralismo nelle istituzioni, che sarebbe il diritto e la
possibilità di sostenere posizioni e di portare avanti proprie
istanze nella società e nella cultura, bensì il pluralismo delle
istituzioni, vale a dire la volontà della chiesa cattolica di mantenere proprie istituzioni al di
fuori, se non addirittura in contrapposizione alle istituzioni laiche, la volontà di ritagliarsi,
dalla società e dalla scuola di
tutti, degli spazi religiosi non
contaminati dal « relativismo
debilitante », delle serre per la
coltivazione protetta dei cristiani - eterni minorenni.
Questo strano pluralismo viene ribadito e precisato al punto 20, dove si dice: « Lo stato
subentra sempre più nella Istituzione educativa scolastica, minacciando, con istituzioni educative unificate a livello nazionale e sedicenti neutre, la sopravvivenza delle comunità iiaturali, fondate su una concezione comune della vita. La scuola
cattolica di fronte a questa situazione si propone di offrire
un’alternativa adatta ai membri
della comunità ecclesiale che la
desiderano ».
Chi leggesse queste righe, animate dal pathos di quel « minacciando... », senza conoscere
l’incidenza del Cattolicesimo sulle masse popolari in Italia, né
i profondi legami ecclesiastici
con le strutture del potere, potrebbe pensare ad una perorazione in favore dei diritti di
una minoranza oppressa ed indifesa. Invece, come è noto, le
cose vanno assai diversamente;
enti religiosi gestiscono o controllano migliaia di opere, dalle scuole materne alle università cattoliche, dalle banche ai
trusts, alle società di assicurazione, alle cliniche.
Dal ’75, con la svolta politica
nelle amministrazioni degli enti locali, la Chiesa cattolica ha
cominciato a temere l’ingerenza
del controllo pubblico in questa
rete di privilegi e di feudi; anche provvedimenti minimi ed
elementari adottati in alcune regioni rosse, quali le diminuzioni dei sovvenzionamenti alle
scuole private (non solo a quel
le confessionali!) ha provocato
levate di scudi e geremiadi senza fine, accuse di leso « pluralismo » che coprono un ben noto
antistatalismo di destra. È forse questo l’aspetto più inquietante dell’attuale linea di arroccamento ecclesiastico sulla scuola confessionale, oltre al progetto quanto mai antievangelico di difendere ad oltranza una
cultura ed un’educazione « cristiane », imperniate su una misteriosa ’metafisica esistenziale
cristiana’ (56). La chiesa difende la propria identità culturale
perché vuol difendere la propria sopravvivenza come istituzione, ed è antistatalista (da destra) per spirito di concorrenza, perché è a sua volta uno stato nello stato.
A caccia di
finanziamenti
C’è poi un ultimo importante
aspetto da sottolineare, ed è il
carattere apertamente classista
della scuola confessionale. « È
vero che in alcuni paesi la scuola cattolica è stata costretta a
ridurre in qualche misura la
sua azione educativa alle classi
sociali più abbienti, dando l’impressione di voler favorire con
la sua educazione una discriminante socio-economica; ma questo accade dove non si sono considerati i vantaggi di una sua
presenza alternativa nell’attuale
società pluralista, creandole in
tal modo notevoli difficoltà » (21).
La colpa sarebbe insomma delle
« notevoli difficoltà giuridiche ed
economiche che ostacolano in
diversi paesi l’attività della scuola cattolica. Esse le impediscono
in particolare di estendere il
suo servizio ai giovani di ogni
livello socio-economico e la fanno erroneamente sembrare scuola per ricchi » (68).
A prescindere dalla ridicola
giustificazione addotta, che fa
pensare ad un capitalista che
chieda l’elemosina al popolo, per
giunta lamentandosi della sua
tirchieria, queste autoproclamazioni d’innocenza sono rivelatrici di una coda di paglia: le scuole confessionali, se si considerano le rette che vi si pagano,
sono in massima parte scuole
per la media e l’alta borghesia;
scuole dove s’insegna l’ideologia della selezione e del privilegio, e da questo punto di vista anche le scuole professionali gestite da enti religiosi non
si differenziano dalle altre medie superiori confessionali.
Spiace constatare che anche
famiglie di ceti subalterni, prese dal mito di una cultura ’superiore’ come elemento di promozione sociale, mandino i propri figli a scuola dai preti e dalle suore (anche famiglie di tradizione laica e di sinistra, perché « un po’ di religione non fa
mai male! »), anziché partecipare a una gestione democratica
della scuola pubblica, il che sarebbe poi la condizione fondamentale per rimediare alla situazione di rovina in cui questa
si trova. Ma si sa, è più facile
salvarsi in pochi su un’isoletta
che cercare di guidare una barca strapiena che va alla deriva.
' Il documento è pubblicato
ne « Il regno - documenti » n. 15,
1977.
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