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Anno 123 - n. 41
30 ottobre 1987
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Punti
di vista
INSEGNAMENTO RELIGIOSO NELLA SCUOLA
L’«ora» made in USA
Una domanda che viene spontanea
agli anniversari è questa; perché questo e non altri? Infatti tutti gli eventi
storici possono essere ricordati e, se
10 facessimo, la nostra vita trascorrerebbe tutta in celebrazioni.
Il 4 novembre, decisamente, carico
com'è in molte celebrazioni ufficiali
di spirito militarista, lascia perplessi
molti e, quindi, sarebbe volentieri dimenticato a vantaggio di altre memorie. E’ possibile recuperarlo?
Ci si passi una lunga citazione;
X Due sentimenti si mescolarono
nello spirito dei popoli che erano stati travolti dalla grande guerra, li primo
e più immediatamente forte fu un senso di liberazione, un grande respiro
di sollievo; né gran differenza ci fu
tra i popoli degli stati vincitori e quelli degli stati vinti. Un "partito della
pace" esisteva ormai da tempo in tutti I paesi belligeranti.
il secondo sentimento, da lungo
tempo anch’esso in formazione, era
un’aspettativa messianica. Era la speranza che la grande guerra sarebbe
stata davvero l'ultima delle guerre; che
la forza avrebbe ceduto al diritto; che un sistema si sarebbe instaurato di convivenza internazionale,
eliminando pacificamente ed equamente i conflitti fra gli stati; che sarebbero, quindi, tornate a regnare più
ampie e strette di prima, e definitivamente sicure, le relazioni economiche
e culturali fra i popoli della terra; che,
insomma, si sarebbe instaurata una
condizione di cose rispondente, in termini concreti e attuali, all'ideale del
regno di Dio da duemila e cinquecento anni almeno predicato da voci religiosamente ispirate, e di cui milioni
di uomini avevano custodito il sogno
nel cuore » (Luigi Salvatorelli),
Se il 4 novembre è un recupero di
questi due sentimenti dei popoli, il
ricordo della fine della guerra dei '15'18 può avere un senso; un senso
non solo civile, ma valido anche da
un punto di vista credente. Forse le
espressioni dello storico riferite al
regno di Dio sono un po' riduttive, ma
è pur vero che questo regno ha da
incidere nella storia umana. Sentimenti dei popoli; nessuno si fa illusioni
né sui sentimenti né sui popoli. Gli
uni G gli altri possono essere molto
co.rotti, o almeno molto accomodanti
nei confronti degli interessi. Ma nessuno ha il diritto di far violenza alla
coscienza individuale e tanto meno
a quella collettiva. Se è vero che c'è
stato un momento in cui la pace è
stata sentita come liberazione e che
11 futuro è stato sperato dai popoli come un tempo de! diritto e della giustizia, tutto questo, il 4 novembre, va recuperato e gridato. Se questo è vero,
va anche detto che questa data appartiene ai popoli e non ai militari, che
è anniversario della pace e non della
vittoria. In altre parole i mditari devono essere espropriati di questa data, perché sia restituita a chi l'ha
posseduta all'iniz'o. Restituita alla
gente ì cui figli sono morti senza averlo scelto, vitti.me di una legge della forza, e di una forza assurda che
tramava nel segreto, per non dire nel
torbido, sulla testa d, tutti. Restituita a
chi non era nato il 4 novembre 1918,
ma che è erede legittimo del popolo
che ha vissuto i sentimenti descritti
da Salvatorelli. Restituita non a una
giornata di celebrazioni all'anno, ma
alle sce'te che si portano avanti giorno dopo giorno, da! T' gennaio al 31
dicembre.
Per noi è 4 novembre non quando lo
porta il calendar.o, ma quando avviene la restituzione di queste cose per
un tempo rubate.
Claudio Tron
Non può essere proibita la professione di una fede, ma non esiste una religione "ufficiale” La meditazione, la bandiera: un utilizzo del linguaggio di Dio per la celebrazione dello stato
(dal nostro corrispondente)
NEW YORK — Un amico appena arrivato daH’Italia mi regala il numero dell’Espresso dell'll ottobre, in cui il vaticanista Magister, nel raccontare la
tortuosa vicenda deH’ora di religione italiana, informa i lettori del fatto che negli Stati Uniti ci sarebbero la preghiera obbligatoria nelle aule, le mirghe
di libri non creazionistì e la messa al bando degli scrittori immorali. Se ne potrebbe dunque
dedurre — leggendo il vaticanista dell’Espresso — che l'Italia
del Concordato è all’avanguardia in fatto di rapporti stato' e
chiese risipetto agli USA.
Società civile e
società religiosa
In realtà il Concordato, nella
prospettiva nordamericana, è un
rottame della storia e nessuno
dei 50 stati dell’Unione ammetterebbe che un’autorità esterna
alla scuola pubblica possa intromettervisi per esercitare un insegnamento religioso confessionale pagato con i soldi di tutti
i cittadini e fonte di palese discriminazione nei confronti di
chi non intende usufruirne.
Il primo emendamento della
Costituzione americana, ratificato dal Congresso nel 1791, sancisce il fatto che lo stato né può
avere una religione ufficiale, né
può proibire il libero esercizio
di una religione. La coesistenza
tra società civile e società religiosa dunque è basata — nella
logica della Costituzione americana, che ha ormai 200 anni
di vita — su principi di libertà
e di pluralismo proprio a partire dal diritto fondamentale della libertà religiosa. Lo scambio
invece di privilegi che il neoConcordato Craxi-Casaroli legittima, compresi quelli fiscali,
bancari e valutari, rappresenta
per Tamericano medio la grossolana ingerenza di una religione
nella vita stessa di uno stato
che non può e non deve privilegiare una componente sociale
rispetto alle altre. Detto questo,
Magister ha ragione nello scrivere che negli Stati Uniti la guerra della religione a scuola si
combatte su fronti per noi inimmaginabili.
C’è stata infatti proprio in
questi giorni una dura polemica sul ’’minuto di silenzio” nelle scuole pubbliche del New Jersey. Il problema risale ai primi
anni ’60 quando, su iniziativa di
Madeleine Murraj, la Corte suprema stabilì che ogni forma di
preghiera in classe era incompatibile con la separazione tra
stato e organizzazioni religiose
sancita dalla Costituzione.
Preghiera
silenziosa?
Nel 1985, sempre la Corte suprema dichiarò incostituzionale
il momento di silenziosa preghiera adottato dalle scuole pubbliche deH’Alabama.
A differenza delTAlabama, il
New Jersey sostiene — evitando
la menzione dei termini ’’preghiera” o ’’meditazione religiosa” — che sia compatibile con
la Costituzione un minuto di silenzio quotidiano che ogni studente, per così dire, gestirebbe
come meglio crede nella propria
coscienza.
Sul problema la Corte si esprimerà nella prossima primavera
ma c’è chi teme che possa rientrare dalla finestra ciò che uscì
dalla porta 25 anni or sono. Se
la Corte dichiara legale il minuto di silenzio nroposto da alcune scuole del New Jersey, altri stati lo richiederanno. Così
come due anni fa la Corte di
PENSIERI DI UN POVER’UOMO
Grazia e giustizia
« Io non annullo la grazia di
Dio; perché se la giustizia si ottiene per mezzo della legge, Cristo è dunque morto inutilmente » (Gal. 2: 21).
C’era una volta un povero. Povero davvero: aveva solo una
cinquecento. Non come seconda
macchina, per parcheggiare meglio in città. Proprio solo una
cinquecento, e gliela aveva data,
già di terza mano, suo cognato,
quando aveva deciso di andare
in campagna a fare l'alternativo,
con una bicicletta, un’Ape ed
una capra.
Come spesso capita, un povero è anche un filosofo, un teologo, un uomo giusto. E il nostro povero era giusto. Voleva
contestare, per esempio, la vendita delle uova a dozzine, perché, diceva, ci sono uova di galline americane, piccole che neanche a colazione bastano, uova
di galline "normali”, e uova di
galline che depongono uova quasi come fossero d’oca. E così proponeva la vendita delle uova a
peso, perché in questo modo
non c’è la discrezionalità del venditore, ma giusti pesi e giuste
misure.
Il nostro povero era anche —
com’è giusto — un poco teologo. Essendo giusto, era in una
certa misura attratto dai Testimoni di Geova, così precisi nelle regole e nell’etica.
Da quel che dicevano — una
volta ogni tanto — i giornali che
leggeva (perché i poveri leggono i giornali: hanno tanto tempo libero...), anche Calvino non
gli dispiaceva. Un po’ di Antico
Testamento, di norme, di rigore morale, di leggi economiche
(perché, si sa, i poveri conoscono le leggi economiche; non sono degli emotivi, che per un raffreddore di Reagan cade la borsa, o per Cernobyl si vota di
no al nucleare). E per quel che
gli aveva detto un cugino prete — tutti in Italia hanno un
cugino prete — sapeva che non
c’è nessun giusto, neppure uno,
solo Dio, o Gesù Cristo, non ricordava bene, ma, insomma, solo dalla parte del cielo c’era giustizia vera.
E la cosa lo consolava; perché
lui con la giustizia -— grazie a
Dio — non aveva mai avuto a
che fare, ma sapeva come andavano le cose. Tanto, i giudici
non pagano mai di loro, e quindi, lo aveva sentito venti anni
fa, "la giustizia è di classe";
cioè, paga sempre chi non ha
da pagare.
Il nostro poveruomo era anche, com’è giusto, un poco filosofo. Frequentava i tram, le piazze, i barbieri ed i bar. Sapeva
quindi di un grande dibattito in
corso nel suo paese. Si può avere una "giustizia giusta”? O meglio; si può avere un giudice giu
sto che amministra, in modo giusto, una giustizia giusta, per arrivare ad un mondo più giusto?
Se fosse stato un capo di stato, o il segretario di un partito
importante, o un ministro, il nostro povero uomo avrebbe avuto
una soluzione. Un sì è un sì,
un no è un no, pane al pane e
vino al vino, giusto al giusto
e ladro al ladro, e tutto va in
porto, giustamente. Ma il nostro
povero uomo non era un potente, e così non aveva molto da
dire, o da decidere. Ma una cosa proprio non gli andava giù.
Una volta aveva, letto che il ministero della giustizia non si
chiamava ministero della giustizia, ma ministero "di grazia e
giustizia”. Che cosa c’entra la
graz.ia con la giustizia, di grazia? Questo proprio, il nostro
povero uomo, un po’ giusto, un
po’ teologo, un po’ filosofo anche, proprio non lo capiva.
Un sì è un sì, un no è un no?
Cosa c’entra, con la giustizia, la
grazia, la misericordia, la responsabilità, collettiva o personale?
Se uno è giusto è giusto. Giusto? O no?
« Vuoi tu non avere paura dell’autorità? Fa’ quel che è bene, e
avrai lode da essa; ...ma se fai
quel che è mais, temi, perché il
magistrato non porta la spada
invano» (Romani 13: 3-4).
Sergio Ribet
chiarò ’’simboli di una vacanza
secolare” i personaggi del presepio, è pK>ssibile che quel minuto venga interpretato come
un "silenzio secolare” che non
ha nulla di religioso.
Dudle Sarfatv, nell’ufficio lefrale del New Jersey Council of
Churches — un organismo che
rappresenta una ventina di chiese protestanti a East Grange —,
mi illustra l’azione legale che
l'organismo ecclesiastico da mesi sta portando avanti per dimostrare alla Corte suprema
che la separazione tra stato e
ogni religione è incompadbile
con l’esercizio di una preghiera
camuffata.
Eppure c’è anche oui — malgrado l’antica affermazione di
separatismo tra stato e chiese —
una sorta di religione di stato;
dal dollaro su cui è stampato
”In God we irust” (abbiamo fede in Dio), alla dichiarazione di
lealtà alla bandiera americana
ripetuta da tutti gli studenti
tutte le mattine in tutte le scuole pubbliche dell’obbligo, fino
alla bandiera esposta nelle chiese accanto ai nulniti. per non
parlare poi dei cappellani militari.
Vivere nella sicurezza
Negli anni deH’anticomunismo'
di McCarthy fu inserita nella
dichiarazione di lealtà alla bandiera la menzione di Dio e spessa Dio è menzionato anche nei
discorsi del presidente Reagan.
Ma la ’’religión of thè American
way” è soprattutto quella di
avere una bella casa,_tre auto,
un solido conto in banca e di
poter vivere nella ferma sicurezza che nessuno verrà a minare
il tuo privato benessere. Si usa
in genere il linguaggio di Dio
per santificare lo stato e non
per nulla il comunismo per molti è ancora sinonimo di demonio. Più difficilmente si riconosce nel dio di Wall Street o in
quello del nazionalismo o in
quello dell’esclusivo arricchimento personale una forma di idolatria.
Non tutte le chiese comunque
sono prigioniere della ragion di
stato, malgrado la bandiera accanto al pulpito. Ci sono nella
storia e nel presente di questo
grande paese esempi di profonda obbedienza a Dio e di conseguente disobbedienza allo stato.
Si può essere nazionalisti e
allo stesso tempo discepoli di
Cristo?
La religiosità popolare, che si
riconosce nel motto « un buon
cristiano è un cittadino obbediente alla legge », risponderebbe
di sì. E qui toma alla mente
la parola biblica di Isaia rivolta a coloro che si considerano
credenti ma a conti fatti credono più nella forza economica e
in quella delle armi che non in
Dio (Isaia 31: 1-9). Insomma
non chi dice ’’Signore, Signore”
è vero discepolo, ma chi fa la
volontà di Dio. E’ ancora attuale la parola di Gesù.
Giuseppe Platone
2
2 commenti e dibattiti
1
30 ottobre 1987
IN VISTA DEL 1989
Riflessioni sul Rimpatrio
L'articolo di Giorgio Bouchard,
apparso nel supplemento al n. 33
del 4.9.87 del nostro giornale,
merita ogni attenzione, sia perché è runico ripensamento fatto finora sul vivace dibattito che
si è avuto nello scorso Sinodo
srfil’argomento, sia perché ci offre un esame sincero e appassionante dei toni e delle modalità
che dovrebbero g^darci nelle
prossime rievocazioni centenarie.
Certamente l’avvenimento accaduto quasi trecento anni fa
non può essere visto solo in chiave « valligiana », anche se le
preoccupazioni di quegli « eroi »
erano rivolte in prima linea al
ricupero della piccola « patria »
perduta. A mio modo di vedere
— e soprattutto sulla base dei
documenti « politici » di quel
tempo —, dietro al Rimpatrio
c’è, da una parte, la vigile azione diplomatica dei Cantoni svizzeri evangelici, dell’Olanda, di
qualche principe tedesco e dell’Inghilterra: dall’altra, il giuoco
ambiguo dei Sabaudi, tentennanti tra Roma, Francia e Imperi
centrali, connivente persino la
Spagna cattolica. E’ una storia
intricatissima, sulla quale è bene rileggere le pagine sempre
illuminanti di Arturo Pascal, in
particolare il suo limgo saggio
su « I Valdesi nei Grigioni ed i
loro tentativi di rimpatrio attraverso lo Stato di Milano e la
terra biellese (1689-1690) », pub
blicato nel 1966 e 1969 nel « Bollettino Storico Bibliografico Subalpino ».
Inserito in questo contesto politico europeo, il Rimpatrio del
1689, voluto e attuato e da quel
«pu^no di desperados contadini»
valdesi e da ugonotti francesi,
non perde nulla della sua eccezionalità, insieme religiosa e noilitare, ma non si può non pensare che, se per un motivo o l’altro avesse subito qualche ritardo, esso non sarebbe stato più
« necessario », perché nel frattempo il Duca, dopo aver tramato neU’ombra per abbandonare la Francia e affiancarsi agli
Stati amici © protettori dei vaidesi, passava decisamente dall’altra parte e, per ingraziarsi i
Cantoni svizzeri evangelici ed
averli alleati, abbandonava i suoi
propositi di annientamento e
promuoveva persino il rimpatrio
pacifico di altri contingenti vaidesi attraverso i Grigioni e lo
Stato di Milano, tuttora sottoposto alla Spagna. Inoltre, secondo gli intenti dei nuovi alleati
del Duca di Savoia, il compito
dei rimpatriandi non era soltanto di congiungersi coi vittoriosi
difensori della Balziglia, ma anche di oltrepassare il confine
per venire in aiuto ai cattolizzati
del Delfinato, pronti a ritornare
aH’antica fede riformata.
Dunque, se nel bilancio delle
future rievocazioni debbiamo si
Pace e federalismo
I « Grandi » hanno deciso e la
folla esulta per il dono che questi le offrono nella loro magnanima benevolenza.
Pur nella soddisfazione per il
recente accordo raggiunto tra
USA ed URSS sulle INF (forze
nucleari a raggio d’azione intermedio), che invita alla prudente
speranza in im’inversione di tendenza in materia nucleare, dal
proliferare alla eliminazione, la
mia mente non può fare a meno dall’immaginare la scena su
indicata e dall’andare a quel noto sonetto di Trilussa, « L’incontro de li re » (cito a memoria,
mi si voglia quindi perdonare
l’inesattezza) ed al loro colloquio: « La regina? Allatta. E il
popolo? Se gratta ».
Soddisfazione da una parte,
come scrive giustamente Luciano Deedato nel numero del 25
settembre, « perché per la prima volta si decide di distruggere delle armi », ma anche diffidenza perché, continua Deodato, dietro a questo evento « sta
ima convenienza reciproca di
USIA e URSS » e perché « il metodo seguito è quello delle potenze che decidono sulla testa
di milioni e milioni di esseri
umani » e nel caso specifico degli europei in particolare.
Sono in gioco in effetti essenzialmente i destini dell’Europa,
almeno in questa fase. Anche
ad una osservazione superficiale
della situazione militare del continente, non si può negare infatti che una completa denuclearizzazione dell’Europa porrebbe
questa sotto la minaccia ed il
ricatto delle forze convenzionali del Patto di Varsavia, notoriamente di gran lunga superiori
a quelle della NATO, senza dimenticare che sarebbe cosa facile e rapida per TURSS riportare gli SS20 al di qua degli Urali.
Rinunciare allora alla denuclearizzazione, alla battaglia per
la pace? Niente affatto.
I movimenti per la pace hanno svolto finora un ottimo lavoro, soprattutto in termini di
sensibilizzazione delle coscienze.
Forse non si sarebbe giunti all’accordo recente senza le pressioni deH’opinione pubblica, alla
cui formazione hanno largamente contribuito i pacifisti.
Ma la lotta per la pace non è
sufficiente, come sosteneva già
nel 1935 Lord Lothian nel suo
saggio « Paciflsm is not enough,
nor Patrictism either ».
A sostegno di questo impegno
per la pace occorre un progetto
politico, occorre poter disporre
di nuove categorie di interpretazione dell’attuale fase storica,
capaci di offrire risposte adeguate al tipo ed alla dimensione
dei problemi del mondo contemporaneo. Occorre una nuova
« ideologia », intendendo con questo termine « il pensiero politico attivo, cioè capace di determinare l’azione mediante l’affermazione di certi valori, il riconoscimento del carattere specifico di certe situazioni storiche
e la comprensione del funzionamento di nuove istituzioni » (Il
Federalista, Anno XXIX, 1987, n.
1), per poter vedere con occhi
nuovi la nuova realtà di un mondo che si è radicalmente modificato negli ultimi decenni.
Fondamentale è rendersi conto che il concetto di nazione è
superato, il ciclo storico della
nazione è terminato e che i grandi problemi del genere umano,
e primo fra tutti quello della
pace, cioè della sopravvivenza,
non hanno più una dimensione
nazionale, bensì mondiale. i
Scrivevano Altiero Spinelli ed
Ernesto Rossi in una lettera inviata alla Conferenza organizzativa federalista svoltasi a Firenze nel gennaio 1946: il federalismo « consiste neH’individuare
le conseguenze della esistenza di
stati sovrani in un mondo in cui
una gran parte delle relazioni
umane ha sorpassato le frontiere statali. Intorno alla sovranità
assoluta dei singoli stati si coagulano interessi, esigenze, ideali,
sentimenti che portano a risultati rovinosi: totalitarismo nazionalistico, imperialismo, guer
II destino deU’Europa, non solo come entità politica, ma come
comunità culturale e morale, come insieme di popoli che siano
padroni del proprio destino, è
legato esclusivamente alla realizzazione della sua unità federale, come primo passo verso,
e modello per una federazione
mondiale, perché solo con i
mezzi del federalismo si può
estendere la democrazia.
Non voglio in questa sedè inoltrarmi in una analisi delle teorie
federaliste. Il mio vuole essere
un contributo al dibattito sui temi della pace e della giustizia
fra i popoli, che mi sembra si sia
arenato sulle secche della mera
speranza proprio perché privo
di adeguati strumenti di analisi
e di un preciso progetto politico.
Essendomi rivolto a lettori in
buona parte valdesi, vorrei concludere questo mio contributo
con alcune note storiche, ricordando che il Movimento Federalista Europeo è stato fondato a
Milano il 27/28 agosto 1943 in
casa di Mario Rollier, valdese, il
quale poi assunse la cura del
Movimento a Milano, Torino e
Torre Pellice; e che sempre a
Torre Pellice Altiero Spinelli tenne la sua « prima conferenza federalista in un cenacolo valdese, sotto lo sguardo protettore
di un grande ritratto di Cromwell », come ricorda egli stesso
nelle sue memorie.
curamente tener conto sia delle
prospettive piemontesi e a lungo
termine italiane, sia di quelle
europee per un riequilibrio delle forze protestanti là dove erano sopravvissute alle persecuzioni, tuttavia dobbiamo anche
ricordare che quei « fermenti liberal-democratici », venuti fuori
con le due rivoluzioni inglese ed
americana e non certo soffocati
dalTimperialismo napoleonico,
permisero poi, nel 1848, quelle
riforme costituzionali che, attuate anche nel Piemonte, avviarono i valdesi verso la loro emancipazione civile.
E’ da quella data, più che dal
1532 o dal 1689, che i valdesi ricuperarono concretamente la loro « identità » aperta alla testimonianza evangelica nel nostro
paese (si ricordi la sentenza del
Beckwith: « O sarete dei missionari o non sarete nulla »!), in ciò
seguiti ed aiutati dalle altre
« chiese » evangeiiche sorte dal
1870 in poi dopo il crollo dello
Stato pontificio.
Dunque, celebrazioni sì del
1689, ma con l’occhio aperto a
tutte le congiunture successive
e a tutte le componenti variopinte dell’evangelismo italiano, che
attivamente, in concorrenza o no
coi valdesi piemontesi, sparsero
il seme della Parola di Dio nel
nostro paese dalle Alpi alla Sicilia.
PRECISAZIONI SU
BORGIO VEREZZI
Qualche precisazione è necessaria a
quanto scrive A. Longo sui n. 40 del
23.10.87 dell'fico deiie ValU/ia Luce
neiia rubrica «A coiloquio con i iettori».
Se la redazione dei giornaie avesse
pubblicato a suo tempo (marzo 1987)
una reiazione suil’Opera balneare G.P.
Melile di Borgio Verezzi, così come era
stato convenuto con il vicedirettore
del giornale pastore G. Platone il 15
marzo ’87, forse il « colpo di scena •
non sarebbe stato tale per A. Longo,
così come non lo è stato certamente
per i coniugi Morelato né per i membri del Concistoro della Chiesa Valdese di Torino che hanno preso la decisione (il 21.9.87) del cambio di direzione della Casa a partire dal 1.1.88.
Giovanni Gönnet
DIBATTITO
re mondiali.
Le esigenze di libertà, di giustizia sociale, di democrazia politica e di pace, che sono le esigenze profonde ed imprescindibili della civiltà moderna, si sviluppano perciò in un ambiente
che porta inevitabilmente al loro contrario.
La limitazione delle sovranità
nazionali è la condizione fondamentale di un ulteriore sviluppo della civiltà, e la forma in
cui questa limitazione è in definitiva conciliabile con la vita
civile democratica è quella della
federazione ».
mai sostituire, i diversi livelli deter' minati dagli ambiti di competenza e di
responsabilità gestionale, amministrativa e giuridica ohe devono in ogni
caso essere rispettati e mai « snobbati » in nome di reali o presunte
spinte vocazionali superiori!
Bruno Mathieu - Presidente
Concistoro Chiesa Valdese di Torino
QUALE DIALOGO
CON LE ALTRE
RELIGIONI?
Il rapporto fra i coniugi Morelato e
le commissioni, nominate dal Concistoro, che in questi anni si sono succedute e che hanno coinvolto diciassette membri della Chiesa Valdese di
Torino ed uno della Chiesa Metodista
di Savona, è stato fin dal primo giorno
del loro inserimento nell'Opera di Sergio Verezzi un grosso problema.
I buoni intendimenti formulati dopo
il Sinodo 1985 non hanno trovato riscontro concreto perché a distanza di
pochi mesi ci si è ritrovati nella medesima condizione di allora.
Il rapporto di lavoro dipendente (settore turistico alberghiero, 1° livello
super e 1” livello) è stato accettato
dopo il Sinodo 1985 da entrambe le
parti (Morelato e Concistoro). A. Longo scrive che esso è stato accettato
« non senza qualche perplessità »; ci
domandiamo: da parte di ohi? Forse
dei Morelato? Effettivamente a distanza di pochi mesi il rapporto di lavoro dipendente è stato nuovamente
messo in discussione da loro. Ma allora, perché non accettare il ruolo
diaconale? Ci fa piacere che A. Longo
dia notizie sull'Opera ai lettori del giornale, ma sarebbe stato forse meglio
se si fosse informato anche presso coloro che hanno una responsabilità giuridico/amministrativa diretta dell'Opera
affidata dal Concistoro su alcuni aspetti della “ vicenda ».
Carlo Vicari
Una delle contestazioni fatte ai Morelato, in loro presenza, in Concistoro,
è stata quella ohe la funzione generale di amministrazione e controllo
dell'Opera da parte della commissione è stata da parte della direzione
quasi del tutto ignorata, in un progressivo rapporto di incomunicabilità
che ha raggiunto il suo culmine nella
riunione del Concistoro del 14 settembre u.s. a Torino nella quale i
Morelato, presenti, si sono ripetutamente rifiutati di dare spiegazioni alle
contestazioni che venivano loro mosse,
sia da parte di membri del Concistoro
che da parte di revisori dei conti.
La maggioranza delle decisioni, e ne
fanno testo i verbali delle riunioni,
è sempre stata assunta a Borgio
Verezzi con la partecipazione di entrambi i coniugi Morelato: quello che
purtroppo si è dovuto constafàre è
che alcune di queste decisioni, prese
di comune accordo, non sono state
attuate per autonoma decisione della
direzione, senza peraltro preoccuparsi
di avvisare la commissione. Non è
qui il caso di rimettere sui tappeto
« il rispetto dei regolamenti »; non si
tratta unicamente di questo, ma di
mancata collaborazione tra direzione
e commissione, nel vero senso della
parola.
Non siamo d'accordo sulla affermazione: « Si sentono stretti in una morsa vessatoria ed hanno problemi ad
applicare nel tempo dovuto le decisioni prese a Torino »; tutta la documentazione relativa a questi rapporti dimostra la correttezza dell'operato della commissione, alla quale il Concistoro ha confermato alla unanimità la propria fiducia. Non è mai stato chiesto
l’impossibile, ma soltanto quello che
si ritiene necessario per una gestione
globale congiunta dell’Opera, sempre
in tempi più che ragionevoli e sempre
con preavviso scritto o telefonico.
Ci pare di dover sottolineare che
lo spirito di fraternità, di fiducia, di
comprensione e collaborazione che deve sempre essere presente fra fratelli
che operano nell'ambito delle opere
della chiesa deve sempre animare, ma
Vorrei esprimere i miei dubbi sulla
possibilità di dialogare, con umiltà e
convinzione, con persone la cui religione le porta a fanatismi assolutamente inconcepibili per noi come,
tanto per fare un piccolo esempio,
quello di inviare ragazzini a morire
sul fronte di guerra, convincendoli che
dopo la morte saranno subito accolti
in paradiso, o la concezione della donna tenuta in stato di assoluta schiavitù
sotto tutti ì punti di vista, o se pensiamo a cerimonie come quella der.ominata « Sati », che consiste nel bruciare vive le giovani spose dopo ia
morte del marito, cerimonie che sono l'espressione di una mentalità diffusa in ¡India. Perfino in Egitto, dove
l'Islamismo sembra presentarsi con
caratteri più accettabili, le autorità religiose non fanno che ribadire ohe fa
loro è l'unica verá religione, che lutti
gli altri credenti sono infedeli e, perciò, vanno convertiti o combattuti.
L'IsIam, dicono, è superiore a tutte
le altre religioni rivelate, possiede la
assoluta, immutabile verità ed è obbligato a diffonderla nel resto del
mondo. Questo sentimento di superiorità e di perfezione e questa vocazione all'universalismo si scontrano
con molti ostacoli e contraddizioni neila
vita pubblica e privata, che sono spes
so causa di reazioni di antagonisn;
nei confronti di tutto quello che è
nuovo e straniero e, in particolare
verso l'occidente, da cui sono partite in passato le crociate religiose coltro la terra dell’IsIam. Questo per acennare solo all'IsIam; ma quale ;iteggiamento e quale rispondenza possiamo aspettarci da membri di alt e
religioni, come il Buddismo (per il qi¡ule non c’è spazio per l'Idea di Dio
anche se è vivo il problema dell'Assoluto), e l'Induismo?
Perciò, se dall’utopia cristiana, ciré
ci entusiasma, passiamo alla realtà,
non possiamo fare a meno di domandarci quali attività e quali programmi potremmo elaborare per giungere
ad un confronto fattivo con le altre
religioni. E’ vero che ultimamente
varie associazioni religiose, tra cui il
« S.A.E. », hanno organizzato conferenze e dibattiti Invitando esponenti dalla cultura islamica a parlarci della
loro fede, ma si è trattato sempre di
poche persone che, tra l’altro, non
si sono neppure fatte accompagnare
da alcuni loro confratelli, la cui presenza poteva, in un certo senso, avallare quanto era stato affermato dall'oratore..,; ma che pensare della
gente, della moltitudine dei fanatici
che alza il pugno unanime per chiedere guerra e distruzione per i nemici,
anche se sono i propri fratelli in fede?
Alcuni teologi, però, ci esortano a
sperare affermando che, per esempio,
tra l'Islamismo e il Cristianesimo ci
sono molte convergenze perché l’IsIam sembra derivare dal Giudeo-Cristianesimo e Maometto stesso conosceva molto bene l'insegnamento di
Gesù, e anche II suo Isa, che equivarrebbe a Gesù, è chiamato il « Servo
di Dio » che, fatto uomo in virtù deila
parola di Allah, sulla croce è stato
rapito e glorificato. Purtroppo, fino a
poco tempo fa c’è stata, in generale,
una grande ignoranza e molte affermazioni che si sentono ripetere ancora oggi sulle altre grandi religioni
sono il frutto di prevenzioni e di gravi errori di giudizio. Per concludere,
farò mia un'affermazione con cui il
teologo Hans Kùng chiude il suo interessantissimo volume « Il Cristianesimo e le Religioni universali »: « Non
c'è pace tra i popoli senza la pace
fra le religioni universali, E non c'è
pace fra le religioni universali senza
la pace tra le Chiese cristiane ».
Vittoria Stocchetti, Genova
3
30 ottobre 1987
fede e cultura 3
UN LIBRO Di FRANCO GIRARDET
Il bambino dell’autostop
Un « inno alla crescita » e un’esplosione di vitalità nella storia del
piccolo Bonanno - Una figura quasi simbolica in un umanesimo laico
In una piacevolissima veste editoriale, con la copertina arricchita da una deliziosa immagine
raffigurante il protagonista, ci
viene incontro una vicenda insieme simbolica e reale, raccontata in quel toscano sciolto e fluente che pare fatto apposta per
parlare di storie infantili.
Che cos’ha di particolare questa vicenda? La presentazione
editoriale ci avverte che « il libro è nato quasi per divertimento da una scommessa o un’ipotesi: come si comporterà un bambino maschio educato da una
femminista ragazza madre exsessantottina? ». Ma saremmo
fuori strada se ci aspettassimo
una vicenda carica di contraddizioni e, implicitamente, di diagnosi più o meno colorite ideologicamente, pro o contro il sistema. In realtà, come nota A.
Ponzi nel suo commento Anale,
« tutto il lavoro è un inno alla
crescita, intesa nel significato
più pieno di progressiva maturazione e proiezione nel futuro »;
tanto che nella vicenda tutti i
personaggi appaiono infine «contagiati da quel ciclone di sanità
e di allegria che è il piccolo Bo
nanno». Il «sessantotto» dunque
è una specie di pretesto, un trampolino di lancio per dare l’avvio
a questa esplosione di vitalità
che si snoda secondo leggi e
ritmi strettamente personali, legati alle particolari vicende del
protagonista ragazzino.
Io direi che Bonanno, in quel
breve ma cruciale periodo di vita che è compreso nel racconto,
è quasi una metafora della gioia
di vivere. Di una metafora ha il
fascino, la ricchezza espressiva
e anche una certa mancanza di
storicità. Bonanno infatti non
« diventa », ma « è ». Perciò alcuni aspetti delle sue vicende,
che possono sembrare incompatibili con l’età, o un certo suo
tipo dì linguaggio, di ragionamento, di decisioni, che solo là
qualità giocosa del racconto riesce ad integrare armonicamente
al quadro « reale », vanno appunto accolti nella loro dimensione metaforica, come allusioni
ad una realtà — di vita e di rapporti — che potrebbe essere e
non è, su quel diffìcile margine
in cui reale e simbolico si travestono continuamente l’uno coi
panni dell’altro.
L’arte di Girardet consiste
proprio nel riuscire a mantenersi su quel margine senza mai scivolare da una parte o dall’altra.
E vorrei sottolineare come il suo
stile, il suo modo di scrittura,
10 aiuti a sostenere la lievità di
questo equilibrio. E’ perciò che,
come nota ancora Ada Ponzi, le
parole-chiave atte a sintetizzare
11 messaggio trasmesso dal libro
sono presto trovate: «crescita»
e « letizia ». Crescita e letizia
che, sia detto per il nostro lettore, non sembrano aver bisogno di supporti religiosi o di
riferimenti al soprannaturale.
Una sorta di sano « umanesimo
laico » appare alla base di tutti
i valori che Bonanno via via
scopre, incarna e trasmette, condividendoli con le persone che
ama. Anche in questo, forse, figura più simbolica che reale, richiamo a ciò che potrebbe essere e non è.
R. G.
Franco GIRARDET: Il bambino dell'autostop. Postfazione di Marcello Bernardi e di Ada Ponzi. Torino, Edizioni
Gruppo Abele, 1987.
CLAUDIANA
Trattato sulla Santa Cena
La Claudiana ha pubblicato
nella Collana ’’Testi della Riforma" i! "Piccolo Trattato sulla
Sania Cena" di Giovanni Calvino. Il testo contiene un’ampia
introduzione del past. Giorgio
Tourn che illustra le vicende storiche della controversia che ha
visto come protagonisti i maggiori esponenti della Riforma:
Lutero, Zwingli e Calvino. In
appendice sono raccolte le indicazioni di Lutero per la celebrazione della S. Cena a Wittenberg, quelle di Zwingli per Zurigo, quelle di Calvino per Ginevra, assieme ai testi relativi
alla Cena del Signore del Catechismo del 1537, della Confessione di Fede, delle Ordonnances
Ecclésiastiques e la Liturgia di
Ginevra del 1542-1545.
Sono passati più di 400 anni
e la controversia sulla Cena del
Signore non è ancora chiusa. In
campo protestante essa è stata
superata in questi anni con la
Concordia di Leuenberg, che ha
posto fine ai dissensi fra luterani e riformati. Rimane sempre
in atto la divisione fra cattolici
e protestanti. A livello di base
c’è stato un •riov'’rpento di convergenza sulla base del confronto biblico, ma a livello ufficiale
la gerarchia cattolica si è irrigidita sulle formule della Controriforma ed ha stretto lo spazio della ricerca dei cattolici.
Il testo di Calvino rimane,
quindi, ancora attuale non solo
per le chiese riformate, ma per
tutto il movimento ecumenico.
La Cena
del Signore
«Trattandosi di un rimedio ofjertoci da Dio per sovvenire alla nostra debolezza, per fortificare la nostra fede, per accrescere la nostra carità e farci camminare in santità, il fatto che
accertiamo l’incombere del peccato, lungi dal trattenerci, deve
al contrario spronarci a farne
uso. Chi infatti si astiene dalla
Cena, a motivo della sua imper
fezione nella fede e nella santità di vita, è come uno che rifiuti di prendere medicine perché è malato. Sono invece proprio le debolezze della fede, che
avvertiamo in noi, e le imperfezioni, che riscontriamo nel nostro agire, a spingerci a partecipare alla Cena, perché di tali
debolezze ed imperfezioni essa
costituisce eccezionale rimedio.
A condizione sempre, s’intende, che noi partecipiamo con fe
de e pentimento. Mentre la fede è nascosta nel cuore, ed è
perciò la nostra coscienza a rendercene testimonianza innanzi a
Dio, il pentimento è manifestato dalle opere e deve perciò essere evidenziato in qualche modo nella nostra vita ».
A. S.
G. CALVINO: Piccolo Trattato sulla
S. Cena, Torino, Claudiana Editrice '87.
PROTESTANTESIMO IN TV
Nell’ora in cui per solito —
poco più, poco meno — Cenerentola perdeva la scarpetta, con quaranta minuti di ritardo sulla già tarda programmazione (ma è COSI difficile,
non dico trovare un’ora pnù
acconcia, ma almeno mantenere gli orari previsti?!), la
"Cenerentola - Protestantesimo”, con buona pace dei diritti delle minoranze, è andata in onda anche questa domenica 18 ottobre.
Un vero peccato — o una
prese di posizione di illustri
firme della nostra cultura democratica, anche di fede cattolica), potrebbe rispondere
a partire dalla propria esperienza e ragionando sulle coordinate di uno stato costituzionale, proprio come ha risposto lei.
Peccato anche per due bei
servizi: il primo, sull’incontro
a Santa Severa del Consiglio
della Federazione battista europea, ospite dei battisti italiani, particolarmente interes
U'^'^ora^^
singolare coincidenza —, perché le minoranze religiose in
questo numero della rubrica
avevano di che dolersi dei
loro calpestati diritti, ed
esprimevano le loro posizioni
in apertura e in chiusura riguardo alle recenti vicende
sull’insegnamento della religione cattolica nella scuola di
stato, e lo facevano all’inizio,
con una nitida intervista al
moderatore delle chiese vaidesi e metodiste Franco Giampiccoli, e verso la fine, con
il vivace dialogo che Franca
Long intrattiene risptondendo
alle lettere degli spettatori.
Giampiccoli ha denunciato
/'inadempienza dello Stato italiano rispetto agli impegni
della legge 449 del 1984, da
tre anni ormai disattesa, per
la responsabilità dei ministri
Falcucci e Galloni, ed ora anche di Goria, che finora ha
ignorato una richiesta di incontro, e le ambiguità del
Concordato, che hanno favorito le attuali soluzioni. Long
ha discusso invece due tra gli
"interrogativi ricorrenti” che
i protestanti si sentono porre: « Perché siete contro l’insegnamento della religione? »
e « Perché vi sentite sempre
perseguitati e incompresi? »:
qualsiasi credente protestante (e non solo), o qualsiasi
cittadino coerentemente laico
(come si è visto in recenti
sante per la partecipazione
dei rappresentanti delle chiese dell’est (URSS, Ungheria,
Polonia, Cecoslovacchia, RDT,
Romania), attualmente in espansione. Significativamente,
i responsabili intervistati
(URSS, Ungheria) notavano
un grande fermento, una "glasnost” anche per le chiese, con
nuove traduzioni della Bibbia,
nuovi locali di culto e aumento dei credenti, mentre, dove
l’identità nazionale si salda
con l’appartenenza religiosa,
come nella cattolica Polonia,
la situazione delle minoranze
protestanti non è diversa da
quella italiana.
Per chi ha indefessamente
tagliato il traguardo della
mezzanotte e venti a palpebre spalancate, c’è stata una
insolita sorpresa: un bel servizio con interviste sul raduno a Milano degli zigani evangelici pentecostali. Il rapporto fede-cultura veniva indagato, e compendiato poi nell’efficace frase: « Zigani si nasce, cristiani si diventa », e
un alleluia finale a braccia
alzate di una moltitudine colorata, vivace e bellissinta consegnava la speranza (che non
a caso per alcuni è virtù teologale) ai nostri sonni, perché « ad ogni giorno basta il
suo affanno ».
Piera Egìdi
BATTISTERO DI PARMA
Le sculture influenzate dal valdismo?
Sul numero del 18 settembre
(p. 7) Giorgio Tourn presenta
ai lettori una rapida sintesi del
XXVII Convegno di studi sulla
Riforma ed i movimenti religiosi in Italia (Torre Pellice, 6-8/9/
87) intitolata opportunamente:
« Concetti da ripensare ».
Sarebbe infatti imperdonabile
trascuratezza se il valido apporto culturale offerto nei contributi e nelle tavole rotonde dovesse rimanere privilegio dei presenti al Convegno. Desidero ripensare al contributo offerto
dalla dr. Lucia Guasti Gardiol
su: « Il problema delle sculture
del Battistero di Parma. Benedetto Antelami è stato influenzato dal movimento valdese? ».
Nella sua esposizione, sobria,
precisa e stimolante, che il pubblico ha sottolineato con un caloroso applauso, la relatrice ha
precisato innanzitutto come, dinanzi alle sculture delTAntelami
sui portali del Battistero parmense, vi sia unanimità di consensi da parte dei critici nel ritenere che i motivi iconografici di tale opera risultano nuovi
e non trovano riscontro né nell’arte romanica italiana né in
quella delle varie scuole francesi che con essa ebbero stretti
rapporti. Fu proprio tale singolarità unica, emergente dalla
rappresentazione scultorea dei
motivi biblici voluti dall’Antelami ad abbellimento dei portali
del Battistero parmense, a suscitare il particolare interesse
della Guasti per tale opera artistica il cui inizio è databile al
1196.
Lo stupore inoltre per non
avere incontrato, nel corso dei
suoi studi di storia dell’arte, alcun richiamo ad eventuali influenze religiose del valdismo
del XII secolo, né alcuna traccia di esse nelle opere di artisti coevi, indusse la relatrice a
chiedersi se, per caso, la chiave ermeneutica per la lettura di
quelle sculture andasse cercata
non tanto nei modelli artistici
contemporanei, quanto piuttosto
nella teologia del valdismo dell’epoca.
Ciò premesso, la Guasti, servendosi anche di alcune diapositive, ha coinvolto i presenti in
un esame critico e particolareggiato delle sculture parmensi,
presentandone le interpretazioni tradizionali accreditate dai
manuali di storia dell'arte, ma
che, in verità, risultano non molto convincenti, anzi piuttosto generiche se vagliate sui dati oggettivi emergenti da una attenta
lettura dei personaggi, delle figure simboliche e dei fatti che
le sculture stesse intendono rappresentare. Esse infatti, concepite, come appare, in modo accuratamente teologico, costituiscono una vera e propria "Biblia
pauperum”, un esempio cioè di
quell’espediente pedagogico-catechistico usato per istruire nella
fede i poveri di cultura, consentendo loro di prendere conoscenza della storia sacra grazie alla
osservazione di una vasta ed organiea decorazione scultorea e/o
pittorica.
Ma la singolarità delle sculture parmensi, ed in ciò consiste
la geniale intuizione di Lucia
Guasti Gardiol, sembra trovare
la corretta chiave di lettura proprio nella teologia contenuta in
quell’antico testo di origine valdese che è il "Liber Antiheresis” di Durando d’Osca, inizialmente discepolo e seguace di
Valdo, poi tornato al cattolicesimo. Il "Liber”, redatto tra il
1190 e il 1196, vuole combattere
l’eresia catara, attestare l’ortodossia cristiana del movimento
valdese ed affermare la tesi che
Valdo e i suoi discepoli avevano
ricevuto direttamente da Dio il
mandato di predicare pubblicamente e a tutti TEvangelo. Infatti, sostiene la relatrice, le
sculture dell’Antelami rivelano
tutto il loro significato biblico
teologico, nella loro originalità
uniea, solo se lette e commentate alla luce di quell’unica fonte
scritta che presenta similitudini
di pensiero e di linguaggio, il
"Liber Antiheresis”.
La Guasti, nella sua interessante esposizione, illustra quindi
la propria convinzione citando
il contenuto di alcuni brani del
"Liber” che spiegano il senso
delle apparenti stranezze di quelle sculture, risolvendone gli interrogativi. E’ una ipotesi, quella della Guasti, ma probabilmente è più che una semplice ipotesi, Andrebbe pertanto ripensata e verificata in tutte le sue
implicazioni da altri specialisti.
Il problema, infatti, di una eventuale influenza della teologia
"ereticale” sull’arte del Medioevo non è stato ancora studiato
a fondo. Eppure sembra molto
strano che le idee del valdismo,
che in qualche modo permearono di sé la sensibilità spirituale europea fin dal XII secolo
preparando il terreno allo sviluppo della Riforma del XVI secolo, non abbiano influenzato
alcuno di quei numerosi artisti
che, nei temi biblici rappresentati nelle proprie opere d’arte,
vollero esprimere il proprio modo di testimoniare la fede.
Giovanni Scuderi
4
4 ecumenismo
1
30 ottobre 1987
RIUNIONE DEL CONSIGLIO A COLONIA VALDENSE
CEVAA: crisi adolescenziale?
Il Consiglio della CEVAA al "Centro Emmanuel" di Colonia Vaidense.
Dopo 16 anni di vita, la
CEVAA sta forse oggi attraversando un momento simile alla
crisi che attraversano gli adolescenti alla stessa età. E’ quanto mi sembra sia emerso dai lavori dell’ultimo Conseil che si
è riunito a Colonia Vaidense,
ospite della Chiesa Valdese del
Rio de La Piata.
Come per tanti adolescenti, ci
si trova davanti ad un insieme
di problemi contrastanti fra loro. Da una parte si constata infatti uno sviluppo ed un consolidamento nei rapporti e nelle
attività in comune in questa
complessa comunità di chiese di
culture, razze, tradizioni diverse
e dall’altra ci si trova di fronte
al timore di una crescita di cui
non si intravede ancora bene la
portata.
Il fatto di riunirsi in un paese
del Terzo Mondo di razza e di
matrice bianca è stato senz’altro
di grande stimolo. La cultura, la
teologia e la realtà del Sud America hanno rimesso in discussione quello che poteva essere il
rapporto che metteva di fronte
le chiese europee, chiese di bianchi, appartenenti al mondo ricco e privilegiato di lunga tradizione cristiana, e le chiese dell’Africa e dell’Oceania, chiese
giovani di neri appartenenti al
Terzo Mondo, 'povero, affamato
e sottosviluppato. Trovarsi in
un paese di bianchi, immerso
negli stessi problemi, anche se
in forma meno drammatica, dei
paesi del Terzo Mondo, ha fatto riflettere molto, sia gli europei che gli africani, rendendo
ancora una volta evidente quan
to il problema della pace e della giustizia debba essere, con urgenza, preso sul serio. La precarietà della situazione politica
ed economica dell’Uruguay metteva bene in evidenza la dipendenza dei paesi più deboli dallo strapotere dei paesi che impongono la loro forza e la loro
tecnologia più • avanzata. In questa situazione il messaggio della chiesa deve a tutti i costi
mantenere la sua libertà, anche se purtroppo inficiato dai
condizionamenti e dai compromessi dei suoi membri, per cui
non sempre arriva ad essere un
messaggio ed una parola profetica.
Ls Chiese del Rio de La Piata
hanno fatto molto per accogliere il Conseil e j>er cogliere l’occasione per conoscere meglio la
CEVAA, di cui sono membri soltanto da due anni.
Uno dei punti deboli nella vita della CEVAA è sempre stato
quello della informazione. Da alcuni anni il Conseil aveva incaricato il past. Bertrand De Luze
di una inchiesta, che è giunta
ora al termine, mettendo in evidenza la necessità e l’urgenza, soprattutto per i paesi africani, di
sviluppare tutti i mezzi attuali
di informazione, daH’infoimazione scritta (molto difficile per gli
africani abituati ad una trasmissione orale), alla radio ed alla
televisione. Si prevede la nomina'di un segretario per l'informazione.
Dal momento della sua costituzione la CEVAA si è trovata
di fronte a domande di nuove
ammissioni di altre chiese, in
ROMA
Una chiesa multiculturale
Il pastore togolese Bony Edzavé, in équipe con Lucilla Tron in
funzione di assistente sociale, ha
iniziato il terzo anno di lavoro a
Roma nelTambito della Azione
Apostolica Comune della CEVAA.
Il lavoro tra gli immigrati africani, sia tra i rifugiati che fra gli
impiegati delle ambasciate di lingua francese, ha permesso di raccogliere circa 60 persone per il
culto domenicale presso il tempio valdese di via 4 Novembre
(h. 9,30). Una piccala comunità,
dunque, ohe sente l’esigenza di
corsi di scuola dom'enicale e di
catechismo, che si raccoglie una
volta al mese per un pranzo comunitario, che ha la sua circolare e la sua cassa.
Lucilla Tron svolge il suo lavoro in collaborazione con gli uffici della Federazione in via Firenze, ricevendo uomini e donne alla
ricerca di un tetto, di un lavoro,
fornendo indirizzi, aiutando gli
genere di paesi francofoni. Dopo raccoglimento di alcune di
queste domande ci si è però trovati obbligati a mettere un freno a queste ammissioni e ad
avviare una riflessione sulla dimensione che si vuole dare a
questa comunità di chiese. Si è
infatti ben coscienti che una dimensione troppo grande renderebbe impossibili quei rapporti
comunitari che si vogliono creare fra le varie chiese, diluendo
d’altra parte troppo le possibilità economiche della CEVAA.
Quest’anno era la Chiesa Luterana del Camerún ad aver posto la sua candidatura, una chiesa nata da una missione norvegese con la collaborazione di
una missione americana, comprendente circa 20.000 membri e
con un carico imponente di opere sociali, ospedali, scuole ecc.
Con sofferenza la risposta del
Conseil è stata negativa.
Si vorrebbe che altre società
missionarie ripercorressero Tesperienza della CEVAA dando
vita ad altre comunità di chiese multiculturali, mantenendo
così delle dimensioni ridotte.
Acuto è stato poi il problema
delle finanze. Le Chiese svizzere, tramite il Département Missionnaire Romand, hanno fatto
sapere che il loro contributo per
il 1988 sarà ridotto del 10% circa. I rappresentanti svizzeri hanno spiegato che questo calo è
dovuto ad un evolversi della
tendenza dei donatori a dirottare i loro doni verso progetti di
aiuto diretto, di cui rimane possibile seguire lo sviluppo, anziché contribuire ad organizzazioni o organismi autonomi. E’
questa uria tendenza pericolosa
che nasconde una volontà di
controllo e stabilisce dei rapporti di dipendenza che non aiutano ad una crescita di maturità dei popoli, che vengono mantenuti così sottosviluppati. Forse ad accentuare questa tendenza hanno influito anche alcune
prese di posizione politiche contro l’apartheid o a favore dell’indipendenza dei canachi. Il
Conseil ha espresso perciò le
sue forti preoccupazioni ed ha
rivolto alle chiese un appello a
non diminuire il loro appoggio
che serve per le giovani chiese
a molti aspetti della loro vita,
tra cui la formazione dei propri quadri (con le borse di studio), al sostegno della propria
diaconia (ospedali, scuole), all’impegno contro la fame e la
miseria (azioni di sviluppo agricolo, aiuto ai rifugiati) ecc.
Si delinea, dietro il problema
finanziario, la difficoltà di un rapporto libero e fraterno fra neri
e bianchi, che rimane la sfida
che la CEVAA fin dalla sua creazione ha proposto alle chiese europee. Fino a che punto siamo
pronti a vivere insieme, malgrado le differenti culture e tradizioni, prendendoci reciprocamente sul serio senza pregiudizi o
complessi di superiorità?
Questo interpella anche le nostre chiese in Italia. Siamo pron
ti ad impegnarci maggiormente
in questa comunità di chiese,
cogliendo la sfida che la CEVAA
ci manda ed in particolare dando al nostro contributo uno
spessore significativo, comprendendolo come un impegno cui
si deve fare fronte e non limitandolo ad una colletta di solidarietà?
Nelle informazioni che ci si è
scambiate è venuto fuori il drammatico problema dei profuchi.
In particolare la Chiesa deilo
Zambia è impegnata nell’as-istenza alle migliaia di profughi
dall'Africa del Sud, dal Mozambico e dalTAngola. I centri di
raccolta non riescono a fornire
neppure il minimo vitale a qileste masse in fuga davanti alia
guerra civile o alla persecuzione
dell'apartheid.
-Altro problema acuto in tuli a
l'Africa è quello delToffensiia
delle numerosissime sette, ricche di mezzi e di promesse illusorie.
Renato Coisson
Il Consiglio in visita al "Pastoreo". Al centro la nuova direi trii e
Zoraida Dalmas.
LA CHIESA PRESBITERIANA HA 100 ANNI
Hoyohoyo Moçambique
La storia della Missione svizzera e le vicende politiche del paese
immigrati a districarsi tra complesse pratiche burocratiche.
Bony Edzavé cerca incontri
con la gente, per le strade e gli
ospedali romani, in un lavoro di
cura pastorale che ha il suo centro in via Nomentana, dove, in
uno stabile della chiesa valdese,
si cerca di organizzare un centro d’incontro e di riunione per
gruppi etnici dalle esigenze più
diverse (un’orchestrina congolese, un grupno di zairesi...). Purtroppo, lungaggini burocratiche
non hanno ancora permesso la
totale ristrutturazione dei locali
e il centro d’incontro funziona
soltanto saltuariamente.
L’Azione Apostolica Comune
della CEVAA a Roma gradisce
contatti e visite con le chiese
evangeliche italiane ed è disoonibile a fornire informazioni, tramite la circolare, a chi le richiede.
F. T.
Dal 14 al 19 luglio scorso la
chiesa presbiteriana del Mozambico ha celebrato con solennità
il suo centenario. Erano presenti molti delegati di varie chiese, non solo africane. R. Lacoumette e R. Coìsson rappresentavano la CEVAA, di cui la chiesa presbiteriana è membro; sono intervenuti A. Boesak per
TARM e Ben Masilo per la CETA
(Conferenza delle chiese africane).
Nel corso del culto solenne,
celebrato a Maputo, il primo
ministro mozambicano, M. Machango, ha dichiarato ai 5.000
presenti; « La vostra storia sarà sempre la storia del nostro
paese ».
Infatti, fin dal 1887 (il primo
missionario fu lo svizzero P. Berthoud), la storia della ’’Missione svizzera”, come si usava chiamarla nel paese, è strettamente
legata agli avvenimenti politici
del Mozambico.
Nata in pieno colonialismo
portoghese, la chiesa si è spesso trovata in difficoltà con le
autorità. Al tempo della dominazione portoghese il governo
rimproverava ai missionari di
avere un ruolo destabilizzante,
poiché cercavano di istruire gli
africani. Così fu vietato l’insegnamento in lingua africana nelle scuole della Missione; fu persino fatto obbligo agli scolari di
entrare in classe calzando san
dali o scarpe, rendendo, con questa semplice misura, praticamente inaccessibili i corsi scolastici a quasi tutti i bambini.
Più recentemente, nel 1972, furono imprigionati una quarantina di pastori e di responsabili
della chiesa e fu ucciso in prigione il pastore Z. Manganhela,
presidente del consiglio sinodale, sospettato di aver aiutato il
Fronte di Liberazione del Mozambico (FRELIMQ) durante la
guerra di liberazione. Ciò non
fu mai provato, ma è certo che
molti membri del FRELIMQ erano stati formati nella Missione
svizzera, primo fra tutti E.
Moundlane, uomo di statura politica internazionale e primo presidente del FRELIMQ, a.ssassinato nel 1969.
Nel 1975, dopo l’indipendenza
del paese, il giovane governo di
orientamento marxista bloccò
subito l’opera delle chiese in
campo sociale ed educativo con
la nazionalizzazione di ospedali
e scuole, relegandole ad un ruolo esclusivamente religioso, staccato dalla realtà di ogni giorno.
Qggi, di fronte alla guerra civile die insanguina il paese, e
alle gravi difficoltà economiche,
si è tornati ad un clima di comprensione tra governo e chiese;
queste ritrovano il loro ruolo
e la loro vocazione diaconale.
La chiesa presbiteriana conta
oggi tra 15 e 20 mila membri
e collabora con altre denominazioni riformate nell’ambito del
Consiglio Cristiano del Mozambico, in special modo nella gestione della Facoltà teologica di
Ricatla, presso Maputo, alla quale sono iscritti 52 studenti. Dunque la chiesa è in pieno sviluppo, in particolare grazie al gran
numero di giovani che vi si impegnano: malgrado lo stato di
estrema miseria, le comunità
scoprono nuovi e numerosi doni.
Il contesto socio-politico nel
quale la chiesa vive non consente facili ottimismi, ma è pur vero che la predicazione deH’Evangelo della salvezza non solo dell’anima, ma della persona intera, costituisce una sfida molto
significativa ed attuale.
Franco Taglierò
(da La vie protestante
e Terre nouvelle).
Scheda
Popolazione del Mozambico: 12 milioni di abitanti.
48% animisti (più numerosi nelle regioni del nord).
32% cristiani (27% cattolici, 5% protestanti) .
13% musulmani (in prevalenza sulla
costa settentrionale dell'Oceano Indiano) .
7% atei dichiarati.
Chiesa presbiteriana: 15/20.000 membri con 20 pastori.
5
30 ottobre 1987
prospettive bibliche 5
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
La stona,
maestra di vita? - 2
Come abbiamo visto, cominciando
a rileggere il Salmo 78, un caratteristico « canto didattico », la fede e
quindi la catechesi biblica non è
teorica, astratta, ma storica. Perché
N il Dio vivente che l’anima non è una
" teoria, una dottrina, ma una persona; non discetta, ma agisce, sia pure
in un modo tutto suo. E il suo « insegnamento » è un insegnare a vivere, non si limita certo ad affascinare
'■ la mente — sebbene faccia certo anche questo, in un modo tutto suo —
ma tende a coinvolgere l’esistenza
intera.
Una storia ambigua...
Dunque, Dio si rivela, si fa conoscere, si manifesta attivo nella storia. Non è il dio che ha la sua epiìy fania, la sua manifestazione affascinante e mozzafiato nella grandiosità
della natura, dell’universo (o ve l’ha
C in modo del tutto secondario): sono
Í'" queste le espressioni multiformi del
% paganesimo istintivo, naturale del" ^ l’uomo. Neppure è il dio col quale
si comunica e nel quale ci s’immede* sima sprofondandosi nell’ introspeI zi One o nello sforzo per annullarsi:
è la mistica, tendenzialmente panteistica, in tutte le sue modulazioni,
orientali e occidentali. Il Dio vivente
e operante nella storia si fa conoscere per mezzo della sua parola, che interpreta, spiega, illumina la storia.
Ne ha gran bisogno, la storia! Perché è di per sé sommamente ambigua, polivalente, si presta a più interpretazioni, anche le più diverse.
Pensiamo soltanto agli eventi dei
quali ci illudiamo di essere testimoni
diretti e quindi coscienti e veritieri;
^ pensiamo a quali interpretazioni diverse, divergenti, talvolta opposte,
un medesimo fatto dell’attualità riceve, ad es. dai mass media (anche
evangelici!). La «verità storica » come riusciamo a percepirla è, nella
migliore delle ipotesi, una parziale
approssimazione, sia che siamo direttamente coinvolti in un evento
contemporaneo, sia che lo studiamo
con distacco nel passato.
La vicenda di Abramo può evidentemente essere letta semplicemente
come quella di un piccolo clan mediorientale, in un periodo di migrazioni di popolazioni che, sotto la
pressione di altri popoli da oriente,
sappiamo essersi effettivamente verificate in quell’epoca. La vicenda dell’Esodo può essere letta semplicemente come il movimento di liberazione e di autoaffermazione di un
piccolo ma vivace gruppo etnico, anche qui inserito nelle complesse vicende di un periodo di migrazioni
causate da carestie, invasioni, nell’alternarsi di dinastie dominanti le
grandi potenze dell’epoca. La vicenda che porta Israele dalla congerie di
clan tribali alla realtà di nazione, dal
nomadismo allo stanziamento sedentario, e ancora dalla ’’democrazia”
dei clan alla struttura monarchica,
■ è analoga a quella di altri gruppi
Che altro fanno, durante tutto il loro periodo catechetico, dalla scuola domenicale alla professione di fede, i nostri ragazzi e i nostri giovani,
se non studiare la « storia biblica » ? Salvo, in genere, l’ultimo periodo
pre-confermazione, nel quale si cerca di raccogliere alcuni punti essenziali della fede. E in fondo che altro è la ’’catechesi continua” ohe
costituisce il nerbo della nostra vita comunitaria — predicazione, ricerca biblica —, se non riflessione sempre rinnovata, sempre approfondita
sulla « storia biblica » e sulla sua incidenza nella nostra vita? Dio e le
sue « gesta » — non sempre umanamente gloriose, tutt’altro! sono
l’oggetto del messaggio biblico, e l’anima della nostra fede e della nostra speranza, e del nostro amore; e il giudizio, non senza appello, sulla
nostra incredulità, sulla nostra sfiducia, sul nostro disamore.
a cura di GINO CONTE
etnici, così come la storia dei due
regni scorre parallela e spesso analoga a quella di altre piccole nazioni
della regione. Infine, la vicenda di Gesù di Nazaret potrebbe anche essere
letta semplicemente come quella di
un guaritore, di un profeta, di un
maestro, fra gli altri, o ancora di un
suscitatore di un movimento di risveglio religioso o di rivoluzione politica; ce n’erano altri...
...’’letta” dai portavoce
di Dio...
Nel vivere in prima persona i fatti,
come nel riascoltarli o rileggerli a distanza, tutte queste altre « letture »
c’erano allora, e ci sono oggi. Ma attraverso i suoi portavoce Dio ha letto allora e legge oggi quella storia
nella sua ottica. I profeti, i testimoni hanno parlato, allora, commentando l’attualità, o la memoria dei fatti;
e hanno anche scritto — grazie a
Dio! — o qualcuno ha scritto per loro. Così, allora e oggi Dio legge, per
chi crede in lui e si fida di lui, tutta
questa storia complessa, ingarbugliata, confusa, contraddittoria. Fra le
tante interpretazioni possibili — che
non zittisce, almeno non ora — Dio
ci dà la sua interpretazione, sìa pur
filtrata attraverso la piena umanità
dei suoi testimoni, che appunto sono
uomini e donne, e non Dio; ma che
solo cosi possono parlarci un linguaggio che sia in grado di interpellarci, che siamo in grado di ’’capire”,
sia pure per fede.
Non è che con la ’’lettura” divina,
biblica, gli eventi diventino chiari
come il sole e la storia perda ogni
segreto, ogni carattere confuso ed
enigmatico. Ma in questo garbuglio,
così spesso doloroso, Dio fa vedere,
o meglio annuncia alla fede il filo
segreto, apparentemente tenue e contestabile ma ben saldo, del suo disegno, del suo piano, del suo progetto
storico, vivo: disegno che è di salvezza e di vita e che vuole e può quindi
imprimere alla nostra storia così
spesso deludente e scoraggiante una
grande speranza, invincibile.
...per insegnarci
a vivere
Secondo il nostro Salmo 78, c’è
dunque un catechismo: ma per tutti.
Siamo sempre tutti, i giovani e i ragazzi, ma anche gli adulti, catecumeni: « Ascolta, popolo mio, il mio in-segnamento » (v. 1). Il testo ebraico
dice « la mia torà », la mia « legge »,
ma appunto la legge non come codice, bensì come vivo, articolato, storico « insegnamento di vita ». E’ un
insegnamento (nello stesso AT, ma
più diffusamente nel NT, si parla
piuttosto di « testimonianza »: il termine è forse più parlante, a condizione però che resti, nella testimonianza, questo carattere di catechesi, questo annunciare Dio e insegnare a vivere di lui, con lui, per lui) trasmesso di padre in figlio, di generazione in
generazione. Noi adulti siamo la generazione dei ’’padri” per i giovani,
ma ricordiamo anche quelli che sono
stati padri per noi nella fede, i nostri
genitori e i nostri nonni, monitrici
e monitori, i catechisti, i predicatori
e i pastori, coloro dai quali — a voce, sui giornali, sui libri — abbiamo
imparato e continuiamo a imparare: a vivere per fede.
Generazioni e generazioni ci hanno preceduto, nella fede: il « nuvolo
di testimoni » di cui parla nella sua
impressionante carrellata storica
l’Epistola agli Ebrei (cap. 11). Uomini e donne fedeli e anche infedeli,
che hanno esultato e sofferto nella
fede, nel dubbio, talvolta, o spesso,
nella caduta deirindifferenza, dell’incredulità, della disubbidienza. Uomini e donne che a momenti hanno affrontato il carcere, la tortura, l’esilio, la galera, il rogo per leggerla e
annunciarla, questa « storia biblica »,
per dare intorno a sé, nel piccolo o
alla grande, questo « insegnamento »
— e a momenti sono stati dimentichi, fiacchi, pigri, sfiduciati, insipidi...
come noi.
Le gesta di Dio
Dio, comunque, ha « stabilito una
testimonianza » in mezzo al sub popolo, e per suo mezzo in pieno mondo; ha drizzato fra tutte le altre, di
fronte a tutte le altre, la sua interpretazione della storia: affinché di generazione in generazione non mancasse l’annuncio delle « gesta di
Dio ».
Ogni popolo ha la sua epopea; essa
può essere, in un secondo tempo.
saggiata dalla storiografia critica, ma
resta, nella sua sostanza. Qui la storia biblica si rivela di un genere irriducibile a ogni altra. Nella Bibbia
non c’è posto per l’epopea umana. Ci
sono, di certo, grandi uomini e donne, ma il protagonista assoluto è Dio.
Nella Bibbia non c’è un Omero, un
Virgilio che canti gli eroi, nella Bibbia nessuno storico scrive le « vite
degli uomini illustri », nessun bardo
canta altra chanscm de geste che non
sia quella del Dio vivente. E quando
i testimoni evocano le grandi figure
del passato, sembrano mettercisi
d’impegno per sottolinearne i limiti,
la provvisorietà, anche le infedeltà,
le cadute più vergognose; cosi come
non si trovano, fra ì testimoni biblici, lodatori del buon tempo antico:
anzi, sugli uomini e le donne del passato viene dato spesso un giudizio
severo, lucido ( « una generazione
caparbia e ribelle, dal cuore incostante », V. 8), un fatto senza equivalenti nella letteratura epica universale, come in ogni storiografia nazionale.
Catechesi continua
Dio vuole dunque la nostra ’’formazione”: magari fin dai nostri anni
più teneri, secondo un ’’corso” normale, ma con la sua vocazione, con
la sovrana libertà del suo Spirito
apre nelle nostre comunità ampi spazi a corsi di ricupero e ’’serali”, e
quante volte quelli che li seguono superano, di slancio, quelli della trafila
normale! Come ci forma, Dio? Facendoci incontrare i suoi testimoni:
quelli più diretti, nei testi biblici, e
quelli secondari, i credenti di oggi;
non ci dà dunque delle dottrine, dei
dati tecnici, delle cifre, dei questionari, ci fa incontrare uomini e donne
che ci parlano: di lui. E ci dà una
legge: ci chiede e offre che impariamo a vivere di lui, con lui, per lui. Il
Salmo 78, nella seconda strofa (le altre tracciano la storia della fedeltà
esigente di Dio al suo Patto e i meandri delle infedeltà nella millenaria
scuola di vita frequentata dal suo
popolo), condensa questa torà cantando che questa formazione sta nel
ricordare sempre il passato (« non
dimenticare le sue opere »), antidoto
a ogni scoraggiamento e tentazione;
nell’osservare, oggi, i suoi comandamenti, il suo insegnamento di vita;
nel confidare in lui per l’oggi e più
ancora per il domani, che è suo, e nel
quale ancora ci vuole con sé.
E’ magnifico essere catecumeni a
vita, reimparare sempre le meraviglie
di Dio! I discepoli/seguaci di Gesù
Cristo dovrebbero saperlo meglio
che mai. Rileggiamo, anzi dichiariamo, in questa ’’ripresa”, questi primi versi del Salmo 78. Siano la nostra professione di fede e d’impegno.
Gino Conte
(fine)
6
6 storia religiosa
LA RIFORMA PRES
FORMAZIONE DO/IC
Che cose stata la Riforma del XVI secolo? Ha senso ancora
tero affisse alla porta della chiesa del castello di Wittei0r famose
rale, o storica, o celebrativa. La Riforma, per noi, è statai^sopratti
Parola di Dio nella vita del singolo credente e della Chi^semhrar
è né scontata, né ovvia. Nel nostro tempo, non rnenoMVl secc
stare in ambito ecclesiastico, si pensi per es. al progetlj^liano di
vimento europeo; ma non ha proposto se stessa. Pubbf il testo
per le sue ricerche storiche, tenuta a Torino il 15 ottohoccasion
quella città. [
Una celebre incisione olandese del secolo XVII raffigura, riuniti intorno ad una tavola su cui risplende un candeliere, i grandi Riformatori
protestanti del secolo XVI ed
altri che, per differenza d'età
e diversità di impostazione
teologica, sarebbe impensabile immaginare pacificamente raccolti a congresso.
Da sotto la tavola emergono
le teste di un papa, un monaco e un cavaliere spagnolo
che tentano, inutilmente, di
soffiare sul candeliere per
spegnerlo. Basta osservare
con un po' di attenzione questa incisione per cogliere delle indicazioni preziose ai fini
del nostro tema.
li carattere europeo
della Riforma
Tra i personaggi raffigurati
v'è il tedesco Lutero (14831546), il francese Calvino
(1509-1564), lo svizzero Zwingli (1484-1531), l'alsaziano
Butzer (1491-1551), lo scozzese Knox (1513-1572), lo slavo
Mattia Piaccio Illirico (15201575), l'inglese Perkins (15581602).
Pur nella sua incompiutezza, questa incisione fornisce
la rappresentazione grafica
del carattere europeo della
Riforma protestante. Nata in
Germania, essa non fu ristretta al mondo dei piccoli
stati tedeschi, né fu una vicenda unicamente germanica. Già negli anni Trenta del
secolo il luteranesimo si era
diffuso nei paesi scandinavi
— Danimarca, Svezia, Finlandia —, assumendo uno spirito certamente diverso da
quello puramente religioso
di Lutero, ma che si distinse
in modo molto netto da quello supinamente obbediente
dei sudditi luterani dei
principi della Germania settentrionale. Nel secolo XVII
questo protestantesimo combattivo interverrà in modo
determinante nella guerra
dei Trent'Anni con Gustavo
Adolfo di Svezia per salvare
la causa evangelica.
Vi sono poi i cantoni della
Confederazione elvetica —
Zurigo, Basilea —, la libera
repubblica di Ginevra, da cui
sorge una riforma della chiesa supremamente attiva, di
formato europeo, un movimento parallelo ma non identico al luteranesimo: il calvinismo o, per meglio dire, la
corrente riformata. E' da qui
che essa si irradierà per l'Europa prima e verso il Nuovo
Mondo poi. In Francia il calvinismo fu accolto da una
parte della nobiltà e della
borghesia più attiva e intraprendente. Nei Paesi Bassi,
terra così strettamente legata da vincoli linguistici, economici e politici alla Germania, il luteranesimo penetrò
relativamente presto, ma soprattutto le idee dei riformatori elvetici e degli anabattisti trovarono più favorevole
accoglienza. Tra il Sessanta
e il Settanta i calvinisti olandesi, guidati da Guglielmo
d'Orange, riuscirono a scacciare gli Spagnoli da sette
provincie del Nord che si dichiararono indipendenti e si
riunirono in una Confederazione sotto il nome di « Provincie Unite dei Paesi Bassi».
La Riforma in Inghilterra,
con buona pace di tanti eminenti storici, fu un po' più
che una « transazione parlamentare ». All'edificazione
della Ecclesia Anglicana sovrintesero numerosi e valenti teologi: da Thomas
Cranmer (1489-1556), l'umanista coinvolto in modo del
tdtto inatteso da Enrico Vili
nella vita pubblica e religiosa del paese, a Hugh Latimer
(ca. 1485-1555), uno di quei
« Commonwealth Men » che
con le sue prediche infuocate
non esitava a denunciare impietosamente le ingiustizie
sociali commesse contro i
« commons », le classi subalterne; da John Jewel (15271571), discepolo dell'italiano
Pier Martire Vermigli, a Richard Hooker (ca. 1554-1600),
a William Perkins (15581602), il maestro di una generazione di teologi e politici
all'interno della chiesa d'In
ghilterra nell'età elisabettiana, nonché dei « dissidenti »
fino all'erompere della rivoluzione. In Scozia, tra il 1557
e il 1560, la predicazione di
John Knox ebbe grande incidenza tra la piccola nobiltà
paesana dei Lairds, che impose alla regina Maria Stuart
il riconoscimento del calvinismo come religione di Stato;
si formò così la Kirk, la chiesa presbiteriana scozzese, democraticamente organizzata
e diretta da un consiglio di
pastori e di « anziani ». La
penetrazione del calvinismo
in Scozia da una parte diede
un contenuto sempre più nettamente protestante allo scisma anglicano, dall'altra facilitò il costituirsi delle correnti dìù radicali del movimento protestante, come
quella dei « puritani », che al
tempo della rivoluzione inglese svilupparono una forte
polemica contro la chiesa uf
ficiale anglicana.
Sono assenti in questa incisione gli anabattisti, la cosiddetta « ala sinistra della
Riforma ». L'anabattismo fu,
dall'inizio, un movimento di
contestazione all'interno della Riforma e si coagulò in
gruppi di diverso orientamento. Protestanti e cattolici, in ecumenica concordia,
non esitarono a perseguitarli
come eretici e rivoltosi, tuttavia gli anabattisti ebbero
una funzione importante di
stimolo e di verifica delle posizioni protestanti. Violenti o
pacifici, in entrambe le versioni, elaborarono e trasmisero modi di vita e riflessioni
originali, importanti per le
chiese e la società. Molte delle loro idee furono riprese
nel Seicento dai gruppi dissidenti del protestantesimo
che lottarono per la separazione della chiesa dallo Stato, per la libertà religiosa.
La Riforma e l'Italia
In questa incisione olandese figurano ben due italiani:
il fiorentino Pier Martire Vermigli (1499-1562) e il bergamasco Girolamo Zanchi
(1516-1590), a ricordo che l'Italia, benché intorno agli anni Quaranta del secolo XVI
fosse entrata nell'orbita della Spagna e della sua Inquisizione, non fu tagliata completamente fuori dalla circolazione delle idee che fermentavano in Europa. La storia
della Riforma in Italia costituisce — da oltre mezzo secolo — un tema di ricerca
eccezionalmente avvincente
per la storiografia italiana ed
internazionale; ma è anche un
argomento sterminato, a cui
si può fare qui solo un rapido cenno. Dal 1542, data tragica per il nostro paese in
quanto fu riorganizzato il
« Santo Officio della Inquisizione », si verificò in forma
massiccia un fenomeno ricorrente nella storia d'Italia: la
emigrazione, la fuga delle intelligenze, delle coscienze che
non si piegano alla violenza.
Almeno altre due volte il no
L'emigrazione verso l'Europa centrale di ingegni come P.M. Vermigli e Zanchi ci
dice che anche in Italia il
messaggio della Riforma della chiesa aveva avuto udienza. La documentazione storica ci consente oggi di verificare l'ampiezza geografica,
la profondità della penetrazione, la varietà delle nosizioni e la violenza del terrori
smo religioso esercitato. Le
regioni di maggiore diffusione della Riforma furono
quelle settentrionali, il napoletano e la Sicilia. Da Lucca,
dove il Vermigli aveva fondato la prima scuola teologica protestante in Italia, emigrarono verso Ginevra numerose famiglie appartenenti aìl'aristocrazia cittadina — i
Burlamacchi, i Diodati, i T urrettini — che ebbero posizioni di primo piano nella repubblica e nell'università ginevrina. Anche il senese Bernardino Ochino (1487-1563),
di cui ricorre quest'anno il
quinto centenario della nascita, generale dei cappucci
ed eccellente predicatore, L:
costretto a riparare a Ginevra, in Inghilterra, a Zurigo,
per poi morire esule in M';ravia. Figura per molti aspc ti diversa è Pier Paolo Vergcrio (1498-1565), già vesco'o
di Capodistria, che avendo
aderito alla Riforma, si ritirò
nel cantone dei Grigioni s
morì esule a Tubinga. A Modena si creò una situazione
in qualche modo analoga a
quella di Lucca: numerose
furono le famiglie che aderirono alla Riforma.
Ricordiamo Filippo Valentino, accademico di grande
ingegno, Ludovico Castelvetro, Andrea Relencini. A Ferrara, a Venezia si contano a
centinaia le famiglie che abbandonarono la patria per riparare all’estero, o che, come il fiorentino .Antonio Bru
stro paese conoscerà questo
dramma: durante il Risorgimento e negli anni del fascismo.
La Dieta di Augusta in una stampa antica: il cancelliere Beyer legge
la Confessione di fronte all’imperatore Carlo V.
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7
storia religiosa 7
1° NOVEMBRE: DOMENICA DELLA RIFORMA
RESTANTE E LA
»0/IONDO MODERNO
‘USO ancora oggi la data del 31 ottobre 1517, quando il monaco agostiniano Martin Lu■Vitteii famose « 95 Tesi »? Ricordare la Riforma non è un’operazione unicamente cultustato^soprattutto la risposta alla questione fondamentale del posto che deve occupare la
Chi^sembrare ovvio dire che essa deve occuparne il posto centrale. In realtà la cosa non
'enoèxVI secolo e in ogni secolo, molte forze cercano di occupare questo spazio. Per rerogemliano di un’Europa unita e cattolica, dai Pirenei agli Urali. La Riforma fu un mo'^ubblffil testo di una conferenza tenuta da Emidio Campi, pastore valdese a Siena, noto
ottoìkoccasione delle celebrazioni per il primo centenario della presenza battista in
cioli, autore della prima traduzione italiana della Bibbia,
morirono nel carcere dell’Inquisizione. Sulla fine del Cinquecento il protestantesimo
italiano alla luce del sole era
ridotto ai soli Valdesi che si
organizzarono in Chiesa Evangelica Valdese nel 1532.
Dopo lo sterminio delle comunità della Calabria (1561)
— simbolo eloquente di quel
dilemma con cui furono confrontati nell’Italia post-tridentina coloro che non intendevano abiurare la propria
fede: martirio o fuga —, essi
rimasero isolati in alcune vallate delle Alpi Cozie, in area
piemontese-provenzale, conservando la fede liberamente
accettata, malgrado persecu
zioni e repressioni per quasi
tre secoli.
Í
La Riforma e la centralità
della Parola di Dio
L’incisione del « Candeliere » è interessante per un altro motivo. Oltre a rappresentare un’immagine un po’
trop|)o agiografica dei rapporti, invero alquanto contrastati, tra i vari Riformatori, essa sembra suggerire che
siano stati quegli uomini ad
accendere la fiamma che arde sul candeliere e che tutto
si 1 isolva in una lotta tra Riformatori e «papisti». Niente
di più errato per intendere il
messaggio e il significato della Riforma protestante!
Dello stesso motivo del
candeliere esiste un’altra raffigurazione. Si tratta della
medaglia coniata in occasione del primo centenario dell’affissione delle tesi di Lutero sulle indulgenze. Sopra una nuda tavola fa spicco un
candeliere. Per terra, si scorge un secchio rovesciato. Osservando questa medaglia si
ha l’impressione che vi sia
stato qualcuno che, con un
La medaglia commemorativa per
il primo centenario dell'affissione delle 95 tesi di Lutero.
le compete nella vita dei
credenti e della chiesa. Al
posto dell’oggettivazione sacramentale-istituzionale del
divino, al posto dell’edificio
gerarchico e giuridico eretto
sul corpo mistico di Cristo,
la Riforma proclama che la
presenza di Dio nella storia
si realizza come atto e avvenimento della Parola.
Lutero predica su: «Sia santificato il Tuo Nome» (L. Cranach, 1527).
brusco movimento, abbia rovesciato e rimosso dalla tavola il secchio che copriva il
candeliere e impediva alla luce di risplendere.
Quale significato attribuire, fuori dalle immagini, al
candeliere e al secchio? Il
primo simboleggia la luce
della Scrittura, il secondo
l’insieme di tutte quelle pratiche e dottrine, che vanno
dalle indulgenze alla confessione, dalla messa al culto
dei santi, dal purgatorio al
pontefice — in una parola:
una chiesa troppo visibile
che rendeva invisibile la luce della parola di Dio.
« La Parola ha fatto tutto » — diceva Lutero con un
pizzico di malizia — « e
mentre dormivo o bevevo la
buona birra di Wittenberg
assieme al mio Filippo e al
mio Amsdorf, la Parola ha
inferto il colpo decisivo al
papato ». In realtà la Riforma è stata un po’ più che
una tempesta in un bicchiere di birra. Ha scosso l’Europa del Cinquecento e del
Seicento, ha rovesciato regni. Ma forse, questa fiducia
incrollabile nella parola di
Dio è uno dei punti distintivi ed il segno indelebile
della Riforma protestante.
In questo senso, e in questo
soltanto, si può cogliere il
significato del motto scelto
dalla repubblica di Ginevra
all’atto dell’adesione alla Riforma: Post tenebras lux,
dopo le tenebre, la luce.
La Riforma e la
responsabilità nella libertà
Il messaggio della Riforma è tutto qui: lo scoprimento di una luce che già
ardeva ma che per lungo
tempo era stata nascosta. I
Riformatori non hanno preteso di accendere alcuna luce. La Riforma non è stata
un’esplosione orgogliosa dell’intelligenza umana, una illuminazione che prefigura
ciò che due secoli più tardi
sarebbe stata VAufklärung,
Tilluminismo dei filosofi.
D’altra parte, i Riformatori
non hanno considerato la loro opera o il loro pensiero
come una tappa, un episodio nel cammino verso 1’“aggiornamento” della chiesa.
Né illuminismo né aggiornamento, la Riforma è il richiamo permanente, costante a rimuovere dalla vita della chiesa tutto ciò che offusca e ottenebra lo splendore della parola di Dio; è
la reintegrazione della Scrittura al posto centrale che
Dalla Scrittura la Riforma ha tratto la prospettiva
di fondo del suo messaggio,
cioè l’affermazione della incapacità autosalvifica dell’uomo, la proclamazione
della assoluta signoria di
Dio e della sua giustizia,
teologicamente espressa dal
principio formale del solus:
soltanto Cristo, soltanto la
fede, soltanto la grazia.
Il riferimento al sola gratta, che emerge con la freschezza di una scoperta imprevedibile nella cosiddetta
esperienza della torre di Lutero, o con classica bellezza
nei catechismi, negli inni, nelle liturgie pubblicati a Zurigo, Ginevra, Strasburgo,
Cambridge, Edimburgo, mentre era inteso a celebrare la
pura misericordia di Dio per
la salvezza degli uomini, significava la fine della religione quantitativa fondata
sui meriti, l’abbattimento del
principio gerarchico su cui
si reggeva la società tardomedievale. Nel sottolineare,
in uno dei rari punti di unanimità, l’importanza del sola fide in ordine alla salvezza, i Riformatori ripudiavano una nozione intellettuali
stica o intimistica della fede. Essa è più che un’idea
o un sentimento, è la motivazione nuova e decisiva della esistenza cristiana. E in
quanto testimonianza della
grazia di Dio e obbedienza
alla sua volontà nella storia,
essa è una battaglia continua contro l’incredulità. Ecco perché Lutero attribuiva
così tanta importanza alla
tentazione, per la quale usava una parola speciale, difficile da rendere, Anfechtung,
e soleva ripetere che « quello che fa un teologo non è
la lettura di libri o la speculazione, ma il vivere, morire ed essere dannato ».
Si sente spesso ripetere
che i Riformatori hanno talmente insistito sulla salvezza per sola grazia, mediante
la fede, da avere ignorato o
trascurato l’importanza delle opere, dell’azione. Certo,
questa insistenza è innegabile ed è il carattere distintivo della teologia della Riforma, ma ciò non si risolve
in uno sterile quietismo o
in uno sdoppiamento tra morale profana e morale religiosa. Non è senza significa
to che il primo scritto a
stampa del Riformatore di
Strasburgo, Butzer, abbia
per titolo « Sul cristiano che
non vive per se stesso ma
per il suo nrossimo », che
l’ideale di Zwingli sia stato
la costruzione di un commonwealth cristiano, che il
motivo calvinista della signoria di Cristo sia stato il
motore dell’attività sociale
di Calvino a Ginevra e dei
suoi discepoli in Francia e
in Olanda, che i ’’Commonwealth Men” della Riforma
inglese (Latimer, Lever, Hales, Crowley) si siano così
tanto preòccupati del bene
dei ’’commons”, delle classi
subalterne. Nonostante taluni possibili fraintendimenti,
di cui il più noto è la dottrina luterana dei due regni,
i Riformatori del secolo XVI
hanno avuto una sensibilità
sociale molto vigile e un impegno attivo nella lotta contro le ingiustizie e le strutture onnressive. In effetti,
dovendo esprimere con parole diverse l’antica e a tutti nota formula protestante
— l’uomo è salvato mediante la fede e non per le opere — potremmo usare la seconda tesi della confessione
di Barmen (1934): « Come
Gesù Cristo rappresenta la
grazia senza condizioni del
perdono di tutti i nostri peccati, così, con uguale serietà, egli è l’esnressione della
forte pretesa che Dio fa valere nei confronti di tutta la
nostra vita. Per mezzo suo
ci accade di sperimentare
una felice liberazione dagli
empi legami di questo mondo per un libero, riconoscente servizio alle sue creature ». Proprio qui, in questa
’’responsabilità nella libertà”, risiede l’essenza del protestantesimo, l’eredità e il
retaggio della Riforma.
Emidio Campi
8
o vita delle chiese
30 ottobre 1987
ì
TORINO: ORA DI RELIGIONE
Sempre più difficile
Le discrimmazioni non sono terminate - Per i non avvalentisi un servizio svilito a sola sorveglianza - Ancora disattesa la legge 449
Organizzato dal locale Comitato per la laicità della scuola
si è tenuto, al Circolo della Stampa di Corso Stati Uniti, un dibattito su « L’insegnamento della religione; una questione difficile ». Più di un centinaio di
persone hanno assistito attentamente ai tre interventi del prof.
Carlo Ottino, moderatore, di
Chiara Acciarini, preside delriTIS ’’Rosa Luxemburg” di Torino e di Franco Giampiccoli, moderatore della Tavola Valdese.
Tutti hanno sottolineato la palese discriminazione dell’attuale
legislazione scolastica in materia
religiosa verso ehi non si avvale di tale insegnamento. Una discriminazione che è stata concretizzata da una fitta serie di
riferimenti a circolari, generiche e contraddittorie, che resteranno praticamente disattese. Infatti gli spazi più "belli” della
scuola rimarranno in mano e a
disposizione della maggioranza
(chi ha scelto l’IRC = insegnamento religioso cattolico), mentre gli altri, nel migliore dei casi, avranno un corridoio. Ecco
dunque il primo invito a tutti
quelli che fino ad ora hanno battagliato per la facoltatività dell’ora di religione e dell’ora alternativa: continuare a vigilare
affinché in ogni scuola il servizio verso i non awalentesi non
scada a serie AB, perché l’assistenza e la vigilanza siano garantite,
anche se il "guardare” semplicemente gli studenti significa perseguire la "pedagogia della caserma”, cioè rinchiudere e sorvegliare, contenere energie e possibili guai. La normativa sull’ora
di religione ha creato, inoltre,
due divisioni: fra i ragazzi, ma
anche fra gli insegnanti.
Quelli delle attività alternative non hanno voto deliberativo
in Consiglio di classe e non possono — se si attengono ai programmi — trattare tematiche attinenti al curricolo storico, geografico ecc. Cosa resta allora?
Anche se il panorama è buio e
si è presi dallo scoraggiamento
nel vedere considerata soltanto
la logica del numero, che premia il 90% (ma fin dove è reale?) dei cattolici in Italia, è indispensabile continuare a chiedere, ad .allargare la battaglia,
perché un movimento di base
già esiste, quello dei comitati di
base di insegnanti e genitori, fra
gli studenti, nelle forze organizzate come il sindacato o le stesse chiese valdesi e metodiste.
Il moderatore è stato molto
chiaro nel ricordare che non fu
una dimenticanza la non considerazione dell’alt. 9 delle Intese, perché prima del dibattito
parlamentare era stato chiesto
da parte della Tavola Valdese
un incontro urgente, rimasto nel
silenzio. La linea di tendenza
delle chiese è stata quella di
confrontarsi sulTutilizzo o meno dell’ora alternativa, per arrivare ad essere tutti contrari
quando se ne minacciava l’obbligatorietà. Inoltre, dopo la firma
del "nuovo” Concordato fra lo
Stato italiano e il Vaticano, molti hanno criticato il radicalismo
protestante che lo considerava
un semplice aggiustamento, più
confuso di quello del ’29. Dopo
qualche anno invece se ne cominciano a vedere gli effetti: tutto è ambiguo, tutto è irrisolto
e genera continuamente conflittualità.
La norma poco chiara può ser
vire a coonre ogni comportamento.
Che fare dùnque? Chi ha ascoltato fino alla fine l’analisi della situazione non può che recepire l’invito a:
— investire gli organi collegiali del problema, incitandoli ad esprimersi e a decidere,
e a prendere iniziative anche contrastanti con la légge (Acciarini);
— ricordare che vale sempre la vecchia proposta fatta dal
senatore Lelio Basso: abrogare
l’art. 7 della Costituzione e inserire all’articolo successivo anche la confessione cattolica che
avrebbe così il suo riconoscimento, senza prevaricare sulle altre
nonostante sia maggioritaria: un
criterio — quello quantitativo —
che non dovrebbe valere in uno
stato laico* (Giampiccoli);
— infatti la scuola non può
diventare la succursale della curia, il nostro Paese va difeso,
insegnando già nelle scuole il rispetto e la tolleranza verso chi
è in minoranza. Il nesso vero,
a monte della discussa laicità
della scuola, è ottenere anche
uno stato laico, non più segnato
da una storia di compromessi e
abdicazioni, come è quella della
nostra ormai quarantenne repubblica (C. Ottino).
Bruna Peyrot
TRASFERIMENTI PASTORALI
Nuovi indirizzi
Nel mese di ottobre si sono
ultimati i trasferimenti dei pastori e dei candidati che hanno
cura di chiese valdesi e metodiste. Pubblichiamo qui di seguito l’elenco dei nuovi indirizzi e,
per qualcuno, anche dei numeri
di telefono, avvertendo però che
per alcuni il telefono può non ancora essere attivato:
SCUOLE DOMENICALI DEI PAESI LATINI
Bibbia, malgré tout
Hartmut Diekmann - Via Matteotti, 13
- 10066 Torre Pellice
Mario Berutti - Via <fei Mille, 1 10064 Pinerolo - Tel. 0121/76084
Renzo Turinetto - Via della Vittoria, 3
- 15042 Bassignana
Giuliana Gandolfo - Via Pio V, 15 bis
- 10125 Torino
Giovanni Genre - c/o Chiesa Valdese
- Stradale Torino, 217 - 10015 Ivrea
Luciano Deodato - Via Pio V, 17 - 10125
Torino - Tel. 011/684298
Gianmaria Grimaldi - Via Pansa, 7/C
- 28100 Novara
Renato di Lorenzo - Via Adua, 4 23100 Sondrio
Si terrà a Rivoli (Torino) al
Centro "Filadelfia", Via Bussano 12, da giovedì 26 a domenica
29 novembre, una consultazione
tra responsabili delle scuole domenicali di Belgio, Francia, Italia, Portogallo, Spagna e Svizzera.
Alcuni responsabili delle scuole domenicali ed editori di materiale per monitori e ragazzi,
dopo una lunga parentesi, hanno sentito di nuovo la necessità di avere periodici scambi di
idee per confrontare e arricchire le loro espterienze, evitando
doppioni tra paesi francofoni
nella produzione delle loro pubblicazioni. Furono dapprima
Francia e Svizzera che sentirono tale necessità, cui si aggiunse anche il Belgio. Furono invitati anche paesi non francofoni,
quali l’Italia, il Portogallo, la
Spagna. Quest’ultima fu presente però una sola volta.
Le riunioni si tennero a Montpellier nel 1981, nei pressi di
Losanna nell’84 e nei nressi di
Bruxelles nell’85, riunendo le tre
volte circa una ventina di persone, più o meno sempre le stesse, trattandosi appunto di una
riunione tra responsabili.
La riunione del 1987 si terrà
appunto in Italia, a Rivoli. Il
SIE, incaricato della sua preparazione, cerca Quest’anno di sollevare il tono dell’incontro, che
sin qui ha avuto un andamento piuttosto pragmatico e familiare, invitando quali oratori ufficiali Giorgio Tourn che tratterà il tema: "La catechesi dalla Riforma ai giorni nostri nella Chiesa Valdese” e Giorgio Girardet che tratterà il tema "Perché la Bibbia, malgré toni?".
Le due relazioni e le successive discussioni saranno tenute
in francese senza traduzione.
Il programma di massima sarà il seguente:
Venerdì 27 ore 9.30: relazione
di Giorgio Tourn; ore 11.15: lavoro per gruppi; ore 15: relazione dei gruppi e libera discussione; ore 17; seguito della libera discussione.
Sabato 28 ore 9.30: relazione
di Giorgio Girardet; poi: lavoro
per gruppi, relazioni e libera discussione come nel giorno precedente.
Per ulteriori informazioni rivolgersi a; Franco Girardet, c.p.
84 - 50018 Scandicci (Fi) - Tel.
055/257.82.37.
John Hobbins - Via Podgora, 18/88 33100 Udine - Tei. 0432/530463
Salvatore Carco - Via Roma, 14 - 18038
Sanremo - Tel. 0184/77037
Massimo Aquiiante - Via Rismondo, IOa
- 05100 Terni - Tel. 0744/47309
Dino Magri - Via Viti. Emanuele, 53
71027 Orsara di Puglia-T. 0881/964301
Enos Mannelli - Via Garibaldi, 15 66010 Palombaro
Giorgio Bouchard - Via dei Cimbri, 8
- 80138 Napoli - Tel. 081/264510
Cesare Mìlaneschi - Praz. Doviziosi
87045 Dipignano - Tel. 0984/621490
Ermanno Genre - Via Grotte Bianche, 7
- 95129 Catania - Tel. 095/329725
Laura Leone - Via Sibilla, 5 - 91025
Marsala
Daniela Di Carlo (anno di prova a
Villar Percsa) - Via Carlo Alberto,
59 - 10063 Pomaretto - Tel. 0121/
81273.
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XVI CIRCUITO
Interrogativi
CALTANISSETTA — Si è riunita, domenica 18 ottobre, l’assemblea del XVI circuito presso i locali della chiesa valdese di Caltanissetta. L’incontro si è aperto con un culto presieduto dal predicatore locale
Nino Gullotta di Pachino nella
sala gremita da 80 persone. I
membri inviati dalle rispettive
chiese quali componenti dell’assemblea erano 50 (record assoluto di presenze). Il sovrintendente di circuito, past. A. Bonnes, ha diretto i lavori dell’assemblea che ha programmato alcune attività per l’anno in corso.
Una rapida rassegna della situazione delle diverse chiese è servita a mettere in luce le novità (l’arrivo di due
pastori, Laura Leone ed Ermanno Genre), le difficoltà (la malattia del pastore Pino Arcangelo a cui va il nostro augurio fraterno di un pronto- ristabilimento), e gli interrogativi che sfidano la presenza evangelica in
alcune realtà ( Caltanissetta,
Grotte). Tutte le chiese siciliane sono alla ricerca della loro
identità in una situazione di forte secolarizzazione — a Marsala
e Trapani si pone in modo particolarmente acuto il problema di
chi sia realmente membro di
chiesa secondo l’ordinamento
che ci siamo dati (e che in qualche modo dovrà essere applicato). L’assemblea ha anche salutato con gioia e riconoscenza la
rappresentante del piccolo gruppo di Alimena (tra Palermo e
Riesi) per la prima volta presente ai lavori del circuito.
Una rapida rassegna delle indicazioni della precedente assemblea, degli atti della Conferenza
distrettuale e del Sinodo, ha
offerto una visione generale all’interno della quale si situa l’impegno delle chiese del XVI circuito.
Sono state presentate e raccomandate all’attenzione di tutti i
catechisti le nuove schede di catechismo (il tema sarà ripreso
nel prossimo incontro pastorale
a Catania); è stata sottolineata
l’importanza di un’approfondita
riflessione sul tema della diaconia (si attende il materiale curato dalla CED) anche in riferi
mento al futuro del Servizio cristiano di Riesi, come pure la necessità di rivedere il ruolo di
Adelfia nel contesto dell’attività
delle chiese e la sua non più dilazionabile ristrutturazione.
Su una proposta precisa del
consiglio di circuito l’assemblea
ha deciso di dare la priorità al
lavoro di formazione biblica e
teologica: si prevedono 2 incontri delle scuole domenicali, l’uno
per la Sicilia occidentale, l’altro
per la zona orientale. Il consiglio
di circuito farà una mappa dei
predicatori locali in attività in vista deU’organizzazione di 3 incontri annuali di formazione in tre
poli diversi onde facilitare la par
tecipazione ( Riesi-Caltanissetta
Agrigento ; Palermo-Trapani-Marsala ; Scicli-Vittoria-Pachino-Catania).
Ogni predicatore locale avrà
dunque la possibilità di parteci
pare a tre momenti di formazione in altrettanti week-end che il
consiglio di circuito stabilirà al
più presto. Sempre in questa
prospettiva di formazione il consiglio di circuito è incaricato di
convocare i consigli di chiesa e
concistori in vista di due incontri in cui sia possibile discutere
le questioni inerenti all'esercizio
dei ministeri laici nella chiesa.
Per l’assemblea di maggio, che
si terrà durante un week-end, anche la commissione che si occu
pa della questione del mezzogiorno e dei rapporti con le chiese
orientali (vi sono già alcuni contatti con gruppi di cristiani in
Palestina) riferirà sul lavoro
svolto e sulle prospettive di questi contatti ecumenici estremamente importanti. L’assemblea
ha anche avuto modo di ascoltare il giovEme missionario presbiteriano degli Stati Uniti, Francis River, che ha delineato le prospettive di lavoro del Centro di
documentazione e di informazione di Catania (CEDIP) soprattutto per quelle iniziative sulla
pace e la giustizia che possono
coinvolgere la riflessione delle
chiese.
Durante i lavori deH’assemblea
si sono incontrati anche i rappresentanti dei gruppi della FGEI
per preparare un incontro che si
terrà fra un mese circa. S.I.
CORRISPONDENZE
FGEI e scuola
TORINO — « Ci mobilitiamo,
con manifestazioni interne alle
scuole, per affermare che chi non
sceglie l’ora di religione deve
essere libero da qualsiasi altro
impegno scolastico; per affermare che non vogliamo l”‘ora di
niente”, non scegliamo né le attività alternative né lo studio
individuale! », Così la Federazione Giovanile Evangelica di Torino, insieme al Comitato per la
laicità della scuola e i giovani
di DP, FOCI e OGR, hanno preso posizione sulla vicenda dell’ora di religione cattolica nella
scuola con un volantinaggio e
iniziative varie tenute il 13 ottobre scorso.
(ri)battesimo e della celebrazione ecumenica del battesimo, e di
costituire un comitato tecnico
che studi la possibilità di organizzare in città una manifestazione in occasione della celebrazione del « glorioso rimpatrio » nel
1989.
ECUMENE
Seminario
su Wesley
• In questi giorni, la giovane
Gabriella Lettini ha iniziato il
primo anno di studi presso la
Facoltà Valdese di Teologia. Tutta la comunità le augura un buon
studio nella gioia e nel servizio
del Signore.
• Domenica 18 ottobre, nel pomeriggio, si è tenuta l’Assemblea di Chiesa in cui si è conclusa la discussione sulla relazione
della commissione d’esame sull’operato del Concistoro e si sono programmate le attività dell’anno. A questo riguardo si è
deciso di organizzare un gruppo di studio sulla questione del
Ecumene organizza un seminario di studi sul tema: « John
Wesley, ]a perfezione cristiana:
che cosa è? E’ possibile? », con
la partecipazione di G. Carlo
Rinaldi, ricercatore presso il dipartimento di storia dell’Università di Napoli.
Il seminario si terrà dal 6 all'8 novembre; per la copertura
delle spese è chiesto un contributo di lire 30.000.
Per informazioni rivolgersi a;
Ornella Sbaffi - Via Firenze 38 00184 Roma o direttamente ad
Ecumene - Contrada Cigliolo 00049 Velletri (Roma) - tei. 06/
963.33.10.
r
9
30 ottobre 1987
vita delle chiese 9
CONFERENZA STRAORDINARIA DEL 1« DISTRETTO
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Riflessioni sulla diaconia La figura di Maria
Quasi un convegno su questa forma di impegno e testimonianza - Come affiancare alla validità degli istituti nuove forme di solidarietà?
Dal 1823, data di fondazione
deH’ospedale valdese di Torre
Penice, ad oggi, la diaconia
espressa dalle nostre chiese ha
visto una serie di mutamenti,
di miglioramenti, di radicamen(:j anche nel tessuto delle chiese, al punto da costituire per
esse una delle espressioni più
alte di testimonianza.
Gli istituti, passati attraverso
i mutamenti della stessa socie
tii civile, le malattie, il tipo di
approccio che ogni uomo ha verso di esse, le nuove esigenze, l’evo
luzione dei servizi medici e so
chili in genere, hanno visto pri
ma un periodo di grande significato, poi, quasi inevitabilmente, un invecchiamento delle
strutture stesse e, oggi, il tempo della ristrutturazione. Accanto ai muri, anche nuovi metodi nell’offrire i servizi e più sistematici strumenti di gestione;
di fronte ad una "macchina”
Sempre più grande e complessa
è accaduto che gli spazi di discussione, di informazione e perciò di contatto tra opere e chiese,
di'. onissero troppo esigui, al punto che, come diceva sullo scorsa. numero del giornale il presidente della CED del T° Distretto Biuno Rostagno, si è ritenuto di convocare appositamente
su questo tema una Conferenza
distrettuale straordinaria.
Calendario
Giovedì 29 ottobre
PROTESTANTESIMO
IN TV
DOMENICA 1” NOVEMBRE
RAI 2 - ore 23 circa
1686: L’ESILIO
La revoca dell’editto di Nantes finisce per coinvolgere anche i valdesi: guerre, prigionia, massacri e poi la scelta
dell’esilio. La corale della
chiesa di Angrogna propone
uno spettacolo che rievoca vividamente questa pagina di
storia. Insieme alla corale decine di attori volontari animano le varie scene del filmato.
Ospedale di Torre Pellice: proseguono i lavori di
ristrutturazione.
Q COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
TORRE PELLICE — Presso la Foresieria valdese, alle ore 20.45, ha iniz. : lo studio della Genesi.
Tutti sono cordialmente invitati.
Venerdì 30 ottobre
□ ENERGIA NUCLEARE,
GRAZIE, NO!
SAN GERMANO — Organizzato dalla
Chiesa valdese si tiene alle ore 20.45
nella saletta dell’ex asilo un dibattito
sul tema « Energia nucleare, grazie
no». Introduce l'ing. Silvano Pavera.
Domenica 1° novembre
□ FESTA DEL RACCOLTO
PRAROSTINO — Alle ore 14.30 si
tiene nei locali della sala valdese la
• festa del raccolto » con esposizione
e vendita dei prodotti dell'agricoltura
locale.
Giovedì 5 novembre ~
□ COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
PINEROLO — Alle ore 20.45, presso la parrocchia di San Lazzaro (via
San Lazzaro 3), si tiene il primo incontro del Collettivo Biblico Ecumenico. In
discussione il programma del Collettivo per il 1987/88.
Quasi un convegno
Bisogna subito dire, cosa per
altro rilevata da più parti, che
rincontro svoltosi domenica 25
scorso alla Foresteria di Torre
ha assunto, dopo un inizio un
po’ stanco, più le caratteristiche
di un convegno di lavoro sulla
nostra diaconia che il ritmo abituale delle nostre conferenze:
nessun atto significativo, nessun
ordine del giorno approvato; in
realtà, possiamo dire che ognuno dei 79 delegati presenti è
uscito arricchito da un dibattito che ha cercato di entrare nel
vivo della questione, valutando
quale sia il grado reale di coinvotgimento delle chiese intorno
alle opere, anche di quelle chiese che non siano direttamente
toccate da un istituto, tentando anche di ipotizzare quali spazi esistano e quali strumenti si
abbiano oggi a disposizione per
affiancare alla diaconia degli
istituti una cosiddetta diaconia
’’leggera’’, quasi quotidiana, nei
confronti dei vari tipi di sofferenza che ci circondano.
La vita degli
istituti
Partendo dalle relazioni relative ai due ospedali e al
Rifugio Carlo Alberto, la Conferenza non ha potuto fare a meno di confrontarsi con numeri
sempre più elevati, ¡per quanto
riguarda i servizi resi, sia sotto forma di ricoveri che di analisi di laboratorio: la presenza
dei direttori sanitari dei due
ospedali, prof. Mathieu e Gay,
ha contribuito a chiarire alcuni
aspetti della vita dei due istituti. Una terminologia oggi largamente usata, quando si parla
di servizi medici, è "far salute”:
ciò significa che di fronte alla
malattia, ma anche semplicemente al rischio di essa, si tende, p>er esempio, ad individuare cause e possibili rimedi, mà
non necessariamente ricorrendo
a lunghi ricoveri, talvolta tardivi, ed in questo si è agevolati da un migliore approccio
del malato alla struttura; il meccanismo del ”day hospital” funziona, sia sul piano terapeutico
che sociale, il numero delle analisi aumenta e ciò è positivo in
quanto rappresenta per molti la
possibilità di rimanere in sede,
alleviando i disagi e abbreviando i tempi.
Cosa accade al momento del
reinserimento del ’’dimesso” nella vita quotidiana? Questo è
uno dei problemi centrali posti,
sia che si tratti di un etilista
disintossicato, che di una nerso
na fiaccata da una lunga vita
di lavoro: ecco che dovrebbe
entrare in gioco la capacità di
ciascun rnembro di chiesa di offrire alternative alla solitudine,
visto che per nessuno il ricovero nell’istituto per anziani rappresenta la ’’soluzione”. Tanto
più, e qui entra in gioco un altro ordine di problemi, che spesso l’ingresso in una casa ner
anziani rappresenta anche un
grave problema economico. Certo, è stato ribadito, la strada
delle convenzioni con le USSL,
aperta con il Rifugio, copre una
parte dei posti letto per Guanto riguarda i non autosufficienti; certo, è con soddisfazione
che abbiamo appreso che negli
ultimi tempi non sono state
respinte domande di ricovero al
Rifugio, ma in presenza di anziani il cui unico reddito sia
costituito da pensioni molto ba.sse, come supplire? « Siano le
chiese cui appartengono gli anziani in questione — è stato da
più parti ribadito' — a farsi carico di coprire la quota mancante ». A patto, è bene ribadirlo,
che realmente i familiari non
siano in condizioni di poter intervenire economicamente e non si
defilino per ’’salvare una eredità”.. In caso contrario sarà inutile lamentare l’aumento dei deficit
di gestione, problema questo venuto a cadere per gli ospedali nel
momento in cui è il Fondo sanitario nazionale a ripartire le
quote, secondo criteri uniformi.
Dove va la diaconia?
Se è vero che il servizio offerto negli istituti è sicuramente valido, ma di fatto limitato
agli operatori necessariamente
specializzati, dobbiamo restare
all’aspetto istituzionale delle risposte? Sembra quasi di avvertire una certa insoddisfazione per
quanto fatto, malgrado gli istituti...
Se da un lato si rileva una
sorta di scollamento fra la base
delle chiese e gli operatori del
settore, con evidenti parallelismi
con la quotidiana vita delle chiese tra comunità e Concistori, è
anche vero che in molti casi anche singolarmente ci sono stati
episodi di solidarietà, espressi
per esempio nel campo dell’affidamento di minori o di rapporto con tossicodipendenti o
loro famiglie: il problema allora può diventare come uscire
dallo spontaneismo, quale grado
di preparazione abbiamo, quale
grado di conoscenza p»ossediamo, anche se il primo fondamentale passo resta comunque Tuscire daU’indifferenza.
Piervaldo Rostan
FRALI — Nella sua prima riunione l’unione femminile ha deciso di fare un paio di riunioni
sulla figura di Maria, non tanto
perché vogliamo farci dettare i
temi su cui riflettere dall’anno
mariano, quanto piuttosto per
collegarci alle riflessioni delle altre unioni femminili e per saper rispondere consapevolmente
su questa figura di credente. Con
l’aiuto di altre sorelle, sarà allestito il pranzo comunitario del
22 novembre.
• I ragazzi della Scuola domenicale hanno appena terminato la
preparazione di uno striscione
sulla Creazione.
• Due lutti hanno colpito la
nostra comunità. All’età di 82
anni ci ha lasciati Margherita
Grill vedova Garrou (Villa) e,
molto più giovane, Guido Pascal,
che, essendo per metà praline,
conoscevamo bene fin da ragazzino. Ai familiari della nostra sorella e di questo ^ovane fratello va tutta la solidarietà della
chiesa.
• Domenica 1« novembre (domenica della Riforma) : culto con
S. Cena, ore 10,30.
Catechismo
RODORETTO- FONTANE —
Quest’anno, oltre al gruppo di
Scuola Domenicale, abbiamo anche un piccolo gruppo di catechismo. Cinzia, Daniele e Barbara lavorano sull’Antico Testamento seguendo lo stesso programma dei loro 7 compagni di Frali.
Concistoro
LUSERNA SAN GIOVANNI
— L’Assemblea di chiesa che si
è riunita nel corso del culto domenica scorsa ha preso atto
con vivo rincrescimento delle
dimissioni dal Concistoro di
Enrico Charbonnier al quale
ha espresso la sua riconoscenza per la sensibilità che
ha caratterizzato il suo impegno di dieci anni. Sono invece stati confermati nel loro incarico per un secondo quinquennio Dino Gardiol e Paolo Gardiol.
• Domenica 1«> novembre, alle
ore 14,30, l'Unione Femminile si
ritrova nel salone dell’Asilo Valdese, anticipando la visita «natalizia » agli ospiti e al personale
della nostra casa di riposo.
• Il Concistoro è convocato
per lunedì 2 novembre.
• Giovedì 5 novembre inizia
nella scuola dei Peyrot, alle ore
20,30, rincontro mensile di studio biblico.
• Lo stesso giorno, alle 14,30,
si incontra il gruppo del precatechismo che interessa i ragazzi
che frequentano le prime due
classi della scuola media. Sotto
la guida di Luigi Correnti e Lucio Malan, Tanno appena iniziato
si annuncia pieno di interesse.
Solidarietà
PERRERO-MANIGLIA — In
una giornata tristissima e grigia, una di quelle giornate che
si vorrebbero cancellare dal calendario, una folla incredibile ha
seguito con angoscia i funerali
di Guido Pascal che si sono svolti nel tempio e nel piccolo cimitero di Maniglia mercoledì
scorso.
Tutti ricordavano il cugino di
Guido, Corrado Fiotta, morto in
un incidente analogo sulla strada di Frali, i due giovani di Ferrerò precipitati Tanno scorso in
un dirupo lungo la medesima
strada, il figlio dell’allevatore
che sale ogni anno a Rodoretto
con le sue mandrie, schiantatosi con la sua automobile contro
un muretto a Ferrerò e mille
domande si affollavano alla
mente dei presenti.
Si fermerà questa strabe che
priva le famiglie di figli e fratelli amati, proprio nel momento in cui la vita sembra più
piena di gioia e di speranze?
Come è possibile che momenti
di pur necessario divertimento
debbano essere pagati con un
prezzo così alto?
Domande che non trovano risposta e forse neppure un destinatario preciso: a che cosa
servono consigli, rimproveri,
proibizioni? E che effetto producono le prediche dal pulpito? E’
giusto senza dubbio che la vita riprenda il suo corso e che
non ci si lasci condizionare da
pensieri angosciosi. Ma è anche
giusto fermarsi un attimo in
mezzo alle mille occupazioni
quotidiane e rivolgere un pensiero di solidarietà a chi deve
proseguire la propria esistenza
con un vuoto che nessuno potrà più colmare.
« Petits chanteurs »
TORRE PELLICE — I « petits
chanteurs » della cattedrale di St.
Pierre di Ginevra hanno partecipato al culto di domenica 25 ottobre ; in serata hanno offerto un
concerto nel tempio.
• Domenica 1» novembre, alle
ore 15, presso la casa unionista,
l’unione femminile presenta uno
studio su Maria.
• Lunedì 2 novembre, presso
il presbiterio, alle ore 26,45 inizia
un ciclo di studio biblico che proseguirà fino a Natale.
0 Mercoledì 4 novembre, alle
ore 20,30, presso il presbiterio
ha luogo una riunione del Concistoro.
0 Con la prossima settimana
iniziano le riunioni quartierali;
martedì 3 novembre alle ore 20,
ai Simound, mercoledì 4, ore 20,30
ai Chabriols, venerdì 6, ore 20,45,
alla Ravadera.
Auguri!
POMARETTO — La comunità
si rallegra per le nascite di Stefano Rostan di Giorgine e Giorgina, Nicolas Scontus di Tony e
Danila, Florence Ferrerò di Ferruccio e Clodine.
0 A partire da domenica 1»
novembre, come di consueto, il
culto avrà luogo nella sala del
teatro.
Domenica
della Riforma
SAN SECONDO — Durante
l’assenza del pastore Bertolino, impegnato in un giro di visite
alle chiese in Scozia, i culti domenicali sono stati presieduti dai
pastori A. Genre e S. Ribet, e
dai predicatori A. Garrone e D.
Gardiol; a tutti, la comunità
esprime il suo ringraziamento.
0 Domenica 18 ottobre, nel tempio, si sono uniti in matrimonio
Luciano Cardon e Silvana Ricca,
che si stabiliranno a Cmnìana.
0 Domenica 1® novembre, domenica della Riforma, al culto
con S. Cena che inizierà alle
ore 10,30, parteciperà la Corale.
0 Sempre domenica 1® novembre, alle ore 15, avrà luogo l’incontro delTunione femminile.
Ripresa delle attività
BOBBIO PELLICE — Domenica 18 ottobre ha avuto luogo
il culto di apertura delle attività;
sono state consegnate le Bibbie
ai 6 catecumeni del primo anno.
0 Le attività riprendono con
gli abituali ritmi settimanali :
l’unione giovanile il venerdì alle
ore 21 presso la sala, la Corale il
giovedì alle ore 21 presso il Presbiterio, lo studio biblico alle ore
21 del lunedì.
10
ÍO valli valdesi
T
30 ottobre 1987
passione
CONVEGNO A PEROSA ARGENTINA
Fini iou patouà,
fini iì vodouà
Fuoristrada
bloccati
Torino, stazione di Porta Nuova, domenica ore 17.30 circa. Due
botti (ma sono solo mortaretti)
e il fuggifuggi della gente spaventata. C’è anche un cospicuo
schieramento di forze dell’ordine.
Poi, avviandomi al binario del locale per Torre Pellice, capisco
che si tratta di garantire una partenza senza incidenti per tifosi di
una squadra di calcio appena
sconfitta dalla Juventus (ma si
capirà presto che poco conta il risultato sportivo).
Sono agitati questi tifosi, non
credo che ciò sia dovuto alla
sconfìtta, giacché gli slogan che
scandiscono ribadiscono la superiorità e i destini di gloria della
propria squadra, e coprono di definizioni « escrementizie » gli avversari.
Casualmente il loro convoglio
straordinario parte dal binario a
fianco di quello del nostro trenino e, proprio da qui, da qualche
finestrino, qualcuno, assimilabile
ai « supportérs » venuti da piu
lontano, replica più o meno con
le stesse parole e lo stesso fiorito
stile poetico, invertendo, ovviamente, i termini del conflitto. Ha
dalla sua parte la certezza di essere nel giusto, suffragata dalla
vittoria appena conseguita sul
campo.
E’ una pessima idea, perché la
schermaglia si acuisce: fra ferrovieri e carabinieri che invitano a
tirare su i finestrini e a lasciar
perdere, partiamo. Volano oggetti, le urla (e i gesti, inequivocabili, che le accompagnano) non
sono cessate.
Va be’, penso, ormai siamo partiti... Macché. Per confermarsi
nella certezza della propria identità, i tifosi che rientrano in valle
e nel pinerolese riattaccano la
salmodia. Sento parlare di controlli allo stadio, qualcuno chiede il bilancio. Morti? — no, però
qualche ferito. Altro che domande tipo: com’è finita? Chi ha segnato? Quanti calci d’angolo,
pali, traverse? Mentre alle prime
soste della pianura alcuni scendono, si sente parlare delle cariche a fine partita. Già, la partita.
E chi ci bada?
Scesi i più agitati, restano dei
giovanissimi a intonare invettive,
una madre si indigna e tenta di
apostrofare il coro di voci bianche. C’è chi, forte di uno o due
anni di più, suscita il rispetto degli altri fumando una sigaretta.
Non sono dei teppisti. Non facciamo dello stupido moralismo.
E’ doveroso ripeterselo. Cerchiamo piuttosto di offrire, a tutti i
livelli, qualche esempio di comportamento (sportivo, ma soprattutto civile, di aggregazione:
l’etica è forse parola grossa, e
quindi un tantino astratta, non
si propone a suon di « modelli »).
Un noto psicoanalista italiano
disse anni fa che l’agonismo vermette di sfogare alcuni istinti
violenti, ma rischia di suscitarne
altri. Il tifo esasperato, legato alla necessità di aggregazione, di
sentirsi parte di un grande gruppo, può portare all’« intruppamenio ». Alcuni, pochi, e con chissà che storie alle spalle, possono
anche arrivare al teppismo. Bisogna pensarci prima, permettere a tutti una vita meno alienante anche per il resto della settimana. A Bibiana i cori si sono
placati. Forse si lasciano riposare
le ugole in vista della partita di
hockey della sera...
Le parlate locali hanno subito, dopo il compimento deH’unità d’Italia, una lenta ma costante opera di soffocamento promossa dagli organi di governo
e da quelli di informazione e di
cultura, ohe solo oggi, con i nuovi programmi della scuola dell’obbligo, ha iniziato a subire un’inversione di rotta. Si spera che
tale inversione continui con una
rapida approvazione della proposta di legge denominata "Norme in materia di tutela delle
minoranze linguistiche”, presentata alla Camera dal p^ruppo comunista il 21 luglio di quest’anno (da questa proposta, tuttavia,
continua a essere assente il riferimento all’uso della lingua
francese nelle Valli Valdesi).
Un’inversione di rotta a livello legislativo non significa tuttavia molto, se una lingua locale è ormai caduta in disuso
nella sua area di diffusione. Il
patouà, in particolare, è lingua
viva o morta? A giudicare dall’interesse e anche dalla maturità degli interventi al I Convegnoi sulla lingua occitana, "Lou
patouà, uno lengo vivo”, organiz
zato dall’Assessorato alla Cultura della Regione Piemonte, da
quello della Comunità Montana
Valli Chisone e Germanasca e
dal « Group Tradisioim poupoulara Val Cluuzuoun-Val Sanmartín La tèto aut », la risposta
senza ombra di dubbio è che il
patouà è ben vivo, anche se la
sua diffusione fra le giovani generazioni è in calo preoccupante. Sotto la moderatura del prof.
Tullio Telmon al mattino e sotto quella del prof. Arturo Genre
al pomeriggio, si sono susseguiti a ritmo serrato, in una sala
piena di persone attente, a Perosa Argentina, sabato 24 ottobre, interventi di persone impegnate nella scuola, che hanno
presentato le loro esperienze sia
di lavoro nelle classi, sia di aggiornamento degli insegnanti, sia
di recupero e pubblicazione di
materiali; e interventi di amministratori e persone del mondo
della cultura e della politica che
hanno affrontato con una ricca
articolazione il corno lesso dei
problemi legati a una conservazione del patrimonio culturale
delle valli eccitane: preparazio
ne dei testi, problemi di grafia,
comportamento da tenere con
gli alunni provenienti da altre
matrici linguistiche, come affrontare il problema delle varianti linguistiche tra una valle
e l’altra e anche, tra i villaggi
di una stessa valle, l'uso della
parlata locale nelle liturgie delle diverse confessioni, ecc.
Ci è piaciuta l’inversione pro'posta dal prof. Genre di un detto che ci è sempre sembrato
un po’ razzista e settario: ’’Fini lou patouà, fini li vodouà”
(Finito il patouà, finiti i valdesi).
Finiti i valdesi, ha detto Genre,
finito il patouà. Cioè se i vaidesi e le altre popolazioni delle
nostre vallate perdono la loro
identità globale, che investe anche la loro dimensione spirituale — ovviamente anche quella
cattolica — è fatale che perdano anche la loro lingua e la loro
cultura. Il grosso problema è
quindi quello dello spessore e
della solidità globale della nostra
gente alle Valli.
Da notizie apparse su quotidiani nazionali il WWF e la Pro
Natura sono venuti a conoscenza
del fatto che la società ”2 Erre
Promotion” aveva organizzato
per il 23', 24, 25 ottobre una gara per veicoli fuoristrada 4x4
lungo le sponde del Pellice e del
Chisone e ciò, secondo le organizzazioni ambientaliste, contro
quanto stabilito dalla legge regionale n. 32 sulla tutela dell’ambiente. A seguito dell’intervento
di dette organizzazioni, preoccupate delle possibili conseguenze
negative per l’ambiente, la gai a
è stata sospesa.
Mostra antologica
Claudio Tron
Dal 20 ottobre al 29 novembre, nelle sale espositive per le
mostre contempwranee del Castello di Rivoli, è proposta al
pubblico la mostra antologica
’’Aligi Sassu. Opere 1927-1987’.
L’esposizione comprende cento dipinti (oli, chine, tempeie,
pastelli, acquerelli, acrilici) realizzati in cinquant’anni, oltre ad
una selezione di opere realiz.''yte nel 1938 nel carcere di Possano.
PINEROLO Pedaggi autostradali
Inceneritore? No, grazie!
« Far prevalere il criterio della
salvaguardia della salute pubblica ». E’ questo il monito rivolto
dalla sezione pinerolese e dal
gruppo consiliare di Democrazia
Proletaria riguardo al progetto di
installazione di un inceneritore
per lo smaltimento dei rifiuti.
In un recente documento le ragioni dell’opposizione all’inceneritore derivano da considerazioni
svolte a partire dal lavoro di una
Commissione tecnica nominata
dal Consorzio smaltimiento rifiuti. Per tale commissione non esiste attualmente una soluzione
che permetta di annullare i fattori di rischio di inquinamento sotto il profilo dell’impatto ambientale. Un sistema integrato polifunzionale potrebbe aver senso
in aree a più alta densità abitativa. Ma, precisa il documento di
DP, il pinerolese si trova in una
situazione particolare: la densità per kmq non è elevata, e ciò
è confermato dalla quantità di
rifiuti prodotti; inoltre la popolazione non è in aumento.
Esaminando le possibili solu
zioni al problema, DP fa rilevare
che gli impianti di compostaggio
« non hanno ancora raggiunto,
per generale ammissione, un soddisfacente livello qualitativo di
produzione ». D’altra parte « gli
impianti di incenerimento dell'ultima generazione, quelli con camere di post-combustione e vari
sistenñ di abbattimento dei fumi,
sono entrati in funzione da pochissimi anni, per cui occorrerà
ancora attendere (...) per poter
valutare appieno la loro affidabilità sul medio-lungo periodo e per
conoscere i risultati delle ricerche scientifiche in corso sulle loro effettive immissioni nell'ambiente ».
■Pesanti dubbi sorgono anche a
proposito deH’eventuale localizzazione (vicina al centro studi e
agli impianti sportivi, e frequentata dunque giornalmente da un
alto numero di ragazzi).
In considerazione del fatto che
l’emergenza rifiuti nel pinerolese
è dovuta non tanto ad una produzione in crescita o priva di uno
spazio urbano atto a gestirne il
il volume, quanto piuttosto al ritardo con cui l’amministrazione
ha iniziato ad occuparsi della
questione, e di fronte alla possibile pericolosità della « soluzione
inceneritore », « l'unico impianto
di trattamento che va comunque
realizzato, (...) è la discarica controllata, che, pur non priva di
rischi, deve essere realizzata ». A
tale scopo si dovrebbe predisporre uno studio per l’individuazione
di un’area di localizzazione e le
« caratteristiche tecniche progettuali e gestionali » che l’impianto
dovrebbe avere. « Tale soluzione
— si legge nel documento — consentirebbe di assicurare lo smaltimento dei rifiuti nel pinerolese
per i prossimi 12-14 anni (...), consentendo di valutare, nel frattempo, le risultanze delle sperimentazioni e degli studi oggi in
corso sulle varie tipologie di trattamento ».
A. C.
Dopo che alcuni gruppi p:a ìamentari hanno presentato proposte di legge per l’abolizione
dei pedaggi autostradali litenendo meno oneroso il pagamento
di una tassa annua come già avviene in altri Paesi, il gruppo
consiliare comunista della provincia di Torino ha proposto recentemente un ordine del gioì
no tendente a promuovere nelle sedi opportune le iniziative
utili al superamento dell’attuale
sisterha di riscossione.
Smaltimento rifiuti
Il consiglio comunale di Luserna S. Giovanni è convocato in
sessione ordinaria per le ore
18 di venerdì 30 ottobre ; tra
l’altro verrà presentato lo studio
elaborato dalla Commissione tecnica per lo smaltimento dei rifiuti per il comprensorio di Pinerolo. Altri argomenti in discussione saranno : opere stradali,
potenziamento impianti sportivi,
raccolta rifiuti e miglioramento,
in più punti, della rete idrica.
VAL PELLICE
Evitare nuove piene
Alberto Corsani
Nel corso dell’ultimo incontro
promosso a Torre Pellice dal Comitato per l’ambiente Val Pellice, la discussione si è a lungo soffermata sul problema della prevenzione di nuove disastrose piene del torrente. L’intervento del
sindaco Armand Hugon ha messo in rilievo le difficoltà sempre
incontrate sulla strada di im rapporto tempestivo col Magistrato
del Po responsabile delle aste
dei nostri corsi d’acqua. E’ per
altro sotto gli occhi di tutti la
situazione dì progressivo degrado dell’alveo del Pellice, con accumulo di materiali e detriti, crescita su di essi di veri e propri
boschi di salici, tanto voluminosi quanto instabili. La presenza
alla riunione di persone residenti in zone critiche ha fornito
ancora una volta l’occasione di
verificare l’importanza di questi
contatti con la popolazione, vero
« termometro » della situazione.
Nel corso del dibattito anche
un altro problema di grande attualità è stato affrontato: lo
smaltimento dei rifiuti a Pinerolo con l’ipotesi di inceneritore che sta prendendo corpo, con
tutti i problemi ambientali ed
economici che esso comporta:
mentre si sa che sull’argomento
a Torre verrà sentita la commissione ambiente, il Sindaco
ha espresso le sue forti riserve
sulla soluzione ipotizzata.
P.V.R.
Comunità Montana Val Pellice - U.S.S.L. 43
Sede: 10066 TORRE PELLICE
Piazza Muston n. 3 - Tel. (0121) 91.514-91.836
Essendosi verificati di recente furti o tentativi di
furti, da parte di persone ignote che, presentandosi
in casa di privati cittadini e dichiarando il falso, si
sono qualificate come inviate dalla Comunità Montana o da altri Enti Pubblici,
SI INFORMA CHE
i dipendenti della Comunità Montana Val Pellice USSL 43 sono forniti di regolare tesserino di riconoscimento e pertanto si consiglia di richiederne la
presentazione a chiunque si qualifichi come tale e
a diffidare di quanti ne fossero sprovvisti.
Il Presidente
(Arch. Piercarlo LONGO)
11
30 ottobre 1987
valli valdesi 11
f
%
L’INVASIONE
DEI CINGHIALI
Signor Direttore,
Le saremo grati se vorrà ospitare
sulle pagine del Suo settimanale questa lettera che vuole esprimere ancora
urta volta l'esasperazione di chi si vede un anno dopo l'altro distruggere
prati e campi idall'invasione dei cinghiali.
Sappiamo che questa nostra protesta lascerà il tempo che trova: l'agricoltura in montagna, nonostante le
belle parole che ci fanno ogni mese
prima delle elezioni, è destinata a
morire. Così hanno deciso quelli che
ci governano.
Ma almeno vorremmo andarcene con
dignità, e quindi cari Assessori, Ministri e Presidenti che sedete in Provìncia, in Regione, a Roma, o magari a
Bruxelles e vi occupate di agricoltura, caccia e pesca ed ecologia, sappiate che siamo stufi di essere presi in
giro.
Ls elemosine che ci elargite —
spesso con notevoli ritardi — per rimborsarci del campo o del prato distrutto non ci servono: chi ha lavorato tutta una stagione vuole mangiare
le sue patate, e non andare a comperare quelle francesi o di pianura annacquate, trattate ed avvelenate dai
concimi chimici!
Voi ci dite: ormai dovete abituarvi a
convivere con i cinghiali (già, ma solo
quaiche anno fa non ce n'erano: ohi
ha avuto la bella idea di rimetterli in
circolazione?) e l'unica cosa è dar
loro la caccia. Ed ecco dunque spuntare i cacciatori con le loro doppiette, Ma, nonostante questo, il numero
dei cinghiali non diminuisce. Anzi. E
allora ci domandiamo, e chiediamo
pure a voi signori Assessori della Provincia e della Regione: non sarà mica
che il numero dei cinghiali aumenta
anche per colpa dei cacciatori, i quali
metterebbero in circolazione animali
provenienti da allevamenti più o meno mascherati con l'esigenza di produrre carne pregiata per le macellerie locali, ma che invece servirebbero
allo scopo dì organizzare grandiose
battuie di caccia (con gran gioia di
fabbricanti d'armi, munizioni e articoli sportivi che da questa attività traggono — come tutti sanno — elevati
profitti)?
Signori Assessori alla caccia, pesca e agricoltura: a voi queste cose
risultano? Queste voci, nei vostri uffici. non sono mai arrivate? Se sì, cosa
sta::, progettando per porvi un freno?
(Seguono 32 firme)
GIORNATA
ECOLOGICA
O MANODOPERA
GRATUITA?
Signor Direttore
li 4 ottobre si è svolta in tutti i
Comuni della Val Pellice la 2“ edizione della Giornata Ecologica Volontaria .1, un'iniziativa patrocinata dalle
municipalità locali, dalla Provincia e
da alcune aziende commerciali. Con il
motto di « Aiutaci a risparmiare e a
salvare la natura » si è invitata la
cittadinanza valligiana, bambini compresi visto ohe manifesti propagandistici sono stati affissi in tutte le soitole, a compiere una vasta operazione
di pulizia e rimozione rifiuti in alcune
aree dei Comuni interessati.
E' ormai scontata l'importanza assunta dal rispetto e dalla tutela dell'am
biente e riteniamo quindi che ogni
ulteriore considerazione di carattere
scientifico-morale al riguardo sia del
tutto superflua.
A noi preme invece mettere in guardia coloro che hanno sinceramente a
cuore questo problema dall'ambigua e,
troppo spesso, spudoratamente falsa retorica che i detentori del potere, sia
esso a livello locale che a livello nazionale, usano per eludere ogni loro
responsabilità in merito. Noi tutti abbiamo dovuto sopportare la ridìcola
farsa delle « miracolose ■> vocazioni
ecologistiche fiorite aH'interno di tutti
i partiti romani; e il riflesso di queste improvvise « conversioni » ambientalistiche è giunto sino a noi, sino
ai feudi in cui i moderni vassalli del
potere centrale operano con l'unico
zelo di obbedire alle direttive dei loro
padroni di Roma.
Ecco dunque il sorgere di iniziative
quali le giornate ecologiche volontarie,
le quali meglio dovrebbero essere
chiamate <■ sfruttamento morale e materiale di manodopera gratuita ». Sfruttamento morale In quanto fanno leva
sul sacrosanto desiderio del cittadino
di vedere il proprio ambiente di vita
mantenuto integro nell'ordine e nella
pulizia: sfruttamento materiale in
quanto questo tipo di prestazioni non
pensiamo debba essere addebitato al
cittadino (per non parlare dei possibili rischi igienico-sanitari), al quale
peraltro spetta il compito assai più serio di adoperarsi onde evitare che si
producano situazioni di degrado ambientale.
Siano dunque le pubbliche amministrazioni a dare un primo concreto
esempio di reale sensibilità ecologica, che poi non è altro che l'applicazione di un principio di civiltà e di
buon costume che deve vedere in
prima linea impegnati proprio coloro
che si dichiarano zelanti tutori della
cosa pubblica. Siano proprio questi ultimi ad abbandonare ogni ridicola demagogia e ad impegnarsi con i propri mezzi a rendere ogni giorno più
vivìbile il territorio che si sono impegnati ad amministrare.
Inutile lavorare tutti insieme per una
giornata all'anno e permettere poi che
chi deturpa i beni comuni della collettività possa continuare ad agire indisturbato nella pressoché totale noncuranza ed inadempienza effettiva degli enti locali, i quali sono sempre
pronti a richiedere contributi nelle
forme più svariate, ma perennemente
latitanti quando si tratta di agire concretamente in un'opera di prevenzione
e di rimozione dei danni causati a
quelli che sono i beni di diritto di
una intera comunità.
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(di fronte Caserma Alpini « Berardi »)
futuro nucleare italiano non sul territorio nazionale ma all'estero, e dì qui
l'importanza della finanziaria estera
che dovrebbe accompagnare la nascita della holding e delle società autonome. Alla finanziaria estera dovrebbero far capo infatti partecipazioni in
quattro società francesi e jugoslave
che costituirebbero sul proprio territorio altrettante centrali nucleari la
cui produzione verrebbe destinata esclusivamente all'Italia. Ai francesi 11
rìschio nucleare non fa molto effetto:
hanno già in funzione o in progetto
oltre 40 centrali sul proprio territorio.
Inoltre la dislocazione delle tre centrali, proprio sul confine con l'Italia,
non creerebbe eccessivi problemi per
il territorio francese, considerato che
i venti tendono a muoversi nella zona da ovest a est e che un eventuale fall-out radioattivo in caso di irrcidente ricadrebbe proprio sull'Italia ».
Il Movimento Autonomista Occitano,
che opera per l'autonomia e lo sviluppo delle Valli occitane poste lungo
l'arco alpino occidentale, di fronte alla gravità di tali intendimenti, a priori sprezzanti di qualunque Volontà possa enpergere dagli imminenti referendum sul nucleare, nonché sintomo
di un atteggiamento profondamente coloniale da parte dell'Ente energetico
italiano, esprime la più ferma ed intransigente opposizione a che tali progetti possano essere concretamente
intrapresi. A tale proposito rammenta che proprio nello Stato francese,
nell'occitana Valle del Rodano, a meno
di 200 km dalle Alpi, già esistono numerosi impianti nucleari, di cui anche
i mezzi di informazione hanno dato
recentemente, e più volte, notizia di
incidenti ed avarie.
Il Movimento Autonomista Occitano, mentre ritiene, a tale proposito,
di dover sensibilizzare la popolazione
occitana sulle fonti di inquinamento
nucleare che incombono sulle Valli,
chiede che le Province di Cuneo, Torino e Imperia, e che le Regioni Liguria, Piemonte e Valle d'Aosta esprimano immediatamente una netta opposizione alle prospettive di sviluppo nucleare grottescamente tracciate
dal Presidente dell'E.N.E.i.
Il Movimento Autonomista Occitano
sollecita altresì le suddette Amministrazioni Provinciali e Regionali ad avviare rapidamente lo studio per un progetto di protezione civile atto a prevenire, in tempi realmente brevi, qualsiasi forma dì inquinamento nucleare
che avesse a verificarsi nella zona
nord-occidentale dello Stato italiano,
Dino Matteodo, Segretario M.A.O.
Conferenze
Non mi sembra che le amministrazioni comunali della Val Pellice meritino questi giudizi. In ogni caso le
accuse devono essere precisate con dati
di fatto. G.G.
VALLI ALPINE
E NUCLEARE
E' con vero stupore che abbiamo
appreso dal supplemento » Affari & Finanza » del giornale « La Repubblica »
di venerdì 9.10.87 dei propositi coltivati dal Presidente dell'ENEL Viezzoli
in materia di produzione energetica.
Nell'articolo di Repubblica, a firma di
Gianfranco Modolo, si afferma infatti
che:
« Viste le opposizioni politiche al
nucleare a Viezzoli è venuta l'idea di
aggirare l'ostacolo programmando il
per la stampa dì
libri, giornali, riviste,
locandine e manifesti,
lavori commerciali
in genere
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10066 TORRE PELLICE (To)
TORRE PELLICE — In vista dei referendum dell'8 novembre prossimo.
Radio Beckwith organizza un incontro
sul tema « E’ possibile, con un referendum, ottenere una giustizia ”giusta”? ». Interventi di Alfonso Di Giovine, docente di Diritto Costituzionale
all'Università di Torino, Paolo Ferrua,
docente di Procedura Penale all'Università di Genova, Amos Pignatelli,
magistrato, Elena Negri, avvocato penalista, membro del comitato promotore dei referendum sulla giustizia. Il
dibattito ha luogo venerdì 30 ottobre
alle ore 21, presso la Foresteria valdese.
TORRE PELLICE — Venerdì 30 ottobre, alle ore 21, si conclude il ciclo
dì conferenze che il gruppo liturgico
della parrocchia di S. Martino ha dedicato alla ricerca ed alla riflessione
sulla figura di Maria, con un intervento di padre Georgiu Vasilesou della
Chiesa Ortodossa Rumena dì Torino;
la serata si svolge presso il Priorato.
Programmi di Radio Beckwith
_____________91.200 FM_____________
TORRE PELLICE — Giovedì 29, alle
ore 15, Radio Beckwith trasmetterà
uno speciale con la registrazione del
dibattito svoltosi nell'ambito dell'Autunno in vai d’Angrogna sulle prospettive di sviluppo della Valle.
RINGRAZIAMENTO
« Beati i morti che da ora innanzi muoiono nel Signore. Sì,
dice lo Spirito, essendo che si riposano dalle loro fatiche, poiché
le loro opere li seguono y>
(Apocalisse 14: 13)
I familiari della compianta
Margherita Grill ved. Carrou
di anni 82
riconoscenti per la grande dimostrazione di stima e di affetto tributata
alla loro cara, neirimpossibilità di farlo singolarmente, ringraziano tutti coloro che con borì, scritti, parole dì
conforto e partecipazione ai funerali,
hanno preso parte al loro dolore.
Frali Villa, 16 ottobre 1987
RINGRAZIAMENTO
(( Non temere, solo abbi fede »
(Marco 5: 36)
Albina e Levy Peyronel annunciano
la morte della signora
Antonietta Picchiottino
ved. Mantilaro
di anni 102
Ringraziano tutte le persone che si
sono adoperate per alleviare le sofferenze nella sua breve malattia, in modo particolare Elena Vigliano e i pastori, il personale deillTstituto di Riposo di C. Casale 56 e il gruppo « La
Grangia » che diede gioia e serenità per
il 102« compleanno.
Torino, 22 ottobre 1987
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appezzamento di giardino. L. 110 m.
RINGRAZIAMENTO
« Gesù ha distrutto la morte e
ha prodotto in luce la vita e
Vimmortalità mediante TEvangelo »
(II Timoteo 1: 10)
La famiglia di
Guido Pascal
commossa e riconoscente per la grande
dimostrazione di affetto, ringrazia tutti coloro ohe hanno partecipato al suo
dolore.
Un ringraziamento particolare ai
soccorritori; al personale del pronto
soccorso dell’Ospedale Civile di Pinerolo e del reparto di rianimatone
dell’Ospedale Martini dì Torino; alle
famìglie Valetti, Menusan, Perlino,
Pons e Lucente; ai pastori A. Taccia,
L. Peyrot, P. Ribet.
Ferrerò, 26 ottobre 1987
RINGRAZIAMENTO
« Avete la vita eterna, voi che
credete nel nome del Figliolo
di Dio »
(I Giovanni 5: 13)
I familiari della cara
Maddalena Emma Balmas
ved. Bouchard
commossi per la grande dimostrazione
di affetto ricevuta nella triste circostanza, ringraziano tutti, coloro che
sono stati partecipi al loro dolore. Un
ringraziamento particolare al pastore
Paolo Ribet, al medico curante Vaiter Broue, al signor Osvaldo Perrot,
alle famiglie Ernesto Possetto, Celso
Pons, Remo Vinçon, Carraro-Agliodo,
al figlioccio Renzo, agli amici di Aldo
di Sestriere, all’amministrazione, segretario e personale del comune di Sestriere, ai collegbi RIV-SKF di Elmo, reparti MMP e MSM, alTassociazione ANPI ed ai vicini di casa.
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Ambulanza ;
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Croce Verde Porte: Tel. 201454.
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(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
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Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pellice: Telefono 91.996.
12
12 fatti e problemi
30 ottobre 1987
I REFERENDUM DELL’ 8 NOVEMBRE
AMNESTY INTERNATIONAL
Le ragioni del sì e del no Prigionieri
del mese
A poche decine di giorni dal
voto referendario su 5 quesiti,
il dibattito stenta ad accendersi, tranne che sulla "responsabilità civile” dei giudici. Eppure
le questioni sul nucleare e sulla
giustizia erano state all’origine
del voto politico anticipato nel
giugno scorso: si diceva che erano questioni destabilizzanti per
la maggioranza governativa, e
che si doveva perciò ricorrere a
nuove elezioni per spostare nel
tempo il pronunciamento popolare sui referendum, in maniera da consentire al nuovo Parlamento di porre i rimedi legislativi ritenuti indispensabili.
Fatte le elezioni, il Parlamento
però ha approvato una legge che
consente di svolgere anticipatamente la consultazione referendaria e che consente alle leggi
sottoposte a referendum di non
decadere, anche se in questo senso si è pronunciato il popolo.
se non dopo 120 giorni dalla promulgazione dell'esito della votazione.
Il Parlamento avrà dunque
quattro mesi di tempo per rimediare agli eventuali vuoti legislativi che si potrebbero verificare
dopo l’8 novembre.
Ma vediamo brevemente quali
sono le questioni sulle quali dovremo esprimerci con un SI’ o
con un NO.
NUCLEARE
Tre sono le schede che riguardano la questione nucleare.
Sulla scheda grigia troveremo scritto un quesito, con molte citazioni di articoli di legge, che
può essere così semplificato:
« Volete l'abrogazione di una norma che, qualora
non decidano le Regioni interessate, affida a un
organismo governativo (il Comitato interministeriale per la programmazione economica) la scelta
delle località dove costruire le centrali? ».
Sulla scheda arancione il quesito (semplificato) è il seguente:
« Volete l'abrogazione di una norma che assegna
contributi finanziari a Contuni e Regioni dove si trovano le centrali alimentate con combustibili diversi dagli idrocarburi? ».
Sulla scheda gialla il quesito (semplificato) è
seguente:
« Volete l'abrogazione della parte istitutiva dell'Enel
che autorizza l'ente a partecipare alla costruzione
e alla gestione di centrali elettronucleari all'estero? ».
Poiché in Italia non esiste una legge organica che regoli l’installazione ed il funzionamento
delle centrali nucleari, i promotori di questi referendum (organizzazioni ambientaliste, FClCI, DP,
Liste verdi, quotidiano « II manifesto ») hanno
dovuto ricorrere a diverse leggi nelle quali fosse
contenuta la parola « nucleare », collegata alla gestione di centrali.
In Italia la decisione di costruire centrali nucleari è infatti demandata a] Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe), che ha sempre deciso sulla base di indicazioni molto generali del Parlamento.
il
In sintesi le tré schede hanno valore di un
pronunciamento ideale tra i favorevoli o i contrari allo sfruttamento dlell’energia nucleare. In
pratica, se verranno abrogate le norme di legge
(cioè se vinceranno i SI’), il Cipe non potrà più
imporre d’uflìcio a Comuni, che non la vogliono
sul loro territorio, la costruzione di una centrale
nucleare. Dovrà essere il Parlamento a decidere.
Costruire nuove centrali sarà meno facile.
Se vinceranno i SI’ nel secondo quesito, i Comuni e le Regioni non saranno più incentivati a
permettere la costruzione di centrali dai soldi che
possono ricavare dalla concessione.
Diverso invece è il terzo referendum, sulla partecipazione dell’Enel alla costruzione e allo sfruttamento delle centrali costruite all’estero. Se vinceranno i SI’, l’Enel dovrà ritirarsi dalla partecipazione al « Superphénix » costruito in Francia
col 33“/o di capitale Enel. Il Superphénix è un generatore che utilizza e produce plutonio, una sostanza nucleare che può servire a costruire bombe atomiche. Si tratta inoltre di un generatore
che pone grandi problemi di sicurezza: per raffreddare rimpianto è necessario utilizzare sodio
liquido che, a contatto con aria e acqua, esplode.
Appena messo in funzione, l’unico Superphénix finora costruito, a Malville in Francia, ha subito
dovuto essere messo in riparazione e i relativi lavori dureranno fino al 1990.
Per i promotori del referendum la vittoria dei
SI’ avrebbe anche il significato simbolico di affermare che il popolo italiano è contrario al nucleare
e perciò questo voto dovrebbe permettere la chiusura delle centrali nucleari esistenti o in corso di
costruzione.
GIUSTIZIA
La scheda verde riguarda il tema più dibattuto
sinora: la responsabilità civile del magistrati.
Il quesito (semplificato) è il seguente:
« Volete l'abrogazione degli articoli del codice di
procedura civile, secondo i quali il giudice e il
pubblico ministero rispondono civilmente dei danni provocati agli imputati soltanto in caso di dolo,
frode, concussione o per ingiustificata mancanza
al doveri d’ufficio? ».
I promotori di questo referendum (PSI, PSDI,
PLI e partito radicale) hanno raccolto le firme
necessarie a promuovere il referendum sulla base
di ima richiesta di « giustizia giusta ». Per essi la
giustizia nel nostro Paese è gravemente malata
e i sintomi di questa malattia sono: la politicizzazione dei giudici (avevano a questo proposito
promosso anche un referendum contro reiezione
per liste dei giudici nel Consiglio superiore della
Magistratura, non ammesso dalla Cassazione),
la supplenza (cioè l’ingerenza dei giudici in materie quali quelle amministrative pubbliche che
non competerebbero loro), le manette facili (troppi sono gli italiani in carcere senza processo), il
protagonismo (i giudici amano comparire sui
giornali), il corporativismo.
II grande dibattito in corso ha messo in luce
un fatto: se vinceranno i SI’ sarà necessario procedere in tempi brevi, e comunque entro i famosi
120 giorni, all’elaborazione di una nuova normativa in materia di responsabilità civile dei giudici.
Non si possono infatti attribuire al giudice semplicemente i criteri che regolano la responsabilità civile dei fimzionari pubblici.
Per il fronte dei NO (ufficialmente si sono
espressi solo il PRI e DP), che ha coagulato anche
numerosi intellettuali di tutti i partiti (anche di
quelli favorevoli) e i magistrati, se vinceranno i
SI’ si dovranno approvare leggi per Tindipendenza della magistratura: la responsabilità civile, cioè
pecuniaria, non è sempre sinonimo di responsabilità tout court, e si potrebbe ridurre al fatto
che un magistrato si assicuri contro i danni e sarebbero le categorie economiche più forti, che
godono di buoni avvocati, a beneficiare deU’effetto « paura » sulla categoria. In generale si osserva
poi che la « giustizia giusta » non può essere perseguita attraverso questo referendum essendo in
primo luogo necessari leggi, organici e dotazioni strutturali diversi.
Sulla scheda azzurra si trova il quesito relativo alla Commissione inquirente. Il quesito (semplificato) è il seguente:
« La commissione parlamentare inquirente è incaricata di stabilire se le denunce contro il capo dello
Stato e i ministri, per i reati commessi durante l'esercizio delle loro funzioni, vadano archiviate oppure utilizzate per avviare eventualmente un provvedimento, un procedimento penaie davanti alla Corte Costituzionale. Ne volete l'abrogazione? ».
E’ il referendum su cui sono tutti d’accordo.
La Commissione inquirente, cioè il tribunale di
politici che devono giudicare altri politici, è da
abolire. Dal ’46 ad oggi l’Inquirente ha mandato
sotto processo davanti alla Corte Costituzionale
solo due ministri: Mario Tanassi e Luigi Gui, per
la questione Lockeed.
I partiti dicono di votare così
I QUESITI
PARTITI
NUCLEARE
Localizzazione centrali (scheda grigia)
NUCLEARE
Contributi enti locali (scheda arancione)
NUCLEARE
Enel all’estero (scheda gialla)
GIUSTIZIA
Abolizione Inquirente (scheda azzurra)
GIUSTIZIA
Responsabilità magistrati (scheda verde)
DC PCI PSI PSDI PLI MSI PRI PR DP Verdi
SI SI SI SI NO SI NO SI SI SI
SI SI SI SI NO SI NO SI SI SI
NO SI SI SI NO NO NO SI SI SI
SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI
SI SI SI SI SI SI NO SI NO ?
Lu Hsiu-Lien, recentemente rilasciata da una prigione di Taiwan, ha visitato la sede centrale
di Amnesty International a Londra ed è stata intervistata. Al
termine dell’intervista ha dichiarato: Mi piacerebbe molto far sapere a tutti voi di Amnesty che le
vostre telefonate e le lettere che
voi scrivete non sono per nessun
motivo vane... il latto che io sia
qui è un ottimo esempio.
Riconfortati da queste parole,
invitiamo i lettori a rivolgere appelli in favore dei prigionieri proposti dal Notiziario di A.I. del
mese di settembre.
Jean-Baptiste Ndikuriyo - BURUNDI
Un prete della Chiesa cattolicoromana. E’ stato arrestato il 24
dicembre ’86 dopo aver letto ai
fedeli una lettera del papa in cui
questi si dichiarava preoccupato
per le restrizioni in atto nel paese nei riguardi della chiesa cattolica. Rilasciato in un primo
tempo, era stato di nuovo arrestato il 10 aprile ’87. Non è mai
stato accusato di qualche reato
e non è stato ancora processato.
Le procedure legali sancite dal
Codice penale del Burundi non
sono state rispettate nei suoi riguardi.
Si prega di scrivere (in francese o italiano) per ottenere il
suo rilascio a:
Son Excellence Monsieur le Colonel
Jean-Baptiste Bagaza
Président de la République
BP 1870
Bujumbura - Burundi (Africa)
Sanan Wongsuthii - THAILANDIA
Di 44 anni, sindacalista. Presidente del Congresso nazionale
dei lavoratori thailandesi, uno
dei maggiori sindacati. Arrestato nel 1982, era stato rilasciato
su cauzione, ma nel 1983 era
stato incriminato e portato davanti ad un tribunale militare
con l’accusa di aver violato le
norme del Codice penale che
vietano di criticare i membri della famiglia reale. In un discorso tenuto ad un seminario di
sindacalisti il 28 maggio ’82 aveva dichiarato che il principe
ereditario thailandese non era un
erede al trono adatto. Processato per questo nel 1986, è stato
condannato a 5 anni di prigione
per ’’lesa maestà”, avendo danneggiato la reputazione del principe. Altre tre persone sono state condannate con simili accuse. Amnesty ha chiesto il loro
rilascio in vista di una prossima amnistia per il 60“ anniversario del re (5.12.87).
Scrivere, in inglese o italiano,
per appoggiare questa richiesta
a:
His Majesty
King Bhumibol Adulyade
The Grand Palace
Bangkok - Thailandia (Asia)
Quattro membri del partito
Ba’th - LIBIA
Tra il febbraio e il marzo ’80
vennero arrestate 25 persone,
perché il governo temeva rea
Traslochi
e trasporti per
qualsiasi destinazione
Attrezzatura con autoscala
operante dall’esterno fino a
m. 35.
Preventivi a richiesta
SALA GIULIO
Via Belfiore 83 - Nichelino
Tel. 011/6270463
zioni da parte dei membri del
partito Ba’th, filo-iracheno, in
seguito alla morte per tortura
del fondatore del partito. Pro
cessate nell’82 da un tribunale
ordinario vennero assolte, perché le confessioni erano state
estorte sotto tortura; ma poi la
sentenza venne annullata.
I 25 membri del Ba’th vennero nuovamente processati da un
tribunale rivoluzionario perma
nente: 20 furono assolti e rilasciati, tre condannati a morte,
di cui uno giustiziato nello stes
so anno. Gli altri due del grup
po furono imprigionati per attività politiche; essi sono: Fa
rid Hasan Ashraf, avvocato, e
Muhammad Hilal, negoziante
Altri due membri del partito
Ba’th sono stati condannati a 8
anni di carcere; essi sono: ’Abd
al-Hamid al Babur, veterinario,
e Mahmud ’Umar Abu ’Ubaiycl,
impiegato.
Amnesty è preoccupata per le
ro, perché non si sa neanche
dove si trovino.
Scrivere cortesemente, in italiano o inglese, chiedendo infoj.
mazioni sulla loro sorte a:
Colonel Mu’ammar Gaddafl
Leader of thè Revolution
Tripoli - Great Socialist People =■
Libyan Arab Jamahiriya (Africr. '
A cura del Gruppo
Italia 90 di A.I. - Val Pellii-e
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Tribunale di PInerolo n. 175.
Redattori; Alberto Corsani, Luciano Deodato, Giorgio GardioI (direttore), Paolo Florio, Roberto Giacone, Adriano Longo, Giuseppe Platone (vice direttore). Comitato di
redazione: i redattori e; Mirella
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Franco Carri, Rosanna Ciappa Nit
ti, Piera Egidi, Claudio H. Martelli
Roberto Psyrot, Sergio Ribet, Mas
simo Romeo, Cesare Milaneschi
Marco Rostan, Mirella Scorsonelli
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