1
ECO
DELLE VALLI VALDESI
BIBLIOTECA VALDESE
10066 TORRE PEIL ICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 109 - Num. 4
Una copia Lire 90
ABBONAMENTI |
L. 3.500 per Tinterno
L. 4.500 per l’estero
Sped. in abb. postale - I Gruppo bis/70
Cambio di indirizzo Lire 100
TORRE PELLICE - 28 Gennaio 1972
Amm. ; Via Cavour 1 - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094
Ln riforma^ condizione delVunità cristia
no
La conversione delle chiese
Che cos'è la C.EV.A.A.?
È vero che siamo entrati o stiamo
entrando nell’èra della conversione delle chiese? Difficile dirlo. I sintomi non
sono univoci e possono dar luogo a pareri contrastanti. Certe volte si ha l’impressione di essere ormai vicini alla
terra promessa della conversione. Più
spesso però ci si deve arrendere all’evidenza: non siamo ancora usciti dall’Egitto, siamo ancora in larga misura
una cristianità faraonica. Per la maggior parte di noi l’esperienza del deserto resta un suggestivo tema sinodale più che una condizione concreta di
vita.
Ciò nondimeno alcuni aspetti della
conversione delle chiese, che potrà tardare ma non mancare (se pure la vocazione e i doni di Dio sono senza pentimento), sono fin d’ora facili da individuare e vai la pena di accennarvi sommariamente. La futura e forse già avviala conversione delle chiese può essere caratterizzata come conversione
ecumenica, politica ed evangelica.
CoiWersione ecumenica: che vuol dire? Non che l’ecumenismo sia la terra
promessa e che basti diventare ecumenici per convertirsi. Può invece accadere proprio il contrario: c’è tutto un
ecumenismo che avviene all’ insegna
della restaurazione, non della riforma
delle chiese, e che si nutre più dei valori della tradizione che della parola di
Dio; c’è tutto un ecumenismo che propizia il consolidamento istituzionale
della cristianità più del rinnovamento
della sua fede e della sua vita. L’ecumenismo può, al pari del confessionalismo, essere utilizzato per vaste operazioni conservatrici e reazionarie tendenti a riaffermare i diritti della chiesa anche contro quelli della parola di
Dio. È già successo che una chiesa abbia rinunciato, per « motivi ecumenici », ad assumere certe posizioni impopolari presso altre chiese, benché comandate dalla parola di Dio. La solidarietà di chiesa prevale non di rado
sulla fedeltà alla sacra Scrittura. Ecumenismo non è necessariamente sinonimo di fedeltà alla parola di Dio e
quindi di autenticità cristiana: non tutta quel che è ecumenico è per ciò stesso evangelico. Ciò nondimeno il movimento ecumenico è e resta il contesto
più appropriato, si potrebbe dire il quadro naturale della conversione delle
chiese. Questa conversione sarà ecumenica in quanto avverrà in contesto
ecumenico: non sarà cioè una conversione solitaria e non sarà confessionale nel senso che ciascuna confessione (o denominazione) si convertirà da
sé, indipendentemente dalle altre; non
ci saranno molte conversioni confessionali parallele ma un’unica conversione
per tutte le confessioni e denominazioni. La conversione sarà comune (anche
se non generale), attraverso tutte le
confessioni, perché comune è la parola di Dio che determina la conversione
(anche se la sua lettura non è ancora
per tutti la stessa), comuni sono i problemi dell’uomo e della storia in rapporto ai quali ci si converte (anche se
a questa « comunione di problemi »
non corrisponde ancora una comunione di soluzioni), comune è la condizione di infedeltà delle chiese (anche se le
infedeltà non sono le stesse per le diverse confessioni e anche quando sono
simili sovente non hanno lo stesso peso specifico). Conversione ecumenica
anche perché malgrado i suoi limiti il
Consiglio Ecumenico delle Chiese —
massima espressione istituzionale del
movimento ecumenico — è un organismo in generale meno conservatore e
più aperto delle chiese che lo compongono e occupa posizioni più avanzate
di quelle sostenute dalla maggioranza
dei cristiani.
La conversione delle chiese, oltre che
ecumenica, dovrà essere politica. Di che
si tratta? La parola stessa suscita^ inquietudine e sospetti. La politica è il
pomo della discordia tra i cristiani in
Muesti ultimi decenni: come può diventare il terreno della conversione?
In effetti la politica è un campo minato in cui è altrettanto pericoloso
avanzare quanto indietreggiare, ma
che non si può saltare (la fede non
vola). « Com’è difficile avanzare anche
.solo di un piccolissimo passo, in compagnia del Cristo, nella società...! »
(K. Barth). Eppure questo passo va
tentato. Da un tale convincimento non
si può tornare indietro. La politica dovrà cessare prima o poi di essere il motivo di una estenuante disputa tra cristiani per diventare il terreno di lotte
e imprese di cristiani, con altri o da
soli. Neppure la politica è la terra promessa; politicizzarsi non significa convertirsi; ma la conversione ha im
pjipazioni politiche precise e ineluttabili di cui occorre essere consapevoli.
Sarà un bel giorno quello in cui la politica cesserà di essere uno spauracchio
nelle nostre chiese e impareremo a
parlarne senza isterismi dettati non
dalla fede ma dalla paura. Sì, crediamo che la conversione della chiese dovrà anche essere una conversione politica. In che senso? Ecco due indicazioni, una negativa e l’aitra positiva.
Negativamente, conversione politica
delle chiese significa uscire dalia «cattività borghese » che ci sovrasta e determina tutti, molto più profondamente di quel che si potrebbe a prima vista
supporre; uscirne psicologicamente,
teologicamente e politicamente. Ardua
impresa, senza dubbio, alla quale forse
non siamo pronti e da cui segretamente rifuggiamo perché ne indoviniamo
l’alto costo: l’Egitto è un luogo di
schiavitù per Israele ma è sicuro e riparato; non così il deserto, paese di
libertà. Bisognerà vedere se la Chiesa
del nostro secolo preferisce la libertà
o la sicurezza. Positivamente, conversione politica delle chiese significa esercitare il difficile ministero della profezia politica e cercare una collocazione
nuova nel mondo: non integrata e neppure disirnpegnata, non concordataria
(ci sono molti concordati non scritti!)
e neppure settaria. Il diritto e la giustizia devono diventare la grande passione dei cristiani, non sul piano delle
intenzioni (di cui è pavimentata la
strada che porta all’inferno) ma su
quello delle lotte per procurarla.
Infine, la conversione della chiese
dovrà essere evangelica. Anche questo
è un punto fermo da cui non si può tornare indietro: la conversione nasce
dalla parola di Dio, oppure non nasce
affatto. Nessuna conversione è possibi
le se non prendendo sul serio la Bibbia
e il suo messaggio. Sola Scriptura
(= solo la Scrittura) ha detto la Riforma e aveva ragione. Tota Scriptura
(= tutta la Scrittura) dice in pratica
il movimento ecumenico ed ha anch’esso ragione. Tutta la. Scrittura, non soltanto una parte; solo la Scrittura, non
qualcos’altro insieme. Le chiese devono convertirsi sia rispetto al sola
Scriptura che rispetto al tota Scriptura. « Tutte le Chiese cristiane si trovano oggi davanti all’esigenza di ovviare
alle proprie lacune di evangelicità... e
nello stesso tempo all’esigenza di procedere a un’inventario scrupoloso del
proprio patrimonio, liberandosi dai
proventi di dubbia e discutibile origine » (V. Subilia). Questa operazione
dovrà sfociare in una riformulazione
del messaggio cristiano per il tempo
nel quale viviamo. Molte teologie sono
già state elaborate nel tentativo di soddisfare questa necessità urgente: due
in particolare — la « teologia della speranza » e la « teologia delia liberazione » — offrono indicazioni positive,
senza però risolvere il problema fondamentale che è quello della fede e
che si può così formulare: ora che la
fede è “Stata liberata dalle sue incrostazioni ideologiche (Marx) e psicologiche
(Freud), ed è stata restituita alla sua
purezza originaria, che cos’è? E qual’è
la fede che confessiamo davanti agli
uomini? In che senso la croce e la risurrezione di Gesù — che senza dubbio
sono il centro deH’Evangelo — sono
per l’uomo d’oggi « evangelo », buona
notizia? Viviamo in un tempo in cui le
domande sono più numerose delle risposte. Tempo di poca fede? No, se le
domande attestano da parte nostra ricerca e attesa. -»
Paolo Ricca
È la sigla che indica « Comunità
Evangelica di Azione Apostolica ». Si
tratta di un gruppo di chiese evangeliche che si sono riunite per aiutarsi
reciprocamente a potenziare la testimonianza evangelica nei rispettivi Paesi e cioè in Africa, in Madagascar, nelle isole del Pacifico ed in Europa. Le
varie chiese che fanno parte della CEVAA si impegnano a mettere in comune i mezzi, gli uomini ed il pensiero
teologico di cui dispongono a questo
scopo. La Chiesa Valdese, è membro
fondatore della CEVAA.
Perché una comunità di Chiesi?
Le società missionarie nate il secolo
scorso nel protestantesimo riunivano
persone o gruppi e non comunità di
credenti in quanto tali. A partire dal
Domenica 30 gennaio
“giornata missionaria”
l’ultimo dopoguerra le chiese hanno
preso man mano coscienza che la testimonianza evangèlica interna ed
esterna, fatta nei propri Paesi o in altre parti del mondo non è il lavoro dei
« patiti della Missione » o di fanatici
o di cristiani speciali, ma della comunità intera e non solo sul piano della
predicazione o della teologia, ma di
tutta la vita. Ci rendiamo infatti sempre più conto che la vita intera delle
comunità cristiane testimonia per o
contro l’Evangelo e non solo intorno
a sé, ma anche molto lontano. Non
possiamo ignorare, per es., le conseguenze dell'atteggiantento dei cristiani
europei e nordamericani in tutto il
terzo mondo. È quindi logico che le
...................................MIIIIIIII.IIIMIIIII.Il.Hill.IIIIIIIIIIIIIIIIIIMIIHII.Illllllill llllllllllllllllllllll
Un messaggio de! Direttore generale dell’UNESCO
per il lancio dell’«Anno internazionale del libro»
LIBRI PER TUTTÌi
All’inizio di questo 1972 che è stato
proclamato all’unanimità « Anno internazionale del libro » dalla Conferenza generale dell’UNESCQ, invito
tutte le nazioni del mondo ad associarsi, ciascuna secondo le sue possibilità
e le sue esigenze, a questa vasta impresa e a far proprio il motto: Libri
per tutti.
Da millenni il documento scritto, da
secoli il documento stampato hanno
una parte essenziale nella diffusione
delle conoscenze umane. In essi i popoli hanno trovato i migliori alleati
per dominare il proprio pensiero e
conquistare la propria libertà. Anche
Se alcune culture si sono basate sulla
comunicazione orale o gestuale, soltanto attraverso la comunicazione
scritta possono sopravvivere e svilupparsi nel mondo moderno.
Il più sicuro fra i mezzi di comunicazione, e il più maneggevole che sia
stato inventato, il libro è il primo che
abbia permesso al pensiero dell’uomo
di vincere il tempo, poi lo spazio. Da
un quarto di secolo fa parte della vasta gamma dei mezzi di comunicazione di massa, fra i quali occorre garantirgli il suo posto, il suo rango, il suo
ruolo al servizio della nuova comunità umana estesa aile dimensioni planetarie che questi mezzi rendono possibile.
Esiste attualmente nel mondo un
bisogno immenso di leggere, bisogno
che per una larga frazione della popolazione del globo è una vera fame.
Mentre la rivoluzione prodottasi nelle
tecniche di produzione e di distribuzione permette di lanciare sul mercato un numero crescente di opere di
buona qualità e a prezzo relativamente ridotto, le nazioni in fase di sviluppo soffrono di una penuria di libri che
non fa che aggravarsi via via che si
va generalizzando l’istruzione. Poiché
queste nazioni, non producono, nel loro insieme, che un quinto dei libri
pubblicati nel mondo, soltanto mediante scambi internazionali queste
nazioni possono tentare di soddisfare
— e, ancora, in modo assai parziale —
le necessità alle quali non potranno
pienamente rispondere, a lunga scadenza, se non dotandosi di un’industria nazionale dell’edizione.
Se il programma mondiale dell’U
NESCQ in favore della promozione
del libro tende in modo speciale a rimediare a questo grave squilibrio fra
nazioni sviluppate e nazioni in fase
di sviluppo, il problema non si pone
però unicamente in termini quantitativi. Non è infatti anche, e in primo
luogo, necessario fare in modo che il
libro, strumento privilegiato di conoscenza e di riflessione, contribuisca alla fioritura della persona e al progresso della società, permetta a tutti
di apprezzare ciò che lo spirito produce in tutto il mondo e serva in tal
modo la comprensione fra i popoli,
condizione prima di una vera pace?
Anche nelle nazioni nelle quali l’editoria è fiorente, il libro è ancora lungi dall’essere entrato ovunque nella
vita di ognuno. Mentre queste nazioni dispongono generalmente di una
rete di distribuzione che permette di
portare il libro al lettore, il problema
di come portare il lettore al libro continua a porsi a livelli diversi in molte
di esse, come attestano i tassì spesso
alti di non-lettori messi in luce da varie inchieste concordanti.
Non è forse giunto il momento di
ripensare nel loro complesso i problemi dell’editoria affinché le tecniche
elettroniche e audiovisive, delle quali
il libro subisce in misura crescente
l’influsso, siano messe al suo servizio? Poiché il libro non può più
essere isolato dagli altri grandi mezzi d’informazione, non è forse necessario riconsiderarne il ruolo nella società?
Su problemi di questo ordine la coiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiuiii
A MALTA
Una “biblioteca sonora,,
per i ciechi
Quale contributo all’Anno internazionale del libro il governo maltese
aprirà nel 1972, nel quadro della Biblioteca Reale, una sezione « del libro
sonoro per ciechi ». Sono pure previste esposizioni su tre temi: la storia
del libro dal XV al XX secolo, i manuali scolastici degli anni ’70, gli scrittori
maltesi contemporanei.
(« Informations Unesco »)
munità mondiale è invitata a curvarsi, durante T« Anno internazionale del
libro », per cercare soluzioni che richiedono evidentemente il concorso
attivo dei pubblici poteri, ma anche
quello delle istituzioni di ogni ordine,
nazionali, regionali e internazionali, e
degli individui.
Se l’impresa deve tradursi in primo
luogo, in ogni Stato membro, in uno
sforzo nazionale tendente a mobilitare le energie e a suscitare iniziative
concrete, dovrebbe anche essere caratterizzata da un vasto movimento
di cooperazione internazionale. Tenuto
conto delle necessità immense delle
nazioni in fase di sviluppo, spetta ai
governi e agli organismi che amministrano programmi d’assistenza bilaterale e multilaterale di dedicarvi, specialmente in fatto di produzione e di
distribuzione di libri, il concorso tecnico e finanziario che potrebbe esser
loro necessario.
Mettendo in atto « l’Anno internazionale del libro » un ruolo di primo
piano spetta naturalmente alle organizzazioni dei professionisti del libro
— autori, editori, bibliotecari, librai —
che sono stati così strettamente associati al suo lancio e la cui volontà di
rafforzare ulteriormente la loro solidarietà si è già manifestata adottando una « Carta del libro » elaborata
in comune.
Ma « l’Anno internazionale del libro » è anzitutto e soprattutto impegno della moltitudine di coloro per i
quali l’uso del libro — strumento di
lavoro quotidiano, mezzo di formazione personale o fonte d’evasione e di
sogno — è inseparabile dalla gioia
e dalla dignità del vivere.
Facciano tutti lega, e facciano in
modo che vi siano libri per tutti!
René Maheu
Il simbolo accanto al titolo, disegnato dal
grafico belga Michel Oly§, è stato scelto dalrUNESCO quale contrassegno dell’Anno Internazionale del Libro, 1972, su proposta del
Consiglio internazionale delle associazioni grafiche. I due uomini, che si danno la mano
sulle pagine di un libro aperto, simboleggiano
la cooperazione internazionale nella diffusione
del libro. L’UN ESCO auspica che il simbolo
sia usato dalle amministrazioni postali, dalla
stampa, dalle organizzazioni nazionali e internazionali.
chiese, come tali, assumano le loro responsabilità anche nella CEVAA.
Quali chiese ne fanno parie?
In primo luogo le chiese nel cui seno è sorta ed è stata sostenuta nel
passato la Mission Evangélique de Paris e cioè le chiese riformate di lingua francese: Francia, Svizzera Remanda, Chiesa Valdese (soprattutto alle Valli). A questo nucleo iniziale si
erano aggiunte nella collaborazione
con la missione di Parigi altre chiese
francesi: le chiese luterane di Alsazia
e Lorena e di Francia, le chiese « libere » di Francia e della Svizzera remanda, gruppi di varie chiese evangeliche
(metodisti etc.) in Belgio ed Olanda e
un gruppo di amici in Germania, conosciuto con il nome di Pariser Mission.
Nel Terzo Mondo partecipano le
chiese riformate nate dalla testimonianza della Missione di Parigi come
le chiese evangeliche del Cameroun o
della Nuova Caledonia. Oppure le
unioni di chiese cui partecipano le comunità sorte dalla missione di Parigi,
come la Chiesa di Gesù Cristo nel Madagascar o la Chiesa Unita di Zambia;
oppure ancora altre chiese evangeliche operanti nelle stesse zone come
l’Unione delle Chiese Battiste del Cameroun e la Chiesà Metodista del Dahomey.
Vi è una unità linguistica che faciliti
i rapporti fra queste chiese?
In Europa si tratta di chiese nelle
quali il francese è (o era) per lo meno
assai diffuso. Nel Terzo mondo le chiese sorgono per lo più nelle ex colonie
francesi. La lingua comune è quindi il
francese. Tuttavia le chiese dello Zam^
bia e del Lesotho sono anglofone.
Si tratta forse di una superchiesa?
Naturalmente no! E neppure di una
concorrenza con il Consiglio Ecumenico delle Chiese del quale quasi tutte
le chiese membro fanno già parte. Si
tratta di una organizzaz'one di collaborazione e di aiuto reciproco. L’Europa ha infatti scoperto che nella testimonianza evangelica essa ha bisogno
della collaborazione delle chiese del
terzo mondo, almeno quanto esse hanno bisogno di noi.
Come è organizzata la CEVAA?
Il più semplicemente possibile. Un
piccolo ufficio a Parigi, una catena di
responsabili nei vari campi di lavoro:
Europa, Africa francofona. Africa anglofona, Madagascar, Pacifico e che costituiscono il seggio della organizzazione; un responsabile per ogni chiesa
aderente e che costituiscono il Consiglio. L’ufficio è composto dal Segretario generale: il pastore malgascio Victor Rakotoarimanana, dal segretario
amministrativo e da una dattilografa.
Il Seggio è consultato normalmente
per posta o, in casi urgenti, per telefono (le comunicazioni telefoniche fra
la Francia e le sue ex colonie sono notevolmente rapide ed a buon mercato),
li Consiglio si riunisce una volta all’anno.
Vi è inoltre un segretariato teologico che fa capo al pastore togolese Seth
Nomenio.
Perché un segretariato teologico?
La CEVAA non è semplicemente un
ammodernamento od un camuffamento delle vecchie strutture missionarie.
Essa vuole non solo sostenere finanziariamente alcune iniziative evangelistiche in Africa, Madagascar, Oceania
ed Europa (se ne possono sostenere
solo alcune perché non bastano i fondi per tutte), ma studiare le forme, i
modi ed il contenuto della testimonianza e della predicazione evangelica
nei vari paesi, culture e civiltà in cui
operano le differenti chiese. Per questo è necessario che il pensiero e le
esperienze delle varie chiese che lavorano e studiano in ambienti differenti
sia confrontato insieme. Un teologo
rappresentante ogni chiesa mantiene
contatti epistolari col past. Nomenio
che lavora nella sua chiesa nel Togo.
In che modo la CEVAA interessa la
nostra chiesa?
Non solo per quel che possiamo dare, ma anche per quel che ne riceviamo! Lo studio di come portare il messaggio evangelico nel mondo e nella
società in cui viviamo è iniziato da
tempo anche nella chiesa valdese e la
collaborazione di altri credenti e di altre chiese ci sarà di grande utilità.
Inoltre la nascita della CEVAA è il segno che le chiese hanno compreso che
(continua a pag. 3)
2
pag. í
N. 4 — 28 gennaio 1972
ACCOSTARSI ALLA BIBBIA
La conoscenza di
nell’Antico Testamento
LA BIBBIA NON LETTA
L’Antico Testamento parla di Dio,
non in modo astratto o filosofico, ma
nella concretezza di una presenza riconosciuta per fede e nell’ubbidienza
alla sua Parola. Si tratta al tempo stesso di un Dio presente e nascosto. Egli
appare ai suoi servi e affida loro una
missione; ma il suo volto nessuno lo
ha veduto. Profondamente significative sono le parole rivolte dall Eterno
a Mosè: «Tu non puoi veder la mia
■faccia, perché l’uomo non mi può vedere e vivere» (Es. 33: 20).
Eppure Dio ha un nome e opera nel
suo popolo e nella storia delle nazioni. Non è una entità pura ed ultraterrena; è invece il Signore che esercita
Id sua signoria sugli uomini, sue creature. Quando l’Antico Testamento parla di Dio, non ci consente di lasciar
vagare arbitrariamente i nostri pensieri, sempre pronti a deformare la
figura di Dio, talvolta addirittura con
l’illusione o la pretesa di rendergli
omaggio. « Il nome di Dio — scrive
giustamente Vittorio Subilia — designa tutto ciò che Dio è per gli uomini,
in modo tale che gli uomini sono chiamati a conoscere Dio in conformità al
suo Nome. Dov’è il suo Nome, il Signore stesso è presente ». A Mosè, il
quale chiedeva a Dio di poter conoscere il suo Nome prima di affrontare Faraone in Egitto, Iddio risponde:
« Io sono quegli che sono. Dirai così
ai figliuoli d’Israele: L’Io sono mi ha
mandato da voi » (Es. 3; 14). L’Iddio
che parlava a Mosè e che nei secoli
futuri parlerà ai profeti ed agli apostoli non è un personaggio leggendario
o il punto d’arrivo di una indagine filosofica. Dio è colui che è. Gli uomini
si agitano e tramontano, scomparendo dalla storia. Egli è « Colui che si
attualizza, che interviene, che prende
l’iniziativa, che si mostra come l’Agente e il Vivente » (Subilia).
L’Iddio delTAntico Testamento è
dunque un Dio che vive ed agisce. In
contrasto con gli idoli che non possono né parlare né agire, l’Eterno è
« il vero Dio, Egli è l’Iddio vivente, e
il re eterno » (Ger. 10: 10). Quest’affermazione del profeta è fondamentale per la conoscenza di Dio • nell’Antico Testamento. Gli autori delTAntico
Testamento non speculano, non discutono sull’origine o sulla natura di
una divinità; annunziano che Dio vive
e crea la vita. La teologia della « morte di Dio » non trova posto nella predicazione dei testimoni dell’Iddio vivente.
Ma questa stessa conoscenza di Dio
è gravida di conseguenze nella vita dei
credenti. Il popolo di Dio non può
agire come se Dio fosse morto o rimanesse estraneo alle vicende dell’umanità: Se Dio è Vivente, non lo si può
isolare in un santuario per farne l’oggetto di devozioni più o meno pie;
non è possibile chiudergli gii occhi affinché non veda o la bocca affinché
non parli. La conoscenza dell’Iddio vivente implica fede e ubbidienza. « La
conoscenza di Dio — scrive Karl
Barth nella sua Dogmatica — è ubbidienza. Si noti che non diciamo che
la conoscenza di Dio sia anche ubbidienza... No, la conoscenza di Dio in
quanto conoscenza della fede è essenzialmente ubbidienza, è Tatto umano
di decisione che corrisponde all’atto di
decisione divina, all’atto in cui Dio si
manifesta come il Signore vivente... ».
L’Iddio vivente è anche il solo Dio.
La fede dei credenti delTAntico Patto
è fede in un Dio unico e vero. Il comandamento è chiaro: « Io sono l’Eterno, l’Iddio tuo: non avere altri dei
nel mio cospetto » (Es. 20: 2-3). Più
significativo ancora è l’ammonimento
seguente: « Ascolta Israele: l’Eterno,
l’Iddio nostro, è l’unico Eterno. Tu
amerai dunque l’Eterno, il tuo Dio,
con tutto il cuore, con tutta l’anima
tua e con tutte le tue forze » (Deut.
6: 4-5).
Il monoteismo biblico non consiste
nelTattribuire a Dio un posto di privilegio e di particolare onore al di sopra di altre divinità. Anzi, l'Iddio della Bibbia non tollera accanto a sé
altre divinità. La grande legge di cui
Israele ha dovuto prendere coscienza
attraverso secoli di storia, molte volte tormentata e mai priva di speranza, è questa: « Adora il Signore Iddio
tuo ed a lui solo rendi il culto » (Matt.
4: 10 da Deut. 6: 13).
La differenza che esiste fra Dio e
gli idoli non è per il popolo d’Israele
(e tanto più per la Chiesa di Gesù Cristo) una questione d’ordine gerarchico; si tratta invece di una differenza
iiiimiiiiiiMiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
radicale, senza attenuanti, senza concessioni: « Io sono l’Eterno; tale è il
mio nome: io non darò la mia gloria
ad un altro né la lode che m’appartiene, agli idoli... Io sono il primo e l’ultimo, e fuori di me non v’è Dio... fuori
di me non v’è salvatore » (Is. 42: 8 43: 11). Dio non può stare accanto al
vitello d’oro: quello degli Ebrei e, a
maggior ragione, quello dei cristiani.
Lo Stato terreno, il potere politico
ed economico, la gloria della Chiesa
sulla terra, i vari miti di ogni tempo,
non sono sacri e non debbono essere
divinizzati. Nessuna ideologia politica deve asservire i veri credenti in
Dio. « A Dio solo la gloria » dicevano i
riformatori protestanti. E così sia!
Tutto ciò che è stato detto finora è
stato possibile dirlo soltanto grazie
alla rivelazione di DIQ. L’Iddio delTAntico Testamento è un Dio che si rivela al suo popolo. Dio stesso sceglie i
tempi ed i modi per rivelarsi, nella
lunga, secolare storia d’Israele, fino
al giorno in cui l’evangelista Giovanni
dirà: « Nessuno ha mai veduto Iddio;
l’unigenito che è nel seno del Padre, è
quel che l’ha fatto conoscere » (Giov.
1: 18).
Dire che Dio si rivela significa affermare che la conoscenza di Dio non
è il risultato della ricerca o della intuizione umana, sia pure la più raffinata. La verità viene verso di noi:
questa è la rivelazione e per questo
motivo la Bibbia ci è stata data per
esser letta e meditata. Molte defezioni, molte crisi di fede, molti disorientamenti sono dovuti anche oggi all’abbandono della Parola di Dio. Nel paganesimo antico, presente nel paese di
Canaan e altrove, gli adoratori potevano tentare di conoscere e di influenzare le divinità con riti magici e misteriosi. La fede delTAntico Testamento non conosce nulla di tutto ciò. L’Iddio vivente ed unico è un Dio che viene, che s’accosta, che parla per rivelarsi. E si rivela anche come Padre.
La paternità di Dio in Israele non è
ancora fondata sull’amore da Lui manifestato in Cristo. È piuttosto
« espressione della sua signoria » o,
come dice uno studioso delTAntico
Testamento, « il rapporto di Yahweh
con il suo popolo è rapporto di paternità nel senso grandioso della sua fedeltà al Patto, che rimane, più salda
di ogni disubbidienza al suo comandamento ».
L’Iddio che si rivela nelle pagine
delTAntico Testamento è anche l’Iddio che ama. Il popolo può conoscere
le ore della distretta e del peccato.
Tutttavia non cesserà di dire: « Nondimeno, tu, o Eterno, sei nostro padre,
il tuo nome, in ogni tempo, è Redentore nostro » (Is. 63: 16).
RETTIFICA
Mi è stato chiesto di scrivere una serie di noterelle sui libri della « Bibbia
non letta », ossia su quei libri della Bibbia, che, tanto nella lettura privata che
in quella pubblica, sono poco o punto conosciuti. Ho accettato con piacere,
tanto più che l'impegno mi obbligava a fare quello che, confesso, non avrei
forse fatto altrimenti, ossia rileggere e rimeditare alcune pagine della Bibbia,
che ho spesso trascurato, sia nella lettura personale, che nella scelta di testi
per la predicazione.
Infatti, mentre alcuni libri della Bibbia: Salmi, Genesi, Deuteronomio,
Isaia, Geremia ecc., per non parlare del Nuovo Testamento, tornano spesso ad
essere oggetto di frequenti letture (spero!), di predicazioni e di meditazioni
ecc... capita di rado (per non dire quasi mai) che un credente si soffermi a leggere una pagina del Levitico, dei Numeri ecc... o che un pastore ne tragga un
testo di predicazione.
Ci sono, ovviamente, valide ragioni per siffatta scelta preferenziale... ma
forse non ce ne sono altrettante per un ostracismo così completo verso gli altri scritti.
Cercheremo, in una serie di articoletti, di dare uno sguardo a tali pagine
della « Bibbia non letta », avvertendo che, pure sfocandoci di tener conto dei
problemi piuttosto astrusi della critica letteraria biblica, li lasceremo, di proposito, in disparte, per non appesantire la lettura e per lo scarso Ínteres^ che
possono avere per il lettore medio e per l’uso che fa della sua Bibbia, vuoi ne'la
vita privata, vuoi nella Comunità.
Fatta questa premessa generale, entriamo subito in argomento e, aprendo
la Bibbia, dopo i racconti della Genesi e dell’Esodo, che tutti i bambini della
Scuola Domenicale conoscono, troviamo:
IL LEVITICO
Precisiamo, innanzi tutto, che il titolo non è quello originale. Secondo
l’uso comune della letteratura orientale, il terzo libro de! « Pentateuco » ( = il
gruppo dei cinque primi libri della
Bibbia, che si facevano risalire tutti a
Mosè) portava, come titolo la prima
parola del testo ebraico: ossia, in questo caso, la parola «wajjiqrà» = «chiamò » (li Signore « chiamò » Mosè —
vers. 1“ —). Nella traduzione greca, il
libro fu intitolato « Leviticon » a causa
del suo contenuto, che interessava, in
gran parte, i sacerdoti, appartenenti alla tribù di Levi, e così è passato nelle
successive traduzioni latine, poi nelle
altre lingue.
Forse questo titolo, e ciò che suggerisce, è in parte responsabile del fatto che si sia erroneamente ritenuto il
libro un testo per specialisti in materia di liturgia e quindi roba da lasciare
alle loro cure esclusive.
E allora di cosa si tratta?
Oome si è formato il libro s
una serio di opuscoli
riuniti in volume
Cominciamo col dire che, come succede per la maggior parte di così antichi documenti, gli studiosi scoprono
che non è possibile che si siano formati tutti in blocco, già nello stato di evoluzione in cui si sono poi cristallizzati
e conservati nei manoscritti. In molti
casi, questi ultimi aon hanno fatto che
raccogliere e fissare una varietà di tradizioni, trasmesse di generazione in generazione, con tutte le aggiunte, gli
adattamenti ecc. che le tradizioni, anche le più sacre, subiscono con l’evoluzione dei tempi, dei costumi ecc. Trattandosi in buona parte di prescrizioni
liturgiche, è ovvio pensare che certe
regole siano state adottate in tempi
successivi (prima per il culto sotto la
tenda, ai tempi di Mosè nel deserto, e
Ermanno Rostan
MiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiimiimiiiiiiiiiiimiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii* imiiiiiiiiiiimimmiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
FRA LE RIVISTE
« GIOVENTÙ’ EVANGELICA »
Il quindicesimo quaderno, ora uscito, è il
primo curato della nuova redazione romana.
Esso si apre, dopo l’editoriale (Verso una pratica della confessione di fede), eon il testo di
una predieazione di J. J. Peyronel su Luca 4.
Predicare Vanno accettevole al Signore. Seguono i documenti votati dal 2° Congresso
EGEI a S. Severa e la relazione che quivi ha
tenuto Paolo Spanu su L’impegno politico e
il suo fondamento evangelico. Una presentazione del piano di rinnovamento edilizio di Agape. Un articolo su Crisi del dollaro, crisi economica in Italia. Una presentazione, a cura di
Toti Bouchard, de L’esperienza di Cinisello:
pratica sociale e testimonianza aU’interno del
proletariato. Il faseicolo si chiude eon segnalazioni, a cura di Paolo Pioppi di vari documenti e materiali di studio e con una recensione di Mirella Abate a Chiesa e tabù politico di F. Giampiccoli. La redazione si propone di fare uscire, nel 1972, 5 quaderni, con
complessive 150 pagine; puntando sulTautofinanziamento, mantiene a L. 1.000 Tabbonamento ordinario ed eleva a L. 3.000 quello
sostenitore (da versarsi sul c.c.p. 1/15591 intestato a « Gioventù Evangelica », Via G.
Mantellini 22/A, 00179 Roma).
« IL CORRIERE UNESCO »
Il fascicolo 10/1971 è dedicato, in concomitanza al 2500° anniversario dell’impero persiano, alT/ran, incrocio di civiltà. Dopo una serie
di contributi di alto interesse, dedicati invero
più al passato che al presente e all’avvenire, il
fascicolo si chiude con le consuete <c notizie
brevi » (il 1972 è stato dichiarato dalTUNESCÒ « anno internazionale del libro »)
e segnalazioni bibliografiche. L’abbonamento
annuo all’edizione italiana di questa rivista
— che è già pubblicata in 13 edizioni — è di
L. 2.000 e va versato sul c.c.p. 1/41617 intestato a « Il Corriere UNESCO », Via M. Mercati 4, 00197 Roma.
Nell’articolo Ostacoli da superare, di E. Rostan, pubblicato la scorsa settimana, una frase del penultimo paragrafo è risultata falsata
d.T un « salto » tipografico e andava letta corno segue (a proposito dei racconti biblici delle origini): «Si tratta indubbiamente di racconti a sfondo religioso e culturale, ben diversi
da certi racconti a sfondo mitologico dell antico mondo pagano assiro babilonese o egiziano,
perché nel loro linguaggio particolare essi sono una testimonianza di fede in Dio. Signore
e Creatore di ogni cosa ». Ci scusiamo vivamente per Terrore. <ed.
ERNEST KÆSEMANN
Appello alla liberia
Indagine polemica sul Nuovo Testamento
Introduzione di Sergio Rostagno
8“, pp. 200, L. 1.700 (P.B.T.)
Un quadro della varietà di tendenze teologiche nella
chiesa primitiva che spezza il luogo comune della
uniformità del N. T. È la risposta del grande esegeta
protestante agli attacchi del « Movimento confessante » di stretta ortodossia. Un libro provocante ma sereno e meditato che ha raggiunto in Germania la
edizione.
"I ciau
vi ìù dia
T na
EDITRICE CLAUDIANA c.c.p. 2/21641
Via Principe Tommaso, 1 - 10125 Torino
più tardi nel grande tempio, dalT-epoca
di Salomone in poi...). Così è anche certamente successo per certe usanze che
riflettono la vita e le situazioni di un
popolo nomade (nel deserto) e che
vennero adattate alla nuova situazione quando gli israeliti abitarono in
case di muratura (vedi la purificazione delle case ecc...). Oltre a ciò, c’è
il fatto che, a considerarlo con un po’
di attenzione, il libro si rivela come
una composizione di elementi diversi, piuttosto che come un’opera unica.
Trattasi infatti di una raccolta di ben
sei documenti differenti, come sei
opuscoli riuniti in un unico volume
per comodità di conservazione e di
consultazione, nonché per una certa
affinità del tema generale. Vediamoli
molto schematicamente e ce ne renderemo conto senza difficoltà:
1. - La prima parte, i primi 7 capitoli, potrebbero portare il titolo di:
« Manuale per i sacrifìci ». Contiene
infatti una sintesi delle norme e de!
rituale pei i sacrifici, i quali vengono
distinti in cinque specie: l’olocausto,
il sacrificio incruento, il sacrificio pacifico, il sacrificio di espiazione e quello di riparazione. Tanto il fedele che
il sacerdote trovavano qui, in riassunto, le modalità di esecuzione dei sacrifici per le varie circostanze.
2. - I tre capito’i successivi (8-10)
formano un manualetto sulla consacrazione dei sacerdoti, degli arredi sacri e per il culto.
3. - I cinque capitoli dall’11 al 15
potrebbero intitolarsi « Codice di purità », in quanto contengono un elenco dei cibi (animali) da considerarsi
puri o impuri, delle varie cin ostante
della vita in cui l’uomo, o la donna,
debbono considerarsi « impuri » (malattie, come la lebbra o veneree, periodi mestruali del'a donna o quarantena dopo il parto ecc...) o quando
possono essere considerati puri, o tornati ad essere tali, in modo da poter
essere riammessi, con l’osservanza di
certe precauzioni, al contatto con la
famiglia e la comunità.
4. - Il capitolo 16» è un breve rituale per il giorno della espiazione.
Ancora oggi la lettura di questo brano, per gli ebrei, viene associata al
solenne digiuno della espiazio;:e: il
Kippur.
5. - Seguono i caoitoli 17-26 conosciuti, come un tutto a sé, col titolo
di « Legge di santità ». Si tratta di una
serie di prescrizioni sui sacrifici, sui
rapporti sessuali, sug'i impedimenti
di matrimonio, sui sacerdoti e sulle
feste da osservare. Il titolo « legge di
santità » dato a questo opuscolo, incorporato nella raccolta del Levitico,
viene dal fatto che il concetto centrale è questo: poiché Dio è santo, bisogna che tutto ciò che in qualche modo si riferisce ai rapporti con lui e
con il prossimo, alle persone, cose, riti ecc... sia santo, come precisa appunto il secondo versetto del caritolo 19:
« Siate santi, perché io, il Signore, il
vostro Dio, sono santo ».
6. - L'ultimo capitolo del Levitico
non è altro che una specie di tariffario, una tabella della valutazione in
denaro dei voti e dei prezzi di riscatto, secondo la quotazione dell’epoca
di redazione del documento. Questo
tariffario non ha, ovviamente, che un
valore di documentazione archeologica e appare chiaramente come una
apnendice di valore limitato.
Basterà questo cenno, più che superficiale, alla serie di opuscoli che
formano la raccolta del Levitico, per
rendere evidente quali siano gli interessi che lo scritto può avere ancora
oggi per noi.
Por meglio capire
Il Nuovo Testamento
I. - Innanzi tutto un valore di informazione, indispensabile per una
migliore comprensione dell’ambiente
dell’Antico Testamento, delle usanze e
regole della vita religiosa, in cui nacque e si sviluppò il cristianesimo dello origini. Infatti il Nuovo Testamento, che ha ovviamente, per noi cristiani, un valore primario, affonda le sue
radici nel terreno religioso delTAntico, poiché le parole e gli atti di Gesù
e dei suoi apostoli fanno continuo riferimento agli usi, costumi, tradizioni delTAntico Testamento e poiché
l’atteggiamento di Gesù è spesso in
polemica con il ritualismo di coloro
che, come i farisei, si attenevano scrupolosamente all’osservanza di certe
prescrizioni. Inoltre non pothe di
quelle usanze e prescrizioni sono state interpretate dagli scrittori del
Nuovo Testamento come profezie simboliche di realtà spirituali attuatesi
in Cristo e nella sua opera, per cui è
ovvio che la conoscenza di tale primo
termine di riferimento è di primaria
importanza per comprendere il Nuovo Testamento.
Basti ricordare i numerosi riferimenti fatti al Levitico dallo scrittore
dell’Epistola agli Ebrei e l’interpretazione profetico-simbolica data all’ingresso del sacerdote « oltre la cortina », realizzatosi nell’ascensione di
Cristo. (Ebrei 6: 19 e Levitico 16: 15),
oppure, tra i tanti altri esempi, le parole di Gesù in Matteo 17: 3: «se il
tuo fratello pecca, riprendilo » che
sono una citazione testuale di Levitico 19:17, oppure, ancora, l’ordine dato ai lebbrosi mondati: « andate a mostrarvi ai sacerdoti » (Matt. 17:' 14) in
osservanza alle prescrizioni dei cap.
13 e 14 del Levitico, la cui conoscenza
è essenziale per capire il senso delle
parole di Gesù.
Potremmo moltiplicare gli esempi,
ricordando l’offerta dei colombi per
la purificazione di Maria, dopo il parto, in osservanza delle prescriz oni di
Levitico 12: 1-8 ed una quantità di altri passi del Nuovo Testamento la cui
retta comprensione rimane difficile, se
non impossibile, a chi non tenga coiito dei riferimenti al libro del Levitico. Riteniamo però che il poco che
abbiamo ricordato basti per indicare
l’utilità di una migliore conoscenza di
questo libro poco letto, tenuto conto,
anche per esso, della regola generale
per una lettura cristiana delTAntico
Testamento: tutta la Scrittura va letta e interpretata alla luce di Cristo,
che ne è il compimento.
"Perle"
di valore permanente
II. - C’è poi una seconda ragione polla quale vale la pena di leggere il Levitico, ed è che, frammezzo a tante
prescrizioni rituali, igieniche, liturgiche che possono anche interessarci
poco, ci si imbatte in alcuni versetti,
che sono vere perle di valore. Abbiamo già citato il secondo versetto del
cap. 19: « Siate santi perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo », ma
potremmo aggiungerne altri, in quantità. Ecco alcuni esempi:
« Nel mietere la messe della vostra
terra, non giungere al margi .e estremo del tuo campo da mietere, né raccoglierai le spighe sfuggite alla mietitura ecc... le lascerai per il povero e lo
straniero» (19: 9-10). A parte il poetico ricordo della storia di Ruth, la
spigolatrice, che ci viene naturale di
rievocare, non c’è forse un senso di
cristiana carità in questa p eoccupazione di lasciare, per chi può averne
bisogno, una parte dei frutti del proprio lavoro e dei propri redditi?
Che dire poi della preoccupazione
sociale del versetto 13, del già citato
cap. 19, « Non trattenere presso di te,
fino al mattino seguente, la paga dell’operaio giornaliero ».
Oppure di questo precetto giuridico: « Nelle sentenze non commettere
ingiustizia, non avrai riguardo per la
persona del povero, né deferenza per
il potente, ma giudicherai il tuo prossimo con giustizia » (15).
Ovvero del precetto già evangelico
(19: 18): «Ama U tuo prossimo come
te stesso » che il versetto 34, quasi prevedendo la parabola del buon samaritano, estende « allo straniero, che
amerai come te stesso». E si potrebbe continuare... ma ognuno può farlo
da sé.
La vita è un lutto unico
e appartione a Dio
III. - Per terminare aggiungeremo che,
tenendo il debito conto dei tempi antichi cui risalgono questi scritti, anche se soltanto il loro nucleo originale può esser fatto risalire a Mosè, si
rimane meravigliati dalla profonda
ispirazione religiosa di due pensieri
che percorrono e dominano ogni precetto:
— Il primo è che in ogni cosa, in
ogni prescrizione, tutto vien fatto dipendere e derivare dalla fede in Dio e
dal rapporto che il credente ha con
Lui. Che si tratti della vita privata o
di quella sociale, delle cerimonie cultuali o dei doveri morali, tutto dipende dalla certezza che «Io sono il Signore, il vostro Dio ». Questo versetto è come un ritornello che riconduce
ogni dovere, ogni promessa ed ogni
sanzione, a! medesimo denominatore
comune: ogni cosa appartiene a Dio.
— Il secondo pensiero, già implicito nel primo, è che nella vita del credente TUTTO deve essere sacro. Non
ci sono compartimenti separati, non
vita spirituale e vita carnale, non morale individuale e morale sociale, non
doveri religiosi e vita profana, ma
TUTTO appartiene a Dio e forma un
tutto unico, sottoposto al Suo giudizio e capace di ricevere la Sua grazia.
La vita è una, nel tempio, come nella
casa e nel campo di lavoro, il dovere
della santità, ossia della consacrazione a Dio, non conosce eccezioni, ma
abbraccia l’esistenza intera del credente, dovunque egli sia, perché in
ogni luogo egli è al cospetto di Colui
che gli ripete: « Io sono il Signore ».
Ernesto Ayassot
3
pag. 4
N. 4 — 28 gennaio 1972
Cronaca delle Valli
Cosa si legge
nelle nostre famiglie valdesi?
Riprendiamo l’esame della minuscola inchiesta di cui abbiamo dato notizia
nel numero scorso ed esaminiamo il tipo di lettura che generalmente vien fatto
nelle famiglie valdesi. Sarà facile constatare quanto scarsa sia la possibilità di
informazione e, per quanto riguarda il nostro settimanale, quanto sia bassa la
percentuale di abbonati.
L'open del Convino Masclile di Torre Poliice
I tuoi genitori sono abbonati all’Eco delle Valli? A Nuovi Tempi?
Quali giornali leggono generalmente?
La disinformazione è una cosa spaventosa. Purtroppo è la regola generale di molte famiglie. Disinformazione a tutti i livelli; non solo per quanto riguarda la vita della chiesa. Si
direbbe che la radio e la televisione,
contrariamente a ciò che si pensa, non
favoriscono una sufficiente informazione dei problemi generali che stanno attorno a noi, nonostante abbiano
ormai trovato posto in ogni casa.
Quando sentiamo dire che i ragazzi
d'oggi sanno tutto, è più spesso una
battuta, uno slogans, e molto meno
una realtà effettiva. Qual'è dunque il
motivo di questa mancanza di informazione? È sufficiente abbonarsi ad un
paio di setttimanali per ricevere un’informazione esauriente? Direi di no. Ritengo che la mancanza d’informazione che regna nelle nostre case sia dovuta innanzitutto alla mancanza d’informazione tra genitori e figli, all’assenza di un reciproco dialogo sui problemi che ogni giorno si devono affrontare. Questo tipo di informazione
non lo si può acquistare con il giornale.
Mai come oggi si è assistito ad un
modo di vita così indipendente all’interno stesso di una famiglia; ciascuno
ha la sua area privata, il suo itinerario giornaliero proprio che si afferma
come normalità e che è esente da critica. Spesso questo itinerario coincide
con il « fare il proprio dovere ». In
verità questo tipo di apparente autonomia si risolve in un velato conformismo, in una piccola ma reale schiavitù a cui coscientemente o no è sottoposta tutta quanta una famiglia.
Questo fatto è senza dubbio alla radice dell’ignoranza di molti problemi
che coscientemente o no ci si pongono
di fronte. La famiglia non è più il luogo in cui genitori e figli confrontano
le loro esperienze, parlano insieme, si
il líen ogaño; tanto meno è il luogo in
cui si attua quella responsabilità che
mMiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMriimimiimiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiMMiiiim
Cronaca di Angrogna
Durante le feste natalizie gli angrognini ricoverati negli Istituti hanno ricevuto la visita di alcune sorelle dell’Unione Femminile.
I bambini delle Scuole hanno preparato il bozzetto: « La venuta del
Messia » portando, come è tradizione
da alcuni anni, un contenuto veramente evangelico alla loro festa di Natale
(26 dicembre).
II 6 gennaio un gruppo della Scuola
domenicale si è recato al Rifugio Carlo Alberto, dove ha trascorso alcune
ore con gli ospiti, presentando canti e
poesie.
I giovani del Gruppo-Teatro hanno
presentato, la sera di Natale, la commedia di A. Tarn: « Delitto al Central
Park ». L’opera, particolarmente impegnativa, è stata ripetuta T8 gennaio, ed è stata presentata in alcune
comunità delle valli (S. Secondo, San
Giovanni).
ATTI LITURGICI
Il 19 dicembre al Serre, durante il
culto, è stato amministrato il battesimo al piccolo Marco Chauvie, di Giulio c Orlina Bertin.
Il Signore ha richiamato a sè Chauvie Pietro degli Odin (12 dicembre),
Coisson Levi della Croui (13 dicembre)
e Ricca Stefano Odorico dei Coisson
(1 gennaio) che fu, per lunghi anni, anziano della Chiesa del Serre.
DOPOSCUOLA
L’il gennaio è iniziato al Capoluogo
il corso di doposcuola. La frequenza
da parte degli alunni è ottima, a dimostrazione di quanto questo servizio
sociale fosse sentito dalla popolazione
direttamente interessata. Le attività
didattiche sono guidate dal Maestro
Ugo Bertot di Angrogna.
M. Sappé
iiiiiiiiiiiiiii|iiiiii!iiiiiiiiiiiiiiiiimiiir.iiiiiiiiiiiiiiiiiMii'i>
Ancora suU'ecologia
in Val Penice
Nello scorso anno si è parlato e pro
pagandato sia attraverso la TV, sia per
mezzo di cine-giornali ed altri mezzi
di comunicazione la necessità della
salvaguardia dell’ambiente naturale. Il
problema è stato particolarmente sentito dai giovani e da coloro che ne
stanno pagando dolorosamente le con
Vorremmo presentare ai nostri lettori, in una
serie di articoli-interviste, l’opera dei nostri Convitti, dei centri di assistenza per minori e per anziani,
che si svolge alle Valli. Ci proponiamo di offrire
una migliore conoscenza del lavoro che si porta
avanti, talvolta con grosse difficoltà non senza incomprensioni, e che troppo spesso viene ignorato.
Ringraziamo V équipe del Convitto maschile di
Torre Pellice per questa prima collaborazione.
E. G.
dei genitori credenti debbono avere
verso i loro figli. Crisi della famiglia?
Forse, ma prima di tutto crisi, o meglo, assenza di fede, mancanza di responsabilità cristiana.
In questa prospettiva è chiaro che
vien meno anche l’interesse per ciò
che non fa parte della routine quotidiana e obbligatoria, lavoro e scuola;
dove non c’è il ritmo delTobbligo ogni
cosa rientra nella sfera di ciò che non
è importante, di ciò di cui si può fare
a meno e che non toglie nulla all’onestà e serietà della propria vita.
In fin dei conti, poco importa che
altrove si soffra e si muoia; l’importante è che le cose vadano bene in
casa.
Esere valdesi non significa necessariamente dover essere informali sulla
vita della propria chiesa; essere vaidesi significa piuttosto non esse: e cattolici, salvo poi non conoscere il perché.
Ma non sono soltanto i ragazzi a
non essere a conoscenza di queste cose
elementari; anzi i ragazzi lo sono nella
misura in cui lo sono i genitori. Tutti
sanno che l’Italia è uno degli ultimi
paesi europei per quanto riguarda la
informazione e la lettura; dovremmo
dire valdesi esclusi.
Forse un tempo lo si poteva dire:
oggi non più. Le Valli valdesi sono
ormai inserite fra le zone di sottosviluppo culturale a cui è soggetto il notro paese. È una triste realtà di cui
occorre prendere atto.
Un rapido sguardo ai giorna’i che il
valdese normale delle Valli è abbonato o legge regolarmente conferma questa situazione: su 42 famiglie, 9 risultano abbonate all’Eco delle Valli; nessuna a Nuovi Tempi; 1 all’Appel du
Maître; 9 al Pellice; 10 leggono La
Stampa, 2 La Gazzetta del Popolo;
1 l’Unità; 1 L’Espresso; 16 leggono regolarmente la Circolare di chiesa (La
Fiaccola, La Sentinella, Il Bariund, Vegliate); infine un pullulare di riviste:
ABC, Bolero, Bella, Grand Hotel.
E. Genre
Ci sembra che il Convitto maschile
valdese di Torre Pellice sia poco conosciuto. Vorremmo rivolgervi alcune
domande per farlo conoscere di più
ai lettori.
Cominciamo con una domandi, cime dire... « massieda » : Cos’è il Convitto?
Tecnicamente e giuridicamente non
ha una figura propria: è una delle attività di cui è responsabile la Tavola
Valdese quale ente morale di culto, beneficenza ed istruzione. È stato aperto
nel 1922 per gli orfani di guerra. In
autunno ci sarà il cinquantenario. In
50 anni gli orfani sono un po’ cresciuti e il Convitto è molto cambiato.
Sì sente dire che il Convitto lavora
per conto suo, isolato dal resto della
Chiesa Valdese.
In parte è vero, o perlomeno era vero fino a qualche anno fa. L’incomprensione del nostro lavoro da parte
dell’ambiente direttamente circostante
e il fatto che il nostro lavoro era rivolto a ragazzi residenti lontano o lontanissimo produceva quest’isolamento.
Paradossalmente avevamo più legami
con le chiese valdesi di Bergamo, Mi
lano, Roma e la Sicilia che con le Valli. Ora le cose sono cambiate per vari
motivi: il Convitto si è fortemente
« regionalizzato »: i 4/5 dei nostri ragazzi provengono dalla nostra zona.
Persino il personale (con due o tre eccezioni) è di qui. In Torre Pellice vi
è un settore dell’opinione pubblica che
accetta e comprende la nostra opera
sociale di recupero, di educazione e di
assistenza. Ci sono poi i commercianti che sono ben lieti della presenza degli istituti per minori nella Valle. In
una zona depressa come la nostra i 30
milioni annui circa che Casa Gay, il
Convitto femminile e noi porTam.o
nella cittadina, non sono disprezzabi’i.
Inoltre da tpe o quattro anni vi è u^a
stretta collaborazione con assistenti
sociali, psicologici ed enti pubblici,
nonché una stretta collaborazione tra
gli istituti stessi che prima si ignoravano. E questo per merito del Centro
diaconale.
Per quanto riguarda gii ospiti in
questi ultimi anni le cose sono anche
cambiate: dei 70 presenti 30 sono a
carico di enti pubblici, mentre quattro anni fa non ne avevamo neppure
uno.
Quanto all’isolamento nei riguardi
delle comunità delle Valli siamo in si
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiii iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiii
Cronaca di Pomaretto
seguenze. A seguito di ciò è sorto quest’anno a Bricherasio, ad opera di alcuni volonterosi, il gruppo giovanile
« Pro Natura » che, collaborando con
la Pro Natura di Torino si rende utile
qualora ci siano delle difficoltà di ordine ecologico nella zona. Del gruppo
fanno parte tutte le persone che hanno interesse verso questo problema
generale, ed esso è disposto ad aprirsi a chiunque intenda ancora aderirvi,
oppure desideri soltanto esporre in
sede di assemblea i propri problemi
particolari che siano però attinenti
agli obbiettivi di azione che i giovani
della Pro Natura si sono proposti.
Il programma d’inizio attività è stato cosi impostato:
1. Lotta contro gli inquinamenti
della zona. A questo proposito si è indagato sui danni causati dalle esalazioni gassose di una fornace.
2. Costituzione di un parco naturale, comprendente la zona collinare
di San Michele, San Secondo e Prarostino.
3. Regolamentazione nell’uso di
antiparassitari nocivi anche per l’uomo e gli animali selvatici.
A. Reale
* La Claudiana ha pubblicato in quoti giorni il n. 44 della collana «Attualità protestante ». È il documento del
Sinodo 1971 sul matrimonio, presentato dal pastore Sonelli.
* Il direttore del centro ecumenico
di Lione, padre Beaupère, ha parlato
sul problema dei « Focolari misti » a
Torre Pellice il 20, a Pinerolo e Porosa Argentina il 21 gennaio.
* A Torre Pellice, l’assemblea di
chiesa convocata per il 23 gennaio ha
discusso il problema dell’assemblea di
chiesa, in seguito ad una breve relazione presentata da una commissione
precedentemente incaricata.
* La Filodrammatica di Angrogna,
continuando la sua tournée nelle comunità delle Valli, visiterà le comunità di Massello e Perrero il 29 e il 30
gennaio. Il lavoro assai impegnativo
che questi fratelli presentano quest’anno all’attenzione e riflessione di ciascuno è: « Delitto al Central Park »,
dell’autore polacco A. Tarn. Un cordiale invito a tutti!
LE COMUNITÀ’
DI FRONTE AL MATRIMONIO MISTO
Pére Beaupère ha parlato su questo
tema alla cappella valdese di Perosa venerdì scorso: discreto pubblico ed alcune coppie di elementi misti. L’oratore ha detto: di fronte al matrimorrio
misto c’è una reazione negativa, Tindifferenza; c’è un giudizio di condanna
o da una parte o daH’altra. D’altra parte si vive in un mondo pluralistico e
cioè in un mondo dove i rapporti con
elementi di religione o idee politiche
diverse sono frequenti; perciò i matrimoni misti sono in aumento. Si tratta
di vedere, precisa il conferenziere, come i coniugi si pongono di fronte a
Gesù Cristo. Cristo dev’essere per loro
una ricchezza perenne; occorre nell’ambito del matrimonio misto molto rispetto, un amore profondo, una continua ricerca di approfondimento spirituale; in quel clima si realizza l’ecumenismo vero per cui attraverso quel tipo di matrimonio le chiese si possono
avvicinare.
Nella discussione si è entrato nel
vivo delle difficoltà: i figli come si educheranno? saranno battezzati e dove?
a quale scuola di religione si iscriveranno? oppure saranno affidati alla cura spirituale dei genitori? Targomento è
delicato ed è il « punctum dolens » di
tutta la questione. Infatti il coniuge
cattolico è impegnato « quantum potest » e cioè per quanto gli è possibile
di educare cattolicamente la prole
mentre l’evangelico è impegnato dalla
sua stessa fede a non consentire che i
figli seguano una via diversa da quella
in cui fermamente crede. Difatti Pére
Beaupère pur affermando che gli sposi debbono decidere loro dell’avvenire
dei loro figli ha poi aggiunto, a seguito
d’una domanda, che la decisione è comunque legata alla chiesa.
Qualcuno ha osservato che il problema comporta un profondo rinnovamento delle strutture della chiesa, una
ricerca insistente nella Parola di Dio
per liquidare tante bardature dogmatiche; ne consegue che se la chiesa che
nasce da questa ricerca non è più legata ad assolutismi a tradizioni pesanti comuni alle varie chiese, a chiusure
sociali di fondo il problema dei matrimoni misti si risolve. Nella nuova
chiesa, pur sempre riformabile, dove
Cristo è il centro nella sua pienezza e
dove la Parola e lo Spirito governano e
dirigono, senza intralci di sorta da parte umana il posto è fatto per i veri
cercatori.
Perciò l’idea di incontri di base con
studio intenso della Parola, nel clima
della preghiera e della ricerca, consente un dialogo ed un avvio alla soluzione
del problema. Diversamente si rischia
di fare una « pastorale nei matrimoni
misti » che consola e avvicina alla chiesa di origine i rispettivi coniugi senza
peraltro risolvere radicalmente il pr(>
blema nel contesto più ampio e decisivo delle comunità e di fronte all’Evangelo.
L’INFANZIA E L’ADOLESCENZA
DEI NOSTRI PADRI
Il Pastore Tourn Cipriano ha presentato in alcune riunioni un documentario preparato dal gruppo cineasta dei
Chiotti sul «come passarono l’infanzia e l’adolescenza i nostri padri ». Si è
notato una pedagogia attiva, « ante litteram », un impegno continuo dei ragazzi nel lavoro e nello studio, senza
consentire spazio per cose inutili. Il
pubblico ha apprezzato molto il docurnento, la presentazione. Ringraziamo
il collega per la sua collaborazione.
Servizi funebri: Clot Pietro Augusto,
Baret Paolina in Lageard e Gaydou Tersillo sono deceduti di recente dopo un
lungo periodo di prova. Il fratello
Gaydou ha lasciato detto che al posto
dei fiori le offerte « in memoriam » siano devolute all’ospedale ed alla chiesa.
Di quando in quanto le opere e la chiesa sono ricordate come oggetto di offerta d’un fiore che dura e reca tanto
aiuto alle nostre Istituzioni così preziose per tutti. Alle famiglie il nostro
pensiero di viva solidarietà.
Riunioni prossime: Venerdì 28, ore
20,30: Paiola. Mercoledì 2 febbraio:
Lausa. Venerdì 4; Clot Inverso.
Illlllllllllllllllllllllllllliiiiiilllllllllllllllllllllllllllllllllllll
Villar Pellice
A diverse riprese nel corso di queste ultime
settimane abbiamo dovuto prendere la strada
del campo del riposo. Ci hanno infatti lasciato
per rispondere alla suprema chiamata : CaUilin
Giovanni (Bessè), di anni 71; Lautaret Enrichetta nata Michelin (Prafrè), di anni 78;
Michelin Jacqueline nata Talmon (Centro), di
anni 87; Berton Margherita nata Janavel (Inverso), di anni 61. Tutti hanno dovuto camminare, per un tempo più o meno lungo, in
compagnia della malattia e della sofferenza.
Alle famiglie ed ai parenti tutti di questi
Scomparsi rinnoviamo l’espressione della nostra simpatia e della nostra solidarietà cristiana, ricordando loro la parola del Signore Gesù : « Dio non è l’Iddio dei morti, ma dei viventi » (Matteo 22: 32).
Sono giunti a rallegrare il loro focolare domestico: Sandra, di Marco e Malvina Rostan
(Garin-Torre Pellice); Ivan, di Franco e Graziella Bonjour (Gran Prà-Bobbio Pellice); Federica, di Roberto e Gigliola Frache (Teynaud)
Il S. Battesimo è stato amministrato a : Denis e Sonia, di Aldo e Livia Fontana (Subiasco); Sabina, di Paolo e Vanda Gönnet (BessèCiavunvilla). Il Signore benedica questi fanciulli, insieme alle loro famiglie.
Si sono uniti in matrimonio : Ersilia Garnier (Cucuruc) e Valdo Gaydou (Luserna San
Giovanni); hanno ultimamente celebrato il 50°
anniversario del loro cammino insieme con la
celebrazione delle loro nozze d’oro: Alberto e
Marie Allio (Centro). Agli uni e agli altri
esprimiamo ancora i nostri più vivi rallegramenti e rinnoviamo i nostri auguri di molte
e preziose benedizioni celesti.
Nell’ultima riunione avuta al Centro, il Dr.
Loris Bein ha parlato di un suo recente viaggio in Russia ed ha proiettato tutta una serie
di fotografie a colori illustranti le varie tappe
del viaggio. Il pubblico ha con molto interesse seguito sia l’esposizione del Dr. Bein, sia
la proiezione delle magnifiche fotografie.
Il Dr. Bein ha promesso una visita anche
ai due quartieri della Pianta e del Teynaud.
Essa verrà probabilmente effettuata nel prossimo turno di riunioni del mese di febbraio. Intanto lo ringraziamo della sua prima visita e
delle molte cose interessanti detteci.
La nostra riconoscenza anche al pastore R.
Jahier, che ha presieduto il culto il 26 die.
È stata celebrata la festa dell’albero di Natale, con uno schema un po’ particolare quest’anno. Si è avuto anzitutto una parte religiosa (lettura biblica, canto, preghiera), diretta
dai bambini stessi; in seguito una ottima recita, con un messaggio attuale, tratta dalla rivista « La Scuola Domenicale ». Spontaneamente i bambini hanno deciso di rinunziare
ad una parte del loro pacco-dono per consacrarne il ricavato in favore di fratelli e sorelle
bisognosi. Così, verso la vigilia, una nutrita
rappresentanza di bambini (peccato che non è
(continua a pag. 5)
tuazione non dissimile dalle altre opere. Alcuni settori ci ignorano, altri ci
conoscono e ci apprezzano. Si potrebbe dire che ogni opera ha il suo pubblico e il suo spazio. Inoltre è avvenuto in questi anni un chiarimento
sulla funzione del nostro e di altri istituti simili.
La cosidetta « funzione topografica »
dei convitti è cessata quasi del tutto.
Anche un certo tipo di funzione educativa non è più sentita, e a ragione,
dalle famiglie: « in collegio si studia
meglio, si impara ad obbedire ecc. ».
Sempre meno sono le famiglie costrette a separarsi dai figli perché non hanno la scuola vicina; o che pensano
che il collegio li raddrizzi. Aumentano
invece le domande per i cosiddetti
« casi sociali ». Così noi siamo chiamati a un’azione educativa totale perché la famiglia è distrutta o evanescente.
Ma questi « casi » non presentano
forse grossi problemi, non sono ragazzi troppo « giù » che fanno decadere il Convitto in modo che diventi
una specie di riformatorio?
No, al contrario. Un bambino abbandonato non è necessariamente
« cattivo »; „spesso invece è riconoscente e si affeziona. Ma il problema dei
disadattati è vecchio. Anche pochi anni dopo l’apertura del convitto il pastore Grill lamentava in una lettera al
Moderatore la presenza di alcuni « cialtroni » che rovinavano il Convitto (si
trattava di alcuni liceali milanesi,
sembra). Non si può affatto dire che
i ragazzi inviati dagli enti pubblici siano peggiori degli altri. Arrivano ragazzi di « buona famiglia » peggio di loro.
Nel caso degli enti abbiamo poi l’appoggio delle assistenti sociali e degli
psicologi.
Ma allora voi sconsigliereste a una
famiglia normale di mettere il figlio
in Convitto?
Dipende. La famiglia ideale con più
figli, i genitori abbastanza disponibili,
un alloggio spazioso e con un po’ di
terra intorno per giocare, fa bene a
tenersi il figlio a casa. Ma questa famiglia ideale è rara. Malgrado che la
attuale pedagogia sia contraria al collegio (o perlomeno al collegio tradizionale repressivo), vediamo che i ragazzi da noi migliorano fisicamente e socialmente in modo notevole. Sono più
svegli, più disinvolti, più aperti degli
altri, imparano a discutere nelle assemblee. Hanno molto spazio, molti
coetanei con cui giocare e bisticciare,
possono giocare con la terra; fanno
buche, capanne (o igloo quando c’è la
neve). Allevano gli animali: criceti,
scoiattoli; topolini, galline e uccellini
vari; oltre il foot-ball naturalmente.
Vedono poca televisione in raffronto
ai non convittori, e vanno in piscina 3
volte alla settimana.
Ma gli enti pagano la retta?
Pagano la retta normale. Non facciamo riduzioni. Gli enti inoltre, anche se pagano con qualche mese di ritardo sono pagatori sicuri. Questo è
certamente un problema importante
ma non il primo. L’aspetto educativo
è senz’altro maggiore nelle nostre
preoccupazioni. Ci sembra più importante educare ragazzi che non hanno
un nucleo familiare valido che dare alloggio a chi non ha una scuola a portata di mano, o facilitare genitori ricchi che sono infastiditi dai figh e se
ne scaricano, o, peggio ancora, esercitare una funzione puramente repressiva verso ragazzi che sono costretti a
intraprendere studi per il prestigio di
tutta la famiglia per cui non sono tagliati. Ci sembra che in questi ultimi
anni la funzione del Convitto sia diventata più importante e la sua linea
di servizio più chiara. Questa ci sembra anzi la nostra specifica vocazione.
Ma la presenza di alcuni disadattati non crea problemi con le scuole?
Molti. Non passa giorno che non vi
sia qualche fatto che turba o una classe o un’altra. Vi sono insegnanti che
hanno una pazienza da santi e si collabora bene. Bisognerebbe però coinvolgere anche le famiglie dei compagni di classe dei nostri allievi. Utile si
è dimostrato il Circolo dei Genitori
della Scuola media statale Leonardo
da Vinci, anche se gli aderenti non
sono numerosi.
Credo che potremmo parlare ^r
ore su questi argomenti. Per finire
vorremmo ora sapere Se c’è qualche
problema che in questo momento vi
sta particolarmente a cuore.
Sì: è il problema dell’estate. Non riguarda soltanto noi ma anche il Convitto Femminile, quello di Pomaretto
e Casa Gay. Molti ragazzi non hanno
una famiglia dietro le spalle e sono
costretti a passare tutto l’anno nello
stesso posto. Gli enti valdesi finora interpellati non sono disponìbili. Avremmo bisogno di una sede estiva al mare per il mese di agosto.
4
28 gennaio 1972 — N. 4
pag. 3
LA CHIESA E LA SUA MISSIONE NEL MONDO
A PROPOSITO DI "MISSIONARI
Uscire dall’irrealtà !
L’idea che i cristiani protestanti si
fanno del missionario, del suo lavoro,
del suo posto in seno alla Chiesa che
serve, delle sue responsabilità non è
soltanto vecchia di 30 anni, ma non
corrisponde in alcun modo alla realtà.
Chi richiede quei missionari?
Chi li invia?
Nel primo caso sono le Chiese d'Africa, del Madagascar e del Pacifico;
nel secondo le Chiese d’Europa.
I missionari sono i nostri inviati, i
vostri. Sono, in seno aha Chiesa che
servono, i segni viventi dell’unità e dell’universalità della Chiesa di Gesù Cristo. Cercano di essere i testimoni del
« Cristo senza frontiere ». Di Colui che
abbatte le divisioni razziali, linguist.iche, nazionali ed ecclesiastiche che gli
uni e gli altri siamo così scaltri e così
pronti ad innalzare tra gli uomini.
Metteremo in evidenza due cose.
La prima è l’estrema diversità del
lavoro missionario attuale. La seconda
è l’unità della loro preoccupazione di
Domenica 30 gennaio
“giornata missionaria”
operare per uno sviluppo dell’uomo.
Uno sviluppo che non sia soltanto
quantitativo, ad imitazione di quello
della nostra società occidentale, ricca,
egoista, e follemente attirata in una
corsa a ciò che rende, alla produzione
ed al profitto, con l’assenza di ogni visione dell’uomo eccetto quella di un
produttore-consumatore.
Gli attuali missionari sono nella loro maggioranza uomini e donne giovani che vivono in quei due terzi del
mondo piòverò d’una povertà che le nostre nazioni ricche non fanno che accrescere col conservare uno sfruttamento senza scrupoli di cui beneficiamo tutti in occidente. Senza molti
mezzi, perché non ne diamo loro abbastanza, quegli uomini e quelle donne lavorano come possono per lo svi
luppo della nazione in cui vivono; non
si accontentano solo di parlarne nelle
sale borghesi ed intellettuali o nelle
assemblee ecclesiastiche.
Non dirigono la Chiesa alla quale
sono prestati, ma la servono sotto l’autorità di fratelli Africani, Malgasci, Melanesiani o Tahitiani e neppure sotto
quella della Società delle Missioni di
Parigi (oggi CEVAA). Non si sostituiscono ai cristiani d’oltre oceano, ma
talvolta assumono responsabilità che
questi ultimi non vogliono o non possono assumere. Nella maggior parte
dei casi preparano chi li sostituirà, lavorando con loro. Professori, tecnici,
infermiere, medici, direttori di convitti, cappellani universitari, informatori
della stampa (giornalisti), direttori di
centri di rieducazione, cappellani di licei, responsabili della gioventù, professori in teologia, catechisti, direttori di
centri di formazione, i missionari sono
veramente impegnati nella lotta che la
Chiesa, che dà loro lavoro, porta avanti per uno sviluppo del popolo, a cui
l’Evangelo dà nuova vita, dinamicità,
luce.
Evangelizzare, senza dubbio oggi nei
paesi del Terzo Mondo come in Europa, significa portare sviluppo. Cioè:
operare per la formazione di uomini
e di donne liberi, responsabili, critici,
atti a costruire, servitori dei loro fratelli, attenti alla dignità dell’altro,
pronti a lottare contro ogni sfrutta
illllllllliMiilllliiMiiiiiililiiiiiiiiiiiiiiiiiiiliiliiliiiimiiiiiii
Dialogo tra cristiani
e musulmani nei 1972
Al termine di una riunione di un
gruppo di cristiani e di musulmani, avvenuta all’inizio dello scorso mese di
dicembre, è stata comunicata a Ginevra la decisione di continuare il dialogo tra i rappresentanti di queste due
confessioni religiose. Tale riunione era
stata organizzata dal Sig. Stanley J.
Samartha, responsabile del programma del Consiglio Ecumenico circa il
tema: « Dialogo con i seguaci delle
credenze e delle ideologie del nostro
tempo ». Non significa però che cristiani e musulmani debbano unirsi contro gli adepti di altre credenze ed ideologie della nostra società contemporanea. Ma si spera che una migliore conoscenza delle rispettive convinzioni
permetterà agli uni ed agli altri di allargare il campo dei propri interessi
e della reciproca collaborazione.
L’incontro previsto per la metà dell’anno 1972 avrà come tema: « Alla ricerca della comprensione e della coopcrazione degli uomini: contributo
cristiano e musulmano ». Riunirà una
quarantina di partecipanti di diversi
paesi del mondo, in modo proporzionalmente uguali alle due confessioni
religiose.
Questo dialogo sarà il secondo della
serie che ha avuto inizio a Cartigny,
vicino a Ginevra, nel marzo 1969. 1
musulmani parteciparono già agli incontri di Ajaltoun (Libano) nel marzo
1970 insieme ad hindú, buddisti e cristiani.
mento, ogni schiavitù, perché portatori delTEvangelo del Cristo liberatore.
Questo avviene attraverso la scuola, la
formazione di organici tecnici — infermiere, artigiani, agricoltori —, di
organici per la gioventù, di professori,
di studenti che non cerchino soltanto
il vantaggio di un buon impiego nella
amrninistrazione, ma siano pronti a
servire il loro popolo. Ma questo avviene parimenti attraverso la testimonianza chiara e netta, coraggiosa e
senza fronzoli resa al Signore dalla
predicazione del Suo Evangelo di rinunzia, di servizio, di dono, di giustizia sociale. Questo vuol dire che il missionario non è estraneo ai problemi
che conoscono la Chiesa ed il popolo
in mezzo ai quali vive. Ma che al contrario egli fa suoi quei problemi, quegli urti, quelle difficoltà e cerca di confrontarli con l’Evangelo insieme ai
suoi fratelli d’Africa, del Madegascar
o del Pacifico. E questo a volte lo porta a denunziare chiaramente, nel nome dell’Evangelo, Fimperialismo po itico, economico e culturale deH’an'.iea
potenza coloniale, il fosso che esiste
tra la classe dirigente ricca e rimpinzata della nazione in cui vive ed il popolo di contadini sfruttati che s’impo
veriscono sempre più, il razzismo, lo
sfruttamento dei paesi del Terzo Mondo da parte dei paesi ricchi uniti insieme, le strutture politico-economiche
ingiuste ed oppressive che mantengo
no in quelle nazioni dei governi sostenuti dalle potenze occidentali.
In tutti questi casi concreti, i missionari insieme ai loro fratelli cercano
di edificare, di rafforzare, di rendere
più perspicace e più coraggiosa una
Chiesa che, in mezzo al suo popolo,
possa difendere l’uomo più diseredato,
indifeso, disprezzato. Che questo non
sia facile ed avvenga tra enormi difficoltà, con spesso degli errori da parte
degli europei o dei cristiani del pac e,
nessuno lo nega. Ma noi e vo' in Europa, che cosa facciamo? La nostra testimonianza verso i nostri governi o
verso coloro che detengono il potere
economico, politico e culturale, è p'ù
forte, più incisiva, più coraggiosa?
M. Henriet
Alcune înformazîonî sulla
delle missioni protestanti
presenza
nelPAngola
Su di una popolazione autoctona di
4.800.000 abitanti TAngola contava nel
1950 il 34% di cattolici ed il 13% di
protestanti.
Da allora la proporzione dei protestanti è diminuita, probabilmmte a
causa dell’esodo dei rifugiati; nel 1965
era infatti solo più l’ll%.
Le missioni protestanti hanno iniziato il loro lavoro verso la fine del secolo scorso, valendosi per le loro attività di un appoggio finanziario dall’e
stero. Le Chiese sono finanziate dalle
contribuzioni dei membri loca i. Nel
1966 lo Stato ha instaurato un regime di controllo di tutte le attività dello Chiese, quali: il programma delle
scuole, l’apertura o la chiusura dei servizi sociali e scolastici, il trasferimento dei missionari ecc., senza però accordare alcun sussidio. Pochi sono i
contatti tra il personale dri'a Chiesa
cattolica e quel’o de'le Chiese protestanti.
L’educazione e l’evangelizzaz'ose.
specialmente nelle Chiese protestanti,
hanno suscitato in certi casi seri p o
blemi alle autorità. Alcuni missionari
protestanti stranieri sono stati accusati d’insegnare la sovversione; altri,
specialmente metodisti e battisti, sono stati arrestati ed espulso II governo ha accusato le missioni protestanti
di essere responsab.li del nazionali
smo africano. Evdentemente quest’accusa è ingiusta, perché ci sono almeno
altrettanti capi nazionalisti cattolici o
provenienti da famiglie cattoliche
quanti dirigerti che hanno avuto una
educazione protestante, (Per lo meno
nel comitato centrale del FRELIMQ,
cioè del fronte di Liberazione del Mo
zambico). D’altra parte non sorprende
affatto che l’educazione impartita dalle missioni protestanti sia stata più
liberatrice di quella data dalla scuola
ufficiale cattolica.
Riguardo alle relazioni tra cattolici
e protestanti, nell’anno 1919 il clero
portoghese del Mozambico gettò un
IMMIllllimillllllllllllilllllMlllllllllllllllllllllllllllllllllllllimillllllllllllllllMIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
Dopo l'accordo aoglo-rhodesiooo il CEC raccoglie
le reaziofli degli aoibieoti ioteressati
Il Consiglio Ecumenico delle Chiese
sta consultando le Ch'ese cristiane
della Rhodes'a e i dirigenti del Movimento di Liberazione dello Zimbabwe
per sapere quali sono i provvedimenti
che le Chiese straniere devono adottare per difendere i d ritti dei cittadini
negri della Rhocesia. L’iniziativa fa
seguito all’accordo anglo rodesiano negoziato da Sir Alee Dougffis-Home e
dal Primo Ministro Jan Smith.
Il Segretario Generale del CEC ap
poggia perciò la richiesta del canonico
Burgess Carr, Segretario genera'e della Conferenza delle Ch’ese di tutta
l’Africa, indirizzata al Primo ministro
del governo ing’e e. Tale richiesta dice: « I trenta milioni di cristiani della
Conferenza delle Chiese di tutta l’Afri
ca sono costernati ed angosciati nelVaprendere che il governo di S. Maestà
accetta che il Sig. Smith spogli un’intera nazione, i cinque milioni di uomini, di donne e di bambini africani della Rhodesia.
Vi supplichiamo caldamente di richiedere con forza che tutti i dirigenti nazionalisti ed i capi del Movimento
di Liberazione degli Africani siano liberati dalla loro prigiona, dal loro esilio, e da ogni forma d’intimidazione e
di vessazione, affinché possano aiutare il loro popolo a decidere sull’“accettabilità” del’accordo stipulato a Salisbury. Altrimenti, siamo convinti che
quest’accordo condanna gli Africani
della Rhodesia e subire per molte generazioni l’oppressione razzista bianca ».
iiiimiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiminiimii!iiiiiimiiiiii!mii iiiiiiiiiiiiiiiiiMiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiuimiiiiiiii;iiiiiiiiiiiiiiMmiiiiiiiMii
Notiziario Evangelico Italiano
Dallo Chiese Baitisie
un fascio dì notizie
Nuovi locali di culto sono stati inaugurati dai Battisti: quello di Bari il
31 ottobre, quello di Pazzano (Reggio
Calabria) T8 dicembre. Ai due culti di
inaugurazione era presente il Presidente delTU.C.E.B.L, Pastore Inguanti.
Il Centro comunitario di Taranto si
sta sviluppando in modo soddisfacente. Qltre l’attività culturale (insegnamento e biblioteca) coltiva la cura
spirituale dei credenti e dei simpatizzanti.
Al Pastore Chiarelli è stata affidata
la conduzione della chiesa di RomaV. Urbana, contemporaneamente a
quella di Centocelle. Il Past. .Tuccitto
è stato nominato quale conduttore
della chiesa di Pordenone. Il Past. Piero Bensi ha ripreso la sua attività a
Firenze.
Una commissione formata dai Pastori Camellini, Corai, Sinigaglia è stata incaricata di studiare l'eventuale
utilizzazione dell’edificio di Roma-Via
Antelao, già sede dell’Istituto Betania,
per nuove attività.
Una commissione composta dai Pastori Corai, Foligno, Sinigaglia e sorella Mannucci, è stata formata per
studiare i problemi dell’Istituto Taylor di Roma.
La borsa di studio intestata al Past.
M. Ronchi è stata assegnata a un giovane battista russo, studente di teologia, onde sia messo in grado di trascorrere un periodo di studio di perfezionamento in Italia.
Un appello per gli alluvionati del
Sarrabus (Sardegna) è stato lanciato
dai Battisti e sta dando buoni frutti.
La Casa Editrice Battista (V. Antelao 2, Roma, c.c.p. 1/3379) ha pubblicato L’Unità della Bibbia di H. Rowi.ey; tradotto da A. Chiarelli, L. 1600.
Nuove pubblicazioni
e nuovi àischl
da **Uomlnl Nuovi'*
L’associazione missionaria « Uomini
Nuovi » propone queste novità librarie e discografiche che si possono ordinare a: Edizioni Uomini Nuovi,
21030 Marchitólo (Varese) c.c.p. 279100:
Mani per donare di Lutz Schilirò,
L. 500; Il tesoro del vecchio cofanetto
di M. Secretan, L. 600; Billy di M. Secretan, L. 900 (per bambini).
Un 3306 Microsolco a 33 giri Canti
religiosi.
Un 3307 Microsolco a 33 giri Canti
religiosi. - I due dischi L. 2.000.
Un Invito In Israele
Un interessante viaggio di 10 giorni in Israele e Grecia (tra aprile e
maggio) verrà organizzato da « La voce del Vangelo ». Sarà un giro di natura evangelica e di studio biblico, in
cui si darà risalto ai luoghi che illustrano i racconti della Bibbia. In ogni
luogo che ricorda episodi della vita
di Gesù sarà letto il passo corrispondente.
Le informazioni e il dépliant con l’itinerario del viaggio si possono chiedere a « Voce del Vangelo » V. Pozzuoli 9, 99182 Roma.
Una nave carica
di giovani credenti
La nave « Logos » dal luglio scorso
ha fatto scalo in alcuni importanti
porti dell’oriente, navigando dall’Africa all’India, fino all’Indonesia e di
nuovo nel Golfo Persico, tra i popoli
maomettani, i più ostili al cristianesimo.
Nei porti visitati i giovani, appartenenti alle nazioni più disparate, hanno svolto un’azione evangelistica, tramite la predicazione, la distribuzione
di libri, programmi televisivi.
Ci dà notizia di questo viaggio, su
« La voce del Vangelo », un giovane
evangelico italiano. Silvano Cattelino,
che vi ha preso parte.
Parlando dei paesi visitati, egli dice
che in essi le opportunità sono incalcolabili perché le persone sono ansiose di conoscere il Signore. « Dio —
egli dice — continua a chiedere: Chi
manderò? Chi andrà per noi? A quelli che odono questa chiamata rimane
la responsabilità di rispondere: Eccomi, manda me! ».
Lettera da Gasa Oares
Dopo il trasferimento a Reggello e
dopo un’estate di preparazione, il nuovo anno scolastico è ben avviato. Una
trentina di bambini e ragazzi, dall’asilo all’Università, sono gli ospiti di Casa Cares, dodici i collaboratori, italiani e stranieri. Il Direttore Paul Krieg
scrive: «Tutto sommato stiamo bene
e guardiamo avanti ad un altro anno
pieno della cura del nostro Padre celeste ».
Per I Metodisti
una nuova attività
Nell’ultimo notiziario abbiamo appena accennato al Centro di servizio
di Tufo, per mancanza di notizie; possiamo ora dare maggiori informazioni, Il piccolo centro di Tufo, paese della Marsica al confine tra Lazio e
Abruzzo, appartiene al comune di Carso! i, alla provincia dell’Aquila.
La comunità di Villa S. Sebastiano,
condotta dal Pastore Aquilante, è stata chiamata a svolgere in questa località un’attività evangelistica; le riunioni di evangelizzazione riuniscono
ogni settimana più di cento persone.
Convinta che la predicazione di Cristo
deve essere accompagnata da una concreta solidarietà umana, la Comunità
ha organizzato sul posto una scuola
serale e un asilo infantile. Quest’ultimo assiste per ora una decina di
bambini, che rimangono dalle nove alle sedici.
Funziona inoltre un doposcuola per
i ragazzi più grandi: anche questa attività, portando i ragazzi a lavorare
insieme, cerca di abituarli a discutere
in comune i loro problemi, ad aprirsi
ciascuno alle idee dell’altro.
I ragazzi che frequentano il Centro
sono in tutto una cinquantina e si riuniscono, unitamente agli insegnanti,
per il pranzo in comune. Questo ha lo
scopo di abituare i giovani a vivere insieme, a servirsi reciprocamente nell’amore, al fine di superare « l’esasperato individualismo tipico delle nostre
montagne ».
II gruppo di servizio che si occupa
di Tufo è composto da alcuni giovani
della comunità di Villa e di Roma, da
un giovane americano, da alcuni amici di Avezzano.
Inda Ade
« grido » di allarme patriottico « contro » l’azione (dissolvente) delle missioni straniere. Grido che venne ripreso nel 1961 dal R, P. Silva Rego, il
quale dichiarò che « se si mantenevano le condizioni attuali... il meglio della popolazione lusitano-africana di domani sarebbe stata d’ispirazione protestante, il che rappresentava un pericolo politico ». Così in Angola e nel
Mozambico, quelle missioni relativamente fiorenti hanno subito cruente
repressioni, con massacri di catechisti
e di pastori africani.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiuiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiii
Il Centro di letteratura
evangelica e l’Anno
internazionale del libro
indetto dall’UNESCO
Da Yaoundè (Cameroun) si ha notizia che il Centro di Letteratura Evangelica (CLE) spera di incrementare la
diffusione dei libri che pubblica, grazie anche allo sforzo che gli Stati Africani faranno nel corso dell’anno 1972
in occasione dell’« Anno Internazionale del Libro ». Dal 1964 il CLE, che lavora per le Chiese protestanti del Cameroun, del Dahomey, della Repubblica popolare del Congo, della Costa d’Avorio, del Gabon, ha pubblicato 71 Titoli, soprattutto in francese, ma anche
ili inglese e nelle lingue africane.
Con l’aiuto finanziario del CEC per
l’insegnamento teologico è slata iniziata una « collana » teologica per le
fjicoltà africane. ,
Diversi premi letterari africani sono
stati assegnati a giovani autori, le cui
opere sono state pubblicate dal CLE,
il quale, in un prossimo futuro, auspica di giungere ad avere 90 titoli nel
suo catalogo, di pubblicare libri bilingui (francese e lingua africana) e di
produrre materiale audio visivo.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii'imiiiiMiiiiMiiiiim
Che cos’è
la C.EV.A.A.?
(segue da pag. 1)
la missione non è solo andare ad evangelizzare al di là dei mari, ma è testimoniare di Cristo dovunque ci troviamo e che il campo di missione comincia dalla nostra casa. È anche il segno
che abbiamo preso coscienza che, oggi, la predicazione del Vangelo fatta
dalle chiese del terzo mondo non è diversa dalla nostra né per qualità né
per contenuto. Possiamo quindi sentirci pienamente fratelli in un lavoro comune ed abbiamo tutti i vantaggi a
lavorare, pensare e pregare insieme
anche in questo campo.
Quale impegno ha preso la chiesa valdese per il 1972?
L’organizzazione finanziaria della CEVAA si decentra fino a prevedere fra
qualche anno il rapporto diretto fra
chiesa e chiesa anche in questo campo,
senza passare dalla cassa centrale di
Parigi. Sebbene quest’anno non sia ancora stato possibile decentrare in questo modo, abbiamo cercato di creare
interessi concreti e trovare scopi precisi per le chiese donatrici. Per la Chiesa valdese è stato proposto di provvedere alle spese per il posto pastorale
del Past. Giovanni Conte e famiglia a
Tahiti, somma che ammonta a 4 milioni di lire.
Franco Davite
Il notiziario relativo alla missione cristiana è sta^o curato da Teofìlo
Pons e tratto dal “Journal des Missions Evangéliques’’ e dai bollettini del
SOEPI.
iiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiimiiMiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Su divorzio e referendum
Presa di posizione delle chiese di Bologna (metodista), Felonica (valdese) e Ferrara (battista)
Le comunità evangeliche dì Bologna, Felónica Po e Ferrara, nelle riunioni tenutesi congiuntamente in Bologna (il 12-12-’71 ed il
9-l-’72) sullo scottante ed attuale problema
del divorzio e referendum, hanno svolto un
ampio ed approfondito dibattito su premesse
bibliche e su valutazioni di ordine socio-politico, raggiungendo un generale consenso sui
punti seguenti.
1. Non esiste un matrimonio cristiano,
ma un modo cristiano di vivere il matrimonio. La coppia credente, consapevolmente, vive la propria fede ed accetta la propria unione
come un dono ricevuto da Dio, come mezzo
mediante il quale i coniugi chiamati a vìvere
insieme nella fedeltà alla Parola, nell’amore
di Cristo e nel servizio reciproco. Il credente,
appunto, vede il proprio matrimonio nell’ambito della fede ed in esso lo considera indissolubile.
2. Trasformare questo principio in un ar
ticolo di legge per imporlo a chi vive il matrimonio senza riferimento alla fede, significa
operare di esso una degradazione inaccettabile. È impensabile che una chiesa che valuti
il matrimonio nell’ambito della fede pretenda
che lo stato adotti convincimenti projiri dei
credenti e tanto meno chieda a questo dì imporli ai non credenti.
3. Le tre comunità evangeliche sono
convinte che lo Stato debba essere laico e contemplare, quindi, una legislazione divorzista.
A tal fine le comunità si impegnano a sostenere nel nostro paese l’istituto del divorzio
che, fra l’altro, assume il rango di principio
fondamentale di libertà delle coscienze.
4. Questi convincimenti, infine, impegnano le comunità a porsi come obiettivo ultimo Pabrogazione del concordato, grave ipoteca che pesa sulle coscienze dei cittadini e
sulla vita politica e sociale del nostro paese.
5
28 gennaio 1972 — N. 4
pag. 5
i^Fui malato.
a
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
Incorporati
Notcììido, la scorsa settim .na, che
¿i fatto l'esperienza della sofferenza e della malattia è stata largamente emarginata dal noj>tro lavoro redazionale ed esprimendo il proposito di avviare una rubrica dedicata in modo seguito a questi problemi, nulla era più lontano dalle mie
intenzioni che concepirla come l’angolo dei malati e dei sofferenti, il
colonnino della simpatia per gli
emarginati.
La chiesa è un corpo, secondo la
parabola biblica: un corpo che vive in quella strettissima interdipendenza di membra e di funzioni psicofisiche che il ma'ato, più del s::no, avverte e patisce. L'aposto'o
Paolo afferma che « siamo membra
l’uno dell’altro » (Romani 12; 5).
Non che ciò sia così appariscente.
Al contrario, anche in questo campo, la chiesa nella sua realtà visibile ’e percepibile è di fatto più un
agglomerato di individui che si sfiorano, si accostano e si allontanano,
che non un corpo « ben connesso
insieme med'ante l’aiuto fornito da
tutte le giunture » {Efesim 4: 16).
C’è chi è sano e c'è c' i è malato, e
ognuno fa la sua vita, qui e ora,
nella sua condizione particolare.
Non intendo certo fare la realtà
pù brutta e arida di quanto sia. So
bene che — in modo più intenso o
più debole a seconda dell’ambiente
(piccoli centri, grandi città), del tipo di comunità (piccole chiese, chiese numerose e disperse) e di rapporto comunitario che si è creato —
il malato e il ricoverato ricevono visite fraterne. Ma queste manifestazioni di simpatia, per quanto sincere, e gradite, non bastano di per sé
ad espritnere il senso profondo di
quell’« essere membra l’tcno dell’altro ». B proprio il caso di dire che
i pagani e gli increduli fanno lo
stesso, e visitano i loro conoscenti
ed amici. Non è in quanto compagni d’umanità, che siamo « membra
gli uni degli altri ». O, piuttosto,
quella cui il messaggio apostolico
accenna, è una so'idarietà profonda, che può e deve riverberarsi
su tutti (anche se dire «tutti», tante volte, finisce per voler dire « nessuno »), ma che si vive in un modo
particolare con coloro con i quali
condividiamo la stessa fede e la
stessa speranza. Poiché il corpo nel
quale siamo membra gli uni degli
altri, è il corpo di Cristo, quello di
cui Cristo è il capo, quello che da
lui trae la vita. E un corpo aperto a
tutti, a ogni vero innesto, ma è un
corpo particolare, distinto da ogni
altro.
Ecco che allora il ma'ato, il sofferente non è più l’oggetto — temporaneo, si spera! ■— di una rnanifestazione di simpatia, l’emarginato
del quale si ha sinceramente conipassione ma che è, almeno per il
momento, fuori g oco, fu- ri dal
gioco della vita. Al contrario egli si
trova in uno dei nodi fondamentali,
in uno dei punti cruciali deU’esperienz.a umana. Illuminata dalla rivelazione biblica, la malattia in
tutte le sue svariai'-ssime manifestazioni e gradazioni ripropone al credente e alla chiesa la questione del
limite dell'uomo, e del suo pecca'o.
Non la ripropone certo in termini
matematici e meccanici (si rilegga
Giovanni 9: 2!), bensì nei termini,
appunto, di interdipendenza vitale
che caratterizzano un corpo biologico e sociale. Tuttavia la ripropone. luce proiettata .dalla testimonianza biblica non è rosea e trasfigurante, è al contrario una luce
cruda; ma è la luce vera, la luce
della verità. Solo che è p ù facile
scrivere queste cose a tav lino che
parlarne con il fratello nella prova,
e viverle.
Questo è, comunque, il contesto
profondo nel quale l’apostolo dice:
« se un membro soffre, tutte le
membra soffrono con Iw », così come vi è piena partecipazione alla
gioia-e all’onore di cui un memb 'o
gode (1 Corinzi 12: 26). Non si tratta della nostra maggiore o minore
sensibilità: si tratta della nostra
condizione umana, in cui, nell’avvicendarsi delle situazioni, la prova
di uno ricorda anche agli altri il
"senso” di quel travagUo. Una solidarietà aperta a tutti gli uomini,
ma che può essere — ed è già diffìcile — pienamente, coscientemente condivisa solo fra c’ìi condivide
la stessa fede.
E la fede è questa: che abbiamo
un Signore, il Vivente, che ha fatto
di noi il suo corpo, che è venuto
ad essere umanamente il nostro capo, a soffrire — e fino a qual punto! — la nostra .sofferenza (Isaia
53: 4) per rendere noi, sue membra
malate, partecipi della sua gloria,
della sua sanità santa e incorruttibile.
Gino Conte
Per l’Ospedale Valdese
di Torre Pellice
Doni ricevuti per l’0.spcdale Valde.se di Torre Pellice dal « Lions Club » del Pinerolese :
Una macchina elettrica da cucire « Necchi »
per la Comunità Terapeutica del Padiglione,
la quale e.sprime la sua più sincera gratitudine.
A proposito di un’esposizione di Bibbie, a Roma
Guardare con i propri occhi
Siamo nell'Aula Magna della Facoltà
Valdese di Teologia a Roma, che presenta oggi un aspetto insolito: vi sono
allineati 18 tavoli con esposte 121
Bibbie.
L’idea di una esposizione della Bibbia è partita dalle comunità di Roma
e il materiale è stato fornito dalla Biblioteca della Facoltà per i vecchi
esemplari e dalla Società Biblica per
le edizioni attuali. Una iniziativa che
ha destato vivo interesse. L’esposizione rimane aperta nei giorni 15-23 gennaio, dalle ore 15,30 alle 21,30 e alcuni
affissi richiamano incuriositi visitatori.
L’inaugurazione è stata fatta sabato
15 con alcuni brevi interventi del Presidente M. Sbafh, del Moderatore N.
Giampiccoli, del Direttore della Società Biblica pastore R. Bertalot, del pastore battista M. Sinigaglia, del pastore valdese G. Scuderi, ognuno dei quali ha espresso il suo pensiero sul libro
che è guida alla fede anche se oggi è
problematizzato e discusso a livello
teologico, etico, politico.
Diamo uno sguardo ai tavoli allineati intorno alle pareti: entrando si presenta il fac-simile, stampato nel 1937,
della splendida Bibbia di Borso d’Este,
miniata finemente nella seconda metà
del XV secolo. L’originale è un mano
scritto in pergamena che si trova nella
Biblioteca di Modena. Capolavoro di
un gruppo di miniatori che lavoraro]io a Ferrara per il duca Borso, contiene circa 2000 miniature che incorniciano le pagine, rappresentando fiori, tralci, animali, angeli e figure di ogni genere. Questo fac-simile è un lascito del
pastore Moreschini alla Biblioteca della Facoltà.
In una vetrina sono custoditi: un
rotolo del Libro di Ester (il solo Libro
della Bibbia che possa uscire dalla Sinagoga) scritto a mano su pergamena,
come facevano i biblici scribi; un manoscritto medioevale dell’Antico Testamento, molto prezioso con i suoi caratteri ingialliti dal tempo; un incunabolo della Vulgata del 1483 (incunaboli
sono i prodotti dell’arte tipografica
stampati prima della fine dell’anno
1501); e ancora un gioiello; un piccolo
Nuovo Testamento greco, stampato a
Venezia nel 1538 che misura cm.11x6x5!
Notiamo sul primo tavolo 2 Bibbie
ebraiche del 1600 con commenti di
rabbini medioevali, la riproduzione del
1875 del babilonese Codice Pe ’opolitano il cui originale del 916 d. C. è conservato a Pietrogrado (odien a Leningrado), e il Pentateuco Saiharitano
che è il Pentateuco scritto in caratteri
samaritani e risale a qualche secolo
dopo Cristo (i samaritani usavano solo
il Pentateuco). I formati di questi antichi libri sono sempre grandi, la carta giallognola, i piccoli tarli segnano
i! tempo, di questi preziosi che la nostra Biblioteca tiene con cura, tramandati per lo più da collezioni private,
di generazione in generazione e che è
stato un piacere vedere una volta alla luce, fuori dai chiusi scaffali.
Continuando incontriamo una versione critica della LXX, che risale al 1653
e sta vicino a edizioni critxfe più recenti della stessa traduzione, fatta dal
l’ebrai:.o in greco intorno al 250 a. C.,
secondo la leggenda da 72 rabbini (6
per ogni tribù), durante 70 giorni, in
70 celle diverse, all’epoca della dominazione greca sulla Palestina.
C’è il tavolo dei « Codici » dove troneggiano la fototipia del Codice Vaticano « B » (del IV secolo), riproduzioni del Nuovo Testamento secondo il
Codice Sinaitico (scoperto dal Tischendorf nel monastero di S. Caterina al
Sinai), del Papiro dell’Evangelo di Giovanni (200 d. C. circa) della Collezione
Bodmer, la III edizione del Nuovo
Testamento di Robert Estienne de!
1550, del Codice Cantabrigiensis di Teodoro di Beza (1581).
Importante l’edizione poliglotta
Complutense in 6 volumi, stampata in
Spagna ad Alcalá (la Complutum dei
romani) nel 1517-1521 in latino, greco,
ebraico. Queste Bibbie poliglotte servivano per il lavoro teologico e accanto ad esse hanno posto edizioni critiche e sinossi degli ultimi due secoli.
La Vulgata, versione dai testi ebraici
in latino, fatta da Girolamo nel 390 e
divenuta, dopo il Concilio di Trento,
la Bibbia ufficiale della chiesa cattolica, si presenta in due ricche edizioni
del 1529 e del 1540. Del 1541 è pure la
traduzione di Antonio Brucioli, protestante fiorentino, e accanto ad essa
due edizioni della traduzione del Diodati, la prima del 1607, la seconda del
1640, stampate a Ginevra.
Sul grande tavolo centrale, insieme
ad alcune edizioni cattoliche del XVIXVII-XVIII sec., quella di Mons. Martini (1720-1809) e quelle del nostro secolo, troviamo alcune interessanti curiosità risorgimenta'i: vi è per esempio un Nuovo Testamento stampato a
Roma, in via Borgognona, dagli evangelici, durante la Repubblica Romana
(1849) che non fece a tempo a essere
messo in circolazione, perché venne
subito sequestrato in seguito al tempestivo ritorno del governo papale. Vi
è pure un Nuovo Testamento, pubblicato sempre nel 1849 dagli evangelici
italiani, nella traduzione di Mons. Martini con tanto di imprimatur: questa
edizione era stata fatta per divulgare
l’Evangelo fra il clero. Di quell’epoca
è pure un Nuovo Testamento stampato a Pisa dagli evangelici toscani, in
versione Diodati. Altra curiosità ottocentesca sono tre porzioni del Nuovo
Testamento in lingua piemontese, in
dialetto valdese e in dialetto valdese
medioevale; « En lo comensament era
paraula e la paraula era ab Deu; e Deu
era la paraula. Acso era en lo comensament ab Deu ».
Comincia poi la serie dei tavoli che
espongono le più importanti edizioni
di Bibbie estere antiche e moderne:
sottto una riproduzione della testa di
Lutero abbiamo una imponente serie
di Bibbie tedesche dei vari secoli dalla Riforma a oggi. La più antica risale
al 1743. Calvino vigila sulle Bibbie
francesi: una traduzione francese del
1600 fatta dai teologi di Lovanio, una
pomposa edizione stampata a Liegi
« avec approbation et permission des
Superieurs », un piccolo Nuovo Testamento del 1647 che avvisa: « se vend
à Charenton par Antoine Cellier » e le
più recenti, nella traduzione di Ostervald, pastore della chiesa di Neuchâtel (edizione del 1724), di Louis Segond,
dottore in teologia a Parigi, e la Versione sinodale del Nuovo Testamento.
Fra queste Bibbie in francese vi è
purtroppo una lacuna: manca la BibItia tradotta da Roberto Qlivetano per
commissione di Calvino, edizione finanziata dai Valdesi intorno al 1535.
Essa esiste nella Biblioteca della Casa
Valdese di Torre Pellice. Commovente l’edizione incolore, senza parole, ma cosparsa di piccoli segni in
rilievo della scrittura in braille per i
ciechi. Fra le antiche Bibbie inglesi
abbiamo un esemplare del 1599, anteriore quindi alla « King James », pubblicata nel 1611, che è la Bibbia classica della chiesa d’Inghilterra (come
quella di Lutero è per la Germania) e
di tutto il protestantesimo di lingua
inglese. La Spagna presenta una ristampa fac-simile della cosidetta
« Bibbia dell’orso », tradotta da Casiodoro de Reina, protestante, nel 1569, e
una bella edizione del 1600 stampata
ad Amsterdam « con privilegio del Illustrissimo Señor Duque de Ferrara ».
Si vedono vecchie e nuove edizioni di
Qlanda, Danimarca, Portogallo, in romancio e la traduzione in amharignà
fatta per ordine dell’Imperatore Ilailé
Selassiè nel 1937. La traduzione che
segna il nostro tempo è la traduzione
ecumenica (cattolici, protestanti e e
brei) di edizione Mondadori.
Infine il reparto della Società Biblica presenta un bello stock di Bibbie maneggevoli, con copertine di vivaci colori, in edizione Riveduta. Si
chiama così perché l’idea originale
era che una Commissione presieduta
dal prof. Luzzi della nostra Facoltà di
teologia, al principio di questo secolo,
rivedesse la traduzione Diodati. In
realtà ne uscì una traduzione del tutto nuova. Inoltre vi sono le Bibbie moderne nelle varie lingue vive edite dalla Società Biblica: greco moderno, russo, cinese, ebraico, arabo, swahili, esperanto per dirne alcune.
Qgni sera, alle 18, qualcuno fa una
breve lettura biblica per il gruppo che
è presente. È il momento che vuole
fare dell’esposizione una testimonianza viva. C’è sempre chi sorveglia e, se
è necessario, guida i visitatori. A queste persone, come a chi ha ideato e
allestito la mostra, ai giovani amanuensi che hanno « miniato » i cartellini spiegativi e soprattutto alla Biblioteca e ai Bibliotecari della Facoltà, vadano i ringraziamenti di tutti i visitatori e dei membri delle chiese di
Roma.
Berta Subilia
iiiifiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiùiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiMiiiiiiiimiii
LUSERNA SAN GIQVANNI
Rifugio Re Carlo Alberto
Il Rifugio riceve con riconoscenza e ringrazia sentitamente per il dono « En souvenir de
notre chère Amie Emila Peyrot-Gay » : Letizia Bonnet et Juliette Balmas L. 10.000.
i miiiiniiiiiiiiiM(iiiiuiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii:iiiiiniMiiMimniiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii iiiiiiiiiiiiiiininii
Le assemblee degli uomini e le assemblee dei credenti
La comunità di Milano riconferma per un settennio il pastore Aldo Sbaffi
« I Giudei chiedono dei miracoli.
1 Greci cercano la sapienza.
Ma noi predichiamo Cristo crocifisso,
che per i Giudei è scandalo,
per i Greci è pazzia ».
(1 Corinzi 1: 22-23)
Anche noi oggi a seconda del colore della
pelle, della condizione sociale, dello stato di
salute, che siamo membri di Chiesa o meno,
cerchiamo e chiediamo ciascuno qualche cosa
di diverso ma non per questo di meno preciso e definitivo.
I Giudei ponevano la loro speranza nel patto tra TEterno ed il popolo eletto, chiedevano
miracoli per essere confermati e rassicurati
che la loro speranza era cosa certa.
Per i Greci la verità era nelle razionali scoperte della mente e delPintelletto e cercavano
come bene supremo la sapienza per poter esser sempre più confortati nelle loro certezze.
Noi chiediamo e cerchiamo un Dio che ci
aiuti a superare le nostre paure, le nostre debolezze, rendendoci più forti e sicuri in quello che già sono le nostre certezze e lì dove
siamo più dotati.
Ogni individuo o popolo cerca di superare
le paure e le incognite della esistenza potenziando le proprie capacità facendo in modo
di far rifulgere le proprie doti, le proprie virtù, nascondendo invece le debolezza o minimizzando gli aspetti negativi.
La matrice di questa condizione è la medesima di quella di Adamo, il quale non si era
voluto rassegnare a vivere nella condizione limitata e condizionata di creatura, ma ambiva
alla sicurezza che viene dalla posizione di creatore. di Dio, centro di ogni realtà.
È lo stesso movente che spinge gli uomini
c anche noi oggi, la paura di essere qualche
cosa di limitato, di condizionato, per cui reagiremo ponendoci invece al centro delle realtà :
le nostre idee, le nostre passioni, i nostri idea
li sono il metro con il quale tenteremo di
dare una misura alla realtà, dì condizionarla,
di renderla meno nemica, portarla a nostra dimensione, a nostra disposizione.
È questo un mondo di savi, di scribi, di disputatori.
Di savi come lo siamo noi quando ci appoggiamo sulle nostre conoscenze scientifiche, filosofiche, suiresperienza fatta.
Di scribi quando nelle pagine della Bibbia
con pedante sicurezza indaghiamo, analizziamo, classifichiamo il mistero della rivelazione.
Infine di disputatori quando siamo costretti a confutare le tesi che non collimano con le
nostre sicurezze e certezze.
A lutto questo stato di cose anche oggi il
Vangelo, non può annunziare altra salvezza se
non predicando Cristo crocifisso, morto e risorto.
Pazzia e scandalo anche oggi per gli uomini
di questo mondo, ma non più per noi.
Per noi che unicamente per fede, nel Cristo crocifisso abbiamo avuto la certezza che il
Creatore è Dio misericordioso, un Padre amorevole, e altresi abbiamo ricevuto la certezza
che la nostra ribellione alla legge di Dio è stata perdonata.
Possiamo ora accettare di essere soltanto
creature, non abbiamo più paura di essere deboli. Sappiamo di essere figli riconciliati con
il Padre dal quale riceviamo quanto ci abbisogna per affrontare le incognite e le sofferenze della nostra esistenza terrena.
Finalmente Tuomo nostro simile non è più
un altro microcosmo che invade il nostro, non
è più un essere che possa mettere in pericolo
le nostre sicurezze, toglierci le nostre verità.
È una creatura angosciata che nasconde
la propria paura dietro la ribellione, è una
creatura alla quale dobbiamo annunziare e far
conoscere la realtà di speranza vera che abbiamo ricevuta in Cristo crocifisso.
La Comunità Valdese di Milano tra poco si
riunirà in Assemblea dei membri elettori e
dovrà decidere per quanto riguarda la riconferma di uno dei suoi Pastori.
Ebbene, anche la Comunità chiede e cerca
qualche cosa di cui ha bisogno e noi dobbiamo
riflettere in questa circostanza quale valore
pratico, concreto ed immediato abbiano le parole dell’Evangelo che abbiamo letto.
I Membri dell’Assemblea dì Chiesa sono
chiamati a compiere unicamente e soltanto un
atto di fede.
Nelle assemblee degli uomini, le parti si
contrappongono, si misurano, si scontrano, vincono o soccombono.
Nelle assemblee dei credenti le parti vengono da posizioni diverse, con fardelli diversi, si
incontrano ai piedi del Cristo crocifisso e li
sono chiamati a non giudicare un passato ma
a depositare tutti i pesi inutili agli occhi di
Cristo, che si sono caricati strada facendo.
Sono chiamati a compiere un atto di fede
che può rinnovare la vita della Comunità,
quando ogni decisione sarà presa non più da
savi, scribi o disputatori, ma da figli riconciliati con il Padre, da creature che fiduciose
rimettono la sicurezza del futuro nelle mani
del Creatore.
II Signore lo voglia.
Franco Wy.ss
Quello che precede e il testo del sermone
pronunziato il 16 gennaio 1972 dal fratello
Franco Wyss, presidente della commissione
del III distretto, prima delVAssemblea di Chiesa chiamata a pronunziarsi intorno alla riconferma per un altro settennio a Milano del pastore Aldo Sbaffi.
VAssemblea numerosissima (tre quarti di
tutti i membri elettori iscritti) si e pronunziata per la riconferma del post. Aldo Sbaffi con
235 si, esprimendo così la propria volontà a
larghissima maggioranza. T. S.
Villar Pellice
(segue da pag. 4)
stato possibile portarli tutti), accompagnati in
macchina dalle monitrici, dagli insegnanti delle scuole e da alcuni genitori volenterosi, si
sono recati in visita ai vari Istituti Ospitalieri Valdesi, portando in dono a tutti gli ospiti
— a nome della Scuola Domenicale— un piccolo pacco di dolciumi ed ai ricoverati di origine villarese un pacco contenente alcuni oggetti utili. I bambini hanno anche in ognuno
degli Istituti eseguito alcuni degli inni cantati il giorno della loro festa.
Ci risulta che gli ospiti dei nostri vari Istituti hanno gradito la vìsita loro fatta; è stata
comunque una bella esperienza per i bambini.
Essi se ne sono tornati entusiasti e lieti di
aver potuto portare, con la loro presenza e con
il loro piccolo dono, un po’ di gioia a fratelli
e sorelle più anziani. Grazie di cuore a quanti
hanno collaborato alla riuscita della bella giornata, compresi i volontari che sono saliti fino
a Chiot d’ia Sèlla a prelevare il bell’abete.
I culti delle solennità sono stati seguiti da
buone assemblee. Al culto del 31 dicembre
sera sono stati ricordati i nomi dei fratelli e
delle sorelle chiamati durante l’anno ad una
vita di superiore servizio.
La fine dell’anno vecchio e poi anche l’inizio di quello nuovo ci hanno portato delle abbondanti nevicate. Sono stati cosi accontentati
gli amanti degli sport invernali, che hanno
subito provveduto a trasformare il prato retrostante il tempio in un magnifico campo di
sci. È garantita anche cosi una abbondante riserva di acqua.
Villar Penosa
26 - Festa dei bambini. — I Monitori hanno presentato a turno i loro
gruppi che hanno svolto un programma di recite e canti. I Trombettieri,
diretti da Renato Ribet, ci hanno fatto udire delle belle melodie. Una novità è stata la proiezione di filmine
bibliche illustrate da canti. La colletta, all’uscita, ci ha permesso di inviare un’offerta all’Istituto Gould.
Il 31 il culto di fine d’anno è stato
un po’ danneggiato dall’inclemenza del
tempo. Ciononostante, un gruppetto
di coraggiosi si è fermato per la veglia che ha visto riuniti in fraterna
comunione giovani e meno giovani.
Il 2 gennaio, dinanzi ad una buona
assemblea, ha predicato il Past. Bertin, che ringraziamo sentitamente.
Durante il periodo natalizio, le Sorelle dell’Unione Femminile e i Monitori hanno fatto varie visite ai vecchi
e agli isolati, visite che sono state
molto apprezzate.
I restauri per l’incendio al tempio
sono terminati. Ora restano da pagare le note che sono assai pesanti. Ringraziamo i fratelli e le sorelle, che,
dopo il lavoro dei pittori, sono venuti
volontariamente a pulire le vetrate e
il pavimento, sì che ora la nostra chiesa è dinuovo bella e accogliente.
Abbiamo amministrato il battesimo
ai seguenti pargoli: Débora di Franco
e Vera Tron (Roul); Daniele dì Fermo
e Carla Berton (SolUé); Silvia di Bruno e Bruna Galliano (Dubbione).
Abbiamo accolto con gioia questi teneri agnelli della greggia del Signore
ed abbiamo invocato su di loro e sui
loro genitori ciò che implica il batte
RINGRAZIAMENTO
La famiglia della compianta
Susanna Catdin
vecd. Gay
profondamente commossa per la dimostrazione di stima e di affetto ricevuta per la scomparsa della cara
Mamma, ringrazia tutti coloro che
hanno preso parte al suo grande dolore con fiori, scritti, presenza e parole di conforto. Un ringraziamento
riconoscente e particolare alla Direzione del Rifugio Carlo Alberto, a
Suor Susanna, alle s’gnorine Petrai e
Mura ed a tutto il personale dell’Istituto, al Dottor Gardiol ed ai Pastori
Sigg. Tron, Jahier e Bellion.
Bobbio Pellice, 22 gennaio 1972.
RINGRAZIAMENTO
La famiglia del compianto
Luigi Bouchard
riconoscente ringrazia il dott. De Clementi, il pastore Bertinat, i vicini
di casa e tutti coloro che hanno preso parte al funerale.
S. Germano Chis. (Bernardi), ll-l-’72.
« Io vi porterò fino alla vostra
canizie e vi sosterrò»
(Is. 46: 4).
Il 23 gennaio, all’età di 89 anni, è
deceduta a Villa di Prali
Enrichetta Menusan
ved. Garrou
Nel darne l’annunzio, sorretti dalla
fede in Gesù Cristo risorto, i familiari ringraziano quanti hanno preso
parte al loro lutto.
Prali, 24 gennaio 1972.
6
jag. 6
N. 4 — 28 gennaio 1972
I NOSTRI GIORNI
UOMINI, FATTI, SITUAZIONI
La collera
degli oppressi
Abbiamo già recentemente avuto occasione di parlare dell’accordo (approvato il lo dicembre scorso) fra il governo conservatore inglese e la Rhodesia, lo stato razzista dell'Africa del sud
dove una esigua minoranza bianca di
circa 230 mila individui supersfrutta e
opprime con leggi fascistoidi la locale
popolazione di 5 milioni di africani o
di « colorati ». Con quest’accordo la
Gran Bretagna ha riconosciuto l’indipendenza della Rhodesia dopo che
quest’ultima la dichiarò unilateralmente già sin dal 1965. Questa « indipendenza » che all’atto pratico lascia definitivamente carta bianca ai coloni
europei di attuare senza più controlli
la loro brutale politica, sta dando i
primi « frutti ».
Mentre scriviamo queste note, diversi africani hanno perso la vita, decine
sono stati feriti e centinaia arrestati
in occasione della visita della missione inglese Pearce, in territorio Rhodesiano per informarsi del « punto di vista » {Vhumour inglese è davvero insuperabile!) degli africani sulla loro nuova condizione, se possibile ancor più
grave di prima.
Non desideriamo qui fare una cronaca degli avvenimenti che rischia di
apparire completamente superata
quando uscirà questo giornale. Vogliamo invece prendere, e far prendere atto, che le autorità bianche, di
fronte alla esasperata reazione dei
quartieri negri, di fronte alle loro sassaiole ed alle barricate erette con alberi e automobili, non hanno esitato
a sparare a vista coi fucili, colle mitragliatrici, coi razzi, colle autoblindo
per reprimere nel sangue le sacrosante proteste volte a far cambiare una
situazione insostenibile. La situazione
è certamente drammatica e le correnti più avanzate deiropiniope pubblica
inglese prevedono una esplosione politico-sociale di grosse proporzioni.
È stato proprio il desiderio di « mettersi la coscienza a posto » da parte
del governo inglese a dare esca a questa situazione: certamente conscio dell’indignata reazione dell'opinione pubblica mondiale all’accordo stipulato
coll’ex colonia, ha inviato la commissione presieduta da lord Pearce che
avrebbe dovuto riscontrare e dimostrare l’accettazione del compromesso
da parte delle comunità africane, i cui
partiti sono stati aboliti, i cui capi sono in galera da anni, e le cui attività
politiche sono state proibite. D’altra
parte, che ogni forma di opposizione,
anche all’interno del sistema bianco,
sia messa al bando, viene clamorosamente confermato daH’airesto « preventivo e a tempo indeterminato » dell’ex premier liberale Todd e di sua
figlia.
Frattanto, la « Commissione internazionale dei giuristi » che annovera fra
i suoi iscritti oltre 60 mila giuristi nel
mondo intero, nell’analizzare a fondo
e nel criticare l’accordo anglo-rhode
Giustizia fiscale
Secondo una statistica diffusa dalla
rivista tributaria mensile del ministero
delle finanze italiano relativamente alla suddivisione del reddito nazionale, i
lavoratori in proprio (imprenditori piccoli e grandi, professionisti, commercianti, ecc.) costituiscono il 16 per cento della popolazione, pari a 2 milioni e
800 mila unità : essi ricevono il 53
per cento del reddito nazionale e pagano il 22 per cento delle imposte dirette.
I lavoratori dipendenti (braccianti,
operai, impiegati, ecc.) a reddito fisso
sono l’84 per cento della popolazione
produttiva, pari 14.300.000 unità: essi ricevono il 46 per cento del reddito nazionale e pagano il 78 per cento
delle imposte dirette.
siano, ha sottolineato che « basta che
il governo decida di proclamare lo
stato d’urgenza e di farlo prolungare
indefinitamente dal parlamento per
sopprimere la maggior parte dei diritti individuaci » rimandando cioè a
« mai » (com’è certamente nei piani
dei razzisti) la partecipazione degli
africani alla vita politica del loro paese. Ecco perché eravamo stati purtroppo facili « profeti » quando, nel
nostro commento del 3 dicembre scorso, ponevamo in rilievo, fra le dichiarazioni fatte dal premier Smith dopo
l’accordo, quella che si riferiva a eventuali « fattori contrari che il governo
non potrà trascurare » che gli daranno un « valido » motivo per procedere
nella sua politica.
L’ONU e gli armamenti
Uno degli ultimi documenti portanti
la firma dell’ex segretario delle Nazioni unite, U Thant, e approvato dall’assemblea (ma se ne vedranno delle conseguenze che siano coerenti?) è quello
sugli effetti economici e sociali della
corsa agli armamenti, profondamente
nocivi alla pace ed alla sicurezza del
mondo.
Questo documento (unitamente a
quello precedente sulla guerra chimi
ca e biologica) è destinato, qui in Italia, ad avere una diffusione clandestina o quasi, dato che il nostro ex governo (né ci possiamo illudere molto
sul prossirno...) pur votando all’ONU
neH’unanimità che conferma la decisione di procedere a studi come questi, all’atto pratico fa poi sì che nessuno ne sappia nulla.
Nel documento (illustrato dal settimanale cattolico « 7 giorni » che ne dà
appunto notizia) viene rilevato che le
spese militari rappresentano oggi quasi due volte e mezzo la somma eonsacrata dall’insieme dei governi alla sanità e una volta e mezzo quelle per
l’istruzione. Viene anche precisato che
esse sono superiori di trenta volte a
quelle destinate ai paesi sottosviluppati.
Per fare un raffronto, occorre unire
il prodotto nazionale lordo della Gran
Bretagna e dell’Italia più quello dei
paesi sottosviluppati dell’America meridionale, dell’Estremo oriente e dell’Africa (la cui popolazione totale conta un miliardo e 300 mila persone) per
raggiungere la cifra destinata nel mondo alle spese militari.
Si calcola che nel 1970 siano stati
spesi per gli armamenti 202,6 miliardi
di dollari: qualcosa come (miliardo
più, miliardo meno) 140 mila miliardi
di lire: la cifra è certamente destinata ad aumentare, dato che l’istanza
dei militari — e cioè che l’incremento
delle spese belliche sia proporzionale
al costante aumento del reddito —
viene di nonna accolta dai governanti.
In questa girandola di ze i l’Italia
non « sfigura »: dai circa 622 miliardi
del 1961, siamo passati via via ai circa
1.500 miliardi del 1970 e ai 1.650 miliardi e rotti del 1971, con una spesa
giornaliera di oltre 4 miliardi e mezzo!
Purtroppo, in questa situazione si
inserisce la condizione dei paesi in
via di sviluppo i quali, colla compiaceirte « assistenza » dei paesi industrializzati, spendono una cifra percentualmente superiore, per non perdere
il « ritmo » e avvicinarsi il più possibile ai valori medi: mentre nell’ult'mo
decennio 1 incremento dei paesi ricchi
è stato del 3-4%, quello dei paesi sottosviluppati è stato del 7%.
L’Italia, fra le nazioni che hanno vo
tato la decisione di analizzare il problerna, appare una delle più evasive e
il citato settimanale auspica una inchiesta parlamentare che parta dalla
situazione rnondiale degli armamenti
e da un’analisi dei fini che si propone
la nazione in politica estera e militare in questa fase di rappoi'ti internazionali. E conclude: « È strano che
l’Italia voti per un’inchiesta sugli armamenti mentre in patria non si fa
nulla per sollevare i veli che nascondono l’armata ».
11 motivo non è poi tanto strano, dato che da noi i rispettivi stati maggiori sono come delle sfere di cristallo
(opaco) attraverso cui il parlamento
e la popolazione vedono assai poco.
Roberto Peyrot
FONDO DI SOLIDARIETÀ’
Solidarietà con chi soffre
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
A QUANDO LO STATO LAICO?
L’on. Loris Fortuna, in un articolo
dal titolo « Verso la costituente laica »
(su « La Prova Radicale », nuova rivista trimestrale politica, n. 1, autuimo
1971) cita un interessante giudizio storico di Antonio Gramsci ed una valutazione politica di Ernesto Rossi sulla
Chiesa Cattolica.
« “Per comprendere bene la posizione della Chiesa nella società moderna
(si legge nei "Quaderni del carcere" del
Gramsci, Einaudi 1952, p. 238: note sul
Machiavelli), occorre comprendere che
essa è disposta a lottare solo per difendere le sue particolari libertà corporative (di Chiesa come Chiesa, organizza.zione ecclesiastica), cioè i privilegi che
proclama legati alla propria essenza divina; per questa difesa la Chiesa non
esclude nessun mezzo, né l’insurrezionc armata, né l’attentato individuale,
né l’appello alla invasione straniera.
Tutto il resto è trascurabile relativamente, a meno che non sia legato alle
condizioni esistenziali proprie. Per DISPOTISMO la Chiesa intende l’intervento dell’autorità statale laica nel limitare e sopprimere i suoi privilegi;
non molto di più: essa riconosce qualsiasi potestà di fatto e, purché non tocchi i suoi privilegi, la legittima e, se
poi accresce i suoi privilegi, la esalta e
la proclama provvidenziale".
Il Rossi, nelle sue "pagine anticlericali", confessò di aver onestamente creduto che, dopo la disfatta del fascismo,
la monarchia e la Chiesa (sua complice ) avrebbero dovuto pagare la propria
connivenza col fascismo stesso. Ma (osservava il Rossi) le cose, invece, sono
andate in modo opposto alle speranze:
la Chiesa è divenuta l’erede universale
del fascismo; i patti lateranensi sono
stati accolti nella Costituzione; la “potestà indiretta" esercitata dalla S. Sede
attraverso la DC ha ridotto il nostro
paese ad una repubblica papa ina.
“Quello che a noi antifascisti (dice il
Rossi) sembrava un grave errore commesso dalla S. Sede, e cioè la sua complicità con tutti i regimi totalitari per
ottenerne benefici e privilegi, si è d mostrata, in pratica, un’avvedutissima politica, giudicandone i risultati col metro dell’ accrescimento della potenza
della Chiesa ” ».
Il fatto che un’intelligenza della levatura del Rossi non abbia saputo tener
debito conto d’un giudizio storico che,
con impressionante analogia di concetti, si è ripetuto dal Machiavelli (y. «Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio » I 122) al Gramsci a distanza di
quattro secoli, non ci meraviglia, ben
conoscendo la poca o nessuna considerazione in cui il Rossi teneva il sentimento religioso nella sua dimensione
sociologica. Ma ecco che il Fortuna riprende « la vecchia analisi del Rossi e
(sia pure in condizioni mutate per il
trascorrere di cinque anni tra i più convulsi del dopoguerra) » si chiede se
non sia giunto il momento di « tentare
di mutar le cose nell’azione laica sulla
base della critica valutazione del
Rossi (...)■
Il fatto è che il regime fascista non e
crollato per una « rivoluzione » popolare, come i democratici più avanzati
speravano. Dopo la fine della guerra, le
gerarchie ecclesiastiche e le organizzazioni cattoliche hanno fornito i quadri
ed i mezzi materiali (entrambi già formatisi all’ombra del concordato) per la
costituzione della DC, mentre tutti gli
altri partiti hanno dovuto riprendere la
loro attività ricominciando praticamente da zero (anche se, ad es., il PCI una
e contro l’ingiustizia sociale
sua struttura di base l’aveva saldamente mantenuta). E il Rossi annota inoltre che invece di lavorare per preparare le condizioni che potessero, a lunga
scadenza, consentire un’alternativa alla
« presa » clericale sulla Repubblica, i
socialisti e i comunisti (prima ancora i
liberali ed i repubblicani con i socialdemocratici) hanno cercato di ottenere il
favore delle gerarchie ecclesiastiche per
essere autorizzati ad entrare anche loro
(in posizione subordinata rispetto ai
democristiani) nella compagine governativa. Quest’ultimo giudizio ha visto
molti di noi, fra i socialisti, in disaccordo con il Rossi, tentati di svuotare il
potere clericale dal di dentro, con la
compartecipazione al potere esecutivo
e mantenendo contemporaneamente
all’esterno l’iniziativa laica: come ad es.
la lotta vittoriosa per il divorzio.
Nel complesso però, oggi, vediamo
l’inanità di questo tentativo e la necessità, in prospettiva non lontana, di un
nuovo corso politico generale. La cosiddetta collaborazione tra socialisti e cattolici, Vincontro storico", traducendosi
in sostanza in una continua collaborazione col perenne partito di maggioranza relativa, stabilizza la situazione esistente, rende “regime" l’assetto attuale
di subordinazione dello Stato rispetto
al Vaticano. E le recentissime vicende,
relative al referendum abrogativo del
divorzio, illuminano meglio di qualsiasi
discorso quanto abbiamo finora rilevato. Non appena, con la procedura aperta per il referendum, si è profilata la
possibilità d’uno scontro sul campo con
i clericali di Gedda ed in sostanza con
il Vaticano, i comunisti, con la compromissione dei vertici socialisti, hanno offerto (a mezzo del sen. Bufalini) la resa
a discrezione, precipitandosi a trattare
l’abrogazione della legge sul divorzio,
acconciandosi ad una regolamentazione
arretrata e concordata con il Vaticano.
Un nuovo corso politico è ormai necessario: ma gli attuali schieramenti e
gruppi politici sono in grado di risollevarsi dal permanente compromesso,
dalla teorizzata soggezione? Q non è ormai vicino il tempo di un ripensamento
generale che parta dalla ripresa dell’autonomia e sovranità dello Stato per dare alla Repubblica un vero contenuto
laico fuori della corruzione confessionale? ».
ISRAELE E UNIONE SOVIETICA
Alle notizie da noi date riferendo
su « Una nuova immigraz.ione » nel n.
preced. de « La Luce », alle obiezioni
che A. Soggin ha ivi mosso ad un articolo di R. Peyrot, ed alla risposta dell’autore, quanto segue porta (crediamo)
un interessante complernento.
« Il movimento d’immigrazione degli
ebrei sovietici è il tema dominante del^
congresso sionista mondiale, apertosi
il 18 c. a Gerusalemme. Fra i messaggi
letti alla tribuna, un gran numero provenivano dagli ebrei che ancora vivono
in URSS. Uno di tali messaggi, firmato
da un gruppo di sei persone, si rivolgeva ai congressisti “passando sopra il filo spinato e i cani di guardia" d’un campo d’internamento. (Un tale messaggio
è attendibile? Chi lo può dire?).
Il congresso dovrà prender posizione
di fronte ai numerosi problemi posti
dall’arrivo, in numero crescente, degli
immigranti (Lo stesso martedì 18 c.,
un aereo ha scaricato in Israele 326 ebrei sovietici, cioè il più forte contingente in un sol giorno). Questo compi
Pubblichiamo qui appresso un nuovo
elenco delle sottoscrizioni pervenuteci
in quest’ultimo periodo. Come ormai
tutti i lettori (riteniamo) sanno, attualmente l’iniziativa del giornale, collegata col « fondo di solidarietà » votato
dal sinodo 1970, si rivolge verso due direzicni, ambedue sostenute dal Consiglio ecumenico delle Chiese, cui verranno inviate, tramite Tavola Valdese,
le somme raccolte.
Una prima direzione è quella dell’aiuto alle vittime del conflitto indo-pakistano. E recentissima la notizia (da
noi pubblicata sul numero del 14 gennaio scorso) che il CEC ha deciso di
raddoppiare — da 4 a 8 milioni di dollari — il suo appello per la raccolta di
fondi destinati a questo scopo. È nostra intenzione — anche in base alle indicazioni di parte dei sottoscrittori —
inviare un altro milione.
La seconda direzione è quella volta
ad appoggiare il programma di lotta
al razzismo dal CEC. Pensiamo che nessuno ignori la decisione di quest’organismo — di cui la Chiesa valdese fa
parte — di testimoniare praticamente
il suo totale dissenso da sistemi che
sono inconciliabili colle più elementari
norme di giustizia e di eguaglianza sociale, sistemi che sfruttano i più bassi
pregiudizi per imporre delle norme legislative disumane, tanto più indegne
in quanto sono emanate in nome della
civiltà bianca, della democrazia e anche del cristianesimo.
Naturalmente, come ebbe a ricordare il pastore Blake, segretario generale
del CEC in occasione di una conferenza
tenuta a Firenze (il testo integrale è
pubblicato nel « quaderno » n. 35 della
collana Attualità protestante edita dalla ed. Claudiana), sia per il CEC stesso
che per le Chiese-membro esiste già
una storia ecumenica intorno al problema razziale. Fin dai suoi inizi il movimento ecumenico si è impegnato a
combattere questa piaga. Ricorderemo
qui in modo particolare l’assemblea di
Evanston del 1954, in cui i problemi
del periodo post-coloniale vennero particolarmente tenuti presenti. In essa
venne dichiarato che « qualsiasi forma
di segregazione fondata sulla razza, il
colore e l’origine etnica è contraria all’Evangelo ed è incompatibile con la
dottrina cristiana dell’uomo e colla natura stessa della Chiesa di Cristo ».
Il tono della dichiarazione dell’assemblea di Upsala (1968) fu ancora più
reciso. Essa infatti si rese conto che
non bastava prendere posizione solo
deplorando dei sistemi senza opporvisi
all’atto pratico. Fu proprio allora che
il CEC venne incaricato di organizzare
un programma per combattere il razzismo perché esso:
1) nega Tefiicacia dell’opera riconciliatrice di Gesù Cristo, il quale, con
il suo amore, ha tolto a tutte le differenziazioni umane il loro carattere di
separazione;
2) nega la nostra comune umanità
nell’atto della creazione, come pure la
nostra fede che tutti gli uomini sono
creati a immagine di Dio;
3) afferma falsamente che il senso
della nostra vita è dato più dalla nostra identità razziale che non da Gesù
Cristo.
Questa iniziativa pratica del CEC,
che si concreta nell’aiuto alle organizzazioni di gruppi oppressi in tutto il
mondo, ed in particolare nell’Africa australe (si veda cosa succede in questi
giorni in Rhodesia) ha suscitato anche
dei dissensi, non tanto per via dell’atteggiamento antirazzista, ma per il fatto che si aiutano anche dei movimenti
che ricorrono alla violenza. A parte il
fatto che vengono aiutate solo le opere
a carattere sociale, educativo e assistenziale, questa riserva ci pare inaccettabile perché se le Chiese si limitassero solo a esprimere la speranza che le
cose cambino, se stessero solo a guardare, se, in una parola, stessero neutrali, sarebbero obbiettivamente dall’altra parte, e cioè da quella parte dove
la violenza e l'arbitrio si manifestano
in modo ben maggiore e per di più
sono accompagnati dall’ingiustizia. Secondo una efficace espressione di A. van
den Heuvel, direttore del dipartimento
delle Comunicazioni del CEC si rischia,
con un atteggiamento passivo ed ac
IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIII>II>IIIII»IIIIIIIIIIII"
to è tanto più difficile, in quanto il movimento sionista, così come lo Stato di
Israele, non ha alcun contatto con le
autorità di Mosca. Queste accordano, a
loro beneplacito, i visti di emigrazione,
senza che sia possibile prevedere le loro intenzioni. Pertanto i servizi di ricezione devono stare in condizioni di permanente allarme, e l’incertezza in cui
essi si trovano accresce le difficoltà.
Il congresso sarà ugualmente chiamato a studiare il malessere sociale in
Israele. I vantaggi concessi ai nuovi immigranti hanno provocato vivo malcontento in taluni settori della popolazione, particolarmente nei Sefaradim (ebrei provenienti dal bacino mediterraneo) i quali, da molto tempo, non riescono, per mancanza di mezzi, a sistemarsi ».
(Da « Le Monde » del 21-1-1972).
quiescente, di « condannare nel povero
ciò che si è perdonato nel ricco ».
Invitiamo i lettori e le comunità a riflettere ed a prendere coscienza di fronte a questi problemi, se vogliono prendere sul serio il grido degli oppressi.
Le sottoscrizioni tramite giornale sono sempre aperte e ricordiamo che vanno inviate al conto corrente postale
n. 2/39878 intestato a Roberto Peyrot,
corso Moncalieri 70, 10133 Torino.
Da Roma: G. Conti L. 10.000.
Da Pinerolo: G. e 1. E. 100.000.
Da Torino: fam. Caruso (due vers.) 1.000;
L. 1.000; L. e G. C. 10.000; Colletta Chiesa
via Nomaglio (giornata comunitaria natalizia)
12.410: Lidia e Miriam 2.000; A. e E. Balma
5.000; E. Griset 20.000.
Da Campobasso: P. Corbo 2.000.
Da Torre PellLce: M. Tron Bernoulli 1.000;
C. Tomasini 2.000; colletta pranzo Natale
3.000; N.N. in mem. G. Tron e signora 5.000;
S. Cornelio 5.000.
Da Venezia: C. Bocus 500; fam. Viti 1.000;
sor. Zecchin 3.000.
Interessi anno 1971 del c.c.p. L. 9.780.
Totale L. 194.690; prec. L. 794.285; in cassa L. 988.975.
Illlllllllllllllllllllllli|||||||||||llllllllllllllllllllilli;:illllllll
19 milioni di franchi
per i cattolici di Zurigo
I cattolici della città di Zurigo riceveranno dallo Stato, nell’anno in
corso, la somma di 18 milioni 750 mila franchi proveniente dalla tassa ecclesiastica. Le spese previste a bilancio per le Chiese cattoliche svizzere,
per le 12 comunità straniere residenti
nell’ambito cittadino e per i 24 istituti di vario genere si apifano sui 18
milioni 700 mila franchi, con un aumento di 2,4 milioni rispetto alTannO'
precedente.
(«Neue Zürcher Zeitung»,
9 gennaio)
Doni prò Eco-Luce
Sorelle Lena, La Maddalena 500; Camilla
Clarke, Chiavari 500; Tina Barella Boiocchi.,
S Fedele 500; Fede Miletto, Condove 500:
Emilio Kurizler, Svizzera 500; Tullio Long.
Moncalieri 500; Lina Miegge, Reggio Emilia
3.500; Guido Velo, Caerano S. Marco 1.500:
Mario Nicolai, Pavia 500; Letizia Maffei, Graglia 500; Giuseppe Somma, Udine 500; Vittorio Laurora, Bari 1.500; Ilda Soulier ved..
Ruffino, Villar Perosa 500; Marco Tullio Fiorio, Napoli 5.000; Bario Coucourde. Inver.so'
Pinasca 500; Marcella Gay, Pinerolo 3.500:
Livio Barlera, Felonica Po 500; Emilia Regali
Gianotti, Ivrea 500; Eco Giorgi, Pisa 1.500:
Mary Jahier, Torre Pellice 1.500 Gustavo
Comba id. 2.500; Michele Anelli, Corato 500;
Mirella Ricca Costa, Firenze 1.500; Angelo.
Puppat, Compomorone 1.500; Carlo Roncaglione, Pont (Ìanavese 500; Luisa Stein, Milano 1.000; Giulio Rivoir, id. 1.000; Mario Falchi, id. 1.500; Emilio Peyronel, Susa 500:
Bartolomeo Volat, Perosa Argentina 200:
Ester Bosco, id. 450; Laura Micci, id. 500:
Sergio Ribet, id. 500; Emmanuele Turri, Verona 1.500; ChiesaValdese, Rimini 200 Elisa
Tomasetti, Napoli 500; Jean-Louis Sappè, Luserna S. Giovanni 500; Nelly Riggenbach, id.
500; Elio Peyrot, id. 1.500; Rita Fraschia, id.
1.000; Aldo Richard, Frali 500; Enrico Grill,,
id. 300; Francesco Peyronel, id. 500; Aldo
Richard, id. 500; Germano Gril, id. 1.000;
Dante Gardiol, S. Secondo 1.500; Elisa Griglio Paschetto, id. 100; Luigi Peyrot, Ferrerò
1.500; Felice Costabel, id. 2.500; Edmondo
Pascal, id. 500; Giovanni Peyronel, id. 500:
Norberto Ferrerò, Villar Perosa 500; Luigi Micol, Massello 300; Denise Rosselli, Malnate
1.500: Ernesto Longo, Abbadia Alpina 200:
Antonio Pellicciotta, Cesate 1.500; Felice Cattaneo, Genova 500.
Grazie ! / contili ua)
AVVISI ECONOMICI
CASA evangelica in Riviera offre possibilità
di impiego per un cuoco oppure cuoca con
opportunità di lavoro stagionale od a piena
tempo. Ottimo trattamento economico in
ambiente familiare. Scrivere direttamente a:
Casa Valdese per la gioventù, 18019 Vallecrosia (IM) - Tel. 0184-21283.
OSTETRICA quotala cercasi, media età, ottimo trattamento, disposta trasferirsi al Sud.
Tel. 71203 - Pinerolo (ore pasti).
CERCASI DIRETTORE o DIRETTRICE per
Casa di Riposo evangelica. Indirizzare proposte alla direzione del giornale, dettagliando: età, preparazione, esperienza di lavoro.
Trattamento da definirsi : su base diaconale o sindacale.
OSTELLO Femminile Valdese di Torino cerca signora o coppia esperta in campo educativo disponibile per almeno un anno. Si offrono alloggio e argent de poche. Scrivere
alla dott. Daniela Giampiccoli, Via Pio V 15
■ Tel. 65.82.64.
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
Coop. Tip. Subalpina - Torre Pellice (Torino)