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Anno 126 - n. 40
12 ottobre 1990
L. 1.000
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Gruppo I! A/70
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
ASSEMBLEA DELL’UNICEF
INCONTRO CON SOLOMON JACOB
Voti o atti per l'infanzia? L’apartheid
è ancora in vita
Per risolvere i problemi dell’infanzia sarebbe sufficiente una somma pari a quanto si spende in un giorno per gli armamenti nel mondo
E’ rallegrante constatare che 81 capi di stato abbiano trovato il
tempo di riunirsi il 29 e 30 settembre scorsi a New York per prendere solenni impegni a favore dei bambini nel mondo. In questi
tempi di grandi rumori di guerra non possiamo non leggere il documento sottoscritto airONU come un segno di speranza. Ma la
nostra gioia non ci può far dimenticare le contraddizioni: gli impegni sottoscritti non sono accompagnati da conseguenti decisioni finanziarie, e il presidente George Bush ha dichiarato che gli USA non
firmeranno la convenzione intemazionale dei diritti dell’infanzia.
Nel novembre 1989 le Nazioni
unite (ONU) hanno adottato la
« convenzione intemazionale per
i diritti deU’inffinzia », che avrebbe dovuto entrare in vigore in
tutto il mondo ’i 2 settembre
scorso, secondo l’invito tatto dall’Assemblea deU’ON^U a tutti gli
stati membri. Per fare il punto
sulla situazione tutti gli stati sono stati convocati a New York
su iniziativa deil’Uriicef e di sei
stati (Canada, Mali, Egitto, Pakistan, Svezia e Messico).
Le cifre fornite sono impressionanti: 250 mila bambini muoiono Ogni settimana di malnutrizione; 8 mila muoiono ogni
giorno a causa di malattie quali
la rosolia, la pertosse e il tetano; 7 mila muoiono ogni giorno disidratati dalla diarrea; 6
mila muoiono giornalmente di
malattie polmonari. Sul piano
dell’istruzione su 100 milioni di
ragazzi in età scolare, 60 milioni non possono accedervi per
mancanza di strutture; sono 960
milioni (i due terzi dei quali donne) gli analfabeti.
La situazione sta peggiorando.
« Le spese per l’infanzia — dice
il rapporto introduttivo delrUnicef — sono diminuite del
25% nell’ultimo decennio ».
Per ovviare a questo e impedire ogni anno la morte di 50
milioni di bambini, basterebbe
adottare un programma di azione che costa 2,5 miliardi di dollari l’anno. « Due miliardi e mezzo di dollari — nota sempre
rUnicef — sono una grande somma, ma corrisponde a quanto
spendono in un anno, in pubblicità, i fabbricanti di sigarette in USA, o a quanto gli stati
spendono in un giorno per armamenti ».
Il rapporto Unicef metteva
dunque gli stati di fronte alle
priorità. Non c'è stato un capo
di stato che nel corso deH’Assemblea abbia negato questo.
Così è stato adottato un documento che afferma che nel pros
simo decennio il tasso di mortalità infantile sarà ridotto di
un terzo, che la malnutrizione
sarà ridotta di metà, che l’80%
dei bambini andrà a scuola, che
tutti avranno acqua potabile, che
sarà intensificata la lotta alla
droga, che sarà salvaguardato
l'ambiente, che inizierà un programma di lotta alla povertà che
avrà come primi destinatari proprio i bambini.
Tutti favorevoli, dunque. Ma
a buttare acqua sul fuoco degli
entusiasmi è stato il premier cecoslovacco Havel: « Abbiamo visto Hitler salutare la gioventù,
tedesca (...), Stalin abbracciare i
bambini (...), Saddam accarezzare i bambini ostaggio (...). Quanti crimini si sono commessi in
nome dei bambini! Sono contento di aver firmato la convenzione, ma la stessa non può impedire agli adulti di mentire e vietare ai dittatori di accarezzare
i bambini ».
Eppure la convenzione è importante. E’ una fonte di diritto
a cui appellarsi. Già, ma gli USA
non la adotteranno: la legislazione sulla pena di morte (che
prevede in alcuni stati l’esecuzione anche di ragazzi) ne è ostacolo. Altri, come alcuni stati europei, dicono che nella loro costituzione ci sono sufficienti garanzie. E l’Italia? Nella lista dei
48 paesi che l’hanno adottata
non c’è. Almeno per ora.
Giorgio Gardiol
DAI CULTI MATTUTINI DEL SINODO
Luce delle nazioni
« Tu sei il mio servo, Israele, nel quale io manifesterò la mia gloria. Ma io dicevo: invano ho
faticato, inutilmente, per nulla ho consumato la
mia forza...» (Isaia 49 : 34).
Il lungo periodo di .sofferenza e di prigionia
in Babilonia stava per terminare; gli anni della
sconfìtta e dell’assenza di Dio stavano per giungere alla fine. Dio. rimasto incomprensibilnrente
in silenzio, sta per inaugurare un tempo nuovo
Ma durante la prigionia Israele era diventato
stanco e la sua fede si era infiacchita. Come avrebbe potuto di nuovo aprire l’orecchio e la mente
all’ascolto della parola di Dio?
Il servo al quale Dio ha affidato il compito di
ravvivare la fede e la speranza, di indicare un
cammino nuovo da intraprendere, ha però l’impressione di urtare contro un muro: « ...invano ho
faticato, inutilmente, per nulla ho consumato la
n-iia forza... »
L’interrogativo sul significato del proprio operare accompagna la chiesa attraverso i secoli.
Eppure... Dio ha fatto del suo servo una freccia aguzza, e l’ha riposta nel suo turcasso. Nel
servo vuole manifestare la propria gloria e pertanto gli affida un compito ancora più grande:
ne fa lo strumento di salvezza fino alle estremità
della terra.
Abbassamento e glorificazione, impotenza della predicazione e missione universale: sono elementi che ritroviamo nella figura di Gesù. L’evangelo, che ci racconta del suo abbassanrento, della
sua morte sulla croce, ci annunzia anche la sua
resurrezione dai morti.
La gloria di Dio si manifesta nella vita del
servo: que.sti diventa il segno e il luogo della
Sempre in vigore le leggi razziste - Profughi e
disoccupati rendono drammatica la situazione
opera nuova di Dio, lo strumento della salvezza;
a lui è affidata una missione di pace, giustizia,
riconciliazione: dove l’oscurità regna, deve splendere di nuovo la luce; dove la paura regna, deve
entrare la pace di Dio; dove ogni speranza è persa, si deve poter guardare di nuovo in alto; dove
delle creature vedono solo morte davanti a sé,
Dio parla di vita.
Per noi, credenti, Gesù è il servo, nel quale si
realizza e si compie questa parola.
Ma Gesù ha detto ai suoi discepoli, e a quanti
lo seguono: « Voi siete la luce del mondo » (Matteo
5: 14). E’ una parola impegnativa, che descrive
una realtà e non, più semplicemente, una possibilità, una eventualità.
Il compito dei discepoli di Cristo, il compito
della chiesa è quello di far conoscere Dio con la
predicazione in parole e in atti.
L’interrogativo sul senso della nostra azione
di credenti va collocato in questo quadro. Anche
nei momenti di difficoltà, quando sembra inutile
lottare per la libertà religiosa o contro l’Irc, o
per i diritti umani, l’ecologia, e per tante altre
questioni sulle quali ci siamo impegnati in questi
anni, torna a noi questa parola nella ambivalenza
del suo significato: « ...invano ho faticato, per nulla ho consumato la mia forza... », « ...voglio far
di te la luce delle nazioni... ».
L’elezione di Dio risuona attraverso i secoli
chiamando una generazione dopo l'altra al discepolato. Nelle nostre debolezze e delusioni, nei
fallimenti e nelle speranze frustrate, risuona sempre di nuovo questa parola, che ricostruisce e
fortifica.
Antonio Di Passa
Dopo la liberazione di Nelson
Mandela, molti qui da noi pensano che l’apartheid sia finito, o
comunque in avanzato stato di
liquidazione, e che le situazioni
di tensione tuttora esistenti siano dovute al persistere di odi
e rivalità tribali.
La situazione è invece molto
meno semplice e il vero giorno
della liberazione deve ancora
giungere.
E’ quanto si ricava da un incontro, svoltosi a Torino il 7
ottobre, con Solomon Jacob, pastore, nero, della chiesa metodista del Sud Africa. 46 anni, Jacob è uno dei protagonisti nella
vita delle chiese sudafricane: firmatario del documento «Kairòs»,
una bella pagina per chiarezza
teologica, un forte appello alla
resistenza contro l’apartheid e
alla riconciliazione, egli attualmente è responsabile del servizio svolto dal Consiglio delle
chiese del Sud Africa verso i rifugiati.
La situazione non è sostanzialmente cambiata, perché non sono
ancora state cambiate le leggi
fondamentali, che regolano il
possesso della terra e la registrazione degli individui secondo le etnìe. In pratica ciò significa che il suolo, nella sua maggior parte, continua ad appartenere alla minoranza bianca, mentre la popolazione nera che, come si sa, è numericamente di
quattro-cinque volte superiore è
costretta nelle riserve, con terreni sterili, impossibilitata a svolgere attività produttiva che non
sia a servizio dei bianchi, sia
nell’industria che nell’agricoltura. Continuano insomma ad esserci 1 fili spinati intorno alle
township dei neri, eufemisticamente chiamate « città », mentre
in realtà sono agglomerati di casupole dal tetto di lamiera, che
per legge non possono essere
più grandi di 3,5 metri per 3,5,
sprovvisti di luce e di acqua.
Serbatoi di mano d’opera a buon
mercato per le industrie dei
bianchi i quali, su questo sfruttamento, costruiscono il proprio
benessere. Ogni nero, infatti, paga fino all’ultimo centesimo le
tasse dovute; ma in cambio non
riceve alcun servizio. L’istruzione prevista dalle leggi non consente al nero di accedere a livelli superiori di studio; o almeno il sistema è strutturato in
modo tale che solo a prezzo di
enormi difficoltà un ragazzo di
colore riesce ad andare avanti.
E comunque, quand’anche riesca a farcela, non potrà mai avere un ruolo dirigenziale.
E’ aumentata, drammaticamente, la disoccupazione (6,5 milioni,
su 28 milioni di neri); si sono
moltiplicati gli «squatters », le
baracche degli illegali; aumenta
l’afflusso di profughi provenienti dal Mozambico che cercano di
sfuggire alla ferocia dei mercenari della Renamo (finanziata dal
Sud Africa), mentre si prevede
l’arrivo di alcune decine di migliaia di esuli che ritornano in
patria.
La situazione, dunque, è drammatica sotto molteplici punti di
vista. Il compito che le chiese
si trovano ad affrontare, e nel
quale si sono impegnate, è da
un lato l’assistenza immediata a
quanti sono nel bisogno e la predisposizione di strutture per le
prevedibili necessità future; dall’altro un lavoro « politico » per
una nuova costituzione in cui
il sistema dell’apartheid sia demolito sotto il profilo giuridico.
Ma per poter conseguire questi
risultati è necessario il sostegno
della comunità intemazionale: se
qualche passo significativo, ha
detto Jacob, è stato compiuto,
ciò lo si deve alla applicazione
delle sanzioni ed all’isolamento
politico del governo del Sud
Africa.
E’ necessario perciò che le
chiese continuino a sostenere
con rinnovato impegno la lotta
contro l’apartheid.
Luciano Deodato
Sinodo straordinario delle
Chiese valdesi e metodiste
Il Sinodo, secondo quanto è indicato nell’atto n. 61
della sessione sinodale europea 1990, è convocato in sessione straordinaria per
GIOVEDÌ’ 1° NOVEMBRE 1990, ORE 18
nel tempio di Roma piazza Cavour.
Il culto d’apertura sarà presieduto dal past. Giovanni Scuderi.
Le iscrizioni degli aventi diritto a partecipare dovranno essere confermate entro il 15 ottobre. Dopo tale data
non sarà possibile assicurare l’accoglienza.
Ili MOllERATOllE
DRId.A TAVOLA VALDESE
Franco Giampiccoli
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commenti e dibattiti
12 ottobre 1990
FERRARA
Il papato
tra satira e storia
Una mostra ripercorre il pontificato
degli ultimi dieci vescovi di Roma
In occasione della visita
di Karol Wojtyla del 22-23
settembre a Ferrara la
Chiesa battista ha organizzato, attraverso il Centro
culturale « Martin Luther
King» una mostra dal titolo: « Il papato tra satira e storia ». La mostra,
composta da fotografie, articoli e vignette disposti
su otto cartelloni, ripercorreva rapidamente i punti
salienti del pontificato degli ultimi dieci vescovi di
Roma.
Tanti, infatti, sono i pontefici che si sono avvicendati dall’unità d’Italia sino
ai nostri giorni, da Pio
IX all’attuale Giovanni Paolo II. Lo spazio concesso
dal Comime per la mostra
si trova nella bella piazza
centrale, tra il Castello
estense e la Cattedrale,
dedicata al Savonarola e
nella quale vi è la statua
del frate bruciato come
eretico. Una certa continuità storica non guasta...
Accanto ai pannelli vi
erano, in visione, alcune
pubblicazioni sul papato,
da quella classica di Lutero « L’Anticristo », edita
recentemente dalla Claudiana, ad altre più moderne. Durante i cinque giorni di apertura della mostra si sono fermate, molto interessate sia a guardare che a chiedere informazioni, ben 450 persone.
Oltre alle « due chiacchiere » è stato loro dato
anche un volantino, precedentemente preparato, nel
quale era spiegata la posizione ecclesiologica e teologica in merito all’istituto del papato. Niente di
polemico, ma il clima creato dalla preparazione di
questa visita era tale che,
per gli evangelici della città, si era imposta la necessità di richiamare l’attenzione sull’unico vero capo della chiesa: Gesù Cristo. L’iniziativa è stata ripresa dalla stampa da due
articoli apparsi suU’t/Miià
e sul Resto del Carlino.
La visita di Karol Wojtyla ha sollevato, a livello
cittadino, non poche obie
zioni; non tanto per la cosa in sé — è evidente che
ognuno è libero di andare
dove gli pare — quanto
per i miliardi (circa 22 a
quanto pare) di denaro
pubblico spesi per fare il
lifting alla città. Lifting di
scarsa utilità pubblica:
basti pensare che per la
visita all’Arcispedale S.
Anna sono stati montati (e
due giorni dopo smontati)
ben due bagni!
Finita la grande kermesse e partita la vedette ho
provato a fare alcune considerazioni, una specie di
gioco che si può intitolare: « Come si sarebbero
trovati i personaggi del
Nuovo Testamento? ». Queste sono due delle considerazioni che ne sono scaturite dagli eventi dei giorni « fatidici ».
L’emoroissa, se avesse
cercato di avvicinarsi per
toccare, non vista e non
precedentemente interpellata, il manto del « vicario » sarebbe rimasta spiaccicata dalle pallottole che
i cecchini (appostati negli
uffici dell’archivio storico
del Comune) le avrebbero
sparato addosso. Chi invece ne avrebbe tratto vantaggio sarebbe il buon Zaccheo: nessuna necessità di
arrampicarsi scompostamente su un albero. Sarebbe bastato fare una generosa offerta — come altre centinaia di persone
hanno fatto in tutta la
provincia — alla parrocchia e si sarebbe trovato
nelle prime file. Seduto su
una seggiola avrebbe comodamente assistito alla
rappresentazione che il papa teneva su un enorme
palco provvisorio, costato
la modica cifra di 300 milioni.
E in fondo, a pensarci
bene, il nostro buon Zaccheo ci ha sempre guadagnato, per quanto l’offerta
sia stata sostanziosa non
è certo da paragonarsi a
quella che il suo lontano
omonimo evangelico è stato chiamato a fare.
Valeria Fusetti
AGAPE
Colonizzazione
o conquista?
26 dicembre -1° gennaio
Il tradizionale campo invernale di Agape è dedicato, quest’anno, alla riflessione sulle celebrazioni colombiane previste per il V centenario della « scoperta » dell’America.
Adulti e « cadetti » lavoreranno sullo stesso tema,
con momenti comuni e separati.
Vi saranno relazioni di José Ramos Regidor, Del
Rojio, Alfredo Somoza, studi biblici, uno spettacolo
di musiche afro-cubane.
Per informazioni e iscrizioni: tei. ©121/807514 fax
0121/807690.
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DIBATTITO
ALTAMURA
Non ci arrendiamo!
La mattina del 2 ottobre, verso le ore 4, la Coop.
Filadelfia di Altamura (Bari) è stata devastata da un
incendio per mano di ignoti. L’incendio ha distrutto
completamente il reparto delle scorte di carta, libri
di recente pubblicazione pronti per essere distribuiti,
nonché arredi e macchine varie. I danni ammontano
ad oltre 400 milioni.
La Utotipografla era ubicata in ambienti sottostanti il tempio e Centro sociale della Chiesa battista
di Altamura.
Varie le ipotesi sulle ragioni deU’insano gesto,
non esclusa la possibilità di una provenienza maflosa
relazionata con il racket delle estorsioni, senza comunque che si sia verificata nessuna minaccia previa,
o ipotesi di moventi politici. Da escludere sicura^
mente quello religioso.
L’evento, ovviamente, ha avuto una ripercussione
pesantissima sull’intera comunità locale. La Cooperativa, infatti, attività sociale della Chiesa battista di Altamura, era sorta intorno agli anni ’70, messa su dal
pastore pro tempore insieme ad un gruppo di giovani della comunità per far fronte al fenomeno dilagante
della disoccupazione, che provocava l’emigrrazione forzata dei giovani stessi. Per quasi 20 anni la tipografia
si è evoluta con enormi difficoltà e sacrifici dei soci,
aiutati soprattutto da fratelli e sorelle di diverse
chiese riformate della Svizzera tramite il CEC. Da un
paio d’anni la Cooperativa era autosufficiente, con 7
posti di lavoro, alcuni a mezzo tempo o saltuari,
che adesso sono in pericolo. La Cooperativa svolgeva altresì lavori per conto dell’ufficio centrale dell’Unione battista e per la Federazione delle Chiese
evangeliche in Italia con la stampa della rivista «La
scuola domenicale », oltre ad attività editoriali proprie con pubblicazioni di libri evangelici (di recente
« La torre di argilla » di Umberto Delle Donne, « Pensieri di pace » di Liborio Naso, « Racconti e poesie »
di Donato Castelluccio ).
La nostra perplessità è che hanno voluto colpire
così pesantemente una cooperativa, i cui membri appartengono alla Chiesa evangelica battista, forse per
avvertimento per altri. La nostra risposta a questi
« atti criminosi » non può essere altro che affermare
la nostra volontà di continuare nei nostri sforzi senza
accettare ricatti.
Facciamo appello alla solidarietà dei fratelli e delle sorelle delle chiese evangeliche italiane per opporre
al cerchio della paura la nostra voglia immensa di
giustizia e libertà. Non ci arrendiamo, ma abbiamo
bisogno di sostegno perché ovviamente questa lotta
non può essere condotta da soli.
Martin Ibarra y Pèrez
past. della Chiesa battista
di Altamura
Nicola Nuzzolese
pres. della Soc. Coop.
Litotipografia Filadelfia
/ nostri lettori, che vogliono aiutare la rinascita della Cooperativa. possono inviare offerte al ccp 23498009 intestato a
UCEIÌl Piazza in Lucina 35, 00186 Roma o al ccp 38016002
intestato a FCEI via Firenze 28, 00184 Roma, specificando,
nella causale. « Pro tiipografia Filadelfia ».
Fallimento
Di fronte ai rischi della nostra società, quale ruolo per il credente?
Dobbiamo gloriarci di un fallimento?
Chiunque si chiami cristiano
è certamente d'accordo nell’ammettere che la morte di Gesù
sulla croce è il fatto centrale
dell'Evangelo. Non è altrettanto
sicuro che tutti si rendano conto delle conseguenze che questo annunzio deve avere nella
nostra vita.
E’ certo che Gesù non è
morto come un martire che accetta serenamente la morte come suprema testimonianza a un
ideale. Gesù non è neppure stato un eroe che sfida la morte
con coraggio. Quando Gesù si è
trovato davanti alla realtà della
morte, l'ha respinta con orrore.
Supplica Dio di risparmiargli
quella prova (Marco 14: 36).
E' talmente "spaventato e angosciato" (Marco 14: 33) che
il sudore si trasforma in gocce di sangue (Luca 22: 44) e
alla fine, inchiodato sulla croce,
si sente abbandonato da Dio
(Matteo 27: 46).
Per comprendere questo mistero, bisogna ricordare che all'inizio del suo ministero Gesù
ha voluto essere battezzato,
provocando la giusta reazione
del Battista. Gesù allora gli spiegò che con questo gesto voleva
esprimere la sua solidarietà
con il peccato del genere umano. La condanna a morte sulla
croce è stata l'inevitabile conclusione di una scelta precisa,
è stata la scandalosa dimo
strazione che la vita umana,
con tutto quello di buono ohe
essa presenta, finisce in un
clamoroso fallimento.
Certo nel mondo non mancano persone che si adoperano
in vista di un mondo migliore.
Gesù lo ha riconosciuto quando
diceva: « Voi che siete malvagi
sapete dare dei buoni doni ai
vostri figlioli » (Matteo 7: 11).
Ciò non toglie che Dio ci giudica non a causa delle nostre
buone opere, ma perché guarda
alla sorgente della nostra vita, da cui vengono pensieri
malvagi e tutto il resto (Matteo
15: 18).
E' tanto indispensabile che gli
uomini si rendano conto del fallimento delle loro migliori intenzioni, che l'apostolo Paolo
scriveva: « Quanto a me, non
sia mai che mi glori d'altro
che della croce di Gesù Cristo,
mediante la quale il mondo, per
me, è stato crocifisso, e io sono stato crocifisso per il mondo» (Calati 6: 14).
Ma allora Dio stesso intervie
ne per trionfare sui nostri fallimenti e <■ ha risuscitato Gesù
dai morti e io fece sedere alla
propria destra» (Efesini 1: 20).
Per la ragione umana la resurrezione è altrettanto inspiegabile che la salvezza mediante la croce, perché significa che
Dio mette da parte l'opera dell’uomo per intervenire direttamente nella storia in vista di
una nuova creazione. Lo avevano
ben compreso i filosofi di Atene, quando, dopo aver ascoltato
il discorso di Paolo sulla resurrezione, gli dissero di rimandare
l’argomento a altra occasione.
A questo punto ci troviamo
davanti a un grosso problema,
E’ chiaro che l'odierna civiltà
corre il pericolo di un fallimento. Più o meno siamo tutti
consapevoli della valanga che
minaccia di travolgerci. Basta
pensare alla distruzione dell'ambiente, alla possibilità di una
guerra totale con armi chimiche e atomiche, alle ingiustizie
sociali di ogni genere.
Giustamente gli uomini si
danno da fare e chiamano a
raccolta tutte le buone forze
disponibili per evitare il disastro. Chi di noi può tirarsi in
dietro davanti a questo appello?
In modo speciale c'è chi si rivolge alle chiese affinché, pur
non discutendo e rispettando le
molteplici convinzioni personali
sul significato della croce e della resurrezione, si adoperino
loro pure per la salvezza comune.
Ma il problema è questo:
questa società può essere salvata, oppure la croce di Cristo
è la dimostrazione del suo inevitabile fallimento?
E la resurrezione di Cristo non
è la prova che l’umanità può
essere salvata soltanto per un
intervento di Dio stesso?
Se tutto questo fosse vero,
ci domandiamo se il compito
del cristiano non sarebbe quello
di riprendere con urgenza la
predicazione deH’apostolo; « Salvatevi da questa perversa generazione » (Atti 2: 40). Oppure dobbiamo affiancarci agli
sforzi del mondo per la sua
salvezza? O infine fare entrambe le cose?
Ma soprattutto: in che cosa
consiste ia salvezza deM’umanità?
Non c'è possibilità di evangelizzazione e non c'è avvenire
per la Chiesa se non si dà una
risposta a queste domande.
Assemblea del Mov. di
Testimonianza Ev. Valdese
Abbonamenti 1991
ITALIA
Ordinario annuale L. 46.000
Semestrale L. 25.000
Costo reale L. 70.000
Sostenitore annuale L. 85.000
ESTERO
Ordinario annuale L. 80.000
Ordinario (via aerea) L. 140.000
Sostenitore L. 150.000
Semestrale L. 45.000
Da versare sul c.c.p. n. 20936100 intestato V, 15 - 10125 Torino. a A.I.P. - via Pio
■ A chi si abbona per la prima volta, gratis il fino alla fine del 1990. settimanale
■ Chiedete tre copie saggio gratis telefonando 655278 0 inviando un fax al n. 011/657542. al n. 011/
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attualità
12 ottobre 1990
DROGA IN FABBRICA
TORINO
Tra diritti e solidarietà Orlando tesse la rete
Riformare le regole della politica per contra
In un’azienda milanese le prime esperienze di un progetto di studio g^g^e la perversa pratica del voto di scambio
e di iniziativa - Tutelare i diritti e aiutare il tossicodipendente
La droga è un problema di
tutti, anche dei lavoratori. E i
rapporti sul luogo di lavoro possono diventare una risorsa. Da
queste premesse è nato « Euridice », progetto pilota sulla tossicodipendenza promosso a Milano da FIOM, FIM e UILM, in
collaborazione con il Comune e
con la cooperativa « Marcella ». Il
progetto privilegia la fabbrica
come luogo di intervento, di formazione e prevenzione, e mira
al coinvolgimento di azienda, sindacalisti, delegati e lavoratori.
Attualmente il progetto è in
corso a Milano, alla ABB Elettrocondutture, una azienda di
826 dipendenti, dove si sono già
svolte le prime fasi, la formazione dei delegati sindacali che
seguiranno l’intero svòlgersi di
« Euridice », e dove si sono tenute alcune assemblee di reparto ed è stato distribuito un questionario tra tutti i lavoratori,
che ha messo in evidenza le opinioni sulla tossicodipendenza.
Il problema droga tocca tutta la società, ora si è avviata la riflessione
anche nelle fàbbriche.
Cercare il
recupero
La finalità del progetto, che
utilizza anche le 150 ore per la
formazione di delegati e lavoratori disponibili, è di mettere a
punto sia una rete di garanzie
che permettano il recupero del
lavoratore tossicodipendente e
garantiscano la sua non licenziabilità, sia la capacità di sindacalisti e delegati di riconoscere,
gestire ed affrontare adeguatamente le situazioni di disagio in
fabbrica. A tal fine sarà creato
un gruppo di 20 persone, selezionate tra delegati e lavoratori,
che verranno formate per essere in grado di prendere decisioni e orientare azioni concrete all’interno dejl’azienda.
« L'atteggiamento dei lavoratori — dice Canio Di Ruggero, che
segue il progetto per la FIOM
lombarda, insieme a Giampiero
Umidi — è oggi pili consapevole. Il 50% degli interpellati ha
risposto che chiunque può avere un problema di tossicodipendenza (solo il 37% ha risposto
negativamente), mentre la quasi
totalità dei lavoratori, l’86%, auspica che si sviluppi un forte
senso di solidarietà. Diversamente dall’atteggiamento che ha avuto la classe operaia verso il terrorismo, dicendo che il problema era fuori di noi, ci siamo
assunti l'opera di dire che la
tossicodipendenza è un problema di tutti ».
Il rapporto con l’azienda è sta
to positivo, e ha consentito ai
promotori di « Euridice » di impostare un clima non conflittuale ma di cooperazione. « In molti casi — spiega Di Ruggero —
vengono da noi delegati a dirci
che un’azienda, dopo aver individuato un lavoratore come tossicodipendente, gli ha messo in
mano una manciata di milioni
ed ha risolto il problema. "Euridice" è nato anche per questo,
per far valere i diritti di chi
lavora a tutelarsi. Se un tossicodipendente non vuole uscire
dalla propria condizione il problema non è costringerlo ». Secondo il sindacalista della FIOM,
la nuova legge sulla droga presenta, su questo piano, luci ed
ombre: « Riteniamo positivo il
fatto che la legge preveda tre
anni di aspettativa per chi autonomamente decida di entrare
in comunità, ma riteniamo negativa la possibilità dell’azienda
di espellere chi non vuole seguire un percorso terapeutico.
Secondo noi della FIOM c’è stata una sottovalutazione di questo aspetto ».
rio introdurre una tutela superiore per il lavoratore tossicodipendente nei contratti collettivi. C’è però più possibilità di
intervenire nella contrattazione
aziendale, anche se siamo amareggiati dall’ottusità di molte direzioni aziendali che continuano
a rimuovere il problema. C’è da
dire, poi, che se le confederazioni lombarde hanno lavorato insieme su questo progetto, facciamo ancora fatica a trasporre questa nostra esperienza all’interno delle confederazioni generali ».
Il ruolo
degli enti locali
La sfida che
resta da fare
Dall’accordo Breda-sindacati
del luglio 1982 a Pistoia, il primo in Italia che prevedeva interventi specifici in materia di
tossicodipendenza, si sono susseguiti negli anni altri accordi aziendali attenti al problema. Tuttavia, ancora molta strada resta
da fare. « Noi pensiamo — dice
Di Ruggero — che sia necessa
Importante è stato il ruolo
svolto dagli enti locali per il decollo del progetto. Il Comune di
Milano e la Regione Lombardia
hanno finanziato in parte l’iniziativa, contribuendo alle spese
per la pubblicazione dell’opuscolo Droga, per saperne di più,
che è stato distribuito in 200.000
copie nei luoghi di lavoro.
Ma il futuro di « Euridice » è
europeo: le FIOM, FIM e UILM
lombarde stanno prendendo contatto — in collabortizione con
la Commissione delle Comunità
europee — con sindacati spagnoli e tedeschi, per rilanciare il
progetto tra i lavoratori dei due
paesi.
(Da Aspe, n. 17)
Il primo incontro pubblico dopo il lancio della « rete » a Trento all’inizio di settembre; Leoluca Orlando, ex sindaco di Palermo, demiocristiano che alle
ultime elezioni ha avuto 71.000
preferenze, ma che nonostante
questo ha dovuto lasciare il posto di sindaco. La giunta Orlando, giunta « anomala » perché
insieme a governare Palermo
c’erano democristiani, comunisti
e verdi, aveva rappresentato una
speranza che le cose potessero
cambiare anche all’interno del
Palazzo e la mafia e la corruttela potessero essere combattute. Si era parlato della « primavera palermitana ».
L’esperienza a Palermo è finita. Gli equilibri di potere all’interno della DC sono cambiati.
Orlando è messo fuori gioco. Lui
però non si arrende e lancia una
proposta, « la rete », per la riforma della politica.
A Torino Orlando ha molti
amici tra i cattolici torinesi: c’è
padre Costa, animatore del Centro teologico pastorale, c’è Ermis Segatti, c’è Riccardo Montigliengo, segretario degli imprenditori cristiani, c’è il prof. Filippi, presidente della Cassa di
Risparmio, c’è il vescovo Bettazzi, don Ciotti, don Fini, ci sono i gruppi del volontariato,
ci sono persone come Angelo Tartaglia, docente al Politecnico e
relatore all’Assemblea ecumenica di Basilea.
Così, aH’assemblea di lunedì 8
al Cinema Capitol, c’erano proprio tutti, democristiani, comunisti, catto-socialisti (come si
è definito Bruno Babando), verdi, demoproletari, cattolici ed
evangelici, sindacalisti e intellettuali.
Il personaggio Orlando non ha
deluso le aspettative, anche se,
forse, non ha convinto tutti con
le sue proposte.
« Oggi — ha esordito Orlando
— stiamo perdendo, anche se
non siamo stati mai sconfitti. La
frase di Sciascia, detta prima di
morire, illustra molto bene la
situazione. Attorno all’esperienza
palermitana non si è creata opposizione, nessuno l’ha sconfitta;
si è creata la palude, l'indifferenza. Per questo si perde, senza essere mai stati sconfitti ».
Palermo non è un caso isolato. La politica locale è dappertutto, in Italia, Palermo. « Quello che conta è l’appartenenza —
continua Orlando —, non il governo dei problemi. Non si de
L
INIZIATIVA DI « AVVENIMENTI »
Giornalisti per posta
Come si scrive, si organizza, si legge un giornale? Conte
si sviscera una notizia? Quali sono e come si ricercano le fonti?
A questi ed altri quesiti cercherà di rispondere il corso per
corrispondenza di giornalismo organizzato dall’associazione
« Altritalia ». Un gruppo di giornalisti seguirà personalmente
i corsisti ai quali verranno corretti, di volta in volta, i « pezzi ».
A corredo del corso, il settimanale « Avvenimenti » pubblicherà, dal mese di ottobre al mese di luglio, una serie di
dispense riguardanti argomenti quali; come si scrive un articolo, come è organizzata un’azienda editoriale, quali sono le
moderne tecnologie nella composizione e nella stampa, e tanti
altri temi inerenti il giornalismo.
La quota per la partecipazione al corso è di 300 mila lire
da inviare subito tramite il conto corrente postale 31978000,
intestato all’associazione « Altritalia », via Farini 62, 00185 Roma.
Per ulteriori informazioni rivolgersi al settimanale « Avvenimenti », via Farini 62, 00185 Roma, tei, (06) 4741638.
La sfida della “rete”
Paolo Naso è caporedattore
della rivista ecumenica « Confronti ». Questa la sua dichiarazione a proposito di Orlando e
la ’’rete”.
« Vecchie formule, vecchi schieramenti e vecchie logiche non
possono produrre significative
novità politiche e culturali. Ed
invece proprio di questo si avverte urgente bisogno nel momento in cui le forze politiche
faticano o non sono disponibili a
riformarsi, e la dimensione politica stessa sconfina sempre più
spesso nell’affarismo, nel particolarismo e talvolta addirittura
nell’illecito.
Per molti la primavera palermitana ha costituito un importante campo di sperimentazione
di un modo nuovo dì pensare e
costruire la politica; fuori dalle
logiche di potere più consolidate,
avvicinando campi ideologici e
di militanza nel comune sforzo
OPINIONE
cide sulla base se una cosa è
opportuna, o sulla base dei benefici che la decisione provoca.
Si decide perché chi propone
qualcosa appartiene al tuo partito, alla tua corrente, all’alleanza che ti permette di governare.
Se le proposte vengono da un
altro recinto, non sono neanche prese in considerazione ».
Il problema dell’appartenenza
e dei recinti da superare si risolve con la « rete », dice Orlando: « La "rete” non nasce oggi,
c’è già. E’ un insieme di valori, di
proposte, di impegni individuali
e di gruppo che ridà valore alla democrazia. E’ l’esigenza di
confronto politico sulle proposte, al di là delle appartenenze ».
La « rete » non è una corrente
democristiana, « è una cosa ben
più seria. Se fosse una corrente
sarebbe già omologata. Invece la
"rete" è una proposta di lavoro
per nuove regole della politica
che riconducano quest’ultima alla partecipazione democratica ».
Oggi infatti, per Orlando, c'è
una grande forbice tra consenso
e potere. Il potere non si verifica sul consenso, ma sulla base
di accordi che nulla hanno a che
fare col voto che si chiede alla
gente.
Angelo Tartaglia, introducendo, era stato molto esplicito a
questo proposito; « A Torino il
sindaco è stato fatto molto prima del voto, e anche molto prima della costituzione del consiglio comunale si è già deciso
quando far cadere Zanone ».
Allora il voto diventa un mezzo di scambio, lo ti voto non
perché tu faccia questa o quella scelta, ma perché tu mi faccia questo o quel favore. Io ti
appartengo, ma tu appartieni
anche a me.
Questi meccanismi fanno si
che oggi « con il 20% del voto
di scambio — è sempre Orlando a parlare — si ha il 100%
del potere. Gli altri voti non contano. Eppure sono la stragrande
maggioranza ».
di rendere un servizio alla città.
Questa stagione sembra ormai
conclusa: ma la sconfitta sarebbe ancora più grave se i soggetti civili e politici che l’hanno animata rinunciassero a proseguire anche nazionalmente, una battaglia per il rinnovamento della
politica che non può dipendere
solo da alcune operazioni di ingegneria istituzionale, e non può
affidarsi agli equilibri di un partito, di una corrente o di un
particolare ’’campo” culturale:
Orlando va in netta contraddizione quando pensa di impegnare la
’’rete” per la sinistra DC e non
per il rinnovamento della politica e della democrazia.
La riforma della politica sfida
e coinvolge tutti i ’’campi”, tutte le culture e tutte le costituenti: perché non farne l’asse del
polo ’’riformatore” e ”di progresso” della politica e della democrazia italiana? ».
Per ridare voce alla gente, per
ridare peso decisionale ai cittadini è necessario riformare le
regole della politica. C’è gente
che vuol far questo in tutte le
aree culturali e politiche.
La proposta di Orlando è chiara, ma dove va? si è chiesto più
di uno. La trasversalità proposta sboccherà in una definizione
di un nuovo soggetto politico,
ovvero porterà nuovi consensi
onesti alla DC? In altre parole.
Orlando e la « rete » vanno verso
il rinnovamento della DC, o verso la « cosa » comunista, o ancora verso il polo dei « verdi rifondati »? Orlando non scioglie
l’interrogativo e citando il gesuita padre Sorge dice: « Quando
i canali sono otturati, bisogna
darsi da fare per disintasarli,
ma quando questi sono così otturati da non poter essere più
puliti, bisogna farne dei nuovi ».
Chiaro? Mica poi tanto.
G. G.
4
4 vita delle chiese
12’ ottobre 1990
CORRISPONDENZE
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
La Bibbia ai giovani Ripresa delle attività
TORINO — Domenica 30 settembre l’apertura delle attività
della Chiesa di Torino ha avuto
luogo con im culto unificato per
tutta la comunità nel tempio di
corso Vittorio. Circa 300 persone (molto meno di quanto avrebbero potuto essere) si sono raccolte nel tempio seguendo il culto presieduto dai pastori Deodato, Bernardini (che ha tenuto la
predicazione) e Taccia, coadiuvati da alcuni fratelli di chiesa
per la preghiera e le letture. La
Corale ha eseguito un brano di
Mozart e un piccolo gruppo di
tedesche evangeliche dell’est in
visita alla nostra comimità si è
presentato con un breve messaggio e un canto. Ai catecumeni di
I anno (particolarmente numerosi) è stata offerta la Bibbia, con
un gesto significativo che intende
evidenziare la responsabilità della trasmissione della Parola di
Dio alle nuove generazioni. L’inizio delle attività è stato positivo,
ci auguriamo che questo sia di
buon auspicio per lo svolgimento
di un anno vissuto nella fedeltà,
nella coerenza evangelica, nell’ascolto costante della Parola e
nell’obbedienza alla vocazione ricevuta.
• Domenica 16 sett., dopo i
culti dsl mattino, un’agape fraterna ha raccolto circa un centinaio di membri della comunità
per salutare il past. Eugenio Rivoir e la sua famiglia, che lasciano la (jlhiesa di Torino dopo nove
anm di servizio. Alcuni interventi
spontanei si sono susseguiti, raggiungendo a volte momenti di viva commozione, per sottolineare
l’apprezzamento e la gratitudine
della comunità per il ministero
di Eugenio.
Prima dell’estate Rivoir era
stato salutato con particolare affetto dal gruppo delle coppie miste, dal gruppo «Beati i costruttori di pace» e dal SAE che lui
segmva, mettendo così in rilievo il suo apprezzato impegno non
solo nella comunità e in particolare presso il gruppo di via Nomaglio, ma anche in settori di
attività ecumeniche nella città.
Saluto al pastore
Conte
GENOVA — Giornata particolare quella di domenica 30 settembre in cui la comunità di via
Assarotti si è accomiatata — dopo un ministero di dodici anni —
dal suo pastore Gino Conte, eletto dalla Chiesa dì via Manzoni in
Firenze, dove è stato insediato il
7 ottobre.
Al culto, con cena del Signore,
si sono uniti agli assarottini anche numerosi membri di tutte le
altre comimità evangeliche presenti in Genova: Chiesa dei Fratelli ; Chiesa battista ; Chiesa valdese di Sampierdarena e metodista di Sestri Ponente; presente
anche la diaspora di Chiavari.
E’ seguita, nei locali attigui del
tempio, un’agape assai partecipata in cui tutti i presenti, pur
addolorati dalla separazione,
hanno saputo significare al pastore, con serena gaiezza, il loro cal
do affetto e la loro riconoscenza.
L’opera del pastore Conte lascia in noi ed in quanti in Genova hanno avuto modo di conoscerlo e di apprezzarlo la certezza di essergli debitori di un profondo arricchimento spirituale.
Ricordo di
Clara Vallini
LIVORNO — Nell’estate il
Signore ha richiamato a sé la sorella Clara Vallini. Aveva sofferto molto fin da giovane ed ha
sofferto anche negli ultimi mesi
della sua vita per varie circostanze e per varie infermità ma
la sua fede in Cristo e il suo
amore per la comunità di Livorno non sono mai venuti meno.
Alla chiesa Clara ha lasciato
tutto quello che aveva e che è
frutto di sacrifici, risparmi e speranze, indicando, nelle sue ultime volontà, questa motivazione,
che rimane per tutti noi una preziosa testimonianza :
« ...la somma di danaro la dono
alla chiesa valdese di Livorno
con preghiera di adoperarla per
necessità della chiesa (acquisti e
piccole manutenzioni). Sono affezionata anche alle mura di questa chiesa, dove lo Spirito del Signore ha guidato mio padre, l’alternarsi di pastori mi ha aiutato
a comprendere la parola di Dio,
e l’amore dei fratelli mi aiuta a
vivere la mia vita, che non è stata facile ».
Ricordiamo questa sorella, che
ora riposa nella pace di Cristo,
con affetto e riconoscenza per il
servizio che ha saputo rendere alla nostra comunità con umiltà,
consacrazione e amorosa cura.
Convegni dei
centri ecumenici
Sergio e Marianne Ribet per
Agape e Paul Krieg per Casa Cares hanno partecipato all’incontro annuale dell’Associazione ecumenica di centri laici europei,
che si è svolto fra la Norvegia e
la Svezia con un programma dedicato a problemi ecologici e in
particolare alla teologia della
creazione.
L’incontro è stato ricco di stimoli ed ha permesso ai 90 partecipanti da 20 paesi di scambiare
impressioni, informazioni ed
idee sulla situazione delle varie
realtà locali e sulla situazione
europea in genere.
L’Associazione conta 85 centri
membri di cui soltanto 8 si trovano nell’area mediterranea; questi
possono dare un contributo importante nella discussione dell’Associazione sul ruolo delle
chiese e delle opere sociali nella
società di oggi per la notevole diversità di situazione fra il Nord
e il Sud del continente. Degli 8
centri del Sud Europa un centro
è della Chiesa ortodossa greca e
gli altri sono centri di chiese
evangeliche: 2 in Portogallo, l
in Spagna, 1 nel Sud della Francia e 3 in Italia (Agape, Casa
Cares, Centro culturale Lombardini).
TORINO
La scoperta dell'Est
Grazie all'apertura delle frontiere con i paesi dell’Est, per la
prima volta in questo dopoguerra è stato possibile realizzare la
visita in Italia di una delegazione di fratelli e sorelle di una
chiesa deH’ex Repubblica democratica tedesca. Il gruppo, proveniente dalla « Martin Luther
Gemeinde » di Berlino-Pankow,
ha visitato Torino, Milano, le
Valli valdesi, prendendo contatto con le chiese e il mondo complesso che sta loro intorno.
Si è trattato di giornate intense, con un programma denso di appuntamenti, ma arricchenti non solo per il gruppo
tedesco. Chi ha avuto modo di
entrare in contatto con esso ha
potuto scoprire una profonda
sintonia di fede e di modo di
vivere la chiesa.
Al termine della visita Tauspicio, da una parte come dall’altra, è stato quello di continuare
ad avere scambi del genere.
VILLASECCA — L’inizio delle
attività è stato segnato dal culto domenica scorsa nel tempio
di Chiotti; la vivace lettura biblica è stata curata dai monitori Luca Genre e Marisa Peyronel e la S. Cena è sfiata presieduta dal nuovo pastore di Villasecca, il candidato Ludwig
Schneider.
Alla fine del culto sono state
consegnate le Bibbie ed il materiale di studio ai catecumeni ed
ai ragazzi della scuola domenicale.
• La scuola domenicale comincerà quest’anno domenica,
alle ore 10, con la liturgia iniziale unita al culto.
Prima del sermone i ragazzi
usciranno con i loro monitori per
proseguire lo studio, nella saletta, del materiale « Chi comanda
in Israele » e « Verso Gerusalemme ».
® La predicazione del culto di
domenica 14 ottobre sarà curata
dal predicatore locale Elvio Peyronel, da poco eletto presidente
del concistoro.
• Le prossime riunioni quartierali avranno luogo: mercoledì
17, ore 14.30, a Bovile; il 24, ore
20, a Trussan; il 31, ore 20, a Villasecca; il 7 novembre, alle ore
20, a Faetto; l’8, ore 14.30, a Giulberso.
Culto con la
Scuola domenicale
PRAROSTINO — A partire da
domenica 14 ottobre riprendono regolarmente le attività della
chiesa dopo il periodo estivo.
Al culto, che si terrà a San Bartolomeo alle 10.30, prenderanno
parte i ragazzi della Scuola domenicale con i loro canti.
® La comunità ha recentemente partecipato con gioia
la nascita di Paolo di Gino e
Anna Gardiol, ai quali vanno i
migliori auguri.
• Felicitazioni anche a Franco
Costantino e Marisa Raimondo
che dopo il loro matrimonio si
stabiliscono al Collaretto.
• Purtroppo vanno segnalati
anche gli avvenimenti dolorosi
per la nostra comunità, quali i
funerali di Rosa Floris in Fornerone, di Alma Long ved. Griglio di Roccapiatta, di Cecilia
Paolina Bertalot ved. Fornerone di S. Bartolomeo, e di Vittorio Cardón dei Colombini.
Perciò ricordiamo con le loro
famiglie la misericordia di Dio
e la promessa della vita eterna.
Battesimi
SAN GERMANO — Nel periodo
estivo sono stati battezzati Marco Pons di Franco e Giuliana
Giraud, Andrea Maero di Bruno e
Piera Soulier. Il Signore aiuti i
genitori a testimoniare sempre
della loro fedè in Cristo ai loro figliuoli e conceda ai bimbi
di crescere e vivere sotto il segno della sua grazia.
• Sono stati celebrati i matrimoni di Renzo Bertalmio e Angelita Antonino (2 settembre a
Torino), di Loris Nota e Antonella Rivoira (9 settembre) e di
Mauro Reynaud e Cinzia Bocchiardo (23 settembre). A queste
coppie di giovani sposi la comunità augura che la loro vita scorra sempre serena sotto lo sguardo del Signore.
Domenica 30 settembre, durante il culto, è stata invocata la benedizione del Signore sui coniugi René Maurice Hamonneau e
Simone Paulette Spelli, parigini
di nascita, ma residenti a Ginevra ed il cui matrimonio civile
era già stato celebrato diversi
anni fa a Roquebrune-Cap Marti. I coniugi Hamenneau hanno
voluto testimoniare della loro fede in Cristo con un atto insolito
nelle nostre chiese, ma che può
avere un profondo significato ed
un gran valore per noi credenti.
® Auguri a Ilda e Aldo Ferrier
che hanno celebrato le nozze
d’oro e a Irene e Italo Blanc che
hanno ricordato nel medesimo
giorno i loro venticinque anni
di vita in comune.
* Un ringraziamento sincero
per i loro apprezzati ed incisivi
messaggi di fede giunga ancora
ai fratelli Andrea Garrone, Enrico Corsani, Aldo Garrone, Ileana
Borrel Lanfranco, Franco Avondet, Giorgio Bouchard e Fulvio
Crivello che hanno presieduto i
culti nel periodo estivo.
POMARETTO — La comunità
ha accolto con gioia, mediante
il battesimo. Elisa Lurgo di Piercarlo e Daniela Tosetti e Francesca Tron di Edmondo e Patrizia Bessone; che il Signore accompagni i genitori nel guidare
queste bimbe nel loro cammino
di fede.
PRAMOLLO — Domenica 9
settembre è stato battezzato Andrea Menusan, di Roberto e Paola Zanellato e il 20 settembre è
nato un altro bimbo ai Pellenchi:
è Matteo Long, di Ezio e Marilena Long.
La comunità si rallegra molto
per questi avvenimenti ormai così rari e chiede al Signore di
benedire questi bimbi e le loro
famiglie e di accompagnarli
sempre nella loro vita.
® Ringraziamo di cuore Gianni Long che ha presieduto il
culto del 2 settembre, portandoci
un messaggio vivo ed attuale.
Nozze
VILLAR PEROSA — Sabato,
15 settembre, ha avuto luogo il
matrimonio di Ornella Viglielmo
e Mauro Raimondo e domenica
16, durante il culto, il matrimonio di Monica Laggiard e Paolo
Peyrot. A questi sposi rinnoviamo i nostri auguri e preghiere
per le benedizioni di Dio su di
loro.
® In questo periodo abbiamo
ricevuto diverse richieste di ospitalità al Convitto da parte di
extracomumtari. Si apre dinanzi a noi un’opportunità di servizio per chi cerca una mano fraterna e un aiuto per inserirsi in
una vita nuova.
Chi conosce delle possibilità
di impiego per qualcuno, anche
temporaneo, è pregato di telefonare al Convitto (51372).
® Lunedì 1” ottobre ha avuto
luogo il funerale di Ida Ribet
ved. Fornerone. Esprimiamo la
nostra simpatia cristiana alla
famiglia colpita da questo lutto.
® Abbiamo avuto in visita un
gruppo di americani della United Church of Christ e della
Chiesa metodista. Abbiamo potuto scambiare esperienze nei
dieci giorni trascorsi insieme per
un campo di lavoro che li ha
visti impegnati non solo nella
nostra chiesa, ma anche all’Asilo
di S. Germano e a Agape.
Siamo stati arricchiti dalla loro presenza.
Benvenuto!
BOBBIO PELLICE — La co
mimità di Bobbio Pellice esprime al past. Aldo Rutigliano e
signora il proprio fraterno e gioioso benvenuto ed augura loro un
periodo di lavoro proficuo e benedetto dal Signore.
L’insediamento del nostro nuovo pastore è avvenuto nel culto
di domenica 7 con la partecipazione attiva e molto apprezzata
della corale Bobbio-Villar. Franco Taglierò, sovrintendente del I
circuito, ha presieduto la liturgia.
Attraverso la predicazione della Parola il nuovo pastore ha
messo in rilievo il senso della
vocazione della comunità nel suo
insieme e la necessità deH’impegno inderogabile da parte della
comunità stessa nell’opera di testimonianza anche verso l’esterno, oltreché al suo interno.
Matrimonio
VILLAR PELLICE — Si sono
uniti in matrimonio Riccardo
Garnier e Eliana Monnet, ai
quali rinnoviamo i più fervidi
auguri di benedizione del Signore nella loro vita in comune.
• Ci ha lasciato la sorella
Caterina Gaydou ved. Charbonnier all’età di 92 anni. Esprimiamo ai familiari la nostra fraterna solidarietà.
Grazie, Perini!
PERRERO-MANIGLIA — i:
predicatore Daniele Perini ha terminato il suo servizio a PerreroManiglia, quale sostituto del pastore Lucilla Peyrot. Vogliamo
ancora ringraziarlo per la sua
disponibilità e il suo lavoro svolto sempre con cordialità e buonumore.
® Con il culto di domenica 7
ottobre sono iniziate ufficialmente le attività del periodo invernale: ricordiamo, sabato 13, il
catechismo e la scuola domenicale. La corale si riunisce come
al solito il lunedì, alle ore 20.30.
® Domenica 21 ottobre, alle ore
10, si riunirà l’assemblea di chiesa nella saletta di Maniglia.
Un benvenuto
e due saluti
TORRE PELLICE — Nel corso
del culto di domenica scorsa è
stata presentata alla comunità la
candidata che affiancherà il past.
Rostagno per l’anno ecclesiastico in corso: si tratta di Margot
Hennig, proveniente dalla Renania.
Durante lo stesso culto è stato formulato anche un saluto
fraterno ai giovani Italo Pons e
Marco Cisoia che intraprendono
quest’anno gli studi di teologia
presso la Facoltà di Roma.
Calendario
Domenica 14 ottobre
□ INCONTRO
DI CORALISTI
VILLAR PELLICE — Presso il Castagneto si svolge un incontro delle corali, con inizio alle ore 9.30.
Al termine della giornata è prevista
l’elezione della nuova giunta.
Sabato invece prosegue, a partire dalle ore 15, il corso per direttori
di corali, condotto dal prof. Korn.
Per le iscrizioni ad entrambi gli incontri telefonare al n. 0121/930779.
Giovedì 18 ottobre
□ GIUSTIZIA, PACE E
SALVAGUARDIA
DEL CREATO
PINEROLO — Riprendono gli incontri del gruppo di lavoro interconfessionale sui temi delle assemblee ecumeniche di Basilea e Seoul, anche In vista della preparazione déTÌa - Settimana ecumenica per la pace » dal 26 novembre al 2 dicembre.
L’incontro si svolge alle ore 20.30
presso la Fraternità dei Cappuccini.
______Sabato 20 ottobre________
a CONVEGNO MONITORI
DEL 1°CIRCUIT0
TORRE PELLICE — Alle ore 16.30 presso la Casa unionista sono convocati i
monitori e le monltrlcl della Val Pellica. Viene presa in esame la sequenza " Chi comanda in israele »; questioni organizzative, canti.
5
12 ottobre 1990
vita delle chiese 5
CONVEGNO FCEI A ECUMENE
AOSTA
Il ''messaggio" alla radio No alle spese militari
La predicazione attraverso la radio: un’occasione di testimonianza colta ogni domenica da 1.400.000 italiani - I possibili miglioramenti
Oltre 80 partecipanti al terzo incontro internazionale degli obiettori alle spese per le armi
Dal 17 al 20 settembre si è
tenuto ad Ecumene, presso Velletri, un convegno organizzato
dalla Federazione delle Chiese
evangeliche in Italia sulla predicazione mediante la radio; vi
hanno partecipato una ventina di
persone impegnate nel settore
radiofonico o per la preparazione del « culto radio » della domenica mattina su Radio 1, o
nell'attività delle varie radio evangeliche locali presenti nel nostro paese.
1 lavori hanno avuto inizio
con un confronto a più voci sulle diverse esperienze radiofoniche che hanno caratterizzato il
protestantesimo italiano; è infatti noto che se lo spazio su
Radio 1 è gestito direttampte
dal Servizio radio e televisione
della FCEI, sono molte decine
le radio gestite in particolare
da avventisti o pentecostali, ma
anche da gruppi di fratelli di
altre denominazioni.
Casi un po’ particolari sono
poi rappresentati da Radio Trieste evangelica e da Radio Beckwith evangelica che, in ambiti
territorialmente e culturalmente
assai diversi, svolgono im’attività non solo di testimonianza diretta ma anche di intenso rapporto con la popolazione locale
mediante un palinsesto che prevede informazione, attenzione ai
problemi sociali e alla vita culturale.
La seconda (e più corposa)
parte del convegno è stata dedicata all’analisi del « culto radio », evidenziando aspetti da
migliorare ed altri da approfondire.
Il diagramma evidenzia la crescente ’’audience" del culto radio negli
ultimi anni; scende,invece, l’ascolto della rubrica «Mondo cattolico».
L
Come momento di partenza sono state presentate due interessanti relazioni; una del direttore di Radio 3, Paolo Gonnelli, che
ha parlato delle prospettive della radiofoiua, fornendo anche dati interessanti circa l’andamento
dell’ascolto radiofonico nell’arco
di una giornata, ed una seconda relazione del dott. Matteo
Ayassa (fino a poche settimane
or sono impegnato nel dipartimento scuola/educazione della
Rai), che ha fatto il punto sulle
rubriche e sulFinformazione religiosa nei programmi della Rai.
I dati sull’ascolto della radio
presentati hanno evidenziato come questo mezzo di comunicazione, tante volte considerato
« vecchio » e quindi penalizzato,
anche in termini di risorse economiche dedicate, rispetto alla
TV, goda invece di buon accoglimento nelle nostre case. In
particolare al mattino, prima delle 9, quando minore è la concorrenza delle televisioni, sono
oltre 13 milioni le persone che
ascoltano in Italia una radio.
Alla luce di questo elemento
risulta anche più facile comprendere quello che per molti pare
un dato rilevantissimo e sorprendente, e cioè l’indice di ascolto
del « culto radio » delle 7.30 della domenica, che vede una media
di ascoltatori di quasi 1.400.000
persone; e questo dato è ancora
più significativo se paragonato
all’ascolto che risulta avere la
rubrica « Mondo cattolico » delle 9.15, che non raggiunge il milione di persone.
Confronti a parte, ciò di cui
si è discusso in particolare è
stato il rapporto con gli ascoltatori e il come migliorare ancora questo servizio.
A fronte di un indice di ascolto così elevato è evidente che la
maggioranza — « crediamo il
95% », ci dice il past. Eugenio
Rivoir, da quest’autunno impegnato a metà tempo proprio al
« culto radio » — degli ascoltatori sia esterna al mondo protestante italiano.
Temi e linguaggi devono essere specchio della nostra fede.
ma — si è detto — su alcrmi
punti occorre migliorare.
Una lunga discussione ha evidenziato i problemi legati all’introduzione della musica nei culti: registrazioni molto vecchie in
alcuni casi impediscono la comprensione dei testi, il linguaggio
stesso di molti inni risulta troppo estraneo a quello attuale per
poter essere compreso al di fuori del nostro ambiente: un gruppo di persone dovrà lavorare,
in tempi abbastanza rapidi, su
questo fronte per poi coinvolgere alcune corali nella registrazione degli inni.
Se il rapporto con il mondo
esterno, la ricerca dei modi più
idonei per parlare ad una Italia sempre profondamente analfabeta in campo biblico sono
alla base del lavoro del gruppo
di persone che cura lo spazio
che dal dopoguerra la Rai offre
al mondo protestante, non va
dimenticato il rapporto con le
varie realtà dell’evangelismo ita
liano non « federato ».
La partecipazione attiva di
uno dei responsabili della programmazione della rete delle radio avvertiste ha rappresentato
un segno importante; « troppe
volte compiamo strade parallele
che paiono non incontrarsi —
ci dice ancora Rivoir —; sarebbe bene invece avviarci sulla
strada dell’avvicinamento, pur
tenendo conto delle differenze
storiche e teologiche ».
Il cercare un lin^aggio comune, omogeneo, al limite complementare può essere uno sforzo
non solo per chi cura il « culto
radio» sul canale nazionale, ma
anche per chi lavora, per la stessa causa, nelle realtà locali. Così i protestanti possono in qualche modo « parlare all’Italia »,
in attesa che la presenza protestante anche sul piano culturale possa trovare più ampi spazi
(e considerazione) nel paese, proprio a partire dall’informazione.
Piervaldo Rostan
UN PROGETTO DA SOSTENERE
Con i malati di AIDS
Si sta diffondendo la cultura dell’aiuto reciproco - 300 milioni per una casa di accoglienza
L’iniziativa, nata a Mestre e
Padova, per l’acquisto di una
casa di accoglienza da destinarsi agli ammalati di Aids va avanti: le offerte, con puntualità
quasi aggressiva, continuano...
Quattro, cinque milioni in forma
anonima, l’offerta di rm grosso
nome della vita pubblica... L’obiettivo, sia pur con fatica, si sta
avvicinando. Quel che più conta,
si va diffondendo la cultura dell’aiuto reciproco, del mutuo soccorso fra coloro che appartengono alle categorie a rischio (ma
ha senso ormai far ricorso a
questa distinzione?).
Già alcuni si sono impegnati
ad assistere a domicilio qualche
malato, anche un solo malato:
Luigi, Sergio — ma altri sono
in arrivo — si alternano giorno
e notte al capezzale di un ex
tossico, ex carceraTo... ex tutto,
forse. Dice Giudici, il presidente
del comitato: «E’ il vaso rotto
che il Signore raccoglie e nasconde nella sua tenda, che custodisce nella città fortificata »
(Salmo 31).
Certo che il bisogno primario
è quello di una casa in cui ospitare i casi più gravi, per poter
essere vicini a questi fratelli che
soffrono.
Il reparto infettivi dell’Ospedale di Mestre (ma non § cosi
anche per tutti gli altri ospeda
li?) sta scoppiando, le morti per
Aids si stanno moltiplicando.
Giudici insegue l’obiettivo —
miraggio, forse, per chi non ha
fede — dei 250-300 milioni: vuol
riuscire a comprare la casa per
questi malati. E’ una scommessa con la generosità dei credenti e degli uomini di buona volontà.
I membri del comitato promotore, i medici e gli operatori sanitari a contatto con questa tragica realtà sono al suo fianco;
le Comunità valdesi e metodiste
di Padova, Mestre e Venezia appoggiano l’iniziativa; i pastori
Berlendis e Costabel non si tirano indietro, sono in prima fila.
Sarebbe sufficiente poter raccogliere dieci milioni al mese: se
duecento persone si impegnassero per 50.000 lire mensili... in due
anni la casa sarebbe pagata.
Vogliamo dare una mano a
questi nostri fatelli? Possiamo
rivolgerci a II sostegno, casella
postale 582 - Mestre, oppure adoperare il conto corrente presso
la Cassa di Risparmio di Venezia a Mestre n. 025789-OM o ancora il c.c. postale n. 18830307, entrambi intestati a II sostegno.
Intanto il 27 settembre sono
iniziate le lezioni settimanali per
volontari: gli interessati possono rivolgersi alla Chiesa valdese
in via Cavallotti 8 a Mestre.
P.TJl.
« Perché preghi per la pace e
paghi per la guerra? ». E’ la domanda che una massaia svedese
ha rivolto a se stessa prima di
entrare a far parte del gruppo
degli obiettori alle spese militari
e poi l’ha estesa ai partecipanti
al terzo incontro internazionale
degli obiettori alle spese militari, tenutosi ad Aosta dal 21 al
23 settembre scorso.
85 partecipanti, provenienti da
una ventina di nazioni e quattro
continenti, la gran maggioranza
di estrazione quacchera e protestante, il tutto passato sotto il
massimo silenzio stampa e radiotelevisivo a causa dello scottante
tema che esso solleva: cioè il
« non uccidere » cominciando dal
non fabbricare, non smerciare,
non usare, non insegnare ad usare le armi.
Molte le relazioni.
Don Angelo Cavagna ha sottolineato la necessità di porre in
discussione il sistema militare,
per sostituirlo con un sistema di
difesa popolare organizzata e
nonviolenta.
Don Giorgio Pratesi ha attirato
l’attenzione sull’eticità dell’obiezione di coscienza, ricordando
come Gesù abbia obiettato più
volte, e così Davide davanti ai pani consacrati, e le levatrici di
fronte all’ordine del Faraone,
obiezione che ha portato Mosè ad
essere strumento di Dio. Si obietta per fede, ma anche nel veder
sperperare risorse umane ed economiche; si obietta sull’anacronismo dell’istituzione guerra. L’obiezione alle spese militari è un
gesto di denuncia, ma anche di
proposta e di impegno.
L’evangelista Davide Melodia
ha parlato dell’esperienza storica gioiosa ed affascinante dei
quaccheri che per 300 anni non
sono stati solo oppositori alla
guerra, ma costruttori di pace
mediante la loro presenza personale ovunque conflitti fossero in
atto, facendo incontrare quei
contendenti privi di potere che
della contesa sarebbero stati solo e sempre vittime.
Il pastore Romussi ha parlato
del credente e dei suoi rapporti
con lo Stato, della sua lealtà ma
anche della sua posizione dialettica. Il credente accoglie il Regno
di Dio che in Gesù Cristo si è
avvicinato a lui, sa che né lui,
né la sua chiesa lo realizzeranno
perché sarà ancora un dono del
Padre, ma sa altresì che dalla fede nascono le testimonianze e
queste non possono parlare di
morte, quando Tevangelo parla
di vita.
L’autorità del testo biblico e
l’azione dello Spirito di Dio impediscono al credente di « vivere
per se stesso » e vivere per gli altri significa operare per il pacifismo, che non potrà mai essere
« armato » se non di molta fede
e molta costanza.
Le chiese cristiane hanno prodotto la teologia dell’uso delle
armi e della loro benedizione,
molto prima della teologia del;
l’uso della pace. Negli ultimi
tempi molte barriere sono cadute, ma non ancora quelle della dipendenza dall’uso delle armi. La
pace imposta con la supremazia
delle armi si è ora rivolta contro
i suoi sostenitori, contro i produttori, i venditori, i maestri dell’uso dei mezzi di morte. Il pastore ha poi ricordato il testo sinodale del 1986 a sostegno del
movimento di obiezione fiscale
alla politica di riarmo, mediante
la destinazione di somme sempre
più consistenti alle risorse militari.
Il vescovo di Aosta ha spiegato
le ragioni per le quali la gerarchia della chiesa cattolica non ha
ancora preso posizione sulla questione. La perplessità sarebbe di
ordine giuridico in quanto questo
tipo di obiezione si presenta come un atto indiretto, chiamando
in causa terzi per la sua applicazione, ad esempio il governo, che
dovrebbe rinunciare lui all’acquisizione delle armi.
Per risolvere il problema degli
armamenti basterebbe forse eleggere al Parlamento cittadini sensibili al tema in oggetto.
Successivamente si sono poi
avute varie relazioni: sulla possibilità di sensibilizzare il Parlamento italiano e quello europeo;
sulla presentazione di un progetto di legge in merito; sulla strategia per la diffusione della campagna di obiezione; sui risvolti legali e giuridici deH’obiezione; sulla strategia per coinvolgere i paesi dell’Est.
Nonostante Tatto sinodale ’86,
l’impressione è che le comunità
abbiano guardato con un certo
scetticismo chiese e movimenti
pacifisti, come gente simpatica,
romantica, un po’ sognatrice proprio per quelTessere fuori dalla
realtà; per questo è forse opportuno ricordare Tultimo paragrafo
di tale atto, che dice così: « Il Sinodo invita le chiese ed i credenti ad una attenta riflessione teologica ed etica su tale scelta
D’obiezione fiscale alle spese militari, ndr) e a prendere in considerazione l’opportunità di condividerla ».
Roberto Romussi
TAVOLA VALDESE
Proclamazione di vacanza
La Tavola, considerata la prossima scadenza del
ministero pastorale nella chiesa di Pomaretto, in base
all’art. 17 R04 proclama la vacanza della predetta chiesa a partire dal 1“ ottobre 1990. La designazione del pastore dovrà essere fatta in conformità agli articoli 12,
13, 14, 15, RO 4 entro il 31.12.1990.
Per la Tavola valdese
Franco Giampiccoli, moderatore
Roma, 6 ottobre 1990.
6
6 prospettive bìbliche
12' ottobre 1990
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
Orizzonti di libertà e comunione
Giovanni 4: 5-9, 11-14, 23-24
« Gesù giunse a una città della Saynaria, chiamata Sichar, vicina al podere che Giacobbe dette a Giuseppe
suo figlio; e quivi era la fonte di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del cammino, stava a sedere presso la fonte. Era mezzogiorno. Una donna samaritana venne ad attinger l'acqua
Gesù le disse: Dammi da bere. (...)
La donna samaritana gli disse: Come mai tu che sei giudeo chiedi da
bere a me che sono una donna samaritana? (...)
Gesù le rispose: Se tu conoscessi
u dono di Dio e chi è che ti dice:
Dammi da bere, tu stessa gliene avresti chiesto, ed egli t’avrebbe dato delL acqua viva. La donna gli disse: Signore, tu non hai nulla per attingere,
e il pozzo è profondo; donde hai dunque cotest acqua viva? Sei tu più
grande di Giacobbe nostro padre che
ci dette questo pozzo e ne bevve egli
stesso coi suoi figliuoli e il suo bestiame? Gesù rispose e le disse:
Chiunque beve di quest’acqua avrà
sete di nuovo; ma chi beve dell’acqua
che io gli darò, non avrà mai più sete,
e l acqua che io gli darò, diventerà in
lui una fonte d’acqua che scaturisce
in vita eterna. (...)
L’ora viene, anzi è già venuta, che
i veri adoratori adoreranno il Padre
in ispirito e verità; poiché tali sono
gli adoratori che il Padre richiede.
Iddio è spirito; e quelli che l’adorano, bisogna che l’adorino in ispirito
e verità ».
Le vicende storiche dell’antico
Israele avevano prodotto una situazione geografica e religiosa paradossale: nel sud della Palestina c'era la
Giudea, compattamente ebraica, fedele alla Legge e raccolta intorno alla sua capitale — Gerusalemme! —,
alla sua Legge e al suo tempio.
Nel lontano nord — riconquistato
al tempo delle guerre d'indipendenza
condotte dai Maccabei — c'era un
altro blocco ebraico: la Galilea, ferreamente guidata dai dottori della
Tra * grandi incontri del Nuovo Testamento c’è l’episodio al pozzo di
bichar: Gesù e la donna sainaritana. Il dialogo tra il rabbino e la « pecca rice », denso di significati e ricco di valenze, non cessa di aprire nuovi orizzonti nella comprensione dell’Evangelo e di alimentare, come fonte d acqua pura, la fede dei credenti.
Il testo che qui pubblichiamo è quello del culto trasmesso dalla Rai
domenica 19 agosto 1990. (red.)
Legge: gli scribi e i farisei.
In mezzo, c'era invece una vasta
zona mista di sangue, di cultura e di
religione: la Samaria. In passato era
stata una terra di patriarchi e di profeti, ma ora i suoi abitanti venivano
considerati dai giudei come eretici
pericolosi: un buon ebreo non avrebbe mai rivolto la parola a un samaritano, e se doveva andare dalla Giudea alla Galilea preferiva fare un lungo giro dal deserto, pur di evitare
questa terra impura. I samaritani invece sostenevano di essere i più fedeli interpreti della Legge di Mosè,
ed allevano perfino costruito un controsantuario sulla vetta del monte
Garizim, dove tenevano in pompa
magna il loro culto. Su di un punto
solo ebrei e samaritani erano d’accordo: le donne dovevano starsene
in casa, zitte e sottomesse.
Gesù entra nella
terra maledetta
Ed ecco che Gesù rompe di colpo
tutte queste barriere: deve andare
dalla Giudea alla Galilea, e senza pensarci su due volte passa dritto attraverso la terra maledetta. Forse perché è un ribelle, un provocatore, uno
che ha il gusto della trasgressione?
No: perché egli sente di avere dentro
di sé una autorità, una forza sufficiente per far dilagare l'Evangelo in
tutto il mondo. Ma come alle nozze
di Cana, questa sua potenza si accompagna a una disarmante semplicità. Eccolo lì, il Salvatore del mondo: un giovanotto accaldato, che si
siede sul ciglio della strada a riprendere un po’ di respiro. E mentre lui
è lì che si terge il sudore, arriva una
donna a prendere dell’acqua dal glo
rioso pozzo di Giacobbe; a quell'epoca nessuna donna per bene si sarebbe azzardata a uscire da sola, a mezzogiorno, in aperta campagna: si deve dunque trattare di una donna poco raccomandabile.
Un ebreo normale, a questo punto,
sarebbe fuggito; o se non fosse scappato avrebbe scaricato addosso alla
malcapitata una bella lezione di ortodossia giudaica: il pozzo di Giacobbe
ricorda le tradizioni ebraiche, quelle
vere; la scostumatezza della samaritana dimostra che quando si abbandonano le sane tradizioni ecclesiastiche, presto o tardi anche l'integrità
rnorale degli individui e della società
viene compromessa. Avrebbe cioè ripetuto alla samaritana il discorso
che i propagandisti ebrei andavano
facendo (con successo) in tutto l'impero romano: un solo Dio, una sola
Scrittura, una sola Legge.
La fonte dell’acqua
della vita
Ma Gesù, invece di tenere una predica, apre un dialogo con questa donna. Non comincia dai suoi peccati,
comincia dai suoi bisogni: l'.acqua.
Anzi, non l’acqua che cerca questa
donna, ma l’acqua di cui ha sete lui,
povero giovanotto affranto dalla calura. E poi, rapidamente, il tono del
discorso sale, come un aereo che si
impenna dopo il decollo: « Stiamo
parlando d'acqua di fonte, ma il tuo
problema è ben altro: è l’acqua viva»,
la « fonte d'acqua che scaturisce in
vita eterna ». Il tuo problema, dice
Gesù alla samaritana e ripete a noi
oggi con insistenza, non è quella vita materiale che tanto ti angustia: il
tuo problema è lo Spirito.
Tu, donna samaritana (o uomo semi-cristiano d'oggi), sei prigioniera
dei tuoi doveri e dei tuoi piaceri, dei
tuoi odi e dei tuoi amori, ma d'una
cosa sola hai veramente bisogno: che
I aridità della tua vita sia trasformata dalla freschezza dello Spirito, come una nuova fonte trasforma un deserto in un giardino.
II tempo dello
Spirito
A questo punto, la donna samaritana di ieri e di oggi non segue più
il discorso di Gesù, non lo capisce.
Perché non è abbastanza intelligente,
perché ha perso tempo a guardare i
Mundial alla televisione? No: la samaritana di ieri e di oggi non capisce perché è prigioniera, prigioniera
dei suoi errori. E allora, con cortese fermezza, Gesù la mette di fronte
alle sue responsabilità: è la sua vita
sbagliata che la tiene lontana da Dio,
E la donna cede di colpo; o, per
meglio dire, capisce di colpo: «Tu sei
un profeta, spiegami come si fa a
adorare”, come si fa a parlare con
Dio ». E Gesù le risponde con una
frase immortale, che dovremmo scrivere sul frontone di tutte le nostre
chiese: « Dio è spirito, e quelli che lo
adorano, bisogna che lo adorino in
spirito e verità ». Non c'è da stupirsi
che alla fine la donna e la sua gente
riconoscano Gesù come il Cristoperché quando Gesù è presente, si
può parlare con Dio, si può avere con
lui un rapporto profondo e creativo;
si possono ricevere i due grandi doni
dello Spirito, che sono libertà e comunione.
Il A’angelo racconta (v. 28) che a
questo punto la donna ha « lasciato
la sua secchia » e si è messa a parlare di Gesù con tutti. Voglia il Signore che anche noi possiamo lasciare i nostri pensieri pagani e le nostre
sciocche illusioni, per diventare dei
veri adoratori, come il Padre richiede: in spirito e verità.
Giorgio Bouchard
La prof .ssa Jane Dempsey
Douglass, insegnante di storia dei cristianesimo aiia facoltà di teologia di Claremont
in California, è stata eletta al
posto dei pastore Allan Boesak in qualità di presidente
dell’Alleanza riformata mondiale (ARM).
Nelle sue ricerche storiche
la prof.ssa Dempsey Douglass,
rispetto al riformatore Giovanni Calvino, ha scoperto un
aspetto interessantissimo: in
confronto ad altri teologi, Calvino può essere definito un
’’teologo femminista”.
Certo Calvino fonda il pensiero centrale della Riforma, la libertà di coscienza del cristiano e
la libertà dalla legge attraverso
la giustificazione per grazia, sul
pensiero di Lutero e Melantone.
Tuttavia in un punto centrale
egli si spinge più avanti, diventa
più radicale: è l’unico fra i riformatori che cancella l’ordine di
Paolo: « Tacciansi le donne nelle
assemblee », ritenendolo secondario.
L’eterno divieto, divino, alle
donne di parlare diventa un regolamento umano, dipendente da
tempo, luogo e situazione che
possono essere cambiati nella libertà cristiana.
Per quanto riguarda le donne
nelle assemblee, Calvino scrive
nella sua ’’Istituzione della religione cristiana” del 1536, a proposito del concetto paolino:
LA DONNA NELLA CHIESA RIFORMATA DI GINEVRA
Calvino e le donne
La Riforma del XVI sec. riscoperse il ruolo non subalterno delle donne nella chiesa e affidò loro anche il ministero della predicazione
« Del primo tipo (cioè per provvedimenti che servono all’onestà), abbiamo esempi in san Paolo, quando ordina alle donne di
non insegnare nelle assemblee e
di non presentarsi in pubblico a
capo scoperto (I Cor. 11: 5 e 14:
34 ss.).
(...) Come mai la religione è legata al velo della donna al punto
che sarebbe un peccato per lei
uscire a capo scoperto? O quella
regola di san Paolo che le donne
tacciano è così santa che non
potrebbe essere violata senza
commettere il più grave delitto?
(...) Niente affatto. Se una donna
si affretta ad aiutare il suo prossimo, non sbaglia se viene a capo
scoperto. E ci sono delle situazioni in cui è molto meglio per lei
parlare mentre altrove tacere.
(...) Ma il fare o il non fare certe
cose dipende anche dai costumi
di ogni regione, anzi, l’umanità
stessa e il principio della modestia ce lo impongono. Se qualcuno sbaglia per ignoranza o sme
moratezza, non gli viene fatto alcun rimprovero. (...)
Qui non fissiamo una legge
eterna per noi, la quale richiederebbe che non possa più essere
cambiato niente. Tutto il senso e
l'uso di queste regole dobbiamo
concentrarli sull’edificazione della chiesa. La costruzione della
chiesa richiede che non solo si
possa cambiare qualcosa, ma che
quello che è stato trasformato
venga poi anche rispettato da noi
nella prassi senza creare grossi
problemi ».
È sorprendente quanto Calvino,
nelle sue argomentazioni, voglia
sminuire il divieto per le donne
di insegnare; questa prescrizione
passa dalla sfera della immutabile legge divina all’ambito delle
consuetudini, mutabili proprio
perché umane.
Così la regola che le donne devono tacere nelle assemblee ha il
medesimo valore di quella che si
riferisce al portare o no, il velo.
Se è per il bene della chiesa, al
lora Calvino può dire che è bene
che le donne predichino.
Perché Calvino arriva ad un atteggiamento così favorevole verso le donne? Come arriva a considerare Tidea della sottomissione delle donne come un pensiero
unicamente umano e lontano dalla legge di Dio?
In questa linea egli si colloca
in una posizione unica rispetto
ai teologi sistematici del suo tempo, fossero essi cattolici romani
o protestanti.
La risposta può cs.sere trovata
aH’interno dei circoli umanistici
francesi, che Calvino frequentava, e fra le donne protestanti di
Ginevra. Fra di loro, Jeanne de
Jussie, una suora ginevrina, documentando l’inizio della Riforma in città, riferisce di due
donne che predicavano nel convento di Ginevra. Una, Marie Dentière, autrice di alcuni libri pubblicati in forma anonima; scrisse
tra l’altro una ’’Défense pour les
femmes” (1539) a Margherita di
Navarra.
Dentière parla della Riforma
come di una ’’liberazione dalla
casa di schiavitù in Egitto”. Nella Riforma c’è dunque la riscoperta della libertà cristiana.
Un’altra prédicatrice, Claudine
Levet, moglie di un farmacista ginevrino, fu osteggiata dalle suore e considerata dai protestanti
come ’’creatura santa e da Dio
illuminata”.
Sull’esempio dei cristiani del 1“
secolo, erano stati creati a Ginevra i ministeri delle diaconesse
e dei diaconi anche prima di Calvino; si trattava di donne e uomini impegnati a favore dei più bisognosi.
Questi alcuni degli elementi introdotti dagli studi di Jane Dempsev Douglass.
Nel contesto ginevrino appena
descritto le tesi di Calvino vanno
riconosciute per tutte le loro
conseguenze; nella disciplina ecclesiastica le chiese debbono regolarsi secondo le condizioni locali; la sottomissione delle donne è comunque una convenzione
borghese tuttavia mutabile dal
punto di vista teologico.
La Riforma a Ginevra finì col
rinroporre i vecchi ruoli uomodonna, ma Calvino mai li sancì
sul piano teologico: la sua linea
fu di grande libertà per le donne,
non solo nella chiesa, una libertà
che ancora oggi non può dirsi
completamente realizzata.
Ludwig Schneider
7
12 ottobre 1990
ecumenismo
CONVEGNO FCEI A ECUMENE
Essere Chiesa insieme
L'accoglienza delle nostre chiese agli immigrati e la loro partecipazione alla vita comunitaria - Un dialogo tra tutti gli evangelici
Echi dal mondo
cristiano
« Ecco, quant’è buono e quant’è piacevole che fratelli dimorino assieme ».
E’ nello spirito di questo versetto del Salmo 133, la cui lettura in tre lingue (italiano, inglese, francese) ne ha inaugurato i lavori, che si è svolto ad
¡Ecumene, dal 28 al 30 settembre,
il convegno « Essere Chiesa insieme », organizzato dalla FCEI.
I partecipanti, oltre 120, metà
italiani e metà immigrati, sono
arrivati da ogni parte delia penisola per inconti'arsi ed interrogarsi insieme sui modi diversi di essere Chiesa e sulle possibili forme di impegno e di collaborazione comuni nella testimonianza dell’Evangelo.
Significativi, in tal senso, gli
interventi dei relatori durante
la conferenza della giornata di
sabato.
La cura pastorale
degli immigrati
Dopo una panoramica di Giorgio Bouchard sulla nascita e la
diffusione del protestantesimo in
Italia dalle origini ai giorni nostri, è stata la volta di Bony
Edzavé, pastore della comunità
di lingua francese di Roma, il
quale ha parlato degli aspetti
connessi alla cura pastorale degli immigrati e al loro ruolo all’interno delle chiese di adozione. Se è vero che le chiese protestanti in Italia hanno un dovere pastorale nei confronti dei
fratelli immigrati e sievono interrogarsi sui vari aspetti connessi all’accoglienza di questi, è
anche vero che nella Chiesa universale ognuno ha un proprio
ruolo. Non ci sono, dunque, membri inutili; non esistono membri
« che hanno solo diritto all’assistenza degli altri». Gli immigrati, anche se minoranza in una
chiesa di minoranza, devono portare ciascuno la propria pietra.
5 . '
Ecumene. Un gruppo di partecipanti all’incontro.
che contribuirà alla costruzione
di una chiesa unita.
Sulla stessa linea l’intervento
di Bruno Tron il quale, pur lodando rimpegno delle nostre
chiese sul piano della ricerca di
risposte concrete ai problemi
giuridico-legislativi e di integrazione posti dagli immigrati, ha
lamentato una scarsa attenzione
verso gli aspetti della cultura e
della spiritualità degli africani e
degli asiatici.
Vivere la Chiesa
universale
Se, infatti, per gli immigrati
che cercano di inserirsi nelle nostre chiese la lingua è già una
barriera, ulteriori barriere sono
costituite da un modo di fare
il culto e da un apparato concettuale ad essi sostanzialmente
estraneo. Compito delle chiese
sarà, pertanto, quello di porsi
in una dimensione di ascolto delle istanze anche spirituali dei
STRASBURGO
Pochi al culto
Un sondaggio nelle parrocchie protestanti della Comunità urbana della capitale alsaziana
Quanti protestanti vanno al
culto una qualunque domenica in
una delle parrocchie protestanti
della Comunità urbana di Strasburgo (CUS)? E chi sono? Ci
sono differenze rilevanti, a seconda che si tratti dell’ECAAL (Ingrani), dell’ERAL (riformati) o
delle chiese « libere » (pentecostali, metodisti, battisti, mennouiti, Esercito della salvezza)? Oppure a seconda che le parrocchie
Si trovino in centro a Strasbur60, in periferia o negli altri couiuni della CUS?
Un’inchiesta, realizzata il 14
6cnnaio scorso in 68 su 70 luo6hi di culto dell’area, dà delle
risposte significative.
Per esempio : la partecipazione
uiedm al culto è di 58 persone
per i culti in francese (6 persone
bell’assemblea più piccola, 380 in
duella più numerosa), 35 persone
per i culti bilingui e 28 per quelli
m tedesco.
Un altro dato ; la partecipaziobe si è ridotta di metà tra il 1956
'quando fu fatta un’analoga inchiesta) e il 1990. E poi c’è da
restare colpiti dal disequilibrio di
uomini e donne; gli uomini sono
biolto «sottorappresentati», tranbe nelle chiese libere. Anche gli
stranieri sono poco numerosi :
5,6% fra i protestanti praticanti
(di questi stranieri il 40% è di
provenienza europea), mentre la
Comunità urbana ne conta il
10,3%.
Le classi sociali più elevate sono anch’esse più rappresentate
fra i protestanti praticanti
(il 22,3% contro il 12,3% nella
CUS); le classi popolari sono
solo il 42,2%, rispetto al 63,5%
nella CUS. La sproporzione è
spettacolare nelle due parrocchie
cittadine dell’ERAL (riformate):
53,3% di praticanti di classi più
elevate, contro 13,3% delle classi
popolari. L’ECAAL (luterani) e
le chiese libere sono socialmente
meglio differenziate, ma le classi
medie e superiori vi sono tuttavia « sovrarappresentate ».
In ultimo, certi protestanti
non esitano a fare più di 5 chilometri per andare ad un culto
che vada loro bene (44,1% nelle
chiese libere e 18,9% nell’ERAL),
giacché i luoghi preferiti si trovano in Strasburgo-centro.
L’inchiesta, opera di D. Schertzer, come « maîtrise » in teologia, viene esaminata nel mensile protestante « Ensemble ».
credenti immigrati, « di questi
fratelli evangelici che ci fanno
vivere in modo tangibile la dimensione della Chiesa universale ».
Ha concluso la conferenza Merawi Tebege, responsabile della
Chiesa ortodossa etiope in Germania, il quale ha parlato di come una comunità di immigrati
riesca ad organizzarsi per vivere e tramandare il proprio patrimonio spirituale e di fede anche in un paese di cultura profondamente diversa.
Nella stessa giornata di sabato si sono riuniti i gruppi di
lavoro dove sono stati affrontati
vari aspetti relativi alla convi
venza di culture ed espressioni
di fede diverse, nonché le reciproche aspettative dei credenti
italiani e di quelli immigrati.
Nella consapevolezza che su
questi temi le chiese saranno
chiamate a riflettere e confrontarsi per dare delle risposte concrete, i gruppi hanno prodotto
delle relazioni che in tal senso
potranno servire come spunto
per approfondire la discussione
nelle comunità locali.
Canti e preghiere
in tante lingue
Ad uno di questi gruppi è stato affidato il compito di preparare il culto della domenica mattina, che è stato anche il momento conclusivo del convegno.
In un tempo di circa due ore
e mezzo si sono susseguiti preghiere e canti in lingua tigrignà, in amarico, in cinese, in
inglese, in francese ed in italiano accompagnati dal battito delle mani e da strumenti a percussione africani.
E’ stato un culto animato da
quella gioia esuberante propria
dei credenti africani, che ha reso
particolarmente bella la parte
dedicata aU’adorazione.
Una parte degli evangelici riformati ha accolto con perplessità e con un certo imbarazzo il
sermone, di impronta chiaramente carismatica sia nella teologia
che nelle modalità; d’altra parte la presenza dei riformati alrinterno del gruppo incaricato
della preparazione del culto, sebbene richiesta, era stata decisamente scarsa. L’esperienza di
questo convegno si è rivelata
nel complesso molto positiva, un
passo in avanti verso l’apertura
di Un dialogo tra evangelici di
denominazioni, culture ed etnie
diverse; dialogo quanto mai necessario in una società sempre
più proiettata, non senza contraddizioni e difficoltà, verso un
futuro in cui dovrà esser capace, se intende continuare ad esistere, di fare i conti con la diversità.
Sergio Manna
Conferenza mondiale
degli scout
PARIGI — Si è tenuta a Parigi, dal 23 al 27 luglio scorsi, la 32®
Conferenza mondiale del movimento Scout.
Nel corso della Conferenza è
stato dato l’annuncio che a partire da quest’anno l’attività scoutistica non è più vietata nei paesi
dell’Est europeo e che la Conferenza ha potuto ammettere come
nuovi membri i movimenti dell’Ungheria e della Cecoslovacchia. Sono ora 131 i paesi le cui
associazioni scoutistiche sono associate nella Conferenza. Gli
scout all’opera nel mondo sono
16 milioni.
Contrariamente a quanto si
crede in Italia la Conferenza, pur
essendo laica, conta tra i suoi
aderenti una maggioranza di organizzazioni scoutistiche protestanti.
30® Congresso
mondiale degli
studenti cristiani
PARIGI — Si è tenuto dal 1“
al 16 settembre, a Chantilly, il 30“
congresso mondiale degli studenti cristiani. I 240 partecipanti, in
rappresentanza di duecento movimenti nazionali, hanno dibattuto il tema generale la testimonianza degii studenti nella società pluralista. I partecipanti si sono divisi in gruppi per affrontare
temi quali le relazioni tra uomini e donne, l’ecumenismo, la comunicazione, i problemi politici,
la teologia, i progetti per la celebrazione del centenario della Federazione di movimenti degli studenti cristiani (PMCS), le finanze e l’aggiornamento dei sistemi
di educazione.
Al termine dell’ Assemblea
mondiale si è proceduto al rinnovo delle cariche. Sono stati
eletti due nuovi co-segretari :
Jean-François Delteil (Francia)
e Clarissa Balan (Filippine),
mentre presidente è stato eletto
Marshal Fernando (Sri Lanka) e
vicepresidenti Debora Spini (Italia) e Paulo Schutz (Brasile).
Sì alla consacrazione
di pastori
omosessuali
LONDON (Canada) — Il Consiglio generale della Chiesa unita
del Canada ha confermato, con
302 voti favorevoli e 74 contrari,
la propria decisione di procedere
alla consacrazione dei pastori indipendentemente dalle loro tendenze sessuali. Tale decisione, assunta nel 1988, aveva provocato
molto malcontento e si era formata una « comunità di preoccupati » che aveva spinto 1.250
chiese (su un totale di 4.250) a
pronunciarsi sulla questione. Di
queste 1.250 la grande maggioranza si era espressa in modo
contrario alla decisione del Consiglio generale, che l’ha però riconfermata.
Lo stesso Consiglio generale ha
chiesto il ritiro delle truppe canadesi dalla forza multinazionale
nel Golfo e ha contemporaneamente chiesto all’Iraq di ritirarsi dal Kuwait e di liberare subito
tutti gli ostaggi.
Pastore
assassinato?
RIGA — Il pastore luterano
Armands Akmentins, 34 anni, è
stato trovato morto al volante
della sua autovettura, il 4 agosto scorso, in una foresta nei
pressi di Riga. La causa ufficiale della sua morte è un incidente stradale, ma una inchiesta è
ancora in corso. Secondo la
Chiesa evangelica luterana, di
cui Armands Akmentins era presidente dal maggio scorso, il pastore sarebbe stato prima pugnalato alle spalle e colpito al
capo con una sbarra di ferro.
Inoltre sarebbe stata ritrovata
nella sua autovettura danneggiata una carta di identità di un
maggiore del KGB sovietico.
Vecchio-cattolici:
sì alle donne prete
GINEVRA — Al Consiglio ecumenico delle chiese si è tenuto il
25“ Congresso intemazionale delle chiese vecchio-cattoliche. Le
chiese vecchio-cattoliche contano
oggi 500 mila membri e derivano
da due scismi principali. Un primo gruppo è costituito dai discendenti di quei cattolici olandesi che nel 1732 avevano rotto
con l’organizzazione cattolico romana che, non rispettando i diritti dei fedeli locali, aveva imposto il vescovo ai cattolici di
Utrecht. Un secondo gruppo deriva invece dai cattolici liberali e
modernisti che dopo il Vaticano
I hanno deciso di lasciare la Chiesa cattolica in quanto non rifiuta il dogma dell’infallibilità del
Papa. Questi 2 gruppi hanno formato poi (1889) l’Unione di
Utrecht delle chiese vecchio-cattoliche.
Nel congresso di Ginevra, che
si è tenuto dal 27 al 31 agosto
scorsi, il congresso si è espresso
perché le donne possano accedere al sacerdozio. Toccherà ora
alle chiese locali e alla Conferenza dei vescovi decidere su questa questione.
Gli altri argomenti del Congresso sono stati l’Aids, il razzismo,
la violenza, il disagio psichico, la
disoccupazione. Su tutti questi
temi si sono adottate risoluzioni
che dovrebbero guidare l’azione
delle chiese locali.
Crisi del Golfo,
l’embargo e i bambini
PARIGI — L’Unione cristiana femminile della Giordania
(JYWCA) ha rivolto im messaggio alle organizzazioni internazionali e alle associazioni YWCA
del mondo in merito alla situazione del Golfo. Il Comitato giovanile dell’Unione ha richiesto a
queste organizzazioni di ascoltare la voce dei bambini del Medio
Oriente, che chiedono la pace, la
giustizia e il rispetto dei loro diritti.
In particolare l’Unione cristiana femminile di Giordania si rivolge all’ONU, per investirlo della richiesta di annullare l’embargo sul latte, sul cibo e sui medicinali destinati ai bambini iracheni. L’organizzazione chiede anche
che rONU ricopra il ruolo di mediatore per tutta la questione mediorientale, e che trovi una giusta soluzione per il problema palestinese.
Il patriaca Addai, della Chiesa antica d’Oriente, la cui sede
si trova poco lontano da Baghdad, in Iraq, ha chiesto al Consiglio ecumenico delle chiese di intervenire in merito alle sanzioni
economiche contro l’Iraq. Il patriarca ha rivolto un appello alle
nazioni coinvolte, affinché tolgano il « blocco che mette in pericolo molte vite, ed in particolare i bambini, privi di cibo e medicinali ».
Il patriarca Mar Dinkha, della
Chiesa assira d’Oriente, la cui
sede si trova a Chicago, ha fatto
una richiesta simile.
8
8 síoria religiosa
12 ottobre 1990
IMPORTANTE CONVEGNO STORICO A PORTICI
Memoria, testimonianza e identità
dei protestantesimo nei Sud
Il « germoglio della fede », al di là delle difficoltà, ha portato frutti nel Mezzogiorno - Il primo convegno della Società di studi evangelici mette in luce aspetti poco noti della presenza evangelica nelle contraddizioni sociali
Nella bellissima e sovrana città di Napoli, dove batte il cuore antico e generoso di un grande popolo, che conserv'a nei minimi gesti della vita qualunque
una dolcezza e un’accoglienza
che non si riesce a definire altrimenti Se non « signorili », lo
smarrimento è palpabile e quotidiano, è l’insicurezza di essere
cittadini, è il disagio dell’incertezza del diritto, è la scelta di
suicidio silenzioso e orribile di
quei ragazzi sottoproletari che
sì siringano in pieno giorno, semplicemente accucciati un attimo
dietro un angolo di strada, uno
Sportello di macchina accartocciata. Tutto un grande popolo
soffre e muore nei suoi giovani.
Perché con essi muore la speranza che non abbiamo saputo
consegnare e testimoniare.
Anche un convegno di studi,
per quanto attentissimo alla ricerca specialìstica, non può non
avere quindi immediatamente la
valenza, soprattutto per dei credenti, dell’assunzione insieme
della conoscenza storica e della
responsabilità. Conoscere la real
Lo stemma della Società di studi evangelici con sede a Guardia Piemontese.
— per usare la locuzione leopardiana a proposito di vicini luoghi consimili — ora pullulanti di
bambini e ragazzini di tutte le
pelli, colori e dimensioni, in
quello che è stato definito « il
piu grande orfanotrofio protestante del sud ». Un’avventura
della fede diventata realtà sociale, con scuole di ogni tipo, laboratori, convitto, iniziata come
nelle favole con il gesto di amore del pastore metodista Riccardo Santi, che nella Napoli d’inizio secolo si portò a casa due
piccoli fiammiferai abbandonati,
accogliendoli, poverissimo, nella
sua famiglia, e cominciando così un’opera a favore dei minimi
che si dilatò sempre più, anche
per la solidarietà intemazionale,
soprattutto dei metodisti americani, e « tramandando », diciamo
così, questa passione e questo
impegno nelle generazioni, ai figli, ai nipoti.
La presenza
metodista
La presenza metodista nelTItalia meridionale è stata storicamente determinante, fin dalla
metà del secolo scorso — questa la traccia delTanalisi di
Franco Chiarini — nei suoi due
filoni: quello wesleyano di matrice inglese, e quello episcopale americano. Il primo, presente
a Napoli dagli anni ’60 « per
compiere una riforma religiosa
che completasse il Risorgimento
politico », in collaborazione con
l’evangelismo libero, e secondo
due direttrici di attività: l’evangelizzazione e l’istmzione.
tà per trasformarla: così suonava la formula gramsciana del
grande meridionalista; il linguaggio laico e quello della fede non
sono poi così distanti, se il senso di questo I Convegno della
Società di studi evangelici sulla
presenza e la testimonianza dell’evangelismo meridionale negli
ultimi centocinquant’anni può
esprimersi secondo le parole introduttive del prof. Giancarlo
Rinaldi, che ha presieduto i lavori: « La storia dell'evangelismo
nel sud è il segno che il germoglio della fede è destinato a
produrre i suoi frutti. La storia
si trasformerà quindi in attualità, e poi in "profezia”, cioè in
orientamento per il futuro ».
li secondo, presente dopo il
20 settembre del 70, espandendosi a sud fino a Bari, a Foggia,
a Venosa, a Rapolla e infine a
Palermo, battendosi soprattutto
sulla questione sociale, e aprendo un dibattito politico e culturale sui suoi periodici, in particolare L'evangelista, ad opera
soprattutto di una figura come
quella di Pietro Taglialatela il
filosofo e pastore che si batté
su] « diritto alla terra in quanto diritto al lavoro ».
Il cattolicesimo
liberale
Consapevolezza e progettazione, radici e speranza che sono
significativamente rappresentati
nello stesso simbolo scelto per
raffigurare la Società — fondata
a Napoli nell’86, ma con sede nella calabra Guardia Piemontese,
uno dei luoghi medioevali della
testimonianza evangelica nel sud
—, la cosiddetta « porta del sangue », centro dell’eccidio dei vaidesi nel 1561.
Ma quale migliore sede, per
una storia che diviene testimonianza, della cornice principesca
degli edifici e dei giardini — sullo sfondo di un azzurrissimo mare settembrino — della Casa Materna di Portici, a pochi chilometri da Napoli? Porticati rosso
pompeiano e terrazze un tempo
riservati all’« ozio dei potenti »
del volgare nel culto e la traduzione della Bibbia, dall’abbandono del potere temporale all’abolizione di elementi idolatrici nel
culto, al principio della libertà w
di coscienza.
Purtroppo l’incontro con i protestanti, che poteva essere fecondo, non ci fu, forse perché
questi cattolici « avevano un loro progetto », rivolto essenzialmente alla loro chiesa, forse perché i protestanti erano soprattutto impegnati a fondare loro
comunità e quindi non attenti
alla ricerca del dialogo che, aggiungiamo, è stata una « conquista » relativamente recente, nel
nostro secolo.
Le persecuzioni
Del resto, la diffidenza, le difficoltà quando non le esplicite
persecuzioni dei protestanti in
quegli anni, come analizzate anche nella relazione di Chiarini,
tendevano a irrigidire le componenti di appartenenza. Difficoltà
e solitudine della presenza protestante in Italia anche in tempi più recenti, come testimonia
la vicenda biografica riproposta
dallo studio di Giulio Vicentini
sul pastore metodista Giuseppe
La Scala, cappellano militare durante la prima guerra mondiale
e autore di un diario di guerra.
La sua vicenda ha aperto molti
interrogativi nel dibattito, soprattutto sulle posizioni delle
Chiese evangeliche in quegli anni, che non furono pacifiste, per
quanto perlomeno risulta dalla
stampa ufficiale, peraltro abbondantemente censurata, prevalendo una visione interventista che
vedeva, sulla scia dell’interventismo democratico, la guerra come compimento del Risorgimento italiano.
Ma non è possibile situare il
significato della presenza protestante in quegli anni senza analizzare un contesto di fermenti
rinnovatori anche nel campo cattolico: è questa giustamente la
relazione di apertura su « L'ala
riformista del cattolicesimo liberale », tenuta da Cesare Milaneschi. Nel quadro della posizione
di chiusura e di restaurazione
della Chiesa cattolica — dovuta
allo « choc » della Rivoluzione
francese e deH’unità d’Italia —,
che riproponeva in risposta una
visione della cristianità medioevale, « ogni posizione di cattolicesimo liberale era una posizione di protesta ». Protagonista
di questa battaglia fu a Napoli
il domenicano e mazziniano Luigi Prota Giurleo, fondatore con
gli aiuti di Garibaldi di una Società nazionale emancipatrice del
clero e del laicato, che proponeva una rivoluzione morale e,
all’apertura del Concilio Vaticano I, un memoriale ai vescovi
che conteneva interessanti indicazioni: dall’elezione dei vescovi
da parte del clero e del laicato,
all’abolizione del celibato, all’uso
Lealismo patriottico, soprattutto valdese, che non evitò in seguito, con l’avvento del fascismo, dure persecuzioni ai protestanti italiani, soprattutto nel
sud. Una situazione-limite è senz’altro quella analizzata nella relazione di Davide Cielo, sulla
Chiesa valdese di Campobasso,
particolarmente angariata, dopo
la firma del Concordato, da prefetti e questori del regime, che
osteggiarono in tutti i modi la
predicazione del pastore Scarinci, fino alla sua espulsione e al
divieto di svolgere il suo ministero in Italia.
I pentecostali
Casa Materna di Portici (Na): il centro che ha ospitato il convegno
sulla storia del protestantesimo nel Mezzogiorno.
so assistiamo ad iniziative autonome della polizia fascista.
Di fronte alla
mafia
Ma la più dura e capillare oppressione toccò ad una chiesa,
secondo le informazioni dell’ambasciata italiana a Washington
« non protetta dalle altre chiese
protestanti »: i pentecostali. E’
questo l’itinerario di una densa
ricerca di Giorgio Rochat condotta sulle carte dell’archivio
centrale di polizia dagli anni ’20
ai ’40, e che vedrà la prossima
pubblicazione nel volume « Regime fascista e Chiese evangeliche » edito dalla Claudiana. Questa oppressione fu particolarmente dura nel sud, e nelle campagne, giungendo fino a misure
di confino, oltre alla proibizione
di ogni forma di culto, anche
nelle case private. Se la magistratura ordinaria e le autorità civili furono in genere più tolleranti e « garantiste », una campagna di dure denunce venne dalla gerarchia cattolica; ma spes
Anche in tempi più recenti
difficile e solitaria fu la testimonianza evangelica dei protestanti, nel sud d’Italia. Così negli
anni ’60 in Sicilia, in seguito alla reviviscenza del fenomeno mafioso esploso nel ’63 con la strage di Ciaculli. La situazione, magistralmente analizzata dallo storico cattolico Francesco Michele Stabile, vede la sostanziale
incomprensione del fenomeno da
parte del cardinale Ruffini, abbarbicato ad una concezione integralista di stampo ottocentesco, con una sostanziale identificazione tra società civile e società religiosa e una preclusione
ideologica di tipo pre-concìliare
per ogni forma di « diversità »:
« Comunisti e protestanti erano
i nemici ideologici, gli "eretici" ».
Di fronte alla strage di Ciaculli, nel sostanziale silenzio del
cardinale Rulfini, si leva la voce
esile ma netta della testimonianza evangelica: il pastore Panasela fa affiggere un manifesto a
Palermo, facendo appello « a chi
ha la responsabilità civile e religiose del nostro popolo », e suscitando un intervento di Paolo
VI, tramite la Segreteria di Stato, in un carteggio col cardinale.
Negli anni ’70, poi, si innesca ne!
cattolicesimo siciliano un processo che arriva fino ad oggi di impegno a delegittimare il fenomeno mafioso fino a mostrarne il
volto unicamente delinquenziale.
Ripensare
la storia
Proprio sull’oggi si appunta,
infine, la tavola rotonda conclusiva, che si propone di « ripensare la nostra storia » per trovare le linee del futuro.
Il pastore metodista Sergio
Aquilante, direttore del centro
diaconale « La Noce » di Palermo, delinea il quadro storico di
un robusto e conseguente meridionalismo, che vede una necessaria dialettica tra evangelizzazione, predicazione, costruzione
di nuovi soggetti, e la diaconia.
« una forma di predicazione »,
che deve assumere oggi non una
veste di assistenza ma, costantemente autoriformandosi, deve
essere una risposta al disagio
« altamente qualificata ». Il pastore Cusumano, intervenuto pelle Assemblee di Dio in Italia, particolarmente diffuse nel sud, ha
espresso « la difficoltà di ripensare la nostra storia di pentecostali, perché siamo una chiesa
giovane ». Le caratteristiche, però, che si possono evidenziare
sono essenzialmente il carattere
popolare e l’evangelizzazione biblica: « Siamo un movimento di
persone semplici, il nbstro colportore in realtà è l'emigrato,
che torna in patria con la valigia piena di Bibbie ».
Come l’evangelismo abbia una
base radicata nel sud è stato
l’oggetto del contributo storico
del prof. Domenico Maselli, delle Chiese libere, che ha distinto varie ondate di « emigrazione » di protestanti nel sud:
« Guai se oggi dimeniicassinio
che siamo missionari, che la nostra parrocchia è il mondo! Le
chiese possono vivere solo se si
formano gli uomini nuovi; per
questo bisogna essere uniti, poiché siamo testimoni, e non possiamo essere creduti se quello
che si dice a Torre Pellice è diverso da quello che si dice a
Roma o a Palermo! ».
Nel suo intervento conclusivo
il pastore Giorgio Bouchard, presidente della Federazione delle
Chiese CTangelichc in Italia, ha
osservato che è necessario, « se
vogliamo durare in questa terra, darci una identità comune:
l'evangelismo meridionale non ha
finora consapevolezza della propria storia. Qui accadono e s<
imparano delle cose; è più facile magari collaborare con pubblicazioni cattoliche a Napoli
che a Milano, riusciamo a fare
grandi centri diaconali. Nel sud
c'è una importante cultura dt
trasformazione, ma la cultura di
maggioranza è di rassegnazione.
Noi rischiamo di essere da un
lato un ifiovimento di anime,
dall'altro mi movimento di opinione. Se riusciremo a narrare
la nostra storia, saremo un popolo nel popolo del sud, che si
affida non solo alla Parola, ma
anche alla memoria, al radicamento di una comune identità »■
Piera Egidi
9
12 ottobre 1990
valli valdesi
9
II
francese
Il Centro culturale avvia, la
settimana prossima, una « 1" Semaine du français » in collaborazione col Centre culturel di
Torino e con l’organismo che si
interessa in particolare di diffusione della lingua, il Bureau
linguistique. L’iniziativa è abbastanza normale, tenendo conto
dell’impegno particolare che la
nostra chiesa ha avuto nella difesa della lingua francese sino
a pochi anni or sono, ad opera
della Pro valli.
L’opinione pubblica delle nostre comunità e delle valli non
è oggi per nulla sensibile a questa battaglia (qualcuno già ci
ha fatto chiaramente capire che
era persa in partenza) per una
serie di motivi. Vediamoli brevemente.
« Noi siamo occitani e non
francesi », parliamo il patois, o
come vanno ciarlando altri il
piemontese, quella è una lingua
straniera. E non a caso ci si è
dovuti battere per far inserire
nella legge regionale di difesa
delle lingue emarginate anche il
francese accanto alle altre espressioni linguistiche minacciate. Risposta: e cosa c’è di strano? Si
diventa forse ignoranti imparando una lingua straniera? Perdi
il tuo legame con la realtà del
tuo paese se sai leggere un giornale in francese e, passata la
frontiera, sai parlare?
«Noi siamo italiani, non francesi» e « la nostra chiesa è in
Italia, non in terra francofona ».
Risposta: aprirsi alla realtà italiana deve naturalmente significare diventare ignoranti? Mentre tutti i paesi d’Europa hanno impostato il loro insegnamento sull’idea di dover introdurre lingue straniere, e c’è chi
prevede che in Italia se ne dovranno, sin dalle elementari, apprendere due oltre la lingua nazionale (soliti sogni all’italiana,
tanto grandiosi quanto inattuabili), mentre dovunque si sta prevedmdo tutto questo, noi sperperiamo un patrimonio di conoscenze che abbiamo in casa; finché ci saranno persone in grado di parlare e comprendere la
lingua straniera (che straniera
non è stata, per molti), lo buttiamo alle ortiche senza neanche
averlo usato?
francese non serve, serve
' inglese ». Questo è il grande ar
TORINO-TORRE PELÜCE
Un anno senza treno?
Voci o progetti concreti alla base di notizie di sospensione del servizio per quattordici mesi? - Gli amministratori dovranno vigilare
La notizia di una sospensione
del servizio ferroviario per oltre un anno su 14 linee del Piemonte, fra cui la Torino-Torre
Pellice, comparsa sul quotidiano
« La Stampa », ha notevolmente
allarmato le migliaia di utenti
che quotidianamente utilizzano il
treno per i loro spostamenti da
e per il capoluogo regionale.
La notizia è giunta improvvisa ed ha colto impreparati anche gli amministratori, sia nei
Comuni della valle che in Provincia e Regione. Poche settimane or sono c’era stato a Torino
il tradizionale incontro in vista
della formulazione delTorario invernale e nessuno aveva detto
nulla.
Franca Coisson, eletta in consiglio provinciale nelle file della Sinistra indipendente, insieme
ad altri consiglieri ha presentato un'interrogazione all’assessore ai trasporti, Principe.
« La risposta ufficiale — precisa Co'isson — non è ancora arrivata, tuttavia l’assessore mi ha
comunicato i risultati di un incontro da lui avuto con il capo
compartimento ferroviario di Torino. Secondo quanto detto, a
livello di ente ferrovie, i lavori
sono effettivamente previsti e
tenderebbero alla ormai famosa
trasformazione della linea in metropolitana leggera. Per altro, purin presenza del progetto, non risulta che esso abbia già ricevuto i finanziamenti necessari, né
che i sindacati siano stati coinvolti nel progetto stesso ».
In effetti, se si dovesse avere
questa apertura contemporanea
di 14 cantieri ci dovrebbe anche
essere uno spostamento non in
differente di lavoratori FFSS, ma
di questo pare nessuno sia al
corrente.
Nell’ammodernamento della linea Torino-Torre Pellice dovrebbe, sempre secondo quanto comunicato dall’ass. Principe, essere previsto anche il recupero
della linea Airasca-Saluzzo, da
alcuni anni abbandonata, la qual
cosa, se realizzata, sarebbe un
concreto segno di mutamento
nella politica dei trasporti italiana, al passo con le necessità sempre più emergenti di privilegiare il trasporto su rotaia rispetto a quello su gomma.
Certo rimangono alcune perplessità: perché proprio ora i
PERRERO
Quei loculi
in mezzo al
paese
somento di tutti i genitori di
Oggi che, pensando di fare l’inte'■esse dei figli, fanno loro studiare l’inglese. Risposta: l’inglese serve oggi, e servirà domacome strumento di comunicazione fra gli europei, un inglese che non è l’inglese come
bngua di cultura, ma solo codice di poche parole essenziali;
duella lingua si impara anche
da Soli, in poco tempo, basta
volerlo. La seconda lingua è alita cosa, è la possibilità di completare la propria conoscenza
del mondo e nel caso nostro la
più vicina, perché latina come
I Italiano^ è U francese. E’ come
’ fugionieri e le segretarie di
azienda, serve il titolo se sono
pochf se lo sono tutti non serve più. L’inglese, come la patence l’hanno tutti e l’avranno
.e si darà per scontato che
¡abbiano, non farà più punteggio. Farà punteggio il francese...
fi lo spagnolo, il tedesco, il rusma vale la pena andare tanto lontano?
Giorgio Toum
Siamo ormai in autunno e si
avvicina il mese di novembre,
nel quale una buona quantità di
persone si dedica alla tradizionale visita alle tombe dei propri congiunti: i cimiteri vengono rastrellati e riempiti di fiori.
Ma per tutta Testate scorsa
il piccolo cimitero di Perrero è
stato al centro dell’attenzione
dopo la decisione della gixmta
municipale di costruire e mettere in vendita più di cento loculi cimiteriali. Si è organizzata
una raccolta di firme contro l’iniziativa che non ha avuto, come
prevedibile, il minimo effetto.
Pertanto nell’ultima seduta del
consiglio comunale è stata ratificata la delibera di approvazione del progetto e di destinazione dei fondi.
E' logico domandarsi perché
si costruiscono i loculi se la popolazione non li vuole e come
mai è stato mandato avanti un
progetto che aveva già suscitato molte critiche in una riunione pubblica indetta dalla precedente amministrazione. Chiunque possieda una copia del libro fotografico « Come vivevano... » dedicato alla vai Germanasca può trovare nella fotografia n. 213 una risposta.
Alle spalle della spensierata
comitiva in posa davanti all’obiettivo, si può osservare un
angolo del muro di cinta e la
camera mortuaria del cimitero;
intorno, prati fioriti e boschetti,
e in fondo, lontano, il paese.
Cento anni sono passati, i prati sono spariti, sostituiti da case e condomini e il cimitero,
sempre uguale, è venuto a trovarsi inserito in una zona abitata. Contemporaneamente è aumentata la popolazione del capoluogo e la richiesta di inumazioni, per un’area che non può
essere allargata da nessuna parte.
E’ chiaro che nessuno è pregiudizialmente contrario ai loculi: tutti i cimiteri hanno gli
stessi problemi di spazio e le costruzioni fuori terra li risolvono.
lavori, nel periodo di maggiore
utilizzo del treno e con i maggiori rischi per il traffico su strada, anche in considerazione della stagione invernale?
Gli amministratori sono allertati per verificare che questa
chiusura, se ha da essere (m.a
è difficile che inizi col 1® novembre), non rappresenti una specie
di prova generale per la chiusura definitiva, ma un effettivo salto di qualità nella politica dei
servizi e dei trasporti.
probabilmente con qualche preoccupazione di nasconderli un
po’ alla vista con una cortina di
cipressi.
E’ però molto difficile a Ferrerò nascondere un muro di
quattro metri con il suo deprimente contenuto, che taglia in
due la prospettiva dell’abitato
per tutta la larghezza del cimitero; ma anche escludendo l’aspetto estetico, che non sembra
preoccupare gli amministratori,
rimane il fatto che sotto la zona prescelta passa il tubo di scarico del torrente, che ha già causato tanti guai al paese nel 1977
e che tutto il cimitero si trova
sotto un braccio della frana,
forse fermata dalle opere di sostegno, ma chi può esserne sicuro?
Che cosa si può prospettare
allora in alternativa? Soltanto
una soluzione, della quale si parla da decenni, ma che nessuno
ha mai avuto il coraggio di attuare, e cioè il trasferimento del
cimitero in un’area più decentrata. Motivi sentimentali o economici per l’entità e la difficoltà dello spostamento hanno contribuito al mantenersi di una
situazione che col passar del
tempo si va facendo sempre più
critica. E non rimane che questa soluzione: compriamoci un
bel loculo.
Liliana Viglielmo
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essere vicini
Viviamo in una società che si è
modificata con ritmi velocissimi;
alcune certezze su come educare i propri figli sono cadute, ma
non sempre altre si sono consolidate al loro posto; i genitori,
spesso, si ritrovano da soli coi
loro dubbi.
Vi è confusione e incertezza
sul ruolo di genitore e sulla sua
identità. D’altro canto si è fatta
strada, in questi anni, l’idea che
una corretta comunicazione fin
dalle prime fasi di vita del neonato è importantissima per
strutturare un bambino e poi
un adulto sereno, equilibrato;
importantissima, dunque, per
prevenire situazioni di disagio
psichico che tendono poi a diventare, sotto varie forme, disagio sociale. L’Assessorato alla
cultura della Comunità montana
Valli Chisone e Germanasca e la
Associazione culturale Alidada
propongono ai genitori esperienze di gioco e riflessione, per Sitare coi propri figli, per conoscerli
meglio, per crescere e divertirsi
insieme.
L’obiettivo è di provare a costruire una cultura per l’infanzia
improntata all’ascolto, all’accoglienza del bambino iniziando col
fornire modelli teorici cui fare
riferimento e tecniche grazie a
cui costruire, inventare; in una
parola « giocare » e quindi comunicare coi propri figli.
Daini al 21 ottobre, presso il
villino della Comunità montana,
sarà esposta una mostra del giocattolo povero e del libro per
ragazzi; nei mesi successivi sa;
ranno attivati due laboratori, di
narrazione e di costruzione giocattoli.
Giovedì 11 ottobre, alle ore
20.30, presso la sala consiliare
della Comunità montana a Perosa, una tavola rotonda darà
inizio alla riflessione; la psicoioga Emma Turvani, la psicomotricista Miriam Chemello, Giancarlo Perempruner, direttore del
Centro per la cultura ludica di
Torino, l’ideatore del progetto
Paolo Ghigo parleranno sul tema: « / bambini e il gioco: ma
quale gioco? ».
Vendita diretta
PINEROLO — Il corso di introduzione all’agricoltura biodinamica, che si è svolto lo scorso
anno con il patrocinio della Comunità Montana « Pinerolese Pedemontano », ha contribuito a
formare nuovi agricoltori che si
sono aggiunti a quelli che già costituivano il gruppo di lavoro.
Ora si cominciano a vedere i
risultati di quest’impegno perché è avviata la produzione di
frutta, verdura e cereali senza
uso di trattamenti o fertilizzanti
chimici.
L’associazione per l’agricoltura
biodinamica fornisce l’assistenza
tecnica per una seria applicazione del metodo; parallelamente
la Comunità montana sta predisponendo un sistema di verifica.
Così ora presso la comunità
di accoglienza « Cascina nuova »
ogni venerdì, dalle ore 17 alle 19,
è iniziata la vendita dei prodotti
al pubblico.
Gremmo contro Lega
LUSERNA SAN GIOVANNI —
La polemica fra autonomisti della Lega Nord e Roberto Gremmo ha raggiunto anche la vai
Pellice.
Recentemente il periodico Val
Pelis, pubblicato a cura del
gruppo della Lega Nord Piemont,
si chiedeva, a proposito della decisione del cons. Villarboito, eletto a Pinerolo nelle liste di Piemont Autonomista, di aderire al
gruppo PSI: ”Da che parte sta
Gremmo?”. Il leader di Piemont
ribatte « pacatamente » con una
edizione valligiana del suo periodico di voler stare comunque
« fuori dai partiti ».
« Gli amici di Gremmo sono
e restano — dice in conclusione
questa ’’nota” di risposta alla
Lega Nord Piemont — quelli che
non confondono il Piemont né
con il PCI né col PSI né con
il partitino di Milano cui vi siete accodati voi ».
Semaine de français
TORRE PELLICE — Il Centro
culturale organizza la prima ’’Semaine du français” in collaborazione con il Centre culturel di
Torino. A fronte di un grave regresso nella conoscenza del francese, specie fra le giovani generazioni, il Centro vuole coinvolgere in particolare bambini e famiglie.
Il programma prevede una serie di appuntamenti a partire da
lunedì 15 ottobre (ore 17: inaugurazione di una mostra sul libro per l’infanzia, naturalmente
in francese) a sabato 20 ottobre
(ore 16.30: proiezione di un video). Ogni giorno le attività iniziano alle ore 16.30 e si svolgono
alternativamente alla sede del
Centro culturale, alla Casa unionista di via Beckwith e al cinema Trento.
Si pattina.
TORRE PELLICE — Mentre
non è ancora giunta una notizia
chiara circa la reale possibilità
che il mutuo per la copertura
del palaghiaccio venga accordato, martedì scorso è stata riaperta al pubblico la pista di pattinaggio su ghiaccio.
VISUS
di Luca Regoli & C. «jic
OTTICA • via Arnaud. S
.1 10066 TORRE PELLICE (To)
:
«
.V
L’OTTICO DI LUSERNA
di Federico Regoli & C
10
10 valli valdesi
12 ottobre 1990
Oggi
e domani
FRANCIA - ITALIA
TORRE RELUCE
Dibattito
TORRE PELLICE — Mercoledì 17 ottobre, alle ore 21, neH’ambito della
manifestazione « Castagne in vai Pellice », si svolgerà nell’aula consiliare
un dibattito sul tema « La castagna
neH'economia locale ».
Il giorno dopo, giovedì 18, alle ore
17, presso il municipio, verrà inaugurata la mostra « ...il tempo delle castagne », fotografie di Lina Gavina.
Manifestazioni
PINEROLO — Venerdì 12 ottobre,
alle ore 20.45, presso la parrocchia San
Lazzaro, si svolgerà una veglia per la
pace: letture bibliche, preghiere e canti, testimonianze, gesti simbolici.
Segnalazioni
PINEROLO — Giovedì 18 ottobre,
alle ore 21, presso la sede dei Verdi Arcobaleno in corso Torino 18, avrà luogo un incontro di aderenti e simpatizzanti di Pinerolo e Valli.
Rassegne
BIBIANA — Da sabato 13 a domenica 21 ottobre, presso l’alq» si svolgerà la terza edizione della «Sagra
del kiwi ». Altre manifestazioni di
spettacolo avranno luogo presso il teatro tenda.
Appuntamenti
Sabato 20 ottobre — STUPINIGI (Torino): Nella Palazzina di caccia dell'Ordine Mauriziano si terrà un incontrodibattito sul tema: . Trapianto di organi
e tessuti: problemi etici, giuridici e
scientifici ». Inizio alle ore 9, conclusione dei lavori alle 13.30.
Sabato 27 ottobre — TORINO: Nel
salone di corso Vittorio Em. n. 23 (a
fianco del tempio valdese), con inizio
alle ore 15, convegno sul tema: « In
memoria di lei. Una ricostruzione femminista delle origini cristiane ». Interventi di M. C. Bartolomei, L. Muraro,
L. Tomassone. A cura del Centro evangelico di cultura « Arturo Pascal ».
Autunno in vai d’Angrogna
Martedì 16 ottobre, ore 21: Tempio
del Serre: Incontro-dibattito su « La
montagna di fronte alle nuove riforme:
quale autonomia, quale assistenza sanitaria? ». Intervengono; A. Di Giovine, dell'Università di Torino; S. Bajardi,
.dell'A.N.C.i.-Sanità; E. Martinengo, delrUNCEM; E. Borgarello, consigliere
del comune di Angrogna.
Giovedì 18 ottobre, ore 21: Scuola di
Chiot dI'Aiga: Incontro-dibattito su
« Legge regionale 45/89: vincolo idrogeologico: compiti e competenze ». Introducono M. Dana, funzionario della
Regione Piemonte e L. lacomuzio, del
Corpo forestale dello stato.
Sabato 20 ottobre, ore 21.15: Saia unionista di S. Lorenzo: « A la brua! (Un
grido di libertà) ». Spettacolo del
Gruppo Teatro Angrogna.
Mercoledì 24 ottobre, ore 21: Scuola
di Chiot dI'Aiga: Incontro-dibattito su:
« Agricoltura e salute - rischi per gli
agricoltori e i consumatori ». introduce
Valerio Vecchie dell'USSL 43.
Giovedì 25 ottobre, ore 21: Scuola del
Serre: Presentazione del « Quaderno »
n. 10 del Centro di documentazione
« Angrogna, di là del Vengie: I nomi di
località tra storia e memoria ». Una ricerca di Predino Sappè. interviene D.
dalla, diapositive di Guido Girardon.
Concerti ~
BORA’ — Sabato 13 ottobre, ore 21,
presso la chiesa valdese di Rorà concerto classico e folcloristico della corale CAARP di Torino diretta dal maestro Giovanni Solari. Ingresso libero.
Programmi di Radio Beckwith
_________FM 91.200 - 102.350__________
Radio Beckwith proporrà, lunedi 15
ottobre, alle ore 17.30, l'ascolto del
concerto del coro lettone « Dalle », di
recente esibitosi a Torre Pellice e Pinerolo; la trasmissione Rendez-vous di
martedì 16, ore 17, e mercoledì 17,
ore 11.30, presenterà una riflessione à
più voci sul tema: Quale futuro per
la sinistra in vai Pellice? ».
Per un’associazione Musica e amicizia
degli «Escartons» fra i popoli
Un progetto di interscambio culturale tra le
vallate alpine: una sfida per la nuova Europa
L’iniziativa è partita daH'Amministrazione comunale di Briançon con un invito rivolto ad amministrazioni comunali. Comunità montane, organizzazioni turistiche, associazioni culturali delle zone degli antichi Escartons
brianzonesi o confinanti (come
le valli valdesi).
Il progetto : costruire un’associazione degli Escartons e zone limitrofe che promuova un interscambio turistico e culturale
fra le nostre vallate alpine.
Naturalmente questa associazione, negli intenti dei promotori,
dovrebbe lavorare, aderendovi,
insieme a quella dei Paesi del
Monviso, armonizzandone i progetti e unificando le forze.
La riunione ha avuto luogo a
Briançon, sabato 6, nel Centre
culturel, sotto la presidenza del
sindaco di Briançon. Presenti
rappresentanti della vai di Susa,
vai Chisone, associazioni culturali e singoli interessati.
Il progetto di costituire nei
prossimi mesi una commissione
di lavoro per giungere presto alla
costituzione di questa associazione può apparire molto campato
in aria, allo stato, attuale delle cose, ma non è detto che lo sia. Resta comunque un fatto da tenere
presente: i grandi cambiamenti
che stanno verificandosi in Europa ci coinvolgeranno, presto o
tardi, le comunicazioni intema
zionali sono il problema massimo di una regione come il Piemonte, ed è forse il caso di stare
in contatto fra territori vicini,
anche oltre le frontiere che stanno scomparendo.
Sotto questo profilo la giornata è stata estremamente significativa sia nella mattinata, con la
visita di Briançon non da turisti
ma guidati a leggere gli interventi pubblici, i piani di restauro, il piano regolatore, i progetti
in corso ecc., sia il pomeriggio
nella seduta di dibattito con esperienze molto diverse e complementari su cui varrà la pena tornare presto.
Incontro previsto quello con il
sindaco di Briançon, monsieur
Robert de Caumont, ugonotto
impegnato che incontriamo tutti
gli anni al Colle della Croce, inatteso invece quello con il responsabile del progetto, lan Cowburn, a cui ci ha accomunati subito l’amore per Guglielmo d’Orange.
E’ un caso che siano dei riformati a guardare al futuro in
un’ottica costruttiva?
Da Torre Pellice (e valli vaidesi), oltre il sottoscritto e Daniele Armand Hugon a rappresentare la SSV, era rappresentata la pro loco da Osvaldo Co'isson accompagnato da Ferruccio
Jalla,
G.T.
Magnifica serata di buona musica e d’amicizia fra nazioni lontane e diverse, quella vissuta a
Torre Pellice il 4 ottobre; nel
tempio valdese ha cantato, diretto
dai maestro Gido Kokars, il Coro Daile, di Riga (Lettonia), in
tournée in Italia per una settimana, con puntate in Francia,
a Ginevra e a Treviso, e con un
concerto ogni sera! Lo splendido complesso, di quasi 60 voci,
del quale non si saprebbe se lodare maggiormente le ottime voci o la preparazione, accuratissima, o l’entusiastica passione
per il canto, ha condotto il pubblico che gremiva il tempio già
mezz'ora prima dell’inizio, in un
programma vario sia per stili
sia per epoche: da Palestrina al
modernissimo « Alleluia » di un
contemporaneo statunitense, eseguito dalle tribune a lume di
candela; dalla bella canzone lettone « Flit vejini » (Soffia il vento), che è un po’ la bandiera
del Coro, al nostro « Va’, pensiero... », reso con una purezza di
dizione e con ima finezza espressiva da fare arrossire molti cori
professionali italiani...
Gioioso godimento e travolgente entusiasmo del pubblico, ammirato anche per la sapiente regia scenografica di alcune esecuzioni. Nei canti lettoni della
seconda parte, i coristi, apparsi
nei costumi tradizionali, hanno
fatto vibrare la nota nostalgica
delTamore per il loro paese e
per la libertà, l’amore del canto, le usanze di contadini e pastori.
Aveva aperto la serata il Coro
UNA « BROCHURE »
Da Prangins a Sibaud
Un caso che non è isolato: è possibile confessarsi non-credente e
rivendicare un’identità di « cittadino valdese »? - Cosa significa?
E’ una « brochure » interessante, soprattutto per chi vuol capire alla fonte sia le intenzioni
del ^uppo promotore, sia le motivazioni dei partecipanti: in tutto 144 persone, di cui 112 « gitanti » e 32 « assistenti ». Dico
« gitanti » senza offesa, cioè gente che ha voluto percorrere a
piedi in 16 tappe ben 250 chilometri, valicando una decina di
colli oltre i 2.000 metri (Fenêtre,
Bonhomme, Croix du Bonhomme, Iseran, Moncenisio, Piccolo
Moncenisio, Clapier, Quattro
Denti, Costapiana, Pis e Giulian).
Il rievocatore, Ezio Capello
(uno scrittore appassionato di
montagne e di deserti), ha un
solo rimpianto, quello di non essere stato « protagonista di un
avvenimento così importante »
(con fine ironia definito il GR
del 1989), che egli paragona alle grandi epiche marce del passato (Mosè, Serse, Alessandro
Magno, Annibaie, Giulio Cesare,
Attila, Genghiz-Khan, Napoleone,
Mao Tse-tung), per finire alla triste ritirata del Corpo di spedizione italiano in Russia nel 1943!
In una intervista all’ispiratore
e al solerte realizzatore dell’impresa — il noto industriale dolciario Carlo Bachstadt-Malan di
Luserna San Giovanni — Capello ha modo di rivelare — a chi
già non lo conoscesse personalmente — che questo personaggio non è di « religione valdese », pur sentendosi « cittadino
valdese» (p. 19). Cosa vuol dire? A prescindere dalTimproprietà del linguaggio (non esiste una
« religione » valdese, bensì una
« confessione » cristiana tra le
tante che compongono Tecume
ne non cattolico-apostolico-romana), una parziale risposta si ricava da uno « stelloncino » di
Stelio Armand-Hugon (riportato
da un servizio pubblicato allora
da questo giornale - pag. 145), in
cui viene chiarito che la persona in questione « si dichiara
non credente », affermando che
« tutte le organizzazioni ecclesiastiche non sono che tante gabbie ove il pensiero umano viene racchiuso» (sic!), il che è
confermato da una lettera del
pastore-doima olandese Maryse
Hegeman-Hubatka, dove leggiamo che il Bàchstàdt-Malan « n’aime... pas tellement TEglise ni
ses pasteurs » (p. 160). Ciò però
non gli avrebbe impedito di
esprimere il suo rincrescimento
« per l’assenza della Chiesa...,
che non ha saputo cogliere la
grande opportunità di coinvolgimento e di ri-aggregazione fornita da questo grande appuntamento con la storia: la battaglia
di Davide contro Golia non si
porta avanti solo con gli intellettuali ma con la gente, soprattutto quando si vuole essere un
popolo-chiesa» (p. 145).
Questa, della battaglia di Davide contro Golia, sembra essere il leit motiv dell'etica personale del Bàchstàdt-Malan, grande lettore di testi storici, che
si confessa attratto soprattutto
dalle « lotte dei deboli contro i
forti » (p 19), Bene, ma quella
« cittadinanza valdese », di cui
è orgoglioso, donde la ricava?
Indubbiamente dalla nonna, e la
gente, in mezzo alla quale egli
lavora « qui, in questa terra »
(vai Pellice), gli pare senz’altro
« meravigliosa, con "una marcia
in più”... » (p. 19), anche se poi
riconosce che « i valdesi contemporanei sono abilissimi a parlare, ma per realizzare, per concretizzare, per fare, sono un po’
un disastro...» (p. 21).
Se mi sono fermato un po’
Su queste dichiarazioni, per altro debitamente registrate nel
volume recensito, non è per amore di pettegolezzo, ma solo per
capire meglio il perché del divario tra il confessarsi non credente e il rivendicare una non
meglio definita cittadinanza valdese: un caso, del resto, abbastanza frequente nelle nostre
Valli. Comunque, a detta dei partecipanti, il loro non fu un pellegrinaggio religioso, bensì un
viaggio commemorativo, « storico anche, ma prima di tutto turistico » (p. 23), anche se sarebbe mancata, secondo alcuni (p.
148) una « presenza pastorale
continua »: eppure tre erano i
pastori tra i partecipanti, un belga, la olandese già ricordata, e
la nostra Susanne Labsch: che
cosa è successo? Un’altra contraddizione tra le tante di questo
tanto decantato « popolo-chiesa »? Giovanni Gönnet
Trecento anni dopo, da Prangins a Sibaud: il « Glorioso Rimpatrio » del
1989, (a cura di) EZIO CAPELLO.
Luserna San Giovanni, Comitato RlGRAP, 1990, cm. 23x22, pp. 180 (53
di testo, 56 di fotografie a colori, 15
per le relative didascalie, il resto comprendente ritagli di stampa, fac-simile
di iettere, canti, diari, elenchi dei promotori e dei partecipanti ecc., il tutto coronato nel frontespizio da uno
stemma coi candelabro a 7 stelle senza
la Bibbia sottostante).
alpino Valpellice, con due ottime, sempre più raffinate esecuzioni di canzoni nostrane, e con
la succitata canzone lettone, cantata, in lingua originale, sia come saluto agli ospiti, sia in omaggio al padre di Gisela Lazier del
« Castagneto » di Villar Pellice,
Ugo Stoessinger, originario proprio di Riga e in vai Pellice per
festeggiare con la famiglia il suo
90o compleanno.
Grazie dunque al Coro Valpellice per aver preso, con la
collaborazione del Coro Alpi Cozie, di Susa, l’iniziativa di questo straordinario avvenimento,
che è stato di gran soddisfazione per tutti e particolarmente
apprezzato da chi si occupa, direttamente o no, di musica corale.
La serata è stata replicata il
giorno dopo al Palasport di Pinerolo.
F. C.
TOSSICODIPENDENZE
Si amplia
il servizio
dell'USSL
Il servizio territoriale per le
tossicodipendenze si è trasferito
in via Guardia Piemontese n.
22/A, a Torre Pellice (tei. 012L
93.33.77.
Il servizio copre attualmente
un arco orario di 10 ore al giorno.
Affronta i problemi di tossicodipendenza e alcoolismo.
E’ rivolto a utenti e familiari
con il seguente orario per il pubblico:
Lunedì 10.30-13
Martedì 12-14
Mercoledì 14-16
Giovedì 16-19
Venerdì 10.30-13
In questo orario è possibile
accedere liberamente al servizio;
per problemi specifici, il centro
funziona su appuntamenti che si
possono richiedere telefonando
al n. 0121/93.33.77.
USSL 42 • VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Qspedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA, 14 OTTOBRE 1990
San Germano Chisone: FARMACIA
TRON - Telef. 58766.
Fenestrelle: FARMACIA GRIPPO Via Umberto I, 1 - Tel. 83904.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo; Tel. 22664
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA, 14 OTTOBRE 1990
Luserna San Giovanni; FARMACIA
SAVELLONI - Via F. Blando 4 - Luserna Alta - Telef. 900223.
Ambulanza :
CRI Torre Pellice: Telefono 91.996,
Croce Verde Bricherasio: tei. 598790
SERVIZIO ATTIVO INFERMIERISTICO: ore 8-17, presso I distrettiSERVIZIO ELIAMBULANZA, elicottero: tei. 116.
11
lettere 11
12 ottobre 1990
pellegrinaggio
’’MARIANO” IN CINA
Dopo i duri anni di cruda ed ingiusta
repressione operata nei confronti di
tutte le religioni dal governo ateo comunista cinese, sembra che anche in
quel paese dell’estremo Oriente stia
prevalendo una prudente tolleranza.
Si è verificato, infatti, sotto gii occhi stupefatti delle autorità, « che per
dieci anni ne avevano ripetutamente
negato l'autorizzazione », un « solenne
pellegrinaggio alla cappella della Madonna della felicità », formato da circa quattromila fedeli al seguito del
vescovo cattolico Wang Tungyi.
E’ stata ripristinata, cosi, un’usanza
quasi secolare, osteggiata fino a poco
tempo fa dal governo cinese, perché ritenuta -superstiziosa e antipatriottica».
Anche da questo piccofo fatto appare chiaro e si conferma come la
chiesa « docente » cattolica non si
smentisca; non appena, infatti, vede
baluginare uno spiraglio di tolleranza
religiosa, subito riprende anzitutto usanze popolari rivolte al culto - mariano »; non per nulla essa, con l’espressione latina arcinota e molto ripetuto: « Ad Jesum per Mariam », suole insegnare che il fedele deve andare a Gesù e quindi a Dio Padre tramite Maria
e che « ...qual vuoi grazia e a lei non
ricorre / sua disianza vuol volar senz’ali » (Dante Alighieri, Divina Commedia,
Paradiso, c. XXXiiI, 14-lS).
Come si è lontani, di una distanza
steiiare, dal genuino insegnamento deli’Evangelo che Gesù venne ad annunziare a tutti coloro che sono « nati di acqua e di spirito » (Giov. 3: 5).
Egli, infatti, insegnò ai suoi discepoli e, quindi, anche a noi, di pregare
ed onorare - in ispirito e verità » (Giov.
4: 23) il Padre suo e nostro « che è nei
cieli » (Matt. 6: 9).
Bruno Ciccarelli. Catania
ne” alla pensione, e quindi non è di L.
650.000 mensili) e aggiunto alla pensione I.M.P.S. superasse il tetto dei
16 milioni, perEerebbero' il diritto all’esenzione dal ticTtet, come tutti i cittadini che, oltre 'ada ^pensione, avessero altri redditi, che determinassero
il superamento del tetto stabilito fino
ad oggi.
Past. Enrico Corsani, Brescia
GRAZIE
A nome dei i’Associazione partigiani
d’Italia di Torre Pellice, che rappresento, e personalmente, vengo a ringraziarla per quanto ha voluto far apparire sul numero del 28.9.1990.
L’iniziativa di pubblicare « Due iettere » ed il ricordo di W. Jervis è stata, in questo particolare momento, da
noi particolarmente apprezzata.
Lei dice « ...in attesa che gli storici
chiariscano... » ed il discorso è alquanto lungo anche se, in linea generale,
quei fatti storici sono di per sé abbastanza chiari, è invece semmai da capire perché siano stati riportati alla ribalta, ed in quel modo, oggi.
L’avere pubblicato due lettere di
condannati a morte della Resistenza significa aver capito veramente quello
che essa è stata ed il ritorno alla
sua fonte più vera è stato da parte sua,
e del suo giornale, un atto veramente
consapevole e dignitoso; è nelle lettere che si trova, e rimarrà sempre
nel tempo, il vero senso della Resistenza.
Giulio Giordan, Torre Pellice
PRECISAZIONE
IL TICKET
E I PASTORI
In relazione al commento di G.G. alla
lettera del sl.g. Guido Pasquet sull’otto
per mille (vedi n. 38 del 28 settembre
1990), desidero precisare che l’esenzione dal ticket deriva dal reddito (al
di sotto dei 16 milioni), ma non per
tutti i cittadini (laici e non), ma solo
per i pensionati. Se l’assegno pastorale dovesse aumentare (per i pastori
pensionati si tratta di una ’’integrazio
r~
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Direttore: Giorgio GardioI
Vicedirettore: Luciano Deodato
Redattori: Alberto Corsani, Adriano Longo, Piervaldo Rostan
Comitato di redazione: Mirella Argentieri Bein, Valdo Benecchi, Claudio
Bo, Alberto Bragaglia, Franco Carri. Franco Chiarini, Rosanna Ciappa Nitti, Gino Conte, Piera Egidi, Emmanuele Paschetto, Roberto
Peyrot, Mirella Scorsonelll
Segreteria: Angelo Actis
Amministrazione: MItzi Menusan
Revisione editoriale: Stello Armand-Hugon, Mariella Taglierò
Spedizione: Loris Bertot
Stampa: Coop. Tipografica Subalpina - via Arnaud, 23 - 10066 Torre
Pellice - telefono 0121/91334
Registrazione: Tribunale di Pinerolo n. 175. Respons. Franco Giampiccoll
redazione e AMMINISTRAZIONE: via Pio V, 15 - 10125 Torino - telefono
011/655278, FAX 011/657542 — Redazione valli valdesi: via Repubblica. 6 - 10066 Torre Pellice - telefono 0121/932166.
fondo di SOLIDARIETÀ’: c.c.p. n. 11234101 intestato a La Luce, via
Pio V. 15 - 10125 Torino
Amministrazione del fondo: Maria Luisa Barberis, Renato Coisson, Roberto Peyrot
EDITORE: A.l.P. ■ via Pio V, 15 - 10125 Torino - c.c.p. 20936100
Consiglio di amministrazione: Costante Costantino (presidente), Paolo
Gay, Roberto Peyrot, Silvio Revel, Franco Rivoira (membri)
Registro nazionale della stampa: n. 00961 voi. 10 foglio 481
Il n. 39/’90 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino il 4 ottobre e
a quelli delle valli valdesi il 5 ottobre 1990,
Hanno collaborato a questo numero: Paolo T. Angelerl, Renato Coi'sson,
Ivana Costabel, Ferruccio Corsani, Giorgina Giacone, Luciano Giuliani,
Paul Krieg, Paola Montalbano, Tom Noffke, Aldo Rutigliano, Ludwig
Schneider, Alberto Taccia, Franco Taglierò.
confronti del nostro organo amministrativo ». Ho detto esattamente il contrario, alTincirca così: « ...conoscendo
un po’ le nostre chiese, per averne visitate alcune per discutere proprio i problemi finanziari, non credo che si tratti
di sfiducia nei confronti della Tavola:
il problema sta nella paura delle Assemblee di chiesa ad impegnarsi a
lungo termine, per un anno ancora lontano, e prima che si intraveda l’esito
dell’anno in corso. La soluzione può
essere trovata nello spostare II momento dell’impegno a dopo il Sinodo, a
novembre o dicembre, quando i cassieri hanno già una sensazione abbastanza precisa dell’andamento dell’anno
in corso. Sono contrario a rinviare questo impegno al gennaio o febbraio dell’anno in questione, è troppo tardi.
Quello che ci vuole è una maggiore
fiducia e meno paura... » eoe.
Ovviamente la fiducia, in questo contesto, non è quella riferita alla Tavola,
ma è quella riferita un po’ più in su.
Gianni Rostan, Milano
Caro Direttore,
leggendo sul numero speciale del
giornale (n. 36 del 14 settembre scorso) il resoconto dei lavori sinodali, non
mi sono riconosciuto in una frase che
mi è stata attribuita a proposito della
discussione sulle finanze. (...)
Si stava discutendo del problema
dell’impegno finanziario delle chiese
valdesi, che veniva richiesto per la
Conferenza distrettuale dell’anno precedente quello cui l’impegno si riferiva, e della « forbice » che si era creata fra le richieste della Tavola e le
risposte delle chiese. Ho riconosciuto
io stesso che il metodo in uso negli
anni scorsi non era perfetto, e che si
poteva migliorare. Ma non ho affermato
che « sembra esserci una sfiducia nei
IL PAPA
E LE SETTE
Ho letto su ■■ La Repubblica » del
15.8.90 un servizio sul messaggio del
Papa ai vescovi cattolici contro le sette e i movimenti religiosi che sottrarrebbero fedeli alla chiesa cattolica con
metodi scorretti. Vi si legge tra le
altre cose che queste sette pretendono
di avere un rapporto privilegiato con
Dio, ma spesso porterebbero ad ideologie rivoluzionarie che escludono Dio.
Vorrei fare il Papa alcune domande:
1) Certamente nel suo messaggio
sono condannate quelle denominazioni, come i Testimoni di Geova, che,
ricercando una propria fedeltà alla
Bibbia, sono approdate a « dottrine che
si oppongono alla chiesa cattolica ».
Sono incluse tra le sette anche le
chiese protestanti?
2) Qual è l’ecumenismo proposto dalla chiesa cattolica alla luce di questo
messaggio? Se esistono (e sappiamo
che esistono) sette ohe portano a forme di religiosità alienanti ed aberranti, che bisogno c’era di fare di tutta l’erba (i non cattolici) un fascio con
un messaggio ambiguo e generico?
3) Non è il Papa a pretendere di
avere un rapporto privilegiato con Dio,
essendosi proclamato infallibile e vicario di Cristo sulla terra?
4) A cosa si riferisce esattamente
quando parla di ideologie rivoluzionarie? E’ proprio così automatico il nesso
fra queste fantomatiche ideologie ed
esclusione di Dio dalla vita degli uomini?
Quanti cattolici, che aderiscono ad
ideologie tutt’altro che rivoluzionarie,
relegano Dio in ambiti sacrali (sacramenti, edifici di culto, manifestazioni
religiose, immagini e refìquTe, eoe.),
escludendolo di fatto dalla vita quotidiana? Con questo non voglio dire che
gli evangelici siano esenti da questo
rischio solo perché la teologia riformata lo condanna.
5) E’ forse più corretto il metodo
di propaganda imposto tramite il concordato con l’ora di religione cattolica
nelle scuole pubbliche a partire fin
dalla scuola materna?
6) Che ne pensa dell’art. 19 della
Costituzione italiana: « Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma,
individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o
in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume »? E
dell’art. 18 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo: « Ogni individuo ha diritto alla liberà di pensiero, di coscienza e di religione; tale
diritto include la libertà di cambiare
di religione o di credo, e la libertà di
manifestare, isolatamente o in comune,
e sia in pubblico che in privato, la
propria religione o il proprio credo
nell’insegnamento, nelle pratiche, nel
culto, e nell’osservanza dei riti »?
Non so se queste osservazioni saranno condivise da altri, che non mancheranno di esprimere il loro parere in
proposito. Dobbiamo però tenere presente che il linguaggio ed il tono del
Papa, generalmente molto misurati e
diplomatici, sono in questo messaggio troppo inusuali per non stupirci
e preoccuparci. Certamente esso non
favorisce il dialogo ecumenico e personalmente ritengo che, anche se come
evangelici non ci sentiamo toccati, queste manifestazioni di una sempre maggiore intolleranza verso l’esterno, accompagnata da un sempre maggiore
autoritarismo alTinterno, sono sufficienti per avviare una seria riflessione
nelle nostre chiese. Sicuramente viviamo in un tempo in cui, almeno in occidente, non è più possibile tornare
agli strumenti della Santa Inquisizione,
ma non mancherebbero strumenti più
subdoli di repressione e discriminazione. Speriamo che nessuno abbia
intenzione di impiegarli coscientemente.
Aldo Cianci, Polizzi Generosa
notes
In questa rubrica pubblichiamo brevi informazioni che possono interessare
l’insieme dei nostri lettori : avvisi di
offerte di lavoro, sia salariato che volontario, degli istituti delle chiese evangeliche in Italia, cambi di indirizzo o
di numeri telefonici, ricerche di libri e altre pubblicazioni da parte di biblioteche evangeliche, altre necessità
delle chiese.
Preghiamo gli inserzionisti di farci
pervenire i testi almeno 20 giorni prima
della data di pubblicazione all’indirizzo della redazione di Torino, via Pio V
15, cap 10125. Fax 011/657542.
AVVISI
L’Uliveto, in vista della formazione di una graduatoria, comunica che
chi fosse interessato a lavorare con
portatori dì handicap può presentare domanda entro, e non oltre, il 31.
10.90, purché abbia i seguenti requisiti:
— Diploma di scuola media superiore
__ Sei mesi d’esperienza nel settore socio-assistenziale
oppure:
— Diploma di educatore specializzato
— Età 18/40 anni.
Domanda in carta libera corredata
da curriculum vitae.
Informazioni a ULIVETO - Strada vecchia di San Giovanni 93, Luserna S,
Giovanni (To) - Tel. 0121/900253.
RINGRAZIAMENTO
« Io alzo gli occhi ai monti...
Donde mi verrà l’aiuto? Il mio
aiuto viene dall’Eterno, che ha
fatto il cielo e la terra ».
(Salmo 121: 1-2)
Florence Sbaffi e i familiari di
Aldo Sbaffi
nell’impossibilità di farlo personalmente, ringraziano tutti coloro che hanno
partecipato al loro dolore.
Genova, 30 settembre 1990.
FONDO DI SOLIDARIETÀ’
Isalama
« Io ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa,
ho conservato la fede »
(II Timoteo 4: 7)
E' serenamente mancato
Edoardo Bert
Maggiore degli Alpini
Lo annunciano con profondo dolore
le figlie Renata con il marito Renzo
Becchio-Galoppo e figlie, GabrieUa con
il marito Piergiorgio Borio e figlie,
Paola, la sorella Lillina, le cognate, i
cugini, i nipoti e parenti tutti.
Biella, 3 ottobre 1990.
Il Dipartimento per lo sviluppo
della Chiesa di Gesù Cristo in
Madagascar ha scelto gli otto villaggi in cui organizzare, per il
1990-1991, le farmacie di villaggio,
secando il progetto che porta il
nome di Isalama « colui che è in
buona salute, progredisce ».
Gli otto villaggi, con una popolazione complessiva di circa 30
mila persone, si trovano nel centro e nel nord del paese in zone popolose, abitate soprattutto da contadini dediti in modo
particolare alla coltivazione del
riso.
Dagli studi portati avanti dal
Dipartimento per lo sviluppo, risulta che in questi villaggi, causa
la mancanza delle più elementari strutture sanitarie, la gente
è vittima di malattie debilitanti
e mortali, soprattutto per i bambini: diarrea, malaria, broncopolmonite ecc. Questo si aggiunge
ad una situazione di carenza di
cibo, per cui le popolazioni entrano in una spirale di decadimento
(poco cibo — poche forze — poca
capacità lavorativa — ecc.) che
è urgente spezzare.
I villaggi di Antsahanoro (2.300
abitanti), Soala (5.630 ab.), Manaratsandry (3.000 ab.), Mahatsinjo
(1.950 ab.), Alatsinainy Bakaro
(4.550 ab.), Ambohijanaka (3.300
ab.) e Faratsiho (6.000 ab.) sono
stati scelti perché si trovano in
zone a potenzialità agricola importante, per cui se si riesce a
migliorare lo stato di salute della
popolazione, sicuramente si riesce ad aumentarne la produttività.
L’iniziativa delle farmacie parte dalla base, è la maggioranza
del villaggio che prepara la domanda, sceglie le persone responsabili e costruisce i locali. Come
gerente viene scelta di preferenza una donna, che aibbia già allevato i propri figli e che accetti
di formarsi presso i responsabili
del progetto Isalama.
I beneficiari devono organizzarsi secondo dei principi di gestione molto rigorosa, affinché la farmacia possa avere una rendita
economica atta a svilupparne il
RINGRAZIAMENTO
« O Eterno, ascolta la mia preghiera e porgi l’orecchio al mio
grido D
(Salmo 39: 12)
La moglie ed i familiari del caro
Renzo Benech
di anni 51
ringraziano riconoscenti tutti coloro che
con fiori, opere di bene, parole di conforto e scritti hanno partecipato al loro grande dolore.
Un ringraziamento particolare lo rivolgono al dr. Bevacqua, ai colleghi
dell’ Enel, ai coscritti, all’ Ana di
Angrogna ed al pastore Marchetti.
Angrogna, 10 ottobre 1990.
AVVISI ECONOMICI
Ogni progetto viene finanziato
una volta sola, per continuare poi
in forma autonoma, con una spesa che varia da uno a cinque milioni di lire.
Il Fondo di solidarietà del nostro giornale propone dunque ai
lettori questi microprogetti dalle
grandi prospettive, che ci ricordano in una certa misura la via
seguita dal Beckwith nell’organizzazione del sistema scolastico
alle Valli, e le piccole farmacie
gestite vent’anni fa dai pastori di
Frali e di Rodoretto.
Renato Coisson
PRIVATO acquista mobili vecchi e antichi, oggetti vari. Tel. Pinerolo
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12
12 fede e cultura
12 ottobre 1990
DALLE TRADIZIONI DELLA SVIZZERA ITALIANA
DOLOMITI
Zicoria memoria
Un contributo di materiali per quanti lavorano con i bambini - Una
ricerca perché non si perda il ricordo della storia e delle origini
Desta certamente meraviglia
scendere nel cortile del condominio e trovare tracciato per terra
col gessetto un gioco fatto tante
volte nella fanciullezza: il gioco
delle caselle da percorrere sajtellando su un solo piede. Meravigliarsi penso che sia lecito in
tempi come i nostri nei quali è
lasciato poco alla inventiva e alla spontaneità, nei quali è raro
trovare bambini che possano ancora giocare sotto casa. Ma ciò
che meraviglia ancor più è che,
oggi, giochi di « altre età » e di
una cultura diversa da quella dei
computer, siano ancora giocati
come un tempo in cui « i fanciulli gridando / su la piazzola in
frotta, / e qua e là saltando, /
fanno un lieto rumore », mantenendo così viva la « memoria »
di un’epoca, di un vissuto umano e sociale che non appartiene
più alla nostra generazione ma
che è patrimonio delle generazioni che ci hanno preceduto e ci
è consegnato perché esso non vada perduto.
Opere che raccolgono folklore,
tradizioni, mestieri, leggende,
canti... e che ci tramandano e il
retaggio e il fascino di un mondo
che scompare sono presenti nelle
biblioteche e nelle librerie e,
nell’estate scorsa, esse si sono arricchite di un altro volume: « Zicoria memoria » h Autrice ne è
Anita Scopacasa Semadeni che,
già insegnante a Poschiavo, alla
Scuola svizzera di Roma e a Castasegna, è ancora inserita nel
mondo della scuola come coordinatrice del lavoro del Centro didattico per la scuola dell’infanzia
della valle di Poschiavo, nel cantone dei Grigioni.
Con paziente passione, spinta
dal suo amore per le sue radici
le quali, come lei stessa scrive
nella prefazione, « affondano
nella storia, nella nostra storia e
in quella del nostro paese », Anita Semadeni ha raccolto ninne
nanne, filastrocche, canti, danze.
giochi, girotondi e passatempi.
1 brani di « Zicoria memoria »
sono in gran parte di provenienza
popolare raccolti in vai Poschiavo e in vai Bregaglia, ascoltando
anziane nonnine nelle loro case
di montagna; ad essi l’autrice ha
aggiunto ciò che ricordava dalla
sua infanzia, « da quanto serviva ai miei genitori per farmi addormentare, per svegliarmi, per
insegnarmi a contare, a individuare i nomi e i giorni della settimana e a giocare ».
Per genitori
ed educatori
Un’antologia, quindi, che — oltre a fermare la memoria di un
mondo familiare e di bambini di
una parte della Svizzera, dell’area
lombarda e anche del Piemonte,
ed a mantenere vivi i dialetti della iBregaglia, di Brusio e di Poschiavo — vuole essere un contributo per genitori ed educatrici
delle scuole materne perché nella
loro difficile arte non si sovrappongano all’educando riducendolo a spettatore passivo, ma perché
attore principale sia sempre il
bambino. E’ una proposta che tiene ben presente gli effettivi bisogni dell’infanzia, proposta già collaudata dall’autrice nella sua passata attività di maestra di scuola materna.
12 capitoli compongono la raccolta la quale abbraccia i vari periodi della vita; le canzoncine sono corredate dalle melodie e i vari giochi sono brevemente presentati. Disegni, a colori e in
bianco e nero, ben commentano
le varie parti e sono opera di
Laura Papacella; l’edizione è per
i tipi della Editrice Menghini di
Poschiavo e la realizzazione grafica è stata curata dall’Art &
Grafica di Sondrio.
La canzone « Zicoria memoria »
dà il titolo alla raccolta e l’autri
TRILOGIA GANGALIANA
Maddalena De Capua
Una vita fragile e forte al tempo stesso, accanto ad un personaggio ancora da scoprire
Dalla prefazione di Gino Conte riprendo la conclusione; la ricerca di Paolo Sanfllippo « fa
uscire dal facile oblio una figura di donna, di evangelica, con
la sua originalità, anche se apparentemente vissuta nell’ombra di un marito più noto; e
d’altro lato illumina, di riflesso,
lati più riposti dell’uomo Gangale ».
Il pastore battista Paolo Sanfilippo prosegue, nella sua dinamica e operosa emeritazione, la
ricerca, anche minuta, fatta di
lettere, di riscontri anagrafici, di
tasselli, su quanto contribuisce
a far luce sulla figura di Giuseppe Gangale e sul mondo che lo
ha circondato. Dopo il suo « Giuseppe Gangale araldo del nuovo protestantesimo italiano», Genova, La Lanterna, 1981 (con prefazione di Giorgio Bouchard),
dopo una raccolta di poesie del
Gangale (1986), è ora la volta di
questo opuscolo dedicato alla
moglie di Gangale.
E’ una testimonianza che va
nell’ordine di quelle di Revelli
sull’« anello forte »; questa donna dalla vita « normale » (gli studi, l’insegnamento, il matrimonio, l’odissea accanto ad uno
strano filosofo - uomo di fede
- glottologo quale era il Gangale, per di più fuoruscito e ramingo per l’Europa; e più specifici interessi personali, l’autrice
di racconti per l’infanzia, per
il glorioso « Amico dei fanciulli »
e per altri giornali, e, privatamente e con pudore, poetessa),
fragile e forte allo stesso tempo, che ci si rivela ora un poco,
nelle poesie e nei racconti che
Sanfilippo riporta, nella cronologia della vita, nei brevi ricordi
sobriamente interpretati.
Questa donna, della generazione dei miei nonni, ci è molto
vicina nella fede, nell’umiltà voluta-imposta del ruolo femminile,
nella coerenza non ostentata che
l’opuscolo di Sanfilippo ci fa intuire più che recepire come virtù dimostrata.
Questo terzo riquadro della
« trilogia gangaliana » del Sanfilippo è reperibile presso l’autore (via Rupinaro 21, 16043 Chiavari).
Sergio Ribet
ce l’ha scelto perché la « zicoria »
è una pianta erbacea diffusissima
e dalla lunga radice che la tiene
alla terra, e anche la « memoria »
ha radici che affondano nella storia personale, locale e del proprio
paese.
Con « Zicoria memoria » Anita Semadeni vuole rafforzare nei
bambini ed anche negli adulti
(perché no?) « sentimenti ed esperienze insostituibili, che hanno
mosso e continuano a muovere le
corde più profonde di ogni essere
umano », perché non dimentichiamo che anche la memoria va coltivata e curata per non essere
sradicati dalla storia e dalle ori.gini.
« Zicoria memoria » è un ottimo sussidio per le insegnanti di
scuole materne e delle prime classi delle elementari, ed è in vendita presso la libreria Claudiana
di Milano o lo si può richiedere
direttamente all’autrice (via Pedescallo, 8 - 23100 Sondrio).
Renato Di Lorenzo
Paolo SANFILIPPO Maddalena De Capua moglie di Gangale - 1899-1977 »,
prefazione di Gino Conte, Chìavàri,
1990.
' Anita Scopacasa Semadeni, Zicoria memoria, canzoni, danze, filastrocche, giochi di ieri e di oggi in dialetto
e in italiano. 316 pp., 13 tav. a colori e 78 disegni b/n. Poschiavo, ed.
Menghini, 1989. L. 25.000.
SEGNALAZIONI
Inedito
di Fortini
Una lettera inedita di Sandro
Pertini al prof. Arnaldo Nesti, direttore di « Religioni e società »,
compare nell’ultimo numero della rivista che ha voluto, con questo inedito, dedicare un ricordo
al defunto presidente.
La lettera di Pertini a Nesti parla dei suoi rapporti con Antonio
Gramsci. « Era devoto dell’Unione Sovietica — scriveva Pertini — ove aveva vissuto per un
breve periodo di tempo. Alle critiche ch’io, democratico e socialista, muovevo al metodo autoritario, egli rispondeva affermando che esso sarebbe cessato con il
cessare del ’’comuniSmo di guerra”. Sarebbe da parte mia, caro
Nesti, leggerezza dire quale sarebbe Stata la posizione di Antonio Gramsci, se fosse vissuto. (...)
Desiderava che io passassi al suo
partito. Ne parlammo lungamente assieme, da buoni amici, ed
egli finì onestamente e lealmente
per convincersi com’io non potessi abbandonare la mia fede socialista, così vigorosa in me. Ma siamo stati e saremmo sempre stati
degli amici e dei compagni di
lotta ».
Lo stesso numero di « Religioni
e società » (redazione a Firenze,
v. S. Agostino 16) è poi quasi tutto dedicato allo studio monografico sui « Linguaggi del sacro »,
con contributi di Livio Bottani
(« Parole come fiori. Metafora e
ontologia in P. Ricoeur »), Enzo
Segre (« I] gesto e i linguaggi della cura»), Domenico A. Conci («11
rimorso perduto. Storie e note di
un viaggio incompiuto nel Salente »), Liliana Voyé («Sacro quotidiano e nuove salvezze ») e Michele Del Re («La zingara elettronica e il Tao della fisica »).
li quaderno comprende anche
un dialogo con il filosofo Pietro
Prini su « L’esperienza del sacro
e la civiltà tecnica ».
(ADI STA)
La pietra ritrovata
Lavori di ricupero in un parco dell’Agordino Un luogo di storia fra Riforma e Controriforma
Rinasceranno a nuova vita gli
edifici dell’impianto minerariometallurgico di valle Imperina,
presso Agordo in provincia di
Belluno?
Dal 14 al 29 luglio scorso, 20-22
volontari del S.C.I. (Servizio civile interneizionale, membro dell’UNESCO) provenienti da tutto
il mondo (Germania, USA, Moravia, Svizzera, Danimarca, Russia
ecc.), si sono rimboccati le maniche e in silenzio si sono messi all’opera di gran lena, nel primo
tentativo di sistemare l’incantevole parco dolomitico che circonda la zona e recuperare i caseggiati lungo il torrente Imperina,
in comune di Rivamonte. Nessuno ci credeva, se non qualche sognatore come Francesco Piva,
presidente della CLAC (Comunità per le libere attività culturali
di Padova) e l’attuale amministrazione del comune di Rivamonte che, pressoché in solitaria, iniziò il progetto. Lo scopo è
di creare un centro di documentazione sulle tradizioni « minori »,
sede quindi da utilizzarsi per
scambi culturali internazionali.
L’importanza che le miniere
(rame e ferro) di valle Imperina
hanno avuto per le umili genti
dell’Agordino è argomento di studio, dunque, quanto mai necessario, vista la carenza delle ricerche condotte finora dal curato
campagnolo o dal maestro in pensione, con i loro limiti comprensibili. Tutto l’Agordino fu meta
dello stanziamento colonico di
« canopp » (minatori, da « Bergknappe») provenienti in gran parte dalla Sassonia (ErtzgebirgeZwickau) e dallo Harz, per tutto
il XV e il XVI secolo. I minatori
mantennero stretti legami tra
l’Agordino e i luoghi di provenienza, attraverso i contatti con
il Primiero, Hall e Schwaz in ’Tirolo, e il Passo del Brennero dei
principi-vescovi boemi di Bamberg-N orimberga.
Con essi si portarono appresso
usi e costumi germanici accertati,
fisionomie, cognomi e espressioni
idiomatiche accertabili, nonché
Tinclinazione al protestantesimo
della madrepatria, nei suoi vari
aspetti confessionali (hutterita,
calvinista o luterano ecc.). Nel
1526, inseguiti dalle truppe mercenarie spagnole dell’arciduca
d’Austria, il perfido Ferdinando,
trovarono un po’ di pace nelle
nostre valli, accolti dalle preesistenti comunità dei « canopp », i
« landsknecht » anabattisti di Michael Gaismayr, il « bauern-fiihrer » tirolese, assassinato quindi
nel 1533 a Padova, laddove teneva
un’« accademia » e le fila del suo
movimento tra Veneto, Trentino
e Tirolo, sotto la protezione discreta dello Zwingli e di Filippo
d’,4ssia.
Presso gli archivi vescovili di
Belluno vi è ancora traccia di
processi istruiti contro i « canopp » sospettati di eresia (processo a Bulf teutonico, a Raythor, a Smelzer ecc.). La tendenza « riformatrice » di queste comunità alloglotte, nonostante rinfuriare della Controriforma cattolico-romana, dovette perdurare
a lungo, se ancora attorno al 1570
un eretico di grido (sociriiano?)
come Claudio Textor si spin.se fin
quassù...
Nel 1583, quando in Italia ormai le speranze di Riforma erano
state pressoché sradicate dovunque, il vescovo di Belluno dovette minacciare un’ennesima volta
i minatori di Agordo e sollecitarne la partecipazione ai sacitimenti, almeno alla domenica. Caduti,
quindi, in tentazione del « iiicodemismo », molti si difendevano dichiarando di non capire l’italiano... Infine il segreto della loro
vita spirituale settaria finì per
coprire se stesso, e, tra l’opera
del tempo, il decadimento dello
spirito d’iniziativa economica e
intellettuale condotto dall’impiombatura dei codici del Concilio di Trento — l’opera dei gesuiti nel bellunese fu particolarmente precoce e martellante; il
Salmeron era in Agordo già nel
1549 — molti minatori ritornarono ai paesi d’origine, dove il protestantesimo non era più perseguito (per es. in Sassonia),, e si
perdette la memoria della fède in
Cristo solo (Solus Christus) di
questi semplici operai. Ma, come
si può facilmente intuire, la storia della Riforma in Agordino è
tutta da scrivere. Per ora c= basteranno queste sintetiche ma
stimolanti noterelle curiose, tratte, per l’appunto, da una miniera di fatti reali tatti da sfimttare, per la verità.
Guardiamo, insomma, con
grande favore al lavoro di recupero dei caseggiati delle vecchie
miniere e alla edificazione di un
istituto laico di studi, di ricerca
e di scambi internazionali, affinché sia scavato a fondo in questo
materiale e riportata alla luce,
con la storia delle miniere, la cifra esatta delTinfluenza dei minatori tedeschi in Agordino e nel
Veneto. Grazie all’intervento del
SCI si toma così a rivitalizzare
la ricerca e a fare della vallata
quel « meeting-point » di varia
umanità come già lo fu per tutta
l’Europa al tempo della sua stagione dorata.
Rio Gnech-Verdini
Claudiana editrice
RISTAMPA
Siamo lieti di annunciare la ristampa anastatica di
Come vivevano...
Pinerolo
Val Chisone e Germanasca
fin de siècie
(18801920)
Con 324 ill.ni in bicromia da lastre antiche e 45 ill.ni a un colore,
pp. 212, cartonato, 25x35 cm.. Lire 58.000
Le Valli Chisone e Germanasca e Pinerolo come le vedevano i nostri nonni. Un inestimabile patrimonio fotografico con
un corredo interessante di notizie storiche, aneddoti e curiosità che permettono al lettore di meglio penetrare il mondo illustrato dalle foto antiche.
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Via P. Tommaso, 1 - 10125 Torino - Tel. 689804
C.C.I A. n. 274.482 - C.C.P. 20780102 - cod. fise. 00601900012