1
Anno 113 — N. 43
5 novembre 19TS — L. 150
Spedizione in abbonamento postale
l Gruppo /70
BIBLIOTE’CA VALDESE
X0066 TORBE PEIL ICS
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
ANCORA SULLA RIFORMA
Vivere per Dio non per se stessi
La Riforma ha riscoperto il significato della giustificazione e della fede
Le due parole maggiormente
usate nella Riforma protestante
(sia a livello di teologi che di predicazione) furono: giustificazione
e fede. Parlare di « giustificazione » significava allora contrapporsi alle « opere », che la teologia
cattolica del tempo aveva sviluppato in modo spropositato; significava ricordare che a salvarci
non è il bene che facciamo ma il
solo amore di Dio, che non siamo a posto perché facciamo questo o quello, ci comportiamo così o cosà, ma perché il Signore ci
vuole vedere diversi da come siamo, giusti anziché colpevoli.
Si parlava dunque di « giustificazione » in polemica con la teologia romana e si è finito spesso
col dire, semplificando le cose: i
cattolici credono di essere salvati
con le loro opere, i protestanti
con la loro fede.
« Uno che crede e poi fa quello
che vuole » questo è il protestante per molti. Errore perché né Lutero né tanto meno Calvino, e gli
altri riformatori, hanno mai detto
che bastava la fede e poi si poteva vivere come pare e piace; la
vita deve essere coerente con la
professione di fede, questo è sempre stato chiaro. Ma anche prendendo per buona quella idea resta sempre da domandarsi cosa
vuol dire « credere », cosa è questa « fede » che basta a fare il
cristiano?
Potremmo con una frase sola
dire che significa questo: la nostra ragion d’essere dipende, e
viene da Dio, non da noi, è in lui
non in noi stessi. Questa tesi è
più difficile da capire di quella
della giustificazione e richiederebbe per essere chiarita molte pagine di giornale. Possiamo cercare
di comprenderla rileggendo la citazione di Calvino qui sopra.
Il cardinale Sadoleto, per convincere i ginevrini a lasciar perdere l’esperimento della loro nuova chiesa e tornare cattolici usa
un argomento: fuori della nostra
comunione siete perduti, soli, abbandonati, avete perduta la sicurezza della vostra vita, siete come
bambini senza la madre; volete
invece essere salvati, ci tenete alla
vostra salvezza eterna, volete essere al sicuro? Tornate con noi.
E Calvino risponde: questo ragionamento non è evangelico, il
nostro problema non è essere salvati o no, salvare l’anima o no,
trovare la felicità eterna o no, andare in cielo o meno, il nostro
problema è servire Dio o no. Qui
sta la differenza del modo di ragionare: pensare a Dio o a noi
stessi preoccuparci della nostra
esistenza (terrena o eterna) o della sua parola.
Per Sadoleto, cattolico, la fede
è quello che si chiama oggi « religione», è vivere nella chiesa,
fare il proprio dovere, ricevere i
sacramenti, pensare al cielo, vivere nella carità, per Calvino, riformato, la fede significa accettare di
essere subordinati all’E vangelo.
La fede non è una idea, una teoria, un modo di ragionare (uno
che crede in Dio e uno che
non ci crede) è un modo di impostare la vita tutta, dalle idee alla
pratica, perché la vita è tutto
quello che uno pensa e quello
che fa.
Questo pensiero va approfondito, va chiarito, spiegato in modo
così semplice che un bambino lo
capisca, ma è su questa strada
che si deve andare; e non è del
tutto superfluo farlo anche in casa nostra. Certo capire cosa sia la
fede resta determinante nei riguardi di una posizione cattolicoromana, in cui « credere » è an
cora e sempre obbedienza, opinione, dogma, sentimento, affetto, umanità ecc. ma lo è anche nella
nostra chiesa.
La questione che sta venendo
fuori, dopo il Sinodo valdese, sul
Risveglio nella chiesa, non si risolve se non si chiarisce cosa intendiamo per « fede»; la questione della politica è del tutto secondaria (nessuno ha mai affermato
che si è salvati dal far politica)
ma è essenziale sapere fino a che
punto il nostro atteggiamento è
ancora ispirato da quelle posizioni riformate antiche o fino che
punto siamo già imbevuti di idee
moderne; ed in secondo luogo, come si fa oggi a dire quello che
Calvino ha scritto a Sadoleto in
modo che il più semplice di noi
capisca e sia salvato?
Giorgio Tourn
La prima parte, circa un terzo, del tuo scritto in cui ti
dilunghi a ricordare l’eccellenza della beatitudine eterna,
non richiede ampia risposta. E indubbio che la vita eterna
merita tutta la nostra attenzione e deve essere oggetto della
nostra riflessione, giorno e notte, ma non capisco perché ti
soffermi tanto a parlarne. Forse per attirare su te favore e
stima, assumendo un atteggiamento religioso, forse per
dissipare i sospetti mostrando che la tua unica preoccupazione è la beatitudine che è in Dio, forse per influenzare i
lettori con questa prolissa dissertazione? Per conto mio
rinuncio ad indagare sulle reali tue intenzioni; un fatto però è chiaro, si tratta di un discorso privo di fondamento dal
punto di vista teologico: questo legare l’uomo a se stesso
anziché fargli prendere coscienza del fatto che un corretto
orientamento dell’esistenza scaturisce da una volontà di
ricercare, accrescere, esprimere la gloria del Signore.
Viviamo in funzione del Signore non di noi stessi.
Come tutto viene infatti da lui ed ha in lui consistenza,
ogni cosa (secondo quanto dice l’apostolo) deve tendere
a lui. Egli afferma anche che il Signore stesso, volendo rendere gli uomini maggiormente attenti alla gloria del suo
nome ha connesso in modo indissolubile il desiderio di
esaltarne la gloria con la loro salvezza. Più che nella ricerca di un utile nostro è nella ricerca di questa gloria che
dobbiamo impegnarci, e lo stesso orientamento naturale
dell’essere nostro ci spinge a dare al nome di Dio valore
superiore ad ogni cosa (se vogliamo rendergli l’onore che
gli è dovuto); un fatto risulta dunque chiaro: il cristiano
è chiamato ad impegnarsi in qualcosa di più elevato che la
sola salvezza dell’anima.
Chiunque abbia esperienza di una fede cristiana autentica dovrà dunque considerare priva di valore e di interesse
questa esortazione a ricercare la vita celeste, così diffusa
ed insolitamente ampia, che si limita d’altra parte ad attirare l’attenzione dell’uomo su questa vita celeste senza
spendere neppure una parola in vista di spingerlo a santificare il nome di Dio.
SI PUÒ’ FARE QUALCOSA
Stroncare la tortura nel mondo
Nel n. del 29 ottobre de « La
vie protestante » appare un articolo di Jean-Jacques Gautier, in
cui egli propone di istituire un
organismo internazionale che
contrasti efficacemente la gravissima pratica della tortura
nel mondo.
Ex banchiere, laureato in legge, ]. J. Gautier si sta già occupando da tempo della lotta contro la tortura. Egli cura anche
una rubrica nel suddetto settimanale, dove ogni settimana
viene presentato il caso di un
prigiorfero nei cui confronti i
Diritti dell’uomo sono stati violati.
Il progetto è senza dubbio
NOTIZIE DALLA ZAMBIA
molto arduo da realizzare, dato
che troppe nazioni sono implicate, direttamente o meno, nelle
gravissime violazioni alla persona umana. L’ultimo rapporto
annuale di “Amnesty International" ( l’organizzazione che si interessa ai “prigionieri di coscienza”) ha denunciato ben 113 paesi praticanti la tortura: vi sono
implicate nazioni aventi governi
di destra e di sinistra, ma anche democrazie come la Gran
Bretagna (Ulster), la Francia,
Israele, gli Stati Uniti, in cui vige ancora la pena di morte. Vi
è menzionata anche l'Italia, che
tiene ancor oggi in galera centinaia di obiettori di coscienza in
pessime condizioni di detenzione. r. p.
Viviamo gli uni accanto agli altri
Ho letto con interesse l’Eco,
da cui vedo che da voi c’è tempo e spazio per affrontare il problema della politica, ma trovo
che sia già un successo che gente di opinione diversa riesca a
discutere insieme, anche se poi
le opinioni rimangono diverse.
Qui a Chipemhi, in mezzo a razze, culture e mentalità tanto diverse, siamo riusciti a venire a
un accordo, viviamo cioè gli uni
accanto agli altri in una apparente serenità. I numerosi tentativi di discutere a fondo, per
esempio, il senso della nostra
presenza costì si sono dimostrati infruttuosi, anzi hanno suscitato delle tensioni insopportabili, e cost è meglio aggiungere
moltissima acqua al proprio vino ! Il cappellano zamblano
Sam, durante una sua visita mi
ha chiesto notizie della Chiesa
Valdese ed è stato molto interessato dalle notizie sul problema della fede e politica e mi ha
pregato di dirvi che sarete oggetto delle sue preghiere di intercessione alla riunione del
mercoledì,.
due corali erano venute da Lusaka. Poi c’è stata una sfilata
incessante di gente carica di
frutta e verdura che veniva deposta dietro la balaustra, dove
d’abitudine si fa la Santa Cena.
Dopo il culto, al quale hanno
partecipato anche i bambini della Scuola domenicale, c’è stato
un concorso fra le varie Corali
e il primo premio è andato a una
Corale di Bodesiani. Ha seguito
la vendita della frutta e legumi,
che ha fruttato circa 200 mila lire, poi di vestiti ricevuti dalle
Chiese Olandesi, con un ricavato di circa 700 mila lire. Con la
colletta al culto del mattino,
che ha dato 92 mila lire e altre
entrate, abbiamo potuto versare circa un milione e mezzo per
la Chiesa.
Mi sembra che il ritmo delle
attività in questi ultimi tempi
sia raddoppiato. Esempio ieri;
sveglia alle 5,30, partenza per i
dormitori alle 6 per ispezione
generale. Arrivo a scuola alle
6,30 e, dopo l’appello, partenza
per la chiesa dove ho fatto la
meditazione alle 400 alunne.
In occasione della domenica
del raccolto abbiamo avuto un
culto presieduto dal Bev. Kazhila, presidente della Chiesa Unita. Ottimo culto intercalato da
Tema: la torre di Babele e il
problema della comunicazione ;
(se non ci si parla diventa impossibile la vita comune). Ore 7;
inizio della prima lezione e avan
Bltorno a casa dove sgranocchio qualche cosa se c’è qualche
resto in frigo, ma soprattutto
bevo (circa 33° all’ombra). Alle
14 partenza per la scuola, dove
ho la preparazione delle monitrici della Scuola domenicale.
Quindi preparazione delle alunne di terza liceale, che avranno
prossimamente l’esame. Quindi
di nuovo a casa per una doccia,
poi riunione con il Pastore Musunsa, che sta per partire per
Hong Hong. Nel pomeriggio c’è
da morire sotto il solleone. Hito mando a casa avevo la lingua
attaccata al palato! Sono felice
perché con tutte queste attività
ho smaltito un bel po’ di chili
supplementari.
Il Ministero delTEducazione
nazionale mi ha nominata a far
parte della commissione per gli
esami di francese e dovrò recarmi nel nord-est del paese, in aereo naturalmente.
Ora sono distrutta e vado a
letto, dato che stassera non ho
da fare l’ispezione. Dimenticavo
di dire che una volta ogni tanto
devo anche andare in giro a
partire dalle 10 di sera perché
con il gran caldo le alunne vanno a passeggio o organizzano incontri clandestini con alunni
della Scuola di agricoltura!
T Aiirn. KlsTiAt
Nel momento in cui la difesa
dei diritti dell'uomo prende finalmente il posto che merita nei
dibattiti intemazionali come nelle preoccupazioni delle Chiese,
nessuno può contestare che si
debba compiere uno sforzo particolare per proteggere i prigionieri dalla tortura, la cui estensione e violenza sono progressivamente cresciute da un mezzo
secolo in qua.
(...) Esistono parecchie dichiarazioni o risoluzioni delle Nazioni Unite che condannano la
tortura e delle convenzioni che
ne proibiscono l’uso. Questi documenti rivestono un’importanza maggiore di quanto non si
creda, tuttavia — tranne la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo — tutti hanno una lacuna; l’assenza di ogni controllo
e di sanzioni contro gli Stati trasgressori. Come stupirsene quando si sa che la maggioranza dei
governi chiamati a votarli praticano o tollerano la tortura?
C’è da augurarsi che al più presto possibile gli esperti delle
Nazioni Unite e delle organizzazioni non governative, appoggiati da una opinione pubblica sempre meglio informata, possano
realizzare delle procedure di inchieste regolari.
Tuttavia, nella migliore delle
ipotesi, queste procedure saranno lente e di difficile applicazione, come è il caso attuale
della Convenzione europea. Mentre esse in effetti prevedono
la messa sotto accusa di uno
Stato, all’atto pratico provocano solo un rapporto di una commissione. E il caso della Gran
Bretagna per le torture esercitate nel 1970 nell’Irlanda del
Nord.
Sapendo poi che per il prigioniero le ore e giorni più pericolosi sono quelli che seguono l’arresto, ci si deve augurare parallelamente la creazione e l’esistenza di un controllo permanente da parte di una commissione autorizzata a visitare in
qualunque momento e senza
preavviso i luoghi di detenzione
ed anche i commissariati di polizia.
In questo campo esiste un precedente assai interessante: questi diritti di visita sono esattamente quelli che la Grecia dei
colonnelli — preocccpata per lo
scandalo sollevato a causa delle
torture praticate — concesse ai
delegati della Croce rossa internazionale, sotto minaccia di essere esclusa dal Consiglio d’Europa. La cosa portò ad un netto miglioramento del destino
dei prigionieri. Purtroppo poi la
Grecia, obbligata nel frattempo
a lasciare il Consiglio d’Europa
non li rinnovò e le torture ripresero più che mai.
Perché non immaginare una
convenzione internazionale che,
dopo aver definito i diritti dei
prigionieri, accordi ad una commissione imparziale i diritti di
visita, con relativa possibilità di
pubblicare i risultati delle proprie inchieste, di prendere delle misure di urgenza e anche di
tradurre gli Stati colpevoli di
fronte ad una corte internazionale? Sarebbe utopia sperare
che una tale convenzione possa
prender vita in una conferenza
a scala mondiale. Le convenzioni universali, anche se vi è un
accordo di fondo, fanno scaturire emendamenti e riserve come i funghi: sarebbe più c^portuno ritornare ai sistemi del
XIX secolo, secondo cui alcuni
Stati firmino un patto e poi vi
aderiscano altre nazioni.
Sarebbe opportuno che un ristretto numero di Stati si riunisse per offrire uno strumento utile e suscettibile di svilup
Jean-Jacques Gautier
nae.A)
2
5 novembre 1976
TESI DI LAUREA
Sono costretta a rispondere a Niso
de Michelis sul femminismo (Eco n.
36) per due ragioni 1) per continuare
su queste colonne un dialogo sul problema precisando in particolare la posizione delle donne credenti : 2) perché mi rivolge una domanda precisa,
alla quale rispondo però con reticenza perché troppo personale, e col rischio di essere fraintesa. Mi si chiede
perché ho rifiutato di far parte della
commissione distrettuale. Le ragioni sono complesse, e dirò solo quelle essenziali.
Mi sono chiesta se non sbagliavo a
rifiutare questo incarico. Ma accettarlo avrebbe significato caricare mio marito della cura dei figli durante le mie
assenze ed i suoi impegni non glielo
permettono. Comunque un’altra donna ha preso questo posto. Non si lotta
per se stessa soltanto (se no avrei accettato l’incarico); ma la lotta per la
liberazione della donna fa parte della
te della commissione distrettuale non
propria vocazione di donna credente.
Comunque questo rifiuto dì far parera definitivo; appena ne avrò la possibilità sarò pronta ad accettare, se sarò ancora in tempo... altrimenti sarò
stata vittima — come tante altre •—
di essere donna, in una società disumana, che non ha pensato la creazione
delle più elementari strutture per venire incontro alle famiglie. A volte
un rifiuto può essere anche prova di
serietà; non si tratta di « occupare »
dei posti, ma di portarci qualche cosa.
Ho anche ricevuto una lettera anonima che mi rimprovera con questo
rifiuto di essere a schiava » della famiglia e mi chiede come mai non mi
aggiusto a fare tenere i bambini! Io
che tanto spesso invece ho cattiva coscienza perché mi sembra di trascurare la mia famiglia essendo troppo impegnata altrove, in chiesa e fuori
chiesa.
Si schiave lo siamo, ma della società che ci impone un solo modello di
famiglia ristretto oggi a sposi e figli,
e rifiuta la vita comunitaria, così utile
ad esempio nei periodi più difficili per
le famiglie (figli piccoli, persone ammalate, anziani non autosufficienti);
e le nostre comunità, con una casa pastorale riservata generalmente alla
sola famiglia del pastore, hanno copiato questo modello. Anche la loro vita
ridotta al momento « culturale » è ben
lontana dal modello di totale vita comunitaria delle prime comunità cristiane descritte negli Atti.
Le donne credenti pensano che la
liberazione dai condizionamenti della
nostra società è necessaria, non solo
per vivere una vita più umana ma
perché è la condizione indispensabile,
prima, per imparare dopo a « servire »
nel senso in cui Gesù ce l’ha insegnato; è il primo passo per essere non
più asservite, ma libero di a servire ».
Adoperarsi per la liberazione di tutte
le donne è un modo di annunciare a
quelle che non la conoscono la liberazione più totale di Cristo, il quale ha
iniziato il suo ministerio dicendo che
era mandato « a bandir liberazione ai
prigionieri, ed ai ciechi risupero della
bista, a rimettere in libertà gli oppressi ». In primo luogo si tratta per le
donne di prendere coscienza assieme
che sottomettersi non è vivere secondo
Tevangelo.
Lo scopo è dì servire, ma non di essere schiave: cioè servire secondo i
propri c( talenti », mentre spesso oggi
le donne sono costrette dai costumi a
tenerli inutilizzati e « nascosti », così
che la società, e le nostre comunità,
vengono impoverite, private dei valori specifici di cui le donne sono portatrici. In secondo luogo bisogna ricercare assieme come e con quali metodi
(non violenti, dicono le donne) cambiare tutta la società, per permettere
tra l’altro alle donne di sganciarsi dai
loro molteplici e a volte infferrabili
intrecci di prigionie. Bisognerebbe accorgersi che la presenza delle donne è
indispensabile a tutti i livelli per concepire ed inventare un mondo diverso
da quello pensato e costruito fino adesso senza di loro, e dal quale il loro apporto specifico è tragicamente assente;
allora si capirà che è necessario agevolare questa presenza permettendo alle
donne per potersi impegnare di sganciarsi da tante incombenze che ricadono soltanto su dì loro. Le donne credenti non aspettano altro che dì poter
essere uno strumento al servizio di
Dio (che può non coincidere esattamente con quello della chiesa!). Hanno bisogno di essere liberate, per poi
essere libere di dare la propria vita
per gli altri.
Marie Frange Coisson
Gli Evangelici nel comasco
AirUniversità statale di Milano sarà discussa la tesi di laurea di Piergiovanni Camperini:
I comaschi e gli evangelici (Cenni storici, 1860-1885). Relatore
della tesi è il prof. Attilio Agnoletto.
Il sig. Camperini, un comasco,
ha lavorato con grande perizia
sul materiale, soprattutto di
« parte » protestante, che ha potuto raccogliere attraverso una
esplorazione archivistica e lo
spoglio di periodici dell’epoca.
Guidato saggiamente, egli ha fornito una narrazione che rifugge
sia da esaltazioni fuori luogo che
da stroncature. Vediamo nascere il nucleo evangelico di S. Fedele d’Intelvi, e poi quello di Como, da contatti occasionali di
operai emigrati e quindi dallo
zelo di evangelisti valdesi; osserviamo come le comunità si organizzano, passano da crisi interne
co-romane non era ancora palese. D'altra parte, l’insieme della
ricerca dà scarso rilievo al momento teologico, alle motivazioni di fondo che determinarono
r insorgere della protesta. Non
crediamo che anche nel Comasco il movimento evangelico fosse nutrito di forti fermenti teologici, ma l’anticlericalismo e il
desiderio d’una moralizzazione
della vita ecclesiastica non bastano a spiegarlo. Alla base vi
era la scoperta della Bibbia, la
forza d’una lettura non acculturata. Il dramma di questi e di
gran parte dei movimenti « popolari » dell’Ottocento protestante italiano si enunclea in una domanda: perché queste comunità
nascono proletarie e nel volgere
di pochi anni sono egemonizza
te da elementi borghesi e diventano picco’oborghesi?
La tesi del sig. G. Camperini
contribuisce alla migliore conoscenza di un movimento d’opinione che è parte del patrimonio
religioso del nostro popolo. Ci
ral-egriamo con lui, ed anche col
prof. A. Agnoletto: nel nostro
paese, a differenza di quanto avviene altrove, hanno ancora profonde radici delle prevenzioni
contro « Teterodossia ». Non ci
vuol grande avutezza, per capire
come per molti studiosi del fatto cristiano non sia né decente
né rilevante dedicare studio e
intelligenza alla storia dell’evangelismo italiano. Ragione di più
per segnalare con stima e rispetto chi lo fa!
L. S.
XIII CIRCUITO
Si informano i lettori e
i collaboratori che a partire dal mese di novembre tutta la corrispondenza e le notizie concernenti
la Luce vanno inviate alla nuova sede della Direzione presso pastore Franco Giampiccoli, via Pio V,
n. 15 - 10125 Torino.
La sede dell’Amministrazione resta immutata:
Eco-Luce, casella postale Torre Pellice.
di assestamento a crisi provocate dalla naturale reazione del
clero; constatiamo la rapida stabilizzazione dei gruppi « guadagnati all’Evangelo » e, ben pre
Convegno monitori
sto, il logoria dell’elemento popolare. Passa per queste pagine
il ricordo d’una candida, splendida figura di giovane credente:
Pietro Andreetti, esponente di
un gruppo familiare che accostiamo volentieri a quello deiCereghino e di non pochi altri:,
gente che si giocarono la tranquilla vita paesana, il rispetto
del mondo, per darsi a un ideale
cristiano di testimonianza.
E’ interessante il rilievo dato
a una sorta di nicodemismo del
primo nucleo intelviese, quando
il rifiuto delle cerimonie cattoli
Clara Lingria, ordinaria di filosofìa nei licei, ha introdotto
considerando il salto di qualità
• rappresentato dalla nuova impostazione dello studio biblico proposto dal Consiglio Nazionale
delle Scuole Domenicali. Non si
tratta infatti di una scelta diversa di testi; lo stesso passaggio
dalla ripartizione in lezioni a
quella in sequenze e sezioni ha
delle valide motivazioni didattiche, ma in fondo non è tanto
rilevante quanto il tentativo di
appropriarsi di tutti gli apporti
scientifici, filosofici, storico-cri
Dalle nostre chiese
TORINO
L’assemblea del 24 ottobre, dopo il resoconto dei lavori Sinodali presentato dalle sig.e P- Mathieu, 0. Bert e L. Tommassone,
si è soffermata in particolare
sull’argomento «Fede e Politica»
ben introdotto dalla relazione
obbiettiva fatta del dibattito sinodale.
La concomitanza della data
dell’assemblea con la riunione
d’appello di Torre Pelilce ha rinviato un confronto indispensabile, ma anche cosi, sono emersi
dagli interventi alcuni punti di
riflessione che si possono cosi,
sintetizzare in breve :
1) il secondo ordine del giorno
sinodale ha eluso il pensiero
dei presentatori del primo o.
d.g. che non è passato; questo dovrà essere esaminato e
chiarito ;
2) quali sono i compiti che si
LIBRI/RECENSIONI
Le mille culture parlano
« Cosi al sud come al nord, in Italia
come in ogni angolo della terra dove si
spegne la voce di una cultura, l'umanità tutta intera viene tradita. Nella difesa
del diritto dei piccoli gruppi a sopravvivere nella loro rispettata e riconosciuta identità non c'è solo una motivazione
etica, ma il riconoscimento di una effettiva crescita del pensiero umano. Se
si vuole schiacciare per sempre la testa
del malefico serpente nazionalista, che
più o meno subdolamente prosegue nella sua opera di stravolgimento dei valori, per aiutare gli uomini a vivere in
pace fra loro, è necessario ora più che
mai rendere esplicito questo loro appartenere a due patrie contemporaneamente. Quella costituita dalla comunità
di appartenenza e l'altra, più grande,
che è il genere umano. Ora, che la pace
universale non èipù una speranza ma
sempre più una necessità. Ora, che si fa
difficile intendere chi parla con voce di
verità e chi di menzogna ».
Questo brano del libro di Bernardi
(pag, 61) è un esempio dell'impostazione che l'Autore ha Voluto dare alla
sua opera tesa alla difesa e rivalorizzazione delle culture minoritarie, in pre
valenza culture contadine, che vengono
progressivamente soffocate dalla cultura
egemone delle classi dominanti, e fra
queste, in particolare, le culture delle
minoranze linguistiche, alle quali l'Autore dedica tutta la seconda parte del
libro, intitolata « Le Mille Culture parlano », dando la parola anche a rappresentanti delle minoranze stesse: Occitani, Zingari, Greci di Calabria, Albanesi
d'Italia, Sloveni del Friuli Venezia Giulia, Catalani di Sardegna. Nel capitolo
sugli Occitani (Le parlate provenzaleggianti del Piemonte) un largo spazio è
dedicato alla storia e alla letteratura
valdese. In appendice sono riportati gli
statuti dell' Associazione Internazionale
per la Difesa delle Lingue e Culture Minacciate, e la Carta di Chivasso.
Come le Lingue Tagliate di Sergio
Salvai uscito l'anno scorso, le Mille Culture è un testo fondamentale che non
potrà essere ignorato da chi si interessa ai problemi delle minoranze etniche
e rivendica l'applicazione dell'art. 6 della Costituzione; La Repubblica tutela
con apposite norme le minoranze linguistiche.
Osco
ritiene debbano essere affldadati ad un pastore? (Diversità tra compiti e diritti) — e
qual’è il criterio in base al
• Tuale si vota una persona
da mandare al Parlamento?
3) È opportuno un pluralismo
nelle nostre Chiese anche in
termini di rappresentanza
delle varie linee di pensiero
in seno ai vari organi?
4) Affermazione del principio
che le Chiese locali e quindi
le Assemblee di Chiesa debbano essere la sede qualificata per portare avanti il confronto che il Sinodo ha deliberato doversi continuare.
5) Sensazione che di fronte all’imperaiivo datoci di « adoprarci per la giustizia » la
Chiesa lasci in realtà questo
compito ad altri (i politici).
6) Di fronte all’ affermazione
della Scrittura «Sono nel
mondo ma non sono del mondo » si è portati ad accentuare la prima o la seconda proposizione. È vera l’affermazione che chi si impegna nel
mondo perde necessariamente la propria libertà cosi da
diventare anche del mondo?
7) Il confronto che si farà dovrà avvenire non sul presupposto della « buona fede » di
chi porta avanti certe tesi,
ma sui problemi di fondo che
queste tesi coinvolgono. Queste tesi cioè sono valide o no?
X CIRCUITO
Non sarà facile però, mi pare,
non ricadere nell’ostacolo che si
vorrebbe eliminare per maggior
chiarezza. Chi determinerà infatti il contenuto della realtà oggettiva (ossia della bontà delle
tesi?).
All’Assemblea del 21 novembre — ore 15 in via Pio V, 15 —
la prosecuzione di questa discussione, insieme al dibattito sulla
vita della chiesa in base alla relazione della Commissione d’esame sull’operato del Concistoro.
Nel pomeriggio di domenica
17 ottobre si è svolta a Pisa la
■VI assemblea del X circuito integrato.
Dopo il culto di apertura, tenuto dal past. A. Scorsonelli, la
assemblea ha esaminato gli ordini del giorno >del Sinodo e
della Conferenza che interessavano particolarmente i circuiti
e le chiese e si è soffermata a
discutere un programma di lavoro circuitale preparato dal
consiglio.
Tale programma riguarda sostanzialmente un piano inteso
ad assicurare una più regolare
predicazione domenicale in
quelle sedi che, pur avendo buoni locali di culto, mancano di
pastore « in loco » e prevede la
utilizzazione di quanti, nell’ambito del circuito, hanno i doni
per partecipare attivamente alla proclamazione dell’Evangelo.
L’assemblea ne ha riconosciuto
la validità ed ha incaricato il
consiglio di elaborare dei piani
periodici di predicazione che
tengano conto sopratutto delle
esigenze particolari di determinati gruppi.
Altro tema discusso è stato
ouello relativo alla diffusione
della stampa evangelica: in questo campo molto significativa
si è rivelata la esperienza dei
n-iovani della comunità di Pisa,
che hanno esposto, con successo,
le pubblicazioni della Claudiana
in diversi festival.
L’assemblea si è conclusa con
le elezioni, che hanno confermato il vecchio consigho : Past. A.
Scorsonelli, sovrintendente, M.
Ciafrei, L. Cattai, L. Mannucci,
G. Senesi.
FIRENZE
PERSONALIA
Ricorrono in questi giorni i cinquant'anni di matrimonio del sig. Roberto Cavo e signora Elisa Pavese. Nel
porgere loro i nostri auguri, ci felioitiamo pure con il sig. Cavo per il cinquantenario di zelante incarico nella
Chiesa Valdese di Sampierdanera, quale anziano del Concistoro.
Il Collettivo Teologico Toscano ha iniziato sabato 9 il suo
secondo anno di attività a Firenze con buona partecipazione
di fratelli interessati al tema. La
relazione introduttiva sulla panoramica della teologia protestante è stata tenuta dal pastore
A. Sonelli, che malgrado il disagio del recente trasloco si è
impegnato subito in prima persona nella nostra ricerca. Buona è stata la discussione a cui
hanno partecipato i convenuti.
tici, esegetici, che, togliendo alla
Bibbia un equivoco alone di sacralità, la avvicini di più all’uomo di oggi e soddisfi meglio alla
sua domanda di fede. « Una seconda introduzione è stata tenuta da Emilio Nitti che ha sviluppato alcuni aspetti didattici,
sottolineando che, nel giudicare
questo nuovo materiale, si deve
badare soprattutto alle indicazioni contenute nella rivista e
nel suo supplemento, piuttosto
che alle tavole e ai poster contenuti nelle buste, che hanno solo un valore orientativo ed esemplificativo. Occorre recuperare
alle nostre Scuole Domenicali
la prassi del Movimento di Cooperazione Educativa che punta
attraverso forme di animazione
alla educazione intera del bambino ; una educazione quindi
non solo razionalistica, ma operativa, tale da radicare nella
realtà psichica, fìsica, sensoriale
sociale ogni nuova conoscenza.
In questo senso occorrerà tenere ben presente anche l’ambiente da cui provengono i bambini per realizzare gli opportuni
adattamenti e per ricercare risposte della fede nelle varie situazioni anche politiche in cui
essi vivono. Non ignorare la realtà politica e anzi chiarirla con i
bambini, ha affermato Nitti, è
l’opposto dell’ indottrinamento
ideologico, che è invece l’alibi
razionalistico di chi non è seriamente impegnato nelle lotte della società.
Air osservazione che l’animazione richiede molto materiale
anche costoso, Nitti ha richiamato le esperienze di gruppi che
operano nei quartieri popolari
della nostra città (per esempio
la Mensa Bambini Proletari) che
praticando la tecnica della rivisitazione degli oggetti poveri, ed
ha proposto che ad un prossimo
convegno venga invitato qualche
esperto perché comunichi le sue
esperienze di lavoro.
Al Convegno erano presenti
pastori e monitori delle chiese
di Napoli via Cimbri, Napoli
Vomero, Portici-Casa Materna,
Salerno, Caivano.
Vivace e proficuo è seguito il
dibattito da cui sono emerse
preoccupazioni sulle difficoltà
che si incontreranno con i nuovi
programi, ma tutti hanno riconosciuto utile uno sforzo per attuarli, sia pure con gli opportuni adattamenti. È stato messo in
evidenza che particolari indicazioni potranno emergere daH’esperienza di Casa Materna, runica scuola Domenicale « di
massa ».
Il Pastore Emanuele Santi ha
espresso la sua soddisfazione
per la qualità delle relazioni e
il suo interesse per i problemi
educativi della Scuola Domenicale. « Un buon incontro, utilissimo per capirci tra noi e chiarirci le idee » ha commentato in
conclusione il pastore Ianni,
Il sovrintendente Paolo Sbaffi
ha lasciato il circuito ed è stato
provvisoriamente sostituito dal
Past. Carcò. In attesa dell’Assemblea che procederà all’elezione
del nuovo Consiglio (che si terrà sabato 23) è stato indetto il
convegno monitori di cui diamo
ampia relazione.
3
5 novembre 1976
CRONACA DELLE VALLI
COMPRENSORI E COMUNTA’ MONTANE
PERRERO
Decentramento ?
A pochi giorni dalle elezioni
del Comitato Comprensoriale, ritengo valga la pena, fare alcune
considerazioni su tale problema.
La legge regionale che istituisce il Comprensorio, dice poco:
« Il Comitato comprensoriale è
organismo decentrato della Regione ed ha il compito di promuovere lo sviluppo economico
e sociale del comprensorio ed il
coordinamento delle attività degli enti locali e degli altri Enti
operanti sul territorio, in conformità agli obiettivi secondo le
procedure del piano di sviluppo
regionale » (art. 4).
Più chiaro è l’art. 5 là dove
attribuisce al nuovo ente certe
funzioni (di capitale importanza
per la gestione ed il controllo politico dello sviluppo del territorio):
Articolo 5 - lettera g:
« redigere annualmente, ai sensi dell’art. 75, 3° comma dello
Statuto, il bilancio consolidato
degli enti locali che fanno parte
del comprensorio, accompagnato dalla previsione di spesa per
r attuazione annua del piano
comprensoriale.
Ora, dato per scontato che l'attuazione dei comprensori costituisce una tappa fondamentale
della politica di decentramento
dei poteri, è bene chiarire cosa
si debba intendere per decentramento, perché esistono, fra le
forze politiche, divergenze reali.
Le possibili funzioni di organi
di decentramento locale possono
«ssere:
Funzioni di governo; funzioni
di gestione; funzioni di sintesi
polìtica delle istanze di partecipazione.
a) Funzioni di governo
si tratta di funzioni istituzionali che
possono essere svolte a un livello compatibile con strumenti operativi di cui
un governo ha necessità per poter
esprimere la propria autonoma potenzialità in un certo ambito territoriale
airinlerno del quale i fenomeni socioeconomici possono essere completamente e compiutamente compresi.
1>) Funzioni di gestione
si tratta di attribuire alForgano decentralo di gestione amministrativa
delle strutture e infrastrutture di ser\ izio pubblico. Non si tratta però di
riproporre il modello rigido e burocra"
Lieo delle decisioni e delle iniziative
politiche assunte a livelli superiori,
bensì promozione ed il coordinamento
delFattuazione di programmi e di scelte che sappiano avere una loro validità
solo a livelli adeguati,
e) Funzioni di sintesi politica delle
istanze di partecipazione
il comprensorio viene a costituire un
livello importantissimo in cui possono
confluire ed affermarsi le sensibilità e
le volontà politiche da parte di contesti sociali (comunità locali, forze sociali di base e minoranze) ebe sono
strettamente legate alle realtà in cui
operano. A questo proposito occorre
però essere molto chiari per non ingenerare equivoci. Il decentramento deve essere una operazione di democrazia e di partecipazione e non una forma di strumentalizzazione consensuale
o di larvato dirigismo o di dirigismo
SERVIZIO MEDICO
festivo e notturno
Comuni di ANGROGNA - TORRE
PELLICE - LUSERNA S. GIOVANNI
- LUSERNETTA - RORA'
Dal 6 al 12 novembre
Do«. PRAVATA' SALVATORE
Via Bellonatti, 2 - Tel.90182
Luserna S. Giovanni
FARMACIE DI TURNO
Domenica 7 novembre
FARMACIA INTERNAZIONALE
(Dr. Imberti)
Via Arnaud, 5 - Tel. 91,374
Domenica 7 novembre
FARMACIA VASARIO
( Dott.ssa Gaietto)
Via Roma, 7 - Tel. 90.031
Martedì 9 novembre
FARMACIA MUSTON
(Dr. Menassero)
Via della Repubblica, 25 - 91.328
AUTOAMBULANZA
Torre Peilice : Tel. 90118 - 91.273
VIGILI DEL FUOCO
Torre Peilice ; Tel. 91,365 - 91.300
Luserna S.G. Tel. 90.884-90.205
decentrato, né tanto meno di sintesi
interclassista delle contraddizioni sociali ed economiche.
Con il decentramento si dovrebbe intendere la valorizzazione delle forme di dialettica democratica, anche di dissenso fino
alle più radicali conseguenze delle contraddizioni esistenti nella
nostra società. È necessario che
agli organi decentrati venga riconosciuta la facoltà di esercitare un reale potere, di disporre di
mezzi e strumenti atti ad operare nel sociale e non solo di coprire un ruolo burocratico di avvallo a decisioni assunte in altre
sedi. Sarà necessario all’uopo
inventare modelli organizzativi
di partecipazione che consentano di impegnare le comunità locali nei processi decisionali e
pianificatori nel momento di passaggio dall’analisi dei dati a quello delle scelte.
Il nodo da affrontare rimane
il rapporto politico fra il Comprensorio e gli enti locali tradizionali. Tale rapporto dovrà essere esaminato neH’ambito di
più largo respiro, del piano di
sviluppo socio-economico regionale e quindi anche alla luce del
rappòrto comprensorio/Regione.
Il piano di sviluppo regionale
(per quanto ci è dato vedere nella bozza) espone con sufficiente
chiarezza gli strumenti nuovi per
la gestione corretta di una politica di piano, ed esauriente ci
pare la descrizione delle funzioni che avrà il comprensorio con
le sue articolazioni « sub-comprensorio, aree di gestione, associazioni di enti locali, distretti
urbanistici ». Quando però il testo considera il ruolo delle province, dei Comuni e delle Comunità Montane, si avverte un certo
imbarazzo da parte del redattore nel definire la collocazione degli Enti sopra citati. L’impressione di tale incertezza prende ulteriormente corpo, lasciamo da
parte per il momento Province e
Comuni, quando si afferma l’esigenza (pag. 55, parte 2“/l) di superamento dei limiti della dimensione comunale e delle innovazioni introdotte in materia di
leggi dello Stato (leggi: istituzione delle Comunità Montane),
dove, a nostro avviso, non si
tratta tanto di superamento
quanto di inserimento nella
nuova realtà degli strumenti di
programmazione. Questo discorso dovrà essere ulteriormente
sviluppato per evitare che si
giunga alla conclusione che le
Comunità Montane possono intendersi « superate » come strumento elaboratore e gestore del
proprio piano di sviluppo mentre
è senza dubbio possibile ritenere un territorio classificato montano area sub-comprensoriale anche se per giungere a tale risultato fosse necessario rivederne
i confini.
Diversamente, assisteremo al
moltiplicarsi di unità parziali
(distretti scolastici, unità locali,
piani zonali agricoli e varie circoscrizioni operative). Per quanto
riguarda in particolare le comunità montane non si dovrebbe
più discutere, svuotate di significato e dei loro stessi presupposti istitutivi, finirebbero infatti
con l’essere ridotte al rango di
uno dei tanti enti inutili e settoriali, magari in sostituzione dei
vecchi consorzi di bonifica già
disciolti.
Se i comuni o i loro consorzi
avessero mezzi, apparati tecnici
e poteri delegati sufficienti, potrebbero far fronte adeguatamente ai compiti promozionali
individuati dalla Regione senza
dover proliferare altre realtà amministrative di zona.
Piercarlo Longo
PINEROLÒ
L'Evangelo della risurrezione è
stato annunciato nel corso dei
funerali di Mario Pons e Claudio
Pons, quest’ultimo è tragicamente deceduto ai Chiotti in un incidente automobilistico.
LUSERNA SAN GIOVANNI
Vivere la Riforma oggi
« Tre scene sulla Riforma ;
Ieri e oggi », questo è il titolo
dello spettacolo presentato dalla nuova filodrammatica valdese
di San Giovanni, in occasione
della domenica della Riforma,
per aprire un dibattito, del resto
mai concluso, su cosa può significare oggi essere cristiani protestanti - riformati.
I ragazzi del gruppo, tutti appartenenti alla F.G.E.I. e attori
per la prima volta, ne tentano
una risposta che, attraverso una
analisi, breve, ma incisiva, mette in luce, non solo i fatti individuali che portarono fra Martin Lutero alla ribellione e ad
affiggere le 95 tesi alla cattedrale di Wittemberg, la vigilia di
Ognissanti del 1517, ma ricrea la
atmosfera di quel mondo cattolico sprofondato fra le reliquie,
le indulgenze, lo schiacciante
autoritarismo del potere temporale ed ecclesiastico, che mantiene il popolo nella miseria.
Iniziano cosi i due primi atti
(ripresi da un copione scritto
alcuni anni fa dal pastore Giorgio Tourn) in cui emergogno
due aspetti principali, da un lato la discussione teologica, al
chiuso di una cella del convento,
fra Martin Lutero e Spalatino,
predicatore di corte, sui motivi
della vocazione del primo, nata
aH’improvviso in un giorno di
temporale; dall’altro il popolo,
la gente umile e lavoratrice che
è donna al mercato, ciabattino,
contadino, operaio, mercante,
che parla o bisbiglia quando si
incontra per caso in piazza, ieri
come potrebbe essere oggi, e
percepisce nelle prediche domenicali di fra Martino una coincidenza di interessi, un qualcuno
che ha dato una spiegazione logica dei propri dubbi e incertezze (per esempio sul traffico delle indulgenze), una nuova verità che lentamente si fa strada,
fra mille contraddizioni.
Tuttavia lo spettacolo mette
in risalto anche il fatto che forse Lutero non immagina, almeno nei primi momenti tutto il
peso delle sue 95 tesi, sulle qua
11 non pensa di coinvolgere direttamente la gente, tant’è che
esse sono scritte in latino, non
compreso dal popolo, e da egli
stesso dichiarate punto di partenza per una discussione fra
teologi.
Infine, nell’ultimo atto, vivace
e interlocutorio per il pubblico
presente, gli attori si spogliano
in scena dei loro abiti da XVI
secolo e ridiventano Paola, Marco, Daniela ecc. e si interrogano sul significato della riforma
della chiesa oggi. Parlano chiaro ai presenti, non nascondendo dietro giri di frasi i problemi che travagliano la nostra
chiesa; le divisioni fra i suoi
membri, spesso reali, l’emarginazione di pastori scomodi, la
politica. Essere riformati è forse rispettare le regole del « bon
vaudois » che non sciopera e non
protesta? È solo contribuire con
la colletta o andare al culto la
domenica? Quanti cristiani che
si dicono tali in realtà compiono atti che di evangelico non
hanno proprio nulla, basta pensare ai cristiani libanesi, i carnefici di Taal-El-Zaatar. Togliamoci, dunque, la maschera di falsi
cristiani e denunciamo questi
orrori senza aver paura di far
politica in chiesa, perché chi nega la denuncia di questi fatti se
ne rende complice; chi non vuol
parlare degli assillanti problemi
dell’Italia (disoccupati, senza casa, ecc.) vive nel suo privilegio,
dimenticandosi degli emarginati
ai quali Gesù si rivolge con il
suo messaggio.
Per concludere si può dire che
lo spettacolo, realizzato con una
impostazione tecnica nuova (audiovisivi, cartelli, ecc.) pur avendo delle proposte conclusive limitate, in quanto circoscritte all’istituzione ecclesiastica: vedi
culto, riunioni quartierali, gruppi..., rappresenta un valido tentativo di attualizzare un momento storico fondamentale come
la Riforma, alla luce di quanto
succede oggi nella società in cui
siamo inseriti.
Bruna Peyrot
Consiglio comunale. - Le peripezie burocratiche del piano di
fabbricazione- del Comime di
Perrero con le sue varianti, e la
proposta di un nuovo piano regolatore generale più ampio ed
articolato hanno occupato la
maggior parte del tempo che il
Consiglio comunale ha dedicato
all’esame delle questioni urgenti.
La Comrmità Montana si era
infatti offerta di predisporre un
piano regolatore intercomunale
con spesa a totale carico della
Regione, se i Comuni delle due
valli le avessero concesso la delega con una certa urgenza. Il
Consiglio ha approvato la delega, ma, nell’ipotesi che questo
progetto non potesse essere realizzato, ha anche approvato, in
via subordinata, la proposta di
tracciare un piano intercomunale limitato alla Val Germanasca.
In attesa, la situazione del Comune di Perrero, e probabilmente anche di altri Comuni, è abbastanza precaria perché il vecchio piano di fabbricazione è palesemente uno strumento inadeguato ad una programmazione
sul territorio; purtroppo le varianti a questo piano, che dovevano costituire un miglioramento, devono essere nuovamente
approvate, per poter essere applicate e tra Luna e l’altra versione prevale sempre l’interpretazione più restrittiva. Tra le
varianti al regolamento edilizio
è stato proposto di introdurre
l’accorpamento dei terreni agricoli, che dà maggiori possibilità di costruire in zone di montagna.
Il Consiglio ha poi deciso di
assumere un mutuo di 68 milioni con la Cassa Depositi e Prestiti per il secondo lotto della
strada di Villasecca.
Per le scuole elementari, si è
discusso sui corsi di francese,
che sembrano essere richiesti in
ogni sede scolastica.
Altro punto importante; l’utilizzazione dello sgombraneve
UNIMOG fornito dalla Comunità Montana in consorzio con
il Comune di Massello. Si sono
stabiliti i turni e si sono assunti provvisoriamente due autisti,
in attesa di poter avere personale a pieno tempo.
In ultimo, esaminando il programma delle opere pubbliche,
si è prospettata la possibilità di
migliorare l’erogazione di energia elettrica ad una vasta zona
del Comune che va da Maniglia
a S. Martino, attingendo ad un
contributo regionale attribuito
al comprensorio.
Consorzio di miglioramento
e sviluppo agricolo
« Alpe Muret » Perrero
L’assemblea del Consorzio è
convocata per il giorno 14 novembre, alle ore 14,30, nella scuola di Perrero, con il seguente
ordine del giorno;
Ammissione dei nuovi Soci Elezione delle cariche sociali Domanda di finanziamenti regionali per la costruzione di alpeggi - Varie ed eventuali.
Il Presidente
SAN SECONDO
Il maltempo
compromette le semine
Il perdurare delle piogge ha
causato altri danni, dopo quelli
alle vendemmie. Sopratutto nelle zone pianeggianti il terreno
argilloso si è impregnato d’acqua
e crea grossi problemi ai seminatori. Dove le semine sono avvenute prima della pioggia il grano che spunta si trova annegato
sotto un palmo d’acqua e dove le
semine non sono ancora avvenute il terreno è talmente fangoso che non è possibile lavorarlo con i trattori; prima che
sia sufficientemente rassodato
sarà troppo tardi per seminare.
Cos'. molti agricoltori devono
variare i cicli di coltivazione
previsti, con serio danno.
Il maltempo ha anche causato
danni al cortile intorno al tempio: un antico muro di recinzione verso la ex « contea » è crollato distruggendo un praticello
artificaie creato alla fine deU’estate per dar risalto al tempio;
fortunatamente non erano ancora state poste a dimora i rosai
e le altre piante previste.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
• La celebrazione della Riforma
è stata particolarmente sottolineata quest’anno dalla presentazione teatrale, a cura del gruppo filodrammatico valdese di
San Giovanni, di alcime scene
riferite al fatidico momento dell’affissione delle 95 tesi e alla situazione e al travaglio che hanno determinato questo gesto in
Martin Lutero. Le scene dei
primi due atti sono state riprese da un testo scritto alcuni anni fa dal past. Tourn. Il terzo
atto, inedito, ha voluto essere
un tentativo di passaggio dal
passato al presente, riproponendo in termini concreti il problema della Chiesa oggi, della sua
situazione e del suo rinnovamento nel quadro della situazione
sociale, economica, morale e politica dell’Italia dei nostri giorni. Ne sono emerse valutazioni,
problematiche e tesi, a cui vale
la pena prestare attenzione anche se, ovviamente, non sono da
tutti accettate e condivise.
• La Società di cucito « Le primtemps », dopo aver accettato con
rincrescimento le dimissioni della Sig.ra Nora Peyrot, a cui va
la piùi viva riconoscenza per l’opera da lei compiuta in questo
settore per tanti anni con ammirevole impegno e consacrazione
e auspicando di averla ancora
come collaboratrice, ha impostato il suo programma annuale e nominato un gruppo di responsabili per la sua conduzione.
• L’espressione del più vivo apprezzamento e della nostra riconoscenza alla Commissione
Stabili che, con un gruppo di
volontari, ha compiuto il lavoro di pulizia e sistemazione della stradina che da via Beckwith
conduce al piazzale del Tempio,
abbandonata a deplorevole incuria. La stradina è comunale e
ci aspettiamo che d’ora in poi
sia il Comune a curarne la manutenzione.
• Hanno avuto luogo, durante
la settimana, i funerali del fratello Danna Ferdinando del
Mourcius, deceduto all’età di 83
anni e della sorella MercandaUi
Pia, di anni 77, ospite dell’Asilo.
Essa era originaria di Milano,
ma da parecchi anni si era stabilita qui alle valli, nel nostro
paese. Assidua donna di chiesa
ed in modo particolare della Corale essa lascia dietro di sé il
ricordo di una sorella da tutti
stimata e benvoluta.
BOBBIO PELLICE
Giovedì, 28 ottobre, all’ospedale Civile di Pinerolo, è deceduto
Davide Mondon (Costa) di 33
anni.
Egli è stato a lungo sofferente
di una malattia dolorosa, contro
la quale la scienza non ha saputo fare nulla. Ed è rimasto
per tutti coloro che sono stati
in contatto con lui nei giorni
della malattia l’immagine di una sofferenza grande e sopportata con dignità e coraggio non
comuni.
Alla famiglia, in particolar
modo ai genitori, la chiesa esprime la sua profonda solidarietà e simpatia nel dolore.
RINGRAZIAMENTO
1 familiari di
Guido Prochet
ringraziano quanti hanno preso parte
al loro dolore in occasione della morte
del loro caro. Un ringraziamento particolare al dott. Coucourde per le cure
premurose.
Bobbio Peilice, 27 ottobre 1976
RINGRAZIAMENTO
I familiari deUa compianta
Dina Bertin vedova Rivoira
riconoscenti, ringraziano tutto coloro
che, con la presenza, scritti e fiori,
hanno preso parte al loro dolore. In
modo particolare ringraziano il Dr.
Gardiol, il personale del Rifugio Carlo
Alberto, i Pastori Platone e Taccia.
Angrogna, 30 ottobre 1976.
4
5 novembre 1976
Stroncare
la tortura
nel mondo
BERSAGLI ALLA MODA
Comitato di Redazione : Bruno
Bellion Valdo Benecchi, Gustavo
Bouchard, Niso De Michelis, Ermanno Genre, Roberto Peyrot,
Paolo Ricca, Giampaolo Ricco, Bruno Rostagno, Giorgio Tourn, Tuliio Viola.
Direttore; GIORGIO TOURN
Dir. retponsabiie ; GINO CONTE
Amministrazione: Casa Valdese,
10066 Torre Pellice (To) - c.c.p.
2/33094 intestato a « L'Eco delle
Valli - La Luce » - Torre Pellice.
Abbonamenti ; Italia annuo 5.000
- semestrale 2.500 - estero annuo
7.500.
Una copia L. 150, arretrata L. 200
Cambio di indirizzo L. 100.
Inserzioni : prezzi per mm. di altezza, larghezza 1 col.: commerciali L. 100 - mortuari 150 - doni
50 - economici 100 per parola.
Fondo di solidarietà : c.c.p. n.
2/39878 intestato a Roberto
Peyrot, corso Moncalieri 70,
10133 Torino.
Reg. Tribunale di Pinerolo N. 175
8 luglio 1960
Cooperativa Tipografia Subalpina
Torre Pellice
SIAMO TUTTI NELLA CRISI
{segue da pag. 1)
pi: essi dovrebbero essere scelti
in settori geografici e ideologici
diversi, per incoraggiare altri
Stati ad aderirvi successivamente. In effetti, è proprio in questo punto il problema di base:
i primi firmatari saranno evidentemente Stati che non hanno molto a rimproverarsi nel
campo del trattamento ai prigionieri... Nel secolo scorso tutti i
patti sono cominciati fra qualche Stato « avanzato », cui si sono successivamente aggiunti
altri Stati (n.d.tr.: a questo punto VA. fa l’esempio della Croce
rossa intemaz.).
La questione della tortura è
certamente uno dei campi in cui
l’opinione pubblica fa sentire la
sua voce: allo stesso modo in
cui esiste una terribile dinamica
della tortura, vi è pure una dinamica di opposizione alla tortura. Il numero di coloro che
constatano che questo stato di
cose non è più tollerabile è in
continua crescita. Sarà possibile alle organizzazioni esistenti —
ed è sperabile che le Chiese diano tutto il loro appoggio — mobilitarli nei vari paesi per obbligare i rispettivi governi a pronunciarsi ed a sottoscrivere la
Convenzione.
Occorre anche tener conto dell’attuale instabilità politica. I
prossimi anni vedranno certamente degli sconvolgimenti politici, specie nel Terzo mondo.
Ogni volta che un governo di
torturatori verrà rovesciato, i
successori, di cui parecchi avranno sperimentato su sé stessi che
cosa sia la tortura potranno essere interessati alla Convenzione. La cosa ad esempio avrebbe
già potuto interessare la Grecia
ed il Portogallo se un trattato
di tal genere fosse già esistito
al momento in cui questi paesi
hanno abbattuto la dittatura.
Ed infine — e soprattutto —
anche se questa Convenzione non
dovesse comprendere che un pugno di nazioni, non potrebbero
esse dimostrare che un controllo internazionale può funzionare? Potrebbero costituire una
sorta di « fabbrica-pilota » le cui
esperienze, buone o mediocri,
saranno di una reale utilità per
una futura legislazione internazionale.
Sia ben chiaro: la Convenzione non è una soluzione né facile
né miracolosa. Nella lotta contro il cancro della tortura non
esiste una panacea universale
ma solo una serie di rimedi in
sé insufficienti, ma che tutti assieme possono fare fronte comune. Ciò .che proponiamo vale
tanto più la pena di essere sperimentato in quanto basterebbe
di mezzi molto limitati in confronto a quelli necessari per
creare una Convenzione universale. Basterebbe che, come partenza, uno Stato solo prendesse
contatto con qualche altra nazione per mettere in moto un
processo forse irreversibile... non
solo contro i carnefici, ma contro tutti coloro che, abitando in
piacevoli contrade, si disinteressano della sorte di torturati.
Che siamo tutti nel pieno di
una crisi è fuor di dubbio. Occidente ed Oriente vanno di comune accordo verso sbocchi non
chiari {il rifiuto della Rivoluzione Culturale che pare evidente
nei recenti avvenimenti cinesi ne
è l’ultima prova). Il Terzo Mondo, almeno nella frazione di esso
che emerge sui flutti del petrolio, pare stia un po’ meno peggio, in quanto conta in un miglioramento sostanziale delle sue
posizioni attraverso una rapida
industrializzazione, diretta o indiretta, favorita dalle enormi disponibilità di danaro (ma anche
qui una verifica nei fatti dovrebbe essere prudentemente attesa).
Eppure sempre più si diffonde la
convinzione che non si tratti di
crisi di questo o quel sistema sociopolitico, ma di un vero e proprio tramonto della civiltà industriale, che, nelle forme proprie
ai diversi sistemi, procede in modo uniformemente accellerato.
Ma quali sono i càratteri distintivi di questa civi tà, gli stessi
che ne stanno accompagnando
la fine? Secondo Alvin Toffler,
noto futurologo americano, essi
sono: la produzione e distribuzione di massa, la presenza di
grandi istituzioni burocratiche,
la adozione di valori materialistici; con il corollario della ricerca di una omogeneità ed incremento dei consumi e la conseguente necessità di una progressiva centralizzazione dei poteri e
di un sistema di comunicazioni
di massa. Non ci vuole molta
fantasia per vedere come tali caratteristiche siano comuni ai
due sistemi principali che dominano i! mondo: il neocapitalismo
da un lato (con le sue multinazionali, il suo esasperato consumismo, la sua degenerazione burocratica, i suoi vani tentativi di
cercare salvezza in una accelerazione dello sviluppo tecnico), il
comunismo dall’altro (con la sua
pianificazione rigida e autoritaria, il suo consumismo « scientifico », la sua pesante burocrazia,
il suo timore di ogni sia pur minimo segno di dissenso). E in
ambedue i sistemi ne consegue
una instabilità politica, un natu
rale malcontento delle masse, una irragionevole distruzione dell’ambiente ecologico, uno sfruttamento irrazionale delle risorse
umane e materiali, un tentativo
di corresponsabilizzare le masse
(la « partecipazione » in Occidente, la Rivoluzione Culturale in
Oriente) che ottiene, almeno per
ora, molto scarsi risultati.
Ma se questa è la diagnosi della malattia del mondo, e tutto fa
credere a molti che lo sia, cosa
dobbiamo fare noi che vogliamo
nel mondo dare una nostra concreta testimonianza? Pare a chi
scrive che la risposta non possa
che essere articolata su due
piani.
Uno per l’immediato (vi sono
tramonti che durano a lungo, a
certe latitudini fino al sorgere
del nuovo giorno) e cioè una partecipazione concreta all’evoluzione attuale del mondo, così da
renderla più facile e meno sofferta. Su questo piano la difesa
dei minimi che sono destinati a
patire più di tutti i profondi mutamenti in corso; il rispetto della libertà, intesa come dobbiamo
intenderla e cioè libertà piena
mente responsabilizzata; la ricerca di quel tanto, o di quel poco, di giustizia che ogni sistema
sociopolitico pretende di assicurare; la riscoperta di valori non
materialisti contro l’egoismo individuale e di gruppo imperante; la lotta per la conservazione,
a beneficio di tutti gli uomini, di
quanto la natura può ancora offrire; il rispetto di regole di comportamento che impediscano la
prevaricazione e l’imbroglio del
più forte a danno del più debole; questi, ed altri sembrano
campi in cui la nostra testimonianza dovrebbe positivamente
agire, perché ii tramonto, se tramonto sarà, della civiltà in cui
viviamo da 250 anni sia il meno
difficile ed il merro pesante possibile.
L’altro per il futuro più lontano: una partecipazione fin d’ora
attiva alla costruzione del mondo che sorgerà dal tramonto della civiltà industriale, per mantenere valido anche in esso il messaggio evangelico che è valso
ieri, vale oggi e varrà domani;
pur nella piena coscienza della
nostra incapacità a predicarlo, a
viverlo e talvolta anche a com
prenderlo. Noi crediamo che Dio
opera nella Storia degli uomini,
ma non ci è facile seguirne le linee né renderci conto di dove
sia quello che Teilhard de Chardin chiamava il punto Omega,
ossia la realizzazione del Regno.
Non possiamo tuttavia rimmciare, qualunque sia la civiltà che,
dopo quella industriale, assicurerà la sopravvivenza dell’uomo,
a fare quanto sta in noi perché
in essa la legge dell’amore di
Dio e del prossimo sia riaffermata, perché qualcuno si occupi dei
minimi, perché tutti possano godere di vera libertà e di vera
.giustizia.
Niente freccie quindi, questa
volta: né a chi si batte nell’immediato per migliorare ora le
condizioni dei minimi, né a chi
cerca di vedere più lontano e si
dà da fare perché siano sempre
presenti in ogni fase dell’evoluzione in corso i principi in cui
diciamo di credere.
O forse qualcuna di incitamento a chi, e ce ne sono, non
fa né Luna né l’altra cosa.
Niso De Michelis
DALLE NOSTRE CHIESE
FELONICA PO
Visite — Ringraziamo il Cand.
Theol. Antonio Adamo che ha
presieduto il culto il 26 settembre. Per lo stesso motivo ringraziamo il pastore Luigi Santini che ha presiedi-to il culto il
17 ottobre, anziché il 3 come era
stato precedentemente annunziato. Il pastore Santini è stato
a Felónica, con la Signora, per
24 ore e così il sabato sera ci
ha regalato una conversazione
sull’attività del Gignoro. È sta’ ta fatta una colletta e un’abbondante raccolta di derrate alimentari per sostenere quell’istituto.
Il pulmino è ritornato a Firenze carico di provviste, guidato
da Claudio Taccia, che sta svolgendo al Gignoro il servizio alternativo a quello militare. An
ch’egli nel corso della serata del
sabato ci ha regalato una conversazione, per la quale lo ringraziamo, sulle motivazioni della sua scelta e sul come si svol
ge il servizio alternativo.
Battesimi — Nella nostra Chiesa battesimi di bambini coesistono con battesimi di adulti. Il
4 luglio avevamo battezzato tre
fratelli : Alfredo, Maurizio e Carlo Bruno Marchini, valdesi oriundi di Felonica ma residenti a
Mestre ove frequentano la comunità battista locale. Il 3 ot
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
a cura di Tullio Viola
tobre abbiamo battezzato la piccola Cocchi Glena, di Romano e
di Fioravanti Franca. Ci è ritornata alla mente in queste occasioni la riflessione del teologo
Théo Preiss che in un suo breve
e poco conosciuto studio sul
battesimo, dopo avere meditato
teologicamente sul fatto che, nel
libro degli Atti, battesimo d’acqua e battesimo dello Spirito
Santo non coincidono sempre
perché ora è l’imo e ora è l’altro
che hanno la precedenza, affermava : « La coesistenza di un cospicuo numero di battesimi di
adulti con i battesimi dei bambini esprimerebbe questa libertà
del Cristo vivente nella sua
Chiesa e sarebbe in pari tempo
conforme alle diverse circostanze sociologiche del mondo attuale ».
Salvate questi uomini i
La stampa internazionale
ha dato notizia di un’iniziativa
presa da un comitato di matematici francesi, di cui è presidente il prof. Laurent Schwartz,
matematico di fama mondiale,
per la liberazione di sei intellettuali che soffrono inaudite persecuzioni in varie regioni del
mondo. L’iniziativa è sostenuta
dall’Amnesty Internazionale e
da molte altre associazioni, fra
cui anche il Partito Comunista
Francese. Una sessantina di altri intellettuali, fra i quali J. P.
Sartre e Simone de Beauvoir,
Noam Chomsky, J. M. Domenach, Alfred Kastler e L. Leprince-Ringuet (questi ultimi due fisici illustri), hanno mandato le
loro personali adesioni. Da un
articolo di Michel Broué (segretario del suddetto comitato) e
Gaston Ferdière (psichiatra, presidente del comitato « Santé Chili »), pubblicato su « Le Monde » del 21.10.’76, togliamo le seguenti notizie su quattro degli
intellettuali perseguitati.
« Alla prima colazione, 60
grammi di pesce salato. A pranzo, una .scodella di minestra brodosa. A cena, 250 gr. di pappa
acquosa. Niente zucchero, 400
gr. di pane umido, 3 gr. (ripetiamo: tre) di materie grasse.
Questa la razione quotidiana, pudicamente chiamata "alimentazione ridotta”, che viène concessa, nell’URSS, a Vladimir Bukovski. Questo il trattamento
alimentare a cui lo si sottopone in periodi frequenti e regolari, cioè quando non lo si getta,
coperto di panni leggeri, nell’inferno H^lato della prigione. A 39
anni, Bukovski soffre di una lesione cardiaca, di reumatismi
cronici e d’un’ulcera al duodeno.
trasferimento nelle celle medioevali della prigione di Vladimir,
si distrugge in questo modo, lentamente e sistematicamente, Vladimir Bukovski. Cediamo la parola ad André Sacarov, per spiegare quale colpa sia chiamato
Bukovski ad espiare: “Apertamente e coraggiosamente, Bukovski ha alzato la voce contro
le illegalità commesse nel nostro paese. Per questo egli viene punito. Egli ha informato il
mondo intero del fatto che, nel
nostro paese, vivono esseri umani rinchiusi, per un tempo indeterminato, in ospedali psichiatrici, a causa delle loro opinioni. Questo egli ha fatto, conoscendone con certezza la conseguenza: la perdita della libertà personale”.
tematici del mondo intero hanno firmato petizioni, hanno formato delle delegazioni, hanno
scritto degli articoli, ma senza
destare molto interesse pubblico e senza risultati. Si teme per
[a sua vita.
Assemblea di Chiesa — L’assemblea di chiesa del 10 ottobre,
oltre a fissare il programma delle « attività » ecclesiastiche per
l’inverno ha riconfermato nella
loro carica di membri del Consiglio di Chiesa Franca Barlera
e Elvio Negri, che erano scaduti per compiuto quinquennio.
XV CIRCUITO
Nulla si sa più di Edgardo Enriquez, arrestato in Argentina il
10.4. u. s. Cittadino cileno, egli
è stato consegnato dal governo
della giunta nazionale (argentina) alla polizia politica di Pinochet, e ciò in isfregio delle convenzioni internazionali sui rifugiati politici. Si può ben immaginare che cosa è accaduto in
seguito. Edgardo Enriquez è
membro del comitato centrale
del MIR.
Bukovski è colui che, davanti ai giudici, ha detto: "Io combatterò per la legalità e per la
giustizia. Io rimpiango una cosa
sola: durante il breve periodo
(un anno, due mesi e tre giorni) da me passato in libertà, ho
fatto troppo poco per questa
nobile causa”.
Josè Luis Musserà, 69 anni,
matematico uruguaiano, arrestato nell’ottobre 1975: per distruggerlo, si è cominciato col
bastonarlo fino a spezzargli l’anca. Poi lo si è bastonato sistematicamente sulla testa. Si dice che quest’uomo, una volta di
corporatura imponente, non pesi
oggi più di 40 chili. Si è anche
arrestata e torturata sua moglie.
Josè Luis Musserà è un matematico di chiara fama, fondatore della Scuola Matematica Uruguaiana. Era diventato uno dei
principali dirigenti del Partito
Semion Glouzman, .sovietico,
in una lettera che è sfuggita alla censura, scriveva: "Il mio cmnio è completamente rasato. Ho
sempre fame. Io gelo dal
sul cemento della prigione. Mi
si obbliga a marciare in riga. Da
un istante all’altro mi si può costringere a denudarmi completamente, o a fare innurnerevoli
flessioni. Sono uno schiavo: il
primo sadico che m’incontra, ha
il diritto e il potere di costringermi a un lavoro avvilente qualunque. Io sono il condarinato
Glouzman”. È uno psichiatra,
amico personale del matematico
Pliusc (liberato, alcuni mesi fa
in seguito a immensi sforzi del
comitato matematico sopra nominato). Glouzman paga, nel
modo detto, con una detenzione
in campo di concentramento (detenzione che, in linea di principio. dovrebbe durare fino al
1982), il coraggio dimostrato nel
rifiuto di dichiarare malato il
A Cosenza il 3 ottobre u.s. si
sono riuniti i rappresentanti dei
Consigli di Chiesa e i responsabili di altre attività collaterali di
Messina, Rocchenere, Reggio
Calabria, Cosenza e Dipignano.
Assenti i rappresentanti di Catanzaro e Vincolisi.
L’Assemblea ha discusso sul
tema « La predicazione oggi »
introdotta dal pastore Vincenzo
Sciclone e si è conclusa con la
approvazione di un o.d.g. in cui
si afferma « che il tema venga
ripreso dalle Comunità del Circuito al fine di mettere in luce
quale incidenza debba avere il
problema socio-politico nella
predicazione ».
C’è stata anche una relazione
sul Sinodo di quest’anno con
particolare riferimento alla discussione su « Fede e politica ».
Il Consiglio di Circuito è stato
in parte rinnovato. Sono stati
rieletti ; Vincenzo Sciclone e
Francesco Sagrlpanti, insieme
ai nuovi eletti : Tina Santoro di
Messina e Marco Presta di Dipignano.
La giornata è trascorsa lieta,
serena e fraterna.
7Tf«.a>.-.x» yt M ^11 /I
Vogliamo augurarci che le comunità del Circuito riprendano
il tema della predicazione, lo approfondiscano e lo attualizzino
in vista d’una testimonianza cristiana efficace, che possa incidere nella nostra società sedicente