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LA BÜOM NOVELLA
GIORNALE DELLA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
S«f(uetid<i la «eriu Uf'lù/ -ìHU
Ef h-.IV I ,
Si dislribuisce ogni Venerdì. — Per cadun Numero r«nlesitni <0. — F*er cadnna linea d’inserzione cenlesimi 20.
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Sei mesi >3. — • 9 Sm
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Nelle provinric, pre^HJ tutti gl» l-ffirii fìo$lali piTmuzzodi VagHny die dovranno «>.*>+•»•0 imv i^ti
fTancù al Direttore della B^o^* N<»vella e no» altrimenti.
AB'efitero, ai seguenti indirizzi: Lo?(oba, dai inigK- NÌMl>eit e C. librai, 'li Ik'rnerb'Stre^i;
Parigi^ dallalibreriaC. Meyrucis, rue Tronrhet, 2; Nimes, dal nig. Peyrot-Tinel libraio:
dal sigg. I)eni6 et Petit Pierre Hhrai, rtie Neuve, 18; Gi.>tKVi(A, dal nig. K. hezoud lihniio
' Loran>(A^ dal i«ig. Delafontaine libraio.
VALLI VALDESI
L« Pré du Tour.
1.
Profondeurs des rochers, asilo, tutélaire,
D’où rayonnait jadis la parole de Dieu:
Le flambeau primitif d’uiie fois séculaire,
Qui donnait aux déserts la splendeur du Saint-Lieu ;
2.
Sol des ^ands souvenirs où s’abrite l’histoire,
.Sois toujours un témoin de ce temps effacé ;
Et sache, eu nous parlant de foi comme de gloire.
Instruire l’avenir aux leçons du passé.
3.
La vie est revenue en ce lieu solitaire
Qui fut jadis un temple ainsi qu’un boulevart ;
Ce bassni de gazons était un sanctuaire ;
Ces crêtes de rochers s’élevaient en rempart.
4.
Que jusqu'à l’horizon le temple s’agrandisse !
Que tout rempart s’efface entre concitoyens ; •
Qu’au sein du même Dieu, même amorir les unisse!
Et que l’autel du Christ soit le cœur des (Chrétiens.
5.
Omhf*! de femp« passés qui te lèves encitrtj,
Sombre, dans ces rochers au brillant souvenir,
Comme une nuit vaincue en face de l’aurore,
8«is toi-niéme un trophée au char de l’avenir !
A. .Müsto.n.
festa del Pra del Torno ebbe luogo addi
Io agosto nel modo più edificante. Un tempo
magnifico, un’ aria pura, un ciel ridente, sentieri deliziosi, ombreggiali, la sublime bellezza
APPENDICE
CENNI STORICI
DELLA RIFORMA IR ITALIA
NEL SECOLO XVl.
VI.
Chi attentamente considerasse gli anzidetli
ostacoli che le dottrine riformate incontravano,
più che altrove, in Italia; non potrebbe punto
maravigliarsi di veder questa nazione per lungo
tempo imbarazzata ed indecisa davanti al movimento religioso che agitava, nel principio del
secolo XVI, una jjraii parte deH’Europa ; malgi'ado che fosse stala la prima a levare allo la
voce contro gli abusi e la corruzione della Chiesa
cattolica, ed avesse precorso gli altri popoli nella
grand’opera del risorgimento letterario e civile,
che, come diremmo, fu una delle cause che
apersero gli occhi a’fedeli i; diedero una forte
spinta alla riforma. Durante codesto sialo d’inerzia e d’incertezza, la penisola fu sorpassala, in
riguardo alle questioni religiose, dalle altre nazioni. Per cui, allorché taluni generosi credeltero giunia l’ora d’agire, si senti il bisogno di
ricorrere alle opere scrille sul proposito in Germania, Svizzera c altrove, come per esempi" i
tradali di Wiclefo, Zuinglio, .Melantone, Lutero,
delle opere di Dio aprivano l’anima alle emozioni della giornata. Il continuo affluire di visitatori, dai fianchi, dalle vette, d’in fondo alla
valle, da ogni parte sbucando in lunghe file di
vario ed animalo aspetto, concorrendo al medesimo convegno, sul comune terreno della
fede, delle pie memorie, il piacere del ritrovo,
ti destavano in cuore una piena di affetti dolcissimi, accresciuta dalla grata prospettiva d’un
buon raccolto di patate. Erano competentemente
rappresentate a Pra del Torpo) tulle lo frazioni
della famiglia valdese con rincrescimento però
si notava la quasi tolale assenza di Bobbio). Da
7 a 800 fratelli di San Martino, varcate nella
notte le cime del Kous, del Laouzoun e della
Vachère giunsero non ultimi aH’invilo. Quei
di Pinerolo, di Torino, con numero considerevole del Val-Luserna per la via del Serres, de' Rous.saing ed i fianchi del Vandalin,
La presenza di cari fratelli stranieri, d’Inghilterra, d’.\merica dava a colesta bella riunione
di circa 4,000 persone, i caratteri d'uoa vera
alleanza etangelica.
Alle 9 del mattino, all’ombra de’noci, in un
piano inclinalo, a forma d’anfiteatro, occupato
in parte dal coro dei cantori, forraavasi l’adunanza. Un largo tetto con scala a pinoli era la
tribuna prescelta per gli oratori ed il presidente
signor Revel moderatore.
Dopo il canto e la lettura del Salmo 103, il
signor B. Malan lesse un compendio storico di
Ecolampadio, Calvino, ecc., ne’ quali erano sviluppale fra le altre molte idee uscite per la prima
volta dall’Italia.
G siccome è difetto degli uoinin di personificare le cose, e dare ad esse il nome di quei
lali che'hanno avuto il gènio o la fortuna di
renderle attuabili e popolari; perciò alcuni dotti
italiani di quell’epoca uscirono in campo con
altro non meno specioso argomento coniro le
dottrine che si volevano introdurre; il quale argomento è pur anco ripetuto da non pochi dotIrinarii de’nostri tempi. « storia d’Italia, dicevano quelli e quesli ripetono, le sue antiche
tradizioni ¡ed il suo genio sono apertamente
contrarie alla licUijme di Lulero d.
Come ognun vede, siffatta opinione, che può
dirsi un risultalo de’pregiudizi fomentati dal clero, non ha fondamento alcuno di verilà. E per
vero, rhe ragione vi è di dare il nome di Lutero
alla religione del Vangelo? Allorquando si nomina la relifiione de'papi, ognuno capisce volersi
con ciò indicare quel sitema religioso di cui il
papa è capo, maestro ed oracolo, nè v’è bisogno
di ricorrere alle fonti da cui il medesimo può
essere derivato, nè ai fondamenti sui quali s appoggia. Ma che la religione del Vangelo debba
essere battezzata col nomedi Lutero, di Calvino
e d’altri, è cosa inconcepibile e strana.
Varrebbe lo stesso il dire che la Madonna della
quella località; rammentò il collegio dei Barbi,
di cui ò scomparsa ogni traccia, il loro puro e
biblico insegnamento, e la cristiana vila, la ¡liii
cara eredità de’figli; passò quindi alle sanguinose battaglie ivi dato da De f'.apitaneis nel I iSH,
dal conte ■ della Trinità sotto Kmanuelo Fililiberto nel l.'ifiO; toccò dolla cacciala dei Vaidesi (1688) e del loro ritorno trionfale 1690 .
Non v'è miglior maestro dolla storia per infondere nel cuore le misericordie del Signore verso
i suoi diletti ed i sacri doveri che loro incombono di glorificarlo.
Indi il signor G. Appia mostrò qual responsabilità derivi per noi da cosi grandi e sacro
memorie, (iiiarda alla roccia da cui sei xtnlo
tagliato, rifiuarda ad Àbramo tuo ¡ladre, Is.
•il, 1. È questo il grido mandato al figlio dal
padro mori») nella fede, l'n valdese dietro il
senso sloricx) è un cristiano biblico. Chi non ama
la parola di Dio, non ne fa la lettura sua prediletta ed il suo pascolo, non può con ragione
portar questo bel nome ; l’importanza della
Cbiesa valdese, la sua conservazione è dovuta
alla sua fedeltà alla Bibbia. Ogni valdese giudichi quindi i suoi titoli come membro di tal famiglia, che tutti i discendenti d’Àbramo non .sono
i suoi veri figli. Un valdese è poi uu cristiano
giudicato settario, disprezzalo, solTereine; non
è strano quindi che noi siam chiamati alla povertà, alla sofferenza, ai giudizii severi doi cristiani medesimi ; siam criticati, invidiali ; dol»
Seggiola (di KalTaello, sia un (¡uadrodel maestro
Giovanni, se per caso quesl’uHiino avesse contribuilo a salvarlo dalle rovine d’un crollato edifizio. E che fecero in effetlo Lutero, Calvino e gli
altri rifuruiatori, se non trarre il Vangelo di sotto
alle rovine del medio evo e pubblicarlo nella sua
genuinità primitiva?
Del resto, non riconoscendo le Chiese evangeliche il loro Credo e il loro culto nè da Lutero,
né da (|ualsiasi altro uomo, ma dirctlamcnte
dalla Bibbia e dalle pratiche delle primitive
Chiese d’Oriente e d’Italia , por conseguenza
l’anzidelta (|ualilicazione cade totslmenleldi bas<-.
Non occorrono poi molt«' parole, nò v’è penuria d’argomenti per dimostrare esservi in Italia una storia ed una tradizione più antica della
papale, che dice avere l’Italia professalo iie’[trimi
tempi del Crislianesimo ed insegnato a buona
parte deH’Occidenle le doltriue evangeliche nel
modo che gli stessi Apostoli le professarono, c
propagáronle per tutto il mondo. Per la qual cosa,
propugnare la riforma nel secolo xvi, e propugnarla anche adesso, non era e non è altro che
far ritorno alla religione de’nostri antichi padri,
senza rinunziare per questo al genio nazionale,
che fin da’secoli apostolici diede le più belle
prove di progressi per quanto l’oscurilà dc’leinpi
il consentisse.
continua.
2
biaino portare l’obbrobrio del divino Maestro,
come gli avi nostri.
Il signor Lantaret vice-muderatore fece risaltare un altro tratto/a Uìro mndorazioiui desunta
ila un passo della relazione storica. Quando batliila la truppa dolla Trinità i vincitori gridarono:
a morte, a morte; la voce autorevole del pastore
della compagnia volante esclamò: in ginocchio,
in ginocchio, ringraziamo il Signore della riportata vittoria, ecco un nuovo dovere, la vittoria sopra noi medesimi.
Il dottor Baird saluta l’assemblea in nome dei
fratelli d'America. Egli in varie occorrenze narrò
innanzi ad un pubblico attento e simpatico la
storia dei Valdesi. Verso la fine del secolo XVII,
una colonia di Valdesi, por l’OIanda, emigrò
nella contea di Nuova Yorck, e si ricava dai registri della Chiesa olandese, che spesso furono
fatte nelle cbiese d’America questue a favore
ili ossi; e nella recente visita del moderatore signor Revel, i fratelli del Nuovo Mondo gli dimostrarono la pili viva e sentita simpatia per
la chiesa vatdese.
Il compagno del signor Oaird, dottor Goble
il cui asiietto serio e risoluto rammentava alquanto i severi predicatori del secolo XVII,
prese in seguito la parola e con voce penetrante:
« Ella è sempre gran gioia pei cristiani il ravvicinarsi e contraccambiare alcuni fraterni saluti,
ma in questi luoghi sacri è duplicata cotale allegrezza. Voi siete qui per rinfrescar la memoria
dei fatti piii memorandi della vostra storia. Non
siamo estranei in America a lali fatti e fin dalla
nostra infanzia ci sono essi familiari. Non vi è
popolo cui siamo più uniti di cuore. Oh, quando
io miro l’aspetto di questa bolla valle, di questi
verdeggianti colli, di questi boschi incoronati
di roccie, quando respiro quest’aura placida,
clic vi veggo così tranquilli e sereni, a stento io
mi persuado che sia stato qui il teatro di tante
stragi, di così orribili persecuzioni; oh possiate
voi nei fausti tempi di pace non dimenticare
mai quanto fecero i padri vostri pel principio
sacro della libertà di coscienza. Ogni giorno
ferventi preghiere s’innalzano dal seno delle
chiese d’America per benedire Iddio di ciò che
vi ha concesso il frutto del loro travaglio. Avanti,
cari fratelli, e se io non vi riveggo in questo
mondo, possiamo tutti ritrovarci presso Colui
che ci ha dato un comun Redentore, e ci ha lavati nel suo prezioso sangue ».
11 fratello Niccolini toscano esterna la gioia
provata per cotesta riunione e la persuasione
cho Cristo è presente, e con tal pensiero egli
esclama: « Quanto è dolce che i fratelli sieno
uniti » ; quindi raccomanda all’imitazione dei
figli la fede, la speranza e la carità dei padri.
Quella fede può sola sorreggere il misero mortale in preda agli assalti della corrotta natura e
delle tentazioni di fuori. Sen?a la fede esso è
la iiiù infelice delle creature, cadè in angosciosi
dubbii, nel disprezzo dei santi misteri e persino
nella disperazione. Oh boato chi nella fiera tempesta ò sorretto dalla benefica fede, base incrollabile dolla speranza, sorgente della verace
carità descritta dal grande apostolo. Oh carità
divina, chi ti possiede è nato da Dio. Nella via
s(>inosa del cristiano lu gli assiiftiri la vittori«,
e infondi al cuore pace e gioia. Signore ridonaci \
quella vita della fede, della lieta speranza, e
della carità operosa.
Il signor Kearnes della chiesa unita di Scozia
saluta l’assemblea con visibile emozione. « Il
nome del vostro Arnaud fin dalla mia infanzia
figurò accanto agli eroi dell’anlichità, le memorie della sloria valdese risalgono ai primi anni
deU’elà mia, e nel leggere quelle belle pagine
non isperava di ritrovarmi un giorno davanti
un’assemblea che è quasi la popolazione valdese. I fratelli di America vi hanno salutali per
parte delle chiese loro; in nome di tutli gli altri
amici cristiani di lingua inglese io vi porgo la
mano di simpatia e di affetto. Oggi i discendenti
de’ Valdesi e le nostre truppe inglesi combattono
sotto le mura di Sebastopoli per le libertà politiche, ma quanto è più preziosa quella libertà
per cui morirono i vostri padri! la perfetta libertà in G. Cristo.
« Voi foste una Chiesa di martiri ; a certi riguardi , siete ancora una chiesa sofferente ; il
voto del mio cuore è che voi siate ognor più
una Chiesa missionaria ; i soccorsi ottenuti dai
fratelli vostri di lingua inglese in questa bella
opera sono un pegno di quanto ancora faranno
in avvenire. Ma se'volete essere una Chiesa
missionaria conviene diventar ancor più una
Chiesa vivente d’anime convertite al Salvatore,
i vivi soli possono partecipar la vita ai morti.
Scenda lo Spirito Santo sujla Chiesa valdese,
sui genitori, i fanciulli, i pastori, gli anziani e
voi lutti. Possa la Chiesavalde.se, quando comparirà, nella pienezza dei tempi innanzi al sommo
capo, al giorno della gran raunanza, essere stata
pili felice, più grande in avvenire che nel glorioso suo passalo. K nome di Cristo io prego
che siate salvati e ci ritroviamo lutti all’assemblea degli eletti ».
Il signor Parise, ministro valdese a S. Croix,
ci saluta in nome de' suoi parrocchiani e de’fratelli svizzeri in genere che ci diedero tante testimonianze di simpatia in ogni tempo, e nelle nostre recenti distrette; esorta poi gli astanti colla
parola del Signore ; badate come voi ascoltate.^
Si termina col canto la riunione del mattino.
Tutto il popolo si sparge qua e là a prender in
varii gruppi il suo pasto cou gioia e semplicità
di cuore, all’ombra delle roccie, sollo gli alberi,
nello ospitali Ci^nne, sulle rive del torrente.^
Si cavano dai panestri Io provviste con gran
giubila dei i)iccoli, non dissentilo dai più
grandi. Si ritrovano gli amici e si aprono alle
dolci espansioni. Il povero‘rasentando il muro,
se ne viene a dividere il pane di qualche agiata
famiglia como alla festa dei tabernacoli.
Alle due si ripiglia la seduta col canto. Il
professore Tron espone l’applicazione del bel
passo, Giov. IV. :i7, 38. Noi mietiamo con
gioia ciò che con lacrime seminarono i padri.
II signor Canton legge. Ebrei XI, e soggiunge
in sostanza, per la fede, non per mire politiche
ci conquistarono i padri questa piccola terra e
tramandarono il sacro tesoro del Vangelo, seguiamo la loro fede. Fu poi sentila con piacere
la voce di alcuni fratelli laici. Il sindaco Blanc
rilevò diversi punti della vita doi nostri padri
intorno al giuoco, i processi, le taverne, il rispetto al nome, al giorno del Signore. 11 sindaco
di Massel vicino a Balsiglia, ci fa sentire calde
parole sull’unione di tutla la famiglia valdese
nello spirito dei nostri antenati. La preghiera
ed una colletta per i poveri del Pra del Torno
terminarono questa bella giornata.
Se nella ricorreir/a della festa di Maria alcuno
di noi pensò ad essa si fu nello spirito della
umile sua fede. « L’anima mia magnifica il Signore, lo spirito mio festeggia in Dio mio Salvatore ».Lue. I. 46, 47; noncerto di antibiblica esaltazione della madre al di sopra del divin Figlio.
Ognuno giudichi se tali lietee pacifiche feste
al Santo dei sanfi, intente non già ad adornar
vanamente la tomba dei martiri, ma a riaccendere in cuore i grandi esempi non sieno ricche
di preziose benedizioni e d’efficaci virtù sì private cho pubbliche.
IL SI ED IL NO.
Conquesto titolo VArmonia manda al nostro
indirizzo un articoletto in risposta a quanto
abbiamo noi scritto sulle Questioni clericaìt del
giorno.
Noi col V'angelo alla mano avevamo- notato
le inconseguenze di codesto parlilo cho si dico
catlolico, e la manifesta contraddizione in cui
esso vive co’ precetti di quella sanla religione
di cui si vanta d’essere il campione.
h’Armonia invece vuole convincer noi di
contraddizione, citando alcuno parole da noi
prima publilicate in riguardò all'obbedietiza
che si deve alle autorità civili dello Stato.
L’.y »iimia si dichiara scandolózzata dèlia nostra professione di fede espressa in questo,
modo: sommessione iritera a tuli® le autorità
esistenti, a’ poteri di fatto, i soli da noi riconosciuti, eoa questa ,semplit:e e naturale lisarv«;
che vai meglio obbcidirè a Dio che a^i'tiòmini
nelle cose che interessano la coscienza; e se
ne dichiara scandolezzata , chiamandola una
singolare ed audace protesta, .sapete perchè?
perchè noi non vogliamo riconoscere al pari
di essa lo strano, anzi assurdo principio' del
diritto divino; perchè rifuggiamo dall’in trinar'
come essa fa perchè si governi setìondo il gusto
di questo o di queU’allro, anziiché com^ piace
e come conviene alla maggioranza del paese;
perchè non ischizziamo al pari di essa ira e
rabbia politica dagli occhi; perchè infine rifuggiamo daU’irailarla ne’ suoi brogli politici ;
ecco tutto.
Venendo poi alle nostre parole; « che vai
meglio obbedire a Dio che agli uomini nelle
cose che interessano la coscienza » ; l'Amioìiia
esclama : <i Non S egli vero che uno scrivacchiar così a conlrosonsi fa ricordare la sorpresa
che provammo fanciulli, nell’osservare il giocoliere che faceva veder lo stesso libro or tutto
bianco, or tutto nero? »
Fortuna per gli scrittori deir.4r»n«nia se si
trovassero tuttavia nello stato dell’infanzia;
perchò in questo caso tutte le cose che dicono
0 fanno si potrebbero attribuir loro a mera fanciullaggine. Ma sgraziatamente non essendo
più lali e ragionando sempre in modo contrario
alla verilà ed alla logica, bisogna dire cho in
essi è una doso straordinaria di malafede.
Come? osano parlare tuttavia di coscienza?ma
quale coscienza hanno essi, quale coscienza ha
la Curia romana se non uria coscienza arlificiale,
come ben la definiva il cav. Massimo d’Azeglio,
3
la quale soifoca ed uccide queU’altra di cui il
Creatore dota gli uomini tutti per discernere il
bene dal male, il vero dal falso? E non ne
danno essi continua pruova col difender sempre ciò ch’è falso ed ingiusto e mover guerra accanita e continua contro quanto v’ha nel mondo
di piti véro e di più giusto?Chiamano essi còse
che riguardano la coscienza, le passioni politiche,
gl’interessi mondani e tutto quanto riguarda il
temporale della religione che propugnano a preferenza, di quanto v’ha in essa di spirituale e di
più santo? Chiamano dovere di coscienza il
mover guerra al potere civile nelle cose che al
potere civile si appartengono? Ma ciò facendo
essi commettono due delitti: uno davanti agli
uomihi e l’altro davanti a Die. Qui non si tratta
nè di mutare di religione, nè di sacrificarè agli
idoli, nè di crederà a cose che non insegna la
loro chiesa, o non credere ad altre che essa
insegna in via di domma; trattasi unicamètite
di cose riconosciuto nel diritto pubblico universale e nel nostro ; il potére civile non fa che
togliere a’ corpi morali quella stessa personalità
civile che prima aveva loro conceduta liberamente. Cosa sono dunque tutte queste smorfie
messe avanti come scrupoli di coscienza? Del
resto, se i clericali fossero stati di buona fede
in ciò, non avrebbero dovuto accettare in fine
il frutto, com’essi dicono, dell’eresia e del furto.
È un obbrobrio che uomini i quali si vantano
ministri della religione, agiscano in modo cosi
contraddittorio e vergognoso. Ma ci accorgiamo
d’aver dato troppo importanza ad una risposta
cho non ne meritava alcuna.
Quanto agli insulti che ci vengono indirizzati'aat7ogììó cleilcìtté^, quanto a’tiloti chei ■esso
ci dà di commedianti, di eretici, di buffoni,
noi ci contentiamo di rimandarli a loro non
solo, ma al direttore dè\l’Armonia, marchese
Birago, il quale permette che in un foglio da
lui diretto si faccia polemica con modi cosi
triviali e scostumati, che non solo nou conchiudono nulla, ma sono un argomento di più per
dimostrare quantq sia cattiva e disperata la
caùsd che essi difendono.
LETTERE AD UN AMICO
(Fedi Buona Novella n"'5, 8,10, 15, il).
LETTERA VI.
Non credere ch’io mi sia dimenticato di te e
den’óbbTigo' assunto di diili la mia opinione sovra
gli altri puDti abcennatì nelfultimalettèra: attribuisci il lungo silenzio ad alcune occupazioni che
mi tolsero il tempo di serperti. Or dunque ripigliando il tema rimasto sospeso , trascrivo la
seconda delle tue obiezioni ch’è questa — la religione guasta la politica.
Nell’esprimere tale sentenza, tu non devi certo
avere considerato l’essenza della religione, ma
forse l'abuso che si può fare di essa, convertendola in fanatismo e riducendola ai meschini
contorni di un partito intollerante e torbido : io
crédo però che , in proposito , basteranno brevi
parole per convincerti che la moderna civiltà,
l’indifferentismo di molti e ul carattere particolare degli Italiani tolgono ogni dubbio sui pericoli da te forse temuti. Uno dei frutti preziosi
detta civiltà moderna è la libertà di coscienza;
si può dire che la grande rivoluzióne francese
del secolo scorso chiuse l’epoca del medio evo
e distrusse per sempre l'impero della clerocrazia,
surto nelle tenebre e sostenutovi colla intolleranza e colla tirannide: è ben vero che, ristabilitasi la pace in Europa, il colosso di Roma rialzò
il capo; è ben vero che la libertà di coscienza
non fu e non è anoo.ra^prodamata come legge in
tutti gli Stati; ma che monta? ella è diventata
legge egualmente in forza della pubblica opinione: ora, questa libertà di coscienza ha reso
dunque impossibile qualunque fanatismo, e gli
uni possono tranquillamente professare e predicare dottrine religiose non seguite da altri, senza
timore di' turbare la nazione. Ed anzi il nostro
secolo oltrepassò i limiti della tolleranza; tanto
è vero che tu stesso lamenti il generale indifferentismò che regna per ogni cosa in tutte le
classi, e credi pure egli è’tale che nè le polemiche nè gli eccitamenti i più energici valgono a
smuoverlo ; una sola forza vi riuscirà, non materiale o umana, nia spirituale e divina: é la grazia di Dio, l’azione dello Spirito Santo, e forse
coiristrome'nto d.ellà stessa civiltà, la quale progredendo; ricòndiirrà gli uomini alla fede.
Sòtlo un aspetto considerkto , si può asserire
che la novella civiltà, entrata nel mondo, abbia
prodotto l’indifferentismo e l’incredulità; imperciocché era quasi impossibile che tutti gli uomini
evitassero quesli mali al primo loro destarsi dal
lunghissimo sonho del medio evo, al primo
istante che sentironsi liberi, sciolti dalle catene
del dispoUsmò clericale, e al primo accorgersi
delle sconcézze ed assurdità della religione cui
obbedivano ; era in vece naturale che i più cadessero‘in uno stato di noncuranza, ed alcuni
d’ingegno elevato - ropvqsf^ro afepr» guerra al
Cristianesimo stesso, confondendolo col gesuitismo che avevano dinanzi agli occhi. Nè subito
erano essi in caso di.far% U dtilita cerna 4^1 vero
dal falso, perchè ignoravano affatto il Vangelo,
perchè il primo impeto delle passioni uon lasciava
luogo al riflettere e perchè la porzione eletta cha
seguiva il vessillo di Gesù Cristo non poteva
dare agli erranti che deboli aiuti : perchè ella
pure cominciava allora a respirare le benetìche
aure di libertà ed aveva quindi bisogno di tempo
onde fortificarsi e trovare negli animi dei popoli
le necessarie disposizioni a ricevere la buona
novella dell’eterna salvezza.
Se poi discendiamo ad esaminare il carattere
nazionale degli Italiani , anche da questo lato
scorgerai, amico mio, che non v’è argomento di
credere che l'annunziare le verità religiose possa
distoglierli dagli interessi politici. Avresti ragione se si trattasse di spargere idee eccessive,
poiché allora convengo che queste guasterebbero
la politica; ma ciò per quale motivo? uon per
altro se non perchè guasterebbero eziandio la
religione , essendo verissimo oh« in ogni cosa
le eccessività hanno per^isultamento di arrestafe il corso regolare , placide e sicuro delleriforme salutari. Così per esempio, giammai
gli Italiani accetterebbero l’idea che si possa
spiritualizzare il mondo , chiudendo i templi ,
licenziaudo anche i veri ministri della parola di
Dio, sciogliendo qualunque assemblea cristiana,
rompendo ogni ordine e legame richiesti per ogni
società, non di angeli, ma di uomini ; e troverebbero assai comico il pensiero di volerli mutare in un complesso di predicanti: questo sarebbe anzi un mezzo per allontanarli dal Vangelo.
Eppure , vedi , tale idea che a noi certamente
riesce stravagante, esagerata, illusoria trova accoglimento in altri paesi, più freddi dei nostri;
in altri popoli di spiriti più mistici : tuttavia non
è a credere che neppure colà possano allignare
simili fantasie; in ogni modo ciò prova una cosa
molto rilevante, cioè ch'è sempre d'uopo far calcolo delle varie nature delle nazioni, se vuoisi
fondare un edificio sul sodo e non sull'arena.
Ho detto questo, ripeto, ad esempio, giacchi'
qui non si tratta di simili esagerazioni ; non si
tratta nemmeno di introdurre il pretto misticismo; i tempi sono cambiati; all’epo» dell»
Riforma le idee mistiche venivano accolte perché i più erano puidati, al pari degli illustri riformatori , da eccesso di divozione anziché da
difetto : ma la riforma attuale si riduce a duo
soli capi fondamentali, cioè a fare che la fede sia
‘oggi come era al principio verità neH'insepnamento e spirito nelle operazióni. Or come vuoi
tu pensare che tali idee semplicissime e giuste
possano turbare le cose politiche in Italia? I ministri di Dio sono paragonabili ad ambasciatori;
e qual'è il primo Joro ufficio? quello di mantenere e difendere i diritti e la maestà del principe: ebbene , tutti ormai sanno che i preti, i
quali vantansi di essere ambasciatori di Gesù
Cristo , sono rapppresentanti infedeli di Lui, e
servonsi del Cristianesimo, creatore della civiltà,
per farne uno stromento fazioso e ricondurci alla
barbarie.
Ora guardiamo ancor più da vicino s’è mai
possibile che la religione guasti la politica. La
politica, siccome sai, è il governo degli Stati; e
qui nou sarà fuor di proposito ch’io ti faccia rimarcare come scrhtori illustri, secondo il mondo
e non sospetti per misticismo , abbiano riconosciuto la colleganza ch’esiste fra la politica e la
religione: accade spesso fra gli uomini che una
medesima idea detta da uno é meglio accolta che
detta da un altro. Comincierò dal Vico: egli mostra chiaramente che nella jriù remota antichità
la religione non distinguevasi dalla politica;
dice, per esempio : < La Storia sacra è più antica
di tutte le storie antiche profane cha ci son pervenute: — i primi sapienti del mondo greco furono i poeti teologi : — la religione unicamente
è efficace a farci operare : — l'autorità divina
portò di seguito l’autorità umana : — la scienza
politica altro non è che scienza di comandare e
d’ubbidire: — pietà, fede e verità sono i naturali
fondamenti della giustizia e sono grazie e bellezze dell’ordine eterno di Dio >.
Tu vedi, amico dilettissimo , specialmente da
questi ultimi assiomi del Vico, che senza la religione la buona politica è impossibile e non
nascono nel cuore i sentimenti patriotici, o in
genere l’amore pel nostro prossimo. Se poi ami
udire qualche pensiero di Vincenzo Gioberti, pel
quale hai molta stima, eccotene uno: » La politica
in virtù de’ suoi principii e delle sue attinenze
s’intreccia strettamente dolla morale e colla religione ed è loro subordinata»; e questo medesimo filosofo e politico antivide, neH’iiltimo periodo della sua vita, che il rinnovamento italiano
dovrà essere eziandio religioso. Ascolta adesso
Machiavelli; egli pure ci ammaestra dicendo, —
« tra tutti gli uomini laudati, sono i laudatissimi
quelli che sono stati capi e ordinatori delle religioni : — la religione è cosa al tutto necessaria a
voler mantenere una civiltà; —dov’è religione
facilmente si possono introdurre le armi, e dove
sono le armi e non religione, con difficoltà si può
introdur quelle ». Voglio per ultimo citarti Mirabeau medesimo; egli dichiara che » la scienza
che forma il destino degli Stati è una seconda
religione e in quanto alla sua importanza e in
quanto alla sua profondità ». Ella è certo una
definizione assai vaga e superficiale , ma sul
labbro di Mirabeau acquista valore, perchò in
sostanza è un confessare che nella politica v’ha
un elemento, il religioso, r.h’é la base del civile.
Or dimmi . li p«re che l'Italia nostra posseda
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nella ¡religione romana questo elemento della
vita civile e la pietà, la fede, la verità, e la morale cristiana? No, mi rispondi, ne sono sicuro;
e pur troppo siamo costretti a ripetere, con più
ragione al presente , queste parole del Machiavelli — « Non si può fare altra maggiore congettura della declinazione della religione cristiana
quanto a ^dere come que’ popoli che sono più
propinqui alla Chiesa romana hanno meno religione. — Dunque per gli esempi rei di quella
corte questa provincia ¡ritalia) ha perduto ogni
divozione. Abbiamo con la Chiesa e coi preti noi
Italiani questo primo obbligo di essere diventati
senza religione e cattivi ».
Concludasi adunque che se a tale stato è ridotta la piària nostra , se di una religione han
d’uopo tutti i popoli della terra per organarsi
civilmente , e se fra le religioni il solo Cristianesimo contiene i veri caratteri dell’autorità divina , la sola che abbia il diritto e il potere di
sottomettere gli uomini ad una volontaria obbedienza, non è più a dubitare sull’assoluto bisogno
ch’ha l’Italia medesima di ristabilire nel suo pieno
vigore il Vangelo, anche per ottenere i beni politici, i quali sono compresi in tutte quelle altra
cose che Iddio ci promette quando prima di tutto
si abbia cura di cercare il regno suo e la sua
giustizia; la religione cristiana è stata il principio generativo della civiltà moderna; essa deve
di necessità occupare il primo posto nelle riforme sociali a cui siamo già incamminali; e la
riforma religiosa non può essere altro, siccome
ho detto, che un ritorno agli statuti divini delle
origini del Vangelo. — Addio.
LA BIBBIA A ROMA.
Un inglese, M. Tregelles , sta preparando da
lungo tempo un' edizione critica del Nuovo
Testamento: ha viaggiato assai per collazionare
1 principali manoscritti. Ecco ciò che racconta
della sua dimora a Roma:
« Sei anni or sono mi recai a Roma per collazionare il manoscritto del Vaticano; ebbi cura
di munirmi di commendatizie le più acooncie a
facilitare il mio progetto; invano! Si trattava di
pubblicare il tosto sacro e simile intrapresa non
poteva trovare appoggio ; mi si fecero promesse
senza effetto , mi si opposero indugi penosi. 11
cardinale Lambruschini, ch'era allora alla testa
degli affari e compieva le funzioni di bibliotecario
apostolico ed altresì quelle di secretarlo di Stato,
mi diede il permesso di collazionare il manoscritto: nondimeno trovai alla biblioteca ogni
specie di difficoltà. Mons. Laureani, primo custode, aveva ricevuto ordini secreti e non mostrò
alcun riguardo all’apparente concessione datami.
Otteniii un colloquio col papa, che m’accordò
verbalmente e con bontà l'autorizzazione che desiderava, ma nel medesimo tempo m’indirizzò a
Mons. Laureani, cioè a colui che m’impediva di
giungere fino al manoscritto. E cosi, dopo cinque mesi di vana speranza e imitili prove, fui ol>bligato a lasciar Roma. Egli è vtìro che vidi sovente il manoscntto, ma uon potei mai farne uso;
uon mi si permetteva di aprirlo seuza prima frugarmi indosso e togliermi calamaio,pennaecarta.
Inoltre , duo prelfiti mi facevano di continuo la
conversazione in latino, e se considerava alquanto
lungamente un passo , mi strappavano il libro
dalle mani ».
Che i prelati romani abbiano paura della Bibbia,
i b è la parola di Dio. se- ue vede la cagione , la
si conosce da tutti, non fa meraviglia; ma sorprende che la mostrino così meschinamente .
(■ome risulta dalla fatta narrazione: p invero, clip
importa, per la causa del Vangelo, che il signor
Tregelles abbia o no esaminato il manoscritto
della biblioteca vaticana? L’opposizione fattagli
è anzi un omaggio involontario che la curia di
Roma ha reso al Vangelo medesimo
L ERB4 SULLA VIA.
In uua stazione missionaria dell'Africa, gli indigeni convertiti avevano preso un’usanza che
testimoniava assai bene il loro zelo e pietà. Non
potendo nelle lor miserabili capanne adunarsi
senza distrazioni per l’esercizio della preghiera,
andavano più volte al giorno a genuflettersi,
ognuno da sè, in qualche sito ritirato del bosco
che circonda il villaggio. Accadeva che da ogni
capanna ordinariamente scorgevasi, in direzione
di questo luogo di preghiera, un piccolo sentiero
ben battuto. Nondimeno qualche volta la pietà
di alcuni di questi discepoli di Cristo si raffreddava, ma allora le traccie dei lor passi diventavano meno visibili sul terrreno e gli altri cristiani
dicevano a quelli con carità: — Fratello, l’erba
cresce sulla tua via. — Parola ingenua, ma commovente ; tutti la comprendevano ed è probabile
che sia stata per molti un salutare avvertimento;
parola eziandio istruttiva, degna della riflessione comune. — Ah ! non lasciate mai, cari amici,
crescere l’erba sulla via che conduce a Dio. Di
tutte le strade che noi tracciamo nella vita , è
necessario che quella sia sempre la meglio battuta ; è la sola che guidi al riposo del cuore e
alla vera felicità.
NOTIZIE RELIGIOSE.
Nizza-j- Lunedi 13 agosto, fu posta la prima
pietra della cappella e%'angelica di quella città,
con apposito discorso del sig. Pilatte.
Francia Estissac. — Con dolore notiamo alti
di persecuzione religiosa nel governo di Napoleone. La giustizia è quella ohe innalza i popoli.
Or base d’ogni giustizia in uno Stato si è il rispetto al più sacro e più caro diritto dei cittadini
la libertà di coscienza. Il culto fu interdite
a Estissac per sentenza del prefetto d’Aube, e,
condannato il sig. Recordon pastore a Troyes
a 10 franchi e spese del processo, il tempio e la
cappella edificati dagli evangelici del luogo
rimasero chiusi.
0n altro pastore di Troyes, sig. Thomas proseguì l’istruzione in riunioni private che non oltrepassavano il numero di sette persone; lo colpi
tuttavia la legge contro le riunioni di più di venti:
appena condannato il signor Thomas organizzò
ogni domenica servizi d’omnibus tra Estissac e
Troyes, distante 6 leghe e di già 29 persone poterono godere in Troye# de’ beneficii della predicazione evangelica. Il Signore benedica quesiSperseveranza nella fede.
Orleans. — Altro attentato inaudito di persecuzione. Un padre è minacciato dal consiglio di
famiglia di esser privo de' suoi tre figli per aver
abbracciato il Vangelo. La causa deve esser portata innanzi alla corte d’Orleans, addi 27 agosto;
è uno degli atti più incredibili di persecuzione,
degno dei tempi di Luigi XIV e delle Dragonate,
si negano perfino i sacrosanti diritti di natura
che tutti i cristiani si rammentino quel fratello
nella prova.
MornaC- — La festa dell lmmacolata vi si cé
lebrò con grau pompa; la sera illuminazione brillante cou varie iscrizioni, — Vergine immacolata.
Porla del cielo ^ Arca dell'oJlcanza . 0 Maria che
ottenele la salute a coloro che v’implorano, io sono
vostra salvatemi. — O Maria del bell’amore (sic).
Innanzi ad una'fcasa però leggevasi — Iddio è
spirito e convien che coloro che l’adorano l'adorino in ispirito e verità. — Mentre difilava la
processione queste parole attrassero l’attenzione
di molti. Un prete la adocchiò. e fuori di sè
esclama: —^Chi ha scritto queste parole che nulla
hanno che fare colla nostra festa? — Sono io ,
replicò la voce d’un coltivatore che affacciavasi
alla finestra col capo scoperto ed il Vangelo in
mano, le ho tratte da questo libro. — Conosciamo
l’Evangelo quanto voi, vociferò il prete. — Se cos'i
fosse, non fareste quello che ora fate; del resto
accostatevi e sarà giudice la Scrittura.—Ben se
ne guardò il prete ; la processione prosegui e
queirincidente provocato dall’improntitudine clericale, non fu senza effetto sull’animo riflessivo
di alcuni spettatori,
Inghilterra. —Iu vista delle persecuzioni che
incontrano i lettori della Parola di Dio (cosa incredibile!) in alcuni governi della civile Europa,
il comitato deH’AHcawza Evangelica, presieduto
da lord Shaftesbury, presentò al conte di Clarendon, ministro degli affari esteri, analoga memoria. raccomandando i perseguitati. Ecco la
risposta del nobile lord :
Signori,
« Il conte di Clarendon m’incarica di riscontrare la vostra lettera ecc. —e di assicurarvi che
qualunque possa essere la moltiplicità delle sue
occupazioni, queste non impediranno mai lord
Clarendon di accordare seria ed immediata cura
per le immeritate sofferenze di cui parla il Comitato. Egli può essere certo che lord Clarendon
riconosce pienamente il diritto e la convenienza
d’indirizzare in proposito rimostranze ai governi
esteri ecc. , ^ ,
n ll grandijpa di Toscana vpnne informato ch£^
non potrebbe far cosa più grata al governo inglese e alla nazione, che di liberare il Cecchetti
(ora già libero come abbiamo annunziato].
« Circa ai fatti accaduti in Austria, il conte di
Clarendon gli ignorava; ringrazia il Comitato di
averglieli fatti conoscere, e verranno incamminVe all’uopo le pratiche necessarie presso il governo austriaco, col mezzo dell incaricato d'affari
di S. M. a Vienna.
« Eguali istruzioni saranno altresì date all’incaricato d’affari a Lisbona ecc. ecc.
« Sono, 0 Signori.
Vostro obbedienHssimo Servitore
VOODHOUSB ».
Brasilk. — Addì 20 maggio- Il ministro dj
giustizia presentò alle camere del Brasile un
rapporto in cui chiede la soppressione di alcune
comunità religiose e la riforma di tutte le altre.
BOLLETTWO POLITICO.
Il gran fatto della settimana è la presenza della
regina Vittoria a Parigi. L’importanza politica di
tale dimostrazione non sfuggirà a nessuno. Fra
l’universale entusiasmo sono cordiali le accoglienze, splendide le feste e degne veramente dei
Capi di due grandi nazioni. Nell’aspettativa di
maggiori eventi, francesi e inglesi affratellati
festeggiano colle altre la recente e comiine vittoria della Tschernaia.
In questa fazione del 16, in cui 50,000 Russi,
assalito il campo trincerato degli Alleati, vennero
respinti con perdite considerevoli, i prodi Piemontesi sostennero valorosamente l’onore delle
armi italiane.
Uroaso Domenico gerente.