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Anno 123 - n. 26
3 luglio 1987
L. 700
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a : casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
WALDHEIM IN VATICANO
Senza essersi
ravveduto...
IL DIALOGO COL MALATO
A forza di ascoltare
cosa abbiamo da dire?
■ì
Il presidente austriaco Kurt
Waldheim lo scorso 25 giugno,
giunto in Vaticano, affermò davanti a Giovanni Paolo II che,
« quale rappresentante di un
paese prevalentemente cattolico,
era suo vivo desiderio recarsi per
la prima volta in visita ufficiale
all’estero presso il capo della
Santa Chiesa romana, alla quale egli appartiene ».
Non c’è da meravigliarsi per
il fatto che la vera ragione, quella della rottura dell’isolamento
politico e diplomatico sia stata
taciuta. La diplomazia è spesso
l’arte del « saper tacere » le verità impegnative e scomode.
I motivi di maggiore preoccupazione sono altri: perché la
collaborazione di Waldheim con
il nazismo è stata scoperta solo
in tempi recenti mentre egli è da
decermi sulla cresta dell’onda della politica internazionale? Perché
gli austriaci hanno eletto Kurt
Waldheim presidente della repubblica benché le accuse mossegli non avessero ricevuto il dovuto chiarimento? Pei t hè le nuove ondate del razi-ismo in Europa contro ebrei e contro arabi e
in genere contro gli immigrati
dal terzo mondo?
Questi problemi chiamano in
causa la nostra militanza politica
e ci pongono il problema di come contribuire al miglioramento dei rapporti umani sia come
individui che come minoranza religiosa.
II fatto che il Vaticano, accogliendo la visita, abbia rotto
l’accerchiamento diplomatico dell’occidente contro Waldheim, non
ci meraviglia, e soprattutto non
ci riguarda. Il papa, come tutti i
capi di stato e come tutti coloro che gestiscono un potere,
pone gesti di dominio, e in questo caso anche di sfida agli altri
detentori di potere.
Si tratta di una sfida politica,
attuata da un potere politico che
pretende un assenso totalizzante, motivato da credibilità di ordine religioso, con la quale vorrebbe presentarsi sulla scena
politica internazionale.
L'importante è che « fra di noi
non avvenga così », e che ci rapportiamo agli altri esprimendo
nel servizio il riconoscimento
della dignità dell’uomo (cfr. Luca 22: 25-27).
E speriamo che tutte le denominazioni cristiane se ne ricordino quando trattano col Vaticano
come partner ecumenico. Talvolta infatti anche le chiese sembrano riporre molta speranza
nel fatto di entrare in dialogo col
Vaticano o anche solo nel fatto
di ricevere in qualche modo un
apprezzamento in quell’ambiente. Esattamente come Waldheim,
il quale ha potuto rimettersi in
sella, politicamente, senza dover
pagare il prezzo della ritrattazione e senza esprimere nessun
ravvedimento rispetto all’appoggio dato a suo tempo al regime
nazista.
E quando gli uomini di potere
non esprimono pentimento in
niente rispetto agli errori del
passato sorge sempre il dubbio
che la logica della loro continuità politica prevalga su tutte le
possibili preoccupazioni di autenticità.
Waldheim questo pentimento
non lo ha espresso, né il Vaticano glielo ha chiesto come condizione per la sua rivalutazione politica. Di fronte a questa politica
così ambigua, che efficacia può
avere un progetto che si ispiri a
rapporti umani basati sul servizio dell’uomo, secondo l’insegnamento evangelico?
Forse il nostro compito politico è quello di porre dei piccoli segni, seminare granelli di
senape, sapendo che la pianta
crescerà poi senza di noi, come
senza di noi crescono i gigli del
campo e vivono gli uccelli dell’aria.
Non è in nostro potere frenare
la carriera politica del Waldheim
o chiarire il suo passato. Possiamo però creare piccoli spazi
dove non solo il nazismo sia superato, ma dove si possa ritrovare il gusto della convivenza civile basata sul servizio all’uomo,
a cominciare dagli ultimi.
Cesare Milaneschi
Prospettive della cappellania negli ospedali - I risultati di un incontro tenutosi a Strasburgo - Il problema teologico della malattia
Un strano personaggio quello
del cappellano, o del visitatore
dei malati in un ospedale. Quale
potrebbe essere il suo ritratto?
Due occhi, ovviamente — indispensabili per andare a « vedere » l'altro, il malato — ma
soprattutto e prima di tutto due
orecchie, due specie di antenne.
Perché? Provate a domandargli:
« Cosa dice quando incontra un
malato? ». Quasi sicuramente vi
risponderà: « Anatutto lo ascolto ». Come a dire che non ha nulla da dire. Ma non perché sia
mtuo o non abbia una bocca.
Confrontato con la sofferenza
dell’altro, con la sua malattia,
che è come una crisi d’identità,
il visitatore parlerà, muoverà le
mani, per esprimere, spesso con
passione, una parola che è l’eco
della compassione. Parola d’uomo, o parola che viene dall’Altro.
Ma soltanto dopo aver ascoltato
il dire dell’altro, dirà a sua volta: parlami perché ho da dirti
delle cose!
In principio era la Parola. Poi
viene la tua parola, e in seguito
anche la mia, come un’eco. Il
cammino del dialogo si apre...
Il problema che si pone ai cappellani, ai visitatori e alle visitatrici è quindi il seguente: a forza di ascoltare, che cosa abbiamo
da dire?
Intorno a questo tema provocatorio è stato organizzato a
Strasburgo il XIV Incontro dei
cappellani ospedalieri protestanti francofoni {17-20 maggio), con
la partecipazione di svizzeri,
francesi, italiani e perfino tedeschi della Repubblica Democratica: un centinaio di persone, pastori, laici, semplici visitatori, infermieri, medici.
Ecco alcune delle riflessioni:
« Il cappellano non serve a nulla,
ma può cambiare tutto... » là dove si trova, là dove riesce a farsi
uno snazio. « Non avrete altro
spazio se non quello che riuscirete a farvi nelle vostre istituzioni » è stato detto, quasi come
una sfida.
Ma per fare che cosa? La competenza del cappellano è quella
di occuparsi di tutta la persona,
di prendere in considerazione
l’essere umano nella sua globalità: « corpo, anima, spirito ».
Egli deve essere il testimone di
VIVERE ALLA PRESENZA DI DIO
Il mondo degli anziani
« Or la legge è intervenuta affinché il fallo abbondasse; ma dove il peccato è abbondato, la grazia è sovrabbondata » (Rom. 5: 20).
Ci sono modi diversi di porsi
davanti alla vita. Ci sono modi
diversi di vedere la realtà intorno a noi. Spesso le aspettative che abbiamo determinano la
qualità della nostra vita più della realtà stessa che noi affrontiamo.
Quando vada a visitare gli anz.iani delle nostre chiese e anche altri, quelli soli e abbandonati che si trovano un po’ dappertutto, mi chiedo: c’è qualcuno che vive la sua vecchiaia
con speranza? Non dico uno
che guardi con fiducia all’avvenire, certo della fedeltà di Dio,
come il vecchio Simeone o la
vedova Anna (Luca 2: 2.5-38): ciò
sarebbe il massimo; ma un po’
di speranza e allegrezza, e non
solo lamentele, non sarebbe male! Spesso gli anziani sono amareggiati e non vedono altro che
il male che c’è nel mondo. Vedono soltanto che le cose stanno peggiorando.
Non è il caso di dire che non
hanno ragione; che i tempi non
sono peggiori, ma solo cambiati; che i problemi non sono maggiori, ma solo diversi. Perché
neanche questo è vero.
I problemi di oggi sono maggiori di quelli di ieri, come la
vita stessa è più complessa e
più carica di esperienze varie.
Infatti viviamo nel bel mezzo
della dinamica descritta da Paolo nell’epistola ai Romani. E’
più vero oggi di ieri che "la Legge” è venuta e con essa la consapevolezza del male che facciamo. Il male fa notizia: ciò è
vero innanzitutto perché oggi i
mezzi di comunicazione, soprattutto se fanno il loro dovere,
scoprono il male che facciamo,
mali dei quali una volta non
conoscevamo neppure l’esistenza.
Oggi i mezzi di comunicazione sono i giustizieri degli uomini. Attraverso loro "la Legge”
si fa sentire con tutta la sua
forza. Attraverso loro scopriamo
che tipo di mondo abbiamo creato; e vediamo via satellite le
conseguenze delle nostre azioni.
Vediamo le guerre di cui siamo
complici, o .semplici spettatori,
come il sacerdote della parabola che vide l’uomo ferito, passò dall’altra parte della strada
e proseguì. Vediamo il degrado
della natura di cui siamo colpevoli, a causa del nostro modo di
produrre e consumare, e così
via dicendo.
Il male che facciamo e di cui
siamo coscienti cresce sempre
di più. Questa è la prima regola della nostra esistenza secondo Paolo, una regola imposta da
Dio. Se fosse l’unica, tutti gli
anziani del mondo che dicono
che le cose vanno di male in
peggio avrebbero ragione. Ma
dove il male che noi facciamo
è abbondato, dice Paolo, il bene che fa Dio è sovrabbondato.
Questa è la seconda regola
della nostra esistenza, quella
decisiva.
Non hanno torto gli anziani
quando dicono che le cose vanno di male in peggio. Ma non
sanno che allo stesso tempio
mentre il male che facciamo fa
i suoi danni e porta con sé la
morte stessa, il bene che fa Dio,
la grazia, lo supera e porta con
sé una nuova vita. Il bene che
fa Dio sovrasta i suoi concorrenti.
Solo chi crede in Dio fino a
questo punto può vivere con speranza come il vecchio Simeone
e la vedova Anna. Solo chi crede in Dio fino a questo punto
può confessare con un altro anziano, Zaccaria padre di Giovanni Battista:
« Il nostro Dio è bontà e misericordia: ci verrà incontro dal
l’alto, come luce che sorge
Splenderà nelle tenebre, per eh
vive alfombra della morte e gui
derà i nostri passi sulla via del
la pace» {Luca 1: 78-79).
Così è la vecchiaia, coram Dco,
alla presenza di Dio.
John Hobbins
Gesù, testimone della sua solidarietà, mediante una presenza piena, calorosa, discreta, apportatrice di fiducia, in mezzo alla solitudine e alla sofferenza, sia nei
confronti del malato che del personale ospedaliero.
Prima ancora di trasmettere
un messaggio, la sua funzione sarà quella di essere presente e testimoniare all’intemo dell’ ospedale della presenza della Chiesa
di Cristo e, nella Chiesa di Cristo, di quanto si vive nell’ospedale. Egli sarà chiamato a collaborare da un lato con tutto il personale, ma dall’altro anche con
tutti i ministeri della Chiesa.
Il suo ministero è quello di accompagnare il malato, la sua famiglia, il personale, in un momento di crisi alla quale bisogna
trovare, prima o poi, un senso.
La ricerca del senso e la sua
scoperta, la guarigione, passano
spesso attraverso l’incoraggiamento della persona in difficoìtà,
perché riesca ad attingere alle
sue capacità di reazione.
Ci sono qui molti nroblemi. ma
uno in narticolare è importante,
e cioè la comprensione teologica
e cristiana della malattia. Su
cmesto punto le opinioni divergono, anche se poi si riavvicinano nella pratica della cura d’anime. E’ importante comprendere
la malattia sotto il profilo teologico, non fosse altro ohe per fornire un’alternativa alla comprensione medica che ne è data e che
non ne esaurisce i significati.
Non fosse altro che per poter
entrare in una comunicazione
profonda con colui che soffre, in
un processo di comunione dove,
sia con un gesto, sia col silenzio,
sia con una parola, viene detto
qualcosa che ha un senso, capace
di stabilire un rapporto con Colui che è, per amore, la sorgente
del senso, del perché dell’esistenza.
Che cosa hanno da dire i cappellani? Lasciamo la questione
aperta; aperta all’azione dello
Spirito; sapendo una cosa: il
cappellano, il visitatore è certo
un « servo inutile », però pur
sempre un servo!
François Rochat
{Cappellano negli Ospedali
di Montpellier).
Nelle pagine 4 e 5
ampio servizio
sul Kirchentag ’87
a cura di
Giuseppe Platone
2
2 commenti e dibattiti
3 luglio 1987
CONSIDERAZIONI POST-ELETTORALI
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Con questi articoli di due componenti il comitato di redazione dei nostro giornale, apriamo
un dibattito sulla politica italiana. Prima delle
elezicmi il nostro comitato siè posto il problema
di « come parlare di politica » sul giornale. La
dimensione^ della pòlis infatti è una dimensione
che interessa ed interagisce coi comportamenti
dei credenti cbe testimoniano Gesù Cristo tra
gli uomini e le donne dal loro tempo. Nel corso
del dibattito avuto in redazione non abbiamo dato una risposta compiuta a questa ricerca che
continua. L’articolo di Marco Rostan introduie
la questione sulla quale chiediamo il parere dei
nostri lettori. Pubblicheremo le opinioni dei lettori, limitando i tagli alle più evidenti ridondanze pregando comunque di contenere gli scritti
a due cartelle dattiloscritte a spazio 2. Non pubblicheremo però scritti di propaganda politica.
La riflessione sul voto avviata sul nostro settimanale nel
ninnerò 24 merita, a mio avviso,
di essere integrata sia sul piano del commento che delle riflessioni che ne possono scaturire per la nostra presenza nel
paese e per la predicazione evangelica.
Parlare di politica, sul nostro
giornale non è facile, proprio
per il carattere del giornale:
d’altra parte oggi nessun protestante, qualunque sia la sua
convinzione politica, sottoscriverebbe più Taffermazione che la
politica — intesa nel senso ampio di problemi della società e
di modi per affrontarli — non
ha a che fare con la vocazione
e la testimcmlanza dei credenti
che in essa operano, e quindi
anche delle assemblee dei credenti, che in un’ottica protestante, sono le chiese. In questi anni
tumultuosi, tuttavia, si è passati troppo rapidamente dallo slogan forse ecc^ivo e sicuramente frainteso secondo cui "tutto
è politica” ad una situazione in
cui sembra che la politica si
riduca alla dimensione del governo, dunque sempre più lontana e separata dalla vita quotidiana e dalle possibilità di incidenza della gente.
Proprio riflettendo su queste
cose, in im recente comitato
redazionale del nostro giornale,
si discuteva sul come riaffrontare il discorso politico sulla Luce: perché a molti sembrava che
esso emergesse soltanto sui grandi problemi mondiali (la pace)
oppure in relazione ad altri paesi (dal Sud Africa al Nicaragua), ma difiScilmente rispetto
all’Italia, dove pure viviamo.
La ’’mentalità
di governo”
PROTESTANTESIMO
IN TV
DOMENICA 12 LUGLIO
ore 23 circa - RAI 2
Un incontro impossibile
con il poeta tragico
del cinema
Attraverso un incontro
impossibile con il regista
scomparso Cari Theodor
Dreyer saremo guidati nella
visione di alcime parti del
suo film La passione di Giovanna d’Arco realizzato nel
1938.
Evangelici e politica
I rischi della ’’professionalità politica” - E’ finito un decennio di individualismo: in che misura ne sono state investite le nostre chiese?
dazione — che fa piacere a
tutti — si celano parecchie altre cose che, come cittadini e
protestanti, ci piacciono di meno: tipo lo scarso peso dato alle
preoccupazioni di carattere morale nella gestione della cosa
pubblica e del pubblico denaro, la priorità data ai risultati
ottenuti piuttosto che ai mezzi
per arrivarci, l’uso del potere
per Ani personali e di partito,
a volte la palese disonestà, l’idea che la democrazia e la partecipazione sono cose troppo faticose e troppo lente e che dunque sarebbe meglio un bell’esecutivo che decide tutto...
I germi del razzismo
Ora, roccasione elettorale è
stata colta per dedicare, in prima pagina, un ampio e impegnativo commento ai risultati sul
quale largamente concordo. Ma
poiché il titolo di questo articolo parla di un voto per il governo e una nuova etica, mi
sembra necessario aggiungere
qualche riflessione. Indubbiamente c’è stato un successo della "mentalità di governo” sostenuta soprattutto da parte socialista e sicuramente una discreta
parte di lavoratori ha, per la
prima volta, preferito il modo
di essere al governo dei socialisti al modo di essere aH’oppcsizione dei comunisti. Ma non è
tanto ima questione di sigle che
qui ci interessa, quanto discutere dei modelli e dei comportamenti che hanno suscitato consenso. Nel commento de La Luce
Si sottolinea, fra l’altro, la "professionalità politica”, ma forse
si tace un dato preoccupante:
perché dentro questa "professionalità politica", oltre alla stabilità del governo e al calo dell’ln
Insomma, in im paese dove
l’uso del telefono deU^fflcio per
telefonate private sembra più
che ovvio se non lodevole, non
può sembrare troppo strano che
il voto di molti cittadini, volendo premiare "le cose che contano” non abbia incluso fra queste cose banalità come l’essere
onesti, l’essere coerenti, responsabili, il farsi carico anche degli altri... Ma, mi chiedo: anche
per i valdesi e i metodisti queste cose sono retaggi del passato o pie illusioni di gente che
non fa politica? Mi augurerei di
no e continuo a ritenere che
anche queste cose, e non solo un
ambiente pulito e un’energia sicura, contribuiscano a migliorare la qualità della vita.
Ma ci sono aspetti anche più
gravi: il voto alle liste regionali, ad esempio, segna indubbiamente una protesta contro "quelli che stanno a Roma”, ma
ni ’60 avevano, insieme a innumerevoli limiti ed errori, un
grosso elemento positivo: quello
appunto della solidarietà sociale,
l’idea che il miglioramento di
ima categoria o di un settore di
lavoro poteva e doveva avvenire
soltanto insieme agli altri, con
gli altri lavoratori. La parola
d’ordine era l’uniflcazione dei lavoratori, l’unità occupati-disoccupati, l’unità nord-«ud.
queste ed altre negative tendenze messe in luce anche dal voto, o invece si proporrà di contrastare la loro nascita nelle coscienze.
Predicazione e
comportamenti
Che questo sia avvenuto molto in parte o per niente, nulla
toglie al valore formativo di
questa idea nella coscienza dei
singoli. Il decennio che ci sta alle spalle, invece, si è caratterizzato per l’insistenza sulTindividualità, sulla soggettività, sulla
particolarità e il pluralismo degli interessi e dei bisogni sociali. Una correzione di tiro salutare, per molti versi; ma anche
gravida di conseguenze che adesso cominciamo a vedere. L’individualità è diventata troppo spesso semplice individualismo o
banale egoismo, la particolarità, anziché arricchire la trasformazione collettiva in vista di un
cambiamento positivo per tutti,
è stata vissuta come contrapposizione, come concorrenza reciproca, come stimolo ad organizzarsi in corporazioni per difendere solo ed esclusivamente i
propri interessi, non importa se
a scapito di altri.
E’ parecchio che non si parla
del rapporto fra predicazione e
comportamenti delle persone: è
questa una separazione da accettarsi come frutto inevitabile della società moderna, della situazione di diaspora? Oppure un
male inteso moralismo, una male intesa idea della vita personale ci impe^scono di riaffrontare un nodo decisivo per la
vita delle chiese, quello che Mario Mie^e, in un suo libro troppo poco letto, aveva identificato come rapporto fra predicazione e condotta?
delle coscienze robuste. I futuri
giovani pastori discutono molto del ruolo pastorale per vedere se è compatibile con le loro esigenze, la facoltà di teologia è molto "aperta” ai diversi
casi e ai tanti piani di studio,
tutti parlano del ruolo dei laici
mentre i pochi laici che fan
qualcosa son sempre quelli che
devono fare tutto. Il risultato
concreto è che rischiamo di non
saper più formare dei pastori
e di avere dei pastori che non
vogliano o sappiano più formare dei credenti, e anche dei cittadini credenti. E dove mai, se
non nella predicazione, nel catechismo e nelle assemblee di
chiesa dovrebbe avvenire questa formazione per la vita ecclesiastica e per quella civile,
per la domenica e per il lunedì,
senza la quale il grande dono
della fede rischia eli restare per
sempre un seme in terra senza
diventare mai flore o albero robusto? Forse occupandoci soltanto del linguaggio o deU’animazione, forse pensando che contestando il ruolo del pastore si
creino automaticamente una serie di capacità pastorali?
In altre sedi si potranno analizzare i perché politici e sindacali di questa situazione: sul
giornale delle chiese mi sembra
ci si debba domandare se la
nostra predicazione tacerà su
La mia generazione è stata indubbiamente formata dai pastori che poteva ascoltare la domenica, padri con:^resi e dal
loro esempio. E proprio perché
è stata formata intimamente,
per la vita e non solo per le decisioni spicciole, ha potuto, se
lo voleva, criticare o anche rifiutare parte di quella formazione. Perchè, comunque, c’era
qualcosa. Oggi il rischio delle
nostre chiese è che non ci sia
più nessuno che voglia assumersi questa fatica e questa responsabilità: non di proporre dei valori (questo lo fanno benissimo
i cattolici), ma di formare, con
la predicazione e con l’esempio.
Discorso grosso, diffìcile, che
ho buttato giù a schemi grossolani: dunque facilmente criticabile. Resta un punto fondamen
tale: se la predicazione dell’Evangelo diventa carne e sangue
nel nostro corpo, forse avremo
la forza di far vivere le nostre
chiese, con l’aiuto del Signore
potremo invitare qualcuno a farne parte e dare una mano al
nostro paese; diversamente sarà
una parola fra le tante che udiamo, tra l’altro priva dei potenti mezzi che le altre parole
hanno oggi a disposizione. Ecco, dal voto son venuto a parlare del culto; ma, forse, questo potrebbe anche essere un
modo per riparlare di politica
sul nostro giornale.
Marco Rostan
come accenna il commento del
giornale — contiene in sé possibili e gravi germi di razzismo:
dalla Liga Veneta a quella Lombarda alla lista Piemont, tutti
hanno raccolto voti all’insegna
di un rinnovato "odio” per il
terrone, che vuole ricacciare a
casa chi viene a « rubare » il
lavoro ai settentrionali e comunque rifiuta ogni forma di solidarietà economica rispetto alla
"questione meridionale”. Spero
che a queste liste non siano andati i voti protestanti; certo è
che sull’argomento abbiamo detto tante cose nei Sinodi e nei
convegni della Fcei. Sapremo
convincere qualcuno di quelli
che han votato queste liste dell’errore commesso, anche se in
buona fede? E forse dovremo
renderci conto che l’esasperata
ricerca del’identità regionale, la
insistenza sulla lingua, le tradizioni, il folklore — mi sembra
che anche fra noi ci siano i
fautori deirOccitania! — che
di per sé non ha nulla di negativo, anzi, si è tuttavia dimostrato un terreno favorevole per chi
intende sfruttarlo in una direzione che è forse esagerato definire
razzista, ma che, certo, non sviluppa molto la solidarietà. Già,
la solidarietà, questa vecchia
parola: ecco un’altra grande
sconfìtta di queste elezioni!
Certo, qui bisognerebbe parlare
degli enormi mutamenti tecnologici e sociali nel nostro paese,
di come è cambiato il lavoro e
di come è aumentato il non lavoro: ma indubbiamente il grande ciclo di lotte, di impegni, di
cambiamenti voluti o delineati
da parte dei lavoratori negli an
Lombardi alle crociate
Abbiamo letto molti commenti sul voto del 14 giugno. Vale,
però, la pena di tornarci per
riflettere su una sconcertante
realtà che è uscita dalle urne;
la Lega Lombarda. Alla sua prima apparizione in una consultazione politica si è affermata come il quarto partito della Brianza. La Lega sarà rappresentata
alla Camera ed al Senato.
Proposte apertamente antimeridionali che hanno i punti cardine nella richiesta di autodeterminazione per il « popolo lombardo » nell’ambito di una sorta
di stato federale.
Durante la campagna elettorale sono stati lanciati slogans
del tipo: « Ai lombardi case e
posti di lavoro ». « Per i lombardi benzina a 520 lire al litro ». « La Lega Lombarda lavora per rautonomia e per la difesa dei diritti dei lombardi ».
La Lega Lombarda è espressione di una certa cultura razzista piuttosto diffusa nella nostra regione la cui realtà sociale va profondamente modificandosi: la massiccia presenza di
migranti di colore che vengono
ad aggiungersi alla tradizionale
migrazione dal Sud del nostro
Paese. Numerosi gii insediamenti dei campi dei nomadi alle periferie delle città.
Come dice l’amico psicologo
Giuseppe De Luca: « Alle radici
del razzismo sta l’angoscia dell’estraneo e di tutto ciò che egli
rappresenta in termini di minaccia aH’identità psicol^ica
individuale e collettiva e il timore del cambiamento del proprio modo di concepire il mondo ». Tanto più sono sconosciute la storia e la cultura dell’estraneo tanto più profonde sono l’intensità delle reazioni emotive e la violenza dei comportamenti. Tutto ciò che non
coincide con le idee e gli schemi dominanti è deviente, viene
emarginato, segregato, isolato,
declassato.
E’ necessario lavorare perché
prevalga, invece, un modello culturale deU’integrazione per la
quale la diversità sia compresa
come una risorsa che va utilizzata per capire meglio le persone, per accoglierle, per farle socializzare e renderle partecipi
delle decisioni e non come un
fattore per erigere delle barricate fra i cittadini.
Tutto questo serve all’individuo per tranquillizzare la propria coscienza di sentirsi « normale ». La Lega Lombarda ha
voluto trovare a questo tipo dì
razzismo uno spazio polìtico.
Ma non basta scuotere la testa.
Ognuno con pari dignità e
con le stesse possibilità. La sola cultura che possa davvero
fondare una società dernocratica. Non « lega », ma comunità.
E’ per noi un modo dì vivere
l’amore per il prossimo di cui
ci parla la Bibbia.
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3 luglio 1987
vita delle chiese i
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CHIAVERANO DI IVREA
CONVEGNO FDEI A ROMA
Evangelizzare in piazza La violenza sui minori
C-Kr
Quando si viene a parlare con
qualcuno di Bibbia, di fede, di
Dio, le domande che alla fin
fine si pongono sono in sostanza due: cosa fate nelle vostre
chiese, e cosa fate fuori delle
vostre chiese, per « diffondere
queste idee? ».
Già, è il problema della trasmissione di dati, ma di dati affatto particolari. Non sempre si
verifica il caso migliore: essere
convinti e anche convincenti; ed
ecco allora una parte insoddisfatta e l’altra scoraggiata.
Ma Gesù stesso era poi un
« comunicatore » infallibile? Cosi titolava un articolo una rivista americana un paio d'anni fa.
L’autrice traeva dai quattro vangeli una specie di compilation
di esempi in cui Gesù comunicava il suo messaggio in occasioni diverse, risultando U più
delle volte inattendibile o incomprensibile; insomma, spesso la
sua comunicazione non funzionava più di tanto, il suo successo
di comunicatore era — secondo
i nostri criteri — molto discutibile. Per cui l’articolista si
chiedeva: può la chiesa essere
a sua volta credibile? Specialmente quando ciò che essa comunica è essenzialmente un ’’mistero”?
Certo la chiesa non è credibile in se stessa, per ciò che fa
e dice; la credibilità è Cristo,
precisava tempo fa Paolo Ric
ca. Tuttavia non mancano chiese che ritengono di essere credibili in se stesse, farmo di tutto per rendersi tali e tali vengono considerate.
Dite comunicare, o dite evangelizzare, la questione non si
sposta. Con tutte le incertezze,
gli errori, le delusioni che accompagnano la « comunicazione
del mistero», c’è da perseverare
nel farla, da insistere perché si
faccia, e da rallegrarsi se c'è chi
la fa. La Comunità Evangelica
di Chiaverano (Ivrea) per tre sere ha noleggiato un capannone
con 200 sedie nella piazza centrale del paese, 2.200 abitanti, invitandoli ad ascoltare l’appello
dell’evangelo a passare da ima religione a una fede, o dalla fede
in una chiesa (qualunque chiesa) alla fede in una persona,
Gesù Cristo.
In molte comimicazioni, e quindi anche in questa, canto e musica sono mediatori importanti.
La prima sera una corale estratta da quattro chiese della zona
(area dei Fratelli) ha cantato bene — e bene guidata — alcuni
inni di irnpronta revivalistica; la
Sfonda è venuto un complessino giovanile voci-strumenti
(chiassoso!); la terza si è invece
proiettato un cortometraggio arnericano sulla creazione (opera
di Dio o dell’uomo?). Un modernissimo furgone era bene attrezzato a banco-libri, con pubblicazioni di vasta e varia tendenza.
Naturalmente ogni sera il clou
era dire ai presenti (quasi un
centinaio di soli estranei ogni
volta) perché si era lì a proporre Gesù Cristo con la parola o
il suono, espyonendosi all’indiffe-,
renza o allo scetticismo.
Come vedete questa non è una
cronaca ma la semplice segnalazione di un ennesimo tentativo di comunicazione evangelica,
come i credenti sono ’’ordinati”
di fare. Perché è inutile piangere sul latte versato, sulla paura
di non avere continuità e iùituro
nelle nostre chiese. Forse siamo
già nel post-^ura: « Quando si
piange su ciò che si teme di
perdere, vuol dire che è già perduto». (Shakespeare). Quindi
ognuno sospenda il proprio giudizio sulle differenti modalità
della comunicazione, poiché nessuno sarà niai legittimato a presumere di conoscere con assoluta sicurezza quale sia il modo migliore — o peggio, l’unico
— per parlare di Bibbia, di fede, di Dio.
Non lo conosceva nemmeno il
grande pittore ebreo Marc Chagall morto nell’85 a quasi cento
anni. Non lo conosceva, ma sapeva di dovere in ogni caso parlare di Dio: « Tu m’hai riempito le mani di colori, di pennelli,
eppure non so come dipingerti...
Forse sarà Lui a fare che il mio
quadro s’illumini ».
Renzo Turinetto
CHIESA
APOSTOLICA
CORRISPONDENZE
Assemblea
generale
Verso Treviso
Si è svolta a Firenze nei giorni 20 e 21 giugno la settima assemblea nazionale della Chiesa
apostolica italiana. Quest’anno,
alle delegazioni di Firenze-Prato,
Milano e Na^Ii si è aggiunta
quella proveniente dalla Sicilia,
dove s; prevede, entro il prossimo anno, l’inizio di una evangelizzazione che vedrà impegnate anche altre chiese ed opere
evangeliche. Momento caratterizzante dell’assemblea di quest’anno è stato l’inizio di una riflessione radicalmente nuova
sulla confessione di fede; dopo
due anni di studio a livello nazionale e locale sulla decima
quale pratica primaria per il finanziamento delle varie attività
ecclesiali — dalla predicazione
dell’evangelo ai vari servizi —
l’assemblea ha deciso di eliminare dalla confessione di fede
ereditata per ragioni storiche e
non risultato di upa ricerca originale della chiesa) l’indicazione della decima, e ciò per fare
di tale pratica non una norma
ecclesiastica, ma una testimonianza libera e spontanea della
fede di ciascun credente. E’ sta
VENEZIA-MESTRE — Fra
maggio e giugno la nostra comunità ha vissuto un periodo ricco
di impegni e di appuntamenti.
Domenica 3 maggio si è svolta a Venezia l’assemblea di chiesa di fine anno ecclesiastico. E’
stato fatto un bilancio delle varie attività, e si è proceduto all’elezione di buona parte del
consiglio di chiesa. Scadevano
infatti i mandati dell’anziano e
di quattro dei cinque diaconi,
tuttavia tutti rieleggibili. Guido
Colonna Romano, anziano, e Evelina Bogo Cacciari, diacono
cassiere, hanno chiesto di non
essere rieletti. La comunità li
ha ringraziati per il servizio reso per molti anni. L’ex-anziano
comunque resta nel consiglio
con voce consultiva come predicatore locale.
Sono stati rieletti come diaconi .Elda Bogo Urban e Dario
Falbo; è stata rieletta, ma con
la carica di anziano. Lìdia Casonato Busetto. Sono state elette
come nuovi diaconi Anita Giusti Da Tos e Eirene Garufi. Alle
nuove elette e ai rieletti vanno
gli auguri dì buon lavoro della
comunità.
Fata, per visitare poi il ghetto
di Venezia e concludere la giornata al mare.
E’ da notare che da qualche
anno la comunità tende a spostarsi verso Treviso e provincia;
ora nella zona si è costituito un
gruppetto attivo e abbastanza
numeroso, di cui fanno parte
parecchi (proporzionalmente!)
bambine e ragazzine. Si tratta
infatti di xm gruppetto giovanile tutto femminile. D’altra parte, fra i ragazzi in età scolare
delle nostre comunità, l’elemento
femminile è preponderante.
• Domenica 7 giugno, Pentecoste, c’è stata a Mestre l’ammissione di due nuovi membri
di chiesa, due adulti che hanno
chiesto la confermazione dopo
aver frequentato la nostra chiesa ^r un periodo: Brunone ForcelUni e Gabriella Girardi. La
comunità li ha accolti con gioia.
Un ricordo
Per il prossimo anno ecclesiastico Tassemblea ha previsto
una ricerca a vari livelli sul ministero cristiano e ha confermato l’opportunità di avvalersi, per
la prepartizione dei ministri, degli appositi corsi predisposti dalla Facoltà valdese di teologia e
dalla Commissione permanente
studi. Il Consiglio nazionale di
coordinamento rimane confermato nelle persone del pastore
Mario Affuso, presidente, di Paolo Fezzotti, Franco Magni, Ciro
Perna. Samuele Nocerino rappresenta la Chiesa apostolica italialiana in seno alla Commissione
delle chiese evangeliche per i
rapporti con Io Stato.
• Per due domeniche successive la comunità, specialmente il
gruppo di Mestre, è stato invitato a rallegrarsi per i bambini. Domenica 24 maggio, a Mestre, si è svolta durante il culto la presentazione di due bambini di un anno, Giovanni Avanzi dì Treviso e Anna, Falbo di
Mestre-Campalto, per i quali i
genitori non hanno scelto il pedobattesimo. Al culto i fratelli
maggiori dei presentati, e altri
bambini presenti, hanno rallegrato l’occasione.
FELONICA PO — Il giorno
24 maggio 1987 è morto all’età
di anni 86 il fratello Lutero Negri. E’ ricordato, specie dai
membri più anziani, come persona tenace e già membro del
Consiglio di Chiesa.
Profondo il legame affettivo e
di fede che lo legava alla comunità anche quando impedito dalla malattia non poteva più essere presente ai culti.
• Domenica 31 maggio la scuola domenicale di Treviso, quasi
al completo, ha partecipato al
culto a Mestre, accompagnata
dalle monitrici Lidia Casonato
Busetto e Erminia Malorana La
Dalla madre aveva ricevuto
la fede evangelica, la quale a
sua volta Taveva accolta a seguito della evangelizzazione dei
primi colportori, agli inizi del
’900, a Felonica. I funerali sono
stati celebrati il 25 maggio dai
potori F. Bertinat e Ursel Koe
nigsmann, con larga partecipa
zione di gente. Ai familiari glun
gano le condoglianze della co
munltà.
Di fronte alla potenza del male che si esprime nel nostro
mondo nelle più svariate forme,
nessuno sforzo ha senso se non
mosso dalla speranza. Con questo pensiero è cominciata la meditazione che Berta Subìlia ha
tenuto all’apertura del convegno
FDEI avvenuto il 13 giugno a
Roma neUa chiesa Battista di V.
Urbana, sul tema: « la violenza
ai minori ».
Ci domandiamo spesso il perché del male; la Bibbia è sobria
nella sua risposta, ma è chiaro
che il male non è nella volontà
di Dio. Riferendosi alla prima
violenza perpetrata dall’uomo,
quella di Caino che uccise il suo
fratello. Berta Subilia mette
in risalto il segno di speranza
che Dio pone su Caino affinché
« nessuno, trovandolo, l’uccidesse » (Gen. 4: 15). Il segno di speranza Che Iddio ci ha donato è
la ressurrezione di Cristo, che
ha vinto il male e la morte. Il
vangelo è in totale contrasto con
il male.
Il male è anche un peccato
sociale, oltre che individuale,
per cui l’uomo viene chiamato
in causa, come avvenne per Caino al quale Dio chiese: « dov’è
il tuo fratello? ». Anche per noi
occorre una militanza e una forza impegnativa per contrastare
il male, sostenuti dalla speranza e dal segno della presenza di
Dio in noi.
Dopo la meditazione, i canti
e le preghiere, le presenti, battiste, metodiste e valdesi, provenienti da Roma, Forano e Albano, hanno preso in esame il lavoro romano e regionale della
FDEI rilevandone la necessità di
uno sviluppo e di un coordinamento. A tale scopo è stato nominato un comitato di pfogrammazioné e di coordinamento per
un lavoro comune all’interno delle Unioni e aU’estemo, mediante una preparazione biblica
e sociale. Come responsabile regionale è stata nominata la sorella Mercedes Campennì. Dopo
una festosa agape si è parlato
della giornata mondiale di preghiera della donna, sono state
fatte delle osservazioni sul modo di svolgerLa e dati dei suggerimenti.
Nel pomeriggio Germana Vetere, del coordinamento (tenitori
Democratici ha tenuto un’interessante relazione sulla violenza
ai minori soffermandosi poi sulla
legge dell’affidamento. La relazione è stata seguita con molta
attenzione e vari interventi, dato che l’argomento riveste una
importanza che per noi non vuole limitarsi alla sola informazione, ma essere seguita da una azione concreta. L’oratrice ha
tracciato una differeaiza tra macroviolenza e microviolenza: la
macroviolenza è quella più appariscente, che brutalizza físicamente il bambino e della quale
si viene a conoscenza. Questo fenomeno, pur manifestandosi in
tutta l’Italia, è più evidente nel
centro-sud dove le istituzioni sono più carenti; il motivo per cui
non si può affrontare questo
problema in maniera efficace è
nella scollatura tra le varie istituzioni che si occupano dei minori (polizia. Comune, USL, tribunale dei minori, ecc...) le quali agiscono indipendentemente
le une dalle altre.
La microviolenza invece è più
difficile da caratterizzare, perché riveste un campo più sfumato e sotterraneo che riguarda
per lo più la violenza psicologica; Germana Vetere si è poi
particolarmente soffermata sull’importanza dell’affidamento
temporaneo, secondo la legge
del 1984, legge disattesa appunto a causa dello scarso coordinamento tra le varie istituzioni.
Dopo vari interventi che hanno riferito casi di violenza usata_ Su bambini e ragazzi ed esa- .
minatene le eventuali cause, ci*'
si è lasciate con l’impegno di
sensibilizzare di più anche gli
ambienti evangelici a questo problema e di mantenersi in contatto con le organizzazioni che
portano avanti questa lotta contro la violenza e per la difesa
dei minori.
Evelina Girardet
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
In vista del Rimpatrio
SAN GERMANO — Domenica
5 luglio il culto si terrà alla
borgata Bleynat con inizio alle
ore 11. La giornata proseguirà
con un picnic ed alle ore 14
con una conversazione del pastore G. Tourn sulle celebrazioni
del 3° centenario del Rimpatrio;
in caso di pioggia culto e riunione si svolgeranno presso la scuola dei Martinat. Per chi non potesse recarsi ai Bleynat si terrà
il culto nel tempio con inizio
ore 9.30.
• Siamo vicini ai familiari
dello scomparso Enrico Bertot
(Malan Inferiori), scomparso all’età di 88 anni, riaffermando la
speranza in Cristo risorto.
Lutti
• Il mese di giugno segnerà
probabilmente un record nella
vita della chiesa: nelle quattro
domeniche sono stati celebrati
altrettanti matrimoni. Hanno iniziato Renzo Sappé e Anna
Rìvoira, a Pentecoste, sono seguiti Italo Meytre e Claudia Zanghi il 14, Franco Gönnet e Donatella Comba il 28. A tutte queste giovani coppie il nostro affettuoso augurio d’ogni bene!
TORRE PELLICE — In queste settimane ci hanno lasciati
Dina Mondon in Gamba, Augusto
Giordan ed Albina Giordan in
Pellenco; alle famiglie colpite
dal lutto rinnoviamo la nostra
cristiana solidarietà.
POMARE'ITO — Il vangelo
della resurrezione e della speranza è stato annunciato in occasione dei funerali di due nostri fratelli, deceduti entrambi
presso l’Ospedale di Pomaretto: Germano Villielm, dì 77 anni e Giovanni Prandini dì 85
anni.
Culti estivi
La chiesa si è riunita intorno
ai familiari e rinnova loro la
simpatia cristiana.
ANGROGNA — Domenica 12
luglio avremo il culto con Santa Cena al Serre (10.30) e alle
15 al Bagnòou. Saranno con noi
gli amici tedeschi che soggiornano sia alla Roccìaglia che alla Ca' d’ia p£us.
Hanno collaborato a questo
numero: Roberta Colonna
Romano, Luigi Marchetti,
Paolo Ribet, Sergio Ribet,
Franco Taglierò, Fabrizio
Zerbini.
4
4 obiettivo aperto
UNO SGUARDO D’INSIEME SULLA «GIORNATA DELLE CHIESE» (KT) DELLA GERMANIA DCCIIALE
«ECCO L'UOMO» - Kirchentag a Francofcb
Due angoli tutti italiani nella grande biennale del protestantesimo tedesco - I fondamenti biblici di un rinnovato impegnoti
della pace della giustizia e della conservazione del creato - Gli stimoli le critiche e i dibattiti del Kirchentag aiutano
ad aprirsi nei confronti dei problemi socialie politici del nostro tempo - Il prossimo Kirchentag si terrà fra due anni
Il fondamento biblico
del nostro impegno
:emi
lliese
lino
Il Kirchentag (KT) si è aperto con centodieci
culti tenuti in contemporanea in cui è stato
letto e commentato il testo di Giovanni 19:
1-6 con particolare riferimento alla frase di
Pilato rivolta alla folla, indicando Gesù: « Ecco
l'uomo! ». Poi si è svolta una grande festa collettiva per le strade e le piazze di Francoforte
(vedi foto sopra). Se all'inizio di questo grande
raduno del protestantesimo tedesco occidentale —
si ritiene che esso sia il più grande al mondo in
assoluto — c'è stata la massima dispersione nelle chiese cittadine e periferiche (non solo evangeliche ma anche cattoliche), per la conclusione c
stata invece la massima concentrazione nello stadio con alcune proteste da parte dei settemila che
non hanno potuto prendere posto all'interno per
assistere al grande culto conclusivo.
Al « mercato delle possibilità » erano presenti
tra le decine di stand, due angoli « tutti italiani »:
il primo da Palermo, per il Centro diaconale « La
Noce », in cui si potevano avere informazioni e
chiacchierare con iV gruppo guidato dal pastore
Aquilante; il secondo "angolo" era animato da un
gruppo provenienti dal Nord Italia, cui partecipavano anche i coniugi Collazza dall'Uruguay, organizzato dal past. Platone. Tra i biblisti del KT
figuravano anche il prof. Paolo Ricca e il past.
Aldo Comba che hanno rispettivamente sviluppato ed introdotto tre importanti studi biblici sui
testi scelti per questo KT: Genesi 1: 1-2; Isaia
42: 1-9; Apocalisse 21; 1-5.
Senza aiutanti volontari, tra i 17 e i 20 anni,
il KT sarebbe impensabile. A Francoforte erano
3.50C provenienti da comunità evangeliche di ogni
dove della Germania. « Vogliamo vivere il KT —
dice il giovane Michael di Karlsruhe — dall'altra
parte e per fare questo ci siamo preparati mesi
prima ».
Tra i dibattiti più seguiti c'è stato quello sulla nuova identità femminile su cui torneremo con
una nostra informazione approfondita nelle prossime settimane. Interessante è stato anche il tema della bioetica sull'onda della impressionante
conferenza dello scienziato Josef Weinzenbaum
che ha ricordato come dopo « Cernobyl, Bhopal,
il Challenger solo un pazzo può ancora credere
che la scienza possa andare avanti così senza che
l'etica le sbarri la strada e imponga una inversione di tendenza prima che sia troppo tardi per
tutti. E il giorno finale non è così lontano come
pensiamo ».
Sulla scia degli ultimi KT è continuato il dia
logo « cristiano-ebraico » che suscita sempre tante emozioni nella terra che conobbe, soltanto quarant'anni fa, l'incredibile vergogna nazista. Shalom Ben- Chorim (poeta e pensatore ebraico, autore di bellissimi saggi e insignito nel 1975 del
premio Lucas dell'Università di Tubinga) è stato
l'oratore di eccezione di questo dialogo in una
città che sino alla seconda guerra mondiale contava con Amsterdam la più numerosa comunità
ebraica europea. Oggi vivono ancora a Francoforte cinquemila ebrei. Ma l'interesse del KT si
sta già spostando sul dialogo islam-cristianesimo,
più complesso e più dinamico non foss'altro che
per la presenza dei milioni di turchi che lavorano
da anni in RFT. Per il prossimo KT di Berlino è
previsto il "sorpasso" dell'interesse dall'ebraismo
all'islam ma nulla è sicuro.
Tra i duemila ospiti stranieri abbiamo colto
la presenza del presidente della Federazione Protestante Francese, Jacques Stewart (la cui madre
è originaria delle Valli Valdesi del Piemonte) il
quale visitando il nostro stand ci ha dichiarato:
« il fatto che così tanti giovani prendano parte attivamente a questo tipo di manifestazione significa che da qui nasceranno nuove idee. Nel KT le
forme tradizionali in cui si esprime la fede cristiana ricevono indirettamente una critica ».
Dorothea Sólle è stata tra i teologi del KT più
seguiti. Ha parlato delle sofferenze dei poveri come .sofferenze di Dio: « Ma la tristezza di Dio non
è la tristezza del mondo che non conosce speranza, bensì la tristezza di Dio è in vista del nostro
cambiamento di mentalità ». Su questa linea si
è mossa anche la teologa Louise Schottroff che
ha invitato a promuovere « una resistenza dal basso contro la brutalità del sistema in cui tutti viviamo e in cui la differenza scandalosa tra primo
e terzo mondo convive con la sistematica, quotidiana distruzione del creato in cui la persona umana, immagine di Dio, è posta per vivere. Ma
quale vita? ».
Più di quindicimila giovani, ogni mattina, hanno raggiunto la "Halle der Stille" (Sala del silenzio). Il bisogno di silenzio, di meditazione e di riflessione è in continua ascesa tra i giovani anche
se molti di loro, proprio tra i più meditativi, hanno partecipato sabato 20 alla rumorosa manifestazione in piazza contro l'apartheid. Ci vorrà tempo, ma gli stimoli, le critiche e le riflessioni del
KT troveranno spazio anche nelle chiese locali le
quali guardano a questo fenomeno di massa con
crescente interesse.
Tra le molte centinaia di eventi (culti, discorsi, concerti, studi biblici, rappresentazioni) cbe
punteggiano un Kirchentag mi
pare importante segnalare le tre
conferenze tenute da Philip Potter — l’ex Segretario Generale
del Consiglio Ecumenico delle
chiese — sul tema « Pace, giustizia, integrità della creazione >.
In un antico deposito di tram,
trasformato in teatro, Potter ha
affrontato il tema che riassume e concentra le preoccupazioni e i programmi principali del
Consiglio Ecumenico, e la fa da
par suo, con profondità di argomenti ma, specialmente con
un costante e puntuale riferimento biblico.
L’economia di Dio
Di fronte al disordine del mondo, dice Potter, Cristo offre al
mondo il criterio per vivere nella felicità e nella bontà. Ma negli ultimi secoli della nostra storia si è sviluppato un sistema
economico al cui centro non c'è
l’essere umano, bensì il denaro
e le sue esigenze. Il denaro, la
ricchezza, sono diventati un idolo a cui ogni altra cosa viene
sacrificata tanto nell’economia
di mercato di tipo occidentale,
quanto nell'economia di piano
dei paesi dell’Europa orientale.
Le chiese non sono state finora
in grado di rispondere alla sfida
di tali economie. Non si tratta
di contrapporrre una « economia
cristiana », dice Potter citando
Bonhoeffer, ma una economia
giusta, che si ispiri a ciò che
creazione e poi dell’attività umana in essa. « Affermare che li
mondo è creazione significa ri
conoscere la solidarietà dell’umanità con tutti gli esseri... Noi
possiamo distruggere la benedizione che il creato rappresenta
per noi e trasformarlo in un
caos, se veniamo meno alla solidarietà umana e cosmica » afferma il CEC in un suo colloquio del 1974.
Integrità implica interezza e
rispetto. Rispettare la creazione
è ima testimonianza resa al
creatore. I termini biblici di "verità” e "giustizia” si riferiscono
aH’azione di Dio tanto verso gli
esseri umani come verso il creato. Citando diversi Salmi Potter
sostiene che la provvidenza d:
Dio è una promessa che lo
sfruttamento e l'ingiustizia noi
dureranno per sempre.
Credere nella creazione significa anche accettare il ’’sabato’
e il "giubileo”, le occasioni cior
in cui le ingiustizie e le ineguaglianze vengono rimosse. Significa pure che, contrariamente
alla tendenza attuale della tecnologia e dell’economia, l’essere
umano deve accettare dei limiti.
Partecipazione
aH’economia divina
Nella terza conferenza Potter
si sofferma sul tema del Patto.
Esso si fonda sulla presenza di
Dio con il suo popolo e implica il rifiuto di ogni ideologia e
potenza che non si conform.i al
suo progetto di liberazione. Pun
Philip Potter ex-segretario del CEC e Konrad Raiser.
la lettera agli Efesini chiama
« economia di Dio » e cioè la
sua opera salvatrice e liberatrice. La teologia latino-americana
della liberazione è quella che finora l’ha meglio compreso.
Integrità della
creazione
La formula adottata dal Consiglio Ecumenico è « pace, giustizia, integrità della creazione ».
Potter la rovescia e parla di « integrità della creazione nella pace e nella giustizia ». La Scrittura infatti parla prima della
to centrale del Patto è l’impegno
a rispettare l’integrità delle persone e di ogni essere vivente.
Nel Nuovo Patto l’evangelo
della liberazione è annunziato ai
poveri.
Ripercorrendo la storia cristiana Potter riafferma la sua
tesi secondo cui l’attuale sistema economico mondiale è l’ostacolo principale alla giustizia,
alla pace e al rispetto della creazione. Se questo è vero le chiese hanno dinanzi a sè un vasto
campo per una azione congiunta ispirata non all’egoismo o all’indifferenza ma alla solidarietà con ogni essere vivente.
Aldo Comba
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Una veduta di
Francoforte,
CENTINAIA DI DIALOGHI E INCONTRI PASTORALI
Collocato nel « Mercato
delle possibilità » — così
si chiamava il grande
padiglione in cui ci trovavamo — il nostro stand presentava, distinte e unite al tempo stesso, anche visivamente, le
chiese valdesi e metodiste in Italia e le chiese valdesi d’Uruguay :
due grandi cartine indicavano i
nomi e la collocazione geografica
di tutte le chiese, altri cartelli
colorati descrivevano con fotografie e spiegazioni il lavoro diaconale nel Rio della Piata, il Centro E1 Pastoreo di Rosario, la
Casa di riposo e l’opera dì solidarietà con i portatori di handicap di Colonia Vaidense, e il
lavoro in Italia: Agape, Bethel,
Angrogna. Un punto luce in un
angolo ben in vista dello stand
proiettava in continuazione dia
tissimi amici. Questo mi ha davvero colpito perché come nella
vita di ognuno di noi una cosa è
sapere che delle persone ti pensano e seguono la tua vita e altra cosa è vedere, salutare, abbracciare chi viene a cercare proprio te.. Così ci ha fatto bene
incontrare chi — nel quadro
della enorme fiera di dieci padiglioni occupati dal Kirchentag —
sapeva o ha scoperto nel programma che c’erano i valdesi ed
è venuto a cercarli : dal cappellano degli studenti berlinese
che avevo conosciuto studente a
Roma nel '77 al presidente della
chiesa della Renania, alla sorella che da trent’anni vive in Germania e continua a seguire il lavoro del protestantesimo in Italia, all’amico quacchero che ha
partecipato alla costruzione ad
comunione fraterna che consente di guardare al di là del problema contingente, del quadro un
po’ angusto in cui si rischia ogni
tanto di vivere, della difficoltà
che appare insormontabile.
Oltre agli amici abbiamo avuto
moltissimi visitatori che volevano sapere e vedere tutto, che ponevano domande su ogni cosa:
anche qui, dal pastore che si
interessava di questo o quel dibattito sinodale, alla studentessa
che chiede informazioni per studiare a Roma in Facoltà, a chi
prendeva appimti sul lavoro in
questa regione, sulla prospettiva
di un istituto, sul tipo di testimonianza nel contesto ecumenico, sul rapporto con la società
civile e la politica.
Dunque una opportunità fra
Al meroato
delle possibilità
Cronaca quotidiana della vita di stand nella ’’fiera” di un protestantesimo creativo e propositivo: come parlare delle nostre chiese
positive su vari aspetti della presenza e delle attività italiane :
dal Lombardini di Cinisello Balsamo a Riesi, da Agape ad Adelfla, da Casa Materna a Napoli
alle case di riposo delle Valli. A
disposizione dei visitatori oltre
alle nostre spiegazioni e ad un’accoglienza calorosa, erano state
preparate delle cartellette di
schede che spiegavano i diversi
punti di impegno e di lavoro delle chiese italiane ed uruguaiane.
Tre intense giornate dì lavoro
in cui dalle dieci del mattino sino alle diciotto della sera siamo
stati visitati da centinaia di ospiti di tutte le età: tra questi mol
Agape, all’amico Gerard Nölle
che oltre ad essere tra coloro
che hanno fatto sì che fossimo
presenti in questa grande opportunità offerta dal protestantesimo tedesco, è stato con noi insieme alla sua famiglia con molta
simpatia.
Amici e fratelli che seguono
con attenzione il nostro lavoro
e la prospettiva della testimonianza in Italia come in Uruguay,
che conoscono, spesso nello specifico, le difficoltà e i problemi
della chiesa valdese e che sono
presenti con l’interessamento e
la solidarietà dei fratelli in fede :
è stata per noi l’aria fresica della
le centinaia offerte da questo
grande appuntamento del protestantesimo tedesco: questo eravamo e questo ci siamo sentiti;
non xinici e nemmeno soli, non i
migliori anche se molto apprezzati. Evangelici tra evangelici che
per tre giorni hanno discusso di
teologia e di testimonianza presentando se stessi e conoscendo
gli altri. Per noi protestanti italiani che viviamo comunque sempre gli opposti rischi del protagonismo o della minorità, il Kirchentag rappresenta un’occasione
di respiro e di prospettiva.
Maria Bonafede
Ospiti a Walldorf
L’incontro con una comunità impegnata sui temi ecologici più urgenti
del nostro tempo - Particolare collocazione nei pressi dell’aeroporto
La comunità di MoerfeldenWalldorf, situata presso l'aereoporto di Francoforte, ha accolto con impegno e calore la delegazione valdese al Kirchentag
inserendoci, subito, nel proprio
programma che prevedeva, sotto il titolo « l'uomo danneggiato » tre giorni di iniziative ecologiche ed ecumeniche. La comunità di Walldorf in Germania
è nota per avere opposto resistenza alla costruzione della pista ovest di decollo. Malgrado
l'impegno e la lotta i 24 ettari
di bosco sono stati distrutti e
la nuova pista dell'aereoporto è
Pagine a cura di
Giuseppe Platone
stata realizzata contro la volontà della popolazione locale. Simbolo di questa lunga lotta contro il governo è la piccola chiesa in legno nel bosco dove ancora si tengono culti e riunioni.
Accanto ad essa è stata innalzata, nei giorni del Kirchentag,
una tenda capace di ospitare sino a 1.000 persone in cui abbiamo rivolto un saluto dall'Italia
da parte del post. Platone e dove, sere più tardi, il past. Garrone ha predicato nel culto di
Santa Cena.
I pomeriggi sono stati dedicati al « Caffè letterario » animati da Peter Haertling, scrittore
di fama e molto attivo nella comunità. Un diacono di Walldorf
ha organizzato un seminario sul
tema « cucinare ecologicamen
te » i cui frutti abbiamo potuto
gustare durante la festa di arrivederci il sabato sera. La nostra delegazione ha espresso un
caloroso ringraziamento per l'ospitalità ricevuta nella comunità di Walldorf, antico insediamento valdese. Siamo stati accolti nelle famiglie, dove numerose sono state le occasioni di
dialogo e di conoscenza approfondita. Abbiamo così avuto la
possibilità di vivere questo Kirchentag a due livelli: uno di
massa e uno a livello di una comunità locale con cui, da anni,
si intrecciano informazioni e
scambi di fraternità che, dopo
quest'ultima esperienza, si intensificheranno ulteriormente.
Susanne Labsch
Chi offende
un essere umano
offende Dio
Il tema centrale di questo Kirchentag è stato senza dubbio il
Sud Africa. Una giornata intera
è stata spesa a riflettere e a discutere su questo punto cruciale della nostra storia e del nostro mondo oggi. Nel programma l’inizio del "Forum-Sud Africa” è previsto aUe 9 del mattino con uno studio biblico di
Helmut Gollwitzer su Genesi 1,
il racconto della creazione. La
Halle 6 al terzo ipdano dell’immenso padiglione è già gremita
mezz’ora prima: come sempre,
il nome "grosso" attira molta
gente. Ad un tratto una donna
annuncia che Gollwitzer non terrà nessuno studio biblico al Kirchentag, e che per lo studio sulla creazione ci sarà il dottor Allan Boesak, da Città del Capo,
presidente delFAlleanza Riformata Mondiale.
Certo, il cambio non è affatto
male, e lo comprova l’ovazione
tornello tra gli esseri umani
non sono creati « secondo la loro specie », bensì « a immagine
di Dio ».
« Essere immagine di Dio, questa è la forza di avere la signoria sulla creazione di Dio, la capacità di ascoltare, giudicare,
decidere, agire, lavorare, amare,
rispondere, essere responsabili
per il mondo e il popolo di Dio.
Detto in breve: essere veramente umani... L’essere umano è la
creazione ».
Cosa ne facciamo allora dell’identità razziale, delle cosidette caratteristiche dei popoli, del1’« amore per la propria specie »,
di cui si parla tanto in Sud Africa? Tutto ciò è pazzia i>er il
racconto della creazione. « Il valore dell'umanità non sta in leggi che pongono differenze tra
bianchi e neri, che distribuiscono privilegi e diritti a seconda
del colore della pelle,... Qui ini
Vna festa danzante intorno al "vitello d'oro”.
che sale dalle ormai 7.000 persone presenti. E gli applausi accompagneranno le parole di Boesak per tutto il tempo del suo
studio, in una atmosfera calda
di partecipazione, anche emotiva, e di solidarietà con un autentico portavoce del popolo sudafricano.
AH’inizio Boesak si pone il
problema della "modernità” del
racconto biblico della creazione,
accoglie le critiche mosse dalle
scienze moderne, per poi dire
che la questione oggi non è più
se tale racconto sia troppo primitivo per noi, ma se noi siamo preparati a capirlo e di conseguenza a reagire ad esso.
Il racconto della creazione è
una confessione di fede di Israele contro Tidolatria. Gli idoli di
questo mondo non hanno un posto nella creazione di Dio.
Il racconto non è storia, ma
un canto di confessione: così si
spiegano il ritmo dei 7 giorni e
tutte le ripetizioni, proprio come nei ritornelli dei canti.
Tra tutte queste ripetizioni ritmiche, ve n’è una in particolare
sulla quale Boesak si sofferma.
Tutte le piante e tutti gli animali sono stati creati « secondo
la loro specie »: questo è il ri
zia la bestemmia. Il valore dell’umanità sta nella verità che
tutti sono stati creati a immagine di Dio.
Le cosidette « teorie della razza » sono scomparse; scomparsa è l’ideologia dell'Apartheid,
scomparsa la giustificazione dell’Apartheid e del razzismo. Ogni
attacco alla dignità di un qualsiasi essere umano è un attacco
alla dignità di Dio... ».
Le parole di BìOesak hanno una
grande forza, perché dette da
chi ha vissuto in prima persona
la tragedia dell'oppressione di
un popolo a motivo del colore
della pelle. Cosi egli può concludere riprendendo le domande iniziali: la storia della creazione è una storia moderna, in
quanto ci pone a confronto con
la storia delTumanità e con la
realtà in cui viviamo. Essa ci
dice di guardare al mondo che
Dio ha creato e di guardare a
come oggi lo abbiamo ridotto.
Ma noi possiamo guardare ancora avanti, guardare all'uomo
Gesù che sta in silenzio davanti
a Pilato e che è pronto a prendere su di sè il peccato del mondo. Egli è colui che ci chiama
alla trasformazione del mondo:
dall’odio all’amore, dalla guerra
Rossella Casonato
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3 luglio 1987
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Cfr-,
Chiusi?
Il mese di giugno ci ha portato due notizie preoccupanti. Due
giornali locali, il quotidiano « Il
Corriere Alpino», ed il settimanale « Il Pellice», hanno “sospeso" le pubblicazioni.
Per il Corriere Alpino già sappiamo che la parola "sospensione" è un eufemismo, sospensione
significa cessazione delle pubblicazioni.
E’ durata poco più di sette mesi l’avventura di un giornale^ che
voleva essere "di provincia e
che aveva — per il solo fatto di
esistere — costretto il quotidiano « La Stampa » a dare maggiore attenzione ai fatti ed ai problemi della provincia.
Certo il Corriere Alpino aveva
uno staff di giornalisti, quasi tutti alle prime armi, volenterosi,
un po’ ingenui al punto che a
volte amplificavano troppo episodi insignificanti di cronaca, ma
rimane a suo merito di aver visto giusto: il Piemonte non è solo Torino, ma anche la sua provincia con le sue diseguaglianze,
le sue differenze.
Il Corriera Alpino è stato travolto dall'« affare Candellero ».
Creato sulla base di alcune intuizioni, e senza un accurato studio di mercato — tanto i soldi
per il deficit provenivano da altre attività, illegali —, il Corriere
Alpino non ha mai avuto un editore. I comportamenti della società editrice per quanto riguarda il ruolo di molti collaboratori,
sia giornalisti che impiegati, è
stato quanto mai "disinvolto" e
non solo sul piano del diritto del
lavoro. Così l’aspetto commerciale e di promozione del giornale
verso un pubblico popolare non
è stato fatto. La diffusione è stata molto ridotta: si parla di 1.500
copie giornaliere effettivamente
vendute (escludendo gli abbonamenti di Candellero ai suoi clieriti). Il che ha prodotto un deficit
in sette mesi di oltre un miliardo
e mezzo.
Per il Pellice, invece, il discorso di "sospensione" non significa
ancora cessazione, anche se il pericolo di questa è molto grande.
Settantasei anni di pubblicazioni
fanno di questo giornale un polo
dialettico dell’informazione locale. Anch’esso è oggi in difficoltà
a causa del « caso Candellero »
perché quest’ultimo era anche
uno dei soci delVeditrice del settimanale.
La possibile scomparsa anche
di questo settimanale, dopo quella di « Cronache del Pinerolese »
è un altro colpo alle possibilità
della democrazia. Il comunicare
opinioni diverse in democrazia,
non può essere un compito affidato a pochi (e nella nostra zona
solo ad organismi espressione di
due comunità ecclesiastiche),
perché quei pochi che potranno
far conoscere le loro opinioni diventeranno per forza di cose dei
privilegiati ed i restanti rischiano di diventare dei sudditi.
Chi informerà sulle opinioni
dei comunisti (quelli di « Cronache») o dei liberali (quelli de
« il Pellice »)? Il comunicare opinioni in vista di decisioni è il
presupposto della cittadinanza
democratica. Quando questa comunicazione viene meno, viene
meno la cittadinanza: è più difficile decidere.
Certo, i settimanali che rimangono sul mercato pinerolese non
sono a senso unico e sono pluralisti al loro interno, e per quanto ci riguarda cercheremo di
mantenere questa apertura, ma
sinceramente speriamo che altre
forze si uniscano per mantenere
o creare un nuovo polo informativo nel pinerolese.
Giorgio Gsrdiol
Per l’igiene deli'ambiente
La necessità di strade, strutture, di tutela deH’ambiente - Quello
che il servizio sta facendo e il molto che ancora resterebbe da fare
Di cosa si occupa il servizio di
igiene pubblica? Molti a questa
domanda rispondono: delle vaccinazioni, dei certificati di sana e
robusta costituzione, dei certificati di abitabilità delle case, delle fiisinféstazioni, dei libretti sanitari per i cuochi, ecc. Nello stereotipo comune è im servizio burocratico, fatto di medici « funzionari », magari necessario ma
non ritenuto indispensabile.
Ma c’è anche un’altra possibile
attività di questo servizio; quello della prevenzione cioè dell’individuazione e della eliminazione
delle cause di malattia diffusa
tra la popolazione di un dato territorio.
Appimto quest’aspetto — ohe è
tra l’altro uno dei cardini della
legge di riforma sanitaria del
1978 — è stato illustrato dai tecnici della USSL 43 (Val Pellice)
nel corso Lombardini 2 a Torre
Pellice.
La prevenzione e la programmazione, il confronto con le va
TALCO E GRAFITE
Crescono
gli utili
Un fatturato di 22 miliardi
(+ 8,4%), un utile netto di 379
milioni (4- 18,8%), nuovi progetti relativi alla .partecipazione
alla Sociedad Española de Talcos
di Madrid.
Sono questi i dati più salienti
del bilancio 1986 (e dei progetti)
presentato limedi 30 giugno agli
azionisti della Talco e Grafite
Val Chisone.
Sono previsti, nel corso del
1987, diversi cambiamenti nell’assetto dell’azienda: oltre a numerose opere di ammodernamento, è in vista anche, per il
1988 l’apertura e l’attivazione di
una nuova miniera, situata a
1300 m. Invece, per quanto riguarda gli addetti agli impianti
in Sardegna, essi passeranno alla
Talco Sardegna Spa.
Naturalmente, al centro della
pianificazione per il futuro, resta centrale la collaborazione,
per ora, a livello di rappresentanza commerciale, con la ditta
spagnola: in tal modo, oltre a
indubbi benefici commerciali, la
Talco e Grafite partecipa ai dividenti della stessa, e, oltre, alla
luce del positivo andamento della gestione 1986, la quota di partecipsizione alla Sociedad de Talcos aumenterà. Resta il problema del costo del lavoro: nonostante l’aumento sensibile degli
utili fatto registrare dall’azienda,
esso è cresciuto solo del 4, 3%
(assorbendo 11,7 miliardi) : ciò
è dovuto essenzialmente alla
contrazione dell’organico.
rie istanze di partecipazione sono
per gli operatori del servizio di
igiene pubblica della Val Pellice
l’unico modo per realizzare correttamente una politica di igiene.
Le decisioni politiche sulla politica territoriale ed economica devono essere valutate globalmente
per i loro effetti che hanno sull’amibiente e sull’uomo che vi vive.
Il convegno ha ascoltato su
questo tema interessanti relazioni del dr. Enzo Negrin (« occorre
prestare attenzione al contadino
che vive ancora in montagna fornendogli strutture e strade, abitazioni adeguate alla sua scelta
di vita che è salvaguardia delTambiente. La Comunità montana sperimentando la lotta guidata in agricoltura, è già riuscita a far ridurre del 30% il numero dei trattamenti anticrittogamici. Si va verso ima agricoltura
pulita. L’acqua non è utilizzata
al meglio, ed il bosco va curato e gestito ») e del dr. Valerio
Vecchié (« gli acquedotti comunali sono controllati, ma rimangono in vaile circa 2.000 abitanti
non forniti di allacciamento ad
un acquedotto, gli impianti di
smaltimento dei liquami fognari
sono presenti ma insufficienti a
garantire una completa depurazione, difficile anche a causa della geografia della valle. Va comunque predisposta una équipe
tecnica per la gestione degli impianti. Le discariche abusive sono state eliminate e tutti i rifiuti
vengono smaltiti con costi crescenti nella discarica di Pinerolo.
Va realizzata la raccolta differenziata e va affrontato il problema
dei rifiuti dei rifugi alpini).
A queste relazioni hanno fatto
eco le relazioni degli insegnanti
della scuola media di Luserna
(che hanno illustrato un programma di educazione ambientale effettuato come alternativa all’ora di religione cattolica) e della scuola elementare di Bricherasio (con una efficace rappresentazione grafica del lavoro
svolto dai ragazzi) coi quali il
servizio di igiene pubblica ha collaborato. Ha concluso la giornata di studio una tavola rotonda
tra gli amministratori sui problemi ambientali della valle.
Una buona iniziativa quella delrUSSL 43 perché come diceva il
responsabile del servizio dr.
Gianni Caruso « lavoriamo per
costruire un ambiente di vita decente per noi e i nostri ragazzi.
Ragazzi dai quali vorremmo essere giudicati per quello che abbiamo saputo fare, non per
quello che potevamo e non abbiamo voluto fare ».
La partecipazione attenta delle
organizzazioni di volontariato
per la tutela dell’ambiente (il
CAI che ha presentato una interessante proposta di costruzione
insieme colla Comunità montana
e al Comune di Bobbio di un
orto botanico di altura ai 2200 m.
del Barant, ed il Comitato per
l’ambiente della Val Pellice che
ha spiegato la sua attività) ha
permesso di sperimentare quella
partecipazione che i problemi
dell’ambiente impongono. Gli
stessi sindacati dei lavoratori
hanno sottolineato come l’iniziativa sia da appoggiare anche per
i riflessi occupazionali che può
avere.
G. G.
Dagli al marocchino
VILLAR PELLICE — Molta im
pressione ha destato la notizia
secondo la quale « un marocchino », cioè un venditore ambulante proveniente da paesi del nordafrica, sarebbe stato picchiato
e successivamente a questo sarebbe morto all’ospedale di Torino dov’era stato ricoverato.
Un’altra versione parla di investimento del marocchino da parte di qualche auto pirata. Rimane il fatto che alcune manifestazioni di stampo razzistico si erano manifestate verso questi
venditori in alcuni locali della
valle.
Nuova crisi in vista?
PINEROLO — Pier Giovanni
Trossero, assicuratore, vicedirettore dell’Eco del Chisone, assessore del partito repubblicano al comune ha rassegnato le
dimissioni da consigliere per ragioni di famiglia. Se le dimissioni verranno confermate gli
subentrerà Salvatore Sorrentino. Negli ambienti politici pine■rolesi si accredita però un’altra
interpretazione per la quale
Trossero avrebbe dato le dimissioni per i contrasti con Drago,
altro componente del gruppo
del FRI.
Incontro al
Colle della Croce
Il tradizionale incontro al
Colle della Croce si tiene quest’anno il 19 luglio, con il seguente programma:
ore 10.30 culto di Santa Cena
presieduto dai pastore di Gap:
Guy Rousseau e dal pastore di
Bobbio Pellice: Qatìdio Pasquet.
Nel pomeriggio incontro fraterno con scambio di informazioni sulla vita delle chiese evangeliche in Francia e in Italia.
MAESTRI ED ALLIEVI
Umberto Eco a Pinerolo
Maestri ed allievi: su questo
argomento l’altra sera Umberto
Eco ha intrattenuto piacevolmente, per un’ora esatta, come con
un pizzico di civetteria ci ha fatto notare alla fine, il foltissimo
pubblico che affollava l’Auditorium di Corso Piave a Pinerolo.
Ha detto molte cose interessanti, alcune ovvie, altre più nuove, e non si poteva non essere
d’accordo con lui, tranne forse
su un punto, quando ci ha parlato del fascino erotico e della
teatralità del maestro. E’ vero
che alcuni fra i migliori maestri
che abbiamo avuto possedevano
e l'uno e l’altra; Gassman è uno
splendido maestro ed è il primo
ad ironizzare sulla sua figura di
« mattatore ». Ma noi ricorderemo sempre con riconoscenza altri maestri, troppo rigorosamente onesti per recitare con i loro
scolari, fosse pure con la loro
complicità, e che sapevano tra
sformare le ’’cotte”, così frequenti negli adolescenti verso le persone che ammirano, in un rapporto di limpida amicizia fra esseri umani di pari dignità, che
nulla aveva a che vedere con
l’erotismo.
Ma una cosa avremmo voluto
chiedere ad Umberto Eco, se non
fossimo stati avvertiti che le domande dovevano riguardare
esclusivamente l’argomento della
conferenza. Vorremmo sapere se
è giustificata la malinconica impressione che Eco, e con lui troppi scrittori interessanti della generazione che oggi conta dai quaranta ai settant’anni di età, abbiano perso per la strada l’ansia
morale che animava le loro prime opere.
Penso al doloroso confronto
tra i problemi etici che si presentavano a Kant e quelli tanto più
complessi di ogai, nel «Diario minimo » di Eco, che si domandava
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angosciosamente ohe fare.
Penso a Calvino, Sciascia, Biagi e tanti altri, di diverso valore,
ma che tutti nei loro primi
scritti apparivano pronti a battersi contro tutte le ingiustizie
e le storture di questo mondo, e
che pian piano si sono ridotti a
darci dei quadri, certo spietatamente lucidi, ma in qualche modo rassegnati e distanti, della
realtà attuale, a giocare con la
loro intelligenza nel costruire
complicati castelli di carte da
gioco (i destini incrociati di Italo Calvino). E’ un divertimento
raffinato, ma ahimè, cosi sterile!
Mi pare di trovarmi di fronte
a tante miss Marple di Agatha
Christie, ohe in fondo accettano
la malvagità come inevitabile,
ma godono ad esercitare il loro
cervello nel creare gli enigmi e
nel decifrarli, con signorile agilità e con sovrana indifferenza.
Sinceramente li ammiro, ma
preferisco la scritta sulla porta
della scuola di Barbiana; « 1 care », me ne importa, e voglio che
continui sempre ad essere importante per me combattere il
male con tutte le mie forze, anche quando ho l’impressione di
battere la testa contro il muro,
o, peggio, contro un materasso di
gommapiuma.
Il più bel complimento che in
tanti anni i miei scolari mi abbiano fatto è stata la caricatura
su un giornale di clqsse, accompagnata dal commento affettuosamente ironico: « Poveretta!
Prende tutto sul serio ».
Marcella Gay
7
3 luglio 1987
valli valdesi 7
VITA OPERAIA A PEROSA E IN VAL GERMANASCA
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
Il C(bacio della morte» cantieri di lavoro
All inizio del secolo l’impiego nei setifici era ancora affiancato dal
lavoro dei campi - Le condizioni di lavoro estremamente malsane
Al principio del 1800 le attività
delle popolazioni delle Valli Chisone e Germanasca erano costituite dall’agricoltura e in parte
ariche dall'emigrazione stagionale Nel 1837, per iniziativa dei
banchieri Bolmida di Torino,
venne impiantato a Porosa Aree iiina un setifìcio. Lo stabilirli cnto comprendeva una filanda
cor 72 bacinelle a vapore alle
qii'Ai erano addette 110 persone
e*j una officina di riparazioni con
3f nersone.
A metà dell’800 erano impiegate già 450 persone. Intorno al
liso lo stabilimento Bolmida fu
c >iretto a chiudere: lo aveva
Si spiantato un altro stabilimenTu per la macerazione e pettinatura dei cascami di seta, realizzato da un certo Berthollet. Stroncata da un crisi commerciale anche questa nuova iniziativa, lo
stabilimento venne ceduto ad
una società finanziaria svizzera,
U.ster, che a sua volta la vendette ai Giitermann di Gutach/
Breisgau nel 1886.
I dipendenti nel frattempo ancavano aumentando con ritmo
costante: 338 nel 1901; 531 nel
1904; 691 nel 1908; questo incremento andò di pari passo con
l'espandersi nelle zone di bassa
valle della bachicoltura.
I salari erano molto bassi ed
oscillavano per l’intera paga gior
naliera di 12 ore da L. 0,90, con
scarti di 5 centesimi, sino a Lire
1,35, poi L. 1,60 e L.2,50 per le filatrici con 12 anni di esperienza.
In rapporto al costo della vita
di quel tempo erano insufiìcienti
al mantenimento di una famiglia, ma costituivano un complemento all’attività agricola.
Solo all’inizio di questo secolo
i valdesi incominciarono a varcare le soglie della fabbrica; ma
le condizioni di lavoro erano pessime, oltre ai bassi salari citati
ed agli orari estenuanti, si aggiungevano la nocività degli ambienti e gli infortuni; caratteristiche comuni alle fabbriche dell’epoca. Che la lavorazione dei
bozzoli fosse nociva alla salute
erano in molti ad esserne consapevoli.
Un cronista dell’epoca scrisse
srdla « Lanterna del Pinerolese »
del 3 luglio 1886: « Passando nelle vicinanze dello stabilimento
dei fratelli Giitermann, mi sentii
sopraffatto da un’orribile puzza
di marciume di bozzoli, tanto
forte da farmi ermeticamente
turare il naso... ed esclamai:
Poveretti vi si vuole assolutamente regalare i microbi ».
Le conseguenze di quelle condizioni erano catarri, bronchiti,
scrofole, reumatismi e soprattutto tubercolosi. Attorno al 1890 si
incominciò a parlare del « bacio
TORINO
Una cantata contro
l’Intolleranza
E' possibile un cantastorie con
chitarra e armonica nell’era in
cui la musica diviene computerizzata? Può ancora esistere un
pubblico che non concepisca la
musica solo come evasione, ma
anche come musica per pensare? Questa la « scommessa »
portata avanti da Tullio Bapone, romano, cantautore a Trastevere negli anni 70 con altri
— allora — studenti che si chiamavano Francesco De Gregori
e Antonello Venditti, poi insegnante di lettere e piemontese
d’acquisto, recentemente confermato valdese dopo una lunga
esperienza nelle comunità di base cattoliche.
Ed è proprio dalla rivisitazione del mondo e della storia del
valdismo che è nato il suo ultimo recital, a Torino, nei locali dell’associazione culturale
Hiroshima mon Amour; una
cantata folk « contro l’intolleranza », che ripercorre personaggi e situazioni che si rifanno al
mondo protestante, ora rivivendoli con emozione poetica (come
« La glorieuse rentrée », raccontata attraverso gli occhi di un
giovane di vent’anni-, ora riper
correndoli con precisione storica(come « Clara Botzi », una vicenda tratta dai verbali di un
processo di stregoneria), ora interpretandoli con sorridente nostalgia (« Signora di ieri »: il
mondo dell’Unione femminile visto attraverso il profilo di una
donna), ora tratteggiandoli con
minuzia cronachistica (« Un uomo e un cane », la storia dell’arrivo eli un colportore in un paesino alla fine del secolo), ora
infine traendone un messaggio
più direttamente politico (come
in « Principe nostro », che vuole
esprimere la condizione di oppressione-resistenza nei secoli
passati delle popolazioni delle
valli).
Una « scommessa » che vale
la pena di continuare, anche
estendendo la parte di racconto
didascalico in funzione di un
pubblico, soprattutto giovanile,
spesso sprovvisto di precise coordinate storico-sociologiche,
ma che ha dimostrato con gli
applausi e l’attenta partecipazione di comprendere il senso
e la validità del lavoro compiuto. P. E.
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della morte » ohe colpiva le operaie addette alla prima fase della filatura dei bozzoli.
Mancando dei mezzi meccanici
appropriati, le operaie, per prendere il capo del filo ed introdurlo nella macchina, avvicinavano
la bocca al bozzolo e poi aspiravano fortemente. La prolungata
ripetizione di questo risucchio
violento in quelle condizioni malsane, si ripercuoteva sul tessuto
polmonare provocando una forma di tubercolosi.
Scorrendo i registri dell’Ospedale Valdese dì Pomaretto che
era operante dal 1838, si ritrovano spesso, ed anche più di una
volta, i dipendenti della Gùtermann. Ancora all’inizio di questo
secolo spesso succedeva che l’entrata in ospedale coincidesse con
la data del licenziamento.
Ed è sempre attraverso l’analisi dei ricoveri d’urgenza in ospedale che è possibile individuare
la grossa parte di incidenza dovuta agli infortuni che in quelle
condizioni di lavoro erano piuttosto frequenti, anche se minimizzati dalla stampa dell’epoca.
Dal punto di vista delTordine
e della disciplina gli operai non
creavano problemi, anche perché
la fabbrica non era l’unica loro
realtà di vita. La direzione, dal
canto suo, stemperava la durezza
del regime di fabbrica con una
serie di agevolazioni di tipo paternalistico.
Ancora dai registri matricola
esaminati nell’arco di 15 anni, si
rileva la brevità dei periodi di
permanenza in fabbrica.
Periodo presenza in fabbrica N. %
1 giorno 19 0,72
2 giorni 22 0,80
3 giorni 23 0,87
4 giorni 37 1,87
5 giorni 21 0,80
6-15 giorni 145 5,54
16-30 giorni 115 4,39
1-2 mesi 208 7,95
1-2 mesi 208 7,95
3-6 mesi 332 12,69
6 mesi 1 anno 361 13,80
1-2 anni 379 14,49
2-5 anni 380 14,53
5-10 anni 138 5,27
oltre ai 10 anni 436 16,67
Totale 2615
Soltanto nel 16,67% dei casi si
registra una permanenza superiore ai 10 anni; questa cifra andrebbe ancora ridimensionata in
quanto molto spesso sui registri
matricola è segnata solo la data
di assunzione ma non quella del
licenziamento. Sempre dalla tabella si può rilevare che aU’incirca un 36% degli operai si licenziava o veniva licenziato entro i
primi sei mesi.
Carlo Ferrerò
La Comunità Montana Val Pellioe, in considerazione dei gravi
problemi occupazionali registrati in valle, organizza due cantieri straordinari di lavoro, che
saranno attivati nel periodo estate-autimo di quest’anno. Le
opere di pubblica utilità a cui
saranno destinati i cantieri riguardano la « difesa del suolo e
il miglioramento produttivo mediante lavori colturali su rimboschimenti comunali », e « interventi di tutela ambientale mediante indagini conoscitive sul
territorio e momenti di informazione nelle scuole ».
Possono presentare domanda
di iscrizione al relativo concorso cittadini residenti in uno dei
comuni inseriti nel territorio
della Comunità Montana, iscritti nelle liste di disoccupazione
(ufficio di Luserna S. Giovanni),
e aventi compiuto 1 18 anni alla
data del bando (19 giugno scorso).
Le domande devono e^ere
compilate su apposito modulo
e consegnate all’Ufficio tecnico
della Comunità Montana (v. Caduti per la Libertà, n. 4 - Torre
Pellice) entro le ore 12 di mercoledì 15 luglio, unitamente alle
dichiarazioni di possesso dei requisiti richiesti © ai seguenti documenti: stato di famiglia in
carta semplice, fotocopia dei
tesserini di disoccupazione dei
componenti il nucleo familiare
in età lavorativa, atto notorio
attestante il reddito familiare
del richiedente.
Croce Rossa
I volontari del soccorso del Sottocomitato CRI di Torre Pellice organizzano per domenica 5 luglio, alle ore
21, presso i giardini di P.za Muston a
Torre Pellice, una serata danzante per
festeggiare l'entrata in funzione della
nuova ambulanza. Sarà inoltre presentato un videotape che illustra l'attività del gruppo.
Celebrazioni Resistenza
Il Comitato promotore organizza per
domenica 12 luglio, al Montoso, presso
Bagnolo Piemonte (CN). la tradizionale manifestazione celebrativa della Resistenza, coincidente quest’anno con
il quarantennale della firma della Costituzione.
Segnalazioni
La Biblioteca comunale « AlllaudI »
di Pinerolo. nei mesi di luglio e agosto, sarà aperta al pubblico nel seguente orario: dal lunedì al sabato
compreso dalle ore 8 alle ore 14.
—i-C’
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Non sarà ammesso alla partecipazione al progetto più di un
componente per ogni nucleo familiare. Viene precisato inoltre
che il 50% dei posti disponibili
è destinato ai « redditi zero », e
l’altro 50% sarà riservato a fasce particolari di disoccupati,
distribuite in modo da garantire la presenza di disoccupati
di tutti i comuni della valle.
Personalia
Ognuno dei due cantieri prevede l’impiego di 10 disoiccupati, e si protrarrà per 14 settimane lavorative.
Tipografi e redattori rinnovano la loro solidarietà alla famiglia di Predino Bomo, tipo
grafo che stampa il nostro giornale, per la perdita del suocero
Daniele Giusiano.
RINGRAZIAMENTO
« ...fattosi sera, Gesù disse loro:
Passiamo alValtra riva » '
{Maicco 4: 35)
I familiari di ^
Enrico Bertot
ringraziano tutte le persone che con
scritti, fiori, parole di conforto e presenza hanno preso parte al loro dolore
ed in particolare la dottoressa Borgarollo ed il pastore Bellìon.
Angrogna, 19 giugno 1987
RINGRAZIAMENTO
« Gesù disse: Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in
me, anche se muoia vivrà »
(Giovanni 11: 25)
Il Signore ha chiamato a sé a Tivoli
Davide Bert
A funerali avvenuti l’annunciano
con profonda tristezza i figli : Valdo
con Flora e Davide; Bianca con Totano
e Maria Chiara; Renata e Mirella; il
fratello Edoardo, la soreRa Lilliana; la
la cognata Liiuga e nipoti tutti.
Un grazie particolare al past. Giovanni Conte.
Roma, 23 giugno 1987
AVVISI ECONOMICI
RAGAZZA valdese diplomata all’Istituto Magistrale, impartisce lezioni di
francese, latino, matematica. Telefonare al n. 0121/500578 e chiedere di Paola.
USSL 42 VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 5 LUOLIO 1987
Perosa Argentina: FARMACIA Doti.
BAGUIANI - Piazza Marconi 6 Telef. 81261.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva e festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 5 LUOLIO 1987
Luserna San Giovanni: FARMACIA
CALETTO - Via Roma 7 - Telefona
909031.
Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pellice: Telefono 91.996.
-ri
-il
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M
8
8
ecumenismo
I
3 luglio 1987
INTERVISTA A UFFE GJERDING
FCEI
Funzione ecumenica deile chiese ™egrammì
a Falcucci
L’intreccio tra ingiustizia e problemi del terzo mondo - Il futuro dell’Europa: pluralistica, secolarizzata, ma anche investita della possibilità di far da tramite fra Nord e Sud
Uffe Gjerding, un danese di
40 anni, teologo, è stato dal 1980
il segretario deirinter-Church
Aid per l’Europa. In tale veste
ha visitato più volte l’Italia, è
stato a Roma, in Sicilia, nelle
regioni teremotate ed ha assistito due volte al Sinodo a Torre
Pellice. Alla fine di marzo ha lasciato il lavoro al Consiglio Ecumenico per occupare il posto di
coordinatore del servizio di informazione di Eianchurchaid, la
organizzazione danese di aiuto
interecclesiastico. Avendolo incontrato ultimamente gli abbiamo chiesto di rispondere ad alcune domande.
— Come riassumeresti la tua
esperienza di sei anni di lavoro
come segretario europeo dell’aiuto tra le chiese?
— Ho l’impressione che negli
ultimi anni l’interesse per l'Europa sia cresciuto aH’interno del
movimento ecumenico. Dopo im
decennio o più in cui l’attenzione si è concentrata sul Terzo
Mondo stiamo cominciando a
capire tre cose: prima di tutto
che i problemi del Terzo Mondo
non si possono risolvere senza
tener conto delle cause deU’ingiustizia, e a questo proposito
l’Europa, con il suo passato coloniale e i suoi rapporti commerciali e politici neo-coloniali
con i paesi « poveri », deve tornare alla ribalta.
In secondo luogo l’Europa ha
essa stessa un crescente numero
di problemi; gli effetti della secolarizzazione e del consumismo
sono diventati ima minaccia iper
l’ambiente spirituale, umano e
fisico del continente. Ciò costituisce una sfida ecumenica a cui
le chiese devono rispondere in
modi nuori.
Infine i problemi storici di
un’Europa pluralistica, formata
da nazioni, popoli, culture e confessioni differenti, non hanno
mai trovato una soluzione durevole. E Tarrivo di gran numero
di immigrati e di rifugiati, specialmente in Europa occidentale
ha reso il problema ancora più
complesso. Nonostante il grande sviluppo dei mezzi di comunicazione in Europa, rimane una
profonda e fondamentale necessità di diffondere un’informazione obiettiva, di stabilire dei vincoli, di creare dei ponti. Le chiese, con l’aiuto del movimento eecumenico, possono esercitare
una funzione importante a questo riguardo, così come fecero,
per esempio, dopo la seconda
guerra mondiale. Tale compito
dovrebbe essere costantemente
precisato e sottolineato.
Traslochi
e trasporti per
qualsiasi destinazione
Attrezzatura con autoscala
operante dall’esterno fino a
m. 35.
Preventivi a richiesta
SALA GIULIO
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— Il colloquio di Larnaca intendeva radunare cristiani e
chiese di tutto il mondo perché
analizzassero insieme le nuove
situazioni in cui vengono a trovarsi, perché condividessero le
proprie esperienze locali e definissero insieme il loro compito
comune nella diaconia mentre
ci si avvia versio il 2000. In base
a tale nuova visione ne sarebbe
risultato trasformato anche il
ruolo del Consiglio Ecumenico
delle Chiese e specialmente della sua Commissione per l’aiuto
interecclesiastico, i rifugiati e il
servizio al mondo (CICARWS).
I 300 partecipanti hanno lavorato intensamente in piccoli gruppi giungendo a un profondo livello di scambio e di partecipazione, da cui sono emersi gli
elementi di una nuova visione.
Tra questi è stata sottolineata
l’importanza deU’impegno locale dei cristiani e delle chiese nel
servizio diaconale, con la gente
e a favore della gente, senza delegarlo a organizzazioni specializzate che tendono a trattare le
persone come oggetti anziché
come soggetti del servizio e dello sviluppo.
Un’altra sottolineatura riguardava la diaconia preventiva, il
fatto cioè di non lirnitarsi a rimediare ai mali ma di analizzare e aggredire le cause profonde delle situazioni di ingiustizia,
di oppressione e di sofferenza.
Ciò condurrebbe i cristiani e le
chiese ad avere un ruolo più profetico, contestando le strutture
e le politiche attuali. E’ importante a questo proposito sapere
in che modo il movimento ecumenico può stabilire dei collegamenti tra le chiese affinché imparino dalle reciproche esperienze e si aiutino l’una l’altra in im
processo di stimolo e solidarietà
reciproca.
Il colloquio di Larnaca ha fatto tutto ciò, per lo meno in modo simbolico, ed ha costituito
un processo che deve continuare tra le chiese e che deve essere vissuto a livello locale. L’enfasi è stata posta $ul serviziodiaconia visto in una prospettiva loceile e universale di pace e
di giustizia, cioè in una prospettiva in cui tutti hanno qualche
cosa da dare e tutti qualche cosa da ricevere, e non più in una
visione del mondo diviso in NordSud, Est-Ovest, dove gli uni danno e gli altri ricevono in un rapporto di dipendenza.
— Come vedi, specialmente in
Europa, l’avvenire di CICARWS
(la Commissione di aiuto interecclesiastico, rifugiati e servizio
al mondo, del CEC)?
— Sei stato una delle persone
maggiormente impegnate nella
preparazione e l’organizzazione
del Colloquio Mondiale di Larnaca (Cipro, novembre 1986).
Qual’era lo scopo di quel Collòquio? Si può dire che sia stato
raggiunto?
quale quella delle chiese nell’affcontare tali problemi? Non mancano ottimi esempi di chiese e
gruppi che analizzano le situazioni e cercano di affrontarle,
ma spesso sono scollegati, si
ignorano reciprocamente ed hanno poca influenza sulle chiese
istituzionali. Inoltre, in molti
posti, la diaconia non è più al
centro dell’attenzione delle comunità locali, quelle che invece dovrebbero essere nella posizione migliore precisamente per
scoprire i bisogni e per rispondervi. Questo è dunque un nuovo compito CICARWS in Europa,
che si aggiunge a quelli più tradizionali di assicurare i contatti tra le diverse parti del continente e di rispondere specialmente ai bisogni delle chiese
minoritarie.
troppo dipendenti dall’aiuto este
— Come vedi tu il compito
delle chiese italiane oggi, sia nel
campo della diaconia che in
quello della loro testimonianza
in generale?
— Devo confessare che conoscevo ben poco della vita delle
chiese in Italia prima di venire
a lavorare al Consiglio Ecumenico. C’era una lacuna tra la
mia conoscenza della storia ecclesiastica e la situazione reale.
Ma superai presto questo inconveniente quando nel febbraio
1981 feci una visita in Sicilia e
a Napoli e zona circostante, poco dopo il terremoto.
Da allora ho seguito da vicino il lavoro in questa parte del
paese ed altrove e ciò che ho
visto mi ha fatto una viva impressione. La profondità delle
analisi e la serietà deH’impegno
sia dei dipendenti della chiesa
che dei volontari, in situazioni
spesso politicamente difficili, è
straordinario. L’unica cosa che
talvolta mi preoccupa è di sapere fino a che punto le piccole
chiese protestanti potranno reggere. Non c’è forse talora il pericolo di creare degli istituti
troppo grossi, che poi diventano
Penso inoltre che potreste diversificare i vostri contatti europei e internazionali. Sarebbe
molto più stimolante per tutti
se ai vostri sinodi e ad altre grandi assemblee fosse presente un
maggior numero di ospiti stranieri direttamente impegnati
nella diaconia e nella testimonianza locale. Lo so che tali visitatori non portano denaro ma
potrebbero offrire un ^poggio,
uno stimolo-, una possibilità di
scambio differenti. Lo stesso potrebbe dirsi delle persone che la
vostra chiesa manda all’estero.
Penso inoltre che un impegno
più diretto nel cosiddetto Terzo Mondo potrebbe essere per
voi una funzione importante.
L’Europa meridionale può diventare un contatto e un pimto di
passaggio importante tra il Nord
e il Sud. Se mi è permesso entrare nei dettagli suggerirei per
esempio di analizzare i rapporti (economici, commerciali, politici, culturali, ecclesiastici, ecc.)
che l’Italia ha con i paesi del
Terzo Mondo, e chiedervi quale
funzione specifica potete esercitare, in quanto chiese protestanti, in tale situazione. Forse vedete delle possibilità di rafforzare certi vincoli con delle controparti ecclesiastiche nel Terzo Mondo, o forse avete da dire una parola critica sulla politica del vostro Stato verso il
Terzo Mondo, forse potreste appoggiare dei progetti di svilupT)o e di solidarietà in uno o due
luoghi con fondi raccolti nelle
parrocchie o richiesti tramite
la Comunità Economica Europea.
Spero che in tutte le vostre
iniziative continuerete la linea
di cooperazione ecumenica a livello locale, nazionale e internazionale di cui il lavoro nelle zone terremotate e quello tra i
migranti sono buoni esempi.
Intervista a cura di
Aldo Comba
GIUSTIZIA, PACE, INTEGRITÀ’ DEL CREATO
Incontri ecumenici
— CICARWS deve evitare la
tentazione di diventare una burocrazia centralizzata o un’agenzia che trasferisce fondi ai bisognosi. Azione e riflessione devono procedere di pari passo in
un processo continuo e specialmente in un contatto ravvicinato con la base della chiesa, dove la diaconia reale si effettua.
La funzione di CICARWS deve
essere quella di stimolare, facilitare, coordinare.
Per quanto riguarda l’Europa
ciò significa impegnarsi di più
per identificare e stimolare nuove forme di diaconia, sfidando
quelle vecchie. L’Europa deve
affrontare molti problemi nuovi: i migranti, i rifugiati, la nuova povertà, il reizzismo, il deterioramento dell’ambiente urbano, la disoccupazione, l’inquinamento, ecc. Le attività diaconali
tradizionali delle chiese europee,
spesso effettuate da istituti, rispondono adeguatamente a questi nuovi problemi? Quale è la
funzione dello stato sociale e
Vari appuntamenti sul tema
« Giustizia, pace e integrità del
creato » sono previsti anche in
Italia.
Il primo, per quanto ci consta, si colloca nel quadro della
XXV sessione di formazione ecumenica organizzata dal SAE (segretariato attività ecumeniche),
a La Mendola, dal 25 luglio al
2 agosto.
Il tema generale dell’incontro
è « Laici, laicità, popolo di Dio:
l’ecumenismo in questione »; iii
questo contesto, sono proposti
quindici gruppi di lavoro, e uno
di questi riguarda appunto la
proposta del CEC.
Relatore per questo gruppo di
studio è Antonio Drago, ordinario all’Università di Napoli, membro del MIR e dell’Arca. Consulenti Luigi Mori, teologo cattolico, membro di Pax Christi di
Siena, e Paolo Ribet, pastore valdese, di S. Germano Chisone.
Presso il Centro Ecumenico di
Agape un momento della biennale « Assemblea degli Amici »,
che avrà luogo il 29 e il 30 agosto, sarà dedicato alla medesima problematica; introdurrà il
pastore valdese Aldo Comba, della « task force » che il CEC ha
Il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in
Italia (FCEI), pastore Aurelio
Sbaffi, ha recentemente inviato
al ministero della Pubblica Istruzione, Franca Falcucci, due telegrammi riguardanti l’inse^amento della religione cattolica.
« La Federazione delle chiese evangeliche in Italia — si legge
nel primo, trasmesso il 29 maggio —- eleva viva protesta per la
mancata distribuzione nelle scuole dei formulari per la scelta di
avvalersi o non avvalersi dell’insegnamento della religione
cattolica. Ciò contraddice la circolare ministeriale 368 del 20
dicembre 1985 e la risoluzione
parlamentare del 16 gennaio
1986, contenenti precisa indicazione sulla riproposizione annuale della scelta. Si invita a provvedere con urgenza e si ribadisce la necessità che il ministero
promuova nelle scuole la conoscenza della legge 449/1984 ».
Il secondo testo della Federazione protesta « per le circolari
del Ministero della Pubblica
Istruzione 156 e 165, contrarie
alla volontà del parlamento e
determinanti urm diffusa interpretazione da parte delle autorità scolastiche, che includono le
valutazioni sull’insegnamento religioso cattolico nelle schede di
ammissione agli esami di maturità. Respinge la conseguente discriminazione tra gli studenti basata su personali scélte di coscienza. Chiede un immediato intervento chiarificatore, consono
alla volontà del parlamento e
allo spirito della Costituzione ».
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• L’Eco delle Valli Valdesi »; Rea.
Tribunale di Pinerolo n. 17i>
nominato per approfondire e
organizzare la riflessione sul
progetto « JPIC » (Justice, Peace, Integrity of Creation).
In settembre, presso il centro
di Ecumene (Velletri), dal 19 al
26, è previsto un incontro dal
titolo: « Giustizia, Pace, Integrità della Creazione: il caso Mediteraneo ».
Lo organizzano il CEGE (Consigio Ecumenico Giovanile in
Europa), in collaborazione con il
MECC (Consiglio delle Chiese
del Medio Oriente), sezione giovanile, e il dipartimento giovanile del CEC.
In ottobre, dal 23 al 25, la
FCEI organizza un incontro, probabilmente ad Ecumene, con la
collaborazione della Commissione Pace e disarmo delle chie.se
BMV.
A dicembre, dal 5 all’8, la FGEI
organizza il suo campo studi nazionale sul tema: « Per un nuovo modello di sviluppo; pace,
giustizia e integrità della creazione ».
Infine, in campo cattolico, vi
è la proposta di un incontro
ecumenico ad Assisi per l’agosto 1988.
S. R.
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