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Roma» 25 Dicembre 1909
Si pabbllsa ogni Sabato
ANNO li - N.
'■ . i'Hiitnrr ;i ,
LUCE
Propugna grinteressi sociali, morali e religiosi in Italia
s.
5
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ABBONAMENTI
Semestre L. 1,50
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Italia ; Anno L. 3,00
Estero : » » 5,00 — «
Un numero separato Cent. 5
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Direttore e Amministratore : B. Celli, Via Magenta 18, Roma
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E natale!
Si apran i cuori alla gioia più pura e più soave i
Ai Collaboratori e ai Lettori noi auguriamo ogni
benedizione dal Cielo, in questo caro tra i più cari
giorni dell’anno ! Il Signore ci accresca la fede, il
Signore ci riconsacri oggi al suo servizio nel nome
di Colui che venne « non per esser servito, mtf per
servire ».
I ricchi da oggi in poi si considerino servi dei
poveri. Risolviamo praticamente noi nel nostro ambiente cristiano la grave qnistione sociale : e sarà
— appunto perchè pratico — il miglior e più efficace tentativo in vista d’una soluzione definitiva e
generale.
I ricchi spiritualmente si ricordino da oggi in
poi che milioni d’anime vivono e muoiono senza un
raggio di fede nè di speranza. Ecco un altro problema da risolvere. Gesù l’ha risolato. Presentiamo
ai peccatori il Salvatore adorabile !
Sia festa oggi per tutti, e che i vincoli di amore
fraterno si stringano oggi cosi, che di noi il mondo
meravigliato possa dire: « Vedete come si amano!
Formano una famiglia ! Sono un sol cuore e un’anima sola 1 »
E, poiché la Luce non uscirà più di quest’anno :
a tutti i cari Collaboratori e ai gentili Lettori, anche un affettuoso angui io di « Buona fine ! »
II « Buon principio » ve l’augnreremo, se piace
a Dio, qnest’altra volta !
NATALE
Luca I, 1-7.
In un angolo remoto del mondo, un profeta ispirato da Dio scriveva queste parole : « E tu Betlehem,
« terra di Giuda, non sei punto la minima d’infra
« le migliaia di Giuda, perciocché da te uscirà Colui
« che terrà lo scettro in Israele ».
Sette secoli più tardi, nn imperatore romano, Cesare Augusto, dettava ai suoi ministri nn editto,
portante che tatto il mondo fosse rassegnato. Ogni
suddito dovea farsi registrare nel proprio luogo
natio. Qnirinio, governatore della Siria, avea proclamato l’editto nella sua provincia. Due sposi, Giuseppe e Maria, se ne partono da Nazaret e si recano a Betlehem. Appena giunti alla città dei loro
padri, ecco la giovane sposa dà alla luce un figlio,
a cui è imposto il nome di Gesù.
*
«1 •
Cesare Augusto sarebbe stato grandemente sorpreso se nel colmo della sua potenza, alcuno gli
avesse detto ch’egli, imperatore, primo in Roma e
primo nel mondo, altri non era che lo strumento
docile ed incosciente di un Sovrano di gran lunga
maggiore di lai ; e che il decreto par ora firmato, altro non era che Tadempimento di una pro
fezia scritta secoli addietro da un Veggente della
Giudea.
Anche Giuseppe e Maria sarebbero rimasti maravigliati di sentire che cotesto editto, venuto da Roma,
che questo universale via vai di gente, non avea
altro scopo che di obbligar essi, e soltanto essi, a
venir da Nazaret a Betlebem, acciocché quivi si completasse la profezia che già in parte erasi avverata
altrove.
Parimente i Giudei sarebbero rimasti attoniti, se
qualcuno avesse ior detto che il decreto imperiale,
che dovea incomodar tanta gente, non avea per fine
che di chiamare da Nazaret a IBètlehem un oscuro
falegname con la sua sposa, privi di mezzi, e co
stretti poi ad albergare in un caravanserraglio, fra
le bestie da soma !
E non abbiamo noi stessi motivo di maravigliarci,
poiché anche per noi questi fatti hanno del prodigio ? — Iddio, che tiene nelle sue mani uomini e
cose e tutto governa a suo piacimento, ha volato
che il detto deirantico profeta si verificasse in questa
maniera. Egli Padrone di tatto, di tutto dispone.
Ogni creatura, dalla maggiore all’infima, serve ai
fini suoi. Imperatoli, governatori, sudditi, animali
persino concorrono alla effettuazione dei suoi disegni.
Un cenno di lui è sufficiente, e quando scocca l’ora,
ciò che ha volato si fa.
Da molti oggi si dice : « Il Cristianesimo ha fatto
il suo tempo ! Voleva conquistare tutto il mondo, e
dopo tanti secoli ne ha conquistato... in apparenza,
solo una minima parte. Il mondo ha bisogno di una
nuova orientazione. L’Evangelo non sarà quello
che rifarà il mondo: ornai è un libro invecchiat¡o,
che alcuni ancora sfogliano o leggono per antica abitudine, ma che si può chiudere definitivamente ».
« Si dice » — ma il fatto è che l’Evangelo ha
rinnovato e continua a rinnovare il mondo. Quel che
oggi è l’umanità, quel che sono specialmente i popoli civili, è dovuto all'Evangelo. Nessun progresso
fra i non cristiani. — Che cosa fa il Cristianesimo
alle sue origini ? Oh, come vieu bene rappresentato
dal Pargoletto di Betlehem, nato in un albergo di
viandanti, fra il ceto più basso della sua nazione !
Ma a proclamarne la nascita scesero gli Angeli del
cielo e l’annunziaro::o prima a rustici pastori ; poi
a salutarlo, ad adorarlo, a fargli omaggio dei Ior
doni. Vennero i Magi dal lontano Oriente. Un re,
pauroso di lui, lo volle far morire : non gli riuscì,
anzi ne raccolse beffe ! Visse umile, disconosciuto.
sprezzato, ma fece miracoli e prodigi. Parlò come
nessuno mai avea parlato, ma fece miracoli e prodigi. Mori sopra una croce maledetta, ma salvò il
mondo. Dodici nomini incolti rozzi, ma eredi del
suo Spirito e depositari della sna dottriiia, conti
nnarono l’opera sua ; altri dopo di loro a
loro, la proseguirono di generazione in geheràzione
fino ai di nostri. Gli ostacoli non furon pochi, ma
fnrono superati. Il mondo è stato vinto : e chi lo ha
vinto ? La fede in OesU !
— « Io vi mando il- mio unigenito Fi
disse Iddio agli abitanti di Betlehem.
vi è posto per Ini nell’alhergo ! », rispondi);
Non importa : Egli vi nasce. Egli viverà a
di Erode ; crescerà, grandeggerà a dispei;ti
Scribi e dei Farisei ; Egli compierà l’opera pe r
è stato mandato ; Egli impererà siccome
fino ad ora. E Gesù non ha detta ancora
tima parola !
Ce ne affida il posto Ch’Egli occupa tnt
importa se, qua e là, vien respinto con ma
minor sprezzo o violenza? A noi basta mi
gliaia di creature umane che soffrono con
lavorano con fiducia, sperano con costanza,
con gioia, perchè Egli è la lor forza, la lorò
cielo e la terra passeranno, ma le sue parole
seranno ! Egli è il medesimo ieri e og
eterno !
E ci vorreste far credere, o increduli, c
è più posto per Gesù nel mondo attuale ‘
ciò che è stato possibilt! nel tempo passa
è più nel presente e noi sarà neli’avve
Non a voi crederemo : noi crederemo alle
geliche le quali non cessano di aannnziare a
• Vi è nato un Salvatore! Gloria a D:o
cieli, pace in terra, benivoglienza inverso
itìiàì ! ». — Noi crederemo alla parola di
dice: « Dio ha tanto amato il mondo, eh
dato il suo Unigenito Figlinolo, acciocché
crede in Lui non perisca, ma abbia vita
Crederemo in Gesù che ci ha fatta qm
messa: « Ecco, io sono con voi ora e fin^
del mondo ».
gliaolo »,
« Non
no essi,
dispetto0 degli
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todi. Che
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rar le mipazienza,
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pace. II
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Ile non vi
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VOCI anmondo :
negli alti
gli noLni che
Egli ha
ehinnqne
eterna ».
ésta proalla fine.
Y.
MAGI E PASTORI
Tale è
a»;« nato il Salvatore... è nato il Re 1
Uj^priino annunzio degli angioli ai pastori di Betlem,
tali sono le parole dei Magi giunti in Gerusalemme.
« E’ nato, è venuto Colai che aspettavate
i gloriosi messaggeri dell’Altissimo ; « è vii
voi, umili di cuore, che sotto il cielo azzurro, custodendo le vostre gregge, sognavate l’Avvento prò
messo I »
« E’ venato anche per noi » ripetono
dicono
enuto per
i sapienti,
è venuto Colui che doveva venire. Colui che noi,
stanchi e disillusi di ogni umana scienza,
vamo, è venuto e dinanzi a Lui s’inchina
fronte superba e lo proclamiamo Re
Poiché il mondo antico, in queU’ora che
attendala nostra
vide ap
parire il Verbo Divino, aspettava veramente una ce
tormento
leste visione : l’aspettava coll’angoscia, il
ed i mille errori che sempre si trovano in tali epoche di attesa % di dubbio, quasi freddo crepuscolo
allorché k notte sembra troppo lunga 3 lontana
l’aurora...
Pare tutti »spettavano, e molti, gli elètti, sapevano che l’alba Divina non era lontana. Fra costoro
2
LA LUCE
vi erano i semplici che credevano alla « speranza
d’Israele » e compievano intanto il loro dovere, nel
Tempio 0 nei campi, ciò poco importa... Ma vi erano paranco i sapienti, quei che vivevano lungi dall’Israele
di Dio, e il cui sguardo anelante nondimeno tentava
di scorgere se la stella aspettata non sorgesse airorizzonte.
E la stella apparve ai Magi, e la « gran luce »
rifnlse ai pastori, e gli uni da presso e gli altri da
lungi, tutti accettarono il lieto invito, tutti si avviarono verso la culla divina.
Dinanzi a quella culla, prima i semplici e poi i
sapienti, si prostrarono e credettero : credettero che
in quel debole Fanciullo era riposta la salute dell’umanità, che Egli era veramente l’atteso delle genti.
I Magi avevan forse a lungo dubitato, esitato, pensato : forse, incamminandosi verso Betlem, non erano
ancora del tutto certi. I semplici pastori non esitarono, credettero subito e lieti lasciaron le loro gregge
per cercare il Fanciullo annunziato. Ma dinanzi al
presepio, ogni dubbio, ogni esitazione svanisce ; e
dotti ed ignoranti credono e adorano...
Così ancora, in questa nostra epoca, somigliante,
per tanti riguardi, a quella che vide apparire il Redentore, noi vediamo, in alto ed in basso, tutti aspettare una nuova Luce. Tutti la invocano, tutti fuorché
i tristi che hanno scelto e volato le tenebre ; tutti
trovan lunga la notte e sospirano l’aurora. Per tatti,
non per una sola classe d’uomini, ma per l’umanità
intera, la luce verrà... E tutti s’incontreranno, in
un giorno che invochiamo, dinanzi al presepio glorioso del « Fanciullo che è nato, del Figlio che ci
è stato dato. >
Iiisa Clevieo
5CI SOLI GIORNI.
Da oggi, giorno di Natale, alla fin dell’anno restano
sei giorni soli. Avete sei soli giorni perrmandarci lire
2,50 pel vostro abbonamento 1910. Dopo costerà L. 3.
-ib.
UNj\ rCSTj^ PI NjlT^LE
NKIvL’INDIA I
Era l’anno 1872. Tre uomini dall’ andatura marziale, dalle facce austere e vestiti col pittoresco costume dei ragiaputi, facevano lor viaggio alla volta
di Jaipur. Il sole, non molto tempo prima apparso
sull’orizzonte, pioveva un fiume di luce dorata sull’immensa verzura dei campi di Jaipur. Quella parte
della Rajputa(l) è un vasto giardino, e Jaipur, la città
delle vittorie, ne è l’aiuola più beila.
La strada biancheggiava diritta sotto un bel sole di
dicembre. A destra si levava una collina Vestita a festa
di sauli, di rododendri e di acacie: a sinistra, nel
piano, una folta boscaglia chiudeva l’orizzonte con
una fascia multicolore.
Uno stretto sentiero tagiiava la foresta in varie direzioni.
—• Di qui 1 Di qui ! disse uno dei tre uomini — Mustasan passerà di qui. ,
— Sì, passerà di qui. Aspettiamolo qui. •
I tre uomini disparvero entro il fitto del
si sedettero per terra sotto un magnifió} albeÌPo Sìsuf
I tre erano armati di pugnale e di spada, di quòJtla
spada lunga, larga e taglientissima che è una specialità degli armaiuoli ragiaputi. Le spade dei guerrieri
della Rajputa sono famose per tutto l’oriente.
— Oggi — disse il Charan — è per gli Inglesi il
25* giorno dell'ultimo mese del loro anno. È la festa
del loro Dio. Essi si radunano a celebra|-e il culto in
onore di Gesù.
— Mustasan è cristiano — osservò Birval — egli
passerà di qui per recarsi a Jaipur dove i cristiani
hanno una bella chiesa.
— Egii non vi giungerà vivo questa mattina —
sciamò in tono cupo il più giovane de.i tre. — Noi
l’ammazzeremo qui.
— Si hai ragione, Deverkonda. Noi l'uccideremo, e
tu ti riprenderai il tuo sangue — commentò II Charan.
Deverkonda si levò in piedi, e, sguainata la spada,
la brandì in atto fiero e truce. La lama tagliente balenò di luce sinistra sotto un raggio sottile di sole
che filtrava attraverso il fogliame dell’albero. Il guerriero la levò in alto e la lanciò con forza contro un
ramo del Sisu. Il ramo tremò. La lama si conficcò
nel vivo dell'albero, che gemette e distillò il succo
più puro della sua vita.
— Come il sangue di quest’ albero vivo cola sotto
il taglio della mia spada, così colerà il sangue dell’uccisore di mio padre.
Da lontano si udì uno stormir di foglie, un suono
di Voci e di passi umani.
I tre ragiaputi si buttarono carponi per terra e
colia spada in pugno e gli occhi protesi stettero in
aguato.
Comparvero sul sentiero tre donne anziane, quindi
una giovinetta dalle trecce d’oro, vestita a festa e
che, canterellando, coglieva fiori silvestri sulla sua
vìa.
Dall’albero Sisu pendeva un grappolo di fiori purpurei.
La giovinetta dalle trecce d’oro si accostò all’albero
ed agilissima ne’ suoi quattordici o quindici anni
spiccò un salto per cogliere i fiori amati.
Essa colse il fiore desiderato, ma mentre lo intrecciava alla ricca collana che teneva in mano, gettò un
grido di sorpresa e fuggì.
^Quella figlia dello sciacallo ci ha veduti — mormorò a bassa voce Birval.
— No — ripigliò Deverkonda : ha gridato perchè
una spina del Sisu l’ha punta.
— Cosi credo anch’io — aggiunse Charan.
Passarono tre minuti.
Un rumore come di passo umano si foce sentire ad
una certa distanza. Le foglie del bosco stormirono in
varie direzioni come di ventata che passasse lor sopra
all improvviso. Due uomini comparvero sul sentiero
della foresta.
— È Mustasan — gridò Deverkonda.
— Non è lui ! — corresse Birval.
I due viaggiatori camminavano l’un dopo l’altro
con grande cautela e tenevano la spada sguainata in
mano.
Un raggio di sole illuminò le loro sembianze. Il
primo dei due era un giovane sui trentacinque anni
e vestiva il ricco abito dei Rajaputi. Era un bell’uomo
quel guerriero della Rajaputa, ed il suo aspetto svelava un animo da prode ed una sincerità di cuore
a tutta prova. L’altro che lo seguiva era un bramino.
Alla loro vista i tre assassini si scagliarono con incredibile furia contro Mustasan. Ma quando le loro
spade stavano per ferire a morte il guerriero della
Rajaputa, tre uomini sbucati dal bosco alle loro spalle
piombarono loro addosso e li atterrarono. I malandrini opposero una disperata resistenza, ma nulla poterono contro tre uomini, forti come loro e meglio
armati. La lotta durò quattro o cinque minuti. Non
fu sparsa'una sola stilla di sàngue. I tre assassini furono legati strettamente e, disarmati, vennero condotti
in una vicina radura del bosco.
Deverkonda — disse Mustasan al suo nemico ______
lu oggi mi hai voluto uccidere, ed io, secondo le leggi
del sangue vigenti nel nostro paese, potrei ora uccidere te. Ma io ed i miei amici siamo cristiani. La
legge del Signore Gesù è per noi superiore alla legge
della terra dei Ragiaputi. Io ti perdono. Ma prima di
lasciarti libero voglio da te una cosa. Me la concedi ?
Deverkonda alzò il viso fiero verso il suo nemico.
— Se mi domandi, o Mustasan, - disse - una cosa
contraria al mio onore — non ti ubbidirò. Uccidimi
piuttosto. Ecco il mio petto inerme I Immergivi dentro
la tua spada ! Ma se mi domandi una cosa onorevole per
un ragiaputa l’avrai. Qual è la condizione della mia
libertà e della mia vita ?
— O Deverkonda,— rispose Mustasan — tu mi credi
uccisore ed assassino di tuo padre, ma tu t’inganni.
Io non l'uccisi. Io sono innocente del sangue del padre tuo,, Fino ad oggi, non potevo recare della mia
innocenza nessuna valida prova: ma questa mattina
lavrai. Ecco la cosa che io ti domando. Giurami per
le lagrime di tua madre e per la testa de’ tuoi figliuoli che tu mi seguirai fino alla chiesa cristiana
di Jaipur e assisterai al culto che oggi ivi sì tiene
in onore del mio Signore Gesù. Dopo il culto tu parlerai con una persona che ti chiarirà ogni cosa. Lo
giuri ?
II ragiaput riflette un istante, poi pronunciò ad
alta voce il giuramento richiesto.
Mustasan fece slegare il suo nemico, quindi rese del
pari liberi Charan e Birval.
— Tu. Charan, — disse ai primo, ritorna indietro.
Io non ho bisogno di te. Secondo le leggi del nostro
paese la tua persona è sacra (2) e chi viaggia in tua
compagnia è sicuro da morte. Ecco!.. Io non ho permesso che fosse sparsa una sola stilla di sangue. Vattene 1 Tu, poi o Birval, vieni con noi 1 Sarai testimonio
delia mia innocenza.
I sette uomini si misero di bel nuovo in viaggio,
e li precedeva saltellando e cogliendo fiori la bella
figliuola di Mustasan, la fanciulla dalle trecce d’oro,
che aveva quella mattina salvata la vita al suo caro
genitore.^:^v;^
Un’ora dopo, tutta la comitiva entrava nella chiesa
cristiana di Jaipur.
L’organo faceva sentire le sue note più dolci. I fra
telli, raccolti insieme nella dolcezza dell’ amore cristiano, inneggiavano a Gesù come a Figlio dell’altis
simo, nato per la salute degli uomini e per la redenzione del mondo,
Da ogni petto, da ogni labbro si sprigionava il cantico d’amore e la laude saliva a Dio come un’ onda
del più grato profumo.
Udite 1 Nunzi gli angeli
Dell’immortal vittoria,
Scendon cantando: Gloria
Al neonato Re!
Gloria su in cielo, e pace
S’abbia la terra in dono:
Agli uomini, perdono.
Per cui l’Uom - Dio scendè.
Il missionario montò sul pulpito e parlò di Gesù
e del suo amore per gli uomini. Egli tracciò con animo
commosso e con parole ardenti il grande quadro della
redenzione umana. Mostrò come in Gesù Cristo non
vi erano più barbari o inciviliti, ricchi o poveri, dotti
od ignoranti. Vi era solo una grande famiglia, la famiglia dei redenti da Lui, dei riscattati per mezzo
del suo sangue, la grande famiglia del Padre celeste,
assidentesi alla tavola sempre imbandita delle dolcezze eternali. Quindi, parlò della pace da Gesù recata in terra; della pace e del perdono di Dio. II
cuore del buon pastore traboccava di amore, e dal
suo cuore il fiume dell’acqua viva uscì a dissetare i
campi spirituali ed assetati dei fratelli. Più di una
pupilla s’imperlò di lagrime silenziose : più di un cuore
sussultò nel segreto del petto; più d’un’anima vibrò
degli affetti più dolci e più soavi.
Poi, i fratelli pregarono. Inginocchiati davanti al
Dio delle misericordie, pregarono per la pace, per il
perdono, per l’unità nella fede e nella carità.
Mustasan era commosso. Quando la preghiera fu
finita, il pastore invitò ì fratelli ad accostarsi alla
mensa del Signore, alla Santa Cena, istituita dal Signore Gesù come pegno dell’amor suo verso di noi.
Mustasan si levò, e fattosi d’appresso a Deverkonda,
10 abbracciò. Questi pure era commosso. I cantici, il
sermone, la preghiera, il raccoglimento de’ fratelli
gli avevano fatto una strana impressione. Egli non
sapeva se in terra si trovasse oppure in cielo. Nella
sua pagoda, dove di tanto in tanto si recava a pregare
gli dei, ogni cosa era disordine, confusione e superstizione. In quel tempio, invece, aleggiava un’anima
divina di pace e di santità. Deverkonda non respinse
l’abbraccio fraterno di Mustasan, e restituì il bfcio
di pace.
i Qtìando là cerimonia religiosa ebbe fine, Mustasan
invitò Deverkonda a recarsi per un breve istante
nella casa del pastore, quindi egli uscì. Ma non stette
guari fuori di casa.
, Dopo pochi minuti, egli fece ritorno in compagnia
/li un signore inglese vestito alla borghese, ma che
all’aspetto e allo sguardo si mostrava per militare.
Intorno a Deverkonda e a Birval si erano radunati,
oltre il pastore, una dozzina di anziani e di altri membri
tagguardevoli della Chiesa.
— O Deverkonda — sciamò Mustasan — tre ore fa
ti promisi che entro questa mattina io ti avrei provato la mia innocenza. Eccomi pronto a mantenere la
mia parola. Conosci tu questo signore inglese?
— No ! rispose l’altro.
-- Egli è il maggiore Lawrence, colui sotto il quale
militava tuo padre. Egli ti racconterà come fu ucciso
11 tuo povero genitore.
Il maggiore inglese si fece avanti.
Sono lieto, amici — disse — di poter purgare la
fama del buon Mustasan di un delitto del quale egli
è assolutamente innocente. Ascolta, Deverkonda, la
storia vera della uccisione di tuo padre. Come tu sai,
noi eravamo due anni fa di guarnigione a Quetta, dove
abbondano mussulmani feroci e fanatici, i quali credono di guadagnarsi il paradiso Uccidendo a tradìmento un uomo, non mussulmano.
Dna notte, tuo padre, gemadar nel mio reggimento,
faceva la ronda, quando da un luogo poco distante
partì un colpo di fucile, ed egli fu steso morto a terra.
Mustasan faceva allora da guardia al forte superiore.
Il colpo parve partire di là, ed egli venne accusato del
delitto. Fu tradotto davanti a un consiglio di guerra
il quale Io riconobbe innocente e fu rimesso in libertà. Tu conosci tutto ciò. Ora ascolta quello che
non sai. Due settimane or sono, un mussulmano venne
da me e mi accusò un certo malvivente dei dintorni
di Quetta come reo dell’assassinio di tuo padre. Io
ne avvisai la polizia la quale acchiappò il furfante.
Questi prima negò ; poscia, messo alle strette, confessò ogni cosa. L’assassino è stato impiccato tre giorni
fa, ed eccoti la relazione minuta dell'assassinio quale
viene descritto dal tribunale civile di Quetta. O Deverkonda, Mustasan è innocente della morte di tuo
padre.
Alle parole del maggiore Lawrence, seguì una scena
commoventissima. Deverkonda si buttò in terra e,
prostrato nella polvere, baciò i piedi di Mustasan.
3
LA LUCE
Per ua Eajapnt questo è l’atto di omaggio più alto
e la riparazione più solenne.
Era il giorno di Natale, il giorno della pace, del
perdono e della gioia; Nelle famiglie di Mustasan e
di Deverkonda vi fu pace e gioia che non ebbe ferirne. Due mesi dopo, Deverkonda, in quella stessa
Chiesa, riceveva ir battesimo nel nome di Gesù e un
anno dopo la giovinetta dalle trecce d’oro, la bella
figJiuo'la di Mustasan impalmava un baldo figliuolo
beaeamato di Deverkonda.
Olongio Santoli
(11) Il paese dei Eagiaputi si stende dal deserta del Sindh
ad ovest della città di Agra fino quasi a Bombay nel sud e al
Panjab al nord. Esso à composto di dioiotto stati indigeni setniindipendenti, governati da principi ragiaputi. Il sistema di
governo prevalente fra di loro è il feudale.
(2) I Charan sono la classe sacerdotale del paese dei Eajaputi. Questi credono universalmente che lo spargere anche una
sola goccia del sangue di un Uharen cagiona al feritore rovina e morte : quindi la persona dèi Charan è inviolabile, e
■spesso accompagnano nel viaggio i viandanti per metterli al
riparo colla loro persona dal ferro dei nemici o degli assassini.
Hngelo 0respi
pubblicherà nel prossimo numero della Lnee un articolo importante.
Il fatale In Sicilia
Natale! fatidico nome, giorno glorioso che ricorda *
il più eccelso avvenimento della storia, che da venti
secoli ha scosso le fibre più intime di ogni credente,
anzi di tutti anche di coloro che fanno mostra di
scetticismo ! « Ecco ci è nato un parvolo — Ci fu lar,gito il Figlio I » E presso tutti i popoli cristiani è celebrato il grande avvenimento secondo le .tradizioni,
.gli usi e costumi nazionali o di ogni singola regione. Qui in Sicilia il Natale o per essere più esatti
i nove giorni che precedono la data solenne sono
pieni di simpatiche usanze e di tradizionali funzioni
care agli isolani e ai forestieri, ma che — pur troppo
— coll’incedere della civiltà in parte vanno scomparendo anno per anno. Vi subentrasse almeno qualche cosa di meglio. I lunghi anni trascorsi ai piedi
■deirEtna e del Monte Pellegrino ci hanno oramai
familiarizzato con alcune cose tipiche di questi
giorni di novena quali le cono i ciarameddari ipresepi ed anche le poesie cantate. Di queste ve n’ha
una assai semplice sia per la musica come per le
parole che dice :
A la notti di Natali,
Ca nascili lu bammineddu,
E nasciu ’mmenzu Tarmali
’Mmenzu un voi e un asineddu.
Nella notte di Natale fu che nacque il Barn
binello. E nacque in messo agli animali, tra un
bue e un asinelio.
Le poesie della novena del Natale si recitano dinanzi alle cane, specie di nicchie di forma ogivale
0 a sesto acuto entro le quali vedesi dipinta l’immagine di qualche santo o madonna. A cura dei fedeli non manca mai l’olio nella lampadina, e di quando
in quando le adornano di fiori freschi. Ma per il
Natale la cono assume una fisonomía tutta speciale.
Particolarmente notevoli sonò quelle che rappresentano la Vergine col bambino in grembo.
E’ una vera gara tra i popolani a chi fa meglio
nelTornare la nicchia di festoni di arance e di rami
di cipresso e di palme intrecciati insieme che girano tutt’intorno al sesto della cona sfarzosamente
illuminata a cera.
Caratteristico è il ciarameddaru che dai suoi
mónti scende alla città per la novena di Natale. La
sua foggia di vestire attira gli sguardi di tutti. Quel
giubbetto corto a larghi risvolti, quel panciotto coi
bottoncini d’oro, quelle brache sino al ginocchio,
strette alla coscia con calzari tenuti fermi da striscia
di cuoio, quel berretto lungo, cadente quasi a mezza
spalla, formano del ciarameddaru un tipo dei più
interessanti. Egli suona da mattina a sera la cornamusa, quelTistrumento costituito da una pelle di
montone, e da tre zampogno, delle quali la terza
sola ha i fori per variare i suoni. Ed ha un che
di mistico quel suono, ed è dolce all’orecchio ed al
cuore, come tutto ciò che sa di pastorale e della
semplicità di altri tempi. ciarameddaru
suonare dinanzi alle cane, ma sono più specialmente
ricercati e pagati per suonare la cornamusa dinanzi
ai presepi di faruiglia.
Stando a quanto riferisce S. Bonaventura, pare
che S. Francesco, d’Assisi sia stato se non l’inventore il maggior promotore dell’istituzione dei presepi.
Infatti di questi egli cosi scrive : « Si gli venne
voglia di fare memoria della natività di Cristo per
commuovere la gente a divozione. E ordinò di fare
questa cosa al castello di Grescio, nella maggiore
solennità che fare si potesse ; e a ciò che di questa
cosa non fosse mormorio, si ne volle la licenzia del
papa; e avuta la licenzia si fece apparecchiare la
mangiatoia col fieno, et ivi fece venire il bue e
l’asino e fece venire molti frati e altra buona gente,
e fece in quella notte bellissimo tempo, et ivi fece
grande quantità ’di lumi accesi e fece molto solenne
di canti di lande e d’altro ufficio, che vi si disse
per molti religiosi ».
...Il presepio che oggi ammirasi anche in famiglie di media agiatezza è più ricco e offre maggior
varietà di paesaggi di quadrupedi e di... bipedi di
quello di .S, Francesco ed è sempre una grande attrattiva specialmente per i bambini.
Ma non minore attrattiva presenta T Albero di
Natale delle famiglie e delle scuole evangeliche,
tanto che i nostri locali non possono mai contenere
tutti gli amici, evangelici e cattolici, desiderosi di
godersi la dolce poesia che da esso emana. Quella
poesia, dell’Albero luminoso siamo stati i primi ad
introdurla a Palermo, a Messina, a Catania a Caltanissetta a Vittoria ecc. ma di poi quanti imitatori !
Oggi, specie nelle grandi città, essi sono. divenuti
legione.
, Ma, come mi osservava ieri l’altro un amico so/toscrittore, non è la stessa cosa ! Per molti è un
semplice pretesto per raccogliere denari a scopo di
divertimento, talvolta con una punta... di beneficenza.
A tutti costoro ho deciso di non dar nulla. A lei
non ricuso perchè la loro festa ha serbato il vero
carattere che la deve distinguere. «Uni cuique suum».
Luigi Rostagno.
RISPARMIO.
Chi manda il prezzo d’abbonamento pel 1910, prima
del 31 corrente, risparmia 50 centesimi. Spediteci subito cartolina vaglia di L. 2,50.
Un traduttore della Bibbia
Hel I Centenario della morte di fL lUsfitlùl
(1809-1909)
Il 30 dicembre di' quest’anno segna il primo centenario della morte delTillustre traduttore dei Libri
Sacri, Antonio Martini.
• Da un modesto tintore toscano trasse i natali in
Prato nel settembre del 1721. Studiò da prima nel
)iatrio Collegio Cicognini, e di poi all’Università di
Pisa, ove si distinse nelTapprendere le lingue classiche e moderne, traducendo, ancora studente, Aristotele, alcune tragedie del sommo Corneille, e varie
opere di Virgilio, di Livio, di Tacito e di Cicerone.
Vestito l’abito ecclesiastico, e laureato dottore, fu
professore straordinario di Diritto Canonico all’Università Pisana.
Carlo Emanuele III, Re di Sardegna, lo chiamò ad
insegnàre all’Università di Torino, assegnandogli in
seguito la presidenza del Collegio di Snperga, ove
conobbe parecchi uomini illustri del suo tempo, tra
gli altri il Cardinale Delle Danze, il quale, essendo
Nunzio pontificio nella Metropoli piemontese, confidava al Martini il desiderio del dottissimo Benedetto XIV di avere una traduzione italiana della
Bibbia.
Incoraggiato dal Pontefice nel 1757, il Martini
incominciò la traduzione della Bibbia sul testo greco,
collazionando, per ciò che riguarda l’Antico Testamento, la Volgata con il testo ebraico, e compiendo
insieme la versione della Volgata.
Il 15 luglio 1765 da Snperga fn richiamato a Torino come Consigliere di Sàito pMr gli affari ecclesiastici. ,j, “ .. .
Morto nel 1773 Carlo Emanuele,-il successore di
lui Vittorio Amedeo III, preso dalle eminenti qualità
del grande traduttore della Bibbia,lo propose all’episcopato di Bobbio ; ma essendosi, in quel meder
simo tempo, resa vacante la cattedra episcopale di
Firenze, il granduca Pietro Leopoldo il 9 agosto
1781 lo fece nominare arcivescovo della gentile città'
dei gigli.
Convinto che l’ignoranza nel clero è intollerabile,,
volle destinati al governo spirituale delle anime soltanto coloro che dimostrassero con la virtù e con la
scienza di essere atti a tale compito. Esempio eloquente che, oggi, più che mai, dovrebbe essere imitato ! oggi, che i Seminari sono invasi da spiriti i quali
nel pastore di ¡Gesù vedono un impiego qualunque,
un mezzo di lucro, una vita più civile ! oggi, che
molti vescovi, non ostante le riforme (precarie del
resto), di Pio X, guardano il mistico campo evangelico, con inveterati pregiudizi, dall’alto del fastigio, della pompa, o da una tavola fumante di squisite vivande.
Ma non posi il nostro traduttore dei Libri Santi,.
il quale per diciassette anni consecutivi, scese dalla
sua cattedra per predicare pubblicamente al popolo,
confermando la sua parola con le opere, al consiglia
ed alle esortazioni unendo i soccorsi. E il popolo fiorentino lo acclamò padre e benefattore insigne.
Sarà sempre memorando l’operato sapiente ed eminentemente cristiano di lui, quando nel 1790 sai vègli Ebrei dal furore dell’insorta plebe.
Grandi e imponenti ebbe gli ultimi onori, ma più
grande, più solenne il compianto del suo popolo.
Morì il 30 dicembre* 1809, dopo ventotto anni di
ministero episcopale. Le sue ossa riposano in Santa
Maria del Fiore aU’ombra della cupola bella del Brunellesco, dove cittadini e forestieri cercano ancora la
tomba del sommo traduttore della Bibbia.
G. Leali
lidia Penisola t atlle jsolc
A.osta.
Il periodico « Le Moot Blanc » d’Aosta racconta che
un trovatello, allevato presso una famiglia cattolica romana del comune di Gressan, frequentava,— quantunque
il capo di famiglia fosse ateo — le radunanze di culto
evangelico a cui presiede lo « zelante pastore signor
Maràuda ». Questo giovanetto diciassettenne mori; e il
tutore ateo — per scrupolo di coscienza — credette bene
di invitare il pastore evangelico ai funerali, dopo averlo
chiamato al letto del moribondo. « Il piccolo nucleo
dei coraggiosi evangelici d’Aosta, che considerano un
onore e una gloria il professare apertamente TEvangelo, si affrettò », così narra il « Mont Blanc », « a
recarsi a Gressan, per adempiere aU’nfficio d’amore che
sì deve ai defunti ».
Il mortorio ginnge al camposanto scortato dai carabinieri. 'Il camposanto è serrato a catenaccio ! I carabinieri vanno in cerca del sindaco, e lo trovano in chiesa
intento alle sue divozioni. Con tatto comodo il sindaco
viene ad aprire, e ordina che il feretro non sia seppellito, ma deposto nella cappella mortuaria, in attesa
dell’ordine del sottoprefetto ; il quale — il giorno
dopo — consiglia al prete di seppellir lui il cada#re,
sotto pretesto che ì trovatelli appartengono — cobi
dice il« Mont Blanc» — « alla religione delj’lnquisizione ! ». — Evviva il progresso I Firenze.
La « British Weekly », importantissimo periodico religioso di Londra, recava settimane sono, un magnifico
giudizio intorno all’opera evangelica che si fa nella nostra chiesa di Via de’ Serragli a Firenze, e intorno al
suo giovane pastore.
— Il pastore signor Rochat ci ha inviato il rapporto
biennale della sua importante opera della « Lega Violetta » contro la bestemmia e il turpiloquio.
ATTENTI!
Se lasciate passare il 31 dicembre, dovrete pagar 3
lire per l’abbonamento invece di L. 2,50. Attenti dun- i
que 1
4
LA LUCE
eoNjeoRS©
E’ bandito Un nuovo concorso fra tutti i membri
della Chiesa Valdese sull’argomento * La Chiesa Valdese e VItalia >.
Il lavoro sarà inteso a far conoscere ai nostri concittadini, mediante una breve sintesi storica, che cosa
sia stata nelle vie della Provvidenza la nostra chiesa
|)el paese che la vide sorgere e lottare a difesa del
Cristianesimo evangelico.
Dirà qual parte spetti alla Chiesa Valdese nel conseguimento delle libertà era godute e specialmente
della libertà di coscienza. Mostrerà quale fattore di
progresso sociale e morale essa sia al presente, e quanto
lo possa essere maggiormente ancora in avvenire. Infine esporrà il suo credo religioso, le sue forme ecclesiastiche, accentuando il fatto che la Chiesa Valdese
è prettamente nazionale. Questo lavoro, avendo di mira
la rigenerazione morale e religiosa degl’italiani, dovrebbe essere pervaso da un intenso e comunicativo
calore spirituale.
Essendo questo scritto inteso ad una grande diffusione, non dovrà oltrepassare le proporzioni d’un opuscolo, quindi non eccedere le 16 pagine d’un foglio
di stampa. E’ desiderabile che la sua lingua sia cu
rata, che rivesta una forma dignitosa e popolare ad
un tempo, che lo stile ne sia semplice e piano.
Ai MSS. classificati 1. e 2. da apposita commissione
saranno assegnati rispettivamente un premio di 100
lire ed uno di 60 lire.
I MSS. dovranno essere spediti alla presidenza del
Comitato d’Evangelizzazione (107 Via Nazionale) con
motto, e nome in busta chiusa, non più tardi del 30
giugno 1910.
Soma, 21 dicembre 1909.
Arturo Muston
Data importante.
Oltre il 31 corr. l’abbonamento alla Luce costerà L. 3.
Affrettatevi a spedirci una cartolina vaglia di L. 2,50.
Una domenica nelle CliiesB Valdesi di Milano
Di ritorno in patria da un viaggio all’estero, nello
interesse generale dell’opera nostra in Italia, ho avuto
il piacere di passare una bella domenica fra i fratelli
delle due chiese Valdesi di Milano, ed ho potuto constatare de visa, che a Milano si lavora. Alle 9 1(2 vidi
la Scuola Domenicale — una bella e numerosa scuola
— a S. Giovanni in Conca, scuola diretta con amore
dal fratello Adolfo Giampiccoli. Alle ore 11 in quella
medesima chiesa ebbi l’onore ed il piacere di rivolgere
la parola ad nu uditorio numeroso ed attento, del quale
facevano pure parte non pochi estranei alla chiesa. Il
coro, numeroso contribuì alla edificazione comune. Il
pastore Costabel, che si è messo all’opera con entusiasmo giovanile, con amore e perseveranza, aveva condotta una parte del culto.
Alle ore 5 un altro numeroso uditorio si riunì sotto
le arcate maestose del bel tempio, per udire una conferenza, molto interessante ed attuale, del pastore Costabel, intorno agli ammaestramenti che si possono
ricavare daU’nltima crisi ministeriale. I liberali opportunisti, inconseguenti e senza carattere, che gridano
contro il prete e mandano i loro figli negli istituti
clericali, che sbraitano per la precedenza obbligatoria
del matrimonio civile e compiono pomposamente il rito
religioso prima di recarsi al municipio in abito da
viaggio, avrebbero udito una parola, certo opportuna
se fossero stati presenti.
Alla sera poi, nella seconda Chiesa Valdese in via
Fabbri, ebbi il piacere di udire una interessantissima
conferenza sulla Norvegia del caro collega Paolo Calvino, illustrata con belle proiezioni. La bella chiesa
era piena zeppa.
Seppi pure che alla medesima ora era anche pienissima la sala nostra popolare di Porta Volta, ove il
fratello Costabel teneva un altro culto.
Ecco dunque come a Milano, in una sola domenica,
la Chiesa Valdese, può avere cinque culti affollati, oltre
« due scuole domenicali, ed ai catechismi. Ed abitualmente quei culti sono tenuti da due soli pastori, coadiuvati da alcuni laici volonterosi e zelanti per l’opera
del Signore.
Io benedico Iddio per quello che ho visto, e mi rallegro con i miei cari colleghi per gli incoraggiamenti
che il Signore concede loro. Voglia Iddio sostenere le
loro forze e benedire grandemente l’opera loro.
O. D. Buffa
Svizzera, SermaDia, Scaadinavia péi
stati si ricevono anche presso il Pastore P. Calvino, Lugano
(Svizzera).
IL TEMPIO t)I SULLE
Iddio ha esaudito le preghiere degli Evangelici di
Salle (Provincia di Chieti) concedendo loro un bel Tempietto ch’è stato inaugurato domenica 12 corrente.
La pioggia che cadeva abbondante in quei giorni impedi vari amici di recarsi a Salle, ma chi ebbe il piacere di assistere alla bella festa, certo non la dimenticherà.
Commovente riuscì il Culto di sabato sera, l’nltimo
che si celebrava nell’angusta Scuola che per tanto tempo
avea servito di Chiesa. La rievocazione di tanti bei
momenti ivi passati commosse profondamente la fratellanza, ed accadde ciò che vorremmo accadesse. Lo
spirito del Signore invase i cuori, e molti fratelli presero spontaneamente e con fervore a testimoniare, ad
esortare, a pregare ed a cantare.
Stavamo per separarci, quando giunse il nostro caro
Presidente, signor Arturo Muston, il quale subito ci
rivolse affettuose parole, e terminò con una preghiera.
Domenica mattina, alle 10, dinanzi ad una magnifica
Assemblea che riempiva il Tempio, il signor Presidente
depose solennemente la Sacra Bibbia sul pulpito, pronunziò la preghiera di consacrazione, e quindi ci rivolse ottime parole di circostanza, basandosi sul testo
I Re Vili, 27.
Il pastore della Chiesa ebbe il piacere di partecipare
alla parte liturgica della funzione inaugurale, e di amministrare il Santo Battesimo al bambino degli insegnanti signori Nicosia, ai quali rinnoviamo i nostri
cristiani augurii. Venne cosi inaugurato anche un bel
battistero in marmo, a forma di conchiglia marina ;
opera molto pregevole dello scultore nostro fratello in
fede, signor Edoardo Betti, di Firenze.
Verso le 3 pomeridiane, altra adunanza che in tutti
lascerà un grato ricordo. Il nostro Presidente rivolse
affettuose parole ai sessanta alunni della nostra Scuola
Domoiicale.
Il sottoscritto lesse con molto piacere varie affettuosissime lettere di antichi conduttori e di amici di questa
Chiesa : lettere e telegrammi che ci han recato un prezioso incoraggiamento. A tutti quei fratelli ed amici,
diciamo con tutto il cuore : Grazie !
Il pastore battista, signor Francesco Besesti era pure
fra noi ; e noi lo ringraziamo di essere venuto malgrado
un tempo cosi inclemente. Egli ci rivolse preziose parole d’augurio, salutandoci a nome pure della sua
Chiesa.
Un giovane sailese, Presidente della Società di « Attività Cristiana > lesse un ottimo discorsetto, nel quale
s’impegnò, coi cari giovani e giovanotte che gli stavano d’intorno, a fare ogni sforzo per la prosperità della
Chiesa ; ringraziò inoltre il Comitato, il suo Presidente»
e quei generosi amici che sempre, ma ora soprattutto,
ci hanno tanto beneficato.
Il Presidente ci recò il saluto di tutto il Comitato,
ed in particolar modo del nostro Capo-Distretto, e ci
parlò quindi di un generoso benefattore al quale, dopo
che a Dio, dobbiamo la massima riconoscenza, poiché
il Tempio, ora inaugurato, è frutto della sua generosità. E quanta umiltà cristiana in quel cuore : il nostro benefattore vuole che il suo nome sia ignorato,
ma Iddio lo conosce, e noi a Lui domandiamo di dirgli
tutta la nostra riconoscenza. In questo senso si espresse
il pastore della Chiesa, ringraziando pure con tutto il
cuore Tégregio caro nostro Presidente, il quale coll’ainto
di Dio ha cercato e trovato chi potè e volle cotanto
beneficarci.
Vari fratelli presero ancora la parola, ed avremmo
avuto caro di udirne molti altri, ma l’ora era tarda ; ma
quei pochi (fra i quali il nostro carissimo Anziano) ci
dimostrarono quanta gioia e quanta riconoscenza riempia
i cuori degli Evangelici Sallesi !
La sera, il nostro Presidente ci edificò nuovamente,
mettendoci dinanzi la parola di due grandi Apostoli che
additarono nel nostro Signor Gesù Cristo Colui che solo
ci, può pienamente salvare (Fatti IV, 12, e I Cor. II, 2).
Oh voglia Iddio che presto i nostri concittadini guardino al Cristo, e ripongano in Lui solo tutta la loro
speranza
Commovente ed edificante riuscì la celebrazione della
Santa Cena. Oltre al sottoscritto prese parte attiva il
pastore signor Besesti colla preghiera.
..... In questo momento ricevo « La Luce », nella quale
trovo il gentile invito del suo egregio Direttore ad inviargli la presente relazione ; e lo faccio ben volentieri,
onde tutti i fratelli evangelici d’Italia possano unirsi
a noi per ringraziare il Signore per questa nuova Betel
(< Casa di Dio ») Ch’Egli ha fatto sorgere. Égli è fedele, le sue promesse si adempieranno, e l’Italia diventerà evangelica.
Fratelli, lavoriamo e preghiamo!
Dimenticavo di dirvi che insieme al nuovo Tempio
sono state inaugurate due belle aule scolastiche. La
parte superiore dell’edifieio comprende un piccolo appartamento per gl’insegnanti ed una stanza pel pastpre.
La facciata, sormontata da una bella croce (il simbolo
della nostra salvezza) ,dà veramente l’idea d’un Tempio
cristiano. Fra pochi giorni, i lieti -rintocchi d’una campana diranno a tutti :
« Nel Tempio del Signore,
0 figli suoi, venite ! ».
Si, venite, o fratelli e sorelle, venite, non a noi, ma
al Cristo del Vangelo, e per Lui al Padre nostro e
vostro !
Sorgano molti altri Templi ed il Regno di Dio
venga !
Salle, 18 dicembre 1909.
G. Bertinat.
J nostri morti
Sebbene fosse ammalato da vari mesi, pure quando lo
salutai venerdì 10 corr. non mi sarei immaginato che
un’ora dopo il Signore avrebbe chiamato a sé
Vioccnzo Micosia
, Egli era da vari anni diacono della chiesa di Caltanissetta ed aveva dato prova di fedeltà e d’attaccamento all’Evangelo di Cristo.
I suoi funerali, nonostante le astuzie dei clericali,
riuscirono solenni.
Chiamato alla casa del defunto, il pastore con vari
fratelli passò l’intera giornata con la vedova e le
3 orfanelle. Il defunto apparteneva a 2 società; e non
appena quéste ebbero saputo chei funerali si sarebbero
fatti evangelicamente opposero tutti gli ostacoli possibili per non prendervi parte. La prima infatti, per
mezzo del suo presidente voleva, prendendo la scusa
che il cadavere non avrebbe potuto passare l’intera notte
in casa, trasportarlo durante la notte al cimitero, e cosi
evitare ogni pubblica manifestazione di principii evangelici ; e certo, se la vedova donna energica non vi si
fòsse opposta, i figli delle tenebre avrebbero una volta
di più trionfato! L’altra società di cui il Nicosia era
socio fondatore non si fece rappresentare da nessun
membro del Consiglio direttivo.
Ma a dispetto di tutte queste difficoltà, nel nostro
locale di culto fu celebrato il servizio religioso, ed infatti il corteo funebre si mosse dalla casa dell’estinto
seguito dai fratelli e dalle sorelle in Cristo diretto
verso la chiesa; dopo alcune ore la musica cittadina
ed il carro funebre vennero a riprendere il cadavere,
ed una grande moltitudine di persone attratte dalla
curiosità accompagnò la salma fino a S. Domenico, ove
il pastore Evangelico proferì un discorso innanzi ad
oltre 300 persone : prendendo le mosse dal fatto che
nulla in questo mondo va perduto, egli mostrò come
anche la vita d’un umile onesto ed intelligente operaio non può andare perduta, specialmente se questa vita,
com’è il caso del Nicosia, è stata spesa in gran parte
per la gloria di Dio. E ci piace riportare la testimonianza d’una donna cattolica romana, che per curiosità
assistette al nostro servizio funebre : « Sono proprio
soddisfatta, » ella disse « non ho sentito parlare che
delle consolazioni di Dio, e poi dicono che i protestanti
non credono in Dio 1 »
Ed ora alla cara vedova che con cristiana rassegnazione seppe sopportare la dura prova e resistere agli
attacchi dei parenti cattolici romani, che volevano ch’ella
seguisse la corrente di coloro che piangono « senza
speranza », al figlio lontano, operaio nella « Vigna
del Signore », ai parenti tutti l’espressione della simpatia cristiana dei fratelli in fede. A. A.
La Lucejn^merica
Il rappresentante della Chiesa Valdese
negli Stati Uniti, Sig. Prof. Past. Alberto
Clot {86, Romeyn St., Rochester N. Y)
è anche incaricato di ricevere abbonamenti
alla Luce. — Inviargli fin d’ ora L. 5 per
abbonamento 1910.
Ql iiPttnni * ve ne preghiamo, molti indirizzi di
HI llwililii. persone a cui mandare numeri di ^ggio della
Luce. £ grazie fin d’ora.
5
LA LUCE
Ledendo z aoQotando
Ivanoe Bonomi, polemizzando col prof. Pantaleon
nella Cultura Contemporanea a proposito di Individualismo, Sindacalismo e Socialismo, afferma che
delle due concezioni del Socialismo e del Sindacalismo, la prima ha maggiore probabilità di prevalere. Ci permettiamo di dissentire. Sebbene, come dice
il Colajanni, le previsioni siano da condannarsi, perchè
:8orpassano la scienza, -noi, a giudicare dalla storia del
passato, dalle attuali condizioni sociali, dalle leggi naturali che regolano l’evolversi della Società, siamo più
propensi a credere che l’evoluzione sociale futura rispetterà sempre la preminenza dell’individualismo,
la quale è necessaria al progresso dell’organizzazione
sociale: preminenza che deriva dalla necessità stessa
della lotta, del contrasto tra gli elementi della evoluzione : lotta e contrasto produttrici di quella forza
progressiva che è condizione sicura del perfezionamento dell’organismo sociale. Onde l’individualismo
bene inteso, e ohe noi denominiamo sociale, meglio
del socialismo-collettivista, rispetta e assicura personalità e socialità nei rapporti umani. Invero dall’individualismo scaturisce lo spirito di assóciazione, per•chè sono gli individui ohe pel loro maggiore particolare interesse si uniscono ad altri individui che
hanno gli stéssi scopi, per trovare nel raggiungimento di quello scopo comune, reso più facile dalla
unione delle attitudini individuali, il maggiore vantaggio dei singoli associati. Insomma^ per noi 1 individualismo sociale rappresenta il tipo fondamentale
di quella forma di Società che uno ^scrittore inglese
in un suo esame del socialismo dice dpver risultare dall'applicazione dei piincipii democratici in politica e
da quelli cooperativi nel campo dell’industria e del
lavoro.
* •
La Voce, in un secondo articolo su Cesare Lombroso, dimostra che questo scienziato non fu iniziatore di un nuovo metodo nello studio dei pazzi, nè
scoperse la teoria della genesi patologica del genio,
e neppure quella per la quale il delinquente nato è
tutt’uno col pazzo morale. L’articolista qi scaglia poi
— e qui ci pare con molta ragione — contro il modo
adoperato dal Lombroso nel dar per vera la sua teorica del genio. « Mai scempio di' fatti e di documenti
lu maggiore per servire a un preconcetto. La logica
-e la patologia non furono più rispettate della storia
■e delle tombe. ' _
« Si lanciarono patenti d’imbecillità morale a grandi
morti. Si torturarono dei versi perchè dicessero quel
che non potranno mai dire. Si spossò l’immaginazione
a fantasticare di una impossibile epilessia». Invero non
siamo noi meravigliati che il Lombroso collochi fra i
pazzi Giordano Bruno, Colombo, Savonarola, Lutero, Kousseau, Haller, Ampère, Sctuhmann, Beethoven, ecc. ?
Anche la Cultura Contemporanea sn Cesare Lombroso esprime giudizi che certo non possono piacere
ai discepoli. Per esempio viene detto che egli è, e non
da oggi, un dato nella storia del pensiero : nonché
un'opera in vari volumi rilegata in un angolo della
biblioteca, e parecchio ingombrante, e quindi da
tempo superato. Forse eccedono questivcritioi, ma eccedono maggiormente i discepoli nell’esaltare il loro
maestro. Però quello ohe rimane del Lombroso è il
nuovo concetto che oramai è penetrato nella legislazione penale, per il quale il delinquente non è più
soltanto considerato come un essere sul quale la Società offesa debba vendicarsi e nsare violenza, ma piuttosto come un essere, che nella maggior parte dei casi,
è ancora suscettibile di riabilitazione e di reden
Ennico fffeyniei«
tutti hanno la virtù di guardare in sè stessi e di riconoscere che non sono migliori degli altri esseri
umani. Compatite questa debolezza!
Il femminismo è ridicolissimo, in quel ch’egli ha
di più spinto ; ma il buttar già la donna, per inalzare,
a questi lumi di luna, l’uomo, spesso spesso vile e viziosissimo, è più ridicolo ancora. E’ mai possibile ohe
non si possa smettere una buona volta lo stolido paradosso e veder le cose come sono in realtà ?
* *
Tutti conoscono il valoroso Battaglie d’oggi, periodico modernista moderato e assennato diretto dal
simpatico Gennaro Avolio. Ebbene eccovi un decreto
che lo concerne, e fate voi, di grazia, i commenti !
Decreto. « Poiché in Napoli si pubblica un giornale
dal titolo Battaglie d’oggi, il quale arreca gravissimo
detrimento e Beandolo alle coscienze, l'E.mo signor
Cardinale Arcivescovo Giuseppe Prisco, in esecuzione
delle pontificie disposizioni emanate contro il così
detto « modernismo » e per ragioni del suo pastorale
ministero, proibisce ai fedeli sotto grave precetto la
pubblicazione e la lettura di esso giornale.
€ Per speciale mandato adunque dell'E.mo signor
Cardinale Arcivescovo e per sua Autorità Ordinaria
facciamo noto a tutti i fedeli di questa Archidioeesi,
che ninno potrà in verun modo concorrere alla pubblicazione e diffusione del giornale in parola, ovvero
ad esso associarsi, comprarlo, leggerlo o ritenerlo,
sotto pena di peccato mortale. Gli ecclesiastici poi ordinati in sacris sappiano inoltre, contravvenendo in
qualsivoglia maniera a tale prescrizione, d’incorrere
ipso facto nella sospensione a divinis, riservata in
modo speciale alla lodata Eminenza Reverendissima.
« Napoli, dalla Curia Arcivescovile, il dì 30 ottobre 1909.
« Il Pro Vicario Generale Francesco Can. Ferrari ».
*
■ * *
Poiché siamo a Napoli, ricordiamo la recente commemorazione del prof. Antonio Dohrn, che Antonino
Anilé chiama « eroe del mare ». Il Dohrn, tedesco di
nascita e di nazionalità, dotò l’incantevole Napoli del
più splendido Acquario che sia nel mondo; per lo
studio della vita agitantesi così varia e così meravigliosa nei fondi degli oceani.
Da l’articolo poetico-scientifico che l’Anile dedica
al prof. Dohrn caviamo la seguente importante osservazione :
« Ogni fatto vive meno di sè quanto della nostra
subbiettività che lo compenetra ; e non sembra possibile come, per molti anni, i nostri filosofi positivisti
abbiano potuto mettere i fatti a fondamento d’una
qualche filosofia ostile alla metafisica. I fatti hanno
anche una ioro metafisica, ch’è assai più incerta e volubile dell’antica ».
*
* * . ■
Nella Vita letteraria, Gaetano Darchini ha pubblicato un bell’articolo sul < Lago di Gesù », sul lago
di Galilea cioè, tanto caro ai nostri cuori cristiani.
ii;
• *
Il periodico II Rinnovamento di Milano cesserà col
nuovo anno le sue pubblicazioni. Peccato!
OLTRE LE dUFl E 1 MARI
HOTERELLE E SPI60L9TURE
Il sig. Arturo Mingardi, assai affaccendato, non ha
trovato il tempo di redigere i promessi commenti alla
prolusione di Enrico Ferri; ma, certo, i Lettori li
avranno fatti da sè con molta facilità. La donna delinquente non è più antipatica nè più malvagia dell’uomo delinquente. .Quanto alla donna senza... epiteti
non è più santa; ma neppure più... birbona dell’uomo.
Le idee alla Lombroso sono da lasciarsi interamente
al Ferri, che con tre fatti ti pianta una teoria; e anche un poco ai confessori giovani, i quali, perchè sono
ricercati da le donnette piccole di cervello, per non
dir altro, credono ohe tutte le donne siano simili a
quelle che frequentano il loro casotto nero.
Amenissima illusione ottica 1 La psicologia imbastita
in quel modo lì è più comma d’una farsa tutta da ri
dorè ! La verità vera è quella espressa da l’apostolo :
« Non c’è u* giusto, neppur uno ». La donna e
l’uomo pur troppo sono fatti con la medesima pasta.
-Certi uomini non lo credono ; ma si capisce ; non
Francia
Persan-Beauraoiit. — Il chimico Hollard e il pastore evangelico Monnin tennero insieme una conferenza intorno alla « Scienza e alla Fede ». Fondandosi
su fatti, gli oratori fecero vedere la coesistenza delle
cognizioni scientifiche e delle credenze religiose, la necessità della fede per l’attuazione della vita morale,
superiore.
L’uditorio, quasi totalmente costituito di liberi pensatori, ascoltò attento e rispettoso. Qualche interruzione
— dice « Le Temoignage » — solo verso la fine dei discorsi, quando il Monnin chiari l’insufficienza della morale ateistica, i diritti assoluti della coscienza morale, la
quale implica l’esistenza di Dio e si inchina innanzi alla
persona di Gesù Cristo.
Rispose tra gli altri, un chimico già condiscepolo
dell’ Hollard, cortesemente, dando addosso — more
solito — alle religioni e dichiarandosi agnostico assoluto, s’intende : scappatoia comodissima 1
Parigi. — Il pastore Lächeret, il notq prof. Allier
e Giovanni Blanquis, segretario generale della Società
missionaria parigina, in un’udienza recentissima, esposero al ministro Briand le « violazioni sistematiche
della libertà di coscienza e di culto » commesse dal
famigerato Augagnenr governatore dell’isola di Madagascar. Briand li ascoltò con deferenza e li invitò a redigere una memoria (che ormai gli è stata già consegnata) promettendo di esaminarla con gran cura e di
ragionarne col ministro delle Colonie.
Il € Protestant » aggiunge che i delegati furono anche
sentiti da Trouillot, ministro delle Colonie ; il quale disse
che di Consiglio dei ministri s’occuperebbe della quistione.
— L’Accademia di Francia ha conferito preraii a set
0 sette cristiani evangelici, autori di libri o fautori di
opere benefiche.
— Ecco il titolo delle conferenze che si terranno
sotto gli auspicii del periodico « Foi et Vie ». Oltre
il titolo già dato la volta scorsa ; « Il cristianesimo
e le religioni (Läufer). — Dove finisce il Medio Evo
e dove comincia l’Evo moderno (E. Doumergue). Lo
spirito moderno e l’E vangelo (W. Monod). — Le idee
convenzionali, di Vittor Hugo (Filippo Godet). La
difesa della vita (Dott. prof. Grasset). — La ceramica,
la sua istoria e il suo ufficio sociale (Bigot). Il
canto e il fanciullo (Dalcroze, maestro compositore), -i—
La rinascenza della musica nel secolo XVI (Chantavoine). — La morale e la religione (B. Bontroux, membro
deU’Istitnto). — La morale e la scienza (Poincaré, l’ilInstre matematico e fisico, membro deH’Aooademia).
La morale e la questione sociale (G. Richard, professore all’Università di Bordeaux), — Il pragmatismo
sotto l’aspetto morale e religioso (Delbos, prof, alla
Sorbona). —- L’accordo tra le classi (Gide, idem). —
L’accordo tra le anime religiose (P. Doumergue). — I risultati delle università popolari (Bardoux e altri oratori). — Un esperimento d’arte sociale a Ginevra (A
de Morsier). — Marco Baldwin, prof. all’Università americana di Baltimora, darà una conferenza in lingua inglese. Il filosofo Bergson del Collegio di Francia e Bonnard, redattore capo della « Gazette » di Losanna, rimandano, per esser troppo affaccendati, le promesse conferenze a più 'tardi.
— Una grande adunanza fu tenuta damenica scorsa
per impulso della Unione Cristiana della Gioventù
(Est di Parigi), a protestare contro la corruzione d’ognì
spècie.
Ivry. — Il prof. Giovanni Monnier dà una serie di
conferenze sul tema : «_ Il bisogno di credere e il modo
in cui l’Evangelo risponde a tal bisogno ».
Brettagna.' — Gita in automobile, a vender Nuovi
Testamenti e libri religiosi.
Svizzera
Lugano. — Uno degli scorsi sabati avevo, la sera,
su per giù terminata la mia preparazióne per la Domenica; eran le 8 e mi diressi verso il palazzo scolastico dov’erà annunziata la conferenza di un maestro
venuto dall’Italia per trattare il tema; « La scuola
moderna ». Passando dinanzi alla chiesa di S.ta Marta
sento che ci si predica ed entro. L’oratore un bel prete
giovane di apparenza simpatica assai, di elocuzione perfetta, (idee chiare, voce armoniosa, gesto sobrio), parlava
sulla « bestemmia » e diceva un mondo di buone cose
che oltre ad interessare l’imponente assemblea rallegrarono me come avrebbero rallegrato l’amico G. Rochat
se fosse stato presente. Un argomento solo mi parve
discutibile ; «Non sempre Iddio punisce subito il peccato
ma talvolta lo fa in modo esemplare. Cosi per esempio
Cavallotti ch’era un incorreggibile bestemmiatore di
Dio e della Madonna è stato punito proprio nella lingua
che gli venne troncata in un malaugurato duello che
gli costò anche la vita. » Fatti verissimi pur troppo, ma
che non m’autorizzerebbero a dire ; è stato punito laddove ha peccato. Io avrei piuttosto fatto una carica a
fondo contro la barbara e stupida usanza del duello e
chiamata vertenza asinesca quella che .si suole chiamare
cavalleresca. Sed transeat !
Andai oltre per sentir la conferenza e, vedi combinazione 1 il Maestro, a proposito di Ferrer, del quale fece
l’apòlogia, flagellando di santa ragione l’iniqua sentenza,
tirò in ballo anche il Cavallotti e dimostrò, a parer
suo, come la spada che gli troncò la vita, fosse al
servizio del Vaticano al par dei membri dell’.iniquo
tribunale che condannò il povero Ferrer alla fucilazione.
Anche qui il Maestro avrebbe fatto meglio assai, a
parer mio, ad appuntare la sua eloquenza contro l’asineria medievale tuttora in onore nel bel Regno italico.
Della conferenza non voglio qui dir altro se non che,
pur professandosi rispettoso del sentimento religioso
e propugnatore della scuola detta laica o modeina, l’oratore si dimostrò imbevuto di tutti i pregiudizi cari ai
Milesbo, Podrecca e all’As/wo, contro la Bibbia ch’ei
seppe con una sconvenienza degna dei suoi riveriti maestri, mettere in ridicolo. Se avessi potuto parlare l’avrei
lodato di aver fatto l’elogio del Cuore del sempre compianto De Amicis ch’ei chiamò « un libro che rifà la
gente », ma gli avrei altresi dimostrato che il libro
che meglio di tutti gli altri ha rifatto la gente ^e l»
1 rifarà finché durerà la Storia dell’ Umauità^ é pro-
6
6
LA LUCE
cisamente quella povera Bibbia tanto vilipesa dagl’ignoranti e tanto apprezzata da tutti i veri dotti,
ma non essendo ammesso il contradditorio ho dovuto
tacere. Avrò forse occasione di parlare un’altra volta.
— Oltre alla sezione italiaiia della Dante Alighieri
esistente da molti anni nel Cantón Ticino si è costituita una sezione ticinese dèlia medesima società
intenta unicamente alla difesa e alla estensione della
lingua e della cultura italiana. Se non chè alcuni giornali d oltre Gottardo, ben sapendo che fra i membri
delle sezioni di Trento e Trieste della Dante A. vi sono
numerosi irredentisti, (cosa naturalissima) si sono adombrati quasi che la pacifica o le pacifiche D. A. nel Cantón Ticino potessero costituire un pericolo per l’integrità della patria elvetica.
Ed hanno torto, poiché a nessuno dei membri della
D. A. italiana si potrà muovere il rimprovero di irredentismo, tanto meno poi ai membri della sezione ticinese.
Ma lacnradella lingua hapure la sua importanza per un
popolo che si rispetta ed il Cantón Ticino rappresenta in
seno allaCoufederazione la lingua di Dante e l’italica cultura di fronte all'invadenza naturale delle altre lingue.
Potremmo fare un piccolo dizionario di modi errati sentiti
coi nostri orecchi in questo bel cantone : abbiam sentito
sul Campo Santo parlare di una defunta i cui giorni si
eràn scolati placidi e sereni. Si fa istanza al barò del
governo onde s’abbia a impedire i maltrattameuti al beitaglio condotto al macello; oppure anche perchè dia
un’òcehiata al fango insondabile delle vie e si fa appello ai membri di un sodalizio onde ciascuno paghi
puntualmente la. propria annua cotissasione.
L altr ieri a Mendrjsio entrano parecchi viaggiatori
in una carrozza di II classe diretta a Chiasso. Passa
l’impiegato naturalmente un tedesco : « Alle die Billette
von Mendrisio vorweisen ! » — Nessuno risponde — Ripete la domanda — nessuna risposta. Finalmente ripete
in italiano : « Prego tutti i biglietti da Mendrisio ! ».
Allora, ciascuno porge il proprio biglietto e così Dante
Alighieri fa rispettare i propri diritti.
P. Calvino
S. Gallo. — Leggiamo nel « Semeur Vaudois » di
Losanna : « In una numerosa ■radunanza tenuta a Mells,
la Società d educazione votò una deliberazione intesa a
riprovare la pedagogia materialistica e atea che s’insegna nella « Scuola Normale ». ,
Ginevra. — Sta per comparire un giornale sano e
serio per la gioventò, intitolato « Pages illnstrées ».
Inghilterra
Londra. — Per cura della Società Biblica, si sta
pubblicando un Vangelo o due in due nuove lingue,
cioè nell’idioma uailu della Nuova Caledonia e nell’ongom 0 achelè che vien parlato da una potente tribù
di Gabon.
Si tengono culti nell’ora di riposo tra il mezzogiorno e la ripresa' del lavoro, per uso degli impiegati
e dei negozianti. Si tengono anche culti — verso Natale — ad aria aperta, innanzi al palazzo della Borsa.
Anzi quest’anno si sono avute o si avranno tre radunanze di cul,to al tocco nella Borsa stessa, per uso
dei banchieri, sotto la presidenza dei vescovi anglicani
di Manchester, di Londra e di Weldon. Temi rispettivi dei loro sermoni : 1) Il peccato ; 2) La Redenzione ;
3) La Rigenerazione.
Stati Uniti
La nuova legge doganale vieta l’introduzione negli
Stati di libri, fogli, incisioni immorali. I destinatari
saranno processati.
LA (ELLULA llOMO
Ed ora la conclusione dell’Amico c
« Corollario di tutto questo ? Eccolo : Non è vero
che « la sola » azione efficace sia di predicare alle
singole creature. Vi sono ambienti in cui non è possibile la conversione, in cui i problemi morali non
possono posarsi alle singole creature. Uegoismo hogW
possibile a distruggersi con la predicazione ai singoli,
finché dura l’attuale sistema economico della libera
concorrenza degl’individui, il sistema, cioè, dell’Aowo
nomini lupus
Ed ora alcini pochi commenti soltanto, chè ormai la
Cellula dev’essere venuta a noia ai Lettori. Le cose
lunghe divengou serpi !
I.
« Non è vero che « la sola » azione efficace sia di
« predicare alle singole creature ».
III.
« L egoismo è egli possibile a distruggersi con la
« predicazione ai singoli, finché dura l’attuale sistema
« economico della libera concorrenza degl’individui, il
«-vsistema cioè .dell’homo homini lupus?.. »
Dal Chiosco alla Libreria
“Il
Rasségna Numismatica, diretta da Furio Lenzi, anno VI, N. 6 (novembre 1909). Direzione e Amministrazione: Via Cerretani 10 p. 3-, Firenze.
ni
♦ tic
Dans le gouiTre ou les points noirs de la doctrine
jesuitique par Polycarpe Ventura. Paris Librairie Fischbaoher, 33 Rue de Beine, 1910 ?
*
a 4:
Roma e i BricconL studio storico-critico di Lorenzo
Palmieri. Avellino.'Tip. Pergola, 1909. L. 0,50.
«
Abbiamo ricevuto il N* di dicembre di « Fede e Vita »
Eccone il sommario :
Lutto civile, (G. Pascoli) — In Memoriam. Una primizia, G. Luzzi. — Il . soggetto . della Fede, U. Janni.
Per intenderci, S. M. — Nella Vita : noi siamo scet«ci, 8. m. — Sprazzi di Luce : Pro Fide ac Scientia, A.
Falconi — Una visita a Baldassare Labanca, S, M. —
Spiritualismo e Materialismo al Congr. di Filosofia,
A. Giusquiamo — Fra libri e riviste, (Red.) — Quel che
ai dice di Fede e Vita. — Sottoscrizione permanente.
E’ verissimo invece, poiché da le singole creature
dipende, come s’è visto, il benessere deU’organismo sociale umano.
A chi predicare, se non si predica alle « singole
creature? » L’Amico scrive un articolo, proferisce un
discorso, compone un libro. Chi legge l’articolo, il libro? chi ascolta il discorso ? — Delle singole creature,
fossero pure diecimila. All’ « anima più vasta » — dato
che esista — l’Amico (e nessun altro del resto) non
ha mai parlato, se non indirettamente rivolgendosi a
« singole creature ». S’ha un bel insistere, ma ci si
ritrova sempre e unicamente in cospetto dell’individuo. E l’Amico 0 ehi per esso che scrive, o fa discorsi,
0 in qualsiasi altra maniera agisce, non è egli un individuo ?
Azione di individui su individui; ecco quello che
l’esperienza ci pone sottocchio invariabilmente.
Non si commettano confusioni, per carità. I termini
sono tre (omne trinnm est perfectum I) e non due solamente ; i termini son questi : 1) uno ; 2) più ; 3) tutti.
Non si confondano, di grazia, i « più »’ coi « tutti ».
Altro è il numero planale e altro è la totalità. L’Amico
evidentemente fa di questi due ultimi termini una cosa
sola ! Nessuno ha mai influito direttamente su Turnanità (che abbraccia tutti gli uomini che furono, che
sono e che saranno) ma soltanto sur una parte delTumanità ; e questa parte — fosse pure constituita da
milioni e milioni di uomini — non è che un plurale,
e non comprende che « singole creature ». AlTindividualismo è impossibile sfuggire, caro Amico ; e chi
crede d’averlo evitato, cede a una amena illusione......
filosofica. Chi predicasse ogni domenica, od ogni
giorno — poniamo — a centomila persone, come avvenne una sola volta a Padre Gavazzi garibaldino su
la piazza di S. Marco in Venezia, non agirebbe certo
sur , persona sola (e abbiamo noi detto forse che
si debba agire sur una sola persona per volta?) ma
non agirebbe su Tumauità, bensì sur nn numero ragguardevole di « singole creature ». L’umanità — T « anima
più vasta », se c’è — sfugge interamente alla nostra
azione diretta. Questo è il fatto !
IL
« Vi sono ambienti in cui non è possibile la conver« sione, in cui i problemi morali non possono posarsi
« alle singole creature ».
Che bella novità! Anche noi esprimemmo questa medesima idea in un articolo comparso su questo medesimo periodico.
Non è possibile la conversione, e non si possono risolvere i problemi morali, o non si possono ueppur
posare (si dica pur cosi) alle singole creature ; perchè
le singole creature che vivono in quei certi « ambienti »
non sono atte, per colpa dell’ambiente, a ricevere il
lievito a cui Gesù assomiglia il regno di Dio. Bisogna
trasformar prima l’ambiente. Ma l’ambiente da che è
constituito? L’Amico stesso suggerisce la risposta, poiché
egli usa qnelTopportunissimo plurale: « vi sono ambienti » egli dice. Sicuro! ambienti. Non si tratta
dunque delTnmanità, non si tratta della « più vasta
anima », ma di frazioni delì’umanità: in questa frazione
delTumanità la conversione è possibile e i problemi
morali sono posabili ; in certi « ambienti »,. cioè in
certe altre frazioni delTumanità, no invece. Ora la parte
è minore del tutto ; una frazione è minore della totalità. Se il tutto è l’umanità, la frazione non può essere
che un numero più o meno grande di « singole creature », di individui. Trasformare un dato ambiente
significa dunque trasformare nn numero più o meno
grande di individui. Ed ecco che l’individualismo ricomparisce più ostinatamente che mai !
Dunque, secondo l’Amico, si dovrebbe sopprimere
anzitutto 1 « attuale sistema ». Soppresso T « attuale
.sistema », sarebbe possibile distruggere l’egoismo con
la predicazione ai singoli.
Ma noi domandiamo : e per sopprimere T « attuale
sistema », a chi si deve predicare? All’ « anima più
vasta ? ». Oh, chi T acciuffa mai codest’ « anima
più vasta », dato e non concesso che esista ? Abbiamo sentito più volte predicare sopra questo tema :
« L attuale .sistema economico deve cessare » ; e ci
siamo guardati attorno, e ci siamo avvisti che l’oratore 0 gli oratori erano dei « singoli » e che gli uditori erano dei « singoli ». Perfino in Parlamento
si è trattato il tema a cui si allude. Ma anche là, un
« singolo » perorava la causa ; e 507 — o forse......
meno, perchè, la Camera non è mai completa — ma,
mettiamo pure, 507 « singoli » ascoltavano, interrompendo, sbadigliando, talora urlando o fischiando. E si
moltiplichino pure questi esempi. L’ « anima più vasta » vanirà sempre alTorizzonte come una nebbiolina
innanzi al sole.
Da che spera l’Amico il vagheggiato nuovo assetto
economico ? Da buone leggi, come quella, per esempio, sul « riposo festivo ?... » Noi poco crediamo all’efficacia riformatrice delle leggi ; ma questa nostra personale opinione qui non importa minimamente ; e dobbiamo supporre e supponiamo infatti che una buona
legge possa invece riescir potente come un toccasana
perfetto. .
Chi la desidera questa legge ? L’Amico e tant’altri
con lui e noi pure. (Anche noi la desidereremmo vivamente, s’ella fosse davvero una legge buona ed efficace).
Chi la desidera? chi la chiede dunque? — Degli individui : l’Amico, gli altri, noi : ecco degli individui,
dei « singoli ».
E a chi la chiederemo ? La chiederemo all’onorevole
Sennino, o, se volete, a tutti quanti i ministri ; a dei
« singoli » in ogni modo. Chi sa che essi non ci vogliano accontentare per quantum possunt ? Diciamo
per quantum possunt, perchè i ministri non promulgano le leggi, ma ne presentano semplicemente il progetto alla Camera. Facciamo pure la supposizione che
la Camera accetti l’idea di noi « singoli », oppure l’idea delTon. Sennino, o delTon. Luzzatti — chè, certo,
l’idea luminosa potrebbe spuntar da sè e senza il nostro intervento nella mente di questi o di altri « singoli ! » — facciamo pure la dolce supposizione accennata : potremo con gioia esclamare : « La Camera finalmente ha creato delle leggi atte a mutare T « attuale
sistema economico della lìbera concorrenza degl’indi videi, il sistema cioè delTÄowo homini lupus » : siam
dunque finalmente alla vigilia della distruzione delTegoismo! Utinam che cosi fosse! Ma, gentile Amico::
la Camera, la creatrice delle nuove leggi, la Camera
non è una « più vasta anima », la Camera é nn aggregato, un’ « accolta » (qui forse regge il termine !>
di 508 « centri di coscienza » quando sono tutti presenti; è dunque un’ « accolta » di individui, di « singoli »..
Le leggi trasformatrici sono fatte da « singoli ».
Non pensava l’Amico alle leggi ? Pensava invece
qualche altro potente mezzo di trasformazione dell’ « attuale sistema economico ? » Egli non ha accennato a
questo altro mezzo, e noi non abbiamo Tìmagiuazìone'
abbastanza fervida per penetrar tutto il suo reconditopensiero. Ce Taccenni pure il mezzo che noi non arriviamo a indovinare, e allora ci riparleremo. Temiamoperò assai che anche allora non si abbia a ritrovar alla
base soltanto l’individuo ! sempre l’individuo ! l’individuo
inevitabilmente !
Cosi, l’Amico non ha avuto potenza di scuotere unasola delle nostre idee; e noi serenamente adesso —
come in agosto passato — concludiamo : « Il concettosociale del Regno di Dio è subordinato al concetto individuale. Andiamo dunque e predichiamo TEvangelo
« ad ogni creatura » : questa sola sarà azione efficace..
L’individualismo non ci spaventi : in lui solo è la speranza sociale ».
La Parola del Giorno e la Lettura Quotidiana delle
Sacre Scritture per Tanno 1910. Traduzione delle Losungen dei Fratelli Moravi. Yentiduesìma edizione italiana pubblicata per cura della signora Hìlda PadellettiZumpt. — Prezzo Cint. 35 la copia, franca di porto..
— Rivolgersi alla Tipografia c La Stella »,, Montaloino(Provincia di Siena).
7
LA LUCE
MOQD Y
CItilità delle biografie.
La narrazione sincera della vita d’un Grande è documento di psicologia preziosissimo, e può — se il
Grande è un credente —riescire arme apologetica feconda d’entusiasmi e d’imitazione.
Lode alla premiata Tipografia Claudiana di Firenze
che per pochi soldi offre agli Italiani le biografie di
Ernesto Naville il filosofo ginevrino, del Moody e del
Sankey.
Se del Moody fu già scritto per < gl’italiani, a che
prò questa nuova biografia?
Questa — piacendo a Dio — sarà più ampia assai
che non sia quella or ora accennata; e più ampia, o
almeno più complessa, di quelle stesse che la signora
Massebieau Boissier e Augusto Glardou e la signora
Soltau - Monod hanno pubblicate nella lor lingua
francese.
Il nostro 5Copo pratico.
Il Moody, ch’era un repertorio ambulante di fatti e
di aneddoti per lo più storici, raccontava, tra gli altri,
anche questo che riferiremo, commovente assai.
Una signorina appartenente a ricchissima famiglia
fu mandata, per la sua educazione, in un convitto di
lusso e davvero alla moda. Una delle proprietarie del
convitto era cristianajnell’anima e faceva quant’era in poter suo per guidare al Cristo le alunne. Incominciò subito
presso la nuova alnnua l’opera sua, cercando di farsi
amare. Dirò qui di passata che non riesciremo mai a
far del bene alle persone, se non sapremo, amandole,
conquistarne l’affetto.
Gli sforzi della insegnante non furon vani. Ell’ebbe
ben presto la gioia di veder quel giovane cuore volgersi tutto con entusiasmo al Signore.
Terminati gli studi, la signorina tornò presso i genitori ; ai quali non pareva vero di poter finalmente
lanciare la figliola colta e gentile in mezzo alla società,
che dà ricevimenti e li accetta volentieri. Feste e feste; ma la ragazza hi trovava poco gusto, e andava
fantasticando sul modo più adatto di far qualche cosa
in questo mondo.
M’occuperò della Scuola domenicale — disse a sè stessa.
Per chi non sappia, la Scuola domenicale è una scuola,
in cui si spiega ai fanciulli l’Evangelo.
Ma, ahimè, alla Scuola domenicale le monitrici, o maestrine, abbondavano.
Che fare dunque ?
Passarono lunghe settimane di sogni senza costrutto,
come castelli dorati, ma in aria, che crollano alla prima
obiezione. Ma poi alla fanciulla venne una bella e pratica idea. Ed ecco come e quando le venne.
Un giorno, passando per'una via, vide un ragazzettuccio male in arnese che se la dava a gambe, uscito
da una bottega di ciabattino; il quale ciabattino gli
teneva dietro correndo, anche lui a perdifiato con
una forma da scarpe in mano. Ma il ragazzetto aveva
gambe migliori. « Pigliati questa » gridò il ciabattino,
quando s’avvide che avrebbe dovuto lasciar ogni speranza di raggiungimento : e scagliò la forma di legno,
che andò a picchiare in piena schiena al piccolo fuggiasco. E tornò a bottega, i.
La signorina allora, avvicinatasi al piccolo fuggiasco, che — non vedendosi più inseguito — s’era fermato, gli chiese dell’esser suo, de’ suoi guai, della ragione di queirinseguimeuto. IL poverino — sospettoso,
com’è chi si trovi in colpa o sia avvezzo a ruvide maniere — rispondeva garbato e con qualche impertinenza.
Ma diciamola in breye.
Ragazzetto sudicio e ìnaleducato.e signorina elegante
strinsero amicizia. Il ragazzetto divenne l’alunno della
signorina cristiana ; e la signorina cristiana ottenne da
Dio la grazia di condurre quell’anima incolta alla fede,
alla conversione, a un’ingenuo abbandono in Colui
che è amore per tutti, pei ricchi, pei poveri, pei dotti,
per gl’ignoranti, ed anche pei garzoncelli di ciabattino
scacciati di bottega.
Che avvenne poi ?
Ecco.
Il ragazzetto ormai aveva scelto un’altra occupazione.
Vendeva ninnoli sotto la tettoia della stazione ai viaggiatori. — Che è ? che non è ? Un giorno si sparge per la
stazione una voce di lutto : il venditorino, scivolando,
è caduto, e le ruote d’un treno gli son passate addosso.
Accorre il medico.
Il fanciullo, riavutosi, chiede di esser portato a casa
— Non è possibile, bimbo mio — gli diceil medico
— i tuoi momenti sono contati !
— Ebbene, dica a mia madre e a mio padre che mo
ne vado con Gesù.
E mori.
Il nostro scopo pratico è quello della signorina : additare — non già precisamente a un ragazzetto ! — ma
a un’anima qualsiasi il Salvatore, l’Amico celeste, caro
in vita, prezioso in morte. Conseguiremo lo scopo ? —
Il Moody fu in mano di Dio lo strumento per la salvazione di molte anime. Questo racconto della cristiana,
ideale vita di lui servirà come mezzo per la conversione
e la salvezza d’un’anima sola?
Speriamo !
Come si deve leggere una biografia
Lo diremo con le parole di un concittadino illustre
del Moody, l’americano Filippo Brooks, ottimo predicatore e scrittore.
« La biografia d’un grande uomo » egli dice « si deve
leggere con larghezza di mente, non per copiare scimmiottando, ma per attingervi lo spirito delVeroe »
Chi legge non si metta dunque in capo di riprodurre
il Moody a lettera, come un cattivo pittore si sforzerebbe di riprodurre su la tela il quadro d’un Sommo ;
no, ma contempli il cristiano, il figliol di Dio, l’apostolo... e poi vada e con tutt’altre attitudini, con tutt’altri mezzi, intutt’altro ambiente e forse in tutt’altro
modo, sia anche lui cristiano, figliol di Dio, apostolo,
testimone del Cristo.
Divisione di questo lavoro
Parte prima; La Vita.
Parte seconda ; La Persona.
Parte terza: Le idee.
In questo prossimo anno, probabilmente, non ci occuperemo che della prima parte.
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Domenico Giocoli, gerente responsabile
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Proprietà riservata — Kiprodazione proibita
Nella luce pallida della splendida notte lunare si
profilavano bianchi e netti i contorni semplicissimi
•del prebisterio e della chiesetta del villaggio.
Non era ancora cessato ogni lavoro nella casa del
parroco. Dal di fuori si vedevano alcuni lumi errare
qua e là di stanza in stanza, e si udivano, attraverso
le finestre tutte aperte, delle vocine allegre di bimbi
festanti. C’era nell’aria un profumo delizioso, che veniva dal giardinetto fiorito e dalle spalliere di rose
rampicanti fin sopra il terrazzino del primo piano.
In quell’ora di pace chè precede l’ora del completo
riposo e del completo silenzio notturno, la figura alta
e robusta del parroco Dòn Angelo comparve sul terrazzino delle rose, e la macchia nera del vestito talare si disegnò fortemente sullo sfondo della muraglia illuminata dalla luna. La stanza dietro non
aveva lume, ma la luna penetrandovi vi metteva,un
chiarore languido, determinando appena alcuni contorni di mobili, di tende bianche, di scaffali pieni di
libri.
Don Angelo guardava estatico il panorama, che largo
e limpido gli si distendeva dinanzi agli sguardi : il villaggio già quasi tutto immerso nel sonno; la collina
digradante mollemente giù giù fino a valle coperta
di pascoli ricchi, di vigne, di frutteti ; il fiume là in
fondo neH’ampia distesa del piano, serpeggiante con
lampeggii di acciaio forbito fra le messi non ancora mature ; e di là del plano la corona dei colli bruni lussureggianti di verzura, e dietro a quelli i fianchi e le
creste aguzze dei monti, disegnantisi in linea spezzata
sul biancore del cielo plenilunare.
Il largo petto del prete si sollevava in profondi rèspiri di benessere e il bel viso maschio si illuminavi
di un’intima pace, che era in armonia con la pace solenne della natura.
. Che notte di paradiso ! », mormorò. • È un sorriso
di Dio una notte come questa », e si chinò verso le
rose del terrazzino e ne colse una, che si portò al volto
per aspirarne il profumo. « Delicate creature del buon
Dio 1 Io vi amo, come amo tutte le cose bèlle e buone,
<5ome amo la natura tutta che è opera del Creatore ! ».
"YY . I
Poi ritornò in silenzio ad ammirare il paesaggio incantevole. i
A un tratto delle vocine infantili chiamarono dall’altra stanza : ♦ Zio ! E’ permesso ?». E senza aspettare risposta tre fanciulletti vispi e sani irruppero
sul terrazzino e circondarono l’alta figura del prete.
Egli sorrise; si chinò a baciarli ad uno ad uno,ed
essi ad uno ad uno, gettandogli le braccia al cqllo, gli
augurarono la buona notte.
Don Angelo li ricondusse all’uscio del suo studiolo,
raccomandò loro d’esser buoni, di non far troppo inquietare la nonna, e d’addormentarsi nel nome del
Signore ; poi si avviò verso la scrivania, accese la lucerna e si sedette nell’ampia poltrona di cuoio.
Al lume vivo della lampada, le sue fattezze apparvero
meno delicate che non sembrassero al chiaror della
luna; ma in tutta l’espressione del volto v’era un non
so che di così calmo, di così dolce, di così buono, da
ispirare la più profonda simpatia. Pensava il buon
prete, in quella bella sera di giugno, alle strane vicende della vita. Chi gli avesse detto vent’anni prima,
quando sospinto da zelo ardente per la causa di Dio
vestiva l’abito sacerdòtale, rinunziando a tutte le gioie
terrene, chi gli avesse detto che un giorno avrebbe
avuto anche lui una famiglia alla quale pensare e
provvedere, una famiglia di piccole ci’eature innocenti
a cui tener luogo di padre! E quanta gioia nel compito che Dio aveva aggiunto, per lui, all’altro compito più vasto della cura di tante anime immortali !
Come la sua vita, che doveva trascorrere austera e
solitaria, era invece allietata ora dal riso e dai canti
di quei tre orfanelli del buon Dio, che suo fratello
morendo gli aveva lasciati perchè li amasse e li educasse al bene! Che festa alla sua tavola fra il ronzio
delle vocine allegre ! che calda onda dì giubilo nel
suo cuore al contatto di quelle fresche labbra, di quelle
piccole braccia molli e rotonde che lo stringevano, che
lo avvincevano con tanto slancio d’amore ! E qual felicità suprema nel vedersi ancora accanto sempre robusta. sempre attiva e serena la vecchia madre, che
egli amava più d’ogni altro essere al mondo! Dio era
stato buono con lui, e gli aveva concesso a piene
mani perfino le gioie più intime della famìglia, alle
quali lui spontaneamente aveva rinunziato nei’^suoi
giovani anni. _ ...
Oh, certo, Dio sapeva il perchè dì tale disposizione
sublime. Ecco; si ricordava... V’era stato un tempo in
cui la tristezza, lo scoraggimento avevano invaso il
suo animo, in dui dubbi tormentosi, tentazioni terribili erano venute a scuotere, a scrollare la sua fede.
Gli alti ideali del'sacerdozio gli erano sembrati vane
illusioni, mète irraggiungibili ; la vita sacerdotale
una cosa contro natura, una aberrazione di menti ascetiche, una schiavitù peggiore di tutte le schiavitù. Che
sarebbe avvenuto di lui, se Dio conia sua grazia non
fosse intervenuta? se Dio non avesse riempito a'un
tratto la sua casa di piccoli esseri innocenti e non
gli avesse detto : « Eccoti una famiglia, prendine cura,
vivi come gli altri uomini, di una vita normale, godi
tu pure delle gioie ineffabili riserbate alla paternità ? ».
Egli s’era ridrizzato come un fiore languente si drizza
sotto la carezza del sole. E tutto il creato gli era apparso più bello, tutti gli uomini più buoni, tutte le
istituzioni più sante, tutte le aspirazioni più pure e
più facilmente attuabili.
D’allora in poi aveva cessato di dubitare, chè anzi
più forte e più vigorosa s’era andata via via facendo
la sua fede in Dio e nella Rivelazione. Da quel momento aveva cessato di indagare, di scrutare la verità di certe dottrine alle quali doveva credere, e che
gli erano quasi sembrate discutibili ; poco gl’importava di approfondirsi in quistioni controverse, poiché
chiara, lampante come un sole meridiano gli era apparsa la verità suprema, unica, salvatrice : l’amore di
Dio verso le sue creature. E s era dato a predicare
con la parola e con l’esempio quell’amore senza limiti manifestatosi in Gesù così pienamente, che tutto
il mondo ne è conquiso da venti secoli, e ne sarà conquiso per tutti i secoli avvenire. La sua anima era
stata rinnovellata, un cuore più puro e più santo s’era
andato formando in lui ; onde la sua parola aveva
acquistato forza e calore ed aveva scosso le coscienze,
sì che la vita spirituale nel villaggio s’era fatta più
intensa e un soffio di nuovo ardore religioso aveva
ridestato tante anime addormentate.
Ripensando a quei suoi ultimi anni felici il buon
prete levava a Dio lo spirito e pregava perchè sempre
così potesse trascorrere tutto il resto della sua vita.
(continua)
(1)
Adele Celli-Oiampiccoli
8
8
LA LUCË
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The primitive Church and the Primacy of Rome
voi. di 284 pag. con due indici, edito da Hodder
and Stoughton, Londra.
Klara Paulsen ;
Im Tal Luserna, historischer roman, voi. di 360
pag. edito da Martin Warneck, Berlino.
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Green S. G. La Bible, son origine et ses
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Al CAPELLI BIACCHI ed alla BARBA
IL COLORE PRIMITIVO
È nn pr«parato special« indicato per ridonare alla barba ed ai capelli bianchi
ed indeboliti, colore, bellezza e Titalita della prima giovibezza senza macchiare nè
la biancheria nè la pelle Questa impnreggiabile c< mpoAizione pei capelli non è una
tintura, ma un’acqua di soave prof'umo cne non macchia nè la bianebèna uè la
pelle e che si adope’ra colla massima facilità e speditezza Essa agisce sul bulbo del
capelli e della barba f< rnendone il nutrimento necessario e cioè ridonando loro il colore primitivo,
favorendone lo sviluppo e rendendoli flessibili, mor
bidi ed arrestandone fa caduta. Inoltre pulisce prontamente la cotenna e fa sparir« la forfora — Una
SGiii bnttigiia boata per conseguirne un effetto sor~
prtHuenie.
A'r *r E « T A. T o
Signori ANGELO MIGONE & C. - Aftla$to
•I Finalatenu» ho potuto trovare un» preparaziooe che mi
ridonasse ai capelli e alla barba il colore primitivo, la freschezza e t^llezza della gioventù senza avere >1 mmimo
disturbo neirapplicazione.
Una sola botti(|(l.a della vostra Anticanizie mi bastò ed
ora non ho un solo pelo;bianco. Sono pienamente convinto che
questa vostra specialità non è una tintura, ma un’acqua che
non macchia uè la biancherìa nè la pelle, ed agisco sulla cute
0 sui bulbi dei peti huiendo scomparire totalmente le pellicole e rìoforzando le radici dei capelli, tanto che ora essi non
cadono pfi^ mentre corsi il perìcolo di diventare calvo
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