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Nulla aia più torte della vostra ledei
(Gianaveilo)
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^Italia : Anpuale
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Semestrale L. 100,— 1 . \
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REDAZIONE! Via Slbaud, j? -;BP^»^P'Pe^ice “ . '
AMMINISTRAZIONE: Via Carlo Alberto, ì bi* ^ Torre Pellice
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Là ■ tradizionale riunione del XV agosto
avrà luogo all’Inverso di Torre’Pellice alle
ore 10.
Si pregano gli intervenuti di riunirsi vicino al palco degli oratori e di conservare rispettoso silenzio durante lo svolgimento del
culto.
. -* * • ■ ■
. La festa del XV agosto per le valli Chisone-Germanasca avrà luogo, a Dio piacendo, alla Baissassa. sulla montagna che divide Pramo^.,da' Perosa Argentina;, 'a Èst
del colie Lazzarà.
S/i ptograinma comprende il culto del mattino, alle ore 10 precise, e nel pomeriggio,
alfe ore 15, il consueto trattenimento organizzato dalla Federazione delle Unioni Valdesi.
Si prega il pubblico: di portare l’innario
italiano, e di prender posto vicino agli oratori anziché disperdersi alla periferia^ tenendo quel comportamento disciplinato e corretto onde non venga turbato il inaccogtimento necessario ad un culto.
U aii tint iiitiM
al la nouvaau
«Personne, après avoir bu du vin
vieux, ne veut du nouveau, car 11 dit :
le vieux est bon». (Luc V, 39).
'=Q*«stte cojiiclaàon vinatfendue aux ■deux ■
paràBoTi^'jumelles'qui montrent le conflit
entre le vieux et le nouveau ^ parabole
du rapiéçage de l’habk en loques avec de
rétofîe neuve et du vm nouveau versé dans
de vieilles outres 1
, Elle semble presque démentir l’enseignemeht que Jésus voulait donner à ses auditeurs: ne voulait-il pas faire comprendre
que la nouvelle foi demandait de nouvelles
formes d’obéissance et de fidélité ? Spontanées, vivantes, réelles el non formelles et
imposées. Alors pourquoi fak-il dire au
connaisseur de crus: le vieux est bon? Ce
ne peut être une concession indulgente vers
ce qui est vieux, mais bien ce qui, comme
le vin vieux, a longuement mûri.
Pas tout ce qui est vieux et à jeter ou
à mépriser iparce que vieux : Jésus semble
par la remarque de notre texte, montrer du
respect pour certaines choses d’autan : « tout
scribe instruit dans les choses du Royaume
est comme un maître de maison qui tire de
son trésor des choses nouvelles des choses
anciennes». Les choses bonnes subsistent et
résistent au temps qui finit par révéler ce
qui est caduc en toute chose ihumaine. Nous
ne pouvons échapper aux choses vieilles : il
en est qui ne peuvent mourir ; elles sont fondamentales. Après en avoir goûté de nouvelles on retourne à elles.
Mais nous ne pouvons nrni plus échapper aux choses nouvelles : la rénovation est
une loi tout auSsi fonctementâle de la vie
et malheur à nous s’il n’en était pas ainsi.
Notre corps se renouvelle continuellement
dans ses cellules : notre esprit, se développe, évolue et parfois subit des changements
brusques. Nos idées changent et nous chan
geons avec elles. Il est des révolutions que
nous ne devons pas craindre surtout lorsqu’elles sont la conséquence d'un jugement
de Dieu sur nos vies individuelles ou sur
nos vies associées — églises, peuples, hâtions —. C’est une grâce de Dieu qu’il
puisse y avoir des changements qui permettent de nouveaux commencements. La conversion qui suit une repentance sincère
n’est-elle pas une expérience bénie que nous
faisons chaque jour?
Jésus Pt^pelle une nouvelle naissance' et
l’apôtre confirme : « Si quélqu’.un est en
Christ, il est une nouvelle créature; voici
toutes .choses sont devenues nouvelles».
Mais rappelons-nous aussi que c'est de la
substance fondamentale des choses vieilles
que nous puisons les choses nouvelles ou
du moins Tlnspiration, même des choses
les plus révolutionriaires.
Venant à notre cas particulier, à notre.,.'
EgüfB,Vauddiise, nous pouvons parfois dire: >
« le vieux est bon », mais non pas pour
nous endormir sur les mémoires du paMç,
mais poqr en tirer l’inspiration pour notre
marche en avant. Notre consigne n’est pas ^
de regarder en arrière, à notre histoire glorieuse mais de vivre et de marcher « hie et
nunc» dans la foi et dans l’obéissance. Nçqs
sommes en plein conflit entre le vieux et le
nouveau, et quel conflit formidable !, Nous
ftô pourrons l’éviter; au lieu de nous laisser entraîner malgré nous par nos voisins
ou nos amis mêmes, prenons nos respopsabilités'"‘de citoyens et de chrétienaj fuyons
le conf0injsme facile et cherchons’ de nous
formel’ deà'Idées à bous quejious puiæions
"débattre aveb/nos amis et même avec nos"
adversaires. , '
C’est ainsi que bous nous formerons un
caratère comme l'avaient nos pères.
' T. J.
Durante i lunghi anni della tirannia, voi i
avete udito esaltare l’orgoglio umano fino ^
alla follia; voi avete veduto i superuomini,
non certo gli uomini migliori, troneggiare
spavaldamente su! piedistallo di una poten
za e di una gloria che i popoli hanno pagate
a troppo caro prezzo con montagne di rovine e fiumi di sangue e di Iswjrime... Non poteva essere altrimenti : quando, la creatura
usurpa il posto del Creatore, la su^rbia si
allea con la crudeltà, il mondo agonizza nella disperazione e la natura stessa he rimane scmivolta e-deturpata.
Oggi, noi stiamo risorgendo penosamente
dalla bolgia infernale, in un’aura di timida
libertà. Ma la psicosi della violenza non è
del tutto sedata, perchè l’orgoglio e Tambi-zione formano tuttora la molla principale dei
sentimenti e degli impulsi umani. La mancanza di umiltà nella mente e nel cuore degli uom.'oi genera le rivalità e le discordie,
turbAlè reJsxicml sociali ad esaspera, l rapporti fra le nazioni.
Ma 1 umiltà è la virtù dei sagjgi e dei forti ■ non la confondete con la rinunzia dei
vili- nè col timore dei deboli, nè con supina remissività dei timidi, nè con rìpocrita e
tn cianie ervilità degli arrivisti e dei furbi.
La vera umiltà non è ancora rumiliazio- i
ne procurataci dai nostri errori o dalle altrui offese ; non è neppure il senso di abbattimento che invade l’animo nostro in mezzo .site rovine delle nostre speranze e delle .
nostre chimere, nè. l’avvilimento della mi- |
seria, nè lo scoramento che invade l’anima !
sotto la sferza del delore e della sventura. |
In ohe consiste -dunque la vera umiltà? |
Se lo volete sapere, rientrate in voi stessi |
per esplorare i vostri sentiihenti ed i vo- \
stri desideri alla luce dello Spirito. Allora ;
scoprite la vostra limitazione e la vostra ;
piccoiezxa dj fronte alla divina maestà del- 1
la Vita, e sietp portati ad escalamare con i
l’antico saggio: aO Eterno, Signor nostro,
che cos’è l’uomo che tu ne abbia memoria?
e il flgliuol dell’uomo che tu ine prenda |
cura?». L’umiltà è dunque il sentimento
profondo della nostra imperfezione di fronte
all’Essere degli esseri ohe in sè assomma tutta la potenza, tutta la sapienza, tutta l’armonia e tutte le virtù della Vita che danno
aH’Oniverso la sua Legge ed il suo ineffabile palpitò d’A.more.
Questa virtù non affiora limpida e sicura
nei paganesimo greco-ramano ; i suoi migliori moralisti tendono piuttosto all’esaltazione della personalità umana, e le virtù degli dèi sono in fondo un riflesso di quelle
degli uomini. Per loro la modestia consiste
nel non moslrarsi orgogliosi dinanzi agli uomini, mentre per noi l’umiltà consiste nel
non essere vanitosi e superbi dinanzi a Dio.
SS
Tuttavia, l’umiltà dinanzi a Dio non va
confusa con la paura nè con la superstizione. Gli antichi profeti ebraici seppero coltivare nell’anima del loro popolo il sacro timore deH’Eterno, ma spettava al Cristo l’alta missione di trasforniare questo sentimento, elevandolo alla sublime dignità deH’amore Aliale che ispira al credente l’umiltà interiore unita ad un ©ulivo slancio di obbedienza al Padre perfetto,
E che còsa significa l’abusata e fraintesa
parola di sapienza del Maestro : « Beati i
poveri in ispirito», se non: beati gli umili?
I figli dell’unico Padre non sono umili come
gli schiavi tremanti dinanzi alla verga del
loro padrone, non sono umili come i cortì
giàni striscianti dinanzi; al despota per mendioare i suoi favori, nè sono umili perchè
temono te severe sanzioni di una giustizia
_sen?a amore, nè sono umili perchè sperano di lucrare speciali grazie e favori divi, ni, e non sono umili neppure come gli asce■ftì -che* martoriano ii loro corpo e seppelli
- scolio i loro talenti in una mortificante violenza contro natura... Sono utnili perché
iwntono i limiti delle loro possibilità fisiche,
‘iiitèlléttuali e morali, perchè misùrMio boi
• metro dello spirito la distanza che lì sepa•jra dalla vetta eccelsa dell’ideale della loro
/ede; sono umili perchè non hanno ancora
miparato tutte le lezioni della salutare disciplina del dolore ; sono umili soprattutto
peirchè cadono ancora spesso sul sentiero
. che il Cristo ha vittoriosamente percorso e
jhiperato, sono umili perchè i loro orizzonti
- spirituali sono più vasti e le vette che contemplano sono più eccelse,! j
■w L'nomo che vive 4n fondo al pozzo della
sua ignoranza delle cose spirituali non pub
essere umile, perchè crede di conoscere l’universo ; e colui che pretende di conoscere tutta la verità, perchè sa recitare un creado o sa a memoria una dottrinelia, non può
essere umile, perchè diviene iptollerante e
fanatico ; e colui che possiede le conoscenze più o meno empiriche di una scienza, di
un’arte, di una professiéne cede spesso alle
suggestioni deH’orgoglio perchè racchiude la
sua vita nelTambito ristretto della sua abituale attività; colui che possiede molti beni
e ne diventa schiavo non può essere umile,
perchè l’orgoglio del possesso é del godimento oscura te sue facoltà spirituali, rendendolo indifferente verso Dio ed ingiusto
verso i fratelli.
* * •
L’umiltà non è dunque soltanto, come la
definisce S. Bernardo, il sentimento della
nostra bassezza derivante da una più esatta conoscenza di noi stessi; perchè possiamo sentirci deboli e provarne un sentimento di invidia e di rancore verso i più forti
ed i meglio dotati, oppure un senso di depressione morale e di acuto pessimismo che
ci avvilisce ancora dì più. La vera urniltà
nasce dai nostri rapporti interiori con la luce
dello Spirito di potenza e di sapienza infinita. Di fronte alle ineffabili perfezioni dell’Essere ohe in sè racchiude Tinfinìta potenza e la gloria dei soli e dei mondi, delle
vette e degli abissi celesti, chi può sentirsi orgoglioso del proprio essere? Sono grandemente dà compiangere coloro che superbamenie s’aggirano in mezzo alle umane
miserie come dei piccoli dèi reclamanti Tora aggio dei loro simili.
La virtù dei. «poveri in {spirito» non è
Tavvilimento del corpo nè la svalutazione
delle facoltà intellettuali e morali ; è al contrario un particolare stato d’animo del savio,
il cui spirito si protende con volontà di fede
alla ricerca della verità, della giustizia e
della santità. Perciò l’umiltà non è in se stessa uno scopo, ma una condizione ed un
mezzo per assurgere ad una gloria che è
scevra d’egoismo e d’orgoglio. Pertanto Tumiltà cristiana non ha nulla di falso, di manierato e d’ossequioso; non può essere confusa con la falsa modestia, nè con lo scO'
raggiamento, nè col disprezzo di quello dhe
costituisce il vero, valore e la dignità di un
uomo. Essa consìste nel senso profondo
della nostra assoluta dipendenza dall’Altissimo, nella pazienza eroica che sopporta la
prova ed il dolore, nel servizio reso.a Dib
nel seno delTumanità, nel perdcwto genero
so delle offese,’ nel Wrifido giulivo ohe assimila la nostm vita alTo.pera divina della
re^l|^zione del mondo.
Iq Gesù voi ' potete" contemplare il- modello ^si^iabile della vera uiniltà, che consistè ,wl '«servire », non nell’essere «serviti Hr- Colui dìe senz’ombra d’orgoglio potè
dire ; « io sonò là vìa, la verità è la vita»,
seppe pure lavare i 'piedi ai propri discepoli.; per dar loro una lezione pratica di fraterna umiltà. Perchè,' nonostante la sua dignità nelTordine delleu cosé spirituali, nessun s^ere umano era troppo misero agli occhi iùpi; là sua sola ambizione fu'di servire Dio, il solo es^ré assolutamente buono.
Se la nostra fède si accompagna all’ardèri"te desidèrio dr riprodurre nella nostra vita
alcuni dei linéàmenti morali della sublime
figura umana deT « Maèstro mite ed umilè
di cuore», non troveremo più troppo aspri è
gravosi i nostri dovéri ‘soc'iàli, nè troppo
acerbe te nostre pèné, nè' troppo crudeli :
dolori che ci colpiscòiriò ; anzi si svelerà alla
nostra cosciènza morale l’alto significato delTesòrtazione apostolica : « Umiliatevi sotto
la" potente mano di Dio, affinchè Egli vi fnriàlzi a suo tempo»)
' Francesco Peyronel.
Parentesi
ma «
taf «»va
La serie fll ^coletti ohe in questi ultimi mesi sono ìMfiitto scrivendo per L'Eco
mi ha procurato 'wnsensi ed osservazioni.
Grato ^r gfl uni e % aJtrq, mi sento in
dovere oltree^Bè- dr ienèrné' conto;' di dàré
qualche chiarimento fuori metafora proprio
■perchè più di. uno mi ha domandato il perchè di tanto ermetismo, mentre altri ha accennato a troppa erudizione.
In fatto di erudizione consento che, quando se ne voglia fare sfoggio, è sempre troppa ; ma la mia è troppo scarsa per aspirarvi.
Se racconto còse che ho imparato in gifro
per il mondo e cito parole che ho letto qùa
e là è .per due motivi. Anzitutto è connaturato in me la ricerca del ' u esprit des chosésn e osservando i\fiori o le montagne; gli
uomini o le bestie, i fatti o le parile sono
sempre tratto a cercare che cosa esista e che
cosa viva oltre il. visibile,, quale-sfcnsó abbia per lo spirito tutto ciò che attràversb te
cose visibili si manifesta. In secondo luogo
vorrei suggerire così l’idea di mettere il capo
fuori di casa : ci sono tante cose da vedere
e da imparare in giro per il mondo e nei-libri. A chi avessi dato Timpresiùone’di'voler
insegnare, domando perdotto : ma‘ era Mià
intenzione. ‘•■-‘ì
In materia di ermetismo e di metafore,
dirò che spesso cosi mi esprimo perchè questo fa pensare, perchè mi sembra-che-troppii .per il mondo non si fermino a .pensare,
a meditare, a concentrarsi, perchè- mi pare
che molti guai ci derivino e ci siano derb
vati dal troppo poco pensare, dal desidéfiù
di avere delle formulette fatte e piane, per
la preghiera e per lìazione, per la religilF
ne e per la politica : reginette Hda mandata
a memoria senza troppa fatica, sermonciiii
da concludere con un « bello, bello davvéro» e non pensarci più.
Questa è la mia esperienza e come ogni
esperienza è anche una confessione. Se n<m
fosse anche una confessione che interesse di
vita avrebbe?
Le babbucce di Sidi Ferugi (v. ì’Ecó delle Valli N. 24) mi sono venute in mente
rievocando una gita di quasi vent’ann'i fa su
quella spiaggia algerina dovè visse il marabutto e leggendario Utiamunó: da questi'ho
trito il pensiero che le idee si devono adoperare « come le scarpe, calzandole ,e usandole». Invece Sidi Ferugi usò te scarpe-come tanti fanno con le idee, scagliandole contro il prossimo, giudicando e condannando il,
prossimo in base alle proprie idee, che poi
si riservano dì usate cioè di aiqjlicare o non
applicare secondo ì casi. r -, "
Fra gli altri ci sono anch’io: un'giomoV
due anni fa, mi froy»* éehjrp i cancelli idj,
una prigione. Da lotta politica aveva porta-,
to nel mio campo di lavoro a delle situazioni irregolari che bep conoscevo : la respon-
2
.
'K'
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L’ECO DELLE#ÂLL1 VALDESI
- j
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sabilità me ne incombeva. Qualcuno parlb.
Sapendo le cose mentii e imbrogliai le caC”
te per proteggere altri e me^stesso. Il ban*
dolo della matassa non si potè trov^ : bè^
nei|)ciai del dubbio e fui rilasciato.. Oggi penso ohe se avessi semplicemente calzato le
mie idee, assunta la mia responsabilità, sarei stato più fedele al Maestro, avrei mostrato in lui maggior fede <^e sottraendomi
mentendo alla soiferenza.
Questo è tutto ed è una piccola cosa, come dii tanti piccole cose è fatta la vita.
Le Babbucce di Sidi Ferugi erano pronte
prima delle elezioni. Necessità giornalistiche ne hanno ritardato la pubblicazione ; ma
non fu, ahinoi, brandita da non pochi Valdesi la dorata pantofola del ca^ò proprio per
ragioni elettorali? e il risultato delle elezioni non porta a pensare che tanti voti furono
dati sotto la paura delle idee brandite e per
timore di dovei portare scarpe strette? o,
per uscire ancora dalla metafora, quanti voti
sono stati ispirati da un senso di timore (per
sè^Ì^^per i propri averi, per la ppiprla quiete) <jJ
■Xi e quanti da un sentimento di giustizia (per “
■>U ijn-ossimo)?'
éi ' Ho preso le Babbucce di Sidi''Ferugi co-^
'■ime esempio; potrei riprwdiW' anche altre
parole; ma di tutte, in ifondo, il senso si
riduce a un richiamo che sento tante volte
riedieggiare dentro di me ; «Amico, sali
più su». G. A. G.
CONVini; MASCHILE VALDESE
TORRE PELUCE
Il Convitto Maschile Valdese di Torre j
Pellice, dopo l’interruzione causata dall’oc- ^
cupazione tedesca, sta per riprendere la sua |
attività con i locali rimessi a nuovo.
La retta è stata t fissata al minimo e un
buon trattamento è assicurato.
Per informazioni rivolgersi alla Direzione ^
del Convitto. „ ,
Il M Ä VOCE
E’ quella di Karl Barth, còme risuona
nella raccolta di lettere e conferenze scritte
durante la guerra dal teologo di Basilea (1).
Sono tutte pervase dalla preoccupazione che
l’annunzio delPEvaiigelo resti vana retorica
nei tempi di crisi anziché diventare proclamazione limpida della Parola di Dio, generatrice dii decisioni personali.
Le due lettere sono dirette ai protestanti
di Francia, l’una all’inizio della guerra, l’altra
dopo la disfatta della Francia dèi maggio e
giugno 1940. Si deve aiizitüQo'costatare u”
fatto: il nazisùio, tirannia spirituale, cercava allora d’in^orsi ad un’Eitrópa gravemente compromessa dalle sue antiche colpe suggellate dalla pace di Versailles. Ma in mezzo al peccato è all’onta attaroata« alla vita
di tutti i popoli, sussiste, per la bontà di
Dio, un resto di ordine e <y,,diritto e ^opratutto un resto di libertà/^ là predicazione
dell’Evangelo: «dove Hitler comanda, anche quel resto è abolito». Che deve lare
la Chiesa dinanzi a tale fatto? Essa ncm può
nè vuole fare la guerra : può è vuole soltanto pregare, credere, sperare, annunziare
e ascoltare l’Evangelo. Sa che l’evento ohe
aiuta realmente noi poveri uomini non è la
forza militare, ma l’opera dello Spirito di
Dio». Il Crocifisso è morto anche per Hitler e per tutti gli uomini, ohe travolti di
buon e cattivo grado, seguono il Suo dramma ». Ma appunto .perchè sa quel che costa quella giustificazione divina, non può
restare indifferente e muta quando si tratta del diritto : le autorità politiche hanno
ricevuto la missione di stabilire una giustizia umana sulla terra e di mantenerla anche
con la spada, i popoli democratici non devono darsi senz’altro la qualifica di « crociati della causa divina », ma è dovere affermare ohe « a causa di Dio dobbiamo essere
veramente umani e difendere con l’energia
della disperazióne contro la irruzione di una
palese inumanità ».
Fin dall’ifiizio del conflitto e durante il
suo tragico «viluppo sarà altresì dovere della Chiesa indicare ai popoli ohe il suo scopo deve essere la ricerca della guarigione
della vita, il ristabilùnento dell’ordine e non
la consacrazione di nuovi egoismi.
Due conferenze sono dedicate alle relazioni fra la Svizzera e la chiesa riformata,
e alla disamina delle conseguenze implicate
dalla fedeltà «Ila Costituzione Federale. Esse
datano del 1941, quando tutta l’Europa era
sommersa dall’Asse. E’ dovere salvare la
Svizzera, onde adempia alla «vocazione europea » di esempio (sia pure peccaminoso)
di libera federazione di popoli liberi formati da uomini liberi uniti da giuramento di
solidarietà : memento e speranza per gli altri stati se deporranno le arie nazionaliste e
cercheranno una « soluzione umana » per i
loro conflitti.
Ma la salvezza della Svizzera era in quell’anno 1941 legata ad una decisione: o cedere alla pressione economica e politica fino
alla dipendenza totale da una potenza straniera, spiritualmente avvèrsa ad ogni autentica libertà deH’uomo, oppure far parte di
« un gruppo di uomini e donne abbastanza
onesti da non lasciarsi afferrare dalla malizia, dal bluff e dall’inganno di questo secolo e da non firmare dei patti con il ditvolo ! » (pag. 43).
L’intestazione della Costituzione Federale « In nome dell’Iddio Onnipotente » contiene la volontà di vivere come popolo messo a continuo raffronto con la Parola di Dio,
liberamente predicata dalla Chiesa di Cri^
sto, e non come un popolo che tenga in
suo possesso le garanzie della Provvidenza
divina. E’ la Svizzera fedele al suo antico
impano? Quo vadis, Helvetia? il teologo
di Basilea eleva un severo ammonimento,
perchè l’essenza della libertà .«svizzera»
-, sia «mservata e denuncia cinque fatti concreti, cui è necessario rimediare :
1-. La sproporzione fra il rincaro del costo della vita e i salari deve essere supera» da una coscienza di solidarietà federativa, illuminata dal principio : a Tutti per
Uno, è Uno pei* tutti)), /'
2. D^e-la possibilità»'al partito sociali- sta di farsili udilre direttamente presso il Consiglio Federale, anche se ciò urta la suscettibilità delTHitlerismo. " '
3. Mettere un alt I alle restrizioni imposte alla libertà di stampa e di parola pubblica, rimettendo al suo modico osto la censura, ohe pretende dichiarare di non esistere e di non essere criticata da nessuno.
« Domandiamo seriamente perchè ci si applicano delle museruole, quando non è in
giuooó la mania oratoria di qualche individuo, ma il rafforzamento indispensabile della nostra volontà di resistenza. Quale senso avrebbe d’impedire al popolo svizzero di
servirsi dei suoi orecchi e della sua bocca?)» (pag. 76-77).
4. Intensificare la buona accoglienza e
trattate in modo equo e fraterno gli emigrati avversari o vittime del regime hitleriano.
5. Evitare di consegnare materiale bellico o qualsiasi materiale, la cui produzione
possa essere un aiuto indiretto alThltlerismo
nel rendere liberi altri tedeschi per il proseguimento della guerra. Si deve evitare la
complicità sia pure indiretta col Terzo Reich.
I cristiani devono acquistare coscienza della grave alternativa ed impegnarsi a fondo
secondo la loro coscienza cristiana, ricordando ai Confederati ohe « una rovina onorevole della Svizzera la conserverà in modo
più sicuro ohe un adattamento infedele e
colpevolmente leggero».
1
Mentre il quinto scritto della Raccolta datato del 1942 conserva un valore unicamente* documentario per la resistenza delle Chiese in Europa (resistenza ohe si accentuerà
negli anni seguenti), più attuale appare la
conferenza (tenuta il 23 luglio 1944) sul
tema : « Speranza e responsabilità della
Chiesa». Il teologo afferma che il messaggio della Chiesa di oggi deve contenere le
tre seguenti testimonianze :
1. Annunziate il Regno di Dio ; Dio governa questo mondo malvagio, è il Signore,
il Giudice, il Salvatore e la Provvidenza
dell’uomo peccatore. La sovranità di Dio si
palesa in Cristo e la Chiesa deve ricercarne ie tracce fra gli avvenimenti deH’ora : se
s! piegasse alla tentazione di esaltare 11
gno dell’uomo, tradirebbe la sua missióne.
2. Testimoniare che uno stato giusto e libero è un benefizio che viene da Dio e o^e
Dio vuole. II màntenimento di un simile stato non va da sè. Ora la Chiesa non ha il
compito di fare della politica e di volere governare, ma ha una milione profetica :
«essa può e deve con franchezza e carità
interrogare, chiamare, avvertire ed invitare
lo stato, ogni volta che esso tendesse a dissolversi o ad affermarsi troppo, a calpestare la giustizila e la libertà|, ogni volta
che volesse attentare alla sovranità di Dio
ed ai diritti dell’uomo o a tutti e due insieme » (pàg. 137).
3. La chiesa deve proclamaré 11 perdono
dei peccati. Questo non esclude una precisazione delle colpe delle parti belligeranti e una espiazione doverosa. Ma ci si ricordi che appunto perchè il popolo tedesco
ha comibattuto contro l’Iddio misericordioso, compiendo tanti delitti contro, l’umanità, che esso ne raccoglie oggji Tamaro frutto. Guai alTumanità se continuasse su una
via segnata da rappresaglie ispirate a vendetta. La Chiesa deVe avere il coraggio di
parlare del perdono di Dio, al quale tutti
' La Comunità ringrazia lo studente in teologia
sig. Aldo Comtja per la sua predicazione di domenica 21 luglio al Serre,
* * • ■ '
CULTI ALL’APERTO.
Domenica 4 agosto - ore 15 : culto al Bagnati.
Domenica 11 agosto - ore 10.30: culto al lago
della Sella Vecchia. — Ore 14.30 : culto tempio del Serre.
Domenica 18 agosto - ore 10.30 : culto tempio
di Pradeltorno. —■ Ore 15 : cubo a Barfè.
Nei giorni 8-12 agosto il Pastore visiterà gli
alpeggi sparsi nella alta valle. Indichiamo l’ora
delle riunioni : *
Giovedì 8 agosto - ore 22 : riunione a Crevelira.
Venerdì 9 agosto - ore 6.30 : riunione a Sotiiran.
-- Ore 9; riunione al Coulet. — Ore 14:
riunione a}l’fn/erne(, — Ore 22: riunione a
Sparvira.
Sabato 10 agosto - ore 14 : riunione alla Sella. —
Ore 22 : riunione alla Sella Vecchia.
Domenica 11 agosto - ore 10.30 : culto al lago
della Sella Vecchia. — Ore 22 : riunione al
Giasset.
Lunedì 12 agosto : visite alla Cavia, Ciaudet,
Empouqré, Anchioccia, Smicciarea, Cottgn,
CiauvUra, ecc. e. a.
E' stato celebrato il matrimonio di Bertalot Silvio e di Ribet Armida (Alfieri). Rinnoviamo a
questi sposi i nostri più sinceri auguri di vera telicità.
— La domenica 30 giugno la gioventù di Pramollo ha compiuto una magnifica gita in camion,
con un tempo eccezionalmente bello. Dopo il
culto celebrato nella pineta del Sestriere, e dopo
la colazione al sacco, si è percorsa la valle di
Susa e, fatta un’ultima fermata presso i laghi
d’Avigliana, sì è rientrati soddisfatti di quella
giornata di sana e fraterna gioia.
Ringraziamo l’anziano sig, A. Sappé che, quella domenica, ha presieduto il culto nel tempio.
Il pastore Giulio Tron lascia la comunità di
Torre Pellice.
Dopo ventidue anni di ministerio benedetto il
pastore Giulio Tron. ha lasciato la parrocchia di
Toire Pellice : in un periodo così lungo la comunità ha potuto apprezzare profondamente la
sua opera multiforme, svolta instancabdlmente
soprattutto presso gli ammalati, gli afflitti, quelli insomma che più duramente erano visitati
dalla prova.
Nell’ultima settimana in cui è stato conduttore della parrocchia il sig. Tron ha avuto agio
di constatare quale somma di affetti egli abbia
saputo raccogliere, e quale riconoscente ricordo
lascia nella cittadina.
Già la sera del venerdì 26 luglio la gioventù
si riuniva nei locali dell’asilo infantile per trascorrere ancora una volta un’ora col pastore Tron
e la suaf Signora, e fu un’ora di letizia velata
di tristezza. A nome déll’U.G.V., deil’A.C.D-G.
e deIJ’U.G.O.G. alcuni oratori hano salutato il
sig. Tron; psprimendo il rammarico di tutti per
la sua partenza, assicurandogli imperitura riconoscenza particolarmente per l’opera svolta a favore dei giovani e delle loro famiglie nei momenti più drammatici degli utimi due calamitosi
anni di guerra, ed augurandogli ogni soddisfazione nel nuovo campo di lavoro. Venne rappresentata una graziosa scenetta valdese, cui seguirono un breve programma musicale e rimmancabile tradizionale thè gami. Al Pastore fu offerto
un artistico dipinto raffigurante il tempio con lo
sfondo de) monte Vandalino, ed alla Signora un
magnifico fascio di fiori. Nel ringraziare per la
calda manifestazione di simpatia, il sig. Tron
disse fra altro che sentiva dì avere ancora un
messaggio da porgere a tutti nell’ultimo culto che
avrebbe (presieduto in qualità di Pastore titolare.
Una numerosa assemblea si affollava nel tempio la domenica successiva 28 luglio : fu un culto in-cui si realizzò pienamente la comunione fra
¡1 gregge ed ii suo conduttore, e specialmente
durante la preghiera centrale, in cui nessuno fu
dimenticato, e durante l’allocuzione che tenne
luogo di sermone una commozione intensa invase gli animi di tutti i presenti. Il Pastore,
dopo aver ricordato le esortazioni del suo venerando collega Carlo Alberto Tron che lo installò nei lontano 19^4, ha detto di aver speso
il meglio delle sue energie per cercare di essere
fedele alld consegna, poiché l’essere pastore di
Torre Pellice rappresenta un privilegio che per
ciò stesso implica una maggiore responsabilità.
Egli per primo riconosce quanto le forze umane
siano impari all’altezza del compito, ma ha esperimentato che il sostegno della mano di Dio non
manca mai all’operaio che costantemente Lo invoca. Il sig. Tron passa in rassegna tutti i settori delia complessa vita ecclesiastica, dall’istruzione religiosa alla predicazione e «Ha beneficenza, e termina il suo messaggio con la raccomandazione all’unione ed al reciproco amore.
Alla flne del culto, un giovane espresse al Pastore la riconoscenza della comunità tutta per
l’opera indefessa © intelligente svolta da lui e
dalla sua Compagna, e ì) sentito rammarico per
la loro imminente partenza. Un bimbo presentò
al sig. Tron un album con le firme dei parrocchiani e, quale segno tangibile di affetto, un
dono, mentre una bimba porgeva alla Signora un
omaggio floreale. La Corale eseguiva un bel coro
di circostanza, dopo d» che il Pastore ringraziò
e all’uscita dal tempio volle, con la Signora,
stringere la mano a tutti i presenti : ai parroc
dobbiamo tornare per ristabilire la comunione dei popoli.
Le recenti riunioni ecumeniche sono già
state una prova di ritrovamento spirituale di
uomini fino allora nemici riconciliati dalla
bandiera del perdono fraterno. C G:
U) K. Barth : Une voix suisse r: 1939-1944.
- Editions Labor et Fldes - Ginevra, 1946.
chianl Vj^i e, pn^ si)unirono numeróse persone ■èh«' sr^iono passare le loro vacanze alle
Valli., Partic<4arni^tè. significativo è statp il vedere òhe tutti gir occhi luccicano.
■*aNeI> pt^erjggio dello stesso%orno il Concistoro'^si è punito intorno al atto Presidente per
trascorrere ancora, .con lui e la sua famiglia,
un’ora in simpatica intimità.
La spontaneità e sincerità òhe haipo..;: carattèi. rizzato ■ queste manifestazioni di cfìstiatia solidarietà e di riconoscenza verso l’amato pastore Giulio Tron lo assicurano che i migliori ivofi lo accompagneranno nel ministerio che egli è chiamato a svolgere altrove, e che dell’opera da
lui compiuta rimarrà perennemente uh', ricordo
benedetto. -ni. v. b.
Quest’anno a Pentecoste la Comunità ha avuto la gioia di ricevere fra le sue file due Rovani ; Renata e franco Ferretti. *
. Quel lieto giorno ci ha fatto ricorda'^ quanto
sìa grande il privilègio di àppartenèie ad una
Chiesa e di quale Importanza è il « si.» »pronunciato dinnanzi a Dio ed ai fratelli.
Alle anime che hanno abbandonatola comune adunanza» vogliamo dare una parola »di incoraggiamento tolta dal cap. V di Matteo: «Cosi
risplenda la vostra luce nel cospetto degli uomini ». E’ una luce che tutti possono dare, per
cui anche la più piccola testimonianza può essere un principio di «nuova nascita» nel cut re
dei nostri fratelli, del nostro prossimo.
A Renata e a Franco vada un fraterno e caro
pensiero in ricordo della prima Comunióne, con
l’augurio cristiano ch’assi possano ripetere sempre e ovunque : «Sì, -Signore; tu.^sai ogni cosa,
che noi ti amiamo» (Qiov. 21 : 1%.
— Le riunioni di preghiera, li 'catechismo e la
scuola dcmenicale hanno svoltò il Ibfo programma terminando alla fine dì giugno. Ai piccoli ed
ai giovani cristiani, lontani gli uni dagli altri
durante le vacanze estive, un caro e .fraterno
saluto. , ;
VillA
E«»««:««
Due lutti hanno recentemente colpito la nostra Chiesa : Rostan Enrichetta ved. Ferrier, deceduta aH’Albarea in età di 79 anni, suocera dell’Anziano di quel quartiere; e Peyronel Teofllo,
decedute ai Chiotti ih età di 61 anno, sorvegliante stradale, da tutti ben conosciuto e stimato.
Alle famiglie afflitte la Chiesa rinnova l’espressione della sua simpàtia cristiana.
Pro Valli
CERCHIAMO giovane maestro evangelico desideroso di assumere servizio alle Vaili in località di alta montagna.
Scrivere al Presidente della Pro Valli ; E. GeyMET - Rorà di Luserna
S C U 0 L à LATINA
■DONI rR I C E V U T T
— Revel Roberto (Vallombrosa, Luserna S, Giovanni) in mem. dì suo cognato 5000 — Cougn Adelina ved. Ribet (Torre Pellice) in mem.
'di Enrico Tron 500 — Ribet Guido e Edina (S.
Giovanni) in mem, di Enrico Tron 500 — U G
V. di Pomaretto 2000 — Ghigo Abele e Ida
(Ferrerò )in mem. 500. — Peyrot Francesco fu
G, Enrico (Chiotti di Riclaretto 200 — iMarauda
Luisa (Pinerolo) 100 — Chiesa di Massello 500
— Tron Enrico - Rastore (Massello) 100 — Sposi
Jahier Elvio - Bouhous Enrichetta (Pomaretto) 50
— Bouchard Giovanni (S. Germano) 50 — Peyronel Enrico (S. Germano) ricordando i tre anni
passati alla Scuola Latina) 60 — Sposi Giordano
— Long (S. Germano) 150 — Long Ida e Eli (S.
Germano) in mem. dei loro cari 200 — Cav.
Mònnet Bartolomeo (S. Germano) in mem. della
consorte 100 — Comitato-di Ginevra «'mezzo Pastore Levi Tron 1000 — Totale Lire 50.575.
Totale dei doni fin qui ricevuti pro Scuola
Latina Lire 105.375.
A questi doni vanno aggiunti i contributi volon •
tari pro Scuola Latina; fin qui versati dalle famiglie degli alunni, che verranno pubblicati nel
prossimo elenco.
Alberto e Clementina Bouìssa, nell'impossibilità. di farlo personalmente, ringraziano tutte
le persone che, in qualsiasi modo,,, hanno loro
dimostrato tanta simpatia in occasione della malattia e della morte della loro dilètta
LIA
Villar Pellice, 28 luglio 1946.
Alberto Ricca; Direttore
w
Au.oriìzizione N. P 356 dell’A.P.B.
Lino Tn-o Arti Grafiche - Torre. Pellice
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