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Bibbia e attualità
IL SEME DELLA
RISURREZIONE
«Se il granello di frumento caduto
in terra non muore, rimane solo; ma
se muore produce molto frutto»
Giovanni 12,24
La risurrezione di Cristo è una primizia. una novità assoluta, una rivelazione del destino finale, dell’architettura delia nuova umanità: è il seme
che cade nella morte per risuscitare in
tanti altri essi-ri umani. La domanda
che ci facciamo di fronte alla risurrezione non è la stessa che ci poniamo di
fronte alla croce. Di fronte al patibolo
la domanda che si impone dispoticamente è: la morte sarà l’ultima parola
del destino di Gesù di Nazaret e del destino di tutta l’umanità? La morte è
tutto quel che blocca e frustra le nostre
speranze di realizzazione. Lottiamo
contro la certezza del morire attraverso la speranza, costruendo utopie e
impastando sogni. La morte impone la
domanda sconvolgente e definitiva: le
utopie e i sogni sono gli analgesici che
ci fanno digerire la mortale irreversibilità del morire? Non ci sarà null’altro e ci attende esclusivamente il vuoto
e la distruzione totale?
DI fronte alla risurrezione di Gesù,
se noi ci chiediamo solamente
«quando e come» è avvenuta, ci rimarrà ben poco in mano. Dobbiamo
v'.rece occuparci di cose più importanti. Ad esempio di tutto ciò che impedisce la creazione di una umanità
piena e ricostruita: la morte, il dolore,
la sofferenza, l'odio, la violenza, la
guerra, il desiderio di ricchezza e di
potere, lo sfruttamento, la tortura, la
distruzione del creato. Che cosa possiamo opporre per contrastare il male
e i suoi effetti in noi e fra noi? Che cosa
abbiamo fra le mani per metterci al
lavoro? Non basta un dogma che ci
rassicuri o una confessione di fede perfettamente ortodossa, abbiamo bisogno di qualcosa oltre l’utopia e il sogno. Abbiamo bisogno di metafore e di
parole, di azioni e di storia, di semi e
non di miracoli. La risurrezione è il seme piantato nel processo storico della
lotta per la liberazione da tutto ciò che
blocca e impedisce la realizzazione
della nuova umanità. La risurrezione
di Cristo c la primizia e l’anticipazione, noi viviamo in un mondo e costruiamo una storia che non sono le
stesse da quando Cristo è risuscitato.
UNQUE, credere nella risurrezione significa impegnarsi in una
prassi storica che riproduca la vita di
Gesù, significa che la vita della fede
non si chiude negli aspetti dottrinali
né negli atti cultuali, ma deve andare
oltre lottando contro tutto quel che
blocca la costruzione del Regno. Noi
oggi dobbiamo affrontare nuove forme di peccato, miseria e alienazione,
dobbiamo fronteggiare altre manifestazioni del male, della violenza e
deU’oppressione. Credere nella risurrezione significa sapere che chi si confronta con il male in tutte le sue manifestazioni, come ha fatto Gesù, si troverà dinnanzi il potere del male, dovrà affrontare l'impotenza di fronte ai
risvolti storici del male e subirà la potenza del male nella carne, il silenzio
di Dio, il buio del venerdì di passione.
Di fronte a questa realtà bisogna recuperare la memoria della passione e
della risurrezione di Cristo. La memoria ricostruisce la realtà che contrasta
il male: innanzitutto ricostruisce una
comunità che vive la vita di Cristo e
subisce la sua morte: in secondo luogo
attraverso la memoria non lascia motire nessuno dei semi del ^turo seminati in noi, li custodisce, li alimenta, li
fa diventare carne e sangue dell azione
collettiva e dell’impegno per costruire
la nuova umanità e il mondo nuovo.
Martin Ibarra
SKTII.MAN.XLK DKM.i: CHIESE EVANGELICHE BATTTSTE, METODISTE, VALDESI
La missione umanitaria è rischiesta anche dagli albanesi delle varie parti politiche
Missione in Albania: si parte
«Lo scopo della missione dovrebbe essere soltanto quello di contribuire alla ricostruzione di
una convivenza democratica rispettosa dei diritti». Il ruolo delbassociazionismo e dell'Europa
EUGENIO BERNARDINI
Nonostante tutte le poiemicbe e le preoccupazioni più
cbe giustificate, sembra proprio
che la missione internazionale in
Albania a guida italiana partirà presto. «Nell’attuale situazione albanese - dice Anne Marie Dupré,
coordinatrice del Servizio rifugiati
e migranti (Srm) della Federazione
delle chiese evangeliche in Italia
(Fcei) - siamo d’accordo che ci sia
un accompagnamento militare degli aiuti umanitari in modo che arrivino ai giusti destinatari e non alle bande armate. Lo scopo della
missione dovrebbe essere soltanto
quello di contribuire alla ricostruzione di una convivenza democratica rispettosa dei diritti e di una
società economicamente vivibile».
«Ma un limitato intervento militare
che accompagni l’azione umanitaria è più facile a dirsi che a farsi»
aggiunge preoccupato il pastore
Bruno Tron, segretario del Srm.
Qui sta tutta la problematicità
dell’operazione umanitaria protetta da una forza militare internazionale, la prima a guida italiana, autorizzata dal Consiglio di sicurezza
dell’Onu: quali limiti avrà? potrà
mantenere una certa equidistanza
tra le diverse forze in campo? garantirà i diritti dei più deboli? contribuirà veramente a una pacificazione della situazione interna che
rimetta in moto una dialettica politica e sociale nonviolenta? potrà
evitare di rappresentare gli inespressi interessi geopolitici soprattutto dell’Italia e della Grecia.
Certamente si parte, lo vogliono e
lo chiedono anche gli albanesi delle
varie parti politiche, ma il successo
di una missione come questa dipenderà dalla capacità del governo
italiano di gestirla con più chiarezza e coerenza di quanto non abbia
fatto in questi mesi. A partire dall’appoggio, per troppo tempo incondizionato, dato al presidente
Sali Berisha, e alla sua banda di corrotti e corruttori, e al sistema economico e finanziario albanese che
Claudio Canal, su questo settima
Albanesi controllati dalla polizia in Puglia (1991)
(foto Hcr/Leto)
naie, ha definito non tanto barbaro
e arretrato quanto totalmente piegato alle Nuove Tavole della Legge
dell’Onnipotente Libero Mercato.
Che dire poi dell’accoglienza ai
profughi? Le migliaia di persone
sbarcate in Puglia non provengono
da una situazione drammatica di
violenza e di morte di massa come
abbiamo potuto conoscere in anni
recenti nei territori della ex Jugoslavia, ma le testimonianze dei
missionari battisti che abbiamo
pubblicato sul nostro giornale ci
hanno descritto comunque condizioni talmente rischiose da costringerli a lasciare temporaneamente il
paese. Queste persone andavano
accolte, anche se temporaneamente, con dignità e senza improvvisazione. Il collasso non c’è stato grazie all’associazionismo, soprattutto
religioso. Lo stato, da solo, non ce
l’avrebbe fatta. Il governo lo ha riconosciuto, ma come risulta evidente anche dalle notizie che pubblichiamo in questa stessa pagina,
ha operato con metodi vecchi, autoritari e non trasparenti.
Che dire infine dello sciagurato e
grave incidente nel Canale d’Otranto? Il Servizio rifugiati e migranti della Fcei, insieme a buona
parte dell’associazionismo italiano,
aveva chiesto a Prodi che il pattugliamento in mare avesse l’unico
scopo di evitare gli sbarchi selvaggi
e il traffico illegale di persone e
merci e che servisse dunque come
accompagnamento e assistenza in
mare per un arrivo controllato, ordinato e sicuro nei porti italiani. E
questo è quanto hanno detto a più
riprese diversi esponenti del gover
no a volte, però, in modo poco
convinto e convincente. Non vorremmo che l’affondamento della
motonave albanese sia dipeso da
ordini diversi o confusi. Così come
siamo allibiti dall’assenza, confusione, contraddizione dell’azione
di governo dei giorni successivi.
Non è una buona premessa per chi
nelle prossime settimane, in mezzo a elevate tensioni politiche interne, avrà la responsabilità di gestire molte situazioni gravi e difficili, coordinando anche le forze militari degli altri paesi che partecipano alla missione.
È evidente comunque che l’Albania da sola non ce la può fare. Ma
anche il governo italiano da solo
non ce la potrà fare se non ricercherà l’aiuto dell’associazionismo
italiano e internazionale e dell’
Unione europea. L’associazionismo può aiutare il governo a svolgere un’azione umanitaria corretta
sia in Italia, nel campo dell’accoglienza, che in Albania, nel campo
della distribuzione degli aiuti e della cooperazione. Venerdì scorso si
sono svolti due incontri importanti:
al mattino quello del tavolo permanente già costituito tra governo e
coordinamento dell’associazionismo e in cui si è discusso proprio di
come migliorare e coordinare l’accoglienza in Italia e in cui il governo si è impegnato a inviare presto
una circolare ai prefetti per illustrare le linee guida di azione e collaborazione con il volontariato, al
pomeriggio un nuovo tavolo permanente, in cui erano presenti per
il governo Prodi, Veltroni, Napolitano e Turco, in cui si è incominciato a discutere della collaborazione in Albania. Speriamo.
Così come speriamo che l’Unione europea si renda conto che la situazione albanese non può essere
risolta solo con l’aiuto dei suoi vicini o con una breve missione umanitaria con accompagnamento militare, ma con un intervento politico ed economico lungimirante. Costerà? Sempre meno di un Albania
disperata e pronta a tutto pur di sopravvivere.
Cordoglio degli evangelici
Il naufragio della
motonave albanese
Il Servizio rifugiati e
migranti (Srm) della Federazione delle chiese
evangeliche in Italia
(Fcei) ha espresso «profondo rammarico e cordoglio» per il naufragio
della motonave albanese
avvenuto al largo di
Brindisi il 28 marzo. «Era
prevedibile - si legge nel
comunicato - che un
pattugliamento "militare” potesse rischiare di
avere conseguenze tragiche, come purtroppo si è
ora verificato». Per quanto riguarda l’accoglienza
dei profughi, il Srm chiede «che la formulazione
dei criteri di accoglienza,
trasferimento o espulsio
ne (quest’ultima come
misura estrema e contenuta) avvengano nella
trasparenza e nel rispetto delle convenzioni internazionali in materia,
oltre che con il coinvolgimento delle associazioni impegnate nell’accoglienza per quanto riguarda processi decisionali e programmazione».
Il Srm inoltre ribadisce
l’appello al governo italiano ad impegnarsi al
massimo «affinché in Albania vengano ripristinate la convivenza democratica e un’economia sostenibile, unici veri deterrenti all'esodo di
massa». (nev)
Accoglienza agli albanesi
Gli evangelici impegnati
in Italia e Albania
La rubrica televisiva
«Protestantesimo», andata in onda su Rai2 il 6
aprile, ha dedicato un
ampio servizio al campo
profughi albanesi di
Cassano Murge (Bari), la
cui gestione è stata affidata dalla Prefettura ai
volontari dell’Opera sociale awentista (Osa). Il
campo, attivo dal 14
marzo, ha ospitato una
media di 400 profughi,
con l’assistenza di 25 volontari avventisti. Non
sono mancati momenti
di tensione, in particolare quando le forze dell’ordine hanno provveduto a rimpatriare alcuni ospiti del campo. I
volontari avventisti hanno lamentato la mancanza di informazione
circa la sorte degli ospiti. Il Servizio rifugiati e
migranti (Srm), che fa
parte del neocostituito
«Coordinamento nazionale per I profughi albanesi», continua il lavoro
a favore dei profughi, sia
in collaborazione con gli
avventisti che con la Federazione regionale apulo-lucana delle chiese
evangeliche. Sono inoltre in preparazione interventi di «accoglienza
di seconda fase» per i
profughi albanesi in Italia e alcuni progetti in
Albania. (nev)
GLI EVANGELICI NELLA COREA DEL
SUD. Nella Corea del Sud ci sono circa
50.000 chiese per 10 milioni di evangelici. I metodisti sono 1.300.000, con
4.400 chiese e 5.600 pastori. Cronaca
di un viaggio in un paese ancora diviso da un muro. (pag. 3)
PER L'EUROPA CI VUOLE «CUORE E
INTELLIGENZA». Per tre giorni, dal
29 al 31 marzo, la città di Strasburgo,
sede del Parlamento europeo, si è trasformata in capitale europea dell'antifascismo. Per preservare la democrazia in Europa ci vuole «cuore e intelligenza», cioè solidarietà e progettualità politica. Lo ha affermato Catherine Trautmann, sindaco socialista protestante di Strasburgo. (pag. 10)
IL DIALOGO EBRAICO-CRISTIANO. Tra
ebrei e cristiani il dialogo si impone
per correggere gli errori del passato,
per Imparare a conoscersi, per spronarsi a una vita di fede e di servizio.
Le chiese battiste, metodiste e valdesi
dovrebbero avere un'apposita commissione che si occupi di far avanzare
e maturare questo dialogo, (pag. 10)
2
PAG. 2
RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 11 APRILE 1997 VENE
«“In verità, in
verità vi dico che
chi non entra per
la porta nell’ovile
delle pecore, ma vi
sale da un’altra
parte, è un ladro
e un brigante. Ma
colui che entra per
la porta è il pastore
delle pecore. A lui
apre il portinaio, e
le pecore ascoltano
la sua voce, ed egli
chiama le proprie
pecore per nome e le
conduce fuori”. (...)
Questa similitudine
disse loro Gesù; ma
essi non capirono
quali fossero le cose
che diceva loro.
Perciò Gesù di
nuovo disse loro:
“In verità, in verità
vi dico: Io sono la
porta delle pecore.
Tutti quelli che sono
venuti prima di me,
sono stati ladri e
briganti, ma le
pecore non li hanno
ascoltati. Io sono
la porta; se uno
entra per me, sarà
salvato, entrerà
e uscirà, e troverà
pastura. Il ladro
non viene se non
per rubare,
ammazzare e
distruggere; io sono
venuto perché
abbiano la vita
e l’abbiano in
abbondanza.
Io sono il buon
pastore; il buon
pastore dà la sua
vita per le pecore.
Il mercermrio, che
non è pastore, a cui
non appartengono
le pecore, vede
venire il lupo,
abbandona le
pecore e si dà alla
fuga, e il lupo
le rapisce e
le disperde.
Il mercenario si dà
alla fuga perché è
mercenario e non
si cura delle pecore.
Io sono il buon
pastore, e conosco
le mie, e le mie
conoscono me,
come il Padre mi
conosce e io conosco
il Padre, e do la mia
vita per le pecore.
Ho anche altre
pecore, che non
sono di quest’ovile;
anche quelle devo
raccogliere ed esse
ascolteranno la mia
voce, e vi sarà un
solo gregge,
un solo pastore”»
(Giovanni 10,1-16)
GESÙ E IL BUON PASTORE
Gesù si offre a noi come colui che dà nuovo slancio e nuovo entusiasmo
Egli rinnova e capovolge l'esistenza arrabattata e ripiegata su se stessa
GIUSEPPE MARRAZZO
NELL’ORIENTE antico la figura del pastore di bestiame minuto era una professione
indipendente, di grande responsabilità e richiedeva un notevole
coraggio per fronteggiare i pericoli e le minacce. Nulla di strano
che il pastore sia stato preso come simbolo ed emblema della
missione di Cristo. Il particolarissimo rapporto che il pastore
stabilisce con il suo gregge illustra l’intima comunione che Gesù vuole stabilire con coloro che
si riconoscono suoi. Le delicatezze e le attenzioni verso il
gregge si esprimono nell’accuratezza con cui il pastore sceglie
la pastura e l’acqua fresca per
abbeverare, o il luogo di riposo
dove il gregge, sicuro, si rilassa.
Il buono, tenero e vero pastore che si preoccupa per la pecora perduta e non ha pace fino a
quando non l’ha ritrovata, contrasta con la sua audacia, fermezza e coraggio quando animali selvatici, lupi o orsi, minacciano e impauriscono tutto il
gregge. Allora diventa giusto, fermo, forte come l’acciaio e terribilmente duro verso gli ipocriti.
Magnanimo nel perdonare colui
che pecca, quanto fermo nel respingere i nemici del gregge.
Gesù raduna
il popolo di Dio
Ly EVANGELISTA Matteo, per
I indicare la missione di Gesù, prende in prestito dalla pastorizia l’espressione «radunare
il gregge disperso». Gesù va verso «le pecore perdute della casa
d’Israele» (Matteo 15, 24; 10, 6).
Se la dispersione e lo sbandamento portano l’uomo verso la
rovina, l’azione del radunare
implica, per forza di cosa, la salvezza. Gesù è venuto a cercare
l’uomo smarrito e ha provato
compassione per le folle stanche, sfinite senza punti di riferimento, annoiate dalla monotonia della vita, senza ideali, con la
tristezza e la morte nel cuore.
Queste persone fallite sono state
scelte da Gesù e sono diventate
oggetto della sua attenzione,
delle sue cure, perché le ha viste
(e ci ha visto) come «pecore senza pastore» (Matteo 9,36).
Nell’Evangelo di Marco (14,
27) Gesù, per annunciare ai suoi
amici la sua prossima condanna
a morte, cita il profeta Zaccaria
(13, 7): «Io percuoterò il pastore
e le pecore saranno disperse».
Gesù è il buon pastore, Dio lo
colpisce a morte, fa cadere su di
lui la sentenza di morte e i suoi
fuggono, vengono decimati e
dispersi, il gregge viene provato, passato al crogiolo (Zaccaria
13, 9) ma passata la crisi, sotto
la guida del buon pastore, viene raccolto nuovamente il popolo di Dio. Chi ama il gregge è
il proprietario, il mercenario
quando vede il pericolo abbandona il gregge alla disperazione
e alla paura, non sa offrirgli il riparo e la sicurezza dell’amore
che rischia fino in fondo, che
non molla, che persevera. Moderni mercenari riescono ad imbonire folle di ragazzi e ragazze.
I mercenari
Preghiamo
Signore Gesù Cristo,
Tu fosti povero e misero,
prigioniero e abbandonato come me.
Tu cmiosci tutta l’infelicità degli uomini;
tu rimani accanto a me,
quando nessun uomo mi rimane accanto,
tu non mi dimentichi e mi cerchi,
tu vuoi che io ti riconosca
e mi volga a te.
Signore, odo il tuo richiamo e lo seguo,
aiutami!
(Dietrich Bonhoeffer, Resistenza e resa
Bompiani, 1969, p. 290)
SEMPRE più frequentemente
la cronaca ci riporta storie di
uomini e donne, ragazzi e ragazze ammalati di solitudine, di disperazione, di quel vuoto tremendo che si insinua fra le pieghe dell’esistenza e poi lentamente, col tempo, viene riempito da surrogati della fede. I moderni «mercenari» sono abili nel
presentare le più crude menzogne su appetitosi piatti d’argento, così avvincenti da farli apparire come se fossero delle sacrosante verità. «Verità» che danno
leggerezza, purezza, libertà, ma
poi conducono inesorabilmente
a qualche camera mortuaria o a
qualche cella frigorifera dell’obitorio. Si crede di aver trovato le
chiavi che portano al cielo, di
viaggiare verso l’essenza ultima
delle cose, verso Dio, senza l’ingombro di un corpo, verso un livello di vita superiore e poi,
spesso troppo tardi, ci si accorge
di essere stati ingannati, di essere diventati le vittime designate
di un dio potente e misterioso
che esige il sacrificio, la morte
dei suoi seguaci. Tutto viene sfasato e falsato. Concetti nobili come la verità, la libertà, l’amore,
la pace vengono riempiti di connotati pagani; diventano affascinanti, desiderabili per vincere la
tremenda noia di una vita senza
slanci, senza entusiasmo, senza
impegno e soprattutto vissuta
nell’idolatria dell’Io.
Le mode cambiano e ai vecchi
miti si aggiungono i nuovi, nuove leggende che di nuovo hanno
solo il fatto che vengono abbinate ai potenti mezzi dell’«hi-tech», tramite Internet e computer
superpotenti. In fondo, però, si
tratta della vecchia storia di Prometeo e di Sisifo. L’uomo non si
arrende dinanzi all’abisso e vuole trovare la soluzione, la sua soluzione, la vuole dentro di sé e
non ha voglia di cercarla al di
fuori. Egli vuole una religione
del «fai da te» e nel supermarket
del sacro sceglie i prodotti meglio confezionati, i più lucidi, i
più risplendenti e purtroppo
spesso si tratta solo di veleni.
Eppure il pastore viene perché
l’uomo possa provare l’immensa gioia di una vita esuberante,
ricca, abbondante. Tutti i vuoti
dell’animo vengono inondati da
piene di speranza, di senso.
L’uomo vuole la soluzione in se
stesso e invece Gesù si offre a
noi come colui che dà nuovo
slancio, nuovo entusiasmo, rinnova e capovolge resistenza arrabattata e ripiegata su se stessa.
diventa tutto fuorché amore.
L’amore resta tale perché è gratuito, è donato; nell’amore non
si chiede e non si pretende. L’
amore di Gesù crea una nuova
realtà, offre una nuova possibilità a noi costretti a vivere
nell’ambito ristretto e angusto
dell’ovile. In Cristo possiamo
«entrare» e «uscire» per ritrovare
la libertà, la liberazione dall’egoismo e la «pastura» cibo quotidiano, nutrimento per la pianticella della fede. Chi svolge un
servizio per trarne qualche privilegio o qualche vantaggio, chi
serve in vista di un vile guadagno non appartiene al pastore,
ma al mercenario. Essere suoi,
ecco il nocciolo del problema!
Il pastore raccoglie
anche altre pecore
Gesù ama
di un amore intenso
Dinanzi alle difficoltà l mercenari scappano, abbandonano il gregge a se stesso; invece
il pastore lotta per proteggere i
suoi e i credenti si fidano di lui,
perché non tradisce, egli è fedele a se stesso, alla parola data. Il
buon e bel pastore conosce le
sue e le sue lo conoscono. La
stretta relazione tra Gesù e il
credente scaturisce da una
profonda conoscenza che non
ha nulla della mistica ellenistica.
Siamo di fronte a una formula
tipica delle lingue semitiche le
quali mancano del pronome reciproco e gli autori sono costretti a fare questo giro di parole.
Gesù ha scelto i suoi discepoli
perché li ama, ma questi non
meritano di essere amati; se si
comincia a parlare di meriti e di
demeriti l’amore diventa altro.
Gesù è il Salvatore del mondo intero. La pace che offre
non è riservata solo al popolo
ebraico; Gesù allarga i confini ristretti di una visione esclusivista
e presenta l’universalità della
grazia andando ben al di là delle
barriere fra i popoli. Un solo pastore, un solo gregge e. Paolo
dirà, una sola fede, una sola speranza, un solo battesimo, un solo Dio. Solo chi si riconosce in
Gesù e non in un uomo, santo e
buono cbe sia resta pur sempre
un uomo, solo chi accetta la signoria di Gesù potrà essere il
suo popolo, il suo gregge «perché esse ascolteranno la mia voce». Tutte quante le altre possibilità sono surrogati, imitazioni
scialbe, mercenari. Anche se oggi la cristianità si presenta divisa
e frammentata, anche se lo
scandalo della divisione della
cristianità in varie confessioni
potrebbe far credere che vi siano più greggi, in realtà c’è un solo pastore: Gesù Cristo. Un solo
gregge: la chiesa di Dio. A qualunque confessione appartenga,
il credente che riconosca e si
sottometta alla signoria di Gesù
fa parte del suo popolo.
Gesù è la porta! Se qualche
malintenzionato volesse derubare il cuore della chiesa per distoglierlo dalla verità e affascinarlo con delle menzogne deve
fare 1 conti con colui che è la
porta. Nella preghiera sacerdotale Gesù afferma più volte: «Padre! Ecco me e quelli che tu mi
hai dato... erano tuoi, tu li hai
dati a me e io li ho custoditi».
Note
omiletiche
(Seconda di una serie
di tre meditazioni)
Le due similitudini dej
brano (vv. 7-16) sono |j
porta delle pecore e ¡|
buon pastore.
a) La porta delle pecora
(v. 7-10): Gesù descrive |g
maniera in cui forma il sug
gregge in opposizione ai
processi arbitrari messi in
atto dalla visione teocrati.
ca dei farisei. Il brano ini.
zia con «palio» (di nuovo)
espressione che il testo
«Sinaiticus» omette eredendo che questo quadro
sia la continuazione di
quello precedente. «Di
nuovo Gesù disse...», è evidente che egli aggiunge
una nuova parabola a
quella precedente. Gesù è
la porta delle pecore in
quanto tramite Gesù il
gregge può entrare, trovando rifugio, e uscire,
trovando pastura, ma soprattutto la vita.
b) Il buon pastore: l'immagine del pastore del
gregge (Salmo 23) ricorre
nell'Antico Testamento
molto frequentemente;
descrive il rapporto di Dio
con Israele, con i capi, con
il re, con il popolo. Il re
Davide è il pastore per eccellenza (Salmo 78, 70-72),
mentre per Michea (5, 3)il
Messia «pascerà il sui
gregge con la forza dell'Eterno».
«lo sono il buon pastore»: 1) «Kalos» (bue no) significa bello; presso i greci kalos indica la bontà e
la suprema bellezza mora- )
le. «Il pastore ideale»è
colui che possiede un
amore che si spinge fino
all'abnegazione completa, fino al sacrificio di se
stesso. Il vile guci.>'dianoè'
un funzionario legittimo,
un mercenario che trae
beneficio dalla sua posizione ma senza dare tutto
se stesso; egli è pronto a
tagliare la corda quando
vede sopraggiungif/i?/£■
difficoltà e i pericoli.
2) Il buon pastore conosce le sue pecore. Gesù discerne e penetra perfettamente, con il suo sguardo,
l'essere intem. Questa^
stretta relazione diventa j
ancora più intima con
l'aggettivo possessivo «le
mie pecore» e con il paragone della relazione esistente fra il Padre e Gesù.
3) «lo ho anche aitre pecore che non sono di questo ovile». Questo detto di
Gesù riguarda la missione
verso i pagani, te-na molto sentito nella chiesa primitiva. Giovanni 4 annuncia la missione verso i samaritani e Giovanni 12,
20-26 verso i pagani, i greci. Gesù dice «io ho» e noni
«io avrò» perché per il Si-|
gnore tutti coloro che so-'
no della verità, nelTumanità intera senza distinzio
ne di razza o di religione
appartengono a lui fi'’
dalla fondazione del mondo. «Esse ascolteranno!)
mia voce» ricorda la conclusione del libro degli Atti 28, 28 «sappiate dunquf
che questa salvezza di Di®
è rivolta alle nazioni; ed
esse presteranno ascolto»Esse formeranno un sol®
gregge, perché con
morte di Cristo verrà abbattuto il muro di separa;
zione fra ebrei e pagani
(lettera agli Efesini).
Per
approfondire
-G. Segalla, Evangelo^’
Giovanni, Edizioni Paolina1980.
- H. Strathmann, Il
gelo secondo Giovannh
Paideia, 1973.
- R. G. Stewart, L'Èva”;
gelo secondo Giovanti'
Claudiana, 1923.
- B. Corsani, Introduz'”'
ne a/A/.7., Claudiana.
- R. Bultmann, Theolo0
of the New Testament, v”
lume one, Sem Press, 1952;
- F. Godet, Comment^'
re sur l'Évangile de Sai”
Jean, Neuchâtel, 1970
- J. Jeremias, voce
men in Grande Lessico “
N.T., vol.X, Paideia, BresPa
l
J^Al
Aqi
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venerdì 11 APRILE 1997
PAG. 3 RIFORMA
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Il pastore Valdo Benecchi ha compiuto una visita di alcuni giorni a Seoul
Una settimana fra i metodisti della Corea
Nella Corea del Sud ci sono circa 50.000 chiese per 10 milioni di evangelici
Nel paese i metodisti sono 1.300.000, con 4.400 chiese e 5.600 pastori
VALDO BENECCHI
KAMSA RANNIDA: è con
questa espressione di riconoscenza che mi sono congedato dalle sorelle e fratelli
metodisti coreani dopo una
permanenza di oltre una settimana a Seoul. Ho veramente molti motivi di riconoscenza, ad iniziare dalla impareggiabile ospitalità; non
sono mai stato lasciato solo a
cimentarmi con l’impossibile
lingua nella quale invano ho
cercato traccia di un suono
familiare. Confesso di aver rimediato qualche figuraccia
quando sono stato invitato a
pranzi tipicamente coreani;
ho visto apparire qualche
sorriso, sia pur molto controllato, sui visi (li quei personaggi avvolti n-’gli abiti richiesti dal loro iuvaiico e dal
loro titolo, di fioriai miei
sforzi di incrociare le gambe
e tentare di afferrare del cibo
con i classici bastoncini.
Devo dire un grazie particolare al pastore Hong Ki Such, della comunità coreana di
Roma, che è stato ogni giorno al mio fianco. La raccomandazione di organizzarmi
il maggior numero possibile
di riunioni è stata accolta alla
lettera; un cuito nella chiesa
di Won Heung, due culti nella chiesa di Pyung Taek, un
culto nella chiesa di An Yang,
una conferenza nella chiesa
presbiteriana di Cheung Pa
Dong, una riunione di preghiera nella chiesa di Yeoun
Cbang, messaggio al Sinodo
di Seoul Nam e di Ky un Ki.
Ho avoito incontri con vescovi del sette distretti e con
il presidente del Consiglio dei
vescovi, Hong Do Kim. Tutti
questi nomi sono tradotti in
Una chiesa a Seoul
modo leggibile per noi occidentali. Ho visitato gli uffici
centrali della chiesa metodista e ho rilasciato un’ampia
intervista al settimanale metodista nazionale. Il pastore
Hong, che mi ha sempre accompagnato, ha calcolato
che ho potuto parlare a circa
5.500 persone. E ora qualche
notizia per far conoscere meglio quella realtà.
Una chiesa impegnata
La presenza metodista in
Corea risale al 1884, quando
giunsero i primi missionari
dalla chiesa metodista episcopale del Nord degli Usa.
Nel 1885 sono giunti i missionari dalla chiesa metodista
episcopale del Sud degli Usa.
Nel 1930 i due rami si riuniscono nella Chiesa metodista
coreana. Negli ultimi decenni
la chiesa ha fatto l’esperienza
di una crescita straordinaria
imponendosi come un grande movimento di «risveglio».
La Chiesa metodista ha
partecipato e partecipa attivamente all’opera di democratizzazione del paese, a favore dell’unificazione del Sud
6 del Nord, per la salvaguardia della pace e della giustizia. Una chiesa che ha da
Durante la sua visita a Seoul, Valdo Benecchi ha predicato e pariate in numerose chiese metodiste
sempre avuto forte consapevolezza della propria vocazione missionaria e che si sta
sviluppando con risultati
davvero straordinari. È pronta ad assumersi una responsabilità missionaria che vada
oltre i propri confini, nello
spirito del motto di Giovanni
Wesley; «Il mondo è la mia
parrocchia». Questa forte
spinta missionaria non è
esclusiva della Chiesa metodista, ma è anche tipica della
chiesa presbiteriana e delle
altre chiese evangeliche. I risultati sono lì davanti a tutti.
Quando la sera, dopo un
incontro, venivo accompagnato in auto all’albergo, mi
colpiva sempre quella selva
di croci illuminate che segnalavano la presenza di
chiese evangeliche, spesso a
poche decine di metri di distanza. Concorrenza? No, solo crescita a vista d’occhio.
Attualmente nella Corea del
Sud ci sono circa 50 mila
chiese per 10 milioni di evangelici delle varie denominazioni, su una popolazione
di 44 milioni di persone.
4.400 chiese metodiste
Secondo le statistiche del
1995, la popolazione metodista è di 1.300.000 persone;
4.400 chiese; 5.600 pastori.
Nel frattempo questi numeri
sono cresciuti al punto che il
dipartimento per l’evangelizzazione prevede entro l’anno
2000 ben 7.000 chiese (di cui
6.000 in Corea e 1.000 all’estero) e 2 milioni di membri
di chiesa in Corea. La missione è, appunto, il cuore pulsante delle chiese evangeliche in Corea e in particolare
della chiesa metoiiista. Sette
sono i distretti, guidati da altrettanti vescovi, che hanno il
loro Sinodo annuale. Ogni
due anni si svolge la Conferenza generale. La chiesa metodista opera mediante quattro grandi dipartimenti:
1) Formazione. Preparazione degli insegnanti delle proprie scuole. Pubblicazione
materiale. Formazione teologica dei responsabili dei
gruppi degli studi biblici, dei
monitori della scuola domenicale, dei responsabili di
campi e convegni,
2) Missione. Evangelizzazione fra i militari, liturgia, libri di meditazioni e preghiere. Prepara i missionari per
l’estero; attualmente sono oltre 200 i missionari che con le
loro famiglie lavorano in 52
paesi. Il dipartimento si occupa dell’azione sociale e predispone programmi di intervento nel campo ecologico,
svolge iniziative a favore degli
handicappati, opera a favore
dei diritti umani, è attrezzato
per interventi di soccorso in
caso di calamità naturali.
3) Laicato. Questo dipartimento si occupa in particolare della formazione spirituale e teologica dei laici in vista
della predicazione, dell’evangelizzazione, ma anche
della formazione diaconale
che include un’accurata preparazione nel campo della
amministrazione e della formazione in vista di un’attività editoriale e giornalistica
nella chiesa.
4) Un altro dipartimento si
occupa di questioni legali, fiscali, patrimoniali, finanziarie, di assicurazioni, di rapporti con lo stato. Ho visitato
gli uffici dei vari dipartimenti
e vi ho visto al lavoro il centinaio ed oltre di funzionari ed
impiegati.
Ho accennato all’aspetto
teologico. Si tratta di chiese
che noi definiremmo «risvegliate». Particolare accentuazione sulla preghiera, sulla
vita spirituale, sulla conversione individuale. Ogni mattina, alle cinque, in tutte le
chiese metodiste e presbiteriane si svolge un incontro di
preghiera, di testimonianza.
Canti, appelli alla conversione, preghiere ad alta voce individuali e collettive nel senso che tutti i presenti pregano contemporaneamente ad
alta voce, amen gridati come
invocazioni, canti ritmati dal
battito delle mani. In un primo momento cerchi di prendere le distanze: evangelicals,
cultura diversa, sensibilità
spirituale diversa ma poi mano mano sei tirato dentro e
concludi che si tratta di una
tensione spirituale, di una fiducia nella preghiera di cui
personalmente non ho mai
fatto l’esperienza. Non a caso
nelle nostre chiese in Italia
abbiamo ripreso una riflessione sulla spiritualità di cui
Riforma si fa efficace portavoce. Quelle accentuazioni
non sono certo sinonimo di
«ingenuità» teologica. Ho
parlato con alcuni pastori
snocciolando i nomi dei vari
teologi europei pensando di
metterli in difficoltà. Non solo ne conoscono i nomi, ma
quei teologi sono studiati
nelle facoltà teologiche. È vero anche che i pastori più anziani guardano con un certo
sospetto i loro colleghi più
giovani che si definiscono
«progressisti». I vescovi, che
hanno un indubbio potere,
seguono molto da vicino
l’evolversi del dibattito teologico in corso attenti che non
degeneri e non sfiguri l’identità della chiesa.
Quando cadrà il muro?
Il tutto è accompagnato da
un certo rigore morale. Desidero ancora rilevare una certa insofferenza in alcuni ambienti delle nostre chiese nei
confronti della perdurante
massiccia presenza di militari americani: 35.000 militari
che risiedono in una zona
periferica di Seoul. Una presenza che risale alla guerra di
Corea degli Anni 50. Alcuni
contingenti stanno rientrando in patria.
Ho notato anche un certo
disagio nei confronti della
mensile simulazione di attacco da parte della Corea del
Nord. Alle due di pomeriggio
suona la sirena, si abbandonano le auto sulla strada, si
rientra nelle case, si spengono le luci; alcuni elicotteri e
aerei sorvolano la città per un
controllo; suona la sirena e la
vita normale riprende. Si
mantiene viva, dopo tanti anni, l’immagine del Nord coreano come nemico e come
costante pericolo, un muro
che le nostre chiese vorrebbero veder cadere a più presto.
Di nuovo Kamsa hannida
alle nostre sorelle e ai nostri
fratelli per l’opportunità che
mi hanno offerto e che avrà
certamente un seguito nell’
intensificazione dei nostri
rapporti di collaborazione.
Cronache del Millennio
Fine del mondo
o principio di speranza?
Seoul: il pastore Valdo Benecchi predica nella chiesa di Pyung Taek
Giorgio Girardet
Dicevo, il mese scorso, che il 2000 poteva essere inteso
come una data simbolica, nella quale riprendere in mano
la responsabilità delle cose che accadono, dopo che ogni
cosa sembra essersi afflosciata, ormai da otto anni, dopo
la caduta del Muro. Vedere, prevedere, progettare: e aprire il nostro libro dei sogni. Se il «moderno» è finito, come
si dice, con il suo sogno di una società umana universale,
ricca, «sviluppata» e giusta, non sappiamo davvero che
cosa significhi questo post-moderno, di cui parliamo così
spesso. Il post-moderno come un vuoto? un vuoto di speranze, di progetti e di impegni? E allora, in che senso il
2000 può significare una svolta, e verso che cosa?
È per questo forse che ci aggrappiamo anche a quella
data, come agli altri anniversari e centenari, nei quali cerchiamo di ricuperare Tidentità di quello che fummo e che,
lo sappiamo, non siamo più. È per questo che tanti si avvicinano alla scadenza del millennio con speranza e timore,
come metafora di una nuova nascita, o di una minaccia di
morte incombente. Una fine o un principio?
C’è chi progetta, e sogna. Già si disegnano, per il Millennio, proposte umanitarie, pacifiste ed ecologiste; più ancora ne vedremo nei prossimi anni. Ho sotto gli occhi lo
scritto programmatico che Hillel Schwartz, uno storico e
studioso dei passati fin de sìècle, ha presentato un anno fa
a una conferenza del Millennium Institute. Schwartz non
si fa illusioni, ma chiede che ci si muova verso « quei cambiamenti essenziali perché si possa vivere, sulla terra in
modo sostenibile e responsabile». Sull’altro estremo,
l’apocalittica. Non mancano e sempre più si moltiplicheranno i movimenti, evangelici, paraevangelici e settari,
che speculeranno sulla fine del mondo... o sulla grande
conversione a Gesù Cristo come « personale salvatore e Signore ». Anche questo ci dobbiamo aspettare, con un crescendo che non ci dovrà cogliere impreparati.
Di altri sogni abbiamo già detto. Il più forte e noto è il
sogno del Grande Giubileo cattolico. Qui la domanda
d’obbligo è questa: sarà davvero in grado, quella grande
macchina istituzionale, di provocare a livello di massa un
ravvedimento e pentimento, un ritorno a Cristo (e alla
chiesa), una ritrovata comunione con Dio... gli obiettivi
che vengono appunto indicati nell’enciclica Tertio millennio adveniente come senso primario dell’Anno 2000 « fra
la confessione del peccato e la gioia del perdono, fra la penitenza e la riconciliazione »? L’intenzione è buona, ma
come realizzarla senza una conversione reale e senza uno
stile di vita nuovo che coinvolga e «converta» tutto il corpo, il capo e le membra? che sappia distribuire ai «poveri»
la propria ricchezza culturale, e istituzionale, e mediática,
e politica? Che si apra in una dimensione universale ed
ecumenica, all’estraneo, al diverso, alle altre chiese, alle
diversità teologiche nel proprio interno?
E c’è il nostro sogno, che in un certo senso è parallelo a
quello cattolico. È il sogno del Concilio veramente universale, di tutte le chiese, proposto da Konrad Kaiser, il quale
sia però fondato su una riscoperta dal basso, dalle singole
comunità, della nostra fondamentale comunione e unità
in Cristo. Anche qui però occorrerebbero impegno e capacità progettuali, più di quello che vediamo profilarsi
all’orizzonte; qui ci vorrebbe soprattutto la consapevolezza del «tempo» che viviamo, del «kairos», come si dice in
gergo teologico: sapere che la nostra è una congiuntura
unica, che non si ripresenterà più. Se è vero che la fine della modernità apre l’epoca della universale mondializzazione, non più fatta di turismo transoceanico o di giochi finanziari ma fatta di una convivenza stretta, fianco a fianco, fra chi ha e chi non ha: una convivenza intessuta di costrizioni e di spartizione delle risorse (cibo e casa e spazi e
trasporti)... se la prospettiva è questa non sarà cosa indifferente che le chiese cristiane si presentino all’appuntamento separate e distanti fra loro come sempre per antiche querelles o per giochi di potere e di concorrenza, o che
sappiano invece dare un segnale diverso, di accettazione e
di accoglienza, di chi ha imparato e può insegnare a spartire il proprio pane con chi non ne ha; che poi questa è la sola ragione per cui sono state messe nel mondo, come parabola mondana del Dio creatore che con questa umanità si
è «spartito» fin dal primo giorno.
Dal Mondo Cristiano
La Chiesa protestante unita del Belgio
reagisce alla chiusura della Renault
BRUXELLES — La Chiesa protestante unita del Belgio ha reagito con fermezza all’annuncio da parte della direzione della
Renault della prossima chiusura del suo stabilimento di Vilvorde. Questo provvedimento dovrebbe provocare il licenziamento
di 3.100 lavoratori in una città che, dal 1925, vive quasi esclusivamente grazie all’attività dell’industria automobilistica francese. Perché «nulla di quello che è umano è estraneo alTEvangelo», la Chiesa protestante ha tenuto ad esprimere la propria solidarietà con le persone vittime delle ristrutturazioni economiche
in Belgio. In un comunicato reso noto il 7 marzo,scorso, la Chiesa protestante unita del Belgio dichiara: «Se la difesa concreta
dei diritti economici dipende dalle autorità responsabili nei
campi politico, economico e sociale, la dignità umana invece
concerne ogni cittadino. A maggior ragione, noi cristiani, non
possiamo rimanere insensibili alla disperazione causata da queste ristrutturazioni». La Chiesa protestante belga ritiene che, ancora una volta, «le esigenze economiche riducono le donne e gli
uomini allo stato di cose e di utensili il che, per noi protestanti,
è inaccettabile». La chiesa ha quindi espresso l’augurio che i responsabili della Renault «trovino una via nuova che tenga conto
maggiormente degli esseri umani coinvolti». (spp)
4
PAG. 4 RIFORMA
Cultura
VENERDÌ 11 APRLE 1997 VENERI
Un seminario alla Facoltà teologica di Taiwan
Musica e liturgia del mondo
Il rapporto con la simbologia permette di comunicare
i concetti e la fede superando le diversità fra le tradizioni
CARLO LELLA
Quando ormai l’aereo
aveva lasciato l’aeroporto di Napoli e mi attendevano ben 16 ore di volo ho provato a immaginare che la
stessa cosa stava accadendo,
con le dovute differenze di
fuso orario, nel resto del
mondo: altre 70 persone da
oltre 26 paesi diversi, avevano intrapreso il viaggio la cui
meta comune era l’isola di
Taiwan. Infatti in questa piccola ma economicamente grande isola del Pacifico
presso la Facoltà teologica di
Tainan, dal 30 gennaio al 13
febbraio, si è tenuto il seminario su «Musica e liturgia da
contestualizzare» organizzato dal Consiglio ecumenico
delle chiese (Cec) in collaborazione con la Conferenza
cristiana dell’Asia (Cca) e la
chiesa presbiteriana locale.
Partendo dall’iniziativa del
Cec che ha proclamato il
1997 «Anno ecumenico delle
chiese in solidarietà con gli
sradicati», la proposta di lavoro è stata quella di analizzare il binomio musica-liturgia considerando il contesto
culturale in cui le chiese sono
inserite e le conseguenti trasformazioni che possono avvenire in seguito alTincontro
con altri popoli, culture e tradizioni. Particolarmente interessanti sono state alcune riflessioni sul rapporto tra la
musica e la simbologia. Il
simbolo, comunicando idee,
concetti, emozioni senza dover essere spiegato, si rivela
grande stmmento comunicativo. Così avviene anche per
la musica che, all’interno di
un’innologia dalle linee me
II coro di una chiesa «nera» iondinese aiia Conferenza sugii sradicati
Iodiche e armoniche più immediate, semplici ma non
banali, agisce come linguaggio di comunicazione in una
società che si pone nell’ottica
dell’accoglienza allo straniero e al diverso.
Ciò significa che l’innologia si apre ai contributi delle
varie tradizioni, ma al tempo
stesso deve tener conto delle
radici musicali più autentiche di ogni cultura e valorizzarle. Ad esempio, la maggior
parte degli inni orientali sono
un’imitazione delle melodie
occidentali: occorre quindi
tentare di riscoprire le fonti
melodiche originarie. È diffìcile, forse impossibile, riuscire ad esprimere in poche righe l’atmosfera di condivisione, la gioia dell’incontro, e la
forte spiritualità della preghiera condivisa insieme agli
altri durante tutto il seminario. Voglio però ripensare all’emozione vissuta durante il
culto conclusivo. Paschal Jordan, un monaco delle isole
caraibiche, dopo la sua breve
e incisiva meditazione, ha
cominciato ad insegnarci un
canto, scritto da un ragazzo
morto di Aids, le cui parole
erano una richiesta a Dio di
rendersi presente.
Paschal ha cominciato a
danzare facendo volteggiare
con grazia un lungo nastro
rosso che, dopo aver simbolicamente avvolto ognuno di
noi, è stato lanciato in alto e
lasciato cadere dolcemente
su una raffigurazione dei cinque continenti. La semplicità
di quell’oggetto e di quella
melodia, superate le barriere
linguistiche, culturali e confessionali, hanno richiamato
in ognuno dei presenti l’anelito a una benedizione che riguardi il mondo intero. In
quei momenti ho sentito di
essere parte di quella che mi
piace definire la chiesa «pellegrina», una chiesa dove uomini e donne di tutte le religioni, razze e culture hanno
scelto di vivere l’Evangelo
servendosi delle differenze
culturali non come barriere
ma come punto di incontro e
di dialogo.
ÌM
Un saggio di Mario Cuminetti e un libro che lo ricorda
Nuovi occhi e armonie per la realtà
ENRICO PEVRETTI
.. O EMINARE nuovi occhi
nella terra» è il titolo
suggerito all’autore da un
verso di Octavio Paz. La terra
è la realtà, i nuovi occhi sono
il sogno, le due dimensioni
che Mario Cuminetti augura
al figlio Emanuele, nella dedica, di riuscire sempre a coniugare. «Modernità e religione» è il sottotitolo di questo libro' breve, denso, concentrato come un messaggio
estremo, scritto con cura da
Cuminetti mentre sentiva avvicinarsi la morte prematura,
che lo ha raggiunto il 1° novembre 1995. E un libro di fede e di lotta, intelligente, duro-tenero, profonda e densa
testimonianza di un uomo
che ha combattuto e si è affidato al grande significato che
ci supera e possiamo intravedere, mai afferrare, che non
ci sottrae alla tragedia ma
non lascia però che questa ci
Librerie
CLAUDIANA
MILANO:
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schiacci. Libro impegnativo,
senza sconti, che interpreta
perfettamente noi credenti
detti «del dissenso» (fenomeno studiato da Cuminetti in
un libro del 1983, Rizzoli), o
meglio critici, o più semplicemente tesi a rileggere la
nostra fede nell’attuale contesto culturale in movimento.
Scopo del libro è «chiamare a convegno alcune tradizioni, laiche e religiose, per
cercare nuovi accordi musicali così da poter continuare
a cantare anche in terra straniera» (pp.14-15). Cuminetti
ha cercato di suggerire questo tratteggiando figure che
toccano ogni persona (egli
scrive sempre, con grande attenzione, «uomini e donne»,
mai soltanto «uomini»), e
cioè le figure del cercare, dell’attendere, dell’abitare, del
lottare. Queste figure vitali
sono giocate in «variazioni»
in tre chiavi: in chiave religiosa, in chiave giudeo-cristiana, in chiave moderna.
Contemporaneamente a
questo, è uscito un piccolo libro di testimonianze su Mario Cuminetti di chi lo ha conosciuto più da vicino. Sentieri verso il centro della
città^. Ecco alcuni principali
motivi che i testimoni colgono nell’esperienza di Cuminetti: i confini, la secolarizzazione, la città, l’abitare, la
teologia, la poesia, la teoriaprassi, prassi politica e prassi
messianica, le altre religioni,
l’etica, il simbolo.
In quest’ultimo tema, la testimonianza di Maria Cristina Bartolomei vede il «terzo
filo», inespresso e trasparente, che consente l’intrecciarsi
di modernità e religione e si
rivela quindi la chiave di lettura di Seminare nuovi occhi
nella terra. È la dimensione
del poetico. Alla poesia Cuminetti «riconosceva (...) la
potenza del simbolico: la capacità, cioè di rappresentare
la sostanza delle cose e il loro
ultimo segreto, che è poi il
rinviare ad altro e, forse, all’Altro. Di rappresentarla,
non solo di parlarne» (p. 40).
Da segnalare le pagine
sull’abitare, con la contraddizione della modernità, e quelle sulla lotta per collegare gli
opposti della contraddittoria
modernità e della conseguente scissione antropologica. La
speranza «fiorisce là ove la
contraddizione non è cancellata, ma individuata e sofferta. Là ove si è coscienti che il
mondo abita nel piccolo pezzo di terra che ci è affidato»
(p. 81). «Sussiste ancora una
trasparenza che permette di
scorgere alcuni punti che
possono essere uniti da linee
sottili, ma pur sempre tracciabili. (...) Non vi è incantesimo quando scopriamo che
volto e mondo sono simili. È
rivelazione di una armonia in
cui siano immersi e che ci
permette di scoprire altre armonie, finché non formiamo
una sinfonia» (p. 83).
(1) Mario Cuminhiti: Seminare
nuovi occhi nella terra. Modernità e religione con catalogo degli scritti di Mario Cuminetti, a
cura di Luca Ghisleri. Milano, Il
Saggiatore, 1996, pp99, £ 15.000.
(2) Aavv, Sentieri verso ii
centro della città. La teologia, la
libreria, la strada. Saggi e testimonianze per Mario Cuminetti.
Milano, Linea d'Ombra, 1996, pp
150, £ 15.000.
Un incontro italo-polacco ai tempi della Riforma
La Chiesa dei Fratelli polacchi a Rakòw
PAWEL GAJEWSKI
Rakòw è una cittadina
di provincia nel centro
sud della Polonia. Poco conosciuta nella stessa Polonia,
sconosciuta altrove, essa nasconde un passato unico le
cui tracce sono rimaste
profondamente radicate nella cultura europea. È una storia seppellita sotto la polvere
di quasi quattro secoli che
vale però la pena di riportare
alla luce. Questo tentativo
potrebbe essere considerato
solo un discorso puramente
storico e lo sarebbe infatti se
si volesse limitare ad un semplice elenco di date e fonti:
esso però vuole raccontare la
storia di un incontro, le idee
nate da questo incontro tra le
nazioni e i pensieri hanno
determinato lo sviluppo della
civiltà moderna.
La Chiesa dei Fratelli polacchi, con il suo centro culturale e spirituale a Rakòw, fu
un episodio durato meno di
un secolo. Nata come un piccolo gruppo di cristiani professanti a metà del XVI secolo, raggiunse una posizione
di rilievo grazie all’opera
dell’italiano Fausto Sozzini
(morto in Polonia nel 1605),
nipote dell’umanista Lelio
Sozzini [Socinus morto in
Svizzera nel 1562). Le radici
di questo movimento vanno
ricercate nell’ala più radicale
della Riforma protestante: infatti in esso ritroviamo ad
esempio il rifiuto del giuramento e del servizio militare,
manifestati pubblicamente; il
segno di questo rifiuto era
una spada di legno con la
quale i Fratelli sostituivano
quella vera.
Notevole è anche la rinuncia al potere e l’ammissione
della comunione dei beni;
sono gli stessi elementi che
vediamo presenti fra i «Fratelli di Hutter» in Moravia, fa
cilmente riconducibili ai fondatori dei primi movimenti
anabattisti come Thomas
Muntzer e Konrad Grebel. A
differenza dei movimenti radicali della Riforma i Fratelli
polacchi hanno sviluppato
un grande senso comunitario: la contea di Rakòw divenne luogo di crescita di una civiltà fiorente, le forti basi
economiche fondate sulla solidarietà comunitaria hanno
permesso di promuovere una
notevole serie di iniziative
educative e sociali.
Nell’insegnamento e nella
ricerca regnava il principio di
libera ragione e di libera coscienza. La tipografia, l’unica
di buone dimensioni nella
Polonia dell’epoca, divulgava
le prime traduzioni polacche
della Sacra Scrittura e le opere di filosofia classica greca e
romana, tradotte nella lingua
del popolo. Un altro tratto di
questa civiltà è il razionalismo nell’approccio a Dio e
alla Bibbia. Quando tra gli
anni 1605 e 1609 fu elaborato
e pubblicato (non senza discussioni e diverbi all’interno della stessa comunità) il
«Catechismo di Rakòw», esso
divenne subito un grande
manifesto dell’unitarianismo
teologico. I Fratelli polacchi
hanno insistito sulle posizioni che possono essere considerate antitrinitarie, però
nello stesso testo del Catechismo si trova anche un
grande apprezzamento delle
altre religioni e confessioni
senza nessun aspetto polemico così diffuso negli scritti
dell’epoca.
Il Catechismo predica piuttosto un cristianesimo etico e
umanistico, e si serve frequentemente di espressioni
cristiane (battesimo, santa
cena, confermazione). La
pubblicazione del Catechismo ha segnato l’inizio delle
persecuzioni. Dal punto di
vista politico era difficile accettare sin dalla nascita una
civiltà completamente autonoma con le proprie leggi e J
proprio ordine sociale abbastanza diverso dal modello
ufficiale. La protezione di
molti nobili polacchi nonché
una notevole partecipazione
delle varie classi sociali al
movimento diventava in questo caso una sorta di garanzia
ma anche una potenziale minaccia. Un’aperta dichiarazione del pensiero cambiò
completamente la situazione.
Il primo passo fu l’isolamento e il divieto di diffondere la
dottrina considerata eretica
sia nella forma scritta che
orale fuori dalle proprie comunità, quello successivo fu
di sollevare tutti i professanti
della chiesa da ogni incarico
pubblico. L’accusa fu quella
dell’arlanismo e come legge
fu applicato il «Codex Iheodosianus», cioè l’editto imperiale del 380.
La Dieta di Varsavia del
1658 ba segnato definitivamente la fine dei Fratelli polacchi. Essi furono costretti
ad emigrare nei territori baltici, ma soprattutto nei Paesi
Bassi e in Inghilterra, da dove
passarono in America settentrionale. Così il Catechismo
di Rakòw, il movimento sociniano e la chiesa dei Frateffi !
polacchi diventarono un bit- j
ve capitolo nei manuali di |
storia del pensiero religioso
però non è difficile individuare in questa corrente di
pensiero gli antesignani dell’Illuminismo con le sue espressioni più impoi tanti: libertà di coscienza e tolleranza, separazione tra lo stato e
la chiesa, impegno sociale in
nome dell’amore per l’uomo.
Questa è anche una prova
evidente che le radici defftìà
moderna si trovano già neV
l’umanesimo cristiano del
tempo della Riforma.
brc
. Suggestioni di attualità nel testo teatrale di Balzac
Mercadet e il mito dell'affarista
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betti’, si
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PAOLO FABBRI
IL vero protagonista di questo lavoro teatrale di Balzac* è l’egocentrismo, fuso
con un’ambizione tecnicamente radicata nell’animo e
un gusto del rischio che è
quasi l’ossigeno di cui vive il
faiseur. Mercadet è un personaggio estremo, ma la sua attualità è connessa all’ansia di
successo, tipica della nostra
società. Anche nelle forme
tecniche (borsa, società, azioni) si ritrovano facilmente i
modelli delle moderne jointventure e del capitai management che compaiono quotidianamente sui giornali.
Il significato attuale del
personaggio non è però tanto
legato alla presenza nel mondo d’oggi di persone che potrebbero riecheggiare il Mercadet di un secolo e mezzo
fa. quanto aH’influenza che
queste hanno sull’immaginario della gente, che spesso li
prende a modello, facendone
dei miti. Balzac, pur affascinato dal mondo degli affari
cui si dedicò appassionatamente e con scarsa fortuna,
non trascura però di vederne
i limiti e le storture, anche se
l'opera teatrale gli va stretta
per la forte necessità di sintesi nel disegno dei personaggi
che comporta. Infatti la stesura originale dell’opera è
molto più lunga e oggi viene
presentata con un adattamento di Luigi Lunari che riduce le circa cinque ore a poco più di due.
Lo spiccato egocentrismo
di Mercadet riflette efficacemente il totale assorbimento
di ogni sentimento in chi vie
ne preso dalla frenesia del
successo, annullando facilmente i valori di riferimento
tradizionali, tra cui il rispetto
per gli altri. Sommerso dai
debiti il faiseur precisa: «Io
sono un uomo d’affari, non
un debitore. Mi sono stati affidati capitali perché li faccia
fruttare». L’etica diventa molto elastica, quasi tutto è possibile, non c’è più posto per i
sentimenti: «Non si può occuparsi contemporaneamente della moglie e degli affari.
Per un uomo d’affari la moglie è un’insegna».
L’autogiustificazione è
sempre pronta pur di guadagnare tempo e quindi nuove
possibilità. Mercadet è assediato dai creditori, ha persa
la sua credibilità in seguito a
una serie di iniziative sballate, sogna di riprendersi e l’unica arma che gli è rimasta è
un buon matrimonio della figlia, né brutta né bella ma
sensibile e musicalmente dotata, con un giovane e ricco
nobile; ha bisogno di tempo.
Finora lo aveva guadagnato
vagheggiando il ritorno del
socio Codeau, parti'o anni
prima per le Indie con grandi
ricchezze, ma il gioco non
funziona più. Nessuno più
crede al suo ritorno, nemmeno il figlio che, innamorato
della figlia del protagonista,
(la quale lo ricambia) se laf
vede rifiutare perché «un impiegato che guadagna 1.800
franchi l’anno non è in grado
di amare».
Con fantasiose acrobazie
Mercadet riesce a guadagnare un po’ di tempo per perfezionare il suo progetto matrimoniale, ma il nobile pretendente si rivela un millantatore simile a lui quanto a spregiudicatezza etica, pronto a
tutto per il successo in politica e negli affari. La soluzione
cade, gli ufficiali giudiziari pignorano i mobili, è la fine. A
questo punto il non atteso
Codeau arriva davvero, paga
i debiti di Mercadet che torna
felice a speculare in borsa nei
panni di un moderno yuppie
Tutta l’opera di Balzac ruota
attorno a Mercadet, costantemente in bilico fra autoironia e esaltazione, satira e disperazione. Merito determinante dell’interprete, nel
mantenere un perfetto senso
della misura pur conservan
do la vivacità e il brio neces
sari. Ernesto Calindri. con
suoi 88 anni appena compii'
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I li «Diario» di Ada Gobetti e il libro-testimonianza di Roberto Malan
Un incrocio di strade partigiane
Fra Torino e le valli valdesi decisioni, protagonisti e drammi della Resistenza
Gli «appuntamenti con la storia» di un valdese originale e atipico
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La ripubblicazione, a 40
anni di distanza, del Diario partigiano di Ada Gobetti', si può considerare un
evento culturalmente importante oggi, al di là dell’effimero delle facili mode. Tutta la vivezza di quegli anni
drammatici, infatti, ci viene
restituita con Timmediatezza
di un diario: riscritto sulla
base di appunti cifrati due
anni dopo la Liberazione per
richiesta di Croce, che voleva
comprendere a fondo le
esperienze di chi la resistenza al nazifascismo l’aveva
dovuta fare in prima persona, nell’Italia occupata dopo
l’8 settembre dalle truppe tedesche.
È una donna che parla,
un’intellettuale che continua, insieme al figlio Paolo e
al secondo marito, littore
Marchesini, la testimonianza
di libertà data da Piero Gobetti, morto tragicamente nel
1925 in seguito alle bastonature fasciste. È lei che diviene, nella sua casa di via Fa• bro a Torino, punto di riferiI mento dei cospiratori di
’ «Giustizia e libertà», tra le
fondatrici dei «Gruppi di diI fesa della donna»: la sua opeÍ ra si svolge fra Torino, Meana di Susa e le valli valdesi, in
particolare la vai Germanasca, dove nel marzo ’44 accompagna il figlio diciottenne determinato a arruolarsi
tra i partigiani, che hanno liberato quella valle.
«Colà giunti - scrive Ada
r Gobetti chiedemmo discretamente ìa strada; e tutti a
darci indicazioni, con entusiasmo, con aria d'allegra
complicità, come se dicessero:
“Eh, sappiam benissimo dove
¡fándate”. Una donna si mise
p addirittura al nostro fianco e
I ci accompagnò: "Andate alla
' Gianna, non è vero? C’è anche
mio figlio. Ci stali benissimo.
Hanno persino la fisarmonica"». E altri episodi, che spin
Roberto Malan (al centro) con Augusto Armane) Hugon e Jacopo
Lombardinl alla Conca del Fra (alta vai Pelllce)
gono l’autrice a osservare:
«Per tutto il viaggio lungo la
valle m’aveva colpita l’atmosfera di normalità, di tranquilla sicurezza: nessuno si
nascondeva, nessuno aveva
paura. Questa è dunque libertà». E il vivido affresco si
arricchisce di altre pennellate: «Calmo lavoro e tranquillità dominavano anche alla
Gianna, grande edificio creato per il personale della “Talco e grafite”, e occupato ora
dal Comando partigiano. Con
le sue molte finestre spalancate al sole, coi ragazzi abbronzati, a braccia o torso nudo
che si muovevano sullo spiazzo davanti e sulle terrazze,
sembrava una clinica o un
grande albergo, e la guerra e il
pericolo apparivan sempre
più lontani».
In questo paesaggio umano, naturale e emotivo, ecco
apparire una figura certamente nota ai nostri lettori:
«Il comandante, Roberto Malan, ci accolse con cordialità. "Penso che ti manderò a
Prali” disse a Paolo “a fare il
commissario politico con
Emanuele”» [Artom, ndr].
Quel grande capo partigiano,
che ritroviamo più volte nel
Diario, insieme agli altri due
fratelli, Frida e Gustavo, e alla
loro mamma, come esponenti del gruppo Gl, si presenta
qui dal vivo nel suo rapporto
con gli uomini e il suo territorio: «Per via - nota Ada qualche pagina oltre - Roberto mi
indicava le punte, le svolte:
"Lì abbiamo una mitragliatrice, là un posto di guardia,
lì una vedetta”».
Diviene quindi particolarmente interessante, e soprattutto per il mondo valdese,
interloquire con il recentissimo libro di memorie scritto
proprio dal leggendario comandanteh che ripercorre, a
partire dalla sua formazione
e dalle sue esperienze di giovane valdese negli anni del
fascismo, tutte le tappe significative delle proprie scelte di
vita. Sono scelte difficili, su
cui l’autore riflette ancor oggi, scelte in momenti duri,
che hanno dilaniato in ogni
situazione, ma più ancora nel
piccolo mondo delle Valli,
credente contro credente,
amico contro amico, parente
contro parente.
Queste scelte sanguinano
ancor oggi, e va dato atto della stupefacente sincerità con
cui Roberto Malan ne parla.
Viene fuori il ritratto di un
credente di forte personalità
fin da ragazzo che si misura.
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Una ricorrenza vissuta in modo diverso
Donne e riconciliazione per l'8 marzo
DANIELA FERRARO
E donne: i nuovi soggetti slorici, dal conflitto aUa riconciliazione». Questo il tema del dibattitto organizzato dal Centro evangelico
di cultura «A. Pascal» di Torino in occasione della festa internazionale della donna. La
tematica è stata introdotta da
Piera Egidi, che ha anche moderato il vivace pomeriggio.
La Egidi ha ripercorso, a
grandi tappe, lo sviluppo del
pensiero femminile in partitolare nel dopoguerra e nell'ambito del movimento operaio in dialettica con i grandi
conflitti degli Anni 60-70 che
hanno prodotto notevoli
cambiamenti. L’introduzione
ha suscitato, da parte del numeroso pubblico femminile,
t'ari interrogativi che sono
stati alla base dell’intenso dihattito. Come porsi in questi
3nni di «desoggetivizzazione»
rispetto al contesto generale
conflittuale? E quali sono oggi
I conflitti che contano nei
Notizie evangeliche
agenzia stampa
abbonamento annuo L. 60.000
da versare sul ccp 82441007
intestato a Nev - Roma
confronti dei partner? E ancora: rispetto alla sessualità,
all’affettività, ai potere o al lavoro quotidiano, anche quelio di cura nei rapporti, su cosa di preciso riconciliarsi? Secondo la storica Graziella Bonansea, occorre reinterrogare
la storia di tutti i soggetti dimenticati, emarginati. È vero
che la soggettività femminile
è parziale, ha il senso del limite perché la vita di ogni
donna è il risultato di vissuti
precedenti in cui la cura
dell’altro ha pesato più della
cura di sé. È come se le donne
vivessero un tempo di tipo
circolare in cui tutto si collega
anziché il tempo rettilineo
dove tutto è finalizzato. Si
tratta di scavare nella sensibilità femminile spesso ignorata o semplicemente strumentalizzata.
Per Giancarla Godrignani,
già parlamentare e responsabile del Centro di documentazione «Casa delle donne» di
Bologna, occorre mettere un
po’ d’ordine, o meglio sistematizzare i vari conflitti che
le donne vivono con gli uomini, con i figli la cui uscita
dal nucleo famigliare è sempre più ritardata, con la storia, le tradizioni. È chiaro che
nelTattesa delle donne, sostiene la Godrignani, in questo quadro incerto di fine
millennio, cresce la speranza
di una maggiore umanità. Infine Maria Varano, psicoioga
a Torino, ha sostenuto l’importanza dell’educazione al
conflitto non per vincere unilateralmente ma per vincere
insieme. Come? Rimettendosi costantemente in discussione per governare gli impulsi e cercare di ascoltare
l’altro cercando di mettere a
fuoco quali siano le vere sfide
che contano nella vita e meritano di conseguenza tutte le
nostre energie. Un’ultima
questione: quale tipo di società proponiamo in concreto ai nostri figli? Se vogliamo,
in quanto donne portatrici di
vita e di pace, proporre una
visione di una società più
giusta e partecipata è bene
lavorare su questi temi fin da
subito. Quindi ci si è lasciate
con l’impegno che la riflessione su queste questioni, in
particolare la dimensione
della riconciliazione, continui. Un prossimo appuntamento è già fissato per sabato
17 maggio alle 15 presso il salone valdese di corso Vittorio.
L’incontro di cui abbiamo
qui riferito a grandi linee è
stato un modo diverso di vivere l’8 marzo, non floreale e
festaiolo, effimera parentesi
di una realtà spesso pesante
per le donne, ma di riflessione impegnata e sorridente,
certamente approfondita.
nei difficili «appuntamenti
della storia» con la sua coscienza, con il bagaglio di insegnamenti datigli dal padre
pastore morto quando lui era
ragazzo e con alcune figure
evangeliche significative, come Jacopo Lombardini, Giovanni Miegge e Francesco Lo
Bue, o che si scontra con le
rigidità «istituzionali» e le
chiusure conservatrici o di
opportunità politiche in personaggi chiave della chiesa di
allora. Questi scontri e queste
scelte talora lo isolano nella
sua fede separandolo dall’istituzione (ma quando mai il
mondo evangelico ha sacralizzato la chiesa? Recenti studi storici sulle responsabilità
di dirigenti ecclesiastici negli
anni del regime hanno fatto
piazza pulita, se ancora ce ne
fosse bisogno, di ogni trionfalismo), gli mantengono
rancori e giudizi negativi, ma
non gli impediscono di sentirsi appassionatamente parte (nel bene come nel male,
nei pregi come nei difetti) di
una tradizione, di una comunità in cammino, e di un popolo di credenti.
Come ogni memoriale, necessariamente legato alla
soggettività di chi scrive,
questo libro sarà materia per
gli storici del futuro, che lo
incroceranno con altri dati e
altre testimonianze. Ma è
una materia fondante per la
storia del mondo valdese e
della Resistenza italiana: un
libro onesto e commovente,
pieno sì di asperità e dolori,
polemiche e passioni, di intemperanze non sopite, ma
formulate alla luce aspra della Verità e deUa giustizia, grazie, comandante Malan, per
averlo scritto.
(1) Ada Gobetti: Diario partigiano. Torino, Einaudi, 1996, £
19.500.
(2) Roberto Malan; Amici, frateili, compagni. Memorie ili un
valdese del 5QC secolo, a cura di
Erberto Lo Bue. Cuneo, L’arciere,
1996, £ 30.000.
Dal testo di Roberto Malan
La chiesa e i teologi
«Nei miei rapporti con la Chiesa è maturata una grossa
difficoltà ad accettare in modo acritico la teologia e i teologi, la storia e gli storici. Mi sta bene parlare di Dio così come ho cercato di fare prima, pensare che esiste, che determina e manda dei messaggi; certamente la Bibbia è il più
bel libro del mondo. L’ho letta interamente tre volte, ma è
da leggere sempre perché di messaggi ne porta tanti, da me
tutti accettati.
Fra i miei amici, e anche maestri in tante cose, c’è stata
gente come Giovanni Miegge, come Francesco Lo Bue, e
come altri, che sono stati teologi e sono stati considerati
teologi; io li ho sempre considerati gente che parlava di
Dio, del Dio che è anche il Dio di Lutero, il Dio immanente,
il Dio che è uno solo e non è di nessuno, perché, essendo, è
ed è di tutti.
(...) Il giorno che ritornerò alla terra mi starà bene di essere sepolto fra tutti gli altri valdesi delle mie valli, perché
così è stato per i miei antenati, la mia gente, verso la quale,
anche a distanza di secoli, ho enorme rispetto e amore, per
la sua forza e convinzione nelle proprie idee e per la capacità di soffrire per queste idee. Io appartengo a questa gente valdese e sono uno di coloro che, avendo ricevuto un
messaggio, quello valdese e non quello della Chiesa valdese, come in ogni staffetta devono portarlo fino in fondo
perché qualcuno poi lo raccolga. Tre dei miei quattro nonni sono piemontesi e io sono piemontese; quattro dei miei
quattro nonni sono protestanti e io sono protestante; la
cultura respirata e gli ambienti frequentati ed amati sono
di tempra valdese, e io sono valdese».
Dare la morte
«La morte di un uomo per mano di un altro uomo è un
male: è una mala azione da parte di chi la compie e non ho
dubbi in proposito. Si mettono da parte, con ragionamenti
diversi, eventuali obiezioni sulla eticità della cosa o addirittura si danno medaglie a chi procura più morti, se lo fa
dentro un determinato ordinamento o una determinata
mentalità. Non sarò mai d’accordo con nessuna di queste
posizioni. Non esiste nemmeno una eventualità, un caso in
cui il dare la morte a un nostro simile non sia un male, un
grande male. C’è chi invoca ragionamenti di ordine ambientale o epocale, perché in certi tempi, in una certa cultura... No, assolutamente no: non esistono né tempi né cultura che giustifichino la violenza dell’uomo sull’uomo. Eia
fatto una cattiva azione Calvino quando ha bruciato Serveto; ha fatto una cattiva azione Lutero quando ha incitato i
potenti a far la guerra ai contadini. Non parliamo della
Chiesa di Roma, incominciando dalle crobiate, continuando con l’Inquisizione e in tante e tante altre occasioni. Per
stare nel nostro piccolo ambiente, ha fatto male Janavel a
far fuori i nemici che volevano far fuori lui.
Detto questo, c’è da domandarsi; “Allora, tu che, o direttamente o indirettamente, assumendotene la responsabilità, hai causato la morte di un tuo simile, hai fatto il male?’’.
Non c’è dubbio; io in quei momenti ho sempre e soltanto
fatto il male. Allora cosa mi dovrebbe essere chiesto: “Lo rifaresti?’’. E io sono obbligato a rispondere che in situazione
analoga di tempo, di luogo e di cose, lo dovrei rifare e lo rifarei; però so che rifarei il male e non cerco giustificazioni,
non cerco di farlo apparire un po’ meno male, un po’ più lecito. La guerra è una cosa sporca; eppure ci sono dei momenti in cui non puoi fare a meno di fare la guerra».
A cura del Centro studi per il cristianesimo sociale
Convegno di Mezzano sul socialismo possibile
Il Centro studi per il cristianesimo sociale organizza il
consueto «Convegno di Mezzano» nel fine settimana del
3-4 maggio sul tema «Un socialismo possibile».
Il socialismo è nato dalla
sfiducia che il «il libero dispiegarsi delle forze economiche» potesse creare un
mondo di benessere e di progresso senza limiti. Poi si è
pensato che quel benessere e
progresso si potessero raggiungere solo con una più o
meno completa subordinazione delle forze economiche
al potere dello stato, «rivoluzionario» o «riformatore». Ma
anche queste soluzioni sono
entrate in crisi. Dopo essere
stata l’anima del liberalismo e
la coscienza di una parte del
socialismo, può la fede evangelica diventare profeta di
una società solidale, fondata
su una sobria accettazione
dei limiti dello sviluppo,
sull’imperativo etico delTu
guaglianza, sul principio irrinunciabile della libertà? E
ancora: può una siffatta fede
coniugarsi con una rinnovata scienza sociale che sappia
interpretare «laicamente» la
dialettica tra gli individui,
i gruppi sociali e la nuova
realtà dei sistemi imperiali?
Al mattino e nel primo pomeriggio del sabato avrà luogo la tavola rotonda (moderatore, pastore Sergio Aquilante), con la partecipazione di:
Leslie Griffiths (pastore metodista, membro del Labour
Party, già presidente della
Conferenza metodista di
Gran Bretagna e vicepresidente del Movimento per il
socialismo cristiano); ParAxel Sahlberg (pastore metodista, deputato socialdemocratico al Parlamento svedese); pastore Giorgio Bouchard; on. Luciano Guerzoni
(sottosegretario alla Pubblica
istruzione, dei Cristiano sociali); on. Domenico Maselli
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Roma, Montagnola, Piramide
Renzo spanu: tei. 0338/7392585, dalle 14 alle 21
(segretario Commissione affari costituzionali della Camera dei deputati, dei Cristiano
sociali); Fabrizio Matteucci
(membro della direzione nazionale e segretario per l’Emilia Romagna del Pds); on. Valdo Spini (presidente Commissione difesa della Camera
dei deputati, dei Laburisti);
sen. Fausto Vigevani (sottosegretario alle Finanze, dell’
area socialista). Seguirà il dibattito. Nella mattinata di domenica vi saranno le conclusioni del convegno e il culto. I
partecipanti saranno ospitati
presso le famiglie della comunità o in albergo. La quota
rimborso spese per chi partecipa all’intero convegno è di
L. 25.000. Le adesioni dovranno pervenire entro il 24 aprile
a Massimo Aquilante, Borgo
Riccio 13, 43100 Parma, tei.
0521-238551. Chi intende iscriversi al Centro studi per il
cristianesimo sociale potrà
farlo durante il convegno.
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l'abbonamento
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PAG. 6 RIFORMA
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VENERDÌ 11 APRILE 19Qì gpedi««
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testo integrale della lettera inviata dal presidente della Fcei al ministro della Pubblica istruzione, Luigi Berlinguer
Gli evangelici e la riforma delPistruzione pubblica in Italia
Apprezzamento per l'intenzione di riformare profondamente la scuola ma anche preoccupazioni e rilievi critici
in particolare sull'insegnamento dei «fatti religiosi», e sulle loro implicazioni, e sulla parità tra pubblico e privato
art. 2 legi
In caso I
al mitten
Signor Ministro,
le chiese evangeliche aventi
parte nella Fcei hanno seguito e seguono con la massima
attenzione l’opera da Ella intrapresa in direzione di una
profonda riforma dell’istruzione pubblica in Italia.
Abbiamo apprezzato, innanzitutto, il metodo proposto dal Suo Ministero, di promuovere ampia discussione e
di sollecitare contributi al
progetto di riordino dei cicli
scolastici, nel quale individuiamo numerosi aspetti positivi, dal maggiore spazio dato all’istruzione obbligatoria,
allo studio delle lingue e
deU’informatica fin dai primi
anni, alla nuova impostazione degli insegnamenti disciplinari, all’attenzione data alla flessibilità dei percorsi interni e alla formazione degli
insegnanti.
Alcuni rilievi critici
Storia e educazione civica
2) Abbiamo peraltro preso
atto, nei mesi scorsi, della
Sua sensibilità verso i contenuti culturali della scuola,
che si è manifestata, tra l’altro, in occasione dei decreti
riguardanti lo studio della
storia recente e dell’educazione civica.
Nel progetto di riordino dei
cicli scolastici ci pare, tuttavia, che il progetto formativo
soggiacente alla formulazione dei programmi risulti poco
Il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), pastore Domenico Tomasetto, il 25 marzo ha inviato
una lettera al ministro della Pubblica istruzione, on. Luigi Berlinguer, contenente alcune riflessioni e proposte maturate
nell'ambito del protestantesimo italiano in riferimento alla progettata riforma della scuola. In particolare ci si rammarica per
l’assenza di rappresentanti di cultura protestante nella Commissione costituita dal ministro per impostare i nuovi programmi e per la scarsa attenzione data al «complesso intreccio tra fenomeni religiosi e comportamenti umani». «Un sistema scolastico serio, democratico e plurale - scrive il pastoreTomasetto che offia percorsi formativi di qualità europea [...J non può esimersi dall’includere, nei vari saperi e nelle diverse chiavi di lettura proposte agli alunni, uno spazio adeguato sui "fatti religiosi" e sulle loro implicazioni» a partire da una adeguata preparazione dei docenti delle varie materie. Infine, Tomasetto esprime il dissenso degli evangelici sulla prevista parità tra scuole
pubbliche e private e sul finanziamento statale a queste ultime.
In sostanza, il testo della lettera, che pubblichiamo integralmente, riassume le posizioni e le preoccupazioni fin qui maturate dalle chiese battiste, metodiste e valdesi sui temi principali
della scuola. Si tratta, dunque, di un documento molto utile,
particolarmente per insegnanti, studenti e genitori, soprattutto
in questo periodo in cui, sembra, sono alle porte grandi cambiamenti. Per questa ragione il Consiglio defila Federazione delle
chiese evangeliche ha deciso di costituire due gruppi di lavoro:
uno con lo scopo di recensire e segnalare la pubblicistica e i testi
scolastici che affrontano problematiche religiose e di produrre
un manuale protestante in materia, adatto agli studenti delle
superiori e ai docenti; l’altro con il compito di approfondire e
proporre modi e contenuti per affrontare il fatto religioso nella
scuola delTobbligo. Quanto a Riforma, riteniamo che sia un nostro specifico impegno informare il più ampiamente possibile su
tutte le iniziative e riflessioni in corso nel mondo evangelico.
All’interno di questo apprezzamento, desideriamo
peraltro formulare alcuni rilievi e sottolineare alcuni
aspetti sostanziali sui quali
non sembra essersi fin qui
soffermata la Sua attenzione
o in ordine ai quali non concordiamo nelle scelte che si
prospettano. In particolare:
1) Abbiamo constatato che
presso il Suo Ministero è stata
costituita una Commissione
con lo specifico compito di
impostare i programmi, e che
sono stati chiartiati a farne
parte esponenti della cultura
ma anche di alcune confessioni religiose, e più specificatamente rappresentanti della
gerarchia cattolica. Ci saremmo attesi che, in tale contesto, fosse stata richiesta e assicurata anche la presenza di
esponenti della cultura protestante. Siamo infatti certi che
non può sfuggirle l’esigenza
di garantire in ogni sede, e
particolarmente nella scuola,
la più ampia libertà e il pluralismo culturale e religioso.
Cosi come siamo certi che,
soprattutto in una scuola che
si apre all’Europa, è particolarmente importante approfondire il nesso tra protestantesimo e «modernità»,
evidenziando il contributo
della Riforma protestante in
termini di produzione della
democrazia, di formazione
dello Stato moderno, di diffusione del sapere e di costruzione dei vaiori che permeano le società occidentali e sono all’origine delle loro più rilevanti espressioni nel campo
della filosofia, della letteratura, dell’arte, della sociologia,
del diritto, delle dottrine politiche e sociali.
Ne consegue che l’assenza,
nella suddetta Commissione,
di esponenti della cultura
protestante, oltre a costituire
una discriminazione, la priva
di contributi essenziali atti a
creare i presupposti per garantire un’adeguata formazione culturale dei giovani e, più
in generale, a sprovincializzare la scuola italiana. Le chiediamo quindi di adoperarsi
per colmare questa lacuna.
esplicitato e, pur comprendendo che esso sarà soprattutto espressione dell’autonomia dei vari istituti scolastici, ci permettiamo di sottolineare la necessità che, nella
formulazione dei programmi
- o, come Ella si esprime, dei
«nuclei fondanti» delle varie
discipline - venga posta grande attenzione, oltre che alle
metodologie e agli obiettivi,
anche ai contenuti dell’insegnamento.
In tale contesto dobbiamo
rimarcare la grande disinformazione, se non l’ignoranza,
esistente nel nostro paese, a
cominciare proprio dalla
scuola e dai docenti, sui «fatti
religiosi», sulla stessa storia
delle religioni e sul formidabile e complesso intreccio tra
fenomeni religiosi e comportamenti umani, tra dimensioni religiose e accadimenti
storici, fenomeni politici e
culturali.
Sono note, in particolare
per l’Italia, le ragioni storiche
e confessionali per una tale
situazione negativa: ma, tanto più nella prospettiva europea, sono anche evidenti i
motivi che spingono la scuola
italiana a superare, da un lato, il monopolio etico e l’invadenza confessionale della
Chiesa cattolica e, dall’altro, i
numerosi limiti culturali di
certo laicismo.
Un sistema scolastico serio, democratico e plurale,
che offra percorsi formativi
di qualità europea e prepari i
cittadini del 2000 ad un responsabile inserimento in
società sempre più complesse, caratterizzate da diverse
etnie, culture, razze, religioni, che auspichiamo trovino i
modi per convivere accettandosi reciprocamente, non
può esimersi, a nostro avviso,
dall’includere, nei vari saperi
e nelle diverse «chiavi di lettura» proposte agli alunni,
uno spazio adeguato sui «fatti religiosi» e sulle loro implicazioni.
Per una scuola laica
3) Non ci nascondiamo le
numerose difficoltà da affrontare perché questo si realizzi e perché la nostra scuola
sia veramente laica in primo
luogo nei metodi. Anche se,
in prospettiva, sui «fatti religiosi» sarebbe giustificabile
un insegnamento del tutto
svincolato dalle confessioni
religiose e ben integrato con
le altre «materie», nell’inimediato riteniamo che la carenza sottolineata possa essere
efficacemente affrontata partendo dalla preparazione dei
docenti.
Nel quadro dei percorsi
formativi che andranno approntati per gli insegnanti,
anche in relazione alla nuova
scansione dei cicli scolastici.
Le chiediamo pertanto di tenere in massima considerazione le possibilità (anche a
livello di curricula universitari) atte a consentire ai docenti
una preparazione capace di
arricchire il loro insegnamento nei vari campi con documentati riferimenti al contesto religioso nel quale si sono
sviluppati o dal quale hanno
tratto origine i fatti storici, o
sono state influenzate le diverse espressioni culturali
(dalla filosofia, all’arte, alla
tecnica). Tali percorsi dovranno perciò prevedere lo
studio di materie quali la storia delle religioni (in particolare di quelle del bacino del
Mediterraneo), la sociologia
religiosa, ecc.
Richiamo alle intese
4) Anche se trattasi di aspetto non comparabile con
quanto prima esposto, ci
sembra opportuno segnalarle che le Intese stipulate nel
tempo dalla chiese evangeliche, ai sensi delTart. 8 della
Costituzione, e le relative leggi di approvazione ed esecuzione, richiamate nell’art. 311
del Testo Unico 16/4/1994 n.
297, prevedono, con formule
similari, che «la Repubblica
Italiana, allo scopo di garantire che la scuola pubblica sia
centro di promozione culturale e civile, aperto al contributo di tutte ie componenti
della società, assicura alle
Chiese (...) il diritto di rispondere alle richieste provenienti
dagli alunni, dalle loro famiglie e dagli organi scolastici,
in ordine allo studio del fatto
religioso e delle sue implicazioni, nel quadro delle attività
culturali previste dall’Ordinamento scolastico dello Stato»
(vedasi art. 9 della Legge
12/4/1995, n. 16, con la quale
è stata approvata la più recente di tali Intese, quella con
l’Unione cristiana evangelica
battista d’Italia).
Non vi è dubbio, a nostro
avviso, che tale normativa of
fra alla scuola una rilevante
occasione di approfondimento culturale che può rivelarsi
preziosa, soprattutto in concomitanza con lo studio di
periodi storici nei quali gli
eventi sono stati più direttamente influenzati da spinte
di origine religiosa o da conflitti verificatisi tra le diverse
correnti del cristianesimo.
Ciò è stato peraltro ampiamente verificato nelle occasioni in cui nostri rappresentanti sono stati chiamati a dare il loro contributo da singoli
insegnanti delle diverse materie o dagli organi collegiali
della scuola.
Ci saremmo attesi che, ad
iniziativa del ministero della
Pubblica Istruzione, tale opportunità venisse segnalata
alle scuole di ogni ordine e
grado, e ne fosse stimolata la
fruizione, pur nel rispetto
dell’autonomia degli organi
scolastici. Abbiamo sollecitato più volte in tal senso i Ministri prò tempore ma, forse
per malinteso timore di negative reazioni da parte del
mondo cattolico, nessun riscontro è stato dato a tale richiesta. Le chiediamo quindi
di voler esaminare la possibilità di dare impulso, con gli
strumenti informativi di cui
il Suo Ministero dispone,
all’attuazione delle norme
suindicate.
solo evidenti ragioni di ordine giuridico, ma anche fondamentali considerazioni di
carattere politico-culturale.
Si deve, infatti, in primo
luogo affermare che appare
insanabilmente contraddittorio che uno Stato laico (qual è
quello italiano, come ripetutamente affermato dalla Corte Costituzionale) affidi una
delle sue fondamentali funzioni ad enti privati di tendenza, fortemente caratterizzati da precomprensioni ideologiche, con particolare riferimento a quelle di carattere
religioso.
possono trarsi dalla potestà
dei genitori di educare la prole. Tale potestà, infatti, costituisce un dovere, in funzione
del quale è assegnato il potere ed 1 figli non sono «cose»
da plasmare secondo la volontà dei genitori, ma soggetti
ai quali garantire una formazione che li renda liberi, autonomi e responsabili.
Le caratteristiche di questo
intervento non consentono di
illustrare compiutamente tutte le ragioni che ci inducono
a ritenere la prospettiva che
si delinea inidonea a raggiungere gli obiettivi indicati. Tali
ragioni, tuttavia, possono
conclusivamente racchiudersi nella affermazione che, a
nostro avviso, il paese ha bisogno di più pluralismo nella
scuola pubblica e non di un
pluralismo delle scuole che
lottizzi la formazione del gio
vane e ne pregiudichi l’attitu
dine ad una solidale convi
venza nella varietà delle con
vinzioni religiose e delle scel
te culturali.
L'Editore
La fede e i valori
Pubblico e privato
5) Le nostre chiese dissentono nettamente dalla prospettata nuova concezione
della istruzione pubblica come servizio, la cui gestione
possa essere affidata a istituzioni pubbliche e soggetti
privati, con il corollario del
diritto dei privati al finanziamento a carico dello Stato. Vi
ostano, a nostro avviso, non
Si può, ancora, pacificamente ritenere che appare
mistificatorio affermare che
tale affidamento possa non
pregiudicare il carattere unitario e i principi fondamentali sui quali si fonda l’istruzione pubblica. È infatti notorio
che ciò che muove normalmente gli enti religiosi ad interessarsi della formazione
dei giovani è la spinta a trasmettere la fede e i valori che
a questa sono connessi.
Ne consegue che è del tutto
illusorio che il progetto di
istituto o improbabili controlli possano assicurare una
educazione priva di condizionamenti e fondata sul libero confronto. Così come è
priva di fondamento l’affermazione secondo la quale, in
tale contesto, possa essere
assicurata la libertà di accesso e di insegnamento ai docenti che, in quanto inseriti
in una organizzazione di tendenza, dovrebbero assicurare
e mantenere piena coerenza
con l’ispirazione fondamentale di chi gestisce la scuola.
Né argomenti a favore
sull’affidamento ai privati
Finanziamento pubblico
Per quanto concerne, poi, il
finanziamento pubblicr., ove
anche possa essere superato
il fondamentale ostacolo che
nasce dai principi cosiiiuzionali, vi osterebbe la considerazione che il processo di
riforma della scuola da Lei
avviato richiede anche l’impiego di ingenti mezzi finanziari e che, nell’attuale fase, il
nostro paese è fortemente
impegnato nel tentativo di ridurre i costi dell’apparato /
pubblico. Conseguentemetv- '
te, ci si deve muovere alla ricerca delle disponibilità necessarie per rendere l’istruzione pubblica adeguata ai
bisogni e realmente competitiva e non certo per incentivare attività concorrenziali.
Alla luce di tali valut.’.zioni
e proposte, e nel desiderio di
contribuire compiutamente,
dalle nostre posizioni, al dibattito in corso sul iuturo
della scuola. Le chiediamo.
Signor Ministro, di voler incontrare una nostra tlelegazione.
Certi che vorrà dedicare a
questo nostro intervento la
Sua attenzione, rimaniamo in
attesa di una Sua auspicata
convocazione e Le poigiamoi
nostri migliori saluti.
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pastore Domenico Tomasetto
Roma, 26 marzo 1997
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Spedizione in a.p. comma 26
art 2 ieggo 549/95 — nr. 14/96 — Torino
In caso di mancato recapito si prega restituire
ai mittente presso i’Ufficio PT Torino CMP Nord.
L'Editore si impegna a corrispondere ii diritto di resa.
Fondato nel 1848
Ha destato molte discussioni la decisione del Comune di
tagliare le acacie dei viali Trento e Rimembranza a Torre
Pellice; ma fin dall’inizio l’amministrazione aveva annunciato la sostituzione in primavera delle alberate, vecchie di 70
anni, con nuove piante. Ora la ditta Re, che ha vinto l’appalto, sta impiantando i nuovi alberi (un’ottantina di «aceri platanoidi globosi»), dopo aver tolto le ceppale delle acacie;
«Le radici erano molto corte e malridotte - hanno constatato
gli incaricati della sostituzione segno che le piante erano
in pessime condizioni». Successivamente verranno sistemati
i marciapiedi con siepi e autobloccanti. Per quanto riguarda
il futuro delle altre alberate, una verifica della salute degli alberi è stata affidata a uno studio di agronomi di Torino.
D:
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VENERDÌ 11 APRILE 1997 ANNO 133 - N. 14 LIRE 2000
E entrato in funzione il
nuovo servizio di pronto
soccorso denominato 118; il
collegamento fra elisoccorso,
ambulanze sul territorio, realtà ospedaliere sembra essere il «verbo» dell’assessorato
alla Sanità. Perfino nei confronti della Commissione istituti ospitalieri valdesi che ha
nel corso degli anni, in accordo e con il contributo della
Regione Piemonte, attrezzato
gli ospedali di Torre Pellice e
Pomaretto per il Pronto soccorso e ha chiesto il riconoscimento del servizio, sia T
assessore D’Ambrosio che il
dott. Enrichens, responsabile
del 118, hanno affermato che
per il tipo di ospedali e delle
attrezzature esistenti nonché
della localizzazione montana.
PRONTO SOCCORSO E «118»
MALASANITÀ
PIERVALDO ROSTAN
per gli ospedali valdesi si può
parlare di un molo di «primo
soccorso» come necessario
presidio sul territorio. Al momento tuttavia non risulta sottoscritto nessun documento
che riconosca il ruolo degli
ospedali di Torre Pellice e
Pomaretto.
C’è però di peggio. Di fronte alle emergenze, magari già
col ferito a bordo dell’ambulanza, si assiste a vergognose
attese aspettando che dall’ufficio centrale del 118 si decida se il malato dovrà recarsi a
Torre Pellice o a Pinerolo.
Solo l’intervento deciso del
medico, che si assume direttamente la responsabilità dell’atto, fa sì che l’ambulanza
con paziente a bordo parta per
l’ospedale più vicino e in grado di affrontare il caso. Ma la
decisione del medico di base,
di quella persona che meglio
conosce territorio, problemi e
potenzialità degli ospedali,
non è prevista dall’attuale
normativa: perché non è invece il medico di famiglia a indicare il luogo del ricovero?
che fine hanno fatto i proclami di D’Ambrosio sulla figura del medico di base?
E che dire di altri casi nei
quali invece di chiamare direttamente l’ambulanza più
vicina è stato necessario far
passare tanto tempo prezioso,
trattandosi di un servizio di
emergenza, prima di far partire le ambulanze perché è
dal 118 che *deve arrivare il
via al mezzo? È forse questo
il nuovo pronto intervento
che ci viene proposto dal sistema 118 in Piemonte o almeno nel Pinerolese?
1
Pinerolo
Accoglienza
turistica
La città di Pinerolo ha recentemente comunicato alla
provincia di Torino il suo interesse a partecipare all’agenzia di accoglienza turistica locale (Atl) che comprenderà
tra l’altro nel proprio ambito
territoriale anche le valli e che
sarà a capitale pubblico (il
57% circa) e privato. Per mercoledì 9 aprile era previsto un
incontro in Provincia, con la
partecipazione di tutti i rappresentanti delle amministrazioni coinvolte nelTAtl, per
discutere vari punti relativi alla nascente Agenzia. 11 27 di
marzo l’amministrazione di
Pinerolo con una lettera del
sindaco. Alberto Barbero, ha
avanzato la propria richiesta
di ospitare la sede dell’Agenzia accollandosi Toneie della
sottoscrizione del 5% delle
quote cosi come prevede Tipotesi presentata dalTamministtazione provinciale.
A sostegno di tale autocandidatura l engono portate varie motivazioni da parte del
sindaco: inanzitutto Pinerolo
è sede di uffici e di servizi
sovracomunali (tribunale, ufficio del registro, Ausi ecc.)
oltre che di scuole medie superiori e di corsi universitari,
è sede di manifestazioni di
valenza regionale, nazionale
e internazionale; inoltre la
pittà presenta vari musei e
istituzioni culturali ragguardevoli ed è al centro di un
territorio che ha caratteristiche paesaggistiche e culturali
significative e in alcuni casi
uniche; infine Pinerolo ha
ospitato fin dalla sua istituzione TApt del Pinerolese per
mezzo della quale in questi
ultimi anni sono state avviate
esperienze di collaborazione
tra pubblico e privato. «La
scelta di avanzare la candidatura di Pinerolo a sede dell’
Atl - dice Barbero - rientra in
una delle priorità programmatiche di questa amministrazioUf, lo sviluppo turistico della
mttà, priorità che è già stata
dimostrata operativamente in
ijuesti mesi di lavoro».
Non si tratta di una vera e propria svolta ma di uno stop al costante calo di alunni
Aumentano ì bambini nelle elementari
CARMELINA MAURIZIO
Anche se non si tratta di
un fenomeno eclatante e
né tantomeno si può parlare
di una vera e propria inversione di tendenza qualcosa va
cambiando nelle scuole elementari del nostro territorio
per quanto riguarda l’andamento demografico. Si annuncia infatti, a valutare i dati
provenienti dalle varie segreterie dei circoli didattici delle
valli Pellice, Chisone e Germanasca e di Pinerolo un sia
pur lieve aumento di iscritti
alla classe prima e in alcuni
casi anche delle classi in più.
1 bambini che stanno frequentando la prima elementare attualmente sono circa 650, distribuiti in 8 circoli a cui fanno capo numerosi piccoli
plessi, che spesso sono costituiti da piccole scuole situate
in Comuni di montagna, e
due scuole parificate. Gli
iscritti in prima per l’anno
scolastico ’97-98 saranno circa 700 ed è interessante andare a vedere in quali situazioni
si sono verificati degli aumenti. In particolare nella vai
Pellice sono da considerare il
plesso di Bibiana, che dagli
attuali 9 bambini frequentanti
la prima passerà a 21 «primini» e la sede di San Giovanni
che da 14 alunni passerà a 21.
«Da qualche anno - dice il
direttore del circolo di Luserna San Giovanni, Marco Armand Hugon - nel nostro circolo abbiamo una certa stabilità e le proiezioni per il futuro indicano una crescita
demografica lieve e generalizzata, soprattutto nei plessi
della pianura». E un dato che
si ritrova anche in altre zone;
deriva da una immigrazione
da fuori valle oppure è la
conferma di un movimento
demografico «interno» derivato dal fatto che spesso le
giovani coppie faticano a tro
vare una casa in determinati
contesti montani, di solito
lontani dal luogo di lavoro?
Nel circolo di Torre Pellice
l’unica sede a registrare un
aumento di iscritti è quella di
Bobbio. «Non possiamo parlare di aumento del numero
di alunni come fenomeno presente nel nostro circolo spiega il direttore, Roberto
Eynard - e tuttavia possiamo
essere soddisfatti di non essere stati costretti a ridurre
classi in piccoli plessi come
per esempio quello di Rorà» .
A Perosa Argentina siamo di
fronte a una situazione decisamente stazionaria: stesso
numero di bambini che fre
quentano la prima nell’anno
in corso rispetto agli iscritti
per Tanno ’97-98 ma, dicono
dalla segreteria dell’istituto
comprensivo «Gouthier», è
previsto un sensibile aumento
demografico nella scuola elementare a partire dall’anno
scolastico ’98-99, soprattutto
nei plessi della bassa valle.
Nel circolo di Villar Perosa
invece l’aumento è già in atto: infatti si passerà dai 71
bambini che sono in prima
quest’anno ai 95 dell’anno
prossimo con una classe in
più nel plesso di Perrero. Nei
quattro circoli di Pinerolo,
che raccolgono anche i Comuni confinanti di Prarostino,
San Secondo, Osasco, San
Pietro Val Lemina, Abbadia,
Buriasco, Macello, Piscina e
Riva, siamo di fronte a una
piccola crescita nel numero di
alunni pari a un 10% circa,
con alcune classi in più in
particolare ad Abbadia e alla
«Collodi» del secondo circolo. Dati interessanti dunque
che senza segnare una svolta
né un «baby boom», promettono delle novità di cui non si
potrà non tener conto nel futuro immediato delle nostre
scuole, anche alla luce delle
recenti razionalizzazioni.
Le già accennate legittime preoccupazioni del vescovo di Pinerolo mons.
Andrea Charvaz, nei confronti dello sviluppo delle istituzioni valdesi del secolo
corso in vai Pellice, che «tendono a vincolare maggiormente i valdesi alla loro
setta e costituiscono un grande ostacolo
alla conversione dei valdesi stessi, anche
grazie allo zelo di un colonnello inglese»,
trovano espressione in un’altra lettera al
re Carlo Alberto dei cui figli il Charvaz
era stato istitutore. Nella lettera si osserva
che nei paesi protestanti chi controlla la
fede e la disciplina delle chiese sono i poteri civili, mentre nelle Valli le chiese
valdesi, grazie all’affermarsi delle loro
istituzioni, sviluppano un’azione ecclesiastica del tutto autonoma e indipendente dovuta soprattutto all’autorità che è
rappresentata dai Sinodi.
Il vescovo non esita a rimproverare il
dicastero degli Interni «di non avere ab
ILFILO DEI GIORNI
IL COMMISSARIO
ALBERTO TACCIA
bastanza fiducia nel vescovo di Pinerolo», a non informarlo puntualmente circa
le convocazioni dei Sinodi e, prosegue,
«a non chiedermi osservazioni relative
agli argomenti in discussione, senza dubbio avremmo potuto prevenire molte di
quelle misure e di quelle innovazioni e
quindi provveduto meglio agli interessi
della religione cattolica. Ma oggi tutta
questa materia è mistero per il vescovo
diocesano. Egli non sa e non si ritiene
debba sapere né dove, né quando si tengono questi Sinodi, né nulla di quello che
vi si discute: potrebbero adottare misure
ostili alla religione cattolica, ben mascherate per non attirare troppo l’attenzione del Commissario reale che vi as.nste. Il quale, purtroppo, non sempre è dotato di sufficiente chiaroveggenza o di zelo cattolico. Il male passa inosservato e
nessuno potrà più reclamare contro quello che è stato deliberato. Vostra Maestà
potrà rendersi conto, dopo queste mie osservazioni, nella sua alta saggezza,
dell’importanza del futuro stabilimento*
di cui ho l’onore di trasmettere la bozza
del progetto che oso raccomandare al
Suo zelo CO.SÌ puro e illuminato nell’interesse della nostra santa religione. Il molto umile, molto obbediente servitore e
molto fedele suddito, Andrea, Vescovo di
Pinerolo. L’II Ottobre 1840».
* Memoria in favore di un progetto di
Ospizio destinato a ricevere temporaneamente i valdesi convertiti al cattolicesimo.
In Questo
Numero
COTTOLENGO
L’azienda Usi 10 ha acquistato l’ospedale Cottolengo di Pinerolo. Dopo
una trattativa piuttosto
complessa, a causa soprattutto dei lavori di ristrutturazione di cui necessita la
struttura, l’operazione è
stata condotta a termine
con prospettive importanti
sia per l’assistenza sanitaria che per il mantenimento di diverse decine di posti di lavoro.
Pagina II
Lavoro
Il «lavoro che non c’è»,
con particolare riferimento
alla realtà pinerolese, è
stato al centro della riflessione in una giornata organizzata da Rifondazione
comunista. Il dato più preoccupante riguarda la percentuale di disoccupazione, che nel Pinerolese è del
14% mentre a livello nazionale è del 12,6.
Pagina II
Industria dolciaria
La Caffarel di Luserna
San Giovanni sta vivendo
un momento positivo sia
per quanto riguarda il mercato interno sia per l’esportazione. Ora si pensa a
un progetto di incentivazione della coltivazione
della nocciola nella stessa
vai Pellice, finalizzata alla
realizzazione di prodotti
dolciari.
Pagina 111
Noi e ia storia
1 ragazzi della scuola
media di Perosa Argentina
hanno realizzato un libro
dal titolo «Per non dimenticare...», con cui hanno
inteso fare un’esperienza
di educazione civica «dal
vivo». 11 ricordo dei fatti
della guerra è stato condiviso con la popolazione.
Pagina 111
8
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VENERDÌ 11 APRILE gj^^RD
Un gruppo di baite neiia conca dei Barbara
INCENDIO DOLOSO AL RIFUGIO BARBARA LOW
RIE — Atto vandalico ai danni del rifugio Barbara
nell’omonima conca in alta vai Pellice; la sera di Pasqua o
la mattina del lunedì alcuni ignoti, saliti fin lì a piedi visto
che la strada è chiusa alle Selle per neve, hanno sfondato tre
ante delle finestre trovando però le grate. Successivamente
è stata sfondata la porta di accesso ai servizi e poi incendiata; fortunatamente le fiamme non si sono propagate al resto
della casa, appena ristrutturata. Nella mattinata di Pasquetta
il fatto è stato scoperto dai responsabili del Club alpino. I
danni ammontano sicuramente ad alcuni milioni di lire.
PROGETTO BORGATE — In seguito alle insormontabili
difficoltà frapposte dagli attuali proprietari, l’interessante
complesso di Barma Mounastira in vai d’Angrogna ha dovuto essere escluso dagli interventi di recupero e valorizzazione previsti dalla Comunità montana vai Pellice nell’ambito del «progetto borgate» e che si limiterà di conseguenza
agh interventi a Pra del Tomo di Rorà e a San Bernardino
di Bibiana. Un ulteriore intervento potrà essere realizzato
per il recupero, sia a fini museali che di reale utilizzo, del
mulino di Santa Margherita a Torre Pellice. Ad Angrogna
si potrà ristmtturare una baita possibilmente adibita a posto
tappa sul «sentiero di valle». Non ci saranno dunque interventi su case private ma soltanto su edifici pubblici.
DOMENICA DI INCENDI IN VAL PELLICE — Due incendi di probabile origine dolosa si sono sviluppati domenica scorsa nei comuni di Villar e Bobbio Pellice. Si è iniziato al mattino presto, quando un incendio boschivo è stato individuato verso le 4 nella zona fra Bodeina e Pertusel
nell’indiritto di Villar Pellice; malgrado l’intervento dei vigili del fuoco di Torre, Lusema e Pinerolo e delle squadre
antincendio di Villar oltre 2.000 metri di bosco sono andati
distratti. In serata fuoco nella valle dei Carbonieri, anche in
questo caso nel bosco di un ripido versante e nuovo intervento dei vigili del fuoco e delle squadre di volontari Aib.
Nei primi giorni di aprile i pompieri di Torre Pellice hanno
ricevuto in media una chiamata al giorno, così come era
avvenuto a marzo, con 30 uscite delle squadre.
I GIOVANI INCONTRANO IL CINEMA — La Cotrao
(Comunità di lavoro delle Alpi occidentali) propone dal 4
al 13 luglio uno stage sul tema del cinema, aperto a 32
giovani, quattro per ogni regione o cantone della Cotrao.
Potranno partecipare giovani di età compresa fra i 18 e i
25 anni che vogliono avvicinarsi alle tecniche del cinema
e approfondire le loro conoscenze cinematografiche. Per
iscrizioni o informazioni rivolgersi, fino al 15 aprile, alla
Regione di appartenenza e cioè per il Piemonte l’assessorato Cultura, via Meucci 1, Torino.
«CHARTER» PER IL LIONS CLUB VAL PELLICE —
Venerdì 4 aprile, al Castello di Buriasco, è stata festeggiata
la serata Charter del nuovo Lions club di Luserna San Giovanni e Torre Pellice alla presenza del governatore distrettuale, Giacomo Minuto. «Sono orgoglioso di dare il benvenuto ai nuovi amici Lions; la vai Pellice sarà sicuramente
fiera di avere un così selezionato gruppo di persone pronte
a servire con entusiasmo la propria comunità - ha detto Minuto -. Sarà nostro primario impegno occuparci delle problematiche occupazionali dei giovani; la ricerca di istituzionalizzare un collegamento tra scuola e mondo del lavoro
costituirà uno dei nostri primi obiettivi». A livello intemazionale (1,4 milioni di soci in 180 paesi) la primaria attività
di servizio dei Lions è un progetto che ha lo scopo di eliminare la cecità prevenibile e curabile nel mondo.
IMPIANTI DI RISCALDAMENTO VERSO UNA PROROGA — La giunta della Provincia di Torino ha deliberato una
proroga al 31 luglio per la presentazione dell’autocertificazione relativa alla messa a norma degli impianti di riscaldamento nei Comuni con meno di 40.000 abitanti. La scadenza
del 15 aprile si è rivelata troppo stretta anche rispetto all’impegno dei singoli uffici comunali. Va inoltre rilevato che nei
110 Comuni montani non vi sono limiti all’utilizzo degli impianti di riscaldamento per cui verifiche possono essere effettuate anche oltre la data inizialmente prevista.
NUOVA STRUTTURA PER IL CARCERE DI PINEROLO
— In risposta a una recente lettera del sindaco di Pinerolo,
Alberto Barbero, inviata al ministro di Grazia e Giustizia
Flick in relazione alla chiusura per ristrutturazione della Casa circondariale, in cui il sindaco ribadiva il suo parere negativo alla chiusura definitiva del carcere, è giunta una nota del
Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria del ministero di Grazia e Giustizia, in cui si rende conto dei costi necessari per la ristrutturazione della vecchia Casa circondariale. L’istituto, viene spiegato nella nota, è ubicato in un vecchio fabbricato originariamente destinato a fini militari, ha
una ridotta disponibilità di posti detentivi (circa 35) e spazi
minimi per assicurare i principali servizi penitenziari, e la
spesa necessaria per ripristinare l’immobile è stata quantificata in 2,5 miliardi, troppi a fronte di un rapporto costo-benefici considerato svantaggioso. Sembra invece più congruo
ricorrere alla ricostruzione in altro sito della struttura.
L'agricoltura e i suoi problemi discussi a Cavour
Un nuovo patto con la società
per rilanciare il settore
PIERVALDO ROSTAN
L9 agricoltura è malata, e
non certo da oggi. L’
Europa, per il mondo agricolo, non è una novità dell’oggi
ma realtà da decenni. Il dibattito organizzato dall’on. Merlo a Cavour sabato 5 aprile,
con la partecipazione del presidente regionale della Coldiretti, Carlo Gottero, e del presidente della commissione
Agricoltura della Camera,
Alfonso Pecoraro Scanio, ha
sollevato molti interrogativi
permettendo per altro al numeroso pubblico presente di
cogliere alcuni elementi forti
delle ragioni alla base della
crisi del settore.
Così, mentre il segretario
regionale del Ppi, Beppe Andreis, ha posto l’accento di
costruire un nuovo patto fra
società e agricoltura dopo
quello del dopoguerra che garantiva un appoggio alle campagne in cambio della produzione del cibo necessario Carlo Gottero ha lanciato dei
profondi «j’accuse» nei confronti del ministro Pinto e della sua compagine ministeriale:
«Bisogna capire cosa la società vuole dall’agricoltura ha detto Gottero -; ma bisogna che ci si renda conto che
la crisi del mondo agricolo ha
profonde radici esterne, nel
mondo economico e della politica estera. Non si fanno più
le guerre militari ma le guerre
commerciali e quasi sempre
nei settori agricoli».
C’è poi il rapporto fra Italia
e resto d’Europa: «La nostra
delegazione - ha accusato
Gottero - è un disastro; non ci
si può lamentare che contiamo poco in Europa e non fare
nulla per cambiare. Noi non
siamo assolutamente contenti
del governo; è un governo fatto di banchieri e di professori
universitari: l’esecutivo parla
poco con il paese. Prodi sfugge alle richieste di incontro.
Si era iniziata una stagione di
“concertazione” per valutare
insieme le soluzioni da trovare per gestire i problemi; poi
invece il ministro ha preso ad
operare per circolari che spesso sembrano emanate a caso e
che vengono comunicate senza nessun tipo di confronto
preventivo. E non è che la Regione sia meglio; c’è una burocrazia inaccettabile: quando
si prendono nel ’97 i soldi
della siccità del ’90, significa
che qualcosa non funziona».
Ma c’è soprattutto il problema della mondializzazione
dei mercati, con una concorrenza che un liberismo sfrenato porta all’eccesso e soprattutto è completamente priva
di regole; «Come possiamo
entrare in concorrenza se in
Europa ci si chiede, giustamente, di garantire determinate situazioni ai lavoratori, di
rispettare l’ambiente e la salute dei consumatori mentre nel
Terzo Mondo le multinazionali sfruttano in modo vergognoso la gente, fanno lavorare
i bambini, utilizzano in gran
Partecipato dibattito a Pinerolo
Alla ricerca del
lavoro che non c'è
SERGIO N. TURTULICI
Il problema incandescente
del lavoro che manca e che
cambia è stato oggetto di un
altro incontro pubblico a Pinerolo, dopo la conferenza del
prof. Detragiache organizzata
dalla diocesi di cui avevamo
detto in un precedente numero
del giornale. Questa volta è
stato il partito di Rifondazione comunista a organizzare un
pomeriggio di informazione e
dibattito su questo tema al
centro delle preoccupazioni
dei giovani, delle loro famiglie, della convivenza sociale
e politica. La riflessione dei
circoli di Rifondazione di Pinerolo e delle Valli ha avuto
come base la relazione sui dati di un’inchiesta sul problema
lavoro nell’ambito dei 46 Comuni dell’area pinerolese, più
il Comune di None. L’inchiesta, articolata a puntate, si è
avvalsa della lettura attenta
dei risultati di un’indagine
commissionata dal Comune di
Pinerolo (1992), dalla relazione 1res sulla situazione economico-sociale del Piemonte
(1995), di indagini dei circoli
di Rifondazione e delle organizzazioni sindacali, di momenti di discussione sulla
congiuntura economica nazionale e europea.
Dall’ampia relazione, letta
da Luigi Fenoglio, segretario
territoriale del partito, è emerso un fatto inquietante. L’occupazione della nostra area
territoriale presenta una tendenza negativa più alta che in
tutte le altre circoscrizioni
della provincia di Torino e le
cose sono peggiorate nel
1996. Su una popolazione in
età lavorativa dai 20 ai 60 anni, pari a 75.000 unità, 10.500
sono iscritti al collocamento
ma la quota dei disoccupati è
più alta perché non tutti si
iscrivono. Siamo su una percentuale dei soli iscritti del
14% (quella nazionale si attesta sul 12,6%). Se tutti i settori tradizionali delle attività
produttive e dei servizi, l’auto
e il suo indotto, gli elettrodomestici, la meccanica generale, il tessile, l’estrattivo, il
bancario scontano le difficoltà
legate ai grandi cambiamenti
che stanno avvenendo nella
struttura dei mercati, non sta
meglio il dato occupazionale
nella pubblica amministrazione, che risente della stretta finanziaria. Adesso c’è questa
prospettiva di accedere al finanziamento Cee per la realizzazione di una grande area
industriale di 400.000 metri
quadri a Pinerolo ma qui, è
stato detto, siamo per ora solo
alle intenzioni e il rischio di
non arrivare in tempo in Europa c’è. Va detto che sulla
nuova fase dello sviluppo capitalistico mondiale ¡a relazione ha volutamente glissato.
Il pubblico in sala non era
nutritissimo; in compenso gli
interventi sono stati molti e le
valutazioni e proposte sulla linea delle posizioni usitate del
partito. L’impressione di chi
scrive è che le risposte da dare al problema del lavoro, soprattutto giovanile, siano da
ricercare su altre strade.
quantità i prodotti chimici?».
E proprio alla denuncia dei
complessi rapporti mondiali si
è collegato Fon. Pecoraro
Scanio che nel suo intervento
ha censurato il ruolo delle
multinazionali che si muovono in una ottica protezionistica dei propri privilegi e il
blocco del controllo delle sementi. «Ma - ha aggiunto il
deputato Verde - dobbiamo
cambiare la mentalità di politici, giornalisti e di quanti si
vergognano ancora di considerare l’Italia come un grande
paese agricolo; mentre all’
estero i primi ministri si occupano in prima persona dei
problemi agricoli, in Italia
non intervengono nemmeno i
sottosegretari. Ma bisogna anche che l’agricoltura sappia
rilanciarsi sotto il profilo culturale: o si è in grado di puntare su un’agricoltura di qualità capace di presentarsi al
cittadino con marchi di garanzia o si è perdenti».
« Senza dimenticare una sana
autocritica rispetto al mondo
politico: «La situazione interna del ministero - ha detto
Pecoraro Scanio - è vergognosa e la delegazione italiana
a Bruxelles va, a mio avviso,
cambiata al più presto». L’agricoltura ha dunque sempre
più un ruolo multifunzionale,
capace di dare prodotti di qualità per i cittadini, ma anche
determinante per il mantenimento di un territorio che se
abbandonato si rivolta periodicamente contro l’uomo.
Pinerolo
Politiche
comunitarie
pomari
Unii
pern
dime
L’Anci Piemonte ha reca
temente lanciato un progel
mirante a fornire informazio)
ai Comuni piemontesi ^ jj tempi
campo delle politiche comuij tetto era pi
tarie. L’iniziativa è rivoltai a presen
particolar modo ai piccoli) scritto dai
medi Comuni, e prevede 1 ¿gHa scuo
costituzione di una sorta j Argentina,
sportello di consulenza p( /a stot
venire incontro alle loro ej ¡¡orìa. Un
genze informative riguardo i terventi, ii
progetti che potrebbero ave; po corale ■
finanziamenti dalla comuni hanno pari
europea. Il servizio articolei [prità loca
il proprio intervento attravs deU’inipot
so incontri personalizzati ca fatta (
le varie amministrazioni, ¡n nell’econi
contri di illustrazione che vei Come ha
ranno realizzati sul territorii sore al La’
piemontese, la produzione i montana v
una newsletter di informazio manasca,
ne, il sostegno ai Comuni pjj scuole di I
muntesi che intendono prò perrero, i
muovere progetti comunitai cultura del
Il 2 aprile, nel municipio j no un tuoi
Pinerolo si è tenuto un incoi la preparai
tro per illustrare ai Com® rione dei 1
del Pinerolese questa iniziai zone mon
va dell’Anci piemoniese cu questi raj
particolare attenzione sul li leggersi ai
ma dell’accesso ai I nanzii intavento
menti europei. AU’iriContri, di una ere:
primo di una serie di dieci cl* pazionale.
si terranno sul territorio regio- Era pres
naie con lo scopo di presenta: tore Elvii
re «Lo sportello eu;opto»,Emesso l’a
hanno partecipato tra gli alni ftanza dell
anche il sindaco di Quincinetto. Angelo Canale *
(uno dei promotori),
co di Pinerolo, Albei to Barbero, e Roberta Pasquero, cooidinatrice dell’Usas consorziif
per la formazione e la coma- colta della
lenza nella pubblica aramini- ha invitai
strazione) oltre a lunzionarie come inse
politici della zona. non risoli
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lapettiJquei fatti:
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Novità nell'Azienda Usi 10
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Acquistato l'ospedale
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«L’azienda Usi 10 e la Piccola Casa della Divina Provvidenza, proprietaria della
struttura ospedaliera denominata “Cottoiengo” di Pinerolo
comunicano di aver raggiunto
con reciproca soddisfazione
l’accordo per il trasferimento
della proprietà della suddetta
casa di cura dalla Piccola Casa medesima all’Ausl 10».
Con queste parole un comunicato stampa congiunto del direttore dell’Ausi 10, Ferruccio
Massa, e della direttrice dell’ospedale, suor Giovanna Casiini, annuncia il passaggio di
proprietà di una struttura sul
cui futuro si era molto dibattuto negli ultimi anni.
La richiesta iniziale avanzata dalla proprietà era stata
nell’ordine dei 9,8 miliardi;
dopo lunghe trattative, in considerazione soprattutto degli
ingenti lavori di messa a norma della casa necessari prima
di un suo nuovo utilizzo, si è
scesi a 6,5 miliardi da corrispondere in tre anni in sei
tranches semestrali senza interessi. «Dovremo sostenere
notevoli spese per la ristrutturazione deH’immobile - dice
il dott. Massa -; adeguamento
alle norme di sicurezza della
casa e degli impianti elettrici,
allestimento per l’utilizzo: i
costi previsti in base alle stime tecniche si aggirano sugli
11,5 miliardi. L’azienda cercherà di reperirli avvalendosi
di ogni possibile norma». Nel
complesso l’operazione Cottolengo comporta un investimento di almeno 20 miliardi;
in linea di massima nell’im
mobile troveranno i
ne la neuropsichialr^
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del Civile, il poliarr
specialistico Cup c
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ubicati in via Conveaio di Safe sono sia;
Francesco. |&llasera:a
Immediatamente a seguipica fatto
del raggiungimento deirav dd vivo cordo per il passaggio di p» P'O Elisabe
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bandito i concorsi per l’assil consiliare
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dei 62 dipendenti della casai* Portanza di
cura Cottolengo. Si tratta*
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mantenimento in loco deip®
sti di lavoro; la Regione
va previsto con apposita deli i
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güito dell’accordo di ven# canti, m qi
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(1,3 nel 1997) reperiti sia*
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Pomaretto
Un libro
rie per non
dimenticare
formazioi
)ntesi m jj tempio valdese di Pomate comuij jetto era pieno il 14 marzo, al' '■'''oltai la presentazione del libro
' scriW dai ragazzi della II A
•revedel della scuola media di Perosa
a sorta j ^gentina. Per non dimenlicailenza p( ¡a storia e noi... Noi e la
e loro es ¡¡gria. Una serata ricca di in•iguardoi ferventi, intervallati dal grupbero avei po corale «I tranneuno», a cui
comunii hanno partecipato anche le auarticolej torità locali, a testimonianza
0 attrave dell’importanza dell’esperienlizzati ca za fatta dai ragazzi anche
azioni, in nell’economia del territorio,
le chevei Come ha sottolineato l’asses
1 territorii sore al Lavoro della Comunità
luzione il montana valli Chisone e Geriformazio manasca, Renato Ribet, le
scuole di Perosa, Fenestrelle e
Perrero, in quanto centri di
cultura dell’alta valle, svolgono un ruolo determinante nella preparazione e sensibilizzazione dei futuri cittadini delle
zone montane; l’aiiività di
questi ragazzi quindi deve
leggersi anche in un’ottica di
intervento per le Valli, in vista
di una crescita turistico-occupazionale.
Era presente anche il senatore Elvio Passone, che ha
Hìiopeo»,Emesso l’accento sull’imporra gliiMJtanza dell’aver «spostato di
Q iincina- una generazione» il ricordo di
i 'lapetti quei fatti: ricordando un epiI. il sindi sodio vissuto personalmente
durante la guerra, in cui ha
imparato a «non. alzare le
consorzio'braccia» davanti alle diffila consti- colla della guerra e della vita,
ì ammini- ha invitato i ragazzi a trarre
nzionarie come insegnamento quello di
non risolvere mai i rapporti
con ¡a violenza. 11 senatore
^Sassone ha concluso il suo intervento con la lettura della
poesia di Quasimodo, «Alle
Aonde dei salici», raccomantlando ai ragazzi di ricordare
tmpre che dalla Resistenza
no nate la nostra Costituzione e la nostra libertà, e sopratÉitto che la libertà è una conquista di ogni giorno. L’on.
jÓiorgio Merlo "ha ribadito il
(concetto, dicendo che è molto
importante il tentativo di fare
’llocazio itoria partendo dal proprio
! infantì erritorio per poterlo realmenarurgk ; conoscere, come hanno fat'■•ulatori )i ragazzi della 11 A.
I servii I ragazzi si sono dimostrati
i.-almenl ntusiasti del lavoro compiuto
nodi Sa e sono siali i veri protagonisti
Ideila seraia; «Abbiamo in pra:i seguilftica fatto educazione civica
, dell’alt dd vivo - ha detto per esemao di pB pio Elisabetta il sindaco di
meralek Perosa ci ha ricevuti nella sala
n' PassU oonsihare dove ci ha parlato
aziendi della democrazia e dell'imlla castri portanza di difenderla sempre,
i trattai mentre l’assessore al Lavoro
ve peti della Comunità montana è ve:o dei f in classe e ci ha parlato
;ione autonomie locali. Abbia
osita deli mo parlato dei diritti e doveri
conçoit dei cittadini, primo fra tutti
ha crea» quello del lavoro: abbiamo
anta org* ®ohe partecipato alla maniferile, a f ^lazione degli operai della Cali vendi» teami, ai quali abbiamo versa□ncorsi-* m un piccolo contributo dalla
ll’azienik nostra cassa di classe per la
-di annei Sottoscrizione di solidarietà»,
riti sia»' Raccontano di un lavoro
i gestio» atto tutti insieme, in collaboriti fioaS' fazione con gli enti presenti
sol territorio: «Noi e la storia
iperazie» 'ha aggiunto Davide - sottorevi: . fea sia la parte di storie,
olengo' ^Sgende e miti che abbiamo
icrrà il !, o rivisitato, sia co
I mesa noi possiamo vivere la
re di 00"" y storia, sia presente che
Tiaturah* ‘“s'a, per esempio quali ripjviiit rse ci offre il territorio e
E Eco Delle ^lli ìàldesi
PAG,
III
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razia"!
~ '^*.**V' Il IWllIlVZllVZ W
procedi* collaborare con gli enti
trasloa® come futuri cittadini».
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^Sindaco di Pinerolo, Barbe
concof? ha assicurato ai ragazzi un
i «Maggio libri» in
pri*'’’ * la Attorno a Pinerolo per
presentazione del libro.
A colloquio con i responsabili della Caffarel
Nocciole dalla vai Pellice?
PIERVALDO ROSTAN
Passato il tempo pasquale
può essere il momento di
verificare come è andata la
stagione della cioccolata, specie quando nel Pinerolese si
trova una delle più interessanti realtà italiane del settore, la Caffarel di Luserna San
Giovanni. Come sta questa
industria valligiana? «La situazione del cioccolato è particolare - dice r amministratore delegato Calisto Audiberti -: ogni tanto se ne parla
male poi improvvisamente si
passa invece ad una fase positiva. Da sei-sette anni si
stanno scoprendo sempre
nuove virtù: prima gli americani scoprono che non c’è
colesterolo, poi che rende felici. In Italia c’è un generale
ristagno economico ma, col
contenimento dei prezzi in atto e una inflazione quasi a livello zero, il consumatore
viene quasi portato a comperare. In generale dunque la
nostra produzione è in un
momento positivo. Anche l’esportazione va bene (al mo
mento siamo al 7-8%) ed è in
grado di compensare eventuali cali interni; ne deriva
un incremento di fatturato e
di chili prodotti e di conseguenza anche di nuove assunzioni. In prospettiva puntiamo, per l’export, al 20%, in
particolare rivolgendoci ai
mercati asiatici e arabi, e
agli Stati Uniti».
Qual è attualmente il livello
di produzione? «Noi produciamo oggi oltre 3 milioni di
kg all’anno; il nostro obiettivo è aumentare di circa il
5%». Oggi in Caffarel lavorano alcune centinaia di persone; non ci sono più lavoratori
stagionali nel senso stretto
ma si parla di «part time verticali», cioè di persone (circa
180) che, pur con contratto a
tempo indeterminato, lavorano da giugno fino a febbraio.
Le migliori pasticcerie di tutta Italia espongono i prodotti
Caffarel che viene distribuito
capillarmente: «Abbiamo un
certo numero di rappresentanti - spiega Calisto Audiberti - che visitano i negozi
di articoli dolciari; su un ba
cino potenziale di circa
100.000 negozi del settore,
noi ne serviamo 12.000. Noi
non andiamo nella grande distribuzione semplicemente
perché essendo un ’azienda
con una alta gamma di prodotti (oltre 600) diventa impossibile avere a disposizione
gli spazi necessari in un supermercato. Basti pensare
che la grande Ferrerò nella
grande distribuzione espone
cinque prodotti».
La Caffarel è stata citata recentemente anche sui giornali
di economia per una iniziativa di collaborazione avviata
col territorio e in particolare
con la Comunità montana;
l’intenzione è quella di incentivare una possibile coltivazione in valle della nocciola,
finalizzata all’uso in azienda.
«Siamo molto interessati a
questo tipo di progetto - dice
il dott. Revellino, direttore
del settore approvvigionamenti noi crediamo nel valore della “nocciola Piemonte ” sia per le sue qualità che
per la resa. La Caffarel, anche per poter utilizzare un
prodotto di valle, ha deciso di
sostenere un programma che
prevede l’impianto in valle di
alcuni noccioleti sperimentali
sotto il controllo dell’Università di Torino. I quantitativi
utilizzati nella nostra azienda
superano i 2.000 quintali di
nocciole sgusciate annui. La
nocciola Piemonte può valere
circa 8.000 lire al kg cioè
molto di più di quella del Sud
Italia o addirittura della Turchia che è uno dei massimi
esportatori di nocciole. Noi
compriamo soltanto nocciole
italiane». La Caffarel dunque
finanzierà una parte del progetto e valuterà la qualità delle nocciole; poi si impegnerà
a ritirare il prodotto se si dimostrerà di qualità. Toccherà
invece agli eventuali produttori locali organizzarsi per la
raccolta e lo sgusciamento
dei frutti; in questo modo,
forse, un territorio marginale
potrebbe ottenere da questa
coltivazione una preziosa
fonte di reddito.
L'indagine della Guardia di Finanza nel Pinerolese
Bovini in transito senza Iva
Le indagini sono andate
avanti per lungo tempo; già
mesi or sono era venuto fuori,
nel Pinerolese, lo strano traffico di bovini che, provenienti dall’estero e in particolare
dalla Francia, transitavano in
Italia: la meta ufficiale era
ancora il mercato estero e
dunque trattandosi di solo
transito non veniva pagata
l’iva, ma la destinazione reale
era il Modenese dove gli animali venivano venduti con
tanto di fattura. L’importo
deiriva veniva trattenuto frodando il fisco per ingenti cifre. Giovedì scorso, le indagini condotte dalla Guardia di
Finanza di Pinerolo hanno
portato di buon mattino a
quattro arresti, oltre alla denuncia di altre persone coinvolte nella truffa.
Ad avere orchestrato il traffico illecito sarebbero stati
Bernardo Giordano, un allevatore di Bricherasio, e sua
moglie Edvige Giaime, di origine francese, un commerciante di bestiame di Cavour,
Giovanni Mandile e il commercialista di Pinerolo Silvio
Mondino, già coinvolto in
passato in altri episodi poco
chiari. I tre uomini, a seguito
dell’arresto, sono stati trasfe
riti nel carcere delle Vailette
dove sono successivamente
iniziati gli interrogatori; gli
avvocati di Mondino sostengono l’estraneità del loro cliente che sarebbe stato unicamente il commercialista di alcune aziende interessate.
Le indagini sono andate
avanti ricorrendo anche alle
intercettazioni telefoniche e
successivamente grazie alle
dichiarazioni del titolare di
una delle ditte coinvolte. Se
infatti agli inquirenti appaiono chiare le responsabilità di
chi ha messo in piedi la truffa, importante è anche il ruolo di alcune ditte che hanno
svolto la funzione di prestanome nel passaggio degli animali. La moglie di Giordano
si sarebbe occupata di contattare gli allevatori francesi,
Mandile curava i rapporti col
Modenese per la vendita degli animali; ogni settimana
sul mercato di Modena arrivavano bovini per decine di
milioni. Di fronte a questa
truffa ben architettata per tutti è scattata l’accusa di associazione per delinquere.
L’Iva incassata in Piemonte e
non versata ammonterebbe
infatti a diversi miliardi; in
più va notato che acquistando
in Francia senza il pagamento dell’Iva le aziende pinerolesi erano in grado di praticare «sconti» sulla merce da loro venduta. Negli ultimi anni
sarebbero stati venduti bovini
ottenuti dall’illecito commercio con l’estero, secondo le
stime della Guardia di Finanza, per un valore di circa 35
miliardi.
Per la pubblicità su
DELLE VALLI VALDESI
tei. 0121-323422, fax 0121-323831
Nelle
Chiese Valdesi
I CULTI ALL’OSPEDALE — «I culti in ambito ospedalie
ro» è il titolo di un incontro organizzato dal 1° circuito per
le 20,30 di venerdì 11 aprile alla sala Albarin di Luserna
San Giovanni; introduce il past. Vito Gardiol.
ATTIVITÀ SCOUTISTICHE — I gruppi scout si incontreranno sabato 12 aprile alle 16,30 alla Casa unionista di Torre Pellice per il gruppo vai Pellice e alla stessa ora all’Eicolo Grando di Pomaretto per i bambini e i ragazzi delle valli
Chisone e Germanasca.
II CIRCUITO — Proposta di gita a Lipsia e dintorni dal 13 al
23 giugno «Sulle orme di Lutero». Chi è interessato può rivolgersi alla Chiesa valdese di Pramollo (tei. 0121-58020).
EGEI — Il 19 e il 20 aprile si svolgerà alla Rocciaglia di Pradeltorno (Angrogna) un pre campo studi Fgei per il Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria, sulla testimonianza. Per
informazioni e iscrizioni rivolgersi a 0121-598194.
ANGROGNA — Giovedì 17 aprile, alle 20,45 la corale organizza una serata al Prassuit-Vernè a conclusione del programma di riunioni quartierali.
BOBBIO PELLICE — Domencia 13 aprile culto in francese
alle 10,30. Giornata della Facoltà valdese di teologia con
colletta. Alle 14,30, nella sala delle attività incontro
dell’Unione femminile con i nuovi membri di chiesa e i loro genitori. Sempre domenica 13 assemblea di chiesa per
reiezione dei tre deputati alla Conferenza distrettuale a di
un deputato al Sinodo. Martedì 15 aprile riunione quartierale alle 20 ai Payant.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Riunioni quartierali: martedì 15 aprile alla Cartera, giovedì 17 a fondo San Giovanni.
MASSELLO — Ultima riunione quartierale a Porte mercoledì
16 aprile alle 15.
PERRERO-MANIGLIA — L’Unione femminile si riunirà
martedì 15 aprile alle 14,30.
PINEROLO — Domenica 13 aprile festa ecumenica dei giovani a San Domenico. Alle 14,30 incontro delle coppie interconfessionali.
POMARETTO — Domenica 13 aprile è convocata un’assemblea per informazioni relative al concluso primo settennato e
ad un eventuale secondo del pastore Sergio Ribet; parteciperà un membro della Tavola valdese. Le prossime riunioni
quartierali saranno: l’il ore 15 a Inverso Clot, mercoledì 16
alle 20,30 a Pomaretto. Lunedì 14 incontro donne.
PRALI — Giovedì 17 alle 19,30 riunione quartierale a Ghigo.
Unione femminile; appuntamento per giovedì 17 aprile alle
14,30 al presbiterio per portare avanti gli incontri di studio
sul libro di Daniele. Incontro di lettura sull’Apocalisse mercoledì 16 alle 20,30 al presbiterio.
PRAROSTINO — Domenica 13 aprile, alle 10, culto nel
tempio di San Bartolomeo curato dai ragazzi della scuola
domenicale. Le prossime riunioni quartierali saranno: il 10
aprile alle 20,30 a San Bartolomeo, martedì 15 alle 20,30 al
Collaretto, giovedì 17 alle 15 ai Gay. Gita comunitaria mercoledì 23 aprile organizzata dall’Unione femminile; meta
l’acquario di Genova, tutti coloro che intendono partecipare
sono invitati; la spesa complessiva (pullman e ingresso
all’acquario) sarà di circa 30.000 lire.
RORÀ — Domenica 13 aprile il culto sarà presieduto dal
Gruppo donne che presenteranno una parte della loro riflessione di quest’anno. Riunione di quartiere alle Fucine, giovedì 17 aprile alle 21.
SAN SECONDO — Domenica 13, durante il culto, alcuni
membri del comitato della Casa delle diaconesse daranno
alcune informazioni sui lavori di ristrutturazione.
TORRE PELLICE — Venerdì 11 aprile, ore 18, culto serale
alla Casa unionista. Domenica 13 aprile alle 10 culto con la
partecipazione della scuola domenicale e del precatechismo.
Domenica 13 aprile alle 15,30 riunione di preghiera delle
chiese evangeliche alla Casa unionista su «Il combattimento
nella preghiera». Riunioni quartierali: mercoledì 16 aprile ai
Bouissa, venerdì 18 agli Appiotti. Studio biblico condotto da
Massimo Marottoli: lunedì 14 aprile, alle 20,45 al presbiterio, su Giovanni 1, 1-18 «In principio era la Parola».
VILLAR PELLICE — Domenica 13 aprile visita dei membri
della Ced che parteciperanno al culto e resteranno con la
comunità per tutta la giornata. Domenica 13 aprile, alle 21
nella sala del teatro, la filodrammatica di San Secondo presenterà «Giallo di sera».
VILLAR PEROSA — Domenica 13 aprile culto al convitto,
alle 10. Martedì 15 riunione quartierale ai Tapini alle 20,30.
Mercoledì 16 riunione dell’Unione femminile alle 14,30.
VILLASECCA — Riunioni quartierali: martedì 15 aprile, ore
20 a Villasecca. L’Unione femminile si trova il 10, ore 14,30.
ASSICURAZIONI
Gruppo di Assicurazioni
la Basilese
VitaNuova
^Basilesek
Società coiiegata con gruppo
Banca Cange
Agente
Maria Luisa POGGIO GÖNNET
Agenzia generale
via Raviolo, ÌO/A- Pinerolo
tei. Oì 21-794596-76464
10
r
PAG. IV
E Eco Delle ^lli \^ldesi
VENERDÌ 11 APRILE 1997
0JERE
Incontro a Porosa
Alla scoperta
del ramie
LILIANA VIGLIELMO
L9 assessorato alla Cultura
della Comunità montana valli Chisone e Germanasca ha preparato un ricco programma di incontri culturali
per i mesi di marzo e aprile in
varie località; il primo invito
ha un titolo accattivante per le
numerose persone che apprezzano un buon bicchiere di vino genuino: «Alla scoperta
del vino ramìe».
Le vigne che producono il
ramìe sono localizzate nella
zona alta sopra l’abitato di
Pomaretto, sul versante esposto al sole, e sono quasi tutto
ciò che resta di una vasta area
coltivata a vigneto che, risalendo la vai Germanasca, si
estendeva fino a Maniglia e
Pomeifrè. Bisogna consultare
i libri con le fotografie di altri
tempi {Come vivevano della
Claudiana, per esempio) per
rendersi conto del lavoro, improponibile nell’epoca attuale, compiuto dai nostri antenati per produrre il vino che
accompagnava i magri pasti,
li sosteneva nella fatica quotidiana e spesso e volentieri
causava delle sbornie memorabili.
Cose d’altri tempi, è vero,
ma che possono ancora attrarre i ragazzi d’oggi, come dimostra la ricerca condotta dagli studenti della scuola media
di Perosa Argentina con l’aiuto dei loro professori e che
ora viene presentata in un volumetto intitolato Tra vigne e
chabot, pubblicato a cura della Comunità montana. La ricerca parte da una panoramica
della zona dei vigneti, esposta
nel primo capitolo, mentre nel
secondo vengono studiati i
modi di costruire in uso prima
che i mattoni e il cemento armato eliminassero lo stile artigianale. Il terzo capitolo abbandona il lavoro del muratore per passare a quello agricolo del vignaiolo. Inutile precisare, perché succede ancora
oggi, che i costruttori e i contadini erano sempre le stesse
persone, quindi chi aveva una
vigna provvedeva anche alle
opere in muratura necessarie,
come appunto la costruzione
del «chabot». I chabot punteggiavano il versante esposto
al sole della valle, in mezzo
agli ordinati filari di vite, ed
erano un esempio della massima utilizzazione di un piccolo
spazio: magazzino per gli attrezzi, locale per la produzione del vino e in più cucina e
camera da letto quando i lavori si prolungavano per parecchie giornate. Queste piccole
costruzioni hanno seguito le
sorti delle vigne, cadendo in
pezzi quando cessava la loro
funzione e spesso depredati di
tutti gli attrezzi ancora in buono stato di conservazione.
Per fortuna è rimasta una
zona coltivata e il vino che si
produce ottiene ora una meritata valorizzazione. Di questo
si parlerà sabato 12 aprile nel
complesso «La Friulana» della Pro Loco di Pomaretto, du
rante un convegno con interventi di esperti che inizierà alle 9,30. Oltre all’opuscolo Tra
vigne e chabot sarà pre.sentata
la mostra «I bari del Ramìe».
curata dagli alunni della .scuola elementare di Pomaretto e
si potrà assaggiare il vino protagonista della giornata.
RADIO
BECKWITH
EVANGELICA
FM 96.500 e 91.200
tei. 0121-954194
VOLLEY: BRONZO AL 3S — Dopo la secca sconfitta subita dall’Arti e mestieri la domenica di Pasqua i ragazzi del 3S
Pinerolo si sono prontamente riscattati vincendo per 3-0 contro
la Pallavolo Valli di Lanzo conquistando così il terzo posto nella
classifica finale del trofeo provinciale Lasonyl. Le finali si sono
disputate sabato e domenica alla palestra di Luserna San Giovanni. Durante la settimana successiva alla pausa pasquale solo
due formazioni del 3S sono state impegnate; in terza divisione
juniores maschile il 3S guidato da Gardiol ha battuto in trasferta
il Valsusa per 3-1; in terza divisione femminile il 3S Bar dei tigli ha subito un netto 0-3 da un non irresistibile Vecchio Forno.
Continua il brutto campionato delle ragazze del Magic Traco
in B1 ; opposte al Moniaflor Cagliari le pinerolesi hanno perso
al tie break; male anche il Body Cisco in B2 maschile che ha
perso in casa dall’Alpitour per 0-3. Vince invece in B2 il Gold
Gallery per 3-1 sul Castronno.
CORSA CAMPESTRE — Buoni risultati dei giovanissimi
del gruppo sportivo Pomaretto che hanno partecipato domenica
scorsa alla prima prova provinciale su pista al parco Rufflni di
Torino; fra gli Esordienti (150 m) si sono distinti Francesco
Ferrerò, Monica Ghigo, Elisa Ribet; fra le Ragazze Elena Roberto, Sabina Chiurato, Dalila Carlin, Lara Ribet; fra le Allieve
Ivana Roberto. Buona la gara di Andrea Alcalino sugli 800 metri della categoria Ragazzi.
LO SPORT LUSERNESE IN SLOVACCHIA — Le vacanze pasquali sono state l’occasione per stringere l’amicizia
tra Luserna e Prievidza per il primo gemellaggio sportivo tra i
due Comuni in terra slovacca. Il soggiorno di una settimana ha
consentito l’effettuazione di incontri sportivi in diverse discipline; naturalmente gli incontri fra delegazioni hanno consentito un ulteriore miglioramento dei rapporti culturali, commerciali e turistico. Hanno partecipato alla trasferta, oltre alle formazioni del 3S, anche il Luserna calcio e l’associazione Due
Valli con il nuoto e la pallanuoto.
PALLAMANO: IN B VINCE IL 3S — Le ragazze del 3S
prendono subito il comando della partita casalinga col S. Martino di Pavia e chiudono il primo tempo sul 9-3; nel secondo tempo la reazione delle ospiti viene contenuta e il risultato si chiude
sul 17-11. Buona prestazione individuale della formazione del
3S al punto che pur ruotando tutte le atlete il rendimento non è
mai scemato. Con questa vittoria il 3S conserva il quinto posto
in classifica; le reti sono state realizzate da Bellion (1), Bianchi
(2), Cavallaro (1), Gaia (1), Salaris (6), Gaydou (2), Sordello
(4). Il prossimo impegno è previsto per il 13 aprile a Vigevano.
Nell’under 18 femminile il 3S è battuto dall’Aosta per 1610; salite in valle a ranghi ridotti le pinerolesi nulla hanno potuto nella semifinale di categoria; la finalina sarà giocata il 13
o il 20 aprile. Nell’under 18 maschile il Rivalla ha perso in casa per 25-21 contro il Casale confermando una crisi tecnica
prima ancora che atletica.
CALCIO: IL PINEROLO TORNA A VINCERE — At
tesa da tempo, è arrivata finalmente la vittoria per il Pinerolo
nel campionato nazionale Dilettanti; al Barbieri, contro un forte e deciso Savona, i biancoblù hanno saputo ribaltare un risultato che nel finale del primo tempo si era fatto pesante: con
una bella azione i liguri erano infatti passati in vantaggio con
De Marco, lesto a ribadire in rete un tiro finito sulla traversa.
Nella seconda frazione i biancoblù hanno prima pareggiato
con Pia su un’azione che ha fatto registrare vibrate proteste degli ospiti per un presunto fuorigioco, e poi hanno realizzato
con Raimondi il gol della vittoria.
HOCKEY PRATO: IL VILLAR PERDE A TORINO —
Sceso nel capoluogo regionale per affrontare la capolista privo
degli attaccanti Wich e Cristiano, squalificati, il Villar Perosa
ha disputato un buon primo tempo ed è crollato nella ripresa. Il
Torino, che schierava per la prima volta lo straniero Robertson,
è andato in vantaggio ma il Villar ha pareggiato con Bergoin.
Su corner corto è arrivata, alla fine del primo tempo, la seconda
rete del Torino. Nella ripresa un errore di Lerda porta al rigore
i torinesi e a quel punto la partita finisce; in contropiede la capolista segna ancora due volte per il 5-1 finale.
La classifica vede al comando il Torino con 13 punti; seguono Padova 11 e Villar Perosa 9. Domenica prossima gara in casa col Genova.
In B femminile le ragazze del Villar hanno perso 0-2 a Genova, mentre in B maschile la seconda squadra di Villar ha vinto
col Reai Genova per 3-1. Gli allievi hanno vinto 14-0 sul Bra
ed i ragazzi hanno perso 1-4 a Torino.
Cantavalli
Musica folk
piemontese
Dopo l’esordio a Pinerolo
Cantavalli ’97 si tuffa nelle
valli per recarsi, sabato 12
aprile, a Pomaretto. Nel tempio valdese arriva uno dei più
noti gruppi del folk piemontese: la Ciapa Rusa. 11 quintetto,
di cui proprio quest’anno si
celebrano i primi 20 anni di
attività, ha saputo in questi
anni agire come vero ambasciatore della tradizione piemonte.se. Monferrine e courente, ballate e canti di lavoro
e di risaia, «strambo!» e canzoni di osteria, danze dell'Appennino e musiche del carnevale di Ivrea: questo il mix
dei concerti della Ciapa Rusa.
A Pomaretto si inizia alle
21,15, ingresso lire 10.000.
Torre Pel lice
Pianoforte
creativo
Un gradito ritorno del musicista umbro Alberto Petrini ha
permesso agli interessati uditori deirUnitrè, il 20 marzo
scorso, di riascoltare, con minor sorpresa e maggiore comprensione, la particolare esecuzione offerta dall’estroso
pianista «Un pomeriggio di
improvvisazioni al pianoforte», inconsueta esperienza anche per chi frequenta abitualmente concerti. Si ha la piacevole sensazione di essere
«partecipi del progresso creativo nell’attimo in cui viene
generato». L’artista è solo e
cerca di entrare in comunicazione con l’ascoltatore: nuova
e positiva esperienza che è
stata molto apprezzata.
10 aprile, giovedì — PINEROLO: Alle 20,45 presso la libreria Volare, corso Torino 44,
incontro con Lionello Gennero
sul tema «Lo spirito barocco e il
teatro dell’assolutismo».
10 aprile, giovedì — PEROSA ARGENTINA: Alle 20,30,
presso la sede della Comunità
montana, terzo incontro del corso di aggiornamento professionale per operatori agricoli sul tema
«Lezioni su allevamenti minori e
carni alternative».
10 aprile, giovedì — SAN
SECONDO: Alle 21, nei locali
della biblioteca, Paola Geymonat
D’Amore presenta il suo libro
«Le galline non hanno confini».
11 aprile, venerdì — TORRE PELLICE: Alle 21 presso la
Bottega del possibile l’Associazione per la pace vai Pellice organizza la proiezione del video
«Gerusalemme: un’occupazione
fondata sulla pietra».
11 aprile, venerdì — TORRE PELLICE: Presso la sede
della Comunità montana, alle 21,
terzo e ultimo incontro organizzato dall’Associazione apicoltori
vai Pellice con Enrico Cucco sul
tema «La smelatura, legislazione
e pratica».
12 aprile, sabato — VILLAR
PELLICE: Alle 21, nel tempio,
concerto del coro polifonico Turba Concinens.
12 aprile, sabato — PINEROLO: Alle 16 in piazza Duomo il Gruppo teatro Angrogna
festeggia il suo 25° anniversario
con lo spettacolo di strada «Rumeur» del Centre Culturel Cucuronnais. Alle 21, all’auditorium
di corso Piave, l’ensemble provenzale presenta «L’autobus»,
produzione originale del gruppo.
12-13 aprile — VILLAR
PELLICE: Corso di formazione
musicale con il maestro Sebastian Kom al Castagneto, a partire dalle 14,15 di sabato 12 fino
alle 19,30 e domenica 13 dalle
9,30 alle 16. Per informazioni e
iscrizioni telefonare a Gisela Lazier, 930779.
13 aprile, domenica — PINEROLO: Al Teatro-incontro,
alle 21, per la stagione 1997,
concerto del l’Orchestra camerata ducale. Prevendite: istituto
«Gorelli», viale della Rimembranza, libreria Volare.
13 aprile, domenica — PINEROLO: Alle 14,30, presso la
parrocchia di San Lazzaro, incontro delle coppie interconfessionali.
14 aprile, lunedì — PINEROLO: Presso la scuola media
San Lazzaro, alle 17, il gruppo
Lend del Pinerolese organizza
rincontro di aggiornamento in
lingua inglese con E. Cowling
della British School sul tema
«How to teach “civiltà” to children and teenagers».
14 aprile, lunedì — PINEROLO: Nella sala al piano terra
del Seminario vescovile, via Trieste 44, alle 21, primo incontro per
«Lunedì scienza a Pinerolo» sul
tema «I minerali: giacimenti, ricerca, estrazione» con Giorgio
Peyronel. conservatore di Mineralogia presso il Museo regionale
di scienze naturali di Torino.
15 aprile, martedì — TORRE PELLICE: Presso la biblioteca della casa valdese, alle
15,30, per l’Unitrè, conferenza
della professoressa Annia Albani
sul tema «Storia dell’arte: il Liberty, parte seconda».
16 aprile, mercoledì — SAN
SECONDO: Alle 21, alla biblioteca, Lina Dolce presenta il suo
libro «I racconti di Crosetto».
16 aprile, mercoledì — PINEROLO: Alla palestra Sportica, strada S. Caterina 1, il Cantiere propone lo stage teatrale
«L’oggi della Commedia dell'arte» con Paul André Segai. Lo
stage terminerà domenica 20
aprile alle 18. Per informazioni e
iscrizioni rivolgersi alla libreria
Volare (tei. 393960) oppure a «Il
colore» (tei. 202986).
17 aprile, giovedì — PINEROLO: Alle 20,45, presso la libreria Volare, ultimo incontro
con Lionello Gennero sul tema
«Il teatro della borghesia ovvero
la società del teatro».
18 aprile, venerdì — TORINO: Al teatro Alfieri, alle 20,45,
per la stagione ’96-97 il Comune
di Luserna San Giovanni propone la visione di «Due di noi» con
Marchesini e Solenghi. Prenotazioni presso l’ufficio cultura del
Comune tei. 0121-954431.
18 aprile, venerdì — PINEROLO: Al Teatro-incontro, alle
20,45, ultimo spettacolo per la
rassegna «Stagione teatrale pinerolese di prosa» con «Don Giovanni e il suo servo» di Rocco
Familiari, con Gabriele Ferzetti e
Corrado Pani, regia di A. Zucchi.
18 aprile, venerdì — TORRE
PELLICE: Alle 21, presso La
Bottega del possibile, presentazione del «Progetto asili» a cura
di Ada Lonni di Salaam ragazzi
dell’olivo, comitato di Pinerolo.
18 aprile, venerdì — ANGROGNA: Alle 21 nella sala
valdese, per la serie di incontri
«La vija dar venre a noech» incontro con Pierfrancesco Gili autore di «La guerra di Bastian»
presentato da Giorgio Rochat,
docente di storia contemporanea
all’Università di Torino. Ingresso
libero.
18 aprile, venerdì — TORRE PELLICE: Alle 20,45, presso la sala consiliare della Comunità montana, per il Gruppo di
studi Val Lucerna Luca Patria
parlerà sul tema «Riforma e cattolicesimo in Val di Susa nel
XVI e XVII secolo».
18 aprile, venerdì — TORRE PELLICE: Presso la sede
della locale Fidas prelievo collettivo per i donatori di sangue dalle 8,30 alle 11,30.
19 aprile, sabato — PEROSA ARGENTINA: Alle 16,30,
presso la sede della Comunità
montana in via Roma, Miriam
Bein parla su «1 libri di testo e
didattica nella scuola elementare
durante il fascismo». Pierfrancesco Gili presenterà il libro «La
gueira di Bastian», partigiani, civili, tedeschi e repubblicani dal
Pinerole.se a Torino (’43-45).
19 aprile, sabato — TORRE
PELLICE: La Società pe.scatori
sportivi valle del Pellice organizza il primo corso di pesca e conoscenza dell’ambiente fluviale per
quattro incontri che si svolgeranno di sabato fino al 17 maggio.
Per i minori di 14 anni è gratuito,
dai 14 anni in poi verrà richiesta
un’integrazione di lire 25.000.
Per informazioni rivolgersi a
«Top Pesca» tei. 0121-932309.
OLARE
Lionello Gennero
LA FESTA E IL TEATRO
sei conversazioni su drammaturgia e architettura,
QUINTA SERATA:
«Lo spirito barocco e il teatro deH’assolutismo».
Giovedì 10 aprile ore 20,45
SESTA SERATA:
« Il teatro della borghesia ovvero la società del teatro».
Giovedì 17 aprile ore 20,45
Ingresso libero ______________
PINEROLO, CSO TORINO 44, TEL. 0121- 393960
tVIZI
VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 13 APRILE
San Germano Chisone: Farmacia Tron , tei. 58787.
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Perrero: Farmacia Valletti Nero 27, tei.
Via Monte
848827.
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei, 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 13 APRILE
San Secondo: Farmacia Mollano - via Rol 16, tei. 500112.
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790 jcenne eh
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Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 2331
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
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TORRE PELLICE — Il
cinema Trento ha in programma, giovedì 10 e venerdì 11,
ore 21,15 Marianna Ueria
con Philippe Noiret, Emanuelle Laborit; sabato i 2, ore 20 e
22,10, domenica 13, ore 16,
18, 20 e 22,10 e lunedì 14, (ire
21.15, Jerry Maguire con
Tom Cruise.
BARGE — 11 cinema Comunale ha in programma, venerdì 11, ore 21,15, I fratelli
Mac Mullen; sabato 12 aprile,
ore 21,15, Fuga da Los A ngeles; da domenica 13 (1.\I5,
17.15, 19,15 e 21,15) a giovedì 17 La tregua; fe riali
spettacoli ore 21,15.
PINEROLO — La mnltisala Italia propone all;; sala
«2cento» La carica dei 101;
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20,20, 22,30, domenica 14,30, arico (
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Alla sala «Scento» va in visione La furia della monttrgna.
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Si è tenuto a Firenze l'incontro annuale delle opere e istituti diaconali
Crisi dello stato sociale e diaconia evangelica
Il progetto di riordino della diaconia vuole garantire un servizio efficace
e trasparente senza rinunciare alla partecipazione della base delle chiese
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di Andrea Ribet con la
'ale è iniziato il tradizionale
convegno delle opere valdesi
»metodiste a Firenze lo scor-0 15 marzo avrebbe potuto
ricordare il ritornello di una
nota canzone sanremese del0 scorso anno. Il richiamo ala canzone, quella un po’ demenziale di «Elio e le storie
-ese» che citava le assurdità
Italiane odierne, avrebbe potuto continuare durante i lavori in cui ci si è confrontati
con l’Italia in tragico cambiamento dei servizi sociali e del
lavoro. «Ora per un quattordicenne che smette di andare a
scuola e cercherà di lavorare
la società non investirà più
una lira per il resto della sua
vita»; inoltre si sta andando
verso un mercato del lavoro
in cui «invece di assumere un
lavoratore compreremo il lavoro al minor costo possibile
e per il tempo strettamente
necessario»: con queste parole Nedo Baracani ha cercato,
|il finire della prima giornata, di rappresentare l’evolveridello stato sociale.
li Eppure, a parte alcune note
primenti e la presa di coienza del carico di impegni
e le nostre opere assistenali stanno per ricevere sulle
loro spalle a causa dello
imantellamento dello stato
iociale, i commenti su questo
lonvegno sono stati molto
Dositivi perché coloro che solo impegnati nelle opere
la.'Mvo potuto affrontare fin
dalla prima mattinata gli argomenti che pili stavano loro
a cuore sia ascoltando le relai introduttive sia parlanne a piccoli gruppi: così
i hanno potuto esprimere
ropria opinione e, cosa
importante, ascoltare la
linione degli altri e scamsi esperienze e pareri.
4 due argomenti sono stati
proposta di legge sulle «Ortiizzazioni non lucrative di
lità sociale» (appunto On), che vorrebbe incentivare
nite sgravi fiscali la presa
arico dei problemi di assiiiza sociale da parte di istiioni private, e il progetto
riordino della diaconia
^disposto dalla Csd. Circa il
jrimo argomento il direttore
sei Centro servizi ha illustrato
'termini della proposta di
■^geche lascia forti dubbi su
quali delle nostre opere po~
traniio diventare Onlus e beneficiarne, chiarendo comunne che non basterà dichiarache non si hanno fini di lul'n per essere riconosciuti
dme tali, perché tale condilone andrà verificata sulla
8se della concreta attività
tolta. Durante il dibattito
Jyio Vola, della Ciov, ha antipato che si sta organizzan0 un incontro con gli esten'n della legge il ;iugno prosato, così se ne potrà capire
** po’ dì più. La discussione
®n ha portato grandi novità
Jlvo la constatazione, di
'3nco Becchino, che dati i
*"Pi di attuazione che si soo dati gli estensori, se ne ri^lorà tra un anno circa.
*jUl progetto di riordino
Ha diaconia Paolo Ribet,
0 ha presieduto il conveha presentato il testo di
^pagine che ione l’accento
sulle motivazioni teologi«la diaconia (...) indica
"}odo di essere (...) [sia]
jll^'^Splo credente (...) |sia]
^ a chiesa nel suo comples, ' cui «occorre porre,
1 nto all’idea del sacerdoti j?"’®''sale, anche quella
teri '^^P'aato universale del
auti», sia sull’obiettivo
Il cortile dell’Istituto Gouid a Firenze
generale della Csd che al termine dei lavori è stato sintetizzato come quello di controllare le tre più importanti
aree di rischio: il patrimonio,
la pianta organica dei dipendenti, l’indebitamento delle
opere. Attraverso il dibattito è
stato confermato che attuando questo progetto la vita delle opere non avrebbe subito
cambiamenti in termini di
autonomia e responsabilità di
gestione.
Su questo aspetto vi sono
stati molti interventi che hanno chiesto di rendere chiaro
che la soluzione del «bilancio
unico» vuole dire che le opere
diventano qualcosa di simile
a «un centro di costo» di una
unica «azienda». La preoccupazione emersa è stata, cioè,
che si possa procedere verso
un accentramento progressivo con un sovraccarico burocratico, con difficoltà contabili che si rivelino più onerose
dei vantaggi prospettati, e
con una progressiva perdita
di autonomia delle singole
opere. Le risposte del moderatore Rostan e del vicemoderatore Becchino hanno invece sottolineato come nulla
cambia rispetto all’impostazione attuale della Tavola che
è, a termini di legge e di ordinamento valdese, la titolare
delle opere: è suo compito
stabilire la pianta organica
dei dipendenti, approvare i
singoli bilanci e autorizzare la
accensione di prestiti, anche
se lo ha fatto poco a causa dei
troppi incarichi, mentre ora
la Csd potrà dedicarsi espressamente solo a questo compi
to. Altri interventi hanno riconosciuto la buona intenzione di correggere quelle
storture dovute o a scarso impegno o a errori, rivelatisi
onerosi per cui la Tavola ha
dovuto poi farvi fronte dopo
che il danno era stato fatto,
ma hanno chiesto di operare
in modo da evitare che dal
nuovo assetto delle responsabilità possa derivare una disaffezione dei membri dei comitati, con la conseguente
perdita dell’apporto del lavoro e impegno che finora ha
fatto vivere le opere.
L’intervento di Bernard Rodenstein, pastore e presidente delTEntraide Protestante,
l’organizzazione delle opere
diaconali della Chiesa riformata di Francia, che per la
prima volta era invitata ad un
convegno della diaconia italiana, ha posto un problema
sotto gli occhi di tutti: in
Francia le opere sono state
nettamente separate dalle
chiese con la creazione di organismi autonomi che non
confondono la predicazione
con l’assistenza sociale. Ora
però si nota come molte opere siano diventate delle aziende ben condotte che hanno
però dimenticato il senso
dell’amore cristiano da cui
erano nate. La premessa del
documento della Csd dovrebbe garantirci dal non cadere
in un simile errore.
Chiesa valdese di Bari
Nasce un giornalino
della scuola domenicale
LOREDANA BRUNETTI
DI
OPO alcuni anni di silenzio, ecco che le mura
della nostra chiesa tornano a
rimbombare delle voci dei
bambini. È il gruppo della
scuola domenicale della comunità valdese di Bari che fa
sentire prepotentemente la
propria presenza, dopo che
per qualche tempo l’educazione religiosa dei più piccoli
era stata demandata a altri. Il
ripristino di questa consuetudine è stato fortemente voluto dal giovane ma tenace
ed entusiasta pastore Lorenzo Scornaienchi, che personalmente si occupa dell’
istruzione dei bambini, coadiuvato da alcune mamme e
soprattutto incoraggiato dalla comunità intera, che vede
in tutto questo una sorta di
rinascita della nostra chiesa
che pareva ormai destinata a
estinguersi inesorabilmente.
Trovandosi di fronte a un
gruppo estremamente eterogeneo ed essendo impossibile formare dei gruppi separati, si è pensato a un nuovo
modulo di insegnamento che
potesse coinvolgere e interessare in egual misura tutti i
bambini: quale miglior strumento se non la creazione di
un «giornalino» della scuola
domenicale, con tanto di direttore (naturalmente nella
figura del pastore) vicedirettori, caporedattore e «art director»? Ed ecco «Il valdesino», mensile di cultura e va
ria vanità, gestito e realizzato
da un gruppo di bambini di
età compresa fra i 5 e i 10 anni. Si compie dunque un percorso a ritroso e partendo da
concetti appartenenti alla
quotidianità, si stimolano i
bambini a elaborare scritti o
disegni, dopo attenta riflessione, che verranno raccolti
poi in quello che sarà il primo numero della rivista.
Infine i nostri «giornalisti
in erba» potranno confrontare e quindi cogliere pienamente gli insegnamenti inerenti questo o quell’argomento presenti nella Bibbia.
La Bibbia viene vista come
punto di arrivo, non avulsa
dalla realtà ma concretamente vincolata al loro quotidiano.
I piccoli della scuola domenicale hanno inoltre creato una compagnia teatrale
stabile, «Le birbe», dando
prova di grandi capacità recitative nella rappresentazione di «A Christmas Carol» da
un testo dello scrittore Charles Dickens, con tanto di regia, musiche, costumi e scenografia. In verità bisogna
dire che anche un gruppo di
«non più giovanissimi», entusiasmato dal successo dei
più piccoli e immediatamente «contagiato» da questo
aspetto ludico-artistico, sta
organizzando una rappresentazione teatrale che sia
un gioioso momento di incontro per la comunità. Ma
questa è un’altra storia...
«Lettera aperta» del pastore della locale Chiesa valdese al sindaco di Riesi
Dimenticate due pagine di storia; la presenza valdese e le miniere di zolfo
■p GREGIO signor sindaco,
durante la sua recente visita al Servizio cristiano in
occasione della visita di un
gruppo della Chiesa valdese
di Pinerolo, lei ha distribuito
l’opuscolo su Riesi, pubblicato recentemente dal Comune. Come cittadino valdese di
Riesi (nonostante la mia cittadinanza tedesca sono cittadino riesino, perché qui ho la
mia residenza) questo opuscolo mi ha lasciato perplesso sotto molti aspetti. Quante
volte mi è capitata la seguente scena, con dei siciliani a
Catania o a Palermo quando
mi hanno chiesto: «Ma lei vive in Sicilia?». «Sì». «Dove?».
«A Riesi». «Riesi? E dov’è? Mai
sentito parlare di questo paese». Tutti i valdesi dell’Italia e
molti protestanti all’estero
sanno invece dov’è Riesi.
L’attuale Riesi, rispetto a
altri luoghi in Sicilia, non ha
molta storia. Fondata, secondo l’opuscolo, nel 1647, è un
paese che sotto molti aspetti
non ha mai avuto molta importanza, non era sede vescovile, non era residenza di
un’importante famiglia nobile che ci ha lasciato un bel
palazzo o un bel castello da
poter far vedere ai turisti,
non era sede di un importante convento, non ci sono scavi archeologici che potrebbero competere con quelli di
altri luoghi in Sicilia, non è
architettonicamente uno dei
gioielli del barocco siciliano.
E questo il messaggio che io
ricevo leggendo l’opuscolo
pubblicato dal Comune: Riesi, un paesone dell’entroterra
siciliano che non vale la pena
di essere visitato, perché oltre a una sefie di chiese cattoliche che sotto l’aspetto architettonico-artistico non sono nulla di particolare, non
ha nulla da offrire. Eppure io
conoscevo Riesi, prima di venire in Italia, prima di diventare pastore valdese, perché
un pastore di nome Tullio Vi
nay ha iniziato a Riesi un’opera molto interessante di
fama internazionale, il Servizio cristiano.
Il fatto che mi stupisce
profondamente è che nell’opuscolo la cittadina di Riesi rinnega le due pagine della
sua storia che sono veramente interessanti e che le darebbero un posto unico tra i Comuni dell’entroterra siciliano. Queste due pagine sono
ancora nel paese ci sono parecchie persone che hanno
frequentato le scuole evangeliche. Non dimentichiamoci
che nel 1911 più della metà
dei cittadini riesini si è dichiarata evangelica, e Riesi
allora contava 18.000 abitanti
circa; non dimentichiamoci
che i Salesiani sono stati
mandati a Riesi per arginare
il pericolo delT«eresia»; senza
i valdesi i Salesiani non sa
^mrnm
L’entrata in Riesi nel 1961
la presenza valdese a Riesi e
la miniera di zolfo. La presenza valdese: certo, ormai siamo pochi valdesi a Riesi, una
minoranza trascurabile. Le
comunità pentecostali, nell’opuscolo neanche accennate, sono più numerose. Ma
noi valdesi occupiamo un palazzo nel centro storico di
Riesi, nella vicinanza della via
Principe Umberto, testimonianza delTimportanza che la
Chiesa valdese aveva nel passato, a partire dal 1871. La
Chiesa valdese di Riesi aveva
una scuola evangelica che è
stata chiusa all’inizio degli
Anni 50, questo vuol dire che
rebbero mai venuti a Riesi
con tutto quello che hanno
fatto per Riesi. Lo dico senza
rancore; oggi, nel contesto
del dialogo ecumenico, i Salesiani non sono i partner
peggiori, anzi, scopriamo
molti livelli di incontro, specialmente nella nostra comune preoccupazione per l’andamento della città di Riesi.
Nel 1961 Tullio Vlnay ha
iniziato un’opera protestante
a Riesi, il Servizio cristiano,
che ha portato Riesi all’attenzione del mondo protestante. Ancora oggi il Servizio
cristiano esiste con le sue
scuole, con il suo consulto
rio, con il suo centro agricolo, ormai da dieci anni con
coltivazione biologica, con la
sua meravigliosa architettura, realizzata dall’architetto
Leonardo Ricci, per la quale
molti studenti della varie facoltà di architettura vengono, semplicemente per vederla. E di tutto questo nulla
del Comune. Nella piantina
del paese, contenuta nelle
pagine centrali dell’opuscolo, c’è il municipio, ci sono
tutte le chiese cattoliche ma
non c’è la chiesa valdese
nell’antico palazzo Farad,
non c’è il Servizio cristiano;
non ci sono informazioni
corrette sulla presenza valdese nel paese.
La miniera di Trabia Tallarita era una delle più importanti tra le miniere di zolfo di
tutta la Sicilia, era una miniera all’avanguardia, sotto l’aspetto tecnologico, delle attività minerarie nell’Europa
dell’inizio del secolo, fonte di
sussistenza di molti cittadini
riesini e dei Comuni del circondario. La storia dello zolfo
è una pagina importante p interessante per la storia siciliana per quanto riguarda l’economia e per quanto riguarda
l’aspetto politico-sociale, e
Riesi ha avuto la sua parte
non trascurabile in questa
pagina storica. Certo, un fotografo dovrebbe essere molto
bravo per rendere con le sue
fotografie omaggio alla storia
importante della miniera nello stato di totale abbandono
in cui si trova oggi. Dispiace
moltissimo vedere la miniera
in questo stato. Delle necropoli ce ne sono moltissime in
tutta la Sicilia, una centrale
elettrica di una miniera dell’inizio del secolo, testimonianza di un’epoca in cui si
investiva tecnologia di avanguardia in Sicilia, forse è un
pezzo unico.
L’opuscolo pubblicato dal
Comune non rappresenta
minimamente la Riesi che io
faccio vedere ai miei amici o
ai gruppi di visitatori che
vengono trovarci. Va notato
comunque che una gran parte dei turisti che vengono a
Riesi sorto protestanti e vengono perché c’è il Servizio
cristiano. L’opuscolo in fondo dice ben poco sulla Riesi
vera che non è fatta soltanto
di chiese cattoliche, ma è fatta di dammusi con la loro architettura particolare, è fatta
di strade come ad esempio
via Marconi o via Pisacane
che sono pittoresche e belle
con i loro balconi verso la
strada, il centro storico di
Riesi ha la sua struttura ancora riconoscibile che spiega
la vita del paese nel passato,
ci sono ancora le tracce
dell’economia di allora.
Una foto della chiesa valdese che l’anno prossimo
compie 100 anni avrebbe arricchito l’opuscolo, perché i
Comuni siciliani con una
chiesa valdese così vecchia
sono pochi; la foto della
scuola materna del Monte
degli Ulivi c’è, purtroppo con
una didascalia totalmente
sbagliata. Vista la fama che il
Servizio cristiano ha in tutti
gli ambienti protestanti, un
minimo di informazione corretta sul Servizio cristiano mi
sarebbe sembrata indispensabile. È come se la città di
Riesi si vergognasse della sua
storia vera e cercasse di fingere di essere un posto che
non è. Questo mi dispiace,
perché la nostra città con
tutti i suoi problemi, in primo luogo la disoccupazione,
è molto più interessante di
quanto viene rappresentato
dall’opuscolo, Riesi ha le sue
ricchezze, ha un patrimonio
storico particolare che potrebbe far valere. Ma sembra
che preferisca disprezzare e
rinnegare queste cose che
potrebbero essere elementi
per costruire il futuro.
Distinti saluti
Klaus Langeneck
12
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiesi
venerdì 11 APRILE li
Chiesa valdese di Ferentino
Gioia per cinque nuovi
membri di chiesa
CLAUDIO OARRONE
Domenica 9 marzo la
comunità di Ferentino
ha avuto la gioia di celebrare
la confermazione di cinque
nuovi membri. Claudio e Enzo Bendetti, Paolo Cellitti,
Tanja Pfeifer e Dario Sassaroli hanno infatti deciso, al termine di un percorso di catechismo tenuto dalla pastora
Mack, di confermare il proprio battesimo ricevuto da
fanciulli e di entrare a far
parte della nostra comunità.
Conforta e rallegra il constatare che in un momento di
crisi delle nostre chiese in cui
i membri di chiesa tendono
per varie ragioni sempre di
più a diminuire, cinque giovani credenti abbiano chiesto
consapevolmente di iniziare
una nuova fase attiva del loro
cammino di fede.
Certamente nell’ambito
delle nostre chiese (specialmente alle valli valdesi), la
confermazione di un gruppo
di giovani non rappresenta
forse un evento così significativo o straordinario: è quasi
normale che un giovane veda
come logico punto di arrivo
del suo percorso di formazione alla fede proprio la confermazione. Così è stato anche
questa volta ma, nel caso
specifico della chiesa di Ferentino (una piccola chiesa di
diaspora composta da circa
70 membri comunicanti) alla
naturale gioia per «l’impulso
numerico» che questo evento
rappresenta si aggiunge anche, come ulteriore arricchimento, una considerazione
legata all’eterogenea origine
e provenienza (non solo in
termini geografici) di questi
nostri nuovi fratelli e di questa nuova sorella.
Innanzitutto l’età dei cinque confermati non è quella
a cui per tradizione ci si conferma: infatti la più giovane,
Tanja, ha quasi 18 anni mentre Dario, il più anziano, conta circa 45 primavere. Inoltre
se nel caso di Claudio, Enzo e
Paolo che provengono da famiglie già valdesi almeno da
una generazione può sembrare più «consequenziale» la
scelta della confermazione,
forse non altrettanto si può
dire per gli altri due confermati. Dario infatti proviene
dal mondo cattolico e si è avvicinato alla nostra chiesa ormai da alcuni anni, forse anche in conseguenza della
«spinta» ricevuta da sua moglie, che appartiene alla nostra comunità da sempre.
Tanja, il cui cognome rende
evidenti le sue origini tedesche, proviene da Pforzheim
(nella regione del Baden) e la
sua è forse l’unica famiglia
«valdese» di tutta l’area che
gravita intorno a Cassino.
Elemento che accomuna
forse tutti questi nostri fratelli e questa nostra sorella è il
problema dell’isolamento,
del sentirsi spesso considerati
come dei diversi dai propri
compagni di scuola, di lavoro
o di divertimento solo perché
appartenenti alla «chiesa degli evangelisti» (così sono definiti i valdesi in Ciociaria). La
scelta fatta dai nostri cinque
nuovi membri di chiesa assume forse un significato più
autentico che, andando al di
là delle barriere, dei pregiudizi, delle intolleranze che ancora troppo spesso si manifestano in questa parte dell’Italia, afferma il coraggio di osare essere diversi, di professare
una fede e una confessione
minoritaria. Ecco perché in
questa realtà, come certamente in tante altre comunità
della diaspora, la scelta di
proseguire il proprio impegno attivo nella chiesa è qualche cosa forse di meno ovvio,
di meno scontato. Non possiamo dunque che ribadire la
gioia e la riconoscenza al Signore che ci pone di fronte
alle responsabilità che, come
credenti, abbiamo nell’educare alla fede i nostri figli e
nel prodigarci affinché l’ascolto e l’attenzione per il
nostro prossimo e la predicazione dell’Evangelo possano
sempre più (o forse di nuovo)
diventare un cammino lungo
il quale procedere.
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Salvatore Caponetto lJ}Ovi
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di una vita di ricerche. Questa opera
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a poco a poco emerge dalla ricostruzione della esistenza impegnata e
travagliata di intellettuali e arti-giani,
potenti e popolani, uomini e donne... è davvero straordinario. Straordinario per ricchezza e complessità
ed anche unico per completezza...»
(Protestantesimo, Roma, 2/1995).
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Milano: convegno interconfessionale
Donne migranti cristiane in
una società che si trasforma
TORINO (via Crissolo) — 11 fratello Carlo Tizzoni è mom
scorsolS marzo. Era un uomo buono e generoso; dip}
parole, il sorriso e lo sguardo erano più eloquenti di t»
imitili fl-ooi C ì-»»i oo i i-à-t-y-« i ^ ^ ^ 1 .t _ . ''
SANTINA BRIANTE
Presso 1 locali della chiesa
battista di Milano-via Pinamonte da Vimercate ha
avuto luogo, il 15 marzo, un
convegno interdenominazionale e interconfessionale, relatrice Annemarie Dupré, sul
tema «Ruolo delle donne migranti cristiane». Quest’anno,
ha detto la relatrice, è l’anno
degli sradicati; in realtà siamo tutti sradicati se consideriamo i movimenti migratori
all’interno dell’Europa e per
quanto ci riguarda anche gli
italiani all’inizio del secolo, e
anche prima, emigrarono.
Ma le donne emigrate in Italia chi sono? Come vivono?
Ogni 10 immigrati 4 sono
donne e in certe zone la concentrazione è ancora più alta.
Per la maggioranza di loro si
tratta di un inserimento primario nella società italiana
come lavoratrici.
La realtà quotidiana, i motivi per cui si è lasciato il proprio paese, i legami familiari
presentano un quadro variegato. Se arriva una famiglia'
con 3, 4 0 5 figli la soluzione
«standard» è quella che prevede la moglie colf, il marito
ospite dei dormitori, i figli in
istituti. A volte il marito disoccupato si avvicina alla criminalità, non ha più un ruolo, e i figli in abbandono sono destinati alTaffidamento
o all’adozione, mentre le
donne incinte sono costrette
ad abortire per non perdere
il posto. Filippine, capoverdiane ed eritree sono state le
prime ad arrivare in Italia, e
il loro inserimento è avanzato. Ben diversa la situazione
delle somale, arrivate come
profughe di guerra. Caratteristiche ancora diverse presenta il flusso migratorio che
arriva dall’Europa dell’Est in
cerca di lavoro, mentre le cinesi lavorano in aziende familiari interne alla loro etnia.
Le richieste delle donne straniere riguardano principalmente permesso di soggiorno, diritto al lavoro, diritti
sociali e civili. I lavoratori
stagionali cercano di non
rientrare al paese d’origine
per non precludersi un ritorno in Italia.
Il convegno è proseguito
con un dibattito fecondo
provocato dalla presa di coscienza, da parte delle numerose presenti, di problematiche che non vanno affrontate solo dal punto di vista civile e giuridico, ma anche da quello morale e spirituale. Se l’Italia non è in stata
in grado finora di affrontare
adeguatamente queste problematiche, che cosa si è fatto nelle nostre chiese per sostenere il pluralismo culturale e razziale nel quale siamo
chiamati tutti a vivere?
inutili frasi. È stato cassiere della chiesa per molto tei».
fino al maCFfrin HpI IQQfi nnanrln rii»r rii col,..T
fino al maggio del 1996, quando per motivi di salutj]Ì
stato costretto a lasciare l’impegno con la sua chiesa.|f
a qualche mese fa veniva con la sua auto da Borga|flgSt/
culto domenicale. Al funerale c’erano molte persone,*
la chiesa, della comunità di Ciriè, amici, conoscenti!
alpini. Il servizio funebre si è svolto il 14 presso la
cattolica dell’Ospedale di Ciriè, concessa dal cappe^
don Brache!, che ringraziamo per la gentilezza. La tq A sera
lazione ha avuto luogo nel cimitero di Caselle. Alle
Angela e Gemma, alle nipoti Daniela, Paola e Roselljgie®*^°
tutti i parenti giunga l’affetto e la simpatia fraterna 1
chiesa e la consolante parola dell’Evangelo: «Il SignoÌSfenuta
veramente risorto», fm.rj ; del nuc
SCIGLI — La Chiesa metodista ha iniziato le celebrazioni
aroc0>-t®
Hpoca
di
suo centenario. Esse proseguono venerdì 11 aprile, allejch). Vu
20, con l’esecuzione di canti da parte della corale¿endidi
Chiesa metodista coreana di Roma presso l’auditotodati,
Santa Teresa; sabato 12, alle 18, il prof. Giorgio Spini^, con i
lerà sul tema «Il protestantesimo e le rivoluzioni del no^iloneisl
tempo» a palazzo Spadaro, mentre domenica 13, alle lUle maei
terrà il culto di chiusura della manifestazioni. conce
VILLAR PELLICE — L’Evangelo della resurrezione è stato.
nunciato ai funerali di Celina Gaydou ved. Eynard. atti
SAN GERMANO — Il culto del giovedì santo è stato prepaiariegäto
dal gruppo dei giovani, che hanno proposto all assemiiiano! ° *
il frutto delle loro riflessioni su tre dei personaggi che ci gio'3 di
paiono nel cap. 14 dell’Evangelo di Marco; la donnasefa dell’in
nome che versa sul capo di Gesù l’olio di nardo, GPi anchf
Iscariota e Pietro, figura emblematica del discejiolo dinotivi ini
sù. Il suono del violino (Raffaella Azzario di Pineroliuni^i *^®^^
quello del flauto (Claudia Pascal) hanno accoripagn^eUacomt
intercalato i vari momenti di riflessione. ino si sor
• Venerdì santo la corale ha condotto il culto; !e
l’esecuzione dell’«Introitus» e di altri pezzi dalle
Worte di Heinrich Schütz e di brani del nostro innario,^
retta da Riccardo Bertalmio, che ha pure esegiiitoéiff®®'™*
brani per organo, hanno creato un’atmosfera parftoläT
mente suggestiva e emozionante. ]
• L’annuale bazar ha dato buoni risultati maigradol'
fluenza non sia stata così numerosa come di consueto;!
grazie sincero alle sorelle che l’hanno preparato con cui!
ano pi
civili: ]
Risorsi
suo co
Giulia
la pr
Prosegue la riflessione sul tema chiesa e diaconia
Anche
[mento
ire in U
Il notevi
rale cht
PAOLO RIBET
la nostra diaconia deve «entrare in Europa»)™“?
inno dai
Europa. Attorno a questa
realtà sembrano giocarsi,
nei prossimi anni, i destini
futuri del nostro paese, non
solo quelli di carattere economico ma anche politico e
culturale. Tutto viene fatto
per «entrare in Europa» o per
non esserne esclusi. Anche
se, devo dire, un reale dibattito su quale sia veramente
l’Europa che vogliamo non
mi pare sia ancora stato fatto
sufficientemente: sono stati
descritti in termini apocalittici i disastri conseguenti a
una nostra esclusione, ma
non ho visto ancora disegnati con precisione gli scenari
di un’Europa unita.
Nel nostro continente si
sono sviluppate nei secoli filosofie di vita diverse e attitudini che è sempre più difficile conciliare: e allora non è
certo sufficiente collegare i
mercati o la moneta per poter pensare di aver creato
un’unità. A meno che non si
pensi che la vera, grande filosofia unificante sia il Mercato, quello con la M maiuscola, che sempre più spesso
viene citato come sola regola
dell’esistenza e unico motore
della vita degli stati.
Certo, nessuno può essere
così sciocco da ignorare il
fatto che il cosiddetto «mercato globale» impone una revisione profonda del mondo
del lavoro, proprio per tentare di mantenere degli standard di occupazione che
consentano di sostenere i livelli di benessere che i nostri
paesi hanno raggiunto e da
cui nessuno è disposto a recedere. È ugualmente importante, però, non nascondersi
il fatto che tale revisione impone comunque dei costi e
che la scelta più difficile sarà
decidere chi dovrà sopportarne gli oneri maggiori. Fino
a oggi, lo si sta già vedendo, il
peso delle riforme poggia
sulle categorie più deboli, su
coloro che non sono in grado
di tenere il passo. Pare che in
Volontari delle chiese tedesche nelle strutture ospedaliere
Gran Bretagna la campagna
elettorale si muova attorno
a uno slogan che suona più
o meno così: «Ti garantisco
il lavoro, non il posto». Ciò
vuole significare che il lavoro c’è, ma al di fuori di ogni
garanzia di durata, di quantità di salario e di protezione
data da un contratto sindacale. In una tale situazione è
chiaro che si riallarga la forbice tra i ricchi sempre più
ricchi e i poveri, sempre più
poveri e più numerosi. E chi
non è attrezzato, psichicamente e culturalmente, per
una competizione tanto dura, finisce per «saltare».
Uno dei temi fondamentali
della discussione attuale diventa così lo «stato sociale»,
cioè l’insieme dei sistemi di
protezione creati negli ultimi
cento anni per impedire il
degrado di intere categorie di
persone e anche per allentare
le tensioni sociali che potevano sorgere da situazioni di
miseria. Con il passare del
tempo, però, dato che le risorse non sono illimitate e visto anche l’uso talora distorto che se ne è fatto, si è compreso come non sia possibile
dare soluzione adeguata a
tutte le richieste e aspettative; di qui la necessità, se non
ci si vuole avvitare in un debito pubblico incontrollabile,
di incidere sulle spese dello
stato, a cominciare (questo
sembra fatale, ma va dimostrato) dallo stato sociale. Tale problema sembra essere
simile in tutti i paesi, per cui
comprendere il modo in cui
lo si affronta all’estero diventa addirittura essenziale. E
anche la Chiesa valdese, che
è fortemente impegnata con
le sue attività di tipo diaconale nel settore della difesa sociale, è portata a confrontarsi
con le strutture diaconali delle chiese sorelle. Qui, però, va
detto che in ambito europeo
si incontrano due modi estremamente distanti di gestire l’intervento sociale.
Nell’area nordeuropea, infatti, lo stato delega molto alle chiese e agli enti privati, in
base al cosiddetto «principio
di sussidiarietà», secondo il
quale il governo centrale interviene soltanto a sostegno
dell’iniziativa locale. Per questo motivo più del 50% dei
posti letto degli ospedali appartengono al privato e la
Chiesa evangelica tedesca ha
circa 350.000 addetti. Questo
fatto lega con vincoli molto
rigidi la politica Sociale dello
stato e l’attività diaconale
delle chiese, lasciando a queste ultime un margine molto
stretto di manovra autonoma
o di capacità di contestazione. Inversamente, nell’area
mediterranea, è lo stato che
gestisce questo setlweefei
chiese agiscono a copertuti
di quei settori i he lo stat(
non si è ancora assunto. L'
tervento privato e il voloni
fiato oggi vengono incori
giati e blanditi, ma rimani
no comunque una parte
nimale (anche se spesi
quella più coraggio.s i e ini
prendente) delT’inlervenj
nel sociale.
L’incontro e il ( onfroni
con le esperienze, cosi di'
se, delle nostre chiese son
ci potrà certame me aiuti
ad affrontare con maggii
chiarezza i problemi itali!
In questi mesi, poiché si
scontra la necessità di un®^Rimini
flessione comune,
to di Eurodiaconia n'otg®®fclliafric
zazione che raccoglie Q^fearteclpi
tutte le strutture diacon^gjjj^^
tarante
le a Sot
terrà i
iembri
e ital
ne de
icontr
evangeliche europee) ®>|testimor
elaborando una «Garta
diaconia» che marchi l’aziijlove séno
delle chiese in questo set%anti. Que
e che sarà discussa entro l%niché, si
no a tutti i livelli, l’araltó uttaespn
mente, su richiesta deiH bitricide
nione europea, le chiese d tsoglHta
tolica e protestanti haii aiutarli
prodotto un documento i loloper
mime «sulla povertà e b monian;
scluslone sociale» per espi ite. A qi
mere il loro punto divi*' lani ahi
sull’argomento. 'o corpc
Quale sarà il futuro d® ^i fonde
stato sociale neH’Europa® (Comu
sta per nascere? H chiaro d Izione
nessuno lo sa; ma è altff ®se pari
tanto chiaro che nei temp' j'® comi
incertezze economiche®^ ®tiche(
ci aspettano anche le chi ánche a
saranno chiamate afa®® '®quelh
loro parte. E questo no®®' °
erché anche loro so Ì^te».
to perché
0 petcl boi evi
Marno
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perché quando si creano iJf' Oppo
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chi deveca»ï «ipm
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tutto la giustizia. _-^errara ((
13
PRILEit
ì 11 APRILE 1997
——7^ Vita Delle Chiese ì
Inaugurato nella chiesa di Torino il nuovo organo di concezione barocca
Musica e fede nell'opera di Bach
di^saiutì /4nc/ré Isoir ha messo in risalto le caratteristiche timbriche di uno strumento
a far rivivere l'espressività dei capolavori della letteratura organistica
)ersone,i ^
PAG. 9 RIFORMA
H e mom
>so; di pj;
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'aTi’ÌAsera del 27 marzo il
I. Alle si tempio valdese di Tonno
3 RoseMtemito in ogni suo posto
-aterna #unafolla straordinaria, m
«11 SignoVataperlmaugurazio^ idei nuovo organo in stile
'rocco-tedesco (quello dei
razioni ¡¡¿poca di Johann Sebastian
arde, allejch). Vuoi per sentire gli
corale ájendidi timbri dei registri,
'auditotordati, come allora, a 415
io Spinife con il temperamento
ni del iK^rkmeister; vuoi per godere
13, alle ige maestrevoli esecuzioni
el concertista André Isoir,
fi^ista di Saint-Germains-Prés a Parigi; o ancora
erché attirati dal completo e
to prepajatiegato programma ball'assenifiiano; 0 semplicemente per
ggi che ci gioia di partecipare alla iedònnaseta dell’inaugurazione; infiardo. Gite, anche per tutti questi
epolo dinotivi insieme, moltissimi
PinerolimiCi della musica e amici
ni pagnajlella comunità valdese di Tomo si sono trovati a questo
‘e lettufadito appuntamento dal
ale sono, ahimè, rimasti
ilusi i ritardatari, giunti a
te ormai chiuse,
ano presenti anche autocivili: l’assessore torinese
Risorse culturali. Perone,
suo collega della ProvinGiuliano; va detto infatti
fe la presenza di questo
‘ mento, unico nel suo geire in tutto il Piemonte, è
i notevole contributo cuítale che i valdesi di T orino
in^}) Trono ai concittadini e alla
'p” lusica; perciò gli enti locali
inno dato sostanziosi con
niwe e
copeituif
e Io stati
unto. L’i
il volonÈ
-> incora
I rimani
parte
(• spesi
S i e intif
lUerveni
dalle Ski
• i i mano,
güito ala
1 particolaj
iigradol'i
:onsueto;|
con cura
André Isoir (al centro) con II costruttore Guido Pinchi
tributi per la costruzione
dell’organo e a loro si sono
associati enti come la Cassa
di Risparmio di Torino ma
anche il «Freundeskreis» della Chiesa valdese, con sede a
Wuppertal (Germania), nonché un folto gruppo di donatori, valdesi e non.
Sentire le musiche per organo di Bach (preludi e fughe, «corali», trio-sonate, trascrizioni di arie e concerti)
eseguite su uno strumento
daile sonorità corpose e penetranti come quelle che offre il nuovo strumento (e come quelle che presentava Bach in persona ai suoi ascoltatori) è un godimento vero e
proprio; e il fatto di ricollegarci in tal modo, anche materialmente, con le sensazioni e le impressioni che la mu
sica poteva suscitare nel
XVIII secolo ci aiuta a comprendere quanto sia importante la musica nell’ottica del
culto protestante; non solo
uno sfondo sonoro, come ha
detto il pastore Platone nel
suo messaggio di saluto e
presentazione, ma un mezzo
di elevazione spirituale e di
collegamento comunitario.
Il concerto è stato il primo
di una serie di concerti inaugurali che si terranno di sera;
a questa serie si affianca
quella intitolata «Musica e
preghiera» (la IV domenica
del mese, ore 17, ingresso libero), con alcune letture bibliche e brevi riflessioni, a
commento delle musiche,
specie dei preludi a corale.
André Isoir, organista di fama mondiale per l’attività di
dattica, per l’abilità nell’improwisazione, per le numerose incisioni (otto «Gran
Prix du disque»), con un programma denso e vario ha dimostrato quanto si avvantaggino le musiche di Bach dall’esecuzione su un organo di
questo tipo, sul quale trovano la loro precisa espressività
sia io stile meditativo dei corali sia i rigorosi e brillanti
contrappunti del trio-sonata
(esecuzione perfetta quella
del trio n. 5) sia il lirismo delle «arie» vocali trascritte, sia
la travolgente maestosità di
una fuga come quella in si
minore «prò organo pieno».
Grazie all’abilità e alla passione del costruttore Pinchi
di Foligno e ali’arte del concertista, basata su un’approfondita cultura musicale e su
un gusto personale raffinato,
i presenti hanno potuto farsi
un quadro nuovo e più autentico dei valori espressivi
dell grande musica di Bach.
Sono perciò giunti opportuni
i ringraziamenti del pastore
Platone al maestro Isoir, al
sig. Pinchi, alle autorità, ai
donatori e a tutti quelli che in
varie forme si sono adoperati
per la buona riuscita di questa impresa, che fa diventare
il tempio vaidese di Torino
corso Vittorio Emanuele, oltre che casa della comunità
anche «casa per la musica»,
nella quale possono trovare
vincoli comuni di elevazione
estetica e spirituale persone
di ogni credo, amanti delle
cose belle e fatte bene.
fhioggia
ese italiane
fricane
I Nord-Est
onfroni
;-f)Si divi
i se son
le aiuti
maggi
ni itali!
iché si
di una
nell’aml
d’orgai
glie qui
diaconi
durante il ponte del 25
le a Sottomarina di Chiogterrà ii secondo incontro
lembri delle chiese evane italiane e delle chiese
ne del Nord-Hst. Il pricontro aveva avuto luoiaRimini l'anno scorso e in
iH’occasione le sorelle e i
illi africani ci avevano fatlartecipi della loro convin® di dovere e volere esse
Livorno: ricostituito recentemente il Consiglio
La Congregazione olandese-alemanna
MAURO DEL MISTA
f®stimoni dell'Evangelo di
.^®®^Tlristo in questo paese
" arrivati come mi
sto settonti. Queste chiese africane
ùniche, si usa dire, con una
espressione) si sentono
dell’Evangelo anche
gli italiani e ci chiedono
Iti ha aiutarli a capire il nostro
per poter dare una te■rtà e ^ Hionianza incisiva e rileA quell’incontro noi
0 di VI lani abbiamo visto pren
,11 corpo una delle asseruro 0® “"fondamentali della CeLiropat '(Comunione evangelica
:hiaroC Szione apostolica); «Le
1 è altff 6se partecipano alla mis■i temP'' j>e comune attraverso gli
iiiche t 01i che esse si scambiano;
, le chi* ;®iiche attraverso quei fra, a far* Jequelle sorelle che si trotnont» ¡0 nella condizione del
oro s" tante». È una sfida nuova
0 evangelici italiani e
«buof diamo ringraziare gli or
tiutto* i^atori di questi incontri
reanoopportunità che ci oftersop* ^ di esplorare vie nuove
?• Il ìt *'*^onianza comune nel
debole , ro paese. È dunque da
ve sap*' "tarsi che molti membri
chiese nella zona
6 >n^“P’tio all’incontro di
za chej '"marina.
a *i '"'^"tmazioni si può teinna" "te al pastore Carmine
^ iprr* Chiesa battista
“^"ta (0532-904308).
IL 26 febbraio si è ricostituito, con sottoscrizione di
atto notarile, il Consiglio delia Congregazione olandese,
operante in Livorno dai 1602
e poi, dal 1614, anche alemanna. La Congregazione,
grazie anche alia partecipazione delle colonie svizzera,
danese, norvegese e francese,
formatesi fino dalla fine del
700, fu operante nella città
labronica a tutti gli effetti fino al 1951, quando per difficoltà legate al periodo postbellico, vennero a ridursi i
membri effettivi del suo Concistoro. I locali di culto furono in uso fino al 1991, allorché il complesso rimase inagibile a seguito del crollo dei
prospicienti Scali Olandesi
nel Fosso reale. Ora il Comune ha ultimato i lavori di rifacimento dell'argine di questi
Scali e ripristinato il piano di
viabilità: si è però constatato
che sei anni di abbandono
hanno provocato ingenti
danni sia alla chiesa (realizzata nel 1860 dall’architetto
Dario Giacomelli in stile neogotico) che ai locali annessi. I
danni saranno sanati al più
presto, e di interventi di recupero sarà oggetto anche il cimitero monumentale di via
Mastacchi, che conserva epitaffi e lapidi di pregevole valore artistico.
Di fronte a questa situazione era necessario da parte
della Congregazione un rafforzamento dei propri poteri
esecutivi e deliberativi. Il
nuovo Consiglio è costituito
dai seguenti membri; prof.
Massimo Corradini, residente in Firenze, membro della
Chiesa valdese, discendente
in linea diretta dei membri
della Congregazione, che è
stato investito dell’incarico
di presidente; pastore Mauro
Del Nista, battista di Livorno,
con l’incarico di vicepresidente; pastore Renato Frediani, residente a Pisa, della
chiesa apostolica-evangelica;
dott. Ermanno Braun, console in Livorno della Germania,
diretto discendente deila
Congregazione Olandesealemanna; Irma Wahl, di Livorno, e la sorella, discendenti diretti dei membri della Congregazione; Ennio
Weatherford, membro del
Consiglio della Chiesa battista livornese.
Per gli evangeiici deila città
(sono 7 le chiese riformate e
evangeliche) e per i loro concittadini si tratta di un evento
rilevante. Ne sono consapevoli le autorità civiii e religiose, interessate da tempo al recupero e utilizzo di due strutture storiche che datano 1840
e 1869. Si tratta di un risultato
atteso dagli ambienti culturali, sociali e scolastici presso i
quaii, nei mesi tra il 1995 e il
1997, è stata proposta e fatta
oggetto di relazioni la documentazione della presenza
protestante in Livorno con dibattiti e articoli apparsi sulla
stampa e televisione locali.
Il nuovo Consiglio inizia
così il suo lavoro (che prevede da subito il riassetto dei
beni patrimoniali, con inventario degli immobili e della
documentazione reperibile),
essendo organismo statutario preposto al coinvolgimento dei consolati tedesco,
svizzero, olandese, francese,
per giungere al traguardo
dell’inaugurazione ex novo
della chiesa protestante. Tuttavia da questo momento a
quella meta è emersa nel
Consiglio la volontà di cooptare quali membri della Congregazione non solo altre sorelle e fratelli evangelici ma,
a norma di statuto, quelle
persone che, pur non essendo riformate, sino a oggi e
dopo ancora avranno espresso 0 esprimeranno la condivisione del culto evangelico e
deii’attività ecclesiastica nei
campi della cultura, dell'associazionismo, coerente e
connessa all’etica riformata.
Questa condivisione si è
manifestata dall’inizio del
progetto di formazione e è
continuata sino alla sua realizzazione odierna. Tra le tante persone e autorità che, con
lo stesso impegno personale
e l’identico desiderio e la medesima speranza, hanno dato
piena disponibilità, è doveroso segnalare il contributo del
presidente del tribunale di Livorno, Giorgio Monteverde,
dell’awocato Stefano Priorelli, del console olandese Enrico Vincenzini, che non ha
fatto purtroppo a tempo a
gioire con noi di questo primo traguardo: nel corso di
febbraio infatti il Signore l’ha
chiamato a sé. Ora per tutti
noi si tratta di lavorare in una
opera che «il Signore ha preparato affinché noi la compiamo». A lui il nostro ringraziamento e la gloria.
Agenda
SONDRIO — Il Centro evangelico di cultura
propone alle ore 21, presso la sede del centro
in via Malta 16, una conferenza del prof. Mario Declich, libero docente in Psichiatria e
psicanalista, su «Malattia mentale e società».
TORINO — Per il ciclo di incontri «Identità,
differenza, riconciliazione... verso l’Assemblea ecumenica di Graz», a cura del Gruppo
Davide e Gionata, alle 17 in via Giolitti 21a
parlerà la pastora valdese Letizia Tomassone.
ROMA — Alle ore 16, presso le Suore francescane missionarie di Maria in via Giusti 12, il
gruppo Sae di Roma, per il ciclo su «Gesù
fondamento e meta del cammino ecumenico», promuove un incontro sul tema «In comunione alla sua mensa». Intervengono il
prof. Ermanno Genre e il prof. Giacomo Puglisi; in apertura
riflessione biblica del past. Eugenio Rivoir. Tel. 06-5374164.
UDINE — In occasione del ciclo di conversazioni bibliche sul libro dell’Esodo proposte dal Circolo culturale evangelico «Guido
Gandolfo», alle ore 18 presso la sala della
chiesa evangelica metodista in piazzale
D’Annunzio 9 il pastore Claudio H. Martelli
parlerà su «Un popolo, una legge». Tel. 0432-522434.
MILANO — Il Sae propone alle ore 18, in piazza S. Fedele 4,
un incontro dal titolo «La koinonia orizzonte comune delle
chiese per il servizio di unità al mondo intero». Partecipano il pastore Antonio Adamo e don Angelo Reginato.
PORDENONE — Alle 20,30, nella sala Menocchio (v.le Grigoletti 5), il dottor Ferruccio Giaccherini tiene una conferenza sul tema: «Il disagio giovanile e il malessere sociale».
TRIESTE — Il Gruppo ecumenico di Trieste propone una
conferenza di Rav Ariel Yischak Haddad sul tema «Riconciliazione: i rapporti tra uomo e uomo e tra uomo e Dio nella
tradizione ebraica», alle ore 18,30 presso la sede del Gruppo in via Tigor 24. Per informazioni tei. 040-303715.
PALERMO — In occasione del seminario di
studi «L’Italia in Europa: conoscere il protestantesimo», organizzato dal Centro evangelico di cultura Giacomo Bonelli, alle ore 17,30
nella chiesa valdese di via Spezio 43, lo storico Giorgio Spini parlerà su «Utopie e rivoluzioni del nostro tempo». Per informazioni tei. 091-580153.
MONTESPERTOLI — Alle ore 17,30, presso
la saletta Machiavelli (piazza Machiavelli
13), il pastore Piero Bensì parla sul tema; «I
protestanti; una storia sconosciuta» per il ciclo sulle religioni monoteistiche e le confessioni cristiane in Europa.
MILANO — Il Centro culturale protestante
propone alle ore 18, presso la sede del centro
in via Francesco Sforza 12 A, una conferenza
di Jim Wallis, direttore della rivista ecumenica americana «Sojourners», sulla situazione
politica e religiosa negli Usa e sull’impegno
delle chiese. Per informazioni tei. 02-76021518.
NAPOLI — Per gli «Incontri del martedì» all’Oasi di via
Bausan 30, l’associazione Partenia propone alle ore 18,30
la discussione conclusiva sul tema «Secolarizzazione nel
mondo d’oggi», condotta dal teologo Paolo Gajewski.
AGAPE — A partire dalla cena di venerdì 18 fino al pranzo
della domenica, si svolge un convegno di animazione teologica sul tema «Amare la fede». Per informazioni rivolgersi a Francesca Cozzi, tei. 0323-402653.
MILANO — L’Associazione regionale battista
e il Consiglio del 6“ circuito, in occasione
delle giornate di studio per l’approfondimento deH’Antico Testamento, propongono
presso la chiesa metodista di via Porro Lambertenghi 28, a partire dalle ore 9,30, una
giornata di studio sul tema «Il decalogo: Esodo 20, 1-17: il
contesto, l’attualità». Per informazioni tel.02-6886612.
TORINO — «Attraversare le frontiere. Ricordo di Mario Cuminetti» è il titolo dell’incontro organizzato nel salone di
corso Vittorio 23, alle ore 15,30. Intervengono il sociologo e
critico Goffredo Fofi, il direttore del mensile dei cristiani
torinesi «Il Foglio», Enrico Peyretti, e il pastore Giorgio
Bouchard. Per informazioni tei. 011-6692838.
SONDRIO — Presso il Centro evangelico di
cultura in via Malta 16, alle ore 18, il prof.
Gian Primo Falappi presenta il libro dello
storico e già deputato al Parlamento svizzero Martin Bundi, «I primi rapporti tra i Grigioni e Venezia nel secolo XV e XVI».
MONTAGNANA VAL DI PESA — 3° convegno «Arte e servizio» organizzato dal Centro
evangelico di Poggio Ubertini da venerdì 25
a domenica 27; l’incontro verterà sul tema
«Arte e cristianesimo confessante: una relazione legittima?», con interventi dell’artista
Roberto Montanari, mostre e seminari. La partecipazione
costa 80.000 lire; per prenotare rivolgersi a Gianni e Marcella Rigamonti, tei. 0575-905849.
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie dal
mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di
Raidue a cura della Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche
alterne alle 23,40 circa e, in replica, il lunedì
della settimana seguente alle ore 9 circa.
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica
deve inviare i programmi, per lettera o fax, quindici giorni
prima del venerdì di uscita del settimanale.
14
PAG. 10 RIFORMA
Commenti
VENERDÌ 11 APRII
Riforma
«
Cuore e intelligenza
Jean-Jacques Peyronel
»
Per tre giorni, dal 29 al 31 marzo, la città di Strasburgo,
sede del Parlamento europeo, si è trasformata in capitale
europea dell’antifascismo. Oltre 50.000 persone, fra cui
molti giovani, sono giunte da tutta la Francia, ma anche
da diversi paesi europei, per dire basta alle idee del Fronte nazionale, U partito di estrema destra, xenofobo, razzista e antisemita, fondato da Jean-Marie Le Pen, che in
quei giorni aveva scelto Strasburgo per tenere il suo Congresso nazionale.
Così, dopo la grande manifestazione (oltre 100.000 persone) del 22 febbraio scorso a Parigi contro la nuova legge sull’immigrazione, il «popolo di sinistra» si è nuovamente mobilitato. A febbraio, l’iniziativa era partita da un
gruppo di 59 registi cinematografici; questa volta, è stata
organizzata da quella vasta rete di gruppi e associazioni
di base che non si rassegnano a vedere calpestare i valori
sui quali si fonda la Repubblica: «Libertà, uguaglianza,
fratellanza». Insomma, si sta muovendo la società civile e
fra questa, non ultime, le chiese, in particolare quelle
protestanti - maggioritarie in Alsazia - impegnate da
tempo sul tema dell’accoglienza allo straniero. Giustamente, Catherine Trautmann, sindaco socialista di Strasburgo e protestante, ha appoggiato con forza questa manifestazione perché, come ha detto, era ora di dire no,
proprio a Strasburgo, al ritorno del fascismo in Europa. A
nessuno è sfuggito infatti l’alto valore simbolico di questa
mobilitazione avvenuta in concomitanza con U quarantesimo anniversario del Trattato di Roma con il quale i popoli europei, distrutti dalla guerra, si impegnavano a
bandire definitivamente l’ideologia nazi-fascista.
Ma l’Europa di questa fine secolo, ovunque in preda alla disoccupazione dì massa, alla sfida della mondializzazione e al venir meno delle sicurezze sociali, ha paura e
tende a ripiegarsi su se stessa, scaricando le proprie paure sullo straniero extracomunitario, nuovo capro espiatorio. In Italia, la questione albanese non fa che confermare questo dato di fatto.
Come spiegare diversamente l’avanzata travolgente
del Fronte nazionale, un partito che, a differenza di altri
partiti europei dì estrema destra, non ha mai cercato di
camuffare la sua ideologia profondamente reazionaria?
Un partito che ha come obiettivi dichiarati di espellere
tutti gli immigrati irregolari, di rifiutare il rinnovo del
permesso di soggiorno a quelli regolari, di negare la cittadinanza francese anche a chi è nato in Francia da genitori stranieri, di ristabilire la pena di morte per gli assassini (che sono sempre «arabi, neri o asiatici»), di dare la
«preferenza nazionale» in tutti ì campi della vita economica e sociale ai cittadini francesi, di tassare le imprese
che impiegano lavoratori stranieri, ecc. «Questo è quello
che vogliono i francesi» ha ripetuto Le Pen al Congresso
di Strasburgo, ribadendo la sua convinzione che esiste
una «disuguaglianza delle razze».
A parte l’Austria, la Francia è l’unico paese europeo in
cui l’estrema destra dichiaratamente fascista e xenofoba
abbia assunto una tale ampiezza, facendo ormai breccia
nei ceti popolari: lo si è visto proprio in Alsazia dove, alle
ultime elezioni presidenziali. Le Pen è arrivato in testa al
primo turno. Certo, come scrive Ignacio Ramonet sull’ultimo numero di Le Monde diplomatique, appare paradossale che questo virus ultranazionalista si stia verificando
proprio nel paese che ha inventato il concetto dello statonazione, fondato non sull’appartenenza etnica ma su un
«patto» repubblicano e laico e sulla Dichiarazione dei diritti dell’uomo; patto che, negli ultimi due secoli, ha permesso alla Francia di integrare con successo milioni di
nuovi cittadini, tanto che oggi quasi un francese su tre ha
almeno un antenato di origine straniera. Ma oggi, per preservare questo patto - base della democrazia -, ci vuole
«cuore e intelligenza», come ha detto la Trautmann, cioè
solidarietà e progettualità politica. Questa è la grande sfida che sta di fronte ai popoli europei, una sfida che il popolo protestante europeo può e deve raccogliere, proprio
per il suo modo di intendere la fede, che sa coniugare le
ragioni del cuore e quelle della ragione.
Riforma
E-Mail: Riforma @ Alpcom.it
Uri: http://www.alpcom.it/riforma
ViaS. Pio V, 15-10125Torino-lel.011/655278-fax011/657542
Via Foria, 93 - 80137 Napoli-tei. 081/291185-fax 081/291175
Via dei Mille, 1 -10064 Pinerolo - tei, 0121/323422 - fax 0121/323831
DIRETTORE: Eugenio Bernardini, VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Coreani, Marta D'Auria, Emmanuele Paschetto, Jean-Jacques Peyronel, Piervaldo Rostan (coordinatore de L'eco delle valli)
Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino
Di Croce. Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Giorgio GardioI, Maurizio Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan
Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE:Stelio Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovi - tei. 0174-42590.
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l.-via S. Pio V, 15 bis -10125Torino.
mm
L'Eco delle valli valdMk
Tariffe inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000. Partecipazioni: millimetro/colonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1.000.
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con
il n. 176 del 1® gennaio 1951. Le modifiche sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 13 del 4 aprile 1997 è stato consegnato per l'inoltro postale aH'Utficio CMP
Nord, via Reiss Remoli 44/11 di Torino mercoledì 2 aprile 1997.
Bisognà conoscGrsi g corrGggGrG gli Grrori cIgI pâssâto
dialogo ebraico-cristiano
Le chiese battiste, metodiste e valdesi dovrebbero avere
un'apposita commissione che si occupi di questo dialogo
SALVATORE RAPISARDA
Alla fine degli Anni 70,
diverse chiese e movimenti di varie denominazioni svolgevano in Usa una
campagna di evangelizzazione il cui slogan, riportato su
adesivi e manifesti, era «I
found it» (l’ho trovato). Lo
slogan voleva essere la testimonianza di chi aveva trovato Cristo come salvatore e
fonte di vita. Viaggiando per
Filadelfia, mi capitò di vedere
un altro adesivo con su scritto «1 never ¡osti it» (non l’ho
mai perso) e la stella di Davide. Le proposizioni riportate
sui due adesitri fotografano la
confessione di fede dei cristiani e degli ebrei. I cristiani
trovano la salvezza nella conversione a Cristo (cristiani si
diventa), gli ebrei vivono la
salvezza nella loro ebraicità.
Questa constatazione tuttavia non ci autorizza a un
atteggiamento statico. Tra
ebrei e cristiani il dialogo si
impone per correggere gli errori del passato, per apprendere a conoscersi, per spronarsi a una vita di fede e di
servizio alla gloria di Dio. Già
agli inizi di questo secolo vi è
stato un dialogo tra ebrei e
cristiani, e l’opera di Franz
Rosenzweig ne è un chiaro
esempio, ma negli ultimi cinquant’anni si sono avuti stimoli e contributi così ricchi
che le chiese fanno fatica a
appropriarsene'. Vi sono stati lavori e prese di posizione
da parte di singoli, ma vi sono stati pure documenti e
studi elaborati in commissioni di studio di varie chiese^.
Le chiese che pubblicano
Riforma farebbero bene a
nominare una di queste
commissioni che, avvalendosi del materiale fin qui prodotto in vari paesi, possa stimolare il dialogo e la presa di
coscienza all’interno delle
chiese, fornendo nel contempo quegli aiuti essenziali
perché il percorso di ricerca
abbia un metodo di lavoro e
degli obiettivi comuni, e perché la realtà italiana evange
lica, cattolica ed ebraica venga tenuto in particolare evidenza, in modo da dare un
contesto al lavoro che si fa.
In Israele, la Ecumenical
Theological Research Fraternity pubblica Immanuel, una
rivista «volta alla promozione del dialogo tra cristiani e
ebrei, e alla propagazione
all’estero delle esperienze
fatte con questo dialogo».
Questa rivista è disposta a
fornire, a un prezzo modico,
bibliografie aggiornate su
non meno di trenta grandi
temi e trecento sottocategorie come; Antico Testamento
e Nuovo Testamento, cristianesimo e ambiente giudaico,
Gesù, Paolo, divisioni, atteggiamenti, comprensione reciproca, documenti del dialogo, missione, sionismo.
Stato d’Israele.
Il dialogo di cui si tratta
non avrà di mira l’unità tra
ebrei e cristiani, ma non avrà
speranza di durare se creerà
di-visioni ingiustificate o se si
vestirà di un irenismo di facciata. Con l’aiuto dei contributi già elaborati dalle chiese
e dall’ebraismo si tratterà di
conoscere la storia, la spiritualità dell’ebraismo, il suo
modo di leggere la Bibbia, ivi
compreso il Nuovo Testamento, il suo modo di rapportarsi a Gesù". Allo stesso
tempo si tratterà di rivisitare
la lettura della Bibbia che si è
fatta in ambiente cristiano
(l’esegesi e l’ermeneutica biblica ne riceveranno nuovo
impulso). Si tratterà di vedere quanta teologia cristiana è
condizionata da fraintendimenti polemici legati all’ambiente religioso del primo secolo o alla conquista del potere nei secoli successivi. Si
tratterà di superare la vecchia dicotomia tra lettera e
spirito, promessa e adempimento, Legge e Evangelo,
vendetta e perdono, vecchio
e nuovo, come se tutto il male fosse nell’Antico e il buono
nel Nuovo Testamento, tutto
il male nel popolo di Israele e
tutto il buono nella chiesa.
Potrebbe allora essere inte
ressante scoprire come i
«mostri sacri» della teologia
siano stati indotti in errore
dai loro condizionamenti
culturali.
Tutto questo andrebbe fatto nel rispetto di un processo
collegiale. Così come per diverse questioni etiche e teologiche si opera a livello di
comitati 0 di commissioni,
gruppi di lavoro, non già per
imporre opinioni ma per meglio verificarle e per un ascolto reciproco delle diverse posizioni, anche la ricerca teologica e la prassi del dialogo
trarrebbe vantaggio se inserita in lavoro di équipe per evitare timidezze eccessive e
tentazioni di protagonismo. II
lavoro di una tale commissione (o gruppo di lavoro) si rivolgerebbe in più direzioni.
In primo luogo alle chiese
evangeliche italiane, in secondo luogo ai partner ebrei
e in terzo luogo si inserirebbe
nel dialogo allargato fin qui
condotto da cristiani di diversa denominazione e da ebrei.
(1) In ambito cattolico fondamentale è la Dichiarazione conciliare Nostra Aetate (1965), e gli
Orientamenti per la sua applicazione (1985); prezioso è il lavoro
del Sae, specialmente con le sessioni della Mandola e con la pubblicazione dei relativi atti; la rivista Confronti fornisce utili esempi di dialogo: Radici (Marietti) è
una collana di testi scientifici che
si avvale della collaborazione di
autori cristiani ebrei, cattolici e
protestanti. Per le amicizie ebraico-cristiane vedi Confronti, suppl. 5/1995.
(2) R. Rendtorff, H.H; Henrix
(ed.) Die Kirchen und das Judentum: Dokumente von 1954 bis
1985 (Monaco, 1988). Molti di
questi documenti sono disponibili anche in inglese, nei due volumi a cura di Helga Croner,
Stepping Stones to Further Jewish
- Christian relations. An Unabridged Collection of Christian
documents (Londra, New York,
1977) e More Stepping Stones to
Jewish - Christian relations, An
Unabridged Collection of Christian documents 1975-1983 (New
York, 1985).
(3) Cfr. tra gli altri D. Flusser,
Jesus, ed. Lanterna, 1976 (1968);
G. \/ermes, Gesù l’ebreo. Boria,
1983 (1973).
La situazionG cJgIIg cHìgsg GvangGlidiG in Italia
Nel nostro futuro predicazione e spiritualità
GIOVANNI ANZIANI
Desidero entrare nel dibattito lanciato da Giorgio Girardet sul n. 9 di Riforma («Domande di fine secolo») senza pretendere di avere risposte chiare ma per desiderio di approfondimento.
Una considerazione a carattere generale. Più che un
bilancio di fine secolo, si
tratta di compiere due atti; il
primo, ripetere con il profeta
antico Eben-Ezer, perché il
Signore ci ha soccorsi; non
per falsa umiltà o per caricare troppo le nostre analisi,
ma per riconoscere di aver
ricevuto sovrabbondanti benedizioni dal Signore; il secondo, riconoscere che le
nostre chiese sono già in
cammino verso il «domani» e
la riflessione da compiere è
fatta durante questo cammino, perché siamo consapevoli che Dio ha già operato in
noi con la sua grazia oggi.
Penso che sia importante
porre al centro della riflessione il tema della «predicazione», quella domenicale, che
vede i diversi ministri (pastori/e e predicatori/trici locali)
al servizio della parola di Dio.
In questi ultimi mesi, attraverso notizie di stampa e
pubblicazione di saggi, ritorna il grande tema dell’etica.
Ho l’impressione che questo
tema sia posto solo come un
tentativo per affermare dei
punti autorevoli di riferimento per le questioni della vita
dell’umanità; l’etica come necessità di riproporre quale
unico tema l’uomo, unica
questione, unico obiettivo
per comprendere e per progettare il proprio futuro.
La predicazione della Parola di Dio propone la questione di Dio, del Dio di Gesù Cristo. Penso che la questione di
Dio e della sua sovranità, del
rapporto con lui, della sua volontà, dell’umanità di Dio,
della sua «paternità» (o «maternità»?), del governo di Dio,
del suo Regno, sia la questione di questo fine secolo. Tutto questo è anche la questione dell’azione delle nostre
minuscole chiese in cammino verso un nuovo tempo
della loro storia.
Un’osservazione in chiusura. Dal mio osservatorio di
pastore evangelico nei confronti della complessità della
vita dei nostri concittadini
oggi, sono persuaso che le
nostre comunità abbiano oggi la responsabilità di rispondere alle nuove domande di
«spiritualità» presenti in ogni
ambito sociale. Questa «spiritualità» non è più interpretabile né come un ricadere
nel misterioso mondo del sacro, né come un rifluire verso
le questioni religiose. Questa
nuova spiritualità è un’esigenza di liberazione da strade senza sbocco e da nutrimenti senza sostanza.
Proprio le nostre chiese
evangeliche italiane, quelle
che chiamiamo «storiche»,
hanno questa responsabilità
e questa grande potenzialità
per offrire spazi di liberazione. Non credo che vi sia una
specie di «fuga» dalle nostre
chiese verso altre comunità
più ricche di spiritualità.
Sempre dal mio osservatorio,
certo parziale, devo registrare un movimento modesto,
ma continuo e significativo,
di persone che cercano e trovano all’interno delle nostre
chiese protestanti una spiritualità di liherazione e di
nuova luce per la loro vita.
Tutto questo airviene non per
i flussi naturali della storia
ma per l’impegno di predicazione ricca di speranza, ricca
di confessione di fede, ricca
di allegrezza «nel proprio
credere», fatto da tanti predicatori ogni domenica.
laUepnbNkjg",,
Calvinismo coreai^Òttor:
L’ondata di sciope^^j ¿eli
nifestazioni che al^jechi
dell anno hanno proiLmet
«sistema» politico e ptjT’ («vf
vo coreano sono affroi,^„„tri (
Bernardo Valli che «si
mento al modello cap^con
co di Seoul e alla cuItiL ¡apre
vi soggiace (17 marzo)? gecefl
ne un riferimento alLinco
protestante; «Non cisai „jgom
ro (...) per [Max] WebLggeden
confucianesimo, quel^pcipio
lità che hanno fatto dtóce e '
nismo, della Riforrna|^si sog
stante, del puritanesii|oni su j
terreno favorevole al « per
smo moderno». (Talijadjgfonii
sarebbero in sostanzaleputo ei
pensione alla dinamiijaiiaRai,
nemica, non riscontralgUa teli)
condo Weber in unastieUe scui
in cui i rapporti sono|upeiioti
luta sottomissione deiimi,ilciilt
alle classi dominanti, a J ovvio
accaduto - sostiene Prevalere
Valli - esattamente il
rio. Il neocapitalismo»
luppato neH’Asiii orien,
un clima autori'ario eili
fucianesimo ha ::vu®un
lo rilevante. Anche quest
mo, come la Riforma,
scia la religione, inqi
fuga nel “al di la", in
nel “al di qua’’».
Intolleranza-I
Nella prima pagina df
serto culturale domens
del 23 marzo, Meiìtùta»
intervista che il card.Rgij..
ger ha rilasciato al settiip
le francese «L’Expresj
marzo), nella quale son
senti alcuni giudizi cM
gono al cardinale, dal
defl’«Express», rappel
di «Panzerkardinal»; «B
dismo, una reiigioni
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un articolo dello storio n pggjg
ques Le Goff e un’intef lino e s
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si sofferma sull’atteggit aAdda :
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degli eretici, «pericoj
l’tinità cristiana e peti
dossia soprattutto qua®*
le eresie clericali
scoli di eretici deirali®
dioevo si sostituiscono*
di massa come quella
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stante, prova a smonttf
vece il meccanismo c® ridotto
riiitolleranza porta ^^Jsostenit
ranza; «Per porre
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guerre di religione i
è stato necessario crea^ ^
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le religioni. Si sopp®,'/ 'Viaaere
che non si può itnP®|L
si rispetta il diritto al* Semestr
degli altri e infine s'g
che vi siano elementi o* emulai
al di fuori delle nostreo® m\£i.
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equilibrio tra le
vinzioni e il rispetto
versità? L’idea di ^
può essere universale.*'
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^S![^,frDÌ 11 APRILE 1997
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PAG. 1 1 RIFORMA
Ecumeiusmo
iM .11 e privilegi
jopo aver letto «Dibattito
Sola e religione» e «Rispodella Fcei alla Gei» [Rifordelle valli valdesi n. 6,
le VII), mi sono sentito
10 core/dotto a fare alcune riflessio
isui«fraterni e cordiali» rap
sciopetUftì della Chiesa cattolica
che allCjjle chiese evangeliche valnno proig5e,metodista e battista,
hco e ptlp^ diversi anni si tengono
no affroii^^gjjljj ecumenici, si orgah che iHj2zanO settimane di preghielello cap^ comune, fatte talvolta
alla culti^^ la presenza di monsignomarzo)! g eccellenze. Durante i sudlento a|di incontri si discute su va■^on ci sajargomenti concordati in
ax] Weii^eeedenza, poiché in base al
m, quelidpcipio «parlare di ciò che
fatto del^jce e non di ciò che sepa^iforma^, si sogliono evitare discusritanesii|gjiisu problemi scottanti,
vole alagaiiper esempio programmi
»• (Tali^diofonici e televisivi di conostanzajenuto ecclesiale trasmessi
dinam%llaRai, delTinsegnamento
iscontrallella religione cattolica (Ire)
in una snelle scuole medie inferiori e
ti sono 4uperioii statali, alcuni dogone deiinii, il culto dei santi, ecc.
11 lanti, a j ovvio che la Gei cerchi di
)s tiene Prevalere, come nei casi sciente il (palati, uno dal presidente
alismosifella Fcei, l’altro da Marco
stan, È anche noto che
la Rai la parte di Cenerentocca alle chiese evangee, laddove quella cattolica
ipone di orari e tempi di
gradimento. In quanto
Ire, oltre alla non lieve
una di denaro che lo stato
ve versare per gli stipendi
:gli insegnanti ecclesiastici
laici, scelti e elencati dalle
iocesi, la Gei tenta con ogni
lezzo di vanificare la libera
□asina avvalersi o non av
= domea^-^‘ insegnamento,
Mentcvta^M^f di diritto
1 card ^ t;lle loro famiglie
) al setüiF'™° nuovo anno
.p jgresfSiSdco, come si evidenzia
del
udizi
lale, dalÍ f abusi e privilegi
appeE®' aggiungere che la Gei
inai»'della compilazione
¡igieni ^modello 740 si serve di
iioni dii ® servizi pubblici statali,
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!0n l’inizio della primave" 21 marzo, la sorella tlanf’Merkli, molto conosciuta
ìll'ambito delle chiese irieliste e valdesi, ha compiuto
IO anni. Le rinnoviamo i noitrimigliori auguri.
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u sforin ■ Il pastore Archimede Bern intem ilino e signora comunicano
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atteggi! aAdda 13, 05100 Terni. Tel.
nei coi '44-811218,
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e deH’8%0 a suo favore, ponendo blocchetti di moduli
d’inviti davanti agli sportelli,
dove si presentano ogni giorno numerosi cittadini per pagare le bollette. Un impiegato
si è prestato, dietro richiesta
di una donna, a compilarle
un modulo d’invito, mentre
parecchi utenti messi in fila
attendevano pazientemente
il loro turno. Non intendo
commentare quanto scritto
nel modulo d’invito; mi limito a citare un punto: parlando delle prime comunità cristiane, si afferma che queste
«dovevano provvedere al sostentamento dei “sacerdoti”»; quindi apostoli, missionari, evangelisti come Paolo,
Barnaba, Luca, ecc. sono trasformati in sacerdoti.
A mio modesto avviso la
protesta del pastore Tomasetto è destinata a rimanere
lettera morta, come le ottime
e ragionevoli proposte di
Marco Rostan con il presente
governo italiano «clericaleggiante» che, mentre da una
parte lamenta il grave peso
del deficit pubblico, dall’altra
profonde quattro miliardi e
mezzo di lire al Vaticano per
una efficiente preparazione
al Giubileo del 2000. Intanto
il tempo scorre; la Gei mena
il can per l’aia e con le offerte
soporifere dei «fraterni incontri ecumenici» e delle settimane di preghiera fatte con
gli evangelici lo tiene a bada,
perché non latri.
Bruno Ciccarelli - Gatania
Elena Vigliano
operatrice
in Torino
Sono entrato diverse volte
nella chiesa valdese di corso
Vittorio Emanuele, per visitarla 0 per motivi diversi. Ma
FU marzo, entrando, ho provato una forte emozione: era
piena di folla per dare l’ultimo saluto a Elena.
Girando lo sguardo constatai che molti avevano gli occhi lucidi, altri piangevano.
Erano bianchi e neri, peruviani, indiani, arabi..., gente di
vari paesi. Volevo ricordare
come l’avevo conosciuta, durante incontri, convegni o assemblee infuocate in San Salvarlo, dove i suoi interventi
erano sempre pacati, invitanti alla solidarietà; oppure in
occasioni fuggevoli. È sempre
la vedevi di corsa, come se temesse di non fare in tempo
ad aiutare chi aveva bisogno.
Poi, accantonate queste riflessioni, tornava alla mia
mente il giorno della riconciliazione, quando Elena Vigliano, parlando ai presenti, iniziò il suo discorso così: «Proviamo a chiudere gli occhi e
immaginiamo un’immensa
moltitudine di uomini, donne
e bambini in marcia che
muoiono di fame e ci chiedono aiuto. Non possiamo essere insensibili: aiutiamoli».
Avrei voluto, nel ricordo,
chiudere gli occhi anch’io:
ma ora lei era lì, dentro quella bara; se ne era andata silenziosamente, eppure il suo
lavoro, la sua opera, la sua
gentilezza li sentivi ben presenti e visibili fissando quei
volti neri, degli «stranieri», rigati di lacrime. Era l’espressione del loro dolore per la
perdita di una persona che
con la sua umanità li aveva
aiutati e confortati dando loro una speranza nel futuro.
Dolore e speranza. È ciò
che ho provato pure io, come
tutti. E la memoria di Elena ci
aiuterà a continuare.
Mario Guidi - Torino
Pasqua
cattolica?
(lettera inviata alla Rai)
Spettabile Rai,
spero di poter disporre della vostra cortese attenzione
per far arrivare questo messaggio alla redazione del Tgl
e, possibilmente, anche al
corrispondente da Gerusalemme che, nel servizio andato in onda nell’edizione
delle 20 del 30 marzo, giorno
di Pasqua, ci ha informato di
come anche quest’anno a
Gerusalemme si sia celebrata
la «Pasqua cattolica».
Dal momento che quel corrispondente, di cui mi è sfuggito il nome, non sembra esserne per nulla a conoscenza,
vorrei contribuire a incrementare la sua cultura informandolo che da vari secoli
nel mondo esistono molte altre confessioni religiose che,
al pari della cattolica, credono nel medesimo Signore,
Padre del medesimo Figlio di
nome Gesù, detto il Cristo,
proprio quel Gesù che è risorto il giorno di Pasqua, ma
non per questo, però, possono arbitrariamente essere assimilate al cattolicesimo.
Il corrispondente non sembra aver capito che la Pasqua
non è una celebrazione del
cattolicesimo, ma del cristianesimo. Mi sembra che, anche se per il corrispondente
la cosa pare personalmente
apparirgli del tutto secondaria, un giornalista che si rivolge a milioni di spettatori abbia il «dovere» di essere preciso e non fuorviarne avallando una volta di più la credenza molto radicata in Italia che
l’uguaglianza «cristianesimo=cattolicesimo» sia ovvia
e, peggio ancora, corretta.
Con molti saluti,
Davide Csermely - Parma
Scuola per Tìnfanzia «11 Redentore»
via San Martino, 7 - 96018 Pachino (Sr)
Ricerca collaboratori qualificati
La Scuola «Il Redentore», al fine di aggiornare la propria graduatoria interna, indice delle prove attitudinali per insegnanti di
scuola dell’infanzia (privata autorizzata).
Per accedere a tali prove sono richiesti i seguenti titoli di studio:
- diploma di scuola magistrale o titolo equivalente con abilitazione all’insegnamento nella scuola deH’infanzia,
oppure
- maturità (richiesta anche nel caso di successivi titoli di studio universitari).
Le domande vanno presentate o inviate al direttore della Scuola
entro il 18 aprile 1997 e devono conprendere, fra l’altro:
- il genere e l’esito degli studi compiuti;
- la descrizione delle eventuali esperienze lavorative;
- il proprio indirizzo e recapito telefonico;
- le fotocopie non autenticate di documenti quali: certificati,
diplomi, lauree, etc.
Coloro che risulteranno essere in possesso dei requisiti di idoneità
richiesti saranno invitati a sostenere la prima prova attitudinale scritta che sì terrà il 21 aprile alle ore 9 presso la sede della Scuola.
I candidati selezionati verranno convocati telefonicamente per
un colloquio che si terrà entro la fine di aprile.
Una Commissione a ciò demandata valuterà le prove e alla fine
predisporrà una graduatoria alla quale la Scuola farà riferimento
per l’eventuale conferimento di incarichi e supplenze nell’ambito
delle proprie attività.
Pachino, 3 aprile 1997
Quando un vescovo canta il «Giuro.di Sibaud»
Il cammino ecumenico è una realtà
ALFREDO SORELLI
PRECISO che non ho cantato con mons.
Giachetti il Giuro di Sibaud a San Germano, durante il culto del 17 febbraio scorso,
ma ho cantato tante volte con lui durante le
sessioni Sae de La Mandola per diversi anni:
protestanti, ortodossi, cattolici, cantavano
anche molti inni del nostro innario. Mons.
Giachetti ha cantato molte volte con noi vaidesi, ai culti di apertura dei nostri Sinodi, ai
quali da molti anni partecipa, unendosi alla
comunità. Con mons. Giachetti mi sono trovato nelle sedute della Commissione mista
sui matrimoni interconfessionali; abbiamo
quindi un’esperienza ecumenica di lunga
data e di fattivo impegno.
I rappòrti del vescovo cattolico di Pinerolo
con le chiese delle Valli sono ben noti, perciò
non mi ha stupito molto che l’emozione
l’abbia portato a cantare il Giuro assieme alla comunità valdese di San Germano: certe
cose ti vengono fuori dal cuore. Tuttavia credo sia importante il mutamento più profondo prodotto dal movimento ecumenico. Ho
rimpressione che mons. Giachetti abbia
cantato il Giuro di Sibaud perché nel
profondo è convinto che i drammatici eventi
ai quali il canto si riferisce sono stati benedizioni del Signore per tutte le sue chiese. Non
siamo più al tempo della guerra di religione:
siamo ancora divisi ma con diverse valutazione della realtà.
In particolare la Chiesa cattolica ci guarda
in modo diverso da quello pre-ecuraenico. È
avvenuto un profondo mutamento di valutazione già al Concilio Vaticano II, quando è
detto: «È necessario che i cattolici con gioia
riconoscano e stimino i beni veramente cristiani, promananti dal comune patrimonio,
che si trovano presso i fratelli da noi separati.
Riconoscere le ricchezze di Cristo e le opere
virtuose degli altri, i quali rendono testimonianza a Cristo, talora fino all’effusione del
sangue, è cosa giusta e salutare: perché Dio è
sempre stupendo e sorprendente nelle sue
opere. Né si deve dimenticare che quanto
dalla grazia dello Spirito Santo viene fatto nei
fratelli separati può contribuire alla nostra
edificazione» [Unitatis Redintegratio - E; V.
1,4,515-516). Sarebbe molto importante leggere attentamente dò che lo stesso testo dice
delle chiese protestanti: esso è ancora lontano da un’esatta comprensione del protestantesimo, ma si nota la forte tensione verso un
giudizio positivo.
Questo avveniva 30 anni fa e i rapporti
ecumenici hanno notevolmente approfondito e sviluppato la comprensione della Riforma da parte di molti cattolici. L’attuale papa
manifesta chiaramente la sua predilezione
per l’ortodossia, anche per il fatto di essere
polacco. Nel cattolicesimo occidentale si nota più forte l’interessamento per la teologia e
per l’ecclesiologia protestante. Nel testo della U. R. citato si noti l’affermazione: «Né si
deve dimenticare che quanto dalla grazia
dello Spirito Santo viene fatto nei fratelli separati può contribuire alla nostra edificazione». Questo è lo spirito col quale molti cattolici guardano al protestantesimo e alla presenza delle chiese protestanti nella vita della
stessa Chiesa universale, perché sono convinti che se non ci fosse stata la Riforma, se
in Italia le chiese nate dalla Riforma non si
fossero mantenute, per dono dello Spirito, fino oggi, non ci sarebbe neppure quella forte
aspirazione al rinnovamento di cui il Concilio Vaticano II è stato sorprendente manifestazione. Questo ci permette di capire che
cosa lo ha spinto Giachetti, per molti anni,
ad assistere dalla galleria al culto di apertura
del nostro Sinodo.
Forse noi stessi non sempre consideriamo
la nostra storia in rapporto con gli avvenimenti mediante i quali lo Spirito Santo conduce la cristianità. Il glorioso rimpatrio non
è una gloria etnica o confessionale ma un
aspro sentiero attraverso il quale il Signore
ha stabilito il nostro rendergli testimonianza. È una responsabilità di cui lo Spirito del
Signore ci rende oggi coscienti anche mediante le attese di altre chiese e che dobbiamo adempiere con semplicità, e fiducia: divisioni e contrasti devono essere affrontati
con sincerità per essere stimolo affinché tutte le chiese perseverino nel cammino del
rinnovamento nella fede.
r 11 magistero
del letteralismo
Sono perfettamente d’accordo con la risposta di Giuseppe Platone alle lettere
comparse sul giornale a proposito di omosessualità. E sono d’accordo soprattutto là
dove sottolinea che la questione essenziale è «come sì
legge la Bibbia». A questo
proposito vorrei però dire
una cosa. Noi riformati, pur
incontrandoci oggi in molti
modi con i cattolici e collaborando con essi sotto molti
aspetti, giustamente non tralasciamo mai di sottolineare
il nostro rifiuto di qualsiasi tipo di magistero. Allora come
mai, nei nostri rapporti con i
letteralisti biblici che appartengono in qualche modo al
protestantesimo non abbia
mo mai quella lucidità, dignità e consapevolezza di rifiutare il magistero del letteralismo?
Come mai ci teniamo tanto
a differenziarci dai cattolici
romani e lasciamo tranquillamente che i letteralisti biblici dicano la loro sui nostri
giornali come se le loro opinioni facessero parte dì una
matrice protestante?
Rita Gay - Bergamo
RINGRAZIAMENTO
«Me ne vado ma poi
tornerò da voi;
se mi amate dovreste
rallegrarvi che io vada
dal Padre perché il Padre
è più grande di me»
Giovanni 14, 28
La moglie Ivana e i familiari del
caro
Flavio Miglio
di anni 38
commossi e riconoscenti per la
manifestazione di affetto tributata
al loro caro, ringraziano sentitamente tutti coloro che con presenza, fiori e scritti hanno preso
parte al loro dolore.
Osasco, 2 aprile 1997
RINGRAZIAMENTO
«L'anima mia s'acqueta in Dio;
da lui viene la mia salvezza»
Salmo 62,1
I familiari di
Alberto Peyronel
di anni 77
vivamente commossi per la dimostrazione di affetto tributata al loro
caro, sono grati a tutti coloro che
in vario modo hanno fraternamente partecipato al loro dolore.
Uno speciale ringraziamento a
quanti si sono attivamente adoperati per alleviare le sue sofferenze
con la loro presenza e collaborazione, ai nipoti Marisa ed Elvio e
al pastore Claudio Pasquet che
ha annunciato l’Evangelo della resurreione in Cristo.
Si ringraziano inoltre quanti sono convenuti in occasione del funerale.
Luserna San Giovanni
3 aprile 1997
RINGRAZIAMENTO
Franco Calvetti e Lucilla Beux,
neirimpossibilità di farlo personalmente, ringraziano tutti coloro che
li hanno circondati con toccanti
manifestazioni di affetto solidale
in occasione della dipartita dell'
amatissimo padre e nonno
Alfonso Mario Calvetti
di anni 88
deceduto a Pomaretto il 3 aprile
1997. In particolare ringraziano i
vicini di casa, i collaboratori del
Centro aperto per anziani, il personale tutto dell’Ospedale valdese di Pomaretto, i pastori Lucilla
Peyrot e Sergio Ribet, le associazioni di pubblica assistenza del
Pinerolese, la Croce Verde di Perosa Argentina, la Croce Rossa di
Torre Pellice, l’Andis, Il Comitato
torinese laicità e il personale dell’Istituto Goutier di Perosa Argentina.
Pomaretto, 7 aprile 1997
RINGRAZIAMENTO
«E fattosi sera, Gesù disse loro:
passiamo all'altra riva»
Marco 4, 35
La moglie, i figli e i familiari tutti
del caro
Giovanni Giusiano
(Jean)
commossi e riconoscenti ringraziano quanti con presenza, scritti
e parole di conforto hanno preso
parie al loro dolore.
Un ringraziamento particolare a
tutto II personale dell’Ospedale
valdese di Torre Pellice, alla dottoressa Brun, alla Cri di Torre
Pellice, all’Ana di Rorà, all’Ancr di
Luserna San Giovanni, ai vicini di
casa e al pastore Bellion.
Rorà, 11 aprile 1997
RINGRAZIAMENTO
«Dio è amore»
I Giov. 4, 16
È serenamente mancata, il 27
marzo, a San Giovanni dove aveva vissuto la sua infanzia
Renata Rochat Bonnet
Lo annunciano i figli Giorgio
con Donatella e Nicola, Lucilla
con Daniele, Andrea e Sara,
Remy con Isa, Susanna e Elisabetta; il fratello Freddy con Elsa e
Enrico; la nipote Myriam con Marco, Elena e Stefania.
Si ringraziano con riconoscenza tutti coloro che lavorano all’Asilo valdese di San Giovanni
per l’assistenza efficiente e ricca
di amore.
Luserna San Giovanni
11 aprile 1997
RINGRAZIAMENTO
«Il Signore è il mio pastore,
nulla mi mancherà»
Salmo 23,1
La moglie, il figlio e i familiari
tutti del caro
Gualtiero Mourglia
(ex internato)
commossi e riconoscenti per la
dimostrazione di stima e affetto
tributata al loro caro, ringraziano
di cuore tutti coloro che con scritti, presenza e parole di contorto
sono stati loro vicini nella triste
circostanza.
Un grazie particolare a tutto II
personale medico e infermieristico dell’Ospedale valdese di Torre
Pellice, al dottor Mourglia, all’Associazione nazionale ex internati
e ai pastori Pasquet e Berutti.
Luserna San Giovanni
11 aprile 1997
16
PAG. 12 RIFORMA
L'atteggiamento del governo durante l'ultima guerra
La Shoà e le colpe della Svìzzera
Anche le chiese si sono impegnate nella revisione della
storia: fra i miti caduti quello della Svizzera «umanitaria»
VENERDÌ 11 APRILE
EMMAWUELE PASCHETTO
IN questi ultimi mesi in
Svizzera, anche grazie all’apertura di certi archivi di
stato a oltre 50 anni dalla fine
della seconda guerra mondiale, si è aperto un dibattito
sull’atteggiamento tenuto dal
paese nei confronti degli
ebrei perseguitati dal nazismo. Ne è uscita un’immagine alquanto offuscata della
Svizzera, il cui governo non è
stata esente da calcolo e
complicità. È tramontato fra
l’altro definitivamente, anche
a livello popolare, il mito secondo il quale la Germania
nazista non avrebbe invaso la
Svizzera per timore del suo
esercito. Conveniva al Reich
la «neutralità» delle banche
svizzere: la Confederazione
elvetica costituiva un polmone indispensabile che non
era il caso di eliminare.
Anche le chiese si sono impegnate nella revisione della
storia come era stata tramandata da ormai due generazioni: un altro mito è caduto,
quello della Svizzera «umanitaria» pronta a mettere a repentaglio la propria incolumità pur di salvare i perseguitati. In questo clima, l’Alleanza evangelica svizzera già
nel 1994 dedicava la giornata
di preghiera al tema del razzismo, evidenziandone quella particolare forma che è
l’antisemitismo: «Nella consapevolezza che anche la
Svizzera ha le sue colpe nella
persecuzione degli ebrei
(quanti fuggiaschi sono stati
respinti ai nostri confini!},
come cristiani percepiamo
ogni riaffiorare dell’antisemitismo come una vergogna
per il nostro paese». L’Alleanza Invitava quindi ogni singolo cristiano, uomo o donna, a
interrogarsi continuamente
sul proprio modo di rapportarsi con altri esseri umani,
altre culture, razze e religioni,
ricordando che ogni essere
Uno dei campi di sterminio nazisti dove morirono miiioni di ebrei
umano è stato da Dio creato
a propria immagine.
La Chiesa evangelica in
Svizzera fu divisa sull’atteggiamento da tenere nei confronti degli ebrei che cercavano rifugio nella Confederazione. Accanto a coloro che sin
dalla «Notte dei cristalli» del
novembre 1938 e ancora prima, si erano resi conto della
situazione tragica in cui venivano a trovarsi gli ebrei in
Germania, molti si limitavano
a mostrare solidarietà solo
verso gli evangelici perseguitati o eventualmente per gli
ebrei “convertiti” al cristianesimo. Da una parte le dure
parole (agosto 1942) del pastore Walther Liithi di Basilea:
«Se la Chiesa non scende in
campo ha perso la battaglia
contro l’orrore della legislazione “ariana”. Se non interviene, l’ora in cui deve confessare apertamente la sua
fede passerà e Dio proseguirà
la sua opera senza la Chiesa.
Per me è evidentissimo che è
giunta l’ora di essere Chiesa
confessante». Dall’altra diverse voci di pastori che inveivano contro gli «avvoltoi
giudei dell’Est», dipingendo
gli ebrei tedeschi come «cancro che minaccia la popolazione» e ricorrendo allo slogan del complotto interna
zionale della finanza ebraica.
Nel popolo poi persistente
era il richiamo (è scomparso
oggi?) alla punizione divina
sul popolo reo di deicidio.
Parve che la rigidità nei
confronti dei profughi si
stemperasse dopo il 1942, di
fronte all’attuazione della
«soluzione finale», ma fu solo
un’apparenza. La Confederazione non attenuò il proprio
atteggiamento di fondo e
mantenne la legislazione sulle «immigrazioni illegali» che
non solo chiuse le porte a
migliaia di persone che bussavano disperate in cerca di
salvezza, ma portò anche
all’espulsione di centinaia di
uomini, donne e bambini
che già erano riusciti ad entrare nel paese.
Su questo si discute animatamente in Svizzera, per
far chiarezza su un passato
disonorevole e, soprattutto,
per saperne trarre profitto
per il presente e il futuro.
Proprio per prender posizione su quanto accaduto e
mettere in guardia verso ogni
rigurgito razzista l’8 febbraio
si è svolta a Berna, sulla piazza del Parlamento, una grande manifestazione organizzata dalle chiese riformate,
dalle chiese libere e dalle organizzazioni cristiane.
«
■ I Intervista al pastore José Chipenda, segretario della Ceta
L'Africa ha bisogno di un vero partenariato»
Il pastore José Chipenda,
segretario generale della Conferenza delle chiese di tutta
l’Africa (Ceta), ha partecipato, in sostituzione dell’arcivescovo anglicano Desmond
Tutu, ammalato, alla tradizionale «Campagna di Quaresima» organizzata dall’agenzia
umanitaria delle chiese protestanti della Svizzera romanda «Pain pour le prochain».
Riprendiamo l’intervista (a
cura di Catherine von Carnieri che ha rilasciato alla rivista protestante «Terre Nouvelle» (n. 97, marzo 1997).
- Si dice che l'Africa è «abbandonata». Cosa ne pensa?
«Nient’affatto. Vediamo più
europei di prima, con tutte
quelle multinazionali e organizzazioni di ogni tipo! Ormai
siamo diventati l’Africa senza
frontiere. Le multinazionali sono forze che dividono
l’Africa, così come il commercio delle armi. Prima, a guidarci, erano le ideologie politiche, ora è l’economia. In un
certo senso, ci si occupa troppo di noi. Ciò di cui abbiamo
bisogno, è di un aiuto che
non crei la dipendenza, bensì
il partenariato; si lascino gli
africani produrre ciò che possono e si offra loro un commercio equo. Non abbiamo la
fortuna di sviluppare ciò che
ci appartiene, così 100.000
africani formati ci hanno lasciati. Ciò non succederebbe
Il pastore José Chipenda
se ci fosse un vero partenariato tra paesi, che incoraggi gli
africani a dare il meglio di sé.
E con la svalutazione del
franco Cfa, abbiamo perso il
50% del nostro potere d’acquisto. Prima, abbiamo creduto che fosse una benedizione essere dipendenti, ora
abbiamo capito che dobbiamo sviluppare la nostra “immagine" africana. Del resto,
voi europei aiutate soprattutto il Nord dell’Africa, per la
vostra protezione...».
- È vero che l'Africa ha ancora una spiritualità che a
noi europei manca?
«È vero, ma questo non ci
aiuta più! Abbiamo anche bisogno di tecnologie appropriate».
- Qual è il posto dell’economia nei conflitti in Africa?
«Ogni conflitto ha una base
attorno alla quale tutto si intreccia: la politica, l’economia, i problemi sociali, la demografia che finisce con
l’esacerbare l’appartenenza
etnica. Non c’è un’unica causa. C’è accumulazione. L’esplosione demografica è un
fattore molto importante; è
come nel Settecento e nell’Ottocento quando l’Europa
mandò i suoi eccedenti di
popolazione a colonizzare i
territori del Sud e dell’America. Ma noi dove vuole che
andiamo?».
- Come vede il futuro
delTAfrica?
«11 futuro è nel grembo del
presente. Occorre fare sorgere gli uomini e le donne che
assumano le responsabilità e
questo è il ruolo delle chiese
(per esempio mons. Tutu).
Questo futuro può essere
brillante se potremo occuparci meglio della nostra gioventù, che è molto vivace, se
le daremo “il gusto della pace”, cioè l’informazione necessaria sul proprio paese,
sull’economia, sul mondo,
affinché i giovani di differenti
paesi possano dialogare tra
loro. C’è quindi molto da fare. 11 20 febbraio scorso ero a
Maputo per la Conferenza
sulle mine antiuomo. In Angola ci sono ancora dodici
milioni di mine sepolte nella
terra. Come vuole che i contadini lavorino?».
Le preoccupazioni del patriarca latino di Gerusalemm
Ci vogliono azioni che ridiano dignità a tu|
i palestinesi e sicurezza a tutti gli israeliani»
«
Mentre a Gerusalemme, in
occasione delle celebrazioni
pasquali, migliaia di pellegrini hanno percorso la Via Dolorosa, due responsabili cattolici hanno lamentato che a
molti cristiani della regione
viene tuttora vietato l’accesso
ai luoghi santi. La Via Dolorosa è una via lastricata che
attraversa la città vecchia di
Gerusalemme e che, secondo
la tradizione, sarebbe la via
che avrebbe seguito Gesù
prima di essere crocifisso.
Migliaia di pellegrini sono
giunti a Gerusalemme alla fine del mese scorso per celebrare la Pasqua il 30 marzo,
secondo il calendario delle
chiese d’Occidente. Un altro
afflusso di pellegrini è atteso
entro il 27 aprile, data alla
quale i cristiani ortodossi festeggeranno la Pasqua.
Da quando la città è interamente sotto il controllo israeliano, cioè dal 1967, Gerusalemme (città santa per gli
ebrei, i cristiani e i musulmani) è in gran parte inaccessibile ai palestinesi, cristiani e
musulmani. Il «custode di
Terra Santa», Giuseppe Nazzaro, ha riferito all’agenzia
Eni che il governo del primo
ministro Benyamin Netanyahu aveva respinto la richiesta che egli gli aveva fatto
di autorizzare i cristiani di Betlemme e di altre città della
Cisgiordania a venire a Gerusalemme per le celebrazioni
di Pasqua. Giuseppe Nazarro
è responsabile dei francescani della «custodia di Terra
Santa» che, dal XTV secolo, sono incaricati dal papa della
guardia dei luoghi santi.
«Ogni responsabile di governo dovrebbe dimostrare comprensione e volontà di cooperare - ha detto Nazzaro -. I
nostri fedeli non sono terroristi, eppure vengono trattati
come tali».
Fra i luoghi santi affidati alla guardia del «custode» c’è
anche il sito archeologico del
monastero di Santa Paola sul
monte Abu Ghneim, la collina sulla quale il governo i
sraeliano ha avviato la costruzione di una nuova colonia di insediamento, molto
controversa, Har Roma. La
collina si trova in una zona di
Gerusalemme che fu confiscata a Betlemme nel 1967-68
e da allora è stata fonte di dispute. Le violenze sono scoppiate all’inizio dello scorso
mese quando il governo israeliano ha dato inizio alla
costruzione di 6.500 alloggi
destinati a famiglie ebraiche.
Per il patriarca latino, Michel Sabbah, arcivescovo cattolico romano (latino) di Gerusalemme, «la città santa
della risurrezione e della redenzione costituisce tuttora
la ragione principale dell’assenza di pace. Tutti credono
che Gerusalemme sia la città
della pace, eppure essa rimane causa di conflitti. Per ragioni di sicurezza, il suo accesso è tuttora vietato ai nostri fedeli».
Michel Sabbah e Giuseppe
Nazzaro pensano ambedue
che il processo di pace sia
fortemente minacciato. «Incoraggiamo i nostri fedeli a
pregare per la pace - sottolinea Nazzaro - ma essi non
intravedono alcun segno di
pace. Tuttavia i cristiani de
vono credere alla pace e»
re per essa». Secondo iK
triarca latino, «il processo^
pace sta vacillando; i n»
ziati dovrebbero essere soj
tubi da azioni precise che¡
diano la loro libertà e la ij
dignità a tutti i palestines
la sicurezza a tutti gli ¡si¡
Mani. È possibile porre fini
questo spargimento di sa
gue se i responsabili apm
gli occhi e si rendono coi
che ogni essere umano tri
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gnità di Dio, sia esso israel
no o palestinese. La digjj
israeliana sarà confernij
dalla dignità palestinese.!
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non c’è alcun modo di sjj
gire all’uguaglianza fraip
poli. I responsabili delle vi
lenze sono coloro che eseii
tano la violenza e coloro t|
provocano la violenza ci
decisioni poco giudiziosi
ingiuste».
Michel Sabbah ha reiteij
il suo appello affindié «Gei
salemme ottenga uno sta
unico e speciale che garas
sea il suo carattere dici!
santa e la sua sovr:mità. li
ha voluto che questa città
un’eredità sacra per le tre
ligioni monoteiste.. >.
Una processione nella Via Dolorosa a Gerusalemme
Lo ha chiesto un vescovo luterano dello Zimbabwe
Dire basta alla «sindrome della dipendenzai
«Le chiese africane sono gli
ostaggi dei loro partner stranieri». A causa di questa «sindrome di dipendenza», le
chiese africane si comportano da mendicanti, «anche
quando possono fare a meno
di doni esterni». È quanto ha
dichiarato il 15 marzo scorso
a Johannesburg Ambrose
Moyo, vescovo della chiesa
evangelica luterana dello
Zimbabwe, durante un colloquio preparatorio in vista
della nona Assemblea della
Federazione luterana mondiale (Firn), che avrà luogo a
Hong Kong dall’8 al 16 luglio.
11 servizio stampa della
Firn riferisce che, secondo il
vescovo Moyo, il rapporto tra
le chiese africane e gli orga
nismi di aiuto umanitario
delle chiese è «estremamente
umiliante» per i responsabili
di chiese locali che sono costretti ad abdicare la propria
libertà a beneficio di organizzazioni straniere e anche
se i doni dall’estero sono riusciti a rispondere a bisogni
reali in Africa, ha ricordato il
vescovo, essi hanno allontanato i cristiani dai veri problemi; «Quando ci incontriamo, ad esempio nell’ambito
di organismi ecumenici quali
i Consigli cristiani nazionali,
spendiamo più tempo a discutere sul modo di ripartire
la parte di torta data dall’Occidente che non a ricercare i
mezzi per promuovere l'unità della chiesa».
Canto in una chiesa africana sostenuta daiie chiese nordoccidentaii
Certo, gli africani sonotii
noscenti ai missionari et
pei e americani di aver po*
to loro l’Evangelo, mai
non hanno saputo fare lai
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Tanzania) contano 5,9
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