1
(campo
inima è
npo cao Euro
(campo
di bioeionali.
tico): Ex
’errago
;iovani,
un pro
teologi' e cura
Contrai, Roma
333947);
ni rivoiFirenze
3695).
■V
J
IO famillafami
jmiglie):
liracoli.
adetti):
diverse.
iovani):
IO fami
po famiiza.
ioni: Dioventù,
)0 Santa
3055; fax
D
:o
I
’INO
zzi, 8-15
ione: £
iglie).
: adulti £
2 anni £
anni of
ì Rivara; Irpino,
98 e fax
izioni riI Squitie(tel. 081sare una
lomento
numero 25
del 27 giugno 1997
L. 2000
Spedizione in a. p. comma 26
art. 2 legge 549/95 nr, 27/97 - Torino
In caso di mancato reeapit
si prega restitMire al mitte
presso l'Ufficio PT Torino CMP
L'Editore sì impegna a
corrispondere il diritto di
IL PREZZO DELLA
RICONCILIAZIONE
«Giacobbe rimase solo e un uomo
lottò con lui fino all’apparire dell'alba»
Genesi 32,24
Domenica scorsa mi trovavo nel
piccolo gruppo evangelico di Alimena (Palermo) per il culto, che si tiene in una casa, a cui partecipano soprattutto donne con una conoscenza
biblica elevata e un forte desiderio di
interpretare e capire la Scrittura per la
vita. Avevamo terminato la riflessione
su un testo da me suggerito, quando
una delle sorelle ha chiesto se altre
avevano sentito il culto radio del mattino. La sorella era un po’ sorpresa dal
testo della lotta di Giacobbe con l’angelo a Penuel che quel mattino era stato commentato alla radio. Abbiamo
riaperto la Bibbia e ricostruito la vicenda di Giacobbe leggendo i capitoli
31-33 di Genesi. Abbiamo scoperto che
il racconto della lotta di Giacobbe con
l’uomo, che alla fine del testo è identificato da Giacobbe con Dio, si situa in
un contesto in cui i frammenti della
vita di Giacobbe giungono a una ricomposizione. Non è comune vedere
situazioni conflittuali raggiungere
una pacificazione, nemici che si accordano per non farsi del male e stipulano un patto di non aggressione, habano e Giacobbe erigono una pietra come
segno del loro accordo che prevede anche una rinuncia al sospetto reciproco.
n IMANE in sospeso la questione di
IX Esaii. Giacobbe vive ore di angoscia alla notizia che Esali sta marciando contro di lui e fatto il calcolo delle
sue forze gli manda un dono per rabbonirlo. A questo punto c’è il racconto
della lotta con Dio. Giacobbe, che voleva evitare la lotta sia con Labano che
con Esali, si trova obbligato a lottare
in solitudine. Si tratta di una lotta vera e propria in cui Giacobbe si dimostra forte e vittorioso, ma da cui esce
con il segno indelebile dell’anca slogata. È pure una lotta anomala: l’angelo
chiede a Giacobbe il nome, ma non per
conquistare un potere su di lui, bensì
per ricomporre un altro frammento
della vita di Giacobbe. Il cambiamento
del nome è il riconoscimento del carattere combattivo della vita di Giacobbe,
della sua riuscita ma anche del suo superamento. Dopo questa lotta c’è l’abbraccio tra i due fratelli con l’idea
chiaramente espressa che il dono di
Giacobbe a Esaù non ha comprato la
riconciliazione. La lotta di Giacobbe
allo Jabbok è il prezzo che egli paga
per la riconciliazione. Quando sarà un
uomo riconciliato con Labano e con
Esaù, quando avrà sistemato la sua vita conflittuale e in continua fuga, sarà
un uomo diverso da prima: la slogatura all’anca ne sarà segno indelebile.
/N questi giorni si conclude l’Assemblea di Graz sulla riconciliazione.
Graz può significare molte cose: o un
discorso che si tiene a livelli di cortese
equidistanza o un incentivo a perseguire quotidianamente strade diverse
di riconciliazione. Molti sono i conflitti
che attualmente attraversano l’Europa
c certamente ha ragione chi sostiene
che non basta un incontro ufficiale per
superarli. Come la preparazione a
Graz, almeno in Italia, è stata variegata e capillare, ci si aspetta che ánche le
conseguenze di ciò che si è detto e vissuto a Graz sia condiviso, ridiscusso e
praticato. Ciò che deve essere chiaro è
che nessuna riconciliazione, nessun in
contro è a buon mercato. La sorella di
Alimena diceva che è stata una grazia
per Giacobbe avere un segno indelebile
del prezzo della riconciliazione, come è
stata una grazia per lui vedere nella
sua vita i conflitti appianarsi.
Erika Tomassone
e le sorelle di Alimena
SETTIMANALE DELIRE CHIESE EVANGELICHE BATTISIE, METODISTE, VALDESI
Il vertice di Amsterdam dei rappresentanti dei quindici paesi deH'Unione europea
Europa^ emergenza occupazione
Soprattutto grazie al leader francese Jospin, il problema dell'occupazione è ora un nodo ^
riconosciuto che condizionerà i futuri passi verso l'Europa unita, per un'etica della sobrietà
PAOLO FABBRI
Lignee Jospin ha avuto un grosso merito: quello di portare il
problema dell’occupazione fra i
nodi che condizioneranno i futuri
passi verso l’Europa unita. Apparentemente la risoluzione sull’occupazione approvata al vertice di
Amsterdam per ottenere dai francesi la firma del patto di stabilità è
poco rilevante. Se si pensa però al
rifiuto del cancelliere Kohl di prendere in considerazione il piano sul
lavoro presentato dal presidente
della Commissione europea Santer
alla Conferenza intergovernativa di
Firenze, si potrà valutare la differenza fra la situazione attuale e
quella precedente. Molti avevano
già salutato l’elezione di Blair in
Gran Bretagna come evento che
avrebbe cambiato le cose nel cammino verso l’Europa ma così non è
stato, ed è logico perché i due hanno posizioni profondamente diverse su molti problemi, in particolare
sull’occupazione.
Per capire meglio queste differenze, torna opportuno richiamare
le teorie economiche a cui i principali interessati si sono riferiti negli
ultimi anni. Sintetizzando al massimo, due sono le grandi scuole economiche di riferimento: la scuola
monetarista e quella keynesiana. I
monetaristi hanno come punti cardine della loro teoria: inflazione zero, deficit zero, bilancio dello stato
in pareggio, occupazione che va
verso il pieno utilizzo della forza lavoro tramite il gioco naturale del
mercato, liberato da ogni impedimento (flessibilità). La scuola keynesiana prevede invece: inflazione
contenuta entro limiti bassi, deficit
contenuto entro limiti bassi ma incrementabili per effetto di politiche
antirecessive, bilancio che può avere un disavanzo significativo purché gli oneri finanziari siano compatibili con la crescita economica e
con le entrate finanziarie, occupazione che necessita, per il pieno
utilizzo della forza lavoro, di interventi pubblici in situazioni di recessione per stimolare la domanda.
Tir di vari paesi in attesa aila dogana
I monetaristi hanno avuto il loro
riferimento operativo nei gruppi
dirigenti delle banche centrali, di
cui attualmente Tietmeyer è il
massimo esponente. Sul piano politico l’unico autentico rappresentante è stata la Thatcher. 1 keynesiani sono stati il riferimento delle
socialdemocrazie nordiche, del
Partito laburista inglese, dei socialisti francesi e italiani, dei democristiani italiani e tedeschi (Cdu).
Blair ha accettato il mercato del lavoro flessibile creato dalla Thatcher, la privatizzazione spinta del
settore pubblico, ecc., proponendosi di diminuire i costi sociali che
sono emersi, anche in termini di
occupazione ma, per sua stessa
ammissione, senza avere una ricetta ben precisa da applicare, quindi
non poteva costituire la premessa
di una svolta significativa nel cammino verso l’Europa unita.
Jospin invece, ebe è un deciso
sostenitore dello stato sociale, si è
trovato subito in rotta di collisione
con i monetaristi. D’altronde non
bisogna dimenticare che il trattato
di Maastricht è nato sotto l’urgenza
di fronteggiare la globalizzazione
dei mercati e la concorrenza dei
paesi emergenti, ed è proprio questo che ha consentito ai potenti dirigenti delle banche centrali di imporre i famosi parametri, mettendo
in moto un treno che non può più
essere fermato senza effetti dirompenti sulle valute e sulle finanze
dei vari stati. L’Unione monetaria
procede mentre l’unificazione politica segna il passo e la revisione
del trattato, con l’assorbimento
della Unione europea di Difesa, la
definizione di una politica estera
comune e Tallargamento a altri
paesi slittano in avanti.
Resta comunque il fatto che è
stato ampliato l’orizzonte politico
dell’Ue soprattutto sul tema dell’occupazione, che sarà uno dei
problemi chiave del prossimo se
colo. Un problema aperto, perché,
al di là dell’euforia cui può indurre
la piena occupazione indotta dal
liberismo in Usa, oggi nessuno
può negare le incertezze nelle inevitabili future recessioni. D’altra
parte l’esperienza ha dimostrato
che gli interventi pubblici di stimolo dell’economia non risolvono
certo la disoccupazione strutturale
che avanza da vent’anni. Occorrono ricette nuove, cui si potrebbe
più facilmente pervenire cercando
di uscire dalla ubriacatura del
consumismo privato per tornare a
quell’etica della sobrietà che è tipicamente protestante, per valorizzare invece taluni consumi sociali. La battaglia per l’efficienza
nell’apparato pubblico, per contenere l’evasione fiscale e la corruzione, la razionalizzazione del sistema pensionistico possono essere visti con un’ottica diversa partendo dall’etica. Bisogna solo avere il coraggio di farlo.
Progetto di legge in Russia
Fortemente limitato
il pluralismo religioso
Il 18 giugno la Camera
dei deputati del Parlamento russo (la Duma)
ha approvato in seconda
lettura un progetto di
legge che protegge le «religioni tradizionali» della
Russia (soprattutto quella ortodossa, ma anche
quella islamica, buddista
ed ebraica) mentre limita
severamente (divieto di
possesso di beni immobili, di stampare pubblicazioni e di tenere il culto in luoghi pubblici) le
attività delle missioni
straniere e dei gruppi religiosi minoritari, tra
questi i cattolici e i protestanti. Il nuovo progetto
di legge, che abroghereb
be la legislazione liberale
del 1990, deve ora essere
adottato in terza lettura
dalla Duma e trasmesso
al presidente Eltsin per la
firma, a meno che la seconda Camera, il Consiglio della Federazione,
non esprima un improbabile disaccordo. Potrebbero però esserci
delle forti pressioni, soprattutto dall’estero, su
Eltsin affinché ponga il
veto. Mentre i protestanti rilevano la contraddizione totale con la Costituzione, da parte ortodossa si fa rilevare che il
modello pluralista americano non si adatta alla
situazione russa.
Società biblica in Italia
Una nuova traduzione
ecumenica della Bibbia
Entro il 2000 dovrebbe
uscire una nuova versione ecumenica del Vangelo di Giovanni. Il progetto, proposto a tutte le
chiese cristiane italiane
dalla Società biblica in
Italia, vuole essere un
«segno» importante per
la società, un segno di
collaborazione fraterna e
di impegno tra le chiese.
«Non esiste ancora - dice
Valdo Bertalot, segretario generale della Società
biblica in Italia, nonché
direttore per l’Italia della
Società biblica britannica e forestiera - una traduzione biblica ecumenica, che sia “letteraria”,
fatta insieme da tutte le
chiese e soprattutto utilizzabile da tutti. La nostra vuole essere una
proposta per una società
multiconfessionale. Esiste sì la traduzione interconfessionale in lingua
corrente (Tilc) della Bibbia, ma questa versione
è orientata più verso la
lingua di arrivo, cioè
l’italiano comune, mentre la nuova versione ecumenica si differenzierebbe per il tipo di traduzione, più vicino alla
forma del testo greco». Al
progetto hanno già aderito valdesi, metodisti,
battisti, luterani, cattolici, greco-ortodossi ed evangelicali. (nev)
«SAREM(M)0 IMMORTALI?». È stato il
tema della decima edizione del Salone
del libro di Torino. L'affermazione era
espressa in forma dubitativa ma non
del tutto scettica a partire dalla quale
si sono confrontati saggisti, personalità dello spettacolo, dell'informazione
e del mondo delle religioni. (pag. 4)
LE CONFERENZE DISTRETTUALI DELLE
CHIESE VALDESI E METODISTE. Nelle Conferenze annuali dei quattro distretti si è discusso della vita e delle
prospettive delle chiese, dell'ecumenismo, di giovani, dei problemi dell'immigrazione. Tre comunità coreane
(Milano, Piacenza e Carrara) hanno
chiesto di entrare nell'Unione delle
chiese valdesi e metodiste, (pagg. 6-9)
IL «TESTO COMUNE» SUI MATRIMONI
INTERCONFESSIONALI IN ITALIA. Il
documento, firmato il 16 giugno, è
nato da un'esperienza di dialogo tra
interlocutori diretti che non si sono
mostrati né indulgenti né accomodanti. Ora bisognerà applicarlo, (pag. 10)
NOTIZIARIO FDEI. Il bollettino della Federazione donne evangeliche in Italia
riporta notizie e riflessioni del mondo
delle donne. (fascicolo interno)
2
PAG. 2 RIFORMA
All’As
Della Pai
venerdì 27 GIUGNO
«Presso la croce di
Gesù stavano sua
madre e la sorella
di sua madre,
Maria di Cleopa,
e Maria
Maddalena. Gesù
dunque, vedendo
sua madre e
presso di lei il
discepolo che egli
amava, disse
a sua madre:
“Donna, ecco tuo
figlio!”. Poi disse
al discepolo: “Ecco
tua madre!” E da
quel momento, il
discepolo la prese
in casa sua»
(Giovanni 19, 25-28)
«Ai quali anche,
dopo che ebbe
sofferto, si
presentò vivente
con molte prove,
facendosi vedere
da loro per
quaranta giorni,
parlando delle
cose relative al
Regno di Dio.
Trovandosi con
essi, ordinò loro di
non allontanarsi
da Gerusalemme,
ma di attendere
l’attuazione della
promessa del
Padre, “la quale”
egli disse, “avete
udita da me.
Perché Giovanni
battezzò sì con
acqua, ma voi
sarete battezzati
in Spirito Santo
fra non molti
giorni”»
«Quando furono
entrati, salirono
nella sala di sopra
dove di consueto si
trattenevano
Pietro e Giovanni,
Giacomo
e Andrea, Eilippo
e Tommaso,
Bartolomeo
e Matteo, Giacomo
d’Alfeo e Simone
lo Zelota, e Giuda
di Giacomo.
Tutti questi
perseveravano
concordi nella
preghiera, con
le donne, e con
Maria, madre
di Gesù e con
i fratelli di lui»
(Atti 1,3-5; 13-14)
ONORA TUA MADRE
Tra Pasqua e Pentecoste si realizza nella vita di Maria una promessa che oltre ad
onorare lei ci aiuta a ripensare i nostri rapporti familiari alla luce del Vangelo
JOHN HOBBINS
Negli usa come in Italia si
festeggia la giornata della
mamma. La festa della mamma
trova le sue origini 90 anni fa,
nel maggio del 1907, con un culto speciale in una chiesa metodista della West Virginia. 11 culto
fu preparato da Anna Jarvis, per
onorare sua madre che era morta due anni prima. Nel 1908 e in
seguito, la Jarvis lanciò la proposta di una giornata in onore
di tutte le madri, e propose la
seconda domenica di maggio
come data. Nel 1912, la chiesa metodista episcopale accolse
la proposta e la ripropose a tutta
la nazione. Col trascorrere del
tempo, la giornata della mamma, la seconda domenica di
maggio, entrò a far parte del calendario in molti paesi.
Non tutti sono contenti di
questa decisione. Alcuni ritengono che mentre celebriamo le
madri per la cura dei propri figli
non possiamo dimenticare che
in alcuni casi i figli sono diventati criminali e carnefici di altri
esseri umani. Che dire della madre di un Hitler o di un Timothy
McVeigh? Dobbiamo celebrare,
0 ignorare, o colpevolizzare le
madri di tali persone?
Sarebbe purtroppo facile di
mostrare che le madri sono responsabili non solo di una
quantità enorme di bene nel
mondo, ma anche di una quantità enorme di male nel mondo.
Madri hanno maleducato i loro
figli. Madri hanno giustificato
anche i comportamenti più vili
dei loro figli. Madri, dopo tutto,
non sono più perfette di qualsiasi altra categoria umana.
Anna Jarvis fissò la giornata
della (sua) mamma per la seconda domenica di mapio perché
sua madre sua morì il 9 maggio.
Ed è una felice coincidenza che
la seconda domenica di maggio
si colloca di frequente tra Pasqua e Pentecoste; è infatti durante questo periodo che qualcosa di particolare avvenne nella
vita di Maria, madre di Gesù. In
questo periodo si realizza nella
vita di Maria una promessa che,
oltre ad onorare lei, aiuta tutti
noi a ripensare i nostri rapporti
familiari alla luce del Vangelo.
Non credo. In realtà Gesù teneva molto a sua madre, ma in un
modo che lei non poteva capire.
In realtà Gesù stava creando
una nuova famiglia: la famiglia
di Dio; e sua madre a cui era
profondamente legato avrebbe
trovato un posto particolare nella nuova famiglia.
mensa di dolci e torte cbe mi sono offerte e che, naturalmente,
non rifiuto!
Il ministero del visitatore
La nuova famiglia di Gesù
Preghiamo
Per le nostre madri, che ci hanno donato vita e amore,
che possiamo mostrare loro stima e amore.
Preghiamo il Signore.
Per le madri che hanno perso un figlio,
che la loro fede possa dare speranza.
Preghiamo il Signore.
Per le donne che, benché non fossimo i loro figli,
come madri hanno preso cura di noi.
Preghiamo il Signore.
Perle madri che non sono state all’altezza della loro
vocazione, che non hanno risposto ai loro figli,
e non hanno sostenuto le loro famiglie.
Preghiamo il Signore.
Dio d’amore, come una madre dà vita
e nutrimento ai suoi figli, tu vegli sulla tua chiesa.
Benedici queste donne,
che possano essere rafforzate come madri.
Fa sì che l’esempio della loro fede risplenda.
Concedi a noi, i loro figli e figlie,
che le onoriamo sempre con spirito di affetto e stima.
Per Cristo nostro Signore. Amen.
(dal Book of Blessings, leggermente ritoccato)
La promessa fatta a Maria
La promessa a cui mi riferisco è quella fatta a Maria da
Gesù sulla croce nella drammaticità e nel lutto del Venerdì
Santo. I rapporti tra madre e figlio o figlia sono di frequente
resi complicati da incomprensioni e difficoltà di comunicazione. E il rapporto tra Gesù e
sua madre non fu affatto esente
da queste difficoltà.
Maria non riuscì a capire suo
figlio. Suo figlio, dopo tutto, non
metteva la famiglia al di sopra
di ogni altra cosa. Al contrario,
Gesù aveva cominciato a creare
una nuova famiglia la cui appartenenza non era determinata da legami di sangue. Possiamo immaginare che dal momento in cui Gesù iniziò il suo
ministero itinerante. Maria sperimentò la perdita di suo figlio,
e la perdita fu risentita da tutta
la famiglia di Gesù. In una occasione, la famiglia tentò di riavvicinarlo, ma Gesù la respinse. E
guardando coloro che lo attorniavano, disse; «Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi fa la volontà di Dio, è mio fratello e sorella e madre».
Gesù aveva lasciato casa e fratelli e sorelle e madre per la causa del Vangelo. Dobbiamo pensare quindi che a Gesù non importasse nulla di sua madre?
PER questo Gesù mentre moriva sulla croce affida sua
madre a un membro della sua
nuova famiglia. Maria è affidata
al discepolo che Gesù amava al
di sopra di tutti gli altri. Gesù
voleva molto bene a sua madre
e proprio per questo rinunciò
alla possibilità di prendersi cura
di lei direttamente. Gesù donava
la sua vita alla umanità intorno
a lui e da questa umanità era nata una nuova famiglia che era in
grado di prendersi cura di sua
madre, e delle tante altre che come lei, prive di un sostegno familiare adeguato, avrebbero potuto trovare nella nuova famiglia
di Dio la cura e l’amore di cui
avevano bisogno.
Il mio compito primario nella
chiesa in cui faccio il pastore, è
di visitare coloro che sono malati, isolati o chiusi in se stessi, per
frequentare la comunità. Sono
come un ambasciatore della comunità chiamata a prendersi cura dei membri della famiglia ecclesiale che non sempre hanno
un'altra famiglia su cui contare.
Naturalmente rappresentanti di
altre istituzioni intervengono in
aiuto, ma questi ultimi non possono pregare insieme ai loro
clienti, cantare un inno, condividere la santa cena, o parlare di
amici e familiari che comunque
non conoscono. Qualche volta,
visito persone nelle case di cura
o riposo che si ritengono fortunati se vedono i loro figli o nipoti
due volte l’anno. I figli non hanno tempo, sono intenti a lavorare e guadagnare e perseguire la
propria felicità.
A volte mi sento come il discepolo a cui Gesù disse: «Ecco tua
madre!». La comunità mi affida
il compito di aver cura di molti
che cerco di amare, almeno nei
miei momenti migliori, come un
figlio ama sua madre. E spesso
sono anche trattato come un figlio! Devo stare attento a quanto
mangio, data la quantità im
IL ministero del visitatore è un
rapporto uno ad uno. Ciò che
Gesù fa dalla croce è di affidare
una persona alla cura di un’altra
persona. Le due persone non
hanno legami di sangue, ma si
ameranno a vicenda in modo
profondo, a volte anche più
profondo di quanto avviene tra
coloro che sono familiari di sangue. «Ecco tuo figlio», disse Gesù
a sua madre. «Ecco tua madre»,
disse al suo più intimo amico e
discepolo. Avendo fatto questo,
dice il testo, Gesù sapeva che
tutto era compiuto. Ora poteva
abbandonarsi. Chinò la testa e
spirò. Se -tu, nella tua vita, hai il
privilegio di far parte di un rapporto uno ad uno come questo,
avrai assaggiato davvero il regno
di Dio e la nuova vita di famiglia
che prende vita in Gesù Cristo.
Dalla croce, prima di lasciare
questo mondo, Gesù fece una
promessa a sua madre. Da allora
in poi Maria avrebbe donato e
ricevuto cura e amore nel contesto di una nuova famiglia; la famiglia di coloro che Gesù aveva
chiamato a seguire le sue orme e
a itinerare con lui.
Ritroviamo questa nuova famiglia insieme dopo la morte di
Gesù nelle settimane prima della Pentecoste mentre pregano e
rompono insieme il loro pane
comune: non solo i discepoli
che Gesù aveva chiamato ne facevano parte, ma anche un crescente numero di donne; anche
Maria, la madre di Gesù e i suoi
fratelli sono menzionati.
Ritroviamo questa nuova famiglia dopo aver ricevuto il dono dello Spirito Santo, pronta ad
andare in tutto il mondo a creare nuovi discepoli. E così la nuova famiglia cominciò ad allargarsi ogni giorno di più.
«Onora tua madre...». Oltre ad
onorare tua madre naturale,
onora anche una madre nella
fede. Sii il figlio o la figlia di una
persona che forse non ha figli
effettivi propri. E tu, madre, abbi cura di un figlio o una figlia
che non è tuo o tua se non nello
Spirito. Così verrà una giornata
della mamma secondo la verità
del Vangelo.
Note
omiletiche
1 capitoli 18 e ig
Vangelo di Giovanni (
tuiscono un racconto b
logico e narrativo d,
«ora» rivelatrice di
Come nei Vangeli sino^
anche in Giovanni
''enj
Noi
cu
----------
in cui il Vangelo di Gion
ni fu scritto (tra il 75,
no descritti il tradirne
l'arresto, il processo, i
cifissione e la sepoltura
Gestì, ma con sottolineai — n/
re innovative. Nel peri,)[ K
manís
100 d. C.), già circoli,
nelle comunità cristii, ^
una ricca tradizione naj
tiva sugli avvenimenti i( città ir
la passione. La tradizio,. comu:
si nutriva di ricordi ets tedesc
monianze ma anche d, e relig
flessioni teologiche espi ei,pro
se in forma narrativa.
In realtà, «la passici silvani
non calza come descrii panza
ne del racconto di Giovi mata
ni. La sofferenza di G( ^oltc
non è enfatizzata nel Vi
gelo. «La venuta deli') ^ ^
decisiva» sarebbe unù Assoc
delle/
più adatto per il raccoj
pezzo forte del raccoi
un capolavoro teologi^ anni, s
il processo davanti aPJ mo co
(18, 28; 19,16a). Peri didiffi
vanni, è il mondo, noni re in E
sù, che è sotto processo, Asci
Il linguaggio relazioi prime
padre/figlio è usato di assum
sámente per parlarci possil
rapporto tra Dio e Gt
nonché tra Dio e coir 1 ‘
che credono in Gesù,!
condo la teologa artieri P°^ ,
na Gali O'Day, Giovo
non usa i termini padn *a'6nti
glio per rafforzare lai appnr
tura patriarcale, mapj ha, S
chiamare l'attenzionei Germ
l'amore caratterizzato nia e
un'intimità familiarei cattol
lega reciprocamenteQ soprai
Gesù, e i discepoli el ceziot
per mezzo di Gesù.È pjjp j
quest'intimità e c|i«idella
amore mancano,
una vita fondata in D¡*Qjjies(
Per Giovanni il coUj^^
demento deH'amorei .
crocifissione di
spiegano a vicenda. Ili ,
tenuto del discepolato!
messa in pratica del
mandamento (13, 34! sociali
Gesù lo mette in prildepre
per primo (10 11-14, _
18; 15, 12-15). In chei'*^«
do? Rappresentando
mondo l'amore di Dio j
za difesa davanti alla i
lenza umana. Questo»
re poi, che Dio è, riescj
attirare verso di sé uni Iv J
munità di donne e uo»
Anche il raccontoi______
affidamento di sua mi
al suo discepolo più inf
al suo aiscepoio piu j,
intende affermare il Pii P
re dell'amore vicende»
un potere in grado di'
sformare i rapportiti! ons
persone nel mondo, ù^niesi
st'amore non è princi|ecum
mente un sentimenttEclof
tantomeno qualcosa Mi ass
può delegare ad alWistiti e
mezzo della politicaiCasa
concretamente, il doKmese
sé ad un altro. .cinqu
La storia dell'esegesi so,
passo in epoca modeitp^g^g
la storia della sua
sionalizzazione sia ^’¡niene
te protestante sia da
cattolica romana.
la cosa più importante
,e la propria
turale. Per il testo bii^™m
invece, la cosa impoi^ '
è la messa in atto ddsulle ;
mandamento di Gesù ù, a q
tri di i
giore,
,frire a
approfondi'p^^t
- C. K. Barrett, 7^® M
spel According to St t:o.
Westminster, 1978.
- George R. Bej<^ano
Murray, John, Wordidi tra
co, 1987. Prem
- Raymond Bro^Masto
ends and D/sc/ptei "no tra
the Cross, in The D« ’ Ne;
the Messiah, DouWTredd
New York, 1994. sopra
- M. A, Chevalh®|Est ei
Fondation de
le quatrième mate]
Études théologiqu®
ligieuses, 1983. -agenti
-GaiIR. O'Day, Serm
spel of John, meon
Interpreter's BiblS'
don, Nashville, IB’-’'
Per
3
[
'ffNERPÌ 27 GIUGNO 1997
CUMENE
PAG. 3 RIFORMA
Incontro annuale delle donne delle Associazioni ecumeniche in Europa
Come costruire ponti tra donne in Europa?
¡\jon è stato facile trovare un punto dlncontro tra donne provenienti da differenti
culture e confessioni ma anche da differenti concezioni del soggetto femminile
itiche
18 e 15
Giovanni co*
racconto t,
rrativod,
trice di Gei
rigeli sinott
Jvanni vei,,
il traditneiii
rocesso, Ijj
a sepolture,
1 sottolineji « RASOV (leggi Brasciòv),
2- Nel perin tj la seconda città della Ro'^1°'^1,mania dopo la capitale per
' ‘ importanza economica, abi
AMTONELLA visiwtin
(tra
già c
ruta cristij
’’.'“'*1. mia per secoli da una maggioranza di tedeschi, una
lenimenti I città in cui convivono diverse
La tradizi! comunità etniche (romeni,
ricordi età tedeschi, ungheresi, zingari)
la anche dii e religiose (ortodossi, cattolilogicheesp» ci, protestanti),
larrativa. jn questa città della Tran«la passio) siivania nella Casa della speame descrij j^iza presso la Chiesa rifornto di Giovi j^ma, dal 9 al 15 giugno si è
ronza di Gi rincontro annuale
muta dpi? della rete delle donne delle
•ebbe un ii Associazioni ecumeniche e
jer il rate deUe Accademie in Europa, a
e del racco« cui Agape aderisce da molti
ro teologie« anni, sul tema «Come possialavanti aPili mo costruire ponti fra donne
16a). Peri di differenti religioni e cultulondo, nomi re in Europa?»,
to processo Ascoltarsi, dunque, era il
gio relazio« primo obiettivo, salvo non
è usato di! assumere che l’ascolto è reso
er parlarci possibile q più agevole dalla
^ dichiarazione del desiderio
che lo sostiene, la natura dei
olooa amrt ®
Day Giovi P®*' donne prove
>rmini pad« nienti da differenti culture e
'forzare lai appartenenze religiose (Itacale, maps lia, Scandinavia, Olanda,
attenzione! Germania, Svizzera, Romaatterizzato nia e Bulgaria, protestanti,
familiare! cattoliche e ortodosse), ma
)camenteDi soprattutto da differenti conliscepoliel cezioni del soggetto femmidi Gesù.l» uiie e conseguentemente
nità e pili della politica e della libertà
CC3U0, ™femminile. In particolare, le
idata in Dm Qj^jgse in Romania conosco“ questi ultimi anni un
® periodo di ripresa e talvolta
Dio e coll
o in Gesàl
di ricostruzione dell’attività
Contribuisce a favorire la comprensione fra le chiese
Festeggiati i cinquantanni di Casa Locamo
ALDO COMBA
ne di GesI
vicenda. 11. . . ,.
discepolato! dopo gli anni di governo co
iratica del Luunista nei quali sono state
to (13,34-1 socialmente e materialmente
ette in pridepresse ed emarginate né
(10. 11-14,
15). In cheli'- ': '
esentando
fiore di Dio|
lavanti alla'
la. QuestoJ
Dio è, riesci
so di sé uni
lonne e uon
racconto 1
;o di sua m
ipoio più ini—, .... . .
fermare il M ^ ultimi mesi vi so
ire vicende«-*- «tuti alcuni cinquantein grado di '^^’d di istituzioni connesse al
rappòrti tiConsiglio ecumenico delle
il mondo. O^hiese (Cec). Prima l’Istituto
lon è prindiecumenlco di Bossey, poi
sentimentiEclof (il Servizio ecumenico
I qualcosa Mi assistenza mediante preare ad altriistiti agevolati), e adesso la
Ila politica'Casa Locamo. Fra qualche
ente, il dor<mese, nel 1998, sarà poi il
tro. .cinquantenario del Cec stesdell'esege so, celebrerà durante
3oca mo .l’Assemblea di Harare (Zim^ ^ constata così co
l'ntTsia da 1»"^® nicsi e anni suc
jmana alla fine della seconda
importante®^^.'^^^ mondiale siano state
ria identitl®'^43tc numerose iniziative
il testo bil^^'-òmeniche di vasto respiro,
cosa impotj Casa Locamo, situata
I in atto wsulle alture di Locarno-Monnto di Gesù-ti, a qualche centinaio di metri di altitudine sul Lago Maggiore, è stata istituita per oftrire agli «operai» delle chiese
irofonfll P^®Ì°” ® non pastori) del
soggiorni di riposo e al temBarrett, ft®P? stesso di contatto ecumeding to Sfimico. Alla fine della guerra
;er, 1978. orano molti coloro che avege R. Bejivano bisogno di un periodo
ohn, Word-ui tranquillità prima di riprendere il lavoro. Parecchi
ond BroW pastori e laici italiani ne han' Disdple^^o tratto beneficio.
,^hiet 3tini della guerra
lah. Do Tredda l’attenzione si è rivolta
' nlle chiese dell’
' 5 europeo, il cui personale
o spesso in condizioni
molto difficili. Solo
iQRì^ tiumero ristretto di diri
ì O'DaV. ecclesiastici riceveva i
in rhiP®™essi per partecipare agli
?r's Bible, Aitneontri ecumenici, ma la Calville, 1995
La Casa della speranza presso il Centro cristiano riformato di Brasov
dello stato sociale e dei servizi. Una fase delicata per le
hanno potuto nutrirsi del
confronto con le chiese in
Occidente a causa della chiusura dei confini.
E così il lavoro delle donne, illustrato dalla presidente
del Forum ecumenico delle
donne cristiane in Romania,
la pastora riformata Noemi
Sods, in un contesto economico liberista con alta disoccupazione e abbattimento
donne a cui lo stato socialista
paternalisticamente aveva
garantito la parità, immediatamente revocata nell’economia di mercato, praticamente senza resistenze, un monito per quante colgono i frutti
conquistati considerandoli
stabilmente affrancati dal patriarcato, e ritenendo compi
sa Locamo consentiva, a persone che altrimenti non sarebbero mai state autorizzate
a traversare la «cortina di ferro», di godere di un periodo
di riposo e di contatto con altre realtà ecclesiastiche.
I problemi economici sono
stati notevoli. A chi veniva
dall’Europa orientale occorreva assicurare il soggiorno,
ma anche pagare il viaggio
e dare un po’ di «argent de
poche» poiché era loro impedito di esportare moneta.
Oggi le condizioni, da questo
punto di vista, sono leggermente migliorate.
È stata un’opera di fraternità, modesta ma significativa. Più d’una volta si è stati
sul punto di chiudere, ma
l’impegno del Cec e dell’aiuto interecclesiastico svizzero
(Heks-Eper) hanno permesso di continuare. Oggi i fondi
sono assicurati fino al 2002,
Casa Locamo
poi... si vedrà. La situazione
in questi ultimi anni è molto
cambiata e la Casa Locamo
tende a sottolineare maggiormente l’aspetto di incontro interconfessionale ed
ecumenico più che soltanto
l’aspetto di riposo e di ricupero delle forze.
La Casa Locamo è sostenuta non solo dalle due organizzazioni menzionate, ma anche da un’associazione di
amici che conta dei soci collettivi (uno dei quali è la Tavola valdese) e individuali.
L’Assemblea annuale dell’Associazione, tenutasi a fine
maggio, è stata un’occasione
festiva per celebrare il cinquantenario della Casa.
Col tempo è diminuita la
presenza di pastori e laici
delle chiese dell’Europa occidentale. La maggioranza di
questi è in grado di pagarsi
delle vacanze di sua scelta e
non sempre gradisce affrontare il leggero sforzo necessario per tentare di comunicare
e fraternizzare con credenti
di altra lingua e di altra cultura. È però uno sforzo che vale
la pena. Il più delle volte se
ne esce non solo rimessi in
salute, ma culturalmente e
spiritualmente arricchiti.
Nel quadro di una possibile
e probabile unificazione europea è importante che i credenti (non solo i dirigenti, ma
la chiesa tutta) abbiano dei
contatti reciproci che possano favorire la comprensione
e la collaborazione fra le
chiese a livello di base. La Casa Locamo vi contribuisce in
modo significativo.
to di qualcun altro/a la loro
difesa e la loro crescita.
La visita alla comunità
riformata del villaggio rurale
Racos (leggi Racòsc) anche
sotto questo aspetto è stata
molto interessante, un paese
abitato poveramente da ungheresi romeni a maggioranza riformati e poi unitaristi,
ortodossi e cattolici. Un’accoglienza commovente attraverso l’offerta di dolci all’arrivo, di danze locali a cura di
un gruppo di bambini/e in
costume, la visita di alcune
delle loro abitazioni, accompagnate dalle donne e infine la condivisione della cena
nei locali della scuola, espressioni di una cultura
contadina sulla quale il tempo e i regimi politici sembrano non essere passati.
Lo s'viluppo del tema è stato affidato a due introduzioni
bibliche sulla giustizia e sulla
libertà delle donne a partire
dalle storie di Ruth e di Àbramo in Egitto (Genesi 12,
lOss), condotte da Gundula
Bomm (ex Ddr) e da Maria
Eszenyeinè Szèles, professoressa di Antico Testamento
alla Facoltà teologica riformata di Oradea, la prima e
unica donna ad assumere la
docenza in questa facoltà.
Una donna ormai in pensione di grande autorità e circondata da grande rispetto.
Come spesso accade, incontri come questi si chiudono con tanti propositi rispetto al lavoro comune e all’attività nel proprio centro, e nel
proprio paese. Molte di noi
avevano partecipato al Sinodo delle donne lo scorso anno e saranno a Graz all’Assemblea ecumenica. Il prossimo appuntamento è fra un
anno in Svezia.
Pagina vaidense
I valdesi
del Sud America
La Chiesa valdese, come è
noto, è presente da oltre un
secolo in Argentina e Uruguay e pubblica dal 1919 un
periodico «Pagina vaidense»
dal quale è possibile attingere interessanti notizie. Dal
numero di maggio di quest’
anno apprendiamo che la
Mesa vaidense, organo esecutivo della Chiesa valdese
del Sud America si è riunita
dal 1° al 3 maggio scorsi e si è
occupata principalmente di
due blocchi di argomenti: da
una parte ha esaminato temi
relativi alla "vita delle comunità, dei presbiteri, all’attività delle commissioni, alle
relazioni ecumeniche e dall’altra si è dedicata alTaudizione di commissioni e delegazioni varie. Dai lavori della
Mesa risaltano le ottime relazioni con il ramo europeo
della chiesa e con le altre
realtà evangeliche sudamericane, in particolare con le
chiese riformate.
Fra le altre notizie che si
possono leggere sulla «Pagina vaidense», troviamo che
un candidato e una candidata al ministero stanno facendo il loro anno di prova e che
a Colonia Vaidense, località
storica del valdismo uruguayano, il Centro Emmanuel ha rinnovato i suoi locali
per poter offrire spazi più
ampi e confortevoli a chi
usufruisce dell’ospitalità di
questa struttura: campi di
studio e di formazione, comunità ecclesiali, gruppi e
organizzazioni sociali.
Dal Mondo Cristiano
r: Argentina: boom
della Chiesa metodista
BUENOS AIRES — Il numero dei membri della Chiesa metodista evangelica dell’Argentina è aumentato del 20% negli ultimi quattro anni nella zona di Buenos Aires. Lo riferisce un rapporto presentato dal pastore Emilio Monti all’Assembla regionale. Anche la partecipazione al culto è aumentata del 20% nello stesso periodo. La Chiesa metodista evangelica conta circa
40.000 membri in Argentina e 20.000 a Buenos Aires. Nel suo
rapporto, il pastore Monti sottolinea che il numero dei «nuovi
membri» è raddoppiato in quattro anni. Molti di questi hanno
tra i 35 e i i 45 anni, il che spiega la partecipazione di bambini e
di adolescenti alle attività della chiesa. Interrogato sulle ragioni
di questo sviluppo, il pastore Monti ha risposto: «Questa crescita è legata in modo particolare agli sforzi delle nostre parrocchie per rinnovare i culti, per sviluppare l’evangelizzazione e i
servizi alla comunità». Una volta che una comunità prende coscienza della sua capacità a «evangelizzare fondandosi sulla
partecipazione, i membri diventano testimoni attivi dell’Evangelo e invitano gli altri a unirsi a loro. Molti sono coloro che, dopo aver abbandonato la fede nonostante un’educazione cristiana, tornano oggi nella chiesa. Altri, che appartenevano a chiese
protestanti libere o indipendenti, hanno deciso di abbracciare
la fede metodista. Questo rinnovamento ha rimesso in vigore le
pratiche tradizionali metodiste, quale il digiuno». (spp/eni)
Belgio: reazione dei protestanti dopo la
pubblicazione del rapporto sulle sette
BRUXELLES — La Chiesa protestante unita del Belgio ha
preso conoscenza con interesse delle conclusioni e delle raccomandazioni della Commissione d’inchiesta parlamentare
mirante ad elaborare una politica in vista di lottare contro le
pratiche illegali delle sette. Si augura che la Commissione prosegua il suo lavoro al fine di essere più precisa sui movimenti
la cui attività "viene ritenuta nociva. La Chiesa protestante si dichiara favorevole all’istituzione di un «Osservatorio delle sette», a condizione che esso non limiti le libertà fondamentali
quali la libertà di culto, di associazione e di coscienza. La Chiesa protestante si meraviglia di trovare nell’elenco delle «sette»,
pubblicato da vari giornali, diverse organizzazioni appartenenti al vasto mondo protestante evangelico e che non possono essere chiamate sette. Essa si dichiara comunque pronta a
collaborare con la Commissione d’inchiesta, per la necessità di
informare e di educare l’opinione pubblica. (spp/com)
Pax Christi: eletto l'esecutivo nazionale
FIRENZE — Il 24 maggio si è riunito a Firenze il Consiglio
nazionale di Pax Christi, che ha provveduto all’elezione
dell’esecutivo nazionale. Il Consiglio per i prossimi quattro
anni risulta essere così formato: mons. Diego Bona, presidente nazionale, don Tonio DelTOlio, coordinatore nazionale,
Gianni Novello, vicepresidente e Lucia Foglino, tesoriere. È
stata riconfermata la scelta prioritaria della nonviolenza come
opzione preferenziale che Pax Christi individua per questo
passaggio di fine millennio, passaggio ancora fortemente
marcato a livello internazionale da numerosi conflitti armati,
crescenti squilibri economici, diffuse privazioni dei fondamentali diritti umani. Pax Christi, affermando che la nonviolenza è il cuore stesso del Vangelo, ribadisce di essere contro
ogni forma di violenza, sia quella delle armi, anche quando
queste sono rudimentali o giocattolo; sia quella delle parole
che avvelenano i rapporti tra le persone, esasperano le differenza, coagulano la supremazia dei forti e degli egoisti.
Giappone: confermata la separazione
della religione e dello stato
TOKYO — La Corte suprema ha dichiarato incostituzionale
l’uso del denaro dei contribuenti per doni a favore di templi
shintoisti. Il giudizio riguardava il famoso tempio di Yusukuni,
a Tokyo, dedicato ai morti dell’ultima guerra e dove vengono
venerati, alla maniera di divinità shintoiste, le spoglie di molti
militari di alto rango. Nel 1982, alcuni contribuenti avevano
fatto causa contro le autorità locali per le loro offerte in denaro al tempio, ma avevano perso il primo processo. La Corte
suprema dichiara nella sua sentenza che la Costituzione «impone la separazione della religione e dello stato a causa degli
abusi che in passato sono risultati dai legami troppo stretti tra
lo stato e lo shintoismo». (spp/Réforme)
4^ Israele: attacco ai Testimoni di Geova
LOD — Il quotidiano israeliano Jerusalem Post riporta recentemente che centinaia di ebrei ultraortodossi, nella città
di Lod, vicino a Tel Aviv, hanno assalito a sassate dei Testimoni di Geova e devastato la loro sala di culto, poi dopo aver
dato fuoco a bibbie e ad altri scritti religiosi hanno ballato nel
locale distrutto. La polizia chiamata sul posto non è intervenuta per fermare l’assalto né ha preso alcun nome dei suoi
autori. Nelle settimane precedenti più volte i culti della comunità erano fortemente disturbati. Il locale di culto dei Testimoni di Geova si trova in un quartiere abitato da ultras
delTortodossia. I Testimoni di Geova (5 milioni in tutto il
mondo) contano in Israele circa 800 membri. (epd)
Israele: ritrovata una città biblica
BET SHEMESH — I giornali di Israele hanno dato recentemente notizia che gli archeologi del paese hanno ritrovato la
città di Zanoà, citata nell’Antico Testamento (Giosuè 15, 34;
Neemia 3, 13). Scritte su frammenti di tavolette d’argilla e altri
reperti del VI secolo a.C., riportati alla luce circa un anno e
mezzo fa a sud-ovest di Gerusalemme, sono stati decifrati rivelando il nome della città di cui si era persa ogni traccia. Il luogo
del ritrovamento corrisponde esattamente alle indicazioni
contenute nel libro di Giosuè. I frammenti di tavolette erano
stati trovati in una buca da alcuni operai che lavoravano alla
costruzione di una strada, nei pressi dell’attuale città di Bet
Shemesh. Fra i testi ricostruiti vi sono anche dichiarazioni relative alla proprietà di alcuni vigneti della zona. Sono stati trovati anche i cocci di una ventina di anfore per il vino. (epd)
4
PAG. 4
RIFORMA
Cultura
VENERDÌ 27 GIUGNO
IL SALONE DEGLI IMMORTALI?
Un gioco di parole basato sulla «quasi analogia» tra futuro e condizionale presente ha
svolto la funzione di linea guida tematica per
il decimo Salone del libro, che si è svolto a Torino dal 22 al 27 maggio. «Sarem(m)o immortali?» era l’affermazione, ovviamente
espressa in forma dubitativa ma non del tutto
scettica a partire dalla quale si sono confrontati saggisti, uomini di spettacolo e dell'informazione, anche personalità religiose.
Le iniziative culturali, essenzialmente dibattiti, organizzati da Beniamino Placido
hanno come già nelle passate edizioni evidenziato uno spettro molto ampio di approcci al tema, dal confronto con le religioni ai
miti, dal rapporto fra anima e corpo ai ripensamenti sulla propria esistenza, come ha
fatto Norberto Bobbio. D’altra parte la funzione del libro non è proprio quella di rendere imperitura la parola e le idee?
Bobbio: labirinto, condizione propria del laico
FEDERICA TOURN
Un volume per ogni esigenza
(foto P. Romeo)
Diverse esigenze
soddisfazione per tutti?
ALBERTO COREANI
SOLO i maniaci delle statistiche potrebbero disquisire sul segnale che verrebbe
da un calo delle presenze al
Salone del libro ’97, quello
che porta il numero dieci: a
livelli che si aggirano intorno
alle 200.000 unità tutto è possibile e il dato non è più significativo. Ciò che è significativo, se si vuole, è l’aumento degli editori presenti, oppure l’accoglienza di una nazione ospite (in questo caso
la Francia) con una selezione
della sua editoria.
Ma soprattutto ciò che è significativo è il radicalizzarsi
di una tendenza, forse inevitabile, forse comune a tutte le
iniziative di questo tipo: il
fatto, cioè, che a una «fiera»
di questa portata e di queste
dimensioni visitatori diversi
partecipino con diverse strategie e diversi scopi. Fatti salvi i «professionali», siano essi
stampa, editori, librai o insegnanti con le scolaresche, gli
altri visitatori sono ormai inquadrabili in categorie abbastanza ben definite: c’è la
schiera del visitatore che cerca una panoramica più o meno attenta a tutto campo,
senza specializzazioni, e questo è un tipo di visitatore; e
c’è, all’estremo opposto, il visitatore iper-specializzato,
che sa in anticipo dove andare a mettere il naso, a sbirciare, a visionare il testo che può
interessargli, tanto più se il
suo obiettivo si colloca fra
editori piccoli e settoriali.
Quest’ultima categoria sconta l’impossibilità per le librerie di tenere presso di sé un
adeguato numero di testi di
catalogo, sommerse come
sono dal getto continuo delle
novità: sicché (quasi) qualunque libro può essere ordinato in tempi brevi, ma non
può essere preventivamente
sfogliato: alle volte si deve
comprare a scatola chiusa. 11
Salone permette di andare un
po’ indietro con gli anni e
avere sott’occhio buona parte della produzione, non solo
recente, di molti editori.
Ora ognuna delle categorìe
di visitatori di cui sopra ha
buoni motivi per ritenersi
soddisfatto del Salone e vi ritorna con piacere di anno in
anno; lo stesso dovrebbe avvenire per gli insegnanti. Ciò
che dovrebbe preoccupare,
non solo gli organizzatori ina
tutti gli operatori sociali, della scuola, dell’informazione,
ecc., è piuttosto la scarsa o
nulla comunicazione fra
queste categorie. Non è colpa del Salone o di come lo si
organizza; è un dato sociale,
che esprime una tendenza a
rinchiudersi in ghetti più o
meno confortevoli, nicchie
di mercato o di posizione sociale che attengono al modo
di vivere e di (non) rapportarsi agli altri.
La tendenza naturalmente
si esaspera se andiamo a
considerare le iniziative culturali e i dibattiti, dal tema
troppo ampio, che quest’anno era l’immortalità, quando
per sua natura proprio il dibattito-passerella è incarnazione dell’effimero. Per fortuna il libro è incarnazione
dell’antidoto aH’effimero; la
parola che resta. 11 Salone,
per chi vi ha fatto una buona
spesa a maggio, dura tutto
l’anno, in poltrona o nello
studio di casa.
T A mia vita non ha avu"JLito eventi straordinari.
Pieno di dubbi e rimorsi come sono, non ripenso volentieri al passato; quando un ricordo si ripresenta alla memoria è sempre qualcosa di
spiacevole». Incomincia così
Norberto Bobbio la presentazione del suo ultimo libro.
Autobiografia, edito da Laterza. E continua, dicendo come
è solito fare da un po’ di tempo a chi lo intervista sulla suà
vita e sul suo lavoro; «Contano più gli affetti dei concetti».
E nonostante questo, Bobbio a 88 anni ha scritto questo libro in cui racconta proprio la sua vita, i suoi studi, i
suoi anni, per celebrare un
secolo «definito breve ma che
dal mio punto di vista è stato
lunghissimo», e lo ha presen
tato al pubblico del Salone
del Libro in un incontro dal
titolo «Il mio Novecento»,
una sorta di colloquio-intervista a due voci con Luciano
Violante su alcuni grandi temi del secolo.
«Bobbio è un maestro suo
malgrado - ha esordito Luciano Violante - conosce i
valori della laicità, lucidità,
razionalità; ve lo immaginate
Bobbio a Milano o a Roma?
No, è un uomo torinese, con
la curiosità per il presente e
la pazienza di chi sa ascoltare». E soprattutto ha la certezza del dubbio. Bobbio annuisce: «È la mia concezione
della storia. Sono una persona che non ha certezze e si
muove in un labirinto: da
qualche parte presuppongo
che ci sia una via d’uscita ma
non so dove. Ecco, la vita è
un continuo tentativo di u
Fra gli stand
(foto P. Romeo)
Primo Levi: un uomo non pacificato
sempre interrogato dal dubbio
«Sono uno scrittore in
quanto chimico», diceva Primo Levi. Il suo essere uno
scienziato-scrittore gli forniva quel di più di terminologia
che arricchiva il vocabolario
dei suoi libri. Gli piaceva analizzare i comportamenti
umani in condizioni estreme,
paragonava alcuni aspetti
dell’animo umano ai complessi istinti degli animali.
Aveva una fantasia fertile, ricca, aperta alle contraddizioni: i suoi racconti sono centrati sull’ambiguo, sul capovolto, sul mondo alla rovescia; era però scrittore sobrio
ed equilibrato, preciso e conciso nello stile che gli vietava
le generalizzazioni.
A dieci anni dalla sua
scomparsa, il Salone del Libro ha così voluto dedicare
un giorno intero all’opera di
Levi in Italia e nel mondo con
un convegno dal titolo «I semi e i frutti. L’opera di Primo
Levi in Italia, Israele, Germania e Stati Uniti». Naturalmente Primo Levi si era convinto a scrivere, subito dopo
la fine della guerra e il suo ritorno da Auschwitz, per dovere di testimonianza, ma
non per questo non era uno
vero scrittore; «Pensate a
quanta fantasia letteraria ci
vuole per dire Findiciblle;
Auschwitz!», ha sottolineato
giustamente Ernesto Ferrerò,
che all’Einaudi ha forse più
di altri contribuito alla pubblicazione dell’opera omnia
di Levi. E aggiunge Pier Vincenzo Mengaldo, ordinario di
Storia della lingua italiana
all’Università di Padova; «Levi ci insegna che le esperienze più tragiche e più caotiche
possono essere raccontate
senza appesantirle, e raccontate in italiano, lingua che, ci
rendiamo conto, già solo per
questo esiste».
Eppure, quando nel 1947
esce Se questo è un uomo,
trova udienza solo in ambiente ebraico e di sinistra, e
solo in Piemonte; La Stampa
10 paragona a II sentiero dei
nidi di ragno di Calvino che,
incuriosito, lo legge e nella
sua recensione su L’Unità è
11 primo a parlare di «potenza narrativa». Il fuoco dell’attenzione rimaneva però solo
sull’oggetto lager piuttosto
che sul modo letterario in
cui veniva trasmesso. Nel
1963 esce La tregua ed è finalmente chiaro a tutti che
si tratta di uno scrittore. Usa
il presente storico per rendere più vicino al lettore quel
che racconta, ma anche perché Auschwitz è adesso e
dappertutto: «Primo Levi ci
spiega il funzionamento di
una macchina che può sempre rimettersi in moto perché fa parte dell’uomo - ha
detto Furio Colombo, giornalista e parlamentare - lo
scrittore ci dà solo una via
d’uscita: essere vittime o
complici; e se questo è vero,
non si può che constatare
che i giusti sono pochissimi».
Vista la portata dell’opera e
della testimonianza di Primo
Levi, sembra invece quanto
meno pedante l’intervento di
Ruggero Pierantoni, biofisico
venuto dalla Pennsylvania a
evidenziare le imprecisioni
nelle date in Se questo è un
uomo e i lapsus cartografici
della Tregua.
Se questo è un uomo ha venduto 25.000 copie negli ultimi
20 anni in Germania, mentre
le vendite degli altri titoli, diffusi dopo la morte dello scrittore, sono state piuttosto deludenti. In Israele La tregua è
stato pubblicato nel 1977, e Se
questo è un uomo frifiutato
nel 1968) soltanto due mesi
dopo la morte di Primo Levi.
Adesso però è un testo base;
gli studenti israeliani quando
a 17 anni vanno ad Auschwitz
leggono ad alta voce brani del
libro in ebraico.
Primo Levi resta l’uomo
non pacificato, basta leggere /
sommersi e i salvati, in inesausta lotta con il dubbio;
non c’è catarsi per Auschwitz.
«11 suo pensiero è rotante conclude Stefano Levi della
Torre, architetto e studioso di
cultura ebraica - l’orrore non
scompare e in ogni cosa buona c’è un risvolto negativo».
Anche nella pace della casa
ritrovata, presto risuonerà «il
comando dell’alba in Auschwitz, una parola straniera,
temuta e attesa: alzarsi,
“Wstawac”». (f.t.)
scire dal labirinto. Se poi ci si
riesca non lo so». D’altronde,
aggiunge Bobbio, il labirinto
è la condizione del laico, che
non ha una fede comandata
e si trova sempre spaurito di
fronte al mistero che lo circonda. Violante ribatte in veste di politico; «Il dubbio
permanente però non è utile
alla politica, che è il regno
delle scelte. Io immagino il
partito politico come un Teseo che dal famoso labirinto
deve portare fuori la società».
Si passa a parlare di progresso; Bobbio riprende quel che
ha scritto nelle ultime pagine
del libro e nota come nel ’900
si sia verificata una scissione
tra il progresso scientifico
che è continuato indefinitivamente e il progresso morale che continua a fare difetto:
«Le nostre strade sono macchiate di sangue, vediamo
OMEÙ
Comir
III disti
Mesa me
bambini macilenti che nonché si
hanno mai sorriso e mucchifarso E°ss(
di cadaveri: i diritti deH’uoTgni dome
mo sono ancora un’inven-lgni
zione più sognata che attua.^®i^^ *:
ta» conclude. «Il nostro mo iri comuni
dello di vita è basato sul pro.|futti corea:
gresso scientifico e purtrop. ftore met
po non è esportabile», ag. foung. m I
giunge il presidente della cl ji. che
mera (dimenticandosi pertinente anc
che il nostro cosiddetto mo- tonnazion
dello di vita è così prospero hiendo, la
proprio perché costruito in ®io,dell£
buona parte sullo sfrutta-i In data 2
mento di quei paesi in cui ri-jmetodista
sulta inesportabile). (cialmente i
Ancora: Bobbio raccoman-^ valdese,
da il dialogo, base della de-((i̮ttme i
mocrazia e parola del futuro'^®®®'^!'*^
che implica il rispetto dell'al-bncleo di (
tro, e conclude: «Ho semprefcmata, c
cercato di esserer in pace cotfsscnza c
gli altri perché sono sempreid marmo
stato troppo in guerra conjtsnto e del
me stesso». per corsi di
4i riuniva
Buddismo, nuova pratica
religiosa nell'Europa
ELIA PIOVANO
T E forze. Tuna vincolata
«Li,.............
, all’altra,! le cause, che
le generano, e come poi svaniscono nel nulla.! questo insegna il Buddha, il grande asceta». Con una lettura inizia
l’incontro intitolato «La via
occidentale del Buddha».
Una nuova pratica religiosa
nella vecchia Europa, a cura
delTeditrice torinese Edt.
Un inizio suggestivo come
suggestivo è il tema che viene
sviluppato da sei relatori fra
cui il pastore Giorgio Bouchard. È bene chiarire, afferma il professor Mario Pinatelli, che non esiste un solo buddismo ma più buddismi come non esiste un solo cristianesimo. Siamo noi occidentali che tendiamo a rinchiudere
in un solo nome un insieme
di esperienze anche molto diverse fra loro. Il buddismo
nasce e si sviluppa in India,
Buddha nasce attorno all’anno 560 a.C. e dà vita ad una
religione che conserva i tratti
tipici della cultura indiana sia
nel pensiero che nella prassi.
Distanze geografiche e
culturali rilevanti separano i
due «mondi», occidentale e
orientale. È possibile quindi
essere buddisti anche nella
vecchia Europa? Secondo
Emanuela Dosan, monaca
buddista, l’insegnamento e
l’esperienza buddista hanno
un valore universale. L’incontro con altre culture non
ha minimamente intaccato il
pensiero buddista anzi lo ha
arricchito.
Al monaco buddista di
scuola tibetana Thubten Rinchen è toccato poi il compito
di illustrare alcuni aspetti significativi del buddismo: nella filosofia buddista emerge
l’incessante mutabilità di
tutto Tesistente. Non c’è nulla che sia senza principio o
fine, o che possieda un esistenza sostanziale autonoma. Inalterabili sono soltanto le leggi universali eterne,
lo spazio vuoto e il nirvana.
Ciò che noi designiamo come una personalità, per il
buddismo non è il composto
di un’anima (immortale) con
un corpo che perisce, ma la
risultante delle forme della
materia eterna con la combinazione di atomi eterni.
■case privati
i fedeli ev!
chiesto aUi
coreana di
a pieno tei
arrivato il
.Young, 38 i
Daniele Martino, coordina-logi^del li
tore dell’incontro, ha postoftliàe grazi
un cattolico e a un protestan- D gruppi
te la medesima domanda: coll'Iato, sia
me possiamo incontrare un cu
buddismo? Per comprendeiÌ^riuando
gli altri dobbiamo innanzituíprn^olger
to conoscere noi stessi e
nostra identità, risponde Ei-8?™cont
zo Bianchi, monaco cattolici’'
della comunità di Bose, chf°P® ly®®'
definendo se stesso si avvici-^
na e si confronta con il buddi^™-®^™
smo. Essere monaco è un fe® ®^site
nomeno antropologico, indi™®rutofli
pendente dalla fede di appai'^?®’
tenenza. Oltre al monachesi-™’’^®
mo vi sono altri aspetti cornil- U
ni fra cattolicesimo c buddi-™“®' ® r
smo quali la meditazione, li------
carità cristiana e l’amore pe
gli altri. Dunque è possibili
(
In dat;
del Com
anche in Europa un incontri
fra le due religioni nel rispetti
della propria identità
Noi, ha detto Giorgio Boti- g"
chard, come protestanti calvinisti (nonché barthianL deliberai
abbiamo escluso l’esperienza
monastica dalla nostra prassi. Questo secolo ha conosciuto il «delirio» del logos
della prassi e del materiali
smo storico e la moderni^
ha esaltato troppo il soggettt
razionale; tutto ciò ha riapet
to in Europa la porta a ut
nuovo spiritualismo; porta
che si è aperta anche n®
mondo protestante con i fW;
telli e sorelle pentecostaliNuove forme di religiosi«
non occidentale si affacciai
in Europa, noi dobbiamo ac
costarci con umiltà alle gra®
di religioni, anche quelle chr
sono fuori dalla tradizioni
biblica. L’ecumenismo
dialogo con il buddismo p®®
essere, anche per noi prot®
stanti, un’utile esperienza®
confronto.
La psichiatra Ivana
lazzi ha illustrato il rappo/’“
che intercorre fra psicologi*
buddismo; la cultura ocO’
dentale tende a muovefS
all’interno di uno sche®,
duale; anima e mente, r®''
gione e scienza; il buddisi®
al contrario tende a comp®'
re questa divisione, cerca
ricondurre a il tutto aH'uiii'
Psicologia e buddismo dun
que convivono, sono due w
di cammino che possonosi
re sulla stessa via; una via c®
tenta di aiutare l’individuo
risolvere i suoi problemi
addetto
carico I
dell’Ope
trattandi
®fflininii
all’ente c
Il Con
rammar:
Malsane
che in q
poter co
membro
Con
Dopo
zione p
Pfopont
disegno
rrizzazic
ci. Il ru(
Wica è I
e la quf
mento
'’iene ]
maggio]
Non
spetto a
'hgilia d
ficativi I
vola vai
sto tem
5
27 GIUGNO 1997
Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
La visita a una vivace chiesa etnica
Metodisti coreani a Carrara
la comunità ha chiesto alla Tavola, tramite TOpcemi
di entrare nelTUnione delle chiese valdesi e metodiste
IjONABPO CASORIO
Domenica i° giugno la
11 Commissione esecutiva
distretto ha visitato la
Chiesa metodista coreana
:he nnltiesi riunisce nei locali di
mucchiorso Rosselli 20/1, a Carrara,
deU’uokni domenica alle ore 10 e
l’inveii Igni venerdì alle 20. E una
le attua tomunità che conta 30 memitro e 5 bambini,
sul prò.,tutti coreani, guidati dal paDurtron (tote metodista Choi Sile», as fóung, in Italia da circa 3 anleUaCa ii,che cura contemporanea3si però nente anche un gruppo di
;tto mo- lonnazionali a Livorno usuirospero ìuendo, la domenica pomeruito il i®o, della chiesa valdese,
sfrutta- In data 30 aprile la Chiesa
n cuiri-netodista coreana ha uffipalmente richiesto alla Tavo;coman-Ja valdese, tramite l’Opcemi,
Iella de-Ìii®^^te a far parte dell’oril futuroldinamento valdese. Il primo
3 dell'al-Pcleo di quella comunità a
semprelCarrara, costituitasi con la
,ace coè®®®tiza di artisti lavoratori
sempre'tdel marmo, professionisti del
rra con canto e della musica in Italia
'percorsi di perfezionamento,
li riuniva saltuariamente in
------^case private. Nel maggio 1994
1 fedeli evangelici hanno richiesto alla Chiesa metodista
coreana di Seoul un pastore
a pieno tempo e a Carrara è
arrivato il pastore Choi SiYoung, 38 anni, laurea in teouordina-logiadel 1992, sposato, padre
posto fdi tre graziose bimbe,
otestau- R gruppo si è subito consonda: colldnto, sia nella partecipazioitrare pn n un culto regolare, sia avirendeiiVicinando altri non cristiani,
lanzitutWmvolgendoli nelle varie atessi e liività. Vengono mantenuti rende contatti con altri grupattoliitf ‘ evangelici in Italia e in Eu use chf°P® (Germania, Inghilterra,
.j g^jfFranda, Olanda, Svizzera),
■1 bud#®'^®^rribi di corrispondenyjjfjiZa evisite. Per ora ricevono
jjjd,un aiuto finanziario dalla Coli ricercano l’autosuffi
nachesi™”^® economica. Se accetti comu
tata nell’Unione delle chiese
buddi'^^'^®®* e metodiste in Italia,
done, li-----------------------------------
note pe
lossibili
incontri
rispetti
la Chiesa metodista coreana
si impegna a contribuire alle
spese per i fini deH’Unione, e
accetta il rapporto di reciproco riconoscimento con le
altre chiese evangeliche. Lo
scopo è la diffusione della
Parola di Cristo e l’evangelizzazione principalmente tra i
coreani che vivono intorno a
noi. Le assemblee si convocano ogni mese, e il Consiglio di chiesa è composto da
quattro membri di chiesa
(attualmente tre uomini e
una donna: Lee Ky-Young
Jae, Ryou Sung-Won, Jung
Jong-San e Kim Yun-Sin).
La delegazione della Ced
del III distretto, composta da
Davide Buttitta vicepresidente, Leonardo Casorio segretario e Adam Blaszczyk, ha partecipato al culto in coreano e,
tramite una interprete, la sorella Yeon Koh, ha potuto
scambiare gli auguri, benedizioni e reciproci fraterni saluti con la comunità prima e
con il Consiglio di chiesa poi,
alla presenza del pastore
Choi. In particolare Adam
Blaszczyk si è riferito alla presenza storica del metodismo
in Toscana, alla sua non facile diffusione e ha assicurato
che l’Unione delle chiese vaidesi e metodiste d’Italia offrirà collaborazione e l’aiuto
necessario per la diffusione
di una testimonianza di fede
nell’unico Signore e Salvatore, e in segno di fraterna amicizia ha consegnato alla comunità un vecchio innario
cristiano, datato 1922 e un
opuscolo sulla costituzione
della Chiesa metodista fiorentina.
Da un ingresso che funge
anche da luogo di ritrovo si
accede al locale di culto, sobrio (circa 30 metri quadrati),
dignitoso, con uno stupendo
massiccio pulpito in marmo
striato chiaro di Carrara, con
lunghi tendaggi bianco e
marrone siilo sfondo su cui
spicca una croce in legno,
con dirimpetto un ampio finestrone. Ai lati del pulpito
due grossi fasci di fiori variopinti i cui colori erano prevalentemente intonati alle vesti
portate dai 10 componenti il
possente coro, accompagnato al pianoforte. Non si è parlato solo di regolamenti, di
statuti: anche dell’usanza di
togliersi le scarpe, calzando
pantofole quando si entra
nella casa del Signore. È seguito un abbondante e caratteristico pranzo in casa della
sorella Kim. A questo pranzo
era presente anche Marco Cisoia, candidato al pastorato e
attuale responsabile della comunità metodista italiana di
Carrara.
Convegno giovanile a Ferrara
Maschio e femmina...
Domenica 8 giugno si è tenuto a Ferrara, nei locali della chiesa battista, il primo
convegno giovanile sulle relazioni interpersonali. Il tema
del convegno era «E Dio li
creò maschio e femmina...
Istruzioni per l’uso». All’incontro erano presenti 27 giovani provenienti dalle comu
JÌo Bollanti cai
thianil,
perienza
:ra prasa conofi lOgOSi
ateriali)dernitì
soggetta
a riapet
•ta a ut
o; porti
che nel
on i to'
scostali
igiositi
facciana
amo aC'
Ile granielle die'
diziona
ismo
imo pu“
>1 prote;
■lenza d'
1 Cortei'
appoiK
:ologia‘
ra ocor
uover*
schem*
Ite, rei''
jddisin'
:ompd
cerca
ìli’unii»
no duU'
due tip
nno si»'
a vi3
ividu®
imi
Comunicato Opcemi
In data 18 giugno 1997 Ciulio Malsano, vicepresidente
del Comitato permanente dell’Opcemi, ha rassegnato le
sue dimissioni dall’incarico in quanto il Consiglio Superiore della Magistratura, nella seduta dell’ll giugno 1997, ha
deliberato «di non autorizzare il dott. Ciulio Maisano, magistrato fuori del ruolo organico della magistratura perché
addetto al ministero di Crazia e giustizia, ad assumere l’incarico gratuito di componente della Commissione
dell’Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia,
lattandosi di incarico che comporta compiti di gestione e
amministrazione patrimoniale a rilevanza esterna in seno
all’ente conferente».
Il Comitato permanente, mentre manifesta il proprio
rammarico per queste dimissioni, esprime al fratello Ciulio
Maisano la propria gratitudine per il prezioso contributo
che in questi mesi ha offerto all’Opcemi, nella fiducia di
poter continuare a godere della sua collaborazione come
membro attivo di chiesa.
Il presidente del Comitato permanente dell’Opcemi
pastore Valdo Benecchi
nità di Ferrara, Rovigo e Felónica Po. Dopo una introduzione del pastore Carmine
Bianchi, che ha dato alcuni
spunti di riflessione teologica
sul testo di Cenesi 1, 26, la
dottoressa Iolanda Marsiglia,
psicopedagogista e psicoterapeuta, si è soffermata su alcuni aspetti del rapporto uomo-donna. Partendo dalla
mitologia greca ha rivisitato i
concetti di erotismo, innamoramento, passione e conflitto. Nella seconda parte del
seminario la dottoressa Marsiglia ha analizzato, partendo
da Jung, le immagini che
l’uomo ha della donna e viceversa, ovvero quattro tipologie femminili e maschili. Dopo un momento di conversazione sono stati individuati
alcuni aspetti da sviluppare
nei prossimi incontri: l’educazione erotica, il cambiamento delle donne e la crisi
del maschio, rivisitazione dei
luoghi comuni del passato
come diseducazione sentimentale, i riti di passaggio, la
relazione di aiuto in casi di
violenza sessuale e la comunicazione tra i sessi. Il prossimo appuntamento sarà in ottobre, sempre a Ferrara.
Dal 6 al 7 luglio a Palermo presso «La Noce»
Consultazione delle scuole valdesi e metodiste
Dopo un’ampia consulta•Ohe popolare il Governo
propone al Parlamento il suo
0|®egno di legge sulla riorgaizzazione dei cicli scolastibr * biella scuola pub
ica è messo in discussione
0 questione del finanziaooto della scuola private
®oe posta con sempre
"labore insistenza.
dubbio che, rivioii- scuola, siamo alla
riambiamenti signifi^tiviebenehafattolaTastn fa proporre que_ tema fra le priorità da di
scutere al prossimo Sinodo.
Anche le scuole evangeliche sono a un bivio. La maggior parte di loro ha svolto fino a ora una funzione di surroga rispetto alle carenze
dello Stato, adesso questo
ruolo si va esaurendo. Il mutare della situazione, unito
alle previsioni di riforma legislativa, pone una serie di
interrogativi e non sempre
abbiamo le risposte pronte.
Perché gestire oggi delle
scuole evangeliche? Con
quali obiettivi? Con quali
mezzi? A quali condizioni?
Per uno scambio di esperienze, raccogliere le idee e
tentare delle risposte, i responsabili delle scuole vaidesi e metodiste hanno deciso di incontrarsi a Palermo.
Chi, pur non essendo direttamente impegnato nelle
nostre scuole, si sente attratto da questi argomenti e ritiene di poter dare un contributo alla riflessione sarà
benvenuto.
Per partecipare: rivolgersi al
Centro Diaconale «La Noce» tei.
091-6817941/3, fax 6820118, email: mc6469@mclink.it.
Napoli
Culto
airospedale
Villa Betania
Un culto, a cui hanno preso
parte un centinaio di persone
provenienti da gran parte delle chiese membro del Consiglio delle chiese di Napoli e
dintorni, ha concluso, nel pomeriggio di domenica 1° giugno, l’anno di attività delle
chiese all’interno dell’ospedale evangelico «Villa Betania». La pioggia non ne ha
consentito lo svolgimento
all’aperto dove era stato allestito un palco e preparati microfoni e sedie, e così il tutto
è avvenuto nell’atrio dell’
ospedale stesso, da dove si
accede anche al pronto soccorso. Il risultato è stato un
incontro un po’ disturbato
dal viavai dell’ospedale e
dall’arrivo delle ambulanze,
la qual cosa ha d’altra parte
costituito un opportunità in
più per molti membri delle
chiese napoletane di sentirsi
vicini alla quotidianità di un
lavoro impegnativo e difficile
di un ospedale di frontiera
quale è Villa Betania in un
difficile contesto di periferia.
Il culto, che si è aperto con
il saluto del presidente della
Fondazione Betania, Sergio
Nitri, ed è stato presieduto
daila pastora Teodora Tosarti, si è snodato sul tema della
riconciliazione, toccandone
le varie dimensioni, da quella
centrata sull’opera di Cristo
nella vita dei singoli a quella
che coinvolge l’intero creato.
La predicazione del pastore
della Chiesa cristiana valdese
e metodista del Vomere, Luca Baratto, è partita dal testo
della guarigione del ragazzo
epilettico nella versione di
Mattep 17, 14-21 per concluT
dersi con l’immagine contenuta in Apocalisse 2, 20 del
Cristo che bussa alla porta
delle nostre case e ci offre la
sua compagnia. li messaggio
nella sua prima parte si è soffermato sul senso di impotenza che ha pervaso i discepoli, e che pervade anche noi
spesso dinanzi alla tragedia
dell’umana sofferenza, e sull’accorato appello alla fede,
pur piccola quanto un grane!
di senape, che Cristo rivolge
ai suoi e a noi tutti.
Momento speciale della serata è stato la consegna a un
gruppo di persone appartenenti a varie comunità evangeliche napoletane, da parte
del cappellano dell’ospedale
past. Massimo Aprile, di diplomi di frequenza ad un
corso semestrale di formazione sulla pastorale clinica in
vista di un ministero specializzato di assistenza spirituale agli infermi all’interno di
«Villa Betania». I loro nomi:
Elisa Baglio, Anna Cupertino,
Annunziata Esposito, Gabriella Grassi, Aurora Maranzano, Irma Nitti, Enzo Polverino, Franco Schetter. Il corso, che ha avuto cadenza settimanale e che proseguirà nel
prossimo autunno, è stato
animato oltre che dal pastore
Aprile anche dai pastori Gabriela Lio e Nicola Leila, e si è
avvalso del contributo di altri
operatori sanitari, diaconali e
pastorali che hanno condiviso esperienze e conoscenze
nello specifico campo del
rapporto con gli ammalati
nelle varie fasi della malattia.
Il coro delle chiese battiste
napoletane «Ipharadisi», diretto dal m.o Carlo Leila, ba
partecipato al culto oltre cbe
con il proprio peculiare messaggio musicale anche guidando il canto dell’assemhlea stessa. (a.m.)
Notizie evangeliche
agenzia stampa
abbonamento annuo L. 60.000
da versare sul ccp 82441007
intestato a Nev - Roma
CHIAVARI — La comunità evangelica è stata colpita da un grave lutto, che l’ha privata di uno dei giovani della chiesa un
anno e cinque giorni dopo il suo battesimo. Il fratello Daniele Speranza è morto in un incidente stradale mentre
tornava a casa dal lavoro, lasciando straziate la moglie Teresita (impegnata nel lavoro della scuola domenicale) e la
figlia Elisa. Il giorno dopo Teresita ha dato alla luce anticipatamente la piccola Sara. Tutta la comunità si è stretta attorno alla famiglia affranta per esprimere la propria solidarietà nella sofferenza. Il funerale ha visto la piccola sala
stracolma di persone, moltissime delle quali non hanno
potuto trovare posto e sono rimaste all’esterno. Il pastore
Scaramuccia ha espresso di fronte alla tragicità dell’esistenza umana la difficoltà del credente, che riesce per la fede comunque a vedere nel Gesù che muore sulla croce il
Dio che gli viene incontro e gli è solidale nel dolore. Forse
la piccola Sara non ci è stata donata invano perché
anch’essa è uno strumento dell’amore di Dio, che ci segue
lungo vie misteriose, anche se spesso troviamo difficoltà a
dipanarle. Tutta la chiesa soffre insieme alla madre Lilli, al
fratello Emanuele oltre che a Teresita, Elisa e Sara.
MATERA — Il 27 aprile la comunità ha gioito per il matrimonio
di Margherita Gambetta. La ricordiamo quando in tenera
età frequentava la scuola domenicale e poi l’Unione giovanile, attivandosi per richiamare i suoi amici e parlare del
Signore. Oggi ha sposato Manfred, un caro giovane che ha
accettato il Signore attraverso l’amore per Margherita. La
cerimonia è stata semplice: i due sposi hanno voluto manifestare l’importanza di un amore benedetto dal Signore
che li guidi su una via di reciproco rispetto. Tutta la comunità augura loro una vita piena di prosperità.
• La comunità battista si è vista privata della sorella in fede
Maria Giuseppina lacovone e del caro fratello Giuseppe Nicoletti. La vivacità di Giuseppina e la forza di volontà di
Giuseppe hanno caratterizzato il cammino della loro vita,
convinti che solo in Cristo è la salvezza. Con questa certezza hanno dato vita alla comunità di Matera che li ricorda
con affetto. Durante la loro degenza in ospedale la comunità ha pregato per loro e per i familiari, ancor più bisognosi di affetto fraterno: a loro rinnoviamo il nostro cordoglio
convinti che mai come in questi casi si possa dire con l’apostolo Paolo (Filippesi 1, 21-25): «Poiché per me il vivere è
Cristo, e il morire guadagno (...); ed ho questa ferma fiducia
ch’io rimarrò e dimorerò con tutti voi per il vostro progresso e per la gioia della vostra fede». Come in vita anche in
morte Giuseppina e Giuseppe hanno testimoniato la fede
nel Signore, perché il loro decesso ha richiamato numerosi
parenti e amici che hanno gremito il locale di culto dove la
pastora Elizabeth Green ha celebrato il culto di addio, (a.s.)
VILLAR PELLICE — Sono nati Eric, di Monica Puy e Davide
Comba, e Valentina, di Marina Ricca e Gianfranco Grill.
Auguriamo ogni bene a questi bimbi e alle loro famiglie.
• Sono stati battezzati Sabrina Geymet e Matteo Ricca.
MEANA — La Chiesa evangelica battista propone «Il Giglio»,
XIII rassegna di giovani musicisti, organizzata dagli «Amici
della musica» di Meana. I prossimi concerti, che si tengono
tutti alle ore 21,15 nei locali della chiesa battista, sono previsti per sabato 28 giugno (concerto per pianoforte a quattro mani), sabato 5 luglio (concerto per voce recitante e pianoforte) e sabato 12 luglio (concerto per violino e chitarra).
VARESE — La Chiesa battista organizza il 27 giugno alle ore
20,30, nella sala della chiesa in via Verdi 14, una conferenza
su Bonhoeffer dal titolo «Un resistente che ha continuato a
credere»; relatore il prof Pier Giorgio Grassi.
FONTANA DI PAPA — Sabato 28 e domenica 29 giugno si svolge il bazar di beneficenza che inizia alle 16,30 del sabato
con vendita di prodotti artigianali.
Radio e televisione
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie dal
mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di
Raidue a cura della Federazione delle chiese
evangeliche, trasmessa a domeniche alterne
alle 23,40 circa e, in replica, il lunedì della settimana seguente alle ore 9,50 circa. Domenica
29 giugno ( replica lunedì 7 luglio) trasmetterà: «La scommessa della Riconciliazione: a
Graz le chiese si incontrano: non dimentichiamo il clima».
LA TAVOLA VALDESE
cerca un volontario
possibilmente ex capo officina meccanica per la gestione di
una piccola officina (16 operai) per lavorazioni meccaniche
di precisione, su disegno, disposto a trasferirsi per almeno
sei mesi a Riesi (Caltanissetta).
Offresi vitto e alloggio, rimborso spese viaggio e trattamento Associazione evangelica volontariato.
Rivolgersi a Tavola valdese, via Firenze 38, 00184 Roma,
fax 06-4743324.
PAGINA VALDENSE
Dal mese di giugno inizia la pubblicazione del periodico
di vita delle comunità valdesi dell’area rioplatense «Pagina vaidense».
Chi fosse interessato a questa pubblicazione può richiedere l’abbonamento alla Tavola valdese inviando la somma di L. 15.000 tramite versamento sul c.c.p. n. 998005
intestato a Tavola valdese, via Firenze 38, Roma, a copertura di 10 numeri (dal giugno ’97 al marzo ’98).
6
PAG. 6 RIFORMA
I
VENERDÌ 27 GIUGNO
195:
I La Conferenza del distretto delle valli valdesi
La «forza» dell'Assemblea
Tutte le decisioni sono state prese a larga maggioranza, salvo
quella relativa alla «civilizzazione» del XVII Febbraio
CLAUDIO TRON
UNA buona Conferenza,
quella del 1 distretto. A
detta di Luciano Deodato,
nuovo presidente della Ced,
una Conferenza animata da
spirito molto più fraterno rispetto a quella dei periodi
precedenti in cui è egli stato
pastore alle Valli. Eppure una
Conferenza che non lascerà
grandi tracce di sé, se non forse per la meno condivisa delle
sue decisioni, quella relativa
alla «civilizzazione» del XVII
Febbraio. Le altre decisioni
invece sono tutte di natura tale da non modificare per nulla
l’assetto della chiesa. L’esigenza della testimonianza,
l’uso finché si può di Radio
Beckwith, la presa di coscienza della storia valdese fin dagli anni della scuola domenicale e del catechismo e tutte
gli altri punti contemplati dagli ordini del giorno sono tutte cose che sarebbero state o
non saranno fatte comunque,
per cui le decisioni della Conferenza appaiono ininfluenti.
Una Conferenza inutile,
dunque? O addirittura nociva
nella valutazione di quelli
che hanno votato contro o si
sono astenuti sulla questione
del XVII Febbraio? Questa
decisione è certamente stata
una cosa poco felice: si è avvalsa della sorpresa, del clima generale unanimista che
c’era in Conferenza, per cui
ogni proposta per il fatto
stesso di essere proposta aveva già una buona probabilità
di «passare», e anche così ha
avuto il voto favorevole solo
della metà esatta dei membri
che avrebbero avuto diritto
di votare se tutti fossero stati
presenti. Abbiamo fiducia
che la decisione sarà mandata avanti con la cautela e le
verifiche consigliate da queste premesse.
Ma la forza di questa assemblea come di tante altre
nostre assemblee consiste nel
fatto puro e semplice che c’è
stata. Bisogna rendersi conto
di questo. Il distretto delle
Valli non ha fatto altro che dire a se stesso: «Fai il tuo mestiere. Il tuo mestiere è di
evangelizzare, di favorire e
stimolare i contatti fra chiese
e opere, di promuovere diaconia “leggera”, di far prendere coscienza ai tuoi giovani
della tua storia - nel bene e
nel male, naturalmente - di
ravvivare la fede tiepida». E
questa esortazione va rivolta
dalla chiesa a se stessa attraverso la sua struttura di chiesa, cioè di assemblea. Se fosse
un superiore gerarchico a'dire queste stesse cose e anche
se, addirittura, le sue esortazioni fossero più efficaci, non
sarebbe la stessa cosa. Al limite è meglio che la chiesa
giri a vuoto dicendo a se stessa delle cose ovvie piuttosto
che non giri; ma è meglio anche che giri a vuoto piuttosto
che giri per imposizione gerarchica o costrizione esterna. La chiesa è un motore
diesel. Quando il veicolo è
fermo deve continuare a girare per poter ripartire appena
è opportuno. Questa Conferenza è stata un momento di
riscaldamento di un motore
diesel che gira anche quando
l’insieme non si muove o va a
passo non certo di carica.
Però se il motore non girasse
si partirebbe in ritardo. Meglio: il motore diesel gira perché il conducente lo ha deciso. La chiesa gira perché lo ha
deciso il Capo. Gira raramente come ha deciso lui, ma gira
perché lui lo ha deciso.
Intervista al moderatore Gianni Rostan
Presenza giovanile: buon segno
PIERVALDO ROSTAN
PER la prima volta ai lavori
della Conferenza del primo distretto ha partecipato il
moderatore della Tavola valdese, Gianni Rostan. Due
giorni intensi a confronto con
una realtà importante per il
valdismo italiano. «La mia
sensazione è stata molto positiva - ha detto Gianni Rostan
in prima battuta perché ho
visto un numero notevole di
giovani che hanno partecipato
attivamente ai lavori della
Conferenza: questo è indice di
rinnovamento. Molto positivo
mi è parso il lavoro in gruppi
che ha reso possibile la partecipazione di molti dei delegati
e dunque la piena condivisione delle decisioni».
La Conferenza ha discusso
ancora una volta del tema finanze, consapevole che dal
primo distretto arriva alla
cassa centrale una cifra di circa 180 milioni in meno delle
attese. Si può dunque affermare che la Tavola è creditrice rispetto alle Valli? «È chiaro - ammette il moderatore che quando si parla di finanze
un po’ di preoccupazione c'è
sempre: noi vorremmo avere
una situazione migliore per
poter fare di più. In caso contrario siamo costretti a fare
delle rinunce; ad esempio
quest’anno abbiamo deciso di
contenere le spese sulle opere
murarie il che non è stato particolarmente saggio ma purtroppo necessario per contenere il deficit. Il discorso finanze
alle Valli deve essere visto con
una seria comprensione per
quanto viene fatto: il 40% delle contribuzioni alla cassa
centrale arriva comunque
dalle Valli che a loro volta ri
Incarichi 1997-98
La Commissione esecutiva del I distretto risulta così composta: Luciano Deodato, presidente; Liliana Viglielmo, vicepresidente; Milena Grill, segretaria; Attilio Sibille, Mariangela Anrico, membri.
La Commissione d’esame per la Conferenza del 1998 sarà
composta da: Marinella Lausarot, relatrice; Paolo Gay, Daniela Libralon, Vito GardioI, membri (supplenti Anne Zeli,
Remo Cardon, Alice Costabel).
Deputato al Sinodo; Remo Dalmas (supplente Monique
Jourdan).
Delegati all’Assemblea Fcei; pastori Claudio Pasque!,
Paolo Rlbet, Gianni Genre, Eric Noffke, Bruno Rostagno
(supplenti Sergio Ribet, Vito GardioI, Daniela Di Carlo, Luciano Deodato, Ruben Vinti); membri Massimo Long, Franca Co'isson, Claudio Tron, Mirella Codino, Monique Jourdan. Viola Lageard (supplenti Ada Poét, Piervaldo Rostan,
Aldo Lausarot, Matthew Noffke).
I^ Conferenza del 1998 si svolgerà a Prarostino (alternativa Luserna San Giovanni).
Il predicatore per la prossima Conferenza sarà il pastore
Thomas Noffke (supplente Carla Beux).
cevono meno del 40% a favore
delle situazioni più disperse
che hanno bisogno della solidarietà di tutti. Indubbiamente si potrebbe dare di più, ma
non voglio mai dimenticare
che le chiese delle Valli si
mantengono i propri stabili il
che in certi casi rappresenta
oneri non indifferenti».
Il 1998 segnerà un momento importante della storia
valdese con il 150° anniversario della concessione delle
«Lettere Patenti» da parte di
Carlo Alberto e l’emanazione
dello Statuto albertino; sarà
festa, ma anche occasione per
rilanciare un impegno sui temi della libertà e dei diritti
delle minoranze; «Ricorderemo il 1848 - precisa Gianni
Rostan - non solo con senso di
riconoscenza al Signore per
quanto hanno ricevuto ma
dovremo anche puntare a vedere chi oggi ha bisogno di libertà e chi è in situazione di
inferiorità nel nostro paese; è
ovvio che mi riferisco agli immigrati o a quelle confessioni
religiose che oggi non hanno
ancora in Italia diritto di cittadinanza. Vorremmo dunque
dare voce a chi oggi non ce
l’ha. Per quanto riguarda le
celebrazioni esse saranno divise in due o tre ambiti; alle
Valli dove il presidente della
Repubblica, Scalfaro, dovrebbe essere presente al culto il 15
febbraio e speriamo all'inaugurazione di una nuova
ala del museo. Ci saranno sicuramente altre manifestazioni in Piemonte e a Torino in
particolare e poi a Roma in
autunno; non mancheranno
naturalmente manifestazioni
locali a cura delle varie chiese.
Per non avere sovrapposizioni
la Tavola ha incaricato il Centro culturale di coordinare ed
organizzare gli eventi».
La discussione
La chiesa
e la gestione
del territorio
ERIC NOFFKE
UNO dei gruppi di lavoro
in cui si e divisa l’assem
blea sabato pomeriggio si è
soffermato sul tema del ruolo
della nostra chiesa nella gestione del territorio. Lo spunto è stato offerto dai progetti
di rivalutazione turistica delle nostre valli delle Comunità
montane che operano nel
territorio del primo distretto
(dove l’attrazione «tipica» sono i valdesi che popolano
queste vallate). Come affrontare questa situazione, in cui
il grave rischio è quello che
qualcun altro dica al mondo
(o alle eventuali torme di turisti) chi siamo? Vogliamo lasciare davvero questo compito ad altri oppure vogliamo
essere noi i ciceroni di noi
stessi? La risposta è stata univoca: il compito tocca a noi.
Meno facile rispondere alla
seconda domanda: come?
Evidente è che noi non siamo
molto attrezzati allo scopo...
Non si tratta solo di gestire il
turismo, ma di trasformarlo
in un’occasione di testimonianza della nostra fede. Ma
anche qualche cosa di più. Si
tratta del fatto che noi, membri di chiesa valdesi, abitanti
in queste valli, non sappiamo
essere i soggetti del futuro
economico della nostra valle.
Si tratta di quello che la chiesa (i suoi pastori, i suoi diaconi, i suoi membri impegnati)
possono fare affinché queste
valli siano davvero gestite dai
valdesi nei loro vari aspetti,
non solo nell’ambito della testimonianza di fede. Di fronte a queste domande le proposte sono state tante, nella
discussione in gruppo. La
Conferenza distrettuale sull’argomento ha approvato un
atto in cui si indica come primo soggetto della gestione
del territorio il Centro culturale e ne auspica un potenziamento (e una maggiore
collaborazione con la Ced).
Certo, il problema è serio e
non poteva essere risolto in
questa Conferenza distrettuale: esso certamente tornerà a turbare i nostri sonni.
Rispetto ai numerosi disagi
espressi nella discussione del
gruppo, quell’atto sembra
ancora poco: in pratica ci si è
limitati all’aspetto «turistico»
della questione. È anche vero, d’altronde, che il problema riveste mille aspetti che
dobbiamo affrontare prima
di tutto nelle nostre chiese,
perché mi pare che non abbiamo le idee chiare in proposito; prima che si possa decidere un’azione efficace sul
territorio, bisogna che sappiamo esattamente quello
che sta accadendo, quali sono le nostre forze e come
possiamo agire. Un problema, per esempio, è la mancanza di soldi: la nostra chiesa non è un gigante economico, quindi i suoi poteri effettivi di intervento restano limitati. In secondo (o in primo?) luogo, è stato fatto notare che sovente le migliori
menti valdesi vengono per lo
più «dirottate» nella nostra
diaconia o amministrazione... In terzo luogo, sembra
mancare l’educazione specifica (o semplicemente la
mentalità?) necessaria per essere protagonisti nel proprio
territorio. In queste condizioni come possiamo sperare di
gestirlo efficacemente? Ma
soprattutto: stiamo mettendo le basi per avere in futuro
la capacità di farlo? Temo che
il lavoro che ci aspetta sia
ancora molto lungo. È importante che l’odg si rivolga
anche ai singoli membri di
chiesa perché «si sentano responsabili in prima persona
della gestione del territorio».
Conferenza del I distretto
Le principali decisioni
Le chiese valdesi e la gestione del territorio delle Val|
La Conferenza distrettuale vede neU’interesse storico,
ciale, culturale e religioso che il turismo, i mass media e leàj
tre realtà manifestano nei confronti delle chiese, della cultn^
ra e della storia valdese, un’occasione di evangelizzazione.
La Conferenza distrettuale, per tutti i problemi legati *
gestione del territorio e del patrimonio storico e cultutaiji
invita la Ced a lavorare, con gli strumenti che riterrà più od
portuni, in stretta collaborazione con il Centro culturìid
valdese di Torre Pellice. |
La Conferenza distrettuale individua nel Centro culturali
valdese lo strumento principalè di coordinamento e di gf.ì
stione del suddetto patrimonio delle valli valdesi. j
La Conferenza distrettuale invita le chiese: t
a) a mantenere il contatto con il Centro culturale valdesd
e a chiederne la collaborazione: *
b) a rivolgere vocazione ai loro membri di chiesa affinchi
si sentano responsabili in prima persona della gestione del
territorio.
La Conferenza distrettuale chiede alla Ced di studiatele
modalità per fornire un adeguato sostegno economico al
Centro culturale valdese e di riferirne alla prossima Conferenza distrettuale.
Ricorrenza della concessione dei diritti civili
.grt.2leS
inceso
al mittei
L’Edito«
Le nostre comunità e la fede evangelica
La Conferenza distrettuale, dopo aver preso in esame li
situazione spirituale delle chiese del distretto, constata chi
esse si trovano ad affrontare diversi problemi che sono comuni: il peso delle attività è spesso sostenuto da pochi;!
difficile coinvolgere altri membri, anche quando si tenta«
attività di tipo nuovo: il culto stesso per molti non è piìii
momento centrale della vita, in cui ci si sente convocati dii
Signore e si incontra la realtà della comunità cristiana. H
questa situazione il rischio è che ci piangiamo troppo ad
ciosso e dimentichiamo la gioia della testimonianza.
La Conferenza distrettuale esorta le chiese a impegnarsi
nella ricerca di una vita comunitaria in cui ognuno si sena
preso sul serio con i suoi doni, i suoi limiti, i suoi problenii,
senza stancarsi di invitare chi resta in disparte a unirsi ali
sorelle e ai fratelli per scoprire la gioia dell’impegno comuat
Consapevole del fatto che non esistono soluzioni adatti
ad ogni situazione e pronte per l’uso, la Conferenza distret
tuale indica alcune linee che dovrebbero guidare i nostii
programmi e le nostre iniziative:
a) di fronte al raffreddamento di una fede che non sa tra
dursi in testimonianza, occorre ritornare all’essemriale del
la fede, che è l’azione di Dio in Gesù Cristo. Tutti abbiami
bisogno di capire in che modo questa azione ci tocca eli
cide nella nostra vita. La presenza di Dio può essere vissuti
in modo diversi dalle diverse generazioni: bisogna dunqut
che le generazioni imparino ad ascoltarsi e interpellarsi!
vicenda;
b) di fronte all’isolamento di molti, occorre moltiplicare
momenti in cui, senza un programma rigido, sia possibi
incontrarsi, interessarsi a questo o a quell’aspetto (ÌeH’azio
ne della chiesa, parlare delle cose che ci stanno a cuore.!
bene dunque organizzare momenti di incontro in occasi»
ne del culto o giornate comunitarie;
c) di fronte al distacco di molti giovani e giovanissimi dal
la vita della chiesa, occorre innanzitutto riconoscere eh
bambini e ragazzi non devono semplicemente restare i dt
stinatari dell’istruzione cristiana; bisogna trovare il modi
per farli partecipare fin da piccoli al culto e per interessati
all’attività della chiesa;
d) di fronte alla difficoltà di trovare chi sia disposto ad ai
sumere incarichi e responsabilità, occorre saper presentati
proposte precise e non aver paura di chiedere l’aiuto eli
collaborazione per ciò che si sta facendo;
e) di fronte alla difficoltà di raggiungere le persone e i
informarle sugli scopi e gli impegni dell’esistenza dell!
chiesa, occorre cercare nuove forme e nuove tecniche i
comunicazione.
So
lice
dal Í
sim>
glier
davv
rivo,
con
120
cipic
cava
grazi
lares
di g'
gion
Arti]
Pii
COI
00
Dal
nato f
realiz;
gional
nato I
chiara
aumei
ne att
cupaz
all’ap
azienc
La Conferenza distrettuale, considerando che nel 1998 d;
correrà il 150° anniversario della concessione dei diritti rivi
alle minoranze valdesi ed ebraiche con le «Lettere Patenti’
promulgate dal re Cariò Alberto il 17 febbraio 1848, indivi
duando in quell’atto il punto di partenza del principio del
libertà di coscienza, accolto in tempi recenti dalla Costiti
zione della Repubblica italiana, ritiene che tale ricorretti
non riguardi oggi unicamente la minoranza valdese o, pi
estesamente, le chiese evangeliche attualmente presenti S“
territorio nazionale, ma tutti i cittadini e tutte le confessio®
religiose, ivi compresa la cattolica romana, fermamente co»
vinta che una celebrazione limitata alle chiese valdesi cosi;
tuirebbe una nuova forma di ghettizzazione e negherebbe*
significato storico, modesto nei numeri, fondamentale nel
sostanza per la vicenda complessiva del popolo italiano e *
costruzione della sua democrazia, si rallegra che la lavo®
valdese si stia adoperando presso tutte le chiese evangeli®'
sorelle perché sia possibile ricordare insieme quella data*
lodare d’un sol cuore il Signore per le liberazioni a favore®
suo popolo in ordine alla libera predicazione dell’Evange?
e poiché nella storia le vicende del popolo ebraico e del
chiese evangeliche in Italia sono state singolarmente leg^*'
si rallegra che tale invito sia stato rivolto anche alle com“
nità ebraiche, chiede alla Tavola di intraprendere i passine
cessar! presso le autorità competenti perché la ricorrenza*'
opportunamente celebrata quale momento di alto signib®
to civile per la vita del nostro paese.
150“ anniversario
La Conferenza distrettuale si rallegra per le iniziative
viste per il 150" anniversario dell’Emancipazione;
chiese a coordinare tali iniziative con il Comitato peri®
niversario.
La Conferenza distrettuale chiede alla Ced di
agli enti regionali e provinciali la piena disponibilità d
nostre chiese a partecipare alle eventuali manifestazioH'
dette in ricorrenza del 150° anniversario della concessi^
delle Lettere Patenti e dello Statuto. >
monti
scita I
gistra
un an
te 11.
ne SOI
saldo
Nei
lativo
nella
242.7
’94-9’
parto
che r
quasi
probe
secon
sesso:
Ghetti
prope
sonai
zione
altiss:
Tre
piùd
pend
più d
avval
di c(
quasi
addei
migli
milia
da. 1
dunq
ditor:
stani
Quar
ritori
no si
presi
per s
tra il
vo d(
to il
pari i
7
insdizione in a.p. comma 26
. ^ legge 549/95 - nr. 27/97 - Torino
^ raso di mancato recapito si prega restituire
mittente presso l’Ufficio PT Torino CMP Nord.
Fondato nel 1848
t^rico.so,
dia e le a],
ella culti,,
azione. >
legati all,
cultural,
ràpiùop.
cultural.
’ cultural,
0 e di Po.
le valdes,
a affinclii
stione di
L'Editore
si impegna a corrispondere ii diritto di resa.
tudiare 1,;
tomico al
ua Confai’
:a
esame la
Tstatachi
! sono CO'
3. pochi;!
si ternani
m è pilli
vocati dal
istiana. li
roppo ad
jH.
rtpegnars
IO si senta
problemi
unirsi all
3 comuni
Dni adatti
za distret'
re i nostil
lon sa te
iziale dei
i abbiami
occaeii’
;re vissuti
la dunqa
rpellarsii
Iti plicarei
I possibili
lieirazit
a cuore.!
'i occasi»
issimi dal
iscere eh
stare i dt
V il modi
nteressail
)sto ad aS'
rresentati
'aiuto eli
rsone e i
;nza delli
tcniche i
:ivili
lel 1998 ti;
i i ritti civi
■e Patenti'
48, indi«
ci pio del
a CostittiricorrenS
ese 0, pi*
resenti s»
onfessio»
lente coi|'
desi cosi
;herebbel
ntale nel
aliano e *
' la Tavoli
7angeliol
ella data'
favored»
'Evangel
ico e del
lite lega"
die conta
i passi n»
trrenzas'*
) signifi»’
iativeptf
a; invita'
D per l'a"
espriifl®,!
Tilitàde
taziotii 1
mcessiol
Sono stati due giorni di festa quelli trascorsi a Villar Pellice nell’ultimo fine settimana; l’occasione è stata fornita
dal gemellaggio con i Comuni francesi di Chaleins e Messimy, due piccoli villaggi non lontani da Lione. L’accoglienza riservata dai villaresi agli ospiti transalpini è stata
davvero di prim’ordine, a cominciare dal momento dell’arrivo. Giunti ai Chabriols di Torre Pellice e cioè sul confine
con Villar, con una buona ora di ritardo, i due pullman con
120 francesi sono stati «scortati» fino alla piazza del municipio da giovani in bicicletta e skiroll, oltre che da alcuni
cavalieri. Gli ospiti sono stati poi accolti tutti in famiglia,
grazie alla buona conoscenza del francese da parte dei villaresi il che ha favorito gli scambi. La cerimonia ufficiale
di gemellaggio è stata siglata domenica mattina in una
giornata solo in parte disturbata dalla pioggia.
VENERDÌ 27 GIUGNO 1997 ANNO 133 - N. 25 LIRE 2000
Nel dibattito tra gli operatori che si confrontano
con il turismo e la cultura,
hanno assunto carattere di
priorità la qualità dell’accoglienza e il coordinamento
delle risorse presenti sul territorio; in altre parole lavorare
bene e lavorare insieme.
Su queste tematiche riflettiamo da anni aH’intemo della chiesa, la recente Conferenza distrettuale tenutasi a
Angrogna ha posto al centro
del dibattito il rapporto tra la
chiesa e il territorio rilanciando e allargando il confronto
su questi temi. E nostro preciso compito portare i nostri
contributi, esperienze e riflessioni anche all’esterno delle
nostre chiese in un’ottica di
testimonianza e di presenza
LE CHIESE E L'ACCOGLIENZA
OSPITALITÀ
MARCO BELLORA
nel tessuto sociale nel quale
siamo inseriti.
L’impegno a ospitare e a
essere ospitati nel nome del
Signore è di tutta la chiesa nel
suo insieme. In questo quadro
le strutture sono chiamate a
svolgere la loro parte e spesso
rappresentano agli occhi dei
visitatori il primo approccio
con la realtà valdese. Siamo
quindi chiamati ad accogliere
questi fratelli e queste sorelle
come ospiti e non come clienti; non siamo i loro servi ma
siamo volontariamente, per
scelta della chiesa e nostra, al
loro servizio.
In conseguenza di questo
abbiamo, nell’accogliere, una
responsabilità di immagine
ben più grande di quanto spesso pensiamo e dei modelli da
proporre (e in qualche caso da
contrapporre) a quelli affermati basati solo sulle logiche
di mercato, che possono essere validi nel breve periodo ma
alla lunga si rivelano perdenti.
In quest’ottica è fondamentale che coloro che sono chiamati a incontrare quotidianamente i visitatori e gli ospiti si
confrontino di continuo e siano coordinati tra di loro, ed è
altrettanto importante che
ognuno di noi recuperi appieno la dimensione dell’accoglienza che ci appartiene storicamente. Quando i nostri
padri furono costretti, tre secoli fa, a cercare rifugio fuori
dalle loro terre, furono accolti
e ospitati fraternamente; sta a
noi fare altrettanto non solamente nelle situazioni di difficoltà con i rifugiati e gli sradicati ma nella quotidianità
dell’incontro con gli altri.
I...
Artigianato
Più aziende
con meno
occupati
Dal «Rapporto sull’artigianato piemontese 1995-1996»,
realizzato dall’assessorato regionale all’Industria, Artigianato e Commercio, emerge
chiaramente che in Piemonte
aumentano le aziende artigiane attive ma diminuisce l’occupazione. Il dato aggiornato
aU’aprile’96 parla di 123.190
aziende, che rappresentano il
40% di tutte le aziende piemontesi; si assiste a una crescita netta rispetto al calo registrato nei primi anni ’90: in
un anno sono nate in Piemonte 11.246 imprese artigiane, e
ne sono cessate 8.731, con un
saldo positivo di 2.515.
Negativo invece il dato relativo all’occupazione, scesa
nella prima parte del 1996 a
242.749 addetti: nel biennio
94-96 si sono persi nel comparto 20.000 posti di lavoro,
che rappresentano un calo
quasi dell’8%. Le cause sono
probabilmente da ricercarsi,
secondo quanto sostiene l’assessore regionale Gilberto Pichetto, nella sempre minore
propensione ad assumere personale, considerata la legislazione penalizzante e il livello
ultissimo degli oneri riflessi.
Tra le imprese artigiane,
più del 70% non ha alcun dipendente, solo il 6% ne ha
P'ù di cinque; gli artigiani si
uyvalgono in misura rilevante
collaboratori familiari:
quasi la metà ha almeno un
uddetto appartenente alla fa™glia, un quarto da 2 a 4 fa^uiari impegnati nell’azienuu- Il 62% degli addetti è
dunque costituito da imprenditori, soci e familiari, la re«ante parte da dipendenti.
Quanto alla distribuzione territoriale, in provincia di Torino SI trova il 47,8% delle imprese. Da un’analisi settore
per settore, infine, si risconra il valore di assoluto rilie0 delle imprese edili: in tut'0 11 Piemonte sono 36.000,
pan al 29,3% del totale.
La nuova organizzazione delle aziende turistiche all'interno della Provincia di Torino
Pinerolese: un patto territoriale per lo sviluppo turistico
PIERVALDO ROSTAN
Che il turismo possa essere una carta importante
per il comprensorio pinerolese è cosa ormai accettata da
tutti, così come è altrettanto
chiaro che la vocazione di
questo territorio vada considerata a partire da alcune specifiche situazioni. C’è insomma il turismo invernale di Sestriere o Frali ma le stesse località, soprattutto la seconda,
possono puntare anche sulle
proposte estive legate al paesaggio; c’è un territorio che
nel suo complesso ha saputo
evitare le grosse speculazioni
pur senza essere un «unicum»
nel panorama montano, ci sono risorse da integrare (agricoltura, artigianato e appunto
turismo), c’è una specificità,
per le valli pinerolesi, data
dalla storia e dalla presenza
valdese. E proprio in questi
mesi si è arrivati, talvolta per
pura casualità e altre per lucida scelta progettuale, al momento delle scelte importanti.
La nuova organizzazione
delle aziende turistiche, su
bacini ampi (tre soli in provincia di Torino), ha fatto discutere fin dal suo nascere ma
una decisione parrebbe presa
con l’individuazione in Pine
Il rifugio del Lago Verde in alta vai Germanasca
rolo della sede dell’Atl Pinerolese e valle di Susa. Usiamo il condizionale perché le
pressioni da parte segusina
sono assai forti e pochi giorni
fa in vai di Susa si è svolto un
incontro che definire «caldo»
è dir poco, dove gli amministratori locali hanno pressantemente chiesto a Provincia e
Regione di tornare indietro
sulla scelta privilegiando
Oulx. «In occasione di una
seduta in cui ero impegnato a
Strasburgo - ci ha detto il
consigliere regionale Bellion
- il consigliere Cdu della vai
Susa, Montabone, ha propo
sto un ordine del giorno in
cui si chiedeva di ripensare
alle sede della nuova Atl tenendo conto delle realtà a
maggior flusso turistico».
Su quella proposta c’è stato
un consenso ampio, capace di
superare gli schieramenti per
cui è indubbio che Provincia e
Regione si trovino di fronte a
forti pressioni. Dalla parte del
Pinerolese c’è una sostanziale
unità di intenti ed una progettualità avanzata: «Ritengo
fondamentale - aggiunge Bellion - che si arrivi alla definizione di un vero e proprio
“patto territoriale’’ capace di
rafforzare per il Pinerolese
l’ipotesi dello sviluppo turistico». In effetti il Pinerolese ha
messo in piedi da alcune settimane, a seguito delle adesioni
formali di privati ed enti pubblici alla nuova Atl, un tavolo
di lavoro che sta ipotizzando
le prossime iniziative e soprattutto preparando la fase
transitoria fra l’attuale Apt e
la futura Atl: secondo i termini di legge al 30 giugno le
Apt avrebbero dovuto cessare
l’attività lasciando spazio alle
Atl. Esplicite richieste della
Provincia e la situazione oggettiva hanno nei giorni scorsi
portato l’assessore regionale
al Turismo, Angeleri, a prorogare al 30 settembre la vita
delle Apt onde consentire un
avvio più tranquillo alle nuove agenzie per il turismo.
Resta, al di là delle pressioni della vai di Susa, la questione dei finanziamenti: gli
enti locali e i privati acquisteranno delle quote, ma la parte
più significativa dei futuri bilanci delle Atl dovrebbe arrivare dalla Regione; fin qui
però esiste un impegno a coprire solo il 50% delle spese,
troppo poco per garantire il
futuro. «Ci batteremo per ottenere di più partendo dalle
spese del ’96 - assicura Bel
Ben 141 erano le scuole di villaggio o
di quartiere presenti alle Valli nel
1859. Ma la loro esistenza risale a molti
anni prima e, come precisa un rapporto
della Tavola valdese, esse «sono ormai
entrate nell’abitudine della popolazione
e ogni villaggio considera la propria
scuola come uno dei più importanti privilegi». Ma questo non basta. La grave
situazione economica in cui versa la
chiesa, non permette che la concessione
di un misero stipendio agli insegnanti,
obbligati a guadagnarsi da vivere con un
altro lavoro, trascurando co.sì gli impegni
scolastici, e provocando di conseguenza
un notevole abbassamento di livello nella
preparazione dei ragazzi.
La Tavola si rivolge al Venerabile comitato olandese chiedendo un aiuto per
poter adeguare la paga dei maestri almeno a 10 franchi ciascuno e consentire la
IL FILO DEI GIORNI
SCUOLA
DI METODO
ALBERTO TACCIA
loro partecipazione alla «Scuola di metodo» (o corso di aggiornamento), che ha
luogo ogni anno a Torre Pellice nella prima quindicina di novembre. La risposta è
immediata e generosa: «...ci interes.siamo
vivamente alle misure da voi adottate
per migliorare lo stato dell’istruzione
primaria quale mezzo indispensabile per
elevare il livello intellettuale della popo
lazione. Questa necessità diventa sempre
più urgente a causa delle relazioni più
frequenti e più strette che si .stabiliscono
tra i valdesi e i loro compatrioti italiani
in seguito ali’emancipazione del 1848.
Ma questa necessità è tanto più urgente
in vista dell’opera di evangelizzazione in
Italia di cui vi occupate con zelo, e i successi, ancorché lenti e tranquilli, sembrano tuttavia consolidarsi».
Alla lettera vengono allegati duemila
franchi! Linfa vitale per il bilancio
dell’istruzione primaria. 127 insegnanti
frequentano la Scuola di metodo a Torre
Pellice «con zelo e assiduità. Essi sono
tornati nelle loro rispettive parrocchie
con un buon bagaglio di utili conoscenze,
con ii sentimento di una più vasta unità
di intenti, come membri di una grande famiglia, e con una visione più chiara della
bellezza della loro vocazione».
lion». In caso contrario si rischia di avere i soldi per
mantenere in piedi gli uffici
ma senza poter organizzare
un minimo di attività promozionale.
E mentre sull’Atl Pinerolese e vai di Susa si addensano
le nubi dell’incertezza, la Comunità montana ha recentemente approvato il progetto
di attivazione dell’Agenzia di
valle, che negli auspici dei
promotori dovrebbe essere un
«soggetto animatore della valorizzazione integrata delle risorse della valle». Dovranno
nascere dei centri di promozione e accoglienza turistica:
si parla di un punto ben individuabile a Bricherasio, della
valorizzazione dei punti già
esistenti a Torre Pellice e Luserna San Giovanni, della
possibile creazione di un nuovo riferimento a Bobbio Pellice e soprattutto di individuare come sede della futura
agenzia di valle il centro della
Crumière a Villar Pellice, oggetto di un progetto ampio di
ristrutturazione.
Ma al di là della promozione, del marketing e della creazione di pacchetti turistici, il
gruppo di operatori che ha
prodotto il progetto di Agenzia di valle ha concluso il suo
lavoro, illustrato la scorsa settimana ai consiglieri della
Comunità montana, proponendo anche alcune iniziative, dalla creazione di un
grande parco botanico in bassa o media valle, alla realizzazione di un osservatorio
astronomico valorizzando
quanto già viene fatto a Luserna dall’associazione Urania, all’individuazione di un
«villaggio fortificato» secondo le situazioni del XVII secolo capace di attrarre visitatori, di proporsi come luogo
di ricettività ma anche di botteghe artigiane. Sono tre progetti tutti da discutere e, soprattutto, eccettuato l’osservatorio, da finanziare (si tratta in tutto di alcuni miliardi di
lire). Il dibattito è da considerarsi appena iniziato.
8
PAG. Il
Il municipio di Pomaretto
POMARETTO: NUOVO ASSESSORE — L’assessore Elda
Bonnet, ottenuta una cattedra in Belgio, si è dimessa; al suo
posto il sindaco Bonis ha nominato Paolo Corsani. Il Consiglio comunale, convocato per giovedì 26 giugno alle 20,30,
prenderà dunque atto di questo cambiamento; dovrà invece
approvare il conto consuntivo per il 1996.
«LA MADRE DI TUTTE LE MACCHINE» — E questo il
titolo di una mostra che verrà inaugurata martedì 1° luglio
alle 18, presso lo stabilimento Skf di Villar Porosa. La mostra racconta la storia dello stabilimento di Villar, in un insieme di lavoro e cultura, a cominciare dalla storia del tornio
per arrivare alla progressiva conquista della precisione. Il
percorso dello sviluppo meccanico della fabbrica, delle progressive conquiste tecnologiche testimonia di una attività industriale mai interrotta e pur così significativamente mutata.
INCENDIO D’AUTO A SAN SECONDO — Proprio nel
momento di massimo rientro dalla vai Pellice verso la città
domenica scorsa, intorno alle 17,30, un’autovettura Audi si
è improvvisamente incendiata mentre risaliva la provinciale
della vai Pellice poco oltre il bivio di Osasco. Le fiamme,
originate pare da una scintilla deU’accendisigaretta, si sono
in pochi istanti propagate a tutto il mezzo, lasciando appena
il tempo alla guidatrice di abbandonarlo. Un’alta colonna di
fumo nero e di fiamme ben visibili da lontano, destando la
curiosità di numerosi passanti, ha rallentato fortemente il
traffico nella zona. L’intervento dei vigili del fuoco non è
servito ad impedire la distruzione del veicolo.
PINEROLO: IL SINDACO SULLA ZTL — Il sindaco di Pinerolo, Alberto Barbero, dopo le. modifiche effettuate sulla
versione originiaria di Ztl (zona a traffico limitato) ha fatto
distribuire un documento in cui vengono spiegate le motivazioni del fatto. «La Ztl - ricorda Barbero - fu istituita per
valorizzare e riqualificare il centro storico; per ottenere questi obiettivi bisognava anche realizzare dei parcheggi, dare
adeguata strutturazione all’arredo urbano e attuare un programma di manifestazioni culturali nella zona. Residenti e
operatori economici del centro storico hanno espresso opinioni diverse, a partire da esigenze diverse. È compito di
un’amministrazione sentire tutti, valutare le esigenze di tutti
e poi fare la sintesi, superando le opinioni personali». Così
sono stati individuati parcheggi in piazza San Donato con
una direttrice per il traffico fra via Duca degli Abruzzi e via
Silvio Pellico; tale percorso a senso unico consente l’accesso ai parcheggi. Sono stati nel frattempo posizionati (e altri
ne sono annunciati) alcuni dissuasori di velocità.
Città di Pinerolo
Provincia di Torino
Civico Istituto musicale «A. Gorelli»
il sindaco
rende noto
che sono aperti i termini per la presentazione delle domande per l’assunzione dell’incarico di coordinatore
artistico del Civico Istituto Musicale «A. Gorelli» per
l’anno scolastico 1997/98.
Per informazioni e ritiro del modulo di domanda rivolgersi presso la .sede dell’Istituto Gorelli, viale Rimembranza n. 77 - tei. 0121-321706 (orario segreteria;
dal lunedì al venerdì 10-12/14-18).
Il sindaco
Alberto Barbero
E Eco Delle Yalu "^ldesi
VENERDÌ 27 GIUGNO l
È USCITA LA BEIDANA — La Beidana n. 29 è in vendita
nelle librerie Claudiana, da «Volare» a Pinerolo e nelle
principali edicole delle Valli. Il fascicolo contiene, tra l’altro; un dibattito sull’Occitania con numerosi interventi di
persone interessate all’argomento; un aggiornamento sulle
iniziative per il recupero delle borgate; la seconda parte di
una riflessione sui valdesi nell’immagine turistica; un’intervista a Roberto Pretto per la rubrica letteraria.
APERTE LE ISCRIZIONI AI CORSI SPERIMENTALI
PER LAVORATORI — Il distretto scolastico 43 comunica che sono aperte le iscrizioni ai corsi sperimentali per lavoratori, ex 150 ore. Le iscrizioni si raccolgono a Luserna
San Giovanni entro il 3 luglio 1997 presso la sede di Informagiovani, in via Roma, e presso la scuola media statale
«E. De Amicis», in via Marconi 1. I corsi per lavoratori,
completamente gratuiti, consentono in un anno scolastico
da settembre a giugno di conseguire il diploma di licenza
media; le materie di studio sono italiano, storia e geografia,
lingua straniera, matematica.
Il sistema bibliotecario pinerolese è aperto alla multimedialità
Novanta biblioteche per fare
crescere la passione della lettura
CARMELINA MAURIZIO
Una Legge regionale del
’78 ha creato dei coordinamenti di biblioteche, individuando alcuni centri maggiori
ai quali possono far riferimento i Comuni più piccoli le cui
biblioteche non ce la farebbero da sole a reggere gli standard minimi richiesti. Il servizio bibliotecario del Centro
rete di Pinerolo è una di queste realtà, alla quale attualmente fanno capo 84 comuni
delle valli Chisone e Germanasca, della vai Pellice, fino
alla vai Susa e a Carmagnola,
con una novantina di piccole
biblioteche. A queste il Servizio bibliotecario territoriale
Centro rete fornisce non solo
materiale librario ma anche
servizi tecnici che rendono
possibile rispondere in modo
più soddisfacente all’utenza
in crescita un po’ ovunque.
Il cuore di questo meccanismo è la biblioteca Alliaudi di
Pinerolo (e solo per motivi di
spazio il Centro rete è decentrato in altra sede), che quindi
offre quindi un servizio molto
più ampio di quello di una
semplice biblioteca cittadina,
rivolgendosi a un’area molto
vasta: oltre la metà degli utenti, secondo una ricerca recente, non risiede infatti a in città
e questo è legato anche al fatto che a Pinerolo si trovano la
maggior parte delle scuole
medie superiori e attualmente i ragazzi e gli studenti sono
i principali utenti della Alliaudi. Come funziona dunque il
Centro rete? Lo abbiamo'’
chiesto alla responsabile Isa
Demaria. «Il Centro rete ga
rantisce dotazioni librarie aggiuntive alle piccole biblioteche che hanno aderito al servizio, in base alle richieste
che di volta in volta vengono
formulate dagli operatori e
che si cerca di evadere in
tempi rapidi, - spiega la dottoressa Demaria - naturalmente ai Comuni che decidono di aderire viene richiesto
un piccolo contributo, proporzionale al numero degli
abitanti: per esempio per i
Comuni con meno di 500 abitanti la quota è di 200.000 lire, quota simbolica che vuole
dimostrare la volontà di adesione da parte degli amministratori. Per quanto riguarda
i servizi tecnici è importante
ricordare che in molte piccole
biblioteche il personale non
ha una competenza specifica,
per cui diventa fondamentale
il lavoro di archiviazione e
catalogazione che viene svolto proprio dal Centro rete».
Vediamo allora alcune cifre
che servono ad illustrare la
gran mole di lavoro del Centro rete e soprattutto testimoniano la vitalità delle piccole
biblioteche un po’ ovunque:
alla fine del 1996 la dotazione complessiva del Centro rete era di 108.00 volumi, oltre
a più di 2.500 musicassette e
audiolibri, circa 70 videocassette e anche un ipertesto. Per
quel che riguarda l’alimentazione libraria nel corso del
1996 sono stati immessi nel
circuito delle biblioteche aderenti oltre 25.000 volumi, numero che già nel 1997 si è arricchito di altre 3.000 unità
circolanti. Interessante è osservare i dati relativi ai presti
ti: in crescita il settore della
letteratura per adulti con quasi 3.000 prestiti richiesti, preceduto per qualche centinaio
di unità dai libri per ragazzi
(in lieve decremento), è curioso rilevare che è sempre
molto rara la richiesta per libri di argomento religioso e
linguistico. Nel corso del
1996 hanno acquistato libri
tramite il Centro rete, con
fondi comunali, 22 biblioteche tra cui Bibiana, Perosa
Argentina, Pomaretto, San
Germano Chisone, San Pietro
Val Lemina, San Secondo,
Torre Pellice; le biblioteche
che hanno inviato al Centro
rete richiesta di schedatura
per nuovi acquisti o fondi librari giacenti sono state 48
per un totale di oltre 9.500
volumi già schedati.
Da segnalare il fatto che il
personale del Centro rete Servizio bibliotecario territoriale
di Pinerolo nel corso del 1996
ha collaborato alla risistemazione e aH’allestimento di
nuove biblioteche come quelle di Angrogna (ultima entrata nel Centro rete) e di San
Secondo e al trasferimento in
nuovi locali come nel caso
della biblioteca di Perosa Argentina. Vale ancora la pena
ricordare che tra gli altri settori nei quali il lavoro del
Centro rete e della biblioteca
pinerolese Alliaudi è prezioso
è quello dell’organizzazione e
della partecipazione a iniziative culturali più ampie: tra
tutte ricordiamo Maggiolibri,
che sin dalla sua prima edizione ha visto coinvolto in
primo piano il Servizio bibliotecario.
Cattolici e valiJesi delle Valli suH'Assemblea ecumenica
Graz fra dubbi e speranze
FEDERICA TOURN
A Graz sono in pieno svolgimento i lavori della seconda Assemblea ecumenica
europea, promossa dalla Conferenza delle chiese europee
(Kek) e dal Consiglio delle
conferenze episcopali europee (Ccee): si è parlato di
un’assemblea di popolo che
per una volta vede le gerarchie in secondo piano, ma anche di qualche polemica e del
sostanziale disinteresse manifestato dal Vaticano, che non
ha inviato nessun rappresentante di rilievo, a differenza
di 8 anni fa alla prima Assemblea ecumenica, a Basilea. Scarsa anche la partecipazione della diocesi di Pinerolo, che non ha visto nessun
sacerdote partire per Graz ma
soltanto due giovani della
parrocchia di San Lazzaro.
Ma a fronte di tutto questo,
qui alle Valli quanto è sentito
rincontro di Graz? Quanti,
sia cattolici che valdesi, sono
interessati a quel che si dice
all’Assemblea e, prima ancora, quanti sanno quel che accade in questi giorni nella
città austriaca? Che cosa si
aspettano i fedeli dai lavori
dei delegati? Abbiamo posto
queste domande all'uscita
ORARIO ESTIVO
DELLA BIBLIOTECA
ALLIAUDI
Nel periodo 30 giugno-30
agosto la biblioteca Alliaudi sarà aperta dalle 8 alle
14; il 16 agosto chiuso.
della messa e del culto di Luserna San Giovanni e Torre
Pellice e, per quanto possa
essere rappresentativo un
campione tutto sommato ristretto della popolazione delle
Valli, il primo dato che emerge è una sostanziale ignoranza dell’avvenimento; i pochi
che ne sono a conoscenza
hanno letto la notizia sui giornali locali, ma in chiesa (sia
quella cattolica che quella
valdese) non se ne è parlato.
Forse l’informazione non è
stata sufficiente ó forse, come
mi ha fatto notare un giovane
di Luserna, «anche da noi
un ’assemblea di chiesa in cui
si parlasse anche di Graz sarebbe stata opportuna».
I cattolici informati e sensibili alla questione ecumenica
sembrano comunque più ottimisti dei valdesi sull’esito dei
lavori di Graz. «L’Assemblea
di Graz serve per continuare
il dialogo fra le chiese cristiane - dice una ragazza attiva
nella chiesa del Sacro Cuore a
Luserna - e soprattutto fra
quella cattolica e valdese, che
forse ci stanno più a cuore
perché qui da noi sono una
realtà tangibile». Aggiunge
una signora appena uscita dalla messa: «A me non piace ricevere la religione preconfezionata dalla tradizione e
questo è in genere un po’ il
difetto della Chiesa cattolica.
Ben venga dunque il dialogo
e il confronto fra le chiese».
I valdesi, sebbene in genere
si dimostrino leggermente più
informati dei cattolici, sono
invece più scettici sugli esiti
dell’Assemblea e sul possibile
progresso in campo ecumenico. La parola che ingenera
dubbi è proprio «ecumenismo»: si teme un annacquarsi
delle differenze che riconduca
alla fine tutti nell’abbraccio
della Chiesa cattolica, in una
sorta di «vogliamoci bene» in
realtà non rispettoso delle reciproche posizioni. «La tendenza a una sorta di qualunquismo che vuol fare vedere
tutti uguali non è però solo
della gerarchia cattolica, ma
anche in tanti valdesi - dice
un ragazzo del gruppo giovani
di Luserna - i credo tradizionali si stemperano e sempre
più spesso per i giovani e la
generazione dei quarantenni
l’essere valdesi coincide soltanto più con il territorio in
cui vivono. Se l’ecumenismo è
solo un termine vago e indistinto, anche Graz rischia di
essere un occasione mancata». «Graz è un ’occasione per
riflettere insieme ma non credo che sia un momento di
grande avanzamento nella comunione dei credenti - ribadisce un signore all’uscita del
culto a Torre Pellice - bisogna certamente andare avanti
nel cammino ecumenico ma le
grandi assemblee non mi hanno mai dato molta fiducia».
«Sono in una posizione di attesa - risponde un altro valdese - recumenismo di vertice
non mi ha mai convinto e
Graz è questo. Il fatto che ci
siano migliaia di persone non
vuol dire molto, visto che il
papa ne raccoglie milioni
ogni volta».
Il 13 luglio
«Monviso
re di pietra
»
Il 13 luglio a Pian del
Sorgenti del Po (CrissoiJ
nel cuore delle valli occitan
si svolgerà «Monviso re (
pietra», una grande manif'
stazione multimediale a
C!)
parteciperà anche il preside],
te della Camera, Lucian,
Violante. L’omaggio al
viso verrà celebrato conu
concerto diretto dal maestà
Yves Prin di Radio Francò
La manifestazione, coordièj
ta dal maestro Enrico Correi
già di Antidogma musica el
Lorenzo Griotti di Spazioan
con la partecipazione di m
sicisti dell’Ensemble Scuoi
alto perfezionamento di
luzzo, di Demoè Percussim
Ensemble e deH’Ensembl
Antidogma, prevede una»
reografia semplice: dodii
percussionisti, dislocati)
circolo al Pian del Re, esegii
ranno brani composti daEi®
co Correggia, Daniele Vinti
e Maurizio Ben Omar; i pt,
cussionisti saranno intercali
da dodici cori di diciassei
bambini delle valli Po, Pel
ce, Varaita e Maira. Ottoni]
corni suoneranno in lontani
za, mentre si udiranno meli
die eccitane eseguite da ca
tori spontanei della \ alle.
Ai piedi della miontagi
nei luoghi e lungo i percoli
più suggestivi, saranno ind
tre allestite sculture di artis
europei; la giornata sarai
che animata da sc rittorii
poeti con racconti e veli
ispirati al Monviso, al Po
alle sue genti.
Alla manifestazione pati
ciperanno tra gli altri Mari
Rigoni Stem, Andrea Zana
to. Tonino Guerra, .\ldaM
rini, Mario Luzi, Nico Ora
go. Bruno Gambarctta, Gii
vanni Giudici.
Angrogna
Avanzo di
11 milioni
L’approvazione di un ni
vo regolamento sui pasco
comunali è stata la decisi®
più importante assunta nd
ultimo Consiglio comunale!
Angrogna. Il regolamenti
frutto di un lungo lavoro, W
cambia la normativa rispe#
al pascolo, ma consente dii
tervenire per la manutenzi®
delle baite poste su terreo
comunale e di revocarei
concessione qualora le stes
baite siano da tempo abb#
donate o usate da terzi in i#
do improprio. È stato alW
approvato il consuntivo
con un modestissimo ava®
di 11 milioni su un compia®
di uscite ed entrate intorno!
miliardo. Con la con-sule®
del prof. Gino Lusso è pWj
guita la discussione sp
eventuali centraline idroeli
triche sull’Angrogna: la si®)
zione attuale deve essere cW
rita a livello governativo^
particolare relativamente*
l’Enel e all’acquisto di of*
già idroelettrica. Se ci foss*
certezza su tale acquisto o
prezzo al kwh, sarebbe ce®
mente interesse del Coni"
compartecipare coi privati
la gestione di una centrai®
sia a maggiore garanzia "
l’ambiente (in particolare
la pesca) sia perché
decina di anni (tempo 4
l’ammortizzamento) ci
be un reddito molto utile ?
le case comunali. Il Con®?
ha infine ricevuto le dim'*“
1
h
renz(
prob
aggi!
affro
gici (
ridur
nonv
pod
La
di uc
nalir
nitric
guer
ra,g
na d
près.
zioni
C<
no t
(Lue
ralle
re g
per
dal
mar
Li
Crisi
Paol
della
stori
Ti
te d
mor
cmd
la rr
diD
P(
una
te d
For
ni per motivi personali
consigliere Albino Poris, “
subentrerà Romana MiegS^'
9
■a»
Í.delí,
- fissolo
occil
'iso re
“ manift,
iale a
preside^
0 al Mof
:o con in
1 maestii
0 France
coordin,
■o Corrcf
usicaeit
'Pazioartt
ne di ui
ie Scuci
>to di Sj
^ercussid
insembl
e una Cl
o: dodit
ilocatii
le, esegii
ti daEnii
’■le Vinci
iiar; i p#
intercali
iiciassei
Po, Pel
. Ottonii
lontana
mo melt
te da ca
V alle,
lontagii
1 percot
mno y
; di anil
a sarà*
c rittorii
t! e ves
. al Po
i ne part
li ri Mi
ea Zana
/Uda Mi
fico Ora
c-ita. Gii
i^l2L
della Federazione Donne Evangeliche in Italia
A
ìi un noi
ri pasco
decisici
unta nel
■munalci
) lamenti
rvoro, w
/a rispetl
ente di «
lutenzi®
;u terrei
vocarel
a le stes
po abbi!
:rzi ini®
ato alW
ntivo ’9*
no ava®
compiei*
intornOi
on.sule®
0 è proj
one sull
’ idroeli*
a: la s»
ssere clùi
■nativo. I
unente
0 di eu»
ci foss«“
uistoe*
■bbe ce®
1 Corti“*
privati*
centrali®
anzia *
colare“*
; dopo “*
•mpo“j
) ci sat“
0 utilof
Consigf
; ditnis*!
sonali^
Pons,“'
Mieg?^'
Denanciamo la pazzia dalla gaarra
Non ci stancheremo mai di denunciare la «pazzia» della guerra. Non smetteremo
mai di protestare contro governi o uomini di potere che scelgono, per risolvere i
problemi, la via delle armi. Soprattutto le donne sanno quanto costano in sofferenze c lacrime. Non solo «durante» il conflitto, ma anche dopo... e per anni! Spesso i
problemi che si volevano risolvere rimangono «tali e quali», magari con altri problemi in
aggiunta. Per tutte queste ragioni anche la Conferenza mondiale di Pechino, nel 1995,
affrontò la questione dei conflitti armati c indicò a tutte le nazioni alcuni obiettivi strategici come: 1) incrementare la partecipazione delle donne alla soluzione dei conflitti; 2)
ridurre le spese militari e controllare la disponibilità di armamenti; 3) promuovere forme
nonviolente di soluzione dei conflitti; 4) promuovere il contributo delle donne allo sviluppo di una cultura di pace.
La Fdei vuole impegnarsi a far crescere, nel nostro paese e fra le giovani generazioni
di uomini e donne, una «cultura della pace». Sappiamo che le donne svolgono, tradizionalmente, una fondamentale azione educativa come madri, come insegnanti, come monitrici: non possiamo perdere l’occasione, in questo nostro secolo (sconvolto da ben due
guerre mondiali, c tuttora, in questo fine millennio, teatro di centinaia di focolai di guerra, grandi o piccoli) per testimoniare che solo «vie pacifiche» permettono alla storia umana di progredire rispettando nel contempo i diritti fondamentali di ogni creatura, compresa la natura e l’ambiente, spesso «violentate», degradate e distrutte dalle armi, tradizionali o chimiche.
Come donne credenti non possiamo che ricordare come, ncll’Evangclo, le guerre sono un male e vengono collegate agli altri disastri come carestie, pestilenze, terremoti
(Luca 21, 10-11), oppure vengono indicate come l’inizio dei «dolori» (Marco 13, 8). Parallelamente, in Marco 5, 9, gli «operatori di pace», quelli che si adoperano per pacificare gli animi dei violenti, sono chiamati «beati» e «figli di Dio». Non vi è scampo quindi
per l’umanità, se i credenti non rendono testimonianza della nuova «giustizia» operata
da Dio in Cristo. Una «giustizia» che si conosce e si riceve solo attraverso la fede (Ro- ^
mani 3, 21-26).
La pace, nel Nuovo Testamento, ha una rilevanza centrale: Dio, mediante Gesù
Cristo, instaura un nuovo rapporto con gli uomini e, conseguentemente, l’apostolo
Paolo parla della testimonianza dei credenti, come di un annunzio «dell Evangelo
della pace» (Efesini 6, 15). Infatti la nascita di Gesù è annunziata dagli angeli ai pastori con il Canto «pace sulla terra» (Luca 2, 14).
Tacere, rintanarsi, far finta di non vedere e di non sentire non può quindi far parte del comportamento dei credenti. Attualmente non è in atto una «terza» guerra
mondiale, ma tutto il «pianeta Terra» è coinvolto da conflitti locali sanguinosissimi e
crudeli, nati per diversissime ragioni, nessuna delle quali può comunque giustificare
la morte o la sofferenza di un solo essere umano «creato a immagine e somiglianza
di Dio».
Per tenere alta l’attenzione e la denuncia, ci sembra utile riportare la narrazione di
una visita fatta a Sarajevo, Zenica e Mostar, nel febbraio 1997, dopo le fasi più acute del conflitto nell’ex Jugoslavia. Parlano Margarcte Hehl e Martha Schadelin, del
Fomm ecumenico delle donne cristiane d’Europa, inviate dall organizzazione «Per la
dignità delle donne e dei bambini e per un impegno contro la guerra nell ex Jugoslavia».
Se ne deduce che gli strascichi delle guerre rimangono a lungo nella mente e nel cuore
degli esseri umani, oltre che nel fisico. Le guerre, segnano, spesso per sempre, la vita di
più generazioni e nulla può tornare come prima. Ecco perché va accentuato 1 impegno
di tutte le chiese cristiane per prevenire i conflitti e per evitare gli scontri armati. La via
del dialogo e del confronto, basato sul reciproco rispetto, va richiesta, a gran voce, a
ogni tipo di potere umano, da quello nazionale a quello internazionale. Non vi è sviluppo, né economico, né tanto meno sociale, in presenza delle armi.
Le armi, è provato ormai da secoli di storia, servono solo per distruggere ma non possiamo nasconderci che, alla radice del ricorso alle armi, c’è una lunga «educazione» alla
violenza e alla prevaricazione. La guerra è infatti solo la conclusione, tragica ma anche
logica, di culture e miti che esaltano la legge del più forte; che incitano al «dominio» sugli
altri; che privilegiano lo scontro e la forza bruta, al ragionamento e al dialogo.
E il momento storico è «oggettivamente» molto pericoloso: la globalizzazione economica può comportare spinte disgregatrici, per qualsivoglia tessuto socio-economico. Occorre promuovere una cultura mondiale di ricerca ostinata, paziente, ossessiva, dell accordo c del dialogo: a tutti i costi, prima che i problemi, lasciati a lungo insoluti, determinino conflitti e violenze.
Le donne evangeliche italiane chiedono a ogni autorità o potere, nazionale o internazionale, che la globalizzazione dell’economia sia governata attraverso 1 accettazione di
comuni principi umanitari. Altrimenti l’economia globale, lasciata solo alle logiche selvagge del mercato, può essere occasione di conflitti c può essere drammaticamente distruttiva per tutti, paesi ricchi o paesi poveri, gente di cultura cristiana o gente di altre
culture.
Doriana Giudici
rs
Cì
Cì
0
£■
D)
3
B
1
o
Q)
E
Una donna tenace ed entusiasta nella fede
■ iriam. figura femminile; dell Anfico Testamenlo. viene presentata come colei clic si ribellò a Mose.
profeta privilegiatOj con Tincvitabife conseguenza, tipica di una tradizione patriarcale, di essere emaiginata. A noi, però, l’emarginazione di una donna scomoda deve far riflettere, in quanto Miriam era
stata prescelta da Dio insieme con i suoi fratelli, Mosé e Aronne, per essere alla guida del popolo d’Israele che
sta scappando dall’Egitto e infatti, successivamente, si rivelerà una guida acuta e una voce gioiosa di libertà.
Di Miriam, sorella appunto di Mosé e Aronne, sappiamo poco. Si suppone sia stata la bambina che seguiva
dalla riva del fiume il buon andamento del viaggio del neonato nel cestino, e sia stata ancora lei a consigliare alla figlia del faraone una nutrice (sua madre) per il bimbo salvato dalle acque. Non la sentiamo più nominare fin
dopo il passaggio del Mar Rosso del popolo d’Israele, fuggito dall’Egitto.
Insieme con le altre donne e con tutto ì! suo popolo Miriam aveva sofferto l’oppressione e aveva patito il terrore della strage degli innocenti. Insieme con tutte le donne ebree si era ingegnata per salvare i maschi appena
nati e con audacia aveva dato fermi suggerimenti e chiare indicazioni alla famiglia reale. In Esodo 15, alla fine
rata da Dio) prese in mano un tamburello e danzò (altro segno di espressione e di celebrazione) e le altre donne
^Ji|^àvàriSi:é'iCÉrità\Mriò,.':^ irikatrié)!©::: :)‘G^ta|e’')àl: :Signorej. ha ottenuto-; una'Vittoria
)')>^:àréfjitosà,i;ì^valii'&*cavàfa -li ■■ha.gettati: in, mare" ^ :
Miriam, tenendo Uri.tamburello (strumento; portato
dali’Egitto) In mano, gesto simbolico, propone cosi aTsuo
popolo di celebrare la libertà appena ricevuta miracolosamente e, nello.stesso tempo, di cantare la lode a Dio liberatore. Questo canto costituisce la prima confessione di fede
del popolo dlsraele liberato dalla schiavitù, è i’espressione
della immensa gioia per la liberazione, sentito c voluto da
Miriam che ha saputo cogliere l’importante momento di sollievo che gli ebrei cominciavano ad assaporare. Le capacità
: di tfàéciriare, di incoraggiare e di entusiasmare prima le donríe e poi tutto il popolo ebreo, fanno di Miriam un’immàgine
di donna tenace ed entusiasta nella fede.
La figura di Miriam viene però offuscata quando, preoccupata daf fatto che Mosé avesse sposato una donna straniera,
esplicita I suoi pensieri; cosi viene emarginata. Eppure anche
Aronne era critico sulle scelte del fratello Mosé. Come mai
solo Miriam viene punita? In questa circostanza viene posto
in evidenza, da chi descrive il fatto, che il Signore è offeso
dal comportamento (forse un po’ pettegolo) di Miriam, mentre non lo è per quello di Aronne (che non si espone) e cosi
fa ammalare Miriam. La tradizione patriarcale di subordinare
il ruolo delle donne comunque incide relativamente nel cammino di vocazione profetica di Miriam perché il popolo non
si muove, non riprende il viaggio ma aspetta la guarigione di
Miriam (che sarà rapida). Cosi Miriam rimane co-leader con i
fratelli Mosé e Aronne alla guida del popolo d’Israele nella
sua marcia verso la terra promessa.
I testi più antichi che parlano di Miriam sottolineano la
sua autorevolezza, vale a dire il suo diritto di essere ascoltata
come inviata di Dio. 11 fatto stesso che il suo nome nell’Antico Testamento non sia scomparso è un indizio della sua validità. La storia di Miriam ci invita a volgere lo sguardo intorno a noi, a scoprire in un avvenimento un segno di liberazione che abbiamo sperimentato o che possiamo sperimentare. Non è necessario che sia spettacolare come il passaggio del Mar Rosso, seguito dalla marcia difficoltosa nel deserto, ma è importante che sia altrettanto intenso nel
profondo della nostra coscienza. Miriam ci fa riflettere e ci
aiuta a cercare neH’intimo del nostro io le tracce di colui che
ci ha liberati e ci accompagna nel nostro cammino quotidiano, dandoci la forza di seguirlo.
Mariuccia Grill
y
10
PfIG. Il
1ÍR KJiglìÌQSQigSiQlQ
Nel 50° anno di attività della Federazione svizzera
Un percorso puntuale e attento ai problemi sociali
Discutiamo sui iovoro Do""« protestanti svizzere
La Federazione svizzera
delle donne protestanti
ha festeggiato, il 18-19
aprile scorso, i suoi primi 50
anni di vita, con un’assemblea
ricca di presenze e di proposte. Due sono stati i temi che
hanno, più di altri, coinvolto
l’attenzione delle delegate; a)
la seconda assemblea ecumenica di Graz e le tematiche
femminili; b) il rapporto donna-lavoro.
Il comitato nazionale della
Federazione ha presentato
all’Assemblea una «nota» molto
critica sul documento preparatorio di Graz: non si parla in
modo chiaro e soddisfacente
delle ingiustizie che le donne
subiscono in ogni ambiente,
sociale, culturale o ecclesiastico. Come si fa allora a parlare
di riconciliazione?
C’è infatti un solo paragrafo
sulla povertà delle donne (par.
69). Inoltre tutta la documentazione per Graz presenta testi
biblici che citano sempre e solo gli uomini (Isacco, al par.
16; i due figli al par. 20; Lazzaro al par. 70). «Ci saremmo
augurate che si prendesse almeno un racconto biblico che
riguarda le donne», sostengono le protestanti svizzere.
Ma c’è di più: la Federazione
sottolinea che, quando vengono indicati i «segni di speranza» sul cammino dell’unità dei
cristiani (par. 22-33), non viene nominata la Giornata mondiale di preghiera, che ha una
lunga tradizione di attività ecumenica alle spalle.
Rispetto al par. 41, del do
cumento preparatorio di
Graz, che sostiene esserci
donne «ordinate» che soffrono
perché la loro «ordinazione»
alza nuove barriere fra le varie
confessioni cristiane, le donne
protestanti svizzere si domandano chi sono e dove sono
queste donne. Anzi, rispetto a
questo paragrafo la lettura è
diversa: queste donne sono,
invece, dei «segni di speranza
per un avvenire più giusto».
Viene, inoltre, fatto un suggerimento; perché le varie parti
del documento preparatorio di
Graz non vengono firmate?
Conoscere la provenienza e
gli autori dei paragrafi potrebbe essere importante per capire le tendenze culturali o
teologiche presenti nella cristianità attuale.
Il secondo argomento al
centro del dibattito assembleare è stato «come ripartire il lavoro». Per aiutare le delegate a
dipanare questa aggrovigliata
matassa (partendo dalla definizione biblica di «lavoro» fino
all’attuale dramma della disoccupazione di massa) sono state
chiamate alcune esperte, come
la teologa Ines Buhofer, la responsabile delle risorse umane
di una grande compagnia di
assicurazione, Carol Franklin
Engler, la consigliera nazionale
Christiane Langenberger-Jaeger, la sindacalista Maria RothBemasconi.
Al centro del dibattito si è
collocata la domanda: «Miglioriamo la ripartizione del lavoro, in casa e fuori, fra uomo e
donna? Oppure valorizziamo
economicamente il lavoro, finora non retribuito, delle donne per la famiglia?». L’approccio scelto dall’Assemblea è stato un rifiuto netto della tradizionale ripartizione dei ruoli fra
uomo e donna.
L’Assemblea ha chiesto
quindi alla Confederazione elvetica di approntare strumenti
economico-legislativi, per permettere che il lavoro non retribuito sia, equamente, diviso
fra i sessi. Inoltre, occorrono
misure specifiche perché gli
adulti, maschi e femmine, possano qualificarsi professionalmente o periodicamente aggiornarsi.
La Federazione svizzera delle donne protestanti ha così
lanciato una raccolta di firme,
maschili e femminili, in tutto il
paese, che sarebbe iniziata il
1- maggio per spingere opinione pubblica, governi nazionali o federali, responsabili
delle parti sociali, a «ripartire il
lavoro equamente fra uomini e
donne».
All’Assemblea è stata invitata la presidente della Fdei che
al termine dei lavori ha tra l’altro dichiarato quanto sia interessante conoscere il lavoro e
gli obiettivi di una Federazione
di donne protestanti che agiscono in una società a maggioranza evangelica. I loro problemi, per quanto riguarda il ruolo della donna nella feimiglia e
nella società, sono simili ai nostri che pure rappresentiamo
una minoranza, in un paese a
larga maggioranza cattolica.
La Federazione svizzera
delle donne protestanti
(Fsfp), che quest’anno
ricorda i suoi 50 anni di attività, raggruppa una dozzina di
associazioni svizzere di donne
protestanti e di associazioni
cantonali e locali. Essa rappresenta tali associazioni presso le
autorità ecclesiastiche, presso
altri organismi che operano
per la difesa delle donne, presso società con autorità civili.
La Fsfp si sforza di esprimere il punto di vista delle donne
protestanti su tutti i temi di attualità che, in particolare, si riferiscono alle donne; elabora
per i suoi membri del materiale didattico, in particolare degli
stampati informativi sui complessi argomenti che meritano
riflessione.
La Fsfp conta pure dei
membri individuali. Queste
donne prima venivano accettate senza che potessero avere
diritto di voto, invece oggi sono membri a tutti gli effetti;
spesso fanno parte di gruppi
femminili che non vogliono
aderire alle associazioni ecclesiastiche femminili già da lungo tempo esistenti nelle chiese. Oggi si verifica che questi
gruppi informali sembrano sostituirsi poco alla volta alle associazioni tradizionali; è quindi
particolarmente importante
avere un contatto con questi
gruppi attraverso dei membri
individuali che trasmettono
informazioni e domande.
derazione se la Giornata mondiale di preghiera ha avuto inizio in Svizzera dal 1949, compiendo un’opera di pionierismo, lanciando con le donne
cattoliche una rivista ecumenica, in tedesco, «Schritte Ins Offene», che viene pubblicata da
25 anni e la cui qualità è universalmente riconosciuta.
Dopo una dozzina d’anni
una campagna per la pace è
condotta congiuntamente da
donne protestanti, donne cattoliche, donne per la pace. Lo
scopo è di sensibilizzare i cittadini e le cittadine e le autorità
verso una politica di pace attiva ed una risoluzione non violenta dei conflitti.
p!
. sa P®’’
, il fatto c.
iniafiasta
ìnaH '
, perché
: un’idea c
i possano
: rezza. Ine
I distinte le
gono
al n
Dopo la sua costituzione, la
Fsfp ha avviato un dialogo
ecumenico. E merito della Fe
Rose-Marie Gallay-Hofer
(traduzione dal francese
di Laura Gelso Tomassone)
Donana Giudici
Gli incontri regionali Fdei, annuali, sono un importante momento di verifica e di scambio di
idee sul lavoro svolto non solo
dalle Unioni e/o gruppi femminili
ma anche dal Comitato nazionale che, in questo modo, riesce a
ricevere sollecitazioni sul lavoro
da seguire.
Su Riforma, il settimanale che
ci ospita, è già stato pubblicato il
resoconto dell’incontro regionale che si è svolto a Milano per la
Lombardia, all’inizio della primavera. Qui di seguito riferiamo
dei convegni avvenuti in Emilia
Romagna, in Sicilia e in Piemonte-Liguria-Valle d’Aosta. Intanto
informiamo che il prossimo 28
settembre, a Roma, presso la
Chiesa luterana di via Toscana, si terrà il convegno interregionale Fdei del LazioAbruzzo- Umbria.
Sicilia
Emilia Romagna
A Bologna, nel pomeriggio
del 7 marzo, vi è stato un incontro regionale per presentare il lavoro della Fdei. Erano
presenti una quindicina di sorelle, provenienti anche da
Parma. Sia Tea Tonarelli che
Maria Grazia Palazzine hanno
dato notizie di quanto sta avvenendo nell’ambito della Fdei,
ossia l’avvio della costituzione
di una rete tra donne di denominazioni evangeliche diverse
e la nascita del comitato nazionale della Giornata mondiale
di preghiera. In questa occasione è stato molto apprezzato
il nuovo Notiziario e allora le
sorelle presenti sono state invitate a collaborare perché queste quattro pagine siano sempre stimolanti.
Tutte insieme le donne hanno concordato di avere un altro incontro in autunno per discutere gli studi sul Giubileo.
Alla fine dell'incontro è stata
nominata la nuova responsabile regionale: Giovanna Pariavecchia, della comunità di Bologna.
María Grazia Palazzino
Nel primo week-end di
maggio, a Palermo, ci siamo
incontrate una sessantina di
donne evangeliche provenienti da tutta la Sicilia; la maggior
parte eravamo battiste, valdesi, metodiste. Molto apprezzata la presenza e l’intervento di
una sorella pentecostale palermitana e di alcune cattoliche
simpatizzanti di Catania e di
Siracusa.
Il tema era: «Donne protestanti alla scoperta della loro
identità» La relatrice, pastora
Erika Tomassone, ci ha fatto
percorrere un itinerario da
molti anni dimenticato nella
nostra memoria singola e collettiva di donne. Questo itinerario era come un binario su
cui, in parallelo, veniva ripercorsa a ritroso la storia biblica
e quella familiare di ognuna di
noi, passando da nostra madre, da nostra nonna e via a
ritroso fino ad arrivare alle
due donne biblicamente più
importanti: Maria per il Nuovo Testamento e Èva per
l’Antico. Entrambe queste
donne rappresentano le nostre antenate per eccellenza.
Èva è il simbolo della perdizione e del peccato originale.
Questa sua colpevolezza è stata perdonata solo grazie a una
figura diametralmente opposta, cioè da Maria, assurta a
«salvatrice» del genere umano
femminile.
La cultura maschilista e il
cattolicesimo hanno presentato sempre questi due tipi di
donne: tentatrici o vergini. Il
protestantesimo non ha privilegiato né Luna né l’altra. Èva
non viene considerata la causa del peccato, né Maria colei
che dona la salvezza. Il peccato è insito nella natura umana,
uomo o donna; la salvezza è
donata solo da Gesù Cristo.
Nel protestantesimo le figure
femminili che invece hanno
suscitato un certo fascino sono state le prime maestre, le
mogli dei pastori, le missionarie, le diaconesse. In questi
ruoli possiamo cogliere due
aspetti, come le facce della
stessa medaglia: da un lato
queste donne ricoprivano un
ruolo importante, quando erano ammirate e invidiate. Inoltre questi ruoli davano loro
una certa indipendenza: pensiamo per esempio alle missionarie che andavano via di
casa da sole per lavorare lontane dalla famiglia, rinunciando al classico ruolo della donna moglie e madre.
Dall’altro lato però questi
ruoli (tra cui anche il pastorato
femminile) non sono stati altro
che un copiare quello che
hanno fatto gli uomini.
L’emancipazione della donna
è passata attraverso un’imitazione dei ruoli considerati
strettamente maschili. Per
questo è importante riappropriarsi della genealogia delle
proprie antenate. Il rapporto
con la propria madre in genere è conflittuale. Nella rivisitazione di questo rapporto e di
quello con le altre antenate di
cui naturalmente si conserva
memoria, si può evitare di cadere nell’errore di copiare tali
modelli (come si è fatto per i
ruoli maschili), per capire invece questi modelli, farli propri e continuare con una propria identità soggettiva. Nel
confronto con tali modelli e
con le altre donne, bisogna
darsi reciprocamente valori. In
assenza di questo, si creano
superbia e disprezzo.
La Bibbia ci offre vari modelli: dalla collaborazione di
Ruth e Naomi all’invidia dì Sara e Agar. Non sono più i modelli che ci fanno «crescere»,
ma le strutture di relazione
che sapremo crearci.
I-a discussione su questa relazione è stata molto vivace e
ricca di spunti su cui riflettere.
Anche il gioco che abbiamo
iniziato dopo cena e finito domenica mattina, prima del culto, ha fatto ancora puntualizzare dei collegamenti con questa relazione. Il culto della domenica mattina è stato un altro momento di intensa comunione con solo fra le partecipanti al convegno, ma anche
con le sorelle e i fratelli palermitani della comunità «La Noce» di cui fanno ormai parte
integrante molti immigrati.
Molto partecipata e coinvolgente la liturgia, che comprendeva canti e danze africani.
Per finire, la sorella Emera
Napoletano è stata riconfermata ancora per un anno
coordinatrice regionale Fdei,
con la collaborazione da alcune sorelle di Siracusa (Teresa),
Palermo (Edi), Lentini (Nunzia tina).
Elena Chines
Piemonte-Liguria
Quale futuro attende i movimenti evangelici femminili in
Italia? «Tessere insieme una
rete di speranza»: queste le
parole e l’argomento del convegno Fdei svoltosi a Torino il
17 maggio. E stata una buona
giornata, densa di studio, di
fraternità, di festa per il ritrovarci insieme (una cinquantina
di donne) dal Piemonte e dalla
Liguria e anche di creatività
perché il gruppo di sorelle torinesi ha cercato di rendere
accogliente il luogo e significativo l’incontro con pannelli alle pareti, con cartelline decorate con una vasta varietà di
dolci.
Nel suo intervento Doriana
Giudici, presidente della Fdei,
ha sottolineato l’importanza di
avviare contatti e scambi con
le donne evangeliche di diverse denominazioni per collegarsi attraverso tematiche comuni per- un cammino di testimonianza dell’Evangelo. Non
si tratta di perdere la nostra
identità, di vedere sminuita
l’importanza dei nostri gruppi,
ma dobbiamo riflettere in serenità e cercare di tessere insieme con il maggior numero
possibile di donne credenti la
nostra rete di speranza.
Le tre ore e mezzo del mattino che avevamo a disposizione sono «volate», però siamo riuscite a svolgere tutto il
programma previsto. Interessante è stato udire da chi rappresentava i vari gruppi il racconto delle cose che si fanno
nelle proprie sedi, da Rorà a
La Spezia. E stato espresso,
coralmente, l’apprezzamento
sia per gli studi sul Giubileo,
documentati e stimolanti, sia
per il Notiziario, strumento
importante di collegamento
tra donne. Le sorelle presenti
sono state d’accordo di riflettere su un ordine del giorno
che, a proposito dell’ipotesi di
allungare fino a 65 anni l’età
pensionabile per le donne, sostiene che «non ha senso proporre illegittime comparazioni
con altri ordinamenti europei,
stante la situazione italiana di
grave insufficienza ed inadeguatezza dei servizi sociali».
Prima del pranzo comunitario si sono svolte le votazioni,
essendo Mariuccia Grill rappresentante uscente: è risultata eletta Laura Volpi, di Imperia. Un grazie a dii ha terminato e un grazie a chi intraprende un lavoro di collegamento nel quale però, si è
detto, non bisogna lasciarla
sola. Infatti la volontà è quella
di coinvolgere le rappresentanti delle denominazioni
evangeliche esistenti nella nostra realtà perché si incornino
a lavorare insieme in vista anche del prossimo congresso
Fdei, nell’autunno del ’98.
Nel pomeriggio abbiamo
partecipato alla tavola lotonda
organizzata nel quadro delle
manifestazioni per Graz dal titolo: «Sguardi di donne nelle
chiese. Tra conflitto e riconciliazione, il cammino ecumenico verso Graz».
Tutti interventi significativi:
da quello della suora domenicana Giacomina Tagiiacozzi
che, lavorando con gli emarginati, ritiene che non ci possa
essere riconciliazione tra i popoli se non avviene la restituzione dei beni ai poveri, a
quello della teologa protestante Dorothea Müller che, facendo una carrellata di situazioni
conflittuali presenti nella Bib*
bia, ci ha indicato come si trovano risposte di riconciliazione
tra donne, per finire con le
conclusioni di Maria Varano,
psicoioga, che nel collegare la
rete di speranza (del mattino)
con gli sguardi di donne (tema
del pomeriggio) ritiene che,
per rendere attive le reti di
speranza, bisogna passare costantemente da uno sguardo
«autoriflessivo» interno, al
guardare all’esterno con attenzione e simpatia, e viceversa.
Si può avere uno sguardo
benevolo e aperto verso gli 3*'
tri solo se ci si può guardar®
dentro senza difficoltà o timore ma con sensibilità e risp®i'
to. Una possibile connessione
tra sguardi e ruoli dell'univon
so femminile può riferirsi
«lavoro di cura» come esp®'
rienza diffusa: assistere, sorvegliare ma anche farsi caricO;
prendersi cura di bambini e ®
anziani. Guardare con affeh®
per permettere di crescere
di continuare a vivere.
Laura Gelso Tomasson®
; le donne
t la lottano
26. La nc
te dalle d
la mafiaidi noi de
■ clair«escli
so della i
sazione e
dasemp
mente le
togie, pc
no comu
senti nel
quindi, ai
le (tó ma
Non c
gran feti
delle: do:
mafia, pi
costellata
parole. <
certezza i
donna di
minosa i
radici su
trovertibi
Ioga Ren
costitutivi
sce gli u<
mostrazi(
lità, della
me esclu
forma di
le che pc
nerabiliti
:pendenzi
scia trapi
gio psico
stra man
, schia di
per semi
vani 199
-odierna i
che, pei
prassi m
rigidame:
ze dei bc
no decisi
si impos
nosa. Di
tare che
maschile
rlorità d.
alla con:
zione?) c
transiger
con il pn
La do
una volte
madre d
ra in istii
fondami
Pratican
«individu
tivo di ti
stessa, c
tità a sé
accesa c
di queste
oltranza,
oui il me
ventato
4a. Pro
fensore
mafiosi
dall’opi
sconfess
È anc
canto a
no altre
Giusepp
Pasquali
prio in
fatto qii
sise del
Borselli)
razione
dovuto
t® suo 1
chiara c
non fan
ledetto !
fa mia v
to».
Vedia
ferno di
11
m
rQ
KI®ira2[](a5^a®—^
Ï moti
uto
I
ini
contionieridonne
umeniIns Of
m
0-: Dal silenzio di ieri al rifiuto di appartenenza di oggi
Le donne e lo mafia in Siciiia
P
PfIG. Ili
ariane di mafia e parlare
di donne è una cosa
estremamente complesner tanti motivi, non ultimo
ffatto che l’universo donna;ata da | ‘ jfja sta scoprendo i suoi sceè uni- (Li da troppo poco tempo
*■ 'nerché se ne possa avere
d'anni L'idea chiara e perché se ne
pace è I“ssano dare giudizi con sicunte da i Inoltre vanno tenute ben
ne cat- ^ ^(j^te le donne che apparten>ce. Lo L„o al mondo della mafia dali citta- indenne che coraggiosamente
»utorità i |j lottano con tutte le loro force atti- ^ La nostra breve analisi parte dalle donne che sono dentro
la mafia. In generale, la storia
■Hofer 'di noi donne è caratterizzata
rancese ' dall’«esclusione». Anche nel ca
lassone). so della mafia, la sua organizzazione e la sua cultura hanno
da sempre escluso tassativamente le donne. Questo non
to^e, però, che le donne siano comunque fortemente presenti nella vita quotidiana e,
quindi, anche nella realtà rituale dei mafiosi.
Non c’è, purtroppo, una
gran letteratura sui rapporti
delle donne all’interno della
mafia, perché la loro storia è
costellata più da silenzi che da
parole. Quello che si sa con
certezza è che l’esclusione della
donna dall’organizzazione criminosa ufficiale poggia le sue
radici su un dato di fatto incontrovertibile: come dice la socioioga Renate Siebert, l’elemento
costitutivo del legame che unisce gli uomini di mafia è la dimostrazione assoluta della virilità, della mascolinità intesa coBjjjj^ me esclusione verso qualunque
forma di cedimento al femmini
aile che possa fare pensare a vulnerabilità, bisogno di affetti, diipendenza; «Un mafioso che lascia trapelare dei segni di disagio psicologico, e quindi dimostra mancanza di sicurezza, rischia di essere messo a tacere
'Ila no-iper sempre» (Falcone e Padoomind'vani 1991). Tutta la letteratura
sta an-’ odierna è indirizzata a credere
gresso che, per quanto riguarda la
?8. prassi maliosa, le donne siano
biamo rigidamente escluse dalle «stanotonda ze dei bottoni» dove si prendoD delle no decisioni importanti e dove
: dal ti- si imposta tutta l’attività crimie nelle nosa. Di contro si può consta-iconci- fare che la certezza, da parte
umeni- rnaschile, della presunta inferiorità delle donne si mescola
ficativi: ®|fa constatazione (o ammiraomeni- zione?) della loro integrità e iniacozzi fransigenza nell’essere coerenti
jmargi- proprio ruolo femminile,
i possa ha donna, per il mafioso,
a i po- divenuta moglie e poi
restitu- ™f^re dei suoi figli, si trasfiguveri, a 'n istituzione, si trasforma in
destan- ‘°ndamento della famiglia e
facen- P''3ficamente scompare come
nazioni "individuo». Il fatto più significala Bib- hitto ciò è che la donna
! si tro- che si annulla come eniaziona ® stante, diviene la più
con Iz ® convinta sostenitrice
'arano, 'Ifesto ruolo che difenderà a
gare la , ®nza, anche in quei casi in
lattino) nnarito si è pentito e è di3 (terna ^®ntato collaboratore di giustio eh®, ^’’°Pr>o lei si ergerà a dicnsore e depositaria dei valori
mafiosi e arriverà a dissociarsi
che
reti di
^®"’?Perato del marito
no a' ®®9nfcsserà pubblicamente.
1 atten- „ h^'nche vero, però, che acprsa ^ Queste donne ve ne so
-Il Tardo r- nome per esempio
-, nli al- Spadaro, moglie di
Xi^^q^ale Di Filippo, che prof tirno- ultimi giorni ha
rS haV^Sere alla Corte d’Ascciono R processo per la strage
^iniver- propria dichia
. i al 'u cui ammette di aver
-g. (p ° '■'pudiare pubblicamencnS- paura edifico nnn*(^ essere felice di
'L!tt Ì T ®he ha distrutto
affetto la mia Vita e quella di mio mari
cere
0 to»,
"dunque che all’in
isson® uel sistema mafia, ci so
no diverse sfaccettature di donne. Particolarmente emblematica mi sembra la storia di tre
donne appartenenti alla stessa
famiglia ma con caratteri e
connotazioni completamente
diversi e tre destini, tragici, altrettanto diversi. Mi riferisco a
Giovanna Cannova, moglie e
madre di mafiosi, ambedue uccisi dalla mafia, sua figlia Rita
Atria, che dopo l’uccisione del
fratello, sebbene adolescente,
diviene collaboratrice di giustizia ma si suiciderà, purtroppo,
dopo la morte del giudice Borsellino, e la nuora Piera Aiello,
moglie del figlio ucciso.
Giovanna rappresenta il vecchio, la sottomissione fino a
farne un convincimento, l’unico sistema di vita immaginabile. Non uscirà mai dal sistema,
nemmeno dopo la morte del
marito, del figlio e della figlia.
Rita, la figlia, rappresenta il
nuovo, il convincimento che
non tutto è immutabile e che si
può uscire dal cerchio tragico
della mafia. Non ce la farà,
purtroppo, a sopportare da sola tutto il peso schiacciante della sua nuova posizione, ma il
suo gesto non deve essere inteso come una rinuncia, bensi
come la consapevolezza di avere assolto un preciso dovere attraverso la sua lotta personale
verso l’affermazione della sua
libertà e della sua individualità
di donna. Piera Aiello non è
nata in una famiglia maliosa, è
entrata tragicamente a farne
parte per paura, paura di ritorsioni contro i suoi familiari,
quando ha scoperto che l’allora
suo fidanzato era un mafioso.
E convinta, comunque, che se
non le avessero ammazzato il
marito lo avrebbe persuaso a
pentirsi. Oggi è una collaboratrice di giustizia. Mi è piaciuta
tanto una sua dichiarazione,
che mostra tutta la fierezza del
suo carattere, rilasciata a proposito delle sue visite a Partanna, suo paese natale, dove è
sepolta la cognata Rita, a cui
era molto legata: «Quando mi
reco al cimitero accompagnata
dalla scorta, tutti mi guardano
e basta e io cammino a testa
alta, come una signora».
Come ha giocato l’emancipazione femminile nel pianeta
mafia? Qui la discussione si fa
molto controversa. C’è chi afferma che le donne, seppure
emancipate e in grado, oggi, di
gestire aziende di copertura a
grossi traffici di droga o di riciclaggio di denaro (e la cronaca,
in questi ultimi anni, ne ha descritte diverse) rimangono pur
sempre nelle organizzazioni intermedie, non avendo la possibilità di fare carriera all’interno
della mafia.
C’è poi una sconcertante
sentenza del maggio 1983
della prima sezione del Tribunale di Palermo dalla quale si
rileva che il comportamento
della donna, appartenente a
famiglia maliosa, non può essere giudicato punibile in
quanto, per tradizione, ella è
stata sempre estranea al mondo degli affari e quindi il suo
status di «coniuge», seppure
intestataria di grosse attività,
ma solo a titolo di prestanome, la esime daH’esserne responsabile. Come si vede non
c’è solo la convinzione dei mafiosi che la donna debba restare estranea al potere della mafia, ma anche un radicato convincimento da parte di molti
giudici, almeno di quell’epoca.
La sentenza lascia a dir poco
sconcertati perché, come afferma ancora la sociologa Renate
Siebert, «nel tentativo di voler
dare un quadro sociologico
dell’ambiente mafioso e del
ruolo delle donne al suo interno, i giudici ricalcano un luogo
comune tanto diffuso quanto
sbagliato». Non solo, ma l’argo
mentazione fornita per dare
più forza alla sentenza con la
contrapposizione fra donne del
Sud, tutte casa e famiglia, e
donne terroriste del Nord, avide di libertà anche a costo di
terrorismo, sembra veramente
fuor di luogo e di tempo. Verrebbe quasi voglia di tifare per
queste povere donne, che esistono solo in quanto mogli di
mafiosi e alle quali viene negato lo status di individuo raziocinante a sé stante. Titolava, infatti, nel maggio 1983, il giornale «L’ora» di Palermo, nel discutere la sentenza: «Maliosa?
No, solo moglie». È pur vero,
d’altro canto, e non ce lo dobbiamo nascondere, che tutta
una generazioni di mogli e di
madri all’interno della mafia ha
vissuto in un limbo spesso di
comodo, altre volte di paura.
Certo non è facile dare giudizi alla leggera sul pianeta mafia
che è tuttora imperscrutabile
sotto molti aspetti, ma si deve
pur riconoscere che una siffatta
organizzazione che sa adattare
così bene le proprie attività ai
tempi, si può dire ancor prima
che essi mutino, non può non
aver colto il segno della emancipazione femminile e della capacità delle donne di gestire,
purtroppo, in prima persona le
attività criminose più efferate
alla pari con gli uomini.
Oggi, pian piano, stanno venendo fuori tante dichiarazioni
di donne che in tutta consapevolezza del loro ruolo fin qui
vissuto nella mafia, apertamente confessano e rifiutano la loro appartenenza. Ma, continuando di questo passo, si potrebbe scrivere un intero romanzo sulle donne che stanno
vivendo coraggiosamente la loro condizione aH’interno della
mafia, mentre è giusto dare
uno sguardo anche sull’altro
fronte, quello della lotta, che
merita altrettanta, se non superiore, considerazione.
L’universo femminile offre
anche qui una variegata sfaccettatura di personalità. Da un
lato le donne che da sempre,
per forma mentis e per cultura
si sono dedicate ai vari problemi della vita sociale e si sono
apertamente schierate, con il
loro lavoro, sul fronte delle lotte sociali e della lotta alle ingiustizie. Per costoro è stato facile
affrontare le tematiche della
mafia e da qui il passo è stato
breve per lanciarsi nella lotta
vera e propria.
Ci sono invece altre donne
che, forse, se non si fossero intromessi gli amari casi della vita, sarebbero rimaste per sempre nel ruolo di tranquille casalinghe o comunque di compagne di via dei loro mariti. L’uccisione di un loro caro le ha
sbalzate immediatamente fuori
da un mondo ovattato e ha risvegliato in molte di esse quella
vena combattiva che, altrimenti, non sarebbe mai emersa.
Sin dal 1981 a Palermo era
nato in maniera informale un
«Comitato donne contro la mafia» di cui facevano parte donne già da anni impegnate contro la mafia nei partiti politici e
nei sindacati e altre donne, parenti di vittime della mafia, che
sentivano di dover trasformare
il loro dolore in un reale impegno di lotta. Il Comitato verrà
poi trasformato, nel gennaio
del 1984, in una «Associazione
donne siciliane per la lotta contro la mafia» la cui presidente è
una donna che è stata personalmente colpita con l’uccisione del marito: Giovanna Giaconia, vedova del giudice Terranova. La storia di questa Associazione che è emblematica
un po’ per tutte le altre associazioni o istituzioni del genere,
è costellata di tante iniziative
che, nel corso degli anni, sono
riuscite a incidere, anche in
modo significativo, non solo
sullo svolgimento di alcuni processi (a dicembre del 1982 durante il primo processo contro
la mafia, istruito dal giudice
Falcone, le donne del Comitato decidono di costituirsi parte
civile), ma soprattutto nello sviluppo di una mentalità nella
donna e nelle nuove generazioni di giovani che devono sapere che, anche nei casi più
drammatici, non esiste solo
una cultura della rassegnazione
e dell’acquiescenza ma che ciascuno può, insieme agli altri,
combattere per la libertà di
pensiero e di vita.
L’Associazione ha puntato
molto sui rapporti e gli incontri con le scuole e con i giovani anche nei quartieri, nella
convinzione che per la crescita
di una coscienza antimafiosa
sono indispensabili l’informazione e lo scambio di esperienze. L’organizzazione di
marce, l’assistenza specifica a
donne nei processi di mafia, i
contatti con le altre associazioni per la lotta alla camorra o
alla ’ndrangheta, o i contatti
con l’estero, mostrano come
l’orizzonte di queste donne sia
ampio e aperto oltre a essere
attento a tutti i fenomeni della
società e testimoniano del meraviglioso apporto che le donne di oggi sanno dare, con la
loro consapevole presenza, alla nostra società.
Emera Napoletano
(«Le donne, la mafia», Milano,
1994; approfondita analisi alla
quale dobbiamo alcuni
degli spunti utilizzati per la
stesura del presente articolo)
In CiSrerìa
' .Î .A- :=‘T - I' ^ -:'E %
Prigioniere
della Torre
: :
«Prigioniere della Torre» è il libro scritto da Bruna Peyrot
che ci riporta nella Francia settecentesca, dove i sudditi non
potevano esprimere liberamente il loro credo. Perseguitate e
arrestate, molte donne vennero incarcerate nella Torre di Costanza che sorge nella cittadella di Aigues Mortes, in Camargue, divenuta simbolo deH’intolleranza religiosa.
Molte morirono, alcune abiurarono, ma per loro non vi fu
mai una parola di condanna, altre resistettero per oltre
trent’anni, sostenute dalla loro incrollabile fede. Tra loro tutte
le differenze crollarono, esse furono accomunate dalla sofferenza fisica e psicologica nel ricordo delle famiglie lontane,
delle loro case, delle loro attività. Di tutte le queste donne.
Marie Durand è divenuta il simbolo. 11 suo ricordo, come si
legge nel libro, «sarà il ricordo della chiesa del Deserto, la sua
forza ha racchiuso le forze di tutti i protestanti di Francia e la
sua umiltà, la capacità di sofferenza di un credente».
Più che un romanzo, definirei «Prigioniere della Torre», un
saggio storico, una testimonianza, e credo che il suo fine sia
la trasmissione della memoria in cui si fanno rivivere, oltre alla
fede, i valori che essa testimonia, la resistenza, la solidarietà,
' Grazia Fomari
Visita tra le donne nella desolante ex Jugoslavia
Non ne possono piò
Quando sbarchiamo dall’aereo è ormai notte e nevica su
Sarajevo. Nell’area dell’aeroporto non sono ammesse le auto private e noi veniamo accompagnate da automobili delle Nazioni Unite alla casa privata dove alloggiamo. Dormiamo
nei nostri sacchi a pelo, dopo
aver cercato, inutilmente, di tenere la finestra chiusa; infatti
l’intelaiatura, colpita dalle bombe, è definitivamente fuori asse.
Al mattino ci sveglia la preghiera del muezzin, poi la nostra amica Jadranka ci conduce
per la città. A ogni incrocio c’è
una moschea o una chiesa cristiana o una sinagoga, segni di
un passato di tolleranza e di
convivenza pacifica. La città
vecchia è intatta perché non
coinvolta dai combattimenti. Il
taxista che ci accompagna si
scusa per le cattive condizioni
del suo taxi, ma sostiene che,
in fondo, non gliene importa
nulla di quella macchina: sua
moglie e suo figlio sono stati
uccisi durante i combattimenti.
Il marito di Jadranka è in
ospedale, deve essere operato
all’intestino e mancano i medicinali e analgesici. Una sera,
per dimenticare tutte le storie
tristi che ci raccontano, decidiamo di andare al cinema: la
temperatura della sala è «meno
tre», siamo in otto persone in
un cinema per centoventi. Ci
accadono anche «avventure
spassose»: un giorno veniamo
multate perché prendiamo un
tram senza avere il biglietto; ci
sembra incredibile, cercare di
comprare un biglietto del tram
in una città senza più negozi e
distrutta dalla guerra, ma il bigliettaio è ligio alle leggi di una
Sarajevo di pace.
Visitiamo un centro che vuole aiutare le donne «rientrate» a
Sarajevo. In tutta l’ex Jugosla
via ci sono molti di questi centri finanziati principalmente da
organizzazioni degli Usa, dove
vengono accolte e assistite le
donne che vagano, sbandate,
da una regione all’altra. In questi centri possono portare le loro cose, fermarsi e fare la calza
o cucire o farsi la «messa in
piega» dei capelli, o anche solo
chiacchierare e... liberarsi dei
loro incubi, parlando con altre
che hanno vissuto vicende simili. Non vi è quasi da nessuna
parte il riscaldamento e la temperatura è sempre sotto zero.
C’è il gas nelle tubature ancora
esistenti, cioè pochissime, ma
è distribuito solo per alcune
ore; l’acqua è distribuita sempre, dove c’è ancora l’allacciamento, dalle otto del mattino
alle nove di sera.
Proseguiamo per Zenica dove ci aspetta Nuna, che è la responsabile di un progetto finanziato dalla Germania, che
accoglie e assiste donne violentate o traumatizzate dalla
guerra. Il progetto punta al loro reinserimento anche attraverso un lavoro manuale: molte imparano a cucire e abbiamo visto alcuni abiti, di ottima
fattura, disegnati e cuciti da loro, «ma non c’è nessuna donna che li può comprare».
Passiamo per Mostar: il panorama naturale è incantevole
ma la cittadina è distrutta e cosi
molti villaggi che attraversiamo.
Gli abitanti sono ormai fuggiti
altrove: ci rendiamo così conto
di quanto deve essere atroce
tornare nei propri villaggi e trovarli distrutti. E per questa ragione che la città di Sarajevo si
sta riempiendo di gente, di
nuovo, di ogni etnia, perché la
maggior parte preferisce le occasioni (poche, ma almeno
qualcuna c’è) di lavoro nella
città, che riprendere la vita nei
villaggi, dove non ci sono case
e dove costerebbe troppo riprendere l’attività agricola.
Nel viaggio fra Sarajevo, Mostar e Zenica incontriamo molti
carri armati e molti soldati. A
Mostar il verde e bellissimo fiume Neretva scorre sotto un
ponte provvisorio, dopo la distruzione dello storico monumento artistico. Incontriamo,
dopo quattordici mesi dal nostro precedente viaggio, le donne del centro B/III: ci sono ancora tutte e alloggiano nello
stesso tristissimo e inospitale
appartamento. Da quattordici
mesi nulla è cambiato, nessuna
di quelle donne è stata capace
di tornare nel suo villaggio o di
riprendere il proprio lavoro o di
contattare amici o parenti. Come quattordici mesi prima fanno la maglia, lavano i panni,
cuciono, si fanno reciprocamente la piega o il colore ai capelli e... cercano di dimenticare
il passato, ma non hanno ancora un reale presente né, tanto
meno, un credibile futuro.
Vogliamo tornare a vedere
come funziona il programma di
formazione professionale, finanziato dall’Unione europea,
che visitammo un anno fa. Il
progetto mirava a dare alcune
professionalità di tipo artigianale, in modo da permettere alla
gente di intraprendere piccole
attività produttive. Ma i locali in
cui si trovava il centro è ora occupato da ufficiali dell’esercito
croato. Non abbiamo avuto alcuna prova che il progetto funzioni ancora.
Dovunque, le donne che incontriamo ci dicono che se la
guerriglia continua diventeranno pazze. Non ne possono più.
Margarete Hehl
Martha Schadelin
(traduzione e adattamento di
Doriana Giudici)
12
PUG. IV
tóbif
líPí KI®‘írQ2D(35iO®
credenti di fronte al concetto di peccato
Le scelte di una lunga vita di una donna
Cavalieri dell'flpocalisse L'«eniplo di Frida Maian
■ w I in a Pala77o I a- oerata via Asti. Successiva- Commissione regionale n
o
gni epoca ha i suoi
«Cavalieri dell’Apocalisse», le sue tragedie
collettive. Il nostro secolo, che
ha visto tante stragi e orrori,
vede avanzare proprio negli
ultimi decenni, una nuova catastrofe da cui non sappiamo
ancora districarci. È il flagello
della droga che coinvolge in
ogni paese tanti giovani, li trasforma progressivamente ma
inesorabilmente in malati, in
emarginati quando non delinquenti, li perseguita con i suoi
addentellati di sangue: Aids, ricatti della malavita, mafie.
Purtroppo, a quanti di noi è
capitato, nelle famiglie, nelle
comunità, di assistere impotenti a un giovane, a una ragazza apparentemente «normali», invischiati all’improwiso
in un meccanismo perverso:
obbligati a mentire, rubare prima in casa e poi, se si percorre tutta la china del degrado, a
scippare, rapinare, prostituirsi,
magari anche uccidere. I casi
di cronaca sono pieni di queste storie, tanto che «non fanno più notizia».
La tragedia della droga non
nasce diversamente dall’alcolismo: un momento di sconfor
Le
sette
terzo e ultimo incontro di
quest'anno organizzato dalle
donne evangeliche romane a
livello interdenominozionole,
si è svolto nella chiesa awentista di Lungotevere Michelangelo. Il tema scelto: «Le sette». Erano rappresentate tutte
le denominazioni protestanti
che aderiscono a questo ciclo di studi. Il buon numero
delle partecipanti non è da
sottovalutare in una grande
città come Roma, segno della
voglia che hanno le donne di
confrontarsi anche sul piano
dello fede.
Dopo una breve riflessione
sull'amicizia, per cui siamo
state invitate a disporci in cerchio, da un'antica usanza
degli indiani d'America, è
stata messa in risalto l'importanza dell'amicizia e l'insegnamento di Gesù, su cui dovremmo riflettere. Gesù era
amico di tutti, dei pubblicani,
dei peccatori, ero amico perfino di Giuda. E questo il
messaggio da coglierei L'argomento scelto evidenzia la
continua evoluzione di nuovi
movimenti che si definiscono
religiosi, circa 20.000 a
tutt'oggi presenti nel mondo,
sottolinea l'esigenza che ha
la gente di incontrarsi e di
comunicare. Questi movimenti o sette hanno poco di religioso, sono più che altro filosofie con la cultura del benessere personale che si intrecciano di magie, esoterismi,
spiritismi, ecc. Le persone
che vi aderiscono in genere
sono sole, psicologicamente
deboli, disorientate e diventano facili prede per questi movimenti do cui vengono sfruttate economicamente. O forse sono deluse dalle chiese
storiche e non hanno più pun
ti di riferimento?
Siamo tutte chiomate a riflettere su questo problema
a impegnarci perché le nostre chiese riprendono o tra
smettere quei messaggi d
spitritualità un po' tralasciati e
o ricordarci sempre del passo biblico che ci esorta: «Tutto è vostro, ma voi siete in
Cristo»!
Lucia Dona
to, una crisi adolescenziale,
una sconfitta sul piano personale, il desiderio di andare «oltre» il limite della condizione
umana, il «deragliamento» dei
sensi, la percezione di un «sacro» che è sempre al di là di
un confine e che, illusoriamente, viene indicato nei paradisi
artificiali. O semplicemente la
fatica di vivere, la difficoltà di
imparare a disciplinare i problemi del quotidiano con il
proprio «bisogno di immortalità». Tutti questi nodi, per cui
l’adolescenza è così un momento critico, vanno sciolti a
uno a uno, passo dietro passo,
con il sostegno amorevole e
severo di figure autorevoli di
adulti, possono invece subire
l’assalto violento e brutale della droga, che può far rapidamente mutare un episodio di
«trasgressione», così connaturato appunto col delicato passaggio dell’adolescenza, in un
meccanismo di dipendenza
coatta, che strappa il giovane
dal suo essere per farlo via via
divenire cosa, oggetto estraneo di ricatti e violenze, irriconoscibile anche da sé, anello
di una catena di brutalità e criminalità, merce
Le mafie internazionali si
sono prontamente impossessate di questi meccanismi:
produzione, distribuzione e
spaccio, che producono montagne di soldi e nuove schiavitù trovando fertile terreno,
produttori e spacciatori, nella
manovalanza a basso costo
delle plebi diseredate di tutto il
mondo. E il singolo tossicodipendente diviene fatalmente
un anello di questa catena,
una vera e propria «catena di
sant’Antonio» di venditori di
morte: dati i costi di ogni «dose», il ragazzo intossicato sarà
costretto a percorrere tutta la
china del degrado e divenire, a
sua volta, spacciatore.
Come è possibile interrompere questa catena? Come è
possibile che un malato, di
pendente da una sostanza «altra» nella psiche, prima ancora
che nel fisico, non diversamente dall’alcolista, appunto,
non sia costretto anche a divenire un criminale? Come riuscire a separare il malato (da
curare e reintegrare) dall’anello della mafia? Questo è l’arduo problema di oggi.
Io credo che bisogna accentuare necessariamente la prevenzione, «chi tocca i fili muore», sia con una campagna di
sensibilizzazione, sia con maggiore attenzione ai problemi
degli adolescenti, dando dei
traguardi, degli ideali, motivando la loro vita spesso così
squallida, opaca, in un’epoca
di smarrimento.
I credenti, poi, possono
amorevolmente ma fermamente discutere con i giovani
il concetto di «peccato»: sulla
droga, come su tanti altri gravi
problemi, le chiese non possono non dire che il superamento del limite posto alla condizione umana è peccato e trasgressione e, con ciò, foriero
di morte.
Ma proprio questa nettezza
teologica e etica non può non
renderci attenti, come credenti, a tutto quanto vada nella direzione di una strategia di riduzione del «danno». Certamente non basta a orizzontarci, di fronte a problemi tanto
dolorosi e complessi, un voto
del Parlamento, subito stiracchiato e utilizzato a destra e a
sinistra.
Ci serve capire, discutere
tutti quanti, con serietà, fino in
fondo. Dati alla mano. Ricerche alla mano. Nella visione di
una scelta «laica» di leggi.
Nell’intento di salvare tante vite di giovani e di spezzare la
tragica catena di morte. Cosicché, separando il malato dal
criminale, si renda possibile al
tempo stesso il recupero del
malato e la punizione del criminale.
Piera Egidi
1
10 marzo a Palazzo Lascaris il Consiglio regionale del Piemonte ha voluto
onorare gli 80 anni di Frida
Maian, «componente di lungo
corso del Comitato per l’affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione, della Consulta europea, della Consulta femminile» ■
(come recita la convocazione
del presidente del Comitato di
cui sopra, Foco). Ma la lunga
militanza di Frida va ben oltre
gli ambiti indicati in questo
elenco. Essa è emersa dagli interventi per nulla formali del
presidente del Consiglio regionale, Rolando Picchioni, della
consigliera Carla Spagnuolo e
dalla proiezione di una intervista rilasciata pochi anni fa a
Paolo Gobetti in cui Frida ripercorre le tappe formative
della sua personalità e delle
sue conseguenti scelte di vita.
Vediamo di seguire a grandi
linee questo percorso veramente unico i cui motivi ispiratori vanno individuati nell’antifascismo, nell’associazionismo
femminile e nell’impegno politico. Figlia di pastore, «respira»
in famiglia l’ideologia dell’impegno e del rigore etico e (in
piena epoca fascista) è affascinata dalla figura del Mazzini e
dal suo ideale repubblicano. Le
leggi razziali la spingono a cercare i primi collegamenti con
amiche e amici studenti in
chiave antifascista, finché l’8
settembre le permette, nelle
prime riunioni organizzative
del movimento «Giustizia e libertà» a Torre Pellice, di dichiararsi a «disposizione per
qualsiasi cosa». Diventerà così
partigiana combattente; terrà i
collegamenti tra Torino e le
formazioni partigiane delle
Valli; si recherà ben due volte
al campo di Fossoli presso Modena (attraverso viaggi fortunosi e pericolosi) per tessere i
contatti con Jacopo Lombardini e altri partigiani ed ebrei
che vi erano rinchiusi in attesa
di essere inviati nei lager; sarà
arrestata e portata nella fami
gerata via Asti. Successivamente liberata, grazie a uno
scambio, non interromperà
l’attività fino alla Liberazione.
Già durante la clandestinità
il problema che più le stava a
cuore e a cui intendeva dedicarsi era la questione femminile. Questa sua sensibilità e
consapevolezza le derivavano
in gran parte dalla sua appartenenza all’Ywca (Ucdg, in Italia), associazione femminista
ed ecumenica «ante litteram» e
alla sua permanenza come
studentessa nei foyer della
stessa. A questa associazione
Frida dedicherà larga parte
della sua attività negli anni
successivi come membro della
Commissione esecutiva nazionale, con responsabilità a livello locale, come rappresentante (lo è tuttora) dell’YwcaUcdg nel Cndi (ramo italiano
del Conseil international des
femmes, sorto nel 1903) e
nelle varie consulte femminili,
comunali e regionali.
L’associazionismo femminile
come mezzo per la formazione
e la promozione dei diritti della
donna è sempre stato al centro dei suoi interessi. Infatti nel
1957 con altre due donne fonda il Caft (Comitato associazioni femminili torinesi) e ancora
oggi si occupa del collegamento dell’Ywca-Ucdg con le altre
associcizioni. In linea con questa sua vocazione è stata in anni recenti presidente della
Commissione regionale perJ
pari opportunità.
Sicuramente avrò tralasciali
involontariamente altri suoi y
carichi e attività in questo se|l
tore e ne chiedo scusa a clj
legge e all’interessata. Ultinu
filo conduttore della vita di
da, il suo impegno in campj:
politico e amministrativo. Adi
rente al Partito d’azione
più tardi nelle file del part|ì
socialista sempre distinguendo
si per la sua indipendenza d
giudizio e il suo temperameni
di non allineata. Eletta nd
Consiglio comunale di Torin'
negli anni Sessanta fu, per ba
sei anni, assessore alla Sanitàj
per periodi più brevi, alla Q
tura e al Patrimonio. Grazici
la sua gestione divennero ptj
prietà della città i locali dell’a
manicomio di via Giulio.
Nella suggestiva cerimonj
del 10 marzo (ma il termi#
«cerimonia» non rende giustì#
all’atmosfera che si respiravi
è stato distribuito il testo di #
articolo di Alessandro Calati
Garrone scritto «per gli 80 at
ni di Frida Maian» e appars
su «Lettere partigiane». A lei;
stato offerto il distintivo d’oi
della Regione Piemonte c»
queste parole con le quali i
piace concludere queste rigb
«All’entusiasmo, alla vivaciS
al “supplememto d’aràma” d
ha sempre contraddi:stinto Fi
da Maian».
Mirella Argentieri I
Ricordiamo che il conto corrente
postale della Fdei è
c.c.p. n.
36083103
intestato a:
Bertin Marina, via Olivet, 12
10062 Luserna S. Giovanni (To)
DICONO DI NOI
La spiritualità dalla donna
Tutto quanto è legato
all’universo donna è
oggi nelle chiese (o,
volendo essere prudenti, nei
discorsi che si fanno nelle
chiese) in primo piano, e la
spiritualità non fa eccezione:
sotto la spinta delle ricerche
teologiche di ispirazione femminista si cerca di scoprire, o
di inventare, forme di espressione della fede che rendano
conto della sensibilità femminile in modo più pieno rispetto al passato.
Per parlare di tutto questo, però, mi
manca la competenza: seguo tali dibattiti
da lontano, temo di capirli solo in parte;
sono, insomma, la persona meno adatto
per discuterne con serietà. Vorrei invece
utilizzare queste righe per una piccola celebrazione della «spiritualità delle donne»
che ho conosciuto, come pastore, nelle
chiese in cui ho lavorato. Una spiritualità
molto (forse troppo, ma qual è il metro
del giudizio?) tradizionale, talmente modesta che non sa nemmeno di essere «spiritualità»; non intendo idealizzarla, né contrapporla ad altre istanze e riflessioni che
intendono proporsi come innovative. Si
tratta solo di un piccolo omaggio da parte
di uno che, da questo tipo di sensibilità
cristiana, ha ricevuto molto.
11 primo dato fa parte dell’esperienza di
ciascuno ed è largamente confermato dalle statistiche redatte con criteri scientifici:
le donne costituiscono la maggioranza
delle persone fisicamente presenti in chiesa e, più in generale, nella vita della chiesa. Certo, nell’esistenza cristiana, la presenza al culto non è tutto (quante volte
l'avremo detto?), ma tutto comincia di lì.
Si tratta di un elemento carico di tradizioe credo che una ricerca accurata ne
ne.
metterebbe in evidenza l’importanza
tutt’altro che secondaria per la storia della
chiesa. Si tratta anche di un aspetto, per
così dire, ecumenico, in quanto riguarda
un po’ tutte le comunità cristiane che mi
è capitato di conoscere da vicino.
Oggi, la condizione della donna nella
società è mutata radicalmente ma il nostro dato manifesta una caratteristica persistenza pur nel variare delle proporzioni.
In questo contesto si rileva di solito che la
presenza massiccia delle donne nella vita
della chiesa corrisponde una rilevanza assai ridotta nelle strutture dirigenti delle comunità. Forse, come protestanti, possiamo dire di aver compiuto qualche passo
nella direzione corretta, pur nel quadro
del generale ritardo.
Il secondo aspetto che vorrei menzionare è il ruolo delle donne delle comunità
che ho conosciuto (non di tutte, e non
sempre nella stessa misura: ma è necessario precisarlo?) nella catechesi in famiglia.
Anche qui, la maggior parte non si rende
neanche conto di fare catechesi, nel senso
che non si mette intorno a un tavolo con
la Bibbia aperta. Si tratta di una catechesi
indiretta, ma assai esplicita, i cui contenuti
fondamentali, come li ho percepiti io, sono i seguenti: a) quando è il momento,
Gesù ti aiuta; b) la chiesa
evangelica è una faccenda importante. La cosa più interessante è constatare l’efficacia
di questo messaggio, un’efficacia che vorrei definire «carsica», nel senso che può anche restare a lungo sotterranea, per poi riemergere quando uno meno se l’aspetta. Più
di una volta mi è capitato di
cogliere in belle testimonianze
uomini evangelici poco in confidenza con la Scrittura: l’eco
forte e chiara di un catechismo materno
tanto semplice quanto incisivo.
Terzo: nella tradizione delle nostre comunità, la diaconia «leggera» (l’assistenza)
vede un contributo femminile di primissimo piano, che a volte (non sempre, per
fortuna) tende a diventare monopolio, per
la latitanza degli altri, e che spesso ha nelle classicissime Unioni femminili un punto
di riferimento. È possibile, e anche probabile, che non tutti gli stili di attività e intervento ereditati dal passato resistano
all’usura del tempo; già alcune espressioni
(«società di cucito») hanno un indubbio
tocco ottocentesco (come molte altre cose, del resto, nelle nostre comunità, dagli
inni all'architettura dei templi). È un fatto,
comunque, che la testimonianza delle nostre chiese deve moltissimo a questa dimensione, e lo stesso discorso vale in generale per tutto questo universo femminile ereditato dalla tradizione. Da un lato
mostra i segni della storia, dall’altro è certamente più efficiente di altre dimensioni
della vita delle comunità. Se un giorno
dovesse essere veramente necessario sostituirli, l’impresa non sarebbe agevole.
Fulvio Fcrrario
Il Comitcito
nazionale Fdci
Doriana Giudici
presidente
via del Casaletto 385
00151 Roma
Emera Napoletano
vicepresidente
via Croce Rossa 34
90144 Palermo
Maria Grazia Sbaffi
segretaria
via Racagni 24
43100 Parma
Marina Bertin
tesoriera
via Olivet 12
10062 Luserna S.Giovanni P
c.c.p. 36083103
Tea Tonarelli
via Pomposa 19
44100 Ferrara
Elena Chines
via Casalaina 32
95126 Catania
Daniela Ferraro
responsabile per la starter
via S. Pio V 15
10125 Torino
La ri
fri
lld
rifonr
è orni
sente
giorni
mater
turo t
non s
spetto
chi 0]
essere
ritto I
giato>
qualcl
carica
le pei
sindat
«Pur
compi
za to Og
una s
difro
rifom
lo fa
sua ir
Prodi
un rw
te crii
certa
Le
stato
lancii
futuri
altri i
nati s
classi
giov;
nemn
do de
ma cui s
col r
sarei
dare
naie
tro i
Peri
L'
«1
Margherita Grefje
Van Der Veer,
rapporti con
Amnestp International
località Toppito
67060 Villa S. SebasW'
(L'Aquila)
Lidia Ribct
responsabile per la GMP
via Assietta 4 , |
10069 Villar Perosa (Tonn®
zie e
ne»,
batti
Pero
giug
La
troví
gioni
to la
regi(
dal F
il ge
tro-d
ficol
appr
sei £
stra:
riño
2 m:
con
men
dovt
ziali
men
stim
ente
aute
poli
vorc
rizzi
ro d
N.
evid
Fascicolo interno a RIFORM^j
25 del 27 giugno 1997. Re9^ .
Pinerolo n. 176/1951.
bile ai sensi di legge: Pieia ^
Edizioni Protestanti srl, via
Pio V n. 15 bis, 10125 TorinO’
Stampa:
La Ghisleriana - Mondovi.
13
venerdì
27 GIUGNO 1997
le
Perù
;^'asciat,'
i suoiijl
lesto seti
isa a clj:
'•
ita di Ftp
n carapj^
ivo. Ade.'
ne passj:
partii,:
nguendj'
idenza j
erament,
letta nel
il Torin
. per be,
1 Sanità,
alla Cil
Grazie al
nero pp
ali della
io.
erimont
1 termiiii
e giustiai
respirava
2sto di *
a Galanti
gli 80 an
: appara
'•>. A leii
lìvo d’oi
onte ca
: quali!
'Ste rigki
vivacità
■¡ima” di
stinto Fi
:3en I
ìnte
33
12
(Toì
Ito
Fdei
fi
La riforma dello stato sociale
No a uno scontro
fra generazioni
E Eco Delle Yaui ^ldesi
Giornata dell'Ospedale valdese di Pomaretto
Una struttura «di comunità»
PAG
III
Il dibattito nel paese sulla
riforma dello «stato sociale»
è ormai costantemente prejente sulle prime pagine dei
giornali; le scelte politiche in
materia determineranno il futuro di milioni di cittadini,
non solo degli anziani. Rispetto ai timori dei cittadini,
chi opera nel sindacato può
essere considerato a buon diritto un «osservatore privilegiato». Sergio Pasetto ha da
qualche mese abbandonato la
carica di amministratore locale per avviare un lavoro nel
sindacato pensionati Spi Cgil.
«Pur di fronte ad una crisi
complessiva di rappresentanjfi - dice Pasetto - il sindacato oggi sembra riassumere
una sua importanza proprio
di fronte alla questione della
riforma dello stato sociale. E
lo fa mostrando anche una
sua indipendenza dal governo
Prodi verso il quale mantiene
un ruolo di apporto fortemente critico visti i ritardi e le incertezze fin qui mostrate».
Le ipotesi di riforma dello
stato sociale secondo alcuni
lanciano pesanti ipoteche sul
futuro dei pensionati mentre
altri affermano che i pensionati sarebbero addirittura una
classe privilegiata rispetto ai
giovani che non riescono
nemmeno ad entree nel mondo del lavoro. «E un problema - puntualizza Pasetto - di
cui si discute talmente tanto
col rischio di banalizzarlo:
sarebbe negativo per tutti andare a un conflitto generazionale devastante, giovani contro i vecchi; la questione è
mal posta. Non si è tenuto
conto che la popolazione, irreversibilmente, invecchia di
più: in futuro la popolazione
sarà composta sempre più da
persone anziane. Allora porre la questione di una riduzione della situazione pensionistica può essere accettabile
per il futuro, se ne deve discutere; non è accettabile invece addossare agli anziani
l’attuale situazione economica. Le pensioni del settore industria sono tutt’altro che
elevate, ci sono molte pensioni sociali mentre sono una
minoranza quelle ‘‘privilegiate ”. Sta invece per essere eliminato il sistema delle pensioni baby che davvero garantiva alcuni privilegi».
Tuttavia il pensionato viene visto spesso come risorsa,
nel volontariato; in molti casi
però non mancano gli episodi
di doppio lavoro, quasi sempre in nero. «E un problema
di non poco conto - prosegue
Sergio Pasetto vi sono fasce di pensionati che continuano a svolgere un doppio o
triplo lavoro, guadagnando
in forme poco trasparenti.
Per anni alcune categorie di
lavoratori autonomi sono andate in pensione presto per
poi passare ad un lavoro totalmente in nero. Se questa
mentalità dovesse perdurare
ne risentirebbero per primi i
giovani; bisogna fare in modo che i pensionati possano
sentirsi utili svolgendo attività che non sottraggano posti di lavoro alle nuove generazioni».
La ristrutturazione dell’
ospedale di Pomaretto è quasi
ultimata; con il lotto inaugurato domenica 22 giugno in
occasione della Giornata
dell’ospedale si sono chiusi i
lavori indicati nel progetto De
Bettini per meglio razionalizzare diversi servizi fin qui
svolti in condizioni non sempre agevoli sotto il profilo logistico. L’intervento regionale, che ha potuto contare anche sull’impulso derivante dai
campionati del mondo di sci
del Sestriere, è stato ricordato
dalla presidente della Ciov,
Franca Coisson; la tempistica
dei lavori (nove mesi fa è arrivata l’ultima autorizzazione)
è stata indicata dal moderatore della tavola valdese, Gianni
Rostan, come motivo di efficienza dell’amministrazione
dell’ospedale. Intorno alla
struttura sta sorgendo, grazie
all’impegno di Camera di
commercio. Comune di Pomaretto e Comunità montana,
un’importante zona parcheggi, indispensabile per non intasare le vie cittadine. È la
conferma dunque di un ospedale realmente di comunità,
dove gli enti pubblici e la
Chiesa valdese collaborano
per erogare un servizio ai cittadini e la popolazione ha partecipato attivamente alla ristrutturazione più volte con il
proprio contributo in denaro.
Come si situerà questo
ospedale nella futura sanità
regionale e nello specifico pinerolese? Era questo il tema
del dibattito pomeridiano che
a visto confrontarsi il direttore generale dell’Ausi 10, dott.
Massa, il dott. Pagani funzionario della Regione Piemonte
in sostituzione dell’assessore
Perosa Argentina; un incontro sulla legge regionale
L'utilizzo della risorsa acqua
MAURO MEYTRE
ovanti! fi
mal
ebastìa'
GMP
1 (Torin»!
stampo
IFORM^'
'. Reg ''
Resp^
Piera
;rl, via S»
i TorinO’
,.T egge regionale sulla
risorsa acqua, garanzie e regole per applicarla bene», è questo il titolo del dibattito promosso dal Pds a
Perosa Argentina sabato 21
giugno.
La Regione Piemonte si ritrova ad essere la quinta regione in Italia ad aver recepito la legge Galli. La norma
regionale fortemente voluta
dal Pds in collaborazione con
il governo regioriale di centro-destra non ha trovato difficoltà ad essere velocemente
approvata. Vengono definiti i
sei ambiti territoriali, la nostra zona viene abbinata a Torino con un bacino che vanta
2 milioni e 225.000 abitanti
con 306 Comuni. Naturalmente la gestione delle acque
dovrà avere strutture e potenzialità proporzionate alla diuiensione dell’ambito. Verrà
stimolata la cooperazione tra
sute pubblico e privato e le
autorità preposte al governo
politico avranno non poco lavoro nel dare le linee di indirizzo per la gestione di un giro di affari «sostanzioso».
Nonostante da tempo fosse
evidente che la razionalizza
zione del governo delle acque
era necessaria, è pur vero che
non esiste un solo processo di
razionalizzazione percorribile.
Perlomeno l’utente da un programma di razionalizzazione
si attende un miglioramento
della qualità del servizio e un
contenimento dei costi. E anche risaputo che l’imprenditore privato di norma non investe per beneficenza; l’altro
aspetto è l’indicazione di parametri ottimali dalle tariffe
medie a 1.400-1.600 lire al
metro cubo di acqua consumata, previste nei prossimi
anni fino a 1.800-2.600 lire al
metro cubo, una lievitazione
che per tanti Comuni significa
triplicare la bolletta. Gli aumenti delle bollette non sono
fini a se stessi, come spiegano
i rappresentanti regionali, ma
sono il presupposto basilare
per poter investire in progetti
di sviluppo, liberare risorse
che si stimano in un arco tra i
tre e i dieci anni di 1.800 miliardi. Pare banale, ma è necessario domandarsi per quale
tipo di sviluppo verranno ridistribuite le risorse. Banale in
quanto è risaputo che nella
prassi attuale esiste un solo tipo di sviluppo compatibile
con il pensiero dominante e
g arredamenti
(di fronte alla caserma alpini)
esposizione e leboratorio:
via S. Secondo, 38 - ® 0121/201712
ABBADIA ALPINA - PINEROLO
FA VIVERE LA TUA CASA
l’operazione di centralizzazione è il sistema più soft per poi
controllare dalTesterno, mediante meccanismi finanziari,
la politica di sviluppo delle
nostre zone montane.
Il consigliere regionale Riha si è soffermato sugli aspetti di democrazia economica
della norma, una questione
certamente più complessa
delle sue pragmatiche applicazioni. Un secondo aspetto è
riconducibile alla problematica dell’ambiente: è da riconoscere il tentativo nei principi
di legare gli aspetti dello sviluppo con la salvaguardia e la
visione di un’economia ambientale capace di sviluppare
occupazione, tutela delle risorse in regime di sicurepa
ambientale e sanitaria. Riha
ritiene possibile attivare in fase di gestione applicativa sostanziali sgravi tariffari per le
zone montane ed emarginate.
Molte delle aspettative sono
rivolte alla proposta dell’assessore provinciale Gamba, il
quale individua la necessità
di formulare un documento
programmatico come parte
integrante della proposta di
convenzione in fase di preparazione. Si tratta di impegni
politici nei confronti delle
amministrazioni locali, volti a
sanare difficoltà economiche
e oggettive prodotte nell’applicazione della legge Galli.
' SOS ALCOLISMO
Poliambulatorio
Villar Perosa: tei. 51045-51379
Ospedale Pomaretto
Tel: 82352-249 - day ospitai
L’ospedale dopo gli ultimi lavori
regionale D’Ambrosio, indisposto, e il moderatore.
La Regione sta valutando i
criteri di finanziamento della
sanità pubblica. «Bisognerà
che si tenga conto - ha ricordato Pagani - che determinati
servizi, resi in zone montane
come le valli pinerolesi, per
avere determinati standard di
qualità che oggi gli ospedali
valdesi garantiscono, costano
necessariamente di più. E allora occorre inserire parametri di valutazione e di spesa
che non siano il semplice numero della popolazione».
E in qualche modo gli ha
fatto eco il direttore dell’Ausi
10 quando ha ricordato i limiti di spesa che gli sono stati
imposti dalla Regione: «Ridurre la spesa farmaceutica,
diminuire del 6% i ricoveri
degli ultra sessantacinquenni
sono obiettivi posti e difficilmente raggiungibili», ha detto Massa. E ridurre la spesa
farmaceutica può essere auspicabile.
Massa ha poi ricordato fra i
suoi obiettivi di quinquennio
l’esigenza di «riportare ai fasti degli Anni 30 l’ospedale
civile di Pinerolo»; è stata avviata una intensa «campagna
acquisti» per dare alle varie
divisioni i primari fino a ieri
assenti, ma la stessa parte alberghiera è fortemente carente e necessita di interventi radicali. Dunque molte risorse
per il Civile; gli ospedali vaidesi vengono visti come stimolo al miglioramento e non
come concorrenza. Resta
però l’interrogativo sulle risorse future; fra le parole di
Massa, al di là degli attestati
sul lavoro svolto e sugli standard raggiunti, qualche motivo di inquietudine si è potuta
cogliere anche se, come ha ricordato il consigliere regionale Bellion in chiusura, dovranno appunto essere le sedi
legislative e dunque gli amministratori pubblici regionali, a indicare esattamente budget per la sanità e modalità di
intervento nei settori assistenziali e sanitario.
Coppie interconfessionali
Confermazione
e prima comunione
Fin dagli Anni 70 si è costituito a Pinerolo il «Gruppo
delle coppie interconfessionali», al quale fanno riferimento anche coppie di Torino, Milano e altre zone di altre regioni di Italia. La coppia interconfessionale è quella composta da due coniugi
cristiani appartenenti a chiese
diverse e il Gruppo è luogo
di riflessione e di confronto
su tutti gli aspetti del matrimonio interconfessionale;
cammino di preparazione, celebrazione del matrimonio,
vita di coppia, educazione religiosa dei figli, ecc. Fino dal
1970 sono stati organizzati
degli incontri tra coppie italiane, svizzere e francesi (recentemente anche inglesi) per
avere uno scambio di esperienze e per incidere più efficacemente sul cammino ecu
Torre Pellice: uno dei precedenti incontri internazionali delle
coppie
menico delle chiese. Siamo
così giunti al 15“ incontro europeo che ha come tema
«Confermazione e prima comunione dei figli delle coppie
interconfessionali nel contesto dell’iniziazione cristiana»e che si terrà dall’11 al 15
luglio presso la Foresteria
valdese di Torre Pellice; si
parte dal vissuto delle coppie
per riflettere teologicamente
con l’aiuto di pastori e preti
delle diverse chiese. Sarà presente all’incontro mons. Pietro Giachetti, vescovo di Pinerolo, e porterà il suo contributo padre René Beaupère
del centro Sant’Ireneo di Lione, direttore della rivista trimestrale «Foyers Mixtes».
Il programma prevede tra
l’altro la visita al museo valdese, la visita di Agape e la
visita notturna al centro storico di Pinerolo e al colle di
San Maurizio. All’incontro
sono invitati fidanzati, giovani coppie interconfessionali,
coppie con figli, preti, pastori, operatori pastorali in genere. L’iniziativa è particolarmente importante dal momento che a livello italiano la
Gei e il Sinodo valdese nel
1996 hanno approvato un
«Testo comune di studio e
proposta per un indirizzo pastorale dei matrimoni interconfessionali» che attende di
essere conosciuto e di diventare operativo.
Per ulteriori informazioni
telefonare alla Foresteria valdese allo 0121-91801.
Nelle
Chiese
Valdesi
CAMPI AD AGAPE
— Dal 30 giugno al 6 luglio si svolgerà il XVIII
incontro fede e omosessualità sul tema «Crescere
è autorizzarsi?».
MASSELLO — Dal 26
giugno al 2 luglio campo
per ragazze e ragazzi al
Roberso con la partecipazione della pastora.
RODORETTO — Domenica 29 giugno alle 9
culto a Rodoretto.
SAN SECONDO —
Domenica 6 luglio culto
con assemblea di chiesa;
in esame la relazione annua e la relazione dei deputati alla Conferenza distrettuale.
GIORNATA DELL’
ULIVETO — Domenica
29 giugno, dalle 15, si
svolgerà la Giornata dell’Uliveto.
GIORNATE DELLA
CASA DELLE DIACONESSE — Dal 3 al 6 luglio si svolgeranno presso
l’hôtel du Parc a Torre
Pellice le Giornate della
Casa delle diaconesse.
Apertura ogni giorno alle
15; venerdì poesie e intervalli musicali, sabato danze col Panda club, domenica laboratori di creatività.
ÆRVIZI
VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 29 GIUGNO
Villar Perosa: Farmacia De
Paoli - via Nazionale 29, tei.
51017.
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 29 GIUGNO
Bricherasio: Farmacia Ferraris - via Vitt. Emanuele 83/4,
tei. 59774.
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 2331
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
SERVIZIO INFERMIERISTICO
dalle ore 8 alle 17, presso le
sedi dei distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA
telefono 118
INFORMAGIOVANI
VAL PELLICE
Via Roma 45
Luserna S. Giovanni
0121 -900245
informazicni su
✓ sport
✓ scuola
✓ lavoro
✓ musica
✓ viaggi
✓ tempo libero
Dal lunedì al venerdì dalle ore 14 alle 17
14
r
PAG”. IV
Delle Yalu "\àldesi
VENERDÌ 27 GIUGNO 1997
Associazione «Divertimento»
Musica senza confini
tra generi diversi
Giovedì 26 giugno alle
21.15, nel giardino adiacente
il municipio e l’ufficio postale di Bibiana, si inaugurerà la
rassegna «Musica in vai Pellice», stagione concertistica
d’estate promossa e patrocinata dalla Comunità montana
vai Pellice e organizzata dall’Associazione musicale Divertimento, che hanno concertato un progetto artistico
«senza confini» tra i generi e
la scelta di una politica di
prezzi «per tutti» all’insegna
della promozione della buona
musica, come testimonia il livello degli esecutori impegnati e la scelta dei brani in
repertorio.
Del concerto inaugurale è
protagonista il Gruppo di ottoni dell’Orchestra sinfonica
nazionale della Rai, tredici
elementi di una delle più affiatate sezioni di un ensemble
che per nostra fortuna ha ancora un occhio di riguardo
per il pubblico provinciale
piemontese. Il programma,
proposto dal primo trombone
Joseph Bumam, lusemese di
adozione, spazia nei secoli da
Haendel a Carmichael (Stardust), da Gabrieli a Dukas, da
Henry Purcell a Duke Ellington. La manifestazione, organizzata sotto l’egida di «Piemonte in musica», prevede
altri quattro appuntamenti.
Mercoledì 2 luglio alle ore
21.15, nel cortile dell’Istituto
Uliveto di Lusema San Giovanni, Emanuele Cisi, forse il
più noto sassofonista italiano
del momento, ci propone una
serata jazz con il suo quartetto
(Sotgiu batteria. Micheli contrabbasso, Birro pianoforte).
Giovedì 10 luglio alla stessa ora, nel prato adiacente il
tempio valdese di Bobbio è la
volta degli «Area 51», frutto
dell’interessante sodalizio
multietnico del tastierista
Douglas Docker con la morbida voce di Mio Nakamura.
Gli archi sono protagonisti
degli ultimi due appuntamenti, martedì 15 luglio nel tempio di Villar Pellice e venerdì
1° agosto nella suggestiva
cornice del parco di Villa Daneo a Bricherasio. Nel primo
caso, come quartetto d’archi
dell’Orchestra sinfonica della
Rai, sono abbinati al clarinetto di Cesare Coggi per un
programma di musiche di
Mozart e del novecentesco
Webem; per la seconda data,
la formazione del quartetto
Athenaeum affianca violino,
viola e violoncello al pianoforte di Alfredo Castellani
che, ormai trasferitosi a Torino, resta legato al Pinerolese
per la sua attività didattica
aH’interno di quella Scuola
musicale della vai Pellice che
ha contribuito a fondare.
Niente paura per le eventuali bizze del tempo; per simili infauste circostanze, le
chiese valdesi e cattoliche
delle località sede di concerto
hanno già previsto di offrire
ospitalità a pubblico e musicisti. Il biglietto d’ingresso a
tutti i concerti è di lire 10.000
(lire 7.000 per i giovani al di
sotto dei 25 anni).
GREEN VOLLEY SOTTO
LA PIOGGIA — È stata ancora
la pioggia la protagonista principale della prima tappa del 6° torneo di green volley organizzato
dal 3S a Torre Pellice a chiusura
della Festa dello sport. Le partite, che dovevano disputarsi durante la settimana, sono state posticipate al week-end e lo spostamento ha limitato la partecipazione quantitativa. Nella categoria maschile conferma per i vincitori dello scorso anno Fabi e
Vignetta sull’inedita formazione
Balbo-Picotto, mentre nel femminile primo posto per Nasi-Resiale su Caracciolo-Griotti.
TOUR DELL’ASSIETTA —
Torna, siamo alla decima edizione, il Tour dell’Assietta. L’appuntamento è previsto per domenica 6 luglio al Sestriere, con
partenza alle 9,30 per la gara
Gran fondo di 64 km. Mezz’ora
dopo partenza del raduno cicloturistico (60 km). La prova è valida come quarta tappa del Giro
delle Alpi.
SKI ROLL — Si sono svolti
domenica 22 giugno a fissone
(Mi) i campionati assoluti italiani
in piano; per vari disguidi sono
stati ritenuti validi soltanto i risultati delle categorie giovanili. Lo
Sport club Angrogna ha trionfato
portando sul podio ben cinque
giovani atleti. Per la categoria
Giovani, Davide Ricca, neocampione in salita, ha ottenuto il terzo
posto; Elena Volpe a sua volta
neocampionessa italiana in salita,
si è aggiudicata il titolo fra le
Giovani anche sul piano mentre
Astrid Charbonnier è giunta quinta. Fra gli Esordienti 7° posto per
Simone Pastre e 9“ per Davide
Giusiano. Doppietta fra le Esordienti: Katia De Biasi è giunta 2“
e Federica Buenza 3“. Altro podio
per Antonella Chiavia 3“ fra le
Allieve sui 15 km con Katia Di
Buono 6“; fra i Cadetti infine
molti ragazzi piazzati: Andrea Di
Buono 12°, Andrea Montanari
13°, Stefano Volpe 16°, Marco
Bertalot 17°, Stefano Coco 19°.
28 giugno, sabato — TORRE
PELLICE: Alle 16 spettacolo
teatrale di strada «Arturo sulla
luna» con la compagnia Abesidè;
alle 18, per le vie del paese, azione teatrale finale del laboratorio
teatrale svoltosi a Torre Pellice
nell’ambito della manifestazione,
a cura di Nonsoloteatro.
28 giugno, sabato — PINEROLO: In piazza Duomo, dalle
15,30 alle 19, ultimo appuntamento con le opere degli artisti
del gruppo Arte 7.
28 giugno, sabato — TORRE
PELLICE: In via Repubblica
giornata della Sangria bianca e
rossa.
28 giugno, sabato — OSTA
NA: Alle 15, presso il municipio,
incontro dibattito su; «Tutela delle minoranze linguistiche in Italia» con la partecipazione dell’on. Luigi Massa, primo firmatario di un disegno di legge presentato in Parlamento.
28 giugno, sabato — SAN
PIETRO VAL LEMINA: Alle
20 al PalaChiale grande assado
con finale danzante, prenotarsi
allo 0121-543462.
28-29 giugno — TORRE
PELLICE: Al Circolo Mûris,
dalle 16,30 alle 20 di sabato 28 e
dalle 10 alle 20 di domenica 29,
mostra di pittura «I soci per i soci» e 2“ edizione del concorso di
pittura Beppe Cardellino.
28-29 giugno — LUSERNETTA; Sabato 28 continua la
Festa dell’armonia estiva con gara a bocce, alle 14, cena con porchetta e assado, alle 19, e danze
alle 21. Domenica 29 mercatino
delle pulci, pranzo alpino alle
12,30 con il locale gruppo Ana,
alle 14 panoramica della vai Pellice in elicottero, per finire alle
19 con la cena con porchetta e assado e serata danzante.
29 giugno, domenica — SAN
SECONDO: Al Castello di Miradolo, dalle 8, iscrizioni per
l’Esposizione regionale canina,
organizzata dal Gruppo cinofilo
pinerolese; alle 10,30 inizio giu
dizi, alle 14,30 esibizione «Il cane utile», alle 16 raggruppamenti
«Best in show». Ingresso al pubblico gratuito. Informazioni allo
0121-78773.
29 giugno, domenica — ANGROGNA: Festa a Serre Malan,
raggiungibile a cavallo prenotando presso il Circolo ippico «Le
sonagliette», tei. 0121-944170.
29 giugno, domenica — SAN
PIETRO VAL LEMINA: Alle
16,30 in piazza Piemonte sfilata
ed esibizione della «Compagnia
balestrieri di Roccapiatta»; alle
21 grande serata di ballo liscio.
29 giugno-6 luglio — RORÀ:
Da domenica 29 protagonista la
birra con il 3° Festival della birra,
che si svolgerà presso la trattoria
Monte Frioland, dove sin dalle
21 di domenica 29 sarà possibile
iscriversi per partecipare all’elezione di Miss o Mister bevitore
di birra. Chi volesse partecipare
all’esposizione «Cose d'altri
tempi», prevista per sabato 5 luglio può contattare entro mercoledì 2 i numeri 0121-93144 o
902349.
3 luglio, giovedì — PRAROSTINO; «Balliamo a Prarostino»
serata di danze occitane.
3- 6 luglio — TORRE PELLICE: Alla Casa valdese delle
diaconesse. Hotel du Pare, «Fiori, colori, intrecci della natura»,
tutti i giorni fiori protagonisti negli stand, nelle fotografie, nella
musica e nella poesia. Si comincia giovedì 3 luglio con le diapositive di Piero Boer alle 15, e alle
16 tè e visita agli stands.
4- 6 luglio — POMARETTO:
Festival della birra con musica
country.
6 luglio, domenica — CAVOUR; Nella giornata delle Pro
Loco anche la Pro Cavour organizza una sua manifestazione. Si
tratta della seconda edizione della
«Cena in contrada», aperta a tutti,
nella centralissima via Roma a
partire dalle 20. Saranno serviti
piatti tipici con animazione a cura
di giocolieri, maghi e artisti vari.
Cinema
TORRE PELLICE — Il cinema Trento ha in programma,
giovedì 26, ore 21,15 e venerdì
27, ore 21,15, Mars attacks!;
sabato 28, ore 20 e 22,10, Hammet di e con K. Branagh; domenica 29, ore 20 e 22,10, e lunedì
30, ore 21,15 Relic-L’evoluzlone del terrore.
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma, venerdì
27, ore 21,15, Dal tramonto
all’alba, sabato 28, ore 21,15,
Conflitti del cuore; da domenica
29(15,15, 17,15, 19,15e21,15)a
lunedì 30, ore 21,15, Maximum
risk; luglio chiuso per ferie.
E
PRIVATO acquista mobili
vecchi-antichi e oggetti vari: tei
0121-40181.
ISOLA D’ELBA, a Cavo,
affittasi appartamento con giardino, vicinanza mare. Tel. ore
pasti 0565-949650.
ACQUISTO ventesimo volume «Oevres complètes» di Victor Hugo, ed. Girard. Tel. Merlo
0121-91638.
CONTRO IL DISAGIO
Associazione Arcobaleno
via Roma 41 (secondo piano)
LUSERNA S. GIOVANNI
Tutti i giorni dalle 17 alle 19
Tel. 954401
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via dei Mille, 1 - 10064 Pinerolo
tei. 0121-323422; fax 323831
redazione Torre Pellice
tei. 0121-933290; fax 932409
Sped. in abb. posf./50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. ai sensi di legge Piera Egidi
Stampa: La Ghisleriana Mondovì
Una copia L. 2.000
VEN
[a
chiei
Mila
za e
tuaz
crea:
Cori
za è
e in
fatti,
batti
remi
gati
calo
délit
qual
belle
darli
avut
bile
chie
alti I
no, <
voci
loro
Ni
don
ghei
ha c
Con
mol
Ges
ogn
fron
dell!
disi
loro
stiir
no i
doi)
vert
dell
emi
dal
sto,
stioi
nizz
laC
una
nèr
nuo
din
Q
con
tito
sen:
rifo
inq
dei
per
telli
pasi
argi
no.
luo
segi
gat
l’ar
chit
dei
uni
I
sull
inti
esa
me
chii
sa (
«eh
dir
suo
15
)1
venerdì
27 GIUGNO 1997
Conferenza II Distretto
PAG. 7 RIFORMA
ìa,
rdt
s!;
tn
ìe
;dì
io
lU
'dì
to
15,
ica
) a
im
IA Vallecrosia la Conferenza del distretto dell'Italia settentrionale e Svizzera
Luci e ombre nella vita delle chiese
[a grave situazione verificatasi nelle chiese di Trieste, Udine e Gorizia ha dominato
i lavori della Conferenza. Accolta la nuova chiesa coreana di Milano e Piacenza
JEAN-JACQUES peyronel
Gioia e riconoscenza per
l’accoglienza della nuova
chiesa coreana Chanyang di
Milano e Piacenza; sofferenza e amarezza per la grave situazione che si è venuta a
creare nelle chiese di Trieste,
Gorizia e Udine: la Conferenza è stata segnata, in positivo
e in negativo, da questi due
fatti. Subito dopo il lungo dibattito su quello che chiameremo il «caso Martelli», i delegati hanno accolto con molto
calore i tre rappresentanti
della nuova chiesa coreana e
qualche ora dopo, durante la
bella serata dedicata alla solidarietà con gli sradicati, si è
avuta la dimostrazione palpabile di quanto possono fare le
chiese quando, al di là degli
alti e bassi che le attraversano, cercano di rispondere alla
vocazione che viene rivolta
loro dal Signore.
Nella sua predicazione di
domenica mattina a Bordighera, la pastora Laura Leone
ha detto che durante questa
Conferenza si è parlato di
molte cose ma molto poco di
Gesù Cristo. Eppure, come
ogni anno, gli argomenti affrontati riguardavano la vita
delle chiese e delle opere del
distretto che tutte hanno la
loro ragione d’essere nella testimonianza che esse rendono alTEvangelo. Nei «corridoi» della Conferenza si avvertiva qua e là un senso di
delusione su questa sessione,
emotivamente condizionata
dal «caso Martelli» e, per il resto, tutta incentrata su questioni amministrative e organizzative. Come se ormai, od
la Chiesa valdese, mancasse
una visione, un progetto generale capace di suscitare
nuovo entusiasmo e volontà
di militanza.
Quest’anno non c’è stato,
come gli scorsi anni, il dibattito teologico preliminare sul
senso del nostro essere chiese
riformate in questo tempo e
in questo luogo. Il calendario
dei lavori e l’attesa emotiva
per il dibattito sul «caso Martelli» hanno fatto sì che si è
passati subito all’esame degli
argomenti all’ordine del giorno. Ogni argomento ha dato
luogo a un nutrito dibattito,
segno che nell’insieme i delegati seguono con interesse
l’andamento della vita della
chiesa anche se la ripetitività
dei temi dà l’impressione di
un certo immobilismo.
Dopo la solita discussione
sulle funzioni delle strutture
intermedie, si è passati ad
esaminare la consistenza nuuterica di alcune chiese. È
chiaro che quando una «chiesa costituita» torna ad essere
«chiesa in formazione» o addirittura «gruppo», questo
suona come campanello d’al
L’intervento di un rappresentante della Chiesa coreana di Milano
larme: vuol dire che la chiesa
vive una situazione di crisi.
Buone notizie invece sul
versante delle opere. Per la
prima volta in questi ultimi
anni, non sono stati segnalati
grossi problemi. La Casa valdese di Vallecrosia, dove si è
svolta la Conferenza, porta
avanti il suo apprezzato servizio. Tutti hanno salutato e
ringraziato calorosamente i
coniugi Nisbet che, dopo 33
anni di intenso servizio, stanno per lasciare la direzione
della Casa, e hanno dato il
benvenuto ai nuovi direttori,
Daniela Bouchard e Marco
Conte. Le altre opere (Foresteria di Venezia, Centro di
Tramonti di Sopra, Casa di
San Marzano, Centro Jacopo
Lombardini) sono tutte in fase di ristrutturazione e/o di
rilancio, con buone prospettive per il futuro.
Dulcis in fundo, la delicata
questione delle finanze. Anche nel ’96 la Tavola valdese
ha dovuto registrare un pesante deficit di esercizio che
fra l’altro le ha impedito di
procedere al previsto aumento nel trattamento economico degli iscritti a ruolo. Che
fare di più di quanto non sia
stato fatto finora per spiegare, convincere, esortare?
L’obiettivo delle 3P (contribuzione personale, periodica, proporzionale) e quello
della defiscalizzazione delle
contribuzioni, non hanno
dato i risultati sperati, e d’anno in anno la situazione complessiva tende ad aggravarsi.
Ancora una volta è stato ribadito lo stretto rapporto esistente tra «salute» spirituale e
«salute» finanziaria. Anche
questa questione quindi va,
come tutte le altre, affrontata
teologicamente, nella consapevolezza che la chiesa non è
altro che il corpo di Cristo.
La situazione verificatasi a Trieste, Udine e Gorizia
Una nuova frattura tra pastore e comunità
La Conferenza è stata dominata dal cosiddetto «caso
Martelli». Due intere pagine
della relazione della Commissione esecutiva erano dedicate alla ricostruzione dei fatti
che hanno determinato la difficile situazione venutasi a
creare nelle comunità di Trieste, Gorizia e Udine. Tutto comincia all’inizio delTinverno
quando il direttivo delTassociazione «Presenza cristiana»
decide di vendere Radio Trieste Evangelica. Secondo la Cd,
il piano di risanamento dell’emittente proposto dallo
scorso Sinodo è stato interpretato dal pastore Martelli
come una manifestazione di
sfiducia nei suoi confronti e lo
ha portato a non procrastinare la vendita della radio.
Da quel momento, voci
hanno cominciato a circolare
all’interno delle comunità su
presunte scorrettezze o leggerezze amministrative nella
gestione dell’associazione e
della radio da parte del pastore Martelli. Ad una richiesta di chiarimenti da parte
del Consiglio di chiesa di
Trieste, il pastore rispose presentando le proprie dimissioni. A questo punto interveniva la Tavola, nella persona
del moderatore, per tentare
un’opera di chiarimento e di
«riconciliazione delle memorie» tra pastore e comunità,
escludendo provvedimenti
disciplinari nei confronti del
pastore Martelli ma conside
rando indispensabile un suo
trasferimento in altra zona.
Di fronte a questa situazione, la Conferenza aveva il dovere morale, oltre che istituzionale, di affrontare tutta la
vicenda, anche sotto l’aspetto della deontologia professionale. Purtroppo ha dovuto
farlo in assenza del pastore
Martelli; mancavano inoltre i
delegati della chiesa di Gorizia che, su questa vicenda, si
è spaccata mentre i delegati
delle chiese di Trieste e di
Udine hanno dichiarato di
aver perso ogni fiducia nei
confronti del loro ex pastore.
Nonostante le ripetute esortazioni del presidente del
Seggio, pastore Eugenio Bernardini, a non trasformare la
discussione in un processo, il
dibattito ha avuto accenti
molto duri, talvolta passionali. Alcuni interventi, nettamente minoritari, hanno invitato la Conferenza a distinguere tra gli errori e i difetti
umani di Martelli e i doni che
finora gli sono stati riconosciuti. Questa situazione, ha
detto qualcuno, ripropone le
dinamiche dell’episodio della
«donna adultera»; chi è senza
peccato scagli la prima pietra! Richiamo alquanto severo rispetto a una vicenda che
ha evidenziato soprattutto
una grande delusione per
una lunga fiducia tradita. Per
questo, i delegati delle chiese
di Trieste e Udine hanno dichiarato di essere contrari al
tentativo di riconciliazione
proposto dalla Tavola, (j.j.p)
Incarichi 1997-98
La Commissione esecutiva del II distretto risulta così
composta: Giovanni Carrari, presidente: Arrigo Bonnes, vicepresidente; Francesca Tanzi, segretaria: Gianna Bagnasco, Franca Barlera, Gabriella Marangoni, Marie-France
^laurin, membri.
La Commissione d’esame per la Conferenza del 1998 sarà
composta da Salvatore Ricciardi e ^andra Rizzi (supplenti
Letizia Tomassone e Renato Serra).
Deputato al Sinodo: Anita Braschi (supplente Gian Paolo
Ricco).
Rappresentante nel Comitato della Foresteria di Venezia:
Paolo Bensì.
Rappresentanti nel Comitato del Centro «L. Mfenegon»:
Alessio Christian Pradolin (valdese) e Armando Palazzino
Metodista).
La Conferenza del 1998 si svolgerà a Milano presso la
chiesa metodista.
Il predicatore per la prossima Conferenza stó il pastore
Giovanni Anziani (supplente la pastora Letizia Tomassone).
Il dibattito su circuiti e distretti
Verso un Sinodo regionale?
RUGCEBO MARCHETTI
La Conferenza dello scorso anno aveva dato mandato alla Ced di studiare l’utilizzazione del distretto «quale
eventuale strumento di decentramento». La Ced ha
puntualmente svolto il suo
compito e, nelle due fitte pagine della sua relazione dedicate a questo tema ormai annoso (un pastore emerito ha
detto che se ne parla da almeno 36 anni...), si è chiesta se e
in quale misura la chiesa tutta
si arricchirebbe se al Sinodo
fossero demandati tutti i
grossi problemi teologici, ai
distretti gli aspetti tecnici ed
ecclesiologici e ai circuiti
quelli legati alla predicazione
e all’evangelizzazione. Questo
significherebbe che i distretti
assumerebbero il ruolo di Sinodi regionali, con relativa
autonomia amministrativa.
In Conferenza la discussione è stata ampia e articolata,
e anche in qualche modo
condizionata dall’atmosfera
che, su questa tematica della
dialettica fra centralismo e federalismo (0 oltre), si respira
in generale nel nostro paese.
Così, accanto ad interventi
che invitavano a riflettere sulle nostre piccolissime dimen
sioni che ci impediscono di rifarci sic et sempliciter al modello della numericamente
ben più consistente Chiesa
riformata di Francia, caratterizzata appunto dai Sinodi regionali, sono anche emersi timori su un eccessivo decentramento che sottragga alla
Tavola una parte considerevole delle sue attuali prerogative. Se «soldi e soldati» (è
questa un’espressione che è
tornata più volte nel dibattito), se cioè i ministri della
chiesa e i fondi per il loro
mantenimento fossero manovrati dai distretti divenuti Sinodi regionali, non ci sarebbe
il pericolo del venir meno
dell’attuale solidarietà tra regioni ecclesiastiche deboli e
regioni forti, in qualche modo
garantita dalla Tavola?
Questa, si è risposto, è proprio la scommessa che vogliamo vincere: garantire
quel decentramento che in
fondo è nella nostra ecclesiologia, salvaguardando le fondamentali esigenze di solidarietà tra Nord, Centro e Sud.
Non solo il nostro, ma tutti
i distretti dovranno perciò
continuare ad impegnarsi in
una riflessione comune su
questo tema, alla ricerca della «quadratura del cerchio»...
Conferenza del II distretto
Le principali decisioni
Circuiti e distretti
La Conferenza distrettuale approva la proposta della Ced,
in materia di rapporto distretti e circuiti e di decentramento
con la formazione della «pianta organica» e la promozione
delle «aree omogenee» all’interno dei circuiti, e la invita, avvalendosi degli strumenti che riterrà necessari e in collegamento con gli altri distretti nonché con Tv e circuiti, ad affrontare ora le questioni inerenti alla partecipazione delle
strutture distrettuali alla sistemazione del campo di lavoro,
alle destinazioni dei ministri e all’amministrazione delle risorse finanziarie.
Classificazione delie chiese
La Conferenza distrettuale, preso atto che le attuali classificazioni delle chiese previste dai regolamenti possono
non essere più aderenti alle realtà attuali e che le chiese
stesse hanno difficoltà ad adeguarsi a tali classificazioni,
rinnova la richiesta, già formulata al Sinodo con specifico
Atto (15/CD 2°/94), di studiare un possibile atto di revisione
di tutta la materia.
Zona Gorizia, Udine, Trieste
La Conferenza distrettuale, dopo aver ampiainente discusso la situazione critica verificatasi nella zona di Gorizia,
Udine e Trieste, preso atto che la Tv sta elaborando un progetto di risistemazione del campo di lavoro che tiene conto
delle incompatibilità ambientali e delle sofferenze verificatesi nell’anno, raccomanda alla Tv di proseguire su questa
linea inviando nel frattempo un/una pastore/a di grande
esperienza, anche emerito/a, in grado di riportare serenità
nelle comunità e fiducia nella chiesa.
Sondrio
La Conferenza distrettuale si rallegra del miglioramento
della situazione della chiesa di Sondrio, incoraggia i fratelli e
le sorelle coinvolti/e e appoggia l’impegno del 6“ circuito.
Chiese coreane
La Conferenza distrettuale saluta con gioia la chiesa coreana Chanyang di Milano e Piacenza ed esprime al Signore riconoscenza per l’arricchimento che riceve dall’incontro tra
questa e le nostre chiese. Esprime parere favorevole alla sua
richiesta di adesione alla Chiesa evangelica valdese (Unione
delle chiese valdesi e metodiste) e la trasmette al Sinodo per
l’approvazione.
Finanze
La Conferenza distrettuale ringrazia la Ced per il lavoro
svolto per il riassetto del sistema di distribuzione delle richieste di contribuzione delle chiese, che può essere di base
per il lavoro futuro. Ritiene tuttavia che sia utile dare maggiori informeizioni alle chiese sui costi consuntivi e preventivi nei loro dettagli, che un maggior coinvolgimento delle comunità sia un segno di grande responsabilità e di partecipazione alla vita della chiesa; dà quindi mandato alla Ced affinché, in collaborazione con la commissione finanziaria
della Tv, studi la formulazione dettagliata di un budget di
previsione e un successivo resoconto comparato da distribuire alle chiese (cassieri) unitamente agli obiettivi delle
contribuzioni. La Ced dovrà riferire in merito alla prossima
Conferenza.
La Cd, ascoltata la proposta di elaborare i dati di contribuzione secondo una indicizzazione dei versamenti di tutte le
comunità valdesi e metodiste appartenenti al II distretto, riferita alla media contributiva e sulla base dei dati forniti dalla Tv, la accoglie e invita la Ced a presentarli alla prossima
Conferenza.
La Cd, al fine di dare un maggior supporto ai cassieri per
la tenuta della contabilità, in ottemperanza a quanto previsto dal RO 5 art. 19/g, invita la Ced a intensificare le visite alle chiese eventualmente anche utilizzando una commissione ad hoc. Le visite dovranno essere programmate su base
biennale in modo che possibilmente tutte le chiese siano visitate. La Ced dovrà riferire sullo stato di realizzazione di
questo programma alla prossima Conferenza.
Centro «jacopo Lombardini»
La Conferenza distrettuale invita la Ced a nominare un comitato di sostegno per il centro Jacopo Lombardini di Cinisello Balsamo (Mi) allo scopo di elaborare un nuovo statuto
che ne precisi le linee e ne chiarisca i rapporti con le chiese
BMV della zona; dà mandato alla Ced di riferire in merito alla
prossima Conferenza.
La Conferenza distrettuale constata con gioia il rifiorire
del Centro Jacopo Lombardini di Cinisello Balsamo (Mi);
ringrazia tutti coloro che hanno lavorato per quest’opera.
Centro «Luciano Menegon»
La Conferenza distrettuale, analizzato e discusso il piano
di ristrutturazione e relativo piano di finanziamento e di
rientro presentato dal Centro L. Menegon di Tramonti di Sopra (Pn), dà mandato alla Ced di seguire con attenzione il lavoro del Comitato per quanto riguarda soprattutto i rapporti
con le chiese per il sostegno economico necessario alla realizzazione e alla gestione del progetto.
1997: anno degli sradicati
La Conferenza distrettuale, dopo aver ascoltato riflessioni e
testimonianze sul fenomeno dell’immigrazione e del lavoro
delle chiese in questo campo, in particolare all’iniziativa «essere chiesa insieme» che terrà nel prossimo mese di gennaio
un convegno di carattere nazionale, invita le chiese ad utilizzare il materiale predisposto dal Srm (Servizio rifugiati e migranti) della Fcei in occasione dell’iniziativa promossa dal
Consiglio ecumenico delle chiese «1997: anno degli sradicati», teso a sostenere e arricchire il lavoro evangelico tra i migranti in collaborazione con i corrispondenti del Srm.
Elena Vigliano
La Conferenza distrettuale, di fronte alla scomparsa avvenuta nello scorso marzo della diacona e predicatrice locale
Elena Vigliano, in servizio nella Chiesa valdese di Torino,
esprime la propria riconoscenza al Signore per i tanti doni
che questa sorella ha efficacemente espresso nel campo della diaconia e della predicazione evangelica.
16
PAG. 8 RIFORMA
Del III
venerdì 27 GIUGNO 1997
r
I La Conferenza del distretto dell'Italia centrale in cerca di risposte comuni
L^Europa^ le chiese, gli immigrati
Si è discusso di Graz e dell'ecumenismo^ dell'essere stranieri in Italia e delle
nuove forme e dei nuovi metodi di lavoro che le chiese stanno cercando
EUGENIO RIVOIR
Dove siamo? Da dove
partiamo? Un po’ più di
50 persone giunte da ogni
parte dell’Italia centrale si
raccolgono per fare il punto
sulla situazione della vita delle chiese valdesi e metodiste
dopo un anno di lavoro. È naturale che alcune domande debbano trovare (o cercare di trovare) risposte comuni: l’imminente Assemblea
ecumenica europea di Graz ci
invita a non rinchiuderci in
noi stessi ma a cercare di capire accanto a chi camminiamo (e questo può essere considerato un primo termine di
paragone); intanto, nel nostro
paese, le persone che vengono da fuori sono sempre più
numerose, ci interpellano, ci
creano problemi, ci portano
nuove proposte e nuove domande (e il confronto con «gli
stranieri» è un secondo termine di paragone).
La discussione e il dibattito
sono stati continuamente stimolati da questi due fatti. Per
l’Europa e per il confronto fra
chiese nel nostro continente
buona parte del tempo della
Conferenza nel primo giorno
ci ha visti pronti a discutere,
aiutati in questo da tre introduzioni (di Giorgio Girardet,
Gino Conte e Daniele Garrone). I pareri sono diversissimi, ci vorrà molto tempo prima di arrivare a un consenso.
Ce ne rendiamo conto: nonostante i passi fatti insieme,
molto resta da fare.
Per quel che concerne invece la serie di problemi legati al
confronto tra gente di paesi
diversi nel nostro paese, la
Conferenza è partita discutendo, con interesse e a volte
Il pastore Choi Si Young della Chiesa metodista coreana di Carrara
con emozione, la richiesta
della comunità coreana metodista di Carrara di essere accolta (come chiesa in formazione) nella famiglia delle
chiese valdesi e metodiste in
Italia. La discussione è stata
molto ampia: si è parlato della
chiesa coreana di Carrara, ma
si è anche parlato, con i fratelli e le sorelle coreane, di quel
che può significare essere
stranieri (i contrasti, le solitudini, i desideri di aggregazione ma anche la difficoltà di
capirsi, i modi diversi di vivere la propria fede, la solidarietà che non significa appiattimento e uniformità); ogni
lettore può capire la vastità
della problematica; difficilmente però chi non è stato a
Ecumene in quei giorni può
riuscire a capire la difficoltà
del confronto che è nato nel
dibattito (con le domande
non capite che rischiano di
essere fraintese, con la comprensione fraterna che può
diventare assimilazione).
Abbiamo quindi parlato
molto. Ma c’è stato anche il
momento dell’ascolto. I due
culti che iniziavano le due
giornate ci sono stati proposti dalla Egei e dal segretario
nazionale dei predicatori locali. Due momenti molto belli, molto intensi. Nel primo,
curato dai giovani della Toscana, la predicazione su I
Samuele 17 (la storia di Davide e Golia) ha parlato di quello che con un po’ di forzatura
chiamerei «un nuovo manifesto per la chiesa di Gesù Cristo nel nostro tempo»: «Non
è la voglia di nuovo a tutti i
costi che muove Davide, ma
quando le strutture diventano di impedimento all’azione
di Dio ecco che esse devono
essere riformate: chi diviene
schiavo delle proprie strutture perde la libertà (...); lavoriamo per una chiesa che non
ha la pretesa di annunciare
una risposta a ogni problema
ma che sa che si risponde a
una vocazione rinnovandosi
e affidandosi a Dio (...) perché Dio si vuol fare raccontare in modi sempre nuovi».
Il secondo momento di
culto è stato curato da Mario
Cignoni che predicando su
Ebrei 13, 1 («L’amor fraterno
rimanga tra di voi») ci ha invitati a guardare avanti, al di
là delle piccole o grandi azioni della nostra lotta quotidiana, per capire il senso del nostro impegno comune («A coloro che costruiscono le navi
non è necessario spiegare come si mettono insieme i vari
pezzi, ma ricordar loro che se
ne andranno sul mare in
mezzo al vento, al sole, al silenzio che esalta; così le navi
riusciranno bene, perché si
sa a che cosa serviranno»).
Il fatto che le predicazioni
non siano state preparate da
pastori ha anche molto impressionato perché, esaminando il lavoro svolto quest’
anno, sempre più ci si è accorti che in molte parti del
territorio dove noi viviamo il
lavoro è coordinato da predicatori locali, da studenti,
candidati, giovani che spesso
non sono impegnati a pieno
tempo; in poche parole, dove
il pastore mancava tutto ha
funzionato ugualmente, generalmente molto bene. Le
chiese stanno cercando nuove forme e nuovi metodi di
lavoro; tutto questo non avviene sempre in modo coordinato, ma avviene. E, anche
se con molti punti interrogativi, ce ne siamo rallegrati
profondamente. Questo avviene per esempio a Perugia,
negli Abruzzi, nel Molise,
lungo la costa adriatica; dovremo nei prossimi anni osservare con attenzione quello
che li sta succedendo.
Il «Consiglio delle chiese cristiane» e il documento di Graz
La centralità della questione ecumenica
ELISA CAPANNOLI
Durante ì due giorni di
Conferenza è stata affrontata in vari interventi la
tematica dell’ecumenismo,
sia in vista di Graz sia riguardo alla bozza di documento
della commissione «per un
organismo di collegamento
delle chiese in Italia» già diffusa nelle precedenti assemblee di circuito.
La discussione del sabato
pomeriggio si è incentrata
sul documento stilato da una
commissione nominata dalla
Tavola e presentato da Giorgio Girardet. L’idea di un
«Consiglio nazionale delle
chiese» che riunisca con «pari dignità e unanimità delle
decisioni» i rappresentanti
cattolici, ortodossi e protestanti, suscita non poche
perplessità. Esso dovrebbe
raccogliere e far conoscere
informazioni sul piano ecumenico, incoraggiare e promuovere iniziative in detto
ambito (come la Settimana
per l’unità) ed essere luogo
di ricerca sia su ciò che unisce sia su ciò che divide. I
dubbi emersi sono i medesimi che compaiono nella bozza, e naturalmente sono andati a toccare il senso generale delTecumenismo e il come le chiese siano chiamate
a viverlo.
Da un lato abbiamo infatti
una maggioranza cattolica
che sia per l’attuale situazione religiosa del nostro paese,
sia per l’enciclica Ut unum
sint sta cercando ambiti di lavoro comune, dall’altro abbiamo l’ambito evangelico
che, per la sua frammenta
La Casa valdese di Rio Marina
rietà, non può porsi in modo
univoco di fronte all’ecumenismo. Infatti oltre al fatto
che gli evangelici nutrono
una «diffidenza storica» nei
confronti dell’apertura cattolica, il gran numero di chiese
non federate non è pronto ad
accettarla e non possiamo
non tenerne conto. È stata
poi avanzata l’idea di promuovere, anziché un Consiglio nazionale delle chiese,
un Gruppo di consultazione
delle chiese evangeliche come interlocutore con la parte
cattolica: forse un progetto
più accessibile ma su cui è
necessario riflettere.
La sera del sabato è stata
invece discussa, con gli interventi di Gino Conte e Daniele
Garrone, la versione definitiva del testo base sulla riconciliazione in vista dell’Assemblea di Graz. Ambedue hanno spiegato che il testo precedente è stato corretto per
la molteplicità di obiezioni
mosse dall’ambito evangelico
alla prima stesura; il risultato
è un documento diviso in
due parti: una (a) strettamente teologica, l’altra (b) di attuazione pratica.
Conte ha posto l’accento
sul fatto che nel testo si sorvolano le profondità perduranti delle divisioni, mentre
su di esse dovremmo incontrarci (o scontrarci) criticamente perché la frattura teologica e storica è avvenuta,
qui in Europa, e con essa i
cristiani devono oggi fare i
conti. Garrone invece, spiegando più dettagliatamente
le varie parti del testo, ha
espresso in generale un giu
dizio positivo, lo ha ritenuto
coraggioso perché vi ha scorto uno sforzo paritario delle
parti in questione, come inserite in una sorta di patto
planetario senza estremismi,
affermazione che Conte ha
contestato dicendo che, dietro determinati concetti come quello di «penitenza»
(A11-A19), vi è un cattolicesimo larvato.
Diversi gli interventi: c’è
chi ha espresso un giudizio
negativo sul testo, come Giovanni Conte, e si è posto interrogativi più generali sul
concetto di riconciliazione e
sulla difficoltà nell’accettare
tale concetto. Paul Krieg ha
parlato invece della nostra
non perfezione (e su questo
troviamo punti in comune
con il mondo intero), sul fatto che siamo ultracritici nei
confronti del cattolicesimo
come se ne temessimo la
maggioranza e che questo
comportamento ci condiziona in ogni rapporto ecumenico. C’è anche chi è intervenuto affermando che il dialogo con il cattolicesimo è diverso se diretto alla chiesa
come istituzione o se diretto
ai singoli credenti.
Quale abitante di una città
dalla forte cultura cattolica
come Siena e come evangelica spero che, con il tempo,
anche attraverso difficoltà, si
trovino risposte a questi interrogativi, magari con mezzi e
parole che ancora non conosciamo o non pensiamo: «Gesù le disse: Donna, credimi:
l’ora viene che né su questo
monte né a Gerusalemme
adorerete il Padre» (Gv. 4,21).
Conferenza del III distretto
Le principali decisioni
Chiesa metodista coreana
La Conferenza distrettuale, ricevuta la richiesta di ammissione all’Unione delle chiese valdesi e metodiste da parte della Chiesa metodista coreana di Carrara, dopo aver
avuto informazioni dettagliate dalla Ced se ne rallegra, la
saluta e raccoglie fraternamente.
La Cd riconosce la Chiesa metodista coreana di Carrara
quale chiesa in formazione e la assegna al 10° circuito.
Raccomanda alle chiese del 10° circuito di facilitare il pieno inserimento di questa comunità a tutti i livelli decisionali e partecipativi esistenti.
Invita la Tavola valdese a stabilire gli opportuni contatti
ed accordi per rendere operativa l’accettazione di questa richiesta.
vene
Costiera adriatica: progetto di evangelizzazione
La Conferenza distrettuale, in riferimento all’atto n.
16/Cd/III/1996, tenendo conto che nella zona costiera
adriatica è in atto un progetto di evangelizzazione, informata sull’opportunità di una diversa sistemazione delle
chiese di Pescara e Palombaro, ne consente in via sperimentale la suddivisione in tre gruppi che auspica diventino
nel prossimo futuro tre chiese in formazione: Palombaro,
Pescara, Fermo.
Comunità di Perugia
La Conferenza distrettuale, rallegrandosi per il buon lavoro di testimonianza e predicazione svolto a Perugia dalla
comunità locale con la collaborazione continuativa e qualificata di forze pastorali coordinati dal Consiglio dell’11° circuito, dopo ampio dibattito, chiede alla Tavola valdese di
affidare la cura della comunità di Perugia al circuito anche
per il prossimo anno.
Casa valdese di Rio Marina
La Conferenza distrettuale, ascoltata la relazione della
Ced e della Commissione d’esame sull’operato della Casa
valdese di Rio Marina, pur rammaricandosi dell’assenza del
presidente e della direttrice, valuta positivamente l’operato
dei medesimi e approva il bilancio della Casa. La Cd, ritenendo fondamentale il ruolo che il comitato e la direzione
stanno svolgendo per il progetto di evangelizzazione approvato dal Sinodo, segnala alla Tavola e alla Csd la necessità di ristrutturare la Casa per portare in attivo la gestione
finanziaria.
«Essere chiesa insieme» e immigrati
La Conferenza distrettuale, ringraziando il Signore per la
testimonianza di fede dei fratelli e sorelle immigrati, auspica che i rapporti tra le nostre comunità e le loro divengano
sempre più costruttivi e che vi sia una sempre maggior collaborazione, per una comune testimonianza nello spirito
del progetto «Essere chiesa insieme» della Fcei. La Cd auspica infine che le chiese, i circuiti, il Sinodo, propongano
anche brevi progetti di accoglienza e di evangelizzazione,
promossi in collaborazione con i fratelli e sorelle immigrati,
che si avvalgano di pastori, candidati o evangelisti, degli
stessi paesi di provenienza.
Realtà giovanile
La Conferenza distrettuale, preoccupata per le difficoltà
che incontrano le chiese nel coinvolgere più attivamente i
giovani nella loro vita, chiede alla Ced di prestare maggiore
attenzione alla realtà giovanile del distretto, facendo tesoro
del lavoro, dell’esperienza e della collaborazione della Egei.
Alessandro Strambi predica al culto di apertura
Incarichi 1997-98
La Commissione esecutiva del III distretto risulta cosi
composta: Gianna Sciclone, presidente; David Buttitta, vicepresidente; Leonardo Casorio, segretario; Angelica Verres, Adam Blaszczyk, membri.
La Commissione d’esame per la Conferenza del 1998 sarà
composta da: Peter Giaccio, relatore; Enos Mannelli, Matily
Scorsonelli Manfrini, membri.
Deputato al Sinodo: David Buttitta (supplente Armando
Di Carlo).
Delegati all’Assemblea Fcei: valdesi: Maria Bonafed«’
Laura Casorio, Daniele Garrone, Marco Gisola, Eugenio B'"
voir, Gianna Sciclone (supplenti Gianni Sagripanti, VololO'
na Andriamitandrina, Ursel Koenigsmann, Roberto CalurD’
metodisti: Elsa Antonelli, Giovanna Arata, Peter CiacciO»
Enos Mannelli, Gretje van der Veer (supplenti Adam BlO'
szczyk, Marily Scorsonelli, Elio Guarnera).
Il predicatore per la prossima Conferenza è designa*®
Marco Gisola (supplente Odoardo Lupi).
La'
inte
Ilavi
(co:
presii
Fiorio
ratto (
svolge
un pr
temp:
stanze
danti
realtà
plessi
dall’at
poran
nonu
allap
deput
impo
menti
gli ini
caffè
cinqu
retta c
È in
si ine
che si
rapa
simpt
sorelli
festar
cisior
unire
done
scom
doma
sconi
quell
fhori
Esip
to 0 i
mun:
anale
si esi
ci si
ostac
re; ci
siesp
ze; si
diana
chea
te de
coni!
Ma
non :
Ve
«(
graft
reías
com]
fosse
rio t
diffi
scan
Chie
te a
metí
Sud
cent
sent]
li, St
Zion
chi Í
rese
live
riab
getti
giun
é ve
dias
mer
di St
fatic
suit;
II
pro
20/Í
cura
per
dell
vazi
no £
Fatt
se a
loca
mer
logi
vrel
17
r
1997 V
^/fnerpij
27 GIUGNO 1997
amparaver
a, la
rara
pie
Qna
itatti
:ari
o n.
;iera
iforlelle
aeriitino
raro,
n ladalla
uali“ arse di
nche
della
Casa
a del
Brato
ritedone
apBcesfione
rer la
uspigano
'• coljirito
d augano
ione,
grati,
degli
coltà
>nte i
;giore
esoro
Fgei.
a cosi
ta, via per
8 sarà
diarily
naJxào
jfedCi
lio Bl'
'ololo
;aluri);
accio»
nBla
gnato
-----Conferenza Del IV Distretto
Si è svolta a Bethel la Conferenza del distretto dell'Italia meridionale
PAG. 9 RIFORMA
Ecumenismo^ cura pastorale, giovani
[a Conferenza è sempre un'occasione importante di incontro della diaspora e di
¡[itensa e appassionata riflessione, soprattutto sulla vita quotidiana delle comunità
EVELINA VIGLIANO
Ilavori della Conferenza
(con Franco Giampiccoli
presidente e Maria Teresa
piorio vice, segretari Luca Bajatto e Giuseppe Cancello) si
svolgono in aula, scanditi da
un programma che decide
tempi e temi: tempi abbastanza sostenuti, temi riguardanti la vasta e variegata
realtà di un distretto complesso e multiforme. Fuori
dall'aula si svolge in contemporanea un’intensa attività
non ufficiale, complementare
alla prima, «minore» ma per
deputati e pastori non meno
importante: attività frammentaràa, che approfitta degli intervalli autorizzati per
caffè e pasti ma anche dei
cinque minuti per una sigaretta 0 fare due passi.
È in questi momenti che ci
si incontra come persone,
che si può con sincerità e viva partecipazione esprimere
simpatia e speranza per una
sorella e amica malata; manifestare sconcerto per una decisione imprevista che ferisce
un fratello e amico, offuscandone la gioia per l’oggi e
sconvolgendo i progetti per il
domani; offrire agli «afflitti e
sconsolati» quel sostegno e
quella solidarietà che qui
foori possono trovare spazio.
E si può incontrare il deputato 0 il pastore di un’altra comunità, scoprire problemi
analoghi, parlarne, scambiarsi esperienze e suggerimenti;
ci si confronta su iniziative,
ostacoli da evitare o superare; ci si rallegra, ci si indigna,
si esprimono dubbi e speranze; si parla della vita quotidiana delle comunità, quella
che appunto quotidianamente deputati e pastori vivono
con intensità e passione.
Ma l’intensità e la passione
non mancano nemmeno in
Foto di gruppo dei partecipanti aiia Conferenza
aula in alcuni momenti, con
un’assemblea che partecipa
attiva al dibattito, interviene,
consente o dissente a mezza
o alta voce. Lo si è visto, per
esempio, quando si è parlato
del documento Fcei «Per un
organismo di collegamento
delle chiese in Italia», ancora
sconosciuto alle comunità.
La discussione non si è limitata al documento, ma è scivolata ben presto in pieno
ecumenismo con i cattolici,
evidenziando ancora una
volta le tre «anime» della nostra chiesa; chi vede l’ecumenismo con i cattolici come
una strada obbligata, ci crede
fortemente e vuole a ogni costo percorrerla, mettendone
a fuoco nella sua visione gli
aspetti positivi; chi ne vede
soprattutto gli aspetti negativi e non vuole abdicare alla
«denunzia profetica» e alla
«capacità critica» cbe dovrebbe continuare a essere la caratteristica del protestantesimo; e chi, cercando di conciliare le due posizioni, auspica
una partecipazione sì, ma affrontata da noi come protestanti, cioè con la costante
presenza attiva di capacità
critica e di denunzia profeti
ca. E opportuno che il documento venga studiato da tutte le comunità, senza preconcetti ma con l’intento di dire
in maniera esplicita che cosa
si può e che cosa non si può e
non si deve accettare, o perché; in tal modo il Sinodo potrà avere un quadro veritiero
della situazione.
Molto animata anche la discussione sul progetto ancora
in elaborazione da parte della
Tavola per una nuova organizzazione del campo di lavoro; lo ha illustrato il suo delegato. Quando si toccano temi
che coinvolgono direttamente la vita quotidiana delle comunità tutti «drizzano le
orecchie» e appaiono più attenti e interessati. A quanto
sembra, i pastori non verrebbero più assegnati alle comunità bensì al circuito suddiviso in zone, e ciascuna zona
avrà un pastore o altra figura
(diacono, animatore, ecc.);
ogni circuito potrebbe anche
avere un candidato, che dovrebbe sempre far riferimento a un pastore; pastori e operatori (monitori, catechisti,
predicatori locali, ecc.) dovrebbero lavorare in gruppo.
Per arrivare a cambiare così
radicalmente la struttura organizzativa circuitale occorre
innanzitutto modificare e parecchio la mentalità dei singoli e delle comunità, nonché
la mentalità e la preparazione
dei pastori e degli altri operatori. È infatti faciie formare
un «gruppo di lavoro», molto
più difficile svolgere un efficace «lavoro di gruppo».
Ecco dunque la necessità
della «formazione» a tutti i livelli, in questa ottica; apprezzata la decisione del 16° circuito di «organizzare corsi di
formazione di giovani membri di chiesa per il loro inserimento negli organismi e nei
ministeri della chiesa»; occorre però coinvolgere tutti i
membri di chiesa, i conduttori, i catecumeni (e anche gli
allievi della scuola domenicale) in un programma di informazione suU’organizzazione
della nostra chiesa, le sue
strutture, il ruolo che tutti
siamo chiamati ad avere nella
comunità. Il progetto riguardante il campo di lavoro dovrebbe passare al vaglio delle
comunità, in modo che queste lo possano studiare attentamente, commentare e criticare, dandogli suggerimenti
prima che venga varato sia
pure in via sperimentale.
La commissione Chiesagiovani, costituitasi in marzo, ha progettato un collegamento fra i giovani delle varie comunità del distretto, da
attuare anche con la Fgei.
L’assemblea ha però sottolineato la necessità di rafforzare il collegamento tra giovani e chiesa, e per questo si
devono gettare le basi fin
dalla scuola domenicale,
dando spazio alle varie fasce
d’età nella comunità, e soprattutto favorendo rincontro di esse per un lavoro progettato e svolto insieme al
servizio della chiesa.
Il campo di lavoro e i suoi specifici problemi nel Mezzogiorno
Verso una cura pastorale organizzata per zone
._______ITALO PONS________
yy^AMPO di... travaglio»;
''Vjcosì titolava il paragrafo sul campo di lavoro la
relazione della Ced. Realtà
complessa il IV distretto, non
fosse altro che per un territorio tanto vasto da rendere
difficili i collegamenti, gli
scambi, la collaborazione.
Chiese e opere sono chiamale a predicare nelle realtà
metropolitane dell’Italia del
Sud ma anche nei piccoli
cenpi dove l’isolamento si fa
sentire. Le soluzioni pastorali. studiate con grande attenzione a tavolino, da parte di
chi si trova a decidere, sono
rese il più delle volte inoperahve a causa di molteplici variabili che paralizzano progetti a lungo termine. La Ced
giunge a scrivere; «La nostra
à veramente una chiesa di
uiaspora ove alla povertà numerica si associa la povertà
ui strumenti per cui spesso la
^ùca raddoppia mentre i risu tati dimezzano».
Il dibattito è partito dalla
P^^Posta della Tavola (da
P'SI/1995) che prevede la
cura pastorale per zone e non
per singole chiese, al termine
cl quale si è giunti all’approuzione di un ordine del gior^piamente impegnativo,
a te salve legittime ansie teI ^ ricordare come la chiesa
cale resti l’elemento fondamentale della nostra ecclesioflrranto approvato doube correggere un lento
ma radicale cambiamento
nella mentalità che concepisce un pastore per ogni campanile. La novità che però ci
sembra di dover cogliere risiede nell’auspicio di un ministero pastorale in grado di
operare in équipe in una
realtà di diaspora. L’abbandono dell’individualità, che
racchiude molto spesso isolamento se non frustrazioni,
andrebbe già contemplata,
nella formazione di coloro
che saranno chiamati domani
a mettere in comune i propri
doni e le specifiche competenze nel lavoro pastorale.
Nella proposta di razionalizzazione dell’impegno dei pastori troverebbe anche più attenzione l’inserimento del
candidato al ministero pastorale, evitando che i medesimi
assumano, durante il periodo
di prova, responsabilità che
ancora non dovrebbero competere loro.
Cambiamento di mentalità,
dunque, anche delle comunità; un giovane deputato per
esempio ha ricordato come
già l’esperienza degli iricontri
di catechismo nel 15° circuito
si muova in questa direzione,
superando l’impostazione locale e settimanale, con ottimi
risultati. In attesa che con coraggio si sappia dare inizio a
qualche altra sperimentazione a livello di circuiti, ricordiamo anche l’impegno assunto per la formazione delle
nuove generazioni in vista
delle dirette responsabilità
nella vita della chiesa; ministeri locali, deputazioni, comitati, ecc. Ci sembra di capire che la sfida che le chiese
dovranno cogliere non sarà
tanto giocata sull’eterna richiesta dell’aumento di pastori disseminati in diaspora,
ma nella loro capacità di formulare dei progetti che sappiano essere convincenti perché diaconi e pastori siano attirati in questo distretto e abbiano la possibilità di spendersi con generosità secondo
i propri doni.
Ci si poteva attendere quest’anno che si dedicasse del
tempo all’incontro di Graz,
cosa che non è accaduta. Di
ecumenismo si è invece parlato a partire dalla bozza di
documento sul Consiglio delle chiese cristiane della Fcei.
Mentre la relazione della
Commissione d’esame denunciava il rischio di facili
«tentennamenti» e pericolosi
«ammiccamenti», forse anche
per questa voce fuori del coro,
il dibattito è stato ricco e vivace. Più propensa a un ecumenismo tra evangelici, proposta
che avrebbe meritato una
maggiore attenzione, ancora
una volta la parte del leone
l’ha fatta il cattolicesimo. È
indubbiamente un distretto, il
IV, che vive in mezzo a cattolicesimi diversi: in molti casi
sintesi mancata di devozione
pagana e cristiana, ma anche
attento e presente, con sacerdoti e volontariato, nelle periferie della società. Rispetto al
Karola Stobàus e Enrico Trobia
le riserve verso il «pacchetto
ecumenico», Teodora Tosatti
ha ricordato come non possiamo permetterci di non esserci: «Se si scegliesse questa
strada, vista la nostra consistenza numerica, non ci si accorgerebbe della nostra assenza», ha affermato.
Molte riflessioni hanno toccato l’orizzonte europeo: sappiamo come parlarne a Sud di
Napoli non sia sempre così
scontato: «Se per anni siamo
stati considerati stranieri in
queste contrade, ora sembra
sia arrivato il momento che
con l’Europa molti di questi
nodi si debbano sciogliere»,
ha detto Sergio Aquilante. La
parola passa ora alle chiese
nella speranza che esse realmente sappiano fare loro
quanto affermato tra l’altro da
un deputato: «Dobbiamo avere la coscienza di essere una
fiaccola, anche se piccola».
Conferenza del IV distretto
Le principali decisioni
Unione per le chiese
di Vincolise e Catanzaro
La Conferenza distrettuale, preso atto della perdita da
parte della chiesa di Vincolise di alcuni requisiti necessari
per continuare ad essere annoverata nella categoria regolamentare delle «chiese in formazione»;
consapevole della significativa pagina di storia evangelica
incarnatasi in quasi un secolo di vita di quella chiesa;
preso atto delia comune volontà espressa dalle chiese di
Vincolise e Catanzaro di unirsi a formare una sola «Chiesa
evangelica valdese di Vincolise e Catanzaro»
approva l’unione fra le due chiese sotto la denominazione da esse proposta.
La responsabilità dei giovani nelle chiese
La Conferenza distrettuale, valutando con interesse il dibattito già iniziato nel 16° circuito in ordine alla formazione
delle nuove generazioni in vista dell’assunzione di responsabilità attiva e diretta nella vita della chiesa sia neH’ambito
dei ministeri locali, sia nelle deputazioni, presenza nei comitati, ecc.; con particolare attenzione agli aspetti biblicoteologici, disciplinari, ecclesiologici e ecurtienici incarica la
Ced, in accordo con i singoli circuiti e sentiti la commissione «chiesa e giovani», i centri giovanili del distretto, la Fgei,
di definire attraverso le forme che riterrà opportune le linee
di un progetto concreto.
Rilevanza e strategia dei rapporti ecumenici
La Conferenza distrettuale, dopo aver ampiamente dibattuto della tematica ecumenica, anche alla luce del documento redatto dalla Commissione all’uopo nominata dalla
Fcei e inviato alle chiese dalla Tavola, riconosce che, nelle
situazioni dell’oggi i rapporti ecumenici assumono, nella
strategia delle nostre chiese un fondamentale rilievo.
La fine del secondo millennio, con la necessità di un ripensamento critico dell’operato delle chiese cristiane;
Ü processo di costruzione di un’Europa che non si limiti
agli aspetti finanziari ma, nel contempo, rifiuti il modello
della «società cristiana», e tuttavia si confronti con la cultura cristiana che ne costituisce una profonda radice;
il percorso della riconciliazione che troverà a Graz una significativa tappa;
le sfide rappresentate dafi’emergere anche in Italia, sia
pure tra ritardi e contraddizioni, di momenti di una «cristianità corale»;
rendono urgente il formarsi di una matura e consapevole
coscienza ecumenica.
In questo contesto la Conferenza raccomanda alle chiese
Io studio attento del documento sopra richiamato, tenendo conto della complessità della materia, ma altresì della
necessità di fornire al Sinodo elementi idonei a contribuire
al dibattito e alle scelte che l’evangelismo italiano è chia
mato a compiere.
Cura pastorale e collaborazione
per le chiese del Sud
La Conferenza distrettuale, consapevole della situazione
particolare delle chiese del Sud (dispersione, frammentazione del tessuto comunitario) in seguito a un ricco e articolato dibattito sulla vita delle chiese approva in linea di
massima la prospettiva che a seguito di 20/SI/95, si muove
verso una cura pastorale per zone e non più per singole
chiese locali.
cosciente del fatto che gli ostacoli da superare sono molti
e che la trasformazione delle chiese del Sud richiede un
processo piuttosto lungo di discussione, di educazione e di
sperimentazione,
invita le chiese a muoversi nella direzione di una maggiore solidarietà e collaborazione fra chiese viciniori dando
inizio a sperimentazioni concrete.
Auspica che la Tavola faccia pervenire alle chiese del distretto la sua proposta, affinché venga discussa nelle assemblee di chiesa;
che la Facoltà di teologia, per quanto riguarda la formazione in teologia pratica, e la Commissione permanente per
la formazione pastorale, tengano presente nella preparazione dei pastori le modalità del lavoro in chiese di estrema
diaspora e la necessità di suscitare nei pastori la sensibilità
per il lavoro d’équipe;
che nella sistemazione del campo di lavoro, per quanto
possibile, la Tavola affidi una zona a pastori disposti a lavorare in équipe.
Incarichi 1997-98
La Commissione esecutiva del IV distretto risulta così
composta: Enrico Trobia, presidente; Mirella Scorsonelli,
vicepresidente; Karola StobSus, segretaria; Beatrice Grill,
Alba Murgia, membri.
La Commissione d’esame per la Conferenza del 1998 sarà
composta da; Salvatore Bagnato, relatore; Vanda Scornaienchi (supplenti Francesco Viapiana, Mirella Staine).
Deputato al Sinodo; Piero Trotta (supplente Giovanni
Magnifico).
Delegati all’Assemblea Fcei: metodisti: pastori Sergio
Aquilante, Francesco Carri; non pastori Maria Teresa Fiorio, Luca Anziani (supplente Luigi Di Somma); valdesi; pastori Luca Baratto, Teodora Tosatti, Giuseppe Ficara (supplenti Franco Giampiccoli, Maria Adelaide Rinaldi e Lorenzo Scornaienchi); non pastori Salvatore Bagnato, Marco
Jourdan, Italo Pons (supplenti Pino Testa, Alba Murgia,
Mariella Staine).
Rappresentante nel Comitato di Adelfia; Klaus
Langeneck.
Rappresentanti nel Comitato di Bethel: Giulia Alberto,
Sergio Chiodo.
Rappresentati nel Comitato della Casa di riposo di Vittoria: Mirella Scorsonelli, Beatrice Grill, Doris Voegelin.
18
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 27 GIUGNO
199]
Matrimoni
interconfessionali
Valdo Benecchi
Il 16 giugno, nella sede della Conferenza episcopale italiana (Gei) a Roma, il moderatore, in rappresentanza delle
chiese valdesi, e il sottoscritto, in rappresentanza delle
chiese metodiste, abbiamo firmato il «Testo comune per
un indirizzo pastorale dei matrimoni tra cattolici e valdesi
o metodisti in Italia». Anche in quanto membro della Commissione valdese-metodista che ha elaborato il testo congiuntamente alla commissione cattolica, definirei così il
documento: un saggio di dialogo applicato, sperimentato.
Una scuola per imparare e per crescere nel dialogo fra interlocutori diretti che non si sono dimostrati né indulgenti
né accomodanti, soprattutto quando abbiamo affrontato le
«differenze e divergenze»: sacramentalità, indissolubilità,
fecondità e procreazione ecc. Interlocutori che, però, si sono ascoltati, si sono stimati, si sono presi sul serio.
Una scuola di dialogo la cui frequentazione sarebbe stata proficua anche per altri di noi, laici e pastori, che nel
campo ecumenico, ma non solo in questo, preferiscono il
monologo invece del dialogo. Dal monologo usciamo sempre vincitori, ma più poveri. Nel dialogo si impara, ci si accorge che non possediamo la verità ma, soprattutto, si impara ad essere disponibili nei confronti dell’opera dello
Spirito Santo che talvolta supera in audacia anche le nostre scelte più avanzate. Talvolta riceviamo delle clamorose smentite. Infatti più di una volta lo Spirito ci ha spinto
oltre il mandato che avevamo ricevuto.
II documento non vuole un ecumenismo a scapito delle
reciproche identità, né alimenta un certo indifferentismo
accomodante. Cattolici siate cattolici, evangelici siate
evangelici: un’affermazione che un tempo avrebbe alimentato una certa polemica, che avrebbe pesato negativamente sulla coppia e sulla futura famiglia, ma che nel documento diventa strumento di crescita eciunenica, diventa un’occasione di incontro, di dialogo e di testimonianza
della comune fede nel Signore nella quale ambedue i coniugi sono radicati. Un esempio importante è il capitolo
su «L’educazione religiosa dei figli». Si auspica che tale
educazione sia collocata «in un ambiente di concordia e di
comunione familiare e non di contesa e di contrasto e
consista primariamente nella presentazione dell’opera di
Dio, quale è testimoniata dalla Parola biblica». L’educazione religiosa dei figli nel passato ha rappresentato uno
dei problemi più dolorosi di una coppia mista. Non mi
sembrano acquisizioni di poco rilievo.
Le difficoltà in questo dialogo, nei dieci anni di lavoro
comune, non sono mancate, ma sono sempre state affrontate in spirito di preghiera. Centralità della nostra comune
fede nel Signore, serietà e rigore nel lavoro, mutuo rispetto. I tre pilastri su cui è stato costruito il documento. Si è
trattato di un’impresa teologica, giuridica, pastorale ma
certamente anche spirituale, nel senso che lo Spirito Santo ci ha guidati. Per noi evangelici, ma anche per i cattolici, mi perdoni monsignor Giannini, una grossa palla al
piede è stato il codice di diritto canonico che spesso interveniva per raffreddare i nostri entusiasmi. Mi dava un notevole benessere spirituale il pensiero che la nostra fede
evangelica è guidata solo dalla libertà delTEvangelo. Spesse volte il povero codice di diritto canonico si è ritrovato ai
margini rispetto alla centralità della parola di Dio che è
stata la piattaforma su cui abbiamo mosso i primi passi e
sulla quale abbiamo radicato il nostro successivo lavoro.
Le firme ora dovrebbero rendere operativo l’accordo. In
teoria è vero. Ma per quanto riguarda le chiese cattoliche
molto dipenderà dalla sensibilità ecumenica dei vescovi
che nella loro diocesi hanno piena autorità. La decisione
della Cei dovrebbe comunque avere un certo peso. Riserve
grandi come montagne potrebbero venire anche da alcune
nostre chiese dove non c’è il vescovo, ma dove il cammino
ecumenico stenta a prendere quota. «L’auspicio - è scritto
nel dociunento - è che il presente testo comune contribuisca a incrementare la mutua comprensione e a rinnovare il
nostro impegno per un progressivo cammino ecumenico».
È il minimo che possiamo augurarci nel tempo di Graz.
Kipokma
E-Mail (Torino): riforma@alpcom.it
E-Mail (Napoli): riforma.na@mbox.netway.it
Uri: http://www.alpcom.it/riforma
ViaS. Pio V, 15-10125Torino-tei. 011/655278-fax011/657542
Via Foria, 93 - 80137 Napoli - tei. 081/291185 - fax 081/291175
Via dei Mille, 1 -10064 Pinerolo - tei. 0121/323422 - fax 0121/323831
DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Corsani, Marta D’Auria, Emmanuele Paschetto, Jean-Jacques Peyronel, Piervaldo Rostan (coordinatore de L'eco delle valli) Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di
Croce. Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Giorgio Gardioi, Maurizio
Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Negro,
Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE:Stelio Armand-HUgon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia: ABBONAMENTI: Daniela Actis.
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovi - tei. 0174-42590.
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l. - via S. Pio V, 15 bis -10125Torino.
Pubblicazione settimanale imHaña con L'Eco delle valli valdesi;
noni
Tariffe inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000. Parlecipazioni: millimetro/colonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1.000.
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dai Tribunale di Pinerolo con il
n. 176 del 1® gennaio 1951. Le modifiche sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 24 del 20 giugno 1997 è stato consegnato per l'inoltro postale all'Ufficio
CMP Nord, via Reiss Remoli 44/11 di Torino mercoledì 18 giugno 1997.
• Ottocento miliardi dei contribuenti buttati al vento
Il no dei «forzati della scheda»
Il massiccio non voto non è dovuto a qualunquismo
ma alla protesta contro l'uso improprio del referendum
PIERA ECIDI
Ottocento miliardi del
contribuente italiano
buttati al vento. Tale è il costo degli ultimi referendum.
Il che non è una quisquilia,
in tempi di debito pubblico e
di tagli alle spese. L’elettore
italiano, disertando le urne,
si è preso il lusso di dire un
basta a scelte politiche che
non lo coinvolgevano. Per
una volta il massiccio non
voto, trasversale a ogni schieramento, non ha significato
né disaffezione alla politica
né qualunquismo diffuso. Ha
significato un silenzioso basta a una concezione della
politica lontana e astratta. Il
non voto di domenica 15 giugno deve suonare come campana d’allarme al nostro ceto
politico, che pratica e permette, nel gioco delle reciproche diffide e interdizioni,
il balletto dell’insulsaggine,
invece dell’impegno reale a
risolvere i problemi.
Paghiamo più che dignitosamente i nostri parlamentari, come è giusto. Vogliamo
essere periodicamente informati, certo (e questo dovrebbe essere il ruolo dei partiti
politici) e anche poter porre
istanze, problemi, suggerimenti agli eletti dal popolo.
Ci deve essere un doppio
rapporto, una corrente di comunicazione sempre viva tra
chi manda e chi è mandato.
E chi è mandato sarà giudicato sulla base di ciò che ha
fatto, periodicamente, nelle
consultazioni elettorali, e
controllato sulla base dei
suoi programmi. L’opinione
pubblica, i giornali, gli strumenti d’informazione svol
gono, in una società democratica, questo importantissimo ruolo di stimolo e di
controllo. Così come lo svolge il pluralismo dei partiti e
dei soggetti sociali; il mondo
sindacale, quello della cultura, la scuola con la sua libertà
d’insegnamento, i movimenti delle donne, le chiese.
Il referendum è un importantissimo strumento di democrazia. Non a caso i nostri
saggi costituenti, nel formulare le linee della legge fondamentale di una Repubblica
parlamentare, ne hanno riconosciuto il ruolo e tracciato
la praticabilità. Certo, può
essere utile ridiscuterne le
forme, a 50 anni di distanza,
ma esso rimane pur sempre
uno strumento fondamentale di democrazia, e proprio
nella sua «eccezionalità». Ecco, non si può delegare direttamente all’elettore di sbrogliarsi su temi complicati e
troppo «tecnici», su cui ci sono già opzioni diverse tra gli
addetti ai lavori: questo è
compito dei nostri eletti.
Ci sono le commissioni
parlamentari, ci sono gli esperti: studino, producano,
si mettano d’accordo per il
bene comune. Questo è il
ruolo del Parlamento, eletto
dal popolo sovrano. E il silenzioso responso di dissenso di domenica 15 giugno,
paradossalmente, rimanda
la palla al cuore del nostro
sistema democratico, che è
appunto il Parlamento. Tra
tante critiche, paradossalmente questa è una plebiscitaria approvazione dell’istituzione.
In secondo luogo, il referendum è praticabile solo se
coinvolge temi che riguardino tutti i concetti «alti» del
vivere insieme, leggi fondamentali per le libertà dell’individuo. Dobbiamo ai radicali e a Pannella grandi battaglie di civiltà negli anni
passati. Confrontiamoci ancora, senza inflazionare, su
grandi e appassionanti questioni: non ne mancano di
certo. Ma lasciamo alla tecnica della politica la cucina
quotidiana del fare e aggiornare le leggi.
Non si può fare inoltre degli italiani dei «forzati della
scheda»: passare da un’elezione politica a una amministrativa a una scolastica a un
referendum. Ci deve essere
tempo per sedimentare le
opinioni, calma per orientarle, non si può passare da una
campagna elettorale all’altra,
in eterna fibrillazione. Ci
dev’essere il tempo per ogni
cosa: quello per votare e confrontarsi, e quello per lasciar
governare e osservare.
Il nostro paese è travagliato da profonde preoccupazioni e problemi, e desidera
essere governato, e governato bene, con onestà e saggezza. In un momento così
critico per i lavori della Bicamerale, quando tutto sembra affossarsi nel gioco eterno dei veti incrociati e degli
sberleffi, quelli sì da I Repubblica, paradossalmente
proprio gli esiti di questo corale non voto possono dare
nuovo fiato a chi sinceramente prova, nel rispetto
della fondamentale divisione
dei poteri, a riformulare
nuovi ordinamenti più adatti
alla nostra repubblica di fine
millennio.
Indignazione e sconforto per le vicende in Somalia
Che cultura hanno i giovani militari?
MARVI REVELLI
INDIGNAZIONE e sconforto fanno sì che sia difficile
tacere su una vicenda che ci
coinvolge tutti, dal nostro ministro della Difesa a noi che,
cittadini spettatori e lettori,
siamo stati colpiti con brutalità dalle notizie e dalle immagini riguardanti questa
bruttissima vicenda legata alla nostra presenza in Somalia,
terra percorsa in un tempo
che avremmo sperato lontano non solo dal punto di vista
cronologico, dai nostri soldati, coinvolta nelle nostre scelte politiche e economiche talvolta discutibili e poco chiare
ma che, a quanto ricordo,
non ci avevano mai costretti a
sensazioni di così profondo e
doloroso malessere.
Credo che il richiamo alle
vicende del Vietnam sia storicamente improprio: questa
presunta analogia, usata con
una tecnica giornalistica finalizzata alla vendita, rende ancora più sensibili quelli di noi
che, giovani, si sono sentiti
coinvolti, spesso anche in poiemica con la loro chiesa poiché si occupavano di politica
anche nel loro ruolo di credenti, in quelle vicende così
lontane ma così atroci, e hanno manifestato apertamente
il loro giudizio negativo. Ora
ci troviamo a fare i conti con
una realtà vicina che, seppure
più circoscritta, ci ferisce più
profondamente in quanto
non possiamo neppure applicare a essa le categorie di giudizio che si adoperano per la
guerra: coloro che erano stati
mandati per «ricostruire la
speranza», i nostri figli, i no
stri studenti sono diventati,
come in un folle gioco, purtroppo non virtuale, i protagonisti di una vicenda che,
celata per anni, ci esplode tra
le mani in un momento in cui
tutti avremmo particolarmente bisogno di essere sereni e capaci di costruire la speranza per loro e per il tempo
che ancora ci resta.
Quello che mi ha veramente spaventata a livello razionale, per l’impressionante
leggerezza con cui la frase veniva pronunciata, è stato il riferimento al fatto che i nostri
soldati «sentivano di provenire dalla civiltà e si erano trovati in una situazione di assenza di civiltà, e da questo
derivava una tale sensazione
di estraneità da causare un
modo di agire da automi» e
l’indicazione di una corresponsabilità degli ufficiali,
cioè di persone, si presume,
più adulte e più preparate.
Queste frasi e la responsabilità a esse legate meriterebbero un’analisi approfondita.
Mesi fa, dopo le vicende
del lancio delle pietre dai cavalcavia, discutevamo delle
preoccupazioni che il modo
di agire di gruppi di giovani
suscita in molti di noi: in che
cosa abbiamo sbagliato, di
quale cultura abbiamo nutrito i giovani che abbiamo
mandato a ricostruire la speranza? Non sono servite le
nostre pillole di lettura di Lévi-Strauss, né il richiamo ai
concetti di uguaglianza e solidarietà, e quelle di nonviolenza (che abbiamo tante
volte presentato con il suo
volto nero o asiatico), non
siamo riusciti a incarnarlo in
un volto familiare, comprensibile, presente, solamente
umano e, per quanto ci riguarda da vicino, anche il
messaggio delle chiese non è
servito a molto. Che fare
dunque? Poiché non basta
invocare giustizia e rigore, bisogna pensare a costruire il
dopo, e in questi termini deve ragionare chi ha responsabilità di governo, indicando
una strada, insieme a tutti
coloro che si sentono parte di
questa collettività.
Guardando in particolare
le primissime immagini non
ho visto la ferocia fredda
espressione di un atteggiamento militarista né la determinazione che nasce da
un’ideologia razzista che potrebbero essere individuate e
combattute, ma l’arroganza
rozza che spesso è il volto
esteriore dell’incultura e della paura, e l’ansia che si affoga nel gruppo, caratteristiche
di una nuova barbarie, e il
gioco irresponsabile e crudele di un gruppo di bambini
che in un’altra situazione si
sarebbero divertiti a tagliare
la coda alle lucertole o a tormentare un animale randagio e che invece, cresciuti ma
non maturati, considerati
adulti per età ma non per
consapevolezza, dotati di armi vere e a contatto con chi
appartiene a una cultura diversa (che per loro è assenza
di civiltà in quanto non apprezzabile secondo i parametri della tecnologia più sofisticata) si sono sentiti autorizzati a tormentare e a uccidere la lucertola di turno,
senza accorgersi che si trattava di un essere umano.
e '
esmm enu siu
: Sfinito(«Cm»ìSi» »is
veni
CORRIERE DELLA Siti
Chiese o sette?
Un ampio articolo di Mau.
rizio Chierici, in-viato all’Ava,
na (16 giugno), iilustra la sj.
Inazione delle nuove chiese j
Cuba e sostiene, come reciti
il sottotitolo, che «Lo stato
laico di Fidel si allea alla
Chiesa cattolica per frenare
protestanti e santeros». 11 %
lo è più esplicito (e più im.
preciso) nell’affermare: «Cu.
ba, l’invasione delle sette
Usa». Infatti questo nuovo
panorama religioso a Cuba
è certamente complessoe
complicato, ma è del tutto
fuorviarne ridurre il qpadroalj
fenomeno delle sette (fetio.l
meno comunque sensibile;!
«Le sette protestanti della de !
stra religiosa americana sono,
orami 3.000. Cuba ne è invasa»). Anche perché alcune sono effettivamente sette, altre
sono chiese storiche. La differenza, nell’articolo, non è delle più evidenti. Ci sarà pure
del sincretismo nelle «confraternite derivate dalla Chiesa
metodista di Marianao», che
non conosciamo e che abbracciano «antiche meditazioni dello spirito africanoi
ma non è molto chiara la differenza con un battista, il pastore Raul Suarez Ramos, che
è anche deputato dal 1993, e
che lamenta resistenza a Cuba della pena di morte e l’esagerata apertura al turismo.
Integralismo e secessione
Il legame tra secessionismo
della Serenissima e integràsmo cattolico è commentato
da Adriana Zarri sul numero
del 18 giugno. «Uno dei “serenissimi” saliti sul campanili
di san Marco - scrive la Zani
- ha dichiarato di aver agito
“per motivi politici e religiosi”. Per quanto attiene alli
politica (...) la cosa è evidente, per quanto invece concerne il fatto religioso la cosai
meno chiara». E prosegue:
«Che Verona fosse una roccaforte del conservatorismo
anticonciliare lo sapevo da
tempo. Il giornale diocesano
(...) ha il titolo di “Verona fedele”; e certo grande virtù è la
fedeltà ma che si presta anche a interpretazioni “federn
liste” di dubbia marca. CoS
come “Dio, patria, famiglia';
valori indubbi ma che, messi
insieme (l’abbiamo già osservato), portano verso sponde
che potremmo anche dire di
destra teologica, se il richiamo alla teologia non ci sembrasse uno spreco culturale
del tutto sproporzionato».
Storia della beidana
Roberto Gobetti, della Federazione italiana collezione
sti d’armi, traccia su una rivista «del ramo» la storia del®
beidana, strumento agricoi”
(una sorta di roncola) uti®’
zato anche come arma biam
ca dai valdesi delle Valli nnll*
lunga stagione delle persecuzioni da parte dei Savoia*
del sovrano di Francia. Dop*
una ricostruzione per grand'
linee della vicenda del movi
mento valdese, si passa
ali*
descrizione puntigliosa
molto particolareggiata
l’attrezzo. Si rileva «l’abild*
dell’artigiano nel produh
questi oggetti con il solo IU'
voto del martello, impiegu”
do la scarsa materia pti*”.
che riusciva a procurarsi sm
le montagne».
S0H»
il
s
Qui
ferm
pubb
mn n
rigua
cerca
no ai
vend
quan
stato
Fin
come
l’artic
sonai
di Dii
ma, 0
te afi
passa
tazioi
Scritt
naie,
vare
possi
nodi
Scu
ècos
conv(
lettui
verità
del si
bito.
stidit
che r
rebbi
mo il
chied
quest
de CI
dono
Dio (
ment
laviti
Ini
parla
totei
può ;
men
affei
men
della
decii
poid
ne al
Tutù
stia,
stato
to. A
ques
dono
mo r
prini
gnor
senzi
done
Pei
chel
soffi
un E
Ma s
lapr
pace
conc
re la
popi
anni
lo, ir
del
su 1
con
nti
nel
ese
acc
stu^
In.
dio
tre,
bill
SI e
ch(
del
un
rna
seg
sar
du!
re I
19
VENERDÌ
27 GIUGNO 1997
Pagina Dei Lettori
PAG. 1 1 RIFORMA
? [
I
li Mailall’Ava,
"a la si.
chiese a
e recita
0 stato
e a alla
frenate
• Il tito.
riù ini.i
e: «Cu.
e sette
nuovo
a Cuba
lesso e
il tutto
ladro al,
(feno-;'
isibile;
ella de
la sono
è invauneso-'
;e, altre'
.a diffen è deirà pure
confraChiesa
0», che
he abledita"icanoi
1 ladifì, il pa:0S, che
1993, e
a a Cue r esame.
isione
anismo
tegràleniate
lumere
i “sereipanili
la Zani
ir agito
religione alli
ividenroncercosai
segue:
la roc
0 risme
evo da
cesano
ona fértil è la
sta anfederaa. Così
oiglia'l
, messi
1 osseriponde
dire di
richiari semIturale
o».
i
ma
illa Fe
ezioiiina rivia delh
gricol»
utilhì biair
li nell*
irsecii
vola t
. Dopt
grand'
moid'
sa all*
iosa'
ta àe\
abili'*
idurr'
olo b'
liegaf'
priP*
rsi sili'
§ Dissenso
sull^eutanasia
Questa mia lettera è una
ferma critica all’articolo
pubblicato sul n. 19 di Riforma a firma Massimo Aprile
riguardante l’eutanasia, che
perca di spiegare se sia umano affrontare la morte servendosi di questo mezzo
quando un paziente sia in
stato terminale.
Finché delle affermazioni
come quelle contenute nell'articolo restano pareri personali, e lontani dalla parola
di Dio, allora non c’è problema, ma quando si fanno certe affermazioni facendole
passare come delle argomentazioni assimilabili alla Sacra
Scrittura, allora il vostro giornale, che mi sembra approvare l’articolo, deve dare la
possibilità a un umile cristiano di replicare.
Scusate se la mia polemica
è così aspra, ma io mi sono
convertito a Cristo grazie alla
lettura di un paladino della
verità come Lutero, e un po’
del suo carattere l’ho assorbito. La cosa che mi ha infastidito di più è stato il fatto
che l’autore dell’articolo vorrebbe far credere che un uomo in stato terminale possa
chiedere di morire senza per
questo rinunciare alla sua fede cristiana e al suo abbandono fiducioso nelle mani di
Dio che, come egli giustamente dice, è il «Signore della vita».
Innanzitutto quando si
parla di Dio non esiste lo stato terminale, in quanto egli ci
può salvare in qualsiasi momento; inoltre, come si può
affermare contemporaneamente che Dio è il Signore
della vita, e quindi è lui che
decide la mia ultima ora, e
poi dire: l’uomo può porre fine alle proprie sofferenze?
Tutto ciò è antitetico e mostra, mi dispiace dirlo, uno
stato confusionale del malato. Alcuni principi, come
questo, e cioè che la vita è un
dono di Dio e come tale l’uomo non può porvi fine, sono
principi eterni che non seguono ragionamenti umani
senza senso e che non scendono a compromessi.
Per concludere il testo dice
che Dio per salvarci non ci fa
soffrire, altrimenti sarebbe
un Dio assetato di sangue.
Ma si dimenticano due cose:
la prima è di che cosa sia capace l’essere umano; la seconda è che Dio prima di date la terra promessa al suo
popolo lo ha fatto restare 40
anni nel deserto. Inoltre Paolo, in Atti 14, 22, dice espres
samente che attraverso molte
tribolazioni ci è necessario
entrare nel regno di Dio. Fortunatamente le opinioni di
Massimo Aprile non sono un
precetto; spero che in futuro
prima di dire certe cose le si
dica in sincera comunione
con Dio e non osservando i
propri ideali umani.
Ciro Bruno - Napoli
Il «flop»
dei referendum
Arrossisco fino alla radice
dei capelli, ma devo confessare la verità. Riflettendo sul
flop dei referendum, e rimproverandomi per non essere
andato a votare, mi rendo
conto che al di là delle motivazioni e contromotivazioni
razionali che ho dibattuto fra
me stesso nei giorni precedenti, il blocco psicologico
che mi ha tenuto lontano
dalle urne è stato determinato dall’ostilità incoercibile
che ho provato per la outrecuidance del mio ex compagno del primo Partito radicale anni ’50, Giacinto Marco
Pannella. Le sue esagerate
provocazioni, la sua disinvoltura nel trattare a guisa di
melma istituzioni, autorità e
basso popolo, gli indecorosi
abbracci elargiti a Berlusconi
e compagnia, salvo poi ricavare da tali abbracci indennità miliardarie, hanno evidentemente vulnerato i reconditi strati borghesi della
mia mentalità.
Chissà se la generalizzazione di tale fenomeno nel complesso dell’elettorato può
spiegare in parte l’esito della
vicenda? Ci sarebbe da ricavarne qualche previsione per
quanto riguarda il Bossi e gli
altri emuli dello stile pannelliano.
Augusto Comba
Torre Pellice
Il pastore
Luigi Masino
C’è un epigramma di Marziale (iSemper bonus homo tiro est» che mi sembra si attagli all’opera di Luigi Masino,
pastore emerito della Chiesa
battista. Masino infatti è l’uomo buono che è sempre
principiante nella vita, insomma un ingenuo che fa fatica a difendersi dai furbi. È
stato per lunghi anni pastore
delle comunità di Varese e
Ceravate, forte di una ricca e
feconda missione svolta in
precedenza nella chiesa cattolica. Una preparazione teologica di primo piano che ha
CENTRO DI FORMAZIONE DIACONALE (CFD)
«Giuseppe Comandi»
FIRENZE
Iscrizioni al corso di formazione
Sono aperte le iscrizioni al corso di formazione diaconale. La durata
del corso è quadriennale. La domanda va presentata entro il 15 ottobre
modulo fornito dalla segreteria. È richiesta la licenza di scuola sC'
condaria superiore. I candidati e le candidate dovranno, contemporaneamente, iscriversi ad un corso universitario (laurea o diploma)
nell ambito educativo, sociale, sanitario o tecnico amministrativo (per
esempio: educatori, educatrici, assistenti sociali, gestori dei servizi di
accoglienza come foresterie o case di risposo, infermieri, etc.).
Quota di ìscrizione, convitto, borse di studio e prestito
La quota di iscrizione per un anno è di lire 100.000. Gli studenti e le
studentesse possono chiedere di alloggiare presso il convitto del Cfd.
In questo caso, previa domanda, possono usufruire di una borsa di studio che sarà mantenuta se gli studi proseguiranno regolarmente. Inola richiesta, possono ottenere un prestito, senza interesse, rimborsaFile aU’inizio della loro attività lavorativa.
Inizio dei corsi, programmi, frequenza
Alcuni corsi professionali sono a numero chiuso e le prove selettive
si effettuano già durante i mesi di settembre e ottobre. Può variare anwe la (lata di inizio delle lezioni e ciascuno dovrà seguire il calendario
del corso prescelto. L’ammissione al Cfd è conseguente all iscrizione ad
un corso professionale ed è preceduta da un colloquio. Il corso di roruiazione diaconale inizierà il 26 ottobre, li programma è disponibile in
segreteria. La frequenza è obbligatoria.
La segreteria è a disposizione per fornire tutte le informazioni neces®ude (programmi, caratteristiche dei corsi, costi etc.) e per risolvere
dubbi anche di carattere personale. A richiesta si può anche organizza■'6 una visita. Rivolgersi a:
t,CFD . c/o Istituto Gould - via dei Serragli, 49 - 50124 Firenze.
^el-055-212576 - Fax 055-280274. Chiedere dell addetto al LrU
Risposta al pastore Francesco Toppi sulla comprensione pentecostale della fede
Stima, rispetto, ma anche qualche riserva critica
__________SALVATOBE BICCIABDI_________
CARO fratello Toppi, la ringrazio di
aver voluto prendere in considerazione l’intervista da me rilasciata a
«L’Unità» dello scorso 7 giugno. La sua
lettera mi permette alcune precisazioni.
Per cominciare, vorrei mettere in
chiaro che nutro verso il mondo pentecostale stima e rispetto; e credo di averli
espressi in maniera inequivocabile affermando: 1) che le varie esperienza
pentecostali mi paiono riconducibili «a
una forte sottolineatura dell’esperienza
personale della fede in Cristo: una tensione vissuta, intensa, verso la parola
del Signore e il regno di Dio, che si manifesta con l’esperienza del “battesimo
nello Spirito Santo”»; 2) che anche noi
[riformati] siamo convinti che «per vedere il regno di Dio bisogna esser nati di
nuovo, cioè battezzati di acqua e di Spirito. Il dono fondamentale dello Spirito
è (...) riconoscere Gesù come il Signore».
Questo è il quadro che mi sembra opportuno riconfermare, e solo dopo
averlo riconfermato mi permetto avanzare qualche riserva critica.
Lei mi ricorda che le Adi hanno evitato «fin dal loro sorgere di dar importanza primaria alla glossolalia». Ne prendo
atto con gioia, marni permetto di ricordare che il mondo pentecostale non è
fatto solo dalle Adi (lei stesso non mi
rimprovera il termine «arcipelago», che
ho adoperato per definirlo); e aggiungo
che mi consta personalmente come diversi settori del pentecostalismo, in Italia e in altri paesi, annettano alla glossolalia grande importanza. Io non contesto ad alcuno di vivere i doni che ritiene di aver ricevuto dal Signore: ci
mancherebbe altro! Avanzo semplicemente qualche dubbio sul fatto che un
determinato dono possa essere consi
derato più di altri la caratteristica tipica
dello Spirito.
Però non mi sembra che il nocciolo
della questione stia qui. Penso che esso
si trovi piuttosto nella diversità dei nostri modi di leggere la Bibbia. Quando
affermo che il mondo pentecostale
identifica tout-court la parola di Dio
con la Parola scritta, non credo di dire
nulla né di inesatto né di offensivo: mi
limito a fare una constatazione e a dire
che non sono d’accordo. Che male c’è?
Né mi considero offeso per il fatto che
lei mi rimproveri di leggere la Bibbia
«secondo strumenti scientifici umani
collegati al metodo storico-critico».
Forse esistono strumenti di lettura che
non siano umani? Forse che lo Spirito ci
svuota della nostra umanità? Leggiamo
utilizzando strumenti diversi: è importante che ciascuno di noi sappia che la
propria maniera di leggere è umana e
fallibile, e ha bisogno di confrontarsi
con le altre. Di non fallibili ne conosciamo entrambi qualcuno, e né lei né io
siamo su quella lunghezza d’onda.
Vorrei aggiungere, se mi permette,
che anch’io ho delle certezze. Anzi, ne
ho una sola: quella che Dio ha voluto
dare (anche) per me Gesù Cristo suo figlio, per liberarmi dal potere del peccato e della morte. Però da questa certezza, sulla quale, mii creda, faccio U possibile per fondare la mia vita di credente
e di pastore, non ritengo ne derivino altre, quali «il possesso di tutte le soluzioni della vita» e «la liberazione da tutte le
problematiche attuali». Noi siamo salvati, ma lo siamo «in speranza», come
direbbe San Paolo (Romani 8, 24), e viviamo in una provvisorietà che attende,
perché non ha visto ancora «la manifestazione dei figli di Dio» (Romani 8,19).
DeLresto, proprio ai suoi discepoli,
quindi a gente che non era digiuna a
proposito della salvezza, Gesù ha insegnato a pregare per chiedere quotidianamente i perdono dei peccati e la liberazione dal maligno. Né mi risulta che,
venuta la Pentecoste, queste domande
siano state ritenute superflue.
Questo perché la vita, probabilmente,
non è mai tutta in bianco o tutta in nero; e finché siamo in questo mondo,
dobbiamo fare i conti con tutta la forza
ma anche con tutta la debolezza e la
contraddittorietà della nostra fede
(Marco 9, 24). La fede, in altre parole,
non può essere ridotta a una dimensione sola: né a quella del dubbio né a
quella della certezza. Tutta la Bibbia ci
insegna che la fede è un cammino, un
viaggio che risponde alla chiamata di
Dio nella sequela di Gesù Cristo; un
cammino accidentato e complicato le
cui tappe non possiamo prevedere anche se la meta finale rimane, per chi ha
fede, la promessa della salvezza. Pensare la fede solo come certezza significherebbe avere la presunzione di essere già
arrivati alla meta, così come ridurre la
fede al solo «rovello del dubbio» significherebbe semplicemente non avere
mai fi coraggio di mettersi in cammino.
Per questa ragione, io credo, ci è dato
di vivere ogni giorno della nostra vita,
fino all’ultimo, nell’attesa che ci sia rivolta, appunto, ogni giorno, quella Parola che ci trascende e ci fa vivere; e ci è
dato di rimanere aperti e stupefatti davanti all’opera dello Spirito che soffia
«dove vuole». Spirito al quale, appunto,
non possiamo porre limitazioni, né
possiamo impedire che soffi e agisca
anche in ambiti che forse né lei né io
definiremmo «cristiani» e che forse non
si definirebbero così neppure èssi stessi. E questo ci porta a dire proprio che
l’opera dello Spìrito sfugge a ogni possibile catalogazione.
dispensato con umiltà, sottovoce, quasi preoccupandosi
di non far capire che la conoscenza della Bibbia è pari al
suo interlocutore, magari da
poco convertito all’Evangelo.
Luigi Masino ha scritto uno
scorrevole libretto su La
Chiesa evangelica battista di
Varese che è un po’ la sua
storia e quella della sua fedele e consacrata consorte Anna, in cui è dominante il concetto di diaconia, di servizio
di cui «il ministero del pastore non è un ministero di governo e di potere ma sempre
un servizio esercitato per
l’Evangelo attraverso la predicazione e l’insegnamento».
Masino ripercorre le tappe
della comunità di Varese sorta attorno agli anni ’20 tracciando pennellate sull’opera
dei pastori che ne hanno fatto la storia, una chiesa che
«non è un campo chiuso riservato a pochi ma luogo
d’impegno nel quale siamo
chiamati a essere luce, sale e
lievito per il mondo».
Leggere la storia della chiesa di Varese e anche quella di
Caravate è ritrovare porzioni
di vicende accadute in altre
comunità, tentare un raffronto, immaginare un’identità,
aggiungere un brano.
Conoscere il vissuto in cui
siamo stati protagonisti o
spettatori o leggere racconti
di altri credo serva a spingerci a entrare nella cronistoria
delle nostre chiese per farci
veramente testimoni di un
annuncio che stravolge vecchie abitudini.
Liliano Frattini - Roma
Il vero ruolo
dell'esercito
Le notizie di questi giorni
sul comportamento dei militari italiani in Somalia offrono l’occasione di una riflessione sui rischi di un esercito
di professionisti ma anche,
più in generale, sul ruolo che
devono avere le Forze Armate nella politica estera e militare del nostro paese.
Tutti i governi che si sono
succeduti negli ultimi anni
hanno investito risorse crescenti (fino ai 31.000 miliardi
dell’anno in corso) per dotarsi di reparti di professionisti
armati e addestrati per operazioni all’estero, spacciate
per «operazioni di pace» e
che regolarmente si rivelano
poi vere e proprie invasioni
neocoloniali, come è appunto avvenuto in Somalia, con il
relativo contorno di atrocità,
peraltro inevitabili in operazioni di questo tipo.
Il punto quindi non è
scandalizzarsi per qualche
scalmanato che ha esagerato, ma mettere bene in chiaro che in un paese democratico le Forze Armate devono
servire esclusivamente contro eventuali aggressioni militari esterne e a nient’altro,
così come prescrive la Costituzione tuttora un vigore (a
proposito: che cosa ci fa
l’esercito italiano in Albania?). Per questo è necessario sciogliere la Folgore (ma
anche gli altri reparti di professionisti, che non sono certo migliori) ma anche ridurre
Domenica 29 giugno
Raiuno ore 11,45
nel corso della rubrica «Settimo giorno»
Cronaca in diretta da Graz
Al microfono esponenti delle diverse chiese
che si incontrano; i lavori deH’Assemblea
ecumenica europea.
Questo «speciale» è realizzato in collaborazione tra le rubriche televisive cattoliche di
Raiuno e Raidue e «Protestantesimo».
le spese militari, incominciando così col rinunciare a
questi sistemi d’arma, come
la seconda portaerei in progetto, che certo non hanno
nessuna funzione difensiva,
ma solo una forte potenzialità offensiva.
Fausto Angelini
Lega obiettori
di coscienza - Torino
Giubilei
Sono già trascorsi 47 anni
dall’ultimo anno giubilare indetto da papa Pio XII. Fu un
giubileo in tono ridotto per il
fatto che eravamo ancora
troppo vicini all’ultimo conflitto mondiale. L’Italia stava
appena tentando di rimarginare le sue ferite ma anche gli
altri paesi belligeranti non godevano certamente ottima salute. Una domenica di quell’anno, uscendo dal culto con
un gruppetto di giovani, non
so per quale motivo ci trovammo a parlare del giubileo
e del fatto che sia lo Stato della Città del Vaticano sia l’amministrazione comunale di
Roma denunciavano lo scarso
interesse del mondo cattolico
verso questa manifestazione.
E non so come io affermai che
il papa avrebbe trovato il modo di smuovere l’interesse dei
apatici. Avrebbe certamente
promulgato il dogma dell’assunzione di Maria al Cielo. Gli
amici in quel momento rimasero un poco perplessi per
questa mia affermazione. Trascorsero pochi mesi e l’annuncio del dogma fu proclamato da Pio XII. Era un dogma mariano che doveva avvalorare la sacralità di Maria,
madre di Gesù, che era già
stata posta in una posizione
privilegiata da papa Pio IX nel
1854 con la proclamazione
del dogma dell’Immacolata
concezione. Ma Pio IX ebbe
anche un altro dogma da proclamare: rinfallibilità del
sommo pontefice, nel 1870.
In questi giorni abbiamo
saputo che papa Giovanni
Paolo li avanza un’ipotesi
molto audace. Afferma infatti
che non esiste dubbio circa il
fatto che Gesù risorto si sia
presentato per primo a sua
madre. Su che cosa possa
fondare questa sua afferma
zione non ci è dato di conoscere, perché nulla esiste che
possa anche minimamente
suffragare questa sua opinione. Ma ormai siamo prossimi
a un altro anno giubilare che
già viene annunciato come il
giubileo del terzo millennio.
E non ci sarà da meravigliarsi
se per tale occasione verrà
proclamato un altro dogma
riguardante Maria, madre del
Risorto. Non ci sarebbe da
meravigliarsi perché è chiaro
e indiscutibile che il cattolicesimo fonda la sua fede principalmente sulla Madonna più
che su Cristo Redentore.
Guardiamoci attorno e
constatiamo che il culto rivolto a Maria madre di Gesù supera di gran lunga il culto che
deve essere rivolto esclusivamente a Dio: Padre, Figliolo e
Spirito Santo.
Edoardo Travi - Savona
RINGRAZIAMENTO
«Celui qui habite dans la retraite
du Très-haut repose
à l’ombre du Tout-puissant»
Psaume 91,1
Les enfants et les petits enfants
remercient sincèrement tous les
parents et amis qui leur ont témoigné leur sympatie lors des obsèques de Madame
Letizia Scoccimarro
née Ribet
Pomaretto, 13 giugno 1997
RINGRAZIAMENTO
«In pace mi coricherò
e In pace dormirò perché
tu solo, o Eterno,
mi fai abitare al sicuro»
Salmo 4, 8
La moglie, i tigli e i familiari tutti
del caro
Cesare Giacomino
riconoscenti, ringraziano di cuore
tutti coloro che in vario modo sono stati loro vicini in questa triste
circostanza.
Un ringraziamento particolare
al medico curante doti. Anita Taraselo, al prof. Claudio Tron e a
tutto il personale dell’Ospedale
valdese di Pomaretto.
Rivoira Superiore di Riclaretto
21 giugno 1997
20
PAG. 1 2
RIFORMA
■sm*
VENERDÌ 27 GIUGNO I997
Alle elezioni del T giugno ha ottenuto il 22% dei voti
Bolivia: l'ex dittatore diventerà presidente?
Se il Parlamento confermerà i risultati delle elezioni
del 1° giugno scorso, il prossimo presidente della Bolivia
sarà l’ex dittatore Hugo Banzer. Con poco più del 22% dei
voti a suo favore, e superando del 5% il partito giunto al
secondo posto, il generale
Banzer, che ha diretto una
giunta militare dal 1971 al
1978, tornerebbe a guidare il
paese, ma questa volta per
via democratica.
Le leggi boliviane prevedono infatti che nel caso in cui
nessun candidato abbia ottenuto la maggioranza assoluta
dei voti espressi, spetta al potere legislativo nominare il
nuovo presidente. Ciò avverrà in occasione della prossima sessione parlamentare
che si riunirà ai primi di agosto. Fino a quella data, tutte
le alleanze sono possibili tra i
sei partiti che hanno ottenuto seggi. Tuttavia gli osservatori locali sono sicuri che l’ex
dittatore, candidato dell’Alleanza democratica nazionalista (Adn), otterrà l’appoggio
di almeno altri due partiti, il
che gli garantirebbe l’accesso
alla presidenza. «Il ritorno di
Hugo Banzer al governo'non
significherà nient’altro che la
prosecuzione dello schema
neoliberale in vigore... Le sue
proposte non sono nuove»,
ha dichiarato all’agenzia ecumenica Eni Ramiro Argandona, direttore del Centro di
teologia popolare della capitale boliviana.
Ramiro Argandona, laico
cattolico, era in questi giorni
in Svizzera, su invito della
Missione di Basilea. L’istituzione ecumenica che egli
presiede esiste da 17 anni. Influenzato dalla teologia della
liberazione, il Centro di teo
li generale Banzer diresse una
giunta militare dal 1971 al 1978
logia popolare si occupa di ri-,
flessione telogico-biblica e
della formazione di operatori
della pastorale, di responsabili di chiese e di dirigenti
sindacali. Il fatto che moltissimi elettori si siano mostrati
indecisi fino all’ultimo momento, il risultato relativamente debole di Hugo Banzer (nel 1985 aveva ottenuto
il 28,5% dei voti) il forte numero di astensionisti, «sono
segni della mancanza di fiducia del popolo» rispetto al
funzionamento democratico
elettorale, ha spiegato Ramiro Argandoña.
Com’è possibile che un ex
dittatore, responsabile di
una delle più violenti repressioni che abbia conosciuto la
Bolivia, possa diventare,
vent’anni dopo, presidente
costituzionale? Possibile che
il popolo abbia dimenticato?
ha chiesto il corrispondente
dell’agenzia Eni. «Non credo
- ha affermato Argandona -.
Questo esprime piuttosto un
certo calo di fiducia nella
classe politica e nelle elezioni. Questa crisi di credibilità
del sistema democratico
spinge gli elettori a dimostrarsi pragmatici, a cambiare il loro voto da un’elezione
all’altra, a ricercare alternative che non trovano... perché,
come direbbe uno dei miei
vicini di casa, “poco importa
chi vince, a perdere è sempre il popolo’’».
D’atra parte, ha rilevato
Argandona, in Bolivia come
in tutta l’America Latina
«stiamo vivendo una transizione molto difficile. La perdita di riferimenti o di paradigmi è molto forte e i settori
popolari non hanno sempre
visioni molto chiare». Si intuisce che è necessario cambiare questa situazione di
povertà e di emarginazione,
ma non si trova sempre la
formula adatta.
In margine ai risultati elettorali e alla dinamica della
democrazia «formale», le
chiese sono confrontate a sfide chiare: «È necessario che
ci impegniamo senza condizioni con i nuovi attori sociali
e che procediamo contemporaneamente nella costruzione di un nuovo modello di
chiesa». Un modello più partecipativo, più democratico,
più impegnato, ha precisato
Argandona. E rinnovando un
autentico spirito ecumenico,
oggi parzialmente affievolito
da un certo «ritorno al confessionalismo», e dall’assenza
dell’indispensabile «dialogo
ecumenico». (eni)
Guatemala: dopo l'accordo firmato il 29 dicembre '96
Il ruolo delle chiese nel processo di pace
HUBERT ZURKINDEN
EL TABLON, un villaggio
del circondario di San
Martin Jilotepeque, è un luogo di orrore. Qui, nel 1982,
duecento contadini indigeni
furono torturati dai militari.
assassinati e gettati in un
pozzo profondo 80 metri.
Erano accusati di essere collaboratori della guerriglia.
Mario Minerà, rappresentante dell’organizzazione per
i diritti umani Caldh, gemellata con l’organizzazione
umanitaria svizzera Heks, ha
invitato quest’ultima a inviare alcuni suoi rappresentanti, per assistere al recupero
dei corpi delle persone assassinate a E1 Tablòn. Come
molti altri. Minerà è convinto
che il processo di pace in
Guatemala deve avvenire
sotto il controllo e con l’aiuto
internazionale. La Svizzera
ha finanziato con 25.000 dollari la riesumazione dei cadaveri dalle fosse comuni
esistenti in Guatemala, ma la
somma non è sufficiente
neppure per le 44 fosse comuni della zona di San Martin: «Tuttavia - dice Minerà per noi significa un sostegno
politico essenziale».
Non tutti in Guatemala sono interessati a fare i conti
con la storia recente. Negli
accordi di pace è prevista
soltanto l’istituzione di una
commissione internazionale,
alla quale vengono dati sei
mesi di tempo per chiarire
ciò che è avvenuto negli ultimi anni: «Sei mesi sono assolutamente troppo pochi» dice Julio Cabrerà, vescovo di
E1 Quiché. La Chiesa cattolica ha quindi dato vita al progetto Remhi (Riconciliazione
delle memorie storiche) per
raccogliere e analizzare ìe te
Referendum sulla limitazione dell'esportazione di armi
Svizzera: sì alla vendita di materiale bellico
Gli elettori svizzeri hanno
respinto massicciamente, gli
scorsi 7 e 8 giugno, un’iniziativa popolare presentata dal
Partito socialista, da movimenti pacifisti e da Organizzazioni non governative
(Ong), iniziativa che intendeva limitare l’esportazione di
materiale bellico.
Oltre 1.241.000 elettori
(77,3%) hanno respinto l’iniziativa mentre solo il 22,7%
ha accettato di limitare la
vendita all’estero di ogni tipo
di armi. Solo il 34,9% degli
elettori si è recato alle urne.
Una maggioranza di «no»
superiore aU’80% è stata registrata in 13 cantoni e semicantoni. Anche se non credevamo molto alle possibilità
di successo, non ci aspettavamo un rifiuto così massiccio deU’iniziativa, ha dichiarato il pastore Christophe
Stùckelberger, segretario generale di «Pain pour le prochain» (Ppp), organismo di
aiuti umanitari della Federazione delle chiese protestanti
della Svizzera.
«Ppp» è una delle organizzazioni che si è fortemente
impegnata a favore del divieto totale delle esportazioni di
armi. Con altre Ong, ha fatto
pubblicare sui giornali una
lettera aperta al popolo svizzero, sottoscritta da 133 organizzazioni dei paesi del Sud e
intitolata: «Non usate le vostre armi contro di noi».
«In futuro - ha detto il pastore Stùckelberger - cercheremo di dialogare con iì governo e con il Parlamento, in
modo da vigilare sull’applicazione e il potenziamento dei
controlli legali già esistenti in
questo campo». (eni)
stimonianze sugli orrori della
guerra civile in tutto il paese
ma non si tratta di rinfocolare l’odio: «Con questo progetto vogliamo dare agli uq.
mini e alle donne che sono
stati coinvolti la possibilità di
raccontare e capire la loro
storia. La base per la riconciliazione è la conoscenza della verità» dice Cabrerà. >
Cattolici, anglicani e pro- i
testanti delle diverse chiese
hanno inoltre costituito una
«Lega contro l’impunità», ri- I
tenendo importante, per una
vera riconciliazione, la punizione dei crimini commessi,
La Lega ha ottenuto che venisse accantonata la proposta di un’amnistia generale,
facendo escludere dalla possibilità di amnistia i delitti
contro l’umanità, il genocidio, la tortura, la sparizione
delle persone.
(Reformierte Presse)
m
eli
de
zii
de
in
pi
eh
qi
Fi
se
eh
m
m
P<
ec
n
eì
P
p,
st
Si
ti
SI
h
0
n
Non è solo una bella frase
evangelica. È la premessa
per costruire una società
accogiiente e piuralista,
fondata sui diritto di cercare
migliori condizioni di vita, sui
diritto ail’istruzione, sul
diritto d’asilo per i rifugiati e
chiunque sia perseguitato
per le sue opinioni, la sua
appartenenza etnica, la sua
religione. E nei mondo di
oggi sono milioni le persone
che si trovano in condizioni
di fame, guerra, distruzioni
ambientali, persecuzioni
etniche e reiigiose.
Per questo le chiese valdesi e
metodiste hanno deciso di
investire una quota dell’otto
per mille, a loro
esplicitamente destinato dai
contribuenti, per sostenere in
Itaiia e aii’estero progetti di
accoglienza di immigrati e
rifugiati, di orientamento e di
istruzione professionale.
Porte aperte alla solidarietà,
ma anche al dialogo e
all’incontro con uomini
donne che vengono da
iontano ma vivono e iavorano
vicino a noi.
Tutti i fondi
deli’8 per mille
destinati alle
chiese valdesi e
metodiste
saranno
investiti
esclusivamente
in progetti
sociali,
assistenziali,
umanitari e
culturali in Italia
e all’estero.
foto UNHCR/M. Elkhoury
Chiesa evangelica valdese (Unione delle Chiese metodiste e valdesi)
via Firenze 38 - 00184 Roma - tei. 06-4745537; fax 06-4743324